PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1114-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. La componente +Europa voterà “no” a questo provvedimento. In realtà, non abbiamo discusso del provvedimento in sé, ossia di come rafforzare la capacità della pubblica amministrazione, ma ci avete portato inevitabilmente a discutere dei due emendamenti che avete presentato (anzi, ne avevate presentati tre): emendamenti che, con il rafforzamento della capacità della pubblica amministrazione, c'entrano poco, se si va a vedere il testo originario. Ed è un peccato che, nonostante il richiamo del Presidente della Repubblica ai Presidenti delle Camere, abbiate immediatamente fatto orecchie da mercante. Abbiamo discusso, quindi, della reiterazione dello scudo erariale. È vero, c'era già; era già stato previsto, transitoriamente reiterato, e voi lo avete ulteriormente reiterato. Però l'eccezione non può essere una regola: se diventa una regola è bene che la stessa venga messa per iscritto.
Poi ci avete portato a discutere della cancellazione del controllo concomitante da parte della Corte dei conti sul PNRR. Ne abbiamo discusso tantissimo, ma senza spiegare perché. Casualmente, questo arriva all'indomani di una critica da parte della Corte dei conti. Non ci avete spiegato perché. Non ci avete spiegato - è stato detto più volte - perché Fratelli d'Italia abbia radicalmente cambiato idea. Quando Draghi aveva le redini del PNRR, voi chiedevate una sezione speciale della Corte dei conti per effettuare il controllo concomitante, dando alla stessa Corte dei conti la facoltà di individuare commissari qualora ravvisassero gravi ritardi. E poi avete cambiato idea di 180 gradi: basta, via i controlli concomitanti! Non voglio nemmeno entrare nel merito, abbiamo sentito pareri contrapposti su questo, sul fatto che il controllo concomitante dia più sicurezza. Avete detto - viva l'europeismo di ritorno, non ci credo finché non lo vedo sulle questioni importanti - che tanto i controlli sono dell'Unione europea. Mi immaginavo Giorgia Meloni tuonare da quei banchi, come faceva sempre: noi ci controlliamo da soli, no ai burocrati di Bruxelles che ci controllano.
Insomma, queste spiegazioni voi le avete date. La realtà è che voi siete in confusione sul PNRR. Avete fatto un'operazione di , che è stata semplicemente trasferire il potere dal MEF a Palazzo Chigi, voglio dire, dalla Lega a Fratelli d'Italia, uno scontro che si sta ancora riverberando nei rapporti tra i Ministeri. E non avete portato in Parlamento - ancora, dopo ormai sei, sette, otto mesi di Governo, non so più, insomma un tempo ormai infinito secondo gli standard dei Governi italiani - un progetto alternativo. Discutete, rifate la , dentro la Corte dei conti, fuori la Corte dei Conti, scudo erariale e altro, ma non c'è ancora un'idea. Rinviate all'ultimo minuto. E questo è gravissimo per noi che crediamo nel PNRR da italiani, da europei e da europeisti, che sappiamo non costituisca un problema. Voi state trasformando - lo ripeto - il PNRR in un problema: che problema ha l'Italia? Il PNRR. Non è così. Il problema, casomai, siete voi. Il PNRR è un'occasione per l'Italia, però bisogna fare gli investimenti e soprattutto bisogna anche fare le riforme. Voi andrete a negoziare, Fitto andrà a negoziare, se ci riuscirà, con tutta la benevolenza che la Commissione europea esercita nei confronti dell'Italia, perché è dall'Italia che si misurerà il successo del PNRR, del , di questa prima manifestazione di debito comune europeo solidaristico a livello importante. Se l'Italia avrà successo, avrà successo l'Europa. Voi andrete, però, a negoziare - non c'è il Ministro Fitto - senza uno straccio di riforma portata a casa, senza nemmeno la possibilità di aver fatto la riforma sulla concorrenza, spiaggiati sui balneari, incapaci di portare a fondo la concorrenza.
A Roma non c'è più un taxi, ve lo segnalo, non c'è più un taxi! Non so se prendete il taxi, ma non si trovano più, alla sera, a mezzogiorno, alle 9 di mattina: Roma è traboccante di turisti e non ci sono più taxi. E voi non riuscite nemmeno ad arrivare a Bruxelles dicendo: abbiamo fatto alcune riforme che sono essenziali al PNRR. Per non parlare del MES, ma forse, dal MES vi salveremo noi alla fine di questo mese, grazie alla mozione delle opposizioni. Quindi, voteremo “no” per questo, denunciando la confusione in cui voi state portando la realizzazione del PNRR.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, una politica per la pubblica amministrazione - che deve essere efficiente, efficace e veloce, nonché soddisfare le esigenze dei cittadini e degli apparati amministrativi - non si pone solo obiettivi generici, ma deve dedicarsi fondamentalmente a un'azione di Governo volta a costruire un Paese di oggi e, soprattutto, di domani, basato proprio sulla concretezza e sulla capacità di fare le cose che servono.
La politica - quella buona - si contraddistingue nel predisporre provvedimenti efficaci, nello studiare in modo maniacale i bisogni della popolazione e tradurli in leggi adeguate. Ma tutto questo non basta. Occorre anche un'amministrazione in grado di trasformare in atti e fatti ciò che le leggi e le iniziative legislative predispongono. Ci vuole concretezza.
Il provvedimento che ci accingiamo a votare va esattamente in questa direzione e interviene proprio sul funzionamento della macchina amministrativa, nell'ottica di un rafforzamento delle proprie capacità e, soprattutto, della propria operatività. , prende atto di un dato di fatto: l'attuazione di un Piano straordinario come il PNRR ha bisogno necessariamente di risorse straordinarie, di nuove figure capaci di strutturare e agevolare la messa a terra dei progetti in cantiere. Il testo, infatti, innalza al 12 per cento, sino al 31 dicembre 2026, la percentuale massima per la copertura, con personale estraneo alle amministrazioni pubbliche, delle posizioni dirigenziali di enti che rivestono il ruolo di stazione appaltante per il PNRR. Inoltre, vengono incrementate, come già previsto in base agli stanziamenti effettuati con la legge di bilancio per il 2022, le dotazioni organiche delle amministrazioni centrali.
Pensare di realizzare i progetti del PNRR con gli attuali organici della pubblica amministrazione significherebbe comprometterne l'operato ordinario, già di per sé complesso, e di pregiudicare l'attuazione della parte straordinaria, cioè quella relativa al PNRR.
Intervenire, dunque, è necessario. È in gioco non solo la credibilità dell'Italia nei confronti dell'Europa, ma anche e soprattutto lo sviluppo del nostro Paese su tutti i versanti di intervento del PNRR.
Così va intesa, in tal senso, anche la norma che consente di stabilizzare il personale in servizio negli enti territoriali come regioni, province e comuni, atto importante soprattutto per i comuni più piccoli che da sempre soffrono carenze di personale a fronte di incombenze e servizi da offrire che, invece, aumentano sempre di più. Per tale ragione, su questo fronte noi avevamo proposto addirittura iniziative ancora più decise.
Un Paese che funziona è un Paese dove è garantita la sicurezza e la sicurezza non deve essere una parola utile solo per riempire le pagine dei programmi elettorali. La sicurezza, la nostra sicurezza, la realizzano quotidianamente gli uomini e le donne che prestano servizio nelle nostre città, nei nostri territori e soprattutto nelle nostre periferie che molto spesso diventano teatri poco edificanti, non certo per colpa dei cittadini onesti. Uomini e donne che vanno, dunque, supportati nella loro azione e vanno sempre messi nelle condizioni di poter realizzare e garantire quella sicurezza che chiediamo. In tal senso vanno lette le assunzioni previste dal testo per quanto riguarda le Forze armate, le Forze di Polizia, il Corpo della capitaneria di porto, quello dei Vigili del fuoco e il personale militare, oltre all'istituzione e alla disciplina della carriera dei medici nel Corpo di polizia penitenziaria. Quindi, un provvedimento importante e molto atteso dai rispettivi Corpi e che, come Noi Moderati, condividiamo in pieno.
Così come non si può non condividere, Presidente, l'intervento a sostegno del mondo della scuola, altro comparto che ha patito non poche sofferenze sul fronte del personale. È un comparto che, invece, non dovrebbe averne, perché le carenze si ripercuotono direttamente su tutti gli studenti, specie quelli più fragili, che necessitano di maggiore attenzione. Proprio per questo sosteniamo le varie misure previste, in particolare le disposizioni volte a garantire l'insegnante di sostegno a tutti gli studenti che ne hanno bisogno. In tal senso, il provvedimento disciplina una procedura straordinaria per l'assegnazione a tempo determinato dei posti di sostegno vacanti e disponibili per l'anno scolastico 2023-2024. Quindi, un'attenzione particolare per fare in modo che nessuno rimanga indietro.
Altro aspetto fondamentale, su cui si è tanto dibattuto e sul quale le opposizioni hanno polemizzato in modo assolutamente strumentale, è l'esclusione del controllo concomitante della Corte dei conti sui fondi del PNRR. Su questo, signor Presidente, mi permetta di fare alcune sottolineature. Innanzitutto, va evidenziato che questa iniziativa era già stata prevista dal Governo Draghi, Governo sostenuto anche dalla quasi totalità delle attuali opposizioni. Inoltre, evitare il controllo concomitante della Corte dei conti non significa assolutamente voler escludere i compiti di un organo costituzionalmente riconosciuto, anche perché l'attività di controllo sarà comunque garantita ed effettuata sulla gestione dei fondi. Tra l'altro, questa iniziativa nelle ultime ore è stata anche condivisa con l'Unione europea. Se è vero che è comunemente diffusa tra i cittadini una richiesta di maggiore trasparenza e buona amministrazione dei soldi pubblici, tuttavia negli ultimi tempi, soprattutto sull'impiego dei fondi del PNRR, si è diffusa un'altra tendenza altrettanto importante, cioè quella di evitare che controlli e verifiche aggiuntive facciano perdere tempo, denaro e occasioni di sviluppo, a maggior ragione se, come in questo caso, un controllo viene già effettuato dall'Europa. In tal senso, sovrapporre i controlli della Corte a quelli già effettuati a livello europeo richiederebbe di innescare procedure lunghe e farraginose, mettendo a rischio i principi stessi e, soprattutto, i fondi del PNRR. È una questione di ragionevolezza e di pragmaticità.
Su questo, Presidente, è doveroso un ringraziamento al Ministro Fitto, ingenerosamente accusato di ritardi, quando dovrebbe essere preso ad esempio. Un Ministro che, invece di accontentarsi di ottenere le risorse europee messe a disposizione dal PNRR, vuole essere certo che, una volta ottenute, vengano utilizzate. Per questo, saggia e sapiente è la sua iniziativa, orientata a definire con l'Europa i criteri di spesa più adatti al nostro Paese e ai progetti da realizzare. Tutto ciò smentisce le malelingue, che hanno voluto raccontare di un'Italia poco considerata a livello europeo quando, invece, si dovrebbe ammirare e apprezzare la capacità del Presidente Meloni e di tutto il Governo per aver instaurato ottimi rapporti con le istituzioni europee.
In buona sostanza, signor Presidente, quattro sono le direttrici di fondo che emergono con evidenza dall'esame del progetto di legge: mettere il PNRR nelle condizioni di poter creare sviluppo; garantire la sicurezza nazionale su più livelli; intervenire sul comparto della formazione con nuove risorse e agire in modo deciso sulla semplificazione e sburocratizzazione.
In sintesi, basterebbero questi punti per comprendere che l'elemento in comune che collega le varie misure previste dal provvedimento è essenzialmente uno, ovvero predisporre azioni concrete su aspetti cruciali investendo sulle persone e sul lavoro, e sappiamo bene che quando si interviene sul lavoro, sia pure con risorse sempre limitate, si interviene sul futuro.
Per tali ragioni come Noi Moderati condividiamo i principi e le soluzioni previste e annunciamo, dunque, il nostro voto favorevole .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Ulderico Midossi di Civita Castellana, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signora rappresentante del Governo, colleghi e colleghe, quando il Governo ha annunciato la propria volontà di emanare un decreto riguardante la riforma della pubblica amministrazione e il suo rafforzamento abbiamo sperato che avremmo avuto di fronte un provvedimento che andasse a potenziare la macchina amministrativa degli enti pubblici nel nostro Paese, a cominciare da quella dei comuni, delle regioni e dello Stato centrale. La riforma della pubblica amministrazione è l'asse fondamentale su cui si confronta il processo di modernizzazione del Paese e la capacità di affrontare le grandi complessità del nostro tempo. Abbiamo bisogno di più personale, di persone qualificate e di dare sicurezza e stabilità ai lavoratori della pubblica amministrazione. Abbiamo bisogno, quindi, di una struttura amministrativa che sia in grado, appunto, di affrontare le importanti sfide che il futuro ci pone, a cominciare da quella del PNRR.
È stato, invece, un grande fallimento, perché la grande riforma della pubblica amministrazione che ci aspettavamo non c'è stata. Non c'è stata e ciononostante abbiamo cercato di dare un contributo per migliorare questo provvedimento ma, nonostante lo sforzo importante fatto da noi e dalle altre opposizioni per cercare di arrivare almeno alla stabilizzazione delle migliaia e migliaia di precari della pubblica amministrazione, non c'è stato alcun cenno di disponibilità da parte della maggioranza. Io voglio ricordare che le persone che lavorano per la pubblica amministrazione con un contratto precario e non stabile hanno diritto che questo lavoro possa avere una prospettiva e un futuro per loro stessi e per la loro famiglia. Inoltre, la pubblica amministrazione e lo Stato stanno investendo nella formazione di queste lavoratrici e di questi lavoratori che diventano una ricchezza per la pubblica amministrazione del nostro Paese. Quindi, mandare a casa queste persone, farne a meno nel momento più importante della vita politico-amministrativa del nostro Paese è un errore che l'Italia non si può permettere di fare.
Avete fatto un e non avete affrontato i problemi fondamentali che riguardano il Paese. Faccio un esempio, ma ne potrei fare molti: quelli dell'ufficio per il processo. Il fatto che l'iter delle persone che vanno in giudizio e delle imprese che ricorrono alla giustizia nel nostro Paese sia veloce è nell'interesse nazionale. Questo, però, non può avvenire senza che le persone che lavorano nell'ambito della giustizia siano in numero congruo e abbiano, appunto, la certezza del proprio futuro.
È necessario, inoltre, che si ponga fine alla carenza del personale nei comuni, nelle regioni e a livello nazionale. Io voglio ricordare che la quasi totalità dei nostri comuni lavora con personale che è pari al 50 per cento di quanto prevede l'organico e sono previsioni fatte già da molti anni. I comuni, gli enti locali, le regioni e lo Stato non sono in grado di far fronte alle domande che arrivano dalle imprese per avere le giuste risposte per investire e soprattutto dai cittadini per veder tutelati, attraverso la pubblica amministrazione, i propri diritti. Questa è una questione fondamentale, come è fondamentale la vicenda dei cambiamenti climatici.
Questo è uno dei grandi temi del nostro tempo, Presidente, sul quale non si può far finta di niente e, per affrontare quel grande tema, è necessario stanziare risorse vere, importanti nella battaglia contro i cambiamenti climatici, e dotare questa battaglia di persone e di qualità professionali in grado di confrontarsi, anche a livello internazionale, con le cose che è necessario fare. Ma, in tutto questo, il Governo ha pensato di trasformare questo decreto nello scontro ideologico sulla vicenda della Corte dei conti.
Tornerò sulla Corte dei conti, ma, in realtà, il Governo non sta facendo nient'altro che spostare l'attenzione dell'opinione pubblica, facendo finta che i ritardi presupposti della Corte dei conti o di altri enti dello Stato determinino il fatto che i progetti del PNRR non vanno avanti. Il tutto mentre, proprio oggi, la struttura di missione del PNRR ci ha fatto sapere, con dati del 2023, quali sono le misure maggiormente a rischio. Mentre si fanno questi discorsi teorici e ideologici sui controlli della Corte dei conti, ci troviamo di fronte al fatto che l'investimento per strutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico rischia di saltare, l'elettrificazione e l'aumento della resilienza delle ferrovie del Sud rischiano di saltare, la gestione del rischio di alluvione o per la riduzione del rischio idrogeologico rischia di saltare, gli investimenti per la fognatura e depurazione rischiano di saltare, l'investimento per lo sviluppo in infrastrutture di ricarica elettrica rischia di saltare, l'investimento per la rinaturazione dell'area del Po rischia di saltare, e così ancora molte altre cose, come gli impianti di gestione dei rifiuti e l'ammodernamento di impianti esistenti per le comunità energetiche e l'autoconsumo.
State sprecando la più grande e importante occasione di sviluppo del nostro Paese, state buttando a mare la grande possibilità di cambiare e modernizzare il Paese. E vi nascondete dietro a cosa? Vi nascondete dietro a Draghi. Lasciatemelo dire, è un po' patetico. Io capisco che, su quattro partiti che compongono la maggioranza, ben tre facevano parte della maggioranza di Draghi e che il braccio destro del Presidente Draghi era l'onorevole Giorgetti, attuale autorevole Ministro del Governo. Non devo difendere io Draghi, perché io, invece, facevo parte di un partito che stava all'opposizione già al tempo, però, su questa vicenda della Corte dei conti, citate proprio a sproposito Draghi, perché Draghi, dopo aver ottenuto la fiducia, per prima cosa, è andato alla Corte dei conti, dove ha detto testualmente: “Sta a chi governa fare le scelte strategiche, sta a chi amministra eseguirle in maniera efficiente ed efficace e a chi controlla verificare che le risorse siano impiegate correttamente. Governo, Parlamento, pubblica amministrazione, Corte dei conti (…) devono essere coprotagonisti di un percorso di rinascita (…)” del nostro Paese, mettendo al centro i controlli.
Ora, l'idea che il rallentamento sul PNRR sia dovuto al fatto che la Corte dei conti eserciti il controllo concomitante oltre che falsa è pure sbagliata, perché, con il controllo concomitante, si accelerano le procedure: infatti, se vi sono funzionari che hanno difficoltà a firmare, poiché non sono certi di quello che stanno facendo, rallentando, in questo modo, i processi, con il controllo concomitante, invece, ossia con la Corte dei conti che li accompagna, momento dopo momento, nell'iter di approvazione del progetto, correggendone le eventuali imperfezioni, si aumenta la velocità di approvazione. È del tutto evidente.
Quindi, noi pensiamo sia un errore clamoroso, così come lo scudo sulla responsabilità contabile amministrativa. Presidente, il presidente Carlino della Corte dei conti ha detto che la Corte costituzionale prevede la possibilità di derogare a certe norme per un periodo limitato di tempo, ma non si possono reiterare queste deroghe , come sta facendo il Governo Meloni. Abbiamo chiesto in questo provvedimento che, sulla nomina dell'inviato speciale per il cambiamento climatico, vi fosse un parere delle Commissioni competenti per coinvolgere il Parlamento su una scelta importantissima per il futuro del nostro Paese. Il Governo e la maggioranza ci hanno detto di “no”. Abbiamo chiesto che questa figura fosse scelta da esperti dei cambiamenti climatici di chiara fama: avete detto di “no”. Ma voi volete soltanto le mani libere, zero controlli, zero condivisioni. Questo, purtroppo, è lo spirito del decreto. Non si governa così un grande Paese, Presidente. Sono necessari il coinvolgimento e il confronto, soprattutto nel Parlamento, invece voi siete insofferenti rispetto al ruolo dello stesso, avete fastidio della discussione e ricorrete alla fiducia per evitare che si votino gli emendamenti. Volete porre il bavaglio alla Corte dei conti, avete trasformato la Rai nell'organo ufficiale della maggioranza. Cari amici e amiche della maggioranza, voi dovete sapere che non riuscirete a far diventare la Repubblica italiana, che è nata dalla Resistenza e dalla lotta al nazifascismo, nella dell'Ungheria di Orbán. Questo noi non ve lo permetteremo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Intanto, vorrei svolgere una riflessione su questo meccanismo un po' farraginoso della doppia dichiarazione di voto. Ci lamentiamo spesso che non ci sono spazi di dibattito - il che è una verità -, però diciamo che il meccanismo ci porta a ripetere più volte le stesse cose, quasi in una palude di parole e di concetti ripetuti che sono colpa di nessuno. Infatti, se questi sono i regolamenti e i meccanismi della Camera, ovviamente, noi ci adeguiamo, però la qualità della legislatura è anche caratterizzata da questo. Dovremmo quindi mettere mano al Regolamento, alle norme che disciplinano il dibattito parlamentare, ai tempi e creare condizioni di maggiore efficienza, di maggiore velocità e, soprattutto, evitare, ripeto, di dover ribadire più volte gli stessi concetti, perché siamo portati a farlo nel momento in cui c'è una dichiarazione di voto, poi con il voto sulla fiducia, poi si torna, dopo gli ordini del giorno, a fare altre dichiarazioni di voto. Su questo dovremmo, credo, produrre uno sforzo tutti quanti insieme che porti a un risultato e ad efficientare - se posso usare atecnicamente questo termine - i meccanismi di dibattito, anche per i colleghi che verranno nelle prossime legislature.
Veniamo a questo decreto. Per l'ennesima volta, si ricorre alla decretazione d'urgenza dopo aver avuto - il Governo - un confronto, credo una piccola strigliata, se possiamo definirla così, dal Presidente della Repubblica. Questo abuso della decretazione di urgenza è diventato patologico, non c'è organicità nelle proposte, i decreti diventano contenitori nei quali, a colpi di emendamenti progressivamente proposti dal Governo, vengono inserite norme di vario genere. Quello che è grave è quando queste norme impattano in maniera violenta, tra virgolette, sull'ordinamento, sul sistema istituzionale, su argomenti che poco hanno a che fare con il titolo, con la originaria. Una sorta di eterogenesi dei fini: si parte da un ragionamento, da una materia per arrivare a tutt'altre norme e a tutt'altre riforme che snaturano il provvedimento stesso e che costringono, credo, tutti noi a lavorare male. Infatti, è evidente che, se anche gli orientamenti di un gruppo parlamentare sono destinati a sviluppare un ragionamento e, quindi, proposte, emendamenti su certi temi, poi questi colpi di coda pomeridiani, se non addirittura notturni, del Governo, che va a stravolgere la natura stessa del provvedimento proposto, comportano, poi, una ricaduta e, consequenzialmente, una difficoltà per i gruppi parlamentari di produrre uno sforzo costruttivo.
Noi, come Azione-Italia Viva, ci siamo caratterizzati per avere un atteggiamento, dall'inizio di questo incarico, sempre costruttivo, collaborativo, seppur all'opposizione.
Quindi, le due criticità che emergono sono innanzitutto il numero esagerato dei decreti e poi, ovviamente, la portata degli emendamenti che stravolgono la natura del provvedimento stesso.
In questo tempo si supera a piè pari il numero dei precedenti, perché non possiamo non avere l'onestà intellettuale di dire che è un malcostume che non è di oggi, non è di questo Governo, ma ormai da vari lustri si ripercuote e si ripropone; però, il numero esagerato sta veramente assumendo dimensioni patologiche. E poi vi è il richiamo del Presidente della Repubblica, persona molto mite ed equilibrata, che però è più volte intervenuto in questo senso e che non sembra avere prodotto effetti.
Un'ultima nota su questo è che le critiche più feroci negli scorsi anni venivano proprio da chi oggi è al Governo e produce numeri di questo tipo in ordine alla decretazione d'urgenza, che a volte diventano un'enormità e che fanno riflettere.
Per quanto riguarda il merito del decreto, innanzitutto il tema era assunzioni e stabilizzazioni. Ma, come in questo mio intervento, in tutto il dibattito parlamentare, anche all'esterno, tiene banco questa patologia della decretazione d'urgenza più che il merito del provvedimento stesso, come invece dovrebbe essere.
Assunzioni e stabilizzazioni in diversi settori della PA. Intanto anche qui salta completamente l'omogeneità del provvedimento con riferimento ad alcuni temi che mi piace toccare in questi minuti di dichiarazione di voto. La linea che caratterizza Azione-Italia Viva sulla giustizia è quella di favorire il più possibile il funzionamento degli uffici giudiziari. Il tema dei magistrati fuori ruolo è a noi molto caro. I magistrati fuori ruolo vanno riassorbiti e impiegati per il funzionamento e l'efficienza della giustizia sul territorio nazionale. È stato respinto un nostro emendamento che andava in questa direzione, ma l'impegno del nostro gruppo parlamentare su tale tema è finalizzato a quest'obiettivo: far riassorbire progressivamente nei ruoli i magistrati fuori ruolo.
Addirittura era arrivata voce che l'orientamento del Governo fosse di tutt'altra natura, cioè quello di aumentare i fuori ruolo nei Ministeri: per fortuna, poi, non si è avuto riscontro di questa voce che preannunciava un emendamento in tal senso. Ma, ripeto, l'obiettivo deve essere tutt'altro. Sono risorse umane di magistrati qualificati che vanno impiegati nella direzione giusta, peraltro nella direzione indicata dal PNRR, che ci impone uno smaltimento dell'arretrato e una riduzione della durata dei procedimenti. Su questo non molleremo la presa, cercheremo di indurre il Governo a ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo presso i Ministeri per rimpinguare, invece, gli organici carenti su tutto il territorio nazionale.
Sulla scuola, come gruppo, ci siamo impegnati in particolare sul sostegno, avvertendo la necessità di creare le condizioni affinché i docenti che accompagnano nei percorsi scolastici gli alunni più sfortunati abbiano la preparazione, l'esperienza e la competenza idonea.
Abbiamo fatto una serie di proposte sui Vigili del fuoco, categoria molto spesso bistrattata, però poi, quando succedono le tragedie - leggi Emilia-Romagna - ci accorgiamo di avere un Corpo qualificato che dovremmo agevolare nelle sue prerogative e nella sua riorganizzazione; ma anche queste proposte sono state rigettate. In barba ai più elementari principi dell'equilibrio dei poteri, il Parlamento resta fuori da una serie di prerogative.
Per far capire anche quanto il Governo stia procedendo in maniera confusa - perché poi, se ci si danno tempi stretti con dei decreti che contengono tutto, con emendamenti proposti la sera per la mattina quando si vota in Commissione, ci sono poi gli svarioni del Governo - un emendamento della collega Daniela Ruffino, teso a estendere da 24 a 36 mesi il periodo massimo durante il quale nei piccoli comuni le funzioni attribuite al vicesegretario comunale possono essere svolte da un funzionario di ruolo del comune in servizio da almeno 2 anni in un ente locale e in possesso dei requisiti per la partecipazione al concorso di segretario comunale, è stato brutalmente respinto e poi recuperato attraverso un emendamento della maggioranza. Questo senza cattiveria politica, probabilmente, ma per una totale confusione con la quale si procede.
Non entro nel discorso sulla Corte dei conti, che ha tenuto ovviamente banco nel dibattito parlamentare. Non entro nel merito, entro nel metodo: ma sono quelli i tempi, sono quelli i modi con cui si introduce una norma attraverso la quale si sottrae il controllo, seppur legittimo, seppur sotto certi profili anche valutabile? Ma è chiaro che, quando con un emendamento della sera si discute la mattina, qualcosa non va.
Concludo dicendo che Azione-Italia Viva voterà “no” per questa serie di ragioni alle quali mi riporto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario, per attuare le misure previste dal PNRR si deve rafforzare la macchina amministrativa, a partire dall'inserimento di figure professionali in grado di gestire i progetti e le procedure previste dal Piano. La pandemia e tutte le difficoltà che ne sono derivate hanno reso ancora più evidenti i problemi presenti nella nostra pubblica amministrazione. La necessità di renderla attrattiva, per convogliare al suo interno risorse umane e competenze di eccellenza, trova nel Piano nazionale di ripresa e resilienza nuova linfa vitale, aprendo una stagione di investimenti pubblici ed auspicata rinascita.
Ad oggi il PNRR rappresenta per il nostro Paese un'occasione irripetibile di crescita economica sostenibile ed inclusiva. Il decreto in discussione risponde proprio anche a questa esigenza, fissando le regole per reperire rapidamente le figure necessarie per l'attuazione dei progetti essenziali per il rilancio del nostro Paese. Contiene, inoltre, misure per la valorizzazione dei dipendenti pubblici già in servizio e pone le basi per la realizzazione di importanti riforme.
Più volte i colleghi dell'opposizione hanno dichiarato che questo provvedimento è un'occasione mancata, probabilmente dimenticando che i diversi provvedimenti che si sono susseguiti nel corso degli ultimissimi anni non hanno prodotto i risultati sperati né nel velocizzare i processi assunzionali, né nel recupero delle professionalità assenti, né nel superamento della condizione di precarietà in cui vive ancora una percentuale consistente di tutto il personale.
Di fatto il sistema delle amministrazioni pubbliche, dopo gli anni dei tagli lineari e il pluriennale blocco delle assunzioni, sta vivendo una crisi senza precedenti; crisi che, purtroppo, rischia di incidere pesantemente sullo stato di attuazione del PNRR e sul recupero dei ritardi maturati a causa della pandemia e della crisi energetica dopo. In realtà, grazie alle misure comprese nel decreto PA 2023, si dà la possibilità alle pubbliche amministrazioni di riorganizzare e potenziare le proprie strutture.
Più nello specifico, le misure in esso contenute possono essere riassunte come segue: aumento delle assunzioni dei dipendenti pubblici, compreso il personale scolastico, e stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione.
Negli ultimi 10 anni, con il blocco del , sono stati persi 300.000 lavoratori e la pubblica amministrazione ha vissuto un grande impoverimento, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, con l'età media che ha raggiunto i 50 anni, 6,5 in più del 2001. Le assunzioni di questi anni saranno ripartite e l'obiettivo, secondo il Ministro Zangrillo, per il 2023 è l'entrata nel settore di 170.000 persone. Non credo che questa sia un'occasione mancata, anzi.
Per questo mi preme ringraziare, a nome mio e a nome di tutto il gruppo di Forza Italia, il Ministro Zangrillo per l'attività svolta, per la visione e la grande corposità di questo decreto. Egli ha introdotto nel decreto e nelle linee guida del suo Dicastero un'importante visione, cioè quella della valorizzazione del capitale umano, del merito, la necessità di offrire un posto di lavoro attrattivo, che sappia individuare i giovani, che sappia dare ai giovani opportunità di formazione, e quindi di carriera, secondo quel principio liberale tanto caro al presidente Berlusconi e a Forza Italia.
Restando sul fronte scuola, la norma prevede, inoltre, una procedura straordinaria per il reclutamento dei docenti di prima fascia per le supplenze, nonché una misura sbloccante in riferimento a concorsi per dirigenti tecnici con funzioni ispettive del Ministero dell'Istruzione e del merito.
Questo provvedimento prevede, inoltre, un potenziamento degli organici di circa 2.100 unità da destinare alle Forze dell'ordine, ai Carabinieri, alla Guardia di finanza, ai Vigili del fuoco, alla Polizia di Stato, alle Capitanerie di porto e alla Guardia costiera. L'obiettivo è quello di rafforzare compiti quali il presidio del territorio, la sicurezza pubblica, il presidio e il controllo delle frontiere, la prevenzione e il contrasto della criminalità e di attività terroristiche. Nel decreto sono previste misure anche per il comparto scuola, per medici e sanitari militari, per la Polizia penitenziaria.
Rispetto alla scuola, la normativa predispone un riassetto complessivo del sistema del reclutamento e della mobilità. L'obiettivo è quello di rendere sempre più efficiente il sistema formativo italiano, garantendo la continuità didattica e la parità di trattamento. Il provvedimento sancisce importanti novità anche sul fronte dell'insegnamento. In particolare, nell'anno scolastico 2023-2024 i docenti di prima fascia o degli elenchi aggiuntivi potranno ottenere, previo superamento di una prova, un contratto a tempo determinato e, poi, uno a tempo indeterminato. Un'ulteriore previsione è la stabilizzazione dei precari e, in particolare, dei dipendenti che hanno lavorato per almeno 3 anni presso uffici di regioni, province e comuni. Grazie al decreto PA, gli enti locali potranno stabilizzare la situazione dei dipendenti con contratto a tempo determinato fino al dicembre 2026, previo superamento di un colloquio selettivo. Con il provvedimento si intende introdurre un ampio ventaglio di procedure per assumere rapidamente all'interno delle pubbliche amministrazioni i profili necessari a realizzare i progetti del PNRR. Bisogna contrastare le rigidità regolamentari che impediscono percorsi di carriera dinamici a chi lavora nella pubblica amministrazione. Intervenire in tal senso significa anche semplificare. La semplificazione rappresenta una premessa indispensabile per la realizzazione della riforma della pubblica amministrazione disegnata nel PNRR, che si basa su 4 assi principali: semplificazione, rigenerazione dei processi organizzativi per favorire la transizione digitale, ricambio generazionale dei dipendenti e immissione di nuove competenze. Al centro di una riforma compiuta della pubblica amministrazione devono necessariamente esserci la ricerca del merito e della trasparenza, la possibilità di effettuare una precisa valutazione dei risultati e un monitoraggio attento di ciò che si realizza. Per operare in tal senso occorre procedere con l'immissione straordinaria di nuove competenze, tecniche e gestionali, affinché l'attuazione dei progetti del Piano cammini speditamente ma sia sempre sottoposta a controlli e valutazioni. La pubblica amministrazione deve diventare attrattiva per i nostri giovani. Si devono, quindi, creare le premesse affinché la stessa attiri sempre nuove professionalità, dando ai profili migliori concrete opportunità di crescita basate sul merito. La costruzione di una nuova pubblica amministrazione non può prescindere, dunque, dall'ingresso di nuove generazioni di lavoratrici e lavoratori e dalla valorizzazione del capitale umano, anche attraverso percorsi di crescita e aggiornamento professionale. In tal senso l'urgenza di garantire un modello di gestione efficace e un'adeguata disponibilità di competenze si affianca proprio alla necessità e all'esigenza di ringiovanire tutta la pubblica amministrazione e di garantire un organico aggiornato e dinamico. È necessaria una burocrazia non più vista come ostacolo ma come opportunità, più responsabile, più libera e più propulsiva perché più incentivata, che sappia agevolare, non intralciare, le necessità dei cittadini, di chi fa impresa, di chi produce, eliminando gli ostacoli e favorendo i processi, secondo quel grande principio liberale, caro a Forza Italia e al presidente Berlusconi, che lo Stato deve essere al servizio dei cittadini e non il contrario. Questo può avvenire attraverso una burocrazia che faciliti l'espressione dei talenti, delle aspirazioni, dell'ingegno e delle capacità di intraprendere per la crescita e lo sviluppo della collettività.
Mi preme infine porre l'attenzione in merito alla questione più volte dibattuta dello scudo erariale e del controllo concomitante. Ovviamente, questa norma della proroga dello scudo erariale è nei fatti una proroga solo di 12 mesi. Una sua valutazione era stata già fatta dai Governi precedenti ma non ho mai sentito le opposizioni scaldarsi così tanto come in questa occasione. La stessa cosa vale per il controllo concomitante, scelta coraggiosa che questo Governo ha fatto per facilitare e agevolare quei processi che servono ad attirare le risorse del PNRR e a realizzare i progetti. Alcuni giuristi di fama hanno accolto con favore la proroga, asserendo anche come sia giustificabile eliminare il controllo concomitante sugli atti del PNRR per rendere più snelle le procedure, in un momento in cui ci sono tempi ristrettissimi per l'esecuzione dei lavori previsti dal Piano. Anche qui abbiamo assistito a una polemica strumentale e faziosa da parte delle opposizioni. Non c'è nessun tentativo di imbavagliare la magistratura della Corte dei conti, nessuna imposizione! Non c'è la volontà di sostituirsi o di esautorare i poteri della Corte dei conti. Allo stesso tempo, però, c'è la necessità, sì, di mantenere l'autonomia della magistratura nel suo ruolo di controllo ma anche quella di mantenere l'indipendenza da parte delle istituzioni, del Governo e del Parlamento, di poter scegliere e legiferare. Si tratta di una prerogativa che appartiene al Parlamento e al Governo, in libertà, senza che la magistratura si ingerisca o voglia influenzare lo svolgimento dell'azione politica del Governo, e che si svolge in base al principio secondo cui la volontà politica si esercita attraverso le scelte compiute. I colleghi del MoVimento 5 Stelle - mi dispiace che non ci siano - hanno detto che essi non ripongono alcuna fiducia nel Governo Meloni. Questo ci rassicura e ci conforta, vuol dire che stiamo andando nella direzione giusta. La fiducia che noi chiediamo e che in questo momento stiamo interpretando è quella dei cittadini italiani che il 25 settembre ci hanno consegnato la guida del Paese e che noi, con coraggio, anche attraverso scelte coraggiose, stiamo cercando di interpretare. Si è detto più volte che si ricorre alla decretazione d'urgenza. Credetemi, la decretazione d'urgenza non è un esercizio di stile del Governo Meloni, è una necessità, perché queste riforme sono propedeutiche e necessarie all'intercettazione dei fondi del PNRR e alla realizzazione dei grandi processi che dovranno rendere più attrattivo e vitale il nostro Paese.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Prima di concludere, Presidente, voglio esprimere un ringraziamento a tutti i colleghi della I e della XI Commissione, perché hanno lavorato con determinazione e sono riusciti ad apportare con le loro proposte emendative un miglioramento a questo corposo decreto. Un ringraziamento particolare va ai presidenti della I e della XI Commissione, l'onorevole Rizzetto e l'onorevole Nazario Pagano, per il grande equilibrio, la disponibilità e la competenza con cui hanno gestito questa settimana di lavoro. Lasciatemi ringraziare anche l'onorevole Sottosegretaria Siracusano, che ci ha accompagnato con professionalità durante tutto il percorso. Il provvedimento rappresenta un'importante ed incisiva premessa che deve gettare le basi per una riforma ancor più ampia, per compiere finalmente quella rivoluzione liberale, principio fondante di Forza Italia e del nostro presidente Berlusconi. Per tale motivo annuncio il voto favorevole di Forza Italia a questo provvedimento
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti del Liceo delle scienze umane, Istituto magistrale superiore Margherita di Savoia di Roma, che seguono i nostri lavori dalle tribune
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE(M5S). Grazie, Presidente. Inizierei dicendo che il MoVimento 5 Stelle c'è. Qualcuno forse è miope, anche a livello di Aula, e non si rende conto che la democrazia è rappresentata ed è ben tutelata anche da noi. Per questo vorrei intervenire sul provvedimento. Parto proprio dalle parole, che mi hanno preceduto, su decretazione d'urgenza e richiami. Ciascuno di noi qui dentro svolge un ruolo politico, di maggioranza o di opposizione, legittimo, sacrosanto, stabilito dai nostri princìpi istituzionali e costituzionali. Tuttavia, quando si parla di osservazioni, di obiezioni, di critiche e di dubbi sui provvedimenti e sulle modalità di agire, voglio ricordare a tutti, alla Nazione e a quest'Aula, che questi interventi non sono semplicemente frutto dell'opposizione – perché, quella sì, potrebbe essere una osservazione su cui magari avere dei dubbi - ma vengono dal Capo dello Stato che ha segnalato come il ricorso ai provvedimenti d'urgenza stia andando oltre un certo limite di decenza. Quando si dice che la giustificazione è l'urgenza, ricordo a chi mi ha preceduto e alla forza politica che rappresenta che l'urgenza era stata negata da loro stessi, dalle opposizioni, quando con noi, in pandemia, il capo dello Stato chiese l'unione nazionale e fu negata. Tale strabismo politico evidentemente non giova alla nostra democrazia e non giova alla nostra Nazione. Questo deve essere il punto su cui concretamente dobbiamo essere sul pezzo, perché, quando noi parliamo di un provvedimento, quello di cui stiamo discutendo oggi, quello oggetto dell'ennesima fiducia, di rafforzamento e potenziamento della capacità amministrativa della pubblica amministrazione, dobbiamo essere consapevoli che la pubblica amministrazione rappresenta un asse importantissimo della nostra Nazione, che garantisce i servizi attraverso tanti uomini e donne che lavorano con dignità e onore - e ve lo dico perché anch'io faccio parte di questo mondo - fra mille difficoltà.
Essa rappresenta le persone che gestiscono la nostra sanità, l'istruzione dei nostri figli, la giustizia, i servizi essenziali, la sicurezza tanto cara a questa destra, quella che viene affrontata con il Moloch, lo spauracchio degli stranieri, dei neri, chiamiamoli così, e poi vediamo che dai porti chiusi si passa al più 500 per cento di immigrazione.
Allora, è facile parlare, è facile nascondersi dietro l'ipocrisia, è facile individuare ogni volta nuovi nemici, nuovi mostri, poi bisogna lavorare, le soluzioni bisogna darle. Spesso ci si nasconde ancora dietro questa fase dei primi otto mesi di un Governo da poco insediato e che - voglio ricordare - ha, sì, la maggioranza degli elettori, ma non ha quella degli italiani, questo ve lo dico, citando anche l'esempio dell'ultimo successo sbandierato, quello del capoluogo della mia regione, le Marche, dove c'è un sindaco che governa legittimamente in base ai voti che ha preso; ha preso i voti di un rappresentante di Ancona su quattro, gli altri tre non gli hanno dato questa fiducia.
Quindi, questo atteggiamento, che legittima la sua azione e l'azione di questo Governo, dovrebbe indurre a principi di cautela nel sapere che non c'è, oggi, un padrone che governa l'Italia o le regioni; ci sono persone che hanno il dovere di fare questo lavoro, ma nel rispetto della sensibilità e delle diverse opinioni che, comunque, vanno rappresentate, in quest'Aula e nella Nazione.
Andiamo nel merito: uno degli aspetti che, nel dibattito su questo provvedimento, ha acceso più di altri la discussione politica, ovunque, nella stampa, anche internazionale, è stato quello del controllo concorrente della Corte dei conti. L'impressione che molti hanno avuto è che questa sia stata una sorta di vendetta rispetto a quel lavoro che, istituzionalmente e costituzionalmente, svolge la Corte dei conti nel monitorare e garantire la qualità dei conti pubblici. Allora, forse, ha dato fastidio il ufficiale, istituzionale, non politico e di opposizione, di un ente che certifica che, a fronte dei circa 30 miliardi che dovrebbero arrivare questo anno, nel primo trimestre ne è stato certificato solamente uno. Questo, oltre alle parole di Fitto, oltre alle rassicurazioni spesso banali, è un segnale molto pericoloso. Allora, da qui la scelta di punire: vi è questa azione sistematica di punire il dissenso, di castrare la democrazia, di andare contro il pensiero avverso al pensiero unico, imposto da questo Governo , imposto sui , imposto nei video fatti a Palazzo Chigi con faccine sorridenti che dicono: va tutto bene, la precarietà…
Non è così; la comunicazione è un conto, l'opposizione è un conto, ma ora bisogna governare, non basta fare proclami e promesse, oggi bisogna mantenere gli impegni. Questo controllo preventivo della Corte dei conti era un supporto previsto proprio in misure anche eccezionali, come lo è questa del PNRR, ricordo i 209 miliardi ottenuti da Giuseppe Conte; è la prima volta che l'Italia in Europa ha credito, ha fiducia, ha credibilità per la coerenza delle azioni , perché queste sono state le attività che ci sono state riconosciute.
Allora, si vuole evitare questo controllo preventivo che serve a dare affiancamento, supporto agli amministratori pubblici e ai dirigenti locali che possono lavorare in sicurezza, sapendo che il dialogo preventivo evita errori, induce sulla dritta strada per evitare controlli che poi sarebbero dannosi, perché voglio vedere quale comune si avventurerà su un percorso con milioni disponibili, come mai visti prima, per poi trovarsi alla fine a non vederseli riconosciuti e a doverli pagare con il bilancio comunale. Questo sarebbe un disastro per tutti i nostri enti locali e porterebbe al fallimento le nostre istituzioni .
E, allora, vogliamo avere questa attenzione, questa cura, sì o no? Le vogliamo avere, sì o no ? Noi dobbiamo tutelare questa Nazione, abbiamo messo a disposizione risorse mai viste prima in una Nazione che ha carenze strutturali da Nord a Sud, e a Sud molto maggiori. Quando nel PNRR si dice che ci sono risorse per incrementare gli asili nido, allora queste, poiché il tema della natalità è ovunque percepito, sono importanti. Lo Svimez, non il MoVimento 5 Stelle, dice che al Sud tre donne su quattro non possono andare al lavoro, perché non sanno dove mettere i figli. Adesso, c'è l'opportunità di avere 260.000 posti nuovi negli asili, per colmare una carenza incredibile, perché la natalità o la prendiamo dall'estero o, come dice questo Governo, la incentiviamo con orgoglio nelle mamme italiche. Ma vogliamo aiutare queste mamme italiche, le vogliamo dare un lavoro stabile, l'opportunità di garantire la loro crescita sociale, la tutela economica che ne deriva e che le tutela anche da quei tanti rischi di violenza che spesso provengono da una cultura, tipicamente di destra, lo debbo dire, dell'uomo forte che domina la donna inferiore? Allora, questa evoluzione si garantisce con sistemi di tutela che questo Stato deve dare e che sono qui, nel PNRR.
Come si fa a pensare di stanziare questi soldi per armi o munizioni, quando dovrebbero coprire sanità, sicurezza, istruzione ? Questa è la scelta e, allora, come si fa a togliere il controllo e mettere in difficoltà una Nazione che, magari, fra poco dovrà rinunciare a questi soldi; non li avrà presi, verranno bocciati? Su questo dobbiamo lavorare. E quando si parla di garantire un lavoro coerente, anche con riferimento alla possibilità di supportare questo tipo di lavoro, lo si fa con il supporto e la stabilizzazione di quelle persone che si trovano in una precarietà continua nelle pubbliche amministrazioni. E non si capisce perché proprio lo Stato deve essere il primo a utilizzare il precariato; noi il 17 giugno saremo in piazza per dire stop al precariato, perché è un sistema, è un regime che va spezzato e se non basta dirlo in quest'Aula lo diremo nelle piazze, lo diremo con forza, con le persone che verranno al nostro fianco e al fianco di Giuseppe Conte .
Al di là di questo, oltre alle vane parole che facilmente possono essere raccontate in un discorso che non ha contraddittorio - come spesso ama rapportarsi questa maggioranza - non capiamo perché in un provvedimento che va a tutelare la pubblica amministrazione non si dia garanzia della stabilizzazione di tante persone che hanno fatto anni di esperienze negli enti pubblici, sono formate, sono preparate e assolvono a quei ruoli che mancano negli organici, carenti del 50 per cento, di enti che non hanno personale. Quando un comune deve fare una stazione appaltante o una progettazione, le deve fare con persone preparate, allora, si tolgono le graduatorie di chi già ha fatto questo lavoro, di chi già ha esperienza e si fanno nuovi concorsi addirittura riducendo le prove di esame. Questo discorso non è coerente, questo discorso non è logico, non è sensato, viene richiamato dall'Europa, dall'Italia, dal Presidente della Repubblica e anche, giustamente, dal MoVimento 5 Stelle che è qui, a dire ad alta voce quello che vogliono gli italiani, con dignità ed onore .
Quindi, con questa logica, e concludo, Presidente, perché ho finito il mio tempo, ribadisco che noi diremo “no” a questo provvedimento, anche in questa circostanza, come facciamo quando se ne creano le condizioni come oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini che non è presente in Aula.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà. L'attendiamo, non si preoccupi, vada pure tranquillo.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Presidente, la ringrazio anche per la gentilezza di aver atteso questi secondi, in cui fortuitamente sono riuscito ad entrare in Aula. Allora, signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, rappresentante del Governo, avremmo voluto discutere oggi alla Camera di salario minimo, di caro mutui, di ricostruzione delle zone alluvionate dell'Emilia-Romagna, di asili nido, di agenda per la natalità, affitti per gli studenti, lavoro, giovani e invece, no, di cosa dobbiamo dibattere? Dell'eliminazione del controllo concomitante della Corte dei conti, un emendamento dell'ultimo minuto, surrettizio, del Governo al decreto sulla pubblica amministrazione. Questo, sì, verrebbe da dire, con il favore delle tenebre. Così, le destre distraggono il dibattito politico dai temi primari, quelli che veramente interessano ai cittadini relativi alla salute, all'ambiente, alla legalità, ai diritti della persona, alla sicurezza, all'istruzione.
Siamo ormai abituati all'utilizzo di queste armi di distrazione di massa, con le quali questa incerta maggioranza di destra cerca di giustificare il proprio fallimento nella gestione del PNRR. L'emendamento che elimina il controllo della Corte dei conti è l'esatta espressione della bulimia di potere di questa maggioranza che così dice: adesso tocca a noi, adesso ci pigliamo tutto .
Avete mai sentito parlare di indipendenza e di autonomia degli organi di controllo, autorità imparziali e indipendenti, che garantiscono la trasparenza dei processi, l'equità e il rispetto delle leggi? Sono autorità che non rispondono al Governo di turno perché appunto indipendenti e autonome e concorrono all'equilibrio tra i poteri dello Stato, al fine della democraticità dei processi repubblicani. Ma già, voi siete intolleranti a chi non risponde ai vostri desideri, siete intolleranti a chi non potete controllare. Vi siete scagliati contro Bankitalia, che ha osato dubitare delle coperture finanziarie dell'ultima vostra legge di bilancio e ora ha bocciato anche la vostra . Il presidente dell'Anac ha espresso dubbi su trasparenza e pubblicità delle procedure di affidamento del vostro codice degli appalti e sulla filiera dei subappalti e quindi, a vostro dire, non può più rimanere in quel posto. Avete insediato una Commissione bicamerale antimafia con una presidenza non condivisa dalle opposizioni e ben tre componenti indagati o inquisiti per corruzione o concussione . Avete randellato – randellato - il Servizio Studi e Bilancio del Senato per le sue osservazioni tecniche critiche sull'autonomia differenziata del Ministro Calderoli. Ma vi chiedo: lo farete dimettere dopo la sua recente condanna ? Siete riusciti a spendere solo 1,1 miliardi di euro dei ben 32 previsti dal PNRR per il 2023. È ormai sotto gli occhi di tutti la vostra incapacità nel gestire i 209 miliardi di euro del PNRR, talché ad oggi è bloccata l'erogazione all'Italia della terza rata e ci sono problemi già per la quarta. Nella Giunta delle elezioni cercate di sovvertire la volontà degli elettori per portare in Parlamento un vostro candidato sconfitto nelle urne. Quindi, qual è la vostra risposta? La vostra risposta è rendere più efficiente la gestione dei fondi? Aderire alle indicazioni della magistratura contabile della Corte dei conti, che ha accertato i vostri gravi ritardi? No, niente affatto: la vostra risposta è l'abolizione dei controlli e, in particolare, del controllo concomitante, ossia del controllo in corso d'opera, in corso di gestione. Per curare la febbre cosa fate? Buttate via il termometro. Con un colpo solo, date una lezione alla Corte dei conti e un segnale alle altre autorità indipendenti: “Se non vi adeguate, vi mettiamo il bavaglio ”. La vostra è tracotanza istituzionale, , si direbbe. Lo vedremo ancora con i componenti laici della Corte costituzionale in prossima scadenza. Vorrete riconoscere l'indipendenza e l'autonomia della Consulta o, anche lì, patrioti e irresponsabili, vorrete procedere con il manganello in mano? Eh già, non dovremmo più stupirci di nulla dopo aver ascoltato la Presidente Meloni dire che il pagamento delle tasse è “pizzo di Stato”, una frase ignobile, ancor più miserabile in quanto pronunciata da un Presidente del Consiglio in quella città, Catania, ove nacque Libero Grassi, che venne ucciso dalla mafia per non aver voluto pagare il pizzo ! È semplicemente spregevole. Ed ecco che ora, con un emendamento nascosto tra le pieghe del decreto PA, mettete il bavaglio alla Corte dei conti sui progetti del PNRR e sul Piano nazionale per gli investimenti complementari. Il Presidente della Repubblica vi ha richiesto di non abusare dei decreti-legge, di non abusare della questione di fiducia e, come se niente fosse, avete presentato al Parlamento l'ennesimo decreto-legge , eterogeneo nei contenuti - che ci azzecca un organo giurisdizionale quale la Corte dei conti con la pubblica amministrazione? - e su questo decreto avete finanche posto la questione di fiducia, un vero sgarbo istituzionale al Quirinale e al Parlamento . Avete mortificato la Camera dei deputati; non ci avete concesso, né in Commissione, né in Aula, il tempo necessario per dibattere su una modificazione di siffatta portata. L'audizione del Presidente della Corte contabile ha chiarito che il controllo in corso d'opera, quello che voi eliminate, ha il pregio, rispetto al controllo preventivo e successivo, di concorrere alla più efficace ed efficiente gestione delle risorse finanziarie e all'accelerazione della realizzazione dei progetti ed è il necessario contraltare al cosiddetto scudo erariale. La Commissione europea, a mezzo del suo portavoce, ha espresso la sua preoccupazione: “vigileremo”. La stizzita difesa del Governo, che cita costituzionalisti ispirati dal vento del momento, è un'autocondanna definitiva, che conclama, ancora una volta, lo dell'Italia quale sorvegliato speciale d'Europa. È colpa vostra: l'ennesimo disdoro all'Italia, di cui davvero non sentivamo il bisogno.
Con queste norme voi indebolite i presidi di legalità a tutela dei cittadini, mettendo il bavaglio alla prevenzione in corso d'opera dei conflitti di interesse e delle frodi nell'impiego dei soldi del PNRR. Ma desidero ricordarvi che i soldi del PNRR di cui parliamo non sono soldi di questo Governo, ma di tutti gli italiani, non di una parte politica, non di una maggioranza, ma di tutti noi. Abbiamo diritto a che essi vengano spesi bene, con il massimo della trasparenza e dell'efficienza possibili per noi e, soprattutto, per le generazioni future. Non possiamo mancare l'occasione storica dei 209 miliardi del PNRR che il Presidente Conte ha portato all'Italia - ricordiamolo -, ma voi di tutto questo vi infischiate e temo procederete comunque all'approvazione di tutto ciò, e questo, ahimè, è coerente con la vostra visione dell'uomo solo al comando. State mettendo il bavaglio alle autorità indipendenti, ma - lo dico con chiarezza, Presidente - non riuscirete mai, e dico mai, a tappare la bocca al MoVimento 5 Stelle .
ALFONSO COLUCCI(M5S). Per tutte queste ragioni, il MoVimento 5 Stelle non può che opporsi a questo decreto-legge, votando convintamente contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Grazie, Presidente. Da parte nostra non c'è assolutamente alcuna volontà di mettere il bavaglio al MoVimento 5 Stelle e alle forze dell'opposizione perché, più aprono bocca e più rilasciano dichiarazioni, più aumentano i voti del centrodestra, e quindi non ci può che far piacere ascoltare le loro dichiarazioni tra l'altro totalmente decontestualizzate da questo decreto, perché, mentre le opposizioni parlavano - mi sono segnato alcune espressioni come “manganello”, “autonomia”, “antimafia”, “giovani” “cultura” e “conflitto d'interesse” - si sono dimenticate un piccolo dettaglio che questo decreto praticamente porta in dote, lo sblocco di 3.000 nuovi posti di lavoro nella pubblica amministrazione . Capisco che ancora magari non si siano riprese dalla dura sconfitta delle ultime elezioni amministrative, che, tra l'altro, sono state un duro colpo per il famoso campo largo composto dal MoVimento 5 Stelle, dal Partito Democratico e dalla sinistra radicale, ma questo sicuramente non giustifica un'assoluta non conoscenza dell'importanza della contenutistica di questo provvedimento.
Esso va nella direzione di semplificare la pubblica amministrazione e di immettere nella PA il personale necessario per velocizzare, sbloccare, aumentare la capacità di investimento del nostro Paese e produrre, grazie all'effetto filiera-moltiplicatore, migliaia di posti di lavoro. Infatti, se la pubblica amministrazione è più veloce nello sblocco dei lavori, automaticamente si creano tantissimi posti di lavoro. Ecco qual è la nostra mentalità: avere una pubblica amministrazione che non blocchi tutto, ma che sia amica dei territori, dell'iniziativa privata e che sia in grado di far crescere l'economia nazionale della nostra Nazione. Tra l'altro – sommessamente, lo faccio presente, per il suo tramite, Presidente, all'opposizione -, l'economia del nostro Paese, in questo primo trimestre, è in forte crescita, alla faccia dei gufi che speravano in un fallimento della nostra Nazione .
Ma andiamo avanti. Queste 3.000 assunzioni vanno, per la maggior parte, alle Forze dell'ordine (Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Vigili del fuoco), perché, a differenza vostra, prima di venire qui, noi abbiamo fatto un percorso nelle pubbliche amministrazioni, siamo stati in regione, abbiamo fatto i consiglieri comunali e i sindaci, quindi capiamo l'importanza di avere, da parte del Parlamento e da parte del Governo, un metodo in grado di aiutare gli amministratori territoriali a gestire i propri territori. E mi dispiace che i deputati del MoVimento 5 Stelle intervenuti in questa discussione abbandonino l'Aula. Soprattutto se qualcuno ha fatto il sindaco di città importanti, come Torino, e poi fa particolarmente pesanti sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, ben si capisce perché i cittadini e le cittadine di Torino abbiano rimandato il MoVimento 5 Stelle all'opposizione .
Ma, al di là di questo, ricordo che si è parlato della famosa questione dello scudo erariale e dell'eliminazione del controllo concomitante. Tutto questo è previsto all'interno dell'articolo 1 di questo decreto. Poi entreremo nel merito di questi due temi, che tra l'altro rientrano nella logica di voler accelerare la messa a terra delle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché, in questa maggioranza, nessuno è contrario al PNRR, anzi, quando c'è stato il momento della trattativa con le istituzioni comunitarie, tutti noi abbiamo fatto il tifo per l'Italia, a prescindere dalle appartenenze politiche, a differenza dell'opposizione attuale, che spera in un fallimento della nostra Repubblica. Questa è la differenza sostanziale tra noi e voi: noi, a prescindere dalle opinioni politiche e dai ruoli, anche quando siamo all'opposizione, tifiamo sempre per la nostra Nazione; voi, invece, quando al Governo c'è il centrodestra, tifate per il fallimento del nostro territorio e della nostra Repubblica .
Ma veniamo allo scudo erariale, che costituisce una proroga iniziata nel 2020. Nel 2020 c'era il famoso Governo Conte 1. La prima volta in cui si è parlato di scudo erariale è stato con il Governo Conte, che ha previsto questa misura con l'idea di non creare il panico nei funzionari e nei dirigenti della pubblica amministrazione, per evitare il panico della firma. Infatti - e ritorno al punto di partenza -, chi non ha avuto un'esperienza amministrativa, difficilmente può capire il significato di avere un funzionario che ha paura di sottoscrivere un documento e autorizzare la cantierizzazione di un'opera, perché magari c'è il rischio di andare incontro a una determinata responsabilità di tipo erariale, contabile o penale. Però questo non può giustificare un atteggiamento ostruzionistico, di fronte, tra l'altro, a una misura voluta dal vostro presidente, quando era il Presidente del Consiglio dei ministri.
E la stessa cosa accade per quanto riguarda l'eliminazione del controllo concomitante: va nella direzione di eliminare un tutto italiano, cioè la cogestione tra una pubblica amministrazione governativa, a livello locale, regionale e nazionale, e un potere dello Stato giurisdizionale. E lo dice, tra l'altro, un esperto giurista, quale Sabino Cassese, il quale sostiene che il controllo concomitante è sbagliato, perché deresponsabilizza chi dovrebbe essere il maggiore responsabilizzato. Adesso in Italia funziona così: il funzionario chiama la Corte dei conti o un referente della Corte dei conti per ottenere, in modo informale, un'autorizzazione a portare avanti un atto con una determinata forma. Capite bene il significato di un percorso di questo tipo per opere di 5 o 10 milioni, ma anche fossero di 500.000 euro o di 1 milione. Perché vi do questo dato: mentre dite che siamo in ritardo, in Italia i sindaci continuano a cantierare opere del PNRR. E se continuiamo con la storia che il funzionario, prima di autorizzare la messa a terra di un'opera, debba chiamare il referente della Corte dei conti per non avere problematiche future, quanto tempo ci mettiamo a realizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza da un punto di vista territoriale? Sicuramente, il doppio del tempo rispetto a quello che sarebbe strettamente necessario.
Inoltre, con questo decreto diamo la possibilità alle pubbliche amministrazioni ministeriali, tra l'altro coinvolte nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, di avere nuove posizioni dirigenziali, funzionali alla velocizzazione dei lavori. Quindi, è un decreto che non ha niente a che vedere con quello che ho sentito da parte dell'opposizione, come antimafia o altro, come sicurezza o altro. Anzi, con la sicurezza ha a che vedere, perché, a differenza vostra, che parlate di sicurezza senza fare una proposta, abbiamo inserito una misura - voluta soprattutto da noi della Lega - che prevede l'introduzione del in tutti i comuni superiori ai 20.000 abitanti, come sperimentazione. E questo, per chi non ha mai fatto il consigliere comunale, il sindaco o l'amministratore in generale, può voler dire poco, ma chi, invece, a livello territoriale, si confronta ogni giorno con i cittadini e le cittadine, sa bene qual è una delle priorità di questo Paese, ossia la sicurezza. E posso assicurare che l'introduzione di questi dispositivi andrà a dare una mano, sotto il profilo dell'efficientamento della strumentazione, agli agenti che lavorano ogni giorno per tutelare la sicurezza di tutti noi, sotto il profilo della risposta all'emergenza sicurezza di alcune zone del nostro Paese, che, purtroppo, è causata dalla pessima gestione che dei Governi passati, di cui il MoVimento 5 Stelle e il Partito Democratico erano azionisti di maggioranza.
Signor Presidente, auspicando che l'opposizione si riprenda, da un punto di vista politico, dalla sconfitta cocente delle ultime elezioni amministrative e che torni sul merito delle questioni politiche, senza pregiudizi ideologici, perché, per ora, abbiamo sentito parlare soltanto di questi, annuncio il voto favorevole e convinto della Lega su questo provvedimento, auspicando che il Governo acceleri sempre di più, come sta facendo, e aumenti l'impegno sotto il profilo della messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza, aiutando centinaia di sindaci a mettere a terra quelle opere che le cittadine e i cittadini aspettano da tanto tempo.
E il Partito Democratico, soprattutto in alcuni territori che governava fino a poco tempo fa, se ne farà una ragione e guarderà tutto dall'opposizione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, voglio innanzitutto ringraziarla, perché sono arrivato con qualche minuto di ritardo, ma solo perché ero al Copasir: questo è il motivo. Dunque, la ringrazio di avermi comunque consentito di svolgere il mio intervento.
Preliminarmente, dichiaro che il MoVimento 5 Stelle voterà “no”, come hanno già detto i miei colleghi, su questo provvedimento per una serie di motivi. La considerazione generale che posso fare è che davvero non c'è limite al peggio in questi 8 mesi di legislatura. Ogni provvedimento portato all'attenzione delle Camere e di questo il Parlamento è peggiore del precedente, contiene strafalcioni giuridici e oscenità concettuali. È una distruzione dei meccanismi di controllo e delle regole.
In particolare, mi riferisco, in questo provvedimento, all'attacco forsennato alla possibilità di controllo della Corte dei conti sull'utilizzo dei cospicui fondi del PNRR. In buona sostanza, questa maggioranza e questo Governo, in questi mesi, hanno dimostrato di non essere capaci di spendere, nella maniera migliore, questi fondi, questi oltre 200 miliardi arrivati in Italia grazie all'azione politica del nostro presidente Conte, all'epoca Presidente del Consiglio . Sono arrivati solo grazie all'azione sua e del suo Governo!
È stata la prima volta che è successo, si è invertito in quel momento un paradigma che vedeva l'Europa un po' matrigna - lo dicevamo un po' tutti - nei confronti dei Paesi che, invece, avevano bisogno di un aiuto o di un accompagnamento anche di carattere finanziario.
Ebbene, abbiamo ottenuto quel grande aiuto, quella grande iniezione di liquidità, di cui una parte a fondo perduto - ben 80 miliardi a fondo perduto, che vuol dire regalati; lo dico proprio nella maniera più chiara possibile, per chi ci ascolta fuori da quest'Aula - e una parte in prestito ma a tassi ultra vantaggiosi. Per anni, tutti noi abbiamo ascoltato la solfa che alcuni interventi e alcune riforme non si potevano fare perché non c'erano i soldi per farli. Ebbene, in questo momento i soldi ci sono, i soldi sono tantissimi e, invece, c'è l'incapacità politica e amministrativa di utilizzarli e questo fatto è di una gravità incredibile.
Quindi, tutti noi vorremmo concorrere al disegno della riforma del Paese, con riforme e interventi strutturali che aspettiamo da decenni, in modo che si possa trovare una conclusione. Invece, vediamo un muro da parte del Governo che cerca di demolire i meccanismi di controllo, che dovrebbero monitorare questa azione di investimento, e demolisce, appunto, il controllore, non preoccupandosi, invece, di mettere su un'efficiente macchina organizzativa di progettazione e di esecuzione di queste opere.
In sostanza, non sapete spendere i fondi né volete il nostro aiuto, dato che lo avete sostanzialmente rifiutato. Stiamo perdendo mesi - è colpevole questo atteggiamento - e rischiamo seriamente di non portare a casa risultati che, come ho appena detto, sarebbero fondamentali per il nostro Paese, per produrre ricchezza, per creare lavoro, per far aumentare il PIL e per dare stabilità ai tanti che vivono di un lavoro precario, con contratti a un giorno, a una settimana o a un mese , lavoro precario che tanto piace ad alcuni esponenti, anche importanti, di questa maggioranza di Governo.
L'attacco che è stato fatto alla Corte dei conti sarebbe già gravissimo di per sé, ma risulta ancora più grave - mi consenta di dirlo, Presidente: quello fatto alla Corte dei Conti è stato quasi un attacco da bulletti di quartiere - perché rappresenta esattamente il contrario di quanto qualche mese fa proponevano esponenti importanti di questa maggioranza. Mi riferisco al disegno di legge n. 2185, che è stato presentato al Senato, a prima firma Candiani, che, se non sbaglio, è un importante esponente della Lega, e a firma Romeo, che, se non sbaglio, era il capogruppo della Lega al Senato, a firma Malan, che, se non ricordo male, era un esponente di Forza Italia e non ricordo se era già passato a Fratelli d'Italia in quanto Malan, a mia memoria, ha una collocazione difficilmente identificabile, e anche a firma Fazzolari, che è un altrettanto importantissimo esponente di Fratelli d'Italia.
Ebbene, nella relazione a questo disegno di legge i proponenti scrivevano: “Il presente disegno di legge si rende necessario a tutela del corretto riavvio del paese” - dove Paese è scritto con la “p” minuscola - “a seguito del periodo pandemico che stiamo tutt'oggi vivendo, sulla base del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, l'articolo 1 introduce lo sviluppo della funzione consultiva, complementare a quella di controllo, prevedendo che le sezioni riunite della Corte dei conti in sede consultiva, a richiesta delle amministrazioni centrali e degli altri organismi di diritto pubblico nazionali, rendano pareri nelle materie di contabilità pubblica, su fattispecie di valore complessivo non inferiore a un milione di euro (…)”. Poi continua, e si legge: “L'articolo 3 introduce il rafforzamento del controllo concomitante (…)”.
Prima di me, Presidente, è intervenuto l'onorevole Ziello, che ha detto esattamente il contrario. Ha detto che il controllo concomitante non serve e che questo l'hanno detto - egli sostiene - importanti costituzionalisti, salvo citare, peraltro, soggetti che, a mio giudizio, non sono importanti costituzionalisti. Ma, al di là di questa valutazione sull'importanza o meno dei costituzionalisti, poiché i nostri padri e madri latini dicevano che , è possibile mai, mi chiedo, prendere in giro gli italiani ogni giorno facendo l'esatto contrario di quello che si è promesso , l'esatto contrario di quello che si è giurato davanti agli elettori e per cui si è avuto il voto? È mai possibile proseguire per altri 4 anni in questo modo? Dal nostro punto di vista è semplicemente vergognoso, perché bisogna avere il coraggio di presentarsi davanti ai cittadini, esporre esattamente quello che si vuole fare e poi provare a farlo. È troppo facile prendere i voti dicendo che si farà “a” e poi si fa “z”, cioè esattamente il contrario, cosa che è successa esattamente a partire dal primo giorno in cui questo Governo ha ottenuto la fiducia delle Camere. Davvero questa maggioranza ha tradito vigliaccamente i cittadini e io sono convinto che, nel breve periodo, i cittadini chiederanno conto di questo tradimento vigliacco che è stato fatto e si regoleranno di conseguenza.
Questa attività di Governo, che è stata portata avanti finora, fa passare in secondo piano i disastri che sono stati fatti e fa passare, tra l'altro, in secondo piano quelle dichiarazioni su cui tanta stampa - forse anche noi, devo dire colpevolmente - si è soffermata, quelle dichiarazioni che, per la verità, fanno anche un po' gelare il sangue. Il Ministro Lollobrigida parlava infatti di sostituzione etnica, che è una terminologia che è molto in voga tra i cosiddetti suprematisti che praticamente propugnano la supremazia di una razza sulle altre. Tra l'altro, l'utilizzo di questa frase, che - ripeto - secondo me è agghiacciante…
PRESIDENTE. Mi raccomando, onorevole Pellegrini.
MARCO PELLEGRINI(M5S). È finito il mio tempo?
PRESIDENTE. No, non è finito. Però, mi raccomando sui termini.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Però, questo è quanto. Riporto fatti, Presidente. Questi termini sono stati utilizzati anche dall'attuale Presidente del Consiglio, la Presidente Meloni. è pieno di filmati in cui utilizza le parole “sostituzione etnica”. Ma, ripeto, il disastro del Governo fa passare in secondo piano queste pur gravissime dichiarazioni che sono state fatte.
Noi sentiamo ripetutamente - l'hanno fatto oggi, l'ho sentito appena sono entrato e anche nei giorni scorsi - in ogni trasmissione TV esponenti di questa maggioranza che, per coprire il loro disastro, la loro incapacità, la loro quasi idiosincrasia a una corretta amministrazione del governo del Paese, risolvono tutto attaccando il loro obiettivo primario, che è il MoVimento 5 Stelle. Qualche giorno fa, un deputato di Forza Italia di cui non ricordo il nome e non perché non voglio farlo, diceva, rivolgendosi a un esponente del MoVimento presente nella stessa trasmissione TV: “Figuriamoci. Voi siete degli incapaci” e citava Toninelli. Ma come, Toninelli? Toninelli è l'artefice della ricostruzione del ponte in un anno e mezzo , facendolo pagare a chi aveva causato la sua distruzione.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Concludo, Presidente. Quindi, noi siamo quelli di Toninelli, noi siamo quelli del ponte ricostruito in un anno e mezzo. Questa maggioranza, invece, è quella del MoSE quella che, dopo più di 10 anni, non è stata ancora in grado di farlo funzionare. È costato più del doppio di quanto era stato preventivato e sono state elargite mazzette in grande quantità.
PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini, concluda.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Poi, vogliamo ricordare l'ex presidente della regione Veneto Galan, che è stato condannato in via definitiva e che ha preso un milione in mazzette? Noi siamo altro, orgogliosamente !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). Grazie, Presidente. La ringrazio anche per essere presente in Aula nel momento - lo ricordo - non della discussione generale ma delle dichiarazioni di voto. Quindi, sappiamo che sono a conclusione di un provvedimento. Allo stesso modo, ringrazio il collega Rizzetto. Trovo, invece, veramente imbarazzante e poco rispettoso del Parlamento il fatto che non ci sia nessuno nei banchi della maggioranza . In modo particolare, faccio notare l'assenza di Fratelli d'Italia che ci ha fatto la morale per anni, dicendo che non rispettavamo il Parlamento; non c'è nessuno di Fratelli d'Italia davanti a me, salvo due parlamentari, e anche questa, a proposito, è una cosa francamente indegna.
Detto questo, sono passati 7 mesi e 15 giorni dall'insediamento del Governo Meloni - lo dico per i colleghi della Lega, se vogliono farlo presente al Ministro Salvini, so che ci tiene a tenere il conto di quanto tempo è trascorso - senza che nessuna riforma organica, attesa dal Paese o promessa in campagna elettorale, sia stata messa in cantiere fino a qui. Intanto, abbiamo approvato ben 25 decreti-legge in 6 mesi e votato 17 questioni di fiducia sui provvedimenti. Se vi ricordate, siamo partiti con il considerare un'emergenza nazionale i e, adesso, siamo arrivati alla pretesa di affrontare i temi del lavoro e della pubblica amministrazione con decreti , un abominio giuridico e politico.
Mi perdonerete se parto dal metodo, ma in quest'Aula possiamo dirci che il metodo in politica conta e non poco e, come in questo caso, a far le cose di fretta e con poco metodo si perdono delle grandi occasioni. Perché, vedete, la critica che muove il Partito Democratico a questo Governo sul decreto PA non è, in questo caso, l'assenza dei requisiti di necessità ed urgenza, anzi, tutt'altro, sono mesi che chiediamo a questo Governo di occuparsi seriamente del PNRR e condividiamo tutti che solo attraverso un rafforzamento della pubblica amministrazione saremo in grado di spendere bene i soldi del più grande Piano di investimento che questo Paese abbia mai visto dal Piano Marshall.
Dunque, l'urgenza era sentita davvero da tutti in questo caso, ma la fretta e, soprattutto, la mancanza di confronto, badate bene, non solo e non tanto con il Parlamento e con l'opposizione, ma, soprattutto, con le parti sociali e, in questo caso, con gli enti locali e, in generale, con la pubblica amministrazione, ci consegnano alla fine un “decretuccio”. Ha finito per essere l'ennesimo decreto fatto di proroghe, che, se lo guardiamo nel suo insieme, ci rendiamo conto risolve ben poco e non aiuta concretamente il Paese a fare un passo avanti nel rafforzamento della capacità amministrativa, come, invece, titola questo decreto.
Il Governo Meloni ha usato questo decreto per nascondersi dalle sue responsabilità politiche sulla gestione del PNRR, commettendo un ennesimo, grave strappo istituzionale. Questa maggioranza, in imbarazzo di fronte al Paese, perché non riesce o non vuole - ancora non si è capito bene, a dir la verità - spendere i soldi del PNRR, ha scelto di rivedere i poteri di controllo concomitante della Corte dei conti, dimostrandosi, ancora una volta, allergica ai controlli e agli enti indipendenti.
Mai avremmo potuto pensare che una norma, che va a toccare i poteri di un organo costituzionale così importante, potesse essere presentata in un emendamento a un decreto-legge di notte, sperando, forse, che nessuno se ne accorgesse. Lo voglio dire ai colleghi della maggioranza, ma anche del Terzo polo: qui non c'entra nulla il fascismo, ma c'è il tema del rispetto delle istituzioni democratiche, a cominciare dal Parlamento. Quelli di noi con più esperienza devono riconoscere che, per discutere del controllo concomitante, ci sarebbe stato un modo corretto di farlo in una democrazia matura, che è quello di confrontarsi con le istituzioni interessate in una seria discussione parlamentare, senza che altri chiedano, nel frattempo, la decisione finale da Palazzo Chigi. Questo non si era mai visto. Al Governo ci sentiamo, invece, di dire che, anche se elimini i controlli, non ripiani i ritardi che si stanno accumulando sul PNRR. Sono i rinvii sulle riforme e sugli interventi richiesti dal Piano o necessari per dare respiro a una macchina pubblica terribilmente in affanno per la mole di lavoro di cui deve farsi carico a rallentare l'arrivo dei soldi, rischiando di farcene perdere una parte.
Se leggiamo il testo del decreto, anche solo per titoli, capiamo subito di non trovarci di fronte a un disegno organico di rilancio strutturale delle amministrazioni pubbliche, centrali e territoriali, che doveva essere il principale obiettivo del provvedimento per rispondere alle esigenze emerse nella PA, ma temo che questa non possa definirsi nemmeno una boccata d'ossigeno. Per anni, l'intera politica italiana ha lamentato, spesso anche a ragione, la mancanza di fondi e l'impossibilità di fare investimenti, ma ora i fondi ci sarebbero, grazie, naturalmente, al PNRR. Ma questo PNRR sembra quasi dar fastidio al Governo, essere una palla al piede, piuttosto che un'opportunità.
A inizio legislatura, credevamo che i 200 miliardi ancora da spendere per i successivi quattro anni di legislatura su cinque fossero un enorme vantaggio per un Governo politico e con una maggioranza parlamentare autonoma e forte. Oggi, invece, siamo molto preoccupati, perché vediamo ritardi accumularsi, continui rimpalli, dichiarazioni contraddittorie, oltre alle riforme rinviate a data da destinarsi, linee di intervento, su cui stiamo accumulando ritardi, e che la Corte, oggi depotenziata con questo decreto, avrebbe potuto aiutare a mettere in luce e risolvere. Penso ai ritardi anche nella spesa dei 4,6 miliardi di euro per la realizzazione di più di 250.000 asili nido in tutto il Paese, ai ritardi delle erogazioni delle borse di studio per universitari e dottorati, nel Paese penultimo in Europa per numero di laureati e con la più alta percentuale di dispersione scolastica, ai NEET, i giovani che non studiano e non lavorano, ma anche alla messa a terra degli investimenti relativi alla sperimentazione dell'idrogeno per il trasporto stradale o all'installazione di infrastrutture di ricarica elettrica.
Di fronte alle oggettive difficoltà di spesa del Governo, ci saremmo aspettati di affrontare con questo decreto alcune questioni specifiche che, invece, sono state ignorate o bocciate dalla maggioranza. Abbiamo, invece, perso l'occasione di individuare le risorse per ridurre l'eccessivo ricorso ai contratti precari o a tempo determinato nella pubblica amministrazione, di cercare di colmare la differenza di attrattività tra pubblico e privato e la mancanza di profili professionali e tecnici, soprattutto a livello locale, tutte questioni che nel quotidiano stanno frenando la capacità di spesa dei fondi.
Insomma, serviva affrontare la questione dei diritti, dei salari, dei dipendenti pubblici, ma la destra, di fronte a queste parole, ha scelto di essere latitante, un po' come in Aula. In Commissione ha bocciato sia il rinnovo del contratto collettivo nazionale 2022-2024 del pubblico impiego sia il piano straordinario di assunzione. Due emendamenti del Partito Democratico che, raccogliendo le principali istanze sindacali, su cui avevamo individuato le coperture e che muovevano un numero importante di risorse in grado di dare nuova energia al sistema pubblico, di cui abbiamo estremamente bisogno in questo momento per accelerare o, almeno, per invertire la tendenza, sono stati respinti .
Le richieste, poi, del della pubblica amministrazione di Funzione pubblica-CGIL concordano sul fatto che ci saranno 300.000 dipendenti pubblici in meno nel 2026, 700.000 nel 2030, 1.000.000 nel 2033. Dunque, se non mettiamo in piedi sin da ora un piano di stabilizzazioni e assunzioni straordinarie, in 10 anni, ci ritroveremo una pubblica amministrazione con un'irreparabile carenza di organico e uno Stato incapace di fare fronte alle sue principali funzioni. Il piano assunzioni di questo decreto non copre, invece, il , non abbassa l'età media della pubblica amministrazione, non affronta il tema della precarietà degli oltre 400.000 lavoratori con contratti flessibili e dei 63.000 lavoratori e lavoratrici precari della sanità. Il Governo, però, le risorse per trovare qualche sistemazione alla dirigenza le ha trovate; non ha pensato alla base, non ha pensato nemmeno di alzare il tetto di spesa dal 10 al 30 per cento per l'assunzione del personale. Noi tutti sappiamo quanto questo sia un tema delicato e avremmo dovuto capirlo, ancora di più, dopo il COVID e, invece, anche in questo caso, solo retorica, solo propaganda, ma fatti zero.
Rimandando queste scelte e l'individuazione delle adeguate risorse, il Governo non solo si assume la responsabilità di non garantire un potenziamento adeguato della nostra capacità amministrativa, ma spalanca la strada all'aumento delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni di un numero di servizi della pubblica amministrazione sempre maggiore. Con lo spirito costruttivo con cui cerchiamo di fare opposizione, siamo riusciti a migliorare il testo, dove è possibile. Per questioni di tempo, voglio richiamare la possibilità di prorogare da 24 a 36 mesi la durata dell'incarico temporaneo di vice segretari comunali e funzionari che ne hanno i requisiti, che ci auguriamo possa aiutare i piccoli comuni in difficoltà con la chiusura dei bilanci, per cui ringrazio la collega Guerra, così come ringrazio il collega Scotto per la sostituzione, negli atti della pubblica amministrazione, del termine “razza” con il termine “nazionalità”.
Pur essendo riusciti, quindi, a far approvare qualche emendamento migliorativo, naturalmente, il nostro giudizio rimane, purtroppo, per le ragioni che ho provato ad esprimere in quest'Aula, estremamente negativo ed anche per questo naturalmente esprimo il voto contrario a questo provvedimento da parte del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Grazie, Presidente. Mi perdoni, nel corso del discorso dell'onorevole Pellegrini, lei ha fatto un intervento particolare, dicendo di moderare i termini, ma, da quello che risulta - che mi risulta, magari sbaglio - è l'onorevole Lollobrigida che parla di razza, di sostituzione etnica e quant'altro . Cos'è, non si può dire? Mi spiega? Perché io la vivo come una forma di censura, ho quasi paura. Ma qual è la parola incriminata?
PRESIDENTE. Onorevole Cherchi, le rispondo subito. Ho solo chiesto all'onorevole Pellegrini di fare attenzione sui termini, perché non volevo che si facessero paragoni che erano chiaramente arditi, e mi sembrava si andasse a parare su questo. Gli ho solo chiesto di fare attenzione, visto che prima c'è stato anche un passaggio su “maggioranza vigliacca”, e quindi volevo solo che facesse attenzione, gli ho solo chiesto di fare attenzione - era solo una richiesta di fare attenzione - perché si poteva arrivare a termini che probabilmente erano riferiti un po' a quello su cui si stava andando, ma non volevo assolutamente interromperlo.
Infatti, ho cercato di farlo in maniera molto tranquilla, quindi la ringrazio e se possiamo andare avanti… Chiede di parlare? Su cosa?
SUSANNA CHERCHI(M5S). Guardando su la Meloni …
PRESIDENTE. Onorevole, sull'ordine dei lavori, andiamo avanti.
SUSANNA CHERCHI(M5S). È un'invasione pianificata e voluta, si chiama sostituzione etnica…
PRESIDENTE. Andiamo avanti, andiamo avanti, perché questo non è sull'ordine dei lavori. Sull'ordine dei lavori, le ho risposto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, sarebbe troppo semplice usare il tempo a mia disposizione per ricordare i continui soprusi che questo Governo sta commettendo ai danni del Parlamento e del Paese. Allo stesso modo, non mi soffermerò sui tanti aspetti del provvedimento che lasciano enorme perplessità e insoddisfazione. Come ha detto bene qualcuno prima di me, questo decreto è l'ennesimo elettorale, uno slogan dal futuro molto, molto breve. Avete chiamato decreto Pubblica amministrazione un provvedimento che si occupa molto poco dei problemi strutturali delle nostre amministrazioni pubbliche, dalla carenza di organico alla precarietà, ai rinnovi contrattuali.
Di tutto questo non troviamo alcuna traccia. In questo intervento, invece, voglio concentrarmi su un solo aspetto, forse quello più controverso e che, non a caso, ha dominato il dibattito pubblico negli ultimi giorni, l'eliminazione del controllo concomitante della Corte dei conti. Proviamo a ripercorrere i fatti, iniziando anzitutto dal capire bene di cosa stiamo parlando, perché il timore è che non tutti coloro che hanno preso questa decisione abbiano compreso appieno il significato e le conseguenze di questa scelta.
La funzione di controllo concomitante della Corte dei conti è stata istituita con una legge del 2009, che stabilisce che la Corte può effettuare controlli su gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento. Nel corso dei controlli, qualora accerti gravi irregolarità gestionali o gravi deviazioni da obiettivi, procedure o tempi di attuazione stabiliti da norme nazionali o comunitarie o da direttive del Governo, la Corte dei conti ha il compito di individuarne le cause e confrontarsi con l'amministrazione interessata, segnalando, ovviamente, le omissioni e gli errori. Questa legge è rimasta di fatto inattuata per più di 10 anni, ovvero fino a quando il secondo Governo Conte ha riesumato il controllo concomitante proprio in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, pur non essendo ancora realtà, vedeva proprio in quei mesi la sua genesi. Perché fu fatto questo? La ragione è piuttosto semplice e sicuramente condivisibile: eravamo in una fase in cui si prospettava per l'Italia l'avvio di un grande piano di investimenti pubblici, il più grande che la storia recente ricordi, e avevamo la necessità, che non è affatto tramontata, di garantire ai cittadini italiani e a chi stava per emettere debito comune, l'Europa, un sistema di controlli capace di accertare per tempo truffe, sperperi e altre forme di irregolarità gestionali gravi.
È con questo spirito che nasce il controllo concomitante, è dando alla Corte dei conti il compito di verificare la correttezza della gestione di miliardi e miliardi di euro che ci mettiamo al riparo dai tanti rischi che incombono, non ultimo quello dell'agguato delle organizzazioni criminali. Su tutta questa faccenda, spiace dirlo, si è fatta tanta, troppa consapevole e strumentale confusione, a partire dal Ministro Fitto, che più volte è intervenuto nella mischia, con il chiaro intento di buttare la palla in angolo. Lo abbiamo sentito dire in diverse occasioni che la verifica del raggiungimento degli obiettivi per l'Italia è compito della Commissione UE, non della Corte dei conti, una funzione fondamentale, intendiamoci, visto che da questa dipende l'erogazione delle rate dei fondi PNRR, ma il Ministro non sembra tenere conto di un fatto piuttosto rilevante: la Corte dei conti non ha mai rivendicato questi controlli, semplicemente perché il suo ruolo è completamente diverso, ossia quello di verificare in corso d'opera, ai sensi delle leggi che ne regolano le funzioni, che l'attuazione del Piano avvenga senza problemi ed ostacoli. Perché il controllo concomitante, esattamente come ha detto il presidente Carlino in audizione, ha la finalità specifica di accelerare gli interventi di sostegno e il rilancio dell'economia nazionale. Ha una funzione propulsiva, in esito alla quale l'amministrazione può porre in essere percorsi autocorrettivi; non di freno, dunque, ma di accelerazione al Piano. E a nulla serve fare, furbescamente, il pari con lo scudo erariale, per spiegarci che si tratta di norme prorogate, perché non è così, è tutto il contrario. Il controllo concomitante fu riattivato dopo 10 anni proprio per compensare la limitazione della responsabilità per colpa grave introdotta con quel decreto. Voi prorogate lo scudo ed eliminate il controllo. In poche parole, smantellate il sistema di controlli che avevamo concordato con l'Unione europea e che noi stessi ci eravamo dati.
E, allora, si pone anche un tema di credibilità del nostro Paese, perché, se è vero quanto è vero che l'Europa delega agli Stati membri di adottare autonomamente tutte le opportune misure per tutelare gli interessi finanziari dell'Unione europea per la prevenzione, l'individuazione e la rettifica delle frodi, dei casi di corruzione e dei conflitti di interessi, è ancor più vero che gli Stati devono assicurare un sistema di controllo interno efficace ed efficiente. E, allora, quale presidio migliore della Corte dei conti, organo costituzionale autonomo e indipendente; quale strumento migliore del controllo concomitante, che non travalica mai le prerogative dell'Esecutivo o delle amministrazioni, ma le accompagna, le affianca, con raccomandazioni e avvisi finalizzati a stimolare un percorso autocorrettivo, per evitare carenze e ritardi che possano compromettere gli interventi. Un esercizio che abbiamo visto e apprezzato proprio di recente, nei casi delle anomalie sui progetti degli asili nido e sulle infrastrutture idriche.
Poi al Ministro Fitto andrebbe ricordato che non c'è alcuna sovrapposizione tra controlli europei e controlli nazionali, perché, come ribadito più volte da Bruxelles, i controlli svolti da loro non sostituiscono in alcun modo quelli fatti all'interno dei singoli Stati, e come potrebbero, d'altronde? Signor Presidente, tutta la questione assume tinte ancora più bizzarre se solo si pensa che furono proprio membri dell'attuale maggioranza a chiedere, non più di 2 anni fa, iniziative che andavano esattamente nella direzione opposta a quella che ci troviamo oggi a commentare. Una proposta di legge, depositata in Senato nel 2021 e firmata, tra gli altri, dal Sottosegretario Fazzolari e da alcuni esponenti della Lega, chiedeva proprio il rafforzamento del controllo concomitante della Corte dei conti; un rafforzamento su ogni piano, programma o progetto, comunque denominato, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma non solo, perché all'epoca vi spingevate addirittura oltre, chiedendo alla Corte dei conti di nominare un commissario per sostituire i dirigenti responsabili dei problemi di attuazione nei casi gravi di ritardi e violazioni.
Allora, cerchiamo di intenderci, qual è il tema vero su questo punto? Il tema è che i controlli danno fastidio a chi li subisce, soprattutto se chi li subisce è in difficoltà, se non sa che pesci prendere, né sa più come giustificarsi davanti agli italiani, perché sono mesi che ascoltiamo le vostre scuse: lasciateci lavorare, sono passati solo 2 mesi. E poi sono passati solo 3 mesi, poi ne sono passati solo 6, non so fino a quando arriveremo, forse fino alla fine della legislatura, semmai riuscirete a governare fino alla fine della legislatura, fino alle accuse al Governo precedente, per poi mettere in piedi un rischiosissimo piano di riforma della del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Oggi la colpa è della Corte dei conti, e la Corte dei Conti paga pegno, ma la realtà è un'altra. La realtà è che questo Governo, dopo nemmeno 8 mesi dalle elezioni, è già all'angolo, ingabbiato dalla sua stessa incapacità. E, allora, è opportuno porsi un problema di metodo e uno di merito. Su quello di metodo viaggiamo uniti al Presidente Mattarella. Non si può continuare con i decreti-legge senza che ce ne siano i presupposti.
Non si può, a fronte di una maggioranza che voi ci ricordate essere granitica, continuare a colpi di fiducia, 4 al mese e, se tutto va bene, addirittura, con una media di 2 a settimana, come in questa settimana del resto.
Non si può continuare a sottoporre il Parlamento a queste umiliazioni, facendo blitz notturni per riformare la difesa o mortificare il lavoro di altre istituzioni dello Stato. Siete andati ben oltre ogni regola di correttezza e collaborazione istituzionale.
Pur di giustificare le vostre bugie e la vostra assoluta incompetenza, state portando il Paese allo sbando, creando i presupposti per un tremendo fallimento. È un fallimento - voglio precisarlo - che non riguarda solo voi, perché, se voi siete i responsabili materiali di questa a pagarne davvero le spese saranno i cittadini, saranno le imprese, sarà la nostra economia, sarà lo Stato italiano e anche quella Nazione, di cui tanto spesso vi dite strenui difensori.
Per tali ragioni, dichiaro il voto fortemente contrario del Partito Democratico
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Discutiamo su un provvedimento che, quando è stato avviato, aveva un approccio molto importante, pomposo vorrei dire, solo che, come talvolta vi capita, iniziate bene, ma finite male. Devo dire la verità che le altre volte iniziate pure male e concludete peggio. Questa volta, su un tema importante, sfidante, alla fine finite con una montagna che partorisce un topolino, perché questo decreto affronta un tema importante e strategico, quale è, in un momento particolare peraltro, il rafforzamento della capacità amministrativa della PA, ma lo fa in maniera totalmente inadeguata, parziale, prevalentemente verso chi è stato in grado di sussurrare all'orecchio del potente. Infatti, in questo decreto c'è un potenziale piano di assunzioni. Noi avevamo proposto persino, già dalla campagna elettorale, un piano straordinario, ma il piano presente in questo decreto è totalmente insufficiente a colmare la necessità di ricambio della pubblica amministrazione, se il fine è quello di disegnare un futuro diverso per il nostro Paese attraverso il PNRR. Non c'è il disegno di dare gambe alle nuove funzioni, ai progetti e alle trasformazioni che il Piano nazionale di prevede. Non c'è un disegno di rafforzamento delle pubbliche amministrazioni, al fine di dare energia a tutti quei progetti che ci possono permettere di realizzare un Paese più innovativo, sostenibile e capace di offrire ai nostri giovani le opportunità che spesso ormai tristemente cercano all'estero. Non è sufficiente, a iniziare dai numeri, perché ci sono 300.000 persone che andranno in pensione da qui al 2026, 700.000 entro il 2030, cioè domani, e ciò soltanto nella pubblica amministrazione considerando la sanità, senza mettere dentro la scuola, l'università, la ricerca e altri settori specifici che pure fanno parte e sono energia della nostra pubblica amministrazione. E poi nelle scelte, perché le assunzioni di cui si parla nel decreto riguardano prevalentemente le Forze di polizia, certo assunzioni necessarie, anzi persino insufficienti, ma purtroppo non riguardano neanche tutte le Forze di Polizia, come dimostra quanto avviene nel comparto, dove i Vigili del fuoco segnalano carenze evidenti. Per di più, le assunzioni riguardano i vertici e non la base. Certo, è importante avere vertici all'altezza nella pubblica amministrazione, ma, al contempo, servirebbe una massiccia immissione di nuove energie, unite alla stabilizzazione di quelle figure che già nella pubblica amministrazione svolgono funzioni delicatissime. Penso, ad esempio, agli uffici per il processo, alle prefetture, all'Agenzia per la coesione, penso - l'ho richiamato ieri in un ordine del giorno - al personale dei parchi, bloccato, stabilizzato, eppure al centro anch'esso del PNRR, ma inadeguato a svolgere le funzioni che gli sono state affidate, il cui lavoro prezioso ci consegna un territorio gestito, bellezza, biodiversità, ma anche sviluppo, perché è possibile non mettere in competizione ambiente e sviluppo, è possibile e, in questo Paese in particolare, è necessario.
Con senso di responsabilità ci siamo adoperati per migliorare il provvedimento attraverso proposte ed emendamenti. Il rammarico è di esserci riusciti solo in pochi casi, per la vostra sordità. Cito, tra le altre - molte sono state già citate -, la questione lavoro per gli italiani all'estero, gli emendamenti per integrare le limitatissime risorse destinate dalla legge di bilancio ai contratti degli impiegati che lavorano presso i consolati, alla loro stabilizzazione, al loro ringiovanimento, volte a inserire, in tempi rapidi, personale adeguato e competente nella rete consolare.
È stato ricordato l'emendamento che proroga di ulteriori 5 anni i contributi straordinari per le fusioni dei comuni o quello che prevede la possibilità di prorogare da 24 a 36 mesi la durata dell'incarico temporaneo dei vicesegretari comunali, rivolto ai piccolissimi comuni, quelle piccolissime comunità di cui spesso riempite i vostri discorsi.
Voglio ricordare anche - perché è giusto riconoscerlo, soprattutto per chi pensa e chi annuncia che c'è da proteggere una presunta razza italiana - l'emendamento simbolico, ma di grande valore, che prevede che, nei documenti della pubblica amministrazione, non vi sia più la parola “razza”, ma “nazionalità”.
Siamo anche riusciti a evitare uno dei due blitz voluti dal Governo. Su uno, non ci siamo riusciti; lo avete voluto fare a tutti i costi, quello dell'annullamento dei controlli della Corte dei conti sullo stato d'attuazione del PNRR. Lo dico perché lo state annunciando come uno strumento, un fastidio nell'esecuzione del PNRR. Si trattava semplicemente di avere dati e elementi, che consentissero di vedere di far vedere alla pubblica opinione soprattutto, non solo ai legislatori, qual era lo stato di funzionamento e di realizzazione del PNRR. In particolare - ed è la causa che ha fatto esplodere il tema -, si tratta di un controllo fatto sul 2023, perché mica l'avete voluto fare a novembre, quando vi siete insediati, ma adesso, quando a maggio è stato segnalato che, dopo 5 cinque mesi, di 32 miliardi, che devono essere spesi nel 2023, solo 1,3 sono stati spesi. A dire che non era un tema di rallentamento, quanto un tema di lesa maestà.
Grazie a Dio, abbiamo bloccato ciò che, nottetempo, prevedeva una sorta di riforma della difesa, effettuata per emendamento, di notte, di nascosto, per fare, anche lì, nomine indiscriminate e cambiamenti mai discussi né condivisi.
Purtroppo, non bastano i nostri contributi per compensare un provvedimento che nasce e cresce male. Il decreto nasce con l'intendimento di rafforzare la pubblica amministrazione, ma poi diventa altra cosa, come spesso avviene per i decreti del vostro Governo, che in Parlamento assumono costantemente un carattere, con l'introduzione di elementi e norme che poco c'entrano con l'oggetto della decretazione, all'inseguimento del tema di giornata, dell'ultima emergenza, dell'ultima conferenza stampa da fare, che spesso non è neanche mai utile e mai un'emergenza.
Peraltro, continuate a eludere il richiamo del Presidente della Repubblica, che chiede di limitare la prassi della decretazione d'urgenza, ormai consuetudine di questo Governo, e chiede anche di evitare la tendenza a inserire nei decreti, in sede di conversione, emendamenti in gran numero e in modo per niente pertinente al tema originario, che sorregge la procedura di necessità e urgenza. Su questo decreto siamo a 260 commi.
Il richiamo del Presidente della Repubblica è avvenuto - lo abbiamo letto dalla stampa - in un incontro con i Presidenti di Camera e Senato e non posso non nascondere la meraviglia che il Presidente della Camera non abbia ancora dato seguito a quel richiamo così importante e solenne, lasciando che la maggioranza continui, in maniera indisturbata, in questa abitudine, che non è finalizzata a rispondere ad emergenze, ma a sistemare piccoli e grandi interessi e a pagare cambiali sottoscritte in campagna elettorale. Peraltro, non è un richiamo nuovo, quello del Presidente; ormai è già la seconda volta. Infatti, lo aveva fatto già una prima volta, quando aveva promulgato la legge di conversione del decreto n. 198 del 2022. Ve lo ricordate? È quello dove si affrontava anche la questione delle concessioni balneari. Nel richiamare il tema della costituzionalità in materia di concessioni demaniali, cioè sulla proroga delle concessioni balneari, anche incompatibili con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali definitive, aveva richiamato l'inserimento, nel corso del dibattito parlamentare, di 205 commi aggiuntivi, rispetto ai già non pochi 149 originari, per un totale così di 350. Sono parole troppo importanti per essere ignorate da chi ha numeri così maggioritari in Parlamento, eppure continua ad agire a colpi di fiducia. Non solo. Mi chiedo perché. Forse, perché, probabilmente non si ha fiducia della propria maggioranza, scusando il bisticcio di parole, ma perché c'è anche un'idea di limitazione dell'agibilità democratica del Parlamento.
Infatti, il Parlamento è il luogo al quale la Costituzione affida il compito di approvare, non solo, le leggi, ma anche di confrontarsi e discutere; è il luogo della possibilità di cambiare idea; è il luogo della possibilità di riconoscere, uno nell'altro, la possibilità di migliorare la propria funzione, il proprio esito. Mi permetto di segnalare questo, perché avverto la necessità che vi sia una riflessione di maggioranza e opposizione per restituire alla Camera e al Parlamento un ruolo e delle funzioni che oggi sono negati, anche per rincorrere tempistiche che sono, in qualche modo, inadeguate a svolgere una funzione legislativa adeguata, perché questa è una modalità di procedere che indebolisce la democrazia, lede i rapporti istituzionali, ma fa di più, lede soprattutto la fiducia dei cittadini nei confronti della politica, della partecipazione, perché quando si elimina una cosa come il controllo dei processi, guardate, poi lo farà la pubblica opinione, ma una cosa è che lo faccia la pubblica opinione con le proprie funzioni, con le proprie capacità, un'altra cosa è che lo possa fare un organo dello Stato che ha una funzione autorevole per fare questo. Ciò incide enormemente - ed è su questo che concludo, Presidente - sulla capacità di rianimare la democrazia e sulla volontà di rianimare la democrazia, piuttosto che di negarla. Noi dobbiamo lavorare tutti insieme per questo, Presidente, e lo si fa, aiutando la trasparenza delle nostre istituzioni, la trasparenza dell'azione del Governo, la trasparenza che aiuta i cittadini a rendersi conto di quello che avviene in queste stanze, in questo luogo.
Questo decreto è insufficiente, ed è insufficiente sia nel merito sia per quello che, in qualche modo, indica come percorso di lavoro per questo Paese, ed è per questo che noi convintamente e duramente facciamo opposizione e diciamo “no” a questo decreto !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Signor Presidente, io non amo il ricorso agli “ismi” per definire le miserie di un gruppo di potere, che è arrivato nella stanza dei bottoni, senza avere mezza idea dei bisogni reali del Paese, se non per cavalcare paure, pregiudizi e superstizioni. La storia è troppo tragica e pesante per essere paragonata alla vostra merce avariata, che non risolve i problemi, ma alimenta e moltiplica questi problemi per mera propaganda elettorale.
Eppure, vi è un “ismo” che mi rimbomba in testa, un tarlo che non riesco a cacciare via, si tratta di quel sovversivismo delle classi dirigenti che altro non è che la tendenza a sovvertire regole e procedure democratiche, per conculcare le minoranze e difendere le proprie posizioni di potere.
Questa è l'autobiografia del decreto PA. Quattro decreti al mese, signor Presidente, due fiducie solo in questa settimana, decreti che diventano e minestroni, nonostante i richiami del Capo dello Stato, e, poi, lo sfregio a questo Parlamento, con l'emendamento sul controllo concomitante della Corte dei conti, inserito dentro un provvedimento che doveva occuparsi un po' pomposamente - se ci limitiamo al titolo - del rafforzamento della pubblica amministrazione. Qui, non c'è solo il merito, che delinea una conclamata indifferenza verso le regole, ma un vero e proprio disegno di demolizione di qualsiasi organismo che si limita a fare e a dire quello che la Costituzione gli assegna , dall'Ufficio di bilancio alla Procura nazionale antimafia, per finire alla Corte dei conti!
Poi, la dichiarazione senza precedenti sulle tasse come pizzo di Stato, un appello a evadere il fisco, un'istigazione a delinquere e a smantellare quel poco di principio di solidarietà che consente ancora la tenuta unitaria di questo Paese ! Quando accadono queste cose, interrogarsi sullo stato di salute della democrazia è un dovere morale, non un esercizio accademico.
Questo decreto, signor Presidente, è un'operazione striminzita, che non risponde alla domanda fondamentale, quella che dovrebbe assillare tutti quanti noi: come strappare alla precarietà una generazione di lavoratori pubblici, come dare un contratto decente, che si aspetta da troppo tempo, a 3,2 milioni di addetti, che hanno perso potere d'acquisto e sociale, come costruire un piano straordinario per l'occupazione che consenta a una generazione, soprattutto nel Sud, di ricostruire lo Stato, salvare la sanità, la scuola e il ?
Coltivate piccole ambizioni, lavorate e vi limitate a stabilizzare qualche ministeriale e a cambiare qualche capo dipartimento. È troppo poco, signor Presidente, per l'emergenza di un Paese che tra qualche mese non sarà nemmeno in grado di stampare una carta di identità o di stampare un passaporto.
Vedete, il PNRR, lo hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, è stata la più grande operazione fatta dai Governi più recenti, strappata non attraverso una dialettica pacifica, ma anche facendo un po' a cazzotti, un po' a cazzotti con quei Paesi che pensavano che dalla pandemia si uscisse come prima, ma anche all'interno della dialettica democratica di questo Paese. Lo dico così all'onorevole Montaruli, che ieri ha detto che l'opposizione è anti italiana perché scommette sul fallimento di questo Paese: si ricordi che quelli che hanno portato i 209 miliardi del PNRR in questo Paese sono stati i nostri Governi , mentre altri votavano contro, in Europa. Se questo è essere anti italiano rivendico di essere anti italiano !
Ma andiamo al punto, il vostro ritardo sul PNRR non è frutto di incapacità, di inettitudine, di sciatteria; certo, dalle dichiarazioni del Ministro Fitto si capisce che la mano non è molto sicura e che la dimestichezza con le carte è molto poca, eppure, la verità è un'altra: voi non siete d'accordo con il merito del , voi pensate che la transizione ecologica sia tempo sprecato, che la sanità pubblica non vada rilanciata, ma consegnata alle assicurazioni private, che i divari tra Nord e Sud non vadano colmati, ma allargati con quell'autonomia differenziata che cancellerà l'universalismo dei diritti e spaccherà il Paese !
Il blocco di interessi che rappresentate è negazionista sui cambiamenti climatici, classista sulla fruizione dei servizi pubblici, parassitario sull'economia e sulla produzione, perché immagina un Paese che compete sulla scala internazionale, mettendo il costo del lavoro al ribasso e comprimendo i diritti.
Noi voteremo “no” a questo decreto, convintamente, perché non ci avete lasciato altro spazio, perché l'atteggiamento dell'opposizione, come il presidente Walter Rizzetto, che ringrazio, ha potuto constatare, è stato molto, molto responsabile, però, dentro un decreto che poteva essere migliorato, ci sono stati dei colpi di mano inaccettabili. Eppure, mi corre l'obbligo di ringraziare i colleghi e le colleghe di tutti i gruppi parlamentari; siamo riusciti ad approvare un piccolo emendamento, che è il frutto di un'elaborazione di anni dell'Istituto italiano di antropologia e di uno straordinario divulgatore scientifico, che qui voglio ricordare: Pietro Greco.
Altri Paesi l'hanno fatto prima di noi, ma il fatto che, da domani, gli atti della pubblica amministrazione non conterranno più la parola “razza” come elemento di distinzione tra gli esseri umani è un passo in avanti notevole . Non ci sarà più nei documenti del Ministero dell'Interno, nei concorsi pubblici, nei questionari vergognosi nelle scuole. Questo in un Paese, l'Italia, che, fino a 80 anni fa, aveva ancora un periodico che si chiamava e dove un Ministro, ancora oggi Ministro, ahimè, poteva definire un esponente di questo Parlamento orangotango ed è stato condannato a 7 mesi di reclusione .
La comunità scientifica ci dice che il 99 per cento del patrimonio genetico degli esseri umani è lo stesso. Attorno al restante 0,1 si sono consumati gli alibi peggiori per quell' che ha scelto di frequentare il sonno della ragione. La guerra, i campi di concentramento, le pulizie etniche, l': dobbiamo chiudere quella pagina, non basterà una legge, non basterà un emendamento; serve cultura e coerenza tra i valori enunciati e le parole praticate. Noi saremo qui non con il ditino puntato, ma a vigilare, a continuare quella lotta per l'eguaglianza e la fraternità e, dunque, per un Paese migliore senza razzismo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO(FDI). Buongiorno Presidente, buongiorno all'Aula e a chi ci sta seguendo. La prima cosa, Presidente, che mi sento di dire, dopo aver ascoltato per settimane discussioni in Commissione, come ricordato dai colleghi, e ore ed ore di discussioni qui in Aula alla Camera, è che le opposizioni hanno parlato di tutto in questi giorni tranne che di pubblica amministrazione, nel senso che hanno parlato veramente di qualsiasi cosa tranne che di pubblica amministrazione . Presidente, noi siamo molto orgogliosi, invece, di questo provvedimento, perché riusciamo a rinforzare e ad ammodernare la nostra pubblica amministrazione, dando fondamentalmente i migliori servizi ai nostri concittadini e a supportare le attività di impresa che vanno di pari passo con la pubblica amministrazione che - come ricordato dal Ministro Zangrillo - è il di fondamentale importanza nei confronti dei nostri concittadini e delle nostre imprese.
Vede - lo dico per suo tramite, collega Presidente Fontana -, sulla base di quanto ascoltato poc'anzi dal collega Scotto, abbiamo una visione di Patria, perché, sotto questo punto di vista e in pancia a questo provvedimento, noi favoriamo una visione della pubblica amministrazione che va oltre il 2026 , che va ad ammodernare e a rendere virtuosa una pubblica amministrazione che di fatto avrà un lungo respiro oltre alla data indicativa di scadenza sui progetti del PNRR, più volte giustamente, sotto questo punto di vista, citato in pancia a questo provvedimento.
Fondamentalmente, noi andiamo a rendere più attrattivo, come da indicazioni del Ministero della Pubblica amministrazione, il pubblico impiego e cerchiamo di far entrare persone competenti nella pubblica amministrazione. Abbiamo fatto tutto? Probabilmente no, ma tutto non si poteva fare. Continueremo? Sicuramente sì. Mi riferisco, tra l'altro, ad esempio, al trattamento accessorio per la valorizzazione dei lavoratori, Presidente, degli enti di ricerca e all'aumento del compenso per i vincitori dei progetti di ricerca.
Questo significa non far andar via dal nostro Paese i cervelli: cerchiamo di farli restare nel nostro Paese . Penso che questo sia un passaggio di fondamentale importanza, così come la previsione di un'intensa attività di monitoraggio sulle azioni fondamentali della pubblica amministrazione e la formazione e la valutazione delle , Presidente, nella pubblica amministrazione. Quanto è importante la valutazione delle rispetto a un qualcosa di pubblico che pagano tutti i cittadini? Per quanto ci riguarda è molto importante e voi non l'avete minimamente citata.
Per quanto riguarda poi il famoso ricambio generazionale, molte volte ricordato in quest'Aula e non soltanto in quest'Aula, io cito due dati molto banalmente: ci sono 3.000 assunzioni straordinarie e saranno assicurate 2.100 assunzioni al comparto sicurezza e difesa. Questo significa avere una visione della pubblica amministrazione, significa mettere risorse nuove e fresche . Sarà stabilizzato il personale impiegato negli uffici speciali per la ricostruzione del post-sisma; tra l'altro, con un emendamento di cui abbiamo discusso tra l'altro anche con i presidenti di centrodestra rispetto a Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria, rivediamo una riserva di posti nei concorsi delle regioni interessate da eventi sismici. E ancora stabilizzazioni, nelle regioni, nelle province, nelle città metropolitane e nei comuni del personale già in servizio; è stato previsto tra l'altro - è un passaggio molto importante, secondo noi - per i comuni sotto i 5.000 abitanti un Fondo per l'assunzione definitiva dei segretari comunali. Questo penso sia per chi governa i territori un passaggio di fondamentale importanza.
Vengono poi rafforzate la sanità, le assunzioni per l'Agenas, il servizio sanitario per le regioni, e potenziati gli organici sanitari del Ministero della Difesa, della Polizia di Stato e della Guardia di finanza. Diciamo che c'è tanto di cui andare fieri. Noi invece abbiamo ascoltato soltanto polemiche sterili e strumentali e cercherò in questi pochi minuti di enumerarle.
Per quanto riguarda, Presidente, il tema che è diventato di fondamentale importanza rispetto a questo tragitto, che è quello del ruolo della Corte dei conti riguardo ai progetti del PNRR, colleghi, il passaggio è molto, molto semplice. Noi abbiamo acconsentito, da maggioranza, all'audizione del presidente della Corte dei conti, il dottor Carlino - che ringraziamo evidentemente per la sua audizione alla Camera, alle Commissioni I e XI -, il quale ha evidenziato che, per 10 anni, il controllo concomitante non è stato svolto dalla Corte per privilegiare il controllo successivo . È questo che si fa, è molto banale. Tra l'altro, sulla base di quanto ricordato prima da un collega del MoVimento 5 Stelle, sullo scudo erariale, ricordiamo che lo scudo erariale è da tempo vigente rispetto alla limitazione di responsabilità amministrativa innanzi alla Corte dei conti, prevista, Presidente, dall'articolo 21, comma 2, del decreto-legge 16 luglio 2020, cosiddetto Conte 2 . Quindi, oltre che in malafede, siete anche ignoranti da questo punto di vista, ovviamente secondo l'etimologia del termine “ignorante”. Non noi, ma Federico Fubini sul dice - cito -: “Né il diritto europeo, né quello italiano dicono che il controllo debba essere concomitante (…). Significherebbe mettere il magistrato contabile in cabina di pilotaggio accanto al guidatore mentre guida”. Il presidente di Anac dice: “Non mi pare che la norma con cui il Governo lo elimina violi le regole europee”. Il Presidente della Corte costituzionale dice che non c'è alcun bavaglio disposto da questo decreto . Oltre che ignoranti, siete in malafede ! Un'ignoranza sesquipedale, oserei dire.
Chiudo, Presidente, ricordando alcuni passaggi molto interessanti dei colleghi. Il collega Mari dice che noi ci rassegniamo: collega Mari, noi non ci rassegniamo assolutamente a nulla, anzi rilanciamo la visione politica di questa maggioranza. Alcuni esponenti di Italia Viva dicono: “avete tolto la possibilità di migliorare, di incrementare gli emendamenti e capire il decreto”, ma subito dopo dicono: “grazie perché sono passate alcune proposte emendative”. Il MoVimento 5 Stelle, per bocca dei suoi esponenti, fa un capolavoro e parla di pericolo per la democrazia. Ieri, mentre parlavate di pericolo per la democrazia, in quest'Aula, eravate in 4 a difendere la democrazia di questo Paese, in 4 .
Con quale mandato - ci dicono - potete applicare questi passaggi? È molto semplice, ma anche in questo caso non lo capite: il mandato è quello che, molto banalmente, qualche giorno fa, ha permesso al centrodestra di stravincere le elezioni amministrative e di dire che il MoVimento 5 Stelle oggi vale il 2 per cento. Il mandato è quello dei cittadini !
Avete parlato ingiustamente di Giulio Regeni, e non ve lo permettiamo. Avete parlato ingiustamente, addirittura, di Pino Insegno, che non c'entra nulla. Avete parlato del giudice Borsellino. Non toccate questi argomenti, perché non sapete dire altro rispetto a questi passaggi. Conte e Draghi volevano la norma sulla Corte dei conti, probabilmente dormivate in quel momento . La collega Bonafe', a un certo punto - e chiudo, Presidente -, ci dice, per suo tramite, lo dico a lei, e non soltanto la collega Bonafe', tutte le opposizioni ci dicono: avete presentato l'emendamento sulla Corte dei conti a notte fonda. Presidente, per suo tramite, io non so quanto dormiate o a che ora dormiate, io l'emendamento l'ho annunciato alle 17,30 di un giovedì .
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Bugiardo!
WALTER RIZZETTO(FDI). Forse, Presidente, protestano perché non capiscono il sesquipedale di prima. Lo stesso collega Marattin, che, attraverso i suoi colleghi della Commissione, va a citare rappresaglie contro la Corte costituzionale e quale sia la nostra cultura istituzionale, viene smentito esattamente da Carlo Calenda che dice che lui sulla Corte dei conti avrebbe fatto esattamente la stessa cosa. Quindi, mettetevi d'accordo. Sotto questo punto di vista, avete fatto anche un emendamento abrogativo della norma, probabilmente non ci capite.
Chiudo, Presidente, dicendo che noi abbiamo cercato di dare un nuovo slancio alla pubblica amministrazione. Quando si parlava, in precedenza, di essere italiani o anti italiani, io non ricordo ancora queste terminologie, non ci è necessario, in questo momento. Dico soltanto una cosa. Dico soltanto che, con questo Governo, Istat parla di crescita, parla di più lavoro, parla di più prodotto interno lordo, parla di più occupazione, parla di meno reddito di cittadinanza, parla di meno assistenza rispetto ai nostri concittadini, parla di più investimenti e parla di più crescita. Questo significa essere a favore ed essere a favore in modo importante. Anche in pancia a questo decreto degli italiani, voi avete per caso parlato - ho sentito parlare prima - di lavoro precario, che sotto questo punto di vista c'entra poco. Ma, Presidente, mi chiedo: in 5 anni di Governo, il - fortunatamente ex - Presidente del Consiglio Conte ha abolito il lavoro precario? No, l'ha aumentato , grazie a una sinistra che, tra l'altro - lo ricorderò sempre, in quest'Aula - ha votato i licenziamenti collettivi e ha votato l'aggiramento di alcuni articoli a favore, invece, dei lavoratori !
WALTER RIZZETTO(FDI). Concludo, Presidente. Ringrazio tutti i componenti della I Commissione, maggioranza e opposizione, ringrazio tutti i componenti della XI Commissione, i capigruppo, il Ministro Zangrillo, il Ministro Fitto, con cui ci siamo ci siamo sentiti, e, soprattutto, gli uffici della Camera, cui tutta l'Aula dovrebbe fare un applauso, perché sono sempre molto utili e attenti rispetto alla valutazione di quanto stiamo facendo.
Stiamo cercando e siamo nel giusto solco per dare una faccia nuova, Sottosegretario, alla nostra pubblica amministrazione. È uno degli elementi più importanti nei confronti dei nostri concittadini, perché oggi un nostro cittadino che si sveglia e va a fare, molto banalmente, una pratica, si rivolge, Presidente, alla pubblica amministrazione. Noi, con questo passaggio, la stiamo cercando di valorizzare. Non ci fermiamo, abbiamo ancora 4 anni di Governo nel nostro futuro. Grazie e veramente grazie a tutti gli uffici che ci hanno supportato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà. Su cosa?
VITTORIA BALDINO(M5S). Per un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti, Presidente.
VITTORIA BALDINO(M5S). Approfitto della sua presenza alla conduzione, oggi, dei lavori di quest'Aula per ribadire il richiamo che abbiamo effettuato nella giornata di ieri rispetto alla conduzione dei lavori dell'Aula, quando i miei colleghi, nel corso dei loro interventi in dichiarazione di voto sugli ordini del giorno, sono stati ripetutamente interrotti e disturbati da schiamazzi e versi di derisione che provenivano dai banchi della maggioranza. Tutto questo senza che la Presidenza cercasse di richiamare i colleghi all'ordine. Segnalo anche che, nel corso degli interventi del collega Carotenuto, in dichiarazione di voto sulla fiducia, e del collega Ricciardi, la Presidenza ha interrotto e richiamato i colleghi che stavano intervenendo, richiamandoli a rimanere sul tema della discussione - mi riferisco principalmente al collega Carotenuto, che pure stava intervenendo in dichiarazione di voto sulla fiducia al Governo - e ha richiamato anche il collega Ricciardi, perché ha utilizzato un aggettivo per qualificare la maggioranza, parlando di “inettitudine” e, quindi, è stato richiamato dal Presidente di turno. Mentre lei - correttamente, a mio avviso - Presidente Fontana, non ha richiamato il collega Rizzetto quando, durante la sua dichiarazione di voto, si rivolgeva al MoVimento 5 Stelle, chiamandoci “ignoranti” ripetutamente Io credo che sia legittimo - legittimo - dare un giudizio di valore rispetto a un'azione politica e credo soprattutto che sia inaccettabile che ci si permetta, soprattutto dai banchi della maggioranza, di dire all'opposizione quello che si possono e si devono permettere di dire e di non dire durante i loro discorsi. Tanto più, Presidente, lo dico a lei, a cui mi appello, conoscendo la sua sensibilità e disponibilità nei confronti delle opposizioni, dopo i richiami del Presidente Mattarella rispetto all'abuso della decretazione d'urgenza e all'abuso, presidente Rizzetto, degli emendamenti del Governo e della maggioranza per allargare i perimetri dei decreti . La settimana prossima arriverà un altro decreto in Parlamento, che discuteremo nel silenzio di tutti. Io spero che Mattarella farà un altro richiamo a questo punto, perché non se ne può più, Presidente ! Presidente, attraverso l'istituto della decretazione d'urgenza, con la caducazione degli emendamenti e il taglio della discussione parlamentare, l'unico strumento che le opposizioni hanno per discutere in Aula sono solo gli ordini del giorno e devono avere il diritto di poterli discutere senza essere derisi dai colleghi di maggioranza, che alle 9 se ne vogliono andare a casa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà. Sempre per richiamo al Regolamento?
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Signor Presidente, sempre sull'articolo 8, come l'onorevole Baldino. Mi sembra che interventi di questo tipo, specialmente quando ci sono scolaresche ad assistere ai nostri lavori, siano del tutto inopportuni perché gettano un discredito incredibile su questo Parlamento . Ci sono le sedi opportune, come la Conferenza dei capigruppo, per muovere certe critiche e certe osservazioni. Ma bisognerebbe, quando svolgiamo i nostri lavori in quest'Aula, capire anche chi viene ad assistere ai nostri lavori, perché certi interventi non fanno altro che andare in senso opposto rispetto all'educazione civica che viene impartita alle nostre scolaresche
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci... Onorevole Alfonso Colucci, non se è sullo stesso argomento, perché è già intervenuto… Comunque, c'era prima l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Io vorrei, invece, spezzare una lancia in favore del Presidente Rampelli, e le spiego perché. Lei deve capire, forse, perché questo intervento viene solo da un gruppo dell'opposizione e non da tutte le opposizioni. Perché il Presidente Rampelli ha richiamato? Perché penso che sia, invece, offensivo insultare un'intera maggioranza, per tutto il dibattito, con aggettivi che non sono di merito, ma che semplicemente attaccano le persone e i nostri colleghi, quando noi, in maniera rispettosa, abbiamo …
PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini…
SALVATORE DEIDDA(FDI). Io le chiedo, invece, di confrontare e guardare anche i video degli atteggiamenti minacciosi che ci sono da parte dell'opposizione in maniera continua, com'è accaduto in occasione dell'occupazione della Sala della Giunta. E ci sono continue provocazioni nei gesti e nelle parole, quando c'è una maggioranza che, quando parla l'opposizione, è presente e cerca di ascoltare, ma ovviamente non ci si può lamentare quando ci si ripete più volte “inetti”, “incapaci”, è un termine…
LEONARDO DONNO(M5S). Ma se lo siete!
PRESIDENTE. Onorevole Donno, per cortesia!
SALVATORE DEIDDA(FDI). Ecco, Presidente, quello che vede è la dimostrazione che, quando parla un esponente della maggioranza, ci sono dei provocatori seriali…
LEONARDO DONNO(M5S). Ma smettila!
SALVATORE DEIDDA(FDI). …che continuano a cercare di inasprire questo. Quindi, le chiedo di vedere i filmati
PRESIDENTE. Se mi permettete, proprio qualche settimana fa abbiamo inviato, come Conferenza dei presidenti di gruppo, una lettera per richiamare sull'atteggiamento che si deve tenere in Aula. Quindi, faccio quest'appello a tutti. Ieri sera ho visto la seduta e capisco poi, dato che l'ora era anche tarda, anche la stanchezza e il momento. Chiaramente, parlerò anche con il Presidente Rampelli che, comunque, mi sembra che abbia tenuto l'Aula in una maniera abbastanza corretta . Dicevo che ne parlerò anche con il Presidente Rampelli, però ora faccio appello a tutti perché abbiamo mandato una lettera con cui richiamiamo tutti i deputati al comportamento che si deve tenere in Aula, soprattutto al rispetto che si deve tenere nel momento in cui un'altra persona parla, che sia di maggioranza o di opposizione. Quindi, la richiesta è che tutti evitino di parlare sopra o di urlare quando ci sono colleghi che intervengono, proprio per il rispetto che si deve tenere nell'Aula e anche per il rispetto istituzionale che quest'Aula, ovviamente, deve mantenere. Quindi, è stato fatto un appello a tutti, è stata inviata una lettera a tutti i capigruppo che, penso, sarà consegnata a tutti i deputati o così, almeno, è stato richiesto dall'Ufficio di Presidenza.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, onorevole Alfonso Colucci?
ALFONSO COLUCCI(M5S). Sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). La ringrazio. Vorrei ricordare ai colleghi che sono intervenuti che il miglior esempio che quest'Aula può dare alle scolaresche e al Paese intero è la democrazia …
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colucci.
ALFONSO COLUCCI(M5S). …e la democrazia, signor Presidente, si sostanzia anche nel rispetto nei confronti di un deputato…
ALFONSO COLUCCI(M5S). …come il deputato Pellegrini, e nel non interromperlo durante il suo intervento…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alfonso Colucci.
ALFONSO COLUCCI(M5S). …nel quale evocava il piano Kalergi e richiamava i concetti della razza, che sono stati espressi dal Ministro Lollobrigida e dalla Presidente Meloni…
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Alfonso Colucci.
Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale. Poiché, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la votazione finale avrà luogo non prima delle ore 12,30, sospendo la seduta fino a tale ora.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 1114-A. Ricordo che prima della sospensione della seduta si sono concluse le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1114-A: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 aprile 2023, n. 44, recante disposizioni urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Colleghi, avremo poi modo, durante la seduta, di parlarne diffusamente, ma fin da adesso, come sapete, è stato finalmente trovato il modo di consentire a quest'Aula di lavorare in perfetto silenzio, in perfetto e assoluto silenzio, dal momento che da questa seduta fa il suo esordio in Aula un piccolo, piccolissimo figlio, Federico, il figlio della collega Sportiello, che per la prima volta, con l'unanimità dei gruppi, è in Aula con noi. Auguri all'onorevole Sportiello e auguri di una lunga, libera e serena vita a Federico .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Ilaria Fontana ed altri n. 1 e Bonelli ed altri n. 2 riferite al disegno di legge n. 1183: Conversione in legge, del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico.
Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di 10 minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti. Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
La deputata Emma Pavanelli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Ilaria Fontana ed altri n. 1, di cui è cofirmataria.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, oggi siamo qui a discutere dell'ennesimo provvedimento mascherato da buone intenzioni che, in realtà, cela tutt'altro. Il decreto reca, infatti, misure urgenti per gli enti territoriali, per garantire la tempestiva attuazione del PNRR e per il settore energetico. E, allora, cosa c'entra con questo titolo il rigassificatore? Eppure, l'articolo 3 riapre i termini proprio per realizzare nuovi rigassificatori, oltre che per semplificarne l'attuazione. Pensate, colleghi, che, nell'epoca del europeo, il rigassificatore viene considerato dal nostro Governo un intervento strategico di pubblica utilità indifferibile e urgente. Questa definizione era stata introdotta con il decreto-legge del maggio 2022, uno degli ultimi provvedimenti del Governo Draghi, proprio quello che ci aveva spinti a dire basta a quel Governo, proprio quello con il quale si è oltrepassato ogni limite di decenza, a seguito del quale si è avviata la crisi che ha portato alle elezioni. Lo stesso Governo che parte di questa stessa maggioranza ha fatto cadere insieme al MoVimento 5 Stelle.
Oggi non deve stupire la scelta di perseverare in questa direzione, puntando ancora sulle fonti fossili. Ma, vedete, colleghi, se la scelta di ricorrere ai rigassificatori era censurabile già in un periodo di grave crisi energetica, in cui il costo esorbitante del gas poteva richiedere soluzioni emergenziali volte a migliorare l'approvvigionamento, perseverare in questa direzione oggi che i prezzi sono tornati sotto il livello di guardia è fuori da ogni logica. Per di più, oggi il Governo decide di intervenire, ancora una volta in via emergenziale, con un provvedimento che esorbita dai requisiti di omogeneità materiale e teleologica richiesti dall'articolo 77 della nostra Costituzione. Cos'hanno in comune tra loro enti locali, PNRR e politiche energetiche? Ve lo dico io: nulla. Siete riusciti a mettere insieme misure volte a garantire l'approvazione dei bilanci pregressi del servizio sanitario della regione Calabria, disposizioni per ripianare i disavanzi delle regioni a Statuto ordinario, disposizioni per la tempestiva attuazione del PNRR sull'universitario e altre per la realizzazione di opere funzionali a incrementare la capacità di rigassificazione nazionale. Il tutto in soli 3 articoli, una macedonia legislativa, che dà vita all'ennesimo decreto che, però, non serve ad alcuno o, forse, è utile soltanto per i vostri interessi.
L'eccesso di decretazione d'urgenza, con conseguente esautoramento del Parlamento, viene adesso perseguito anche in aperta violazione della giurisprudenza costituzionale e, dunque, in violazione dei presupposti legittimanti . Per quanto riguarda il metodo, la Consulta ha chiarito che il ricorso al decreto-legge non può essere sostenuto da una semplice enunciazione di ragioni di necessità e urgenza, del tutto carenti nel nostro caso. Nel caso di specie, secondo il Governo, l'urgenza deriverebbe dalla necessità di assicurare l'entrata in funzione di nuovi rigassificatori entro tempi compatibili con la necessità di evitare criticità energetica per il Paese. E qui emerge anche un evidente problema di merito, laddove l'obiettivo si pone in aperto contrasto con le linee programmatiche dello stesso Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, presentate a fine dicembre scorso presso le Commissioni riunite ambiente e attività produttive, con le quali si ammetteva che il potenziamento degli impianti esistenti avrebbe garantito energia alle famiglie e alle imprese. Ma è in contrasto anche con la Costituzione, alla luce della recente modifica degli articoli 9 e 41, che hanno messo in primo piano la tutela ambientale anche come limite alla libera iniziativa economica privata.
E, allora, ammettetelo: l'intento, neanche troppo celato, è quello di agevolare l'installazione di nuovi impianti, deturpando le nostre coste.
Ma le censure di legittimità di questo decreto non si limitano solo a questo aspetto.
L'articolo 1, comma 2, fa l'ennesimo regalo alle strutture sanitarie private, a scapito del nostro sistema sanitario nazionale.
Ma a preoccuparci è anche un'altra tendenza che, ormai, sembra aver assunto carattere di normalità per questo Esecutivo: si tratta del ricorso alla decretazione d'urgenza tramite provvedimenti destinati a confluire in un altro provvedimento d'urgenza già all'esame del Parlamento. Una prassi che è già stata oggetto di critiche e censure da parte del Comitato per la legislazione che, oltre ad aver evidenziato la necessità di un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d'urgenza, rilevava che la confluenza di un decreto-legge in un altro provvedimento d'urgenza, oltre a dover rispettare il requisito dell'omogeneità di contenuto, dovrà verificarsi solo in casi eccezionali.
Concludo il mio intervento chiedendo a questo Governo se ha letto l'ultimo rapporto dell'IPCC, in cui si dichiara quanto segue: “In Europa, in assenza di un cambio di rotta e cioè con la temperatura che si avvia ad aumentare di 3 gradi rispetto all'era pre-industriale (…), la siccità estrema può arrivare a colpire 170 milioni di persone: in Italia metteremmo fuori gioco il 40 per cento del suolo agricolo. Ma, già a 2 gradi (…), il 18 per cento degli europei avrà difficoltà con i rubinetti (…). E i danni derivanti dalla risalita dei mari aumenteranno di 10 volte rispetto ai livelli attuali”.
E ancora, il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, lo scorso 20 gennaio, ha dichiarato: “Oggi siamo molto vicini al punto di svolta che renderà la catastrofe irreversibile. Stiamo flirtando con il disastro climatico. Siamo sull'orlo di cambiamenti irreversibili che minerebbero il futuro del Pianeta, anche perché manca il senso di emergenza sul clima e abbiamo un solo Pianeta da usare”.
Pertanto non si capisce, Presidente, perché questo Governo continua a ignorare il tema del secolo, cioè la crisi ambientale; sì, la crisi ambientale, quella che voi state ignorando, poiché continuate a lavorare incentivando le fonti fossili, invece di lavorare per la transizione ecologica ed energetica .
PRESIDENTE. L'onorevole Dori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bonelli ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Nel preparare questo intervento, cercavo di pensare a qualcosa di nuovo da poter portare all'interno del nostro dibattito, qualcosa che non fosse la solita riproposizione delle argomentazioni tipiche delle questioni pregiudiziali, con riferimento all'assenza dei requisiti di cui all'articolo 77 della Costituzione a fondamento della decretazione d'urgenza, cioè i casi straordinari di necessità e d'urgenza.
Vorrei porre, quindi, una prospettiva diversa, per evitare, poi, di entrare nel gioco delle parti in cui la maggioranza di turno afferma convintamente che i requisiti articolo 77 sussistono, mentre l'opposizione afferma convintamente, al contrario, che i requisiti articolo 77 non sussistono.
Dunque, noi oggi troviamo qui, in Aula, il ventiseiesimo decreto-legge - nel frattempo ne è arrivato un altro, è il ventisettesimo - del Governo Meloni. Dobbiamo, però, chiederci se realmente siamo di fronte al ventiseiesimo decreto-legge del Governo Meloni. Formalmente sì, è il ventiseiesimo ma, se noi osservassimo questi decreti-legge con il criterio dell'omogeneità, se ci ancorassimo saldamente a quel criterio di omogeneità materiale e teleologica, noi potremmo tranquillamente dire che oggi non abbiamo in Aula un solo decreto-legge, ma tre distinti decreti-legge, che forzatamente sono stati uniti in un unico testo.
L'omogeneità a cui mi riferisco oggi, ovviamente, non è quella tra decreto-legge e decreto-legge convertito in legge, quindi con riferimento agli emendamenti: questa si potrebbe definire, al più, una eterogeneità sopravvenuta. Qui siamo in una fase diversa; qui rileva l'intrinseca disomogeneità del decreto-legge stesso, che è indice di carenza dei requisiti di necessità ed urgenza.
Questo decreto ha 4 articoli. Se escludiamo l'ultimo articolo, quello sull'entrata in vigore, i primi 3 trattano, il primo di disposizioni in materia di enti territoriali, il secondo di disposizioni per la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il terzo di integrazione della disciplina in materia di realizzazione di nuova capacità di rigassificazione. Ora, senza entrare nel merito dei singoli articoli, che poi saranno chiaramente oggetto di valutazione nei successivi lavori parlamentari, salta però subito all'occhio, soprattutto se osserviamo il terzo articolo sui rigassificatori, la totale disomogeneità tra loro degli articoli.
Quindi, se noi applicassimo, come dovremmo fare, il criterio dell'omogeneità, di quei 26 decreti-legge fin qui, 27 nel frattempo, chissà ognuno di essi quanti decreti conterrebbe in sé. E questa non è solo una provocazione, ma fa riflettere sul senso della decretazione d'urgenza. Non posso mettere in dubbio che anche in questo decreto ci possano essere parti che oggettivamente hanno i requisiti di necessità e urgenza, ma altre parti palesemente no. Se, quindi, noi concepissimo ogni argomento in sé omogeneo trattato separatamente, alcuni di questi temi non potrebbero confluire in un decreto-legge per mancanza di requisiti.
Pertanto, è evidente che il decreto-legge ha assunto ormai la funzione di un taxi. Si prende un tema, che può anche recare situazioni straordinarie di necessità e urgenza, e poi si caricano, però, su quel taxi molti passeggeri, che nemmeno si conoscono tra loro. Si conoscono lì, mentre viaggiano insieme, mentre vanno a destinazione. Partono da Palazzo Chigi che non si erano mai visti prima di quel momento, come perfetti sconosciuti, e arrivano alle Camere che iniziano a parlare tra loro, chiedendosi cosa ci fanno sullo stesso taxi, per poi arrivare al Quirinale che ormai si conoscono, ma poi si salutano perché il taxi nel frattempo è tornato a Palazzo Chigi per un nuovo giro.
Se noi riunissimo questi decreti per temi omogenei, siamo sicuri che non riuscirebbe a camminare ogni parte sulle proprie gambe, anche perché ricordiamo qual è il vero significato che la Corte costituzionale dà ai tre termini di cui all'articolo 77 della Costituzione. Con “straordinarietà” si intende l'assoluta imprevedibilità delle circostanze, con “necessità” si intende l'impossibilità di ricorrere a strumenti normativi diversi dal decreto-legge, con “urgenza” si intende l'applicazione immediata delle norme poste per evitare un possibile pregiudizio dall'eventuale ritardo. Questi requisiti devono contemporaneamente sussistere, non sono alternativi fra loro.
Faccio ora un passo avanti, prendendo spunto da una recentissima sentenza della Corte costituzionale, che è stata proprio depositata solo due giorni fa, il 5 giugno: è la sentenza n. 110 del 2023. Il quesito è: queste norme, tra loro disomogenee, sono sufficientemente chiare e precise? Secondo la Corte, infatti, le leggi oscure, così definite, che determinano un'intollerabile incertezza nella loro applicazione concreta, sono in contrasto con il principio di ragionevolezza, fondato sull'articolo 3 della Costituzione. È una scarsa chiarezza che si traduce nella possibilità di interpretazioni diverse, entrando così in rotta di collisione con il principio di uguaglianza dei cittadini, che quindi renderebbe la norma incostituzionale per violazione dell'articolo 3 della Costituzione.
Ora bisognerebbe capire se effettivamente una evidente disomogeneità dei decreti-legge possa rendere di fatto la norma oscura, e quindi in violazione dell'articolo 3 della Costituzione. Questo lo pongo anche come elemento di riflessione, anche come valutazione per i prossimi decreti e per le prossime questioni pregiudiziali: quindi, il tema della chiarezza normativa. Se, infatti, questo principio era già stato fissato da tempo dalla Corte costituzionale con riferimento alla legge penale, ora la Corte lo estende a tutte le norme, anche a quelle non penali. La Consulta ricorda l'esigenza di rispetto di standard minimi di intelligibilità del significato delle proposizioni normative e, conseguentemente, di ragionevole prevedibilità della loro applicazione. Un rigore che certo si impone maggiormente nella materia penale, dove è in gioco la libertà personale, nonché, più in generale, allorché la legge conferisca all'autorità pubblica il potere di limitare i suoi diritti fondamentali, come nella materia delle misure di prevenzione.
Ma sarebbe un errore - e questo lo dice la Corte costituzionale - pensare che tale esigenza non sussista rispetto alle norme che regolano la generalità dei rapporti tra la pubblica amministrazione e i cittadini, ma anche i rapporti reciproci tra questi ultimi.
Anche in questi ambiti, infatti, “ciascun consociato ha un'ovvia aspettativa a che la legge definisca e in maniera ragionevolmente affidabile i limiti entro i quali i suoi diritti e interessi legittimi potranno trovare tutela”, sì da poter compiere su quelle basi le proprie libere scelte di azione. “Una norma radicalmente oscura”, d'altra parte, si legge nella sentenza, “vincola in maniera soltanto apparente il potere amministrativo e giudiziario, in violazione del principio di legalità e della stessa separazione dei poteri; e crea inevitabilmente le condizioni per un'applicazione diseguale della legge, in violazione di quel principio di parità di trattamento tra i consociati che è il cuore della garanzia consacrata nell'articolo 3 della Costituzione”.
Certo il legislatore, vista la complessità di alcune materie, deve poter utilizzare concetti tecnici o di difficile comprensione per chi non possiede speciali competenze; tuttavia ci sono casi in cui, nonostante ogni sforzo interpretativo compiuto sulla base di tutti i comuni canoni ermeneutici, il significato della norma resta irrimediabilmente oscuro. Pertanto, possiamo anche concludere che un decreto-legge palesemente disomogeneo possa rendere la norma oscura per il cittadino e violare l'articolo 3 della Costituzione, secondo proprio la linea dettata dalla Consulta con quest'ultimo orientamento.
Alla luce, quindi, di queste considerazioni, che chiedo tra l'altro anche al Comitato per la legislazione di fare proprie, anche come spunto di riflessione, come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo a favore delle questioni pregiudiziali, chiedendo quindi di non procedere all'esame del decreto-legge in esame .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ottaviani. Ne ha facoltà.
NICOLA OTTAVIANI(LEGA). Grazie, Presidente. Le questioni poste all'attenzione dell'Aula per quanto riguarda i profili di pregiudizialità costituzionale sono due diverse, ma in realtà sovrapponibili. Devo dire che, in realtà, rispetto all'articolo 77, hanno un'ontologia anche diversa, ma sono sicuramente interessanti perché, ancora una volta, fanno emergere una cattiva abitudine, possiamo dire una che stiamo registrando da qualche periodo a questa parte, quella comunque di sollevare questioni di pregiudizialità costituzionale indipendentemente da un profilo di aderenza o meno all'articolo 77, affrontando già in questa sede questioni di merito.
Stiamo parlando, sostanzialmente, di un'incompetenza, che ci permettiamo di rilevare, rispetto a questa fase, che è preliminare e che attiene non al merito del singolo decreto, ma alla rispondenza o meno rispetto all'articolo 77. E mentre nella questione portata avanti da Ilaria Fontana ed altri si fa riferimento a quelli che sarebbero i profili relativi ai presupposti di necessità ed urgenza in materia di universitario, in materia di realizzazione di opere e infrastrutture volte a incrementare la capacità di rigassificazione nazionale - e noi riteniamo che proprio a seguito della crisi energetica questi elementi di necessità ed urgenza in termini di presupposti ci siano -, arriviamo poi alla questione, sollevata dall'onorevole Bonelli ed altri, che, nella premessa, va ad utilizzare espressioni che ritengo, queste sì, da segnalare in ordine alla normale e fisiologica dialettica del dibattito democratico. Ciò perché, oltre a fare riferimento, che riteniamo assolutamente improprio, agli articoli 9 e 41 della Costituzione, così come riformati nella legge costituzionale n. 1 del 22 febbraio 2022, in materia di tutela dell'ambiente, si fa riferimento nella premessa, come inciso, a questo tipo di motivazione, ossia la maggioranza vuole adottare queste forme di decretazione al solo scopo di voler alterare, a suo esclusivo vantaggio, quel delicato equilibrio tra potere esecutivo e potere legislativo.
Noi non stiamo qui a bollare e tacciare espressioni come questa così come ci sentiamo dire dall'altra parte, dove, in alcuni casi, si parla nei nostri confronti di incompetenza e di farraginosità, per utilizzare un eufemismo, ed altro, ma certo questa è un'espressione seria che segnalo alla Presidenza, perché nel definire l'atteggiamento del Governo, quello della decretazione, come volto a realizzare uno scopo di proprio esclusivo vantaggio non ci si rende conto che, invece, l'unico scopo del Governo è realizzare ciò che a molti di loro è sconosciuto e che si chiama interesse pubblico, interesse nazionale Questa è la differenza tra il loro e il nostro approccio.
Arrivo molto velocemente, perché i minuti a nostra disposizione sono inferiori rispetto a quelli dei proponenti della questione, a un riferimento importante. Stranamente, nelle due questioni sottoposte all'Aula non si fa riferimento a un'ultimissima sentenza della Corte costituzionale - mi riferisco alla sentenza n. 8 del 2022 - forse perché non piace, forse perché quella sentenza della Corte costituzionale ha riguardato un caso che atteneva proprio al decreto-legge n. 76 del 2020, ben noto come Semplificazione digitale ove, all'articolo 23, l'allora Presidente del Consiglio - che era, appunto, il Presidente Conte - di fatto procedette a una sorta di relativa all'articolo 323 del codice penale, in materia di abuso d'ufficio.
Ebbene, in quel caso - ecco perché è importante questa sentenza n. 8 del 2022 - un giudice ordinario ha sollevato la questione incidentale di costituzionalità e quel giudice si è sentito correttamente rispondere, da parte della Corte costituzionale, che queste sono prerogative che spettano esclusivamente al Governo nell'ambito di una discrezionalità tecnica, che non significa essere ma significa esercitare le proprie prerogative di carattere politico. Ricordiamo le sentenze, perché almeno quelle non si possono abolire !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Noi voteremo contro le questioni pregiudiziali, non perché siamo d'accordo con il modo di procedere di questa maggioranza, tutt'altro. È una maggioranza che oggettivamente abusa della decretazione d'urgenza - che, come ben sappiamo, deve essere utilizzata nei casi straordinari di necessità ed urgenza -, producendo numeri che, come abbiamo più volte denunciato e ribadito, hanno raggiunto vette senza precedenti, peraltro da parte di quanti avevano polemizzato rispetto ai Governi precedenti e in barba ai richiami del Presidente della Repubblica che ha espresso doglianze al Governo per questo abuso della decretazione di urgenza.
Siamo altrettanto perplessi rispetto all'abuso dello strumento delle questioni pregiudiziali. Credo sia questa una riflessione da fare tutti insieme, sia mettendo mano al Regolamento della Camera, sia con un doveroso ricorso assoluto al buon senso. È diventata una stanca giostra: si introduce il tema decretazione d'urgenza, però, al contempo si presentano questioni pregiudiziali a stigmatizzare tutto ciò. Giostra nella quale ripetiamo i passaggi, ribadiamo i concetti, ma stiamo ancora qui. Come abbiamo più volte detto, la qualità di una legislatura passa anche per le riforme all'interno della regolamentazione della Camera. Oggi è assolutamente necessario farla e dobbiamo farla producendo uno sforzo tutti insieme.
L'abuso delle questioni pregiudiziali è un autogol, a nostro avviso, per la stessa opposizione. È uno strumento che non può e non deve diventare una stanca prassi. Non possiamo arrivare ad un'automaticità che sinceramente svilisce la portata dello strumento stesso, diventando una sorta di autogol, perché appiattisce lo stesso lavoro delle opposizioni. Peraltro, nel merito, questo decreto ha ad oggetto il PNRR, rispetto al quale possono esservi sì, visioni differenti tra di noi, ma oggettivamente è un'opportunità per il Paese che deve vedere uniti i nostri sforzi di confronto e di realizzazione di obiettivi.
Azione-Italia Viva, dunque, vota contro le questioni pregiudiziali e si dichiara altrettanto pronta a lavorare sul tema del PNRR per il bene del Paese, dei nostri territori e delle nostre comunità
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Con questa questione pregiudiziale siamo veramente andati oltre.
Infatti, in quest'Aula - e non solo in quest'Aula, ma anche sui giornali - sentiamo ripetutamente dire da esponenti dell'opposizione che il PNRR è un'occasione importante, che abbiamo il PNRR grazie a Giuseppe Conte - cosa che non è vera - e poi ci troviamo in Aula a discutere una pregiudiziale, che cerca maldestramente di bloccare l'arrivo di questi finanziamenti. Allora, delle due, una: o c'è confusione in chi scrive oppure c'è una volontà di dichiarare qualcosa sulla stampa e di far qualcosa di completamente diverso in quest'Aula. Infatti, il decreto che si vorrebbe bloccare con questa pregiudiziale, se fosse accolta - ma questo sicuramente non avverrà -, è un provvedimento che, oltre a far arrivare al nostro Paese del denaro, servirà soprattutto a intervenire in due settori che sono, a dir poco, strategici. Da un lato, c'è la sanità, per non fare finire in delle regioni. Io vengo dall'Emilia-Romagna, una regione non certo governata dal centrodestra che, senza questo provvedimento, avrebbe serissimi problemi a chiudere il proprio bilancio in materia sanitaria. Voglio proprio vedere cosa voterà il PD su questa pregiudiziale perché, se dovesse passare, il presidente Bonaccini avrebbe più di qualche problema. Dall'altra parte, le famiglie tutti i giorni si trovano a dovere affrontare i costi del gas e questo decreto cerca di aiutare e di rimodulare la possibilità dell'Italia di rigassificare e di abbassare il prezzo del gas alle imprese e alle famiglie, mentre questa pregiudiziale dice che il tema non è urgente. Allora, il rischio della regione Emilia-Romagna non è urgente, il tema abbassamento del prezzo del gas le opposizioni ritengono che non sia urgente. Io penso che una parte di questa Camera sia del tutto scollegata dalle esigenze sia degli enti territoriali e regionali sia da quelle reali delle famiglie italiane. Per questo il nostro voto sarà assolutamente contrario - posso aggiungere, per fortuna anche vostra - a queste pregiudiziali
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Ilaria Fontana ed altri n. 1 e Bonelli ed altri n. 2.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Valentina D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Oggi è veramente un giorno molto importante, epocale, per la storia di questa istituzione. Vorrei che vi unisse nuovamente a me, a noi del gruppo del MoVimento 5 Stelle, nel dare il bentornato alla collega Gilda Sportiello, che rientra dal periodo di maternità e il benvenuto al piccolo Federico, che è il primo bimbo a fare ingresso in quest'Aula nel corso dei lavori parlamentari, per consentirne l'allattamento. Benvenuto Federico ! È un giorno importante - ribadisco - perché questa istituzione oggi dimostra che volere è potere, che è possibile conciliare per le mamme lavoro e impegni di cura dei figli, che le madri non devono essere più messe davanti alla lacerante scelta se allattare o tornare al lavoro. Oggi siamo di esempio a tanti datori di lavoro, sia pubblici che privati, e siamo la speranza di tantissime donne. Se vogliamo davvero invertire il e promuovere la natalità, è da iniziative come questa che dobbiamo partire, e non da altro tipo di iniziative. Oggi si concretizza con i fatti un percorso intrapreso su impulso del MoVimento 5 Stelle già nella scorsa legislatura, con la nostra Paola Carinelli, che ha portato il tema all'attenzione di questa istituzione poi, con un ordine del giorno al bilancio della Camera dei deputati, a prima firma proprio della collega Sportiello, che abbiamo approvato nel luglio 2022, con cui è stata posta la prima pietra, potremmo dire. Poi, è un percorso che è continuato con estrema sollecitudine, lo dobbiamo dire, in questa legislatura grazie all'Ufficio di Presidenza della Camera, alla Giunta per il Regolamento che è intervenuta…
PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole D'Orso, mi scusi. Colleghi, a parte che Federico altrimenti si sveglia, possiamo fare silenzio, per favore ?
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Stavo, in qualche modo, dando atto della sensibilità che c'è stata su questo tema e avere un brusio di sottofondo, in effetti, non è conferma di questo e, quindi, grazie per il richiamo. Come dicevo, con estrema sollecitudine, in questa legislatura l'Ufficio di Presidenza della Camera e la Giunta per il Regolamento hanno lavorato per questo obiettivo; la Giunta, in particolare, di cui faccio parte, è intervenuta immediatamente per apportare quella modifica regolamentare che consentisse l'ingresso in Aula di un soggetto minore di età. Ecco, è stata la prima delibera adottata dalla Giunta per il Regolamento e desidero ringraziare, lo ribadisco, il Presidente Fontana, il Collegio dei questori, l'Ufficio di Presidenza tutto e tutti i colleghi della Giunta per il Regolamento che hanno mostrato attenzione e sensibilità per questo tema .
Desidero, inoltre e infine, ringraziare gli uffici e il personale che si sta adoperando per l'attuazione di questa delibera, suggerendo anche le soluzioni più idonee per coniugare il diritto della deputata mamma a partecipare pienamente ai lavori con la tutela preminente del benessere del minore. Oggi, secondo me, qui scriviamo una bella pagina di questa istituzione e dobbiamo andarne fieri .
PRESIDENTE. Speriamo che sia il primo di una lunga serie, anche perché di spazi in quest'Aula ce ne sono, quindi, non c'è il problema di riempirla.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Morgante. Ne ha facoltà.
MADDALENA MORGANTE(FDI). Gentile Presidente, colleghi, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, desidero esprimere, oggi, da quest'Aula, una grande gioia, una grande soddisfazione per il bellissimo risultato raggiunto. Da oggi, le mamme che vorranno allattare, seguendo contestualmente i lavori parlamentari da quest'Aula, lo potranno fare.
Il traguardo di oggi, signor Presidente, credo che sia il frutto di un ottimo lavoro, di un ottimo lavoro, condiviso tra tutti i gruppi parlamentari, che ringrazio davvero di cuore. Un ottimo lavoro anche perché si è trovato un giusto equilibrio tra il diritto della mamma, nella sua duplice veste di donna come mamma e di donna lavoratrice, e la tutela della , vista la bellezza, l'unicità, ma anche l'intimità di un gesto qual è quello dell'allattamento.
Allora, signor Presidente, guardando con affetto la collega e il piccolo Federico, vorrei ricordare proprio da quest'Aula come la maternità sia un dono bellissimo, che non ti toglie niente, ma che ti dà tantissimo e che ti riempie il cuore ogni giorno e lo dico come mamma, innanzitutto. Oggi, da quest'Aula, credo che noi possiamo dare un segnale molto forte, ma anche una grande fiducia a tutte le giovani donne che affrontano la maternità e che troppo spesso devono scegliere tra la carriera e la maternità.
Lanciamo, allora, da quest'Aula davvero un bellissimo messaggio, un messaggio di speranza e speriamo che il messaggio che noi vogliamo rivolgere dalla Camera possa essere seguito da tantissime assemblee elettive della nostra amata Nazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Sì, quello che avviene oggi è senza dubbio un gesto bello, un gesto simbolico e noi siamo orgogliosi, come gruppo Lega, di esprimere una Presidenza che dimostra con fatti concreti di avere a cuore la maternità e siamo certi, quindi, che accoglierà anche la richiesta, che noi deputate facciamo da anni, di avere un asilo interno alla Camera. Lo chiediamo non tanto per noi deputate madri, quanto soprattutto per le collaboratrici di questi uffici e, diciamolo, anche dei collaboratori. Però, Presidente, io ho allattato mia figlia in questi uffici e so che fortunatamente ci sono anche delle sale di allattamento, perché se è vero che questo è un bel gesto, è anche vero che non sono certissima che questa sia la sede più salubre per un bambino, penso, ad esempio, a tutte le onde dei telefonini che lo circondano, quindi, oltre a questa possibilità, noi crediamo che sarebbe anche giusto eventualmente attrezzare, con una possibilità di voto, le sale di allattamento che già ci sono in esterno all'Aula. Tra l'altro, abbiamo un precedente, perché durante il COVID abbiamo consentito a colleghi e colleghe di votare in Transatlantico. Auspichiamo, quindi, che continui quest'azione di confronto con i gruppi, per creare un quadro di espletamento della genitorialità in questi uffici ad ampio raggio, per tutti, madri e padri. Naturalmente, ribadiamo che non lo facciamo per noi, non lo facciamo per questa istituzione, ma lo facciamo perché questa istituzione deve essere un esempio e perché la maternità deve tornare al centro - come noi della Lega da sempre ribadiamo, e siamo contenti che oggi tutti lo dicano - della nostra società .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Sicuramente, questa giornata ha un grande significato, ma, gentili colleghi, avrà un grande significato quando all'esterno riusciremo a permettere alle donne, alle mamme, di accedere agli asili nido, quando ci sarà una riduzione dei costi a domanda individuale. Ricordo all'Assemblea la percentuale minima di accesso agli asili nido per i nostri bambini. Quando ci sarà una riduzione dei costi? Io penso che oggi ci dobbiamo impegnare, il Governo si debba impegnare ad attuare - è un bisticcio di parole - i decreti attuativi per il . Ricordo ancora quante sono le donne, oggi, che perdono il loro posto di lavoro nel momento in cui comunicano al datore di lavoro di essere incinte. Allora, dobbiamo cercare di ampliare il nostro sguardo e di pensare che certamente questo momento possa essere significativo, che ci possano essere gli adeguati servizi, ma diventerà una vittoria, una vittoria delle donne, di tutte le mamme italiane, quando si riuscirà a dare un accesso più ampio a tutte le altre donne. Allora, io auspico questo e certamente l'impegno deve andare in questa direzione, affinché questo momento non diventi un privilegio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Anche noi del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra ci uniamo alla gioia di questa giornata, che rappresenta un passo avanti, la rottura di un tabù e, quindi, anche un segnale al Paese. Vogliamo ringraziare tutte le deputate e tutti i deputati che hanno lavorato per ottenere quest'obiettivo e che hanno, oggi, consentito, qui, alla collega Sportiello di venire a votare e a prendere parte al dibattito democratico e, contemporaneamente, anche di poter avere cura e allattare il proprio bambino, Federico, a cui vanno i nostri auguri di buona vita. Per molti anni, il Paese ha discusso di conciliazione di vita e lavoro, della necessità di fare in modo che le madri e le donne potessero conciliare, per l'appunto, la propria carriera professionale, il proprio impegno nel mondo del lavoro con la maternità, con il diventare genitori; ciò vale naturalmente per le donne, ma vale anche per tanti padri a cui è stato impedito, da un mondo del lavoro cieco e sordo, di prendersi cura dei propri bambini, di poter stare a casa quando i propri figli e le proprie figlie sono nati e nate.
Credo che questa discussione, che pare interrotta, debba invece essere ripresa; c'è stata tanta flessibilità cattiva nel mondo del lavoro italiano; il più grande contraccettivo contro la natalità è stato la precarietà del lavoro, la precarietà esistenziale . C'è stata la convinzione che la flessibilità dovesse essere una gabbia, un impedimento allo sviluppo libero della vita, delle proprie aspirazioni e dei propri sogni. Invece è possibile costruire una flessibilità positiva, una flessibilità ad orario, una flessibilità di funzioni e di mansioni, un'organizzazione di servizi orientati alla cura delle persone e dei bambini. Naturalmente parlo di , un grande tema completamente abbandonato dopo la pandemia e che questo Parlamento dovrebbe tornare ad affrontare; naturalmente parlo degli asili nido, che sono una gigantesca infrastruttura del Paese, che dovremmo potenziare e rendere accessibile a tutti i bambini e a tutte le bambine in maniera gratuita e universale; naturalmente parlo dei servizi per la salute riproduttiva delle donne, quei consultori che chiudono e muoiono come le mosche in Italia, quando invece andrebbero riaperti, potenziati, allargati, fatti diventare dei luoghi in cui si coltiva il benessere delle donne ; parlo, ancora, delle battaglie che dobbiamo fare contro il e contro questa pratica barbara di licenziare le donne non appena rimangono incinte e non appena hanno un bambino. C'è poco impegno da parte del Governo e da parte di quest'Aula su tali temi che invece sono fondamentali. Ecco, allora, oggi abbiamo dato un segnale: anche l'Aula del Parlamento può ospitare pratiche di conciliazione vita-lavoro. Ora che abbiamo dato il segnale, però, facciamo delle leggi che permettano a tutte e a tutti, genitori e genitrici, di affrontare la maternità e la paternità con un altro spirito e anche con altri servizi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. A nome del gruppo del Partito Democratico, delle deputate e dei deputati, voglio anch'io dare il benvenuto al piccolo Federico e salutare con affetto la collega Gilda Sportiello, che oggi con la sua presenza qui ci permette anche di discutere, in un'Aula spesso disattenta a questi temi, di una questione fondamentale, quella appunto della conciliazione della vita e del lavoro, dei tempi delle donne e delle madri nel nostro Paese. Quello che oggi si realizza qui è un segnale positivo, frutto - lo voglio ricordare - di un lavoro dell'Istituzione, della Camera e ringrazio ovviamente il Presidente, l'Ufficio di Presidenza, i Questori e anche le strutture amministrative della Camera per avere reso possibile questo risultato, a cui si è lavorato nel corso delle precedenti legislature. Oggi il riconoscimento della possibilità di portare e avere insieme a sé il bambino in Aula è resa un'occasione anche di conquista - diciamo così - non di spazi di democrazia, ma di spazi fisici dentro quest'Aula che permettono una compresenza, che in passato non era stato possibile realizzare, nonostante si trattasse un obiettivo ricercato e voluto anche da precedenti Presidenze di questa Camera, che pure avevano messo a disposizione delle deputate madri altre opportunità di servizio, probabilmente meno funzionali di quella che oggi si realizza.
Credo che sia giusto però che tutte noi e tutti noi abbiamo la consapevolezza che questo passaggio, pur nella sua simbolica importanza, non faccia venir meno l'attenzione all'importanza di lavorare perché questa conciliazione venga concretamente resa possibile e agibile per tutte le donne che stanno anche fuori dal Parlamento e dalle istituzioni che, più di noi, fanno fatica a conciliare nella quotidianità le esigenze dei tempi della vita di famiglia e di lavoro e talvolta le scelte di una maternità voluta, consapevole e pienamente realizzata. Naturalmente questo non può essere un tema di cui si interessano solo le donne e le deputate in quest'Aula e le donne e le deputate in questo Paese. È un tema che riguarda la qualità della vita di tutti i cittadini, dei bambini, ma di tutti i cittadini . Vorrei che di questo fossimo pienamente consapevoli nell'affrontare questa discussione con più attenzione e con più determinazione, anche in alcuni passaggi che abbiamo davanti a noi su cui ci scontreremo e discuteremo animatamente. Ma, quando ribadiamo con forza quanto sia importante non sprecare la grande opportunità di utilizzare le risorse europee per rafforzare la rete dei servizi all'infanzia, la dotazione degli asili nido, la presenza di servizi educativi di qualità, che consentano alle donne di compiere delle scelte veramente libere nell'organizzazione della loro vita personale, familiare e professionale, parliamo esattamente di questo.
Quando poniamo con forza la necessità di portare fino in fondo la battaglia per un congedo pienamente paritario tra le mamme e i papà, tra i genitori, nell'assetto e nell'esperienza di una famiglia, parliamo esattamente di questo. Quando ricordiamo - come faceva prima la collega - l'importanza di servizi sulla qualità della vita e sulla salute delle donne, parliamo esattamente di questo. Quindi, voglio ringraziare anche la collega Sportiello per aver contribuito con il suo lavoro nell'Ufficio di Presidenza a portare all'attenzione questi temi e per il lavoro che continuerà a fare. Faccio un appello perché questa discussione non si esaurisca qui, per la responsabilità che abbiamo nei confronti, prima di tutti, di Federico, che oggi è qui con noi, ma anche degli altri bambini che hanno la necessità e il diritto di vedersi riconosciuti dei diritti fondamentali, compreso quello di essere cresciuti in una famiglia da genitori di qualunque sesso che li amino. Noi ci ricordiamo di quanto sia importante portare avanti con coerenza le parole che oggi insieme abbiamo detto in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Un passo di civiltà, una svolta che pone il Parlamento italiano in linea con quello europeo, dove già da anni avviene l'allattamento in Aula. In questo modo si consente una piena partecipazione ai lavori parlamentari e non si sarà più costrette, come madri, a scegliere se restare in Aula o allattare, in un momento delicato come quello del primo anno di vita del bambino. Speriamo che si adeguino non solo tutte le istituzioni ma anche le aziende, sia pubbliche sia private. Questo è veramente un passo fondamentale per la questione legata alla conciliazione lavoro-famiglia e per il lavoro femminile. Quindi, andiamo a sanare un esistente. Noi facciamo tanti auguri alla collega Gilda, al papà Riccardo e soprattutto diamo un grande benvenuto a Federico, il primo bambino di Montecitorio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie Presidente. Colleghi e colleghe, a nome del gruppo Noi Moderati, per il quale la famiglia è un pilastro, diamo il benvenuto a Federico e diamo ovviamente il benvenuto a una onorevole mamma in questo nuovo ruolo straordinario e importantissimo. Penso che oggi sia il momento di esaltare la vita ma anche e soprattutto il ruolo della donna. Un pensiero non può che andare anche a Giulia Tramontano e al suo bambino che non ci sono più . Oggi parliamo di diritto di tornare al lavoro ma anche di essere una presenza attiva, come mamma e come donna, nella vita dei propri figli. Ritengo anche che una riflessione profonda vada fatta sul tema della maternità e sul tema della paternità, perché la famiglia è un bene prezioso. La donna va sostenuta e deve essere libera di rientrare nel mondo del lavoro con i tempi e le forme che ritiene opportuni. Ritengo anche che, come legislatori - qui vicino a me c'è anche l'onorevole Cavo - e come legislatrici, dobbiamo impegnarci soprattutto per quelle donne che sono meno privilegiate di noi e per le quali quindi l'accesso al lavoro diventa veramente difficoltoso. La maternità non deve essere un limite, la maternità non deve essere una rinuncia. Benvenuto Federico! Alla nostra onorevole mamma Gilda tutta la nostra solidarietà anche di donne come me che non hanno figli e non ne possono avere .
PRESIDENTE. Federico può finalmente andare a fare la nanna dopo la prima seduta alla Camera.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'Università e della ricerca, la Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa e il Ministro della Giustizia.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Maccanti ed altri n. 3-00450. Il deputato Pretto ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario.
ERIK UMBERTO PRETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Il numero degli incidenti automobilistici che si verificano annualmente sulle strade urbane ed extraurbane italiane, malgrado i diversi tentativi di ridurne la portata, non accenna a diminuire in maniera significativa. Emerge, quindi, la necessità di interventi immediati e innovativi sul tema della sicurezza stradale, che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sta affrontando in modo organico. In tal senso, i dispositivi elettronici di controllo della velocità, i cosiddetti autovelox, sono certamente strumenti utili per limitare danni e incidenti, ma occorre evitare che si trasformino in una vessazione per gli automobilisti, disciplinandone finalmente l'uso. Si chiede, quindi, quali iniziative di competenza si intendano adottare per regolare l'utilizzo degli autovelox a beneficio della sicurezza stradale.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Ringrazio il Presidente e gli onorevoli colleghi. Il Ministero, che ho l'onore di accompagnare e di guidare da sette mesi, ha avviato da subito un confronto con le amministrazioni competenti e con le associazioni delle vittime della strada per realizzare un pacchetto di misure normative e amministrative finalizzate a migliorare la sicurezza stradale: 3.120 morti registrati l'anno scorso sono un dato indegno di un Paese civile.
Un primo provvedimento, frutto del confronto con gli esperti e con le principali associazioni di cui parlavo, è in dirittura d'arrivo e sarà oggetto di discussione penso a partire già dal mese di giugno. Si tratta di modifiche puntuali al codice della strada, insieme a una legge delega per la riforma organica dello stesso codice della strada, che contiamo di portare a breve all'esame di queste Camere.
Tra le priorità - non le elenco tutte - c'è il contrasto alla guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti: il cosiddetto ergastolo della patente. Il nostro obiettivo è garantire effettività all'impegno di non fare uso di stupefacenti o di abusare di alcolici e superalcolici, rischiando poi di portare morte sulle strade italiane.
Ovviamente, ci sono altre soluzioni come l' che inibisce l'avvio dell'autovettura in caso di stato di ebbrezza, così come abbiamo immaginato una serie di misure volte a sospendere la patente di guida in relazione a sistematiche violazioni del codice della strada.
Infine, il pacchetto interverrà anche sulla mobilità dolce, sulle due ruote, che non erano disciplinate nel 1992, prevedendo casco, assicurazione, targa e freccia obbligatoria per monopattini e biciclette. Proprio stanotte, in provincia di Brescia, è stato ucciso un ragazzo che andava in monopattino da un ragazzo che andava in moto.
Sugli autovelox, oggetto anche dell'altra interrogazione, stiamo lavorando perché siano uniformati a livello nazionale e siano strumento di utilità nel salvare vite e non siano unicamente, in alcune situazioni, usati per fare cassa, per rimpinguare le casse comunali. Un conto è tutelare la sicurezza stradale, un conto è intervenire in situazioni non opportune su quello che riguarda la mobilità stradale.
Comunque io penso che, entro il mese di giugno, le Camere potranno cominciare a dare il loro prezioso contributo per un codice della strada che si propone di portare più regole, più educazione e più sicurezza sulle strade italiane
PRESIDENTE. Il deputato Pretto ha facoltà di replicare.
ERIK UMBERTO PRETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi siamo pienamente soddisfatti di questa sua risposta. La sicurezza stradale è una questione di primaria importanza per il nostro Paese e le sue parole confermano che il Governo è impegnato a garantirla a tutti i cittadini che utilizzano le nostre strade, anche con una seria riforma del codice della strada, che semplifichi e chiarisca le norme e aumenti le pene per chi commette violazioni, oltretutto prevedendo campagne di sensibilizzazione sul tema. Quindi, prevenzione ed educazione, da un lato, e sanzioni, dall'altro.
Quanto alla regolamentazione degli autovelox, il tema è particolarmente sentito da cittadini e istituzioni. Gli autovelox sono strumenti utili per la prevenzione degli incidenti stradali, ma è altrettanto importante che siano utilizzati in modo corretto e trasparente, evitando eventuali abusi e garantendo che gli automobilisti siano trattati in modo equo e giusto, senza vessazioni e distorsioni. Desidero, dunque, ringraziarla, Ministro, per le risposte fornite e per l'impegno che sta dimostrando quotidianamente su queste tematiche di primaria importanza per il nostro Paese. Sono certo che le misure adottate dal Governo saranno efficaci nel prevenire gli incidenti stradali e nel garantire la massima sicurezza per tutti i nostri cittadini .
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00451 di cui è cofirmataria.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nel 2022 sono aumentate del 37 per cento le sanzioni amministrative da codice della strada. Lo ha reso noto il Codacons sulla base dei dati dei comuni. Il suo presidente ha dichiarato che la ripresa della circolazione è aumentata certamente e sui nuovi dati ha inciso la ripresa dopo il COVID, ma i dati dimostrano che permangono gravi criticità nell'uso dell'autovelox. Il comune di Milano è risultato essere il primo per incassi: 151 milioni di euro, di cui 12,9 milioni di incassi proprio per multe dovute ad autovelox. Secondo quanto stabilito dal codice della strada, di questi, 17,3 milioni dovranno essere reinvestiti in acquisto di nuove attrezzature per il contrasto e nuovi controlli.
Lei, Ministro, il 19 aprile scorso ha dichiarato che sta lavorando - lo ha ribadito oggi - a un pacchetto organico per la revisione di un codice della strada che risale a 30 anni fa, compresi i dispositivi autovelox. Le chiediamo, pertanto, che cosa intenda fare e quali iniziative assumere per scongiurare comportamenti vessatori da parte dei comuni nei confronti dei cittadini per evitare che gli autovelox si trasformino in tasse occulte e non in strumenti di protezione per salvare le vite.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Ringrazio anche lei per l'interrogazione e mi ricollego a quanto detto poco fa. Il problema che si riscontra nelle prassi amministrative quotidiane è che alcuni dei dispositivi utilizzati dai comuni non sono omologati e richiedono una manutenzione costante per preservare gli standard prestazionali.
Al fine di omogeneizzare la strumentazione utilizzata sul territorio nazionale è essenziale, quindi, procedere all'equiparazione delle procedure di approvazione e di omologazione dei sistemi di rilevazione della velocità, quindi un sistema unico e riconosciuto ugualmente in tutta Italia.
Il problema si è posto in più occasioni negli ultimi anni. Nel 2019 e nell'ottobre 2022 è stato portato all'attenzione della Conferenza unificata uno schema di decreto interministeriale che voleva fornire delle prime risposte al problema, ma non si sono superati i rilievi delle amministrazioni territoriali, in quanto lo schema necessitava di modifiche legislative.
Noi su questo stiamo lavorando. Come diceva esattamente lei, un conto è piazzare l'autovelox in prossimità di punti sensibili - scuole, ospedali, tratti particolarmente pericolosi -, un conto è posizionare proditoriamente degli autovelox che non hanno nulla a che fare con la sicurezza stradale e col salvataggio delle vite, ma che sono sostanzialmente una tassa occulta su automobilisti e motociclisti.
Appena approvata la modifica legislativa a cui stiamo lavorando, abbiamo già pronto lo schema di decreto interministeriale con il quale saranno approvati e omologati i dispositivi e le apparecchiature di rilevamento della velocità uniformemente in tutta Italia e saranno definite le condizioni per l'installazione e l'esercizio dei dispositivi di controllo uniformi in tutti i comuni, con definizione di regole certe, sanzioni giuste ed efficaci e diritto alla difesa per i cittadini, che non possono essere strumenti, ma devono essere protagonisti della sicurezza stradale.
Quindi, conto che queste Camere possano a breve portare il loro contributo. Salvare vite di pedoni, ciclisti e utenti deboli è assolutamente una priorità, senza gravare ulteriormente sugli automobilisti italiani che sono fra i più tassati d'Europa.
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare, per due minuti.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro. Ci fa molto piacere che lei abbia messo tra le attività del suo Ministero una priorità come quella che abbiamo esaminato oggi con le due interrogazioni che le sono state rivolte, perché - ha fatto bene a sottolinearlo e noi lo condividiamo - la priorità delle priorità è salvare le vite umane e, purtroppo, quel dato che lei ha citato è ancora drammatico.
La seconda priorità - e dobbiamo ricordarcelo tutti - è l'educazione, la formazione dei cittadini, non la penalizzazione, la mortificazione o la tassazione occulta. Le multe servono a questo. Purtroppo, le multe servono a far capire che bisognerebbe avere comportamenti più corretti. Dico e diciamo sempre ai sindaci che l'ideale per le amministrazioni pubbliche e per lo Stato sarebbe avere multe pari a zero, perché ciò vorrebbe dire aver educato i nostri cittadini a osservare le norme e ad avere comportamenti corretti.
I dati pubblicati sono impressionanti, al di là del dato sull'autovelox. Solo il comune di Milano ha incassato, in un anno, 151 milioni di euro per multe, con un bilancio di 3 miliardi di euro. Quasi il 15 per cento delle entrate del comune è derivato da multe. Allora, o tutti i milanesi sono diventati delinquenti o c'è qualcosa che non funziona e la multa sta diventando una tassazione occulta.
Il secondo dato fondamentale, che è impressionante - ovviamente sugli autovelox ha fatto bene a intervenire, - è quello legato al fatto - e nella revisione del codice della strada sono sicuro che lei interverrà anche su questo - che non si mette il cittadino nelle condizioni di poter utilizzare al meglio, per esempio, una norma che abbiamo voluto e che io ho fortemente voluto, ossia quella relativa allo sconto del 30 per cento se si paga in 5 giorni, perché le notifiche sono diventate un'altra volta tassazione indiretta. Le do questo dato, che lei conosce bene, perché, insieme con noi, ha fatto questa battaglia.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Su una multa per divieto di sosta - e concludo - di 49,80 euro, 17,88 euro sono per spese di notifica. Con le tecnologie che abbiamo, cosa ci vuole a mandare un' a un cittadino, dirgli che gli è stata fatta una multa e che la può pagare subito? Questa è la sfida delle sfide, perché, come lei sa, la nostra idea - sua, mia e di tutta la coalizione di centrodestra - è quella che il cittadino sia il protagonista e lo Stato sia al servizio del cittadino. Grazie per il lavoro che fa .
PRESIDENTE. La deputata Bakkali ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barbagallo ed altri n. 3-00452 di cui è cofirmataria.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, il sistema aeroportuale è un anello fondamentale per lo sviluppo e la crescita sociale ed economica dei territori dell'intero Paese e, per quanto riguarda la bozza del Piano nazionale aeroporti, che abbiamo in consultazione, poniamo i seguenti quesiti: quale strategia il Governo intende sviluppare con il Piano nazionale aeroporti, relativamente ai processi di privatizzazione degli scali? In che modo intende esercitare il proprio controllo pubblico sui costi e sulle procedure, adottando iniziative di competenza per regolare i rapporti tra enti gestori degli scali, le società di i vettori commerciali di trasporto aereo e l'ente regolatore del sistema, tenendo adeguatamente conto delle direttive europee in tema di concorrenza ed aiuti di Stato?
Infatti, rileviamo alcune criticità, che vado a illustrare brevemente in punti, ovvero che non vengono colti il divario territoriale e le difficoltà di accessibilità dei territori periferici e rimane non chiarito il tema della privatizzazione degli scali…
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). …e come questo tema impatta rispetto alla mobilità da e verso le isole. Poi, ci sono il tema del caro voli, che sta gravando su famiglie e imprese, il tema della miglior connettività, quindi di un piano di integrazione della logistica intermodale tra i territori…
PRESIDENTE. Deve concludere.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). … e non sono indicate - altro punto - le risorse messe a disposizione per la sua implementazione.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Grazie. Il nuovo Piano nazionale degli aeroporti è il frutto di un approfondito confronto con i rappresentanti dei vari operatori del comparto e delle organizzazioni sindacali. Le parole chiave del Piano, che contiamo di approvare entro la fine dell'anno con la collaborazione di tutti, sono interconnessione nazionale e internazionale e strutturazione di reti aeroportuali modulate secondo effettive esigenze di mercato. Particolare attenzione, come lei sottolineava, sarà posta alle esigenze delle aree territoriali più remote, quali le isole, che spesso non hanno accesso a modalità alternative di trasporto.
Quanto al tema della privatizzazione, segnalo, come tutti sanno, che lo Stato ha avviato un processo di riforma del regime degli aeroporti fin dal lontano 1993, sotto il Governo Ciampi. Sulla base di questa cornice regolatoria nel corso degli anni la stragrande maggioranza degli aeroporti è stata interessata da operazioni di dismissione di partecipazioni pubbliche con collaborazione dei privati. Siamo, quindi, di fronte a un fenomeno che compie 30 anni, che il pubblico ha il dovere di seguire e regolamentare.
Attualmente, oltre il 50 per cento delle società di gestione è a maggioranza di capitale privato, appunto figlio di questa norma di 30 anni fa.
Indipendentemente dall'assetto societario, le società di gestione aeroportuale vedono di regola una partecipazione giusta degli enti territoriali o delle camere di commercio. Tale partecipazione rappresenta un fondamentale rispetto e presidio dell'interesse pubblico e, in ogni caso, per gli aeroporti che presentano particolari criticità, perché situati in regioni remote o a scarso traffico, lo strumento della continuità territoriale, a cui sono e siamo particolarmente attenti, può essere d'ausilio. Ovviamente, in questo quadro non si può prescindere dal mantenimento di elevati standard di controllo e di vigilanza pubblica.
Ultima riflessione. L'attività di verifica e controlli è attribuita in prima istanza all'ENAC che svolge funzioni di vigilanza per profili autorizzatori e di sicurezza anche rispetto al variegato mondo degli operatori economici e probabilmente non sempre, in passato, l'ha svolta fino in fondo. Su questo, come sapete, il MIT presenta alle Camere una relazione semestrale. L'obiettivo del Ministero, anche attraverso il Piano, è rafforzare al massimo le proprie funzioni di indirizzo e vigilanza sull'ENAC. Intendiamo riaffermare con forza il controllo sull'intero settore, affinché su attività di primario rilievo per la qualità dei servizi e delle infrastrutture aeroportuali siano garantiti massimi criteri di trasparenza, efficacia ed efficienza. Così, purtroppo, non sempre è stato in passato. Stiamo lavorando perché così sia nel presente e in futuro.
PRESIDENTE. Il deputato Barbagallo ha facoltà di replicare.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Non siamo per nulla soddisfatti della risposta del Governo. Nella bozza del Piano nazionale aeroporti mancano una visione, una strategia di insieme del sistema degli aeroporti italiani. Il Piano nazionale degli aeroporti dovrebbe, appunto, caratterizzarsi per potenziare e garantire lo sviluppo del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, riducendo i divari di mobilità dei territori con particolare attenzione a quelli legati al Mezzogiorno, all'insularità e alla scarsa connettività delle isole. Nel Piano non sono indicate per nulla le risorse messe a disposizione né, come sappiamo, vi è una specifica linea di intervento del PNRR per sostenere la realizzazione. Quindi, signor Ministro, a nostro giudizio, proprio nel tempo che rimane, da adesso all'approvazione del Piano, bisognerà dare concreta risposta anche al reperimento delle risorse.
Sui percorsi di privatizzazione, a cui lei ha fatto cenno, saremo particolarmente vigili, anche nell'esercizio del controllo che il Governo della Nazione è chiamato ad effettuare.
Resta, però, certamente senza risposte il tema del caro voli, nonostante le eloquentissime direttive europee in materia di concorrenza e di aiuti di Stato. Inoltre, nonostante il Piano sia chiamato a delineare l'orizzonte temporale fino al 2035, sono scarsi e insoddisfacenti i riferimenti alla transizione ecologica, alla sostenibilità ambientale e alla digitalizzazione. Resta anche il tema di mancate valorizzazioni clamorose di alcuni aeroporti del Mezzogiorno, quali Comiso, Lamezia, Crotone, Reggio Calabria e Pescara.
Concludo, Presidente, con l'ultima grande preoccupazione, che è quella per i numerosi bacini di lavoratori che, in maniera duratura e stagionale, interessano gli scali. Per lo più, si tratta di popolazioni fragili, donne e 50. Su di loro nel Piano nazionale degli aeroporti non c'è neanche un rigo. Il Partito Democratico, dentro e fuori il Palazzo, si farà carico di una mobilitazione per incalzare il Governo su un modello di sviluppo del sistema aeroportuale italiano credibile, sostenibile e funzionale .
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00453 .
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Come è noto, il decreto ministeriale n. 180 del 29 marzo 2023 ha sostanzialmente precluso ai docenti precari AFAM la stabilizzazione di cui si parlava e che era nelle previsioni, creando anche disparità di trattamento in questo settore, molto variegato. Quindi, la domanda alla signora Ministra, che ringrazio, è se si intende individuare una procedura per risolvere questo problema. Lo dico anche perché, nell'ultimo decreto sulla pubblica amministrazione, sono stati respinti emendamenti che andavano in questa direzione e, adesso, abbiamo scoperto che, nel decreto-legge n. 51 del 2023, in discussione oggi in Commissione in questa Camera, c'è una proposta emendativa del collega di Fratelli d'Italia Saverio Congedo, il 10.05, che, sostanzialmente, è identico a quelli che sono stati respinti in questi giorni. Quindi, volevamo capire se, nel frattempo, è cambiato qualcosa e se questa interrogazione risulta ormai superata dai fatti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole Pastorino e al gruppo che lo esprime, per avere posto il tema del reclutamento nelle istituzioni AFAM, che sta molto a cuore a questo Dicastero e che non ha ricevuto, allo stato, una soluzione diversa da quella che lei ha adombrato.
Da più di 20 anni, le assunzioni del personale AFAM, come lei ha ricordato, avvengono o con contratti a tempo determinato, secondo la graduatoria dei singoli istituti per soli titoli, oppure utilizzando graduatorie nazionali in base all'anzianità di servizio, senza valutare, in entrambi i casi, il merito degli aspiranti docenti.
Gli elementi patologici che per tanti anni hanno caratterizzato il sistema hanno spinto a porre rimedio all'assoluta mancanza di una disciplina organica in materia. È stato perciò predisposto uno schema di regolamento, come lei saprà, a valle di un ampio confronto con le rappresentanze del mondo AFAM che, per la prima volta, introduce una disciplina organica per un reclutamento trasparente per titoli ed esami. Lo schema di regolamento ha già ricevuto un primo parere interlocutorio con suggerimenti da parte del Consiglio di Stato e sarà a breve trasmesso, dopo modifiche, per un nuovo parere, per completarne il necessario e istituzionale procedimento di adozione.
In particolare, il nuovo schema dà attuazione all'abilitazione artistica nazionale, recentemente introdotta dal decreto-legge n. 41 del 2023, che avvicinerà i modelli di valutazione e reclutamento del mondo AFAM a quanto già sperimentato nel sistema universitario.
Per tutelare le legittime aspettative e la professionalità maturata da chi ha già prestato servizio nelle istituzioni AFAM, il regolamento contiene una disciplina transitoria secondo cui, nell'immediato, i concorsi di sede saranno accessibili a chi avrà maturato 3 anni di servizio nell'AFAM negli ultimi 8 anni accademici. Queste previsioni rappresentano un meccanismo di transizione e consentiranno la stabilizzazione di molti docenti precari senza, tuttavia, rinunciare all'innovazione principale del regolamento, ovvero il concorso di sede per titoli e per esami, che costituisce diretta applicazione del principio costituzionale di accesso al pubblico impiego per concorso.
È ragionevole attendersi che il nuovo regolamento potrà essere applicato a partire dall'anno accademico 2024-2025. Di conseguenza, per il reclutamento del prossimo anno accademico, è stata introdotta una disciplina ponte in sede di conversione dell'ultimo decreto Milleproroghe, recentemente attuato con un decreto ministeriale del 29 marzo 2023. Si è inteso così salvaguardare le aspettative di quanti già prestano servizio, prevedendo prove selettive, nelle quali si premia, in particolare, la fase di valutazione dei titoli, anche di servizio. Con questo si è inteso riconoscere e valorizzare l'esperienza didattica e il servizio prestato. A questo si aggiunge l'affiancamento di prove concorsuali e meccanismi oggettivi di valutazione. Competenza ed esperienza: è questo è il binomio su cui intendiamo improntare le nuove procedure di reclutamento per il personale dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica.
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ringrazio la signora Ministra, rileggerò la risposta, perché non ho sentito benissimo tutto il suo contenuto. Se ho capito bene, ci sarà una disciplina ponte, volta a salvaguardare queste figure, che avevano una legittima aspettativa.
Siamo tutti d'accordo con lei che ci fosse la mancanza di una disciplina organica, figlia di tante situazioni che abbiamo conosciuto negli anni in Italia, dove il fenomeno del precariato lo abbiamo sviluppato a 360 gradi, in mille modi. Quindi, c'era questa necessità anche di mettere un punto, per poi, giustamente, ripartire, nei giusti tempi, con le procedure proprie dell'accesso al pubblico impiego e, in generale, a questo mondo.
Ho presentato questa interrogazione anche perché abbiamo avuto una discussione sul decreto sulla pubblica amministrazione, al quale il mio e altri gruppi avevano presentato emendamenti in questo senso, ma sono stati tutti respinti proprio con un parere contrario dell'Università. Se questa situazione si è verificata in ragione di un lavoro che si stava facendo, mi aveva un po' stupito leggere l'emendamento del collega Congedo, di Fratelli d'Italia in discussione ora, che, sostanzialmente, replicava gli emendamenti che avevamo presentato non più tardi di 10 giorni fa.
Quindi, ripeto, osserveremo l'evolversi della situazione; mi auguro che ci possa essere veramente una strada, un percorso tutelato per chi aveva legittime aspettative e che, poi, si vedeva anche sottoposto a una disparità di trattamento con gli altri docenti degli enti che sono stati statalizzati, perché anche questo è un altro problema sul problema.
Segnalo, infine - lo dico anche perché è un problema che riguarda l'Accademia delle Belle Arti di Genova - che, in molti casi, c'è la necessità di un ampliamento della dotazione organica di queste istituzioni. Siamo a conoscenza del fatto che ci possono essere risorse aggiuntive finalizzate all'aumento degli organici di queste istituzioni e mi auguro che ci possa essere la possibilità, anche con l'avallo del MEF, di poterle utilizzare e andare nella direzione non solo di completare e stabilizzare l'organico, ma anche di ampliarlo, laddove ce n'è bisogno.
PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00454 .
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Tra gli obiettivi del PNRR sono previsti il rafforzamento dell'interdisciplinarità e la maggiore flessibilità dell'offerta formativa universitaria. Nell'aprile 2023, è stato presentato al Parlamento l'atto di Governo n. 40, recante modifiche al regolamento sull'autonomia didattica degli atenei, che consentirà, tra l'altro, l'istituzione di un programma di «Erasmus italiano». Tale regolamento, al fine di garantire una più ampia flessibilità nella costruzione del percorso formativo individuale, riconosce, infatti, allo studente la possibilità di conseguire il titolo secondo un piano di studi comprendente anche attività formative diverse da quelle previste dal regolamento didattico, purché coerenti con il corso di studio dell'anno accademico di immatricolazione. L'obiettivo dell'intervento è fronteggiare il disallineamento emergente tra offerta formativa e domanda occupazionale, promuovendo una progettualità di mobilità interna tra atenei.
Si chiede, quindi, quali siano i tempi fissati per l'adozione del regolamento, al fine di dare seguito a un importante intervento di innovazione dei percorsi formativi e quali siano le ulteriori tappe che il Ministro ritenga necessarie per garantire la piena operatività dell'«Erasmus italiano».
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Tassinari e il suo gruppo parlamentare per l'opportunità che ci offrite, perché l'«Erasmus italiano» è una priorità per il nostro Dicastero e per questo Governo. È corretto, l'«Erasmus italiano» rientra perfettamente negli obiettivi fissati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per incrementare la flessibilità dell'offerta formativa e della interdisciplinarietà dei corsi di studio, elementi indispensabili anche per fronteggiare una domanda di occupazione sempre più specializzata. Ora, una serie di modifiche alla disciplina vigente delle classi di laurea consentirà di raggiungere questi scopi.
Veniamo all'iter dell'«Erasmus italiano». Il regolamento delle classi di laurea che ho appena firmato permetterà agli studenti di costruire un percorso formativo sempre più personalizzato, che prevede il riconoscimento dei crediti formativi di esami sostenuti in altri atenei italiani, rispetto a quello di frequenza, sulla base di convenzioni tra le università e del modello del programma di Erasmus internazionale. Per essere operativo, questo programma non ha bisogno di alcun ulteriore intervento normativo: saranno gli atenei a dover adeguare, entro il 30 novembre 2023, i propri regolamenti didattici.
L'obiettivo è valorizzare il più possibile l'autonomia degli atenei, ma soprattutto degli studenti. Ciascuno deve potersi cucire addosso un percorso di studi che risponda ai suoi interessi, associando più opzioni formative e proposte nell'ateneo di iscrizione oppure disponibili in un altro ateneo italiano. In questo modo consentiamo la costruzione di percorsi di ancora più avanzata specializzazione - ingegnere medico, biologo matematico, solo per fare qualche esempio -, definiti anche sulla base del progetto di tesi finale. Un biglietto da visita importante anche, lo ripetiamo, in chiave occupazionale.
L'obiettivo è anche quello di concorrere a ridurre il tra università del Nord e del Sud, offrendo agli studenti un'alternativa valida e meno costosa rispetto alla scelta di studiare fuori regione per l'intera durata del corso di laurea.
Vogliamo rendere il nostro sistema universitario più attrattivo, e solo con la creazione di connessioni tra gli atenei favoriremo lo scambio dei saperi e lo sviluppo di modelli veramente innovativi, caratteristiche fondamentali per il nostro modo di concepire l'università e la ricerca.
PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di replicare.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Ringrazio il Ministro Bernini per la sua veramente completa risposta, come gruppo parlamentare siamo pienamente soddisfatti. Abbiamo verificato un grande interesse, una grande capacità di affrontare l'argomento e la sottolineatura di come sarà un'innovazione fondamentale per il mondo universitario, non solo, per il mondo occupazionale, per il discorso economico della nostra Nazione, ma anche e soprattutto per la formazione degli studenti e per la collaborazione fra atenei, che sicuramente sarà un arricchimento delle università, e di questo sicuramente beneficerà tutto l'ambito universitario.
Quindi, il gruppo parlamentare manifesta di nuovo soddisfazione e sarà sempre accanto al Ministro Bernini per tutti i percorsi che vorrà fare nell'attività di sviluppo universitario, che è completa anche in altri ambiti. Grazie davvero
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00455 .
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, il 9 maggio scorso, la Presidente Meloni, insieme a lei, ha incontrato i rappresentanti delle opposizioni sul tema delle riforme costituzionali, al fine di elaborare una proposta della maggioranza che possa tenere in considerazione le valutazioni che sono state fatte.
A tutt'oggi, di questa proposta non abbiamo assolutamente traccia, però sappiamo che si lavora su due aspetti diversi. Uno è quello della cosiddetta introduzione del sistema presidenziale oppure quello del premierato, e, contemporaneamente, sul tavolo c'è quello dell'autonomia differenziata.
È del tutto evidente che i due sistemi sono altamente antagonisti, perché il primo prevede un ulteriore accentramento dei poteri sul potere centrale, il secondo, invece, porta a una divisione fondamentale nel Paese stesso, dando alle regioni alcune materie di intervento molto importanti, come energia, sanità e fisco.
Questo sistema così contrapposto e contraddittorio non può coesistere. Le domandiamo se quest' argomento e se queste valutazioni siano state fatte dal suo Ministero.
PRESIDENTE. Il Ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere.
MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI,. Grazie, Presidente. L'onorevole Zaratti pone il problema della presunta incompatibilità tra i due progetti di riforma che, conformemente al programma elettorale della coalizione, stanno caratterizzando l'azione politica della maggioranza: la rivisitazione della forma di Governo e l'attuazione del regionalismo differenziato.
La ringrazio per il quesito, che mi consente di chiarire come le due proposte di riforma non solo non siano in contrasto l'una con l'altra, ma, anzi, costituiscano, nel loro insieme, un progetto riformatore organico e armonico.
In via preliminare, il disegno di legge di attuazione del regionalismo differenziato mira a garantire la necessaria coesione tra le regioni, individuando le misure organizzative e finanziarie indispensabili ad assicurare l'uguale fruizione dei diritti civili e sociali in una visione solidaristica.
In parallelo, il Governo è impegnato a presentare alle Camere un progetto di revisione della forma di Governo che attribuisca agli elettori la scelta diretta del vertice dell'Esecutivo, garantendone la stabilità. Proprio la stabilità è lo strumento decisivo per preservare l'unità dell'indirizzo politico in contesti istituzionali ampiamente decentrati. È, infatti, noto che le democrazie contemporanee, che adottano modelli di decentramento amministrativo e politico, quali il presidenzialismo statunitense e il cancellierato tedesco, le presidiano attraverso Governi centrali stabili, in grado di far convivere le istanze di differenziazione con gli imperativi costituzionali di unità nazionale e solidarietà sociale.
L'esigenza di compenetrazione tra la differenziazione regionale e l'unità nazionale è pienamente coerente con la nostra Costituzione, che promuove l'autonomia in una cornice di coesione nazionale. L'attuazione dell'articolo 116, comma 3, si svolge, infatti, nel quadro dei principi di unità e indivisibilità della Repubblica enunciati nell'articolo 5 della Costituzione. L'azione del Governo su questi due fronti, tra loro complementari, è orientata al pieno coinvolgimento delle Camere.
Da un lato, la scelta di un disegno di legge che definisce le regole del regionalismo differenziato valorizza l'apporto delle forze politiche rappresentate in Parlamento, dall'altro, l'articolo 138 della Costituzione, come ho sempre sostenuto, rappresenta, in relazione alla revisione della forma di Governo, la via maestra per il ruolo che garantisce alle Camere come luogo naturale del dibattito politico. Sin dai primi giorni del mio incarico di Ministro ho scelto il metodo del dialogo e del confronto con tutti gli attori istituzionali e sociali, incontrando forze politiche, gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, prestando ascolto alla voce dei costituzionalisti e, fra pochi giorni, ricevendo sindacati e parti sociali.
La proposta del Governo, che confido potrà essere presto definita, sarà, dunque, sottoposta a questo Parlamento per le sue valutazioni, e non si tradurrà in una nuova Costituzione, bensì in un intervento puntuale di revisione, come, del resto, lo stesso interrogante auspica, che riguarderà la modifica di pochissime norme, pienamente coerente perciò con il procedimento ordinario dell'articolo 138.
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Presidente, farei umilmente presente alla nostra Ministra che ha usato degli esempi poco pertinenti. I due Stati citati, gli Stati Uniti e la Germania, sono due Stati federali, il nostro Paese non lo è, a norma della nostra Costituzione. Vorrei ricordare anche che recentemente la Presidente Meloni, parlando del suo Governo, ha affermato che gode di un'ampia maggioranza, dovuta al consenso popolare, e che intende governare tranquillamente i prossimi 5 anni. Evidentemente, nel nostro Paese, con questa Costituzione, non vi è alcun elemento di instabilità, visto quello che afferma la Presidente Meloni.
Due proposte. Ci sono due Ministri che se ne occupano. Due modelli costituzionali diversi. È evidente che in Italia esiste la democrazia parlamentare e che le modifiche della Costituzione devono essere compatibili con la Costituzione stessa. Ogni revisione deve essere compatibile con la Costituzione. Quello che state cercando di fare attraverso l'introduzione del presidenzialismo e, contemporaneamente, dell'autonomia differenziata pone un problema serio, se queste due riforme, nel loro insieme, si configurano ancora coerenti con il nostro sistema costituzionale.
Dovreste avere il coraggio, eventualmente, di proporre una nuova Costituzione, perché queste riforme, così come le ponete, ovviamente vanno a distruggere nel profondo la Costituzione democratica del nostro Paese. Non si può pensare, in un Paese moderno come il nostro, che una materia come l'energia possa essere gestita singolarmente da tutte le regioni. Ma voi lo immaginate l'investitore che vuole investire nel nostro Paese e che sarà costretto a confrontarsi con un sistema energetico diverso da regione a regione, una sanità diversa da regione a regione, un sistema scolastico regione per regione, un fisco diverso regione per regione?
Quale sarà l'investitore che verrà nel nostro Paese? Quale sarà la differenza tra Nord e Sud? La democrazia è un valore molto prezioso che va rispettato, signora Ministra, e mi sembra che voi stiate marciando verso una direzione sbagliata
PRESIDENTE. Il deputato Cafiero De Raho ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ascari ed altri n. 3-00456 di cui è cofirmatario.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Ben 47 donne sono state uccise nel 2023, nei primi mesi, 39 sono stati i femminicidi, quasi 8 al mese, e, qualche giorno fa, Giulia Tramontano, che portava dentro di sé un bambino, un nascituro di 7 mesi. È un fatto gravissimo. Eppure, abbiamo già una legge del 2019 che ha introdotto il Codice rosso e tante iniziative; abbiamo approvato la Convenzione europea sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, abbiamo assunto un monitoraggio, anno per anno e mese per mese, su ciò che avviene. Tutto ciò non è servito. Noi abbiamo pensato e proposto un provvedimento d'urgenza per il pubblico ministero, affinché possa immediatamente intervenire.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Certamente, Presidente. Ministro, cosa pensa? Cosa immaginano il Ministro della Giustizia e il Governo per intervenire e impedire che fatti di questo tipo si ripetano? Sono necessari provvedimenti forti e incisivi che non consentano più ai familiari di commettere fatti di questo tipo .
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO,. Grazie, Presidente, grazie al collega. La problematica della violenza contro le donne, in particolare, come sapete, è all'attenzione di questo Governo e ne costituisce una priorità. Vorrei brevemente ridurre questo mio intervento in due settori. Il primo riguarda l'attività di monitoraggio, iniziata in modo serrato da parte di questo Ministero, che si è adoperato con un intervento tecnologico, realizzato sui sistemi informativi penali, per introdurre importanti novità e permettere agli uffici giudiziari di rilevare dati statistici importanti, tra i quali la relazione tra la vittima e l'autore del reato, monitorando in questo modo il fenomeno della violenza di genere in tempo reale.
È stato istituito da noi un tavolo tecnico proprio per studiare e per attuare gli obiettivi nell'accordo di collaborazione tra il Ministero della Giustizia e l'Istituto nazionale di statistica e rispondere all'esigenza condivisa di dare concreta attuazione alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, anche in base alla recente normativa (legge 5 maggio 2022, n. 53).
Seconda parte di questo intervento - che forse è quello che le interessa di più, gentile collega e signori del gruppo - è che proprio oggi, tra ore, al Consiglio dei ministri sarà portato, come forse avete anche letto dalle anticipazioni della stampa, un pacchetto di provvedimenti estremamente restrittivi, che mirano - o dovrebbero mirare - a eliminare o comunque ridurre questo fenomeno pernicioso. Riguarda i poteri di intervento immediato delle Forze di polizia, a cui le donne si rivolgono, gli strumenti probatori e i provvedimenti cautelari, velocizzandone e semplificandone la procedura. Sarebbe ovviamente improprio, se io adesso anticipassi il contenuto di questi disegni, ma vi posso assicurare che sono estremamente severi, proprio perché riteniamo assolutamente prioritaria questa problematica.
PRESIDENTE. La deputata Ascari ha facoltà di replicare.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, tengo innanzitutto a fare una premessa: non esiste la legge perfetta, ma esiste la legge più condivisa. È fondamentale che vengano ascoltati e recepiti i contributi di tutti gli auditi in Commissione giustizia, che verranno sentiti, che tutti i giorni contrastano la violenza di genere e hanno le mani in pasta. Bene questo nuovo pacchetto di norme. Teniamo presente che, oggi, pendente in Commissione giustizia c'è una proposta di legge del MoVimento 5 Stelle, a mia prima firma, che tende proprio a rafforzare il Codice rosso, introducendo nuovi istituti, tra cui, per esempio, il fermo di indiziato del PM, quando vi è il pericolo di reiterazione dei reati violenti, per garantire un'assistenza immediata e concreta alle vittime, e tanti altri nuovi strumenti che vengano inseriti.
Tengo, però, a dire una cosa importante, perché sono quarant'anni, Ministro, che si scrivono leggi in tema di contrasto alla violenza di genere, dalla ratifica della Convenzione di Istanbul a una legge anti femminicidio, al Codice rosso, al Piano nazionale antiviolenza, da ultimo, appunto, al pacchetto di cui lei parlava. Però, purtroppo, ancora oggi viene uccisa una donna ogni tre giorni.
In quest'Aula voglio dire che è importante che la politica capisca che la violenza sulle donne è, soprattutto, un problema culturale, perché si nutre di patriarcato sociale, di pregiudizi, di stereotipi, di disuguaglianze di genere, di omertà e di incapacità di amare. È fondamentale partire da una rivoluzione culturale, introducendo, in modo sistemico e continuativo, l'educazione affettiva e sessuale dai primi banchi di scuola in ogni ordine e grado, per educare i ragazzi e le ragazze al rispetto prima di tutto di se stessi, al rispetto delle persone in generale e della legalità. Occorre fornire un alfabeto gentile delle emozioni per poter riconoscere la violenza e saper gestire anche i sentimenti più negativi, quali la rabbia e la gelosia, per diventare adulti consapevoli. Chiudo, Presidente dicendo - e ci tengo a dirlo in chiusura - che è da qui che passa una reale parità di genere, altrimenti, Presidente, Ministro, colleghi e colleghe, saremo sempre una di meno .
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Enrico Costa ed altri n. 3-00457 di cui è cofirmatario.
ANTONIO D'ALESSIO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Le linee programmatiche illustrate dal Ministro della Giustizia al Parlamento contenevano una serie di tematiche su cui andare a legiferare. Oltretutto si sono rincorse anticipazioni sui contenuti del disegno di legge che dovrebbe incidere su diversi temi di particolare importanza per il sistema giustizia: abuso di ufficio, intercettazioni, custodia cautelare, impugnazioni, riduzioni dei fuori ruolo, limiti alle porte girevoli tra politica e magistratura, ripristino della prescrizione sostanziale.
Le Commissioni parlamentari competenti attendono l'iniziativa legislativa, al fine di coordinarla con l'iniziativa parlamentare. Noi del gruppo Azione-Italia Viva, pur essendo all'opposizione, abbiamo sempre avuto un atteggiamento costruttivo su tutti i temi e quelli della giustizia ci vedono particolarmente attenti e pronti a confronto e proposte. Si chiede quali siano i tempi e i temi specifici che verranno toccati dall'iniziativa del suo Ministero, con particolare riferimento a separazione di carriere, esercizio della delega in materia di CSM e disegno di legge di prossima presentazione.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO,. Grazie, Presidente. Grazie collega, grazie anche al vostro gruppo per il sostegno che date alle nostre iniziative di riforma. Come abbiamo anticipato nel nostro discorso sul programma di giustizia - che intendiamo riformare radicalmente nell'arco della legislatura - esso si sarebbe svolto in tre momenti: un momento breve, che scadrà potrei dire la prossima settimana; un momento medio-breve, che dovremmo fissare alla fine dell'anno; un periodo medio-lungo per le riforme che richiedono procedure più complesse.
Per quanto riguarda la prossima settimana credo di poter dire con ragionevole certezza che sarà portato all'esame del Consiglio dei ministri il primo pacchetto di riforme. Sarebbe, in questo momento, improprio se io anticipassi il merito e, a maggior ragione, i dettagli di questo progetto, ma coincide in buona parte con le anticipazioni fatte dalla stampa che lei stesso ha riferito adesso e, quindi, riguarda modifiche sul sistema delle intercettazioni, sulla custodia cautelare, sui reati contro la pubblica amministrazione, sulla segretezza dell'informazione di garanzia e altro. Questo sarà, lo ripeto, un pacchetto presentato tra breve, probabilmente proprio la prossima settimana.
A medio termine saranno presentati gli altri che abbiamo enunciato nel nostro cronoprogramma, non abbiamo, qui, tempo adesso, sta scadendo. A medio-lungo termine, ricordo le riforme che lei ha citato, sul Consiglio superiore della magistratura e la separazione delle carriere. Come voi sapete, queste riforme esigono una revisione costituzionale e, quindi, non sono di facile e di breve attuazione, però, fanno parte del programma di questo Governo. È nostra fermissima intenzione, anche dopo i doverosi consulti con le parti interessate, quindi, soprattutto la magistratura, l'avvocatura e il mondo accademico, però, portarle a compimento, fanno parte del programma. Le leggi vengono discusse e approvate in Parlamento, i contributi sono tutti utili, tutti degni di essere ascoltati, ma nessuno - e sottolineo nessuno - può condizionare quella che è la volontà sovrana della maggioranza espressa dal popolo, con un programma definito.
PRESIDENTE. Il deputato Enrico Costa ha facoltà di replicare.
ENRICO COSTA(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro Nordio. Il fatto che lei abbia annunciato oggi che la prossima settimana in Consiglio dei ministri andrà il primo pacchetto di riforme della giustizia penale è una notizia significativa. Ci sono titoli che ovviamente sono stati comunicati, ma che possono avere contenuti variabili. Siamo convinti che sul tema dell'abuso d'ufficio si andrà verso l'abrogazione e sul traffico di influenze si andrà verso una tassatività maggiore della norma. Ricordo il tema delle intercettazioni, significativo, e il tema della custodia cautelare. Ecco, l'auspicio è che ci siano riforme che entrino in vigore quando la legge viene approvata e non dopo anni perché poi saremmo tutti nell'incertezza.
Inappellabilità delle sentenze di assoluzione e informazioni di garanzia sono tutti aspetti molto importanti, che noi sicuramente affronteremo con fiducia e con spirito assolutamente costruttivo.
La tendenza è di supportare la sua azione e supportare il suo lavoro in Parlamento, come abbiamo fatto in questa occasione, sull'abuso d'ufficio e sul tema della prescrizione. Sul tema della prescrizione io penso che al Governo basti dire un “sì” al nostro emendamento a un decreto-legge per ritornare alla “prescrizione Orlando”, poi, si potrà rivedere anche organicamente tutto il resto, ma quello sarebbe un passaggio importante.
Sul tema della separazione delle carriere, lei ha anticipato che presenterà un disegno di legge di revisione costituzionale. Io penso che sarebbe, forse, importante lasciare operare il Parlamento sulla proposta di legge che, tra l'altro, non è farina del nostro sacco, ma è di iniziativa popolare, promossa dall'Unione delle camere penali…
ENRICO COSTA(A-IV-RE). Questo è un aspetto importante, perché consentirebbe di andare avanti. Poi, il Governo potrà emendare, cambiare e rimodulare, ma se noi attendiamo dicembre o novembre o settembre per ripartire, rimaniamo fermi in Commissione affari costituzionali .
PRESIDENTE. Il deputato Palombi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-00458 di cui è cofirmatario.
ALESSANDRO PALOMBI(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, negli ultimi anni non vi è apertura di anno giudiziario che non faccia riferimento alla carenza di personale amministrativo all'interno delle procure e dei tribunali italiani. È una mancanza ormai cronica, con cui gli uffici giudiziari di tutta la Nazione convivono da diverso tempo.
Il personale amministrativo svolge un ruolo fondamentale all'interno degli uffici giudiziari, occupandosi della gestione dei fascicoli, dell'organizzazione degli archivi e della preparazione delle udienze, configurandosi, a tutti gli effetti, come un vero e proprio strumento di supporto al lavoro compiuto dai magistrati.
Secondo i dati a disposizione, in alcune aree, l'assenza di copertura degli uffici giudiziari tocca persino il 60 per cento; numeri in negativo che hanno un impatto fortissimo sull'efficienza e sulla qualità dei servizi offerti dalla giustizia e che contribuiscono a rallentare in maniera significativa l'intera macchina giudiziaria. A tal proposito, è emblematico quanto accaduto lo scorso agosto in alcune procure della Repubblica, ad esempio quella di Piacenza e quella di Nocera Inferiore, nelle quali la mancanza di personale ha addirittura costretto i procuratori a disporre la chiusura di alcuni uffici.
La carenza di personale amministrativo all'interno degli uffici giudiziari, dunque, è un problema che interessa senza distinzione tutto il territorio nazionale e che necessita di un rapido intervento. A causa di tali mancanze i nostri uffici giudiziari rischiano davvero una grave paralisi, con ripercussioni che ricadono sui cittadini, i quali, data la gravità della situazione, molto molto spesso intendono rinunciare all'accesso alla giustizia…
ALESSANDRO PALOMBI(FDI). Per questo, con questa interrogazione a prima firma del nostro capogruppo, le chiediamo quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, al fine di arginare il problema della carenza di personale amministrativo negli uffici.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO,. Grazie, Presidente, e grazie, collega. Dopo il chiarimento di carattere programmatico strategico che ho fatto nell'intervento precedente, ora dovrò passare all'aridità dell'esposizione di alcuni numeri. Prima, però, vorrei, per intervenire adesivamente a quello che lei ha detto, sottolineare che condivido pienamente l'analisi che ha fatto sull'importanza del personale amministrativo. Avendo esercitato per quarant'anni e oltre l'attività di magistrato, so bene che è come per un chirurgo: se non ci sono gli infermieri, gli operatori di sala, i barellieri, il chirurgo, per quanto bravo, si ferma. Poi, come per un pilota di guerra: può essere il più bravo collaudatore, ma se non ha i meccanici che lavorano a terra, per un'ora di volo sono necessarie 100 ore di manutenzione. Per la magistratura è uguale, un'ora di lavoro di un magistrato comporta il lavoro di almeno tre o quattro persone, per svolgere tutta l'attività consequenziale a quella del magistrato.
Detto questo, noi siamo intervenuti nei limiti delle nostre capacità finanziarie. Abbiamo assunto 8.625 risorse umane nell'intero territorio nazionale, cui dovrebbero essere aggiunte anche 11.919 unità relative ai profili di addetto all'ufficio del processo, giungendo così al numero, direi cospicuo, di 20.500 assunzioni.
Un altro obiettivo auspicato è convertire le assunzioni a tempo determinato, in un arco di tempo ragionevole, in assunzioni a tempo indeterminato, per dare a queste persone, non solo, garanzie di stabilità, ma anche per evitare che se ne vadano durante l'espletamento del loro mandato, perché, se sanno che alla fine resteranno disoccupate, mentre lavoreranno cercheranno magari impieghi diversi.
Tutte queste criticità sono perfettamente note al Governo, al Ministero e a chi personalmente vi parla. Stiamo, quindi, cercando di accompagnare all'attività di reclutamento, che comprenderà, nell'arco temporale dal 2023 al 2025, 1.051 unità di funzionari, 6.600 di assistenti e 179 di dirigenti, per un totale di 7.800 unità, anche quella della stabilizzazione. Tutto questo, lo ripeto, compatibilmente con le risorse che abbiamo e magari provando a rimodulare, sempre nei limiti consentiti dai vincoli europei, il principio dell'ufficio del processo.
Questa disgrazia finanziaria non continuerà, speriamo, in eterno e già con il prossimo anno, con il prossimo bilancio, se la situazione migliorerà, miglioreranno anche le risorse a favore della giustizia.
PRESIDENTE. Il deputato Pellicini ha facoltà di replicare.
ANDREA PELLICINI(FDI). Grazie, Presidente. Siamo assolutamente soddisfatti della risposta del Ministro perché crediamo davvero che il personale amministrativo costituisca l'ossatura, il motore della macchina della giustizia italiana. Non possiamo pensare - l'abbiamo scritto nella nostra interrogazione a prima firma del nostro capogruppo - che alcune procure lavorino a giorni alterni perché il crimine lavora, purtroppo, tutti i giorni. Quindi, riteniamo che sia una risposta importante quella che è stata data, con le oltre 8.200 assunzioni già realizzate e con una previsione di ulteriori 8.000 assunzioni per il triennio 2023-2025.
I dati in questo momento sono sensibili in tutta Italia. Nel mio tribunale, quello di Varese, abbiamo una copertura del 63 per cento del personale amministrativo e parliamo di una realtà importante e industrializzata.
Lei, signor Ministro, davvero molte volte ha portato giustamente l'attenzione non soltanto sulla principale funzione della giustizia, che è quella di assicurare la tutela alle persone, ma anche sul lato economico della giustizia, perché dobbiamo assicurare tempi veloci ed efficienza, e soltanto un numero adeguato di personale amministrativo può dare veramente questa risposta. Quindi, confidiamo nel suo lavoro e saremo sempre con lei, portando avanti queste battaglie .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle 16,10.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1195: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Gianangelo Bof.
GIANANGELO BOFSignor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge in discussione è stato modificato nel corso dell'esame al Senato e contiene disposizioni per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, allo scopo di assicurare il coordinamento di tutte le iniziative e le attività finalizzate alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della scarsità idrica, nonché accelerare la realizzazione di investimenti volti al contenimento e alla riduzione delle perdite di risorsa idrica.
Il provvedimento reca una serie di misure per affrontare in modo organico e sistematico il problema della persistente situazione di scarsità idrica, che interessa gran parte del territorio nazionale. Talune disposizioni rivestono una particolare importanza per facilitare le procedure e incentivare gli investimenti riguardanti la pulizia dei fiumi e dei laghi: un'attività cruciale in quanto consente l'aumento della capacità dello stoccaggio della riserva idrica, diminuendo le dispersioni e le limitazioni all'esercizio. Tali misure consentono un migliore ed efficace utilizzo della risorsa idrica per gli stessi usi irrigui.
All'articolo 1 istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una cabina di regia per la crisi idrica, che esercita funzioni: di impulso e coordinamento in merito alla realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della scarsità idrica ed al potenziamento delle infrastrutture idriche, nonché funzioni di monitoraggio della realizzazione delle infrastrutture idriche già approvate e finanziate, ad esclusione di quelle finanziate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nel Piano nazionale complementare; di promozione del coordinamento tra i diversi livelli di governo e gli enti pubblici e privati, dell'attivazione dei poteri sostitutivi e di monitoraggio sulla corretta utilizzazione delle risorse finanziarie. La cabina di regia è chiamata a effettuare una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione, a seguito della quale si provvede alla rimodulazione delle risorse disponibili e ai relativi interventi, nonché all'approvazione del programma degli interventi.
All'articolo 2, disciplina la procedura per l'esercizio dei poteri sostitutivi e il superamento del dissesto allorché, nella realizzazione degli interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, si palesino casi di dissenso, diniego, opposizione o altro atto equivalente e idoneo a precludere la realizzazione degli interventi urgenti, ovvero casi di ritardo, inerzia o difformità nella progettazione ed esecuzione dei medesimi interventi o, ancora, qualora ne sia messo a rischio il cronoprogramma.
All'articolo 3, disciplina la nomina e i compiti del commissario straordinario nazionale per l'adozione degli interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, che resta in carica fino al 31 dicembre 2023 e può essere prorogato fino al 31 dicembre 2024.
All'articolo 4, reca (ai commi 2 e 3) una serie di disposizioni finalizzate a semplificare ed accelerare le procedure volte alla realizzazione delle infrastrutture idriche e a garantire la sicurezza e la gestione degli invasi. Si prevede un regime semplificato anche in ordine alle procedure di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale per gli interventi di modifica delle dighe esistenti. Specifici termini sono fissati per la pubblicazione del bando e dell'avviso per l'indizione della procedura di gara e per l'assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, riguardanti gli interventi di manutenzione straordinaria e di incremento della sicurezza e della funzionalità delle dighe e delle infrastrutture idriche destinate all'uso potabile e irriguo di competenza del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Al fine di semplificare o accelerare la realizzazione degli interventi di competenza regionale, il proponente può presentare all'autorità competente un'istanza, allegando la documentazione e gli elaborati progettuali previsti dalle normative del settore (comma 2-).
In considerazione dell'importanza di incrementare le condizioni di sicurezza e di recupero della capacità di invaso, il commissario, entro il 30 giugno 2023, sentite le regioni interessate, individua le dighe per le quali risulta necessaria e urgente l'adozione di interventi per la rimozione dei sedimenti accumulati nei serbatoi. Entro il 30 settembre 2023, le regioni comunicano i progetti di fattibilità e di gestione delle reti di monitoraggio dei corpi idrici e delle relative pressioni antropiche, necessari ai fini della valutazione dei volumi di acqua effettivamente adoperabile per i diversi usi e per completare lo scenario degli interventi fondamentali per massimizzare l'efficacia della gestione integrata delle risorse e la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici (comma 3).
Ulteriori disposizioni recate all'articolo 4 prevedono criteri semplificati per l'installazione di impianti solari fotovoltaici flottanti (comma 4-), la cui istanza di concessione è pubblicata sul sito istituzionale dell'ente concedente, nonché un procedimento autorizzatorio unico acceleratorio regionale per gli interventi necessari al superamento delle procedure di infrazione sulla depurazione o comunque connessi alla gestione della risorsa idrica (commi 5- e 5-). È data, inoltre, facoltà di uso del prezziario Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPo), al fine di promuovere una migliore omogeneità e trasparenza della realizzazione degli interventi che ricadono nell'area idrografica di competenza, della quale l'Agenzia è soggetto attuatore (comma 5-).
All'articolo 4-, reca disposizioni volte a garantire la continuità della produzione di energia elettrica durante lo stato di emergenza in relazione al deficit idrico, prevedendo in particolare che, nel periodo dal 20 giugno al 15 settembre 2023, è autorizzato l'esercizio temporaneo di singole centrali termoelettriche di potenza termica superiore ai 300 megawatt, per un numero di ore di funzionamento non superiore a 500 per ciascuna centrale, nel rispetto dei limiti prestabiliti.
All'articolo 5, ai fini dell'efficiente utilizzo delle acque allo scopo potabile, irriguo, industriale e idroelettrico, disciplina gli interventi del commissario riguardanti la regolazione dei volumi e delle portate degli invasi, la riduzione dei volumi riservati alla laminazione delle piene e la riduzione delle perdite delle condotte e delle reti idriche, nonché il miglioramento della capacità di invaso, ivi inclusi gli interventi finalizzati a rimuovere le cause delle eventuali limitazioni di esercizio.
I soggetti concessionari di derivazioni idroelettriche con oneri a proprio carico possono svolgere, in prossimità delle derivazioni stesse, attività periodica di pulizia e smaltimento del materiale flottante, secondo le modalità individuate dall'operatore stesso attraverso la redazione di un piano di manutenzione presentato all'Autorità di bacino e, pertanto, in condivisione con l'Autorità di bacino, al fine di sincronizzare meglio il rapporto tra le realtà di prevenzione e di controllo e quelle gestionali e operative. Il comma 1 dell'articolo 6 inserisce nell'elenco degli interventi che possono essere eseguiti senza alcun titolo abilitativo (cosiddetta edilizia libera, ai sensi del testo unico in materia edilizia) le vasche di raccolta di acque meteoriche a uso agricolo, fino a un volume massimo di 50 metri cubi di acqua per ogni ettaro di terreno coltivato, anche mediante un unico bacino. Il comma 1- prevede che, limitatamente alla gestione commissariale, agli interventi inerenti all'esercizio delle attività agrosilvopastorali, che non comportano alterazione permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie o altre opere civili, si applica la disciplina dell'attività edilizia libera.
L'articolo 7 autorizza il riutilizzo a scopi irrigui in agricoltura delle acque reflue depurate, prodotte dagli impianti di depurazione già in esercizio fino al 31 dicembre 2023 da parte della regione e della provincia autonoma territoriale competente, nel rispetto delle prescrizioni minime di qualità definite dall'allegato al decreto. L'autorizzazione è rilasciata sulla base di un procedimento unico al quale partecipano tutte le amministrazioni interessate, il cui termine per la conclusione è di 45 giorni dalla data di ricezione dell'istanza, decorso il quale sono esercitati i poteri sostitutivi.
L'articolo 7- prevede che le sperimentazioni del deflusso ecologico dei corpi idrici possano essere rimodulate nel rispetto di quanto previsto dalla normativa europea e dal codice dell'ambiente, tenuto conto dell'urgenza di fronteggiare le gravi conseguenze dovute ai fenomeni di siccità prolungata e agli impatti in termini di scarsità idrica.
L'articolo 8 interviene sulle semplificazioni procedurali per la gestione delle terre e rocce da scavo, al fine di includere nelle attività previste anche la costruzione, lo scavo, la demolizione, il recupero, la ristrutturazione, il restauro e la manutenzione di opere per la realizzazione degli invasi.
L'articolo 9, attraverso la modifica del codice dell'ambiente, precisa che la sottoposizione dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue alla normativa in materia di rifiuti opera, comunque, solo al fine del complessivo processo di trattamento effettuato dall'impianto di depurazione.
L'articolo 9- ammette l'autorizzazione all'emissione deliberata nell'ambiente di organismi prodotti con tecniche di genomico mediante mutagenesi sito-diretta o di cisgenesi, a fini sperimentali e scientifici, per consentire lo svolgimento delle attività di ricerca, presso i siti sperimentali autorizzati, a sostegno di produzioni vegetali in grado di rispondere in materia adeguata a scarsità idrica in presenza di stress ambientali e biotici di particolare intensità, nelle more dell'adozione, da parte dell'Unione europea, di una disciplina organica in materia. Tale emissione è soggetta, fino al 31 dicembre 2024, alle procedure stabilite dall'articolo, che prevedono la richiesta di apposita autorizzazione, da notificarsi al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica in qualità di autorità nazionale competente.
L'articolo 10 modifica la disciplina relativa agli impianti di desalinizzazione al fine di garantire speditezza per il più celere funzionamento degli impianti. In tale ottica si prevede che tali impianti non siano più soggetti a valutazione di impatto ambientale statale, ma solamente di verifica di assoggettabilità a VIA regionale, purché aventi una capacità pari o superiore a 200 litri al secondo. Vengono ampliate le possibilità di realizzare impianti di desalinizzazione anche con il ricorso a forme di partenariato pubblico-privato, ivi inclusa la finanza di progetto. Si prevede che l'autorizzazione alla realizzazione e all'esercizio degli impianti di desalinizzazione pubblici e in partenariato pubblico-privato, riguardanti impianti destinati al soddisfacimento di bisogni generali civili e produttivi, equivale a dichiarazione di pubblica utilità e costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico. Specifiche prescrizioni riguardano, poi, gli scarichi di acque reflue derivanti da procedimenti di dissalazione (comma 2, lettere e .
L'articolo 11, mediante l'introduzione tra gli organi dell'Autorità di bacino distrettuale dell'osservatorio distrettuale permanente sugli utilizzi idrici, è volto a migliorare l'efficienza dei processi decisionali in occasione di crisi idriche a livello distrettuale e ad assicurare un maggior raccordo tra gli enti competenti in materia.
L'articolo 12 introduce misure volte al rafforzamento del sistema sanzionatorio in caso di estrazione illecita di acqua, nonché modifiche alla disciplina sanzionatoria degli inadempimenti nell'ambito dell'attività di esercizio e manutenzione delle dighe.
L'articolo 13 prevede, infine, l'adozione di un piano di comunicazione sui temi della crisi idrica, che deve assicurare un'adeguata informazione sulla situazione della crisi e sul corretto utilizzo della risorsa idrica.
In conclusione, nel segnalare che le Commissioni competenti in sede consultiva si sono espresse favorevolmente sul decreto in esame, ribadisco l'importanza del provvedimento al nostro esame che intende affrontare il problema della scarsità delle risorse idriche e il conseguente necessario adeguamento delle infrastrutture connesse a questo settore, in considerazione delle gravi ripercussioni che questo fenomeno ha sul tessuto economico-sociale del Paese.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, Sottosegretario Ferrante, che rinunzia.
È iscritto a parlare il deputato Giandiego Gatta. Ne ha facoltà.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Ferrante, lasciate, innanzitutto, che ringrazi il gruppo di Forza Italia che mi dà oggi la possibilità, in una sorta di logico, di sviluppare i temi che i tempi contingentati dei lavori parlamentari mi avevano costretto a troncare in occasione della dichiarazione sulle mozioni relative, anch'esse, al tema della siccità.
Voglio, però, prima di tutto manifestare una difficoltà. In prossimità della tragedia che ha colpito l'Emilia-Romagna, ci troviamo a parlare, in due occasioni pressoché consecutive, di siccità, dopo aver visto le immagini e i video dei danni causati dall'alluvione. Permettetemi, a questo proposito, di ricordare, ancora una volta, le vittime, formulando le più sentite condoglianze di tutto il gruppo di Forza Italia ai loro familiari, di tributare un solenne ringraziamento a tutti quei volontari che si sono rimboccati le maniche e sono scesi subito in strada per interventi immediati e di lasciare un messaggio di speranza a chi ha perso tutto o comunque tanto.
Potrei anche fermarmi qui, perché, di fronte a quanto accaduto in Emilia-Romagna, molto sembrerebbe perdere senso; eppure, è proprio quanto accaduto, non disgiunto dal compito affidatomi, che dà più senso e significato all'iniziativa legislativa in esame, che affronta la problematica della siccità, intimamente connessa a quella del dissesto idrogeologico, in maniera seria e concreta, con una visione e un approccio non emotivi, ma figli della drammatica contingenza verificatasi in maniera lucida e strutturale.
Allora, oggi mi rivolgo a questa illustre Assemblea per discutere, quale componente del gruppo di Forza Italia, della legge di conversione del decreto-legge Siccità, ringraziando il Governo per aver dato risposte concrete ai problemi che avevamo sottolineato proprio noi di Forza Italia e della maggioranza tutta e ringraziando altresì tutti coloro che hanno contribuito, con uno sforzo , al miglioramento di questo importante provvedimento.
Abbiamo dimostrato - e continueremo a farlo - di essere capaci e pragmatici, di saper superare la visione classica dell'ambientalismo fondamentalista concentrato su tematiche divisive e di carattere simbolico, nutrito di pregiudizi ideologici come la demonizzazione di determinati settori economici e la promozione di misure retoriche tanto onerose quanto inefficaci.
È indubbio che la tutela dell'ambiente sia una priorità fondamentale per il benessere delle future generazioni e per la conservazione del nostro patrimonio naturale. Tuttavia, è necessario fare una distinzione tra un approccio realista, basato su evidenze scientifiche, e uno ideologico, che troppo spesso ha ingannato l'opinione pubblica senza affrontare le vere questioni di fondo.
Un ambientalismo integralista che ha ignorato le ragioni e le necessità di uno sviluppo sostenibile e che ha avversato, nei fatti, la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. E proprio questo atteggiamento ha ostacolato lo sviluppo di politiche efficaci per affrontare la siccità e, con esse, il problema del dissesto idrogeologico. Ho introdotto, non a caso, l'aspetto del dissesto che, come ho già detto, è inevitabilmente connesso a quello della siccità. Non possiamo ignorare, come hanno fatto altri in passato, l'allarme lanciato dall'ISPRA e dal Ministero dell'Ambiente. Secondo l'ultimo rapporto ISPRA, infatti, l'Italia è soggetta a una crescente minaccia di dissesto idrogeologico. Nel 2021, la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni ha continuato a crescere: l'incremento sfiora, rispettivamente, il 4 per cento per le frane e il 19 per cento per le alluvioni rispetto al 2017. Quasi il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio dissesto e soggetto ad erosione costiera e oltre 8 milioni di persone abitano in aree ad alta pericolosità. Sono in pericolo e le ultime cronache ce lo dimostrano purtroppo drammaticamente la vita delle persone e la conservazione delle infrastrutture.
Il Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con l'ISPRA, ha condotto una serie di analisi approfondite, che hanno evidenziato l'allarmante incremento dei fenomeni di erosione del suolo, di frane, di smottamenti, di inondazioni. Questi eventi mettono a repentaglio la stabilità del territorio, la sicurezza delle persone e il nostro patrimonio ambientale e culturale.
In particolare, l'ISPRA ha sottolineato che la siccità, insieme alle conseguenti piogge intense ed imprevedibili, rappresenta una delle principali cause di dissesto idrogeologico in molte regioni d'Italia. Questa situazione è aggravata dall'innegabile cambiamento climatico, che contribuisce alla destabilizzazione degli equilibri idrologici e all'erosione del suolo. Gli studi dell'ISPRA evidenziano che, negli ultimi 30 anni, si sono verificati almeno tre periodi di forte siccità - il più lungo alla fine degli anni Ottanta - e che, tuttavia, cresce la percentuale di territorio soggetta a fenomeni di siccità estrema.
Dinanzi a questo quadro allarmante, dinanzi a questo quadro preoccupante, è necessario adottare misure concrete e mirate per prevenire e mitigare gli effetti del dissesto idrogeologico. Sulla situazione drammatica del nostro Paese ci siamo già confrontati nelle scorse settimane, ma è giusto e doveroso tornare. Nel 2022 si è registrato un aumento delle temperature e una diminuzione del 45 per cento delle piogge rispetto alla media degli ultimi 30 anni e il 2023 pare essere in linea con l'anno suo predecessore. Registriamo afflussi ai laghi ridotti, le portate dei fiumi continuano a decrescere, i serbatoi idroelettrici sono in sofferenza, l'accumulo nevoso è insufficiente e le precipitazioni non sono state tali da recuperare il deficit pluviometrico. La situazione, realisticamente, non sembra poter registrare miglioramenti a breve termine.
Gli agricoltori sono i primi a subire le conseguenze della mancanza di acqua, con l'84 per cento delle produzioni agroalimentari che necessita di irrigazione. Nel 2022 alcuni comparti produttivi hanno risentito moltissimo della siccità, con una riduzione delle produzioni che ha superato il 30 per cento. Negli ultimi 20 anni la società ha provocato danni all'agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, con il 50 per cento dei danni concentrato in sole 4 regioni: la Puglia, l'Emilia-Romagna, la Sicilia e la Sardegna. Nel solo 2022 i danni hanno superato i 5 miliardi di euro.
L'Ismea ha fatto la conta dei danni nel 2022 e vediamo quali sono questi danni: un crollo della produzione nazionale di grano duro, con un meno 9,2 sul 2021, nonostante la superficie di produzione aumentata; un crollo della produzione nazionale di grano tenero, con un meno 9,6 per cento, con un drammatico calo della resa per ettaro, compensata solo in parte dalla crescita delle superfici seminate; una caduta della produzione di riso, con un meno 17,3 per cento, con un calo delle rese per ettaro del 14 per cento; un calo della caduta del pomodoro da industria, con un meno 9,7 per cento consegnato al Nord e un meno 12,7 per cento consegnato al Sud. L'acqua è centrale per puntare all'autosufficienza alimentare e per aumentare la resa produttiva per ettaro, rispetto alla quale l'Italia è già al primo posto nell'Unione europea.
Ci troviamo, insomma, di fronte a un'occasione cruciale per il Governo, ma anche per il Parlamento, di rispondere efficacemente a questa emergenza. In questo contesto, il decreto-legge Siccità rappresenta un esempio di provvedimento concreto, che affronta le problematiche reali legate alla scarsità di risorse idriche e al dissesto idrogeologico. In questo contesto, rivendico il contributo migliorativo fornito da Forza Italia a questo testo, che ha cercato di bilanciare le esigenze ambientali con le necessità economiche e sociali del Paese. Abbiamo lavorato per eliminare gli ostacoli burocratici e per semplificare le procedure che rallentano la messa in atto di interventi necessari per la sicurezza idrogeologica. Abbiamo promosso un approccio integrato, che coinvolge esperti, comunità locali e operatori economici per trovare soluzioni sostenibili e condivise.
Poiché questo è un decreto-legge che affronta, per la prima volta in maniera organica ed esaustiva, i problemi di scarsità delle risorse idriche in Italia e il conseguente necessario adeguamento delle infrastrutture connesse a questo settore, dobbiamo prenderne atto e fare in modo che si acceleri il più possibile la propria operatività. La scelta del Governo è, quindi, dichiaratamente volta ad aumentare velocemente la quantità di volumi idrici invasati nel Paese, semplificare le procedure per la realizzazione di infrastrutture, ridurre le dispersioni idriche, riutilizzare le acque reflue depurate per uso irriguo e semplificare le procedure di gestione delle terre e rocce da scavo, quali i materiali di risulta degli invasi, per dare a questi più capacità e più capienza. Nel nostro Paese, negli ultimi 10 anni, la media di precipitazioni è stata di 300 miliardi di metri cubi l'anno, ma, pensate, noi abbiamo una potenzialità di invasi di appena 12 miliardi di metri cubi, che dovrà essere aumentata, perché la necessità dell'uso umano ed industriale, ma anche e soprattutto dell'uso agricolo, è fondamentale per avere a disposizione almeno 20 miliardi di metri cubi di questa risorsa estremamente importante.
Forza Italia, già nella passata legislatura, aveva elaborato un apposito piano strategico per affrontare il tema del contrasto alla siccità, un piano che conteneva idee in larga parte accolte dal decreto al nostro esame, quali la semplificazione delle procedure per la realizzazione degli invasi, le misure per la sistemazione degli invasi stessi, le misure per favorire l'installazione di desalinizzatori o l'utilizzo ottimale delle risorse tecnologiche per monitorare gli impieghi dell'acqua.
Occorre utilizzare al meglio i fondi europei per finanziare gli interventi infrastrutturali e per garantire la competitività delle nostre imprese agricole nel lungo periodo. Un'idea che potrà essere realizzata attraverso le risorse economiche del PNRR. E a scopo esemplificativo, ma non esaustivo, ritengo necessario citare gli articoli contenenti le misure più significative del decreto, rispetto alle quali il senso di responsabilità di ciascun parlamentare, che si esprima liberamente e non per presa di posizione o per pregiudizi ideologici, dovrebbe indurlo a votarlo favorevolmente.
L'articolo 1 istituisce, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, una cabina di regia per la crisi idrica con funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto della crisi idrica. Il Senato ha integrato la composizione della cabina di regia con il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome. Alla cabina di regia è attribuito il compito di effettuare una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per far fronte alla crisi nel breve termine, individuando quelli che potranno essere realizzati dal commissario straordinario.
La cabina di regia potrà individuare gli interventi eseguibili tramite forme di partenariato pubblico o privato, anche se non ancora inseriti nella programmazione triennale dei lavori pubblici di cui al codice dei contratti pubblici, ed anche questa è una disposizione incontrovertibilmente finalizzata ad accelerare gli interventi. È necessario all'uopo precisare che della segreteria tecnica della cabina di regia faranno parte esperti dell'ISPRA, dei distretti idrografici competenti per territorio, dell'Ordine nazionale dei geologi, dell'Ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali e del Consiglio nazionale degli ingegneri.
Nessun affabulatore del nulla, nessun istrionico allarmista, nessun sedicente esperto ambientalista senza titoli e studi specifici, ma uomini di scienza con competenze ed esperienze specifiche.
L'articolo 2 stabilisce che, in caso di inerzia, ritardo o difformità nella progettazione ed esecuzione degli interventi, la cabina di regia attivi i poteri sostitutivi previsti dal decreto-legge n. 77 del 2021 in materia di del PNRR. Ed anche qui, con questa scelta del ricorso ai poteri sostitutivi, si pone fine alla piaga dei ritardi nella progettazione ed esecuzione delle opere necessarie a contrastare il fenomeno della siccità.
L'articolo 3 istituisce un commissario straordinario nazionale per gli interventi connessi al fenomeno della scarsità idrica, che, nel provvedere, in via d'urgenza, alla realizzazione di interventi di cui sia stato incaricato dalla cabina di regia, opera in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale.
Si dà grande impulso, pertanto, alla realizzazione effettiva degli interventi con il ricorso alla deroga alle disposizioni vigenti, sgomberando il campo dalla farraginosità delle procedure che tanti danni ha prodotto al nostro Paese.
Il commissario è incaricato della ricognizione dei corpi idrici e, ulteriore novità, anche di quelli sotterranei, potenzialmente idonei a ricevere interventi di accrescimento artificiale della falda e degli invasi fuori esercizio. Le autorità di bacino potranno richiedere al commissario di attivare le procedure d'urgenza in caso di inerzia nella realizzazione degli interventi d'urgenza.
L'articolo 4 prevede alcune semplificazioni procedurali, in particolare rispetto alle procedure di progettazione e realizzazione di alcuni interventi infrastrutturali nel settore idrico. Così, il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici deve essere reso entro e non oltre 60 giorni. I termini per l'approvazione dei progetti di gestione degli invasi e per la verifica dei piani di utilizzo delle terre e rocce da scavo sono ridotti alla metà. Tutti i termini procedurali, insomma, sono assoggettati a una drastica ma salutare cura dimagrante. Nello stesso solco si inserisce la disposizione per la quale, al fine di semplificare e accelerare la realizzazione degli interventi, il proponente, in deroga a quanto previsto dal codice dell'ambiente, ha facoltà di presentare all'autorità competente un'istanza volta ad accelerare i lavori, allegando la documentazione e gli elaborati progettuali per consentire la compiuta istruttoria tecnico-amministrativa finalizzata al rilascio di tutte, dico tutte, le autorizzazioni necessarie alla realizzazione e all'esercizio. Il comma 3 dell'articolo 4 del decreto prevede che, entro il 30 giugno 2023 - data vicinissima: il 30 giugno, signor Presidente, è tra meno di 20 giorni, è l'ennesima dimostrazione di come si voglia affrontare il problema con la massima serietà ed urgenza -, il commissario straordinario, sentite le regioni interessate, deve individuare le dighe per le quali risulti necessaria ed urgente l'adozione di interventi per la rimozione dei sedimenti accumulati nei serbatoi. Entro il 30 settembre 2023, le regioni devono individuare le modalità idonee di gestione dei sedimenti asportati, ivi compreso il loro riutilizzo, nonché siti idonei per lo stoccaggio definitivo. Il comma 5-, introdotto durante l'esame al Senato su istanza di Forza Italia, prevede che gli interventi e l'attività afferente alla realizzazione delle opere idrauliche siano considerati di pubblica utilità.
L'articolo 5 prevede che il commissario straordinario, d'intesa con la regione territorialmente competente, provveda alla regolazione dei volumi presenti nei fiumi e negli invasi, che devono essere svasati nei momenti opportuni e di bisogno. Il commissario può autorizzare la riduzione temporanea dei volumi ai sensi delle disposizioni di protezione civile e fissare un termine per l'effettuazione, da parte dei concessionari e dei gestori delle infrastrutture idriche, degli interventi di riduzione delle perdite delle condotte, nonché di interventi di miglioramento della capacità di invaso. Un articolo che presta attenzione e fornisce soluzioni al tema della manutenzione degli invasi e della sovrabbondanza dei volumi d'acqua, finora mai affrontato in modo organico e strutturale, ma solo in via emergenziale e sporadica. Si prevede ancora che, al fine di garantire il corretto funzionamento delle opere idrauliche, i soggetti concessionari di derivazioni idroelettriche possano svolgere attività periodica di pulizia, d'intesa con l'autorità di bacino.
Il testo tiene specificatamente conto anche delle esigenze degli agricoltori all'articolo 6, laddove è prevista la possibilità di realizzare vasche a scopo essenzialmente irriguo da 50 metri cubi per ettaro, realizzabili anche mediante un unico bacino. Si applicano le disposizioni sull'edilizia libera del testo unico sull'edilizia, a condizione che le stesse vasche siano funzionali alle attività agrosilvopastorali e realizzate direttamente in scavo su suolo agricolo, senza l'impiego di conglomerati cementizi o altri materiali di natura edilizia: concessioni agli agricoltori per venire incontro alle loro necessità, grande attenzione al mondo dell'agricoltura, che, voglio ricordarlo a me stesso, contribuisce al 2,3 per cento del prodotto interno lordo nazionale, per un valore di 41,7 miliardi di euro, ma, contemporaneamente, attenzione all'ambiente, evitando cementificazioni improprie nei suoli agricoli.
Un'altra norma che è emblematica del nuovo spirito pragmatico ed efficientista con cui il Governo in carica intende affrontare il problema degli invasi è quella che introduce alcune modifiche necessarie alla loro manutenzione. In particolare, si prevede l'inclusione degli invasi tra le opere per le quali le attività di costruzione, scavo, demolizione, recupero, ristrutturazione, restauro e manutenzione sono assentibili in procedura semplificata. I sedimenti derivanti da operazioni di svaso, sfangamento e sghiaiamento sono qualificati alla stregua di terre e rocce da scavo e i fitofarmaci rientrano tra le sostanze che le terre e rocce da scavo in questione possono contenere.
Si tratta di un'enorme semplificazione, che apre la strada a una definizione dei sedimenti di svaso quali materie prime secondarie, piuttosto che rifiuti speciali. Ciò significa la possibilità di creare un circuito virtuoso di riutilizzo nell'edilizia, nell'industria e sotto profili ambientali, quale può essere il ripascimento delle aree colpite da erosione marittima in un quadro di perfetta applicazione dei principi dell'economia circolare.
L'articolo 9 chiarisce che i fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue siano sottoposti alla disciplina dei rifiuti solo alla fine del complesso processo di trattamento effettuato nell'impianto di depurazione.
L'articolo 9- introdotto su iniziativa di Forza Italia al Senato, ha una grandissima portata anche questa volta nel comparto agricolo e reca disposizioni urgenti in materia di genetica agraria, per consentire lo svolgimento delle attività di ricerca presso siti sperimentali autorizzati a sostegno di produzioni vegetali, in grado di rispondere in maniera adeguata a scarsità idrica e in presenza di ambientali e biotici di particolare intensità, nelle more dell'adozione da parte dell'Unione europea di una disciplina organica in materia. In pratica, una rivoluzione positiva e attesa per l'Italia, che porterà a coltivazioni più resistenti, utilizzando meno acqua e meno pesticidi.
L'articolo 10, che è stato ampiamente modificato al Senato, anche questa volta per iniziativa anche di Forza Italia, interviene sulla disciplina degli impianti di desalinizzazione, che non saranno più soggetti a valutazione di impatto ambientale statale, bensì a verifica di assoggettabilità a VIA regionale, nel caso in cui abbiano una capacità pari o superiore a 200 litri al secondo. Il Senato, con un emendamento di Forza Italia, ha previsto inoltre che gli impianti di desalinizzazione possano essere realizzati anche con il ricorso a forme di partenariato pubblico e privato. In tal caso l'opera è considerata di pubblica utilità e si attuano le misure per il superamento del dissenso e per l'esercizio dei poteri sostitutivi.
Tra gli articoli più significativi del decreto in esame va menzionato l'articolo 12, che aumenta l'importo delle sanzioni amministrative pecuniarie previste per chi deriva o utilizza acqua pubblica senza un provvedimento autorizzativo o concessorio dell'autorità competente. L'acqua pubblica viene così ulteriormente tutelata da comportamenti illeciti dei predoni, che vengono maggiormente sanzionati, a conferma del valore che essa riveste per l'intera comunità nazionale.
L'articolo 13 prevede l'adozione di un piano di comunicazione, volto ad assicurare un'adeguata informazione del pubblico sulla persistente situazione di crisi idrica in atto nel territorio nazionale e per garantire ai cittadini e agli operatori del settore le informazioni necessarie sul corretto utilizzo dell'acqua. È un sulle varie disposizioni contenute nel decreto, che dimostra inequivocabilmente come il testo legislativo compia un'autentica inversione di rotta nell'approccio, anche culturale, al tema della siccità e nell'elaborazione delle proposte concrete per risolverlo.
In conclusione, onorevoli colleghi, onorevole Presidente, signor Sottosegretario, la nostra relazione vuole trasmettere un messaggio forte e chiaro: abbiamo il dovere di agire in modo coordinato e determinato per affrontare il dissesto idrogeologico e mitigare gli effetti della siccità. Forza Italia ha avuto un ruolo fondamentale, insieme alla maggioranza tutta, nel portare avanti questa battaglia e lavorare insieme per adottare misure concrete e tempestive. Ringrazio l'Assemblea per l'attenzione e auspico un dibattito costruttivo, che ci permetta di adottare le soluzioni più idonee per affrontare questa sfida, per un tema che non deve essere divisivo, ma che deve coinvolgere ognuno di noi, per il senso di responsabilità che è tenuto ad assolvere in quest'Aula, per creare una società più efficiente e più adeguata ai bisogni della comunità nazionale
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente, Colleghe e colleghi, l'anno che abbiamo alle spalle è entrato nella storia della climatologia italiana, come uno dei più estremi mai registrato in termini di caldo e di deficit di precipitazioni. È un record che sappiamo durerà poco: ogni anno, per i prossimi anni, questa rischia di essere la nuova normalità. Bel tempo, maltempo, non è più tempo per confondere i cambiamenti climatici con la sfortuna e il caso. La siccità non è più un'emergenza. Fatemelo dire al contrario, ma non perché sia finita. La siccità, come le bombe d'acqua, l'aumento delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, gli incendi e le improvvise grandinate, sono tutti fenomeni figli di una nuova storia e sono qui per restare. Anche la siccità è qui per restare. Ci sono territori che ormai convivono, come se la mancanza dell'acqua fosse strutturale. La siccità insiste su alcune zone d'Italia già da tre anni di fila e, anche se i problemi sono localizzati in specifiche parti del Paese, le conseguenze riguardano tutti e incidono su diversi aspetti delle nostre vite, dal cibo che arriva a tavola alla bolletta persino. Giorni fa, durante la conferenza stampa sugli aiuti programmati dal Governo per l'emergenza alluvione, la Presidente Meloni non ha potuto trattenere un risolino, una risata. Trovava - pensate - bizzarra l'estensione delle competenze del commissario alla siccità alla verifica e al monitoraggio delle opere di drenaggio dell'acqua delle alluvioni. Lo ha ammesso poi lei stessa: è la situazione climatica in cui ci troviamo. In realtà, c'è poco di bizzarro e molto di logico, Presidente. Lo hanno sottolineato i climatologi: le scarse precipitazioni dello scorso inverno hanno ridotto la capacità di assorbimento dei terreni, favorendo gli allagamenti, una siccità, quella del Nord Italia, già correlata al riscaldamento globale da vari studi internazionali, non solo italiani. Sappiamo per certo - lo dico senza timore di essere smentito - che gli eventi alluvionali sono resi più probabili dall'aumento delle temperature e questo aumento ha una causa precisa: l'uso di combustibili fossili e tutte le attività umane che prevedano emissioni di gas serra. La scienza dei cambiamenti climatici è concorde, c'è poco da fare: sono causati dall'uomo. Lo afferma il premio Nobel Parisi, lo affermano gli scienziati dell'ONU, italiani e europei. Per questo sono stati sottoscritti gli accordi mondiali per il contrasto all'innalzamento delle temperature del pianeta. Lo diciamo in un modo molto semplice: l'opinione di un esperto, presa singolarmente, non conta nulla per il metodo scientifico. Solo lo 0,034 per cento sostiene tesi di negazionismo climatico, con un rapporto di 1 a 3.000. La scienza si basa sul consenso e la discussione su questo si è conclusa anni fa. C'è qualcuno che dovrebbe farla finita, lo diciamo anche ai colleghi di quest'Aula, che continuano in questo negazionismo climatico, in questo “climafreghismo”. Forse allora - lo dico così - la Presidente Meloni dovrebbe riflettere prima di affermare che l'ecologismo ideologizzato ha bloccato tutto in Italia. Guardate, non mi risulta che in Italia abbiano governato gli ecologisti in ogni dove. Noi no, non l'abbiamo fatto, ahimè, negli ultimi vent'anni. Invece, mi risulta, per esempio, che Fratelli d'Italia, a Modena e Parma, si siano opposti alle vasche di laminazione e che la Lega si sia opposta alle vasche sul fiume Seveso. Non credo siano vuoti di memoria; il fenomeno NIMBY vi appartiene più di quanto pensiate. Se la crisi climatica è di origine indiscutibilmente antropica, è possibile individuare le politiche che l'hanno causata e gli attori che l'hanno resa possibile. L'Unione europea è il terzo emettitore mondiale di gas serra. Con una popolazione inferiore al 10 per cento di quella globale, è responsabile del 17 per cento delle emissioni globali. Invece di scaricare la colpa sugli altri, guardiamo prima di tutto noi stessi.
E ciò per tutti coloro che dicono che non siamo noi a dover agire e a poter incidere. In Italia, Legambiente stima in 34,6 miliardi di euro i sussidi ambientalmente dannosi, spesi solo negli ultimi anni. Ecco, soldi pubblici che finanziano la crisi climatica. Noi a ogni finanziaria, a ogni assestamento, a ogni passaggio di bilancio vi chiediamo di azzerarli, almeno di ridurli e voi non fate altro che aumentarli. ENI, che ha lo Stato come principale azionista, figura nella lista delle 30 aziende a più alte emissioni del pianeta e, secondo gli analisti, non è in linea col rispetto dell'Accordo di Parigi. Ecco, perché, come prima cosa, dobbiamo chiamare le cose col proprio nome: siamo in crisi climatica ed è di questo che stiamo parlando. Non una parola, lo ripeto, non una parola; ho sentito decine di minuti di relazione della maggioranza su questo tema e non una parola sulla crisi climatica.
Perciò, deve esserci chiaro che, oltre a gestire l'emergenza idrica esistente, dovremmo smettere di investire in combustibili fossili che alimentano il cambiamento climatico, causa principale di questa siccità. Negli ultimi decenni le temperature medie in Italia sono aumentate di circa 1,2 gradi Celsius rispetto alla media del XX secolo, mentre le precipitazioni sono diminuite dal 15 al 5 per cento, a seconda delle regioni italiane di cui parliamo. Significa che l'acqua disponibile per l'agricoltura, l'industria, il consumo umano è diventata sempre più scarsa. C'è poco da girarci attorno.
E, poi, c'è l'uso insostenibile dell'acqua; in alcune regioni, come la Puglia e la Sicilia, l'agricoltura intensiva sta esaurendo le risorse idriche sotterranee a un ritmo davvero allarmante. Inoltre, molte città italiane hanno una vecchia infrastruttura idrica che causa perdite di acqua nel trasporto e nella distribuzione. Infine, la deforestazione e l'urbanizzazione stanno aumentando l'impermeabilizzazione del suolo, impedendo all'acqua di penetrare nel terreno e di alimentare quelle falde acquifere di cui dovremmo tutti parlare. Una siccità prolungata non significa solo scarsità di acqua per usi civili, agricoli e industriali, ma anche perdita di biodiversità, minore resa delle colture agrarie e degli allevamenti zootecnici, perdita di equilibrio degli ecosistemi naturali. Anche di questo non volete mai parlare.
È vero che siamo parte di questa terra, siamo i protagonisti, ma non ne siamo i padroni assoluti e prima o poi dovremo farcene una ragione. Guardate, la scarsità delle nevi dovuta alla fusione anticipata, condizionata appunto da questo cambiamento climatico, sta generando capacità dei bacini idrografici nei primi mesi di quest'anno sempre più scarse, la desertificazione avanza anche in Italia, secondo il CNR circa il 70 per cento della superficie della Sicilia presenta un grado medio alto di vulnerabilità; seguono poi il Molise, la Puglia e la Basilicata, ma ci sono tante altre regioni italiane che hanno lo stesso problema, in alcune zone di queste regioni.
Il problema è che quando parliamo di tutto questo, anche con riferimento a questo, ma nella maggior parte dei decreti, si tratta di provvedimenti che non hanno, di fatto, risorse, che non prevedono alcuna risorsa aggiuntiva. Nasce una cabina di regia per la crisi idrica presso la Presidenza del Consiglio per coordinare e monitorare opere al fine di rimodulare gli interventi, ferma restando l'invarianza sui saldi di finanza pubblica. Io non so se vi rendete conto: decretate, decretate e decretate per poi non aggiungere nulla a questa discussione.
La cabina anche questa volta accentra su di sé le decisioni, superando l'eventuale dissenso degli enti locali e nominando Commissari straordinari. A vostra volta, appunto, la Presidenza del Consiglio nomina un Commissario straordinario nazionale e, poi, per l'ennesima volta, si semplifica, si semplificano le procedure per le infrastrutture idriche e per garantire la sicurezza degli invasi, si semplificano le procedure di valutazione di impatto ambientale, si semplificano le procedure edilizie per le vasche di raccolta d'acqua. È il di questo Governo: accentrare la e snellire qualche passaggio, quasi sempre motivato a costo zero. D'altra parte, bastano due numeri per dire questa contraddizione: 100 milioni di euro sulla crisi idrica a bilancio dello Stato invariato e 15 miliardi per il ponte sullo Stretto di Messina.
Io dico che queste cifre sono del tutto insufficienti, quando dovremmo investire risorse ingenti per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture, approvare una legge per lo stop al consumo di suolo, per consentire ai terreni di assorbire più acqua da restituire alle falde, trasformare l'Italia in un delle rinnovabili e non del gas.
Il decreto non affronta il tema della dispersione idrica - mi dispiace, è falso - il cui volume totale, nella fase di distribuzione dell'acqua, è pari a 3,4 metri cubi, il 42 per cento dell'acqua immessa; eppure, contro le perdite di acqua potabile investiamo solo le risorse del PNRR, lo ripeto, solo le risorse del PNRR, non c'è nulla in questo decreto di aggiuntivo. Ecco, con oltre 33 miliardi di metri cubi di acqua prelevata per tutti gli usi ogni anno, l'Italia è un Paese a stress idrico medio-alto. Non lo diciamo noi, lo dice l'OMS, poiché utilizziamo il 30 o il 35 per cento delle nostre risorse idriche rinnovabili con un incremento del 6 per cento ogni dieci anni.
Il decreto non interviene sul consumo di suolo per restituire appunto ai territori quella capacità di permeabilità e di rigenerazione. Purtroppo, non basta, lo diciamo così, costruire invasi se non si facilita la reimmissione nelle falde dell'acqua piovana. Il decreto non prevede azioni per prevenire il rischio incendi, per esempio nelle zone boschive, e con l'avvicinarsi della stagione calda vi chiediamo dove siano gli investimenti per potenziare il servizio antincendio e per ripristinare, per esempio, il Corpo forestale dello Stato? Serve una strategia idrica nazionale, ma che abbia un approccio circolare; serve portare il recupero dell'acqua piovana dall'attuale 11 per cento almeno al potenziale 50 per cento con l'installazione di sistemi di risparmio idrico e recupero della permeabilità. Serve una legge sul consumo di suolo, lo ribadiamo, e interventi per favorire appunto quelle reimmissioni.
Serve pensare a come le minori e più concentrate precipitazioni possano permanere più a lungo sul territorio, invece di scorrere velocemente a valle fino al mare. Serve un piano operativo che tuteli il reticolo idrografico del nostro Paese, sottoposto in molte parti a prelievi abusivi, di cui non volete parlare mai, come non volete parlare mai di quei controlli. Serve separare le reti fognarie dalle reti per la raccolta d'acqua piovana e anche di questo non parlate nel decreto e non parlate nei vostri discorsi.
L'acqua è un bene comune e la sua gestione deve essere sottratta alle logiche del mercato, non ci stancheremo mai di ripetervelo, messa al centro delle gestioni pubbliche e non private, come avviene nelle grandi capitali europee e in alcune città italiane. Serve una visione che sappia pensare la montagna come presidio privilegiato rispetto alla siccità, impedendo progetti ad alto impatto paesaggistico e naturalistico. Bisogna, insomma, riconvertire il comparto agricolo verso colture meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti.
Insomma, Presidente, ho concluso, gli interventi sono tanti, le nostre proposte anche. Ogni tanto, provate a leggerle, provate a vedere un emendamento, provate a dare un parere diverso rispetto ai vostri “no”. Vorremmo un interlocutore che non confonda dighe con invasi, che non sbeffeggi, nei migliori dei casi, chi denuncia l'emergenza climatica, che non infili i rigassificatori di nascosto nei decreti e che non trovi buffo che alluvioni e siccità siano parte dello stesso fenomeno e della stressa crisi ambientale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Aldo Mattia. Ne ha facoltà.
ALDO MATTIA(FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il relatore per il lavoro e gli onorevoli colleghe e colleghi presenti per l'attenzione che si pone comunque all'intervento di chi parla. È da qualche anno che il nostro Paese è attraversato da eventi atmosferici estremi tanto che l'eccezionalità di tali fenomeni è diventata ormai la norma.
Lunghi periodi siccitosi, improvvise grandinate eccezionali, sbalzi termici inusuali senza precedenti stanno caratterizzando tutte le stagioni dell'anno. E poi, ancora, precipitazioni intense, che vanno dalle sempre più frequenti bombe d'acqua, brevi ma intense, fino a rovesci temporaleschi molto intensi che durano anche giorni, senza tregua, e producono danni ingenti alle strutture, alle infrastrutture e a diversi settori economici, in particolare alla produzione agricola.
Tra il 2022 e i primi quattro mesi del 2023 abbiamo vissuto un lunghissimo periodo di siccità che al Nord ha portato, d'inverno, il lago di Garda al livello di 46 centimetri, il minimo da 70 anni a questa parte, e a un riempimento di poco oltre il 36 per cento, il lago di Como solo al 23 per cento, il lago d'Iseo al 26 per cento e il Lago Maggiore al 45 per cento. Non stava meglio il fiume Po, con un livello idrometrico al ponte della Becca, all'altezza di Pavia, a meno di 3,5 metri, con le sponde ridotte a spiagge di sabbia, come non accadeva da decenni.
In queste ultime settimane, da Nord a Sud, su terreni resi fragili per i lunghissimi periodi di siccità che hanno caratterizzato gli ultimi anni, le persistenti piogge sempre più frequentemente provocano frane, smottamenti e alluvioni, con molti fiumi in piena che hanno devastato interi territori.
La memoria corre subito alle recenti devastazioni dell'Emilia-Romagna, con il loro carico di morte e devastazione, con migliaia di persone che hanno perso tutto e con migliaia di ettari devastati dalle piene e dal fango. Tuttavia, la recentissima sciagura che ha colpito prima l'Emilia e, subito dopo, in maniera molto più devastante, la Romagna, non devono farci dimenticare anche quanto accade in giro per l'Italia, con notizie che sembrano più evocare un vero e proprio bollettino di guerra piuttosto che un bollettino meteorologico.
Dalla Sicilia al Trentino, dalla Toscana alle Marche, non c'è regione italiana che non stia vivendo un vero e proprio incubo connesso alle condizioni meteorologiche avverse. Mi limito a citare un solo dato: nel solo mese di maggio, nei territori del mio collegio, la Basilicata, e della vicina Puglia, ci sono stati quasi 20 eventi eccezionali tra bombe d'acqua, grandinate, alluvioni ed allagamenti che hanno prodotto ingenti danni al territorio e all'economia di quelle aree, con grandi danni a strade, ferrovie, aziende agricole e non solo. In una sola parola, un disastro. Ormai, basta un solo giorno sul territorio pesantemente colpito da diversi mesi di continua siccità, con le portate dei fiumi ai minimi di sempre e l'avanzamento del fronte di intrusione salina per chilometri all'interno della fascia costiera, per produrre devastazioni di portata mai vista.
Però, oltre al danno si aggiunge la beffa perché, in questi giorni, gli invasi non possono sopportare le portate attuali: si aprono le chiuse e si getta a mare l'acqua preziosa per la città e le campagne. Per questo, oggi più che mai è necessario e non più procrastinabile intervenire su uno dei fronti per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, quello della lotta alla siccità.
Sia chiaro a tutti che parlare oggi di siccità e affrontare il dilagare del fenomeno siccitoso in un periodo così disastrato da bombe d'acqua e da alluvioni non è per niente un paradosso. Non c'è alcuna contraddizione, perché la lotta alla siccità è una leva indispensabile, non solo per ridurre sul territorio gli effetti degli eventi atmosferici eccezionali, come la cronaca di questi giorni ci ha drammaticamente insegnato, ma anche e soprattutto per garantire alla nostra e alle future generazioni la preservazione del bene acqua, attesa la drastica riduzione delle precipitazioni misurata nel medio e lungo periodo.
L'Italia è un Paese ricco di risorse idriche, con numerosi fiumi, laghi e sorgenti, ma nel quale, tuttavia, la scarsità d'acqua, in alcune regioni, è un dramma atavico. In più, l'Italia perde ogni anno l'89 per cento dell'acqua piovana! Per questo, la gestione delle risorse idriche è una questione importante e fortemente sentita in Italia.
Eppure, per troppi anni si sono registrati colpevoli ritardi nell'affrontare l'emergenza idrica, nonostante una dispersione idrica che raggiunge, a livello nazionale, il 40 per cento e una burocrazia sicuramente troppo lenta e vetusta.
È arrivato il tempo di agire, superando la logica delle emergenze e avviando una seria programmazione in materia. Bisogna investire nelle infrastrutture idriche, ma non nelle grandi dighe, perché i tempi si allungherebbero troppo. La soluzione, ad esempio, sono i piccoli invasi, una rete diffusa sul territorio senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l'acqua e distribuirla, quando è necessario, ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, perché la Nazione non si può permettere ulteriori ritardi e, senza la disponibilità di acqua, si riduce la capacità produttiva e, in prospettiva, si mette a rischio la stessa coesistenza dei cittadini.
In questo senso, signor Presidente e colleghi tutti, il decreto-legge n. 39 del 2023, che contiene disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche - l'ho voluto declinare, ancora una volta, anche se la dicitura si conosce a memoria -, arriva in un momento in cui non è ancora troppo tardi per agire. Infatti, con questo decreto-legge il Governo Meloni ha finalmente adottato provvedimenti strutturali decisivi per affrontare la problematica della carenza idrica e le sue ripercussioni sul territorio, sull'ambiente, sulla comunità civile, sui sistemi produttivi, sull'agricoltura e non solo, partendo proprio dagli effetti prodotti dal cambiamento climatico che sta provocando fenomeni crescenti di ampliamento delle aree di desertificazione, di intrusione del cuneo salino e di subsidenza. In altri termini, si tratta di un necessario strumento legislativo che si pone quale obiettivo la salvaguardia della risorsa idrica attraverso il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche del nostro Paese, in un quadro strategico di medio e lungo termine.
Un primo passaggio storico che è doveroso sottolineare è costituito dalla consapevolezza che incidere sulla salvaguardia e sulla tutela delle fonti di approvvigionamento idrico è di preminente interesse nazionale. Per questo, è da salutare con grande favore l'istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - finalmente, aggiungo - di una cabina di regia presieduta dallo stesso Presidente del Consiglio che esercita funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto della crisi idrica, superando le attuali frammentazioni nella gestione della risorsa acqua. È importante ribadire “superando le attuali frammentazioni nella gestione della risorsa acqua”, che è stato, infatti, uno dei veri problemi degli anni passati. In particolare, la cabina di regia potrà effettuare la ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per far fronte, nel breve termine, alla crisi idrica, affidandone la tempestiva realizzazione a un commissario straordinario che potrà operare sull'intero territorio nazionale, grazie anche a misure specifiche e poteri sostitutivi per l'accelerazione degli interventi, nonché a misure finanziarie specifiche, certe, già disponibili e in parte ferme, da tanto, troppo tempo.
Inoltre, il decreto-legge è strategico e come tale mette fine a un lungo periodo di incertezze incompiute e spreco di denaro pubblico, perché finalmente declina le azioni e le misure per garantire l'efficienza. Tra queste, l'utilizzo dei volumi degli invasi esistenti, il potenziamento degli invasi esistenti, il completamento degli invasi ancora incompiuti e la realizzazione di nuovi invasi per incrementare i volumi idrici disponibili, la riduzione delle dispersioni idriche della rete, il riutilizzo delle acque reflue depurate per uso irriguo, la semplificazione delle procedure per la gestione delle terre e rocce da scavo, anche ai fini della realizzazione di nuovi bacini idrici e di impianti di desalinizzazione ove necessitanti.
Ancora, il decreto-legge istituisce osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici con funzioni di supporto per il governo integrato delle risorse idriche e cura la raccolta, l'aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all'uso della risorsa del distretto idrografico di riferimento, per garantire - questo è importante - il giusto e necessario protagonismo dei territori. Tutte misure di buonsenso, che non sono state mai messe in campo in maniera organica e strutturale. Dunque, il decreto-legge è lo strumento più idoneo a rispondere al carattere emergenziale della siccità e delle alluvioni, con la tempestività degli interventi, la semplificazione delle procedure, la comunicazione e la formazione dei cittadini per promuovere una coscienza popolare rivolta al risparmio e all'uso consapevole del bene acqua. Ancora una volta, con senso di responsabilità, il Governo Meloni e la maggioranza parlamentare si stanno assumendo l'onere di mettere fine a decenni di inerzia e false promesse. Certo, un decreto-legge da solo non risolverà tutti i problemi e non subito, ma la strada è stata finalmente imboccata. Continueremo senza sosta in questa direzione e non torneremo più indietro, perché pensiamo al futuro della nostra Nazione e abbiamo il dovere e il potere di agire da ora .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Stefania Marino. Ne ha facoltà.
MARIA STEFANIA MARINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Buonasera, colleghe e colleghi. Negli ultimi giorni, con mio grande stupore, ho sentito e letto roboanti dichiarazioni su un presunto rientro dell'emergenza siccità, di cui si discute da diversi anni, peraltro. La stessa emergenza di cui ci ritroviamo a discutere oggi. Il rientro dell'emergenza - scusate la cacofonia - in questione sarebbe dovuto alle alluvioni di questi giorni, che avrebbero consentito alle nostre dighe di riempirsi e ai nostri terreni di dissetarsi. Quanto siamo superficiali e insensati in queste dichiarazioni. Potete capirlo da soli. Infatti, è evidente che siccità e alluvioni fuori controllo siano due aspetti di uno stesso fenomeno, di cui molti nelle vostre file non vogliono ammettere neanche l'esistenza. Parliamo di un fenomeno chiarissimo alla scienza e a chiunque abbia un minimo di conoscenza del problema. Un fenomeno con potenzialità distruttive mai viste, che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno, e che va chiamato col suo nome: cambiamento climatico. Ma andiamo per gradi. A febbraio, secondo i dati del CNR, tra il 6 e il 15 per cento degli italiani vivevano in una zona che attraversava una fase di siccità severa o addirittura estrema. Il presidente di ANBI, Francesco Vincenzi, sottolineava che per 3,5 milioni di abitanti l'acqua non poteva più essere considerato un bene scontato. La sofferenza di quasi tutti i corsi d'acqua è evidente. Tutte le infrastrutture evidenziano la loro inadeguatezza. L'acqua immagazzinata viene dispersa da una rete idrica obsoleta e chiaramente inadeguata. Una dispersione di quantità stimata intorno al 42 per cento della poca disponibile. I giornali del Paese hanno aperto le prime pagine con titoli che facevano notare quanto la carenza di acqua fosse imputabile, oltre che alla mancanza di pioggia, all'assoluta inadeguatezza della rete idrica italiana, soprattutto al Sud. Una situazione tragica ed estrema, spesso minimizzata e persino derisa da alcuni, nonostante i continui appelli e avvertimenti da parte delle associazioni di categoria, degli osservatori e degli enti preposti al controllo delle questioni idriche. Enti governativi e non governativi continuano a dire e a richiamare l'attenzione sulla necessità di un intervento immediato. Nell'assordante silenzio del Governo, CIPRA Italia, CIRF, Federazione nazionale pro natura, Federparchi, Free Rivers Italia, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, WWF Italia e tante altre ancora, arrivano addirittura a emanare un comunicato congiunto in cui dichiarano testualmente che: “La crisi climatica e la siccità vanno affrontate subito e in maniera realmente efficace. Non servono e soluzioni estemporanee, ma interventi integrati che vadano oltre l'emergenza, mettendo in campo una politica idrica che favorisca l'adattamento ai cambiamenti climatici”.
Solo dopo svariati solleciti, il Governo finalmente interviene con un approccio assolutamente inadeguato, attraverso interventi infrastrutturali di poco conto, la predisposizione di una cabina di regia, la nomina di un commissario straordinario e poche altre norme del tutto eterogenee, per nulla risolutive. Il Governo, Presidente, torno a ribadirlo, interviene oggi con un provvedimento totalmente inadeguato, arriva in ritardo rispetto alla problematica e al contesto. E non vengano a dirci che abbiamo governato noi, perché Lega e Forza Italia sono al Governo da svariati anni. Basti pensare a quello che è successo poche settimane fa, quando - tutti sappiamo - la situazione si capovolgerà. L'Italia si è trovata di fronte a un'emergenza che può sembrare opposta, ma che è sostanziale: come dicevo all'inizio, l'altra faccia della stessa medaglia. A questo punto ci siamo ritrovati una regione intera sott'acqua, l'Emilia-Romagna. E perdonatemi la piccola digressione, ma colgo l'occasione per manifestare la mia vicinanza e il mio pieno supporto al territorio e ai cittadini E fenomeni simili si sono manifestati, anche se con intensità esponenzialmente inferiore, anche in tutto il resto d'Italia.
Quanto appena detto causa evidente ilarità nel Presidente Meloni che, ridacchiando in conferenza stampa, dichiara che colui che fino a quel momento era stato il commissario deputato alla gestione della problematica legata alla siccità, avrebbe adesso dovuto occuparsi anche dell'alluvione emiliano-romagnola e di tutta la morte e la devastazione che ha causato. Un evento, Presidente, che ha causato disagi ed enormi problemi economici e sociali, morti e feriti che ci hanno straziato il cuore in questi giorni, nonché enormi difficoltà che conseguono alla necessità di una ripresa il più veloce possibile. Questa situazione porta con sé enormi rischi in fatto di malattie infettive, che non sto qui a dirvi, ma chiaramente tutto fa parte di quel contesto che riguarda il problema della siccità.
Dopo aver contestualizzato la problematica e prima di analizzare il decreto in esame, vorrei soffermarmi su alcune affermazioni dei colleghi di maggioranza, giusto perché, per il suo tramite, Presidente, sarei curiosa di chiedere loro se abbiano cambiato idea o se, invece, si ostinino a negare l'evidenza, tentando di ingannare i cittadini, che dovrebbero rappresentare, a detta loro, per effetto del tanto decantato mandato popolare plebiscitario che avrebbero ricevuto. Qualcuno, infatti, accennava e commentava con sarcasmo una nevicata a Ragusa, alludendo all'inesistenza del cambiamento climatico, quasi a voler far intendere che si trattasse di un'invenzione, anche se non si capisce bene chi esattamente avrebbe interesse a inventare un'emergenza del genere e per quale assurdo motivo dovrebbe farlo, a meno che non si voglia cadere in strampalate teorie del complotto, che abbiamo spesso sentito circolare in quest'Aula. E comunque, non in questo contesto, sempre lo stesso collega, in merito all'alluvione emiliano-romagnolo, ci tiene a sottolineare che non sarebbe vero che questi fenomeni non si siano mai visti e che la retorica del cambiamento climatico può essere smentita. Sia chiaro, non è che il collega in questione abbia portato delle fonti scientifiche autorevoli a supporto di questa smentita. Parliamo, infatti, di teorie campate in aria, che, seppure spesso citate raramente, vengono supportate da dati e affermazioni scientificamente orientati. Ma la cosa grave è che i colleghi di maggioranza non si sono limitati alle dichiarazioni di “negaziazione” appena riassunte - e, vi assicuro, riassunte di moltissimo perché potrei citarne centinaia - ma hanno remato attivamente contro ogni singola proposta dei partiti europei che avesse l'obiettivo di contrastare il cambiamento climatico, come lo European Green Deal e gli accordi di Parigi; anche qui sto omettendo moltissime citazioni su provvedimenti simili, soltanto per evitare di dilungarmi troppo.
Tornando al merito del decreto in esame e stendendo un velo pietoso, come spesso l'opposizione è costretta a fare su tutte le del Governo, va detto che registriamo con favore il fatto che finalmente si sia deciso di intervenire sul problema. Speravamo, però, che l'intervento fosse quantomeno proporzionato alla gravità della situazione. Innanzitutto, come troppo spesso sta accadendo, per affrontare un problema - che lo stesso Presidente Meloni definisce un problema strutturale - si è scelta ancora una volta la strada dell'accentramento dei poteri, con il conseguente commissariamento di tutto il commissariabile e cabine di regia di vario genere, per poi non interessare neanche il Parlamento.
, per esempio, gli attori principali non sono stati tenuti in considerazione, perché quando si parla di cabina di regia si interessano gli enti locali, per partecipare al tavolo e alla regia, il presidente dell'ANCI e il presidente delle province italiane, oltre alle autorità di bacino distrettuali e ai consorzi di bonifica e di irrigazione, che sono gli enti preposti a gestire l'emergenza della siccità.
Per non dire, poi, che al Senato il collega Fina aveva presentato emendamenti, di cui moltissimi volti anche a dare un giusto indirizzo al decreto in esame. Sono stati tutti stralciati, in modo veramente - dico io - quasi barbarico, senza essere neppure valutati ed esaminati nel merito del loro contenuto. Ma anche ai colleghi di maggioranza è stato chiesto di ritirare i loro emendamenti e il risultato è silenziare completamente persino il dibattito interno alle vostre file, cosa che, peraltro, siete abituati a fare con la continua posizione della questione di fiducia praticamente su tutti i provvedimenti che votiamo in quest'Aula, mentre tutti gli emendamenti delle forze di opposizione vengono distrattamente respinti, probabilmente, come dicevo, senza nemmeno essere letti.
Ma anche il contenuto del decreto è assolutamente carente. Il decreto interviene principalmente sulla questione delle infrastrutture e ha un approccio assolutamente emergenziale. Noi abbiamo presentato un emendamento con cui cerchiamo anche di aumentare le risorse per i progetti di grandi infrastrutture previsti per risolvere la problematica dell'emergenza idrica. Greenpeace, tra l'altro, fa sapere che serve una programmazione dei consumi a monte, per capire quali sono i settori che richiedono più acqua e dove conviene intervenire, cosa che chiaramente non solo non è stata fatta dal Governo, ma non è neanche prevista nel decreto in questione.
Ancora, si è parlato molto a lungo di desalinizzazione, che può essere utile nei limiti in cui venga, però, utilizzata come approccio transitorio. Si tratta di un processo lungo e molto costoso, oltre che estremamente energivoro. Il Governo, infatti, come accade praticamente dal primo giorno di insediamento, si rifiuta di trovare soluzioni strutturali, compatibili ed ecosostenibili, oltre che socialmente sostenibili rispetto alle problematiche complesse e non diversamente risolvibili. Ho perso il conto di quante volte mi sono ritrovata a parlare di questo genere di soluzione nei settori che riguardano le competenze della mia Commissione, la Commissione agricoltura. Dunque, interventi, ordini del giorno ed emendamenti tutti incentrati sull'opportunità di prevedere piani strutturali che incentivassero il ricorso alle agroenergie e all'irrigazione goccia a goccia, con l'obiettivo fondamentale di limitare gli effetti del cambiamento climatico ed evitare lo spreco di acqua, tutti apporti immotivatamente rigettati.
Ancora si pretende di riuscire a comprendere tutti i problemi infrastrutturali della rete idrica in 30 giorni, con tanto di posizione di priorità di finanziamento degli stessi. In buona sostanza, in 30 giorni non solo andrebbero individuate tutte le problematiche attinenti alla rete idrica, ma andrebbero anche approfondite le priorità delle opere da mettere subito in campo. Un lavoro complesso e che va affrontato in questi termini non può che essere carente e poco incisivo.
Insomma, i motivi per cui noi del Partito Democratico voteremo contro la conversione in legge di questo decreto sono quelli che ho esposto, ma occorre anche dire che le misure vanno potenziate con risorse economiche per una migliore progettazione delle infrastrutture idriche di rilevante entità e in linea con la mobilità sostenibile, e questo il Governo non l'ha per nulla previsto, in questo decreto. Quindi, non che alle file della maggioranza o, peggio, al Governo importi qualcosa del nostro parere, però, voglio dire che, nonostante tutti i tentativi con cui hanno tentato di silenziarci, il Governo deve sempre ascoltare le minoranze, perché negli emendamenti che noi abbiamo proposto c'erano le giuste misure che, chiaramente, avrebbero potuto portare in Aula un decreto che avrebbe dato più risposte a tutti i settori colpiti dalla siccità .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Calogero Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Parlare di siccità in questi giorni sembrerebbe un controsenso. Se, infatti, fino a qualche mese fa l'Italia era un Paese a rischio crisi idrica, oggi ci troviamo in una situazione opposta. Abbiamo assistito, purtroppo, a situazioni in cui, a causa di piogge intense, sono stati i bacini idrici a provocare enormi danni, proprio con l'aumento spropositato della loro portata. In virtù di questo riferimento, colgo l'occasione per ribadire il nostro sostegno e la nostra vicinanza alle persone, alle famiglie e alle aziende di tutti i comuni colpiti dalle alluvioni delle ultime settimane. Come gruppo, lavoriamo e lavoreremo insieme a tutte le istituzioni coinvolte per garantire concretezza e interventi efficaci. È questa la vicinanza che vogliamo dimostrare alle popolazioni colpite: la vicinanza dei fatti e non solo delle parole.
Ed è proprio dai fatti che voglio partire per inquadrare il tema oggi in esame. Alcuni dati rendono bene l'idea del fenomeno che siamo chiamati ad affrontare. Nel periodo 1991-2020 la media della pioggia annualmente caduta sull'Italia ha sfiorato i 255 miliardi di metri cubi, ossia circa il 18 per cento in meno della soglia indicata nel 1970. Questo dato è quanto emerge dall'Osservatorio ANBI (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue sulle risorse idriche), il che significa che un fenomeno è in atto, fenomeno che non deve essere offuscato dalle abbondanti piogge delle ultime settimane, anche perché la velocità con cui si è passati dalla crisi idrica alle alluvioni dimostra che sono due facce della stessa medaglia. Proprio per questo sono necessari interventi su entrambi i fronti. In virtù di ciò, lavorare sull'efficientamento e sulla manutenzione delle infrastrutture già esistenti, come dighe e invasi, è un passaggio fondamentale, che tocca entrambe le questioni, perché contribuisce ad affrontare il problema siccità e, al contempo, previene i danni derivanti dal rischio alluvioni. Non a caso il provvedimento in esame, così come modificato dal Senato, dispone misure importanti per gli interventi di manutenzione straordinaria e incremento della sicurezza della funzionalità delle dighe e delle infrastrutture idriche destinate a uso potabile e irriguo. A tal proposito, prevede anche alcune semplificazioni procedurali, aspetto altrettanto importante, specie in questa fase di emergenza, dove bisogna agire celermente e senza lungaggini burocratiche. Si tratta di semplificazioni, in particolare, riguardanti le procedure di progettazione e realizzazione di diversi interventi, come, ad esempio, quello delle vasche di acque piovane per uso agricolo, prevedendo, in tal caso, l'applicazione della disciplina dell'attività di edilizia libera, a condizione che gli stessi siano funzionali alle attività agrosilvopastorali. Le semplificazioni toccano anche gli impianti di desalinizzazione, che non saranno più soggetti a valutazione d'impatto ambientale (VIA) statale, ma solamente alla VIA regionale, purché aventi una capacità pari o superiore a 200 litri al secondo. Poi, sono state introdotte semplificazioni per l'installazione di impianti fotovoltaici flottanti e sono previsti interventi per favorire la continuità della produzione di energia elettrica in caso di deficit elettrico, derogando ai limiti relativi alla temperatura degli scarichi termici.
Se a tutto questo si aggiunge l'istituzione della cabina di regia per la crisi idrica, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, con funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto del fenomeno, è chiaro che il provvedimento contiene solide basi per poter affrontare seriamente e concretamente il fenomeno in atto.
Ho volutamente usato proprio l'espressione “solide basi” per evidenziare che questo è solo un passo che si sta compiendo per affrontare la crisi idrica e non è certo la soluzione definitiva. Proprio per questo, condividiamo l'impostazione e i principi del provvedimento e siamo pronti a fare la nostra parte per far sì che il Paese affronti l'emergenza ma dimostri, al contempo, di essere un'eccellenza anche nel campo della prevenzione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Agostino Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Presidente, grazie. Mi avrebbe anche fatto piacere dire “molte colleghe e molti colleghi”, però il componente del Governo c'è. Io vorrei iniziare l'intervento parlandovi di un tema molto importante, un tema che conoscono poche persone - forse troppo poche, anche in quest'Aula - ed è il tema della dotazione idrica giornaliera. Cos'è questa dotazione idrica giornaliera? La dotazione idrica giornaliera è il fabbisogno di acqua potabile che dev'essere garantito a ogni cittadino. Questo fabbisogno di acqua potabile giornaliero è variabile da Nazione a Nazione. In Italia, pochi sanno a quanto ammonta, ma ve lo dico io: siamo intorno, almeno, a 200 litri per abitante, ogni giorno.
A ogni italiano assicuriamo 200 litri di acqua potabile al giorno, litri che sono da assicurare a ogni italiano per garantirgli quello standard che ha raggiunto in tanti anni, ma sono litri che, purtroppo, a causa della siccità, si corre il rischio di perdere e di non poter garantire più.
Allora, da cosa bisogna partire, come prima cosa, per poter continuare ad assicurare questo beneficio di cui godiamo, che la natura ci ha donato? Bisogna partire dal concetto basilare ed elementare delle tre “R”: risparmio, riuso e riciclo delle acque. Questo è: risparmio, riuso e riciclo. Faccio degli esempi: acqua potabile in casa. Risparmio: valvole di flusso che possano consentire di usare meno acqua. Riciclo: prendo l'acqua che esce dal depuratore, in modo da riciclarla e riutilizzarla. Riuso: posso prendere l'acqua piovana che mi cade in casa ed utilizzarla per irrigare i campi. Questo per parlare, per esempio, della sola parte domestica, per cui una persona prende l'acqua piovana e può irrigare il proprio giardino. Pensate agli effetti sull'agricoltura, con colture che consumano poca acqua, o a quella industriale. Pensate all'acqua a uso industriale, che può essere, per esempio, riciclata per un altro tipo di uso, che può essere quello irriguo, se l'acqua lo consente, e viceversa.
Ebbene, cari colleghi, Governo, in questo decreto-legge Siccità non c'è nulla di questo, la traccia è lontanissima, siamo abbondantemente lontani. Allora, la domanda che vi faccio è, partendo da questo dato: è questa la responsabilità che vi volete assumere nei confronti del Paese? È questo il vostro modo di intendere l'ambiente e la risorsa idrica? È questo il messaggio che voi volete veicolare alle prossime generazioni, cioè il consumo di acqua, senza se e senza ma, come se non ci fosse un domani? È la stessa cosa che avete fatto per il suolo. Ieri avete avuto un'occasione incredibile - un a porta vuota si chiamerebbe dalle mie parti -, quando c'era un ordine del giorno che obbligava, anzi, impegnava il Governo ad emanare, ad adottare una legge sul consumo di suolo zero entro il 2050, quello che dice l'Europa e quello che tutti dicono qui dentro, in ogni intervento. Invece cosa avete fatto? Avete votato contro. Quel domani, quel 2050, in realtà, è oggi e state facendo fatica a capirlo.
La natura apre le porte delle nostre case, la natura esonda e desertifica i nostri terreni e, fateci caso, non vi chiede il permesso, quindi dobbiamo essere bravi noi a capire quali spazi la natura vuole occupare e lasciarglieli liberi.
Ma l'aspetto ancora più inquietante di questo vostro approccio al tema della risorsa idrica si sta mostrando, con tutta la sua irriverenza, in questi giorni. Pensateci, stiamo affrontando la fiducia sul decreto-legge Siccità e, nel frattempo, in questi giorni, ci stiamo confrontando sulle alluvioni. Alluvioni e siccità: non sono null'altro che le due facce di una stessa medaglia, che è appesa al collo della risorsa idrica, quel collo che, grazie ai vostri decreti-legge, state soltanto cercando di strozzare di più. E, ancora una volta, ci troviamo costretti a ricordarvi che la misura straordinaria di un decreto-legge è un atto con valore di legge adottato dal Governo nei casi straordinari di necessità ed urgenza. Ma che emergenza ci può essere, se noi sappiamo che ci saranno un'alluvione e una siccità? Voi potete cercare di concepire e adottare un decreto-legge per fronteggiare gli effetti di quel fenomeno naturale - allora sì -, per esempio, gli effetti finanziari, ma, addirittura chiamarli alluvione e siccità. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, partiamo dal nome: chiamiamoli, anzi, chiamateli nel modo che ricorda il danno subito dall'uomo e non la causa naturale.
Poi, a dire il vero, con il decreto-legge Alluvioni siete stati capaci di tirare fuori dal cilindro 2 miliardi di euro. In realtà, diciamo le cose come stanno a chi ci segue, non sono 2 miliardi, è poco più di un miliardo di euro, però avete tirato fuori qualche soldino, va bene così, la strada è avviata con risorse economiche. Ma, in questo decreto-legge Siccità, in cui, sin dall'inizio, avete lasciato i territori da soli, senza una cabina di regia sovraordinata, nazionale, fino ad arrivare, in alcune zone, al razionamento dell'acqua, nemmeno due spicci, se non poco più. Poi, però, quando queste straordinarietà divengono ormai ordinarietà, cioè quando la natura sta facendo capire in tutti i modi che è a causa del problema del riscaldamento globale che questi fenomeni - desertificazione, siccità, alluvionamenti, allagamenti - accadono sempre più di frequente e, soprattutto, occupano aree sempre più vaste e con intensità maggiore, forse un campanello d'allarme dovrebbe scattare nella vostra testa e far capire che bisogna intervenire con interventi strutturali e non più emergenziali. Per farlo, dovete iniziare, però, a capire che non potete più avere persone che sostengono la maggioranza e che sono negazioniste al pari dei no-vax. Queste persone devono fare un .
Il CNR, già nel 2019, diceva che il 50 per cento dei suoli disponibili nel Sud Italia è a rischio desertificazione. Qualcuno del Nord può pensare: “che mi interessa se l'erba del vicino non ci sarà più? C'è sempre la mia”. No, pensate che, con riferimento a Umbria, Marche, Sardegna, Emilia-Romagna, sempre quello studio, già nel 2019, ci dice che il rischio desertificazione è tra il 30 e il 50 per cento dei suoli liberi. Quindi, dite a questi vostri negazionisti di guardare la realtà dei fatti e non andare a prendere strade che non portano da nessuna parte.
Per fronteggiare queste emergenze, per fronteggiare questo fenomeno di riscaldamento globale anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Come? Con interventi. Sì, interventi fatti bene. Ci vogliono soldi, quelli che non avete messo nel decreto-legge Siccità.
Allora, Sottosegretario, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono 15 miliardi di euro per la tutela del territorio e della risorsa idrica. Non basteranno, questo è evidente, però sono lì. Spendete subito quelli, se non siete capaci di spenderli, chiedete a noi, vi daremo veramente una mano, con tutto il cuore, perché quella mano è per i cittadini italiani. Poi, però, quando indicate un'emergenza che non esiste per fare qualcosa che oggi assolutamente non serve a nulla, siete bravi a cercare di trovare 15 miliardi di euro. Ma le persone ci ascoltano e vedono un Governo che vuole sforzarsi di trovare 15 miliardi di euro per realizzare un ponte che non serve e non ce la fa a spendere 15 miliardi di euro per la tutela del territorio. Mettetevi nei panni degli alluvionati, mettetevi nei panni di quegli italiani che, a casa, ancora non hanno l'acqua potabile che gli viene erogata, mettetevi nei panni di tutti quei cittadini che non hanno una strada e una ferrovia sicure. Dico, ma un po' di vergogna non la provate?
Tra l'altro, questo decreto-legge non prevede alcun tipo di spesa per la manutenzione e, quindi, l'ammodernamento degli acquedotti, nonostante i recenti fatti a cui stiamo assistendo. Però sui dissalatori sì; sono previsti interventi sui dissalatori che, tra costi di potenziamento, consumi energetici e impatti ambientali, presentano più di qualche punto interrogativo. E un altro punto enorme di domanda sui dissalatori sapete qual è? Non esiste ancora uno studio che sancisca, che chiarisca quali siano gli effetti dei dissalatori. Rispetto a quel sale che togliete e andate a versare in un'altra parte, non si comprende, non è noto l'effetto sull'
Io solo di una cosa sono certo, Sottosegretario, a cui parlo attraverso il Presidente: c'è soltanto un modo per utilizzare un po' di sale che, forse, potrebbe servire, quello di metterlo nella zucca di questo Governo e di questa maggioranza .
Tra l'altro, nel pieno di una logica irresponsabile e sprecona, questo decreto sta praticamente calpestando tutto il lavoro fatto dal MoVimento 5 Stelle con la legge Salva-mare e tutti gli sforzi per tutelare gli ecosistemi marini e costieri. Voi avete dichiarato una vera e propria guerra alla risorsa idrica; voi, per produrre energia, concepite, vorreste concepire impianti nucleari che sono tra le infrastrutture più idrovore, cioè che consumano quanta più acqua è possibile, anziché accelerare il processo di realizzazione di impianti domestici da fonti rinnovabili.
Come la gran parte dei vostri provvedimenti, questo decreto-legge Siccità finge di risolvere il problema ma, in realtà, lo sta aggravando. Mi riferisco, ad esempio, alla liberalizzazione della procedura realizzativa delle vasche di raccolta dell'acqua, senza, però, alcuna tutela ambientale. Questo sicuramente finirà per mettere ancora di più a rischio il nostro ambiente e presta anche il fianco alle speculazioni sui territori.
Allora, sicuramente gli interventi vanno concepiti e realizzati, assolutamente sì. Noi siamo a favore di interventi infrastrutturali per la difesa del suolo, per la siccità, per il contrasto al dissesto idrogeologico, però con cognizione di causa. Va seguito un percorso: bisogna iniziare dalla pianificazione e programmazione degli interventi ad opera degli enti preposti, cioè coloro che sanno farlo, per esempio, partendo dalle autorità di distretto idrografico. A noi politici, alla politica il compito di trovare quelle risorse per progetti di dettaglio seri e per realizzare bene quelle opere, soldi per realizzare opere per il contrasto al dissesto idrogeologico e non per un'opera che non serve a nulla, come il ponte sullo Stretto. Tra l'altro, gli effetti nefasti di questo decreto-legge sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto, degli esperti. Con questo decreto-legge andiamo a perdere acqua e biodiversità.
Voi, questo Governo, questa maggioranza sta dimostrando, con questo decreto-legge, di non avere alcun tipo di visione della tutela del territorio, della difesa del suolo, della tutela della risorsa idrica, e, ancora, del contrasto al dissesto idrogeologico. Pertanto, per cortesia, evitate questo scempio, date la possibilità a questo decreto-legge di decadere .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Signor Presidente, Sottosegretario, onorevoli colleghi, nel 2022 l'aumento delle temperature è stato evidente, con una diminuzione quasi del 50 per cento delle precipitazioni rispetto alla media dell'ultimo trentennio. Abbiamo constatato che nel 2022 gli afflussi ai laghi sono diminuiti notevolmente, che le portate dei fiumi hanno continuato a decrescere, che i serbatoi idroelettrici sono andati in sofferenza e che l'accumulo nevoso è stato insufficiente. L'agricoltura è stata la prima a subire le conseguenze della mancanza di acqua, insieme alle sue produzioni agroalimentari, che sempre più necessitano di irrigazioni mirate e di alta specializzazione.
Sempre nel 2022 alcuni comparti produttivi hanno risentito moltissimo della siccità, con una riduzione delle produzioni che, in alcuni casi, ha superato il 30 per cento. Anche il comparto idroelettrico ha sofferto. Le produzioni sono scese drasticamente, registrando un calo del 38 per cento, mentre gravavano sui gestori degli impianti oneri che prescindono dalla produzione. Nel 2023, secondo i dati degli enti e delle agenzie di ricerca in campo ambientale, a metà aprile il deficit di acqua contenuta nella neve, a livello nazionale, è stato del 64 per cento rispetto al periodo di riferimento degli ultimi dodici anni. E aprile è il mese in cui si chiudono i conti al riguardo della disponibilità di acqua, quella che dovrà bastare per soddisfare le nostre necessità in tutti i settori durante la primavera appena conclusa e l'estate.
Il contenuto di acqua nella neve, espresso nel parametro dell'equivalente idrico nivale, era quello che di norma si misura a giugno. Sicuramente aprile per alcune aree, come quelle delle regioni da cui noi proveniamo, è stato un mese favorevole, che ha riportato i dati a livello delle medie storiche, ma sulle Alpi la situazione è generalmente peggiore. A livello, poi, dei bacini dei fiumi Po e Adige il parametro dell'equivalente idrico nivale in quel momento era rispettivamente del 66 e del 73 per cento, e gli indici, seppur migliorati, non sono così promettenti da garantirci un futuro sicuro. Le potenziali condizioni di siccità, infatti, non sono causate solo dalle scarse precipitazioni nivali, ma anche dalle temperature elevate. Le temperature miti, infatti, registrate tra febbraio e aprile, hanno accelerato la fusione della neve, e le ondate di calore, come quelle soffocanti che l'anno scorso si sono susseguite, intensificano comunque la perdita di acqua dei suoli.
Gli inverni negli ultimi anni al Nord sono stati miti e secchi, quelli meno secchi sono comunque miti rispetto agli inverni di pochi decenni fa, e si può dire, senza esagerare, che l'inverno in Pianura Padana sia una stagione che si sta estinguendo davanti ai nostri occhi. E anche se “inverno mite” suona bene, non è una buona notizia. Il cambiamento climatico sta modificando profondamente i cicli dei nostri ecosistemi e, paradossalmente, gli eventi alluvionali che hanno colpito l'Emilia-Romagna e altre regioni non solo non risolvono le potenziali condizioni di siccità futura, ma diminuiscono, per effetto dell'acqua stagnante e del fango, la capacità di rigenerazione del suolo e i processi di evapotraspirazione, al netto di potenziali contaminazioni e compromettendo irrimediabilmente le attività agrosilvopastorali.
Non possiamo, quindi, in tutta coscienza, continuare ad annunciare che l'arrivo di perturbazioni e temperature un po' più basse possa costituire la soluzione degli effetti negativi che il cambiamento climatico trascina con sé. La nostra percezione cognitiva è in ritardo, l'informazione e la politica sono in ritardo, l'economia è in ritardo, la società, la civiltà umana è in ritardo. Con ciò siamo lungi dal tracciare scenari apocalittici, che non solo rischiano di essere irrealistici, ma sono sicuramente controproducenti nelle prospettive di pensare e di agire nella direzione di individuare soluzioni idonee a problemi strutturali, non certo contingenti.
La siccità è oramai un problema strutturale, è uno dei prezzi che paghiamo al cambiamento climatico. Dobbiamo prepararci a nuove sfide, a una realtà nuova che non conosciamo, caratterizzata anche da una riduzione della disponibilità idrica media annua. L'obiettivo è evitare quindi gli sprechi, le perdite della rete di distribuzione. Sicuramente l'azione del Governo, con questo decreto-legge, è stata immediata nel riconoscere lo stato di crisi in atto e proporre soluzioni alla potenziale situazione di crisi idrica, che, non ovunque, ma sicuramente in alcuni bacini distrettuali, si verificherà.
Nel contempo, tuttavia, a fenomeni strutturali non possiamo pensare di proporre soluzioni contingenti, ma dobbiamo lavorare attraverso norme e piani di intervento che affrontino in modo durevole le pressioni ambientali che i nostri cittadini e le nostre imprese devono e dovranno affrontare. Riteniamo, perciò, che questo sia solo un inizio di un percorso che, partendo dai dati e dalle analisi tecniche e scientifiche già abbondantemente disponibili, ci conduca a rinnovare il quadro normativo di riferimento, che a volte costituisce, esso stesso, un vincolo alla nostra capacità di reattività alle pressioni ambientali e a orientare le necessarie risorse per conoscere e per adattarci al meglio a questa silenziosa, ma a volte anche dirompente, crisi climatica.
Riteniamo, come componente Minoranze Linguistiche del gruppo Misto, che ha fatto bene il Governo a prevedere nel decreto-legge una serie di misure che potenzieranno e adegueranno le infrastrutture idriche, per aumentare la resilienza dei sistemi ai cambiamenti climatici e ridurre le dispersioni di risorse idriche, ma è necessario implementare l'impianto attuativo della legge. È necessaria una semplificazione reale, garantire la fattibilità procedurale nel poter pulire i bacini dai depositi e dai fanghi, senza che questi vengano classificati come rifiuti secondo i codici CER, evitare che la visione ambientalista, quella estrema, non ci permetta di inquadrare in maniera concreta e realistica le azioni che dobbiamo effettuare sui nostri territori.
Ad esempio, rinaturalizzare i fiumi e la rete idrica superficiale, tutelando e ripristinando le fasce spondali, nel concreto vuol dire solo permettere il taglio intensivo della vegetazione arborea lungo l'asta fluviale e torrentizia, pulire le sponde, non vuol dire creare nuovi ecosistemi, non vuol dire mantenere nell'alveo il materiale lapideo e la sabbia di venuta. Appare, quindi, sempre più evidente la necessità di rendere effettiva la derogabilità a molte norme che vincolano, sotto il profilo del , gli urgentissimi interventi infrastrutturali da porre in essere.
Ma è anche necessario che le terre alte che contengono le maggiori riserve idriche del nostro Paese abbiano la competenza e l'autonomia di gestione delle stesse anche nelle fasi emergenziali, garantendo sempre l'intesa tra le istituzioni centrali, eventualmente commissariali, e le regioni e le province autonome. Appare comunque evidente che anche nel settore idroelettrico, al di là delle doverose e cogenti azioni di contrasto al cambiamento climatico, che sono ad orizzonte temporale medio-lungo, occorra agire immediatamente sul fronte dell'adattamento, possibilmente con un piano nazionale coordinato. Avremo, nell'applicazione di questo decreto-legge, il dovere, ciascuno per le proprie responsabilità e competenze, di interrogarci ogni giorno su quali siano le azioni di breve, medio e lungo termine da porre in essere concretamente per evitare di dibatterne solo in fase di emergenza, come è successo nell'alluvione dell'Emilia-Romagna.
Appare evidente, quindi, che la crisi climatica e il deficit idrico non si combattono con l'ideologia o, peggio, con la cristallizzazione di condizioni territoriali, antropiche e infrastrutturali. Per contrastare questa sfida è necessario creare le condizioni per il rilancio degli investimenti e l'attivazione delle enormi risorse necessarie, risorse che nel caso della finanza pubblica sono generalmente limitate e in concorrenza con altre doverose priorità, oltre a essere connotate da una nota ed evidente inefficacia - molto spesso - di capacità di spesa nei tempi prescritti inderogabilmente dalla crisi idrica.
È necessario, quindi, creare le condizioni sinergiche con il sistema imprenditoriale e industriale italiano, che può mettere in campo investimenti e professionalità, in raccordo con la struttura commissariale, per la realizzazione di infrastrutture di stoccaggio idrico, infrastrutture di trasporto, distribuzione, interconnessioni di reti idriche, per la raccolta e il riutilizzo delle acque piovane e di scarico per usi civili, che, insieme all'annosa necessità di riduzione delle perdite degli acquedotti e a un uso responsabile nel settore agricolo, industriale e civile dell'acqua potranno evitare di giungere a casi estremi di emergenza sociale ed economica.
Si tratta, quindi, di capacità di investimento attraverso un'azione di tutto il comparto.
In conclusione, signor Presidente, i cambiamenti in atto sono evidenti e vanno contrastati e trattati in maniera efficace ed efficiente. È necessario, però, che anche nelle politiche europee - visto che alcuni trattati in vigore citano le montagne come luoghi ed ecosistemi che devono essere sostenuti, monitorati e soprattutto aiutati nella logica della coesione territoriale - ci siano strategie che non mortifichino gli ecosistemi e le popolazioni che questi territori rendono vivi. È necessaria un'Europa che rispetti queste aree, la loro storia, la loro architettura e che non rispetti solamente le cosiddette aree economiche.
È evidente che la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con la sostenibilità economica attraverso politiche mirate, che devono garantire la sopravvivenza demografica di queste aree fragili. È bene sia chiaro di come ci siano elementi strutturali, storici e tradizionali che ci obbligano ad avere politiche ambientali intelligenti, anche nell'emergenza ambientale climatica in atto.
Come componenti delle minoranze linguistiche, auspichiamo, quindi, sempre più concretezza e meno ideologia .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, deputato Bof, e il rappresentante del Governo, Sottosegretario Ferrante, rinunciano alla replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI,. Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1195: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche”, nel testo approvato dalla Commissione identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi:
- a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1195, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 8 giugno, a partire dalle ore 18, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16.30;
- dopo tale votazione, i lavori proseguiranno, con prosecuzione notturna, per l'esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione, del parere del Governo e delle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati, senza procedere a votazioni;
- nella seduta di venerdì 9 giugno avranno luogo, a partire dalle ore 9.30, la votazione degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, che avrà luogo entro le ore 14. Conseguentemente, non avrà luogo lo svolgimento delle interpellanze urgenti;
- il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, giovedì 8 giugno.
Conseguentemente, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori a partire dalla seduta di giovedì 8 giugno è rinviato alla settimana 12-16 giugno, nella quale sarà iscritto a partire dalla seduta di martedì 13 giugno, che, secondo le medesime intese tra i gruppi, avrà inizio alle ore 14.
Avverto, altresì, che, con lettera in data odierna, le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto gli Uffici di presidenza delle Commissioni riunite integrati dai rappresentanti dei gruppi - di chiedere che sia posticipato a lunedì 19 giugno l'inizio dell'esame del decreto-legge n. 51 del 2023, in materia di amministrazione di enti pubblici, previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 12 giugno.
Pertanto, sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi:
- l'esame di tale decreto-legge non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della settimana 12-16 giugno, ma a partire da lunedì 19 giugno; conseguentemente, nella seduta di lunedì 12 giugno non si terranno discussioni con votazioni;
- la votazione per schede per l'elezione di due Segretari di Presidenza avrà luogo nella seduta di mercoledì 14 giugno alle ore 16.30.
Conseguentemente, l'articolazione dei lavori dell'Assemblea per la settimana 12-16 giugno è così rimodulata:
Lunedì 12
Discussione sulle linee generali delle mozioni Aiello ed altri n. 1-00052 e Cattaneo ed altri n. 1-00096 concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime.
Martedì 13mercoledì 14e giovedì 15
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 115, 88, 769 e abbinate - Delega al Governo in materia di esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 596-659-952-991 – Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali.
Seguito dell'esame delle mozioni Braga ed altri n. 1-00143 e Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 concernenti iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Seguito dell'esame delle mozioni Aiello ed altri n. 1-00052 e Cattaneo ed altri n. 1-00096 concernenti iniziative a favore dell'adeguatezza dei trattamenti previdenziali, con particolare riferimento all'importo delle pensioni minime.
Nella seduta di mercoledì 14 giugno, alle ore 16,30, avrà luogo la votazione per schede per l'elezione di due Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.
Mercoledì 14
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Venerdì 16
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Estraggo, a questo punto, a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama: la chiama avrà inizio dal deputato Ciani.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Ruffino. Non è presente in Aula.
Ha chiesto di parlare la deputata Carmela Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Presidente, intervengo perché domani, davanti alla corte di appello, si celebra l'udienza camerale che deciderà sull'efficacia della confisca del patrimonio dei fratelli Pellini. Chiarisco a quest'Aula chi sono i fratelli Pellini: sono imprenditori che nel 2015 sono stati condannati con una sentenza della corte d'appello per disastro ambientale, sentenza poi confermata in Cassazione il 17 maggio 2017. Parliamo di una condanna di disastro ambientale che riguarda tutta la zona di Napoli nord e oltre. Il patrimonio sequestrato, che ammonta a circa 222 milioni di euro, rischia di tornare agli imprenditori per scadenza dei termini, quindi, oltre al danno anche la beffa.
A dare l'allarme sono stati gli ambientalisti e le mamme della Terra dei fuochi che domani saranno riuniti in una manifestazione davanti al palazzo di giustizia di Napoli. Tra i creditori privilegiati, oltre al comune di Acerra, c'è anche lo Stato, rappresentato dal Ministero dell'Ambiente e per questo la vicenda sarà oggetto di un'interrogazione parlamentare, perché quei beni devono entrare nel patrimonio dello Stato, perché devono servire a bonificare, a recuperare e a risarcire le parti civili e soprattutto a risarcire le comunità inquinate.
Se ritornassero i fratelli Pellini, dopo il gravissimo crimine di cui si sono macchiati, ci sarebbe una sconfitta dello Stato e un imperdonabile schiaffo per la comunità di Acerra. Uno schiaffo che non deve assolutamente realizzarsi e, si badi bene, Presidente, che, qualora si dovesse realizzare, dovranno emergere chiaramente le eventuali responsabilità e omissioni
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 660 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, recante disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche (Approvato dal Senato). (C. 1195)
: BOF.