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Mercoledì 28 Dicembre 2022 ore 15:45
AULA, Seduta 29 - Decreto misure urgenti in materia di giustizia, votata la fiducia
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna la Camera, con 206 voti favorevoli e 145 contrari, ha votato la questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge : S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato) (C. 705), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
Successivamente la Camera ha deliberato, con votazione elettronica senza registrazione di nomi, la prosecuzione ininterrotta dei lavori fino alla votazione finale. Dopo l'illustrazione e il parere espresso dal Governo, si sono svolti gli interventi sul complesso degli ordini del giorno presentati. La seduta, sospesa alle ore 4,20 di giovedì 29 dicembre, riprenderà alle ore 19.
Successivamente la Camera ha deliberato, con votazione elettronica senza registrazione di nomi, la prosecuzione ininterrotta dei lavori fino alla votazione finale. Dopo l'illustrazione e il parere espresso dal Governo, si sono svolti gli interventi sul complesso degli ordini del giorno presentati. La seduta, sospesa alle ore 4,20 di giovedì 29 dicembre, riprenderà alle ore 19.
XIX LEGISLATURA
29^ SEDUTA PUBBLICA
Mercoledì 28 dicembre 2022 - Ore 15,45
Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato). (C. 705)
Relatrice: BISA.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Disegno di legge: S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato) (A.C. 705) (Seguito della discussione ed approvazione)
- Preavviso di Votazioni Elettroniche
- Si riprende la discussione
- S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato).(C. 705) Relatrice: BISA.
- Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 705
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputato MAGI Riccardo (MISTO)
- Deputato BICCHIELLI Pino (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE)
- Deputato FRATOIANNI Nicola (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato D'ALESSIO Antonio (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputata PATRIARCA Annarita (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputata D'ORSO Valentina (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato BELLOMO Davide (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato ZAN Alessandro (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato RUSPANDINI Massimo (FRATELLI D'ITALIA)
- Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 705
- S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato).(C. 705) Relatrice: BISA.
- La seduta, sospesa, è ripresa alle 17,25
- Si riprende la discussione
- Per richiami al Regolamento e sull'ordine dei lavori
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputata SERRACCHIANI Debora (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato FOTI Tommaso (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata BALDINO Vittoria (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputato FORNARO Federico (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato QUARTINI Andrea (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Si riprende la discussione
- Sui lavori dell'Assemblea
- Sull'ordine dei lavori
- Si riprende la discussione
- S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato).(C. 705) Relatrice: BISA.
- Esame degli ordini del giorno - A.C. 705
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputato COSTA Sergio (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato BONELLI Angelo (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato COSTA Enrico (AZIONE - ITALIA VIVA - RENEW EUROPE)
- Deputato MAGI Riccardo (MISTO)
- Vice Presidente COSTA Sergio
- Deputato AMATO Gaetano (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato PROVENZANO Giuseppe (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato BORRELLI Francesco Emilio (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato LACARRA Marco (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato DORI Devis (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato GUBITOSA Michele (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata BRAGA Chiara (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata EVI Eleonora (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata CARMINA Ida (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato ZINGARETTI Nicola (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata PICCOLOTTI Elisabetta (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato DONNO Leonardo (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato GIANASSI Federico (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Esame degli ordini del giorno - A.C. 705
- S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato).(C. 705) Relatrice: BISA.
- Sull'ordine dei lavori
- Si riprende la discussione
- S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato).(C. 705) Relatrice: BISA.
- Esame degli ordini del giorno - A.C. 705
- Vice Presidente COSTA Sergio
- Deputata GHIRRA Francesca (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata TORTO Daniela (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato GIRELLI Gian Antonio (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato MARI Francesco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata ASCARI Stefania (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato RICCIARDI Toni (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato GRIMALDI Marco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato CAFIERO DE RAHO Federico (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato ORFINI Matteo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata ZANELLA Luana (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata D'ORSO Valentina (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata DI BIASE Michela (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata GIULIANO Carla (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato FASSINO Piero (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato AIELLO Davide (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata BOLDRINI Laura (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata ALIFANO Enrica (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata GHIO Valentina (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata FONTANA Ilaria (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MORASSUT Roberto (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato TUCCI Riccardo (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata GUERRA Maria Cecilia (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata L'ABBATE Patty (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata ROGGIANI Silvia (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata BARZOTTI Valentina (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata MALAVASI Ilenia (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato BRUNO Raffaele (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata MARINO Maria Stefania (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato COLUCCI Alfonso (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato CUPERLO Gianni (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CAPPELLETTI Enrico (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata GRIBAUDO Chiara (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CARAMIELLO Alessandro (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato SARRACINO Marco (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CAROTENUTO Dario (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato DE LUCA Piero (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata BALDINO Vittoria (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata SCARPA Rachele (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata CHERCHI Susanna (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato QUARTINI Andrea (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato BARBAGALLO Anthony Emanuele (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato IARIA Antonino (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato BERRUTO Mauro (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato FEDE Giorgio (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato CARE' Nicola (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato FENU Emiliano (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato CIANI Paolo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato DI SANZO Christian Diego (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CURTI Augusto (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato D'ALFONSO Luciano (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato LOMUTI Arnaldo (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato DE MARIA Andrea (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Parere del Governo - A.C. 705
- Esame ordini del giorno - A.C. 705
- Deputato FORNARO Federico (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Sottosegretario di Stato per la Giustizia OSTELLARI Andrea
- Deputato CAFIERO DE RAHO Federico (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata BONAFE' Simona (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata ASCARI Stefania (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato SCOTTO Arturo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato LOVECCHIO Giorgio (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata DE MICHELI Paola (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata ONORI Federica (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata FORATTINI Antonella (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata ORRICO Anna Laura (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato FORNARO Federico (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato GRIMALDI Marco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata PAVANELLI Emma (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato FOSSI Emiliano (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato PELLEGRINI Marco (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato FURFARO Marco (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata AURIEMMA Carmela (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato GNASSI Andrea (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata APPENDINO Chiara (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato GRAZIANO Stefano (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata TODDE Alessandra (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputata IACONO Giovanna (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato TRAVERSI Roberto (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato CASU Andrea (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato SANTILLO Agostino (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato BERRUTO Mauro (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Esame degli ordini del giorno - A.C. 705
- S. 274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-COV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali (Approvato dal Senato).(C. 705) Relatrice: BISA.
- La seduta e' sospesa, riprenderà alle ore 19
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
CHIARA COLOSIMO, legge il processo verbale della seduta del 23 dicembre 2022.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 59, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 705: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, recante misure urgenti in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia, nonché in materia di entrata in vigore del decreto legislativo 10 ottobre 2022, n. 150, di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2 e di prevenzione e contrasto dei raduni illegali.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Il provvedimento su cui siamo chiamati ad esprimerci con un secondo voto di fiducia nel giro di pochi giorni è il peggiore dei provvedimenti che perfino questo Governo di destra, guidato da uno spirito dichiaratamente repressivo, punitivo e illiberale potesse concepire e lo è, Presidente, da tutti i punti di vista, non soltanto per il suo contenuto. In termini procedurali e di metodo, si tratta di un provvedimento bandiera, ispirato alla più palese sede propagandistica, che rappresenta, ancora una volta, una forma di abuso prevaricante nei confronti delle prerogative di questo Parlamento. Sulla legge di bilancio avete, da subito, voluto forzare il delicato equilibrio tra i poteri, deturpando il Parlamento delle proprie prerogative, e lo avete giustificato lamentando la brevità dei tempi a vostra disposizione con lo spettro dell'esercizio provvisorio. Questa volta ci chiediamo - e vi chiedo - quale scusa avete per giustificare, davanti all'Assemblea elettiva e al Paese, un decreto che è un obbrobrio giuridico, dal contenuto talmente eterogeneo che è riconducibile, anche sulla base del suo preambolo, addirittura a quattro distinte finalità, che non hanno nulla in comune tra loro e non sono nemmeno lontanamente riconducibili a una matrice unitaria, in aperta violazione ovviamente delle norme e della Costituzione.
Con un decreto unico, su cui è stata di nuovo posta la fiducia, state, al contempo, in primo luogo, modificando l'ordinamento penitenziario, peraltro turlupinando un altro fondamentale organo, che è la nostra Corte costituzionale, e raggirando il suo monito che è stato rivolto, ormai quasi due anni fa, a questo Parlamento; in secondo luogo, state introducendo un nuovo reato nel codice penale, in evidente carenza dei requisiti di necessità e urgenza, che non trova pari in Europa, nonostante il Ministro Piantedosi, in una recente intervista, lo abbia motivato proprio con la finalità di allineare l'Italia alle legislazioni di altri Paesi.
Avremo modo, comunque, nelle prossime occasioni di intervento, di dimostrare come in nessuna legislazione degli altri Paesi, tanto meno dei Paesi europei, esista una fattispecie come quella che si introduce con la cosiddetta norma anti . E non è così quanto alla materia penale: se si vuole essere garantisti, cosa che nemmeno al Ministro Nordio evidentemente interessa più, sarebbe bene lasciare quella materia riservata al legislatore.
Tre: prorogare l'entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo penale.
Quattro: abrogare retroattivamente l'obbligo vaccinale in capo al personale sanitario, in sfregio al lavoro e ai rischi dei medici, degli infermieri e degli operatori della sanità, che hanno corso quei rischi e continuano a correrne ogni giorno.
In conclusione, Presidente Fontana, invio a lei, con il massimo rispetto, un appello: nelle scelte che dovrà prendere nelle prossime ore abbia cura di tutelare il Parlamento e, in particolare, le opposizioni, e non di tutelare il Governo dai propri errori politici, errori giuridici ed errori costituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, in genere il modo migliore per sapere che si sta procedendo lungo la strada giusta è vagliare con attenzione le critiche degli avversari, non certo per liquidarle con supponenza, ma per capire se e cosa si sta sbagliando, o, come in questo caso, per rendersi conto che non si sta sbagliando affatto.
Prendiamo il tema della giustizia: un giorno si viene accusati di essere giustizieri e manettari, il giorno appresso si viene tacciati di eccesso di garantismo. C'è un'elevatissima probabilità, quindi, di aver raggiunto un ottimo punto di equilibrio fra le ragioni della sicurezza e quelle della garanzia, sicché chi intende criticare per partito preso, alterna rimostranze di segno opposto a seconda del tema in discussione, finendo per cadere in una insanabile contraddizione.
La verità, signor Presidente, è che legalità e garantismo sono due facce di una stessa medaglia, che la legalità è precondizione di sicurezza e di un'ordinata convivenza civile nella società, e che il garantismo è l'assicurazione che anche il potere repressivo e sanzionatorio dello Stato venga esercitato secondo regole non aleatorie. È una considerazione quasi banale, ma evidentemente difficile da comprendere per chi, invece di far convivere le leggi e le garanzie, si preoccupa di provare a conciliare lassismo e giustizialismo in base all'onda mediatica o alla convenienza politica del momento.
E allora, se oggi con il provvedimento al nostro esame ci si preoccupa di contrastare con maggiore efficacia situazioni di particolare pericolo e allarme sociale ed intervenire su riforme pregresse segnate da difficoltà attuative e su norme oggetto di intervento da parte della Corte costituzionale, è evidente come questo passaggio si inserisca in un più ampio disegno di riforma di stampo, al tempo stesso, rigoroso e garantista, che va prendendo corpo, ormai, nonostante la giovane età del Governo e soprattutto una manovra finanziaria appena licenziata pochi giorni fa. Infatti - giova ricordarlo, colleghi - questo Esecutivo, in carica da due mesi appena, ha condotto in porto una manovra finanziaria in condizioni difficilissime, eppure ha realizzato la prima e più importante delle riforme economiche e sociali, una grande iniezione di fiducia.
All'inizio della scorsa legislatura ci sono voluti ben tre mesi solo per averlo, un Governo. Oggi, con le conseguenze di due anni di crisi pandemica, una guerra in corso e un'emergenza energetica internazionale, un Governo politico e una maggioranza politica hanno fatto in modo che si possa tornare a guardare con speranza al nostro futuro.
Presidente, non lo dico io, lo dice la propensione alla spesa, che è tornata a dare segni di vita; lo dicono i pubblici esercenti, che, dopo aver assaggiato una crisi che si profilava ancora peggiore di quella causata dal COVID, hanno visto le strade tornare ad animarsi e i locali a riempirsi.
Certo, molta strada è ancora da percorrere perché la zavorra di questi tre anni è pesante, molto pesante, ma si è partiti col piede giusto. E poiché la prosperità non si crea per decreto, come del resto abbiamo visto che per decreto non si abolisce nemmeno la povertà, queste prime settimane di legislatura ci raccontano di un Paese pronto a ritrovare la sua vitalità e di una politica che sa come realizzare le condizioni affinché questo potenziale possa tornare ad esprimersi appieno.
Queste condizioni, signor Presidente, non si realizzano con la bacchetta magica, si realizzano con le riforme strutturali, ma anche con i giusti segnali: con il segnale che lo Stato fa lo Stato, cioè fa il proprio mestiere, ma non intende farlo contro i cittadini, bensì creando un ambiente normativo favorevole a chi lavora e, soprattutto, a chi intraprende.
Di questi segnali è piena la legge di bilancio, e anche il provvedimento che oggi discutiamo è sicuramente un segnale importantissimo. È il segnale di una nuova direzione di marcia, in un ambito così fondamentale come quello che riguarda giustizia e sicurezza. E anche sul fronte del contrasto alla pandemia, proprio in nome dei sacrifici imposti agli italiani e della durezza delle misure di sicurezza sanitaria adottate, non si può sottovalutare come un segno di pacificazione e di ripartenza possa dare l'idea che quei sacrifici siano serviti a qualcosa e che si può finalmente voltare pagina, a fronte di una situazione che certamente va ancora tenuta sotto controllo (viste anche le notizie che arrivano dall'Est), ma che comunque è lontana anni luce da quella che abbiamo vissuto; e soprattutto, che possiamo avere la ragionevole fiducia che non sarà mai più affrontata con il pressappochismo e quasi il sadismo che abbiamo visto all'opera nella prima fase della pandemia.
Tutto questo, come premessa, aiuta. Aiuta proprio in un momento nel quale di ottimismo e di fiducia c'è disperato bisogno, perché nessuna legge potrà creare posti di lavoro, se la domanda interna si spegne; nessun incentivo potrà tenere in vita le imprese, se i prodotti non si vendono; nessun intervento potrà produrre ricchezza e sviluppo, se i primi a crederci non sono gli italiani.
La sensazione - ripeto, una sensazione non epidermica, ma suffragata da evidenze di fatto - è che gli italiani siano pronti a crederci. E questo è già un risultato, perché, signor Presidente, questo capitale di fiducia va a sommarsi alla solidità politica e programmatica di cui Governo e maggioranza hanno dato prova, e perché, nonostante tanti sepolcri imbiancati facciano fatica ad ammetterlo, è la fiducia che muove l'economia reale.
Oggi, signor Presidente, signori del Governo, siamo qui a ribadirlo, con la convinzione di sostenere questo Governo e la consapevolezza dell'importanza del ruolo del Parlamento, in un rapporto di dialettica e positiva sinergia.
In questo quadro, il nostro gruppo, il gruppo di Noi Moderati, farà la sua parte, consapevoli che da questa fase storica passa molto del futuro dell'Italia e degli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Come è stato ricordato poco fa, siamo di fronte all'ennesimo voto di fiducia, nel giro di poche ore, ancora una volta, su un provvedimento, questo decreto, riempito di cose tra loro diversissime, dunque privo di qualsiasi requisito di omogeneità.
E, tuttavia, questo decreto ha una storia particolare: è stato il primo atto di questo Governo, una sorta di manifesto politico, come molte delle scelte che hanno caratterizzato l'avvio di questa legislatura: il decreto anti , così è stato presentato, come la prima delle emergenze a cui dare una risposta.
E allora proviamo ad entrare nel merito di questa scelta, per cercare di capirne le ragioni, che, a un primo sguardo che volesse esercitare una qualche razionalità, restano obiettivamente ignote.
Possesso abusivo di armi da fuoco: fino a 18 mesi. Truffa ai danni dello Stato: fino a 5 anni. Lesioni gravissime: fino a 2 anni. Violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro: fino a 3 anni. Realizzazione o gestione di una discarica abusiva: fino a 2 anni. Potrei continuare a lungo.
Sono moltissimi i reati, anche gravi o gravissimi, che nel nostro codice penale prevedono pene minime, o talvolta, come in questo caso, massime, assai inferiori a quelle che voi avete stabilito con questa norma per il pericolo pubblico numero uno di questo Paese, per la prima tra le emergenze che ci troviamo di fronte in questo momento, il mostro del . E perché avete fatto questa scelta? Perché è utile provare anche a seguire il filo delle ragioni e degli argomenti che muovono da chi ha assunto su di sé questa responsabilità. Lo avete fatto, come è stato ricordato poco fa dal collega che mi ha preceduto, in nome della necessità di farla finita con quel lassismo che ha caratterizzato l'esercizio del potere da parte delle nostre istituzioni. È finita la pacchia, l'abbiamo sentita tante volte questa frase. Basta con il lassismo. Eppure, signor Presidente, signor Sottosegretario, siete assai lassisti di fronte a molte altre emergenze che caratterizzano questo Paese, queste sì emergenze vere.
Siete lassisti di fronte all'emergenza delle morti sul lavoro, che rappresentano una tragedia epocale in un Paese come il nostro. Di fronte ai giovani o ai meno giovani che muoiono, magari perché costretti a lavorare in un'azienda che non rispetta le norme sul lavoro o perché costretti a lavorare in meno non c'è un Consiglio dei ministri che si riunisce d'urgenza per approvare l'assunzione di migliaia di ispettori del lavoro o magari per approvare un decreto che prevede il sequestro dei mezzi di produzione all'azienda che si è assunta su di sé la responsabilità, violando le norme della sicurezza sul lavoro, di troncare la vita di chi si era alzato la mattina per fare il suo dovere e per tornare a casa, costruendo un futuro per sé o per i loro figli.
Siete assai lassisti di fronte alle scuole di questo Paese, che, in numero troppo grande, rischiano di crollare sulla testa dei nostri ragazzi, come è accaduto con l'Università di Cagliari soltanto qualche settimana fa. Non abbiamo visto, come primo atto di questo Governo, un Consiglio dei ministri impegnato ad investire risorse e strumenti per rispondere, sì, qui, a un'emergenza vera di questo Paese. Siete lassisti in un Paese come questo nel quale il femminicidio è spesso e volentieri il frutto anche di una diffusione illecita o lecita delle armi come strumento di autoregolamentazione dei conflitti quotidiani. Siete, signor Sottosegretario, anche un po' ipocriti. Avete motivato questo decreto con la necessità di prendersi cura della salute e della sicurezza dei nostri giovani, delle loro anime, forse, o anche del loro fisico, di fronte al rischio che corrono in questi pericolosi luoghi di devianza, i .
Eppure dei nostri giovani vi occupate assai poco, quando la loro malattia si chiama precarietà, assenza di futuro, povertà, quando è la diseguaglianza a schiacciare le loro aspirazioni e a rendere la loro vita una gincana, costruita come un saltare qua e là attorno agli ostacoli di una condizione materiale che ne impedisce lo sviluppo pieno delle aspirazioni e delle aspettative. Signor Sottosegretario, nel nostro Paese oltre il 30 per cento degli 30 guadagna meno di 800 euro lordi al mese, il 17 per cento degli 30 è disoccupato, il 13 per cento degli 30, nonostante lavori, vive sotto la soglia di povertà. L'Italia è il Paese d'Europa in cui fare figli costa di più, il 27 per cento del proprio reddito contro l'11 per cento del reddito impiegato a questo scopo in Germania. Un giovane 30 su tre lavora in nero, un giovane 30 su cinque guadagna meno del reddito di cittadinanza, quello che avete deciso di cancellare per rendere giustamente ancora più competitivo un mercato del lavoro fatto troppo spesso di sfruttamento. Eppure, nella legge di bilancio che avete appena approvato, con questa manovra solo 2 miliardi su 39 sono destinati ai giovani, secondo l'analisi della Banca d'Italia.
Il psicologo ha registrato, su 400 mila richieste, un dato che fa impressione: il 60 per cento di queste arriva da 35. Dovrebbe dirci qualcosa su come vivono i nostri giovani anche il disagio psicologico che la pandemia ha, peraltro, fatto esplodere in questi ultimi due anni. E le domande accolte, su 400 mila, sono solo 40 mila, ma anche per questo per l'anno prossimo avete tagliato la platea dei beneficiari. Il 36 per cento degli 40 è impossibilitato ad accendere un mutuo, ed è perciò costretto all'affitto, sempre che se lo possa permettere. Infine, in questo Paese ci sono tre milioni di NEET, di giovani che non studiano, non lavorano, che hanno perso ogni speranza. Ma la vostra priorità è scatenare un dispositivo punitivo e di controllo contro i . Ebbene, signor Presidente, signor Sottosegretario, dovete farvene una ragione: i sono un fenomeno sociale, che, peraltro, ha una lunga storia.
I primi ad emanare una legge contro i , contro le forme di autorganizzazione della festa e della musica giovanile, furono i conservatori inglesi sotto il Governo di Margaret Thatcher, perché quelle adunate che voi oggi considerate così pericolose rappresentavano anche uno strumento di contestazione alla politica dei tagli al che quel Governo aveva sanguinosamente inaugurato. Quel fenomeno sociale ha continuato ad esistere e continuerà ad esistere, e, come ogni fenomeno sociale, ci dice una cosa semplice, che andrebbe semplicemente riconosciuta: non si governano i fenomeni sociali con il diritto penale. Non lo si fa, perché è uno strumento inappropriato, perché è uno strumento spesso e volentieri dannoso e perché è, soprattutto, uno strumento inefficace.
Dovrebbero dircelo, anche qui, le penose verifiche delle politiche proibizioniste, e chiudo, signor Presidente, anche su quell'aspetto su cui avete concentrato, in modo un po' pruriginoso, la vostra attenzione nell'argomentare le buone ragioni di questo provvedimento, l'uso delle sostanze stupefacenti. Anche in questo caso, il proibizionismo ha mostrato drammaticamente il suo fallimento. Avremmo bisogno di tutt'altro, di politiche della riduzione del danno, di incentivazione alle unità di strada, quelle che, con un provvedimento come questo, rischiate di escludere, di allontanare anche dalla possibilità di, in questi luoghi presidi, di sicurezza. Sappiamo bene, sapete bene che lo strumento punitivo non cancellerà i ; semmai li moltiplicherà, ma farà sì che si realizzino in luoghi perfino meno visibili, più lontani, meno raggiungibili anche da chi è lì per aumentare gli standard e le condizioni di sicurezza di chi vi partecipa. Insomma, una scelta sbagliata, una scelta irragionevole, una scelta ipocrita. Non ci sorprende, noi ci opporremo qui e fuori di qui .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Preannunciamo il voto contrario e, come nel DNA del nostro gruppo, lo facciamo provando ad argomentare nel merito, quindi mai per pregiudizi o steccati ideologici. Tralascio ogni discorso scontato sulle perplessità circa l'utilizzazione del decreto-legge. Voglio però sottolineare che la disomogeneità dei temi lascia dubbi di costituzionalità, ma, soprattutto, scolpisce certezze sulla totale inopportunità di convertire il decreto. Infatti, innanzitutto questo decreto contempla tematiche totalmente diverse tra di loro, che vanno dalla normazione sui frequentatori dei ai medici no-vax, fino ai condannati all'ergastolo.
Quello che colpisce in maniera più significativa, Presidente, è l'introduzione con tali modalità di una nuova figura di reato, quella relativa ai raduni pericolosi, che, per come è formulata, benché modificata, sotto certi profili decisamente migliorata, dopo i lavori al Senato, non convince nella maniera più assoluta.
Votiamo “no”. Votiamo “no” perché contrasta con il principio di libertà di riunione, di cui all'articolo 17 della Costituzione che, nei limiti del possibile, non deve essere limitato se non per casi estremamente gravi, tassativamente individuati e ben circostanziati. Votiamo “no” perché c'è una frizione evidente con il principio di tassatività, di determinatezza, di precisione che sono corollari della riserva di legge, ex articoli 25 della Costituzione e 1 del codice penale. Votiamo “no” perché c'è contrasto con il principio di offensività, ex articoli 25 della Costituzione e 49 del codice penale, perché vuol sanzionare le riunioni pericolose e nel nostro ordinamento si fa sempre attenzione a non anticipare troppo la soglia della punibilità; si tratta di un reato di pericolo. Votiamo “no” perché è prevista una pena sproporzionata, perché ai reati di pericolo, appunto, proprio perché è anticipata la soglia della punibilità, i limiti edittali devono essere più bassi di quelli che sono stati previsti nel caso che ci occupa; e anche qui, forse, all'orizzonte ci sono già pronte verifiche di costituzionalità. Votiamo “no” perché alcuni profili tecnici ci convincono molto poco circa le modalità di articolazione della norma e questo lo abbiamo già evidenziato in ogni sede. Votiamo “no” perché, quando la norma è vaga, non conduce neanche a condanne, ma solo a infinite indagini.
Il Ministro Nordio diceva che la sua attenzione alle riforme future sotto il profilo del codice penale sarebbe andata in una direzione totalmente opposta. E, invece, che facciamo? Consegniamo nelle mani di chi conduce le indagini strumenti la cui discrezionalità non è perimetrata dettagliatamente e questo sfocerà in arbitri, determinando non solo una condizione da evitare, da sventare assolutamente, perché inconcepibile e pericolosa in sé, ma perché conduce essa stessa, automaticamente, alla disparità di trattamento.
Abbiamo già avuto modo di segnalare che un magistrato, un operatore che effettua le indagini può ritenere che un certo tipo di raduno sia da considerarsi reato, un altro può avere una visione meno estensiva e non considerarlo reato. Dunque c'è anche questo rischio: uno stesso può essere considerato pericoloso a Padova e non pericoloso a Pescara, questo succede quando la norma non è dettagliata.
Votiamo “no” perché questa legge finge, sotto questo aspetto, di avere un obiettivo tecnico penale, ma è solo uno strumento per lanciare un monito verso un modo, a volte, purtroppo, non sano, di sfogare disagi da parte di alcuni giovani. Non so se quello sia il modo giusto per correggerli o per combattere qualche malcostume o se sia sufficiente un mal predisposto strumento penale che potrebbe solo generare inutili tensioni sociali, ingolfare gli uffici penali, senza giungere a condanne.
Di sicuro - lo ripetiamo - il nostro diritto penale non ha bisogno di questa nuova figura di reato e speriamo, peraltro, che il faticoso percorso di riforma della giustizia in una direzione di efficienza e di equilibrio non venga bloccato. Oggi avvertiamo un segnale poco rassicurante in questo senso.
Così come è poco rassicurante la decisione - venendo al settore sanitario - di mortificare chi, in prima linea durante la pandemia, ha rischiato sulla propria pelle, ha rispettato la scienza, ha ottemperato ai provvedimenti; decisione, invece, a favore di chi, oggi, raccoglie una vittoria, di chi si è posto in contrapposizione alla scienza e in contrasto con i provvedimenti, di chi oggi raccoglie, ripeto, un'insperata vittoria che nasce, appunto, da una decisione da considerarsi altamente diseducativa e totalmente destabilizzante. Per tutti questi motivi, Azione-Italia Viva vota “no” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.
ANNARITA PATRIARCA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'iter di questo provvedimento e la sua formulazione definitiva danno un chiaro segnale della direzione intrapresa da questo Governo in tema di giustizia: è chiara la centralità del Parlamento come sede deliberativa, capace di recepire ed elaborare soluzioni migliorative, come è stato in Commissione al Senato, grazie anche al contributo di Forza Italia, per superare dubbi e criticità emersi dopo l'emanazione del provvedimento, dimostrando così di incidere e non solo di ratificare decisioni del Governo, come qualcuno ha spesso lamentato.
Emerge anche - in risposta al stancante, come solo le e le cose inutili sanno essere - che questa maggioranza è compatta ed omogenea, con un patrimonio di valori condivisi, al netto di sensibilità particolari che arricchiscono e completano il quadro dei valori, garantendo al Paese stabilità e governabilità. D'altronde questa alleanza, nata dalla straordinaria visione avuta nel 1994 dal presidente Silvio Berlusconi, rimane intatta da più di 20 anni, segno che il patrimonio di valori in cui si riconosce l'intero centrodestra è condiviso e solido.
Terza considerazione: il provvedimento in esame riesce a coniugare le istanze di garanzia e di sicurezza in un perfetto equilibrio, ad esempio, quando, rispondendo alle indicazioni dell'Europa e ai rilievi della Corte costituzionale, si passa, in materia di concessione di benefici penitenziari, da una presunzione assoluta ad una presunzione relativa di pericolosità e, al contempo, si prevede una serie di norme particolarmente stringenti per l'applicazione della norma stessa.
Entriamo nel merito del provvedimento in esame e partiamo dall'argomento che ha avuto il maggiore impatto mediatico.
L'articolo 5, così come riformulato, colloca la nuova fattispecie nei confini dei reati contro il patrimonio e non più contro l'incolumità pubblica, non minaccia né la libertà di riunione dei cittadini né, come qualcuno ha detto, il diritto alla musica e al divertimento. E questo perché un concerto musicale non è una pubblica manifestazione, così come sancito dall'articolo 17 della nostra Costituzione, concerto musicale che, peraltro, necessita sempre di un'apposita autorizzazione amministrativa. Ma il non è nemmeno un semplice concerto musicale e cito la definizione del vocabolario Treccani, un testo che, converrete tutti, è al di sopra di ogni sospetto, tant'è che viene qualificato come “grande raduno di giovani, notturno, per lo più clandestino e di carattere trasgressivo, la cui ubicazione viene generalmente resa nota solo poche ore prima dell'inizio della festa per evitare possibili interventi delle Forze dell'ordine. Si svolge all'aperto o in locali adatti ad accogliere migliaia di persone che ballano e ascoltano musica elettronica, o tecno ad altissimo volume e che spesso fanno uso di sostanze stupefacenti”. Rileggo: “clandestino”, “trasgressivo” e “uso di sostanze stupefacenti”.
Nel nuovo perimetro della norma sono state escluse le misure di prevenzione personale per i soggetti indiziati, così come è stata esclusa la punibilità, salvo casi più gravi come invasioni e danneggiamenti, dei partecipanti, mentre sono perseguiti solo i promotori e gli organizzatori degli eventi. Le pene previste sono adeguate, perché manifestazioni notturne di questa risma rappresentano un pericolo concreto alla salute e all'ordine pubblico, che sono e restano i principi da salvaguardare. È innegabile che la della norma sia quella di scongiurare, dissuadendo le attività prodromiche e implementando il sistema dei controlli, eventi pericolosi che fino ad ora non siamo stati in grado di fronteggiare e che hanno riempito le pagine di cronaca nera di questi anni. Di fronte a queste cose non siamo abituati a nascondere la testa dentro la sabbia.
Nel provvedimento in esame si interviene anche sulle misure in materia di benefici penitenziari. Sgombriamo subito il campo dalle strumentalizzazioni eticheggianti ascoltate in queste giornate. La Corte costituzionale, con l'ordinanza n. 97 del 2021, con cui ha dichiarato che l'ergastolo ostativo è incompatibile con la Costituzione, ha chiarito pure di avere rinunciato a un intervento demolitorio che avrebbe, poi, creato disallineamenti nella normativa attuale, preferendo offrire l'occasione al legislatore di scegliere strade alternative in tema di politica criminale. Oggi stiamo esattamente rispondendo a questa esigenza. La Corte ha rilevato, ancora, che la vigente disciplina del cosiddetto ergastolo ostativo preclude in modo assoluto, a chi non abbia utilmente collaborato con la giustizia, la possibilità di accedere al procedimento per chiedere la liberazione condizionale, anche quando il suo ravvedimento risulti sicuro.
Ha poi osservato che tale disciplina ostativa, facendo della collaborazione l'unico modo per il condannato di recuperare la libertà, è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione e con l'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Il provvedimento di cui discutiamo oggi è il frutto delle decisioni ponderate del Governo, da un lato, di tutelare l'ordine pubblico, dall'altro, di dare doverosa adesione alle disposizioni della Corte costituzionale, che ha deciso di allargare la rete della possibilità di accesso alla libertà per i detenuti ergastolani una volta rieducati e non più pericolosi.
Il Governo riesce a tenere in equilibrio queste due forze solo apparentemente opposte, dettando una serie di condizioni per accedere alle misure alternative alla detenzione, che non siano appunto riconducibili alla collaborazione molte delle quali sono così stringenti da rendere assai difficile l'uscita dal carcere in termini strettamente numerici.
Anzitutto, bisognerà adempiere alle obbligazioni civili e agli obblighi di riparazione pecuniaria e bisognerà valutare se ci sono state iniziative dell'interessato a favore della vittima; soprattutto bisognerà dare dimostrazione di un percorso rieducativo che non si esplichi solo con la buona condotta, ma che si concluda invece con una revisione critica della propria storia criminale, dunque, non una semplice dissociazione ma una vera e propria analisi del proprio vissuto delinquenziale. Bisognerà, inoltre, dimostrare di aver interrotto i rapporti con il proprio ambiente criminale, sia in maniera diretta che indiretta e, addirittura, tramite terze persone. Sarà necessaria, insomma, la prova che non solo i legami criminali siano stati recisi e che manchi la pericolosità dell'interessato, ma che addirittura non possano esserne in futuro ripristinate le condizioni.
E chi decide tutte queste cose? Non certo un organo amministrativo, non una commissione, ma è sempre un giudice, il tribunale di sorveglianza che sovraintende al processo decisionale, aspetto, questo, che i detrattori della riforma omettono di raccontare e che, invece, va ribadito con forza perché il Governo e il Parlamento non si sono sostituiti ai magistrati, ma hanno dato ai magistrati più poteri e più strumenti per decidere e valutare in assoluta autonomia.
Non esiste quindi automatismo, ma è sempre un magistrato a valutare caso per caso le possibilità di successo di una istanza di un detenuto, che deve dare dimostrazione di avere cambiato non solo vita in carcere, ma di essere profondamente cambiato rispetto al proprio ambiente di provenienza e al proprio io passato.
C'è da sottolineare che il magistrato di sorveglianza, oltre alle già restrittive misure poc'anzi esposte, ha la facoltà di aggiungerne di sue, se ritiene che rispondano all'esigenza di tutela dell'ordine pubblico, come ad esempio imporre l'obbligo o il divieto di dimora in un comune specifico, così da rendere anche materialmente molto più difficoltoso il ricongiungimento del soggetto con il territorio di provenienza.
Inoltre, il Governo ha allungato da 26 a 30 anni il periodo per accedere alla liberazione condizionale: dunque, alla fine della vita criminale di un soggetto e non, come malignamente sostenuto in questi giorni, nel pieno della sua operatività delinquenziale, raddoppiando pure il periodo di libertà successiva, portandolo da 5 a 10 anni. E questo sarebbe il testo che consente ai mafiosi ergastolani di tornare in libertà? Siamo onesti, leggiamo le norme per quello che significano.
Venendo all'altro tema trattato nel provvedimento in esame, anch'esso oggetto di attacchi di panico dell'opposizione, anche qui, sgombriamo il campo dalle demagogie di parte e restituiamo alla verità del testo normativo significato, portata e contenuto. I reati contro la pubblica amministrazione non possono e non devono essere equiparati a quelli di matrice mafiosa. È un errore tecnico, peraltro stigmatizzato da giuristi e costituzionalisti ed è un'offesa all'intelligenza e al buon senso. La Spazzacorrotti ha alterato il senso della realtà, la misura e la proporzione delle norme, distorcendo per di più il principio di prevedibilità, in base al quale ogni persona deve conoscere anticipatamente quali condotte sono considerate un reato e quali pene sono previste. La Spazzacorrotti, peraltro, numeri alla mano, non ha riportato alcun risultato concreto, rispetto a quelli ipotizzati al momento della sua formulazione, rappresentando invece solo un vessillo ideologico che mal si concilia con lo spirito delle leggi. Va infine ricordato che la legge Spazzacorrotti è stata demolita dalla Corte costituzionale, dopo che ben 17 giudici della sorveglianza ne avevano bocciato l'impianto logico e normativo
Con il provvedimento in esame abbiamo ripristinato la distinzione fra reati gravissimi, in particolare mafia e terrorismo, che meritano un trattamento sanzionatorio più severo, e i reati pur gravi per i quali è stabilita una disciplina ordinaria. La parificazione dei reati contro la pubblica amministrazione a quelli di mafia era un'aberrazione normativa, frutto solo di un dogmatismo giustizialista che non fa parte della nostra tradizione giuridica; un dogmatismo che, scambiando la forza della legge con la violenza della legge, ha finito per sacrificare nel suo furore anche la giustizia.
Per queste ragioni, confermo la fiducia del gruppo di Forza Italia e annuncio il voto favorevole al disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il Governo Meloni ha posto la questione di fiducia sul suo primo decreto-legge, il suo biglietto da visita, a nostro avviso, una pessima presentazione sia per il metodo che per il merito.
Quanto al metodo, facendosi scudo con l'intervento sull'ergastolo ostativo, in effetti necessario ed urgente vista la scadenza all'8 novembre assegnata al legislatore dalla Corte costituzionale, il Governo Meloni ha introdotto una serie di norme dagli argomenti più disparati, senza alcuna connessione tra loro, alcune delle quali rappresentano bandierine di pura propaganda.
Prima fra tutte è la norma cosiddetta anti nella prima stesura scritta malissimo, un vero e proprio abominio giuridico, una norma liberticida che andava ad incidere - e che ancora incide, anche nella nuova formulazione - sul diritto di riunione dei cittadini, libertà presidiata dall'articolo 17 della nostra Costituzione.
Nella prima formulazione la norma avrebbe potuto consentire la repressione di manifestazioni e occupazioni studentesche o di condotte riconducibili all'esercizio del diritto di sciopero; insomma, avrebbe potuto essere utilizzata per reprimere il dissenso nelle piazze. Per fortuna, si è alzato un coro unanime nel contestare, prima ancora che per motivi politici, per motivi tecnici questa norma e la sua pericolosità è stata ridimensionata con la riscrittura nel passaggio al Senato, che ha circoscritto l'applicazione ai soli raduni musicali o aventi altro scopo di intrattenimento e ha limitato la punibilità ai soli organizzatori e promotori, mentre la mera partecipazione non è punibile.
Ma, anche nella nuova stesura, la norma mantiene forti criticità, prima fra tutte l'irragionevolezza delle pene, assolutamente sproporzionate rispetto al disvalore delle condotte. È una norma che rimane comunque inutile e non solo e non tanto perché volta a reprimere condotte che vengono in concreto realizzate sporadicamente, quanto perché si tratta di condotte che potevano essere prevenute e punite con norme già in vigore.
Mi meraviglia soprattutto la Lega che, invece di concentrarsi su quelle occupazioni abusive che si protraggono per periodi ben più lunghi della durata di un - e avvengono, quelle sì, in modo clandestino, violento e a danno di soggetti vulnerabili, come anziani e disabili, il cui disvalore in effetti è molto sentito dai cittadini - ha dedicato il primo intervento di natura penale invece a condotte che nessun impatto, o quasi, hanno sulla vita delle persone.
Ripeto, si tratta di una norma fortemente ideologica, di pura propaganda, volta a solleticare la pancia di un certo elettorato sensibile al motto “ordine e sicurezza”, ma che non risponde a nessun allarme sociale e a nessuna emergenza criminale L'accostamento della norma anti è la prima macchia su questo decreto-legge, che avrebbe potuto e dovuto dedicarsi esclusivamente alla riforma della disciplina in materia di divieto della concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia.
Venendo alla disciplina del regime ostativo, le modifiche apportate al Senato hanno sporcato definitivamente il testo, che era stato oggetto di approvazione alla Camera dei deputati nella scorsa legislatura. Era un testo che di certo non era perfetto - e lo dicevamo anche noi del MoVimento 5 Stelle che non lo era - ma rappresentava il massimo equilibrio raggiungibile nelle condizioni date e nel breve tempo assegnato dalla Consulta. È un fatto noto, mi pare, che nella maggioranza Draghi il MoVimento 5 Stelle sui temi della giustizia era isolato, portatore di una sensibilità e di una visione opposta rispetto a quella di tutte le altre forze politiche; e ripeto: “tutte”! Quel testo avrebbe potuto e dovuto essere migliorato in questo passaggio parlamentare; come MoVimento 5 Stelle, abbiamo creduto che fosse possibile e abbiamo messo a disposizione i contributi offerti dall'esperienza di una vita del nostro senatore Roberto Scarpinato e del nostro collega deputato Federico Cafiero De Raho.
Ci siamo illusi di trovare ascolto. Perché? Perché Fratelli d'Italia si astenne su quel testo nella scorsa legislatura, affermando che si poteva e doveva fare di più in termini di rigore. Ma siete rimasti sordi, vi siete fatti dettare la linea sulla giustizia da Forza Italia e non solo il testo non è stato migliorato ma al Senato è stato notevolmente peggiorato . Avete eliminato la competenza del tribunale collegiale per l'esame delle istanze di concessione dei benefici penitenziari che provengono dai condannati per reati di mafia e terrorismo; questo vuol dire lasciare il singolo magistrato di sorveglianza da solo, lasciarlo solo nel prendere quel tipo di decisioni, vuol dire esporlo a rischi e a pressioni - anche nel proprio intimo - veramente fortissimi, togliergli la serenità di giudizio e questo è un errore gravissimo .
Poi, il colpo di grazia. Forse per qualcuno di voi è un colpo da maestro; invece no, è il colpo di grazia. Avete infatti eliminato i reati contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati che precludono l'accesso ai benefici penitenziari in assenza di collaborazione. Questi reati erano stati inseriti nell'articolo 4- grazie alla nostra “legge Spazzacorrotti” che, lo ricordo, fu votata anche dalla Lega che oggi la rinnega. Rispondevano ad una precisa visione: contrastare la corruzione, incentivando la collaborazione con la giustizia. I reati di corruzione sono difficili da far emergere, perché il corrotto e il corruttore hanno entrambi lo stesso interesse, quello di mantenere il silenzio e proteggersi a vicenda. Occorreva, quindi, far diventare più conveniente collaborare con la giustizia. Ecco, sapere di essere soggetti al regime ostativo spingeva i colletti bianchi a collaborare per evitare il carcere. Avete cancellato tutto questo.
È singolare che questa modifica sia stata apportata nel primo provvedimento della nuova maggioranza e dà la misura di quali siano le priorità della maggioranza stessa e del Governo che ne è espressione. La priorità evidentemente è garantire l'impunità dei colletti bianchi, indebolendo così la lotta alla corruzione, ma è paradossale che questo avvenga proprio nel momento in cui l'opinione pubblica è sotto per lo scandalo del “Qatargate” , scandalo che ha coinvolto i massimi livelli istituzionali dell'Unione europea. La comunità internazionale ne è stata sconvolta. Si tratta di uno scandalo che ci insegna una cosa: come la corruzione possa arrivare persino a condizionare e inquinare i processi decisionali delle istituzioni, svuotando la democrazia stessa e la lotta per i diritti umani.
Ecco, proprio in questo momento in cui si accendono i riflettori sulla pericolosità e l'invasività del fenomeno corruttivo voi - questo Governo, questa maggioranza - cosa fate? Andate nella direzione opposta, persino con la contronarrazione che ho sentito anche in quest'Aula, ieri e oggi. Cosa dite? Dite che la corruzione non è un reato grave come mafia e terrorismo, la corruzione non è un reato grave perché, in fin dei conti, non si ripercuote sulla vita dei cittadini. Questo voi sostenete ma non è così, lo ripeto, non è così e noi oggi lo vogliamo dire forte e chiaro ai cittadini: la corruzione fa morti, la corruzione uccide la concorrenza e l'economia legale, la corruzione fa scappare all'estero i nostri giovani, la corruzione crea diseguaglianza e privilegi per pochi, la corruzione è la modalità con cui le mafie penetrano nel tessuto produttivo economico, politico e amministrativo del nostro Paese . La corruzione fa morti perché, se un'impresa si aggiudica una gara d'appalto “ungendo” un funzionario e adottando condotte spregiudicate pur di risparmiare, risparmia sulla sicurezza sul lavoro, risparmia con il lavoro nero, risparmia sui materiali e, magari, domani, i ponti e i palazzi che ha costruito crollano e fanno morti . Nel frattempo cosa fa? Fa fuori quelle imprese oneste che non riescono più ad aggiudicarsi gli appalti, non riescono a sopravvivere, chiudono e lasciano sul lastrico centinaia di famiglie. Questo è ciò che la corruzione determina. La corruzione fa morti perché, qualcuno “unge” un primario di un ospedale, sarà curato con precedenza rispetto a chi ne aveva diritto prima di lui. La corruzione fa scappare i nostri giovani perché, se i concorsi sono truccati e pilotati, non ci sarà spazio per le nostre migliori intelligenze che, mortificate, andranno via, lasceranno un Paese ingiusto . La corruzione è l'altra faccia delle mafie, perché ormai il metodo intimidatorio ha lasciato il posto al metodo corruttivo. I boss mafiosi non sono più solo quelli con coppola e lupara, hanno giacca, cravatta e valigette piene di soldi che provengono da reati come il traffico di droga, il traffico di armi, solo per dirne alcuni; investendo quei soldi, si comprano magari le aziende in difficoltà e con queste la vita degli imprenditori disperati, corrompono funzionari pubblici, con quei soldi, e sversano ed inquinano il nostro territorio, con quei soldi.
È per questo che ci allarmano anche le altre scelte già fatte o annunciate dal Governo Meloni: innalzare il tetto del contante, abolire il reato di abuso d'ufficio, ridimensionare gli altri reati contro la pubblica amministrazione, dietro ai quali si nasconde molto spesso la criminalità organizzata, modificare il codice degli appalti in termini di , tentare di allentare l'uso del POS. Sono iniziative che disegnano un quadro dagli effetti devastanti: allentare le maglie del contrasto alle grandi reti corruttive, proprio quando ci sono da spendere le ingenti risorse del PNRR.
Ecco, Presidente, concludo, dicendo una cosa: io non posso e non voglio credere che il Presidente Meloni possa accettare il rischio, anche solo il rischio, di apparecchiare la tavola dove andranno a banchettare le mafie e non posso e non voglio credere che possa accettare il rischio che lo Stato italiano diventi una sorta di socio d'affari della criminalità organizzata nella gestione delle risorse del PNRR. Una cosa sola è certa: noi del MoVimento 5 Stelle non possiamo accettare questi rischi e, quindi, voteremo convintamente contro la fiducia a questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Bellomo. Ne ha facoltà.
DAVIDE BELLOMO(LEGA). Egregio signor Presidente, egregi onorevoli colleghi, è il primo intervento che faccio in quest'Aula e vorrei ricordare a tutti quanti l'emozione che si prova quando si entra in quest'Aula, quando chi è operatore del diritto, chi è giurista - io ritengo di essere un semplice operatore del diritto, perché sono un avvocato - entra in quest'Aula, nella massima assise legislativa che abbiamo nel nostro Paese. Quindi, davvero con tanta pazienza ho ascoltato gli interventi di chi mi ha preceduto, ma con la stessa pazienza ho potuto però riscontrare che non si ha il rispetto di quest'Aula come massima Assemblea legislativa . Non si fanno interventi di merito; anche chi mi ha preceduto non ha detto una parola sul merito ma solo preconcetti e pregiudizi sganciati da quello che il diritto penale ci impone come legge . Dire che la corruzione non è punita nel nostro Paese significa non conoscere il diritto penale. Non sapere che addirittura una condotta quale il finanziamento illecito non è punita come condotta ma è punito il semplice fatto di non aver messo nel bilancio quella somma identifica che il nostro Paese, con la legislazione vigente, è un Paese che dichiara apertamente lotta alla corruzione .
Quando si fanno interventi di merito, io avrei il piacere che chi ha rivestito, nel nostro Paese, incarichi istituzionali rilevantissimi nel mondo giurisdizionale non facesse commenti di merito sulle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e della nostra Corte costituzionale, che ci hanno imposto questo provvedimento . Ricordo infatti a me stesso che la pena non deve essere punitiva ma deve essere rieducativa e non lo dice l'onorevole Bellomo, lo dice la nostra Carta costituzionale, lo dicono le numerose sentenze. Quindi, noi dobbiamo tendere a questo e anche se, alle volte, a chi ha commesso delitti esecrabili tutti quanti noi vorremmo dare il carcere a vita la nostra Costituzione prevede in maniera aperta che la pena debba essere rieducativa. La Corte europea, con sentenze, e la Corte costituzionale ci hanno invitato, direi obbligato, a rivedere le norme sull'assunzione della pericolosità sociale, che non può essere assoluta ma deve essere necessariamente relativa.
Io mi sarei aspettato interventi di questa natura, mi sarei aspettato che si intervenisse, veramente, con la volontà reciproca di andare a seguire le indicazioni della Corte europea e della Corte costituzionale; invece, abbiamo avuto solo ed esclusivamente ragionamenti preconcetti e con pregiudizi derivanti dalla appartenenza politica, al di là di quello che la Corte costituzionale e le sentenze ci dicevano. Questo non è rispetto per quest'Aula, soprattutto in provvedimenti legislativi.
Su questo provvedimento - e vado alle questioni di merito, parola tanto avversata da voi, ma che a noi piace tanto - mi sento di dire che siamo intervenuti per modificare la disciplina ostativa prevista dall'articolo 4-, comma 1, e il contenuto dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 152 del 1991; in particolare, come ha affermato sapientemente il collega di Forza Italia, mi ha preceduto, questa norma non è che conceda benefici, così come si suole dire, a chicchessia, ma c'è un magistrato di sorveglianza che deve verificare puntualmente il percorso riabilitativo; ed il percorso riabilitativo, ci dice la norma, non può essere unicamente il fatto di aver svolto la detenzione in maniera perfetta, ma ci devono essere elementi ulteriori che il magistrato di sorveglianza - il magistrato di sorveglianza! - deve verificare puntualmente al fine di concedere questi benefici. Ricordo sempre a me stesso che, oggi, a fronte di alcune sentenze della Corte europea, possiamo concedere permessi premio a chi ha l'ostatività, con le nostre leggi imposte. Con questa norma si cerca di superare questo livello; inoltre, quando si dice che vogliamo mettere in libertà chi ha la pena dell'ergastolo, ricordo sempre a me stesso che la pena dell'ergastolo viene comminata solo a fronte di aggravanti (non è prevista nel nostro codice la pena dell'ergastolo se non in questi casi) e solo dopo trent'anni di reclusione si può accedere a questi benefici.
Per quanto riguarda, invece, il decreto , onestamente ricordo che, quando è stato emanato il decreto, si diceva che era troppo vago; oggi si dice che è troppo specifico; poi, sento dire che con questa norma non consentiamo il raduno di chi vuole solo fare della musica. Esiste però l'articolo 100 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, che punisce gli esercenti delle discoteche, ossia luoghi in cui è ufficialmente consentito fare dei raduni musicali; è possibile per il questore chiudere le discoteche, anche se avvengono delitti non gravi all'interno o in prossimità delle stesse, quando, invece, la norma che noi, oggi, dobbiamo convertire, ci dice una cosa diversa: ci dice che chi invade territori altrui, terreni altrui in edifici pericolanti o vi è pericolo per l'incolumità delle persone o per l'igiene pubblica o perché vi è spaccio di sostanze stupefacenti, allora solo in quel caso interviene la norma punitiva. Chi oggi dice di essere contrario, perché ha una visione della giustizia diversa, dice invece che ci deve essere una libertà di movimento per colui il quale vuole invadere il terreno o l'edificio altrui.
Quindi, noi siamo, sì, rigorosi nella condotta ma garantisti, poi, nell'esercizio della funzione giurisdizionale e, quindi, come si deve arrivare alla punizione di una condotta. È per questo che voteremo convintamente “sì” alla fiducia ed è per questo che questo Governo nei suoi primi atti ha dato seguito ai proclami e alle sentenze sia della Corte europea dei diritti dell'uomo sia della Corte costituzionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zan. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO ZAN(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, membri del Governo, il Governo Meloni, forse ispirato dalla seppur poco italica festa di Halloween, emanava il 31 ottobre, come primo atto, un vero e proprio mostro giuridico, cioè un decreto-legge non per affrontare l'inflazione galoppante, il caro bollette o per dare sostegno a famiglie e imprese, ma ufficialmente per impedirne il divertimento cosiddetto illegale. La notizia dell'organizzazione di un a Modena, a quanto pare, è stato un fatto tanto grave e drammatico da far riunire in fretta e furia tutto il Consiglio dei ministri e farlo decretare d'urgenza contro questa piaga delle feste illegali, scoprendo che questa è la priorità evidentemente della Presidente del Consiglio e dei suoi alleati.
Non voglio fare alcun tipo di ironia su questo e voglio ricordare, invece, come il questore, il prefetto di Modena e tutte le Forze dell'ordine, con grande professionalità, abbiano saputo applicare le norme che già esistevano per sgomberare il , permettendo, attraverso il dialogo, ma, allo stesso tempo, con fermezza, la fine della manifestazione abusiva, senza scontri o situazioni pericolose.
Già quest'esito positivo avrebbe dovuto far fare marcia indietro alla Presidente del Consiglio e ai Ministri Nordio e Piantedosi sull'inserimento nel codice penale di un ulteriore reato che va a contrastare un fenomeno già illegale come l'occupazione di una proprietà privata, anche perché il Ministro Piantedosi - vorrei ricordarlo - da prefetto di Roma è sempre apparso come un grande esperto degli sgomberi, eccezion fatta, però, per la sede di CasaPound , che rimane occupata. Evidentemente, per lui questa non è stata mai una grande preoccupazione o una priorità. Insomma, c'è molta propaganda e - permettetemi - anche un po' di malafede nei primi atti di questo Governo e lo stesso Governo è dovuto correre ai ripari, perché forse sembrava anche un po' troppo per i più fervidi nostalgici prevedere la possibilità di far arrestare 51 studenti che organizzano una manifestazione scolastica o 51 lavoratori all'interno di una fabbrica.
Allora, erano queste le urgenze di cui parlavate in campagna elettorale? Erano queste le priorità per cui dicevate di essere pronti? Mi rivolgo, in particolare, anche ai colleghi di Forza Italia, che hanno parlato e sbandierato in questi anni il garantismo. È questo quello di cui parlavate, colleghi? È aumentando pene, misure cautelari e uso indisturbato delle intercettazioni che volete riformare la giustizia? Ricordo che il Ministro Nordio, che pochi giorni fa era in audizione in Commissione giustizia alla Camera, aveva denunciato l'uso sconsiderato dello strumento dell'intercettazione, promettendo una radicale stretta in tal senso. Allora, delle due l'una: qui mi sembra totalmente schizofrenica l'azione di questo Governo e mi sembra veramente un ottimo inizio per mantenere la parola data inserire nel codice penale un altro reato che ne preveda l'utilizzo. Questa schizofrenia è solo uno degli ultimi elementi che ci spinge a ripetere che questo decreto farà male alla nostra società, perché non risolverà nulla e complicherà ulteriormente le cose.
Però, il Governo non ci ha pensato un minuto a far decadere l'obbligo vaccinale per i medici, reintegrando i medici non vaccinati. D'altronde, quello di strizzare l'occhio agli ambienti no-vax è stato, nel corso del periodo pandemico, un elemento costante vostro e della Presidente del Consiglio .
Ma voi lo ricordate il Sottosegretario alla Salute, Gemmato, che, appena insediato nel Governo, ha messo in dubbio la stessa efficacia dei vaccini?
SALVATORE DEIDDA(FDI). Ma non è vero!
ALESSANDRO ZAN(PD-IDP). Ma che messaggio volete mandare al Paese? Che i medici che sono stati in prima linea a lottare contro il COVID promuovendo la campagna vaccinale si sbagliavano? Che era meglio fare i furbi pensando unicamente a se stessi e non alla collettività? È questo il messaggio nefasto che volete far passare?
Il provvedimento, sotto il profilo politico, è un manifesto di destra, diciamolo, di propaganda della destra, non solo per la concezione repressiva e securitaria dell'uso della sanzione penale, peraltro con pene spropositate, ma anche perché la norma abolisce l'obbligo vaccinale per i medici. Così, come primo atto, il Governo ha strizzato l'occhio alle frange più estremiste della società. Ricordo che, nei passati due anni di pandemia, mentre il Paese affrontava una delle sfide più tragiche della sua storia, i no-vax scendevano in piazza contro gli strumenti che hanno salvato tantissime vite umane, contro quegli sforzi, quei sacrifici e quella solidarietà che ci rendono orgogliosi di essere italiani e che ci permettono di guardare al futuro con più ottimismo proprio grazie ai vaccini.
Guardate, colleghi, vedo un collegamento preciso tra la fretta di emanare un decreto securitario, incostituzionale e repressivo con le celebrazioni nostalgiche di membri del Governo e di alte cariche istituzionali a cui abbiamo assistito in queste ore.
C'è un filo rosso, anzi un filo nero, che unisce l'utilizzo di strumenti securitari con certi ricordi celebrativi e nostalgici. Colleghi, io qui lo ribadisco perché vi è la necessità di ribadirlo: è patrimonio di tutti - e dovrebbe esserlo anche del Presidente del Senato, La Russa, e della Sottosegretaria Rauti - l'orgoglio per il fatto che la nostra democrazia nasce dalla Resistenza antifascista . Per mesi, durante la passata campagna elettorale, abbiamo ascoltato a tamburo battente elenchi di priorità, urgenze della coalizione di destra, promesse mirabolanti, soluzioni immediate ai problemi degli italiani. Ecco, a pochi giorni dalla fine del 2022, siamo qui a convertire un decreto-legge che riguarda tutt'altro, che non affronta alcun problema reale e urgente del Paese, che abbraccia posizioni no-vax e che aveva predisposto un obbrobrio giuridico in palese contrasto con l'articolo 18 della Costituzione. Dunque, appare ormai chiaro a tutti che il provvedimento in discussione non ha rispettato i requisiti di necessità, urgenza e omogeneità. Ma secondo voi - chiedo - sono queste le vere emergenze del Paese? In un momento così difficile per le famiglie e le imprese italiane e così drammatico per la situazione internazionale, le uniche vostre preoccupazioni sono i e i no-vax? È questa la domanda principale rispetto a questo decreto. Dunque, colleghe e colleghi, io penso che il Parlamento oggi debba avere un sussulto di responsabilità, non possiamo essere complici di un decreto sbagliato e pericoloso sotto tutti i profili. Non vi siete limitati a strizzare l'occhio ai no-vax: con questo decreto tutto il lavoro fatto finora - anche in termini di messaggio - sulla campagna vaccinale e sulla lotta alla pandemia rischia di passare sotto tono, di avere un esito sbagliato. E questo è inaccettabile proprio per tutti gli sforzi che questo Paese ha fatto per affrontare questa terribile vicenda e tragedia della pandemia.
Questo mostro giuridico, che da tutti i costituzionalisti italiani è ritenuto tale, non può avere il nostro silenzio. Noi su questo intendiamo batterci con tutti gli strumenti a nostra disposizione perché non è accettabile, in nome della propaganda, introdurre un'altra norma penale che viene introdotta semplicemente perché si vuole distogliere il messaggio rispetto ad altre questioni fondamentali. Per tutte queste ragioni, a nome del Partito Democratico, annuncio il voto contrario alla fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ruspandini. Ne ha facoltà.
MASSIMO RUSPANDINI(FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare Fratelli d'Italia voterà convintamente la fiducia al presente disegno di legge. Voteremo la fiducia perché innanzitutto il provvedimento va esattamente nella direzione indicata dalla Corte costituzionale, per quanto attiene - cito testualmente l'Alta Corte - “a quelle presunzioni che rappresentano quel regime probatorio rafforzato in grado di escludere, non solo la permanenza del vincolo criminale associativo, ma anche il pericolo di un suo eventuale ripristino”. Il decreto che ci accingiamo a convertire in legge pone una serie di stringenti e concomitanti condizioni per l'accesso ai benefici da parte del condannato che si rifiuta di collaborare. Parliamo quindi di pericolosi criminali, di gente senza scrupoli, capaci di qualsiasi nefandezza. La riteniamo una vittoria se non ci saranno benefici per quei criminali che si ostinano a non collaborare con la giustizia Lo si deve a quanto fatto da Fratelli d'Italia e di questo dobbiamo essere orgogliosi e siamo orgogliosi. Per cui, ci si è lamentati a sinistra dell'aumento del limite per accedere ai benefici della liberazione condizionale, portato da ventisei a trent'anni, ma anche di questo noi di Fratelli d'Italia siamo orgogliosi e lo rivendichiamo. È giunto il momento di ricordare che la difesa della sicurezza coincide con il senso di libertà di ognuno di noi perché non c'è libertà senza sicurezza. Compito dello Stato è proteggere soprattutto le fasce più deboli della popolazione, ovvero quelle vittime che altrimenti non troverebbero il modo di farsi ascoltare. Il mandato che Fratelli d'Italia ha ricevuto dai cittadini italiani è quello di garantire la sicurezza, senza la quale vengono a mancare, non soltanto i cardini della protezione che lo Stato deve garantire, ma anche le fondamenta della democrazia. Non è un manifesto politico, non è uno non abbiamo bisogno di propaganda, come è stato detto poc'anzi, è l'eredità per chi, come noi, è cresciuto ricordando Borsellino, Falcone e tutti i martiri dello Stato caduti per combattere le mafie .
Ma veniamo a quello che ha suscitato tanto scalpore da affievolire l'impatto che questa riforma prevediamo possa avere sulla malconcia giustizia italiana, cioè quello che è stato ribattezzato . Ebbene, su questo è stato detto di tutto, siamo stati - diciamo la verità - costretti ad ascoltare di tutto. Con questo provvedimento sarà difficile riunirsi - ci è stato detto - e questo verrà esteso – come ha detto poc'anzi un deputato del MoVimento 5 Stelle - per limitare le manifestazioni politiche di dissenso a questo Governo. Si è parlato di norme liberticide e di norme atte a reprimere il dissenso. Ha risposto, tra i tanti, come al solito con la sua brillantezza, il nostro Presidente, da par suo, il Presidente Giorgia Meloni, e tocca a me riferire la notizia, che ahimè in Italia sta passando in secondo ordine, che in Italia i - come ha detto Giorgia - si possono fare. La notizia è che si possono fare, basta dotarsi di partita IVA, affittare un locale, se si vuole, o anche un capannone, chiedere i permessi, dotarsi di un piano di sicurezza , di estintori, predisporre un piano di evacuazione che tenga conto di uscite di sicurezza e avere una cassa fiscale, come ce l'hanno tutti i contribuenti, collegata all'Agenzia delle entrate. Occorre poi che siano rispettati i diritti degli utenti che pagano, in questo caso abusivamente, un biglietto ma anche di chi lavora, delle maestranze, del popolo della notte, del quale ci siamo occupati nella scorsa legislatura (quindi i DJ, gli addetti alla sicurezza, gli addetti al guardaroba, i barman) e che si faccia tutto quello che avviene praticamente ogni sera in una discoteca italiana. Qui non stiamo controllando esattamente, diciamo così, il pagamento dei diritti SIAE alla pesca di beneficenza o alla festa di contrada, qui stiamo combattendo fenomeni che generano un giro di affari di oltre 2 milioni di euro in qualche giorno, tra soldi in contanti - qualcuno qui dentro mi sembrava che fosse fino a ieri contrario all'uso del contante - derivati dallo spaccio di stupefacenti e dalla vendita non autorizzata di alcolici e ingressi non autorizzati. A condire tutto, numerosi casi di stupri e di violenze. Gli organizzatori, che da anni vengono qui in Italia, potevano però, fino a qualche mese fa - come abbiamo visto - agire indisturbati, non come nei loro Paesi d'origine.
Lo facevano perché si trovavano qui in Italia. Io consiglio sempre a tutti l'esperienza dell'amministrazione locale, perché noi abbiamo tutelato questi che venivano dalla Francia, dal Belgio, dalla Germania; poi, mi piacerebbe far conoscere quello che pensa il sindacato di sinistra, dichiaratamente di sinistra, dei locali di Berlino , per esempio, sui illegali: forse farebbero bene ad andarsi a leggere il documento che hanno fatto a Berlino su questo.
Ma torniamo in Italia: questi signori, che dal Belgio, dalla Germania, dalla Francia vengono ad “intraprendere” nella nostra Nazione, lo fanno perché qui hanno agito fino a ieri indisturbati. In Italia, invece, noi chiediamo ad un bar qualsiasi della nostra penisola una cosa che si chiama “piano acustico”, comprensivo di relazione, redatto da un tecnico abilitato in acustica ambientale, recante il limite delle emissioni sonore, che vale migliaia di euro di multa.
Cari colleghi - e mi accingo a terminare - in questi giorni si è detto davvero di tutto, addirittura che con questo provvedimento sarà sempre più difficile, se non impossibile, riunirsi tra amici e divertirsi, addirittura fare festa. Niente di più sbagliato e falso, lo abbiamo dimostrato, lo sappiamo.
Riteniamo solo che raduni che mettono in pericolo la vita dei giovani, dove girano ingenti somme di denaro ed affari poco trasparenti, non abbiano nulla a che vedere con la voglia sacrosanta di divertirsi e fare festa. Noi non ci sottraiamo, onorevole Fratoianni, dal parlare dei giovani, anche perché, cari amici della sinistra, è per noi che votano i giovani, i giovani votano noi e non voi! Ci votano, nella misura in cui votano a sinistra i lavoratori dei quali prima parlavamo, quelli che la mattina si alzano e vanno al cantiere: in percentuale, lo zero per cento .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 17,25, sospendo la seduta fino a tale ora.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà, quindi, inizio dal deputato Giorgio Fede.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo già pervenute.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. È così conclusa anche la seconda chiama.
Chiedo se vi siano deputati in Aula che intendano … mi pare che siano numerosi i colleghi che intendono votare. Allora, scusate, colleghi, un attimo di ordine. Soprattutto i colleghi che hanno già votato, se, cortesemente, si allontanano da qui sotto, è meglio.
Visto il numero di colleghi numeroso, io direi che possiamo procedere a una terza chiama . Prego.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti: .……………….. 354
Votanti: ………………….. 351
Astenuti: …………………. 3
Maggioranza: ……………. 176
Hanno risposto : ……….. 206
Hanno risposto : ………. 145
La Camera approva , e .
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
sì:
Albano Lucia
Almici Cristina
Ambrosi Alessia
Amich Enzo
Amorese Alessandro
Andreuzza Giorgia
Antoniozzi Alfredo
Arruzzolo Giovanni
Bagnai Alberto
Bagnasco Roberto
Baldelli Antonio
Barabotti Andrea
Battilocchio Alessandro
Battistoni Francesco
Bellomo Davide
Benigni Stefano
Benvenuti Gostoli Stefano Maria
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Davide
Bergamini Deborah
Bicchielli Pino
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Bisa Ingrid
Bof Gianangelo
Bordonali Simona
Bruzzone Francesco
Buonguerrieri Alice
Caiata Salvatore
Calderone Tommaso Antonino
Calovini Giangiacomo
Candiani Stefano
Cangiano Gerolamo
Cannata Giovanni Luca
Caparvi Virginio
Cappellacci Ugo
Caramanna Gianluca
Carloni Mirco
Caroppo Andrea
Carra' Anastasio
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cavo Ilaria
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cerreto Marco
Cesa Lorenzo
Chiesa Paola Maria
Ciaburro Monica
Ciancitto Francesco Maria Salvatore
Ciocchetti Luciano
Cirielli Edmondo
Coin Dimitri
Colombo Beatriz
Colosimo Chiara
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comba Fabrizio
Congedo Saverio
Coppo Marcello
Cortelazzo Piergiorgio
Crippa Andrea
Dalla Chiesa Rita
D'Attis Mauro
De Bertoldi Andrea
De Corato Riccardo
De Palma Vito
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Giuseppe Andrea
Di Maggio Grazia
Di Mattina Salvatore Marcello
Dondi Daniela
Donzelli Giovanni
Ferro Wanda
Filini Francesco
Fitto Raffaele
Formentini Paolo
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Frijia Maria Grazia
Furgiuele Domenico
Gardini Elisabetta
Gatta Giandiego
Gemmato Marcello
Giaccone Andrea
Giagoni Dario
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Antonio
Giorgianni Carmen Letizia
Giovine Silvio
Gusmeroli Alberto Luigi
Iaia Dario
Iezzi Igor
Kelany Sara
La Porta Chiara
La Salandra Giandonato
Lampis Gianni
Lancellotta Elisabetta Christiana
Latini Giorgia
Lazzarini Arianna
Leo Maurizio
Loizzo Simona
Lollobrigida Francesco
Longi Eliana
Loperfido Emanuele
Lucaselli Ylenja
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Maccari Carlo
Maerna Novo Umberto
Maiorano Giovanni
Malagola Lorenzo
Malaguti Mauro
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marchetti Riccardo Augusto
Marchetto Aliprandi Marina
Marrocco Patrizia
Mascaretti Andrea
Maschio Ciro
Matera Mariangela
Matone Simonetta
Matteoni Nicole
Mattia Aldo
Maullu Stefano Giovanni
Mazzetti Erica
Mazzi Gianmarco
Messina Manlio
Michelotti Francesco
Miele Giovanna
Milani Massimo
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Montaruli Augusta
Montemagni Elisa
Morgante Maddalena
Morrone Jacopo
Mule' Giorgio
Mura Francesco
Nevi Raffaele
Nisini Tiziana
Osnato Marco
Padovani Marco
Pagano Nazario
Palombi Alessandro
Panizzut Massimiliano
Patriarca Annarita
Pella Roberto
Pellicini Andrea
Perissa Marco
Pierro Attilio
Pietrella Fabio
Pisano Calogero
Pittalis Pietro
Pizzimenti Graziano
Pozzolo Emanuele
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Pulciani Paolo
Raimondo Carmine Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rizzetto Walter
Roccella Eugenia
Romano Francesco Saverio
Roscani Fabio
Rossi Angelo
Rossi Fabrizio
Rosso Matteo
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Rubano Francesco Maria
Ruspandini Massimo
Russo Gaetana
Saccani Jotti Gloria
Sala Fabrizio
Sasso Rossano
Sbardella Luca
Schiano Di Visconti Michele
Schifone Marta
Semenzato Martina
Siracusano Matilde
Sorte Alessandro
Squeri Luca
Stefani Alberto
Sudano Valeria
Tassinari Rosaria
Tenerini Chiara
Testa Guerino
Toccalini Luca
Tosi Flavio
Trancassini Paolo
Tremaglia Andrea
Urzi' Alessandro
Varchi Maria Carolina
Vietri Imma
Vinci Gianluca
Volpi Andrea
Ziello Edoardo
Zinzi Gianpiero
Zoffili Eugenio
Zucconi Riccardo
Zurzolo Immacolata
no:
Aiello Davide
Alifano Enrica
Amato Gaetano
Amendola Vincenzo
Appendino Chiara
Ascani Anna
Ascari Stefania
Auriemma Carmela
Baldino Vittoria
Barbagallo Anthony Emanuele
Barzotti Valentina
Benzoni Fabrizio
Berruto Mauro
Boldrini Laura
Bonafe' Simona
Bonelli Angelo
Bonetti Elena
Bonifazi Francesco
Borrelli Francesco Emilio
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Bruno Raffaele
Cafiero De Raho Federico
Cantone Luciano
Cappelletti Enrico
Caramiello Alessandro
Care' Nicola
Carfagna Maria Rosaria
Carmina Ida
Carotenuto Dario
Castiglione Giuseppe
Casu Andrea
Cherchi Susanna
Ciani Paolo
Colucci Alfonso
Conte Giuseppe
Costa Enrico
Costa Sergio
Cuperlo Gianni
Curti Augusto
D'Alessio Antonio
D'Alfonso Luciano
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Micheli Paola
De Monte Isabella
Della Vedova Benedetto
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Di Sanzo Christian Diego
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Fontana Ilaria
Forattini Antonella
Fornaro Federico
Fossi Emiliano
Fratoianni Nicola
Furfaro Marco
Gadda Maria Chiara
Gallo Francesco
Ghio Valentina
Ghirra Francesca
Giachetti Roberto
Gianassi Federico
Girelli Gian Antonio
Giuliano Carla
Gnassi Andrea
Graziano Stefano
Gribaudo Chiara
Grimaldi Marco
Grippo Valentina
Gruppioni Naike
Gubitosa Michele
Guerini Lorenzo
Guerra Maria Cecilia
Iacono Giovanna
Iaria Antonino
L'Abbate Patty
Lacarra Marco
Lai Silvio
Laus Mauro Antonio Donato
Letta Enrico
Lomuti Arnaldo
Lovecchio Giorgio
Madia Maria Anna
Magi Riccardo
Malavasi Ilenia
Mancini Claudio
Manzi Irene
Marattin Luigi
Mari Francesco
Marino Maria Stefania
Mauri Matteo
Merola Virginio
Morassut Roberto
Onori Federica
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Pagano Ubaldo
Pastorino Luca
Pavanelli Emma
Pellegrini Marco
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Penza Pasqualino
Piccolotti Elisabetta
Porta Fabio
Provenzano Giuseppe
Quartapelle Procopio Lia
Quartini Andrea
Raffa Angela
Ricciardi Marianna
Ricciardi Riccardo
Ricciardi Toni
Richetti Matteo
Roggiani Silvia
Rosato Ettore
Ruffino Daniela
Santillo Agostino
Sarracino Marco
Scarpa Rachele
Scerra Filippo
Schlein Elly
Scotto Arturo
Serracchiani Debora
Silvestri Francesco
Simiani Marco
Sottanelli Giulio Cesare
Soumahoro Aboubakar
Stefanazzi Claudio Michele
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Todde Alessandra
Torto Daniela
Traversi Roberto
Tucci Riccardo
Zan Alessandro
Zanella Luana
Zaratti Filiberto
Zingaretti Nicola
Gebhard Renate
Manes Franco
Steger Dieter
Bellucci Maria Teresa
Bitonci Massimo
Ferrante Tullio
Freni Federico
Giorgetti Giancarlo
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo
Minardo Antonino
Nordio Carlo
Pichetto Fratin Gilberto
Rixi Edoardo
Schullian Manfred
Silvestri Rachele
Sportiello Gilda
Tajani Antonio
Tremonti Giulio
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per un richiamo al Regolamento la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà. Cerchiamo di avere un po' di silenzio in Aula, per cortesia!
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 8 e seguenti del Regolamento, perché, mentre si svolgeva la chiama, abbiamo appreso dalle agenzie che il Ministro Ciriani ha dichiarato che verrà applicata la ghigliottina, la cosiddetta ghigliottina ...
MARCO OSNATO(FDI). Tagliola!
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Ora, Presidente, ci sono due orientamenti di pensiero divergenti: c'è chi la chiama ghigliottina, chi tagliola. Comunque, vorrei ricordare ai colleghi che, nell'interesse del Parlamento tutto - oggi, siamo opposizione noi e, oggi, siete maggioranza voi, ma non è detto che continui così ed è sicuro che saremo a parti inverse nel prossimo futuro ) –, a tutela di tutto il Parlamento, ma soprattutto, Presidente, a tutela delle sue prerogative, vorrei ricordare a noi tutti che la ghigliottina o tagliola non è una prerogativa del Governo ed è inaccettabile che sia il Ministro per i Rapporti con il Parlamento a dire una cosa del genere, perché è una sua prerogativa, Presidente, e quindi non è possibile che ci sia un'invasione di questo tipo nelle prerogative del Parlamento, un tanto a tutela del Parlamento tutto, maggioranza e opposizione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti, sempre per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Sì, Presidente, tutti sappiamo come è andata la Conferenza dei presidenti di gruppo e come le agenzie hanno riportato la cronaca della capigruppo. Penso di poter dire che nella interpretazione del pensiero del Ministro Ciriani ci sia stata una semplificazione, in realtà, nel dire che è stato deciso che si potrà applicare, poi, giustamente, la tagliola o ghigliottina: molto più semplicemente parlerei di abbreviamento dei tempi rispetto a quelli consentiti dal Regolamento, perché i due termini, entrambi, non mi sembrano molto felici sotto il profilo parlamentare, in generale. Penso ci sia stata una semplificazione di quella che è stata una decisione assunta nella Conferenza dei presidenti di gruppo, fermo restando, e voglio precisarlo, che non è neanche una prerogativa in senso stretto del Parlamento, ma è una prerogativa del Presidente della Camera, per essere puntuali, fino in fondo. Quindi, Presidente, lei è vero che nella Conferenza dei presidenti di gruppo ha detto che eventualmente si avvarrà di questa sua facoltà nel caso in cui ve ne fosse bisogno. Noi, penso altrettanto correttamente, non abbiamo contestato minimamente questa sua facoltà, soprattutto perché è supportata da autorevoli precedenti e, se qualche collega mi consente la citazione, vorrei ricordare Luciano Violante, nell'anno 2000, alla Camera dei deputati, quando per giustificare, con parole evidentemente puntuali, quella che era la decisione su un decreto-legge disse testualmente che vi era un principio di conservazione degli atti che non poteva essere violato, ma soprattutto che dopo il voto di fiducia, che era stato espresso nei confronti del Governo relativamente al provvedimento, se si fosse lasciata all'opposizione, che allora eravamo noi - vorrei farlo presente - e io ero in quell'Aula, la possibilità di impedire alla maggioranza di convertire in legge quel decreto, si sarebbe sovvertito un principio democratico. Questo era Luciano Violante, Camera dei deputati, anno 2000 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sullo stesso argomento, l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Sì, intervengo sullo stesso argomento, signor Presidente. La ringrazio. Io comprendo il tentativo del presidente Foti di fare l'interpretazione autentica del pensiero del Ministro per i Rapporti con il Parlamento e di edulcorare la sua posizione. Io ricordo che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento non soltanto ha violato una prerogativa del Presidente della Camera, ma ha anche dimostrato poco rispetto nei confronti di questo Parlamento annunciando gli esiti della Conferenza dei capigruppo nel corso di un programma televisivo, annunciando che si sarebbe messa la ghigliottina, dicendo anche che l'atteggiamento delle opposizioni era inaccettabile. Inaccettabile è l'atteggiamento delle opposizioni? Noi diciamo che è inaccettabile l'atteggiamento di questa maggioranza una maggioranza arrogante che si arroga il diritto di inserire in un decreto già ampiamente discutibile una norma ad accordi presi. Al presidente Foti – Presidente, tramite lei - ricordo che c'era un accordo sulla chiusura di questo provvedimento per evitare che potesse decadere ed è stato violato e disatteso dall'arroganza di una maggioranza che ha inserito una norma inaccettabile per una parte di questa opposizione. Noi non potevamo assolutamente accettare che una norma, che ha ricevuto il plauso dell'Europa, venisse di fatto disarticolata con un colpo di mano nottetempo. Per questo noi ci dichiariamo assolutamente sconcertati rispetto a questo atteggiamento e diciamo che come primo atto di questa maggioranza, se il buongiorno si vede dal mattino, non avete cominciato per niente bene .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. È sempre sullo stesso argomento, onorevole Fornaro?
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Sì, è sempre sul Regolamento, perché…
PRESIDENTE. Però, è già intervenuta l'onorevole Serracchiani, onorevole Fornaro.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Però, un passaggio me lo faccia solo dire, rivolto per il suo tramite …
PRESIDENTE. Però, onorevole, mi permetta. Onorevole Serracchiani, per rispondere a lei, appena avrò finito il mio turno di Presidenza chiamerò il Ministro Ciriani per chiedergli, appunto, delucidazioni su quanto poi ho letto su un'agenzia di stampa . Immagino che sicuramente col Ministro riusciremo ad intenderci su quanto avvenuto, ma è chiaro che è una prerogativa della Presidenza. In questo momento non è stata ancora avallata. È chiaro - tutti sapete - che per evitare uno strumento di questo tipo servirà la buona volontà da parte di tutti i deputati, a cui io rimando evidentemente. Quindi, vi ringrazio per l'impegno che tutti prenderete per evitare uno strumento di questo tipo. Però, voi sapete che ci sono delle prerogative, anche costituzionali, che dovremo comunque affrontare di qui al 30. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori - questa volta è su un altro argomento - il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Intervengo sull'ordine dei lavori per una richiesta di informativa urgente, che credo sarà condivisa da tutta l'Aula. Abbiamo letto, in queste ore, notizie molto preoccupanti relativamente ai risultati dei controlli sui casi di COVID in aerei in arrivo dalla Cina. Ci sono decisioni di inasprimento dei controlli che stanno per essere prese dalle regioni. Riteniamo sia giusto che il Parlamento ne sia informato e, quindi, chiediamo che, in tempi ragionevolmente brevi, possa esserci un'informativa del Ministro della Salute .
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, chiederemo al Governo, ovviamente, di poter portare questa informativa.
Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Scusi un momento, onorevole Lupi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Su cosa, onorevole Quartini? Sullo stesso argomento?
ANDREA QUARTINI(M5S). Sull'ordine dei lavori rispetto all'informativa del Ministro Schillaci.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Quartini.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Credo che sia assolutamente doveroso, considerato il momento particolare, direi a livello mondiale, che stiamo osservando. Abbiamo una Cina con 250 milioni di casi in 20 giorni, abbiamo il Giappone con un milione di casi. C'è un rischio reale, con una diffusione di questo tipo, di dover osservare varianti e non sappiamo, in questo momento, se tali varianti saranno contenute dai nostri livelli di copertura vaccinale oppure no. Non vorremmo ritrovarci nuovamente in una situazione di emergenza nazionale, tenendo presente anche che ci sono state contraddizioni, negli ultimi tempi, da parte anche di alcune persone importanti in questo Paese, alcuni sottosegretari che si sono cimentati nell'idea che ormai l'emergenza era passata e, quindi, si è allentato tutto un sistema di sorveglianza. Ci siamo trovati, quindi, in un momento in cui la stessa campagna vaccinale ha subito un arresto drammatico. Voglio ricordare che circa il 72 per cento delle persone fragili, degli immunodepressi e dei malati non ha ricevuto la quarta dose e siamo in estremo ritardo. Credo che su queste cose sia assolutamente doveroso che il Ministro venga a riferire in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Voglio farle la richiesta di poter sottoporre al voto dell'Aula la seduta fiume, di modo che la seduta possa ininterrottamente proseguire sino alla conclusione di questo provvedimento . Questa richiesta è collegata ed è motivata esattamente alle osservazioni della collega Serracchiani, ma anche alla risposta che lei ha dato. Io credo sia assolutamente indiscutibile che sia una delle sue prerogative decidere, rispetto alla scadenza di un decreto-legge - e sappiamo che questo decreto-legge scade il 30 di questo mese -, a un certo punto, di permettere all'Aula di votare quel provvedimento, ma credo altresì che questa sia, come è sempre stata, e i precedenti lo dimostrano, una soluzione estrema che il Presidente della Camera adotta laddove constata che il confronto parlamentare non arriva, nella sua massima espressione, a concludere e a permettere di approvare un provvedimento. Proprio per questo sono convinto che, essendo una soluzione estrema, la responsabilità di maggioranza e opposizione sia evitare che il Presidente della Camera arrivi a questa decisione. Per farlo, secondo me, è legittimo che l'opposizione possa svolgere fino in fondo tutto il suo compito di contestazione e di illustrazione delle sue ragioni e che questo possa essere fatto nel massimo tempo possibile, anche perché mi auguro di arrivare, alla fine, a un senso di responsabilità comune che possa evitare la sua decisione. È questa una ragione che ha grande senso di responsabilità da parte di tutto il Parlamento, nel rispetto dei ruoli tra maggioranza e opposizione, ma anche nel rispetto del dovere, da parte del Parlamento, di pronunciarsi sulla conversione di un decreto-legge, dando anche - e questo non è previsto dal Regolamento, ma è nella consuetudine, avviandomi alla conclusione, nel rispetto tra le diverse cariche istituzionali del nostro Stato - la possibilità al Presidente della Repubblica, ovviamente, di entrare nel merito della verifica della legittimità costituzionale del decreto, così come è stato modificato dall'azione del Parlamento. Quindi, la mia e la nostra richiesta è motivata proprio da questa ragione ed è per questo motivo che credo che, in una situazione così importante ed eccezionale, sia indispensabile - ci sono i precedenti - che la seduta fiume venga votata, ma che sia ininterrotta, fino alla conclusione e alla votazione di questo provvedimento .
PRESIDENTE. Come già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata avanzata la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 162 del 2022, già approvato dal Senato, Atto Camera n. 705, recante disposizioni in materia di giustizia e di obblighi di vaccinazione anti SARS-CoV-2, al nostro esame.
Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ove ne sia fatta richiesta, darò la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il collega Lupi ha chiesto la seduta fiume: si tratta di uno strumento previsto dal Regolamento - nessuno urla allo scandalo -, però io credo che vada sottolineato - perché i richiami ai precedenti si sprecano - che in passato, per lo meno nel corso dell'ultima legislatura, è stata chiesta la fiume, con una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo apposita, dopo che si era esaurita la fase della notturna. Qui c'è una sorta di fiducia preventiva, perché, allo stato attuale, è vero che ci sono delle richieste di intervento, ma avremmo potuto tranquillamente - come è avvenuto decine di volte - rinunciare, per esempio, all'illustrazione degli ordini del giorno. Ci troviamo in una situazione in cui la maggioranza impone, con forza, quella che, nella dimensione regolamentare, è una sorta di “dittatura della maggioranza” ( Capisco che siamo tutti stanchi, ma è ancora molto lunga. Lo dico con forza, signor Presidente, perché il Regolamento prevede, ovviamente, diritti delle maggioranze, come tutele delle opposizioni.
Io non posso non rilevare che si tratta di una seduta fiume richiesta in maniera irrituale. Nella scorsa legislatura, più volte, è stata deliberata la seduta fiume, su richiesta di diverse maggioranze, ma sempre, per dirla tutta, tra le ore 23 e le ore 23,30, quando stava per scadere il termine per deliberare la seduta fiume. Adesso viene deliberata alle 19,30, in un contesto in cui l'azione ostruzionistica, o, comunque, di tutela fino in fondo delle prerogative delle opposizioni non è stata ancora esercitata, per un solo minuto . Questa è la “dittatura della maggioranza”: imporre con i numeri - come farete tra pochi minuti -, i vostri numeri, prima ancora che le opposizioni abbiano scelto come confrontarsi rispetto alle scelte compiute e, comunque, prima che le opposizioni abbiano esercitato un legittimo diritto a esporre le proprie opinioni, le proprie richieste e le proprie posizioni attraverso gli ordini del giorno. Quindi, da questo punto di vista, mi sento di sottolineare l'irritualità di questo provvedimento e di questa scelta fatta dalla maggioranza: non è un bel segnale, in questo momento – ripeto che lo si poteva fare alle ore 23,30, tranquillamente, come è stato fatto in passato – quindi, anche per questa ragione, annuncio il voto contrario del gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista alla richiesta di seduta fiume .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo molto brevemente a favore della richiesta, perché le motivazioni addotte prima nell'intervento del collega Foti sull'ordine dei lavori, poi nella richiesta dell'onorevole Lupi stanno a motivare serenamente, con molta calma e - se vogliamo - con molta attenzione al tema che andiamo ad affrontare le ragioni per le quali crediamo sia necessario, a questo punto, chiedere la seduta fiume.
Non partecipo alle riunioni della Capigruppo, però ho sentito che lei ha offerto alcune alternative a quest'Aula e principalmente alle opposizioni, che non prevedevano la seduta fiume. Oggi, però, constatiamo che sono state tutte rifiutate. Abbiamo a cuore che questo provvedimento arrivi, entro la sua scadenza, alla sua approvazione e, quindi, riteniamo di usare uno strumento che lo stesso collega Fornaro ci dice non essere la fine del mondo, anche perché le maggioranze della scorsa legislatura, e non solo, l'hanno usato in vario modo. Non credo cambi molto, se non in una visione un po' strumentale - non voglio definire ipocrita -, o che sia più tollerabile una seduta fiume deliberata alle 19,30, piuttosto che alle 23,30. Si tratta di uno strumento che il Regolamento prevede, uno strumento che non è stato la nostra prima scelta e che ci serve ad approvare un documento che, secondo noi, risulta molto importante per gli italiani .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente sino alla votazione finale del disegno di legge n. 705 al nostro esame.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 52 voti di differenza.
Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopra indicati, la seduta stessa proseguirà ininterrottamente sino alla votazione finale del disegno di legge in esame.
La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie. Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo della seduta stessa.
Secondo quanto preannunciato dal Presidente nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si procederà all'illustrazione degli ordini del giorno, quindi all'espressione dei pareri da parte del Governo e, successivamente, alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno, con votazioni sugli ordini del giorno non prima delle ore 19 del 29 dicembre. Seguiranno, quindi, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
A tale proposito, preciso che l'articolo 88 del Regolamento, nel prevedere che ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso per non più di cinque minuti o con non più di due interventi distinti per una durata complessivamente non superiore, prefigura due modalità alternative di svolgimento delle dichiarazioni di voto: svolgimento delle dichiarazioni di voto in forma unitaria riferite al complesso degli ordini del giorno; puntuali dichiarazioni di voto in relazione ai singoli ordini del giorno. La modalità di svolgimento delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno risulta applicata nella costante prassi in presenza di seduta fiume ed anche in sedute diverse da quelle fiume, in quanto considerata dalla Presidenza la più adeguata a cui attenersi in tali circostanze a garanzia di tutte le parti e al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori. In particolare, tale modalità è stata, da ultimo, adottata nelle due passate legislature, in occasione delle sedute fiume del 24 luglio 2013, del 13 settembre 2018 e del 4 giugno 2020. La Presidenza ritiene che, anche in questa occasione, ci siano i presupposti per adottare le descritte, consolidate modalità organizzative.
Faccio, inoltre, presente che, sulla base della prassi consolidata, ossia in quasi tutti i precedenti di seduta fiume delle ultime legislature a partire dalla XIII (a titolo di esempio, si vedano, da ultimo, le sedute del 17 febbraio 2004, 6 ottobre 2005, 24 luglio 2013, 8 ottobre 2014, 13 settembre 2018, 4 giugno 2020), rientra senz'altro tra i poteri ordinatori del Presidente quello di stabilire l'ora a partire dalla quale possono aver luogo votazioni, individuata in ragione dell'andamento complessivo dei lavori e, in particolare, della non predeterminabilità del numero complessivo degli interventi. Tale potere può essere esercitato anche più volte nella stessa seduta fiume, in particolare ove si tratti di individuare l'orario di inizio delle votazioni in distinte fasi procedurali (ad esempio: voti sugli ordini del giorno e votazione finale) (in questo senso vedi le sedute fiume del 24 luglio 2013 e del 4 giugno 2020).
Con l'effetto che, ove le dichiarazioni di voto - sia in riferimento agli ordini del giorno che alla votazione finale - si esauriscano prima dell'orario stabilito, il Presidente dichiara esaurita tale fase e sospende la seduta fino all'orario stabilito per le votazioni La ringrazio, onorevole Fornaro.
Conformemente alla sopra richiamata prassi, una volta apprezzate le circostanze, eventualmente, al termine della fase di votazione degli ordini del giorno, la Presidenza si riserva di indicare l'orario a partire dal quale sarà possibile procedere al voto finale, analogamente a quanto accaduto in occasione delle sedute fiume del 24 luglio 2013 e del 4 giugno 2020.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Signor Presidente, primo per chiedere una cortesia, ossia se potesse darci copia di quest'ultima parte dello prima che esca nel resoconto, perché ovviamente questo comporta anche doveri e diritti da parte nostra e vorremmo averne piena contezza.
La seconda richiesta è relativa al fatto che nel suo , all'inizio, ha fatto riferimento ad interruzioni tecniche, che sono ovvie. Quello che le chiediamo è se possano essere programmate, cioè se si possa stabilire che dalle 5 Spiego anche la ragione: è per evitare di discutere e di accapigliarci su quando, alle 4, uno lo chiede; invece, se sappiamo che è prevista dalle 5 alle 7 o alle 3 (quello che deciderà la Presidenza), credo che evitiamo di perdere del tempo. Era un intervento fatto esattamente a vostro favore .
PRESIDENTE. Mi rapporterò adesso anche con i Vicepresidenti e faremo in modo di farvi sapere, eventualmente, quali interruzioni tecniche ci saranno.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Avverto che l'ordine del giorno n. 9/705/55 Ferrari è stato ritirato dalla presentatrice.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto recante un contenuto estraneo al provvedimento in esame, l'ordine del giorno n. 9/705/156 Fratoianni.
Il deputato Sergio Costa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/131.
SERGIO COSTA(M5S). Grazie, Presidente. Signori colleghi, la corruzione è un reato ed essendo un reato particolarmente grave rientra tra i reati delitto. Il regime ostativo dei reati contro la pubblica amministrazione, tra cui appunto la corruzione, sottratti da quelli che potenzialmente possono far beneficiare il reo, aggrava ulteriormente il disvalore sociale collegato alla medesima corruzione. Il pubblico dipendente che esercita un potere deviato, non già a servizio del cittadino ma a proprio egoistico beneficio, è considerabile ben peggiore di un traditore della patria e della Nazione. Colui che abusa della sua posizione dominante uccide, con la sua illecita richiesta di benefici a proprio uso e consumo, il senso autentico di un popolo che si riconosce nei suoi servitori. Nella pubblica amministrazione si entra per concorso, non solo perché devono essere i più bravi e i più meritevoli a farne parte, ma perché questa bravura deve essere messa a disposizione dei cittadini nel modo più trasparente e adamantino. Chi vince un concorso nella pubblica amministrazione giura fedeltà alla Repubblica, alle sue istituzioni e quindi al popolo italiano. Tradire questo giuramento a favore di un proprio tornaconto non pone il concussore sullo stesso piano degli altri soggetti che compiono un reato, ma lo sprofonda nella più becera vergogna di un servitore del popolo che tradisce il suo popolo .
SERGIO COSTA(M5S). Come è possibile che questa maggioranza, che pone la patria e la sua difesa al centro del suo agire politico, non comprenda la natura profonda di tale tradimento? Come è possibile non comprendere che tale tradimento è il tradimento del popolo e che godere di particolari benefici penitenziari incide fortemente sul senso di giustizia che alberga in tutti noi? Basti pensare che abbiamo un caso di corruzione conclamata a settimana, il 50 per cento per soldi e il 75 per cento per pubblici appalti. L'Italia è posizionata al quarantaseiesimo posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione, pur essendo membro del G7. La corruzione ci costa 7 miliardi di euro su base annua. La corruzione è, quindi, una degenerazione morale, che postula un abbandono totale dell'onestà, che non è possibile nemmeno lontanamente annoverare tra gli argomenti in discussione. La corruzione è l'antitesi del vivere sociale al servizio del Paese.
Con il nostro ordine del giorno noi chiediamo al Governo ogni utile azione per non sminuire il senso profondo di questo odioso reato, specialmente per quei casi ove è particolarmente presente, come sulle provvigioni europee, anche alla luce delle risorse del PNRR .
PRESIDENTE. Il deputato Angelo Bonelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/2.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo con questo ordine del giorno, che intende affrontare un tema legato, ovviamente, al decreto-legge di cui stiamo discutendo. Un decreto-legge che, dal nostro punto di vista, in maniera inopportuna, intende punire i giovani che organizzano degli eventi musicali, i .
ANGELO BONELLI(AVS). La sproporzione della pena che è prevista, per noi è assolutamente inaccettabile: da 1 a 6 anni di carcere. Francamente, vi sono reati maggiori che oggi hanno una pena minore. Ma quello su cui vorrei e intendo concentrarmi con questo ordine del giorno è come questo decreto, invece, non affronti in maniera rigorosa altri tipi di raduni, che meriterebbero e avrebbero meritato l'attenzione da parte del Governo e del Parlamento. Mi riferisco, ad esempio, ai raduni di quelle organizzazioni neofasciste che, annualmente, non solo in occasione di ricorrenze, ma anche in altre occasioni, si radunano, senza alcun tipo di problema, inneggiando al fascismo, con segni al Duce al Duce.
Su questo tipo di raduni c'è il silenzio più totale, e certamente non possiamo giustificare tutto ciò con l'espressione e la libertà di pensiero, perché la nostra Costituzione è molto chiara su questo: vieta l'apologia del fascismo e la ricostituzione del Partito Fascista. Vedere che ogni anno si organizzano davanti alla cripta del Duce le commemorazioni, con le urla nei confronti di sua eccellenza Benito Mussolini, con la risposta “siamo camerati” e quant'altro, penso che, in un Paese assolutamente democratico, che vive grazie a una democrazia che ci è stata data con il sangue dai nostri partigiani e dalle nostre partigiane, sia assolutamente inaccettabile. Come sono inaccettabili altri tipi di raduni, come quello che avviene da anni sul lago di Como in prossimità dell'anniversario della Liberazione e del giorno in cui fu eseguita la condanna a morte di Mussolini.
Centinaia e centinaia di militanti di estrema destra si radunano con riti, cortei e slogan di chiara matrice fascista. E allora vorrei ricordare che in Paesi a noi vicini, in Francia ad esempio, in 2 anni quattro organizzazioni neofasciste sono state sciolte con decreto del Presidente della Repubblica francese: per esempio, Generazione Identitaria, Bastion Social, Combat 18, Hexagone. Pensate che alcune di queste organizzazioni neofasciste sono strettamente legate a quella organizzazione neofascista che si chiama CasaPound, che ancora oggi occupa nel nostro Paese un immobile di proprietà del demanio, in via Napoleone III a Roma, e il Governo ad oggi non ha inteso fare nulla per sgombrarlo e metterlo nella disponibilità dello Stato. Una prova di forza che sino ad oggi ha vinto.
Sono a 4 minuti, 4,02, 4,03.
Detto questo, vi invito a valutare con attenzione...
Abbiamo un orologio diverso, ma comunque vado avanti. Quando mi dovete togliere la parola, me lo dite. Sì, sono cinque minuti ma, abbiate pazienza, ho messo il cronometro all'inizio del mio intervento. Però, se mi interrompete, vanno avanti i secondi.
Detto questo, il tema di CasaPound è un tema fondamentale, anche per le connessioni con la criminalità organizzata. Ad Ostia, Ottavio Spada, condannato all'ergastolo, oggi è fuori, vivo e tranquillamente va in giro, legato a quei gruppi di CasaPound. Oggi noi dobbiamo tollerare situazioni di connessione tra gruppi neofascisti e anche gruppi legati alla criminalità organizzata. Ecco perché con questo ordine del giorno, signor Presidente e, ovviamente, esponente del Governo, chiediamo un'espressione per arrivare allo scioglimento di quelle organizzazioni neofasciste che vi si richiamano in maniera esplicita, perché questo Paese non può tollerare una situazione di questo genere, e chiediamo che ci sia un impegno formale e immediato da parte del Governo per sgombrare l'immobile in via Napoleone III che è occupato da anni da CasaPound. Penso che questo lo si debba, penso che questo dovrebbe essere una dimostrazione forte e immediata da parte del Governo attraverso un voto della Camera dei deputati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(A-IV-RE). Grazie. Non è la prima volta che illustro in quest'Aula una proposta in termini di prescrizione del reato; lo faccio da quando nel 2019 fu approvata la cosiddetta legge Spazzacorrotti, che ha completamente smantellato il sistema della prescrizione del reato, la prescrizione sostanziale, prevedendo quello che è stato dai più denominato un “fine processo mai”.
In buona sostanza, la prescrizione, che era comunque un punto di riferimento per il giudice, una spia per cercare di celebrare tempestivamente i processi, veniva soppressa, veniva cancellata dopo la sentenza di primo grado. Il meccanismo è ancora questo; dal 2019 la sospensione della prescrizione dopo il primo grado continua a essere vigente. Questo, ovviamente, fa a pugni con una serie di principi costituzionali. Il principio di rieducazione della pena, fine processo mai, i tempi lunghi del processo. La presunzione di innocenza, una persona che continua a essere imbrigliata nelle maglie di un processo e che vuole difendersi. Il diritto di difesa, il diritto di difendersi provando. Quando il processo è troppo lungo è anche difficile portare le prove a propria difesa, perché, se passa troppo tempo, è difficile ricordare, è difficile ovviamente ricostruire i fatti. Quindi, sono principi costituzionali importanti, che richiedono una compressione dei tempi del processo.
Con la riforma Cartabia si è cercato di fare questo, ad esempio in tema di indagini preliminari. Si sono dati tempi certi per le indagini; oltre quei tempi, ci sono sanzioni processuali. C'è la , ad esempio: la procura, se sfora i tempi di indagine, è costretta a scoprire le carte. La procura, se sbaglia, anzi, se consapevolmente dilaziona i tempi di iscrizione della notizia di reato, è costretta, se la cosa è colpevole, a retrodatare la data di iscrizione della notizia di reato. Sono tutti meccanismi tesi a contenere il perimetro delle indagini entro tempi certi. Ci sono tempi entro i quali chiedere il rinvio a giudizio o chiedere l'archiviazione, e ci sono sanzioni processuali. Se si fa questo sforzo, ovviamente anche per rispondere a impegni che si sono assunti a livello europeo, penso sia importante anche cercare di colmare quella lacuna che si è determinata con l'approvazione della Spazzacorrotti, che ha portato al fine processo mai. La riforma Cartabia ha fatto uno sforzo in questo senso, si è posta il problema. Ricorderete tutti la commissione Lattanzi. La commissione Lattanzi aveva portato una proposta che era non dissimile dalla riforma Orlando. La riforma Orlando prevedeva un anno e mezzo di sospensione dopo il primo grado e un anno e mezzo dopo l'appello; la riforma Lattanzi prevedeva due anni dopo il primo grado e un anno dopo l'appello, però le cose potevano equivalersi. Perché nella riforma Cartabia non è stata introdotta questa “opzione A” della riforma Lattanzi? Perché, ovviamente, c'era una maggioranza composita, e un protagonista di quella maggioranza, il gruppo più consistente di quella maggioranza, era il MoVimento 5 Stelle, il gruppo che aveva voluto la riforma Spazzacorrotti, e quindi è evidente che si è dovuto cercare un compromesso. È un compromesso che, però, poteva avere una logica con quella maggioranza. Penso che, se ci sono le condizioni e c'è una maggioranza, oggi, che può ripristinare l'ordine della prescrizione, si debba arrivare a questo. E lo dico non soltanto alla maggioranza di oggi, lo dico anche all'opposizione di allora, perché, quando c'era il Governo gialloverde, il Partito Democratico fu protagonista di un'opposizione ferrea a questa regola di cancellazione, di sospensione della prescrizione. Mi stupirei, oggi, se non ci fosse da parte loro un consenso su questo ordine del giorno. Quindi, l'auspicio è che ci sia un accoglimento e che, in seguito all'accoglimento, ci sia poi un impegno consequenziale da parte del Governo, per il quale noi assicuriamo certamente un sostegno su questo tema .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Quando il provvedimento in esame è stato emanato dal Governo, alla fine dell'ottobre scorso, abbiamo subito ascoltato, dalla voce del Ministro dell'Interno, Piantedosi, ma anche, poi, da altri commentatori e opinionisti che la norma contenuta nell'articolo 5, ossia la cosiddetta norma anti- serviva al nostro Paese a colmare un vuoto giuridico, per allineare la normativa nazionale italiana alle normative di altri Paesi europei che, prima e meglio di noi, avevano varato legislazioni anti-. Mi rivolgo, in particolare, al Sottosegretario Sisto, che, però, vedo impegnato in questo momento, perché il Sottosegretario Sisto è un giurista, a differenza del Ministro Piantedosi. Io apro una parentesi: personalmente, resto un einaudiano convinto: Einaudi diceva “via i prefetti”. Io resto convinto che quella sarebbe una vera innovazione, una vera soluzione nel nostro ordinamento, ma torno all'oggetto dell'ordine del giorno e, cioè, quanto quell'affermazione del Ministro Piantedosi, non fondata su basi giuridiche, fosse del tutto mendace nei confronti non solo di questo Parlamento, ma dell'opinione pubblica. Si diceva che le normative di altri Paesi prevedrebbero sanzioni molto più pesanti. A seguito di verifiche e approfondimenti compiuti sulle legislazioni penali dei principali Paesi europei, risulta esattamente il contrario. Intanto, quelle normative rispondono con rigore al principio di tassatività: sono tutte norme che individuano il fatto costituente reato con limpida precisione. Esaminiamole, rapidamente.
Nel caso dell'ordinamento francese, sono in vigore, è vero, norme specificamente dedicate ai raduni esclusivamente festivi a carattere musicale. In questo caso, il codice della sicurezza interna francese stabilisce che gli organizzatori di questi eventi debbano ricevere autorizzazione soltanto ove si preveda una presenza di un numero di partecipanti non inferiore ai 500 e che la domanda debba essere corredata da una dichiarazione che illustri le misure previste in tema di sicurezza, igiene e rispetto della quiete pubblica. Nel caso in cui queste misure vengano valutate come insufficienti, le autorità possono chiedere ulteriori provvedimenti e imporre tutte le misure necessarie per il corretto svolgimento del raduno. Le autorità possono impedire il raduno nel caso in cui, poi, queste misure previste e prescritte non siano rispettate. Gli assembramenti possono essere sgomberati solamente dopo aver informato i partecipanti della necessità di allontanarsi per almeno due volte, senza successo. Quanto alle eventuali sanzioni - arriviamo al punto -, l'ordinamento francese prevede che gli organizzatori che non abbiano presentato la documentazione richiesta siano puniti con una multa, con una sanzione pecuniaria pari a 7.500 euro e con una pena detentiva non superiore ai 6 mesi. Il massimo di pena è di 6 mesi, non di 6 anni, come nel provvedimento che stiamo esaminando.
Passiamo rapidamente al caso del Regno Unito. Gli organizzatori dei descritti come raduni di almeno 20 persone durante i quali viene riprodotta musica con volume tale da causare disagi ai residenti possono essere puniti con una pena detentiva - anche in questo caso - non superiore a 3 mesi, quindi la metà di quello che prevede la legislazione francese. Tre mesi: noi abbiamo 3 anni come minimo della pena prevista dal decreto in esame.
Sia nel caso della Francia che nel caso del Regno Unito, a differenza di quanto è previsto dall'ordinamento italiano in base a questa innovazione che si va a introdurre, la pubblica accusa non è tenuta obbligatoriamente ad esercitare l'azione penale, come noto, ma, al contrario, ne valuta l'opportunità e può discrezionalmente decidere di esercitarla o meno.
Né in Germania né in Spagna, a differenza di quanto era stato detto in quelle giornate gloriose di annuncio di questo decreto, sono in vigore leggi nazionali volte a contrastare i .
Dico tutto questo perché? Perché, a nostro avviso, questo è un nuovo delitto che si introduce - e concludo, Presidente - nel nostro codice penale per la commissione del quale, quasi sicuramente, pochissime persone saranno condannate, se non nessuna, per quanto è scritto male.
Però, darà luogo ad un'intensa attività di Polizia, che non si baserà su una norma chiara, ma su una norma talmente vaga e incerta che lascerà spazio ad un'attività molto discrezionale. Questo è l'opposto - e concludo davvero - di quanto il Ministro della Giustizia di questo Governo va predicando e va professando da quando è entrato in carica. Ragionevolezza delle pene, pene alternative: qui abbiamo addirittura un massimo di pena tale che non può portare alle misure alternative. Scrittura attenta puntuale delle fattispecie penali: tutto l'opposto.
Con questo ordine del giorno chiediamo che vengano valutati gli effetti applicativi di questa norma e, poi, il Governo intervenga per allinearli davvero al resto degli ordinamenti europei che non sono quelli che il Ministro Piantedosi ci ha raccontato.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola nuovamente, andando incontro alle richieste di conoscere fin da ora le pause di natura tecnica, comunico che la sospensione sarà effettuata dalle ore 7 alle ore 8 di domani mattina.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. In un momento di emergenza, ci può anche stare che si alleggeriscano le competenze di un tribunale, ma farlo una volta tornati alla normalità significa voler ignorare il danno che questa norma può portare.
Con l'articolo 5- viene prorogata fino al 31 dicembre 2025 l'applicabilità dell'articolo 218, commi 2, 3, 4 e 5, del decreto-legge n. 34, la norma che prevede che le controversie aventi ad oggetto provvedimenti relativi alle ammissioni ai campionati professionistici e dilettantistici adottati dalle federazioni sportive nazionali possano essere trattate con procedimento abbreviato, senza dimenticare un periodo che recita: “ivi compresa la definizione delle classifiche finali, nonché i conseguenti provvedimenti relativi all'organizzazione, alla composizione e alle modalità di svolgimento delle competizioni e dei campionati per le successive stagioni sportive”.
Siamo di fronte ad una norma di carattere eccezionale, mai adottata prima nella storia dello sport italiano, con la quale, di fatto, vengono attribuite alla Federcalcio amplissime prerogative ed il potere decisionale diretto, senza il preventivo parere del CONI. Questa norma, però, non tiene conto di un fatto non certo leggero: tra le società professionistiche a cui verrà applicata questa normativa ci sono le società calcistiche di serie A, che larga parte sono quotate in borsa, per cui dovrebbero essere soggette a doppio controllo e non a controllo semplificato. È di qualche giorno fa la notizia che la procura di Torino ha riaperto il fascicolo sulle plusvalenze registrate a bilancio da varie squadre di serie A, dopo essersi già pronunciata sulla sentenza assolutoria operata dalla giustizia sportiva il 15 aprile ultimo scorso, ridicolizzando i magistrati sportivi e trattandoli da dilettanti. Una sentenza che, lungi dal costituire un ostacolo per le contestazioni operate, ne suffraga, invece, la bontà e il fondamento: questo diceva la procura di Torino.
Il mondo del calcio non è più paragonabile a quello che ebbe origine nel XIX secolo, il cosiddetto calcio moderno. L'attuale calcio è un'impresa, un'impresa commerciale, con regole certe, con obblighi amministrativi da rispettare, come qualsiasi altra azienda. Ma io chiedo a questa maggioranza: permettereste a una qualsiasi azienda di essere trattata solo ed esclusivamente con un procedimento abbreviato? Permettereste a una qualsiasi azienda di non essere chiara con i bilanci?
Lo so che potrebbero obiettare che questa norma non è applicabile solo alle squadre di serie A, ma a tutte le società, sia dilettantistiche che professionistiche; ma anche il cosiddetto lodo salvacalcio, il lodo Lotito, per intenderci, e dico Lotito non perché sia una mia invenzione, ma solo perché, da buon esibizionista, il senatore Lotito se ne è andato vantando su tutti i giornali e ovunque gli sia stata data la possibilità di farlo. Il lodo Lotito è servito principalmente a far risparmiare il 7 per cento di mora a chi, invece di onorare gli impegni con lo Stato, così come sono stati costretti a fare migliaia di commercianti o piccoli imprenditori quando è scaduta la proroga, ha brigato e trafficato pur di evitarsi more e ricadute economiche. Ecco, il timore che la mancanza di un'approfondita analisi, dovuta ad un rito abbreviato che non consente un dibattimento, ma solo un giudizio basato sul contenuto del fascicolo del pubblico ministero, possa falsare non più un singolo risultato sportivo, ma gli interessi economici di azionisti, di gente comune, interessi economici, non uno sfratto o un contenzioso assicurativo, senza contare che, con rito abbreviato, si avrebbe immediatamente una riduzione di un'eventuale condanna di un terzo o della metà della pena. Insomma, una decisione in autonomia presa da una federazione che potrebbe essere condizionata non lederebbe più il solo diritto sportivo, ma toccherebbe interessi ben più consistenti, come dimostrano le inchieste ultime sul mondo del calcio con plusvalenze e bilanci truccati che potrebbero aver messo addirittura in discussione i precedenti campionati e leso gli interessi degli azionisti di squadre che avrebbero potuto essere prime e, invece, sono state penalizzate da comportamenti scorretti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Grazie Presidente. Con questo mio ordine del giorno n. 9/705/43, noi chiediamo al Governo di riconsiderare l'introduzione del nuovo reato, di cui all'articolo 633- del codice penale. Vi chiediamo di rinunciare a questa norma, ben sapendo che è come se vi chiedessimo di rinunciare a voi stessi, alla vostra natura, alla vostra identità, che avete voluto mostrare come un biglietto da visita con il vostro primo decreto. Chi siete, cosa portate? Un nuovo reato e un condono per i no-vax. Non c'era alcuna necessità e urgenza di questo decreto e manca il requisito costituzionale dell'omogeneità, necessaria per l'adozione di un decreto-legge, come abbiamo detto in sede di questione pregiudiziale. A ben vedere, una coerenza tutta politica, o meglio, tutta propagandistica c'è: è un decreto manifesto, il manifesto della vostra destra, che non è destra sociale - e lo avete dimostrato con una manovra che non fa nulla per i salari, fa cassa sui poveri, toglie ai molti per dare ai pochi - ma è la vecchia destra di sempre, che tiene insieme la stretta securitaria e il “me ne frego” sui doveri pubblici, in spregio della tragedia nazionale che abbiamo vissuto durante la pandemia.
La norma anti-non è e non è mai stata una norma contro i Era una norma contro i raduni e le manifestazioni, che si prestava all'arbitrio dell'autorità pubblica, in spregio del diritto costituzionale di riunirsi liberamente. Evidentemente l'arbitrio vi piace e piace al Ministro Piantedosi. Lo abbiamo visto nel porto di Catania, con l'infame selezione dei migranti, e lo vedremo probabilmente con i nuovi decreti che si apprestano a uscire oggi dal Consiglio dei ministri, una riedizione peggiorata dei decreti Salvini ad opera del suo ologramma. Il Ministro Piantedosi si ribellò alle nostre proteste per quella norma liberticida. Insieme alla Presidente Meloni hanno mentito al Paese, dicendo che sarebbero state escluse le intercettazioni da quelle norme e non era vero. Piantedosi disse che garantiva lui. Le interviste di Piantedosi, per fortuna, non sono ancora fonte del diritto, non fanno giurisprudenza, e evidentemente non ha garantito nemmeno per lo stesso Governo che, giustamente, dopo le critiche arrivate anche da qualche sparuta voce della maggioranza, ha riscritto profondamente quella norma. Questa riformulazione, però, concepita in qualche angusto e pensoso ufficio di via Arenula, certo non peggiora la norma, ma nemmeno la migliora: l'obbrobrio giuridico resta un obbrobrio giuridico. La maggioranza ha scoperto che esisteva già un articolo del codice penale che punisce quella condotta, l'articolo 633. Ma non basta, il Governo Meloni-Salvini non può dire: “Scusate, abbiamo sbagliato, ritiriamo quella norma, Piantedosi è meglio che vada in pensione”. No! Il Governo introduce una nuova fattispecie di reato con un riferimento vago, troppo vago, alla concreta pericolosità della condotta. Cosa giustifica per chi organizza o promuove un raduno musicale, un inasprimento tale, una sproporzione tale delle pene, con la reclusione da 3 a 6 anni, che, per intenderci, equivale a quanto previsto per l'omicidio colposo?
Per una condotta, che già configura il reato di invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, qual è l'elemento che giustifica un reato che - ricordo - prevede la possibilità di intercettazioni? Il concreto pericolo? Concreto vuol dire nulla. L'utilizzo degli stupefacenti? No, perché la pericolosità, come è scritto nella norma, deriva anche da altro, come le norme sulla sicurezza e sull'igiene: anche qui, tutto e nulla. Qual è l'elemento, allora, che specifica, che aggrava questa condotta? Qual è la sua come direbbero i giuristi? Teniamoci forte, perché è lo scopo musicale del raduno oppure, come recita la norma, altro scopo di intrattenimento. Così, se una setta religiosa invade un sito per un raduno, ricorrendo all'uso di stupefacenti, dando luogo a ogni tipo di pericolo, non è punibile con il reato, perché il fine è mistico, non ludico. Se un gruppo di neofascisti, in pieno delirio ideologico, si riunisce, anche lì non ci sono pene spropositate, perché il fine non è musicale, il fine, semmai, è la ricostruzione del partito fascista, ma su questo si chiudono non uno, ma due occhi. Se, invece, dei giovani si ritrovano a Ferragosto, per un falò, in spiaggia, con una chitarra, per strimpellare qualche canzone e, magari, tirano fuori qualche spinello, allora commettono un reato che gli può costare 6 anni di prigione. Oppure, se un gruppo di suore si ritrova all'aperto in un posto che può dar luogo a qualche forma di pericolo, per ascoltare, che ne so, le cantate o le fughe di Bach, allora possono incorrere in quel reato.
C'è uno spettacolo bellissimo, Presidente, del premio Oscar Nicola Piovani. È in teatro in questi giorni - può andare a vederlo, glielo consiglio -, si intitola . È una frase di Fellini, che non vale la pena di spiegare: la musica è pericolosa. Ma non credo che abbia ispirato la maggioranza e il Governo, perché nemmeno la fantasia più sfrenata poteva arrivare a questo vostro delirio e, forse, non ve ne rendete neanche conto. Siete passati dal pericolo al ridicolo, ma non si scende nel ridicolo con il diritto penale, non si può, non si deve, perché il diritto penale è carne e sangue delle persone.
Allora, Governo, se si trattasse solo di voi, non vi avremmo chiesto di rinunciare a questa norma, a come siete e a come vi volete presentare. Ma c'è di mezzo il diritto penale e può andarci di mezzo la vita delle persone, dei nostri figli, per questo vi chiediamo di ritirarlo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Vorrei illustrare l'ordine del giorno partendo da un presupposto: qual è il motivo per cui una parte politica, un Governo, un'istituzione, ha alcune priorità nella sua azione? Nel caso della giustizia o della lotta alla criminalità, ovviamente, è quello che un Governo può ritenere la cosa più pericolosa. Allora, la prima domanda che ci poniamo è se nei bar, nelle stazioni, nei nostri consessi pubblici, i cittadini parlano del problema dei oppure dei problemi della camorra, della mafia, della e della Sacra Corona Unita. Sia chiaro che chi occupa abusivamente o chi organizza iniziative in modo illegale deve pagare per gli errori o per i reati che commette; ma io vi pongo un problema che è un paradosso. In queste ultime settimane, grazie ad alcune denunce, la magistratura ha fatto sgomberare 13 famiglie legate ai clan che, da vent'anni, occupavano abusivamente un edificio pubblico. Nessuna di queste persone, legate alla camorra, secondo quello che ha detto la magistratura, secondo quello che è emerso dalle inchieste, è in questo momento in galera: nessuna di queste persone rischia 6 anni. Com'è possibile che un immobile può essere occupato, utilizzato, sfruttato - perché addirittura subaffittavano, mi riferisco a via Egiziaca, a Pizzofalcone che è sorta agli onori della cronaca -, e questi delinquenti non abbiano problemi? Perché nel decreto del Governo non si è deciso un inasprimento totale nei confronti dei camorristi e dei delinquenti che occupano abusivamente i luoghi pubblici, la malavita organizzata? Io spero che non sia perché in troppi casi alcuni ambienti politici, con le occupazioni abusive, hanno fatto i voti, le hanno utilizzate come strumento; addirittura ci sono clan che gestiscono interi territori, aree e case che dovrebbero spettare alla vera povera gente, che vengono utilizzati dalla criminalità organizzata.
Ma noi chiediamo anche di più: perché non prevedere norme nei confronti di un sistema che appesta molte grandi città, a partire, purtroppo, da quella dove io sono nato e abito, Napoli, come quello dei parcheggiatori abusivi? Il tema che noi ci poniamo è - e questo è l'ordine del giorno che noi chiediamo al Governo di attuare - perché i ? Qual è il motivo per cui si è partiti da delle feste? Non so, mi sembra quasi che sia un ritorno al passato, forse volevano fermare Woodstock, non lo so, è come un accanimento nei confronti di un tema che, sicuramente, esiste, ma che è marginale rispetto alla nostra società. Diciamoci la verità, il tema è marginale rispetto al problema generale della criminalità organizzata che appesta il nostro territorio, contro la quale si fa ancora troppo poco; le pene sono deboli, molto spesso le condanne non arrivano o non sono previste condanne gravi per comportamenti ignobili, molto più gravi dei . E dove sono l'attenzione e la determinazione, da parte di un Governo che dovrebbe volere svolgere, nell'ordine e nella legalità, la sua primaria azione.
Ecco, è questo che ci lascia sconcertati e lascia sconcertata anche una persona come me, che non ha pregiudizi e che ha apprezzato anche le parole del Presidente del Consiglio, che conosco da trent'anni, perché ci siamo conosciuti quando lei era rappresentante del Fronte della Gioventù e io dei Giovani Verdi; quando ha parlato di lotta alla camorra e alla criminalità io ho apprezzato e mi sarei aspettato, come primo atto, un atto di contrasto frontale nei confronti della criminalità e, invece, l'atto frontale è nei confronti dei .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, la legge di bilancio ha operato una serie di tagli significativi in diversi settori, in particolare, in quello della giustizia e, specificamente, al personale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: ben 36 milioni di euro in meno nei prossimi tre anni per l'amministrazione delle carceri italiane, un paradosso pericoloso, se si considera lo stato di emergenza vissuto dagli istituti di pena del nostro Paese. Solo dall'inizio dell'anno, si sono registrati più di ottanta suicidi, un record indegno, in tutta la storia dell'Italia repubblicana. Nello stesso periodo, sono stati oltre mille i tentativi di suicidio, per fortuna sventati dal prezioso lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria. Nonostante ciò e nonostante il Governo, con il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, abbia posto l'emergenza carceraria tra le priorità dell'azione dell'Esecutivo, la legge di bilancio ha cancellato, con un tratto di penna, tutte le promesse. I tagli interrompono violentemente un percorso virtuoso, ancorché insufficiente, fatto negli anni per colmare le gravi carenze di personale della giustizia, in particolare nel circuito penitenziario e nell'esecuzione penale esterna, ma ovviamente non solo. E pensare che con le leggi di bilancio per gli anni 2019, 2020 e 2022 erano state previste assunzioni di centinaia di unità di personale del comparto funzioni centrali per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità.
Oggi, invece i tagli di spesa incideranno pesantemente sulla tenuta di un sistema già particolarmente fragile, tagliando le gambe a tutti gli sforzi fatti in questi anni. Ciò che rischia di essere maggiormente colpito sono le attività trattamentali delle persone detenute nell'ambito dei percorsi di reinserimento, elementi essenziali per dare attuazione ai principi costituzionali sulla funzione della pena. Allo stesso tempo, rischia di arrestarsi il percorso delle nuove assunzioni di personale, fondamentale per garantire la funzionalità degli istituti e con essa dignitose condizioni di vita delle persone private della libertà personale.
Solo poche settimane fa, Presidente, denunciavo con un'interrogazione l'ennesimo caso di violenza nelle carceri, episodi estremi a cui si arriva anche per l'assoluta inadeguatezza dell'organico presente. Oltre a tutto questo deve considerarsi il contesto in cui vengono inseriti i tagli a cui ho fatto riferimento; si tratta di una manovra di finanza pubblica che non prevede alcuna altra misura relativa al comparto penitenziario. Persino dove vengono previste risorse per l'edilizia giudiziaria manca del tutto qualunque riferimento all'edilizia penitenziaria e di gestione degli spazi, a fini di riduzione del sovraffollamento, trattamentali. Per realizzare veramente la funzione rieducativa della pena, così come delineata nella nostra Costituzione, occorrono investimenti sul personale e investimenti sulle strutture. Si tratta di sforzi che è necessario fare nell'interesse non solo dei detenuti, ma anche del personale che nelle carceri lavora e vive ogni giorno e, soprattutto, di tutti i cittadini, perché, se la pena riesce a svolgere una funzione rieducativa ed emancipante, il rischio di recidiva diminuisce sensibilmente, come dimostrano tutti gli studi più autorevoli. Questo permette di ridurre l'illegalità e, quindi, di aumentare la sicurezza a beneficio di tutta la collettività.
Per questo, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato, vogliamo impegnare il Governo a stanziare risorse adeguate per realizzare interventi straordinari sulle carceri e per l'architettura penitenziaria e la manutenzione delle strutture esistenti, per la rielaborazione e la realizzazione di un modello coerente con l'idea di rieducazione. Ci aspettiamo in proposito un segnale forte da parte del Governo e un impegno serio, visto che un analogo ordine del giorno, in sede di approvazione della legge di bilancio, è stato rigettato da quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Tra pochi giorni, allo scadere dell'anno, mentre tutti festeggeranno l'arrivo del 2023 con il bicchiere di spumante in mano, purtroppo circa 700 persone in regime di semilibertà dovranno rientrare a dormire all'interno delle carceri, dopo che per due anni e mezzo hanno usufruito di licenze straordinarie che permettevano loro di trascorrere le notti a casa. La semilibertà è una delle misure alternative al carcere che l'ordinamento penitenziario italiano prevede per detenuti che abbiano certi limiti di pena e che il magistrato abbia ritenuto idonei ad accedervi. In tempi ordinari permette alla persona interessata di uscire, durante il giorno, dal carcere per recarsi al lavoro e farvi rientro alla sera.
Le misure alternative non significano incertezza della pena, ma certezza di una pena eseguita diversamente rispetto a quella carceraria. Una persona rinchiusa per anni e poi, arrivata all'ultimo giorno di pena, abbandonata di fronte al cancello del carcere è ben più probabile che tornerà a commettere un reato rispetto a chi ha avuto l'opportunità di riavvicinarsi con gradualità al mondo del lavoro e ad altri contesti sociali. Le misure alternative sono state pensate dal legislatore non per buonismo, bensì in un'ottica di protezione sociale, di lotta alla recidiva e di conseguente aumento della sicurezza esterna.
Con l'arrivo della pandemia nel marzo 2020, varie misure furono adottate proprio per mitigare il forte stato di affollamento nel quale versavano le carceri. Anche in questo caso, nessun buonismo, lo scoppio di focolai penitenziari, facilmente atto a sfuggire di mano, avrebbe potuto comportare un grave appesantimento della sanità pubblica, con conseguenze negative sulla popolazione libera.
Tra le misure adottate vi è quella di non far rientrare la sera in carcere chi in ogni caso già trascorreva l'intera giornata fuori. Ciò aveva l'effetto, da un lato, di evitare la commistione tra esterno e interno e, dall'altro, di liberare stanze e brande per collocarci le quarantene o chi viveva in sezioni rese rischiose dall'eccessivo affollamento, e tutto ciò senza rischiare di far uscire pericolosi criminali visto che si trattava di persone che già varcavano la soglia tutte le mattine.
Qual è oggi il senso di farle tornare in carcere ogni sera? I numeri della popolazione detenuta sono in continua ascesa: oggi abbiamo più di 56 mila presenze per 51 mila posti ufficiali, che poi scendono a 47 mila se consideriamo le varie sezioni attualmente chiuse per manutenzione. In questi due anni e mezzo le circa 700 persone in semilibertà hanno tenuto un comportamento corretto e non hanno fatto parlare di sé. Il mondo del carcere avrebbe ben altri problemi a cui pensare. La triste conta dei suicidi continua anche in questo fine anno e mai si era arrivati a queste cifre: oltre 80 suicidi in questo 2022, quando lo scorso anno erano stati 58, in quello precedente 61 e in quello ancora precedente 53.
Se la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, se la rieducazione deve essere laicamente intesa nel senso del suo reinserimento in condizione di autonomia e di legalità nel contesto sociale, non è ammissibile una regressione di fatto nel trattamento penitenziario. Il principio della progressività del trattamento penitenziario impone che non vi sia una retrocessione immotivata nel percorso rieducativo. Il portavoce della Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà ha espresso l'auspicio di tutti i garanti che il Governo assuma una propria decisiva iniziativa per impedire il rientro in carcere delle centinaia di persone in regime di semilibertà. Anche l'associazione Antigone ha lanciato un appello al Governo e al Parlamento per chiedere la proroga di questa misura. Pertanto, noi chiediamo al Governo di impegnarsi a prorogare le misure introdotte dalla normativa anti-COVID per queste persone in regime di semilibertà che negli ultimi due anni hanno già goduto di una licenza straordinaria, al fine proprio di proseguire il proficuo percorso rieducativo in linea con l'articolo 27 della Costituzione. Concludo. Mentre noi, quindi, festeggeremo il passaggio al nuovo anno fra pochi giorni, ricordiamoci di queste persone e forse il nostro brindisi sarà un po' amaro. Questo Governo si sta prendendo una grossa responsabilità. Questi sono i provvedimenti che rivestono carattere di urgenza e certamente non i .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gubitosa. Ne ha facoltà.
MICHELE GUBITOSA(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, la cancellazione dall'elenco dei reati ostativi ai benefici penitenziari di un lungo elenco di delitti contro la pubblica amministrazione da parte del Governo e della maggioranza è stato un autentico colpo di mano con cui si fa evidentemente finta di non sapere quanto quelle condotte facciano male all'economia, alla società italiana, alla libera concorrenza, alle imprese sane e ai diritti dei cittadini onesti. Così come si finge di non vedere come la corruzione non sia solo il comportamento illecito di qualche furbetto con il malloppo in tasca, ma, innanzitutto, il mezzo con cui le grandi reti criminali prendono il controllo delle pubbliche amministrazioni e dei capitali pubblici con cui indirizzano le scelte politiche e istituzionali.
Con questa mossa state cancellando quasi del tutto l'effetto della deterrenza e l'incentivo a collaborare con la giustizia per corrotti e corruttori. Accedere ai benefici penitenziari significa, nella maggior parte dei casi, scontare in carcere poco o nulla del periodo previsto dalla pena. Non contenti, preparate il terreno per una delle prossime mosse e presentate un provvedimento che addirittura punta a cancellare anche la riforma della prescrizione. Prevediamo tempi oscuri per la giustizia in Italia.
Proprio in questi giorni è davanti ai nostri occhi un caso che più clamoroso non si può: lo scandalo di corruzione che riguarda il Parlamento europeo, il cosiddetto Qatar , che coinvolge poteri pubblici istituzionali nazionali e continentali, toccando addirittura tre diversi continenti. Ebbene, con il vostro colpo di mano, Governo Meloni e maggioranza, tra i reati per i quali avete deciso che devono tornare i benefici penitenziari anche in assenza di collaborazione quale c'è? C'è anche quello previsto dall'articolo 322- del codice penale, cioè la corruzione internazionale.
La cronaca e la realtà dei fatti vi sono palesati davanti proprio mentre iniziate a smantellare l'impianto normativo che contrasta i reati dei colletti bianchi. Proprio per la natura pulviscolare che sta assumendo, il fenomeno della corruzione va aggredito con misure repressive e preventive, soprattutto se si pensa al fatto che sta avendo caratteristiche sempre più liquide e internazionali. La cosiddetta internalizzazione del mercato ha, infatti, moltiplicato le occasioni di contatto con i pubblici ufficiali di Stati diversi da quelli in cui l'ente giuridico è costituito o ha la sua sede operativa.
L'esame di questo decreto-legge sia al Senato che alla Camera è stato costellato da arroganza e prepotenza da parte del Governo e della sua maggioranza, che hanno chiuso ogni varco al possibile confronto parlamentare finalizzato al perfezionamento del testo originale. Avete così dovuto riscrivere la norma anti-, perché vi siete resi conto voi stessi che era una mostruosità dal punto di vista giuridico, politico e sociale. Per il resto, oltre ad aver respinto ogni nostra proposta migliorativa, avete pure portato a termine il blitz salva corrotti.
Con quest'ordine del giorno, con cui chiediamo di mantenere nel novero dei reati ostativi la corruzione internazionale, insieme ad altri puntuali che sottoponiamo all'Aula, contribuiamo a prendere la direzione corretta del contrasto efficace al malaffare del nostro tempo che si colloca innanzitutto al vertice della società, tra uffici e eleganti e grandi flussi di capitale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, stiamo discutendo gli ordini del giorno di questo decreto-legge che è passato nell'immaginario collettivo, nel racconto della comunicazione di questi giorni, come il decreto no-. Credo che, invece, potremmo dire, in maniera molto chiara, che questo è il primo decreto no-vax di questo Governo.
In barba a migliaia di medici e operatori della sanità che si sono vaccinati nei mesi passati per tutelare la loro salute, come è stato per tutti noi, ma soprattutto per tutelare quella degli altri, dei più fragili e dei malati, questo decreto sospende in anticipo l'obbligo vaccinale per i medici e abbona le multe per chi semplicemente non ha fatto il proprio dovere. Un'amnistia sanitaria, uno schiaffo ai lavoratori e ai professionisti che anche in altri campi, invece, hanno rispettato l'obbligo.
Molte regioni hanno espresso la loro contrarietà a un provvedimento di cui cogliamo solo l'aspetto ideologico, dal momento che non comporterà nessun vantaggio, e che strizza gli occhi a chi non ha rispettato gli obblighi durante la pandemia, in qualche modo proseguendo quell'azione che ben abbiamo visto mettere in campo nella legge di bilancio nei confronti di altre categorie che non hanno rispettato le regole, quelle fiscali e quelle del pagamento delle tasse, e che soprattutto induce a credere che siamo tornati nell'era pre-COVID, quando, in realtà, proprio i dati di questi giorni ci dicono che è esattamente il contrario. Ci saremmo aspettati un ripensamento da parte della maggioranza e del Governo anche in queste ore, perché continuare a combattere la pandemia è un dovere di tutti.
Poi, a fronte di ben altre priorità e urgenze del nostro Paese anche in tema di sanità, appare davvero incomprensibile la volontà di introdurre, da una parte, l'ennesima norma esemplare, punitiva e repressiva, per di più priva di qualsiasi carattere di necessità e urgenza. Un insulto a norme di civiltà che offende la scienza e la convivenza sociale.
Siamo in presenza di una guerra alle porte dell'Europa, di una pandemia che fatica a regredire, di un'inflazione che riporta i dati degli anni Ottanta e, di fronte a un quadro così preoccupante per il Paese, il Governo ha scelto di presentare le sue referenze in materia di giustizia nel primo Consiglio dei ministri con un tris degno di un abile giocatore di poker, delineando, a dispetto delle dichiarazioni del Ministro Nordio, una concezione della giustizia come punizione e isolamento del reo dalla comunità, al contrario, invece, di un coinvolgimento attivo della vittima, della gente e della stessa società offesa alla ricerca di soluzioni.
Allora, se era plausibile un decreto-legge in materia di ergastolo ostativo, per l'imminente scadenza fissata dalla Corte costituzionale, la nostra contrarietà rispetto ad altre norme contenute in questo decreto è totale: non si ravvisa alcuna necessità e urgenza e siamo di fronte a norme pletoriche e di dubbia costituzionalità. Mi riferisco all'introduzione del nuovo reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l'ordine pubblico, l'incolumità pubblica o la salute pubblica, la cui pericolosità – guardate - è insita soprattutto nel modo in cui è scritto questo reato, nelle sue smagliate potenzialità applicative. In realtà, si tratta appunto di una norma dai confini incerti, affidata alla discrezionalità delle autorità di polizia, con evidenti rischi per il diritto di riunione costituzionalmente garantito, una norma scritta così male che il Senato è dovuto intervenire per modificarla radicalmente, ma senza cancellare un che resterà nel nostro sistema penale. Una situazione che, se fosse applicata rigorosamente persino ai soli , come paventato dalla presidente dell'associazione Antigone, avremmo bisogno di almeno 100 carceri, 30 mila poliziotti e 3 miliardi di euro. Più che di sovraffollamento, dovremmo parlare di internamento di massa e non è certo così che si può affrontare un fenomeno di massa come quello dei consumi e delle aggregazioni giovanili .
E poi il provvedimento prevede la sospensione dell'entrata in vigore della riforma Cartabia sul processo penale. Quello che inquieta più di tutto è l'argomento speso per questa sospensione, che sembra preludere a modifiche di merito nel mirino della maggioranza, cioè la cancellazione della previsione di sanzioni alternative al carcere per i reati minori comminabili in sentenza. Lo hanno ricordato i colleghi: questo è il Paese in cui si conta un numero inaccettabile di suicidi e c'è una sottovalutazione delle condizioni in cui vive la popolazione carceraria, in cui operano le persone che lavorano in quel settore e voi - decisione incomprensibile - avete deciso di non prorogare i provvedimenti per i semiliberi assunti durante l'emergenza COVID. Si costringono così, dal prossimo 1° gennaio, settecento persone che, da oltre un anno, oltre a lavorare, dormono fuori, a tornare in carcere la notte. Concludo, Presidente: sono persone che non hanno avuto alcun comportamento da sanzionare, a cui viene imposta una modifica delle condizioni di esecuzione della pena che, invece, hanno funzionato, senza che si sia affrontato in alcun modo il problema enorme del sovraffollamento carcerario. Questo è un decreto che non dà risposte a problemi reali e concreti, che affronta in maniera strumentale e approssimativa, con norme che troveranno una difficoltà di applicazione, questioni non prioritarie e su cui vi chiediamo, attraverso i nostri ordini del giorno, di assumere un ripensamento e un'azione conseguente in merito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Eleonora Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(AVS). Grazie, Presidente. L'introduzione di un nuovo reato contro i raduni illegali, che questo Governo vuole approvare con un decreto-legge, non poteva che creare reazioni di sdegno, critiche e polemiche, in particolare per il tempismo della sua presentazione, l'ambiguità del testo, che ha sollevato numerosi dubbi di costituzionalità da parte dei costituzionalisti e l'eccessiva severità delle pene, se confrontate con quanto accade in altri Paesi europei. Il Governo - lo ricordo a tutti - è tenuto a ricorrere ai decreti-legge soltanto per far fronte a situazioni impreviste che presentino requisiti di necessità e urgenza, soprattutto se si tratta di introdurre nuove fattispecie di reato. Questo decreto-legge e in particolare questa disposizione penale sui raduni illegali - dobbiamo dirlo sinceramente - non soddisfa in alcun modo tali criteri di necessità e urgenza; la fretta, si sa, è cattiva consigliera.
Da tempo però vari esponenti delle destre chiedevano di introdurre maggiori restrizioni contro i , sostenendo che questo tipo di feste fosse presente per lo più in Italia, ma non si sa sulla base di quali elementi questo venisse asserito. Su questa linea si è espresso, ad esempio, anche il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che il 3 novembre in un'intervista a ha dichiarato che il provvedimento del Governo è giusto perché l'Italia non può essere il Bengodi, dove vengono a fare i da tutta Europa. Quindi, eccoci qui a commentare una norma di cui francamente l'Italia e l'opinione pubblica tutta - in particolar modo in questo momento storico - non sentivano alcun bisogno. Per questo, il Governo appena insediato ha definito questa dei come una grave piaga sociale che affligge il nostro Paese, talmente pericolosa e insidiosa da rendersi necessaria la decretazione di urgenza in materia penale, una vera e propria follia. È una norma da cui invece emerge soltanto, in tutta evidenza, la volontà di punire in maniera indiscriminata la manifestazione di libertà. Una misura così fortemente repressiva rischia di incentivare invece l'organizzazione di eventi più nascosti e irraggiungibili e quindi molto più difficili da gestire attraverso gli interventi di riduzione del danno e tutela della salute pubblica e di contenimento di eventuali casi critici tra i partecipanti. Si consideri che si prevede una pena massima sotto i 6 anni persino per gli atti di terrorismo verso cose con ordigni esplosivi, l'omicidio colposo, l'omissione di soccorso, l'abbandono di minori o incapaci, l'occultamento di cadavere e l'adescamento di minorenni. La norma continua ad avere un'applicazione arbitraria e discrezionale e la pena prevista per gli organizzatori e i promotori rimane assurdamente squilibrata. Inoltre, va considerato che la normativa relativa all'occupazione di suolo o edifici è già presente nel nostro ordinamento e gli ultimi due di grandi dimensioni, tenuti a Valentano nel 2021 e a Modena nel 2022, non hanno comportato problemi di ordine pubblico, come verificabile dalle fonti che li documentano: in entrambi i casi lo sgombero è avvenuto in forma pacifica e negoziata tra le Forze dell'ordine e gli organizzatori e con il coinvolgimento attivo dei partecipanti, quindi questo vuol dire che ci sono già leggi vigenti efficaci con cui operare senza che se ne producano altre. Il fenomeno non pare poi così diffuso, né - come detto - desta particolare preoccupazione nell'opinione pubblica e - cosa più importante - va detto che, vista la natura illegale di questo fenomeno, non esistono nemmeno statistiche ufficiali a livello europeo su dove siano i più frequenti e partecipati . La sola certezza è che non è vero che questo tipo di eventi si tenga solo nel nostro Paese: sono molti infatti i casi recenti di raduni organizzati, in alcuni casi anche sgomberati, in giro per l'Europa. In un'ottica futura, pertanto, riteniamo che qualsiasi intervento in materia debba passare per una necessaria acquisizione di dati oggettivi che forniscano un quadro chiaro dell'impatto del fenomeno nel nostro Paese. Solo in possesso di questi dati possiamo comprendere la reale portata del fenomeno e dunque la conseguente necessità, o meno, di ulteriori interventi normativi in materia. Per tutte queste ragioni, chiediamo, con un ordine del giorno, al Governo di impegnarsi a predisporre un con cadenza biennale sulla diffusione in Italia del fenomeno dei , che miri quindi alla creazione di un , una banca dati informativa per il rafforzamento della capacità di monitoraggio di questo fenomeno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ida Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie Presidente. Con questo ordine del giorno si interviene su una materia delicatissima, quella che riguarda la concessione dei benefici penitenziari nei confronti di condannati per reati ostativi che non collaborano con la giustizia. Questa normativa si è resa necessaria per un intervento preciso della Corte costituzionale che riteneva non adatta e non conforme all'articolo 27, terzo comma, della Costituzione - secondo il quale la pena deve tendere alla rieducazione del condannato - la presunzione assoluta di pericolosità sociale e di contiguità con le associazioni criminali in chi non si ravvedesse, ma che si esigesse da parte del giudice di sorveglianza un'analisi dell'iter, del comportamento e dell'atteggiamento del condannato durante l'esecuzione della pena per verificare se esso effettivamente abbia compiuto un percorso di rieducazione. Quindi, la normativa in esame riguarda questo.
L'attuale ordine del giorno, di cui sono firmataria, incide sull'articolo 1, comma 1, lettera , n. 3), che interviene sul secondo comma dell'articolo 4- dell'ordinamento penitenziario per introdurre una nuova disciplina nel procedimento per la concessione dei benefici penitenziari per i detenuti, non collaboranti, condannati per reati ostativi. La iniziale di questa disciplina era proprio quella di differenziare il trattamento penitenziario dei condannati per reati di criminalità organizzata o altri gravissimi delitti dal trattamento dei condannati comuni, con l'esclusiva operatività della collaborazione. E non dobbiamo dimenticare che questa normativa è intervenuta all'indomani delle stragi di mafia, della strage di Capaci, in particolare. Questo perché? Per dare valore proprio alla persona, alla personalità, alle indagini, alla vita e all'opera di Giovanni Falcone, a cui tutti dobbiamo tanto e a cui lo Stato italiano deve tanto, il quale faceva dei collaboratori di giustizia un perno per la lotta vera contro la mafia.
Infatti, chi conosce effettivamente i mafiosi, chi conosce l'organizzazione, chi conosce territori, riesce a cogliere aspetti che, magari, in buona fede, altri non riescono a vedere. Chi aderisce al patto mafioso fa una promessa, un giuramento, a cui ben sa che non potrà disattendere se non con “”, così da noi si dice: cioè, l'unico modo per uscire dalla mafia, per chi si associa, è quello di finire in carcere o di essere ucciso. Quindi, con i collaboratori di giustizia non solo si forniva la possibilità di uscire dalla mafia, ma sostanzialmente si dava un contributo notevole alle indagini che, come abbiamo visto, ha consentito di disvelare segreti italiani e di contribuire anche all'arresto di grandi criminali, come Totò Riina, Provenzano e lo stesso Brusca, che poi collaborò. Questo è il vero della mafia. Questa normativa per certi versi equipara o addirittura rende più agevolato il percorso di chi non collabora, di chi ha commesso questi gravissimi reati e non collabora, rispetto a quello di chi collabora. Quindi, più che lottare contro la mafia, per certi versi si fa un passo indietro e si finisce col favorirla, spero inconsapevolmente.
Ora, stabilendo, il nuovo decreto, forse anche correttamente, una presunzione relativa, per cui si arriva al giudice di sorveglianza per verificare il percorso del condannato, si impone, però, al giudice di sorveglianza una serie di limiti e di obblighi informativi che riguardano in particolare il perdurare dell'attività del sodalizio criminale, il profilo criminale del detenuto, le eventuali nuove imputazioni, eccetera; ossia tutta una serie di obblighi informativi per sopperire ai quali, evidentemente, è necessaria una macchina amministrativa, a disposizione del giudice di sorveglianza, di una particolare caratura, cosa che attualmente non è.
Quindi noi chiediamo al Governo di impegnarsi a fare in modo che i tribunali di sorveglianza e i giudici di sorveglianza abbiano un adeguato apparato amministrativo e anche una strumentazione adeguata, onde poter pervenire al meglio a una seria lotta alla mafia e a fare queste indagini in modo confacente. Noi siamo anche uno Stato in cui abbiamo visto la mafia dell'antimafia, non bastano le parole occorrono i fatti, e spero che il Governo addivenga a questi fatti .
PRESIDENTE. Onorevole Carmina, le chiedo scusa, prima le ho napoletanizzato il cognome.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Nicola Zingaretti. Ne ha facoltà.
NICOLA ZINGARETTI(PD-IDP). Signor Presidente, questo ordine del giorno sul COVID dovremmo approvarlo davvero tutti, ma purtroppo non sarà così. Ma dovremmo approvarlo tutti perché abbiamo alle nostre spalle mesi drammatici, segnati da lutti e vere e proprie tragedie. Mesi segnati da un'immensa generosità e fatica dei nostri operatori sanitari. In realtà, non tutti, perché alcuni, nei momenti più drammatici, sono fuggiti dalle loro responsabilità e ora questo Governo addirittura li premia. Ma sono stati mesi drammatici perché caratterizzati dal blocco totale dell'economia in molti settori della produzione, dalla chiusura delle attività culturali, dalla sospensione della didattica nelle scuole e nelle università, e questa sospensione ha generato ulteriori problemi di apprendimento per centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze, insicurezza per le imprese, per le famiglie, per il lavoro.
Il nostro obiettivo, dunque, dovrebbe essere comune e dovrebbe essere quello di non tornare mai più indietro e ricordarci che, se abbiamo vinto una prima fase della sfida, è solo grazie a una grande alleanza tra lo Stato, i Governi, le istituzioni e la scienza, che in realtà la destra italiana ha sempre combattuto o mal sopportato, ma è stata la scienza che ci ha consigliato e indirizzato verso misure preventive, e ci ha indicato poi, con i vaccini, l'efficacia di uno strumento che ha rallentato la corsa e poi piegato la curva dei contagi. Dovremmo, dunque, approvarlo tutti, perché purtroppo non era vero - e chiaramente non era vero - quanto annunciato dal Governo e dal Presidente del Consiglio, ossia che il tema del COVID ormai era alle nostre spalle e la partita del COVID era stata addirittura un po' inventata dalle forze democratiche e di sinistra. In realtà, la partita del COVID non era chiusa, e se l'Italia ha goduto dei risultati, in verità erano risultati ottenuti proprio grazie a politiche lungimiranti. Il segreto di quella lotta è stato sempre quello di anticipare il virus e i suoi effetti, e non attenderlo, perché l'attesa e i dubbi, invece, hanno sempre creato problemi e grandi confusioni.
L'ordine del giorno chiede e dice questo: abbassare la guardia sul COVID ora è un drammatico errore italiano. È un drammatico errore pensare al non obbligo vaccinale per gli operatori sanitari. È un drammatico errore condonare gli operatori no-vax, basta andare nei reparti ospedalieri per capirlo . È un errore drammatico l'abolizione del tampone a fine quarantena, che ha garantito allo Stato la certezza e la quotidianità della comprensione di quello che ci stava accadendo. È un errore, cioè, dare al Paese l'idea di uno sciogliete le righe, perché la storia di questi anni ci ha, invece, insegnato il contrario, ossia che la libertà non è, di fronte al virus, fare ognuno come gli pare, ma piuttosto la libertà dal virus ci arriverà solo dal risultato di regole chiare e dal loro rispetto assoluto. Le notizie di queste ore, che arrivano dalla Cina, sono preoccupanti, se non drammatiche. Ammettiamo e lo diciamo: è stato corretto, ora, correre ai ripari immediatamente, con tempestività, negli aeroporti, ma, mi lasci dire, è l'ennesima conferma, questa tempestività, che, nella storia d'Italia, abbiamo fatto bene a reagire con regole e ad imporle, spesso contro chi ora governa questo Paese.
L'ordine del giorno richiama questa necessità: archiviate l'illusione che tutto sia finito, perché questo creerà solo scoramento e aumenterà i problemi. Invece, prepariamoci ad essere vigili, del resto, i numeri delle vittime di dicembre ce lo dicono. Su questi temi si poteva essere divisi a inizio pandemia, ma è davvero da pazzi, ora, dopo tre anni di sperimentazioni, continuare ad avere dubbi.
Quindi noi chiediamo al Governo un parere positivo e all'Aula un'approvazione di questo ordine del giorno, perché ora è chiaro a tutti, a tutto il mondo è chiaro, che la prevenzione, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la tutela nelle scuole e nelle università dovrebbero essere la priorità assoluta. Ma se poi vediamo, come sta accadendo in queste ore, con questo decreto, che invece si aumentano le pene per i giovani che partecipano alle feste e poi si fanno i condoni ai no-vax, allora c'è tanta confusione. C'è tanta confusione non in noi, ma nella destra italiana e in questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Presidente, gentili colleghi, purtroppo siamo costretti a discutere, e credo non sarà l'ultima volta, di una norma che reprime e colpisce manifestazioni di cultura giovanile come i o i che travalicano il confine della legalità, per dare vita ad eventi musicali aperti a tutti e completamente gratuiti, in spazi abbandonati o in disuso. Eventi che si susseguono dagli anni Ottanta ad oggi e che, nonostante molti Governi, in tutta Europa, abbiano provato a fermare con norme come la vostra, non hanno visto né uno stop, né un'interruzione, né una diminuzione degli episodi. Quindi, siamo, purtroppo, costretti a discutere di un film che abbiamo già visto e di cui conosciamo già la scena finale: è la scena di un fallimento, di una totale inerzia, di un totale nulla.
E anche se il Paese ha la memoria corta, conviene che quest'Aula e le forze politiche ricordino quanto accaduto in passato e, soprattutto, quali siano stati i risultati della incessante, grandiosa, raccontata con tantissima retorica lotta alla droga e allo sballo che la destra ha portato avanti nel decennio scorso, utilizzando, proprio come oggi, l'argomento della tutela della salute dei giovani italiani. In particolare, memoria dovrebbe averne la Presidente Meloni, che nel 2008 fu nominata, da Silvio Berlusconi, Ministra della Gioventù, e che ebbe quindi l'opportunità di testare con i fatti la reale efficacia dell'impostazione che oggi viene riproposta, per intero e senza alcun aggiornamento o innovazione, a 14 anni di distanza.
E, allora, vediamo quindi che cosa produsse l'elogio della meritocrazia, l'insistenza ideologica sulla necessità di premiare solo i migliori, la convinzione che sia possibile combattere la precarietà e la disoccupazione dei giovani attraverso l'orientamento a scuola e il sostegno all'imprenditorialità giovanile e, ancora, la repressione per via poliziesca - ci ricordiamo tutti anche dei cani nelle scuole - dell'utilizzo di sostanze stupefacenti e anche di tutti quei problemi sociali e psicologici, di tutte quelle sofferenze, oppure quelle libertà che la destra raccoglie, facendo di tutta l'erba un fascio, sotto l'etichetta di devianze giovanili. Vediamo che cosa produsse questa politica della destra, perché produsse alcuni tra i più grandi fallimenti di politiche giovanili che questo Paese si ricordi. Produsse, ad esempio, una legge sui tassi agevolati per i mutui alle giovani coppie nel 2011, 50 milioni, che finì completamente nel nulla; e fu poi la Meloni a dare la colpa alle banche, e poi al Governo Monti, dell'inefficacia di quelle misure. E poi produsse un sito, , finanziato con milioni di euro, di cui oggi non c'è alcuna traccia e che non ha lasciato alcuna traccia o alcun miglioramento nella vita dei giovani italiani. E ancora, ci furono, nel 2011, 300 milioni investiti su un programma straordinario chiamato Diritto al Futuro, che conteneva anche una misura particolarmente sperimentale, definita Campus Mentis, un modo per premiare i migliori laureati e neo-laureandi del Paese. Bene, uno dei partecipanti a quella misura sperimentale dichiarò subito dopo che si era trattato di cinque giorni di vacanza, tutta spesata, e che, dal punto di vista, delle opportunità professionali non arrivò assolutamente nulla.
Sempre nel 2010, il Ministero della Gioventù spese 4 milioni e mezzo di euro per stampare una fantastica . Devo darvi atto che questa volta lo avete fatto solo con una letterina del Ministro Valditara…
SALVATORE DEIDDA(FDI). Deve parlare dell'ordine del giorno! Presidente, faccia rispettare il Regolamento !
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Sì, lo sto facendo.
PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, è in chiusura. Chiedo scusa, chiedo scusa. Onorevole, la prego, ha ancora venti secondi.
MARCO GRIMALDI(AVS). Non decide il deputato cosa sta dicendo
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Per dire che, sempre in quegli anni, ci furono 606 denunciati al di Pozzolo Formigaro, 150 arresti ad un sul Carso, decine e decine di arresti ad un sul Lago Maggiore, fatti dalla procura di Varese. Il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni ebbe modo di far vedere al Paese quali erano le linee di politiche giovanili repressive e criminalizzanti che metteva in atto, e ognuna di quelle politiche fu un totale fallimento. Credo che questa norma che approviamo oggi sia non solo del tutto ingiusta sul terreno del diritto penale, ma sarà anche del tutto inutile rispetto alle finalità che questo Governo si propone. Sarebbe stato meglio, considerato che siamo a Natale, tenerci qui a discutere della povertà, di come combattere la precarietà, di come combattere il disagio psicologico e di tutti gli altri problemi reali dei giovani del Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO(M5S). Grazie, Presidente. Questo Governo non perde occasione per far parlare dei suoi provvedimenti, che, ancora una volta, si preoccupano di portare avanti misure di bandiera, ma evidentemente non quello che davvero serve all'Italia. Un Esecutivo che guarda solo all'immediato e non al futuro, e mira a misure circoscritte, che non affrontano le vere questioni che interessano gli italiani. Mi chiedo se possa mai avere fine l'imbarazzo che state facendo provare a questo Paese. Ho seri dubbi, Presidente, a questo punto, sulla conoscenza, da parte dei componenti di questa maggioranza, della parola pronti, ma veniamo ad ora. La vostra azione di propaganda ci porta a discutere in quest'Aula, a fine anno, di questioni che esulano sicuramente dalle emergenze del Paese. Anziché occuparci di lavoro, precarietà, diritti, caro energia, tutela dell'ambiente e transizione ecologica, siamo qui perché il vostro slogan, ordine e sicurezza, a quanto pare è più importante di qualunque altra urgenza .
Purtroppo per voi, la maschera che portate è già caduta, ed è palese che le vostre parole non corrispondono alla realtà. Dite di volere sicurezza, ma non è questo decreto che può migliorare sicuramente la sicurezza del Paese, non è agendo in questa direzione che si danno risposte ai cittadini. Ma ancora più grave è che con il testo che presentate si vanno ad intaccare i diritti dei più deboli. State continuando a soffocare la democrazia, lo avete già dimostrato con la legge di bilancio, portando avanti misure per pochi, favorendo ora corrotti ed evasori. Grazie a voi, invece di fare passi avanti, si sta tornando molto indietro, ad anni bui. Parlate di sicurezza per gli italiani. Certo, siamo tutti d'accordo che serva sicurezza, che sia fondamentale per ogni cittadino, ma questa parola, sicurezza, detta da voi, si inserisce in un contesto propagandistico, dietro al quale si svela la vostra incapacità.
Non è con facili slogan e con dichiarazioni semplicistiche che si combatte l'illegalità, non è con le vostre misure da manifesto elettorale che si sconfigge la mafia e la criminalità organizzata. Con il Governo Meloni qualcuno ha detto che la pacchia è finita. Sì, la pacchia è finita, però solo per chi evidentemente rispetta la legge. Sull'ergastolo ostativo si poteva dare vita a una normativa rigorosa per contrastare le mafie, ma avete ignorato il nostro contributo, che sarebbe stato costruttivo, migliorativo. Inoltre, come da nostro ordine del giorno, l'avere escluso i delitti contro la pubblica amministrazione dall'elenco dei reati ostativi conduce verso una direzione contraria, che non tutela né l'ordinamento né i cittadini dal pericolo di un nuovo consolidamento dei legami e dei vincoli associativi della criminalità organizzata. Per questo abbiamo chiesto, con forza, al Governo di introdurre verifiche, nel primo provvedimento utile, prima di concedere benefici di legge ai detenuti anche per i reati contro la pubblica amministrazione; verifiche che comprovino l'assenza di collegamento tra i corrotti e le associazioni per delinquere finalizzate alla commissione di reati di corruzione e concussione.
Con il vostro provvedimento, invece, state indebolendo la forza dello Stato: invece di usare il pugno di ferro contro la criminalità, aprite le porte alla criminalità e le stendete anche un tappeto rosso. Il risultato è un decreto che abbassa le difese del Paese ed è uno schiaffo alla legalità. Dovete smetterla di prendere in giro gli italiani che, a differenza vostra, non sono ciechi e osservano molto bene quello che state facendo da quando vi siete insediati. Ogni giorno vi dimostrate forti con i deboli e deboli con i forti. State attaccando la migliore legge anticorruzione approvata in Italia, elogiata anche a livello internazionale. Con questo Governo di destra, invece, possiamo dire che si passa dallo Spazzacorrotti alla legge Salvacorrotti. Non è bastato accanirvi contro la povera gente, tagliando il reddito di cittadinanza, o fare promesse sulle pensioni puntualmente tradite, ora anche sul fronte della giustizia continuate a creare disuguaglianze sociali. State portando il Paese a sbattere contro un futuro fatto di ingiustizia, precariato, povertà, abbassamento del livello di istruzione…
MANLIO MESSINA(FDI). Già ha sbattuto il Paese, con voi!
LEONARDO DONNO(M5S). …e, mentre tutto questo sta accadendo, vi preoccupate del decreto . Quello che non capite è che la sicurezza, quella vera, si crea migliorando la vita dei cittadini ed è ciò per il quale noi del MoVimento 5 Stelle sicuramente stiamo lottando. Fate come noi, colleghi, uscite dai palazzi, ascoltare la gente fuori da questi palazzi e rendetevi conto dell'indecente spettacolo che state offrendo al Paese.
Il Governo Meloni - e concludo, Presidente - vuole sancire l'impunità per le condotte criminali dei colletti bianchi e dire loro che, d'ora in poi, possono agire liberamente. Attenzione, però, perché la mafia e la corruzione sono due facce della stessa medaglia e nessuno faccia finta di non saperlo, nemmeno voi . Quindi svegliatevi prima che sia…
MANLIO MESSINA(FDI). Avete fatto uscire 270 boss mafiosi!
PRESIDENTE. Per favore, facciamo concludere. Per cortesia, facciamo concludere.
LEONARDO DONNO(M5S). Concludo, Presidente. Svegliatevi, prima che sia troppo tardi. Presidente, poi, mi consenta, hanno chiesto la seduta fiume, si sono spazzati da soli via da quest'Aula e quei pochi rimasti disturbano anche gli interventi dell'opposizione …
PRESIDENTE. Grazie…
LEONARDO DONNO(M5S). … che vuole semplicemente intervenire su questa ennesima porcata di questa maggioranza! Vergognatevi !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo nuovamente, ieri l'ho fatto presentando una questione pregiudiziale sulla incostituzionalità della legge, oggi lo faccio sul merito del provvedimento, raccontando anche l'ordine del giorno a mia firma, che è depositato e che auspico possa essere approvato quando si passerà, poi, alla fase del voto. Noi abbiamo espresso molte criticità e contestazioni a questo provvedimento, adottato d'urgenza dal Governo. Una serie di ragioni che avevamo addotto per provare, documentare che il provvedimento fosse sbagliato ha, nel silenzio del Governo, trovato una forma di parziale accoglimento, se è vero che il Governo stesso ha emendato in modo radicale il testo originario che era uscito dal Consiglio dei ministri. Evidentemente, le critiche che avevamo mosso nelle prime ore, non isolate, insieme agli altri gruppi parlamentari dell'opposizione, ma anche a una parte importante della società civile italiana, dell'opinione pubblica, dell'accademia italiana, dell'avvocatura italiana, della magistratura italiana, non erano infondate. Ci fu risposto, in modo muscolare, dalla maggioranza e dal Governo, che male interpretavamo quelle norme, che erano norme ben scritte. Evidentemente, il Governo si è convinto che avevamo ragione e le ha radicalmente modificate. Ad esempio, sul reato cosiddetto vi sono stati almeno 7, 8 clamorosi interventi di retromarcia del Governo: non si applicano più le misure di sicurezza personale, non è più previsto il reato per i partecipanti, non è più citato l'ordine pubblico che accompagnava precedentemente il reato, è stata introdotta la definizione del raduno musicale, di cui non c'era traccia all'inizio. Insomma, il Governo, silenziosamente, ha portato in approvazione al Senato, con gli emendamenti, una norma radicalmente diversa dalla precedente versione. Tuttavia, noi continuiamo a contestare anche la persona che è uscita dal Senato, perché introduce un nuovo reato per fronteggiare il fenomeno dei illegali, con una pena al carcere elevata, sproporzionata rispetto a tanti altri reati previsti dal nostro codice penale. Mi risulta che l'adescamento di minori sia punito meno gravemente rispetto a questa norma e penso che farebbero molta fatica, i colleghi della destra, ad andare in una qualunque piazza, in una TV, in una radio, a dire che ritengono che sia più grave organizzare un illegale piuttosto che adescare minori. È evidente che c'è una sproporzione nettissima.
In più, sono previste le intercettazioni, proprio perché è prevista una pena massima fino a 6 anni. In queste settimane abbiamo detto tutto il contrario di quello che il Ministro Nordio, che fa parte del Governo che ha licenziato il testo, ha detto nelle Commissioni parlamentari e nelle tante, forse persino troppe, interviste che spesso rilascia sull'importanza della revisione del sistema delle intercettazioni oppure sull'esigenza di investire sul carcere, attuando la riforma Cartabia nella parte in cui prevede la giustizia riparativa e le misure alternative all'esecuzione della pena in carcere. Si tratta di una contraddizione enorme che evidenzia come questa norma si discosti enormemente da quanto il Ministro, invece, ci aveva indicato essere la linea del suo intervento.
Anche nella parte relativa ai reati ostativi, che è un tema delicatissimo sul quale il Parlamento e il Governo dovevano intervenire a fronte della sentenza Viola della Corte europea e delle sentenze della Corte costituzionale, crediamo sia stato commesso un errore da parte del Governo, laddove ha deciso di modificare quel testo che faticosamente era stato confezionato dalla Camera nella scorsa legislatura. Aveva rappresentato un punto di equilibrio importante, non vi erano stati voti contrari: intervenire con la riscrittura di alcune parti, anche significative, del provvedimento è stata una scelta che ha portato, evidentemente, a disperdere quell'equilibrio faticosamente raccolto.
Se abbiamo contestato con durezza il provvedimento, non siamo però venuti meno al ruolo di un'opposizione seria che cerca non solo di argomentare, ma anche di proporre miglioramenti. Abbiamo presentato, insieme alle altre opposizioni, 135 emendamenti all'attenzione della Camera: sono stati bocciati tutti e 135. Quindi, quando oggi il Governo dice che c'è un atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione, evidentemente non si rende conto che l'opposizione ha trovato un muro da parte del Governo e della maggioranza a qualunque forma di riscrittura, anche migliorativa, come quando, ad esempio, abbiamo suggerito di mantenere i reati associativi a delinquere contro la pubblica amministrazione tra gli ostativi oppure la competenza del collegio e non del magistrato di sorveglianza nella decisione sulla concessione dei benefici ai mafiosi. Tutte queste proposte sono state rigettate.
Abbiamo proposto - e lo ribadiamo con questo ordine del giorno - anche di prorogare e rendere stabili le misure adottate durante il COVID sulle misure alternative, quali licenze premio straordinarie, permessi premio, detenzione domiciliare per chi deve ancora scontare 18 mesi, che sono state applicate e hanno funzionato bene, non ci sono stati problemi, non c'è stata conflittualità sociale. È stato un tentativo connesso al COVID che ha funzionato: perché disperderlo? Scade il 31 dicembre: abbiamo proposto, con emendamenti mal rigettati, la proroga o la istituzionalizzazione di quella proposta, continuiamo con questo ordine del giorno a chiedere al Governo di impegnarsi a rendere stabili queste misure, che sono coerenti con l'indirizzo che il Ministro Nordio ha indicato nelle Commissioni parlamentari rispetto agli investimenti sul carcere. Purtroppo, anche qui, dobbiamo constatare…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). …una posizione dissonante, perché, nella manovra di bilancio approvata nei giorni scorsi, c'è un taglio significativo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Non si può dire di voler investire sul carcere, se, poi, con i fatti, il Governo si smentisce tutti i giorni.
Con questo ordine del giorno, chiediamo di fare investimenti che alleggeriscano il peso che grava sul carcere e favoriscano l'utilizzazione di misure alternative che hanno dimostrato di ben funzionare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Quanto avvenuto pochi minuti fa posso riassumerlo con alcune parole: si fa davvero fatica a non ricorrere al turpiloquio, è difficile esprimere con varietà lessicale il disgusto e il disappunto di ciò che sta accadendo. Non sono parole delle opposizioni, sono le parole di Fratelli d'Italia contro Laura Boldrini, gli stessi deputati di Fratelli d'Italia che oggi, dopo un'ennesima fiducia, dopo l'ennesima seduta fiume, dopo un esordio fra i più disastrosi della storia, si permettono pure di interrompere le opposizioni che stanno semplicemente presentando gli ordini del giorno attuali.
Lo diciamo così ai colleghi di Fratelli d'Italia: noi non sventoleremo i tricolori, non tireremo monetine di cioccolata, semplicemente stiamo provando a fare l'opposizione in un modo istituzionale e corretto . Quindi, chiederei al Presidente, se deve richiamare qualcuno, di richiamare quei deputati che interrompono il nostro lavoro, tra l'altro in un deserto, perché c'è un deserto davanti a noi : nessuno di voi è presente ed i pochi presenti si permettono pure di interrompere i colleghi. Quindi, la ringrazio. Chiederei ai deputati di fare silenzio mentre noi facciamo il nostro lavoro
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
MANLIO MESSINA(FDI). Presidente, grazie, solo per ricordare, tramite la sua persona, all'onorevole Grimaldi che, in quest'Aula, non è consentito utilizzare termini, a cui lo stesso onorevole Grimaldi faceva riferimento e che arrivano proprio dalle opposizioni. Infatti, per la lingua italiana – Presidente, se l'onorevole Grimaldi non lo sa, glielo può riferire, così come può riferirlo anche a chi è intervenuto per il MoVimento 5 Stelle - una cosa è accusare di mettere in piedi un decreto che non si condivide - tanto di rispetto: le opposizioni fanno la loro parte -, altra cosa è accusare la maggioranza e i partiti di centrodestra di essere corrotti Le chiedo, cortesemente, Presidente, se mi è consentito, di non permettere di utilizzare certi termini diretti nei confronti di nessun deputato e di nessuna parte politica . Quindi, se lei Presidente non interromperà chi si permette di darci dei corrotti, saremo noi a non farli parlare perché questo è l'unico sistema che abbiamo !
PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Sull'ordine dei lavori, perché dobbiamo anche conoscerci. Conosco e ho avuto modo di interloquire più volte con il collega Deidda e mi permetto di dire che l'intervento corretto è quello sull'ordine dei lavori, se qualcuno dall'altra parte interviene fuori contesto o comunque viene interpretato come un intervento fuori contesto, oppure si permette di fare accuse. Non è l'interruzione con le urla, da questo punto di vista ne converrà anche il collega Deidda, lo strumento più adatto. Lasciateci fare il nostro mestiere. Il nostro mestiere, come diceva prima anche il collega Donno e poi il collega Grimaldi, è quello di illustrare degli ordini del giorno. Poi, lo dico in assoluta…
CLAUDIO MANCINI(PD-IDP). Chi è che ha detto che non ci fanno parlare? Vieni qua!
MANLIO MESSINA(FDI). Vieni tu!
PRESIDENTE. No, per cortesia, sta parlando l'onorevole Fornaro.
Per cortesia, è iscritto a parlare l'onorevole Fornaro.
CLAUDIO MANCINI(PD-IDP). Ma non può minacciarci!
PRESIDENTE. No, per cortesia, sta parlando l'onorevole Fornaro . Per cortesia, è iscritto a parlare l'onorevole Fornaro . Fermi, per cortesia, facciamo finire l'onorevole Fornaro. Chiedo a tutti quanti un momento di tranquillità, per cortesia. Prego, onorevole Fornaro.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Primo punto, che ha sollevato il collega Deidda, è una questione vecchia, ovvero quanto stai dentro i termini dell'ordine del giorno e quanto stai fuori. Lo sappiamo, l'abbiamo fatto centinaia di volte e io credo che tra di noi dobbiamo avere l'accortezza di comprendere che nell'illustrazione si deve rimanere dentro i confini del decreto. Non mi sembra che il collega Donno avesse parlato di problemi di agricoltura, per esempio, ma ha dato una sua interpretazione.
In secondo luogo, siccome a fare alcune affermazioni è il vicepresidente di un gruppo, del principale gruppo, lo inviterei ad altri toni nei confronti dell'opposizione. Le minacce di dire No, tu adesso impari ad ascoltare! Impari ad ascoltare!
PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia,
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Impari ad ascoltare!
PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia, calma, calma.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Per il suo tramite, per cortesia…
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, la prego, parli sempre al Presidente.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Ha ragione, le chiedo scusa. Per il suo tramite, vorrei ricordare che chi ricopre ruoli direttivi nei gruppi deve avere maggior senso di responsabilità e maggiore capacità di ascolto evitando espressioni che possono essere equivocate, come “non vi faremo fare una certa cosa”, neanche con i gesti.
Ascoltiamoci, siete qui, vi abbiamo ascoltato per centinaia di ore, interventi svolti, magari a volte anche fuori. Ci siamo tra virgolette sopportati: si chiama “democrazia”
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, signor Presidente. In realtà da questi banchi, cari colleghi della maggioranza, nessuno si è permesso di dire che siete né corrotti né corruttori. Si è semplicemente detto che non svolgete un'efficace lotta e attività di contrasto alla corruzione ; si è detto che in realtà voi state favorendo i delitti e i crimini dei colletti bianchi. Se poi da queste osservazioni, che sono oggettive e ineccepibili, voi sentite nel vostro intimo di definirvi corrotti o corruttori davvero…
PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci…
ALFONSO COLUCCI(M5S). …è un problema vostro, perché noi non lo abbiamo dichiarato, lo state dichiarando voi e di questo fatevi un esame.
PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Colucci, la prego si rivolga alla Presidenza, sempre.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Chiedo scusa, Presidente, ma questo è un fenomeno psicologico ricorrente: vedere negli altri ciò che si ha paura di vedere in se stessi. Noi questa dichiarazione non l'abbiamo resa. Consentiteci di svolgere il nostro lavoro, consentite alla minoranza - non la chiamo opposizione - di lavorare, abbiate il senso democratico
PRESIDENTE. Chiedo a tutti, per cortesia, di recuperare la giusta serenità, per cui proseguirei con i lavori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, confido di non scatenare le ire della maggioranza, se inizio l'illustrazione di questo ordine del giorno da una questione di metodo. Infatti, la Presidente Meloni, nel suo primo intervento in quest'Aula, aveva parlato di un nuovo protagonismo del Parlamento e, invece, in queste ore ci troviamo a parlare del primo provvedimento fatto dal Governo Meloni, che è un decreto-legge trasformato in una norma bandiera, dove è entrato un po' di tutto, dalle norme sui reati ostativi ai benefici penitenziari, al differimento della riforma Cartabia, fino ad arrivare poi alla cessazione degli obblighi vaccinali - faccio mie le parole dell'onorevole Zingaretti su questo tema - per poi arrivare all'articolo 5, la norma sui . È una norma che non ha alcun carattere di necessità e urgenza e che comporta una difformità all'interno dell'intero provvedimento, così com'è stato sottolineato da esimi giuristi nonché dalle opposizioni con le questioni pregiudiziali presentate ieri, dove i nostri dubbi sulla costituzionalità del provvedimento sono stati illustrati. Invece, vi ostinate a portare avanti questo decreto con tanta e tale pervicacia che avete persino posto la fiducia e minacciato la tagliola.
Entrando nel merito, vorrei sottolineare che si tenta di rendere emergenza qualcosa che emergenza non è. Fortunatamente, sollecitati anche da una sollevazione dell'opinione pubblica, avete rivisto in qualche misura il provvedimento, limitando, se così si può dire, la norma liberticida a raduni musicali o aventi altro scopo di intrattenimento, che comunque presentano i problemi sollevati da tante colleghe e tanti colleghi. Tuttavia, non è stata modificata la norma penale, visto che son previsti da 3 a 6 anni, con multe da 1.000 a 10.000 euro, con una sproporzione enorme, come è stato già sottolineato, rispetto ad altre forme di reato. Ripeto che, ad esempio, il possesso abusivo di armi da fuoco prevede una pena fino a 18 mesi, la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro fino a 2 anni, la realizzazione e gestione di discariche non autorizzate con rifiuti pericolosi sino a 3 anni, la truffa ai danni dello Stato fino a 5 anni, mentre per l'organizzazione di avete previsto da 3 a 6 anni. Se non sbagliamo, il numero di organizzati nel nostro Paese in questi anni si aggira tra i 3 e 4. Quindi, non mi pare che si possa parlare di emergenza, anche perché abbiamo visto che gli sgomberi che son stati portati avanti non hanno comportato alcun problema di ordine pubblico
Peraltro, come abbiamo già sottolineato in molti interventi, nei Paesi dove sono state introdotte misure così fortemente repressive, i sono aumentati proprio come azioni di protesta nei confronti dei Governi. Quindi, riteniamo che questa misura non faccia altro che rischiare semmai di incentivare l'organizzazione di eventi più nascosti e irraggiungibili. Non era proprio il caso di introdurre nel nostro ordinamento queste nuove pene, visto che, appunto, come nel caso di Valentano nel 2021 e Modena nel 2022, gli sgomberi si sono svolti in forma pacifica e negoziata tra gli operatori e le Forze dell'ordine.
Quindi, siamo convinti che i non rappresentino assolutamente un'emergenza nel nostro Paese. Con questo ordine del giorno al Governo chiediamo un impegno perché venga predisposto un annuale sulla diffusione in Italia del fenomeno dei , proprio perché si possa valutare, successivamente all'approvazione di questo provvedimento - che, ahinoi, la maggioranza intende portare avanti -, quale sia la reale situazione nel nostro Paese e se non sia piuttosto opportuno rivedere le disposizioni introdotte attraverso questo decreto-legge, che, lo ripeto, non ha alcun carattere di necessità e urgenza e che, invece, si è voluto portare all'attenzione di quest'Aula, proprio per riportare un criterio di equità e giustizia anche all'interno del nostro codice penale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO(M5S). Presidente, siamo di fronte all'ennesima scelleratezza compiuta da questo Governo e dalla sua maggioranza. Non bastava un provvedimento come quello della legge di bilancio, che va a ledere i diritti dei cittadini italiani e riduce in schiavitù milioni di lavoratori, ma, non soddisfatti e non contenti, si è deciso di affondare l'ennesimo colpo di scure, infliggendo un'ulteriore costrizione al nostro Paese. Ecco, presentare un decreto sulle concessioni dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti che non collaborano con la giustizia, a cui andate a legare, con una intollerabile forzatura, il cosiddetto decreto Anti-, è davvero un'iniziativa grave quanto perniciosa.
Ecco, siamo realmente preoccupati per tutto ciò che stiamo registrando appena all'inizio di questa legislatura, perché noi siamo appunto all'inizio e già ci è chiaro il disegno di questa maggioranza di destra; più che un disegno lo definisco uno sgorbio, uno scarabocchio , intriso di pura ideologia propagandistica, che non ha nulla di logico, che non ha alcuna visione, alcuna prospettiva per la crescita dell'Italia. Di ciò, però, i cittadini già hanno contezza e presto questa maggioranza avrà modo di sentire da loro stessi la delusione e l'amarezza che avete restituito anche a chi vi riteneva all'altezza del momento in tempi di elezione.
Con questo ordine del giorno, Presidente, chiediamo a questa maggioranza di ravvedersi, perché quantomeno è necessario che questo Governo venga pervaso, se non altro, da un piccolo barlume di buonsenso, che lo induca a ripristinare nel primo provvedimento utile il pieno rispetto della Carta costituzionale e mi riferisco, in modo particolare, all'articolo 17 della Costituzione che voglio leggervi, qualora non lo conosceste. L'articolo 17 recita precisamente così: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica”.
Forse non sapete che cosa significhi questo; dato il vostro provvedimento, immagino che la risposta sia proprio “no”. Ve lo dico io; significa che, secondo la nostra Costituzione, è riconosciuta la piena libertà di riunione in luoghi privati e aperti al pubblico e mi chiedo se crediate di essere tanto pronti, tanto migliori da poter riscrivere addirittura la nostra Carta costituzionale, oppure se si tratta solo di presunzione, perché, di fatto, state commettendo, agli occhi di questo Paese, un nuovo grande errore. Puntare sulla nozione di ordine pubblico e sul fatto che possa essere sufficiente la sola ipotesi di pericolo porterà a una interpretazione estensiva della norma, che avrà come conseguenza la libertà di punire, inaspettatamente e senza limiti, anche un'innocente festa per bambini o qualunque iniziativa presupponga una concentrazione di più individui che si riuniscono a scopo di intrattenimento.
Ecco, io credo che con tutto questo sia assurdo e sono sicura che anche voi, ascoltandomi, ne percepiate il surreale. Il Paese è in mano a pure ideologie di destra, lo continueremo a ripetere in ogni sede, e questo minaccia la libertà degli italiani, ma, soprattutto, la nostra democrazia, che si fonda sulle libertà di manifestare, discutere, riunirsi, con la possibilità di rendere pubbliche le proprie opinioni. Diversamente, il divieto di questi sacrosanti diritti ci conduce verso quello che tutti dovremmo ripudiare e che si chiama esattamente regime dittatoriale. Ecco, ripensateci, perché siete ancora in tempo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gian Antonio Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io credo che più che mai oggi abbiamo la dimostrazione di come lo strumento del decreto sia particolarmente pericoloso, che si dimostra, nel momento in cui viene convertito in legge - oltretutto fuori tempo - non certamente idoneo ad affrontare temi complessi e molto diversi fra di loro e, per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, che addirittura rischiano di essere in netta contraddizione con la realtà. La dimostrazione di ciò l'abbiamo avuta nella discussione generale e l'abbiamo avuta anche all'inizio di questa discussione sugli ordini del giorno, nella quale si è costretti, a volte, ad affrontare temi molto distanti fra loro, che necessiterebbero di un approfondimento e anche di un confronto sicuramente pacato, molto nel merito. Infatti, quando si parla di benefici penitenziari, quando si parla di provvedimenti tesi ad impedire situazioni di illegalità, bisogna avere l'accortezza di entrare nel merito, distinguere, usare parole esatte, evitare le semplificazioni o, peggio ancora, i giudizi sommari. Infatti, all'esterno questo provvedimento viene descritto - a me verrebbe da dire anche con un po' di convenienza politica - come il provvedimento che impedisce i con tutto quello che vi è dietro, nella lettura anche dell'opinione pubblica.
In realtà, poi, nel merito - come hanno già detto altri, molto meglio di quanto potrei fare io, sul tema appunto dei benefici e degli assembramenti in genere - tocca questioni, come quella del COVID, senza tener conto della situazione che stiamo vivendo e l'ha toccata, nel momento in cui è stato predisposto, con quella voglia di parlare a una fetta di Paese, di elettorato - guardate, non mi scandalizza, fa parte un po' del gioco, del teatrino della politica questo -, dando segnali di inversione di tendenza che, ahimè, però, sono tristemente smentiti dai dati delle ultime settimane e degli ultimi giorni; non solo, dalle notizie che vengono dalla Cina, ma anche da alcuni dati molto riscontrabili nelle nostre regioni che sono presenti, molto presenti, anche al Ministro della Sanità che, non a caso, in più occasioni, ha avuto modo di pronunciarsi con parole di attenzione. Non a caso, a livello parlamentare, sia al Senato sia alla Camera, è stata chiesta un'audizione perché possa raccontare come intende affrontare la nuova ondata di COVID che sta arrivando.
Noi, con questo provvedimento, oltretutto con anticipazioni di qualche settimana o il rimando di qualche mese di sanzioni, rischiamo di dare – o, meglio, rischiate di aver dato - al Paese proprio un messaggio nettamente contrario a quello di cui c'è bisogno, cioè dire che la parte critica l'abbiamo superata e possiamo permetterci una certa leggerezza ed elasticità nell'affrontare un virus che non è più quella cosa che ci spaventava un po' tutti e che, guardate, ci ha talmente spaventato che ha portato a chi ha avuto, nel corso del tempo, responsabilità istituzionali ad assumere anche dei provvedimenti molto rigidi, a prendere decisioni importanti, che sono state fondamentali per superare quella fase critica e che ci hanno permesso di affrontare in un modo più tranquillo l'emergenza. Proprio per questo non dobbiamo perdere la capacità di attualizzarli e di renderli ancora costanti, ancora parte del nostro vivere quotidiano.
Nello specifico, l'ordine del giorno che voglio illustrare prevede un'iniziativa e un'assunzione, anche in questo caso, di responsabilità molto ben determinata, che è quella di continuare a prevedere l'uso di dispositivi di protezione all'interno di strutture di particolare fragilità - si pensi alle RSA, si pensi alle strutture dove sono ricoverate le persone con disabilità o, comunque, con vulnerabilità sanitaria particolare, si pensi agli - prevedendo insieme anche lo strumento del come tutela, e tutto questo, proprio per riassumerlo in un brevissimo concetto, è in linea con quanto è scritto nell'articolo 32 della nostra Costituzione, laddove il diritto alla salute è considerato “come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività” ed è dovere di chi deve assumere provvedimenti ed è dovere dei cittadini di rispettare tali provvedimenti, per tutelare se stessi ma, attraverso la tutela di se stessi, tutelare anche gli altri cittadini, la collettività e, in particolare, come negli esempi previsti da questo ordine del giorno, le persone più fragili e più deboli, ricordando a tutti che il compito principale di uno Stato è proprio quello di tutelare i più deboli, i più fragili e i più vulnerabili.
Ecco perché io penso e credo che, nel rispetto del principio costituzionale, sia un ordine del giorno che meriti l'approvazione di questa Assemblea .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. È stato detto più volte, da altri colleghi, e lo ripeto anch'io, perché pare che ripetere giovi a qualcosa: questo è il primo decreto del Governo Meloni e poteva essere fatto su questioni urgenti, su questioni legate alla vita degli italiani, su emergenze di questo Paese. Invece, avete scelto una questione di natura puramente ideologica. Tra le altre cose, tutte, ovviamente, disomogenee, per quanto riguarda il reato dei cosiddetti introducete, appunto, questo reato nel nostro ordinamento non per rafforzare o per aggravare la sanzione di comportamenti che sono già reato e che spesso, sia chiaro, si svolgono in terreni o edifici altrui, perché in terreni o edifici altrui vengono già commessi alcuni tipi di reato: vengono, ad esempio, fatti i combattimenti tra animali, quasi sempre in edifici o terreni altrui; vengono fatte le corse di auto clandestine; vengono fatte aste e mercati di prodotti illegali. Per fare questi reati vengono scelti edifici o terreni altrui, pubblici o privati.
Voi, invece, inserite nel codice penale un reato che punisce chi ha una condotta che innanzitutto è già reato, cioè invadere questi terreni o edifici, ma solo - badate bene - nel caso che lo si faccia al fine di realizzare una cosa che è inserita - quindi, è tutelata - nella nostra Costituzione, perché è un'arte, la musica.
Quando, al Senato, avete avuto la necessità di circoscrivere e meglio precisare il reato, lì si è combinato il pastrocchio. L'espressione “musicale o avente altro scopo di intrattenimento” è stata inserita lì. Questa cosa è davvero particolarmente abnorme e anche particolarmente odiosa. Ve l'immaginate un reato che viene commesso al fine di accudire gli anziani? Un reato che viene commesso al fine - non so - di essere solidali? È chiaro che questo non è il fine del reato, ma, nella lettura della norma, che poi ne costituisce la , questa accezione negativa della musica viene drammaticamente fuori. La musica viene inserita per la prima volta come scopo per commettere un reato, che è una cosa, dal mio punto di vista, terribile.
È per questo che abbiamo proposto questo ordine del giorno, che avrebbe voluto impegnare il Governo a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di provvedere, con successivi interventi di natura normativa, all'eliminazione dell'espressione “musicale” nella nuova fattispecie penale, perché, appunto, in contrasto con la Costituzione italiana, con quell'articolo 33 che afferma che “l'arte e la scienza sono libere” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Stefania Ascari.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Inizio a illustrare l'ordine del giorno dicendo che la norma anti com'era stata originariamente scritta, era imbarazzante, per non dire aberrante, dal punto di vista della violazione della tecnica legislativa, in palese contrasto con l'articolo 17 della Costituzione che prevede, appunto, il diritto di riunirsi pacificamente, in totale violazione di quello che è il metodo inserito all'interno di un decreto-legge che prevede requisiti di necessità ed urgenza e, soprattutto, violando tutti quei principi elementari del diritto penale, tra cui il principio di tassatività.
La norma andava soppressa. Purtroppo, non è stato fatto e, grazie ad un emendamento del Senato, che avete copiato e incollato, la norma è stata migliorata ma non del tutto, perché ancora oggi il suo contenuto è ancora troppo arbitrario e discrezionale, ma, soprattutto, avete lasciato una pena sproporzionata ed eccessiva rispetto alla condotta, una pena che va da tre a sei anni di carcere. Teniamo presente che ci sono reati di grave disvalore sociale, in cui la pena è al di sotto dei sei anni. Penso, per esempio, all'occultamento di cadavere, penso all'omicidio colposo, penso all'abbandono di minori o incapaci.
Visto che la norma è stata scritta qualche giorno dopo il di Modena, ci tengo, da modenese, a dare una testimonianza diretta di quello che ho potuto vedere. Le Forze dell'ordine sono intervenute in modo ineccepibile, tra l'altro con uno sgombero pacifico e un'ottima mediazione, senza alcun problema nel mio territorio e questo dimostra che le norme già ci sono e non ne servivano altre. Soprattutto, ci tengo a dire che sempre la versione originaria prevedeva la condanna anche per i partecipanti. A Modena ci sono state oltre mille persone: se fosse stata in vigore questa norma, queste mille persone sarebbero state iscritte nel registro delle notizie di reato, paralizzando completamente la procura di Modena; questo per dire che la norma che avete scritto riesce a essere, allo stesso tempo, inutile, pericolosa e, soprattutto, ridondante all'interno del codice penale e solo a scopo di propaganda identitaria. Una pena appunto che presenta un minimo e un massimo edittale sproporzionato e nemmeno giustificato. Ed è il risultato proprio del doppio volto classista di questo Governo che state mettendo sempre di più in evidenza. Per i colletti bianchi utilizzate i guanti di velluto, non le intercettazioni, e il ridimensionamento delle pene; per un gruppo di ragazzi che si riuniscono per un raduno musicale, un pugno di ferro giustizialista, addirittura con l'utilizzo delle intercettazioni.
Quindi, mi auguro che vi sia da parte vostra un ravvedimento, tanto per rimanere in tema, con riferimento all'entità della pena nel minimo e nel massimo edittale, a fronte di una violazione del principio di proporzionalità, e, soprattutto, per non incorrere in eccessi punitivi. Soprattutto - e chiudo - mi chiedo come mai non sia ancora stata istituita la Commissione d'inchiesta antimafia e non siano state calendarizzate le proposte di legge in tema di disciplina dei rapporti lobbistici e di conflitto di interessi, visto che il nostro Parlamento ne è pieno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, di opposizione e di maggioranza, banchi vuoti di maggioranza. L'abbiamo detto ieri: se volessimo utilizzare Presidente - spero me lo consentirà - espressioni consone al luogo, siamo dinanzi a una frittura mista - lei che è partenopeo sa che ci incamminiamo verso il cenone di fine anno - perché si mette insieme tutto e il contrario di tutto. Quei pochi e poveri cittadini (o cittadine) che stanno seguendo questa diretta non sanno e non capiscono se stiamo parlando di COVID, di di feste, di musica, di carcere duro, di mafia, non si capisce perché tutto è insieme al contrario di tutto. Diciamocela tutta: si ha l'impressione, Presidente, che si stia utilizzando, come sempre, e come spesso la destra in questo Paese fa, una sorta di populismo giudiziario mediatico: si piega il diritto penale sostanzialmente per discriminare le diversità sociali e culturali in questo Paese. Ma il punto nodale, Presidente, sul quale mi sto interrogando e ancora non riesco a trovare risposta è il concetto di pericolo. Chi lo stabilisce? Come lo si stabilisce? Ma, soprattutto, cari colleghi e care colleghe, chi lo stabilisce a livello locale? Io non l'ho capito e mi auguro, Presidente, che qualcuno della maggioranza abbia chiesto di parlare; me lo auguro, ma mi sa che resterò deluso. Ora, prendiamo l'articolo 5, esattamente nel punto in cui modifica l'articolo 633-, che parla dei cosiddetti raduni musicali.
La faccio breve: Immaginate - pongo la domanda a lei, Presidente - che superiamo le 51 unità umane, 51 persone. In un comune piccolo l'opposizione, che non va d'accordo con la maggioranza, occupa suolo pubblico, mette la musica, fa un raduno, fa un comizio contro la maggioranza: il sindaco, d'accordo con il maresciallo della stazione dei carabinieri di quel piccolo comune, può dichiarare quella situazione un atto illegale.
Ora, non succede, perché non succede, però credo che l'interpretazione della norma, per come è scritta, ci porti lì e non è un caso che l'abbiano riscritta, poi riscritta ancora e poi l'abbiamo emendata; siamo dinanzi a un pastrocchio.
C'è il principio di ragionevolezza - ne abbiamo già parlato in questi giorni - e, soprattutto, Presidente, me lo consenta , il problema della quantificazione della pena: se vengo trovato a casa con un fucile a pallettoni o con un , rischio dai 3 ai 12 mesi. In questo caso, se sono il capo dell'opposizione in un piccolo comune e si verifica la fattispecie che viene interpretata punibile in base all'articolo 663- del codice penale, rischio dai 3 ai 6 anni. Qualcuno spieghi al Paese qual è il senso di democrazia che questo Governo ha in testa e dove ci vuole portare. Questo ordine del giorno, Presidente, chiede di verificare entro trenta giorni dall'entrata in vigore - sto per finire, Presidente - di questo decreto-legge, l'applicabilità della norma. Guardate, siete ancora in tempo per ripensarci ed evitare di far precipitare questo Paese verso una deriva antidemocratica. Dopodiché - lei lo sa Presidente, me l'ha sentito dire già ieri: di mestiere faccio lo storico, quindi le citazioni storiche mi vengono quasi naturali e spontanee -, non vorrei che ci ritrovassimo di nuovo dinanzi a quel passaggio delle grida manzoniane dei Promessi Sposi, ma, Presidente, sicuramente non è il caso di questo decreto; a quell'epoca, Manzoni denunciava il fatto che il potere costituito scriveva norme per punire mendicanti e poveracci, ma erano norme talmente arzigogolate, talmente scritte male e talmente punitive che erano inapplicabili - all'epoca, Presidente - ai “bravi”, semplicemente perché quei bravi erano legati e facenti parti del sistema. Noi ci auguriamo che ci ripensiate…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). …e se poi proprio avete voglia - ho chiuso Presidente - di intervenire sull'ordine dei lavori e farci sentire anche la voce della maggioranza, siamo qui ad ascoltarvi in religioso silenzio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. La politica sulle droghe va cambiata. Il Governo vuole regolare il consumo e la produzione di cannabis per depenalizzarla e proteggere meglio anche la salute dei giovani. Queste sono le parole del Ministro della Sanità, ahimè non della nostra Repubblica, ma della Repubblica federale tedesca. Già, le manovre per regolamentare l'uso della cannabis in Germania, per fortuna, sono iniziate e presto segneranno un nuovo punto d'avanzamento nelle politiche europee. E qui cosa succede? Anche stavolta abbiamo un Ministro dell'Interno che, invece di usare la ragione, usa il pugno di ferro. Eppure, proibizionismo e repressione non funzionano, non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai. Quello che funziona, invece, è la riduzione del rischio, grazie ad apposite strutture per ridurre il danno, per informare e per analizzare le sostanze. Chiamare un esercito di 300 poliziotti con blindati pensiamo sia invece inutile e lesivo nei confronti delle libertà individuali. Ma non serve solo una legge che legalizzi la coltivazione della cannabis e che incentivi la coltivazione della canapa tramite l'aumento dei fondi per la ricerca e la formazione in campo medico, industriale e agricolo e il supporto tramite investimenti nazionali europei. Crediamo che la depenalizzazione e la decriminalizzazione di tutte le condotte legate all'uso delle droghe e l'abrogazione degli articoli 73 e 75 del testo unico siano un passaggio imprescindibile per questa trasformazione innanzitutto culturale. Occorre sostenere pratiche virtuose, come il la somministrazione di acqua, le informazioni utili sui comportamenti a rischio nell'uso delle sostanze, anche perché il fenomeno è in forte aumento soprattutto tra i giovani e giovanissimi. Dobbiamo consentire a loro e a tutti di partecipare agli eventi nella massima sicurezza e nella massima loro salute. Per questo pensiamo che sia importante che nei nuovi LEA ci siano le pratiche che ormai sono in uso in grandi regioni italiane, proprio davanti a quei luoghi, che, se si rendono più inaccessibili, è anche più difficile per i progetti come PIN e Neutravel arrivare lì a somministrare quell'acqua, a dare quei consigli, a dare quell'informazione, a fare quel Ecco - e ho concluso -, se da una parte legalizzare significherebbe togliere il monopolio alla criminalità organizzata e porterebbe nelle casse dello Stato 8 miliardi, ahimè, Meloni, Piantedosi e Salvini preferiscono indossare la loro ultima uniforme, quella degli del proibizionismo, ahimè, anche sulla cannabis. Un po' come combattere il colesterolo vietando il Philadelphia . Siete questa cosa qua. Non avete idee e continuate a prendervela con chi non può rispondervi. Questa volta, lo fate verso i più giovani, che sono messi lì, nel mirino, come se fossero il primo grande oggetto dei vostri pensieri. Sogno proibito di qualcuno è castigare: diceva un gruppo italiano qualche anno fa. Con noi non correte brutti sogni ed è bene che questo incubo finisca il prima possibile
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Nell'ambito di questo ordine del giorno, vogliamo evidenziare come il decreto, nella formulazione che è pervenuta dal Senato, abbia visto diverse modifiche: innanzitutto, la sostituzione dell'articolo 633-, o meglio, l'inserimento di questa disposizione, ma anche l'inserimento di diverse disposizioni, di cui al decreto legislativo n. 150 del 2022, che è il decreto legislativo di attuazione della legge 27 settembre 2021, n. 134, recante delega al Governo per l'efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari. Sono state introdotte modifiche alla disciplina transitoria in materia di variazione del regime di procedibilità di taluni reati, in relazione ai numerosi altri aspetti del decreto legislativo, ma nessuna modifica risulta introdotta in relazione a quello che costituisce, a nostro avviso, l'aspetto più deleterio della riforma, in relazione alla improcedibilità dell'azione penale per mancata definizione del processo di appello nel termine di due anni. L'articolo 344-, che è stato introdotto dalla riforma, prevede che vengano cancellati i processi, cioè viene sviluppato innanzitutto un primo grado. Dopo il primo grado, che può durare gli anni che, di volta in volta, sono richiesti, vi è un secondo grado in cui esiste una tagliola particolare, perché, con l'improcedibilità dell'azione penale, si chiude qualunque decisione, non c'è spazio per avere giustizia. È l'affermazione più chiara della denegata giustizia. Di fronte a una disposizione di questo tipo, vi era stata anche una giustificazione: è l'Europa che ce lo chiede. È l'Europa che ce lo chiede, perché il PNRR possa avere e conseguire i suoi obiettivi.
In realtà, nel era stato chiesto che l'Italia provvedesse a intervenire sulla giustizia civile, ma nulla si diceva per la giustizia penale. Qui si interviene con quella motivazione, ma prevedendo l'annullamento di ciò che è stato fatto. E proprio il MoVimento 5 Stelle insistette all'epoca perché un prolungamento, una proroga dei termini, ci fosse per determinati reati - quelli di mafia, quelli di corruzione -, proprio a sottolineare l'importanza che nei confronti di questi delitti si proceda sempre, senza termini. Però, al di là di questo, oggi che si vuole modificare il processo, sembra sia indispensabile guardare questo aspetto, che è di fondamentale importanza: cancellare l'improcedibilità. La nostra Costituzione vuole che il giudice emetta una sentenza, che il processo si chiuda, che la giurisdizione si eserciti, che vengano riconosciuti i diritti, che vengano espresse decisioni di assoluzione o di condanna, ma non è ammissibile che il processo, dopo anni, si chiuda con un nulla di fatto, e quindi si cancelli il tutto.
L'ordine del giorno, di fronte all'impegno che si è notato nell'ambito di questo provvedimento che è giunto all'esame della Camera proprio su una serie di inserimenti che riguardano il decreto legislativo n. 150 del 2022, è finalizzato a sottoporre al Governo l'esigenza di assumere le iniziative necessarie affinché l'improcedibilità venga cancellata. Ecco cosa si chiede con questo ordine del giorno: che, nell'ambito del quadro sottoposto all'esame della Camera, il Governo voglia provvedere ad assumere questa importante iniziativa affinché finalmente possa essere restituita giustizia agli uomini e ai cittadini
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matteo Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Come poco fa, con impareggiabile efficacia, ha ricordato e segnalato il collega Ricciardi, in questo decreto c'è di tutto. E ci sono anche norme sbagliate sul COVID, che appaiono ancor più incomprensibili nel momento che stiamo vivendo. Noi, insieme ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, abbiamo aperto questa sessione del nostro lavoro pomeridiano chiedendo un'informativa urgente da parte del Ministro della Salute per riferire sulle misure che si intendono assumere in una condizione che torna a essere allarmante. In realtà, questo allarme non sorprende; non era né imprevisto, né imprevedibile, perché quello che sta accadendo, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, era facilmente immaginabile. Da quando si è imposta la variante Omicron, che ha generato un'infinita serie di sottovarianti che oggi convivono contemporaneamente nel nostro Paese, ma anche in tutti i Paesi del mondo, è cambiato lo scenario pandemico, perché evidentemente - ormai lo sappiamo - i vaccini mantengono una enorme efficacia a prevenzione dei danni più gravi - il ricovero ospedaliero, la morte - da parte del virus, ma hanno molta meno efficacia nel prevenire la trasmissione del virus stesso. Questo produce un meccanismo per il quale il virus continua a circolare, a infettare e, dunque, a produrre nuove mutazioni. Più circola, più il rischio di mutazioni aumenta. E più muta, più il rischio che sviluppi capacità di evadere la protezione vaccinale aumenta. In più, aumentano - oggi lo sappiamo, perché sono passati ormai anni dalle prime infezioni - anche i rischi di COVID, quindi sempre più persone sono colpite da effetti a lungo termine o a medio termine del contagio. Questo significa che noi dobbiamo tornare indietro, alle misure restrittive che adottammo nella prima parte della pandemia? Ovviamente no, assolutamente no, e sarebbe assurdo anche solo pensarlo. Però, significa anche riconoscere che il COVID non finisce per decreto, non finisce perché, a un certo punto, un Governo decide che non se ne deve parlare più. Mi faccia dire, Presidente, che la scelta, ad esempio, di negare i dati giornalieri sui contagi, fatta da questo Governo, è abbastanza incomprensibile. Quei dati non davano fastidio ad alcuno, aiutavano semplicemente a monitorare la condizione di sviluppo di una pandemia. Servirebbe qualcosa di diverso, ossia una strategia mirata al contenimento in una fase nuova. Cosa significa questo? Innanzitutto che bisogna continuare a puntare sulla campagna vaccinale. Lo dico perché alcuni messaggi che vengono anche da questo decreto alimentano la sfiducia, o, almeno, la percezione che, tutto sommato, vaccinarsi non sia così necessario, e questo ci sta facendo arrivare fragili alla sfida, perché i vaccini che noi abbiamo fatto un anno fa, oggi, a un anno di distanza, perdono larga parte della loro efficacia, in assenza di un richiamo. E noi, leggendo i dati diffusi dal Ministero della Salute, sappiamo che oggi l'adesione alla campagna vaccinale, alle quarte dosi e ai richiami è bassissima, anche tra quei soggetti fragili che avrebbero assolutamente bisogno di quel richiamo. Questo ci rende vulnerabili anche nel nostro Paese; anche a varianti esistenti siamo vulnerabili; per questo servirebbe una strategia di implementazione della campagna vaccinale, ma servirebbe anche qualcos'altro, i vaccini e non solo i vaccini, ossia tenere e cercare di costruire un pacchetto di misure che, senza incidere sulle nostre libertà individuali e collettive, che abbiamo recuperato grazie ai vaccini, rendano più sicura e più efficace la resistenza al virus.
Noi abbiamo presentato diversi ordini del giorno che segnalano alcuni possibili elementi di questa strategia, e altri colleghi interverranno dopo di me su questo. L'ordine del giorno sul quale sto intervenendo ne prevede uno: impianti di ventilazione e sanificazione nelle aule scolastiche.
Lo dico - ho finito, Presidente - soprattutto rivolto ai colleghi di Fratelli d'Italia, che ringrazio per essere qui ad ascoltarci, perché, come sanno, coloro che nella passata legislatura erano in Commissione cultura insieme a me, quella è una battaglia che abbiamo fatto insieme in quella Commissione. Noi, in quella Commissione, in più di un'occasione abbiamo chiesto ai Governi che si sono succeduti di investire su questo, tanto che ci aspettavamo di trovare su questo aspetto risorse in legge di bilancio, che invece non c'erano.
L'ordine del giorno di cui discutiamo, e ho finito davvero, chiede esattamente questo: nel primo provvedimento possibile, ovviamente compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, eccetera, cerchiamo di investire su impianti di ventilazione e di sanificazione nelle nostre aule scolastiche, perché è importante per la salute dei nostri figli e dei ragazzi che studiano nelle scuole, ma anche perché quelle aule sono dei - ormai è risaputo e noto - attraverso cui si diffonde il virus.
Per questo mi aspetto, e chiedo su questo un sostegno anche alla maggioranza, che su questo ordine del giorno, quando lo voteremo, si registri il consenso dell'intera Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Vanno velocizzati i processi, anche con una forte depenalizzazione, e quindi una riduzione dei reati. Queste sono le parole pronunciate da Carlo Nordio, il Ministro della Giustizia, subito dopo avere giurato. Infatti, l'articolo 5 del provvedimento, come modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, introduce nel codice penale, all'articolo 633-, il nuovo - nuovo - delitto di invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, il quale è punito con la pena della reclusione da 3 a 6 anni e con la multa da euro 1.000 a euro 10.000.
Come è stato sottolineato, spiegato, illustrato dalle colleghe e dai colleghi prima di me, si tratta quindi di una nuova figura di reato sui raduni pericolosi, introdotto con un decreto-legge, il primo decreto-legge di questo Governo, e presentato come un'iniziativa per contrastare i , che ha sollevato numerosi dubbi di costituzionalità da parte dei costituzionalisti. La stessa sollecitudine con la quale si cerca di affrontare il tema dei avremmo voluto vederla nei confronti del reato di femminicidio, perché sono già 104 le donne vittime di femminicidio in Italia dall'inizio dell'anno . Questo per dire che bisogna fare di più e in fretta. Sono donne uccise in quanto donne: il 38 per cento delle vittime aveva figli piccoli, mentre, per quanto riguarda l'autore del reato, si tratta del marito o del convivente nel 56 per cento dei casi, del figlio o del genitore nel 19 per cento, dell'ex marito nel 13 per cento, del fidanzato o dell'ex compagno nel 12 per cento dei casi.
Con questo ordine del giorno, chiediamo che il Governo si impegni ad estendere il Protocollo Zeus per il recupero volontario degli uomini maltrattanti, essendo, questo, uno strumento molto utile e importante per prevenire gli esiti più drammatici dei comportamenti violenti. Prevede la presa in carico del maltrattante nella fase dell'ammonimento del questore, un percorso che, ovviamente, presuppone l'assunzione di responsabilità da parte dell'uomo, che non è scontata, ma che va pretesa. Dal 2020 ad oggi, sono stati 7.500 i soggetti a cui è stato notificato l'ammonimento per violenza domestica e per atti persecutori. Questa misura preventiva gioca un ruolo decisivo nel tentativo di bloccare il ciclo della violenza, ma solo in 54 questure, il 47 per cento del totale, è operativo detto protocollo.
E, allora, chiediamo al Governo di valutare l'opportunità di renderlo operativo in tutte le questure d'Italia e, nello stesso tempo, di mettere le Forze dell'ordine nelle condizioni di adottare le iniziative necessarie per prevenire la commissione di gravi reati, come la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza o l'attivazione di servizi di vigilanza specifici per le donne in pericolo. Quindi, ci auguriamo che il Governo accolga l'ordine del giorno e che il Parlamento si esprima all'unanimità, così come è avvenuto quando abbiamo votato gli ordini del giorno e le mozioni nel giorno in cui si ricordava la lotta e il contrasto alla violenza sulle donne, che questo possa essere un atto significativo all'interno di questo provvedimento, di questa discussione, di cui abbiamo visto risvolti non propriamente felici .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Nel passaggio al Senato, lo abbiamo già evidenziato, il decreto-legge ha ampliato il suo perimetro, introducendo numerose modifiche alle disposizioni attuative della legge n. 134 del 2021, la cosiddetta “riforma Cartabia”. Ebbene, noi in questa sede vogliamo cogliere quindi l'occasione per sollecitare una modifica ulteriore, a cui il Governo evidentemente non ha pensato. L'ordine del giorno a mia prima firma si inserisce nel solco dell'ordine del giorno già illustrato dal collega Cafiero De Raho, perché la modifica che chiediamo con forza al Governo è proprio quella volta a superare il regime dell'improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, un istituto che è stato introdotto con l'articolo 344- del codice di procedura penale, che, forse, vale la pena citare proprio in modo dettagliato.
Cosa prevede questo articolo? Prevede che la mancata definizione del giudizio di appello entro il termine di 2 anni costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale e la mancata definizione del giudizio di Cassazione entro il termine di un anno costituisce causa di improcedibilità dell'azione penale. Solo quando il giudizio di impugnazione è particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o delle imputazioni o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare, questi termini possono essere prorogati con ordinanza motivata del giudice che procede, ma per un periodo non superiore ad un anno per quanto riguarda il giudizio di appello e a 6 mesi nel giudizio di Cassazione.
Come ricordava bene il collega Cafiero De Raho, soltanto per l'insistenza, per la battaglia davvero svolta dal MoVimento 5 Stelle, venne inserito un ulteriore periodo, che prevede proroghe ulteriori, all'infinito, per i delitti commessi per finalità di terrorismo, di eversione, per tutti i reati di mafia o aggravati dal metodo mafioso, insomma per tutti i delitti più gravi. Sarebbe stato, consentitemi di dire, davvero osceno e vergognoso che questi delitti, in qualche modo, subissero la tagliola dell'improcedibilità. E, ripeto, solo in virtù della determinazione del MoVimento 5 stelle, sono stati sottratti a quella tagliola.
È chiaro come l'improcedibilità sia un istituto che potremmo definire “ammazza processi”, che rappresenta il fallimento dello Stato nel dare una risposta di giustizia, uno schiaffo in faccia alle vittime. È un istituto anche, consentitemi, antieconomico, perché, dopo che si sono investiti uomini, mezzi, energie, denaro, dopo che lo Stato ha investito tutto questo nell'accertamento di un reato, poi tutto finisce così, tutto va in fumo, soltanto perché arriva un certo tempo, una certa tagliola. Un istituto che, quindi, è proprio in controtendenza, oserei dire, anche a livello proprio di impatto economico.
Visto che ho il tempo, non solo voglio sottolineare questi aspetti, che sono tutti i profili per cui, a nostro avviso, dovrebbe essere cancellato totalmente questo istituto dall'ordinamento, ma faccio un passo ulteriore. Le ordinanze che dispongono la proroga del termine che vi ho citato prima sono ricorribili per Cassazione. A suo tempo, feci un ordine del giorno in cui chiedevo al Governo di provvedere ad un ampliamento della pianta organica dei magistrati di Cassazione e anche un ampliamento, un adeguamento, un rafforzamento del personale amministrativo a supporto degli stessi. Questo perché individuavo la criticità maggiore, la debolezza maggiore di tutto questo nuovo impianto proprio nell'imbuto che si sarebbe creato nella Corte di cassazione, un corto circuito per il quale tutti i ricorsi arrivati in Cassazione sarebbero stati dichiarati improcedibili proprio per la decorrenza di quel termine che si è imposto con questo provvedimento.
Nulla di questo è stato fatto. C'era un'occasione, che era la legge di bilancio, ma non avete messo un euro in questo senso per rafforzare la pianta organica della magistratura in generale, tanto più della magistratura della Corte di cassazione. Questo ci conferma un'ulteriore inadeguatezza di questo impianto normativo, anche sotto il profilo pratico, e, dunque, ripeto, questo ordine del giorno è volto a darvi l'occasione per cancellare questo istituto dal nostro ordinamento .
PRESIDENTE. L'onorevole Di Biase ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/68.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, cercherò anch'io, non con qualche difficoltà, debbo dire, visto il provvedimento che ci accingiamo a votare, a stare nell'ordine del giorno. Non me ne vorranno i colleghi assonnati e annoiati che ci guardano dai banchi della maggioranza, ma la materia che ci avete chiamato…
TOMMASO FOTI(FDI). Assonnata sarà lei! Con me hai sbagliato l'indirizzo, ti devi rivolgere alla Presidenza! Con me lo hai sbagliato di sicuro!
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Li vediamo non soltanto annoiati, ma anche abbastanza aggressivi e con un tasso di testosterone che, francamente, a me non incute alcun timore.
Quindi, il collega che mi interrompe, pensando così di soverchiarmi, forse ha sbagliato indirizzo . Dicevo, per stare nel merito della questione…
PRESIDENTE. Onorevole, la prego, si rivolga sempre a me.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Non vi è dubbio, Presidente. Dicevo, visto la materia che siamo chiamati a discutere, la delicatezza che siamo chiamati a discutere, avremmo preferito che partecipassero a questa discussione anche deputati della maggioranza, ma così non è stato, segno che vogliono proprio andare dritti e non vogliono ascoltare quegli stessi suggerimenti che li hanno portati, se mi consentite, a migliorare il decreto, almeno nella sua stesura, per come è uscito dal Senato.
Ieri ho avuto modo di intervenire durante la discussione generale sul decreto, oggi torno con un argomento che mi è particolarmente caro e che mi preoccupa enormemente, che è quello che riguarda il tema sanitario. Lo dico perché, proprio in queste ore, abbiamo assistito a dichiarazioni di Bertolaso che ci hanno lasciato piuttosto impressionati rispetto agli esiti di tamponi fatti per coloro che venivano dalla Cina. Parliamo veramente di numeri spaventosi: circa la metà delle persone presenti nel volo sono risultate positive al COVID. Lo dico perché, a questo punto, i presidi sanitari messi in campo negli scorsi mesi, negli scorsi anni, hanno rivelato tutta la loro utilità. Lo dico perché, in questo provvedimento che volete farci votare, facendo, tra l'altro, una forzatura evidente, mettendo all'interno misure di natura sanitaria, prevede non soltanto la sospensione dell'obbligo vaccinale per il personale sociosanitario e socioassistenziale - che, di fatto, è quello che vive e che ha a che fare con le persone più fragili e, quindi, dovrebbe essere quello, invece, maggiormente protetto - ma procedete a un vero e proprio condono sanitario, anche rispetto alle sanzioni che erano state comminate a coloro i quali, in modo del tutto irresponsabile, avevano scelto di non vaccinarsi, pur invece dovendolo fare.
Fatemi dire, perché davvero il mio tempo è poco: io vedo in questo provvedimento - prima l'onorevole Ricciardi ci ha intrattenuto sul concetto del pericolo, ma ci ha anche parlato di fritto, abbiamo a che fare con un bel “cuoppo” napoletano, non solo è fritto, ma è anche molto variegato nella sostanza che ci proponete -, un atteggiamento schizofrenico da parte di questo Governo. L'abbiamo sentita la Presidente Giorgia Meloni, nel suo discorso di insediamento, il 25 ottobre, dire “io ho simpatia, provo simpatia per i ragazzi che manifestano”, salvo, poi, 5 giorni dopo, vedere promuovere il decreto , in cui, di fatto, mi pare che i giovani che si riuniscono non vengano affatto trattati bene. Poi, abbiamo assistito al Ministro Schillaci, che dice di non aver messo mai in discussione l'importanza dei vaccini e, con una grande giravolta, poi, però, toglie l'obbligo vaccinale e ne sospende la sanzione. Poi, abbiamo visto il Ministro Nordio rivendicare, voler ridurre e rivedere l'uso e l'utilizzo delle intercettazioni, salvo, poi, invece, trovarle in grande auge, riabilitate e incentivate, invece, nel decreto . Allora fatemi dire questo: il virus sta rialzando la testa e voi, invece, state abbassando la guardia. Meno di un italiano su dieci sta facendo il vaccino e questo è dovuto anche all'atteggiamento che voi state avendo rispetto alla rappresentazione del COVID…
PRESIDENTE. Concluda.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Penso - e davvero concludo, ma mi prendo solo il maltolto - che non dovrebbe essere frutto di contrasto e di distinzione, Presidente, il tema della sanità. Vorrei che su questi temi, più che mai, provassimo a trovare una sintesi e, ancora una volta, come è stato fatto negli scorsi anni, mettessimo innanzi a tutto la scienza
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti, che è assente.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, intervengo sul mio ordine del giorno n. 9/705/9, perché affronta una questione particolarmente delicata ed importante, su cui voglio richiamare l'attenzione del Governo. Il mio ordine del giorno riguarda l'articolo 5-, introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato. Ebbene, l'articolo 5- apporta modifiche alla disciplina transitoria prevista dall'articolo 85 del decreto legislativo n. 150 del 2022, il decreto legislativo che ha dato attuazione alla riforma del processo penale, la cosiddetta riforma Cartabia. L'articolo 85 cosa fa? Contiene alcune modifiche al regime di procedibilità di alcuni reati. Ebbene, l'articolo 5-s, intervenendo su questo articolo 85, è una norma delicata e, dal nostro punto di vista, anche fuori dalla realtà pratica. Per capirlo e per spiegarlo occorre fare un passo indietro.
L'articolo 85 che viene impattato dall'articolo 5- che cosa prevede? L'articolo 85 prevede un regime transitorio per quei reati che, con la riforma Cartabia, da perseguibili d'ufficio sono diventati perseguibili a querela di parte. In particolare, l'articolo 85, formato da due commi. prevedeva due fattispecie: se il fatto di reato è stato commesso prima dell'entrata in vigore della riforma Cartabia e, quindi, prima del 30 dicembre e non è ancora pendente il processo penale, il termine per proporre la querela decorre dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 150 del 2022, quindi il termine di tre mesi per presentare querela decorre dal 30 dicembre; se il fatto, invece, è stato commesso prima dell'entrata in vigore della riforma, ma il relativo procedimento penale è già pendente, il giudice oppure il pubblico ministero, se ancora non era stata esercitata l'azione penale, avrebbe dovuto informare la persona offesa della facoltà di esercitare il diritto di querela e il termine di tre mesi per presentare la querela decorreva dal giorno in cui la persona offesa veniva messa al corrente della possibilità di presentare querela.
L'articolo 5- cosa fa? L'articolo 5- cancella il comma 2 dell'articolo 85, ponendo due grandi problemi. L'articolo 5- prevede che, se sono in corso di esecuzione delle misure cautelari personali, queste perdono efficacia se entro 20 giorni dall'entrata in vigore della nuova disciplina - quindi dal 1° gennaio 2023 - l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. Cosa significa questo? Presidente, stiamo parlando di reati di una certa importanza che creano allarme sociale e paura nei cittadini che li subiscono, perché sono passati dalla procedibilità d'ufficio alla procedibilità a querela reati come lesione personale, violenza privata, sequestro di persona, truffa, frode informatica, minaccia. Ebbene, con questa nuova disciplina il Governo, anzi, voi date soltanto 20 giorni alla persona offesa per essere informata, per essere ricercata dalla polizia giudiziaria e per presentare querela.
È un termine assolutamente irrisorio, come hanno sottolineato tutti gli auditi, e se voi persistente in questa vostra volontà e non modificate il termine, come noi abbiamo proposto, dando almeno 60 giorni, vuol dire due cose, ovvero che non vi rendete conto della macchina della giustizia, perché imponete alla polizia giudiziaria e all'autorità giudiziaria un adempimento che non potranno mai espletare, e soprattutto dimenticate del tutto la persona offesa e fate scadere appositamente tante misure cautelari personali. Di questo, se non accoglierete il nostro ordine del giorno, vi dovete assumere pienamente la responsabilità
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. È già stato messo in evidenza, durante il dibattito generale e negli interventi che mi hanno preceduto, il carattere assolutamente confuso e pasticciato di questo decreto, che accorpa materie del tutto eterogenee, molte delle quali non hanno le ragioni d'urgenza che giustificano un decreto-legge. È un decreto che contiene norme, in particolare sull'ergastolo ostativo, che non possiamo condividere.
La Corte costituzionale è stata molto chiara: il pentimento non può essere la sola e unica ragione per la concessione di benefici a chi è stato condannato all'ergastolo e non si può adottare una normativa che violi l'articolo 3 sull'uguaglianza dei cittadini e l'articolo 27 della Costituzione sul carattere redimibile della pena. Voi, invece, avete scritto una norma che nega questi articoli. Sulle indicazioni della Corte costituzionale, peraltro, c'era una proposta approvata nella scorsa legislatura da questa Camera, che non ha completato l'iter al Senato. Il Senato, riprendendo quel provvedimento, lo ha peggiorato e voi lo avete assunto peggiorato, con un'estensione di interpretazione assolutamente arbitraria contro il pronunciamento e le indicazioni della Corte. È, in modo esplicito, un provvedimento che ha un profilo di incostituzionalità.
Inoltre, tutto il decreto che ci avete presentato è ispirato da un'idea che contraddice quanto il Ministro Nordio ha dichiarato qualche giorno fa. Il Ministro Nordio, che, ogni giorno, annuncia provvedimenti di riforma, ha voluto sottolineare che l'impianto in materia di giustizia di questa maggioranza non sarebbe carcerario. In realtà, se uno assume questo provvedimento e lo legge in tutte le sue parti, vede una contraddizione del tutto evidente, perché questo provvedimento è ispirato all'idea che per qualsiasi reato l'unico modo per sanzionare sia quello di ricorrere alla carcerazione. Sappiamo bene che la moderna giurisprudenza, il moderno diritto penale, il moderno diritto di procedura penale, gli esperti che si occupano da anni del tema del carcere, ci spiegano che, se c'è una stortura che non può più essere tollerata ed è fonte, a sua volta, di storture e degenerazioni drammatiche - di cui abbiamo avuto un esempio ancora con la vicenda del Beccaria di Milano di qualche giorno fa -, quella è, appunto, un iper-ricorso alla carcerazione, come se fosse l'unico modo per sanzionare dei comportamenti illeciti o illegittimi. Ma non è solo questa la ragione della nostra contrarietà.
Nel decreto ci sono altri provvedimenti inquietanti; c'è il reintegro dei medici no-vax con uno schiaffo a tutti gli operatori sanitari che hanno messo a repentaglio la loro vita in questi anni per garantire la cura e la tutela della salute dei cittadini; c'è il rinvio delle multe per chi non ha ottemperato all'obbligo vaccinale; c'è ancora una volta la soppressione dell'obbligo vaccinale e via via di questo passo.
Inoltre, a proposito del provvedimento sui . vorrei far notare, proprio a conferma della contraddittorietà sul tema della carcerazione, tra quello che dichiara Nordio e questo provvedimento, che questo provvedimento prevede per i una carcerazione che vada da 3 a 6 anni. Ricordo che a chi commette il reato di falsa testimonianza, oggi, può essere erogata una pena tra due e sei anni; per frode giudiziaria da uno a cinque anni; per favoreggiamento, anche di reati gravi, quattro anni; per l'evasione, che è certamente un reato particolarmente acuto, dai tre ai sei anni; per attentati a impianti energetici, da uno a cinque anni; per crollo edilizio, da uno a cinque anni; per sottrazione di minore, reato particolarmente grave, da uno a tre anni; tutte pene che sono inferiori a quelle che prevedete per un comportamento che è certamente meno lesivo dell'incolumità e della tutela pubblica di quelli che vi ho citato.
Per questo, non potremo votare questo decreto e vogliamo auspicare che questi ordini del giorno che vi presentiamo non siano intesi soltanto come una prassi ostruzionistica, ma vi diano il destro di poter modificare e correggere i provvedimenti drammaticamente sbagliati, con effetti e conseguenze che saranno scaricati prima di tutto su quei cittadini che spesso sono i cittadini più inermi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Davide Aiello. Ne ha facoltà.
DAVIDE AIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Illustro questo mio ordine del giorno in quanto il Governo e i partiti di maggioranza che sostengono questo Governo con questo provvedimento intervengono in materia di concessione di benefici penitenziari nei confronti di detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. Quindi, sono intervenuti sull'articolo 4- dell'ordinamento penitenziario che regola l'istituto dell'ergastolo cosiddetto ostativo.
Presidente, un aspetto qualificante della precedente formulazione dell'articolo 4- dell'ordinamento penitenziario era rappresentato proprio dalla previsione di ulteriori figure delittuose che andavano al di là dell'associazione mafiosa, quali ad esempio i reati di corruzione, peculato e concussione. L'estensione a questi reati e ad altri reati contro la pubblica amministrazione era stata determinata dall'esigenza di rafforzare le indagini sulla criminalità organizzata attraverso il contrasto a tutti i diversi strumenti di cui le mafie si servono per stringere rapporti volti a rafforzare il loro potere economico. Infatti, Presidente, come risulta dall'esperienza acquisita anche nel corso delle indagini, l'introduzione nel novero dei reati ostativi di queste figure di reato si è resa necessario per rafforzare il contrasto alle associazioni mafiose che preferiscono fare sempre meno ricorso alla violenza e all'intimidazione per usare mezzi ben più subdoli e pervasivi. D'altronde, Presidente, le recenti vicende avvenute in Europa dimostrano quanto siano gravi e diffusi i fenomeni di corruzione che, tra l'altro, riguardano soggetti considerati insospettabili.
Segnaliamo, quindi, in questa sede, che le raccomandazioni fatte all'Italia, formulate anche dal GRECO, che sarebbe il gruppo di Stati contro la corruzione, che è un organo del Consiglio d'Europa, invitavano in particolar modo l'Italia ad inasprire il contrasto alla corruzione, oltre che ad intervenire anche in una logica di prevenzione, introducendo, ad esempio, una disciplina sul conflitto di interessi e una regolamentazione dell'attività lobbistica. Per questo, il MoVimento 5 Stelle si è fatto carico di portare in Parlamento le istanze di questi organismi internazionali, anzitutto con l'approvazione della legge Spazzacorrotti che, dando seguito alle sollecitazioni degli organismi europei e internazionali, tratta il tema della trasparenza e del finanziamento dei partiti politici e del contrasto alla corruzione.
In conseguenza di quell'intervento normativo, il GRECO, quindi, questo organismo del Consiglio d'Europa, nelle raccomandazioni fatte all'Italia il 4 febbraio 2020, ha valutato positivamente i progressi fatti dal nostro Paese nel contrasto alla corruzione nel settore pubblico e sulla trasparenza per quanto riguarda il settore privato, anche con riguardo al finanziamento della politica e ai finanziamenti ai partiti.
Per questo motivo, Presidente, con questo ordine del giorno, chiediamo al Governo di impegnarsi, nel più breve tempo possibile, a sanare il normativo che si è creato con l'espunzione dei reati più gravi contro la pubblica amministrazione e, addirittura, di quelli commessi in forma associativa, dal meccanico ostativo dettato dall'articolo 4- dell'ordinamento penitenziario.
Ciò per noi, ovviamente, è un passo indietro che non possiamo tollerare. Al riguardo chiediamo al Governo di tornare sui suoi passi, perché il Movimento 5 Stelle ovviamente non farà un passo indietro in tal senso, perché stiamo parlando di lotta alla mafia e alla corruzione e noi sappiamo quanto questi fenomeni siano, purtroppo, ancora molto pervasivi nel nostro Paese. Da questo Parlamento non possiamo assolutamente lanciare il messaggio che il Paese fa passi indietro nella lotta alla mafia e nella lotta alla corruzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, se volesse seguirmi, magari, anziché stare al telefono, gliene sarei grata, perché si deve a quest'Aula un po' di attenzione in una fase come questa. Ecco, apprezzo molto la sua attenzione.
Colleghe e colleghi, quello che nacque come decreto , il primo decreto del Governo Meloni, il suo biglietto da visita, per così dire, è diventato una specie di …
PRESIDENTE. Onorevole Boldrini, le chiedo scusa, ci avvertono dalla regia che il microfono dà disagio, se può cambiarlo, cortesemente. Ho interrotto il tempo. Le chiedo scusa.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). La ringrazio, Presidente, per avermi avvisato; la ringrazio per la cura che mi ha dimostrato. Come dicevo, quello che nacque come decreto il primo decreto del Governo Meloni e, in qualche modo, il suo biglietto da visita, è diventato una specie di dove vari Ministri hanno aggiunto la propria bandierina; si fa fatica a capire quale sia il che leghi questi temi. E vado a dire: si rinvia la riforma Cartabia, si interviene male sui reati ostativi e si manda un messaggio propagandistico e pericoloso alla galassia dei no-vax. Presidente, su quest'ultimo tema si concentra il mio ordine del giorno, cioè sul messaggio propagandistico alla galassia no-vax. Cosa fa il Governo con questo decreto? Fa terminare con due mesi di anticipo l'obbligo vaccinale per il personale sanitario, dispone il reintegro dei medici no-vax sospesi e lo fa nonostante - attenzione - la contrarietà di molte regioni e, poi, sospende fino al 30 giugno 2023 le sanzioni pecuniarie nei loro confronti. Ecco, possiamo o no parlare allora di un'amnistia sanitaria? Io penso di sì, Presidente, potremmo chiamarla proprio così. Ma, vede, non finisce qui, non è più neanche obbligatorio il ad esempio per i familiari dei pazienti delle RSA e non sarà più necessario il tampone negativo per uscire dall'isolamento.
Allora, qual è il segnale di queste misure? Innanzitutto, è chiaro che questo decreto dà uno schiaffo ai tanti medici, agli operatori e alle operatrici sanitarie che hanno rispettato tutte le regole, l'hanno fatto con serietà e anche con convinzione, poi, senza alcuna base scientifica, con questo decreto si sentenzia che il COVID è, ormai, un evento del passato e non ha alcuna possibilità di tornare, Presidente, e questo proprio nei giorni in cui in Cina si segnalano 5 mila morti e un milione di contagi al giorno; nel giorno in cui gli Stati Uniti e anche vari Paesi europei stanno decidendo se adottare nuove misure e quando in Italia, prima a Malpensa, poi a Fiumicino e ora su tutto il territorio nazionale, ai viaggiatori provenienti dalla Cina si torna a chiedere il tampone. Ebbene, che dire, il tempismo è veramente singolare.
Quindi, che cosa fanno loro, cosa fanno in un momento come questo? Mandano un messaggio di lassismo e di impunità. Allora, l'amore verso l'Italia dei patrioti qui non lo vedo, tanto meno verso gli italiani e le italiane.
Mi viene da dire che sono del tutto irresponsabili, perché siamo usciti dalla fase più dura della pandemia grazie all'impegno straordinario del personale sanitario, grazie al rigore con il quale i due Governi precedenti hanno dettato regole chiare e al fatto che la stragrande maggioranza degli italiani e delle italiane ha aderito a queste regole e lo ha fatto con sacrificio. Allora, mi rivolgo al Governo e alla maggioranza: e a voi che cosa preme? Me lo fate capire? Perché il messaggio di compiacenza che mandate è pericoloso. Lo mandate a una minoranza ideologica e antiscientifica di no-vax.
Allora, Presidente, vado a chiudere chiedendo in questo ordine del giorno che il Governo si impegni a considerare che stiamo vivendo una fase molto delicata, quindi si impegni, di fronte al rischio di una nuova crescita dei contagi - che oggi più che mai è reale - di predisporre un piano di misure e di azioni che preveda anche l'utilizzo delle mascherine sui mezzi di trasporto, ad esempio a media e lunga percorrenza, perché questo mi sembrerebbe il minimo. Insomma, rappresentanti del Governo non state lì, membri della maggioranza non state con le mani in mano, non siate vittime della vostra propaganda e non giocate con la salute degli italiani e delle italiane .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno è relativo all'articolo 4 del decreto-legge in esame, che introduce la possibilità per la Guardia di finanza di procedere a indagini fiscali nei confronti dei detenuti che sono al regime del 41- dell'ordinamento penitenziario. Questa novella, a parer mio, sembra più avere un carattere propagandistico, di bandiera, perché, in effetti, si inserisce in un tessuto normativo che in gran parte copre quello che la novella dovrebbe, invece, introdurre.
Infatti, in base alla normativa vigente - ci si riferisce all'articolo 25 della legge n. 646 del 1982, la legge Rognoni-La Torre - il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza competente per territorio può procedere alla verifica fiscale, tributaria e patrimoniale nei confronti di una serie di soggetti che sono, per l'appunto, enucleati dall'articolo 25 e, segnatamente, nei confronti dei soggetti nei cui confronti sia stata emanata una sentenza di condanna anche non definitiva, quindi ancora giudicabile, per taluno dei reati previsti dall'articolo 51, comma 3-, del codice di procedura penale. Sono delitti per i quali è competente la procura distrettuale e, quindi, sono delitti, tanto per farne un'enumerazione breve, come le associazioni di tipo mafioso, l'estorsione, l'associazione per delinquere, finalizzata alla commissione dei reati contro l'immigrazione, lo scambio elettorale politico-mafioso. Ancora, sempre l'articolo 25 prevede questa possibilità per la Guardia di finanza di procedere a verifica fiscale nei confronti dei soggetti che hanno riportato una condanna anche non definitiva per il reato di trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori e, ancora, nei confronti delle persone che sono attinte da una misura di prevenzione.
Quindi, nell'articolo 4 si introduce anche questa facoltà per la Guardia di finanza nei confronti di quelle persone che hanno la misura del 41- dell'ordinamento penitenziario. Però, queste stesse persone normalmente sono già state condannate o sono imputate per i delitti previsti dall'articolo 51, comma 3, predetto. Quindi, voglio dire che c'è una sovrapposizione normativa e c'è anche in questo caso, tra l'altro, un mancato coordinamento con la legislazione previgente e, segnatamente, con il codice delle leggi antimafia. Quindi, non si comprende anche la di questa novella.
Sarebbe stato, invece, interessante fare un'introduzione molto più stringente qualora si fosse prevista, non la mera facoltà per la Guardia di finanza di procedere alla verifica fiscale in relazione a questi soggetti, ma l'obbligo della stessa Guardia di finanza di procedere alla stessa verifica.
Di fatto, la lettura originaria della legge Rognoni-La Torre prevedeva proprio quest'obbligo della Guardia di finanza di procedere a verifica fiscale. Nel 1990, ci fu una modifica, per cui alla Guardia di finanza fu data la facoltà e non l'obbligo di procedere alla stessa.
Nell'ordine del giorno a mia firma si rileva proprio questa incongruenza e si chiedeva, per l'appunto, di adoperare una modifica in tal senso e di prevedere l'obbligatorietà da parte della Guardia di finanza di procedere a verifica fiscale e patrimoniale per i soggetti che sono al 41- e che sono stati condannati per reati particolarmente gravi e di enorme allarme sociale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, siamo oggi a proporre un ordine del giorno per contrastare quella parte del decreto in esame che, nel suo complesso, presenta diverse impostazioni inutili e addirittura dannose, dettate, in molte parti, da un'impostazione ideologica e non dalla volontà di risolvere i problemi delle persone e delle comunità.
Fra le altre cose, il decreto-legge in esame prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale dal 2 novembre 2022, nonché la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle attività e delle erogazioni delle sanzioni amministrative previste per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale nei confronti di alcune categorie lavorative.
Ebbene, questa misura viene posta in un momento in cui il COVID-19 circola ancora in modo preponderante tra la popolazione, mettendo a rischio la vita di anziani e fragili e una sua eventuale mutazione e recrudescenza rimane ad oggi imprevedibile.
Sono di oggi le preoccupanti notizie dei contagi che arrivano dalla Cina e le conseguenti azioni - il provvedimento del Ministro Schillaci - che dimostrano la percezione della preoccupazione che sta anche nel Governo nel merito. Quindi, ci sembrano ancora più incomprensibili le misure introdotte con questo provvedimento, come, appunto, la fine dell'obbligo vaccinale, il reintegro dei lavoratori, in particolare, di quelli che lavorano in ambito sanitario, che è ancora più delicato, e l'abolizione dell'utilizzo del quale requisito per l'accesso in strutture come RSA e strutture riabilitative, misure che vanno tutte nella direzione opposta, come se il virus non circolasse più, nonostante i bollettini settimanali del Ministero della Salute sull'incidenza del COVID, indichino un numero di contagi elevato, un tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale in aumento e il numero delle vittime in crescita (686 morti nella prima settimana di dicembre e 719 nella seconda).
I dati del bollettino settimanale del monitoraggio ci dicono quanto sia necessario, invece, continuare ad adottare misure comportamentali individuali e collettive come l'uso della mascherina in determinati contesti affollati, l'areazione dei locali e l'igiene delle mani. Questo, peraltro, anche di fronte a un altro dato che appare, cioè di fronte al fatto che, nonostante la scienza ci dica che l'elevata copertura vaccinale e il completamento dei cicli di vaccinazione, con particolare riguardo alle categorie più fragili, rappresentano strumenti necessari a mitigare l'impatto clinico dell'epidemia, ebbene nonostante ci siano tali indicazioni, fino al 16 dicembre solo il 28 per cento della platea degli aventi diritto aveva ricevuto la quarta dose, a fronte dell'84 per cento di quelli che hanno ricevuto la terza dose.
Sono dati allarmanti, che indicano l'importanza non di ritornare indietro, ma, anzi, di predisporre nuove campagne di informazione. Questo lo vedo concretamente anche nella mia regione, la Liguria, dove, nonostante un ultimo di diminuzione dei casi degli ultimi giorni, dopo settimane di incremento, i dati evidenziano un'incidenza attuale significativa del COVID sopra la media nazionale (per quanto riguarda i posti letto occupati in area medica, sono pari al più 31 per cento, i posti letto in terapia intensiva sono pari al più 5,8 per cento), dati che, unitamente al picco dell'influenza stagionale, nelle scorse settimane, hanno messo in ginocchio diverse sedi del pronto soccorso della mia regione. Tutto questo rende urgente riprendere, anche dal punto di vista organizzativo e comunicativo, regole di protezione della pandemia. Invece, con questo decreto, ci troviamo di fronte ad uno smantellamento, come se fosse ormai tutto completamente concluso. Peraltro, non c'è proprio alcuna urgenza procedurale in questo smantellamento anzi, al contrario, ci sembra un modo ancora una volta - e in queste poche settimane ne abbiamo viste diverse di scelte così - di dare una risposta identitaria a promesse fatte in campagna elettorale, senza alcun fondamento scientifico e organizzativo e senza porsi l'obiettivo di risolvere i veri problemi delle persone, anzi vanificando gli sforzi fatti e mettendo a repentaglio i risultati raggiunti. Ci saremmo aspettati davvero un ripensamento dopo i dati degli ultimi giorni, ci saremmo aspettati anzi l'impostazione di protocolli di rischio; invece, ancora una volta, prevale la volontà di riscontrare promesse elettorali a scapito della salute dei più fragili.
PRESIDENTE. Concluda.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Sto concludendo. A parole, oggi, la Sottosegretaria dell'Interno dichiara che occorre tenere alta la guardia; nei fatti mantenete questo decreto. Qui - e concludo davvero - non si tratta di maggioranza e opposizione, ma di tutelare la vita della gente. Con i nostri ordini del giorno vi chiediamo, quindi, di fermarvi, di ascoltare la scienza e di tutelare la salute delle persone .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.
ILARIA FONTANA(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo un impegno chiaro e netto, quello di intraprendere iniziative a carattere normativo volte a superare le disposizioni della riforma Cartabia, in particolare riguardanti l'improcedibilità dell'azione penale per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, prevedendo che la stessa non possa intervenire in riferimento ai reati ambientali. È proprio sui reati ambientali, Presidente, che vorrei concentrarmi - e ovviamente, tramite lei, chiedere anche l'attenzione del Governo qui presente -: quando parliamo di reati ambientali, parliamo di inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività, omessa bonifica, emissione o scarico illegale di sostanze nelle nostre tre matrici fondamentali, che sappiamo essere acqua, aria e suolo. Secondo l'Unap, i reati ambientali fruttano alla criminalità organizzata tra i 91 e i 250 miliardi di dollari. I dati SNPA ci dicono che in Italia, nell'attuazione della legge n. 68 del 2015 sugli ecoreati, che, tra l'altro, è una legge che ha dato una svolta per quanto riguarda il tema ecomafie, solo nel 2018, 108 sono state le comunicazioni di notizia di reato emesse riconducibili ai delitti per inquinamento ambientale, omessa bonifica, traffico o abbandono di materie radioattive, impedimento al controllo. Quindi, secondo i dati di Legambiente, nel Ecomafia 2022, nel 2021 i reati contro l'ambiente non scendono sotto quota 30 mila; quasi il 44 per cento si concentrano nelle quattro regioni Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Sapete cosa vuol dire 30.000? Vuol dire che si registrano 84 casi al giorno, 3,5 ogni ora. Sono dati allarmanti e preoccupanti, che denotano anche un altro aspetto che non è da sottovalutare, cioè che si creano delle filiere illegali. Sempre secondo il di Legambiente, il ciclo illegale del cemento, purtroppo, guida la classifica delle filiere illegali, seguito poi dai rifiuti, dai sequestri, dai reati contro la fauna e contro il nostro un prezioso patrimonio boschivo.
È fondamentale, quindi, che il legislatore - quindi noi, in questo caso - fornisca strumenti più adatti, più adeguati possibile, per affrontare anche questo aspetto, che non è assolutamente da sottovalutare.
Per tutti questi motivi, chiedo, tramite lei, Presidente, al Governo di pensare seriamente al parere che poi darà in una fase successiva a questo ordine del giorno e soprattutto chiedo di non includere i reati ambientali nel novero di quelli che possono essere falcidiati dal regime dell'improcedibilità (
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roberto Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto che discutiamo è stato definito un un fritto misto, come in gergo parlamentare vengono chiamati questo tipo di provvedimenti senza apparente unitarietà, ma, a ben vedere, c'è un accordo politico tra le varie norme. Il decreto che si sta proponendo non è un “decreto giustizia”, come qualcuno lo ha chiamato, ma un “decreto ingiustizia”, che mette in discussione aspetti essenziali della libertà e della salute degli italiani, mette a rischio i soggetti più fragili e più esposti, attacca lo spazio delle libertà personali, introduce, per decreto, nuove fattispecie penali, minaccia l'energia dei giovani e fa finta di non vedere che l'emergenza sanitaria, seppur ridotta, continua ad esistere al nostro fianco. Questo decreto, sommato al prossimo decreto sicurezza che sta per arrivare e alle gravi dichiarazioni del Presidente del Senato La Russa, fa parte di un'azione, in parte esplicita - perché non c'è ancora il coraggio di un'azione frontale -, in parte ancora ambigua, di cambiare le basi morali, oltre che materiali, della Repubblica, ma è un tentativo oscurantista, che va contro lo spirito profondo di libertà, di autonomia e di responsabilità della società civile italiana e di creatività dei giovani, sentimenti che ora sembrano distratti e sopiti, ma che verranno fuori e che noi vogliamo raccogliere, rappresentare e fare sostanza dell'opposizione parlamentare e sociale a questo Governo di destra. L'Italia non è quella che vuole e immagina questo Governo. Con questo decreto, si mette a rischio la salute degli italiani - lo hanno detto molti colleghi -, si pone fine completamente alle misure di emergenza COVID, all'obbligo vaccinale per tutti i lavoratori della sanità e si condona chi ha evaso quelle norme di protezione, in un momento delicato - anche questo è stato ricordato e sentiremo domani il Ministro Schillaci - nel quale si stanno delineando nuove incertezze e nuovi rischi.
Di fatto, questo è un “tana libera tutti” dall'uso delle mascherine e dall'applicazione del distanziamento interpersonale, che, fino ad oggi, ha consentito, con altre misure, risultati importanti: contenere il virus, proteggere i soggetti più fragili, fare in modo che il virus venisse ridotto, purtroppo non del tutto, ad una condizione di relativo contenimento.
Questo Governo raccoglie i risultati di chi lo ha preceduto, paga il conto elettorale no-vax e si appresta a dilapidare questo prezioso patrimonio di sicurezza pubblica. I bollettini settimanali del Ministero della Salute ci dicono che, in ambito sanitario, il numero dei contagi è in aumento, che il tasso di occupazione in aree mediche COVID-19 a livello nazionale è in aumento, che il numero assoluto delle vittime è in crescita. Se scendiamo - e questa è la materia dell'ordine del giorno che presento - nelle analisi specifiche a livello regionale, ci rendiamo conto che una delle regioni più a rischio è il Friuli-Venezia Giulia, una delle regioni governate dalla destra, che la Lega ha tentato di dipingere come un modello di buon governo e di innovazione. Ma quale buon Governo, quale innovazione e quale modernità? La verità è che i friulani sono esposti al rischio COVID molto più del resto dei cittadini italiani; in Friuli, il tasso degli over 50 che non hanno adempiuto all'obbligo vaccinale è in aumento rispetto alla popolazione del proprio territorio e questa particolare classifica vede il Friuli terzultimo, seguito solo dall'Abruzzo e della Calabria. La quota di popolazione vaccinata, in quota assoluta a livello nazionale, supera il 90 per cento, in Friuli si attesta a poco meno dell'85, collocando la regione al quint'ultimo posto, seguita dalle Marche, da Bolzano, dalla Valle d'Aosta e dal Lazio, il quale ha però somministrato più di 14 milioni di dosi dall'inizio della pandemia, a fronte dei circa 2 milioni e poco più del Friuli.
In Friuli, il dato sull'occupazione dei posti letto per il COVID è del 21 per cento, cioè un quinto dei posti letto del totale sono per COVID e questa è la quinta regione con maggiore incidenza sul sistema ospedaliero, secondo i dati del 19 dicembre, mentre la regione è settima in classifica sul totale della popolazione non vaccinata oltre i 5 anni.
Ho concluso, Presidente. Ci sono altri dati impressionanti. L'ultimo che voglio ricordare è che il Friuli, con il 7 per cento, ha la più alta percentuale di casi COVID in terapia intensiva, rispetto al dato generale dei pazienti in terapia intensiva. Ecco perché i friulani sono esposti a gravissimi rischi in questa nuova fase. Per questo, con questo ordine del giorno, chiediamo di predisporre la reintroduzione in quel territorio dell'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, in previsione di un possibile peggioramento ulteriore e immediato dei dati epidemiologici in tutti i luoghi al chiuso in cui si possono verificare assembramenti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Tucci. Ne ha facoltà.
RICCARDO TUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, siamo qui stasera a discutere sugli ordini del giorno presentati al decreto detto . Già il solo titolo farebbe ridere così. Immaginate tutti gli elettori del centrodestra, che in quest'ultima campagna elettorale hanno votato i partiti di quella zona del Parlamento: li hanno votati perché, magari, hanno promesso loro di risolvere i problemi degli imprenditori, hanno promesso loro di risolvere i problemi dei lavoratori. Immaginate se, invece di dire loro questo, avessero detto a questi elettori: la prima cosa che faremo, una volta arrivati al Governo, sarà un decreto per risolvere il grande problema delle persone che si riuniscono per manifestare. Perché quello era, evidentemente, il vero problema degli italiani. Era quello che tutti noi aspettavamo ogni giorno. Se avessero detto loro, magari, che avrebbero diminuito il reato sulla corruzione, allora sì che avreste preso i voti.
Vede, Presidente, ci troviamo stasera a discutere su questo decreto, non pensando che, secondo uno studio effettuato di recente, la corruzione costa allo Stato italiano 237 miliardi di euro, una cifra , circa il 13 per cento di PIL. E che fa, questo Governo? Decide di attenuare i reati afferenti al reato di corruzione. Quindi, tutti coloro i quali, i famosi colletti bianchi, spesso ne usufruiscono, non finiranno mai più in carcere, perché, fra benefici e quant'altro, non avranno mai più di questi problemi. Però, lo stesso Governo usa tutt'altro trattamento nei confronti di queste persone che si ritrovano a manifestare, utilizzando il pugno di ferro, creando una legge classista, debole con i forti e forte con i deboli. Questo è quello che state portando oggi allo Stato italiano. Mi sto riferendo, chiaramente, a quelle persone che si macchiano di quelle fattispecie di reati contemplati nell'articolo 5 del decreto-legge, per l'appunto anti , che introduce, leggo testualmente, dopo l'articolo 633 del codice penale, l'articolo 633-, denominato invasione di terreni o edifici con pericolo per la salute pubblica o l'incolumità pubblica, il quale punisce chiunque organizza o promuove l'invasione arbitraria dei terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento. Cioè, puniamo i raduni musicali con una punizione esemplare: da 3 fino a 6 anni! Puniamo questa gente in questo modo e poi, allo stesso tempo, nella stessa legge, di fatto, depenalizziamo i reati di corruzione. Queste persone vengono punite in maniera abnorme con una condanna che va da 3 a 6 anni di carcere, un trattamento sanzionatorio sperequato per una fattispecie di reato con formulazione vaga, che, tra l'altro, comprime - attenzione, qui - tutte le manifestazioni pubbliche che astrattamente minino l'ordine pubblico, la salute pubblica e la pubblica incolumità. Chiunque manifesta in questo modo è a rischio di arresto.
Tale legge, però, viola, come dicono gli esperti, i principi di determinatezza e tassatività previsti per le norme penali, oltre a cozzare palesemente con l'articolo 17 della Costituzione, che prevede il diritto di riunirsi pacificamente e senza preavviso, salvo comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Comprovati, non presunti, colleghi, comprovati! Per tutti coloro che incorrono in una tale fattispecie di reato, chiediamo quindi con questo ordine del giorno al Governo di riformulare questa pena, prevedendo per queste persone lavori di pubblica utilità, responsabilizzandole così, e permettendo loro di rientrare nella socialità per il danno cagionato. Come dicevano i latini, il massimo del diritto e il minimo dell'ingiustizia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei fare due premesse che aiutano a comprendere l'ordine del giorno che illustro, che è il n. 9/705/48.
Prima premessa: la pericolosità per la libertà di riunione, manifestazione e protesta, nella norma inizialmente varata dal Consiglio dei ministri, era talmente evidente che subito molti rappresentanti del Governo e della maggioranza si sono affannati a spiegare che la norma era pensata solo per i . Peccato che il campo di applicazione di una norma non è definito dalle intenzioni e interpretazioni dichiarate a questo o a quel giornale, ma da quello che c'è scritto. E proprio a causa della grossolanità e indeterminatezza del modo in cui la norma era scritta, si è reso, questo sì, necessario e urgente rimediare al rischio che la norma entrasse in palese contrasto con l'articolo 17 della Costituzione, attraverso una sua ampia riscrittura. E questo è stato un indubbio, per quanto parziale, successo che l'opposizione, in Parlamento e nel Paese, può a pieno titolo rivendicare.
La seconda premessa è la seguente: dice la Presidente Giorgia Meloni - lo ricordava in dichiarazione di voto l'onorevole Massimo Ruspandini - che organizzare un resta possibile: affitti regolarmente un capannone o un altro luogo, apri la partita IVA, osservi tutte le norme di sicurezza, eccetera, eccetera. Ma nessuno mette in discussione tutto ciò. Il punto è un altro. Il punto è che la violazione di ognuno di questi passaggi è già perseguita e sanzionata dalla normativa vigente; in realtà, dovrei dire con la sola eccezione, forse, della violazione della normativa fiscale, perché poi, si sa, intervengono i condoni, come i dodici previsti dalla legge di bilancio di questo Governo, a evitare ogni sanzione. Sostenere l'assurdità della nuova norma non significa, quindi, in alcun modo, proteggere o favorire l'illegalità. Il punto è che siamo di fronte a una norma che desta forti perplessità sotto due profili.
Il primo profilo riguarda l'opportunità di introdurre, addirittura ricorrendo allo strumento del decreto-legge, una nuova fattispecie criminosa, di cui, come detto, non c'è bisogno e che riesce miracolosamente ad essere, ad un tempo, non ben definita e fin troppo circoscritta. Si applica, infatti, specificamente al caso dei raduni musicali o con altro scopo di intrattenimento, ma non si capisce perché non si applichi ad altri raduni, se organizzati con le stesse caratteristiche (invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati), creando lo stesso concreto pericolo per la salute pubblica o per l'incolumità pubblica, a causa dell'inosservanza di determinate norme, come potrebbe essere, ad esempio, il caso di raduni di sette religiose.
Il secondo profilo riguarda la previsione di una pena eccessiva e totalmente asistematica. Il nuovo reato, pur rinumerato come 633-, e non come era originariamente, 434-, è infatti indubbiamente inquadrabile tra i delitti di comune pericolo mediante violenza. Questi delitti, però, prevedono una sanzione per il pericolo causato e una diversa e più grave sanzione per l'ipotesi in cui il disastro paventato si verifichi effettivamente. La sanzione prevista in questo caso, nel caso di questo decreto, cioè la reclusione da 3 a 6 anni risulta particolarmente gravosa, come emerge in modo evidente dal confronto con le altre figure di delitti contro l'incolumità pubblica previsti dal nostro ordinamento. La sanzione interviene non per effetto di un disastro effettivamente provocato, ma per avere organizzato un raduno, quando dallo stesso derivi un pericolo per l'incolumità pubblica o la salute pubblica.
Una pena assolutamente non giustificabile nel quadro delineato dal nostro codice penale. Le altre figure di delitti contro l'incolumità pubblica, che hanno la stessa pena minima di tre anni, riguardano ipotesi molto più gravi di un raduno di giovani e, soprattutto, riguardano situazioni in cui al comportamento tenuto ha fatto davvero seguito il disastro. Per capirci, la pena minima edittale di tre anni è di tre anni se causo effettivamente un disastro ferroviario, articolo 431 del codice penale; se rendo inservibili opere destinate a prevenire valanghe, inondazioni, eccetera, e causo uno di questi disastri, articolo 427, eccetera; se provoco un naufragio, se compio un attentato alla sicurezza degli impianti di energia elettrica e del gas o delle pubbliche comunicazioni, causando effettivamente un disastro. Sono più basse nel caso di solo pericolo.
Sulla base di queste considerazioni, l'ordine del giorno è finalizzato a chiedere al Governo un impegno affinché la nuova norma sui , di cui non solo non si vede l'urgenza e la necessità, ma neppure la sensatezza, sia attentamente monitorata. È, infatti, necessario vedere come viene concretamente applicata una norma che, come si ricorda nelle premesse e come ho detto, lascia così ampia discrezionalità di applicazione, individuando un reato di pericolo definito in termini troppo vaghi e generici. Occorre, inoltre, capire come verrà effettivamente individuato lo scopo del raduno, e cioè in particolare il significato che si vuole dare al termine “intrattenimento”, e quale sarà l'età degli imputati, per verificare se è fondata l'impressione che siamo di fronte ad una norma punitiva con un connotato fortemente generazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Presidente, Governo, colleghi e colleghe, questa sera vi illustrerò l'ordine del giorno n. 9/705/133 a mia prima firma. Prima volevo parlarvi un po' in generale. Diciamo che questo è un decreto-legge che fa male al Paese, indebolisce la lotta alla mafia e a tutte le forme di criminalità organizzata. Questo Governo, con questa legge, in realtà sta incentivando la non collaborazione o, per dirla meglio, disincentiva la collaborazione, perché com'è possibile che i collaboratori di giustizia hanno l'obbligo di comunicare quali sono tutti i loro beni e i non collaboratori no? Com'è possibile che personaggi criminali che custodiscono enormi patrimoni di provenienza illecita non debbano dichiarare tutto quello che possiedono?
Questo decreto-legge comporta un grave alla tutela della legalità perché legittima l'omertà del condannato non collaborante nei confronti dello Stato e della giustizia; un'omertà che è uno dei principi cardine del codice mafioso che considera infame colui che diffonde il segreto della mafiosità. Questo cambio di cultura comporta la necessità, quindi, di un forte intervento nelle scuole per riaffermare i concetti della legalità e della giustizia. Parliamo anche di questa maggioranza trasversale che ha voluto cancellare i reati contro la pubblica amministrazione dall'elenco di quelli ostativi alla concessione dei benefici penitenziari. E' un attacco alla migliore legge anticorruzione approvata in Italia, la legge Spazzacorrotti.
Si devono assumere, quindi, la responsabilità di indebolire fortemente la capacità dello Stato di combattere le mafie e la corruzione, proprio mentre enormi risorse finanziarie, messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, possono finire nelle mani sbagliate, nella vasta rete di corruzione e della gestione clientelare del potere pubblico. Quindi si passa dalla legge Spazzacorrotti alla legge Salvacorrotti. Ricordiamoci anche che, quando parliamo di Piano nazionale di ripresa e resilienza, gli ecoprogetti servono proprio a migliorare il nostro modello economico, quindi alla qualità.
Noi dobbiamo tutelare la qualità delle piccole e medie imprese, dobbiamo tutelare chi realmente sta facendo la transizione ecologica, chi, quindi, a differenza di altri, non utilizza il . Ma in questo modo questo non lo facciamo. Quindi stiamo creando un problema, diciamolo, anche alle nostre piccole e medie imprese, quelle che veramente stanno andando nella giusta direzione.
Ma c'è di più. Questa decisione si inserisce in un disegno più complesso, finalizzato all'impunità dei reati del vertice della piramide sociale, lanciando quindi un pugno di ferro per la base della piramide. Diciamolo, in fondo, che non dobbiamo disturbare i colletti bianchi, diciamo che è questo. Passiamo a un'altra cosa, passiamo all'introduzione di una nuova fattispecie di reato, quella sui . Non vi dico quello che dicono i giovani, amo a volte parlare con loro, intervistarli. Ho detto: cosa dico in Aula? Che cosa ne pensate? Mi hanno detto: vogliono far manifestare solo chi dicono loro, e noi veramente rischiamo, se portiamo in piazza i nostri diritti, come magari fanno i e altri. Stiamo rischiando, e questo non va bene. È un'azione di propaganda identitaria di questo Governo. È come se fossimo di fronte ad una giustizia classista.
La sicurezza dei cittadini è importante, su questo noi siamo d'accordo; pure i comportamenti scorretti, certo, vanno educati. Ma, attenzione, non è chiaro quale urgenza ci fosse per intervenire su questa situazione. È necessario quindi educare alla legalità, perché significa predisporre e sensibilizzare i nostri ragazzi alla conoscenza delle regole sociali, a riflettere sul fatto che è necessario rispettare non perché si è obbligati a farlo, ma perché si deve cogliere la profonda importanza delle regole che sono alla base di una comunità. L'obiettivo, dunque, è creare un circolo vizioso fra i giovani, i cittadini e le istituzioni, per incentivare l'assunzione di responsabilità del singolo verso la comunità. Mantenere l'ordine sociale è importante, ma è importante alimentare valori come il rispetto, la libertà, la solidarietà, e, attenzione, evitare gli abusi di potere, questo devo dirlo a questo Governo !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, siamo qua a discutere oggi delle bandierine ideologiche che questa maggioranza ha voluto mettere nel primo decreto nel primo Consiglio dei ministri, prima delle misure a favore delle famiglie, prima delle misure a favore delle imprese, prima delle misure a favore del Terzo settore, prima anche di questa manovra, dove di queste misure noi non abbiamo visto traccia. Misure, appunto, carenti anche in questa manovra. E quindi oggi siamo qui a discutere, come diceva la collega Boldrini, del vostro biglietto da visita, del biglietto da visita di questa maggioranza. Lo avete fatto, penso alla questione del “decreto ”, in particolare al reato sul per affrontare qualcosa che già poteva essere affrontato a normative vigenti.
E questo non lo dico io, ma lo dimostrano i fatti, lo dimostra il di Modena, che è stato affrontato ben prima della nascita di questo decreto. Lo avete fatto con un decreto che non ha nessun presupposto reale di urgenza, nessuno. Tre all'anno sono un'urgenza? Perché di questi numeri noi stiamo parlando . Vi siete dovuti correggere con un emendamento che avete presentato in Senato. Del resto ci avete abituato alle marce indietro, pensiamo ad esempio alle tante marce indietro che avete fatto e che ha fatto anche la vostra Presidente del Consiglio, nostra, di tutta Italia, per esempio sul tema dell'Europa.
Con questo emendamento al Senato avete tolto l'odioso riferimento all'ordine pubblico, che, come ci ha ricordato il professor Ceccanti, era elemento chiave del testo unico fascista di pubblica sicurezza del 1931, mai citato per questo in Costituzione. E no, non lo avete fatto per allinearvi all'Europa, come ha affermato il Ministro Piantedosi, perché né Francia, né Gran Bretagna, né Germania, né Spagna, che hanno norme che affrontano il , hanno norme così restrittive, né norme così sproporzionate. Pensiamo, ad esempio, che la Gran Bretagna, che è quella che ha la norma più ampia su questo reato, prevede un arresto che non va oltre i tre mesi.
E poi vi vorrei chiedere: ma di quali pericoli stiamo parlando? Di quali pericoli state parlando?
La verità, e dobbiamo dircelo, è che è un provvedimento che racconta la vostra intolleranza, un'intolleranza a tutte le visioni del mondo che sono alternative alla vostra. Del resto, lo abbiamo visto anche prima, quando il collega della maggioranza ha tentato di zittirci e voglio dire anche alla Presidenza che, forse, ci saremmo aspettati una reazione un po' più dura e un po' più forte verso chi, non solo con questo decreto, sta minando le libertà personali, ma, addirittura, dai banchi della Camera dei deputati dice all'opposizione che non gli permetterà di parlare .
Con questo ordine del giorno, vi chiediamo - e torno a quello che sto illustrando - di monitorare l'applicazione di questo vostro decreto e di riferire alle Camere quanti saranno i numeri veri dei procedimenti reali che verranno presi e quale sarà la natura dei pericoli in cui incorreremo e che ci verrete a raccontare. Credo che, forse, rimarrete sorpresi: sicuramente non rimarremo sorpresi o, forse, non rimarrete sorpresi nemmeno voi, perché, alla fine, questo decreto lo avete fatto solo ed esclusivamente per elettorale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento che stiamo oggi discutendo presenta non solo una particolare odiosità nella scelta di politica criminale adottata dal Governo, ma presenta, altresì, importanti criticità tecniche. Nel merito, stiamo parlando del trattamento da riservare ai detenuti e agli internati che si siano macchiati di reati gravi che scelgono di non collaborare con la giustizia. L'ordine del giorno vuole correggere un problema di coordinamento tecnico tra le parti di uno stesso articolo che viene profondamente modificato con questo provvedimento, ossia l'articolo 4- in materia di benefici penitenziari e accertamento della pericolosità sociale dei condannati per taluni delitti.
In estrema sintesi, Presidente, l'articolo 4- suddivide i gravi reati in due tipologie: reati a struttura associativa e reati non a struttura associativa e le due fattispecie prevedono un regime probatorio differente per poter usufruire dei benefici penitenziari e, quando parlo di benefici penitenziari, parlo di lavoro all'esterno, permessi premio, misure alternative alla detenzione. Abbiamo, quindi, reati di tipo associativo particolarmente gravi e odiosi, come i delitti commessi per finalità di terrorismo, anche internazionale, e associazione di tipo mafioso, e reati di tipo non associativo, quindi riduzione o mantenimento in schiavitù, violenza sessuale di gruppo, tratta di persone, induzione allo sfruttamento della prostituzione minorile. Sostanzialmente, mentre sono stati introdotti i nuovi commi 1-, 1-.1 e 1-.2, con un evidente magistrale tecnica normativa - e sono ironica -, il comma 1- è rimasto inalterato.
Il comma 1- prevede un regime semplificato per il magistrato di sorveglianza o il tribunale di sorveglianza, che può acquisire dettagliate informazioni dal questore per decidere sulla concessione dei benefici. Si noti, però, che l'1- fa riferimento a reati richiamati anche dai commi precedenti, ossia dal comma 1-.1. Tuttavia, inoltre, quest'ultimo comma richiede un'istruttoria più rigorosa, creando una sovrapposizione tra norme che metterà in seria difficoltà applicativa i giudici. Con questo ordine del giorno, evidentemente, chiediamo che tale contraddizione venga risolta. Questo è stato, peraltro, un problema segnalato anche nel corso delle audizioni in Commissione giustizia qui, alla Camera, dall'Associazione nazionale magistrati, eppure l'appello è rimasto inascoltato.
Il MoVimento 5 Stelle ha presentato emendamenti sia alla Camera che al Senato per sanare questo problema. Questi nostri contributi non sono mai stati accolti, forse la maggioranza non ne ha compreso la oppure era troppo presa dal voler eliminare dal circuito ostativo i più gravi reati contro la pubblica amministrazione commessi anche in forma associativa.
Troppo concentrati a fare scelte di politica criminale assolutamente disdicevoli per potersi focalizzare sul lato più tecnico di questo provvedimento. Alla prima occasione utile, anziché concentrarsi sugli annosi problemi dell'Italia - parlo, ad esempio, del lavoro sommerso, che pesa e costa al nostro Stato 202 miliardi, l'11,9 per cento del nostro PIL, o degli accertamenti in materia di sicurezza sul lavoro, dato che negli ultimi 8 mesi del 2022 gli infortuni sul lavoro sono aumentati del più 35 per cento o, ancora, dell'evasione fiscale, che, in Italia, costa 99 miliardi - la maggioranza attacca la cosa pubblica, la pubblica amministrazione, in un momento delicatissimo come quello di dare attuazione al PNRR. La maggioranza si affretta a tendere una mano a coloro che minano il buon andamento della pubblica amministrazione, presidio costituzionale fondamentale per tutti i cittadini e, in particolare, per quelli che nulla hanno, e lo fa con un intervento frettoloso, pasticciato, ingiusto e lacunoso . Questo è il motivo della presentazione di questo ordine del giorno che invita, peraltro, a monitorare gli effetti applicativi di questa meravigliosa norma .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Gentili colleghi e colleghe, illustro l'ordine del giorno n. 9/705/26, che ho firmato per tornare a sottolineare l'importanza di tutte le misure prescrittive, negli ultimi due anni, che ci hanno consentito un ritorno ad una vita di normalità e anche di socialità. Non entro nel merito del fatto che questo decreto sia disomogeneo, tenendo insieme fattori differenti, e, come dicevo, mi concentrerò solamente sulla parte legata al COVID, anche rispetto alla situazione odierna e agli ultimi dati che sono stati anche rappresentati dalla fondazione indipendente GIMBE, che tante volte abbiamo anche citato nella nostra Commissione affari sociali. Quello di dicembre è stato un mese difficile che ha visto aumentare il numero dei decessi (nella prima settimana di dicembre sono stati 686, nella seconda settimana sono stati 719, numeri importanti da non sottovalutare); sono aumentati del 4,7 per cento i ricoveri in terapia intensiva, del 9 per cento i ricoverati con sintomi, del 3 per cento gli isolamenti domiciliari.
Io sono stata, fino a pochi mesi fa, una sindaca e devo dire che non mi posso dimenticare questi anni così difficili che abbiamo vissuto, in cui abbiamo passato i giorni ad attendere questi dati drammatici, a gestire comunità spaventate e anche preoccupate, avendo visto anche tantissimi morti. Ricordo che in Italia sono morte 184 mila persone, un numero veramente impressionante che, forse, ogni tanto, vale la pena ricordare; nella mia regione, l'Emilia-Romagna, sono stati 18.849. E questi numeri che abbiamo dato, anche della fondazione indipendente GIMBE, sono anche sottostimati almeno del 50 per cento, anche in ragione dell'utilizzo dei tamponi fai da te, che è stato sicuramente un passo avanti importante, che fa un investimento sulla responsabilità dei cittadini o anche sul mancato e ricostruzione dei soggetti asintomatici o paucisintomatici.
Oggi, addirittura, abbiamo letto notizie ANSA preoccupanti e anche il fatto che, domani, il Ministro Schillaci venga in Aula a riferire penso sia un segnale di grande attenzione verso il Parlamento. Ci tengo, avendolo criticato in tante occasioni, anche a ringraziarlo, perché credo ci sia una preoccupazione, anche tra i banchi del Governo, rispetto a questi dati e questi numeri così alti di persone positive che provengono dalla Cina negli ultimi due voli che sono arrivati. Nel primo volo, i positivi sono stati il 38 per cento, nel secondo volo, il 52 per cento, quindi numeri che ci richiedono, comunque, di mantenere alta l'attenzione. E credo che abbia fatto bene il Ministro anche ad adottare un'ordinanza per raccomandare i tamponi obbligatori e il sequenziamento di tutte le varianti proprio per capire quello che sta succedendo e mantenere alta l'attenzione rispetto alla tutela dei cittadini e alla tutela del diritto alla salute.
Tra l'altro, ho visto molti assessori regionali che oggi hanno alzato la guardia, dalla Lombardia alla Campania, al Lazio, perché questi dati stanno allarmando e creando timori, nella comunità internazionale come nella comunità scientifica. Infatti, come si legge anche in un documento dello Spallanzani vi è il timore - in un Paese, con una percentuale alta di non vaccinati, in cui sono stati utilizzati vaccini anche poco efficaci con una bassa protezione, per cui si è creata una così forte crescita esponenziale dei contagi - che si possa generare una selezione di una nuova variante molto più preoccupante e anche più trasmissibile.
Per questo motivo, l'ordine del giorno richiama l'attenzione su una situazione e su tutte quelle cautele, legate ai dispositivi dell'uso di protezione individuale, all'areazione dei locali, all'igiene delle mani, al distanziamento, richiamando su un punto specifico, legato appunto ai pazienti più fragili, a coloro che vivono all'interno delle strutture protette sociosanitarie e socioassistenziali, per chiedere la massima attenzione a questo Governo e l'introduzione di opportune misure emergenziali, qualora necessario, qualora dovessero aumentare di nuovo i casi, per la reintroduzione dell'obbligo dei dispositivi di protezione individuale per tutti i lavoratori che sono impegnati in attività di preparazione e somministrazione di alimenti. Io penso che ne vada davvero della tutela della salute e rivedere l'ordinanza sinceramente fa una certa impressione. Speriamo davvero di non rivedere, purtroppo, una situazione che abbiamo già visto, che ci ha fatto preoccupare. Speriamo che ci sia davvero la più alta attenzione da parte del Ministro e sono certa che sarà così, perché credo sia un dovere da parte sua….
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Concludo… questa ordinanza e credo sia la strada giusta per continuare a tenere alta l'attenzione. Mi dispiace che questa scelta sia in contrasto con un messaggio che la Presidente Meloni ha dato all'atto di insediamento. Dobbiamo continuare ad essere coerenti, netti e chiari nel chiedere attenzione per evitare di ripiombare in una situazione che nessuno di noi vuole più vivere
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno. Ne ha facoltà.
RAFFAELE BRUNO(M5S). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno n. 9/705/132 tratta un tema che dovrebbe unire tutti e tutte noi e, quindi, spero nel suo favorevole accoglimento. Si tratta della funzione rieducativa della pena che trova il suo riconoscimento nel terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione, che sancisce che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato, dove per rieducazione possiamo anche intendere riappropriazione del sé. Il fatto che una persona si trovi a dover scontare una pena detentiva può, anzi deve rappresentare un'opportunità. Questo è il dovere dell'istituzione carceraria: permettere di realizzare, attraverso tutti i mezzi possibili, l'incontro più importante, l'incontro con se stessi, perché, da questo incontro, ognuno può avere la possibilità di comprendere la propria vera natura e capire così che non bisogna identificarsi con i reati commessi. Reati commessi spesso per una serie di concause: esempi sbagliati, contesti sociali difficilissimi, se non estremi, incontri non avvenuti, carenza o assenza delle istituzioni. Senza alcun intento assolutorio, voglio solo ribadire il fatto che, quando una persona finisce in carcere, si tratta sempre, al netto della pena che comunque sconterà, di una persona da incontrare e accogliere, un essere umano di cui prendersi cura e carico. Se questo verrà fatto nel modo giusto, con tutti i mezzi e con il personale adeguato, la possibilità che quella persona conosca se stessa e, attraverso questo incontro, cambi, evolva e riconosca gli errori fatti, sarà estremamente concreta. In questo quadro, si inseriscono tutti i fondamentali strumenti di supporto, quale l'istruzione e il lavoro, e tra le attività finalizzate al reinserimento sociale dei detenuti mi preme ricordare il ruolo significativo ricoperto dal teatro in carcere. Ci sono prove incontrovertibili che, nelle carceri, dove si fanno attività creative come quelle teatrali, si crea un clima alleggerito, si ritrova un senso di armonia tra tutti gli abitanti delle comunità carcerarie che hanno così la sensazione di essere non nemici ma complici e di non appartenere a parti contrapposte, ma di remare tutti e tutti nella stessa direzione.
Quando il carcere fa il carcere, applicando l'articolo 27 della Costituzione, tutte le persone che vivono e lavorano nella struttura stanno meglio. Inoltre, permettere alle persone recluse di svolgere questo tipo di attività diventa anche una fondamentale misura di ordine pubblico. Sul sito è riportato un dato che ci fa capire come lavorare in questa direzione non sia solo necessario, ma urgente. Se il tasso di recidiva, ossia il numero di detenuti che una volta usciti dal carcere torna a delinquere, si aggira, media italiana, intorno al 65 per cento, questo dato scende sotto al 20 per cento per quelli che in carcere hanno svolto attività lavorative e scende addirittura al 6 per cento - dal 65 al 6 per cento! - per quelli che hanno svolto attività creative, in particolare il teatro. un crollo del 60 per cento. Alla luce di quanto illustrato con questo ordine del giorno, si impegna il Governo ad adottare tutte le necessarie misure, volte all'assunzione di scelte di politica giudiziaria, tale da contemperare le esigenze di prevenzione generale e sicurezza collettiva con il rispetto del principio di rieducazione della pena, affermato dall'articolo 27, terzo comma, della Costituzione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.
MARIA STEFANIA MARINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Premesso che il decreto-legge in esame, nella sua evidente disomogeneità, accentuata dopo l'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento, prevede diversi interventi che fanno venir meno alcune misure di prevenzione contro la pandemia da COVID-19, come l'obbligo vaccinale per i lavoratori che operano nel settore sanitario o sociosanitario e socioassistenziale e la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno del 2023 delle attività e dei procedimenti di irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie o, ancora, l'abolizione del tampone a fine quarantena.
Si è discusso fino allo sfinimento della pericolosità della pandemia da COVID-19. L'impatto sociale e sanitario che questa ha avuto sulla vita di tutti noi è ormai evidente a tutti, come è evidente che le misure ad essa collegate debbano essere proposte proporzionate, oltre che alla pericolosità del virus e alla rispondenza del nostro sistema sanitario, anche alla necessità di restaurare il più possibile la vita quotidiana dei cittadini italiani, che è stata duramente messa alla prova dalla pandemia. Questo, però, non implica che la situazione che stiamo vivendo, per quanto meno drammatica di quella dei primi mesi del 2020, possa essere presa sotto gamba come si sta facendo. Quindi, mantenere in vita alcune norme di comportamento essenziali alla gestione di un virus che ha causato danni irreparabili è doveroso e ahimè irrinunciabile. Tutti noi vorremmo che questa incresciosa situazione venisse meno, alcuni di noi vorrebbero addirittura poterla dimenticare, ma è nostra responsabilità non farlo e non farlo dimenticare. I dati diffusi dal Ministero della Salute dimostrano che, prendendo a riferimento il decreto ministeriale del 30 aprile 2020, almeno una regione italiana è ad alto rischio pandemico mentre altri dieci sono a rischio moderato. Questo dato ci richiama bruscamente alla realtà e ci impone di mantenere alcune misure necessarie ad evitare eccessivi rischi che ci porterebbero nuovamente alla paralisi e a questo si riferisce il mio sofferto ordine del giorno. Comprendo la volontà di svolta e me ne faccio portavoce, ma a costo di essere impopolare non possiamo fingere che i dati non esistano. È il nostro compito proteggere i cittadini e farlo alla luce delle sole evidenze statistiche e scientifiche, forniteci dalle comunità e dai tecnici deputati all'elaborazione dei dati sanitari. Queste evidenze ci impongono di rimanere vigili per il bene della nostra Nazione. Presidente, tutti ci auguriamo che interventi di questo genere non siano mai più necessari, tutti comprendiamo la frustrazione dei cittadini davanti a questo. Vi assicuro non esiste nessuna differenza tra deputato e operaio, tra responsabile e responsabili, e noi siamo obbligatoriamente chiamate ad essere responsabili per il bene di tutti. Questa è la motivazione per cui presento questo ordine del giorno
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi deputati, potrei dire sopravvissuti a questa Assemblea, che è nata come serotina e si svolge in notturna. L'illustrazione di questo ordine del giorno non può prescindere dal contesto normativo odierno. È di fatti notizia di oggi che il Governo avrebbe approvato il cosiddetto decreto Immigrazione, contenente le regole per le ONG che effettuano salvataggi in mare, ed un secondo decreto sulla responsabilità penale per gli impianti di interesse nazionale, l'ex Ilva.
Con il primo decreto, per quanto già trapela, si attua la criminalizzazione delle navi della società civile, mentre con il secondo decreto si prevede uno scudo penale senza alcuna attenzione al tema dell'occupazione, al tema ambientale, al tema della salute. In questo contesto noi discutiamo questo decreto-legge odierno. In un'intervista nella fase elettorale, a , la Premier Giorgia Meloni dichiarò: voglio essere garantista fino alla sentenza definitiva di condanna e giustizialista nella fase di esecuzione della pena. Noi riteniamo che non si debba essere giustizialisti mai, né prima della sentenza né in fase di esecuzione della pena: bisogna essere giusti. Non condividiamo questa visione della giustizia, ma almeno apprezzeremmo la coerenza di chi rispetta le promesse elettorali. Ma neanche questo, assistiamo infatti ad una spregiudicata giravolta, il Governo decreta un fuori tutti: fuori tutti ai corrotti, ai delinquenti di palazzo, alle mafie dei colletti bianchi
Allora, non erano promesse elettorali: erano bugie elettorali! Il decreto-legge n. 162 del 2022, del quale oggi si discute la conversione in legge, espunge dal novero dei reati ostativi, di cui all'articolo 4- dell'ordinamento penitenziario, alcuni dei più gravi reati contro la pubblica amministrazione e finanche espunge il reato di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di tali gravi reati. Tale espunzione disincentiva la collaborazione con la giustizia e, appunto, l'articolo 323 del codice penale serviva esattamente a questo. La collaborazione con la giustizia è insieme con le intercettazioni il principale strumento di contrasto a reati così gravi; in mancanza non sarà più possibile una seria attività di prevenzione e di repressione di questi gravi reati, i quali spesso sono il grimaldello col quale la criminalità organizzata si insinua nella pubblica amministrazione e ne condiziona l'attività. Si indebolisce in tal modo e gravemente l'efficacia della legge Spazzacorrotti, la legge n. 3 del 2019. Si tratta di un disco verde ai reati di palazzo, ai colletti bianchi corrotti. In data 7 luglio 2017, il gruppo di Stati contro la corruzione, organo del Consiglio d'Europa invitò l'Italia di inasprire il contrasto alla corruzione e, così, nacque la legge Spazzacorrotti, quella legge che vide poi le raccomandazioni del GRECO del 4 febbraio 2020 valutare in modo positivo l'intervento anticorruttivo dell'Italia. È evidente dunque il substrato culturale alla base di questa visione della giustizia, una giustizia inflessibile e severa con la gente comune, ma accomodante e duttile per i mafiosi. Questo allentamento alla lotta alla corruzione non può non essere messo in collegamento con le ingenti risorse del PNRR che l'Italia sarà chiamata a gestire e con gli importanti appalti pubblici che costituiscono importante e appetitoso boccone per la criminalità organizzata.
Chiedo, quindi, al Governo di vigilare sulla garanzia e sull'ottemperanza del principio di trasparenza nei procedimenti amministrativi inerenti agli appalti pubblici ad elevato rischio di corruzione, rafforzando i presidi a tutela della legalità e dell'agire nell'interesse pubblico. E - mi rivolgo alla maggioranza - qualora voi decidiate di rigettare questa istanza…
PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole.
ALFONSO COLUCCI(M5S). …ve ne dovrete assumere la responsabilità piena davanti al popolo italiano
PRESIDENTE. L'onorevole Cuperlo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/31.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno n. 9/705/31 chiede semplicemente che il Governo riferisca al Parlamento sugli effetti di una norma, che noi abbiamo ampiamente descritto, nel corso della discussione, nelle sue criticità, a partire dall'introduzione di una nuova fattispecie di reato scritta - consentitemi di dirlo, colleghi - piuttosto male e che, nella sua versione iniziale, è stata giudicata in via di fatto applicabile anche a qualsiasi forma di dissenso o di protesta.
Come è noto - è stato ricordato ancora questa sera, nella discussione - all'origine della norma vi è stato un episodio di cronaca, un raduno musicale, un a Modena, risolto peraltro in modo assolutamente pacifico. Da lì, invece, è nata una misura che a noi appare ingiustificata e rischiosa, per la genericità di un'interpretazione che potrebbe ledere gli stessi principi costituzionali sulla libertà di espressione del pensiero.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Colleghi, parecchi anni fa, moltissimi anni fa, Giuseppe Dossetti, un uomo di fede, ma anche un sapiente uomo politico, in una fase della sua vita, offrì una sintesi abbastanza definitiva, a mio avviso, della matrice di ogni sistema politico potenzialmente autoritario. Lui definì quella matrice una iniezione di paura, alla quale si offre un antidoto, ma in cambio di una quota di libertà. Voi utilizzate a pretesto un un raduno musicale e abusivo, e ne fate l'espressione di una emergenza che semplicemente non esiste. E, sulla base di una emergenza che non esiste, l'iniezione di paura cui si offre un antidoto, proponete una misura sanzionatoria e repressiva, con la previsione di pene del tutto spropositate, come altre colleghe e colleghi che mi hanno preceduto in quest'Aula hanno benissimo spiegato. Compiendo questa scelta, voi aprite un varco pericoloso a una pessima applicazione di una norma, che si fa, improvvisamente e ingiustificatamente, simbolo di un panpenalismo fuori da qualsiasi logica. Da queste considerazioni, viene da noi, da questi banchi, l'auspicio che vogliate accogliere questo ordine del giorno, teso semplicemente a suggerire una valutazione più serena e più razionale dei fatti oggetto di questa parte del provvedimento, almeno prevedendo - l'ha detto, poco fa, anche la collega Silvia Roggiani - un monitoraggio attento della sua applicazione concreta, con l'impegno a riferirne alle Camere, fosse solo per capire quanti raduni musicali sarete costretti a interrompere e quale sarà l'età media dei partecipanti a quelle occasioni, nella speranza che, alla fine, spinti, se non dal buon senso - su cui un epitaffio definitivo è stato scritto dal Manzoni - almeno da senso di realtà, possiate ridurre la pena, nel minimo e nel massimo. Il problema di questo Paese - lo sapete voi meglio di noi - non sono i abusivi o i raduni musicali, ma, alla luce anche delle notizie che sono arrivate in queste ore, in questi ultimi giorni…
PRESIDENTE. Concluda.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Concludo, Presidente… Stavo dicendo che, alla luce anche delle notizie che sono arrivate in queste ore, in questi ultimi giorni, sul ritorno prepotente dell'epidemia del COVID, con i dati allarmanti che stiamo conoscendo, è evidente che sulla questione in particolare della pandemia, la linea del Governo si è rivelata incerta, ambigua e di fatto già archiviata.
Concludendo, fatemi dire soltanto una cosa, tanto l'ora è piuttosto tarda: esiste un legame, improbabile direte voi, tra la musica e il COVID. È un legame abbastanza difficile da motivare, però esiste e risale, pensate, al 1956, quando Elvis Presley andò al , il americano, molto più importante del nostro, però, e si vaccinò in diretta, davanti a decine di milioni di cittadini americani, contro la polio e diede un contributo determinante alla diffusione di quella pratica e al contrasto di quella patologia.
Allora, parafrasando Groucho Marx, un altro genio, che, congedandosi da una serata poco divertente, disse al padrone di casa: “Ho trascorso una magnifica serata, ma non era questa”, noi potremmo dire che abbiamo vissuto una magnifica seduta, cari colleghi, ma non era questa. Però, almeno andremo via da qui consapevoli che l'interprete di non era un no-vax e anche queste, quasi a mezzanotte, sono soddisfazioni .
PRESIDENTE. L'onorevole Cappelletti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/94.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo e gentili colleghi e colleghe, io illustrerò appunto l'ordine del giorno n. 9/705/94, a pagina 102 del fascicolo. Non posso esimermi, però, dal fare una breve premessa che è un po' una constatazione, un'amara constatazione naturalmente pertinente che è questa. Da un Governo che ha come Ministro della Giustizia Nordio, che ha dichiarato che il problema della giustizia in Italia sono le troppe intercettazioni, che vuole l'abolizione dell'abuso d'ufficio, che vuole il ritorno dell'immunità parlamentare, il fatto che voi, come Governo e maggioranza, inauguriate questa legislatura con un decreto sul non sorprende più di tanto e forse si commenta da sé.
Però, c'è di peggio, perché in questo decreto c'è dell'altro. Avete inserito nel decreto anche una norma, ad esempio, sull'ergastolo ostativo. Questa norma farà uscire dal carcere detenuti colpevoli di reati gravissimi e, quel che è peggio, come se non bastasse, disincentiverà la collaborazione con la giustizia dei detenuti condannati. In altre parole, state rendendo più appagante la fedeltà al codice dell'omertà rispetto alla scelta di collaborare con lo Stato e questo non è accettabile. Lo Stato non può, e non deve, rinunciare a dar battaglia contro la malavita organizzata.
Certo, avete giustificato questo intervento con la necessità di seguire le indicazioni della Corte costituzionale, ma, secondo la Corte costituzionale, non dovrebbero uscire dal carcere mafiosi condannati all'ergastolo che non abbiano maturato un pieno ravvedimento, per accertare il quale vi deve essere la collaborazione con lo Stato, oppure devono essere portate fondate e condivisibili motivazioni preclusive della collaborazione. Dalle pronunce della Corte costituzionale, quindi, non emerge affatto il riconoscimento di un diritto al silenzio in capo al detenuto sulle ragioni della mancata collaborazione con la giustizia. La Corte, al contrario, affida al legislatore l'opzione sulla facoltatività o sull'obbligatorietà dell'esternazione delle ragioni di questa scelta.
Ciò premesso, l'opzione normativa di rendere facoltativa la scelta di riferire sulle ragioni della mancata collaborazione appare profondamente irragionevole proprio in una logica di bilanciamento degli interessi in gioco, in quanto vengono sottratti alla valutazione del tribunale di sorveglianza elementi di notevole rilievo per formulare sia il giudizio di esclusione del pericolo di ripristino dei collegamenti con la criminalità organizzata sia quello di avvenuto ravvedimento.
Il decreto-legge n. 162 del 2022 indica di tenere conto delle ragioni eventualmente dedotte a sostegno della mancata collaborazione, ma l'ordinanza n. 97 del 2021 della Corte costituzionale afferma, in tema di ergastolo ostativo, che la mancata collaborazione non può essere condizione ostativa assoluta, ma è comunque ragionevole fondamento di una presunzione di pericolosità. L'ordinanza ha investito il Parlamento del mandato a rivedere il testo dell'articolo 4- dell'ordinamento penitenziario, indicando espressamente, tra le legittime possibilità di scelta del legislatore, quella di annoverare tra le condizioni a cui legare l'apertura ai benefici l'emersione delle specifiche ragioni della mancata collaborazione.
In conclusione, il presente ordine del giorno impegna il Governo a prevedere quale condizione per l'accesso ai benefici penitenziari almeno una dichiarazione delle ragioni della mancata collaborazione con la giustizia. Prevede, in altre parole, che la dichiarazione delle ragioni della mancata collaborazione sia una precondizione per l'accesso ai benefici penitenziari e non la considera una mera eventualità.
Per questo motivo naturalmente ne caldeggiamo l'accoglimento e l'approvazione da parte dell'Aula .
PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/50.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Onorevoli colleghi, come abbiamo inutilmente cercato di spiegarvi in quest'Aula, il decreto-legge, che volete approvare, pone numerosi dubbi di costituzionalità, sollevati non solo dalle opposizioni, ma anche da numerosi giuristi, in particolare sulla norma cosiddetta anti-, per via del rischio di un'applicazione estensiva di queste disposizioni in altri contesti come le proteste studentesche o politiche non autorizzate, in chiaro contrasto con il principio di tassatività della fattispecie penale prescritto dall'articolo 25 della Costituzione.
Voglio rivolgermi a quei pochi colleghi presenti della maggioranza e anche a quelli che non ci sono e che più volte, però, si sono definiti, in quest'Aula o sui giornali, come garantisti duri e puri: dove è la garanzia del diritto - in questo caso, per di più penale - in una norma che non chiarisce quali sono i criteri di valutazione della pericolosità del raduno e a chi spetta questa valutazione? Colleghi, non solo la norma rischia di essere sonoramente bocciata dalla Consulta, per il contrasto con gli articoli 17 e 25 della nostra Costituzione, ma la pena è addirittura irragionevolmente sproporzionata rispetto a quella prevista per la fattispecie largamente analoga di cui all'articolo 633 del codice penale. La reclusione rimane da 3 a 6 anni, la più alta d'Europa, e dunque per i condannati sarà più complicato accedere alla sospensione condizionale della pena anche se incensurati e gli inquirenti potranno utilizzare e abusare degli strumenti delle intercettazioni e della custodia cautelare. Come se non bastasse, la sua entità preclude l'accesso dell'imputato allo svolgimento di un programma di lavoro di pubblica utilità in favore della collettività o altre attività riparative volte all'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose derivanti dal reato, rischiando così inutilmente di ingolfare la macchina giudiziaria e aggravare la già delicata condizione delle nostre carceri.
Mi sembra evidente che a questa norma non è possibile apportare modifiche: andava ritirata , in quanto inutile e incostituzionale. Tuttavia, data la posizione della questione di fiducia, dobbiamo dedurre che il Governo intenda proseguire sulla strada della costruzione di una democrazia securitaria intrisa di populismo giudiziario e mediatico .
Date queste premesse, le due richieste di questo ordine del giorno sono molto chiare: in primo luogo, si chiede al Governo di prendere un impegno ad adottare, entro trenta giorni dalla conversione di questo decreto, tutte le misure idonee a monitorare attentamente l'applicazione di questa specifica norma e a venire a riferire alle Camere al verificarsi di situazioni contestate o non appena saranno disponibili nuovi dati statistici; in secondo luogo, di porre particolare attenzione all'età delle persone imputate del nuovo reato di cui all'articolo 633-, riducendo la pena, nel minimo e nel massimo, almeno ai minori e consentendo loro di poter accedere alla giustizia riparativa e di non finire nel vortice della giustizia, che, come ci dimostrano anche i recentissimi casi del carcere “Beccaria”, non fa altro che aumentare la frustrazione dei ragazzi coinvolti e allontanarli dall'obiettivo di un pieno reinserimento nella collettività.
Se proprio non volete far decadere questo assurdo “decreto bandiera”, colleghi, che si occupa di tutt'altro che delle attuali emergenze del Paese, prendete quantomeno questi due ragionevoli impegni per assicurarci che non vengano mai messi in discussione i princìpi dello Stato di diritto nell'applicazione della norma e non vengano abbandonati i soggetti minori coinvolti in un percorso da cui è difficile riprendersi
PRESIDENTE. L'onorevole Caramiello ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/130.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, signora Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi, con soli 92 voti favorevoli e 75 contrari, nei giorni scorsi è stato approvato in Senato il decreto . Eppure, all'appello sono mancati 24 voti, che pesano come un macigno e che già decretano la fragilità di una maggioranza che poggia le proprie fondamenta su sabbie mobili, una palude granulosa che rispecchia a pieno i primi provvedimenti che questo Esecutivo sta portando a casa.
Onorevoli colleghi, è evidente che nemmeno questa coalizione è convinta di questo provvedimento, approvato col singhiozzo, che appare totalmente identitario e propagandistico. In particolare, mi riferisco all'articolo 5, che interviene in materia di , un articolo pensato male e scritto peggio. E non lo sostiene solo il MoVimento 5 Stelle, ma persino Amnesty International, che, intervenuta in audizione presso la Commissione giustizia del Senato, ha espresso preoccupazioni serissime. In particolare, nel chiedere l'abrogazione dell'articolo, Amnesty International ha addirittura lasciato intendere che il provvedimento licenziato dal Governo potrebbe violare l'articolo 21 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, che non tutela solo le assemblee politiche, ma si estende anche a quelle di carattere essenzialmente sociale e di intrattenimento, paventandosi anche una probabile violazione del diritto internazionale in materia di diritti umani che proteggono le assemblee pacifiche, come stabilito dal commento generale n. 37, paragrafo 16, del Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite sul Patto internazionale per i diritti civili e politici.
Parliamo di una norma mirata a frenare il fenomeno dei , ma che, nella sostanza, è scritta in maniera liberticida, potenzialmente diretta a un'infinità di manifestazioni, raduni e aggregazioni.
Insomma, questo Governo poteva esordire in tanti modi, ma il biglietto da visita scelto è stato tra i peggiori della storia repubblicana: il cosiddetto contrasto ai . Questo provvedimento, difatti, fa passare il messaggio pericoloso che tutti i nostri ragazzi che si radunano per ascoltare musica in forma associata siano criminali e drogati da gettare nelle patrie galere. Tecnicamente, è stato eliminato anche il vincolo sul numero dei partecipanti e quindi verrà punito chiunque organizzi un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento in un terreno privato. Il Governo, anche in questo caso, ha fatto una serie di giravolte, una delle tante già compiute in due mesi di attività, rendendosi conto di aver scritto un autentico abominio giuridico, con una pena prevista che rimane del tutto sproporzionata. Una misura, colleghi, che sembra scritta da un autore della serie TV , che prevede intercettazioni, sequestro di beni, la reclusione fino a 6 anni e una multa fino a 10 mila euro, pene che, come dichiarate da alcuni penalisti, sono spropositate e addirittura più severe rispetto ad altri reati più gravi. Il nuovo reato rimane, in ogni caso, inutile, perché il codice penale già colpiva tutti i comportamenti illeciti tipici di un .
La terna Meloni, Salvini e Berlusconi ripropone ancora una volta il solito armamentario - legge, ordine e azione di propaganda identitaria - che copre l'incapacità di affrontare le vere questioni che interessano ai cittadini: la povertà, la precarietà o la mancanza di lavoro, il caro vita, i diritti delle persone, la tutela dell'ambiente e la transizione ecologica. Purtroppo, però, legalità, ordine e sicurezza, in questo caso, sono slogan vuoti. La vera legalità è colpire in modo serio e sistematico le mafie, la corruzione e altri reati dei colletti bianchi. Voglio ricordare che il Governo che scrive questa brutta norma è lo stesso che ha, come Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che da tempo attacca l'uso delle intercettazioni e che propone l'abolizione dell'abuso d'ufficio. Vogliono indebolire l'uso delle intercettazioni e poi le rendono possibili per questo reato. Insomma, mettetevi d'accordo. Ci troviamo di fronte a un Governo forte con i deboli e debole con i forti.
Signora Presidente, mi chiedo: non è alquanto generico parlare di raduno musicale? Una definizione che è associabile a qualsiasi momento di convivialità, durante il quale è previsto l'ascolto di musica.
Già mi immagino un gruppo di ragazzi riuniti, che cantano le canzoni con la chitarra, all'improvviso ritrovarsi in un film poliziesco degli anni Ottanta, con camionette che accerchiano i musicanti. La sicurezza delle persone è un principio giusto e sacrosanto, così come è doveroso punire chi delinque. Ma tutto questo non deve essere strumentalizzato per fare propaganda e coprire le incapacità di un Governo che si dichiara pronto, ma che, come abbiamo potuto constatare, non ha una visione chiara, e brancola nel buio.
Almeno su questo, signora Presidente, chiedo al Governo, in forza al mio ordine del giorno, di impegnarsi a rivedere la norma di cui all'articolo 5, concentrando l'intervento ai soli grandi raduni organizzati clandestinamente, e lasciamo che i giovani tornino finalmente a vivere, dopo tanti anni così difficili .
PRESIDENTE. L'onorevole Marco Sarracino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/34.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo di un provvedimento abnorme, fuori dal perimetro che contraddistingue la nostra cultura giuridica. E se il buongiorno si vede dal mattino, c'è da essere abbastanza preoccupati. Con questo ordine del giorno noi poniamo l'obiettivo di far sì che almeno il Governo possa monitorare gli effetti delle misure che state mettendo in atto. Fortunatamente, non siamo più in presenza dell'aberrante previsione iniziale circa il principio dei divieti sui raduni, una previsione risultata di fatto incostituzionale, che ci avrebbe portato verso un permanente Stato di polizia, ma il venir meno della previsione iniziale non ha fatto venir meno quella pericolosa cultura repressiva che talune volte vi ispira, una matrice ideologica che, purtroppo, continuate con costanza a rivendicare. Qual era e qual è la ragione che vi ha spinto ad agire con lo strumento della decretazione d'urgenza su una materia che aveva già una sua adeguata regolamentazione? La verità è che voi agite sulla base di un'evidente volontà identitaria, che non negate, che prova a colpire tutto ciò che ritenete nemico. Lo fate sui raduni, lo fate cambiando la destinazione dei porti per i poveri disgraziati. Agite con cattiveria, ma non è questa la logica che dovrebbe ispirare chi governa. Con questo decreto, come dicevo, quindi, emerge tutta la vostra identità. Iniziate, però, ad abituarvi all'idea che in questo Paese c'è chi non la pensa come voi e ha il diritto di poterlo manifestare, specie se, come ha detto prima il collega Toni Ricciardi, siamo di fronte a un vero e proprio pasticcio.
Con questo ordine del giorno vogliamo segnalare, quindi, la necessità di fare in modo che vi sia un'azione di monitoraggio sugli effetti che questa normativa avrà e agire, quindi, di conseguenza. Noi vogliamo evitare che si perseveri nel binario degli errori dettati da un approccio ideologico, esclusivamente ideologico. Che senso ha accanirsi contro questi raduni, quando le norme già ci sono e sarebbe bastato applicarle? Ve lo ha dimostrato il questore di Modena, che ha gestito con buonsenso e con senso dello Stato una situazione che poteva diventare molto pericolosa dal punto di vista dell'ordine pubblico. È chiaro, quindi, che voi cercate gli strumenti per distrarre l'opinione pubblica rispetto ai temi sociali, sui quali, come ha dimostrato la manovra, non avete risposte , e preferite spostare il confronto politico nel pantano dello scontro ideologico. Sì, perché con questa normativa, con il pretesto dei , si rischia di colpire le mobilitazioni sul lavoro, il sindacato, le lotte dei lavoratori. Nella previsione iniziale, infatti, si sarebbero potuti dichiarare illegali e a rischio arresto persino i raduni degli operai di alcune vertenze di lotta che ci sono oggi nel Paese. Ad esempio, si sarebbe potuto dichiarare illegale il raduno degli operai della ormai ex Whirlpool, che da mesi, con le loro famiglie, occupano la fabbrica per la quale difendono la loro dignità e il loro futuro. E non dite che non è così, perché due sono le cose: o l'odio ideologico vi ha annebbiato la razionalità di legiferare o avete sbagliato praticamente tutto, e, in parte, è stato questo. Propenderei per un di entrambe le ipotesi, ma sta di fatto che va cercata la possibilità di una riduzione del danno, perché non possiamo fare in modo che una misura così fuori di senno passi in una normale dialettica. È il vostro primo decreto e l'avete disposto in una maniera, francamente, sconcertante. Si avvera, insomma, la profezia di Bobbio: più crescono le diseguaglianze sociali, più il diritto penale verrà utilizzato come strumento per garantire il potere della classe dominante. Si colpiscono i giovani, chi lotta, chi manifesta per i propri diritti. State facendo nascere un diritto penale di classe, arcigno con i deboli e remissivo con i potenti.
E allora, Presidente, l'impegno di quest'ordine del giorno punta a monitorare, in un tempo congruo, gli effetti delle misure introdotte e a porvi rimedio. Avremo una casistica di conflittualità crescenti nella realtà, si apriranno contenziosi che quasi sicuramente finiranno davanti alla Suprema Corte proprio per il modo in cui è stato scritto il provvedimento. Noi chiediamo che questo ordine del giorno non venga soltanto preso in considerazione, ma accolto, per la che ispira e che sicuramente siamo certi non può sfuggirvi. Nel corso dei prossimi mesi ci presenteremo di fronte a situazioni molto delicate di gestione dell'ordine pubblico, e lo dico provenendo da un territorio che, purtroppo, soffre dal punto di vista sociale. Aumentare le tensioni sulla base di un provvedimento che, di fatto, non ha alcuna utilità è totalmente irrazionale.
Diamoci quindi un tempo breve per ritornarci su e verificare il fallimento di questa esibizione muscolare. Capisco che non volete ammettere di avere fatto una brutta figura, ma perseverare in questa maniera è veramente assurdo. La via d'uscita ve la stiamo fornendo con questo ordine del giorno .
PRESIDENTE. L'onorevole Carotenuto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/101.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Gentili colleghi, Presidente, premetto che sono sinceramente ammirato dagli stoici colleghi della maggioranza, che hanno, per giunta, l'infausto compito di difendere questo provvedimento, così improvvido. Questa notte sono qui, a difesa dei diritti dell'opposizione e a presentare un ordine del giorno che si propone di mitigarne almeno prospetticamente gli effetti, ma non voglio illudere alcuno. Questo decreto anti- è per certi versi patetico, per altri inutile e a tratti pericoloso. Anzitutto, vale la pena osservare come la crociata anti sia solo uno specchietto per le allodole. Si citano questi raduni per poi attaccare e depotenziare ulteriormente la legge Spazzacorrotti, e qui, Presidente, trasecolo. Ma come possiamo dividerci sul contrasto alla corruzione in un luogo come il Parlamento?
Prendetemi per ingenuo, ma sono davvero esterrefatto che, in un Paese come il nostro, che ha vissuto Tangentopoli, che ha visto morire sotto le bombe Falcone e Borsellino, si possano togliere poteri alla magistratura nel contrasto alle mafie e alla corruzione . Volete migliorare la Bonafede e renderla più efficace? Benissimo, ragioniamoci, ma così facendo, invece, che messaggio state dando al Paese? Ma, a prescindere da questo ragionamento, che, invece, meriterebbe ampio dibattito, trovo che questo provvedimento sia l'esempio plastico di una politica che preferisce non affrontare i problemi alla radice, ma pretende di soffocarne gli effetti. In questo caso, pretenderebbe di affrontare i problemi che attanagliano le giovani generazioni, che siano legati all'uso di sostanze allucinogene o, più semplicemente, a problemi esistenziali, opponendo un divieto di raduno, che a molti è sembrato una mossa anche abbastanza goffa per cercare di reprimere il dissenso che verrà, perché, Presidente, ormai è chiaro anche alla maggioranza che il dissenso presto arriverà. Le norme recentemente approvate in legge di bilancio, penso in particolare all'abolizione del reddito di cittadinanza, ma anche a quella che spalma i debiti della serie A, chiariscono ogni dubbio circa le intenzioni di questo Governo di tutelare pochi privilegiati in danno della maggioranza degli italiani. Il problema di fondo, però, caro Presidente, è che la classe politica al Governo, contrariamente ai proclami della campagna elettorale, dimostra di non avere alcuna voglia di fare gli interessi del cittadino, di inseguire almeno il mito della giustizia, che sia però a 360 gradi, ossia anche sociale.
Venendo al contenuto precipuo dell'ordine del giorno che presento, voglio precisare che ritengo saldo il principio che vuole ogni cittadino innocente fino a prova contraria, ma, pur partendo dal garantismo descritto dal nostro codice, tuttavia sono indiscutibili e bisogna riconoscere le situazioni potenzialmente pericolose, quelle in cui si rischia di favorire colui che ha commesso un reato e gettare nell'insicurezza le vittime. All'articolo 5- del decreto , introdotto nel corso dell'esame da parte del Senato, si apportano modifiche alla disciplina transitoria prevista dall'articolo 85 della riforma Cartabia, quella in materia di modifica del regime di procedibilità di alcuni reati, riscrivendo in primo luogo il comma 2. Ecco che il nuovo comma 2 interviene in materia di misure cautelari personali, prevedendo che esse, ove in corso di esecuzione, perdono efficacia se, entro 20 giorni dall'entrata in vigore della nuova disciplina, e quindi dal 1° gennaio 2023, l'autorità giudiziaria che procede non acquisisce la querela. A tal fine, l'autorità giudiziaria è chiamata a effettuare ogni utile ricerca della persona offesa, anche avvalendosi della Polizia giudiziaria. L'articolo 2 della riforma Cartabia ha modificato il regime di procedibilità di diversi reati, tra cui alcuni che creano particolari intimidazioni alle vittime, quali, a titolo meramente esemplificativo, i reati di lesione personale, violenza privata, sequestro di persona, minaccia, truffa, frode informatica, turbativa violenta del possesso di cose immobili, reati che sono diventati procedibili a querela di parte.
Cari colleghi, venti giorni, come sottolineato da tutti gli illustri auditi nel corso delle audizioni tenutesi sul provvedimento nella Commissione giustizia della Camera dei deputati, come termine entro il quale, a pena di perdita di efficacia delle misure cautelari personali, deve essere acquisita la querela di parte, è un termine del tutto inadeguato per noi. Tanto breve da rendere nella pratica inesigibile tale adempimento sia da parte dell'autorità giudiziaria sia da parte della persona offesa, e tale da provocare l'automatica caducazione di migliaia di misure cautelari personali, a detrimento dell'effettività della tutela della persona offesa e della sicurezza della collettività; ed è talmente stringente che può innescare un meccanismo di fretta e di insicurezza nella vittima di violenza per capire se vuole andare avanti con la querela. Per questo si chiede che il Governo si impegni a prevedere un termine più ampio e congruo, pari a 150 giorni, nel caso in cui la persona offesa sia residente, dimorante o domiciliata all'estero, in relazione a quei reati che l'articolo 2 del decreto legislativo n. 150 del 2022 ha reso procedibili a querela di parte .
PRESIDENTE. L'onorevole De Luca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/69.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo qui riuniti per discutere di ordini del giorno a un provvedimento che è stato il primo emanato da questo nuovo Governo. È un decreto che è la del manifesto dell'ideologia della destra. Hanno tenuto a inserire in questo provvedimento alcune norme, alcune misure che avevano un significato simbolico chiaro, profondo, volte a dare anche risposte a coloro i quali avevano sostenuto l'attuale maggioranza in campagna elettorale. Si tratta di un provvedimento che presenta dei profili di criticità enormi su molteplici aspetti, che stiamo evidenziando anche oggi in questa discussione. Il primo è lo strumento: ma era davvero necessario utilizzare un decreto-legge? E sappiamo che finora, da due mesi dall'insediamento, i decreti adottati dal Governo sono nove, quasi uno ogni dieci giorni. Un record assoluto rispetto a un Governo composto da una maggioranza, da forze politiche che avevano negli anni contestato l'eccesso e l'utilizzo dei decreti perché limitano peraltro, per taluni aspetti, il dibattito parlamentare. Era davvero presente nel nostro Paese un'emergenza rispetto ad alcune manifestazioni che la destra ha voluto colpire anche simbolicamente? C'è un'emergenza nel nostro Paese? A me non pare, a noi non pare. A noi pare che ci sia un'emergenza demagogia e propaganda, che il Governo ha tenuto a tenere alta attraverso l'adozione di questo provvedimento, perché arrivati al Governo si sono scontrati con la realtà, si sono scontrati con la difficoltà di dare risposte alle problematiche e alle esigenze reali delle famiglie e delle imprese del nostro Paese, come è emerso in una legge di bilancio che hanno presentato alla Camera pasticciata, confusa, con continue retromarce, e che ancora nelle ultime ore sono costretti ad affrontare e ad analizzare con tempi molto limitati, mortificando il lavoro delle opposizioni anche al Senato.
Per coprire l'inadeguatezza e l'incapacità di dare risposte ai problemi reali del Paese hanno emanato un primo provvedimento manifesto, in cui peraltro inseriscono una norma penale, perché sono due i profili critici. Il primo è la norma penale che hanno introdotto e su cui sono stati anche lì costretti a fare una mezza o completa o totale retromarcia, perché introducono una fattispecie penale generica, priva del carattere di tassatività necessario, che rischia di creare delle problematiche enormi rispetto alla libertà di espressione e di manifestazione del pensiero nel nostro Paese, rispetto a quelle libertà difese, tutelate e garantite dalla nostra Costituzione, che noi riteniamo doveroso difendere e tutelare in quest'Aula con forza, a tutela della nostra democrazia e della libertà di espressione e di manifestazione del pensiero nel nostro Paese. Sono stati costretti a fare una retromarcia clamorosa rispetto a una prima norma, che era pericolosissima e che noi abbiamo contestato con forza, e con noi tanti giuristi e tanti operatori del diritto. Ancora oggi, però, ci sono dei profili di criticità enormi, e ci chiediamo se questo Governo sia lo stesso di cui fa parte il Ministro Nordio, che ha criticato l'utilizzo eccessivo delle intercettazioni e poi avalla una norma che consentirebbe di adottare intercettazioni semplicemente per riunioni e assembramenti di persone che dicevano semmai di manifestare il proprio pensiero in pubblico. È quello stesso Governo che ha contestato un eccesso di normativa penale nel nostro Paese e che prevede una disciplina che, addirittura, nel limite minimo e massimo edittale, rischia di essere irragionevole rispetto ad altri profili di reati. Noi riteniamo che queste norme introdotte siano assolutamente sproporzionate, irragionevoli e pericolose, ma c'è un altro profilo che noi contestiamo con forza: il fatto che, con la scusa di inserire una norma che avrebbe ipotizzato di creare maggiore sicurezza nel nostro Paese, si inserisce un profilo di grave insicurezza sociale e sanitario nel nostro Paese, quando voi riammettete nelle corsie degli ospedali e strutture sanitarie i medici no-vax. Questa norma è una vera e propria porcheria, è un condono sanitario , è un modo per strizzare l'occhio ai no-vax, è una cambiale elettorale grave di cui vi assumete la responsabilità nei confronti dei medici, della stragrande maggioranza dei medici e degli operatori sanitari che hanno fatto del rispetto delle norme, della difesa della salute e della vita dei nostri cittadini battaglie, in questi mesi e in questi anni, nelle corsie d'ospedale e nelle strutture sanitarie! È uno schiaffo ai tanti cittadini onesti, seri, che hanno rispettato le norme e le prescrizioni sanitarie, che, con i loro comportamenti, hanno consentito di combattere in modo serio e rigoroso il COVID, che, ancora oggi, non è sconfitto, come apprendiamo dai dati e, purtroppo, dai che arrivano in queste ore. Noi siamo davvero profondamente offesi, da italiani, rispetto a una norma assolutamente incomprensibile, che avalla un atteggiamento cosiddetto furbesco, dei furbetti dei vaccini, una norma pericolosa che crea tensioni tra gli stessi medici e operatori sanitari. È una norma assolutamente diseducativa, che crea un disincentivo ad effettuare i vaccini per coloro i quali ancora non hanno deciso di fare, semmai, la quarta dose e crea un clima di negazionismo e revisionismo sanitario che è, dal nostro punto di vista, assolutamente inaccettabile.
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Da questo punto di vista, noi saremo pronti a fare battaglia in Parlamento e nel Paese, a tutela e a difesa dei cittadini seri, onesti, che hanno rispettato le prescrizioni sanitarie…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). …dei medici che hanno combattuto in prima linea negli ospedali per difendere la vita e la salute degli italiani. Non vi consentiremo di utilizzare questo strumento, peraltro è un decreto-legge, per introdurre norme che sono pericolose, diseducative e che creano insicurezza sociale e sanitaria nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere, grazie.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Per questo ci opporremo e questo ordine del giorno vi chiede di non abbassare la guardia rispetto al rigore sanitario in Italia e faremo di questo la nostra …
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. La deputata Baldino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/112.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi, se questo era l'antipasto, dobbiamo preparare gli italiani su come li faremo arrivare alla frutta, perché questo Governo, nel suo primo provvedimento, ha deciso, aveva la premura di piazzare molte bandierine per dire al suo elettorato di riferimento di aver raggiunto dei risultati nei primi 100 giorni, che stanno per scadere. Infatti, hanno licenziato un provvedimento che prevede, prendendo spunto dal di Modena, che peraltro è stato gestito in maniera efficiente anche senza bisogno di una norma delle misure per imbonire i medici no-vax e una norma che mirava a coprire un che si sarebbe potuto venire a creare con la declaratoria di incostituzionalità della disciplina dei benefici penitenziari, il cosiddetto ergastolo ostativo.
Io mi ricordo che, proprio in quest'Aula, la Presidente Meloni, a proposito della lotta alla criminalità organizzata, disse che da questo Governo corrotti e mafiosi avranno solo disprezzo e inflessibilità. E vediamola l'inflessibilità, perché, Presidente, il Governo ha imbastito questo decreto con una norma in pieno stile scorpione, perché, se noi fossimo i personaggi di una fiaba, assimilerei la maggioranza e le forze di Governo nel personaggio dello scorpione, nella celebre favola di Esopo, è la vostra natura. Avete introdotto in questo provvedimento una norma che mira a smantellare, pezzo per pezzo, la legge Spazzacorrotti, una legge che, ancor prima di diventare legge, aveva già attirato l'attenzione e ricevuto il plauso del citatissimo, questa sera, GRECO, l'organismo del Consiglio d'Europa degli Stati contro la corruzione, che sosteneva come la Spazzacorrotti potesse rilevarsi fondamentale per far avanzare ulteriormente la lotta contro la corruzione in un Paese, il nostro, dove ad oggi, nell'ultima rilevazione di Transparency del 2021, l'Italia si colloca al quarantaduesimo posto, su 180 Stati, nella classifica della percezione della corruzione, che, diciamolo, è un problema atavico del nostro Paese.
E a fare le spese di questa pratica sono i cittadini onesti, sono le aziende sane, sono i giovani, che sono costretti ad espatriare, sono coloro che non accettano la raccomandazione come sistema e che i ricchi diventino sempre più ricchi, anche perché la corruzione costa al nostro Paese decine di miliardi di euro l'anno. La Guardia di finanza, nell'ultimo , ha stimato che, dei 36 miliardi di truffe ai danni dello Stato, il 35,5 per cento del totale, 12,1 miliardi sono dovuti proprio a mazzette e appalti truccati. È questo il vero spreco di soldi pubblici che potremmo ricavare per improntare misure a sostegno delle fasce più deboli, non togliere ai deboli per dare ai forti, come questo Governo sta facendo. E proprio nel momento in cui il nostro Paese sta inaugurando la più grande stagione di investimenti pubblici, stanno per arrivare enormi liquidità e nel momento in cui, purtroppo, l'Europa si trova ad affrontare la grave crisi internazionale dovuta allo scandalo Qatargate, il Governo pensa proprio di eliminare dai reati ostativi il reato di corruzione internazionale. È questa la reazione ferma e decisa che la Presidente Meloni aveva annunciato all'indomani dello scandalo del Qatargate?
Allora, Presidente, noi, con questo ordine del giorno, chiediamo un impegno molto semplice al Governo, un impegno che il Governo non può non accogliere, perché gli chiediamo semplicemente di non gettare la spugna e di non abbassare la guardia, ma di rafforzare la vigilanza sulla legalità e sull'integrità dell'agire pubblico, garantendo la massima pubblicità e il pieno adempimento al principio della trasparenza, a tutela dei cittadini italiani che avevano veramente creduto in una stagione di rinascita con il PNRR e che, in questo momento, hanno paura che le proprie risorse e i soldi pubblici possano andare nelle tasche dei soliti noti. Questo noi non lo permetteremo proprio .
PRESIDENTE. La deputata Scarpa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/38.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. È un vero peccato, lasciatemelo dire, trovarsi a illustrare un ordine del giorno di notte, con la maggioranza in gran parte assente e disinteressata. Credo sia svilente della qualità … Non si è capito cosa ha detto...
PRESIDENTE. Onorevole prosegua, prego.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Credo che sia svilente della qualità del dibattito che dovremmo, tutte e tutti, pretendere l'uno dall'altra all'interno di quest'Aula. Eppure, eccoci qui, richiamati a Roma tra Natale e Capodanno, in seduta notturna, per convertire in legge, in fretta e furia, il vostro decreto a meno di 48 ore dalla sua scadenza. Penso sia doveroso sottolineare in questa sede, Presidente, la disarmante incapacità, da parte della maggioranza e del Governo, di definire un ordinato svolgimento dei lavori parlamentari, un'incapacità che ci impone la maratona notturna e il sacrificio di una degna e necessaria discussione parlamentare esclusivamente per coprire i ritardi nella conversione di un decreto di cui nessuno, se non il Governo, che era evidentemente affamato di battaglie identitarie e securitarie, sentiva effettivamente il bisogno.
L'incapacità nell'organizzazione dei lavori parlamentari è la stessa che abbiamo riscontrato tutti, con grande sgomento, con grande stupore, leggendo la prima versione del decreto che è stata emanata ad ottobre. Ci hanno presentato in quell'occasione un testo scomposto, disomogeneo, assolutamente esagerato, dove, in particolare il passaggio sul contrasto ai raduni illegali era scritto così male da risultare potenzialmente applicabile alle proteste studentesche, alle manifestazioni politiche o sindacali, in piena violazione dell'articolo 17 della nostra Costituzione. Insomma, si è voluto inseguire a tutti i costi la cronaca, che in quel giorno vedeva al centro dell'attenzione il di Modena e utilizzare la decretazione d'urgenza in materia penale, senza essere, però, poi in grado di gestirla. C'era evidentemente il bisogno di produrre una vera e propria norma manifesto, una norma identitaria, in uno spregiudicato attacco, innanzitutto culturale, ai mondi giovanili della musica e dell'aggregazione, per fare contento un pezzettino del vostro elettorato. Per fortuna, grazie all'opposizione durissima che è nata da subito, non solo in Parlamento, ma anche nel libero dibattito democratico del Paese, il Governo stesso è dovuto tornare sui suoi passi, e questo è stato un dietrofront significativo, emblematico soprattutto del disastro e dell'azzardo fatto con il testo iniziale, ma soprattutto non sufficiente a sanare tutte le storture del pasticcio, che è, in realtà, questo decreto. Dunque, eccoci qui, di notte, a discutere gli ordini del giorno presentati dalle opposizioni. Solo questo strumento ci avete lasciato, dopo averci tolto, con l'ennesima fiducia, dopo meno di tre mesi, ogni possibilità di modifica per provare, se non a correggere quantomeno ad avanzare proposte di miglioramento.
Con questo ordine del giorno, che ho presentato oggi, vi chiediamo di effettuare almeno un monitoraggio in merito alla concreta applicazione di questa legge e a riferirne puntualmente alle Camere. Lo chiediamo perché la fattispecie, nonostante le modifiche fatte rimane gravemente confusa e perché la norma manca del tutto del requisito di tassatività. Non si individuano con sufficiente chiarezza né il perimetro, né delle condotte sanzionate in relazione alle forme, ai modi e ai criteri di valutazione della loro pericolosità, né il soggetto competente a effettuare tale valutazione. Considerato che di , per quanto ci risulta, se ne tengono ben pochi e che proponete di applicare a questo nuovo confuso reato pene più severe che per la detenzione illegale di armi o per il mancato rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro, crediamo che monitorare, per evitare che si verifichino soprusi e discrezionalità, sia il minimo che possiate fare. Il rischio, a nostro parere, è che si utilizzi il diritto penale per contrastare le diversità sociali e culturali, definendo apposite fattispecie criminali e scivolando pericolosamente verso la democrazia securitaria. Quindi, se davvero ritenete che le nostre paure siano infondate, come dagli “eh!” che sento in questo momento dalle poche persone presenti nei banchi della maggioranza, dateci almeno la dimostrazione della volontà di scongiurarle con un puntuale monitoraggio e con una corretta applicazione di questa norma. Per questo credo sia necessario e chiedo il parere favorevole del Governo a questo ordine del giorno, perché altrimenti lasciamo spazio alla discrezionalità, all'arbitrio, all'indeterminatezza nel determinare che cos'è pericolo e che cosa non lo è. Cosa ci garantisce, dopo il modo in cui avete gestito la discussione su questo decreto, che tutto quanto sarà rispettato e che non ci saranno interpretazioni bislacche di questa norma?
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Va bene, avete voluto essere ideologici e lo siete, ma qui è la democrazia a farne le spese. E la nostra democrazia, mi dispiace, non vale le vostre battaglie identitarie, per cui, di fronte alle tante emergenze del Paese, dalle bollette ai salari e alla grave condizione in cui versano tantissime persone in difficoltà nel nostro Paese, in questo momento voi scegliete che la priorità è fare la guerra a chi fa i
PRESIDENTE. La deputata Cherchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/705/108.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, l'articolo 1, modificato nel corso dell'esame da parte del Senato, interviene sull'ordinamento penitenziario in tema di accesso ai benefici penitenziari e alla liberazione condizionale, a beneficio di detenuti condannati per specifici reati particolarmente gravi e ritenuti tali da precludere l'accesso ai benefici stessi, in assenza - in assenza - di collaborazione con la giustizia. Il testo originario del decreto-legge ricomprendeva nella categoria dei reati ostativi anche i delitti contro la pubblica amministrazione, successivamente esclusi, lo ripeto, contro la pubblica amministrazione.
Reati contro la pubblica amministrazione, ricordiamoci questo. Nella presentazione del Piano nazionale anticorruzione approvato da ANAC per il triennio 2023-2025 cosa è emerso? È emerso che nel quinquennio 2017-2021 gli illeciti accertati contro la spesa pubblica valgono 34 miliardi di euro, per un totale di 115.000 soggetti che sono stati denunciati. Così mi viene da pensare: rispetto al reddito di cittadinanza, che non vale neanche un miliardo di euro, davanti a 34 miliardi di euro, insomma, un po' di vergogna non ce l'abbiamo tutti? Non ce l'avete tutti? Naturalmente dalla lettura di tali dati appare evidente che il principio di legalità ha bisogno di norme chiare e certe, che svolgano anche una funzione preventiva rispetto al rischio di infiltrazioni di stampo criminale, soprattutto nei settori più esposti come quello dei contratti pubblici, dove facilmente possono configurarsi situazioni di libera disponibilità negoziale nella fase della scelta del contraente e di stipula del contratto, in altre parole, circolano un fiume di soldi. Il testo licenziato dal Senato, escludendo i delitti contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati ostativi, segue una direzione opposta, che non tutela l'ordinamento dal pericolo di un nuovo consolidamento dei legami e dei vincoli associativi della criminalità organizzata, parola che fa paura questa. Ribadisco il concetto che nel quinquennio 2017-2021 gli illeciti accertati contro la spesa pubblica valgono 34 miliardi di euro, che sono soldi che i nostri cittadini non possono prendere: non ne possono usufruire perché li hanno presi gli altri. I nostri cittadini, il popolo italiano, quello che voi dovreste amare, mentre invece sembra quasi che non lo amiate, perché sembra quasi che facciate le cose tanto per punirlo, perché la percezione è questa. Vorrei porre l'accento sull'illecito penale. L'illecito penale è un reato che viola una norma o una legge a tutela dell'interesse pubblico – “interesse pubblico” ricordiamolo - e sappiamo che è sbagliato parlare di reato penale, perché un reato è sempre penale. L'illecito penale, ad esempio, estorsione, corruzione e via dicendo, sono reati che vengono puniti se commessi da cittadini nei confronti di altri cittadini. Quindi, praticamente, se A è uguale a B e B è uguale a C, A è uguale a C, quindi, verranno puniti allo stesso modo se commessi contro la pubblica amministrazione. Quindi, per logica la pubblica amministrazione quasi viene comparata a una persona fisica e questi gravi reati commessi contro la pubblica amministrazione, che è lo Stato - la pubblica amministrazione è lo Stato! - non sono più così gravi da richiedere l'ostatività. Quindi, per riprendere il mio discorso, questo testo licenziato dal Senato, escludendo i delitti contro la pubblica amministrazione dal novero dei reati ostativi, segue esattamente la direzione opposta, che non tutela l'ordinamento dal pericolo di un nuovo consolidamento dei legami e dei vincoli associativi della criminalità organizzata: ricordiamoci anche questo nome che fa paura, perché sembra che non esista più. Ricordo a me stessa che la pubblica amministrazione è l'insieme degli enti pubblici che concorrono all'esercizio e alle funzioni della gestione, direzione e coordinamento dello Stato, quindi la pubblica amministrazione è -“è” voce del verbo essere - lo Stato. Pertanto insisto a chiedere l'approvazione del mio ordine del giorno, affinché il Governo monitori l'applicazione delle norme descritte in premessa, al fine di valutare l'eventuale rischio di un allentamento degli strumenti per il contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso…
PRESIDENTE. Onorevole dovrebbe concludere.
SUSANNA CHERCHI(M5S). ... in capo ai prefetti e all'autorità giudiziaria e in caso adottare tempestivi interventi normativi volti a modificarlo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Volevo dire un'altra cosa molto brevemente.
PRESIDENTE. Deve arrivare alla conclusione, è già oltre i tempi “La lasci parlare. Deve rivolgersi alla Presidenza.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Posso?
PRESIDENTE. Brevissimamente arrivi alla conclusione.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Brevissimamente. Allora, gli onorevoli colleghi …
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare la collega.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Gli onorevoli colleghi parlano dell'Europa come di un sistema binario: l'Europa a volte serve, a volte non serve. O siete europeisti, o non lo siete. Decidetevi! Prima o poi dovete decidervi !
PRESIDENTE. L'onorevole Quartini ha facoltà di illustrerà l'ordine del giorno n. 9/705/120. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, signora Presidente e onorevoli colleghi. In una cornice che non è assolutamente caratterizzata da criteri di necessità e urgenza ed è estremamente disomogenea - per cui noi ritenevamo che il decreto fosse incostituzionale - mi limiterò comunque a trattare solo la parte che riguarda il COVID. In questo decreto, si arriva a disporre il reintegro dei no-vax e si arriva a sospendere le sanzioni pecuniarie rispetto all'obbligo vaccinale, contestando di fatto anche la stessa Corte costituzionale, che ha definito legittime tutte le iniziative intraprese per tutelare la salute dei cittadini dal COVID. Facendo questo tipo di operazione, questo decreto sta offendendo e denigrando chi ha rispettato le regole. Con questo decreto, si sta insultando e si sta prendendo in giro chi, a mani nude e a volto scoperto, ha affrontato la pandemia con coraggio e abnegazione. Questo decreto, nella parte che riguarda il COVID, sta offendendo i morti sul lavoro per COVID, i tanti operatori sanitari che si sono prodigati per difendere i cittadini. Non dimentichiamocelo! In questo senso, voglio citare il portale della federazione nazionale dell'ordine dei medici chirurghi che, ricordando i morti sul lavoro da COVID, cita Ungaretti e dice che “i morti non fanno più rumore del crescere dell'erba”. Non dimentichiamocelo! Con questa operazione li state offendendo in maniera grave. Non solo con questa operazione, ma anche con l'ambivalenza propagandistica: abbiamo assistito a un Sottosegretario che ha detto che occorreva la prova inversa che dimostrasse l'utilità dei vaccini; abbiamo visto che lo stesso Ministro, a ottobre scorso, ha cominciato a ipotizzare che non si dovessero prorogare l'uso delle mascherine negli ospedali, nelle strutture sanitarie e nelle RSA. Poi, per fortuna, si è corretto e ha affermato quanto fosse importante vaccinare. Lui stesso ha citato i numeri dell'Istituto superiore di sanità, dicendo che la vaccinazione ha permesso di evitare 500.000 ospedalizzazioni, 55.000 ricoveri in terapia intensiva e ha salvato 150.000 persone dalla morte. Questo è un dato di fatto, tuttavia da gran parte dei membri della maggioranza si sente continuamente dire che non dobbiamo più preoccuparci, che per fortuna il COVID è diventato un fatto non più epidemico, ma endemico; come se, dicendo che è endemico, si volesse dire che è innocuo. Chi afferma questo è un ignorante o è in malafede; non c'è dubbio. Allora, siccome i dati purtroppo anche oggi ci hanno suggerito che non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia - 250 milioni di casi negli ultimi 25 giorni in Cina, un milione di casi in Giappone, ospedali al collasso in Cina, mancanza di disponibilità nei forni crematori e di nuovo un rischio reale di fuga, data la circolazione di questo virus, rispetto alle nostre capacità immunitarie -, in questo ordine del giorno proponiamo che venga prorogato per tutto il 2023 l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, delle mascherine, in tutte le strutture socio-sanitarie, nelle RSA e in tutti i luoghi sanitari del Paese .
PRESIDENTE. L'onorevole Barbagallo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/63.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge che è oggi all'esame dell'Aula…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole, prima di farla proseguire, siccome il microfono fa un po' di rumore, può usare quello a fianco
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Il collega Porta è generoso...
PRESIDENTE. Certo, abbiamo fermato il tempo, siamo precisi. Prego, onorevole.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Il decreto-legge all'esame dell'Aula stanotte, forse ormai stamattina, prevede, tra le altre cose, l'eliminazione dell'obbligo vaccinale. È una previsione, Presidente, che ci preoccupa perché, da un lato - è vero - i contagi sono in calo, ma il virus mantiene alta la sua presenza e continua a essere in circolo. Le notizie che sono arrivate anche oggi, con la firma, da parte del Ministro, di un'ordinanza specifica dopo tanto tempo, ci devono spingere e devono spingere il Governo a tenere la guardia non alta, ma altissima. Dello stesso tenore sono pure i dati sulla mortalità: sono 686 i morti nella prima settimana di dicembre, un dato che sale, nella seconda settimana di dicembre, a 719 morti.
Nel testo dell'ordine del giorno che sto illustrando, alla fine, chiediamo l'impegno del Governo per intervenire con una serie di misure che noi riteniamo urgenti e indifferibili, come quella del ripristino dell'obbligo delle mascherine negli ambienti chiusi e del distanziamento sociale. Queste misure si rendono ancora più urgenti e indifferibili in alcuni luoghi del territorio italiano, nei luoghi in cui è più alta la presenza e la circolazione, come, ad esempio, nel caso degli aeroporti. Proprio oggi - parlo del mio territorio, in particolare -, l'aeroporto di Catania ha festeggiato 10 milioni di passeggeri e certamente la circolazione all'interno dei porti e degli aeroporti è particolarmente sensibile al tema della salute ed i rischi connessi all'epidemia, in questi luoghi, rischiano di essere ancora più alti. Proprio perché i rischi sono alti crediamo che debbano essere approntate una serie di misure. Tra queste, ci ha sorpreso che, nel corso della legge di stabilità, il Governo abbia deciso di non prorogare gli oltre 2.000 amministrativi che sono stati impegnati in Sicilia durante il periodo dell'emergenza COVID, con una semplice norma ordinamentale. Addirittura la proroga per il personale sanitario e sociosanitario è stata proposta con un emendamento del Partito Democratico, primo firmatario il nostro capogruppo in Commissione bilancio, e non abbiamo assistito a un impegno o a un'attenzione particolare da parte della maggioranza e del Governo sul settore degli amministrativi che sono quelli a cui abbiamo chiesto di più e al personale che abbiamo formato durante l'emergenza COVID e che ora che i dati riprendono a salire, potrebbe essere subito disponibile per affrontare questo nuovo tempo che sta per arrivare. Non solo, ricordo che proprio il personale sanitario e quello sociosanitario nel tempo più difficile li abbiamo chiamati eroi, allora, trattiamoli da eroi e trattiamoli con rispetto.
L'ultima, brevissima nota, Presidente, la voglio fare a proposito del decreto . Tale decreto-legge che, poi, è il primo del Governo Meloni, non ci convince nel merito e nel metodo. Nel metodo, perché era la prima norma e si poteva partire da tutto, tranne che intervenire direttamente su diritti costituzionali sanciti come quello della libertà di riunione, intervenendo con decreto legge sul codice penale prevedendo la reclusione fino a 6 anni. Insomma, non è stato il miglior biglietto da visita per il nuovo Governo.
Il Paese ha tante emergenze, dall'inflazione alla disoccupazione, al caro bollette; era su quelle che bisognava intervenire ed è su quelle che va concentrata l'attenzione della politica. Insistiamo, Presidente, sull'accoglimento dell'ordine del giorno, perché è il segnale opportuno in questo tempo che stiamo per vivere .
PRESIDENTE. L'onorevole Iaria ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/128.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Cara maggioranza, vi siete buttati su questo decreto-legge come leoni sulla preda o topi sul formaggio, decidete voi la metafora che più vi aggrada. Con il pretesto di fermare alcune feste abusive, che si possono gestire con la legislazione vigente, avete dato un duro colpo e indebolito la lotta alla corruzione e alle mafie; complimenti, bravi!
Veniamo all'ordine del giorno; il mio ordine del giorno si riferisce al decreto-legge in esame e interviene sul decreto legislativo n. 150 del 2022, con il quale sono state apportate modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, tra le quali si richiama l'articolo 41, comma 1, lettera , con cui vengono introdotte disposizioni riguardanti il diritto all'oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini.
Questo ordine del giorno impegna il Governo a intraprendere ulteriori iniziative di carattere normativo volte a prevedere che le disposizioni di cui all'articolo 41 del decreto legislativo n. 150 del 10 ottobre 2022, riguardanti il diritto all'oblio, non si applichino quando il soggetto o i comportamenti posti in essere dallo stesso abbiano rilevanza pubblica. In particolare, non si dovrebbero applicare ai reati soggetti a prescrizione, perché la prescrizione non è assoluzione, quindi, è giusto che non ci sia il diritto all'oblio e che si possano recuperare informazioni su reati verso la pubblica amministrazione o di rilevanza pubblica andati in prescrizione.
Presidente, comunque, invoco anche io il diritto all'oblio, con la speranza di dimenticare che voi siete al Governo del Paese .
PRESIDENTE. L'onorevole Berruto ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/24.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, onorevoli 14 colleghi della maggioranza, se stasera siamo qui è perché vi vogliamo bene, parafrasando Luigi Tenco, non esattamente a voi, ma vogliamo bene al nostro Paese, perché la cronaca ci avvisa di un pericoloso ritorno del COVID dalla Cina, ma il Governo sembra avere altro a cui pensare, come i POS e i finché gli ospedali andranno in crisi; ma voi avete deciso di reintegrare i medici no-vax, dando un segnale chiaro su come la pensate.
Io potrei illustrare questo ordine del giorno, ricordando ciò che è stato e ciò che ancora è, nel mondo, la pandemia, facendo leva sul dramma della storia recente del Paese, facendo riferimento al tributo di 185 mila vite umane, a quella infinita Spoon River di persone che se ne sono andate, spesso in un modo atroce, con quella fame di ossigeno che tanto somiglia all'annegamento e che solo a tentare di spiegare vengono i brividi.
Potrei illustrare questo ordine del giorno sottolineando l'evidente disomogeneità del decreto-legge in esame, che prevede diversi interventi che fanno venir meno alcune delle misure di prevenzione contro la pandemia da COVID-19, come l'obbligo vaccinale per i lavoratori, che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, o la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle attività e dei procedimenti relativi alle sanzioni amministrative e pecuniarie o ancora l'abolizione del tampone per fine quarantena.
Potrei illustrare questo ordine del giorno sottolineando l'evidenza del fatto che, nonostante il venir meno della fase più drammatica dei contagi - e lo diciamo ancora una volta, lo ripetiamo tutti insieme: questo fatto è successo grazie ai vaccini -, il COVID-19 circola ancora in modo preoccupante tra la popolazione, mette ancora a rischio la vita di anziani e di fragili e una sua eventuale mutazione o recrudescenza rimane imprevedibile o, forse, purtroppo prevedibile, dopo le drammatiche notizie che in queste ore stanno arrivando dalla Cina che sta proprio pagando il prezzo di una campagna vaccinale disastrosa.
Potrei illustrare questo ordine del giorno facendo riferimento a quel pervicace sentimento antiscientifico che evidentemente ossessiona questa maggioranza di Governo e che riguarda non solo la scienza ma anche la digitalizzazione: “no” alla moneta elettronica, “no” allo SPID, “no” alle ricette digitali. Verrebbe da dire, con un sorriso, perfino “no” alle , con quel fax con cui è arrivato l'ultimo emendamento della legge di bilancio.
Invece, sceglierò di illustrare questo ordine del giorno alla luce di un'altra evidenza, perché io non posso credere che voi o quantomeno la maggior parte di voi siate realmente antiscientifici. Non posso far torto alla vostra intelligenza ritenendo che voi siate contro la scienza, contro la tecnologia, contro la digitalizzazione. Dai, su, siete meglio di così. Infatti, vi vedo regolarmente pagare alla con il vostro tesserino elettronico anche un bicchiere d'acqua, come è giusto che sia, come deve poter essere. Però, vedete, in questo caso la vostra situazione e responsabilità peggiorano, perché se voi non siete così, se la vostra intelligenza riconosce che scienza, tecnologia e rivoluzione digitale sono un valore e rappresentano un progresso per l'umanità, allora mentite sapendo di mentire. Allora siete scientifici, sì, però volete strizzare l'occhio a una minoranza di persone nel nostro Paese, cosa che evidentemente è funzionale ai vostri scopi di governo.
È stato per tutti un periodo difficile, quello iniziato nel febbraio 2020, quel primo lockdown che sembrava aver unito il Paese, con chi si trovava sui balconi a cantare l'inno, unito dall'attesa e dal desiderio di trovare una soluzione comune, legato da quel sentimento fortissimo per coloro che chiamavamo i nostri angeli, medici e personale sanitario, tanti in pensione, richiamati e volontari che, a sprezzo del pericolo, non hanno arretrato di un passo per salvarci la vita.
Poi, però, proprio quando la soluzione iniziava ad arrivare, non per un miracolo, ma per lo sforzo straordinario della scienza, è comparso quel popolo no-vax che poi è diventano no-mask, poi no- e che adesso, agendo proprio come le varianti di un virus, è diventato no-POS e no-SPID e urla il suo “no” a tutto ciò che permette di sentirci un grande Paese europeo e moderno. È questo che fa arrabbiare di voi ed è questo che ci spinge a essere qui questa sera.
Vi racconto una storia, vi faccio un esempio. Il 5 febbraio di quest'anno sono stato testimone diretto di un fatto che a raccontarlo sembra una barzelletta. Sono andato a sentire in Piazza Castello, a Torino, un signore che - lo ripeto - con le mie orecchie ho sentito fare un comizio contro i vaccini e contro il . Urlava in quel microfono quanto fosse pericoloso il vaccino, quanto dobbiamo essere padroni del nostro corpo, che è un tempio e che ha la capacità di trovare da sola la cura: “Il mio corpo va rispettato”, diceva. È un peccato che io conoscessi la storia di quel signore, di quel cialtrone, proprietario di un centro fitness in città, a Torino, dove nel 1998 la Guardia di finanza gli aveva sequestrato 500 confezioni di Boldebal che lui consigliava ai suoi clienti, uno steroide anabolizzante ad uso veterinario che si somministra ai cavalli.
È per questo che noi vi chiediamo di valutare e di accettare questo ordine del giorno che sottolinea come, dal punto di vista della prevenzione, una particolare rilevanza rivesta la sicurezza nei luoghi di lavoro, soprattutto quelli caratterizzati dalla interrelazione con i colleghi o con la clientela o con i nostri figli che, magari, grazie al cielo, meno colpiti dalla forza del virus rischiano…
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). …di diventare loro malgrado - ho chiuso - veicoli della sua diffusione.
Per questo chiediamo che il Governo si impegni ad adottare con la massima urgenza, qualora dovessero nuovamente aumentare i contagi da COVID-19, le opportune misure emergenziali per la reintroduzione dell'obbligo dell'uso dei dispositivi di protezione individuale per i lavoratori impegnati in attività di preparazione e somministrazione di alimenti presso le mense scolastiche
PRESIDENTE. L'onorevole Giorgio Fede ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/96.
GIORGIO FEDE(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, questa sera siamo qui. Oramai abbiamo fatto l'una in questa giornata strana di questo periodo strano per discutere di questo decreto-legge del 31 ottobre 2022. È proprio il caso di parlare di una decretazione precoce, senza molto senso, tenuto conto che il decreto-legge, come sua forma e come sua struttura, è riservato a casi di straordinaria necessità ed urgenza ed è difficile davvero trovare questi casi di necessità e urgenza in tale ordine, in un elenco così variegato e disomogeneo. Parliamo di concessione di benefici penitenziari, che sono l'oggetto del mio ordine del giorno, parliamo di obbligo di vaccinazione SARS-CoV-2 e parliamo di contrasto ai raduni illegali. Avremmo pensato di primo acchito - che ne so - al raduno di Predappio, storico, mai condannato e mai bloccato; avremmo pensato all'occupazione decennale di CasaPound e invece no: il problema è costituito dai . Quindi, è un provvedimento che sicuramente non è nelle priorità degli italiani. Poi c'è anche la casualità, perché, quando si parla di obbligo di vaccinazione SARS-CoV-2, questo ci riporta oggi all'attualità dei casi della Cina, per cui lo stesso Ministro Schillaci ha dovuto agire per contrastare i casi di contagio che provengono dalla Cina. Quindi, saremo curiosi di vedere quale sarà l'atteggiamento, se sarà quello negazionista o quello responsabile che ha caratterizzato l'azione del Governo precedente.
Chiaramente, questo è un provvedimento molto anomalo perché non rientra nei parametri, non rientra nelle forme, non rientra nelle emergenze e nelle urgenze degli italiani, però siamo qui a discuterlo con una modalità analoga a quella della legge di bilancio, ossia un insieme, un di richieste strane e disomogenee in cui ogni forza politica della maggioranza ha voluto portare il suo contributo e chiaramente escono fuori queste norme scoordinate e questa cosa non ci fa piacere. Pensate che si tratta anche dei reati della pubblica amministrazione, perché si va a modificare una parte del provvedimento apprezzato dello Spazzacorrotti, quando in Italia i reati dei colletti bianchi - lo ricordo e lo voglio ricordare in quest'Aula - sono circa lo 0,9 per cento sul totale dei condannati, in Slovenia rappresentano il 16,8 per cento, in Lettonia il 10 per cento, in Germania il 9,8 e in Francia il 7,1. Da noi sono dello 0 virgola e, nonostante questo, si continua a depenalizzare e a svilire il lavoro delle persone perbene a scapito di quelle che invece lavorano e tutelano questo sistema nazionale di cui dovremmo essere orgogliosi (sembra che questa destra non abbia questa stessa sensibilità).
Tornando al provvedimento in oggetto di cui stiamo parlando oggi, l'ordine del giorno ha a che fare con il provvedimento che riguarda l'accesso dei condannati per mafia e terrorismo ai benefici penitenziari anche senza collaborare con la giustizia. Quindi, è chiaro che questa misura pensa alle misure alternative alla detenzione anche per chi non ha collaborato. Quindi, chiaramente questa cosa mette in difficoltà quella storia italiana con cui abbiamo combattuto mafia, terrorismo e corruzione usando proprio gli strumenti della collaborazione e inducendo le persone a cambiare registro, a dimostrare un pentimento reale. E invece no; con questo provvedimento si va in direzione opposta!
Noi abbiamo dato dei contributi per apportare modifiche con proposte anche del MoVimento 5 Stelle, ma chiaramente - è inutile dirlo - queste proposte sono state disattese e questa cosa tende a preoccuparci non poco, perché effettivamente si va indietro e si annullano i sacrifici di eroi del nostro Stato, Falcone, Borsellino e il generale Dalla Chiesa, che con i collaboratori smontò il terrorismo. Qui, invece, andiamo ad assimilare chi non collabora a chi ha collaborato, anzi sarà peggio ancora perché chi non collabora avrà una condizione favorevole e chi collabora non vedo per quale motivo dovrebbe continuare a farlo. Quindi, veramente si mette a repentaglio e si butta una storia italiana con cui abbiamo ottenuto risultati notevoli.
Per cui, ribadisco, nel concludere l'intervento, Presidente, che con questo ordine del giorno intendo impegnare il Governo a indurre un termine più ampio e congruo per il parametro della complessità e della molteplicità degli accertamenti, perché ricordo bene che i giudici cautelari dovrebbero fare in 60 giorni un lavoro di ricerca e di indagine su informazioni relative al passato patrimoniale e alle condizioni familiari, situazioni molto complesse, tanto più perché devono essere fatte raccogliendo dati da altri enti e da altri istituti, e chiaramente non può essere di 60 giorni il tempo adeguato per fare un lavoro di questo genere se non c'è la volontà altresì di favorire chi non collabora e per mantenere il segreto su cose che, invece, dovrebbero essere svelate con un faro acceso.
Quindi, mi auguro che questo Governo ne voglia prendere atto. Ahimè, non ho molta fiducia, visto l'atteggiamento che ha avuto in quest'Aula in questi giorni, ma non possiamo far altro che continuare il nostro lavoro, facendo le proposte migliori per chi le vuole ascoltare, anche di fronte a un Parlamento e a un Governo sordi e muti .
PRESIDENTE. L'onorevole Nicola Care' ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/42.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo che venga accettato il mio ordine del giorno semplicemente perché ritengo che pene fino a 6 anni e multe fino a 10.000 euro siano inaccettabili.
Questo decreto introduce una nuova e indeterminata fattispecie di reato grave. Il gruppo del Partito Democratico ritiene che il decreto-legge in esame si inserisca a pieno titolo nel filone del populismo giudiziario e mediatico. Si utilizza il diritto penale per contrastare le diversità sociali e culturali, definendo apposite fattispecie criminali e finendo così per scivolare sul crinale della democrazia securitaria. Il rischio serio è che la norma colpisca, attraverso un'interpretazione estensiva, anche tutte le altre forme di aggregazione, come manifestazioni sportive e manifestazioni di lavoratori, ovvero tutte le manifestazioni non autorizzate. Dunque, una norma pericolosa e contraddittoria. I non c'entrano nulla con una norma simile, ma è la libertà dei cittadini che così viene messa in discussione. È una norma, secondo me, raccapricciante, da Stato di polizia, contro la quale noi ci opponiamo.
Questo provvedimento riguarderà anche gli operai che occupano le fabbriche, e poi le scuole e gli atenei. Io la reputo una norma pericolosissima che mette a rischio la libertà di riunirsi prevista dall'articolo 17 della nostra Costituzione. Si rischia di avere un'applicazione discrezionale e arbitraria a scapito del diritto di protesta pacifico. Il criterio del pericolo appare troppo generico e vago, generando, in questo modo, un'anticipazione eccessiva della soglia della punibilità. Inoltre, vi è una palese differenza rispetto all'entità della pena, contravvenendo, in tal modo, ai principi di eguaglianza, proporzionalità e ragionevolezza. La reclusione rimane da tre a sei anni e, dunque, per i condannati sarà più complicato accedere alla sospensione condizionale della pena anche se incensurati.
Poi, questa norma è carente del requisito di tassatività prescritto dall'articolo 25 della Costituzione nella misura in cui non individua con sufficiente chiarezza il perimetro delle condotte sanzionate in relazione alla forma, ai modi e ai criteri di valutazione della loro pericolosità, oltre alla mancata individuazione del soggetto competente ad effettuare tale valutazione.
Il decreto Rave è un abominio sotto ogni punto di vista, che sia politico, che sia culturale, che sia giuridico: un dispositivo punitivo grottesco. Noi non dimentichiamo, ad esempio, quello che è accaduto l'estate scorsa a Peschiera del Garda. Però, quello che noi vorremmo ottenere è che le pene che sono state messe all'interno di questo decreto siano proporzionate al reato che viene commesso. Il decreto ha tutta l'aria di essere una cosa ben più grave. Nella definizione di terreni o edifici altrui pubblici o privati ricade di tutto: i capannoni o i campi in cui vengono organizzati i , ma anche le università, i luoghi di lavoro e le piazze. Vogliamo punire anche i ragazzi che occupano le università? Non credo. Ma facciamo sul serio? Non credo. Lo chiedo perché l'espressione “può derivare un pericolo per l'ordine pubblico” è sufficientemente vaga per ricadere nell'arbitrio più assoluto. È, quindi, inaccettabile e per questo vi chiedo di considerare e accettare questo ordine del giorno .
PRESIDENTE. L'onorevole Fenu ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/125.
EMILIANO FENU(M5S). La ringrazio, Presidente. L'istituto dell'improcedibilità introdotto dalla riforma del processo penale, così come modificato dalla Ministra Cartabia, è stato già oggetto di un duro confronto politico-parlamentare tra il MoVimento 5 Stelle e il Governo Draghi.
Si è cercato di reintrodurre dalla finestra quello che con la legge Spazzacorrotti avevamo fatto uscire dalla porta, e cioè i processi a tempo. Con la riforma della prescrizione è stato sancito un principio per noi sacrosanto: chi chiede giustizia deve avere giustizia. Non può, a un certo punto, sentirsi dire dallo Stato che il tempo è scaduto e non se ne fa più nulla. I processi devono certamente avere una durata ragionevole, ma la soluzione non è la rinuncia a fare giustizia, bensì gli investimenti in risorse umane e strutture per rendere il comparto più veloce ed efficiente.
Per questo, nel 2018 e per tutta la scorsa legislatura si è dispiegato un piano di assunzioni in ogni settore, dall'allargamento della pianta organica dei magistrati fino al nuovo ufficio del processo. La conquista del , poi divenuto PNRR, ha dato un ulteriore impulso a questo processo. Parliamo di alcune decine di migliaia di nuove unità di personale. Con la prima legge di bilancio questo Governo sembra avere già invertito la rotta e iniziato a fare risparmi sulla giustizia. Grazie alla nostra battaglia, l'improcedibilità dei processi per il superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione è stata resa più progressiva ed elastica, con un'importante esclusione per i reati di mafia.
Come al solito, siamo stati da soli in questa battaglia, più fermi noi di chi, al tempo, sedeva all'opposizione. Nonostante quelle importanti modifiche, a nostro avviso rimane l'esigenza di cambiare quella normativa, e per questo, con questo ordine del giorno che illustro all'Aula, impegniamo il Governo a intraprendere iniziative legislative per superare la riforma Cartabia. In particolare, riteniamo indispensabile stabilire che per i reati di corruzione venga esclusa l'improcedibilità, così come già stabilito per i reati di mafia.
Con questo decreto è stato inferto un duro colpo al contrasto proprio delle condotte corruttive delle mafie. Con quello scellerato emendamento approvato al Senato, Governo e maggioranza hanno ridato l'accesso ai benefici penitenziari anche in assenza di collaborazione con la giustizia, non solo in caso di reato monosoggettivo, ma anche nel caso dell'associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Non so se sia meglio credere che non vi rendiate conto della portata di questa controriforma o prendere coscienza che è fatto tutto in piena consapevolezza. Mafia e corruzione sono condotte che viaggiano appaiate, l'una funzionale all'altra. Per questo, crediamo che anche i processi per corruzione non debbano avere la data di scadenza, in nome dei cittadini onesti che chiedono di prevenire e punire i reati dei colletti bianchi che colpiscono al cuore la libertà economica e il corretto funzionamento della società .
PRESIDENTE. L'onorevole Ciani ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/25.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, torniamo a parlare di COVID, e lo facciamo, non per un azzardo del calendario, nel giorno, anzi, nella notte in cui il Ministro, per la prima volta, si è trovato obbligato a parlare di COVID in termini di prevenzione, dopo che, anche in questa norma, si parla di COVID, e questa norma prevede diversi interventi che, in realtà, fanno venir meno alcune delle misure di prevenzione contro la pandemia da COVID-19, come l'obbligo vaccinale per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, o la sospensione dell'entrata in vigore fino al 30 giugno 2023 delle attività e dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria, o ancora l'abolizione del tampone di fine quarantena. Purtroppo, Presidente, la sottovalutazione, direi il revisionismo del Governo e della maggioranza rispetto alla pandemia ci era chiaro sin dai primi giorni.
Ci è stato chiaro da quando la Presidente del Consiglio, per la prima volta in quest'Aula, ha parlato di pandemia al cinquantottesimo minuto del suo intervento. Cinquantotto minuti per parlare di tutt'altro davanti al dramma planetario degli ultimi tre anni. Avevamo capito subito come pensavano di affrontare questa indicazione. Lo abbiamo capito ancora di più quando le prime misure di questo Governo sono state in favore di medici e personale sanitario che non hanno rispettato le indicazioni del mondo scientifico a cui appartengono. È stato qualcosa di inquietante. Questo ha disorientato migliaia di pazienti, che si sono trovati e si troveranno ad interloquire e a farsi curare da chi ha rinnegato la scienza e la medicina.
Altrettanto inquietanti sono apparse le misure di sanatoria in favore di chi non ha ottemperato agli obblighi vaccinali e agli obblighi da essi derivati. Diseducativo in termini di tutela della salute pubblica e della certezza delle regole, apparentemente molto a cuore alla maggioranza che oggi ci governa. Ma ci troviamo a parlare di COVID all'interno di un provvedimento di una disarmante disomogeneità. Ci troviamo a parlare di COVID, di pandemia, del dramma mondiale di questi anni, parlando di un reato inventato come quello del raduno musicale, parlando di carcere, di ergastolo ostativo, parlando di internati. E sarei curioso di sapere chi, di coloro che votano a favore di questa norma, sa chi sono gli internati, quanti sono in Italia, dove stanno; e perché non parliamo del fatto che va riformata questa norma, che risale al 1930. Noi ancora abbiamo, in Italia, gli internati! Eppure, parliamo di questo insieme al COVID e ai .
Ma che misure andiamo a proporre? Ma che misure andiamo ad approvare? Revisionismo sulla pandemia e un'accozzaglia di provvedimenti presi l'uno con l'altro, senza alcuna organicità. In quest'Aula ho sentito dire, in questi giorni, signora Presidente, che la nuova maggioranza fa quello che dice. Ce lo hanno detto prima di stralciare dalla legge di bilancio i fondi per i pronto soccorso o per il Piano oncologico, che ci avevano assicurato essere in finanziaria e che avevano rassicurato tanti e tanti malati che sarebbero stati in finanziaria. Ecco, anche questa norma, anche le misure sul COVID ci preoccupano molto, perché è, purtroppo, notizia di queste ore, notizia di questi giorni, una recrudescenza della pandemia che non ci saremmo certo augurati, ma che non vogliamo affrontare con superficialità, soprattutto pensando ai più deboli e ai più fragili della nostra società.
Presidente, prima di concludere, da neofita di quest'Aula, ho anche un suggerimento da dare: che coloro, forse, che ritengono indispensabili i lavori notturni magari poi vi assistano, potrebbe essere anche qualcosa di utile, per tutti. E ho un suggerimento anche relativo a quello che è stato promesso agli italiani. La maggioranza ha rassicurato e ha chiesto i voti dicendo che erano pronti. Per ora, li abbiamo visti solo pronti a tutto, e non è proprio una buona notizia per il Paese .
PRESIDENTE. L'onorevole Sportiello ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/117: non la vedo, si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole Di Sanzo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/61.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo decreto sembra che il Governo, nel dibattito tra scienza e anti-scienza, abbia deciso di schierarsi dalla parte di quest'ultima. Sembra, infatti, un decreto fatto apposta per includere l'ennesimo condono, quel condono che non siete riusciti a far rientrare nella manovra finanziaria, il condono dei no-vax. In un momento in cui le notizie ci annunciano che la pandemia non è finita, con le ultime informazioni sui contagi che ci arrivano dalla Cina, ci aspetteremmo, da un Governo responsabile, un monitoraggio costante dei dati pandemici. Questo perché la politica deve prendere decisioni basandosi su analisi scientifiche e sui dati, e non elargendo qualche mancetta elettorale al popolo dei no-vax. Con la riammissione dei medici no-vax e del personale sociosanitario che ha deciso di rifiutare il vaccino sembra che si voglia strizzare l'occhio a quel mondo, riammettendo persone che della loro professione non sono riuscite neanche a seguire le norme più basilari. Vorrei ricordare che la vaccinazione anti-COVID ha dimostrato di coprire al 94 per cento da un ricovero in ospedale e al 96 per cento da un esito fatale della malattia. Davanti a questi dati reali, davanti all'evidenza scientifica, ci sono medici che si sono rifiutati di accettare questa evidenza, raccolta con il metodo scientifico, che dovrebbe essere alla base della loro professione.
Ne abbiamo sentite tante in questa pandemia, da medici no-vax, da alcune personalità politiche, alcuni dei nostri medici di base si sono sbizzarriti in dichiarazioni antiscientifiche, alcune tra le più negazioniste che potevano esserci. Un medico andava in televisione, dicendo che il vaccino è più di un veleno, addirittura, adducendo motivazioni complottiste legate alla nuova tecnica a RNA messaggero usata, invece di comprendere la rivoluzione scientifica che è arrivata con questa pandemia, una rivoluzione tecnologica che ci potrà dare anche numerosi benefici in futuro, grazie alla realizzazione di vaccini in tempi molto più brevi. Questi medici hanno avuto un seguito sempre più grande con il proseguire della pandemia e questo seguito ha permesso ai negazionisti e ai no-vax di giustificare la loro posizione, dicendo che, alla fine, c'era anche un medico che lo diceva, hanno dato, quindi, credibilità alle teorie più bizzarre, complottiste, che gridavano ai fantomatici poteri forti come la causa della pandemia. Insomma, un medico, per giustificare le teorie più stravaganti, si trovava sempre.
In un mondo in cui oggi le spopolano e ormai siamo inondati da notizie contro la logica e contro la scienza, ci aspettiamo che i nostri medici, soprattutto quelli pagati dal Servizio sanitario nazionale, siano baluardi dell'informazione, siano coloro che possano diffondere le notizie e le linee guida e dire che la scienza salva vite umane. Questi medici, invece di fare informazione, sono diventati baluardi della disinformazione, dando una giustificazione ai no-vax, hanno probabilmente sulla loro coscienza la perdita di alcune vite umane. Oggi si vorrebbe reintegrarli e far sì che tornino ad essere parte anche del Servizio sanitario nazionale. Si ritiene, cioè, che tali medici siano nuovamente pagati dallo Stato italiano per fare un mestiere che hanno dimostrato ampiamente di non saper fare. Ma voi vorreste far costruire un ponte a un ingegnere che non crede alla matematica? Io non credo. Quante vite potremmo perdere se facessimo un'operazione di questo genere? Sembra che, però, il Governo non si faccia remore delle vite umane che mette a rischio con il reintegro dei medici no-vax, in un momento in cui le notizie che ci arrivano oggi ci dicono chiaramente che la pandemia non è finita. Nonostante questo, oggi il Governo vuole incoraggiare la disinformazione. Questa è una cosa che ci deve far riflettere tutti, perché, in questo momento comunque ancora drammatico, dovremmo, ancora di più oggi, schierarci a favore della scienza, grazie anche a quello che, bene o male ,abbiamo visto durante questa pandemia.
Con questo ordine del giorno noi vogliamo semplicemente dire, con forza, che le decisioni debbano essere prese con un approccio scientifico, guardando i dati, le analisi, sentendo gli esperti, monitorando i e non sull'onda dell'emozione e, di certo, non per assicurarsi qualche voto dei no-vax alle prossime elezioni .
PRESIDENTE. L'onorevole Curti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/58.
AUGUSTO CURTI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto-legge in esame prevede il venir meno dell'obbligo vaccinale contro il COVID-19 per i lavoratori che operano nei settori sanitario, sociosanitario e socioassistenziale dal 2 novembre 2022, nonché la sospensione dell'entrata in vigore, fino al 30 giugno 2023, delle attività e dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria, pari a 100 euro, prevista per l'inadempimento dell'obbligo vaccinale per alcune categorie lavorative, nonché per le persone con più di 50 anni, indipendentemente dal lavoro svolto.
In questo, ritengo assolutamente emblematica la presa di posizione sul tema delle rappresentanze di categoria, tra le quali certamente va annoverata la Federazione italiana dei medici di medicina generale. Quest'ultima, infatti, ha espresso una posizione netta in termini non solo di risposta emergenziale, ma anche dal punto di vista deontologico. Già lo scorso novembre, infatti, il segretario generale Silvestro Scotti dichiarava: “Ho sempre pensato che non dovesse essere necessaria una norma per un'azione che dovrebbe essere parte integrante della responsabilità del medico, che deve proteggere la salute del suo paziente anche vaccinandosi. Il fatto che sia stata necessaria una legge per costringere dei professionisti ad immunizzarsi è una sconfitta del sistema ordinistico”. Ancora più nette, poi, appaiono le dichiarazioni in termini di assunzione di buone pratiche. Il segretario Scotti, infatti, dichiarava: “Dovrebbe essere elevata l'attenzione degli ordini - in termini formativi e informativi - su quale sia il comportamento etico di un medico rispetto al tema delle vaccinazioni”. E aggiunge: “Credo che a questo punto sia necessaria una discussione all'interno della categoria, per stabilire se è etico fare il medico senza fare vaccinazioni che possono evitare di esporre i pazienti a rischi. Non farle non protegge il medico, ma soprattutto non tutela il paziente”.
Nonostante il calo dei contagi, il COVID-19 oggi circola ancora in modo preponderante tra le popolazioni, mettendo a rischio la vita degli anziani e dei fragili ed una eventuale mutazione o recrudescenza rimane ancora imprevedibile. Per tale motivo, mantenere in vita alcune situazioni più di altre misure di sanità pubblica, dalle mascherine al distanziamento interpersonale, in ragione dell'evolversi dell'andamento pandemico, è fondamentale per la salute personale e dell'intera comunità.
Le misure introdotte, invece, con questo provvedimento, come la fine dell'obbligo vaccinale e il reintegro dei lavoratori, in particolare di coloro che lavorano in ambito sanitario, in ambito sociosanitario e socioassistenziale, l'abolizione dell'utilizzo del quale requisito per l'accesso o per l'uscita temporanea da strutture quali RSA, strutture riabilitative residenziali per anziani, anche non autosufficienti, l'abolizione del tampone di fine quarantena, vanno tutte nella direzione opposta, come se il virus da COVID non circolasse più, nonostante i bollettini settimanali del Ministero della Salute sull'incidenza del COVID, che indicano ancora un numero di contagi elevato, un tasso di occupazione in aree mediche COVID a livello nazionale in aumento, il numero delle vittime, come è stato detto, che è cresciuto - nella prima settimana di settembre erano 686, nella seconda settimana 719 -, una regione classificata a rischio alto per le molteplici allerte di resilienza e, addirittura, 10 regioni classificate a rischio moderato. Visti i dati del bollettino settimanale sul monitoraggio COVID, è necessario continuare, invece, secondo noi, con misure comportamentali individuali e collettive previste e raccomandate, come l'uso della mascherina, l'areazione dei locali, l'igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento.
Questo ordine del giorno vuole impegnare il Governo a predisporre, in linea con un eventuale peggioramento dei dati epidemiologici sull'andamento della circolazione del virus COVID nella regione Marche, la reintroduzione, sul suo territorio, dell'obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie in tutti i luoghi al chiuso in cui si possano verificare gli assembramenti .
PRESIDENTE. L'onorevole Caso ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/95: non lo vedo, si intende che vi abbia rinunciato.
L'onorevole D'Alfonso ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/59.
LUCIANO D'ALFONSO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per facilitare una riflessione da parte dell'Aula e metterla a disposizione del Governo e mi aiuto con alcune domande: a che serve una norma nuova, nuova e soprattutto velocemente impegnativa? Di solito, quando un ordinamento concepisce una norma nuova, velocemente impegnativa, è per fare in modo che si precisi e si rafforzi la linea della virtù, in corrispondenza della quale si dovrebbe cogliere il meglio comune. È sicuro che con questa norma, veicolata attraverso un decreto-legge, realizziamo il meglio comune? Per quanto riguarda i temi affrontati, che sono i temi della sicurezza dal punto di vista sanitario, vi è addirittura un tema che è stato sottoposto ad uno scuotimento di cui non aveva bisogno nessuno, riguardante la sicurezza in corrispondenza delle iniziative di aggregazione e comunitaria dei giovani in ragione della musica e del trovarsi. Siamo convinti che non ci siano le ragioni per cui un decreto-legge venga consumato, utilizzato, collocato sul tavolo dell'ordinamento, avendo dovuto assumere come temi quelli che ho provato a tratteggiare. Intanto, dovremmo ricordarci anche che stiamo maneggiando in grande parte di questo decreto quello che l'ordinamento rubrica come il diritto penale e il diritto penale pretende delicatezza nella cura, nella premura, nel maneggiamento, perché genera conseguenze quando il diritto penale viene ingrandito, ulteriormente specificato, generando ulteriori fattispecie e coperture di sanzioni.
Il diritto penale, quando viene contemplato attraverso l'attività normativa straordinaria, dovrebbe prevedere una serie di garanzie. La prima, la più importante, è la tassatività, che consente ad ogni persona fisica dell'ordinamento di assicurare la personalità giuridica in termini di automatismo di applicazione. Abbiamo visto qual è stata la reazione da parte del mondo delle competenze, delle bravure scientifiche, accademiche e professionali, quando venne soltanto presentato il testo di questo decreto-legge, soprattutto sulla parte riguardante le misure anti ; hanno affermato che si trattava di una pericolosissima condizione – dico con un termine mio - da catena di Sant'Antonio, perché poi quello porta dell'altro, fino ad arrivare all'ingovernabile. Quando produciamo norma nuova, dovremmo assicurare univocità, coordinamento, logicità, proporzionalità e sono queste le caratteristiche che non si rinvengono, perché, da una parte, si organizza un gigantismo sanzionatorio, dall'altra parte, c'è un azzeramento delle sanzioni. Mi riferisco alla parte riguardante ciò che ormai, periodizzata la storia, viene raccontata come rottura di civiltà, quella della pandemia. Davanti alla rottura di civiltà causata dalla pandemia, abbiamo azzerato ogni misura di reazione. Per questo, attraverso questo ordine del giorno, che prende a bersaglio positivo la regione Abruzzo, diciamo: siccome già si è verificato. Io ricordo bene la delibera di quel Consiglio dei ministri del gennaio del 2020, quando anche le forze politiche che avevano ruoli di Governo non avevano ben compreso la gravità di quel fatto; parlavano di incertezze nello spazio aereo tra l'Europa e la Cina.
Noi abbiamo pagato tanto da allora, tant'è che tutta l'attività normativa successiva per due anni è stata sequestrata da misure straordinarie riguardanti la reazione dell'ordinamento a quella rottura di civiltà. Non si può adesso, davanti ad un'operazione emotiva, un obolo, una genuflessione culturale rispetto a qualche impegno precedente assunto, azzerare un armamentario, un'attrezzatura, una predisposizione di misure che ci ha nei fatti salvati, rispetto a tutto quello che poteva accadere. Allora, per la regione Abruzzo, della quale sono stato anche presidente secondo gli incarichi della comunità della mia regione, chiedo che, in ordine a ciò che verrà rilevato scientificamente si adeguino, si adattino e si determinino quelle misure di reazione che sono giudicate consone dalla dimensione scientifica. Evitiamo che la politica se ne occupi, sostituendo la consistenza conoscitiva della scienza. Noi dobbiamo imparare cosa può nutrire l'ordinamento, l'attività normativa…
PRESIDENTE. Concluda.
LUCIANO D'ALFONSO(PD-IDP). …quando c'è di mezzo il rischio, il flagello, il disastro e la rottura delle civiltà. Allora, c'è un ordine del giorno. Come si pone rispetto alla forza, alla concentrazione della forza normativa del Governo e del Parlamento per la parte della maggioranza? Facciamo entrare il tema, il dubbio, la riflessione, in maniera tale che ci si possa tornare sopra. Questo è lo spirito dell'ordine del giorno
PRESIDENTE. L'onorevole Lomuti ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/103.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno si riferisce alla norma cosiddetta anti sia nella parte in cui viene definito il della pena sia per quanto riguarda l'avverarsi di quella fattispecie, dalla quale poi viene generata l'applicazione della pena, ossia il concreto pericolo per la salute pubblica e per l'ordine pubblico.
Presidente, riteniamo che questa norma sia scritta veramente male, non è chiara. Inoltre denunciamo anche un'altra cosa, ossia la modalità inusuale di inserire in un unico corpo normativo discipline che riguardano materie che non hanno nulla a che vedere l'una con l'altra. Viene inserita, in maniera anche pericolosa, da una parte, una normativa, una vera schifezza, per quanto riguarda la disciplina del reato ostativo, dall'altra parte, si vuole disciplinare in maniera inadeguata una nuova misura di contrasto al COVID e, poi, come un coniglio che esce dal cilindro, ci inseriamo - perché no? - un'emergenza strana per questo Paese, che questo Governo ritiene un'emergenza, il . Questo è molto strano e tutto ciò ci consegna un dato, Presidente, ovvero che questo Governo sta operando, sta navigando a vista, in pieno stato confusionale. Il pericolo è che lo stato confusionale del Governo generi ulteriore confusione per chi questa normativa dovrà poi interpretarla, prima ancora che poi applicarla. Non capiamo la che si utilizza nel discriminare, in maniera così indiscriminata, nel criminalizzare chi organizza manifestazioni, sì, che non hanno autorizzazione, ma che sono pacifiche. Forse, l'unica colpa che hanno queste manifestazioni è che sono libere da schemi, da convenzioni, da quei vincoli che le consegnano a un vero e proprio mercato. In pratica noi vogliamo che le manifestazioni di libero pensiero, le manifestazioni culturali, le manifestazioni politiche siano ristrette nel recinto di un mercato, deciso da chi? Da questo Governo. È logico, è chiaro, è evidente, è cristallino che siamo di fronte a un tentativo di omologazione del pensiero unico delle masse, perché qui, Presidente, il non c'entra nulla, il è semplicemente un pretesto. Infatti, se andiamo a spacchettare poi la fattispecie normativa, vediamo che una normativa repressiva verso l'utilizzo e soprattutto il traffico di sostanze stupefacenti esiste già. Una normativa repressiva che punisce chi invade i luoghi pubblici o privati senza autorizzazione esiste già. Per questo riteniamo che la previsione della pena, da 3 anni addirittura nel minimo fino a 6 di reclusione, solo e semplicemente in caso di pericolo concreto, sia sproporzionata e pericolosa, proprio perché andrebbe a generare una compressione di un diritto sacrosanto, che è quello della manifestazione della libertà del proprio pensiero. Ci abbiamo provato, Presidente, in tutti i modi a farlo capire a questo Governo, attraverso emendamenti che tendevano a migliorare il testo normativo, ma sono stati tutti respinti e bocciati da questa maggioranza. Ormai è chiaro a tutti: qui, da un lato, si applica la mano pesante verso chi organizza manifestazioni pacifiche, però poi, dall'altro lato, si attua una vera e propria depenalizzazione di reati, con dinamiche e fattispecie ben più pericolose per la nostra società. Stiamo poi navigando in pieno contrasto con l'esperienza europea e con le altre legislazioni che adottano pene repressive in questa materia.
Se dobbiamo parlare di proporzionalità e di ragionevolezza della norma, facciamo una mini analisi di diritto comparato: se questa norma venisse applicata così come descritto, il nostro Paese balzerebbe al primo posto nella classifica di quei Paesi che applicano la maggiore pena repressiva per fattispecie per le quali, in Paesi come ad esempio la Francia, nel massimo viene prevista una pena alla reclusione fino a sei mesi e, addirittura, in Inghilterra viene comminata la semplice multa.
E poi un'altra cosa, Presidente: non riusciamo a capire chi e come dovrà decidere sull'esistenza del pericolo concreto e questa mancata individuazione genera, sì, paradossalmente un pericolo concreto e cioè quello di punizioni abnormi in maniera indiscriminata e senza distinzioni. Per questi motivi, Presidente, l'ordine del giorno vuole un impegno semplice da parte del Governo che, nel prossimo decreto utile, venga ripristinato il pieno e sostanziale rispetto della nostra Carta costituzionale, precisamente dell'articolo 21 della Costituzione perché, altrimenti, del diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero dovremmo parlarne al passato, dicendo cioè che, grazie a questo Governo, grazie al Governo Meloni, i cittadini italiani erano garantiti dalla Costituzione per quanto riguarda l'esercizio della propria libertà di espressione del pensiero. Concludo Presidente, dicendo che questa libertà di pensiero viene manifestata con la parola, attraverso le forme scritte e - guarda un po' - con ogni altro mezzo di diffusione.
Presidente, il diritto di libertà di pensiero, che è un principio sacrosanto della nostra Costituzione, è anche un qualcosa che fa parte della natura stessa dell'uomo. Pertanto possiamo dire, senza ombra di dubbio, che questa norma, oltre a essere anticostituzionale, è senza ombra di dubbio una norma contro natura .
PRESIDENTE. L'onorevole De Maria ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/705/45.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che ho presentato e che vado ad illustrare si riferisce ad un elemento centrale di questo decreto - ossia le previsioni che il decreto mette in campo sui oggetto di discussione anche questa sera e questa notte - che delinea le caratteristiche anche politiche di questo decreto. In questo ordine del giorno in particolare mi soffermo - ci soffermiamo - sulla necessità di un coinvolgimento del Parlamento in un'azione di monitoraggio sulle conseguenze di questo aspetto del decreto.
Ci tornerò nel corso dell'intervento, ma devo dire che, se ragioniamo su come il tema dei viene approntato in questo decreto, si delinea il contesto politico istituzionale in cui il Governo ha messo in campo questo provvedimento. Penso sia molto chiaro quello che sta succedendo. Prima di tutto, c'è un'evidente diversità, molto profonda, tra quello che questa destra ha promesso agli elettori in campagna elettorale e quello che sta concretamente facendo. Basta guardare la legge di stabilità: la montagna delle promesse elettorali ha partorito un topolino nella legge di stabilità. E poi, accanto a questo, c'è la cultura politica di questa destra, che ha tratti autoritari, conservatori e persino reazionari, quella cultura politica che ha fatto dire alla seconda carica dello Stato parole davvero inaccettabili per ricordare l'anniversario della fondazione del Movimento sociale italiano. Ecco il tra questi due elementi, un certo tipo di cultura politica e l'incapacità di affrontare davvero i problemi del Paese porta questo Governo e questa destra a fare la scelta di un corto circuito propagandistico: si scelgono degli argomenti, se ne fa oggetto di propaganda e si cerca di mascherare così l'incapacità di affrontare davvero i problemi del Paese. Da questo punto di vista, non è la prima volta che la destra italiana fa propaganda sui temi della sicurezza. Guardate, non c'è niente di più sbagliato che fare propaganda sui temi della sicurezza, perché è proprio il modo di non garantire la sicurezza ai cittadini.
Difendere la legalità e la sicurezza significa agire con provvedimenti concreti e tenere insieme l'efficacia e la repressione dei reati con azioni di coesione sociale, di costruzione della comunità, di costruzione di una rete ampia a difesa della legalità nel Paese, mentre, quando si fa propaganda, si fa esattamente l'opposto.
Allora, si è trovato un pretesto, ossia il contesto che si è creato a Modena, dove, fra l'altro - lo devo dire - è stato affrontato benissimo con la normativa vigente. Ci hanno lavorato molto bene la prefettura di Modena e le Forze dell'ordine (io, peraltro, sono stato eletto in un collegio uninominale, che comprende anche una parte del territorio di Modena e lo posso testimoniare anche personalmente). D'altra parte, il problema non era quello di ragionare su una normativa più efficace per affrontare una specifica problematica, ma di trovare un argomento di propaganda. Poi - non so quanto per imperizia o per volontà -, nel primo testo si era costruito uno strumento che davvero metteva in discussione la libertà fondamentale di manifestazione del pensiero, garantita dalla Carta costituzionale. Il provvedimento è stato poi modificato in Senato, ma resta la sproporzione, su cui tanti colleghi sono intervenuti, tra il reato e le pene, una grande imprecisione sui confini del reato e, certamente, la mancanza di necessità e urgenza, per giustificare il ricorso al decreto-legge.
Si tratta, dunque, di un'azione di carattere propagandistico, che, peraltro, sceglie davvero gli obiettivi meno importanti, se dobbiamo parlare di sicurezza dei cittadini, proprio da parte del Governo che in legge di bilancio ha dato segnali molto ambigui, ad esempio sul contrasto all'evasione fiscale.
Nell'ordine del giorno, oltre a chiedere di rivalutare l'opportunità di questo provvedimento, chiediamo, entro 30 giorni dalla legge di conversione, di mettere in campo misure efficaci per monitorare l'andamento del decreto, quindi di monitorare quanti saranno i procedimenti che saranno messi in campo, l'età degli imputati e la reale efficacia del provvedimento che viene messo in campo. Lo chiediamo con un ordine del giorno, perché, essendo ricorso il Governo al voto di fiducia, questo è l'unico strumento che abbiamo per far sentire la nostra voce. Lo facciamo in questo provvedimento, ma credo che lo faremo in tante occasioni: in questo Parlamento, continueremo con tutti gli strumenti che la dialettica parlamentare ci consente a difendere la serietà delle nostre istituzioni e, soprattutto, a difendere le ragioni di quei valori costituzionali in cui tutti noi ci dovremmo riconoscere .
PRESIDENTE. Poiché gli altri deputati che avevano chiesto di parlare vi hanno rinunziato, sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
ANDREA OSTELLARI,. Grazie, Presidente. Sugli ordini del giorno n. 9/705/1 Dori, n. 9/705/2 Bonelli, n. 9/705/3 Piccolotti, n. 9/705/4 Grimaldi, n. 9/705/5 Evi, n. 9/705/6 Ghirra, n. 9/705/7 Borrelli, n. 9/705/8 Mari, n. 9/705/9 Magi, n. 9/705/10 Della Vedova, n. 9/705/11 Pastorino e n. 9/705/12 Zaratti il Governo esprime parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/705/13 Furfaro, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/705/14 Girelli, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/705/15 Manzi, il parere è favorevole previa riformulazione: “a valutare l'opportunità di stanziare ulteriori risorse volte ad incrementare il fondo (…)”. Quindi, si espunge “con il primo provvedimento utile” e si aggiunge “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/16 Orfini, il parere è favorevole, con riformulazione “a valutare l'opportunità di stanziare (…)”, espungendo “con il primo provvedimento utile” e poi proseguendo come da ordine del giorno.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/17 Iacono, n. 9/705/18 Letta e n. 9/705/19 Madia, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/20 Lacarra, il parere è favorevole, aggiungendo: “a valutare l'opportunità di”, quindi, favorevole con riformulazione.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/21 Guerini, n. 9/705/22 Marino, n. 9/705/23 Fossi, n. 9/705/24 Berruto, n. 9/705/25 Ciani, n. 9/705/26 Malavasi, n. 9/705/27 Scotto, n. 9/705/28 Zingaretti, n. 9/705/29 Laus, n. 9/705/30 Zan, n. 9/705/31 Cuperlo, n. 9/705/32 Tabacci, n. 9/705/33 Mauri, n. 9/705/34 Sarracino, n. 9/705/35 Forattini, n. 9/705/36 Merola, n. 9/705/37 Serracchiani, n. 9/705/38 Scarpa, n. 9/705/39 Roggiani, n. 9/705/40 Ubaldo Pagano, n. 9/705/41 Vaccari, n. 9/705/42 Care', n. 9/705/43 Provenzano, n. 9/705/44 Schlein, n. 9/705/45 De Maria, n. 9/705/46 Mancini, n. 9/705/47 Stefanazzi, n. 9/705/48 Guerra, n. 9/705/49 Toni Ricciardi, n. 9/705/50 Gribaudo, n. 9/705/51 Fornaro, n. 9/705/52 Ghio, n. 9/705/53 Peluffo e n. 9/705/54 Morassut, il parere è contrario.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/705/55 Ferrari è stato ritirato.
ANDREA OSTELLARI,. Sugli ordini del giorno n. 9/705/56 Andrea Rossi, n. 9/705/57 Ascani, n. 9/705/58 Curti, n. 9/705/59 D'Alfonso, n. 9/705/60 Amendola, n. 9/705/61 Di Sanzo, n. 9/705/62 Stumpo, n. 9/705/63 Barbagallo, n. 9/705/64 Lai, n. 9/705/65 Bakkali, n. 9/705/66 Simiani, n. 9/705/67 De Micheli, n. 9/705/68 Di Biase, n. 9/705/69 De Luca, n. 9/705/70 Boldrini, n. 9/705/71 Casu, n. 9/705/72 Gnassi, n. 9/705/73 Graziano, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/74 Mollicone il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare (…)”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/75 Fassino, n. 9/705/76 Gianassi, n. 9/705/77 Bonafe', n. 9/705/78 Porta, n. 9/705/79 Quartapelle Procopio e n. 9/705/80 Speranza, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)” all'inizio, ed espungendo l'ultimo capoverso, quindi dalla parola “prorogare” fino alla parola “176”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/82 Ascari e n. 9/705/83 Alifano, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/84 Appendino, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)” . Sugli ordini del giorno n. 9/705/85 Gubitosa, n. 9/705/86 Tucci e n. 9/705/87 Scerra, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/88 Raffa, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di introdurre (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/705/89 Traversi, il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/705/90 Santillo il parere è contrario.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/91 Lovecchio, n. 9/705/92 Todde, n. 9/705/93 Scutella', n. 9/705/94 Cappelletti e n. 9/705/95 Caso il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/96 Fede, n. 9/705/97 Carmina, n. 9/705/98 Giuliano, n. 9/705/99 Conte, n. 9/705/100 Pavanelli, n. 9/705/101 Carotenuto, n. 9/705/102 Torto, n. 9/705/103 Lomuti, n. 9/705/104 Dell'Olio, n. 9/705/105 Pellegrini, n. 9/705/106 Barzotti, n. 9/705/107 Aiello, n. 9/705/108 Cherchi, n. 9/705/109 Morfino, n. 9/705/110 Amato e n. 9/705/111 Orrico il parere è contrario.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/112 Baldino, n. 9/705/113 Alfonso Colucci, n. 9/705/114 Auriemma e n. 9/705/115 Riccardo Ricciardi il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/116 Francesco Silvestri, n. 9/705/117 Sportiello e n. 9/705/118 Di Lauro il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/705/119 Marianna Ricciardi e n. 9/705/120 Quartini il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/121 Donno e n. 9/705/122 Onori il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/123 D'Orso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/124 Cafiero De Raho, n. 9/705/125 Fenu, n. 9/705/126 Ilaria Fontana, n. 9/705/127 Cantone e n. 9/705/128 Iaria il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/129 Penza il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sugli ordini del giorno n. 9/705/130 Caramiello e n. 9/705/131 Sergio Costa il parere è contrario.
Sugli ordini n. 9/705/132 Bruno e n. 9/705/133 L'Abbate il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”.
Sull'ordine del giorno n. 9/705/134 Zanella il parere è favorevole, mentre è contrario sull'ordine del giorno n. 9/705/135 Bonifazi. Sull'ordine del giorno n. 9/705/136 D'Alessio il parere è favorevole.
Ordini del giorno n. 9/705/137 Faraone, n. 9/705/138 Marattin, n. 9/705/139 Sottanelli, n. 9/705/140 Boschi, n. 9/705/141 Bonetti, n. 9/705/142 Giachetti, n. 9/705/143 Gruppioni, n. 9/705/144 Pastorella, n. 9/705/145 Grippo, n. 9/705/146 Del Barba, n. 9/705/147 Rosato e n. 9/705/148 Benzoni parere contrario, n. 9/705/149 Enrico Costa parere favorevole, n. 9/705/150 Richetti, n. 9/705/151 Castiglione e n. 9/705/152 Ruffino parere contrario, n. 9/705/153 De Monte parere favorevole come raccomandazione, n. 9/705/154 Carfagna parere contrario e n. 9/705/155 Gadda parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Bene, l'ordine del giorno n. 9/705/156 Fratoianni è inammissibile.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Volevo chiedere solo la cortesia al Sottosegretario, che ringrazio anticipatamente, se può soltanto ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga.
ANDREA OSTELLARI,. Sull'ordine del giorno n. 9/705/81 Braga c'è un parere favorevole, previa riformulazione: “a valutare l'opportunità di intraprendere misure urgenti”, all'inizio, fino a: “penitenziari italiani”, quindi espungendo l'ultima parte.
PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno il deputato Federico Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, signora Presidente. Ancora una volta, non riesco a comprendere il parere contrario del Governo. In realtà, cosa chiedevamo? Chiedevamo che il Governo valutasse la necessità di intervenire in relazione alla riforma Cartabia che ha determinato l'improcedibilità alla scadenza di termini anche abbastanza ristretti. Ma non solo questo, noi chiedevamo che, proprio sul presupposto dell'improcedibilità, si considerassero gli effetti dell'improcedibilità, e quindi si valutasse l'improcedibilità in relazione alla confisca. Ancora una volta, ho la sensazione che questo Governo sia particolarmente favorevole ad assumere posizioni che finiscono per avvantaggiare determinate aree criminali.
Ma questo lo dico veramente con convinzione, perché non riesco a comprendere come si possa ritenere irrilevante il fatto che una riforma non disponga sulla confisca quando, in realtà, già precedentemente, l'articolo 578- prevede che il giudice provveda comunque sulla confisca anche se vi è stata prescrizione per amnistia o prescrizione in generale. Quindi, diciamo che già precedentemente, prima che intervenisse la riforma sull'improcedibilità, il legislatore aveva ritenuto questo in una situazione analoga, perché, cambiando prescrizione con improcedibilità ci troviamo nella stessa identica condizione. E, quindi, non capisco perché ora che si parla di improcedibilità, perché la prescrizione è stata messa da parte, rispetto all'improcedibilità, non si consideri l'esigenza che il giudice, dichiarata l'improcedibilità, provveda comunque sulla confisca. Significa bloccare quella che è una esigenza naturale, soprattutto, perché questa parte si riferirebbe ai patrimoni confiscati articolo 12-, attualmente 416-.1, ossia cominciare a capire l'articolo 240- del codice penale. Oggi bisognerebbe veramente guardare al contrasto alle mafie come contrasto ai patrimoni: oggi le mafie si battono sul denaro, si infiltrano nell'economia, riescono, attraverso questa ricchezza, a imporsi nei vari settori e, quindi, innanzitutto, i patrimoni dobbiamo sottrarre.
Peraltro, in relazione all'articolo 344-, è previsto che, quando la confisca è obbligatoria, il giudice, dopo aver dichiarato l'improcedibilità, dispone anche la confisca e, invece, negli altri casi - e, quindi, ci riferiamo ai casi di confisca per sproporzione, che sono proprio quelli che interessano il contrasto alle mafie - va al procuratore della Repubblica per le misure di prevenzione. E, nel frattempo, che fine fanno i beni?
Colleghi, io credo che questo sia un fatto grave, non pensare ai patrimoni mafiosi, perché qui si tratta proprio dei patrimoni mafiosi. La confisca non è quella obbligatoria, ma è quella dei patrimoni mafiosi e pensare che questo non sia uno degli aspetti sui quali intervenire mi sembra veramente grave .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io prendo atto, devo dire con rammarico, del parere contrario del Governo all'ordine del giorno da me presentato, ma voglio ribadire l'importanza di questo ordine del giorno, per il quale il Partito Democratico voterà a favore. Per fare questo, faccio un piccolo passo indietro. Ricorderete che, durante la pandemia, l'allora Governo intervenne introducendo misure alternative al carcere per l'esecuzione delle pene per determinate tipologie di reati, per ovviare a un problema, che peraltro persiste, legato al sovraffollamento delle carceri nel nostro Paese, che non garantiva - e dobbiamo dire che non garantisce tuttora - la sicurezza sanitaria dei detenuti. Alla prova dei fatti, queste misure - che vanno dal possibile aumento del termine massimo delle licenze premio straordinarie per i detenuti in regime di semilibertà, dalla possibilità di concedere permessi premio, alla possibilità di consentire l'esecuzione domiciliare della pena detentiva non superiore a 18 mesi - hanno funzionato, non solo per decongestionare le carceri, ma anche come strumento per dare attuazione a un articolo della Costituzione che è troppo spesso dimenticato, l'articolo 27, comma 3, che prevede, appunto, che le pene debbano tendere alla rieducazione del condannato.
Noi possiamo dire che i dati e le statistiche vanno in un'unica direzione, in una chiara direzione, ossia, dal giorno della loro introduzione, non risulta che queste misure abbiano prodotto allarme sociale o vi siano stati casi di revoca per condotte illecite da parte dei detenuti che ne hanno beneficiato.
Le misure alternative alla detenzione, quindi, riducono il sovraffollamento carcerario, riducono la percentuale di recidiva, promuovono la risocializzazione del condannato e, badate bene, sono anche vantaggiose in termini di costi economici, ma, a quanto pare, alla maggioranza tutto questo non basta. Abbiamo presentato, come Partito Democratico, emendamenti, sia alla Camera sia al Senato, che andavano esattamente nella direzione di rendere queste misure strutturali o, quantomeno, di prorogarle, visto che la situazione emergenziale nelle carceri non è ancora terminata anche in termini sanitari.
Abbiamo presentato questi emendamenti anche alla luce delle parole che abbiamo sentito pronunciare dal Ministro Nordio, il quale Ministro della Giustizia, nelle audizioni che ci sono state di fronte alla Commissione, ma anche nelle interviste che ha più volte rilasciato ai quotidiani, ha parlato del carcere, ha parlato dello stato in cui versano le carceri, del sovraffollamento, della mancanza di un piano di edilizia carceraria, della necessità addirittura di depenalizzare i reati per ridurre e velocizzare la giustizia e, di fronte ai fatti appena successi del carcere Beccaria di Milano, lo stesso Ministro ha parlato della funzione rieducativa della pena come di una priorità.
A nessuno qui sfugge che la pena deve avere una componente punitiva - è giusto che chi ha sbagliato debba pagare - ma, allo stesso tempo, come dicevo prima, dobbiamo puntare alla rieducazione e alla possibilità che il detenuto rientri nella società.
Nonostante le parole del Ministro, gli emendamenti che noi abbiamo presentato e che andavano esattamente in quella direzione, sono stati tutti bocciati. Ecco perché abbiamo presentato questo ordine del giorno, per chiedere al Governo di prendere seriamente in considerazione, anche attraverso ulteriori iniziative normative - non chiediamo in questa, che sarebbe stato comunque opportuno - che i detenuti in regime di semilibertà ammessi alle licenze premio straordinarie, che abbiano rispettato le prescrizioni impartite dal magistrato di sorveglianza per tutta la durata dei successivi rinnovi, siano ammessi all'affidamento in prova al servizio sociale.
Sappiamo che quello che per noi è buonsenso, stride con l'approccio demagogico che un altro Ministro di questo Governo, che non ha deleghe specifiche alla giustizia - arrivò a chiudere -, ma che non ha perso occasione più volte per ricordare che chi commette reati deve andare in carcere e si deve buttare via la chiave, non importa di quali reati si stia parlando e dell'età, per esempio, di chi ha commesso questi reati.
Noi chiediamo, invece, e crediamo che le chiavi debbano servire per riaprire le porte, per far uscire le persone che, attraverso l'espiazione nelle loro pene, capiscano l'importanza di agire in modo legale e siano accompagnate in percorsi di riabilitazione e, magari, imparino anche un mestiere. Ma, purtroppo, questo Governo ha appena perso l'occasione, con la legge di bilancio, di finanziare questi percorsi e, anzi, i tagli al personale della giustizia, in particolare al personale del circuito dell'esecuzione penale, non ci fanno ben sperare sulla reale volontà di dare seguito non solo al nostro ordine del giorno, per il quale lo stesso Governo ha espresso parere contrario, ma alle stesse parole del Ministro Nordio che prima ricorda ricordavo.
Peraltro, basta vedere che cosa stia succedendo con lo stesso decreto che stiamo andando a convertire, in cui si inventa una nuova specifica fattispecie di reato, quando il Ministro parla di depenalizzazione, si prevedono pene spropositate da 3 a 6 anni, superiori addirittura all'adescamento di minore, per le quali le intercettazioni preventive sono previste per le indagini e il Ministro stesso ha detto che, invece, le intercettazioni hanno bisogno di una regolazione e di uno stop.
Noi - e chiudo - ci chiediamo, intanto, quale sia la linea del Governo, se ci sia una vera attenzione verso la giustizia o se, invece, prevalga un approccio securitario e identitario, che condanna chi organizza le feste e condona i medici no-vax, alla faccia di quanti, invece, con responsabilità si sono vaccinati per tutelare i pazienti e garantire la continuità di servizio. Ci chiediamo, insomma, se sul tema delle carceri si voglia fare solo una becera propaganda o se si voglia affrontare seriamente il tema della rieducazione della pena, come prevede la nostra Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, grazie, per modo di dire, a questo Governo, abbiamo appreso che non il precariato, il caro bollette, il carovita, il contrasto alle mafie, il contrasto alla violenza di genere, no, abbiamo appreso che la grave piaga sociale che affligge il nostro Paese sono i ed è un problema così pericoloso e insidioso che si è dovuto ricorrere alla decretazione d'urgenza.
Io vorrei ricordare alle colleghe e ai colleghi, soprattutto in quest'Aula, che il potere legislativo spetta al Parlamento, alle Camere, e il Governo è tenuto ad adottare lo strumento del decreto-legge per far fronte a situazioni impreviste, che richiedono requisiti di necessità e di urgenza. Questo decreto non soddisfa in alcun modo questi requisiti di necessità e di urgenza, così come non soddisfa il requisito dell'omogeneità, perché è diventato un calderone che contiene delle norme che vanno dalla concessione dei benefici penitenziari a norme sugli obblighi vaccinali, all'introduzione di una nuova fattispecie di reato. Ed è qui che voglio soffermare l'attenzione, perché come ci avete presentato la norma cosiddetta anti- nella sua scrittura originaria era un obbrobrio giuridico, soprattutto era impresentabile e aberrante da un punto di vista di tecnica legislativa, da un punto di vista della palese violazione dell'articolo 17 della Costituzione, che prevede il diritto di radunarsi pacificamente e, soprattutto, la violazione degli elementari principi del diritto penale, tra cui il principio di tassatività.
Il nostro obiettivo era sopprimere questa norma; così non è stato possibile e abbiamo presentato in Senato, grazie al senatore Scarpinato, un emendamento migliorativo che, per fortuna, avete copiato e incollato, però non l'avete fatto al meglio. Avete lasciato, purtroppo, ancora troppi spazi di arbitrarietà e discrezionalità in questa norma e, soprattutto, avete lasciato una pena sproporzionata ed eccessiva rispetto all'entità del fatto commesso, una pena che prevede da un minimo di 3 a un massimo di 6 anni, quan