PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, legge il processo verbale della seduta del 16 giugno 2023.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, D'Alfonso ed altri n. 3-00345 .
La Ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRA LOCATELLI,Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli interroganti, che mi offrono l'opportunità di sottolineare l'importanza dell'adozione di strategie per implementare il registro telematico regionale dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) in tutto il nostro Paese. I PEBA, introdotti con la legge n. 41 del 1986, sono lo strumento per rilevare, monitorare e superare le barriere architettoniche negli spazi e negli edifici pubblici già esistenti. La legge n. 104 del 1992 ne ha esteso l'ambito agli spazi urbani, anche - e cito la norma - “con riferimento all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone con disabilità”.
In considerazione della normativa richiamata, i PEBA si configurano come strumento di pianificazione comunale finalizzato a promuovere interventi inerenti all'accessibilità intesa come condizione per il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali, non solo delle persone con disabilità, ma di ogni persona.
L'assetto di competenze individua, quindi, i comuni quali amministrazioni di maggior prossimità, che devono garantire un sistema urbano sicuro e accessibile attraverso la pianificazione e la rigenerazione della città.
Le regioni sono enti incaricati di funzioni di vigilanza e coordinamento. Nell'esercizio di tali competenze per affiancare gli enti locali nelle complesse funzioni ad essi attribuite, le regioni possono definire linee guida per la formazione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche.
Seguendo la linea dell'interrogazione, in relazione all'adozione del registro telematico per l'attività di monitoraggio sull'attuazione dei PEBA, evidenzio che alcune regioni, tra cui Lombardia, Veneto e Lazio, hanno fatto ricorso a tale strumento. Voglio segnalare anche che alcune regioni hanno adottato leggi o delibere per incentivare la stesura dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche, tra cui la Lombardia, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria e la Toscana, le cui iniziative prevedono forme di contributi finanziari destinati ai comuni.
Dobbiamo prendere atto che in molti comuni, tuttavia, non è stato ancora adottato o pienamente attuato lo strumento del PEBA, per via di significative criticità nella fase della progettazione, affidamento ed esecuzione delle opere di abbattimento delle barriere architettoniche individuate e - io aggiungo - anche per via di alcune priorità che dovrebbero slittare.
Proprio per ovviare a tali criticità, con decreto del Ministro per le Disabilità del 10 ottobre 2022, è stata avviata una misura a carattere sperimentale, che ha previsto il riparto di 12 milioni di euro, parte del Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, istituito con il decreto-legge n. 41 del 2021, articolo 34, per contribuire alle spese di progettazione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche dei comuni, anche con possibilità di ricorrere a forme di assistenza da parte delle province e delle città metropolitane, allo scopo di fornire supporto tecnico-amministrativo ai comuni del territorio di riferimento. Ad oggi, il dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità ha erogato quasi la totalità dei contributi richiesti dalle regioni.
È chiaro che la situazione attuale, rispetto ai comuni che hanno adottato i piani di eliminazione delle barriere architettoniche, non consente di ricostruire un quadro preciso della situazione del Paese. Abbiamo comunque potuto risalire ad alcuni dati, contenuti nelle delibere regionali di riparto dei fondi, relativi alle regioni seguenti.
Il Veneto: su 563 comuni, risultano dotati di PEBA (ovvero finanziati e in attesa di rendicontazione) 217 comuni, ossia il 39 per cento dei comuni, a cui corrisponde il 65 per cento della popolazione regionale residente. La Puglia: 50 comuni hanno adottato i PEBA con un contributo finanziario riconosciuto dalla regione con risorse proprie. La Liguria: su 124 comuni che hanno dato riscontro, solo 19 risultano aver adottato i PEBA.
Il diritto alla mobilità e all'accessibilità universale sono princìpi cardine della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e devono essere garantiti, al fine di consentire la piena partecipazione di tutti alla vita sociale, civile e politica.
Nel prossimo decreto legislativo attuativo della legge delega n. 227 del 2021 abbiamo previsto che il costituendo Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità possa intervenire rispetto all'attuazione dei PEBA. Il Garante, infatti, potrà proporre all'amministrazione competente un cronoprogramma e vigilare sui relativi stati di avanzamento. Di fronte all'ulteriore inerzia delle pubbliche amministrazioni senza alcuna fondata motivazione, il Garante potrà anche attivare un giudizio.
Ci tengo a precisare - come spesso ripeto - che, oltre al miglioramento normativo, è necessario un cambio di prospettiva, vero, concreto e diffuso, che coinvolga le istituzioni e anche il mondo del privato e tutti i cittadini. Dobbiamo, infatti, iniziare a pensare che i princìpi cardine della Convenzione ONU, così come l'accessibilità universale, il diritto di tutti alla mobilità, di poter accedere ma anche di fruire delle strutture, degli eventi e degli spazi, pubblici e privati, devono essere garantiti a tutti. Per farlo, dobbiamo immaginare, intanto, di progettare diversamente gli spazi - in modo che, quando si progetta, lo si faccia già per tutti - e che siano non solo accessibili, ma fruibili per tutti, sia lo spazio, che l'evento, che una struttura, che un edificio privato. Questo davvero è un cambio di prospettiva, che dobbiamo diffondere e attuare tutti insieme, altrimenti non ce la faremo, solo con le norme, a cambiare l'ordine delle priorità. Però, sono assolutamente convinta che questo sia un momento strategico importante e che, in modo trasversale, possiamo arrivare a invertire quelle priorità, nei singoli comuni, a livello regionale e anche a livello nazionale, e a lavorare ancora di più per migliorare la qualità della vita delle persone.
PRESIDENTE. Il deputato D'Alfonso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
LUCIANO D'ALFONSO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Raccolgo lo spazio di tempo che lei mi consente per dire che sono soddisfatto per la ragione che si coglie che la risposta non è stata concepita da un'intelligenza artificiale ma ci sono stati lavoro e dedizione e anche la libertà con la quale ha descritto lo stato dell'arte, lo stato dei fatti e lo stato delle mancanze mi rende impegnato, coinvolto e soddisfatto. Però, devo mettere in evidenza alcuni fattori.
Ministro, mi rivolgo anche a lei, attraverso la Presidenza, e ai suoi colleghi presenti. Io sono stato presidente di regione, presidente di provincia e sindaco di una città capoluogo e, in più, sono stato consigliere comunale di un piccolo paese. Il dato inaccettabile è che le barriere architettoniche, come avrebbe detto Emanuele Severino, non sono il portato di Dio ma sono il portato della tecnica degli uomini, è il costruire le opere pubbliche e private ad aver generato le barriere architettoniche. Detto questo, noi siamo convocati tutti dall'impegno dell'articolo 3 della Costituzione nel fare in modo che quelle barriere vengano superate, risolte e, prima di tutto, conosciute.
La regione Abruzzo - anche altre regioni, ma la regione Abruzzo - deve generare la piena conoscibilità dei dati, tabellando dati e consentendo informazioni. Perché questo? Perché noi vogliamo fare i dispetti? Vogliamo fare l'economia delle e dei ? No, dati e informazioni consentono di programmare l'utilizzo delle risorse. Quali risorse? Anche quelle del settennio 2021-2027: siamo alla metà, c'è ancora spazio per assumere quelle risorse. Per esempio, la riforma del codice dei contratti, io dico, ha fatto bene a prevedere un riuso importante dell'appalto integrato. Si può prevedere, quando si danno punti aggiuntivi, che i progetti di valore siano quelli che contemplano il superamento delle barriere architettoniche? Attraverso lei, Presidente, lo dico al Ministro, che ha dimostrato competenza documentale e conoscitiva, e lo dico anche alle altre presenze: le regole dei bandi, come sanno i parlamentari che hanno fatto i sindaci e non hanno sentito dire le procedure decisionali, si scrivono per fare in modo che l'opera che si realizza sia la migliore possibile. I punti si diano ai vincitori se, poi, il progetto realizzato supera le barriere architettoniche.
Così come mi permetto di dire, Presidente, al Ministro che risponde, con riferimento alla legge del 1986, innovata nel 1992 e, di nuovo, nel 2013 e, di nuovo, anche attraverso l'insediamento della figura del Garante, che abbiamo già i difensori civici regionali che possono procedere in termini sostitutivi. Si tratta di far diventare diritto pieno i temi delle barriere architettoniche e del diritto anche di colui il quale ha avuto una sofferenza nelle sue abilità. Noi parliamo di connettività ai cieli, le direttive dell'Europa lontanissima parlano di connettività al cielo, quando noi dobbiamo costruire l'agibilità della città per tutti. I sindaci più bravi del mondo, come quello di Barcellona o di Rotterdam, parlano della città per tutti attraverso il movimento delle persone a piedi, e questo è impedito. Io ho studiato per anni che cos'è la città di tutti e la città dell'uomo, da Giuseppe Dossetti in avanti. La città dell'uomo è la città che consente, prima di tutto, lo spostamento. Attraverso lo spostamento c'è la realizzazione del progetto di vita. Su questo, Ministro, attivi, non un'inchiesta che giuridicizzi, ma un'attività conoscitiva che entri in profondità e aiuti gli enti locali a capire che qui c'è valore e le regioni a spendere le risorse. Grazie per l'impegno che ci ha messo.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scotto ed altri n. 2-00005 .
Chiedo al deputato Scotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria Bergamotto per essere venuta qui a rispondere a un'interpellanza che è un po' datata. Parliamo di un testo che abbiamo depositato all'inizio di novembre e che, ovviamente, chiedeva al Governo di accelerare un intervento sulla chiusura della vertenza dell'ex Whirlpool, vertenza che, com'è noto, è durata circa 4 anni.
Era il 31 maggio del 2019 quando la multinazionale Whirlpool annunciava la chiusura dello stabilimento di via Argine 310, la sua messa in liquidazione, il licenziamento di 312 operai e la scelta di delocalizzare. Sono passati 4 anni, 4 Governi, tante mobilitazioni e scioperi. È stata una vertenza che ha avuto un grande impatto politico e simbolico oltre i confini di Napoli, una vertenza che oggi possiamo dire che, finalmente, è stata chiusa positivamente, grazie a un lavoro di collaborazione tra gli enti locali, il comune, la regione e, il Governo nazionale e attraverso la leva positiva della zona economica speciale del commissario Giosy Romano, con il bando che è stato presentato e che, poi, ha visto due cordate, due imprese rispondere e partecipare al bando, e grazie, ovviamente, alla mobilitazione incessante di FIOM, FIM e UILM, di CGIL, CISL e UIL nonché delle maestranze dei lavoratori che non hanno mai smesso di rivendicare il diritto al lavoro in una realtà molto, molto difficile, come quella della zona orientale di Napoli.
Oggi c'è, finalmente, una nuova azienda, che ha scelto di tornare a scommettere su Napoli e ha vinto il bando. Si chiama Tea Tek, è un'azienda che ha 4 sedi in Italia, 850 dipendenti in tutto il globo, 12 compagnie in tre continenti diversi ed è una delle aziende nell'innovazione . Il piano industriale che è stato presentato al tavolo del Governo e dei sindacati è innovativo, parla di un volume di investimento molto alto, oltre 20 milioni di euro. È una nuova fabbrica , che vuole puntare alla costruzione di un polo della tecnologia . Verranno fabbricati inseguitori solari, i cosiddetti , che dovrebbero occupare 172 dei 312 lavoratori, oltre 104 , che sono le cabine di trasformazione, e un per la ricerca. Dunque, il piano presentato da questa impresa, che ha vinto il bando della ZES, riuscirà a occupare tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori.
L'obiettivo comune, che sono certo è l'obiettivo del Governo che viene a rispondere qui alla nostra interpellanza, deve essere quello di mettere in condizione rapidamente Tea Tek di produrre, di stare sul mercato internazionale, di poter accelerare rapidamente la rinascita di quella fabbrica. Serve ovviamente - questo non riguarda direttamente il MIMIT, il vecchio Ministero dello Sviluppo economico e delle attività produttive - un segnale forte sugli ammortizzatori sociali, un segnale forte sulla formazione professionale. Noi chiediamo al Governo un impegno, e continueremo a chiederlo, perché si attivino tutti gli strumenti possibili affinché le lavoratrici e i lavoratori ex Whirlpool, oggi Tea Tek, prima di entrare in produzione, possano evitare di trovarsi in una condizione difficilissima, drammatica, senza reddito.
Infatti, com'è noto, la NASpI scadrà tra il mese di ottobre e il mese di dicembre; dunque, è necessario attivare subito un'iniziativa per gli ammortizzatori, a copertura di tutti i redditi; e, contemporaneamente, quello che chiediamo al Governo e che è stato chiesto al tavolo qualche settimana fa, è un impegno da parte del Governo, attraverso Invitalia, per rafforzare l'operazione Tea Tek, impegno che io credo sia interesse di tutti; è interesse del sindacato e interesse dell'azienda, ma è anche interesse del Governo, perché il successo di questa vertenza, il fatto che i lavoratori tornino a produrre in un territorio difficile e depresso come quello dell'area Est di Napoli, credo che sia un segnale di buona politica e di buone politiche industriali che dobbiamo provare a preservare con ogni mezzo.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Grazie, Presidente; grazie, onorevoli interpellanti. Con l'atto oggi in discussione sono stati correttamente descritti i passaggi del percorso complesso che ha interessato lo stabilimento di Napoli della multinazionale Whirlpool. Si precisa che, sin da subito, non appena ci siamo insediati, il Ministero si è attivato con la massima celerità per trovare una soluzione concreta alla situazione di crisi dello stabilimento in parola, alla quale è stato dedicato uno specifico tavolo ministeriale. Credo che questa sia stata la prima vertenza della quale io mi sia occupata.
Una serie di incontri si sono tenuti presso il Ministero sin dal mese di novembre, per definire il trasferimento del sito di via Argine dalla Whirlpool alla ZES Campania. Abbiamo dettato un cronoprogramma che prevedeva un termine per l'acquisizione del sito, un termine per la pubblicazione di un bando di gara che, come ha correttamente illustrato in precedenza l'onorevole interpellante, insieme a tutte le istituzioni è stato visionato e discusso. L'ultima riunione si è tenuta il 16 maggio scorso e hanno preso parte a questo tavolo oltre, ovviamente, al Ministero delle Imprese e del , il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, la prefettura di Napoli, la regione Campania, il comune di Napoli, il Commissario straordinario ZES Campania, Invitalia, le rappresentanze sindacali nazionali e territoriali e, naturalmente, la società aggiudicataria del sito Whirlpool di Napoli.
Com'è emerso nel corso dell'incontro e come ormai è noto, la gara per la cessione del sito di via Argine si è conclusa con l'aggiudicazione a favore della società Tea Tek Spa e tale cessione ha previsto il riassorbimento di tutti i lavoratori ex Whirlpool e la struttura commissariale ZES Campania ha comunicato che resterà a disposizione per i passaggi autorizzativi necessari all'avvio delle attività, secondo le specifiche procedure ZES.
La società Tea Tek ha, altresì, esposto il suo obiettivo relativamente al sito, che è quello di creare il “Polo delle tecnologie ”, dedicato a produzioni strategiche per lo sviluppo e la crescita del settore fotovoltaico. In particolare, l'intervento di reindustrializzazione sarà articolato su tre linee di : la prima è la produzione di inseguitori solari, i cosiddetti , in collaborazione con la multinazionale spagnola PVH; la seconda è la produzione di cabine di trasformazione in media tensione dell'energia da fonti rinnovabili; la terza linea è l'Innovation Center, che avrà quale iniziale attività quella di verificare la fattibilità tecnica e, successivamente, di installare la prima linea di produzione in Europa di moduli fotovoltaici stradali.
Allo stato, dunque, il progetto industriale di Tea Tek per il sito di via Argine ha un orizzonte temporale al 2028 e - come anticipato - prevede il progressivo riassorbimento dell'intero perimetro occupazionale ex Whirlpool, oltre a investimenti iniziali di circa 20 milioni di euro e un periodo di 9 mesi per l'acquisizione, l'installazione e l'avvio delle prime linee di produzione. La società ha manifestato, altresì, interesse a valutare le condizioni per il ricorso alle agevolazioni finanziarie offerte dal Ministero delle Imprese e del .
Si conferma, pertanto, qualora ne ricorrano i presupposti, il pieno supporto con tutti gli strumenti disponibili per raggiungere l'obiettivo della reindustrializzazione dello stabilimento di via Argine, finalizzato al rilancio del sito e alla piena salvaguardia e sviluppo occupazionale. A tal proposito, informo anche che il tavolo dedicato allo stabilimento dell'ex Whirlpool continuerà a riunirsi per monitorare l'evoluzione del progetto in parola. Il prossimo incontro sarà convocato a valle delle interlocuzioni tecniche tra il Ministero e la società, finalizzate a valutare la sussistenza delle condizioni per un intervento di supporto finanziario.
Sulla questione relativa agli ammortizzatori sociali, come ho già detto, la società ha previsto un progressivo riassorbimento del perimetro occupazionale e sarà pertanto necessario il coinvolgimento del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali non appena il progetto prenderà vita, anche all'esito della presentazione del piano industriale definitivo.
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria e dichiaro di essere soddisfatto rispetto alla risposta. Penso che sia un fatto importante che il Governo si impegni a trovare gli strumenti per rafforzare l'intervento dell'azienda, gli strumenti finanziari necessari e, dunque, anche gli attori pubblici che possono intervenire. Io avevo chiesto se fosse fondata la possibilità di un sostegno, di un supporto anche di Invitalia.
Credo, altresì, che sia necessario lavorare sugli ammortizzatori sociali; bene, dunque, il tavolo e bene il coinvolgimento del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Occorre, da questo punto di vista, fare presto, per alcuni motivi: in primo luogo, perché com'è noto e come è stato detto dalla Sottosegretaria, passeranno 9 mesi prima, probabilmente, di attivare le prime linee di produzione; dunque, occorre far lavorare una parte delle maestranze già da subito e in quell'arco temporale occorre garantire il reddito di quei lavoratori, l'adeguata formazione, evitando anche che questo gravi eccessivamente sui costi di un'impresa che già è impegnata con uno sforzo enorme per rilanciare il sito.
Per quello che riguarda noi del Partito Democratico, vigileremo perché queste scadenze, questo cronoprogramma illustrato alla Sottosegretaria trovi la piena realizzazione; abbiamo tutti interesse a fare sistema, abbiamo tutti interesse perché l'operazione Tea Tek decolli quanto prima e quelle lavoratrici e quei lavoratori tornino a lavorare, tornino a produrre, tornino ad avere quella dignità, quella forza che hanno dimostrato in tutti questi mesi di mobilitazioni continue, di capacità di interlocuzione con il mondo della politica, con la città e con tanti settori che hanno guardato con fiducia e con speranza a quella lotta, che ha dimostrato che ci sono vertenze che possono avere una chiusura positiva se c'è un lavoro comune, se c'è un interesse a salvaguardare, in questo Paese e, soprattutto, nel Mezzogiorno, l'industria.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Fossi n. 3-00471 .
FAUSTA BERGAMOTTO,. Grazie, Presidente e onorevoli interroganti. Con l'atto in parola si espongono le gravi sfide che il settore della camperistica, con particolare attenzione al distretto della Valdelsa, sta affrontando a causa della prolungata carenza di materie prime, della componentistica e dei microchip. Invero, le sfide descritte riguardano l'intero settore colpito anche dall'aumento dei costi energetici e dall'impatto economico della guerra in Ucraina.
Sul punto l'onorevole interrogante ricorda correttamente che è stato istituito presso il Ministero delle Imprese e del il tavolo , sede di confronto permanente tra operatori di settore e istituzioni, al fine di valutare soluzioni utili alle sfide attuali, ivi comprese quelle poste dalla transizione verde. Invero, all'incontro dello scorso anno era stata già invitata l'associazione produttori caravan e camper che, tuttavia, non è intervenuta. L'ultimo incontro del tavolo, riservato alle parti sindacali per gli aspetti occupazionali, si è svolto proprio ieri, 19 giugno 2023.
Tengo a precisare che vi è piena disponibilità a invitare nuovamente anche i rappresentanti della camperistica nei prossimi incontri con tutte le parti interessate. Infatti, il tavolo è la sede dove saranno definite e avviate anche iniziative a sostegno del settore in generale e, dunque, anche la sede in cui potranno essere affrontate quelle concernenti il settore camperistico. In particolare, viste le sfide che il settore sta affrontando, ivi comprese quelle descritte dall'interrogante, il Ministro Urso si è impegnato a convocare gli incontri con frequenza, coinvolgendo tutte le parti interessate e dedicando attenzione particolare ai profili occupazionali, con l'obiettivo di scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Per intervenire a sostegno del settore in parola, il Ministero intende attivare le risorse disponibili. In particolare, si fa riferimento alle opportunità offerte dal Fondo , istituito con decreto-legge n. 17 del 2022, che, pur non essendo specificamente rivolto alle aziende della camperistica, può tuttavia intervenire a sostegno del settore e della relativa componentistica. Il Fondo ha una dotazione di 700 milioni di euro per l'anno 2022 appena trascorso e di un miliardo di euro per ciascuno degli anni che vanno dal 2023 al 2030. Esso ha l'obiettivo di favorire la transizione verde, la ricerca e gli investimenti nella filiera del settore nel suo complesso finalizzati all'insediamento, alla riconversione e alla riqualificazione verso forme produttive innovative e sostenibili, di concedere incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti e di favorire il recupero e il riciclaggio dei materiali.
Il DPCM 4 agosto 2022 ha individuato due strumenti agevolativi sui quali ripartire le risorse del Fondo : contratti di sviluppo (525 milioni) e accordi per l'innovazione (225 milioni). Gli incentivi sono diretti a sostenere investimenti produttivi e attività di ricerca e sviluppo nella filiera nei seguenti ambiti applicativi: nuovi veicoli e sistemi di alimentazione e propulsione; tecnologie, materiali, architetture e componenti strutturali, funzionali all'alleggerimento dei veicoli; nuovi sistemi, componenti meccanici, elettrici, elettronici e per la gestione delle funzioni principali del veicolo; nuovi sistemi e componenti meccanici, elettrici, elettronici e per sistemi avanzati per l'assistenza alla guida, la connettività del veicolo e la gestione dei dati, nonché l'interazione uomo-veicolo; sistemi infrastrutturali per il rifornimento e la ricarica dei veicoli.
Per quello che attiene specificamente ai contratti di sviluppo, si ricorda che lo sportello è ancora aperto e che, dunque, è possibile presentare domande di agevolazione per il settore a valere sulle risorse residue. Per quello che riguarda il problema dell'approvvigionamento di materie prime, componentistica e occorre senz'altro svincolare il sistema produttivo europeo dalla dipendenza da fornitori stranieri, soprattutto del Sudest asiatico.
La questione è all'attenzione del Governo italiano che partecipa ai lavori in corso con le istituzioni dell'Unione europea e sul punto la Commissione europea ha presentato, già lo scorso anno, un pacchetto di strumenti comuni dell'Unione per affrontare la carenza di semiconduttori e un meccanismo dell'UE per il monitoraggio dell'ecosistema dei semiconduttori. È stato inoltre attivato un sistema di allarme europeo sempre sui semiconduttori.
In conclusione, si ritiene che il tavolo sia la sede idonea di confronto per affrontare assieme le sfide presenti e valutare le soluzioni offerte in sede nazionale e di Unione europea, ivi compresa la necessità di salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale delle imprese della camperistica.
PRESIDENTE. Il deputato Fossi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
EMILIANO FOSSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie al Governo e alla Sottosegretaria. Sono soddisfatto della risposta e dell'impegno che emerge dalle parole della Sottosegretaria e dai passaggi fatti. D'altronde, questo settore, quello della camperistica, è importante non soltanto per questa zona della Toscana, la Valdelsa, ma è importante anche per la Toscana stessa e per il nostro Paese, perché in questo distretto viene realizzato circa il 90 per cento dei camper prodotti in Italia, con 3.000 addetti diretti e 5.000 addetti dell'indotto.
Dopo un periodo di crisi, acutizzato dalla diffusione della pandemia, le richieste di camper, come sappiamo, hanno avuto una crescita costante nell'ultimo biennio. Nonostante questo favorevole, le aziende di camperistica della Valdelsa sono state costrette, nel corso della prima metà del 2022, come sa bene il Governo, a ricorrere alla cassa integrazione per circa 500 lavoratori - quindi, un dipendente su cinque - prevalentemente a causa della cronica e prolungata carenza di materie prime, della componentistica e dei microchip, che vengono prodotti quasi esclusivamente nelle Nazioni del Sudest asiatico e la cui disponibilità è stata ridotta notevolmente a seguito della diffusione del COVID.
Ci sono, però, novità positive rispetto a quando è stata depositata questa interrogazione - che è stata depositata il 9 novembre 2022 - perché nel primo trimestre 2023 c'è stata una ripresa della produzione di camper in Italia, con un più 9 per cento rispetto al medesimo trimestre del 2022. Pertanto, la ripresa di ritmi produttivi più alti dovrebbe consentire ai produttori di accorciare i tempi di attesa per la consegna dei nuovi camper, che è un tema che incide gravemente su questo settore, e venire incontro alla domanda di veicoli ricreazionali, perché così sono anche definiti.
Ci sono parole importanti di Simone Niccolai, presidente di APC, che, nel commentare i dati dei primi tre mesi del 2023, dichiara: “I dati del primo trimestre del 2023 sembrano confermare che si stanno attenuando le difficoltà di approvvigionamento dei materiali per la costruzione dei camper. Noi di APC siamo ottimisti e speriamo che questo di crescita possa aumentare e confermarsi anche nel secondo trimestre di quest'anno”.
Quindi, le parole del Governo sono importanti, perché recepiscono anche l'invito presente in quest'atto, cioè mantenere come prioritario e necessario l'impegno perché si monitori la situazione e si salvaguardi la continuità produttiva e occupazionale di questo distretto e di questo settore. Quindi, bene il ricorso al Fondo e l'utilizzo degli incentivi che venivano citati poco fa dalla Sottosegretaria. Allo stesso modo, è fondamentale che venga data continuità di impegno al tavolo sull' e sulla transizione ecologica e che al suo interno siano anche rappresentate le istanze della camperistica, cosa che, come è stato detto, è già avvenuta, anche al fine di definire le politiche nazionali e comunitarie per rendere la produzione indipendente dalle componenti e dalle materie prime provenienti dai Paesi dell'Est asiatico.
Quindi, siamo soddisfatti. Continueremo a vigilare e a monitorare perché tutto ciò avvenga nel miglior modo possibile e, quindi, non ci fermiamo qui.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Nevi ed altri n. 3-00216 .
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO,. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi preme anzitutto evidenziare l'impegno profuso dal Governo per contrastare gli effetti negativi conseguenti ai cambiamenti climatici.
Com'è noto, dopo un periodo di prolungata siccità, a seguito della quale è stata istituita una cabina di regia e nominato un commissario straordinario alla siccità, abbiamo assistito ad eventi opposti che hanno reso necessario estendere le competenze per la verifica e il monitoraggio delle opere di drenaggio dell'acqua. Pertanto, a seguito dei noti eventi alluvionali che hanno colpito alcune regioni italiane, si è reso necessario modificare lo stanziamento disposto per il Fondo di solidarietà nazionale con il decreto-legge n. 61 del 1° giugno scorso, che ha rimodulato la disponibilità a 100 milioni di euro.
Con decreto del 7 giugno 2023, attualmente in corso di registrazione presso gli organi di controllo, si è proceduto all'approvazione del riparto dei 100 milioni di euro per consentire alle regioni di procedere con le concessioni entro il 30 giugno. Occorre poi tenere presente che per il 2023 il Ministero ha destinato ingenti risorse agli strumenti di gestione del rischio, tra cui le polizze agricole e il nuovo Fondo mutualistico nazionale contro gli eventi catastrofali (Fondo AgriCat, che è stato istituito dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234), entrambi finanziati con risorse unionali e con un contributo fino al 70 per cento del costo della copertura. In tal modo sono stati ampliati gli strumenti a disposizione delle imprese agricole per la tutela delle produzioni contro gli eventi di natura catastrofale meteoclimatici, come alluvione, gelo-brina, siccità, attraverso l'attivazione per tutte le aziende agricole percettrici di pagamenti diretti di una copertura mutualistica di base contro gli eventi catastrofali meteoclimatici.
L'obiettivo primario è aumentare il grado di resilienza e la capacità di risposta delle aziende agricole ai cambiamenti climatici, nonché di incrementare il numero di imprese agricole aderenti a programmi di gestione del rischio. Per quanto attiene, invece, al piano degli investimenti infrastrutturali, si evidenzia che il Ministero, con i recenti programmi di finanziamento nazionali - tramite fondi europei e fondi nazionali - ha destinato ingenti risorse agli interventi sulle infrastrutture irrigue collettive per l'ammodernamento e l'efficientamento del servizio di irrigazione collettiva, delle reti e relativi sistemi di gestione e monitoraggio, nonché per l'incremento delle disponibilità di acqua grazie al risparmio idrico che gli interventi devono conseguire.
Gli investimenti in infrastrutture pubbliche sulle reti di distribuzione dell'acqua, infatti, promuovendo il risparmio idrico, consentono una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l'irrigazione al campo a parità di prelievo, ponendosi come misure di contrasto alla scarsità idrica e di adattamento al cambiamento climatico. Allo stesso tempo, riducendo i prelievi di acqua a parità di fabbisogno al campo, contribuiscono al mantenimento del bilancio idrico e al raggiungimento degli obiettivi della direttiva quadro Acque. Si evidenzia, inoltre, che nel 2022, con il Programma operativo agricoltura a carico del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, il Ministero ha finanziato, per complessivi 12 milioni di euro, lo sviluppo della progettazione integrata strategica. Si tratta, in particolare, di 11 interventi di rilevanza nazionale, di cui 9 per l'area del Mezzogiorno e 2 per il Nord, che prevedono il trasferimento d'acqua che travalica i comprensori di riferimento dei bacini idrografici, sia internamente alle regioni che tra regioni diverse. In definitiva, presso il Ministero sono, ad oggi, attive concessioni di finanziamento per la realizzazione di opere infrastrutturali irrigue sull'intero territorio nazionale per circa 2,72 miliardi di euro. Il Governo ha dunque dimostrato di essere impegnato a contrastare i fenomeni disastrosi conseguenti ai cambiamenti climatici che hanno colpito il nostro Paese, dedicandosi a queste emergenze con il massimo impegno, disponibilità e operatività.
PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
RAFFAELE NEVI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Sì, siamo soddisfatti della risposta del Sottosegretario D'Eramo, da cui si percepisce finalmente una presa di coscienza della problematica, che definirei devastante per il comparto agricolo, se è vero com'è vero che la siccità produce una diminuzione drastica delle produzioni agricole. Nel 2022, i cali produttivi, per quanto riguarda le principali sono stati veramente significativi, dal 45 per cento in meno di mais e foraggio al 20 per cento in meno di latte nelle stalle, al 30 per cento per quanto riguarda il frumento duro per la pasta e al 30 per cento di riso, al 15 per cento della frutta e degli ortaggi e così via. Penso che questo non ce lo possiamo permettere perché, evidentemente, una diminuzione della produttività significa una diminuzione del reddito degli agricoltori, e quindi un incentivo a smettere di coltivare e di allevare. Noi, invece, vogliamo produrre l'esatto opposto, per aumentare la produzione nazionale e cercare, in questo modo, di diminuire anche la nostra dipendenza dall'estero.
Forza Italia continuerà a porre la massima attenzione a questa questione perché siamo davvero convinti che tutto questo sia fondamentale e che attenga anche alla capacità del nostro Paese di essere protagonista a livello internazionale e mondiale.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione De Maria n. 3-00114 .
PAOLA FRASSINETTI,. Grazie, Presidente. Collega interrogante, il Ministero, da anni, promuove attività e collaborazioni rivolte alle scuole di ogni ordine e grado al fine di valorizzare l'educazione alla convivenza civile, alla legalità, all'attuazione delle garanzie previste dalla nostra Costituzione. In tal senso, giova ricordare che un primo protocollo d'intesa tra l'allora Ministro dell'Istruzione, dell'università e della ricerca e le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo è stato siglato nel maggio 2014 e rinnovato ogni tre anni. Le iniziative promosse dal 2014 ad oggi sono state diverse.
Ciò premesso, si rappresenta che il Ministero, in collaborazione con l'Archivio Flamigni e il Ministero della Cultura, sostiene il concorso , giunto alla sua IX edizione, rivolto alle studentesse e agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado. Inoltre, per la celebrazione della Giornata nazionale delle vittime del terrorismo, 9 maggio, negli anni il Ministero ha promosso numerose iniziative in collaborazione con le più alte cariche dello Stato, con le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo e con la partecipazione delle istituzioni scolastiche. Infatti, le celebrazioni dello scorso 9 maggio, il cui evento si è svolto presso la Camera dei deputati, sono state realizzate proprio con la collaborazione del Ministero.
In prosecuzione con i precedenti protocolli, si richiama, altresì, il protocollo sottoscritto in data 3 maggio 2022, che ha ad oggetto le iniziative didattiche e formative volte ad approfondire e a sensibilizzare i giovani alla memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Allo scopo di dare attuazione a quanto previsto dal suddetto protocollo, sono state acquisite le designazioni da parte delle associazioni firmatarie del suddetto protocollo d'intesa per la costituzione del comitato tecnico-scientifico ed è stato sottoscritto il decreto di costituzione del medesimo comitato, al fine di procedere a una pianificazione strategica degli interventi programmati e la loro conseguente realizzazione.
Ribadisco l'impegno del Ministero a voler continuare a promuovere iniziative e a rafforzare nelle nuove generazioni il pensiero critico e la coscienza di una cittadinanza attiva, nel rispetto della legalità e dei valori civili della giustizia, della tolleranza e della libertà.
PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Grazie alla Sottosegretaria. Sono soddisfatto del fatto che il Governo confermi la volontà di applicare il protocollo d'intesa, confermi un'attenzione e una sensibilità. Questo è un fatto che considero positivo. Penso si debba lavorare davvero con molto impegno per mettere in campo tutte le opportunità che questo protocollo d'intesa ci dà.
Qui è stato ricordato il 9 maggio: penso ci si riferisse al 9 maggio 2022, perché il 9 maggio 2023 credo che la celebrazione si sia svolta presso la Presidenza della Repubblica. Comunque sia, è una data particolare, specifica, che prevede anche appuntamenti di alto rilievo istituzionale.
L'idea del protocollo è quella di costruire in continuità un'attività rivolta alle scuole, dedicata alla memoria delle vittime del terrorismo e alla conoscenza della storia di quello che il terrorismo e la strategia della tensione hanno rappresentato per il Paese. Non serve forse ricordare qui il terrorismo delle Brigate Rosse di estrema sinistra - pensiamo a cosa hanno rappresentato, per fare solo un esempio, il rapimento e, poi, l'omicidio di Aldo Moro -, la strategia della tensione, il terrorismo di estrema destra, le coperture di settori dello Stato, la presenza attiva della loggia massonica P2: hanno influenzato in modo profondo la storia del Paese, hanno condizionato in modo profondo la nostra democrazia e hanno lasciato una scia di sangue di cittadini innocenti, di servitori dello Stato, di quanti si sono opposti al terrorismo.
Ragionare di tali temi con le più giovani generazioni e con le scuole significa assolvere un dovere di memoria e di omaggio per quelle vittime; ancora di più, significa mettere le nostre generazioni nelle condizioni di avere conoscenze e competenze importanti per capire la storia del Paese, per guardare al mondo di oggi, per capire quanto la democrazia vada difesa giorno per giorno e quanto ha pagato questo Paese, prima, per conquistare la libertà e la democrazia e, poi, per difenderla dalla eversione e dal terrorismo.
Quindi, bene l'attenzione del Governo. Il mio invito, rispetto a quanto ho sentito dalla Sottosegretaria, è di implementare in modo più completo le opportunità che il protocollo d'intesa offre, di indicare davvero alle scuole questo quale terreno importante di lavoro e di fare in modo che anche il comitato tecnico-scientifico - che è bene si sia insediato - lavori nel modo migliore possibile.
Da parte mia, in raccordo peraltro con le associazioni dei familiari delle vittime, con cui abbiamo anche ragionato di questa interrogazione, ci sarà un'attenzione particolare, per far sì che anche gli impegni presi qui vengano pienamente messi in campo.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Braga ed altri n. 1-00143 Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146, Richetti ed altri n. 1-00154, Zanella ed altri n. 1-00156 e Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158 concernenti iniziative in materia di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza . Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 29 maggio 2023, sono state presentate le mozioni Richetti ed altri n. 1-00154, Zanella ed altri n. 1-00156 e Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158 e una nuova formulazione della mozione Braga ed altri n. 1-00143, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 . Il relativo testo è in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Il mio sarà un parere articolato e motivato, come concordato, per spiegare le ragioni per le quali il Governo esprimerà i pareri nel merito. Pur non avendo partecipato ai lavori d'Aula durante il dibattito, ho avuto modo di approfondire dal resoconto d'Aula gli interventi dei colleghi Stefanazzi, Tabacci, Francesco Silvestri, Quartini, Zanella e Gardini e il contributo che hanno dato, spiegando le ragioni di merito delle singole mozioni. È un dibattito appena iniziato che, sicuramente, troverà nei prossimi giorni un ulteriore momento di riflessione, se è vero - com'è vero e come ben sapete - che è stata predisposta la relazione semestrale sulla stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la prima del Governo Meloni, che è stata inviata alle Camere e che sarà oggetto di un dibattito ulteriore e approfondito nel quale si potrà intervenire più nel dettaglio.
Per quanto riguarda il tema delle mozioni, esse toccano alcuni aspetti - andrò per sintesi - relativi alla terza rata, alla quarta rata, alla al rapporto sul controllo della Corte dei conti, al potenziale finanziamento degli interventi collegati al PNRR sul fronte dell'acquisto delle armi, alla prospettiva e alle scelte che dovranno essere portate avanti rispetto al nuovo capitolo REPowerEU e alle scelte a questo conseguenti. Vorrei in modo molto chiaro dire che, su una serie di contenuti di alcune mozioni, c'è un netto dissenso rispetto anche all'impostazione, ma cercherò di motivare tale dissenso entrando nel merito delle questioni, a partire dal presunto ritardo sulla terza rata, che viene imputato al nostro Governo. Ebbene, sulla terza rata penso sia indispensabile chiarire alcuni aspetti. Il primo è che, oltre al maggior numero di obiettivi rispetto alle precedenti - perché gli obiettivi della terza rata erano 55 -, la terza rata aveva anche 16 , che per la prima volta mettevano in campo una misurazione fisica specifica, a differenza degli obiettivi delle precedenti rate. Ciò sicuramente ha comportato una esigenza differente di verifica e approfondimento su questo. È bene anche ricordare che il Governo si è insediato a fine ottobre e che i 55 obiettivi andavano raggiunti al 31 dicembre 2022: quindi, ai 25 già raggiunti dal precedente Governo, se ne sono aggiunti 30, che il Governo ha raggiunto nei mesi di novembre e dicembre. Abbiamo inviato la comunicazione sui 55 obiettivi raggiunti alla Commissione europea e si è aperta una fase di confronto con la stessa la quale non ha riscontrato - così come è scritto in alcune mozioni ed indicato nel dibattito politico - dei ritardi. Al riguardo - e lo farò anche per gli altri punti - ritengo sia necessario fare una valutazione congiunta rispetto a quello che accade negli altri Paesi europei per avere un quadro di riferimento chiaro. Ebbene, la terza rata oggi è stata richiesta da tre Paesi: Spagna, Grecia e Italia; poi ci sono quattro Paesi che hanno chiesto due rate, undici Paesi che hanno chiesto una rata e nove Paesi che non hanno chiesto nessuna rata. Una valutazione congiunta di quello che accade nel resto dell'Europa ci fa capire la dimensione della questione di cui oggi ci occupiamo. Quindi, in relazione alla terza rata, richiesta unicamente dall'Italia, dalla Grecia e dalla Spagna, constatiamo una fase di attuazione, così com'è avvenuto anche in altri Paesi e abbiamo verificato anche nel merito la fisicità di alcuni degli obiettivi ai quali ho fatto cenno e riferimento. Io non voglio entrare nel merito delle singole questioni perché non è interesse del Governo, né tantomeno del sottoscritto aprire fronti polemici. Dico solo che questo Governo in due mesi ha raggiunto i 30 obiettivi mancanti, oltre ai 25 già raggiunti, e ne ha inviato comunicazione alla Commissione europea; si è, quindi, aperto un confronto, che ritengo si chiuderà nelle prossime ore positivamente, nel corso del quale vi è stata con la Commissione europea una verifica molto dettagliata di molte delle misure alle quali si fa riferimento. Abbiamo fatto tutto con uno spirito costruttivo e sinceramente vedo molto difficile individuare delle responsabilità o dei ritardi in capo al nostro Governo perché le date sono un'indicazione molto chiara in questa direzione.
La seconda considerazione che emerge in alcune mozioni presentate, che rappresenta anche una posizione critica nei confronti del Governo, è quella relativa alla quarta rata, che scade il 30 giugno di quest'anno e che prevede 27 obiettivi. Alcuni di questi sono obiettivi non raggiungibili così come definiti precedentemente ma, anche qui, penso sia utile sottolineare che anche se alcuni dei 27 obiettivi indicati - farò alcuni esempi specifici - non erano e non sono raggiungibili, questo non ha creato un problema nel rapporto tra Governo e Commissione, anzi ha aperto una fase di confronto che ha portato ad un percorso distaccato dalla valutazione complessiva delle modifiche del Piano, che porterà alla definizione, al cambio di alcuni dei 27 obiettivi per avere la possibilità di raggiungere i risultati indicati nella fase di successiva al 30 giugno. Anche sotto questo aspetto vorrei fare solo due esempi per rendere chiaro il senso delle questioni. Il primo è collegato al tema degli asili, che spesso è utilizzato nel dibattito politico: quando il Governo, nel confronto con la Commissione europea, si prefigge lo scopo di modificare l'obiettivo intermedio del 30 giugno, lo fa per raggiungere il risultato finale rispetto ad una serie di questioni di carattere tecnico che, nella relazione semestrale, sono indicate in modo puntuale e saranno oggetto del successivo dibattito che sicuramente spiegherà in modo molto chiaro quali sono le ragioni per le quali il e gli obiettivi da raggiungere hanno delle difficoltà. La proposta di modifica dell'obiettivo intermedio non è finalizzata a far saltare l'obiettivo finale, ma è esattamente il contrario: la proposta è finalizzata a raggiungere l'obiettivo finale, modificando un obiettivo intermedio ed entrando nel dettaglio sulla lungaggine dei bandi precedenti, su alcune interpretazioni e principi di ammissibilità di progetti che - come è noto e come è emerso anche sulla terza rata - in alcuni casi hanno visto una posizione differente da parte della Commissione europea.
Vorrei anche fare un riferimento ad un altro aspetto che emerge in modo molto chiaro all'interno delle mozioni, relativo al presunto - e sottolineo “presunto”- ritardo che sarebbe derivato dalla riorganizzazione della del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È evidente che questo tema vede una continuità nell'azione, un rafforzamento della struttura di missione presso Palazzo Chigi e, al tempo stesso, un rafforzamento analogo della struttura relativa all'ispettorato presso la Ragioneria generale dello Stato. Il tema o l'idea di avere un ritardo determinato dalla modifica della non trova un riscontro nel merito delle questioni.
Nel dibattito sono stati fatti anche - ho letto il resoconto stenografico - alcuni riferimenti a modifiche e spostamenti di persone, che io sinceramente non vedo. Su questo aspetto penso sia invece importante indicare che il nuovo rafforzamento della , la nuova , oggetto di una approvata dal precedente Governo con la Commissione europea, non ha avuto una sola indicazione contraria da parte della Commissione europea.
Anzi, nella recente verifica, che si è svolta la settimana scorsa, nella quale non ispettori, né la Commissione europea nella sua interezza si sono mobilitati, ma - come regolarmente accade in tutti i Paesi dell'Unione europea ogni sei mesi, ed è accaduto per tre volte e accadrà ancora numerose volte, ogni sei mesi, anche in Italia - nella quale la Commissione europea si è recata per un controllo e una verifica diretta con le strutture incaricate di verificare l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche in quella circostanza è emerso in modo molto chiaro che il tema relativo alla nuova non ha creato alcun tipo di difficoltà, anzi. Lo voglio sottolineare perché nel dibattito parlamentare sulle mozioni - ho letto sempre il resoconto stenografico - si è fatto un riferimento anche al tema dell'Agenzia della coesione e alla sua soppressione, immaginando che questo sia un tema di accentramento: vorrei sottolineare che l'Agenzia della coesione era uno strumento del Ministero, non di altri, è stata riportata all'interno del Dipartimento che viene riorganizzato e non ha creato nulla di quello che è stato individuato, ma anzi va nella direzione, chiara, delle ultime raccomandazioni che la Commissione europea ha fatto nei confronti del nostro Paese. Vorrei ricordare che le raccomandazioni relative al PNRR da parte della Commissione europea sono state tre. La prima è quella collegata alla necessità di fare più velocemente: invito tutti a leggere le raccomandazioni rivolte a tutti gli altri Paesi europei, nell'ambito delle quali viene espressa in modo molto chiaro esattamente la stessa indicazione. La seconda è quella di un rafforzamento del livello amministrativo, soprattutto a livello locale e periferico, cosa che, con il decreto-legge n. 13 del 2023, è stata affrontata. La terza raccomandazione, altrettanto importante, è quella di un raccordo tra le politiche di coesione e le politiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cosa che il Governo ha indicato in modo chiaro nell'ambito delle sue scelte iniziali. Un altro aspetto che vorrei chiarire, che fa parte dei contenuti delle mozioni, è relativo al ruolo della Corte dei conti. Il MoVimento 5 Stelle, anche oggi, ha integrato la sua mozione, presentando un tema specifico sulla questione del controllo concomitante e anche questa è un'occasione utile per chiarire qual è la posizione del Governo rispetto al tema della Corte dei conti, laddove non esiste alcun corto circuito rispetto al sistema dei controlli. Esiste, invece, una posizione molto chiara: il Governo è in linea di coerenza con quanto previsto dal decreto-legge n. 77 del 2021, in fase di attuazione del PNRR, relativo al controllo successivo della Corte dei conti. È un decreto-legge del Governo Draghi e non richiama in alcun modo il tema del controllo concomitante, che il Governo ha appunto evitato di proseguire rispetto al PNRR e che, anche nelle decisioni messe in campo per istituire la sezione per il controllo concomitante della Corte dei Conti, fa riferimento a due provvedimenti precedenti all'approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Voglio cogliere anche un altro aspetto indicato nella mozione del MoVimento 5 Stelle: il riferimento al cosiddetto scudo erariale, che rappresenta un altro segnale chiaro perché - come tutti sanno in quest'Aula - lo scudo erariale è stato approvato dal Governo Conte 2, confermato e prorogato dal Governo Draghi e prorogato anche dal Governo Meloni, quindi sinceramente non riesco a cogliere la gravità della decisione del nostro Governo a fronte delle due decisioni precedenti.
A questo aggiungo un'ultima considerazione relativa al tema della relazione della Corte dei conti, che spesso viene citata all'interno delle mozioni, per ricordare che la relazione della Corte dei Conti presentata a marzo si riferisce al periodo che va dal luglio del 2021 al 31 dicembre 2022. Ora, è libero il parere sul merito delle questioni, ma è altrettanto importante che ognuno tenga conto del fatto che la relazione della Corte dei conti ha come arco temporale di giudizio quello che va da luglio 2021 a dicembre 2022 e mi sembra che questo indichi in modo molto chiaro la possibilità che ci sia, da parte di quest'Aula e anche da parte del Parlamento, un approccio assolutamente in linea e positivo su questo tema.
Aggiungo - e chiudo, Presidente - due altre considerazioni. La prima è relativa al tema delle armi. Ho avuto modo già di dirlo, in modo chiaro, durante il dibattito al Senato, in risposta a un'interrogazione. Il Governo Meloni non ha alcuna intenzione di utilizzare le risorse del PNRR per finanziare interventi che possano finanziare le armi . Lo abbiamo già detto e ribadito in tutte le circostanze. E, quindi, visto che è un tema richiamato all'interno delle mozioni, quella odierna è un'occasione per confermare questo aspetto, per quanto ci riguarda.
Inoltre - e chiudo veramente -, mi sembra utile e importante fare un riferimento al tema che affronteremo in modo più dettagliato nel momento in cui entreremo nel merito della fase di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con il capitolo aggiuntivo del REPower. Com'è noto, la Commissione europea ha messo in campo questa indicazione, con questo regolamento, per dare una risposta alla crisi energetica che si è scatenata con l'invasione dell'Ucraina. Su questo punto consentitemi un passaggio politico molto rilevante, perché penso che sia giusto sottolinearlo: la modifica del PNRR si attua sia per dare vita al nuovo capitolo aggiuntivo REPower, ma anche e soprattutto in attuazione di quanto previsto dall'articolo 21 del regolamento, che già prevedeva, in circostanze particolari, di voler modificare questo Piano.
Voglio sottolineare che, nel giugno dello scorso anno, il Presidente del Consiglio attuale, Meloni, da politico, aveva indicato come prioritario il tema di attuazione dell'articolo 21 per modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. E penso che questa coerenza di posizione, già espressa molto tempo fa, oggi trovi un riscontro ampio - e questo ci fa piacere - sulla necessità di fare bene e di fare velocemente, ma di non fare in fretta. E questo è l'ultimo punto sul quale voglio soffermarmi. I regolamenti indicano in modo molto chiaro che il termine è quello del 31 agosto. Il tentativo di anticipare questa data - perché in alcune mozioni addirittura si fa riferimento al 30 giugno - e di anticipare i tempi, è sicuramente in animo nella nostra azione, perché è un fatto importante e positivo. Però, anche in questo caso, bisogna farlo sulla base di un momento di confronto con quanto accade negli altri Paesi. Anche qui aleggia la parola ritardo. Anche qui penso che sia utile verificare quello che accade negli altri Paesi europei. In questo senso, basti ricordare che 8 Paesi hanno presentato ufficialmente le modifiche del PNRR con il REPower e 2 Paesi hanno presentato una modifica del PNRR senza REPower, quindi molto più tecnica e semplice. E vorrei anche dire che, in questo termine di paragone, c'è anche un tema che non sfuggirà ad alcuno, perché spesso vengono citati molti Paesi. L'Italia ha il Piano nazionale di ripresa e resilienza più importante a livello europeo, perché è un Piano che si somma alla quota a debito, la quota a fondo perduto. E la quota del Fondo complementare arriva a 220 miliardi di euro. Basta ricordare che il secondo Piano, come dimensione, è quello della Spagna, con 69 miliardi di fondo perduto, salvo che in questi giorni ha chiesto la quota a debito. Anche questo è un tema sul quale riflettere, perché se solo Italia, Grecia e Romania hanno chiesto, in passato, per intero la quota a debito, evidentemente, al di là delle considerazioni di merito, tutto questo fa emergere in modo molto chiaro la complessità dell'attuazione del Piano, che discuteremo sicuramente nei prossimi giorni, quando si calendarizzerà in Aula o in Commissione (non so quale sarà l'iter della relazione semestrale), e in quell'occasione avremo la possibilità di dare risposte specifiche e precise, anche rispetto allo stato d'avanzamento e della difficoltà di spendere le risorse entro giugno 2026. E siccome in alcune mozioni c'è scritto che avremmo detto che il Piano va definanziato e le risorse non vanno spese, vorrei ricordare che il nostro obiettivo è avere un coordinamento che proprio la Commissione europea, con le sue ultime raccomandazioni, ha rafforzato, dicendo che vi è la necessità di un raccordo primario e fondamentale tra il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le politiche di coesione. Questo è l'obiettivo principale che il Governo Meloni ha messo in campo dall'inizio. Infatti, anche le deleghe delle quali ho personalmente la responsabilità sono state una scelta felice e un'individuazione chiara di una strategia da parte del Presidente del Consiglio Meloni, laddove ha voluto, in netto anticipo anche rispetto a queste indicazioni, immaginare che le principali programmazioni di questo Paese fossero raccordate.
Ciò per evitare che la mano destra, magari, faccia qualcosa addirittura in contrasto con quello che fa la mano sinistra, ossia per evitare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, su alcuni territori, attui politiche di interventi che siano addirittura in contrasto o totalmente scollegati da quanto previsto dalla politica di coesione.
Questo raccordo - che la Commissione europea ci indica in modo chiaro di portare avanti - per noi rappresenta un'occasione importante sulla quale stiamo lavorando e che sicuramente sarà oggetto di un confronto, in questa fase, con i presidenti di regione. Successivamente, lo sarà con il Parlamento, perché penso che su questo tema sia importante - lo abbiamo sempre fatto sulla relazione di attuazione delle politiche di coesione 2014-2020, con un dibattito portato avanti anche nelle Commissioni parlamentari competenti congiunte - costruire, in questo percorso, una soluzione che dia delle risposte chiare e che, soprattutto, abbia la certezza dei cronoprogrammi e anche della realizzazione degli interventi, superando una frammentazione che è alla base dei risultati non raggiunti.
Non siamo né io né il Governo ma è l'Istat che, nei giorni scorsi, ci ha rappresentato un quadro fortemente preoccupante sui dati economici e sull'efficacia delle politiche di coesione. Ora, noi abbiamo bisogno di intervenire in questa direzione, argomentando in modo chiaro e, soprattutto, coordinando queste politiche di intervento, anche in linea con le dichiarazioni e le indicazioni che emergono dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo. Siamo convinti, anche alla luce del confronto con la Commissione europea e con diversi commissari europei, visto che siamo anche nella fase di modifica del quadro finanziario pluriennale - un altro aspetto molto importante - e ricordando che ci apprestiamo ad entrare in una stagione politica diversa rispetto a quella che abbiamo conosciuto, perché torneranno comunque, al di là di come la si pensi, le regole del Patto di stabilità, che sia quanto mai necessario avere un quadro d'insieme complessivo per poter utilizzare al meglio queste risorse.
Per queste ragioni, individuando in alcune mozioni posizioni che sinceramente non sono in alcun modo condivisibili, perché non rappresentano in modo chiaro il quadro reale della situazione, esprimo, Presidente, il parere contrario sulle mozioni del Partito Democratico, del MoVimento 5 Stelle, di Azione-Italia Viva e di Alleanza Verdi e Sinistra, e parere favorevole sulla mozione della maggioranza
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Saverio Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, appena questa mattina ho ascoltato parole di elogio espresse da un autorevole esponente della minoranza - non dico dell'opposizione - nei suoi riguardi. Mi ha fatto molto piacere perché sentire che, alla guida di questo importante Dicastero, l'Italia ha un Ministro competente e motivato mi inorgoglisce, non soltanto perché la sostengo, non soltanto perché c'è un rapporto che dura almeno da 30 anni ma anche perché possiamo godere di un'azione di Governo che, da questo punto di vista, sappiamo farà bene al nostro Paese, agli italiani e alle future generazioni. Quando parliamo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, siamo rivolti soprattutto a ciò che sarà delle future generazioni. Non vi è dubbio, infatti, che questo Piano, nella sua attuazione e nella sua realizzazione, determinerà ciò che sarà l'Italia dei prossimi 30 anni e che futuro avranno le future generazioni.
Io mi permetto di utilizzare le sue parole, perché le condividiamo e perché abbiamo sottoscritto una mozione che va in questa direzione: lavorare insieme, lavorare costruttivamente, lavorare bene. In queste parole sta il centro del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Piano, infatti, non è una sfida o un vanto politico, appannaggio esclusivo della maggioranza di Governo. Ho colto questo significato proprio nelle parole di questo collega, oggi, dette apertamente durante i lavori di una Commissione, non in privato, non al bar. È una sfida di tutti noi che è vinta insieme e per il bene degli italiani. Il nostro obiettivo ambizioso è quello di consegnare alle giovani generazioni, entro il 2026, un'Italia moderna, un'Italia verde, competitiva sullo scenario internazionale e attrattiva per gli investitori, un'Italia in cui i nostri figli, i nostri nipoti vogliono rimanere con concrete possibilità, possono scegliere di rimanere con concrete possibilità e non un Paese da cui siano costretti a fuggire.
In questo contesto va il plauso al lavoro del Governo e - scusate se mi ripeto - all'instancabile lavoro di mediazione del Ministro Fitto. Vede, Ministro, quando lei ha esordito in questa faticosissima attività ha detto subito delle cose che hanno ricevuto tanto scetticismo e comprendo il perché. Eravamo abituati agli , ai palcoscenici, alle promesse a vuoto e, quando qualcuno diceva “attenzione, bisogna fare le cose con calma e per bene”, ovviamente, la gente, che era ormai abituata a questa iperbole, faceva fatica ad affacciarsi a una dimensione concreta, reale, della serietà e della competenza, che vuole realizzare gli obiettivi senza fallire il suo mandato. Per questa ragione, noi diciamo che non è un mistero plaudire all'approvazione dell'inserimento del capitolo REPowerEU nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, che è realtà. Se la terza verrà erogata a breve - ci sono rassicurazioni in merito, di qualche giorno fa, da parte della Commissione europea - è merito di questo Governo, è merito del lavoro del Ministro e della cabina di regia che, incessantemente, mantengono un filo diretto con le istituzioni europee per non farci trovare impreparati a nessuna scadenza e non perdere nessun appuntamento.
Io vorrei ricordare a me stesso - posto che i colleghi, anche quelli dell'opposizione, lo ricordano benissimo - come, al momento dell'insediamento di questo Governo, dei 55 obiettivi da raggiungere entro il 31 dicembre 2022 ne fossero stati raggiunti soltanto 25 e, in meno di 3 mesi, questo Governo sia riuscito a raggiungere tutti gli obiettivi per non perdere questa importante opportunità. Obiettivi raggiunti nonostante l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia dovuto al conflitto in Ucraina, gli equilibri registrati sul mercato del lavoro, i limiti nella capacità amministrativa dei soggetti attuatori e l'elevata frammentazione degli interventi.
Sul tema, mi permetto di fare una digressione che riguarda, invece, la Banca centrale europea. Anche questo tema, che a mio avviso dovrà essere affrontato presto da questo Governo, non ci ha aiutati nel percorso che stiamo intraprendendo perché, se le materie prime aumentano i loro prezzi, se aumentano i costi dei servizi, è anche perché è aumentato il costo del servizio primario e, cioè, gli interessi sul debito pubblico, gli interessi sul debito degli italiani.
Nonostante ciò, l'Italia oggi ha ricevuto 67 miliardi di euro, il 40 per cento dei quali destinati al Mezzogiorno, una terra che per troppo tempo è stata abbandonata e che, anche grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, potrà finalmente ricostruire quelle strutture ed infrastrutture utili per essere attrattivo e competitivo. Il Piano è un'opportunità su tutti i fronti, un'opportunità per le famiglie, per le imprese, per i giovani, per il nostro Paese. Pensiamo al REPowerEU finanziato anche con i Fondi di coesione. Una sua intuizione, signor Ministro. Quando lei cominciò a parlare del Fondo di coesione, la guardavano anche male, dicendo: “Perché fa questa dichiarazione di distrazione di massa?”. Invece no, diceva una cosa molto semplice: abbiamo dei fondi che possono essere utilizzati fino al 2029 e facciamo finta di non averli. Si tenga conto che gran parte dei fondi del PNRR sono fondi a debito, diversamente da quelli di coesione - quindi, non a debito - e danno la possibilità a noi e a tutta l'Europa di essere sempre meno dipendenti energeticamente dalla Russia, puntando verso una transizione verde che farà bene non soltanto alla salute dei cittadini ma anche all'economia.
Nello spirito di collaborazione e di crescita si inserisce questa nostra mozione di maggioranza, una mozione che consta di 8 impegni per il Governo, nell'ottica anche delle modifiche al Piano dovute all'inserimento del REPowerEU, per seguire il lavoro svolto. Ed è quello che stiamo facendo, lo sta facendo lei, lo sta facendo il Governo, lo sta facendo questa maggioranza, che sostiene ogni provvedimento che viene portato in Parlamento, voluto all'interno di una logica e di una strategia che noi apprezziamo e che sosteniamo senza se e senza ma.
Informare con costanza il Parlamento e le istituzioni sullo stato del Piano: lei è già venuto diverse volte in questa sede, così come al Senato e ha informato, passo dopo passo, delle azioni e delle attività che sta ponendo in essere. Garantire il coinvolgimento di tutte le parti, sia pubbliche sia private, per il proficuo raggiungimento degli obiettivi; usare coerenza nella proposta di aggiornamento, con particolare attenzione alla parità di genere, ai giovani, a famiglie e imprese e allo sviluppo del Mezzogiorno. Questo è un tema che a noi sta molto a cuore, perché siamo convinti che le famiglie e le imprese, così come i giovani e le donne, siano la grande ricchezza di questo Paese. Ripeto sempre a me stesso che il tessuto sociale di ogni Paese è diverso dall'altro: nel nostro Paese il tessuto sociale è fatto, soprattutto, da imprese familiari. Il 94 per cento del 96 di piccole e medie imprese sono imprese familiari: aiutando queste imprese e queste famiglie, aiutiamo anche i giovani di queste famiglie e le donne di queste famiglie. Ancora, approfondire e concentrare le azioni sulle misure che hanno riscontrato particolari ritardi, salvaguardare i progetti rimasti esclusi dal Piano e il rafforzamento dell'autonomia energetica.
L'obiettivo a cui puntiamo tutti è quello - ognuno con le proprie competenze e il proprio ruolo istituzionale - di poter collaborare all'attuazione e, soprattutto, alla messa a terra dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza perché, se falliamo, saranno proprio famiglie, imprese e nuove generazioni a pagare il prezzo più caro, e noi non possiamo, non vogliamo e non falliremo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente, Mi pare chiaro, lo dico…
LUIGI MARATTIN(A-IV-RE). Presidente! Il Governo!
MARCO OSNATO(FDI). Un attimo, è qui!
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo, cortesemente, riconquisti la sua posizione, anche per una questione di rispetto nei confronti dell'oratore e dell'Aula. Prego, prosegua.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente, ricomincio. Sembra che il Governo viva il PNRR, cioè il più grande Piano di investimento della storia europea, come un fastidioso fardello di cui bisogna, in qualche modo, liberarsi. Lo dico perché le parole di Fitto mi sembrano sempre più imbarazzate; ogni tanto continua a circostanziare scuse. Dice: le risorse sono importanti, ma ci sono state scelte eccessivamente ideologiche. Mi piacerebbe capire nella replica, nella controreplica, cosa intenda. Sembra che abbiate dimenticato, quindi, anche da cosa nasce il eppure a convincere l'Unione europea a presentare un Piano per la ripresa senza precedenti è stata un'emergenza, che voi non ricordate mai in queste parole, cioè una pandemia che, tra l'altro, ha generato una crisi economica e sociale abbattutasi in molti Paesi come il nostro su crisi già esistenti. Una crisi dentro una crisi eco-climatica che tutte e tutti stiamo vivendo e che voi continuate a vivere da “climafreghisti”, riferendovi all'Unione europea, anche lì, come se fosse una sovra-entità di burocrati, come se non leggesse la tanta letteratura scientifica che dà ragione a quella transizione.
L'Oxfam ci dice che la pandemia e la crisi dell'energia stanno esacerbando i divari lungo la nostra società. Tra il 2020 e il 2021, la quota di ricchezza detenuta dal 10 per cento più ricco degli italiani è aumentata di un punto e mezzo percentuale; la quota del 20 per cento più povero è rimasta ferma e sono calate le quote di ricchezza degli altri decili della popolazione. Ecco, oggi, in Italia, chi cerca di prenotare una gastroscopia, una colonscopia - l'abbiamo detto più volte in quest'Aula e voi continuate a non ascoltarci - trova risposta nel pubblico a metà del 2024 o, addirittura, all'inizio del 2025, eppure, state pianificando la cronaca di una morte annunciata, quella del sistema sanitario nazionale.
L'Unione europea è il terzo emettitore mondiale di gas serra e in Italia, come ci ha fatto notare Legambiente, si stima che 34,6 miliardi di euro siano ancora quelli in sussidi ambientalmente dannosi spesi proprio dal nostro Paese negli scorsi anni, soldi pubblici che finanziano la crisi climatica. Ecco perché il senso del PNRR è e deve essere rilanciare l'economia europea, sostenendo questa transizione verde e digitale e prevendendo la piena occupazione, lì, dentro a quel paradigma; è un Piano che a livello europeo prevederebbe lo stanziamento di 750 miliardi di euro di cui le risorse destinate al nostro Paese ammontano a 191 miliardi, ripartiti appunto 69 in sovvenzioni e 122 in prestiti.
Tuttavia, se le due prime relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR hanno dato conto del conseguimento degli obiettivi delle riforme e le prime due rate, pari a 42 miliardi, sono giunte a destinazione, per la terza e la quarta l'incertezza, ovviamente, come abbiamo detto più volte, regna sovrana. È ancora bloccato il versamento della terza rata, che doveva avvenire a febbraio del 2023 e il rischio è che alla fine ci venga liquidata una cifra minore rispetto ai previsti 19 miliardi di euro. A fine giugno l'Europa ci dovrebbe versare la quarta rata, ulteriori 16 miliardi di euro, ma lo farà se avremo raggiunto i 27 obiettivi previsti: tra questi, per esempio, la sostituzione dei treni a gasolio, la produzione di idrogeno o misure per gli asili nido da raggiungere entro il 30 giugno del 2023, ma anche, appunto, la riforma della giustizia civile e penale.
Quindi, che cosa succede? Il Governo fa di tutto per sostenere il Piano di accompagnamento, con delle riforme, rispettando gli impegni? A noi non sembra. No, d'altra parte, a voi non solo piace accampare scuse, ma vi piacciono proprio le campate, i ponti di tre chilometri in zone sismiche che devastano il territorio. Così, il Governo manifesta un evidente fastidio verso tutti, tutti quelli che l'hanno criticato, tutti i soggetti istituzionali che legittimamente hanno sollevato qualche perplessità o preoccupazione, dagli uffici parlamentari, su riforma fiscale e autonomia differenziata, a Bruxelles, per il sulle concessioni balneari, fino, alla Corte dei conti, proprio sul PNRR.
Dite che il Governo ha sempre provveduto a fornire tutti i dati, i documenti, le informazioni, i chiarimenti richiesti, ma a me non sembra, Ministro Fitto; d'altra parte, non è un caso che lei sia di nuovo qui, perché lei continua a replicare senza dare nessun valore aggiunto a questa discussione. Sostenete che la modifica della , introdotta dal decreto, non abbia determinato interruzioni e rallentamenti, ma lo pensate davvero? Vi lamentate del fatto che il PNRR italiano presenta un numero di scadenze complessive superiore a quello degli altri Paesi e la percentuale più elevata di indicatori relativi al risultato, dimenticando che a nessun Paese sono state riservate queste stesse risorse. Come sempre, scaricate ogni responsabilità: la tempistica relativa alla corresponsione della terza data dipenderebbe da un eccesso di verifica e controllo da parte della Commissione europea, ma i numeri del rapporto della Corte parlano chiaro, nei primi quattro mesi del 2023 siamo a quota 1,1 miliardi sulla programmazione da 32 miliardi per l'intero 2023. La risposta del Governo qual è? Iniziative per limitare la vigilanza e ridurre i poteri di controllo della magistratura contabile sul PNRR e proroga di un ulteriore anno dello scudo che impedisce la contestazione di danno erariale per colpe gravi ai funzionari.
L'avanzamento del PNRR, in verità, è al 13,4 per cento e nel periodo da gennaio ad aprile 2023 la Missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica” ha visto impiegare appena 2,2 milioni di euro, una miseria. Ci aspettiamo che dopo la tragedia in Emilia-Romagna e nelle Marche in sede di revisione del PNRR il dissesto idrogeologico e il consumo di suolo trovino lo spazio che meritano, eppure, anche nei vostri desideri di revisione, non ci sono parole e menzioni su questo.
E che dire degli appalti per la realizzazione degli asili nido e il potenziamento dell'offerta dei servizi educativi? Il programma prevede un investimento di 4,6 miliardi per la costruzione di 1.857 asili nido e 333 scuole materne entro il 2026. Secondo l'Istat, solo un bambino su tre ha accesso ad asili nido e scuole in tenera età; perdere i fondi del PNRR in questo ambito sarebbe gravissimo per il nostro Paese.
In generale la Missione 4, che contiene gli investimenti per le scuole e le università, vede risorse impiegate solo per il 4,7 per cento, tanto che si valuta l'intenzione di tagliare gli investimenti e, nel frattempo, moltissime risorse del PNRR destinate al diritto allo studio sono andate ai privati, senza alcuna soluzione per i problemi abitativi degli studenti. Pensate, sono 9.179 i posti letto finanziati, ma solo 3.402 nelle residenze universitarie.
Per non parlare dei ritardi sugli obiettivi in materia di salute. La Missione 6 presenta un tasso di avanzamento solo dell'1 per cento. Il fatto è che il nostro Paese non può permettersi di fallire sul PNRR. I due terzi della crescita italiana sono agganciati all'attuazione del Piano, senza il quale questa dinamica non ci sarebbe. E se con le risorse del REPowerEU dovrebbero essere finanziati progetti che garantiscano le energie alternative e consentano di accelerare il percorso di decarbonizzazione dei sistemi produttivi, in realtà, il Governo ha intenzione di finanziare solo i progetti di investimento delle grandi aziende statali…
MARCO GRIMALDI(AVS). Ho finito. Per questo, cosa chiediamo con la nostra mozione? Di garantire che almeno il 40 per cento delle risorse sia destinato alle regioni del Mezzogiorno e di prevedere il massimo e costante coinvolgimento della Camera e del Senato; di prevedere che in sede di revisione del PNRR il dissesto idrogeologico, la messa in sicurezza del territorio e il consumo di suolo siano messi al centro; di garantire tutte le risorse e gli interventi previsti per la transizione ecologica, per i processi di decarbonizzazione, per il superamento delle fonti climalteranti. Ma non solo: chiediamo di garantire la centralità dello sviluppo della mobilità elettrica e di una capillare infrastrutturazione, di rispettare gli investimenti per le scuole e per la realizzazione degli asili nido e il potenziamento dei servizi educativi.
Chiediamo, Ministro Fitto, di escludere qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti e di trasmettere, non oltre il 30 giugno, queste nuove schede. Non ci sono scuse per rimandare tutto questo e non ci sono scuse per i vostri silenzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Rosaria Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Naturalmente, il parere contrario del Governo alla nostra mozione ci delude e ci preoccupa, ma nonostante questo non siamo qui per fare processi al Governo, anche se di elementi e di ragioni per farne ne avremmo più di uno. Ma siccome ci troviamo di fronte al più grande piano di ricostruzione dell'economia nazionale e di riduzione dei divari dal secondo dopoguerra in poi, finanziato con 191 miliardi di fondi europei e 30 miliardi di fondi nazionali, siamo qui per rinnovare la nostra disponibilità a collaborare e per ribadire alcune convinzioni relative a questioni che, a nostro avviso, sono indispensabili per consegnare al Paese, entro il 2026, le opere, gli investimenti e le riforme previste dal PNRR.
La prima questione è che noi chiediamo di essere coinvolti, chiediamo un dibattito parlamentare trasparente, franco, sulle scelte che il Governo si appresta a fare per modificare alcune parti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non basta essere informati, chiediamo di vedere le schede che riguardano le scelte che farete per modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Capiamo che il quadro è cambiato, capiamo che l'inflazione, l'aumento dei costi delle materie prime, l'invasione della Russia in Ucraina e le conseguenze che ne sono derivate comportino un cambio di scenario; non capiamo, però, un'eventuale volontà di escludere il Parlamento da un coinvolgimento in questa fase di revisione.
Vi siete tanto lamentati del fatto che il Governo Draghi avesse portato in Parlamento il PNRR a pochi giorni dalla consegna in Europa, dimenticando che quel Governo ha avuto otto settimane di tempo - lo ripeto, otto settimane di tempo - per riscrivere il Piano, portarlo in Parlamento e consegnarlo in Europa; ad oggi, voi avete avuto otto mesi di tempo e arriveremo a dieci il 31 agosto, quando consegnerete le modifiche . Quindi, credo che di tempo a disposizione per essere non solo informati ma per avviare un dibattito serio sulle modifiche ve ne sia in abbondanza.
Seconda questione. Non esiste per noi una classifica in base all'importanza delle opere contenute nel PNRR. Tutte - anche le riforme, ovviamente - sono importanti per realizzare gli obiettivi per cui il Piano è nato: l'aumento dell'occupazione, la crescita della ricchezza nazionale, la transizione ecologica e digitale in chiave sostenibile, la riduzione dei divari territoriali, di genere e generazionali e il contrasto allo spopolamento delle aree interne. Su quest'ultimo punto facciamo attenzione quando parliamo di parcellizzazione degli interventi, perché ci sono degli interventi che, per loro natura, sono di entità inferiore. Infatti, non penseremo, di certo, che nelle aree interne ci mettiamo a fare l'alta velocità ferroviaria o il ponte a tre campate. Nelle aree interne serve finanziare quelle opere e quei servizi di minore entità finanziaria, utili e necessari per migliorare la qualità della vita di chi vive in quelle aree e per contrastare il fenomeno dello spopolamento.
Dicevo che tutte le opere sono importanti ma, a nostro avviso, esistono dei pilastri che, se indeboliti, rischiano di compromettere l'efficacia stessa del Piano. Uno di questi è sicuramente lo strumento che è stato individuato per avviare la riduzione dei divari tra il Nord e il Sud del Paese, quel 40 per cento di risorse del Piano da destinare alle regioni del Mezzogiorno, previsto da una norma di legge, blindato e vincolato da una norma di legge. Si tratta di oltre 80 miliardi di euro che servono per modernizzare l'alta velocità ferroviaria, le ferrovie regionali, le grandi stazioni e i porti del Mezzogiorno, le zone economiche speciali, gli asili nido, nonché gli interventi per mettere in sicurezza le scuole esistenti e per dotarle di palestre e di mense, per evitare che al Nord il tempo pieno sia un diritto garantito a tutti e al Sud, invece, un miraggio. Sono soldi, inoltre, che servono per finanziare l'implementazione e l'innovazione tecnologica dei presidi sanitari sul territorio.
Dal Governo ci aspettiamo una parola chiara sulla necessità di difendere la quota Sud all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché abbiamo sentito tante volte parlare di revisione del Piano ma non abbiamo mai sentito una parola sulla necessità di difendere la quota Sud e ad oggi ci chiediamo, per esempio, che fine abbia fatto la relazione del Dipartimento per la coesione territoriale. Una relazione è stata redatta a fine dicembre 2021 e l'altra a fine giugno 2022, in ottemperanza a una norma di legge del DL n. 77 del 2021, che prevede, in capo al Dipartimento per la coesione territoriale, la responsabilità di assicurare il raggiungimento dell'obiettivo del 40 per cento e, in caso di scostamento, di sottoporre la questione alla cabina di regia, perché adotti le misure compensative e correttive. Quindi, ci sono gli strumenti per monitorare, per vigilare e anche per correggere, nel caso in cui quella quota non dovesse essere rispettata per tante ragioni, perché è difficile o perché ci sono difficoltà. Lo sappiamo benissimo perché abbiamo gestito quel e non c'era giorno che non fossimo con il fiato sul collo di tutte le amministrazioni competenti, nazionali e locali, per aiutarle e per sostenerle nella realizzazione di quell'obiettivo.
Così mi chiedo anche che fine abbia fatto lo schema di DPCM che adotta il regolamento delle ZES e delle ZLS, che ottenne, a inizio ottobre, il parere favorevole da parte della Conferenza Stato-regioni. Sono passati 8 mesi e quel DPCM non è stato ancora firmato. Peccato, perché garantirebbe la piena operatività delle zone economiche speciali, che sono un volano di attrazione per gli investimenti nazionali e internazionali nel nostro Paese. Quindi, ci sono delle questioni aperte su cui chiediamo al Governo la cortesia di intervenire e di dare una risposta.
Poi, c'è la terza questione che vogliamo sottoporre all'attenzione di quest'Aula e del Governo. Chiediamo che, se dovessero liberarsi dei fondi dal processo di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, quei fondi vadano a misure di facile, diretta e rapida attuazione, come, per esempio, gli strumenti di Industria 4.0. È una richiesta che abbiamo avanzato al Governo in sede di confronto.
Super ammortamento, iper ammortamento, crediti di imposta per ricerca, formazione e innovazione tecnologica: sono tutti strumenti che quando sono stati finanziati, nel 2017, hanno comportato un aumento della produzione industriale a un tasso addirittura superiore a quello della Germania. Ci auguriamo, su questo punto, di ottenere ascolto da parte del Governo.
Quarta questione. La piena realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non è un capriccio di qualcuno. Ha molto a che fare con la necessità di garantire una crescita sostenibile nel nostro Paese. La recessione non è alle porte, ma l'economia europea rallenta. Il PIL italiano tiene, ma i dati della produzione industriale di aprile sono preoccupanti, perché segnano un crollo di oltre il 7 per cento. Allora, come ci viene suggerito anche da Bankitalia e dall'Ufficio parlamentare di bilancio, gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, ancora di più, le riforme sono indispensabili per mantenere l'Italia su un sentiero di crescita.
Ultima questione. Il segna per la prima volta l'assunzione di una responsabilità condivisa da parte dell'Unione europea, che si è spinta fino al punto di emettere titoli di debito comuni. Sembrava un tabù impossibile da battere fino a tre anni fa, eppure è successo. È un passo storico, una svolta per chi ha sempre creduto nel processo di integrazione europea. Adesso l'Italia ha una grande responsabilità. Io farei anche attenzione a fare paragoni con gli altri Paesi europei che hanno presentato o che non hanno presentato richieste di modifiche e in quali termini, perché l'Italia è uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea e perché l'Italia ha ottenuto la quota maggioritaria del anche in virtù di quei divari a cui facevo riferimento prima e anche in virtù dell'ampiezza del divario da colmare. L'Italia ha una grande responsabilità e se noi adesso rinunciassimo o non fossimo in grado di spendere quei soldi nei tempi stabiliti e di fare le riforme nelle modalità stabilite, proprio ora che le ragioni per emettere debito comune si rafforzano - penso, per esempio, alla necessità di rispondere agli investimenti massicci degli Stati Uniti d'America a sostegno delle loro aziende, per favorirne la transizione ecologica -, credo che il progetto di emissione di debito comune - se non ci assumessimo adesso questa responsabilità - si avvierebbe lentamente al fallimento. Io penso che di questo non il Governo ma l'Italia non vorrà rendersi responsabile.
MARIA ROSARIA CARFAGNA(A-IV-RE). Per questo noi ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare, ma ci auguriamo che dal Governo arrivi un segnale di reciprocità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Grazie, Presidente Rampelli. Ministro Fitto, Sottosegretario Ferro, cari colleghi, all'indomani della crisi economica e sociale provocata dalla pandemia da COVID-19 l'Unione europea ha unitariamente deciso di intervenire con uno strumento di sostegno verso gli Stati membri di portata epocale e senza precedenti in termini di solidarietà e di capacità di far fronte comune alla crisi. Questo è avvenuto con i Piani nazionali di ripresa e resilienza, ossia programmi di riforme e di investimenti definiti per il periodo 2021-2026, che sono andati a integrare il già previsto quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027.
Il PNRR italiano è il più grande d'Europa. Infatti, l'Italia è la principale beneficiaria del Fondo, con un complesso di risorse assegnate pari a 191,5 miliardi di euro, finanziato dall'Unione europea. A queste risorse si aggiungono, inoltre, quelle del Fondo nazionale del Piano per gli investimenti complementari, per un importo pari a 30,6 miliardi di euro. Il nostro Paese, quindi, è il maggior beneficiario e ha assunto una grande responsabilità per il successo di questo primo strumento comune di cui si è dotata l'Unione europea. È un'opportunità che, senza ombra di dubbio, non deve andare sprecata.
In questi mesi il Governo sta lavorando al massimo, grazie anche all'istituzione della cabina di regia del Ministro Fitto, per il raggiungimento di traguardi e obiettivi. Ci sono 6 missioni e 16 componenti sviluppate intorno a 3 assi strategici europei: la digitalizzazione e l'innovazione, la transizione ecologica e l'inclusione sociale; 132 investimenti e 63 riforme per poter vedere erogate tutte le 10 rate di risorse entro il 30 giugno 2026.
Dietro questi numeri ci sono storie di persone, di imprese, di famiglie, di cittadini, e c'è la memoria di quello che c'è stato e non vorremmo più si ripetesse. C'è lo sforzo enorme di un Paese che non molla e vuole traguardare questi obiettivi per consegnare alle prossime generazioni un'Italia più coesa, più moderna e più funzionale. E come stiamo procedendo? Per gli anni 2021 e 2022 l'Italia ha conseguito i 151 obiettivi previsti dal Piano e ha ottenuto le corrispondenti risorse europee.
Alla data del 23 ottobre 2022, data di insediamento dell'attuale Governo Meloni, risultavano conseguiti 25 dei 55 obiettivi da raggiungere entro il 31 dicembre 2022. Il 30 dicembre dello stesso anno, a poco più di due mesi dal suo insediamento, il Governo ha comunicato di avere raggiunto i 55 obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata per una somma pari a 19 miliardi di euro. Si è trattato di una sfida di particolare complessità, in quanto, rispetto ai due semestri precedenti, i risultati da raggiungere nel secondo semestre del 2022 sono stati connotati da un sensibile aumento dei e da alcune riforme particolarmente articolate, tra cui quelle in materia di giustizia e di concorrenza.
Per il conseguimento degli obiettivi della terza rata è stato necessario un importante lavoro di squadra, che si è avvalso di un dialogo serrato e costruttivo con la Commissione europea e del contributo di tutte le amministrazioni. Il processo di valutazione della Commissione europea ai fini del pagamento della terza rata, che ha richiesto tempi più lunghi per la complessità degli obiettivi da conseguire per questa rata e per gli approfondimenti che si sono resi necessari, è in via di completamento. A partire dai primi mesi del 2022 l'avanzamento del PNRR ha incontrato difficoltà in tutti i Paesi europei a causa di un peggioramento del quadro economico di riferimento, riconducibile agli effetti dell'emergenza sanitaria dovuta alla pandemia, che ha prodotto effetti negativi sull'economia e sui contratti pubblici, con inevitabili riflessi sui prezzi utilizzati dalle stazioni appaltanti. Inoltre, come ci ricordiamo, le difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime e beni intermedi derivanti da interruzioni o rallentamenti nelle catene di fornitura globali dovuti alle misure di contenimento del contagio applicate in diverse aree. Infine la crisi energetica, acuita dal conflitto scatenato dall'invasione russa del territorio ucraino, che ha fatto emergere nuove priorità e ha alterato alcuni calcoli, elementi di cui è inevitabile e necessario tenere conto, con la conseguente necessità di aggiornare il Piano. A tali criticità, principalmente di natura strettamente tecnica, si sono aggiunte difficoltà normative, amministrative e gestionali, quali i limiti nella capacità amministrativa e l'elevata frammentazione dei soggetti attuatori degli investimenti.
Con l'insediamento dell'attuale Governo di centrodestra, la nomina di un Ministro dedicato al PNRR, quale il Ministro Fitto, che inoltre raccogliesse su di sé le deleghe per gli affari europei e le politiche di coesione, ha impresso una caratterizzazione nuova alla forza attuativa del Piano. Ed è stata cruciale la scelta di rafforzare la centralità della cabina di regia, luogo di coordinamento e impulso delle azioni da adottare per la realizzazione delle misure del PNRR in sinergia e in cooperazione con tutti i Ministeri, le regioni e gli enti locali. E se in quella cabina il Ministro Fitto è riuscito a raccogliere le adesioni unanimi dei presidenti dell'ANCI, dell'UPI e della Conferenza delle regioni, che non appartengono sicuramente all'area politica del centrodestra, è la dimostrazione dell'ottimo lavoro svolto , della capacità di intermediazione e soprattutto dell'avere voluto mettere al centro della propria azione, finalmente, dopo anni in cui erano stati un po' abbandonati, il ruolo cruciale e importante delle regioni, dei comuni e delle province. Questo riconoscimento va a lei, Ministro, per avere in qualche modo impresso una forte accelerazione, che sicuramente ha prodotto risultati positivi. Per fronteggiare alcune delle criticità e difficoltà nell'attuazione del Piano sono state introdotte disposizioni per assicurare la tempestiva attuazione degli interventi previsti dal Piano attraverso una sostanziale revisione del sistema di del PNRR, il rafforzamento della capacità amministrativa dei soggetti chiamati ad attuare gli interventi previsti dal PNRR e dal Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, l'accelerazione e la semplificazione dei procedimenti in vari settori e soprattutto l'attuazione delle politiche di coesione.
Importanti, inoltre, sono le misure per il rafforzamento dei poteri sostitutivi in caso di mancato rispetto degli impegni finalizzati all'attuazione del PNRR nei casi di inerzia, di ritardo o difficoltà tecnica degli enti attuatori. E quindi non è, com'è stato detto da parte di qualcuno, che il Governo ha voluto impedire di poter portare avanti con forza e con determinazione determinate scelte, ma ha aiutato, come un padre di famiglia, quando qualcuno era in difficoltà, proprio per accompagnarlo in un percorso condiviso che potesse portare a risultati concreti per la nostra nazione.
La nuova struttura di missione sotto l'indirizzo del Ministro delegato, che assorbe le funzioni già esercitate dalla segreteria tecnica per il supporto alle attività della cabina di regia, sarà il punto di contatto nazionale per il monitoraggio e l'attuazione del Piano stesso. Successivamente, con il decreto-legge per il rafforzamento della capacità amministrativa delle amministrazioni pubbliche, sono state introdotte ulteriori disposizioni a sostegno della capacità amministrativa, che costituisce elemento fondamentale per l'attuazione del PNRR. Penso, ad esempio, alla stabilizzazione del personale non dirigenziale, uno degli ostacoli principali all'efficacia dell'azione di dette unità.
Le varie criticità e difficoltà emerse nell'attuazione del Piano sollecitano oggi, comunque, un processo di revisione mirata di alcune misure, in accordo con le istituzioni europee, a partire dall'inserimento degli obiettivi del Piano REPowerEU, che prevede finanziamenti aggiuntivi che possono essere richiesti dagli Stati membri per progetti di autonomia energetica, con azioni mirate e coordinate di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili e promozione di nuovi comportamenti di risparmio energetico, supportati da tecnologie innovative. Su questo tema il Governo è fortemente e costantemente impegnato, come testimoniano le missioni del Presidente Meloni in Nordafrica e l'implementazione del cosiddetto Piano Mattei, in grado di trasformare l'Italia in un energetico mediterraneo per l'intera Europa. In Italia le proposte di modifica del Piano in corso di elaborazione sono volte, in particolare, a rafforzare le infrastrutture necessarie a soddisfare le esigenze di fornitura del gas, soprattutto in termini di diversificazione degli approvvigionamenti, e a incentivare l'efficienza energetica degli edifici, a promuovere la decarbonizzazione dell'industria e a far fronte alla povertà energetica attraverso apposite misure a sostegno delle famiglie e delle imprese.
Alla luce di tali considerazioni, la mozione presentata dalla maggioranza impegna il Governo a proseguire nell'attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR, come aggiornato anche con l'inserimento del capitolo REPowerEU, assumendo tutte le iniziative ritenute necessarie al fine di assicurare il tempestivo raggiungimento, entro il 2026, di tutti i . Si impegna, altresì, il Governo a informare costantemente il Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR e le sue proposte di aggiornamento, coinvolgendolo pienamente, quindi, in tutte le fasi salienti dell'implementazione del Piano.
Le risorse destinate a favorire la crescita e lo sviluppo dell'intero Paese possono essere impiegate in maniera ottimale solo se sapranno incidere sugli storici divari territoriali dell'Italia, nel solco di un costante dialogo con le istituzioni europee, coerentemente con le raccomandazioni dell'Unione europea che indicano la necessità di garantire la massima complementarietà tra il PNRR e le politiche di coesione. Infine, la mozione formula un impegno al Governo a salvaguardare gli interventi esclusi dal PNRR all'esito dell'aggiornamento del Piano.
Gli impegni, quindi, assunti dal Governo con questa mozione trovano in Forza Italia il voto convinto e favorevole a favore di una risoluzione unitaria di maggioranza contenente iniziative volte ad accelerare le procedure di ottimizzazione delle risorse messe a disposizione dal PNRR. Per ammodernare il nostro Paese e rilanciare il tessuto sociale ed economico, sia sul versante interno sia su quello internazionale, è uno strumento strategico, da utilizzare pienamente per portare avanti riforme strutturali e migliorare il sistema. Forza Italia, nel solco di quanto il nostro Presidente Berlusconi ci ha sempre indicato e per il quale si è speso a Bruxelles e all'interno del Governo fino all'ultimo giorno, proseguirà il proprio intenso lavoro, perché il PNRR rappresenta un'opportunità straordinaria per l'Italia, e non vogliamo sprecarla .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, quello che si sta facendo sul PNRR sta trasformando il sogno di un intero Paese in un incubo perché, quando il Presidente Conte andò in Europa, anche contro tutti quelli che erano i Paesi frugali che ci impedivano di riconoscere la dignità di quello che in quel momento stava subendo il nostro Paese, lo ha fatto per portare fondi che potessero servire per scuole, asili, strade, e non lo ha fatto per far vedere alla nostra popolazione questo spettacolo politico indecente.
Ieri lei, Ministro Fitto, ha dichiarato che la capacità di spesa dell'Italia è un elemento di preoccupazione. Buongiorno, nel senso che questa è una cosa che noi stiamo dicendo da 2 anni, sia al Governo Draghi che a questo Governo Il punto è che, mentre all'opposizione lo dichiaravate anche voi, al Governo non state facendo assolutamente nulla per aumentare i poteri delle amministrazioni per migliorarne la capacità di spesa. Anzi, vi siete concentrati sull'eliminazione dei più gravi reati di corruzione dal novero dei reati ostativi, così come sui condoni, sul disincentivo dei pagamenti tracciabili, sull'eliminazione dell'abuso d'ufficio, sulla demonizzazione e sul taglio delle intercettazioni telefoniche, dimostrando la volontà politica di legare la rapidità di esecuzione degli enti locali all'indebolimento degli anticorpi dello Stato contro la criminalità e, soprattutto, nel momento di maggiore spesa del Paese di tutto il periodo repubblicano. Questo è un concetto che politicamente non possiamo in alcun modo accettare, perché per noi aumentare la rapidità delle amministrazioni locali significa assumere e formare le figure professionali necessarie, significa più anticipazioni di tesoreria e tempi certi per i pagamenti. Su questi punti vi abbiamo incalzato e offerto il nostro aiuto. Come se non bastasse, oltre alla devastazione delle norme di carattere penale, avete anche spudoratamente messo a tacere un organo di rilevanza costituzionale come la Corte dei conti - che vi stava aiutando proprio nell'attuazione del PNRR -, a cui avete messo il vostro indegno bavaglio, perché nella sua ultima relazione si era permessa di evidenziare il ritardo e che la vostra attuazione finanziaria del PNRR si attestava intorno al 6 per cento. In queste condizioni, che rischiano seriamente di compromettere le future rate, essenziali per il nostro Paese, voi state pensando - anzi, lo avete fatto - di estromettere la Corte dei conti dall'eventuale - cito testualmente - “accertamento di gravi irregolarità gestionali ovvero di rilevanti e ingiustificati ritardi nell'erogazione di contributi”. Questo è il punto politico e giuridico sulla vicenda. Sopprimere il controllo concomitante della Corte dei conti non va assolutamente nella direzione da noi auspicata, ma soprattutto rallenta ancora di più l'attuazione del PNRR. Tra l'altro, c'è un altro aspetto sul quale state andando in colpevole ritardo, ovvero la presentazione dei progetti del REPowerEU, occasione fondamentale per le politiche proposte dal MoVimento 5 Stelle, che ha come obiettivo di diversificare le forniture energetiche e accelerare tutto quanto facilita i processi di transizione ecologica. Per noi tutto ciò è assolutamente inaccettabile e, pertanto, vi presentiamo questa mozione, nella quale vi chiediamo ovviamente il ripristino della responsabilità erariale e di ridare alla Corte dei conti i suoi poteri di monitoraggio, così come li abbiamo conosciuti. Nella nostra mozione c'è anche un altro elemento per noi determinante, ovvero la garanzia che nemmeno 1 euro del PNRR sia speso per produrre nuove armi. Sul punto lei è intervenuto poco fa, in Aula; il problema è che non sto capendo questo gioco delle tre carte, cioè perché, da un punto di vista mediatico, dite che non userete alcun euro per quanto riguarda la produzione di munizioni con il PNRR e poi venite in Aula e bocciate tutti gli impegni. Avete paura di lasciare tracce parlamentari ? Perché non siete coerenti, da questo punto di vista? La chiarezza su tale punto è fondamentale, perché un programma nato per migliorare la nostra sanità, il nostro ambiente e le nostre infrastrutture non può tramutarsi, in alcun modo, in munizioni, con tutta la buona pace del Ministro Crosetto. Noi abbiamo fretta di vedere il PNRR attuato e con onestà, con perizia, con saggezza. Purtroppo, come abbiamo riscontrato in questi mesi, queste sono virtù non proprie di questa maggioranza.
Ve lo diciamo con chiarezza: non permettiamo di trattare - così alla scorsa maggioranza come a questa - i soldi del PNRR come qualcosa di privato del Governo Meloni; soprattutto, non vi permetteremo di tramutare quella che nel nostro Paese doveva essere un'alba in un - purtroppo - definitivo tramonto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Grazie, Presidente. Questa dichiarazione di voto è l'occasione per tirare le fila di un dibattito spesso stupefacente per faziosità e provincialismo, un dibattito che ha fatto inutilmente perdere tempo al Paese, un'occasione preziosa per confrontare il senso di responsabilità, il pragmatismo di questa maggioranza con l'irresponsabilità diffusa di chi, dall'altra parte dell'emiciclo, tifa contro il proprio Paese, nell'insensata e vana speranza che un cataclisma economico, in qualche modo, gli catturi di nuovo il consenso degli elettori.
Voglio essere molto chiaro. Noi abbiamo avuto da subito forti perplessità sul PNRR, sulla natura di questo strumento e su come esso è stato gestito dai due Governi precedenti. Ritenevamo - e, con noi, lo ritenevano molti illustri studiosi, a partire da Francesco Giavazzi - che si sarebbero potuti percorrere altri approcci per finanziare la ripresa -pandemica. Ritenevamo che gli assi definiti dal PNRR, nella sua versione originale, fossero funzionali allo sviluppo di altri Paesi, più che del nostro. Ritenevamo che l'implementazione del progetto, realizzata da Conte e non corretta da Draghi, avesse trasformato l'ipotetica pioggia di miliardi, in alcuni casi, in una rugiada di marchette. Lo ritenevamo, lo abbiamo detto in Aula, sui e abbiamo fatto il possibile, dall'opposizione e dalla maggioranza, per correggere la rotta.
Tutte le nostre perplessità, direi nessuna esclusa, si sono materializzate, a partire dalla constatazione che la macchina amministrativa dello Stato, defedata da ormai un decennio di politiche di austerità del PD, sarebbe andata in affanno sotto il peso di un ulteriore strato di adempimenti burocratici, per arrivare alla considerazione - che, in questo dibattito provinciale, ancora nessuno ha mai portato - che la Commissione europea avrebbe certamente incontrato difficoltà nel raccogliere fondi sui mercati. Questo sta succedendo e le difficoltà ora si stanno traducendo in problemi per il bilancio comunitario e, quindi, a tendere, in nuove tasse per tutti noi. Dopodiché, però, abbiamo accettato la più elementare norma della democrazia: vince la maggioranza. Valeva con Conte, valeva con Draghi e, per fortuna, continua a valere con Meloni, ora che abbiamo un Governo che, invece di nascondere, per finalità propagandistiche, i problemi insiti nel PNRR, li riconosce e li gestisce con successo, nel rispetto delle regole. Non c'è alcun tentativo, né da parte di questa maggioranza, né da parte di questo Governo, di sabotare autolesionisticamente il PNRR. L'unico vero sabotaggio del PNRR, come abbiamo sempre detto, era considerarlo un totem e mantenerlo nella sua configurazione originale che, da inadatta, era diventata inadattissima a gestire le sfide poste dalla pandemia e dalla crisi energetica e che tutti i Paesi membri stavano cambiando, come il Ministro Fitto ci ha dettagliatamente e pacatamente riferito.
Quindi, forse, dovremmo tornare indietro: . Le ingenti risorse del PNRR, che poi corrispondono, mal contate, a 11 emissioni di BTP valore - meno di 2 l'anno in 6 anni, tanto per capirci -, da dove vengono? Dovremmo saperlo: dal bilancio comunitario. E i soldi del bilancio comunitario, però, sono soldi nostri, punto. L'Italia è un contribuente netto a questo bilancio, da sempre, com'è giusto che sia, nell'ottica della solidarietà europea. Quindi, le cosiddette sovvenzioni a fondo perduto non sono affatto a fondo perduto, sono letteralmente a fondo ritrovato Ritroviamo i nostri soldi, con una spiacevole novità; c'è sopra appiccicato un post-it che ci spiega che cosa dobbiamo fare, quali misure resilienti, digitali e inclusive dobbiamo assumere a casa nostra con i soldi nostri. Di tutte quelle misure, molte non rientrano nelle priorità di un Paese che ha bisogno di infrastrutturarsi e di gestire il proprio territorio e che, quindi, ha bisogno anche di quelle cose brutte e sporche, che sono l'asfalto, il cemento e l'acciaio. Ma c'è una novità, naturalmente: con il PNRR è stato consentito alla Commissione di indebitarsi con i mercati, perché così noi ci indebitassimo con lei. Faccio, però, umilmente osservare che anche i soldi a debito sono nostri. A me non è mai capitato di vedere un cliente che ha contratto un mutuo con una banca sdilinquirsi di fronte alla generosità e al genuino spirito di solidarietà della propria banca. Anche quei fondi sono nostri, perché li paghiamo; ci paghiamo un tasso di interesse e commissioni la cui entità non è ancora ben chiara e la cui convenienza rispetto alle condizioni di mercato quindi può essere solo affermata come petizione di principio, in modo ideologico, e non viene, invece, verificata caso per caso, come noi abbiamo ripetutamente chiesto, anche nelle Aule parlamentari.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Allora, bisognerà pure che ce lo diciamo, che ce lo ripetiamo; tra l'altro, è proprio questo il nostro principale movente nell'utilizzarli bene: quei soldi sono, per un verso o per un altro, nostri e quello che il PNRR fa, più che aumentare la quantità di risorse a disposizione del Paese, è aumentare la quantità di spesa pubblica italiana posta sotto il controllo della comunitaria, cioè restringere gli spazi di manovra e allungare fatalmente i tempi di decisione del Governo nazionale, in un momento in cui il tumultuoso succedersi degli eventi dovrebbe allargare, e non restringere, gli spazi di sussidiarietà. Scusate, io voglio chiederlo per il tramite della Presidenza – che, nel frattempo, è cambiata - a tutti noi: come possiamo accettare che ci vengano indicate le linee strategiche di qualsiasi genere da una istituzione che nulla ha fatto in tempi congrui per sottrarre l'Europa da una dipendenza pressoché esclusiva dalle fonti fossili russe ? Attenzione, non è un'osservazione casuale, perché fra i problemi veri - non presunti, dei ritardi su cui poi tornerò, ma su cui ha esaurientemente già riferito il Ministro - del PNRR uno dei più rilevanti è la necessità di adeguare i progetti, di adeguare i bandi, di adeguare gli appalti all'incremento dei prezzi, e questi incrementi sono in buona parte il risultato delle scelte assolutamente non lungimiranti dell'Unione europea in materia di approvvigionamento energetico che, per la convenienza di un solo Paese membro, ha portato a rivolgersi a un solo Paese fornitore. Quindi, quella del PNRR - come ha argomentato, con una pacatezza che gli invidio e una dovizia di dettagli encomiabile, il Ministro Fitto -, non è, in Italia, una storia di ritardi amministrativi; è una storia di ritardi culturali - questo sì -, perché si sarebbe dovuto e potuto intervenire molto prima se una parte politica non avesse fatto una bandierina elettorale dell'aderenza a un Piano che in Europa tutti stavano cambiando. Vi ricordate la situazione dell'estate scorsa? Si andava nelle trasmissioni televisive e c'era l'accorata inquisizione: “vuoi cambiare il PNRR, delinquente”? Sui aveva preso piede un tono deamicisiano: “Franti, tu uccidi l'Europa!”. Nel frattempo, l'Europa, un pezzo alla volta, quel PNRR lo stava cambiando con pragmatismo e con senso di responsabilità. Ma perché la nostra opposizione è così inguaribilmente provinciale? Da chi propugnava l'internazionalismo proletario ci aspetteremmo un minimo sindacale di cosmopolitismo borghese . Questa Camera prevede anche lezioni di lingue estere: suggeriamo di approfittarne, di dare un'occhiata alla stampa di altri Paesi e, ogni tanto, anche ai siti dell'Unione europea. Lo sapete - vi stupisco - che esiste un cruscotto del PNRR? È interessante leggerlo. Qualche giorno fa, un lo ha fatto e un quotidiano ha ripreso i risultati della sua indagine. Salta fuori che, mentre qui qualcuno blatera dei nostri ritardi, sui siti dell'Unione europea, l'Italia risulta perfettamente in regola sulla sua tabella di marcia e ha una percentuale di progetti realizzati superiore alla media europea, mentre Germania, Olanda e Irlanda - scelgo tre Paesi che sembrano normalmente virtuosi agli occhi dei babbei - non hanno ancora realizzato nemmeno uno dei loro e ossia la percentuale di progetti è: zero.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Si sono giustificati - come si direbbe nella lingua del mio collegio - con un risoluto “, “va bene, basta così, bene così”. D'altra parte, oggi Lars Feld, sul ha detto che le regole valgono per loro e non per noi.
Quindi - e mi avvio a concludere sotto l'indicazione della Presidenza -, una volta, non sapere nulla di un argomento veniva considerata una condizione sufficiente per astenersi dall'intervenire ma, a partire dal PNRR, mi sembra che sia diventata una condizione necessaria per tranciare giudizi, anzi tranciare pregiudizi, sempre e solo anti-italiani. A me non fa piacere che gli altri facciano peggio di noi, però è quello che sta succedendo e quindi devo constatarlo.
Lo dico, con grande rispetto, ai colleghi “diversamente conservatori”: voi continuate a non amare questo Paese; voi continuate a descriverlo come il ricetto di amministratori pregiudizialmente corrotti, di bottegai evasori, di piccole imprese renitenti all'innovazione e via “luogocomunisteggiando”; voi continuate a non amare questo Paese e a stupirvi perché non vi ricambia, però purtroppo funziona così .
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Allora - concludo Presidente - anche il dibattito distorto sul PNRR è un episodio di questa lunga storia di disprezzo ricambiato verso un Paese che non merita questo disprezzo. Noi invece ci fidiamo degli italiani e del loro Governo e lo testimonieremo con un voto convintamente favorevole alla mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Grazie Presidente. Stiamo parlando oggi di un Piano che si chiama e che qui chiamiamo, con un acronimo che sembra freddo, PNRR, ma dentro cui c'è una visione di quale futuro vogliamo consegnare alle prossime generazioni in Italia e in Europa. L'Europa, proprio davanti alle sue crisi, ha dato una risposta forte con questo Piano, un Piano di investimenti, un Piano espansivo, un Piano che prova ad affrontare le sfide più cruciali per il nostro futuro. La conversione ecologica e la trasformazione digitale come le accompagniamo? Come facciamo in modo che queste trasformazioni non spaventino le nostre società, acuendo le diseguaglianze sociali, quelle territoriali, quelle di genere e anche quelle tra le generazioni? Ecco, davanti a questo, però l'atteggiamento di questo Governo è per noi inspiegabile, Ministro, perché la destra sembra non credere fino in fondo - lo sento anche da alcuni degli interventi dei colleghi in quest'Aula - alle priorità della coesione sociale e territoriale italiana ed europea, ma anche a quei processi di trasformazione che, se non guidati dalla politica - questa è la sua missione più alta -, rischiano di aumentare quei divari invece che accompagnare tutta la nostra società, a partire proprio dalle fasce più fragili, di accompagnare tutta l'impresa, a partire dalle piccole e medie imprese, che da sole fanno fatica a stare dentro a questi grandi processi di transizione. Ecco, che la destra non ci abbia mai creduto ce lo dimostra il fastidio con cui sta affrontando il tema dell'attuazione di questo Piano, un Piano che, per alcune parti di questa maggioranza - lo vogliamo ricordare -, non ci sarebbe mai stato, non sarebbe mai esistito, perché c'è chi al Parlamento europeo non ha mai votato a favore di questo Piano, degli eurobond, del forse per compiacere gli alleati nazionalisti che non volevano questo supporto all'Italia. Nel luglio del 2020 avete addirittura votato contro il mandato al Governo per negoziare in Europa il . La Presidente Meloni ha passato buona parte della campagna elettorale a dire che bisognava cambiare questo PNRR. Lei l'ha anche ricordato prima, Ministro, dicendo - cito le sue parole - che “è una posizione già espressa molto tempo fa”. Ma il problema è proprio questo: molto tempo fa. Intanto sono passati mesi, rischiamo di perdere miliardi e ancora non ci avete spiegato quali siano le modifiche che volete fare a questo Piano . Avete avuto mesi! Ditelo all'Italia, se non lo volete dire a noi in quest'Aula, cosa che sarebbe più opportuna perché è questa la sede che dovrebbe vedere il primo coinvolgimento su quali modifiche intendete fare, con i tempi stretti che corrono, mentre ci pare che abbiate perso di vista l'attuazione di questo Piano e quindi anche come sostenere gli enti locali innanzitutto nell'implementazione. Ricordiamo che ci sono comuni che fanno fatica perché mancano di personale, di risorse umane per poter scrivere i progetti, partecipare ai bandi e attuare e seguire naturalmente la loro giusta, efficace e rapida implementazione. Ecco, è vero, siete arrivati al Governo, ci state da 9 mesi e direi che, per un Piano che dura fino al 2026 è un buon ritmo se si vogliono perdere quei miliardi di investimenti. Avete discusso per molti mesi di e di accentramento, che sono questioni importanti, per carità, ma che capiscono e seguono soprattutto gli addetti ai lavori, ma non avete mosso davvero un dito per la sua attuazione e forse siete in attesa che possa cambiare qualcosa, che possa arrivare una maggioranza più favorevole a far saltare quelle priorità del Piano, a cui qualcuno guarda con fastidio. Il è per noi un simbolo politico di un nuovo modello di integrazione europea, che noi vogliamo difendere e portare avanti nei prossimi anni. E il nostro Paese deve fare la propria parte, perché non è solo una questione della credibilità e dell'affidabilità dell'Italia, è anche una questione di credibilità e affidabilità di tutta l'Unione europea. E la rinuncia, anche parziale, al conseguimento di questi obiettivi e di queste riforme avrebbe delle ricadute enormemente negative per il nostro Paese, a partire proprio dalle trattative in corso nelle sedi istituzionali della UE sul nuovo Patto di stabilità, nonché gli impatti sui mercati finanziari internazionali per la collocazione dei titoli di debito pubblico. Soprattutto, alla riuscita dell'Italia si lega in questa maniera proprio il successo dell'Europa intera e di uno strumento che, se funziona, può essere anche portato avanti.
Noi, come Partito Democratico, auspichiamo che siano rese strutturali delle misure di investimento comune, come quelle messe in campo nel Siamo a un tornante particolare, Ministro, della storia dell'intero continente e anche del progetto di integrazione europea. Noi sappiamo da che parte stare. Voi, non ci è ancora chiaro. Questo Governo è come se lo subisse, se lo mal sopportasse, se lo vivesse come un peso e una cosa da fare perché è da fare, però è il più grande Piano di investimenti della storia europea, di cui il nostro Paese - lo voglio sottolineare una volta ancora - è il maggior beneficiario: quasi 200 miliardi, che sono un'occasione irripetibile per ammodernare e cambiare l'Italia. Tradotto in pratica, sono centinaia di migliaia di posti di lavoro, di nuove occasioni di buona impresa , sono ospedali, scuole, asili nido, infrastrutture, investimenti per la conversione ecologica, la riduzione dei divari territoriali. Voi, invece, dall'inizio avete ottenuto un effetto annuncio negativo devastante, perché il forte contributo che era stato dato nella legislatura precedente sembra dissiparsi quando, di fronte agli annunci di questi cambiamenti che poi non arrivano mai, rallentano anche i territori. E rallentare i territori rischia di farci perdere quei . E poi avete messo in campo un tentativo abbastanza infantile di addossare sempre le colpe a qualcun altro: a Governi precedenti, al destino cinico e baro, non so chi sarà il prossimo. Ci avete provato anche con la Corte dei conti. Ma dite la verità: è la Corte dei conti colpevole per i ritardi? Perché, altrimenti, vuol dire che è un nuovo capro espiatorio che vi state scegliendo per precostituirvi un alibi sull'incapacità di mettere in campo questi investimenti con il resto del Paese.
Infine, queste tematiche sono sicuramente rilevanti, ma fatemi dire una cosa in più, perché i risultati di questa confusione e incompetenza sono già evidenti. Avete fatto fatica a chiudere gli ultimi 55 obiettivi del 2022. La terza rata, quella di 19 miliardi, ancora non è stata confermata ed erogata, è bloccata da febbraio. Come se nulla fosse, è completamente scomparsa dai radar della discussione anche la rata da 16 miliardi, che dovrebbe essere pagata rispetto ai 27 obiettivi da raggiungere in questo semestre: in questo! E soprattutto, è ancor più grave ascoltare, a giorni alterni, gli annunci di esponenti della maggioranza che dichiarano di voler rinunciare a una parte delle risorse che abbiamo ottenuto con tanta fatica.
Per questo chiediamo al Governo di fare chiarezza e di fare una grande operazione di verità e trasparenza. Non capisco - lo dico con rispetto, Ministro - questo atteggiamento di resa, questo atteggiamento per cui gli obiettivi non saranno realizzabili e c'è chi parla addirittura di rimandare indietro dei soldi. Ora, siamo alla vigilia di una finestra di opportunità che non si ripeterà per la storia del Paese. I regolamenti europei ci consentono, sì, una revisione mirata dei Piani nazionali, però bisogna che dopo questi mesi ci diciate quali, perché noi ci preoccupiamo a leggere che a saltare potrebbero essere proprio i progetti che riguardano le scuole, le case della comunità, la sanità territoriale, che è quella del futuro, mentre il Governo nella sua manovra non mette risorse sufficienti per tenere in piedi il diritto alla salute delle italiane e degli italiani . E mi preoccupa ancora di più quando sento che a poter saltare sono gli investimenti sui nidi. Pensate al paradosso del primo Governo d'Italia, guidato da una Presidente del Consiglio donna, che taglia i fondi ai nidi, come se non sapesse che sono servizi fondamentali per i bambini e le bambine, per ridurre le diseguaglianze, ma anche per aiutare le famiglie e, dentro quelle famiglie, soprattutto le donne. Ministro, li avete visti i dati dell'occupazione femminile in alcune regioni del Sud del nostro Paese? Sono il record negativo d'Europa. Vi sta bene così? Perché a noi, no, non ci sta bene così.
Gli investimenti sugli asili nido sono quelli che più servono per riuscire anche a realizzare una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, per riuscire a liberare il tempo e il peso del carico di lavoro di cura non pagato, che grava soprattutto sulle spalle delle donne.
Io credo che questi temi siano prioritari per il nostro Paese e vi chiediamo davvero una mossa in più. Possiamo avere notizia di quali interventi state preparando per i 2,7 miliardi del programma REPowerEU? Quanto ancora dovremo aspettare? Alcune cose sono per noi prioritarie: più coerenza anche nell'attuare gli obiettivi trasversali sull'occupazione femminile e giovanile.
E poi, fatemi dire, vi chiediamo di rispettare la riserva di impiego del 40 per cento delle risorse del PNRR per il Sud Vi chiediamo di sbloccare le risorse del FSC, che servono per investimenti fondamentali, non solo per il Sud, ma anche per il Nord.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Arrivo, Presidente, alla conclusione. Vi chiediamo anche, però, parole chiare - parole a cui seguano fatti, però, Ministro - sulla indisponibilità ad utilizzare, alla luce della discussione sul regolamento europeo Asap, le risorse del PNRR e dei Fondi per la coesione per la produzione di munizioni e di armamenti. Vogliamo su questo chiarezza !
PRESIDENTE. La ringrazio.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Concludo proprio su questo. Io non so quale sia l'idea di futuro che ha in testa questo Governo. Credo che, però, siano da stigmatizzare questi primi mesi in cui avete colpito i più fragili e i più poveri.
E devo dire che sono anche preoccupata per le dichiarazioni del Ministro Nordio, che legittimano l'evasione fiscale . Ci faccia capire, Ministro, se la linea del Governo Meloni è quella di usare la clava sui poveri e fare le carezze agli evasori, perché noi non siamo d'accordo !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Mascaretti. Ne ha facoltà.
ANDREA MASCARETTI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, non ho potuto che prendere tante note rispetto a questo grande progetto del PNRR, perché voglio essere preciso nei passaggi, dato che le date e i numeri sono fondamentali affinché sia chiaro il percorso che fino adesso è stato compiuto e quello che dovremo compiere. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), come tutti sanno, è il programma di investimenti e riforme da realizzare nel periodo 2021-2026, che ogni Stato membro ha definito per poter accedere ai fondi del dispositivo nel quadro .
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato definitivamente approvato a livello europeo il 13 luglio 2021 e sono stati definiti, in relazione a ciascun investimento o riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporaneamente e al cui conseguimento è vincolata l'assegnazione delle risorse, divise in 10 rate, che verranno erogate entro il 30 giugno 2026.
Il PNRR italiano è un grande progetto che prevede 132 investimenti e 63 riforme, a fronte di un finanziamento di 191,5 miliardi di euro, finanziati dall'Unione europea e suddivisi tra 68,9 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di prestiti, da impiegare ovviamente nel periodo 2021-2026 attraverso l'attuazione del Piano.
Lo scorso 31 maggio è stata presentata la terza relazione semestrale sul PNRR che analizza il Piano italiano in piena trasparenza con riferimento alla sua composizione, al finanziamento, al confronto con l'Europa, allo stato di attuazione finanziaria, agli e alla revisione e introduzione del capitolo REPowerEU, con le criticità attuative legate ai cambiamenti oggettivi intercorsi negli ultimi mesi, quali l'aumento dei prezzi e la debolezza delle strutture amministrative che abbiamo ereditato. La relazione illustra, altresì, l'evoluzione della normativa che ha portato all'approvazione del PNRR e al funzionamento del Piano con il decreto-legge n. 13 del 2023, recante disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale degli investimenti complementari, adottato dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 febbraio 2023.
Questo è il quadro per introdurre sinteticamente un tema decisamente ampio e complesso che i colleghi conoscono bene, sul quale, però, dobbiamo premettere che, se un peccato originale c'è stato, questo è stato rappresentato dalla fretta e dallo scarso indirizzo espressi dal Parlamento in fase di approvazione del PNRR, che hanno gettato il precedente Governo in una sorta di stato di emergenza permanente, dovendo lo stesso individuare il maggior numero possibile di progetti da sviluppare in pochissimo tempo, senza indicazioni di massima da parte del potere legislativo. Ciò di cui oggi vi lamentate, lo avete deciso voi pochi mesi fa.
Infatti, voglio ricordarlo, solo Fratelli d'Italia, in quel contesto, aveva manifestato una forte opposizione di fronte al modo di procedere di quel Governo di cui voi facevate parte, il quale aveva richiesto di aderire al progetto senza affidare al Parlamento gli strumenti idonei per approfondire i contenuti del Piano. Quando si trattò di aderire al , Fratelli d'Italia fu l'unico partito a chiedere una maggiore chiarezza e un maggiore approfondimento in merito agli orizzonti di investimento prospettati dall'Unione europea e, solo oggi, le opposizioni, con le loro mozioni, dimostrano di essersi finalmente rese conto che, a quel tempo, agire in fretta e senza coinvolgere adeguatamente il Parlamento fu un grave errore.
Il PNRR è, quindi, divenuto un collettore per molti progetti che non avevano trovato spazio nelle precedenti programmazioni economiche. Ad oggi, infatti, esso finanzia nuovi progetti, ma anche progetti in corso previsti da normative precedenti al PNRR. A tali progetti sono stati destinati 67 miliardi di euro, pari al 35 per cento delle risorse del Piano. Essi non erano stati pensati per rispondere ai requisiti di sviluppo a cui si ispira il PNRR; così il rischio che non ottengano il benestare dall'Europa è elevato, perché non presentano caratteristiche idonee a realizzare quelle finalità già previste dal PNRR.
In questo contesto, alla data del 23 ottobre 2022, data di insediamento dell'attuale Governo, risultavano conseguiti solamente 25 dei 55 obiettivi del PNRR da raggiungere entro il 31 dicembre dello stesso anno. Due soli mesi: il Governo ha dato inizio al suo lavoro e, in due mesi, ha raggiunto i 30 obiettivi ancora mancanti, necessari per richiedere la terza rata di finanziamento pari a 19 miliardi di euro.
Nei primi 2 mesi dall'insediamento, c'è stato, quindi, un lavoro intenso per trovare il modo di raggiungere questo risultato e, a fine 2022, il Governo ha inviato alla Commissione europea la terza relazione.
La Commissione, dovendo esprimere una valutazione, ha finalizzato l'effettiva erogazione della terza rata a un'analisi approfondita e, in particolare, a tre punti specifici, che voglio ricordare all'Aula: l'inclusione dei piani urbani integrati di Firenze e Venezia, le concessioni portuali, la promozione del teleriscaldamento efficiente. Ho sentito critiche vaghe sui presunti ritardi, non ho sentito nulla sui tempi lunghi dovuti a scelte sbagliate del Governo precedente.
La valutazione della Commissione è ancora in corso e il processo richiesto - lo abbiamo detto - ha tempi lunghi, ma, nel frattempo, il Governo appena insediatosi ha lavorato subito per velocizzare le pratiche del PNRR: ha nominato un Ministro dedicato, con responsabilità per gli affari europei e le politiche di coesione, dando nuova forza operativa al Governo; ha rafforzato il ruolo della cabina di regia, che si è riunita, in otto mesi, otto volte, mentre, nei precedenti due anni si era riunita solo due volte…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Mascaretti, un attimo di pazienza…
ANDREA MASCARETTI(FDI). Non sono interessati, Presidente, evidentemente…
PRESIDENTE. Non si preoccupi, lasci fare a me…
ANDREA MASCARETTI(FDI). Sono altri i loro interessi!
PRESIDENTE. Colleghi, dovreste cortesemente riprendere posizione e tenere un atteggiamento che sia confacente al nostro ruolo. Colleghi…
ANDREA MASCARETTI(FDI). Presidente, visto che non sono interessati, lo sono a parole, quando intervengono, non lo sono più dopo…
PRESIDENTE. Lei prosegua il suo intervento.
ANDREA MASCARETTI(FDI). Io proseguo, Presidente, non so se avrò il tempo di recuperare, ma volevo approfondire alcuni passaggi.
PRESIDENTE. È assolutamente scontato. Quando io interrompo, si interrompe automaticamente anche il cronometro. Prego, prosegua.
ANDREA MASCARETTI(FDI). Voglio ricordare che, per quanto riguarda il “Bosco dello sport” di Venezia e lo stadio “Artemio Franchi” di Firenze, la Commissione ha orientato la sua valutazione sulla mancata presenza del requisito di finalità sociale per lo stadio e sulla mancata collocazione in aree urbane per quanto riguarda Venezia.
Voglio ricordare, però, che i 31 piani urbani integrati presentati dalle città metropolitane, selezionati al fine del finanziamento, erano stati individuati dal Ministro dell'Interno Lamorgese del precedente Governo il 22 aprile 2022, ma, evidentemente, chi sta all'opposizione ha la memoria corta. Salto gli altri passaggi, perché, probabilmente, lo sanno, ma hanno rimosso, quindi, passo direttamente alle conclusioni.
Vorrei che si ricordassero le difficoltà che abbiamo ereditato dalle amministrazioni a far fronte a tutti i progetti del PNRR, ma non è una cosa recente, è una cosa antica, e lo si sapeva quando si è proceduto a scrivere il PNRR. Basti dire che l'Italia, nel 2014-2020, aveva a disposizione 126 miliardi di euro e ne ha spesi poco più del 34 per cento. Questa è la situazione che l'attuale Governo ha ereditato.
Entrare nella gestione di un PNRR non condiviso e pensato in fretta da altri ha richiesto un periodo di aggiustamento e moltissime interlocuzioni con l'Europa. In soli 8 mesi, lo ricordo, il Governo Meloni ha creato un Ministero , ha adottato misure legislative per lo snellimento e la semplificazione delle procedure, ha effettuato costanti attività di ricognizione con i Ministeri e un costante confronto con l'Europa. In 2 mesi e mezzo dall'insediamento, ha raggiunto 30 obiettivi dei 55 da raggiungere - finisco, Presidente - entro dicembre.
Allora, ritengo che le accuse sentite in Aula oggi siano tutte pretestuose e chi le fa ha la memoria veramente corta. E, a proposito di memoria, le opposizioni dimenticano che, fino a pochi mesi fa, erano al Governo e, quando erano al Governo, proprio loro hanno respinto la richiesta di coinvolgere questo Parlamento per vagliare quegli elementi del PNRR che ora stanno causando problemi e ritardi.
Come ha detto il Ministro Fitto, bisogna andare veloci, ma non di fretta, rispettando i tempi, e bisogna essere ottimisti, a dispetto di quanti, dentro e fuori da quest'Aula, sembrano augurarsi che tutto vada male, perché, forse, guardano troppo ai propri interessi e non a quelli dell'Italia.
ANDREA MASCARETTI(FDI). Sappiamo da che parte state voi. Dunque, per questi motivi, voteremo convintamente contro le mozioni strumentali delle opposizioni e approveremo convintamente quella della maggioranza. Ringraziamo il Ministro Fitto e tutto il Governo per il grande lavoro fatto fino ad ora per il PNRR .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per una precisazione sui pareri resi sulle mozioni il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Relativamente al punto del possibile finanziamento, come da regolamento europeo, delle armi con le risorse del PNRR, come il Governo ha più volte ribadito e per evitare che ci possa essere ancora una coda di discussione su questo punto, il parere negativo resta su tutte le mozioni, a differenza - e, quindi, lo modifichiamo - per il punto 11) della mozione Braga ed altri n. 1-000143, che diventa favorevole, il punto 9) della mozione Zanella ed altri n. 1-000156 e il punto 9), però, con una riformulazione, che dovrebbero presentare i colleghi del gruppo del MoVimento 5 Stelle, perché, così com'è il testo, non va bene C.
PRESIDENTE. Come viene riformulata la mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-000146?
RAFFAELE FITTO,. Avrebbero dovuto presentare loro il testo, non lo so…
ROBERTO GIACHETTI(A-IV-RE). Ma la riformulazione la fa il Governo!
RAFFAELE FITTO,. Sì, ma il gruppo MoVimento 5 Stelle doveva essere d'accordo su una rimodulazione analoga a quella del punto 9) della mozione Zanella. Se sono d'accordo, allora, va bene in questa direzione.
ROBERTO GIACHETTI(A-IV-RE). Va bene!
PRESIDENTE. Sono d'accordo? Il gruppo MoVimento 5 Stelle?
Allora, anche alla luce delle precisazioni fornite dal Governo sui pareri relativi alle mozioni, dobbiamo sospendere brevemente la seduta per consentire alla Presidenza di tenerne conto ai fini dell'ordinato svolgimento delle votazioni.
Sospendo, dunque, la seduta per cinque minuti: riprenderà alle ore 15,52.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Mi dispiace per il protrarsi dell'attesa, ma le riformulazioni e le votazione per parti separate, richieste da diversi gruppi, hanno reso necessario un lavoro aggiuntivo da parte degli uffici, nella speranza che la modalità compulsiva con cui abbiamo proceduto non ci abbia indotto a compiere qualche errore che, comunque, correggeremo eventualmente in corso d'opera.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, deputato Francesco Silvestri?
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Per un richiamo al Regolamento, ai sensi degli articoli 60 e 10.
PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Presidente, il comma 3 dell'articolo 60 del Regolamento ci dice che le decisioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea. Non in Transatlantico, ma all'Assemblea, che è un'altra cosa ! Quindi, io vorrei trasmettere il disagio di avere una Presidenza che fa sapere il risultato circa le sanzioni nei confronti di un gruppo parlamentare ai cronisti qui fuori, invece che in quest'Aula .
Siete gli stessi, Presidente, che scrivete che l'avviso di garanzia non deve più essere recapitato dalla Polizia giudiziaria, ma con mezzi ordinari per rispettare il diritto di segretezza degli indagati! Quindi, da una parte avete un certo tipo di cultura mentre qui dentro ci fate sapere delle sanzioni…
PRESIDENTE. Deputato Silvestri, scusi, la ringrazio…
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). …ma ci avete fatto sapere delle sanzioni a mezzo stampa, invece di leggerle all'Assemblea .
PRESIDENTE. La ringrazio per questo opportuno richiamo al Regolamento, però se mi fa interloquire le spiego…
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Quindi, io vi chiedo la convocazione dell'Ufficio di Presidenza per valutare le sanzioni al Questore che parla in Ufficio di Presidenza …
PRESIDENTE. Noi in questo momento non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione .
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). …e che trasgredisce regole di buona condotta per quanto riguarda la Presidenza.
PRESIDENTE. Quando la comunicazione arriverà ovviamente sarà più che opportuno, necessario e prescrittivo che la Presidenza darà comunicazione delle decisioni dell'Ufficio di Presidenza. Quindi, quando arriveranno noi le comunicheremo. La ringrazio.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). No, forse non è chiaro, Presidente! Io le sto denunciando il fatto che quello che lei ancora ci deve comunicare è già uscito, perché la Presidenza ha parlato con i cronisti e noi abbiamo appreso delle sanzioni a mezzo stampa. Io non so se questo…
PRESIDENTE. In questo la Presidenza non è in grado di ….
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Come non è in grado?
PRESIDENTE. …non è in grado di impedire …
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Come non è in grado, Presidente, scusate?
PRESIDENTE. La Presidenza non sa chi parla con i giornalisti. Penso che su questo si possa convenire.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Presidente, io la sto informando e le sto chiedendo di guardare le agenzie e così apprendere che persone dell'Ufficio di Presidenza stanno comunicando, a mezzo stampa, quello che lei dovrebbe comunicare in quest'Aula al MoVimento 5 Stelle e questo livello della Presidenza è inaccettabile .
PRESIDENTE. Le ho già risposto. La ringrazio.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Quindi, io politicamente le dico - e concludo il mio intervento - che se questo tipo di atteggiamento è volto a silenziare il gruppo del MoVimento 5 Stelle, in questo modo, invece, non si fa altro che rafforzare le nostre ragioni, che continueremo a portare in ogni sede, sia qui dentro sia - se ci butterete tutti fuori - anche lì fuori e, come avete visto sabato, non saremo soli !
PRESIDENTE. Grazie. Le confermo che, non appena la comunicazione verrà consegnata alla Presidenza, la Presidenza ne darà lettura . La richiamo all'ordine, deputato Donno, la richiamo all'ordine! Colleghi, siete pregati di fare silenzio. Dobbiamo procedere alla votazione delle mozioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo alla mozione Braga ed altri n. 1-00143 .
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima distintamente tutti i capoversi del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Avverto, altresì, che, in virtù dell'identità del capoverso 10) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , del capoverso 5) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146, dell'unico capoverso del dispositivo della mozione Richetti ed altri n. 1-00154 e del capoverso 13) del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00156, tali capoversi verranno posti in votazione congiuntamente.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 1) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 2) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 3) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 4) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 5) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 6) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 7) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 8) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 9) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sul capoverso 10) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , il capoverso 5) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146, il dispositivo della mozione Richetti ed altri n. 1-00154 e il capoverso 13) del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00156, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 11) del dispositivo della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Braga ed altri n. 1-00143 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 .
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima tutta la mozione, a eccezione dei capoversi 2), 4), 9), 20) e 21) del dispositivo; a seguire, distintamente, i capoversi 2), 4), 9), 20) e 21) del dispositivo; infine, ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato, la premessa.
Ha chiesto di parlare il deputato Cappelletti. Su cosa?
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). La richiesta del MoVimento 5 Stelle è per la votazione per parti separate dei capoversi 2), 4), 5), 9), 20) e 21) del dispositivo. Quindi, anche il punto 5), che non ha citato poc'anzi.
PRESIDENTE. Il capoverso 5) è stato già votato poco fa.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Allora la ringrazio.
PRESIDENTE. No, no, grazie a lei.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 a eccezione dei capoversi 2), 4), 9), 20) e 21) del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 2) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 4) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Avverto che, a seguito della riformulazione proposta dal Governo e accettata dai presentatori, il capoverso 9) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 è identico al capoverso 9) del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00156, e pertanto saranno posti in votazione congiuntamente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente, su tali identici capoversi, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 20) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 21) del dispositivo della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Francesco Silvestri ed altri n. 1-00146 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Dovremmo ora passare alla votazione della mozione Richetti ed altri n. 1-00154.
Ricordo che, in virtù della reiezione dell'unico capoverso del dispositivo, non ne verrà posta in votazione la premessa.
Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri n. 1-00156.
Avverto che i presentatori ne hanno chiesto la votazione per parti separate.
Ricordo che i capoversi 9) e 13) del dispositivo sono già stati oggetto di votazione, e pertanto si porrà in votazione la restante parte della mozione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00156, a eccezione dei capoversi 9) e 13) del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima l'intera mozione, a eccezione dei capoversi 2) e 6) del dispositivo; a seguire, distintamente, i capoversi 2) e 6) del dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158, a eccezione dei capoversi 2) e 6) del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 2) del dispositivo della mozione Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 6) del dispositivo della mozione Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1-00158, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame gli episodi verificatesi presso la Giunta delle Elezioni nella giornata del 30 maggio 2023 .
Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati, l'Ufficio di Presidenza ha deliberato di irrogare la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di giorni 15 di seduta ai seguenti deputati: Amato, Barzotti, Donno e Iaria e per un periodo di giorni 10 di seduta ai seguenti deputati Carotenuto, Pavanelli e Scutella'
La sanzione avrà decorrenza dalla seduta di domani, 21 giugno 2023.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione
Sospendiamo, a questo punto, la seduta, al fine di permettere l'installazione delle cabine di voto, per poter procedere alla votazione per l'elezione di 2 segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento. Invito, pertanto, i colleghi a lasciare temporaneamente l'emiciclo, così da facilitare Vai a casa!”
Colleghi, siete pregati di fare silenzio! Colleghi! Collega Sasso! Siete pregati di fare silenzio. Collega Grimaldi, sull'ordine dei lavori, su cosa?
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Ho letto alle ore 16,20 che il questore Trancassini ha comunicato…
PRESIDENTE. Non si può parlare su questa materia, l'ho detto poco fa.
MARCO GRIMALDI(AVS). Ho quasi finito. Capisco che l'onorevole non abbia chiesto scusa a quest'Aula, dopo avere anticipato ai cronisti quello che lei ha detto a verbale applaudire e cacciare dei colleghi con il simbolo della mano dei colleghi...
PRESIDENTE. La ringrazio...
MARCO GRIMALDI(AVS). ...è indegno per le istituzioni e anche per quest'Aula !
PRESIDENTE. L'articolo 60, comma 3, del Regolamento è chiarissimo, quindi, la prego di cessare il suo intervento. Invito i colleghi a lasciare temporaneamente l'emiciclo, così da facilitare l'installazione delle cabine. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,45.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di due Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento, a seguito delle dimissioni dalle rispettive cariche delle deputate Chiara Colosimo e Chiara Braga.
Conformemente alla prassi relativa alle votazioni per schede, la chiama sarà effettuata secondo l'ordine alfabetico.
Avverto che, ai sensi degli articoli 5, comma 8, e 56, comma 1, del Regolamento, ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nominativo. Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle. Saranno altresì considerate nulle le schede recanti segni di riconoscimento.
Avverto inoltre che, avendo taluni deputati lo stesso cognome, ove si intenda votare per uno di essi, occorrerà indicare sulla scheda - ai fini dell'attribuzione del voto - sia il cognome sia il nome dell'interessato. In mancanza dell'indicazione del nome il voto sarà considerato nullo.
Saranno eletti coloro che ottengono il maggior numero di voti.
Indico la votazione per schede.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.
Dichiaro chiusa la votazione.
Invito i deputati segretari a procedere allo spoglio delle schede.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di due Segretari di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento:
Presenti e votanti ……. 267
Hanno ottenuto voti: Varchi 165; Vaccari 80.
Voti dispersi ……………... 4
Schede bianche ………… 10
Schede nulle …………….. 8
Proclamo eletti Segretari di Presidenza i deputati Varchi e Vaccari .
Almici Cristina
Ambrosi Alessia
Amendola Vincenzo
Amich Enzo
Amorese Alessandro
Andreuzza Giorgia
Antoniozzi Alfredo
Arruzzolo Giovanni
Ascani Anna
Bagnai Alberto
Bagnasco Roberto
Bakkali Ouidad
Baldelli Antonio
Barabotti Andrea
Barbagallo Anthony Emanuele
Barelli Paolo
Battilocchio Alessandro
Battistoni Francesco
Bellomo Davide
Benigni Stefano
Benvenuti Gostoli Stefano Maria
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Davide
Bergamini Deborah
Berruto Mauro
Bicchielli Pino
Billi Simone
Bisa Ingrid
Bof Gianangelo
Boldrini Laura
Bonafe' Simona
Bonelli Angelo
Bordonali Simona
Borrelli Francesco Emilio
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brambilla Michela Vittoria
Bruzzone Francesco
Buonguerrieri Alice
Caiata Salvatore
Candiani Stefano
Cangiano Gerolamo
Cannata Giovanni Luca
Cannizzaro Francesco
Caparvi Virginio
Cappellacci Ugo
Care' Nicola
Caretta Maria Cristina
Carloni Mirco
Carra' Anastasio
Casasco Maurizio
Castiglione Giuseppe
Casu Andrea
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cerreto Marco
Chiesa Paola Maria
Ciaburro Monica
Ciancitto Francesco Maria Salvatore
Ciani Paolo
Ciocchetti Luciano
Coin Dimitri
Colombo Beatriz
Colosimo Chiara
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comba Fabrizio
Congedo Saverio
Coppo Marcello
Crippa Andrea
Cuperlo Gianni
Curti Augusto
D'Alessio Antonio
D'Alfonso Luciano
Dalla Chiesa Rita
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Bertoldi Andrea
De Corato Riccardo
De Maria Andrea
De Micheli Paola
De Monte Isabella
Deidda Salvatore
Del Barba Mauro
Delmastro Delle Vedove Andrea
Di Biase Michela
Di Giuseppe Andrea
Di Maggio Grazia
Di Mattina Salvatore Marcello
Di Sanzo Christian Diego
Dondi Daniela
Donzelli Giovanni
Dori Devis
Faraone Davide
Ferrante Tullio
Ferrari Sara
Ferro Wanda
Filini Francesco
Forattini Antonella
Formentini Paolo
Fornaro Federico
Fossi Emiliano
Foti Tommaso
Frassini Rebecca
Frijia Maria Grazia
Furfaro Marco
Furgiuele Domenico
Gadda Maria Chiara
Gallo Francesco
Gatta Giandiego
Gebhard Renate
Gemmato Marcello
Ghio Valentina
Ghirra Francesca
Giaccone Andrea
Giachetti Roberto
Giagoni Dario
Gianassi Federico
Giglio Vigna Alessandro
Giorgianni Carmen Letizia
Giovine Silvio
Girelli Gian Antonio
Gnassi Andrea
Grimaldi Marco
Gruppioni Naike
Guerini Lorenzo
Guerra Maria Cecilia
Iacono Giovanna
Iaia Dario
Iezzi Igor
Kelany Sara
La Porta Chiara
La Salandra Giandonato
Lai Silvio
Lancellotta Elisabetta Christiana
Latini Giorgia
Laus Mauro Antonio Donato
Letta Enrico
Loizzo Simona
Longi Eliana
Lucaselli Ylenja
Maccanti Elena
Maccari Carlo
Madia Maria Anna
Maerna Novo Umberto
Maiorano Giovanni
Malagola Lorenzo
Malaguti Mauro
Malavasi Ilenia
Mancini Claudio
Manes Franco
Manzi Irene
Marchetti Riccardo Augusto
Marchetto Aliprandi Marina
Mari Francesco
Marino Maria Stefania
Marrocco Patrizia
Mascaretti Andrea
Maschio Ciro
Matera Mariangela
Matone Simonetta
Matteoni Nicole
Mattia Aldo
Maullu Stefano Giovanni
Mauri Matteo
Mazzetti Erica
Merola Virginio
Michelotti Francesco
Miele Giovanna
Milani Massimo
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Montaruli Augusta
Morassut Roberto
Mule' Giorgio
Mura Francesco
Nevi Raffaele
Nisini Tiziana
Orfini Matteo
Osnato Marco
Ottaviani Nicola
Padovani Marco
Pagano Nazario
Pagano Ubaldo
Palombi Alessandro
Panizzut Massimiliano
Pastorella Giulia
Pastorino Luca
Patriarca Annarita
Pella Roberto
Pellicini Andrea
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Piccolotti Elisabetta
Pierro Attilio
Pisano Calogero
Pittalis Pietro
Polo Barbara
Porta Fabio
Pozzolo Emanuele
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Provenzano Giuseppe
Pulciani Paolo
Quartapelle Procopio Lia
Raimondo Carmine Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Ricciardi Toni
Rizzetto Walter
Roggiani Silvia
Romano Francesco Saverio
Roscani Fabio
Rossello Cristina
Rossi Andrea
Rossi Angelo
Rossi Fabrizio
Rosso Matteo
Rotondi Gianfranco
Rubano Francesco Maria
Ruffino Daniela
Russo Gaetana
Russo Paolo Emilio
Saccani Jotti Gloria
Sala Fabrizio
Sarracino Marco
Sasso Rossano
Sbardella Luca
Scarpa Rachele
Schiano Di Visconti Michele
Schifone Marta
Schlein Elly
Scotto Arturo
Semenzato Martina
Serracchiani Debora
Silvestri Rachele
Simiani Marco
Sorte Alessandro
Sottanelli Giulio Cesare
Soumahoro Aboubakar
Speranza Roberto
Stefanazzi Claudio Michele
Steger Dieter
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Tassinari Rosaria
Tenerini Chiara
Testa Guerino
Tirelli Franco
Tosi Flavio
Trancassini Paolo
Tremaglia Andrea
Urzi' Alessandro
Vaccari Stefano
Varchi Maria Carolina
Vietri Imma
Vinci Gianluca
Volpi Andrea
Zan Alessandro
Zanella Luana
Ziello Edoardo
Zingaretti Nicola
Zinzi Gianpiero
Zucconi Riccardo
Zurzolo Immacolata
Albano Lucia
Bellucci Maria Teresa
Benzoni Fabrizio
Bignami Galeazzo
Bitonci Massimo
Bonetti Elena
Cavo Ilaria
Cesa Lorenzo
Cirielli Edmondo
Costa Enrico
Costa Sergio
Della Vedova Benedetto
Evi Eleonora
Fassino Piero
Fitto Raffaele
Frassinetti Paola
Freni Federico
Gardini Elisabetta
Gava Vannia
Giorgetti Giancarlo
Graziano Stefano
Grippo Valentina
Gusmeroli Alberto Luigi
Leo Maurizio
Lollobrigida Francesco
Loperfido Emanuele
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Mazzi Gianmarco
Meloni Giorgia
Minardo Antonino
Molteni Nicola
Nordio Carlo
Onori Federica
Orlando Andrea
Pellegrini Marco
Pichetto Fratin Gilberto
Pietrella Fabio
Pizzimenti Graziano
Richetti Matteo
Rixi Edoardo
Roccella Eugenia
Rosato Ettore
Rotelli Mauro
Scerra Filippo
Schullian Manfred
Siracusano Matilde
Sportiello Gilda
Tajani Antonio
Toccalini Luca
Tremonti Giulio
Zaratti Filiberto
Zoffili Eugenio
PRESIDENTE. Colleghi, l'ordine del giorno reca il seguito dell'esame di ulteriori argomenti. Tuttavia, poiché siamo giunti alle ore 18,20 e il vigente calendario dei lavori prevede che alle 19 abbia inizio la discussione generale del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 51 del 2023, secondo le intese intercorse tra i gruppi, vi si passerà sin d'ora.
Resta inteso che il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti è rinviato alla seduta di domani.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1151-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale.
Ricordo che nella seduta del 23 maggio sono state respinte le questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Alfonso Colucci ed altri n. 2 e Zaratti ed altri n. 3.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari costituzionali, deputato Alessandro Urzi'.
ALESSANDRO URZI'La ringrazio, Presidente. L'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale, trasmesso dal Governo il 10 maggio scorso e esaminato in sede referente dalle Commissioni riunite, affari costituzionali e bilancio, a partire dal 18 maggio.
Le ricordo, Presidente, che il decreto-legge nel suo testo originario contava 14 articoli, poi integrati da altri nel corso della trattazione, e che oggi conta 32 articoli. Nell'accingermi ad illustrare i contenuti del provvedimento, voglio fare presente che nella mia relazione mi dedicherò oltre che all'unico articolo del disegno di legge di conversione, modificato durante l'esame in sede referente, agli articoli da 1 a 6, perché gli altri articoli verranno trattati dalla relatrice per la V Commissione, onorevole Cattoi.
Segnalo che la modifica introdotta al disegno di legge di conversione consiste nell'aggiunta di un comma 2, che abroga gli articoli 1 e 2 del decreto-legge 29 maggio 2023, n. 57, recante misure urgenti per gli enti territoriali, nonché per garantire la tempestiva attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per il settore energetico. Come precisato nel comma 2 modificato, restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti sulla base dei richiamati articoli del decreto-legge n. 57 del 2023. Anticipo qui che le disposizioni abrogate dal disegno di legge di conversione sono confluite, durante l'esame in sede referente, nel comma 2-dell'articolo 6 e negli articoli 12- e 12- del decreto-legge in esame.
Passiamo, quindi, all'esame degli articoli. Relativamente al capo I “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici”, l'articolo 1 non ha subìto alcuna modifica in sede di esame da parte delle Commissioni di merito e contiene delle disposizioni di riforma degli enti previdenziali pubblici. In particolare, i commi 1 e 5 recano un complesso di modifiche alla disciplina di alcuni organi, fra cui INAIL e INPS.
Le novelle, con riferimento a ciascuno dei due enti, sopprimono la figura del vicepresidente e modificano alcune norme relative al presidente, al consiglio di amministrazione e al direttore generale. In particolare, le modifiche riformulano i requisiti soggettivi per la titolarità dei suddetti organi, introducendo il requisito della specifica esperienza e del rispetto dei criteri di imparzialità e garanzia e riducono la durata del mandato del direttore generale a 4 anni. I commi da 2 a 4 prevedono la nomina di un commissario straordinario per ciascuno dei due enti, che assume i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione spettanti al presidente e al consiglio di amministrazione, con decadenza contestuale, alla suddetta nomina del presidente, del vicepresidente e del consiglio di amministrazione già in carica, l'adozione da parte del commissario straordinario delle modifiche regolamentari conseguenti alle suddette novelle e la successiva nomina del consiglio di amministrazione, con decadenza contestuale, all'insediamento di quest'ultimo, del direttore generale già in carica e la presentazione della proposta, da parte del consiglio di amministrazione, al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali della nomina del direttore generale.
L'articolo 2 invece contiene disposizioni urgenti in materia di fondazioni lirico-sinfoniche. In particolare, il comma 1 modifica l'ambito soggettivo di operatività del divieto di conferimento di incarichi a titolo oneroso nelle fondazioni lirico-sinfoniche, riferendolo ora a tutti i soggetti in quiescenza che abbiano compiuto il settantesimo anno di età invece del sessantacinquesimo, come previsto in precedenza. La nuova disposizione introdotta dal comma 2 specifica che il sovrintendente delle fondazioni lirico-sinfoniche cessa in ogni caso dalla carica al compimento del settantesimo anno di età. Il comma 3 detta una disposizione transitoria, la quale prevede la cessazione anticipata dalla carica, a decorrere dal 1° giugno 2023, per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche che, alla data dell'11 maggio 2023, che è la data di entrata in vigore del decreto in esame, abbiano compiuto il settantesimo anno di età, indipendentemente dalla data di scadenza degli eventuali contratti in corso. Nel corso dell'esame in sede referente, all'articolo 2, è stato aggiunto il comma 3- che interviene sull'ultimo decreto-legge di proroga dei termini, che tra l'altro aveva inciso sulla durata della carica dei componenti della commissione consultiva per la musica. Con il comma 3- si corregge il riferimento relativo al decreto ministeriale di costituzione della commissione, sostituendo il riferimento al decreto ministeriale n. 39 del 2022, annullato dal TAR Lazio, con quello al DM n. 223 del medesimo anno.
Veniamo, Presidente, al Capo II, composto dagli articoli dal 3 al 10, che reca disposizioni urgenti in materia di termini legislativi. In particolare, l'articolo 3 prevede una proroga dei termini in materia sanitaria. Il comma 1, in particolare, dispone una novella dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge 8 novembre 2022, n. 169 e prevede un'ulteriore proroga al 31 dicembre 2023 del periodo massimo disposto dalla normativa vigente per l'applicabilità delle misure a sostegno del servizio sanitario della regione Calabria, la cui scadenza era stata fissata inizialmente all'11 novembre 2022. Inoltre, con riferimento alle misure di cui all'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, che autorizza il commissario nominato per la gestione commissariale del servizio sanitario regionale della Calabria ad avvalersi dell'Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali, si prevede che gli effetti delle disposizioni di proroga operino limitatamente alle unità con contratto di lavoro flessibile, in servizio alla data di entrata in vigore del decreto in esame. Il comma 2 prevede che i commissari straordinari nominati, ove non confermati, decadano il sessantesimo giorno successivo alla data di entrata in vigore del decreto e il comma 3 stabilisce che ai subcommissari delle regioni in disavanzo, che affiancano i commissari nei compiti di risanamento finanziario, venga corrisposto un compenso pari a quello definito a livello regionale per i direttori generali degli enti del servizio sanitario. Al comma 4 si conferma, a decorrere dal 1° luglio 2023, la soppressione dell'unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia e il subentro del Ministero della Salute nelle funzioni e in tutti i rapporti attivi e passivi facenti capo alla medesima, definendo alcuni correlati adempimenti in capo al Ministero subentrante e al Ragioniere generale dello Stato. La disposizione proroga al 31 dicembre 2023 la contabilità speciale ed il conto corrente bancario già nella titolarità del direttore dell'unità vaccinale e si dispone ancora la proroga al 1° ottobre 2023 di due organi consultivi dell'Agenzia italiana del farmaco, la Commissione consultiva tecnico-scientifica e il Comitato prezzi e rimborso, in scadenza il prossimo 30 giugno.
Segnalo che, nel corso dell'esame in sede referente, sono stati aggiunti all'articolo 3 due ulteriori commi. Il primo di essi è volto a modificare la disciplina che consente, a determinate condizioni, ai medici e ad altri professionisti sanitari in formazione specialistica di partecipare alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza pubblica del ruolo sanitario al fine della successiva collocazione, all'esito positivo delle medesime procedure, in una graduatoria separata. La modifica concerne l'ampliamento dell'ambito dei soggetti interessati in relazione all'anno in corso di formazione specialistica a cui i medesimi siano iscritti. In particolare, si stabilisce che la disciplina suddetta si applica agli specializzandi a partire dal secondo anno del corso di formazione specialistica. Il comma 5- dell'articolo 3 modifica l'articolo 36- del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73 e proroga fino al 31 dicembre 2026 la facoltà delle singole regioni o province autonome di elevare, portandolo sino a 1.000 invece che a 850, il numero massimo di assistiti in carico presso i medici di medicina generale aventi anche, nell'ambito del ruolo unico dell'assistenza primaria, un incarico ad attività oraria di 24 ore settimanali.
Si amplia quindi sostanzialmente la platea dei beneficiari di un servizio di prossimità quale quello della medicina di base e si aderisce, quindi, alla precisa richiesta ed alla volontà delle associazioni di categoria. Il comma 6 proroga al 30 giugno 2024 la sospensione dei procedimenti di irrogazione della sanzione amministrativa pecuniaria pari a 100 euro, prevista per l'inadempimento dell'obbligo di vaccinazione contro il COVID-19: si chiude una parentesi o, per meglio dire, Presidente, un capitolo che ha segnato la storia di questo Paese.
Nel corso dell'esame in sede referente è stato introdotto l'articolo 3- che interviene in materia di sviluppo della disciplina per i dispositivi medici. In particolare, si prevede la possibilità di apportare modifiche transitorie alla vigente disciplina concernente il controllo della spesa per dispositivi medici, in attesa della programmata definizione di una nuova disciplina della materia da adottare entro il 2026, che consideri le evoluzioni tecnologiche e le innovazioni nel settore, anche tenendo conto delle iniziative dirette a promuovere l'attuazione del programma HTA. Per l'adozione delle anzidette modifiche è prevista un'apposita peculiare procedura. Al comma 2, in riferimento al ripiano del superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici relativi agli anni dal 2015 al 2018, si proroga al 31 luglio 2023 il termine per il versamento della quota ridotta di contributo da parte delle aziende fornitrici che non abbiano attivato un contenzioso o intendano rinunciarvi.
L'articolo 3-, anch'esso introdotto durante l'esame referente, reca disposizioni in materia di personale della ricerca sanitaria degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e degli istituti zooprofilattici sperimentali al fine di un loro rafforzamento strutturale. Come previsto dal comma 3, condizione per l'assunzione nei ruoli a tempo indeterminato peraltro è il non aver ottenuto due valutazioni annuali negative in base alla normativa vigente. Il comma 2 dispone, per gli anni del triennio 2023-2025, che l'assunzione a tempo indeterminato possa avvenire in deroga ai limiti di spesa consentiti per il personale degli enti del Servizio sanitario nazionale e agli altri vincoli previsti dalla legislazione vigente in ordine al personale di ricerca, come stabilito dalle norme sul fabbisogno di personale sanitario e di attuazione della recente riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
L'articolo 4, invece, Presidente, proroga alcuni termini in materia fiscale. In particolare, il comma 1 riapre i termini per aderire alla cosiddetta rottamazione-, ossia la definizione agevolata dei carichi affidati all'Agenzia della riscossione fino al 30 giugno 2022. Poi c'è un'altra serie importante di rinvii di termini, che può essere desunta dalla relazione che lasciamo agli atti dell'Aula, Presidente, affinché possa essere presa in esame da tutti coloro che ne siano interessati in maniera specifica e dettagliata.
L'articolo 4-, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, reca disposizioni in materia di rettifica del rendiconto di gestione e di monitoraggio degli obiettivi di servizio degli enti locali; in particolare, il comma 1 assegna al responsabile del servizio finanziario il compito di redigere il provvedimento con il quale si rettificano gli allegati annessi al rendiconto 2022 degli enti locali concernenti il risultato di amministrazione e l'elenco analitico delle risorse vincolate nel risultato di amministrazione, al fine di adeguare i predetti allegati alle risultanze della certificazione attestante la perdita di gettito connessa all'emergenza epidemiologica da COVID-19, che deve essere presentata da parte degli enti locali beneficiari delle risorse del Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali. Il comma 2 fissa al 31 luglio 2023 il termine entro il quale i comuni devono certificare il raggiungimento degli obiettivi di servizio relativi al potenziamento dei servizi sociali comunali, del servizio asili nidi e del trasporto scolastico di alunni con disabilità, a cui sono collegati i trasferimenti di risorse dal Fondo di solidarietà comunale, attraverso la compilazione delle schede di monitoraggio da trasmettere digitalmente alla SOSE Spa.
L'articolo 4-, anch'esso introdotto in sede referente, sospende sino al 31 dicembre 2023 l'efficacia delle norme introdotte dalla cosiddetta riforma Cartabia, che prevedono l'obbligo per gli avvocati di effettuare, con specifiche modalità, le notificazioni degli atti nei procedimenti civili nel caso in cui la notificazione telematica non sia possibile o non abbia esito positivo. La disposizione specifica, inoltre, che il perfezionamento della notifica per il soggetto notificante avviene nel momento in cui è generata la ricevuta di accettazione della notificazione inviata in modalità telematica dal medesimo soggetto.
L'articolo 4-, introdotto in sede referente, prevede l'applicazione di una disciplina speciale dell'esame di Stato - questa è un'importante innovazione di questo provvedimento - per l'abilitazione alla professione forense per la sessione 2023, riprendendo solo in parte quanto già previsto per le sessioni 2020, 2021 e 2022.
In estrema sintesi, in base ai commi da 1 a 7 della disposizione, l'esame si articolerà in una prova scritta e in una prova orale. La prova scritta avrà ad oggetto la redazione di un atto giudiziario che postuli conoscenze di diritto sostanziale e di diritto processuale su un quesito proposto in materia, scelta dal candidato tra il diritto civile, il diritto penale e il diritto amministrativo. La successiva prova orale si articolerà in tre fasi: la prima fase consisterà nell'esame e nella discussione di una questione pratico-applicativa in una materia scelta preventivamente dal candidato tra diritto civile, penale e amministrativo; la seconda fase consisterà nella discussione di brevi questioni che dimostrino la capacità argomentativa e di analisi giuridica del candidato, in tre materie scelte preventivamente dal candidato; infine, nella terza fase, il candidato dovrà dare dimostrazione di conoscenza dell'ordinamento forense, dei diritti e doveri dell'avvocato. Il comma 8 riguarda la composizione delle commissioni d'esame. Il comma 9 rinvia ad un decreto del Ministro della Giustizia per la definizione delle concrete modalità di svolgimento delle due prove per la sessione d'esame 2023. Il comma 10 introduce una disciplina transitoria relativa alle modalità di svolgimento delle verifiche dei corsi di formazione che il praticante avvocato deve svolgere parallelamente al tirocinio. Infine, il comma 11 reca la clausola di invarianza finanziaria. Si tratta, evidentemente, Presidente, della chiusura di una fase, che ormai possiamo considerare post-pandemica, che ripristina le condizioni-quadro generali consolidate e di livello per l'accesso alla pratica forense.
L'articolo 4-, inserito in sede referente, proroga dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 la possibilità di utilizzare i finanziamenti agevolati in favore di imprese agricole ed agroindustriali, colpite dal sisma del 2012 nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
L'articolo 4-, anch'esso inserito in sede referente, interviene sulla disciplina del Fondo di garanzia per l'acquisto della prima casa, prorogando al 30 settembre 2023 l'estensione della garanzia massima dell'80 per cento, a valere sul Fondo medesimo, sulla quota capitale dei mutui destinati alle categorie prioritarie aventi specifici requisiti di reddito ed età.
L'articolo 5, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, reca disposizioni urgenti in materia di sport. In particolare, il comma 1 proroga il mandato degli organi dell'Istituto per il credito sportivo (presidente, consiglio di amministrazione, comitato gestione fondi speciali, collegio dei sindaci e direttore generale) al 31 dicembre 2023. Il comma 2 prevede un finanziamento di 39 milioni complessivi, per il periodo 2024-2026, per la realizzazione di interventi strettamente connessi e funzionali allo svolgimento dei Giochi olimpici, relativi all'allestimento del villaggio olimpico di Cortina d'Ampezzo. Il comma 3 prevede che il Fondo di garanzia per i mutui relativi alla costruzione, all'ampliamento, all'attrezzatura, al miglioramento o all'acquisto di impianti sportivi possa erogare finanziamenti, e non più solo mutui, sotto qualsiasi forma, ivi inclusi garanzie, fideiussioni e altri impegni di firma, destinati alle medesime finalità, e possa concedere finanziamenti a favore di soggetti pubblici e privati per le attività finalizzate alla promozione, all'aggiudicazione e all'organizzazione di grandi eventi internazionali, in svolgimento entro il 30 giugno 2026.
Il comma 4 reca la clausola di invarianza degli oneri finanziari. Sui restanti articoli, cedo la parola alla collega Cattoi, relatrice per la V Commissione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la V Commissione, deputata Vanessa Cattoi.
VANESSA CATTOIGrazie, Presidente. Grazie al collega Urzi'. Come ha specificato bene, entrerò nel merito della mia relazione e mi soffermerò soprattutto sul contenuto dall'articolo 6- all'articolo 14.
In primo luogo, l'articolo 6-, inserito in sede referente, dispone che alcuni comuni, beneficiari dei contributi per l'anno 2023 per il potenziamento degli investimenti per la sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici ed efficientamento energetico, siano tenuti a iniziare l'esecuzione dei lavori entro il 15 agosto, anziché il 15 maggio. Si prevede, inoltre, che la revoca del contributo in caso di mancato rispetto di tale termine o di parziale utilizzo del contributo abbia luogo entro il 15 settembre, anziché entro il 15 giugno. Inoltre, si dispone che i comuni beneficiari delle somme derivanti dalle revoche debbano iniziare i lavori entro il 15 gennaio 2024, anziché il 15 ottobre.
Il successivo articolo 6-, inserito in sede referente, interviene sulle disposizioni che assoggettano l'obbligo di notifica preventiva al Ministero delle Imprese e del e al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, per l'esportazione delle materie prime critiche. L'articolo porta da 20 a 60 giorni precedenti all'avvio delle operazioni il termine entro il quale l'obbligo di notifica deve essere compiuto. Contestualmente, proroga di 3 anni, quindi dal 2023 al 2026, l'operatività delle disposizioni che impongono l'obbligo in questione.
L'articolo 6-, anch'esso introdotto in sede referente, elimina il termine, scaduto il 29 maggio scorso, previsto per le presentazioni delle istanze di indennizzo al Fondo per l'indennizzo degli immobili danneggiati dall'inquinamento provocato dagli stabilimenti siderurgici di Taranto dal Gruppo Ilva. In luogo di tale termine, viene previsto che le istanze di indennizzo, valutate ammissibili, saranno liquidate annualmente, a valere sulla dotazione finanziaria del Fondo prevista per il corrispondente anno, se presentate entro il 31 luglio di ciascun anno.
Nel corso dell'esame in sede referente, è stato poi introdotto l'articolo 6-, che proroga alcuni termini in materia di digitalizzazione della pubblica amministrazione, prevedendo che gli importi e i quantitativi massimi complessivi degli strumenti di acquisto e di negoziazione realizzati dalla Consip Spa e dai soggetti aggregatori, aventi ad oggetto servizi di connettività del sistema pubblico di connettività, il cui termine di durata contrattuale non sia ancora spirato alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, siano prorogati al 31 dicembre 2024.
All'interno dell'articolo 7, che non ha subìto modifiche rispetto all'esame del testo base, si ricorda, ovviamente, che, nel testo base, si differisce dal 31 maggio al 30 giugno 2023, e quindi in corrispondenza della scadenza della relativa europea, il termine ultimo entro cui, con decreto del Ministro dell'Istruzione e del merito e di concerto con il Ministro dell'Interno, deve essere fissato e temporalmente collocato il termine di aggiudicazione degli interventi di messa in sicurezza, ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici di proprietà dei comuni destinatari di asili nido, scuole d'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, rientranti nel PNRR, Missione 4, componente 1.
L'articolo 7-, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, nelle more dell'adozione del decreto ministeriale che avrebbe dovuto individuare i nuovi gruppi scientifico-disciplinari, istituisce la tornata 2023-2025 dell'abilitazione scientifica nazionale, alla quale continuano ad applicarsi le disposizioni previgenti la modifica in commento. Si introduce, altresì, un'espressa deroga alla previsione per cui, per ciascun settore concorsuale, debba essere istituita un'unica commissione nazionale, di durata biennale, per le procedure di abilitazione alle funzioni di professore di prima e di seconda fascia, stabilendo, inoltre, che le commissioni nazionali, nominate per la tornata 2023-2025 dall'ASN, abbiano durata di 18 mesi. L'articolo prevede, inoltre, che il procedimento di formazione delle commissioni sia avviato entro il 31 luglio 2023 e che i lavori riferiti al terzo e ultimo quadrimestre della tornata 2023-2025 si concludano entro il 30 aprile 2025. È, infine, espressamente esclusa l'applicazione ai commissari del divieto di far parte contemporaneamente di più di una commissione di abilitazione e, per 3 anni dalla conclusione del mandato, di commissioni per il conferimento dell'abilitazione relativa a qualunque settore concorsuale.
L'articolo 7-, introdotto in sede referente, è volto a consentire che, fino al 31 dicembre 2023, gli esami per l'abilitazione per le professioni di agrotecnico e agrotecnico laureato, geometra e geometra laureato, perito agrario e perito agrario laureato, perito industriale e perito industriale laureato si svolgano secondo modalità stabilite con decreto del Ministero dell'Istruzione e del merito, in deroga alle norme ordinarie.
L'articolo 8 differisce dal 30 giugno al 30 novembre 2023 l'entrata in vigore del regolamento di cui al decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti del 29 luglio 2016, n. 206, sulla formazione degli assistenti bagnanti, prorogando per il medesimo periodo la validità dell'attuazione dell'esercizio di attività di formazione e concessione per lo svolgimento dell'attività di salvamento acquatico rilasciata entro il 31 dicembre 2011. Sono, poi, conseguentemente sostituite le finalità per le quali il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti è autorizzato a modificare il predetto regolamento ministeriale, introducendovi quelle di garantire la salute dei bagnanti e la sicurezza delle attività balneari e di valorizzare il carattere altamente specialistico dell'attività di salvamento acquatico.
L'articolo 8- è stato introdotto in sede referente e differisce, dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023, il termine di utilizzabilità del contributo sotto forma di credito di imposta riconosciuto alle imprese esercenti attività agricola e della pesca, a parziale compensazione della spesa sostenuta per l'acquisto di carburante nel terzo trimestre dell'anno 2022.
L'articolo 8-, anch'esso introdotto nel corso dell'esame in sede referente, proroga, dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2025, la sospensione del termine per l'installazione e l'utilizzazione degli impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico da parte di autorità pubbliche e di soggetti privati.
L'articolo 9, che non ha subito modifiche e che istituiva il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe, prevede che le domande volte ad ottenere da parte dei congiunti degli infoibati un'apposita insegna metallica con relativo diploma debbano essere presentate entro il termine di 30 anni, anziché 20.
L'articolo 10, al fine di garantire la tutela delle minoranze linguistiche nell'attività della pubblica amministrazione, limitatamente ai fondi relativi all'esercizio finanziario 2023, differisce dal 7 luglio al 31 agosto 2023 i termini attualmente previsti dal decreto del Presidente della Repubblica per la trasmissione dei programmi dettagliati degli interventi previsti dalla legge sulle minoranze linguistiche e storiche e dei relativi progetti. Il nuovo comma 1-, introdotto in sede referente, prevede l'applicazione delle disposizioni di principio sul riconoscimento, la promozione e la tutela della lingua italiana dei segni e della lingua italiana dei segni tattile anche alle lingue dei segni e alle lingue dei segni tattili delle minoranze linguistiche riconosciute nei relativi territori.
Il Capo III, composto dagli articoli da 11 a 14, reca disposizioni urgenti in materia di iniziative di solidarietà sociale, nonché di enti territoriali e di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, l'articolo 11 dispone che le emissioni filateliche possano prevedere la vendita con una maggiorazione di prezzo rispetto al loro valore facciale da destinare a finalità di natura solidaristica in relazione ad emergenze nazionali o internazionali caratterizzate da effetti gravemente pregiudizievoli per le popolazioni, per le città e per l'ambiente.
Il successivo articolo 11-, introdotto in sede referente, vieta l'utilizzo da parte di terzi, ai fini commerciali, dell'immagine del francobollo senza la previa autorizzazione del Ministero delle Imprese e del , che ne fissa, altresì, la tariffa per le concessioni dei diritti di utilizzazione.
L'articolo 12, facendo seguito ai rilievi contenuti nel parere reso dal Comitato per la legislazione della Camera dei deputati sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 20 del 2023, successivamente trasfuso in un ordine del giorno accolto dal Governo, a prima firma del presidente del medesimo Comitato, prevede che il diritto di ricorso all'autorità giudiziaria ordinaria dei richiedenti protezione internazionale non sia limitato ai soli casi di rigetto o di manifesta infondatezza della domanda, ma anche a quelli di inammissibilità. Ricordo che tale limitazione era stata introdotta, recentemente, nel decreto-legge n. 20 del 2023, nel corso dell'esame presso il Senato della Repubblica. Come evidenziato dal Governo, però, nel corso dell'esame del citato decreto-legge presso la Camera dei deputati e ribadito nella relazione illustrativa del disegno di legge di conversione del presente decreto, l'impugnabilità delle dichiarazioni di inammissibilità poteva, comunque, desumersi, in via interpretativa, dal testo previgente, ma, al fine di evitare incertezze in sede applicativa e rendere, quindi, la disciplina in materia esplicitamente conforme alla normativa europea di riferimento, con l'articolo 12 del decreto-legge in esame viene ripristinato nella versione antecedente la modifica.
L'articolo 12-, inserito nel corso dell'esame in sede referente, determina la trasfusione delle disposizioni recate dall'articolo 1 del decreto-legge n. 57 del 2023, prevedendone, contestualmente, l'abrogazione. Il comma 1, quindi, autorizza gli enti del servizio sanitario della regione Calabria ad adottare il bilancio di esercizio 2022 entro il 30 giugno 2023 e a deliberare i bilanci aziendali pregressi, ove non ancora adottati, entro il 31 dicembre 2024.
Il successivo comma 2 consente alle regioni e alle province autonome che, per l'anno 2021, non si sono avvalse di quanto previsto dalla normativa vigente in materia di acconti per prestazioni acquistate dal Servizio sanitario nazionale da privati accreditati, di riconoscere un contributo a determinate strutture private accreditate a titolo di ristoro di quota parte dei costi fissi, comunque, sostenuti a seguito di eventuali sospensioni di attività ordinarie disposte nell'anno 2021 in funzione dell'andamento dell'emergenza da COVID-19.
Il comma 3, infine, consente alle regioni a statuto ordinario, in presenza di un disavanzo al 31 dicembre 2021 superiore a 1.500 euro e a determinate condizioni, di procedere al ripiano del disavanzo stesso in nove esercizi a decorrere dal 2023, previa la deliberazione del consiglio regionale, verificata dal collegio dei revisori, in cui sia esposto il piano di ammortamento.
L'articolo 12-, introdotto in sede referente, sopprime la disposizione che subordina l'efficacia della nuova disciplina legislativa in materia di alloggi per studenti universitari all'autorizzazione da parte della Commissione europea, in attuazione, ovviamente, della riforma 1.7 della Missione 4 della Componente 1 del PNRR. Tale disposizione recepisce il contenuto dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 57 del 2023, che, dunque, confluisce nel presente decreto-legge.
L'articolo 13 reca una generale clausola di neutralità finanziaria in base alla quale dall'attuazione del decreto, ad eccezione delle disposizioni onerose puntualmente individuate, non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e le amministrazioni provvedono agli adempimenti conseguenti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
L'articolo 13-, inserito in sede referente, stabilisce che le disposizioni del decreto-legge in esame sono applicabili alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano solo se non in contrasto con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione, anche in riferimento alla clausola di maggior favore, di cui all'articolo 10 della legge costituzionale n. 3 del 2001.
L'articolo 14, infine, dispone che il decreto-legge in esame entri in vigore il giorno successivo a quello della data di pubblicazione nella .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Savino, che si riserva di intervenire successivamente.
È iscritto a parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Ho apprezzato molto lo sforzo
Prego?
PRESIDENTE. La ascoltiamo.
ROBERTO GIACHETTI(A-IV-RE). È il collega Fornaro che interloquisce con me, quindi mi distrae, e poi rischio di metterci più tempo di quanto non pensassi.
Presidente, come dicevo, apprezzo molto lo sforzo dei relatori di cercare di rendere normale qualcosa che normale non è: una sintesi di quello che contiene il provvedimento durata circa 40 minuti, che adesso cercherò di sintetizzare ulteriormente per far comprendere di cosa stiamo parlando, non perché i relatori non l'abbiano fatto capire, ma perché il compito dei relatori era di dimostrare che stessimo parlando di un argomento omogeneo, di qualcosa che avesse naturale svolgimento in un decreto-legge.
Vorrei partire, però, da qualche settimana fa, quando il Presidente della Repubblica ha convocato i Presidenti della Camera e del Senato per porre loro un problema riguardo le procedure che il Governo sta utilizzando: sfornare, praticamente, un decreto ogni tre giorni, portarlo all'attenzione delle Camere, mettere la fiducia, comprimendo - lo sappiamo, non voglio ripetere tutto quello che abbiamo sempre detto - il dibattito, e via seguitando. Ma, poi, se non ho capito male, in quell'occasione, è stato ribadito dal Presidente della Repubblica anche il fatto che i decreti-legge non possono essere materia estendibile da nord a sud, da est a ovest, mettendoci dentro di tutto, ma dovrebbero conformarsi al criterio, oltre che di necessità ed urgenza, anche di omogeneità di materia.
Il collega Urzì e la collega Cattoi, che sono in Commissione affari costituzionali, avranno già notato che nel precedente decreto, quello sulla pubblica amministrazione, le opposizioni - ma non solo le opposizioni - avevano lamentato come ci fossero troppe norme che esulavano anche da quel contesto.
Oggi ci troviamo di fronte a un decreto di cui l'onorevole Urzì ha precisato la titolazione, ma che, nelle vie informali - lo possiamo dire - viene chiamato “decreto ”. Cosa si intende per “”? La negazione esatta di quella che dovrebbe essere l'omogeneità di materia. Perché dico che cercherò di spiegare ai milioni di persone che ci stanno ascoltando in questo momento cosa contiene questo decreto e perché viola palesemente i precetti costituzionali, le sentenze della Corte costituzionale, i moniti del Presidente della Repubblica? Perché, all'articolo 1, ci occupiamo dell'INAIL e dell'INPS. Tale norma sopprime la figura di vice presidente dell'INPS e nomina dei commissari: questo è l'articolo 1.
L'articolo 2 si sposta e si occupa di Rai. Poi ci tornerò perché questo argomento è molto interessante: è trovare il modo in cui far fuori Fuortes dalla Rai e piazzarlo in un altro ente pubblico.
L'articolo 3, per rimanere in tema, si occupa di materia sanitaria, in particolare, del servizio sanitario regionale della Calabria, di commissari straordinari, subcommissari e via dicendo. Quindi, siamo passati dall'INPS all'INAIL, alla Rai, alla sanità e, per non farci mancare nulla, nell'articolo 4 ci occupiamo di fisco con la proroga di termini in materia fiscale: tale norma riapre i termini per aderire alla cosiddetta rottamazione-, posticipa al periodo d'imposta 2023 l'obbligo di trasmissione telematica, e via dicendo. Quindi, siamo passati dall'INAIL all'INPS, alla Rai, alla sanità in Calabria e al fisco.
Ma andiamo avanti, perché all'articolo 5, invece, si proroga il mandato degli organi dell'Istituto per il credito sportivo, materia assolutamente omogenea rispetto a tutto quello di cui abbiamo parlato anche adesso.
All'articolo 6 si fa qualcosa di più: si differisce dal 31 marzo al 31 dicembre il termine per la revocabilità delle risorse assegnate per il ponte stradale di collegamento tra l'autostrada per Fiumicino e l'EUR. Caspita, vogliamo che questo non sia omogeneo con la sanità, con l'INAIL, con l'INPS e con la Rai? È tutto, assolutamente, un discorso filosofico che si ricollega in tutte le sue più piccole parti.
Poi, però, abbiamo anche l'articolo 7 che differisce, invece, dal 31 maggio al 30 giugno, il termine entro cui fissare la scadenza per le aggiudicazioni degli interventi di messa in sicurezza e ristrutturazione di edifici comunali, asili nido e scuole per l'infanzia. Anche questo, ovviamente, con la Rai ha una sua perfetta aderenza.
L'articolo 8 - sto andando per sintesi, perché tutto quello che hanno detto i relatori è così sintetizzabile - differisce dal 30 giugno al 30 novembre l'entrata in vigore del regolamento del MIT sulla formazione degli assistenti bagnanti per il salvamento acquatico.
L'articolo 9 prevede, invece, che le domande di parenti e affini degli infoibati per ottenere apposite insegne metalliche debbano essere presentate entro trent'anni, e via seguitando.
L'articolo 10, limitatamente al 2023, differisce dal 7 luglio al 31 agosto i termini per la trasmissione dei programmi dettagliati degli interventi previsti dalla legge sulle minoranze linguistiche.
Mi fermo all'articolo 10, Presidente, perché non voglio occupare troppo tempo. Questa è l'omogeneità di materia contenuta in questo decreto-legge, perfettamente rispondente a quelli che sono i criteri previsti dalla nostra Costituzione, previsti e voluti dalle sentenze della Corte costituzionale e ribaditi in tanti moniti del Presidente della Repubblica. Ma non vi impegnate, allora, perché così diventa anche una presa in giro nei confronti del Parlamento!
Mi avvio alla conclusione, mettendo in evidenza come, per quanto ci riguarda, noi abbiamo presentato alcuni emendamenti. Il primo era l'emendamento 2.3 Costa, che tendeva proprio ad abolire la cosiddetta norma Fuortes all'articolo 2 e ora ci arrivo; abbiamo, poi, presentato - e questo è stato accolto, parzialmente - un emendamento, a prima firma dell'onorevole Bonetti, volto a promuovere la parità di genere: le stazioni appaltanti prevedono nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, il maggior punteggio da attribuire alle imprese per l'adozione di politiche tese al raggiungimento della parità di genere comprovata dal possesso della certificazione della parità di genere. Questo è stato accolto e approvato. In questo emendamento avevamo aggiunto anche una parte che prevedeva una riduzione del 30 per cento sugli importi della garanzia nel caso di imprese in possesso della certificazione di parità di genere, ma purtroppo è stata respinta. Questo è un fatto molto importante che comunque rivendichiamo.
Purtroppo, altri emendamenti, sempre a firma dell'onorevole Bonetti, come per esempio quelli che disponevano il censimento degli immobili degli enti pubblici per sopperire al caro alloggi per gli studenti, sono stati respinti; ancora, è stato respinto quello sulla rateizzazione mensile opzionale del versamento delle imposte dirette per i lavoratori autonomi, così come quello sull'abolizione del per i dispositivi sanitari.
Concludo, Presidente, dicendole che tutto ciò viene ulteriormente aggravato dal fatto che non l'opposizione (ci saranno altri colleghi dell'opposizione che interverranno), ma gli uffici della Camera - in particolare l'ufficio di documentazione che si è fatto carico di redigere il che accompagna questo provvedimento, come tutti i relativi agli altri provvedimenti - mettono in guardia il Governo, in particolare, rispetto all'articolo che prevede la normativa per far fuori Fuortes, facendolo cadere in un'altra posizione in maniera da liberare quel posto.
Cito il documento studi della Camera che mette in guardia il Governo: “Il comma 3 detta una disposizione transitoria, la quale prevede la cessazione anticipata dalla carica a decorrere dal 1° giugno 2023 per i sovrintendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche che, alla data dell'11 maggio 2023 (…), hanno compiuto il settantesimo anno di età, indipendentemente dalla data di scadenza degli eventuali contratti in corso”. Si riferisce al fatto che sostanzialmente al direttore del San Carlo viene anticipata la data e viene detto che a 70 anni se ne deve andare a casa, perché deve liberare il posto per Fuortes. “In proposito - e concludo - si ricorda che la sentenza n. 15 del 2017 della Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 2, comma 20, del decreto-legge n. 95 del 2012, nella parte in cui prevedeva che, all'esito di un processo di riorganizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, e comunque non oltre il 1° novembre 2012, cessassero tutti gli incarichi dirigenziali in corso a quella data, di prima e seconda fascia, conferiti a soggetti esterni all'amministrazione, ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001. In proposito, la Corte ha infatti argomentato che “una cessazione automatica generalizzata di incarichi dirigenziali viola, in carenza di idonee garanzie procedimentali, i principi costituzionali di buon andamento e imparzialità”, inoltre, “ogni intervento - è sempre la Corte che parla - che preveda in via automatica la risoluzione di contratti dirigenziali comporta effetti caducatori sui connessi rapporti di lavoro a tempo determinato, con evidenti ancor più intense applicazioni in termini di tutela dell'affidamento dei dipendenti interessati”.
E conclude così: “La medesima sentenza ricorda che la Corte costituzionale ha ritenuto i meccanismi di decadenza automatica di incarichi dirigenziali compatibili con l'articolo 97 della Costituzione esclusivamente ove riferiti ad addetti ad uffici di diretta collaborazione con l'organo di Governo o a figure apicali, quali quelle contemplate dall'articolo 19, comma 3, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e cioè incarichi di segretario generale di Ministeri, incarichi di direzione di strutture articolate al loro interno in uffici dirigenziali generali e quelli di livello equivalente”.
Ultime tre righe - e ho concluso il mio intervento, rispettando anche l'impegno preso con il collega Fornaro - con cui chiude il Servizio Studi della Camera: “Si ricorda, infine, che le fondazioni lirico-sinfoniche sono state riconosciute dalla giurisprudenza della Corte costituzionale come soggetti di diritto pubblico (si veda, da ultimo, la sentenza n. 153 del 2011)”. Ultime due righe: “Si valuti il contenuto della disposizione di cui al comma 3 alla luce della richiamata giurisprudenza costituzionale”. Cioè, il Servizio Studi della Camera, che ha fatto questo , dice che quella norma è incostituzionale.
Alla luce di questo, che cosa si può dire, signor Presidente? Che siamo a un decreto-legge , che è un decreto-legge che fa un salto di qualità rispetto all'eterogeneità di materie, anche rispetto alla costituzionalità della procedura, e vorremmo almeno sperare che fosse l'ultimo, ma, ahimè, temiamo che non sarà così e ancora di peggio dovremo vedere .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Grazie, Presidente Rampelli. Rivolgo un saluto al Sottosegretario Sandra Savino e un ringraziamento particolare ai colleghi Urzì e Cattoi per aver svolto un eccellente lavoro come relatori. Si tratta di un provvedimento che, a differenza di quanto diceva il collega che mi ha preceduto, ha visto comunque un ruolo importante e significativo del Parlamento, con circa cinquanta emendamenti che hanno migliorato e contribuito a rendere significativo il testo approvato dallo stesso Consiglio dei ministri.
Cari colleghi, il decreto n. 51 del 2023 che siamo chiamati oggi a discutere in quest'Aula, oltre a contenere una serie di misure urgenti di estrema rilevanza per il Paese, è un decreto fondamentale per la corretta e tempestiva attuazione degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il decreto-legge, infatti, in seguito all'inserimento al suo interno dell'articolo 2 del decreto-legge n. 57 del 2023, contiene anche misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi del PNRR per l'ottenimento della quarta rata.
In particolare, sono state inserite due disposizioni centrali per l'attuazione del Piano. La prima apporta modifiche al codice dei contratti pubblici volte a stabilire che i requisiti attestanti la parità di genere non possano essere autocertificati, ma devono essere dimostrati mediante il possesso della certificazione prevista dal codice, mentre la seconda sopprime la disposizione che subordina l'efficacia della nuova disciplina legislativa in materia di alloggi per studenti universitari all'autorizzazione da parte della Commissione europea, in attuazione della riforma del PNRR. Sono provvedimenti che, in qualche modo, vanno incontro all'ottimo lavoro svolto da parte del nostro Ministro di Forza Italia Bernini proprio su questi temi e sull'impegno che lei stessa ha messo, proprio per aiutare gli studenti, che, soprattutto in questo momento, rispetto ad altri periodi storici, hanno veramente bisogno di avere uno Stato che li affianchi e li aiuti negli studi e nel trovare gli alloggi.
Ad ogni modo, al di là del mero contenuto del decreto, voglio anche soffermarmi sulle modifiche apportate - grazie al contributo di Forza Italia, durante l'esame in sede referente, nella I Commissione - dal collega e capogruppo Paolo Emilio Russo e, nella Commissione bilancio, da me e dai colleghi della mia Commissione.
Ancora una volta, il gruppo parlamentare di Forza Italia ha svolto un ruolo di fondamentale importanza, ponendo al centro del dibattito temi di cruciale importanza e facendosi soprattutto portavoce delle istanze dei cittadini e dei territori. Quando un comune, una città metropolitana, una provincia e una regione non sono messi nelle condizioni di operare al meglio le conseguenze si ripercuotono, in maniera diretta, sui cittadini, sotto forma di maggiori imposte, carenze di servizi alle persone, alle famiglie e alle imprese.
Pertanto, con questo decreto siamo venuti incontro ad alcune delle principali esigenze degli enti locali, in modo particolare a quelle dei comuni di tutta Italia, perché ci hanno chiesto più tempo. La nostra amministrazione pubblica, come ben sappiamo, ha bisogno di maggiori risorse per far fronte alle sfide quotidiane, in modo particolare alle sfide che sono affrontate dalla parte più prossima e più vicina ai cittadini, cioè i sindaci e gli amministratori locali stessi. Per questo motivo, abbiamo risposto, in maniera molto forte, ad alcune richieste, con proposte che sono arrivate dall'Associazione nazionale comuni italiani, e siamo fieri, insieme agli altri colleghi, di aver portato a una soluzione positiva e a un voto unanime nella Commissione.
A dimostrazione di ciò, rilevo proprio l'approvazione di due proposte emendative, a mia prima firma, volte alla semplificazione dei procedimenti di rettifica agli allegati del rendiconto del 2022 e alla proroga dei termini per l'avvio dei lavori nei piccoli comuni fino a 1.000 abitanti. Questi ultimi, infatti, sovente hanno maggiori difficoltà nel realizzare con rapidità le opere pubbliche, essendo costretti, a tal fine, a ricorrere all'utilizzo di professionalità esterne all'amministrazione, col rischio anche di perdere i contributi. In queste settimane e in questi mesi il grido di allarme che è arrivato dai piccoli comuni è stato fortemente ripreso da parte mia e da parte del gruppo di Forza Italia e, direi, da parte di tutto il centrodestra, proprio perché la nostra Italia è formata da 8.000 comuni e ben 3.000 hanno meno di 1.000 abitanti e altri 5.500 ne hanno meno di 5.000. Sono comuni che, oggi più che mai, hanno bisogno di sentire lo Stato vicino, con un Parlamento che ha saputo recepire e accogliere le richieste e i suggerimenti. In questo modo, tali comuni avranno più tempo per realizzare opere importanti, come quelle per l'efficientamento energetico, per lo sviluppo territoriale sostenibile o per l'abbattimento delle barriere architettoniche. È un segnale di attenzione importante verso queste piccole realtà, spesso dimenticate, ma che, invece, come ho detto prima, devono vedersi riconosciute le stesse possibilità di crescita e di sviluppo dei comuni più popolosi.
Un altro settore di intervento che ci ha visti impegnati è quello sanitario. Abbiamo visto, con estrema soddisfazione, l'approvazione di un nostro emendamento, a prima firma Calderone, volto a sopperire alla carenza di medici e personale sanitario, facilitando l'assunzione e l'utilizzo di medici specializzandi iscritti al secondo anno del corso di formazione specialistica. Si tratta di un importante passo in avanti per affrontare la drammatica emergenza che sta affrontando il Servizio sanitario nazionale, che rappresenta un problema comune a tutte le regioni e che compromette la qualità dell'assistenza sanitaria ai nostri concittadini.
Nell'ottica di fronteggiare tale emergenza si pone poi un'ulteriore proposta emendativa, sottoscritta insieme all'onorevole Paolo Emilio Russo, la cui approvazione consentirà ai medici di medicina generale, in caso di problemi di disponibilità e limitatamente all'anno in corso, di assistere 250 pazienti in più rispetto all'attuale limite massimo.
Credetemi - cari colleghi, lo dico perché, come ben sapete, ho anche la fortuna di svolgere la carica di sindaco -, nei nostri piccoli comuni questa è una questione molto importante, anche perché oggi non si trovano più medici di base per sopperire alle richieste dei nostri concittadini, in modo particolare in quei piccoli e piccolissimi comuni che, molte volte, si trovano nelle aree montane, in quelle rurali e in quelle interne del nostro Paese. Questo aiuterà molto anche a combattere il controesodo, ossia l'allontanamento dei cittadini che sempre di più hanno intenzione di riversarsi verso le grandi città, a discapito dell'importanza dei piccoli territori.
Infine, anche grazie all'impegno del Vice Ministro Sisto abbiamo raccolto le istanze di tutti i giovani aspiranti avvocati che dovranno sostenere l'esame di abilitazione per l'esercizio della professione forense nell'anno in corso. In particolare, l'esame si articolerà in una prova scritta, con la redazione di un atto professionale su una materia scelta dal candidato, e una prova orale, consentendo ai nuovi professionisti di accedere al mondo del lavoro dopo una selezione idonea a valutarne le effettive competenze.
Parliamo, dunque, di una misura che si inserisce nel solco della riforma strutturale dell'ordinamento giudiziario che in questi giorni sta portando avanti, con forza e con tenacia, il Ministro Nordio che noi, come Forza Italia, non possiamo che ringraziare, proprio perché recepisce molte delle nostre proposte e delle nostre istanze, storicamente sempre portate avanti da Forza Italia in tutti questi anni. Mi riferisco, in modo particolare, ad una proposta, quella legata all'abuso d'ufficio, che credo rappresenti un aspetto importante e ben sentito da parte dei sindaci. Peraltro, abbiamo ascoltato in questi giorni, non solo dichiarazioni di sindaci di centrodestra, ma anche quelle di tanti sindaci di centrosinistra, in modo particolare di grandi città e di grandi realtà, che in qualche modo hanno condiviso la scelta di questo Governo di centrodestra di procedere all'abrogazione dell'abuso di ufficio. Non dimentichiamo, infatti, che la giustizia, la cui efficienza è peraltro individuata dal PNRR tra le riforme strutturali da perseguire, è un sistema che vive delle diverse professionalità, che ne sono a vario titolo protagoniste: tanto i giudici quanto gli avvocati che, altamente professionalizzati, possono così contribuire a perseguire l'obiettivo dell'efficienza e della speditezza dei procedimenti civili, penali e amministrativi, come richiesto e previsto dal Piano stesso.
In conclusione, colleghi e Vicepresidente Rampelli, il dibattito che si è svolto nelle Commissioni, come ho detto, è stato intenso e ha portato integrazioni importanti del testo approdato in Parlamento. Per questo ringrazio anche l'opposizione, perché ha contribuito con alcune proposte, anche condivise dalla maggioranza, offrendo collaborazione e svolgendo un fattivo lavoro, come ho detto, anche coordinato perfettamente dai relatori.
Per questo, vorrei ringraziare, in modo particolare, i miei colleghi di Forza Italia che, nonostante il grave lutto che ha colpito la nostra famiglia politica in questi giorni, hanno continuato a lavorare incessantemente per il bene degli italiani, così come ci ha insegnato il fondatore del nostro partito politico, il presidente Silvio Berlusconi che, purtroppo, ci ha lasciati la scorsa settimana.
Per questa ragione, esprimiamo viva soddisfazione per il miglioramento del testo e naturalmente siamo pronti a votarlo nella giornata di domani o di dopodomani, perché riteniamo che aiuterà veramente, contribuirà, come ho detto all'inizio del mio intervento, a migliorare la vita dei nostri amministratori comunali, provinciali e regionali, anche nell'interesse dei cittadini e del mondo produttivo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Silvio Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il provvedimento che discutiamo in questa occasione si presenta straordinariamente uguale a molti altri che lo hanno preceduto e a molti altri che, come già sappiamo, continuerete a presentarci: provvedimenti pericolosi, confusi e dannosi. Sono decreti del Governo emanati con urgenza non per esigenze vere della collettività; al contrario, per vostre esigenze urgenti, sì, ma di propaganda, di fame di potere o di promozione di interessi particolari.
Sono provvedimenti utili a liberarvi di qualche scomodo intralcio o a ingannare l'opinione pubblica con fumose e ingannevoli iniziative che nutrono e alimentano i peggiori sentimenti delle persone, magari illudendo la pubblica opinione, distratta dalla quotidianità, che il grave problema di cronaca è risolto; anzi, esageriamo, non è mai esistito, se non nel lungo periodo di dominio della sinistra comunista in questo Paese, come ogni tanto si sentiva dire dalle vostre parti, salvo dimenticare che la metà di voi è stata al Governo in questi ultimi anni, Governi tecnici o politici.
In questa legislatura siete partiti con la gloriosa lotta ai , inventando reati e condanne inefficaci, dato che i continuano ad essere organizzati, per passare poi all'inseguimento fittizio degli scafisti sul globo terracqueo, obiettivo fallito e, invece, trasformato, come dimostrano le azioni della Presidente del Consiglio, nell'inseguimento reale di dittatori vari, a cui pagare il compito di creare barriere disumane nei loro Stati di passaggio. Per finire con il reato mondiale di gravidanza per altri, che servirà solo e solamente, purtroppo, a negare i propri genitori a bambini innocenti, in un crescendo di orrore che ricorda altri tempi, quando l'uso di parole e idee distorte era anche patrimonio del nostro Paese.
Perché forse non è un orrore quanto sta succedendo a Padova , con la cancellazione di intere famiglie dai registri anagrafici solo sulla base di una vostra iniziativa legislativa che non raggiungerà mai gli obiettivi che vi ponete, ma, nel frattempo, sta generando mostruosità giuridiche ed etiche? E non è forse un orrore quanto avvenuto a Cutro? Certo, le responsabilità puntuali le decideranno coloro che ne hanno il compito, ma quelle politiche sono evidenti, perché quel terribile naufragio, come quello avvenuto in Grecia la scorsa settimana, è conseguenza dell'idea, della propaganda che confonde il salvataggio in mare con operazioni di polizia, che l'immigrazione richieda una lotta e un contrasto e non la comprensione delle cause e delle ragioni recenti e antiche, e magari accoglienza e integrazione, fosse anche solo per interesse di questo Paese.
Questi sono i vostri provvedimenti e quindi le vostre responsabilità e queste sono mostruosità, solo alcune, che si generano scegliendo questa strada.
Per mantenere intatto il vostro potere poi generate altri piccoli mostri, come i decreti di cui stiamo parlando oggi: decreti finalizzati a sgomberare gli intralci e a occupare inutilmente il Parlamento in discussioni che lo ostacolano e lo distraggono dalla discussione di problemi veri, dall'affrontare seriamente l'angoscia dei salari che impoveriscono, le paure del futuro che impediscono la nascita e la crescita delle famiglie, la povertà che cresce e che crescerà, come oggi ha certificato la relazione dell'UPB, il vuoto di senso che incombe soprattutto sulle ragazze e sui ragazzi, a cui voi rispondete solo con la propaganda e il fumo di iniziative vuote.
Proviamo ad andare al cuore e al senso di questo decreto. Il giudizio che noi abbiamo è netto: si tratta di un provvedimento invotabile, un decreto usa e getta che vi è servito a occupare l'INPS, l'INAIL e poi la Rai, senza preoccuparvi del precedente che generate, anzi, delle segnalazioni di incostituzionalità evidenti, persino degli uffici indipendenti della Camera, delle conseguenze sulla pubblica amministrazione, che stremate, per interessi di parte e del Parlamento che occupate in discussioni inutili e in argomenti che non cambiano la vita degli italiani. Anzi, sì, la cambiano perché la peggiorano e peggiorano soprattutto in Europa la nostra reputazione.
Il decreto lo avete scritto per commissariare prima di tutto INPS e INAIL, adducendo formalmente la necessità di mutare la nomina del direttore, spostandola dal CdA al solo presidente, e di ridurre da 5 anni a 4 anni il mandato del direttore. Per legge - ed è una legge italiana richiamata da una sentenza della Corte costituzionale - il commissariamento di un ente pubblico avviene per motivi di particolare urgenza che ne impediscono il corretto funzionamento. In questo caso, non è così, avete inventato una motivazione che prova a introdurre una sorta di che in Italia è vietato. Non c'è! Non c'è, è limitato, è normato nei casi in cui si può fare.
Non resisterà l'idea che sia quella piccola modifica al consiglio di amministrazione, alla funzione nominativa, alla direzione di quei due enti a reggere a questo tentativo. Ci sono esempi in tutte le regioni, quando si tenta di cambiare i direttori generali delle ASL, inventando riforme che poi non si fanno. È esattamente la stessa cosa, già respinta e, quando non respinta, pagata a caro prezzo dalla pubblica amministrazione e magari sanzionata anche dalla Corte dei conti. Voi cambiate, in qualche modo tentate di cambiare e di introdurre lo nella nostra legislazione e di fatto ne alterate la credibilità. Lo avete fatto, peraltro, per CdA che scadevano a maggio e a ottobre. Ma ne vale la pena stremare così la legge, ne vale davvero la pena, per tutti gli effetti poi conseguenti? E poi lo avete scritto per un secondo motivo, per trovare un posto all'amministratore delegato della Rai, che poi non ha neanche accettato, adducendo formalmente l'introduzione di un tetto all'età dei sovrintendenti lirici, in modo da far dimettere, ovvero da eliminare dal campo, il sovrintendente del San Carlo di Napoli. E anche qui siamo fuori dalle norme, perché lo ha detto già la Corte costituzionale. Oltre che fuori dalle norme, siamo in un contesto di incoerenza totale, perché poi, contemporaneamente, aumentate l'età di altri dirigenti e funzionari nello Stato, nella sanità e in tanti altri ambiti, con nessuna coerenza. E poi il resto del decreto. All'inizio era fatto di 10 proroghe; adesso, nel frattempo, è un po' triplicato. Lo abbiamo chiamato un “mini Milleproroghe”, che si aggiunge a quelli di fine anno, che stanno diventando, però, ve lo segnalo, una malattia cronica della nostra pubblica amministrazione e sintomo del rapporto malato tra politica e piccoli interessi, tra politica e categorie di elettori. Vorrei ragionare con voi sul senso e sulla necessità di queste proroghe. Quante volte dietro una proroga c'è un rimando che il legislatore ha posto in una legge per rinviare una decisione o per regolamentare successivamente qualcosa che in quel momento non è chiaro, non si è in grado di chiarire, non si è in grado di fare, semplicemente perché si fa una legge in fretta? Quante volte dietro una proroga c'è un'inefficienza della pubblica amministrazione naturale o indotta da come è scritta la legge? Quante volte dietro una proroga c'è un'alterazione del diritto, perché magari finalizzata a dare il tempo di maturare requisiti che non erano presenti per legge? Quante volte una proroga è il tappeto che nasconde il fallimento di una iniziativa legislativa, come quando prorogate all'infinito provvedimenti messi in legge di bilancio e che riguardano tutti i vostri tentativi di impedire che le persone paghino le tasse e di nascondere questa vostra abitudine?
Quante volte una proroga, invece, si trasforma in un'ingiustizia, perché è arrivata grazie al contatto diretto con chi detiene il potere, mentre è preclusa ai cittadini che questo contatto non hanno? Faccio questo ragionamento perché dietro l'abuso anche della proroga, e parlo di abuso, della ripetuta proroga, c'è un'incultura, o meglio, una cultura di occupazione delle istituzioni e di mancato rispetto delle leggi. C'è l'idea che la legge non va rispettata, ma usata; l'idea che la società è dei forti, che possono cambiare la legge che a loro non va; che la società è solo dei più capaci e vincenti; che la disuguaglianza è naturale e che non va combattuta; che la ricchezza è sopra la legge, come dimostrano molti di questi comportamenti.
Avete iniziato a dicembre con il miliardo di euro alle squadre di calcio di serie A - non allo sport per tutti, alle squadre di calcio di serie A -, tolto al reddito di cittadinanza, per finire ieri con l'accoglienza di Musk a Palazzo Chigi, mentre ne dichiaravate il reato di procreazione per altri a Montecitorio. In tutti i provvedimenti che voi fate c'è questa discrepanza, quest'idea di potenza e di superiorità della ricchezza, l'assenza di ogni tensione all'uguaglianza di opportunità, alla discriminazione positiva verso i più deboli, quelli che stanno indietro. Lo dimostrate anche con la vostra autonomia differenziata, che farà molto male al Mezzogiorno e alle aree più indietro del Paese, liberando risorse che accresceranno le differenze. Voi scambiate anche in quel caso efficienza con ricchezza e chiamate inefficienza la povertà di risorse, di risorse di partenza di molti territori e di molte regioni, che, pur partendo dalla stessa posizione, hanno evidenti limiti ambientali, limiti di partenza, che non sono stati riconosciuti o che sono stati accentuati nel tempo. Infine, in questo decreto c'è il tanto che potevate fare e che non avete fatto, le tante proposte fatte da maggioranza e opposizione a cui avete detto di no, gli interventi a favore dell'edilizia sociale, quelli per intervenire sul caro affitti agli studenti, quelli richiesti dai comuni colpiti dall'alluvione ormai 34 giorni fa e che dal 2 maggio, il giorno dopo l'alluvione, aspettano interventi concreti, il riavvio della ricostruzione e una persona che rappresenti Governo e regione, a cui rivolgersi con efficienza e rapidità, il commissario, quello delegato. In tale contesto, voglio poi segnalare altre due questioni prima di concludere. Non ho capito cosa ci sia da vantarsi del cambiamento fatto con l'articolo 4- sugli esami per i giovani avvocati; qualche collega ha detto che è in favore dei giovani aspiranti avvocati. Guardate, voi avete cambiato, a tre mesi dall'avvio degli esami, la forma dell'esame. Infatti, mentre confermate la possibilità di non fare gli esami come si facevano sino al 2019, quindi pre-COVID, con lo scritto e gli altri passaggi, in realtà modificate in corsa la normativa in essere post-COVID. Questo significa cambiare le carte in tavola. Magari, avete cercato in qualche modo il consenso degli ordini degli avvocati, ma non avete sicuramente cercato il consenso dei giovani aspiranti avvocati, a cui vi siete richiamati e che penso stiano già reagendo a quanto giudicano - e correttamente - un'ingiustizia. Cambiare a tre mesi la forma dell'esame è sbagliato: si cambia in anticipo di un anno e si consente che ci si adatti. Ricordate tutte le volte che sono stati cambiati in corsa gli esami di maturità e gli effetti di questi cambiamenti, tra l'altro, soltanto per complicare le cose. Così pure ci sono altri temi che riguardano, per esempio, la sanità, su cui tracciate delle strade che sono un “vorrei ma non posso”. La norma sul non risolve nulla. Non è che sul e su una disposizione legislativa potete scrivere una norma che sembra un ordine del giorno, per cui si invita il Governo “a valutare l'opportunità”. Così è una presa in giro. In tema di bisogna affrontare il problema, dovete avere il coraggio di tagliare il nodo gordiano, se lo avete, altrimenti non risolverete certamente con formule di questo genere un problema in corso, che rischia di mettere in ginocchio tantissime aziende, che forniscono in questo momento alla sanità e al sistema sanitario tutte le risorse necessarie. Così pure l'aumento della possibilità per i medici di medicina generale di prendere ulteriori pazienti è una misura che funziona soltanto nelle grandi città: nelle piccole comunità non risolve niente. Ci avete provato, ci state provando, ma non è quella la strada per risolvere il tema della scarsità di medici di famiglia e di assistenza nel territorio. Così pure ho molti dubbi - abbiamo chiesto anche l'elenco dei beneficiari - su un ulteriore contributo al privato accreditato nelle regioni per il presunto stop durante il COVID. Guardate, il sistema privato accreditato, quello buono, quello regolare, ha lavorato di più del pubblico durante il periodo e qui si rischia di premiare coloro che non hanno lavorato, perché non si sono voluti organizzare, rispetto a coloro che hanno lavorato. Non sto parlando in contrasto con il privato, anzi, sto parlando ad integrazione del servizio pubblico. Pertanto, dove vanno queste risorse? A chi vanno, a quelli efficienti o a quelli inefficienti? Sono solo degli esempi di un decreto superfluo, dannoso e confuso, che rappresenta evidentemente l'arroganza del vostro Governo e della vostra maggioranza anche di fronte ai richiami sulla limitazione, la coerenza e l'omogeneità della decretazione d'urgenza. Non sfuggirete a questo tema e prima o poi dovrete affrontarlo, perché questo Governo sta facendo peggio degli altri, sia per la frequenza che per l'incoerenza delle norme, aggiungendo coscientemente confusione a confusione. Questo è un decreto sugli enti previdenziali, inserito tra un decreto PA e un decreto PA 2 - che arriverà - che rende evidente anche lo scarso senso del ridicolo. In conclusione, Presidente, solo questo alla fine di tutto resterà evidente: questo scarso senso del ridicolo
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Grazie, Presidente, Sottosegretario, onorevoli colleghi, Presidente, la Lega da sempre è a contatto con il tessuto sociale del territorio. Noi siamo a contatto con tanti sindaci, i nostri sindaci e non solo, perché spesso anche i sindaci degli altri partiti si appellano a noi per introdurre delle norme e velocizzare delle situazioni, spesso inascoltati dai loro partiti.
Dai sindaci passiamo alle associazioni di categoria, con le quali siamo perennemente in contatto e che spesso si lamentano di norme introdotte in passato - accenno molto velocemente al , introdotto dal 2015, ma ne parleremo in modo più approfondito successivamente -, per arrivare ai cittadini, che, ribadisco, si appellano spesso a noi, anche perché la Lega da sempre è in mezzo alla gente, ci mette la faccia, ascolta i problemi e cerca di risolverli direttamente nelle aule preposte a risolverli.
Una delle maggiori richieste che arriva da tutte queste tre categorie di persone (sindaci e amministratori, associazioni di categoria e cittadini) è quella di sburocratizzare il sistema del nostro Paese, ovvero di sburocratizzare tutti gli enti ai vari livelli e, soprattutto, di porre soluzioni a quei problemi, che norme del passato hanno causato e che nel frattempo non hanno ricevuto risposte. Il Governo - si è parlato dei vari decreti sulla PA e di questo decreto - ha attraverso questi decreti attuato alcuni passaggi per modernizzare il settore pubblico nel nostro Paese, anche in termini di assunzioni e di revisione di alcuni enti che necessitavano di uno svecchiamento e di un cambiamento, per riorganizzare, modernizzare e rendere tutto il sistema della pubblica amministrazione più efficiente ed efficace.
Tornando al provvedimento che stiamo per approvare, mi limito a ricordare alcuni interventi, oltre a quelli che si aggiungono al decreto stesso, molto significativi che sono stati introdotti grazie al lavoro in Commissione da parte del gruppo della Lega, interventi che siamo riusciti a portare all'interno di questo decreto con emendamenti che riguardano, come dicevo inizialmente, gli amministratori locali, i nostri sindaci, le associazioni di categoria, le nostre aziende, piccole, medie e grandi, che sono la nervatura del nostro territorio, e i nostri cittadini, Per iniziare, ci sono gli aiuti e le risposte che siamo riusciti a dare ai nostri sindaci, che - concedetemi questo inciso - sono le vere brigate rivoluzionarie del nostro Paese. Infatti, a tal riguardo - e mi spiace che non ci siano colleghi del MoVimento 5 Stelle -, ricordo che spesso, nei piccoli comuni, sono gli stessi sindaci, con i loro assessori e con le loro giunte, che senza il passamontagna e a volto scoperto, in pieno giorno, si occupano in prima persona di quei lavori di manutenzione , di cui ha bisogno il comune. Per snellire il lavoro dei nostri sindaci e degli enti locali, abbiamo presentato e approvato due emendamenti a firma Lega molto importanti. Uno riguarda la necessità che si sposti la responsabilità della firma al servizio finanziario comunale per quanto riguarda l'adeguamento dei documenti contabili degli enti locali allegati al rendiconto di bilancio 2022 alla certificazione della perdita di gettito connessa al COVID-19 per l'anno 2022, quindi, velocizzando anche questo procedimento. A decorrere dal 2023, è un aiuto importante che diamo a quei comuni che hanno ricevuto minori entrate derivanti dagli atti di aggiornamento per la rideterminazione della rendita catastale degli immobili già censiti, presentati dal 1° gennaio 2017 al 31 dicembre 2022. Il contributo che è dato a questi comuni a titolo di compensazione per il minor gettito è stato incrementato di 1,5 milioni di euro a decorrere dal 2023. Capite che, per i nostri sindaci, sono aiuti molto importanti.
Come dicevo, l'attenzione della Lega è sempre rivolta anche a coloro che producono, alle nostre piccole, medie e grandi aziende del territorio e, quindi, alle aziende agricole. Ricordiamo l'emendamento che porta la proroga dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024 per utilizzare i finanziamenti agevolati a favore di imprese agricole ed agroindustriali colpite dal sisma del 2012 nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. O anche il fatto che è stato differito dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023 il termine di utilizzabilità del contributo, sotto forma di credito d'imposta, riconosciuto alle imprese esercenti l'attività agricola e della pesca, a parziale compensazione della spesa sostenuta per l'acquisto di carburante nel terzo trimestre dell'anno 2022. Aiuti che abbiamo dato anche a imprese manifatturiere, che, da tempo, ci chiedevano di effettuare questa modifica, ossia l'obbligo di notifica per i soggetti che intendono esportare dal territorio nazionale fuori dall'Unione europea materie prime critiche, i quali ora sono obbligati a notificarlo 60 giorni prima dell'avvio delle operazioni, anziché i 20 che erano previsti precedentemente. Inoltre, il regime configurato per l'approvvigionamento di materie prime è prorogato fino al 31 dicembre 2026, anziché al 31 dicembre 2023.
E poi facciamo un inciso sul e su quello che è accaduto. Il , introdotto nel 2015, che prevede un sistema di compartecipazione delle imprese allo sforamento dei tetti regionali di spesa sanitaria e, quindi, obbliga le aziende produttrici di dispositivi medici ad un esborso di oltre 2 miliardi nel 2023, ha messo in crisi, in questi anni, le aziende di questo settore, causando, purtroppo, il fatto che molte aziende abbiano delocalizzato al di fuori del nostro Paese. Ci viene detto che è un ordine del giorno e che non si risolve il problema. Al di là del fatto che ci viene detto che non si risolve il problema, da chi appartiene a quel partito politico che questo problema l'ha causato, e quindi la situazione è abbastanza paradossale , voglio ricordare che, prima di tutto, con questo ordine del giorno si fanno slittare i termini dei versamenti delle somme dovute al a carico delle aziende produttrici dal 30 giugno al 31 luglio, e che, di fatto, c'è un impegno da parte del Governo. Qua si parla di un ordine del giorno, ma voglio ricordare che questo provvedimento è a invarianza finanziaria, c'è la necessità di un grande intervento per risolvere il problema causato dal PD nel 2015 e quindi, alla prima occasione, con una somma importante, il Governo, che ha preso questo impegno in Commissione con l'approvazione di questo decreto, sicuramente interverrà. Quindi, c'è molto di più di un semplice ordine del giorno e c'è la soluzione, ribadisco, di un problema che non è stato causato da noi, ma che noi stiamo risolvendo.
Ma procedendo con gli interventi e le soluzioni che abbiamo portato grazie ai nostri emendamenti in Commissione, voglio parlare anche di un altro emendamento che ha risolto una situazione di cui si parlava da tempo, ma su cui gli interventi non erano ancora stati fatti. Si tratta di un emendamento che abbiamo sottoscritto e che, devo essere onesta, è stato sottoscritto da tutti i gruppi, anche se di emendamenti come questi, in passato, ne abbiamo visti molti. Mi riferisco ai precari della ricerca sanitaria pubblica, degli istituti di ricovero e cura e degli istituti zooprofilattici. Con l'approvazione del decreto in Commissione, si concretizza una stabilizzazione che, da anni, era attesa da questi lavoratori. Quindi, è vero che l'emendamento è stato sottoscritto da tutti i gruppi, però era necessario che ci fosse finalmente un Governo di centrodestra, che crede nei giovani, che crede nella ricerca e che non vuole più che ci siano le fughe di cervelli, come ci sono state in tutti questi anni .
Solo questo emendamento, grazie ovviamente anche al parere favorevole del Governo, è potuto finalmente passare e, quindi, quella fuga di cervelli avrà finalmente, ci auguriamo, fine.
Ma la Lega con i propri emendamenti è intervenuta anche per garantire i risparmiatori, incrementando il FIR dal 30 al 40 per cento. Ma soprattutto, noi parlamentari, noi deputati della Lega, vogliamo rivendicare con orgoglio l'emendamento che dà la priorità ai giovani per l'accesso al Fondo di garanzia per la prima casa. Si tratta di un emendamento molto importante, che fa sì che con questa norma vengano individuate le categorie che hanno la priorità per l'accesso ai benefici del Fondo di garanzia per la prima casa, con una proroga per le domande presentate che passa dal 30 giugno al 30 settembre. Con l'approvazione di questo decreto, soggetti quali giovani coppie, nuclei familiari monogenitoriali con figli minori o giovani sotto i 36 anni che hanno un rapporto di lavoro atipico, con un ISEE non superiore ai 30.000 euro, avranno la priorità d'accesso alle risorse, la cui misura massima concedibile dal Fondo passa dal 50 a ben l'80 per cento della quota capitale.
Queste sono le azioni concrete che la Lega e il centrodestra sono riusciti a realizzare grazie, ovviamente, agli interventi in fase emendativa, ma anche grazie a questo provvedimento prodotto dal Governo, che è concreto. Sono azioni reali, soluzioni ai problemi che, per i troppi anni che ha governato il centrosinistra, sono stati creati. Cose concrete, non parole, ma fatti. La Lega è abituata questo
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Francesco Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Il relatore di maggioranza, a un certo punto, ha usato addirittura il termine “disposizioni di riforma” per definire quelle contenute in questo provvedimento. In realtà, la parola è davvero grossa. Invece, come è stato già detto dai colleghi di minoranza e di opposizione, ci troviamo sostanzialmente di fronte a un provvedimento quello che non dovrebbe, in ogni caso, caratterizzare un decreto-legge, anche in ascolto delle raccomandazioni del Presidente della Repubblica. È un provvedimento che davvero contiene di tutto, largamente disomogeneo. Questo è l'aspetto iniziale.
In realtà, il decreto-legge n. 51 del 2023, che reca “Disposizioni urgenti in materia di amministrazione degli enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale”, ha, invece, un cuore. Il cuore del provvedimento, la parte politicamente significativa e perciò voluta - questa sì, urgente, per la maggioranza - è la prima questione in questo elenco: quella che con il decreto viene affrontata e risolta, ossia l'amministrazione, la , in realtà il controllo di alcuni enti pubblici e, segnatamente, in questo caso, in primo luogo, dell'INPS e dell'INAIL. Uno , in realtà. Non quello che sarebbe consentito, ossia uno legittimo, che poi ha riguardato, dall'inizio della legislatura, decine di dirigenti dei Ministeri. Ma questo no, questo è un , invece, a nostro avviso, significativo, perché non è vero che quanto è stato fatto sia nei poteri del Governo. Il Governo ha il potere, ovviamente, di nominare in scadenza e di commissariare, ma in questo caso occorrono, come è stato detto e come tutti sappiamo, adeguate motivazioni. In questo frangente, invece, siamo un po' al terzo caso, l'artificio legislativo. E, addirittura, l'artificio consiste, dopo le leggi , nelle leggi : incarichi che non potrebbero essere fatti nel meccanismo dello , che, invece, riguardando enti particolarmente significativi in questa fase politica, particolarmente significativi proprio in relazione alle scelte che il Governo ha fatto e sta facendo, vengono asserviti ai desiderata, all'opzione, all'orientamento politico del Governo, a prescindere dalle scadenze. Il commissariamento dei due enti è stato deciso dall'Esecutivo con il decreto che discutiamo oggi, cambiando l'assetto della dei due Istituti: eliminando, come si è detto, la figura del vice presidente e prevedendo che il direttore generale dell'ente venga nominato dal Cda su proposta del presidente, con un mandato quadriennale, così come quello dello stesso consiglio di amministrazione. In questo modo, di fatto, sono stati praticamente azzerati i due consigli di amministrazione dei due Istituti e sono stati sollevati dall'incarico dirigenziale il presidente dell'INPS Pasquale Tridico e quello dell'INAIL Franco Bettoni. Una cosa rilevante.
Io ho un'impressione, a questo punto: c'è sempre una funzione pedagogica della politica, non solo c'era la volontà, la necessità di fare quello che è stato fatto, ma, in questo caso, si dice qualcosa di significativo. Da un lato, è il Governo che fa le leggi: affermazione non vera, ma che scappa addirittura a qualche alta carica dello Stato, nelle ultime settimane. Di fronte a qualche provvedimento da assumere, di fronte a una situazione di necessità per il Paese, il Vicepresidente del Senato ha avuto modo di dire che è il Governo che fa le leggi. Non solo il Governo fa le leggi, ma il complesso delle istituzioni dello Stato deve essere politicamente in sintonia con chi governa. Questo è il quadro culturale che ci viene proposto. Guardate, è pericoloso: si elimina l'abuso di ufficio, ma c'è un allenamento all'abuso di potere.
La forma di questo provvedimento – e di altri -, quindi, io credo vada letta proprio in questo modo: una pluralità di misure più o meno opportune, più o meno necessarie, ma che fanno, in qualche modo, da contenitore, da involucro al provvedimento che si rende necessario politicamente, in quella fase, in quello specifico momento della fase politica. Siamo al “decreto Pacco”, potremmo chiamarlo così, perché, se lo apri, se lo guardi bene, dentro cosa esce ? Esce il commissariamento, di fatto, dell'INPS e dell'INAIL.
Se non è una deriva autoritaria, se non c'è ancora - e tutti speriamo che non sia così -, c'è una visione, è un modo di intendere le istituzioni che, care colleghe e cari colleghi, non possiamo condividere.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Negli interventi precedenti ho ascoltato non solo inesattezze, ma anche gravi accuse nei confronti del Governo Meloni, che adesso ho il compito di smontare, una ad una: ho sentito parlare di deriva autoritaria, ho sentito parlare di leggi ho sentito parlare di abuso di potere.
Vorrei richiamare l'attenzione dei cittadini italiani su quello che stiamo discutendo. Stiamo discutendo di un provvedimento che, nello specifico, reca disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale, all'interno del quale ci sono, tra le altre cose, la norma tanto famosa sul commissariamento di alcuni enti, in particolare INAIL e INPS, e la norma sulle disposizioni in materia di fondazioni lirico-sinfoniche, ribattezzata impropriamente dall'opposizione come la “nomina contro Fuortes”. In premessa, tutti i Governi hanno come diritto, ma direi come dovere, quello di esercitare il mandato conferito dai cittadini e, di conseguenza, il diritto e il dovere di rendere funzionali gli enti, efficaci e non farraginosi. Questo è un diritto e un dovere di tutti i Governi, quindi anche del Governo Meloni.
Venendo ai due casi specifici che l'opposizione ha utilizzato come pretesto per l'ennesima, ridondante forma di istituzionale contro questo Governo, vado ad analizzare la questione INAIL e INPS. Gli enti, come, peraltro, Tridico in particolare ha specificato, possono essere commissariati legittimamente quando c'è una norma che ne cambia la . È esattamente quello che è avvenuto, perché sono avvenute l'abolizione della figura del vice presidente e la modifica della disciplina del direttore generale, in carica per 4 anni, con la necessità di riallineare la carica di tutti i ruoli nei tempi. Quindi, si è proceduto ad un cambio di che razionalizza e semplifica i procedimenti amministrativi di tutti e due gli enti. Basterebbe già questo, motivato con la necessità di riordinare e potenziare i meccanismi e gli strumenti di monitoraggio e di valutazione dei costi, dei rendimenti, dei risultati e delle attività, per giustificare, in maniera assolutamente fondata sul piano giuridico ed istituzionale, il commissariamento di questi due enti. Un'organizzazione, mi verrebbe da dire, fondamentale per raggiungere gli obiettivi e, d'altra parte, nulla fece di diverso il Governo Conte proprio quando nominò Tridico a capo dell'INPS, motivandolo come figura che, in effetti, poteva dare lustro alle proposte, all'epoca, del MoVimento 5 Stelle al Governo, in particolare il reddito di cittadinanza. Ma vengo ancora più nello specifico, perché, quando si parla di riallineamento dei termini e delle cariche, non avviene a caso. Tridico è stato nominato presidente dell'INPS per 4 anni, con decreto del Presidente della Repubblica del 22 maggio 2019. Quindi, dal 22 maggio 2019, dopo 4 anni, sarebbe stato, niente meno, che il periodo attuale. Che cosa c'era, forse, nell'immaginario di Tridico e di questa opposizione? Che, visto che il consiglio di amministrazione è stato nominato nell'aprile 2020, questo riallineamento dovesse portare ad un anno in più per il presidente dell'INPS e, quindi, si chiedeva, di fatto, che la carica del presidente dell'INPS, con un'interpretazione, e neanche con una legge, durasse un anno in più di quanto era previsto dalla legge stessa che l'ha nominato presidente. Questa, quindi, non è una norma : siete voi che, con la vostra opposizione, volevate fare una legge per aumentare di un anno la carica del presidente dell'INPS . Questa è una grandissima che avete messo in campo per garantire un anno in più di stipendio al presidente Tridico, evidentemente , perché Tridico scadeva ora. Quindi, nessun atto di c'è stato, né nei contenuti, c'è stata una riforma della degli enti, né nei modi, perché stava scadendo, è scaduto: ad oggi, non avrebbe dovuto essere presidente dell'INPS salvo una norma, un'interpretazione, non una norma, un'interpretazione da parte di qualche avvocatura che facesse allineare il suo incarico rispetto a quello del consiglio d'amministrazione, peraltro, incompleto. Quindi, la prima bugia è stata smentita. Quando contrastate il Governo Meloni fatelo almeno sulla base di notizie fondate, su argomentazioni reali, non sulla base delle bugie, perché mi viene fin troppo facile smentirvi, non c'è neanche gusto, datemi questa soddisfazione di studiare un po' di più per smentirvi. Neanche quello !
Andiamo avanti con le fondazioni lirico-sinfoniche; lì, non c'è bisogno di argomentare chissà quanto. Avete detto che era una nomina per spostare Fuortes da una parte all'altra. Non è avvenuto; oibò, è la realtà dei fatti che vi ha risposto; lo ripeto, è la realtà dei fatti che vi ha risposto, ma ricordiamola questa norma perché, anche qui, è un esercizio di per coprire una grandissima ingiustizia che c'era nelle fondazioni. Che cosa è avvenuto? È avvenuto che con questo provvedimento, finalmente - lo ripeto -, finalmente, si pone fine ad una discriminazione incomprensibile nei confronti di chi ha sempre versato i contributi in Italia, ha sempre lavorato per le istituzioni italiane ed era illegittimamente, incomprensibilmente, escluso dalla guida delle fondazioni; proprio chi per tutta una vita, magari, aveva contribuito al sistema delle fondazioni e del sistema culturale italiano era escluso dalla loro guida, infatti, chi avevamo? Un francese, avevamo un francese alla guida, e perché? Perché le norme che c'erano e che voi avete accettato colpevolmente fino all'arrivo del Governo Meloni non davano altra alternativa, creando una discriminazione proprio nei confronti della dirigenza, delle menti, dei contribuenti italiani. La norma contenuta in questo provvedimento prevede che ci sia un riordino in materia. Una materia caratterizzata - lo ripeto - da incongruenze, da incongruenze macroscopiche fino al nostro arrivo, per esempio, nella determinazione dell'età della pensione per i sovrintendenti, appunto, delle fondazioni lirico-sinfoniche, diversa a seconda della nazionalità: se eri un pensionato dipendente potevi rimanere in carica fino ai settant'anni, se non lo eri, eri escluso. Però, questa norma non si applicava a chi non era un pensionato italiano e, quindi, se avevi più di settant'anni ed eri francese, anche se non avevi mai contribuito nella tua vita al sistema culturale italiano, potevi beneficiare della nomina, altrimenti, no. Ma voi veramente vi state opponendo, al di là delle fantasiose e pindariche motivazioni che avete addotto, ad una norma che consente di superare questa discriminazione? Io lo trovo assolutamente incredibile. Ho sentito dire, proprio in riferimento a questa norma - probabilmente finite le argomentazioni - che fosse propedeutica all'occupazione della Rai da parte del Governo Meloni.
Ma io ho visto solo una volta un'occupazione della Rai da parte di un Governo - è occupazione quando escludi l'opposizione - ed è stato nella scorsa legislatura quando l'unica opposizione dell'epoca venne esclusa dal CdA Rai e al Governo c'eravate voi , voi vi siete permessi di escludere un membro del CdA che fosse espressione dell'opposizione, non era mai capitato, l'avete fatto voi!
E con quale coraggio venite oggi a dire al Governo Meloni e a Fratelli d'Italia che occupano la Rai? Con quale coraggio e con quale coraggio fate questa fantasiosa, tipica per motivare e collegare il cambio di CdA Rai con la norma sulle fondazioni lirico-sinfoniche? È incredibile quello che ho dovuto sentire. Forse, pensate che si abbia la memoria corta, ma nella scorsa legislatura c'eravamo un po' tutti qui, quelli presenti in quest'Aula, e si sa quello che è avvenuto.
Quindi, le lezioni di occupazione, francamente, capisco che voi le possiate dare, perché infatti in passato questo è stato, ma francamente sono irricevibili. Questo mi sentivo di dover dare questo come spunto, quanto meno per ripristinare la realtà su questo provvedimento, che - vorrei si chiarisse - forse tocca, sì, Ministeri diversi, ma ha un unico filo conduttore, quello di rendere gli enti sempre più snelli.
Visto che non voglio sfuggire a nessuna osservazione, colgo anche quella dell'autorevole collega Giachetti che richiama una pagina del Servizio Studi. Quando si prende in mano il volume del Servizio Studi, bisognerebbe anche, poi, approfondire in maniera completa quanto si afferma…
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Ho quindici minuti. La sentenza riportata a pagina 15 del la sentenza n. 15 del 2017, tanto richiamata sullo intanto, ricorderei che fa riferimento ad un provvedimento del 1° novembre 2012, quando c'era il Governo Monti e, quindi, qualcuno già presente in quest'Aula in questa opposizione, ma al di là di questo va letta in modo completo, perché manca una parte che è essenziale e che va letta e la leggo qui, in modo da smontare anche l'ultima argomentazione: è possibile la modifica quando vi è l'esistenza di una preventiva fase valutativa che risulta essenziale anche per assicurare il rispetto dei principi del procedimento, all'esito del quale dovrà essere adottato un atto motivato.
Il provvedimento del 1° novembre 2012 faceva scadere in modo anticipato tutta una serie di norme, ma non entrava nei requisiti, non entrava nel merito dei requisiti. La norma, invece, riguardante le fondazioni lirico-sinfoniche riguarda i requisiti per poter accedere alla dirigenza e, di conseguenza, è pienamente conforme, anzi, attua - lo voglio dire qui, che rimanga a verbale, visto che c'è questa pagina del del Servizio Studi - la sentenza n. 15 del 2017 della Corte costituzionale.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Inoltre, quella stessa sentenza parla di decadenza collegata a riorganizzazione, cioè niente più di quello che, infatti, potrà avvenire e che sta avvenendo.
Di conseguenza, anche per smontare l'osservazione del collega Giachetti, la norma contenuta è attuativa della sentenza costituzionale e non va letta soltanto in una parte, ma va letta in maniera completa. Il periodo inserito nel del Servizio studi è incompleto e basta prendere la sentenza nella propria interezza .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie. Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, io mi permetto di partire dalla lettura della Costituzione, all'articolo 77: “Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni (…)”. Mi sono permesso di ricordare a me stesso e all'Aula l'articolo 77 proprio rispetto ai casi straordinari di necessità e di urgenza. Questo è un tema che abbiamo più volte sollevato, cioè l'eccesso di decretazione d'urgenza, che appartiene, diciamo, alla storia recente dei rapporti tra potere esecutivo e potere legislativo. Tuttavia, a nostro giudizio nel caso di questo decreto francamente si è superato un ulteriore livello di allarme.
Io non entro nelle argomentazioni sulle motivazioni, quindi nel merito delle scelte compiute, in particolare, nell'articolo 1, riguardante l'ordinamento dell'INAIL e dell'INPS. Devo dire, anche per cultura aziendale e per l'esperienza precedente alla mia attività politica, che anche nelle aziende l'uomo solo al comando, il CEO, l'amministratore delegato ha sempre bisogno di avere una qualche forma di controllo e, da questo punto di vista, le aziende che funzionano hanno queste logiche. Per cui, su questa demonizzazione, per esempio, che si fa, sostituendo una figura come quella del vicepresidente con un commissario in organismi così importanti come l'INAIL e l'INPS, rimane un dubbio, ma non è su questo punto che volevo attirare l'attenzione.
È da mettere in discussione, invece, l'esistenza della necessità e dell'urgenza di emanare e di approvare un decreto proprio su questi temi. La riprova è data dal fatto che, sempre all'articolo 1, si rimandava entro 20 giorni dall'entrata in vigore del presente decreto, con ulteriore decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, la nomina di un commissario straordinario. Quindi, il decreto segnava con forza, dal punto di vista del Governo, necessità e urgenza, al punto che - cosa abbastanza atipica - lo stesso Governo si dava 20 giorni di tempo. C'era talmente necessità e urgenza che il Governo non ha rispettato questo termine e la nomina è avvenuta soltanto il 15 giugno 2023. Forse per una casualità il giorno prima avevamo posto con forza in Commissione - mi rivolgo ai relatori, che lo ricorderanno - questo elemento. Questa è la dimostrazione che, in realtà, si è giocata sul tema dell'INPS e dell'INAIL l'ennesima lotta di potere interna al Governo, perché la discussione è stata talmente forte che ha impedito, alla fine, di rispettare lo stesso termine che il Governo si era posto.
Credo che questo sia un precedente sbagliato, ma mi rivolgo alla maggioranza. Il commissariamento di un ente come l'INPS, da cui dipendono 17 milioni di pensioni, dovrebbe essere l' di fronte a comportamenti non corretti, a problemi organizzativi gravi e via seguitando. Sono stati messi in evidenza anche dalla collega Montaruli nel suo intervento precedente modelli organizzativi differenti. Per l'amor di Dio, si può scegliere un modello più snello o un modello che vede maggiormente salvaguardato un equilibrio. Sono discussioni che si possono fare, ma non con un decreto: questo è il punto.
Si stabilisce un precedente per cui chiunque governi si sveglia al mattino e commissaria un ente, una partecipata, ponendo, quindi, anche un diverso rapporto, che dovrebbe essere fiduciario, tra chi nomina - il potere in questo caso era del Governo - e chi è nominato. È anche un messaggio - e questo mi preoccupa ulteriormente - per quegli enti che, in questo momento, non sono soggetti a rinnovo immediato, ma da questo momento sono tutti in qualche modo sotto la possibile tagliola del commissariamento.
Questo è il punto che non riusciamo a far rientrare non tanto e non solo nella logica di - ci mancherebbe - ma in quella di un corretto equilibrio dei poteri. Chi governa non ha un potere assoluto; vale adesso per voi, può valere se e quando ritorneremo al Governo. Credo che questo, come dicevo prima, sia stato un ulteriore passaggio nella direzione sbagliata. E mi permetto di rivolgermi al Presidente anche in relazione alle cose che abbiamo letto sui giornali - che, non essendo state smentite, non mi paiono assolutamente frutto di - sul richiamo del Presidente della Repubblica, in un incontro recente con i due Presidenti di Camera e Senato, in merito al fatto che i decreti non possono diventare - lo dico io, non lo ha detto ovviamente il Presidente della Repubblica - una sorta di albero della cuccagna, a cui tu appendi nel passaggio parlamentare quello che vuoi.
Credo che ne dovremmo discutere, e alcune delle aggiunte a questo decreto, e ne citerò due, sono state anche positive; le abbiamo proposte anche noi o colleghi del nostro gruppo. Mi astraggo un attimo, però, effettivamente, se ci ragioniamo serenamente, gli articoli aggiuntivi in un decreto non dovrebbero esistere. Il Parlamento interviene, corregge, ma all'interno del quadro normativo che il decreto ha definito. Lo dico a futura memoria, ma questa potrebbe essere una limitazione vera al rischio dell'albero della cuccagna.
Ci sono poi altre questioni, non voglio entrare nella discussione rispetto all'occupazione della Rai. Ciclicamente questa è un'accusa che maggioranze e opposizioni si rinfacciano.
Ricordo che, nella scorsa legislatura, la questione sulla presenza di un rappresentante delle opposizioni derivava, però, da una situazione totalmente anomala, che vedeva i tre quarti del Parlamento tutto presente in maggioranza e, quindi, in termini di pluralismo culturale, non c'è stata e non ci fu nella scorsa legislatura un'occupazione del potere, visto anche - lo dico con una battuta, avendo stima della persona - che l'attuale Ministro della Cultura era direttore del TG2. Quindi, se l'occupazione del potere fosse stata tutta in una direzione, non avremmo avuto quello che è stato storicamente anche il pluralismo.
Certo, alcune scelte, alcune dichiarazioni, alcune argomentazioni ci preoccupano ma vedremo, cammin facendo, come andrà poi a svilupparsi quella che - non dimentichiamolo mai - non è un'azienda di proprietà del Governo, ma è la più grande azienda culturale italiana che deve svolgere il servizio pubblico e garantire pluralismo culturale e politico. Credo che, da questo punto di vista, saremo molto attenti, perché questo avvenga anche nell'azione della Commissione di vigilanza Rai.
Vado a concludere, valorizzando due interventi che siamo riusciti, in via emendativa, a far inserire nel decreto: ad uno veramente tenevamo molto, ma credo sia una norma condivisa non soltanto da noi, quella relativa alla stabilizzazione dei precari degli IRCCS e degli istituti zooprofilattici. Era una questione aperta da tempo ed essere riusciti, da questo punto di vista, a inserire una norma che dà una risposta a un problema reale di centinaia di persone, spesso e volentieri giovani ricercatori credo sia un elemento di positività; è stato riformulato questo emendamento, la cui la prima firma era del collega Pagano.
Il secondo intervento è la proroga della moratoria per il divieto di utilizzo del riconoscimento facciale da parte della pubblica amministrazione al 31 dicembre 2025. A normativa vigente, era prevista fino al 31 dicembre 2023; questo perché, come molti colleghi sanno, è in corso un lavoro per la stesura e la successiva approvazione di un regolamento dell'Unione europea sulla materia, che dovrebbe essere anche più restrittivo rispetto all'impostazione delle nostre normative; quindi, era necessario prenderci del tempo su un tema anche delicato, su cui crediamo sia stata data, in questo caso, una proroga in senso positivo.
In definitiva, e concludo, preoccupa - mi rivolgo al Presidente - questo eccesso di decretazione d'urgenza, anche con poca fondatezza, come credo di aver dimostrato, come nel caso dell'articolo 1 relativo a INPS e INAIL. Poi, mi si lasci dire, abbiamo appena approvato - il Senato lo ha convertito definitivamente soltanto ieri - il decreto PA e il Governo ha emanato un decreto PA 2, con 34 articoli. Io mi chiedo se la decretazione sia diventato l'unico modo di legiferare in questo Paese. Lo dico anche con un po' di amarezza, da parlamentare, non da parlamentare di opposizione: si sta andando oltre; lo dicono i numeri, lo dicono episodi come questi.
Rivolgo un invito - c'è qui la rappresentante del Governo che cortesemente ci ha ascoltato tutta questa serata, e la ringrazio -: fermatevi, rallentate; non può essere questo l'unico modo, non potete trasformarci in una sorta di automi “schiacciabottoni”. Quando si ha la fortuna di essere la prima Camera in cui si esamina un decreto si può anche provare a intervenire, a migliorare - o a peggiorare, dipende dai punti di vista - il provvedimento; quando si è in seconda lettura veramente potremmo essere sostituiti da cartonati. Ecco, io sogno un Parlamento di persone che dialogano, discutono, si confrontano, votano, si stimano anche. Francamente, signor Presidente, credo che converrà con me, che un Parlamento di cartonati sia molto triste .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore per la Commissione affari costituzionali, deputato Alessandro Urzi'.
ALESSANDRO URZI'Grazie, Presidente sarà una brevissima replica, ma credo anche dovuta nei confronti di tutti coloro che in questa ora così tarda comunque si sono trattenuti in Aula a confrontarsi sui temi e, forse, talvolta a sbordare anche dal confine, dal perimetro in cui dovrebbe articolarsi la normale dialettica parlamentare. Io intervengo, Presidente come correlatore, insieme alla collega…
PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo di interromperla soltanto per comunicarle che lei ha un minuto e trenta residui. Prego.
ALESSANDRO URZI'Benissimo.
Come correlatore e, in un certo qual modo, anche garante del provvedimento volevo precisare, Presidente, che, per la legge delle probabilità, considerato il fatto che abbiamo colto la contrarietà rispetto a tutte le misure contenute in questo decreto, dovrebbe scattare qualche espressione favorevole rispetto a qualche norma. Non abbiamo colto questo, se non nelle parole dell'onorevole Fornaro, che ha ricordato come il clima all'interno della Commissione è stato chiaramente collaborativo, tanto che sono stati approvati anche emendamenti dell'opposizione. Mi viene da dire, però, che la contrarietà a tutto il provvedimento, nel suo corpo complessivo, evidentemente deriva probabilmente anche da una visione opposta delle parti politiche di opposizione, rispetto a quella della maggioranza, il che è assolutamente legittimo e sta nel perimetro della democrazia, ma di cui forse è necessario prendere atto con grande chiarezza. Ho sentito parlare, Presidente, di abuso di potere, piuttosto che derive autoritarie in qualche intervento. Su questo francamente faccio difficoltà come relatore a intervenire, perché il clima anche questa sera dimostra esattamente l'opposto, ovvero come esista una dialettica attenta ai temi e ai contenuti, come sentito autorevolmente da molti degli interventi dell'onorevole Montaruli, dell'onorevole Bordonali e dell'onorevole Pella. Su questo, credo, possiamo rintracciare l'autentica identità di questo provvedimento, che sarà un contributo importante alla crescita del nostro Paese
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione bilancio, deputata Cattoi.
VANESSA CATTOIGrazie, Presidente. Anch'io sarò breve e proprio al collega onorevole Fornaro - che nonostante le divergenze politiche stimo come collega - quanto al riferimento puntuale da lui fatto sulla necessità di evitare di inserire degli articoli aggiuntivi, vorrei semplicemente ricordare la soddisfazione dei due riferimenti che ha citato. Sono proprio delle aggiunte. Infatti, abbiamo gli IRCCS, inseriti come un 3-quindi come un aggiuntivo, e anche la norma in merito proprio al riconoscimento facciale, che ho citato anch'io, si riferisce proprio a un articolo 8- Al di là delle puntualizzazioni specifiche, permettetemi di dire che il provvedimento effettivamente è stato trattato all'interno della Commissione in tempi brevissimi. Ringrazio anche i colleghi per aver capito, con un senso di responsabilità diffusa, la necessità di aver avuto tempi ristretti, dovuti a cause esterne, perché la scomparsa del Presidente Berlusconi non poteva certamente essere prevista. Noi tutti ci siamo uniti in questo lutto e ringrazio anche le opposizioni, perché hanno avuto rispetto all'interno dei lavori delle Commissioni anche di questo momento. Vorrei però ricordare come comunque siamo riusciti, seppure in tempi brevissimi, ad apportare tantissime migliorie ad un testo, che può essere non condiviso politicamente, ma in cui qualcosa di buono sicuramente abbiamo apportato. È stato citato anche dai precedenti colleghi, però vorrei ricordare soprattutto i termini legati alla sanità. Abbiamo un'emergenza sanitaria e abbiamo inserito una serie di emendamenti che cercano anche lì di sopperire a esigenze e criticità puntuali e attuali del Paese. Tutto non può essere risolto. I provvedimenti sono eterogenei e decretati d'urgenza? Sì, però, vorrei ricordare che si fa riferimento anche a obiettivi del PNRR e, quindi, ritengo urgente e fondamentale rispettare gli obblighi di un Piano nazionale di ripresa e resilienza che ci vede tutti insieme compartecipi al suo buon risultato e buon esito. Vorrei poi ricordare, in quanto richiamati nel testo, i riferimenti che hanno portato a delle modifiche post-COVID; anche quella era una decretazione d'urgenza e il ripristino di determinate norme è una conseguenza ad un periodo di emergenza, che non è dipeso da noi, ma dettato dall'esigenza pandemica sopraggiunta
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, Sandra Savino, che rinunzia. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi voglio dedicare almeno un momento di lutto, riflessione e cordoglio per le oltre 600 persone naufragate e morte il 14 giugno al largo di Pylos. Non è ancora stato fatto all'interno di quest'Aula e mi sembra doveroso. È infatti passata una settimana ma già è calato il silenzio. È il velo dell'abitudine, che ci striscia addosso e che rende, naufragio dopo naufragio, la nostra pelle più spessa e le nostre anime un po' più aride. È un'abitudine non solo alle innumerevoli morti che si susseguono nel mar Mediterraneo ma anche al silenzio che sistematicamente cala su di esse. A naufragare, a soffrire e a morire in quel silenzio non sono solo centinaia di uomini, donne e bambini, ma io credo che sia il valore universale che, per noi che stiamo qui a guardare, ha la vita umana. Che sia la vita di una persona povera, in fuga, non bianca, sembra allora che valga semplicemente un po' meno, al punto di non essere nemmeno degna di notizia o di cordoglio. È questo un relativismo molto fastidioso e crudele, che è emerso in tutta la sua plasticità e ha provocato in me - permettetemelo - un po' di stridore di fronte a un Paese, che, in quella stessa settimana, vestiva per una sola persona venuta a mancare un lutto nazionale a reti unificate. Ma non è solo di lutto e non è solo di notizie che credo che sia giusto parlare. Non possiamo rassegnarci ad aspettare inermi la prossima strage di persone in migrazione. Dobbiamo cambiare la politica della chiusura delle frontiere della fortezza Europa, che, al netto delle responsabilità nei singoli episodi, io credo stia alla radice di queste morti. La pretesa di immobilizzare ciò che non è immobilizzabile, ossia l'essere umano, le recinzioni, i muri, quelli visibili e quelli invisibili, gli ostacoli burocratici, la deumanizzazione, la criminalizzazione tanto dei migranti quanto dei soccorritori, la politica che alimenta la paura, sovvenziona le autocrazie, rifiuta la solidarietà e invoca i respingimenti: c'è tutto questo dietro all'assenza desolante e mortale di vie sicure e legali per raggiungere l'Unione europea. Dobbiamo correre ai ripari subito, facendo ciò che è più semplice: istituire una missione di soccorso, una europea, che salvi tutte le persone che oggi e domani rischiano di naufragare in silenzio. E poi dobbiamo fare ciò che è giusto: creare rotte sicure e legali verso l'Unione europea e progettare insieme agli Stati membri la solidarietà e l'accoglienza, che, no, non sono un miraggio buonista, ma un'esigenza e una sfida di speranza e umanità nelle mani delle istituzioni italiane ed europee. Se non lo faremo, io credo che anche questo lutto sarà vano e soprattutto che non sarà l'ultimo
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2023, n. 51, recante disposizioni urgenti in materia di amministrazione di enti pubblici, di termini legislativi e di iniziative di solidarietà sociale. (C. 1151-A)
: URZÌ, per la I Commissione; CATTOI, per la V Commissione.
2.
MADIA ed altri: Delega al Governo in materia di esercizio del diritto di voto in un comune diverso da quello di residenza, in caso di impedimenti per motivi di studio, lavoro o cura. (C. 115-A)
e delle abbinate proposte di legge: MAGI e DELLA VEDOVA; GRIPPO e PASTORELLA; ZANELLA ed altri; PAVANELLI. (C. 88-424-769-907)
: IEZZI.
3.
D'ORSO ed altri; VARCHI ed altri; PATRIARCA ed altri; MANZI: Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali. (C. 596-659-952-991-A)
: CANGIANO.
4.
5.
MOLINARI ed altri; BIGNAMI ed altri; FARAONE ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2. (C. 384-446-459-A)
Relatrice: BUONGUERRIERI.
6.
VARCHI ed altri: Modifica all'articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero da cittadino italiano. (C. 887-A)
e delle abbinate proposte di legge: CANDIANI ed altri; LUPI ed altri.
(C. 342-1026)
: VARCHI, per la maggioranza; MAGI di minoranza.
7.