PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANDREA DE MARIA, legge il processo verbale della seduta dell'8 aprile 2022.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Barelli, Battelli, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cancelleri, Carla Cantone, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Dadone, Daga, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Marattin, Marin, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mule', Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Romaniello, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Speranza, Suriano, Tabacci, Tasso, Tateo, Elisa Tripodi, Valente, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 8 aprile 2022, il deputato Giorgio Trizzino, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire alla componente politica “Azione-+Europa-Radicali Italiani” del gruppo parlamentare Misto.
Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3495-A: Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione attività produttive, l'onorevole Luca Squeri.
LUCA SQUERI, . Presidente, onorevoli colleghi, riferisco in relazione all'esame avvenuto presso le Commissioni riunite X e VIII del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge n. 17 del 2022: Misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali.
L'impianto del testo originario era composto di 43 articoli, suddivisi in 5 titoli. Durante l'esame in sede referente, sono state apportate diverse modifiche all'articolato presentato alle Camere, al quale sono state aggiunte numerose disposizioni di cui, secondo le intese intercorse con il relatore dell'VIII Commissione, l'onorevole Federico, sarà dato conto in questa sede in termini sintetici.
Il Titolo I del decreto-legge in esame reca una serie di misure volte a fronteggiare l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche che ha determinato un aumento dei costi delle bollette elettriche e del gas.
L'articolo 1 conferma, anche per il secondo trimestre di quest'anno, l'azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kW, nonché alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.
L'articolo 2, comma 1, riduce al 5 per cento l'aliquota IVA applicabile alle somministrazioni di gas metano per usi civili e industriali nei mesi di aprile, maggio e giugno. Il comma 2 reca la quantificazione degli oneri pari a 591,83 milioni di euro per l'anno 2022 e l'indicazione della relativa copertura finanziaria. Ai commi 3 e 4 si conferma, anche con riferimento al secondo trimestre 2022, la riduzione delle aliquote relative agli oneri generali di sistema per il settore del gas fino a concorrenza dell'importo di 250 milioni di euro.
L'articolo 2-, inserito in sede referente, prevede che l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, denominata ARERA, provveda ad una rendicontazione periodica al Ministero dell'Economia e delle finanze, al Ministero della Transizione ecologica e alle competenti Commissioni parlamentari dell'utilizzo delle risorse destinate al contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi energetici, con particolare riferimento alle disponibilità in conto residui trasferite alla Cassa per i servizi energetici e ambientali, distinguendo, nel dettaglio, tra comparto elettrico e comparto del gas.
L'articolo 3 dispone, anche per il secondo trimestre del 2022, che le agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati e ai clienti in gravi condizioni di salute e la compensazione per la fornitura di gas naturale siano rideterminate dall'ARERA, in modo da minimizzare gli incrementi della spesa per la fornitura, fino a concorrenza dell'importo di 400 milioni di euro. Si richiama anche l'articolo 42-, introdotto in sede referente, il quale prevede che, nelle bollette elettriche e del gas, sia evidenziato lo sconto della riduzione delle aliquote relative agli oneri generali di sistema e il sociale elettrico e gas, riportando le seguenti diciture: “Importi rideterminati a seguito di intervento del Governo e del Parlamento” e “ sociale”.
L'articolo 3-, inserito in sede referente, affida a un decreto del Ministro della Transizione ecologica, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, l'adozione della Strategia nazionale contro la povertà energetica, sulla base dei dati forniti dall'Osservatorio nazionale della povertà energetica. La strategia deve stabilire gli obiettivi indicativi periodici per l'elaborazione, a livello nazionale, di misure strutturali e di lungo periodo e per l'integrazione delle azioni in corso di esecuzione e di quelle programmate nell'ambito delle politiche pubbliche.
L'articolo 4, commi da 1 a 5, riconosce alle imprese a forte consumo di energia elettrica che hanno subito un significativo incremento del relativo costo un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata e effettivamente utilizzata nel secondo trimestre 2022. Il credito d'imposta è riconosciuto anche in relazione alla spesa per l'energia elettrica, prodotta a autoconsumo dalle imprese energivore nel secondo trimestre del 2022. Il comma 5-, inserito in sede referente, inserisce norme sul recupero dei rifiuti nei cementifici.
L'articolo 5 riconosce alle imprese a forte consumo di gas naturale, che hanno subito un significativo incremento del relativo costo, un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta pari al 15 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del medesimo gas consumato nel primo trimestre solare dell'anno 2022 per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici.
L'articolo 6 incrementa di 25 milioni di euro complessivi, per l'anno 2022, l'autorizzazione di spesa per l'autotrasporto, sia per compensare gli effetti dell'incremento dei prezzi dei prodotti energetici, sia per la deduzione forfettaria di spese non documentate. Concede, inoltre, alle imprese italiane di logistica e di trasporto delle merci in conto terzi, un credito d'imposta per l'acquisto del componente AdBlue per la trazione dei mezzi di ultima generazione Euro VI/D, nonché Euro VI/C, Euro VI/B, Euro VI/A ed Euro V, secondo una modifica approvata nel corso dell'esame in sede referente e per l'acquisto di metano (GNL) utilizzato per l'autotrazione dei mezzi (commi 5 e 6).
L'articolo 7, integrato in sede referente, ai commi da 1 a 3-destina contributi a fondo perduto, pari a 40 milioni di euro per l'anno 2022, in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche maggiormente colpite dagli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, con specifico riferimento a quelle che gestiscono impianti sportivi e piscine. I commi 3- e 3-, inseriti in sede referente, prorogano fino al 31 luglio 2022 i termini dei versamenti tributari e contributivi dovuti dalle federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva e le associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche.
L'articolo 8 estende la concessione delle garanzie straordinarie SACE a sostegno della liquidità delle imprese - previste dall'articolo 1 e dall'articolo 1- del decreto-legge n. 23 del 2020 -anche a sostegno di comprovate esigenze di liquidità conseguenti agli aumenti dei prezzi dell'energia. Le garanzie in questione sono concedibili sino al 30 giugno 2022. Il medesimo articolo interviene sulla disciplina straordinaria del Fondo di garanzia PMI, di cui all'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020, disponendo che, fino al 30 giugno 2022, non è dovuta commissione per le garanzie rilasciate dal Fondo a sostegno delle esigenze di liquidità conseguenti agli aumenti dei prezzi dell'energia.
Passo, quindi, all'articolo 16, modificato in sede referente, che interviene in materia di produzione nazionale di gas naturale per contrastare l'aumento del prezzo internazionale del gas. L'articolo disciplina l'avvio e lo svolgimento, da parte del GSE o delle società del Gruppo GSE, di procedure per l'approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale dai titolari di concessioni di coltivazione di gas. La finalità è quella di contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale a prezzi ragionevoli e, contestualmente, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Il Gruppo GSE, con una o più procedure, offre i volumi di gas, alle condizioni e ai prezzi determinati in applicazione dei criteri fissati nello stesso articolo, a clienti finali industriali a forte consumo di gas, come definiti dal decreto del Ministro della Transizione ecologica n. 541 del 21 dicembre 2021, anche in forma aggregata, con priorità per le imprese a prevalente consumo termico.
L'articolo 16-, introdotto in sede referente, reca norme per un'integrazione stabile delle fonti rinnovabili nel mercato elettrico, con trasferimento delle efficienze risultanti ai clienti finali, disciplinando l'offerta da parte del GSE di un servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili (FER) prodotta da impianti stabiliti nel territorio nazionale, mediante la stipula di contratti di lungo termine di durata pari ad almeno tre anni.
L'articolo 17 contiene norme per la promozione dei biocarburanti sostenibili in purezza, ossia biocarburanti che non soffrono di limitazioni di miscibilità con carburanti tradizionali, che sono, quindi, perfettamente sostituibili dal fossile, sia per quanto riguarda l'utilizzo nei motori a combustione interna, che con riferimento alla compatibilità con i sistemi di immagazzinamento e distribuzione.
Si prevede così che l'obiettivo al 2030 di conseguire una quota pari almeno al 16 per cento di fonti rinnovabili sul totale dei carburanti immessi in consumo, debba essere raggiunto anche mediante ricorso a biocarburanti utilizzati in purezza.
Passo, quindi, ad illustrare l'articolo 20, che dispone che il Ministero della Difesa, anche per il tramite della società Difesa Servizi Spa, affidi in concessione o utilizzi direttamente, in tutto o in parte, i beni del demanio militare o a qualunque titolo in uso al medesimo Ministero, per installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
L'articolo 21, ai commi da 1 a 3, è finalizzato ad aumentare la sicurezza delle forniture di gas naturale, demandando al Ministro della Transizione ecologica l'adozione, entro 60 giorni, di misure volte a: ottimizzare il ciclo di iniezione di gas negli stoccaggi nazionali, per portare a un livello di riempimento di almeno il 90 per cento delle capacità di stoccaggio nazionali disponibili, in funzione dei possibili scenari di utilizzo del gas in stoccaggio nel ciclo invernale di erogazione, a partire dall'anno contrattuale di stoccaggio 2022-2023; adottare disposizioni che attribuiscano ai soggetti che effettuano attività di vendita a clienti finali l'obbligo di assicurare la modulazione invernale delle forniture (obbligo già presente nell'ordinamento), mediante una quota obbligatoria di stoccaggio in Italia, invece che basandosi prevalentemente su un ipotizzato maggior invernale; promuovere nel corso del ciclo di erogazione invernale il mantenimento dello stato di riempimento degli stoccaggi, anche mediante il ricorso a iniezioni di gas in controflusso; stabilire meccanismi economici per rendere disponibili i volumi aggiuntivi di gas naturale dai punti di interconnessione con gasdotti non interconnessi alla rete europea dei gasdotti e nei terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto, allo scopo di contrastare l'insorgere di situazioni di emergenza.
Il comma 3- dell'articolo 21, inserito in sede referente, abbrevia a nove mesi il termine di presentazione degli atti di collaudo alle amministrazioni competenti nell'ambito del programma generale di metanizzazione del Mezzogiorno. Il successivo comma 3- riassegna le risorse non utilizzate per la realizzazione delle reti urbane di distribuzione del gas metano alle regioni nel cui territorio ricadano i comuni o i consorzi di comuni beneficiari di finanziamento, al fine di un riallineamento dei cronoprogrammi di realizzazione che porti ad una realizzazione nel tempo di 42 mesi (tempo massimo) dall'approvazione del progetto esecutivo, salva una sola proroga.
Nell'ambito degli interventi di politiche industriali, l'articolo 22 istituisce, nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo economico, un fondo con una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, volto a favorire la ricerca, gli investimenti nella filiera del settore finalizzati all'insediamento, alla riconversione e alla riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale, nonché per il riconoscimento di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti e per favorire il recupero e il riciclaggio dei materiali.
L'articolo 22-, introdotto in sede referente, con riferimento al settore aerospaziale, dispone che i diritti di regia derivanti dalla vendita dei prodotti utilizzanti le tecnologie sviluppate nell'ambito dei singoli progetti finanziati, sono calcolati sull'incasso conseguito dai soggetti beneficiari quale ricavato delle vendite effettive nel quindicennio successivo alla data di conclusione di ciascun progetto, secondo gli scaglioni di avanzamento degli incassi in base alle aliquote previste nei provvedimenti di ammissione agli interventi.
La finalità è quella di garantire la continuità degli investimenti in ricerca e sviluppo, anche rivolti alla transizione ecologica e digitale, nell'area della sicurezza nazionale, già destinatari dei finanziamenti previsti dalla legge di settore, la legge n. 808 del 1985.
L'articolo 23 istituisce un fondo nello stato di previsione del MISE, con una dotazione di 150 milioni di euro per il 2022 e 500 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, al fine di promuovere la ricerca, lo sviluppo della tecnologia dei microprocessori e l'investimento in nuove applicazioni industriali di tecnologie innovative, anche tramite la riconversione di siti industriali esistenti e l'insediamento di nuovi stabilimenti nel territorio nazionale.
L'articolo 24 amplia il novero dei datori di lavoro che possono accedere alle risorse del Fondo nuove competenze, includendovi coloro che hanno sottoscritto accordi di sviluppo per progetti di investimento strategico, dai quali emerga un fabbisogno di adeguamento strutturale delle competenze dei lavoratori, ovvero siano ricorsi al Fondo per il sostegno alla transizione industriale.
Procedo, quindi, ad illustrare le altre misure urgenti di carattere fiscale del provvedimento in esame.
L'articolo 29 proroga la facoltà di rideterminare i valori delle partecipazioni in società non quotate e dei terreni (sia agricoli sia edificabili) posseduti, sulla base di una perizia giurata di stima, a condizione che il valore così rideterminato sia assoggettato a un'imposta sostitutiva.
Con le modifiche apportate in sede referente, si prevede che le imposte sostitutive possano essere rateizzate in un massimo di 3 rate annuali di pari importo, a decorrere dal 15 novembre del 2022; analogamente, si dispone che la redazione e il giuramento della perizia siano effettuati entro la data del 15 novembre.
Si aumentano dall'11 al 14 per cento le aliquote dell'imposta sostitutiva applicabili alla rideterminazione di valore delle partecipazioni in società non quotate e dei terreni edificabili e con destinazione agricola.
L'articolo 29- modifica la disciplina dell'utilizzo di alcune agevolazioni fiscali mediante sconto in fattura e cessione del credito. In particolare si eleva da 3 a 4 il numero di cessioni effettuabili con riferimento ai predetti crediti d'imposta. In particolare, si dispone che banche e intermediari, ove abbiano esaurito le possibili cessioni, possano effettuare una ulteriore cessione in favore di altri soggetti. Con riferimento a tale ultima cessione, si prevede, altresì, che il cedente sia responsabile solidalmente per il recupero dell'importo eventualmente non spettante. Le novità si applicano alle comunicazioni della prima cessione del credito o dello sconto in fattura inviate all'Agenzia delle entrate a partire dal 1° maggio 2022.
L'articolo 29-, per consentire l'esercizio delle opzioni di sconto sul corrispettivo o cessione del credito relative ad alcune agevolazioni fiscali, tra cui quelle edilizie, permette per l'anno 2022, ai soggetti IRES e ai titolari di partita IVA, che sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi entro il 30 novembre 2022, di trasmettere all'Agenzia delle entrate la comunicazione per l'esercizio delle predette opzioni anche successivamente al termine del 29 aprile 2022, ma, comunque, entro il 15 ottobre 2022.
L'articolo 42, commi da 1 a 1-, differisce al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2023 e ai tre successivi, una quota della deducibilità, pari al 12 per cento dell'ammontare delle svalutazioni di banche, intermediari e assicurazioni riferite ad annualità precedenti, prevista con riferimento al 2022. La deduzione della quota sospesa rimane deducibile in 4 esercizi (3 per cento all'anno), dal 2023 al 2026. La deducibilità in quattro anni opera in sede di saldo e non di acconto.
Segnalo che il decreto-legge in esame dispone le seguenti misure in materia sanitaria.
All'articolo 30, commi 1 e 2, reca un'autorizzazione di spesa, pari a 200 milioni di euro per il 2022, per l'acquisto di farmaci antivirali contro il virus SARS-CoV-2, nell'ambito degli interventi di competenza del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 e per l'esecuzione della campagna vaccinale nazionale.
All'articolo 30, comma 3- - inserito in sede referente -, si opera un'integrazione della disciplina transitoria che demanda al Commissario per il Servizio sanitario della regione Calabria l'attuazione dei progetti in materia di edilizia sanitaria. Le novelle di cui al comma in esame prevedono che per gli adempimenti in oggetto il Commissario possa avvalersi anche di determinate strutture e risorse umane pubbliche ed autorizzano - con riferimento alle risorse finanziarie relative ai medesimi progetti di edilizia sanitaria - l'apertura di un'apposita contabilità speciale, intestata al medesimo Commissario.
L'articolo 31 modifica la disciplina vigente riguardante…
PRESIDENTE. Onorevole, mi scusi se la disturbo nella sua illustrazione così precisa e puntuale. Le avevo, di nuovo, già dato qualche minuto in più; se è molto lunga, perché vedo i fogli che ha in mano - come è giusto che sia, perché il provvedimento è estremamente corposo, quindi, merita un'analisi attenta -, può depositarla. Quindi, se vuole fare un commento, la autorizzo già, fin da ora, a depositare tutta la sua relazione. Purtroppo, i tempi sono “contingentati”, sa che dobbiamo arrivare a una definizione entro una certa ora.
LUCA SQUERI, . La ringrazio per l'accelerazione. Do per depositata la rimanente parte della relazione, che era molto breve.
PRESIDENTE. Io ringrazio lei per la sua comprensione, perché i tempi purtroppo...
LUCA SQUERI, . Ho finito e lascio la parola al mio collega, correlatore, onorevole Federico.
PRESIDENTE. Ha terminato il suo intervento così? Perfetto. Quindi, depositerà il suo discorso completo ed è già autorizzato, fin da ora, a depositarlo.
Ha facoltà di parlare il relatore per la Commissione ambiente, deputato Federico. Anche lei ha 20 minuti, dopodiché, se l'intervento necessita di 3 o 4 minuti in più, come ho fatto per l'onorevole Squeri, ci mancherebbe altro; poi, se deciderete di depositarlo, siete autorizzati fin da ora. Prego.
ANTONIO FEDERICO, . Grazie, Presidente, proverò ad essere nei tempi.
Secondo le intese intercorse con il relatore per la X Commissione, nella presente relazione si terrà conto dei principali contenuti degli articoli dal 9 al 15, degli articoli 18 e 19, dal 25 al 28 e dal 35 al 42.
L'articolo 9, con cui inizia il Capo II - “Misure strutturali e di semplificazione in materia energetica” -, riguarda le misure di semplificazione delle procedure per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili in funzione della progressiva riduzione del costo delle bollette e della volontà di accelerazione del tasso di installazione delle fonti rinnovabili.
L'articolo 9 è stato consistentemente modificato ed integrato in sede referente. I commi 01 e 02 dell'articolo 9, inseriti in sede referente, semplificano, nelle aree idonee, i regimi di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici di nuova costruzione e delle opere connesse, nonché senza variazione dell'area interessata, per il potenziamento, il rifacimento e l'integrale ricostruzione degli impianti fotovoltaici esistenti e delle opere connesse, disponendo, per gli impianti fino a 1 megawatt, il regime semplificato della dichiarazione di inizio lavori asseverata; per gli impianti oltre 1 megawatt e fino a 10 megawatt, la procedura abilitativa semplificata; per gli impianti di potenza superiore a 10 megawatt, l'autorizzazione unica. Resta fermo il parere obbligatorio e non vincolante dell'autorità competente in materia paesaggistica.
Il comma 03 dell'articolo 9, inserito in sede referente, integra, alla lettera , l'articolo 5, comma 3, del decreto legislativo n. 28 del 2011, che fissa il regime applicabile agli interventi di modifica sostanziale e non sostanziale degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a fonti rinnovabili. La lettera , invece, incide sulle definizioni di “sito dell'impianto eolico” e di “altezza massima dei nuovi aerogeneratori”, contenute, rispettivamente, nei commi 3- e 3- dell'articolo 5 del decreto legislativo n. 28 del 2011, ai fini dell'applicazione del regime semplificato della comunicazione in edilizia libera, agli interventi da realizzare sui progetti e sugli impianti eolici esistenti, e sulle relative opere connesse, che, a prescindere dalla potenza nominale risultante delle modifiche, vengano realizzati nello stesso sito. La lettera modifica la disciplina di calcolo dell'“altezza massima dei nuovi aerogeneratori”, rapportata ora al rapporto tra i diametri del rotore del nuovo aerogeneratore e di quello esistente. L'intervento, in sostanza, ritocca la definizione di “sito dell'impianto eolico” e introduce una diversa modalità di calcolo delle dimensioni per i nuovi impianti.
Il comma 1 prevede che non è subordinata all'acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso comunque denominati l'installazione, con qualunque modalità, di impianti solari fotovoltaici e termici sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi degli edifici, ivi comprese - come specificato in sede referente - strutture, manufatti ed edifici esistenti all'interno dei comprensori sciistici e la realizzazione di tutte le opere funzionali alla connessione alla rete elettrica, nonché nelle relative pertinenze, compresi eventuali potenziamenti o adeguamenti della rete esterni alle aree dei predetti edifici. Anche tale precisazione è stata inserita dalle Commissioni riunite. Fanno eccezione gli impianti installati in aree o immobili individuati mediante apposito provvedimento amministrativo come di notevole interesse pubblico. Secondo quanto precisato in sede referente, in presenza dei vincoli di cui al periodo precedente, la realizzazione dei medesimi interventi è consentita previo rilascio dell'autorizzazione da parte dell'amministrazione competente, ai sensi del codice dei beni culturali e paesaggistici.
L'articolo 9, comma 1-, inserito in sede referente, modifica la disciplina inerente il regime autorizzatorio degli impianti di accumulo elettrochimico di cui all'articolo 1, comma 2-, del decreto-legge n. 7 del 2002.
In particolare, la lettera del comma 1- estende la procedura abilitativa semplificata comunale già prevista per gli impianti di accumulo ubicati in aree dove si trovano impianti di produzione di energia elettrica a fonte fossile di potenza inferiore a 300 megawatt anche agli impianti ubicati in aree dove si trovano impianti di produzione di energia elettrica a fonte rinnovabile, sempre che tali impianti abbiano il medesimo limite di potenza inferiore a 300 megawatt e sempre che, come già previsto per i primi, non comportino estensione delle aree, né variante agli strumenti urbanistici. Contestualmente, la lettera dispone che solo gli impianti di accumulo elettrochimico da esercire in combinato con impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili - e non gli impianti - sono considerati opere connesse ai predetti impianti.
L'articolo 9-, introdotto in sede referente, interviene sulla vigente disciplina relativa ai requisiti e dimensionamento degli impianti termici di cui all'articolo 5 del regolamento recante norme per la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici, ai fini del contenimento dei consumi di energia, che viene, quindi, novellato. L'articolo 9-, introdotto in sede referente, stabilisce, al comma 1, l'applicazione della procedura abilitativa semplificata per l'attività di realizzazione e di esercizio di impianti solari fotovoltaici di potenza sino a 10 megawatt, comprese le opere funzionali alla connessione alla rete elettrica, collocati in modalità flottante sullo specchio d'acqua di invasi e di bacini idrici, compresi gli invasi idrici nelle cave dismesse, o installati a copertura dei canali di irrigazione. L'articolo 9-, introdotto in sede referente, amplia l'ambito di operatività della proroga di diritto delle concessioni, ancorché scadute, per grandi derivazioni a scopo idroelettrico accordate nelle province autonome di Trento e di Bolzano, stabilendo che tale proroga opera non soltanto, come attualmente già previsto, per le concessioni aventi un termine di scadenza anteriore al 31 dicembre 2023, ma anche per quelle che prevedono un termine di scadenza a data successiva individuata dallo Stato per analoghe concessioni di grandi derivazioni idroelettriche situate nel territorio nazionale.
L'articolo 10 estende il campo di applicazione del modello unico semplificato agli impianti fotovoltaici e termici di potenza superiore a 50 chilowatt e fino a 200 chilowatt realizzati in edilizia libera ai sensi del citato comma 1 dell'articolo 9. Il comma 1-, inserito in sede referente, dispone poi che la procedura abilitativa semplificata si applichi ai progetti di nuovi impianti fotovoltaici da realizzare nelle aree idonee di potenza sino a 10 megawatt, nonché agli impianti agrovoltaici che adottino soluzioni integrative innovative con montaggio dei moduli sollevati da terra, con possibilità di rotazione, che distino non più di 3 chilometri da aree a destinazione industriale, artigianale e commerciale. I commi 1- e 1- dell'articolo 9, inserite in sede referente, al fine di consentire la celere realizzazione della linea di investimento 3.1, Isole verdi, della Missione 2 del PNRR e di raggiungere, entro il 31 dicembre 2026, la copertura totale del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili, prevedono e disciplinano l'emanazione di un decreto ministeriale di aggiornamento della disciplina di cui al DM 14 febbraio 2017, recante disposizioni per la progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili, nonché l'aggiunta di Giannutri, come territorio del comune dell'Isola del Giglio, alle isole minori rientranti nel campo di applicazione del DM citato.
Il comma 1-, inserito in sede referente, dispone che sono realizzati mediante dichiarazione di inizio lavori asseverata gli impianti fotovoltaici con moduli a terra la cui potenza elettrica risulti inferiore a un megawatt, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti ricadenti in aree idonee non sottoposte alle norme di tutela culturale e paesaggistica e al di fuori dei centri urbani soggetti a tutela, per la cui realizzazione non sono previste procedure di esproprio.
L'articolo 10-, inserito nel corso dell'esame in sede referente, dispone che nelle aree industriali, in deroga agli strumenti urbanistici comunali e oltre agli indici di copertura già esistenti, è possibile installare impianti solari fotovoltaici e termici coprendo fino al 60 per cento dell'area industriale di pertinenza. Gli impianti possono essere installati, eventualmente, su strutture di sostegno appositamente realizzate.
L'articolo 10-, introdotto in sede referente, interviene sulla disciplina relativa ai criteri in base ai quali un cliente finale diviene autoconsumatore di energia rinnovabile. In particolare, viene introdotta un'ulteriore ipotesi relativa alla produzione e accumulo di energia elettrica rinnovabile per il proprio consumo da realizzare con impianti FER ubicati presso edifici o in siti diversi da quelli presso il quale l'autoconsumatore opera, escludendo l'allacciamento di utenze diverse da quella dell'unità di produzione e dell'unità di consumo.
L'articolo 11 introduce deroghe alla norma, contenuta nell'articolo 65, comma 1, del decreto-legge n. 1 del 2012, che dispone il divieto agli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole di accedere agli incentivi statali per le fonti energetiche rinnovabili. L'articolo, in più punti, è stato modificato ed integrato nel corso dell'esame in sede referente. Le modifiche hanno soppresso il vincolo del 10 per cento di copertura della superficie agricola ai fini dell'accesso agli incentivi statali per gli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra, per gli impianti agrovoltaici con montaggio dei moduli sollevati da terra e possibilità di rotazione e per quelli che adottino altre soluzioni innovative.
A tal fine, la formulazione vigente delle lettere e del comma 1 è stata soppressa e sostituita da nuove previsioni. La nuova formulazione della lettera ammette agli incentivi statali gli impianti solari fotovoltaici flottanti da realizzare su superfici bagnate ovvero su invasi artificiali di piccoli o grandi dimensioni, ove compatibili con altri usi. Contestualmente, la lettera dispone che le particelle su cui insistono gli impianti ammessi agli incentivi – dunque, le particelle su cui insistono gli impianti con moduli sollevati da terra con possibilità di rotazione e gli impianti solari fotovoltaici flottanti da realizzare su superfici bagnate ovvero su invasi artificiali - non possono essere oggetto di ulteriori richieste di installazione per 10 anni successivi al rilascio degli incentivi statali.
L'articolo 11-, inserito in sede referente, introduce iniziative normative volte alla predisposizione di un Piano nazionale per la riconversione di strutture produttive ormai deteriorate del patrimonio serricolo nazionale in siti agroenergetici.
L'articolo 12, al comma 01, aggiunto in sede referente, dispone che l'aggiornamento delle linee guida per l'autorizzazione degli impianti a fonti rinnovabili avvenga con apposito decreto del Ministero della Transizione ecologica, di concerto con il Ministero della Cultura e d'intesa con la Conferenza unificata. Secondo la disciplina vigente, l'aggiornamento dovrà intervenire a seguito dell'entrata in vigore della disciplina statale e regionale per l'individuazione di superfici e aree idonee. Il comma 02, aggiunto in sede referente, interviene sulla disciplina per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili, inserendo le aree a destinazione industriale e artigianale, per servizi e logistica, tra quelle il cui utilizzo debba essere privilegiato. Il comma 03 integra l'elencazione delle aree idonee individuate , con riguardo ai soli impianti fotovoltaici, con una serie di previsioni che toccano i siti in cui sono già presenti impianti fotovoltaici, le aree agricole e le aree interne agli impianti industriali, le aree adiacenti alle reti autostradali. Il comma 1 interviene sulla norma che prevede il parere obbligatorio e non vincolante dell'autorità competente in materia paesaggistica nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati a fonti rinnovabili su aree idonee, precisando che sono inclusi quelli per l'adozione del provvedimento di valutazione di impatto ambientale.
L'articolo 12-, inserito anche questo in sede referente, propone di ammettere negli impianti di produzione di biogas e di biometano i sottoprodotti provenienti da attività agricola, di allevamento, dalla gestione del verde e da attività forestale e i sottoprodotti provenienti da attività alimentari ed agroindustriali previsti dal DM 23 giugno 2016. Inoltre, propone di definire tali sottoprodotti come “residui dell'attività agroalimentare”, purché siano rispettate le condizioni relative alla distinzione tra sottoprodotto e rifiuto previste dal codice dell'ambiente e purché l'utilizzo agronomico del digestato rispetti le norme contenute nel Titolo IV del decreto ministeriale del 25 febbraio 2016.
L'articolo 13 introduce ulteriori semplificazioni alle procedure per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica rispetto a quelle già introdotte dal decreto legislativo n. 199 del 2021 e in materia di impianti di accumulo idroelettrico attraverso pompaggio puro.
L'articolo 13-, introdotto in sede referente, reca disposizioni di semplificazione amministrativa in materia di infrastrutture elettriche. Al comma 1 si introducono tre modifiche al Testo unico misto in materia di espropriazione allo scopo di semplificare la procedura espropriativa delle infrastrutture energetiche facenti parte della rete nazionale e di prorogare in via generale i termini per l'adozione del decreto di esproprio. Il comma 2 modifica la disciplina riguardante il procedimento di rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli elettrodotti facenti parti della rete nazionale di trasporto di energia elettrica. Le novelle riguardano principalmente l'accertamento degli usi civici da parte delle regioni interessate e gli interventi di interramento in cavo di linee aeree esistenti sottoposti, a determinate condizioni, al regime di inizio attività. Il comma detta, altresì, una disposizione concernente le opere di rete per la connessione alla rete elettrica di trasmissione nazionale.
L'articolo 14, commi 1-3 e 4, introduce misure di incentivazione degli investimenti diretti all'incremento dell'efficienza energetica e all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), anche mediante sistemi di accumulo abbinati agli impianti fotovoltaici. L'articolo 15, modificato in sede referente, demanda a un decreto del Ministro della Transizione ecologica, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto, la definizione delle prescrizioni per la posa in opera degli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, destinati al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici e alla produzione di energia elettrica.
Passo, quindi, a illustrare l'articolo 18, così come modificato nel corso dell'esame in sede referente, che contiene alcune disposizioni volte a considerare i siti e gli impianti di proprietà di società del gruppo FS, dei gestori delle infrastrutture ferroviarie nonché delle società concessionarie autostradali come potenziali aree idonee per l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
L'articolo 18-, introdotto in sede referente, integra la disciplina relativa alle funzioni svolte dall'ARERA, introducendo il rinvio al reale costo di approvvigionamento della materia prima, oltre che all'andamento del mercato, tra i parametri in relazione ai quali l'Autorità stabilisce e aggiorna le tariffe base nonché le modalità per il recupero dei costi eventualmente sostenuti nell'interesse generale, in modo da assicurare la qualità, l'efficienza del servizio e l'adeguata diffusione del medesimo sul territorio nazionale, nonché la realizzazione degli obiettivi generali di carattere sociale, di tutela ambientale e di uso efficiente delle risorse.
L'articolo 19 apporta modifiche alla disciplina del programma di interventi per il miglioramento della prestazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione centrale, prevedendo tra i soggetti cui le PA centrali possono rivolgersi per elaborare i progetti, in alternativa ai provveditorati interregionali opere pubbliche del MIMS, anche l'Agenzia del demanio. Questa svolge il ruolo di soggetto facilitatore nella fase di predisposizione delle proposte progettuali del programma.
L'articolo 19-, introdotto in sede referente, prevede l'istituzione nella giornata del 16 febbraio della Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, al fine di promuovere iniziative pubbliche per la diffusione di pratiche consapevoli nell'uso delle risorse esistenti, con il coordinamento delle attività previste da parte del Mite, con il coinvolgimento di altri Ministeri interessati e dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo ecosostenibile, e in collaborazione con le regioni e gli enti locali.
Passo, quindi, all'articolo 25, che reca le disposizioni finalizzate a fronteggiare nel primo semestre dell'anno 2022, in relazione ai contratti in corso di esecuzione, gli aumenti eccezionali dei prezzi di alcuni materiali da costruzione. A tal fine, viene previsto l'incremento di 150 milioni di euro per il 2022 della dotazione del Fondo per l'adeguamento prezzi. Sono altresì disciplinate: la copertura degli oneri conseguenti al citato rifinanziamento; la determinazione delle variazioni superiori all'8 per cento dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi, in relazione alle quali provvedere alle compensazioni; nonché le modalità per l'effettuazione delle compensazioni medesime.
In sede referente è stato introdotto l'articolo 25-, che dispone a partire dal 2023, a regime, una nuova disciplina per la concessione del credito d'imposta prevista per gli investimenti incrementali effettuati in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica, escludendo dal perimetro del credito d'imposta gli investimenti in campagne pubblicitarie sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, cui è tuttavia destinata una corrispondente quota di risorse a valere sul Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione.
Il testo reca, quindi, misure per regioni ed enti locali. In particolare, l'articolo 26, commi 1 e 2, incrementa di 400 milioni di euro la dotazione finanziaria per il 2022 del Fondo destinato al riconoscimento di un contributo statale, a titolo definitivo, per le ulteriori spese sanitarie, collegate all'emergenza epidemiologica da COVID-19, rappresentate dalle regioni e province autonome nell'anno 2021.
L'articolo 27 invece, modificato nel corso dell'esame in sede referente, autorizza alcuni contributi finanziari in favore degli enti locali destinati a diverse finalità. Il comma 1 incrementa di 50 milioni di euro per l'anno 2022 le risorse del Fondo di ristoro ai comuni a seguito dei minori incassi dell'imposta di soggiorno, del contributo di sbarco e del contributo di soggiorno, relativi al secondo trimestre del 2022. I commi 2 e 5 istituiscono un Fondo per garantire la continuità dei servizi erogati dagli enti locali, da ripartire in relazione alla spesa per utenze di energia elettrica e gas, con una dotazione di 250 milioni di euro per l'anno 2022, da destinare per 200 milioni di euro in favore dei comuni e per 50 milioni di euro in favore delle città metropolitane e delle province. Quindi, i commi 3 e 4, come sostituiti nel corso dell'esame in sede referente, recano un contributo di 22 milioni di euro per l'anno 2022 a sostegno dei comuni in procedura di riequilibrio finanziario pluriennale che hanno usufruito di anticipazioni di liquidità.
L'articolo 28 dispone una serie di misure volte a rafforzare gli interventi della missione M5-C2-2.1, per la rigenerazione urbana nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a favore dei progetti di determinati comuni ritenuti ammissibili ma non finanziati.
Passo, quindi, a illustrare l'articolo 35, che prevede l'istituzione dell'anagrafe dei dipendenti della pubblica amministrazione al fine del completo raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi relativi alla missione “Digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA” del PNRR, nonché del completamento del fascicolo elettronico del dipendente.
L'articolo 35-, inserito nel corso dell'esame in sede referente, prevede l'obbligo per le amministrazioni statali di pubblicare sul proprio sito Internet una comunicazione con le informazioni essenziali riguardanti i bandi e gli avvisi destinati agli enti territoriali e relativi a infrastrutture e a opere pubbliche finanziati con risorse previste dal PNRR.
L'articolo 36, comma 1, modificato in sede referente, interviene sulla disciplina del procedimento di valutazione di impatto ambientale al fine di stabilire che l'avvio dell'istruttoria sull'istanza di VIA deve avvenire entro 15 giorni dalla presentazione dell'istanza medesima.
Il comma 01, introdotto in sede referente, apporta una serie di modificazioni alla disciplina delle commissioni tecniche VIA-VAS e PNIEC recata dall'articolo 8 del codice dell'ambiente. Il comma 1-, introdotto in sede referente, attribuisce, nell'ambito del procedimento di VIA, alcuni compiti connessi alla richiesta di documentazione integrativa alle commissioni tecniche. Il comma 1-provvede a riscrivere il comma 6- dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 28 del 2011 - che semplifica la procedura di VIA nel caso di modifiche di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili afferenti a integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti - al fine di precisarne l'ambito applicativo.
L'articolo 37, comma 1, modifica la disciplina in materia di candidatura della città di Roma ad ospitare l'Esposizione universale internazionale del 2030, recata dall'articolo 1, comma 447, della legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio per il 2022). La norma dispone, da un lato, che gli importi di 5 milioni di euro per l'anno 2022 e di 10 milioni di euro per l'anno 2023, destinati alle attività e agli adempimenti connessi alla candidatura della città di Roma a ospitare l'Expo del 2030 e già stanziati nella legge di bilancio, sono interamente erogati in forma di contributo statale a favore di Roma Capitale. Dall'altro lato, la disposizione integra la disciplina prevista, riconoscendo a Roma Capitale e alle società dalla stessa controllate i poteri attribuiti ai commissari straordinari e dettando ulteriori disposizioni concernenti la costituzione del comitato promotore.
L'articolo 38 dispone il riorientamento delle quote non spese di contributi già versati alle competenti organizzazioni internazionali, in applicazione dei provvedimenti di autorizzazione alla partecipazione a missioni internazionali, adottati fino al 2022, per finalità non più attuali (sostegno alle Forze armate e di sicurezza afghane) e la contestuale riassegnazione al MAECI per incrementare le dotazioni finanziarie della rete diplomatica e consolare e per il finanziamento d'interventi umanitari d'aiuto e di assistenza.
L'articolo 39 incrementa di 200 milioni di euro per il 2022 la dotazione del Fondo rotativo per operazioni di di cui all'articolo 1, comma 932, della legge finanziaria 2007, prevedendo che ai relativi oneri si provvede attraverso corrispondente riduzione di quota parte dell'incremento di spesa previsto dalla legge di bilancio 2022 a favore del Fondo rotativo per le imprese che operano sui mercati esteri.
Infine, l'articolo 41 estende al 2022 la disposizione che consente la sospensione, senza applicazione di sanzioni e interessi, del pagamento dei mutui, in scadenza nel corso dell'esercizio, concessi ai comuni colpiti dal sisma dell'agosto 2016 da Cassa depositi e prestiti e trasferiti presso il MEF.
L'articolo 41-, introdotto in sede referente, prevede la possibilità di costituire specifiche strutture in sede regionale alle dipendenze dei due commissari straordinari nominati per la ricostruzione dei territori colpiti dagli eventi sismici avvenuti nel 2018 in provincia di Campobasso e nella città metropolitana di Catania.
Conclusivamente, ritengo che il lavoro svolto nelle Commissioni sia stato proficuo e ampiamente condiviso tra le forze di maggioranza, pur con differenti sensibilità su temi estremamente importanti e intersettoriali, come dimostra il fatto che siano stati richiesti i pareri di tutte le Commissioni permanenti. Al riguardo, ricordo che la V Commissione (Bilancio) ha espresso due condizioni recepite nel corso dell'esame delle proposte emendative.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo si riserva di intervenire successivamente.
È iscritto a parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD). Grazie, Presidente. La guerra nel cuore dell'Europa ha accelerato drammaticamente le criticità energetiche europee e in particolare dell'Italia e ha reso necessaria una più accorta e approfondita descrizione del profilo della transizione ecologica su cui l'Unione europea si era incamminata negli ultimi anni. L'emergenza nella quale ci siamo trovati è dipesa ed è stata determinata - anche inizialmente - dall'esaurimento di un sistema che ha messo in crisi un modello di sviluppo, nonché dalla tenuta stessa del contesto vitale del pianeta e dall'equilibrio sociale, accelerando le disuguaglianze, specialmente spazzando via i ceti medi e concentrando la ricchezza in poche mani, determinando anche un esaurimento dei beni durevoli vendibili e dei beni di consumo, cosa che ha aperto poi la strada ad un'altra emergenza, cioè l'emergenza pandemica dalla quale non siamo ancora usciti e dalla quale il mondo non si trova ancora completamente liberato.
Questa emergenza aveva già posto le basi per un'azione su vasta scala, volta a favorire la ripresa economica su altre basi, su nuove prospettive di sostenibilità, di innovazione tecnologica e di riassetto del panorama energetico e dell'approvvigionamento energetico del Paese e dell'Unione europea e, conseguentemente, del panorama industriale, finanziario, dei servizi, dei beni da produrre, di come produrli in tutto il mondo occidentale, ma anche in grandi potenze non occidentali, come ad esempio la Cina.
Da questo punto di vista, il vertice di Glasgow - lo voglio ricordare, perché è stato un vertice importante per il mondo e si è chiuso pochi giorni prima dello scoppio della guerra in Ucraina, prima del 24 febbraio - aveva alimentato grandi speranze, pur senza nasconderci i limiti e le insufficienze, nella costruzione progressiva di una nuova prospettiva di collaborazione tra le grandi potenze mondiali, nella direzione della decarbonizzazione e della riduzione delle emissioni entro un tempo possibile e praticabile anche per i Paesi più arretrati da questo punto di vista, più indietro nella strada della riduzione delle emissioni, anche con l'azione di sostegno e di solidarietà tra le Nazioni più avanti, appunto, e quelle più indietro in questa prospettiva. Speranze, queste, che, se non possono dirsi del tutto dissolte, anzi, che restano vive e praticabili, doverosamente praticabili da parte degli Stati e delle unioni di Stati, col ritorno del gioco alle armi, delle minacce chimiche e addirittura nucleari, certamente, rischiano di restare puri intenti formali, dal momento che la guerra e l'incrudelimento dei rapporti internazionali, con la loro durezza e drammatica consequenzialità, riportano al presente i conti della politica, impongono a tutti scelte rapide, immediate ed efficaci e spingono a mettere da parte l'investimento sul futuro, che solo in tempi di pace può trovare il suo spazio, il suo respiro. Quindi, in questo senso, si rischia anche di compromettere i grandi obiettivi della decarbonizzazione, della riduzione delle emissioni, della riconversione complessiva del modo di produrre e di vivere delle nostre comunità e del mondo intero.
Il Piano nazionale di ripresa resilienza, nel contesto delle linee dell'Unione europea del , era nato da questa consapevolezza di futuro e dall'urgenza di compiere scelte concrete e potenti. Si tratta di un Piano finanziariamente imparagonabile nella storia occidentale, come impegno di risorse pubbliche, che si sta sviluppando adesso in Italia attraverso un'azione serrata e determinata - direi anche difficile per i tempi e per la necessità di coniugare i tempi stretti e le procedure rapide con il consenso e con la partecipazione e, quindi, con i meccanismi essenziali e, fino a un certo punto, incomprimibili della democrazia - di questo Governo e della maggioranza che lo sostiene, che investe in piani, programmi, riforme strutturali di portata storica che il Paese attendeva da anni, spesso rallentate o frenate dalle farraginose e spesso paludose condizioni del contesto politico e istituzionale, costretto troppo spesso ad adottare decisioni parziali, a ridurre le ambizioni, a ridimensionare gli obiettivi o, talora, a stravolgerli, con il contributo tossico che il populismo e la demagogia, un po' in tutti gli Stati europei, ha fornito in questi mesi e in questi anni.
Ci permettiamo di dire che il Partito Democratico è il perno centrale di questo cammino, di questo percorso, di questo programma e, come è ben chiaro ed evidente a tutti, anche a porzioni rilevanti dell'opinione pubblica, sempre di più, queste speranze non potrebbero nemmeno immaginarsi senza l'apporto del Partito Democratico e senza il contributo leale e, allo stesso tempo, propositivo che stiamo recando al lavoro del Governo Draghi, onorando quanto affermato in quest'Aula, soprattutto, dal Presidente Mattarella al momento della sua rielezione, segnata da un grande consenso e da numerosi applausi durante la seduta del Parlamento.
Ora, con la guerra, una guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, una guerra che non avremmo mai immaginato solo fino a pochi mesi fa, per lo meno nelle dimensioni, nella profondità e nella crudeltà che sta rivelando, molti nodi vengono al pettine, diventano non più rinviabili e irriducibili, pena il disfacimento stesso della coesione sociale, della tenuta economica e morale dell'Occidente ed, in particolare, dell'Unione europea che, più di tutti, viene investita dalle conseguenze geopolitiche di questa drammatica svolta. Il primo e più rilevante impatto, per noi, per le nostre imprese e per le famiglie, riguarda le conseguenze immediate e possibili di un radicale mutamento delle linee di approvvigionamento energetico. La piega che vanno prendendo le vicende belliche nel cuore dell'Europa - come ha ricordato in quest'Aula il 1° marzo il Presidente Draghi - segna una svolta decisiva nella storia europea, ma, soprattutto, ci mette davanti a una nuova realtà e ci obbliga a compiere scelte fino a pochi mesi fa impensabili.
Le sanzioni nei confronti della Russia, sanzioni che possono aggravarsi - non è da escludere - proprio sul versante delle forniture energetiche, che rappresentano, solo per il gas, il 40 per cento del nostro fabbisogno, ci mettono davanti a scelte radicali e con conseguenze che possono essere molto pesanti. Da un lato, vi è la necessità, nei tempi più rapidi, di una diversa articolazione dei nostri interlocutori commerciali in materia energetica, che è già iniziata operativamente. Al riguardo, voglio citare il viaggio e gli incontri avuti dal Ministro degli Affari esteri, Di Maio, in Azerbaijan, ma anche quelli in corso con l'Algeria, proprio in queste ore. Vi è la necessità di interlocutori commerciali in materia energetica che siano in grado di svincolarci, nei tempi più rapidi, da una sostanziale dipendenza dall'acquisto del gas russo. Questo aspetto comporta, in ogni caso, conseguenze e praticabilità temporali in termini di trattative, contratti commerciali, relazioni diplomatiche e anche organizzazione infrastrutturale che non sono proprio dietro l'angolo. Da un altro punto di vista, si pone la necessità di tenere, per l'immediato, sotto costante attenzione, il problema dei nostri stoccaggi di energia, indispensabili per produrre l'energia elettrica necessaria per il pieno sviluppo delle attività economiche e di vita quotidiana del Paese. Infine, si impone una accelerazione sul versante delle rinnovabili, per ridurre i margini di dipendenza, rafforzare la nostra autonomia e, da questa condizione di emergenza, mettere più solide basi agli obiettivi della decarbonizzazione, già tracciati con chiarezza e decisione dagli intendimenti dell'Unione europea e dalle linee di indirizzo del PNRR.
Per questo, occorrono ulteriori riforme normative, semplificazioni, accelerazioni sull'ordinamento e sulle scelte pratiche, una nuova messa a fuoco del contenuto stesso della transizione energetica e interventi di sostegno rivolti alle imprese che soffrono e soffriranno ancora, in particolare nei comparti energivori maggiormente esposti ai colpi della crisi internazionale che rappresentano per l'Italia parte sostanziale del patrimonio e del panorama industriale di grandi tradizioni.
Ecco, dunque, che il provvedimento che ci prepariamo a convertire in legge entra nel merito di alcune misure e prepara ulteriori misure che troveremo - come è noto - in un nuovo decreto-legge, già in discussione al Senato, e in un pacchetto ulteriore di misure finanziate e finanziabili che verranno adottate subito dopo l'approvazione del DEF, che già le anticipa sul piano programmatico.
Il Consiglio dei Ministri, il 18 febbraio, ha approvato il decreto-legge n. 17 del 2022, che stiamo discutendo e che ci apprestiamo a convertire in legge, che introduce misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. È un provvedimento che ha come fondamentale obiettivo quello di sostenere la ripresa economica, puntando a rimuoverne alcuni ostacoli, evidenti ancor prima della guerra provocata dall'invasione russa dell'Ucraina e diventati ancor più grandi e complessi - come dicevo - dopo il 24 febbraio.
Complessivamente, le risorse stanziate - come hanno ricordato anche, nelle loro introduzioni, i relatori, che ringrazio per il lavoro svolto in Commissione, molto complesso, molto difficile, molto faticoso, ma anche, credo, molto utile dal punto di vista dell'apporto che il Parlamento e i gruppi hanno fornito alla integrazione del provvedimento, in particolare penso alle integrazioni e i contributi forniti dalle proposte del Partito Democratico - ammontano a quasi 8 miliardi, di cui 5 e mezzo sono destinati a far fronte al caro energia, all'aumento dei costi dell'energia e i rimanenti a sostenere le filiere produttive che stanno soffrendo maggiormente in questa fase. Pensate a filiere produttive di grandissime tradizioni e di grandissima forza, nel panorama industriale italiano: la ceramica, il vetro, la carta, grandi comparti manifatturieri che contribuiscono notevolmente a fare ancora dell'Italia la seconda nazione manifatturiera dell'Europa, ma che sono oggi aggrediti dalla crisi, proprio per le caratteristiche energivore delle loro produzioni; pensiamo all', pensiamo ai grandi comparti industriali che in Italia, anche in maniera diffusa, anche a livello di piccole e medie imprese, rappresentano realtà di grandissima forza, ma che necessitano anche di un quadro energetico certo.
Per quanto riguarda l'energia l'intervento si dispiega su due piani; il primo è quello emergenziale attraverso misure per calmierare, nel breve tempo, i costi delle bollette energetiche; il secondo è di prospettiva, con l'introduzione di misure che consentano in futuro di evitare altre crisi come quella in corso, a cominciare con l'aumento della produzione nazionale di energia, così da limitare la dipendenza dall'estero dei nostri approvvigionamenti.
Parliamo di emergenza e qui si dà seguito a precedenti interventi per ridurre la pressione del caro bollette, non li ricordo, ma sono interventi che sono passati attraverso provvedimenti precedenti e, prorogando alcune di quelle misure già in essere, il provvedimento prende forma; l'azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicato alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione per altri usi, con potenza disponibile fino al 16,5 chilowattora, nonché alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 chilowattora, anche connesse in media e alta altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica, di ricarica dei veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico; la riduzione dell'IVA al 5 per cento e degli oneri generali per il settore del gas; il rafforzamento del sociale per le famiglie con ISEE di circa 8 mila euro o di 20 mila euro, nel caso di famiglie numerose; il credito d'imposta per le imprese energivore; viene, inoltre, introdotto un nuovo contributo straordinario sotto la forma di credito d'imposta in favore delle imprese gasivore.
Pensando più alla prospettiva, invece, il decreto contiene misure che vogliono imprimere una consistente accelerazione sul fronte delle sorgenti rinnovabili. Come dicevo questo è un aspetto decisivo, perché voglio ricordare soltanto questo dato: per quanto riguarda la produzione dell'energia elettrica, oggi si può dire che le rinnovabili contribuiscono alla produzione complessiva di energia elettrica per l'11 per cento, il resto dell'energia elettrica necessaria è prodotta attraverso il gas, e poi vi è la produzione attraverso gli idrocarburi; quindi, noi abbiamo bisogno, per accrescere i nostri livelli di autonomia, di potenziare enormemente le rinnovabili, ma qui ci incontriamo e ci scontriamo con alcuni nodi che, attraverso le semplificazioni che sono già iniziate con il Governo precedente e poi sono proseguite con l'attuale Governo, noi dobbiamo cercare di sciogliere; dobbiamo trovare giusti compromessi – li enuncio brevemente - tra ambiente e lavoro, in primo luogo, ma anche tra ambiente e paesaggio, attraverso un giusto rapporto tra l'installazione di nuove infrastrutture il rispetto dell'ambiente e del paesaggio, che per il nostro Paese è un fatto tutto particolare.
A volte, ci autoflagelliamo un po', ma dobbiamo riconoscere che il tema del paesaggio, per l'Italia, è appunto un po' speciale, è un po' particolare rispetto agli altri Paesi, quindi non va demonizzato, ma va gestito, soprattutto se vogliamo fare un'operazione virtuosa per l'ambiente e dobbiamo, dunque, per il tema delle emissioni trovare giusti compromessi; in particolare, parliamo del fotovoltaico, con un intervento di semplificazione per l'installazione sui tetti di edifici pubblici e privati in aree agricole e industriali, poi dirò, in conclusione del mio intervento, quale è stato il contributo del PD su questo.
Si prevede, poi, l'incremento della produzione nazionale di gas, allo scopo di diminuire il rapporto tra importazione e produzione, da utilizzarsi al costo equo per imprese pubbliche e piccole e medie industrie; un pacchetto di norme per l'aumento e l'ottimizzazione dello stoccaggio di gas; l'aumento della produzione di carburante sintetico, a supporto, e il suo utilizzo in settori strategici come, ad esempio, i trasporti aerei.
Rispetto al sostegno alle filiere produttive, il decreto interviene su alcuni settori particolarmente interessati dalle trasformazioni in corso, come l' e microprocessori. Per il primo vengono stanziate risorse fino al 2030, per favorire la transizione verde e la ricerca della riconversione e riqualificazione del settore, prevedendo incentivi all'acquisto dei veicoli inquinanti, mentre per il secondo sono previsti fondi pluriennali per la produzione nazionale di .
Infine, voglio anche ricordare che viene ampliato l'ambito di interventi di riqualificazione e l'adeguamento strutturale delle competenze dei lavoratori finanziabili con il Fondo nuove competenze, che si incrementa e con il Fondo per l'adeguamento dei prezzi, inserendo specialmente norme in materia di revisione dei prezzi dei materiali per i contratti pubblici in essere e si prevedono stanziamenti a favore delle regioni, per far fronte alle maggiori spese relative alla crisi pandemica, e dei comuni che stanno affrontando l'aumento dei costi per l'illuminazione.
Il Partito Democratico ha offerto, come sempre, il suo contributo propositivo, con misure correttive e integrative che vanno a incidere positivamente sulla situazione delle imprese e sull'accelerazione e il miglioramento delle normative per le rinnovabili, in particolare con proposte, accolte, per quanto riguarda, ad esempio, il tema dell'agrivoltaico, molto importante. Questo lo segnalo, perché lo consideriamo, per certi aspetti, un momento di svolta di tutto il settore del fotovoltaico, con uno spostamento più deciso degli incentivi verso l'agrivoltaico, finora tenuto diciamo un po' da parte rispetto al fotovoltaico, perché questo consente un compromesso tra l'attività agricola e l'aumento delle infrastrutture per le rinnovabili e anche un risparmio del consumo di suolo, attraverso un'innovazione di sistema e di prodotto sul tipo di infrastrutture; su questo punto noi abbiamo svolto un'azione decisiva, attraverso i nostri parlamentari, i presidenti delle nostre Commissioni ed è stato positivo che il Governo abbia accolto queste nostre proposte di aumento e spostamento di incentivi per la produzione di strutture per l'agrivoltaico rispetto al fotovoltaico.
Sulla scorta di quanto già in atto in altri Paesi, ad esempio dell'Unione europea, in particolare Francia e Spagna, abbiamo poi ottenuto misure di calmieramento per la vendita dell'energia elettrica da parte del GSE. Insieme a un nutrito pacchetto di emendamenti, tesi a semplificare le procedure normative per l'installazione, come ho detto, degli impianti di produzione di energie rinnovabili, il Governo ha riformulato un emendamento a prima firma dell'onorevole Benamati e sottoscritto da tutti i componenti del gruppo del PD delle Commissioni Attività produttive e Ambiente, che proponeva meccanismi dedicati per l'acquisizione di energia elettrica da fonte rinnovabile con contratti di medio e lungo termine da parte del sistema GSE; l'acquisto a prezzi coerenti con i costi di generazione per la singola tecnologia e i suoi profili di fornitura consente, poi, di vendere tale energia al sistema delle imprese con prezzi congruenti con quelli di acquisto. In questo modo, il vantaggio competitivo attuale delle energie rinnovabili, staccato dal meccanismo del cosiddetto prezzo marginale, permetterà di aiutare le imprese e il lavoro italiani a resistere alla crisi e in questo senso va anche la previsione contenuta nella riformulazione secondo cui il GSE può cedere l'energia che è già in sua disponibilità, a prezzi congruenti con quello di acquisizione, al sistema delle imprese; anche su questo punto il MITE, con decreto, poi stabilirà modalità, quantità, prezzi e tipo di procedura per la cessione per attivare questa importante azione che, come ho già ricordato, è stata già adottata in Europa, in particolare dalla Spagna e dalla Francia, e che ora è ormai nell'ordinamento italiano; si tratta appunto di attivarla in modo rapido ed efficace.
Ecco, dunque, Presidente, che ancora una volta, come Partito Democratico, abbiamo voluto stare nella discussione in modo concreto e utile, coscienti della crisi, perché dalla crisi si può uscire, alleviando il peso sulle imprese e sul lavoro, ma accelerando decisamente sulla via delle rinnovabili e costruendo i necessari compromessi tra ambiente e lavoro, ambiente ed economia, ambiente e paesaggio. Ho già ricordato i dati: l'11 per cento del nostro potenziale produttivo di fabbisogno elettrico viene dalle rinnovabili e il resto viene da combustibili fossili e dal gas; non abbiamo altra via che quella di un'innovazione che sarà possibile solo con una decisa accelerazione dei processi già avviati con il PNRR e con una grande azione intelligente di carattere diplomatico per coniugare l'autonomia e l'autosufficienza con politiche commerciali tese a una conferma e a un rafforzamento della collocazione internazionale del nostro Paese, senza ambiguità e senza incertezze rispetto alle questioni e ai fatti in corso.
Con la stessa coerenza, con lo stesso carattere, con gli stessi valori e con la stessa chiarezza di scelte e di concretezza delle nostre proposte, affronteremo anche le discussioni dei prossimi provvedimenti, la discussione sul DEF, la discussione sui provvedimenti che seguiranno il DEF coerentemente con le sue linee di indirizzo, perché soltanto attraverso queste linee, attraverso questa azione concreta e decisa e attraverso un indirizzo chiaro, che punti a rafforzare le linee del PNRR, non a ridurne l'efficacia, non a uscire dai binari segnati, ma anche con la necessaria capacità di muoversi nella nuova situazione, noi potremo affrontare quella che è, dopo tanti anni, la prima grave crisi internazionale dell'Europa e che si somma ad altre emergenze, emergenze che, evidentemente, nel loro complesso, stanno disegnando un carattere di ordinarietà dell'emergenza, ma dalla quale dovremo uscire al più presto per garantire al nostro sistema produttivo, così ricco, così variegato, così attivo e così premiante rispetto al quadro commerciale internazionale, il suo giusto spazio e, conseguentemente, garantire al nostro Paese il suo protagonismo nelle vicende che si vanno definendo a livello diplomatico e a livello politico all'interno dell'Unione europea e delle alleanze occidentali .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vallascas. Ne ha facoltà.
ANDREA VALLASCAS(MISTO-A). Grazie, Presidente. Ci voleva il migliore dei migliori, Mario Draghi, specializzato nei privi di fondamento, come quello del famoso a garanzia di ritrovarsi tra persone non contagiose, per dire che si può fermare la guerra, spegnendo i condizionatori, un po' come colpire Putin, evitando di farsi la doccia, come propone la Commissaria UE per la concorrenza, Vestager. Diciamo che, se non ci fosse da piangere, potreste anche farci ridere.
Di fronte al suo quesito su cosa preferiscano gli italiani davanti a queste due cose, la pace o star tranquilli con il termosifone acceso, anzi, ormai con l'aria condizionata accesa tutta l'estate, io dico che gli italiani, che, a braccia aperte, hanno accolto Draghi a Torino e a Napoli, esprimendo il loro vivo affetto e la loro stima, scelgono la pace, ma non quella armata, fatta di morti e feriti, che questo Governo e la NATO si ostinano a perseguire con tutte le loro forze, vogliono la pace, quella vera, quella prevista dall'articolo 11 della nostra Costituzione in cui si dice, senza possibilità di equivoco, che l'Italia ripudia la guerra; un ripudio che deve riprendere ad avere il senso dato da chi la guerra l'aveva vissuta, senza essere accomodato in qualche attico da milionario. Gli italiani vogliono, dopo due anni di pandemia, riprendere a vivere serenamente; gli italiani vogliono che quei 13 miliardi, quel 2 per cento di PIL che Draghi vuole regalare alle industrie belliche, che, stranamente, nella maggioranza dei casi, hanno sede nel suo Paese del cuore, gli Stati Uniti, finiscano nella sanità, nella scuola, a sostegno di imprese e lavoratori.
Draghi, su chiara pressione di Washington, spinge perché il Paese rinunci al 46 per cento del gas russo, comunicando che l'unico effetto sarà rinunciare al riscaldamento o al condizionatore e, non solo, che questo sarà garanzia di pace. Eppure, gli italiani devono sapere che, secondo la dichiarazione di Confindustria, chiudere il rubinetto del gas russo significherà avere 40 miliardi in meno di PIL; per il nostro Paese, sarà la catastrofe sociale!
Con il decreto-legge n. 17 del 2022, oggi in discussione, il Governo, ancora una volta, dimostra che non ha il coraggio di prendere misure per garantire il salvataggio del Paese: 8 miliardi di euro, 5,5 dei quali hanno la finalità di contrastare il caro energia, sono misure che hanno del ridicolo.
Mentre, da una parte, non si attuano misure per mettere al riparo le nostre imprese e le nostre famiglie dalla catastrofe sociale, siamo i primi a spingere verso il taglio del gas e le sanzioni. Le sanzioni europee alla Russia: una farsa che farà più male a noi che a loro. Ecco un esempio: si annuncia l'embargo al carbone russo? Solo il 40 per cento del carbone è acquistato dai Paesi europei, il restante è acquistato da Cina, India e Turchia. L'Europa sarà costretta a comprare dall'Australia, spendendo il 30 per cento in più. La situazione del nostro Paese è drammatica, cari migliori dei migliori. In base alle analisi del Fondo monetario internazionale, del Censis e di Confcooperative, è stato stimato che sono a rischio 184 mila imprese del nostro Paese, per un totale di un milione e 400 lavoratori, il 10,5 per cento del totale! Cosa diciamo a questi lavoratori, di non accendere il riscaldamento? Confindustria ha stimato che il 16 per cento delle imprese italiane ha già ridotto o interrotto la produzione e un altro 30 per cento lo farà nei prossimi mesi, ma questo dipenderà, soprattutto, dalle forniture di gas dalla Russia. Gli effetti saranno disastrosi, , per le economie che dipendono maggiormente dalle importazioni di gas dalla Russia, come la Germania e l'Italia, che potrebbero subire una perdita di prodotto interno lordo rispettivamente di 3,4 e 2,6 punti percentuali. Non so se avete in mente cosa significherà questo per famiglie, imprese e lavoratori. Sarà la fame.
Mentre la Germania dice chiaramente di non essere disposta a rinunciare al gas russo, Draghi è disposto anche ad affamare il suo popolo, pur di compiacere il suo datore di lavoro Biden. Questi dati non sono nostri, ma di Goldman Sachs, la banca d'affari cara al Presidente del Consiglio. Lo stesso Governo sembra abbia stimato intorno a un meno 25 per cento la riduzione della produzione manifatturiera del Paese; 46 industrie italiane, quelle siderurgiche, saranno costrette a chiudere, con 600 mila lavoratori che andranno a casa, ma tanto a Draghi che gliene frega? Sono appena andati in cassa integrazione 300 operai della Colussi, cosa vuol dire a questi lavoratori? Di farsi meno docce e spegnere il riscaldamento? O vuol dire che i loro figli non mangeranno per garantire non la pace, ma che la guerra continui? Perché questa è la verità! Draghi sa bene che la crisi energetica provocherà un'inflazione a due cifre; chi pagherà, Draghi? La pletora di parlamentari, esperti e giornalisti, dipendente dal nuovo Istituto Luce Mario Draghistan, che, ogni giorno, osanna alla guerra e alla bella morte in nome dei valori UE e NATO? No, pagherà il popolo, pagheranno i popoli, a causa di scelte prese sopra le loro teste, a garanzia di strategie finalizzate a considerare il PIL e l'imperialismo 2.0 americano guidato da Biden, che non accetta l'esistenza di un mondo in cui non c'è più un'unica superpotenza, ma diverse superpotenze.
La guerra americana avrà due vittime principalmente: l'Europa e l'Ucraina. Stiamo aprendo le porte alla balcanizzazione dell'Europa, senza la memoria che l'origine delle due guerre mondiali è sempre stata in casa nostra, in Europa. State spingendo con incoscienza il nostro Paese verso una guerra dagli esiti imprevedibili; lo stiamo facendo in era nucleare!
Draghi sa bene che la rinuncia dei Paesi UE al gas, al petrolio e al carbone russo non porterà Putin a cambiare idea e non porterà la pace con l'Ucraina, ma il “non a servizio della NATO”, un po' attore, un po' cabarettista, come Zelensky, ragiona come il Capo di uno Stato satellite senza più autonomia decisionale: un esecutore fallimentare alle dipendenze di Biden, lo dimostrano le sue dichiarazioni di aggressività crescente e prive di senso rivolte contro la Russia che smentiscono decenni di politica estera equilibrata e sottesa alla pace. Draghi parla già come il nuovo Segretario della NATO; gli facciamo gli auguri in anticipo. Contrariamente alla propaganda Biden, il gas rappresenta una parte secondaria dell' russo. Saranno sottoposti a sanzioni circa 15 miliardi di dollari di esportazioni annue russe contro un valore, al 2019, di 420 miliardi e, al 2021, di 460 miliardi di totali. Sempre analizzando i dati del 2019, parliamo di una cifra del 3,5 per cento o 4 per cento dell' russo. Sono queste le sanzioni sul gas in grado di mandare la Russa in ? Parliamo di un ventesimo del suo .
Il blocco del gas non è in grado di frenare Putin, può distruggere l'economia di questo Paese, lei lo sa, e comincio a pensare che vi sia una chiara volontà di condurre questo Paese alla sua distruzione.
Quello che discutiamo nel decreto molto probabilmente sarà oggetto di altri decreti che conterranno ulteriori proroghe alle misure che stiamo già prorogando oggi. Nel frattempo, l'aumento dei costi energetici è diventato ingestibile per famiglie e imprese italiane, e continua a crescere. Secondo ARERA, nel corso di quest'anno il prezzo dell'energia elettrica per uso domestico è aumentato del 131 per cento, mentre quello del gas del 94 per cento. L'Istat conferma questi dati. Nell'ultima rilevazione del 31 marzo, l'Istituto evidenzia una accelerazione dell'inflazione su base tendenziale, dovuta prevalentemente al costo dell'energia. I prezzi dei beni energetici regolamentati continuano ad essere quasi doppi rispetto a quelli registrati nel mese di marzo 2021, attestandosi a un più 94,6 per cento. Non sono aumentati solo la benzina, la luce e il gas, sono cresciuti i prezzi di frutta e ortaggi freschi (più 28 per cento), carne e uova (più 21 per cento), nonché pane e pasta (più 10 per cento).
Voi dovete dare una risposta o questo Paese rischia di esplodere! E benché vi siate dimostrati capacissimi di soffocare ogni resistenza (Trieste, con i suoi idranti, è stato un buon allenamento), penso che questa volta gli esiti potrebbero essere molto più gravi. Prima di andare a fare proclami di guerra in televisione, Ministri ed esponenti della maggioranza dovrebbero visitare le fabbriche ferme e i distretti industriali deserti del Paese! Sostituire il gas è un'operazione impossibile prima di molti anni. Su questo abbiamo visto gite, fotografie, e sentito molte imprecisioni. Lo stesso Ministro Cingolani ha riferito in quest'Aula che, tra le forniture del Nord Europa, dell'Algeria, della Libia e dell'Azerbaijan, solo quelle dell'Algeria e dell'Azerbaijan potranno essere incrementate, senza però essere sufficienti.
Nel frattempo, vista la necessità di accelerare con le rinnovabili, questo Governo ha preferito derogare alla pianificazione preventiva, nascondendosi dietro l'alibi della semplificazione. Il risultato è un allentamento delle maglie delle procedure. All'articolo 12 del decreto che tratta della semplificazione per gli impianti rinnovabili in aree idonee, viene reso non vincolante il parere paesaggistico: un'assurdità parlare di aree idonee, quando queste non sono state ancora individuate! Lo stesso discorso si può fare per lo spazio marittimo idoneo all'installazione di impianti , tema affrontato nell'articolo 13: anche in questo caso, il decreto legislativo di recepimento della RED II prevede l'emanazione entro luglio del decreto di regolamentazione, tra l'altro atteso dal 2014. Si rischia una situazione di forte incertezza interpretativa su quale regime applicare nei pochi mesi tra l'approvazione di questo decreto e l'entrata in vigore del decreto del MITE, previsto a luglio. Se l'intenzione è quella di accelerare sul fronte delle rinnovabili, il Governo avrebbe dovuto prima di tutto sbloccare i decreti che consentono la pianificazione preventiva. Semplificare non significa eliminare o sospendere le regole con un colpo di spugna, significa dare certezze operative alle imprese e alle amministrazioni. Invece, ancora una volta, ci troviamo di fronte a un provvedimento che è impossibile collocare nell'ambito di una visione complessiva di ampia portata.
Pensiamo all'articolo 11, che regola lo sviluppo del fotovoltaico in area agricola: come è possibile che, in una fase in cui mancano molte materie prime dell'agricoltura, tra cui il grano, venga incentivata la sottrazione di terreni alla coltivazione? Da sempre l'Italia è uno dei principali produttori mondiali di pasta, ma è costretto a importare la materia prima dall'estero, circa il 64 per cento del nostro fabbisogno, perché le superfici agricole coltivate si stanno riducendo. Ad aggravare questa situazione si è aggiunta la guerra, visto che dall'Ucraina arrivano ogni anno oltre 120 milioni di chili grano e dalla Russia 100 milioni.
Questo è l'ennesimo esempio della mancanza di una chiara visione che sottende tutto il provvedimento. Sulle strategie energetiche si gioca il futuro del nostro Paese. Se si persiste con misure inutili, come questo decreto, che nulla cambiano nella strategia, siamo destinati al Qui non si deve scegliere a quale carriera aspirare, se garantirsi un posto alla NATO o una poltrona alla prossima legislatura. Le scelte errate e prive di senso che questo Governo ha intrapreso in materia energetica pongono in serio pericolo la tenuta sociale di questo Paese, con conseguenze disastrose: un Paese che non state dimostrando di avere nel cuore, promuovendo carta straccia come questo decreto o proposte suicide come il taglio del gas russo, che non sarete voi e questo Parlamento a pagare in prima persona.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.
RICCARDO FRACCARO(M5S). Grazie, Presidente. Oggi parliamo del “decreto Energia”, quindi quale migliore occasione per discutere di un tema così centrale oggi, come ieri in realtà, ma che sta segnando le nostre vite in questo momento in particolare e anche il nostro futuro.
Vorrei, se mi consentite, Presidente, fare alcune considerazioni di carattere generale sul tema energia, perché mi pare evidente come in questo momento storico, purtroppo, si stia maturando una nuova consapevolezza su un dato oggettivo, ossia sull'importanza, sulla natura centrale che ha l'energia nelle nostre vite e nelle nostre comunità. Perché ne stiamo prendendo coscienza solo adesso? Perché il contesto di guerra ci sta costringendo a ragionare e a pensare a un mondo, a una comunità, a una società e alle nostre famiglie, senza energia, o comunque con meno energia, o comunque con energia più costosa. E il panorama che si prospetta è devastante, è preoccupante. Questo induce noi cittadini a prendere, appunto, coscienza collettivamente.
Innanzitutto, rilevo come la coscienza collettiva degli esseri umani sia una coscienza poco sviluppata, perché prendiamo atto di cambiamenti e di fenomeni epocali solo quando questi ormai si aggravano a un punto tale da non poter fare diversamente. Non riusciamo mai ad anticipare i fenomeni. Ma questo è, e oggi dobbiamo fare i conti con questa situazione. Allora, se l'energia è fondamentale ed è alla base della nostra società, determinandone addirittura la natura e le prospettive di crescita, dobbiamo chiederci che tipo di energia abbiamo oggi, proprio per comprendere la nostra comunità.
Io prenderei ad esempio le nostre famiglie, le nostre case. Le nostre case funzionano oggi perché sono attaccate - semplifico, ma non troppo - con dei tubi e con dei cavi a qualcuno che ci dà l'energia, altrimenti le nostre case non funzionerebbero, sarebbero dei posti freddi e invivibili. E quei tubi e quei cavi corrono per chilometri, vanno fuori dai nostri confini e arrivano spesso a dei rubinetti, a delle fonti, che sono in mano a poche persone, quando va bene. Quando va male, sono in mano a oligarchi, a Stati con un regime dittatoriale. E allora la mia domanda - che forse dovevamo porci molto tempo fa, ma che ci stiamo ponendo oggi - è: come fa una società, una comunità, ad essere realmente libera, se l'energia che è alla base di quella comunità è in mano a poche persone? E forse, se la lotta che noi costantemente facciamo per migliorare la nostra comunità, per rendere la nostra comunità più equilibrata, più sostenibile, più vivibile, è così difficile, forse dipende anche da questo. E la cosa assurda è che siamo in queste condizioni nonostante esista, oggi, in questo momento storico dalle grandissime potenzialità, la tecnologia per cambiare lo stato di fatto, la tecnologia a basso costo per staccare quel tubo, perché oggi possiamo rendere una famiglia, una casa, indipendente! Una casa staccata da quel tubo, da quel cavo, che si autoproduce l'energia di cui ha bisogno, che si mette un impianto fotovoltaico, una pompa di calore, parliamo di cose concrete, un accumulatore, è o non è una famiglia più benestante, più indipendente, più sovrana, più libera? E se trasferiamo questo all'industria, un'industria, un imprenditore che almeno in parte si autoproduce l'energia di cui ha bisogno, è o non è un imprenditore che ha una prospettiva di crescita maggiore? Più competitivo? E una società, le cui famiglie, le cui industrie, le sue fabbriche, il cui sistema produttivo si autoproduce energia e la mette in rete, è o non è una società più competitiva, più benestante, più libera e, in fondo, anche più democratica? Siccome la risposta è scontata, l'altra domanda che mi pongo è anche questa, se mi permettete: se questo è vero, installare un impianto fotovoltaico, una fonte di energia rinnovabile, non è forse un atto rivoluzionario?
Non è, forse, l'atto più rivoluzionario che possiamo fare oggi, in questo Paese? E, tra l'altro, è un atto rivoluzionario che, secondo me, non ha nemmeno colore politico, perché, se quella fabbrica con l'impianto fotovoltaico diventa più competitiva, è una rivoluzione di destra, nella tradizionale ripartizione e separazione delle linee politiche; e, se quella famiglia diventa più autonoma, più libera e, quindi, più democratica nella società nel suo complesso, non è una rivoluzione di sinistra? Questa rivoluzione, che è la transizione energetica, è una rivoluzione che non ha colori. E la cosa sorprendente è che questa constatazione è emersa chiaramente nei lavori preparatori del decreto in Commissione, perché - lasciamo perdere le grandi visioni a medio e lungo termine che ci vedono spesso divisi - nelle cose da fare ora, in questo momento, c'è stata una grande comunità di intenti, che si vede negli emendamenti che abbiamo depositato. In Commissione, le forze politiche hanno lavorato veramente in maniera coordinata, con una stessa visione, per le cose da fare ora, più del Governo, se permettete, e vi spiego perché.
Vi faccio un esempio: il settore industriale. Tutte le forze politiche - LeU, il Partito Democratico, Italia Viva, il MoVimento 5 Stelle, la Lega, Fratelli d'Italia e anche l'opposizione - hanno depositato emendamenti per facilitare l'installazione di pannelli fotovoltaici sui capannoni industriali. Più o meno, tutti hanno chiesto al Governo di iniziare una politica industriale in questo senso, perché siamo tutti consapevoli, in quest'Aula, al di là delle forze politiche, che oggi la più grande rivoluzione che possiamo fare per il nostro comparto industriale è di riempirlo di pannelli fotovoltaici, di riempire i capannoni industriali di pannelli fotovoltaici, non perché ci piacciono i pannelli fotovoltaici - che ce ne frega della tecnologia -, ma perché questa è la tecnologia più immediata, più rapida da fare; e tutti abbiamo proposto di aumentare, ad esempio, il credito d'imposta a favore delle imprese per fare ciò.
Guardate che, oggi, l'investimento più sicuro che possiamo fare è proprio quello di un impianto fotovoltaico, perché è certo che ritorna. Anzi, oggi, se mettiamo un euro, ritornano 3 euro, perché dura 30 anni la produzione di energia ed è gratuita, perché è il sole. Perché gli imprenditori non lo fanno? Perché il tempo di ritorno è troppo lungo, non perché non vogliono, ma perché oggi un imprenditore ha una prospettiva economica talmente incerta, che ha margini per valutare un investimento molto ridotti. E, allora, se non lo fa lo Stato adesso l'esercizio di ridurre quel tempo e permettere agli imprenditori di prodursi la propria energia, quando lo deve fare?
In questo decreto ci sono molte norme positive, importanti, a cui hanno contribuito tutti, in modo particolare, la mia forza politica ha lavorato per migliorarlo ancora. Ne cito alcune: abbiamo esteso le aree idonee per l'installazione di impianti di energia rinnovabile anche alle superfici che sono nella disponibilità dei titolari delle concessioni autostradali, che hanno spazi immensi a disposizione; abbiamo tolto il limite assurdo, secondo me, del 10 per cento per l'agrivoltaico; abbiamo introdotto numerose semplificazioni, penso agli impianti fino a 10 megawatt, semplificazioni anche per le installazioni in centri storici, perché, ovviamente, dove andiamo, ovunque andiamo, uno degli ostacoli sono le sovrintendenze, e qui bisogna cambiare approccio; abbiamo introdotto l'obbligo di rendicontazione dell'ARERA per capire quali risorse e come le stanno utilizzando per contenere gli effetti degli aumenti delle bollette.
Ci sono tante norme utili, però, se mi permette, sottosegretaria Gava - io sono contento che lei sia qui, perché ha un ruolo strategico quel Ministero -, manca una politica industriale adeguata ai tempi, poderosa. Ogni secondo senza installare un pannello fotovoltaico su un capannone industriale è un secondo perso, perché abbiamo speso miliardi, l'abbiamo chiesto noi, per aiutare i nostri imprenditori a pagare le bollette. L'abbiamo chiesto e l'abbiamo anche ottenuto, ma quello aiuta nel brevissimo periodo a pagare la bolletta quel mese, il mese dopo avremo lo stesso problema.
Trasformiamo quell'euro in energia, quei miliardi, anziché in denaro da dargli per pagare la bolletta, in energia, trasformiamoli in spese strumentali, strutturali, diamo una visione strutturale a questo Paese di politica industriale. È chiaro, non è banale, questo significa trasformare anche il nostro sistema di distribuzione dell'energia, il sistema di accumulo, ma questa è la politica industriale che dobbiamo fare.
Oggi l'ISPRA ci dice che, se consideriamo solamente le aree antropizzate - quindi, cementificate, per semplificare ancora -, possiamo installare 80 gigawatt di energia da fonti rinnovabili. Impianti per 80 gigawatt: significa un lavoro enorme da fare, ma possiamo almeno velocemente, senza toccare un centimetro di suolo, produrre un terzo dell'energia elettrica di cui abbiamo bisogno da fonti rinnovabili. Non è una questione etica morale, perché vogliamo salvare la natura: questo significa fare una strategia geopolitica per il nostro Paese, questo significa voler lavorare per avere una strategia industriale del nostro Paese. E, guarda caso, in questo momento storico, tutelare l'ambiente significa creare posti di lavoro, significa creare produttività, significa creare competitività. Produrre energia da fonti rinnovabili significa aiutare le imprese: questo per il settore industriale.
Andiamo adesso al settore delle famiglie, perché, se nel settore industriale io credo che manchino ancora quella visione e quell'impegno di cui stavamo parlando e che tutta l'Aula ha chiesto con i lavori in Commissione al Governo di portare avanti -, e le chiedo, a lei che sta rappresentando il Governo, di sollecitare in questa direzione - c'è un'altra situazione che sento l'obbligo di sottolineare: il lato delle famiglie. Perché, se manca nel lato industriale una misura poderosa di questo tipo, sul lato delle famiglie questa misura c'è ed è il superbonus; solo che, paradossalmente, il Parlamento sul superbonus sembra che trovi l'opposizione non al suo interno, ma nel Governo, e questa cosa la dobbiamo dirimere. La trova nel Governo perché, mentre il Parlamento, con la legge di bilancio, con le sue proposte, ha chiesto di prolungare il superbonus, di rafforzarlo, i decreti del Governo lo stanno limitando, creano delle situazioni paradossali e, dal mio punto di vista, inaccettabili. Perché una cosa è vedere le imprese, un imprenditore che chiude perché c'è una crisi, c'è una guerra, c'è un'economia in recessione, ci sono problemi e una cosa è un imprenditore che chiude perché ha creduto in una misura proposta dallo Stato, ha fatto il lavoro - un lavoro che, tra l'altro, permette alle famiglie di risparmiare in bolletta, permette all'ambiente di essere più sano, permette agli operai di avere uno stipendio a fine mese - e si trova un credito di imposta che non riesce a cedere da dicembre. Fallisce l'impresa perché lo Stato ha cambiato le regole del gioco in corso: questa è una situazione inaccettabile.
E la cosa più frustrante, dal mio punto di vista, su questo tema, è che, mentre il Governo ha una opinione sicuramente negativa, viste anche le dichiarazioni pubbliche, le conferenze stampa pubbliche, su questa misura - e ci sta, perché abbiamo visioni diverse -, noi, lato Parlamento, che quella misura vogliamo, invece, spingerla, siamo nella situazione per cui, anziché migliorarla perché ha dei limiti, ha delle possibilità di essere migliorata, anziché migliorarla e lavorarci per fare questo, stiamo difendendo quella misura con tutti i denti così com'era.
E le faccio alcuni esempi di come vorremmo migliorarla: è possibile che noi continuiamo, in questo momento storico, ad incentivare la sostituzione degli impianti di riscaldamento che funzionano ancora a gas, lì dove potremmo, con le tecnologie esistenti, togliere il gas? Non lo stiamo facendo, perché non stiamo andando abbastanza prospettiva alle imprese per fare queste operazioni. A parità di soldi, potremmo fare anche un'operazione geopolitica: staccare il gas dalle nostre abitazioni e non lo stiamo facendo. Possibile che non possiamo lavorare sulla qualità degli interventi perché dobbiamo difendere la possibilità di farsi pagare degli imprenditori per gli interventi già eseguiti?
Le faccio un esempio di cosa intendo: il superbonus oggi è pensato per migliorare la qualità ambientale delle nostre abitazioni, il risparmio energetico delle nostre abitazioni, ma, se noi lavorassimo anche sulla qualità dei materiali che utilizziamo per fare questo, avremmo a parità di soldi un beneficio ancora maggiore per la nostra comunità. Faccio solo un esempio per far capire a chi ci ascolta e al Governo, ai miei colleghi: noi stiamo mettendo, per isolare le nostre abitazioni, EPS. L'EPS è fatto con il petrolio. Il petrolio dove lo compriamo? Dove lo producono? Se noi, anziché favorire questo tipo di installazioni, facessimo una politica per creare - esiste già - e per installare, faccio un esempio, cappotti e isolamenti termici canapa e calce, con gli stessi soldi andremmo ad alimentare non l'Arabia Saudita, il Kuwait o Paesi esteri, ma il nostro comparto agricolo, con gli stessi soldi.
Oggi fare tutela ambientale significa creare in Italia posti di lavoro e crescita occupazionale, e questo lo dimostra chiaramente, ma abbiamo un Governo che ci limita continuamente. In Commissione abbiamo fatto un ottimo lavoro su questo tema con il Governo; abbiamo lavorato con il Governo, che però è arrivato con un emendamento che voleva liberare finalmente la cedibilità del credito di imposta, che sta comprimendo il superbonus e sta creando quel dramma, però con una norma che non funziona, che non è accettabile, perché ha introdotto la quarta cessione, ma c'è l'obbligo per le banche che faranno la quarta cessione di essere responsabili in solido. Non lo farà nessuno, staremo prendendo ancora in giro i nostri concittadini su questo tema.
Il Governo sembra aver capito questa nostra preoccupazione e si è impegnato su questo provvedimento a cambiare quella norma, oltre che prorogare in un provvedimento di questo mese il 30 per cento per le case unifamiliari. Su questo non transigo, la parola data va mantenuta. Torniamo a modificare questa norma e subito dopo approveremo questo provvedimento.
Mi fido del Governo: non venga meno alla parola data, sarebbe inaccettabile. Allora, siccome credo che il tempo sia esaurito, volevo concludere, se mi permette, Presidente, con una citazione; una citazione di un filosofo e politico italiano che è venuto meno, Alexander Langer. Secondo Alexander Langer la conversione ecologica potrà affermarsi solamente quando apparirà socialmente desiderabile. Ecco, Alexander Langer non c'è più, oggi viviamo un momento storico particolare. Quella conversione ecologica, che è anche conversione energetica, è finalmente diventata desiderabile socialmente, e lo è anche grazie a provvedimenti come il superbonus. Ve lo chiedo con tutto il cuore: non sia questo Governo a fermare questo cammino, che è il cammino della conversione ecologica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO DE TOMA(FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, avvio il mio intervento odierno con un grande senso di amarezza. Anche su questo provvedimento, strategico per l'economia, per il benessere nazionale e per le generazioni presenti e future, è mancato il coraggio; è venuta meno la lungimiranza, l'amor di patria, la proficua collaborazione; è venuta meno la strategia, quello che noi di Fratelli d'Italia, quale unico partito di opposizione, chiediamo da troppo tempo ormai. Perché, come spesso già rimarcato, per noi esistono dei valori fondanti la nostra stessa esistenza; valori per i quali non ci pieghiamo, ma che, anzi, continueremo a portare avanti con maggiore orgoglio. Per noi questa non è una battaglia politica, agiamo nel solo interesse della nazione. Continuo a denunciare quella che era una tendenza, ma che oggi, purtroppo, sta diventando una prassi pericolosissima: la marginalizzazione e l'esautorazione di questo Parlamento.
State svilendo quell'importante ruolo che siamo chiamati a svolgere per nome e per conto della nazione. Ci ritroviamo quotidianamente a dover subire la conversione di decreti-legge e di emendamenti che puntualmente non vengono approvati solo perché provenienti dall'opposizione, impedendoci di lavorare in modo proficuo e svuotando completamente il nostro nobile ruolo. Gli unici emendamenti approvati che vedono il nome dei colleghi di Fratelli d'Italia sono quelli che presentano anche le firme dei componenti della maggioranza. Casualità? Direi proprio di no. Tutto questo è aberrante, semplicemente vergognoso. Un pessimo gioco politico che non ci appartiene e dal quale prendiamo largamente le distanze. Sono alquanto colpito dalla presunzione di taluni, certi di essere onniscienti e di essere in possesso dell'intero scibile umano in qualunque settore. Ricordate che la politica, quella vera, si affronta con il dialogo ed è frutto di un proficuo compromesso che nasce dalla cooperazione e dalla collaborazione di soggetti che mettono a disposizione ognuno le proprie competenze e conoscenze per il bene dell'Italia, non certo per un capriccio personale. Questa disponibilità da parte vostra non l'ho vista ed è giusto che gli italiani fuori da quest'Aula sappiano.
Denuncio l'annoso problema delle sovrintendenze, che ad oggi rappresenta uno dei grandi limiti all'innovazione. Noi siamo per la tutela del territorio, ci tengo a sottolinearlo; ci opponiamo alla speculazione e alla svendita dell'Italia. Tutto ciò è evidente dal lavoro che portiamo avanti ormai da anni nelle nostre proposte, ma ad oggi non è pensabile che il Ministero della Cultura abbia il superpotere di imporsi in modo così dilagante e prepotente.
Non lo dico solamente io, ma riprendo parole di un articolo di una rivista specializzata del settore. Occorre ricordare che, a fronte di tempi autorizzativi previsti di 6 mesi, in Italia ci vogliono almeno 5 anni per un'autorizzazione FER. Se infatti è giusto che tutti si esprimano nelle procedure di autorizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile, non è accettabile che le sovrintendenze diano solo pareri negativi. Su 9 mila megawatt presentati al Ministero dal 2017 nessun progetto ha avuto pareri positivi e spesso senza che vi siano vincoli nelle aree oggetto degli interventi.
Degli articoli 9 e 9- del provvedimento in esame sono state fatte 36 nuove riformulazioni. A parte il riferimento normativo arcaico, risalente al 1968, che definisce le cosiddette zone A su tutti gli immobili ed aree di notevole interesse pubblico, le ville, i giardini, i parchi, che si distinguono per la loro non comune bellezza, i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi appunto i centri e i nuclei storici, la realizzazione dei medesimi interventi è consentita previo rilascio di autorizzazione dell'amministrazione competente.
Fin qui tutto potrebbe andare bene, fermo restando che è da chiarire il metro di giudizio di non comune bellezza. Poi, nell'ultima parte, si cita l'installazione di pannelli - e sottolineo pannelli - integrati nelle coperture non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, eccettuate le coperture in cui i manti siano realizzati in materia della tradizione locale.
Ma, scusate, come è possibile assorbire energia solare per i pannelli se sopra ci volete mettere delle coperture? Ma stiamo scherzando? Noi non vogliamo svendere il Belpaese, vogliamo renderlo un modello da seguire. Le nostre proposte non erano orientate a tappezzare il territorio di impianti FER senza alcun criterio, in maniera folle e indiscriminata, ma dobbiamo capire che la direzione che dobbiamo forzatamente seguire porterà dei cambiamenti a livello paesaggistico, non abbiamo alternative. Questo decreto parla di energia, ma da nessuna parte vengono anche solo menzionati i carburanti. Abbiamo una risoluzione del 2019 già votata da tutti i partiti e la recente mozione di Fratelli d'Italia che vanno in una direzione ben precisa. Bisogna immediatamente abbattere le accise almeno del 40 per cento insieme alla diminuzione dell'IVA, per un periodo di almeno 3 mesi, abbiamo proposto.
Sono felice che il Governo abbia dato il suo consenso, ma continuano a mancare i fatti. Tutto questo va legato a delle misure strutturali, come l'accisa mobile, affinché il caro carburanti determinato da un eccessivo peso fiscale non arrechi ulteriori danni all'economia intera del Paese. Fratelli d'Italia si schiera al fianco di Assoenergia, Assopetroli, Assogasmetano e Federmetano, che pochi giorni fa hanno annunciato uno sciopero; hanno chiesto a questo Governo di agire prontamente con provvedimenti utili a risolvere questa situazione divenuta insostenibile sia per gli operatori del settore sia per gli utenti finali. Da parte nostra continuiamo a denunciare quanto accade in Italia, ma anche all'estero, ove sono in corso pericolosissime speculazioni sul prezzo dei carburanti.
Questa disattenzione è imperdonabile e sta penalizzando gravemente il settore in oggetto, ma anche il relativo indotto.
Ricordo che la sola filiera del metano per autotrazione conta in Italia circa 20 mila addetti, più di 1.500 punti vendita e 1,1 milioni di famiglie a basso-medio reddito, autotrasportatori e aziende di trasporto pubblico locale che hanno scelto il metano per la propria mobilità in virtù della sua economicità e dei suoi vantaggi in termini ecologici. Quanto sinora detto rientra nel concetto di conversione ecologica ed energetica, un processo irreversibile che deve portare l'Italia verso il totale abbandono delle fonti fossili e guidarla concretamente verso la sostenibilità e l'uso di energie da fonti rinnovabili.
In questo provvedimento non vedo affatto la semplificazione e l'agevolazione che ho chiesto anche con emendamenti precisi e per nulla onerosi. Faccio mie le parole del presidente Giorgia Meloni: “Tutto cambia per non cambiare mai”.
Colleghi, vi ricordo che mancano le semplificazioni autorizzative. La burocrazia rappresenta il peggior limite per il raggiungimento degli obiettivi prefissati e imposti anche dalla UE per la decarbonizzazione, oltre alla tanto da noi agognata autarchia energetica. L'iter procedurale attuale, anche nella sua ripartizione e gestione territoriale tra i vari enti locali, rappresenta un serio e concreto ostacolo all'indipendenza nazionale del settore. La mancanza di procedure snelle disincentiva gli investimenti in Italia; eppure, abbiamo tante richieste di connessione a Terna.
Abbiamo il grande dono di vivere in una terra meravigliosa che ha tutte le potenzialità per divenire il volano di questo inevitabile processo di cambiamento e smettere finalmente di essere dipendente dall'estero, soprattutto dai Paesi asiatici. Le attuali evoluzioni geopolitiche legate all'energia dimostrano, ancora una volta e in modo lampante, questo imperdonabile ritardo. Nulla è stato fatto per promuovere l'autoproduzione e l'autoconsumo di energia per famiglie e imprese e per l'efficienza energetica degli edifici, perché il superbonus, per quanto importante, non è sufficiente. Ho chiesto di estendere l'installazione di impianti FER su opifici, pertinenze di opifici, stadi e centri sportivi di vario genere: il nulla!
L'altra grave falla riguarda l'assenza di riferimenti alla filiera industriale nazionale del settore energetico. È imprescindibile il rilancio di politiche industriali e strategiche che possano consentirci di sfruttare il italiano, anche utilizzando le infrastrutture preesistenti, al fine di far sviluppare le nostre imprese, garantendo, al contempo, crescita e sviluppo. Dobbiamo essere gli attori principali di questo grande processo. L'aumento dei costi dell'energia, insieme alla carenza di materie prime e ai problemi legati all'approvvigionamento dei materiali, ha fortemente penalizzato il .
Un'altra proposta di buonsenso era diretta a sostenere le nostre industrie che producono prodotti di pregio e che, con grande coraggio, continuano a investire in quella madrepatria che non li tratta come figli da proteggere. Mi riferisco all'agevolazione per i consumi all'acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza e dotati di etichetta energetica, senza dimenticare l'avvio al riciclo legale degli apparecchi obsoleti. La misura avrebbe assorbito il duplice effetto di contribuire alla ripresa di un settore, purtroppo fin troppo vessato, e fornire un ulteriore strumento volto a ridurre gli effetti del caro energia .
Per quanto attiene al risparmio energetico, bisognerebbe promuovere il risparmio sul riscaldamento negli usi civili, la riduzione di due gradi delle temperature quale misura per fronteggiare una situazione di emergenza che, unita alla riduzione degli sprechi e a soluzioni di , viene quantificata in un potenziale di risparmio del 15 per cento rispetto ai consumi attuali, cioè circa 4 miliardi di metri cubi. In merito a questo, il Governo ha eliminato la proroga dello per i lavoratori fragili dal testo definitivo del DL n. 24 del 2022. È una misura che mette a rischio tantissimi lavoratori. Siamo i primi a volere la fine dello stato di emergenza, ma il virus persiste e la sua circolazione continua. Pertanto i lavoratori - soprattutto quelli fragili - necessitano di iniziative specifiche che li tutelino.
Invece, il Governo continua a dimenticarsi di loro, ignorandone l'esistenza e non tenendo conto delle loro particolari condizioni. Le vostre misure sono senza mezzi termini; passate da un eccesso all'altro, mancando di logica: o sono troppo restrittive o così tanto carenti da mettere a rischio la vita soprattutto di coloro che necessitano di maggiore protezione.
Occorre rendere coercitive nella PA le adesioni alle convenzioni CONSIP (esempio: SIE 4) in maniera tale da centralizzare gli acquisti su vettori energetici - maggiori poteri contrattuali - e informatizzare e monitorare i consumi dell'ICT tramite la gestione delle ESCo.
La sostituzione delle caldaie a gas per pompe di calore, se fatta nel 10 per cento delle abitazioni, permetterebbe un risparmio di circa un miliardo di metri cubi. Quindi, è necessario rivedere il superbonus del 110 per cento, escludendo la possibilità di utilizzare le maxi agevolazioni per nuove caldaie a gas.
Occorre sensibilizzare il risparmio nel settore elettrico con modifiche di comportamenti e sostituzioni di apparecchi elettronici obsoleti magari con incentivi (come quelli, appunto, per le televisioni); qui il potenziale di riduzione dei consumi finali sarebbe del 10 per cento, equivalente a un impatto sui consumi gas di 3 miliardi di metri cubi.
La misura concernente lo sviluppo degli impianti fotovoltaici sugli edifici, innalzando da 2,2 gigawatt a 5 gigawatt il traguardo prefissato, consentirebbe un risparmio annuale di 1,2 miliardi di metri cubi. Poi occorre promuovere le installazioni delle rinnovabili nel settore industriale, che per specificità abbraccia gran parte dei consumi della fascia F1, per complessivi 5 gigawatt, attraverso la rimozione delle barriere autorizzative, politiche e fiscali, quali sconto IMU sui capannoni destinati alla produzione fotovoltaica; in questo caso il risparmio di gas atteso è stimato pari a 1,2 miliardi di metri cubi.
Un settore chiave per la transizione è la riqualificazione energetica. Tale processo deve essere sostenuto anche nel settore residenziale, dove oltre il 50 per cento del patrimonio edilizio italiano necessita di adeguamenti strutturali e al momento è responsabile per il 35 per cento dei consumi energetici finali.
Ulteriore ambito di intervento, inserito peraltro anche nel PNRR, è, infine, l'efficientamento e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio della pubblica amministrazione, per cui appare necessario stimolare l'utilizzo dello strumento del partenariato pubblico-privato in maniera più snella.
È necessario stabilizzare, con un orizzonte temporale pluriennale, il superbonus, garantendo stabilità e sviluppo nel settore edilizio, il limite ISEE per poter usufruire dell'intero superbonus 110 per cento per le abitazioni unifamiliari o apportando un in base al reddito, che dà proporzionalità al credito fiscale; apportare incentivazione nel riuso di materia prima seconda nei materiali acquistati per l'apposizione del cappotto, innescando così una politica industriale interna sul recupero di carta, cartone e plastica (ad esempio, si pensi al PET riciclato per pannelli con poteri di isolanti termici e acustici); apportare ulteriore premialità per l'installazione di sistemi di domotica; garantire accesso alla cessione del credito alle sole aziende in possesso di SOA con almeno quattro anni di bilanci certificati, con DURC regolare e contratti applicati alla categoria.
Bisogna poi parlare dell'importanza delle comunità energetiche civili e di quelle industriali che possono realizzare risparmi di energia primaria davvero significativi. Ricordo che le prime sono state normate recentemente, mentre le secondo andrebbero necessariamente promosse. Si pensi alle potenzialità derivanti dalla cogenerazione che a livello pluriaziendale avrebbero margini di interesse nettamente maggiori. I nuclei industriali, per citarne qualcuno, sono insieme sedi di consumo di energia elettrica e termica, la qual cosa rende la cogenerazione molto significativa, apportando risparmi tra il 30 e il 50 per cento.
Quanto appena detto alleggerirebbe anche il transito di energia elettrica in rete che consentirebbe, a sua volta, alle aziende di risparmiare sui costi di sistema più o meno pari a quelli dell'energia. La comunità energetica è un concetto rivoluzionario in grado di fare la differenza rispetto a una visione singola, rafforzando il concetto stesso dello Stato.
Non da ultimo, mi preme sottolineare l'importanza della creazione di nuove professionalità e mestieri in relazione alla sfida che ci accingiamo a vivere. Si necessita di un nuovo rapporto tra università e aziende finalizzato ad un maggiore servizio delle prime verso le seconde, oltre all'innovazione della formazione a vari livelli a partire dalle scuole primarie sino ad arrivare all'università.
Ebbene, anche stavolta è stata persa una grande e importantissima occasione per dare a questo Paese il lustro che merita. I cambiamenti climatici sono una minaccia tangibile al benessere delle persone e alla salute del nostro pianeta. Ogni ulteriore ritardo nell'azione concertata a livello globale farà perdere quella breve finestra temporale che si sta, nostro malgrado, rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile ma focalizzando l'attenzione sull'Europa e sul Mediterraneo.
Gli scienziati italiani che hanno contribuito al rapporto IPCC evidenziano quattro categorie di rischio: ondate di colore, cali della produzione agricola, siccità, maggiore frequenza e intensità delle inondazioni. Purtroppo, le nostre grandi idee, nate dall'esperienza e dal continuo confronto con cittadini, imprese, , scienziati, docenti universitari e luminari di vario genere, vengono puntualmente distrutte dalle barriere psicologiche di qualcuno.
L'eterogeneità di questo Governo di improvvisati emerge proprio dalle beghe interne che, a loro volta, si riflettono a livello normativo, compromettendo irreversibilmente imprese e famiglie. Il problema è che a farne le spese sono il popolo e le nostre aziende. Questo Governo, cosiddetto dei migliori, continua a dimostrare tutte le sue debolezze di natura normativa e soprattutto politica. Più che un energetico, vi è riuscito solamente uno striminzito politico .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sessa. Ne ha facoltà.
ROSSELLA SESSA(FI). Grazie, Presidente Mandelli. Onorevoli colleghi, il provvedimento in esame reca una serie di misure volte a fronteggiare l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche che ha determinato un aumento dei costi delle bollette elettriche e del gas dal quale, a cascata, si sono generati impatti rilevanti sia sotto il profilo della tensione inflazionistica sia sulle prospettive di crescita economica sia, infine, sulla produzione industriale. Si tratta di misure che si accompagnano a quelle successivamente previste dal decreto-legge n. 21 del 21 marzo 2022, ora all'esame del Senato, adottato con l'aggravarsi degli effetti della crisi ucraina, in attesa di ulteriori misure che saranno introdotte dopo l'approvazione del DEF, nei prossimi giorni.
Al momento, il complesso delle misure adottate, dal luglio dello scorso anno ad oggi, per sostenere gli impatti dei prezzi dell'energia ha avuto un onere di 18 miliardi, ancora insufficiente. Basti pensare che la bolletta energetica delle sole imprese potrebbe arrivare a 100 miliardi di euro. I dati diffusi l'8 aprile dal Centro studi di Confindustria ci mostrano un quadro alquanto preoccupante. A marzo, la produzione industriale è scesa dell'1,5 per cento e il primo trimestre del 2022 si chiude con un calo del 2,9 per cento rispetto al quarto trimestre 2021.
Pesa, in particolare, un rincaro a quattro cifre del gas, del 1.217 per cento rispetto agli stessi mesi del 2021, e a tre cifre del petrolio , del 104 per cento, con 8 imprese su 10 che denunciano difficoltà negli approvvigionamenti e un quarto delle imprese che ha già ridotto stabilmente la produzione. Dalla lettura dei dati Eurostat emerge che l'Italia, nel 2021, ancora non è tornata ai livelli del PIL del 2019 anche se si è assai avvicinata: 1.775 miliardi di euro nel 2021 rispetto ai 1.796 miliardi del 2019.
L'Istat ha comunicato che, nel mese di marzo 2022, l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dell'1,2 per cento su base mensile e una crescita del 6,7 per cento su base annua. Il Documento di economia e finanza, presentato il 6 aprile, dà conto di questa situazione. La previsione tendenziale di crescita del prodotto interno lordo per il 2022 scende dal 4 per cento al 3,1 per cento; quella per il 2023 dal 2,8 per cento al 2,4 per cento. Il debito pubblico, salito fino al 155,3 per cento nel 2020, rallenta la sua discesa, per fermarsi a una previsione del 146,8 per cento. A solo titolo di raffronto, ricordiamo che nel 2019 il rapporto debito/PIL era del 134,3 per cento.
Il primo principale appunto che si può rivolgere al decreto-legge n. 17 in esame è che non ha impegnato nuove risorse. L'articolo 42 del testo riporta una copertura per 7.769 milioni di euro per l'anno 2022, 2.240 milioni di euro per il 2023 e 2038 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026. Tali coperture sono essenzialmente ottenute con tagli delle dotazioni di bilancio del Ministero dell'Economia per 4,5 miliardi di euro nel solo 2022, con la proroga della facoltà di rideterminare i valori delle partecipazioni in società non quotate e dei terreni, sulla base di un'aliquota sostitutiva aumentata dall'11 al 14 per cento, e con il differimento della deduzione della quota del 12 per cento dell'ammontare dei componenti negativi previsti ai fini dell'IRES e dell'IRAP per gli enti creditizi e finanziari e per le imprese di assicurazione.
Tuttavia il lavoro delle Commissioni è stato egualmente proficuo. In particolare, grazie alla proposta di Forza Italia sono state introdotte misure per accrescere, sino al raddoppio, la produzione nazionale di gas tramite ampliamento delle aree di ricerca e coltivazione (articolo 16), per il rilascio di importanti quote di energia elettrica a prezzo calmierato alle imprese energivore (articolo 16-), per la metanizzazione del Mezzogiorno, per implementare la produzione di biogas, per il settore aerospaziale, per sostenere i cementifici, per incrementare la produzione da fonte rinnovabile senza occupazione ulteriore di suolo, edifici, agro-fotovoltaico, impianti serricoli, aree dismesse, per favorire gli accumuli idroelettrici e il settore geotermico. Tra gli emendamenti approvati si segnalano altresì l'adozione di una strategia nazionale contro la povertà energetica, la sospensione di contributi da parte delle società sportive, la semplificazione dell'installazione di impianti fotovoltaici flottanti, la semplificazione dell'installazione di infrastrutture elettriche, l'incremento dell'efficienza energetica degli impianti di illuminazione pubblica, la riduzione dei consumi termici degli edifici pubblici, l'assegnazione di risorse all'emittenza locale, l'incremento del numero delle cessioni dei crediti relativi ai edilizi, la proroga del termine di comunicazione dell'opzione di cessione del credito o sconto in fattura relativa ai edilizi per i soggetti IRES e partite Iva, che viene spostata dal 15 ottobre 2022, dando così più tempo alle imprese di gestire gli sconti in fattura. Sono rimaste invece inevase alcune importanti proposte di Forza Italia in materia di concessioni idroelettriche, di sviluppo delle biomasse, di chiusura dell'economia circolare tramite la realizzazione dei termovalorizzatori nonché in materia di proroga del edilizio 110 per cento in relazione al quale, tuttavia, il Governo ha preso l'impegno di procedere non appena individuate le risorse necessarie, quantomeno spostando a settembre il termine del completamento del 30 per cento dei lavori.
Mi concentrerò ora su alcuni argomenti che Forza Italia ha ritenuto centrali nel corso dell'esame che solo in parte sono stati recepiti. Il primo è relativo all'incremento della produzione nazionale di gas. Nel suo bollettino, pubblicato l'8 aprile, Bankitalia esamina le possibili conseguenze macroeconomiche della guerra in Ucraina, con uno scenario d'interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da diverse fonti. L'ipotesi prudenziale prospetta un calo del prodotto interno lordo dello 0,5 per cento per il 2022 e il 2023, un'inflazione all'8 per cento nel 2022 e al 2,3 per cento nell'anno successivo. Tuttavia, nell'attuale contesto di fortissima incertezza - afferma Bankitalia - non si possono escludere scenari ancora più sfavorevoli. A fronte di questo, l'articolo 16 del provvedimento introduce misure per incrementare la produzione nazionale di gas da cedere a prezzi ragionevoli ai clienti finali. Su questo tema Forza Italia aveva presentato una proposta in cui si prevedeva che il Ministero per la Transizione ecologica rivedesse il PiTESAI, approvato il 28 dicembre scorso, tenendo conto delle necessità di sicurezza e stabilità dell'approvvigionamento energetico nazionale nonché delle nuove tecnologie che consentono una coltivazione maggiormente produttiva dei giacimenti a minor impatto ambientale. Si trattava quindi di un emendamento aperto che demandava al Ministero la possibilità di ampliare le aree di estrazione, anche in considerazione del fatto che l'emergenza in corso ci ha costretto a riaprire inquinantissime centrali a carbone, mentre gli indirizzi dell'Unione europea ci consentono di considerare il gas tra le fonti energetiche che fanno parte della tassonomia della transizione energetica. Proprio per questo, nella nostra proposta si prevedeva che le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi gassosi fossero considerati di pubblica utilità. La pubblica utilità delle attività di ricerca era stata soppressa dalla norma che aveva introdotto il PiTESAI.
La pubblica utilità delle attività di ricerca era stata soppressa dalla norma che aveva introdotto il PiTESAI. Va precisato che l'attuale PiTESAI comprende il 42,5 per cento del territorio nazionale in terraferma e il 5 per cento della superficie marina, con una diminuzione teorica rispetto al periodo precedente, del 2019, del 50 per cento a terra e dell'89 per cento a mare. Secondo l'associazione degli operatori del settore, Assorisorse, con riferimento alle 123 concessioni minerarie, di cui 108 relative al gas, oltre il 70 per cento ricade in aree definite come non idonee, limitando fortemente le prospettive di produzione per effetto delle incertezze sulla possibilità di effettuare nuovi investimenti. Di queste concessioni, 20 saranno revocate e 45 saranno soggette a verifica, per stabilire il prosieguo o meno dell'attività.
La versione che si è riusciti ad approvare, di estendere le attività di estrazione alle aree compatibili fa capo alla decisione di non toccare il Piano appena approvato, per quanto approvato prima dell'emergenza gas. Per aree compatibili si intendono quelle aree che, in quanto già investite da attività di ricerca e produzione degli idrocarburi, possono continuare ad ospitare dette attività, sulla base di valutazioni che complessivamente riguardano la sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica delle stesse.
Forza Italia avrebbe voluto riaprire la ricerca e l'estrazione in aree oggi precluse, in virtù delle nuove tecniche di estrazione; mi riferisco, in particolare a quanto accade di fronte alle coste del Veneto, dove l'estrazione è vietata, ma la Croazia ha raddoppiato la produzione, attingendo dallo stesso giacimento che oggi a noi è precluso. Abbiamo rinunciato a tale ipotesi, in considerazione delle perplessità sollevate all'interno della maggioranza, però non possiamo non osservare che, mentre si riaprono le centrali a carbone, si ostacola la produzione nazionale di gas, che è scesa dai quasi 20 miliardi di metri cubi del 2000 ai meno di 4 del 2021.
Altro punto delicato ha riguardato le concessioni idroelettriche, rispetto alle quali avevamo presentato un emendamento che non incideva sui contenuti in materia di revisione del sistema idroelettrico, di cui all'articolo 5 del disegno di legge sulla concorrenza all'esame del Senato, limitandosi a prevedere una rideterminazione della durata delle grandi concessioni idroelettriche a fronte di precise condizioni, strettamente connesse all'eccezionalità della situazione energetica attuale, consistenti in investimenti tali da garantire un incremento della generazione elettrica potenziale pari ad almeno il 30 per cento. La Francia ha prolungato le proprie concessioni idroelettriche fino al 2041. Avevamo ritenuto opportuno sospendere bandi che diverse regioni si accingono ad avviare, a fronte dell'allarme, lanciato dal Copasir, sui rischi di ingresso di soggetti indesiderati nelle gare internazionali previste per le concessioni in scadenza, peraltro organizzate con criteri diversi da ciascuna regione interessata, tutto questo in attesa dell'individuazione, da parte del MiTE, di criteri equi, trasparenti e, soprattutto, omogenei per la messa a gara. Altre disposizioni della proposta prevedevano la cessione a clienti finali ad alta intensità energetica, a prezzo concordato, con priorità per quelli della stessa regione e la tutela della base occupazionale. In Italia ci sono 306 grandi dighe che afferiscono a concessioni per la produzione di energia idroelettrica; secondo alcuni studi, con interventi sulle turbine e sugli invasi, potremmo aumentare fino a 25 terawatt la produzione di energia elettrica da fonte idro, oltre ad accrescere fino al 40 per cento le capacità di invaso, che oggi arrivano a contenere solo l'11 per cento dei circa 300 miliardi di metri cubi di precipitazioni meteoriche; non è stato possibile procedere in questo senso e, presumibilmente, gli attuali concessionari ricorreranno contro le gare regionali, non essendo loro riconosciuti, nel testo all'esame del Senato, gli investimenti effettuati. Nell'incertezza, non si faranno nuovi investimenti e, di conseguenza, non crescerà la produzione idroelettrica.
Un terzo emendamento che Forza Italia aveva proposto faceva riferimento alla necessità di accrescere l'apporto del settore termico al conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione; le biomasse fanno pienamente parte delle fonti rinnovabili e sono una sorgente energetica sottoutilizzata che, invece, offre grandi possibilità.
L'Italia dipende per oltre il 42 per cento dal gas, contro la media europea del 21 per cento e, pur riconoscendo la sua attuale importanza nel processo di transizione energetica, abbiamo la necessità strategica di ridurre la nostra dipendenza dal gas a velocità doppia rispetto agli altri Paesi europei; Germania Francia e Spagna prevedono, al 2030, di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa e la Commissione europea ha chiesto all'Italia una maggiore ambizione nella termica rinnovabile; se ci adeguassimo alla media europea sull'utilizzo di questa forte, con copriremmo il 70 per cento dei nostri consumi termici, invece che meno del 20 per cento; eppure, la nostra transizione energetica è essenzialmente concentrata sulla produzione elettrica.
Concludo con alcune osservazioni sull'articolo 16-, sull', che Forza Italia ha fortemente voluto e che riguarda la cessione di importanti quantità di energia elettrica detenuta dal gestore del sistema elettrico a prezzo calmierato alle imprese energivore; si tratta di un meccanismo simile a quello che ha adottato la Francia, per cui si è stabilito di cedere agli energivori una quota importante dell'energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari ad un prezzo calmierato di 41 euro a megawattora; attualmente, in Italia il prezzo all'ingrosso del megawattora si aggira intorno ai 280 euro.
Si continua a parlare di povertà energetica riferita alle famiglie, che non sono in grado di sostenere i costi dei consumi di luce e gas, ma tra poco dovremo estendere tale concetto anche alle nostre imprese. Il testo approvato permette al GSE di cedere energia elettrica a prezzi calmierati al nostro sistema produttivo, sia quella immediatamente in disponibilità che quella derivante dall'acquisto, con contratti triennali, esclusivamente da fonti rinnovabili, favorendo così anche lo sviluppo della . Nel testo si dà priorità alle attività energivore, con particolare attenzione a Sicilia e Sardegna, regioni che già storicamente soffrono di un deficit energetico e, quindi, scontano prezzi più alti, tuttavia nella proposta originaria che era stata condivisa da più forze di maggioranza ed era stata richiesta dalla Conferenza Stato-regioni erano fissati un prezzo, una quantità e un obbligo in capo al GSE. Il testo approvato perde alcune di queste caratteristiche e presenta alcune criticità, che confidiamo vengano superate in sede di applicazione. Il GSE è messo nelle condizioni di distribuire energia a prezzi predefiniti alle imprese italiane, rispondendo in maniera ragionevole ad alcuni eccessi speculativi sui prezzi giornalieri; si tratta di una previsione importante, eppure ci sono ben pochi articoli di stampa su questa questione. Questa misura, assieme all'ampliamento della produzione nazionale di gas, alla semplificazione dell'installazione delle rinnovabili sugli edifici e sulle aree industriali e alle norme sul biogas, rappresenta il principale contributo che Forza Italia ha dato a questo provvedimento.
Alcune preoccupazioni vanno sollevate riguardo all'eccessiva pressione che lo sviluppo delle rinnovabili sta generando sui terreni agricoli, con il problema di come indirizzare questa pressione verso i terreni incolti e marginali piuttosto che verso i terreni migliori, come accade ora; in attesa che le regioni individuino le aree idonee, se ne dovrà presto parlare. Cogliamo, in questo senso, le preoccupazioni delle associazioni agricole, che osservano come questo obiettivo sia confliggente con l'autorizzazione, dell'Unione europea, di mettere a coltura 200 mila ettari in Italia per sopperire alle carenze di , soprattutto di cereali, derivanti dal conflitto ucraino. Agricoltura e rinnovabili richiedono gli stessi spazi; è opportuno che le rinnovabili si si accomodino dove l'agricoltura è meno produttiva, e non, come accade, dove è maggiormente conveniente agli industriali delle rinnovabili; non è possibile che 70 chilometri quadrati della provincia di Viterbo e 166 chilometri quadrati in Puglia, due aree notoriamente ubertose, siano destinati al fotovoltaico a terra, eppure queste sono le richieste di autorizzazione presentate ai rispettivi uffici regionali; in questo senso, però, vanno apprezzate le disposizioni che abbiamo introdotto, nelle quali si consente agli stessi agricoltori di diventare produttori di energia, come le norme sul 10 per cento dei terreni aziendali, quelli sul fotovoltaico sulle terre o quelle del digestato utilizzabile per produrre biogas. Anche su questo tema Forza Italia aveva avanzato proposte per rafforzare la produzione di biogas, che non si è riusciti ad approvare.
Certo, si poteva fare di più e di meglio ma se si considera che i deputati hanno dovuto lavorare a costo zero e con una maggioranza nella quale sussistono intendimenti a volte totalmente contrapposti, si tratta di un buon risultato.
Ringrazio i relatori per il loro equilibrio e la loro pazienza; ringrazio i funzionari e il personale delle Commissioni che hanno saputo rispondere con grande professionalità a settimane di lavoro intensissimo; ringrazio, infine, i colleghi delle due Commissioni, che sono riusciti a trovare un punto di equilibrio su molte questioni per le quali le posizioni di partenza erano assolutamente difformi .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.
SILVIA FREGOLENT(IV). Grazie, signor Presidente. Ringrazio i rappresentanti del Governo - la sottosegretaria Gava è stata sempre presente in Commissione, tutte le sere e, quindi, ha visto i lavori in aula - e ringrazio anche i colleghi qui presenti che con me hanno condiviso intere nottate.
Questo decreto nasce dall'emergenza gas post-pandemia, cioè la ripresa economica e il rincaro del gas avvenuto nel post-pandemia, ma è risultato subito superato, ahimè, dalla guerra. Ciò è la dimostrazione di quello che diceva prima il collega Fraccaro, mi richiamo a lui, non si può immaginare che cosa accadrà nel futuro e, quindi, spesso le deliberazioni fatte in quest'Aula sono limitate. Sommessamente - poi finisco con il reparto nostalgia di quei mille giorni del Governo Renzi, lo giuro –, mi permetto di dire che non è così: nel 2016 fu fatto un decreto, lo “Sblocca Italia”, che prevedeva nuovi giacimenti di gas - lo dico anche alla collega di Forza Italia che ha parlato prima -, prevedeva la soluzione di alcuni problemi legati ai rifiuti con termovalorizzatori, prevedeva una serie di cose.
Di fronte allo “Sblocca Italia”, ci fu un referendum, oltre a un voto in Aula; nel voto in Aula, non soltanto i 5 Stelle votarono contro, ma anche Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, e al referendum del 2016 ci furono , come Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Luca Zaia, per citare alcuni del centrodestra, oltre, ovviamente, ai 5 Stelle, Di Maio, Di Battista, Fico, che dissero di votare “sì” a quel referendum. Lo dico perché, poi, quando arrivano eventi come questi, la storia dà torto o dà ragione e noi avevamo ragione. Se all'epoca avessimo fatto nuove perforazioni, oggi avremmo una situazione di maggiore tranquillità. Ciò che è evidente con questa guerra è l'insufficienza del energetico di questo Paese e rincorrerlo oggi vuol dire, appunto, rincorrerlo e non essere stati pronti, con misure idonee, quando avevamo tutto il tempo, quando c'erano situazioni di pace che davano maggiore disponibilità anche di materie prime. Non averlo fatto allora, determina oggi un forte handicap per il nostro Paese. Oggi, possiamo andare in Algeria, come ha fatto il Premier Draghi insieme ai Ministri Cingolani e Di Maio, a fare un nuovo accordo con quel Paese; andiamo in Arabia Saudita e facciamo nuovi accordi, ma sono Paesi la cui geopolitica potrebbe cambiare da un momento all'altro e che non danno garanzia e sicurezza come il nostro gas, il gas italiano.
Oggi, mi auguro che quei “no” detti in quest'Aula, solo perché a proporre quella misura erano un Premier e un partito non afferenti ad altri, siano superati e si capisca la necessità che, quando nel 2019 si è adottato un PiTESAI insufficiente da questo punto di vista, questo venga superato. Questo decreto ha provveduto a fare semplificazioni da un punto di vista autorizzativo sulle rinnovabili, ma lo dico anche qui, chiaramente: non si può dire “sì” alle rinnovabili e “sì” alla tutela del paesaggio, una delle due deve essere sacrificata, perché, se diciamo “sì” a tutte e due, prendiamo in giro la collettività.
Allora, avremo sempre una sovraintendenza, sotto la lente di ingrandimento dei cattivi, o avremo una regione che dirà “no”: di 47 richieste sul solare presentate in Italia in questo momento, 43 hanno avuto un “no” grazie alle sovrintendenze regionali e 41 un “no” grazie alle regioni, perché ci sarà sempre un comitato che non vuole il solare sulle proprie colline, un eolico sui propri prati o un geotermico, perché - oddio - il geotermico… e la politica deve sapere che, se dice “sì” alle rinnovabili, deve dire “no” a quei comitati, perché altrimenti è troppo semplice venire qui e dire che ben altra è la soluzione che non il gas nostro, che non il nucleare, che non quello e che non l'altro e che sono le rinnovabili il futuro e, poi, nei territori, cavalcare le proteste dei cittadini, perché così è molto più semplice ricevere i voti.
Chiudo, perché, poi, farò anche la dichiarazione di voto finale e perché, sicuramente, ci sarà il mio collega Mattia Mor che, nelle dichiarazioni che seguiranno, sarà capace di dire quali siano stati gli elementi che hanno portato a migliorare questo provvedimento, anche grazie al contributo di Italia Viva. Mi premeva solamente sottolineare queste due cose, dopo aver sentito gli interventi dei colleghi. Infatti, mi sembrava che vi fosse una sorta di: tutti nella vita hanno fatto la stessa cosa e tutti hanno compiuto le stesse scelte. Invece, magari, andando a casa, qualcuno ha fatto, nella storia, alcune scelte e altri no ed era giusto dare atto a quelle persone, che hanno compiuto determinate scelte coraggiose, che avevano ragione, in un periodo che sembra lontano - sono passati sei anni -, ma che, invece, è molto vicino. Infatti, oggi non aver compiuto fino in fondo quelle scelte, tra cui anche la soppressione del Titolo V, così come lo vediamo oggi, determina per il nostro Paese un molto più grande rispetto a quello di altre Nazioni.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Valbusa. Ne ha facoltà.
VANIA VALBUSA(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi e onorevole sottosegretario, il decreto-legge in esame reca una serie di misure voltea a fronteggiare l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche che ha determinato un aumento dei costi delle bollette elettriche e del gas e si divide in due capi; il primo, è dedicato alle misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale e, il secondo, ad alcune misure strutturali in materia energetica che rispondono a una logica più di medio e lungo periodo, volta a prevenire altre crisi simili all'attuale. In particolare, con questo decreto, miriamo ad incrementare la produzione nazionale di energia.
I titoli a seguire dispongono misure correlate alla materia energetica, disciplinando lo sviluppo tecnologico e l'innovazione digitale, prevedendo incentivi e contributi per spese sanitarie e per gli enti locali, nonché inserendo misure urgenti in capi deputati alla crescita e allo sviluppo produttivo del Paese.
L'articolo 1 rinnova, per il secondo trimestre 2022, l'azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, per altri usi, con potenza disponibile fino a 16,5 kW, nonché alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.
L'articolo 2 riduce al 5 per cento l'aliquota IVA applicabile alle somministrazioni di gas metano per usi civili e industriali nei mesi di aprile, maggio e giugno 2022. Si rinnova, inoltre, il compito conferito ad ARERA di ridurre le aliquote relative agli oneri generali di sistema per il settore del gas fino a concorrenza dell'importo di 250 milioni di euro.
L'articolo 3 prevede un rafforzamento dei sociali per l'energia elettrica e il gas e del per disagio fisico per l'energia elettrica, al fine di contemperare l'aumento dei prezzi energetici, disponendo che le agevolazioni relative alle tariffe per la fornitura di energia elettrica, riconosciute ai clienti domestici economicamente svantaggiati e ai clienti in gravi condizioni di salute, e la compensazione per la fornitura di gas naturale, siano rideterminate dall'ARERA in modo da minimizzare gli incrementi della spesa per la fornitura.
L'articolo 4 riconosce alle imprese a forte consumo di energia elettrica che hanno subito un significativo incremento del relativo costo, un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel secondo trimestre 2022. Il credito d'imposta è riconosciuto anche in relazione alla spesa per l'energia elettrica prodotta e autoconsumata dalle imprese energivore nel secondo trimestre 2022.
L'articolo 5 riconosce alle imprese a forte consumo di gas naturale che hanno subito un significativo incremento del relativo costo, un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, pari al 15 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del medesimo gas consumato nel primo trimestre solare dell'anno 2022 per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici. L'articolo 6 incrementa di 25 milioni di euro complessivi, per l'anno 2022, il sostegno finanziario per l'autotrasporto, sia per compensare gli effetti dell'incremento dei prezzi dei prodotti energetici, sia per la deduzione forfettaria di spese non documentate. Concede, inoltre, alle imprese italiane di logistica e di trasporto delle merci in conto terzi, un credito di imposta per l'acquisto del componente AdBlue per la trazione dei mezzi di ultima generazione Euro 6D e per l'acquisto di metano utilizzato per l'autotrazione dei mezzi.
L'articolo 7 destina contributi a fondo perduto, pari a 40 milioni di euro per l'anno 2022, in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche maggiormente colpite dagli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, con specifico riferimento a quelle che gestiscono impianti sportivi e piscine, e proroga fino al 31 luglio 2022 i termini dei versamenti tributari e contributivi dovuti dalle federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva e le associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche.
L'articolo 9, nell'ambito delle finalità generali di progressiva riduzione del costo delle bollette dell'energia elettrica e del gas, e in particolare nell'ambito della strategia tesa ad accelerare il tasso di installazione delle fonti rinnovabili, prevede la semplificazione a livello degli interventi di semplice manutenzione ordinaria dei procedimenti autorizzativi per l'installazione, con qualunque modalità, di impianti solari, fotovoltaici e termici, sugli edifici o su strutture e manufatti fuori terra diversi dagli edifici, nonché per la realizzazione delle opere funzionali alla connessione alla rete elettrica.
Sono state introdotte sostanziali modifiche al testo delle Commissioni riunite, apportando ulteriori semplificazioni anche per l'installazione di pannelli nei borghi e centri storici, e su strutture, manufatti ed edifici già esistenti all'interno dei comprensori sciistici. In particolare, richiedono un'apposita autorizzazione da parte della soprintendenza solo gli edifici vincolati mediante apposito provvedimento amministrativo, ossia circa 1.100 edifici in tutta Italia, mentre nei borghi e centri storici l'installazione dei pannelli fotovoltaici e termici avviene sempre come manutenzione ordinaria, qualora si tratti di pannelli integrati nelle coperture non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, eccetto le coperture i cui manti siano realizzati in materiali della tradizione locale.
Costituisce un'importante novità la previsione dell'applicazione della procedura abilitativa semplificata per l'attività di realizzazione e di esercizio di impianti solari fotovoltaici di potenza fino a 10 megawatt, comprese le opere funzionali alla connessione alla rete elettrica, collocati in modalità flottante sullo specchio d'acqua di invasi e di bacini elettrici, compresi gli invasi idrici nelle cave dismesse o installati a copertura dei canali di irrigazione.
È stato approvato un importante emendamento della Lega che troviamo all'articolo 9-, che prevede la proroga delle concessioni, ancorché scadute, per grandi derivazioni a scopo idroelettrico delle province autonome di Trento e di Bolzano, stabilendo un termine di scadenza a data successiva, individuata dallo Stato per analoghe concessioni di grandi derivazioni idroelettriche situate nel territorio nazionale.
Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, con decreto del Ministero della Transizione ecologica, sono individuate le condizioni e le modalità per l'estensione del modello unico semplificato per la comunicazione dell'installazione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici agli impianti di potenza superiore a 50 kw e fino a 200, realizzati come interventi di manutenzione ordinaria.
Alcuni emendamenti presentati anche dal nostro gruppo, riformulati poi dal Governo e approvati in Commissione, hanno semplificato il regime di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici di nuova costruzione e delle opere connesse per il potenziamento e rifacimento dell'integrale ricostruzione degli impianti fotovoltaici esistenti e delle opere connesse, precisando la procedura richiesta sulla base della potenza degli impianti.
L'articolo 10- nasce grazie ad un emendamento della Lega per cui, in deroga agli strumenti urbanistici comunali, oltre agli indici di copertura già esistenti, è possibile installare impianti solari, fotovoltaici e termici, coprendo fino al 60 per cento dell'area industriale di pertinenza, installandoli eventualmente anche su strutture di sostegno appositamente realizzate.
All'articolo 12 si interviene sulla norma che prevede il parere obbligatorio e non vincolante dell'Autorità competente in materia paesaggistica nei procedimenti di autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati a fonti rinnovabili in aree idonee, precisando che, non solo nell'ambito dell'autorizzazione finale, ma anche nell'ambito del provvedimento di valutazione di impatto ambientale, il parere del Ministero della Cultura o delle sovrintendenze è obbligatorio, ma non vincolante. Le esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio sarebbero, comunque, tenute in considerazione nella fase di definizione dei princìpi e criteri per l'individuazione delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili.
Le Commissioni hanno inserito, tra le aree idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili il cui utilizzo debba essere privilegiato, le aree a destinazione industriale e artigianale per servizi e logistica, che si aggiungono alle superfici di capannoni industriali, parcheggi e aree non utilizzabili per altri scopi. Inoltre, con riguardo ai soli impianti fotovoltaici, anche con moduli a terra, tra le aree considerate comunque idonee si aggiungono i siti in cui sono già presenti impianti fotovoltaici e inoltre, in assenza di vincoli paesaggistici, anche: le aree agricole a 300 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, nonché cave e miniere; le aree interne agli impianti industriali e le aree agricole a 300 metri; le aree adiacenti alle reti autostradali, entro una distanza di 150 metri.
L'articolo 12-, introdotto con un emendamento della Lega, prevede l'ammissione, negli impianti di produzione di biogas e di biometano, non solo dei sottoprodotti provenienti da attività agricola e di allevamento, dalla gestione del verde e da attività forestale, ma anche dei sottoprodotti provenienti da attività alimentari ed agroindustriali. Inoltre, tali sottoprodotti si definiscono come residui dell'attività agroalimentare, purché siano rispettate le condizioni relative alla distinzione tra sottoprodotto e rifiuto, e purché siano rispettate le disposizioni sull'utilizzazione agronomica del digestato.
All'articolo 15 prende il via libera la posa in opera degli impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, ossia sonde geotermiche destinate al riscaldamento e alla climatizzazione di edifici e alla produzione di energia elettrica.
L'articolo 16 disciplina l'avvio e lo svolgimento, da parte del GSE o delle società del gruppo GSE, di procedere per l'approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale dai titolari di concessioni di coltivazione di gas. La finalità è quella di contribuire al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale a prezzi ragionevoli per i clienti finali e, contestualmente, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
Il comma 1 prevede l'avvio da parte di GSE o delle società del gruppo GSE di procedure per l'approvvigionamento di lungo termine di gas naturale di produzione nazionale dai titolari di concessioni di coltivazione di gas.
Il comma 2 prevede, da parte del gruppo GSE, l'invito a manifestare interesse ad aderire alle procedure prima richiamate nei confronti dei titolari di concessioni di coltivazione di gas naturale ricadenti nella terraferma, nel mare territoriale o nella piattaforma continentale.
Il comma 3 stabilisce la conclusione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione delle opere necessarie alla realizzazione dei piani di interventi di cui al comma 2 entro il termine di sei mesi dalla data di avvio degli stessi.
L'articolo 16-, introdotto dalle Commissioni, disciplina l'offerta da parte del GSE di un servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica da fonti rinnovabili prodotta da impianti stabiliti nel territorio nazionale, mediante la stipulazione di contratti di lungo termine di durata pari ad almeno tre anni.
L'articolo 17 introduce un nuovo parametro per il calcolo della quota - almeno pari al 16 per cento - di fonti rinnovabili sul totale di carburanti immessi in consumo nell'anno di riferimento, che i singoli fornitori di benzina, diesel e metano sono obbligati a conseguire entro il 2030. Il nuovo vincolo si sostanzia nella previsione che, a partire dal 2023, la quota di biocarburanti sostenibili utilizzati in purezza deve essere pari ad almeno 200 mila tonnellate, che si incrementa di 50 mila tonnellate all'anno nel successivo triennio.
L'articolo 18 contiene alcune disposizioni volte a considerare i siti e gli impianti di proprietà di società del gruppo FS, ma anche dei gestori di infrastrutture ferroviarie, nonché delle società concessionarie autostradali, come potenziali aree idonee per l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
L'articolo 19 apporta modifiche alla disciplina del programma di interventi per il miglioramento della prestazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione centrale, prevedendo tra i soggetti cui le pubbliche amministrazioni centrali possono rivolgersi per elaborare i progetti, in alternativa ai provveditorati interregionali opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, anche l'Agenzia del demanio. Inoltre, attribuisce anche all'Agenzia del demanio il ruolo di soggetto facilitatore nella fase di predisposizione delle proposte progettuali del programma per il miglioramento della prestazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione centrale.
L'articolo 19- istituisce la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili. Si prevede, quindi, che le istituzioni pubbliche, negli edifici e negli spazi aperti di loro competenza, adottino iniziative di risparmio energetico e azioni di risparmio nell'uso delle risorse.
L'articolo 20 riguarda l'installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili sui beni del demanio militare o comunque in uso al Ministero della Difesa, per contribuire alla crescita sostenibile del Paese, alla decarbonizzazione del sistema energetico e al perseguimento della resilienza energetica nazionale.
L'articolo 22 istituisce, nello stato di previsione del Ministero dello Sviluppo economico, un fondo con una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e un miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, volto a favorire la ricerca, gli investimenti nella filiera del settore finalizzati all'insediamento, alla riconversione e riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale, nonché per il riconoscimento di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti e per favorire il recupero e il riciclaggio dei materiali.
L'articolo 23 istituisce un fondo nello stato di previsione del MiSE, con una dotazione di 150 milioni di euro per il 2022 e 500 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, al fine di promuovere la ricerca, lo sviluppo della tecnologia dei microprocessori e l'investimento in nuove applicazioni industriali di tecnologie innovative, anche tramite la riconversione di siti industriali esistenti e l'insediamento di nuovi stabilimenti nel territorio nazionale.
All'articolo 25, in relazione ai contratti pubblici in corso di esecuzione, si prevede l'incremento di 150 milioni di euro per il 2022 della dotazione del Fondo per l'adeguamento dei prezzi, l'applicazione della compensazione delle variazioni superiori all'8 per cento dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi, le modalità per l'effettuazione delle compensazioni medesime. Ricordo che la Lega è stata il gruppo che per primo ha presentato questo emendamento per l'anno 2021.
All'articolo 28 si prevede lo scorrimento della graduatoria prevista nel decreto del 30 dicembre 2021 del Ministero dell'Interno e il finanziamento delle opere degli enti locali per la rigenerazione urbana, ammissibili e non finanziate per carenza di risorse. Si ricorda che la prima ripartizione delle risorse ha adottato un criterio suppletivo, previsto per il caso di insufficienza di risorse, che ha privilegiato i territori che possiedono i più bassi livelli degli indicatori di riferimento e, in particolare, un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale. Con un successivo decreto ministeriale, si assegnano le risorse agli enti locali per complessivi 905 milioni per il periodo 2022-2026, con obbligo a carico degli enti locali beneficiari di rispettare determinati criteri. È previsto, inoltre, il vincolo del 40 per cento delle risorse assegnate a favore degli enti locali del Mezzogiorno.
Concludo, Presidente. Il “decreto Energia” è un primo segno tangibile di aiuto alle famiglie e alle imprese per fronteggiare l'aumento delle bollette e mira ad incrementare la produzione nazionale di gas; semplifica la crescita di energia rinnovabile e interviene fiscalmente sugli enormi guadagni di poche, grandi aziende da distribuire a migliaia di piccole imprese.
Già nel nostro programma elettorale per le elezioni politiche del 2018 parlavamo di energia che muove il mondo moderno: è nostro compito far sì che sia più pulita ed efficiente possibile.
Ebbene, Presidente, in un Paese come l'Italia, che ha la più alta esposizione solare d'Europa, abbiamo bisogno di più coraggio: agevoliamo l'iniziativa dei piccoli produttori e costituiamo una filiera interamente di costruttori di componenti; sosteniamo chi lavora per portare valore aggiunto al Paese, non chi sfrutta posizioni di monopolio per raggiungere esclusivamente profitti di mercato (pensiamo che, negli ultimi 10 anni, quasi 170 miliardi di incentivi per il mercato delle rinnovabili è finito nelle tasche di aziende cinesi). Abbiamo bisogno di una rivoluzione del buonsenso, al fine di raggiungere il prima possibile una sovranità energetica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pellicani. Ne ha facoltà.
NICOLA PELLICANI(PD). Grazie, Presidente. Proprio quando si iniziava a vedere la luce in fondo al tunnel e i dati epidemiologici cominciavano ad essere più rassicuranti, proprio quando l'economia stava riprendendo a marciare, siamo stati costretti a rivedere i progetti per il futuro; un futuro che, grazie ad un ritrovato sentimento europeista, ci pareva essere più verde, più inclusivo e più uguale. Oggi sappiamo che per realizzare questa prospettiva, per fare dell'Italia e dell'Europa ciò che avevamo immaginato negli ultimi due anni, è necessario superare altri ostacoli, nuove difficoltà.
La tremenda aggressione russa sul territorio ucraino ha lasciato tutti sgomenti, non solo perché dopo più di 70 anni di pace abbiamo rivisto avvicinarsi lo spettro della guerra nel continente europeo, ma anche perché ad essere attaccata non è solo una nazione indipendente, ma sono i nostri valori, la libertà e la democrazia. Quegli stessi valori che il popolo ucraino ha deciso di abbracciare da tempo e che adesso sta difendendo allo stremo, con tutto il nostro sostegno.
Il decreto oggi al nostro esame è il primo che affronta le ripercussioni economiche e sociali del conflitto in Ucraina; conseguenze serie, che hanno colpito indiscriminatamente imprese e cittadini, e si aggiungono agli strascichi della pandemia, minacciando la ripresa economica che il Paese aveva imboccato.
Bisogna difendere la crescita e guardare al futuro, Presidente, tutelare i cittadini e ribadire che indipendenza energetica e transizione ecologica non rappresentano sentieri alternativi, ma i binari paralleli su cui d'ora in poi deve correre il Paese. Ed è appunto a queste due priorità che guarda questo provvedimento: da un lato, attenuare gli effetti avversi di una guerra ingiusta, dall'altro, riprendendo lo spirito lungimirante del , offrire una prospettiva di lungo periodo per risolvere i problemi di oggi ed evitare nel futuro nuove crisi come quella in corso. Affrontare innanzitutto l'urgenza, allora, per dare una boccata di ossigeno alle famiglie e tendere una mano al sistema economico, giustamente scoraggiato dal susseguirsi di avvenimenti tanto inaspettati quanto dannosi.
Questo decreto stanzia risorse consistenti per combattere il caro prezzi, prevedendo aiuti per oltre 5 miliardi e mezzo di euro sugli 8 della sua dotazione complessiva; risorse che, se sommate ai 5 miliardi messi in campo nel 2021 e ad altre stanziate per il primo trimestre dell'anno in corso, raggiungono un ammontare totale che supera i 20 miliardi per abbassare le bollette di famiglie e imprese in ogni dimensione.
Il provvedimento interviene, in primo luogo, agendo sui prezzi finali al consumo del gas e dell'energia elettrica, che negli ultimi due mesi hanno raggiunto livelli insostenibili. Ed è a questo obiettivo che punta la riduzione dell'IVA sul gas e l'azzeramento degli oneri di sistema sulle bollette, oltre che le misure di sostegno per le aziende a forte consumo di materia energetica.
In secondo luogo, è importante l'intervento sul sociale, 500 milioni per potenziare le misure che abbassano le tariffe alle persone svantaggiate e alle famiglie più vulnerabili colpite dalla crisi. Dall'altro lato, come si diceva, l'impronta più significativa di questo decreto è quella che guarda a un orizzonte più lungo e risponde, almeno in parte, alla questione più dirimente del momento: quando e come raggiungere l'indipendenza energetica. Troppo a lungo abbiamo sottovalutato negli ultimi 20 anni le possibili conseguenze dell'eccessiva dipendenza dall'estero in termini di approvvigionamento energetico. Questo però non è il tempo dei rimpianti e delle reciproche accuse; questo è il momento di cambiare rotta, restando fedeli alle promesse del e accelerando sugli investimenti per la transizione ecologica ed energetica del Paese.
Come detto, questo decreto ci aiuta a perseguire questa strada, e lo fa prevalentemente in due direttrici. Anzitutto rilanciando la produzione nazionale di gas e ottimizzando il ciclo di iniezione e di stoccaggio della materia per aumentare l'approvvigionamento di lungo termine. Una misura che non solo risponde all'eminente esigenza di tenerci al riparo dal pericolo di una diminuzione delle importazioni di gas dall'estero, ma che si rivela indispensabile proprio per liberarci dalla dipendenza energetica russa e consentirci di varare nuove e più efficaci sanzioni, senza per questo mettere a repentaglio il benessere e lo sviluppo economico del Paese. La seconda direzione non può che essere quella dell'accelerazione sul fronte delle fonti di energia rinnovabile.
Il decreto continua correttamente ad insistere sulla strada auspicata, indicando percorsi più semplici e rapidi sia per l'installazione di nuovi impianti fotovoltaici ed eolici sia per il potenziamento di quelli esistenti. Ottime novità apportate dal provvedimento poi riguardo a una transizione verde di importantissimi settori della nostra industria, come il compatto dell' e la piccola e media impresa, vero motore economico del Paese.
Su queste basi poste dal Governo le Commissioni ambiente e attività produttive hanno lavorato in queste settimane per garantire maggiore efficacia agli interventi ed estendere quanto possibile il raggio d'azione delle misure di semplificazione sulle rinnovabili. È evidente il positivo impatto delle tante proposte emendative approvate e ancor più evidente è il contributo che il Partito Democratico ha dato ad allargare e potenziare il ventaglio di strumenti a nostra disposizione per accelerare la realizzazione di impianti di energia rinnovabile e aumentare in un tempo più breve la nostra indipendenza energetica.
Voglio citare quattro interventi, tra i tanti, che daranno sin da subito una significativa spinta alla produzione di energia pulita nel nostro Paese e contribuiranno anche culturalmente alla transizione verde. Prima tra tutti la serie di novità normative che allargano il novero delle aree ritenute immediatamente idonee per l'installazione di impianti di fonti rinnovabili. Per gli impianti fotovoltaici, infatti, si includono le aree agricole prossime alle zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, le cave e le miniere dismesse; come di enorme importanza è l'intervento di sistema sulle , ovvero favorire lo sviluppo di impianti fotovoltaici al servizio di zone produttive nelle aree interne agli impianti industriali e nella fascia adiacente alle infrastrutture autostradali, dove si applicheranno immediatamente le semplificazioni previste per le aree idonee, in attesa che il Governo e le regioni provvedano rapidamente all'individuazione di tali aree.
Sempre grazie a un emendamento del PD, poi, si prevede che tra i criteri che andranno a definire a regime le aree idonee sia data priorità anche alle zone a destinazione industriale, artigianale e destinate ai servizi alla logistica. A fianco a ciò abbiamo previsto nuove semplificazioni, applicabili da subito, nei regimi di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di impianti fotovoltaici di nuova costruzione e delle opere connesse. In secondo luogo, le novità sull'agrivoltaico, le quali garantiranno la continuità dell'attività agricola, con impianti che non comportano il consumo di nuovo suolo. Parliamo di dare il via a soluzioni tra le più innovative, che prevedono il montaggio di moduli elevati dal suolo che possono essere installati sui terreni agricoli, consentendo di mantenere le coltivazioni a terra.
Contestualmente si mette fine a un sistema, quello degli incentivi per il fotovoltaico a terra in aree agricole, che spesso ha favorito speculazioni e consumo di suolo. Un grande passo avanti si è fatto grazie all'approvazione di un emendamento, di cui sono primo firmatario, che amplia la possibilità di realizzare con procedura libera impianti fotovoltaici nelle zone A dei centri storici. Una misura semplificativa che favorirà la generazione distribuita di energia pulita, salvaguardando le aree di effettivo pregio architettonico e paesaggistico. Sarà permesso, infatti, installare pannelli con modalità semplificate, ma solo nelle coperture non visibili dagli spazi pubblici esterni e dai punti di vista panoramici, escludendo infine la possibilità di installazione sui tetti realizzati con materiale di tradizione locale.
Siamo, insomma, di fronte ad una norma che punta a favorire la produzione di energia pulita a basso costo, ma mantenendo intatta la bellezza delle nostre città e dei nostri paesaggi; senza cioè incidere su tutti quegli elementi architettonici e non che rendono unici i più antichi centri abitati del Paese.
Infine, signor Presidente, vorrei ricordare un altro emendamento che porta la firma del Partito Democratico: l'istituzione della Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, per promuovere la cultura del risparmio energetico e di risorse mediante la riduzione degli sprechi, la messa in atto di azioni di condivisione e la diffusione di stili di vita sostenibili. La Giornata ha un grande valore simbolico perché chi ha veramente a cuore le ragioni della sostenibilità ambientale è perfettamente consapevole che non si può prescindere, per avere un mondo più verde, dal contributo che ciascuno di noi può dare alla causa. Sensibilizzare al riciclo, all'uso accorto delle risorse, alla protezione degli ecosistemi e a stili di vita rispettosi dell'ambiente vuol dire allora costruire una coscienza comune e una cultura diffusa di salvaguardia ambientale.
Un obiettivo su cui il Partito Democratico è da sempre in prima linea, perché non ci può essere alcun cambiamento e nessuna transizione se non saremo capaci di capirne tutte le ragioni e agire di conseguenza. Per concludere, signor Presidente, gli ultimi due anni hanno radicalmente cambiato il mondo per come lo abbiamo conosciuto, e con esso le prospettive europee del nostro Paese. Se prima la pandemia e poi la guerra ci hanno costretto ad osservare con dolore le conseguenze dei nostri errori, possiamo rivendicare l'orgoglio di non essere rimasti inerti davanti a tutto ciò. Di fronte al COVID l'Europa è uscita più forte e solidale; ha avuto il coraggio di riprendere in mano il suo futuro comune, ricorrendo a scelte, come gli eurobond, che fino a poco prima sembravano impossibili da adottare. Dinanzi alla vile aggressione russa l'Europa si è trovata più unita e più solidale.
Fermare la guerra, sostenere e aiutare il popolo ucraino è una priorità; trarre da questa drammatica situazione un'ulteriore lezione per rafforzare l'Europa è un'occasione che spetta a noi cogliere.
Del resto Jean Monnet, uno dei padri fondatori, sosteneva che attraverso le crisi e superando le difficoltà ha da farsi l'Europa. E allora una difesa europea e politiche energetiche comuni rappresentano oggi l'obiettivo per cui batterci nei prossimi anni, perché, come da sempre sostiene il Partito Democratico, transizione verde e indipendenza energetica devono essere due facce della stessa medaglia, quella che garantisce sostenibilità, sviluppo e sicurezza sociale al nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI(FDI). Grazie, Presidente Mandelli. Colleghi deputati, sottosegretaria, spero che questo dibattito possa essere utile a riportare alcune delle notizie emerse al Presidente del Consiglio, in modo tale che possano essere recepite alcune istanze che sono state formalizzate con gli emendamenti, tutti costruttivi. Certo, ognuno, a seconda delle forze politiche che hanno provato a modificare questo “decreto Energia”, è orientato da filosofie, pensieri, considerazioni, studi e scelte. Quindi, io voglio iniziare questo mio intervento stigmatizzando la battuta - mi rendo conto di non essere troppo originale - fatta proprio dal Capo del Governo, Mario Draghi, quando sembrava quasi volesse prendersela con i cittadini italiani e, in particolare, con coloro i quali - sono in molti - utilizzano i sistemi di condizionamento dell'aria, come, appunto, se per far scatenare la pace in Ucraina e far cessare i bombardamenti della Russia di Putin fosse sufficiente risparmiare un po' di energia e soprattutto fosse necessario che la risparmiassero i singoli cittadini, le singole famiglie e le singole imprese.
Una caduta di stile, ritengo, e un errore da un punto di vista anche di carattere tecnico, perché, se è vero che ci sono comportamenti dissoluti da un punto di vista dell'utilizzo dell'energia, è vero che il primo soggetto che dissipa le risorse energetiche si chiama Stato italiano. Quindi, il Presidente del Consiglio, se proprio avesse voluto prendere a pretesto la grande questione dell'efficientamento delle reti e del risparmio conseguente, avrebbe dovuto fare autocritica e non prendersela, invece, con i cittadini consumatori che utilizzano gli impianti di condizionamento dell'aria.
È il Governo che può consentire allo Stato di fare dei risparmi di scala tali da raggiungere quella cifra che non viene declamata da Fratelli d'Italia, non sono statistiche improduttive: sono studi comparativi che dicono e testimoniano che facendo questo genere di scelta, attraverso i Governi , lo Stato può reperire praticamente una fonte aggiuntiva di energia che oscilla tra il 25 e il 30 per cento. È come se noi avessimo altri due regioni Basilicata capaci di fornire petrolio solo facendo un'assennata politica di risparmio e di efficientamento delle reti.
Questa responsabilità non ricade sul cittadino italiano che accende il condizionatore d'aria, ma ricade su Mario Draghi in persona, su tutti i Ministri e i sottosegretari che con lui collaborano e su tutta la maggioranza che lo sostiene.
Dunque, se c'è un nesso tra l'autosufficienza energetica e la guerra nel cuore d'Europa, che ci devasta da più di trenta giorni, questo nesso è tutto all'interno delle responsabilità politiche e istituzionali di chi queste responsabilità detiene perché ha un ruolo pubblico e rappresenta, appunto, lo Stato.
Basterebbe poco, perché, se il tema è quello del risparmio, segnalo sommessamente che ci sarebbero diverse modalità di intervento, alcune tutto sommato neanche troppo invasive. Il buon padre di famiglia quando vuole pagare di meno la bolletta energetica cerca di intervenire sui consumi immediati, sull'uso degli elettrodomestici, sull'accendere o spegnere le luci.
Lo Stato, attraverso il Governo, fa le leggi. Per esempio, le leggi dovrebbero prevedere alcune cose, ma non lo fanno più da un po' di tempo a questa parte, da quando, in particolare, i gestori delle reti elettriche sono diventate delle società per azioni, a capitale pubblico, ma sempre delle società per azioni quotate in borsa, di rimando delle gigantesche multinazionali che competono con altre multinazionali e che sono entrate nell'idrovora del sistema del turbo-liberismo, per cui se noi dovessimo chiedere a questi gestori di reti elettriche di comprimere i consumi per risparmiare ed efficientare le reti, noi di fatto, nella logica turbo-liberista, staremmo facendo un danno, perché staremmo chiedendo loro di diminuire i fatturati.
Allora, da questo punto di vista le cose sono un po' più complicate, perché, anche se ora non va più di moda, una volta questi argomenti li tirava fuori la sinistra, quando la sinistra - diciamo così - era una sinistra sociale e non era la sinistra salottiera che fa il verso ai poteri forti e che rappresenta magnificamente gli interessi delle banche e della grande finanza. Quando la sinistra era una sinistra sociale, diceva che c'era un problema evidente di modello di sviluppo. Questo modello di sviluppo, a un certo punto, ha incontrato sul suo cammino delle accelerazioni che nessuno ha più governato da un punto di vista istituzionale e praticamente siamo passati dal modello liberale, dal liberalismo, al liberalismo applicato in economia, al liberismo. Il liberismo, che comunque prevede, in quanto tale, delle regole, è saltato totalmente per aria quando è caduto il Muro di Berlino sotto la spinta della globalizzazione economica. La sommatoria di un liberismo senza regole e di un modello economico globale ha mandato in cortocircuito totalmente ogni riferimento e ha trasformato anche la sinistra, che si è trovata, appunto, a rinunciare sia all'analisi critica di carattere economico sia all'analisi sociologica - diciamo così - rispetto ai suoi vecchi aderenti e simpatizzanti elettori.
Ma il tema, a prescindere da chi si è deluso in questi anni, rimane esattamente al centro dei nostri argomenti, anche perché quand'è che ci si accorge che qualcosa non va? Nei momenti di difficoltà! Ce ne siamo accorti intanto nei due anni in cui abbiamo cercato di affrontare e contenere una terribile pandemia, che ancora ahimè, nella sua coda speriamo, ci accompagna nei giorni nostri, e poi con la deflagrazione della guerra nel cuore d'Europa. L'aggressione della Russia al popolo libero ucraino ha ulteriormente sconvolto, da un punto di vista proprio del modello di approvvigionamento energetico, una consuetudine, anche questa figlia di quel modello di sviluppo che io ritengo assolutamente da archiviare, perché, nel combinato disposto, ha creato danni oggettivi. Infatti, in una certa fase - non tutti, perché Confindustria è fatta anche da industriali perfettamente assennati e capaci di individuare delle prospettive - la nostra Confindustria, attraverso alcuni industriali, ha praticamente preconizzato che cosa?
La trappola nella quale ci troviamo oggi: che non convenisse più produrre in Italia, ma che bastasse andare a reperire le materie prime, piuttosto che, addirittura, i prodotti finiti, in altre Nazioni, perché ci sarebbe convenuto da un punto di vista economico. Piano piano, abbiamo cominciato - uso un termine che torna di moda con Zelensky, prima, invece, era un termine vituperato, quasi vietato e, comunque, criminalizzato - a non avere più disponibilità della nostra sovranità produttiva. Quel pezzetto di autosufficienza residua dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, figlia dei sacrifici dei nostri padri, delle generazioni precedenti alla nostra, cioè l'economia reale, piano piano è stata letteralmente dissipata. Evidentemente, mi riferisco al modello di sviluppo, perché non è un argomento soltanto italiano, è un problema che ha attanagliato tutta l'Europa e tutto l'Occidente. Praticamente, negli Stati Uniti d'America è stato Trump - il tanto vituperato e criticato Trump – che, a un certo punto, ha detto “stop”, ha detto che, dal punto di vista economico, dobbiamo ricominciare a produrre, e ha aperto un contenzioso con la Cina. Vorrei ricordare che c'è lo zampino della sinistra italiana e, anche se si perde nella notte dei tempi, la sinistra italiana questa responsabilità, in quota parte, certamente, l'ha avuta, poiché ha promosso, sostenuto, aiutato, in questa visione, come al solito, utopistica della vita e del mondo, l'adesione nel 2001 della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio. Aggiungo, tanto per non essere evanescenti, della Cina comunista, gestita tuttora da un regime totalitario. Il corto circuito è stato totale. Il contenzioso aperto dagli Stati Uniti d'America nei confronti della Cina è stato anche e forse soprattutto su questo. Oggi, ci sono altri argomenti di carattere geopolitico che riguardano i sistemi di difesa e, quindi, anche gli assetti e i posizionamenti su scala planetaria, ma, all'epoca, Donald Trump aveva iniziato a capire che non poteva esistere quello che esiste in Italia, quello che esiste in Europa e quello che aveva coinvolto anche il continente americano e cioè la trasformazione di intere Nazioni in piattaforme meramente commerciali e terziarie, delegando l'argomento della produzione a soggetti terzi e fregandosene della loro natura e matrice, della loro affidabilità. Se questi soggetti terzi appartenessero alla grande rete delle democrazie planetarie - per non fare i protezionisti all'ennesima potenza, per non diventare nostalgici o, addirittura, autarchici -, non ci sarebbe niente di male, in un sistema di mutuo soccorso. L'argomento torna adesso, sottosegretaria; io glielo faccio presente, perché vorrei che questo argomento, comunque, penetrasse nelle coscienze di chi ci governa, quindi, dei suoi colleghi e del Presidente del Consiglio Draghi. Noi, tuttora, ci affidiamo non soltanto alla Cina, ma a molte altre Nazioni che non appartengono alla rete delle democrazie liberali. Vediamo il Ministro Di Maio, disperatamente, per cercare di recuperare terreno, andare in Algeria, in Qatar, in Azerbaijan. Certamente, adesso non abbiamo molte alternative, quindi, ben venga l'approvvigionamento ulteriore di gas da altri quadranti geografici. Però, attenzione a non cadere dalla padella nella brace.
L'argomento di dove andare ad approvvigionarsi rispetto al gas e agli idrocarburi in questa fase storica emergenziale ci sta tutto, ma non possiamo e non dobbiamo fare lo stesso errore che abbiamo fatto con la Russia. La Russia, infatti - non voglio gettare il bambino con l'acqua sporca -, era un soggetto e un interlocutore credibile, quando l'Occidente tutto, Europa compresa - l'Italia, in questo, è stata un'avanguardia culturale e ha fatto bene a farlo - ha cercato di prendere la parte asiatica dell'Europa attraverso la diplomazia, le relazioni, e di portarla all'interno dell'Europa e dell'Occidente. L'operazione fin lì era corretta. Vorrei ricordare che il Governo di centrodestra, capitanato da Berlusconi, nel 2002 riuscì a far partecipare al vertice NATO, come unica Nazione non aderente alla NATO, per la prima volta, Putin. Della famosa foto, già citata in un precedente intervento, del Presidente del Consiglio italiano, tra il Presidente della Federazione Russa e il Presidente degli Stati Uniti d'America, all'epoca Bush, ne parleranno i libri di storia, quando la faziosità sarà archiviata e verrà fuori la verità. Invece, soprattutto dopo l'insediamento del successore di Bush, Barack Obama, quindi, del Partito Democratico, si sono incendiate le praterie del Nordafrica per poi tornare esattamente al punto di partenza, come al gioco dell'oca, perché, nelle elezioni democratiche egiziane, vinsero i Fratelli musulmani e la primavera araba spingeva verso l'integralismo, invece che verso l'Occidente. Il fior fiore degli analisti - io sono un umile operaio della vigna del Parlamento, per utilizzare una metafora - ha scritto che il Presidente della Federazione Russa magari ebbe anche il timore di vedere questa spinta, capitanata, guidata, indirizzata dagli Stati Uniti d'America, anche a casa propria. Un conto è, infatti, pensare che la Russia, da Eltsin in poi, facesse un percorso di democratizzazione e altro conto era pensare che la democratizzazione già fosse un dato compiuto. Non era un dato compiuto. Non voglio andare troppo distante, ma voglio soltanto dire che la madre di tutte le battaglie - non sono originale neanche in questo, me ne rendo conto, perché adesso lo dicono tutti e lasciamo stare il fatto che Fratelli d'Italia l'ha detto sempre - è l'autosufficienza e l'autosufficienza non è andare a farsi dare il gas dal Qatar, dall'Algeria o dall'Azerbaijan, che già ce lo dà, quindi implementandolo. L'autosufficienza prevede, intanto, una battaglia seria e qui non ce n'è traccia, sottosegretario. In questo decreto-legge, non si parla del Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, del PiTESAI - anche l'acronimo è tutto un programma -, che, di fatto, ha bloccato masochisticamente le attività estrattive e di ricerca degli idrocarburi. Ciò avvenne nell'anno di grazia - piaccia o meno, questa è storia, non è polemica politica - in cui governava un tal Giuseppe Conte, “Conte 2, la vendetta”, e quelli che oggi parlano di autosufficienza stavano al Governo. Mi riferisco, sia al MoVimento 5 Stelle, che è stato il soggetto protagonista di questo piano, sia al Partito Democratico, che si è aggiunto nel famoso Governo a combinazione giallorossa. Io sono anche romanista e, quindi, mi dispiace molto doverlo citare, questo termine; facciamo rosso-giallo, così confondiamo un po' le acque (mi riferisco, ovviamente, alla metafora calcistica, ma è solo una battuta).
Il PiTESAI, il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, ha ristretto al minimo tutte le possibilità per giungere all'obiettivo dell'autosufficienza.
Per le esplorazioni sono stati revocati 42 titoli su 45: lo sapeva, sottosegretario? Penso di sì. Quando gli altri parlano di autosufficienza, dovrebbero citare questi numeri e assumersene la totale responsabilità, altrimenti torniamo alla fattispecie dei cosiddetti gargarismi cerebrali che hanno poco a che fare con la politica. Ci si deve rendere conto; occorre dire “sì, ho fatto questo, mi sono sbagliato e correggere il tiro; è per questo che stiamo discutendo di come apportare le modifiche, ma non c'è traccia in questo “decreto Energia” delle modalità per modificare questa perversione; si parla di altro.
Quindi, a causa di questo piano, siamo di fronte ad un azzeramento delle attività future, a terra e a mare; restano di fatto tre permessi, di cui - tra gli altri - uno ce l'ha l'ENI e uno la compagnia emiliana Gas Plus; delle 123 concessioni minerarie in essere, 108 riguardano il gas, il 70 per cento ricade nelle aree da voi censite - MoVimento 5, Stelle, Partito Democratico e Italia Viva - e definite non idonee.
Allora, se volete parlare di autosufficienza - lo ribadisco e lo sottolineo - dovete prima fare autocritica; è troppo facile fare finta di niente e abbaiare alla luna.
Su 171 titoli di concessione, solo 38 sono in aree idonee e 133 sono in aree non idonee. Secondo Assorisorse, una nota associazione aderente a Confindustria, in teoria noi potremmo estrarre, sottosegretaria, 112 miliardi di metri cubi, con ulteriore potenziale per 50 miliardi aggiuntivi - cifra ben superiore ai nostri consumi; nel 2021, abbiamo consumato 76 miliardi di metri cubi -, molto più del 10 per cento dichiarato da Draghi un mese fa e a cui fate riferimento, praticamente direttamente o indirettamente, all'interno di questo decreto.
Con un piano di azioni mirate si può rilanciare la produzione nazionale di gas, andando ben oltre questi 5 miliardi che avete prefissato e che sono deludenti, sottosegretaria.
Poi, sempre per rimanere in termini di fonti fossili, c'è la questione del petrolio. Questa domanda l'ho già posta, anche al Ministro Cingolani, ma non ci sono risposte che pervengano; si fa finta di non ascoltare; abbiamo comunque un giacimento di petrolio in regione Basilicata (vi è chi non ha nulla); anche se il nostro fabbisogno da lì trae pochi punti percentuali, in termini di risorse energetiche, è pur sempre qualcosa. Quel “pur sempre qualcosa” a cui ho fatto riferimento inspiegabilmente lo dobbiamo dividere con la Francia: è pazzesco. Abbiamo il petrolio in Basilicata e, invece di gestirlo noi, con le nostre compagnie petrolifere, uno dei due punti di estrazione lo diamo in concessione statale alla Total. Per carità, mica ce l'abbiamo con i cugini francesi, anche se queste relazioni del PD cominciano a diventare un po' troppo, diciamo così, organiche con la Francia, ma lasciamo stare, abbiamo parlato già altre volte di queste relazioni, non è questo il punto. Per caso, la Francia ci offre la possibilità, nella reciprocità, di gestire la sua energia? Se fosse così, nulla osta: il principio di reciprocità è perfettamente incardinato nella dottrina del libero mercato. Ma, se così non è, vi è la fattispecie della circonvenzione di incapace: io ho il petrolio e te lo faccio gestire, tu hai altro - non entro nel dettaglio, ma tutti sappiamo quali sono le fonti energetiche primarie dello Stato francese - e non mi fai toccare palla; non va bene.
Concludo, Presidente. Ovviamente, rispetto al petrolio della Basilicata la richiesta è che si faccia chiarezza e che si possa, noi italiani, usufruire al 100 per cento del giacimento petrolifero di cui l'Italia dispone, senza dover regalare niente a nessuno; sarebbe una fonte aggiuntiva che potrebbe contribuire alla risposta complessiva rispetto al deficit energetico italiano.
Arriviamo alle rinnovabili e concludiamo proprio su di esse. Su questo punto vi sono cose da dire. La prima: dobbiamo parlare di fotovoltaico, ma possiamo parlare prima dell'idroelettrico? Il sistema idroelettrico dà all'Italia il 20 per cento di offerta rispetto al nostro fabbisogno e il 40 per cento rispetto al fabbisogno totale delle energie rinnovabili; è una bella quota, ma il punto è che di questa quota potremmo quasi fare il doppio; diciamo che potremmo aggiungere un terzo, sempre attraverso la rete idroelettrica nazionale, perché vi sono sistemi di captazione che possono rimandare l'acqua che cade e alimenta le turbine per proiettare questa tecnologia “n” volte; lo vogliamo fare? Quanto tempo pensate sia necessario per fare questa operazione che, da un punto di vista idraulico, è persino banale? Lo vogliamo prevedere in questo decreto? Dove lo volete prevedere? Ne vogliamo parlare? Da qualche parte c'è qualcuno che se ne sta occupando? Perché c'è una confusione pazzesca, addirittura c'è un altro decreto che passa per il Senato che dice cose che dovrebbero essere inserite in un provvedimento unico. A cosa serve farne due distinti e separati? Ad aumentare la confusione generale? Comunque le cose che sto proponendo non sono presenti né in questo né nell'altro decreto, che è all'esame del Senato. Dove le dobbiamo leggere? Sugli editoriali di qualche nota penna italiana, così che se le porta via il vento, quelle parole?
Il sistema idroelettrico è importante anche perché i bacini che raccolgono l'acqua configurano superfici di straordinaria estensione per mettere i pannelli fotovoltaici galleggianti, ad esempio, ed evitare quello che voi prevedete, che è una pazzia. Ho ascoltato anche alcuni interventi e sono davvero esterrefatto, e qui arriviamo al fotovoltaico. Secondo le vostre teorie, noi dovremmo praticamente affrontare l'emergenza energetica, creando un'emergenza alimentare, fermo restando - ma non ci vuole una scienza per capirlo - che, tra le due emergenze, è più importante quella alimentare di quella energetica, perché si deve mangiare, mentre, se non ci fosse energia, si vivrebbe male, ma si vivrebbe; senza cibo, no. Che senso ha, dunque, parlare di parchi fotovoltaici in aree agricole fino a scrivere, nel provvedimento, di consumo di aree agricole pari al 10 per cento? Noi abbiamo presentato emendamenti abrogativi relativi a questa cifra, non perché siamo contrari al fotovoltaico; considerato che il fotovoltaico si può installare in qualunque superficie della nostra Nazione, perché lo dobbiamo mettere sopra i campi di grano, dove c'è il frumento o dove c'è il mais o dove c'è, comunque, ciò che occorre per alimentare la nostra filiera agricola ed enogastronomica?
Voi ne dovete convenire, anche perché, quando si è parlato dell'ultimo Consiglio europeo, ho sentito con le mie orecchie il Presidente Draghi dire di aver chiesto all'Europa deroghe per poter coltivare ogni centimetro di terra in Italia; dobbiamo chiedere il permesso all'Europa anche per coltivare i nostri campi.
Allora, se chiediamo il permesso per coltivare le nostre aree agricole, perché ci vogliamo mettere sopra i pannelli fotovoltaici? Io tornando da Trento, qualche settimana fa, ho fatto l'autostrada del Brennero; sull'autostrada del Brennero, i pannelli di insonorizzazione, di protezione acustica erano tutti fatti da pannelli fotovoltaici; è un'altra superficie, oltre a quella citata delle dighe, che ci può risparmiare l'occupazione impropria, che è un danno dal punto di vista agroalimentare ed è un danno dal punto di vista del paesaggio, tutelato dall'articolo 9 della Costituzione italiana. Quindi, c'è la possibilità di fare energia rinnovabile attraverso il fotovoltaico senza insudiciare il paesaggio e senza consumare terreno necessario, utile, indispensabile al fabbisogno alimentare italiano.
FABIO RAMPELLI(FDI). Concludo. Queste sono le riflessioni che volevo compiere. Sono sinceramente preoccupato della superficialità con cui viene trattata una materia così delicata e così strategica e sono anche indignato della leggerezza e della superficialità con la quale il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato capace praticamente, anche se con una battuta, ma comunque una battuta esemplificativa di un'impostazione, di scaricare il tema della insufficienza energetica italiana sui singoli cittadini, sulle singole famiglie, sulle imprese.
Mi auguro che questo dibattito possa essere utile per una rapida correzione di rotta .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
CECILIA D'ELIA(PD). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretaria, in tutti gli interventi questa mattina è stato sottolineato come l'incremento esponenziale dei prezzi dei prodotti energetici incida profondamente nella vita di cittadini e metta in difficoltà le imprese. Sappiamo che questi aumenti hanno sia un carattere strutturale sia ragioni legate a dinamiche congiunturali: in un processo inflazionistico che era in atto si è venuta a instaurare ed è precipitata la crisi provocata dalla guerra in corso in Ucraina.
Il decreto che discutiamo è stato pensato prima, è datato 1° marzo, solo una settimana dall'inizio dell'invasione. Nel frattempo la storia corre veloce: un dramma, l'invasione della Russia di Putin dell'Ucraina, che è anche stato una cesura, un evento che ha davvero cambiato tutto. Le conseguenze e le immagini terribili di crimini contro l'umanità sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo preso, come Europa, una posizione netta contro l'invasione; l'Europa, come non mai, ha risposto in modo unitario, con sanzioni senza precedenti e coordinate, schierandosi a fianco dell'Ucraina, senza ambiguità e aprendosi all'accoglienza di chi fugge dalla guerra come mai aveva fatto prima.
La guerra - lo sappiamo - non può che avere una soluzione politica e la politica deve riprendere centralità; devono tornare il dialogo, la pace e la forza del diritto, però, la stessa determinazione, per questo, è necessaria per arginare le conseguenze economiche e sociali di questo conflitto.
Il Partito Democratico ha chiesto in questi giorni che si faccia di più a sostegno delle persone, delle famiglie e delle imprese, che si pensi a una vera e propria manovra di bilancio infra-annuale, mettendo in campo tutte le risorse necessarie per prorogare le misure che già sono state prese in questi mesi e che si prendono anche in questo decreto e per promuoverne di nuove a sostegno di famiglie, lavoratori, lavoratrici e imprese. Davvero, non sono giorni in cui possono prevalere posizionamenti strumentali ed elettoralistici. Nulla, davvero nulla, in questa fase, ha dell'ordinario e di fronte alle responsabilità di questo momento, alla crisi umanitaria e alle conseguenze economiche e sociali che può avere per noi, bisogna mettere davanti a tutto la capacità di intervenire per contenere i costi di questa crisi e per impedire le speculazioni sugli aumenti dei prezzi, anche dei prezzi di prima necessità.
Lo abbiamo detto, come democratiche e democratici, l'abbiamo detto come Italia: servono scelte europee, il tetto al prezzo del gas a livello europeo, una maggiore integrazione, una maggiore integrazione sull'energia, sulla difesa, sulla politica estera, risposte davvero unitarie che diano forza all'Europa come attore internazionale.
E abbiamo ribadito - e questo c'entra con quello che stiamo discutendo oggi - che prendere la strada dell'autonomia dal gas russo non può significare mettere in discussione la transizione ecologica; al contrario, oggi, è il tempo nella crisi di saper fare un salto di qualità in questa direzione. Se il ricorso al gas è necessario, oggi, per limitare i costi dell'energia, non è compatibile nei prossimi decenni con gli obiettivi climatici fissati dal . Vanno sostenute soprattutto le fonti verdi e rinnovabili che traineranno la transizione ecologica e il cui utilizzo deve essere rafforzato e incentivato. In questa cornice si pone la discussione di questo provvedimento, cosiddetto decreto Bollette, e in questo senso tutte le forze politiche in Commissione, lavorando insieme, hanno contribuito ad arricchire il testo in discussione, con emendamenti proposti e approvati; penso, in particolare, a quelli proposti dal Partito Democratico che consentiranno di accelerare la realizzazione di impianti di energia rinnovabile e, nello stesso tempo, di aumentare la nostra indipendenza energetica.
Il provvedimento è finalizzato - lo avete ricordato tutti - principalmente a fronteggiare l'aumento dei prezzi delle materie prime energetiche che ha determinato un aumento dei costi delle bollette e a misure urgenti per il contenimento dell'aumento dei prezzi del settore elettrico e del gas e misure strutturali in materia energetica che rispondono, invece, a una logica più di medio e lungo periodo. Le risorse disponibili in questa legge che ci accingiamo ad approvare ammontano a quasi 8 miliardi, di cui circa 5 e mezzo destinati a far fronte al caro energia e la restante parte a sostenere filiere produttive importanti del nostro Paese. Ingenti risorse sono state stanziate ed erogate per l'azzeramento delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze domestiche e alle utenze non domestiche in bassa tensione, con potenza disponibile fino a 16,5 chilowattora, nonché alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 chilowattora, anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico.
Sempre in tema di costi energetici si riconosce alle imprese a forte consumo di energia elettrica, le cosiddette energivore, che hanno subito un significativo incremento del relativo costo, un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel secondo trimestre 2022, e alle imprese a forte consumo di gas che hanno subito un significativo incremento del relativo costo un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta pari al 15 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del medesimo gas consumato nel primo trimestre dell'anno 2022 per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici.
Su questo tema il lavoro in Commissione ha prodotto un miglioramento nell'indirizzare questa misura verso quei settori e quelle piccole e medie imprese a ciclo termico per le quali il gas riveste una posizione preminente nei consumi e che non hanno avuto accesso alle misure sulla riduzione dei costi dell'energia elettrica già menzionate prima e recentemente prorogate, introducendo nel testo un criterio di priorità a favore di imprese con prevalente consumo di gas.
L'intenso lavoro in Commissione ha consentito, tra l'altro, di modificare le misure per compensare gli effetti dell'incremento dei prezzi dei prodotti energetici anche in altri settori, come il settore dell'autotrasporto; di modificare le misure sullo sport, integrando i contributi a fondo perduto in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche maggiormente colpite dagli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, con la proroga, anche questa frutto di un emendamento del PD, della sospensione dei versamenti a sostegno dei settori dello sport; si tratta di un intervento a sostegno di un mondo che ha fortemente subito e patito le crisi negli anni di pandemia.
Ricordo, ancora, l'importanza del tema inerente al rafforzamento della sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale, con l'obiettivo di assicurare prezzi ragionevoli ai clienti finali e contestualmente la riduzione delle emissioni di gas climalteranti e l'istituzione, nello stato di previsione del MiTE, del Fondo per la decarbonizzazione e per la riconversione verde delle raffinerie ricadenti nei SIN, con la finalità di supportare la promozione dei biocarburanti sostenibili utilizzati in purezza, anche attraverso la riconversione delle raffinerie tradizionali ricadenti all'interno di siti di bonifica di interesse nazionale per la produzione di biocarburanti da utilizzare in purezza.
Sempre in tema di energia e di misure strutturali, voglio puntare l'attenzione sulla parte che riguarda la transizione energetica verso il graduale abbandono delle fonti fossili, che - lo abbiamo detto - ultimamente è diventata di rilevanza strategica e che è stata oggetto di interventi che il gruppo del Partito Democratico ha posto in essere attraverso una serie di emendamenti, già qui sottolineati nei loro interventi dall'onorevole Morassut e dall'onorevole Pellicani, che hanno contribuito a dare una forte spinta alle rinnovabili.
Rafforzare, accelerare e incentivare la realizzazione di impianti di fonti rinnovabili è ormai un imprescindibile necessità, sia dal punto di vista climatico, sia da quello economico, e in questo provvedimento facciamo importanti passi in avanti in questa direzione, con elementi di semplificazione per individuare le aree ritenute immediatamente idonee: per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili, con la riduzione dei tempi di autorizzazione per accelerare la transizione verde e quindi la realizzazione di nuovi impianti; per il potenziamento, il rifacimento e l'integrale ricostruzione degli impianti fotovoltaici esistenti e delle opere connesse; per l'installazione di impianti solari, fotovoltaici e termici sugli edifici o altre strutture in regime di edilizia libera, anche nelle zone A e nei centri storici, come è stato ricordato; per favorire la generazione distribuita di energia pulita, salvaguardando comunque le aree di effettivo pregio architettonico e paesaggistico.
E poi gli interventi che abbiamo fatto per sbloccare gli investimenti nelle fonti rinnovabili: accanto a questi sono state apportate semplificazioni autorizzative per consentire la costruzione, l'esercizio e il rinnovamento degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, in particolare il dell'eolico e il pompaggio idroelettrico, la maggiore diffusione dei sistemi agro-fotovoltaici, su questo è intervenuto già l'onorevole Morassut, anche questi senza consumo di suolo agricolo, cancellando il diritto all'accesso agli incentivi per il fotovoltaico a terra in aree agricole e rimuovendo i vincoli eccessivamente restrittivi per lo sviluppo dell'agrivoltaico compatibile con l'attività agricola, coerentemente con l'obiettivo di salvaguardare il suolo libero per il suo valore ambientale e per l'importanza che, soprattutto in questa fase, assume per la produzione agroalimentare favorire lo sviluppo del fotovoltaico flottante.
Si tratta di misure che vanno nella direzione che ho detto e che, grazie al lavoro di ascolto effettuato in Commissione durante le numerose audizioni, hanno potuto essere integrate, attraverso un'attività emendativa che ha riguardato anche altri settori. Siamo riusciti a innovare, in particolare, il sistema del mercato elettrico e creare meccanismi che possono favorire la penetrazione delle energie rinnovabili, riversando però sui consumatori i vantaggi dei costi di produzione più contenuti, attraverso una norma, qui davvero strutturale, che ridefinisce il mercato elettrico, permettendo l'acquisizione di energia elettrica da fonte rinnovabile con contratti di medio e lungo termine da parte del sistema GSE.
L'acquisto a prezzi coerenti con i costi di generazione per la singola tecnologia e i suoi profili di fornitura consente, poi, di vendere tale energia al sistema delle imprese con prezzi congruenti con quelli di acquisto, in via prioritaria, in particolare a grandi aziende piccole e medie imprese e clienti nelle isole maggiori. In questo modo, il vantaggio competitivo attuale delle energie rinnovabili, staccato dal meccanismo del cosiddetto prezzo marginale, permetterà di aiutare le imprese e il lavoro italiano a resistere alla crisi. Anche qui il MiTE, con decreto, stabilirà le modalità per attivare questa importante azione.
Sempre in tema di transizione energetica, abbiamo affrontato anche la tematica relativa alla convocazione di una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio per l'aggiornamento e la ridefinizione degli obiettivi e la trasformazione in accordo di programma degli impegni istituzionali ed economici contenuti nel Protocollo d'intesa, firmato nel 2011, e non ancora portati a termine per l'area industriale di Porto Torres. Parliamo della riconversione della cosiddetta chimica verde ed abbiamo istituito, con un emendamento del Partito Democratico, che è già stato ricordato, sostenuto a larga maggioranza, l'istituzione della Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili: indicazione forte di quanto noi riteniamo importante per queste tematiche la promozione di una cultura diffusa, che sostenga la transizione e che modifichi gli stili di vita delle persone.
E poi, per le politiche industriali, le norme per il settore , con un fondo con una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 e di 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, volto a favorire la ricerca di investimenti nella filiera del settore, finalizzati all'insediamento, alla riconversione e riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, in linea con gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nocive per l'ambiente e di sviluppo digitale, nonché il riconoscimento di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti e per favorire il recupero e riciclaggio dei materiali. Finalmente risorse ingenti e strutturali per un settore strategico, su cui il Parlamento ha recentemente approvato un forte atto di indirizzo.
Bene anche l'istituzione del fondo, nello stato di previsione del Ministero per lo Sviluppo economico, con una dotazione di 150 milioni di euro per il 2022 e di 500 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, al fine di promuovere la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie dei microprocessori e l'investimento in nuove applicazioni industriali di tecnologie innovative, anche tramite la riconversione di siti industriali esistenti e l'insediamento di nuovi stabilimenti nel territorio nazionale, oltre a una norma correttiva della disciplina del Fondo nuove competenze, che consente l'ampliamento del novero dei datori di lavoro che possono accedere alle risorse del fondo, includendovi coloro che hanno sottoscritto accordi di sviluppo per progetti di investimento strategico dai quali emerga un fabbisogno di adeguamento strutturale delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori; ovvero si è ricorsi al Fondo per il sostegno alla transizione industriale e all'incremento del Fondo per l'adeguamento dei prezzi dei materiali nei contratti pubblici.
Inoltre, si interviene: sull'erogazione di contributi a regioni ed enti locali, con stanziamenti a favore delle regioni, soprattutto per le maggiori spese relative alla crisi pandemica, e ai comuni che stanno affrontando l'aumento dei costi per l'illuminazione; sulla rigenerazione urbana e in materia di sanità, giustizia e organizzazione della pubblica amministrazione. Su altri fronti, in questo decreto, ci sono interventi urgenti in settori differenti, che voglio sottolineare velocissimamente. Sono singoli risultati di cui siamo soddisfatti, come: la riassegnazione di risorse in favore dell'emittenza locale, conseguita grazie a un nostro emendamento, che incrementa il Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione; le disposizioni finanziarie necessarie per il settore della sanità, nel caso in cui per l'esercizio 2021 non possa essere rispettato l'equilibrio economico solo a causa di maggiori spese sostenute per l'emergenza da COVID-19; o i Fondi per le cooperative di abitazione; o le norme che riguardano la comunicazione, relative a bandi e avvisi finalizzati con risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per le quali siamo riusciti a prevedere la pubblicazione anticipata degli elementi essenziali da parte dei comuni; e ultima, ma non per importanza, l'esenzione dal pagamento dell'imposta di bollo sui contratti di affitto a uso gratuito per chi affitta un'abitazione ai profughi provenienti dall'Ucraina, con l'auspicio davvero di estendere prossimamente tale misura a tutti i profughi di guerra, di qualsiasi provenienza.
Nel ringraziare le presidenti di Commissione, i relatori e il Governo, auspico che il lavoro fatto in questi giorni e che ci accingiamo ad approvare, sia ulteriormente valorizzato con le misure sull'energia presenti nel decreto-legge in discussione al Senato, che rafforzano quelle già adottate in questo decreto, e che si continui su questa politica di sostegno. Lo abbiamo detto, siamo in una fase straordinaria e non possiamo non intervenire affinché le politiche per ridurre l'impatto degli aumenti e per sostenere i risparmi nei consumi, e le scelte che, come comunità nazionale, dovremo fare insieme all'Europa, siano declinate nel segno dell'equità e della sostenibilità ambientale e sociale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. Credo che questa discussione debba essere riportata un po' sulla parte tecnica, sui temi concreti che questo provvedimento avrebbe dovuto affrontare e che, invece, sappiamo, di fatto ha tralasciato per una serie di motivi, non da ultimo il fatto che c'è un altro provvedimento, che è stato incardinato al Senato e che è stato assegnato in prima lettura al Senato, il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, che di fatto insiste sulle stesse problematiche e, anche in questo caso, non c'è una previsione di risorse aggiuntive. E quindi l'esame di quel provvedimento, sostanzialmente, rende ancora una volta nullo quello che è stato fatto sino a questo momento.
Senza considerare, ovviamente, che, anche in questo caso, ci aspettiamo che da parte del Governo ci sia la posizione di una fiducia che impedirà di dibattere e di discutere in quest'Aula di temi che, invece, sono molto importanti. E lo sono perché, vedete, colleghi, mentre l'Europa nicchia e, ancora oggi, l'unico protocollo che è stato siglato è quello relativo agli stoccaggi - ma nulla ha ancora fatto, per esempio, in tema di acquisto comune dell'energia, ancora nulla è stato fatto rispetto alla decisione di muoversi, come Europa, nei confronti di problemi che sono evidentemente diffusi, ma che colpiranno in particolare alcuni Paesi e, fra questi, l'Italia -, l'Italia, invece, è assolutamente sopita, continua a prevedere provvedimenti che al loro interno hanno, sì, l'emergenza dell'energia - e adesso vedremo come la affronta -, ma, all'interno di questi, continua sempre ad inserire argomenti che non solo nulla hanno a che vedere con l'obiettivo principale del provvedimento che di volta in volta si discute, ma che non hanno più neanche il contatto con la realtà e con le esigenze di imprese e famiglie italiane.
Allora, vedete, la situazione che stiamo vivendo è - ed è sotto gli occhi di tutti - una situazione particolare, ma è una situazione ben nota anche prima della guerra che si è scatenata e che ha sicuramente peggiorato la situazione attuale. Ma la questione di una visione strategica, l'assenza di lungimiranza costruttiva, di un percorso, c'è da prima ed è indipendente da quello che sta succedendo nel mondo. È proprio per questo motivo che noi avremmo voluto da questo provvedimento una linea e una direttiva chiara e che, soprattutto, riuscisse a dare certezze a cittadini e imprese. E, invece, ancora una volta, ci ritroviamo con dei provvedimenti che, a macchia di leopardo, cercano di dare qualche risposta; in qualche caso forse ci riescono, ma in troppi, purtroppo, no, e sono quelli, ovviamente, che ci preoccupano maggiormente, perché gli effetti di alcune norme incidono soltanto nel trimestre del 2022, in una condizione tariffaria completamente diversa da quella della partenza e di questo il provvedimento in esame non si occupa assolutamente.
L'attuale crisi, in cui gli importi delle bollette sono quadruplicati rispetto a quelli dello scorso anno, non permette alle aziende di sopportare i costi e occorre dare loro - come ho già avuto modo di dire - certezza non solo per oggi, ma anche per il futuro, perché, nella politica internazionale e sempre più ancora nella politica nazionale, ciò che manca è la possibilità di dare chiarezza. Questo Governo non dà chiarezza, fa confusione, soprattutto confonde necessità reali con obiettivi irraggiungibili, per i quali, ancora oggi, non è stato fatto assolutamente nulla. Quella che è in atto in questo momento non è soltanto una guerra di conquista territoriale caratterizzata da asimmetricità e coinvolgimento dei civili, si tratta di un conflitto che minaccia l'Europa e le sue catene di approvvigionamento. La Russia di Putin sta bloccando la , sta sabotando il mercato delle materie prime, tra cui, è bene ricordare, non vi sono solo gli idrocarburi. E, allora, proprio per questo motivo, proprio perché i nostri cittadini, le nostre imprese devono fare i conti quotidianamente con un mercato di riferimento che ha registrato punte di 230 euro di costo, contro una media che, fino a settembre 2021, si aggirava intorno ai 20 euro, proprio perché è importante e fondamentale comprendere lo negativo per l'intera economia europea, per le famiglie, per il tessuto industriale, noi abbiamo la necessità di dare ai nostri cittadini chiarezza e, soprattutto, certezze.
Sappiamo tutti che i provvedimenti inclusi in questo decreto sono di corto respiro e questo non è un buon segnale. L'economia, i cittadini, le imprese necessitano di programmazione e quella programmazione deve essere almeno trimestrale o semestrale. È inutile continuare ad aggrapparsi alle responsabilità dei cittadini o appellarsi a loro attraverso una comunicazione basata su riflessioni binarie, sulla pedante ipersemplificazione dei problemi, non è così che i problemi si risolvono. Bisogna essere consapevoli della situazione che stiamo vivendo e cercare di dare delle risposte che siano immediate, dirette e che abbiano, ovviamente, una propensione verso il futuro.
Già è molto difficile immaginare che si possa governare un Paese con una maggioranza talmente tanto diversa da includere al suo interno i vecchi sostenitori, per esempio, della No-TAP o da includere al suo interno tutti coloro i quali hanno bloccato i rigassificatori, che oggi, invece, diventano fondamentali. E il tema dell'impennata dei costi, con un'inflazione record che non vedevamo dal 1991, sta colpendo tutte le nostre attività produttive, dai cementifici alle cartiere, alla siderurgia, con impatti pesantissimi anche sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, che potrebbe avere degli e che potrebbe tardare la realizzazione di futuro di cui tanto abbiamo parlato in questi mesi. E se si fermano le industrie, i problemi non sono soltanto dei titolari delle industrie, si innesta un circuito vizioso che colpisce occupazione, economia complessiva, gettito erariale, che colpisce le banche, gli azionisti delle banche. E, allora, non possiamo sottacere che questo provvedimento è assolutamente inutile nel dare questo tipo di risposte.
Fratelli d'Italia aveva proposto un meccanismo di rideterminazione del prezzo su base trimestrale, prevedendo controlli della Guardia di finanza, anche di carattere quantitativo, sulle giacenze di magazzino, creando, quindi, un meccanismo strutturale, in luogo di quello temporaneo attualmente vigente, anche al fine di evitare che si creassero fenomeni di lunghe file alle pompe a ridosso della scadenza della misura attualmente prevista.
Abbiamo chiesto, come Fratelli d'Italia, di destinare il maggior gettito derivante dall'aumento del costo dei carburanti per l'autotrazione alla riduzione delle accise sui medesimi prodotti, così come abbiamo chiesto di prevedere un credito di imposta per l'installazione di impianti solari fotovoltaici destinati a strutture produttive. O, ancora, abbiamo proposto di incentivare la partecipazione dei grandi consumatori industriali agli investimenti di nuova capacità produttiva da fonte rinnovabile, di cui il Paese deve, prima o poi, dotarsi. Abbiamo chiesto al Governo di attenzionare settori particolarmente colpiti dal caro energia, come il settore della ceramica, come il settore del vetro. Abbiamo presentato un emendamento per estendere il sociale elettrico e gas, previsto dall'articolo 3, anche per i clienti domestici in gravi condizioni di salute, ricordando che i macchinari che consentono l'esistenza di vite di numerose persone comportano un notevole consumo energetico.
Rappresentante del Governo, ci è stato chiesto - e me lo faccia sottolineare - in particolare per questo emendamento, che venisse ritirato. Vede - non voglio riprendere una battuta che, evidentemente, è una banalizzazione, in questi temi la banalizzazione non può essere ammessa e non è concessa -, non è una questione di condizionatori, perché, quando si parla di condizionatori, si parla anche di questo: si parla di strumenti medici che tengono in vita le persone, si parla di ospedali, si parla di luoghi in cui ci sono persone anziane. E, allora, la banalizzazione in questo caso non è concessa a nessuno, non si può fare, perché questo è un tema serio e, se non impariamo ad affrontare con serietà i problemi degli italiani, che noi, forse, ogni tanto, non riusciamo più a capire, questo diventa il vero problema, questa è la distanza che c'è oggi e che, invece, va colmata.
Noi dobbiamo essere al fianco di quei cittadini, dobbiamo essere al fianco di quelle imprese, perché tutti coloro i quali sono riusciti ad andare avanti nel periodo della pandemia, nonostante tutte le decisioni, la maggior parte, a mio avviso, sbagliate, prese da questo Governo e dai Governi precedenti, tutte quelle imprese che sono riuscite a sopravvivere alla pandemia, oggi iniziano a chiudere, tutte quelle persone che sono riuscite ad andare avanti durante il periodo della pandemia, oggi hanno problemi veri, reali, nel pagare le bollette, nel fare la spesa, nel mandare avanti le loro famiglie. E, allora, fino a quando noi non riprendiamo il contatto con la realtà e iniziamo a portare in Aula provvedimenti seri, che possano essere discussi, che diano risposte e una programmazione chiara, fino a quando questo non verrà fatto, non si potrà parlare di serietà di Governo.
Presidente, fra tutte le altre richieste di Fratelli d'Italia, questa, in particolare, era a noi molto cara, oltre, ovviamente, tutte le altre. Abbiamo chiesto l'estensione ai territori del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo, che sono stati colpiti dal sisma del 2016, del credito d'imposta per l'efficienza energetica per le regioni del Mezzogiorno. Le richieste di Fratelli d'Italia erano sempre volte a migliorare questo provvedimento, pur nella consapevolezza che la mancata dotazione economica, di fatto, rende difficile porre in essere la parte concreta nella sua applicazione pratica. Nonostante questo, cercheremo, ancora una volta, di essere quella opposizione seria e costruttiva che abbiamo dato la dimostrazione di essere sino a questo momento, ma i provvedimenti vanno discussi, vanno portati in Aula e, soprattutto, vanno completati con una visione che, alle volte, può essere diversa da quella del Governo, ma non perché è la visione di Fratelli d'Italia deve necessariamente essere una visione negativa.
Noi abbiamo cercato di dare il nostro contributo anche in Commissione; purtroppo, non ci è stato permesso e ritornare sempre sul tema del “verrà fatto in un altro provvedimento” oppure “lo tratteremo come ordine del giorno” o “trasformate l'emendamento in ordine del giorno”, devo dire la verità, ormai ci ha preso un po' per stanchezza, non solo perché sappiamo quanto vale un ordine del giorno, ma soprattutto perché abbiamo a cuore gli interessi degli italiani. E gli interessi degli italiani, delle nostre imprese, dei nostri bambini, dei nostri anziani, non possono passare attraverso un ordine del giorno, ma devono passare obbligatoriamente attraverso provvedimenti seri, concreti e che diano risposte .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, proviamo a fare chiarezza. Prima di parlare del “decreto-legge Energia”, vorrei tentare di fare un'introduzione generale sulla politica energetica, per poi passare al provvedimento nello specifico.
Intervengo in questa veste anche come responsabile dell'innovazione della mia forza politica, perché innovare significa occuparsi trasversalmente di tutti i settori produttivi nazionali, dalle energie alle , al , alla sicurezza delle reti, fino al rapporto tra tecnologia e uomo. Il conflitto russo-ucraino ha ulteriormente aggravato la già critica situazione di incertezza economica che ha caratterizzato gli ultimi mesi del 2021, a causa di un costante e vertiginoso aumento dei costi dell'energia.
Secondo un'indagine appena realizzata da Confapi, su una scala da 1 a 10 il costo dell'energia elettrica incide sull'utile d'esercizio tra 5 e 10 punti per il 29 per cento delle aziende interpellate, mentre, colleghi, per il 25,8 per cento inciderà tra l'11 e il 30 per cento. Questo viene testimoniato ancora dall'ulteriore aumento dei costi dell'acciaio, un altro una volta strategico per l'Italia, di circa il 20 per cento in meno di dieci giorni. L'irreperibilità di materiali come il bitume o il fermo della catena di approvvigionamento, di fatto, sta paralizzando progressivamente i cantieri. Nessuna impresa, grande, media o piccola, può reggere un impatto così rapido e devastante. La situazione, colleghi, è ormai fuori controllo. I cantieri, le vetrerie, le aziende di ceramica, i teatri e i cinema stanno chiudendo, e il PNRR, come denunciato anche da Giorgia Meloni, rischia di fallire. Del resto, colleghi, il contesto di guerra che stiamo vivendo determina, tuttavia, ripercussioni immediate ed attuali sulla sopravvivenza stessa del nostro sistema produttivo, che rischia di non arrivare all'appuntamento con il futuro, se non pesantemente compromesso e messo in ginocchio. Non è immaginabile, infatti, che le imprese possano assorbire prezzi di Borsa del mercato elettrico che sono arrivati a toccare, come sappiamo, i 388 euro a megawattora, quando lo scorso anno il prezzo medio nazionale si attestava addirittura sui 60 euro a megawattora
Nel corso del 2021, pensate, il prezzo dell'energia elettrica e del gas in Italia sono aumentati del 400 per cento; nel 2022 del 200 per cento. Citando l'ISPI, che non è Fratelli d'Italia, il costo dell'energia per le imprese italiane, nel 2022, potrebbe toccare i 37 miliardi di euro, una cifra quasi cinque volte superiore rispetto al 2019 e in salita persino rispetto ai già elevati 21 miliardi del 2021. Per confronto, la bolletta per le imprese prevista per il 2002 sarebbe da sola superiore all'intero ammontare dei fondi destinati dal PNRR al Ministero della Transizione ecologica: 34,9 miliardi di euro. Se i prezzi dovessero rimanere a questi livelli, colleghi, la crescita del PIL italiano potrebbe essere dello 0,8 inferiore al previsto nel primo trimestre del 2022 e quasi un terzo, 500 mila, dei posti di lavoro nei settori più energivori sarebbe a rischio. Nel frattempo, invece, l'Europa ha deciso un quinto di sanzioni sull'energia e altri settori dell'- con la Russia.
Il carbone russo rappresenta oltre il 45 per cento delle importazioni di combustibile solido nell'Unione europea. Il mercato è in forte tensione, c'è grande domanda e il prezzo è altissimo. Senza pensare a famiglie e imprese, rischiamo il tracollo. L'Europa importa, infatti, due tipi di carbone dalla Russia: quello metallurgico, utilizzato per produrre l'acciaio, e quello termico, utilizzato per la generazione di energia. Anche per questo, con Giorgia Meloni, abbiamo chiesto un fondo perequativo in un incontro direttamente con il Capo dello Stato Mattarella, perché, evidentemente, il Presidente Draghi e il sedicente Governo dei migliori non hanno tempo per ascoltare l'opposizione. L'Unione europea, lo ricordo, dipende dalle importazioni di combustibili fossili, gas, petrolio e carbone, per un fabbisogno energetico tra il 57 e il 60 per cento. Negli ultimi anni, la produzione interna di fonti energetiche rinnovabili è aumentata sensibilmente, ma il calo della produzione europea di carbone, lignite e gas fa sì che l'Unione europea continui a dipendere dalle importazioni di gas, 90 per cento del consumo, petrolio, 97 per cento, e carbon fossile, 70 per cento.
Nel 2021, la Russia ha fornito circa il 45 per cento delle importazioni totali dell'Unione europea. Gli altri grandi fornitori dell'Unione europea sono stati la Norvegia per il 23 per cento, l'Algeria per il 12 per cento, gli Stati Uniti d'America per il 6 per cento e il Qatar per il 5 per cento. La Russia è anche il principale fornitore delle importazioni dell'Unione Europea di greggio, il 27 per cento, seguita da Norvegia per l'8 per cento, dal Kazakistan per l'8 per cento e dagli Stati Uniti d'America per l'8 per cento. Lo stesso discorso vale per il carbon fossile, 46 per cento, seguita da Stati Uniti d'America per il 15 per cento e Australia per il 13 per cento.
Per la prima volta, l'Europa ha imposto sanzioni verso la Russia che riguardano l'energia, e noi siamo stati ovviamente favorevoli a questo contrasto forte rispetto a quella che è stata una vera e propria invasione, ma il settore è rilevantissimo per il sostentamento del regime di Vladimir Putin, che si basa essenzialmente sulle vendite di idrocarburi all'estero.
Dunque, stiamo finanziando, come è stato detto e denunciato da più parti, la guerra in Ucraina, e questo è il paradosso perfetto, colleghi; paradosso perfetto di una mancata visione di politica energetica degli ultimi 20 anni, da quando esiste l'euro.
L'esitazione di Bruxelles si spiega con la profonda dipendenza energetica da Mosca per il carbone, il petrolio e soprattutto per il gas naturale. I consumi civili sono solo una parte dei consumi di gas. Dei 76 miliardi di metri cubi consumati in Italia nel 2021, il settore civile ha assorbito 33,3 miliardi di metri cubi, pari al 43 per cento del totale, concentrati nei mesi da ottobre a marzo; la produzione termoelettrica 26 miliardi (il 34 per cento) e l'industria 14 miliardi di metri cubi (il 18,3 per cento). È evidente, quindi, quali siano le priorità: ovviamente il civile e poi l'industria.
Colleghi, un calo dei consumi industriali significa, come sappiamo, recessione economica. Con l'applicazione alla Russia delle sanzioni sul settore energetico, i prezzi salirebbero ulteriormente e verrebbero a mancare circa 1,8 miliardi di metri cubi di gas al mese. A quel punto, il Governo dovrà decidere se riempire gli stoccaggi in vista dell'inverno o tagliare i consumi del comparto industriale, cosa che provocherebbe una grave recessione economica. Non si tratta, come ha detto semplificando in maniera quasi puerile il Presidente Draghi, di scegliere tra il condizionatore e la pace; si tratta di scegliere tra il futuro e il destino dell'industria italiana e la difesa delle nostre famiglie.
Di fatto, la recessione economica è ciò a cui stiamo già assistendo. A marzo si è verificato un altro pesante calo dei consumi industriali di gas, a segnalare la situazione drammatica in cui versa l'economia italiana. Dopo il meno 9,3 di febbraio, il mese di marzo ha fatto registrare un preoccupante meno 10,3. Nei 31 giorni appena terminati l'industria italiana ha consumato 1,18 miliardi di metri cubi di gas, circa 130 milioni di metri cubi in meno rispetto allo stesso mese del 2021. Nel primo trimestre l'arretramento del consumo industriale, rispetto allo stesso periodo del 2021, è dell'8,1 per cento. Questi, colleghi, sono dati inquietanti, perché non derivano da risparmio voluto ma da una necessaria flessione delle produzioni dovuta, appunto, ai costi.
Vedete, la scorsa settimana abbiamo tenuto una missione istituzionale in Lettonia con tutti i rappresentanti delle forze politiche, con incontri di alto livello con il Governo lettone come bilaterale di amicizia con i Paesi baltici. I Paesi baltici stanno dando una risposta alla dipendenza dal gas russo. Infatti, la Lituania ha annunciato che rinuncerà al 100 per cento della fornitura; la Lettonia progressivamente farà la stessa cosa e lo stesso farà anche l'Estonia.
Siamo stati in visita alla base di Adazi, la base militare NATO che è un vero e proprio modello di quella NATO europea che dovremmo andare a consolidare in tutte le altre basi, cioè una base fatta da interforze europee che in maniera autonoma si sviluppano, grazie a una politica estera finalmente europea, che fino ad oggi non c'è stata, così come abbiamo sempre denunciato, e possono fare gli interessi, la difesa e la deterrenza proprio su quel confine baltico che oggi è il confine più preoccupante per quello che sta accadendo, tant'è vero che l'operazione in quel contesto e in quel confine si chiama “Sentinella baltica”, e il motivo è evidente. Abbiamo espresso solidarietà ai nostri ragazzi, uno splendido contingente di 250 uomini che sono lì, che rappresentano l'Italia e rappresentano quell'esercito europeo interforze - non un unico esercito, ma un coordinamento interforze europeo - che ora la NATO sembra intenzionata a costituire proprio sul confine baltico e che noi abbiamo sempre sostenuto da tempi non sospetti e prima ancora della crisi.
Ritornando al Parlamento, qualche mese fa il Copasir ha rilasciato un documento conclusivo su un'indagine conoscitiva proprio sulla transizione ecologica, anche qui anticipando, grazie al suo lavoro, quello che sarebbe accaduto dopo. Il rapporto del Copasir, colleghi, parla di minacce asimmetriche anche nel mondo dell'energia, che, come sappiamo, è uno strumento geopolitico. La tempesta dei prezzi energetici, che da mesi scuote i mercati europei, può colpire con particolare violenza il comparto italiano e avere ripercussioni sulla sicurezza.
L'interconnessione del sistema di approvvigionamento europeo potrebbe provocare in caso di spegnimento di una singola centrale, ad esempio per mancanza di carburante, una reazione a catena che colpirebbe tutti i Paesi membri. Basti pensare che la chiusura di due reattori di EDF, la società francese che gestisce un parco elettronucleare di 56 reattori a fissione nucleare di uranio, cioè il 10 per cento della capacità nucleare francese, assieme alla previsione del forte calo delle temperature, ha inciso fortemente sull'aumento dei prezzi europei dell'elettricità.
Uno degli obiettivi principali da raggiungere, quindi si legge, “è la diversificazione delle fonti energetiche e delle sedi di approvvigionamento per superare o quanto meno attenuare lo stato di dipendenza rispetto ad altri Paesi”, il che significa, tradotto, chiudere la stalla quando i buoi ormai sono fuggiti, perché questo è successo per mancanza di una seria strategica politica energetica unitaria dell'Unione europea.
Oggi l'Italia è particolarmente dipendente dalla Russia per la fornitura di gas naturale. Tuttavia, mi permetta un altro inciso: l'Italia nel 1991 era arrivata a produrre 21 miliardi di metri cubi di gas all'anno - una cifra che non si discosta di molto dai 28,4 miliardi acquistati oggi dalla Russia; quindi, eravamo quasi alla soglia di autonomia del gas importato dalla Russia - su 76,1 miliardi di metano consumati ogni anno nel nostro Paese, che, sempre secondo le stime degli esperti risalenti a una decina di anni fa, potrebbe avere nel sottosuolo 350 miliardi di metri cubi di gas. Saranno sì resi più produttivi i giacimenti del Canale di Sicilia e quelli nelle Marche, ma tuttora i grandi giacimenti dell'Adriatico sono bloccati. Cingolani ha, infatti, detto espressamente che l'aumento della produzione nazionale di gas dovrà derivare dai pozzi già attivi o comunque esistenti, senza l'apertura ai nuovi giacimenti. Più estrazione significa nuovi posti di lavoro e migliori rendite per lo Stato, magari proprio da reinvestire nella transizione ecologica. Questo è ciò che farebbe una Nazione che avesse una visione strategica geopolitica dell'energia.
Gianni Rosa, bravo ex assessore all'ambiente lucano, con l'accordo con l'ENI in Val d'Agri ha fatto maturare oltre 170 milioni di euro al 31 dicembre 2021 in favore della Basilicata a titolo di compensazioni ambientali, di cui 91 milioni per il solo gas. Se andate a vedere, questo risultato vuol dire un incentivo, ovviamente, rispetto alle risorse energetiche locali. Queste quote e questi milioni di euro equivalgono - pensate un po'! - ai vent'anni delle gestioni precedenti.
Il Copasir, inoltre, è concentrato, in particolare, sull'idroelettrico, definito uno degli ambiti nei quali il nostro Paese presenta un notevole vantaggio competitivo (non c'è bisogno di spiegare a nessuno il motivo per cui potrebbe esserlo). L'idroelettrico è una fonte energetica rinnovabile, quindi coerente con il percorso di transizione ecologica. Inoltre, colleghi, a differenza delle rinnovabili dalla produzione intermittente, come l'eolico e il solare, l'idroelettrico è modulabile e può garantire dei livelli di stoccaggio attraverso i pompaggi, andando così a migliorare la stabilità della rete elettrica. Il Copasir afferma: “L'attuale disciplina legislativa italiana nel settore dell'idroelettrico mette a rischio” - mette a rischio, colleghi! - “il controllo di strategici per la sicurezza del sistema energetico e per l'autonomia energetica nazionale, consentendo la partecipazione alle nuove gare di società estere con un conseguente indebolimento della posizione competitiva del sistema industriale italiano”. Come vedete, cito documenti ufficiali del Copasir. Non è propaganda! Stiamo facendo di tutto, in un momento di crisi emergenziale come questa, per far fare alle multinazionali dell'energia anche europee.
In Italia esiste, in effetti, una filiera locale associata a questa energia. Nel caso di altre fonti rinnovabili, come l'eolico e il solare invece, la catena del valore è dominata dalla Cina, come sappiamo. Infatti, è nettamente la prima produttrice di pannelli e turbine, oltre a controllare gli approvvigionamenti dei materiali di base come le terre rare. Su questo la posizione di Fratelli d'Italia è sì a favore delle rinnovabili ma anche a tutela del paesaggio, soprattutto con l'eolico, con i parchi eolici che in alcune regioni meravigliose d'Italia hanno devastato il paesaggio. Ci sono formule nuove, come nel Nord Europa, per fare l'eolico in aree industriali dismesse o in alto mare, su cui, invece, in Italia non è stata fatta nessuna valutazione, perché era più semplice distruggere il paesaggio.
E, diciamo, con malizia, che forse l'interesse di una certa forza politica di maggioranza rispetto a questo MiTE - Ministero della Transizione ecologica -, che sembrava essere il motivo della possibile non entrata di una nota forza politica di maggioranza all'interno del Governo, per il fatto che la filiera sia tutta dominata dalla Cina, pone inquietanti interrogativi che rimbalzano tra questi banchi.
Il dibattito pubblico poi si occupa dei temi della transizione ecologica sul piano della concorrenza e dell'economia, ma negare le complessità internazionali rischia di confinare l'Italia nella dipendenza energetica e tecnologica. Cito Kissinger, che ebbe a dire che chi controlla l'energia può controllare tutti i continenti. Molte posizioni di Kissinger non le ho mai condivise, ma questa è un'analisi assolutamente lapalissiana. Il provvedimento che oggi inizia il proprio iter in Aula è arrivato alla Camera composto da più di 40 articoli, per l'ennesima prassi governativa della decretazione d'urgenza, abusata a più non posso, anche per provvedimenti , come questi, che meriterebbero un esame molto più approfondito, che però non ci è permesso. Mi richiamo alla sentenza della Corte costituzionale n. 244 del 2016, che aveva coniato l'espressione “provvedimento a contenuto plurimo”, per evidenziare l'insistita eterogeneità di questi decreti-legge - in questo ci sono 5 titoli, tutti diversi -, accentuata nel percorso emendativo. La nostra azione emendativa, come forza parlamentare, è stata posta verso il sostegno alle filiere produttive nazionali colpite dal caro bolletta, ma - come è stato detto dalla collega Lucaselli - ogni volta ci dite che ce ne occuperemo la prossima volta.
Il conflitto in Ucraina poi sta provocando lutti e devastazioni, come, purtroppo, è davanti ai nostri occhi ogni giorno, e noi siamo ovviamente e dal primo momento con il popolo ucraino e con chi difende eroicamente le proprie case, contro l'aggressore russo. Tuttavia, la guerra ha innescato una reazione a catena pericolosa e preoccupante per quanto riguarda l'energia, perché in geopolitica c'è sempre un prima e il prima è che l'Unione europea era un gigante commerciale, ma un nano geopolitico.
I dati sono noti: quasi la metà del gas consumato in Italia arriva dalla Russia e nel 2022 i prezzi di elettricità e gas sono aumentati del 200 per cento. Il costo dell'energia, in soli due anni, è cresciuto del 1.500 per cento, vale a dire che oggi costa 15 volte in più. Però, se in Francia e in Germania la produzione interna è addirittura aumentata, seppur di pochi punti percentuali, in Italia si riduce sempre di più e molte industrie, quelle energivore , rischiano di chiudere i battenti.
A questo si aggiunge il problema delle materie prime. Nel distretto ceramico di Sassuolo, ad esempio, le aziende iniziano a spegnere i forni, visto che dall'Ucraina arrivava l'80 per cento dell'argilla e il 12 per cento del caolino importati nell'Unione europea. Idem per le aziende della gomma: gli stabilimenti Michelin di Cuneo e Alessandria, come quelli del resto dell'Europa, hanno fermato la produzione per la difficoltà di approvvigionamento del nerofumo (), pigmento derivato dal petrolio, che arriva dalla Russia, usato a livello mondiale principalmente per la produzione di pneumatici.
Nel percorso di modifica parlamentare, ho portato il sui temi della mobilità sostenibile. Ieri, si è chiusa la “Formula E”, manifestazione sportiva all'insegna della sostenibilità e dell'innovazione, un'occasione certo per valorizzare lo splendido quartiere Eur nel mondo, e tutta Roma, e una politica per la sostenibilità; un grande evento internazionale che fu deciso dal centrodestra, in Campidoglio, e poi divenuto realtà solo dopo ben due amministrazioni, dieci anni dopo. Questo è il paradigma della lentezza sulla strategia sostenibile dell'Italia.
In particolare, ho presentato un emendamento condiviso con altri gruppi parlamentari per l'estensione del fondo per la transizione del MiSE e per lo sviluppo del settore verso forme più innovative e sostenibili. L'emendamento proponeva di ricomprendere fra gli interventi finanziati dal fondo anche misure agevolative per l'acquisto e la posa in opera delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici. In tal senso, colleghi, per capirci, la proposta avrebbe aiutato ad accelerare la transizione verso la mobilità elettrica, in particolar modo nei contesti urbani, sostenendo contestualmente la diffusione delle infrastrutture di ricarica. L'emendamento, presentato trasversalmente, è stato tenuto in piedi solo da Fratelli d'Italia e ritirato tutte le altre forze di maggioranza. Anche in questo caso, ce ne occuperemo in un altro provvedimento. Notevoli, infatti, sono le difficoltà dei consumatori. Se facciamo l'esempio della densità delle stazioni di ricarica, a Roma è dello 0,07 per chilometro quadrato, inferiore a Milano, dove è pari allo 0,11 per chilometro quadrato, mentre nella città metropolitana di Parigi siamo a 7,8 per chilometro quadrato.
Colleghi, bisogna rendere più agevole la mobilità sostenibile, investendo fortemente sull'offerta di infrastrutture, sbloccando la complessità burocratica e l'endemica mancanza di fondi nelle casse comunali, anche tramite partenariati pubblico-privati, dalla fase progettuale a quella di raccolta di finanziamenti. La domanda, già importante, va sostenuta tramite accordi con gli operatori per accelerare la crescita della distribuzione dell'energia attraverso le colonnine. Ad esempio, a Roma ce ne sono centinaia di Acea, bloccate per burocrazia. L'emendamento, purtroppo, è stato respinto, come vi raccontavo, in sede di Commissione. Allo stesso modo, è stato non votato un emendamento, condiviso con la quasi totalità dei gruppi, per snellire le procedure sulle aree idonee ad evitare lo stallo amministrativo per interventi su fonti rinnovabili già realizzati in aree con vincolo paesaggistico. Ovvero, laddove ci sia già un impianto che, essendo obsoleto, debba essere aggiornato e che abbia già superato il vincolo paesaggistico e abbia avuto l'approvazione, non si capisce per quale ragione, invece di concedere semplicemente il rinnovamento dello stesso impianto, con gli stessi vincoli, si debba rifare da capo tutta la pratica, alla faccia della innovazione. Tra i 160 emendamenti accantonati, e poi bocciati, di cui avete fatto strage, questo si era salvato, ma poi, ovviamente, per questioni procedurali non è stato possibile votarlo. Anche in questo caso, abbiamo mantenuto la segnalazione dell'emendamento, perché riteniamo che risponda ad una logica di buon senso nell'ambito della semplificazione: tutelare il paesaggio, ma semplificare almeno riguardo agli impianti già esistenti.
Infine, colleghi, è stato approvato un emendamento condiviso con la maggioranza per garantire una maggiore flessibilità temporale nell'uso dei combustibili alternativi, mitigando l'impatto del caro energie per le imprese del cemento. Questo è avvenuto sempre perché Fratelli d'Italia è a fianco delle imprese, soprattutto nella filiera produttiva essenziale. Si introducono così norme più snelle per i combustibili secondari con un doppio vantaggio: aiuto al comparto e vantaggio per l'ambiente, nel segno dell'innovazione. La nuova previsione contribuisce a ridurre le emissioni di ossidi di azoto, abbattute dalle industrie con soluzioni ammoniacali di sempre più difficile reperimento, e determina una riduzione delle emissioni di CO2 grazie al contenuto di biomassa in esse presenti. Quindi, un'iniziativa a favore della sostenibilità nella produzione industriale.
Un ultimo inciso: va salvaguardato l'obiettivo costituzionale della libertà di stampa. Gli identici emendamenti dei colleghi Bressa e Giacobbe al “decreto-legge Concorrenza” sulle tirature regionali rischiano di compromettere la legalità della diffusione de , in Toscana, de , in Abruzzo, de , in Sardegna, de , in Campania, de , in Piemonte, e di altre testate storiche. Lo stesso per le contribuzioni dirette per l'editoria, dove sempre Bressa e Giacobbe sono intervenuti. Ci chiediamo: a che titolo, visto che stiamo parlando di editoria e visto che la filiera editoriale è in ginocchio? Invece di aiutarla, proprio sull'energia, proprio sulla produzione, proprio sulla defiscalizzazione, voi presentate emendamenti di maggioranza per colpire queste filiere. Esprimiamo al Presidente Riffeser Monti della FIEG tutta la nostra solidarietà, perché Fratelli d'Italia è sempre stata e sarà sempre in prima fila per l'editoria nazionale. Non solo. Vengono promossi emendamenti estranei, come questi, rispetto all'oggetto del provvedimento che intervengono su una materia il cui esame è in corso di svolgimento e che si riferiscono ad un unico soggetto, l'editore del quotidiano , contravvenendo anche alla necessità costituzionale della tutela delle minoranze linguistiche, che sempre andate sbandierando.
Colleghi, sul paradigma dell'innovazione va costruita la nostra politica energetica nella meridiana dell'interesse nazionale. La Emrod sta costruendo - pensate un po' - reti per l'elettricità, come già ideò e progettò in maniera visionaria Nikola Tesla col suo sogno preveggente. È la dimostrazione che bisogna investire nell'innovazione e che bisogna seguire le visioni di chi anticipa - come fece Tesla - queste innovazioni. Non possiamo rimanere succubi dei movimenti NIMBY, di chi dice no a tutto anche in questa maggioranza.
Concludo, colleghi, citando Carlo Rubbia, che certo non è di Fratelli d'Italia: “Il Sole non è soggetto ai monopoli e non paga bollette”. Mi creda, questa è una grande opportunità per il nostro Paese. Se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, come è accaduto, del resto, per il computer vent'anni fa .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA(FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, si può dire già così a quest'ora, al sottosegretario, che ci ha ascoltati per tutta la mattinata. Proprio al sottosegretario e agli atti di quest'Aula vorrei lasciare la testimonianza di quello che è stato un po' il percorso di questo decreto. Lo farò brevemente perché ormai è abbastanza tardi, ma ci terrei che rimanesse agli atti il percorso di questo decreto in Commissione, che a noi non è piaciuto; e, poi, farò anche qualche riflessione sulla natura del decreto stesso.
Questo provvedimento è arrivato in Commissione quasi 20 giorni fa e ci è stato dato un tempo per la presentazione degli emendamenti molto ristretto, perché ci è stato detto che si voleva portare il provvedimento velocemente in Aula. Quindi, a fronte di poche ore a disposizione per un provvedimento corposo, importante e impegnativo, anche da studiare e da emendare, comunque tutte le forze hanno prodotto una grande quantità di emendamenti; ci è stato dato, però, anche un avvertimento: se volete farli, gli emendamenti, fateli, ma sappiate che probabilmente non avranno un gran futuro, perché? Perché la poca disponibilità di risorse o, meglio, la disponibilità di risorse pari a zero probabilmente porterà a bocciare tutti gli emendamenti di natura onerosa.
Ora, è evidente che gli emendamenti sono di natura onerosa, oltre che di natura procedurale; quelli importanti, quelli per cui uno scende in campo e vuole dire la propria idea, vuole esprimere la propria opinione è evidente che comportino un maggiore esborso di risorse.
A questo ramo del Parlamento è stata preclusa, di fatto, nel corso dell'ultimo anno, Presidente, qualsiasi possibilità di incidere su tutti i provvedimenti, poiché essi sono stati incardinati quasi tutti nell'altra Camera, ossia al Senato, mentre qui sono arrivati tutti blindati con la fiducia, per cui non abbiamo potuto fare altro che leggerli, votarli, discutere qualche ordine del giorno e limitarci a questa funzione di spettatori pagati delle istituzioni. Ora, è arrivato il primo decreto su cui la Camera poteva incidere, ma tale possibilità, di fatto, viene castrata già in Commissione, perché l'impossibilità di presentare proposte emendative onerose di fatto limita moltissimo la nostra attività.
Quindi, in buona sostanza, sti tratta di una sorta di fiducia , ossia si è introdotto quasi un sistema nuovo: oltre che la fiducia d'Aula, anche la fiducia di Commissione, poiché in realtà ciò serve a blindare un provvedimento e a non darci la possibilità di incidere.
Dunque, come dicevo, a fronte di poche ore a disposizione per le nostre proposte emendative, sono serviti diversi giorni, anzi direi quasi diverse settimane, almeno un paio di settimane, affinché il Governo e la sua maggioranza potessero trovare un'intesa sulle posizioni e sui pareri da esprimere; pareri che non arrivavano mai, per cui vi è stato questo rinvio della Commissione, quasi grottesco, nell'ultima nottata, con una convocazione che continuava a slittare perché continuavano a non arrivare i pareri.
Questo non è un modo di lavorare serio, non è un modo di lavorare corretto; mi verrebbe da dire che, se noi fossimo dipendenti di aziende private, e non servitori dello Stato, in questo momento probabilmente saremmo disoccupati, non per mancanza di lavoro, ma per l'inefficienza del lavoro, perché non si può non avere rispetto del tempo, degli impegni e pensare di poter affrontare in questo modo la gestione dell'emergenza. In realtà, si tratta di una gestione che camuffa ormai evidenti contraddizioni presenti all'interno della maggioranza che sostiene questo Governo e che tendono a esplodere.
Più ci avviciniamo al momento elettorale, più queste contraddizioni emergono, perché ognuno vuole cominciare a marcare le proprie differenze. E, quindi, assistiamo a scene come quella in Commissione finanze, dove giustamente il centrodestra si è smarcato rispetto a una politica che porta a una sorta di quasi patrimoniale sulla casa o all'interno del MoVimento 5 Stelle, che cerca anch'esso di smarcarsi, pur avendo sottoscritto, in precedenza, con il Presidente Conte e, poi, avendo dimenticato, una politica delle spese militari che altro non è che un impegno preso con la NATO, da lungo tempo.
Comincia, dunque, questa operazione di differenziazione, per poter poi rivendicare, in sede elettorale, un proprio ruolo e quindi temo - ma mi auguro di no - che nel prossimo futuro ci saranno tempi bui per il Presidente Draghi, che non potrà più contare su questa maggioranza bulgara e inizierà a dover fare i conti con una maggioranza che comincia a sgretolarsi.
Questa precisazione di metodo era quasi doverosa rispetto a un impegno di quest'Aula in cui, solamente qualche mese fa, tutti si erano spellati le mani nell'applaudire il Presidente Mattarella quando richiamava al senso delle Camere, al senso della funzione legislativa e a non castrare l'azione del Parlamento con continue posizioni di questioni di fiducia.
Nonostante quegli applausi scroscianti, in realtà cosa è successo? È successo che non è cambiato esattamente nulla, perché da quel giorno ad oggi non c'è stato provvedimento licenziato, da questo o dall'altro ramo del Parlamento, senza la posizione della questione di fiducia. È evidente che questo serve solamente a mascherare i problemi che il Governo e la sua maggioranza continuano ad avere al loro interno, ma è un calpestare in maniera vigorosa – vigorosa – la dignità del Parlamento, che non può continuare a essere infranta in questo modo.
Quindi, dovremmo avere la capacità di dircelo, e ce lo dobbiamo dire, Presidente, in quest'Aula; noi continuiamo a dirlo, perché, in realtà, continuiamo a esercitare una funzione limitata agli ordini del giorno; gli ordini del giorno sono degli impegni di parola che il Governo assume di andare in una certa direzione; la parola di questo Governo non so quanto valga, direi poco, rispetto agli impegni assunti e non mantenuti. Per cui, in realtà, stiamo esercitando una funzione che si limita quasi al nulla.
Fatta questa premessa, vorrei fare due brevi riflessioni sul tema dell'energia. Come facciamo sempre, purtroppo, e come succede troppo spesso, in Italia, ci troviamo a gestire l'emergenza e la gestione dell'emergenza è sempre una gestione fallimentare; sempre e necessariamente, perché? Perché quando arriviamo a gestire l'emergenza vuol dire che non siamo stati capaci di pianificare ; vuol dire che non siamo stati capaci di costruire percorsi virtuosi che non ci facessero trovare nell'emergenza. In Italia, preferiamo sempre che ci cada tutto addosso e poi, sotto le macerie, cerchiamo di gestire l'emergenza.
Questo decreto è la dimostrazione evidente, palese, lampante del fallimento della politica energetica nazionale degli ultimi vent'anni, a prescindere da chi l'abbia fatta; è evidente, perché cosa ci siamo detti, da questo punto di vista, negli ultimi vent'anni? Ci siamo detti che dovevamo andare verso l'abbandono delle fonti fossili, la transizione energetica, le fonti rinnovabili, le energie alternative, ma con una grande ipocrisia che macchiava questo percorso: l'ipocrisia di non snellire e alleggerire le procedure per arrivare a quel tipo di sostenibilità.
Abbiamo detto che non volevamo il nucleare, ma il nucleare lo fanno quelli vicino a noi e, al limite, noi ci approvvigioniamo da loro. Abbiamo detto che non vogliamo più estrarre il gas, ma, al limite, il gas lo estraggono quelli che stanno vicino a noi e ne traggono beneficio, mentre noi non lo facciamo per un perbenismo ideologico di tipo ambientalista, che non è ambientalista, perché le cose si possono fare anche senza impatto ambientale, se si sanno fare bene. Dato che noi, invece, diamo per scontato che tutto quello che facciamo non lo facciamo bene e, quindi, produce un danno, non lo facciamo proprio. Non è così che dovrebbe funzionare. Abbiamo detto che il gas non lo volevamo, però lo compriamo da altri Paesi, la cui instabilità politica, poi, genera questo tipo di situazioni.
Abbiamo detto che non siamo stati capaci di costruirci nessun percorso energetico alternativo nostro, senza spiegare alla gente - e questo è un passaggio di tipo culturale che noi dovremmo fare - che l'energia non è un bene infinito, è un bene limitato e anche molto costoso. Questa è la lezione che stiamo avendo in questi giorni e da questa lezione dovrebbe partire il ripensamento della nostra politica energetica che deve necessariamente avere due passaggi, Presidente: il primo passaggio è la mentalità energetica, che deve cambiare. Cosa vuol dire che deve cambiare la mentalità energetica? Tutti - imprese, famiglie e individui - dobbiamo capire che l'energia non è un bene infinito, che è un bene limitato, di cui bisogna fare un uso prezioso. Dobbiamo capire che non possiamo continuare ad avere i Caraibi in casa, con 25 gradi di termostato, perché questo comporta necessariamente un uso sproporzionato di energia. Dobbiamo capire e insegnare ai nostri figli e noi stessi dobbiamo capire che l'energia va usata con altrettanto raziocinio di come viene utilizzata l'acqua: è esattamente la stessa cosa, sono risorse limitate, preziose, che dobbiamo imparare a gestire.
Dobbiamo imparare che le nostre abitazioni devono diventare abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico. Allora, queste sono proiezioni per il futuro. Anziché utilizzare, come facciamo nell'emergenza, risorse e denari per sopperire a uno o due mesi di necessità, dovremmo invece investire quei denari, perché creino un'utilità futura importante e, allora, dovremmo investire in quella direzione, perché le nostre abitazioni dovrebbero arrivare ad essere a impatto energetico zero. Questo vuol dire materiali di grande isolamento, la capacità di non perdere, la capacità di utilizzare solamente elettrodomestici con basso impatto di alta generazione, questo vuol dire che ogni casa deve avere i suoi pannelli solari e i suoi sistemi per produrre un'energia sufficiente per essere autonomi; tutto ciò diminuirebbe in maniera stabile e perdurante il fabbisogno. Allora, non avremmo bisogno di andare a pregare l'Algeria, il Kazakistan o altri Paesi di mandarci un miliardo in più o un miliardo in meno di gas. Poi, dovremmo imparare a non essere più ipocriti. Dobbiamo capire che il progresso e le comodità del progresso hanno un prezzo che noi dobbiamo pagare e che dobbiamo essere bravi a saper gestire. Non ha senso non estrarre nell'Adriatico, se invece la Croazia estrae. Noi, nel 2002, vent'anni fa, avevamo circa 70 miliardi di fabbisogno di metri cubi di gas, sottosegretario, lei lo sa; in quel momento, in quella data, estraevamo 20 miliardi di metri cubi, oggi, ne estraiamo due, quindi, la nostra dipendenza energetica è aumentata in maniera esponenziale, ma in maniera stupida, perché non abbiamo capito che, invece, dovevamo fare un percorso di crescita in quella direzione.
Allora, io non entrerò nel dettaglio tecnico del provvedimento, perché tutti i provvedimenti che si compongono di mille voci per sopperire a mille urgenze sono provvedimenti fallimentari, e noi non abbiamo ancora mai avuto in quest'Aula provvedimenti di lungo respiro, ma i provvedimenti di lungo respiro, purtroppo, non ci possono essere con questo Governo e sa perché, Presidente? Glielo dico io, per un concetto molto semplice, perché le anime che compongono questo Governo sono diverse e hanno visioni e immagini diverse per il futuro. Allora, mettere in campo una proiezione come quella che io ho appena fatto, richiede una visione, in azienda si chiama “visione”, e la visione è quella capacità di immaginare il futuro e mettere in atto tutte le operazioni e i passaggi che servono, perché la nostra realtà diventi quella visione; ma, per farlo, bisogna avere determinazione, chiarezza e non scendere a compromessi; invece, una maggioranza che è frutto e figlia di mille compromessi non potrà mai mettere in campo una visione, per cui il risultato sarà un piccolo fatto male, di piccole pezze che mettiamo a tanti piccoli problemi.
Speriamo e auguriamo al nostro Paese che ben presto, invece, questi provvedimenti non siano più di questa natura, ma siano figli di una visione, di una o dell'altra visione, ma che vadano decisi in una direzione .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare, pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. I relatori hanno finito il tempo, ma se c'è qualche intervento da fare per qualche piccola precisazione…
Il relatore Federico non intende replicare e credo neanche l'onorevole Squeri, che non vedo in Aula, ma penso altrettanto.
La rappresentante del Governo si riserva la facoltà di intervenire successivamente.
PRESIDENTE. Quindi, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Ha chiesto di parlare il relatore, onorevole Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO, . Grazie, Presidente. In considerazione del fatto che siamo ancora, almeno, mi risulta, in attesa del parere della Commissione bilancio e anche perché alle 15 è già convocato un Comitato dei diciotto, chiederei una breve sospensione dei nostri lavori in attesa che arrivi questo parere e che il Comitato dei diciotto possa avere il tempo di valutarlo per poi, riprendere, magari alle 15,30, se lei ritiene, il prosieguo dell'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Federico. Al fine, quindi, di consentire alla Commissione bilancio di esprimere il parere sul testo e lo svolgimento delle riunioni del Comitato dei diciotto, come chiesto ora dal relatore, sospendiamo la seduta fino alle 15,30.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cantini e Mancini sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente 107, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il relatore per la VIII Commissione, onorevole Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO, Grazie, Presidente. Solo per comunicare che i lavori del Comitato dei diciotto ancora non sono iniziati perché eravamo in attesa e siamo ancora in attesa che giunga il parere della Commissione bilancio che, da quello che ho capito, è stato appena prodotto. Quindi, chiedo altri 30 minuti di sospensione affinché il Comitato dei diciotto riesca a completare i suoi lavori, per poter venire in Aula pronti.
PRESIDENTE. Quindi, onorevole Federico, lei chiede mezz'ora, a partire dalle 15,30, per poter riunire il Comitato dei diciotto; ho capito bene? Allora, riprendiamo la seduta alle ore 16.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno legge n. 3495-A.
PRESIDENTE. Avverto che la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere che è in distribuzione. In particolare, tale parere reca cinque condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4- del Regolamento.
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 17.400 e 29.0400 delle Commissioni, che sono in distribuzione .
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il relatore, onorevole Federico. Ne ha facoltà.
ANTONIO FEDERICO, Grazie, Presidente. Il Comitato dei diciotto, testé riunitosi, ha preso atto che la Commissione bilancio ha formulato alcune Condizioni sul provvedimento licenziato dalle Commissioni.
Inoltre, sono state presentate dalle Commissioni le seguenti proposte emendative: 17.400 e 29.0400 della Commissione.
Pertanto, a nome del Comitato dei diciotto, chiedo all'Assemblea di deliberare il rinvio nelle Commissioni del provvedimento, limitatamente al solo recepimento nel testo delle condizioni e osservazioni poste nel predetto parere, nonché all'esame delle citate proposte emendative.
Non essendoci stata una rinuncia al termine di presentazione dei subemendamenti, in quella sede si è convenuto che eventuali subemendamenti devono essere presentati entro il termine di un'ora.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Se il gruppo PD ci consente di continuare…
Prego.
ANTONIO FEDERICO, Pertanto, tenuto conto dei tempi per lo svolgimento della seduta in sede referente e per la predisposizione del nuovo testo - su cui peraltro andrà acquisito il parere della Commissione bilancio - l'esame in Assemblea potrebbe riprendere alle ore 18.
PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio del provvedimento nelle Commissioni, nei termini precisati dal relatore, darò ora la parola, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro e ad uno a favore, per non più di 5 minuti ciascuno.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico senza registrazioni dei nomi, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro il deputato Andrea Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Grazie, Presidente. La gestione di questo provvedimento, come di molti provvedimenti che arrivano all'esame di quest'Aula, dimostra la spregiudicatezza di questa maggioranza e di questo Governo che vogliono limitare il dibattito in Commissione creando confusione legislativa e approvando, ovviamente, emendamenti anche senza le dovute coperture o emendamenti che vanno in antinomia normativa con altri emendamenti, anche approvati. È l'esempio di come non si deve legiferare, poiché si crea confusione in quest'Aula e si crea confusione soprattutto nei confronti di chi quelle regole dovrebbe seguirle.
Qui parliamo soprattutto del tema della cessione dei crediti. Avete talmente complicato la normativa, l'avete talmente raffazzonata che anche le stesse persone, le stesse imprese, gli stessi cittadini che, ad esempio, vorrebbero aderire al cosiddetto superbonus ormai non aderiscono più a questa normativa poiché non sanno più cosa li aspetterà, non nei prossimi mesi, ma nelle prossime settimane o, addirittura, nei prossimi giorni. Non è un modo di legiferare, non è un modo neanche di condurre il provvedimento in Aula, Presidente.
Siccome sappiamo tutti che su questo provvedimento, quando ritornerà alle 18 o alle 19, sarà posta la questione di fiducia, sarebbe stato molto più semplice, molto più serio, molto più democratico, per questa maggioranza e per questo Governo, presentare direttamente gli emendamenti in Aula e far votare gli emendamenti delle opposizioni in quest'Aula, perché non si deve mai avere paura di permettere alle opposizioni, giacché è nello spirito democratico della nostra Costituzione, di votare gli emendamenti. Invece no, bisogna strozzare il dibattito, bisogna ritornare in Commissione per correggere i vostri errori e, ogni settimana, ogni due settimane, noi perpetuiamo gli stessi errori, sempre con le stesse dinamiche, sempre con la stessa gestione.
Vorrei che, una volta o l'altra, la Presidenza della Camera, non lei, in questo caso, personalmente, si svegliasse dal torpore in cui è caduta in questi ultimi mesi e finalmente facesse esprimere quest'Aula come dovrebbe essere nelle sue corde e come dovrebbe essere nello spirito della Costituzione. È per questo che propongo ai deputati presenti di votare contro questa proposta del relatore .
PRESIDENTE. C'è qualcuno che intende intervenire a favore?
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin. Ne ha facoltà.
BEATRICE LORENZIN(PD). Esprimo il parere favorevole del gruppo Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI(FI). Presidente, semplicemente per una questione di natura procedurale. Si può essere d'accordo o meno con un voto procedurale di rinvio in Commissione, si può essere all'opposizione, si può essere in maggioranza, però non si tratta di mettere a repentaglio la Costituzione, diciamo così, in questo caso. Ci tengo, perché la Presidenza, altrimenti, immagino che sarebbe intervenuta, se ci fosse stato un rischio per la salute della nostra Carta costituzionale che, per carità, in questa legislatura è stata piuttosto maltrattata; ma non è questo il caso.
La Presidenza sovraintende a tutti i percorsi procedurali con l'imparzialità che è propria della Presidenza della Camera. Per cui, pur riconoscendo il legittimo dissenso del collega Colletti, non posso accettare che si sostenga che questa prassi di rinvio in Commissione di un provvedimento, peraltro circoscritto - come ha spiegato il relatore - a determinati punti, possa essere dichiarata incostituzionale, perché non è incostituzionale. Pertanto procederemo con il voto. Ha parlato un deputato contrario, ha parlato un deputato a favore; l'Aula su questo è sovrana, si esprimerà e, poi, ci auguriamo che le Commissioni svolgano il proprio compito secondo il perimetro delineato e spiegato all'Assemblea dal relatore stesso.
PRESIDENTE. L'intervento dell'onorevole Baldelli era ai sensi dell'articolo 45 del Regolamento, quindi può intervenire un deputato per gruppo, se lo ritiene opportuno; ovviamente, non chi è già intervenuto. Può farlo il suo vicino o qualcuno di un altro gruppo. Essendo giunti alle ore 16,14, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio alle Commissioni del provvedimento, nei termini precisati dal relatore.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su che cosa, onorevole Colletti? Interviene ad altro titolo?
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Per un richiamo al Regolamento.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Grazie, Presidente. Intervengo a norma degli articoli 8, 41, 42 e seguenti del Regolamento della Camera dei deputati. In base al suo precedente, lei aveva dato la parola a un deputato contro e a un deputato a favore, non a un deputato per gruppo. Quindi, anche sulla base del Regolamento, che impone a lei di gestire l'Aula al meglio, l'intervento del collega Baldelli era al di fuori degli interventi a favore o contro; immagino fosse un intervento sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Per evitare incomprensioni..
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Ma certo...
PRESIDENTE. …ai sensi dell'articolo 45 vi è la possibilità per ogni componente del gruppo di aggiungersi, come è chiaramente scritto. Siccome avevamo ancora tempo, perché il termine di cinque minuti non era ancora decorso, ho dato la possibilità che si svolgesse questo intervento, ai sensi di un articolo chiaro che dà un perimetro chiaro dell'attività del Parlamento. Né più, né meno.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Ormai sono 9 anni, ahimè tanti, che sono qui…
PRESIDENTE. Interviene su che cosa, a questo punto?
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Stavo intervenendo per un richiamo al Regolamento, se non se ne fosse accorto. Stavo intervenendo sul Regolamento quando mi ha interrotto.
PRESIDENTE. Era per chiarire.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Certo, la ringrazio, un'interlocuzione è sempre necessaria ed è sempre piacevole.
PRESIDENTE. Penso che sia stato tutto chiaro. No, non c'è interlocuzione. Lei dica quello che deve dire, non è un ping-pong.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Allora, può intervenire dopo che ho concluso l'intervento, se non vuole l'interlocuzione, così non facciamo un dibattito tra me e lei.
PRESIDENTE. Come desidera lei.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Faccia pure l'intervento dopo che ho finito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio alle Commissioni del provvedimento nei termini precisati dal relatore…
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Presidente!
PRESIDENTE. Su che cosa? Ancora? Mi ha detto di proseguire e noi abbiamo proseguito.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Si vede che ci sono problemi: o miei sulla voce o suoi sull'acustica.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Sono problemi di acustica, evidentemente, con queste mascherine…
PRESIDENTE. Probabilmente.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). …ma forse non aveva compreso bene…
PRESIDENTE. Però venga al punto, per cortesia.
ANDREA COLLETTI(MISTO-A). Sì, se lei non mi interrompe, vado avanti, cortesemente, la ringrazio, Presidente. Forse non aveva ascoltato bene - sarà stato sicuramente un mio errore -, ma l'avevo invitata, per evitare un'interlocuzione, ad intervenire dopo il termine del mio intervento. Purtroppo o per fortuna - dipende dai punti di vista - sono 9 anni che sono qui e sappiamo benissimo, io, lei, ma anche gli uffici, che, quando il Presidente indica che darà la parola ad un deputato a favore e ad uno contro, non permette mai che poi altri deputati possano intervenire a favore o contro. Quindi, vorrei capire se si è trattato di un'interpretazione visto che il collega Baldelli fa parte dello stesso suo partito o di una prassi che noi delle opposizioni potremmo utilizzare anche in futuro. Solo per una migliore gestione anche dell'Aula e degli interventi in futuro.
PRESIDENTE. Come le ho detto, se ha un minuto di pazienza, le leggo l'articolo 45 del Regolamento che dice: “Nei casi di discussione limitata” - come è quella di un deputato a favore e un deputato contro - “per espressa disposizione del Regolamento” - ripeto, per espressa disposizione del Regolamento - “è in facoltà del Presidente, se l'importanza della questione lo richiede, di dare la parola ad un oratore per ciascun gruppo, oltre agli interventi che il Presidente stesso può eccezionalmente consentire, e di aumentare i termini previsti per la durata degli interventi”. Siccome, come le ho precisato, mancavano 3 minuti al termine dei 5 minuti e, quindi, era inutile sospendere l'Aula, ho pensato che la previsione dell'articolo 45 - come è - calzasse perfettamente a pennello con la situazione che stavamo vivendo. Tutto chiaro? Perfetto. Posso procedere? Molto bene.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio nelle Commissioni del provvedimento nei termini precisati dal relatore, onorevole Federico.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 95 voti di differenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi.
GIUSI BARTOLOZZI(MISTO). Per un richiamo al Regolamento, ci metterò veramente un minuto. Le anticipo che vorrei investire la Giunta per il Regolamento di una questione che è accaduta in Commissione giustizia e che non può lasciarci così inermi.
Presidente, il tema è questo e anticipo anche che ho verificato personalmente un andamento dei lavori distonico tra quello che accade in Commissione giustizia e in Commissione bilancio. Presidente, nella seduta della settimana scorsa avevo, in apertura dei lavori, chiesto di sottoscrivere tutti gli emendamenti che avevano depositato i vari gruppi politici sul tema della riforma del CSM. A quella mia richiesta nessun partito, quindi, nessun presentatore si è opposto e il presidente Perantoni ha dato atto della sottoscrizione, emendamento per emendamento, delle proposte emendative segnalate dai vari gruppi, tanto che, Presidente, a un certo punto, un collega ha ritirato uno dei suoi, poiché io l'avevo sottoscritto, e mi sono state consentite la discussione e la votazione. Senonché, a distanza di 10 giorni, alla seduta di oggi, il presidente Perantoni, presidente della Commissione giustizia, tira fuori dal cappello un precedente datato di 10 anni fa, secondo il quale, poiché nella seduta odierna alcuni gruppi hanno ritirato gli emendamenti, la mia sottoscrizione, fatta 10 giorni fa, cadrebbe nel vuoto. Quello che vorrei che la Giunta per il Regolamento mi chiarisse, chiarisse a me perché non riesco a comprenderlo, è come ci possano essere due modi di procedere diversi. Ripeto, seguo i lavori della Commissione bilancio ormai da 4 anni: in Commissione bilancio la sottoscrizione di un emendamento ne blocca la paternità, sebbene sia ritirato; in Commissione giustizia no.
Presidente, lo dico, anticipando il quesito alla Giunta per Regolamento, e chiudo: a mio giudizio, non incide il fatto che vi sia stato un rinvio della seduta della Commissione, perché sarebbe oltremodo semplice porre nel nulla i diritti del sottoscrittore. Quindi, ripeto, li ho sottoscritti tutti, il presentatore non ha fatto opposizione, il ritiro non è stato precedente alla mia sottoscrizione, ma è stato a cavallo delle due sedute. Chiedo che della questione sia investita la Giunta per il Regolamento, Presidente.
PRESIDENTE. Fermo restando che sarà mia premura riferire al Presidente, temo sia accaduto quello che accade anche in Aula: se l'emendamento è ritirato prima dell'inizio della seduta di Commissione o dell'Aula, quindi fuori dalla seduta, l'emendamento è ritirato e nessun parlamentare può di fatto …sì, non c'è dubbio, su questo abbiamo capito benissimo. Il tema è che, se lei sottoscrive un emendamento in qualsiasi momento dell'attività parlamentare, ma il proponente lo ritira prima della seduta di Commissione o dell'Aula quell'emendamento non è più disponibile, perché è come se fosse sparito. Questo è il problema che, secondo me, si è verificato, però, onorevole Bartolozzi, non voglio alcuna interlocuzione.
Mi informerò meglio, ma, se così è, è evidente che non c'è altra alternativa e, quindi, non c'è nessun altro . Sarà mia premura vedere esattamente come sono andate le cose, ma di primo acchito, sentendo anche gli uffici, mi sembra che sia accaduto questo ed è accaduto migliaia di volte.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferri. Ne ha facoltà.
COSIMO MARIA FERRI(IV). Intervengo sempre sul tema che ha posto alla sua attenzione la collega Bartolozzi, anche se vedo che lei ha anticipato già la risposta. In realtà, il precedente che ha prodotto in Commissione il presidente Perantoni non mi pare sia proprio specifico rispetto al caso che ha posto la collega. Penso, inoltre, sia pericoloso superare il principio del momento in cui viene cristallizzata la presentazione dell'emendamento, perché, così facendo, si crea una corsia preferenziale per il primo firmatario e, invece, chi appone la firma successivamente, tra l'altro durante la seduta, viene in qualche modo limitato nei propri diritti di parlamentare. In questo caso, la collega Bartolozzi ha firmato tutti gli emendamenti che erano stati presentati, per quanto riguarda il testo Cartabia sulla giustizia, in merito alla riforma del CSM, e quindi, in qualche modo, ha fatto propri questi emendamenti.
Nel corso della seduta della Commissione nessuno ha detto che avrebbe ritirato gli emendamenti, quindi in quel momento lei è diventata cofirmataria di questi testi. Penso che il fatto che un parlamentare, il primo firmatario ritiri la firma su un emendamento nella seduta successiva, seppur prima dell'inizio del lavori di Commissione, non possa far decadere chi legittimamente e puntualmente ha firmato l'emendamento durante la seduta della Commissione. Tra l'altro, rileggendo anche il parere che ha prodotto il presidente Perantoni, mi pare che non arrivi alla conclusione di dire che non ci sia un momento in cui si cristallizza tale diritto. Penso, inoltre, sia corretto nei confronti di chi firma poter contare su questo, perché tra l'altro io firmo, faccio mio un testo e poi non è che posso subordinare il mio diritto alla volontà di quel parlamentare, il quale, allora, avrebbe dovuto farlo prima della seduta della sottoscrizione.
Questo è un momento centrale, secondo me, delle regole parlamentari, quindi, in questo caso, si è cristallizzato il diritto della firmataria Bartolozzi a mantenere l'emendamento e a poterlo discutere nelle sedute successive, indipendentemente dalla volontà del primo firmatario, altrimenti vi sarebbe veramente una limitazione dei diritti.
Quindi, anch'io mi associo alla richiesta della collega affinché in maniera costruttiva la Giunta per il Regolamento possa discuterla e possa acquisire, tra l'altro, non l'ultimo parere, su cui l'interpretazione secondo me non è così univoca, però capire bene, anche alla luce degli altri pareri e degli altri precedenti, al fine di creare una prassi basata su una serie di decisioni su questa questione, che ritengo basilare, al di là della discussione sul testo della riforma e di quello che è emerso. Ma non è un problema di merito, è un problema chiaramente regolamentare, e non vorrei che poi un domani chi verrà nella prossima legislatura si troverà il parere Brescia, il parere Perantoni, e cristallizzata una situazione che, secondo me, invece, non rispetta le regole e il nostro Regolamento interno della Camera dei deputati.
Quindi, anch'io insisto su questa istanza, e mi dispiace, Presidente, con la stima che abbiamo nella sua persona, che si possa comunque superarla così velocemente, perché mi pare molto più complicata; anzi, forse era più facile dire “no, hai diritto” che superarla in questo modo, senza capire il perché non ci sia un momento di cristallizzazione.
Tra l'altro, in questo modo si crea una corsia preferenziale anche nella comunicazione, perché il presidente ha anche aggiunto che chi sottoscrive deve andare in segreteria, quando ciò avviene sempre nell'oralità; nella pubblicità della Commissione c'è un resoconto, e quindi c'è stato questo momento. Altrimenti, creiamo anche due strade: il firmatario può comunicare e revocare la propria firma quando vuole, senza nessun tipo di formalità; invece chi aggiunge la propria firma ha anche un'aggiunta, un onere in più per quanto riguarda le formalità di comunicazione.
Quindi, c'è un problema anche formale, non solo di tempestività nella firma, ma anche di comunicazione della revoca o dell'aggiunta della firma, che sarebbe paradossale disciplinare in maniera differente tra un parlamentare e l'altro a seconda di chi è il primo firmatario. Infatti, non è il problema di chi sia il primo firmatario, ma di diritti che ciascun parlamentare può avere. Mi rimetto alla sua autorevolezza e alla sua saggezza.
Grazie e speriamo che la Giunta ponga dei paletti e delle certezze nell'interesse non solo di questo momento, posto che veramente il mio intervento è finalizzato al futuro e a chi verrà, perché ho capito che poi la prassi è fatta di tanti momenti e di tanti pareri .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferri. Le confermo quello che ho già detto all'onorevole Bartolozzi, che è intervenuta prima di lei. L'approfondimento lo faremo. Quello che è sicuro è che in questo momento, quando c'è il presentatore di un emendamento, lui è il dell'emendamento; può anche, per ragioni personali, decidere di non condividere più quello che ha fatto in una fase iniziale e chiedere il ritiro del suo emendamento, di cui è padrone da un punto di vista intellettuale.
Sulla sottoscrizione dobbiamo dividere tra un tema politico e un tema procedurale. Quindi, secondo me, questo è il punto; però, sicuramente, come ho detto in anticipo, sarà premura degli uffici motivare bene quella che ci sembra la situazione.
Ovviamente, riferirò al Presidente Fico, però per ora, finora, quando fuori dalla seduta dell'Aula o della Commissione uno ritira l'emendamento, essendone il padrone, lo può fare. Questa è la prassi, ed esperienza ce ne ha lei come ce ne ho io, a prescindere dalle sottoscrizioni.
Ha chiesto di parlare, credo sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Anch'io, come Fratelli d'Italia, voglio unirmi all'istanza fatta dalla collega Bartolozzi e dal collega Ferri, ricordando che i Regolamenti delle Commissioni e dell'Aula sono differenti, tanto che in Aula su un emendamento il proponente deve accettare la sottoscrizione di un altro parlamentare, mentre in Commissione si possono sottoscrivere liberamente gli emendamenti degli altri.
Questo è solo per sottolineare il fatto che si tratta di un Regolamento diverso, che prevede quindi delle regole totalmente diverse per la Commissione. E anche da parte nostra si ritiene che sia assolutamente ingiusto quello che è accaduto in Commissione, cioè vedere degli emendamenti ritirati, quando proprio nella scorsa seduta avevamo assistito all'opposto, sempre per mano del presidente; infatti, gli emendamenti erano stati ritirati, ma, essendo stati preventivamente sottoscritti, c'era stata piena discussione sugli stessi. Quindi, non si capisce questo altalenare di interpretazioni che porterà sicuramente a nuovi scontri in Commissione e a perdite di tempo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarti. Ne ha facoltà.
GIULIA SARTI(M5S). Grazie, Presidente. Sul medesimo argomento e solo per fornire ulteriori elementi e informazioni alla Presidenza nella verifica di quanto chiesto dai colleghi. In realtà, non c'è stato nessun precedente perché nella seduta citata, cioè nella seduta di dieci giorni fa, l'emendamento in questione era stato ritirato durante la seduta. A quel punto, la collega Bartolozzi l'ha fatto proprio ed è per questo che il presidente Perantoni l'ha posto in votazione. Questa volta, cioè dieci giorni dopo, siamo arrivati a ritirare gli emendamenti prima dell'inizio della seduta e non durante.
Quindi, questo era solo per far presente e per mettere agli atti che non vi è stato nessun precedente difforme ma, esattamente nella direzione in cui ha detto lei, tutto si è svolto correttamente nei lavori della presidenza della Commissione giustizia.
PRESIDENTE. È esattamente quello che dicevo. Durante il corso dei lavori - come oramai sappiamo benissimo, dopo quattro anni che siamo qui per i più giovani e, per chi ha più esperienza, da qualche anno in più - se l'emendamento è ritirato nel corso dei lavori sia in Aula sia in Commissione può essere fatto proprio; se viene ritirato dal dell'emendamento, cioè da chi è il primo firmatario, fuori dalla seduta della Commissione e fuori dalla seduta dell'Aula, quell'emendamento da un punto di vista tecnico - scusate se sono freddo – sparisce; così è, purtroppo. Quindi, mi pare che abbiamo anche esaurito questa fase.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 3495-A/R.
Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, le Commissioni hanno predisposto un nuovo testo, che è pubblicato sul sito Internet della Camera.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere su tale testo, che è in distribuzione.
Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea, ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalle Commissioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, onorevole Federico D'Inca'. Ne ha facoltà.
FEDERICO D'INCA',. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3495-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali, nel testo approvato dalle Commissioni riunite a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Sala della Regina.
Sospendo la seduta.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3495 A/R - Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, martedì 12 aprile, a partire dalle ore 18, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16.20.
Dopo il voto di fiducia, si passerà all'esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione, da concludersi entro le ore 24, e, ove possibile, dell'espressione del parere del Governo.
L'esame del provvedimento sarà quindi interrotto e riprenderà nella seduta di mercoledì 13 aprile per la fase dell'espressione dei pareri del Governo - ove non esaurita nella seduta di martedì 12 – e per le fasi delle dichiarazioni di voto e della votazione degli ordini del giorno presentati, delle dichiarazioni di voto finale e del voto finale.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 11 di domani, martedì 12 aprile.
Estraggo, quindi, a sorte il nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.
La chiama inizierà dal deputato Cataldi.
Nell'odierna riunione della Conferenza è stato altresì previsto che l'esame in Assemblea del Documento di economia e finanza 2022 (Doc. LVII, n. 5) e dell'annessa Relazione al Parlamento presentata ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 (per la cui approvazione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Camera) avrà luogo nella giornata di mercoledì 20 aprile, a partire dalle ore 9, sino alle ore 14.30.
Avverto infine che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del Doc. LVII, n. 5 – Documento di economia e finanza 2022 (DEF) e dell'annessa Relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà, per due minuti.
PAOLO PATERNOSTER(LEGA). Grazie, Presidente. Verona piange la scomparsa di Emiliano Mascetti, un calciatore di straordinarie capacità che, probabilmente, ha fatto il record delle presenze nella massima categoria con l'Hellas Verona, la squadra della città. Ha appeso le scarpe al chiodo all'età di 37 anni e, da allora, ha ricoperto un importante incarico di direttore sportivo, prima nella squadra del Verona, poi nella Roma, nell'Atalanta e nella Sampdoria. Quindi, un dirigente che ha ottenuto risultati importantissimi, dal punto di vista sia sportivo che professionale. È stato il direttore sportivo del Verona dello scudetto, del Verona dei miracoli, del Verona di Bagnoli, di Galderisi, di Preben Elkjaer, di tanti campioni che resteranno nella storia della nostra città e non solo della storia sportiva della nostra città. Una persona eccezionale, uno sportivo eccezionale, un galantuomo, un gentiluomo che ci mancherà tantissimo. Oggi, ci sono stati i funerali di Ciccio Mascetti e con lui Verona perde un pezzo di storia.
Io porgo le condoglianze da parte dei parlamentari veronesi alla famiglia e sono convinto che Ciccio Mascetti da su, dal cielo, guarderà con un occhio di riguardo Verona e il Verona, perché rimarranno per sempre la squadra del suo cuore e la città del suo cuore. Quindi, ci mancherà tantissimo un personaggio di eccezionali doti calcistiche e professionali.
Caro Ciccio Mascetti, riposa in pace.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. (C. 3495-A/R)
: FEDERICO, per la VIII Commissione; SQUERI, per la X Commissione.