PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, legge il processo verbale della seduta del 24 maggio 2023.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 66, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Tenerini ed altri n. 2-00155 .
Chiedo al deputato Paolo Emilio Russo se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Grazie Presidente, buongiorno. Mi riservo di replicare al termine.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere
NICOLA MOLTENI, Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, la sicurezza delle città, in particolare delle aree urbane limitrofe alle stazioni ferroviarie, costituisce una priorità per il Governo. E proprio grazie alle iniziative intraprese dal Governo per rafforzare la sicurezza presso le stazioni, la quasi totalità degli autori e dei responsabili degli episodi citati nell'interpellanza è stata individuata e assicurata alla giustizia nel giro di poche ore.
Sin dal proprio insediamento, il Governo ha inteso porre al centro dell'agenda politica il tema della sicurezza delle città, e, in tale direzione, il Ministro dell'Interno ha avviato l'iniziativa del Forum delle aree metropolitane, al fine di attuare strategie di intervento, d'intesa con i sindaci di Roma, Milano e Napoli, che prevedono anche il rafforzamento della presenza delle Forze di polizia nei luoghi pubblici ad alta concentrazione di persone, come le stazioni ferroviarie.
Con gli stessi sindaci è stata concordata una direttiva per aumentare i controlli nelle aree limitrofe alle stazioni e inserire stabilmente il rafforzato dispositivo di sicurezza nei piani di controllo coordinato del territorio, fatto dalle prefetture.
Le operazioni ad alto impatto effettuate nelle tre città in questione - che hanno visto impegnati oltre 15.000 operatori delle Forze di polizia, 1.300 unità della Polizia municipale e oltre 1.500 addetti di altri enti coinvolti nei controlli hanno consentito di controllare, in 5 mesi, oltre 150.000 persone, delle quali 1.755 sono state denunciate e 382 arrestate. Inoltre, sono stati espulsi 435 stranieri e più di 3.200 gli esercizi commerciali controllati. Nel medesimo contesto, sono state applicate 265 misure di prevenzione personale, tra fogli di via obbligatori e provvedimenti di divieto di accesso alle aree urbane (DACUR).
La strategia, l'impegno e gli obiettivi proposti rispetto alle tre città più grandi sono stati ora estesi anche ad altre città metropolitane. In tal senso, sono state avviate azioni specifiche anche nelle città di Firenze, Venezia, Bologna e Torino, cui fanno pure riferimento gli onorevoli interpellanti.
Per quanto concerne il fenomeno delle aggressioni fisiche al personale ferroviario, secondo i dati riportati dal Servizio Polizia Ferroviaria, risulta che, nell'anno 2021, sono stati denunciati 308 episodi di aggressione fisica, per lo più a bordo treno e, nel 62 per cento dei casi, l'autore è stato identificato e deferito all'autorità giudiziaria. Nell'anno 2022, le aggressioni fisiche risultano 361, per lo più a bordo treno; nel 56 per cento dei casi l'autore è stato identificato e deferito sempre all'autorità giudiziaria.
Per quanto riguarda, invece, le statistiche relative alle denunce di furto in danno dei viaggiatori nelle grandi stazioni ferroviarie menzionate nell'atto di sindacato ispettivo, nel periodo 2018-2022, i valori dell'anno scorso riferiti ai furti in danno di viaggiatori, si pongono notevolmente al di sotto di quelli relativi al periodo pre-COVID e fanno registrare una flessione del 29 per cento rispetto ai 10 anni precedenti.
Per quanto riguarda la città di Milano, su cui si soffermano, in modo particolare, gli onorevoli interpellanti, informo che, lo scorso 23 maggio, il prefetto di Milano ha presieduto un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel corso del quale sono state illustrati progetti specifici volti a sostenere e consolidare l'attività svolta dalle Forze di Polizia, con l'incremento di sistemi di videosorveglianza, l'avvio di servizi di prossimità sociosanitari e la cura degli spazi pubblici per una loro migliore fruibilità, grazie al supporto del Terzo settore.
Per il primo quadrimestre dell'anno in corso, una prima analisi dei risultati raggiunti ha evidenziato, nell'area della Stazione Centrale, una diminuzione del numero dei reati del 32 per cento rispetto al 2019 e del 4,5 per cento rispetto al 2022.
Quanto al Piano coordinato di controllo del territorio nel capoluogo lombardo, tale strumento, di recente, è stato rimodulato proprio per renderlo più funzionale e più aderente alle richieste della cittadinanza. La definizione dell'area di riferimento è avvenuta anche sulla base dell'osservazione della ricorrenza dei fenomeni criminosi, nonché delle criticità segnalate dai comitati dei quartieri interessati, con cui, già sul finire del 2022, era stato avviato un proficuo dialogo.
Sulla tematica della sicurezza delle stazioni è stato, altresì, acquisito il contributo del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Con tale ultimo soggetto, il Ministero dell'Interno ha stipulato una convenzione al fine di collaborare, in modo sinergico e coordinato, per affrontare, con azioni puntuali, la fenomenologia illecita che si verifica nel contesto ferroviario. La convenzione, già più volte rinnovata, è attualmente in fase di redazione per un ulteriore rinnovo.
La società in questione, a partire dal 2015 con Milano Centrale, ha introdotto un nuovo modello di gestione delle grandi stazioni italiane, successivamente esteso, con diverse declinazioni, a Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella e Napoli Centrale. Si tratta di un modello di che offre una soluzione tecnico-gestionale volta ad aumentare la sicurezza dei viaggiatori, contrastando il fenomeno dei furti in stazione e della microcriminalità in genere, nel rispetto dei vincoli architettonici e monumentali degli edifici. Il progetto nasce con l'obiettivo di superare alcuni elementi di degrado propri delle grandi stazioni, separando, tramite varchi di accesso ai binari, l'area commerciale della stazione dall'area arrivi/partenze dei treni, per il transito dei soli viaggiatori muniti di regolare titolo autorizzativo.
Sempre sotto il profilo della prevenzione, ricordo anche che sono oltre 600 i sistemi di videosorveglianza installati dalle Ferrovie Italiane a tutela del patrimonio immobiliare per un totale di circa 15.000 telecamere. Di questi, circa 200 sono nella disponibilità della Polizia ferroviaria. Meritano di essere menzionate anche le telecamere a bordo treno. Parte della flotta rotabile di Trenitalia (regionale e alta velocità) è dotata di impianti di videosorveglianza a bordo treno, per un totale di circa 1.000 treni, numero questo in costante aumento.
Nell'avviarmi a conclusione, mi preme sottolineare come l'obiettivo del Governo è continuare ad aumentare la presenza delle Forze di polizia nei luoghi che presentano maggiori criticità, dalle stazioni ferroviarie alle aree commerciali, alle strutture ospedaliere. Quest'impostazione, infatti, produce ricadute positive sia sul piano della prevenzione sia su quello della repressione, dato che, nei casi in cui siano stati consumati reati, il presidio costante e rafforzato delle Forze di polizia ha consentito, come più volte detto, di individuare, in tempi celeri, i colpevoli e di assicurarli alla giustizia.
Stiamo proseguendo con iniziative di rafforzamento degli organici delle Forze di polizia, come testimoniano le disposizioni contenute nel recente decreto-legge n. 44 del 2023, dando attuazione agli importanti stanziamenti assicurati con la legge di bilancio di quest'anno. Parliamo di oltre 2.000 unità tra incrementi di organici e assunzioni straordinarie.
Abbiamo, tuttavia, la consapevolezza che il lavoro delle Forze di polizia sia fondamentale, ma non basta. Occorre, quindi, agire per combattere il degrado e la crescente emarginazione sociale che alimentano fenomeni di illegalità e insicurezza. È evidente che i problemi dell'insicurezza, del degrado, del disagio e della marginalità sociale sono strettamente legati tra loro e, pertanto, sono essenziali la costante interlocuzione e la leale collaborazione con i sindaci.
Informo - e concludo - che, per Roma, Milano e Napoli, abbiamo messo in campo una specifica contribuzione a valere sui fondi del Ministero dell'Interno per sostenere le amministrazioni comunali nelle iniziative dirette a contrastare gravi forme di marginalità sociale.
PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Quando parliamo di nuovi e più efficienti strumenti per garantire maggiore sicurezza, come stiamo facendo stamattina, non diamo soltanto seguito a un impegno che abbiamo preso, tutti i partiti, di ogni schieramento, con gli elettori, ma lavoriamo per rispondere a un bisogno primario di ogni individuo, pilastro di una società democratica. Ecco, perché, onorevole Sottosegretario, abbiamo apprezzato la sua risposta, gli impegni presi dal Governo e i primi risultati della sua azione in questo campo.
Ogni cittadino ha il diritto di sentirsi sicuro nella propria casa, nel posto dove lavora, per le strade del proprio quartiere e, anche, e, forse soprattutto, nei luoghi ad alta frequentazione, come le stazioni o sopra i mezzi pubblici. Eppure, oggi solo il 64 per cento dei cittadini dichiara di sentirsi sicuro durante il giorno e soltanto il 32 per cento dei cittadini si sente sicuro durante la notte. L'aumento della percezione di insicurezza da parte dei cittadini si riflette anche in una crescente preoccupazione e in una diminuzione della fiducia nelle istituzioni. Le cronache, purtroppo - le citavamo poco fa - sono piene di episodi che alimentano questa percezione: rapine, furti, microcriminalità e spaccio, reati che hanno dei portati drammatici come le violenze sessuali. Proprio i due recenti casi di Milano e Roma, che ha richiamato poc'anzi, nelle due capitali morali e politiche del Paese, sono all'origine di questa nostra interpellanza.
Le violenze sessuali non sono un reato come un altro, ma originano conseguenze psicologiche e comportamentali che, il più delle volte, la vittima porta con sé per tutta la vita.
Riportare la legalità è un dovere, ma rappresenta anche la sola possibilità che abbiamo, come istituzioni, per invertire questa percezione, restituendo alle cittadine e ai cittadini la piena libertà che è un loro diritto. La legalità si ripristina con la prevenzione e con la repressione. Accogliamo, dunque, con favore la decisione del Governo di rafforzare, già a poche settimane dal suo insediamento, la presenza delle Forze dell'ordine nelle stazioni ferroviarie, con i primi risultati che citavo poc'anzi in fatto di arresti, denunce e sequestri. Sono luoghi di grande afflusso dove migliaia di persone transitano quotidianamente, punti di connessione vitale per il trasporto pubblico e crocevia di vite, culture e storie.
Siamo soddisfatti del suo annuncio, cioè che questo Governo abbia deciso di estendere questa missione a città e stazioni più piccole. La percezione di sicurezza dei cittadini si ottiene sfruttando al massimo le possibilità offerte dalla tecnologia e dalla videosorveglianza, con telecamere ad alta definizione, per esempio, ma anche con il presidio fisico. La presenza dello Stato deve essere visibile, percepita. Nessuna donna dovrebbe sentirsi impaurita, in pericolo, arrivando a tarda sera in una stazione ferroviaria. Nessuna ragazza, o signora dovrebbe trovarsi costretta a rinunciare a una serata con gli amici o a una trasferta di lavoro in un'altra città perché non si sente sicura. Lo stesso ragionamento, ovviamente, deve valere anche per gli uomini. Ogni rinuncia, di cui veniamo a conoscenza, è un fallimento delle istituzioni, a cui dobbiamo assolutamente rimediare, come state e stiamo provando a fare.
Allora, dobbiamo e vogliamo ringraziare le donne e gli uomini delle Forze dell'ordine per il loro lavoro prezioso, Esercito, Carabinieri, Guardia di finanza, che operano per la nostra sicurezza non sempre in condizioni ottimali.
Mi permetta di ringraziare, signor Sottosegretario, anche gli agenti della Polizia locale; sono più di 60.000 e corrono anch'essi rischi, non solo relativi alla loro incolumità, come dimostra l'incomprensibile gogna mediatica cui sono sottoposti da due giorni gli agenti di Polizia locale intervenuti fuori da una scuola di Milano pochi giorni fa, accusati dai e sui , prima ancora che la procura possa chiarire ciò che a noi appare già chiaro. Qualcuno, purtroppo, deve aver dimenticato la lezione di Pierpaolo Pasolini nella famosa poesia su Valle Giulia del 16 giugno del 1968, quasi 55 anni fa: quell'invito a guardare l'uomo, prima che la divisa.
Per concludere, la sicurezza non deve essere un tema di destra o di sinistra, divisivo, ma qualcosa che attiene al grado di civiltà che una società è capace di esprimere. Noi siamo tra quelli che non hanno perso l'ottimismo e la fiducia nel prossimo e, dunque, nella nostra Italia.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pavanelli ed altri n. 2-00157 .
Chiedo al deputato Francesco Silvestri se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché, a seguito della Brexit, il nostro Paese ha presentato, giustamente, la propria candidatura per ospitare la terza divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti, individuando la città di Milano come sede idonea. Il punto è che, purtroppo, il risultato non è stato quello che speravamo e non è stato quello che si sperava anche nello scorso Governo, perché tutte le competenze affidate alla sede di Milano risultano notevolmente ridimensionate rispetto a quelle originali, previste per la sede di Londra. Infatti, abbiamo perso tutta la parte SPC, che rimane, ovviamente, alla Francia, mentre chimica e metallurgia rimangono alla Germania.
Ora, sono andato anche a rivedere l'impegno del Governo per portare a casa questo risultato, visto anche l'intervento in pompa magna del Ministro Nordio, dove diceva che: “la resistenza contro il trasferimento a Milano di tutte le competenze originarie assegnate a Londra è forte, ma noi” - inteso, loro, come Governo - “intendiamo mantenere la nostra posizione altrettanto vigorosamente”. Risultato: le abbiamo perse. Non che il Ministro Nordio, credo, passerà alla storia per la lucidità dei suoi interventi: memorabili sono stati, qui, quelli sulle intercettazioni, dove diceva, anche pubblicamente, che i veri mafiosi non usano il telefono, non considerando tutto quello che è successo con Brusca, con Imperiale. Messina Denaro, addirittura, ne aveva due di telefoni, a pochi giorni dal suo arresto. Quindi, non che contassimo sulla lucidità degli interventi del Ministro Nordio, però, rimane agli atti un fatto importante. Io capisco la politica sfidante del Governo, soprattutto, verso la Germania e la Francia, ma il punto è che, ogni tanto, un risultato lo dovremmo portare a casa, perché, altrimenti, l'unica cosa che si fa è alimentare tutta quella propaganda che va bene nel calcio. Se dobbiamo fare una finale dei Mondiali va benissimo, ma il punto è che, se politicamente sfidi continuamente l'Europa o sfidi Francia e Germania, il problema è che poi perdiamo ulteriori battaglie, quindi, competenze come questa vengono perse e anche a livello di immagine, come Paese, non ci facciamo una gran figura. E ciò anche perché l'Italia, sostanzialmente, a differenza del Governo, sta crescendo nel settore: c'è stata una crescita del 10 per cento delle richieste dei brevetti e, quindi, anche il nostro posizionamento nei primi 50 Paesi è cresciuto. Quello che non è cresciuto è stato l'impegno del Governo.
Quindi, risultato: dovevamo prendere le competenze di Londra, non ce l'abbiamo fatta, il Governo si è impegnato poco su questo, grandi annunci e dopo il ridimensionamento; non so perché abbiate fatto comunicati stampa dove eravate addirittura entusiasti di quello che ci è rimasto, quindi siamo al festeggiamento della sconfitta.
Quello che vi chiediamo in questa interpellanza, visto che tutto il processo inizia il 1° giugno, è cosa intendiate fare per provare a recuperare quello che, in teoria, ci spettava, quello che, magari, andava condotto meglio e che non dovevamo perdere a favore di Francia e Germania, che ovviamente esultano rispetto alla debolezza del Governo.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Giorgio Silli, ha facoltà di rispondere.
GIORGIO SILLI,. Grazie, Presidente. Prima di leggere la risposta preparata dagli uffici, faccio una piccola chiosa riguardo all'intervento introduttivo dell'onorevole interpellante. Dire che il Governo sfida l'Europa francamente non solo è poco generoso, ma non corrisponde assolutamente al vero.
Il Presidente Meloni e tutto il Governo, contrariamente a quello che parte dell'opinione pubblica si immaginava, hanno dato prova di essere ben più europeisti di altri Stati, spesso nostri vicini di casa. Non siamo stati certamente noi, nei mesi passati, a organizzare cene, escludendo questo o quell'altro membro dell'Europa. Questo lo voglio sottolineare, perché questo Governo - lo ribadisco, per quanto riguarda il Ministero di cui faccio parte - è saldamente europeista e saldamente all'interno della NATO.
Detto questo, ogni volta che vi sono bonarie e fisiologiche competizioni, anche all'interno dell'Europa, faccio presente che, come dicevano i grandi statisti del passato, in politica estera, non esistono i buoni e i cattivi, ma esistono le legittime aspirazioni e gli interessi nazionali. Quindi, è chiaro che Milano era sul tavolo e il Governo si è impegnato, in maniera molto importante, e ha portato a casa il risultato. Io stesso, prima dell'annuncio cui lei fa riferimento, che poi, più che un annuncio, è una normalissima agenzia di stampa diramata dalla Farnesina, mi sono occupato di questo in Commissione.
Dunque, ripercorriamo i passi che ci hanno portato a questo risultato, perché di un risultato si tratta. Il 1° giugno 2023 entrerà in vigore l'Accordo sul Tribunale unificato dei brevetti. È una tappa importante per la creazione di un sistema brevettuale europeo che tuteli e promuova l'innovazione e la competitività italiana sui mercati esteri.
Come riferito ieri in Senato dal Ministro Tajani, il Governo ha portato avanti un'azione diplomatica per sostenere la candidatura di Milano a ospitare una delle sedi della divisione centrale del Tribunale, che, prima del recesso del Regno Unito dall'Accordo, era destinata a Londra.
Grazie a questo intenso lavoro, la candidatura di Milano è andata progressivamente consolidandosi. Abbiamo scongiurato candidature alternative sul tavolo e proprio la scorsa settimana abbiamo acquisito il sostegno di Francia e Germania, sostegno che è stato confermato ieri al Ministro Tajani dalla sua omologa Colonna.
Abbiamo poi lavorato per evitare che il sistema cominci a funzionare a regime su sole due località, Parigi e Monaco di Baviera, senza una decisione sulla terza sede. Una soluzione transitoria che, molto probabilmente, sarebbe potuta diventare permanente.
L'accordo ora dovrà essere formalizzato dal Comitato amministrativo del Tribunale, che si riunirà entro la fine di giugno.
La partita negoziale è stata complessa, ovviamente, e dall'esito tutt'altro che scontato. Il Governo l'ha affrontata in una logica di sistema e con pragmatismo negoziale. Con questa intesa, il Governo ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato, ossia: una rapida decisione per istituire la sede a Milano e renderla operativa in tempi certi; competenze adeguate in settori importanti per il tessuto industriale del nostro Paese; garanzie per il corretto funzionamento della sede di Milano.
L'onorevole interpellante si sofferma su due questioni, senza dubbio importanti: quella del rapporto tra la sede, inizialmente destinata a Londra, e l'istituenda sede milanese e quella delle competenze di quest'ultima. Vado, , alla questione relativa alla successione tra Londra e Milano. La formulazione secondo cui una sede del Tribunale unificato dei brevetti sarà a Milano, al posto di Londra, non si traduce in un semplice tratto di penna che sposta la sede da Milano a Londra. Tecnicamente, la sede di Milano della divisione centrale del TUB verrà, infatti, istituita e questo perché gli altri Stati contraenti, tra cui Francia e Germania, hanno sostenuto che il recesso del Regno Unito dall'Accordo si traduceva nell'obsolescenza non soltanto della sede di Londra, ma dell'idea stessa di avere una terza sede e, quindi, il TUB poteva partire con due sole sedi. È, pertanto, fuorviante pensare a un automatismo puro e semplice tra Londra e Milano, perché non corrisponde all'impianto giuridico e alla realtà negoziale.
Passo, ora, alla questione delle competenze. Alla luce di quanto detto su Milano come sede che viene istituita , anche il tema della divisione delle competenze si è dovuto riaprire. È evidente che vi fossero opinioni diverse su quali competenze riconoscere all'istituenda sezione di Milano e che le aspettative italiane, quelle tedesche e quelle francesi non coincidessero in partenza. L'intesa raggiunta dal Governo con Francia e Germania è improntata al realismo e prevede che l'assegnazione di competenze avvenga secondo modalità e criteri che consentano di distinguere, in modo sufficientemente netto, le competenze attribuite alle diverse sedi. Le competenze assegnate alla sede di Milano riguardano comparti particolarmente rilevanti per i nostri interessi nazionali, come il settore farmaceutico, la moda e la filiera agroalimentare.
Un aspetto importante, che va sottolineato, è quello delle garanzie per il buon funzionamento della sede milanese. Chiederemo, infatti, un attento monitoraggio sul funzionamento della sezione di Milano e, in caso di sbilanciamento rispetto all'attività delle altre sedi, il Governo si attiverà per ottenere un riequilibrio, anche prima dei 7 anni previsti per la revisione dell'Accordo.
Si tratta di un risultato significativo non solo per Milano, ma per tutto il Paese, con ricadute positive sull'economia e un nuovo impulso alla competitività e alla capacità di innovazione delle imprese italiane.
Altresì, è un segnale importante che mercoledì, nella Commissione politiche dell'Unione europea del Senato, tutti i gruppi politici si siano espressi a favore di questa scelta del Governo, sottoscrivendo e approvando all'unanimità una risoluzione in tal senso.
Negli ultimi giorni e nelle ultime ore, dunque, ci sono state alcune evoluzioni. Non so la data in cui è stata depositata questa interpellanza, ma, francamente, mi sembra che si sia portato a casa un risultato non scontato - poi, certo, tutto è migliorabile -, proprio perché, da un punto di vista giuridico, dell'impianto del diritto dell'Unione europea, non era automatico che a Londra dovesse corrispondere un'altra città, che, invece, nel prossimo futuro, sarà Milano.
PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
FEDERICA ONORI(M5S). Grazie, Presidente. Purtroppo, devo dire che non ci riteniamo soddisfatti della risposta. È vero che il trasferimento di competenze dalla sede londinese a quella di Milano non era automatico, ma sicuramente auspicabile e probabilmente ottenibile attraverso un processo negoziale tempestivo ed efficace, come evidentemente non è stato. Quindi, al di là delle giustificazioni di rito, probabilmente anche ben articolate, restiamo fortemente delusi per la realtà fattuale che caratterizza questa triste vicenda per l'Italia.
Vede, c'è un dato politico di rilevanza strategica che non può essere ignorato, cioè che, tramite l'istituzione a Milano della sezione distaccata, è stata data al nostro Paese una significativa opportunità dal grande potenziale, non solo nel presente, ma anche in prospettiva futura. Tuttavia, a causa di una manifesta incapacità negoziale, tale finestra di possibilità si è notevolmente ridotta, come dimensioni, sino quasi a divenire un qualcosa di diverso rispetto a quanto inizialmente prospettato. Infatti, come sappiamo tutti, costituisce un'enorme differenza riuscire a conseguire o meno la piena competenza per Milano, esattamente così come era per la sede di Londra, e solamente l'attribuzione dell'intera quota di competenze alla sede di Milano consente di assicurare all'Italia il pieno diritto nella partecipazione a quello che viene chiamato , ovvero quel sistema misto, comunitario e internazionale, che garantirebbe una tutela unitaria e uniforme in materia di brevetti.
Paradossalmente, invece di aver acquisito realmente qualcosa in più, ci troviamo in una situazione penalizzante e, forse, sotto alcuni aspetti, anche imbarazzante. Accettare, con grandi sorrisi, quella che molti hanno definito praticamente una scatola semivuota non fa certo aumentare la stima in chi osserva dall'esterno la dinamica. Questo risultato, oltremodo deludente, vede la sua origine, come dicevo poc'anzi, evidentemente, in una trattativa che è stata debole, fallace e non tempestiva. Dispiace dirlo, perché, alla fine, chi ci rimette è l'Italia, ma l'attuale Governo, ancora una volta, testimonia, nei fatti, l'inadeguatezza al ruolo.
Il danno al Paese è importante e con ricadute di lungo termine. Solo per dare un'idea, accenno brevemente alla rilevanza del potenziale connesso alla proprietà industriale e, in particolare, al comparto dei brevetti, mettendo in evidenza alcuni dettagli relativi a dati recentemente diffusi. Secondo cifre rese note ad aprile 2023 da Confindustria, nel 2022 le domande di brevetto presentate all'EPO (), da parte di soggetti italiani, hanno raggiunto quota 4.864. Si tratta del secondo dato più alto di sempre, dopo il record del 2021.
Nel complesso del panorama europeo, l'Italia si colloca ben all'undicesimo posto, su 50 Paesi, per numero di domande di brevetto. Sempre secondo Confindustria, il primo settore in Italia per numero di domande è quello relativo alle tecnologie di imballaggio, mentre l'incremento maggiore è stato ottenuto dalla farmaceutica. Quest'ultimo, quindi, è un settore su cui investire senza ombra di dubbio, nella prospettiva del vantaggio sistemico a beneficio dell'intera architettura imprenditoriale e produttiva nazionale.
Una sapiente strategia negoziale a livello governativo poteva e doveva essere parte di una visione volta ad accrescere l'ancora non completamente sviluppato potenziale in questo ambito della realtà italiana. Se la sede di Milano avesse ereditato tutte le competenze di quella di Londra, avremmo messo a segno un importante tassello, che, a catena, immancabilmente avrebbe portato ricadute positive nel lungo termine.
Allargando la prospettiva attraverso cui esaminare la vicenda, ma rimanendo sempre in tema di beni immateriali, forse è il caso di ricordare a questo Governo come alcuni di essi - mi riferisco a autorevolezza, credibilità e capacità negoziale - siano un patrimonio inestimabile nel contesto internazionale per l'interesse nazionale. Un Paese che riesce letteralmente a farsi soffiare sotto il naso un'opportunità come questa difficilmente potrà essere percepito come un interlocutore di peso, in grado di svolgere un ruolo di primo piano in consessi dal respiro internazionale.
Mi accingo a concludere, ribadendo la nostra insoddisfazione in merito alla risposta ricevuta e con l'amaro in bocca, perché, ancora una volta, chi ci perde è l'Italia. Chissà, forse, in futuro, fra qualche anno, alcune competenze saranno rinegoziate. Lo auspichiamo, ce lo auguriamo vivamente. Per il momento, però, come ha detto giustamente qualcuno, sembra proprio abbiamo subito un gol
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Barzotti ed altri n. 2-00156 .
Chiedo all'onorevole Barzotti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente, illustro l'interpellanza, perché tratta di un argomento molto sensibile e molto importante. Stiamo parlando delle disposizioni anticipate di trattamento, quindi, del testamento biologico.
Di cosa stiamo parlando con questa interpellanza? Si tratta di quelle indicazioni che le persone maggiorenni e capaci di intendere e volere possono dare in previsione di una loro eventuale e futura incapacità, laddove non possano esprimere le proprie volontà in termini di fine vita, riguardo ai trattamenti sanitari, alle cure e agli esami diagnostici che, in futuro, si potrebbero trovare a dover effettuare. Questo vuol dire potere esprimere in anticipo un'accettazione o un rifiuto, quindi, significa autodeterminarsi.
Cosa accade con queste disposizioni anticipate di trattamento? Ai sensi della legge 22 dicembre 2017, n. 219 - in particolare l'articolo 4 -, a seguito anche di disposizioni attuative, la redazione di queste disposizioni anticipate di trattamento può essere effettuata con diverse modalità. Quali sono queste modalità? È possibile la redazione dal notaio, sia con atto pubblico, sia con scrittura privata, in cui la persona scrive autonomamente le proprie volontà e poi le fa autenticare dal notaio. In entrambi i casi, il notaio detiene l'originale; è poi possibile anche presso l'ufficio di stato civile del comune di residenza, che provvede all'annotazione in un apposito registro, e presso le strutture sanitarie competenti nelle regioni che abbiano regolamentato la raccolta delle disposizioni anticipate di trattamento; è, altresì, possibile presso gli uffici consolari italiani, per i cittadini italiani all'estero.
Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, le DAT possono anche essere disposte tramite videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona disabile di comunicare.
Il problema, però, attiene alle modalità di consegna di queste disposizioni anticipate di trattamento, perché le DAT - si chiamano così, con un acronimo - devono essere consegnate personalmente dal disponente - quindi, dalla persona che decide di indicare le proprie volontà - presso l'ufficio di stato civile del comune di residenza della persona medesima. Non è previsto un altro modo. Quindi, c'è proprio la richiesta, da parte di questa legge, di una consegna materiale da parte della persona incapace di muoversi. È una lacuna che non è sciolta, neanche dal decreto ministeriale n. 168 del 2019, che, all'articolo 6, stabilisce che, nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non consentano di redigere queste dichiarazioni per atto pubblico, per scrittura privata autenticata o per scrittura privata, le disposizioni anticipate di trattamento possano essere espresse attraverso videoregistrazione o altri dispositivi che permettano alla persona di comunicare, ma, appunto, senza la previsione di altre disposizioni di consegna, salva la consegna personale.
Presidente, Governo, riteniamo che questa lacuna evidentemente pregiudichi inesorabilmente l'efficacia della normativa, perché, se una persona si trova in una condizione particolarmente critica, non può recarsi ad attuare una consegna materiale di queste disposizioni. Sappiamo che vari comuni si sono attivati per cercare di risolvere questa lacuna, in particolare, istituendo tramite una delibera di giunta, la possibilità di predisporre degli uffici “fittizi” all'interno del domicilio del disponente, in modo che si possa un poco aggirare la questione in senso positivo. Chiediamo se il Governo intenda interpretare in modo autentico questa legge o, tramite una circolare, dare alcune disposizioni che possano rendere più agevoli questi passaggi, in modo che il diritto alla libera autodeterminazione delle persone, di scegliere come finire la propria vita, venga effettivamente assicurato, perché lo riteniamo un diritto prioritario.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Ringrazio la collega Barzotti per l'interpellanza.
L'articolo 4 della legge n. 219 del 2017, al comma 7, prevede che “nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non lo consentano, le DAT possono essere espresse attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla persona con disabilità di comunicare. Con le medesime forme esse sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento.” Conformemente alla normativa di rango primario, il regolamento concernente la banca dati nazionale, destinato alla registrazione delle disposizioni anticipate di trattamento, emanato con decreto del Ministro della Salute 10 dicembre 2019, n. 168, prevede, all'articolo 6, rubricato, particolari modalità di espressione delle DAT: “1. Nel caso in cui le condizioni fisiche del paziente non consentano di redigere le DAT per atto pubblico, per scrittura privata autenticata o per scrittura privata, le DAT possono essere espresse attraverso videoregistrazione o altri dispositivi che permettano alla persona con disabilità di comunicare. 2. Le DAT, espresse ai sensi di cui al comma 1, sono trasmesse alla Banca dati nazionale con le modalità previste dal disciplinare tecnico, di cui all'articolo 10”, relativamente ai formati ammessi.
Resta salvo che la videoregistrazione debba essere consegnata, come giustamente ricordava l'interpellante, come gli altri atti che non siano atti pubblici o scritture private autenticate, ai soggetti indicati dall'articolo 4, comma 6, della legge n. 219 del 2017. Infatti, l'articolo 3 del regolamento, che disciplina la banca dati delle registrazioni, nel disciplinare le modalità di trasmissione delle DAT, limita il novero dei soggetti alimentanti la banca dati agli ufficiali di stato civile, ai notai e ai capi degli uffici consolari italiani all'estero, nell'esercizio delle funzioni notarili, nonché ai responsabili delle unità organizzative competenti nelle regioni che abbiano adottato modalità di gestione della cartella clinica o del fascicolo sanitario elettronico o altre modalità di gestione informatica dei dati degli iscritti al Servizio sanitario nazionale, e che abbiano, con atto proprio, regolamentato la raccolta di copia delle DAT ai sensi dell'articolo 4, comma 7, della legge n. 219 del 2017.
Pertanto, ferma restando la necessità della consegna ai soggetti suindicati quale unica modalità per la successiva trasmissione delle stesse dichiarazioni alla banca dati, si ritiene che, in assenza di previsioni espresse e inequivoche, non si possa sostenere che la consegna debba avvenire soltanto personalmente, e che non possa, pertanto, intervenire mediante un incaricato. Del resto, esigere la consegna di persona potrebbe apparire contrario alla della norma primaria che, introducendo la modalità della videoregistrazione, ha inteso agevolare le persone che, non essendo nelle condizioni fisiche per redigere una scrittura privata, potrebbero parimenti trovarsi nell'impossibilità di consegnare di persona la videoregistrazione.
Al riguardo, si rammenta che la circolare del Ministero dell'Interno n. 1 del 2018, con la quale si invitano gli ufficiali di stato civile a ricevere solo le dichiarazioni sottoscritte e consegnate personalmente dai disponenti residenti nel comune, fa testualmente esclusivo riferimento alle scritture private firmate dal disponente.
Il Ministero dell'Interno ha rappresentato che la citata circolare non disciplina l'istituzione di un nuovo registro dello stato civile rispetto a quelli contemplati dalla normativa vigente, bensì prevede che l'ufficio dello stato civile si limiti a registrare le disposizioni ricevute in un ordinato elenco cronologico, assicurando la loro adeguata conservazione, in conformità alle norme vigenti in materia di riservatezza dei dati personali.
Inoltre, in merito alla soluzione di istituire uffici separati dallo stato civile - in base all'articolo 3 del DPR del 3 novembre 2000, n. 396 - presso il domicilio del disponente, il Ministero dell'Interno osserva che tale ipotesi non può ritenersi condivisibile, in quanto nella fattispecie in argomento non è ravvisabile lo svolgimento di funzioni dello stato civile, come invece accade, ad esempio, per i siti individuati fuori dalla casa comunale e destinati alla specifica funzione della celebrazione dei matrimoni e della costituzione delle unioni civili, riguardando gli aspetti di stretta competenza dell'ufficiale dello stato civile per gli adempimenti in materia di disposizioni anticipate di trattamento solo la verifica dei presupposti della consegna della DAT (identità e residenza del disponente), la sua ricezione e le conseguenti comunicazioni alla Banca dati nazionale.
PRESIDENTE. La deputata Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente. Assolutamente non posso ritenermi soddisfatta della risposta, perché evidentemente stiamo parlando di diritti soggettivi irrinunciabili delle persone e la della norma dovrebbe essere quella di andare incontro alle persone. Questo diritto di scegliere non può essere pregiudicato dall'inerzia dell'amministrazione. Andare a raccogliere presso il domicilio del disponente, quindi della persona che vuole effettuare le sue indicazioni sul fine vita, dovrebbe essere implicito nella norma. È per questo che noi chiediamo una circolare interpretativa, perché serve colmare una lacuna che, di fatto, però, è frutto e resta nello spirito della norma. La norma vuole che le persone esprimano le proprie volontà, la norma è finalizzata a questo, è il fine ontologico di questa normativa specifica.
Per cui pregiudicare il diritto per l'inerzia dell'amministrazione è assolutamente illegittimo e non si addice a uno Stato laico che voglia andare incontro alle persone. Detto questo, c'è un problema evidente su questa normativa, rappresentato anche dall'Associazione Luca Coscioni, che ringrazio. Soltanto lo 0,4 per cento delle persone, in particolare 185.000 italiani - solo 185.000 - hanno redatto le loro dichiarazioni di fine vita. Questo è evidentemente un limite della norma, è un limite del fatto che non ci sia stata un'adeguata campagna informativa sui diritti delle persone rispetto a questa normativa.
Ma non solo, non ci risulta che sia stata fatta la relazione al Parlamento sulla redazione di queste disposizioni anticipate di trattamento, che avrebbe dovuto essere fatta dal Governo entro il 30 aprile, ai sensi dell'articolo 8 di questa normativa, mentre risulta, altresì, una lacuna sul fatto che non sia stata data attuazione alla parte di competenza delle regioni. In questo senso, il Governo, il Ministero competente, potrebbe emanare una comunicazione, ricordando alle regioni che c'è una normativa da attuare e da implementare all'interno del nostro Stato. Evidentemente questa normativa non può rimanere lettera morta, ma serve un comportamento proattivo dello Stato affinché si possa garantire il diritto all'autodeterminazione delle persone.
Questo lo si può fare mantenendo l'attenzione altissima su un tema tanto delicato e rendendo il più semplice possibile l'attuazione di tutti i comportamenti previsti da questa normativa specifica. Dico questo perché, effettivamente, anche da cittadina, non ho avuto quel senso di informazione e consapevolezza rispetto alle conseguenze pratiche di questa normativa. È sicuramente un discorso molto complesso e si chiede che le persone facciano proprio un atto di riflessione serio e molto delicato sul loro fine vita in caso di ipotetica futura incapacità, però credo sia giusto rendere una corretta informazione e, soprattutto, permettere alle persone di fare questo atto così nobile con maggiore semplicità possibile.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della classe 5C della scuola primaria Giacomo Matteotti di Gubbio, che assistono ai nostri lavori . Oggi sono presenti, ragazzi, pochissimi deputati, perché il venerdì è la giornata dedicata alle interpellanze, per cui sono in Aula soltanto i deputati che interrogano il Governo, che vedete seduto al primo banco, e il Governo risponde. Per dare modo ai vostri insegnanti e agli assistenti di parlarvi di quest'Aula, sospendiamo la seduta per 5 minuti.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Battilocchio ed altri n. 2-00147 . Chiedo al deputato Battilocchio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego, onorevole.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO(FI-PPE). Brevemente Presidente, nell'illustrare questa interpellanza vorrei fornire gli aggiornamenti rispetto a eventi intercorsi a seguito della sua pubblicazione l'11 maggio. In primo luogo, si moltiplicano le firme alla petizione lanciata - le firme ormai hanno superato le 110 mila -, così come si moltiplicano, purtroppo, gli atti di vandalismo, per ora limitati ai cartelli, che annunciano l'istituzione della fascia verde dal novembre prossimo. Si moltiplicano anche le manifestazioni di dissenso dinanzi al Campidoglio e in varie parti della città. I tassisti di Roma hanno presentato un ricorso al TAR ritenendo la fascia verde discriminatoria: la categoria punta il dito contro le deroghe previste per gli autobus e non per le auto bianche, a loro volta servizio pubblico. Il giudizio è atteso nei primi giorni di luglio. I tassisti più volte avevano fatto notare questa discriminazione tra i due servizi pubblici: un autobus euro 3 potrà circolare, mentre 650 taxi euro 4 da novembre non potranno accedere alla ZTL, senza dimenticare i tantissimi mezzi di lavoro e di trasporto che non potranno più accedere. In questi giorni abbiamo anche assistito ad uno scambio di epiteti tra il sindaco Gualtieri e l'ex sindaca Raggi, però, in mezzo ci stanno i cittadini che, ripeto, in maniera piuttosto corposa, stanno partecipando alle iniziative contro questo provvedimento, che è un provvedimento locale, come precisiamo nell'interpellanza. Quello che chiediamo al Governo è di capire se ci sono delle novità rispetto ad un tavolo sovracomunale, che deve necessariamente essere messo in campo, e se non sia il caso di prevedere una cornice generale rispetto a questa tematica.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, onorevole Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FERRANTE,. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con riferimento alle criticità derivanti dai divieti di circolazione nella ZTL, fascia verde di Roma, come previsti dalla deliberazione di giunta capitolina di Roma n. 371 del 10 novembre 2022 occorre premettere che in base all'articolo 7, comma 9, del codice della strada, rientra nella completa autonomia dei comuni istituire zone a traffico limitato con diversi criteri di divieto, quindi anche di tipo ambientale, al fine di ridurre la congestione e di limitare le emissioni inquinanti dei veicoli. Ai sensi del DPR n. 250 del 1999, rientra nelle competenze del MIT esclusivamente la possibilità di autorizzare i comuni che intendano avvalersi del controllo elettronico degli accessi nelle ZTL alla installazione delle telecamere. Sul tema, pertanto, rispondo con gli elementi forniti da Roma Capitale, interessata per il tramite del Ministero dell'Interno.
In considerazione dei principi di progressività e ragionevolezza nella tutela dei prevalenti interessi pubblici relativi alla qualità dell'aria e alla salvaguardia della salute, nonché al diritto alla mobilità, l'amministrazione capitolina ha aperto un tavolo permanente di confronto e ha contestualmente invitato la regione Lazio, in attuazione delle norme tecniche di attuazione del Piano regionale della qualità dell'aria, a discutere un piano di intervento che preveda una differente applicazione e/o progressività delle limitazioni alla circolazione, con particolare riferimento alle limitazioni e ai divieti programmati. Tutto ciò alla luce dei più recenti dati sui livelli di inquinamento forniti dalle strutture tecniche regionali e, secondo quanto previsto dalle citate norme tecniche di attuazione del Piano regionale della qualità dell'aria, a cosiddetto saldo zero, ovvero attraverso differenti applicazioni delle misure contenute in delibera e/o attraverso l'adozione di misure alternative (ad esempio, agendo sulle emissioni di inquinanti da riscaldamento) che assicurino una equivalente riduzione delle emissioni in atmosfera. Sono al vaglio del tavolo diverse deroghe, rimodulazioni e correttivi tra i quali, oltre alla deroga per i veicoli GPL , la possibilità di lasciare parcheggiati i veicoli inquinanti nelle zone interdette, la concessione di un numero congruo di annui in ingresso, l'introduzione di piattaforme tecnologiche che consentano ai cittadini di riconoscere delle deroghe chilometriche per anno, in analogia a quanto accade, ad esempio, nel comune di Milano con il sistema . Per quanto di competenza del MIT, in riferimento alle misure proposte dagli onorevoli interroganti, potranno essere valutate modifiche legislative volte ad un diverso contemperamento delle esigenze di coerenza ed unitarietà della disciplina degli accessi finalizzati alla salvaguardia degli standard ambientali e di salute, nel rispetto delle competenze amministrative degli enti locali in materia di regolazione della circolazione nelle aree di competenza. Concludo evidenziando che il Governo è disponibile anche a valutare le proposte legislative che le Camere vorranno avanzare sul tema, ferma restando l'intenzione di procedere ad una più ampia riforma del codice della strada.
PRESIDENTE. IL deputato Battilocchio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO(FI-PPE). Grazie Presidente, grazie signor Sottosegretario, mi dichiaro soddisfatto. Lei ha preso degli impegni che vanno nella giusta direzione. Bene parlare di coerenza e unitarietà in questo ambito, sempre nel rispetto delle competenze amministrative. Mi sembra anche un ottimo spunto quello di lavorare a delle proposte legislative, quindi anche all'interno di quest'Aula, per un settore che, ripeto, rischia di essere un po' una giungla. Al Governo chiediamo, in sostanza, di mettere ordine. Non è possibile che in Italia città che vai, divieto che trovi. Noi riteniamo la mobilità privata un valore, siamo sensibili all'ambiente, ma più sensibili alle esigenze di vita delle persone e, purtroppo, oggi ci troviamo in una situazione in cui c'è un groviglio di disposizioni, come è stato ricordato, spesso contraddittorie, che si intersecano in una sorta di mosaico normativo variopinto e periglioso per i cittadini.
Credo che la sua risposta vada nella giusta direzione. Forza Italia continuerà a monitorare questo aspetto, dando tutta la sua disponibilità e contribuire a trovare assieme soluzioni giuste .
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Braga ed altri n. 2-00158 .
Chiedo al deputato Casu se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, noi presentiamo oggi un'interpellanza urgente su un tema cruciale e lo facciamo rinnovando in quest'Aula, come dalle prime ore dalla grande tragedia che il nostro Paese ha affrontato e sta affrontando, la massima vicinanza, il sostegno e la partecipazione al dramma di tutte le popolazioni colpite e al grande lutto che ha colpito non solo 15 famiglie ma l'intero Paese. È stato un evento sicuramente eccezionale: in 80 ore, più acqua che in sei mesi. Tuttavia, in questo evento eccezionale c'è anche una grande responsabilità politica che collettivamente dobbiamo assumere, ciascuno per il proprio ruolo, funzione o competenza, e dobbiamo rinnovare l'impegno al fianco del presidente della regione, dei sindaci delle zone colpite e delle altre regioni e il massimo sostegno a chi sta combattendo in prima linea, alla Protezione Civile, alle Forze dell'ordine, alle volontarie e ai volontari, alle imprese, ai cittadini e a tutto il nostro sistema Paese che sta combattendo questa battaglia.
L'interpellanza di oggi, come la richiesta di informativa che si è svolta mercoledì e come l'ultimo in cui abbiamo affrontato questo tema, si colloca in un'esigenza che noi politicamente abbiamo, cioè che il Parlamento sia protagonista di questa battaglia e metta in campo, in tutte le fasi, nella fase dell'emergenza, nella fase della ricostruzione ma anche nella fase del ripensamento generale, che ci deve essere, di fronte ai cambiamenti che stiamo affrontando, un protagonismo di quest'Aula e del Parlamento, naturalmente insieme a tutti gli altri soggetti che sono chiamati a svolgere una funzione, partendo da una riflessione sull'agenda politica. La messa in sicurezza del territorio - lo ha riconosciuto anche il Ministro Musumeci - non è infatti una priorità ma è, probabilmente, la priorità. Come abbiamo detto - l'ha detto la capogruppo Braga durante l'informativa - noi abbiamo bisogno che questo riconoscimento sia non solo formale ma sostanziale e che parta dal presupposto che la lotta al cambiamento climatico è una grande emergenza di sicurezza nazionale. Per affrontare questa grande emergenza di sicurezza nazionale, legata alla necessità di interventi contro il dissesto idrogeologico, nella nostra interpellanza ricostruiamo la situazione, lo stato dell'arte dei piani, degli interventi, dei progetti e delle risorse già stanziate per combattere il dissesto idrogeologico. Inoltre, chiediamo notizie e informazioni certe sullo stato di attuazione e sui tempi sia per quanto riguarda quella parte del PNRR che già è destinata a questo scopo sia per quanto riguarda gli altri piani, penso al Piano ProteggItalia e al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e penso anche al ruolo delle autorità di bacino, in particolare dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, e alla necessità di ripristinare le risorse che le sostengono. Sicuramente, c'è anche un grande tema di che dovremo affrontare, partendo dal presupposto che, di fronte alle catastrofi sempre più violente e più frequenti che si stanno scatenando nel nostro Paese, complessivamente la risposta pubblica che è stata offerta fino a oggi non è totalmente adeguata alla grandezza della sfida. Dovremo riflettere e discutere su come possiamo e dobbiamo fare di più. Ma il presupposto, il prerequisito di qualunque discussione su quello che dobbiamo cambiare è come rispettare gli impegni che abbiamo assunto e come non sprecare nemmeno un centesimo delle risorse che abbiamo già stanziato. Noi siamo partiti, nella nostra interpellanza, da questo documento, dalla relazione della Corte dei conti n. 14/2023/G che - cito testualmente - ricorda come lo stanziamento complessivo nel periodo dal 1999 al 2019 ammonti a circa 7 miliardi di euro, per un totale di oltre 6.000 progetti finanziati, mentre l'importo complessivo di richieste pervenute nel medesimo periodo, che si può considerare una stima del costo teorico per la messa in sicurezza dell'intero territorio nazionale, risulta pari a 26 miliardi di euro. Quindi, partiamo da questo dato, dal fatto che noi in vent'anni abbiamo stanziato 7 miliardi di euro a fronte di 26 miliardi di euro di richieste. Però, ci sono alcuni strumenti che sono stati attivati dall'azione dei precedenti Governi. Abbiamo infatti completato, lo scorso aprile, la consultazione pubblica del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), con DPCM del 20 febbraio 2019 abbiamo approvato il Piano ProteggItalia, con uno stanziamento complessivo di 14,3 miliardi di euro in 12 anni, dal 2018 al 2030 e, dopo questa approvazione, abbiamo avuto un primo piano stralcio per 315 milioni di euro, un secondo piano operativo per 361,9 milioni di euro e, infine, un nuovo piano stralcio per 262 milioni di euro. Stiamo parlando di piani stralcio di opere immediatamente realizzabili e cantierabili e su questo si è espressa nuovamente la Corte dei conti, richiamandoci alla responsabilità e alla necessità dell'impegno. Poi, abbiamo il capitolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede, lo ricordiamo, 2,49 miliardi di euro per gli interventi sul dissesto idrogeologico, di cui 1,29 miliardi di euro di competenza del Ministero, per progetti in essere finanziati da risorse già esistenti nel bilancio, e 1,2 miliardi di euro, comprensivi di 800 milioni di euro di risorse aggiuntive, assegnati al Dipartimento della Protezione Civile. Di queste due differenti voci, la prima, quella di 1,29 miliardi di euro, si riferisce a misure strutturali e non strutturali nei territori più a rischio, con l'obiettivo di mettere in sicurezza un milione e mezzo di persone oggi a rischio. Per quanto riguarda la seconda voce, abbiamo, come subinvestimenti, misure in favore delle aree colpite da calamità, per 1,2 miliardi di euro, per il ripristino delle infrastrutture danneggiate e per la riduzione del rischio residuo. Soprattutto per quanto riguarda le risorse di competenza del Ministero, il prossimo traguardo, da raggiungere entro il 31 dicembre 2023, consiste nell'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di gestione e riduzione dei rischi idrogeologici. Sempre nell'ambito del PNRR, ci sono 6 miliardi per la tutela del territorio e della risorsa idrica per finanziare un insieme eterogeneo di interventi di portata piccola e media da effettuare nelle aree urbane e ulteriori 500 milioni di euro per la realizzazione di un sistema avanzato di monitoraggio e previsione che consenta di individuare e prevenire i rischi sul territorio. Nell'ultima legge di bilancio - lo stavo ricordando in apertura del mio intervento - sono stati tagliati del 40 per cento i fondi assegnati annualmente all'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Questo ha comportato l'azzeramento degli stanziamenti per gli studi sul territorio, i servizi specialistici e le convenzioni scientifiche necessari per l'attività istituzionale di pianificazione, oltre a rendere non sostenibile la spesa per l'ordinaria gestione dell'ente. Quindi, è fondamentale che noi, in coerenza con ciò che diciamo e portiamo avanti in quest'Aula, agiamo per fare sì che chi deve svolgere - pensiamo all'importanza del ruolo delle autorità del bacino - questa funzione sia messo nelle condizioni di poter operare al meglio.
I quesiti che rivolgiamo con l'interpellanza sono essenzialmente quattro e sono domande puntuali. La prima è volta a sapere entro quale data si intende approvare il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Ricordo che ad aprile si è conclusa la consultazione pubblica. La seconda domanda è per sapere qual è lo stato di attuazione del Piano ProteggItalia - ricordiamo i 14,3 miliardi di euro in dodici anni - in relazione alle risorse spese, impegnate o ancora da destinare ad interventi da programmare con le regioni e per sapere se i progetti finanziati con i piani stralcio che abbiamo citato in premessa siano stati realizzati. Abbiamo fatto dei piani stralcio, vediamo a che punto siamo rispetto a queste opere immediatamente cantierabili. Il terzo quesito è quale sia lo stato di attuazione delle misure PNRR sul dissesto, in particolare quelle di titolarità del Ministero, al fine di rispettare il termine del 31 dicembre 2023 per l'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per interventi in materia di gestione e riduzione dei rischi idrogeologici. Riguardo a questo punto, noi teniamo molto a questo tipo di impegno. Abbiamo fatto anche un con il Ministro Fitto ma questo impegno a realizzare e ad aggiudicare entro il 31 dicembre 20023 tutti gli appalti pubblici in quest'Aula non è stato assunto. L'ultimo quesito è se si intende ripristinare - lo ripetiamo - le risorse tagliate dalla legge di bilancio 2023 all'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, anche alla luce dell'importante ruolo svolto in materia di sicurezza idrogeologica.
Penso che sia fondamentale, in conclusione di queste domande, che questa vicenda e le discussioni - ringrazio la Presidenza - che stiamo avendo in quest'Aula per affrontare questo tema mettano definitivamente alle spalle una stagione anche di discussione politica sul fatto che le risorse del PNRR potessero essere utili o meno a questo Paese.
Entriamo in una nuova fase, che è quella di utilizzare fino all'ultimo centesimo tutte le risorse messe in campo e di partire proprio dalle risorse, già destinate al dissesto idrogeologico, per rendere coerente e utile al Paese quello che noi diciamo, giustamente, nel momento dell'emergenza, in cui siamo tutti chiamati ad un'assunzione di responsabilità e di consapevolezza collettiva. Quindi, trasformiamo tutto ciò in azioni coerenti, rispetto a quello che viene dopo, in azioni di Governo, con la nostra puntuale azione di opposizione che oggi abbiamo portato avanti con responsabilità, indicando un percorso, risorse, impegni e sentenze della Corte dei conti e chiedendo al Governo immediata risposta.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato, Tullio Ferrante, ha facoltà di rispondere.
TULLIO FERRANTE, Signor Presidente, onorevoli colleghi, in merito alle diverse questioni esposte dal deputato interpellante e attesi i provvedimenti e le azioni intraprese dal Governo in relazione alla dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, a seguito dell'alluvione che ha colpito massimamente la regione Emilia-Romagna, si rappresenta quanto segue.
Per quanto concerne l'approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), posto che, alla fine di aprile scorso, si è conclusa la fase di consultazione pubblica sulla proposta di Piano e sul rapporto ambientale, al momento è in corso l'attività tecnico-istruttoria di acquisizione e valutazione di tutta la documentazione presentata, a cui seguirà il procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS).
A conclusione di quest'ultimo, la successiva approvazione formale del Piano con decreto ministeriale è ipotizzabile che avvenga entro pochi mesi, mentre l'operatività del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici sarà possibile entro 3 mesi dalla sua approvazione, con l'implementazione della sua prima azione di sistema, rappresentata dall'istituzione di una struttura di con il compito primario di definire le priorità, i finanziamenti e l'attuazione degli interventi.
Con riguardo allo stato di attuazione del cosiddetto Piano ProteggItalia si rammenta che lo stesso ha previsto la predisposizione di un Piano stralcio 2019 di interventi infrastrutturali immediatamente eseguibili, aventi carattere di urgenza ed indifferibilità, nonché del Piano operativo per il dissesto idrogeologico per l'anno 2019, detto anche Piano operativo ambiente, ed infine anche del Piano stralcio 2020 di interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico.
Con il Piano stralcio del 2019, approvato con delibera CIPE n. 35 del 2019, è stato stanziato, a valere sulle risorse di bilancio del MiTE, un importo pari ad oltre 315 milioni di euro per la realizzazione di 263 interventi di difesa del suolo.
Con il successivo provvedimento ministeriale sono state assegnate le risorse e definite le modalità di attuazione di detto Piano, stabilendo la quota di anticipazione nella misura del 60 per cento, interamente erogata nel corso del 2019, e rinviando l'erogazione della restante quota del 40 per cento a saldo in un'unica soluzione, ovvero all'accertato raggiungimento della spesa di almeno il 30 per cento della quota anticipata.
Nell'ambito della verifica dei dati di monitoraggio, comunicati dai commissari di Governo per il contrasto del dissesto idrogeologico, il conseguimento della condizione per l'erogazione della succitata quota di saldo è accertato attraverso il sistema di controllo dei dati di avanzamento fisico, procedurale e contabile degli interventi, denominato Kronos, interconnesso alla banca dati unitaria del MEF-IGRUE.
A seguito della validazione dei dati di monitoraggio sul sistema banca dati unitaria, è stata certificata la spesa sostenuta, almeno pari al 30 per cento del valore della prima quota erogata, e quindi sono stati adottati i provvedimenti di pagamento.
Pertanto, sono state trasferite interamente le quote di saldo sulle contabilità speciali intestate ai commissari di Governo-presidenti di regione relativamente a 18 regioni e province autonome, per un importo complessivo di quasi 118 milioni di euro, pari ad oltre il 93 per cento del totale da erogare a saldo, mentre per le regioni Basilicata e Calabria sono in corso di perfezionamento le procedure per l'erogazione. Segnatamente, dei 263 interventi previsti, 228 risultano ultimati, in fase di esecuzione o comunque aggiudicati, mentre dei rimanenti 35 se ne contemplano solo 18 in fase di progettazione.
In secondo luogo, il Piano operativo ambiente 2019, adottato in attuazione del Piano ProteggItalia, ha compreso 236 interventi per un importo complessivo pari a circa 362 milioni di euro, successivamente confluito nel Piano di sviluppo e coesione (PSC), le cui modalità di erogazione sono disciplinate dalle delibere CIPE n. 25 del 2016 e n. 64 del 2019, nonché dal Sistema di gestione e controllo (SiGeCo) del PSC e relativa delibera CIPESS n. 86 del 2021.
Il flusso finanziario prevede l'assegnazione delle risorse da parte del MEF-Dipartimento della ragioneria-IGRUE per i successivi stati di avanzamento; per successivi stati di avanzamento; pertanto, le risorse non transitano sul bilancio del Ministero dell'Ambiente.
L'importo erogato, a valere sulle risorse FSC 2014-2020, prevalentemente a titolo di anticipazione del 10 per cento così come previsto dalle delibere di riferimento e dal SiGeCo del PSC, è pari a quasi 32 milioni di euro.
Con riguardo agli interventi previsti, 153 risultano ultimati, in fase di esecuzione o comunque aggiudicati, mentre per i restanti 83 se ne contemplano 69 in corso di progettazione.
In terzo luogo, il Piano Stralcio 2020 è stato previsto dal decreto-legge n. 76 del 2020, cosiddetto Semplificazioni, la cui predisposizione ha reso necessaria una serie di attività istituzionali propedeutiche, volte alla definizione degli interventi.
Sono stati individuati come prioritari gli interventi la cui progettazione era sostenuta attraverso il Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico (DPCM 14 luglio 2016), nonché quelli non ancora finanziati contenuti nella sezione programmatica del DPCM 15 settembre 2015, ovvero il Piano stralcio aree metropolitane ed urbane con alto livello di popolazione esposta al rischio di alluvioni.
Al riguardo, sono stati convocati i comitati di indirizzo e controllo degli accordi di programma, precedentemente sottoscritti dal Ministero con le regioni, composti da rappresentanti del Ministero, delle singole regioni, del Dipartimento del Protezione Civile, nonché le Conferenze dei servizi, stabilite dalla norma istitutiva, a cui partecipano le autorità di bacino distrettuali ed i commissari per l'emergenza territorialmente competenti.
Le risorse sono state integralmente erogate a favore dei commissari di Governo contro il dissesto idrogeologico sulle contabilità speciali ai medesimi intestate.
Con la sottoscrizione di 19 atti integrativi ai citati accordi di programma, sono stati individuati 119 interventi per oltre 257 milioni di euro.
Riguardo agli interventi previsti, 43 risultano ultimati, in fase di esecuzione o comunque aggiudicati, mentre per i restanti 76 se ne contemplano 40, la cui progettazione risulta in corso o già ultimata.
Nell'ambito delle risorse a valere sul PNRR destinate agli interventi sul dissesto idrogeologico, con la misura M2C4 subinvestimento 2.1., di competenza del MASE - dotata di uno stanziamento di 1,287 miliardi di euro - si è posto l'obiettivo di ridurre di almeno 1 milione e mezzo il numero di persone esposte a rischi di alluvione e a rischi idrogeologici, attraverso interventi specifici atti allo scopo.
Le risorse in parola sono destinate al finanziamento dei progetti in essere di mitigazione del rischio idrogeologico, quindi già inclusi in programmi di finanziamento preesistenti rispetto al PNRR. Il processo di inclusione nel PNRR di progetti già pienamente attivati con risorse nazionali è iniziato a fine luglio 2022, mentre a dicembre si è conclusa la prima ricognizione con le regioni, che ha portato all'individuazione, ad oggi, di 665 progetti, già avviati con altri fondi e coerenti con il PNRR, per un importo complessivo di 1 miliardo e 115 milioni di euro, di cui oltre 541 finanziati con le risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC).
Attualmente è in corso la verifica di coerenza programmatica dei progetti selezionati, volta a confermare la successiva inclusione e riconduzione degli stessi nell'ambito delle risorse del PNRR, che opera ai soli fini contabili per la registrazione del progetto su diversa quota finanziaria, ma non anche ai fini dell'approvazione o dell'avvio dei progetti che, come detto, sono già pienamente attivi ed alcuni anche conclusi, in quanto la loro attuazione procede senza soluzione di continuità, poiché già finanziati con altre risorse extra PNRR.
L'esito di tale verifica dovrà essere codificato con provvedimento formale, che costituisce adempimento del traguardo M2C4-10, relativo all'aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici, da considerare agevolmente raggiungibile entro la scadenza del 31 dicembre 2023.
Infine, con riferimento alla situazione finanziaria dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, in via preliminare, mi preme segnalare che, con la legge di bilancio per il 2023, sono stati stanziati 14.500.000 euro a decorrere dal 2023, volti al rafforzamento delle capacità operative delle Autorità di bacino, tra cui 2.500.000 euro per quella del Po. Inoltre, la stessa legge finanziaria ha riservato ulteriori risorse per l'assunzione di personale a tempo indeterminato presso le suddette Autorità di bacino.
Si evidenzia, altresì, che il MASE ha reso disponibili all'Autorità del Po ulteriori finanziamenti nell'ambito delle risorse a valere sul FSC 2014-2020, per cui sono stati assegnati all'Autorità oltre 7 milioni per attività connesse alla mitigazione del rischio, a cui si aggiunge il finanziamento di 2 milioni per il Piano di gestione del rischio di alluvioni, sempre a valere sul FSC.
Per quanto riguarda le spese di funzionamento delle Autorità di bacino distrettuali, la struttura preposta del Ministero ha già provveduto all'impegno e al trasferimento dei fondi sui pertinenti capitoli di bilancio, riconoscendo gli importi approvati, con parere favorevole del MEF, nei bilanci di previsione 2023 di ciascuna Autorità, compresa, quindi, la somma di 3.600.000 euro, così come da richiesta dall'Autorità in questione, nel bilancio di previsione 2023 .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola primaria Giacomo Matteotti, di Gubbio, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Il deputato Casu ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, ringrazio il rappresentante del Governo, ma non posso essere soddisfatto di questa risposta, perché abbiamo fatto alcune domande, cercando di inquadrare una questione complessiva e di chiedere un impegno politico complessivo; entrerò nel dettaglio di alcuni aspetti emersi, però vorrei collocare la discussione nella giusta scala.
È chiaro che si tratta di un lavoro intenso, difficile, complicato e complesso e che il problema non nasce oggi, ma è un problema antico, che si scontra con problemi antichi. Tuttavia, è indispensabile che, adesso, ci sia un'assunzione di responsabilità collettiva di scala superiore, rispetto alla gravità di come i cambiamenti climatici stiano influendo sulla sicurezza delle persone, sulla vita delle cittadine e dei cittadini. Faccio un esempio, prima di entrare nel dettaglio delle risposte. Sicuramente, rispetto alle tre voci che abbiamo citato anche noi - i due piani di stralcio e il piano operativo -, è utile sapere quali sono le condizioni delle opere. Tuttavia, quando si sentono certi numeri - 35 sul primo piano di stralcio, 83 sul piano operativo e 76, a vario titolo, sul secondo piano di stralcio -, rispetto alle opere più immediatamente realizzabili e ancora da completare, nell'ambito del “ProteggItalia”, si comprende che è un ritardo gravissimo, che colpisce alcune regioni - le ho sentite citare - come la Calabria e la Basilicata, che hanno dei grandi elementi di rischio. C'è un problema enorme e noi non possiamo, sulle opere immediatamente realizzabili, non registrare con preoccupazione che ci sono centinaia di opere che ancora devono vedere una piena aggiudicazione e realizzazione.
Ma non solo. Il problema è che qui stiamo guardando il dito di queste risorse, ma non stiamo affrontando il tema complessivo dei 14 miliardi di euro programmati dal piano ProteggItalia da adesso fino al 2030 e dobbiamo capire come riuscire a muoverci. Questa era la domanda di partenza. La Corte dei conti ci dice: 7 miliardi di investimenti a fronte di 26 di necessità. Abbiamo attivato vari strumenti che, in qualche modo, possono rispondere, ma cosa stiamo facendo in più per fare sì che, a questa domanda, corrisponda una risposta politica, partendo proprio dall'utilizzo pieno dei fondi del PNRR?
Su questo punto, ricontrolleremo le cifre e ringrazio il Governo per avere elencato puntualmente una serie di interventi; quando sento 665 progetti, per un 1 miliardo e 115 milioni di euro, evidentemente, vedo che c'è ancora qualcosa da fare per arrivare alla cifra di 1 miliardo e 287 milioni di euro, ma, in maniera puntuale, interverremo dopo che ci saranno forniti i documenti che sono stati messi in campo.
Anche per quanto riguarda l'impegno circa la scadenza del 31 dicembre 2023, devo dire che c'è un avanzamento rispetto alle ultime risposte, perché è definito raggiungibile l'obiettivo del 31 dicembre. Il nostro obiettivo, con cui continueremo a incalzare il Governo, è arrivare a poter dire che raggiungeremo questo obiettivo entro il 31 dicembre, perché immaginare che risorse destinate a questo scopo possano non essere utilizzate dal nostro Paese, con la fame di interventi che c'è, è un'ingiustizia che non ha veramente colore politico, che non riguarda la maggioranza o l'opposizione, ma che riguarda tutti noi per le responsabilità che abbiamo.
Quindi, dal nostro punto di vista, credo che ci siano modelli importanti. Si è citato anche il fatto che sono stati raggiunti i risultati migliori, dove c'è stata un'intensa collaborazione anche con i governi regionali, di qualunque colore politico, con i sindaci, con le amministrazioni, perché, alla fine, questi progetti hanno un ruolo e un impegno nazionale ed europeo, ma camminano sulle gambe degli amministratori e delle forze vive presenti sul territorio. Tutti dobbiamo fare nostro l'appello che, anche in queste ore, arriva sui giornali dai presidenti di regione di ogni colore, penso al presidente Bonaccini e al presidente Zaia, che ci richiamano proprio alla responsabilità che abbiamo nei confronti di un pieno coinvolgimento di chi è lì, in prima linea, ogni giorno, e ogni giorno combatterà per l'emergenza e per la ricostruzione e deve essere messo nelle condizioni di intervenire nella maniera migliore.
Questa è un'esigenza che condividiamo, perché poi si traduce anche in un'ottimizzazione degli interventi e delle azioni.
Da questo punto di vista, anche quello che ci è stato detto oggi contribuisce a una discussione pubblica su come costruire un modello efficace, mettendo al centro il protagonismo della forza dei nostri - parlo come Paese - presidenti di regione e - parlo come Paese - sindaci in prima linea su queste battaglie. Tuttavia, penso veramente che si debba riuscire a entrare e a fare quello scatto in più, per cogliere l'importanza della fase che stiamo attraversando e cercare, nella completezza dell'importanza di questi piani strategici per il Paese che abbiamo indicato, di utilizzare tutte le risorse che servono a rispondere a quella domanda che la Corte dei conti ci fa, nel testimoniare quelle due cifre, che vado a ripetere: 7 miliardi di interventi, a fronte di 26 miliardi di necessità. Ecco, in quei 19 miliardi c'è il lavoro che dobbiamo fare .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione concernente iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
D'ORSO ed altri; VARCHI ed altri; PATRIARCA ed altri; MANZI: Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali. (C. 596-659-952-991-A)
: CANGIANO.
2.
S. 328 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI CRAXI ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019 (Approvata dal Senato). (C. 912)
Relatrice: GARDINI.
S. 331 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI CRAXI ed altri: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo dello Stato plurinazionale di Bolivia, fatto a La Paz il 3 marzo 2010 (Approvata dal Senato). (C. 915)
Relatrice: GARDINI.
S. 332 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI CRAXI ed altri: Adesione al Protocollo addizionale alla Carta europea dell'autonomia locale sul diritto di partecipare agli affari delle collettività locali, fatto a Utrecht il 16 novembre 2009 (Approvata dal Senato). (C. 916)
: BILLI.
S. 329 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI CRAXI ed altri: Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Armenia sull'autotrasporto internazionale di passeggeri e di merci, firmato il 7 agosto 1999, fatto a Jerevan il 31 luglio 2018 (Approvata dal Senato) (C. 913)
e dell'abbinato disegno di legge: D'INIZIATIVA DEL GOVERNO. (C. 964)
: COIN.
S. 330 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI CRAXI ed altri: Ratifica ed esecuzione delle seguenti Convenzioni: a) Convenzione sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, n. 155, fatta a Ginevra il 22 giugno 1981, e relativo Protocollo, fatto a Ginevra il 20 giugno 2002; b) Convenzione sul quadro promozionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, n. 187, fatta a Ginevra il 15 giugno 2006 (Approvata dal Senato). (C. 914)
: BATTILOCCHIO.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo emendativo dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, del 5 marzo 2008, fatto a Roma il 27 settembre 2021. (C. 974)
e dell'abbinata proposta di legge: FORMENTINI ed altri. (C. 853)
Relatrice: GARDINI.
3.
4.