PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, legge il processo verbale della seduta del 23 aprile 2021.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Benvenuto, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cancelleri, Cappellacci, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Di Stefano, Donina, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lucchini, Maccanti, Macina, Mandelli, Marattin, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nappi, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Parolo, Perantoni, Picchi, Rampelli, Rizzo, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Speranza, Tabacci, Vignaroli, Villani, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data 23 aprile 2021, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, rispettivamente, il deputato Roberto Rossini, in sostituzione della deputata Vittoria Casa, dimissionaria, e la deputata Francesca Anna Ruggiero, in sostituzione della deputata Anna Macina, entrata a far parte del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Zanettin. Ne ha facoltà.
PIERANTONIO ZANETTIN(FI). La ringrazio, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere che il Governo venga a riferire in Aula in ordine al tragico omicidio della missionaria laica Nadia De Munari, originaria di Schio, in provincia di Vicenza.
La dinamica di questo omicidio non è chiara: all'inizio, si era parlato di una rapina, ma le ultime informazioni acquisite dalla famiglia ci dicono, invece, che non è stato rubato assolutamente nulla, se non dei cellulari; il danaro contante è stato lasciato e, soprattutto - particolare inquietante - non ci sono segni di effrazione, per cui si pensa e si ipotizza addirittura che l'aggressore fosse in possesso delle chiavi.
Presidente, questa vicenda me ne ricorda anche altre: mi riferisco, in particolare, a quelle di Giulio Regeni e di Antonio Megalizzi, italiani, giovani o meno giovani che sono morti tragicamente all'estero, inseguendo non valori materiali ma valori ideali, anche se sono diversi i contesti di queste vittime, perché le loro vicende sono maturate in contesti politici assai diversi. Come per Antonio Megalizzi e Giulio Regeni questo Parlamento ha avuto momenti di commemorazione e queste vittime sono state onorate, credo che anche Nadia De Munari meriti di essere ricordata in Parlamento. Invoco pertanto fin d'ora un intervento del Governo, attraverso il Ministero degli Esteri, che ci venga a riferire quanto è stato appurato in ordine a questo tragico omicidio.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3002: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, recante disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021.
Ricordo che nella seduta del 14 aprile è stata respinta la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.
La I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Sabrina De Carlo.
SABRINA DE CARLO, Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge A.C. 3002,approvato al Senato, di conversione in legge con modificazioni del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25 reca disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021. In estrema sintesi, il decreto-legge differisce i termini ordinari per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste per il 2021, prevedendo una finestra elettorale fra il 15 settembre e il 15 ottobre, in ragione della situazione di emergenza sanitaria derivante dal COVID-19.
Contestualmente, dispone altresì che le consultazioni si svolgano in due giornate, sia di domenica sia di lunedì, e riduce ad un terzo il numero delle sottoscrizioni necessarie per le elezioni comunali e circoscrizionali.
Il provvedimento, che deroga ai termini previsti dalle disposizioni vigenti, si riferisce alle seguenti consultazioni elettorali previste per l'anno in corso: elezioni suppletive della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica per i seggi dichiarati vacanti entro il 31 luglio 2021; elezioni comunali per la scadenza naturale del mandato; elezioni comunali per il rinnovo dei consigli sciolti per infiltrazioni mafiose; elezioni comunali per il rinnovo delle consultazioni in alcune sezioni, ove annullate, anche se già indette; elezioni comunali cui debba provvedersi per motivi diversi dalla scadenza del mandato, quando le condizioni che rendono necessario il rinnovo si siano verificate entro il 27 luglio 2021; elezioni regionali nelle regioni a statuto ordinario, anche se già indette, e quelle relative agli organi elettivi per i quali entro il 31 luglio 2021 si verifichino le condizioni che ne rendono necessario il rinnovo.
Nel corso dell'esame da parte del Senato sono state introdotte le seguenti ulteriori previsioni: l'estensione delle disposizioni vigenti sui termini di svolgimento delle elezioni degli organi delle Città metropolitane e dei presidenti delle province e dei consigli provinciali in scadenza nel primo semestre 2021, anche a quelli in scadenza tra luglio e settembre 2021; la possibilità di presentare, per le elezioni 2021, l'atto di designazione dei rappresentanti di lista mediante posta elettronica certificata; l'introduzione di disposizioni speciali in materia di di validità per le elezioni del sindaco e del consiglio comunale per il 2021 nei comuni fino a 15 mila abitanti nel caso in cui sia stata ammessa una sola lista; la non applicazione delle sanzioni per l'anno 2021 per il mancato adempimento dell'obbligo di redazione della relazione finale di fine mandato del sindaco; disposizioni in materia di possibilità di svolgimento con modalità alternative (anche telematiche) delle elezioni degli organi universitari; l'ampliamento degli orari di apertura degli uffici del casellario giudiziario in occasione delle competizioni elettorali 2021.
Più nel dettaglio, l'articolo 1 dispone che per l'anno 2021 le competizioni elettorali già citate si tengano, come detto, tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021.
Ai sensi del comma 1, lettera), viene posticipato per lo stesso periodo il turno annuale ordinario per le elezioni dei consigli comunali circoscrizionali, quindi in deroga alla normativa attualmente vigente in materia, e contestualmente tale differimento comporta anche quello delle elezioni dei sindaci dei medesimi comuni.
Parimenti, si intendono differiti anche i termini del procedimento elettorale preparatorio quali, ad esempio, quelli relativi alla presentazione dei contrassegni e le liste dei candidati.
Il comma 1, lettera ), inserisce nel richiamato turno elettorale anche ulteriori procedure elettorali amministrative, individuate ai numeri da 2 a 4.
In particolare, il numero 2, stabilisce che si svolgano nel medesimo turno elettorale anche le elezioni nei comuni i cui organi siano stati sciolti per fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso.
Il numero 3 dispone che si svolgano altresì le elezioni, anche se già indette, per il rinnovo degli organi amministrativi comunali nelle sezioni dei comuni in cui sia intervenuto l'annullamento dell'elezione, in deroga al testo unico delle leggi per la composizione e l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali.
Nella relazione illustrativa al provvedimento in esame si precisa che il comune interessato è quello di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro.
Il numero 4 dispone che si svolgano nel medesimo turno elettorale anche le elezioni dei comuni i cui organi debbano essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si verificano entro il 27 luglio 2021.
Il comma 1, lettera ) dispone, al numero 1, che nella medesima tornata elettorale si tengano anche le elezioni suppletive per i seggi della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica dichiarati vacanti entro il 31 luglio 2021.
L'articolo 1, comma 2, reca disposizioni in materia di elezioni per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario. Si tratta, nello specifico, sia delle elezioni già indette sia di quelle che lo saranno in relazione agli organi elettivi per i quali, entro il 31 luglio 2021, si verifichino le condizioni che ne rendano necessario il rinnovo. Il secondo periodo del comma 2 proroga i poteri del consiglio e della giunta in carica e specifica, inoltre, che gli organi scaduti sono tenuti, in ogni caso, a garantire ogni utile iniziativa, anche legislativa, necessaria a far fronte a tutte le esigenze connesse all'emergenza sanitaria, in continuità con quanto già disposto dal decreto-legge recante il primo differimento per le elezioni regionali.
Il comma 2- estende le disposizioni vigenti sui termini di svolgimento delle elezioni degli organi delle città metropolitane e dei presidenti delle province e dei consigli provinciali in scadenza nel primo semestre del 2021 anche a quelli la cui scadenza è compresa nel periodo luglio-settembre 2021.
L'articolo 1-, introdotto dal Senato, prevede che, nell'ambito delle operazioni elettorali di cui all'articolo 1, l'atto di designazione dei rappresentanti della lista possa essere presentato presso gli uffici comunali mediante posta elettronica certificata, entro il mercoledì antecedente la votazione, in luogo delle altre forme previste dalla legislazione vigente, al fine di assicurare il necessario distanziamento sociale nell'ambito delle operazioni di votazione in questione.
L'articolo 2, comma 1, riduce a un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e delle candidature nell'ambito delle elezioni comunali e circoscrizionali che avranno luogo nel 2021.
Nel corso dell'esame da parte del Senato, sono stati aggiunti i commi 1- e 1-, vertenti sul quorum di validità per l'anno 2021 delle elezioni del sindaco e del consiglio comunale nei comuni sino a 15 mila abitanti nel caso in cui sia stata ammessa e votata una sola lista. Entrambe le disposizioni sono introdotte in considerazione del permanere del quadro epidemiologico da COVID-19, complessivamente e diffusamente grave su tutto il territorio nazionale, e a causa delle oggettive difficoltà di movimento all'interno dei singoli Stati e fra i diversi Stati. I predetti commi aggiuntivi introducono deroghe solo per l'anno 2021 all'articolo 71, comma 10, del testo unico sugli enti locali.
L'articolo 3, al comma 1, stabilisce che le operazioni di votazione per le consultazioni elettorali di cui all'articolo 1 si svolgano nella giornata di domenica, dalle ore 7 alle ore 23, e nella giornata di lunedì, dalle ore 7 alle ore 15. Il comma 2 detta disposizioni riferite alla fase dello spoglio delle schede elettorali e all'ordine dello scrutinio.
L'articolo 3-, introdotto dal Senato, prevede che, al fine di consentire la pubblicazione del certificato del casellario giudiziale dei candidati per le consultazioni elettorali dell'anno 2021, il Ministero della Giustizia deve garantire l'apertura degli uffici del casellario giudiziario della procura della Repubblica nei giorni prefestivi e festivi immediatamente precedenti al termine della predetta pubblicazione.
Ai sensi dell'articolo 3-, inserito dal Senato, per l'anno 2021 non sono irrogate le sanzioni per mancato adempimento all'obbligo di redazione e di pubblicazione della relazione di fine mandato del sindaco.
L'articolo 3-, introdotto dal Senato, detta disposizioni per assicurare la continuità nella gestione delle università e delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica.
L'articolo 4 reca la clausola di invarianza finanziaria e, infine, l'articolo 5 stabilisce l'entrata in vigore del decreto-legge il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in e, dunque, il 9 marzo 2021.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire in una fase successiva.
È iscritta a parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, siamo qui oggi per affrontare il differimento delle elezioni che si sarebbero dovute tenere in questo primo semestre del 2021. Questa iniziativa del Governo di differire le elezioni ad altra data e, segnatamente, tra il 15 settembre e il 15 ottobre, è la rappresentazione plastica di come le elezioni, in Italia, siano una cosa straordinaria, eccezionale, in quanto vi si arriva così difficilmente e in maniera così tormentata. Sembra che il popolo italiano debba essere tenuto in una situazione di vaghezza, di incertezza e di continua attesa di elezioni, che vengono celebrate in tutto il mondo ma in Italia no. In Italia sembra che la pandemia sia diventata il motivo, la ragione per cui gli italiani non possono andare a votare. Questa non è la definizione oggettiva che impedisce la possibilità per il popolo italiano di esercitare quello che è un suo diritto-dovere. Questa è una visione del tutto discrezionale correlata a questo Governo, al Governo Draghi che, anche in questo, appare in perfetta continuità con il Governo Conte. Noi non abbiamo un parere del Comitato tecnico-scientifico, né voi, tanto meno, ce lo avete proposto, che definisca che le elezioni sono una situazione che nuoce gravemente alla salute degli italiani e la mette in pericolo rispetto al COVID-19. Non c'è. Anzi, con il Governo Conte, quando ci sono stati, in quel caso anche, i differimenti delle elezioni, il Comitato tecnico-scientifico un parere, seppur vago e anche ambiguo, l'aveva proposto. Infatti, era stato anche sottoposto ai lavori di Commissione. In questo caso, noi non abbiamo nulla di tutto ciò quindi, certamente, questa non è una scelta di carattere sanitario, cioè legata alla protezione della salute, questa è una scelta di carattere politico. Dove sorge il dubbio? Che la motivazione che noi leggiamo, sia nella parte introduttiva di questo provvedimento sia nelle dichiarazioni che vengono proposte dal Governo Draghi, è che il differimento è necessario a causa proprio della pandemia, del COVID-19 e della situazione emergenziale in cui ci troviamo. E, allora, delle due, l'una. Se è una scelta politica, allora le ragioni devono essere politiche e, quindi, politicamente si deve spiegare agli italiani il motivo per il quale non si andrà ad elezioni con le scadenze che erano state immaginate, nel merito e negli aspetti specifici di una decisione politica che certamente, non poggia, invece, su una decisione legata alla protezione della salute. Infatti, l'organismo di cui ci si è voluti dotare - anche in questo caso, il Governo Draghi ha pensato che un Comitato tecnico-scientifico fosse necessario, seppur cambiandolo nei suoi componenti - doveva poggiare il suo cambiamento su una questione di carattere sanitario e allora doveva essere utilizzato quello strumento che si era immaginato necessario e indispensabile per proteggere la salute degli italiani. E invece così non è. Le nostre forti preoccupazioni, non perplessità, continuano ad insistere e a poggiarsi sulla vaghezza, sulla confusione, sulla mancanza di trasparenza che vengono proposte continuamente dai Governi che si stanno succedendo.
Noi lo diciamo forti della realtà dei fatti in molte altre Nazioni perché, rappresentante del Governo, non si capisce come mai soltanto in Italia non si possa andare a votare. In Israele hanno votato, in due anni, quattro volte. Le votazioni che ci sono state e che ci saranno quest'anno sono quelle del Portogallo, a gennaio, della Catalogna, a febbraio, dell'Olanda, a marzo, insieme poi a quelle in Israele e Bulgaria, sempre a marzo, nel Regno Unito, a maggio, in cui ci saranno le elezioni in Scozia, Galles e a Londra, in Albania, ad aprile, per non parlare di quelle che ci sono state nel 2020, perché, in Francia sono andati a votare, tra marzo e giugno, in 4 mila comuni. Continuo con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti perché, anche in quel caso, non è che si è bloccata la macchina elettiva negli Stati Uniti nel momento in cui, anche loro, stavano affrontando il Coronavirus. Ci sono state le elezioni, sempre nel 2020, in Venezuela, a dicembre, in Colombia, ad ottobre, in Giordania, a novembre, a Singapore, a luglio, in Sri Lanka, ad agosto, in Nuova Zelanda, a ottobre, in Serbia, a giugno, e nel Myanmar, a novembre. Come dire, in tutto il mondo si vota, in Italia no.
In Italia si deve deferire, differire addirittura di cinque mesi, perché non si può andare a votare. E allora corre l'obbligo dire che la ragione politica per la quale non si va a votare sembrerebbe la paura che questo Governo ha di andare a votare, come quello che ha preceduto questo Governo Draghi e, quindi, il Governo Conte. D'altronde, la stessa motivazione che ha addotto il Presidente Mattarella, quando nel momento in cui è stato sfiduciato Giuseppe Conte non ha portato l'Italia al voto: non si poteva perché c'era la pandemia, perché c'era il Coronavirus, come se le libere elezioni non potessero coincidere con la gestione della pandemia.
Questo non è un dato di fatto, è un limite di un Governo che non riesce a gestire e a garantire la libertà degli italiani di esprimere il proprio voto insieme alla protezione della salute. D'altronde, questo lo dimostrate ad ogni pie' sospinto, anche in questi provvedimenti che riguardano le chiusure, perché non riguardano le riaperture, non c'è nessun ‘decreto riaperture', c'è soltanto un ‘decreto chiusure', che chiude più addirittura di un anno fa.
Beh, anche in questo caso, nelle chiusure del Governo, c'è sempre l'incapacità di mantenere la vita attiva delle piccole imprese, delle attività commerciali, dei bar, dei ristoranti, delle palestre, insieme alla sicurezza, perché basta inserire delle regole certe e poi gli italiani vi aderiscono in maniera coerente. Certo, quando diventate confusi e confusivi e poco trasparenti, gli italiani, o cadono in uno stato di paura, di confusione, di angoscia, oppure si ribellano e quindi da lì genera la rabbia, perché l'angoscia è legata all'incapacità di dare chiarezza e di essere, quindi, autorevoli nella chiarezza. E allora anche qui avete dimostrato, nel caso delle elezioni, che siete incapaci di poter individuare regole certe alle quali attenersi e che permettano di poter andare alle urne, esprimere in occasione delle urne il proprio parere, la propria idea, quello che si ha in animo. Perché le elezioni rappresentano anche questo: l'opportunità di appoggiare o di protestare, ma in maniera democratica e legittima, rispetto a ciò che accade. Vi dovreste anche interrogare su queste manifestazioni di piazza, perché non vi sorge il dubbio che le persone, tanto più vanno in piazza, tanto maggiormente è preclusa loro l'opportunità di incidere democraticamente nello Stato italiano e, quindi, di potersi rapportare e confrontare con i rappresentanti in Parlamento, ma anche con i partiti politici? Vi è venuto questo dubbio? Perché è certo che la preclusione delle elezioni e il ritardo aumentano i sentimenti, quelli più rabbiosi, e nell'altro caso, che non è meno felice, aumenta la depressione. E guardate, vi assicuro che diventa un problema drammatico quando ci si deprime, perché ci si chiude in se stessi e si ha difficoltà a trovare quella speranza, quella forza, per cambiare la propria vita e partecipare alla vita della comunità a cui si appartiene in senso propulsivo. E quindi è anche questo il danno che viene cagionato da elezioni che continuamente vengono ritardate. A questo si unisce, poi, la colpa del periodo che è stato pensato: ancora di nuovo a pagarne le conseguenze è la scuola.
Sembra, la vostra, una scientifica disattenzione, ma purtroppo estremamente cinica, perché anche in questo caso avete pensato ad un momento tra il 15 settembre e il 15 ottobre, che impatta proprio con la riapertura delle scuole. Ma per voi, gli italiani più giovani, i più piccoli, devono essere così compromessi da una scuola che, o è chiusa - è l'Italia è stato il primo Paese a chiudere la scuola e l'ultimo a riaprirla -, oppure viene messa in discussione la sua apertura; perché certamente le scuole adesso dovranno immaginare come organizzarsi, come gestire questa fase, a fronte di un Governo che non ha pensato che quella dovesse essere una priorità, eppure i nostri ragazzi, i più piccoli stanno passando dei periodi difficilissimi e pagando delle conseguenze drammatiche.
Li conoscete i dati che sanciscono il disagio in età evolutiva? Mi son trovata a dirlo in quest'Aula in più di un'occasione e lo ribadisco anche in questa occasione: il Gaslini di Genova ha registrato un aumento del 71 per cento dei disturbi d'ansia, disturbi del comportamento e attacchi di panico sopra i 6 anni, e sotto i 6 anni un aumento del 61 per cento; il Bambino Gesù di Roma, il reparto di neuropsichiatria infantile, ha registrato un aumento dei ricoveri nei reparti di neuropsichiatria infantile del 30 per cento per atti di autolesionismo e tentati suicidi; da dati della Polizia postale, i reati per pedopornografia sono aumentati, in questi mesi di pandemia, del 110 per cento. Rispetto a tutto questo, immagino che voi abbiate valutato una correlazione con la chiusura delle scuole; immagino, perché è sotto gli occhi di tutti e soprattutto sono gli esperti del settore - psicologi, psicoterapeuti, neuropsichiatri infantili, pediatri - che vi hanno sottolineato come la didattica a distanza in un periodo così lungo e, quindi, l'isolamento, l'allontanamento dai coetanei, l'assenza del contesto scuola in cui poter vivere la propria quotidianità, abbiano gettato le nuove generazioni in uno stato di incertezza e di angoscia incredibile. Il rapporto con un computer e con la rete può essere un'opportunità, certo che può esserlo, ma quando diventa esclusivo, dopo più di un anno, i rischi sono enormi; oltre agli orchi che adescano questi piccoli attraverso la rete e che portano ad atti estremi, perché, vedete, alcuni di quei piccoli si sono tolti la vita, le conoscete le e le sfide su Internet, quelle che ci sono nei , che portano i ragazzi a delle sfide caratterizzate da atti di autolesionismo, fino poi a chiedere, nell'ultima sfida, la prova estrema, quella di uccidersi attraverso un soffocamento, buttandosi dall'ultimo piano. Sono storie vere di ragazzini, bambini, di 9, 10, 11 anni. E quando si sta davanti al computer per molte più ore, giorni, mesi, questi rischi aumentano. E allora io mi chiedo: ma vi siete fermati a pensare che, oltretutto, ritardare le elezioni non è soltanto privare gli italiani della libertà di scegliere chi deve governarli o amministrarli, ma è anche mettere ancora di più a rischio quel bene prezioso che è la scuola in Italia. Ci avete pensato? No, non ci avete pensato, oppure, se ci avete pensato, avete compiuto un atto vergognoso.
E, anche qui, viene facile pensare e immaginare che la vostra paura di andare a confrontarvi con il consenso popolare sia talmente forte che vi renda ciechi: ciechi dal dovere che avete di difendere, prima di ogni altra cosa, la vita degli italiani e, in particolare, l'esistenza dei più piccoli, che deve essere, sempre e comunque, una priorità, perché non esistono persone più fragili dei bambini, dei ragazzi, di quelle persone di minore età che sono portatori e portatrici di diritti, ma che hanno necessità, per vederli riconosciuti, che siano gli adulti ad abbracciarli, a difenderli e a renderli vita reale e concreta. Voi vi state sottraendo proprio a questo compito più alto, per che cosa? Per registrare il non consenso da parte del popolo italiano, da parte degli amministratori locali, da parte dei cittadini dei 1.200 comuni italiani, misurando il vostro fallimento all'interno di libere elezioni. Avete così tanta paura di perdere le posizioni di potere, le poltrone e i luoghi di governo e di potervi immergere in quella che è anche una sana opposizione in cui ci si può mettere a servizio del popolo italiano, ma non gestendo il potere direttamente, ma contribuendo con critiche, ma anche con proposte, come Fratelli d'Italia sta cercando di fare costantemente in questa legislatura.
Rispetto a tutto questo insieme e a fianco alla scuola c'è la questione del turismo. Anche qui, immaginate un periodo che affligge di nuovo un settore che è stato particolarmente compromesso, ma, che, oltretutto, è un bene prezioso nella nostra Italia, perché noi la cosa più preziosa che abbiamo da vendere è proprio il nostro territorio, la nostra identità artistica, culturale, culinaria, fatta di tradizioni, di sapori, di radici profonde. Questo settore, che ha pagato così tanto le conseguenze e che rischia anche di non riaprire proprio e di non rialzarsi, vede la vostra continua disattenzione. Anche in questo caso, immaginare le elezioni a settembre inizi di ottobre, significa, certamente, compromettere e incidere la normale stagione turistica. Anche qui l'ultimo dei vostri pensieri.
Poi sapete, c'è un altro aspetto che è legato proprio alle motivazioni che voi proponete. Nel momento in cui dite che non si vuole andare a libere elezioni perché c'è una pandemia e c'è un rischio legato al coronavirus, state, nel contempo, ammettendo anche il vostro fallimento nella gestione della pandemia stessa, perché state dando dimostrazione reale di come non siete stati capaci di governare questa situazione, che non è più una situazione emergenziale proprio dal momento in cui è da più di un anno che noi la viviamo. D'altronde anche in questo gli aspetti di criticità, i ritardi, le inadempienze e anche, comunque, le scelte assurde, che gettano anche un'ombra rispetto a un conflitto d'interesse, sono state davvero tante. Questo certamente non ha aiutato a far sì che la nostra Italia pagasse meno, pagasse con meno vittime di quelle che ci sono state. Abbiamo avuto ritardi nella potenziamento dei reparti che accoglievano le persone vittime di Coronavirus.
Abbiamo avuto dei ritardi nei bandi, da maggio si è arrivati a ottobre per proporre il bando di potenziamento. Ci sono state pagine tristissime correlate all'acquisto di mascherine da parte di Arcuri del tutto inefficaci e, quindi, dannose per la salute, che sono state distribuite presso operatori del settore, presso associazioni, volontari, che sono state ritirate poi, proprio in queste settimane, anche d'urgenza; mascherine cinesi di poco valore e che hanno messo a rischio la vita di molti. Anche qui è un caso? E' colpa del Coronavirus? E' colpa del COVID-19? No, è colpa di chi non ha saputo gestire e proteggere la salute degli italiani e che ha pensato più a secretare e a nascondere. Anche in questo caso esempio plastico sono i verbali del Comitato tecnico scientifico. Vi siate sperticati a secretare quei verbali e soltanto grazie alle costanti richieste dell'opposizione di Fratelli d'Italia e, poi, anche della Fondazione Einaudi, che ha fatto ricorso al TAR, siete stati in ultimo costretti, piano piano però e un po' di verbali alla volta, a rendere pubblici quei verbali. Avete impiegato il tempo a cercare di nascondere un non aggiornamento del piano pandemico. Beh certo viene facile capire come mai il Ministro Speranza abbia profuso poche energie a gestire la pandemia dal momento che molte delle sue energie sono state legate a nascondere l'atto gravissimo che aveva compiuto il suo dicastero, cioè quello, addirittura, di far ritirare una relazione dell'OMS, che sanciva il fallimento italiano nella gestione della pandemia, della gestione del Ministro Speranza della pandemia. Quante energie ha dovuto versare il Ministro Speranza e tutti gli altri suoi sodali che, evidentemente, non sono state invece versate per difendere la salute degli italiani, perché, d'altronde, la giornata è fatta di 24 ore: se la maggior parte del tempo e delle ore le passo in riunioni, in comunicazioni, in scambi, in riflessioni su come cercare di non far uscire le mie vergogne, quelle ore non le posso dedicare a pensare a come proteggere la salute dei volontari, degli operatori sanitari, delle Forze dell'ordine, degli anziani, dei disabili; non le posso versare per controllare che tutte le gare d'appalto avvengano nel migliore dei modi; non le posso versare per avere dei rapporti bilaterali di trasparenza e onestà; non le posso versare per cercare di convincere l'Europa che si deve affrontare la pandemia a schiena dritta e a testa alta, non piegandosi davanti alle Big Pharma, sottoscrivendo contratti e accettando che negli stessi ci fosse quella definizione per cui le case farmaceutiche avrebbero fatto il possibile, si sarebbero impegnate a fare il possibile e, fra l'altro, non avrebbero nemmeno pagato nulla in caso di ritardi nella consegna dei vaccini. Se avessi avuto la mente più libera, a fronte di una piena onestà e di una limpida onestà, avrei potuto utilizzare, il Ministro Speranza avrebbe potuto utilizzare la sua mente per essere un paladino degli italiani, per essere difensore dell'interesse degli italiani e per andare anche in Europa a difendere il popolo italiano.
Ma, purtroppo, così non è non è stato e allora certamente la motivazione che date rispetto al differimento delle elezioni si comprende alla luce di queste incapacità e di questi fallimenti. Certo, per voi deve essere proprio difficile andare a costruire regole certe per permettere libere elezioni; deve essere difficile, perché avete collazionato tanta incapacità, ma soprattutto tanta disonestà, perché l'incapacità, unita alla mancanza di trasparenza e, quindi, alla disonestà, è una colpa davvero grave. Noi continuiamo ad avere dubbi rispetto a questi Governi tecnici, perché i Governi sono davvero tanti…
FILIPPO SENSI(PD). Disonestà…?
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Presidente, non c'è nessun disonesto!
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Allora, io sto parlando …Io sto parlando e sto facendo il mio intervento, voi avrete la possibilità di parlare nel vostro intervento…
PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza…
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Sì, io mi rivolgo alla Presidenza…
PRESIDENTE. Collega, le chiedo anche di moderare i toni.
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Sì io mi rivolgo alla Presidenza e chiedo alla Presidenza di poter interloquire
PRESIDENTE. Colleghi…
Prego, collega, vada avanti.
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Quando utilizzo delle parole che non sono certamente di turpiloquio, ma è un ragionamento che sottopongo all'attenzione dei rappresentanti del Governo e dei miei colleghi, se vogliono ascoltare, e rispetto a questo ragionamento entro nel merito di fatti che sono accaduti e di come questi fatti possono ingenerare, quindi, una serie di preoccupazioni, questo è del tutto legittimo in un Parlamento. E poi, sì, collega, chiedo alla Presidenza se possa dire al collega del PD dall'altra parte che, sì, io parlo, perché in Italia c'è ancora la possibilità di parlare, fintanto che ce la darete ! Avete chiuso l'Italia, l'avete chiusa?
PRESIDENTE. Colleghi…
Collega Sensi… collega Sensi…
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Sì, io posso parlare, mi è legittimo parlare, quindi, quando qualcuno in quest'Aula, Presidente, dice: parla, parla… del tipo: smetti di parlare, allora la Presidenza dovrebbe intervenire, perché siamo in democrazia! Forse, qualcuno, qui, se l'è dimenticato che siamo in democrazia!
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). E la democrazia prevede che ci siano un dialogo e un confronto, capisco che quello che dico è estremamente scomodo, lo capisco, ma uno si deve confrontare con la scomodità delle proprie azioni, perché il fatto che i verbali del Comitato tecnico-scientifico non siano stati resi pubblici sin dall'inizio, seduta stante, è una realtà, non è una finzione; il fatto che sia stata ritirata una relazione del Piano pandemico nazionale e che questo non sia stato aggiornato, dai Governi anche precedenti a questo e anche dalle legislature precedenti, è una realtà, non è una finzione. Questo dimostra la totale mancanza di rispetto, invece, perché è il mio turno e io intendo utilizzarlo fino all'ultimo dei miei minuti. Quando voi avrete la possibilità di parlare, lo farete… Esatto, allora siccome non c'è dubbio, non c'è alcuna motivazione che qualcuno venga interrotto.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Gli animi si scaldano, effettivamente si scaldano, si scaldano quando vengono proposte in maniera chiara le evidenze di questi mesi, per come vengono gestite, e si scaldano quando si cerca di far fare i conti con le decisioni che vengono prese rispetto alle elezioni, perché voi siete, sì, la causa del ritardo delle elezioni e, quindi, della mancanza di democrazia, puntuale, in questo Paese e della paura che avete di confrontarvi con libere elezioni, perché la libertà la state negando .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Felice Maurizio D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE(FI). Grazie, Presidente. È dovere rispondere all'intervento dell'opposizione e mi scuso se sono intervenuto durante l'intervento della collega, perché non sono mai intervenuto durante gli interventi, ma l'ho fatto per la parola “disonestà”, riferita integralmente e in maniera specifica all'intera maggioranza, perché io conosco bene le regole parlamentari, conosco bene l'utilizzo dei termini, ma non ho mai ricevuto nella mia vita, nella mia attività politica, nella mia attività professionale, nella mia vita quotidiana, l'accusa di essere disonesto, e quindi, non la posso accettare, quando è riferita genericamente. Dopodiché, capisco e comprendo tutti gli elementi di critica, li accetto, controbatto, mi confronto, ma “disonestà”, detta a tutti i colleghi della Camera, e ci sono i resoconti, non è sicuramente un'affermazione che può albergare nelle Aule parlamentari . A meno che uno non abbia degli elementi per poter dire che genericamente tutti coloro che stanno in questo momento in maggioranza, qualcuno anche con sofferenza, può darsi, possono essere definiti disonesti e, quindi, io non lo accetto, già sul piano personale. Mi fermo qui, perché sul piano regolamentare potrei andare oltre, ma non vado perché comprendo, dalla spiegazione che ha dato la collega, che voleva riferirsi a un più ampio concetto che, però, non era così espresso nella formulazione letterale, alla quale io sono molto attento e che non riguarda solo il nostro compito di parlamentari, perché certe parole fuori da questo contesto non si potrebbero certamente dire in questo modo. Poi, qui, noi abbiamo tutte le guarentigie e prerogative, ma non ne dobbiamo abusare.
Detto questo, andiamo al provvedimento. Nel dibattito che c'è stato in Commissione affari costituzionali, lungo e molto approfondito, i colleghi di Fratelli d'Italia hanno segnalato molte criticità che anche noi avevamo segnalato, come Forza Italia, ma che, facendo parte della maggioranza, abbiamo deciso, insieme al sottosegretario, che ringrazio per il lavoro e per l'attività che ha svolto, di definire anche in successivi provvedimenti, eventualmente; mi riferisco ad alcune questioni che riguardano ad esempio i certificati penali, la raccolta, insomma il procedimento elettorale, tecnicalità che sono sicuramente da verificare, ma, per quanto riguarda, in sé, il fondamento del provvedimento ed il modo in cui il provvedimento è stato proposto, le sue motivazioni e ragioni, ebbene, è evidente che si tratta, come dice il collega Ceccanti, ma come stiamo dicendo tutti, di una legislazione di contorno.
Già nella pregiudiziale costituzionale su cui abbiamo discusso, abbiamo evidenziato alcuni elementi fondamentali. Il momento elettorale non è solo il voto, il momento elettorale è costituito da una serie di fasi e di momenti, in particolare, il confronto, l'informazione, la genuinità del voto. La Corte europea dei diritti dell'uomo e la Corte costituzionale più volte hanno ricordato che,al di là del momento in cui il voto viene a essere esercitato, bisogna che siano garantite tutte le possibilità agli elettori di formarsi un'opinione, prima di consentire un'attività ordinaria, appunto, di confronto elettorale, di informazione, di approfondimento e di dibattito. Questo è uno dei temi che è stato affrontato, così come è stato affrontato lo scorso anno nel “decreto Elezioni”; ricordo che anche il “decreto Elezioni” dello scorso anno aveva molti degli elementi che noi abbiamo in questo e sul decreto, l'anno scorso, al di là delle posizioni e dei voti anche diversi, ci furono posizioni di collaborazione da parte delle forze di opposizione, come ad esempio da parte di Forza Italia, anche se non condividevamo una parte del provvedimento.
Su questo provvedimento, ricordo che già nella premessa dell'articolato si dice: “Tenuto conto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato la pandemia da COVID-19” - quindi, c'è un elemento di riferimento specifico -; “Preso atto del permanere della situazione epidemiologica, del carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia e dell'incremento dei casi e dei decessi notificati all'Organizzazione mondiale della sanità; Vista la delibera del Consiglio dei ministri 13 gennaio 2021, pubblicata nella n. 15 del 20 gennaio 2021, con la quale è stato prorogato lo stato di emergenza sul territorio nazionale in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. Al di là, poi - ed è corretto che l'opposizione lo faccia – dell'individuazione di eventuali responsabilità sul prorogarsi di questa situazione, sulla situazione epidemiologica, sulla profilassi vaccinale, su tutto ciò che è avvenuto e ci mancherebbe l'opposizione non facesse emergere questo.
Sta di fatto che, al momento, e ci sarà anche il momento della responsabilità, sicuramente, dovrà esserci, politica e non solo, ma al momento la situazione è tale per cui potremmo trovarci ad andare a votare - si può fare un esempio - come in Francia, nei doppi turni (in Francia sopra i 15 mila abitanti si va a doppio turno) dove il primo turno è stato congelato fino ad aspettare il secondo turno rinviato. È successo questo perché non si poteva svolgere il procedimento elettorale ordinario per il secondo turno, ed è stato congelato. Quindi in una situazione di profilassi vaccinale non ancora avanzata, in una situazione di contagio molto diffusa. Con questi elementi allo stato attuale, indipendentemente dalla responsabilità, una qualsiasi maggioranza o Governo non potrebbe, così come ha fatto lo scorso anno, che determinare una proroga dei termini. Ricordo che in molte regioni, anche amministrate dal centrodestra, sindaci, anche del centrodestra, di tutte le parti politiche, hanno richiesto un rinvio delle elezioni. Sindaci del centrodestra, non di Forza Italia, hanno chiesto, hanno valutato tale opportunità. Votare ad aprile o a marzo o addirittura in Calabria, non ricordo esattamente, dove si doveva votare molto presto, a fine febbraio o primi di marzo, ma ciò comportava una difficoltà evidente rispetto all'indice di contagio.
Resta comunque l'obbligo che avremo di accertare se i ritardi nei quali ci troviamo e che hanno portato a un rinvio delle elezioni siano da imputare o meno anche a responsabilità personali individuali; cosa questa che non è compito solo del Parlamento, ma sicuramente sarà compito del Parlamento in futuro individuare quello che può essere un campo di responsabilità. Su questo, non c'è ombra di dubbio, sarà Forza Italia a chiederlo quando sarà il momento. Allo stato con un Governo che si è insediato da pochissimo, sulla pressione di sindaci e non solo, con individuazione di elementi oggettivi, richiamati nel preambolo del provvedimento, di difficoltà nella profilassi vaccinale - è vero, di difficoltà nella grande diffusione del contagio, di emergenza attraverso le nuove varianti che hanno determinato in alcune regioni situazioni che non erano rilevabili lo scorso anno, basti pensare, ad esempio, alla Calabria quest'anno rispetto allo scorso anno, tenuto conto degli elementi relativi alla giurisprudenza costituzionale della Corte EDU sullo svolgimento delle fasi elettorali che devono essere garantite nella loro totale possibilità di accesso per tutti i soggetti politici e alla necessità che tutti si possano confrontare e che sia informato ogni elettore su ciò che avviene nella competizione elettorale - e, tenuto conto di quello che è avvenuto in altri Paesi, in Francia soprattutto con il doppio turno, è evidente che vi erano e vi sono, così come la Camera si è già pronunciata sulla pregiudiziale di costituzionalità, tutti gli elementi per chiedere un differimento. Ovviamente, un differimento con la necessità di prevedere anche norme di semplificazione del procedimento elettorale; chiunque di noi abbia svolto un compito del responsabile politico, anche locale, e, quindi, ha visto le liste, le ha formate, la raccolta delle firme, tutto il procedimento elettorale, sa benissimo, e ciò è stato fatto ad esempio l'anno scorso ad agosto a settembre, quali sono state le grandi difficoltà che abbiamo incontrato, non solo nello svolgimento campagna elettorale ma nella formazione delle liste. Con gli amici e colleghi di Fratelli d'Italia queste difficoltà le abbiamo avute, ad esempio, ad Arezzo, in regione Toscana. Ci sono norme che devono essere modificate, su questo non c'è ombra di dubbio anche in questo decreto.
Lo abbiamo detto e il sottosegretario si è dichiarato disponibile a valutarle. Insieme ai colleghi del Partito Democratico, dei 5 Stelle, della Lega abbiamo verificato quali possono essere gli eventuali spazi su questo. Noi avevamo proposto una norma sulla acquisizione dei certificati penali. Al di là di mantenere ferma la disciplina fondamentale in materia, nessuno la vuole modificare, c'è un tema specifico relativo al singolo soggetto che deve andare a prendere il certificato presso le procure e le difficoltà di acquisirlo. Questo è un elemento, come tanti altri, del procedimento elettorale sul quale bisogna trovare delle soluzioni. Il procedimento elettorale, infatti, in alcuni casi si è rivelato oneroso, pesante, con conseguenze molto rilevanti nell'ipotesi di mancanze o di irregolarità nello svolgimento delle attività volte alla formazione e alla presentazione delle liste. Quindi, ci sono alcuni elementi che vanno sicuramente migliorati, vedremo come. Certo resta fermo che l'impianto in sé ha garantito e garantisce lo svolgimento, con la finestra elettorale che è stata prevista, di un procedimento elettorale fortemente semplificato il quale sicuramente agevolerà la presentazione delle liste, ma non è sufficiente. Diciamo ciò dalla maggioranza, ne abbiamo discusso e siamo pronti con l'opposizione a dialogare su questo, e ci mancherebbe pure che non dialogassimo perché il procedimento elettorale, il momento elettorale non è di parte, anche se si tocca la legislazione di contorno è pur sempre un argomento che deve essere condiviso, trattato insieme alle minoranze. Questo, purtroppo, non è avvenuto nei tempi e, allora, bisognerà sicuramente procedere su questo aspetto.
Io credo, sottosegretario, che alcune proposte che abbiamo fatto noi, ma non solo noi, sia dall'opposizione che dalla maggioranza, noi poi abbiamo ritirato gli emendamenti, debbono essere valutate, anche con degli impegni da parte del Governo, in merito alla semplificazione del procedimento elettorale che consenta, a chi poi sui territori preparerà le liste, in particolare nei comuni, di poter svolgere con maggiore tranquillità il proprio compito e di non essere sottoposti a sanzioni che sono, molto spesso, di tale rilevanza rispetto al fatto in sé, delle dimenticanze o delle irregolarità, da sembrare sproporzionate. Oppure agevoliamo le modalità di raccolta, ad esempio, dei certificati penali, dove noi avevamo proposto a livello nazionale che si potesse dare una delega notarile così come avviene per tante altre questioni. Questo potrebbe essere un modo per risolvere questo problema. Nel suo complesso l'impianto lo condividiamo, abbiamo comunque dato il nostro contributo nella formazione del decreto, in sede di Governo, e abbiamo anche, in sede di Commissione, continuato a discutere, a dibattere su questo tema. Ci spiace che non si sia potuta trovare una quadra più complessiva, che anche noi avremmo voluto e che auspichiamo si possa trovare al più presto. Ultimo elemento, credo che il momento elettorale sia così importante, qualunque sia il livello della competizione elettorale, che deve portare tutti noi a trovare soluzioni e ad assumere condotte e comportamenti conseguenti. Ho fatto molte campagne elettorali, ho fatto campagne elettorali anche non per me stesso ma per altri, le ho condivise con molte persone, le ho fatte sempre onestamente, lealmente e con onore e continuerò a farle. Forza Italia non ha alcun timore, nonostante i sondaggi, di affrontare le campagne elettorali perché ciascuno di noi, in qualsiasi momento, può uscire da quest'Aula e continuare a svolgere la sua attività con onore e nel rispetto delle istituzioni repubblicane.
Non seguiamo i sondaggi: abbiamo fatto una scelta, è una scelta che può essere considerata sbagliata e che può essere criticata, ma è una scelta che abbiamo fatto tutti noi anche nel differimento delle elezioni.
E ci presenteremo a queste elezioni con il coraggio e con le nostre regole, come abbiamo sempre fatto, ma ciascuno di noi lo fa e lo farà con onestà, con lealtà, anche nei confronti degli alleati e soprattutto con la propria storia personale e con la propria storia politica che non è in discussione Presidente e .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI(PD). La ringrazio, Presidente. La relatrice De Carlo e il collega D'Ettore hanno già spiegato in buona parte i contenuti e le scelte fatte con questo decreto. Trovo un po' curioso, peraltro, che il gruppo di Fratelli d'Italia accusi la maggioranza di Governo di non voler votare, visto che della maggioranza di governo fanno parte anche due forze che a livello locale nei prossimi mesi saranno alleate con il gruppo di Fratelli d'Italia, ma soprattutto è palesemente insostenibile l'idea che l'Italia sia l'unico Paese che rinvia le elezioni.
Questo è il punto chiave su cui mi vorrei soffermare e consiglierei a tutti, anche a coloro che ci stanno ascoltando da casa, di andarsi a vedere il sito.. E' il sito di un istituto internazionale per la democrazia e l'assistenza elettorale, che ci fornisce un esaustivo sul rinvio delle elezioni nel mondo, da quando è iniziata la pandemia.
Gli Stati in cui sono state rinviate le elezioni sono 78 - ripeto:78 -; i rinvii di elezioni nazionali, presidenziali, legislative o referendum sono 41: si segnalano, tra gli altri, referendum costituzionali (Cile, Russia), elezioni presidenziali (Bolivia, Polonia e Repubblica Dominicana), elezioni legislative (Etiopia, Iran Macedonia del Nord, Serbia, Siria, Sri Lanka). Uno potrebbe dire: ma questo è dal febbraio 2020, siamo nel 2021. Elenco dei Paesi con elezioni rinviate nel 2021: Africa (Ciad, Etiopia, Gabon, Zimbabwe); Americhe (Canada, Cile, Colombia, Giamaica, Panama). Poi abbiamo elezioni locali in Australia. Passando all'Asia, abbiamo Malesia, Maldive, Kirghizistan e Filippine. Venendo in Europa, abbiamo Armenia, elezioni locali nel Regno Unito, Cipro, Finlandia e alcune elezioni regionali in Germania. Non siamo soli nel mondo: è una scelta, si può fare una scelta in una direzione, si può fare una scelta in un'altra, ma non siamo soli nel mondo. Per di più, il che cosa ci dice? Che in vari Paesi le elezioni si sono svolte a scadenza regolare, creando o incentivando ulteriormente nuove regole di voto, tra cui l'uso massiccio del voto postale, l'uso del voto anticipato, per cui le persone si recano nei seggi varie settimane prima con orari prestabiliti, l'uso di strumenti di democrazia digitale e ne abbiamo avuto degli echi anche a proposito delle elezioni americane, con riguardo allo spoglio delle schede, alle contestazioni e così via.
Quindi non è che il mondo è rimasto inerte e l'Italia invece si muove bloccando le elezioni: ci sono stati moltissimi casi di rinvio delle elezioni e moltissimi casi di innovazioni sulla legislazione di contorno che consentissero un voto di massa, senza evitare ulteriori espansioni della pandemia e forse, anche su questo secondo aspetto, dovremmo interrogarci nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Questa è la realtà, fuori dalla propaganda e da accuse di disonestà e così via, è la realtà pura e semplice, ognuno poi è libero di studiarsi i dettagli di questi cambiamenti. Siamo in una materia preclusa alla decretazione? No perché siamo - lo ricordava il collega D'Ettore - sulla legislazione elettorale di contorno e non sulla formula elettorale. Ci sono precedenti di decretazione sulla legislazione elettorale di contorno smisurati nel corso dei decenni della Repubblica.
Ma il punto fondamentale è che il procedimento elettorale non sono i pochi minuti in cui ciascuno di noi va a votare in un seggio e quindi le misure che si possono adottare in quel seggio di precauzione, ma sono un insieme di atti e di procedure che partono dalla presentazione delle liste e da tanti atti di campagna elettorale, che si vogliono i più aperti possibile alla partecipazione delle persone. Questo insieme di atti, che poi finiscono nello scrutinio e nella diffusione dei risultati, esigono il massimo di prudenza rispetto all'evoluzione della pandemia. Questo è il dato. Di fronte a un procedimento così complesso, è chiaro che si possono fare scelte diverse, ma il rinvio di pochi mesi mi sembra sensato e - specie quando si è attivata una campagna vaccinale che sta arrivando ora agli standard voluti dal Governo, ovverosia a 500 mila vaccinazioni al giorno, che promettono appunto sul medio termine un abbattimento della crescita della pandemia, specie quando si è messo in campo questo piano vaccinale - è evidente che si collochi il momento elettorale in una fase successiva all'efficacia del piano vaccinale, mi sembra una cosa logica. Se non è stata contestata la legittimità l'anno scorso, quando il piano vaccinale non c'era - l'anno scorso si discuteva solo della legittimità in queste Aule dell'abbinamento dello spostamento delle elezioni con lo spostamento del referendum, non si discuteva della legittimità dello spostamento delle elezioni – ecco, se l'anno scorso si discuteva solo di questo e non c'era il piano vaccinale, tanto più ora ha senso discuterne in presenza del piano vaccinale. E poi appunto - come ricordava il collega D'Ettore - noi rinviamo elezioni amministrative che sono basate su un doppio turno di votazione. In Francia c'è stata una molto delicata su - dal momento che si dovette intervenire congelando il primo turno delle elezioni - quanto tempo si poteva congelare il primo turno per ritenerlo ancora attendibile, perché congelare i risultati di un primo turno per 12 mesi era un conto, ma se si fosse dovuto congelare i risultati del primo turno per un anno che cosa si sarebbe dovuto fare? Ripartire da zero, visto che ormai i risultati erano invecchiati e anche l'elettorato in parte era cambiato, oppure tenere per buoni comunque i risultati del primo turno? Quale era la scadenza in mesi, in settimane, per ritenere ancora valido il risultato del primo turno? E' meglio prevenire problemi di questa delicatezza, piuttosto che doverli affrontare alla rincorsa, anche con tesi diverse, con criteri diversi tra di loro e con rischi polemici. Per questa ragione, l'assunzione di responsabilità che fa la maggioranza, confermando la scelta del rinvio delle elezioni è appunto un'assunzione di responsabilità
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ylenja Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente e grazie ai colleghi, per aver stimolato un dibattito al quale rispondo molto volentieri, perché vedete, quando si vuole tenere fermo un principio, le soluzioni poi si trovano. Mi pare che, in questa discussione, sia mancato l'elemento principale, cioè quello del principio e lo dico ai colleghi costituzionalisti che sono qui in Aula oggi, perché è proprio partendo dalla lettura della Costituzione che noi dovremmo fare questo dibattito. E mi permetto semplicemente di sottolineare, prima di entrare nel merito di questa discussione di questo provvedimento, che probabilmente, prima di contestare quello che un collega dice in Aula, bisognerebbe ascoltare il ragionamento dal quale quelle affermazioni provengono. Infatti, rileggendo lo stenografico, vi renderete conto che la collega Bellucci parlava di disonestà, intesa quale mancanza di lealtà e correttezza rispetto all'azione del Ministro Speranza, all'azione dell'ex presidente Arcuri e riferito a tutto quello che è accaduto nelle more, tant'è che Arcuri è stato sollevato dal proprio incarico, tant'è che indagini sono state aperte.
Ebbene, se questa non è una questione di mancanza di lealtà e correttezza, io ho difficoltà veramente ad immaginare dove vi sia. Mi dispiace che i colleghi si siano sentiti attaccati, perché probabilmente avevano perso una parte del discorso introduttivo. Ma siamo abbastanza abituati a questo e non ci preoccupa.
Credo che il concetto di lealtà e correttezza debba essere anche poi applicato alla concretezza, a quello che è successo in Commissione, per esempio. Probabilmente ai colleghi sfugge che, non appena il gruppo di Fratelli d'Italia ha iniziato a discutere i suoi emendamenti, a partire dal primo emendamento, è stato subito dato il mandato al relatore, il che vuol dire, di fatto, impedire all'opposizione di fare il proprio lavoro in Commissione e di discutere del provvedimento nel merito. Allora, mi pare che il tema fosse pertinente e, soprattutto, il termine lo fosse.
Ma veniamo a noi, prendo spunto da quello che ha detto il collega Ceccanti, perché, Presidente, io sono abituata a ragionare in punto di logica e statistica. E, in punto di logica e statistica, mi permetto di sollevare un paio di questioni. La prima è che, permettendomi di essere interprete autentica della posizione di Fratelli d'Italia, rispetto a quello che è successo anche lo scorso anno con il rinvio delle elezioni, noi ne facemmo invece una questione di legittimità. Probabilmente anche in quel caso il collega Ceccanti era distratto, ma noi ne abbiamo fatto una questione di legittimità e lo abbiamo fatto perché, all'epoca, in quel momento, ci veniva detto che le elezioni non potevano essere celebrate ad ottobre, temendo una prevedibile recrudescenza dell'epidemia nel periodo autunnale. Oggi noi ci ritroviamo - e ritorno quindi a quel concetto di logica, di ragionamento di logica - a una posizione completamente opposta, cioè oggi il Governo ci dice che questo provvedimento rinvia la finestra elettorale fino al 15 ottobre, dal 15 settembre, e lo fa perché c'è un doppio turno e, quindi, c'è anche la necessità di organizzare meglio i seggi elettorali. Allora, delle due l'una: o le elezioni l'anno scorso dovevano essere fatte in tempi più stretti, così come chiedeva Fratelli d'Italia, oppure è sbagliato il provvedimento oggi, perché se andiamo alle elezioni fra settembre e ottobre, quando, indipendentemente dalla campagna vaccinale, è prevedibile e ci aspettiamo una recrudescenza della circolazione dell'epidemia, evidentemente c'è qualcosa che ci sfugge.
Ci hanno anche spiegato che il rinvio è necessario per evitare i fenomeni di assembramento e di circolazione del virus, però mi pare che nei giorni scorsi abbiamo tutti visto nelle principali città italiane l'istituzione dei seggi per le elezioni presidenziali peruviane, dove i cittadini peruviani correttamente si sono recati per votare, perché a loro è stata data la possibilità di votare. Allora, cerchiamo di iniziare a capire qual è la logica di una scelta del genere: si istituiscono i seggi per far votare i peruviani, ma non si possono istituire quelli per far votare gli italiani. È un Paese un po' strano, un Paese un po' strano soprattutto perché - e lo dico per rispondere a quello che diceva il collega Ceccanti prima - sì, le elezioni sono state rinviate - è vero, corretto, anche in altri Paesi - quello che però ha dimenticato di dire, in base proprio alla ricerca che lei citava, è che in media, nel resto del mondo, le elezioni sono state rinviate dalle tre alle cinque settimane, cioè giusto il tempo necessario per organizzare i seggi elettorali e per organizzare lo scaglionamento di chi andava al voto.
E al voto nel 2020 ci sono andati praticamente tutti: Stati Uniti, Venezuela, Colombia, Israele, Singapore, Sri Lanka, Myanmar, Giordania, Tanzania, Costa d'Avorio, Nuova Zelanda, Francia - e adesso vedremo anche a questo - Slovacchia, Serbia, Croazia, Polonia, Macedonia del Nord, Bielorussia, Montenegro - posso continuare all'infinito - Moldavia. E chi voterà nel 2021? Nel 2021 si voterà il Presidente della Repubblica nel Portogallo; in Kosovo si va verso le elezioni politiche anticipate; si è votato in Catalogna, in Kosovo, Bulgaria, Olanda; si faranno le parlamentari in Albania (forse era ieri il voto dell'Albania); Regno Unito, Scozia, Londra; in Germania ci sono stati due cantoni che hanno appena votato; Cipro, Repubblica Ceca, Oceania, Isole Samoa, Medioriente, Siria, Tobago, Giamaica, Belize, Perù. Posso continuare all'infinito. Qual è il punto? Il punto è che noi non siamo diversi dal resto del mondo. No, non siamo diversi dal resto del mondo, solo che, diversamente dal resto del mondo, non riusciamo a trovare soluzioni corrette, affinché il principio democratico del voto libero dei cittadini si esprima.
Questo Governo ne è di fatto la prova, perché ricorderete che ci venne impedito di tornare alle elezioni politiche, prima dell'insediamento del Governo Draghi, proprio sulla scia e sulla scorta di queste motivazioni. E mi dispiace che questo provvedimento venga discusso nella indifferenza generale, perché obiettivamente, proprio perché c'è la campagna vaccinale, dovremmo essere più sereni, più tranquilli, e non dovremmo avere paura di una diffusione che sappiamo essere molto meno incisiva durante i periodi più caldi e i periodi estivi e, quindi, questo dovrebbe non destare una preoccupazione.
La decisione di questo Governo e anche l'assuefazione dell'opinione pubblica, rispetto a questi spostamenti continui e a questa incapacità di dare soluzioni ai problemi, rappresentano, però, un gravissimo per l'applicazione dei principi democratici e per l'applicazione dei principi sulla espressione della propria volontà, che ricordiamo è poi la volontà popolare. Noi lo abbiamo combattuto dall'inizio. Lo abbiamo fatto l'anno scorso, quando sono state rinviate le elezioni e lo abbiamo fatto quando c'era da tornare al voto, prima di costituire questo Governo. Infatti, la storia che la nostra è una Repubblica parlamentare cozza con un principio fondamentale, che è quello democratico. Io capisco che alcune forze politiche abbiano difficoltà a volersi confrontare con quel voto elettorale, ma non lo si può impedire. Non lo si può impedire, perché impedirlo significherebbe che quello che molti hanno festeggiato ieri è, in realtà, una farsa: noi festeggiamo la Liberazione e, però, poi torniamo sostanzialmente a vivere chiusi e costretti nei nostri diritti costituzionali. Infatti, il tema è questo, il tema è cosa cerchiamo e cosa chiediamo rispetto ai nostri diritti. E dalla libertà non si può assolutamente prescindere.
Le parole del Presidente della Repubblica, preoccupato dal quadro sanitario, suonavano un po' eccessive rispetto ad alcuni temi fondamentali. Risuonano eccessive perché altri Paesi, che sono nella nostra stessa identica condizione, non hanno avuto la stessa sensibilità, pur navigando anch'essi in cattive acque. Ricordavo il voto nei Länder tedeschi, ricordiamo che questo voto ha coinvolto oltre 15 milioni di persone e si fa lo stesso in Olanda, semplicemente si organizzano le votazioni in un modo più ragionato e più organizzato. Torno a dire quello che dicevo all'inizio, cioè che, quando si vuole mantenere fermo un principio, le soluzioni si trovano. In Italia, invece, abbiamo considerato le elezioni semplicemente un . Obiettivamente è come se questo Governo dicesse: sì, le elezioni si possono fare, ma anche no.
Noi non siamo d'accordo con questa posizione, Fratelli d'Italia non è d'accordo con questa posizione perché riteniamo che i principi e i valori ai quali ci dovremmo ispirare oggi sono proprio quelli della presa di coscienza e della libertà. Noi chiediamo e abbiamo posto, attraverso i nostri emendamenti, una serie di questioni. Il collega D'Ettore, prima, parlava di una riforma, di una riforma nel suo complesso e anche di come andare al voto, ma non è questa la sede. La riforma nel complesso ci deve essere, è giusto, è corretto, dobbiamo anche noi andare verso nuove formule, dobbiamo iniziare a portare questo Paese verso il futuro. Non c'è dubbio, su questo non c'è discussione, facciamolo, però, con concretezza. Non possiamo dire che queste elezioni vengono rinviate per motivi pandemici: queste elezioni vengono rinviate perché, in primo luogo, il Governo non è stato in grado di dare soluzioni e perché, in secondo luogo, probabilmente, chi deve andare al voto e chi è chiamato ad andare al voto ha avuto una paura di risultato; ecco, mettiamola così, una paura di risultato.
Noi non siamo mai stati e non siamo per le aperture indiscriminate, per il “liberi tutti”; ci hanno detto qualunque cosa. Noi vogliamo, e abbiamo sempre chiesto, aperture ragionate, vogliamo protocolli, vogliamo che l'Italia torni a vivere partendo dalla assoluta consapevolezza, che ormai credo appartenga a tutti a distanza di oltre un anno, che con questa pandemia bisognerà convivere. Fino a quando non ricominciamo a vivere, avremo sempre la sensazione che queste limitazioni siano in qualche modo giustificate; ma non lo sono. Non lo sono rispetto a quelle famiglie che non riescono più a lavorare, a quelle famiglie che non riescono ad andare avanti e non lo sono rispetto a una serie di questioni. Lo dico da persona vicina alla comunità ebraica, lo dico perché ho visto un po' di reazioni prima, lo dico da mamma di due bambini ebrei e da moglie di un ebreo, lo dico veramente con orgoglio e con estrema sincerità ed onestà intellettuale: quando si parla di alcuni argomenti, bisogna fare veramente molta, molta attenzione e poca demagogia, non solo per l'effetto che quello che ognuno di noi dice può avere, ma perché il principio della libertà, che è quello alla base della festa che c'è stata ieri, è un principio che vale e deve valere nei confronti di tutti, è un principio che non può essere legato soltanto a un determinato momento storico. Noi dobbiamo prendere esempio da quello che abbiamo vissuto e dobbiamo avere la forza, il coraggio e la consapevolezza di vivere quella festa per il vero senso che ha oggi, nel 2021, e il senso è che esistono dei diritti che non possono essere superati da nessuno, neanche da un Governo, neanche per la pandemia. Questo è ciò che abbiamo imparato, questo è l'insegnamento, non è soltanto un ricordo. Mi creda, collega, io ieri ho vissuto molti più ricordi, probabilmente, di quelli che ha potuto vivere lei, per questioni familiari, ma il tema fondamentale è che il ricordo ci deve ispirare a guardare al futuro e, se io guardo al futuro, io voglio un'Italia libera, libera da chi continua, invece, a credere che la compromissione dei diritti costituzionali sia legittima. È lo stesso principio: ci voleva libertà all'epoca, si è combattuto per la tutela della libertà, e lo stesso principio generale oggi è questo. Io capisco che sia difficile vederlo, capisco che sia difficile immaginarlo, eppure è esattamente quello che facciamo. La libertà è quella che vorremmo ritrovare, la libertà di tornare a votare, la libertà di andare ad elezioni e lo dico veramente con serenità rispetto ai relatori. Noi abbiamo cercato, attraverso i nostri emendamenti, di dare soluzioni di buonsenso che dessero la possibilità, contemporaneamente, di scaglionare le votazioni e di portare, comunque, i cittadini delle grandi città italiane al voto e lo abbiamo fatto chiedendo che ci fosse anche la possibilità di esprimere, nonostante il doppio turno, la propria scelta elettorale. Lo abbiamo fatto con estrema convinzione, per quanto, ripeto, i tempi dati all'unica opposizione che esiste in questo momento in Parlamento siano stati molto, molto compressi se non, addirittura, eliminati.
Noi crediamo che ci sia la necessità di ritornare ad una normalità e questo poteva essere il primo vero segnale di normalità da dare agli italiani che, da tanto tempo, lo aspettano, considerata questa sorta di semi-lockdown, con le chiusure alle 22, alcuni locali sì, altri no, all'aperto si può stare, al chiuso no; ci sono provvedimenti di sindaci che, addirittura, impediscono lo stazionamento, quindi non si può neanche stare fermi da soli, in solitudine, in una piazza di un piccolo comune. Ormai noi ci siamo abituati a tutto e questo non va bene perché ci vogliono delle regole, quelle regole devono essere seguite ma devono avere una logica e, soprattutto, devono mantenere sempre il rispetto dei cittadini, dei loro diritti e delle loro libertà. Noi non siamo assolutamente d'accordo neanche con le giustificazioni che ci sono state date sui fenomeni di assembramento e non crediamo che consentire il voto, in maniera regolata, disciplinata e organizzata, possa in qualche modo rendere ancora più gravi di quanto già non sia stato le conseguenze della pandemia. Del resto, siamo comunque abituati a vedere assembramenti di altro genere e nessuno di quelli si scandalizza, mentre noi continuiamo a farlo.
C'è, poi, un altro tema. Ho ascoltato attentamente le parole del Presidente Mattarella che, come ha fatto anche il collega Ceccanti, ricordava che le elezioni non consistono soltanto nel giorno in cui ci si reca a votare ma includono molte e complesse attività precedenti per formare e presentare le candidature. Inoltre, la successiva campagna elettorale richiede, inevitabilmente - secondo quanto dice Mattarella - tanti incontri affollati, assemblee e comizi. Al di là del fatto che tutti sappiamo che anche la politica e il di effettuare la campagna elettorale è assolutamente diverso da quello di qualche anno fa - oggi si usano molto di più altre forme di propaganda - il tema è che le cose non stanno esattamente così come sono state rappresentate, in primo luogo, proprio per quello che dicevo sui comizi e, in secondo luogo, perché se prendiamo alcuni dati, come quelli della Lituania e della Romania, dove si è votato durante la seconda ondata di Coronavirus che è quella più attinente alla situazione attuale, ci rendiamo conto che questa recrudescenza del virus non c'è assolutamente stata, non c'è stato nessun picco e, lì dove si sono registrate delle variazioni, sono variazioni che, guardando le statistiche precedenti, rientrano assolutamente nella norma e, quindi, nella progressione del virus in quella Nazione.
Per quanto riguarda la Romania, citavo i dati pubblicati dall'Organizzazione mondiale della sanità; li ho guardati veramente con molto scrupolo.
Proprio da questi dati si evince che, dopo le elezioni parlamentari tenutesi in Romania il 6 dicembre 2020, nei quindici giorni successivi alla tornata elettorale non si è verificato affatto un aumento dei contagi; stessa cosa per quanto è accaduto in Lituania, che è andata a votare. Allora, qual è il tema? Il tema è che davvero le elezioni portano a una crescita dei contagi? Io credo, anzi sono certa che al momento non ci siano dati scientifici su questo punto tant'è che lo stesso CTS non ha relazionato il Parlamento su questa necessità. Quindi, nessuno di noi è nella possibilità di valutare qualcosa di diverso rispetto a quello che stiamo dicendo: non ci sono dati ufficiali del CTS che dicano che il voto non può essere fatto per la maggiore diffusione del virus; non ci sono dati che dicano che, in questo momento, in Italia non si possa tornare a votare.
La campagna elettorale richiede tanti incontri affollati, ha detto Mattarella. Io vorrei ricordare che abbiamo fatto delle regionali anche noi e che proprio le nostre statistiche interne ci dicono che il voto che è stato fatto lo scorso settembre non ha portato ad alcun aumento della diffusione del virus. Allora, se abbiamo già una nostra statistica interna, se abbiamo già un punto di riferimento, se abbiamo detto per mesi che il virus nei periodi primaverili ed estivi circola con meno velocità, è davvero difficile immaginare quale sia il motivo tecnico-scientifico che porti il Governo a fare questa scelta, cioè di spostarle addirittura a ottobre, proprio con il problema del doppio turno, che era quello che dicevamo prima. Non potendo ritrovare delle vere e reali motivazioni tecnico-scientifiche, non possiamo che considerare la scelta come una scelta esclusivamente politica, di incapacità di gestione di quello che sta accadendo in Italia; ma, oltre a questo, c'è un'incapacità oggettiva di voler portare le persone a votare e riusciamo anche ad immaginare per quale motivo. Noi lo avremmo voluto sapere direttamente dalla voce del Comitato tecnico-scientifico, da chi si occupa di questo, avremmo voluto avere contezza dei dati di riferimento, dei dati in base ai quali si prendono decisioni come queste, che sono decisioni - lo abbiamo detto prima - che incidono sulla libertà di tutti e incidono sulla libertà di scelta, che è un principio fondamentale dal quale nessuno di noi può prescindere e, prima o poi, per fortuna alle elezioni politiche ci arriveremo lo stesso.
Ritornando alla questione iniziale, io credo che ci sia un tema di lealtà e di correttezza e che ci sia un tema di lealtà e correttezza lì dove continuiamo costantemente a raccontare agli italiani una cosa diversa da quella che poi viviamo all'interno della nostra Aula. Questo pomeriggio, torneremo qui e ascolteremo il Presidente Draghi sul PNRR e, devo dire, il fatto che non venga ascoltata l'opposizione, tutto sommato, ha un suo senso e ci può stare, anche se ovviamente non lo condividiamo. Tuttavia, che non venga neanche ascoltata la maggioranza parlamentare è veramente un po' irrispettoso dei principi di democrazia. Perché? Perché anche quest'oggi noi ci ritroveremo ad ascoltare delle decisioni prese da altri ma quelle decisioni, prese da altri, non sono condivise con questo Parlamento, nonostante più volte anche lo stesso Presidente Fico si sia preoccupato di ricordare a tutti la centralità di questo Parlamento. Invece, ancora una volta quello che ci verrà raccontato oggi è un Piano già scritto, sul quale non c'è una vera possibilità di incidere: il pacchetto verrà chiuso, verrà mandato in Europa e anche di questo non riusciremo a discutere.
È questo che a noi manca. A noi manca non la volontà e la forza e lo vedete: siamo qui in Aula dal lunedì al venerdì, costantemente, cercando di portare all'attenzione dell'Aula, del Governo e della Nazione intera, una serie di problemi. Quello che ci manca è il dibattito, perché noi siamo assolutamente soli all'interno di un'Aula sempre silente, se non per motivi non strettamente attinenti ai provvedimenti. Noi, invece, proprio perché siamo fortemente convinti che la democrazia parlamentare si esprima attraverso il dibattito e il confronto, vorremmo ascoltare una voce dall'altra parte, vorremmo sapere qual è il vero e reale punto di vista dall'altra parte sulle questioni che noi solleviamo che, come dicevo prima, sono questioni di logica, non di presa di posizione. Noi non lo facciamo, come il collega cercava di insinuare prima, perché vogliamo aumentare nei sondaggi. Noi abbiamo scelto di essere opposizione perché l'esistenza dell'opposizione ad un Governo dovrebbe essere, a maggior ragione, tutelata dal gruppo di maggioranza perché, se non c'è opposizione, non c'è mai la voce fuori dal coro ed è proprio la voce fuori dal coro che ogni tanto ci spinge, invece, a riflettere su quello che stiamo facendo; un po' una sorta di grillo parlante. Non lo facciamo perché abbiamo la necessità di rimanere dove siamo, lo facciamo perché crediamo fortemente che in Italia si debba poter tornare a discutere, all'interno del Parlamento, di principi, di valori, di ideali, di organizzazione e di come vogliamo vedere l'Italia nei prossimi trent'anni. Ma ci manca il dibattito vero, il dibattito reale, ci manca la risposta. Continuiamo a porre delle domande ma a quelle domande non c'è mai, assolutamente, alcuna risposta.
Io credo che la discussione su questo provvedimento non debba essere presa soltanto come punto di caduta ma deve essere presa, invece, come punto di partenza per un nuovo modo di affrontare i provvedimenti. Noi abbiamo la necessità di discutere del merito delle questioni, ma anche di discutere del quadro complessivo e generale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
Collega Sensi, chiede di parlare sull'ordine? Prego, ne ha facoltà.
FILIPPO SENSI(PD). Grazie Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori perché ho un profondo rispetto nei confronti del Parlamento, delle istituzioni che qui rappresentiamo, dei parlamentari e dell'opposizione, che ascolto con grande attenzione. Sono tra quelli che non hanno perso una parola - una! - di quelle dette da Fratelli d'Italia in questi giorni, mattina, pomeriggio, sera, notte. Trascendo quando si parla di disonestà - mi scuso per la mia passione ma non nel merito - e mi ritrovo con quanto detto dal collega D'Ettore. Tuttavia - lo dico per il suo tramite, Presidente, alla collega Lucaselli, che rispetto - per il buon andamento dei lavori d'Aula, lo ripeto, io non posso accettare che il 25 aprile venga indicato, come testé avvenuto, come una “farsa” - cito - e che si mettano sullo stesso piano la dittatura nazifascista, la cui fine tutta l'Italia ha ricordato e festeggiato ieri, e le restrizioni sanitarie dovute all'epidemia. Non lo posso accettare e non lo accetterò in questa Aula, per rispetto ai cittadini, oggi, e ai partigiani che hanno combattuto contro il fascismo che, ha ragione la collega Lucaselli, purtroppo non è finito con il 25 aprile ma rialza la sua testa anche oggi, purtroppo, e che ci troverà qui, al nostro posto .
PRESIDENTE. Collega, la proposta sull'ordine dei lavori, quindi, non c'era?
FILIPPO SENSI(PD). Per il buon andamento dei lavori, non accetterò simili provocazioni, se ripetute, nel pieno rispetto totale e integrale della libertà e del dovere dell'opposizione di dire quello che ritiene. Questo lo sottolineo alla Presidenza.
PRESIDENTE. Collega, chiaramente, queste sono sue valutazioni politiche, poi è chiaro che qui ognuno è libero di esprimere la propria opinione come meglio crede.
La collega Lucaselli chiede di intervenire? Se è sempre su questo argomento, io la chiuderei visto che la Presidenza ha già risposto. Sull'ordine dei lavori?
YLENJA LUCASELLI(FDI). Sull'ordine dei lavori, chiedo che venga stralciato l'intervento del collega Sensi, che è appena intervenuto, dal verbale d'Aula, perché anche lì credo che le sfumature non siano state colte, e lo dico veramente da persona che crede fortemente nelle istituzioni democratiche della nostra Repubblica. Però, vede, anche noi non accettiamo ancora oggi che si parli di qualcosa che non ha a che fare con noi, perché noi non c'eravamo, e quando si parla, mi perdoni…
PRESIDENTE. Scusi, collega, però questo intervento non è sull'ordine dei lavori. Se facciamo questo dibattito non lo chiudiamo più…
YLENJA LUCASELLI(FDI). Sto dicendo il motivo per il quale le chiedo che venga stralciata la dichiarazione del collega Sensi dal verbale…
PRESIDENTE. Non può essere stralciata, collega, le rispondo già adesso.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Io lo sto chiedendo sull'ordine dei lavori, se me lo fa motivare poi mi darà un diniego… Lo dico perché nessuno ha mancato di rispetto a quella che è stata la giornata di ieri. Personalmente, e siamo assolutamente consapevoli di questo, noi riteniamo che, quando si parli di libertà, si parla di libertà; e oggi, a maggior ragione, quella festa deve avere un valore più forte e più sentito, perché è oltre un anno che a tutti i cittadini italiani viene impedito….
PRESIDENTE. Collega, la sua proposta all'ordine dei lavori? Non c'è una proposta. Io proseguirei, a questo punto, con gli iscritti a parlare. Ha chiesto di intervenire la collega…
FEDERICO CONTE(LEU). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Collega, su che cosa? Colleghi, se è sull'ordine dei lavori, io vi chiedo qual è la proposta all'ordine dei lavori, perché qui stiamo riaprendo il dibattito e questo dibattito già c'è stato. Quindi, se è sull'ordine lavori, le chiedo che proposta ha. Grazie.
FEDERICO CONTE(LEU). Che il Presidente intervenga per, diciamo, favorire un riascolto dell'intervento, una rilettura dell'intervento, perché a me non è sfuggito, essendo presente in Aula, che la proposizione della collega Lucaselli è stata molto chiara: “voi che avete festeggiato ieri la liberazione l'avete interpretata come se fosse una farsa”. Mi pare una presa di distanze significativa rispetto alla celebrazione della Giornata della memoria della Liberazione dalla dittatura nazifascista, che non ha un collegamento proponibile con il concetto di libertà in assoluto considerata anche con riferimento alle restrizioni di questo ultimo anno…
PRESIDENTE. Collega, qual è la sua proposta sull'ordine dei lavori? Ha una proposta?
FEDERICO CONTE(LEU). Che venga fatto un chiarimento su questo…
PRESIDENTE. La Presidenza non deve chiarire, mi scusi, collega. La Presidenza deve far applicare il Regolamento all'interno della Camera.
FEDERICO CONTE(LEU). Mi rimetto alla Presidenza per le iniziative che riguardano questo intervento.
PRESIDENTE. C'è stato un dibattito, non è che la Presidenza ha delle opinioni sul dibattito…
FEDERICO CONTE(LEU). Ma io non sono interessato alla sua opinione, Presidente.
PRESIDENTE. …la Presidenza deve accertarsi che i vari interventi siano all'interno dell'ordine del giorno; quindi, se si parla di differimento della consultazione elettorale si parla di quello e, se ci sono delle infrazioni al Regolamento, la Presidenza ne prende atto e spiegherà, ovviamente, le sue posizioni. La Presidenza non entra nel dibattito, quindi, io proseguirei con la discussione generale sul differimento delle consultazioni elettorali.
FEDERICO CONTE(LEU). Presidente, volevo semplicemente rimettere alla Presidenza le iniziative regolamentari possibili su quello che è accaduto.
PRESIDENTE. Proseguiamo con la discussione generale. È iscritta a parlare la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Trovo francamente stucchevole che, in questa giornata, ancora una volta, si tiri fuori il 25 aprile per dare delle…
PRESIDENTE. Collega, si attenga alla discussione.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Ci arrivo, alla discussione. Dicevo, per dare delle lezioni all'opposizione che sta facendo, né più né meno, il suo dovere che sarebbe, poi, peraltro, dovere di tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, nel discutere un provvedimento così importante che, ricordiamolo, rimanda il momento del voto. Nel discutere, quindi, questo provvedimento mi corre l'obbligo di rispondere - per suo tramite, Presidente - al collega Ceccanti, rispetto alle due osservazioni effettuate.
Io invito il collega Ceccanti e tutta l'Italia, come lui stesso ha fatto, a guardare attentamente il sito perché in quel sito, ad un certo punto, si fa uno studio di quanto siano stati colpiti i Parlamenti nazionali e, nel fare l'elencazione dei Parlamenti nazionali più colpiti, l'Italia ha un primato: è messo bene, con una bella bolla rossa, a testimoniare di come - tra l'altro, solo mi sembra in Europa - sia stato sacrificato a causa delle misure applicate in relazione alla pandemia. Quindi, quando si guardano i siti, quando si guardano gli studi, è bene guardarli tutti in maniera completa.
Allo stesso tempo, mi corre l'obbligo di rispondere sull'osservazione fatta in relazione al piano vaccinale. E' alquanto fantasioso, e non rispondente ai nostri principi costituzionali, il fatto che si legittimi lo spostamento delle elezioni in ragione del fatto che c'è una campagna vaccinale in corso. Perché se noi studiamo e leggiamo tutte le osservazioni di illustri costituzionalisti, prima di tutti quella dell'Associazione costituzionalisti italiani, in merito alla spostamento della finestra dedicata alle elezioni dello scorso anno, questa trovava un'ancora giuridica proprio nel fatto che l'Italia, un anno fa, si trovava in un'emergenza sostanziale (e non formale come quella in cui noi oggi ci troviamo), con una situazione pandemica, ovviamente, ben più grave e senza gli strumenti, al di fuori delle restrizioni intese come chiusure, per affrontarla. A questo si era vincolata e si era legittimata la possibilità di spostare le elezioni lo scorso anno. Una situazione che oggi non c'è proprio per il motivo che diceva il collega Ceccanti.
Oggi, noi siamo nel bel mezzo di una campagna vaccinale che va a proteggere i nostri cittadini, e non invece in quella situazione determinata dalla pandemia assolutamente caotica, priva di strumenti per combatterla, priva di strumenti che potessero, in qualche modo, salvare un principio fondamentale come quello costituzionale di andare a votare. Perché quando si parla di principi, soprattutto quando si fa riferimento alla Costituzione, è necessario, di fronte all'emergenza - all'emergenza in senso sostanziale, non all'emergenza dichiarata soltanto da questo Parlamento, perché bisogna distinguere l'emergenza sostanziale, lo stato di emergenza che legittima i vostri provvedimenti restrittivi, che è determinata dalla vostra volontà e non da uno stato di fatto al di fuori di questo palazzo - distinguere in maniera puntuale i vari diritti, metterli in campo e farne un bilanciamento.
Ora, può essere che lo scorso anno qualcuno in quest'Aula potesse realmente ritenere che un diritto così importante come il diritto al voto, che è il diritto in base al quale si va a valutare se uno Stato è uno Stato realmente democratico o formalmente democratico o neanche formalmente democratico, ecco un anno fa forse qualcuno, in buona fede, poteva pensare che lo stato della pandemia potesse legittimare una sospensione (perché di questo si tratta) del diritto di voto, traslando ovviamente, permettendo, quindi, lo spostamento delle elezioni.
Ma questo è il secondo spostamento che voi fate nell'arco di più di un anno ed è uno spostamento della finestra elettorale assai diverso rispetto a quello di un anno fa. Intanto, lo stiamo decretando in un periodo in cui quasi tutta l'Italia è in “zona gialla” e in un periodo in cui, nonostante la “zona gialla”, i provvedimenti restrittivi di questo Governo, nei confronti delle categorie lavorative, sono più restrittivi addirittura di quelli di un anno fa e, senza guardare un anno fa, a quelli di pochi mesi fa. E, cosa non di poca importanza, siamo a una campagna vaccinale avviata, che permette di creare delle condizioni di sicurezza – nonostante, per carità, delle criticità - che non ci permettono di parlare oggi di un'emergenza sostanziale.
Qui non siamo più in emergenza, non c'è uno stato di emergenza fuori da questo palazzo, ma c'è una problematicità, certamente, nessuno lo nasconde, legata alla pandemia e ormai alle modalità di gestione della pandemia.
Questo è il motivo per cui voi chiedete lo spostamento, perché sapete che avete una campagna vaccinale assolutamente fallimentare e che le politiche di restrizione che avete applicato sono anch'esse altrettanto fallimentari, ma entrambe sono frutto di una valutazione politica, non frutto di uno stato di fatto, che vi obbliga a prendere la scelta politica - e questo è un fatto grave - di andare a sospendere un diritto fondamentale come il diritto al voto, nonostante non ci siano le condizioni, al di fuori di questo palazzo, per determinare la sospensione del medesimo. Se così fosse, se il diritto di voto dovesse essere sospeso a prescindere, voi non avreste consentito gli ammassamenti davanti ai consolati o ai seggi appositamente creati per permettere di votare a popolazioni straniere presenti nel nostro territorio; quelle popolazioni straniere, nell'andare a votare, nel mettersi in coda, nell'esercitare il loro sacrosanto diritto di voto, nell'alzare la testa rispetto alle vostre restrizioni e a quel “rosso” sull'Italia posto nella mappa dello studio promosso dal sito nominato anche dal collega Ceccanti, vi hanno dato una grandissima lezione di democrazia che, evidentemente, dà la misura di quanto purtroppo sia più che meritata, più che meritata.
Sempre tornando alle osservazioni del collega Ceccanti, che stimo, ricordo che, francamente, la nostra ambizione non è essere paragonati all'Azerbaigian o alla Giamaica; grazie a Dio la nostra ambizione è rendere l'Italia un Paese molto più avanzato sul piano dei diritti fondamentali. Non solo il paragone con simili Paesi mi stupisce ma, francamente, mi preoccupa, perché mi auguro che le forze politiche che compongono e reggono questo Governo non ambiscano a trasformare l'Italia nella Giamaica d'Europa. Oddio, vedendo chi avete messo come responsabile dell'antidroga al Ministero, a chi avete dato la delega delle politiche sulla droga, mi verrebbe anche il dubbio ma mi auguro che le forze politiche di questa maggioranza abbiano uno spettro dei diritti e dei valori su cui si deve ergere la nostra democrazia ben più ampio e ben più solido. Quantomeno io me lo auguro perché, se andiamo a vedere le politiche restrittive, non credo che ci sia molto di costituzionale, ormai, a più di un anno di distanza dall'inizio della pandemia e a campagna vaccinale in corso. Ciò che preoccupa veramente è che voi state procedendo all'istituzionalizzazione di queste sospensioni di diritto, perché così è nel momento in cui una Nazione rinvia per la seconda volta, nell'arco di dodici mesi, un'importante finestra elettorale, come oggi ci troviamo a fare, e così è per altri provvedimenti, uno per tutti il coprifuoco, che non è vincolato al colore delle nostre regioni, non è vincolato alla reale situazione del dato epidemiologico e non è assolutamente vincolato ad alcun criterio oggettivo con evidenza scientifica.
Di qui arrivo a come è formulato questo provvedimento, perché questo provvedimento, ne abbiamo parlato tanto anche in Commissione, è un insieme di articoli che prevedono sempre una premessa: “In considerazione del permanere del quadro epidemiologico da COVID-19”. Questa è la frase che voi utilizzate per cercare una qualche giustificazione, un qualche appiglio, anche sul piano costituzionale, a un obbrobrio come quello che state facendo, cioè il rinvio delle elezioni. Per giustificare a livello giuridico il rinvio delle elezioni, siete obbligati a mettere: “In considerazione del permanere del quadro epidemiologico da COVID-19”. Oibò, dei tanti poteri di “super Draghi” non sapevo che avesse anche la sfera di cristallo per sapere come andrà il quadro epidemiologico. Quando vi abbiamo chiesto, attraverso i nostri emendamenti, il “permanere” a che data, voi vi siete rifiutati di dare una qualsiasi data, di fissare ad una qualsiasi data questo “permanere del quadro epidemiologico”, vi siete completamente rifiutati. Sareste stati più corretti nello scrivere: “In considerazione del fatto che esiste il COVID-19”, perché “In considerazione del permanere del quadro epidemiologico (…)”, nel momento in cui non c'è una data a cui è vincolato questo permanere, non significa niente. Vi abbiamo proposto una data a cui vincolarlo. Quella più corretta sarebbe stata la data di promulgazione di questa legge ma avete detto di no. Perché? Perché tutta Italia sarebbe stata gialla e, quindi, il permanere del quadro epidemiologico non c'era; non c'era e non c'è. Il permanere del quadro epidemiologico, dal momento in cui avete scritto questo disegno di legge ad oggi, non c'è: basta guardare i dati, basta guardare i dati licenziati dallo stesso CTS, che per voi è un mostro sacro, a parole. Poi, però, quando dice che il COVID non si prende all'aperto o quando dice che non c'è evidenza scientifica che si prenda nelle palestre o nei ristoranti, voi non ascoltate. Basta guardare i dati per capire che voi, anche approvando questa legge, non potreste, lo ripeto, non potreste spostare la data delle elezioni, non siete legittimati dalla legge, anche approvando questo testo, a spostare la data delle elezioni, perché il permanere del quadro epidemiologico non c'è. Ma, forse, volevate dire che il permanere del quadro epidemiologico bisognava valutarlo dalla data di promulgazione a chissà quando. Anche lì vi abbiamo proposto delle date per deciderlo ma, niente, anche lì ci avete detto di no. Ebbene, sarebbe un'interpretazione già fantasiosa perché, lo ripeto, non avete la sfera di cristallo ma, se aveste confidato un minimo sulle capacità del nostro Ministro Speranza, non avreste potuto scrivere questa frase in questo testo, perché dovreste avere fiducia nella campagna vaccinale mentre voi la fiducia nella campagna vaccinale, e di conseguenza nel Ministro Speranza, non ce l'avete. Infatti, prospettare il permanere del quadro epidemiologico da qui al futuro significa prevedere un peggioramento e, quindi, che la campagna vaccinale non funziona.
Insomma, quello che state facendo è un qualcosa che non ha alcun'ancora di tipo giuridico e, quindi, arbitrariamente - perché questo è - voi state spostando una finestra elettorale come se il diritto di voto fosse un gioco, un vezzo, un capriccio di qualche parlamentare di opposizione che quante sciocchezze dice… Purtroppo, non è così. Il diritto al voto non è un vezzo, non è un capriccio, non è una pretesa ma, appunto, è un diritto e noi lo difendiamo per tutti quelli che non possono avere parola in quest'Aula.
L'altro incredibile, metro, parametro, requisito, a cui voi vincolate lo spostamento della finestra elettorale è la frase: “in considerazione dell'evolversi di significative varianti del virus che presentano carattere ulteriormente diffusivo del contagio”. Scusate, ma voi siete proprio certi di quello che state scrivendo? Per carità, ci potranno essere delle varianti più incisive ma, vivaddio, possiamo sperare quantomeno che ci siano delle varianti più flebili rispetto al COVID che abbiamo conosciuto? Sapete di per sé che queste varianti arriveranno? Se arriveranno, arriveranno sempre, allora se questo è il vostro principio, se quella che sto facendo è una domanda retorica allora voi, ancora una volta, ci state mettendo davanti alla prospettiva che non solo oggi voi sposterete la finestra elettorale, ma sempre, fin quando il COVID non sparirà. Quindi, voi state, e lo ripeto, istituzionalizzando lo spostamento della finestra elettorale anche quando voi riuscite a fare una previsione. Ma se riuscite a fare una previsione voi state riconoscendo che non siamo più in uno stato di emergenza, ma in una situazione, sì critica, di gestione della pandemia. Sono due aspetti completamente diversi. Perché torno a sottolineare tale differenza? Perché quando ci siamo trovati un anno fa a spostare le elezioni la legittimazione costituzionale per gli esperti che abbiamo interrogato su questo tema, era l'emergenza, non la gestione di uno stato di oggettivo di difficoltà, ma era, lo ripeto, l'emergenza, cioè quella condizione in cui tu non riesci a prevedere, ma devi gestire il contingente. Voi qua, mettendo questa premessa, ancora una volta, smentite voi stessi e dimostrate che non siamo in una situazione di emergenza, anzi siamo in una situazione di conoscenza di fatto del virus; è vero che ci possono essere le varianti, addirittura sappiamo che potrebbero cambiare i vaccini sulla base delle varianti, siamo in uno stato infelice, per carità, critico certamente, problematico di sicuro, di gestione di una pandemia. Ma lo stato critico di gestione di una pandemia non è legittimato dall'emergenza che poteva giustificare lo spostamento delle elezioni un anno fa. Siamo a un anno dopo, più di un anno dopo. Il mondo, rispetto alla gestione della pandemia, è cambiato e questo è il motivo per cui alcuni nel 2020 hanno spostato le elezioni e adesso non l'hanno fatto, proprio perché manca l'appiglio costituzionale nello spostare le elezioni. Questo è il motivo, questo è il motivo per cui alcuni Paesi, anche europei, nel 2020 hanno spostato le elezioni, mentre, col cavolo, che nel 2021 hanno spostato le elezioni! Non l'hanno fatto, e questo, lo ripeto, è il motivo. Voi, arrampicandovi sugli specchi per legittimare una norma assurda, ci state dando ragione e vi smentite. Dopodiché, il terzo appiglio che voi cercate è quello del distanziamento. Vivaddio ormai questo distanziamento sociale è diventato parte di noi stessi, addirittura molti guardando la televisione e guardando gli assembramenti di un tempo “si pigliano male”. Ormai siamo abituati a camminare a un metro di distanza da chi non conosciamo e, quindi, non ci dà una sensazione positiva vedere delle immagini in cui siamo ammassati. Questo distanziamento sociale, purtroppo, è entrato dentro di noi, non è soltanto una caratteristica fisica ma sta diventando anche una caratteristica mentale e, quindi, capisco che abbiate avuto l'esigenza di ribadirlo in questo testo, ma francamente, nel momento in cui noi vi si propone delle misure, tra l'altro dedicate al mondo della disabilità, che realmente garantiscono il distanziamento sociale laddove non sarebbe possibile garantirlo, voi ci avete detto, ancora una volta, di “no”. E, quindi, ancora una volta, è venuta fuori tutta l'ipocrisia di questo provvedimento. In Commissione avete dichiarato inammissibili i nostri emendamenti. Vedremo, dopo la formulazione che abbiamo fatto rispondente alle eccezioni che ci avevate sollevato sulla base delle quali avete dichiarato l'inammissibilità, se ancora avrete il coraggio di dichiararli inammissibili. Non penso, perché abbiamo recepito quelle che sono state le vostre osservazioni e, quindi, diremo che per l'anno 2021 le persone disabili non udenti, i sordi, potranno, finalmente, dopo tanti anni di democrazia, vedere tradotti in LIS tutti gli istituzionali dedicati alle elezioni. Ma voi sapete cosa significa per un sordo non avere quel servizio? Al di là dell'aspetto umano e sociale che tralascio, significa che devono andare presso quello che loro chiamano il circolo, che si riuniscono, che devono chiamare degli interpreti, che aumenta il pubblico e che si fanno spiegare da una persona in gruppo che cosa avviene. Se avete a cuore il distanziamento sociale, forse potreste evitare loro tutto questo e garantire che possano comprendere le informazioni direttamente dal divano di casa, anziché fare tutta questa trafila che, tra l'altro, andrebbe a creare riunioni. Una cosa ha detto - ed è importante che voi la sappiate e che si ricordi - l'associazione costituzionalisti italiani non più di un anno fa: che l'esercizio di voto non è soltanto il momento in cui si va a votare, ma è anche la formazione dell'opinione pubblica rispetto a che cosa votare e quali sono le proposte in campo. Quindi, voi non potete immaginare il distanziamento sociale quale una necessità unica limitata e riservata al solo giorno del voto o, al più, al momento in cui si costituiscono i seggi. No, il processo elettorale è un processo che inizia molto più in là nel tempo, vale a dire quando si inizia a formare quella discussione che poi porta la gente a scegliere se essere un semplice elettore o se candidarsi e, quindi, confrontarsi con altre persone, altri cittadini, per costituire eventualmente delle liste. Voi tutto questo dovete permettere che avvenga certamente in maniera sicura, quindi dovete dare la possibilità anche, per esempio, ad un sordo di potersi confrontare a distanza ed essere parte di quella democrazia intesa come formazione dell'opinione pubblica.
Ora ripeto: i nostri emendamenti saranno riproposti in modo da poter superare le obiezioni che abbiamo sentito in Commissione circa l'inammissibilità, quindi spero che non abbiate più la faccia di dichiararli inammissibili e quindi spero che su questo tema ci sia un dibattito reale perché stiamo parlando dei diritti delle persone più fragili che valgono forse di più di quelli di qualunque altro cittadino italiano. Infine, la scelta del periodo in cui collocare questa finestra, che voi spostate dal 15 settembre al 15 ottobre. Ora, immaginare la finestra dal 15 settembre al 15 ottobre significa sostanzialmente valutare due aspetti. Il primo: che voi non potete spostare questa finestra, se prima non ci dite che cosa fate della scuola e come il nuovo anno scolastico inizia e quando, perché altrimenti, se ci basiamo sull'esperienza di un anno fa e se facciamo un raffronto, senza considerare - come vorrebbe il collega Ceccanti - la sussistenza di un piano vaccinale di successo - e su questo concordo: avendo il Ministro Speranza è molto difficile che avvenga -, immaginare uno spostamento della finestra elettorale senza dirci se la scuola inizi prima, durante o dopo questa finestra, e come inizi è un insulto a tutte le famiglie e a tutti i ragazzi a cui questa pandemia e le vostre misure restrittive non hanno tolto un anno, ma già due anni, perché si parla di due anni scolastici e noi non vogliamo che ci sia un terzo. Gli avete tolto la scuola, gli avete tolto la palestra, gli avete tolto momenti di socialità sana e noi non vogliamo che si ripeta, quindi pretendiamo che, prima di argomentare e votare lo spostamento di questa finestra, voi ci diciate quando inizia la scuola e come, con quali garanzie e con che strumenti di tutela a sostegno delle famiglie, perché lo sapete anche voi che i seggi si fanno all'interno delle scuole e noi vogliamo sapere se i ragazzi dovranno soffrire ancora una volta l'entrata e l'uscita a singhiozzo dalla scuola e dal loro diritto all'istruzione. Ultimo tema, non di minore importanza…
AUGUSTA MONTARULI(FDI). …ma probabilmente i nostri colleghi di Fratelli d'Italia avranno spazio per illustrarlo: cosa succederà del mondo del turismo?
PRESIDENTE. Grazie, collega. Ha concluso il tempo a sua disposizione.
È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo. L'articolo 1 di questo provvedimento dispone che per l'anno 2021 si tengano tra il 15 settembre e il 15 ottobre le elezioni comunali e circoscrizionali, posticipandole rispetto ai termini primaverili. “L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione”. Vedete, colleghi, ho voluto iniziare il mio intervento citando l'articolo 1 della Costituzione poiché, leggendo il decreto in discussione, mi sembra che la maggioranza abbia dimenticato che le elezioni rappresentano la maggiore espressione con la quale i cittadini possono esercitare il loro legittimo diritto alla sovranità.
La sinistra da sempre si riempie la bocca di parole importanti: “democrazia”, “rappresentanza”, “lotta di popolo”, ma poi, quando si tratta di concretizzare questi slogan, fa orecchie da mercante e fa venire meno questo castello di promesse. Il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle ricordano molto le comari descritte da De Andrè in che, pervase dall'invidia, si vogliono elevare dalla massa comportandosi come se fossero Gesù nel tempio. Si riempiono di buoni consigli e demonizzano l'avversario, ma faticano a guardarsi nello specchio, perché, colleghi, se oggi vi poneste di fronte ad esso, guardereste negli occhi la realtà, la realtà di due Governi che, nel corso dell'ultimo anno, hanno fatto venir meno alcune delle libertà fondamentali concesse dalla Costituzione, tra cui quella di poter esprimere il proprio voto, che spettano di diritto ai cittadini.
Ricordiamoci di quando il fortunatamente ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, parlava di “concedere” - ripeto: concedere, colleghi, concedere-, che non è previsto certo dalla Costituzione, libertà agli italiani. E un po' di quella libertà questa mattina l'abbiamo assaporata, potendo tornare a prendere un caffè seduti al tavolo di un bar, come se fosse chissà quale incredibile concessione, come se dovesse essere il Governo a decidere cosa darci e cosa no. Parole e concetti assolutamente inaccettabili, che ci fanno venire a mente i peggiori regimi autoritari del mondo (e il collega Sensi, che evidentemente non è più in Aula a seguire ogni parola degli interventi dell'opposizione, se ne faccia una ragione), come ad esempio quello cinese, un regime che una forte componente dell'attuale maggioranza, i 5 Stelle, conoscono e apprezzano molto bene. Ed ecco che, a più di un anno dall'inizio della pandemia, dopo aver costretto gli italiani a restare chiusi dentro le proprie case e aver fatto collassare il tessuto economico, sociale e culturale si chiede, anche ora, di rinviare le elezioni al prossimo ottobre. Al termine dell'emergenza, di tutta l'emergenza, dovranno essere accertate le responsabilità della catena di comando e noi saremo lì, come Fratelli d'Italia, a dire che abbiamo sempre sostenuto i provvedimenti a favore delle categorie del popolo italiano, ma non abbiamo mai condiviso la narrazione e la gestione di questa emergenza da parte di tutti i Governi che si sono susseguiti: Arcuri, Speranza, Conti, le inquietanti scoperte su Benotti, su Zambon, chi ha deciso che cosa, gli errori, il mancato piano pandemico, le commesse fuori dalla legalità. Ed è questo lo scenario, il diorama, all'interno del quale andiamo a votare questo simbolico provvedimento. Perché – vedete - questo non è solo un provvedimento tecnico di rinvio delle elezioni, ma è molto di più, è il totem che rappresenta la gestione e la visione della gestione sull'emergenza pandemica, che è un : avviene solo in Italia, anzi no mi correggo, c'è un precedente, che è appunto quello della Cina autoritaria.
Le motivazioni richiamate per il posticipo elettorale, colleghi, infatti sono quelle del permanere dell'emergenza pandemica. Se l'emergenza COVID-19 è ancora forte in Italia, le responsabilità sono da addossare a chi avrebbe dovuto predisporre un piano vaccinale efficace e invece si trova ancora ad essere il fanalino di coda, mentre Stati Uniti, Israele e Gran Bretagna - solo per citarne alcuni - ritornano ad una normalità che a noi sembra tanto, troppo lontana. Non vogliamo veder venir meno il diritto costituzionale a far esprimere la volontà popolare, esclusivamente per colpe di chi governa in maniera impropria questa Nazione. Il diritto al voto si può esprimere in condizioni di assoluta sicurezza, e non lo diciamo noi, colleghi e rappresentante del Governo, lo dicono tutte le numerose consultazioni popolari che ci sono state dall'inizio della pandemia. La collega Lucaselli ne ha già accennate alcune, ma io voglio integrarle: penso, ad esempio, alle presidenziali americane dello scorso 3 novembre, che hanno avuto la più elevata affluenza dal 1900 in poi, a dimostrazione che, nonostante la crisi sanitaria, i cittadini vogliono ancora esprimere la loro opinione e prova che i Governi seri e democratici devono – ripeto: devono - garantire questo diritto fondamentale a tutti gli uomini e a tutte le donne.
Com'è che dite, sfiorando il ridicolo della lingua italiana? A tutte e a tutti, a tutt*, con l'asterisco!
Ma, badate bene, gli Stati Uniti non sono stati l'unico Paese a recarsi alle urne. Nel 2020 il 2 marzo ci sono state le elezioni in Israele; il 10 luglio a Singapore; il 5 agosto in Sri Lanka; il 10 novembre in Giordania e il 17 ottobre in Nuova Zelanda, senza dimenticare altri Paesi, tra cui Tanzania, Costa d'Avorio, Myanmar. Paesi lontani? Allora, parliamo anche dello scenario europeo, colleghi. In Europa, il 15 marzo e il 28 giugno, si sono tenuti due turni delle elezioni municipali francesi (4 mila comuni al voto); il 29 febbraio è stato il turno delle elezioni politiche in Slovacchia; mentre il 26 giugno e il 5 luglio è toccato, rispettivamente, a Serbia e Croazia; sempre a luglio sono andate al voto la Macedonia del Nord e la Polonia, mentre il mese seguente è stato il turno del Montenegro. Il numero, già abbastanza lungo, si è allungato nell'autunno, quando alle urne si sono recati i cittadini lituani e moldavi. Mentre in Italia qualsiasi rispetto per le regole liberaldemocratiche viene posto in discussione, gli altri Paesi, colleghi, continuano a combattere la pandemia, senza dimenticare il legittimo, doveroso, “essenziale” - in senso etimologico del termine - principio di espressione della propria opinione politica e, aggiungerei, democratica.
Tutto questo è continuato nel corso del 2021. Il 24 gennaio si sono tenute le elezioni portoghesi, mentre il 14 febbraio si sono svolte le elezioni in Kosovo; per concludere ricordo le elezioni di poche settimane fa, in Bulgaria e Olanda, e quelli albanesi, tenutesi il 25 aprile, senza dimenticare ovviamente la Germania, dove hanno votato 10 milioni di cittadini nei Länder. Sono numeri enormi, che dimostrano che si può e si deve votare, nonostante il COVID, che il COVID non mette in discussione il principio democratico della libera espressione del voto. Nei prossimi mesi ci si recherà al voto - pensate un po' - nel Regno Unito, di nuovo in Germania, in Perù e in Ecuador. Su questo, sottosegretario Scalfarotto, lei che conosce il mondo, è uomo di mondo, come direbbe qualcuno, e lo rappresenta e rappresenta anche l'Italia, potrebbe testimoniare quello che sto dicendo, che non è una pericolosa obiezione sovranista, fermo restando che la sovranità appartiene al popolo e, quindi, ce lo ricorda il sovranismo e lo sancisce la Costituzione italiana. Quindi, colleghi della maggioranza, potreste anche farla finita nelle interviste di attaccare il sovranismo, come se fosse il male del secolo, quando invece è previsto dalla nostra Costituzione.
Ma, vedete, l'articolo 2 del provvedimento riduce ad un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e delle candidature, nell'ambito delle elezioni comunali e circoscrizionali che avranno luogo nel 2021. Nel corso dell'esame del Senato sono stati aggiunti i commi 1- e 1- vertenti proprio sul di validità per l'anno 2021 delle elezioni del sindaco e del consiglio comunale nei comuni fino a 15 mila abitanti, nel caso in cui sia stata ammessa e votata una sola lista.
Colleghi, votare significa esprimere, appunto, la propria sovranità. Ormai, da un anno, le nostre libertà sono compresse, viviamo in uno stato di eccezione. In un solo anno, agli sconvolgimenti sociali economici, sarebbe dovuto cambiare l'atteggiamento del Governo, qualunque esso sia, e pare invece che nulla sia cambiato. Anche Draghi, il rappresentante del Governo dei migliori e peraltro ci rimane oscuro come possano essere diversi da quei rappresentanti del Governo precedente, che sono rimasti al Governo, come appunto il Ministro Speranza, che certo non è il rappresentante migliore che questo Governo poteva mettere alla Salute. Come dicevo, anche Draghi sembra adagiato su posizioni vecchie e ampiamente superate e criticate. Non arrivano soldi alle piccole aziende e le piccole aziende muoiono, i poveri aumentano e i vaccini sono una chimera, nonostante lo sforzo del nuovo commissario Figliuolo, che noi sosteniamo, perché comunque ha dato un impulso nuovo e sicuramente positivo alla campagna di vaccinazione. Per questo alcuni sostenitori della maggioranza, di sinistra e dei 5 Stelle, sono riusciti anche a criticarlo, perché indossava una divisa. Anche su questo, ovviamente, ha tutta la nostra solidarietà, come tutta la nostra solidarietà va all'Italia in divisa, che in questa pandemia è stata in prima linea, anche e non solo nei servizi medici, di vaccinazione e di tamponamento, ma proprio in prima linea. E basta l'immagine drammatica di Bergamo a ricordarcelo. Ma, come dicevamo, i vaccini sono una vera chimera.
Se è vero che per ripartire servono distanziamento e vaccini, non si comprende come sia possibile mettere un obbligo su una vicenda anticostituzionale e antidemocratica, ovvero la segregazione forzata in casa dopo le 22. Vedete, colleghi, il coprifuoco è incostituzionale. L'articolo 13 della Costituzione recita: la libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, ispezione o perquisizione personale né qualsiasi altra restrizione delle libertà personali, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. Quando i provvedimenti sono stati impugnati in tribunale dai cittadini, il Governo ha perso, come l'ultima sentenza del giudice di Reggio Emilia e come è possibile leggere dalle motivazioni depositate, il 27 gennaio scorso. È il viaggio al termine della notte della nostra democrazia. Giorgio Agamben, un filosofo emerito italiano, ha scritto nel 2003 un bel libro, proprio sullo stato di eccezione. Vedete, colleghi, nel 2003 - nel 2003 e siamo nel 2021 - già Agamben ricordava che lo stato di eccezione costituisce un punto di squilibrio fra il diritto pubblico e il fatto politico che, come la guerra civile, l'insurrezione e la resistenza, si situa in una frangia ambigua e incerta, all'intersezione tra il giuridico e il politico. Se i provvedimenti eccezionali sono il frutto dei periodi di crisi politica e, come tali, vanno compresi sul terreno politico e non su quello giuridico-costituzionale, essi vengono a trovarsi nella paradossale situazione di provvedimenti giuridici che non possono essere compresi sul piano del diritto. Lo stato d'eccezione, quindi, si presenta come forma legale di ciò che non può avere forma legale. Questo lo ha scritto un filosofo italiano, non Fratelli d'Italia, pensate, nel 2003. Ed è esattamente la ricostruzione di quello che sta avvenendo in questo Paese.
Poi la bocciatura di uno dei pilastri delle riaperture, le cosiddette certificazioni verdi, che altro non sono che una sorta di vaccinali, che sono state bocciate dal Garante per la , che ha trasmesso al Governo presieduto da Mario Draghi un avvertimento formale, affinché i ministri competenti intervengano urgentemente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone. Il sistema previsto per gli spostamenti anche in zona arancione e rossa presenta infatti delle criticità, che possono mettere a rischio la protezione dei dati. Questo è assolutamente nel merito, perché ovviamente è tutto legato al differimento della campagna elettorale delle elezioni amministrative, proprio perché si metteva in discussione la sussistenza di queste tutele. E, invece, anche su questo avete sbagliato sia la forma sia la sostanza. Il Garante, infatti, ha osservato che il nuovo decreto non garantisce una base normativa idonea per l'introduzione e l'utilizzo dei certificati verdi su scala nazionale, perché è anche gravemente incompleto per quanto concerne la protezione dei dati, essendo privo di una valutazione dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà personali. Inoltre, il decreto è in contrasto con quanto previsto - questo sempre il Garante - dal Regolamento europeo e questo - seguite questo passaggio, perché è simbolico, come questo decreto sulle elezioni - perché non definisce con precisione le finalità per il trattamento dei dati sulla salute degli italiani, lasciando spazio a molteplici e imprevedibili utilizzi futuri. Inoltre, il Garante - e questo è forse il fatto più grave - contesta proprio la norma, laddove prevede l'utilizzo eccessivo dei dati sui certificati da esibire in caso di controllo - virgolettato sulla formulazione espressa - in violazione del principio di minimizzazione. Cioè, colleghi, il Garante della che non è Fratelli d'Italia, riscrive completamente la vicenda dei vaccinali, dicendo che assomigliano più a un'azione inquisitoria e istituzionale del Governo autoritario cinese, della dittatura cinese, che con molti colleghi trasversalmente avversiamo, che a una democrazia occidentale.
Per cui, non è scritto bene, ci sono troppi dati, non si sa, nessuno garantisce, secondo il regolamento europeo, chi ne farà uso e come verranno utilizzati - e noi una certa idea ce l'abbiamo - e, poi, ribadisce il principio di minimizzazione: perché, se devo dimostrare con questo pass che sono stato vaccinato, dovete avere tutti gli altri dati? Dovrebbe soltanto servire all'autorità giudiziaria e, in generale, al circuito sociale la data di scadenza di validità del certificato. Punto. Tutti gli altri dati sono riservati, esiste la , che è diventata una frontiera e una trincea, ripeto, su cui ci stiamo battendo trasversalmente con molti colleghi della maggioranza. Infine, viene sottolineato che le gravi criticità rilevate si sarebbero potute risolvere preventivamente e in tempi rapidissimi se i soggetti coinvolti nella definizione del decreto-legge avessero avviato la necessaria interlocuzione con l'Autorità. In sostanza, il Garante così ricordava: siamo qui, siamo il Garante per i dati, siamo l' preposta a dirvi come dovete fare le leggi in materia.
Colleghi, lo stato di emergenza viene prorogato fino al 31 luglio. Già nello scorso ottobre, Sabino Cassese disse che la proroga dello stato d'emergenza era l'espressione dell'incapacità dello Stato. L'ex presidente, ora Ministro della Giustizia di questo Governo, Marta Cartabia, aveva avvertito l'Esecutivo Conte che il faro di ogni decisione doveva rappresentato dai principi cardine contenuti nella nostra tanto amata Costituzione, primo fra tutti quello della libertà personale. Colleghi, questo decreto-legge aveva sinceramente carattere di necessità e urgenza? È questo l'interrogativo per cui siamo qui, oggi, come Fratelli d'Italia, come unica opposizione che si è presentata alle elezioni, con tanto di simbolo, a rappresentarvi nello specifico tutte le motivazioni per cui non siamo d'accordo verso questo differimento. Mancano i presupposti fondamentali per l'emanazione: dov'è la necessità di posticipare i termini elettorali? Se il Governo sta riaprendo l'Italia, perché posticipare il voto?
Anche su questo vogliamo sottolineare la totale intempestività delle riaperture, insufficienti e intempestive, appunto, anche per lo spettacolo e lo sport. Fratelli d'Italia propone da sempre di garantire almeno il 66 per cento della capienza di una sala con sistemi di tracciamento a carico dello Stato. Che senso ha dire adesso, a fine stagione, ai teatri di riaprire al 50 per cento, senza indennizzi, obbligandoli anche, magari, ad un tampone ad un costo, comunque dissuasivo, per chi va a vedere chissà quale spettacolo, perché non è stato programmato? Diverso è il caso dei cinema. Il tavolo sulla cultura in crisi, che abbiamo fatto costituire, con più ordini del giorno di Fratelli d'Italia e audizioni, da Franceschini, con un decreto-legge e, quindi, avevamo fatto anche un plauso pubblico rispetto a questo, non si riunisce se non in maniera cerimoniale, come lamentano le categorie, e non è operativo. Riteniamo che anche questo vada convocato - e, a tal proposito, c'è un emendamento, che è passato al Senato, proprio su questo aspetto, ossia sulla necessità di garantire la prosecuzione delle attività universitarie, ma anche riguardanti l'alta formazione artistica e il pubblico spettacolo -, categoria per categoria, per definire gli specifici protocolli, cosa che non è stata fatta.
Poi, scopriamo che anche questa vicenda del coprifuoco non l'ha determinata il CTS, che, comunque, come ci ricordano i costituzionalisti, non la potrebbe determinare, perché è un Comitato che si è inventato il Ministro Speranza e che, nella passata edizione, comprendeva la maggioranza di membri nominati dal suo stesso Ministero. Quindi, non so se avete presente il gioco dei burattini, dove si fanno voci diverse e ruoli diversi: il Ministro Speranza fa un burattino che si chiama Comitato tecnico-scientifico e che gestisce, mentre il Ministro Speranza gli dice: “me l'ha detto il Comitato tecnico-scientifico”. È un po' il gioco delle marionette, dei pupi e noi abbiamo denunciato da tempo questo, tanto è vero che, poi, si era scoperto che nel Comitato tecnico-scientifico non c'era nemmeno un virologo e, quindi, è stato per decenza dimissionato, è stato istituito di nuovo e avete messo un virologo. Ma certo questo non è sufficiente e, soprattutto, la forma istituzionale scelta non è sufficiente, cioè l'Istituto superiore di sanità perché non poteva andar bene? È costituito, è normato, ha anche i Dipartimenti di virologia e sta facendo delle ispezioni molto interessanti sulle cartelle cliniche dei deceduti per stabilire la percentuale esatta e le comorbilità, cause di morte, se sono tre, se sono due, se è solo COVID. Andatevele a vedere, perché escono dei numeri veramente interessanti.
Lo sport anche è allo stremo e deve ripartire, ma dal 1° giugno, a proposito di differimenti. Qui, oggi, affrontiamo il differimento elettorale, ma di questo farà parte tutta una serie di decisioni a catena. Chi andrà in palestra? La collega De Carlo, che ostenta un fisico invidiabile, sicuramente lo sa: le palestre in genere, a giugno, sono chiuse, quindi non ha nessun senso e significato. Francesco Vaia, direttore sanitario dello “Spallanzani”, ha detto: “L'attenzione alla sicurezza dell'individuo attraverso misure di sicurezza e protocolli anti-COVID, nel mondo dello sport, come nella scuola e nella cultura, era altissima e io mi sono più volte espresso in merito contro la chiusura di questi settori”.
Colleghi, lo sport vale 1,7 per cento del PIL nazionale, 30 miliardi di euro, che arrivano fino a 60 miliardi, comprendendo l'indotto, fino al 3,8 per cento del PIL, a cui vanno sommati gli occupati delle nuove figure lavorative sportive dell'indotto, come, ad esempio, i dei o degli esperti in diritto sportivo. C'è un mondo, quello degli impianti, dei lavoratori sportivi, delle palestre, che sta morendo di inedia. Su questo abbiamo manifestato, chiedendo la riapertura più volte, perché lo sport, come abbiamo detto e come recita anche il nome della nuova società, è salute. Secondo l'Associazione nazionale palestre e lavoratori sportivi, il 40 per cento dei centri sportivi e delle palestre rischia di non poter riaprire e voi che fate? Differite le elezioni perché c'è la pandemia e, nel frattempo, mantenete chiusi tutti questi circuiti, che stanno affamando, di fatto, intere filiere nazionali: lo sport, la cultura, lo spettacolo dal vivo, l'editoria nazionale, tutte quelle realtà verso le quali non c'è la capacità di capire che sono strategiche per la nostra Nazione.
Colleghi, il provvedimento posticipa anche le elezioni a Roma capitale. E qui, permettetemi, da romano, già consigliere comunale, presidente della Commissione cultura, che ha avuto l'onore di governare la capitale, penso ci sia un po' più che un'esigenza pandemica: penso che ci sia un po' di malizia politica in questo differimento, forse, perché qualcuno aveva bisogno di tempo per far maturare un accordo politico tra il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle che potesse portare ad un , come vi piace chiamarlo, a una maggioranza elettorale, che potesse garantire, ancora una volta, la salvezza di un centrosinistra e dei 5 Stelle che, anche per il malgoverno, sono minoranza nella Nazione e sicuramente a Roma.
Roma capitale, come sappiamo, ha anche degli specifici progetti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza: può sembrare che tutto questo non sia collegato, ma, posticipando le elezioni, sarà anche complesso accedere ai fondi del PNRR. Il PNRR, su cui il Parlamento si è espresso, lo dicevamo, era carta straccia e di questo ne parleremo oggi pomeriggio dopo l'intervento del Presidente Draghi, ma permetteteci di collegare tutto, perché tutto è collegato. Ci avete fatto esprimere dei pareri in Commissione, nelle diverse Commissioni, su un PNRR che come, giustamente, diceva il mio collega Fratoianni della VII Commissione - che ha avuto almeno la dignità di rimanere all'opposizione da solo -, non aveva alcun senso, perché sarebbe stato cestinato pochi giorni dopo. E così è stato.
E, quindi, abbiamo ancora un altro paradosso: oltre a votare questo DL sul differimento delle elezioni, stiamo per andare a votare un PNRR che nessuno conosce, che in questo Palazzo neanche è disponibile in cartaceo e sono 337 pagine, colleghi. Addirittura, stiamo studiando la notte e abbiamo studiato la notte per avere almeno contezza di come è stato modificato e ci sono le modifiche: miliardi di euro che passano da una Missione all'altra come se fossero spiccioli. Quindi, è in atto un colpo improvviso per fare passare un PNRR consegnato prima all'Europa e, poi, al Parlamento italiano. State tranquilli che poi ci sarà l'occasione e presto arriverà un Governo autorevole di centrodestra che modificherà il più possibile gli indirizzi presi, ma, intanto, siamo qui a certificare la nostra opposizione.
Vedete, quest'ultima bozza è stata scritta al chiuso delle stanze dei Ministeri - speriamo almeno che siano Ministeri italiani - e arriva il giorno prima della sua presentazione e votazione in Parlamento, come raccontavamo, nemmeno il tempo di leggerla e studiarla. Non sono presenti linee di intervento per lo spettacolo dal vivo, come avevamo richiesto. Inoltre, troviamo alquanto grottesco che nella linea di intervento per Roma Capitale – di cui sono state differite le elezioni e non se ne capisce il motivo – mentre questo provvedimento arrivava in Aula dopo essere stato approvato dal Senato, assistevamo alle file dei peruviani che votavano - loro, i peruviani! - votavano a Roma, colleghi, rappresentante del Governo! E perché se giustamente la comunità peruviana di Roma poteva votare con file e assembramenti fotografati dai giornali, non potevano votare i romani? Non potevano finalmente scegliersi un sindaco degno di questo nome e degno della capitale? Perché? Ed è materia di questo che stiamo discutendo oggi. Poi andiamo a leggere quali sono i grandi progetti per Roma Capitale e invece pensiamo: magari hanno approfittato del PNRR per caricare miliardi di euro sulla capitale d'Italia, come peraltro emerge dall'orientamento trasversale dell'Osservatorio parlamentare di cui mi onoro di far parte e in cui stiamo facendo un ottimo lavoro trasversalmente. E invece no, per un'aporia, per un'incongruenza, per una distrazione, non lo so, al di là dei proclami sulla stampa, troviamo progetti come #mitingodiverde per la riqualificazione dei parchi. Per carità, Fratelli d'Italia ha un'anima ecologista, adesso abbiamo la giornata mondiale dell'ambiente, abbiamo celebrato il conservatorismo verde, citando il nostro indimenticato e indimenticabile Paolo Colli, fondatore di Fare Verde, ma non riteniamo che possa essere questo il progetto traino. Questo è un progetto, un bel progetto di livello comunale, ma all'interno di un Piano nazionale per la resilienza e la rinascita sulla capitale d'Italia, visto che la polemica è che non ci sono i soldi, adesso i soldi ci saranno, allora investiamo in questo e diamogli finalmente uno statuto prioritario e speciale. I fondi molto esigui per Roma Capitale nel PNRR non sono, di fatto, stati indicati neanche dall'attuale sindaco. Ha fatto un'intervista, ma poi nel PNRR, con una forza di Governo così cospicua - sempre meno cospicua, ma comunque cospicua - di fatto non sono stati indicati: 500 milioni per l'attrattività turistica non possono essere usati, colleghi, per interventi ordinari. Da qualche giorno mi onoro di essere vice presidente dell'Osservatorio parlamentare per Roma, che sta lavorando da anni per sensibilizzare alla trasformazione di Roma in una grande metropoli. In I Commissione è in corso l'esame congiunto di un progetto d di legge costituzionale di natura ordinaria in questo senso, dopo l'approvazione unanime del nostro ordine del giorno alla legge di bilancio, in cui Fratelli d'Italia propose strategicamente l'utilizzo dei fondi per l'attuazione della volontà del Parlamento di dotare Roma di poteri e fondi speciali. Ma, di fatto, in generale, siamo insoddisfatti di come avete gestito la pandemia e vi siete limitati a rinviare le elezioni. Cultura, sport, editoria, innovazione, hanno ancora pochi fondi e progetti con respiro limitato. Sulla cultura scindiamo…
PRESIDENTE. Deve concludere.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). …concludo, colleghi. Sulla cultura avete tolto i fondi e sugli altri ambiti, come l'editoria nazionale anche, non ci sono, l'avete spostata in pochi accenni…
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Ma in generale, colleghi, siamo qui per opporci al rinvio del decreto-legge “Elezioni”, e lo facciamo anche unendolo simbolicamente alla nostra opposizione a questo delirante coprifuoco . E come ci ricorda Tolstoj: non saranno due candele o due fiaccole ad accendere.…
PRESIDENTE. Grazie collega.
È iscritto a parlare il deputato Salvatore Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA(FDI). Grazie Presidente, grazie sottosegretario, colleghi, in un'Aula quasi vuota, popolata da Fratelli d'Italia, che ancora una volta non accetta, non condivide, non ritiene giusto e non ritiene legittimo che possa passare inosservato un provvedimento come quello che oggi stiamo discutendo qui. Per questo motivo Fratelli d'Italia è qui a parlare, perché siamo in Parlamento, ed è quello che dobbiamo fare, ed è quello che noi faremo, ponendo l'accento, sicuramente forse anche in maniera ripetitiva, su una cosa che noi non condividiamo e non la condividiamo per una miriade di interessi e di ragioni che proveremo ad esprimere nei nostri interventi, mio, dei colleghi che mi hanno preceduto e dei colleghi che parleranno dopo di me. Ebbene, parliamo del decreto-legge n. 25 del 2021, che reca “Disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali (…)”: detto in parole povere, il rinvio delle elezioni. Noi lo pronunciamo, forse, con troppa leggerezza. Il rinvio delle elezioni è il rinvio dell'esercizio della democrazia, è il rinvio dell'esercizio della sovranità popolare, che la esercita attraverso le consultazioni elettorali. È un diritto sancito dalla nostra Costituzione, ma che ci siamo guadagnati come Paese civile, come Paese libero, attraverso un percorso storico che ci ha portato a quella che noi, banalmente e forse in maniera troppo leggera, definiamo libertà. E la libertà, come quei valori che si apprezzano solamente quando si perdono, noi la apprezziamo solamente quando non la abbiamo, la diamo per scontata e ne facciamo un uso leggero, come in questa situazione, quando andiamo a ledere - a ledere! - un principio fondamentale come quello delle elezioni e come quello dell'esercizio della libertà. E facendo questo, manchiamo di rispetto a tutti coloro che, per conquistarsi questo diritto, quello della libertà e quello di esprimersi attraverso le elezioni, hanno condotto battaglie che sono costate vite. Non tutti i Paesi del mondo sono arrivati a questo livello di civiltà, a questo livello di libertà, non tutti. Alcuni ci sono arrivati in maniera indolore, altri ci sono arrivati con il sangue, con il sangue versato per conquistare un diritto così importante. Altri ci arriveranno, non ci sono ancora arrivati. E allora noi, che abbiamo fatto questo percorso e che lo abbiamo visto fare, non possiamo oggi fare un uso così leggero e così poco rispettoso di chi si è battuto per arrivare alla conquista. Se i nostri avi, forse i bisnonni, vedessero che noi rinunciamo alle elezioni, spostandole perché abbiamo paura o siamo incapaci di organizzare una consultazione elettorale in sicurezza, direbbero che come italiani non siamo degni di portarne il nome e delle battaglie che loro hanno condotto per noi. Allora, non votare è oggettivamente una sospensione della democrazia, è una sospensione di quei diritti di cui vi stavo parlando, è una sospensione irrispettosa della democrazia. Cos'è la democrazia? È proprio quello che dicevamo adesso: la possibilità di scegliersi il proprio destino, la possibilità di esprimersi per scegliere il proprio destino. Ieri abbiamo festeggiato il 25 aprile, in maniera paradossale secondo me, l'abbiamo festeggiato nel giorno in cui noi non siamo totalmente liberi, lo abbiamo festeggiato nel giorno in cui, in virtù di un alibi pandemico, vengono sottratte libertà individuali non più tollerabili.
Il Comitato tecnico-scientifico ha detto chiaramente che non si è mai espresso per il coprifuoco alle 22, allora questa violazione della nostra libertà individuale, non poter uscire di casa. Il coprifuoco è una parola che si riferiva alla guerra, alla guerra, utilizzare e continuare a utilizzare e rinviare ulteriormente l'utilizzo di questa parola, il coprifuoco, non possiamo uscire dopo le 22, perché è un'evidente violazione di una libertà individuale non più tollerabile, ma poiché quando si iniziano a violare questi diritti, continuiamo a violarli senza più accorgercene, ecco che diventa quasi normale prorogare il coprifuoco al 31 di luglio, al 31 di luglio. Badate bene, non è una situazione di emergenza, il 31 di luglio siamo a 16 mesi, 16 mesi dopo l'inizio della pandemia. Allora, se dopo 16 mesi continuate a dire che c'è una situazione di emergenza, dovete dire che non siete stati capaci, perché, altrimenti, dopo 16 mesi non ci può essere più emergenza, ci può essere pandemia, ma a questa bisogna aver risposto con efficienza, organizzazione e capacità di fronteggiarla senza più violare i diritti individuali di tutti i nostri concittadini.
Vorrei fare una citazione, poi la interpretiamo, la approfondiamo, anzi sarei curioso di vedere se i colleghi possono capire di chi sto parlando: “la storia insegna che quando i popoli barattando la propria libertà in cambio di promesse di ordine, promesse di ordine, e di tutela gli avvenimenti prendono sempre una tragica piega. Voglio ripetere, sottosegretario: la storia insegna che quando i popoli barattando la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una tragica piega. Sa chi lo ha detto? Lo ha detto ieri il Presidente Mattarella, ripeto lo ha detto ieri il Presidente Mattarella, ma se noi lo reinterpretiamo con quello che state facendo voi oggi è paradossale, perché se noi barattiamo, barattiamo - lo ha detto il Presidente Mattarella - la nostra libertà in cambio di promesse di ordine, barattiamo la nostra libertà non votiamo e quindi barattiamo la nostra libertà in cambio di promesse di ordine, perché, altrimenti, è rischioso, ci possono essere degli assembramenti, si prende una tragica piega. Ci devono essere dei punti nella vita civile di un Paese che devono essere invalicabili: il diritto del popolo ad esprimersi, come sancisce la Costituzione, ed esprimere il proprio consenso è un limite invalicabile. Non esistono motivi di opportunità, non esistono motivi di illegittimità, non esistono motivi di emergenza sanitaria che possano giustificare la violazione di un diritto così sacro, conquistato con il sangue e con le battaglie di migliaia di persone che in nome di quel diritto hanno sacrificato la propria vita, che rispetto abbiamo nei confronti di queste persone? Che rispetto?Se violiamo con tale leggerezza, violiamo un diritto così in un Parlamento vuoto? Noi siamo spettatori pagati e non utilizzati, il Parlamento è spettatore pagato, perché noi siamo pagati per fare quello che facciamo, ma non utilizzati. Siamo qui a porre il problema e l'accento solamente noi, come se questa fosse una cosa normale, normale. Ci sono Paesi dove la gente va per strada per conquistarsi questo diritto, noi non possiamo non tenerlo in considerazione. Diciamoci la verità, il vero motivo del rinvio delle elezioni non è l'emergenza sanitaria, poi approfondiremo anche questo aspetto, non è il particolare momento storico. Dobbiamo essere sinceri, il vero motivo per cui non si voterà per le amministrative nel nostro Paese è che voi avete fondato la nascita di questo Governo su un presupposto: che non si potesse votare, che non si potessero fare le elezioni politiche in primavera, e non potevate contraddire quello che avevate detto, in maniera così forte, per legittimare la nascita di questo Governo, non si poteva votare per le politiche e, quindi, non si può votare per le amministrative, siete stati costretti, e avete utilizzato un bellissimo alibi, l'alibi della pandemia, l'alibi dell'emergenza sanitaria.
Vede, il rinvio delle elezioni è una dichiarazione evidente, da parte di questo Governo, è una dichiarazione di incapacità perché se non è vero quello che ho detto prima, che il vero motivo è che non avete voluto votare per le politiche, allora rinviando le elezioni state facendo una dichiarazione di incapacità da un lato, e di opportunità dall'altro lato. Qual è l'incapacità ? L'incapacità di dire, dopo 14 mesi di pandemia, che non siamo in grado di organizzare elezioni o consultazioni elettorali sicure equivale a dire che sono incapace di gestire questa emergenza sanitaria. E' evidente, ma del resto di questo abbiamo molteplici prove, ne posso citare alcune. L'anno scorso non avete voluto ritardare di una settimana, come vi chiedevamo noi, le consultazioni elettorali per tutta una serie di motivi; avete chiuso le scuole e quando le avete riaperte vi eravate dimenticati di riorganizzare i trasporti perché si potesse andare a scuola in sicurezza; è quello che state facendo esattamente anche questa volta: dal 25 di ottobre, data in cui è stato dichiarato il nuovo lockdown ancora perdurante, avete tenuto chiuse le scuole, ma vi siete dimenticati di nuovo nel mentre di riorganizzare i trasporti per andare a scuola in sicurezza, e quando avete deciso di riaprirle, i presidenti delle regioni vi hanno detto: non possiamo aprirla al 100 per cento perché i trasporti per andare non sono sicuri. Allora questa è incapacità. Vogliamo parlare di un'altra incapacità? Il tracciamento. Mi scusi, noi siamo chiusi dal 25 ottobre nel vano tentativo, fino ad oggi, di ridurre i contagi sotto quota 10 mila, perché si possa riprendere il tracciamento. Ma come lo farete questo tracciamento, utilizzando quella geniale applicazione Immuni nata e mai utilizzata per ammissione stessa di colui che l'ha ideata, perché totalmente inutile? O, nel frattempo, voglio sperare, state lavorando su un nuovo sistema di tracciamento, di cui non abbiamo traccia, mi perdoni la battuta, almeno fino a questo momento? Ma dichiarazioni di incapacità in questo Governo e in quello che l'ha preceduto, mi permetta, Arcuri, come un insuccesso può essere perpetuato: fallimento sulle scuole, fallimento sui banchi, fallimento sulle mascherine, e gli avevate affidato i vaccini, mettendo seriamente a rischio il nostro futuro. Non possiamo non apprezzare, di questo Governo, l'unica cosa che abbiamo salutato con favore: la sostituzione di Arcuri con il generale Figliuolo che, paradossalmente, diciamo con il sorriso, è preso in giro da alcuni pezzi di questa maggioranza, perché va in giro in divisa.
E' un onore, è un vanto, è un privilegio andare in giro con la divisa; è un onore, per un cittadino, vedere che altri cittadini danno la propria vita per difendere la propria nazione; mai si dovrebbe prendere in giro una persona con la divisa.
Poi, questo rinvio delle elezioni, come dicevo prima, è una dichiarazione di opportunità, perché l'emergenza sanitaria è stata, fino a questo momento, la costante per giustificare una serie di decisioni scellerate, incomprensibili, quanto disastrose, disastrose per la nostra libertà individuale, vedi coprifuoco, disastrose per la nostra economia.
Sottosegretario, è un dato che, oggi, dopo 15 mesi, noi siamo il Paese in Europa con il maggior numero di morti, lo ripeto, con il maggior numero di morti, e con le maggiori restrizioni. Allora, c'è qualcosa che non funziona; se abbiamo sacrificato le nostre libertà per salvare delle vite, questo poteva essere, anche, un sacrificio di cui valeva la pena, ma se noi abbiamo sacrificato le nostre libertà e, in compenso, abbiamo avuto il maggior numero di morti, conviene con me che è beffarda questa situazione? Conviene con me che forse c'è qualcosa che non funziona? Conviene con me che forse il Ministro che si è occupato di questa cosa, dopo quindici mesi, dovrebbe prendere coscienza e atto che il suo destino personale non può continuare a mettere in ginocchio il nostro Paese e, come chiede Fratelli d'Italia, si dovrebbe far da parte per tutta una serie di motivazioni per dare libertà al nostro Paese? Noi abbiamo la peggiore variante in Italia di questo virus, la variante “Speranza”, perché è una variante….
PRESIDENTE. Collega, le chiedo di attenersi…
SALVATORE CAIATA(FDI). Sì, mi sto attenendo…
PRESIDENTE. …o almeno di parlare delle consultazioni elettorali … Colleghi, per cortesia… colleghi…
Collega, le ho chiesto semplicemente di attenersi all'ordine del giorno, né più né meno. Prosegua. Colleghi, colleghi…
Prego, collega, continui.
SALVATORE CAIATA(FDI). Presidente, mi consenta, devo immaginare che forse nel silenzio dell'Aula lei, Presidente, si è distratta per qualche minuto e non ha seguito il mio ragionamento, altrimenti non avrebbe avuto nessun motivo di farmi questo richiamo perché stavo appunto dicendo che il rinvio di queste elezioni è una dichiarazione di opportunità e l'opportunità è l'utilizzo strumentale che il Ministro Speranza fa della pandemia per giustificare sue decisioni incomprensibili. Quindi, come vede, mi ero attenuto perfettamente al tema all'ordine del giorno e stavo dicendo che è un virus selettivo e anche contagioso, perché abbiamo capito che inizia a contagiare anche i nostri compagni di coalizione, se iniziano a pensare che queste decisioni possano essere giustificate. È un virus incredibile, perché è un virus che colpisce nelle cabine elettorali, ma non colpisce nei di sinistra a Bologna, ieri; è un virus che colpisce nelle palestre e nei ristoranti, ma è un virus che non colpisce, invece, prima delle 18; è un virus che colpisce dopo le 22, ma è un virus che non colpisce la mattina alle cinque. Allora, questo mi pare evidente che non possa essere più tollerato.
Io, poi, citerei quello che ha detto il Ministro Speranza quando è venuto in Aula. Lo ha detto a ottobre, lo ha detto a dicembre, lo ha detto a gennaio e lo ha detto l'altro giorno: siamo all'ultimo miglio. Allora, se siamo all'ultimo miglio, perché rinviare le elezioni? Se siamo all'ultimo miglio, siamo alla riapertura e stiamo uscendo dalla pandemia, perché rinviare le elezioni, perché ledere un diritto così sacro, se non ci sono altre motivazioni? È un virus che colpisce la mattina, a scuola, i ragazzi e, quindi, non ci possono andare, ma non colpisce il pomeriggio i ragazzi quando fanno assembramenti per le strade, che non siete stati capaci di evitare, o risse nelle strade.
Allora, prendiamo atto che il problema non è il virus; è evidente che il virus ci mette in ginocchio, mette in ginocchio tutto il mondo, ma il problema vero è come lo si affronta il virus. Vorrei ricordare al collega del PD che è intervenuto prima dicendo che viene travisata la realtà, quando si dice che si è votato in tutto il mondo e, invece, come ha elencato lui, in tanti Paesi del mondo non si è votato, che io ho ascoltato l'elenco dei Paesi che lei ha fatto, non si è votato in tutti i Paesi del terzo mondo e si è, invece, votato in tutti i Paesi civili e progrediti. Allora, qui, dobbiamo decidere dove stiamo; forse la vostra idea è che l'Italia sia un Paese del terzo mondo e, quindi, non sia capace di organizzare consultazioni elettorali in totale sicurezza, anche perché, mi permetta, ma una rissa per votare non l'ho mai vista, io ho visto file ordinate per votare, come vedo file ordinate per fare il vaccino, come vedo file ordinate per fare la spesa. Per cui, onestamente, utilizzate e strumentalizzate l'idea del contagio, com'era stato fatto, e come diceva bene prima la collega Lucaselli, di cui non c'è evidenza scientifica; abbiamo analizzato i dati dei Paesi in cui si è votato e in nessuno di questi Paesi c'è stato un aumento dei contagi successivo alle elezioni, questa è la verità. Mi permetta di fare un'altra riflessione; quando anteponiamo valutazioni di carattere politico, come quelle che voi state facendo, per non votare, che rispetto abbiamo per le comunità a cui non diamo la possibilità di esprimersi?
Voglio analizzare un altro aspetto; in una situazione delicata come questa, di gestione della pandemia, ma anche di gestione economica delle difficoltà, perché questa pandemia mette in ginocchio il Paese, e la vostra gestione ideologica, quella della chiusura di una serie di attività per metterle in ginocchio, perché ideologicamente pensate che siano evasore, che vanno perseguitate e che vanno punite per quello che hanno fatto, presumibilmente, nei vostri ragionamenti, ante pandemia - la gestione ideologica era abbastanza evidente anche nella lettura del libro del Ministro Speranza, introvabile; libro introvabile, non perché esaurito, ma perché nascosto, perché quando aveva detto che aveva battuto la pandemia e che la sinistra doveva riappropriarsi di un percorso, poi, si è accorto che aveva totalmente sbagliato –, come dicevo, ha generato in tante comunità situazioni di estrema difficoltà, ha generato una situazione di spaccatura sociale fortissima fra i redditi autonomi e i redditi invece garantiti, una spaccatura sociale che non fa bene a nessuno, perché la guerra dei poveri è quella che voi avete voluto. Allora, come si conducono, come si guidano queste comunità, in un momento così? In fondo ad un mandato o si guidano con una legittimazione e una forte? Bene, è evidente che le comunità si conducono, soprattutto in queste situazioni di difficoltà, con una forte e la forte non può non venire dal consenso elettorale. Quindi, non far votare Roma e lasciarla in balia di una “non gestione”, non può che peggiorare lo stato di Roma, ma dico Roma per citare l'esempio più eclatante, potrei mettermi qui a leggere tutte le regioni, tutti i comuni a cui voi non state dando una possibilità. Guardi, il mio intervento è entrato nei motivi di legittimità e di opportunità, perché voi state violando tutte e due le cose: la legittimità di un provvedimento, che non è legittimo, e l'opportunità, perché è totalmente inopportuno, in questo momento, perché non date a queste comunità la possibilità di scegliersi chi le deve condurre fuori, legittimamente, da questa situazione.
Mi verrebbe da chiedere, poiché dicono tutti che dobbiamo convivere con questa pandemia che non sparirà in un giorno, che ci vorrà tempo, ma se fossimo arrivati a fine mandato elettorale, alla Camera e al Senato, che cosa avreste fatto? Avreste rinviato elezioni così importanti o dobbiamo immaginare che questi sono solo i preparativi per arrivare a situazioni ben più gravi? Sottosegretario, mi avvio a concludere il mio intervento esprimendo nuovamente il rammarico, come ho fatto in premessa, per il silenzio con cui si sta adottando, che noi non permetteremo un provvedimento gravissimo; ancora più grave è poi il fatto, e qui spero che ci sia un cambiamento, di non avere voluto ascoltare i suggerimenti di chi, come noi, con tutti i nostri emendamenti, con tutte le nostre proposte, cerca di ricondurvi sulla retta via. Quella che avete intrapreso è onestamente una deriva pericolosa, non rispettosa della nostra democrazia .
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 13,45. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Paita è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie Presidente, oggi ci troviamo a discutere questo decreto. Siamo un Paese strano, ci troviamo in un Paese che parla sempre di democrazia, ieri se n'è riempito la bocca e ne abbiamo sentito parlare da parte di tanti, forse troppi, però, quando si tratta di votare è un Paese che ormai da molti, troppi anni non riesce ad eleggere un proprio Governo e ci si ritrova con dei “Governi minestra” fatti da altro. C'è, quindi, un problema democratico fortissimo, un problema di elezioni. E cosa facciamo tutte le volte che c'è un'elezione? Rinviamo, come in questo caso. È colpa della pandemia se rinviamo? No, non è colpa della pandemia perché tutti gli altri Stati al mondo riescono a fare le elezioni; ne abbiamo diversi esempi, se rimarrà il tempo li elencherò, ma quelle sotto gli occhi di tutti sono state le elezioni per la Presidenza americana, da ultimo anche le elezioni comunali francesi con più di 4 mila comuni al voto. Noi, invece, ci ritroviamo qui, nel nostro Paese, ancora una volta, in cui si parla di elezioni per rinviarle. Ma perché si parla di rinviare le elezioni, forse perché non sono così importanti le elezioni comunali? Ricordo che questo Parlamento ha ridato da qualche mese il potere ai sindaci di adottare misure in materia di contenimento della pandemia; quindi, i sindaci sono in primo piano in questa battaglia, conseguentemente non è giusto che i sindaci siano quelli di cinque anni fa, quindi non eletti e non abbiano il consenso popolare. Perché il Governo probabilmente ha fatto questa scelta, per chi come me pensa male di questo Governo? Perché essendo coinvolti comuni importanti come Roma, Bologna, Milano e tanti altri che fra poco citerò, sicuramente un risultato elettorale che non accontenterà molte forze che appoggiano questa maggioranza - chi vedrà persi probabilmente dei comuni come il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, chi magari di altre parti non vedrà riconfermato un consenso elettorale così forte - potrà mettere in difficoltà questa maggioranza e questo Governo. Allora, cosa si fa? Si rinvia tutto a settembre, quando tutti sanno che già l'anno scorso, nel mese di giugno, il COVID era comunque diminuito d'intensità perché nei mesi estivi, anche se molti l'hanno negato fino a poco tempo fa, di sicuro questo virus perde d'intensità. Quindi, cosa si fa? Si rinvia a settembre, ma quando a settembre? Si rinvia tra settembre e ottobre, sebbene questo Parlamento dovrebbe decidere quando rinviare con esattezza. Non si può dire, infatti, che abbia la stessa efficacia rinviare al 15 settembre quando le scuole sono ancora chiuse e, quindi, i problemi di un'elezione sono sicuramente inferiori per quello che riguarda l'igienizzazione e l'interruzione delle lezioni che nel corso di quest'anno sono state più volte interrotte ed è stata inserita la DAD; oppure, rinviare al 15 ottobre quando le scuole saranno riaperte e ci saranno problemi di interruzione delle lezioni, di sanificazione, di costi ulteriori che in questo decreto si dicono che non vi saranno, con un'invarianza con la quale si prevedono soltanto poche spese in ordine all'apertura dei casellari giudiziali un giorno più in tutt'Italia.
A breve esamineremo punto per punto la norma, ma si può dire che per un provvedimento così importante, che riguarda il diritto di voto dei cittadini una volta che si può andare a votare, ci sia stata quantomeno disattenzione nel capire quali siano anche le esigenze del mondo della scuola, degli studenti, delle famiglie e anche i costi per quella che è una tornata elettorale delle amministrative che non è assolutamente marginale. Infatti, andando a vedere i dati sui comuni che vanno al voto, si può constatare come quest'anno vadano al voto 1.316 comuni su 7.900: sono il 16,6 per cento dei comuni italiani che quest'anno si troveranno ad andare al voto - come ripeto - con comuni molto importanti, quindi andando a toccare anche sindaci molto noti e politicamente esposti. Tra questi 1.316 comuni, 1.131 sono in regioni a statuto ordinario, 185 in regioni a statuto speciale. I comuni superiori a 15.000 abitanti sono ben 130, che è uguale al 9,9 per cento dei comuni, quindi è una percentuale importante, un numero di comuni importante. Sotto, i piccoli comuni sono 1.186 comuni e ben 20 sono capoluoghi di provincia, di questi, sei sono capoluoghi di regione. Quindi, capite bene l'importanza politica che ha questo voto; non si può dire che per semplicità abbiamo rinviato, tanto in Italia siamo abituati a rinviare. No: sono dei comuni importanti e sicuramente il voto dei comuni capoluogo di regione, nonché di provincia, segnerà anche la vita politica di questo Governo e della maggioranza, quindi non era una scelta da fare in modo così leggero e soprattutto senza indicare neanche una data precisa. Indico i primi i comuni, quelli più importanti - per l'Abruzzo, sopra i 15.000 abitanti: Francavilla al Mare, Lanciano, Roseto degli Abruzzi, Sulmona, Vasto - perché ritengo che tutti questi comuni abbiano diritto di esser citati in quest'Aula, perché quest'Aula sta decidendo sul futuro di questi abitanti, sui sindaci che prenderanno probabilmente, da qui a settembre, verosimilmente misure che limiteranno questi cittadini, sindaci che sarebbero verosimilmente o possibilmente diversi, nel caso in cui a giugno o a maggio di quest'anno si fosse già andati alle urne. Cosa comporta questo? Comporta che un sindaco uscente può prendere delle decisioni anche diverse: visto che quest'Aula si impegna sempre e parla di rappresentanza e di quanto bisogna essere vicino alla gente, sicuramente un sindaco che vuol farsi rieleggere non prenderà dei provvedimenti o verosimilmente non prenderà provvedimenti troppo restrittivi sul proprio territorio, anche se le circostanze lo dovessero richiedere, perché perderebbe consenso elettorale. Un sindaco nuovo sicuramente avrebbe una legittimazione e anche una paura minore, avendo cinque anni davanti di mandato. Quindi, noi stiamo di fatto influenzando anche le politiche di tutti questi comuni ed eventuali provvedimenti restrittivi che questi sindaci, dal punto di vista sanitario, potrebbero prendere sui loro territori. In Basilicata ci sono 26 comuni, quelli sopra i 15.000 abitanti sono Melfi e Pisticci. In Calabria c'è un comune capoluogo di provincia, Cosenza, poi ci sono dei comuni sopra i 15.000 abitanti, come Siderno, e altri ottanta comuni che vanno al voto. In Campania, ci son ben 136 comuni che vanno al voto, i capoluoghi di provincia sono Benevento e Caserta, Napoli e Salerno; sopra i 15.000 abitanti ci sono Afragola, Arzano, Battipaglia, Brusciano, Eboli, Frattaminore, Gragnano, Melito di Napoli, Santa Maria Capua Vetere, Sessa Aurunca, Vico Equense e Villaricca. In Emilia-Romagna, nella mia Emilia-Romagna, ci sono 43 comuni, come Bologna - fondamentali anche per tutti gli equilibri politici della regione e probabilmente non solo -, Ravenna e Rimini. Dai provvedimenti di questo Governo due capoluoghi sono stati fortemente penalizzati, in quanto di turismo in questo Governo se ne è parlato tanto; è stato istituito un Ministero del turismo, ma si sono viste tante chiusure e l'abolizione per un lungo periodo della “zona gialla”; vi sono state riaperture in “zona gialla”, ad esempio dei bar, ma si viene multati se si prende il caffè al bar e i cittadini di questi comuni che vivono di turismo non possono di sicuro accettare che la loro vita anche economica sia più che limitata da provvedimenti di questo tipo, ossia dalla cancellazione di alcune “zone gialle”, oppure dall'introduzione di vincoli insensati come quello di non prendere al bar un cappuccino, o addirittura dal coprifuoco, ancora previsto fino alle 22, che limiterà sicuramente la riviera romagnola, quindi Ravenna, Rimini e non solo.
Un turismo che è stato di fatto distrutto da un provvedimento restrittivo, come è stata la “zona rossa” nel periodo di Natale, poi successivamente - non si è capito - è stata reintrodotta su tutto il territorio nazionale. Quando si parla di turismo, questo Governo parla di “turismo balneare”, ma non si ricorda ad esempio delle città d'arte. Andranno al voto ad esempio Roma e anche Napoli, per non citarle tutte (non faccio tutto l'elenco): queste città sono state messe in ginocchio e ora non gli permettiamo nemmeno di andare al voto e di scegliere un sindaco che le possa rappresentare e che possa andare a rappresentare le loro esigenze, vista anche la loro forza e la forza dei sindaci a livello politico. Viviamo in una città - chi tutta la settimana, chi come me scende dall'Emilia (i parlamentari vengono da tutto il territorio) - e ci accorgiamo che Roma è profondamente cambiata in quest'anno, è cambiata anche gli anni precedenti per colpa della Raggi, ma probabilmente un nuovo sindaco potrebbe riprendere in mano la situazione, andare dal Governo e spiegare che le città d'arte meritano maggiore libertà e maggiore rispetto, cosa che invece sembra non esserci, sembra che tutti siano soltanto vincolati da quello che decide questo Parlamento che in realtà non decide proprio nulla. Perché è di pochi giorni fa la notizia che, di fatto, il è stato portato prima in Europa che qui in quest'Aula, perché questo Parlamento ormai è esautorato e conta purtroppo ben poco e questo Governo ci fa sempre capire, anche con questi provvedimenti, che, quando è il popolo a dover decidere, la cosa non è così importante, può decidere una volta Draghi, può decidere una volta qualcun altro, ma di sicuro quest'Aula vuota fa ben capire quanto freghi a questa maggioranza del voto degli italiani e di quello che sono le elezioni amministrative, benché molti qui presenti e non presenti siano anche passati dai consigli comunali e siano stati sindaci. Ne cito uno senza fare il nome: l'ex sindaco di Reggio Emilia, che qui oggi dovrebbe essere presente, ma non c'è.
Vi sono poi i comuni del Friuli Venezia Giulia, come Pordenone e Trieste, una tornata elettorale importantissima, con due capoluoghi, tutti e due coinvolti nella campagna elettorale, oltre a comuni sopra i 15.000 abitanti, come Cordenons, San Vito al Tagliamento e altri 35 comuni che vanno al voto. Sarà sicuramente una tornata impegnativa, vedrà coinvolti anche molti parlamentari, ma non si sa ancora quando si andrà al voto e soprattutto se ci si andrà a scuole già aperte o - lo ripeto - a scuole chiuse, cosa assolutamente gravissima, visto che di scuole in quest'Aula se ne è parlato veramente tanto. Il Lazio: una tornata elettorale importantissima, sono 103 i comuni che vanno al voto, ci sono Latina e Roma, sono città importanti, che faranno la differenza, ci saranno anche campagne elettorali importanti.
Sarebbe stato utile sapere già oggi chi sono i candidati e soprattutto sarebbe stato importante oggi avere a breve, nell'arco di un mese o due, i sindaci che dovranno prendere in mano queste città. Ci sono comuni sopra i 15.000 abitanti: Alatri, Bracciano, Cisterna di Latina, Formia, Frascati, Marino, Mentana, Minturno, Sezze, Sora. In tutti questi comuni i sindaci rappresentano molti cittadini i quali ad oggi non sanno chi li rappresenterà; soprattutto, molti cittadini non sanno ancora se oggi saranno candidati, se riusciranno a candidarsi e che campagna elettorale dovranno fare, perché ricordiamoci che è un impegno gravoso anche fare il programma elettorale, fare la corsa elettorale e far capire ai cittadini qual è il proprio programma. Farlo durante l'estate, sotto il sole, nell'unico momento di libertà che questo Governo, probabilmente, forse ci concederà, non sarà sicuramente facile. Sarebbe stato molto meglio farlo in questo periodo, in cui c'è maggiore attenzione, invece che sotto l'ombrellone tra mille difficoltà. Questo non farà altro che favorire gli uscenti e questo non è sicuramente un bene per la democrazia, visto anche quali sono molti degli uscenti nelle città capoluogo.
Vi è poi la Liguria, con Savona e altri 51 comuni che vanno al voto.
Vi è la Lombardia, una tornata elettorale importantissima, 231 i comuni al voto, vi sono Milano e Varese. Tutti noi sappiamo l'importanza anche mediatica che ha il sindaco di Milano e tutto quello che potrà fare un sindaco di peso di una città di questo tipo anche nei confronti del Governo, perché sicuramente ha un peso politico, che potrà far pesare il numero dei propri cittadini anche nei confronti del Governo. Ma rimaniamo anche qui impantanati fino a questo autunno. Varese, capoluogo di provincia, sicuramente è importante e, poi, altri comuni sopra i 15 mila abitanti Arcore, Busto Arsizio, Caravaggio, Caronno Pertusella, Cassano d'Adda, Codogno - ben noto per il COVID e, anche in questo caso, il sindaco dovrà attendere fino a ottobre e i cittadini dovranno attendere fino a settembre-ottobre per capire chi e come li governerà - Corbetta, Desio, Gallarate, Limbiate, Nerviano, Peschiera Borromeo, Pioltello, Rho, San Giuliano Milanese, Treviglio, Vimercate. Tutti questi comuni sono talmente numerosi che non si riesce neanche ad occhio a calcolarli, ma, insieme ad altri 220 comuni, in Lombardia dovranno aspettare questo rinvio.
Nelle Marche ci sono 29 comuni. Sopra i 15 mila abitanti: Castelfidardo e San Benedetto del Tronto.
In Molise, 31 comuni e un capoluogo di provincia, Isernia.
In Piemonte, 149 comuni, tra cui Novara e Torino. Anche in questo caso fondamentale la città di Torino per il peso che riveste e per la qualità della cultura che esprime il suo territorio. E anche in questo caso dovremo aspettare settembre-ottobre, per vedere se chi ha governato fino a oggi sarà riconfermato oppure no. È chiaro che una mancata riconferma della città di Torino o della città di Roma o di entrambe avrebbero un peso anche sulla politica nazionale - senza che lo specifico ulteriormente - di notevole rilievo. Però, a questo punto, rinviamo tutto a ottobre o a settembre, rinviamo tutto in mezzo al semestre bianco, quando ormai i giochi saranno fatti e tutto sarà bloccato, perché, dal giorno dopo, chissà cosa succede all'interno dei partiti, sulla base dei risultati che ci saranno. Però, è meglio rinviare tutto in avanti, perché, se fossero in giugno, si farebbe probabilmente ancora in tempo a staccare la spina o potrebbero succedere cose inaspettate.
Passiamo alla Puglia, 53 comuni. Sopra i 15 mila abitanti ci sono i comuni di Adelfia, Fasano Gallipoli, Ginosa, Grottaglie, Massafra, Nardò, Noicattaro, Ruvo di Puglia, San Giorgio Ionico, San Nicandro Garganico, Triggiano.
In Sardegna ci sono ben 101 comuni, il comune di Carbonia, capoluogo di provincia; sopra i 15 mila abitanti ci sono i comuni di Capoterra e di Olbia.
In Sicilia ci sono 40 comuni. Oltre i 15 mila abitanti ci sono i comuni di Alcamo, Caltagirone, Canicattì, Favara, Giarre, Lentini, Noto, Pachino, Porto Empedocle, San Cataldo, Vittoria.
In Toscana ci sono 26 comuni sopra i 15 mila abitanti, tra cui un capoluogo di provincia, Grosseto.
Ci sono Altopascio, Montevarchi, Reggello, Sansepolcro, Sesto Fiorentino, tutti comuni che dovranno aspettare per colpa di questo provvedimento. In Trentino Alto Adige vi sono 6 comuni, di cui, sopra i 15 mila abitanti, Brentonico e Merano. Anche Merano è città turistica assolutamente demolita - se non fosse per qualche aiuto della Regione Trentino-Alto Adige - dalle politiche di chiusura di questo Governo, che hanno azzerato il turismo in tutto il periodo invernale e addirittura all'interno delle terme. Quindi, politiche che non c'entravano nulla con il reparto sci, ma questo Governo si è caratterizzato per chiudere assolutamente tutto. Magari un sindaco poteva prendere dei provvedimenti, come qualcuno ha fatto in quelle aree, anche di riapertura, anche andando contro il Governo; ma teniamo i sindaci che ci sono, che così fino a settembre-ottobre non abbiamo magari qualche colpo di scena anche da quelle parti. In Umbria ci sono 12 comuni; sopra i 15 mila ci sono Assisi, Città di Castello, Spoleto. In Valle d'Aosta c'è un solo comune, il comune di Ayas. In Veneto ci sono 84 comuni, ben 84 comuni. Sopra i 15 mila abitanti ci sono Albignasego, Bovolone, Chioggia, Cittadella, Conegliano, Este, Montebelluna, Oderzo, San Giovanni Lupatoto, Villorba. Anche in questo caso, Chioggia fortemente colpita dalle chiusure per il turismo. Quindi, è un elenco di comuni importanti, che risentiranno delle mancate scelte di questo Governo, che ricadranno sulle mancate scelte anche dei sindaci che, non essendoci e non avendo più potere o cercando di acquisire consenso elettorale, si ritroveranno a dover fare dei provvedimenti che sono di fatto di galleggiamento fino alla fine della consiliatura dei singoli comuni.
Ma voglio affrontare anche in concreto cosa fa questo decreto che andiamo a convertire, perché qui si prendono anche altri provvedimenti, che possono sembrare marginali, ma, di fatto, andando bene ad analizzarli, fanno vedere anche un'incapacità da parte degli uffici e di questo Governo nel gestire alcuni provvedimenti. Io vedo l'inserimento di un articolo 1in sede di conversione, in cui è scritto che la designazione dei rappresentanti della lista può essere presentata presso gli uffici comunali mediante posta elettronica certificata entro il mercoledì antecedente la votazione, in luogo delle altre forme previste dall'articolo 25 del testo unico delle leggi recanti… e non sto a leggere tutto. Io mi chiedo a quale fine è stato inserito “entro il mercoledì antecedente”, perché, se la forma di deposito varia e si introduce una nuova forma di deposito, per quale motivo c'è da inserire “entro il mercoledì precedente”? Forse perché la digitalizzazione in Italia, tanto promessa e tanto sventolata da questo Governo, impone che ci sia da modificare la data di deposito? Quindi, si tratta di inserire esplicitamente il mercoledì precedente per le PEC, perché magari il cartaceo lo si vede, la PEC, invece, qualcuno non è in grado di aprirla, da qualche parte? Quindi, dobbiamo metterci a inserire una data differente, esplicitandola in un decreto di questo tipo? Questa è veramente la morte di tutta quella campagna di politica di digitalizzazione, propaganda politica che è stata fatta negli ultimi anni, quando poi andiamo ad inserire date differenti, complicando la vita, ma soprattutto dimostrando che, mentre alle imprese imponiamo la fattura elettronica e le PEC, quando si parla di pubblica amministrazione, dobbiamo fissare una data differente. Questo la dice tutta su come va il nostro Paese e da chi è amministrato.
Con l'articolo 2, viene inserito il comma 1-, dove si specifica che, nel caso in cui vi sia una sola lista depositata, e questo avviene purtroppo sempre più per la lontananza e l'antipolitica crescente, anche per gli stipendi molto limitati dei sindaci, ci si ritrovi in molti comuni con le grosse responsabilità che questi hanno. Nei piccoli comuni ci si trova, spesso, ad aver soltanto una lista e, quindi, soltanto un candidato sindaco: in questo caso, la legge prevede che bisogna avere il 50 per cento per vincere le elezioni, almeno il 50 per cento di affluenza. Bene, con questo provvedimento viene ridotto al 40 per cento il quorum. Questo provvedimento riduce al 40 per cento il quorum e, comunque, l'affluenza alle urne per la vittoria di un comune; ciò, unito al fatto che le liste elettorali verranno ridotte, perché si considera che i cittadini residenti all'estero non possano rientrare abilmente nei territori - quando abbiamo visto, a Pasqua, che sul territorio nazionale non si gira, ma quando è ora di andare all'estero si gira e si gira eccome -, comporterà nei piccoli comuni la possibilità di essere eletto con un'affluenza non del 50, non del 40, ma - con l'epurazione, magari, di qualche piccolo comune, nei piccoli comuni montani o del Sud di chissà quale caso specifico - anche con affluenze molto più basse del 40 per cento. Questo non è stato assolutamente valutato da chi ha inserito queste due norme.
Per quello che riguarda, poi, il casellario giudiziale - l'articolo 3-, che è stato inserito dopo l'articolo 3 -, riguarda l'apertura degli uffici del casellario giudiziale in occasione di competizioni elettorali; mentre si è cercato di alleggerire e rendere più snella tutta la procedura si continua, forse per volontà di una parte di questa maggioranza, a richiedere la consegna cartacea del casellario giudiziale. Allora, il certificato del casellario giudiziale viene rilasciato dalla pubblica amministrazione e può essere comodamente fatto senza bisogno che ci sia un accesso allo sportello, che, in questo caso, a differenza della PEC, ancora viene considerato obbligatorio. Quindi, un accesso al casellario giudiziale, per chiederlo e per fornirlo a chi? Alla pubblica amministrazione, quindi, andare a prendere un certificato che la pubblica amministrazione ha già o potrebbe già avere; invece di semplificare, dicendo che il candidato può semplicemente rilasciare una dichiarazione autorizzando l'acquisizione diretta, si torna a dover accedere di persona al casellario, a far andare migliaia, decine di migliaia di candidati presso il casellario per farsi rilasciare il certificato. Tutto questo cosa comporta? Comporta che è stata inserita una cifra, un fondo pari a 37.031 euro - quindi, un calcolo anche decisamente preciso -, per l'anno 2021, per tenere aperti i casellari giudiziali nelle due giornate antecedenti la presentazione delle liste. Ma chi ha fatto questo calcolo - visto che non si vede e non ve ne è traccia - non ha calcolato che un importo molto superiore di questo sarà, in qualche modo, retribuito ed entrerà nelle casse dello Stato in forza delle decine di migliaia di candidati, a 16 euro per ciascuno, di marche da bollo che si andranno a chiedere al candidato stesso, oppure, come in questo caso, con un importo verosimilmente ridotto della metà. Ma questi 37 mila euro sono assolutamente un importo esiguo rispetto a quelle che saranno le entrate per la richiesta di questi certificati e l'apertura per un solo giorno in più dei casellari giudiziali. Comunque, è veramente incredibile che per delle elezioni, ancora oggi, in quella che viene definita una piena pandemia da questo Governo, ci si debba recare personalmente, in decine di migliaia, al casellario giudiziale, che è già intasato per altre motivazioni, per il carico di lavoro che esso svolge.
Poi è incredibile che, mentre, da una parte, si vuole vedere chi è degno di poter sedere sullo scranno di sindaco, di consigliere e, per questo, gli si fa fare una fila e gli si fa, forse, anche prendere il COVID in queste file di persone, quando il sindaco uscente e molti sindaci uscenti sono di questa maggioranza a dover far qualcosa e fare qualcosa per la trasparenza, perché la normativa era di trasparenza, si concede di eliminare quella che è la relazione di fine mandato dei sindaci.
Non è che la si elimina, il Governo fa una cosa molto più subdola e nascosta: non si elimina la relazione di fine mandato, si tolgono le sanzioni al sindaco e ai funzionari se non la fanno, quindi, di fatto, viene cancellato tutto questo.
Io avrei ancora molto da dire sull'impianto della norma che, articolo per articolo, è veramente raccapricciante; sembra una norma di secondo piano, in realtà, va a modificare cose molto importanti e la vita di questo Paese. Volevo soltanto ribadire che andare a bloccare le elezioni comunali e regionali, e non dimentichiamo quelle provinciali di secondo grado, è un fatto, a mio avviso, assolutamente molto grave.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Presidente, lo faccio sull'ordine di lavori, ma anche sul rispetto del Regolamento, perché, nell'ambito delle discussioni che questo Parlamento continua a fare - Fratelli d'Italia oggi qui, in perfetta solitudine, sta tentando di tenere viva questa istituzione, ringraziando anche lei della presenza -, ci sono, però, alcune cose sulle quali devo richiamare la Presidenza, tramite lei, che sono gli adempimenti conseguenti agli impegni che il Parlamento assume rispetto ad alcuni atti, in particolare, le interrogazioni, alle quali raramente risponde, e gli ordini del giorno.
Grazie a Fratelli d'Italia, in quest'Aula votammo, durante il Governo “Conte 1”, un ordine del giorno che riuscì a bloccare il , un atto forte che ha salvato l'Italia da una visione immigrazionista e che, obiettivamente, ha visto Fratelli d'Italia, che non è il gruppo più grande all'interno di quest'Aula, ma il più piccolo, protagonista: è una vicenda importante. Ci sono tanti ordini del giorno in questi mesi accolti dal Governo, recepiti dal Governo, che, però, sono stati disattesi. Allora, pregherei la Presidenza di svolgere una verifica presso l'ufficio competente, che è quell'ufficio che controlla che gli adempimenti vengano portati avanti di volta in volta. Una verifica puntuale e...
PRESIDENTE. Quindi, la sua proposta, collega, è quella di fare un accertamento?
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Di fare una verifica per far comprendere quanto questo Parlamento viene rispettato dal Governo, perché oggi c'è una dicotomia tra Governo e Parlamento che non è in linea con la nostra Costituzione che prevede una Repubblica parlamentare. Siamo diventati una cosa un po' diversa, che va chiarita. Allora, Fratelli d'Italia a questo ci tiene, perché tiene alla Costituzione italiana e alle sue norme, e questo è un punto di caduta da non sottovalutare.
Lo dico anche perché, domani, avremo un ordine del giorno per noi molto importante che entra nella materia del coprifuoco che, mi permetta, Presidente, di dirlo, come sulla vicenda del , potrebbe permettere a migliaia di imprese italiane, a migliaia di cittadini italiani di tornare liberi, in linea con la nostra Costituzione. Questa mattina ho letto la petizione degli amici della Lega, un autorevole partito di Governo, e l'ho sottoscritta, l'ho sottoscritta, con la mia firma, perché, pur essendo capogruppo di un partito di opposizione, quando un partito di Governo ha il coraggio di scrivere che vuole abolire il coprifuoco, io firmo. Ed è per questo che chiedo la stessa cosa ai colleghi parlamentari, a cominciare dai colleghi della Lega, ossia di votare l'ordine del giorno e, poi, al Governo di ottemperare, così come il nostro Regolamento prevede, all'indicazione forte che dal Parlamento possa arrivare e cancellare l'obbrobrio del coprifuoco. Questa è la richiesta
PRESIDENTE. D'accordo. Proseguiamo con la discussione generale sul differimento delle consultazioni elettorali per il 2021.
È iscritto a parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.
ALESSIO BUTTI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario Scalfarotto, ci siamo trovati questa mattina e continuiamo a trovarci in questo primo pomeriggio in un'Aula semivuota, se non del tutto vuota, per parlare di un tema, per noi di Fratelli d'Italia, estremamente importante, che è quello della contrarietà al rinvio della data elettorale prevista in un che va da settembre a ottobre. Farlo in un'Aula praticamente deserta è un fatto che non ci sconvolge più di tanto, perché siamo abituati a richiamare Governo e Parlamento su un tema importante, ossia evitare ciò che sta diventando una prassi: il rinvio delle scadenze elettorali, mentre sappiamo che, in maggioranza, ma anche all'interno del Governo, è invece attivissima la discussione relativa alle modalità con cui si deve arrivare alla scadenza elettorale, con quale riforma, con quale strumento, con quale architettura, che possano consentire ad alcuni soggetti politici di questa maggioranza di tornare in questo Parlamento, nonostante la riduzione del numero dei parlamentari, e ad altri soggetti di tornare in Parlamento per evitare di far ritorno alle proprie occupazioni. Questo è veramente un Paese strano che, negli ultimi tre anni, è stato governato anche da persone abbastanza strane. Le posso dire, onorevole Scalfarotto, che mai più, con la mia storia e la mia tradizione, pensavo di riferirmi alla difesa della Carta Costituzionale come sto facendo invece in queste settimane, in questi mesi e anche in questi anni. E a volte vediamo brandire alcuni articoli della Carta costituzionale da illustri esponenti del Governo e della maggioranza come una clava, spesso anche senza senso. Poi, invece, si ignora quel banale diritto, ricompreso nella Carta costituzionale, che è il diritto all'espressione del voto. Quando ci definiamo sovranisti e conservatori, lo facciamo con una certa soddisfazione per il semplice fatto che la Costituzione ci ricorda che la sovranità è del popolo italiano, è del popolo che la esercita. Lo scorso anno siamo stati, di fatto, obbligati a sostenere la preparazione delle liste, tutte le procedure necessarie per le varie candidature e una campagna elettorale in spiaggia praticamente; l'abbiamo fatta in spiaggia, o comunque nelle località turistiche, per il semplice fatto che era stata rinviata di qualche mese la competizione per il rinnovo dei consigli regionali di alcune regioni italiane; è stato un provvedimento assunto come se la pandemia potesse subire un'impennata nei grafici proprio a causa delle elezioni, poi abbiamo visto invece che l'impennata nei grafici c'è stata, ma in autunno inoltrato, quindi indipendentemente da ciò che è accaduto nella fase preparatoria della consultazione elettorale e poi in campagna elettorale. Quindi, non è certamente dovuto all'assembramento per i comizi o per le code ai seggi. Piuttosto, sappiamo che la recrudescenza, che abbiamo vissuto nei mesi di ottobre e novembre, che ci ha portato in questa condizione, era dovuta prevalentemente alle scellerate dinamiche sociali, di cui sappiamo e sulle quali non è stata esercitata la vigilanza dalle autorità competenti. Allora non ci fu indignazione per il rinvio di qualche settimana - alla fine, da maggio siamo andati a settembre, tre o quattro mesi, non di più - e non ci fu quella indignazione perché fu una utile a qualche partito della coalizione del centrosinistra per organizzarsi in improbabili alleanze.
Ci ricordiamo per quanto tempo, ad esempio, abbiamo assistito a questo dibattito, interessantissimo per la verità, tra il PD e il Movimento delle sardine, per quanto concerne le elezioni regionali dell'Emilia-Romagna; oppure, spostandoci un pochino più a sud, altro dibattito interessantissimo tra PD e 5 Stelle per capire chi schierare e con quale coalizione contro l'attuale presidente della regione Marche, Acquaroli.
Eppure, anche questa volta avreste potuto rinviare la scadenza di qualche settimana, così come avete fatto nella situazione che ho testé citato, e votare quindi prima della pausa estiva, anche qui approfittando di quella che ci spacciate come un'emergenza pandemica in calo, sperando nel miracolo dei vaccini, ma soprattutto del caldo, che, notoriamente, è un nemico di questo virus, anziché rinviarle addirittura di sei mesi.
E anche questa è un'altra sconcertante verità: qui si apre il Paese e lo si apre male perché noi avremmo voluto aprirlo prima, nel rispetto ovviamente dei protocolli e dei controlli delle autorità, ma voi aprite il Paese, ripeto, in ritardo, ma non aprite le urne. Addirittura, c'è questo simpatico siparietto, per cui anche all'interno del Governo sarebbe opportuno vi fosse quantomeno un confronto più attento alle opinioni di chi siede accanto, ad esempio, alla Ministra Gelmini, che ieri si è sbilanciata in una ardita dichiarazione, dicendo: sì, il coprifuoco c'è alle 22, ma è sufficiente che alle 22,01 si paghi il conto del ristorante e poi dopo si può anche tornare a casa; e immediatamente, invece, il Vice Ministro o sottosegretario, ho perso un pochino l'ordine, credo sia Sibilia, le ha risposto: no, c'è una circolare - come lei giustamente mi sta indicando a gesti, onorevole Scalfarotto - c'è una circolare che dice che è tassativo, alle 22 bisogna essere già a casa, lavati i denti e col pigiama indosso per andare a nanna, come piacerebbe a voi.
E qualcuno, sulle colonne di importanti quotidiani, ha scritto che c'è una sorta di indifferenza popolare rispetto alle decisioni che state assumendo come Governo. Questa è un'indifferenza nella quale matura anche quella che noi definiamo e continuiamo a definire una decisione pesantissima per la democrazia, cioè quella di rinviare qualsiasi tipo di consultazione elettorale. Ebbene, da queste colonne, dalle colonne della stampa, invitano la politica a svolgere qualche riflessione. Noi sappiamo che in realtà questa indifferenza è, come dire, un po' il frutto anche di una rassegnazione; e ci spiegano sociologi e anche psicologi che la rassegnazione è, a sua volta, frutto di queste restrizioni che ci sono state imposte, a volte senza alcun senso, negli ultimi mesi o, comunque, in questi quindici mesi.
E, allora, quali sono le conseguenze? Le conseguenze sono che la gente - e qui, sì, occorre il sociologo, oltre che lo psicologo - o è arrabbiatissima, e quindi manifesta a livello sociale il proprio disagio anche economico, e l'abbiamo visto in questi giorni e in queste settimane, oppure risulta essere completamente anestetizzata. E a noi piace affrontare questa situazione anche a livello sociale, cercando di individuarne anche le responsabilità. E allora facciamola, questa riflessione alla quale siamo portati, invitati dalla stampa, e partiamo proprio, ad esempio, dai motivi sanitari, certamente drammatizzati nei toni, che sono stati usati recentemente, qualche mese fa, dal Presidente della Repubblica, che, come sappiamo, ovviamente non ha sciolto le Camere e non ha indetto elezioni politiche alla caduta del Governo Conte 2.
Noi lì abbiamo visto un Presidente Mattarella, che solitamente è misurato nei toni… per la verità non abbiamo visto questo tipo di manifestazione di indole del Presidente Mattarella solo da quando è al Quirinale: il Presidente Mattarella è sempre stato così, anche quando ha ricoperto altre importanti cariche di Governo a livello nazionale, ed è sempre stato saggio, è sempre stato sapiente anche nei toni; eppure, in quell'occasione, noi ricordiamo, fece un discorso al Paese, Presidente, con toni, direi, tragici, con toni drammatici, tanto che la paura della gente, che già era sufficientemente elevata, schizzò alle stelle, come hanno, poi, successivamente, verificato anche alcuni sondaggi condotti dalle società specializzate.
In tutti gli altri Paesi, che cosa accadeva? Accadeva che votavano normalmente, pur in presenza del virus, ma in Italia no. Noi allora abbiamo cominciato ad avere qualche sospetto: ma vuoi vedere che in Italia c'è una virulenza che è ancor più virulente del virus e che è la possibilità che a vincere le elezioni sia il centrodestra? Perché, in effetti, se fossimo andati al voto subito dopo la caduta del Governo Conte 2 il centrodestra avrebbe sbaragliato il centrosinistra e avrebbe vinto le elezioni. Per cui ci siamo resi conto che la virulenza nel centrodestra sorpassa decisamente quella da COVID-19, perché nessuno può oggettivamente, davvero, pensare, senza passare per folle, che le elezioni potessero mettere a repentaglio l'allestimento e la preparazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, peraltro, solo nelle prossime ore noi andremo a votare, senza nemmeno praticamente averlo letto, o, comunque, averlo letto in modo superficiale. Perché, come lei sa, sottosegretario Scalfarotto, e anche lei, Presidente Spadoni, il testo del PNRR è stato pubblicato sul sito della Camera ieri, domenica, ed è stato votato e licenziato dal Consiglio dei Ministri sabato notte alle 22, per cui lei si immagini come si possa discutere in 48 ore un documento banale, che va, tutto sommato, ad investire 222 miliardi di euro; una cosa che ci impegnerà per le prossime quattro o cinque generazioni per quanto riguarda il debito e il , è una cosina proprio veramente banale. Per cui nessuno poteva davvero pensare che il problema fosse l'allestimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, proprio perché abbiamo dimostrato che il Governo Conte non aveva ancora preparato quel Piano. Noi ricordiamo perfettamente una imbarazzante intervista del presidente Conte a , da Lilli Gruber, su La7, dove ammetteva il clamoroso ritardo con il quale il suo Governo stava operando attorno al PNRR .
Quindi quello fu - torniamo alle negate elezioni politiche - un vero ampliamente contestato da buona parte del mondo politico, da qualche opinionista e dalla maggioranza del popolo italiano che, da quel momento, ha potuto pensare - e qui si torna al discorso dell'assuefazione e della rassegnazione - ai normali appuntamenti elettorali non come l'affermazione della democrazia costi quel che costi, ma come un rituale liturgico di fatto inutile perché tanto non cambia nulla. Questo ha pensato la gente, questa era la vulgata e questo è il motivo per cui l'auspicabile indignazione ha lasciato posto ad una malsana rassegnazione alla quale poi ha contribuito il dei benpensanti, che ha dispensato suggerimenti e consigli da TV, e giornali, sfruttando i temi facili e inesistenti e scientificamente inesistenti della emergenza sanitaria, oppure della crisi economica, questi molto più evidenti, naturalmente, del disordine sociale, qualora avesse vinto il centrodestra.
Così, con questi sentimenti, siamo arrivati al rinvio anche di queste elezioni, delle elezioni amministrative, delle suppletive per la Camera e per il Senato, delle regionali in Calabria. Allora qui è stato ricordato, da qualche collega, che ovunque si vota, ovunque. Qualche tempo fa sono stati chiamati al voto 15 milioni di tedeschi, che hanno rinnovato il vertice del Consiglio di due ; hanno votato in Olanda, dove la situazione pandemica è ben peggiore rispetto a quella che riscontriamo in Italia e hanno avuto semplicemente l'accorgimento di diluire anziché su due, su tre giorni, la tornata elettorale; anche in Bulgaria - strano a dire, anche se poi lì il risultato lo sanno prima - hanno votato, e anche in Albania hanno votato. Voi che siete sempre abili nel cercare dei riferimenti internazionali, delle comparazioni con quello che accade di positivo, secondo voi, in Europa o, comunque, all'estero, avete accuratamente evitato di parlare di tutte quelle Nazioni, più o meno blasonate sotto l'aspetto della credibilità democratica, che hanno chiamato al voto normalmente i propri cittadini sia nel 2020 che nel 2021: dagli Stati Uniti al Venezuela del contestatissimo Maduro, dalla Bolivia del delfino del campione della democrazia Evo Morales – lei, che poi è stato anche sottosegretario agli Esteri, questi personaggi probabilmente ha avuto anche la sventura di incrociarli - fino a Israele, da Singapore allo Sri Lanka, addirittura in Myanmar, sottosegretario Scalfarotto, hanno votato in Myanmar, in Giordania, in Tanzania, in Costa d'Avorio e poi in Nuova Zelanda, la Francia, per le municipali, avviciniamoci, parliamo della Slovacchia e della Croazia, a breve voterà anche la Serbia, e potremmo continuare. Allora vi siete domandati, se per caso, in quei Paesi è peggiorata la situazione pandemica a causa del voto? Vi siete magari informati se anche in quei Paesi esiste una sorta di CTS al quale gli stessi fanno riferimento per avere certificazioni scientifiche su quello che devono o non devono, possono o non possono fare? Vi siete accertati se anche lì esistessero magari le che hanno caratterizzato, per circa un anno, l'attività del Governo “Conte 2”? E, mentre parlo di mi sovviene una domanda. Sottosegretario Scalfarotto, sarebbe interessante sapere: ma che fine hanno fatto tutte quelle che il Presidente Conte aveva inventato, e delle quali si era circondato, per poter prendere delle decisioni importanti, con le certificazioni scientifiche, tecniche e quant'altro? Perché sono sparite tutte, dopo l'avvento del cosiddetto Governo dei migliori.
Noi riteniamo che il rinvio, ormai sistematico, è la seconda volta in qualche mese, di una consultazione elettorale sia gravemente lesivo dei diritti democratici di un cittadino, di un elettore, perché il voto è la massima espressione della libertà personale, ma, in questo caso, passa in secondo, forse addirittura in terzo ordine, perché alle restrizioni senza reazione, come detto, ci siamo ormai quasi assuefatti. Hanno usato, avete usato, il DPCM quale farmaco da dipendenza; il somministratore, del resto, si presentava bene, con un eloquio anche forbito, vestiva elegantemente, si presentava nelle case degli italiani negli orari di punta, assumeva i pieni poteri come imbonitore professionista e molti, evidentemente, si fidavano. Però, quelle restrizioni delle più elementari libertà personali, sulle quali si sono spesi costituzionalisti, sociologi e gli immancabili virologi, erano considerate un sacrificio accettabile per salvarci la pelle e, magari, anche l'economia. Così ci siamo fatti prendere in giro da chi, già nell'autunno dell'anno scorso, diceva: adesso stringiamo un po' i cordoni, chiudiamo un po' le porte perché almeno faremo un Natale libero, faremo un Natale sereno, salvo poi arrivare ai mesi di febbraio e di marzo successivo, cioè quest'anno e dire, ma, forse vale la pena sacrificarsi febbraio e marzo, che sono ancora mesi sufficientemente freddi, rigidi, per poi trascorrere una Pasqua libera, una Pasqua serena. E come è andata a finire, lo sanno tutti gli italiani: abbiamo passato sia il Natale che la Pasqua in piena “zona rossa” e costretti dalle restrizioni.
In questo clima, dove l'eccezione grave passa ormai per normalità, anziché essere un'occasione più unica che rara, c'è comunque una parte d'Italia che avverte disagio per queste decisioni, tanto più se qualche candidato illustre, certamente non di centrodestra, o qualche partito in difficoltà o qualche improbabile raffazzonata coalizione alla ricerca spasmodica della propria esistenza, sussistenza, può sfruttare questo rinvio per trattare, per negoziare, perché è evidente che il panorama politico sia talmente fluido da consentire di sfruttare anche il rinvio del voto per consentire, ad esempio, a Enrico Letta, fresco sostituto di Zingaretti, di riorganizzare le proprie truppe, oppure dare ai balcanizzati 5 Stelle una speranza per non scomparire dalla faccia della terra politica, oppure per capire che cosa accadrà a Roma con queste primarie, se sarà Gualtieri, se sarà Calenda, quale sarà l'intesa tra PD e 5 Stelle, e via di seguito. Bisognava anche avere il tempo e dare il tempo a Giuseppe Conte per capire che cosa avesse e cosa abbia in testa; se veramente vuole continuare a guidare un movimento ormai ridotto a brandelli, come i 5 Stelle, oppure spingere e dare vita ad una nuova forma-partito da guidare in autonomia, senza ingombri e con una nuova relazione con il PD. Insomma, tutte questioni politiche che richiedevano tempo e, allora, quale miglior strumento per guadagnare tempo se non il rinvio delle elezioni?
Insomma, tutto il centrodestra inizialmente, cioè prima che qualcuno si facesse poi blandire dalla carenatura di qualche mezzo ministeriale, era per il voto immediato, mentre nel centrosinistra erano già ben predisposti a insediare maggioranze indigeste, malamente aggettivate fino a quel momento, piuttosto che cedere il passo all'alternanza di Governo. Sui giornali abbiamo letto dei mutui accesi da molti colleghi della maggioranza rosso-gialla, poi, c'è la questione della riduzione del numero dei parlamentari, insieme alla riduzione drastica dei sondaggi, insomma, qualche rivoluzionario a 5 Stelle si è lasciato convincere addirittura a tornare al Governo con quelli di Bibbiano, eccetera, eccetera, questo è il quadro politico.
Ecco, in un impeto di straordinaria e ampia magnanimità, avremmo anche potuto, come estrema , quasi un paradosso, pensare alla proroga e a condividerla, della scadenza elettorale, se la maggioranza e il Governo ci avessero detto: beh, sapete che c'è, avete ragione, il rinvio del voto è biasimevole, ma siamo così impegnati nella vaccinazione della popolazione e nel garantire la ripartenza dell'economia che non vorremmo vanificare gli sforzi. In realtà, poi, vediamo che le vaccinazioni stanno decollando solo in queste ultime ore, e non certo per il lavoro pregresso del commissario Arcuri, e le partite IVA, gli operatori del turismo, gli artigiani, i commercianti, gli imprenditori, insomma, tutto il mondo economico risulta profondamente insoddisfatto per la politica dei ristori e degli indennizzi, ma soprattutto delle restrizioni. Quindi, non si svolgono le elezioni, per meglio concentrarsi su cosa, alla fine? Non lo sappiamo.
Abbiamo voluto anche leggere attentamente i resoconti del dibattito sia al Senato, su questo tema, su questo testo, sia in Commissione alla Camera, per renderci conto di quali fossero le giustificazioni addotte dai colleghi della maggioranza per disporre tale misura.
Spesso qualcuno richiama una non meglio precisata convergenza tra i gruppi circa l'opportunità di adottare un provvedimento di rinvio del voto. Ma noi rispondiamo: chi se ne importa dell'orientamento dei gruppi e, poi, di quali gruppi? Di quelli che, fino a qualche settimana fa, erano sulle barricate per andare al voto politico anticipato, apprezzate le note circostanze, le circostanze ovviamente del fallimento del “Conte 2”? Quali gruppi? Quello dei 5 Stelle che, dipendesse da loro, prolungherebbero questa legislatura al 2050, giustificandosi con la necessità di curare meglio tutte le misure da adottare per allineare l'Italia all'Europa? Nel 2050 dovranno essere presi tutti i provvedimenti per arginare lo scioglimento dei ghiacci e l'aumento delle temperature nell'emergenza clima. Fratelli d'Italia in Commissione ha presentato 260 emendamenti su 266: questo è il segno inconfutabile che siamo stati e siamo ancora oggi gli unici a ritenere il rispetto delle scadenze elettorali un vincolo per l'affermazione della democrazia. Allora, buona parte è stata falcidiata dal presidente della Commissione che si è avvalso dei propri poteri, a volte anche abusandone politicamente, e facendo - udite, udite - riferimento a comunicazioni del Presidente della Camera del 1997. Attenzione, perché quel Presidente della Camera era Luciano Violante, che io e il collega Foti abbiamo conosciuto molto bene in quest'Aula, e al Governo c'era ovviamente la sinistra, con Prodi Premier. Io consiglio la lettura dei resoconti stenografici e sommari di quel periodo e di quella legislatura, perché Luciano Violante, che abbiamo conosciuto bene quale Presidente della Camera, non era uno che andava tanto per il sottile quando c'era da conculcare le azioni politiche dell'allora opposizione. Pensate che si rifaceva al cosiddetto “Lodo Iotti” che prevedeva anche la “ghigliottina” - era chiamata così, nei momenti migliori era definita la “tagliola” - per stroncare qualsivoglia resistenza delle opposizioni, specie sui decreti. Grande magistrato, persona estremamente corretta e con capacità politiche fuori dal normale, ma era estremamente severo e rigido nell'interpretazione dei Regolamenti, ma eravamo nel 1997, con una situazione politica completamente diversa, con un'altra situazione a livello sociale, con un'altra situazione a livello economico e anche, aggiungo, perché ha senso aggiungerlo, a livello tecnologico e, soprattutto, la dinamica dialettica tra i gruppi, che allora si schieravano in maggioranza o all'opposizione, era una cosa completamente diversa, non era viziata da personalismi, come invece accade in queste circostanze…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ALESSIO BUTTI(FDI). Mi avvio alla conclusione. Stiamo vivendo una fase del tutto atipica, direi, inedita, che vede al Governo una maggioranza che sarebbe il caso di definire “bulgara”; a parte che, nonostante la ragione dei numeri, in qualche caso questa maggioranza è riuscita anche a litigare, ma, comunque, è una maggioranza che ha una sola forza di opposizione…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ALESSIO BUTTI(FDI). Ho concluso. Che è Fratelli d'Italia che tenta almeno di salvare le apparenze, perché, in effetti, un Parlamento senza un'opposizione, non è un Parlamento e, soprattutto, non è un Parlamento democratico .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tommaso Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signora Presidente, colleghi. Pensavo, signora Presidente, che lei interrompesse il collega Butti, perché il collega Butti, che con me ha condiviso questi banchi - ma siamo sempre tra l'ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione - ha detto che da ieri il testo del PNRR è a nostra disposizione. In realtà, mentre il collega Butti stava parlando, sui nostri cellulari è giunto un messaggino da parte degli uffici della Camera per informarci che l'aggiornamento del PNRR è a disposizione dei signori parlamentari che - udite, udite - fra meno di un'ora saranno chiamati a discutere di quel Piano.
È una situazione farsesca che meriterebbe ben altro che un po' di ironia, perché, se quello è uno dei documenti più importanti della vita parlamentare di questa legislatura, non vi è dubbio che è stato trattato quasi fosse un documento ordinario di presa d'atto da parte delle Camere. Quasi fossero le dimissioni di un collega che, come tale, non possono che essere comunicate a questa Assemblea e poi votate a scrutinio segreto né più né meno come un atto rituale.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, quando ieri il Presidente del Consiglio ha detto che non tutti gli italiani furono brava gente, si è rivolto al passato ma poteva rivolgersi anche al presente: non tutti gli italiani sono brava gente, non tutti i componenti del “Governo dei migliori” sono brava gente, non tutti, perché fanno anche questi decreti . Allora, tra la brava gente e i bravi il passo potrebbe essere breve, molto breve, talmente breve che ci rimanda con la memoria a quei bravi de che così bene rappresentava il Manzoni, sgherri di don Rodrigo. Dico ciò perché dovremmo valutare se, dietro questa serie di decreti infiniti, non vi sia una strategia per svuotare quest'Aula da ogni e qualsiasi competenza, ma anche una strategia per impedire che gli italiani si possano pronunciare in libertà, che gli italiani possano scegliere i loro deputati, i loro consiglieri regionali, i loro consiglieri comunali e i loro sindaci e che questi ultimi possano scegliersi i presidenti delle province in elezioni di secondo grado.
Questo decreto, che nasce all'insegna che con il COVID non si può votare, è smentito - lo diceva il collega Butti che mi ha preceduto - da alcuni risultati clamorosi di elezioni che vi sono state in Paesi a noi limitrofi. Non possiamo non pensare che già il 24 gennaio, ad esempio, si sono svolte le elezioni presidenziali in Portogallo e non ci pare che la situazione di quel Paese, sotto il profilo sanitario, fosse molto più rassicurante di quella attuale; subito dopo, il 14 febbraio 2021, anno corrente, si sono tenute le elezioni politiche in Kosovo e non ci pare che l'elezione dell'ex Premier, Albin Kurti, abbia portato a chissà quale recrudescenza nell'accertamento dei casi di COVID in quel Paese, così pure gli indipendentisti catalani hanno potuto votare per le due liste che si contrapponevano in Catalogna nelle elezioni regionali e non ci pare che in Catalogna vi sia una situazione molto peggiore di quella che c'è oggi in Italia. Per stare ai giorni nostri, ieri in Albania, anche se i risultati non sono ancora definitivi, si sono votati i rappresentanti parlamentari nelle elezioni politiche albanesi.
Dico di più, quando questo decreto-legge sarà pubblicato in , o qualche ora prima, si voterà - il 6 maggio - nel Regno Unito per una serie importante di livelli istituzionali: si voteranno i rappresentanti per 143 comuni, si voteranno 129 deputati del Parlamento scozzese, si voteranno 60 deputati del Senedd gallese, si voteranno 39 capi della Polizia e si voteranno, con elezione diretta, 13 sindaci. E, allora, è mai possibile che si possa votare in tutto il mondo, in ogni parte del mondo, ma in Italia ci debba essere sempre una ragione per posticipare di qualche mese le elezioni? Elezioni che, tra l'altro, come nel caso delle elezioni amministrative hanno già vissuto, nella loro storia, una posticipazione di mandato in sé; perché, vedete, se noi risaliamo alla legge n. 81 del 1993, la prima legge che introdusse l'elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini, questo Parlamento ebbe a fissare in quattro anni la durata del mandato dei sindaci e si disse, anche chiaramente, che i sindaci dei comuni con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti potevano ricoprire quel ruolo solo due volte consecutivamente perché, diversamente, si sarebbe realizzato un concentramento di potere tale da poter sviare il risultato delle elezioni. Si è portata a cinque anni la durata del mandato, a questo si aggiunga che, soprattutto in un periodo di COVID, il sindaco, quale autorità sanitaria locale, è la persona che tradizionalmente è più esposta nei confronti dell'opinione pubblica e proprio per questa ragione è la persona che l'opinione pubblica più percepisce nell'ambito e nel confronto tra i vari Allora, vedete, viene un dubbio fondato, che si voglia realizzare o meno direttamente una rendita di posizione che garantisce ad alcuni uscenti di essere più uguali degli altri candidati. Penso sia difficile poter smontare questa tesi; è una tesi che trova fondamento nel fatto che solo coloro i quali non sono avvezzi a partecipare alle elezioni comunali possono oggi confondere due sistemi tra di loro diversi. Perché, vedete, prima del 1993 non si votava il sindaco, si eleggeva il consiglio comunale e, quindi, il capolista di una lista non era il capo di una coalizione, ma oggi è evidente che colui il quale guida un insieme di liste come capo della coalizione nei comuni sopra i 15 mila abitanti ha un ruolo del tutto diverso rispetto ai candidati del passato, e, quindi, chi lo sfida ha il diritto-dovere di poter lottare ad armi pari, e non dover partire con mesi di svantaggio solo perché vi è una proroga dettata non si sa bene da quale tipo di emergenza, atteso che le elezioni, come voi già dite in questo provvedimento - ma si poteva anche ampliare di più lo spazio -, dalle 24 ore entro le quali si teneva tradizionalmente la consultazione, e cioè una consultazione che si sviluppava in un giorno consecutivamente - poi le ore erano inferiori perché si parte dalle 7 del mattino alle 23 - e già si aggiunge un ulteriore supplemento di disponibilità di voto nella giornata del lunedì, dalle 7 alle 15. Quindi, come vedete, si poteva ampliare quello spazio temporale: si poteva partire il sabato mattina e arrivare al lunedì pomeriggio, proprio se si voleva raggiungere l'obiettivo di scaglionare gli elettori, nella loro partecipazione. Ma, invece, è stato molto più semplice - è stato molto più utile ad alcuni - rinviare il momento del consenso elettorale, anche perché, mentre il centrodestra potrà avere il problema, ad oggi, di individuare i candidati, il centrosinistra ha ancora il problema di realizzare una coalizione. E, quindi, è evidente che il tempo gioca a favore della parte maggioritaria, cioè quella del centrosinistra, che compone l'attuale Governo.
Ma vi è anche un ragionamento che attiene alle elezioni cosiddette di secondo grado, e cioè le elezioni provinciali, perché le elezioni provinciali si tengono, come voi sapete, per il rinnovo del consiglio provinciale, ogni due anni. In uno dei due blocchi viene eletto anche il presidente della provincia; nei due anni successivi viene eletto soltanto il nuovo consiglio provinciale. Ebbene, noi avremo, alla fine di questi decreti incrociati, tra il rinvio delle elezioni provinciali dello scorso anno e quelle praticate quest'anno, che vi saranno consiglieri provinciali che sono rimasti in carica tre anni, anziché due, e cioè sono rimasti in carica al 50 per cento in più dello spazio necessario che la legge consentiva. Ciò riguarda i consiglieri provinciali, ma riguarda anche, in alcuni casi, i presidenti di provincia uscenti.
Sotto il profilo delle elezioni provinciali, signor rappresentante del Governo, vede, lei è rappresentante di un partito che, nella passata legislatura, ebbe, con il suo Presidente del Consiglio, grande voglia di rifare una riforma costituzionale, una riforma costituzionale che passò in quest'Aula e che venne bocciata dagli elettori. Ma, in attesa di quella riforma costituzionale, che c'era, ma non c'è stata, venne approvata una norma transitoria che, per quanto riguardava le amministrazioni provinciali, così sosteneva: in attesa della riforma costituzionale, le province hanno, da oggi, questi compiti. La famosa riforma Delrio. Ebbene, gli italiani hanno bocciato la riforma costituzionale, ma la “legge Delrio” è ancora lì, ferma, a mummificare le province, nonostante una situazione nella quale le province avrebbero dovuto assumere tutt'altro ruolo, a tal punto che Fratelli d'Italia ritiene che si debba, non solo restituire alle province i compiti che avevano, ma si debba restituire ai cittadini la possibilità di votare direttamente per il presidente della provincia e per il consiglio provinciale, così come capitava nel passato!
E, vede, signor rappresentante del Governo, anche rispetto al rinvio delle elezioni regionali, un rinvio delle elezioni regionali c'è già stato, come lei ben sa, lo scorso anno e ha visto, coerentemente, le donne e gli uomini di Fratelli d'Italia che siedono in quest'Aula opporsi fermamente a quel rinvio, perché noi anche allora ritenevamo che si potesse votare da subito, essendovi le condizioni per poterlo fare.
Anche rispetto a quella vicenda, ci sarebbe qualcosa da chiedersi, perché il fatto che non sia disciplinata per legge costituzionale, ma per legge ordinaria, peraltro in ragione di un disposto della Costituzione, la durata dei consigli regionali, delle assemblee legislative - chiamatele come volete - nelle regioni a statuto ordinario è fissata in cinque anni. La procedura dice che devono essere indette le elezioni nei sessanta giorni precedenti la scadenza naturale dei cinque anni. Allora, questa proroga, che oggi riguarda soltanto la Calabria, ma solo per una questione oggettiva - ma in assoluto costituisce un precedente, come ha costituito precedente la vicenda riguardante le elezioni che si sono tenute lo scorso anno - qualche riflessione la deve porre. Infatti, non è pensabile di poter alterare le regole del gioco soltanto con un esame superficiale di quella che è la condizione sanitaria del Paese. La nostra Costituzione prevede anche che queste Camere possano svolgere le loro funzioni nel pieno dei propri poteri oltre cinque anni, ma solo in un caso: nel caso di guerra. E, secondo voi, nel momento in cui vi è stata una disciplina di questo tipo che riguarda questo ramo del Parlamento, non significa anche che analoga situazione debba riflettersi su quegli altri organi legislativi, come le regioni a statuto ordinario, che hanno grandi poteri sotto il profilo normativo? A tal punto che, in questo decreto, non senza qualche imbarazzo, è stata aggiunta una postilla; poiché non è chiaro, nel momento in cui le regioni vanno in regime di , quali compiti possano svolgere, poiché, come riconosciuto dalla Corte costituzionale, quella è materia di esclusiva competenza della regione medesima e cioè del suo statuto, si è aggiunta una postilla, dicendo che possono comunque legiferare in materia sanitaria. Quindi, è evidente che i problemi, che ho posto sotto il profilo costituzionale e ordinamentale, non sono sfuggiti al Governo, perché diversamente questa postilla non avrebbe avuto ragione di essere.
Ma aggiungo di più. Si riesce - udite, udite - anche a rinviare le elezioni, per quanto riguarda la supplenza di un deputato nel collegio di Siena. Noi sappiamo che un autorevole esponente del Partito Democratico, oggi assunto a ben altro incarico, cioè ai vertici di una importante banca italiana, se ne è andato dai banchi del Partito Democratico, lasciando vacante il seggio che l'aveva visto vincitore nel collegio uninominale di Siena. E qui si apre tutta un'altra partita, una partita che riguarda la maggioranza, ma non solo. Infatti, questo ritardo nel voto non è forse utile alla vecchia maggioranza giallo-rossa, cioè quella costituita prevalentemente - mi scusino coloro i quali non sono citati, ma “prevalentemente” - da Partito Democratico e da MoVimento 5 Stelle, per passare poi a Italia Viva e LeU? Ebbene, lì il problema c'è; il problema è stabilire se bisogna candidare Conte o Letta! E, allora, in attesa di sapere se donna Prassede morì di peste o di accidente, noi siamo qui ad attendere i comodi di chi deve decidere se, sulla scheda elettorale del collegio uninominale di Siena della Camera, nelle elezioni suppletive, per il centrosinistra, ci sarà il nome di Conte o il nome di Letta. E, nel nome di Conte e nel nome di Letta, nessuno si diletta nelle elezioni. Ma è anche curioso che una parte del centrodestra abbia partecipato favorevolmente al rinvio di queste elezioni suppletive, perché, se è vero che non tutti facemmo lo stesso tipo di opposizione lo scorso anno, quando si trattava di convertire in legge il decreto che rinviava le elezioni regionali, è certo che tutto il centrodestra si è sempre detto d'accordo di andare alle elezioni politiche anticipate nel più breve tempo possibile e ciò non può valere per le elezioni generali e non valere, invece, per un collegio uninominale. E allora, anche sotto questo profilo, la nostra critica è fondata ed importante.
Vi è, poi, la parte in cui si arriva alla riduzione delle sottoscrizioni da parte dei firmatari per poter presentare le liste elettorali. Anche sotto questo profilo, se è vero che la pandemia doveva mettere in guardia dalla possibilità di contatti, non ad un terzo delle firme si dovesse arrivare in senso di abbattimento, ma favorendo, ad esempio, i gruppi parlamentari regolarmente costituiti in questa Aula o in quella del Senato o, addirittura, estendendola ai gruppi regionali, per i comuni riferiti a quelle regioni, con l'esonero dalla raccolta di firme. Ciò avrebbe avuto almeno un significato, nel senso di dire: abbattiamo sostanzialmente del 70-75 per cento la raccolta delle firme che può - questo sì - generare occasioni di contatto e, quindi, eventuale trasmissione del virus, lasciando questa incombenza di firme ridotte soltanto alle liste cosiddette civiche o non rappresentate in Parlamento. Ma neppure questo si è fatto.
E poi, c'è la modifica delle norme relative all'elezione del sindaco nei comuni al di sotto dei 15 mila abitanti che qualche riflessione suggerisce. Ad esempio, è abbastanza curiosa la ragione per cui, nel caso della presentazione di una lista unica, si abbassa sostanzialmente il attraverso il quale il momento elettorale può dirsi raggiunto sotto il profilo della elezione efficace. In altre parole, cosa vuol dire? Vuol dire che avete ridotto al 40 per cento la percentuale di coloro i quali, gli iscritti nelle liste elettorali, possono, partecipando al voto, consentire che l'elezione sia tecnicamente fruttuosa. Ma, anche qui, il 40 per cento, contrariamente al 50 per cento della legge ordinaria, ha un trucco in sé che è poco commendevole, perché, poi, si dice che bisogna detrarre gli iscritti all'AIRE che non abbiano partecipato alla consultazione elettorale. Allora, scusatemi, il non è più del 40 per cento, perché vi sono dei comuni - soprattutto nei comuni di montagna dell'Emilia-Romagna, prevalentemente zone di emigrazione nel passato verso l'Inghilterra, la Francia, quando non in altri Paesi, ma l'AIRE, come voi sapete, riguarda un corpo di cittadini molto più ristretto - dove il peso degli iscritti all'AIRE è importante.
Allora, se noi creiamo due o tre o quattro sistemi di validità, vi chiedo: ma perché, nella lista unica, rispetto al caso delle due liste presentate, che cosa cambia rispetto all'AIRE? Io posso comprendere se aveste detto di abbassare al 35 per cento nel caso di lista unica o anche di più liste, proprio in relazione alla vicenda AIRE, ma quella di creare una disparità di trattamento tra lista unica, due liste, dicendo soltanto che, con le due liste, il quoziente elettorale è libero, allora, a questo punto, uno farà una lista civetta e la vostra norma è totalmente inutile, perché, per bypassare questa norma, basta fare una lista civetta.
Vado alla conclusione. Vedete, questo è un decreto che, alla fine, in tutta la materia elettorale, scopre anche di dover autorizzare le elezioni, anche in via telematica, per il rinnovo degli organi universitari. Sotto questo profilo, non vi è attinenza per materia, ma vi può essere una spiegazione che sarebbe utile da dare al Parlamento, perché, vedete, il voto per via telematica è un voto che rappresenta decisamente un'innovazione, anche sotto il profilo dello svolgimento tradizionale delle elezioni, ma che ha un limite invalicabile che in questa norma non viene introdotto; e quel limite invalicabile è la certezza della segretezza del voto e la personalità del voto espresso, cioè, in buona sostanza, che chi vota non sia scoperto da nessuno - segretezza del voto - ma, al tempo stesso, personalità del voto, perché possa votare soltanto quel soggetto che è legittimato a votare.
Vedete, a me pare di poter dire che, se proprio si voleva fare un decreto-legge in questa materia, lo si poteva scrivere meglio, lo si poteva scrivere con più attenzione, soprattutto, lo si poteva e doveva scrivere tenendo presente una cosa, che è fondamentale, che ce l'hanno insegnata colleghi che ci hanno preceduto su questi banchi, da Crispi a Vittorio Emanuele Orlando e, cioè, che le elezioni non sono il male assoluto: le elezioni sono un'occasione di confronto, le elezioni sono occasioni di stimolo, le elezioni non si possono rinviare perché si ha paura del risultato che esce dall'urna. E ci stupisce - lo dico sinceramente - che a questa impostazione siamo rimasti coerenti e fedeli soltanto noi del gruppo di Fratelli d'Italia.
Noi la nostra battaglia la continueremo, e non è una battaglia di ostruzionismo, ma è una battaglia di libertà, perché è inutile agitare tante bandierine per dire che questo è un Paese libero, quando, nell'unico momento in cui si può dare la libertà di scegliere agli elettori, gliela si comprime attraverso un sistema arzigogolato, che pone presunte e mai verificate situazioni di incompatibilità sanitarie con il voto. Il voto non è incompatibile con l'attuale sistema sanitario
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rotelli. Ne ha facoltà.
MAURO ROTELLI(FDI). Grazie, Presidente. Un saluto al sottosegretario Scalfarotto e anche a tutti i colleghi che stanno seguendo il dibattito. Presidente, “Disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021”: questo è il titolo del testo del disegno di legge che stiamo valutando e che stiamo discutendo questa mattina. La traduzione è semplice: le elezioni di primavera non si fanno più, ma si spostano tra metà settembre e metà ottobre del 2021. All'interno del testo, tante altre informazioni, iniziative, provvedimenti che, però, alla base, hanno questo rinvio.
Il motivo alla base di questo provvedimento, Presidente, è naturalmente la presenza della pandemia, questa iattura che ci sta perseguitando ormai da quattordici mesi e che, proprio perché è da oltre un anno che sta colpendo tutto il mondo e la nostra Nazione in maniera particolare, naturalmente non può più essere interpretata come emergenza.
Io credo che, in una situazione come questa, forse dovremmo fare lo sforzo di provare a partire da una serie di vicende, che potrebbero vederci tutti dalla stessa parte o tutti uniti da un ragionamento, e credo che tutti si possa essere d'accordo sul fatto che ogni divieto, ogni privazione, ogni blocco, che è partito, purtroppo, a causa del COVID, che è stato stabilito, possa essere definito una sconfitta, un fallimento, soprattutto dopo oltre un anno di questa emergenza.
Io penso che, di fronte a questa ennesima sconfitta, che è quella del rinvio, in questo caso, della scadenza elettorale - Presidente, ne approfitto perché abbiamo qualche minuto in più nella discussione generale rispetto a quello che, invece, abbiamo durante i lavori d'Aula, quando abbiamo le votazioni una appresso all'altra, che ci permettono al massimo di avere cinque minuti per quanto riguarda un emendamento o un ordine del giorno da illustrare - l'opposizione in Parlamento, in questo momento, ha un diritto e io credo anche un dovere di poter denunciare quello che noi riteniamo e che pensiamo che gli italiani reputino assolutamente sbagliato.
Oltretutto, credo che, oltre ad avere questo tipo di impostazione, abbiamo la necessità e il dovere di puntare il dito o di dire, per quanto ci riguarda, chi per noi ha la responsabilità di queste sconfitte e di questa in particolare, quella che riguarda questo provvedimento di cui stiamo parlando oggi.
Da questa mattina sono stati fatti dai miei colleghi del gruppo di Fratelli d'Italia, credo, una decina di interventi e, non vorrei sbagliarmi, ce ne sono stati un paio da parte della maggioranza, che nei loro interventi o in alcune interruzioni, soprattutto, sono intervenuti per introdurre dei distinguo, in alcuni casi addirittura per attaccare gli interventi, da parte dei deputati di Fratelli d'Italia, su virgole, aggettivi, sfumature. Io non credo, sinceramente, che la maggioranza e il Governo si debbano impegnare o si possano impegnare in una battaglia, Presidente, che ritengo assolutamente di retroguardia, a difesa in alcuni casi dell'indifendibile, perché penso, invece, che la maggioranza e il Governo abbiano degli strumenti, proprio in quanto tali, che gli possono permettere e gli permettono di fare molto di più, che non correggere gli accenti o le virgole degli interventi di circa una trentina di parlamentari dell'opposizione, su oltre seicento.
Io penso che sia un elemento e un modo di fare assolutamente svilente per chi fa parte della maggioranza e su questo mi rivolgo a lei, Presidente, perché, magari non sono stato presente sempre in Aula, però ho cercato di seguire quanto più possibile gli interventi anche attraverso altri mezzi e ho sentito un paio di interventi della maggioranza che mi hanno stupito. In che cosa la maggioranza, invece di intervenire in Aula a segnare di rosso o di blu gli interventi dell'opposizione, poteva, invece, e può intervenire? Io credo che di tempo ne abbiamo avuto abbastanza per poter fare interventi e, come ormai detto da tantissimi degli intervenuti in vari momenti, una cosa è stato il rinvio delle elezioni amministrative nella primavera dell'anno scorso, un altro discorso è quello che riguarda il 2021.
Io ricordo, Presidente, che la pandemia irrompe nel mondo a fine del 2018, addirittura, e ci colpisce in occidente nei primi del 2019; dopodiché, credo che, su come si è sviluppato tutto questo caos nel mondo, la storia ci darà delle notizie molto più puntuali rispetto a quelle che abbiamo adesso.
Sicuramente, sottosegretario, quella che abbiamo avuto davanti a un certo punto - e devo dire che mi ha anche spaventato, forse non soltanto a me, credo che sinceramente anche a lei e a tanti altri colleghi - sia stata questa contrapposizione, addirittura, a un certo momento, di modelli di intervento su questa questione della pandemia, perché la sensazione che ho avuto è che addirittura proprio lo stesso sistema democratico potesse essere messo a dura prova, e forse lo è stato, forse lo è. Parlo del sistema democratico in generale, perché sembrava che, a un certo punto, tutte le democrazie occidentali, e non solo, stessero perdendo la partita contro il COVID. Molto probabilmente una serie di scelte fatte in passato ci hanno fatto trovare senza strutture e senza strumenti. Ce lo ricordiamo, all'inizio, quando non avevamo praticamente a disposizione nulla per poter affrontare questa crisi pandemica, e quando dico nulla vuol dire che non avevamo le mascherine, i dispositivi di protezione individuale, i detergenti, non c'era una produzione nazionale e forse neanche europea di guanti, assolutamente nessun tipo di divisore in plexiglass veniva prodotto o le visiere, la sanificazione non sapevamo nemmeno con quale tipo di detergenti potesse essere fatta. E naturalmente, poi, c'è la questione vaccini, che tratterò in un altro momento. Subito il sistema si è messo a lavorare, ha organizzato, attraverso i centri di ricerca, le università, ce ne sono tantissimi di esempi, riconversioni di produzioni che non andavano più, perché quelli che servivano erano dispositivi di aiuto, di sostegno, di protezione. Sono iniziate queste riconversioni e sono, purtroppo, arrivate le privazioni, il lockdown, quello durissimo, che ha cancellato praticamente tutte le libertà alle quali eravamo abituati.
Se non ci fosse stato il COVID, si sarebbe parlato di un regime durissimo, di un regime dittatoriale, perché alcune di quelle libertà erano, fino a poco tempo fa, assolutamente inimmaginabili da cancellare. I regimi democratici europei si sono trovati a dover affrontare il problema e a dover prendere delle decisioni che cancellavano le libertà, sulla scorta di quello che avveniva in Cina o di quello che era successo in Cina, mentre il regime dittatoriale comunista cinese aveva, da questo punto di vista, inevitabilmente, una marcia in più, ahinoi, e la forza di potersi imporre nei confronti della popolazione, proprio perché regime dittatoriale con un unico partito, in maniera diretta e immediata nei confronti della popolazione. Abbiamo discusso tanto sulla qualità dei dati che ci arrivano dalla Cina, sulla qualità delle informazioni, sui ritardi, resta il fatto che quel regime dittatoriale ha fatto delle cose, alle quali noi incredibilmente ci siamo abituati perché eravamo terrorizzati da quello che stava succedendo. E perché l'abbiamo fatto, noi? Perché avevamo un regime dittatoriale che ci imponeva di fare quelle cose? No. Perché arrivava questo maledetto virus e, quindi, per il bene comune abbiamo scelto di fare dei sacrifici che fino a un po' di mesi fa erano assolutamente inimmaginabili: per il bene comune, per il bene della Nazione.
Così, l'anno passato, tra i vari sacrifici, ci siamo presi anche una pausa, tra aprile e maggio, e poi a settembre quando si sono celebrate realmente delle elezioni amministrative locali, in maniera particolare quelle regionali, perché l'anno scorso sono andate al rinnovo non soltanto alcune amministrazioni comunali, ma anche numerose regioni, tra le quali alcune molto popolose, basti pensare alla Puglia, alla Campania, in assoluto. I risultati di queste elezioni, sottosegretario, sono stati buoni e cattivi per entrambe le parti, non possiamo dire che le elezioni dell'anno scorso, posticipate, hanno poi realmente favorito qualcuno rispetto a qualcun'altro. Certo è che chi aveva gestito la fase pandemica per qualche mese in più, magari qualche percentuale l'ha strappata.
Ora, è mai possibile che, dopo più di un anno, ci si ritrovi esattamente nella stessa condizione di un anno fa, quando, però, una serie di precondizioni sono decisamente cambiate? E sono cambiate, in alcuni casi, in maniera assolutamente radicale, sono proprio imparagonabili, devo dire anche ringraziando il cielo, perché poi alcune di queste situazioni sono andate migliorando, tranne l'atteggiamento da parte dell'Esecutivo, che invece rimane ostativo, di proibizione, di limitazione, in questo caso di ulteriore rinvio. C'è da dire che con questo scontro di modelli che hanno approcciato e hanno provato a sconfiggere il COVID, non tutti ci siamo comportati nella stessa maniera. Prima parlavo di questo confronto tra il regime comunista cinese e i regimi in generale dittatoriali con le democrazie che, in un primo momento, ripeto, sembravano avere la peggio; tra le democrazie, però, non tutte, in questi 14 mesi, sono andate nella stessa direzione, e dico: meno male. Mi sembra abbastanza evidente che ci sono alcune democrazie, non soltanto europee, Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele, credo che siano state citate ormai decine di volte, anche durante questo dibattito, che, ringraziando Dio, hanno avuto, Presidente, una linea differente di approccio alla problematica democratica, all'interno di Paesi con la democrazia diretta, che viene naturalmente esercitata, con iniziative che li stanno vedendo protagonisti a livello mondiale, di gestione di questa emergenza. Ora sono sì, sottosegretario, modelli democratici, poi ognuno di noi, all'interno di quest'Aula, può dirsi più o meno affine alle democrazie americane e israeliane e inglesi, devo dire che, per quanto mi riguarda, sono dei punti di riferimento, sono dei modelli per come hanno affrontato, non soltanto questa emergenza, ma anche altre questioni di carattere nazionale interno e internazionale, purtroppo sono tutte democrazie extraeuropee e, quindi, il primo compito dell'opposizione italiana di Fratelli d'Italia è sottolineare come, in assoluto, il primo responsabile anche di questa necessità, che per noi non si regge in piedi, ma che da voi viene posta al centro dell'attenzione, di dover rinviare la data delle elezioni, è l'assoluta sconfitta e pesante, e mi permetto di dire anche un po' vergognosa, dei soloni di Bruxelles. L'Europa, da questo punto di vista, rappresentata nelle varie sue istituzioni, finisce veramente a terra, perché altre democrazie riescono a far fronte alle necessità, il sistema europeo va sott'acqua e rimane al palo, rispetto a tutti quelli che si sono, invece, rimessi in piedi e hanno rincominciato a correre e a vivere. In questo contesto, non per essere particolarmente pessimisti, ma è chiaro che, naturalmente, il punto di vista nostro è focalizzato sulla nostra Nazione, l'Italia riesce, se è possibile, a fare anche un pezzettino peggio del resto d'Europa, e lo prova il fatto, citato anche qui molte volte durante il dibattito, che durante questi mesi ci sono state elezioni in Germania, ci sono state elezioni in Francia e, grazie anche alla presenza di strumenti che possiamo utilizzare tutti i giorni per monitorare quello che succede e quello che fanno gli altri partiti in Europa, a breve, per esempio, si voterà nella circoscrizione comunale di Madrid, io credo nella prossima settimana. Vorrei sottolineare il fatto che questa vicenda di Madrid ha all'interno una serie di risvolti, che non sono solo di carattere elettorale, ma anche di approccio, al problema e alle limitazioni del COVID, decisamente molto interessanti e da approfondire, proprio perché quella municipalità ha inteso approcciare le vicende della pandemia in maniera diversa, anche rispetto al resto della Spagna.
Ora, oltre a dire chi è, per noi, che ha delle grosse, se non enormi e definitive, responsabilità, io mi chiedo: ma è possibile che, in questo anno e mezzo, quasi non si poteva proprio fare diversamente? Cioè, non c'era alternativa a rifare una cosa che si è fatta tale e quale l'anno scorso, identica? Ci viene una serie di dubbi. È normale all'opposizione, ma non solo all'opposizione, perché, confrontandoci con tanti colleghi della variopinta e variegata maggioranza, tanti li ritroviamo esattamente sulle nostre stesse posizioni, ma ora chiamati a rispondere all'ordine di scuderia.
Sono 1.316 comuni, se non sbaglio Presidente, quelli che vanno a rinnovo elettorale. Tra questi, ci sono comuni piccoli, medi e grandi; naturalmente alcuni decisamente molto importanti e simbolici, che sono quelli delle aree metropolitane più importanti, molto probabilmente, d'Italia, parliamo di Roma, Torino, Milano, il rinnovo del sindaco di Napoli, aree metropolitane densamente abitate con un numero, quindi, importante di milioni di elettori, che andrebbero al rinnovo delle amministrazioni. I motivi, quindi, per noi, sottosegretario, non sono legati al COVID, l'abbiamo sottolineato più di una volta. Riteniamo che i motivi, ahi noi, siano, purtroppo, di carattere politico, non soltanto perché negli altri Stati si celebrano le elezioni, ma perché qui il sistema democratico stesso, della nostra di Nazione è diventato un ibrido tra quello democratico puro, che sta ancora in piedi, che si rialza, che corre, che viaggia, che si riorganizza, come la Gran Bretagna, e gli Stati Uniti, che addirittura hanno celebrato le elezioni prima dell'arrivo dei vaccini, e il sistema, invece, cinese, nel quale una serie di privazioni ha, diciamo, regolato la vita di milioni di cittadini asiatici. Molto probabilmente qualcuno al Governo - sottosegretario lei, da questo punto di vista, deve essere un po' sentinella - penso e ho avuto timore che abbia avuto pure un mezzo innamoramento nei confronti del modello cinese, pensando che quel modello potesse essere un modello di riferimento e di approccio, altro che via della Seta. Qui i modelli di riferimento che sono stati presi sono stati, diciamo, inquietanti e per noi non è così, non è quello il modello giusto di approccio, non è un modello non soltanto di approccio, ma neanche di risoluzione delle questioni collegate alla pandemia. I modelli giusti li abbiamo già citati: sono modelli occidentali, sono modelli pluralisti, sono modelli che non si piegano, ma che provano a trovare soluzioni.
Crediamo che ci sia un imbarazzo forte anche tra le varie forze che compongono questa maggioranza, perché immaginatevi se ci fosse stata la data fissata fra un mese delle elezioni o, al massimo ai primi di giugno, fra quaranta, quarantacinque giorni. Saremmo stati adesso in campagna elettorale, alla sottoscrizione delle liste, alla presentazione delle liste con le forze che fanno parte della maggioranza che si sarebbero trovate divise in questa città, a Roma, si sarebbero trovate divise a Milano, con alcune di queste che, non soltanto avrebbero avuto degli imbarazzi tra forze del centrodestra e centrosinistra, che siedono nella stessa maggioranza, ma anche all'interno dello stesso centrosinistra. Le cronache e il racconto politico di tutti i giorni delle ipotetiche primarie, candidature tra parentesi primarie, Presidente, che si possono celebrare ai primi di giugno, non so con quale modalità, ma le primarie del Partito democratico invece si potranno celebrare, anche all'interno del centrosinistra ci sarebbero stati e ci sono delle problematiche. Una maggioranza nata perché non si poteva andare a votare. Mi ricordo perfettamente, ai primi di febbraio, l'intervento del Presidente della Repubblica, con l'ondata di paura e timore che ne è derivati e al blocco naturalmente delle elezioni stesse.
Questioni pratiche, sottosegretario, alcune le abbiamo lanciate, il collega Foti, poco fa, ha detto: potevamo eliminare la raccolta delle firme. Questioni pratiche che, in alcuni casi, sono incomprensibili e cadono nel grottesco. Sarò velocissimo per ricordarle, come già fatto in Aula, che dal 21 gennaio ci sono le crociere che solcano il Mare Mediterraneo – ecco, non vorrei che, con questo intervento, adesso vengano bloccate anche le crociere, sarebbe veramente paradossale - navi da 5 mila posti che possono viaggiare col 70 per cento di capienza, 3.500 persone. Nei 1.200 e rotti comuni che vanno a rinnovo spesso e volentieri non si arriva neanche a 3.500 persone, ci sono centinaia di comuni che, sappiamo benissimo, sono veramente molto piccoli, dove, oltretutto, poi va a votare meno del 50 per cento o, se va bene, il 50 per cento della popolazione. E allora, Presidente, sottosegretario e colleghi una sezione elettorale per chi le ha solcate, per chi ha fatto il rappresentante di lista perché ha vissuto, come diceva il collega Foti, le elezioni amministrative che al massimo possono avere mille aventi diritto al voto, dei quali partecipano magari 500-600 - e parlo di una sezione importante - da mille aventi diritto al voto. Invece di fare un seggio che può durare un giorno e mezzo, la domenica e il lunedì mattina, 400-500 persone scaglionate in tre giorni di votazione, dal venerdì o dal sabato, fino al lunedì mattina, non era possibile immaginarlo? Quando, nello stesso momento ci sono strutture, compresa la nostra, che sono organizzate in maniera tale da permettere a centinaia di persone, esattamente come stiamo per fare adesso o nelle prossime ore, quando il Presidente verrà a raccontarci del PNRR, di poter lavorare non per cinque o dieci minuti, che è il tempo massimo che si spende per poter espletare il voto, registrandosi e dando i documenti, ma per ore, come facciamo all'interno di quest'Aula e fuori, nel Transatlantico, durante le votazioni.
Io credo che prendersi la responsabilità sia uno sport che questo Esecutivo, Presidente, ha un po' dimenticato. Forse non è proprio nel DNA e credo che questa grande maggioranza, piena di contraddizioni, un po' vada a eliminare alcune di queste responsabilità. Chissà se qualcuno si è domandato, visto che da oggi si può pranzare e cenare solo all'aperto, se magari poteva essere possibile votare anche all'aperto, perché pure questo si sarebbe potuto fare, all'interno degli stessi istituti scolastici che ospitano le aule nelle quali poi si va a votare.
Ricordo - e provo a concludere, Presidente - che oggi siamo al 26 aprile e non al 2 febbraio, quando il Presidente Mattarella disse che non si poteva andare a votare. Oggi ci sono 12,5 milioni di persone in Italia che hanno avuto una dose di vaccino, 5,2 milioni - dati di poco fa - che hanno ricevuto due dosi, 12 mila persone che sono state vaccinate con una monodose e ci sono anche 3,4 milioni di italiani che sono guariti dal COVID e che, quindi, per un po' di mesi saranno immunizzati dalla malattia stessa. Il ritardo di questa campagna è sinceramente imbarazzante, perché chi si prende la libertà di ridurre queste libertà – e scusate il gioco di parole - dovrebbe cercare di capire che veramente sono passaggi talmente delicati che a livello nazionale - e soprattutto collegati al rinnovo delle amministrazioni - sono quasi insopportabili. È incredibile come, Presidente, noi abbiamo vissuto, tra la fine del “Conte 2” e l'inizio del nuovo Governo Draghi, prima un attacco costante, vergognoso, dentro quest'Aula, nei confronti del governo della regione Lombardia per la gestione della questione sanitaria, che veniva citata a ogni piè sospinto come esempio negativo o non funzionante, diciamo così, e di come poi, magicamente, cambiando la maggioranza, gli attacchi sono cominciati ad arrivare soltanto ai governatori delle due regioni nelle quali il presidente è di Fratelli d'Italia, dimenticandosi che se il presidente è di Fratelli d'Italia molto probabilmente l'assessore alla sanità o quelli delegati a combattere il COVID sono degli altri partiti del centrodestra, e quindi il centrosinistra, attaccando i presidenti di Abruzzo e di Marche invano, ha fatto anche danno ai suoi alleati.
Chiudo dicendo che in più di un passaggio, sottosegretario, ho sentito ripetere questa frase che sinceramente è stata veramente insopportabile: “Se ci fossero stati Meloni e Salvini, le fosse sarebbero state piene, in questa Nazione”. In più di un passaggio ci siamo sentiti dire, sottolineare e ridire questa frase. Quindi, chi in questo momento si indigna sul ruolo e sulla modalità con cui Fratelli d'Italia porta avanti la battaglia parlamentare, unici in opposizione, dovrebbe tacere pensando a cosa hanno provato a strumentalizzare e a cancellare, perché io ritengo che questo sia un passaggio sì veramente vergognoso e non quelli che da qualche parlamentare di Fratelli d'Italia oggi sono arrivati da questi banchi nei confronti della maggioranza e del comune.
Termino veramente, Presidente, dicendole che riteniamo assolutamente sbagliata questa dilazione dei tempi, questo rinvio delle votazioni, anche per un ultimo motivo.
Chi ha fatto amministrazione comunale sa che quando termina un'amministrazione, dopo i primi cinque anni e ancora di più alla fine del secondo mandato, cioè, se il sindaco è stato rinnovato, dopo dieci anni, la città, la regione e la provincia, a seconda di qual è l'organo che dev'essere rinnovato - soprattutto i comuni, in questo caso - hanno proprio bisogno di nuovo slancio, di nuovo protagonismo. Ognuno di noi la può pensare come vuole, ma questo è sotto gli occhi di tutti. Tante di queste realtà che andranno al voto, purtroppo più tardi di alcuni mesi rispetto a quando era stato previsto, saranno penalizzate e ripartiranno con lentezza, perché molte di queste amministrazioni hanno superato, esaurito la loro spinta propulsiva e si ritroveranno a dover ri-iniziare da capo, in ritardo rispetto a quelle che sono le esigenze. Grazie Presidente, saluto il sottosegretario e tutti gli altri colleghi .
PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16 con le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
La discussione sulle linee generali del provvedimento riprenderà, invece, a partire dalle ore 20.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA(FDI). Grazie, Presidente Fico, e un saluto al Presidente Draghi che onora il Parlamento della sua autorevole presenza, però, Presidente, oggi andiamo a discutere un tema fondamentale per questa legislatura, per le legislature a venire, e, a questo collegati, investimenti, per gran parte debiti, sulle future generazioni. Credo che il Parlamento in una Repubblica parlamentare abbia il diritto di essere rispettato dal Governo. Ho partecipato con la presidente Meloni, con il collega presidente Ciriani, all'incontro con il Presidente Draghi per conoscere quali erano gli intendimenti rispetto al Piano che andiamo a discutere. Ci ha fatto parlare molto - io lo ringrazio - ci ha ascoltati; poi, però, non abbiamo saputo nel dettaglio - ci è testimone il Ministro, anch'egli presente - di che cosa si intendeva trattare nella giornata di oggi.
E, allora, lei sa che ci è stato confermato dalla Presidenza - quando abbiamo chiesto contezza del Piano, come ci era stato assicurato dal Presidente Draghi - che ci sarebbe arrivato tra le mani venerdì sera. Avevamo già detto: Presidente, per una cosa che impegna gli italiani per 200 miliardi e oltre, è possibile avere un po' di tempo per il Parlamento italiano, per i rappresentanti del popolo, per approfondire quali saranno gli impegni? Ci è stato detto che sarebbe stata una lettura di facile consultazione. E allora abbiamo chiesto a lei, alle ore 8,30 di venerdì, se questo Piano sarebbe arrivato ai parlamentari e lei ci ha detto che sarebbe arrivato quella sera in buona fede, e così il giorno dopo, e poi ci ha detto che è stato rinviato, e poi ancora è stato rinviato. Finalmente, è arrivato alle ore 14 della domenica, eccolo qui: un Piano, 336 pagine stampate che descrivono quelli che sono gli impegni. Non è carta straccia, non è carta igienica, è una cosa importante, noi crediamo sia un documento rilevante , tanto da impegnare il Governo a essere qui oggi e crediamo che ogni parlamentare qui presente debba avere la dignità, la possibilità, la decenza di approfondire le numerosissime tabelle, quello che c'è scritto. Però non basta: arriva poi il Piano stampato, alle 14 c'è scritto, versione aggiornata alle 14 di oggi. Sono 270 pagine: probabilmente avrete ristretto il carattere e sarà quella la ragione, ma possiamo sapere se è così? E poi arriva alle ore 14,30 di oggi un ulteriore messaggio: la versione aggiornata, aggiornata, del Piano è disponibile.
Quindi, oggi il Parlamento italiano si impegna a ragionare di un testo che sfido chiunque tra i parlamentari qui dentro sia stato possibile approfondire con la necessaria prudenza e attenzione che chi viene pagato dal popolo deve avere quando tratta temi così rilevanti. Presidente, le rinnovo ciò che le ho chiesto già venerdì scorso: di valutare un rinvio della seduta odierna, di valutare, con la dovuta attenzione - venerdì le chiedevo - una riunione dei presidenti di gruppo, perché potessimo ragionare insieme su una questione tanto illogica come quella di discutere un Piano di questa rilevanza in quattro ore senza averlo potuto nemmeno leggere ed approfondire .
C'è un rapporto che sta degenerando in questa Repubblica tra il Governo e il Parlamento. Questa è una Repubblica fondata su questo Parlamento, i temi e le scelte che vengono fatti dal Parlamento sono le decisioni che rappresentano la volontà del popolo. Non basta una telefonata in Europa per avere l'avallo su quello che deve essere il destino della nostra Nazione. Non basta che in Europa vada bene ciò che è scritto su un foglio. È quest'Aula che deve determinarsi in piena coscienza .
E allora faccio appello a lei, Presidente Fico, ma anche al Presidente Draghi: è qui che dimostra l'attenzione per il ruolo che ha scelto coraggiosamente, in questa fase delicata, di rivestire. L'invito - adesso è formale, Presidente - all'assunzione di responsabilità, non solo di Fratelli d'Italia, che le ha chiesto il rinvio, ma di tutti i parlamentari. Chi ha avuto la possibilità di approfondirlo, chi saprà determinarsi, avendo coscienza di quello che c'è scritto e di quello che significa, voterà contro la nostra proposta di rinvio, ma credo sia opportuno votare in quest'Aula, oggi, sulla modifica dell'ordine del giorno e sul rinvio della seduta odierna con voto procedurale che chiedo venga effettuato a conclusione del mio intervento o successivamente, al termine degli interventi di altri colleghi che vorranno controbattere su un argomento di siffatta natura, tenendo conto, in ultimo, che il termine del 30 aprile, tanto richiamato, è un termine ordinatorio, non perentorio, è stato chiarito anche dall'Europa che pone e dispone di ciò che deve avvenire qui in Italia. Vi sarebbe stato tutto il tempo. Fratelli d'Italia è disponibile anche a tornare in quest'Aula sabato e domenica, prima del 30 prima, per discutere con maggiore coscienza ed eventualmente approvare una risoluzione che sostenga questo Piano, altrimenti tutto questo diventa più simile ad una barzelletta che ad un adempimento che un Parlamento, serio, rappresentativo e rappresentante del popolo che lo ha eletto, deve porre in essere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colletti sempre sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI(MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente, devo assolutamente concordare con quanto detto dal collega precedente, perché lei, Presidente, ci dovrebbe chiarire qual è il valore di una seduta parlamentare. Che valore hanno le decisioni che vengono prese in quest'Aula? Perché, se questa seduta è stata deliberata esclusivamente per ascoltare, come è giusto anche che sia, il Presidente del Consiglio in carica, tanto valeva ascoltare una conferenza stampa dello stesso Presidente del Consiglio. Perché è indecente che 630 deputati della Repubblica siano chiamati a discutere su di un Piano, arrivato 24 ore prima, modificato due ore fa, con riferimento al quale quasi nessuno, a meno che non viva nei meandri dei vari Ministeri, è a conoscenza in maniera precisa delle manovre che sono qui comprese. Cosa viene previsto, ad esempio, sul del 110 per cento? Nulla si sa, perché nulla è previsto, a quanto pare. Cosa viene previsto su molte altre misure? Come può quest'Aula, in scienza e coscienza, discutere su questo Piano, visto che ne è venuta a conoscenza esclusivamente due ore fa. C'è scritto proprio qui: versione aggiornata alle ore 14 del 26 aprile 2021. E poiché quest'Aula non dovrebbe essere utilizzata esclusivamente per fare proclami a mezzo televisione, ma per migliorare la vita dei cittadini lì fuori, dovrebbe anche prendersi il tempo per riflettere e per deliberare, dopo un'opportuna riflessione, per dare significato al ruolo di ogni parlamentare. Ed è proprio per questo motivo che è fondamentale posticipare questa discussione e arrivare con più tempo e con più calma ad una decisione ponderata su questo piano
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(LEU). Grazie, Presidente, chiarisco innanzitutto che non intervengo naturalmente a nome del gruppo di Liberi e Uguali, ma a titolo personale, a nome di Sinistra Italiana.
Presidente, le considerazioni che mi hanno preceduto sono difficilmente contestabili. Noi abbiamo un problema e mi pare che questo problema sia evidente. E' un problema che attiene più generalmente al rapporto ormai lungamente degradato tra Governo e Parlamento, tra potere esecutivo e potere legislativo, non è una novità, non è colpa di questo Governo; è tema su cui però sarebbe l'ora di aprire una seria discussione, anche magari di introdurre qualche elemento di sano e robusto correttivo. Tuttavia, stiamo discutendo di un passaggio non irrilevante. Il PNRR, il Piano di ripresa e resilienza, rappresenta lo strumento principale su cui si gioca il futuro di questo Paese, dell'Europa, e su cui, vorrei che ce lo ricordassimo, si è giocata la fase politica più calda degli ultimi mesi.
Il Governo precedente è caduto perché alcune forze politiche, in particolare, lo hanno accusato, in particolare, non solo di incompetenza nella scrittura del programma, e questo è naturalmente lecito, ma di non aver consentito una sufficiente partecipazione parlamentare, politica e sociale alla stesura e alla discussione del PNRR.
Io trovo che sia piuttosto curioso che, oggi, in quest'Aula, di fronte a un passaggio così rilevante, il Parlamento sia costretto a discutere, sostanzialmente a scatola chiusa, senza gli strumenti e i tempi necessari di approfondimento, di questo documento. È inutile ricordare gli aggiornamenti che si sono susseguiti nelle ultime ore; anche questo non è uno scandalo; che il Governo abbia bisogno di aggiornare un testo così rilevante a me pare perfino elemento confortante, vuol dire che si guarda con attenzione quello che sta scritto rispetto al nostro futuro, ma che questi aggiornamenti, fatti con la migliore delle intenzioni, siano consegnati al Parlamento poche ore prima della discussione e a poche ore dal voto parlamentare, francamente, è un po' inaccettabile.
Allora, si rinvii la discussione, si dia il tempo per approfondire, si riconosca l'errore su questo punto, si scelga una di queste strade, ma non si faccia finta di niente; tutto è lecito, l'unica cosa che non è lecita è far finta che su questo passaggio così rilevante il ruolo del Parlamento non sia stato ridotto per l'ennesima volta a un ruolo di ratifica, dopo che per due mesi, come ho avuto modo di dire già nella discussione parlamentare in occasione dell'approvazione delle precedenti risoluzioni sul PNRR, il Parlamento è stato messo nella condizione di trastullarsi in un'infinita discussione su un testo che non era quello che oggi noi ci apprestiamo a ridiscutere e che tra qualche giorno, tra pochissime ore, dovrà essere consegnato all'Europa.
PRESIDENTE. Intanto, per quanto riguarda oggi, le comunicazioni sono state decise e affrontate nella Conferenza dei presidenti di gruppo e le giornate sono state organizzate secondo il calendario stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e, infatti, sono state spalmate su due giornate, per le comunicazioni.
Rispetto anche alla richiesta di voto, nella nota ufficiale che noi abbiamo mandato a tutti i deputati abbiamo scritto chiaramente che oggi non sono previste votazioni. Quindi, la decisione se poter procedere oggi a un voto, procedurale o meno, è demandata a me . Io credo che, rispetto alle comunicazioni che adesso il Presidente del Consiglio farà, si possa procedere; alla fine delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, prima di iniziare il dibattito, convocherò una Conferenza dei presidenti di gruppo.
Poi, proseguiremo magari con il dibattito, a seconda di quello che verrà fuori dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, fermo restando che tutto quello che è stato già deciso in quella sede continua normalmente, oggi e domani.
GIORGIA MELONI(FDI). Allora che cosa si convoca a fare la Conferenza dei capigruppo?
PRESIDENTE. Perché è nato un dibattito e, quindi, lo portiamo in Conferenza dei capigruppo e vedremo che cosa deciderà. Però, fino ad ora, io non ho avuto richieste contrarie alla prosecuzione nella giornata di oggi, tranne che dal gruppo di Fratelli d'Italia, dalla sotto-componente del Misto l'Alternativa c'è e dal deputato Fratoianni di Sinistra Italiana. Per questo ho detto che convoco la Capigruppo, fermo restando che adesso … Ho detto che la Conferenza dei presidenti di gruppo uscirà con una decisione, ma siccome fino adesso sono solo questi i gruppi o le sotto componenti che hanno espresso un parere diverso sulla prosecuzione dei lavori, porto comunque la questione in capigruppo e vedremo. È chiaro che, poi, la Conferenza dei capigruppo deciderà. Però, adesso, continuiamo con le comunicazioni, perché è qui il Presidente del Consiglio e non c'è motivo per non andare avanti. Poi, ripeto, faremo una Conferenza dei presidenti di gruppo. In base a quanto si deciderà continueremo, così come abbiamo sempre fatto. Tutto qui.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ai sensi dell'articolo 18 del regolamento RRF (UE) 2021/241.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell' al resoconto stenografico della seduta del 22 aprile 2021 .
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.
MARIO DRAGHI,. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputati, sbaglieremmo tutti a pensare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, pur nella sua storica importanza, sia solo un insieme di progetti, tanto necessari quanto ambiziosi, di numeri, obiettivi, scadenze. Vi proporrei di leggerlo anche in un altro modo. Metteteci dentro le vite degli italiani, le nostre, ma soprattutto quelle dei giovani, delle donne, dei cittadini che verranno, le attese di chi più ha sofferto gli effetti devastanti della pandemia, le aspirazioni delle famiglie preoccupate per l'educazione e il futuro dei propri figli, le giuste rivendicazioni di chi un lavoro non ce l'ha o lo ha perso, le preoccupazioni di chi ha dovuto chiudere la propria attività per permettere a noi tutti di frenare il contagio, l'ansia dei territori svantaggiati di affrancarsi da disagi e povertà, la consapevolezza di ogni comunità che l'ambiente va tutelato e rispettato. Ma, nell'insieme dei programmi che oggi presento alla vostra attenzione, c'è anche e soprattutto il destino del Paese, la misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione, come fondatore dell'Unione europea e protagonista del mondo occidentale. Non è dunque solo una questione di reddito, lavoro, benessere ma anche di valori civili, di sentimenti della nostra comunità nazionale che nessun numero e nessuna tabella potranno mai rappresentare.
Dico questo perché sia chiaro che, nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze e miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite, soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti e, forse, non vi sarà più il tempo per porvi rimedio.
Nel presentare questo documento, al quale è strettamente legato il nostro futuro, vorrei riprendere, specie all'indomani della celebrazione del 25 aprile, una testimonianza di uno dei padri della nostra Repubblica. Scriveva Alcide De Gasperi, nel 1943: “Vero è che il funzionamento della democrazia economica esige disinteresse, come quello della democrazia politica suppone la virtù del carattere. L'opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri non sorgeranno degli uomini - oggi diremmo delle persone - disinteressati, pronti a faticare e a sacrificarsi per il bene comune”.
A noi l'onere e l'onore di preparare nel modo migliore l'Italia di domani .
Prima di concentrarmi sulla descrizione del Piano, vorrei ringraziarvi per il prezioso lavoro di interlocuzione con istituzioni e parti sociali svolto dal Parlamento.
La buona riuscita del Piano richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo. Il Parlamento ha effettuato, con rapidità, un ingente lavoro di sintesi delle osservazioni e delle istanze di numerosi enti istituzionali e associazioni di categoria ed esperti, che ha contribuito alla fase finale di definizione del Piano. Tale lavoro di sintesi si è affiancato all'intensa collaborazione tra i diversi Ministeri a vario titolo coinvolti nella predisposizione del Piano, un lavoro che ha grandemente beneficiato dell'azione già svolta dal precedente Governo. Ringrazio anche le regioni, le province e i comuni, il cui ruolo va oltre queste consultazioni. Gli enti territoriali sono, infatti, determinanti per la riuscita del Piano.
Il Piano ha tre obiettivi principali. Il primo, con un orizzonte temporale ravvicinato, risiede nel riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica. La pandemia ci ha colpito più dei nostri vicini europei: abbiamo raggiunto il numero di quasi 120 mila morti per il COVID-19, a cui si aggiungono i tanti mai registrati. Nel 2020, il PIL è caduto dell'8,9 per cento, l'occupazione è scesa del 2,8 ma il crollo delle ore lavorate è stato dell'11 per cento, il che dà la misura della gravità della crisi. I giovani e le donne hanno sofferto un calo di occupazione molto superiore alla media, particolarmente nel caso dei giovani nella fascia di età 15-24 anni.
Le misure di sostegno all'occupazione e ai redditi dei lavoratori hanno notevolmente attutito l'impatto sociale della pandemia, tuttavia questo si è sentito soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione. Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 7,7 per cento, per poi aumentare a poco meno del 10 per cento nel 2020. Ancora una volta, ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani e, ancora una volta, soprattutto nel Mezzogiorno. Con una prospettiva più di medio-lungo termine, il Piano affronta alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico. Infine, le risorse del Piano contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica.
Il Piano è articolato in progetti di investimento e riforme. L'accento sulle riforme è fondamentale: queste consentono non solo di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne. Le riforme e gli investimenti sono corredati da obiettivi quantitativi e traguardi intermedi e sono organizzati in sei Missioni e, per inciso, tutto questo sarà controllabile o, come si dice oggi, monitorabile su una piattaforma elettronica I progetti di ciascuna Missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese che costituiscono obiettivi orizzontali dell'intero Piano. Si tratta di colmare le disparità regionali tra Mezzogiorno e Centro-Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali. Le risorse fornite attraverso il Dispositivo di ripresa e resilienza dell'Unione europea sono pari a 191,5 miliardi.
Il Governo ha deciso di stanziare ulteriori 30,6 miliardi per il finanziamento di un Piano nazionale complementare da affiancare al dispositivo europeo. Questo piano complementare finanzia progetti coerenti con le strategie del PNRR che, tuttavia, eccedevano il tetto di risorse ottenibili dal dispositivo europeo. Il PNRR e il Piano complementare sono stati disegnati in modo integrato: anche i progetti del secondo avranno gli stessi strumenti attuativi.
Inoltre, sono stati stanziati, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi, da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Queste includono la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria - che sarà una vera alta velocità - e l'attraversamento di Vicenza, relativo alla linea ad Alta Velocità Milano-Venezia. Oltre a tutto ciò, è previsto il reintegro delle risorse del Fondo sviluppo e coesione, utilizzate nell'ambito del Dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti, per 15,5 miliardi. Nel complesso potremmo, quindi, disporre di circa 248 miliardi di euro. A tali risorse si aggiungono, poi, quelle rese disponibili dal programma REACT-EU che, come previsto dalla normativa dell'Unione europea, vengono spese negli anni 2021-2023. Si tratta di altri fondi per ulteriori 13 miliardi. Se si tiene conto solo del Piano e del Fondo complementare, la quota dei progetti “verdi” è pari al 40 per cento del totale, quella dei progetti digitali al 27 per cento, come indicato dalle regole che abbiamo tutti insieme deciso in Europa. Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno, sui 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota, dunque, del 40 per cento. C'è una forte attenzione all'inclusione di genere e al sostegno per i giovani.
Il Piano ha effetti significativi sulle principali variabili economiche: nel 2026, cioè al termine, il PIL sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell'attuazione del Piano. Ne beneficia anche l'occupazione, che sarà più elevata di 3,2 punti percentuali, rispetto allo scenario base del triennio 2024-2026.
Queste stime ipotizzano un'elevata efficienza degli investimenti pubblici effettuati ma non quantificano l'ulteriore impulso che potrà derivare dalle riforme previste dal Piano e, per quanto riguarda l'occupazione femminile e giovanile, non tiene conto della clausola di condizionalità, trasversale a tutto il Piano
L'accelerazione della crescita può essere superiore a quanto riportato nel Piano, se riusciamo ad attuare riforme efficaci e mirate a migliorare la competitività della nostra economia.
Il governo del Piano, quella che si chiama , è strutturato su diversi livelli ; quella che altri chiamano L'attuazione delle iniziative e delle riforme, nonché la gestione delle risorse finanziarie sono responsabilità dei Ministeri e delle autorità locali, che sono chiamati ad uno straordinario impegno in termini di organizzazione, programmazione e gestione. Le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione europea, sono affidati al Ministero dell'Economia e delle finanze. Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito, tra l'altro, di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell'attuazione del Piano.
Voglio sottolineare l'importante ruolo che le regioni e gli enti locali svolgeranno nell'ambito dell'attuazione del Piano. Sono, infatti, responsabili della realizzazione di quasi 90 miliardi di investimento, circa il 40 per cento del totale, in particolare con riferimento alla transizione ecologica, all'inclusione e coesione sociale e alla salute.
La prima Missione riguarda i temi della digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura.
Nel complesso, le risorse destinate a questa Missione sono quasi 50 miliardi, di cui 41 finanziate con il Dispositivo europeo e 8 miliardi e mezzo con il Piano complementare nazionale, e son pari al 27 per cento delle risorse totali. L'obiettivo principale è promuovere e sostenere la trasformazione digitale e l'innovazione del sistema produttivo del Paese. Abbiamo scelto di investire nella crescita dimensionale delle nostre imprese e in filiere ad alta tecnologia. È facile, quando si parla di digitale, parlare di fibra, di , di 5G, di identità digitale, di telemedicina e delle molte altre tecnologie sulle quali proponiamo di investire.
In realtà, dobbiamo ricordare per cosa la trasformazione digitale è essenziale per il nostro Paese: noi vogliamo che dal 2027 le nostre ragazze e i nostri ragazzi possano avere accesso alle migliori esperienze educative ovunque esse siano in Italia ; vogliamo che i nostri imprenditori, piccoli e grandi, possano lanciare, far crescere le loro attività rapidamente ed efficientemente; vogliamo permettere alle donne imprenditrici di realizzare i loro progetti; vogliamo che i lavoratori e le lavoratrici continuino ad acquisire le competenze per le professioni di oggi e di domani; vogliamo che le persone più sole o vulnerabili possano essere assistite dagli operatori sanitari, dai volontari e dai loro familiari nel migliore e più tempestivo modo possibile; vogliamo che le pubbliche amministrazioni e i loro servizi siano accessibili, senza ostacoli, senza costi e senza inutile spreco di tempo; vogliamo, insomma, accelerare l'adozione della tecnologia nel pubblico, nel privato e nelle famiglie per dare, alla fine del quinquennio 2021-2026, eque opportunità a tutti, in particolare, lo ripeto ancora e lo ripeterò ancora dopo, a giovani, donne e a chi vive in territori meno connessi.
Per il rilancio della cultura e del turismo, due settori chiave per l'Italia, anche perché hanno un significato identitario per noi, una prima linea di azione riguarda interventi di valorizzazione dei siti storici e culturali, volti a migliorare la capacità attrattiva, la sicurezza e l'accessibilità dei luoghi. Gli interventi sono dedicati, non solo ai cosiddetti grandi attrattori, ma anche alla tutela e alla valorizzazione dei siti minori. Si aggiungono misure per una riqualificazione ambientalmente sostenibile delle strutture dei servizi turistici che fanno leva anche sulle nuove tecnologie.
Il Piano non trascura il fatto che il rafforzamento della digitalizzazione e la spinta all'innovazione devono essere realizzati in maniera sinergica tra settori e aree di intervento. Molte misure, di cui dirò più avanti relativamente ad altre Missioni, ad esempio relativamente a istruzione e ricerca o sanità, completano la strategia del Governo in quest'area.
La seconda Missione denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica” si occupa dei grandi temi dell'agricoltura sostenibile, dell'economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell'efficienza energetica degli uffici, degli edifici, delle risorse idriche e dell'inquinamento. Essa è particolarmente importante per noi italiani, perché l'Italia è maggiormente esposta a rischi climatici rispetto ad altri Paesi, in parte per l'orografia, in parte per gli abusi, in parte per la delicatezza dell'ambiente. La Missione migliora la sostenibilità del sistema economico e assicura una transizione equa e inclusiva verso una società a impatto ambientale pari a zero. La dotazione complessiva di questa Missione è la più cospicua tra le sei proposte, quasi 70 miliardi, di cui 60 finanziati col dispositivo europeo. Vi sono, inoltre, investimenti a supporto della transizione ecologica anche in altre Missioni. Questa Missione prevede misure per migliorare la gestione dei rifiuti e per l'economia circolare, rafforza le infrastrutture per la raccolta differenziata, ammoderna o sviluppa nuovi impianti di trattamento rifiuti.
Per raggiungere la progressiva decarbonizzazione sono previsti interventi per incrementare significativamente l'utilizzo di fonti di energia rinnovabile per il rafforzamento delle reti e una mobilità più sostenibile. Vi è uno sforzo significativo per promuovere l'efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Per il superbonus 110 per cento sono previsti, tra PNRR e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente Governo (non c'è alcun taglio). La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione a giugno 2023 solo per le case popolari. È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l'ambiente.
Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel disegno di legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021 con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e di sicurezza degli edifici.
Inoltre, nella Missione non sono stati trascurati i temi della sicurezza del territorio, con interventi di prevenzione e ripristino a fronte di significativi rischi idrogeologici, della salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità e quelli relativi all'eliminazione dell'inquinamento nelle acque o nel terreno e alla disponibilità di risorse idriche.
La Missione 3 dispone una serie di investimenti finalizzati allo sviluppo di una rete di infrastrutture di trasporto moderna, digitale, sostenibile e interconnessa. Nel complesso, per questa finalità sono allocati oltre 31 miliardi. Gran parte delle risorse è destinata all'ammodernamento e al potenziamento della rete ferroviaria. Si prevede il completamento dei principali assi ferroviari ad alta velocità e ad alta capacità, per una spesa di più di 13 miliardi, l'integrazione tra questi e la rete ferroviaria regionale e la messa in sicurezza dell'intera rete.
Vi sono poi interventi per la digitalizzazione del sistema della logistica, per migliorare la sicurezza di ponti e viadotti e misure per innalzare competitività, capacità e produttività dei porti italiani.
La missione 4, “Istruzione e Ricerca”, incide su fattori indispensabili per un'economia basata sulla conoscenza. Oltre ai loro risvolti benefici sulla crescita, tali fattori sono determinanti anche per l'inclusione e l'equità. I progetti proposti intendono rafforzare il sistema educativo lungo tutto il percorso di istruzione, sostenere la ricerca e favorire la sua integrazione col sistema produttivo. Gli interventi principali riguardano il miglioramento qualitativo e l'ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell'offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia . Riguardano ancora lo sviluppo e il rafforzamento dell'istruzione professionalizzante, i processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti, il potenziamento e l'ammodernamento delle infrastrutture scolastiche, ad esempio con il cablaggio interno di circa 40 mila edifici scolastici, la riforma e l'ampliamento dei dottorati, il rafforzamento della ricerca e la diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata, condotta in sinergia tra università e imprese. Infine, il sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico. A questa missione sono destinati quasi 32 miliardi, di cui 1 miliardo finanziato con le risorse nazionali tramite il fondo complementare e 31 con il Dispositivo europeo.
La quinta Missione è destinata alle politiche attive del lavoro e della formazione, all'inclusione sociale e alla coesione territoriale. I fondi destinati a questi obiettivi superano nel complesso i 22 miliardi, ma ulteriori 7,3 miliardi di interventi beneficeranno delle risorse di REACT-EU. Sono previsti investimenti in attività di formazione e riqualificazione dei lavoratori, si prevede l'introduzione di una riforma organica integrata in materia di politiche attive e formazione, nonché misure specifiche per favorire l'occupazione giovanile. Sono introdotte misure a sostegno dell'imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il di genere .
Si è scelto poi di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. A queste si affiancano misure per la riqualificazione dei tessuti urbani più vulnerabili, periferie e aree interne del Paese, e interventi di potenziamento dell'edilizia residenziale pubblica.
La Missione 6 riguarda la salute, un settore critico che ha affrontato sfide di portata storica nell'ultimo anno. La pandemia da COVID-19 ha confermato il valore universale della salute, la sua natura di bene pubblico fondamentale e la rilevanza macroeconomica dei servizi sanitari pubblici. Le riforme e gli investimenti proposti con il Piano in quest'area hanno due obiettivi principali: rafforzare la prevenzione e i servizi sanitari sul territorio e modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario per garantire a tutti un accesso equo alle cure.
Un'osservazione che volevo dire a proposito delle prestazioni erogate sul territorio è che è previsto un significativo incremento delle prestazioni in assistenza domiciliare, fino a prendere in carico, entro il 2026, il 10 per cento di età sopra i 65 anni, in particolare coloro che hanno patologie croniche o non sono autosufficienti .
Inoltre, il miglioramento delle prestazioni erogate sul territorio è perseguito attraverso il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali come le case della comunità e gli ospedali di comunità, il rafforzamento, come dicevo, dell'assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari.
A queste misure si affiancano progetti per il rinnovamento e l'ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti, per il completamento e la diffusione del fascicolo sanitario elettronico, per una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza. Rilevanti risorse sono destinate, inoltre, alla ricerca scientifica e a favorire il trasferimento tecnologico, oltre che a rafforzare le competenze e il capitale umano del Servizio sanitario nazionale. Nel più generale ambito socio-sanitario introduciamo un'importante riforma per la non autosufficienza, con l'obiettivo primario di offrire risposte ai problemi degli anziani. Questa misura affronta in maniera coordinata i diversi bisogni che scaturiscono dalle conseguenze dell'invecchiamento. Vogliamo che i nostri anziani possano essere messi in condizione di mantenere o riguadagnare la massima autonomia possibile in un contesto il più possibile de-istituzionalizzato . Dopo le sofferenze e le paure di questi mesi di pandemia non possiamo certo dimenticarci di loro.
Vediamo ora l'impatto del Piano su donne, giovani e Sud. Eliminare gli ostacoli che limitano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è fondamentale per la ripresa dell'Italia. Il Piano interviene sulle molteplici dimensioni del divario di genere e si inserisce nel percorso di riforma avviato con il . Il Governo intende lanciare, entro il primo semestre 2021, la Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026.
Il PNRR sviluppa le priorità di questa Strategia nazionale e le articola in un ampio programma: 4,6 miliardi sono destinati a costruire nuovi asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia; quasi un miliardo va a finanziare l'estensione del tempo pieno nelle scuole primarie, per permettere alle famiglie, e alle madri in particolare, di conciliare meglio la loro vita professionale lavorativa.
Il Piano prevede 400 milioni per favorire l'imprenditorialità femminile e stanzia oltre un miliardo per la promozione delle conoscenze in ambito tecnico-scientifico, soprattutto per le studentesse. Infine, grazie all'azione di questo Parlamento, l'assegno unico diventerà lo strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno delle famiglie con figli , in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti.
E' una riforma che rappresenta un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a sostegno della natalità ,
Un piano che guarda alle prossime generazioni deve, infatti, riconoscere la nostra realtà demografica: siamo uno dei Paesi con la più bassa fecondità in Europa, quasi meno di 1,3 figli per ciascuna donna, contro quasi 1,6 nella media europea.
Per mettere i nostri giovani nella condizione di formare una famiglia - e questo è un po' dimostrato anche da indagini abbastanza recenti - dobbiamo rispondere a tre loro richieste: un adeguato, una casa e un lavoro sicuro .
Oltre agli asili nido, i giovani beneficiano delle misure per le infrastrutture sociali e le case popolari. E in un prossimo decreto di imminente approvazione son previste altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa e, in particolare, oltre a significative agevolazioni fiscali, per ridurre l'anticipo, che bisogna pagare sul mutuo, grazie all'introduzione di una garanzia statale appositamente rivolta ai giovani . 1,8 miliardi vanno ad accrescere la competitività delle imprese turistiche, di cui una parte importante è destinata a incentivare la creazione di nuove imprese da parte di chi ha meno di 35 anni.
Potenziamo il Servizio civile universale per i giovani tra i 18 e i 28 anni al quale destiniamo 650 milioni per il periodo 2021- 2023. Si tratta di una forma di cittadinanza attiva che è, allo stesso tempo, uno strumento di formazione, un motore di inclusione e coesione sociale. I giovani possono orientarsi rispetto allo sviluppo della propria vita professionale e, allo stesso tempo, rendere un servizio nobile alla propria comunità e all'Italia.
Sempre per i giovani, investiamo 600 milioni di euro per rafforzare il sistema duale e rendere i sistemi di istruzione e formazione più in linea con il mercato del lavoro Questo intervento agevola l'occupazione giovanile e, allo stesso tempo, viene incontro alle esigenze delle imprese in termini di competenze. Tra le altre misure legate all'istruzione, ribadiamo la centralità dello sport nel percorso formativo dei ragazzi e delle ragazze
Il Piano dedica un miliardo alle strutture sportive per i giovani, in parte dedicato a nuove palestre e attrezzature sportive nelle scuole, in parte a rafforzare il ruolo dello sport come strumento di inclusione sociale e di contrasto alla marginalizzazione.
Più in generale, i giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il Piano; gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica creeranno principalmente occupazione giovanile. La creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro sarà anche l'effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione che, tra l'altro, consentiranno di completare la connettività delle scuole. Il Piano prevede una specifica attenzione per le persone con disabilità nell'ambito degli interventi per ridurre i divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado. Gli interventi per la mobilità, il trasporto pubblico locale e le linee ferroviarie favoriscono il miglioramento e l'accessibilità di infrastrutture e servizi per tutti i cittadini. È previsto un investimento straordinario sulle infrastrutture sociali, nonché sui servizi sociali e sanitari di comunità e domiciliari, per migliorare l'autonomia delle persone con disabilità. Il miglioramento di servizi sanitari sul territorio favorisce un accesso realmente universale alla sanità pubblica. Si prevede, infine, di introdurre la legge-quadro sulle disabilità, per semplificare l'accesso ai servizi e ai meccanismi di accertamento della disabilità . Nel corso dell'attuazione del Piano, l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità monitorerà, controllerà che le riforme proposte siano adeguatamente inclusive.
La crescita del Mezzogiorno rappresenta l'altro aspetto prioritario, trasversale al Piano . Il potenziale del Sud in termini di sviluppo, competitività e occupazione è tanto ampio quanto è grande il suo divario dal resto del Paese. Non è una questione di campanili: se cresce il Sud, cresce l'Italia . Più del 50 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture, soprattutto l'alta velocità e il sistema portuale, è diretto al Sud. Gli interventi su economia circolare, transizione ecologica, mobilità sostenibile, tutela del territorio e risorse idriche destinano al Mezzogiorno 23 miliardi. A questi investimenti si accompagnano la riforma delle Zone economiche speciali e un robusto finanziamento alla loro dotazione infrastrutturale. Stimiamo che l'incremento complessivo del PIL del Mezzogiorno, negli anni 2021-2026, sarà pari quasi a una volta e mezzo l'aumento del PIL nazionale . L'obiettivo è rendere il Mezzogiorno un luogo di attrazione di capitali privati e di imprese innovative.
Come dicevo, il PNRR non è soltanto un piano di investimenti, ma, anche e soprattutto, un piano di riforme. La riforma della giustizia affronta i nodi strutturali del processo civile e penale. Nonostante i progressi degli ultimi anni, permangono ritardi eccessivi. In media sono necessari oltre 500 giorni per concludere un procedimento civile in primo grado, a fronte dei circa 200 in Germania. Il Piano rivede l'organizzazione degli uffici giudiziari e crea l'ufficio del processo, una struttura a supporto del magistrato nella fase conoscitiva della causa. Nel campo della giustizia civile si semplifica il rito processuale in primo grado e in appello e si dà definitiva attuazione al processo telematico, come richiesto nei mesi scorsi dal Senato.
Il Governo intende ridurre l'inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo. Questo è uno degli impegni più importanti ed espliciti che abbiamo preso verso l'Unione europea; l'obiettivo finale che ci proponiamo è ambizioso: ridurre i tempi dei processi del 40 per cento per il settore civile e almeno del 25 per cento per il penale. Tutti noi vogliamo un sistema giudiziario strutturalmente più efficiente; tutti noi vogliamo che questo sistema giudiziario migliori la qualità della risposta.
La seconda riforma di sistema riguarda la pubblica amministrazione, sulla cui capacità di rispondere in modo efficiente ed efficace incidono diversi fattori, tra questi: la stratificazione normativa, la limitata e diseguale digitalizzazione, lo scarso investimento nel capitale umano dei dipendenti, l'assenza di ricambio generazionale e di aggiornamento delle competenze. La riforma interviene su quattro ambiti principali: assunzioni e concorsi, mediante una razionalizzazione delle procedure di assunzione e una programmazione degli organici mirata a fornire servizi efficienti a cittadini e imprese; buona amministrazione, grazie alla semplificazione del quadro normativo e procedurale; rafforzamento delle competenze, tramite una revisione dei percorsi di carriera, la formazione continua del personale, lo sviluppo professionale; la digitalizzazione, con investimenti in tecnologia, la creazione di unità dedicate alla semplificazione dei processi e la riorganizzazione degli uffici; inoltre, entro maggio, presentiamo un decreto che interviene con misure di carattere prevalentemente strutturale, volte a favorire l'attuazione del Piano e del piano complementare.
Oltre a importanti semplificazioni nell'iter di attuazione e di valutazione degli investimenti in infrastrutture, si procede a una semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni e . Il Piano vuole anche impegnare Governo e Parlamento a una continuativa e sistematica opera di abrogazione e modifica delle norme che frenano la concorrenza, creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini. Questi principi sono essenziali per la buona riuscita del Piano; dobbiamo impedire che i fondi che ci accingiamo a investire finiscano soltanto ai monopolisti. A questo fine, assume un ruolo cruciale la legge annuale sulla concorrenza prevista nell'ordinamento nazionale del 2009, ma realizzata solo una volta nel 2017. Intendiamo varare norme volte ad agevolare l'attività di impresa in settori strategici, come le reti digitali e l'energia. Alcune di queste norme sono già individuate nel Piano, ad esempio il completamento degli obblighi di gara per i regimi concessori, oppure la semplificazione delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti. Il Governo si impegna a mitigare gli effetti negativi che alcune di queste misure potrebbero produrre, rafforzando i meccanismi di regolamentazione e la protezione sociale.
In conclusione, devo ringraziare questo Parlamento per l'impulso politico che anima tutto il Piano. L'attenzione ad ambiente, giovani, donne, Mezzogiorno, che informa ogni intervento, è prima di tutto frutto della vostra azione . Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano, sono certo che l'onestà, l'intelligenza e il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità e gli interessi costituiti . Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l'emergenza ci chiama alla solidarietà e alla responsabilità.
È con la fiducia che questo appello allo spirito repubblicano verrà ascoltato e che si tradurrà nella costruzione del nostro futuro che presento oggi questo Piano al Parlamento , , .
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che è immediatamente convocata presso la Sala della Regina. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Come è stato stabilito nella Conferenza dei presidenti di gruppo, continuiamo con la discussione e, quindi, gli iscritti in discussione generale.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri.
È iscritto a parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
FEDERICO CONTE(LEU). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, non vi è chi in buona fede non veda lo sforzo straordinario che il suo Governo sta compiendo per avviare l'Italia del domani e, però, non sarebbe onesto negare che il poco tempo messo a disposizione del Parlamento limita una discussione approfondita, quantomeno, sulle quattro riforme di sistema sulle quali poggia il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta, evidentemente, di tornarci, il Parlamento deve poterci tornare. Questo tempo è stato, però, sufficiente, almeno nella mia prospettiva di deputato meridionale, per rilevare che il modello di come è stato definito, è ancora irrisolto o si è risolto, dal mio punto di vista, male.
Immaginare di affidare i singoli investimenti ai Ministeri, alle regioni e ai comuni, seppur sotto il coordinamento, la valutazione e il controllo di strutture costituite presso il MEF, significa approntare un modello troppo leggero e sicuramente inadeguato nel e per il Mezzogiorno d'Italia, la parte del Paese che ha più bisogno di infrastrutture e servizi e che, però, è meno attrezzata per realizzare gli obiettivi che ci stiamo ponendo. E, del resto, lei ne è consapevole, perché la previsione di di supporto agli enti territoriali va in questa direzione, ma anche quella a me appare insufficiente per affrontare interventi di particolare complessità e che hanno un'incidenza interterritoriale molto ampia. Si pensi, un esempio su tutto, agli investimenti sulla logistica portuale. Come poterli affrontare adeguatamente, se non con un progetto che ispiri la Missione Sud, organico, non a spicchi, per non compiere l'errore che si è già fatto in passato? Un progetto che non può essere costipato in una percentuale - la riserva del 40 per cento, peraltro al di sotto delle aspettative dei meridionali - ma che deve essere sostenuto - e su questo io spero che lei voglia prendere un impegno - anche con risorse e fondi ordinari sin dalla prossima legge di stabilità.
Nello scorso marzo, alla presenza del Ministro Franco, ebbi modo di rilevare che è evidente che il modello di gestione deve svolgersi, declinarsi a più livelli - centrale e territoriale, come regioni e comuni -, ma è altrettanto evidente che bisogna individuare soggetti tecnicamente qualificati e ordinarli lungo una linea orizzontale. E, rispetto a questi soggetti, gli enti territoriali, la cui importanza lei ha giustamente richiamato, devono svolgere una funzione di servizio complementare. Non si può immaginare una funzione autonoma, esclusiva, in primo luogo, perché tutti gli interventi declinati nelle sei Missioni hanno un interesse strategico nazionale, seppur abbiano un livello di applicazione e di attuazione territoriale, dalla sanità all'ambiente, alle infrastrutture territoriali, a quelle sociali, come gli asili nido. Immaginare che si possa attuare questi interventi regione per regione e comune per comune significa immaginare un'applicazione di questo dispositivo così importante che finirà per replicare le diseguaglianze che esso stesso vuole sanare e colmare.
Mi pare, in secondo luogo, anche incomprensibile che il suo Governo, dopo il successo del modello del ponte Morandi, da una parte, affidi a ventinove commissari 57 opere di rilievo nazionale, per 83 miliardi di euro, 33 a farsi valere sul PNRR e, poi, allo stesso tempo, prenda una decisione del genere per le ZES, che è il cardine della politica della logistica e della portualità e, invece, in questa prospettazione che lei oggi ha spiegato, affidi 87 o 90 miliardi, come lei ha detto, alle regioni.
Lei ha speso parole molto importanti per il Sud del Paese, Presidente, sono parole molto apprezzate, però questa prospettiva va immaginata in concreto. La pandemia ha messo in evidenza i limiti del regionalismo all'italiana, eppure, da quando si è formata questa maggioranza - che si è formata sulla invocazione dell'unità nazionale - la spinta centrifuga delle regioni è ripresa ed è ripresa molto fortemente: si è visto con la contestazione del piano di vaccinazione, con la pretesa di collegare al DEF nuovamente la norma sull'autonomia differenziata, con le polemiche che sono nate sulle riaperture.
Allora, Presidente, se ho letto bene che c'è alle viste un decreto-legge per dettagliare il modello di , io spero che, per quel momento, il suo Governo possa immaginare un modello effettivo ed efficace che individui i soggetti attuatori adeguati tecnicamente, che delimiti le funzioni di indirizzo e controllo che spettano agli enti territoriali e, in particolare, alle regioni, ma anche alle città metropolitane, che salvaguardi la rete dei comuni medi e piccoli.
Si tratterebbe, Presidente, dell'avvio di un'altra riforma, oltre alle quattro già contemplate, molto importante, quella delle autonomie locali: individuare un sistema istituzionale che chiuda la stagione del regionalismo rivendicativo e apra la stagione del regionalismo di funzione, un modello che coniughi il principio costituzionale del decentramento amministrativo e quello dell'unità nazionale. Quella unità nazionale in ragione della quale ella è stato chiamato a questo prestigioso incarico, a salvare il Paese, l'unità nazionale per la quale noi sentiamo il dovere di sostenerla .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.
RAFFAELE TRANO(MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Colleghi, Primo Ministro, siamo davanti alla peggiore crisi economica, sanitaria, sociale, che ha investito l'Italia dal dopoguerra ad oggi. Questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, millantato come la grande per il Paese, in realtà è un piano che ci è pervenuto ieri pomeriggio alle 17 e poi è stato modificato anche poche ore fa.
Di sicuro, un obiettivo, questo Governo, l'ha centrato: è quello di mortificare questo Parlamento, che una volta era il cuore pulsante della democrazia ) e oggi è stato svilito, mortificato.
Le modifiche che sono state apportate: se pensiamo che il Governo “Conte 2” ha impiegato circa sei mesi per elaborare il Piano di ripartenza per l'Italia, il vostro Governo ne ha impiegati due per modificarlo in nome delle che state rappresentando; due mesi di litigi, sotterfugi, pezze qua e là, e ancora maggiore confusione di quanta ce ne fosse prima riguardo alla ripresa italiana sulle tracce indicate dall'Europa. Ma, a quanto pare, a voi questo progetto non andava bene.
Oggi che cosa abbiamo? Abbiamo una bozza dove non si spiega ancora dove verranno fatti gli investimenti, quali saranno gli effetti del moltiplicatore sull'economia reale e dove risiedono questi singoli interventi. A noi non serve sapere che la disoccupazione calerà del 3 per cento, vogliamo sapere dove e grazie a che cosa ci sarà la ripartenza, altrimenti sarà il Piano scritto dagli amici degli amici, partorito nelle segrete stanze con l'aiuto di McKinsey e con i di Stato; altro che Piano Marshall, come sostiene la vostra propaganda! Nel Piano originale, quello americano, quasi tutti i finanziamenti erano a fondo perduto. Qui ogni cosa ha un prezzo e saranno i 122 miliardi ad essere ripagati dagli italiani e non si sta neppure consentendo ai rappresentanti eletti dal popolo di decidere come impiegarli. Da quel poco che si riesce a capire, invece, le risorse saranno disperse in mille rivoli, perché questa maggioranza, eterogenea e litigiosa, ha nel suo Piano tutto e il contrario di tutto.
Nel nostro atto di indirizzo, che abbiamo presentato, invece, ci siamo concentrati su pochissimi progetti, ma concreti, e ve ne cito qualcuno. L'acqua pubblica: questa sì, che è la vera occasione irripetibile, la vera occasione storica, che è sfuggita, invece. Se pensiamo che sono stati allocati tantissimi miliardi nell'alta velocità, badate bene che i cittadini, molti cittadini, milioni di cittadini, non useranno mai l'alta velocità, perché mentre siamo qui a disquisire, questi sono in fila negli uffici postali a pagare le bollette; e a loro non interessa la poltroncina in prima classe sull'alta velocità, loro sono interessati a vedere uscire dal rubinetto l'acqua potabile, non di colore marrone, e soprattutto di vedere ridotti i costi di questi servizi. Ma che fine ha fatto la proposta di legge a prima firma Daga, sottoscritta da 200 parlamentari, che proponeva di attuare il risultato del referendum popolare? Questa era la vera democrazia diretta.
E invece no, è stata persa questa occasione storica, perché con questi soldi potevamo ricomprare le quote, risanare le società, mettere in sicurezza le sorgenti, le reti. O il Governo pensa che anche l'acqua rientri nella privatizzazione selvaggia? Da marzo scorso è evidente che anche i più distratti hanno preso coscienza dei limiti della nostra sanità, frutto di tagli selvaggi e gestioni che rispondono alle logiche della lottizzazione, anziché a quelle della tutela della salute, e il COVID ne è l'esempio lampante. Fondamentale prevedere un sistema per le situazioni emergenziali e uno per quelle ordinarie, ma il Governo, limitandosi a scrivere il solito libro delle buone intenzioni, sembra ignorarlo.
E demoralizza anche constatare che neppure gli errori degli ultimi mesi siano serviti ad abbandonare rotte fallimentari. Con il “decreto Liquidità” - e mi dispiace, Presidente, che sia andata via la Ministra Lamorgese - portai avanti una lunga battaglia, con un emendamento, affinché quel denaro non finisse nelle mani sbagliate.
Bastava semplicemente dare retta ai procuratori di Milano e Napoli e della DNA, Cafiero De Raho. Bene, quell'emendamento venne ignorato ed oggi i risultati sono alla portata di tutti, perché la numero uno dell'Antimafia di Milano ha scoperto che 600 aziende sono state colpite da interdittive antimafia, che hanno fatto cassa con quei soldi. Oggi, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, date le premesse, le cose andranno anche peggio, e ve lo dico qui: si parla di norme anticorruzione da abrogare, per non parlare della revisione delle norme sull'incompatibilità e inconferibilità, un regalo a chi da sempre è impegnato a oliare le porte girevoli. E non si può utilizzare, questa occasione, per garantire i soliti noti e abbandonare i cittadini, che, a causa di corrotti e furbetti, hanno già subìto troppi danni. Si deve sempre scegliere una parte da cui stare, e L'Alternativa c'è ha scelto di stare dalla parte sana del Paese. Mi auguro che tutti, in quest'Aula, sappiano fare lo stesso .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gualtieri. Ne ha facoltà.
ROBERTO GUALTIERI(PD). Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, è con grande soddisfazione e con la piena consapevolezza di trovarci dinanzi a un passaggio storico per l'Italia e per l'Europa, che salutiamo la presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella sua versione conclusiva. Quando, nel pieno della prima ondata della pandemia, il Governo italiano affermò, con forza, la necessità di un salto di qualità nella risposta europea, pochi ritenevano che sarebbe stato possibile giungere alla decisione, unanime, di finanziarie ingenti investimenti comuni con l'emissione di titoli obbligazionari europei ancorati al bilancio dell'Unione, e di farlo attraverso sovvenzioni, e non solo prestiti, indirizzando la quota maggiore di tali risorse ai Paesi che, come l'Italia, non solo erano stati colpiti più duramente dalla pandemia, ma avevano a lungo sofferto di bassi tassi di crescita e occupazione, e per questo erano più fragili ed esposti alle sue conseguenze economiche. E invece, di fronte all'impatto drammatico della pandemia, emerse nella società civile e nei gruppi dirigenti europei la consapevolezza che il forte grado di interdipendenza imponeva di andare oltre il tradizionale coordinamento tra le politiche economiche nazionali e che occorresse, quindi, affiancare ad una vigorosa politica monetaria, irrobustita dalle innovazioni da lei introdotte, una politica di bilancio comune orientata all'innovazione, alla sostenibilità e alla convergenza. Si arrivò così alla proposta della Commissione, alla cui elaborazione il Governo italiano contribuì attivamente, e poi allo storico accordo di luglio, che giustamente il PNRR definisce epocale. Proprio la portata di quel risultato e la tenacia e la determinazione con cui l'Italia lo ha perseguito, ha caricato il Piano italiano di una particolare e duplice responsabilità, verso il Paese e verso l'Europa: la responsabilità di cogliere un'opportunità irripetibile per rilanciare e trasformare la nostra economia e la responsabilità di dimostrare con i fatti che la strada intrapresa dall'Unione è quella giusta e che, anzi, essa va proseguita e rafforzata per consolidare e rendere permanenti le novità che il ha introdotto .
Come lei ha detto giustamente, dunque, è in gioco molto più di questo o quel progetto, è in gioco il destino e il ruolo del Paese negli anni a venire. Dopo mesi di duro e difficile lavoro, per il quale vorrei ringraziare, oltre ai membri del Governo, anche l'infaticabile del MEF e della Presidenza del Consiglio, possiamo dire che il risultato appare pienamente all'altezza di questa sfida. Noi consideriamo, infatti, quello che lei ha presentato un ottimo Piano, che può consentire all'Italia non solo di uscire dalla crisi economica innescata dalla pandemia, ma soprattutto di affrontare i problemi strutturali che da troppi anni affliggono l'economia italiana e le nuove grandi sfide globali dell'innovazione e della sostenibilità ambientale e sociale.
Il Piano conferma, rafforza e completa l'impianto del testo presentato al Parlamento a gennaio, a partire dal rilievo significativo assegnato all'asse strategico dell'inclusione sociale, oltre a quelli della transizione ecologica e digitale, e alle tre priorità trasversali della parità di genere, della valorizzazione dei giovani e del rilancio del Mezzogiorno . Si tratta di un positivo tratto distintivo del PNRR italiano, perché l'equità e la sostenibilità sociale sono dimensioni essenziali per affrontare, con successo, la transizione ambientale e quella digitale e perché la specificità dei problemi e delle fratture che da tempo caratterizzano l'Italia rendono centrali la questione femminile, quella giovanile e quella meridionale: donne, giovani e Sud , il futuro dell'Italia passa innanzitutto di qui . In questo quadro, è molto positivo che siano stati confermati, in alcuni casi rafforzati, gli investimenti per gli asili nido, per la scuola, per la formazione professionale terziaria, per l'università, per la ricerca - molto bene il miliardo aggiuntivo -, per il trasferimento tecnologico, per le politiche attive del lavoro, per la formazione e le competenze dei lavoratori e dei disoccupati, per le infrastrutture sociali, per l'assistenza sanitaria domiciliare, e il fatto che al Mezzogiorno sia destinato il 40 per cento delle risorse, così come sono di grande importanza il forte intervento su cultura e turismo, i massicci investimenti per l'innovazione del sistema produttivo e la competitività delle filiere industriali, per la tutela del territorio e della risorsa idrica, le risorse per l'economia circolare, per l'efficientamento energetico, per l'acciaio verde all'Ilva di Taranto, per la rete ferroviaria e il trasporto pubblico. La scelta coraggiosa, giustificata dall'impatto economico del protrarsi della pandemia, di incrementare la dotazione del Piano attraverso il Fondo complementare e un maggior ricorso ai prestiti aggiuntivi, ha consentito di potenziare, in particolare, gli investimenti connessi ai due principali assi strategici del piano: la digitalizzazione e il contrasto ai mutamenti climatici. È un positivo rafforzamento che apprezziamo, così come salutiamo con particolare soddisfazione il fatto che il dialogo con le forze politiche abbia consentito, nella revisione finale delle ultime ore, l'aumento delle risorse per le infrastrutture sociali nei comuni e l'inserimento - che il Partito Democratico ha chiesto e ottenuto - dell'importante clausola orizzontale sull'occupazione femminile e giovanile .
In questo quadro, chiediamo attenzione affinché l'ambiziosa strategia per il garantisca una adeguata protezione dei dati più sensibili delle amministrazioni centrali, attraverso una componente pubblica e sottolineiamo l'importanza di assicurare un'effettiva rapidità e addizionalità degli investimenti per la connettività, sostenuti da risorse pubbliche.
Infine, riteniamo che un'attenta valutazione di alcuni progetti tra PNRR e fondo complementare potrebbe ancora consentire di liberare ulteriori preziose risorse per quegli investimenti che non hanno beneficiato di aumenti e che rientrano, a pieno titolo, nella categoria del debito buono: penso alle metropolitane, alla costruzione di nuove scuole, alle case di comunità per l'assistenza sanitaria e territoriale .
La vera sfida si sposta, comunque, ora, sull'attuazione degli investimenti e sulla realizzazione delle ambiziose riforme individuate dal PNRR, a partire dalla pubblica amministrazione e dalla giustizia, positivamente rafforzate e specificate rispetto alle versioni precedenti del Piano. Giudichiamo poi favorevolmente l'ingresso, nell'orizzonte del Piano, della riforma fiscale, strettamente collegata alla storica riforma dell'assegno unico.
Le scadenze, assai serrate, indicate richiederanno serietà e coerenza da parte delle forze di maggioranza rispetto ai principi, molto chiari e condivisibili, enunciati nel testo: progressività, equilibrio dei conti pubblici, forte contrasto all'evasione fiscale .
Signor Presidente, il Piano che oggi discutiamo ci offre la possibilità concreta di creare buona occupazione, di ridurre il debito principalmente attraverso la crescita e non con pesanti manovre di finanza pubblica…
PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.
ROBERTO GUALTIERI(PD). …di migliorare la nostra produttività, di rendere l'Italia un Paese più moderno e innovativo, più verde e più giusto. Questa sfida carica il Governo e la maggioranza di una responsabilità storica senza precedenti, che richiede un'attiva mobilitazione e partecipazione di tutte le forze politiche, economiche e sociali e intellettuali del Paese e di tutti i livelli di Governo. Il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte e a compiere ogni sforzo per non perdere un'opportunità che abbiamo così attivamente contribuito a rendere possibile. Chiediamo a tutti di non essere da meno, di dimostrare che la buona politica è possibile e che le differenze, anche profonde che ci sono tra di noi, non ci impediranno di assolvere a un comune compito storico di salvezza e riscatto nazionale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Grazie, Presidente Fico. Grazie al Presidente Draghi per la sua esternazione. Ci troviamo nel luogo che esprime la sovranità popolare, il luogo della proposta e dell'ascolto, dove il futuro prende forma e la sua centralità va difesa da chi tenta di condizionarla Queste sono le sue parole, Presidente Fico, il giorno dell'insediamento e applaudimmo tutti, perché fu un impegno chiaro a difendere il Parlamento, fu un impegno che noi ci saremmo aspettati lei avesse poi onorato. Quel giorno, lei ricorderà, venne in aula con un autobus, poi è sceso dall'autobus è salito su una macchina blu e ha smesso di difendere il Parlamento . Oggi scrive una pagina brutta perché è impossibile discutere di un documento che alle 14,30 è stato modificato, alle 14,30 di oggi ci è arrivato il messaggio dell'ultima versione del PNRR. Ricordo - e non a me stesso, Presidente - che non esiste in Italia un luogo in cui è possibile fare questo, non è possibile nei condomini, non è possibile nelle società, non è possibile in nessun luogo mandare una notifica un'ora prima e pretendere che chi si occuperà di votare quel documento sia poi preparato. Se questo Parlamento potesse parlare, Presidente Draghi, sicuramente non la ringrazierà del fatto che abbiamo prima registrato il disco verde della Commissione europea e poi abbiamo avuto il documento in mano . Non è stata una bella pagina di confronto e di dialettica parlamentare. Abbiamo appreso dalle agenzie, abbiamo appreso dai giornali che c'era il disco verde dell'UE e noi non avevamo nemmeno una bozza, nemmeno una bozza per i parlamentari, che oggi lei ringrazia, io la ringrazio dei suoi ringraziamenti. Francamente - e lei lo sa bene - noi siamo abituati a lavorare dentro e fuori del Parlamento e avremmo voluto mettervi in condizione di avere una dialettica costruttiva. Lei non ha portato il PNRR in Parlamento di fatto. Io posso anche leggere, dietro questa sua scelta, una scelta politica chiara. Certo è più semplice sottrarsi al dibattito parlamentare ma, magari, lei lo ha fatto anche perché ritiene questo Parlamento delegittimato, perché è un Parlamento ormai vecchio, che non rispecchia più le reali forze della Nazione. Ha pensato bene di non condividere il PNRR con una forza che rappresenta il 35 per cento qui è il 10 per cento fuori Tutto sommato una logica politica che può essere condivisa, ma, se questo è il fine, il mezzo, Presidente Draghi, non è aggirare i metodi e le prassi parlamentari, il mezzo per fare questo si chiama elezioni e attraverso le elezioni noi avremmo avuto oggi un Parlamento decisamente molto più rappresentativo. Abbiamo fatto il rito sterile delle audizioni, ci siamo ascoltati tutti e, tra l'altro, il Ministro Franco, in una audizione, ci disse proprio quello che era la verità, cioè che lui aveva messo in piedi una di 40-50 persone che stavano scrivendo nuovamente il PNRR. Io sono contento del fatto che l'ex Ministro Gualtieri oggi abbia voluto, in qualche modo, celebrarne la paternità, però ricordo al Ministro Gualtieri che lui è andato a casa insieme a Conte proprio perché autorevole parte della maggioranza riteneva che il PNRR messo in campo era poco democratico e su questo ci sarebbe molto da dire, ma sicuramente poco rispondente alle esigenze della Nazione. In questo tempo noi, Presidente, abbiamo cercato di farvi le nostre proposte, com'è nello spirito di Fratelli d'Italia. Abbiamo cercato di spiegarvi che 1,8 miliardi per il turismo sono veramente poca cosa in una Nazione che si chiama Italia. Abbiamo spiegato, argomentato e proposto che nel mondo agricolo avremmo dovuto investire di più, soprattutto per quella tipicità che fa dell'Italia un Paese unico al mondo . Per dirla in una parola, tutti i nostri progetti, tutte le nostre proposte racchiudevano quel sul quale oggi più che mai la Nazione deve avere, Presidente, il coraggio di investire e anche il coraggio di sapersi imporre in Europa. Abbiamo umiliato la capitale. Vi avevamo chiesto di inserire un apposito capitolo su Roma e non perché ci sarà il Giubileo; perché è la capitale, perché avviene in tutte le Nazioni, perché la locomotiva di una Nazione è sempre la capitale. Invece, avete stralciato quanto proposto da Fratelli d'Italia, così come avete stralciato colpevolmente, Presidente, il capitolo sulla ricostruzione delle zone colpite dal sisma. È gravissimo questo! Avevamo fatto allocare 1,8 miliardi per quelle zone, avevamo chiesto assolutamente che la Nazione dicesse all'Europa che la ricostruzione post-sisma è una priorità della nostra Nazione. Invece, nell'ultima stesura, all'ultimo giro, avete preso e avete stralciato e umiliato nuovamente quelle aree che ne hanno subite di tutti i colori e che si sono sentite dire da tutti: “Non vi lasceremo soli”, ma il senso era: “Vi utilizzeremo ogni volta che ne avremo bisogno in una campagna elettorale”. Poi sulle aree interne, Presidente, è molto bella la narrativa, molto bella la narrativa. Però, vede, anche oggi lei ha detto: “Noi dobbiamo aiutare i territori non connessi”. No, Presidente, i “territori non collegati”. Il tema non è la connessione: il tema è il collegamento. Le aree interne…
PRESIDENTE. Arrivi a conclusione.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). …sono quelle che sono lontane dalle altre possibilità - e concludo - che hanno le altre realtà. Per ultimo, Presidente, a me resta un dubbio pesantissimo, che io mi auguro che lei poi nella replica riuscirà a fugare, cioè che noi oggi scriviamo l'Italia che piace all'Europa, l'Italia che l'Europa vorrebbe: una Nazione piatta come le altre, una Nazione banale come le altre e non una Nazione speciale, una Nazione unica come quella che in realtà è l'Italia. L'augurio che io mi faccio e che faccio soprattutto ai miei nipoti, che in questo momento carichiamo di debiti, è che anche loro, come mio padre e come mio nonno, abbiano la fortuna di vivere in una Nazione unica al mondo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Presidente, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, su cui ci troviamo a discutere oggi, è sicuramente un documento molto strutturato e adeguato, più strutturato rispetto alla versione precedente, e denota una visione chiara su dove si vuole portare questo Paese nei prossimi anni. Pertanto, faccio i complimenti a lei e a tutto il Governo. Vorrei, però, sottolineare che questo Piano rappresenta un punto di partenza, non un punto di arrivo. Il lavoro vero comincia quando si tratta di attuarlo concretamente. In fase di attuazione chiediamo fermamente, pertanto, il coinvolgimento delle regioni e degli enti territoriali e, ovviamente, anche delle province autonome. Sono, infatti, gli amministratori locali, che conoscono meglio le specifiche esigenze locali, che possono, quindi, garantire un impiego efficace delle risorse. Come provincia autonoma, siamo pronti ad assumerci le relative responsabilità. Chiediamo, pertanto, di essere coinvolti sia nella fase di scelta concreta dei progetti che entrano nel PNRR, che nella fase attuativa ed esecutiva. L'efficacia di un programma si misura sulla base e sullo stato dell'attuazione dello stesso, non in base ai principi proclamati.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI(M-NCI-USEI-R-AC). Caro Presidente del Consiglio, per la questione che riguarda il settore più vicino alle mie competenze, vorrei richiamare lei e il Parlamento al rispetto radicale dell'articolo 9 della Costituzione, che chiede che sia consacrato quel paesaggio che la transizione ecologica, tra le tante invenzioni assurde della nuova lingua italiana in questo tempo difficile, minaccia con l'energia cosiddetta “pulita”, con pale eoliche in Tuscia, pale eoliche in Puglia, pale eoliche in Sicilia, pale eoliche contro quel paesaggio e quei borghi che lei ha ricordato.
Allora, quali asili nido, quale economia circolare? Il paesaggio è un valore dello spirito, ha una sacralità. Già andiamo avanti con la menzogna sanitaria, per cui chi è stato vaccinato, come lei, e chi ha avuto il COVID, come me, deve portare la mascherina all'aperto per comunicare il terrore. Smettiamo di mentire, diciamo la verità, difendiamo il paesaggio, difendiamo la Costituzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI). Grazie, Presidente. Colleghi, innanzitutto voglio ringraziare il Presidente Draghi per le comunicazioni svolte e per lo sforzo non semplice di sintesi che è stato fatto per arrivare finalmente alla versione definitiva del PNRR.
Credo che con un Premier diverso e con un Governo diverso questo risultato non sarebbe stato raggiunto. Tutti abbiamo seguito le tensioni dell'ultima ora con l'Europa. La garanzia personale, spesa dal Presidente del Consiglio, è stato il plusvalore che ha consentito il dibattito odierno. Con oggi chiudiamo la fase di scrittura o, meglio, riscrittura del più importante piano di interventi per l'Italia dal dopoguerra. Un documento che intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica e che intende contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell'economia italiana, accompagnando il nostro Paese in un nuovo corso. Un piano che, nei 221 miliardi a disposizione, ha recepito molto dei contenuti elaborati da Forza Italia e illustrati dal presidente Berlusconi già in sede di consultazioni, insieme al coordinatore Tajani e alle capigruppo Bernini e Gelmini. Innanzitutto, finalmente ampio e dovuto spazio alle architravi della ripartenza, che sosterranno una spesa rapida ed efficiente. Le riforme: fisco più equo e più leggero; una PA centro di competenza e di spesa qualificata e agile, per la quale il Ministro Brunetta ha già mosso passi fondamentali; una giustizia più rapida, più snella e digitalizzata, sicuramente garantista.
Oggi inizia la storia del dell'Italia e queste sono le sue promesse necessarie, interventi orizzontali considerati indispensabili al pieno perseguimento del Piano, premesse necessarie ma non sufficienti. Intorno alle riforme abbiamo, infatti, la possibilità di esercitare programmazione e progettazione delle risorse a disposizione, quelle risorse che l'Europa ha dimostrato di voler riconoscere al nostro Paese per l'enorme sofferenza causata dall'emergenza sanitaria prima ed economica poi.
Alcuni punti fondamentali: la proroga della misura del Superbonus. Una grande stagione di riqualificazione e rigenerazione urbana passerà da qui, dallo stimolo al comparto delle costruzioni e alla sua filiera, con la creazione di posti di lavoro e di economie diffuse. Insieme alla proroga, la necessità di semplificare l'accesso alle procedure in materia edilizia, per non rischiare di depotenziarne o addirittura vanificarne gli effetti.
Sud: il risultato storico del 40 per cento (una battaglia fortemente voluta dalla Ministra Carfagna); 82 miliardi più i fondi UE per l'FSC. Una spinta senza precedenti che ci consentirà di colmare un divario territoriale inaccettabile, dove innovazione e spinta verso il futuro meritano di collocare il proprio perno.
Giovani e sport: temi cardine per Forza Italia, evidenziati anche nel DEF, che non devono più essere residuali in una programmazione politica che voglia dirsi lungimirante e davvero mirata alla prossima generazione.
Divario digitale: come già ebbi modo di rappresentarle nel momento del suo insediamento, Presidente Draghi, si tratta della priorità da affrontare in questo momento. Dobbiamo far sì che anche i comuni siano coinvolti nella mappatura del territorio, affinché possano ovviare ai ritardi di diffusione della banda ultralarga. Il problema centrale è lo snellimento burocratico e regolamentare delle autorizzazioni, che rallentano gli interventi soprattutto nelle aree più interne e montane. I cittadini hanno sempre più bisogno di servizi e della relativa connettività.
Ritengo, infine, che un aspetto sotto il profilo del metodo meriti di essere sottolineato.
Mi riferisco al coinvolgimento di regioni ed enti locali, a cui lei, Presidente Draghi, ha fatto riferimento nella sua relazione. Se guardiamo alle manovre economiche degli ultimi dieci anni emerge una costante: la riduzione dei trasferimenti agli enti locali e alle regioni e il blocco del personale insieme alla ridotta capacità di formazione. La fetta più ampia delle politiche di risanamento di bilancio è stata sostenuta proprio da questi enti, che, però, hanno visto nel tempo ampliarsi enormemente i servizi da erogare, costituendo la prima linea dello Stato. Lo stiamo vedendo anche in questi mesi: i centri vaccinali sono organizzati dalle regioni insieme ai comuni.
La ringrazio, Presidente Draghi, anche nella mia veste di vicepresidente vicario ANCI, per aver coinvolto gli enti locali - e non era affatto scontato -, dalle consultazioni per la formazione delle linee programmatiche del nuovo Governo alle più recenti audizioni in Conferenza unificata. Un percorso condiviso che ha rafforzato il principio di leale collaborazione sancito dalla Costituzione e che ha dato la possibilità di confrontarci su temi e obiettivi, grazie al grande lavoro della Ministra Gelmini. Auspichiamo che così si possa proseguire…
PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.
ROBERTO PELLA(FI). …dalle opere pubbliche e alla costruzione di una sempre maggiore attrattività per gli investimenti privati e la capacità di investimenti pubblici. Alcuni esempi naturalmente credo che siano gli asili nido, le scuole materne e gli interventi per la edilizia scolastica.
Concludendo, signor Presidente, credo che poche volte come in questo momento Governo e Parlamento si siano assunti una responsabilità tanto grande come quella che scaturisce dal dibattito di oggi e dal voto di domani.
Nel ribadire il mio apprezzamento e quello del gruppo di Forza Italia, presieduto dall'onorevole Occhiuto, per il lavoro svolto, ritengo doveroso formulare a lei, signor Presidente del Consiglio, e a tutto il Governo un grande in bocca al lupo, sia in vista del passaggio europeo che si appresta a compiere sia in vista del passaggio della fase esecutiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Per dimensioni e qualità della progettazione il che oggi l'Italia presenta, così come tutti gli altri Paesi membri, richiama, come più volte auspicato il presidente Berlusconi a Bruxelles, il piano Marshall, quel piano che ha sostenuto la ricostruzione europea dopo la seconda guerra mondiale. Ebbene, all'indomani di questa profonda ferita, sono certo che l'Italia, il maggior beneficiario, saprà scrivere nuovamente, da Paese fondatore, come lei ha evidenziato oggi, la storia del nostro continente, ponendolo al centro delle sfide globali del futuro .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.
GIORGIO SILLI(MISTO-C!-PP). Grazie, signor Presidente, e grazie, signor Presidente del Consiglio, per l'esposizione. Immaginiamo di avere davanti a noi un cavallo, un cavallo vincente, un cavallo di razza, però un cavallo un po' deperito perché da mesi non mangia come dovrebbe. Questo cavallo è l'Italia: diamo del foraggio a questo cavallo, diamo della biada a questo cavallo, utilizziamo i soldi del per cercare di rivitalizzare questo cavallo. Ebbene, questo cavallo, con questo foraggio, può ancora essere in grado di vincere delle grandissime sfide; ma ipotizziamo che questo cavallo, anziché essere su una pista per correre, si trovi con gli zoccoli dentro una palude. La palude è il nostro sistema Paese, è la burocrazia, è la complessità del fare impresa nel nostro Paese.
Da anni, se non da decenni, fior di politici si sono sempre sciacquati la bocca con la parola “semplificazione”, finendo poi, spesso e volentieri, quasi per complicare ancora di più le cose. Ebbene, signor Presidente del Consiglio, noi di Cambiamo! ci limiteremo a farle una raccomandazione in questo intervento: la raccomandazione è semplificare. L'economia politica non è una scienza esatta, però, insomma, aiuta ad avere un'idea di che cosa può avvenire nel sistema Paese con un'iniezione così potente di denari. Keynes avrebbe fatto un calcolo e avrebbe calcolato il moltiplicatore, per poi vedere che cosa sarebbe successo in proiezione dei prossimi anni nel nostro Paese. Ebbene, dico io, inseriamo questi soldi nel sistema, semplifichiamo con l'accetta, se è necessario. Abbiamo un esempio che è il cosiddetto modello Genova: cerchiamo realmente, non dico di stracciare, ma di semplificare il Codice degli appalti. Se non è possibile farlo in tutto il Paese, signor Presidente, che so, prendiamo ad esempio delle grandi opere, prendiamone una per ogni città metropolitana d'Italia, una per ogni provincia d'Italia, ma troviamo il modo di iniettare questi soldi nel sistema affinché il Piano nazionale di rinascita e di resilienza non rimanga un libro dei sogni. Spendiamo questi soldi, facciamo questo Piano di rinascita.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bianchi. Ne ha facoltà.
MATTEO LUIGI BIANCHI(LEGA). Presidente, Ministri, rappresentanti del Governo, Presidente Draghi, dopo anni di approcci basati su austerità, patti di stabilità e incrementi della burocrazia oggi l'Unione europea finalmente supera alcuni assunti del passato e si mette a lavorare al servizio dei popoli dei territori del nostro continente. È un approccio diverso e nuovo che la Lega chiedeva da tempo e che trova concretezza in molti principi del . Duecentoventi miliardi da spendere sono tanti e fanno parte di un piano ambizioso, ma bisogna porre molta attenzione ad efficacia ed efficienza. Nel corso di questa emergenza sanitaria ed economica il nostro Paese ha acceso ulteriore debito per 160 miliardi e sfido chiunque a trovare imprenditori o famiglie che hanno beneficiato, in termini di prospettive e crescita, ovviamente, di interventi finanziati con gli ultimi scostamenti. Quei soldi sono stati distribuiti male e spesi senza nessun tipo di responsabilità, con una logica assistenzialistica e mossa dalla voglia di trovare sistemi per alimentare i sussidi.
Questo approccio ideologico, che trova il suo culmine nelle centinaia di milioni utilizzati per riempire le nostre città di monopattini, deve essere superato perché abbiamo riscontrato sulla nostra pelle come si fa in fretta a buttare dalla finestra decine e decine di miliardi dei contribuenti. Quindi ci affidiamo a lei, Presidente Draghi, e ai Ministri che dovranno gestire queste nuove e ingenti somme affinché si persegua il principio degli investimenti e della crescita. Ci è stato raccontato per anni della bontà della decrescita felice: noi siamo, invece, per la crescita e per investire affinché il nostro Paese si migliori e possa essere concorrenziale sullo scacchiere internazionale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza porta con sé l'opportunità di migliorare ataviche problematiche del nostro Paese, già sottolineate dalla Commissione europea, che ora sommariamente elenco, che, nonostante quasi tutti si siano professati nel tempo europeisti, si faceva finta di non percepire come problema.
Il miglioramento del coordinamento tra gli enti locali e regionali è stato mortificato da una narrazione neocentralista. La necessità di fornire liquidità all'economia reale è stata superata dalla logica del sussidio, spesso anche con sacche di parassitismo. La Commissione europea ha da tempo sottolineato l'esigenza di far sì che la pubblica amministrazione paghi i fornitori in tempi dignitosi, mentre sappiamo quanto siano dilatati i tempi per liquidare le fatture. Ci è stato chiesto di promuovere gli investimenti, mentre abbiamo alimentato spese correnti improduttive. Da ultimo, è noto anche a Bruxelles come il nostro sistema giudiziario non funzioni, soprattutto sul tema della lungaggine dei processi; anziché lavorare ad una riforma seria, si è preferito continuare sul giustizialismo. Ma ora abbiamo la possibilità di fare le cose che servono al Paese; dobbiamo farlo con la consapevolezza delle priorità necessarie, che sono quelle di una ripartenza economica vigorosa, di creare posti di lavoro e di tirare fuori il Paese dalle secche in cui si era infilato.
Di certo non è utile né necessario bloccare le attività d'Aula e la politica con provvedimenti surreali e dannosi come la PDL Zan . Questo Governo ha dato una svolta di impostazione che ci fa ben sperare, finalmente si affrontano le azioni politiche con un quadro di insieme e con una visione complessiva. La vicenda di Alitalia ne è un esempio: non più interventi assistenzialistici, a scapito delle tasche dei contribuenti, ma azioni puntuali in una cornice ben definita nel settore del trasporto aereo, e di questo non possiamo che essere grati al Ministro Giorgetti.
Il PNRR illustrato deve essere capillare nell'economia reale; quello che chiediamo al Governo, e su cui la Lega vigilerà, è che il tessuto economico e sociale rappresentato dalle piccole e medie imprese possa beneficiare direttamente delle azioni del Piano. Sappiamo benissimo di questa peculiarità del nostro Paese, differente da Germania e Francia, e di quanto sia difficile per le PMI interfacciarsi con un carico burocratico oltremodo pesante. Serve attenzione affinché non sia solo la grande industria a beneficiare dei provvedimenti del Governo nell'interesse di tutto il sistema Paese. Eravamo preoccupati delle pressioni di certi presidenti di regioni meridionali, che stavano intendendo il PNRR come una sorta di Cassa del Mezzogiorno assistenzialistica. Il Governo è stato capace di mantenere equilibrio tra le varie zone del Paese, sottolineando l'obiettivo generale che è quello degli investimenti propedeutici allo sviluppo.
Mi permetta una digressione locale, Presidente, sulla regione Lombardia, da cui provengo, la quale rappresenta il 25 per cento del PIL nazionale, nonostante la zavorra di uno Stato pachidermico che ha faticato negli anni ad attualizzarsi. Grazie a questo Piano finalmente abbiamo la possibilità di guardare a riforme strutturali che consentiranno alle regioni settentrionali di competere e cooperare con ulteriore e maggiore dinamicità con regioni mitteleuropee con cui già intrattengono rapporti . Ma questo momento storico ci dà anche la possibilità di riflettere sul rapporto tra Unione europea, Stati membri ed autonomie locali e regionali. Bene il passaggio nel Piano sul coinvolgimento degli enti territoriali di prossimità, ma il livello successivo è quello di chiedere una rivisitazione dei trattati europei per meglio attuare il principio di sussidiarietà presente nel Trattato di Lisbona, che, per una serie di motivi, non ha mai davvero trovato reale e diffusa compiutezza.
Presidente, serve lavorare insieme per una crescita vigorosa e duratura, tutti dobbiamo remare in questa direzione o il nuovo debito contratto non sarà ovviamente sostenibile. Questo lo dico per chi in quest'Aula crede di continuare con la politica dell'assistenza, del sussidio o della decrescita, anche se mi pare di sentirne parlare sempre meno, a testimonianza di quanto fosse assurdo un certo modo di intendere la società e l'economia.
Responsabilità tra gli enti coinvolti, quindi, presuppone anche responsabilità individuale di ognuno che segue e declina l'azione del Piano, fino ai beneficiari dello stesso, in un approccio di comunità e non dei singoli interessi. Focalizzando l'attenzione su alcuni aspetti del PNRR, ci terrei a sottolineare alcuni argomenti. Il tema della digitalizzazione, con un occhio attento all'aggressività cinese sul tema del 5G, è di fondamentale importanza per il Paese, soprattutto per le tante aree interne della penisola che soffrono il fenomeno dello spopolamento. La rivoluzione verde deve essere mossa dal buon senso e non da beceri ideologismi. Noi, che crediamo nelle identità territoriali, siamo i primi ad essere sinceramente e convintamente attenti alla qualità ambientale e a difenderla, ma serve farlo senza danneggiare il tessuto economico con approcci insensati
Siamo il partito dei “sì”: “sì” alle opere necessarie e strategiche per il Paese e, se serve, vigore dal punto di vista fiscale con l'introduzione di nuove ZES, soprattutto per il trasporto delle merci, non escludendo gli aeroporti.
Fa piacere poi vedere nel Piano un'attenzione agli asili e alle scuole materne, importantissimo per il sostegno demografico.
Sul fronte sanitario, la pandemia ci ha insegnato che serve prepararsi con una capillarità più adeguata alle emergenze, attualizzando anche i ruoli dei medici di base, soprattutto nelle zone di montagna. Tuttavia, queste azioni non sono sufficienti se, come suggerito tra l'altro dalla Commissione europea, il nostro Paese non si riforma in maniera adeguata. Svecchiare la pubblica amministrazione e riformare la giustizia sono i due punti cardine per un Paese moderno e che vuole stare al passo con i tempi. Serve coraggio, superando rendite di posizione obsolete che non portano da nessuna parte. Si parla, da molto tempo, di semplificazioni ed ora è giunto il momento di attuarle per davvero, partendo dal Codice degli appalti, il quale basterebbe adeguarlo alle riforme chieste dall'Unione Europea per renderlo più snello, ma è comunque il principio obsoleto che bisogna superare: basta regole, burocrazia ed organismi di controllo che bastonano imprese oneste e non risolvono il problema delle infiltrazioni delinquenziali . Questo sistema non ha funzionato e bisogna prenderne atto, superando e cancellando, una volta per tutte, tanti inutili organismi che deprimono la dinamicità delle nostre imprese sane ed oneste.
Mi ha colpito in questo Piano un aspetto che può essere considerato marginale, ma che testimonia l'approfondimento della visione del sistema Paese nella sua complessità: la creazione di infrastrutture sportive all'interno dei plessi scolastici. Credo che l'importanza dello sport sia oramai assodata e rivendicarla con investimenti impiantistici nei plessi educativi porti il nostro Paese a seguire esperienze internazionali che si sono dimostrate vincenti, sia dal punto di vista sportivo e per la salute, sia per la crescita educativa dei nostri ragazzi.
Mi permetta, da ultimo, di fare un passaggio sulle detrazioni al 110 per cento per la riqualificazione degli edifici, iniziativa, in sé, apprezzabile per attualizzare il patrimonio immobiliare, ma stenta a partire con la portata importante del carico burocratico previsto dalla norma. Quindi, o si semplifica oppure si cerchi di accorpare tutte le detrazioni che riguardano gli immobili in un'unica detrazione, altrimenti il rischio è che si sia fatta una norma di stampo accademico che fatica a trovare riscontro nel mondo reale.
Presidente, la regia del MEF è qualcosa che ci allontana da spauracchi di e comitati tecnici. E' la scelta corretta per dare centralità alla politica, la quale deve assumersi le responsabilità delle scelte, in un quadro complessivo di interesse per il Paese. La Lega farà la sua parte, lo farà con senso di responsabilità per fare le cose, perché siamo al Governo per costruire qualcosa di buono e non per rallentare, frenare o dire di no. Fuori da queste aule c'è un intero Paese che chiede di ripartire, lavorare e vivere. Sento parlare tanto di valori europei con alcune interpretazioni progressiste un po' bizzarre che poco hanno a che fare con la tradizione europea stessa, ma l'unico valore che deve muovere ora l'azione prioritaria del Governo è il valore del lavoro come volano per la crescita e come elemento di dignità umana e centralità della vita di ogni comunità
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente, Presidente Draghi, onorevoli colleghi, il nostro Paese è arrivato a questo appuntamento di portata storica con modalità che non hanno consentito una condivisione istituzionale all'altezza del momento. Questo, in premessa, dobbiamo dircelo.
Nel pochissimo tempo a disposizione, tra i punti che ritengo significativi, e che vorrei sottolineare, vi è l'intenzione nel Piano di introdurre una disciplina di maggiore competitività per l'affidamento dei servizi pubblici locali, ricorrendo al mercato, e la limitazione del ricorso all'affidamento a società e partecipate, anche, ad esempio, nel trasporto pubblico locale. Per altri versi, sempre sul tema della concorrenza, alla rimozione di barriere all'entrata nei mercati è dedicato un intero paragrafo. Perché cito questo ambito tra i molti, anche più significativi, che si possono trovare nel Piano? Perché, come per altri ambiti presenti, è essenziale che ai piani si accompagni un cambio di mentalità dei decisori politici e delle amministrazioni, affinché sia superata, in modo positivo, la resistenza rispetto ad alcune riforme. In altre parole, alla comprensibile e da me condivisa richiesta che ci sia una centralità del Parlamento, deve corrispondere, in questo Parlamento, la consapevolezza dell'importanza delle riforme radicali e profonde che noi dobbiamo mettere in atto nei prossimi mesi.
Bene l'accantonamento del , l'impegno sulla riforma della pubblica amministrazione e della giustizia, sull' sociale, sull'assistenza domiciliare e sulle politiche attive. Bene l'incremento delle risorse sulla ricerca, ma si poteva certamente fare di più, ad esempio, recependo il Piano Amaldi, in un momento storico in cui, mai come prima, è evidente il contributo della ricerca di base per la nostra salute, per la nostra economia e per la nostra stessa sopravvivenza.
RICCARDO MAGI(MISTO-A-+E-RI). Concludo, Presidente, dicendo che con EU l'Europa ambisce al rilancio della sua missione e però non può esserci rilancio di questa missione…
RICCARDO MAGI(MISTO-A-+E-RI). …se non basata sui principi e sui valori dell'Europa, un'Europa che fa morire migliaia di persone nel Mediterraneo non potrà ritrovare la sua missione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fioramonti. Ne ha facoltà.
LORENZO FIORAMONTI(MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente, Primo Ministro Draghi, lei, quando si è presentato in quest'Aula per chiedere la fiducia, ha presentato il suo Governo come il Governo più ambientalista di sempre, per questo ha creato nuovi Ministeri, e noi le abbiamo dato il nostro sostegno, perché crediamo che ci sia bisogno di una vera rivoluzione ecologica nel nostro Paese. Eppure, tutte le associazioni ambientaliste di questo Paese, nel fine settimana, hanno esaminato le varie versioni che si sono susseguite del Piano nazionale di ripresa e resilienza e lo hanno definito decisamente insufficiente.
Tocca tanti temi importanti, come farebbe una programmazione europea ordinaria, ma non ha nulla di quella carica rivoluzionaria e straordinaria che è stata, molto spesso, presentata anche dai nostri sistemi di informazione di massa. Ci dica che ci sbagliamo, quando notiamo, per esempio, che non si fa menzione del servizio civile ambientale, nonostante un appello trasversale di tanti parlamentari, nonostante un'uscita pubblica del ministro Cingolani e del ministro Patuanelli a suo favore, e non ci venga detto che è, comunque, all'interno del servizio civile universale, perché poi notiamo che esiste un servizio civile digitale, che sembra più un corso di formazione per i giovani affinché facciano da badanti nei confronti degli anziani per utilizzare il computer; non certo la maniera più importante di valorizzare le giovani generazioni. Ci dica che ci sbagliamo, quando notiamo delle contraddizioni sull'idrogeno, una tecnologia sicuramente interessante, ma che rischia di diventare - e concludo - una forma per proseguire la vita dei carburanti fossili, soprattutto del gas in cui tante aziende continuano ad investire. E ci dica che ci sbagliamo, se notiamo che i finanziamenti alla ricerca, ancorché aumentati, sono meno di un quinto di quello che il Piano Amaldi e tanti scienziati del nostro Paese ritenevano indispensabile.
Vede Presidente, lei ha detto che voleva lasciare non solo una buona moneta, ma anche un buon pianeta, e noi siamo d'accordo con lei, ma, se non cominciamo davvero a prenderci cura del nostro Paese, se non prendiamo sul serio la sfida climatica, la sfida della transizione, noi, di quella moneta, non ci faremo assolutamente nulla. Quindi, ci auguriamo davvero che questo non sia un momento di chiusura, ma un momento di apertura da parte del Governo Fine .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA ERMELLINO(MISTO-CD). Grazie, Presidente, dopo una prima analisi, come componente di Centro Democratico, apprezziamo la concretezza dell'approccio che ha accompagnato la stesura del Piano e che traspare già dall'impostazione iniziale del documento presentato dal Governo.
E un piano concreto, signor Presidente, non poteva non prevedere un impegno per il Mezzogiorno, come quello annunciato. Il fatto che il 40 per cento delle risorse siano destinate al Sud è, quindi, un segnale importantissimo, perché sono arrivati il momento e l'opportunità di guardarci in faccia e ammettere che un Paese come l'Italia, che vuole e deve aspirare a tornare grande, semplicemente non può accettare divisioni territoriali così marcate da sembrare il racconto di due Stati diversi. Faccio un appello ai sindaci che in questi giorni manifestavano per tutelare i territori che rappresentano, affinché con la stessa passione seguano e si assicurino che ogni progetto sul loro territorio venga realizzato presto e bene, perché gli indici di valutazione socio economica da lei indicati, signor Presidente, come elementi di criticità nel nostro Paese rispetto ad altri o alla media europea - crescita del PIL, occupazione femminile, aumento dei nuclei familiari sotto la soglia di povertà -, nel Mezzogiorno sono ancora più accentuati. Ed è chiaro che il processo di convergenza con le aree del Nord non è soltanto fermo, come ha fatto notare, ma pare addirittura aver preso la direzione opposta.
Quindi, non possiamo che salutare con favore la lucidità con cui ha saputo individuare i punti nevralgici del sistema economico sui quali il Piano dovrà intervenire: la mancanza di infrastrutture adeguate a sostenere la transizione digitale e, soprattutto, il calo di investimenti pubblici, investimenti pubblici di cui abbiamo un urgente se non disperato bisogno, visto che in vent'anni sono cresciuti solo del 66 per cento, contro il 118 della zona euro. Bene anche l'accento sulla riforma della giustizia, purché questa non venga fatta a discapito degli strumenti di controllo e di contrasto all'illegalità; in questo senso, Centro Democratico ha la certezza che l'autorevolezza della Presidenza del Consiglio impedirà il rischio di confondere la semplificazione con una scellerata deregolamentazione e che in nome dell'efficienza non vengano sacrificate la correttezza e la legalità, ma è bene tenere sempre alta la guardia, lo ricordo a tutti, i segnali d'allarme lanciati dalle Forze dell'ordine e dalla magistratura rispetto alla crescita delle acquisizioni mafiose e dei tentativi di infiltrazione criminale nel tessuto sociale e imprenditoriale durante la pandemia sono inequivocabili, oltre che dati incontrovertibili. Il nostro tessuto economico è costellato di aziende piccole, come lei ha anche ricordato, ma, proprio per questo, in questo preciso momento storico, prima ancora di aiutarle a crescere, siamo chiamati a difenderle.
Sulla digitalizzazione sarebbe, poi, importante che la riforma non fosse solo efficace, ma anche inclusiva. Una famiglia su quattro, come ha rilevato il Censis, non ha accesso a Internet e questo mi pare già un punto decisivo; quindi, occorre una rivoluzione digitale, ma anche integrale, prendendo in prestito un termine che Papa Francesco riferisce all'ecologia, e cioè che non lasci indietro nessuno, perché una riforma digitale elitaria non rilancerà il Paese, ma lo condannerà.
Presidente, la grande occasione che abbiamo è anche questa: una rinascita e un rilancio non solo della crescita, ma dell'economia in senso più ampio, cioè riferito alle condizioni di esistenza e alle possibilità di ogni cittadino. Altrimenti, tra qualche anno, saremo al punto di partenza su diseguaglianze, povertà ed esclusione sociale.
Insomma, è bene che il Paese assuma su di sé anche la responsabilità e non solo la capacità di attuare il . Verde e digitale i comparti che più beneficeranno dei fondi non siano soltanto fini, ma anche mezzi del raggiungimento di un vero benessere, cioè di un benessere inclusivo. Quando capiremo che la lezione più importante della pandemia è proprio questa, cioè che il benessere o è comune, o è davvero per tutti, oppure non è reale.
ALESSANDRA ERMELLINO(MISTO-CD). Presidente, questi sono tutti aspetti collegati fra di loro che si intrecciano in un'unica visione, fatta di responsabilità sociale, lungimiranza, inclusione ed efficienza. Sarà una vera sfida a cui noi di Centro Democratico non ci sottrarremo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT(IV). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, illustri rappresentanti del Governo; Presidente Draghi, grazie per la sua illustrazione del piano PNRR, francamente era quello che Italia Viva si aspettava, era quello che avremmo voluto sentire già mesi fa: una visione di Paese, una direzione dove andare dopo questa pandemia che ha francamente distrutto il nostro Paese. Come lei ha ricordato oggi, l'Italia cresceva già poco prima, la pandemia ha definitivamente bloccato la crescita economica del nostro Paese, oltre ad aver creato una sofferenza sociale che ancora oggi vediamo nelle nostre piazze. Ecco, occorre dare un segnale all'Europa; io immagino che l'Europa abbia, come dire, valutato e stia valutando positivamente il Piano, non soltanto per la sua autorevolezza, ma anche perché finalmente, in questo Piano scritto oggi, vede delle parole che prima non c'erano, ad esempio, “riforme strutturali”.
È inutile che ci giriamo intorno, questo Paese non crescerà se non con riforme profonde che lo rendano più semplice, oggi, questo Paese non lo è. Qualche collega, prima, parlava del superbonus. Noi possiamo mettere tantissimi soldi sul superbonus, ma non è partito non perché non ci sono soldi, non è partito perché c'è troppa burocrazia per realizzarlo, quindi, o rendiamo semplice la macchina burocratica, oppure quei 222 miliardi che riceveremo dall'Europa finiranno come sono finiti tutti i fondi europei, cioè in un nulla di fatto.
Allora, bene tutta la parte sulla semplificazione amministrativa; forse sarebbe anche ora di dire una parola che non sembri una parolaccia e cioè rivedere la Bassanini che ha creato, di fatto, un mostro; noi abbiamo inserito in un tessuto napoleonico una visione anglosassone che non è servita, non è servita ad avere grandi manager nel pubblico, non è servita ad avere meno corruzione, però, è servita a bloccare qualsiasi forma di firma, perché la paura di un'azione penale rende i nostri funzionari pubblici molto timorosi.
Mi fermerò, soltanto, su tre accenni brevi. La transizione ecologica; mi spiace, io invece l'ho vista questa transizione ecologica, mi spiace per il collega che mi ha anticipato prima, perché finalmente si dice una cosa, che l'energia in questo Paese costa molto e per produrre bisogna cambiare radicalmente il modo che abbiamo visto fino adesso di produrre energia alternativa, lei cita tutte le fonti rinnovabili, è un bene, dal biometano all', dico solo che bisogna anche trovare delle strutture per inglobare l'energia alternativa, perché altrimenti, poi, si preferirà sempre il fossile.
Bene tutta la parte dei giovani e delle donne; i giovani in questo Paese hanno sofferto, forse di più che in altri Paesi, la pandemia; ricordava la scorsa settimana il mio collega Massimo Ungaro, in una mozione votata all'unanimità da questa Camera, quanto i giovani abbiano bisogno di una formazione seria, di una formazione collegata al mondo del lavoro, di una formazione che non sia a sé stante, ma che serva a farli introdurre nel mondo del lavoro e ricordo, per questo, anche la citazione che lei ha fatto sul mondo femminile, quanto è importante che anche le donne scoprano e amino la ricerca scientifica e gli studi scientifici e non vengano soltanto messe negli studi umanistici; anche se le nostre donne italiane sono tra le più formate, sono maggiormente diplomate e laureate rispetto agli uomini, poi, alla fine c'è un di genere tra gli uomini che lavorano e le donne che lavorano del 19 per cento, il più alto in Europa.
Bene, quindi, investire sull'imprenditoria giovanile e sull'imprenditoria femminile, ma soprattutto bene investire sul , perché oggi le donne non devono più scegliere tre tra il lavoro e la famiglia, ma devono e possono fare tutti e due ed è una necessità che questo Paese sente perché, se mai questo Paese finalmente riuscisse a occupare tutte le sue donne, aumenterebbe del 9 per cento il PIL. Allora, e concludo perché la pazienza del Presidente Fico è stata più volte…come dire, tutti hanno sforato di molto, quindi cercherò di essere buona…
PRESIDENTE. No, assolutamente non è vero quello che dice, sono andati tutti al secondo. Grazie, quindi, anche lei.
SILVIA FREGOLENT(IV). Mi preme soltanto dire una cosa, questo PNRR, come ha detto lei, non serve soltanto a dare dei numeri e a rilanciare l'economia, ma forse serve a riconciliare una comunità che è stata francamente sfibrata da questo virus. Quindi, mi preme, proprio perché ho concluso il mio intervento parlando della questione di genere, fare mie le parole usate ieri dalla regista Chloé Zhao, la prima asiatica a vincere l'Oscar, la seconda donna, quindi, la questione di genere è una questione che viene da lontano e colpisce tutti i Paesi: “Ho pensato parecchio ultimamente a come si fa ad andare avanti quando le cose si fanno dure. Crescendo in Cina con mio papà imparavo testi cinesi classici, delle poesie, ne ricordo una, la cui prima frase dice: Le persone alla nascita sono intrinsecamente buone. Continuo a crederlo anche oggi. Questo Oscar è per tutti coloro che hanno fiducia e coraggio nel mantenere bontà in sé stessi e negli altri nonostante le difficoltà ”.
PRESIDENTE. Grazie, deputata Fregolent.
È iscritto a parlare il deputato Chiazzese. Ne ha facoltà.
Ricordo a tutti che quando suona la campanella manca un minuto alla fine dell'intervento, per patrimonio comune.
Prego, deputato Chiazzese.
GIUSEPPE CHIAZZESE(M5S). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio Draghi, illustri membri del Governo, colleghe e colleghi, ho ascoltato con interesse le Comunicazioni del Presidente Draghi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, piano che è stato ottenuto grazie al grande impegno dell'ex Presidente Conte, grazie al quale l'Italia è la prima beneficiaria in valore assoluto - dobbiamo ricordarlo - dei fondi del piano e può beneficiare, quindi, di circa 200 miliardi, di cui ben 70 a fondo perduto. Mi auguro, insomma, che questo Piano, una volta messo a terra, possa fare della resilienza il suo resilienza per far fronte in maniera positiva agli eventi avversi e, purtroppo, non è difficile immaginare quali siano i possibili nuovi eventi avversi all'orizzonte.
GIUSEPPE CHIAZZESE(M5S). Io penso, in particolare, agli sconvolgimenti climatici e, quindi, alla necessità di abbattere drasticamente le emissioni di gas serra. Abbiamo in Europa l'obiettivo di neutralità climatica al 2050, passando per una percentuale molto sfidante, cioè meno 55 per cento di emissioni al 2030, rispetto ai livelli del 1990. Questo non lo chiede un'associazione ambientalista, Presidente; questo lo chiede la stessa Europa. E cosa ha fatto il nostro Paese dal 1990 ad oggi? Ecco, l'Italia ha ridotto soltanto del 14 per cento le proprie emissioni climalteranti in trent'anni. Questo significa una cosa molto semplice, che ora dovrà ridurle di un altro 44 per cento, rispetto ai valori odierni, e tutto questo in meno di dieci anni. Da qui al 2030, Presidente, noi dobbiamo fare il triplo dello sforzo in un terzo del tempo e ciò significa che dobbiamo correre nove volte più veloce di quanto non fatto finora. Questo lo affermano illustri scienziati del CNR.
Ecco, cosa intende dire il MoVimento 5 Stelle, quando sostiene che non c'è tempo da perdere! Oggi noi abbiamo tra le mani, però, uno strumento fondamentale per imprimere quell'accelerazione necessaria sia alla riduzione delle emissioni climalteranti sia alla ripresa economica e sia anche alle politiche per l'inclusione e l'equità sociale. Questo triplice obiettivo è lo stesso già alla base di tante misure che il MoVimento 5 Stelle ha già messo in campo in questi anni, misure che quindi coniugano la transizione ecologica con la ripresa di un'economia, che si possa rinnovare e che possa produrre nuovi posti di lavoro. Quindi, misure che tutelano l'ambiente, la salute e le fasce più deboli della popolazione. L'esempio più lampante è certamente il al 110 per cento. Presidente, sappiamo tutti che il boom economico degli anni Sessanta del secolo scorso fu in gran parte dovuto al boom edilizio. Ebbene, oggi quel risultato dobbiamo produrlo con la rigenerazione, con l'efficientamento energetico e con la messa in sicurezza antisismica e non certo con nuovo consumo di suolo. Il superbonus, poi, crea un effetto a cascata importantissimo e sia i cittadini, i tecnici e le imprese lo hanno capito bene, così bene che oggi l'Italia - cito un dato fondamentale dell'Eurostat - è l'unico Paese in Europa a far segnare un indice di produzione nel settore costruzioni sopra i livelli pre-crisi. Ecco perché il MoVimento 5 Stelle chiede con forza di non lasciare svanire questa opportunità. Tanti nostri concittadini si apprestano a programmare interventi impegnativi e hanno ovviamente bisogno di vedere scritto nero su bianco che la nostra misura sia prorogata al 2023 e con risorse adeguate. Non possiamo di certo lasciare milioni di cittadini italiani nel limbo. Bisogna sciogliere ogni incertezza, intervenendo nel primo provvedimento utile. Presidente Draghi, capisco che la legge di bilancio è veramente un momento troppo in là; sarebbe davvero troppo tardi per programmare una proroga al 2023; rischieremmo davvero di non far partire tantissimi cantieri, perché la gente e i tecnici non sono sicuri poi di poter vedere quelle detrazioni.
Poi voglio portare all'interesse dell'Aula e del Governo, Presidente, la tematica dello sviluppo dell'infrastruttura della ricarica per i veicoli elettrici, per i quali non c'è ancora un'attenzione e una dotazione finanziaria, a nostro avviso, adeguata nel PNRR. Questo tipo di mobilità è un altro tassello fondamentale della transizione verde. Il MoVimento 5 Stelle chiede un approfondimento in questo senso, affinché si metta a punto in tempi brevi una strategia coerente e organica, che possa assicurare una diffusa dislocazione dei punti di ricarica in tutta Italia, da Nord a Sud, nelle autostrade, piuttosto che nelle statali, piuttosto che magari nel posteggio sotto casa.
Altro tema importante è poi certamente quello dell'idrogeno, da alcuni proposto quasi come una panacea per raggiungere gli obiettivi climatici. Bisogna, però, stare a mio avviso con i piedi per terra e lavorare su tecnologie mature, se vogliamo ottenere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Mi riferisco, quindi, a fotovoltaico, eolico e batterie Certamente, incrementare il più possibile la produzione di energia rinnovabile significa poi anche creare i presupposti per sviluppare l'idrogeno verde, l'unica opzione davvero sostenibile e da incentivare, che va però utilizzato soprattutto nei cosiddetti settori o nel trasporto pesante, dove magari l'elettrificazione è costosa o comunque difficile. Proprio relativamente all'idrogeno verde nel PNRR fissiamo la capacità di produzione a 5 gigawatt e definire questo obiettivo ambizioso è quantomeno riduttivo, Presidente, se consideriamo che oggi il più grande impianto di questo tipo, a Fukushima, ha una capacità di 10 megawatt ed occupa una superficie pari a 26 campi di calcio. Ebbene, se facciamo i calcoli: 5 gigawatt diviso 10 megawatt viene fuori 500, quindi dobbiamo fare 500 impianti di questo tipo, grandi quanto 26 campi di calcio. Ripeto, Presidente: non dobbiamo perdere tempo, dobbiamo procedere immediatamente.
Il PNRR poi sarà occasione di rinnovamento anche in agricoltura. In questo settore certamente chiediamo più attenzione al rimboschimento e una politica di gestione unitaria per quanto riguarda le foreste, che rappresentano un terzo della nostra superficie.
Abbiamo lavorato anche per imprimere un'accelerazione nella direzione della transizione ecologica e digitale, senza lasciare indietro nessuno, dando priorità alla salute e ai diritti dei più giovani e di chi vive nei territori più svantaggiati nel Paese.
A proposito del tema Sud, la percentuale del 40 per cento di risorse nel PNRR, che equivale a circa 83 miliardi destinati al Sud, è certamente un buon primo passo, però dobbiamo fare di più. Bene il fatto che da questa cifra sia escluso, come lei ha detto, il , uno strumento autonomo, che assegna al Sud 8,4 miliardi, così come l'uso del Fondo sviluppo e coesione, anche questo, non contribuisce a determinare il 40 per cento.
Il lavoro più difficile, insomma, comincia adesso e dobbiamo farlo con il coinvolgimento dei beneficiari di questi interventi, i cittadini, perché la transizione ecologica, digitale e burocratica…
GIUSEPPE CHIAZZESE(M5S). …diventano realtà, e concludo, Presidente, soltanto se accompagnate da una profonda e ampia consapevolezza dell'urgenza e necessità
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA(LEU). Grazie, Presidente Spadoni. Vorrei rivolgermi innanzitutto a lei e anche al Presidente Fico, sebbene in questo momento non sia qui. Oggi è certamente una tappa importante. Non sono sicuro di utilizzare aggettivi come “epocale” e “storica” – vedremo -, ma certamente una tappa importante. Arriviamo qui, però – lo dobbiamo riconoscere -, attraverso un percorso partecipativo che non è stato adeguato all'importanza dell'atto e alle funzioni che la Costituzione riconosce al Parlamento. Sono avvenute situazioni impreviste e imprevedibili, la crisi di Governo, e, tuttavia, dobbiamo riconoscere che c'è stato un deficit di partecipazione democratica. Ho votato la fiducia al Governo, ma non chiudo gli occhi di fronte a un serio. E non è un rilievo strumentale, da parte dei colleghi che l'hanno fatto all'inizio della seduta, sottolineare questo dato. Purtroppo, in questa legislatura, per cause anche molto rilevanti, siamo di fronte a episodi e a che si ripetono. Abbiamo cominciato a dicembre del 2018, con l'impossibilità del Parlamento, Camera e Senato, di analizzare, di votare e emendare la legge di bilancio, e ci sono stati altri momenti. Lo dico perché la situazione che viviamo ci deve portare nella fase che si apre. Qualcuno dei colleghi che è intervenuto prima di me lo ha ricordato, oggi non si conclude il percorso del PNRR, oggi si apre il percorso, che dovrà vedere la partecipazione attiva del Parlamento, la partecipazione attiva degli enti territoriali, la partecipazione attiva di tutte quelle realtà associative che, in questi mesi, hanno provato a dare un contributo qualificato e che, purtroppo, non siamo riusciti a raccogliere. Il PNRR che oggi viene valutato dal Parlamento ha macro-cifre, ha macro-progetti, ha riforme di contesto, riforme di struttura, riforme orizzontali definite in modo generale, e questo è rilevante, perché ci consente, appunto, di poter intervenire nella fase di fronte a noi. Il Parlamento deve poter intervenire, innanzitutto, sul capitolo aggiuntivo, che non abbiamo potuto esaminare nella fase precedente, quando abbiamo esaminato la proposta di PNRR portata dal Governo Conte. La parte sulle riforme non l'abbiamo esaminata, il Parlamento la deve esaminare, la deve specificare e il Governo deve essere pronto a raccogliere le indicazioni del Parlamento.
Ci sono punti importanti che erano prima nel PNRR proposto dal Governo Conte e che, poi, il Parlamento ha rafforzato o integrato, e sono stati raccolti. Il primo che voglio citare è importante e riguarda la pubblica amministrazione. Finalmente si riconosce che non è soltanto un problema di semplificazione, finalmente si riconosce che una pubblica amministrazione che ha una quantità di dipendenti che sono una frazione di quella della stragrande maggioranza dei Paesi europei e che hanno un'età media molto più elevata, puoi semplificarla quanto vuoi, ma non riesce a raggiungere gli obiettivi che le sono affidati. Questo è un primo punto di straordinaria importanza.
L'altro punto che mi interessa sottolineare - poi ci sono le quantità - è quello del metodo, il metodo della programmazione. Programmazione, come sapete, è un termine che, fino a qualche anno fa, era considerato quasi una bestemmia, perché programmare era un'attività “vetero”, una cosa da inizio Novecento, mentre torna di straordinaria importanza quando si deve ricostruire. Ecco, questo è un termine che noi dobbiamo saper declinare in modo adeguato, con le professionalità richieste, con la determinazione politica richiesta.
Ci sono altri aspetti che mi convincono meno, e qui mi rivolgo a lei, Presidente Draghi. Il primo riguarda il Mezzogiorno e qui, ahimè, non sono state raccolte in modo adeguato - c'è anche la Ministra Carfagna, che saluto e ringrazio - le indicazioni del Parlamento. In questi giorni, in queste ore, anche lei nel suo intervento, Presidente, ha ricordato delle cifre in valore assoluto, in termini percentuali, tra l'altro, sarebbe importante capire queste cifre al netto delle risorse sostitutive, ma non è questo il punto. Il punto quale è? Che queste cifre suonano molto astratte nel momento in cui non è un riferimento chiaro. Quale è il riferimento chiaro? I livelli essenziali delle prestazioni. Noi allocheremo risorse adeguate al Mezzogiorno nel momento in cui avremo dei riferimenti chiari, che sono i livelli essenziali delle prestazioni. Purtroppo, non c'è traccia non c'è traccia, nelle riforme orizzontali, dei livelli essenziali delle prestazioni. Si fa riferimento ai fabbisogni, ma i fabbisogni presuppongono i livelli essenziali delle prestazioni. Si fa riferimento agli obiettivi di servizio, ma gli obiettivi di servizio sono obiettivi intermedi verso i livelli essenziali delle prestazioni.
Allora, come si fa a ridurre le disuguaglianze di genere, di generazione, di territorio nel momento in cui non si hanno quei riferimenti? Quindi, l'impegno deve essere quello di definire finalmente questi livelli essenziali delle prestazioni che aspettiamo dal 2009, altrimenti non si può andare avanti su alcun punto.
E, poi, ho apprezzato, Presidente, il suo riferimento alle case popolari, all'edilizia residenziale pubblica. È importante, poiché da lì passano molti di quei problemi di natalità, di opportunità per le generazioni più giovani; però, sono spariti anche i 500 milioni che erano previsti nella Missione 5 su questo punto. Attenzione, l' sociale non è edilizia residenziale pubblica a canone sociale, è un'altra cosa. Questo punto deve essere recuperato se vogliamo fare un'operazione seria nei confronti delle giovani generazioni e della natalità. Attenzione: il 30 giugno scade il blocco degli sfratti. E' evidente che il Piano per l'edilizia residenziale pubblica non lo si fa in due settimane, ma il punto è che bisogna programmare, altrimenti, Presidente, ci sono 650 mila famiglie in lista d'attesa in Italia per le case popolari; 650 mila famiglie, il 90 per cento degli sfratti è per morosità incolpevole.
E, infine, sulla concorrenza - è il punto, confesso, che ho trovato meno convincente -, prima di lanciarsi in ulteriori interventi, sarebbe opportuno valutare i risultati conseguiti. In particolare, in quei settori - che sono monopoli naturali, dove si è inventata, prima, a livello teorico e, poi, si è attuata la famosa concorrenza per il mercato - i risultati sono stati drammaticamente negativi. Purtroppo, sono stati necessari 43 morti a Genova per riconoscere che la concorrenza per il mercato è stata fattore di rendite stratosferiche per i gestori privati, carenza di investimenti e tariffe molto elevate. Come pure sulla “Bolkestein”, prima di andare avanti, valuterei se i costi umani, economici e sociali valgono i presunti guadagni di efficienza. Questo è un punto sul quale il Parlamento spero possa pronunciarsi in modo adeguato.
Chiudo, Presidente. Ritengo che stia a noi, care colleghe e cari colleghi, prima che al Governo, colmare quel deficit di protagonismo del Parlamento. Dobbiamo esercitare fino in fondo il nostro ruolo, gli spazi per intervenire ci sono ancora. Oggi la partita inizia, oggi la partita non si chiude, dobbiamo giocarla fino in fondo e fare in modo che il PNRR sia all'altezza delle aspettative che abbiamo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO(FDI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, in epigrafe, al frontespizio del Piano che ci avete consegnato troviamo la scritta “Italia Domani” e immagino che questa scelta sia stata legittimamente ispirata dal fatto che questo Piano dovrebbe disegnare la ripartenza e il consolidamento della nostra Nazione di qui ai prossimi decenni. E, quindi, proprio per questo, in noi alberga una preoccupazione politica significativa, perché, per avviare e, poi, anche gestire un Piano così importante servirebbe una stabilità politica che, sinceramente, non vediamo all'interno della sua maggioranza e del suo Governo Abbiamo Ministri che ci dicono che, alle 22, possiamo alzarci serenamente dal tavolo e altri Ministri che ci dicono che, alle 22, dovremmo rimboccare le coperte per andare a dormire: figuriamoci gestire 200 e passa miliardi di euro così importanti .
Lo dico perché non comprendo dov'è il ruolo della politica del Parlamento in questo Piano. Qui ci sono impegni significativi, spesso anche eterodiretti da altre realtà che non sono qui nelle Aule democraticamente elette, e lo dico perché nella sua maggioranza, in passato, ci sono stati ultrà, per esempio, del MES, che invocavano di approvare immediatamente il MES sanitario, perché sembrava che, altrimenti, non potevamo andare avanti. I 32 miliardi: c'erano i “MES-tremisti”. E oggi scopriamo che, invece, nel Piano che ci presentate c'è meno della metà di quanto il MES stanziava allora.
Allora, forse, quando si prendono decisioni così irrevocabili, forse bisogna digerirle meglio, assimilarle con più serenità. E, allora, lo dico anche rispetto alle riforme; lei ci parla di riforme del fisco, io sono preoccupato perché anche questo è un ambito importante. Una riforma dell'Irpef: non credo si possa agire in un sistema così ingessato con qualche piccola modifica alle aliquote, se oggi come oggi poco più del 12 per cento degli italiani, quelli del ceto medio, quelli da 35 mila a 55 mila euro di reddito, paga quasi il 60 per cento del montante Irpef, e se aggiungiamo coloro che arrivano fino a 100 mila euro, cioè un altro 4 per cento, arriviamo a un altro 30 per cento di montante Irpef; non credo che basti una piccola modifica delle aliquote esistenti per dare quella progressività che lei cita molto spesso e che ha poco, a mio modo di vedere, di sociale e di solidale.
E poi, per la ripartenza dei consumi, non capisco cosa si voglia fare dell'IVA, cosa si faccia dell'IRAP per le nostre aziende, il quoziente familiare per le famiglie dove si trova, dov'è la , quella che dovrebbe riportare in Italia i tanti soldi del fatturato di queste aziende. E allora, io dico: se litigate all'interno della vostra maggioranza per un miliardo di euro del regime forfettario sotto i 65 mila euro, come farete a riformare l'Irpef di questa Nazione? Lo dico perché ha ragione il collega Fassina: sono spariti i 500 milioni della casa, ci sono oltre 600 famiglie in lista d'attesa, dai tempi dell'abolizione della Gescal non ci sono più finanziamenti per le case popolari, il superbonus fino al 2023 per gli enti gestori non servirà a niente perché ci vorrà solo un anno per fare le gare per queste realtà che sono pubbliche, non si capisce perché non venga prorogato anche per i privati.
Concludo, Presidente. Lei ha citato De Gasperi, ha citato giustamente il giusto e legittimo disinteresse del politico, il nobile disinteresse nei confronti di quello che affronta, ma qui si rischia di sfociare nell'autoreferenzialità, nel menefreghismo. A noi non piace questo atteggiamento da ‘siamo tutti sulla stessa barca', perché, innanzitutto, mi passi la battuta, quando lei sale su una barca, non è mai un atto indifferente nei confronti di quello che succede intorno…
MARCO OSNATO(FDI). …ma soprattutto perché a noi piace assumerci le nostre responsabilità ossia difendere l'unico interesse che abbiamo, che è quello dell'Italia .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Umberto Del Basso De Caro. Ne ha facoltà.
UMBERTO DEL BASSO DE CARO(PD). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la presentazione alla Camera del Piano nazionale di ripresa e resilienza costituisce, senza enfasi o vuota retorica, un'occasione storica per il nostro Paese, che è il massimo beneficiario delle ingenti risorse stanziate dal Consiglio europeo nel luglio dello scorso anno: una grande, irripetibile occasione ed al tempo stesso un'assunzione di responsabilità, alla quale nessuno può sottrarsi. Il tempo che viviamo sarà ricordato come uno dei più duri e difficili della storia contemporanea; esso ha imposto sacrifici personali, sociali ed economici inimmaginabili per le generazioni che non hanno attraversato gli orrori delle guerre. Registriamo oggi nel nostro Paese 4 milioni di contagiati e 120 mila morti, ed il lungo tunnel che abbiamo imboccato 14 mesi or sono non è stato ancora superato. È necessario, dunque, proseguire con prudenza e buonsenso; il buonsenso che - per ricordare il Manzoni - esisteva ma se ne stava nascosto per paura del senso comune. È altrettanto necessario offrire al nostro Paese una prospettiva, un progetto chiaro, coraggioso, auspicabilmente condiviso che sappia riconsegnarci tra dieci anni un'Italia più forte e coesa, più moderna ed innovativa, più giusta e solidale, che sappia dare più opportunità, più eguaglianza, più diritti. Nessuno di noi vede oggi l'Italia che ha sognato negli anni verdi, ma nessuno di noi intende assuefarsi all'idea di un Paese declinante, di una Italietta subalterna e, talvolta, finanche umiliata. Al contrario, siamo tutti convinti che il nostro sia un grande Paese, con immense potenzialità tuttora inespresse, ricco d'ingegno e di creatività, di professionalità e di competenze, queste ultime non sempre valorizzate in modo appropriato o adeguato.
è lo strumento per dare gambe alle nostre aspirazioni di crescita, in un contesto che vede l'Unione europea protagonista e non comprimaria della storia di questo secolo; uno strumento che si associa, in un quadro coerente, con gli altri strumenti di programmazione economica a nostra disposizione, a cominciare dai fondi europei, disponibili all'interno del quadro finanziario pluriennale e che viene accompagnato da riforme di contesto, in sintonia con le specifiche raccomandazioni dell'Unione europea: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione, concorrenza, fisco, mercato del lavoro.
Presidente, la tirannia del tempo assegnatomi mi inibisce qualsiasi analisi, seppure superficiale, sulle sei Missioni che caratterizzano il Piano.
Mi limiterò, dunque, a sulla Missione 3, componente 1, Investimenti sulla rete ferroviaria, e sulla Missione 5, componente 3, Strategia nazionale per le aree interne, precisando di non essere appassionato alla polemica sulla quantità di risorse assegnate al Sud, e non perché l'argomento sia privo di rilievo, ma perché considero una manifestazione di provincialismo continuare a contrapporre un Nord asseritamente dinamico, virtuoso ed efficiente, ad un Sud sempre asseritamente sprecone e parassitario. Le risorse assegnate al Mezzogiorno, devo dire frutto anche del grande lavoro di Giuseppe Provenzano, ammontano a 82 miliardi, cui si aggiungeranno ulteriori 8,4 miliardi rinvenienti dal , 54 miliardi dai Fondi strutturali dell'Agenda 2021-2027, 58 miliardi dal Fondo per lo sviluppo. Sul punto sarebbe interessante capire in maniera precipua come questi fondi saranno spesi e dove, poiché dall'atto non è chiara la destinazione, è chiara l'origine, ma non anche la destinazione; sul punto mi permetto di sollecitare il Governo e, per esso, l'ottimo Ministro Mara Carfagna. Un cambio di passo epocale, dunque, che a monte presuppone un salto culturale: il Mezzogiorno non più area da assistere con la consueta politica delle mance e delle elemosine, ma un territorio da sviluppare e da connettere con il resto dell'Italia e dell'Europa. Io così leggo il grande investimento sull'Alta velocità-alta capacità, sulle tratte Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania, Taranto-Metaponto, Potenza-Battipaglia e, soprattutto, sulla Salerno-Reggio Calabria: un'opera fondamentale - ho finito, Presidente - per dare prospettiva ad una regione troppo spesso ingiustamente marginalizzata.
Con lo stesso spirito interpreto positivamente gli interventi per la coesione territoriale, con particolare riguardo alle Zone economiche speciali e alla Strategia nazionale per le aree interne. Io ho il privilegio e l'orgoglio di rappresentare in quest'Aula le aree più interne della mia regione, quelle che Manlio Rossi Doria definì dell'“osso” e che Pasquale Saraceno classificò come “il Sud del Sud”, e ho piena consapevolezza che questi territori, senza un disegno coerente e risorse adeguate, non riusciranno ad invertire la drammatica tendenza alla desertificazione e alla marginalizzazione. Gli strumenti che il Parlamento ha, sono indicati chiaramente dalla legge di bilancio 2021. Ciascuno di noi li utilizzerà con diligenza e spirito costruttivo…
UMBERTO DEL BASSO DE CARO(PD). Ha ragione. La posta in gioco è troppo alta e trascende l'interesse dei singoli e dei partiti, riguarda l'Italia della prossima generazione .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Stefania Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO(FI). Grazie, Presidente Spadoni. Presidente Draghi, lei ha risolto con la sua autorevolezza e credibilità lo stallo che si era creato con l'Europa, con la precedente bozza del Piano. Il superamento dello stallo è merito suo ed è un segnale ulteriore che rafforza la validità della nostra scelta di sostenere il suo Governo in questo delicatissimo momento del Paese. Senza dubbio, il documento che ha sottoposto oggi all'esame del Parlamento contiene rilevanti passi in avanti rispetto al precedente Piano. In particolare, condividiamo la soluzione che ha aggiunto alle risorse provenienti dal fondi statali, così come ci aveva anticipato il Ministro Franco in Commissione bilancio, perché in questo modo si conferisce, come chiedevano anche l'Europa e il commissario Gentiloni, uno spessore organico all'intera proposta.
Apprezziamo tutta la parte relativa al capitolo dedicato alla transizione ecologica a cui annettiamo un'importanza strategica per il Paese. Noi abbiamo industrie datate nel nostro Paese che, con questi strumenti, avranno la possibilità di essere ammodernate in una logica di mantenimento della qualità produttiva italiana, ma anche della sostenibilità ambientale, che deve diventare il prerequisito per il futuro e anche un elemento di competitività delle nostre imprese. Noi siamo consapevoli dei vincoli e della complessa situazione in cui lei, Presidente, sta operando. Sa che Forza Italia sostiene convintamente il suo Esecutivo ed è per questo che vuole porsi in termini costruttivi, anche in questa circostanza, indicando alcuni punti del Piano che, a nostro avviso, sono migliorabili. È vero che, rispetto al precedente Piano, il Sud conquista più spazio e di questo ringraziamo…
PRESIDENTE. Scusi collega, le chiedo di abbassare il tono della voce.
STEFANIA PRESTIGIACOMO(FI). …lei e il Ministro Carfagna che, con il suo impegno, è riuscita a conquistare nuove risorse per il Mezzogiorno. Noi pensiamo che colmare il storico in termini di servizi sia un grandissimo obiettivo, penso ad esempio all'inaccettabile disparità in termini di servizi per l'infanzia tra Nord e Sud del Paese; vi sono realtà del Sud dove i servizi dell'infanzia sono del tutto inesistenti ed è importante per trasmettere proprio quel messaggio di sostegno anche al mondo femminile che uno degli obiettivi del Piano è aiutare la condizione femminile a conciliare anche lavoro e famiglia. Mi sento di spezzare anche una lancia a favore delle parole appena pronunciate dal collega Fassino relativamente alla necessità di un grande piano di sociale pubblico, non credo che questa sia una richiesta di sinistra, ma sia una richiesta di assoluto buonsenso, lui non mi trova d'accordo rispetto alla loro posizione sul tema degli sfratti, ma non c'è dubbio che bisogna approfittare di queste risorse per ammodernare quella che è un'offerta che nel nostro Paese è rimasta ferma al dopoguerra, con interi quartieri ghetto, che sono poi situazioni dove prolifera la criminalità. Siamo però tutti consapevoli che lo sviluppo e il lavoro lo creano le imprese e il rilancio del turismo e, senza infrastrutture moderne e adeguate, il Sud, Presidente, rimane condannato all'arretratezza. Nel Piano noi non leggiamo quel salto di qualità in termini di progettualità infrastrutturale per il Mezzogiorno. C'è appunto questa organicità rappresentata dalle risorse suppletive, ma questo non corrisponde ad un altrettanto opportuna valutazione dei progetti per il Mezzogiorno. Il può e deve essere l'occasione per pensare al Mezzogiorno in maniera nuova e non per fare negli anni venti del terzo millennio quello che non è stato fatto nel secolo scorso, ma dovrebbe servire per allineare mezza Italia all'altra metà. Presidente Draghi, non ha senso pensare di migliorare le vecchie ferrovie in Sicilia e in Calabria, il Sud non ha bisogno di vecchie infrastrutture, o di soluzioni di ripiego come l'alta velocità di rete, che è molto più lenta della vera alta velocità. Io l'ho ascoltata con attenzione, lei ha parlato di Alta Velocità Salerno Reggio Calabria vera, immagino che lei si riferisse, come pensano tutti, al Frecciarossa, cioè il Frecciarossa che arriva fino a Reggio Calabria. Ho la sensazione che non sia così, perché in questo PNRR il tratto di alta velocità che è finanziato inizia e finisce in Campania, per il resto si parla di velocizzazione della rete, la prego mi smentisca. Io penso che la svolta vera dovrebbe essere collegare la Sicilia a Roma in cinque ore, invece delle attuali 12, cioè lo stesso tempo che con l'alta velocità del Nord si va da Salerno a Milano, che distano esattamente quanto Roma dista da Siracusa. Ecco, io sono convinta che lei convenga che i cittadini di mezza Italia non meritino nel 2021 un piano di infrastrutture che li mantiene 50 anni indietro rispetto al resto dell'Italia.
Io credo che la straordinaria opportunità di investimento che ci è data oggi difficilmente si ripeterà in futuro, e qui mi ricollego alle bellissime parole introduttive che lei ha utilizzato nella sua relazione, perché questo Piano non deve essere una somma di progetti, ma sia realmente un'occasione per indicare una volontà di coesione sociale per il Paese.
Ecco, Presidente, allora duole riscontrare come in questo Piano al momento manchi il segno chiaro di una svolta, un colpo di reni capace di trasmettere agli italiani, ma aggiungerei anche all'Europa, un netto segnale di cambiamento, un segnale di coraggio. Quando parlo di coraggio, Presidente, io mi riferisco alla madre di tutte le infrastrutture per il Mezzogiorno, che è il ponte sullo stretto di Messina, un'opera che non è solo un sogno nel cassetto di generazioni, ma è un progetto concreto, che sarebbe inevitabilmente uno straordinario volano economico, turistico, culturale. Io credo che nessuno possa seriamente sostenere che il Sud della Sicilia, dove in particolare abitano 5 milioni di italiani, l'8 per cento della popolazione nazionale, possa ritenersi integrato nel sistema italiano ed europeo se ogni mezzo che viaggia su terra si ferma a Villa San Giovanni e per arrivare a Messina deve aspettare, come accadeva un secolo fa, il , quando arriva a Messina trova un sistema di rete ferroviaria degna del del Novecento e autostrade che ancora aspettano il completamento dell'anello attorno all'isola Ecco, il io credo che rappresenti l'ultima occasione per molti decenni a venire in cui sarà finanziariamente possibile e politicamente sostenibile il progetto del ponte. Presidente, ora che si è fatto ricorso a un piano parallelo di risorse, potrebbe prendere corpo la possibilità di articolare la realizzazione del ponte in due distinte fasi: la parte a terra finanziata nel e il ponte vero e proprio finanziato con le risorse aggiuntive. Sarebbe importante perché si darebbe un orizzonte temporale e non si direbbe poi lo finanziamo. Pensi alla beffa, nel è inserita la metropolitana di Messina. La metropolitana di Messina va assolutamente fatta, ma era un progetto compensativo del ponte sullo Stretto. Oggi abbiamo l'occasione - e concludo Presidente - di una grande scelta di sviluppo, oppure possiamo restare al grigio riparo di abitudini, paure e culture superate dalla storia e della tecnologia. Il Sud non ha bisogno…
STEFANIA PRESTIGIACOMO(FI). …di essere allineato - concludo Presidente - all'Italia degli anni Settanta, mentre il Nord viaggia mezzo secolo avanti, il Sud chiede di fare un salto nel futuro e oggi questo è possibile.
Lei, Presidente, ha la credibilità e la serietà per potere sostenere nel suo Governo, in Parlamento, in Europa una scelta coraggiosa
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Alex Bazzaro. Ne ha facoltà.
ALEX BAZZARO(LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio Draghi. Giunge finalmente in Aula il Piano nazionale di resilienza e ripresa, uno degli strumenti messi a punto dall'Unione europea per superare la crisi pandemica e i drammi economici che sta vivendo il nostro continente e che, purtroppo, rischierà di vivere negli anni a venire.
Partiamo da subito dicendo che sono investimenti vincolati, su questo ci torneremo, ma è doveroso ricordarlo fin da subito, perché, seppure importanti, verranno stanziati solo nei prossimi mesi a seguito del piano che il Governo invierà a Bruxelles e delle riforme richieste al nostro Paese. Non è una questione di lana caprina perché, da un anno a questa parte, come Lega, in Parlamento, quando ci veniva permesso o, sulla stampa tra una diretta dell'ex premier Conte e un'altra, abbiamo sempre sottolineato come i soldi veri da mettere nelle tasche di imprese e partite IVA e piccole aziende dovessero arrivare prima di tutto dall'Italia e dai conti del nostro Paese. Nelle prossime settimane andremo ad approvare un ulteriore scostamento di bilancio di 40 miliardi, toccato quota 140 miliardi e un rapporto deficit/PIL dell'11,8 per cento. Sono pochi, sono tanti? Per ora sono quelli che servono per ribadire a tutte quelle categorie, che il 27 del mese non ricevono lo stipendio statale e che da quattordici mesi sono costretti a chiusure più o meno sensate, che lo Stato si sta ricordando anche e soprattutto di loro. Sono lontani, anzi lontanissimi i tempi in cui, era circa aprile scorso, venivamo tacciati di voler distruggere i conti pubblici chiedendo scostamenti che superavano i 100 miliardi, che qualcuno voleva nell'ordine dei 3, 4 miliardi.
Sono lontani anche i tempi della prima finanziaria fatta da Lega e MoVimento 5 Stelle durante il Governo “Conte 1”, con la battaglia in sede europea per lo scostamento del 2,4 per cento, e sembra addirittura un'altra era quando in Europa parlare di flessibilità e investimenti era lesa maestà per qualcuno. Eppure sono sempre state le ricette e le richieste di Matteo Salvini e della Lega e oggi a noi non interessa compiacerci di una vittoria postuma bensì far capire che si poteva fare ora come allora .
E qui, Presidente, entriamo nel vivo di questo Piano, perché i soldi che arriveranno non saranno una regalia: saranno da spendere non a nostro piacimento ma, per l'appunto, dati in cambio di riforme e correzione. Se il buongiorno si vede dal mattino, non partiamo benissimo, dato che la bozza iniziale di questo PNRR era stata partorita nelle segrete stanze del precedente Esecutivo senza nessun coinvolgimento parlamentare, né delle opposizioni né degli enti locali, i quali, in barba a ogni principio di sussidiarietà, erano stati invitati sì a presentare proposte ma solo nella forma più che nella sostanza. Con il suo arrivo a Palazzo Chigi abbiamo preso atto che c'è stato finalmente un doveroso e dovuto cambio di passo e non possiamo che far nostra la battuta, circolata in questi giorni, sul fatto che a garantire l'affidabilità e la fattibilità dei progetti italiani sia stata la sua persona. Ciò nonostante, non possiamo che chiederci quale sarebbe stato il risultato con il Premier che l'ha preceduta su quella poltrona. Siamo lieti di trovare nel documento i 25 miliardi per migliorare treni e ferrovie sia regionali che nazionali, i 500 milioni per i percorsi di autonomia per le persone con disabilità, i 6 miliardi per la costruzione di nuovi asili e di scuole materne, i 15 miliardi per potenziare la sanità italiana anche senza dover ricorrere a quello strumento chiamato MES che sembrava essere, in queste Aule, la panacea di tutti i mali nei mesi scorsi .
Vede, Presidente, un Paese che prima della pandemia nella pubblica amministrazione per oltre il 98 per cento non aveva mai sviluppato il lavoro agile è un Paese arretrato. Uno Stato, che in talune regioni del Mezzogiorno ha sistemi di locomozione dickensiani a discapito dei propri contribuenti, deve necessariamente aggiornarsi e svilupparsi, così come sono e rimangono necessarie le riforme concrete, presenti in questo pacchetto, atte a ridurre i divari territoriali di reddito e di occupazione e a facilitare l'aspettativa di vita e l'aumento del tasso di natalità, che lei prima ha citato. Vede Presidente, noi crediamo che le forze che compongono questo Esecutivo di unità nazionale abbiano il diritto, anzi il dovere, di presentare e porre proposte e dubbi (anzi, ci stupiremmo del contrario). La battaglia sul superbonus del 110 per cento è stata condotta da alcuni partiti di questa maggioranza non solo dentro il Palazzo. Quindi, accogliamo con stupore le frasi di chi vede le richieste della Lega sempre e solo come una forzatura. Siamo pronti a richiedere con forza i 13 miliardi per l'alta velocità sulle tratte dei corridoi europei, come, ad esempio, la Milano-Venezia e i collegamenti con i porti di Genova e Trieste. Continueremo a batterci per quei circa 5,3 miliardi sulla banda ultralarga e sul 5G, che riteniamo, anche a fronte della pandemia, una riforma essenziale. Lo abbiamo chiesto in questi mesi e continueremo a spingere affinché si superi il codice degli appalti e si dia il via a una vera semplificazione della giustizia civile e penale. La Lega si è battuta per la digitalizzazione dei sistemi turistici, per la rigenerazione dei borghi attraverso la promozione della partecipazione della cultura, per il rilancio di un turismo sostenibile e per la tutela e la valorizzazione dei parchi e dei giardini storici. Su questo punto, Presidente, vorrei ricordare a quest'Aula che il turismo è un comparto che vale 13 punti del PIL italiano e che andrebbe ascoltato anche quando spiega che i coprifuochi inutili rischiano di danneggiare l'intera stagione turistica e di portare altrove i corridoi turistici europei . Su questo punto non per ideologia, Presidente, noi ci batteremo. Ci batteremo per gli operatori del settore e per gli italiani che vogliono vincere questa battaglia di buonsenso, cancellando quelle norme capestro e illiberali che con la lotta al COVID non c'entrano assolutamente nulla.
Veniamo infine, Presidente, a uno dei temi più discussi in questi giorni, cioè quello di “quota 100”. Ricordo a tutti che la riforma è stata fatta per intervenire a sistemare i danni fatti dall'allora “legge Fornero”, che aveva lasciato centinaia di migliaia di italiani in un limbo senza fine tra lavoro e pensione. Ebbene, prima della pandemia, prima del , come Lega avevamo pensato che fosse una misura a termine e, infatti, abbiamo stanziato risorse per mantenerla per tre anni. Ora è ovvio che al termine di questo percorso non si possa tornare indietro ed è il motivo per il quale era già stata protocollata alla Camera, nel mese di febbraio, la proposta di legge del nostro gruppo che parlava esplicitamente di “quota 41”.
Vede, Presidente, dopo un anno di COVID, di morti, di sofferenza, con 500 mila posti di lavoro già persi, migliaia di aziende già chiuse, con almeno due milioni di donne e di uomini che rischiano il posto di lavoro, non si può certo pensare di alzare l'età per andare in pensione. All'Italia serve semmai il contrario, cioè andare verso i 41 anni di contributi indipendentemente dall'età, per garantire quel ricambio generazionale e quell'opportunità di futuro ai giovani, che altrimenti sarebbero, come lei giustamente ha detto, negate.
Presidente, la Lega è il primo partito italiano e porta la sua attenzione alle richieste e alle esigenze dei settori produttivi e sociali che noi rappresentiamo. Abbiamo scelto di non disertare appoggiando questo Governo, perché abbiamo ritenuto che le esigenze dei cittadini non andassero sacrificate sull'altare di quelle del partito né su quelle dei sondaggi di opinione . Però, serve collaborazione e dobbiamo uscire dal pregiudizio per cui ogni richiesta proveniente da Matteo Salvini viene vista sistematicamente come un attacco all'Esecutivo e riflettere sul fatto - ed invito i colleghi di maggioranza a farlo - che un Governo di unità nazionale si è venuto a creare non per caso, ma perché si è evidenziata l'incapacità dell'Esecutivo politico precedente di rispondere all'emergenza pandemica e, soprattutto, all'emergenza economica.
In questa squadra, seppur variegata e per molti aspetti anche addirittura agli antipodi, quando si portano a casa denari, investimenti e progetti, a beneficiarne sono e rimangono tutti gli italiani. Se non fossimo parte di questa maggioranza temi come il sistema pensionistico, lo sviluppo infrastrutturale, una seria mole di investimenti che non vedono le imprese come nemici da abbattere bensì come risorse per lo sviluppo nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, ebbene questi temi non avrebbero trovato posto in questo Piano. L'Europa dev'essere ascoltata anche quando ci chiede di riformare il codice degli appalti e la giustizia, perché le falle che Bruxelles evidenzia nel sistema Paese non devono diventare discrezionali. Libero mercato, tempi certi della giustizia e concorrenza sono baluardi di un Paese civile, non di una forza politica. Noi siamo leali a questo Esecutivo e alla sua persona, Presidente Draghi, perché ha dimostrato, seppure in tempi assai ristretti per il dibattito parlamentare, di voler cambiare effettivamente marcia. Pensiamo che gli investimenti per il siano un'opportunità per il futuro ma, come ho detto all'inizio del mio intervento, siamo altresì convinti che per dare risorse immediate a chi ogni giorno vive e vede il dramma della disperazione e della povertà sempre più vicino non possiamo esimerci dal continuare a fare la nostra parte come Stato italiano, a investire e anche a spendere, perché spendere bene, laddove un Paese è forte, fa sì che i debiti non siano un problema. Vedremo nei prossimi mesi se anche l'Europa la penserà nella medesima maniera.
Ovviamente, Presidente, lei avrà il voto favorevole sulla mozione di maggioranza da parte del gruppo della Lega, dimostrando, ancora una volta, lealtà e fiducia, ma sempre con un principio: il principio della coerenza verso quei valori e quelle battaglie di libertà per cui gli italiani ci hanno chiesto di rappresentarli in questo Parlamento .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV). Grazie, Presidente. L'ho ascoltata con attenzione e la ringrazio perché ha riconsegnato alla mia generazione la possibilità di avere fiducia nel ritornare ad investire e a cambiare la vita delle persone nella loro quotidianità anche da quest'Aula.
Il nostro Paese vive da tanti anni un ascensore sociale fermo, bloccato, che però in questi mesi ha dimostrato di essersi trasformato in un elastico, con persone che oscillano su e giù dalla soglia della povertà. Gli strumenti che finora abbiamo visto, che abbiamo osservato, persino l'ISEE, non sono in grado di fotografare la solitudine e a questi non accedono tante persone perché, appunto, sono escluse molto spesso dalle politiche attive e dalle forme di inclusione. Lei ha ben evidenziato le missioni in cui si articola il Piano e ci consegna una fotografia di quello che sarà il Paese con queste nuove risorse attuate: asili nido per l'infanzia, formazione tecnica e professionale, ricerca, innovazione, agricoltura sociale e sostenibile, transizione ecologica, inclusione attiva, sport, cultura, turismo.
Ecco, c'è un ambito, un settore che più di altri è cresciuto in questi anni in termini di persone, volontari e operatori, ma anche in termini di capacità di incidere davvero nelle politiche. È il Terzo settore, l'economia sociale, e credo che quest'ambito davvero non debba essere più concepito soltanto come un percettore di risorse o come uno spettatore.
Peraltro, come lei ha ben spiegato, il nostro Piano è strettamente connesso ad un piano di riforme. Nel nostro Paese noi possiamo vantare un'innovazione anche dal punto di vista legislativo. La riforma del Terzo settore, che sta muovendo i suoi passi, per la prima volta ha un vaglio preventivo da parte dell'Unione Europea soprattutto rispetto alle misure di carattere fiscale; e la riforma del Terzo settore finalmente dà dignità, non soltanto giuridica, a un modello organizzativo che ha tante facce, tanti volti, che non rispondono soltanto al tema della riparazione, e modelli organizzativi che si sono adattati ai diversi bisogni, organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale, fondazioni, enti filantropici, imprese cooperative sociali.
Questo per dire che il Terzo settore è sicuramente il luogo dove il volontariato trova la sua immagine migliore, ma è anche un settore produttivo, trasversale alle diverse missioni che ci sono nel Piano, e quindi le chiedo con forza quello che tanti enti che sono presenti nel nostro Paese stanno chiedendo da tanti mesi: di non essere più percepiti soltanto come degli spettatori, ma di dare, attraverso l'attuazione del Piano, vera concretizzazione dell'articolo 55 del codice del Terzo settore, che assegna finalmente alla coprogettazione e alla cogestione delle politiche un ruolo fondamentale proprio nella risposta ai bisogni non soltanto riparativi, ma anche nella crescita economica e culturale del nostro Paese.
Quindi, da questo punto di vista, credo sia importante non escludere il Terzo settore da tutte quelle misure trasversali, penso ad esempio al tema dell'innovazione sociale, della tecnologia, come se si pensasse (come talvolta è accaduto nei mesi scorsi) che un settore produttivo, un settore economico che persino l'Unione europea ha definito all'interno dei 14 della crescita sostenibile e come modello economico, possa davvero rappresentare nel nostro immediato futuro, perché già lo è con 5 milioni e mezzo di volontari, un milione di lavoratori, luogo dove si sviluppano competenze, dove la tecnologia serve per rispondere ai bisogni più svariati delle persone, dalla medicina territoriale fino al recupero delle eccedenze alimentari, perché, per fare questo, serve la , serve la connessione, serve la banda larga, così come gli investimenti infrastrutturali, gli investimenti in beni mobili strumentali.
Questo credo sia un passaggio culturale importante, su cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza sicuramente può incidere; e questo risponde un po' a una grande domanda del nostro tempo, capire se - questa è una posizione politica, anche, che credo che questa maggioranza debba finalmente affrontare dopo tanti anni - l'attuazione delle politiche spetta soltanto allo Stato oppure, come dice la nostra Costituzione all'articolo 118, se la sussidiarietà orizzontale e verticale ha un valore.
Sussidiarietà che non è disimpegno, come talvolta è successo nel nostro Paese: quando l'intervento pubblico non interviene, allora interviene il Terzo settore. Ecco, il Piano può essere modalità per attuare proprio l'articolo 55 del codice del Terzo settore, inserire nuova progettualità che invita anche le amministrazioni pubbliche a ripensarsi nell'approccio con i cittadini, con la responsabilità sociale d'impresa e anche con il tema del Terzo settore nelle sue diverse facce e nei suoi diversi volti. Questo è un auspicio e sono certa di cogliere la sua sensibilità e la sensibilità del Governo rispetto a questo tema .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elisa Tripodi. Ne ha facoltà.
ELISA TRIPODI(M5S). Presidente, Presidente del Consiglio, membri del Governo, colleghe e colleghi, il PNRR deve essere lo strumento attraverso il quale si riducono le disuguaglianze, la povertà e l'esclusione sociale; tutti fattori, questi, che purtroppo sono endemici nella nostra società. Deve essere lo strumento che permetterà al Paese di essere accompagnato in quel piano di riforme strutturali che ci aspettiamo da tempo, che l'Italia si aspetta da tempo. D'altronde, le riforme contenute all'interno del Piano sono quelle che l'Unione europea ci richiede da anni: parliamo della riforma della pubblica amministrazione, parliamo della riforma della giustizia, di una riforma del mercato del lavoro e di una riforma anche fiscale.
Siamo, peraltro, ben consapevoli del ritardo che l'Italia, purtroppo, ha accumulato negli anni, soprattutto nel campo delle tecnologie digitali, nei servizi pubblici e nel sistema produttivo del Paese, anche a causa, purtroppo, dei tagli che ci sono stati negli anni, che i numerosi Governi hanno fatto, almeno negli ultimi vent'anni. Migliorare la competitività italiana significa non solo recuperare il deficit fatto negli anni, ma soprattutto investire nella digitalizzazione e nell'innovazione di processi, prodotti e servizi che rappresentano il fondamento della trasformazione del Paese. Come ben sappiamo, l'idea di rilancio prevista per l'Italia e rappresentata all'interno del Piano si sviluppa attorno a tre assi strategici, quindi la digitalizzazione e l'innovazione, la transizione ecologica e l'inclusione sociale. La pubblica amministrazione è fondamentale, in questo percorso di riforma strutturale.
La realizzazione degli obiettivi che il Piano si propone si traduce in benessere per l'intero Paese perché, quando si parla di pubblica amministrazione, si parla anche di sanità, si parla di pubblica sicurezza, si parla di scuola, si parla soprattutto di servizi essenziali. Parliamo di capacità di cogliere le opportunità legate al digitale anche attraverso le necessarie infrastrutture. Tutto questo si deve tradurre in una pubblica amministrazione all'avanguardia, competitiva e vicina ai cittadini. La valorizzazione del capitale umano è il punto principale sul quale investire, soprattutto dopo anni di blocco del , carenza di personale in determinati settori specifici e un'età media molto elevata. È necessario avviare una nuova fase di reclutamento e di formazione continua del personale, per rafforzare le competenze. Su questo, però, vorrei che fosse ben chiara la linea politica del MoVimento 5 Stelle, perché la stagione dei concorsi deve ripartire, deve attrarre giovani con nuove competenze, superando - questo è vero - le modalità adottate attraverso l'espletamento di concorsi, che devono essere più rapidi, più snelli, ma anche attraverso dei percorsi meritocratici, e non proibitivi, perché tutti i nostri giovani e le nostre giovani donne hanno il diritto di potervi partecipare, dimostrando il loro valore, le loro competenze e le loro capacità.
Investire sul capitale umano vuol dire dare il giusto valore alla pubblica amministrazione, vuol dire migliorare la qualità del lavoro, ma soprattutto vuol dire anche migliorare la vita delle persone. E allora mi chiedo, sempre nell'ambito delle modalità di accesso nella pubblica amministrazione, tema inserito all'interno del Piano, quando si parla di “altri percorsi di reclutamento” cosa significa? Cosa significa “programmi dedicati ad altri profili da inserire nelle amministrazioni con percorsi rapidi”? Perché, Presidente, se significa non garantire pari opportunità di selezione, se significa trasformare il concorso pubblico in una selezione , allora noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo essere d'accordo. Ma sono sicura, Presidente, e lei converrà con me, che la via che si dovrà perseguire sarà quella della meritocrazia. Le sei Missioni del PNRR sono dunque accompagnate da due grandi riforme strutturali: quella della pubblica amministrazione, di cui ho, seppur brevemente, parlato prima, e anche quella della giustizia. La Ministra Cartabia ha proprio ieri definito queste due riforme come i pilastri su cui poggia l'intero Piano nazionale di ripresa e resilienza; ed è proprio così, perché entrambe hanno il compito di aumentare l'efficienza e di non essere dei macigni, temporali ed economici, per i cittadini.
La riforma della giustizia ha l'obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale, rivedere l'organizzazione degli uffici giudiziari. La durata dei processi incide negativamente sulla percezione della qualità della giustizia, e i problemi legati al tempo sono al centro dell'attenzione del dibattito interno, sottolineati anche nelle sedi europee. Bisogna oltremodo sottolineare che nelle raccomandazioni indirizzate al nostro Paese negli anni 2019 e 2020 la Commissione europea dà atto dei progressi compiuti negli ultimi anni, e di questo il merito va dato anche al MoVimento 5 Stelle, soprattutto al MoVimento 5 Stelle e alle norme che ha messo in atto per contrastare la corruzione.
Rimanendo nell'ambito della riduzione del tempo del giudizio, gli interventi che si vogliono mettere in atto convergono al comune scopo di riportare il processo italiano ad un modello di efficienza e competitività, condizioni anche queste indispensabili per lo sviluppo economico del Paese. A tal proposito, sono depositate alla Camera e al Senato le riforme del processo civile, del processo penale, la riforma del CSM e dell'ordinamento giudiziario. I fondi previsti dal Piano proprio per il comparto giustizia vanno ad aggiungersi al miliardo e 10 milioni già stanziati nella legge di bilancio per l'innovazione della giustizia.
Possiamo, dunque, affermare che le riforme contenute all'interno del PNRR ben si inquadrano nell'ambito di un processo di rinnovamento già da tempo avviato grazie al lavoro dell'ex ministro Bonafede, e su questo noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo dirci che soddisfatti, visto che la stessa ministra Cartabia sta continuando a portare avanti il Programma assunzionale ideato e voluto dall'ex ministro Bonafede. A tal proposito, voglio ricordare questo Piano che non ha precedenti, questo piano messo in atto per le assunzioni: dall'incremento della dotazione organica dei magistrati, alle assunzioni di personale amministrativo e, grazie a questo Piano, sono già state assunte 4.864 persone e ben 8.287 altre unità verranno selezionate e assunte nei prossimi anni. Gli obiettivi principali che si intendono raggiungere possono essere sintetizzati in tre punti: rendere il processo più rapido ed efficiente; avere fondi per la nuova edilizia giudiziaria; smaltire l'arretrato grazie a nuove professionalità.
Concludo con una breve ma importante sollecitazione verso il Governo che riguarda l'occupazione femminile e le relative coperture per le infrastrutture sociali, perché, se vogliamo davvero avere come obiettivo una crescita sostanziale ed equa dell'occupazione, allora ci si deve impegnare con altri fondi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal Piano.
ELISA TRIPODI(M5S). E faccio mio - mi scusi Presidente -, mio e del MoVimento 5 Stelle, l'appello della rete Donne per la salvezza, e sono sicura che il Governo si impegnerà a trovare altri 10 miliardi da destinare per il raggiungimento di questo obiettivo che, ricordo e sottolineo, non riguarda solo ed esclusivamente le donne, ma riguarda il Paese intero e la sua ripartenza.
Il Piano deve essere concepito come un'eredità di qualità, perché dall'attuazione di questo Piano dipenderà anche il futuro delle prossime generazioni
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Nardi. Ne ha facoltà.
MARTINA NARDI(PD). Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, in questo lungo anno in cui i quindicenni hanno perso i loro baci, gli esercizi commerciali i loro clienti e molte, troppe famiglie i loro nonni, noi abbiamo investito, tra saldo netto e indebitamento, più di 140 miliardi, per dare una mano, per ristorare, per sostenere per curare il Paese. Questa grande quantità di denaro è stata utile per dare un segnale di attenzione, ha evitato chiusure di attività, è stata utile per aiutare le persone più in difficoltà . Dopo il tempo della cura, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza inizia un tempo nuovo, quello della costruzione di politiche per la crescita. La formidabile occasione del Piano è la sfida più grande che il sistema Paese dovrà affrontare. Sarà - è già - l'occasione per sentirci un popolo, gli europei; è cambiato il nel Paese rispetto all'Europa. Sarà soprattutto l'opportunità di cambiare finalmente il Paese, per colmare le diseguaglianze geografiche, per determinare i nuovi lavori, e più lavoro per i giovani, per riformare, finalmente, molte delle nostre istituzioni, per costruire vere e proprie pari opportunità per le donne che, anche in questa pandemia, hanno dovuto affrontare un carico decisamente insopportabile.
Il Piano che ci presenta rappresenta l'insieme delle politiche atte a rilanciare l'economia, a colmare le disuguaglianze, a rendere il nostro Paese più ecologico e solidale. Alla digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo il Piano assegna risorse ingenti, con l'obiettivo di sostenere la transizione digitale e l'innovazione del sistema produttivo attraverso stimoli agli investimenti in tecnologie avanzate e 4.0, ricerca, sviluppo, innovazione e , realizzare reti ultraveloci in fibra ottica, 5G e satellitari e a favorire lo sviluppo delle filiere produttive in particolare quelle innovative del , aumentare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali.
Secondo i dati Istat, il nostro Paese è ancora molto indietro su tale tematica. Nonostante la quota di imprese che forniscono sui propri siti informazioni su prodotti offerti sia in crescita, le applicazioni digitali più evolute sono poco utilizzati tra le più piccole e medie imprese. Circa l'8 per cento dichiara, infatti, di avvalersi di almeno due dispositivi o sistemi interconnessi, soltanto il 15,9 per cento delle piccole e medie imprese ha venduto nel 2019. Si tratta di una distanza, di un – come lei lo ha definito - evidente, che penalizza fortemente il nostro sistema produttivo. La tecnologia è stata utilissima per la continuità operativa di moltissime imprese, soprattutto durante il primo lockdown, e ha favorito la nascita di nuovi modi di lavorare, interagire e fare , modificando, forse per sempre, le aspettative e comportamenti dei consumatori. Sarà, quindi, necessario favorire l'accelerazione della transizione digitale delle imprese e, particolarmente, delle PMI, con lo sviluppo di una rete di connessione digitale veloce ed ultraveloce, per diffondere innovazione, nuovi servizi e con misure dedicate all'utilizzo di tecnologie e servizi digitali.
Altrettanto fondamentale sarà favorire le misure di pagamento elettronico, monitorandole e calmierando gli oneri connessi a tale operazione, a partire dalle fasce dei micropagamenti.
Risulta, quindi, condivisibile la scelta di investire a sostegno delle filiere tecnologiche, per pensare a modelli industriali e a produzioni che possano collocare il Paese tra i principali produttori di innovazione. L'innovazione passa dalla costruzione di un'economia ecosostenibile che mette al centro i sistemi energetici.
La sfida dell'idrogeno e della decarbonizzazione ci deve trovare pronti sotto tutti i punti di vista.
Il raggiungimento dei parametri di emissioni sanciti dall'Accordo di Parigi e dagli altri protocolli europei, se da un lato deve rappresentare un imperativo categorico, dall'altro deve diventare occasione per nuovo lavoro nel nostro Paese. Bene, quindi, il sostegno al settore e alla filiera delle nuove tecnologie. Bene la sinergia tra progetti di ricerca e impresa, allo sviluppo delle rinnovabili anche in chiave industriale. E bene il sostegno all'efficientamento energetico delle abitazioni attraverso la leva del superbonus 110 per cento. Quest'ultimo dovrà ulteriormente essere finanziato e sono certa che avverrà già a partire dai prossimi decreti, visto che sta già dimostrando la sua duplice capacità di agganciare la ripresa e di migliorare le nostre in quanto ad emissioni prodotte. È la cessione del credito che, in edilizia, deve diventare strutturale.
La pandemia - vado a concludere Presidente - ha evidenziato molti problemi irrisolti che hanno determinato diseguaglianze intollerabili, da quelle economiche a quelle delle connessioni immateriali e materiali, a quelle geografiche a quelle educative, da quelle generazionali e di genere. Con il Piano, il Governo ci propone una strada per accorciare quelle distanze e rendere il Paese più competitivo, non lasciando nessuno indietro
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, il Piano su cui il Parlamento si è espresso - lo dicevamo - era carta straccia. Quest'ultima versione è stata scritta al chiuso delle stanze del Ministero dell'Economia, mesi di audizioni, incontri, pareri finiti così, in carta straccia. Arriva il giorno prima della sua presentazione e votazione in Parlamento, nemmeno il tempo di leggerla e studiarla. Cosa vediamo? 500 milioni per Roma Capitale, praticamente un'elemosina. In I Commissione, vedete, è in corso l'esame congiunto di PDL costituzionali e di natura ordinaria in questo senso su Roma capitale, dopo l'approvazione unanime del nostro ordine del giorno alla legge di bilancio. Fratelli d'Italia propose strategicamente l'utilizzo dei fondi per l'attuazione della volontà del Parlamento di dotare, appunto, la capitale di poteri e fondi speciali.
Vedete, Roma, da cinquant'anni, è ferma a 2,8 milioni di abitanti, secondo le più recenti classifiche internazionali è la decima città in Europa per turismo, quarantanovesima su 120 città sul piano della competitività, quarantesima su cento su quello della sostenibilità, 265esima su 1.348 in Europa per PIL . Chiariamoci: cultura, sport, editoria e innovazione hanno ancora pochi fondi, progetti con respiro limitato.
Sull'innovazione, 6 miliardi, Presidente Draghi, 6 miliardi riteniamo che siano un'inezia, un miliardo l'anno sul progetto del 5G, della banda ultra larga, dell'innovazione della nazione. Sulla cultura, scindiamo il turismo, quindi, ai circa 6 miliardi e 645, quanti ne vanta Franceschini, vanno tolti due miliardi e, quindi, siamo a quattro miliardi sull'entità complessiva del PNRR e sono di fatto un'altra elemosina, ben fuori dalla centralità paventata dal Ministro Franceschini e da lei, Presidente Draghi. Sarebbe potuta essere anche un'occasione per garantire la riforma dello spettacolo dal vivo, su cui la linea di intervento riguarda solo, pensate un po', l'efficientamento energetico dei teatri, finalmente modificando i criteri quantitativi e qualitativi del Fondo unico dello spettacolo, spesso distorsivo del mercato, proposta che Fratelli d'Italia lancia almeno da inizio legislatura.
Per lo sport 300 milioni per quello a scuola e, poi, un unico cenno al ruolo contro l'emarginazione sociale nella Missione 5.
Per la digitalizzazione delle imprese, poi, Presidente Draghi, complessivamente 18 miliardi, con 4 già attivati, considerando il tessuto delle PMI sono poco o nulla. Pur apprezzando l'intervento del sottosegretario Moles sull'editoria, ci chiediamo come mai un comparto strategico come, appunto, l'editoria nazionale non possa avere una propria linea di intervento, così da garantire le migliaia di posti di lavoro e il pluralismo informativo e non poche righe sulla transizione 4.0.
Vedete, colleghi, il Parlamento aveva dato ben altri indirizzi, sia in Commissione cultura che nelle relazioni di minoranza, rispetto a quelli a cui, oggi, il Presidente Draghi faceva riferimento, cioè le audizioni e il lavoro del Parlamento, però, peccato che li abbiamo fatto non su questo PNRR, su questo testo che ci è stato consegnato oggi alle 14, ma su un altro testo completamente diverso anche negli accantonamenti, negli investimenti. Considerate, colleghi, che il PNRR sarà strategico per i prossimi anni e la nazione, come sappiamo, deve ripartire, lo chiede il sistema produttivo, lo chiede il mondo della cultura, dello spettacolo, dell'editoria, dell'innovazione, lo chiedono le famiglie e lo chiede l'Italia e, sinceramente, Presidente Draghi, dal Governo dei migliori ci saremmo aspettati di meglio e, sinceramente, non ci avrete mai .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.
MAURO D'ATTIS(FI). Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il è davvero un'occasione irripetibile, proponiamo una strada opposta a quella della spesa dispersiva e orientata al consenso; la nostra strada è quella di un grande progetto di rilancio del nostro Paese, con particolare attenzione al Sud. Sono le parole del Presidente Silvio Berlusconi alla vigilia della crisi che portò alle dimissioni del precedente Governo Conte e alla successiva fiducia al nuovo Governo presieduto da lei, signor Presidente Draghi. Quelle parole sintetizzano la posizione che Forza Italia ha tenuto e mantenuto, senza farsi condizionare dai momenti, senza farsi condizionare dal fatto di essere all'opposizione, piuttosto che essere forza di Governo.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è sbarcato finalmente a Bruxelles. Ha fatto bene, signor Presidente, a imporre i tempi della presentazione; partiva in grande affanno a causa dell'insediamento in piena fase di costruzione del suo nuovo Governo, ha recuperato benissimo il ritardo e, soprattutto, ha fatto sentire con stile e forza la voce del nostro Paese all'Unione europea. È innegabile che ora anche l Europa sa di avere di fronte come interlocutore per l'Italia un Governo sostenuto da un'ampia maggioranza politica, un Governo forte.
MAURO D'ATTIS(FI). Questo Piano affronta, tra le altre, la questione sanitaria con grande forza, a proposito di forza, con la forza degli oltre 18 miliardi previsti per il Fondo salute, in stretta collaborazione con le attività delle regioni, tema caro alla nostra Ministro Gelmini. Tra i vari aspetti che interessano in particolare a Forza Italia c'è quello, lei lo ha accennato nel suo intervento introduttivo, della medicina di prossimità. Ci aspettiamo, signor Presidente, che questo Piano, da qui ai prossimi anni, intervenga davvero e finalmente sulle cure domiciliari, sulle cure direttamente a casa . L'idea della casa di comunità, signor Presidente, non ci convince, a dirla sinceramente; siamo per il potenziamento della rete medica domiciliare e della rete degli altri servizi territoriali, come, ad esempio, le farmacie e i medici di famiglia.
Bene, anche, signor Presidente, cambiando discorso, la risposta che il Piano dà al sostegno del pilastro economico dell'agricoltura che per Forza Italia è ritenuto essere fondamentale. Poi, la rivoluzione ambientale che passa da questo Piano può essere presto una realtà; la transizione ecologica ha bisogno di velocità, signor Presidente, innanzitutto da parte della burocrazia. Il passaggio dal carbone all'idrogeno non è quello che molti hanno venduto come piuttosto elettorali, occorrono maturità e responsabilità. La transizione va favorita senza smontare - e mi auguro, ci auguriamo che lei sia d'accordo - completamente il nostro sistema industriale esistente che, invece, va implementato con gli investimenti in ricerca e innovazione. Basta guardare, signor Presidente, con attenzione, alle sfide che attengono uno dei distretti energetici industriali più importanti d'Italia, io conosco quelli di Brindisi e Taranto, lì, la transizione è già iniziata, ma ha bisogno di un poderoso investimento dello Stato per conservare la produzione energetica e quella industriale, soprattutto con impegni materiali a breve termine e non solo di ricerca a medio e lungo termine.
Questo Piano è, appunto, un piano, signor Presidente, non può sostituirsi alle prerogative del Parlamento, ciò vale per l'economia e vale per la giustizia. In nome dell'accelerazione vanno fatte sicuramente le riforme, ma non si può pregiudicare il ruolo costituzionale del Parlamento. In tema di giustizia, ad esempio, signor Presidente, dobbiamo traguardare a ridurre i tempi dei processi, potenziando gli organici e le infrastrutture digitali; giammai, dobbiamo però ridurre le garanzie costituzionali e difensive. In sintesi, signor Presidente, è giusto che gli obiettivi del Piano debbano essere vincolanti, ma le modalità di raggiungimento di quegli obiettivi devono restare appannaggio del Parlamento .
Sul capitolo Sud stiamo scrivendo un'importante pagina, speriamo, di storia; la dotazione prevista di oltre 200 miliardi dice in maniera chiara e trasparente, grazie all'importante impegno della nostra Ministro Carfagna e delle richieste che a nome anche di Forza Italia il presidente Tajani aveva lanciato, un ruolo importante per il Sud. Signor Presidente, anche la critica da alcuni sollevata viene smontata con la pretesa di una nuova classe dirigente che, invece, che chiedere quanti soldi arrivano al Sud, chiede quali sono i soldi che arrivano al Sud e quali sono le opere .
MAURO D'ATTIS(FI). Il Ministro Brunetta ha presentato un importante piano di assunzioni e di specializzazione della pubblica amministrazione. A lei, signor Presidente, nella replica - ho terminato, signor Presidente Fico - la richiesta di specificare finalmente con il Piano in atto la differenza tra alta capacità e alta velocità, perché tanta confusione i Governi precedenti hanno determinato .
PRESIDENTE. Grazie, deputato D'Attis.
È iscritto a parlare il deputato Bitonci. Ne ha facoltà.
MASSIMO BITONCI(LEGA). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, Ministri, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione il suo intervento, ma oggi dobbiamo anche certificare che la situazione sanitaria ed economica è tra le peggiori a livello europeo e anche mondiale se la rapportiamo alla popolazione italiana: centoventimila mila decessi da COVID e per molti mesi un sistema sanitario al collasso, dove sono emerse con evidenza le differenze territoriali e i gravi errori del passato che hanno cancellato la sanità territoriale, mi passi la battuta, forse perché qualcuno la considerava una spesa pubblica improduttiva . Dal punto di vista economico, signor Presidente, ancor peggio, un calo del prodotto interno lordo nel 2020 dell'8,9 per cento e che stenta a ripartire anche nel 2021.
Meno 400 miliardi il volume d'affari delle imprese lo scorso anno: 400 miliardi. Un milione di posti di lavoro in meno l'anno scorso e quest'anno, quando scatterà lo sblocco dei licenziamenti, è previsto un ulteriore milione di lavoratori che perderanno il posto di lavoro. Le persone più colpite sono quelle più fragili, donne e giovani, come ha ricordato lei prima, Presidente, con un tasso di occupazione femminile calato al 53 per cento, contro una media europea del 67. Nuovi poveri, signor Presidente, 5 milioni di italiani che sono sotto la soglia di povertà, con gravi disuguaglianze tra le varie aree del Paese.
Allora, prima considerazione sul nuovo PNRR: ha senso decidere ora, con questa grave situazione sociale, la cancellazione di “quota 100”? Perché non pensare di introdurre una maggiore flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, dando spazio a giovani e garantendo almeno a chi ha lavorato e versato quarantun anni di contributi, indipendentemente dall'età, la quiescenza, fornendo uno strumento alle nostre aziende, signor Presidente, per assumere e salvaguardare il mercato del lavoro?
Certo, l'ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti, riforme, modernizzazione della pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo. Obiettivo ambizioso, grazie al suo intervento, Presidente Draghi, e al parere favorevole, ovviamente, dell'Unione europea, ma solo dopo aver assicurato che tre temi non secondari saranno affrontati, che sono la riforma della pubblica amministrazione, la giustizia e il fisco.
Nella pubblica amministrazione, l'obiettivo di riforma passa anche attraverso il miglioramento della capacità amministrativa a livello centrale e locale, rafforzando i processi di selezione, magari meritocratici, signor Presidente - so che è un'utopia questa - e su incentivi legati alla produttività anche del personale della pubblica amministrazione, sburocratizzando, semplificando e digitalizzando i servizi del cittadino e delle imprese. Signor Presidente, la burocrazia in Italia costa alle famiglie e alle nostre aziende, secondo uno studio della CGIA di Mestre, gli artigiani di Mestre, 53 miliardi all'anno, un paio di manovre di bilancio -pandemia. Qui l'azione del Governo deve essere inflessibile: tagliare i costi e i tempi della macchina burocratica, introdurre i costi standard per gli enti locali e i Ministeri, guardare alla responsabilizzazione della classe politica amministrativa dal centro alla periferia, attuando appieno il comma terzo dell'articolo 116 della Costituzione, che è l'autonomia differenziata. Non è un male questo, l'autonomia differenziata, è un bene per la pubblica amministrazione
Altro nome nodo che l'Europa ci chiede urgentemente affrontare - e noi della Lega siamo perfettamente d'accordo - è la riforma della giustizia civile, penale e tributaria. Affrontare i nodi strutturali, rivedere l'organizzazione degli uffici giudiziari, semplificare il rito processuale in primo grado e in appello, ridurre il contenzioso tributario, i tempi della sua definizione attraverso strumenti deflattivi del contenzioso, come abbiamo fortemente voluto nel 2018 con la pace fiscale affrontando l'annoso problema dei mille miliardi di magazzino fiscale, sapendo fin d'ora che buona parte di esso è diventato inesigibile e che il 50 per cento del contenzioso finisce in Cassazione. Così in materia penale, riformando le indagini preliminari, ampliando il ricorso ai riti alternativi, definendo i termini di durata dei processi, i tempi di tutti i processi, signor Presidente, semplificare la legislazione, i testi unici e cancellazione di norme e regolamenti che ostacolano ogni giorno la vita dei cittadini e delle imprese, la riforma degli appalti pubblici, della valutazione di impatto ambientale - anche questo ci ha chiesto l'Europa -, con ritardi inconcepibili, che portano alla media di realizzazione, tutta italiana, per un'opera pubblica di 4,4 anni e un codice che è l'ostacolo alla concorrenza e che ha facilitato infiltrazioni mafiose ed episodi corruttivi. Allora, se non funziona, va cancellato, signor Presidente. Prendo esempio da quello europeo, dal modello Genova, come è stato fatto dal suo Governo solo recentemente e con la nomina dei nuovi commissari per le opere strategiche.
Il fisco, altra riforma più prorogabile. Leggiamo che, nel PNRR, si affronterà con una legge delega che verrà approvata entro il 31 luglio, dalle risultanze dell'indagine conoscitiva della Commissione finanze.
Un'indagine interessante, signor Presidente, sì, ma che non ha sciolto alcun nodo, dove emergono contraddizioni e visioni antitetiche del progetto di riforma del fisco: tratterà solo l'IRPEF, cancellerà il regime forfettario e la ” sulle imprese che ha portato a una reale semplificazione degli adempimenti e ha abbassato la tassazione sulle piccole imprese. L'aliquota per questo regime speciale passerà al 23 per cento, considerando che già il 75 per cento dei contribuenti paga un'aliquota inferiore al 15 per cento. Questa è la realtà. Verrà studiata una semplificazione delle basi imponibili degli adempimenti? Più di 800 sono le leggi tributarie, centinaia gli adempimenti fiscali e contributivi. Si può continuare così? Verrà affrontata la cancellazione dell'IRAP, la tassa sulle perdite, unico caso al mondo? Verranno riordinate le deduzioni e le detrazioni o sarà solamente una ? Aumenterà la tassazione sugli immobili, come auspicato da alcune forze di maggioranza, con la revisione delle rendite catastali e nuove patrimoniali, dimenticando che l'IMU preleva dalle tasche dei cittadini già 20 miliardi. La riforma dell'IRPEF terrà conto anche che l'imposta non è più progressiva e non rispetta l'articolo 53 della Costituzione, visto che dai 28 ai 55 mila euro, l'aumento medio è di ben 11 punti percentuali? Si studierà una reale per tutti i contribuenti senza distinzioni tra lavoratori autonomi, pensioni e lavoratori dipendenti?
Le risorse: 221,5 miliardi di euro complessivi, 30 del Fondo complementare, 191 miliardi di euro da impiegare nel periodo 2021-2026 e dei quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto e 122 prestiti. Allora qui, altro tema che le poniamo, signor Presidente, perché vincolarci solo a prestiti europei senza lasciare aperta la possibilità di ricorrere a strumenti finanziari nazionali, se maggiormente vantaggiosi e meno onerosi, come abbiamo osservato durante l'audizione del Ministro dell'Economia Franco e fatto inserire nella risoluzione al DEF approvato settimana scorsa alla Camera?
Investimenti. La nuova spesa per nuovi investimenti aggiuntivi sarà di 40 miliardi, tutto il rimanente per i piani preesistenti. Ma con un ritardo colossale da colmare, non sarebbe stato utile, visti i tassi di mercato che sono quasi a zero, spingere ed aggiungere investimenti aggiuntivi utili alla ripresa? Ha senso, signor Presidente, rinunciare in partenza a 88 miliardi di investimenti supplementari che possono essere un volano importante per la crescita e lo sviluppo, vista la sostenibilità del debito? Forse non siamo sicuri di poterli spendere?
Forse proprio questo è un altro tema molto importante, la . Quale sarà la , signor Presidente, la delle regioni e degli enti locali? Il Governo stima che gli investimenti previsti nel Piano avranno un impatto significativo sulle principali variabili macroeconomiche. Nel 2026, il prodotto interno lordo sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all'andamento tendenziale e l'occupazione sarà maggiore di quasi 3 punti percentuali. Perché, allora, non spingersi ancora di più, per esempio, con il superbonus 110 per cento? I lavoratori chiedono una proroga della scadenza del ristrutturazioni 2023: bene, la promessa di inserirla nella legge di bilancio del 2022 non è sufficiente. Ma dobbiamo essere consci che questa misura può attivare l'utilizzo di risorse private per la ripartenza, un volano di investimenti in un settore primario, come quello dell'edilizia. Con un patrimonio di 13,7 milioni di immobili che sono energivori, si capisce come l'impatto del Superbonus esteso non solo ai privati potrebbe avere un riscontro complessivo di ben 500 miliardi sul PIL. Quindi, il volano in termini di investimenti e di crescita sarebbe molto superiore al costo dell'incentivo.
Signor Presidente, abbiamo una grande occasione per rilanciare la competitività del nostro Paese ed incentivare gli investimenti, senza dimenticare il contesto demografico della bassissima natalità - 1,29 figli per donna contro la media europea di 1,56 -, magari attraverso nuovi asili nido. Qui sono scarsi, Presidente, gli investimenti e la piena attuazione dell'assegno unico per i figli e maggior tutela per le madri.
Concludendo, mi passi una breve considerazione, ringraziandola per il grande impegno e il lavoro fatto e la grande svolta: prima si apre e prima si riparte. Si sciolgano con urgenza i nodi sul tema del coprifuoco con adeguati protocolli, che tra l'altro già esistono. Prima si riapre del tutto, minore sarà l'impatto su questa grave crisi economica .
PRESIDENTE. È iscritto parlare il deputato Nobili. Ne ha facoltà.
LUCIANO NOBILI(IV). Grazie, Presidente. Grazie Presidente Draghi e grazie a tutto il suo Governo, anche perché, francamente, non è abituale che un Presidente del Consiglio e i suoi ministri assistano alla discussione generale con questa attenzione e con questo impegno
Proprio oggi, con le prime ragionate riaperture di migliaia di esercizi commerciali, nei giorni in cui diventa sempre più concreta la portata di un piano vaccinale finalmente all'altezza di questo nome, discutiamo di uno strumento fondamentale, simbolico pilastro della ripartenza del nostro Paese. È un'occasione - lo abbiamo detto più volte - irripetibile per l'Italia, non solo per lasciarci alle spalle i danni della pandemia, ma anche per mettere mano una volta per tutte in maniera strutturale ad alcuni e alle consolidate fragilità nei fondamentali, causa dei ritardi nel nostro Paese.
Questo documento è una per tornare a correre, una pietra angolare, quella che regge la volta, quella che tiene insieme i diversi lati nella costruzione del prossimo futuro. È un lavoro serio che fa giustizia anche dei ritardi e delle troppe ipocrisie che hanno caratterizzato i mesi precedenti, Presidente, a partire da chi decantava le lodi del predecessore di questo PNRR - sotto diversi aspetti per noi irricevibile - e poi ha contribuito a presentare 400 pagine di osservazioni e raccomandazioni, in altre parole la richiesta di riscriverlo. Così in buona sostanza è avvenuto, al punto che ci colpisce la distanza tra il documento elaborato dal precedente Governo e questo, sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, su quello della e sulle riforme, prima praticamente inesistenti e invece cruciali, come sappiamo. Un documento che somigliava a un elenco di spese e che oggi, invece, disegna una visione di Paese.
Un tema per tutti, l'attenzione alle giovani generazioni, davvero strategica e per noi ripetutamente invocata, nel Paese che ha il triste primato, come abbiamo più volte detto anche in questa seduta, di NEET , di giovani che non studiano e non lavorano, una visione di futuro che emerge anche su due missioni strategiche, digitalizzazione e infrastrutture, due realtà complementari, l'infrastrutturazione fisica e digitale del Paese, che sa ci sta molto a cuore, Presidente, dal Piano Shock in poi, sul quale ci siamo battuti, che grazie anche al suo Governo sta liberando opere bloccate da troppi anni.
La pandemia si è incaricata di portare alla nostra attenzione i ritardi nella digitalizzazione del Paese. Basti pensare ad aziende che non riuscivano a fare un efficace lavoro agile, alle famiglie alle prese con le difficoltà della didattica a distanza, o anche a noi, qui in Commissione, quando fatichiamo con una audizione a distanza. Abbiamo scoperto come il diventi nei fatti diseguaglianza sociale, economica ed educativa. Nonostante i recenti passi avanti, l'indice DESI fotografa una situazione drammatica: Italia venticinquesima su ventotto Paesi.
Però, c'è un impegno importantissimo, quasi 50 miliardi complessivi; c'è un obiettivo ambizioso, anticipare al 2026 gli obiettivi del per il 2030, quindi garantire a famiglie e imprese una connessione ad altissima capacità per quella data; e c'è una strategia che ci convince: neutralità tecnologica, utilizzo pragmatico di tutte le tecnologie disponibili, fibra, FWA 5G, per raggiungere obiettivi nella maniera più efficace e rapida, senza trascurare i piani più critici degli indici DESI, quello sulle competenze digitali - serve davvero una strategia nazionale, e quello del rapporto con la pubblica amministrazione sui servizi pubblici digitali - anche lì bisognerà fare un grande lavoro.
Sulle infrastrutture c'è un investimento importante, complessivamente più di 31 miliardi, fondato sul rafforzamento della rete di alta velocità ferroviaria e sulla rete ferroviaria regionale, come assi di decarbonizzazione, in un Paese che vive il paradosso di emissioni sotto la media europea, ma insieme del più vetusto parco di mezzi, di flotte private e pubbliche, e con un numero di automobili più alto per abitante. Servirà un grande investimento nelle aree urbane.
Dopodiché, Presidente, non basta questo. Questo è solo l'inizio. Non basta aver scritto un bel piano, occorrerà saperlo attuare, occorrerà una capacità di spesa che l'Italia non ha mai avuto, quasi 100 milioni al giorno. Per farlo servono le riforme, una giustizia giusta, rapida ed efficiente, che attragga e non respinga investitori, e una PA digitale che cancelli la burocrazia e faccia ricambio generazionale e semplificazioni che funzionino.
Si possono scegliere diverse strade. Noi abbiamo avanzato delle proposte: si può intervenire sul codice degli appalti, si possono scegliere le direttive europee, si può intervenire sulle fasi della progettazione o sui contenziosi. Ma bisogna eliminare - c'è solo l'imbarazzo della scelta - dei colli di bottiglia, da cancellare se vogliamo farcela.
E, ancora, la legge sulla concorrenza, non solo immaginata come fattore di crescita, ma - cito - come strumento di giustizia sociale, con le riforme di accompagnamento, dal fisco al .
A questo punto, Presidente, noi non possiamo che ringraziarla, non solo per questo ottimo lavoro, per i risultati che produrrà in termini di crescita e di posti di lavoro, ma perché senza la sua autorevolezza e la sua credibilità oggi l'Italia vivrebbe guai seri. Me lo faccia dire, visto che come Italia Viva lo abbiamo voluto ad ogni costo. Bastano l'impianto di questo documento e le cronache di questi giorni dei rapporti con l'Europa a dimostrare che ne è valsa la pena di batterci, perché l'Italia potesse contare sulla sua guida.
La seconda, che più che una certezza è una speranza, cioè che un Parlamento, che tre anni fa è nato pieno della vittoria dei sovranisti e dei populisti, un Paese che Steve Bannon pensava di colonizzare…
LUCIANO NOBILI(IV). …e in cui parole come garantismo, Europa, riforme non erano di moda, oggi è un Paese che, per parafrasare un economista a me molto caro, che lei ha avuto l'onore di conoscere, come Federico Caffè...
PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.
LUCIANO NOBILI(IV). …è un Paese in cui i riformisti non sono più soli
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.
ALBERTO ZOLEZZI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, concordo con le parole che ha utilizzato ieri in occasione del 25 aprile, del giorno della Liberazione: per essere liberi, bisogna decidere da che parte stare. È un discorso che vale anche per le questioni che trattiamo oggi in quest'Aula. Il MoVimento 5 Stelle questa scelta ce l'ha nel DNA e siamo felici che anche l'Europa e il nostro Paese vogliano stare dalla parte della transizione ecologica, digitale e burocratica. Ma ci vuole coerenza e l'obiettivo deve essere difendere la salute delle persone e degli ecosistemi. L'Italia deve decidere se stare dalla parte della transizione ecologica o se continuare a inquinare, senza neppure fornire servizi necessari ai cittadini e senza occuparsi delle conseguenze per i nostri figli e per i nostri nipoti. Deve decidere se continuare a bruciare rifiuti o se iniziare a recuperare materia, se incentivare il turismo dei rifiuti, magari mascherato da bioenergia, o se invece incentivare il compostaggio e il compost, se trasformare subito i sussidi ambientalmente dannosi in sussidi virtuosi.
L'inquinamento dell'aria uccide quanto il COVID. Bisogna decidere se ridurre l'inquinamento, agendo su più fronti, oppure se perdere tempo e pagare ancora, in termini di vittime, di malati e di costi economici a carico dei cittadini. Ci sono oltre 400 studi ecologici, che correlano il particolato e l'inquinamento dell'aria al nuovo Coronavirus. È vero, mancano gli studi individuali, gli studi consolidati, però ci sono gli studi individuali e consolidati che correlano le polmoniti in generale al particolato. Allora, cosa faccio? Aspetto gli studi consolidati sul nuovo Coronavirus o inizio ad agire con il principio di precauzione? Io credo che sia meglio lavorare oggi alla riduzione degli inquinanti e studiare, anche perché in alcune zone ci sono focolai, perché ci sono le varianti.
Fa soffrire vedere che si vuole ancora recuperare energia dai rifiuti, producendo inquinanti misti, polveri e interferenti endocrini, che possono minare la fertilità e il futuro. In Italia, nel 2021, siamo 346 mila abitanti in meno rispetto allo scorso anno. La denatalità ha anche cause legate all'infertilità, a sua volta legate a esposizioni agli inquinanti. Si deve investire per ridurre gli interferenti endocrini, le diossine e i Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche. Bisogna ridurre le emissioni in atmosfera e nelle acque e puntare sull'efficienza e sulle fonti energetiche davvero rinnovabili. L'unico idrogeno, eventualmente sostenibile e incentivabile, è l'idrogeno verde. Bisogna esplicitarlo operativamente, dobbiamo scegliere. Quindi, guai a pensare alla cattura e allo stoccaggio del carbonio, una metodica discutibile e pericolosa, che cerca di mettere la CO2, l'anidride carbonica, sotto al tappeto, senza ridurre davvero le emissioni. Se vogliamo essere europeisti…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Prego.
ALBERTO ZOLEZZI(M5S). …dobbiamo cercare di uscire dalle contraddizioni, scegliere da che parte stare. Abbiamo numerose procedure di infrazione ambientali aperte sia per quanto riguarda l'aria che le falde acquifere e costano care alla collettività e, oltretutto, i parametri di salute veri, quelli dell'OMS, sono molto più restrittivi di quelli della Commissione europea, per cui noi siamo doppiamente a rischio come salute per l'inquinamento dell'aria. Per non parlare del rischio sismico dello studio ICHESE sul sisma 2012 in Emilia e a Mantova; per me è difficile sentire ancora parlare di trivelle quando la trivella e le trivelle a Mirandola sono state correlate statisticamente al sisma del 2012. C'è il tema della subsidenza, Venezia rischia di finire irrimediabilmente sott'acqua e noi pensiamo ancora a fare degli scavi nelle zone dell'Adriatico. Dobbiamo scegliere e non lasciar scegliere a qualcun altro per noi e dobbiamo tenere a mente che la fonte energetica migliore è il risparmio energetico, così come rifiuto migliore è quello che non si produce. Presidente, sul superbonus 110 per cento è importante quello che lei ha detto, cioè che verrà prorogato a fine 2023, ma va fatto il prima possibile; la legge di bilancio può essere troppo tardi per le imprese per l'incertezza che affrontano tutti i cittadini che stanno cercando di fare interventi. Un miliardo di euro è già stato investito: 500 condomini hanno iniziato a essere riqualificati; furono 5 in tutta Italia i condomini riqualificati nei dieci anni precedenti, abbiamo fatto cento volte meglio. Però, questo fatto va chiarito: ricordo che il 21 per cento delle polveri, del particolato prodotto nelle aree in infrazione deriva appunto dal settore civile e spendiamo in Italia 48 miliardi di euro ogni anno per le emissioni, per le esternalità sanitarie secondo il CBA legate alle emissioni in atmosfera. Ridurre le emissioni nel settore civile vuol dire essere europeisti, vuol dire agire sui 65 mila morti stimati da emissioni in atmosfera dall'Agenzia europea ambientale. Vuol dire fermare la decrescita infelice in cui siamo immersi: sono 17 mila i posti di lavoro per miliardo generati dal superbonus, sono solo trecento quelli per le trivelle; sono 50 volte di più i posti di lavoro per il superbonus, ma ci vogliono certezze. A proposito di transizione burocratica, benissimo semplificare ma bisogna tutelare gli ecosistemi, non significa eliminare ogni regola. Autorizzazione ambientale vuol dire avere un futuro, posso decidere di stralciare i progetti che non forniscono servizi, ma sono autoreferenziali di qualche azienda. Attenzione alla Commissione di valutazione di impatto ambientale, attenzione perché ci è voluto un anno per formare l'attuale Commissione VIA che sta funzionando, a mio parere, molto bene, ci vorrebbe un altro anno per fare una nuova Commissione dedicata al ; si potrebbe semplicemente creare una sottocommissione con i commissari già esistenti. Una parola importante del Piano è ora non sono più chiari i fondi rispetto alla versione precedente però è importante che sia scritto che bisogna integrare ambiente e salute, però attenzione a metterci appunto i fondi altrimenti si arriva a . Per quanto riguarda i trasporti troviamo un'opera controversa in questo Piano: nel Nord il TAV Brescia-Padova attraverserebbe falde piene di Pfas e piene di nitrati nell'Alto mantovano rischiando di togliere acqua potabile; quindi il principio DNSH credo sia opinabile che sia soddisfatto da quest'opera. Si potrebbero prendere questi 3,6 miliardi di euro e darli magari per le opere del Mezzogiorno, bene che siano state fornite risorse ma questi soldi del TAV Brescia-Padova davvero non si capisce come facciano ad essere finanziati dalla Commissione europea. Bene cercare di adempiere al vincolo territoriale originario, bene per le infrastrutture del Centrosud, tra cui la Napoli-Bari e la Roma Pescara, bene che il Presidente Conte abbia ottenuto questi fondi; seguiamo oggi la messa a terra di questi fondi in ottica di transizione. Sta a lei Presidente Draghi pensare da veri italiani e magari felici nel 2050; transizione vuol dire prima di tutto sopravvivere, poi convivere e magari sorridere presto senza mascherina.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cenni. Ne ha facoltà.
SUSANNA CENNI(PD). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, colleghi oggi è davvero un giorno importante, anche simbolicamente, è il giorno delle riaperture, riprendono le attività, i ristoranti, riprendono per fortuna le scuole in tutta Italia, tutto questo richiederà una cifra importante di responsabilità e consapevolezza a tutti quanti.
Oggi, qui, è stata presentata, finalmente la stesura definitiva del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, che non è solo un Piano con una mole di interventi assolutamente inedito ma pone le basi per la ricostruzione, su basi nuove, della ripartenza in questo Paese, della ripartenza della nostra economia. Lei, alcune settimane fa, parlando in quest'Aula, ha utilizzato una metafora ricordando che la pandemia non è stata una semplice interruzione della corrente e, quindi, non sarà sufficiente riaccendere un interruttore; niente, infatti, sarà come prima, ma la qualità e la forza di ciò che verrà dipende non soltanto dal Piano, dalle misure, ma dipende da quanto questo Paese crederà nelle nostre scelte, in quelle di cui oggi stiamo discutendo; dipenderà da tutti noi, dal nostro impegno, da noi che sediamo nei luoghi istituzionali più importanti ma, più complessivamente, da tutti coloro che hanno responsabilità a vario titolo nel rappresentare questo Paese, che sia popolo o che siano imprese. Per tutto questo sarà necessario, come il Partito Democratico ha chiesto e proposto con forza, costruire, stringere un nuovo patto economico e sociale fra Stato, regioni, enti locali e forze economiche e sociali per dare il via e mettere le gambe a quel Italia perché questa riscossa contro la crisi più grande che il nostro Paese ha vissuto dal dopoguerra divenga tale; e diverrà tale solo se remiamo tutti nella stessa direzione con il Piano e concentrando tutte le risorse europee e nazionali nel medesimo disegno. Questo per avere un Paese più moderno, più connesso, più verde, più istruito, più giusto, più giovane, più femminile. Donne, giovani e Sud saranno le priorità su cui anche noi abbiamo tanto insistito, come lei sa. Quindi, risorse, cifre e valori condivisi perché solo un Paese coeso può farcela e può vincere questa scommessa.
Mi soffermo un attimo su alcuni punti della seconda Missione, quelli che sono più legati al comparto dell'agricoltura; lo faccio perché questo è un settore che nel momento più difficile di questo Paese ha garantito continuità di approvvigionamento di alimenti freschi, un settore che tuttora vive una situazione di grande criticità. Sappiamo anche che è uno snodo del per la sua funzione fondamentale di produzione di cibo, di salute, di paesaggio, di presidio territoriale e ambientale e spesso è l'unico fornitore di servizi di prossimità nelle aree rurali. Viste le linee che le due strategie europee hanno dato - la strategia sulla biodiversità e la strategia -, questi obiettivi, questi indirizzi c'è davvero la possibilità di realizzarli con le misure che sono state indicate nel Piano. È possibile, ci sono risorse importanti ma dobbiamo garantire che queste risorse arrivino nei territori, arrivino alle imprese con strumenti agevoli. Credo che molti dei presupposti perché questa sfida venga vinta esistano, in particolare nella Missione che riguarda la sostenibilità delle filiere agricole; ci sono indicazioni importanti per intervenire nel rafforzamento delle filiere, ci sono indicazioni importanti anche per modernizzare questo settore, ci sono misure che consentono finalmente anche di intervenire per cambiare quelle coperture degli edifici ad oggi ancora utilizzanti materiali pesanti, materiali che mettono a rischio anche il benessere animale. Noi apprezziamo moltissimo il fatto che ci siano misure che consentono la sostituzione di questi materiali, anche con l'installazione di pannelli solari sugli edifici; manteniamo, invece, riserve sulla installazione di questi pannelli a terra e lo dico perché io credo che debba essere chiaro, anche da parte nostra, che vada dato un diciamo a questa utilizzazione dei pannelli a terra e che venga data priorità assoluta alla coltivazione dei terreni agricoli in un Paese in cui anche in questi anni continuiamo a perdere circa 4 mila ettari di suolo agricolo all'anno . Aggiungo soltanto un paio di considerazioni perché io vedo semmai qualche criticità nella mancanza di un riferimento sulla digitalizzazione di questo comparto, soprattutto nelle aree interne e nella mancanza di un riferimento alla forestazione. È importante avere inserito il tema delle mense scolastiche, vorrei ricordare che in questo Paese 160 mila bambini in questo ultimo anno avevano garanzia di avere un pasto proteico soltanto nelle mense scolastiche . Avere una mensa scolastica in ogni scuola dell'obbligo io credo che sia un obiettivo importante.
SUSANNA CENNI(PD). Concludo semplicemente dicendo che sarà fondamentale la guida di questo piano, sarà fondamentale la sua esecuzione affinché abbia una ricaduta reale sui territori e sul sistema produttivo. Il Partito Democratico è fiducioso, appoggia con lealtà le scelte di questo Governo. Lo fa nel Consiglio dei Ministri e lo fa nel Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.
MARCO SILVESTRONI(FDI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, pur avendo per lei comunque grande stima, non posso associarmi ai trionfalismi, a volte anche stucchevoli della maggioranza, che sono più propagandistici che secondo me reali. Io sono in Commissione trasporti e quindi ho letto prima la bozza, poi il testo che ci è stato consegnato e, per quanto riguarda, dicevo, i trasporti, oltre alle futuristiche metodologie a idrogeno lungamente rappresentate, esso non rappresenta e non risolve i problemi dei trasporti nel mondo reale e nella vita reale degli italiani. Perché dico questo, Presidente? Leggendo - e leggo - quello che c'è scritto sul PNRR: “La quota su rotaia del trasporto totale delle merci è inferiore alla media dell'Unione europea. Nel 2019, in Italia era l'11,9 per cento contro il 17,6 per cento. L'estensione della rete ferroviaria ogni 100 mila abitanti è la più bassa tra i principali Paesi europei. Pertanto l'aumento della ferrovia, sia per uso privato, che commerciale, e una maggiore integrazione dei diversi modi di trasporto possono contribuire alla decarbonizzazione e all'aumento della competitività del Mezzogiorno”. Questo è sempre scritto nel piano di resilienza. Ma, ad esempio, la città metropolitana di Roma che - ricordo anche a lei - ha realmente il secondo aeroporto del Lazio e di Roma, non è fornita dalla metropolitana, anche se dista qualche centinaio di metri dal capolinea della linea A. Poi leggo nella Missione 2 e nella Missione 3 che “gli interventi per la mobilità, il trasporto pubblico locale e le linee ferroviarie favoriscono il miglioramento e l'accessibilità di infrastrutture e servizi per tutti i cittadini”. Ebbene, fino a qui bene, molto bene. Ma poi all'Investimento 4.2 sullo sviluppo del trasporto pubblico di massa leggo anche che “le auto private sono il mezzo di trasporto più utilizzato in Italia. Nel 2019, su 36 milioni di persone 18, almeno due persone su tre hanno usato ogni giorno l'auto. L'utilizzo delle auto” - mi è sparito il punto dove stavo. Stavo leggendo il PNRR e mi è sparito il PNRR . Eccolo qui – “L'utilizzo delle auto private sul totale dei viaggi è di oltre il 60 per cento, mentre l'utilizzo di sistemi pubblici di trasporto è solo del 10 per cento circa, con conseguente congestione di traffico nelle aree urbane, oltre a maggiori problemi legati quindi all'inquinamento”. La misura del PNRR quindi pone il problema di ridurre le problematiche legate al trasporto su auto, tramite lo sviluppo – sì, concludo Presidente - di sistemi di trasporto rapido di massa, che spostino la domanda di mobilità delle auto private. Devo leggere questo pezzo, però, Presidente, mi consenta un attimo e poi concludo.
PRESIDENTE. Ha ancora una ventina di secondi.
MARCO SILVESTRONI(FDI). La misura prevede la realizzazione di 240 chilometri di reti attrezzate per le infrastrutture del trasporto rapido di massa, suddivise in metropolitana (per 11 chilometri), tram (85 chilometri), filovie (120 chilometri), funivie (15 chilometri).
Il dell'intervento sarà principalmente sulle aree metropolitane delle maggiori città italiane, quindi con l'obiettivo di una riduzione del traffico di auto private del 10 per cento.
Io credo che, per quanto riguarda l'abbattimento e la rivoluzione che ha prospettato, Presidente, forse questi dati che le ho letto, forse, sono un po' troppo pochi per essere trionfalistici di questo piano di resilienza e confido in lei, sicuramente in un impegno maggiore per quanto riguarda i trasporti .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ruggieri. Ne ha facoltà.
ANDREA RUGGIERI(FI). Signor Presidente del Consiglio, Governo, onorevoli colleghe e colleghi, è il momento finalmente di disegnare l'Italia dei prossimi anni, di farla progredire. Le grandi Nazioni non si fondano solo sulle loro eccellenze – certo, le promuovono, le proteggono - ma si reggono su una grande medietà, cioè sull'accesso di chiunque ha l'opportunità di realizzare qualcosa e realizzarsi personalmente. L'Italia di oggi è invece una Nazione che esige 70 autorizzazioni per avviare qualunque attività, che soffre un'oppressione fiscale anacronistica, che asfissia cittadini e imprese, in cui non c'è certezza, né celerità giuridica, dove è difficilissimo investire, dunque creare lavoro, offrirne o inventarsene uno. Il deve portare progresso, che per Henry Ford era tale, solo se per tutti. L'Italia deve infatti diventare una Nazione facile, Presidente. Bene, dunque, semplificare, abbassare l'età media di 51 anni della pubblica amministrazione, popolandola - perché no? - magari anche di nativi digitali, a oggi solo il 3 per cento di essa, riformare finalmente la giustizia e i suoi tempi, dire addio ad alcune abilitazioni professionali, avere più asili nido. Benissimo investire per creare lavoro, perché finalmente si riconosce che, solo creando nuova ricchezza, se ne potrà redistribuire. Insomma, finalmente riforme, Presidente. La pandemia ha rischiato di esaltare dei modelli autoritari e svelato che lo Stato più caro, con le tasse più alte d'Occidente, in cambio, offre scarse capacità organizzative; per questo, vieta e chiude, toglie la libertà, addirittura scambiandola per un capriccio. L'Italia reale invece, come tutto l'Occidente, a mio avviso, vive una stagione di parcellizzazione sociale, è una parcellizzazione senza ritorno tutto sommato, perché vede corpi intermedi che sono in crisi di rappresentatività. Se ci pensiamo, dieci anni fa, la prima azienda del mondo produceva beni, oggi la prima azienda del mondo non produce beni, li consegna. Questo rivela una pretesa sostanzialmente di un mondo su misura individuale, al massimo familiare e, sostanzialmente, si correda di una richiesta di uno Stato più agile, che faccia meno cose di quelle che fa oggi, ma le faccia meglio, il tutto in cambio di una contribuzione contenuta. Noi dobbiamo saper rispondere con grande concretezza a questa richiesta, a questa pretesa e perciò il Sud - che nel 1900 produceva il 24 per cento del nostro PIL e oggi soltanto il 22 - deve diventare la nostra Florida, così sì, togliendo metri di campo alla criminalità . Quindi, infrastrutture, turismo lavoro: il Sud non deve essere più visto e nemmeno solo percepito come un costo per il Nord produttivo e una banda larga diffusa può riportare, sulla toponomastica del benessere, luoghi oggi assenti, addirittura rivitalizzando aree immobiliari depresse. Insomma, Presidente, oggi come oggi, abbiamo una nelle sue mani, come Forza Italia voleva da molto per intuizione del Presidente Silvio Berlusconi. E oggi è chiaro anche quello che Forza Italia diceva da mesi: non era così scontato che arrivassero i soldi dell'Europa. Ora però, convinti che lei sia un fuoriclasse liberale, noi, Presidente, le chiediamo di osare ed è per questo - ci scusi - che a volte, è il caso del coprifuoco, le tiriamo un po' la giacchetta. Non è un capriccio politico, ma uno stimolo a compiere la giocata decisiva in una partita, già difficilissima, che lei sa perfettamente, nei prossimi mesi, si complicherà terribilmente. E, siccome bisogna fidarsi degli italiani, che per noi non sono sudditi indisciplinati da educare, restituiamo loro un'Italia diversa, moderna, facile, piena di opportunità per conquistare nuovo benessere. Perché, Presidente, dove c'è benessere, c'è pace sociale e, dove c'è opportunità, c'è ambizione e mobilità sociale, altra sconosciuta in Italia. E allora sì - e concludo - avremo onorato le attese e le aspirazioni di chi - come lei diceva nel suo intervento - è stato devastato dalla pandemia, ma anche e soprattutto la memoria di chi è morto per un virus che ci deve ricordare, ancora una volta, la differenza tra democrazie liberali e dittature comuniste moderne, autentici Stati canaglia a cui noi non vogliamo essere subalterni. Anche per questo servirà il suo ottimo .
PRESIDENTE. È iscritto parlare il deputato Bella. Ne ha facoltà.
MARCO BELLA(M5S). Presidente, colleghe e colleghi, collaboreremo con voi, pur nella nostra diversità di vedute, prendendoci le nostre responsabilità per realizzare questo Piano per la ripresa del Paese. Noi non vogliamo soltanto tornare al mondo di prima, vogliamo tutti creare un mondo migliore di prima perché quello di prima della pandemia non era un mondo perfetto. L'Italia aveva uno dei tassi più alti in Europa di NEET, giovani che non sono in percorsi di formazione e non lavorano: due milioni di persone, il 27,8 per cento del totale, e non per responsabilità dei nostri giovani. L'Italia era agli ultimi posti in Europa per l'occupazione femminile, il 53,8 per cento contro una media europea che è del 67 per cento. Questi problemi sono stati amplificati dalla pandemia. La chiusura delle scuole ha creato dei danni enormi alla formazione e al benessere psicofisico di studentesse e studenti. La pandemia ha svantaggiato ancora di più chi era già in posizione di povertà educativa. La pandemia ha colpito duramente l'occupazione femminile. Per questo, il MoVimento 5 Stelle si è battuto strenuamente per la riapertura in sicurezza delle scuole, una battaglia che è culminata con l'approvazione in quest'Aula di una mozione votata con la stragrande maggioranza. Bisogna però intervenire in modo strutturale per recuperare i ritardi dell'Italia, appunto con la Missione 4 del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La prima direttrice parte dagli asili nido e va fino all'università; asili nido che sono da intendersi, penso, come nidi dell'infanzia e altri servizi educativi, come definiti dal decreto legislativo n. 65 del 2017 e non secondo la definizione degli asili nido del 1971. In particolare, i nidi dell'infanzia hanno visto uno stanziamento di 4,6 miliardi. Questa è una misura fondamentale per garantire ai genitori e, in particolare, alle donne la possibilità di conciliare la vita familiare e quella lavorativa e favorire la socialità dei nostri cittadini più giovani, i nostri bambini e le nostre bambine. In questa Missione sono anche previsti 3,9 miliardi per l'edilizia scolastica e le dico che siamo lieti che sia stato accolto il suggerimento della Commissione cultura, che ha detto che l'edilizia scolastica consiste non soltanto in importanti adeguamenti strutturali e antisismici ma è ammodernamento, innovazione degli ambienti ed è anche la costruzione di palestre. Presidente, immagino che sappia che nelle aree più sviluppate del Paese il 22 per cento degli istituti non ha una palestra e questa percentuale sale al 38 per cento nelle aree che sono più in difficoltà. Lo sport è importante, lo sport è salute non solo fisica ma anche mentale.
Nel piano si parla anche di formazione e riforma del reclutamento del personale. Diciamo ai 450 mila cittadini, di cui il 70 per cento ha meno di quarant'anni, che si sono iscritti al concorso ordinario per il personale scolastico che il MoVimento 5 Stelle si batterà sempre per la valorizzazione del merito e delle competenze e per dare a tutte e a tutti un'opportunità e non per le sanatorie.
Per quanto riguarda l'ambito della ricerca, in questo Piano si è data grande importanza all'ecosistema in generale perché in un ecosistema, se c'è una parte che soffre, ne viene a soffrire tutto il sistema. Non si è finanziata soltanto l'eccellenza ma si sono finanziati, ad esempio, i PRIN, i progetti di ricerca di interesse nazionale, con 1,8 miliardi, si sono finanziate le borse di studio. Come lei sa, in Italia ogni anno solo un cittadino su mille consegue un dottorato di ricerca e il 20 per cento di queste persone va all'estero.
Finanziamo i progetti per i giovani ricercatori, sul modello dell'European Research Council, con 600 milioni perché per un ricercatore andare all'estero deve essere una scelta, non deve essere una necessità. Ricordiamo che abbiamo avuto sempre grande attenzione al mondo dell'università e della ricerca. Ad esempio, le ricordo che il fondo di finanziamento ordinario delle università (FFO) è cresciuto con i Governi a guida del MoVimento 5 Stelle fino a 8,3 miliardi, cioè di un miliardo in tre anni, e da lei, Presidente, ci aspettiamo che questo impegno continui nella prossima legge di bilancio.
Infine, mi permetta di parlare di un aspetto che potrebbe sembrare marginale ma che, invece, è veramente importante: l'organico del Ministero della Cultura è sottodimensionato di un terzo. Da questo Ministero passano i pareri per tutte le opere da realizzare in Italia e, se questi pareri non sono emessi, o mettiamo a rischio il nostro patrimonio culturale e il nostro patrimonio paesaggistico, oppure queste opere pubbliche non le realizziamo. Ci sono talmente tanti interventi in questo Piano che richiedono il parere delle sovrintendenze che non dare gli strumenti al Ministero può essere una criticità per l'intero Piano. Quindi, io mi auguro che si possa davvero intervenire in fretta.
La ringraziamo per la sua presenza anche in quest'ora tarda. Con competenza, con impegno e con lealtà, per il bene dei cittadini e per il bene del nostro Paese, il Movimento 5 Stelle c'è e ci sarà sempre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI(FI). Grazie, Presidente. Il mio breve intervento pone l'attenzione sulla Missione 2 del PNRR, dedicata alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica. Se è vero, come è vero, Presidente Draghi, quello che ha detto e che io condivido pienamente, cioè che nel PNRR c'è il destino dell'Italia, nella Missione 2 c'è il contributo che il nostro Paese deve dare per il destino del pianeta. Un PNRR che prende atto, con amarezza, del fatto che il cambiamento climatico non è più evitabile, che il tempo che rimane per incidere sui cambiamenti climatici potrà solamente ridurne gli effetti. Ci vorranno decenni, probabilmente secoli per riassorbire quello che abbiamo prodotto negli ultimi ottant'anni. Il percorso finora raggiunto ci ha consentito di ridurre del 19 per cento nel 2020, rispetto al 2010, le emissioni. L'obiettivo più stringente che abbiamo è quello di arrivare al 2030 con una riduzione del 55 per cento. Si tratta di una sfida che di fatto raddoppia il livello di ambizione che attualmente è contenuto nel PNIEC e, lo ribadisco, sarà sufficiente solamente per mitigarne gli effetti; per questo, è indispensabile che tutto quello che si fa da adesso sia non solo efficace, ma soprattutto rapido nel tempo. Tempo che, purtroppo, negli ultimi anni abbiamo perso, abbiamo consumato, prima nel dibattito, se fosse vero il surriscaldamento e, poi, a discettare su quali possono essere le conseguenze di questo surriscaldamento. Ora, assenza di azioni o azioni insufficienti non saranno rimediabili in futuro proprio per mancanza di tempo. La Missione 2 del PNRR si pone in questo contesto, nasce con un approccio scientifico e di visione. Si tratta di un documento complesso e articolato che ha importanti spunti che soprattutto superano, in gran parte, i limiti del PNIEC prodotto dal precedente Governo. Rimane - spiace rilevarlo - un eccessivo affidamento alla elettrificazione dei consumi e questo comporta tempi non compatibili con quelli realmente a disposizione. Non si vede nel Piano la maggiore ambizione nella termica, auspicata dalla Commissione europea, che noi condividiamo, e, ahimè, manca un vero e pieno approccio alla neutralità tecnologica, che è l'unico vero metodo per sfruttare al meglio il tempo per migliorare il nostro sistema energetico. Poco rilievo è dato alla energia idrica, poco alla geotermia, che il nostro Paese ha come vocazione per quanto riguarda le aree densamente abitate. Adesso, rilevo con positività l'opportunità che ha inserito nel PNRR lo studio e la sperimentazione dell'idrogeno come soluzione a lungo termine, ma - ahimè - manca ancora spazio - e noi più volte l'abbiamo espresso - rispetto al contributo che può dare la bioenergia non inquinante, che è disponibile subito, in grande quantità, certamente collegata a quella tecnologia adeguata ed esistente a tutela della qualità dell'aria. Troviamo una timida attenzione alle biomasse solo nelle aree montane e un minimo incentivo al teleriscaldamento efficiente (200 milioni). Concludo segnalando che mentre Francia, Spagna e Germania considerano le bioenergie termiche protagoniste e nella rinnovabile termica confermano il 68 per cento attuale al 2030, in Italia l'attuale 70 per cento lo facciamo diminuire al 30 per cento. Questo è sostanzialmente sbagliato…
LUCA SQUERI(FI). …e il nostro contributo sarà convincere il Governo ad apporre le necessarie correzioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.
ALESSIO BUTTI(FDI). Grazie Presidente. Presidente Draghi, noi sappiamo a cosa serve la digitalizzazione, anche se ha fatto bene a ricordarcelo: ci è chiaro. Meno chiaro, però, è come volete implementare la transizione digitale, perché io condivido il suo pensiero quando lei dice: “Non amo i monopolisti”. Lei conosce le nostre proposte su rete unica, sul 5G, sul ma noi ancora non conosciamo, almeno nel dettaglio, le vostre. Sul tema, peraltro, Giorgia Meloni le ha scritto una lettera estremamente lucida, concreta e propositiva. Noi siamo disponibili a collaborare, ma vogliamo essere rispettati e non siamo disponibili a farlo al buio, come è accaduto in queste ore. Ci sono di mezzo 220 miliardi di euro e il futuro delle giovani generazioni, ma è la sua maggioranza a preoccuparci. Il PD addirittura ha riesumato il vecchio condominio della rete - e il Ministro Colao sa bene che è memoria storica di Franco Bernabè - denominandolo “consorzio della rete”: bello! Poco dopo l'uomo ha scoperto anche il fuoco (siamo un pochino più avanti). Siete ancora vittime dell'eredità del vecchio Governo, vittime delle irrituali e scomposte interferenze prima su TIM, società privata quotata in borsa, e poi su ENEL, per convincerla a vendere la propria quota di Open Fiber agli australiani di Macquarie. ENEL ora investe all'estero sul trasporto pubblico elettrico, in Centro America, segnatamente, ma non in Italia. Ebbene, se vende la sua quota in Open Fiber, Open Fiber perde il socio industriale, perde il tratto distintivo pubblico e italiano dell'azienda. L'Italia perderebbe investimenti: Presidente Draghi, fermate l'uscita di ENEL da Open Fiber! Intervenite su Cassa depositi e prestiti, che con il vertice in scadenza - e questo è un fatto molto grave - dovrebbe decidere nelle prossime ore il futuro della rete a banda ultralarga. Il consiglio di amministrazione di oggi ha tergiversato ulteriormente, ma CDP mantiene ancora il piede in due scarpe: è socia in TIM ed è socia in Open Fiber. Ciò significa che è socia in due società che sono in contrasto e in competizione tra loro!
Concludo. Se la visione strategica resta questa, cioè quella ancora del Governo Conte, c'è da essere preoccupati. Il digitale e l'ecologia sono fondamentali perché sono il per il PIL e per l'occupazione. È stato necessario, ma non ancora sufficiente, aggiungere 40 pagine sulle riforme per discostarvi dal vuoto pneumatico del PNRR di Conte. Noi ci saremo e faremo il tifo per l'Italia, ma fateci capire qual è la vostra strategia in materia di innovazione e di digitalizzazione del sistema .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO(M5S). Grazie Presidente. Presidente Draghi, Governo, colleghe e colleghi, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è lo strumento a cui questo Parlamento e i cittadini tutti si stanno affidando per rilanciare il nostro Paese, per ridisegnarlo con una visione futura che vada oltre l'emergenza sanitaria. Tra tutti i temi, Presidente, ce n'è uno fondamentale e imprescindibile e mi riferisco al tema della salute. Durante la pandemia la risposta del nostro Servizio sanitario nazionale è stata eccezionale.
Non potranno mai essere sufficienti le occasioni per ringraziare i tanti medici, infermieri, gli operatori sanitari e sociosanitari che hanno combattuto oltre ogni possibilità, riuscendo a salvare la vita a tantissime persone, tenendo in piedi i servizi sanitari essenziali per continuare a garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini. Oggi quello stesso personale è chiamato a un'altra straordinaria operazione, che è quella di una campagna vaccinale di massa senza precedenti. Se vogliamo davvero che funzioni, abbiamo bisogno che il Paese proceda alla stessa velocità senza fughe in avanti, ma seguendo esclusivamente le linee guida del Governo, perché destinare ad altri le dosi previste per le categorie più fragili significa acuire differenze territoriali nell'accesso alla vaccinazione e rallentare, quindi, anche la ripresa del Paese.
Vede, Presidente, uno degli aspetti che ha evidenziato la pandemia da COVID-19 è la natura universale della sanità, intesa come bene pubblico fondamentale. Questo è un passaggio chiave che non lascia spazio ad ambiguità nell'indicare come la strada del rafforzamento della sanità pubblica sia il faro da perseguire anche all'interno di questo Piano.
Un altro elemento che è emerso, in termini negativi questa volta, è la disparità territoriale nell'erogazione dei servizi. Questo anche perché la riforma del Titolo V, che ha assegnato la competenza sanitaria alle regioni in termini di spesa, organizzazione, gestione ed erogazione dei servizi, ha creato sicuramente le basi per la realizzazione di questa differenza e disomogeneità, che va superata, proprio per garantire quanto previsto dall'articolo 32 della nostra Carta costituzionale e garantire quei principi di universalità, appropriatezza e sostenibilità nell'erogazione dei servizi sanitari su tutto il territorio nazionale. Avere valori omogenei nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza e definire in maniera chiara i livelli essenziali delle prestazioni sono obiettivi non più procrastinabili e rappresentano un faro anche nella declinazione della grande mole di investimenti presente nel PNRR. Recuperare questo non significa solo assegnare maggiori risorse alle regioni del Sud ma anche metterle in condizioni di spenderle al meglio, con l'indicazione di obiettivi e la disponibilità di personale altamente specializzato in progettazione che possa affiancare e sostenere le varie ramificazioni istituzionali territoriali chiamate a dare attuazione al PNRR, perché - e dobbiamo ricordarcelo tutti - se non riparte il Sud non riparte l'Italia intera.
Ma c'è un altro da recuperare, Presidente, ed è quello che riguarda le aree interne e periferiche del nostro Paese, laddove gli aspetti demografici e l'orografia del territorio, con una forte dispersione della popolazione residente su territori più o meno vasti, rendono necessario un approccio sicuramente differente. È proprio in questo senso che dovrà svilupparsi tutta la Missione Salute del PNRR, l'integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali. Cosa significa questo in concreto? Significa che è necessario rafforzare la medicina di prossimità, medicina che sia incentrata sulla persona e che sia in grado di garantire una presa in carico globale, appropriata ed efficace, attraverso la realizzazione di strutture intermedie per l'assistenza sanitaria territoriale e domiciliare. In questa direzione, gli investimenti legati allo sviluppo di questa integrazione tra ospedale e territorio ammontano a 7 miliardi di euro, con servizi sanitari di prossimità, case delle comunità, assistenza domiciliare, telemedicina e cure intermedie. Un altro tema trasversale della Missione Salute è quello dell'innovazione e della digitalizzazione del servizio sanitario. In questo modo si potranno consentire il rinnovamento e l'ammodernamento delle strutture tecnologiche digitali esistenti, il completamento e la diffusione del Fascicolo sanitario elettronico e migliorare la capacità di erogazione e monitoraggio dei LEA attraverso sistemi informativi più efficaci.
E poi veniamo al tema fondamentale della ricerca. Mai come in questo momento ci si è resi conto di quanto sia importante investire nella ricerca. Quello che sta accadendo in India, Presidente, ci ricorda drammaticamente che non basta essere primi produttori al mondo di farmaci e di vaccini se poi si esportano per la maggior parte nei Paesi ricchi. In India la situazione interna risulta essere la più drammatica a livello globale, e questo dimostra che se non si investe in ricerca e se non si raggiunge una sospensione temporanea dei brevetti per i vaccini contro il COVID diventerà sempre più difficile venir fuori dalla pandemia. Noi dobbiamo fare in modo che il vaccino sia accessibile a tutti, garantendo una distribuzione più equa tra i Paesi. Solo così potremo sconfiggere il virus evitando anche il diffondersi delle varianti e potremo uscire da questa emergenza.
Nel Piano è presente anche un'attenzione particolare alla prevenzione per unire la tutela della salute a quella dell'ambiente. E questo è un passaggio fondamentale, proprio perché le politiche della salute devono viaggiare a strettissimo contatto con l'altra sfida globale che non può subire battute d'arresto, che è quella al cambiamento climatico. Questa pandemia ci ha ricordato che non c'è salute senza tutela dell'ambiente, e abbiamo l'occasione di ridisegnare il futuro del Paese in questo senso.
Mi avvio a concludere, e non posso farlo senza ricordare quanta responsabilità abbiamo nei confronti dei nostri cittadini e, soprattutto, nei confronti delle future generazioni, per le quali oggi stiamo creando le basi per una vera rinascita. Questa è la nostra occasione, e non possiamo fallire
PRESIDENTE. È iscritta parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, ringrazio ovviamente il Presidente Draghi per essere qui, vedendo anche tanti, forse troppi banchi vuoti.
Il Piano di cui si sta discutendo è certamente uno dei più importanti che sia mai stato predisposto, nonostante - ovviamente per quanto ci riguarda - l'irrispettoso ritardo e l'ultima modifica arrivata oggi pomeriggio. Comunque, Fratelli d'Italia ha impiegato le proprie energie affinché potesse approfondire gli argomenti nell'unico interesse del Paese e degli italiani.
E' un provvedimento che - ricordiamo tutti - ha mandato a casa, nella sua tragicomica caduta, il precedente Governo, il Governo Conte-, e determinato la nascita di questa nuova maggioranza che potremmo definire disomogenea. E ci saremmo aspettati, sinceramente, una discontinuità su molti temi; Presidente, purtroppo ci duole constatare che c'è ben poca differenza con il pregresso. Ne prendiamo atto con grande amarezza, con l'amarezza di chi, in cuor suo, cercava e sperava che, attraverso questo Governo, ci fosse una programmazione all'altezza delle tante aspettative degli italiani, che fosse una risposta alla richiesta di aiuto di tanti cittadini rispetto ai tanti problemi che stanno soffrendo e, soprattutto, anche per come ha dichiarato lei, Presidente Draghi nella premessa al Piano, parte di una più ampia e ambiziosa strategia per l'ammodernamento del Paese.
Invece, ci troviamo con un libro importante, ma un libro di tanti desideri: ci sono progetti di rinnovamento nella Pubblica Amministrazione, da sempre vista un po' come figlia negletta da punire; c'è la giustizia, per la quale , si vuole e si deve trovare una soluzione, affinché il cittadino abbia risposte celeri per non lasciare contenziosi in eredità ai propri figli; c'è l'ambiente che Bruxelles impone attraverso la spesa e gli obiettivi soprattutto climatici che rispondono al minimo del 37 per cento della spesa. Poi c'è il Sud, ci sono i trasporti, c'è l'impresa, c'è la sanità, ci sono i nostri figli.
Presidente Draghi, ovviamente il piano è certamente un piano che è stato in parte anche contestato, in alcune cose, da Bruxelles e certamente la colpa di ciò che ha ereditato non è sua, però ci sono delle preoccupazioni, preoccupazioni rispetto ai tanti fondi che, per esempio, per il Sud, dovranno essere spesi da chi ne ha la competenza, ma che, nel passato, non è riuscito a spendere la somma comunitaria, più del 42 per cento, tra il 2014 e il 2020.
Ritengo ovviamente che, anche rispetto alla parte che riguarda la VIA e, quindi tutte quelle autorizzazioni dove le imprese per poter investire ci impiegano anni, risorse, si dovrà mettere mano al Codice degli appalti, ma soprattutto anche rispetto a quel Sud che, mi spiace Presidente Fico, qualche collega questa sera ha descritto ancora nella solita maniera, col cappello in mano. Non siamo la Cassa del Mezzogiorno di tanti anni fa. Siamo un Sud per il quale le infrastrutture servono, Servono porti, aeroporti, autostrade, ma soprattutto la dignità di un popolo che certamente può far ripartire l'Italia e io, in questo, le chiedo di tenere in considerazione Fratelli d'Italia…
PRESIDENTE. Grazie. È iscritta a parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI(FDI). Grazie, Presidente, buonasera Presidente Draghi, siamo arrivati alla fine di questa discussione generale sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Io ho ascoltato molto attentamente le sue comunicazioni e, in particolare, ho ascoltato il passaggio in cui lei sottolineava che il PNRR non è semplicemente un insieme di tabelle o di schede.
Lei ha voluto evidenziare come il PNRR sia soprattutto una difesa di valori civili. E allora, Presidente, mi permetto di chiederle se lei si sia domandato se ha effettivamente difeso il valore della democrazia rappresentativa. Glielo chiedo perché credo che il valore della democrazia rappresentativa si sarebbe potuto difendere, se lei avesse, negli ambiti di sua competenza, garantito realmente un confronto all'interno di quest'Aula, avesse garantito a tutto il Parlamento, a tutti i gruppi, e quindi anche all'opposizione rappresentata da Fratelli d'Italia, di poter studiare con un tempo adeguato il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che, nella versione aggiornata, ci è arrivato soltanto due ore prima l'inizio della discussione generale.
Io glielo chiedo perché la democrazia rappresentativa è costituita dai rappresentanti del popolo italiano in Parlamento e lei, soprattutto in questo atto epocale, strategico, che, come sempre ha ben detto lei, peserà sui nostri figli e sui nostri nipoti, ne pagheremo le conseguenze, il debito per 37 anni, ne pagheranno gli italiani che verranno anche dopo di noi, per 37 anni.
E allora sì che era necessario un mandato forte, era necessario che lei potesse presentarsi in Europa con un mandato popolare, forte, che potesse stare davanti all'Unione europea, non soltanto come un economista, un eminente economista, un accademico, un banchiere, un dirigente pubblico, ma che lei potesse arrivare davanti all'Europa, realmente, come Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, e, quindi, in questo, rappresentare gli italiani anche tramite un confronto con i rappresentanti degli italiani e, quindi, con i parlamentari. Noi per questo ci dispiacciamo e soprattutto siamo preoccupati, perché lei si è precluso di avere questo mandato forte e di darci questa occasione.
Avremmo voluto aiutare il popolo italiano e quindi aiutare anche lei. Le avremmo voluto sottolineare quanto criticità fondamentali ci sono. Si deve abbandonare in questo PNRR la matrice centralista, per abbracciare veramente una riforma basata sulla sussidiarietà, con un'alleanza tra privato, pubblico e privato sociale. Avrebbe dovuto superare anche quel limite dell'età, della difesa delle persone più fragili, perché sotto quei 65 anni, che lei propone come evidenza, c'è una moltitudine di persone fragili che hanno bisogno di un'assistenza domiciliare, che hanno bisogno di trattamenti importanti, di nutrizione, di idratazione, che gli devono essere garantiti, perché hanno pagato le conseguenze più estreme durante la pandemia!
Avremmo voluto che lei ci parlasse anche di quel patto paritario che ci deve essere tra scuola pubblica e scuola pubblica paritaria, perché così si affronta e si contrasta la povertà educativa. Avremmo voluto sentire che c'erano maggiori fondi per dare sostanza alla natalità, per dare sostanza alla famiglia e alle donne lavoratrici. Avremmo voluto sentire questo, Presidente, ci auguriamo veramente che ci siano altre occasioni .
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione generale.
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00188, il cui testo è in distribuzione che, secondo quanto stabilito dal calendario dei lavori, sarà posta in votazione nella seduta di domani. In tale seduta, il Governo, in sede di replica, esprimerà il parere su questi e su eventuali altri atti di indirizzo presentati. Il seguito delle comunicazioni e dunque rinviato a domani, martedì 27 aprile, alle ore 11.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il Presidente del Consiglio dei Ministri mi ha inviato la seguente lettera: onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che, con decreto del Presidente della Repubblica, in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1980, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro dell'Economia e delle finanze, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro al sottosegretario di Stato presso il medesimo Dicastero, onorevole Laura Castelli.
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3002: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, recante disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021.
È iscritta a parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO(FDI). Grazie, Presidente. Siamo oggi qui riuniti per discutere il decreto-legge n. 25 del 2021, che, oserei dire, finalmente prova a tutti quanti come in qualche modo bisogna occuparsi e come spesso invece ci si occupa poi in maniera maldestra di una questione che riguarda le elezioni e che da troppo tempo è passata in secondo piano. Questo, infatti, non è altro che l'ennesimo atto prevaricatore, figlio di una mentalità creata e basata sull'esautorazione del Parlamento La democrazia non può e non deve in alcun modo tradursi nella mera impostazione delle scelte puramente ideologiche della maggioranza. Noi, come gruppo, difenderemo sempre la Repubblica e le istituzioni, da tutti quegli attacchi, soprattutto sistematici, prevaricatori delle maggioranze di volta in volta al Governo.
WANDA FERRO(FDI). Stiamo parlando di un atto di decretazione d'urgenza, il cui uso ormai è diventato una triste consuetudine nelle recenti esperienze governative. Il decreto-legge in questione risulta privo di motivazioni e soprattutto privo di qualunque requisito che ogni decreto come questo dovrebbe contenere. Mi riferisco a quelli di straordinaria necessità ed urgenza. In più di un anno e mezzo di crisi sanitaria, vi sarebbe stato certamente il tempo per provvedere ad un iter, soprattutto attraverso una legge ordinaria, rispettando tutti quei passaggi che ogni provvedimento dovrebbe contenere e avere, soprattutto non bypassando, come ormai di sovente accade, quest'Aula. Colleghi, dopo un anno e mezzo di esperienza pandemica, continuare a parlare di emergenza, credo che offende. Offende, oltre che l'intelligenza di tutti noi, benché stasera siamo veramente in pochi, anche la stessa lingua italiana. In considerazione di quanto detto, giova ricordare a tutti il significato del termine emergenza, il quale fa riferimento ad una circostanza imprevista ed eccezionale. Ad un anno e mezzo di distanza, continuare imperterriti ad abusare di questo termine equivale unicamente a prendere in giro l'Assemblea e le centinaia di migliaia di elettori, ormai anche loro esautorati, proprio come dalle scelte elettorali, che voi state facendo e che noi subiamo.
Vedete, il Parlamento rappresenta, per quanto ci riguarda, il cuore di una democrazia, e sembra che molti in questo emiciclo abbiano abdicato a questo ruolo e soprattutto a rappresentare l'unico potere che riconosciamo, che è quello del popolo sovrano, quello stesso popolo che questa e le precedenti maggioranze hanno tradito e continuano a tradire ogni giorno, appoggiando ogni scellerata misura che permea da sempre il Governo. La deriva autoritaria, certamente in atto, riteniamo essere molto pericolosa e antidemocratica e noi, come gruppo, combatteremo ogni giorno, come ultimo baluardo rimasto a difesa del pluralismo ideologico e democratico.
Proprio una di queste battaglie sembra aver raccolto i primi frutti, facendo prendere contezza ai Presidenti di Camera e Senato del antidemocratico presente, a causa della vicenda legata anche alla presidenza del Copasir. Abbiamo ampiamente dimostrato che a Fratelli d'Italia le poltrone o i posti nella sala dei bottoni interessano molto poco. L'unica cosa che ci sta a cuore è la tutela dell'opposizione, della democrazia e della dialettica parlamentare, essenziali soprattutto oggi, perché abbiamo il Governo con una maggioranza amplissima, forse la più ampia della storia della Repubblica. La serietà della vicenda è dimostrata dal fatto che addirittura 40 costituzionalisti hanno dovuto spiegare ciò che noi da mesi stiamo provando a fare, ovvero che il principio di uno Stato pluralista e il principio della separazione dei poteri sono alla base di una democrazia, e devono essere protetti e tutelati a tutti i costi. Parliamo di un decreto, frutto di un'azione governativa, noncurante delle vere esigenze del proprio popolo e soprattutto del ruolo che quest'Aula, balcanizzata e ridotta a un mero simulacro di ciò che dovrebbe essere, spesso ovviamente non riesce a fare.
Ci è sembrato più volte che la pandemia, per lunghi tratti della sua gestione, abbia avuto una variante tipicamente italiana, quella che colpiva in modo preciso, come un cecchino, al momento delle elezioni. D'altronde - e chi ve lo dice ovviamente dall'accento, si avverte che non è altoatesina, bensì calabrese –si tratta di quelle elezioni che hanno visto fallire clamorosamente gli ultimi Esecutivi.
Ci sembra corretto ricordare la gestione della ripartenza scolastica, iniziata con il fragore dei banchi a rotelle e terminata con una ripartenza a singhiozzo, che in alcuni casi ha trasformato lo strumento di inclusione per eccellenza in un altro dei tanti luoghi di esclusione. Solo adesso sembra essersi presa coscienza dell'importanza dell'istruzione, garantendo la didattica in presenza quasi al 100 per cento. È essenziale, inoltre, che tutti gli studenti abbiano le stesse possibilità con gli stessi diritti.
Non sembra essere, alla fine, tanto lontana neanche la scellerata gestione del piano vaccinale, corretta solo in parte dopo la rimozione, al netto del minimo sindacale - unica gioia che abbiamo provato - di Arcuri. Con una corretta profilassi vaccinale non ci sarebbe stato bisogno di un decreto per disciplinare le consultazioni elettorali, ma, ancora una volta, il fallimento dell'istituzione viene pagato dai cittadini.
Ancora non riusciamo a capire perché non si sia dato un protocollo di cura domiciliare ai tanti cittadini, soprattutto gli anziani, così da poter decongestionare e diminuire la pressione sulle strutture sanitarie, permettendo un graduale ritorno alla normalità.
Non capiamo come queste misure possano traghettare l'Italia verso l'uscita della crisi. Il 2021 avrebbe dovuto essere l'anno del ritorno alla normalità - lo avete detto più volte -, del ritorno ad una vita degna di essere chiamata tale, l'anno della luce in fondo al tunnel. Invece, stiamo assistendo ad uno scempio in ogni ambito che costituiva un banco di prova per tutti quanti, ma soprattutto per la ripartenza. Solo per citare un esempio, la misura del coprifuoco alle 22 è mossa unicamente dalla follia ideologica e da un'inefficacia, che si è dimostrata durante la sua vigenza. Ma voi ostinatamente, in maniera automatica, continuate a riproporla. Parliamo di una misura senza senso, che sta mettendo, e metterà, in difficoltà tutte le attività che nutrivano una flebile speranza di ripartenza. Sembra quasi che vi sia la volontà di punire gli italiani, forse perché si inizia ad aver voglia di far sentire la propria voce attraverso le piazze e le manifestazioni e si inizia a mal sopportare la presenza di questi Governi delegittimati dal voto popolare.
Si apprende da fonti di stampa, inoltre, che il CTS, di cui tanto si fa scudo il Ministro, non sarebbe stato interpellato sul coprifuoco, e che questa sarebbe una scelta unicamente politica e probabilmente anche ideologica. Bene, ci chiediamo allora quale politica possa mai lavorare in modo da danneggiare quelle stesse persone che invece si avrebbe il dovere di proteggere. Questa misura darà probabilmente il colpo di grazia a un sistema produttivo allo stremo e pronto ad esplodere, come dimostrano i tumulti nelle piazze e le continue manifestazioni.
Forse, la coscienza degli italiani, assuefatta da anni ai teatrini politici e assopita, si sta finalmente risvegliando; finalmente si sta prendendo coscienza del ruolo che si ha, il ruolo del popolo sovrano. Abbiamo provato più volte a denunciare la dittatura sanitaria imperante, che imperversa indisturbata e che si traduce nella mancanza assoluta di trasparenza nella stessa gestione sanitaria, come testimoniato dalla battaglia che Fratelli d'Italia sta conducendo per ottenere la verità sui verbali secretati del CTS, dalla mancanza di sicurezza per gli operatori commerciali sulle riaperture, che conduce all'impossibilità di effettuare attività di programmazione essenziali per qualsiasi attività commerciale.
Infine, il continuo rinvio delle elezioni per impedire ai cittadini di esprimere un giudizio anche sull'operato palesemente insufficiente e inadeguato della maggioranza. Sembra che questo Governo si diletti come i pregressi nel dare nomi sensazionali ai vari provvedimenti, forse pensando che possono essere degli specchietti per le allodole utili a sviare l'attenzione dal problema principale: il contenuto. È avvenuto con il “decreto Sostegni” che dalle briciole dei ristori non si discosta poi molto; è avvenuto con l'editto sulle riaperture che in alcuni casi rende ancora più restrittive le misure governative, e lo sta facendo anche con il “decreto Elezioni”; forse lo stesso impegno che ci si mette nel trovare nomi ai provvedimenti dovrebbe essere certamente impiegato per fornirli di un contenuto degno dei loro titoli.
Colleghi, il diritto al voto è un fondamentale principio costituzionale, che non può e non deve essere sospeso per un anno e mezzo adducendo strumentalmente il tema dell'emergenza sanitaria, al fine di comprimere, fino ai limiti di un regime, la nostra democrazia. La Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali afferma, all'articolo 3 del Protocollo aggiuntivo, il diritto a libere elezioni definendolo come cardine di due diritti che sono considerati la doppia faccia della stessa medaglia: il diritto di votare e quello di competere per essere eletti. Il diritto di voto è una conquista post unitaria ottenuta con il sangue, con i sacrifici e in più di un secolo di lotte e di questo, specialmente le donne, hanno dovuto particolarmente faticare più degli altri, di questo alcuni in quest'Aula dovrebbero ricordarsene. A proposito di donne, sono proprio gli eventi mediatici ai quali stiamo assistendo che ci fanno capire quanta strada ci sia ancora da percorrere; la bassezza degli argomenti utilizzati e il giustizialismo imperante, peraltro perpetrato da uno dei di partito di maggioranza, ci fa capire quanto in basso la classe politica in questo Paese sia arrivata e quanto ci sia bisogno effettivamente di elezioni che non siano quelle elezioni che si svolgono attraverso le famose piattaforme. In considerazione degli eventi descritti, vorrei esprimere la mia solidarietà, non ho avuto il modo di farlo l'altro giorno in quest'Aula e anche al di fuori di essa, a tutte le donne vittime di violenze e soprattutto esorterei tutti a lasciare alla magistratura il compito che ha per legge e che gli è stato affidato, senza esercitare ulteriori pressioni mediatiche non degne di un Paese come il nostro.
Paradossalmente, questo tanto agognato “Governo dei migliori” in alcune cose, semmai fosse possibile, è addirittura un esempio peggiore del Governo che lo ha preceduto. A dimostrazione di quanto detto possiamo constatare facilmente come il Governo Conte dovendo giustificare allora, come ora, l'ingiustificabile slittamento delle elezioni almeno aveva trasmesso, tramite il Ministero dell'Interno, il verbale del CTS in cui si alludeva alla possibilità del rinvio. Con riguardo, invece, a questo provvedimento l'unico documento che ci è stato magnanimamente concesso è stato un estratto di verbale recante alcune valutazioni di carattere generico che non fanno alcun cenno al tema delle elezioni a dimostrazione del fatto che questo Governo stia continuando a galleggiare diviso, eterogeneo e incapace di legittimare persino i suoi stessi provvedimenti. Non sfugge a nessuno come la scelta del rinvio delle elezioni, anche alla luce della genericità delle motivazioni poste alla base della decisione, sia una scelta del tutto arbitraria e in quanto tale, non essendo sorretta da alcuna base scientifica, deve ritenersi incompatibile con un ordinamento democratico come il nostro o quanto meno con quello che resta di questo ordinamento. Riteniamo che laddove si decida di comprimere il diritto di voto per motivi sanitari questo deve avvenire sulla base di dati certi e scientifici e su parametri individuati con precisione e perizia e non sulla base previsionale o aleatoria, tanto meno generica.
L'atteggiamento dispotico e unidirezionale dell'Esecutivo si è fatto ancora una volta evidente nel dibattito in Commissione, a cui ho avuto il piacere di partecipare e dove, attraverso il voto per principi sugli emendamenti, è stato apposto un vero e proprio bavaglio all'opposizione, degno un po' di un regime dove idee diverse da quelle della maggioranza non sono né tollerate, né accettabili. Arrivare al punto di considerare ostruzionismo la volontà di provare a dare il proprio contributo e la libera espressione delle proprie idee su un provvedimento oggettivamente insensato, è il primo passo verso qualcosa di opposto alla democrazia e alla dialettica parlamentare. Una manovra ardita con l'unico scopo di affossare le proposte di Fratelli d'Italia in modo da far prevalere, ancora una volta, lo spartito monotematico della maggioranza. É gravissimo che dopo la discussione di due soli articoli si sia conferito mandato al relatore di riferire in Assemblea, impedendoci così di svolgere una discussione serena per un esame puntuale dei vari emendamenti presentati. Queste io le definisco prepotenze e non dovrebbero essere tollerabili da nessuno in queste sedi, dove si dovrebbe invece tutelare l'opposizione provando a favorirne la dialettica, il confronto parlamentare e non i bavagli. Sembra proprio che questo provvedimento sia frutto degli umori di una parte della maggioranza allergica al confronto elettorale ma che, nonostante le molteplici sconfitte degli ultimi anni, siete sempre e comunque tra i banchi del Governo. Ci sovviene il dubbio che forse, in questo momento, quella parte di maggioranza non sia in grado di affrontare prove elettorali perché impegnata a raccogliere i cocci di quello che resta in alcuni casi delle proprie forze e che questo provvedimento sia solo il frutto di spinte ideologiche di partiti che siedono in maggioranza senza il favore popolare. Ancora una volta mi rifaccio alla Calabria dove, dopo la scomparsa della compianta Jole Santelli, c'è l'esigenza di tornare al voto, c'è l'esigenza di ridare al popolo la scelta di chi dovrà governare quella terra. Forse là il tempo serve a qualcuno per vedere se si riesce a riformare una parte di alleanza che già governa questo Parlamento; quindi, da un lato avremmo il centrodestra dall'altro c'è il PD che tenta di dialogare con i pentastellati e poi abbiamo un terzo polo con varie ed eventuali. Ancora una volta si sono preferiti i sotterfugi di Palazzo a ridar voce al popolo, ancora una volta invece di segnare un cambio di passo e di dare discontinuità rispetto alle precedenti esperienze si è preferito una scelta conservativa volta a non far cambiare nulla. Sarebbe stato opportuno e necessario in quanto il provvedimento tocca centinaia di comuni ascoltare il parere dei vari sindaci che subiranno in prima persona queste misure; invece si è deciso, ancora una volta, di procedere senza confronto come si addice ai Governi autoritari. Si è deciso così di negare ai cittadini più simili a dei sudditi di manifestare il proprio eventuale disaccordo rispetto ad una decisione che comporta una rilevante compressione, per usare un eufemismo, del loro diritto di elettorato attivo e passivo, attraverso i loro più prossimi rappresentanti. La vostra considerazione per il confronto elettorale si era capita fin dalla caduta del Governo Conte; invece di ridare la parola al popolo si è scelto di galleggiare, di andare avanti a tentoni componendo una “maggioranza macedonia” senza una visione unitaria, litigiosa ed eterogenea proprio in un momento in cui sarebbe servito invece avere un'unità vera di intenti e un'azione di governo forte e soprattutto legittimata. In moltissimi Paesi europei e non, alcuni dei quali elogiati continuamente dalla nostra maggioranza, e presi ad esempio, si è proceduto alle elezioni persino in piena emergenza, perché in un Paese sano la democrazia è considerata alla stregua di una libertà fondamentale di cui non si può fare certamente a meno. La confusione ideologica in seno alla maggioranza è palese e si riflette nel provvedimento in esame; difatti, il motivo addotto per il rinvio delle elezioni è il permanere di un quadro epidemiologico complessivamente e diffusamente grave su tutto il territorio nazionale, quasi come se si fosse consapevoli che le misure intraprese per fermare il virus siano e saranno inefficaci. L'articolo 1 di questo provvedimento va esattamente contro tutto quello che il Governo si è prodigato a pontificare fino ad ora, ovvero il graduale ritorno alla normalità e un piano vaccinale in continuo miglioramento.
Ebbene, se la stessa maggioranza, che ha blindato questo provvedimento, non crede che il quadro epidemiologico possa migliorare, rimanendo diffusamente grave su tutto il territorio, vuol dire che questo Governo si autoboccia, sancendo il fallimento del principale artefice di questa ecatombe sanitaria, il Ministro Speranza. Ci chiediamo dove sia finita la sinistra che combatteva per il diritto al voto, sempre e comunque; quella sinistra che aveva fatto del confronto elettorale un cavallo di battaglia e che ora teme di essere disarcionata da quegli stessi banchi che, senza legittimazione, occupa. Sembra proprio una parte a cui il popolo si è allineato, allontanato anche da ideali storici, preferendo un percorso diverso, di comodità, delle poltrone, un confronto quasi nullo con i propri elettori e con i propri avversari politici. E' pazzesco come si impedisca agli italiani di andare al voto mentre si consente ai cittadini stranieri residenti in Italia di votare per le elezioni nei propri Paesi d'origine. Ancora una volta sembra che gli italiani debbano essere puniti o meglio tenuti al guinzaglio dalla paura di una parte politica per una probabile sconfitta alle urne, due pesi e due misure, che risultano evidenti dal momento in cui ad alcuni partiti, addirittura in piena pandemia, è stato consentito lo svolgimento di veri e propri congressi. Noi di Fratelli d'Italia da sempre abbiamo fatto della coerenza il nostro credo. Infatti da molto tempo chiediamo che le misure per il contrasto alla pedofilia vengano prese, tenendo conto delle differenze regionali, calibrandole quantomeno su base provinciale così da rispettare e tutelare le differenze dei vari territori che sono evidenti tra regione e regione. Non è possibile, non è giusto non tenere conto delle diverse specificità territoriali e delle esigenze che connotano la nostra penisola, così penalizzando alcune aree a discapito di altre con un provvedimento che illogicamente fa di tutta l'erba un fascio. L'Italia si fonda sui comuni e sul pluralismo territoriale, il quale è un valore che va difeso e tutelato e non distrutto e combattuto con provvedimenti Le criticità di questo provvedimento, a nostro avviso, sono tante, anzi troppe: non siamo d'accordo sul trattamento riservato ai cittadini italiani residenti all'estero, esclusi dal previsto per rendere valide le elezioni in alcuni comuni; lo spopolamento dei piccoli comuni e la fuga verso l'estero rappresentano un problema grave in Italia che deve essere affrontato con politiche attive del lavoro e non di certo attraverso il taglio netto anche dell'ultimo cordone ombelicale che lega questi cittadini al proprio stato d'origine. Gli italiani all'estero in quanto esportatori dei nostri valori vanno difesi e tutelati e non penalizzati e allontanati; purtroppo, le assurdità di questo provvedimento non terminano qui, infatti vengono rinviate anche le consultazioni elettorali suppletive per i seggi di Camera e Senato. A nostro avviso questa scelta è motivata unicamente dalla paura che se si votasse anche lì a breve, l'opposizione potrebbe rafforzarsi con ulteriori parlamentari che si macchierebbero dell'onta di non pensarla come gli altri. Rimandare le elezioni suppletive potrebbe compromettere il corretto funzionamento dei due organi costituzionalmente tutelati, consegnandoli ad interessi di parte, visti anche gli equilibri traballanti e risicati al Senato. Queste prove di forza sono ai limiti dell'illegittimità costituzionale, nuocciono al nostro sistema, lo indeboliscono e lo rendono sempre più fragile. Continuiamo a ribadire che l'esercizio del diritto al voto sia irrinunciabile, ponendosi alla base democratica, come dimostrano molti altri Paesi europei e non, che non hanno certamente rinunciato, come nel caso di Israele, dove oltre ad aver approntato un efficace piano vaccinale - che ha permesso la ripresa della vita economica e sociale - si è andati al voto per ben due volte. Colleghi, l'unica parola d'ordine di questo Governo sembra essere quella di “rimandare”. In quanto segretario della Commissione antimafia devo esprimere anche il mio dissenso verso il rinvio delle elezioni anche per i comuni soggetti al commissariamento a causa di infiltrazioni mafiose, sancendo l'ennesima sconfitta dello Stato contro questa piaga che sembra non avere mai fine.
Spesso la criminalità organizzata trova terreno fertile dove vi sono gestioni commissariali, ovviamente ringraziando i commissari, ma, troppo spesso, quelle gestioni commissariali, che non conoscono profondamente il territorio e, spesso, nella gestione ordinaria, sono lontane dalle tante fragilità, amministrano con debolezza molte strutture e ciò spesso fa prendere terreno al fenomeno delle mafie che sembra ormai non interessare solo più il Meridione ma anche altre zone del Paese (ricordiamo gli ultimi esempi della Toscana e dell'Emilia-Romagna).
Lo Stato dovrebbe impegnarsi a favorire il ripristino e il rinnovo degli organi democratici con interventi decisi ed efficaci per ripristinare una parvenza di legalità in questi territori. Tra le tante proposte emendative bocciate difatti senza alcun motivo, se non l'accanimento verso le idee dell'opposizione, ve ne è una in particolare che avrebbe, secondo me, rafforzato e permesso il controllo capillare delle liste elettorali da parte della Commissione antimafia, prevedendolo, almeno non come previsto, per chi lo volesse fare in piena libertà in base ai partiti, ai 30 giorni ma almeno a 90 giorni prima della presentazione delle liste e delle candidature.
Questa proposta avrebbe evitato, tramite tutte le richieste a tutte le procure d'Italia, che non fa certamente la politica, ma fanno gli ufficiali di collegamento, che l'esito della Commissione antimafia arrivasse a tre giorni dal voto e io credo sia un po' troppo tardi - a tre giorni del voto - decidere se si è presentabili o meno. Questo anche perché la politica ancora non ha deciso di avere una banca unica dei dati per cui il calabrese, come me, che magari è a posto nella sua città o nella sua regione, in Emilia potrà avere qualche altro problema.
Anche questa proposta di buonsenso è stata bocciata, lasciando spazio all'impressione che il Governo decida di combattere ma formalmente non lo fa e arretra di fronte a determinate scelte, preferendo concentrarsi su scelte più di convenienza politica che di convenienza sostanziale. Soprattutto per quella parte politica che più volte dai palchi ha parlato di “onestà, onestà” - credo che nessun partito sia esente purtroppo da incidenti di percorso - ciò potrebbe essere la prova del nove, se vogliamo dare gli strumenti alla politica per evitare, non dico al 100 per cento, ma tante problematiche che, nel corso del nostro cammino, si possono presentare.
Non posso esimermi quindi dal constatare, in quanto unico deputato calabrese all'opposizione, che questo provvedimento tocca in maniera profonda e capillare anche la mia terra, la Calabria, ma prima di affrontare questo tema, consentitemi, parlando di elezioni, come ho fatto prima, di ricordare una cara amica: Jole Santelli, che ci ha purtroppo lasciato prematuramente. Una donna, il cui amore per la sua terra è stato così grande e più forte di ogni dolore, di ogni ostacolo da affrontare; la sua forza d'animo, il suo amore per quella terra, la volontà di cambiarla la spingevano ogni giorno a mettere del suo, a impegnarsi in maniera ferma e decisa, a provare a restituire voce e valore che merita e soprattutto che meritano i tanti calabresi.
Chiedo a quest'Aula di tributare non un ricordo in termini di interventi, anche perché saremmo come si dice quattro amici al bar, ma chiedo di farlo attraverso l'esigenza che quella terra avverte in questo momento. Quella regione ad oggi è governata dal centrodestra, quindi non c'è nessuna richiesta che possa sembrare… e ringrazio il sottosegretario Scalfarotto per essere qui ad ascoltare, con la sua sensibilità e la competenza che tutti gli riconosciamo. Soprattutto credo che quello sia stato un esempio per le donne che fanno politica con amore, passione e serietà perché ha avuto la capacità di combattere una battaglia politica ma anche una battaglia interiore, e quindi credo che questo provvedimento debba riparare del sacrificio che Jole ha compiuto.
Ogni misura di questo e del vecchio Esecutivo - e vado a chiudere, Presidente - sembra essere non una coincidenza ma la volontà di non farci tornare a restituire voce ai nostri cittadini e a fare quello che, secondo me, è la più grande missione della politica; e la più grande missione della politica io penso che sia certamente aumentare i consensi, ma si aumentano i consensi per moltiplicare le idee.
Potremmo ridare orgoglio e onore alla politica ridando il ruolo che i cittadini ci chiedono, quello cioè di decidere da chi essere governati, attraverso delle regole chiare, delle regole che non avvantaggino una parte o gli altri, perché apparteniamo a quella scuola dove l'avversario non è mai un nemico: è soltanto un avversario con il quale potersi confrontare e il migliore scende in campo e gioca la partita
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.
MONICA CIABURRO(FDI). Presidente, sottosegretario Scalfarotto, onorevoli colleghi, Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo magnifico per il tramite di Tancredi Falconeri, il nipote prediletto del principe di Salina, ci trasmette una frase che, per quanto possa appartenere idealmente al secolo scorso, costituisce una fredda, precisa, inesorabile fotografia del nostro Paese oggi. La frase è: se vogliamo che tutto rimanga com'è bisogna che tutto cambi.
Certo, la frase appartiene ad un determinato contesto: era il tramonto dei Borbone, la transizione verso l'unità d'Italia era ormai cosa fatta, era un mondo in piena crisi. E crisi è proprio una di quelle parole che, nel corso degli ultimi due anni, non abbiamo certamente lesinato, che abbiamo utilizzato sempre con meno parsimonia, senza forse soffermarci mai sul suo reale significato, derivante dal greco antico, dal verbo , che significa discernere, valutare. La crisi, e dunque : una scelta, una valutazione, un discernimento, un'evoluzione, un punto di svolta. E' proprio l'idea di crisi il motore dietro l'enigmatica frase di Tancredi Falconeri che dice: se vogliamo salvarci è necessario un cambiamento. Ma questo cambiamento nella realtà gattopardesca non deve avere luogo, tutto deve rimanere com'è e per questo bisogna cambiare tutto: gesti eclatanti, trionfalismi e proclami. Qualcosa ci viene in mente anche oggi.
Ed ecco che ci troviamo oggi, in quest'Aula, ad intavolare la medesima discussione relativa al rinvio delle consultazioni elettorali che abbiamo affrontato esattamente l'anno scorso, nello stesso periodo. Era sempre il mese di aprile, il COVID-19 ci aveva colpito, era un'emergenza imprevista dove ogni limitazione della libertà era tollerata ed è stata tollerata da tutti gli italiani, in quanto ritenuta necessaria per far fronte all'impeto della pandemia, perché nessuno sapeva cosa fosse e che cosa aveva di fronte. Sì che l'anno scorso era un'emergenza, oggi non la si può più definire tale.
Dopo un anno di errori e di difficoltà, riempito di proclami uno più autocelebrativo dell'altro, siamo nuovamente nella stessa Aula a parlare della stessa cosa: il rinvio delle elezioni. E, a parte il Governo, cosa è cambiato? Nulla.
In deroga a quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, della legge 7 giugno 1991, n. 182, le elezioni dei consigli comunali e circoscrizionali previste per il turno annuale ordinario si tengono tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021: questo è quanto cita la legge di cui stiamo discutendo. Questa è appunto la lettera dell'articolo 1, primo comma, del provvedimento in esame, la legge di conversione di un decreto-legge. E tanto basta a mandare in pensione un altro articolo 1, ben più importante, che i signori della maggioranza dovrebbero ricordare molto bene: “l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Questo, invece, è il primo articolo della nostra Costituzione italiana.
Ben inteso che le motivazioni apposte a giustificazione del posticipo elettorale sono legate al carattere perdurante della pandemia, in un anno dovremmo avere imparato qualche lezione: che il diritto al voto, se esercitato con rigorosi protocolli di sicurezza, è la più grande vittoria di una democrazia.
In un anno sappiamo molte più cose di questo virus. Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, dall'anno scorso, subito dopo aver studiato e analizzato i dati, aveva intercettato i problemi reali di questa pandemia: intanto, che colpiva una parte significativa della nostra popolazione, quella più anziana, quella che aveva più patologie e, quindi, per questi soggetti diventava anche mortale o poteva esserlo molto più che per gli altri. Ma cosa è stato fatto per mettere in sicurezza i nostri anziani, le RSA? Hanno continuato a ricevere cooperative che lavoravano presso le RSA e che poi magari andavano nell'azienda, piuttosto che nella fabbrica, piuttosto che al supermercato. Non possiamo certamente dire che i nostri anziani ricoverati nelle RSA possano essere stati, come dire, vittime o abbiano esercitato un assembramento fuorilegge e quant'altro; no, qualcuno purtroppo ha portato il virus all'interno di queste strutture e noi abbiamo perso i nostri nonni, la nostra storia, le nostre radici.
Lo scorso 3 novembre, gli Stati Uniti d'America hanno votato il loro nuovo Presidente, il 24 gennaio 2021 i portoghesi hanno votato il loro nuovo Capo dello Stato, nel mese di marzo si sono rinnovati i Parlamenti di Paesi Bassi e Israele, nel mese di aprile è andata al voto la Bulgaria e, proprio ieri, l'Albania, nonostante il COVID abbia colpito chiaramente tutti indistintamente. Poi, è chiaro che un Paese rispetto ad un altro, in funzione di quella , fa delle scelte, mette in campo, in modo programmato o meno, strategie e poi opera secondo quelle scelte. Ed è questa la ragione per la quale tanti Paesi sono riusciti a mantenere quella democrazia e quella sovranità popolare per la quale hanno esercitato il voto; cosa che l'Italia e gli italiani, per svariate ragioni, ma forse una è la principale, non sono ancora riusciti a fare.
Mentre il mondo avanza e non si lascia fermare dalla pandemia, in Italia, dopo un anno di proclami trionfali ed autocelebrativi, non abbiamo imparato nulla, se non a sospendere la nostra democrazia ed a rinviare le elezioni. Ecco, il rinvio delle elezioni è una conseguenza di un cui abbiamo assistito in questo ultimo anno, perché forse, rispetto a valutare, programmare, pianificare e scegliere, era più facile dire “chiudiamo tutto”. Più facile probabilmente come scelta, ma non certo per gli italiani, per cui noi oggi vediamo tutti i giorni che lanciano gridi di allarme, che lanciano richieste d'aiuto, che la pandemia sanitaria ha fatto sfociare una pandemia anche economica.
Gli indennizzi alle imprese arrivano a singhiozzi ed in quantità risibili, il settore turistico, dalla montagna, che è stata presa in giro e sappiamo benissimo tutti a cosa mi riferisco, al mare, soffre sempre di più. Gli ammortizzatori sociali arrivano e non arrivano e forse potrebbero non bastare più laddove arrivassero, visto che la povertà sta diventando un'altra pandemia. Io mi chiedo, anche da amministratore locale: visto che il tema del testo in esame sono i rinvii delle elezioni, perché questo intervento normativo non è stato quanto meno armonizzato con quei rinvii delle scadenze per gli enti locali? Faccio presente che, ad esempio, il 30 di questo mese ci sono i conti consuntivi che ogni comune d'Italia deve approvare. E, rispetto ad un anno di gestione che chiaramente è stato molto particolare, andare ad approvare ad aprile, fra pochissimi giorni, quel conto consuntivo, molto probabilmente non sarà così veritiero, affidabile e, di conseguenza, saranno poi obbligati molto probabilmente a doverlo fare di nuovo. E questo significa anche non rendersi conto delle necessità dei nostri enti locali, di considerare anche che ci sono moltissimi comuni d'Italia che hanno difficoltà con il personale e tutti questi adempimenti portano via tantissimo tempo magari a quel poco personale che si fa in quattro per cercare di mantenere queste scadenze a volte credo anche un po' inutili, come quella che affronteremo il 30 aprile. La gestione dell'anno 2020 è stata costantemente in emergenza e con livelli del tutto inusuali di risorse gestiti dalle casse comunali. Ciò rappresenta un adempimento difficile per qualunque amministrazione comunale. Una delle difficoltà principali è certamente costituita dalla definizione dei vincoli da registrare sull'avanzo di amministrazione derivanti, sia dai vari trasferimenti a titolo di ristoro ricevuti, sia dal fondone COVID, istituito dal “decreto Rilancio”. Ecco, anche su questo, se ci fosse un po' di visione rispetto alla crisi che stiamo vivendo, sarebbe utile e opportuno dare la facoltà a tutti i sindaci di spendere quei fondi vincolati di avanzo come meglio ritengono per il loro territorio. Non lo può stabilire lo Stato nazionale perché ogni territorio ha patito in modo differente e ha delle esigenze per i suoi concittadini. Attraverso quello sblocco e la facoltà alle amministrazioni di spendere e investire quelle risorse nelle loro comunità, esse sicuramente sarebbero spese e investite al meglio. Queste difficoltà - non lo sto dicendo io adesso perché, facendo il sindaco, so che devo fare quello e ho convocato il consiglio venerdì sera alle 21 - vi sono state dette da tantissime associazioni, l'ANCI, l'Associazione nazionale dei piccoli comuni, che chiaramente sono quelli che patiscono di più tutti questi adempimenti, perché alla fine i processi, dalle grandi città ai piccoli comuni, sono sempre gli stessi, ma chiaramente questi hanno delle strutture che sono decisamente diverse. Così come conoscete la questione importante dei segretari comunali che in qualche caso arrivano addirittura a 14, 15 comuni, proprio perché non vogliono lasciarli indietro, perché, se non c'è un segretario, l'atto amministrativo con il quale l'ente si esprime non può essere fatto e, anche su questo aspetto, il concorso, poi in qualche modo recuperato per cercare di accorciare i tempi, ma in ogni caso non ci saranno i segretari che servono per poter fare le cose che sono necessarie e obbligatorie in un qualsiasi comune d'Italia. Ve l'ha detto anche l'Associazione nazionale uffici tributi enti locali, l'ANUTEL, piuttosto che l'ANCI stessa, e tantissime altre realtà associative legate agli enti locali. Hanno richiesto il rinvio del termine per l'approvazione di questo conto consuntivo al 30 giugno 2021. Cosa cambiava? Siamo riusciti a spostare le elezioni - anzi volete spostare le elezioni, senza “se” e senza “ma” - con quella frase che avete ripetuto nel testo del provvedimento tantissime volte: “il perdurare della pandemia”, ma senza dire il perdurare rispetto a quale tempo, a quale data, senza dare un minimo riferimento. Questo cosa significa? Che allora voi pensate che questo stato di pandemia, da qui fino a quando avete programmato il rinvio, dovrà continuare così, con blocchi, chiusure, coprifuoco e con tutte le incoerenze che sono state messe in campo. La semplificazione in Italia nasce sempre dalle emergenze e da una natura prevalentemente transitoria, solo di rado viene resa permanente. Prendo l'esempio dei commi 1- e 1-, introdotti all'articolo 2 del provvedimento in esame dal Senato, che prevedono, tra le altre cose, lo scomputo degli elettori iscritti all'AIRE, ai fini della determinazione del strutturale, cui è subordinata la validità delle elezioni nei comuni con meno di 15 mila elettori, in cui sia stata ammessa e votata una sola lista. Questo perché sappiamo molto bene che gli iscritti all'AIRE, che chiaramente poi non esercitano spesso il diritto di voto, alzano molto il e quindi spesso ci siamo ritrovati - e mai come in questi ultimi anni - una unica lista, perché ormai fare, come dire, il sindaco e l'amministratore in un comune è quasi un martirio, perché, con tutte le difficoltà che ci sono, lo si fa con passione certamente, ma rinunciando a tante cose. E si trovano sempre meno persone che si prestano a questo tipo di servizio per le loro comunità e quindi spesso non si raggiunge il e di conseguenza abbiamo tantissimi comuni in Italia che sono commissariati. Questa semplificazione, figlia del riconoscimento di difficoltà gestionali quasi strutturali ormai per i comuni di piccole dimensioni, seppur di piccola entità, fa parte di una galassia di agevolazioni che gli enti locali - i piccoli comuni tra tutti - chiedono da lungo tempo, ma che questo Governo, in modo assolutamente sordo, non sa ascoltare, una semplificazione che dovrebbe tuttavia, onorevoli colleghi, fare quadro con altre utili misure semplificative, come l'incremento delle capacità assunzionali per i piccoli comuni.
Vi immaginate un comune in cui c'è un solo dipendente, magari per 18 ore, e tutti i servizi un po' esterni, a distanza, della Ragioneria, del Servizio tecnico, magari la totale assenza della Polizia municipale, ma con tutti i provvedimenti, che i sindaci controllino il territorio, sanzionino questo, quello e quell'altro, ma come devono farlo? Onorevoli colleghi, signori del Governo, è pretestuoso ed arrogante pretendere che le amministrazioni dei piccoli comuni, in particolare di quelli situati nelle aree interne, nelle aree montane, rurali, possano accollarsi tutti gli oneri gestionali aggiuntivi, derivanti dalla gestione della pandemia, senza poter godere di maggiori risorse umane. E, proprio in ragione dell'emergenza che stiamo vivendo, trovo incredibile che una proposta emendativa di buon senso, come quella di proroga dei permessi dei sindaci a causa dell'emergenza epidemiologica, non sia stata accolta. Questo consentiva magari al sindaco di controllare molto di più il suo territorio e non dover andare obbligatoriamente a lavorare, una facoltà proprio per quei comuni dove appunto il personale è assolutamente scarso, se non quasi nullo.
Onorevoli colleghi, credo che occorra fare un atto di onestà intellettuale, riconoscendo gli enormi sforzi portati avanti dalle amministrazioni comunali soprattutto quelle dei piccoli comuni. Riconoscere questo sforzo vuol dire non solo parlare di semplificazione all'ultimo momento utile, ma avere l'umiltà di confrontarsi con chi porta avanti proposte serie da tempo, chiedendo solamente la cortesia di essere ascoltato, significa avere visione per ristrutturare la nostra Italia attraverso gli enti locali in modo serio, responsabile e maturo. Vorrei ricordare all'Aula, infatti, che nel gennaio scorso l'intero emiciclo ha approvato, con larghissime maggioranze, una serie di mozioni a tutela del mondo della montagna, dei piccoli comuni, delle aree interne e rurali. Trovo paradossale che, da oltre un anno, oltre a queste mozioni, nulla sia stato fatto per includere queste aree in un processo di sviluppo sociale, economico e democratico, al di là di poche, spaurite disposizioni semplificative e solo per la necessità di rinviare l'esercizio del voto, che è il sale della democrazia. Mi trovo portata a fare questa precisazione, onorevoli colleghi, perché proprio in questo momento è in discussione una proposta di riforma dell'ordinamento degli enti locali e semplificazioni, quali quelle che ho appena citato, fanno parte del pacchetto di proposte emendative di buon senso avanzate da Fratelli d'Italia e, come tali, forse dovrebbero essere oggetto di un esame oggettivo, e non occultato dal malcostume istituzionale, che ha ormai caratterizzato il modo con cui l'opposizione parlamentare sta venendo considerata negli ultimi due anni. Abbiamo sempre fatto critiche nel merito e a, fianco, sempre proposte. Basti pensare che, nonostante il passaggio da DPCM a decreti-legge per gestire le misure di contenimento, i provvedimenti continuano ad essere blindati in Camera o Senato, o presentati all'attenzione dell'Aula solo all'ultimo momento utile, sterilizzando la contingenza legata a tutte le proposte emendative da noi presentate. Discorso analogo vale per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il PNRR, cardine dell'azione di questo Governo, così come abbiamo sentito dal Presidente Draghi. Se il testo da inviare a Bruxelles entro il 30 aprile viene presentato quest'oggi, anzi questo pomeriggio, alle 14, in che modo è possibile, signori, per il Parlamento - men che meno, per l'opposizione - lavorare a proposte integrative, o anche solo prenderne visione per ragionarci e per confrontarci in quest'Aula? Ci aspettavamo un cambio di passo anche su questo, onorevoli colleghi, dato che il Governo Conte è caduto proprio per la modalità di gestione e redazione del PNRR ed un cambio di passo se lo aspettavano gli italiani, soprattutto alla luce del “decreto Riaperture”, da poco approvato in Consiglio dei Ministri. Le regole non devono mai umiliare la ragione e, quando la ragione pura, senza alcun pregiudizio di sorta, non consente di giustificare, condividere e comprendere disposizioni che vincolano in modo radicale la libertà personale, dissentire non è più solo un diritto, ma un dovere.
Onorevoli colleghi, abbiamo sentito parlare di coprifuoco alle 22 fino a luglio, ma potete spiegarmi chi potrebbe mai venire in vacanza in Italia per doversi chiudere in casa d'estate di sera ?
Delle riaperture dei teatri e del mondo dello spettacolo si è parlato molto, però forse senza cognizione di causa. Come si fa per l'organizzazione dell'opera? L'Aida di Verdi dura in media quasi quattro ore, la Tosca, la Turandot di Puccini durano sulle tre ore, circa. Che cosa facciamo? Multiamo chi torna a casa dopo aver visto l'opera o facciamo un'opera a puntate, a ? Si permette la ristorazione, ma solo all'aperto fino alle 22, mentre dal 1° giugno si può anche all'interno dei locali, ma solo fino alle 18. Questo vuol dire che il COVID frequenta l'interno dei locali fino a giugno e da giugno solo fino alle sei del pomeriggio? Che cosa succede alle 18 e un minuto? Anche a questo riguardo, consentitemi, fino a ieri - perché da oggi siamo in “zona gialla” quasi su tutto il territorio - i bar e i ristoranti che avevano fatto delle convenzioni e, quindi, risultavano essere mense aziendali potevano ricevere le persone che facevano riferimento a queste convenzioni all'interno del locale e sedute; da oggi, al cliente occasionale di quel bar, di quel ristorante o di quell'albergo, invece, il titolare dovrà dire: no tu no, loro possono mangiare dentro, tu devi stare fuori. Ma dov'è la coerenza? Ma perché in un caso sono protetti e seguono dei protocolli e nell'altro, invece, non va bene? Creiamo, anche in questo caso, clienti di serie A e clienti di serie B, ma in base a quale ragionevole protocollo, in un caso, è consentito e, nell'altro, non lo è? Son le cose che non riusciamo a comprendere. Anche questo limite del servizio all'aperto, se ci si pensa, è un paradosso. Se piove, che si fa? Prendiamo quei tre avventori coraggiosi che hanno avuto il coraggio di sedersi ed ordinare e li mandiamo in mezzo al maltempo? Non consideriamo neanche il fatto che la nostra Italia è fatta anche di montagna. Oggi, in Piemonte piove e a 1.700 metri nevica, come nevicava la scorsa settimana e forse per venti giorni l'anno si riesce a mangiare di sera all'aperto. Quindi, noi stiamo dicendo, di fatto, che si apre solo all'aperto e ciò significa ed equivale a dire di tenere chiuso per tantissimi ristoratori, commercianti, bar e pasticcerie. Per i locali aperti nei centri storici, dove gli spazi all'aperto sono esigui, che si fa? Anche le attività di ristorazione situate nelle aree montane che hanno immobili magari anche grandi, dove il distanziamento non sarebbe un problema, devono restare chiuse, perché o fuori o niente e, siccome fuori non si può, di conseguenza, niente.
A Pasqua è stato possibile viaggiare all'estero ma non in Italia. Molte famiglie hanno dovuto passare le festività separate dalle regole di contenimento che, però, valevano a doppio binario, visto che chi voleva andarsene in vacanza all'estero ha potuto spostarsi con tutta tranquillità, anche se in “zona rossa”. La pezza messa all'ultimo minuto forse era peggiore del buco. La temperatura a 37,4 gradi centigradi è diventata la nuova soglia tra il bene ed il male: al di sotto c'è la libertà, poca, e al di sopra ci sono il divieto di uscire di casa, la quarantena e la condanna sociale e psicologica. Qualcuno può gentilmente spiegare perché per tutti quei criminali che vandalizzano ed occupano illegalmente le case altrui non è previsto niente , né il carcere, né una sanzione, né una multa, mentre, quando parliamo di spostamenti, coprifuoco e misure di contenimento sono previste infinite sanzioni e multe. Anche qui la coerenza me la dovete spiegare.
Il professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, ebbe modo di indicare come la proroga dello stato di emergenza fosse diretta espressione dell'incapacità dello Stato, mentre l'ex Presidente della medesima Corte, il ministro Cartabia, aveva a suo tempo avvertito il governo Conte che ogni decisione riguardante le restrizioni della libertà personale doveva essere adottata nel rispetto dei principi costituzionali. La proroga dello stato di emergenza e del coprifuoco a luglio rappresentano la sconfitta del Paese e un'umiliazione per tutti quei cittadini che hanno deciso di chinare il capo e rispettare ogni regola, anche la più assurda, nella speranza di un ritorno alla normalità, un ritorno alla normalità che doveva essere accompagnato da risorse europee indicate come panacea di tutti i mali. Eppure, come indicato dal PNRR stesso, nel 2006 il PIL era più alto del 3,6 per cento rispetto a quello dello scenario tendenziale, cioè un PIL più alto di circa 60-70 miliardi, a cui si arriverà con piccoli passi di circa 10-12 miliardi l'anno, meno dell'1 per cento del PIL aggiuntivo ogni anno. Questo l'impatto del PNRR, una goccia nell'oceano se consideriamo che nel 2020 il nostro PIL è crollato di 150 miliardi. Considerando che solo nell'anno 2021 l'Italia emetterà titoli pubblici, fabbisogno aggiuntivo e rimborsi per 597 miliardi, le cifre del PNRR fanno riflettere. C'è forse qualcosa che non sappiamo? Proprio sul PNRR, visto che il contesto ci offre tempo e luogo, credo sia necessario fare anche una precisa precisazione legata proprio all'ambito di competenza della mia Commissione, la Commissione XIII (Agricoltura).
Un tema fortemente appoggiato in modo, direi, bipartisan da maggioranza e opposizione è stato la necessità di stanziare almeno un miliardo di euro in seno al Piano nazionale di ripresa e resilienza per le politiche forestali, grandi assenti - una delle grandi voci assenti - dal piano di rilancio ed anche dall'azione del Governo. Ebbene, nonostante il parere della Commissione, prima, e i proclami, poi, sul testo definitivo del PNRR, non si trova traccia di questo impegno (ma ce ne sono tante di tracce che non si trovano). Potrei anche essermi sbagliata, visto che nell'arco di 48 ore, come dicevo prima, questo piano non c'è stato modo di vederlo. Chiaramente, anche dopo l'ultimo aggiornamento che abbiamo ricevuto oggi alle 14, non è stato possibile esaminarlo nel dettaglio, in modo preciso e puntuale.
Ebbene, onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia in ogni Commissione parlamentare ha avanzato proposte ambiziose di miglioramento di questo Piano, proposte ideate con l'unica intenzione di migliorare gli effetti del piano sul sistema Paese e permetterci di rilanciare veramente la nostra economia nella nostra ora più buia. Che vi sia stato accoglimento o rigetto, di ogni proposta e di ogni stimolo niente si ritrova nel testo proposto dal Governo, che dovrà ora essere discusso come fatto compiuto, tre giorni prima del termine dell'invio. Se vi capita, provate a leggere i testi del piano di rilancio francese o portoghese e scoprirete che sono stati oggetto di un fortissimo dialogo multilivello e trasparente tra Governo, emiciclo parlamentare e amministratori locali, nel rispetto delle esperienze che ciascun attore poteva portare all'intero processo: questa si chiama condivisione, partecipazione e visione, per poi fare le scelte più opportune e, soprattutto, condivise. È per questo che mi rammarica constatare che il modo in cui l'opposizione parlamentare è trattata, da ormai oltre due anni, non rende giustizia a tutte le belle parole di libertà e dignità istituzionale con cui numerosi esponenti della maggioranza si riempiono la bocca di giorno in giorno. Gli italiani chiedono e meritano chiarezza sulle misure di contenimento della pandemia e su tutte le misure predisposte dal Governo per rilanciare i consumi. Penso, ad esempio, al superbonus 110 per cento, unico lascito degno di nota del governo Conte, misura che può potenzialmente rilanciare l'intero settore edile del Paese, ma non solo, perché mette in moto anche tutto l'artigianato, i commercianti e anche gli alberghi, perché le ditte si spostano. È veramente uno strumento utile, ma anche su questo tema, si deve sburocratizzare, si devono velocizzare i tempi. Abbiamo sentito oggi il Presidente Draghi confermare che è stato rinviato e prorogato al 2022, e fino al giugno 2023 solo per le case popolari. Signori, un qualsiasi permesso edilizio vale tre anni e noi non ci rendiamo conto che -ad oggi infatti i dati sono molto evidenti - chiunque abbia provato ad accedere si ritrova anche di fronte a quei lacci e lacciuoli. Quelli sono i tempi per le difformità da sanare, perché noi dagli anni Settanta ci stiamo trascinando delle difformità. Anche in questo caso occorrerebbe un po' di coraggio e trovare una soluzione semplice, veloce, rapida per mettere a posto queste cose.
Il tema, quindi, è semplice. Non è possibile che in quest'Aula, nei palazzi e nei salotti tv si parli continuamente di semplificazioni e, nello stesso tempo, le circolari interpretative vadano in direzione ostinatamente contraria rispetto alla semplificazione che viene così calorosamente decantata. Il Paese deve ripartire: ce lo chiedono i cittadini disperati, in piazza ogni giorno, ormai. L'esercizio del voto rappresenta la più grande risposta della democrazia alle avversità. Ieri era il 25 aprile; è stato celebrato come Festa della Liberazione. Noi vorremmo un'altra liberazione: dalle misure liberticide che hanno tinto di nero le nostre vite. Tutto deve cambiare perché nulla cambi, ma questo solo perché il cambiamento unicamente esteriore non è vero cambiamento. Colleghi, i cittadini chiedono la vicinanza della politica come mai prima d'ora. Fratelli d'Italia chiede responsabilmente una sola cosa: basta coprifuoco, elezioni subito e riaperture immediate. Voi da che parte state? Noi dalla unica parte per la quale siamo al servizio, dalla parte del popolo italiano, dei suoi bisogni, delle sue necessità
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucrezia Maria Benedetta Mantovani. Ne ha facoltà.
LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI(FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, leggendo con attenzione la nostra Costituzione non si può non apprezzarne l'elemento che attribuisce la sovranità al popolo. In che modo l'articolo 1 attribuisce la sovranità al popolo e il potere di incidere sulla vita democratica? Attraverso il voto ed è di voto e di democrazia che si parla in questo provvedimento, di come rinviare per la seconda volta la chiamata alle urne.
Una decisione che è prettamente politica, poiché è di questo che si tratta: una nuova sconfitta del nostro sistema democratico e delle istituzioni. L'articolo 1 del presente provvedimento dispone che per l'anno 2021 si tengano, tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021, le elezioni comunali e circoscrizionali, posticipandole rispetto ai termini primaverili. In totale, saranno oltre 1.300 i comuni chiamati al voto per le amministrative nel 2021, di cui 21 capoluoghi di provincia. Una tornata elettorale molto attesa e intensa, visto che si voterà in cinque delle sei città più popolose d'Italia: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna. Città dalla grande rilevanza mediatica, sulle quali si accendono i riflettori della politica, una prova del nove per i neocostituiti equilibri partitici e le loro maggioranze multicolore. Il Parlamento della scatoletta di tonno, a cui era stato paragonato, è ormai diventato una confezione di gessetti dalle maggioranze ambigue e variopinte: prima il giallo e il verde, poi il rosso e il giallo, e adesso? Un po' di tutto, un miscuglio di colori che stanno dipingendo la terra della nostra Repubblica, seguendo uno stile un po' confuso. Caos e confusione, un politico in cui sono gli italiani a farne le spese e i provvedimenti emanati da un anno a questa parte, non ultimo quello oggi in Aula, confermano il disorientamento e la mancanza di coordinazione presenti nei processi normativi.
Quindi, perché è stato varato questo decreto? Perché è stato deciso di rimandare le elezioni congelando le istituzioni presenti sul territorio? L'intento è quello di evitare assembramenti di persone, che sarebbero in contrasto con le misure di profilassi sanitaria, incluso il distanziamento, e di far sì, dunque, che le consultazioni elettorali si tengano in situazioni di sicurezza. Insomma, niente di più e niente di meno rispetto a quanto avvenuto un anno fa, ed è evidente che su questo c'è davvero poco su cui gioire. La storia si ripete, purtroppo, e questa volta ha il sapore della sconfitta, quella di una Nazione che non sa organizzarsi e che rinvia tutto il possibile. È lo stesso atteggiamento che ha creato una corsa contro il tempo sul PNRR, la cui genesi va a rendere per l'ennesima volta in tono minore la partecipazione democratica, il Parlamento. Non è il COVID a farci rinviare il voto, ma l'inettitudine. Questo decreto è la cartina di tornasole della cattiva gestione dell'emergenza in quest'ultimo anno. Collegando i punti composti dai ritardi accumulati, dalle restrizioni di dubbia utilità e dall'inefficacia dei provvedimenti di natura economica, emerge un quadro davvero preoccupante. La situazione pandemica è stata ormai interiorizzata. Non si tratta più di un fulmine a ciel sereno ma, nonostante questo, l'Italia rinvia le consultazioni elettorali, proprio come nel 2020. La lezione non è stata evidentemente appresa. Si recita la stessa commedia senza alcun correttivo. Squadra che vince non si cambia, si dice, ma qui di vincente abbiamo visto ben poco.
Le responsabilità di questo rinvio sono da imputare a chi avrebbe dovuto rendere efficiente il piano vaccinale e, invece, si è perso saltellando tra le primule e respirando una precoce atmosfera primaverile. Noi rinviamo, buttiamo la palla in tribuna, mentre Stati Uniti, Israele e Gran Bretagna, solo per citarne alcuni, si avviano a una normalità che qui sembra tanto, troppo lontana. Il Governo Conte era l'Esecutivo degli slogan; questo appare sempre più quello delle promesse deluse. La strategia di questo Governo è in continuità con quella di chi l'ha preceduto: davvero incomprensibile. Si parla di aperture e poi le si vanifica dando continuità al coprifuoco, una misura di emergenza, anzi, oserei dire di guerra, che da oltre un anno comprime le libertà individuali degli italiani, devastando anche l'economia.
Avete parlato di riaperture, di ripartenza, ma in realtà state affidando il destino delle aziende della ristorazione al fato e al meteo. Oggi splendeva il sole a Roma, ma ci sono aree del Paese in cui sarà davvero impossibile aprire un'attività ristorativa semplicemente perché piove. Ma vi pare normale costringere gli imprenditori, le loro famiglie e gli occupati di un intero comparto ai bollettini meteo? A noi pare davvero una follia. Si decide male, lo si fa senza una visione, senza voler ridare fiducia all'Italia e agli italiani, ormai storditi da questa strategia emergenziale che ha messo le tenaglie ai cittadini e a qualsiasi iniziativa economica. L'Italia è stata portata a livello di un'economia di sussistenza, dove per troppo tempo ha prevalso la logica delle attività necessarie e non di quelle sacrificabili. Si punta a sminuire l'importanza delle cose non considerandone gli effetti sul sistema Italia. Questo vale anche per il voto: l'Italia rinvia, prende tempo, prolungando l'incertezza su programmi e candidati, allungando le campagne elettorali mediatiche, che vanno avanti da tempo e che non interessano granché ai cittadini, i quali, ora più che mai, necessitano di programmi e di soluzioni.
Mettiamo il caso che sia giusto rinviare le elezioni per i timori sulla diffusione del virus e facciamo finta che, sì, bisogna rinviare. Ebbene, perché andare a ottobre? Se il tema è quello del virus, perché non sfruttare il periodo dell'anno in cui il virus ci ha dimostrato di essere meno diffuso, così come è accaduto nel 2020? L'estate del 2020 è stata una chimera, un'illusione condita da vari e un finto ritorno alla normalità. All'epoca non c'erano i vaccini, non si parlava di piani vaccinali, ma di certo il quadrimestre più caldo dell'anno non ha avuto picchi di contagio. Dovremmo tornare alla normalità, ma si continuano a diffondere messaggi che richiamano all'emergenzialità del momento e questo ricade sulla vita democratica ma anche sul turismo. Un Paese che rinvia le consultazioni elettorali di milioni di cittadini come può essere percepito all'estero? È adesso che si pongono le basi per la stagione, ma la maggioranza sembra intenta a preservare se stessa, a sostenere una battaglia a difesa del proprio steccato, senza dare agli italiani alcuna parvenza di concretezza. Qui fuori le proteste sono una costante. La folla in Piazza della Signoria a Firenze, che si è radunata ieri sera per dire “no” al coprifuoco, è un segnale che deve davvero far riflettere. I cittadini sono esausti. Si lamentano non per capriccio ma perché sono fiaccati da questa logorante gestione pandemica, la cui incomprensibilità si conferma ogni qualvolta un pendolare sale a bordo di un mezzo pubblico. Autobus e metro pieni; pizzerie vuote. Colpevolizzare e rinviare: uno schema copiato e incollato più volte in questi mesi. Chissà che non si arrivi a puntare il dito anche verso coloro che magari rientreranno a casa dopo aver mangiato una pizza a qualche chilometro di distanza, magari dall'altra parte della città con il rischio di violare il coprifuoco per qualche minuto. Si sta ingigantendo tutto, soprattutto gli errori su approcci seguiti come se fossero dogmi. Una liturgia pandemica che, se non fosse vera, sarebbe un'ottima pezza d'appoggio per un romanzo distopico.
Colleghi, anche questo Governo è figlio di una distorsione, di una forzatura e anche di una scusante: quella che impone di non fare qualcosa poiché il COVID lo impedisce . Siamo una società inibita da se stessa, che preferisce rinunciare senza nemmeno sforzarsi di pensare a come fare per garantire il raggiungimento di un obiettivo. Negli ultimi mesi abbiamo vissuto un'infinita crisi di Governo, delle altrettanto infinite consultazioni e la nascita di un Esecutivo che non ha offerto chissà quale spunto per spellarsi le mani per via degli applausi. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento erano possibili, erano doverose e quanto stiamo vedendo oggi sul tema della ripartenza lo conferma.
Presidente, stiamo sacrificando la democrazia, la sua trasparenza, nonché la comprensibilità dei meccanismi democratici. I cittadini sono giustamente attoniti, disorientati, sfiduciati. Lo stress pandemico è un fattore ormai divenuto debilitante. Il “ce la faremo” dello scorso anno è stata una frase la cui concretizzazione viene costantemente rinviata. Sì, noi siamo sicuri, l'Italia ce la farà, si risolleverà e riuscirà a stupire, ma di certo non per merito di chi l'ha governata.
Senso di precarietà, incertezza del futuro, paura per sé e per i propri cari, lontananza dagli affetti, ma anche la semplice privazione della libertà di compiere alcune azioni semplici e quotidiane. Per oltre otto italiani su dieci gli ultimi dodici mesi sono stati all'insegna del cosiddetto stress da COVID. A un anno dalla pandemia, la voglia di riscatto e di riappropriarsi del proprio equilibrio psicofisico è diventata una priorità per il 59 per cento degli italiani. I costi della pandemia non sono solo economici; le conseguenze delle scelte rafforzate e del caos che alberga a due passi da qui, a Palazzo Chigi, pesano sulla salute mentale della popolazione. Un aumento di stati d'ansia e stress che è confermata anche da recenti studi internazionali: un'indagine della Boston University sulla popolazione degli Stati Uniti d'America ha dimostrato che la percentuale di depressi è aumentata di oltre tre volte dal pre-pandemia, dall'8,5 per cento al 27,8 per cento.
Colleghi, il voto fa paura. Ci sono forze politiche che lo immaginano come l'asteroide che ha estinto i dinosauri. Nel 2020 si sono concentrate decine di elezioni in tutti i continenti; oltre alle presidenziali degli Stati Uniti del 3 novembre; nel continente americano, il 6 dicembre in Venezuela, si sono tenute le elezioni legislative. In Europa, abbiamo visto le elezioni municipali in ben 4.000 comuni francesi e, quest'anno, voteranno sia la Germania che la Repubblica Ceca. Ma la lista è lunga e coinvolge tutto il globo. Il mondo non si è fermato del tutto. All'estero sono ben consapevoli che per governare servono istituzioni sane e democraticamente elette. Qui si procrastina, si esalta la libertà. A breve, celebreremo la nostra Repubblica, ma poi, cosa si fa per difendere la libertà e la Repubblica? Lo spirito di autoconservazione di alcune forze politiche è preoccupante, quanto dannoso, e la recente crisi di Governo ci ha dimostrato fino a dove si possa arrivare, seguendo quella forza della disperazione che equivale alla consapevolezza di non essere rieletti. Per molti il voto sarebbe stata una Caporetto e, allora, nulla di fatto. Ed ecco il Governo Draghi. Complimenti. L'Italia è schiacciata, Presidente, dall'ingranaggio del potere di chi preferisce depotenziare la democrazia e gli strumenti a disposizione per esercitarla appieno. I Governi tecnici sono un paravento. Riteniamo che proprio la necessità di dare alla Nazione un indirizzo chiaro, una visione di futuro avrebbe dovuto essere condizione sufficiente per andare alle urne, per rinnovare il Parlamento. Diciamolo francamente: la partecipazione democratica è praticamente anestetizzata da fluidi nocivi per le istituzioni, così come per i cittadini l'astensionismo e la disaffezione alla politica. A questo si aggiunge anche una diffusa cultura dell'indifferenza secondo la quale è tutto procrastinabile, anche le scelte che riguardano le nostre istituzioni.
E per l'ennesima volta si sta facendo passare il messaggio che votare non è necessario, che interpellare i cittadini e garantire il buon funzionamento della Pubblica amministrazione è solo un vezzo, secondo alcuni costoso, da tagliare, se non addirittura da abolire. D'altronde, in quest'Aula c'è una forza politica, il Movimento 5 Stelle, il cui fondatore e figura di riferimento nel lontano 2019 non ha risparmiato nemmeno la colorita ipotesi di negare il voto agli anziani, anagraficamente troppo vecchi per poter progettare e decidere il futuro. Stiamo vivendo un'epoca strana, il voto fa paura, viene disincentivato, infangato, agitando spauracchi del passato o dipingendo foschi presagi sul futuro. La verità è che, ad oggi, rinviare il voto è la soluzione più comoda. Lo è per chi, dall'inizio dell'emergenza, è sulla graticola di coloro che hanno sbagliato e non vogliono misurarsi con il parere dei cittadini, ma anche di tutti quelli che sono in crisi di identità e non sanno più come fare. Per noi, di Fratelli d'Italia, Presidente, la scheda elettorale e la matita che la segna, determinando il voto, sono l'unica piattaforma possibile . Non esiste o algoritmo migliore dell'opinione dei cittadini, di coloro ai quali la nostra Costituzione attribuisce piena sovranità. La democrazia è partecipazione vera e non fittizia, come quella dei clic e dei questionari. L'Italia, a tutti i livelli, ha bisogno di essere dotata di istituzioni efficienti, capaci di esercitare i poteri che vengono attribuiti e mi riferisco anche alla situazione dei tanti comuni commissariati. Votare è un diritto, un atto di sovranità che ormai viene sbeffeggiato costantemente da Governi di palazzo. Ormai da un anno le nostre libertà sono compresse a causa di uno stato di necessità e di urgenza ormai abusato. Il coprifuoco, i droni e la legislazione sanitaria hanno stravolto completamente la nostra società e, per l'ennesima volta, si sceglie, anzi scegliete di rinviare le consultazioni elettorali, dando alla Nazione la conferma di non avere nulla sotto controllo. Non c'è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare, lo diceva Seneca, lo possiamo benissimo dire anche in questa sede, guardando il dibattito interno alla maggioranza e quanto essa produce. Concludo Presidente. Le pagine dei giornali sono piene di promesse e di progetti. Il dibattito è più mediatico che parlamentare, bisogna rompere l'inerzia, ridare la parola agli italiani, il cui potere di voto è praticamente commissariato. Votare presto, farlo a tutti i livelli e, quindi, dove serve, farlo il prima possibile è il primo passo per interrompere una stagione politica mediocre e triste, un giudizio sul quale non pesa solo la pandemia .
PRESIDENTE. Interrompiamo, a questo punto, la discussione sulle linee generali del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 9.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto parlare il deputato Bianchi. Ne ha facoltà.
MATTEO LUIGI BIANCHI(LEGA). Grazie Presidente, trentacinque anni fa, nella notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986 avvenne il più grave incidente nucleare della storia a Chernobyl, nell'allora Unione Sovietica. Una nuvola di materiale radioattivo fuoriuscì dal reattore 4 e contaminò pesantemente l'area circostante. I dirigenti comunisti inviati sul posto cercarono di sigillare la falla con misure improvvisate, senza successo. In pochi giorni, la nube raggiunse l'Europa orientale e la Scandinavia, provocando un allarme generale e polemiche verso la gestione dell'emergenza da parte del Governo sovietico, che cercò fino all'ultimo di contenere internamente il problema, per non rivelare al mondo i programmi nucleari, civili e militari, in piena guerra fredda. L'esigenza dei gerarchi comunisti di mostrare il trionfalismo dei sistemi sovietici aveva messo a repentaglio tutta la popolazione europea. Le conseguenze politiche furono svariate, sia per il Partito comunista sovietico, che mostrò tutti i limiti della sua azione e della sua trasparenza, sia per la mancanza di fiducia sull'energia nucleare, a causa dell'emotività creata dall'incidente, problema che incide sul costo interno dell'energia ancora oggi. Ma la storia dovrebbe insegnare a reagire meglio nel presente. Non possiamo non menzionare come caso analogo la pandemia da COVID-19, partita da Wuhan, nella Repubblica Popolare Cinese, dove è oramai assodato che i dirigenti del Partito comunista cinese hanno tardato ad informare il mondo dell'inizio di un dramma che poteva essere circoscritto. Serve approfondire le responsabilità di questo enorme dramma sanitario ed economico, come è stato per Chernobyl nel 1986, quando l'Europa capì per la prima volta in maniera chiara…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MATTEO LUIGI BIANCHI(LEGA). …tutte le bugie e le menzogne dei regimi comunisti.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 2120 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, recante disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021. (Approvato dal Senato). (C. 3002)
Relatrice: SABRINA DE CARLO
2.
Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. (C. 2972-A)
: CONTE, per la II Commissione; RUGGIERO, per la XII Commissione.
3.
4.
5.
6.
Conversione in legge del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena. (C. 2945-A)
: MURA, per la XI Commissione; NOVELLI, per la XII Commissione.
7.
S. 2120 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, recante disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021. (Approvato dal Senato). (C. 3002)
Relatrice: SABRINA DE CARLO
8.
Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. (C. 2972-A)
: CONTE, per la II Commissione; RUGGIERO, per la XII Commissione.
9.
10.
11.
BRUNO BOSSIO; CECCANTI; BRESCIA ed altri; MELONI ed altri: Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1511-1647-1826-1873-B)
: CECCANTI e CORNELI.
12.
13.
: PETTAZZI.
14.