PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI, legge il processo verbale della seduta del 25 gennaio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 1° febbraio 2024, la deputata Federica Onori, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Azione-Popolari Europeisti Riformatori-.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1515: Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Francesco Filini.
FRANCESCO FILINIGrazie, Presidente. Le chiedo l'autorizzazione a depositare la relazione.
PRESIDENTE. Benissimo. Ha facoltà di intervenire il Sottosegretario: non interviene.
È iscritta a parlare la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Presidente. Quest'Aula, oggi, si trova a esaminare un provvedimento molto importante, volto, per lo più, a sostenere la competitività del nostro mercato dei capitali e a rafforzare gli strumenti finanziari, ma anche a prevedere una disciplina più organica in materia e a contribuire alla formazione dei cittadini in materia economico-finanziaria.
Com'è noto, il mercato dei capitali non è e non può rappresentare un fenomeno esclusivamente domestico, assumendo una rilevanza strutturale soprattutto a livello europeo, ma anche internazionale.
Con questo provvedimento, si vuole condurre, per impatto regolatorio, il nostro mercato dei capitali ai livelli dei mercati europei, poiché un solido mercato dei capitali è sinonimo di un mercato di capitali affidabile, serio, sicuro, e così si vuole creare un giusto per favorire gli investimenti a favore delle imprese.
E, infatti, questo disegno di legge, di iniziativa del Ministro Giorgetti, già esaminato e modificato dal Senato, che lo ha approvato nell'ottobre scorso, prevede semplificazioni normative e burocratiche, mirando a rimuovere i vincoli normativi operativi che ostacolano l'accesso al mercato da parte delle imprese e ad accrescere il ruolo degli intermediari finanziari. Si vuole, cioè, contribuire a potenziare gli investimenti dei privati verso le imprese, diversificandone così le fonti di finanziamento, in particolare per quelle più piccole, che costituiscono, come sappiamo, la spina dorsale dell'economia italiana e che ora potranno essere agevolate nell'evolversi verso forme più avanzate di raccolta dei capitali. Una struttura finanziaria più sviluppata è, infatti, in grado di agevolare la crescita dimensionale delle imprese, aiutandole a intercettare le opportunità dell'innovazione e della transizione ambientale e tutte le varie opportunità che si stanno via via aprendo, anche a seguito delle modifiche delle abitudini di vita e di lavoro che abbiamo recentemente vissuto dall'epoca COVID in poi.
In questa materia, devo sottolineare che le iniziative della Lega a sostegno del mercato dei capitali e delle aziende partono da lontano.
Nella precedente legislatura, abbiamo monitorato l'intera vicenda dell'aggregazione tra Borsa Italiana e il gruppo londinese Euronext, vigilando sulla tenuta del ruolo strategico e della del mercato azionario italiano. Lo abbiamo fatto con interrogazioni e con una mozione, che io stessa ho illustrato in quest'Aula.
Anche in tema di rafforzamento della capitalizzazione delle aziende italiane, la Lega si è sempre impegnata: prima con l'approvazione di emendamenti parlamentari e poi con la previsione, nella legge di bilancio per il 2023, per il credito d'imposta per le spese di consulenza relative al processo di quotazione delle nuove imprese.
Confidiamo che questa misura, che attualmente non è prorogata per il 2024, possa trovare luce, grazie a un nostro emendamento, nella conversione in legge del decreto Milleproroghe. Si tratta di una misura che rappresenta una fondamentale forma di incentivo a favore delle imprese, più adatta al modello di mercato azionario per le sue caratteristiche di immediata comprensione e facilità di implementazione, nonché alternativa rispetto al credito bancario.
Il credito bancario, già.
Sappiamo tutti che in questi ultimi anni le imprese si sono trovate di fronte a un'inaccessibilità pressoché totale al credito bancario a causa degli aumenti progressivi dei tassi da parte della BCE. Questo provvedimento va proprio nella direzione di dare la possibilità alle imprese di finanziarsi in un modo diverso, in un modo alternativo, e in questo modo di continuare ad affinarsi e a migliorare il proprio senza dover ricorrere al credito bancario. Ma vengo ora al contenuto di questo provvedimento.
Come detto, questo disegno di legge prevede misure di semplificazione in materia di accesso e regolamentazione dei mercati dei capitali, e lo fa anche ampliando i casi di esenzione dalle formalità della disciplina dell'offerta fuori sede. Tutti ricordiamo l'innovazione quando dal 2014, in realtà dal 2011 in poi, ci sono state le varie MiFID, la MiFID II, la MiFIR, che hanno modificato il Testo unico della finanza introducendo nuove regole a tutela del contraente debole, regole che sono state poi modificate e affinate. Tra queste regole c'era appunto la possibilità, nella disciplina dell'offerta fuori sede, di recesso da parte del sottoscrittore entro 7 giorni. Ora si amplia la possibilità in cui la normativa di tutela del sottoscrittore viene limitata a favore però di una velocizzazione, di una rapida possibilità di avere la sottoscrizione, e quindi di avere il finanziamento per l'impresa.
L'esenzione alla disciplina dell'offerta fuori sede è ora estesa all'offerta di vendita o di sottoscrizione di strumenti finanziari di propria emissione ovvero di altri strumenti finanziari di propria emissione che permettano di acquisire o sottoscrivere azioni a condizione che siano emessi da emittenti con azioni negoziate in mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione italiani o di Paesi dell'Unione europea, ma sempre che siano effettuate dall'emittente attraverso i propri amministratori o personale fuori sede con funzioni direttive per importi di sottoscrizione o acquisto superiori o uguali a 250.000 euro.
È importante poi l'articolo 2, che estende la categoria delle piccole e medie imprese ai fini della regolamentazione finanziaria portando a un miliardo di euro la soglia di capitalizzazione massima prevista rispetto all'attuale soglia, che quindi viene raddoppiata, che è prevista in 500 milioni. Si prevede poi la facoltà di dematerializzare le quote delle PMI, così semplificando le procedure e riducendo i costi e gli oneri amministrativi legati all'emissione e al trasferimento delle quote stesse, ma soprattutto semplificando la possibilità dei trasferimenti, perché ci si affida sempre alla Monte Titoli sotto il controllo di Consob e di Banca d'Italia.
Questo è un tema che come Lega abbiamo già portato avanti fin dalla scorsa legislatura mediante la presentazione di proposte emendative, ma che finalmente adesso ha avuto un esito positivo. Molto importante è anche la disposizione dell'articolo 13, volta a incrementare da 3 a 10 il numero dei voti che lo statuto societario può assegnare a ciascuna azione a voto plurimo. Anche su questo tema la Lega era già intervenuta mediante una proposta di legge del mio capogruppo in Commissione, dell'onorevole Centemero, in materia di emissione di azioni a voto plurimo da parte delle società con azioni quotate in mercati regolamentati.
Ringrazio, quindi, il Governo per avere accolto già in via normativa, in via di disegno di legge, le nostre istanze. Rispetto alla disciplina delle autorità di vigilanza, fra le varie disposizioni segnalo in particolare quelle relative ai poteri riconosciuti alla Consob per il contrasto dell'attività pubblicitaria riferibile a soggetti non autorizzati. Nello specifico, e ritengo sia una normativa molto importante, è prevista la possibilità di vietare la diffusione di pubblicità riferibile a soggetti non autorizzati allo svolgimento di servizi o attività di investimento, nonché di ordinare ai , cioè ai fornitori di connettività alla rete Internet, la rimozione delle iniziative pubblicitarie svolte da operatori finanziari abusivi. A tale proposito ricordo che il contrasto all'attività pubblicitaria riferibile a soggetti non autorizzati fu previsto anche come emendamento della Lega al decreto Crescita, il decreto-legge n. 34 del 2019, e lì eravamo riusciti a ottenere la chiusura dei siti di truffaldini. Quindi, è stato affidato alla Consob il compito di ordinare, anche in questo caso, ai fornitori di connettività e ai gestori delle reti telematiche che debbano rimuovere iniziative di chiunque, attraverso le reti telematiche, offre o svolge servizi o attività di investimento senza essere abilitato.
Inoltre, tengo, a sottolineare di questo provvedimento l'articolo 25, che introduce misure in materia di educazione finanziaria volte a includere la tematica dell'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale nell'ambito dei contenuti previsti dalle linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole, insegnamento già impartito grazie a una legge della Lega voluta e introdotta nel 2019, quindi un tema molto caro. Sull'educazione finanziaria la Lega, che aveva presentato anche in questa legislatura una proposta di legge, che è stata assorbita, di fatto, da questo disegno di legge governativo, aveva ricevuto riscontri positivi da parte di professori, professionisti, associazioni, fra cui anche la professoressa Fornero, che non è sempre di idee allineate con quelle della Lega. Per cui, sicuramente, una conquista in nome anche del pluralismo delle ideologie politiche.
La Lega, quindi, prosegue nel suo impegno di irrobustire le competenze di base per i futuri cittadini che lavoreranno, investiranno e risparmieranno, e la scuola rappresenta per noi il luogo privilegiato per farlo. È necessario partire con il piede giusto, allinearci ai molti Paesi che già stanno sostenendo investimenti, spesso consistenti, per accrescere l'alfabetizzazione finanziaria. Viene quindi riconosciuto, grazie alla modifica introdotta dal Senato, un vero e proprio diritto al risparmio, all'investimento, all'educazione finanziaria, assicurativa e alla pianificazione previdenziale, anche con riferimento all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali di gestione del denaro e alle nuove forme di economia e finanza sostenibile e alla cultura di impresa. In quest'ambito l'articolo 25 non dimentica però anche iniziative di sensibilizzazione verso la formazione finanziaria di chi è già più grande, ma che riteniamo debba comunque avere accesso a una formazione ulteriore.
Sono poi altre e tante le misure importanti di questo provvedimento. Non le posso citare tutte, ma perdo qualche minuto per richiamare l'articolo 19, che dà una delega al Governo per il riordino delle normative novellate da questo disegno di legge, ma che sono state oggetto - ne ho citate alcune prima - di plurime modifiche negli ultimi anni, e che pertanto necessitano di un organizzativo anche a livello di migliore conoscenza e conoscibilità.
Si parla del Testo unico della finanza, del Testo unico bancario, del codice civile nell'ambito della parte che riguarda le società che emettono titoli di debito, poi il codice delle assicurazioni private e infine il decreto legislativo n. 252 del 2005 sulle forme pensionistiche complementari. Tra i principi e i criteri da attuare con il decreto delegato segnalo l'intento di sostenere la crescita del Paese, favorire l'accesso delle imprese al capitale di rischio, con particolare riguardo ai mercati regolamentati, nonché favorire l'accesso delle PMI a forme alternative di finanziamento e la canalizzazione degli investimenti verso le imprese, rendendo così le imprese maggiormente attrattive per gli investitori internazionali.
Si vuole aumentare così anche la competitività del mercato nazionale, semplificare e razionalizzare la disciplina degli emittenti, ivi inclusi il relativo sistema sanzionatorio, la disciplina in tema di operazioni con le parti correlate, anche con riferimento alle soglie in partecipazione, in linea con gli standard internazionali, e la possibilità di prevedere sistemi di moltiplicazione del diritto di voto, riducendo gli obblighi e gli oneri previsti a legislazione vigente. Sempre fra i principi da attuare con la delega è prevista la facilitazione del passaggio dalla quotazione delle imprese sui mercati non regolamentati a quelli regolamentati.
Si vogliono poi rivedere le regole in materia di attività di investimento privato per favorirne la massima diffusione, garantendo la correttezza e l'adempimento degli obblighi informativi a tutela degli investitori. Inoltre, si vogliono semplificare le regole del governo societario anche tenendo conto delle regole previste dai codici di autodisciplina, si vuole prevedere un riordino e l'aggiornamento della disciplina in materia di appello al pubblico risparmio, con particolare riguardo alle offerte al pubblico di titoli e alle offerte pubbliche di acquisto e scambio, contemperare il livello degli oneri amministrativi imposti alle imprese con l'esigenza di assicurare l'efficienza, l'efficacia e la rilevanza dei controlli e assicurare un sistema coerente e integrato dai controlli interni, semplificare eliminando - questa è una delle nostre richieste verso il Governo, che vengono accolte - sovrapposizioni o duplicazioni burocratiche, così come duplicazioni delle funzioni e delle strutture di controllo.
In questo modo si possono agevolare adeguate forme coordinamento e scambio di informazioni per un più efficace contrasto delle irregolarità rilevate. La delega dovrà essere esercitata entro 12 mesi.
Un'ultima annotazione. Ho citato la semplificazione, la riduzione burocratica e anche la limitazione di alcuni controlli e questo a favore di velocità, semplificazione e di una migliore attrattività del nostro mercato dei capitali e delle imprese. Tuttavia, questo non va a scoprire la tutela dell'investitore, perché tutto questo viene ad essere correlato, in base all'articolo 20, alla tutela degli investitori che potranno agire per ottenere il risarcimento del danno diretto per omessa vigilanza. In particolare, viene previsto che chi ha subito un danno per effetto di un atto o di un comportamento posto in essere da una delle autorità che deve vigilare - Banca d'Italia, Consob, Isvap, Covip e Autorità antitrust - potrà agire contro di essa per ottenere il risarcimento del danno che sia conseguenza immediata e diretta della violazione di leggi e regolamenti sulla cui osservanza è mancata la vigilanza dell'autorità stessa.
Avviandomi alla conclusione, ricordo che i mercati di Borsa Italiana contano 429 società quotate. Le PMI, cioè le società con inferiore a un miliardo di euro, rappresentano oltre l'80 per cento delle società quotate, con 346 società, mentre sono 128 quelle sotto i 500 milioni, cioè quelle che, al momento, fino a che non diverrà legge questo disegno di legge, sono attualmente considerate PMI dalla normativa vigente.
Il provvedimento di cui stiamo discutendo rende il mercato dei capitali italiano più moderno, più vicino alle imprese e ai potenziali investitori, puntando a diventare un esempio positivo sul panorama europeo ma anche internazionale, in termini di competitività e di accesso al mercato. Come Lega, continueremo ad impegnarci, come abbiamo sempre fatto, per tutelare e sostenere le imprese italiane e gli investimenti nell'economia del nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, questo disegno di legge di iniziativa governativa collegato alla manovra di bilancio risponde all'idea - lo diceva già la collega che mi ha preceduto - che in materia di mercato azionario l'Italia non debba avere regole più rigide rispetto a quelle previste negli altri Paesi dell'Unione europea, pena uno svantaggio per le imprese italiane e per i suoi intermediari finanziari. Un intento condivisibile, purché resti coniugato alla tutela del risparmio, un obiettivo, quest'ultimo che sembra invece trascurato in più punti da questo intervento normativo. Diciamo che si è persa l'occasione di fare di più e di fare anche meglio. Ma veniamo all'analisi del testo.
Con il disposto dell'articolo 1 si prevede in più casi l'esenzione dalla disciplina dell'offerta fuori sede in caso di autocollocamento. Si rammenta che la disciplina dell'offerta fuori sede prevede che l'efficacia dei contratti di collocamento di strumenti finanziari o di gestione di portafogli è sospesa per 7 giorni, facendo salva la facoltà per l'investitore di recedere dal contratto senza spese né corrispettivo da versare al consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede. Una previsione, questa, che tutela l'investitore, che però può comportare anche delle rigidità nel collocamento dei titoli. Anche in virtù di modifiche apportate in Senato al primo testo normativo, sono esenti da tale disciplina e, dunque, dal rispetto del termine di 7 giorni di cui si diceva, le offerte di vendita o di sottoscrizione di azioni di propria emissione o di altri strumenti finanziari di propria emissione, purché siano emessi da emittenti, con azioni negoziate in mercati regolamentati o in sistemi multilaterali di negoziazione, italiani o di Paesi dell'Unione europea, nonché attraverso - questo è il disposto normativo - gli amministratori dell'emittente o il proprio personale con funzioni direttive, per importi di sottoscrizione o acquisto superiori o uguali a 250.000 euro. Si è precisato, poi, che l'esenzione dalla disciplina non si applica alle SICAF e alle SICAV. Una norma, questa, ispirata dalla necessità di ampliare - si diceva già prima - l'offerta di strumenti finanziari in caso di autocollocamento ma che elimina, allo stesso tempo, una tutela che prima era posta a vantaggio dell'investitore.
L'articolo 2 - continuiamo nell'analisi del testo - prevede una nuova definizione di PMI emittenti azioni quotate. Si amplia così la platea delle PMI emittenti azioni quotate, innalzando da 500 milioni a un miliardo di euro la soglia massima di capitalizzazione di mercato al di sotto della quale si considerano tali. La collega, prima, dava alcuni numeri, precisava quali sono le aziende, dando una stima precisa delle PMI quotate che adesso, ovviamente, aumentano di numero in virtù di questa norma. Ciò cosa comporta? Che un maggior numero di PMI potrà beneficiare di una disciplina di maggior favore in materia di trasparenza di assetti proprietari, dal momento che esse possono usufruire di un alleggerimento degli obblighi di comunicazione. Infatti, per coloro che partecipano al capitale di tali emittenti, la soglia al di là della quale scatta l'obbligo di comunicazione alla Consob e alla società partecipata è innalzata dal 3 per cento al 5 per cento del capitale azionario. Come dicevamo, con questa modifica si aumenta la platea di soggetti che possono avvalersi di questa disposizione.
C'è anche un'altra disposizione di interesse che viene adesso applicata a un maggior numero di emittenti, è quella relativa al lancio dell'OPA obbligatoria. Infatti, queste società - le PMI quotate - possono prevedere una deroga statutaria al caso standard e fare intervenire un'OPA anche solo nel caso di superamento della partecipazione al capitale sociale o dei diritti di voto compresa tra il 25 per cento e il 40 per cento. Se l'intento è quello di colmare il sottodimensionamento del mercato mobiliare italiano, come sottolineava prima la collega nell'intervento che mi ha preceduto, non vi è, però, chi non veda che tale norma faciliterà le scalate, a detrimento degli investitori più piccoli che possono risultare tutelati, a questo punto, solo con un potenziamento degli obblighi informativi, come è stato suggerito, tra l'altro, prima, in Commissione finanze al Senato e, poi, in Commissione finanze alla Camera, dal MoVimento 5 Stelle. Infatti, in Commissione finanze, è stato approvato un subemendamento - parliamo della Commissione finanze del Senato - proposto dal MoVimento 5 Stelle in relazione all'implementazione dell'educazione finanziaria - ne parlava anche la collega Cavandoli prima -al fine di determinare nei cittadini una maggiore conoscenza e consapevolezza su temi importanti, come quello economico-finanziario. Il senatore Turco ha presentato, poi, un subemendamento approvato, che prevede, nell'ambito della delega per la revisione del TUF, la necessità di garantire obblighi informativi e scambio di informazioni tra le autorità preposte alla vigilanza del mercato azionario, sempre al fine di tutelare i risparmiatori, pur incrementando i flussi finanziari verso le imprese. In realtà, ci sono due temi che bisogna affrontare: sicuramente incrementare i flussi finanziari ma, dall'altra parte, c'è anche la tutela del risparmio e degli investitori, ai quali bisogna pensare.
Andiamo oltre. Come si diceva, all'idea di snellire gli incombenti rispondono anche le norme degli articoli successivi. In particolare, si concede alle PMI di accedere, su base volontaria, al regime di dematerializzazione delle quote, in modo da ridurre costi e oneri amministrativi.
Ancora, l'articolo 4 prevede che le società emittenti strumenti finanziari diffusi tra il pubblico in maniera rilevante, sebbene non quotate su mercati regolamentati, non rientreranno più tra gli enti sottoposti al regime intermedio, con la importante conseguenza che la revisione legale dei loro bilanci potrà essere esercitata dal collegio sindacale. Viene poi introdotta, per le società aventi azioni negoziate su MTF, la facoltà di redigere il bilancio secondo i principi contabili internazionali. Sono norme che avranno l'effetto di snellire procedure ma, al contempo, sortiranno anche un altro effetto, quello di attenuare i meccanismi di controllo sulle dinamiche e le decisioni prese dagli organi di amministrazione delle società.
In linea con quanto detto è, poi, il disposto dell'articolo 6, che prevede la soppressione del potere discrezionale della Consob di aumentare il flottante nel caso in cui vi sia un soggetto che detiene una partecipazione superiore al 90 per cento del capitale rappresentato da titoli ammessi alla negoziazione in un mercato regolamentato. Parimenti, si limitano i poteri della Consob in relazione alle procedure di ammissione alla quotazione, che potrebbero anche condurre alla sospensione della decisione di ammissione, con l'intento, che è stato precisato nella relazione illustrativa a questo disegno di legge, di eliminare un aggravio procedurale.
Lo snellimento di controlli è ulteriormente ribadito dalla norma dell'articolo 9, che tende a velocizzare l'approvazione del prospetto da parte della Consob in materia di offerta al pubblico di titoli. Al contempo, si prevede l'eliminazione della presunzione di colpa in capo al responsabile del collocamento di un'offerta al pubblico nel caso di presenza di informazioni false nel prospetto. Ad oggi, quindi, fino all'approvazione di questo intervento normativo, il responsabile del collocamento di un'offerta al pubblico si esonera da responsabilità solo se prova di aver adottato la diligenza richiesta per verificare che le informazioni fossero conformi ai fatti e non vi fossero omissioni alteranti il vero. Questa disposizione, ora, è stata cancellata, anzi, verrà cancellata se verrà approvato questo disegno di legge. L'abrogazione di questa norma comporterà una maggiore difficoltà per l'investitore incolpevole di ottenere un risarcimento, qualora abbia acquistato strumenti finanziari sulla base di informazioni false. Ancora, nell'ottica di un progressivo depotenziamento dei compiti della Consob, va l'articolo 10, che sopprime l'obbligo di segnalazione delle operazioni effettuate dagli azionisti di controllo. Viene abrogato, infatti, il comma 7 dell'articolo 114 del TUF, che impone ai soggetti che detengono azioni in misura almeno pari al 10 per cento del capitale sociale, nonché a ogni altro soggetto che controlli l'emittente quotato, l'obbligo di comunicare alla Consob le operazioni da loro effettuate anche per interposta persona. Quindi, i soci di controllo vengono posti, in tale modo, in una posizione di vantaggio, potendo essere in possesso di informazioni privilegiate, al di fuori, oramai, di qualsiasi controllo esterno. Allora, che si tenda al concentramento della direzione della politica societaria è esemplificato anche dalla norma che prevede l'incremento da 3 a 10 dei voti che possono essere attribuiti a ciascuna azione in caso di azioni a voto plurimo.
In eguale direzione va, poi, la previsione dell'articolo 11, che autorizza lo svolgimento dell'assemblea e l'esercizio del diritto di voto esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla società qualora lo statuto della società lo preveda. In questo caso, non è consentita la presentazione di proposte di deliberazione in assemblea e il diritto di porre domande è esercitato solo prima dell'assemblea. Una previsione che va nella stessa direzione è, poi, quella che emerge dal tenore dell'articolo 17, che consente di conferire a un gestore di portafogli il potere di esercitare i diritti di voto per più assemblee.
Ma passiamo, ora, al tema delle liste del CdA, che è stato affrontato all'articolo 12 e che ha animato una discussione molto vivace in Commissione. È stato precisato - e mi riferisco al professore Pajno, audito in Commissione finanze alla Camera - che tale articolo pone dubbi di costituzionalità, visto che introduce una disciplina speciale solo per la lista del CdA uscente, ponendo in posizione di disparità i diversi candidati in base alla lista per cui corrono. Il professore Pajno sottolineava la dubbia costituzionalità del disposto di tale norma, che prevede che il consiglio di amministrazione uscente deliberi sulla presentazione della lista per il rinnovo dello stesso organo con il voto favorevole della maggioranza di due terzi, rischiando in tal modo di conferire a una minoranza un potere di veto sulla stessa. Altro aggravio procedurale, sempre secondo il professor Pajno, è poi la previsione di procedere a un'ulteriore votazione individuale di conferma delle candidature nel caso in cui la lista del CdA uscente risulti quella maggiormente votata.
Viene poi previsto quello che è stato definito, sempre dal professor Pajno, un premio di minoranza - al comma 3, lettera , n. 1 - qualora le liste, in numero non superiore a 2 abbiano raccolto il 20 per cento del totale dei voti espressi. Insomma, viene riconosciuto un premio se hanno raccolto un po' meno del 20 per cento. Tale previsione potrebbe, tuttavia, trovare una giustificazione nell'intento del legislatore di favorire un ricambio degli organi direttivi delle società quotate. In realtà, poi, su questa norma c'è stato un dibattito anche tra gli auditi. Il professor Pajno sostanzialmente si soffermava sui dubbi di incostituzionalità, però, ci sono state anche altre voci dissonanti, che hanno invece riconosciuto la congruità di questa norma. È un tema che è stato molto dibattuto e, infatti, c'è stato chi ha condiviso questa novella e ha sottolineato la necessità di ridurre i rischi di autoreferenzialità e auto-perpetuazione dei CdA, che poi, alla fine, non favoriscono una dialettica sana tra soci di maggioranza e soci di minoranza.
Il professor Sacchi ha sottolineato, in una memoria in Commissione finanze al Senato, questo elemento. Infatti, sempre il professor Sacchi sottolineava che l'utilizzazione delle liste dei CdA disincentiva investimenti azionari diretti, dal momento che chi compie investimenti rilevanti intende anche partecipare ovviamente alla designazione degli amministratori. Sicuramente, si profilano necessari dei meccanismi per contenere i rischi insiti nella presentazione della lista da parte del CdA e garantire anche la posizione dei soci di minoranza. È un tema, tra l'altro, che è stato affrontato anche dal MoVimento 5 Stelle, che ha presentato, su tale argomento, anche un proprio emendamento di questo tenore. Il tema sicuramente resta complesso e avrebbe dovuto avere una maggiore attenzione in sede magari di attuazione della delega prevista dall'articolo 19 di questo testo normativo.
Ma andiamo ancora oltre. L'idea di fondo di tale disegno di legge, come si diceva, è quella di ampliare la categoria degli investitori professionali, snellendo le procedure, in modo da determinare un maggior flusso di investimenti verso il mercato dei capitali. Tale intento è espresso anche dall'articolo 15, che prevede l'estensione agli enti previdenziali privati e privatizzati della qualifica di controparti qualificate ai fini della prestazione dei servizi di investimento. La prassi operativa portava la classificazione, al momento, di tali enti, come clienti professionali su richiesta. Con tale modifica si riconosce che tali enti sono investitori professionali, avendo la capacità di valutare i propri investimenti unitamente all'adeguatezza delle risorse a ciò destinate. Allo stesso fine di semplificazione delle procedure e di sviluppare l'investimento anche indiretto e la stessa gestione collettiva del risparmio risponde l'articolo 16, che prevede misure volte a semplificare la disciplina delle Sicav e Sicaf eterogestite, allineando le stesse alla normativa che regola i fondi comuni di investimento. Sicuramente, poi, è da condividere lo spirito di fondo dell'articolo 25, come dicevamo già prima, che inserisce nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica il riferimento all'educazione finanziaria, in modo da implementare la cultura dell'impresa, in linea con quanto è stato già proposto anche in Senato dal MoVimento 5 Stelle.
Spiace, tuttavia, che in Commissione non siano stati accolti altri nostri emendamenti, che andavano nella direzione di garantire una maggiore trasparenza del mercato dei capitali italiano e di moderare il possibile strapotere degli azionisti di controllo, al fine proprio di garantire la platea dei piccoli risparmiatori. In particolare, al fine di evitare concentrazioni di poteri decisionali nelle mani di pochi, non è stato accolto un emendamento che prevedeva il limite massimo di 3 incarichi contemporanei per i componenti degli organi di amministrazione in società quotate o in società di più rilevanti dimensioni. Si suggeriva, poi, da parte nostra, una moderazione delle retribuzioni degli organi di vertice delle società.
Il MoVimento 5 Stelle suggeriva, poi, di cogliere l'opportunità di garantire un maggior coinvolgimento dei lavoratori nelle decisioni dell'impresa, previa sottoscrizione di contratti collettivi tra le parti sociali su questo punto.
In tal senso è un altro nostro emendamento, ahimè non accolto, che prevedeva la partecipazione nel consiglio di amministrazione delle maggiori società di almeno un rappresentante dei lavoratori dipendenti di comprovata professionalità e scelto tra esperti del settore.
I nostri emendamenti tendevano a garantire una maggiore democraticità nei processi decisionali per evitare lampanti conflitti di interesse e l'abuso di posizioni dominanti. Chiedevamo, inoltre, che venissero adottate misure volte ad assicurare l'effettivo conseguimento della trasparenza delle operazioni nel mercato dei capitali italiano, anche in ragione delle molteplici e note vicende che hanno danneggiato i piccoli risparmiatori.
Certo, io non concordo con quanto detto dalla collega in relazione all'articolo 20. Infatti, poco ci sembra quanto previsto dall'articolo 20 che riconosce la possibilità di agire direttamente contro un'Autorità di vigilanza per il risarcimento del danno quando quest'ultimo sia conseguenza immediata e diretta dell'omessa vigilanza, ma, se si riduce il perimetro della vigilanza, si ridurrà, giocoforza, anche il perimetro della risarcibilità del danno (meno vigilanza, meno possibilità che il danno venga risarcito).
In conclusione, vi è, dunque, più di un punto oscuro in questo disegno di legge che è volto, sì, a rivitalizzare il mercato azionario italiano, ma, al contempo, dispone una serie di alleggerimenti di controlli che può tradursi anche in una minore tutela per gli investitori, in particolare per i piccoli risparmiatori a cui spesso viene presentato il conto di politiche societarie sbagliate .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.
YLENJA LUCASELLI(FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, credo che provvedimenti come questi siano importanti non soltanto per il merito che affronteremo ma perché evidentemente rappresentano l'attività del buon governo del Governo Meloni. Questo lo dico perché ricordo il discorso di insediamento del Premier Meloni in cui molte volte il Presidente del Consiglio ebbe a sottolineare l'importanza di un sistema economico rivolto alle imprese e alle famiglie con un obiettivo principale, che era quello di garantire efficienza e competitività.
Vedete, purtroppo, negli anni passati non si è quasi mai posta l'attenzione sull'importanza del mercato dei capitali che, invece, rappresenta un tassello fondamentale per gli investimenti, come ho detto, sia dei cittadini che delle imprese, i quali trovano in questo strumento un metodo di investimento ma anche e soprattutto di sostentamento.
Allora, se vogliamo riprendere il percorso del ciclo economico positivo italiano non possiamo prescindere da provvedimenti come questo, perché il mercato dei capitali, che pure rappresenta un pilastro fondamentale per l'economia, non è mai stato veramente attenzionato dai Governi precedenti il Governo Meloni, perché, in quei Governi, non si è mai sentita la necessità di favorire e facilitare l'incontro tra domanda e offerta di capitali; inoltre, non si è mai sentita l'esigenza di favorire l'investimento e la crescita economica e, soprattutto, si è fatto in modo che il mercato italiano rimanesse il mercato più piccolo all'interno di quelli europei.
Invece, l'obiettivo principale del Governo Meloni - e in questo, ovviamente, non può che trovare tutto il gruppo di Fratelli d'Italia dalla sua parte - è favorire la crescita delle imprese, in particolar modo le PMI, quindi è fondamentale facilitare l'ingresso dei capitali in Italia e l'utilizzo dei capitali all'interno del nostro sistema per poter finalmente implementare la crescita.
Fino ad oggi sappiamo che il mercato dei capitali italiani ha sempre presentato fortissime criticità, quali le dimensioni ridotte, la bassa liquidità e la scarsa diffusione, e questo provvedimento si occupa proprio di porre rimedio e slacciare i lacci che sino a questo momento, invece, il mercato dei capitali ha dovuto subire e che gli hanno impedito di crescere, come invece era giusto che fosse.
Come dicevo, il mercato italiano è ancora relativamente piccolo rispetto agli altri mercati europei. Da un lato, la scarsa liquidità rende più difficile per le imprese negoziare le proprie azioni e per gli investitori acquistare e vendere titoli e, dall'altra, abbiamo una scarsa diffusione della cultura finanziaria che fa sì che, per la maggior parte dei cittadini italiani, non ci sia ancora quella familiarità necessaria con gli strumenti finanziari e con gli investimenti nel mercato dei capitali. Allora, l'obiettivo che si è posto il Governo, l'obiettivo che il Ministro Giorgetti ha voluto raggiungere con questo provvedimento, è proprio quello di migliorare la competitività dei mercati finanziari italiani, favorendo l'accesso e la permanenza delle imprese nei mercati e attirando contemporaneamente i finanziamenti esteri, in modo da rendere la negoziazione finalmente centrale e il mondo degli azionisti più sicuro, più stabile e più favorevole agli investimenti.
Il ddl Capitali non solo porterà il mercato italiano a essere competitivo in ambito europeo, ma permetterà alle imprese e agli investitori italiani di essere più sicuri degli investimenti quando vogliono avvicinarsi al mercato finanziario e per la prima volta ci sarà una vera e reale svolta per le PMI che vedono nel mercato dei capitali un tassello fondamentale per lo sviluppo e la crescita.
La riforma, da questo punto di vista, non solo vuole dare agevolazioni alle PMI nella gestione delle azioni, ma facilita anche le pratiche di negoziazione, eliminando particolari requisiti di quotazione, così da facilitarne l'ingresso nel mercato. Questo permetterà alle PMI di quotarsi più facilmente e di contare su maggiori investimenti e indubbiamente rappresenterà un'opportunità non soltanto di crescita per l'impresa in sé, ma rappresenterà una vera e propria possibilità di investimento aggiuntiva per gli azionisti.
Questo provvedimento mette al centro dell'azione gli azionisti, limitando la durata dei consigli di amministrazione che, a discapito dei soci, perpetrano gli interessi dei pochi partecipanti al consiglio; quindi, nella sostanza, pone una maggiore partecipazione e una maggiore tutela degli azionisti che alle volte vengono considerati più deboli all'interno del consiglio.
Questa modifica apre finalmente le porte agli investitori nazionali e internazionali, perché, come è facile immaginare, l'ampliamento della platea dei partecipanti al consiglio di amministrazione aumenta le tutele degli interessi degli azionisti, rendendoli protagonisti e potendo tutelare i propri interessi.
È chiaro che l'azione del Governo Meloni tende finalmente a riportare l'Italia protagonista anche sotto il profilo economico sui mercati internazionali.
Dobbiamo plaudire al lavoro di questo Governo, alla volontà del Premier Meloni che, più e più volte, ha rimarcato la necessità di partire dalla ripresa economica.
Noi siamo assolutamente e fermamente convinti che questo provvedimento rappresenta un tassello importantissimo per poter attirare in Italia quegli investimenti di cui moltissimi parlano ma che pochissimi conoscono, perché la verità è che fino a questo momento il richiamo agli investitori internazionali è stato un richiamo pleonastico da parte delle opposizioni che, prima di noi, hanno malamente governato l'Italia, perché, di fatto, nello sviluppo pratico e concreto, nessuna azione è stata mai fatta, se non in questo caso e con questo disegno di legge, per facilitare l'ingresso di quei capitali. È facile parlare di investimenti e di attrazione degli investimenti ma, se non siamo in grado come sistema Paese di dare gli strumenti concreti, essenziali e necessari perché quegli investimenti vengano veramente attirati, allora diventa tutto assolutamente inutile. Questo provvedimento è un primo passo proprio verso quel percorso.
Aprire le porte agli investimenti esteri non vuol dire lasciare l'Italia alla mercé dei capitali stranieri, bensì elevarla a punto di riferimento per altre Nazioni. Così come il Governo Meloni è riuscito a diventare faro in tantissimi è importante che anche in questo caso l'Italia rappresenti la punta di diamante, un'opportunità di crescita, un luogo di sicurezza per i capitali nazionali e per i capitali esteri.
Favorire il mercato dei capitali vuol dire mettere al centro gli azionisti, vuol dire aprire a possibilità aggiuntive per i cittadini che potranno ampliare la propria formazione finanziaria, decidendo finalmente di investire, sentendosi protagonisti e capaci di tutelare i propri interessi. È per questo motivo che il gruppo Fratelli d'Italia non si stancherà mai di ricordare ai colleghi presenti in quest'Aula che, finalmente, c'è la forza, la capacità e la voglia di cambiare questa Nazione, passo, passo, con i cittadini italiani
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente, Sottosegretario Freni, colleghe e colleghi. Lei Presidente mi consentirà una postilla di metodo e di merito. Io condivido - le parrà strano Presidente - quanto è stato detto dalla collega Lucaselli sul fatto che noi rispetto a questo provvedimento ci troviamo dinanzi a un atto di buon Governo, e fin qui siamo d'accordo. Però, la collega omette di sottolineare il perché del buon Governo. L'atto di buon Governo in questo caso è perché ogni tanto capita che anche il Governo Meloni dia atto e seguito a quella che si chiama, nella prassi istituzionale, continuità amministrativa. Questo è un provvedimento del quale più Governi precedenti hanno discusso e hanno messo in piedi il quadro normativo, la discussione. Presidente, è un po' come se noi ponessimo la domanda dei cittadini rispetto a quale dei sindaci vada dato il merito tra colui che pensa e prepara il progetto, colui che trova le risorse e realizza i lavori o colui che taglia il nastro per inaugurare l'opera. In realtà, il buon senso - i cittadini lo sanno - ci porterebbe a ringraziare tutti e tre i sindaci, perché ognuno di essi ha svolto un'opera meritoria rispetto a quell'opera. Noi ci troviamo, rispetto a questo provvedimento, esattamente in questa dimensione.
Guardate, la discussione, che ha coinvolto organizzazioni internazionali come l'OCSE e lo stesso MEF attraverso il Libro Verde, come dicevo, sottolinea un aspetto che è stato ricordato da tutte e tutti coloro che mi hanno preceduto, ovvero il concetto di competitività rispetto al quale questo Paese vive in un cronico ritardo. Rispetto a questo ritardo, però, ci sono due direttrici, a nostro avviso, che vanno valutate attentamente. La prima riguarda la specificità europea e, infatti, l'Europa è impegnata, da diversi anni, in una serie di iniziative, alcune delle quali sono ancora in corso, che cercano di completare quel processo volto al raggiungimento concreto di una libertà di circolazione di capitali, che è uno dei pezzi determinanti e importanti, se vogliamo, per la realizzazione ed è il punto di approdo finale di un mercato unico vero e proprio. Come sappiamo, infatti, questo non vale solo per la mobilità dei capitali, vale anche per la portabilità dei diritti ma, soprattutto, per l'intero grande tema dell'armonizzazione fiscale; chissà mai se un giorno la vedremo concretamente. Questa armonizzazione nella competitività europea all'interno del mercato globale internazionale, ovviamente, ci deve portare anche a una sorta di specializzazione finanziaria alla quale bisogna attribuire, nei mercati di tutta Europa, certezza, sicurezza, tutela dei risparmiatori, indipendenza delle autorità nonché la capacità di promuovere una armonizzazione europea che incrementi non solo la competitività dei singoli Stati membri rispetto agli altri in Europa - anche questo è un grande tema che affrontiamo - ma anche e soprattutto la competitività europea all'interno del quadro internazionale. Per fare questo, i punti di partenza sono noti. In base ai dati di qualche anno fa, avevamo una media di quattro società quotate in Borsa nel mercato regolamentato italiano, il 90 per cento delle obbligazioni societarie viene quotato in Borse estere e solo il 7 per cento dei portafogli degli investitori istituzionali con azioni e obbligazioni societarie emesse da aziende italiane. Questo è già un primo elemento e le sto citando quanto realizzato dal MEF nel Libro Verde. Dall'altra parte, però, gli investitori italiani, sia direttamente sia indirettamente, hanno allocato 190 miliardi di euro in , in investimenti in capitale di rischio oltre confine. Questo ci dà il quadro della necessità dell'intervento ed è il motivo per il quale il Partito Democratico ma anche le altre forze - perché noi ogni tanto dobbiamo, anche rispetto a provvedimenti che sono di interesse nazionale e collettivo e che vedono la compartecipazione, nel fluire del tempo, tra i Governi e le forze politiche, in questa sede anche riconoscerlo e riconoscere questi passaggi - hanno posto il tema della spinta che deve essere data al mercato dei capitali e a una serie di riforme che vanno fatte e che riguardano la trasparenza, l'educazione finanziaria, l'indipendenza delle autorità di vigilanza - di nuovo - e soprattutto alcuni strumenti legati alla . A tale proposito, mi piace richiamare una notizia positiva contenuta nell'ultimo rapporto dell'OCSE secondo cui, in realtà, piccole e medie imprese italiane hanno visto crescere il fatturato del 10 per cento negli ultimi anni rispetto alle loro concorrenti europee e credo che questo sia un punto. Poi, ognuno lo può ascrivere come vuole e immaginiamo che il processo e gli atti dei primi 14 mesi di questo Governo siano stati significativi. In realtà, mi verrebbe quasi da dire che nonostante i Governi, così non risparmio nessuno, questo sistema, in un certo qual modo basato su una storicità, sulla capacità del saper produrre italiano, del saper produrre in Italia, del e delle competenze italiane, dimostra di riuscire a crescere e mantenere.
A questo punto, però, veniamo alla questione della riforma e quindi di come si sta intervenendo. Debbo dire, da questo punto di vista, Presidente, che siamo partiti da un testo che avete ereditato, questo è un fatto, dai Governi precedenti e che affrontava, diciamo con un certo equilibrio, alcune questioni.
È stato ereditato, ed è testimoniato, plasticamente, anche dalla figura del Sottosegretario Freni che non credo sia un novizio appena arrivato e non credo non abbia avuto a che fare con i Governi precedenti. Quindi, questa continuità è dimostrata anche plasticamente, per fortuna, dalle persone che, in carne e ossa, hanno lavorato e continuano a lavorare su questi provvedimenti. Poi è chiaro, colleghe e colleghi, noi abbiamo una diversa sensibilità - o, se volete, diverse sfumature - su alcuni punti in particolare, ma, tutto sommato, il quadro e l'impianto complessivo erano condivisibili prima e restano condivisibili oggi, ripetendo nuovamente i pilastri di condivisione, che sono la certezza, la trasparenza, la semplificazione e, soprattutto, e in particolar modo, la semplificazione nell'accesso al mercato dei capitali, alla quale si lega anche la questione della , ridefinendola attraverso la disciplina delle Autorità nazionali di vigilanza e, soprattutto, attraverso misure di inclusione finanziaria e misure che riguardano il patrimonio destinato.
Ora, rispetto a tale quadro, nel dibattito svolto abbiamo sicuramente aspetti positivi, quelli che ho appena citato e che ci vedono appunto concordi; tuttavia, c'è stato, nell'ambito di questo provvedimento - che ricordo sempre a me stesso, è stato avviato tempo fa -, anche una sorta di ritardo, di un dibattito che, in un certo qual modo, a un certo punto si era impantanato e rischiava di farci perdere l'equilibrio che era stato trovato. Faccio questa sottolineatura - e il relatore Filini sa bene dove voglio andare a parare - in quanto mi riferisco al tema della , che va affrontato con l'equilibrio, con l'attenzione, con la delicatezza che necessita un tema così delicato. Si tratta di un tema nel quale noi dobbiamo tener presente innanzitutto le esigenze degli investitori e dei finanziatori, che devono essere confacenti anche alle esigenze dei portatori di interesse. Infatti, quando, in una materia del genere, parliamo di conflitti di interesse fra e azionisti, dobbiamo tenere presente che esistono modelli, sì, internazionali, verso i quali vogliamo convergere, ma che, allo stesso tempo, devono tenere conto delle specificità della nostra forma di gestione dei capitali o, se vuole, Presidente, della che abbiamo anche in questo Paese e, poi, ovviamente, della tradizione che ogni Paese ha - dello sviluppo del proprio processo capitalistico che ogni Paese ha - che non può essere allineata così, con un tratto di penna, con un provvedimento.
Noi abbiamo da contemperare un abbastanza evidente e difficile, che ha bisogno appunto di equilibrio, con le esigenze del di poter avere - come dire? - la libertà di esprimere la propria azione da quella degli azionisti che devono tutelare i propri investimenti. È qui il punto. D'altronde, la politica che cos'è, se non l'elemento centrale, il connettore che genera punti di equilibrio tra interessi contrapposti? Allora, credo che questo sia il punto nodale. Però, per fare tutto questo vanno evitati due rischi opposti, secondo noi.
Da una parte quello che viene chiamato , cioè, tradotto, la speculazione, l'ingresso di investitori che non fanno nient'altro che applicare l', ovvero “prendi i soldi e scappa”, senza investimenti di lungo periodo, soprattutto in alcuni settori strategici, ed evito citazioni, per carità di Patria. Credo che questo sia un punto nodale, perché molte volte - lo dico soprattutto perché è materia complessa e mi rendo conto che si fa fatica anche a scaldare gli animi delle persone su questi temi - è il caso al quale noi abbiamo assistito, nel lungo processo della storia repubblicana. Noi abbiamo strategici nei quali abbiamo incentivato, facilitato l'ingresso di investitori, i quali non hanno fatto nient'altro che dare dimostrazione di volerli mantenere in vita per un certo lasso di tempo ma, allo stesso tempo, poi hanno portato a spegnimento quell' strategico perché era in competizione con il loro strategico nel Paese dal quale venivano. Allora, questi sono elementi che non hanno distinzione di parte, non hanno distinzione di partito, non hanno distinzione di colore; sono elementi che debbono essere la priorità per tutte e tutti noi.
Dall'altra parte, però, ce lo dobbiamo anche dire, noi siamo anche il Paese che, in un certo qual modo, tende a preservare lo in molti ambiti. Pecchiamo, come quando, nel , il MEF sottolinea il cronico ritardo. Tra questi cronici ritardi, se volete, uno è quello di non avere capacità di innovazione, di non riuscire a riformare adeguatamente i processi di , che bloccano in una sorta di staticità quella che è la stessa di molte società. Da questo punto di vista, se non stiamo attenti, questo può produrre una sorta di perdita di un punto essenziale e fondamentale del mercato per il controllo delle imprese, cioè l'idea che un potenziale investitore, che vuole entrare in un'azienda, convinto di poter portare un valore aggiunto e, quindi, contribuire al processo di innovazione di quell'azienda, abbia, invece, una sorta di deterrente a fare investimenti - anche cospicui - perché si rende poi conto che questi investimenti non lo portano ad incidere nel processo di cambiamento. Noi siamo a questo bivio: da un lato, evitare sciacalli e speculatori, dall'altro, creare le condizioni, per chi vuole realmente investire in determinati e imprese, di poter contribuire al processo di cambiamento.
Quello di partenza, come ricordato, era un punto di equilibrio, poi c'è stata improvvisamente una sorta di rincorsa caotica - la definisco così -, in particolare sui punti che riguardano il voto maggiorato e plurimo. Era un'esigenza presente, ed era stata tracciata già nel del MEF, dove sostanzialmente si chiedeva un punto importante: l'armonizzazione anche su questo tema, perché abbiamo diverse imprese che poi, alla fine, vanno a cercare altrove la propria collocazione e la propria scelta finanziaria in funzione di queste tipologie di garanzia. Noi abbiamo visto alcune tendenze, sia nel dibattito in Senato che nei nostri lavori in Commissione, dove siamo intervenuti, da una parte, per riportare a equilibrio l'esigenza di chi chiede voto plurimo e maggiorato per poter far valere, giustamente, il proprio investimento rispetto a un rischio di liste bloccate di un CdA dove possono essere riproposte le solite dinamiche che evitano il processo di innovazione, evitano cioè di far contare o di dare peso a questi nuovi investitori e si tende a preservare una sorta di che vede un eccesso di vicinanza, se volete, al e, dall'altra parte, per evitare il rischio che non ci siano più un orientamento e una proporzione rispetto a quel principio che comunque, alla fine, è il meccanismo di liquidità e di segnalazione di efficienza del mercato dei capitali. Ci sembra che, rispetto ad alcune proposte che perdevano questo punto di equilibrio, si sia poi fatto, alla fine, una sorta di tentativo, da parte del Governo, nel dialogo con la propria maggioranza, che noi ci siamo permessi umilmente - soprattutto i colleghi al Senato - di stimolare.
Ciò perché, poi, c'era un punto di fondo: sostanzialmente, su questo tema si ritorna ad una proposta che, in termini di trasparenza e certezza, stabilisce alcune questioni chiare, presentando però un meccanismo, mi sia consentito, Sottosegretario Freni, suo tramite, Presidente, abbastanza farraginoso. Non a caso, poi, alla fine, il Governo ha indicato la possibilità di una delega al riguardo per intervenire di nuovo sul TUF.
Rispetto a questo dibattito, la questione che a noi pare dirimente è che va bene un percorso di delega, però, attenzione, non può essere una delega in bianco. Noi abbiamo indicato un percorso. Come Partito Democratico - e le colleghe e i colleghi in Senato lo hanno ribadito e lo stiamo facendo anche noi qui - diciamo che va bene la delega, ma, probabilmente, vista la delicatezza del tema e del processo, che deve portare a trovare un punto di equilibrio, affidarsi a un comitato tecnico terzo per la riforma del TUF, come fu fatto anni fa, credo possa essere una soluzione e mi sembra di cogliere, come dire, l'approvazione del Sottosegretario Freni; quindi credo che quella sia la chiara indicazione verso la quale bisogna propendere.
Io, infatti, mi rendo conto che brandire ogni volta il concetto di terzietà sui tecnici è più una categoria dello spirito che una concretezza vera. Ma in realtà stiamo parlando di questioni molto delicate, di questioni che sono passate attraverso gli anni con molta lentezza, perché poi, molte volte, i processi di cambiamento e di innovazione subiscono la lentezza della politica, ma non solo in Italia, lo dico in generale, ovunque. Quindi, credo si debba fare esperienza di questo processo di buon Governo di lunga durata, rispetto a questo tema, perché è un elemento che è iniziato da lontano e che trova concretizzazione adesso, con questo percorso. E credo che ciò ci debba far affrontare la questione con i toni e anche i decibel - che a volte dimentichiamo - con i quali vanno affrontati questi temi: riconoscere che si è fatto un percorso, riconoscere - e chiudo, Presidente - come è iniziato e cercare di dare una risposta alla domanda iniziale, collega Filini. Noi l'applauso a chi lo facciamo? Al sindaco che ha pensato l'opera e l'ha progettata, a quello che ha trovato il finanziamento o a quello che si trova, semplicemente, a tagliare il nastro? Credo che la ragione e la razionalità, soprattutto quando parliamo di capitali, Sottosegretario Freni, ci consegnino il fatto che vadano plauditi tutte e tre i passaggi e tutti e tre i sindaci che hanno contribuito alla realizzazione di quest'opera e, in questo caso, di questo processo di innovazione e di cambiamento, all'interno di un processo difficile e complicato dello spazio europeo, nella speranza di attrarre capitali sempre migliori e buoni - poi, anche qui, discutere tra il capitale buono e il capitale cattivo è un'altra categoria dello spirito - ma sicuramente creando le condizioni affinché ci possano essere la tutela, la vigilanza e la salvaguardia di strategici, di cui Dio solo sa quanto necessita questo Paese, soprattutto in una fase storica così delicata come quella che stiamo vivendo
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Filini.
FRANCESCO FILINI, . Grazie, Presidente. Veramente in maniera telegrafica, solo per ringraziare i colleghi che sono intervenuti, i gruppi politici e anche i gruppi dell'opposizione, che hanno dimostrato che questo disegno di legge nasce con uno spirito abbastanza condiviso, perché c'è, effettivamente, la necessità di intervenire su questa materia dopo tanti anni, perché è tanti anni che se ne parla.
Finalmente si interviene su questa materia e lo si è fatto, devo dire in tutta onestà, con spirito di grande collaborazione, laddove sono arrivati contenuti e contributi più che condivisibili, come è successo in Senato.
Ho sentito giustamente molto parlare del fatto che, con questo disegno di legge, si cerca di attrarre il più possibile gli investimenti. Mi preme soltanto sottolineare - come mi capita, nelle ultime settimane, di leggere nei quotidiani - che, oltre ad attirare gli investimenti, c'è anche la possibilità, collega Ricciardi, proprio in merito alla questione della , di provare a riportare quelle aziende che, nel corso degli anni, sono andate via dall'Italia, con riferimento alla sede fiscale, andando all'estero proprio perché, magari, qui non avevano garanzie sulla di respingere scalate ostili e, quindi, anche per questo motivo, si sono recate all'estero.
Anche io eviterò, come ha fatto il collega Ricciardi, di fare nomi, ma credo sia sotto gli occhi di tutti che, con l'approvazione di questo disegno di legge, vi sia la concreta possibilità che grandi marchi, storici marchi, che hanno fatto la storia dell'Italia, possano ritornare in Italia con la sede fiscale, proprio perché con questa norma possono avere quelle garanzie di non subire scalate ostili; cosa che, invece, viene garantita all'estero. Quindi grazie ancora per la discussione e termino qui, Presidente.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1304: “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura” e dell'abbinata proposta di legge n. 1123.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
La XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, la deputata Maria Chiara Gadda, vicepresidente della XIII Commissione.
MARIA CHIARA GADDA, . Grazie, Presidente. La proposta di legge Bergesio n. 1304, di cui l'Assemblea avvia oggi l'esame, come ricordato, reca: “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura”.
La proposta è già stata approvata dal Senato il 12 luglio scorso e non ha subito modifiche nel corso dell'esame presso la Commissione agricoltura. Ad essa è abbinata la proposta di legge Caretta ed altri n. 1123. Sul provvedimento hanno espresso parere favorevole le Commissioni competenti affari costituzionali, finanze, ambiente, trasporti, affari sociali e politiche dell'Unione europea. La Commissione bilancio ha espresso parere favorevole, nel presupposto che il provvedimento fosse approvato entro l'esercizio finanziario scorso, e dovrà, quindi, esprimere un nuovo parere, che, però, è previsto per la giornata di domani.
In ordine al merito del provvedimento, esso si compone di 11 articoli.
L'articolo 1 reca le finalità della legge, prevedendo che lo Stato, le regioni e le province autonome tutelino e sostengano la salvaguardia dell'ambiente e dell'ecosistema, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 9 della Costituzione, anche attraverso il riconoscimento della figura dell'agricoltore come custode dell'ambiente e del territorio, che concorre alla protezione del territorio stesso dagli effetti dell'abbandono delle attività agricole, nonché dello svuotamento dei piccoli insediamenti urbani e dei centri rurali e dal rischio idrogeologico.
L'articolo 2 definisce agricoltori custodi dell'ambiente e del territorio gli imprenditori agricoli, singoli e associati, che esercitano l'attività agricola ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile, nonché le società cooperative del settore agricolo e forestale che si occupano di almeno una delle seguenti attività: manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione e di salvaguardia del paesaggio agrario, montano e forestale, e di pulizia del sottobosco, nonché cura e mantenimento dell'assetto idraulico ed idrogeologico e di difesa del suolo e della vegetazione da avversità atmosferiche e incendi boschivi.
Si occupa, altresì, di custodia della biodiversità rurale, intesa come conservazione e valorizzazione delle varietà colturali locali, allevamento di razze animali e coltivazione di varietà vegetali locali, conservazione e tutela di formazioni vegetali e arboree monumentali, contrasto all'abbandono delle attività agricole, al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo, contrasto alla perdita di biodiversità attraverso la tutela dei prati polifiti, delle siepi, dei boschi, delle api e di altri insetti impollinatori e coltivazione di piante erbacee di varietà a comprovato potenziale nettarifero e pollinifero.
Si fanno salve le disposizioni contenute nella legge n. 194 del 2015, che reca norme per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Tale legge prevede, in particolare, all'articolo 2, comma 3, una definizione di agricoltori custodi come di coloro che si impegnano nella conservazione, nell'ambito dell'azienda agricola ovvero , delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica.
L'articolo 3 disciplina la promozione della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio. In particolare, il comma 1 prevede che le regioni, le province autonome, le città metropolitane, le province, i comuni e le comunità montane e isolane, anche costituiti in unioni o associazioni di comuni, possano promuovere la diffusione della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio anche attraverso progetti, accordi e protocolli di intesa volti a valorizzarne il ruolo sociale e a realizzare opere per lo svolgimento delle attività previste dall'articolo 2, nonché opere di protezione dei coltivi e degli allevamenti. In base al comma 2, per le predette finalità, i citati enti territoriali possono prevedere il riconoscimento di specifici criteri di premialità, inclusivi della riduzione dei tributi di rispettiva competenza, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato, in favore degli agricoltori custodi dell'ambiente e del territorio iscritti nell'apposito elenco disciplinato dall'articolo 5.
L'articolo 4 prevede che, per la conclusione dei contratti di collaborazione per la stipula delle convenzioni di cui rispettivamente agli articoli 14 e 15 del decreto legislativo n. 228 del 2001, le pubbliche amministrazioni valutano l'opportunità di accordare la preferenza agli agricoltori custodi dell'ambiente e del territorio iscritti nell'apposito elenco di cui all'articolo 5 in ragione del servizio che intendono affidare con i medesimi contratti. L'articolo 5, già citato, disciplina l'elenco degli agricoltori custodi da istituire presso i dipartimenti competenti in materia di agricoltura delle regioni e delle province autonome, e al quale sono iscritti, su richiesta, gli agricoltori custodi dell'ambiente e del territorio. L'articolo 6 istituisce la Giornata nazionale dell'agricoltura, che viene celebrata la seconda domenica di novembre, al fine di far conoscere il ruolo fondamentale dell'agricoltura che, nelle sue fasi di semina, cura, attesa e raccolto, incarna l'essenza della vita e la cui pratica è fondamentale al soddisfacimento dei bisogni primari dell'uomo e al raggiungimento del benessere economico, ambientale e sociale del Paese. Al fine di celebrare questa Giornata nazionale, l'articolo 7 prevede che lo Stato, le regioni, le province, i comuni e gli enti gestori di parchi nazionali e di altre aree naturali protette possano promuovere, nell'ambito della loro autonomia e delle rispettive competenze, anche in coordinamento con le associazioni di categoria e gli enti del Terzo settore, iniziative specifiche e manifestazioni pubbliche finalizzate a far conoscere i valori e le esternalità positive dell'agricoltura sostenibile, nonché a diffondere la conoscenza e la consapevolezza delle funzioni ecosistemiche dell'attività agricola in termini di tutela della risorsa idrica, di mantenimento degli equilibri idromorfologici, di tenuta idraulica del terreno e di regimazione delle acque.
In base all'articolo 8, in occasione della Giornata nazionale le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, possono promuovere iniziative didattiche percorsi di studio ed eventi dedicati al tema dell'agricoltura, anche con la collaborazione di istituzioni, enti pubblici, associazioni di categoria ed enti del Terzo settore. L'articolo 9 prevede che la società concessionaria del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, secondo le disposizioni previste dal contratto di servizio, possa dedicare spazi ai temi connessi alla Giornata nazionale nell'ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale.
L'articolo 10, comma 1, istituisce presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il premio , che viene riconosciuto agli agricoltori che si sono distinti per avere prodotto beni di elevata qualità o per l'impiego di strumenti di innovazione tecnologica in agricoltura o di tecniche e metodi di coltivazione integrata rispettosa dell'ecosistema, autorizzando a tal fine la spesa di 20.000 euro annui a decorrere dal 2023. Il successivo comma 2 stabilisce che il premio è assegnato a decorrere dall'anno 2023, secondo modalità e criteri definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, agli agricoltori che presentino progetti volti alla rivisitazione della cultura tradizionale agricola in chiave creativa e innovativa al fine di apportare un contributo efficace all'incremento della competitività del settore agricolo. Infine, l'articolo 11 reca la copertura finanziaria della legge.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo se intenda intervenire, no. È iscritto a parlare il deputato Cerreto. Ne ha facoltà.
MARCO CERRETO(FDI). Presidente, onorevole Sottosegretario Castiello, onorevoli colleghi, la proposta di legge in esame oggi reca disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura. La stessa per noi assume un valore di fondamentale importanza per i concetti che ribadisce e disciplina, che si intersecano in maniera evidente con il ruolo dell'agricoltore alla luce non solo dei principi costituzionali contenuti all'articolo 9, ma anche alla luce del rinnovato articolo 2135 del codice civile. Agricoltore che concorre alla protezione del territorio stesso dagli effetti dell'abbandono delle attività agricole, dello svuotamento dei piccoli insediamenti urbani e dei centri rurali e dal rischio idrogeologico. È quindi figura centrale per la salvaguardia dell'ambiente e principale interprete delle esigenze di protezione ambientale, che vuole tutelare non solo il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, ma anche l'ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni.
All'articolo 2, ferma restando la disciplina della legge n. 194 del 2015, che disciplina il concetto di biodiversità in maniera più generale, si dispone un elenco di attività di cui si devono occupare i soggetti legittimati ad ottenere il riconoscimento, ovvero gli imprenditori agricoli, in forma semplice o associata: manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione del paesaggio agrario, montano e forestale; difesa del suolo al fine del contrasto al rischio idrogeologico e forestale e prevenzione degli incendi; custodia della biodiversità rurale; allevamento di razze animali e coltivazione di varietà vegetali locali; conservazione e tutela di formazioni arboree monumentali; contrasto all'abbandono delle attività agricole, al dissesto idrogeologico e al consumo del suolo; infine, tutela della biodiversità, anche attraverso la tutela di insetti impollinatori e delle api. La proposta al nostro esame prevede la promozione della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio da parte delle tante istituzioni pubbliche di cui è composta la Repubblica attraverso progetti, accordi e protocolli d'intesa.
Ma, Presidente, onorevoli colleghi, è sul concetto di ambiente e territorio che vorrei soffermarmi; ambiente e territorio che equivalgono e connotano il concetto di paesaggio. Il paesaggio, come lo definiva Benedetto Croce, è il volto amato della Patria, rende di per sé l'importanza che ha per il nostro Paese. Il nostro paesaggio, in particolare, è il paesaggio rurale, che occupa il 92 per cento della superficie nazionale, e noi - possiamo affermarlo con tutta evidenza - non avremmo questo tipo di paesaggio se non fosse per la quotidiana cura, la pazienza, la cultura, il sacrificio, l'abnegazione e l'amore dei nostri contadini, che lo hanno preservato, lo hanno plasmato, lo hanno reso unico al mondo, modellandone le colline con l'arte della viticoltura, che pare accarezzare interi tratti di colline, e attraverso la coltivabilità delle pendici più audaci, per trasformarle in uliveti o agrumeti che hanno ispirato artisti, poeti, scrittori in tutto il mondo. E lì dove la natura non aveva concesso loro troppo suolo, ma tanto sole, abbiamo inventato le colture eroiche, dal basso verso l'alto, che ancora oggi si tramandano di famiglia in famiglia.
Mi chiedo, quindi, come si possa immaginare di additare l'agricoltore, o l'allevatore, come soggetto che inquina l'ambiente, quando, nei fatti, ne è il custode, nonché l'.
Arrigo Serpieri mise insieme tutte le norme e già nel 1923 permise all'Italia di avere una legislazione avanzata che affrontava il tema del dissesto idrogeologico - già 100 anni fa -, della forestazione e del ruolo degli agricoltori come produzione, ma anche come manutenzione del suolo.
Sono i temi di oggi quelli che nei secoli l'Italia ha saputo interpretare e che noi dobbiamo riprendere e migliorare alla luce dei nuovi eventi e delle nuove esigenze. Aveva capito che l'agricoltore è quello che cura l'ambiente attraverso il suo lavoro, ma, nonostante ciò, è spesso descritto, ancora oggi, come il nemico del territorio, falsificando la realtà che solo chi non conosce la nostra storia può, evidentemente, affermare in buona fede.
Dobbiamo condividere la consapevolezza anticipatrice di Serpieri, in tutto il suo attualismo e, con lui, far sapere che l'agricoltore è un bioregolatore, capace di scolpire e dipingere il territorio con il suo lavoro, tenendo conto, ovviamente, della sostenibilità ambientale, che è centrale, ma anche di quella economica e sociale, senza le quali nessuna attività economica avrebbe luogo di esistere.
Non per caso, per il suo contributo al benessere, allo sviluppo e al progresso della Nazione, gli furono riconosciuti grandi meriti anche in età repubblicana: già nel 1946 fu chiamato come consulente della Commissione per l'economia italiana della Costituente.
Serpieri intuì che la conservazione di un territorio delicato, come quello italiano, doveva essere organica: non si poteva separare l'uomo dalla natura, ma si doveva potenziare l'uomo in armonia con la natura.
Nel 1951, Serpieri scriveva che: “La sistemazione della montagna, al doppio fine di rallentare il corso delle acque selvaggiamente scorrenti (…) difendendo le pendici contro la loro erosione, sta al centro dell'opera umanamente possibile per prevenire gravi catastrofi. Diciamo la sistemazione della montagna; non semplicemente il rimboschimento. È ben vero che il manto boschivo sulle pendici montane è il più efficace mezzo per conseguire il doppio fine indicato; ma è del pari vero che non è possibile meglio difendere ed estendere i boschi - il che è senza dubbio necessario - se non ponendo simultaneamente i montanari in condizione di vivere men peggio della loro agricoltura e della loro pastorizia; ciò che oggi, per progressi e tecnica, è ben possibile”.
Serpieri inventò il concetto del vincolo idrogeologico, che tutt'oggi crea un argine al degrado del nostro territorio. La legge Serpieri agevolava l'esercizio dell'industria silvana, la difesa antincendio, la vendita dei prodotti, le utilizzazioni forestali. Il vincolo idrogeologico poneva limiti all'uso della proprietà privata (concetto, poi, assunto in un più vasto ambito dalla Costituzione repubblicana), ma incentivava i proprietari ad intraprendere l'attività non in contrasto con il bene collettivo.
Insomma, l'uomo della montagna e del bosco era al centro dell'azione della legge, non era il suo bersaglio. La legge del 1923 prevedeva la realizzazione di grandi e capillari interventi di ingegneria idraulica, con l'obiettivo di rallentare la velocità di deflusso delle acque di piena. Anche qui si marca la spaventosa differenza con l'immobilismo preteso dalla demagogia ambientalista che, spesso e volentieri, ha impedito le operazioni di ingegneria idraulica necessarie, come il dragaggio dei canali, la pulizia degli alvei dei torrenti, la realizzazione e manutenzione degli argini, sulla base ideologica di una pretesa difesa della natura, come se la vita e i beni delle persone minacciate dal dissesto idrogeologico non fossero natura da difendere e preservare.
Oggi Serpieri merita di essere ricordato, approvando questa legge, come una delle personalità italiane più importanti del XX secolo. La nostra Nazione gli deve riconoscenza, cosa che può fare riscoprendo il suo pensiero, che è, mai come in questo momento, attuale.
Tornando alla proposta di legge in esame, essa prevede la promozione della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio, da parte delle tante istituzioni pubbliche, attribuendogli la possibilità, in forma associata, sia essa cooperativistica che sociale, di essere finalmente al centro di un riscatto che merita da anni.
Abbiamo previsto criteri di premialità, come la riduzione delle imposte di rispettiva competenza; si prevede anche che i criteri di premialità possano essere individuati dal Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste nell'ambito dei piani di sviluppo regionale e dei piani strategici della politica agricola comune. La legge istituisce, inoltre, la Giornata nazionale dell'agricoltura, identificandola con la seconda domenica di novembre.
Al fine di celebrare la Giornata, lo Stato, le regioni, le province, i comuni, gli enti gestori dei parchi nazionali e le altre aree naturali protette possono promuovere iniziative specifiche e manifestazioni pubbliche. Le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, possono promuovere iniziative didattiche, percorsi di studio ed eventi dedicati al tema dell'agricoltura.
Si istituisce, inoltre, il premio al merito “, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, riconosciuto agli agricoltori che si sono distinti per aver prodotto beni di elevata qualità o per l'impiego di strumenti di innovazione tecnologica in agricoltura o per l'impiego di tecniche e metodi di coltivazione integrata, rispettosa dell'ecosistema, oppure a quelli che presentino progetti per l'attualizzazione della cultura tradizionale agricola in chiave creativa e innovativa, al fine di apportare un contributo efficace all'incremento della competitività del settore agricolo.
Noi, oggi, vogliamo rendere omaggio per fatti concludenti ai nostri concittadini, che incarnano l'essenza della vita e la cui pratica è fondamentale al soddisfacimento dei bisogni primari dell'uomo e al raggiungimento del benessere economico e sociale del Paese. Le tante transizioni in corso hanno bisogno dell'impegno che contraddistingue, soprattutto, l'agricoltore contemporaneo, legato all'attuazione di pratiche agricole e metodi di conduzione che mitigano il consumo del suolo. Sono loro, i nostri contadini, a farsi carico delle maggiori e più importanti funzioni svolte per la tutela della biodiversità e per la conservazione delle varietà vegetali locali.
Non a caso, il Ministro Lollobrigida, nel mese di novembre dell'anno scorso, del 2023, nel corso di un “Agrifish”, è intervenuto sul ruolo dell'agricoltore come bioregolatore, custode del territorio, e questo ruolo deve essergli riconosciuto come stiamo facendo noi con questa legge in Parlamento.
Quel documento - discusso in “Agrifish”, prodotto in quella sede, supportato ufficialmente da Austria, Francia, Polonia, Romania, Grecia, Finlandia, Lettonia ed apprezzato dalla maggioranza dei Ministri presenti nel consesso comunitario - va ad impattare sulla richiesta di revisione della direttiva per agire, sì, nel verso della protezione dell'ambiente, ma senza pregiudiziali ideologiche che, diciamolo, pur sono state poste in essere dalla Commissione europea nei confronti dei nostri agricoltori, dei nostri allevatori e dei nostri pescatori, ai quali oggi va ribadita, Presidente, la nostra solidarietà, la nostra vicinanza , per la lotta posta in essere; il loro disagio trae origine da scelte comunitarie dirigiste, prive di qualsivoglia analisi di impatto sui territori, che hanno generato le distorsioni che oggi li portano a manifestare come non si vedeva da anni. Perché, evidentemente, il , che attraversa trasversalmente la nuova politica agricola comune con un'ingerenza a volte insostenibile, mal si coniuga con la sostenibilità economica e sociale che pur devono essere pilastri e principi proporzionalmente atti a reggere un sistema che oggi, così come si pretende di attuare, crea effetti nefasti per l'agricoltura europea ed italiana.
Ed è per questo che abbiamo investito in un anno - vorrei ricordarlo brevemente - maggiori risorse per il comparto agricolo, con un pacchetto di circa 50 miliardi di euro, abbiamo rafforzato la tutela degli interessi delle imprese agricole italiane sui tavoli negoziali europei ed internazionali, abbiamo posto in essere nuove azioni di promozione e valorizzazione delle eccellenze italiane sul mercato interno e nel mondo.
Questa iniziativa normativa concorre, in linea di principio, ad operare un rilancio dell'immagine del settore, letteralmente bersagliato da accuse di inquinamento ambientale che, molto spesso, negli ultimi anni, si stanno traducendo in politiche unionali poco attente verso coloro che producono cibo sano, di qualità e che lavorano quotidianamente per difendere la capacità produttiva nazionale e, di conseguenza, anche europea. Si pensi alle disposizioni europee sulla riduzione dei fitofarmaci, alle politiche sulle emissioni della CO2, dal settore zootecnico alle politiche sulle informazioni nutrizionali che rischiano di penalizzare produzioni di qualità, come avevano provato a fare con il sistema Nutri-Score.
Noi vogliamo, in pratica, oggi restituire ai nostri imprenditori agricoli la centralità che meritano: senza il loro sacrificio non potremmo parlare di dieta mediterranea migliore del mondo, non potremmo avere i migliori prodotti del mondo, non potremmo essere il Paese con la più alta biodiversità del mondo e mi auguro che tutto il Parlamento possa, quindi, Presidente, licenziare all'unanimità questa proposta. Siamo, siamo stati e saremo sempre al fianco degli agricoltori italiani .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, lo dico subito per evitare equivoci, anche per sua interposta persona, Presidente, al collega Cerreto: il gruppo del Partito Democratico, come al Senato, voterà a favore di questa proposta di legge, anche se quanto previsto nella norma è solo un tassello di un mosaico che sulle politiche agricole si fa fatica a costruire, perché il Governo ha deciso di procedere, dall'inizio di questa legislatura, per non sapendo affrontare quelle criticità di sistema e strutturali che invece richiederebbero una particolare attenzione con interventi e misure ben di altro genere. Dico anche che il collega Bergesio non si è inventato nulla, perché la prima legge sull'agricoltore custode del territorio è stata approvata dalla regione Marche - è la legge regionale n. 6 del 2015 - quando il presidente era Spacca e governava il centrosinistra, con una scelta lungimirante che anche altre regioni poi hanno seguito e che il collega Bergesio ha fatto bene a riproporre. Però, partiamo da lì, partiamo da quasi 10 anni fa, da una scelta che quella regione fece, giustamente, con una visione lungimirante, ma che fece anche quella legge in modo che potesse agire concretamente a sostegno di quella scelta.
Le proteste di questi giorni in Italia e in Europa ci dicono che c'è un gran fermento nel mondo agricolo e che, al di là degli eccessi e di qualche manipolazione propagandistica di chi tenta di appropriarsi di quella protesta, bisognerebbe avere la forza di ascoltare le ragioni di fondo che spingono quei custodi del territorio a mobilitarsi in maniera così massiccia ed eclatante, certo, contro alcune politiche dell'Unione europea, ma anche contro scelte dei Governi nazionali, qui in Italia, piuttosto che in Germania o in Francia.
Sono chiare le ragioni, che si sommano a quelle europee, per le quali gli agricoltori sono in piazza. Una ragione su tutte è che quelle persone non stanno chiedendo mance e mancette e tanto meno i soliti sussidi capaci di fronteggiare una singola specificità per un breve periodo di tempo, chiedono, semmai, di vedere riconosciuto il loro lavoro, che non è settoriale, ma assume aspetti primari e multifunzionali, poiché risponde a interessi diffusi e generali e, anche in questo caso, ne ricordo uno su tutti: all'agricoltura si chiede di accompagnare la fase della transizione ecologica per costruire un futuro senza combustibili fossili dentro un modello di sviluppo sostenibile e di qualità. L'agricoltura può farlo, ha già dimostrato di avere la forza per farlo, lo ha dimostrato in questi anni con scelte innovative e coraggiose, spesso in autonomia, ma questo obiettivo va accompagnato e sostenuto, come fatto per altri settori produttivi del nostro Paese. Su questo non serve a nulla gridare all'Europa matrigna, serve agire qui, nel nostro Paese, perché difesa e presidio del territorio, tutela della biodiversità, riduzione delle emissioni inquinanti e cibo di qualità dipendono dall'agricoltura, oggi colpita profondamente dalle crisi climatiche ed energetiche che questo Governo, fino a qualche mese fa, aveva negato.
Sostenere l'agricoltura nel processo di transizione, come per altri settori produttivi del Paese, è dunque una necessità, non in una logica corporativa, come vorrebbe la destra, attraverso sostegni come sta avvenendo sul PNRR con i contratti di filiera, ma legata ad un interesse generale che viene, invece, ostacolato. Per fare questo, però, c'è bisogno di accompagnare il comparto agricolo, anche prevedendo misure speciali e straordinarie, con particolare riferimento agli investimenti per ridurre l'impatto sull'ambiente e le emissioni, oppure per consentire il ricambio generazionale, attraverso i giovani e le donne. Anzi, dico di più, il nostro Paese non può permettersi di perdere l'agricoltura lungo la strada e, purtroppo, sta avvenendo proprio questo.
Da alcuni dati significativi, riportati nell'Annuario dell'agricoltura italiana del CREA per l'anno 2022, con riferimento agli ultimi due censimenti Istat, che ci vengono segnalati nel predisposto dal Servizio studi della Camera, che ovviamente non smetteremo mai di ringraziare anche per il suo prezioso lavoro, emerge un significativo cambiamento strutturale del comparto agricolo italiano. Dal 2010 al 2020 il numero delle aziende si è ridotto del 30 per cento; a ridursi maggiormente sono le imprese individuali; ad abbandonare sono principalmente le aziende più vulnerabili, di piccole dimensioni e delle aree interne. Non ce la fanno ad affrontare la sfida del mercato globale e la concorrenza di prodotti che arrivano dall'estero, spesso con meno controlli di quelli italiani. Per di più, sono prodotti che spesso hanno caratteristiche inferiori per qualità e non tracciati dal punto di vista delle migliori garanzie per la salute, ma è ovvio che arrivando sui banchi dei mercati e della grande distribuzione con un costo decisamente minore, dentro una forte crisi economica, hanno una presa decisamente maggiore su una parte consistente dei consumatori. Il caso del grano è emblematico, anche a causa del conflitto in Ucraina, con l'importazione di grano duro dall'estero a prezzi decisamente inferiori. La conseguenza è la perdita di mercato da parte dei produttori italiani con gravissime perdite finanziarie e con il venir meno, anche, del sostegno alla pasta di qualità con grano italiano. Proprio sabato mattina, nelle Marche, ho avuto modo di discuterne con le organizzazioni professionali, con il CREA e con alcune aziende ed è emerso come sia importante andare oltre la costituzione della commissione unica nazionale e provare ad arrivare al registro telematico dei cereali, e del grano in particolar modo, e chiedere, in particolare, su questo tema, all'Unione europea da parte del Governo italiano un'indagine contro il , che abbiamo subito su questo tema da altri Paesi.
Nei giorni scorsi sono rimasto colpito anche da un altro dato drammatico che accompagna le proteste degli agricoltori e che arriva dalla Francia: ormai da anni si registrano due suicidi al giorno da parte degli agricoltori. Le motivazioni sono da ricercare, come ci hanno riportato diverse inchieste molto approfondite, se così si può dire, nell'indebitamento di quegli agricoltori che, per affrontare la competizione sul mercato globale e per far fronte ai danni subiti dalle calamità naturali, hanno cercato di investire in territorio, in produzione e hanno visto fallire il loro tentativo, perché un altro evento climatico, ormai ricorrente, piuttosto che le difficoltà del mercato, ha rovinato la stagione e distrutto il futuro di quel piccolo imprenditore.
Su quei trattori, allora, colleghe e colleghi, vive anche questo dramma e non ci si può girare dall'altra parte o liquidarlo in maniera frettolosa. C'è bisogno di analizzare le singole specificità e tradurle in sintesi in una strategia generale, esattamente ciò che questo Governo non ha saputo fare fin dal suo insediamento. Quando in un'occasione questa scelta sembrava essere stata fatta dal Governo, con il braccio armato del MEF, poi, lo stesso si è tirato indietro. Sto parlando della proposta di legge sull'imprenditoria giovanile, che avevamo condiviso, perché era un buon provvedimento, ci siamo atteggiati senza pregiudizi, visto che la prima firma era comunque di maggioranza, del presidente Carloni. Poi, con un colpo di mano è stata azzerata gran parte dei fondi e dei principi utili per far decollare quel provvedimento e consentire a migliaia di giovani di unire al coraggio di una scelta anche i sostegni economici necessari per dare compiutezza ai loro sogni. Alla fine, quel provvedimento rimarrà praticamente uno , come quello delle medaglie di cartone ai maestri della cucina o degli interventi per contrastare la siccità, di cui non abbiamo ancora traccia, che è l'altra parte della medaglia dei mutamenti climatici. Avete approvato un decreto che è risultato essere, alla prova dei fatti, una scatola vuota e verticistica; non è ancora stata fatta programmazione, pianificazione, da parte del Governo della risorsa “acqua”, negando il coinvolgimento degli utilizzatori stessi delle risorse, a partire dalle imprese agricole e, oggi, già oggi, in Sicilia, questo è un problema serio, che sta mettendo in grande difficoltà un comparto di grande eccellenza. Allora, occorre garantire una infrastrutturazione in grado di trattenere le acque quando piove molto e metterle a disposizione quando non piove. Serve un piano di manutenzione degli invasi, dei laghi collinari, delle dighe e dei fiumi, insieme alla costruzione di nuove opere ove occorra. Invece, nulla di tutto questo è ancora stato fatto.
Pensare all'agricoltore custode, allora, significa metterlo nelle condizioni ottimali per fronteggiare l'impatto di insetti, parassiti e malattie sulle produzioni, adottando misure di prevenzione perché sulle tavole degli italiani arrivi cibo buono, pulito, giusto e si possa così competere, anche in termini di qualità, con le speculazioni internazionali, facendo anche sì che all'agricoltore sia garantito un guadagno che sia dignitoso e che rispetti la dignità del lavoro. Questo vuol dire investire in ricerca attraverso gli istituti già presenti, dotandoli delle strumentazioni e delle risorse necessarie per fare di più, per mettere a disposizione degli agricoltori una strumentazione più larga. Pensare all'agricoltore custode significa pure affrontare il tema delle aree interne, quelle spesso impervie e non sempre facilmente raggiungibili dalla grande viabilità. In quei borghi l'agricoltore potrà essere custode se vengono garantiti i servizi essenziali come la scuola, la sanità, i collegamenti e i servizi infrastrutturali e digitali, perché senza tutto questo aumentano i costi per gli agricoltori e per la popolazione. Dobbiamo evitare di considerare eroi quei cittadini che fanno una scelta che risponde agli interessi generali del Paese. Invece dei limiti di velocità in una città, il Ministro Salvini, che pure è Vice Premier, dovrebbe pensare a questo anziché a grattare la pancia furbescamente alla protesta dei trattori. Insomma, stare dalla parte dell'agricoltore custode è molte più cose che vorremmo vedere realizzate insieme a questa legge.
Quando percorriamo le strade del nostro Paese ci accorgiamo della bellezza dei nostri territori, una bellezza che ci è invidiata in tutto il mondo. Quella bellezza, però, non è solo un fattore estetico che appaga romanticamente la nostra vista o quella dei turisti che vengono in Italia, né è tantomeno solo l'ispirazione che ha consentito ai grandi poeti e scrittori di scrivere pagine memorabili della nostra letteratura. Quella bellezza è soprattutto un valore economico e sociale per il Paese, che si traduce in turismo, cultura, produzioni di eccellenza, qualità della vita. All'agricoltore custode va riconosciuto questo e non solo una giornata di festa all'anno, pure importante, perché dove non c'è l'agricoltore custode dilaga il degrado e il dissesto idrogeologico.
Nel votare questa legge vorremmo che ci siano in seguito anche altre leggi che diano un senso a quanto noi oggi in quest'Aula stiamo facendo. Vedremo se con la stessa solerzia, oltre agli , ci ritroveremo in Commissione e in Aula per discutere e approvare altre proposte di legge che riteniamo importanti, proposte che, seppur brevemente, ho cercato di esporre e che come Partito Democratico abbiamo presentato. Mi riferisco alla nostra proposta di legge, a mia prima firma, sull'istituzione di un piano nazionale per la promozione e il sostegno dell'agricoltura e dell'attività forestale nelle aree rurali interne e mi riferisco alla proposta, presentata insieme al collega Fornaro, concernente disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina, che è già iscritta nel programma dei lavori dell'Aula del mese di febbraio. Sono anche da discutere e approvare altre proposte come quella per definire gli interventi di riduzione della popolazione dei cinghiali nel territorio nazionale e la delega al Governo per la prevenzione, il contenimento e il ristoro dei danni arrecati dalla fauna selvatica e, infine, le proposte che abbiamo presentato, insieme al collega Simiani, sul tema della castanicoltura piuttosto che per stabilire le disposizioni necessarie per affrontare la prevenzione e il controllo della proliferazione di canidi derivanti da processi di ibridazione del lupo, che tanti danni stanno causando in tutto il Paese agli allevamenti del nostro territorio.
Vedremo, quindi, se la fase degli annunci che continuate a fare verrà lasciata alle nostre spalle e si comincerà a lavorare sul serio insieme. Noi ci batteremo per questo e incalzeremo il Governo perché si svegli dal suo sonno glaciale verso le priorità del comparto .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Grazie, Presidente. Devo dire che mi sono appassionata al tema perché è singolare che proprio oggi noi discutiamo di questo testo mentre il Paese è attraversato dalle proteste degli agricoltori contro certe politiche dell'Unione europea. Non mi addentrerò su queste ma basta ricordare che sono stati tolti i dazi sui prodotti extra Unione europea e di certo questo provvedimento non ha aiutato né gli agricoltori né la nostra salute. Io non mi soffermerò su aspetti addirittura grotteschi di alcuni regolamenti europei e il segretario del partito di cui sono espressione ha già espresso la sua vicinanza agli agricoltori.
Quindi, in questo contesto non è fuori tema parlare oggi dell'agricoltore custode dell'ambiente. Perché dico questo? Perché i tre principi fondamentali di questo provvedimento sono: riconoscere e normare la figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio, anche in relazione alle sfide del che, in realtà, tanti problemi e tanti interrogativi provoca, nonché istituire la Giornata nazionale dell'agricoltura e istituire il premio “” al merito dell'agricoltore dell'anno.
L'agricoltura, il sistema agroalimentare, la figura dell'agricoltore, che un tempo chiamavamo semplicemente contadino, cioè colui che lavora la terra per sostenere la vita dell'uomo, devono essere centrali in questo Parlamento e per l'azione del Governo. Noi dobbiamo risalire addirittura a 23.000 anni fa, quando l'uomo iniziò a coltivare la terra nella Mezzaluna fertile, che poi era l'antica Mesopotamia. Oggi l'agricoltore è un imprenditore, però è un uomo che non si è discostato dalle sue origini fondanti, e l'imprenditore agricolo ha alcune sue peculiarità. Perché? Perché non deve fare i conti soltanto con i costi di produzione e con il mercato - che sono, comunque, aspetti fondamentali della sua vita - e con la salvaguardia della redditività ma deve fare i conti con una componente pericolosissima, quella dei cambiamenti climatici che noi non possiamo negare.
Fare l'agricoltore non è soltanto una scelta ma è una vocazione, accompagnata da quello che un tempo si chiamava l'amore per la terra. L'Italia è da sempre un Paese a grande vocazione agricola. In più della metà del Paese sono presenti appezzamenti di terreno a uso agricolo e l'agricoltura è un vero e proprio motore dell'Italia e del suo tessuto economico. I numeri sono abbastanza impressionanti, perché esistono 740.000 imprese agricole familiari che rendono famoso il nostro Paese per le sue eccellenze enogastronomiche. L'agricoltore è, quindi, un punto di riferimento di primaria importanza. Però, la specificità di questo testo è che mette al centro l'agricoltore perché possa segnalare e intervenire per contenere, prevedere e prevenire i danni provocati ogni anno dalle calamità che si abbattono sul territorio. Questo è un ruolo che l'agricoltore ha sempre perseguito, quello di salvaguardia dell'ambiente e del territorio, ma oggi deve anche mantenere la biodiversità e garantire la sicurezza idrogeologica dei territori che gli sono affidati, con un'attenzione al territorio che si tramanda di padre in figlio e di generazione in generazione. In più, ha un altro compito, quello di tutelare il paesaggio, l'ambiente e l'ecosistema. Quindi, è necessario delineare un quadro normativo che strutturi in modo chiaro e univoco la figura dell'agricoltore come custode della terra. Non sono parole roboanti e concetti astratti, sono cose concrete che gli agricoltori già fanno e che ora vengono a essere normate.
Con questo provvedimento si intende promuovere l'idea, anche in relazione alle sfide del europeo, che l'agricoltore ha anche il compito di proteggere i terreni dagli effetti dell'abbandono e deve proteggerli dallo svuotamento dei piccoli insediamenti urbani dei centri rurali e dal rischio idrogeologico. Quindi, diventa colui che previene, colui che sorveglia, colui che segnala alle autorità. Un'agricoltura che mantiene popolate le zone rurali, che altrimenti sarebbero abbandonate, contribuisce anche a mantenere vivi i saperi antichi, le tecniche, le produzioni animali legate alla tradizione.
L'agricoltura si connette inevitabilmente con il e questo tipo di agricoltura deve essere fatta conoscere alle nuove generazioni. Ora viene ad essere offerta, come dicevo, una cornice normativa per incentivare gli agricoltori a interpretare al meglio il loro ruolo che diventa un ruolo sociale, perché la tutela dell'ambiente e del territorio necessariamente richiedono il coinvolgimento di quegli attori che quel territorio lo vivono, lo conoscono e solo chi è radicato sulla terra sa riconoscere le fragilità e i problemi di quel territorio. È vero quello che ha detto l'opposizione che diverse regioni hanno già riconosciuto il ruolo dell'agricoltore come custode dell'ambiente e del territorio, questo però non si concilia perfettamente con un riconoscimento più grande in un quadro normativo nazionale. Peraltro, le annate precedenti sono state particolarmente complesse per l'agricoltura. Il primo problema che gli agricoltori stanno affrontando è quello della siccità, che pervade tutto il territorio italiano. Siamo contenti di questo bel clima, ma, al tempo stesso, dobbiamo riflettere sui guasti che questo clima così primaverile provoca; il problema della guerra, che ha fatto innalzare i costi energetici e i costi delle materie prime e, non ultimo, importantissimo, il problema delle alluvioni. La siccità ha rotto una serie di equilibri, messo a repentaglio intere filiere e portato ad un aumento vertiginoso dei prezzi. Poi ci sono stati grandi eventi alluvionali che, dalle Marche, all'Emilia Romagna, alla Toscana, hanno messo in ginocchio interi territori. Quindi, questo riconoscimento è un passo avanti nella giusta direzione, nell'ambito di un percorso di attenzione nei confronti di un mondo, quello agricolo, che è essenziale per la cura dei nostri territori. Quindi, ribadisco che gli agricoltori devono e meritano di essere valorizzati.
Il testo prevede anche l'istituzione di una Giornata nazionale dell'agricoltura nella seconda metà del mese di novembre per far conoscere a tutti il ruolo fondamentale nel nostro Paese dell'agricoltura. La Giornata nazionale, peraltro, non si sovrappone, ma si integra con la Giornata del ringraziamento dei coltivatori diretti, voluta da papa Paolo VI nel 1951 e le celebrazioni della Giornata del ringraziamento sono sempre fissate la seconda domenica di novembre. Le due date andranno, per così dire, a coincidere con il coinvolgimento delle scuole per lo svolgimento di attività didattiche che promuovano nelle giovani generazioni (elementari, medie, scuole superiori) la conoscenza fondamentale di questo settore. Verrà chiesta anche la collaborazione dei settori dell'informazione, affinché vengano assicurati adeguati spazi a questa giornata nazionale e andrà, necessariamente, coinvolto il percorso scolastico ed informativo. Si tratta di un'iniziativa meritoria che avvicinerà le persone al rispetto dell'ambiente, della campagna e del lavoro agricolo. Peraltro, dobbiamo ringraziare gli agricoltori per il ruolo svolto durante il periodo terribile della pandemia, perché, nonostante le grandi difficoltà, sono riusciti a garantire l'approvvigionamento di cibo, grazie alla forza e alla tenacia delle persone che hanno continuato a lavorare la terra, senza mai fermarsi. È per questo che questo riconoscimento è quanto mai opportuno.
Questo provvedimento serve anche ad incentivare il recupero delle aree non coltivate e a mantenere in essere le aree boschive, paludose e lagunari, attribuendo all'agricoltore anche questo compito, essendo questi terreni estremamente difficili da trattare.
Peraltro, stiamo parlando di un settore che occupa tantissimi giovani. Il VII censimento generale dell'agricoltura ISTAT dice che, a fine settembre 2022, erano 20.000 i laureati con meno di quarant'anni a capo di un'azienda agricola e 52.000 sono le aziende, sempre nel 2022, guidate da 40, anche non laureati. Queste aziende giovanili sono quelle che hanno lavorato di più in innovazione, sono aziende funzionali, dove si è saputo organizzare un tipo di agricoltura moderna al passo coi tempi.
Nell'ambito di questa proposta, viene ad essere istituito il premio , dall'omonimo trattato di Catone, che premierà i coltivatori che si sono distinti per avere operato nell'osservanza delle migliori pratiche agricole e consisterà nell'assegnazione di un premio anche economico di 20.000 euro: questo è l'unico costo a carico di questa legge. Questi 20.000 euro serviranno al finanziamento di progetti, all'interno del premio, che mirino alla rivisitazione della cultura tradizionale agricola, in una veste creativa, in una veste innovativa, con lo scopo di aumentare la competitività del settore agricolo nazionale.
Questo provvedimento, quindi, vuole essere un riconoscimento non solo di tipo simbolico, ma efficace ed effettivo, del ruolo che l'agricoltura dovrà avere nei prossimi anni, un ruolo che ha sempre avuto, ma che verrà sostenuto anche in maniera, se volete, fortemente ma non meramente simbolica.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia a replicare.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 1457: “Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni” e delle abbinate proposte di legge nn. 708-1496.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Matteoni.
NICOLE MATTEONI, . Grazie, Presidente. La proposta di legge, di cui l'Assemblea avvia oggi la discussione, è stata, come già ricordato, già approvata, in prima lettura, dal Senato e reca modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni.
La VII Commissione cultura ha esaminato il provvedimento in sede referente, abbinando alla proposta di legge quelle presentate dai colleghi Ciaburro e De Palma.
La Commissione ha adottato, come testo base, l'atto Camera 1457, proveniente del Senato, e, nell'ultima seduta di esame, mi è stato conferito il mandato a riferire in Assemblea e di non apportare modifiche rispetto al testo trasmesso dall'altro ramo del Parlamento.
Sul provvedimento sono, altresì, stati acquisiti i pareri favorevoli della I Commissione affari costituzionali, della V Commissione bilancio, nonché i nulla osta da parte della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Passando al contenuto del testo approvato dal Senato e dalla Commissione di merito, segnalo che esso si compone di un unico articolo che interviene, con alcune novelle, sulla citata legge n. 92 del 2004, recante l'istituzione del Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati.
In particolare, l'articolo 1, comma 1, lettera , modifica all'articolo 1, comma 2, della citata legge, aggiungendovi tre nuovi commi. In base al nuovo comma 2-, il Ministero dell'Università e della ricerca indice, con cadenza annuale, un concorso nazionale in occasione del Giorno del ricordo, di cui al comma 1, in collaborazione con le università italiane e le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica.
Il concorso è rivolto ai laureandi sia del corso triennale che di quello magistrale, delle facoltà di architettura, , beni culturali, ingegneria e discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, nonché dei corsi di primo e di secondo livello presso le istituzioni dell'AFAM e ai dottorandi afferenti alle scuole di dottorato di ricerca in materie affini.
Tale concorso è finalizzato a premiare il progetto più meritevole per la realizzazione di un'installazione temporanea, opera d'arte in qualsiasi forma espressiva da esporre per la durata di un anno, in occasione del Giorno del Ricordo, in un capoluogo di regione differente ogni anno. A tal fine è autorizzata la spesa di 200.000 euro annui, a decorrere dall'anno 2023.
Ai sensi del nuovo comma 2-, con decreto del Ministro dell'Università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze e con il Ministro della Cultura, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, si provvederà alla costituzione di un comitato tecnico-scientifico con la partecipazione di rappresentanti della Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, nonché delle università e istituzioni dell'AFAM, che si avvale della consulenza di storici dell'arte per l'elaborazione del bando di concorso e per l'individuazione dei criteri di valutazione delle opere, dell'eventualità della premialità da riconoscere, nonché della città che annualmente ospiterà l'installazione artistica.
Il nuovo comma 2- dispone che agli oneri derivanti dal precedente comma, pari a 200.000 euro annui, a decorrere dall'anno 2023, si provvederà mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto ai fondi del bilancio triennale 2023-2025.
L'articolo 1, comma 1, lettera della proposta in commento introduce due nuovi articoli dopo l'articolo 2. In particolare, il nuovo articolo 2- prevede, al comma 1, che nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione e del merito è istituito un fondo con una dotazione di un milione di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 per promuovere e incentivare, nel rispetto dell'autonomia scolastica, i “Viaggi del ricordo nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata e nelle terre di origine degli esuli” per gli studenti delle scuole secondarie, al fine di far maturare la coscienza civica delle nuove generazioni, nonché di favorire il dialogo interculturale rispetto alle grandi sofferenze patite dalle popolazioni dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia durante e dopo il passaggio di quelle terre alla Repubblica socialista federale di Jugoslavia.
Al fine di garantire la piena comprensione delle vicende del confine orientale italiano, i “Viaggi dei ricordo” sono organizzati a seguito di percorsi formativi rivolti ai docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado del sistema nazionale di istruzione e formazione, secondo le linee guida del Ministero dell'Istruzione e del merito per la didattica della frontiera adriatica.
Al comma 2 è previsto che il Ministro dell'Istruzione e del merito, con proprio decreto, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, previa consultazione del comitato tecnico-scientifico, al quale partecipano rappresentanti - come si diceva - della Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, definisca le modalità di utilizzo delle risorse, stabilendo, al contempo, la tipologia di spese finanziabili.
Il nuovo articolo 2- concede, al comma 1, un finanziamento di 300.000 euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, di cui 75.000 euro annui a ciascuno dei seguenti beneficiari, per attività di formazione svolte d'intesa con il Ministero dell'Istruzione e del merito: alla Lega nazionale di Trieste per la gestione del Sacrario del monumento nazionale della Foiba di Basovizza e del centro di documentazione; all'Unione degli istriani, per la gestione del Museo di carattere nazionale CRP, Centro di raccolta profughi, di Padriciano a Trieste; all'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata (IRCI), per la gestione del Museo delle masserizie dell'esodo “Magazzino 18” del Porto vecchio di Trieste; alla Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Si provvede, come sopra, mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2023-2025, nell'ambito del programma “Fondi di riserva e speciali” della missione “Fondi da ripartire”.
Infine, l'articolo 1, comma 1, lettera del provvedimento in esame novella l'articolo 3 della citata legge n. 92 del 2004, aggiungendo, dopo il comma 3, un nuovo comma 3-, ai sensi del quale, in mancanza di parenti in vita o di un esplicito interesse da parte degli stessi, la domanda di cui al comma 1 può essere presentata altresì dal sindaco del comune di nascita degli infoibati o degli scomparsi. Qualora il comune di nascita non rientri più nei territorio dello Stato italiano, il riconoscimento può essere chiesto dalle associazioni storiche e riconosciute degli esuli istriani, fiumani e dalmati e dalla Lega nazionale di Trieste.
PRESIDENTE. Il Governo intende intervenire? Non intende intervenire.
È iscritto a parlare il deputato Fabio Roscani. Ne ha facoltà.
FABIO ROSCANI(FDI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, la proposta di legge in esame interviene in materia di tutela e valorizzazione, nelle nuove generazioni, della memoria storica delle vittime delle foibe e delle vicende legate all'esodo giuliano-dalmata.
Il testo, come ricordato, è già stato approvato dal Senato - ad ampia maggioranza: 147 voti favorevoli e 2 astenuti - e interviene su una materia per noi, ovviamente, molto, molto importante, ossia promuovere nelle giovani generazioni il ricordo di quello che è accaduto nel nostro confine orientale con riferimento alla tragedia delle foibe, all'esodo degli istriani, giuliani e dalmati.
Questo provvedimento va appunto, in estrema sintesi, a normare alcune cose molto importanti, che riguardano questo tema. Mi riferisco tra l'altro all'indizione, con cadenza annuale, da parte del Ministero dell'Università e della ricerca, in collaborazione con le università italiane e le istituzioni dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica, di un concorso nazionale in occasione del Giorno del ricordo, finalizzato a premiare il progetto più meritevole per la realizzazione di un'installazione temporanea, opera d'arte in qualsiasi forma espressiva, da esporre per la durata di un anno, in occasione del Giorno del Ricordo, in un capoluogo di regione differente ogni anno.
Molto importante è anche, dal nostro punto di vista, l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione e del merito, di un fondo con una dotazione di un milione di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025 per promuovere e incentivare i “Viaggi del ricordo nei luoghi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata e nelle terre di origine degli esuli”, che sono dedicati agli studenti delle scuole secondarie.
Molto importante è appunto questo provvedimento nei riguardi degli studenti, perché è proprio dalle scuole secondarie, dalle scuole superiori che si deve coltivare la memoria, che si deve cercare in qualche modo di raccontare la verità rispetto a quello che è accaduto nel nostro confine orientale, dopo decenni di oblio di questa storia. Fondamentale è anche la concessione di un finanziamento di 300.000 euro per ciascuno degli anni 2023, 2024 e 2025, di cui 75.000 euro annui a ciascuno dei seguenti beneficiari: la Lega nazionale di Trieste per la gestione del Sacrario del monumento nazionale della Foiba di Basovizza dove, tra qualche giorno, il 10 febbraio si terrà, come ogni anno, la celebrazione ufficiale; l'Unione degli istriani di Trieste per la gestione del Museo di carattere nazionale CRP, Centro raccolta profughi, di Padriciano; l'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata per la gestione del Museo delle masserizie dell'esodo “Magazzino 18” del Porto vecchio di Trieste; e la Federazione delle associazioni degli esuli istriani.
Dicevo che è fondamentale cercare di partire dalle scuole, da quelle scuole dove, per tanti anni, gli studenti non hanno potuto approfondire o sentire raccontare la storia dei nostri fratelli del confine orientale, di quello che è accaduto in quegli anni. Fondamentale è stato fare ciò ormai a vent'anni dall'approvazione della legge che istituisce il Giorno del Ricordo, quella legge del 2004 che ha permesso di spezzare questo velo di oblio, che nascondeva in qualche modo una storia, patrimonio comune della nostra Nazione, che deve essere sempre di più inserita all'interno della nostra memoria collettiva.
Nella scorsa legislatura sono stati anche approvati importanti provvedimenti legislativi che sono andati in qualche modo a normare il profilo penalistico, con riferimento all'aspetto del negazionismo, del giustificazionismo e del riduzionismo rispetto a quello che è accaduto nel nostro confine orientale, alla tragedia delle foibe.
Questo avviene anche in un contesto in cui, negli ultimi anni, abbiamo visto ancora troppi episodi di questo tipo da parte di associazioni, ma anche accademici o di storici, che, addirittura, si sono fatti fotografare e ritrarre di fronte a statue del maresciallo comunista slavo Tito, quel maresciallo Tito che, ancora oggi, Presidente, è insignito di onorificenze della Repubblica italiana, come Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito della Repubblica italiana. Ed è anche per questo motivo che Fratelli d'Italia ha presentato una proposta di legge, a prima firma dell'onorevole Rizzetto e firmata anche dal capogruppo Foti e dall'onorevole Matteoni, proprio per togliere questa onorificenza al maresciallo Tito e permettere, finalmente, di fare giustizia in questo senso e di far riaffiorare, anche qui, la verità dei fatti. Si tratta, infatti, di un'onorificenza che, allo stato attuale, non è possibile togliere al maresciallo Tito, perché la legge italiana non prevede di ritirare queste onorificenze a chi è defunto. Ma di fronte a chi, invece, si è macchiato di crimini contro l'umanità, noi crediamo che sia assolutamente doveroso mettere nelle condizioni le istituzioni di ritirare queste onorificenze. Credo che debbano essere da esempio le parole che, in questi ultimi 20 anni, hanno pronunciato i Presidenti della Repubblica, il Presidente Ciampi, il Presidente Napolitano e il Presidente Mattarella, parole chiare, riconoscendo che, per decenni, purtroppo, il silenzio su queste vicende è stato assordante e che, probabilmente, questo silenzio è stato così assordante per un pregiudizio ideologico, per mero calcolo politico, per ragioni di diplomazia internazionale. Io credo che queste parole debbano risuonare nella coscienza di ognuno di noi, per continuare il lavoro che questo Parlamento sta portando avanti e rendere giustizia a quelle storie, alle loro famiglie, alle famiglie degli esuli e a tutti coloro che sono rimasti vittime della furia assassina dei partigiani di Tito.
La VII Commissione cultura, nei mesi scorsi, ha anche approvato una risoluzione che istituisce il “Treno del Ricordo”, grazie alle associazioni degli esuli e ai Ministeri competenti, che verrà inaugurato il 10 febbraio. E negli scorsi giorni, il Consiglio dei ministri ha istituito il Museo del Ricordo, che verrà gestito da una fondazione costituita dal Ministero della Cultura e dalla regione Lazio, qui a Roma.
Presidente, credo che noi siamo davanti a un provvedimento fondamentale per tornare a far riemergere la verità, una verità che riemerge come un fiume carsico, e che questo sia doveroso nei confronti di tutte le famiglie di quegli esuli che hanno sofferto, in quanto si sono dovuti allontanare dalla propria terra pur di rimanere italiani. I nostri fratelli e le nostre sorelle d'Istria, di Fiume e Dalmazia, possiamo dire, sono in qualche modo italiani due volte: portano nel cuore la nostra bandiera, quel tricolore che molti di loro portarono con sé, insieme alle valigie di cartone, nel lungo esodo per rimanere italiani, con il dolore nell'anima di chi è costretto ad abbandonare la propria casa, ma con la dignità e l'orgoglio di essere italiani
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il mio intervento di oggi si collega idealmente a quello già svolto dalla senatrice Rojc nella dichiarazione di voto al Senato, che qui alla Camera sarà affidata, per il nostro gruppo, a Gianni Cuperlo, e sarà l'occasione per ribadire, ancora una volta, la limpida posizione del Partito Democratico e della nostra comunità su questo tema. Una posizione che è ancora più forte quando viene espressa da chi è nato e cresciuto lungo gli opposti sentieri di quel martoriato lembo di terra, scolpito dal vento e della storia, chiamato un tempo confine orientale, ma che riguarda tutte e tutti noi: la nostra storia, la storia d'Italia e la storia d'Europa.
In discussione generale penso sia fondamentale inquadrare l'ambito nel quale interviene la proposta di legge in esame. Nel 2004, è stato ricordato, è stato istituito il Giorno del Ricordo, con una legge che ha voluto porre le basi di una riconciliazione nazionale doverosa, necessaria, e credo che chiunque venga chiamato oggi a prendere la parola debba tenerne conto. Sono un parlamentare romano e non dimentico quando, il 10 febbraio 2008, eravamo in occasione del quarto Giorno del Ricordo, è stato inaugurato, a largo Vittime delle foibe istriane, un monumento commemorativo per le vittime dei massacri delle foibe. Allora ero un giovane consigliere municipale e ricordo le emozioni in quel quartiere Giuliano-Dalmata che è diventato negli anni, nella nostra città, la casa di migliaia di profughi che sono diventati romani a partire da quel matrimonio, quel primo matrimonio, quando il 7 novembre 1948 il fiumano Armando Chioggia sposò, nella piccola cappella del Villaggio, la romana Fernanda Tombesi. Oggi, a distanza di 20 anni dall'approvazione di quella legge, siamo tutti chiamati ad avanzare, non indietreggiare, in questo percorso.
Non onora mai le vittime usare questa tragedia, non onora mai le vittime usare alcuna tragedia per fare propaganda politica. Strumentalizzare ogni tragedia è sempre un errore, un peccato gravissimo, che contraddice lo spirito stesso anche della legge che abbiamo votato in Parlamento, quasi all'unanimità, 20 anni fa e del percorso che stiamo portando avanti. E voglio ricordarlo proprio con le parole della senatrice Rojc al Senato: “Questi decenni hanno segnato un cambio di passo in quel percorso di amicizia e collaborazione tra due comunità, due Nazioni, due Paesi confinanti, che tutti dobbiamo impegnarci a consolidare. Nella giornata del 13 luglio 2020, i Presidenti delle Repubbliche di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Borut Pahor, hanno posto Trieste al centro del mondo, tenendosi per mano in due luoghi simbolo del Novecento giuliano per guardare al futuro”.
La memoria storica rappresenta il nostro futuro. Il Giorno del ricordo non può diventare mai e non deve diventare mai monopolio di una parte, soprattutto in quei luoghi così significativi che ne determinano la sacralità. Per noi questo è motivo di profondo rammarico quando avviene, perché dobbiamo rispetto a tutte le vittime e a tutti gli esuli. Tragedie così grandi non si possono utilizzare al fine di un consenso per se stessi o per la propria parte politica. Nella memoria dolorosa si ha il dovere di entrare con il passo rispettoso, senza forzature e senza l'intendimento di voler imprimere il proprio marchio politico alla tragedia di migliaia di persone, che passa in seconda linea o, peggio, viene dimenticata. È importante non dimenticare, non dimenticare chi ha dovuto lasciare tutto, cercare di ricostruire una vita altrove, non dimenticare i morti per mano dell'ideologia, tutti i morti per mano delle ideologie. Ed è importante che le più alte istituzioni parlamentari, la Camera, il Senato della Repubblica, non abbandonino mai al monopolio di una parte politica un discorso storico che ha permesso, attraverso una legge votata nel 2004, ulteriori passi. Oggi noi lo rinnoviamo, con nuovi strumenti e lo rinnoviamo in un momento in cui i venti che stanno soffiando nel mondo, anche nel nostro Paese, sono venti di odio, e richiedono più memoria, richiedono più strumenti, richiedono tutta la memoria di cui siamo capaci per dare più opportunità alle nuove generazioni di orientarsi in un mondo che sta cambiando tanto velocemente.
Noi voteremo anche questa proposta perché vogliamo sempre guardare la storia negli occhi, con entrambi gli occhi bene aperti, con l'occhio destro e con l'occhio sinistro sempre bene aperti, senza passi indietro o passi di lato, senza giravolte a seconda del tema che viene affrontato. E, per farlo, la storia, che noi stiamo andando a onorare e rinnovare, con l'impegno attraverso il provvedimento in esame, la voglio ricordare come ha fatto Gianni Cuperlo in Commissione lo scorso 30 novembre, in I Commissione affari costituzionali.
Ha ricordato un fatto anche personale. Gianni è nato a Trieste e nel 1989 è stato il primo esponente del Partito Comunista Italiano di quelle terre a rendere omaggio, a nome del Partito, alle vittime dell'eccidio della Foiba di Basovizza. Richiamando la definizione di Predrag Matvejević, per il quale, se l'Atlantico è il mare della distanza e il Mediterraneo è il mare della vicinanza, allora l'Adriatico è il mare dell'intimità; ecco, nonostante quell'intimità quanto ci si è potuti odiare, quanti e quali conflitti sono deflagrati in un territorio che per secoli ha mescolato lingue, religioni, culture e identità.
Dovremmo tutti conoscere la storia di quei conflitti prima di affrontare, anche dal punto di vista politico, queste vicende. Nel 2004, il Giorno del ricordo delle vittime delle foibe è stato individuato nel 10 febbraio, perché in tale data, nel 1947, furono firmati i Trattati di Parigi che assegnavano alla Jugoslavia i territori di Istria, Zara e del Quarnaro, dando vita alla drammatica vicenda di circa 300.000 esuli partiti da quelle terre, prevalentemente italiani ma anche sloveni e croati. Per anni, su quella vicenda è calato un silenzio colpevole, tanto da parte delle principali forze politiche del Paese, tanto da parte della Democrazia Cristiana quanto da parte del Partito Comunista Italiano. Anche oggi commettiamo un errore, se sovrapponiamo la memoria dello scontro tra fascismo e antifascismo al riconoscimento delle complessità di quella pagina della storia caratterizzata dallo scontro tra opposte aspirazioni nazionali, dalle più diverse appartenenze politiche.
Sul confine orientale non si sono consumate deportazioni, espulsioni o pulizie etniche bensì fenomeni di sostituzione nazionale e questi fatti non sono meno gravi della pulizia etnica. Prima, in esito alla Prima guerra mondiale, il regime fascista ha allontanato migliaia di sloveni e croati dalle regioni italiane e, poi, gli Accordi di pace del 1947 hanno prodotto l'esodo dall'Istria. Nella lotta politica può sempre esserci spazio per i compromessi ma quando la lotta è nazionalistica ciò non è consentito, perché il nazionalismo, per definizione e storia, incuba e semina odi che, alla fine, possono solo esplodere. Pensiamo all'impresa di Fiume e ai conseguenti verso i cittadini croati - che D'Annunzio sminuì, definendoli impeti di passione - e, poi, all'incendio, per mano fascista, all'Hotel Balkan, il 13 luglio 1920, sede delle istituzioni slave a Trieste, con conseguente anti-sloveno e rogo di 134 edifici. Eravamo prima della marcia su Roma. Pensiamo all'italianizzazione dei cognomi sloveni nel 1927 - tentativo di sradicare l'identità di un popolo - fino all'esplosione, il 10 febbraio 1930, di una bomba nella sede del quotidiano fascista , con conseguente rappresaglia e condanna a morte di quattro irredentisti slavi.
Poi, la Seconda guerra mondiale ha sconvolto assetti, etnie e comunità e ciò, soprattutto, nelle terre di confine. Ancora, l'offensiva tedesca nella Jugoslavia e la persecuzione di 2 milioni di serbi, l'eccidio di ebrei e rom, la resistenza jugoslava e il caos che ha fatto seguito all'armistizio dell'8 settembre, l'uccisione dell'istriana Norma Cossetto, infoibata nell'autunno del 1943, la nascita di opposte retoriche negazioniste, per arrivare agli anni Settanta, al Trattato di Osimo, fino all'incontro a Trieste, nel 1988, tra il Presidente della Camera Luciano Violante e il della destra di allora Gianfranco Fini, per tentare di ricomporre un quadro storico complesso e la gravità di una storia che ha visto vittime e carnefici.
Ricordare tutta la storia non serve a difendere la memoria degli orrori profondissimi, ingiustificabili, inaccettabili perpetrati da Tito e dai suoi seguaci. Non può essere attenuata una condanna totale, definitiva, irrevocabile, ma è necessario palesare la complessità di tutta questa vicenda storica per rendersi conto che è intraducibile, in una semplificazione strumentalizzabile, con le lenti della politica di oggi. Riconoscere responsabilità storiche, tutte le responsabilità storiche, è indispensabile. La storia non si può e non si deve mai piegare a una parte, si deve sempre guardare negli occhi, con entrambi gli occhi aperti. È per questo che abbiamo votato, 20 anni fa, la legge per il ricordo di tutte le vittime delle foibe. Abbiamo sostenuto in Senato questa proposta, continueremo a sostenerla qui, alla Camera, e sempre continueremo, in ogni sede, a onorare la memoria di tutte le vittime, senza mai strumentalizzarne nessuna .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Matteoni.
NICOLE MATTEONI, . Grazie, Presidente. Vorrei solo ringraziare i colleghi che sono intervenuti in questa discussione generale e che hanno evidenziato diversi punti sulla vera e grande complessità di quello che accadde al confine orientale. Potremmo andare indietro nel tempo con tanti “ma” per vedere davvero come si svolsero tantissimi fatti, come è andata, ma oggi c'è bisogno di andare punto a capo. Quindi, ringrazio davvero tutti per il lavoro che è stato svolto in Commissione oggi e che continuerà nei prossimi giorni, sperando che l'Aula possa approvare all'unanimità questo provvedimento che oggi iniziamo a esaminare.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non intende intervenire.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 2 febbraio 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 9, della legge 20 luglio 2004, n. 215, la delibera del 31 gennaio 2024, con la quale l'Autorità ha dichiarato che il Sottosegretario di Stato alla Cultura professor Vittorio Sgarbi ha esercitato attività professionali in veste di critico d'arte, in materie connesse con la carica di Governo, a favore di soggetti pubblici e privati, in violazione dell'articolo 2, comma 1, lettera della legge 20 luglio 2004, n. 215.
Questa delibera è a disposizione dei deputati presso gli uffici della Segreteria generale.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
S. 674 - Interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali recate dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile applicabili anche agli emittenti (Approvato dal Senato). (C. 1515)
: FILINI.
3.
SERRACCHIANI; COMAROLI ed altri; GATTA; BARZOTTI; RIZZETTO e LUCASELLI; TENERINI: Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche.
(C. 153-202-844-1104-1128-1395-A)
: GIACCONE.
4.
S. 17 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BERGESIO ed altri: Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura (Approvata dal Senato). (C. 1304)
e dell'abbinata proposta di legge: CARETTA ed altri. (C. 1123)
: CARLONI.
5.
S. 317-533-548 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ed altri; MENIA ed altri; GASPARRI: Modifiche alla legge 30 marzo 2004, n. 92, in materia di iniziative per la promozione della conoscenza della tragedia delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata nelle giovani generazioni (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 1457)
e delle abbinate proposte di legge: CIABURRO ed altri; DE PALMA ed altri. (C. 708-1496)
Relatrice: MATTEONI.