PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. In queste ore, c'è questa testimonianza da parte di un medico di da Gaza, che dice: stavamo operando in ospedale, quando c'è stata una forte esplosione e il soffitto è caduto sulla sala operatoria, è stata una strage.
Presidente, in queste ore, si parla di 500 morti, bambini, donne, malati. Quello che sta succedendo in queste ore è da condannare, come abbiamo condannato, giorni fa, l'attentato terroristico ad opera di Hamas, senza se e senza ma. Ma quello che sta succedendo in queste ore a Gaza è un crimine che va condannato senza se e senza ma. Per questo motivo, chiedo al Governo di venire a riferire in Aula, anche perché, in queste ore, il nostro Paese, l'Italia, può svolgere un ruolo importante, chiedendo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di ritornare a svolgere la propria funzione, mettendo al centro un unico argomento, che deve essere il tema della pace.
Il tema della pace deve tornare a recuperare quelle risoluzioni che sono state adottate nel corso di questi anni, che pongono al centro il ritiro dell'esercito israeliano dai territori palestinesi occupati e, soprattutto, il ritorno degli stessi palestinesi nei loro territori e, dall'altra parte, una convivenza fraterna, nello spirito dell'umanità, tra israeliani e palestinesi, nel rispetto di quei valori e di quelle risoluzioni che portano all'esistenza di uno Stato palestinese indipendente.
Concludo, Presidente, chiedendo al Governo di venire a riferire anche perché abbiamo operatori volontari nostri concittadini proprio in Palestina, a Gaza - posso citare il caso di Giuditta, che ha lanciato proprio un appello in queste ore, che lavora attraverso una ONLUS che opera in ambito medico e sanitario, assistendo le popolazioni di Gaza - che chiedono un intervento da parte del nostro Governo – e dico il nostro Governo - presso le Nazioni Unite. Questa nostra casa comune che è l'umanità non può andare a fuoco. I nostri destini sono interconnessi e, per la nostra posizione geografica, noi possiamo svolgere, come Paese, come Italia, un ruolo importante. Non possiamo assistere con uno spirito di equidistanza a ciò che è attualmente un crimine contro l'umanità, che si sta consumando sulla pelle di bambini, morti in Israele - è un crimine - e morti in Palestina - è un crimine - e ad altri scenari di guerra in giro per il mondo nel silenzio assoluto, in un'ottica di “pulizia del linguaggio”, come l'ha definita lo storico israeliano Ilan Pappé. Questo è quello che sta succedendo. Il Governo venga a riferire in Aula e il nostro Paese ritorni a svolgere quel ruolo di ricerca dello spirito della pace. Quello che sta succedendo a Gaza è un crimine contro l'umanità, come sono parimenti crimini contro l'umanità gli attentati dei giorni scorsi in Israele.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soumahoro. Il Governo è presente e naturalmente riferirò al Presidente la sua richiesta di informativa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Alfonso Colucci ed altri n. 2 e Zaratti e Zanella n. 3 presentate al disegno di legge n. 1458: Conversione in legge del decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell'Interno.
A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di 10 minuti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti. Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 96-, comma 3, quarto periodo, del Regolamento ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
Illustra la questione pregiudiziale Bonafé ed altri n. il deputato Paolo Ciani. Prego, onorevole.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto-legge n. 133 del 2023, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, presenta, a nostro avviso, diversi rilievi di costituzionalità. Particolarmente problematico è il Capo 2, laddove vengono introdotte alcune previsioni relative alla possibilità di accogliere in via provvisoria i minori ultra-sedicenni nelle strutture di prima accoglienza e di accoglienza straordinaria per adulti, disposizioni che creano grave allarme sotto il profilo della promiscuità, che verrebbe inevitabilmente a crearsi tra adulti e minori, con possibili conseguenze anche sotto il profilo della sicurezza del minore, non essendo tali centri attrezzati a garantire l'accesso dei minori a taluni diritti fondamentali, come il primo colloquio o l'accesso a un'assistenza psicologica adeguata alla loro condizione di vulnerabilità. Né è sufficiente, a tal proposito, richiamare l'articolo 24, paragrafo 2, della direttiva 20013/33/UE, che prevede, sì, la possibilità di alloggiare i minorenni non accompagnati che abbiano compiuto i 16 anni in centri di accoglienza per adulti richiedenti, ma solo se è nel loro interesse superiore, ad esempio per non venire separati da un legame con un adulto di riferimento, interesse superiore del minore che non è mai preso in considerazione nel decreto in esame.
Inoltre, sono numerose le pronunce della Corte di Strasburgo che hanno condannato alcuni Paesi membri, tra cui l'Italia, per la violazione dell'articolo 3 della Convenzione, quindi per la violazione del divieto di trattamenti inumani, crudeli e degradanti, come nel caso di una minore straniera cittadina ghanese che era stata tenuta in un centro in condizioni di promiscuità e senza tener conto delle particolari condizioni di vulnerabilità personale (è una sentenza dell'agosto 2023). In altri termini, con la nuova formulazione introdotta al comma 1, lettera , dell'articolo 5 del DL in discussione, viene normativamente prevista per gli stranieri minorenni una condizione che il diritto dell'Unione non contempla e che le corti europee hanno già ritenuto, in più sentenze, integrare una violazione della Convenzione europea dei diritti umani. È bene ricordare che la Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia e in vigore, a tutt'oggi, in 193 Stati, prevede la collocazione dei minori di età privi di ambiente familiare in adeguati istituti a loro dedicati e non opera alcuna distinzione nei confronti di chiunque abbia un'età inferiore ai 18 anni, ma riconosce il diritto di ciascun minore a vivere e ad essere protetto e accolto come tale, difeso dai rischi di abusi, sostenuto nel proprio sviluppo, senza condizioni, né differenziazioni in base alla nazionalità, al sesso, o alla disponibilità di documenti di riconoscimento. Più in generale, la stessa Convenzione stabilisce che, in tutte le decisioni relative ai fanciulli di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente, principio espressamente richiamato dall'articolo 28 del testo unico sull'immigrazione, in riferimento ai procedimenti amministrativi e giurisdizionali finalizzati a dare attuazione al diritto all'unità familiare riguardanti i minori. Tale ultimo principio trova conferma anche nella Costituzione italiana che, all'articolo 31, prevede l'impegno della Repubblica a proteggere l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo, ponendo le basi per la tutela di quel superiore interesse del minore che deve trovare attuazione nella legislazione nazionale e internazionale. Anche l'articolo 30 della Costituzione, nello stabilire che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli richiede, secondo la Corte costituzionale, che nelle decisioni concernenti il minore venga sempre ricercata la soluzione ottimale in concreto per l'interesse del minore, quella cioè che più garantisca, soprattutto dal punto di vista morale, la miglior cura della persona. Le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame appaiono pertanto lesive sia degli articoli 30 e 31 della Costituzione, come interpretati dalla Corte costituzionale, sia dell'articolo 10, laddove prevede che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali, sia dell'articolo 117, primo comma, laddove prevede che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione e dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Con riguardo a tale ultimo parametro, occorre ricordare che la Corte costituzionale, nella sentenza n. 102 del 2020, ha ribadito il principio già espresso nella n. 7 del 2013, che la suddetta Convenzione vincola il potere legislativo statale e regionale ai sensi e nei limiti di cui all'articolo 117, comma primo, della Costituzione, secondo le note scansioni enucleate dalle sentenze n. 348 e n. 349 del 2007.
Altrettanto grave è la procedura introdotta dall'articolo 5 del provvedimento in esame, che prevede che, in caso di arrivi consistenti, multipli e ravvicinati, l'autorità di pubblica sicurezza, in deroga alle disposizioni di carattere generale previste dal comma 6 dell'articolo 19- del decreto legislativo 18 agosto 2015, possa disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici e di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all'individuazione dell'età, così derogando al protocollo multidisciplinare per la determinazione dell'età dei minori non accompagnati, che è stato diramato alle regioni e alle province autonome in data 19 novembre 2018 e che la Presidenza del Consiglio dei ministri ha adottato in data 9 luglio 2020.
Tali disposizioni contrastano inoltre con i criteri previsti dal parere del Consiglio superiore della sanità del 2009 e dalle raccomandazioni dell'UNHCR del 2014, atti che incorporano alcuni principi fondamentali volti a garantire il rispetto dei diritti dei minori nel caso in cui la valutazione dell'età sia sottoposta ad accertamenti tramite procedure mediche. Queste previsioni derogatorie, oltre ad essere inutilmente coercitive nei confronti dei minori non accompagnati, finiscono per introdurre una differenza immotivata anche sulla metodologia utilizzata per determinare l'età del minore in relazione al momento in cui è giunto in Italia, e sembrano violare in modo palese il principio di ragionevolezza come elaborato dalla giurisprudenza costituzionale, prevedendosi procedimenti e standard diversi per conseguire il medesimo obiettivo: ovvero, condurre in modo rigoroso l'accertamento dell'età.
Peraltro, va osservato che l'Italia ha già subito una condanna dalla Corte di Strasburgo. Si tratta della sentenza Darboe contro Italia del 21 luglio 2022, nel caso di un minore che era stato tenuto per alcuni mesi in promiscuità con gli adulti nel centro di Cona, in provincia di Venezia, dopo che era stato sottoposto all'esame radiografico del polso e della mano e ritenuto quindi maggiorenne. In quella sentenza la Corte ha, peraltro, affermato che determinare se un individuo sia minore è il primo passo per riconoscere i suoi diritti e mettere in atto tutte le misure assistenziali necessarie. Infatti, se un minore viene erroneamente identificato come un maggiorenne, possono essere adottate gravi misure in violazione dei suoi diritti, censurando il comportamento dell'Italia.
Altre disposizioni si pongano in palese contrasto con il diritto dell'Unione e quindi presentano profili di incostituzionalità ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione, in quanto introducono una nuova ipotesi di decadenza o implicita rinuncia all'azione in materia di diritti fondamentali della persona. La distinzione tra manifestazione della volontà di richiedere la protezione e presentazione della domanda non è una distinzione riconosciuta dal diritto dell'Unione ed è solo il risultato di una prassi amministrativa diffusa.
Potrei continuare, parlando dell'articolo 7, quello che deroga alle norme abitative, prevedendo di raddoppiare la capienza dei posti, ma voglio concludere, signor Presidente con un pensiero più largo. Vorrei sottolineare un aspetto: tutti i provvedimenti adottati in materia di immigrazione dall'attuale Governo, dal decreto Cutro, che, cinicamente, prende il nome del luogo di una strage per peggiorare le condizioni di persone nella stessa condizione di quelle morte nel naufragio, a quello che ostacola e punisce chi vuole soccorrere vite in mare, fino a quello di cui parliamo oggi, dietro tutti questi provvedimenti è sotteso un pensiero: che i migranti siano cittadini di serie B o, peggio, subpersone. E se questo è permesso - ahimè - nella propaganda politica - e lo abbiamo visto con decenni di predicazione di odio contro i migranti -, è vietato nel legiferare di uno Stato che ha sottoscritto accordi internazionali e che ha alla base del proprio ordinamento la Costituzione, come l'Italia. E il paradosso è che oggi si dice che in 3 anni dovranno arrivare 450 persone. Ecco, ricordatevi l'ammonimento di Max Frisch, che parlava di migranti italiani: cercavamo braccia; sono arrivate persone. Quando capirete che i migranti sono innanzitutto persone e come tali vanno trattati sarà sempre troppo tardi .
PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, signora Presidente. Signor Sottosegretario, semmai un intervento alla Camera potesse avere un titolo, il titolo di questo mio intervento sarebbe “E ve lo avevo detto”. Sì, signora Presidente, per suo tramite, mi rivolgo alla maggioranza di destra al Governo. Ve l'avevo detto che molte disposizioni del decreto Cutro violavano sovraordinate norme internazionali ed europee e si ponevano in contrasto con la Costituzione. Ve l'avevo detto che molte di esse non avrebbero retto al vaglio giudiziale, e così è stato. Alcune di esse sono state già cassate dal giudice di Catania, con quattro distinti provvedimenti, cui sono seguiti altri provvedimenti del giudice di Firenze, di altro giudice di Catania e del giudice di Torino. E ciononostante, avete manifestato stupore. Sono basita, ha dichiarato la Presidente Meloni. Presidente, non c'è da essere basiti: c'è da studiare. Evitare misure strampalate, prive di sostanza politica e giuridica. Bisogna governare e non fare propaganda
Immagino, purtroppo, che il Ministro Salvini stia cercando altri video, di incerta, se non incauta, provenienza, per alimentare questa triste e dannosa campagna di delegittimazione dei giudici. Certo, è evidente che il giudice non solo deve essere, ma anche apparire terzo, ma è ormai evidente che la continua bocciatura delle norme del Governo Meloni deriva, esclusivamente, dalla scarsa qualità della sua classe politica e della difficoltà delle destre al potere di riconoscersi nei valori fondanti della nostra Costituzione e delle norme internazionali che l'Italia ha recepito !
Se proprio non siete in grado di studiare e se proprio non ce la fate, almeno ascoltateci, perché ve l'avevo detto. E sì, come ora vi dico che non reggerà al vaglio dei tribunali neanche la raffazzonata norma interpretativa e dispositiva che attualmente è all'esame della Camera che sancisce la discontinuità tra Alitalia ed ITA nella cessione del ramo di azienda Aviation. Con quella disposizione voi vorreste regolare il rapporto di lavoro di migliaia di dipendenti Alitalia mandandoli a casa e frustrando la loro legittima aspirazione a conservare il proprio posto di lavoro. Anche quella norma - mi riferisco all'articolo 6 del decreto-legge n. 131 del 2023, che è anche tecnicamente sbagliata: uno svarione, direi - è illegittima e cadrà sotto la scure del vaglio giudiziale. Basta ora dire che essa interpreta una disposizione di legge già abrogata. Sarebbe ridicolo, se non fosse vero e dannoso per l'interesse stesso di ITA, dei suoi creditori, oltre che, com'è evidente, dei lavoratori Alitalia Ma ne parleremo a fondo in quella sede .
Correggete, emendate, cassate queste norme mal confezionate. Evitate ai cittadini il danno della vostra incompetenza! Prendete nota di queste osservazioni. E sì, si tratta dell'ennesimo decreto-legge e vi dirò sinceramente che si è perso il numero dei decreti-legge dell'era Meloni, con un esproprio delle funzioni del Parlamento: ben quattro in materia di immigrazione, oltre al famoso decreto ministeriale sulla cauzione. Questo è un altro decreto-legge privo dei requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione, un ulteriore provvedimento , che contiene materie che tra loro non ci azzeccano niente, in buona pace del requisito di omogeneità richiesto dalla Corte costituzionale, oltre che uno sfregio alle raccomandazioni del Presidente della Repubblica e dello stesso Presidente della Camera.
Allora, cominciamo, signor Sottosegretario. Questo decreto, all'articolo 7, raddoppia i parametri di capienza delle strutture di accoglienza dei migranti in caso di arrivi consistenti e ravvicinati. Quindi, se la capienza di un centro di accoglienza oggi è di 100, diventa 200, così, magicamente, sulla carta, per decreto, senza opere che comportino l'adeguamento delle strutture alla maggiore capienza e che garantiscano il rispetto dei requisiti igienico-sanitari, l'agibilità degli edifici, la dignità dei migranti Ciò contrasta con l'articolo 3 della nostra Costituzione, il principio di uguaglianza.
Colleghi, ma sovviene anche a voi quella definizione del Ministro Piantedosi, carico residuale? Perché a me viene proprio da pensare a quella. Questo decreto, signor Sottosegretario - e mi riferisco ora all'articolo 5, comma 1, lettera - consente di collocare i minori ultra-sedicenni in strutture di accoglienza per adulti. Non possiamo condividere ! Questa norma contrasta con l'articolo 31 della Costituzione, che protegge l'infanzia e la gioventù, favorendo - così recita la Costituzione – “gli istituti necessari a tale scopo”. Confligge con l'articolo 20 della Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con legge n. 176 del 1991.
Si scontra con l'articolo 24, paragrafo 2, della direttiva 2013/33/UE, che prevede che i minori possano essere inseriti in strutture con adulti solo se ciò sia nel loro interesse superiore. Si viola così anche l'articolo 10 della Costituzione, che prevede che la condizione dello straniero sia regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
L'Italia, vi rammento, è stata già condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo per la violazione dell'articolo 3 della CEDU nel caso di un minore trattenuto in un centro per adulti a Como (la sentenza è del 31 agosto del 2023). Devo ricordarvi anche che l'articolo 19, comma 4, del decreto legislativo n. 142 del 2015 esclude che il minore non accompagnato possa essere trattenuto o accolto presso i centri governativi.
Signor Sottosegretario, questo decreto consente anche - mi riferisco ora all'articolo 5 - di accertare l'età del migrante non accompagnato che si dichiari minore mediante rilievi antropometrici o altri accertamenti sanitari, anche radiografici. Non è accettabile. Già il famigerato decreto Cutro aveva eliminato l'assistenza psicologica, l'informazione legale e di orientamento per i migranti. Con questa nuova disposizione viene così del tutto meno l'approccio multidisciplinare e multiprofessionale sancito dall'articolo 9, comma 2, lettera , del decreto legislativo n. 281 del 1997. Si viola così anche il principio costituzionale di ragionevolezza. Si stabiliscono procedimenti diversificati per la realizzazione di un medesimo obiettivo: infatti, da un lato, permangono le procedure ordinarie previste dal protocollo multidisciplinare, ma, dall'altro, si introducono anche queste procedure di emergenza sommarie, che è facile prevedere andranno a prevalere. Queste procedure sommarie, i rilievi antropometrici e gli altri accertamenti sanitari, anche radiografici, hanno ampi margini di errore in ragione delle specificità fisiche del singolo soggetto, del peculiare standard nutrizionale dei Paesi di provenienza, dello sviluppo fisico individuale.
Vi sono anche minori che si dichiarano maggiorenni per lavorare subito e per mandare soldi a casa. Vi sono ragazze costrette a dichiararsi maggiorenni per essere immediatamente indotte alla prostituzione.
Questa nuova previsione, quindi, contrasta con la generale presunzione di minore età, desumibile dalla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, elaborata dalla Corte EDU. Si introduce la figura del minore apparentemente maggiore: è un , una nuovissima ed eclettica figura giuridica, che è destinata a cadere al primo giudizio.
Per non parlare, poi, del termine decadenziale di 5 giorni per impugnare il verbale che accerta la maggiore età di colui che si è dichiarato minore: contrasta con i principi basilari del diritto alla difesa, con il principio di ragionevolezza. Ma spiegatemi come fa un minore, che si trova spaesato ed impaurito in un centro di detenzione, a trovare un legale che possa impugnare quel verbale, il tutto entro un termine di 5 giorni, che a lui è anche ignoto .
In conclusione, signora Presidente, si tratta di semplice propaganda, di fumo negli occhi, nulla a che vedere con una seria gestione del fenomeno migratorio. Il Governo moltiplica a dismisura , centri di detenzione amministrativa, trasforma l'Italia nel più gigantesco di Europa senza che ci sia un piano per l'assunzione di Forze di polizia, necessarie per assicurare, all'interno e all'esterno di questi centri, le condizioni minime di sicurezza.
PRESIDENTE. Deve concludere, collega.
ALFONSO COLUCCI(M5S). È ormai chiara, signora Presidente, la qualità scadente dell'azione politica e amministrativa di questo Governo, che non è all'altezza delle sfide che l'Italia deve affrontare. Per tutte queste ragioni, signora Presidente, chiedo che venga accolta la nostra questione pregiudiziale e, quindi, che l'Aula non passi all'esame di questo provvedimento .
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Zaratti e Zanella n. 3.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Sottosegretario, con il decreto-legge 5 ottobre 2023, n. 133, si conferma, ahinoi, l'approccio…
PRESIDENTE. Mi scusi, collega Zanella, c'è un caos per cui non riesco a sentirla. Colleghi, riusciamo a stare in silenzio per consentire alla collega Zanella di svolgere il suo intervento? Prego.
LUANA ZANELLA(AVS). Compartecipo, comunque, al plauso rispetto al collega che mi ha preceduto, l'onorevole Colucci. Presidente, ripeto, con questo decreto-legge si conferma l'approccio, a livello politico, legislativo e amministrativo, che vede il Governo affrontare un fenomeno strutturale, quale quello delle migrazioni contemporanee, in chiave e con strumenti di natura squisitamente emergenziali. Disposizioni urgenti sono state anche quelle di cui agli articoli 20 e 21 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, il cosiddetto decreto Mezzogiorno e immigrazione, ancora all'esame della Camera. Ma anche il decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recava disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all'immigrazione regolare. Così pure il decreto 14 settembre 2023 del Ministro dell'Interno, che indica l'importo e le modalità di prestazione di garanzia finanziaria a carico dello straniero nel corso della procedura per accertarne il diritto di accesso in territorio nazionale, una previsione veramente ingiusta e stravagante.
I presupposti di necessità ed urgenza previsti dall'articolo 77 della Costituzione sono presenti? No, mai. Il Governo, invece di affrontare la questione immigrazione con proprie iniziative legislative in modo organico e sistematico, in armonia con quanto disposto dall'articolo 10 della Costituzione, dalle convenzioni internazionali, dalla normativa europea, preferisce, anche con una produzione legislativa di qualità discutibile - tanto è vero che, poi, al vaglio della magistratura cade -, passare di emergenza in emergenza; e il susseguirsi disordinato, alluvionale di leggi e decreti-legge ne è la conseguenza ineluttabile.
Quanto ai profili di incostituzionalità, l'articolo 5, comma 1, lettera , prevede che, in caso di momentanea indisponibilità di strutture ricettive temporanee, il prefetto possa disporre la provvisoria accoglienza del minore di età non inferiore a 16 anni in una sezione dedicata nei centri e nelle strutture per un periodo non superiore a 90 giorni. Novanta giorni! È evidente la violazione rispetto all'articolo 31 della Costituzione sulla protezione dell'infanzia e della gioventù, tanto più con il combinato disposto dell'articolo 7, comma 1, lettera , che prevede in caso di estrema urgenza - cioè, sempre - la deroga al limite di capienza fino al 50 per cento in più dei posti previsti, così determinando una situazione in cui i minorenni dovranno convivere con gli adulti. E in quale situazione? In una situazione di promiscuità e affollamento estremo, in contrasto anche con il diritto alla salute previsto dall'articolo 32 della Costituzione.
Poi, abbiamo la previsione dell'articolo 5, comma 1, lettera , che stabilisce un termine di impugnazione di 5 giorni degli atti di accertamento dell'età, che sappiamo essere molto, molto delicati, in contrasto palese con le garanzie processuali previste dalla Costituzione.
L'articolo 9, unitamente a quanto previsto dal decreto-legge n. 124 del 2023, in relazione alla realizzazione dei centri di permanenza per il rimpatrio, quali opere destinate alla difesa e alla sicurezza nazionale, suscita veramente stupore, preoccupazione e perplessità, rispetto all'utilizzo improprio delle funzioni e delle competenze delle nostre Forze armate.
Quindi, in base a queste considerazioni e ad altre che sono contenute più estesamente nella pregiudiziale di costituzionalità presentata dal nostro gruppo, chiedo di deliberare di non procedere all'esame dell'Atto Camera n. 1458 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Dalle illustrazioni dei colleghi di queste tre questioni pregiudiziali, mi pare che ci sia un aspetto assolutamente comune che mi preme sottolineare: assistiamo per l'ennesima volta a una decretazione d'urgenza, che ormai è diventata assolutamente sistematica e continuativa, peraltro su argomenti, su temi che dovrebbero essere, invece, affrontati in maniera strutturale, con una procedura ordinaria legislativa. A dire il vero, questo aspetto è decisamente incomprensibile, soprattutto alla luce del fatto che non siamo in presenza di Governi tecnici, di Governi con maggioranze così ballerine e incerte, ma siamo in presenza, e l'abbiamo visto nella NADEF, di una maggioranza assolutamente solida, con numeri che, quindi, consentono di intervenire in modo diverso soprattutto su aspetti così delicati. Il tutto, naturalmente, viene anche aggravato dal fatto che vengono posti voti di fiducia e spesso assistiamo anche a provvedimenti, come hanno già sottolineato i colleghi, caratterizzati da disomogeneità. Quindi, veramente, a tutto campo, ci sono elementi che non consentono più di andare in questa direzione per tutta la legislatura, oltretutto sulla questione dell'asilo dei migranti; bisogna decisamente cambiare passo. Non si può andare avanti a pezzettini di norme; occorre affrontare la questione in maniera più organica.
Sottolineo anche il fatto che il tutto dovrebbe avere una normazione di livello europeo. Sappiamo che esiste questa necessità di cambiare il Regolamento di Dublino, però, gli annunci che sono stati fatti di risultati ormai prossimi, invece, non sono risultati che ci confortano. Forse avete scelto - e mi rivolgo, Presidente, al Governo - gli alleati sbagliati, che magari, oltretutto, non stanno ottenendo quei successi elettorali così attesi.
Riguardo alla questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 1, io credo che la soluzione al problema dei minori non accompagnati non possa essere quella che avete proposto. Sottolineerei, anche, in questa sede, che purtroppo il tutto viene scaricato sulle spalle dei sindaci, che non possono più continuare a reggere questa situazione. Lo sottolineano anche i sindaci della vostra parte politica. Oltretutto, è sbagliato introdurre anche la promiscuità dei minori con gli adulti, perché è vero che alcune situazioni pongono il dubbio se ci sia o meno la maggiore età, però, al tempo stesso, non possiamo creare un automatismo rispetto a quelle situazioni di soggetti che, invece, sono più fragili e non possiamo tantomeno equiparare questi casi a quelli della ricongiunzione parentale…
PRESIDENTE. Collega De Monte, aspetti un attimo. Giustamente, mi fa cenno il collega Faraone che c'è un caos insopportabile. Aspettiamo che ci sia il silenzio dell'Aula e poi potrà proseguire. Colleghi, io posso stare così anche fino a oggi pomeriggio, se non facciamo silenzio.
Prego, collega.
ISABELLA DE MONTE(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Questo provvedimento, inoltre, va contro l'articolo 10 della Costituzione, che riguarda la condizione giuridica dello straniero e anche contro l'articolo 117 della Costituzione, come ha giustamente evidenziato il testo della questione pregiudiziale Bonafe' ed altri n. 1, che riguarda la potestà legislativa dello Stato e delle regioni e che impone il rispetto dell'ordinamento unionale e anche degli obblighi internazionali. Inoltre, non è nemmeno corretto il fatto di avere una distinzione tra le situazioni più controllate e quelle, invece, degli arrivi che sono consistenti, multipli e ravvicinati.
Quanto alla questione pregiudiziale Alfonso Colucci ed altri n. 2, va ricordato che questa questione, già affrontata col decreto-legge n. 124 del 2023, travalica il ruolo delle regioni, quindi, mi viene da chiedere al Governo se per caso ha cambiato idea sull'autonomia differenziata, perché se questo è il modo di agire, mi pare che, da una parte, si vada contro la competenza regionale e, dall'altra, si voglia così “vendere”, invece, un'intenzione di attribuire maggiori competenze alle regioni stesse.
Altra questione importante è che, secondo me, si va anche contro l'articolo 32 della Costituzione, che - vorrei ricordare - tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e va contro le cure garantite agli individui. A proposito dei saggi costituenti, costoro hanno scelto appositamente la parola “individuo”, perché con ciò ci si riferisce ai cittadini italiani, stranieri, apolidi, irregolari clandestini, senza discriminazione.
Infine, la questione pregiudiziale Zaratti e Zanella n. 3 introduce, oltre, al tema della decretazione d'urgenza, anche quello della contrarietà all'articolo 31, riguardante la protezione dell'infanzia.
Quindi, Presidente, noi riteniamo che le questioni sollevate siano fondate, pertanto voteremo a favore di tutte e tre le questioni pregiudiziali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Molteni, l'esame di tutte e tre le questioni pregiudiziali, oltre a renderci veramente sconcertati del corto circuito che sta vivendo questa opposizione sul tema della gestione dell'immigrazione, ci convince ulteriormente. Cari colleghi, con queste tre questioni ci avete convinto ulteriormente che i provvedimenti che arrivano dal Governo, fortemente voluti dalla Lega, vanno nella direzione giusta; grazie, Sottosegretario Molteni . Faccio un esempio; a proposito dei cari amici dei 5 Stelle, che indicano l'abuso della decretazione d'urgenza, perché c'è stato un numero eccessivo - questo è il terzo – di decreti adottati dal Governo sul problema dell'immigrazione, mi chiedo se sono gli stessi 5 Stelle che hanno votato i due, guarda caso, sempre decreti Salvini nella scorsa legislatura e, poi, votato il terzo decreto-legge sull'immigrazione, quello che, invece, ha smantellato i decreti Sicurezza di Matteo Salvini. Quindi, anche nella passata legislatura avevamo decretazione d'urgenza, ma almeno noi abbiamo mantenuto la coerenza su una questione, voi nemmeno quella .
Però, vi ringrazio, perché all'interno della vostra pregiudiziale, per chi l'avesse dimenticato e per chi non avesse seguito bene, avete elencato perfettamente l'ottimo lavoro che ha fatto questo Governo sul tema, per iniziare con il primo decreto, che ha messo regole certe all'opera delle ONG, delle navi ONG nei nostri mari, navi ONG per lo più battenti bandiera straniera, per poi ulteriormente definire regole certe rispetto a chi ha diritto di essere accolto, ospitato e integrato nel nostro Paese, ovvero, chi ha diritto alla protezione internazionale e non a quell'accoglienza indiscriminata, come era stata voluta dalla sinistra, quando ha smantellato i decreti Salvini.
Ed ora, con questo provvedimento, vengono definite altre regole. Sì, colleghi, abbiamo la necessità, in questo momento emergenziale, di definire regole importanti, regole che sono contestate e anche qui mi sorprendo, perché sono contestate nella pregiudiziale del PD; anche qui, c'è un altro corto circuito, perché, cari colleghi, li ascoltate i sindaci del vostro territorio, ascoltate quello che chiedono dal territorio?
Chiedono regole più certe che li aiutino a gestire l'arrivo, ad esempio, dei numerosi minori stranieri non accompagnati, che ricadono nella gestione anche dei vostri sindaci, e soprattutto quella sicurezza nelle loro città a cui il Governo sta rispondendo, anche con questo decreto, con efficacia. Riguardo ai minori stranieri - cosa sollecitata non solo dai sindaci ma dal territorio - ricordo che oggi il numero è quasi equivalente al numero dei minori stranieri giunti nel 2022: ne sono presenti in Italia 22.599. Io voglio ricordare un po' di dati e il motivo per cui si è arrivati anche a questo decreto: l'1,93 per cento dei minori stranieri non accompagnati ha da 0 a 6 anni, il 15,51 per cento da 7 a 14 anni, il 12,35 per cento 15 anni, per poi arrivare al 26,21 per cento di minori di 16 anni e al 44 per cento di minori di 17 anni. Praticamente, il 66,21 per cento dichiara di avere - perché non sono dati certi e anche questo che deve stare alla base degli interventi che facciamo - oltre 16 anni. Sappiamo che l'età non è certificata e, quindi, è necessario verificare e intervenire. La Lega e il centrodestra ritengono che è necessario capire se è vero quello che viene dichiarato da chi arriva nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.
SIMONA BORDONALI(LEGA). Le misure all'interno di quest'ulteriore decreto sono numerosi, Presidente, e anche i recenti fatti di Bruxelles certificano che è necessario intervenire.
Concludo, dicendo che noi bocceremo queste pregiudiziali, perché il Governo sta facendo, con questo e con altri provvedimenti, la sua parte, ma è necessario che tutti facciamo questa parte e remiamo nella stessa direzione, a partire dall'Europa, ma - mi consenta, Presidente - è necessario che anche tutti gli organismi dello Stato lavorino nella stessa direzione, per evitare che muoiano ancora persone a opera di terroristi, com'è successo a Bruxelles .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Con queste questioni pregiudiziali l'opposizione ha veramente superato se stessa. Abbiamo visto diverse volte questioni pregiudiziali di rilievo costituzionale, in realtà, solo di facciata. Questa volta non si cerca neanche di dare questa parvenza, si entra direttamente nel merito del provvedimento e si cerca di portare avanti, come questione di costituzionalità, in realtà un'ideologia, un'ideologia dell'opposizione, del PD, del MoVimento 5 Stelle, che vogliono far passare queste loro idee per questioni di natura costituzionale. Così assolutamente non è. Mi stupisco di quello che viene contestato con queste pregiudiziali, perché si contesta che sedicenni o diciassettenni possano essere ospitati in strutture per adulti, dicendo che potrebbero averne un nocumento. Chi conosce vagamente la materia sa bene che il problema è il contrario, sa bene che il problema è il danno che producono i sedicenni e i diciassettenni ospitati in strutture per minori, dove ci sono veri minori all'interno, e i sedicenni e i diciassettenni creano, essendo già di fatto adulti, problemi nella loro gestione e nella gestione dei veri minorenni. Questo si sa bene ed è strano vedere che proprio l'opposizione, che da sempre parla di immigrazione, vada a sostenere, invece, il contrario, cioè che i sedicenni e i diciassettenni vadano tenuti insieme ai bambini in strutture per bambini, perché chiunque conosce la materia sa che è esattamente il contrario.
Poi, ci si stupisce - ma magari neanche tanto - anche del fatto che l'opposizione voglia, in qualche modo, opporsi alle verifiche accelerate per capire qual è l'età, se abbiano 16 o 17 anni o se, in realtà, si parla di un maggiorenne. Perché c'è questa reticenza, da parte delle opposizioni, a voler anticipare e velocizzare il controllo di chi dichiara il falso alle frontiere dichiarandosi minorenne? Perché probabilmente l'intenzione è un'altra, quella di opporsi al decreto-legge Immigrazione. Quindi, l'obiettivo non è tanto quello dell'accertamento della verità ma è soltanto fare un'opposizione senza se e senza ma verso il blocco dell'immigrazione che questo Governo cerca di fare e che non trova certamente appoggio da parte dell'opposizione, che vorrebbe tutto completamente aperto e, addirittura, cerca di opporsi anche alle verifiche.
Vi è, poi, un punto che veramente fa scoprire ancora di più le intenzioni. Voglio leggere questa parte riportata nella questione pregiudiziale a firma dei deputati del PD: “Va, infine, segnalato l'articolo 4, comma 1, del provvedimento in esame, che prevede la decadenza della domanda di asilo qualora il migrante non si presenti presso l'ufficio di Polizia per la formalizzazione della domanda di protezione internazionale, anche qualora questa sia già stata presentata in precedenza”. Viviamo in un Paese in cui i cittadini italiani, che pagano le tasse, sono vessati quotidianamente da burocrazia di tutti i tipi, in cui sono obbligati a recarsi presso gli uffici in continuazione per rilasciare dichiarazioni e a subire questa enorme perdita di tempo e l'opposizione - il PD - si preoccupa, in questa sede, di far formalizzare un migrante, che non si capisce cosa dovrebbe fare tutto il giorno visto che è ospitato da noi a spese dei cittadini italiani, che non dovrebbe essere tenuto neanche a formalizzare di nuovo la propria richiesta davanti alle autorità di pubblica sicurezza. Per quale motivo? Perché non può essere disturbato? Perché magari ha già abbandonato la struttura ed è fuggito? Questo noi non lo riteniamo giusto nei confronti né della legge né dei cittadini che tutti i giorni rispondono correttamente alla burocrazia italiana .
Da ultimo, questa deformazione si capisce dalla questione pregiudiziale presentata dal MoVimento 5 Stelle. Addirittura, in questo caso, all'interno di una questione pregiudiziale si pone una domanda, si chiede cioè se l'espulsione possa, paradossalmente, operare nel caso in cui il minore straniero dichiari falsamente la maggiore età. Chi ha scritto questa questione pregiudiziale avrebbe fatto meglio magari anche a rileggerla, perché il minore straniero che dichiara falsamente di essere maggiorenne non è un minore straniero ma è un maggiorenne, un adulto straniero che dichiara falsamente di essere maggiorenne e, quindi, potrà anche essere espulso. Se solo fosse stata scritta in modo meno tendenzioso, questa questione l'avrebbe capita anche chi l'ha firmata.
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
GIANLUCA VINCI(FDI). Per questo motivo voteremo contro su queste questioni pregiudiziali .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bonafe' ed altri n. 1, Alfonso Colucci ed altri n. 2 e Zaratti e Zanella n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1275: “Disposizioni per l'istituzione del salario minimo” e delle abbinate proposte di legge nn. 141-210-216-306-432-1053.
Ricordo che nella seduta del 27 luglio si è conclusa la discussione generale e il presidente della Commissione, deputato Walter Rizzetto, e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
Ricordo inoltre che, essendo stata approvata nella seduta del 3 agosto 2023 la questione sospensiva Foti, Molinari, Barelli, Lupi ed altri n. 1, la discussione è stata sospesa nei termini previsti dalla stessa.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.
Colleghi, dovete liberare i banchi del Governo. Colleghi Caparvi e Ziello, dovete liberare i banchi del Governo, grazie.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente della Commissione lavoro, deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO, . Grazie, Presidente. Sulla base del mio intervento sull'ordine dei lavori rispetto all'articolo 41 del Regolamento, ritengo e riteniamo necessario rinviare in Commissione il testo della proposta oggi in Aula, per svolgere un'ulteriore fase istruttoria in sede referente, alla luce di un approfondimento svolto dal CNEL sul tema del salario minimo e del lavoro povero .
WALTER RIZZETTO, . Approfondimento che richiede l'avvio di un'ulteriore attività conoscitiva, al fine di pervenire a conclusioni fondate e di maggiore coinvolgimento parlamentare. Ricordo, inoltre, che anche l'ultima proposta di legge presentata a prima firma dell'onorevole Conte e condivisa da altri gruppi di opposizione è intervenuta, tra l'altro, in una fase successiva all'espletamento della piena attività conoscitiva in sede referente, ovvero la proposta unificata delle opposizioni è arrivata evidentemente una volta che avevamo terminato l'ampio ciclo di audizioni in Commissione.
Ritengo, Presidente, a livello proprio di spunto, che il CNEL abbia fatto comunque un ottimo lavoro di approfondimento, e il CNEL è legittimato dall'elettorato di qualche anno fa, nel poter fare questo tipo di approfondimento proprio in riferimento all'attività conoscitiva già svolta in Commissione .
PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo svolgere al presidente Rizzetto il suo intervento. Poi ci sarà modo di fare altri interventi.
WALTER RIZZETTO, . Molto banalmente, ricordo a me stesso che si era celebrato un referendum rispetto al CNEL, e, proprio in riferimento all'attività conoscitiva già svolta in Commissione, è doveroso anche ricordare che nell'ambito del ciclo delle audizioni, che ha visto esprimersi autorevoli giuslavoristi e referenti del mondo delle imprese e delle associazioni di categoria, è emersa la complessità del tema e la necessità di escludere soluzioni semplicistiche.
I pareri già espressi hanno evidenziato l'importanza di privilegiare l'individuazione del trattamento economico minimo in coerenza con la tradizione del nostro sistema di relazioni industriali, ovvero quello della contrattazione collettiva, come ricorda e sa il Sottosegretario Durigon. Ciò anche di fronte al rischio di effetti distorsivi e controproducenti che potrebbero causare l'introduzione di strumenti differenti, che, tra l'altro, non garantirebbero una retribuzione di base proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, e sufficiente ad assicurare un'esistenza libera e dignitosa, come prevede la nostra Carta costituzionale.
Quindi, Presidente, chiedo un rinvio in Commissione del provvedimento .
PRESIDENTE. Colleghi! Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, il deputato Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Grazie, Presidente, ai sensi dell'articolo 8, commi 1 e 2, del Regolamento. Noi, oggi, Presidente, stiamo discutendo l'introduzione del salario minimo legale, che è in esame in Aula grazie a una quota riservata ai gruppi di opposizione. La richiesta di rinvio, quindi, per quanto ci riguarda, dovrebbe essere inammissibile semplicemente perché questo questo modo di fare sta ledendo ovviamente proprio le quote di opposizione. Nel 2016 questo caso è già avvenuto, quindi, se si sta pensando a una replica con un precedente, anticipo la Presidenza. È già avvenuto, effettivamente, nel 2016, quando proprio il MoVimento 5 Stelle, su un progetto di legge in materia di contributi universitari, ha chiesto e ottenuto la valutazione della Giunta per il Regolamento per la medesima situazione. In quel caso, ovviamente, la Giunta per il Regolamento lo ha valutato come - ripeto testualmente - necessario e ineliminabile elemento di flessibilità. Cosa succede, però, oggi rispetto al 2016? Il fatto che questa proposta di legge di cui oggi viene richiesto il rinvio in Commissione ha in sé subìto già una sospensiva di 2 mesi, e quindi questo aggrava notevolmente la questione.
Visto che questa doppia determinazione procedurale rappresenta l'annientamento evidente di un fondamentale strumento regolamentare che disciplina i lavori della Camera, soprattutto nel rapporto che c'è tra opposizione e maggioranza, oggi vorrei chiederle ovviamente l'inammissibilità della richiesta di rinvio e la convocazione della Giunta per il Regolamento per valutare, come nel 2016, se questa procedura sia legittima o meno.
Presidente, lei adesso può rispondermi con un sentito quanto meditato “no”, ma la invito a contestualizzare questa richiesta, perché non è la prima volta, per quanto riguarda un abuso della maggioranza nei confronti delle quote di opposizione. Questa cosa è già avvenuta quando la maggioranza ha fatto propria una quota di opposizione relativa al voto dei fuori sede e vergognosamente è tornata in Commissione, facendone una legge delega , quindi usando una quota di opposizione per la maggioranza.
Questa non è semplicemente una rivendicazione del MoVimento 5 Stelle, ma il rapporto che regola la maggioranza con l'opposizione è qualcosa che va tutelato a prescindere dai ruoli, e noi chiediamo quindi che si voti subito, perché in quest'Aula, su un tema che interessa 4 milioni di italiani, noi - ma non solo noi, soprattutto chi è fuori - vogliamo sapere i nomi e i cognomi di chi ha intenzione di negare questo diritto in un contesto sociale del genere .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Silvestri. La ringrazio anche per avere ricordato uno dei precedenti; in realtà sono numerosi, il primo nel 1998, l'ultimo nel 2020, e quindi vado a rispondere a quanto da lei sollevato per il fatto che la Presidenza consenta di deliberare il rinvio in Commissione relativamente a un provvedimento inserito nel calendario su proposta di un gruppo di opposizione, ai sensi del comma 3 dell'articolo 24 del Regolamento.
Al riguardo, faccio presente che, come precisato dal Presidente della Camera nella seduta della Giunta per il Regolamento del 24 settembre 1998, e successivamente nella seduta dell'Assemblea del 29 settembre 1998, che cito testualmente, Il rinvio in Commissione costituisce uno strumento che non incide sul provvedimento in discussione, ma solo sulla procedura per il suo esame.
La proponibilità e l'ammissibilità delle richieste di rinvio in Commissione, e più in generale dei richiami sull'ordine dei lavori, non possono dunque essere contestate, neppure nei riguardi dei provvedimenti inseriti in calendario su richiesta dei gruppi di opposizione. Sulla base di questi elementi sono state nella prassi ammesse e votate richieste di rinvio in Commissione di progetti di legge in quota opposizione, nonché richieste di rinvio dell'esame.
Poiché alla deliberazione di rinvio in Commissione non è connessa alcuna conseguenza definitiva sul merito del provvedimento, non essendo la stessa idonea a comportare effetti lesivi delle prerogative che il Regolamento riconosce alle opposizioni, la Presidenza non può che consentire che su di essa si pronunci l'Assemblea.
Ciò, peraltro, è stato da ultimo ribadito nella seduta della Giunta per il Regolamento, che lei richiamava, del 3 agosto 2016, nel corso della quale la Presidenza ha avuto modo di precisare che “l'ammissibilità di proposte di rinvio in Commissione o sull'ordine dei lavori riferite agli argomenti in quota opposizione, peraltro, è funzionale a mantenere quel necessario, ineliminabile elemento di flessibilità (…) che in talune circostanze consente di pervenire a soluzioni anche condivise”.
Lei ha poi avanzato ulteriori obiezioni in merito al fatto che la Presidenza consenta di deliberare il rinvio in Commissione relativamente a un provvedimento la cui discussione, a seguito dell'approvazione di una questione sospensiva, è stata sospesa. In proposito, ricordo che la discussione della proposta di legge - sospesa nei termini previsti dalla questione sospensiva approvata - è ripresa nella seduta odierna. Nell'ambito dell'odierna discussione possono dunque essere avanzate richieste procedurali, quali il rinvio in Commissione, formulate ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, la cui proponibilità non risulta preclusa dall'approvazione della questione sospensiva dopo il decorso dei termini da questa indicati. Infatti, una volta scaduti i suddetti termini ed a seguito della relativa calendarizzazione, l'Assemblea ha ripreso la discussione della proposta di legge ed è rientrata nel pieno delle sue facoltà.
Preciso, infine, che non potranno più essere presentate questioni sospensive, poiché, secondo quanto previsto dall'articolo 40 del Regolamento, tali strumenti possono essere proposti entro la conclusione della discussione generale, che si è svolta, come noto, lo scorso 27 luglio.
Sulla proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge in esame, darò la parola a un deputato per ogni gruppo, a norma dell'articolo 45 del Regolamento.
Ha chiesto di intervenire, per il gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Grazie, Presidente. La richiesta di un ulteriore rinvio della legge sul salario minimo è semplicemente la cronaca di una fuga annunciata: la vostra fuga dalla realtà di un Paese che reclama giustizia ed equità, mentre voi continuate a regalargli soltanto condoni, mancette corporative e tagli ai diritti universali, come scuola e sanità pubblica .
Quello che stiamo votando oggi è un colpo ai 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri e poverissimi, che aspettano questa misura da tempo e che hanno sostenuto, in queste settimane, con tante altre cittadine e cittadini, la campagna che le opposizioni hanno condotto insieme nelle piazze di tutto il Paese, raccogliendo già mezzo milione di firme.
Il segnale che voi oggi lanciate è inequivocabile. State dicendo loro: voi non contate nulla, la vostra vita non conta nulla, le vostre condizioni di lavoro non hanno diritto ad essere rappresentate .
Vorrei aveste incontrato quei due vigilanti all'aeroporto di Torino che mi hanno raccontato che prendono 5,16 euro l'ora e devono fare tre lavori per campare. Vorrei aveste incontrato quella cameriera che ha visto triplicare il prezzo della stanza che pulisce ogni giorno, mentre il suo salario è rimasto al palo, a 8 euro l'ora . Vorrei aveste incontrato quei lavoratori che ho visto all'autogrill, tornando di notte da Bolzano, che mi hanno raccontato che ai 9 euro l'ora arrivano soltanto dopo diversi scatti di carriera. Quest'Italia per voi non esiste - voi che avete colpito in faccia i poveri, anziché contrastare la povertà - perché non la volete vedere, non vi piace, infrange la vostra retorica di ordine e gloria della Nazione. E, invece, c'è e la realtà è più forte .
Il 3 agosto scorso siete venuti qui a dire, dopo 59 audizioni e 6 mesi di discussione parlamentare, che avevate bisogno di tempo per elaborare una vostra proposta. E oggi vi presentate di nuovo a mani vuote, aggrappati a un documento, peraltro privo di unanimità tra le parti sociali del CNEL. Un modo di buttare la palla in tribuna da parte della Presidente Meloni, per non trovarsi nell'imbarazzo di dire “no” a una legge che sa essere apprezzata anche da un pezzo sostanziale dell'elettorato che ha votato per voi alle ultime elezioni. E siete in difficoltà perché avete trovato davanti a voi un'opposizione coesa e combattiva sul salario minimo. Perché non c'è una famiglia, in questo Paese, in cui non ci sia o che non conosca una ragazza o un ragazzo che sono sottopagati, anche lavorando, e che sono poveri, anche lavorando. Perché siete ossessionati dall'immigrazione e non avete visto l'emigrazione di tanti giovani , che, con i contratti così precari e i salari così bassi, vanno altrove a portare le proprie competenze e il proprio lavoro. Avete fatto dire ad altri ciò che voi non avete il coraggio di dire, cioè che lavorare sotto i 9 euro per voi è normale, perché volete un modello produttivo per l'Italia fondato su bassi salari, tutele scarse e una rendita che è tassata meno del lavoro. Avete spacciato , dicendo che c'è una contrapposizione tra il salario minimo e la contrattazione collettiva. Non avete letto le sentenze, compresa quella storica della Cassazione che ha chiarito che spesso non basta la contrattazione collettiva ad assicurare una retribuzione equa e dignitosa, come la vuole l'articolo 36 della nostra Costituzione. E non avete visto la nostra legge - non l'avete letta, evidentemente - perché quella rafforza la contrattazione collettiva e dice che per ciascun settore deve valere la retribuzione complessiva prevista dal contratto firmato dalle organizzazioni più rappresentative. Così si spazzano via i contratti pirata, che non solo precarizzano il lavoro, ma fanno concorrenza sleale a quelle imprese che non cercano di aumentare la produttività sulla pelle dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici.
In un'Italia in cui abbiamo visto spostarsi 11 punti di PIL dai salari alle rendite e ai profitti, senza che questo contribuisse ad aumentare la capacità competitiva del nostro sistema, né tantomeno la produttività del lavoro; l'unica cosa che è aumentata sono le diseguaglianze e la precarietà di un mercato del lavoro che voi state rendendo ancora più precario. L'avete fatto scegliendo di aumentare i contratti a termine, di estendere l'utilizzo dei e anche togliendo qualsiasi forma di trasparenza sui contratti delle piattaforme, ma pure liberalizzando i subappalti a cascata e mettendo a rischio la sicurezza di chi lavora .
Non avvertite sulla vostra pelle alcun senso di vergogna per aver abbandonato un'intera generazione alla precarietà e all'incertezza. Non percepite quante ferite apra, nella società italiana, l'umiliazione del sotto salario e di turni di lavoro fuori da qualsiasi regola. Non sentite quanta domanda di futuro state seppellendo con i vostri costanti rinvii, i vostri trucchetti e i vostri alibi . La vostra scelta di oggi è pavida, oltre a essere cinica.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Concludo. Abbiate il coraggio di fare un dibattito alla luce del sole in quest'Aula e anche il coraggio, se siete contrari, di affossare - votando contro - questa proposta . Noi la porteremo avanti per quei 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori che non possono aspettare la vostra pavidità! E voteremo contro questa richiesta di rinvio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Mi faccia, in apertura, rivolgere un pensiero ai colleghi della maggioranza, perché non è solo un problema di fuga - fuga da una discussione, fuga dalla realtà - perché poi alla fine, al netto della proposta, c'è un problema nella realtà italiana. È un'operazione - io penso anche faticosa sul piano del fiato - di depistaggio delle responsabilità. Tra maggioranza e opposizione, infatti, ci si può anche dire che sul salario minimo voi non siete d'accordo, ed è assolutamente legittimo: “noi non vogliamo il salario minimo”. Il problema è che voi non ve la volete prendere, questa responsabilità, io lo comprendo. E sapete perché non ve la volete prendere? Perché gli italiani vogliono uno strumento di contrasto del lavoro sottopagato, lo chiedono con forza . Lo chiedono anche i vostri elettori, perché quest'estate non è che, al netto dell'operazione riuscita delle firme, nel dialogo con la società italiana, ci sono persone che la pensano diversamente da me e hanno un giudizio diverso da me su questo Governo e sulla Presidente del Consiglio, finanche positivo, che ci dicevano: però voi tenete duro sulla battaglia sul salario minimo. Perché quando incontri un vigilante che prende 4 euro e mezzo all'ora, non gli puoi dire che farai una legge sulla rappresentanza o sulla contrattazione, perché lui ti dice: tieni duro sul fatto che la mia paga oraria non arrivi a questi livelli.
Perché voi siete contrari? E lo siete, devo dire, con coerenza, sul piano degli atteggiamenti, un po' meno sul piano delle dichiarazioni, perché in Commissione il presidente Rizzetto ha provato con tutte le forze a fare l'emendamento soppressivo. Dopodiché, c'era un problema sul consenso anche sui vostri elettori e ci avete detto: no, facciamoli andare in Aula. Quando siamo arrivati in Aula, si poteva affrontare la discussione con quello strumento - a voi sempre più precluso - dell'emendamento, forse anche in legge di bilancio, perché si poteva andare dentro l'articolato e dire: no, Richetti, avete sbagliato a non mettere le coperture, la modifichiamo lì, cambiamo gli importi.
No, no, non se ne discute. Ci avete chiesto di darvi due mesi e avete chiesto un incontro. Lo dice quell'opposizione che ha provato a fare un lavoro di dialogo; lo dice il presidente di un gruppo che ha al proprio interno due partiti che hanno una posizione diversa. Italia Viva, legittimamente, non ha sottoscritto quella proposta ma ha detto: noi siamo qui a discutere, questi sono i nostri emendamenti e noi siamo pronti a modificare quell'intervento, anche laddove la si pensi diversamente. Voi cosa avete fatto? Avete commissionato al CNEL un rapporto nel quale si dice che il salario minimo non serve. Tornate in Commissione, ma il vero problema non è che siete contrari al salario minimo ma che non avete un'agenda che contenga il termine “lavoro” nel vostro Governo . Su questo voi non avete una proposta, che sia una.
A me non interessa sottolineare quello che avete fatto con le accise, che dovevate diminuire e non volete farlo. Come vi ha ricordato Marattin, vi siete fatti eleggere dicendo di voler stravolgere la legge Fornero ma avete scritto una NADEF nella quale, grazie alla legge Fornero, il sistema rimane in equilibrio. Lo stesso avete fatto con il salario minimo, perché la Meloni e Salvini dicevano che volevano il salario minimo, quando non erano al Governo. Non mi interessa questo pezzo, mi interessa il fatto che torniamo in Commissione, a fare che? A scrivere una legge sulla base della proposta del CNEL, cioè una legge sulla contrattazione? Vi do una notizia: i contratti in Italia esistono, vanno rinnovati, vanno aumentati i salari . Non manca una legge sulla contrattazione. Facciamo una legge sulla rappresentanza, dopo che avete spaccato la rappresentanza dentro al CNEL? La verità è che vi prendete la responsabilità una volta per tutte: vi occupate dell'attualità - se c'è un a Viterbo, fate il decreto , se c'è un dramma a Caivano, fate il decreto Caivano - ma non avete un'idea di cosa fare per il mondo del lavoro, questo è il problema .
Presidente, io accetto la sua spiegazione al collega Silvestri, cioè che non poteva precludere la richiesta di ritorno in Commissione. Però, c'è un problema di sostanza democratica. Io sono meno esperto e meno conoscitore dei Regolamenti, ma questo è il Parlamento della Repubblica e, nel Parlamento della Repubblica, che vive di un Regolamento, l'opposizione ha diritto ad avere dei punti di discussione e votazione. Ha diritto che siano approvati? No, perché si chiama minoranza e la maggioranza ha tutto il diritto di bocciare le proposte dell'opposizione, ma non ha il diritto di impedire il dibattito e l'esame di un articolato . Lo avete fatto sul MES, ci avete chiesto di aspettare altri due mesi, e lo fate oggi. Guardate, vi dovete prendere la responsabilità di dire di no …
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
MATTEO RICHETTI(A-IV-RE). …ma non di dirci che non se ne discute, perché la vostra è un'idea di democrazia assolutamente inaccettabile
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signora Presidente. A volte è utile provare a mettere in fila e a ricostruire quello che è accaduto per capire che cosa succede oggi. È stato in parte già detto. In primo luogo, dopo mesi e mesi di discussione, di audizioni e di un dibattito approfondito, le opposizioni presentano una proposta unitaria. Voi che fate? Presentate un emendamento soppressivo, la pietra tombale per una qualsivoglia legge parlamentare. Ma non avete il coraggio di votarlo perché - com'è stato ricordato - avete paura, non delle opposizioni, ma della realtà e del Paese, avete paura dei vostri elettori e delle vostre elettrici che - come rivelano tutti gli istituti di ricerca - sono larghissimamente favorevoli a una misura semplice. La politica a volte è complicata, a volte è complessa, a volte è astrusa, a volte è anche semplice e, in questo caso, la proposta delle opposizioni è di una semplicità impressionante. Dice una cosa chiara: ci sono 3.600.000 lavoratori e lavoratrici poveri, che cioè lavorano ma sono poveri - è un ossimoro, ma è la realtà - e sono poveri perché guadagnano troppo poco, perché la contrattazione non ce la fa, perché il livello di sfruttamento è troppo alto, perché da troppi anni in questo Paese esiste un'idea del lavoro, della competizione e perfino dell'economia, fondata sullo sfruttamento del lavoro invece che sulla qualità della produzione, fondata sulla riduzione dei diritti e sull'aumento degli orari invece che sulla capacità competitiva che muove dall'investimento in ricerca e via dicendo. È un'idea della competizione, peraltro. drammaticamente fallimentare. Quella proposta dunque interviene in modo semplice ed efficace su più questioni, non solo sul salario povero. Interviene, infatti, sulla qualità del lavoro, sulla sicurezza del lavoro, sul sistema malato degli appalti che voi avete ulteriormente aggravato con le scelte del cosiddetto decreto Lavoro che poi avete approvato perfino il 1° maggio perché avete quel gusto un po' dell'orrido di utilizzare le date simbolo per fare il contrario di ciò che quelle date dovrebbero evocare, cioè restituire dignità al lavoro, ai lavoratori e alle lavoratrici. Ebbene, quella proposta indicava con semplicità alcuni nodi centrali, come oggi ha detto il nostro collega Franco Mari. Il CNEL, il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, di fronte a quella proposta avrebbe dovuto fare una cosa semplice, semplice, un lungo applauso. Invece, grazie alla vostra iniziativa, ha costruito un gigantesco imbroglio, un pasticcio perfino imbarazzante. Siete imbarazzati pure voi a raccontarlo e il presidente Rizzetto oggi ne ha dato una dimostrazione. Vorrei dare un consiglio: talvolta sarebbe meglio dire la verità. Sarebbe meglio venire qui e dire: “Sapete che c'è? Non dopo 4 mesi ma dopo 8 mesi, dopo un emendamento soppressivo non votato, dopo un rinvio, dopo la richiesta di un ennesimo rinvio, non abbiamo un'idea, non abbiamo una proposta e, anzi, abbiamo, quella sì, una preoccupazione, che a volte nelle pieghe della realtà emerge con qualche chiarezza”.
Sottosegretario Durigon, lei ha dichiarato a , qualche giorno fa, in un'intervista, che la vostra preoccupazione è che l'introduzione di un salario minimo aumenti in modo generalizzato i salari mediani del Paese È esattamente questa la questione che abbiamo posto con questa proposta perché, colleghi e colleghe, oggi si tratta del salario minimo, sul quale noi continueremo, com'è stato detto, a batterci nell'Aula del Parlamento e nel Paese. Più in generale, in Italia c'è una gigantesca questione salariale, che non riguarda soltanto i lavoratori e le lavoratrici poveri. È arrivato il momento di porre complessivamente questa questione e il salario minimo serve esattamente a questo, a restituire dignità, qui ed ora, ai lavoratori e alle lavoratrici povere e a determinare uno strumento in grado di spingere avanti, attraverso la contrattazione, i livelli salariali generali di un Paese nel quale l'inflazione e l'assenza di una risposta da parte vostra hanno costruito una dinamica di impressionante impoverimento di massa. Altro che il carrello tricolore, serve un'indicizzazione degli stipendi, serve un salario minimo legale, servono risposte in grado di cambiare in meglio il volto di questo Paese per la maggioranza di chi lo porta avanti tutti i giorni, i lavoratori e le lavoratrici a cui oggi voi, di nuovo, scappando per l'ennesima volta, date uno schiaffo in faccia .
PRESIDENTE. Ricordo a tutti di rivolgersi sempre alla Presidenza.
Ha chiesto di parlare il deputato Virginio Caparvi. Ne ha facoltà.
VIRGINIO CAPARVI(LEGA). Grazie, Presidente. Noi, nel condividere la proposta del presidente Rizzetto, vogliamo fare il punto rispetto alla pretestuosità delle opposizioni sul salario minimo. Qui non deve passare l'idea - come invece pretestuosamente dicono le opposizioni - che le destre, quindi anche il gruppo Lega, siano contrarie a combattere il lavoro povero o siano contrarie alla difesa dei lavoratori o al pagare adeguatamente i lavoratori. Qui la discussione è sul come raggiungere quest'obiettivo, non se sia giusto o meno il principio di pagare adeguatamente i lavoratori . Quando abbiamo chiesto al CNEL di esprimersi sulle proposte di legge, ci è stato detto che avremmo buttato la palla in calcio d'angolo perdendo mesi e mesi e invece, in tempi rapidi, è arrivato un documento che noi crediamo valga la pena di approfondire - visto che il CNEL è un organo costituzionale - e che ci dice, peraltro, che oltre il 95 per cento dei lavoratori è coperto da contrattazione collettiva, quello strumento che noi chiediamo di rafforzare proprio per combattere il lavoro povero. Irrigidire il mercato del lavoro, che è un mondo estremamente dinamico, esposto a grandi cambiamenti, mettendo in una cifra, potrebbe infatti esporci a effetti collaterali che sono prevedibili e pericolosi per milioni di lavoratori. Le paure e il timore che abbiamo in questo caso sono anche supportati da alcune sigle sindacali che, nei mesi scorsi, hanno sottoscritto contratti di lavoro ben al di sotto dei 9 euro l'ora ed è giusto quindi accendere un e dire: come mai oggi anche in qualche settore si fa fatica a porre un salario che sia superiore ai 9 euro l'ora?
Perché il mercato del lavoro ha delle regole e quindi è giusto combattere il lavoro povero e non ci si può illudere che combattere il lavoro povero si possa fare banalmente e semplicemente scrivendo una cifra in una . Non è così che funziona, perché tra gli effetti collaterali ci potrebbe essere uno schiacciamento verso il basso di altri contratti già presenti e ci potrebbe essere il cosiddetto lavoro grigio. Quindi, alla luce di tutte queste preoccupazioni, che sono preoccupazioni sane che noi vogliamo indirizzare verso l'obiettivo di risolvere il problema di quei 3 milioni di lavoratori, che noi non utilizziamo per fare propaganda, come fanno invece il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico , alla luce di tutto questo chiediamo che quel documento del CNEL possa essere portato in Commissione per essere valutato e per fare delle proposte, che non sono quelle del salario minimo, così come è stato pensato, ma che vadano nella stessa direzione di risolvere un problema gravoso che sentiamo urgente che è quello del lavoro povero. Per questo chiediamo il rinvio in Commissione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tommaso Foti… C'è stato un errore di iscrizione? Era iscritto prima Lupi? Ok, ce li avete comunicati insieme e abbiamo scambiato l'ordine. Allora, deputato Maurizio Lupi, prego.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Io credo che quella che stiamo facendo qui oggi non sia una discussione formale. Però, dobbiamo darci il credito reciproco: o facciamo tutti propaganda o nessuno la fa. Credo che, per il rispetto di questa istituzione, nessuno faccia propaganda. Tuttavia, c'è un tema che è stato posto, da una parte, dall'opposizione ma, altrettanto con forza, dalla maggioranza che riguarda quello che il collega della Lega ha definito il salario povero. In altre parole, la sfida che noi abbiamo nel nostro Paese dovrebbe vedere, con le diverse soluzioni, collega Schlein …
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, non facciamo a gara a chi sta più a fianco dell'operaio, del povero, di quello che fa fatica, perché il dovere della politica, di maggioranza o di opposizione, del centrodestra e del centrosinistra, è stare al fianco della nostra gente . Non ci può essere la gara a chi è più morale o a chi è più attento alla povertà. La responsabilità che abbiamo è stare dentro la realtà di ogni giorno, ossia stare a fianco delle persone che lei ha citato e che - signor Presidente, attraverso lei - la collega Schlein ha citato. Dobbiamo avere l'obbligo e il dovere di dare delle risposte, questa è la prima osservazione. Le risposte possono essere diverse. Tutti noi vogliamo combattere il salario povero ma abbiamo anche un'altra sfida che è quella di aumentare complessivamente i salari per tutti. È una sfida concreta, è una sfida che ci portiamo avanti da anni e chi governa ha l'obbligo di dare delle risposte. Se dovessimo scendere nella politica e nella propaganda - la politica anche giusta - potrei chiedere: qual è la ragione per cui il Partito Democratico, quando è stato al Governo, tra l'altro con il Movimento 5 Stelle, se riteneva, come ha ritenuto, che il reddito di cittadinanza fosse una risposta alla povertà, non ha introdotto il salario minimo come risposta al salario povero ? Se non lo ha fatto, le risposte le lascio all'opposizione. Credo che noi che oggi siamo in maggioranza, nel dialogo con l'opposizione, abbiamo il dovere di dire che per noi il salario minimo non è la risposta adatta al problema che abbiamo. Stiamo individuando e abbiamo individuato una serie di risposte, compresa la prima, che non va sottovalutata e lo dico anche agli amici di sinistra. Dagli anni Settanta ad oggi, l'Italia è diversa da tutti gli altri Paesi. Si chiama contrattazione collettiva ed è l'applicazione di un principio per cui imprese e lavoratori sono insieme per dare risposta alla qualità del lavoro, alla qualità degli stipendi e a un lavoro che possa guardare al futuro. L'intervento dello Stato è un intervento moltiplicatore, sussidiario, regolatore, non un intervento di imposizione. Non è un caso che nel nostro Paese abbiamo una contrattazione collettiva che copre il 90 o il 95 per cento di tutti i settori, mentre negli altri Paesi questo non accade. Vedete come la dignità di una risposta o le diverse letture della realtà sono diverse. Quindi, qual è la strada che dobbiamo percorrere? Come ci poniamo e come ci lavoriamo? Siccome vogliamo dare risposte concrete, il rinvio in Commissione non è un lavarsi le mani ma è la possibilità.
Come ultima osservazione, signor Presidente, dico attraverso lei al collega Fratoianni che gli organi costituzionali sono organi costituzionali sempre, indipendentemente da chi è il Presidente e indipendentemente dal Governo di turno (). Allora, se il CNEL
PRESIDENTE. Collega Amendola!
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). … che è un organo costituzionale, al quale abbiamo, come metodo, demandato la possibilità non di risolvere il problema ma di fotografare un quadro, nel dialogo con tutte le parti sociali che nel CNEL sono rappresentate, ci indica una strada, a maggioranza o diversa ma ci indica una strada chiara, è obbligo del Parlamento, da un punto di vista istituzionale, prendere in esame quella proposta. Qual è il luogo migliore dove prenderla in esame? La Commissione, perché la Commissione ha la stessa funzione dell'Aula, nel momento in cui affronta, vota ed entra nel merito dei problemi . Ci confronteremo in quest'Aula, ma proprio per la dignità di quest'Aula evitiamo un'unica cosa: non c'è chi ha la categoria A e chi ha la categoria B. Questa lezione di categoria rispetto a un dovere morale e politico che appartiene a tutta questa classe politica (, che in Parlamento viene rappresentata con dignità dall'opposizione e con la stessa dignità dalla maggioranza, è il punto di partenza su cui si può costruire un futuro del Paese
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tommaso Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signora Presidente, si è posta in quest'Aula ancora una volta in dubbio la funzione del CNEL, non solo come organo costituzionale previsto dall'articolo 99 della Costituzione, rispetto al quale vi è stato un referendum che l'ha confermato. Ma informerò coloro i quali sono critici che non si sono neanche mai peritati di proporre l'abrogazione del Capo 34 del Regolamento della Camera, che prevede i rapporti tra il CNEL e la Camera dei deputati. È talmente poco importante che l'abbiamo messo pure nel Regolamento della Camera Forse, qualcuno era in fuga e non l'ha letto, ma noi siamo presenti e lo abbiamo letto. Tornando alla questione del rinvio in Commissione, è fondato tale rinvio perché vi è stato un fatto nuovo, vi è stato un parere espresso da un organo costituzionale deputato a esprimere pareri anche alla Camera dei deputati, e non solo al Governo, nel quale si dicono cose ben precise ().
PRESIDENTE. Onorevole Scotto, non ha la parola in questo momento e quindi facciamo parlare il collega Foti che ha la parola (). Collega Amendola! Collega Amendola, collega Amendola, la richiamo all'ordine!
Collega Foti prosegua.
TOMMASO FOTI(FDI). No, ma io comprendo benissimo…
PRESIDENTE. No, lei comprende, ma deve svolgere il suo intervento nel silenzio dell'Aula.
TOMMASO FOTI(FDI). … che si debba interrompere chi sta parlando, anche perché, vede, quando non si hanno argomentazioni l'unica cosa è buttarla in caciara
PRESIDENTE. Colleghi… Collega Foti la prego di aspettare un attimo. Colleghi, facciamo svolgere al collega Foti il suo intervento, com'è stato per gli altri interventi e altri ce ne saranno.
TOMMASO FOTI(FDI). Se qualcuno, anziché pensare alle fughe altrui, pensasse a leggere gli atti, saprebbe quanto è stato rilevato ieri dalla Commissione bilancio rispetto a un punto qualificante della proposta unitaria delle opposizioni, segnatamente, l'articolo 7 che - dice il parere della Commissione bilancio - contrasta con l'articolo 17 della legge n. 196 del 2009. L'articolo 7 non è un articolo qualsiasi, perché era l'articolo che, nella precedente discussione, è stato evocato proprio dall'opposizione perché tramite quell'articolo si stabiliva un fondo a disposizione di quelle imprese che si dovevano adeguare a quello che sarebbe stato il salario minimo, individuato per poter consentire loro, a partire dal novembre del 2024, e cioè fra un anno, di poter soddisfare quella richiesta ! Quindi, non vi siete neanche preoccupati di capire che l'articolo più importante di quella proposta, perché è quello che consentiva l'operazione così come l'avete impostata, andava comunque abrogato.
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
TOMMASO FOTI(FDI). E, allora, aggiungo, signora Presidente, che c'è un'altra cosa che, forse, è sfuggita a chi evidentemente è in fuga da qualche anno, perché si dà il caso che nel 2014 - bisogna darne atto - il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta al riguardo, una proposta di legge mai discussa in Aula, ma la proposta c'è. E sa quale era il salario minimo previsto in quella proposta? Nove euro. Allora, dal 2014 ad oggi, ci spiegate se era uno sbaglio allora nell'individuare 9 euro o è una presa in giro quella di oggi e, cioè, dopo anni e anni che sono passati, nell'individuare esattamente la stessa cifra ? È una presa in giro o è un compromesso che avete fatto? Spiegatelo, spiegatene le ragioni sotto il profilo economico, sotto il profilo sociale, sotto il profilo dell'individuazione di quella cifra, che è buttata lì, è solo buttata lì – .
VINCENZO AMENDOLA(PD-IDP). Lo devi dire a loro! A Forza Italia e alla Lega!
PRESIDENTE. Colleghi! Collega, ha quasi esaurito il tempo.
TOMMASO FOTI(FDI). È proprio per questo, signora Presidente, che io ritengo che un approfondimento in Commissione in ordine a tutti questi temi debba essere necessariamente fatto. Posso capire che dia fastidio, ma la differenza tra quest'Aula e lo stadio è che qui ci sta gente che è abituata a fare leggi, altri, in fuga dallo stadio, vengono qui per comportarsi come allo stadio – .
VINCENZO AMENDOLA(PD-IDP). Ma cosa dici! Ma smettila!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà. Onorevole Magi, aspettiamo che l'Aula consenta a lei di svolgere il suo intervento. Colleghi, non è uno stadio per l'appunto, quindi vi prego. Collega Magi, prego.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Anche oggi va in scena un copione tristemente ricorrente in questo Parlamento e, cioè, una maggioranza che si atteggia e si comporta come fosse opposizione, e questo è un tema interessante proprio sulla questione del salario minimo. Intanto, vogliamo dire chiaramente che il Governo e i colleghi di maggioranza non si illudano che, con la giornata di oggi, possano proseguire la manovra dilatoria che hanno portato avanti in questi mesi . Oggi il Paese avrà chiaramente contezza del fatto che avete affossato la discussione su questo tema, vi siete assunti questa responsabilità .
Oggi emerge chiaramente che non sapete cosa pensare e non sapete cosa fare contro il fenomeno del lavoro povero. Le opposizioni si sono comportate con grande responsabilità, con grande disponibilità al dialogo, un dialogo che voi avete completamente negato, anzi, avete usato quella disponibilità in maniera truffaldina: era evidente a tutti, diciamo era evidente a molti in quella giornata dell'11 agosto, chiamando in causa il CNEL. Onorevole Foti, è l'articolo 146, non l'articolo 34, a chiamare in causa il CNEL.
TOMMASO FOTI(FDI). Al Capo XXXIV!
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Ma la Camera può decidere di farlo o di non farlo, il Parlamento è sovrano da questo punto di vista. Sa quante volte - glielo posso citare - il CNEL è intervenuto in audizioni sostenendo cose che, ovviamente, voi non avete accolto . Allora, cosa è? All'improvviso, la sovranità di questo Parlamento non esiste più? Era evidente a tutti che chiamare in causa il CNEL, nel modo in cui l'ha fatto la Presidente del Consiglio, era un altro tassello di questa manovra dilatoria.
C'è di più. Voi chiudete la discussione. Tutte le cose che abbiamo sentito avreste potuto trasformarle in emendamenti. Perché non le avete trasformate in emendamenti? L'intervento del collega della Lega, rispettabile. Allora, trasformate quelle questioni in emendamenti, discutiamo quegli emendamenti, assumetevi la responsabilità di votare i vostri emendamenti e, poi, eventualmente, la proposta finale che risulterebbe una volta approvati i vostri emendamenti
TOMMASO FOTI(FDI). Va in Commissione!
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Ma c'è di più. State attuando questa manovra mentre fate una legge di bilancio con interventi costosissimi, che, vorreste raccontare agli italiani, aiutino proprio quelle fasce più svantaggiate di popolazione, anziché fare un intervento strutturale e ordinato, come quello che le opposizioni, unite, vi hanno proposto.
Alla fine - e concludo, Presidente - potrete anche vincere o, meglio, potrete anche rimandare, con la forza dei numeri, ma nel Paese, su questo tema, avete già perso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Presidente, onorevoli colleghi, posso dirlo? Sono rimasto sorpreso da cotanto entusiasmo: vedere tutte le forze di maggioranza unirsi, dopo l'intervento del capogruppo Foti, in un applauso liberatorio. Ma liberatorio per chi ? Lo spirito di corpo, l'ideologia, se debole, soprattutto se debole, fa male, vi fa male, perché ci impedisce di gettare uno sguardo, alle prese con i nostri Regolamenti, su quello che succede fuori. E fuori cosa succede? Mi ha molto colpito la storia di un annuncio in un bar: offresi lavoro per un barista con esperienza, a 3,8 euro l'ora. Fuori, se guardassimo fuori, troveremmo rincari dei beni superiori al 10 per cento, rate di mutuo che ormai sfiorano il 75 per cento, un caro carburante che vi ha lasciato pressoché indifferenti e gli stipendi di famiglie e lavoratori che, rispetto a 14 anni fa - parliamo di stipendi reali -, sono più bassi. E, di fronte a tutto questo, la politica cosa dovrebbe fare? Tutti noi, oggi, in quest'Aula, cosa dovremmo fare? Dovremmo interrogarci per una soluzione che non è risolutiva, che non è certo la soluzione di tutti i problemi del mercato del lavoro, ma è assolutamente necessaria. Dovremmo guardare in faccia questa realtà, mettere da parte bandiere, mettere da parte rivalità e dire con forza, tutti insieme, che l'Italia non può rimanere tra gli unici 5 Paesi, su 27, che ancora non hanno un salario minimo.
Dovremmo far questo, ma non sta accadendo. Perché? Perché queste forze di maggioranza e questo Governo hanno deciso di voltare le spalle agli italiani . E, attenzione, hanno deciso di illuderli, con la prossima manovra, che Giorgia Meloni ha detto regalerà 100 euro in busta paga, quando, invece, non ci sarà un euro in più, perché si tratta di confermare quanto prendono oggi. Nulla di più .
Vedete, io e la mia forza politica siamo anche molto duri, intransigenti verso le politiche economiche e sociali di questo Governo. Siamo molto duri sulle scelte sbagliate di Giorgia Meloni, ma c'è una cosa peggiore delle scelte sbagliate: c'è la volontà deliberata di nascondersi, tirando in ballo altri, senza mettere la faccia sulle proprie scelte . Giorgia Meloni è stata scelta per decidere, vi siete vantati di un Governo politico, non per far decidere al CNEL di Brunetta !
Quest'Aula, al di là dei Regolamenti, voi la state svuotando e, sostanzialmente, calpestando. Siamo stati mesi in Commissione lavoro: i nostri colleghi, tutti, hanno lavorato alacremente. Il presidente della Commissione Rizzetto ha detto che adesso c'è stato un ciclo ampio di audizioni, anche del CNEL . E adesso che cosa volete fare?
Volete buttare la palla in tribuna, servendovi del CNEL di Brunetta di cui avete riscoperto l'essenzialità nell'ambito delle Istituzioni del nostro Paese, e affidate al rimpallo tra CNEL e rinvio in Commissione la realizzazione del delitto perfetto contro una misura di civiltà. Anziché votare il salario minimo, ci state chiedendo di rispedire questa proposta in Commissione per farla morire lì. È questo il vostro obiettivo, ma non ve lo consentiremo, non vi consentiremo rinvii e meline . Basta schiaffi a quest'Aula, basta schiaffi ai colleghi che hanno lavorato in Commissione lavoro! E guardate che i dati di realtà, come sempre, superano questa vostra sfrontatezza, questa vostra imprudenza, perché forse non avete seguito con attenzione il dibattito giurisprudenziale: già la Cassazione ha detto chiaramente che la contrattazione collettiva non basta per la giusta retribuzione. Quando poi ci lamentiamo che i giudici invadono lo spazio della politica, voi sarete i responsabili . Nel momento in cui vi parlo, mi portano notizie di sentenze, da ultimo quella del tribunale di Bari, che ha giustamente detto che un salario di 5 euro non è compatibile con l'articolo 36 della Costituzione. Sapete cosa significa? Che con queste sentenze i lavoratori, non avendo risposta dalla politica, la troveranno dai giudici e non vi lamentate di questo scavalcamento …
PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo, deve concludere.
GIUSEPPE CONTE(M5S). È il tempo delle decisioni, siamo tutti pagati per questo e siamo pagati tutti bene per decidere. Quindi, scegliete: salario minimo legale “sì”, o salario minimo legale “no”, ma non vi nascondete, anche perché…
PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo, devo chiederle di concludere.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Ho finito. La vostra è una chiara scelta, perché voi state scegliendo di affossare una legge che potrebbe strappare quell'annuncio su quel bar e lo state facendo volgendo le spalle a quella ragazza e a quel lavoratore che dopo un'estate di sfruttamento …
PRESIDENTE. Grazie, collega, ha esaurito il suo tempo, mi dispiace, ma è un minuto oltre il suo tempo. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, oggi, questo dibattito è più che mai infiammato, purtroppo, però, devo ravvedere che, fino ad ora, ho ascoltato, da parte delle opposizioni, falsità e bugie dette con enfasi, dette in maniera ampollosa, dette in maniera pesante, ma falsità e bugie ! E voi, oggi, e fino ad oggi, nelle piazze, perché capisco…
PRESIDENTE. Collega, si rivolga alla Presidenza. L'ho già detto più volte e lo ripeto, rivolgetevi sempre alla Presidenza.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Tramite lei, Presidente, capisco che sia ghiotta la tentazione, dal punto di vista del recuperare quel punto percentuale sui consensi, di vedere le piazze e affrontare in maniera semplicistica quello che invece è un problema annoso, difficile e grave che vivono i lavoratori italiani e che deve essere affrontato in maniera complessa, per quello che è. Oggi, noi abbiamo sentito che questa maggioranza non avrebbe il coraggio di affossare e di bocciare la legge sul salario minimo, buttando la palla in tribuna, perché ha chiesto un'interpretazione e un parere al CNEL. No, questa maggioranza, non solo ha il coraggio, ma lo fa con responsabilità : quella responsabilità nei confronti di quei lavoratori che voi, invece, state tradendo, perché state facendo speculazione sulla loro pelle…
PRESIDENTE. Collega, l'ho già detto. Si rivolga alla Presidenza, per cortesia… è più semplice per tutti.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Mi scusi, Presidente. … Raccontando in maniera semplicistica la soluzione di un problema che attraverso la vostra ricetta rischierebbe semplicemente e solo di essere distrattivo per quella buona pratica della contrattazione collettiva che in Italia c'è, è forte e ha anni e anni di storia. Però, venendo alla questione, l'aver coinvolto il CNEL è stata una decisione ragionevole e ovviamente motivata proprio dalla stessa istituzionale del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro che, seppur sopravvissuto alla riforma che avrebbe dovuto sancirne l'abolizione, ha visto presidenti di evidentissima matrice progressista, ex ministri e senatori del PD, che negli anni e nell'indifferenza generale hanno aumentato i costi di finanziamento dell'ente; però, è strano che nessuno del PD, all'epoca, abbia espresso un moto di rimprovero per quel compagno di partito, per ricordargli la necessità di contenere quelle spese. In realtà, poi, si dimenticano anche, i colleghi del PD, e dobbiamo ricordarglielo, che il CNEL non può essere utile o inutile a seconda di chi sieda al Governo o di chi sieda ai vertici del Consiglio e a proposito di salario minimo si dovrebbe ragionare in termini di coerenza minima e punto per punto. Allora, in termini di questa coerenza minima, tanto per fare un minimo di storico, che è importante per arrivare ad oggi, noi in Commissione siamo stati per mesi a fare audizioni su più proposte di legge e su testi diversi che le opposizioni avevano depositato, fino ad arrivare, solo in ultimo, a un testo di sintesi. E in Commissione, … il presidente Rizzetto non ha detto…, abbiamo presentato l'emendamento soppressivo, ma non l'abbiamo votato non per mancanza di coraggio, ma per quello stesso senso di responsabilità con cui il presidente e la maggioranza hanno chiesto in Commissione di rimandare a settembre il provvedimento per un approfondimento ulteriore dato che il tema è estremamente complicato e la complessità del tema sta nella natura stessa del lavoro povero.
In Italia, il lavoro povero non è dovuto solo al fatto che le retribuzioni siano basse, il lavoro povero è dovuto a un numero di ore lavorate che sono scarse, durante la settimana, durante il mese; è dovuto al fatto che i contratti non sono continuativi, è dovuto ai livelli di produttività del Paese che non ci possiamo dimenticare. In tutte le relazioni del CNEL, oggi, quello capitanato da Brunetta, ma prima anche quello capitanato dal vostro Treu, si evidenzia che gli effetti sulla produttività devono essere ben considerati quando si vuole indicare un valore minimo di riferimento, in questo caso pari a 9 euro. I 9 euro applicati trasversalmente da Nord a Sud, da destra a sinistra, dalle città alle periferie, in tutti i settori di produttività, non sarebbero un parametro adeguato e rischierebbero di far crollare i livelli di produttività di alcuni settori. Questo voi ai lavoratori italiani glielo ricordate, quando andate nelle piazze ? Questo ai lavoratori italiani glielo dite?
PRESIDENTE. Concluda, collega.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). E voglio chiedere tramite lei, Presidente, come mai non dite ai lavoratori italiani: abbiamo governato per tanti anni, oggi, ci battiamo insieme ...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Glielo spiegate perché non avete provveduto prima voi, quando eravate al Governo…
PRESIDENTE. Collega Tenerini, ha esaurito il suo tempo devo chiederle di concludere.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Concludo, Presidente, ricordando, tramite lei, che il MoVimento 5 Stelle ha governato e ha fatto finta di non esserci, rispetto al tema del salario minimo. Il Partito Democratico, invece, c'era e ai tempi diceva un'altra cosa.
PRESIDENTE. Collega le ho chiesto di concludere più volte, concluda.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Oggi, noi convintamente, come Forza Italia, votiamo il ritorno in Commissione proprio perché abbiamo a cuore …
PRESIDENTE. Grazie, collega. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 1275 in materia di istituzione del salario minimo, e delle abbinate proposte di legge nn. 141-210-216-306-432-1053.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 21 voti di differenza .
Colleghi, colleghi… non è uno stadio, l'abbiamo già detto!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Roberto Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo terminato una discussione sul salario minimo e abbiamo visto cosa è accaduto. Io non torno, ovviamente, su questo argomento, però voglio segnalare questo: l'attività di questo Parlamento, nelle ultime settimane, si è totalmente svuotata. Quest'Aula lavorerà oggi soltanto nella seduta antimeridiana e poi ci vedremo martedì prossimo. Stiamo diventando un simulacro: questo Parlamento sta diventando un'ombra di se stesso . Noi passiamo le nostre giornate a percorrere i lunghi corridoi di Montecitorio per passare da una Commissione all'altra e per votare frettolosamente pareri. Qualche volta non ci danno neanche la possibilità, in Commissione, di fare le interrogazioni e le attività di sindacato ispettivo. sì abuserà della pazienza nostra, del nostro ozio, ma soprattutto del nostro tempo? C'è un Paese che aspetta. Oggi c'era una discussione importante per milioni di lavoratrici e di lavoratori ed è stata rimandata alle Commissioni. Questa è pur sempre una Repubblica parlamentare e non si può andare nella direzione non di una Repubblica presidenziale, ma di un aborto perché qui siamo di fronte a un aborto!
Se i colleghi della maggioranza sono disponibili ad accettare quello che i loro Ministri, Salvini e Giorgetti, hanno annunciato per la legge di bilancio, cioè che la legge di bilancio dovrà essere trangugiata dal Parlamento con fiducia, senza gli emendamenti, se sono disponibili a fare le sagome su quegli scranni, perché è vero che la legge elettorale ha ridotto il rapporto con i territori, ma pur sempre un parlamentare un rapporto col territorio ce l'ha e lo deve avere , se sono disponibili a fare come quei quadri di Magritte, cioè gli uomini che guardano all'esterno con un atteggiamento malinconico e spento, di spalle con un cappello, lo facciano pure. Noi non siamo disponibili e porteremo questi argomenti, reali, nelle piazze - e abbiamo portato i problemi reali in quest'Aula - l'11 novembre. Ringrazio la nostra segretaria, che ha lanciato una grande manifestazione per l'11 novembre . Dunque, ci troverete in piazza e in Parlamento contro questo aborto che state creando, del Parlamento e delle Camere !
ANGELO ROSSI(FDI). Che paura!
PRESIDENTE. Grazie, collega Morassut. Naturalmente, riferirò al Presidente.
Collega Foti! Collega Foti, per cortesia!
Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Richiamo gli articoli 135 e 135- del Regolamento della Camera dei deputati e rivolgo un appello ai presidenti Foti e Molinari e ai presidenti di tutte le altre forze della maggioranza. Abbiamo già più volte insistito, con la nostra capogruppo Zanella, nelle scorse Conferenze dei presidenti di gruppo, per richiamare il Regolamento.
Come sapete, la Presidente del Consiglio è tenuta a venire in Aula a riferire durante i cosiddetti per almeno, tra l'altro, due volte nella sessione programmata, con una programmazione che di solito è fatta mensilmente (deve venire in Aula o lei o il Vicepresidente del Consiglio).
Ci è stato riferito più volte che nella Conferenza dei capigruppo non si è mai violato il fatto che, in un anno, per almeno due volte il Presidente del Consiglio deve venire a riferire in Aula. C'è stato detto più volte che almeno una volta nel semestre la Presidente del Consiglio deve rispondere ai cosiddetti Premier . Insomma, la Presidente Meloni può sfuggire al salario minimo legale, può sfuggire qui fuori alle tende degli studenti, può farlo dalla realtà, può farlo addirittura dalle domande dei giornalisti, perché ormai non ci sono più neanche le conferenze stampa, ma non può sfuggire al Regolamento della Camera dei deputati, né alla Costituzione.
Noi pretendiamo, a questo punto, che nella prossima Conferenza dei presidenti di gruppo venga calendarizzato il cosiddetto Premier , cioè il rivolto alla Presidente del Consiglio. È passato un anno da quando lei era in quegli scranni; è passato un anno e una sola volta si è presentata per il cosiddetto Premier . Chiediamo il rispetto del Regolamento e pretendiamo che entro la prossima Conferenza dei presidenti di gruppo ci sia la data in cui la Presidente del Consiglio risponderà alle domande dei parlamentari italiani .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grimaldi. Ovviamente, riferirò la sua richiesta al Presidente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1295: Istituzione del Museo della Shoah in Roma.
Ricordo che nella seduta del 16 ottobre si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge .
Poiché non sono stati presentati emendamenti non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma si passerà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il deputato Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà. In questo momento, però, non lo vedo in Aula. Si intende che vi abbia rinunciato. Stavo aspettando di capire se ero io a non vederlo o non c'era. Evidentemente non c'è.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, istituire un museo all'interno di una città è idealmente paragonabile alla costruzione di un ponte. Un museo, infatti, è un luogo dove il tempo si ferma, dove si torna indietro con la memoria, dove si cerca di entrare nella mente e nel cuore di chi è vissuto nel passato. È un luogo dove si compie un viaggio, un viaggio che in realtà non ha mai fine: inizia con la conoscenza, con la memoria e non terminerà mai, perché quanto appreso rimarrà vivo nella mente e nella coscienza di chi ne ha fatto esperienza. Un museo è un ponte tra il passato e il presente, è un ponte che vale la pena attraversare, è un ponte che una società deve attraversare, se vuole avere un futuro.
L'istituzione del Museo della Shoah a Roma, come ha giustamente ricordato il Ministro Sangiuliano, colma una lacuna. Infatti, vorrei ricordare che un Museo della Shoah esiste già nelle grandi capitali mondiali come Gerusalemme, Washington, Berlino, Londra e Parigi. Quindi, permette a Roma di diventare ancora di più la capitale della storia, un ponte a cielo aperto tra passato e presente, che la proietta ancora di più nel futuro.
Costruire ponti, come ci ricorda spesso anche Papa Francesco, è la vera missione dell'uomo. L'uomo stesso è un ponte vivente, costitutivamente aperto alla relazione con l'altro, qualunque esso sia e senza discriminazioni. Lo vediamo nei bambini: loro non fanno tante distinzioni; l'importante è giocare insieme, stare insieme. I più grandi errori che l'umanità ha conosciuto sono nati proprio quando si è voluto negare questo costitutivo tratto della natura umana, quando, invece che ponti, l'uomo ha costruito muri, prima dentro se stesso e, poi, anche all'esterno. L'Olocausto è sicuramente uno di questi muri, forse il più grande. È il più tragico dei muri che l'uomo è stato capace di costruire, un muro che non può essere dimenticato. Il passato, anche se doloroso, non può essere mai cancellato e l'unico modo che si ha per poterlo onorare e, al contempo, farci i conti è con la memoria.
Signora Presidente, istituire un museo sulla Shoah significa tutto questo: significa costruire un ponte tra passato e futuro, significa mostrare a tutti - soprattutto ai più giovani - fin dove può arrivare l'uomo quando si discosta da se stesso, quando nega se stesso, quando nega la propria ragione, quando, per paura di affrontare le proprie fragilità, abbatte il ponte naturale verso l'altro e alza i muri, alza i muri di morte. Significa, pertanto, consegnare nelle mani dei nostri ragazzi quegli strumenti necessari per leggere la storia in modo oggettivo e per trarre da essa le chiavi di lettura per interpretare il presente, al fine di scorgere in esso tutte le possibili tentazioni totalitarie, come le definisce Hannah Arendt, che potrebbero riaffacciarsi sempre in varie forme.
Il Museo della Shoah che la Fondazione vuole realizzare sarà proprio questo, un luogo dove gli allestimenti e la raccolta di documentazione, curati dai maggiori storici contemporanei, permetteranno a visitatori, docenti e studenti di conoscere in profondità cosa è stato l'Olocausto, e quindi di alimentare la memoria. Il Ministero della Cultura, come si ravvisa dal provvedimento che abbiamo in esame, parteciperà alla Fondazione Museo della Shoah e ne assume anche compiti di vigilanza, così come previsto dalla normativa vigente in materia. A tal proposito, vorrei rinnovare i ringraziamenti miei personali, ma a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati, al Governo e al Ministro Gennaro Sangiuliano per avere accelerato l'iter per la realizzazione del Museo e anche per avere conseguentemente consentito alle Aule parlamentari di poter toccare un livello di dibattito alto, degno dei luoghi in cui operiamo quotidianamente.
La massima collaborazione parlamentare dimostrata in occasione dell'arrivo del provvedimento, approvato, vorrei ricordarlo, all'unanimità dal Senato, dimostra ancora una volta come ci si possa dividere su tanti temi, com'è giusto che sia in un consesso democratico, ma ci si unisce quando si mette al centro la memoria collettiva, ci si unisce quando si mette al centro un vero investimento sul futuro, affinché quanto accaduto non si ripeta mai più in nessuna forma. Costruire ponti, signora Presidente, è il nostro compito e il nostro ruolo, ed è il lavoro che portiamo avanti in quest'Aula e sui nostri territori. Provvedimenti come questo oggi in esame ci permettono di ricordare anche quanto sia alto e nobile l'incarico che ci è stato affidato, e quanto questo sia decisivo anche per il futuro dei nostri giovani, per il futuro dei nostri ragazzi. L'uomo, signora Presidente, ha bisogno di ricordare, anche perché su alcuni aspetti sembra davvero che faccia fatica a comprendere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, cosa sia bene e cosa sia male. La storia di questi giorni, purtroppo, ne è la dimostrazione. Quanto sta accadendo in Israele e quanto sta accadendo in Ucraina dimostra che non è e non sarà mai abbastanza riportare alla memoria gli errori e gli orrori di quanto già accaduto, tuttavia questo non ci deve scoraggiare. Basta vedere gli occhi impauriti dei bambini israeliani ed ucraini per prendere forza, armarsi di pazienza e lavorare per diffondere la cultura della pace, della cooperazione tra le Nazioni e del dialogo come strumento privilegiato per la risoluzione delle controversie. Parole e concetti che ben presto si spera possano diventare ponti veri, fatti concreti, e come gruppo di Noi Moderati siamo al lavoro per questo. Signora Presidente, ricordare significa letteralmente riportare al cuore. Riportare al cuore un dolore è possibile, riportare al cuore un dolore è necessario, riportare al cuore un dolore è fondamentale. È fondamentale per poterlo attraversare e, in ultima analisi, superare. Riportare al cuore un dolore è un'operazione necessaria per poterne essere poi davvero liberi. Solo così una ferita può tramutarsi in una feritoia, solo così da un passato che sa di morte può sgorgare vita nuova. Per tutte queste ragioni, per diffondere sempre più la cultura della memoria al fine di ricordare, prima di tutto a noi stessi, la dignità di cui siamo rivestiti, annunzio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Saluto studenti e studentesse del Liceo artistico “Mercuri” di Ciampino, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il disegno di legge che oggi verrà approvato, così noi ci auguriamo, naturalmente, da quest'Aula, testimonia l'impegno di questo Parlamento affinché anche Roma, come tante altre capitali europee, abbia un Museo della Shoah, che vedrà la luce attraverso la partecipazione del Ministero della Cultura alla Fondazione Museo della Shoah, già costituita nel luglio del 2008. Quello del Museo è un progetto che la città di Roma e la comunità ebraica romana coltivano da anni, se è vero che già nel 2005 l'amministrazione capitolina ci stava lavorando, e oggi acceleriamo anche quei lavori.
Ma soprattutto quello del Museo della Shoah è un progetto che - voglio usare una metafora - le generazioni future aspettano da molti anni. Lo aspettano e a loro è dovuto perché il tempo che stiamo vivendo è un tempo triste e gravido di pericoli. Viviamo ore drammatiche, terribili, anche per le notizie che arrivano dal Medio Oriente, e abbiamo tutti gli occhi pieni di immagini di orrore, il cuore gravido di angoscia e la mente ferita dalle domande etiche e radicali che il terrorismo e la guerra rinnovano ogni volta in ognuno di noi.
La disumanizzazione, quel processo con cui la lingua del nazismo riuscì a cancellare i sentimenti di pietà delle masse nei confronti degli ebrei, fu il congegno etico che rese possibile la programmazione dello sterminio, la sua realizzazione, l'organizzazione persino di un sistema industriale finalizzato all'eccidio di milioni di persone innocenti. Ricordare la Shoah è quindi anche ricordare che la disumanizzazione è l' che rende possibile ogni orrore e che dobbiamo riconoscere, oltre la politica, oltre i conflitti, oltre le differenze, il valore insopprimibile di ogni vita umana e di ogni singola vita umana. Emmanuel Lévinas, un filosofo francese di origini lituane e di formazione ebrea, uno studioso dei testi sacri, ci ha ricordato nei suoi scritti quanto sia forte la necessità di tornare a guardare il volto dell'altro e dell'altra per difendere la consapevolezza - lo dico con le sue parole - che l'altro non è mai indifferente, l'altro uomo mi concerne, mi riguarda nei due sensi della parola riguardare, scriveva così. In francese si dice che mi riguarda qualcosa di cui mi occupo, ma significa anche guardare in faccia qualcosa per prenderla finalmente in considerazione.
Ricordo l'importanza di queste riflessioni perché la drammaticità dei conflitti e delle guerre in atto va ben oltre quanto non potessero immaginare coloro che, dopo l'abisso del nazismo, del fascismo e della Seconda guerra mondiale, dissero “mai più”, scrissero le Costituzioni democratiche e coltivarono il sogno dell'eguaglianza, della libertà, della convivenza civile tra i popoli, e pensarono di sancire così, e così conquistare, quei diritti umani inviolabili e quella legalità internazionale che purtroppo - siamo a doverne prendere atto - ancora oggi non valgono universalmente per ogni persona su questo pianeta, mentre la legalità internazionale soggiace alla forza bruta delle armi in tanti luoghi su questa terra.
Non solo, quindi, per tutto questo, che ci richiama ancora di più alla necessità di impegnarci per coltivare la memoria di ciò che è stato affinché non possa più accadere, ma anche perché, nonostante ci paia incredibile, oltre che vergognoso, torna e riprende forza il congegno ideologico del discorso negazionista nella società in cui viviamo. Il negazionismo è sempre esistito. Già subito dopo la Seconda guerra mondiale, infatti, circolarono nei confronti degli ebrei in Europa accuse di menzogna. Si disse che gli ebrei costruirono prove false, false testimonianze, e così si riprodusse l'antico stereotipo dell'ebreo bugiardo. Questi tentativi di negare e di riscrivere oggi sono risorti, e sono risorti più volte nella storia del secondo Novecento, accompagnati spesso dal del grande complotto giudaico-massonico mondiale. Eppure oggi, noi crediamo così, siamo di fronte forse a un salto di qualità. Grazie alle tecnologie digitali, a Internet e ai possiamo misurare un rafforzamento del discorso negazionista, una sua espansione, e perfino, come ha annotato la filosofa Donatella Di Cesare, il tornare di alcuni mitologemi fondativi che permettono di rintracciare rimandi e connessioni ideologiche tra il negazionismo della Shoah e tante tesi complottiste e negazioniste - faccio solo un esempio dell'attualità, quelle legate alla migrazione e alla sostituzione etnica - in cui ricorrono sempre gli stessi elementi, a partire dal rifiuto di quella che i negazionisti chiamano la versione ufficiale, accade anche sui vaccini, sul cambiamento climatico e su tanti altri temi, e attraverso i quali si produce una diffusa, accettata socialmente, fondata sul disprezzo per il sapere e sulla demolizione dell'autorevolezza delle persone che alla conoscenza storica, scientifica e umanistica dedicano la propria vita.
Dobbiamo, quindi, agire una battaglia culturale ampia, fondata sulla memoria e radicata nella conoscenza della storia. È importante, in questo senso, che oggi il Parlamento legiferi per la costruzione di un nuovo memoriale permanente per le vittime dell'Olocausto nella città di Roma, onorando la loro memoria e preservando le testimonianze delle atrocità commesse durante quel periodo buio della storia umana. Questo memoriale, questo museo dovrà avere un ruolo educativo cruciale, riportando alla luce ciò che è stato, affinché sia conosciuto e compreso quanto profondo sia stato l'abisso morale, quanto cruento sia stato il suicidio dei valori europei, quanto banale, per dirla con Hannah Arendt, sia stato il male assoluto compiuto contro gli ebrei e contro altre minoranze, come i rom e i sinti, gli omosessuali, i comunisti, i portatori di handicap e i cittadini affetti da malattie mentali.
Abbiamo il dovere di non dimenticare, ma come istituzioni abbiamo anche il dovere di difendere la verità di ciò che è stato per sradicare l'antisemitismo e ogni razzismo. Diceva Primo Levi che “l'Olocausto è una pagina del libro dell'umanità da cui non dovremmo mai togliere il segnalibro della memoria”. Oggi quest'Aula, con questo voto, aggiunge un nuovo segnalibro, apre uno spazio per la religione civica del ricordare insieme, del riflettere insieme, del costruire un futuro di giustizia e libertà, impegnandosi insieme affinché l'orrore del passato non si ripeta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Quando nel 2005, 18 anni, fa con l'allora sindaco Walter Veltroni - all'epoca ero assessora alla Cultura del II municipio, proprio di quel municipio che, con Villa Torlonia, dovrà e vorrà accogliere questa importante istituzione - si iniziò a parlare e a pensare al Museo della Shoah; si avviò un lunghissimo percorso, fatto di complessità e ostacoli burocratici, che ci hanno consentito, finalmente, oggi, di portare a termine questo percorso, ma, quando ne iniziammo a parlare, eravamo convinti di avere a che fare con la categoria della storia. Pensavamo che fosse fondamentale in questa città, come in tante altre capitali del mondo che sono state menzionate, avere un luogo che ricordasse l'orrore che si era svolto 60 anni prima. E cercavamo di trovare un modo - e fu molto interessante il progetto che poi ne uscì fuori - per raccontare e spiegare alle giovani generazioni le atrocità del passato, che non si dovevano ripetere. E non è priva di commozione, per me, la riflessione sul fatto che, invece, purtroppo, oggi che finalmente parliamo del Museo della Shoah - e il Ministero, da questo punto di vista, ha dato una spinta che riteniamo molto importante - non abbiamo a che fare, come speravamo quando ne abbiamo iniziato a parlare, con la categoria della storia, ma con la categoria dell'attualità.
Io stessa, quando parlavo con tanti testimoni che ci raccontavano quello che era successo, pensavo fosse una cosa lontana, giusta da ricordare, ma che non mi avrebbe riguardato e che non avrebbe riguardato i miei figli, se non perché dovevano sapere e ricordare. Invece, purtroppo, oggi, quelle categorie e quel linguaggio dell'antisemitismo, dell'intolleranza, del dolore e della sopraffazione dilaniano il contemporaneo, dilaniano il nostro mondo. E quindi questo museo, che arriva tardi per la burocrazia, ma per fortuna arriva, ahimè, non potrebbe essere più tempestivo e importante dal punto di vista simbolico.
Peraltro, arriva in quest'Aula in un giorno anch'esso importante e simbolico. Abbiamo ricordato, due giorni, fa il 16 ottobre, l'ottantesimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma. Io per tanti anni mi sono recata, invece, il 18 ottobre, sui primi binari della stazione Tiburtina, da dove nel 1943 partirono i convogli diretti ai campi di sterminio, perché, ricordiamoci che, dopo due giorni dal rastrellamento, 1.200 persone, che erano rimaste per 48 ore nel collegio militare di via della Lungara, furono portate alla stazione Tiburtina e caricate su un treno merci che le portò ad Auschwitz e a Birkenau.
E ricordiamoci sempre - perché è tatuato nei nostri cuori e nelle pietre d'inciampo che abbiamo messo, anni dopo anni, davanti ai portoni di quei cittadini romani - che di quelle persone ne ritornarono a Roma solo 16. Quindi, ci sarà questa scatola nera - perché questo l'architetto Luca Zevi aveva ideato -, un progetto che mi hanno spiegato, ma la prima volta che vidi quel disegno, da giovane assessore alla Cultura, mi fece anche un po' impressione per la sua potenza visiva. Ma questo deve fare: deve fare impressione, deve colpire. Questa scatola nera - che verrà messa su via Nomentana, dal lato di via di Villa Torlonia, non dimentichiamoci, a pochi metri da quella che fu l'abitazione di Benito Mussolini - nasce con l'idea di rappresentare il suicidio culturale e civile d'Europa, il progetto di sterminio degli ebrei e delle altre minoranze, è stato detto, rom, sinti, persone con disabilità. Sta lì per ricordare la negazione totale dei valori europei, che sono quelli dell'integrazione, della tolleranza, del riconoscimento.
Ci sono stati anni di studi e di riflessione sull'aspetto architettonico e urbanistico che dovesse avere, collocata in quello spazio di Villa Torlonia, vicino al Casino delle Civette, vicino al teatro, vicino a spazi che, dal punto di vista architettonico, sono la memoria della storia nazionale e della città di Roma, per raccontare proprio quella frattura, quella rottura con i valori democratici che hanno attraversato la nostra Nazione, per ricordarci sempre che noi, con quella scatola nera, che starà lì, sospesa, dobbiamo fare i conti. L'hanno dovuto fare tutte le democrazie europee. La Germania da qualche anno ha avviato tutta una serie di percorsi culturali e museali e dobbiamo farlo anche noi. I mattoni di questa scatola saranno fatti dai nomi delle vittime dello scempio che ho raccontato e, come dicevo, starà lì, a Villa Torlonia, vicino alla casa del Duce, a pochi metri dalla stazione Tiburtina, e sarà accompagnata da un altro volume. Volutamente, poi, accanto a questa scatola nera, ci sarà un volume informe, che, invece, rappresenta lo scricchiolio della cultura occidentale. Tutti noi, in questi giorni, questo scricchiolio - la non tenuta dei nostri valori, la difficoltà ad aderire alla sensazione di cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, quando vediamo l'orrore entrare nelle nostre vite senza bussare - è esattamente il sentimento che vogliamo che i nostri figli provino, quando con le scuole andranno a visitare questo museo per non dimenticare e perché questo non si ripeta.
Nel concludere e ovviamente nell'annunciare il voto convintamente favorevole del gruppo Azione-Italia Viva a questa legge, voglio ricordare un'iniziativa che fu organizzata proprio dalla Fondazione Museo della Shoah, con Mario Venezia, dove Sami Modiano raccontava la sua esperienza di quando, a 8 anni, gli fu impedito dalle leggi razziali di accedere a scuola e di quando, a 14 anni, venne deportato ad Auschwitz e fu l'unico della sua famiglia a salvarsi. Ricordo le sue parole, perché mi hanno molto colpito, quando raccontava gli anni di silenzio che avevano seguito questo disastro e la domanda che rimbalzava nel suo cervello: perché io, perché io sono sopravvissuto, qual è la mia funzione? Ecco, io penso che questa sia la stessa domanda di molti di noi quando guardano la televisione e le atrocità che avvengono in questo momento nelle parti del mondo che sono state raccontate, non solo quelle legate ad Israele ma anche tutte le altre aree del mondo dilaniate dal dolore.
Spesso ci chiediamo perché noi siamo così fortunati a essere qui, in un posto in cui ai nostri figli e a noi direttamente non succede quello che succede a tante altre persone, solo per essere nati dalla parte giusta - non è corretto l'aggettivo - o, meglio, in una parte diversa del mondo. Ecco, probabilmente la risposta che dobbiamo dare in quest'Aula è la stessa che si è dato Sami Modiano: per raccontare, per ricordare e per spiegare. Almeno cerchiamo di fare questo, almeno cerchiamo di aiutare chi sta in questo momento combattendo con l'idea stessa di appartenere al genere umano, cerchiamo di ricordare ciò che non deve mai più accadere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi e signora Ministro, come portare il peso della memoria? Come parlare delle vittime, per portare su di noi la loro verità mutilata e la loro memoria muta? A questa terribile domanda di Elie Wiesel, forse il più autorevole e più drammatico testimone della Shoah non esiste una risposta compiuta. Esiste, però, il dovere di contribuire a un esercizio della memoria che è allo stesso tempo omaggio alle vittime, monito per il futuro e risposta alla banalizzazione del passato. Era davvero inaccettabile che Roma, una grande capitale europea che ospita la più antica comunità ebraica fuori da Israele, nonostante la benemerita attività della Fondazione per il Museo della Shoah, non avesse ancora uno spazio museale dedicato alla tragedia del popolo ebraico. Credo abbia un grande significato il fatto che l'approvazione definitiva della legge che colma questo vuoto avvenga proprio in questi giorni, in coincidenza con l'80° anniversario della deportazione degli ebrei da Roma, di quel 16 ottobre 1943 nel quale 1.024 ebrei vennero trascinati via dalle loro case e tradotti ad Auschwitz. Solo pochissimi fecero ritorno. Come scrive Renzo De Felice, il modo con cui si era fino allora svolta fra noi la persecuzione, la presenza in Italia del Vaticano, le leggi emesse o riconfermate dalla Repubblica sociale, con tutte le loro eccezioni e la loro apparente umanità, illusero in un primo momento centinaia e centinaia di ebrei sul fatto che la loro condizione fosse speciale e che in Italia certe cose non potessero accadere. Tragico fraintendimento dei presupposti e del carattere della soluzione finale, del piano demoniaco elaborato un anno e mezzo prima alla Conferenza di Wannsee, che rese la Shoah un evento unico, senza uguali, nella pur folta sequenza dei massacri che rendono tragica la storia dell'uomo. Quello di cui sono stati vittime, dal Novecento a oggi, gli armeni, gli ucraini, i ceceni, gli yazidi, gli uiguri e tanti altri popoli è un destino drammatico, un vero e proprio genocidio, al quale ogni retta coscienza si ribella sdegnata. Ma nessun crimine, neppure quello più efferato, è paragonabile alla Shoah, non lo è neppure tutto il resto della pur lunga e triste storia dell'antisemitismo, che ha scritto pagine vergognose anche nel passato dell'Occidente cristiano. La lucida follia di Hitler non prevedeva soltanto il massacro degli ebrei, prevedeva la loro eliminazione fisica ma anche la cancellazione dalla memoria, l'eliminazione definitiva dell'identità individuale e collettiva degli ebrei, un'infezione - così la chiamavano - da eliminare per guarire i popoli ariani. Non un semplice, rozzo massacro, come quelli subiti da tante altre popolazioni, ma la sofisticata eliminazione di un popolo, usando tutta la tecnologia, l'organizzazione e la potenza militare e industriale di uno dei Paesi più avanzati del mondo. Per questo, la Shoah non può essere in nessun caso banalizzata, accostandola ad altre tragedie. “Com'è potuto accadere” - si chiede ancora Wiesel - “che un popolo civilizzato, colto e fiero dei suoi pensatori, dei suoi poeti, dei suoi artisti, dei suoi musicisti, abbia potuto produrre un sistema integralmente dedito al culto del potere e della morte? Come un Hitler ha potuto essere possibile? Come Auschwitz ha potuto fare irruzione nella storia, fino a diventare un mostruoso buco nero, una creazione parallela a quella del mondo esterno, un luogo dove gli assassini sono venuti per uccidere e le vittime per morire”? Lo stesso angosciante interrogativo di Primo Levi: “Non si può spiegare perché, nella tragedia e nel caos della guerra ormai perduta, i convogli di deportati avessero la precedenza sui trasporti di truppe e di munizioni. Soprattutto, e al di là di ogni esempio animalesco” - scrive ancora Levi - “nessuno ha finora capito perché la volontà di sopprimere l'avversario andasse congiunta con una più forte volontà di fargli soffrire le più atroci sofferenze immaginabili, di umiliarlo, di vilificarlo, di trattarlo come una bestia immonda, anzi, come un oggetto inanimato. È veramente questo il tratto unico della persecuzione nazista”.
Ma proprio per questo, colleghi, ricordare è un dovere ancora più essenziale, ricordare significa sconfiggere proprio il sogno dei nazisti, quello di cancellare dalla storia dell'umanità il popolo ebraico e tutti coloro che ne hanno fatto parte. Il più grande e impressionante museo memoriale dell'Olocausto, lo Yad Vashem di Gerusalemme, si è assunto proprio questo compito: ricostruire, per quanto possibile, l'identità di ciascuna delle vittime, restituire loro la dignità di donne e di uomini, che si era voluta cancellare trasformandoli in numeri, quegli osceni numeri che erano tatuati sulle braccia dei prigionieri, considerati batteri immondi da distruggere per risanare l'umanità.
Dunque, colleghi, è fondamentale il significato morale della memoria, ma è anche molto importante il suo valore educativo. Noi non sappiamo, non possiamo sapere se mai si ripeterà qualcosa di simile, un male metafisico e un male storico di tale portata, ma sappiamo bene che l'antisemitismo è un veleno tutt'altro che estirpato. Sappiamo che i luoghi ebraici, le sinagoghe, le scuole o gli ospedali, anche in Italia, devono essere protetti ogni giorno dalla polizia, sappiamo che le tombe dei cimiteri ebraici sono spesso oggetto di profanazione, sappiamo che in alcuni Paesi europei portare la , il copricapo ebraico, è sconsigliato perché pericoloso. Soprattutto, abbiamo visto le immagini di questi giorni da Israele: donne e uomini, anziani e bambini, persone inermi trascinate via dalle loro case dai terroristi di Hamas, umiliate, picchiate, violentate, uccise selvaggiamente, senza altra colpa se non quella di essere ebrei. Immagini tragiche che ci ricordano in modo sinistro proprio quelle deportazioni delle quali il ghetto di Roma e quelli di tante altre città europee sono stati oggetto 80 anni fa. Abbiamo visto anche, nelle nostre strade in Europa, festeggiare il massacro dei cittadini di Israele con caroselli di auto imbandierate, clacson e lampeggianti, come dopo la vittoria di una partita di calcio, uno spettacolo agghiacciante. Per questo, ricordare significa anche essere vicini agli ebrei che in tutto il mondo vivono il pericolo, significa essere vicini agli ebrei che in Israele subiscono un conflitto aspro e drammatico, che non hanno voluto ma che oggi devono affrontare per riconquistare la sicurezza delle loro vite.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, realizzare finalmente il Museo della Shoah è importante e l'iniziativa del Governo è giusta e opportuna perché abbiamo il dovere della memoria, perché si tratta della nostra storia, perché l'identità ebraica è parte della nostra identità di italiani, di europei e anche di cristiani, perché gli ebrei sono nostri fratelli maggiori, come diceva Papa Benedetto XVI. Proprio per questo, vorrei concludere con le parole di una figura luminosa, come quelle di Edith Stein, grande santa cristiana e raffinata intellettuale ebrea, morta ad Auschwitz volendo condividere le sorti del suo popolo: “Per anni” - ci ricorda la Stein - “i capi del nazionalsocialismo hanno predicato l'odio contro gli ebrei. La responsabilità di questo ricade anche su coloro che tacciono di fronte a tali eventi. Non sarà detto che una cristiana non avrà ritrovato le sue radici in loro, negli ebrei, vicino a loro, con loro. Non sarà detto che una cristiana non avrà sofferto vicino a loro. Non sarà detto che una cristiana non sarà morta anche con e per loro”. Anche per questo abbiamo il dovere di non dimenticare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, la globalizzazione, l'uso di Internet, i invece di contribuire a creare per ognuno di noi una memoria storica permanente, hanno sortito l'effetto contrario, portando a una superficialità di attenzione verso i fatti e gli accadimenti. E i fatti, le cose sono importanti per ricordarci da dove veniamo e, soprattutto, per indicarci dove dirigerci. Pirandello, in una sua opera, fa dire al suo protagonista che il sapore è nel passato che ci rimane e vive dentro. Ma quelli che ispirarono il grande drammaturgo nella sua scrittura erano altri tempi, non contagiati dall'attuale velocità con cui rincorriamo la vita. Anche Eduardo citava il passato, sebbene riferito alla tradizione teatrale, come punto di partenza per un miglior futuro. Se un giovane sa adoperare la tradizione nel modo giusto, diceva, essa può dargli le ali, e qual è il modo giusto? È lo studio, l'approfondimento degli accadimenti precedenti. In questi ultimi mesi, ho avuto modo di recarmi varie volte all'estero, prima negli Stati Uniti, dove ho visitato Ellis Island, l'isola dirimpettaia della Statua della Libertà, su cui venivano fatti sbarcare gli immigrati che, da ogni parte del mondo, tentavano di raggiungere la terra promessa. In quel luogo, ho rivissuto il loro percorso, ne ho viste le immagini, sentite le voci, avvertita, oltre cent'anni dopo, l'angoscia che devono aver provato, grazie alle centinaia di testimonianze che in quel luogo sono raccolte. E poi il World Trade Center e le vasche delle lacrime dove, per il ricordo di quel terribile 11 settembre, in due vasche scorrono gocce d'acqua a ricordare appunto le lacrime versate per quei morti. E poi i nomi scolpiti sul bordo delle stesse, nomi che erano vite spezzate in un attimo da un gesto crudele. Ultimo, ma non ultimo, l'altra settimana, durante una missione fatta in Cile per Roma Expo 2030, ho potuto camminare in mezzo a una raccolta di foto, articoli e oggetti che testimoniavano il periodo del feroce colpo di Stato che scalzò Allende e portò al potere Pinochet. E sono stato fortunato, perché ho avuto come guida una donna eccezionale, la direttora - come ama farsi chiamare - Marcia Scantlebury, presidente e creatrice di quel Museo della memoria e dei diritti umani. Marcia è stata una vittima di quel regime, sopravvissuta per fortuna, a differenza di tanti, di cui non si sono più avute notizie. Mi ha accompagnato, foto dopo foto, articolo dopo articolo, oggetto dopo oggetto, spiegandomene il significato, la provenienza, la simbologia. In quel museo su una parete ci sono centinaia di foto portate dalle famiglie di chi è improvvisamente scomparso nel nulla ed è una parete in continuo allestimento con foto che ogni anno si aggiungono alle precedenti. Quel giorno era pieno di giovani quel museo, giovani che, in rispettoso silenzio, quasi in si spostavano da una parete all'altra, da una foto a una locandina, dalla foto di un carro armato a quello di una scarpa di bimba, che faceva capolino tra i detriti di un bombardamento. Mentre fuori da quell'edificio gli stessi ragazzi vivevano la loro età, una volta entrati restavano muti e partecipi davanti alle testimonianze di quell'orrore.
Ecco, per bilanciare la velocità dei tempi moderni, che ci porta a cancellare ogni attimo già trascorso, a vivere il presente e a rincorrere avidamente il futuro, è giusto, è necessario, è fondamentale che ci siano posti con testimonianze che non ci facciano dimenticare le tragedie del passato e che possano magari contribuire affinché le stesse non si ripetano in futuro. Il Museo della Shoah è uno di quei posti, un posto che deve esistere, che deve restare là, a ricordare quanto l'essere umano sia stato spietato e cattivo, crudele e feroce verso i suoi simili.
Il futuro ci viene dal passato e il passato è là per indicarci quale strada non percorrere ed è per questo che, a nome del MoVimento 5 Stelle, annuncio che il nostro gruppo voterà un “sì” convinto (.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro, oggi, per una singolare quanto drammatica coincidenza, la fase conclusiva dell'iter di approvazione del disegno di legge sull'istituzione del Museo della Shoah a Roma si perfeziona mentre lo Stato d'Israele e la comunità ebraica internazionale si trovano sotto attacco. Conosciamo tutti i fatti. Hamas e la islamica palestinese scagliano migliaia di razzi e missili contro il territorio israeliano, ne infiltrano parti importanti uccidendo militari e civili, sequestrano anziani e bambini. Abbiamo avuto notizia di stragi di innocenti assassinati a sangue freddo e persino della cattura di sopravvissuti dell'Olocausto. Ma oggi qui vogliamo ricordare l'uccisione, il 7 ottobre scorso, di una sopravvissuta dell'Olocausto, Gina Smiatich che, a sangue freddo, è stata uccisa nel di Kissufim, nel sud d'Israele, con un colpo alla testa, dopo essere stata deportata, bambina, nel campo di Terezin. Noi pensavamo che eventi del genere fossero soltanto un tragico ricordo. Invece, si tratta di un problema antico che riappare di nuovo, come un incubo. Si contestano, apparentemente, le politiche dello Stato ebraico, cosa che la società israeliana sa fare benissimo da sola, ma in realtà è in discussione il diritto degli ebrei a un proprio focolare nazionale. Li si vuole di nuovo dispersi, indifesi, com'era prima del 1948, quando finirono a milioni nelle camere a gas, che qualcuno ancora oggi si ostina a negare. La creazione di Israele è stata la risposta a una necessità morale, storica, politica inderogabile, la materializzazione del desiderio e del diritto degli ebrei, ovunque minoranza a rischio, a vivere nel proprio Stato. Malgrado i Trattati di pace con l'Egitto e la Giordania, Oslo e gli Accordi di Abramo, stretti da Israele con gli Emirati Arabi Uniti, Bahrain, il Marocco, il diritto di Israele a esistere è negato ancora da molti. Il bisogno di antidoti non è quindi venuto meno. La necessità di ricordare e anche così come dovere di educare, anche in Europa c'è odore di una nuova caccia all'ebreo. Ed è bello che, nei giorni scorsi, proprio i tedeschi si siano riuniti attorno alle sinagoghe per proteggerle dalle manifestazioni del cosiddetto venerdì della collera.
Lo Stato italiano, in seguito all'approvazione di questa legge, parteciperà alla Fondazione del Museo della Shoah; ci auguriamo che lo faccia in modo costruttivo e mirato perché questo museo dovrà diventare un punto di riferimento della memoria, senza alcuna indulgenza per quanto facemmo all'epoca anche noi, vittime, a nostra volta, di un regime che aveva varato le vergognose leggi razziali, ma anche enfatizzando le storie della nostra solidarietà con il popolo ebraico, di cui è emblema la vicenda umana di Perlasca.
Signor Presidente, colleghi, Ministro, il gruppo della Lega-Salvini Premier voterà convintamente in favore dell'approvazione di questo provvedimento e auspico altresì che davvero sia ampia quella maggioranza che qui si è palesata nelle dichiarazioni di voto, ma sia altrettanto ampia anche nella condanna di quella forma odiosa di antisemitismo che spesso, ancora oggi, invece, è largamente diffuso e che è l'antisionismo. L'Alleanza internazionale per la memoria dell'Olocausto, nella definizione adottata dal nostro Governo, dice, appunto, che l'antisionismo è una forma di antisemitismo. Quindi, la nostra Repubblica ha tra i propri valori fondanti il rigetto dell'antisemitismo in ogni sua forma. Il Museo e la Fondazione che lo gestirà saranno uno strumento ulteriore, ne siamo convinti, di questa battaglia decisiva contro il ritorno della barbarie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zingaretti. Ne ha facoltà.
NICOLA ZINGARETTI(PD-IDP). Cara Presidente, signor Ministro, care colleghe e colleghi, nella giornata di oggi, 18 ottobre di ottanta anni fa, centinaia di ebrei romani, catturati il 16 e reclusi in un collegio militare qui vicino, venivano caricati, proprio in queste ore, su vagoni piombati per essere trasportati verso Auschwitz. Iniziava così la deportazione e sapevano ben poco del loro destino. Molti sarebbero entrati immediatamente nelle camere a gas appena arrivati, altri messi al lavoro in attesa della morte. Solo 16 si salveranno e, tra loro, nessun bambino. Non avevano fatto nulla, come sappiamo, non avevano alcuna colpa, ma erano ebrei e, quindi, dovevano essere uccisi. A tutti loro, la mattina del 16, nelle loro case, era stato consegnato un foglio: Sarete trasferiti, avete venti minuti per fare la valigia, portate documenti, dei viveri, dei bicchieri. Gli ammalati, anche gravissimi, non possono per nessun motivo rimanere indietro. Chiudete l'appartamento. E ottanta anni fa, proprio in queste ore, lasciavano Roma.
Io credo che sia di grande importanza che proprio oggi il Parlamento della Repubblica italiana dica unito “sì” a una legge per istituire nella loro città il Museo della Shoah. A loro, le vittime, possiamo dire insieme, ottanta anni dopo: non vi abbiamo dimenticato e ci impegniamo affinché mai veniate dimenticati .
Non era scontato, parliamo del 1943, ma il rischio dell'oblìo c'è stato e c'è stato eccome. Solo agli inizi del 2000 si concretizzò un'ipotesi di lavoro per il Museo e, poi, nel 2005, con il sindaco Veltroni, in un clima di grande effervescenza culturale, partì il progetto del Museo che, tra mille vicissitudini, oggi, il sindaco Gualtieri ha fatto suo e vuole portare a compimento. Sorgerà, come sappiamo, a Villa Torlonia, accanto a un luogo simbolico del regime - la residenza che fu di Benito Mussolini - come monito, perché la storia pretende chiarezza ed esclude omissioni e, con il Museo, la capitale d'Italia entrerà, come merita, nella rete dei luoghi del ricordo e della memoria ramificati in tutto il mondo. Si integrerà nell'arricchire l'offerta culturale della Repubblica con il MEIS, il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, di Ferrara, città anch'essa offesa dalla deportazione e città, tra le altre, della famiglia Finzi-Contini, come ci hanno ricordato Giorgio Bassani e Vittorio De Sica con le loro due straordinarie opere, pilastri della cultura e della memoria italiana del dopoguerra.
Sul marmo nero che dominerà l'edificio del Museo saranno scolpiti, non a caso, i nomi di tutte le vittime romane della Shoah per ribadire che i numeri non bastano a definire un essere umano. I nazisti, invece, la prima cosa che facevano ai prigionieri entrati nei campi era togliergli proprio il nome, tatuare su un braccio un numero, con l'intento di trasformare l'essere umano - il papà, la mamma, il nonno, la nonna, il figlio, la sorella - in un numero, peggio, in una pratica da sbrigare. Lo sapeva bene Primo Levi, quando un giorno, nel corso di un'assemblea in una scuola, forse stanco, infastidito dalle domande, alla fine si slacciò il polsino e mostrò “174517”: il suo numero assegnato nel campo come ultima, estrema prova che l'orrore che stava descrivendo era in realtà avvenuto. Un fatto, come altri, che conferma oggi la necessità e l'importanza di un Museo come presidio di verità cui attingere per gli anni futuri. Per molti anni, questo peso e la missione della memoria sono ricaduti, a mio giudizio, troppo, sicuramente in gran parte, sulle spalle di molti sopravvissuti. Molti si sono recati di nuovo in quei luoghi dell'orrore per accompagnare migliaia di studentesse e studenti in un grande sforzo per tramandare memoria. A loro abbiamo chiesto di nuovo di tornare nei campi di concentramento e di sterminio, rivisitando così i momenti più drammatici della loro vita. Il Museo, allora, è un atto di riconoscenza e di assunzione di responsabilità anche nei loro confronti. Tra le tante e i tanti, permettetemi di citare le sorelle Tatiana e Andra Bucci, scambiate per gemelle da Mengele e, quindi, tenute in vita come cavie per esperimenti sul corpo umano; oppure, alcuni che non sono più tra noi, come Shlomo Venezia - di Auschwitz - che ha raccontato decine di volte, davanti alle macerie dei forni, che, per sopravvivere, doveva svuotare le camere a gas e tagliare i capelli ai cadaveri, capelli che, poi, sarebbero stati utilizzati per fare tappetini per i sommergibili del Terzo Reich; o il grande Piero, il caro Piero, Piero Terracina, che ha raccontato decine di volte il dolore delle bastonate che avevano ricevuto lui e il suo papà quando, arrivati ad Auschwitz, non volevano separarsi dal resto della famiglia. Piero, negli ultimi anni della sua vita, era molto angosciato e mi diceva spesso: Nicola, ma questo Museo si farà? Lo farete? Io ho capito che non lo vedrò mai, ma voi, mi raccomando, andate avanti, perché non è giusto che tutto, ancora una volta, ricada solo su noi testimoni.
Care colleghe e colleghi, la scelta, sono convinto, unanime oggi - il coinvolgimento dello Stato è importante per tutti loro, compresi i sopravvissuti - rappresenta la volontà di lanciare un segnale e il tentativo di tramandare un testimone, ma - questo dobbiamo dircelo - è utile anche per i nostri giorni, per l'oggi e per il domani , perché ritornare con la memoria a quella cesura della nostra storia ci aiuta a comprendere come la Shoah, tutta la violenza e l'odio riversati sulla comunità ebraica, ma anche contro i rom, contro gli omosessuali, contro le minoranze politiche, sono stati un crimine immane commesso non da extraterrestri o da animali, ma da normali esseri umani, dotati di intelligenza e di cultura. Ciò è accaduto per mano dell'uomo e dall'uomo può sempre accadere di nuovo. Questa consapevolezza è un valore democratico fondamentale e la Shoah per questo, oggi, è ancora un monito, perché la sua radice profonda è l'odio, l'odio verso l'altro, il disprezzo per la persona e per ciò che è. La soppressione sistematica di milioni di esseri umani non accadde all'improvviso, bensì fu l'ultima tappa drammatica del processo di disprezzo e svalutazione della dignità umana. In Italia, affonda le radici nelle scelte del fascismo: quegli elenchi che i nazisti avevano in mano e leggevano nelle case esistevano grazie alle scelte del regime del 1938 e del censimento degli ebrei voluto proprio per principi razzisti e antisemiti. Il Museo e le nostre scelte, dunque, sono elaborazione etica e civile che, per non essere annacquate nella retorica, richiedono ora, oggi e domani coerenza nei comportamenti. Ci chiedono di portare nelle nostre vite, tutti i giorni, l'impegno a tenere viva la cultura del valore delle differenze, ci chiedono di indignarci sempre e protestare quando un essere umano viene offeso, perché giudicato, offeso o emarginato semplicemente per quello che è . Per questo, noi siamo vigili, dovremo essere vigili e dovremo tutte e tutti essere attivi ogni qualvolta una persona viene offesa e un pensiero di sopraffazione si afferma in Italia, in Europa e nel mondo. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, recita l'articolo 3 della nostra Costituzione, quella di tutti noi. I deportati non avevano questo scudo a salvargli la vita. La democrazia e la libertà lo hanno dato a noi e alle generazioni future. Ed oggi, in un Parlamento che nella dialettica democratica è spesso - come oggi - attraversato da dure polemiche, dare un segnale di unità a difesa della nostra storia e dei valori repubblicani è un fatto di grande rilevanza . Dovrà essere un luogo vivo, frequentato da milioni di ragazze e di ragazzi provenienti da tutto il mondo, per raccontare questa parte della nostra storia. Il negazionismo ha accompagnato, è stato detto, la storia del secondo dopoguerra, ha assunto le forme insidiose più diverse, dal silenzio complice alla negazione dei fatti. Il Museo di Roma, allora, sarà importante anche come presidio di memoria autorevole e vigile nel futuro. È sempre stato importante, ma oggi lo è ancora di più, perché viviamo e vivremo in un tempo nuovo, sempre di più nell'era dell'informazione digitale e, nel tempo della globalizzazione, miliardi di persone comunicano tra loro e si informano attraverso canali di proprietà di pochissimi gruppi e persone che, a livello globale, dominano questa dimensione del futuro, e come sappiamo questo è un problema enorme in tutti i campi, ma anche sul tema della memoria.
È stato detto, Presidente: la verità è in crisi e, oggi, è in crisi non solo per la presenza di falsità, ma spesso per la fragilità e l'incertezza delle fonti e la concentrazione assurda della proprietà delle reti, che condiziona la distribuzione delle notizie.
Ho concluso. Il Museo di Roma, allora, dovrà essere fonte scientifica, preziosa e autorevole per tutto il mondo, a tutela della storia. Annuncio ovviamente il “sì” convinto favorevole del gruppo del PD a questo disegno di legge che cambierà l'approccio italiano al tema della Shoah.
Oggi, lo ripeto, è una giornata importante. Se ci potessero ascoltare in questo momento tutti coloro che, in queste ore di 80 anni fa, stavano salendo su quei camion e quei vagoni piombati, potremmo dire loro: noi siamo qui, i vostri carnefici hanno perso, il Parlamento della Repubblica di un'Italia libera e democratica non vi ha dimenticato e vi giuriamo che non vi dimenticherà mai .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Matteoni. Ne ha facoltà.
NICOLE MATTEONI(FDI). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, oggi, dopo l'approvazione all'unanimità del provvedimento al Senato, tocca a noi chiudere il cerchio e rendere effettivo questo disegno di legge. Non è solo la realizzazione di un nuovo museo, cosa che già di per sé sarebbe importantissima, ma è il punto di arrivo di un percorso di condivisione e riconoscimento di una tragedia immane che, purtroppo, sentiamo molto più forte in questi giorni, appunto, perché ci arrivano le immagini e il grido d'aiuto di tanti innocenti uccisi in Israele che ci fanno rivivere quelle pagine buie che speravamo, illudendoci, fossero da consegnare alla storia.
Grazie al lavoro del Ministro Sangiuliano e del Governo Meloni, vediamo concretizzarsi quell'impegno che, a voce, in tanti hanno promesso, ma mai mantenuto e che finalmente noi realizzeremo. L'investimento finanziario presente in questo disegno di legge è poderoso e doveroso: parliamo di 10 milioni di euro che consentiranno alla Fondazione del Museo della Shoah di realizzare a Roma, come in tutte le grandi capitali d'Europa, un luogo della memoria.
L'esame finale del provvedimento arriva in quest'Aula in concomitanza di un doloroso anniversario, quello del rastrellamento degli ebrei a Roma, avvenuto il 16 ottobre 1943, per mano dei nazisti. Le autorità politiche e religiose si sono raccolte per ricordare questa orrenda pagina di storia che ha visto la morte di oltre 1.000 persone, tra uomini, donne e bambini, che dopo essere state caricate come bestie dalle SS alla stazione Tiburtina furono condotte nei campi di concentramento, tra cui quello di Auschwitz-Birkenau e per loro, come per tutte le vittime innocenti della Shoah, i nostri cuori non smetteranno mai di piangere.
Da qui, anche da questo ricordo indelebile nasce la consapevolezza del dovere della memoria, una memoria che non va messa in un angolo e relegata al 27 gennaio di ogni anno, ma anzi una memoria che va perpetuata e protetta da chi, ancora oggi nel mondo, nonostante la tragedia della Shoah, continua a fomentare e, a volte, giustificare il pregiudizio antisemita, l'odio e il terrorismo.
La comunità ebraica è parte attiva, integrante e caratterizzante dell'Italia. Sia nel Risorgimento che nella Grande guerra furono molti gli ebrei chi si spesero anche a costo della vita per la nostra Nazione. Lo scorrere della storia ci richiama al dovere di ricordare questo forte legame ancora oggi esistente. La comunità ebraica di Roma, la più antica d'Europa, risalente al secondo secolo avanti Cristo, con la sua presenza, rappresenta, ad oggi, la volontà concreta di lottare per la libertà, la democrazia e la pace, impegno che si traduce nella salvaguardia del ricchissimo patrimonio di culture e valori che l'ombra del nazismo ha cercato brutalmente di cancellare dal mondo.
Roma, l'Italia e il popolo ebraico sono comunità e culture eredi di un pensare e un sentire che sono alle radici dell'Occidente. Il pericolo, infatti, non si annida solo nel teatro di guerra che, in questi giorni, come ricordavo all'inizio, vede il popolo di Israele vittima di un attentato terroristico, che offende anche il popolo palestinese, preso in ostaggio e utilizzato da Hamas come scudo umano, ma anche nella nostra Europa. La consapevolezza che tutti insieme dobbiamo lavorare per fermare la cultura dell'odio è il primo passo fondamentale da compiere. A testimoniare il legame tra i due nostri popoli, l'Italia è oggi, senza dubbi o reticenze, schierata dalla parte di Israele nel condannare le azioni terroristiche di Hamas, perché colpire Israele significa colpire i nostri valori e anche l'Europa cristiana.
E se il ricordo del passato si tramanda di generazione in generazione, grazie ai suoi protagonisti, quando il male si impone alla nostra memoria, e il male è talmente grande, bisogna fare di più. Assieme a tutti i musei dedicati alla Shoah in Italia, dal Civico museo della Risiera di San Sabba della mia Trieste ai memoriali, solo per citarne alcuni, di Milano e Firenze, quello di Roma, che avrà carattere nazionale, diventerà un luogo fondamentale per la divulgazione storica e la condivisione della memoria. Si tratta di un museo che, ne sono certa, vedrà raggiungere alti livelli di approfondimento storico e scientifico grazie al contributo della comunità ebraica e di tutte le istituzioni che fanno parte della fondazione, per far sì che la storia venga ricordata da tutti. Sarà importante che i documenti e le testimonianze raccolte in questo nuovo museo siano fruibili soprattutto ai più giovani, attraverso le scuole, con vari percorsi didattici che dovranno abbracciare tutto l'anno scolastico, per stimolare, a livello nazionale, anche nuovi progetti di studio e di ricerca.
Per me, che arrivo da Trieste, città vittima delle tragedie del Novecento, l'orgoglio per questo ulteriore passo verso la memoria compiuto dall'Italia ha doppiamente valore. Proprio nella mia città, come sapete tutti, sono presenti i luoghi simbolo delle barbarie del secolo scorso, tra cui la Risiera di San Sabba, tappa ormai fondamentale per gli studenti, nello scoprire le pagine buie della storia d'Italia. Nella solennità di quel luogo, in veste di assessore all'educazione del comune di Trieste, ebbi l'opportunità di parlare agli studenti di una scuola del Lazio in visita, nell'ambito del progetto dei viaggi della memoria, e con le stesse parole che rivolsi a loro voglio concludere il mio intervento: “Siete qui oggi” - dissi loro - “perché non dobbiamo mai più dimenticare, né mai più dovremo chiudere gli occhi dinanzi a tanto dolore e a tanto orrore”.
Allora, quale luogo è più adatto di un museo per far rivivere la memoria? Senza la memoria, come giustamente si dice, non ci sono né futuro, né cultura, bellezza o identità, ed è per questo, per giustizia e rispetto di noi stessi, che annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questo disegno di legge, ricordando a tutti noi che quello che facciamo qui, oggi, non lo facciamo per noi, ma per le future generazioni, affinché si possa dire “mai più” alla potenza indiscriminata dell'odio .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per un breve ringraziamento, il Ministro Sangiuliano. Ne ha facoltà.
GENNARO SANGIULIANO,. Sarò telegrafico. Volevo solo ringraziare il Parlamento per la qualità del dibattito che si è sviluppato intorno a questo tema e per la convergenza che c'è stata sulla proposta. Altresì, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni per aver sostenuto questa mia proposta con tutto il Governo.
Richiamo le parole di Benedetto Croce, quando afferma che la storia è sempre un fatto contemporaneo; la storia non è un orpello del passato, ma è una sorta di cassetta degli attrezzi che ci consente di interpretare la realtà presente e prefigurare il futuro.
La filosofa Hannah Arendt ci ha spiegato, nei suoi saggi, l'unicità del male della Shoah che, secondo l'enciclopedia, è una parola, di derivazione biblica, che indica “tempesta perfetta”, una tempesta devastante. Quindi, non mi resta che ringraziare l'Aula di Montecitorio, come ho già fatto con il Senato, per la partecipazione e, soprattutto, per le parole che sono state spese, che mi sento di far mie. Grazie, davvero .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre per un ringraziamento, il presidente Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE, . Grazie, Presidente. Intendo ringraziare, come Presidente della Commissione cultura, scienza e istruzione e come relatore, tutte le forze e le rappresentanze politiche per il modo con cui hanno sentitamente condotto il dibattito su un testo che è stato approvato così, senza osservazioni, senza modifiche e senza ordini del giorno, a dimostrazione dell'assoluto spirito comunitario che porterà al voto di questo atto storico. Finalmente, Roma avrà e onorerà, con il Museo della Shoah, i deportati romani, gli ebrei romani, ebrei romani italiani, che quindi era giusto ricordare come fratelli nella tragedia.
Grazie davvero a tutti, grazie al Presidente del Consiglio, al Ministro Sangiuliano, al Governo.
Dagli interventi dei colleghi di maggioranza e opposizione che ho ascoltato, penso che anche questa sia una bella pagina di politica parlamentare. Grazie davvero.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1295: S. 614 - "Istituzione del Museo della Shoah in Roma" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signora Presidente, per valutare, rivolgendomi a lei e, per suo tramite, al Presidente della Camera, l'opportunità di richiedere una comunicazione e un confronto urgente in Aula al Ministro Urso sulla vicenda Ilva.
Ieri è stato audito il presidente Bernabe' che, rimettendo sostanzialmente il suo mandato, ha segnalato come ci si trovi di fronte a una situazione dell'azienda che rischia di interrompere l'attività produttiva a causa di difficoltà di carattere finanziario - non ci sono le risorse per pagare le forniture energetiche - e come la rimodulazione del PNRR abbia compromesso l'attività di decarbonizzazione e di ambientalizzazione che era stata avviata.
Io credo che entrambi i fattori consiglino un urgente confronto su questo tema, per cui sono qui a chiederle una seduta della Camera sul tema. Quindi, chiediamo al Ministro Urso di venire a riferire su quest'argomento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, sul medesimo argomento, il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Anche il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra interviene per chiedere un'informativa al Governo sulla questione Ilva. Ieri l'amministratore e presidente di Acciaierie d'Italia, Bernabe', ha dato una comunicazione estremamente preoccupante e allarmante: ha detto che servono 2,5 miliardi di euro, altrimenti Ilva chiude. Però, apprendiamo che ci sarebbe un accordo preliminare, di cui si sta occupando il Ministro Fitto, che vedrebbe uno spostamento di risorse per circa 2,27 miliardi di euro a carico del REPowerEU. Noi vorremmo capire cosa sta accadendo nel Governo. Infatti, si tratta di 2,27 miliardi di euro a carico di Acciaierie d'Italia e, quindi, della parte pubblica, per un totale di 4,6 miliardi. Faccio presente che sono dati che devono essere ben chiari a tutti i parlamentari, ma anche agli italiani. I cittadini e le cittadine di Taranto conoscono bene questi numeri. ArcelorMittal ha una quota del 68 per cento e Acciaierie d'Italia ha una quota del 32 per cento. In questi anni ArcelorMittal ha, come dire, socializzato i profitti, mentre chi metteva le risorse era lo Stato italiano. Faccio anche presente che c'è una necessità urgente di un chiarimento, perché Bernabe' ha detto che sono necessari 10 anni per la decarbonizzazione.
ANGELO BONELLI(AVS). Chiedo attenzione su questo passaggio, perché 10 anni per la decarbonizzazione significa che oggi è il 2023 e, se tutto andrà bene, terminerà nel 2033. Non entro nel merito di quello che si farà, ma il 26 luglio 2012 quegli impianti venivano sequestrati perché producevano, secondo il giudice per le indagini preliminari, malattia e morte. Ebbene, 2012-2033: 21 anni che la popolazione tarantina deve sopportare l'inquinamento del territorio. Faccio ulteriormente presente che alcuni giorni fa il nucleo operativo ecologico dei Carabinieri è entrato dentro lo stabilimento dell'Ilva, perché i picchi di benzene da molto tempo sono estremamente elevati.
Poi, c'è un problema che riguarda il futuro occupazionale dei lavoratori dell'Ilva, che noi guardiamo con grande attenzione e preoccupazione, e ricordiamo che c'è uno sciopero proclamato da parte dei sindacati in questa direzione.
Penso, quindi, che sia assolutamente urgente che il Governo venga in Aula per rendere un'informativa sulla questione del futuro dell'Ilva, ma anche per dare garanzie sulla salute dei tarantini e delle tarantine, perché, ad esempio, la valutazione di impatto sanitario -realizzazione, visto che si sta rilasciando un'autorizzazione integrata ambientale, si rende più che urgente, ovvero si tratta di fare anche una valutazione di impatto sanitario .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della scuola elementare paritaria Maestre Pie Filippini, di Frascati, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento, la deputata Patty L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Interveniamo anche noi sulla stessa questione e chiediamo un'informativa urgente sulla questione Ilva. Perché la chiediamo, quindi aggiungendoci ai colleghi che hanno già chiesto la stessa cosa in precedenza? Perché ieri, in audizione, siamo rimasti piuttosto basiti quando Bernabe' ha detto che voleva dare le dimissioni. Questo significa che siamo arrivati a un punto critico, ma siamo adesso a un punto critico, perché, con il MoVimento 5 Stelle, in passato noi abbiamo migliorato abbiamo dato i soldi per le bonifiche, abbiamo posto attenzione a Taranto, all'Ilva e, soprattutto, ai cittadini danneggiati dall'Ilva, perché non sono numeri, ma persone.
Io sono pugliese. Sappiamo che c'è un indotto che adesso ci dice anche che ogni tanto non viene pagato. Questa situazione c'è stata chiarita ieri. Praticamente, a gennaio ci sarà anche il problema che dovranno acquistare i crediti , i certificati verdi, perché, ovviamente, se non si fa la decarbonizzazione da qualche parte devono anche tirar fuori questi soldi, soldi che adesso non hanno. Loro vanno avanti con la propria cassa, perché chiaramente l'Ilva non è un'azienda interessata a chi fa un discorso di mettere capitali a livello privato. Non piace, non piace a nessuno. Quindi, l'unica cosa da fare qual era? Era il pubblico. Ma, allora, io mi chiedo: perché i soldi del PNRR sono andati altrove? Ieri è stato detto chiaramente: hanno detto che c'era un treno che stava andando avanti, c'era la decarbonizzazione, c'era un piano industriale, ma quello che state facendo adesso, come Governo, è altro. Infatti, avete spostato questo capitale, questo investimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, ovviamente, doveva essere concluso in un determinato tempo, il che significava velocizzare la decarbonizzazione di Taranto . Quindi, questo non è stato fatto, ma l'altra cosa - che chiedeva, appunto, anche Bernabe' - è che avete detto che ci sono fondi alternativi. Dove sono, quali sono e quanti sono? Non è chiaro, non è chiaro !
PATTY L'ABBATE(M5S). Ho visto un articolo che narrava del passato. Guardate, questo articolo era un pochino strano, perché ieri io ero in audizione ed è stata detta tutt'altra cosa. Il problema è adesso; il problema è stato creato adesso da questo Governo. Noi, in passato, abbiamo cercato sempre di trovare soluzioni, e le abbiamo trovate. C'erano dei soldi, su cui noi abbiamo lavorato tanto. Mi ricordo anche il senatore tarantino Mario Turco come ha lavorato per riuscire a portare dei fondi a quella che era una situazione incancrenita da anni, che conosceva benissimo . Ma poi cosa è successo? È successo che questo Governo ha tolto tutto.
Quindi, non facciamo giri di parole dicendo che abbiamo trovato soluzioni alternative. Noi le soluzioni non le vediamo. Noi continuiamo a dire che questo Governo non ascolta i cittadini. Qui stiamo parlando di cittadini e stiamo parlando di un'impresa, e poi mi viene detto che l'acciaio primario serve a tutta l'Italia, per le altre imprese. Allora, se serve, perché in questo momento non decarbonizziamo? Perché non vediamo ancora una linea di idrogeno? Perché non vediamo ancora i forni elettrici? Perché non sono stati fatti e perché non si trova una reale soluzione? È questo ciò che chiediamo, per i cittadini di Taranto .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole L'Abbate. Naturalmente, riferirò al Presidente le richieste di informativa che sono giunte da diversi gruppi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi ed altri n. 1-00160 Di Biase ed altri n. 1-00198 Di Lauro ed altri n. 1-00200 e Zanella ed altri n. 1-00202 concernenti iniziative volte a prevenire e contrastare il cosiddetto fenomeno "" relativo all'isolamento sociale volontario, con particolare riguardo alle fasce più giovani della popolazione .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 ottobre 2023, è stata presentata una nuova formulazione della mozione Montaruli ed altri n. 1-00160, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Panizzut, Tassinari e Lupi - i quali, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo e il quarto firmatario - e che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno. Prego, Sottosegretario.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Sulla mozione Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi ed altri n. 1-00160 parere favorevole sulle premesse; parere favorevole all'impegno 1); parere favorevole all'impegno 2); impegno 3), parere favorevole con la seguente riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”; impegno 4), parere favorevole con riformulazione: “a promuovere periodicamente, in collaborazione con l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza”; impegno 5) parere favorevole; impegno 6) parere favorevole; impegno 7) parere favorevole; impegno 8) parere favorevole con riformulazione: “nei limiti delle risorse disponibili”; impegno 9) parere favorevole.
Sulla mozione Di Biase ed altri n. 1-00198 parere favorevole sulle premesse, tranne che per il punto 17), su cui c'è parere contrario. Per quanto riguarda gli impegni: impegno 1) parere favorevole; impegno 2) parere favorevole con riformulazione, nel senso di sostituire le parole “ad istituire” con “a valorizzare”; impegno 3) parere favorevole; impegno 4) parere favorevole con riformulazione: “ad implementare le iniziative del protocollo d'intesa del 2022 fra il Ministero dell'Istruzione e del merito, il Ministero delle Salute e le regioni così da sensibilizzare e prevenire i fenomeni legati al disagio giovanile”; impegno 5) parere favorevole; impegno 6) parere favorevole.
Sulla mozione Di Lauro ed altri n. 1-00200 parere favorevole sulle premesse. Per quanto riguarda gli impegni: impegno 1) parere contrario; impegno 2) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di approntare, nei limiti delle risorse disponibili”; impegno 3) parere favorevole con riformulazione: “a valutare iniziative volte a promuovere un monitoraggio del fenomeno con la collaborazione degli istituti scolastici, delle strutture sanitarie, dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e degli enti del Terzo settore, che consenta di censire le persone in questa condizione”; sull'impegno 4) parere favorevole con riformulazione: “ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire e arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione”; impegno 5) parere contrario; impegno 6) parere favorevole con riformulazione: il Ministero dell'Università ci dà una riformulazione corposa, che leggo: “adottare ogni iniziativa utile a promuovere l'istituzione del servizio di psicologia scolastica per il sostegno agli adulti e agli studenti, alle famiglie e al personale scolastico e universitario, e promuovere il benessere psicofisico e valorizzare il ruolo del docente universitario delegato al sostegno psicologico quali figure di riferimento per il sostegno agli alunni e agli studenti, alle famiglie e al personale scolastico e universitario, e per la promozione del benessere psicofisico e per promuovere misure di supporto psicologico e specifico sia durante il percorso scolastico e formativo sia durante quello lavorativo, con particolare attenzione alle fasce economicamente più fragili della popolazione”; impegno 7) parere favorevole con riformulazione: “ad attivare ogni utile iniziativa per una formazione adeguata degli insegnanti e operatori del settore per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento e per poter prevenire e arginare l'abbandono scolastico e universitario”; impegno 8) parere contrario; impegno 9) parere favorevole; impegno 10) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a garantire le necessarie risorse e i percorsi istitutivi idonei per la realizzazione di progetti individualizzati domiciliari o di piccolo gruppo volti al reinserimento sociale e scolastico, da parte delle istituzioni scolastiche e dei servizi territoriali, con interventi educativi domiciliari e spazi laboratoriali educativi con attività extrascolastiche, gratuiti, per i ragazzi coinvolti dal fenomeno del ritiro sociale”; impegno 11) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di, nei limiti delle risorse disponibili”; impegno 12) parere favorevole con riformulazione: “a valutare ogni opportuna iniziativa per potenziare il personale sanitario e sociosanitario dei consultori familiari, delle strutture sanitarie” e ci agganciamo all'articolato; impegno 13) parere favorevole con riformulazione: “a promuovere una campagna informativa efficace sulla patologia del ritiro sociale affinché la collettività intera sia consapevole del problema, coinvolgendo le istituzioni scolastiche, le strutture del Servizio sanitario nazionale e le associazioni maggiormente rappresentative impegnate sul fenomeno”.
Sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00202 parere favorevole su tutte le premesse. Invece, per quanto riguarda gli impegni: impegno 1) parere favorevole con riformulazione: “a promuovere periodicamente uno studio su scala nazionale che coinvolga tutte le fasce di età della popolazione circa l'incidenza di tale fenomeno e le sue ripercussioni”; impegno 2) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di adottare, nei limiti delle risorse disponibili, iniziative di competenza”, e quindi ci agganciamo all'articolato; impegno 3) parere favorevole con riformulazione: “a valutare la possibilità di”; impegno 4) parere favorevole con riformulazione: “ad attivare presso i Ministeri competenti specifici progetti volti a prevenire e arginare il fenomeno del ritiro sociale tra le fasce più giovani della popolazione”; impegno 5) parere favorevole con riformulazione: “ad attivare ogni utile iniziativa per una adeguata formazione di insegnanti e operatori del settore per una più corretta e puntuale individuazione di tale comportamento, per poter prevenire e arginare l'abbandono scolastico e universitario”; impegno 6) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di attivare, nei limiti delle risorse disponibili, servizi educativi con personale adeguatamente formato e competente sul tema del ritiro sociale” e poi ci agganciamo all'articolato; impegno 7) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell'istruzione, anche attraverso la figura del docente , promuovendo il recupero dei ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e sviluppando le potenzialità di coloro a forte rischio di ritiro sociale, riducendo eventuali situazioni di pressione e mancanza di realizzazione personale all'interno del percorso scolastico”; impegno 8) parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare e definire iniziative di competenza per definire l'applicazione di un piano didattico” e poi ci agganciamo all'articolato; impegno 9) parere favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signora Presidente, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza del gruppo di Noi Moderati e chiedo l'autorizzazione a depositare l'intervento.
PRESIDENTE. Certo, grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Presidente, Sottosegretario, colleghe e colleghi, il termine giapponese “” significa stare in disparte e indica chi decide di ritirarsi dalla vita sociale, scolastica o lavorativa per lunghi periodi, addirittura per anni, e in Giappone già si registrano casi di autoreclusione pluridecennali. La ricerca sociologica e medica è iniziata non da molto, attorno agli anni Duemila. Da allora, questa definizione entra sempre più frequentemente nella letteratura psichiatrica, che va arricchendosi, anche se è ancora insufficiente. Il ritiro sociale, chiudendosi nell'abitazione e rifiutando ogni contatto con il mondo esterno, spesso persino con gli stessi familiari, è quanto caratterizza questa sindrome.
È stato uno psichiatra giapponese, Tamaki Saito, a capire che si trattava di un disturbo a sé, nel 1998, e a darne la definizione “”. Infatti, il ritiro sociale è presente anche in pazienti con depressione, fobia sociale, schizofrenia e altre forme di sofferenza psichica e psichiatrica. Per questo è decisiva la diagnosi differenziale. Secondo lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell'associazione “ Italia”, i principali campanelli di allarme a cui le famiglie devono prestare attenzione sono legati all'insofferenza alla socialità, alla ricerca di isolamento, al rifiuto della scuola, delle attività extrascolastiche e delle relazioni sociali di ogni tipo. Gli e le “” sono generalmente giovani adolescenti o giovani adulti, che si isolano progressivamente e organizzano la propria esistenza in uno spazio tutto per sé, da cui non escono anzi, grazie a , questo spazio diventa il loro mondo, la loro realtà, una sorta di utero che li contiene e protegge. Le problematiche che coinvolgono la salute sono varie. Il rischio di una tendenza all'autodistruzione è molto elevato, autolesionismo, anche abuso di sostanze. La perdita di contatto con la realtà aumenta la possibilità di disturbi dissociativi e ossessivo-compulsivi. Impressionanti i dati rilevati in Giappone nel novembre 2022: sarebbero 1 milione e mezzo, pensate, gli “”, tra l'altro sempre più anziani. La pandemia da COVID sembra aver avuto un peso importante, se non determinante, nella crescita dei casi.
Lo scorso marzo sono stati comunicati i risultati del primo studio quantitativo sul fenomeno in Italia, una ricerca condotta dal CNR-Istituto di fisiologia chimica, in collaborazione con il gruppo Abele Onlus di Torino: l'81,6 per cento dei dirigenti scolastici ha affermato che nell'anno scolastico 2020-2021 almeno uno dei propri studenti ha abbandonato la scuola e ben il 26,7 per cento di loro ha dichiarato che almeno uno studente è stato coinvolto dal fenomeno dell'isolamento sociale. Il centro e il sud Italia risultano più colpiti del nord, e questo dice della sovrapposizione e dell'intreccio tra il fenomeno della dispersione scolastica e quello del ritiro sociale volontario cronico, chiamato appunto “”.
Il 16 marzo 2022, l'Istituto superiore di sanità ha pubblicato un importante rapporto sulle dipendenze da e all'interno di questo rapporto viene presentato il fenomeno, ancora poco studiato nel nostro Paese, del ritiro sociale: potrebbero essere 100.000, potrebbero essere 200.000, insomma l'incertezza è grande. Sono soprattutto di sesso maschile. I dati sono troppo approssimativi e, a mio giudizio, incerti. Per questo si richiede, in tutte le nostre mozioni, che l'impegno del Governo vada per una ricerca nazionale scientificamente valida. Vanno anche predisposte misure per la prevenzione primaria e secondaria. Vanno previste risorse per rafforzare i servizi educativi, i servizi sociali sociosanitari a sostegno delle ragazze e dei ragazzi a rischio, i centri per le famiglie, i servizi di neuropsichiatria e psicologia per l'infanzia e l'adolescenza. Vanno coinvolti, ovviamente, i pediatri e i medici di base. Va prevista una formazione , una campagna di informazione e un servizio - di cui si parlerà anche in altro contesto - di assistenza psicologica nelle scuole, specializzato e informato anche su questi nuovi fenomeni che non vanno sottovalutati, anzi, andrebbero valutati più compiutamente
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(A-IV-RE). Grazie, Presidente. Governo e colleghi, noi pensiamo che, se si parla di “”, dobbiamo parlare obbligatoriamente di politiche giovanili, di una strategia nel costruire un dialogo con i nostri ragazzi adolescenti. Perché? Perché si parla di autoesclusione, di un universo che assume i confini della propria cameretta, di un fenomeno esploso sicuramente durante la pandemia, ma che già esisteva, non dobbiamo nasconderci la realtà. I casi conclamati sono molti, dai 100.000 ai 120.000, dipende ovviamente dalle stime, però poi c'è tutto il sommerso di chi vive il dramma tra le mura domestiche. I nostri giovani, a volte, anzi forse spesso, sono così tanto in crisi con il mondo, con la famiglia e con la scuola, da sentire la necessità di costruirsi questo pericolosissimo mondo parallelo. Perché? Perché si sentono inadeguati a vivere la loro vita, quella di adolescenti che si divertono, che si confrontano, che studiano e che fanno sport. Però, ovviamente, signor Presidente e, per suo tramite, al Governo, questi adolescenti scelgono la via di un mondo virtuale, che cambia la prospettiva: la solitudine piuttosto che l'inadeguatezza scompaiono, si attenuano ed in soccorso arriva il disturbo psicologico. Lo stare in disparte diventa una gratificazione.
Più volte, il nostro gruppo Azione-Italia Viva ha invitato il Governo ad attuare un piano di contrasto al disagio giovanile, un piano che parta dalle scuole e che si estenda al territorio, agli oratori, alle associazioni, con la presenza di educatori di strada.
Ma che cosa manca? Oggi, signor Presidente e, ovviamente, sempre per suo tramite, al Governo, mancano le figure specializzate - e ci terrei, in particolare, che il nostro Governo fosse attento - a scuola, negli ambulatori, nei centri giovanili, manca una formazione per i nostri docenti. E così il fenomeno degli “” si camuffa: si camuffa a scuola e in famiglia e si intercetta tardi il disagio, quando è già conclamato, quando è esploso.
Aggiungo che in questa necessaria strategia devono essere coinvolti anche i comuni, i laboratori, i centri giovanili, gli spazi per il gioco all'aperto e per il gioco libero, per costruire insieme un percorso che deve aiutare i nostri ragazzi ad affrontare anche altre forme di disagio. Non posso dimenticare chi subisce forme di bullismo piuttosto che di cyberbullismo. Questo è un mondo che spesso tace, si isola e, in quei casi, la stanza diventa un rifugio da cui poi è veramente difficile uscire. Desidero, in conclusione, fare questa considerazione. Scorrendo la legge di bilancio, in schiettezza, non ho colto risorse per le politiche giovanili. Quasi viene da pensare che l'Italia non sia un Paese per giovani, se questi stanziamenti poi realisticamente non esistono. Noi vogliamo comunque fare un'apertura di credito, votando la mozione del Governo e le altre mozioni, ma siamo preoccupati dei pareri che sono stati espressi e che contengono impegni “a valutare l'opportunità di” e “a valutare, compatibilmente alle risorse disponibili”. Pensando che di risorse disponibili non ne abbiamo intercettate, non vorremmo che queste mozioni fossero uno specchietto per le allodole, sarebbe drammatico per chi vive questo problema. Allora, ci aspettiamo che ci siano risorse per gli impegni che sono stati identificati nelle mozioni, che abbiamo sentito prima elencare dal Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Membri del Governo e onorevoli colleghi, oggi discutiamo mozioni molto importanti, in quanto trattano un tema delicato e cruciale per il futuro dei nostri giovani, il fenomeno “, ossia quelle persone affette da un particolare disturbo psicologico, il cui significato letterale è “stare in disparte”. Questo fenomeno nasce in Giappone alla fine degli anni Settanta, per poi espandersi a macchia d'olio nel resto del mondo. Questo isolamento può durare settimane, mesi o anche anni e spesso coinvolge giovani adulti che si barricano nelle proprie stanze, interagendo solo con il mondo attraverso i e i videogiochi . Ma perché le persone diventano ? Le cause sono complesse e multifattoriali. In molti casi, lo stress sociale, la pressione accademica, le aspettative eccessive possono portare i giovani a ritirarsi dalla società. In Giappone, ad esempio, dove il fenomeno è stato originariamente identificato, la pressione per avere successo nella vita è estrema e questo può spingere alcuni individui a rinchiudersi in se stessi. L' può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica delle persone coinvolte. La solitudine prolungata può portare a problemi come depressione, ansia e altri disturbi fisici. Inoltre, può avere un impatto negativo sulle relazioni familiari, poiché i familiari spesso si sentono impotenti nel cercare di aiutare i propri cari a uscire da questa situazione. Alcune delle chiavi per affrontare l' sono la consapevolezza e la comprensione. Dobbiamo riconoscere che il mondo in cui viviamo può essere estremamente stressante e dobbiamo essere pronti ad offrire aiuto e supporto a coloro che ne hanno bisogno. Inoltre, dobbiamo combattere lo stigma sociale associato all', affinché le persone non si sentano giudicate o emarginate. È fondamentale promuovere un ambiente in cui i giovani si sentano accettati, sostenuti e valorizzati per ciò che sono, indipendentemente dalle aspettative della società. Inoltre, è importante educare i giovani alle competenze sociali e alla gestione dello stress, in modo che possano affrontare meglio le sfide della vita. Nella scorsa legislatura l'argomento è stato citato nell'ambito dell'attività della Commissione infanzia e adolescenza, durante lo svolgimento di indagini conoscitive dall'oggetto più ampio, nello specifico nel corso dell'indagine conoscitiva sul bullismo e sul cyberbullismo, durante l'audizione della professoressa Parisi che, nel sottolineare l'attualità dei fenomeni oggetto dell'indagine conoscitiva, ha rilevato come nella società contemporanea oltre 100.000 ragazzi vivano ritirati in casa, scegliendo come unico contatto la realtà del . Questa forma di esasperato isolamento giovanile ha assunto caratteristiche nuove e pericolose. Si sta infatti assistendo a un progressivo e preoccupante sopravvento del mondo virtuale su quello reale. Anche la pandemia da COVID-19 e le misure restrittive per il contenimento dell'infezione, come il la chiusura delle scuole e il distanziamento sociale, hanno rivoluzionato la vita dei bambini e degli adolescenti. Preoccupanti, poi, sono i dati pubblicati da che rilevano come un giovane su 4, tra i 6 e i 17 anni, almeno una volta nella vita, abbia subìto un episodio di bullismo o cyberbullismo. Spesso i sono i principali strumenti utilizzati per il cyberbullismo, seguiti dalle dai messaggi e dai videogiochi . Per questo motivo, oggi è importante dare una risposta forte da parte del Parlamento su questo grave problema che rischia di danneggiare il futuro dei nostri ragazzi.
La mozione di maggioranza impegna il Governo: a promuovere, all'interno degli istituti scolastici, in un'ottica di prevenzione e di contrasto al disagio giovanile, progetti di intervento volti a favorire il benessere sociale e a creare le condizioni per consentire ai giovani di affrontare in modo soddisfacente i propri compiti di sviluppo, rendendoli protagonisti delle loro scelte e della propria crescita; a istituire la figura dello psicologo delle cure primarie, quale primo livello di servizio di cure psicologiche di qualità accessibile ed integrato con gli altri servizi sanitari; a promuovere una campagna informativa sul disagio giovanile e in particolare sul fenomeno degli e dei NEET, coinvolgendo anche le principali associazioni che si occupano di tale tematica; a promuovere la sottoscrizione di un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Istruzione e del merito e con il Ministero della Salute, insieme alle regioni, così da sensibilizzare e prevenire fenomeni legati al disagio giovanile e dare anche un orientamento ai familiari, che spesso sono in difficoltà e non sanno bene come gestire la problematica; infine, a promuovere presso le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado giornate dedicate al supporto di competenze specifiche, per favorire il riconoscimento del problema legato al disagio giovanile.
Come affermano i padri della sociologia, la società è come un organismo e ogni parte di essa svolge un ruolo vitale. Questo concetto ci ricorda l'importanza di ogni individuo, compresi i giovani, nel tessuto sociale. Per combattere il ritiro sociale dei giovani, dobbiamo creare spazi dove essi si sentano valorizzati e coinvolti e dobbiamo offrire ai giovani opportunità che abbiano un significato per loro, che li ispirino e li motivino a partecipare attivamente alla vita comunitaria. Questo può avvenire attraverso l'educazione, il volontariato o l'accesso a risorse che soddisfino le loro esigenze. La partecipazione civica e la connessione tra le persone sono essenziali per una società sana. Pertanto, dobbiamo incoraggiare i giovani a partecipare attivamente a organizzazioni e ad iniziative chi li mettano in contatto con i coetanei e gli adulti che condividano i loro interessi. L'azione sociale, quando basata su una profonda comprensione delle esigenze e delle esperienze degli altri, può veramente trasformare la vita. Per combattere il ritiro sociale dei giovani dobbiamo dimostrare empatia e comprensione per le loro sfide, ascoltarli e lavorare insieme a loro per costruire un futuro migliore. Il ritiro sociale dei giovani è una questione che richiede un impegno collettivo. Citando i grandi sociologi, dobbiamo creare spazi significativi, promuovere la partecipazione civica, rafforzare il capitale sociale e dimostrare empatia. Solo in questo modo potremo affrontare questa sfida e costruire una società più inclusiva e coinvolgente per i giovani e per tutti. Per queste ragioni, Forza Italia voterà convintamente a favore della mozione e si impegnerà in tutte le sedi opportune per combattere questo fenomeno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Sottosegretario per una precisazione su un parere. Ne ha facoltà.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Si tratta della mozione Di Lauro ed altri n. 1-00200 e dell'impegno n. 13. Ho espresso un parere favorevole con una riformulazione, che vorrei rileggere: “a promuovere una campagna informativa efficace sul fenomeno del ritiro sociale, affinché la collettività intera sia consapevole del problema, coinvolgendo le istituzioni scolastiche, le strutture del Servizio sanitario nazionale e le associazioni maggiormente rappresentative impegnate sul fenomeno”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, stiamo provando a occuparci di un fenomeno particolarmente inquietante e grave, un fenomeno che coinvolge al minimo un centinaio di migliaia di famiglie. Quindi, è un fenomeno sicuramente preoccupante, in particolare, perché riguarda i nostri ragazzi, i nostri giovani. Però, piuttosto che concentrarsi solo su un aspetto specifico di questo fenomeno, che è appunto l', suggerirei a tutti quanti di fare una riflessione un po' più larga. Amplierei la platea rispetto a coloro i quali vogliamo rivolgerci e aiutare, perché si sta parlando, sostanzialmente, di uno spettro ampio per cui non c'è l' sì e l' no. In realtà, c'è uno spettro ampio che riguarda tutto il fenomeno del ritiro sociale e dell'isolamento sociale, che è un fenomeno fatto di decine di grigi. Non c'è, quindi, solo l'.
Pensate che l'Organizzazione mondiale della sanità sta provando a mettere anche un accento particolare sul patologico, il gioco d'azione che ti coinvolge indipendentemente dall'isolarti per sei mesi, come avviene con l'. Si sta ponendo sempre di più l'accento sulla nomophobia, che è la sensazione di trovarsi completamente spaesati, se non siamo connessi: , nomophobia vuol dire . In altre parole, la sensazione di essere completamente isolati se non siamo connessi. Pensate un po'! È una cosa incredibile. Oppure, il fenomeno del , da vampiro, per cui si sta tutta la notte a guardare filmati, uno dietro l'altro e alcune piattaforme, come , sono particolarmente compulsive su questo. È chiaro che una cosa del genere implica un modello di riferimento in termini relazionali che è particolarmente rischioso e grave. Attenzione, non riguarda soltanto i ragazzi - che sicuramente sono il capitale umano e sociale più importante, i nostri giovani, è fuori discussione: molti di noi sono genitori e nonni - ma riguarda anche gli adulti. Anche alcuni di noi qui, in questo momento, sono connessi a fare altre cose gran parte della giornata. Ora, noi lo facciamo anche per lavoro e troviamo pretesti e alibi per tutte le di che abbiamo, di e così via, ma alla fine è un alibi perché non si riesce a stare più di un'ora senza andare a guardare il cellulare! Senza andare a guardare che cosa ci è successo, com'è andata quella questione. Proprio l'immediatezza, il livello - come dico io - educativo del surfista, quando invece dovremmo essere un po' più palombari, un po' più cauti, un po' più calmi, andare nel profondo e studiare le nostre questioni nel dettaglio e nell'analisi. Questo è un tema che dovrebbe riguardare, in chiave educativa, un'intera comunità, non solo i ragazzi e le scuole, ma anche le famiglie e le comunità intere, rispetto alle quali oggi, più di ieri, nonostante si possa avere più relazioni, grazie a Internet, ci si ritrova a essere sempre di più da soli. Non si riesce a esprimere nelle nostre comunità quella solidarietà, quel livello di collaborazione che, invece, spesso, nel contesto soprattutto delle rischia di diventare da un lato isolamento e dall'altro competizione, magari, alla ricerca di . E questo crea un livello di pretesa iper-performante rispetto a tutte le attività che facciamo. In questo percorso, forse il modello educativo che dovremmo impostare sarebbe quello andragogico piuttosto che quello pedagogico. Dovremmo prima di tutto educare noi stessi, dovremmo educare gli adulti, perché i giovani sono lo specchio di noi altri, lo specchio degli adulti. Da questo punto di vista c'è proprio un richiamo e siamo in qualche modo costretti - pensate un po' - a rimediare attraverso l'istituzione di un sistema di aiuto fatto da professionisti, quasi come il mondo dell'adulto fosse sostanzialmente incapace di adempiere al proprio ruolo educativo.
Del resto, purtroppo avviene così e da questo punto di vista ci tocca anche segnalare una grave assenza. Il grande assente, quello più significativo, di questo anno in termini di sanità - perché anche in questo caso si parla di salute mentale - è quello della prevenzione: considerato quanto potrà succedere in legge di bilancio, rilevo che non c'è un euro orientato verso la prevenzione. Prevenire è la cosa fondamentale. Perché parlo di fenomeno grigio? E non c'è sì e no, ma c'è tutto lo spettro dell'isolamento e del ritiro sociale. Se c'è uno spettro e ci sono tutti questi grigi fra il sì e il no, evidentemente è su questi grigi che si può intervenire in termini preventivi, ed è su questi grigi che bisogna lavorare a livello di prevenzione ma per fare prevenzione però ci vogliono finanziamenti.
E noi si continua a votare mozioni, anche in questo caso - per cui preannuncio il voto favorevole del Movimento 5 Stelle su tutte le mozioni che sono state presentate -, ma mi duole molto, tuttavia, constatare che per tutte le mozioni che sono state presentate si va a finanziamento zero, a invarianza di bilancio. Non si va da nessuna parte con l'invarianza di bilancio ! Bisogna investire e non è un costo! Quanto ci viene a costare un , parlando di ? Un ritiro sociale quanto ci viene a costare in termini di mancanza di produttività, in termini di famiglie impegnate giorni e giorni con situazioni di ritiro sociale, che si spendono continuamente e non sanno da che parte rifarsi, vivono lo stigma, si vergognano di quanto gli sta succedendo ed hanno sentimenti di colpa ingovernabili? Chi è genitore lo sa. E quanti di noi si sono trovati a combattere con i cellulari dei propri figli, con la rete di casa? Quanti di noi si sono trovati in quel tipo di difficoltà? Allora, ritorno lì: bisogna investire su questo e il territorio va attivato e deve essere una grande comunità solidale rispetto alla quale si può davvero crescere in un contesto di collaborazione. Bisogna farla questa riflessione perché si continua a penalizzare la cosa che dovrebbe funzionare di più e che è un investimento vero e proprio, vale a dire la prevenzione, che però è una grande assente. Naturalmente, è grande assente il bisogno finanziario del Servizio sanitario nazionale, anche rispetto alla salute mentale, e il grande assente conseguente è la carenza di personale. Su queste cose qui bisogna assolutamente investire. Mi duole molto che siano stati, di fatto, bocciati alcuni nostri dispositivi - il primo, in particolare - perché andava proprio nella direzione, finalmente, di programmare qualcosa in questo senso. Era quello più importante perché chiedeva di dare compiutezza al Comitato tecnico nazionale per la tutela del diritto allo studio di alunni e studenti in condizioni di ritiro sociale con il compito di fare linee-guida, iniziative atte a favorire la diffusione e il recepimento delle linee guida e iniziative funzionali alla tutela del diritto allo studio. Guardate, se non c'è un piano, una programmazione e una pianificazione di tutto questo che va nella direzione che ho detto, noi possiamo tranquillamente alzare bandiera bianca e arrenderci e non pensare al futuro di questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO(LEGA). Grazie, Presidente. Il termine “” identifica, in Italia, un campione di circa 10.000 giovani, tra gli 11 e i 17 anni, che decidono consapevolmente di isolarsi. La nostra mozione è rivolta a programmare azioni intese come azioni che interessano più Ministeri - il Ministero per la Famiglia, il Ministero per la Pubblica istruzione, il Ministero della Salute - per una serie di interventi che oggi sono rivolti a questo campione di giovani, considerando anche che un campione importante di adulti nella situazione -COVID ha manifestato gli stessi sintomi e le stesse manifestazioni di isolamento. È a questo campione che noi abbiamo dedicato, con questa mozione, la nostra attenzione, con riferimento alla quale mi interessa soprattutto sottolineare che, per la prima volta, si parla di istituzione di centri di osservazione di giovani nei distretti sociosanitari, affinché vengano promossi - e questa è una cosa che ci sta particolarmente a cuore - programmi di telepsichiatria e di teleassistenza. Perché oggi la medicina deve diventare sempre più di prossimità, deve bussare alla casa di questi ragazzi che vivono isolati nelle loro case, a cui, attraverso processi di teleassistenza, oggi possiamo, finalmente, dare ascolto. Quindi, le visite psicologiche e psichiatriche possono arrivare nelle stanze di questi ragazzi. È per questo che noi, promuovendo quest'azione, a nome del gruppo Lega-Salvini Premier, condividiamo assolutamente i temi e i contenuti di questa mozione che favoriscono la medicina che noi vogliamo, cioè la medicina di prossimità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, in questi ultimi due anni, lo abbiamo visto, il tema del benessere psicologico giovanile è diventato una questione centrale nel dibattito pubblico e, proprio in virtù di questa centralità, è necessario che le istituzioni inizino a dare risposte puntuali, risposte concrete. Indagini e che ci arrivano dal mondo scientifico ci indicano con chiarezza che è necessario aumentare i nostri sforzi per la presa in carico dei ragazzi e delle ragazze, anche e, soprattutto, dal punto di vista psicologico e neuropsichiatrico.
Ho avuto già modo, in discussione generale, di portare all'attenzione di questa Assemblea la relazione che è stata fatta dall'ospedale pediatrico, il rapporto che è stato fatto dall'ospedale pediatrico “Bambino Gesù” di Roma, che accende i riflettori su un esponenziale incremento, quasi il 40 per cento di quelli che sono le patologie e i disturbi neuropsichiatrici. Quel rapporto evidenzia, con dati disarmanti, che crescono in modo vertiginoso, i fenomeni di autolesionismo, i tentativi di suicidio tra i giovani e i giovanissimi.
Noi abbiamo proposto, come gruppo del Partito Democratico, nella Commissione bicamerale infanzia e adolescenza, un'indagine conoscitiva proprio al fine di approfondire la questione del disagio giovanile e l'aumento dei disturbi psicologici.
Con questa mozione, il Partito Democratico vuole portare all'attenzione del Governo questo disturbo che, com'è stato detto già prima di me, è diffuso in età scolastica e -scolastica, noto con il termine “”.
Questa parola giapponese, che significa letteralmente “stare in disparte”, dà contezza e spiega benissimo qual è la patologia di cui sono affetti questi ragazzi, che scelgono la solitudine, l'isolamento forzato per mettersi al riparo da una realtà che, ahimè, non riescono a sopportare e, dunque, si rinchiudono volontariamente. Abbiamo visto anche come questo fenomeno, in Giappone, sia ben più conosciuto di quanto non fosse fino a qualche anno fa nel nostro territorio nazionale. Infatti, sono più di 20 anni che è conosciuto, in Italia è molto più recente, tuttavia, oggi, grazie a dati puntuali, sappiamo di che tipo di numeri stiamo parlando. Ricordiamo a beneficio di tutti, a beneficio di questa Assemblea, lo studio svolto dall'Istituto di fisiologia del Centro nazionale delle ricerche di Pisa - dove è stata condotta una indagine condotta su un campione di 12.000 studenti, in un'età compresa tra i 15 e i 19 anni -, secondo cui l'1,7 per cento del totale degli studenti italiani sarebbe soggetto a questo disturbo, un totale, addirittura, del 2,6 per cento se a questi si aggiungono quei giovani che potrebbero diventare ” o che sono fortemente a rischio. Ci sono e sono state rilevate differenze di genere in questo disturbo: i ragazzi si ritirano nell'utilizzo dei giochi, dei videogiochi e, invece, le ragazze passano il loro tempo a dormire.
Io dichiaro sin da subito il voto favorevole del Partito Democratico a tutte le mozioni che sono state depositate e che oggi stiamo discutendo, perché reputo che su questi argomenti davvero lo sforzo debba essere unitario. Con questa mozione, il gruppo del Partito Democratico ha voluto portare alla luce un fenomeno complesso. Io dico una cosa che vorrei non fosse letta come polemica, ma proprio perché su questo c'è una divisione tra la nostra impostazione, tra l'impostazione che noi abbiamo della scuola e quella che ho sentito nei mesi scorsi. I primi sintomi del disturbo, lo abbiamo detto, emergono in età scolastica, probabilmente connessi anche a una forte dose di competitività tra i banchi di scuola. È uno dei fattori che conduce i ragazzi a isolarsi insieme a fenomeni di bullismo e di cyberbullismo, anche questi sono argomenti su cui questa Assemblea si è ampiamente spesa. Quest'ansia di prestazione che hanno i nostri giovani è uno dei fattori che spinge i ragazzi a cercare un ritiro volontario.
Allora, al riguardo è bene sottolineare un aspetto che, a mio avviso, coinvolge questo Governo. Aver voluto descrivere la scuola italiana come scuola del merito ha prodotto, non a caso, le proteste dei nostri studenti, che ci chiedono e hanno chiesto nei loro - questa è la parte che è stata cassata, a cui è stato dato parere contrario, però mi consenta, invece, nella mia dichiarazione di voto, di sottolinearla -, nelle loro proteste di imparare e non di gareggiare. Quindi, penso che quest'ulteriore tensione nella scuola italiana proprio non ci volesse.
Vogliamo - e questa è la domanda che pongo - davvero trasmettere ai più giovani l'idea che si è forti, si è vincenti solo se si arriva tra i primi? Io non penso che sia così. Nella nostra mozione c'è la promozione del benessere sociale, quindi la promozione all'interno delle scuole di progetti e di interventi volti a favorire il benessere sociale di questi ragazzi per aiutarli, rendendoli protagonisti delle proprie scelte.
Ma, naturalmente, oltre al benessere sociale, c'è il riconoscimento del disturbo, e su questo chiediamo al Governo di sostenere con forza l'iter legislativo per la figura dello psicologo delle cure primarie. Noi riteniamo che sia fondamentale che questa figura venga affiancata al medico di base e al pediatra di libera scelta, per riuscire a far sì che il sostegno psicologico diventi un impegno strutturale nella società, e non un atto sporadico.
Signor Presidente, il fenomeno degli richiede un'azione specifica, rivolta alle problematiche connesse al disturbo. Occorre, cioè pensare ad azioni, strumenti e programmi che mirino al riconoscimento del problema e, qui, c'è bisogno del coinvolgimento di scuole e famiglie. La diffusione delle informazioni, appunto, deve essere la prima forma di contrasto a questo tipo di disturbo. È uno sforzo, questo, che va fatto partendo dalle campagne d'informazione, su cui noi chiediamo di coinvolgere i Ministeri competenti.
Poi, per quanto riguarda l'attenzione rivolta allo sport, ricordo che noi abbiamo votato, sempre in quest'Aula, l'entrata dello sport in Costituzione, ecco, io penso che anche su questo disagio, sugli , come su tutte le questioni del disagio giovanile, lo sport possa costituire davvero una valvola a cui agganciarsi e da cui davvero i nostri ragazzi possano essere aiutati e confortati.
Da ultimo, invitiamo il Governo a ideare giornate dedicate, proprio perché la cittadinanza tutta e naturalmente le scuole e i ragazzi possano riconoscere questo disturbo, coinvolgendo naturalmente le associazioni presenti sul territorio nazionale.
Ecco, io penso che raccogliere questo impegno e farcene carico dentro quest'Aula rappresenti il primo passo da compiere insieme per far uscire queste ragazze e questi ragazzi dalla solitudine .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario Gemmato, in rappresentanza del Governo, e tutti i colleghi che sono voluti intervenire su questa tematica. Quando ho presentato, come prima firmataria, insieme al mio gruppo, la mozione sugli pensavo francamente che poche fossero le persone a contatto reale con un o con una famiglia che aveva all'interno del proprio nucleo familiare, appunto, un caso così particolare e specifico.
Devo dire che il mio approccio iniziale è stato curioso ed emotivo, capendo fin da subito come di questo fenomeno si debba parlare non come di una malattia, ma di un vero e proprio disagio, un disagio che molti riconducono a tante particolari condizioni che ormai nella nostra società contemporanea si manifestano - ho sentito parlare, per esempio, di , di utilizzo di videogiochi - ma che non è, in realtà, per come ho approfondito la materia, specificamente legato a tali condizioni. Quello degli , il disagio che sta coinvolgendo non soltanto giovanissimi, non soltanto adolescenti, ma, purtroppo, anche persone adulte, è un vero e proprio ritiro dalla società di tipo volontario, un rifiuto che parte da un giudizio e un rifiuto della società medesima che si percepisce come inadeguata alle proprie sensibilità e alla propria esistenza, tale per cui il ragazzo, la persona, decide, a un certo punto, di negarsi alla stessa e questo lascia profondi interrogativi, sia alla persona direttamente protagonista di questo disagio sia alle famiglie e agli affetti che sono legati ad essa, che si trovano in una situazione di totale smarrimento.
Come dicevo all'inizio del mio discorso, pensavo fossero poche le persone che avevano avuto esperienza di questo tipo di disagio, direttamente o indirettamente; invece, dopo questa mozione, la mia percezione è stata che molte più persone di quante noi non riteniamo, oggi, siano coinvolte da questo fenomeno. E questo mi rafforza nella convinzione che questa mozione, oggi, dovesse essere presentata e il dibattito dovesse entrare in quest'Aula, per renderlo protagonista dei tanti interventi che questo Governo sta affrontando nell'ambito della più diffusa problematica della salute mentale. Ma allo stesso tempo devo dire anche che, è vero, in passato tale fenomeno ha avuto già un proprio approccio, lo ha avuto in alcune regioni, come la regione Piemonte, per esempio, e l'ha avuto anche a livello ministeriale. La mozione del MoVimento 5 Stelle, per esempio, cita un comitato tecnico che, però, mi permetto di dire, ormai è desueto; questo comitato tecnico era stato creato nel 2019, successivamente, c'è stata la pandemia e, nonostante la pandemia, non è stato più convocato, è decaduto agli inizi del 2022 e, oggi, non è più uno strumento valido, per come lo abbiamo conosciuto e per quello che è successo dopo il 2019, se non lo si aggiorna.
Allora, da qui, viene la necessità di presentare questa mozione di maggioranza, di aggiornarci noi tutti sull'attualità di questo disagio, su cui mancano addirittura numeri ufficiali. Da qui si parte nella mozione, cioè nel chiedere numeri ufficiali, un protocollo reale che vada a individuare questo disagio e tutte le misure successive di intervento. Io non voglio entrare nelle polemiche che hanno cercato di motivare la sussistenza di questo disagio, anche richiamando, permettetemi di ricordarlo, la questione del merito, perché il merito è un aspetto che è garantito addirittura dalla nostra Costituzione, non è certamente un'invenzione del Governo Meloni che, però, ha avuto la capacità di riportarlo nel dibattito della scuola e dell'istruzione.
Semmai, oggi, il problema che noi abbiamo nei confronti dei ragazzi che soffrono questo disagio è di come garantire la continuità scolastica e non farli cadere nella dispersione scolastica, a fronte della volontà di essere isolati. Allora, anche su questo punto, devo ringraziare il Governo, perché, non appena la mozione è entrata nel dibattito di quest'Aula, che oggi si compie con le votazioni, ha voluto, in seno al Ministero dell'Istruzione, avere un primo colloquio nuovamente con le associazioni che si occupano da sempre di questa problematica, per arrivare, in maniera concreta, ad affrontare il problema, che si pone in via indiretta, della dispersione scolastica, che ovviamente non deve avvenire, anche quando riguarda ragazzi che durante la scuola dell'obbligo decidono di isolarsi socialmente.
Io, per concludere, ringrazio quest'Aula, ringrazio tutte le forze politiche, ringrazio, però, soprattutto, alcune persone: i genitori di questi ragazzi , per troppo tempo senza voce, perché sono loro le prime sentinelle di questo fenomeno e sono le persone con cui ci dobbiamo interfacciare costantemente, perché al di là delle nostre capacità in quest'Aula, sono le persone che hanno sofferto davvero questo disagio e sono persone che in tanti casi sono riuscite a far uscire da questo disagio i propri ragazzi e, quindi, sono le persone migliori a cui chiedere soluzioni per affrontare tale fenomeno .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Montaruli, Panizzut, Tassinari, Lupi ed altri n. 1-00160 , come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Biase ed altri n. 1-00198 , come riformulata. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Di Lauro ed altri n. 1-00200.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione dell'espunzione dei capoversi 1°, 5° e 8° del dispositivo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 1°, 5° e 8° del dispositivo; a seguire, congiuntamente, i capoversi 1°, 5° e 8° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Lauro ed altri n. 1-00200, come riformulata, ad eccezione dei capoversi 1°, 5° e 8° del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 5° e 8° del dispositivo della mozione Di Lauro ed altri n. 1-00200. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri n. 1-00202, come riformulata. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro della Salute e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Foti ed altri n. 3-00738. Il deputato Cannata ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario.
GIOVANNI LUCA CANNATA(FDI). Grazie, Presidente, grazie Ministro. Dal 16 ottobre è operativo il passaggio forzoso dei clienti di Banca Intesa Sanpaolo a Isybank. Sono interessati circa 4 milioni di utenti-clienti che passeranno a Isybank, che è una banca che non ha sportelli sul territorio, una banca che non ha una piattaforma di Internet una banca che può essere utilizzata soltanto attraverso e, quindi, da e . È chiaro che ci sono diverse problematiche, perché, tra l'altro, c'è una variazione del codice IBAN per gli utenti-clienti e, quindi, stiamo assistendo a diverse proteste e a diverse lamentele. Adesso, da parte nostra, è necessario intervenire, come sapete, per fare in modo che la gestione sia sempre in sicurezza e i risparmi siano gestiti al meglio in questo caso.
Pertanto, chiediamo al Ministro se il Governo intenda intervenire per tutelare al meglio gli interessi dei cittadini e degli utenti.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, signor Presidente. Colleghi e onorevoli deputati, in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti concernente il trasferimento di alcune categorie di correntisti di Intesa Sanpaolo, la cosiddetta clientela digitale, alla banca Isybank, parte del medesimo gruppo, ma completamente e fruibile esclusivamente mediante un' dedicata, si segnala preliminarmente che l'operazione non è stata comunicata al Ministero dell'Economia e delle finanze. Pertanto, le informazioni sono state acquisite dalle competenti autorità di vigilanza. In particolare, Banca d'Italia ha comunicato che, nell'interlocuzione con Intesa Sanpaolo sull'operazione, ha raccomandato all'intermediario di: curare attentamente la comunicazione alla clientela; consentire ai clienti non interessati al passaggio in Isybank di mantenere il rapporto con Intesa Sanpaolo; assicurare l'ordinato trasferimento dei rapporti. Banca d'Italia ha comunicato che Intesa Sanpaolo ha fornito rassicurazioni al riguardo. Successivamente all'avvio dell'operazione, Banca d'Italia ha ricevuto diversi esposti relativi ai trasferimenti dei rapporti di conto corrente verso Isybank. In relazione a tali esposti, Banca d'Italia ha chiesto a Intesa Sanpaolo conferma: in primo luogo, di aver proceduto a dare comunicazioni adeguate alla clientela da trasferire; in secondo luogo, di aver previsto la possibilità, per coloro che non si riconoscono nella categoria della cosiddetta clientela digitale, di non essere trasferiti; in terzo luogo, di consentire il rientro in Intesa Sanpaolo per coloro che lo richiedono dopo i termini inizialmente previsti per l'esercizio di tale facoltà.
Inoltre, Banca d'Italia ha raccomandato l'esigenza di continuare a prestare assistenza alla clientela coinvolta e di fornire riscontro a tutti i reclami ricevuti. Anche su tale aspetto Banca d'Italia ha comunicato di aver ricevuto adeguate rassicurazioni da Intesa Sanpaolo e ha confermato che continuerà a monitorare l'operazione per i profili di competenza.
PRESIDENTE. La deputata Giorgianni ha facoltà di replicare.
CARMEN LETIZIA GIORGIANNI(FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministero, anche per la velocità con cui ha voluto portare la propria risposta su questo tema, che solo lunedì scorso avevo cercato di sollevare qui in Aula, problema, che il mio collega ha sapientemente illustrato.
Quanto ha appena riferito il Ministero conferma esattamente la nostra preoccupazione. Banca Intesa su quest'operazione non ha avvertito neppure il Ministero e ha disatteso pure le indicazioni di Banca d'Italia, che deve controllare, ovviamente, le banche nel territorio nazionale, in qualche maniera bypassando le loro raccomandazioni di fare una comunicazione chiara e inequivocabile sul passaggio che ovviamente si sarebbe apprestata a fare di questi conti correnti. Invece, la banca con furbizia ha agito, diciamo così, al limite della norma, con evidenti difetti di comunicazione quando, per un trasferimento di questa portata, con banche decisamente diverse l'una dall'altra, ci saremmo dovuti aspettare ben altro tipo di comunicazione, per cui la richiesta di riaprire i termini per permettere a questi clienti di non essere trasferiti, a mio avviso, è sacrosanta.
Da chi gestisce i nostri risparmi dobbiamo esigere lealtà e trasparenza. Questi metodi padronali non sono più ammissibili, occorre sempre ricordare che le banche gestiscono soldi non loro, e, quando si maneggiano soldi di altre persone, bisogna utilizzare la massima trasparenza e correttezza. Non è più accettabile che gli istituti di credito perseguano solo i propri interessi, e non quelli dei risparmiatori.
Come appartenenti al gruppo di Fratelli d'Italia, vi esortiamo quindi a continuare a vigilare su questa vicenda, e io, in prima persona, continuerò a seguire questi aspetti anche nel prossimo futuro, perché certi istituti sono sempre pronti a mobilitare i e anche larghi settori della politica quando si tratta di intaccare i propri interessi, ma, quando si tratta di ignorare gli interessi dei propri risparmiatori, ovviamente se ne disinteressano completamente.
PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00739 .
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, alla luce dei ripetuti episodi di violenza e criminalità accaduti nel territorio di Caivano, che hanno scosso l'intera opinione pubblica, il 31 agosto 2023 il Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione della sua partecipazione alla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica proprio a Caivano, ha affermato che in Italia non possono esistere zone franche. Tali brutali episodi hanno riportato al centro della riflessione politica il bisogno e l'urgenza di intervenire con risolutezza e responsabilità per contrastare questi fenomeni di violenza, compiuti soprattutto dai giovani. È per questo motivo che si è provveduto all'approvazione del decreto-legge n. 123 del 15 settembre 2023.
Alcuni territori, come quello di Caivano, sono caratterizzati da una carente integrazione sociale, da alti tassi di abbandono scolastico e universitario e da un impoverimento educativo, culturale e ricreativo. Per questo motivo chiedo quali iniziative il Ministero intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di contribuire al contrasto dei fenomeni di violenza nel territorio di Caivano, anche in coordinamento con le autorità locali e in raccordo con le istituzioni universitarie e dell'alta formazione superiore.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, senatrice Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie, signor Presidente. Ringrazio l'onorevole Tassinari e tutto il gruppo di Forza Italia per il quesito che ci ha posto. Parlare di Caivano vuol dire trattare i temi della lotta alla criminalità organizzata, del contrasto al disagio giovanile e alla dispersione scolastica e universitaria. In altre parole, significa parlare alle nuove generazioni delle nuove generazioni e del futuro del nostro Paese. Il Governo è prontamente intervenuto con misure specifiche, riportando la presenza delle istituzioni in territori che per troppo tempo sono stati abbandonati a loro stessi.
Lo scorso 13 ottobre, all'esito di un incontro con il Commissario straordinario e con i rappresentanti delle istituzioni della formazione superiore, si è avviato un percorso per l'attuazione di un vero e proprio patto territoriale di comunità, in linea con quanto già previsto nel decreto-legge n. 123 del 2023, il cosiddetto decreto Caivano.
Attraverso la sottoscrizione di un accordo di programma con le università statali con sede in Campania saranno predisposti percorsi di orientamento specifici finalizzati al supporto sociale, culturale e psicologico degli studenti residenti nel territorio di Caivano e, naturalmente, in zone limitrofe. Le università saranno capofila di questo accordo e si avvarranno della collaborazione fondamentale delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica - l'altra anima del Ministero dell'Università e della ricerca - e, naturalmente, degli enti di ricerca.
Grazie all'orientamento verrà riconosciuta ai nostri ragazzi l'opportunità di seguire le proprie vocazioni e di valorizzare il loro talento, stimolando l'interesse per le scienze e l'arte con una didattica originale, innovativa e immersiva, caratterizzata da programmi flessibili, orizzontali, da insegnamento interattivo e attraverso l'utilizzo di strumentazione all'avanguardia. Il MUR è a Caivano ed è a Caivano per restarci. Abbiamo destinato 5 milioni, come Ministero dell'Università e della ricerca, alla realizzazione di specifici progetti di costruzione o rigenerazione di edifici e spazi da destinare ad attività educative e formative, realizzati attraverso le istituzioni universitarie campane. È nostra intenzione costruire uno spazio urbano che sia motore di inclusione sociale, cittadinanza attiva e comunità. Gli immobili potranno diventare sedi di enti di ricerca, istituti di formazione superiore artistica, musicale e coreutica, per portare a Caivano esempi di vita diversi che i giovani potranno emulare. Durante la mia recente visita ho ascoltato le molteplici istanze di rinnovamento e ho percepito l'entusiasmo davanti a nuove prospettive, tra cui l'organizzazione di un Festival della scienza e dell'arte a Caivano entro la fine del 2023. L'obiettivo di questo Ministero è offrire un'alternativa reale, dimostrando ai giovani che è possibile diventare protagonisti di una storia diversa da quella che finora in quei territori è stata scritta per loro.
PRESIDENTE. La deputata Tassinari ha facoltà di replicare.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Bernini per la sua risposta ma anche per l'impegno così fattivo, immediato, concreto e ampio che è emerso dalla sua esposizione. Questo dimostra la presenza dello Stato nella prospettiva di un sostegno alla fragilità delle persone e delle famiglie in un territorio tanto degradato e complesso. Occorre fare in modo che questi ragazzi abbiano una prospettiva per andare avanti, e la risposta del Ministro Bernini significa che c'è un impegno in questo senso concreto e reale, quindi sicuramente verrà data loro una prospettiva per poter organizzare la loro vita, anche con una possibilità di contare nella società e di non essere degli scarti o comunque degli emarginati.
La devianza sappiamo che è un processo che si costruisce nel tempo e può nascere da deprivazione, da fattori di ordine familiare e sociale e anche da dinamiche valoriali. È quindi necessario, come si sta facendo, intervenire in questo processo e inserire un valido percorso educativo che possa valorizzare anche i talenti, perché possa essere un motivo di riscatto e rinascita. È l'acquisizione di una prospettiva per il futuro che credo sia l'elemento che possa in qualche misura modificare l'approccio che si ha nei confronti della società e del prossimo da parte di chi vive questi territori. Grazie, veramente di cuore.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00740 .
MARIA CHIARA GADDA(A-IV-RE). Grazie, Presidente. I cittadini hanno perso i punti di riferimento territoriali e si riversano negli ospedali. Il sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso è il sintomo di una malattia più grande che possiamo fermare solo attraverso azioni concrete e strutturali. Signor Ministro, sono le sue parole in risposta a diverse interrogazioni. Noi oggi siamo a chiederle, come gruppo Azione-Italia Viva, quali sono le azioni concrete e strutturali per limitare la permanenza. Abbiamo casi, accaduti durante queste settimane, di anziani settantasettenni e ottantenni rimasti per più di un mese e mezzo su una barella degli ospedali.
Le situazioni di cronicità che ormai caratterizzano il nostro sistema sanitario e le lunghe liste di attesa si aggiungono ai gravi problemi del pronto soccorso, quali la carenza di personale, le tante dimissioni del personale e dei medici sottoposti a ritmi davvero stressanti e la fuga degli specializzandi dai contratti di specializzazione; meno del 50 per cento sono assegnati. Quindi, alle situazioni ormai croniche della sanità si aggiunge la difficoltà del pronto soccorso. Le chiediamo un riscontro rispetto alla programmazione e alle misure da mettere in atto con urgenza.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, professor Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI, Grazie, signor Presidente. Ringrazio gli onorevoli deputati interroganti, che mi offrono l'occasione per fornire chiarimenti sulla vicenda segnalata relativa al cosiddetto sanitario. Questo tratta il tema del personale sanitario, dell'abbattimento delle liste d'attesa e del superamento delle criticità afferenti al pronto soccorso che, sin dal mio insediamento al Ministero, sono oggetto del nostro lavoro, senza sosta.
Come ho già avuto modo di argomentare in precedenti occasioni, la situazione attuale è la conseguenza di decisioni non accurate, maturate negli ultimi decenni. In ordine alle liste d'attesa, contiamo di rimodulare l'offerta sanitaria con il potenziamento della medicina territoriale e con l'implementazione del sistema designato con decreto ministeriale del 23 maggio 2022, accompagnato da sistemi di telemedicina e di supporto specialistico diagnostico integrato, per soddisfare al meglio i bisogni degli assistiti, contrastando soprattutto gli accessi inappropriati al pronto soccorso.
Accanto a questo, è altrettanto necessaria una revisione del modello di assistenza ospedaliera. Ricordo prioritariamente che, già nel documento “Linee di indirizzo nazionali per lo sviluppo del piano di gestione del sovraffollamento in pronto soccorso”, di cui all'accordo con la Conferenza Stato-regioni del 1° agosto 2019, sono state fornite indicazioni pratiche ed è stata affrontata sistematicamente la tematica. Gli ambiti delle linee di indirizzo hanno puntato ad affrontare il fenomeno del sanitario, a declinare in maniera più puntuale i codici di accesso di , a ridefinire la funzione intermedia di osservazione breve e intensiva, a delineare ruoli e funzioni del . Il rallentamento della messa a regime delle citate linee di indirizzo è, di fatto, imputabile al contesto emergenziale pandemico. In ogni caso, il Ministero, già a partire dal 2022, ha ripreso e avviato degli approfondimenti sulle informazioni relative a tali attività, promuovendo specifiche analisi su dati relativi ai tempi medi di attesa al pronto soccorso. Inoltre, il Ministero ha ritenuto opportuno predisporre uno specifico adempimento LEA sui livelli di recepimento delle citate linee di indirizzo, in particolare sull'implementazione dell'adozione dei piani operativi, sulle ricadute sui flussi informativi e sull'introduzione della funzione di . Più specificatamente, sul personale voglio ribadire il mio impegno ad andare oltre la proroga delle misure emergenziali già messe in campo, ampliato realizzando una strategia generale che riveda l'intero assetto relativo al reclutamento del personale sanitario con misure di carattere sistemico, anche intervenendo, d'intesa con il Ministro dell'Università, sul tema degli accessi ai corsi universitari e alle scuole di specializzazione.
Nel disegno di legge di bilancio per il 2024, sulla scia delle misure già adottate con la precedente legge di bilancio 2023 e con il decreto-legge n. 34 del 2023, mi sono adoperato affinché venga previsto l'incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per il personale medico e infermieristico, al fine di garantire ulteriori risorse per il Sistema sanitario nazionale e di potenziare i professionisti sanitari, la riduzione delle liste d'attesa e l'utilizzo di esternalizzazioni.
Per quanto riguarda gli eventi specificatamente segnalati nell'interrogazione, la regione Lazio ha istituito, con determina dello scorso marzo, un nucleo ispettivo.
In conclusione, rivendico quanto ho già detto sin dall'inizio del mio mandato, cioè che servono interventi concreti e strutturali, aumento degli stipendi, riorganizzazione del Sistema sanitario nazionale per una vera universalità e telemedicina più medicina territoriale. Stupisce notare che gran parte di chi chiede interventi concreti e strutturali ha tagliato almeno 3 miliardi l'anno, per 10 anni.
PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di replicare.
DAVIDE FARAONE(A-IV-RE). Signor Ministro, lei ha chiuso la risposta all'interrogazione, dicendo che servono concretezza e proposte che abbiano una ricaduta. Dopodiché, l'ho ascoltata e non ho capito che cosa intenda fare, perché mancano 30.000 medici e 250.000 infermieri. Tanti medici e tanti infermieri vanno via perché sono pagati meglio altrove. C'è la possibilità concreta che taglierà nastri per realizzare case della salute che rimarranno chiuse perché non ci sarà il personale per aprirle. La barella, sdraiarsi in barella al pronto soccorso, è diventata l'unica possibilità per tanti cittadini che non hanno risorse per le cure e, quindi, vanno al pronto soccorso perché non hanno alternativa. Quando 1.500 persone sono affidate ai medici di base, sono affidate a un solo uomo o a una sola donna, secondo lei che tipo di assistenza potranno avere? Sono veramente curate oppure stiamo parlando di una barzelletta? Per cui, signor Ministro, la prego, lei chiede concretezza ma io le ricordo che lei è il Ministro, lei dovrebbe tirare fuori delle soluzioni, delle proposte. Lei doveva chiedere risorse per 30 miliardi sulla sanità. Si ricorda il MES? C'erano 37 miliardi. Non ha detto una parola per quel rifiuto.
Mi aspettavo che almeno in legge di bilancio si compensasse relativamente quella risorsa, invece ha preso le briciole. E il problema non è che ha preso le briciole lei; sulla sanità abbiamo mentito ai medici e agli infermieri, perché, durante il COVID, avevamo detto che non li avremmo più dimenticati. Invece, ve li siete ultra scordati e i cittadini sono senza cure. Questo è un dramma a cui non state mettendo alcun argine e, purtroppo, saranno gli italiani a pagarlo .
PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di illustrare l'interrogazione Quartini ed altri n. 3-00741 di cui è cofirmataria.
GILDA SPORTIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Noi del MoVimento 5 Stelle, ancora una volta, siamo in quest'Aula per chiedere conto al Governo di quello che accade al nostro Servizio sanitario nazionale e alla sanità pubblica, perché attualmente, nel nostro Paese, il servizio sanitario è al collasso e il diritto alla salute non è garantito a tutti e a tutte.
Eravamo già preoccupati quando la Presidente del Consiglio ci ha detto che i problemi che ci sono in sanità non erano una questione di risorse. Siamo terrorizzati dopo aver sentito cosa avete intenzione di fare con la legge di bilancio. Avete detto che il problema delle liste d'attesa si risolve - udite, udite - non assumendo personale, ma detassando, e quindi facendo continuare un personale già stressato - detassazione che, attenzione, non colpisce neanche tutto il personale - e dando risorse ai privati. Questo non è il nostro modello di sanità. Non è così che si rispettano i principi di uguaglianza, equità e universalità del Servizio sanitario nazionale. Noi difendiamo la sanità pubblica e chiediamo oggi al Governo se intenda voltarsi dall'altra parte davanti ai problemi, oppure se abbia soluzioni per salvaguardare il Servizio sanitario nazionale e quelle persone che, oggi, per prenotare una visita o un esame diagnostico, aspettano mesi o anni, salvo pagare un privato o andare in .
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, professor Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI,Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per l'opportunità che mi viene offerta di illustrare le iniziative che, nell'ambito della manovra finanziaria in corso, verranno poste in essere per individuare specifiche risorse ai professionisti impegnati nella riduzione dei tempi delle liste d'attesa, al rinnovo dei contratti del comparto sanità e al potenziamento dell'assistenza territoriale, anche con riferimento a nuove assunzioni di personale sanitario.
Come ho avuto più volte l'occasione di rappresentare, è noto che il reiterarsi nel tempo delle misure di contenimento della spesa di personale, soprattutto dovute ai vincoli assunzionali, ha determinato una significativa riduzione del personale del Servizio sanitario nazionale. La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema, anche se i dati più recenti mostrano un progressivo aumento del numero del personale.
Al riguardo, dall'analisi dei dati disponibili è emerso che le difficoltà di reclutamento dei professionisti, specie medici e infermieri, sono determinate non soltanto dai vincoli di spesa esistenti, ma anche dalla scarsa attrattività del nostro Sistema sanitario nazionale. Vi è, pertanto, la consapevolezza della necessità di agire in maniera strutturale, sia assicurando le necessarie risorse al sistema, sia migliorando l'organizzazione dei servizi, per far sì che il Sistema sanitario nazionale torni ad essere maggiormente attrattivo per i giovani.
Sin dall'insediamento di questo Governo, sono state adottate diverse misure volte a potenziare gli organici delle strutture e, pertanto, a migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti.
Per contrastare il quadro appena delineato, passo in rassegna le iniziative introdotte nel disegno di legge di bilancio per l'anno finanziario 2024, approvato dal Consiglio dei ministri il 16 ottobre ultimo scorso. Il livello di finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, che si raggiungerà nel prossimo triennio, rappresenta il più alto investimento mai previsto nella sanità pubblica. In merito al rapporto spesa sanitaria-PIL, devo ribadire quanto già più volte sottolineato: si tratta di un indicatore ambiguo. Quando si parla della necessità di portare la percentuale del finanziamento corrente sopra il 7 per cento del PIL, com'è accaduto nel 2020, occorre tenere conto che in quell'anno il PIL nazionale era crollato di oltre 6 punti percentuali. Di contro, il disegno di legge di bilancio ha previsto un incremento assolutamente inedito del Fondo sanitario nazionale. Nello specifico, c'è un incremento di circa 2,4 miliardi delle risorse per i contratti 2022-2024 del personale del comparto della rispettiva area del Servizio sanitario nazionale, per valorizzare la specificità medico-veterinaria e quella del personale dirigenziale sanitario anche di nuova istituzione e del personale sanitario del comparto.
Sarà previsto l'incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per il personale medico ed infermieristico, per affrontare la carenza del personale medico e del comparto, per ridurre le liste d'attesa e l'utilizzo di esternalizzazioni.
Sono previste, inoltre, ulteriori misure per il rifinanziamento dei piani operativi e per l'abbattimento delle liste d'attesa, estendendo anche per l'anno 2024 la possibilità per le regioni e le province autonome di utilizzare una quota fino allo 0,4 per cento del livello di finanziamento indistinto del fabbisogno sanitario nazionale cui concorre lo Stato per circa 520 milioni. In conclusione, vi rinnovo l'invito ad un'opposizione costruttiva. Vi invito ad alzare la voce contro chi ha tagliato il personale e i fondi. Vi invito a studiare i dati pubblici sul sito del Ministero, non solo le analisi per tutte le stagioni di enti privati, che cercano notorietà. Vi invito ad una seria riflessione sullo scenario, sui dati e su una legge di bilancio che, dopo tanti anni di tagli e silenzi, vuole fare il più possibile per invertire la tendenza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Quartini.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, signor Presidente. Ministro, mi delude molto, devo dire, nella sua risposta per diversi motivi. Il più importante di tutti è che, di fatto, ha detto che l'Italia, dal suo punto di vista, non dovrebbe adeguarsi al livello della spesa media dei grandi Paesi europei, che, le voglio ricordare, arriva fino al 10 per cento del PIL quella spesa, mentre in Italia voi la state portando al 6,4 per cento, ossia sotto il limite di sicurezza per garantire la sanità pubblica. È evidente che volete orientarvi a favorire la sanità privata. Volete continuare a devastare il Servizio sanitario nazionale. Non è vero che per dieci anni è sempre stata definanziata: quando c'era il Movimento 5 Stelle al Governo la spesa sanitaria è aumentata in maniera significativa e siamo arrivati a livello della media europea, in termini di spesa sanitaria sul PIL: 7,4 per cento sul PIL. Dite che investirete 3 miliardi nella prossima manovra finanziaria e lei stesso ne aveva chiesti 4, le voglio ricordare, che, al netto dell'inflazione, non bastano nemmeno per la manutenzione ordinaria del Servizio sanitario nazionale. Ma dove volete portarlo questo Servizio sanitario nazionale che, se non si assume personale, non si va a risolvere il problema dei pronto soccorso, dell'ospedale, del territorio stesso e, a maggior ragione, delle liste d'attesa? Ministro, la prima volta che sono intervenuto, con lei in Aula, le avevo suggerito - dato che lei è una persona seria - di scappare da questa maggioranza. Due suoi capi gabinetto l'hanno fatto e hanno dato retta a me. Evidentemente, qualcosa è successo in questo anno
PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Panizzut ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00742 .
MASSIMILIANO PANIZZUT(LEGA). Grazie Presidente. Buongiorno signor Ministro, il rilancio del Servizio sanitario nazionale, l'erogazione dei LEA, la valorizzazione dei professionisti e l'incremento dei fondi a tal fine destinati rappresentano, come abbiamo visto, obiettivi prioritari sui quali il Governo è intervenuto con decisione in difesa del diritto alla salute. Nonostante le misure adottate, però lo stato di salute del Servizio sanitario nazionale rimane condizionato da fattori interni ed esterni non imputabili alla gestione delle singole regioni che rischiano di pregiudicare l'erogazione delle funzioni assistenziali e l'attuazione delle riforme in atto anche legate al PNRR. Sono necessari interventi di carattere normativo per consentire alle regioni di proseguire nella programmazione sanitaria concedendo maggior elasticità e flessibilità in considerazione delle criticità oggettive. Sarebbe auspicabile, ad esempio, prevedere, d'intesa con le regioni, sia pure in via temporanea, una revisione del rialzo degli standard dimensionale dei disavanzi sanitari regionali. Chiedo, perciò, se il Ministro convenga sulla necessità di riconoscere alle regioni una maggior flessibilità ed elasticità che consenta di garantire l'erogazione dei LEA anche per il solo anno in corso.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, professor Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI,. Grazie Presidente. Faccio riferimento al quesito degli interroganti sulla necessità di riconoscimento alle regioni di una maggiore flessibilità ed elasticità nel quadro della garanzia dei LEA. A tal riguardo, mi preme rilevare che sul quadro finanziario dell'anno 2023 non sembrano aver impattato eventi esterni straordinari e diversi da quanto registrato nell'anno precedente.
In particolare, l'andamento dei costi energetici è in linea, alla luce dei dati dei costi depositati nel NSIS, con l'andamento dell'anno precedente, se non addirittura in leggero calo. Ricordo, infatti, che nell'anno 2022 il fabbisogno sanitario nazionale standard è stato incrementato di complessivi 1.600 milioni di euro, ai sensi dell'articolo 40, comma 1, del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, e dell'articolo 5, comma 3, del decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, proprio per consentire al Servizio sanitario nazionale di far fronte ai maggiori costi derivanti dall'aumento dei prezzi delle fonti energetiche e dal perdurare degli effetti della pandemia. Analogamente, anche il fabbisogno sanitario nazionale standard per l'anno 2023 contiene 1 miliardo e 400 milioni di euro per far fronte all'incremento dei costi energetici (articolo 1, comma 535, legge 29 dicembre 2022, n. 197). Nel sistema, quindi, sono state previste coperture in merito.
Dai dati forniti dalla Direzione Generale della Programmazione Sanitaria sull'andamento dei conti economici regionali per il secondo trimestre 2023, con una stima degli esiti conseguenti alla verifica del superamento della soglia del 5 per cento del disavanzo, rispetto ai ricavi, come disciplinato dalla normativa vigente, rileviamo quanto segue. Le stime sono due: una relativa ai dati derivanti dal riparto del Fondo Sanitario Nazionale 2023 e una seconda relativa ai dati di consuntivo. I primi sono ricavati dalla bozza di riparto, quindi, non ufficiali, comunque sicuri; i secondi, invece, provengono da una proiezione lineare dei dati del secondo trimestre, quindi, comunque da verificare. Ad oggi, le regioni in difficoltà, escludendo quelle a Statuto speciale, sono cinque; le altre regioni sembrano non avere grossi problemi.
Tra un mese esatto saranno disponibili i dati del terzo trimestre e un quadro più aggiornato che ci consentirà di valutare la necessità di qualche aggiustamento anche per il solo anno in corso. Mi corre obbligo di sottolineare che una revisione degli standard dimensionali dei disavanzi sanitari regionali, come definiti dall'articolo 2, comma 75 e seguenti, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, non è stata attuata neanche durante la fase di emergenza pandemica relativa al COVID-19, ma flessibilità è possibile.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Panizzut.
MASSIMILIANO PANIZZUT(LEGA). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la chiara risposta. Permettetemi di sottolineare che, quando trattiamo temi di sanità e sociali, le dichiarazioni del parlamentare di essere soddisfatto o meno, non dovrebbero bastare. La soddisfazione che dobbiamo cercare e ottenere, tutti, è quella dei cittadini, affinché ricevano le prestazioni e i servizi ai quali hanno diritto.
Ribadisco che, nell'attuale scenario - ma, comunque, probabilmente, abbiamo messo anche un po' le mani avanti per il futuro -, i fattori che pregiudicano gli equilibri dei bilanci sanitari non sono imputabili alla gestione delle regioni. Di queste criticità, le regioni stesse non possono essere ritenute responsabili e per questo, pur sapendo che il contesto nel quale ci troviamo è difficile, abbiamo invitato il Governo ad effettuare una riflessione generale sul tema per l'immediato presente, ma, ripeto, soprattutto per il futuro. Quindi, la ringrazio ancora.
La soluzione, in linea generale, non può e non deve essere quella dei commissariamenti o dei piani di rientro, come abbiamo imparato a conoscerli, ma deve basarsi su una leale collaborazione istituzionale che preveda anche forme di elasticità e flessibilità in favore delle regioni. E' una richiesta che rivolgiamo, in linea con gli indirizzi programmatici del Governo, considerando anche l'impegno che sta mettendo per il potenziamento della sanità. Mai abbiamo visto un Fondo sanitario toccare quota 136 miliardi. E' il risultato che va sottolineato e polverizza alcune critiche strumentali che abbiamo sentito dalle opposizioni nelle ultime settimane. I tagli della sanità non sono nei programmi della maggioranza. I tagli li ha fatti il Governo di centrosinistra in passato e dovrebbero ricordarselo, perché ne stiamo pagando ancora oggi le conseguenze.
PRESIDENTE. La deputata Luana Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00743 .
LUANA ZANELLA(AVS). Signor Presidente, accolgo l'invito del Ministro di avvicinarmi al problema che pongo con serenità, equilibrio e senza strumentalità e preconcetti. Quindi, atteniamoci ai numeri: 38.667 medici, di cui 14.493 di medicina generale, pediatri in libera scelta, e 3.674 specialisti di ambulatorio, 20.500 dirigenti in uscita dal Servizio sanitario nazionale entro il 2025 e, in più, prepensionamenti, dimissioni, magari per emigrare all'estero nel privato, carenza cronica sia di personale medico che di personale sanitario. Mancano quasi 300.000 infermieri e infermiere, questi sono dati noti. La prego, Ministro, quindi, di non assegnare a noi strumentalizzazioni e approcci non onesti rispetto a un tema che non solo ci sta a cuore, ma è al centro della nostra iniziativa politica.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, professor Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI,. Ringrazio gli onorevoli deputati interroganti per fornirmi l'occasione di ripercorrere lo stato dell'arte e le misure che intendiamo adottare in merito al tema di rafforzamento del personale del Servizio sanitario nazionale.
Premetto che le misure di contenimento della spesa di personale e, in particolare, i vincoli assunzionali adottati negli ultimi anni hanno determinato una riduzione significativa del personale del Servizio sanitario nazionale.
Dall'analisi dei dati raccolti è emerso che le difficoltà di reclutamento, in particolare di medici e infermieri, sono determinate non soltanto dai vincoli di spesa esistenti, ma anche dalla scarsa attrattività del sistema sanitario nazionale per i professionisti, con la preoccupante conseguenza che, spesso, i concorsi espletati non consentono la copertura dei posti per la carenza di aspiranti, soprattutto per alcune specialità. Al riguardo, sin dall'insediamento di questo Governo, ho promosso una serie di misure rivolte a potenziare gli organici delle strutture, ma anche a migliorare le condizioni di lavoro dei professionisti. In particolare, abbiamo veicolato attenzione alla programmazione degli accessi ai corsi di laurea delle professioni sanitarie e delle specializzazioni mediche, incrementando i relativi posti disponibili, anche attraverso risorse dedicate.
Con il decreto-legge n. 34 del 2023 sono state adottate specifiche misure volte a facilitare il reclutamento strutturale di medici del Servizio sanitario nazionale. È stata riconosciuta la possibilità a coloro che hanno maturato un congruo periodo di esperienza presso i servizi di emergenza-urgenza di partecipare ai concorsi per l'accesso alla dirigenza medica.
Con il medesimo decreto, in un'ottica di maggiore attrattività del sistema sanitario nazionale, è stato consentito ai professionisti sanitari del comparto sanità di svolgere, al di fuori dell'orario di servizio, attività libero-professionale, rendendo meno rigido il vincolo di esclusività. Ciò è avvenuto in concomitanza con l'adozione di misure volte a ridurre il ricorso ai cosiddetti medici gettonisti. Ricordo che la Missione 6 del PNRR ha previsto un forte investimento per rafforzare le prestazioni erogate sul territorio, con il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali, il rafforzamento dell'assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi sociosanitari, rinnovare ed ammodernare le strutture tecnologiche e digitali, completare la diffusione del fascicolo sanitario elettronico, garantendo, al contempo, una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei LEA con più efficaci sistemi informativi, anche mediante il potenziamento della formazione del personale.
Da ultimo, anticipo che, nell'ambito della manovra finanziaria che sarà operata con la legge di bilancio, saranno dedicate apposite risorse per rifinanziare strumenti incentivanti da destinare al personale del Servizio sanitario nazionale. In particolare, considerata l'esigenza prioritaria di abbattere le liste d'attesa, saranno dedicate specifiche risorse ai professionisti impiegati nei settori più critici da questo punto di vista, al rinnovo dei contratti del comparto sanità, nonché al potenziamento dell'assistenza territoriale, anche con riferimento a nuove assunzioni.
Fatemelo sottolineare, infine, ancora una volta: manca il personale sanitario perché da oltre 10 anni si è bloccato il ; manca il personale sanitario perché si è preferito strapagare esterni gettonisti, invece di valorizzare la professione del Servizio sanitario nazionale; manca un Servizio sanitario nazionale con la “S” maiuscola perché alcune regioni non gestiscono al meglio i fondi. Mi si chiede cosa faremo. Quale Governo si è preoccupato di sostenere il personale medico sanitario negli ultimi 10 anni? Quale legge di bilancio, negli ultimi 10 anni, ha contenuto le parole “aumento significativo delle retribuzioni per il personale medico sanitario”? Due giorni fa, abbiamo varato la prima legge di bilancio che invertirà questa tendenza.
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare.
LUANA ZANELLA(AVS). Ministro, mi piacerebbe che le parole da lei espresse nella sua replica corrispondessero al vero e a quello che dicono le carte, perché prevedete una spesa di 3 miliardi per il 2024, ma lei sa benissimo che, solo per coprire le spese relative al contratto che è stato recentemente siglato - che doveva essere rinnovato già anni or sono ed è stato rinnovato adesso - del personale medico sanitario, servono almeno 2,3 miliardi.
Poi, un altro punto che non viene mai nominato. E le promesse che avete fatto per il rispetto ai presidi sanitari delle regioni? Anche quello costa, quantomeno, un miliardo. E, poi, avete calcolato il costo dell'inflazione? E le risorse necessarie per coprire l'aumento dovuto all'impennata causata, nel settore energetico, dal conflitto in Ucraina a seguito dell'invasione russa?
Inoltre, la crisi del personale medico, sanitario in genere, è dovuta al fatto - l'ha detto lei stesso - che i medici non sono pagati in maniera adeguata, che scappano dal pubblico, spesso emigrano addirittura, oppure entrano nel privato attraverso le cooperative e vengono pagati a gettone, non sono più rispettati, manca l'autorevolezza che una volta queste professioni conferivano alle persone. Questo crea un disordine, perfino simbolico, oltre che concreto, ai rapporti tra paziente, medico e personale medico-sanitario in generale.
Quindi, io credo che l'investimento debba essere molto più congruo, molto più alto, verace, cioè in termini reali e non solo monetari, e che la parola d'ordine debba essere: “no” al tetto delle assunzioni, ma assunzioni, assunzioni, assunzioni .
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-00744 di cui è cofirmataria.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, parliamo di una tematica che è diventata emergenza, soprattutto dopo il COVID, nel periodo in cui stiamo vivendo, e parliamo della necessità, sempre in aumento, di cure mentali, diffusa tra la popolazione, tra i giovani, tra famiglie che non sempre possono permettersi il ricorso a un professionista. La XII Commissione sta analizzando diverse proposte di legge in merito, una a firma del nostro capogruppo, di Noi Moderati, per l'introduzione della figura dello psicologo di base, proposta calendarizzata nei lavori della Camera per questo novembre, appunto per il gruppo di Noi Moderati. Questa proposta prevede uno stretto rapporto di collaborazione tra medici di medicina generale e futuri psicologi di base, ovviamente con un servizio che prevede anche il pagamento di un .
Le chiediamo quali iniziative intenda assumere per rispondere all'aumento delle patologie che interessano la salute psicologica, con riferimento all'introduzione della figura dello psicologo di base, così come illustrata in premessa.
PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, professor Orazio Schillaci, ha facoltà di rispondere.
ORAZIO SCHILLACI,. Grazie, Presidente. Con riferimento alle questioni sollevate dagli onorevoli interroganti, vorrei sottolineare che, allo scopo di prevenire il disagio psicologico e contrastarne le patologie, il Ministero della Salute ha intrapreso e sta implementando numerosi interventi, con specifici finanziamenti per le attività progettuali, per sperimentare strategie di intervento sempre più efficaci.
La cornice normativa e programmatica di riferimento è il Piano nazionale di azione per la salute mentale del 2013, che evidenzia i bisogni della popolazione nell'ambito della salute mentale e dedica un'attenzione particolare ai disturbi neuropsichici in infanzia e adolescenza. Ritengo doveroso richiamare anche le linee di indirizzo sui disturbi neuropsichiatrici e neuropsichici dell'infanzia e dell'adolescenza adottate nel luglio del 2019 con intesa in Conferenza unificata.
Inoltre, il Ministero della Salute, attraverso il finanziamento del progetto del CCM “Effetti dell'emergenza pandemica COVID-19 sui minori di età: strategie di prevenzione e contrasto delle problematiche di salute mentale e delle dipendenze”, sta definendo azioni coordinate per la prevenzione e promozione della salute mentale per il contrasto alle dipendenze. Tali azioni includeranno interventi a supporto della popolazione minore di età e interventi mirati per i soggetti a maggior rischio.
Per promuovere il benessere psicologico anche in ambito scolastico e universitario, il Ministero della Salute ha stipulato con il Ministero competente, dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, un protocollo d'intesa per garantire l'integrazione degli interventi per la tutela e la promozione della salute e del benessere psicofisico per la realizzazione di iniziative di informazione e sensibilizzazione.
A ciò si aggiunga che anche con l'entrata in vigore dell'articolo 33, comma 6-, del decreto-legge 25 marzo 2021, n. 73, è stato istituito, nello stato di previsione del Ministero della Salute, un fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2021 e per il 2022, destinato alla promozione del benessere della persona e finalizzato a favorire l'accesso ai servizi psicologici delle fasce più deboli della popolazione, con priorità per i pazienti affetti da patologie oncologiche, nonché per il supporto psicologico a bambini e adolescenti. In merito a questo stanziamento, mi sono adoperato per consentire l'estensione di un ulteriore anno delle menzionate iniziative, permettendo la prosecuzione dei percorsi di cura intrapresi.
Con particolare riferimento, poi, alla proposta relativa all'introduzione della figura dello psicologo di base, segnalo che diverse regioni hanno provveduto a disciplinare i servizi di psicologia territoriale, promuovendo la figura dello psicologo nell'ambito dell'assistenza primaria. Il decreto ministeriale n. 77 del 2022 delinea un modello di intervento integrato e multidisciplinare nell'assistenza territoriale, con un ruolo attivo dello psicologo.
Proprio al fine di valorizzare la figura dello psicologo nell'ambito dell'assistenza primaria, fino a prevedere l'istituzione della figura professionale dello psicologo di base, sono stati, come ha ricordato, presentati, in sede parlamentare, diversi disegni di legge. Assicuro che per tutti gli aspetti di competenza, il mio Dicastero, allo scopo di definire gli interventi maggiormente appropriati, con particolare riguardo ai necessari requisiti formativi dei professionisti interessati, effettuerà ogni necessario approfondimento che possa consentire di addivenire a un testo normativo che sia condiviso in maniera sinergica a livello parlamentare e governativo, tenendo conto degli sviluppi in essere negli ambiti della riorganizzazione della medicina territoriale e della gestione dei servizi per la salute mentale.
PRESIDENTE. L'onorevole Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Il Ministro ha fatto bene, nella sua risposta, a ricordare puntualmente l'attenzione a questo tema, che riguarda trasversalmente tutti, tanto più dopo il periodo che abbiamo attraversato. Quello su cui noi insistiamo, e sappiamo che è la sfida che lo stesso Ministro e questo Governo hanno, è che alla fine di questa legislatura ci presentiamo con una rivisitazione, con una revisione del modello sanitario, che è affidato ovviamente alle regioni, ma che vede nell'unità nazionale e nel Governo anche la possibilità di elencare e enucleare linee guida. Da questo punto di vista, è evidente che non servono solo interventi puntuali, ma occorre impegnarsi, nel rapporto Parlamento e Governo, a che questo tipo di riforma possa essere fatta. Ha fatto bene a ricordare ormai le 7 regioni che si stanno, con autonomia, impegnando in ciò, ma credo che proprio per questo sia necessario - ed è il lavoro parlamentare che stiamo facendo -, partendo dalla medicina territoriale, ripensare ad un modello in cui la medicina di base possa vedere anche la prima figura, che è quella dello psicologo di base. Non stiamo parlando dello psichiatra o degli interventi successivi, stiamo parlando esattamente di una figura che, insieme a quella del medico di famiglia, può accompagnare proprio in un presidio territoriale le difficoltà, tra l'altro, delle fasce più deboli.
E dalle ricerche che abbiamo visto e che lei conosce molto bene, perché ne abbiamo più volte parlato e si è discusso di questo, la questione riguarda esattamente i giovani, le persone disoccupate, quelle che, poi, non possono permettersi di pagare una cura primaria periodica, quale quella dello psicologo. Proprio per questo noi insistiamo ed è proprio per questo che siamo sicuri che il Governo, insieme con il Parlamento, possa arrivare a un traguardo che - e concludo, signor Presidente - non sostituendosi alle regioni, ma dando un segnale molto chiaro: la cura della salute è integrale per la persona; non è solo quella fisica, ma appartiene anche a quell'altra sfera, psichica, fondamentale per tutti noi. Ed è per questo che abbiamo il dovere di andare in questa direzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Provenzano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Braga ed altri n. 3-00745 di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la strage di civili all'ospedale Al-Ahly di Gaza impone a questo Parlamento un messaggio forte e unitario di solidarietà al popolo palestinese e a chi lo rappresenta che, ricordiamolo, non sono i terroristi di Hamas che tutti insieme abbiamo condannato con la massima fermezza. Di fronte a uno dei più orribili crimini di guerra che si ricordi, bisogna fare chiarezza, accertare responsabilità, perseguire i colpevoli.
La prima vittima delle guerre, si sa, è la verità, ma mai come in questo caso il mondo non può permetterselo, perché è la scintilla che rischia di far esplodere tutto il mondo arabo, a partire da quella Cisgiordania che, ricordiamolo, non aveva risposto al folle appello di Hamas. Ma la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza è in corso da giorni, da prima della strage dell'ospedale, e merita la stessa attenzione di questo Parlamento che ha pianto insieme le oltre 1.400 vittime israeliane e gli oltre 4.000 feriti di Israele e che vive con angoscia il destino degli oltre 200 ostaggi, perché le vittime innocenti palestinesi non valgono di meno, se valgono ancora ragione, diritto e umanità.
L'assedio e i bombardamenti hanno causato un bilancio di oltre 3.000 vittime, peraltro in crescita, circa 12.500 feriti, di cui la metà è minorenne, molti bambini; si muore di fame, di sete, dentro le case, le chiese e le moschee; sono stati colpiti i campi, sono stati colpiti molti ospedali, ormai sono tutti al collasso, ci sono 50.000 donne incinte a rischio; sono state colpite le scuole, tra cui 20 dell'UNRWA; sono stati uccisi 14 membri dello staff delle Nazioni Unite, si contano più di 30 vittime tra il personale umanitario e dopo l'ordine di evacuazione impossibile gli sfollati sono un milione. L'assedio continua, il valico di Rafah è chiuso...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Concludo. Tutto questo in violazione del diritto internazionale umanitario. Abbiamo apprezzato il suo - e sottolineo “suo” - sforzo diplomatico di queste ore, ma oggi le chiediamo una risposta urgente sulla situazione umanitaria, sulle iniziative per riaprire i corridoi, per fornire acqua, cibo, medicine, elettricità, rendere le scuole e gli ospedali garantire l'incolumità e l'operatività dei nostri cooperanti e delle organizzazioni internazionali, perché le testimonianze ci dicono che oggi fornire aiuti a Gaza è praticamente impossibile .
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Signor Presidente, la strage dell'ospedale di Gaza è motivo di sgomento e di dolore, e ricordo a tutti noi che, anche in un conflitto, la protezione dei civili è la priorità assoluta, come ha sottolineato ieri a nome del Governo, e ha ribadito stamane, il Presidente del Consiglio.
Non dobbiamo, però, rassegnarci alla spirale di violenza e, mentre le piazze si infiammano, c'è ancora più bisogno di diplomazia. La settimana scorsa ho ribadito in quest'Aula la solidarietà a Israele e la condanna di Hamas, ho illustrato l'azione del Governo per rimpatriare gli italiani, salvare gli ostaggi, evitare un allargamento del conflitto e consentire corridoi e aiuti umanitari. Quest'azione continua senza sosta, con il sostegno di tutto il Parlamento. La nostra priorità, oggi, è evacuare gli italiani da Gaza e, lo ripeto, liberare gli ostaggi: ci sono ancora due italiani, almeno così pare, dopo la morte di uno dei tre.
Con il Presidente del Consiglio siamo in contatto costante con i dell'Unione europea, del G7 e della regione. Ho visitato, con il Ministro degli Esteri israeliano Cohen, i luoghi dei massacri. Rinnovo insieme a tutti voi le condoglianze ai familiari dell'italo-israeliano Eviatar Moshe Kipnis, vittima come tanti altri dell'eccidio del kibbutz di Be'eri. Il racconto dei sopravvissuti e le immagini indicibili del vilipendio dei cadaveri ci hanno riportato agli orrori dei nazisti e dell'ISIS.
Nessuno può negare a Israele il diritto di esistere e di difendersi, naturalmente nel rispetto del diritto internazionale umanitario, come hanno sottolineato i europei nella dichiarazione a 27 di domenica. I terroristi di Hamas non rappresentano il popolo palestinese e il popolo palestinese non deve pagare il prezzo delle barbarie di Hamas, che troppo spesso lo usa come scudo per coprire le proprie basi. Dobbiamo evitare contemporaneamente una crisi umanitaria a Gaza e ridurre l'impatto della guerra sulla popolazione.
Al collega israeliano ho sottolineato la necessità di corridoi e aiuti per i civili. Ne ho parlato anche a Il Cairo e ad Amman con i di Egitto, Giordania e Lega araba e, ieri, con il Primo Ministro qatarino Al Thani, con cui lavoriamo intensamente per la e, in modo particolare, per la liberazione degli ostaggi. L'obiettivo degli incontri…
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONIO TAJANI,. Mi conceda, signor Presidente, un minuto, perché l'argomento è talmente delicato e complicato…
ANTONIO TAJANI,. La ringrazio. L'obiettivo degli incontri e dei numerosi altri contatti di questi giorni - Tunisia, Marocco, Algeria, Emirati, Arabia Saudita e Turchia - è rafforzare una posizione moderata e costruttiva dei Paesi arabi e musulmani, isolare Hamas e dissociarla dalla causa palestinese.
Venerdì sarò a Tunisi, città simbolo, dato che è stata per tanti anni sede dell'OLP, per continuare quest'azione di pace a favore della .
È urgente, però, raggiungere un accordo per l'ingresso degli aiuti, l'evacuazione degli stranieri da Gaza e la creazione di zone sicure nel Sud della Striscia. Mi auguro che i colloqui tra Egitto, Israele e le parti coinvolte possano arrivare a buon fine. Noi sosteniamo tutte le iniziative che possano portare a una soluzione positiva.
Definite le condizioni operative, l'Italia farà la sua parte per alleviare le sofferenze dei civili. Stiamo valutando ulteriori sostegni tramite le organizzazioni internazionali presenti sul terreno. Contenimento del conflitto e aiuti umanitari sono essenziali per rilanciare un orizzonte politico con le legittime autorità palestinesi. Dobbiamo mantenere viva, infatti, la prospettiva di un dialogo futuro per una pace giusta. Certamente sarà difficile, ma non dobbiamo rinunciare al principio dei due popoli e due Stati, perché quella è l'unica soluzione in prospettiva per ridare pace a quel territorio martoriato .
PRESIDENTE. L'onorevole Provenzano ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Ministro, noi apprezziamo le sue parole e le chiediamo uno sforzo in più sulla cooperazione e sull'aiuto alla cooperazione. In questo momento il Medio Oriente può diventare il detonatore di un'ondata di violenza e di terrore che mette a rischio la stessa sicurezza degli ebrei, dei palestinesi e anche la nostra. Ecco perché è giusto tempo di ragione, di politica e di diritto.
Noi chiediamo all'Italia di essere all'altezza della sua storia. Per questo vogliamo che si moltiplichino tutti gli sforzi diplomatici e mettiamo a disposizione tutta la nostra forza e le nostre relazioni internazionali anche a lei, nel suo sforzo e nel suo lavoro, che deve essere finalizzato a fermare l' e a riaprire, per quanto lontana possa apparire in questo momento, la prospettiva politica dei due popoli e due Stati, che è l'unica soluzione possibile mai così necessaria.
Israele, Ministro, ha diritto di esistere e di difendersi - lo ribadiamo anche noi - contro chi vuole distruggerla. Questo non deve accadere mai più e dobbiamo tenere alta l'attenzione sull'antisemitismo, ma, come ha detto anche lei - diciamolo con forza - , questo diritto si esercita nel pieno rispetto del diritto internazionale e umanitario, perché bisogna colpire i terroristi di Hamas ma non punire collettivamente i palestinesi, che hanno lo stesso diritto a esistere.
L'appello alla legge internazionale e umanitaria in questo Parlamento deve risuonare allo stesso modo forte e inequivocabile, perché i crimini di guerra vanno sempre denunciati e condannati, perché il diritto internazionale deve valere sempre.
Oggi noi condanniamo la Russia per l'attacco terroristico di stanotte a Zaporizhzhia, ma se noi vogliamo salvare la credibilità dei nostri principi, dal sostegno all'Ucraina alla condanna all'Iran, non possiamo, in Medio Oriente, reiterare doppi standard e doppie morali, perché gli standard della democrazia e del diritto non sono mai la morte indiscriminata.
La morale dell'umanità è una sola: nessuna barbarie giustifica altra barbarie e c'è un confine invalicabile, Ministro, tra la giustizia e la vendetta; noi su quel confine dobbiamo stare e dobbiamo presidiarlo sempre, perché da lì passa la nostra civiltà .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
“Conversione in legge del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 144, recante disposizioni urgenti per gli Uffici presso la Corte di cassazione in materia di referendum” (1491) –
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ida Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, intervengo in Aula per sottoporre alla vostra attenzione lo stato di forte disagio e di deprivazione dei diritti dei cittadini delle isole minori siciliane per il perdurare dell'interruzione dei collegamenti marittimi integrativi, che sono essenziali anche alla loro sopravvivenza, in quanto parliamo di collegamenti senza i quali non può effettuarsi il trasporto della spazzatura, delle bombole di gas e di ossigeno, dei rifornimenti di benzina per i mezzi. Uno stato, ripeto, di forte disagio a cui sono sottoposti a seguito dell'incredibile situazione che si è venuta a determinare e che rende gli isolani vittime di una vicenda giudiziaria che coinvolge la Caronte & Tourist. L'unica soluzione proposta per adesso è quella di rinunciare ai collegamenti, perché, ad oggi, non si è addivenuto a nulla. I sindaci delle isole chiedono insistentemente la dichiarazione dello stato di emergenza, perché intervengano lo Stato e la Protezione civile ad assicurare quei diritti di cui, ad oggi, sono deprivati e che mettono in pericolo la salute e la vita stessa degli isolani, le condizioni di sviluppo socioeconomico, nonché quella continuità territoriale, assicurata dalla Costituzione, dalla riforma costituzionale, che vede un arretramento di tutte le isole siciliane, già gravate da questa pesante condizione di insularità. Parliamo delle Eolie, delle Pelagie, di Pantelleria, insomma di tutte le isole che al momento non hanno i collegamenti integrativi. Quindi, se non riesce a risolvere il problema la regione siciliana, intervengano direttamente lo Stato e la Protezione civile regionale o nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Federica Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e gentili colleghi, dopo la barbarie terrorista e sanguinaria di Hamas su civili innocenti e inermi, con immagini impresse per sempre nei nostri occhi, intervengo oggi per esprimere la preoccupazione, mia e del mio gruppo, per immagini parimenti inaccettabili. Mi sto riferendo chiaramente ai terribili fatti di ieri, che hanno coinvolto l'ospedale al-Ahli di Gaza, dove, sembrerebbe, la maggior parte delle vittime fosse costituita da donne e bambini. Come sempre, quindi, sono gli innocenti a pagare il prezzo più alto. Intervengo per sollecitare il Parlamento - in questo caso la Camera dei deputati - perché si abbia, da parte nostra, un ruolo, sulla scia dell'atto significativo che siamo riusciti ad approvare la scorsa settimana, nel senso di chiedere un impegno chiaro al Governo per quanto riguarda l'apertura di corridoi umanitari, che devono servire per l'ingresso degli aiuti umanitari e che devono servire, allo stesso tempo, per l'evacuazione dei civili, dei più fragili, quindi, donne, bambini e anziani. Bene in questo senso l'inizio dell'esame di una risoluzione del gruppo del MoVimento 5 Stelle, a mia prima firma, già in questa settimana, già domani, che vuole impegnare il Governo nel prodigarsi in tutti i consessi bilaterali e multilaterali, ed europei, ovviamente, perché questi corridoi umanitari siano aperti al più presto .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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