PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Boschi ed altri n. 1-00241, Girelli ed altri n. 1-00242, Sergio Costa ed altri n. 1-00243, Bonetti ed altri n. 1-00251, Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla ed altri n. 1-00252 e Zanella ed altri n. 1-00254 in materia di sindrome fibromialgica .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 26 febbraio 2024, nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Bonetti ed altri n. 1-00251, Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla ed altri n. 1-00252 e Zanella ed altri n. 1-00254, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00241, il parere è favorevole su tutte le premesse; per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione, che poi si ripeterà un po' in tutte le mozioni: “ad adottare ogni iniziativa di competenza, volta a riconoscere la fibromialgia come malattia cronica e invalidante, proseguendo nel percorso intrapreso e volto a perfezionare l'iter delineato con la legge n. 208 del 2015, in coerenza con i princìpi di rilevanza costituzionale sottesi all'aggiornamento dei LEA, fra i quali la tutela della salute, il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, la leale collaborazione, il contenimento della spesa, garantendo ai malati affetti da tale patologia l'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124”.
PRESIDENTE. Sostanzialmente, Sottosegretario Gemmato, la riformulazione è identica al punto 1) dell'impegno della mozione di maggioranza, che viene traslato.
MARCELLO GEMMATO,. Esatto, viene traslato in tutte perché lo riteniamo più corretto dal punto di vista formale, non sostanziale, perché in sostanza si dice la stessa cosa. Quindi, l'impegno 1) viene così riformulato, mentre sugli impegni 2) e 3) il parere è favorevole.
Sulla successiva mozione Girelli ed altri n. 1-00242, il parere è favorevole sulle premesse; per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno 1) il parere è favorevole con la stessa riformulazione letta in precedenza, non so se la devo ripetere.
PRESIDENTE. No, a questo punto è uguale all'impegno 1) della mozione di maggioranza.
MARCELLO GEMMATO,. Sull'impegno 2) il parere è favorevole; sull'impegno 3) il parere è contrario; sugli impegni 4), 5) e 6) il parere è favorevole.
Sulla successiva mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00243, con riferimento alle premesse, vi è una riformulazione dell'ultimo capoverso, il 9), nel senso di espungere la frase “che rende necessario un intervento legislativo (…)”; per quanto riguarda il dispositivo, sull'impegno 1) il parere è favorevole con la stessa riformulazione di prima, ossia uguale all'impegno 1) della mozione di maggioranza; sull'impegno 2) il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di (…)”; sull'impegno 3) il parere è favorevole con la riformulazione “ad istituire presso il Ministero della Salute il Registro nazionale della sindrome fibromialgica, al fine di provvedere alla raccolta e all'analisi di dati clinici riferiti a tale malattia, con l'intento di stabilire appropriate strategie di intervento, di monitorare l'andamento e la ricorrenza della patologia, nonché di rilevare le problematiche ad esse connesse e le eventuali complicanze”; sugli impegni 4), 5) e 6), il parere è favorevole.
Sul punto 7), il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, a promuovere, d'intesa con le regioni (...)”.
Sul punto 8), il Governo esprime parere favorevole con la seguente riformulazione: dopo la parola “prevenzione”, aggiungere le parole: “secondaria e terziaria”. Sul punto 9), il Governo esprime parere contrario, mentre sul punto 10) esprime parere favorevole.
Per quanto concerne la mozione Bonetti ed altri n. 1-00251, il Governo esprime parere favorevole sulle premesse. Per quanto riguarda il dispositivo, l'impegno 1) viene riformulato come sopra. Il parere è favorevole sugli impegni 2) e 3), mentre è contrario sull'impegno 4). Il Governo esprime parere favorevole sugli impegni 5) e 6). Sull'impegno 7), c'è un parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare (...)”. Con riferimento alla mozione Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla ed altri n. 1-00252, il Governo esprime parere favorevole sia con riferimento alle premesse, che agli impegni.
PRESIDENTE. Il primo impegno, quello originale, che è stato mutuato e rimane esattamente com'è.
MARCELLO GEMMATO,. Sì, per quanto concerne la mozione Zanella ed altri n. 1-00254, il Governo esprime parere favorevole su tutte le premesse, chiedendo soltanto, con riguardo al punto 19), l'espunzione delle parole: “intervento legislativo”.
PRESIDENTE. Deve essere espunta anche la parola “improrogabile”?
PRESIDENTE. Abbiamo un problema con la lingua italiana. “In tale contesto si rende necessario, opportuno ed improrogabile” che cosa? “Che in particolare si riconosca (...)”?
MARCELLO GEMMATO,. “che in particolare si riconosca, in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, lo status di malattia invalidante”, quindi, eliminiamo soltanto il riferimento all'intervento legislativo. La è che l'intervento sulle patologie non viene fatto ma seguendo il percorso dei LEA. Questo lo dico giusto per chiarire.
Anche con riferimento al punto 23) delle premesse, chiediamo l'espunzione delle parole: “definire accordi che favoriscono l'accesso delle persone affette da fibromialgia a modalità di lavoro a distanza o di telelavoro”.
Per quanto concerne il dispositivo, il Governo esprime parere favorevole sull'impegno 1), con la riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a riconoscere la fibromialgia come malattia cronica invalidante” - quindi, abbiamo mutuato l' degli impegni della collega - “proseguendo nel percorso intrapreso e volto a perfezionare l'iter delineato con la legge n. 208 del 2015 (...)” e poi resta uguale.
PRESIDENTE. Onorevole Gemmato, facciamo così, mi rilegge il primo impegno della mozione Zanella ed altri n. 1-00254, così come riformulato? Altrimenti, mi confondo.
MARCELLO GEMMATO,. “Ad adottare ogni iniziativa di competenza volta a riconoscere la fibromialgia come malattia cronica e invalidante, proseguendo nel percorso intrapreso e volto a perfezionare l'iter delineato con la legge n. 208 del 2015, in coerenza con i principi di rilevanza costituzionale sottesi all'aggiornamento dei LEA, fra i quali la tutela della salute, il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, la leale collaborazione e il contenimento della spesa, garantendo ai malati affetti da tale patologia l'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124”.
Il Governo esprime parere favorevole sull'impegno 2). Sull'impegno 3) c'è un parere favorevole con riformulazione: “ad adottare tutte le iniziative necessarie al fine di aggiungere all'elenco delle malattie croniche la fibromialgia, proseguendo nel percorso intrapreso, volto a perfezionare l'iter delineato con la legge n. 208 del 2015, in coerenza con i principi di rilevanza costituzionale sottesi all'aggiornamento dei LEA, fra i quali la tutela della salute, il rispetto degli equilibri di finanza pubblica, la leale collaborazione, il contenimento della spesa, garantendo ai malati affetti da tale patologia l'esenzione dalla partecipazione alla spesa per le correlate prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera , del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124”.
Sull'impegno 4), c'è un parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità (...)”. Sull'impegno 5), c'è un parere contrario. Sull'impegno 6), c'è un parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'impegno 7), c'è un parere favorevole. Sull'impegno 8), il Governo esprime parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di (...).
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie Presidente. La fibromialgia è la malattia del dolore, lo dice il nome stesso. È una malattia che colpisce in modo diffuso muscoli e tendini del nostro corpo, con un dolore profondo, lancinante e cronico. A questo dolore, a cui spesso non riescono a dare sollievo nemmeno gli antidolorifici, si aggiungono altri sintomi: dall'emicrania, a problemi cutanei, gastrici, molto spesso effetti anche psichiatrici, cambiamenti di umore, ansia e addirittura depressione; soprattutto, c'è uno stato costante di affaticamento, di spossamento, l'impossibilità di dormire, a volte anche la rigidità muscolare. È una malattia però invisibile: apparentemente le persone sembrano stare bene, non avere effetti sul proprio corpo, eppure il dolore rimane e, molto spesso, le persone con sindrome fibromialgica subiscono un calvario di anni, per riuscire ad avere anche semplicemente la diagnosi, perché è una diagnosi che funziona per esclusione: si escludono altre patologie e si arriva a diagnosticare la fibromialgia.
Le origini sono varie e purtroppo, ad oggi, non c'è una cura. Dalla fibromialgia non si guarisce, ci si può convivere più o meno bene a seconda delle terapie che spesso cambiano da paziente a paziente, non ci sono farmaci davvero risolutivi. È una malattia che, purtroppo, incide profondamente sul benessere complessivo della persona e il non essere creduti, a volte nemmeno dalle persone che si hanno più vicine o dal datore di lavoro, o comunque dalle persone con cui si hanno relazioni sociali, aggiunge uno stato di frustrazione e di prostrazione a quello che è già un dolore, una malattia e alla consapevolezza che non si possa guarire.
Allora ci sono - come ha raccontato Autilia - “delle mattine in cui non riesci neanche ad alzarti dal letto”; “è una malattia che” - uso le parole di Giovanna - “giorno per giorno, spenge forza e cervello”. Antonella racconta di come apparentemente si viva una vita normale, con il lavoro, il marito e due figli, ma che in realtà quest'apparenza di normalità ti consuma le energie, giorno dopo giorno.
Ed è una vita che conosco bene perché è la vita anche del mio compagno, che ha la sindrome fibromialgica. Ci sono persone che non riescono più a fare nemmeno le cose più semplici, come guidare la macchina, lavorare o trovare un lavoro che sia compatibile con questa patologia. E noi sappiamo che, nonostante da 30 anni l'Organizzazione mondiale della sanità l'abbia riconosciuta, ancora nel nostro Paese non è riconosciuta come malattia cronica e invalidante e non rientra nei LEA e, quindi, anche tutte le spese per curarsi e per le terapie rimangono a carico delle persone con fibromialgia. Tutto l'aggravio, anche in termini di cura o di difficoltà rispetto allo svolgimento del proprio lavoro o all'assenza di lavoro, ricade proprio sul paziente o sulla famiglia del paziente. Noi, come Italia Viva, portiamo avanti questo impegno da anni: abbiamo presentato proposte di legge nella scorsa legislatura, chiesto questo riconoscimento ai diversi Governi che si sono succeduti, purtroppo senza successo, e abbiamo ripresentato questa proposta anche in questa legislatura a mia firma, ma con la firma di tanti colleghi, non soltanto del gruppo di Italia Viva, ma di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, che ringrazio per aver sostenuto questa proposta e per aver presentato altre proposte di legge analoghe.
Noi, come Italia Viva, abbiamo fortemente voluto che oggi ci fosse questa discussione in Aula, presentando, per primi, questa mozione e chiedendo che, nello spazio che abbiamo a disposizione per il calendario di questo mese, ci fosse questa discussione sulla fibromialgia perché siamo a uno snodo importante. L'ultima volta che sono stati aggiornati i LEA era il 2017 - eravamo al Governo noi -: sono passati 7 anni e oggi il Governo è in procinto di presentare l'aggiornamento dei LEA - sappiamo che avverrà a breve - e, quindi, era importante non perdere questa opportunità, non perdere l'occasione che, finalmente, la fibromialgia potesse essere riconosciuta come malattia cronica invalidante e le prestazioni potessero rientrare nei LEA.
È vero che alcune regioni, in questi anni, si sono mosse - in alcune regioni si è cercato di dare prime risposte parziali -, ma, purtroppo, a macchia di leopardo e, comunque, non tutti sono garantiti nello stesso modo nelle diverse zone del nostro Paese.
Allora, vedo con favore, ovviamente, l'impegno che il Governo ha assunto questa mattina in quest'Aula rispetto al riconoscimento della fibromialgia e rispetto all'inserimento nei LEA. Ovviamente, vigileremo perché questo impegno venga mantenuto. Oggi, il Governo si assume una responsabilità importante e ne do atto al Sottosegretario Gemmato. Adesso, ovviamente, dobbiamo vedere i fatti e questo avverrà a breve, perché, ad aprile, immaginiamo che saranno presentati i nuovi LEA e, comunque, il Governo dovrà assumere iniziative rapidamente. Insieme a noi, vigileranno sul rispetto di questi impegni da parte del Governo le associazioni che, in questi anni, si sono battute per raggiungere questo obiettivo, a cominciare dal CFU e da tante altre associazioni, dai pazienti, dalle loro famiglie e dai medici che li hanno assistiti. È stato un lavoro importante non soltanto di supporto a chi ha la sindrome fibromialgica, ma anche di sostegno tecnico e scientifico per il lavoro che abbiamo fatto in Parlamento.
Sappiamo che il Ministero dell'Economia ha già detto pubblicamente che non ci sono problemi di coperture e di oneri finanziari. C'è un nullaosta da parte della Ragioneria generale e noi sappiamo che questo spesso è lo scoglio principale. Superato questo scoglio, adesso manca soltanto l'ultimo passo, la volontà politica, e, su questo, misureremo la serietà degli impegni del Governo e, insieme a noi, lo faranno gli oltre due milioni di italiani che, ad oggi, soffrono della sindrome fibromialgica. Di questi, 9 su 10 sono donne, spesso molto giovani, ma sempre più uomini raccontano anche la loro esperienza di malattia e diventano loro stessi protagonisti, purtroppo, di storie e di difficoltà.
Allora, ci auguriamo che il Governo a breve mantenga questo impegno, perché non c'è niente di più grave che tradire le aspettative e le speranze che vengono accese per persone che già devono convivere ogni giorno con difficoltà, con complessità e con un dolore che non le abbandona mai .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Noi Moderati voterà a favore della mozione presentata dalla maggioranza e seguirà le indicazioni del Sottosegretario Gemmato per quanto riguarda le mozioni presentate dagli altri gruppi parlamentari, che mi sembra vedano l'accoglimento da parte del Governo. È, certamente, un segnale giusto e importante, perché si dà un indirizzo al Governo significativo nei confronti del riconoscimento, nel nostro ordinamento, di una malattia che è cronica e debilitante e di cui sono affetti 1,5-2 milioni di italiani, 14 milioni di persone in tutta Europa e che presenta centinaia di sintomi, la difficoltà nell'individuarla e un dolore lancinante per le persone che ne sono affette.
Ringrazio della sensibilità il Sottosegretario, perché credo che, dopo tanti anni, finalmente, nel nostro Paese si arriva a prendere in carico l'impegno di affrontare un tema sul quale nessuno ha voluto trovare soluzioni nel passato e, ovviamente, la cosa più importante sono i livelli essenziali di assistenza e, quindi, il riconoscimento economico di cure che, sebbene difficilmente possano arrivare a una soluzione per chi è affetto da fibromialgia, comunque possono migliorare la qualità della vita delle persone malate.
Questo è il grande tema: riuscire nella sanità avanzata del nostro Paese a migliorare le condizioni di vita delle persone malate. È la famosa questione della terapia del dolore, che certe volte viene individuata solo quando ci sono malattie gravi e definitive come il cancro, ma c'è anche la possibilità di alleviare il dolore cronico di cui sono affette milioni di persone nel nostro Paese. Ci sono norme italiane, da quel punto di vista, che possono essere utilizzate, ma purtroppo, certe volte, a causa anche di una mancanza di formazione, che ancora non ha preso piede nel nostro Paese, non ci sono professionisti in grado di applicare, invece, procedure tecniche e sanitarie che veramente intervengono con un sollievo di quel dolore cronico che certe volte stravolge quotidianamente la vita delle persone e che certe volte fa maledire le persone per un risveglio a causa di quel dolore maledetto che vivono, che provano e che, invece, può essere affrontato in modo efficace per alleggerirlo e per migliorare le loro condizioni.
Allora, Presidente, su tutto il merito più particolare della mozione consegnerò il mio intervento, ma ci tenevo a impegnare qualche minuto per riconoscere il lavoro del Governo, per ringraziare il Sottosegretario Gemmato della sensibilità e soprattutto per sottolineare ed enfatizzare un importante passo in avanti di civiltà e di serietà che, nel nostro Paese, si sta facendo, dando l'indirizzo a un Governo che, sono convinto, completerà il lavoro del quale il Parlamento lo sta incaricando .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. L'Organizzazione mondiale della sanità, già nel 1992, con la Dichiarazione di Copenaghen, riconobbe la sindrome fibromialgica. Il Parlamento europeo, nel 2008, approvò una dichiarazione, la n. 0069, che chiedeva alla Commissione europea e al Consiglio di definire una strategia comunitaria per la fibromialgia tesa al suo riconoscimento da parte di tutti gli Stati membri e questo perché venissero messe in essere le misure e gli interventi necessari e si promuovesse la ricerca. Quindi, è da decenni che, non solo la comunità scientifica, ma anche le organizzazioni e le istituzioni responsabili della salute e del benessere delle persone conoscono questo problema. Sono state espresse posizioni e sono stati dati indirizzi per affrontare questa sindrome.
Com'è stato detto, si tratta di una sindrome molto insidiosa, sconosciuta, spesso nascosta, che provoca un dolore diffuso, astenia e rigidità muscolare. Studi anche epidemiologici dimostrano che il 90 per cento delle persone malate sarebbero donne, che questa sindrome può comparire a qualsiasi età, anche se prevale la sua comparsa nella classe di età dai 40 ai 60 anni, con importanti ripercussioni, ovviamente, sulla vita lavorativa, sociale e familiare. Pensate che la Fondazione Veronesi - andate a consultare il sito - parla addirittura di quasi 4 milioni di persone coinvolte. Sarebbe la seconda malattia reumatica dopo l'osteoartrosi. Si ipotizza un'origine multifattoriale, una predisposizione genetica che influisce sui recettori della serotonina e della dopamina. Forse, ne sappiamo ancora troppo, troppo poco.
Quindi, è evidente che il mancato riconoscimento, a livello statuale, della sindrome fibromialgica condanna milioni di persone alla più odiosa discriminazione ed emarginazione, costrette ad affrontare una malattia invalidante e cronica nella solitudine, spesso nella disperazione, senza il sostegno e il supporto delle autorità, private dei servizi preposti alla tutela e alla salvaguardia della salute di tutte e di tutti, di ciascuno e di ciascuna, in qualsiasi parte del Paese si trovino.
Le mozioni presentate testimoniano l'assoluta urgenza del riconoscimento di questa malattia, recuperando, quindi, il tempo perduto e ponendo rimedio a un'ingiustizia inaccettabile.
Secondo gli studi a disposizione e secondo anche quanto abbiamo ascoltato e sentito ora in Aula, il numero delle persone che soffrono di questa patologia neurologica sarebbe veramente enorme. È una sindrome, com'è stato detto, come io stessa ho detto, molto dolorosa, plurisintomatica, che comporta, purtroppo, come succede anche con altre malattie autoimmuni, forme di stress, di ansia, depressione. La difficoltà diagnostica dà spesso il via a un percorso che si protrae per anni, considerato che una cura specifica non esiste e i pazienti richiedono trattamenti farmacologici e terapeutici molto complessi, costosi, non sempre inseriti nell'alveo della medicina ufficiale e in continua evoluzione. Ovviamente le comuni attività quotidiane, la vita lavorativa, come dicevo, familiare e affettiva sono gravemente compromesse. Per questo noi, nella nostra mozione, lo ricordiamo in maniera molto specifica ed espressa, richiedendo un impegno preciso e determinato, che purtroppo il Governo non ha accolto.
Comunque, invece, guardo con favore al fatto che il Governo sia impegnato nell'inserimento della malattia nei LEA, a garantire quindi l'accesso a percorsi di assistenza mirati, alla diagnosi, alla cura, alla riabilitazione, mi auguro attraverso un' multidisciplinare. È anche impegnato a inserire la fibromialgia nell'elenco delle malattie croniche - questo, come ovvio, è fondamentale - e a favorirne, quindi, il più possibile l'inserimento, nonché a promuovere campagne di informazione per indirizzare i pazienti ai centri specializzati.
Sottolineiamo, va sottolineata la necessità anche di istituire un apposito tavolo presso il Ministero della Salute che raccolga attorno a questo importante impegno esperte ed esperti, ma anche le associazioni di pazienti e i loro familiari, e questo per la promozione della ricerca, il monitoraggio e il miglioramento e potenziamento dell'attività di assistenza e cura, ripeto, su tutto il territorio nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. La fibromialgia, è stato già ricordato, è una patologia cronica caratterizzata da sintomi che riguardano la percezione del dolore intenso, diffuso, di natura muscolo-scheletrica, ma che si associa a disturbi multidimensionali, come disturbi del sonno, una fatica cronica, sintomi come la cefalea, l'alterazione neurocognitiva. È una malattia, quindi, che ha un carattere da sindrome multidimensionale per gli aspetti clinici che evidenzia. Colpisce quasi 2 milioni di persone in Italia, il 90 per cento donne, e quindi inevitabilmente rientra in una malattia caratterizzata anche da aspetti di genere specifico.
Essendo una malattia che rientra nell'ambito della percezione del dolore, ha un storico anche recente nella sua analisi e nella sua ricerca, tanto che oggi - ed è l'oggetto delle nostre mozioni - il tipo di presa in carico e di risposta che il sistema sanitario nazionale dà ai pazienti affetti da questa malattia non è ritenuto, a giudizio di tutti i firmatari trasversali delle mozioni, adeguato. C'è anche un'interessante percezione di come il dolore viene caratterizzato nella storia. Nel XVI secolo si intercettano già delle descrizioni di sintomi, che poi possono essere stati comparati con questa tipologia di malattia, allora definiti come isteria. Oggi la medicina ha assunto una consapevolezza diversa, e lo ha fatto nella misura nella quale è riuscita anche a integrare in un approccio, mi permetto di dire, scientifico, ma che ha avuto valenze di carattere anche culturali e sociali, questa necessità di andare a intervenire in modo puntuale e specifico sulla persona nella sua integrità e sulle manifestazioni anche di questo dolore, laddove questo fosse manifestato solo attraverso valutazione clinica. Da qui lo sviluppo nel secolo scorso, alla fine del secolo scorso, in modo molto significativo, delle ricerche in questa direzione, che si è associato in modo parallelo, ma non pienamente integrato, a tutto lo sviluppo della terapia del dolore. È chiaro che noi oggi stiamo sempre di più cogliendo che la cronicizzazione di alcune malattie, di cui di fatto fa parte la fibromialgia, e la necessità della presa in carico di queste malattie, che hanno anche sindromi multidimensionali, richiede strumenti di ricerca, di valutazione, di diagnosi, ma soprattutto di risposta integrata, che rispondano a questa multidimensionalità. È per questo che oggi noi chiediamo, con queste mozioni, una risposta che non sia scritta o ascrivibile solamente all'ambito clinico-medico nella presa in carico di questa malattia, ma che vada a coinvolgere in modo più sistematico tutti gli aspetti della vita della persona. Dobbiamo essere consapevoli che sempre di più lo sviluppo della medicina e della sanità, non solo nel nostro Paese, deve avere non più una dimensione a silos anche nella , nei fondi dedicati, ma una capacità di integrazione e interazione con un approccio interistituzionale e multidisciplinare. Ecco perché è fondamentale innanzitutto riconoscere la fibromialgia come malattia cronica invalidante, e questo con conseguenti effetti molto puntuali. Primo, la possibilità di accedere in modo sistemico alla terapia del dolore per i pazienti affetti da questa malattia, di poter avere un'esenzione, quindi una diminuzione dei costi, che oggi gravano sui pazienti e sulle loro famiglie. Ma anche una possibilità di poter mantenere una vita che sia il più possibile normalizzata, e quindi scelte di politiche sociali e lavorative. È chiaro che oggi, per una persona affetta da questa tipologia di malattia e di sindrome, noi dobbiamo mettere in campo misure che permettano di poter proseguire l'attività lavorativa in modo adeguato, con strumentazioni adeguate. La tecnologia aiuta, aiuta la sperimentazione fatta durante il COVID; noi chiediamo forme di telelavoro, forme innovative in questa direzione. Oggi la normativa, nella tutela di questi lavoratori, non è certamente adeguata.
Secondo punto fondamentale, proseguire nella ricerca. Credo che dobbiamo sempre di più investire sulla necessità di una raccolta di dati differenziati, in particolare, lasciatemi dire, implementare la raccolta di dati specifici per genere. Abbiamo visto quanto è stato importante farlo in questi anni, anche della presa in carico della pandemia. Questo tipo di malattia non può fermarsi a uno studio locale, parcellizzato. La ricerca ha bisogno di dati che provengano dai sistemi regionali e che vengano integrati in modo centralizzato. Serve una maggiore conoscenza e serve portare avanti uno sviluppo di nuove terapie nell'ambito della biomedicina e della medicina personalizzata. Tuttavia, mi permetto, anche aprendo un po' il ventaglio dell'analisi di questo mio intervento, seppur mantenendo l'ancora salda sulla necessità di dare una risposta alla fibromialgia, di allargare lo sguardo. Ci troviamo, ancora una volta, in quest'Aula a dover parlare di una patologia specifica, ma lo facciamo in un modo puntualizzato e con uno sguardo che, invece, necessita di guardare all'intero sistema sanitario. Sono sempre in grande imbarazzo quando in quest'Aula ci arroghiamo il diritto di essere noi, i legislatori, a definire il valore scientifico, la prospettiva scientifica di materie di cui non abbiamo pienamente la competenza.
Ed è per questo che noi, nella nostra mozione, abbiamo chiesto di rafforzare, anche nel processo legislativo e a supporto del processo legislativo, l'interazione con quei centri di ricerca, in particolare, il nostro riferimento istituzionale è l'Istituto superiore di sanità, ma tutta la rete dei centri di ricerca e dei centri accademici, perché è solo attraverso questa visione sistemica che possiamo portare avanti politiche efficaci, che non siano sul caso particolare e che, quindi, non abbiano un approccio sistemico. Dobbiamo affrontare, in questo senso, una revisione della complessiva della presa in carico di queste nuove frontiere e nuove sfide della medicina.
Terzo punto, servono più investimenti e non vorremmo tornare sul già detto, ma il già detto oggi pesa come un macigno, nel senso che è un già detto che non ha portato risultati. Oggi il nostro sistema sanitario è sottofinanziato nelle prospettive. Certo che, anno dopo anno, aumenta la spesa sanitaria e, quindi, ogni anno raggiungiamo il massimo rispetto agli anni precedenti, ma intanto il “quanto aumenta” è pesato rispetto alle esigenze del sistema Paese, non solo all'inflazione ma alle esigenze, ripeto, del sistema Paese. Ma qui si sta parlando della necessità di mettere in campo investimenti strutturali sulla ricerca e sulla presa in carico di queste nuove malattie. Lasciatemi dire che, da convinta europeista quale sono, credo che la sfida per il nostro Paese e per l'Europa sia assumere un approccio integrato europeo anche sugli investimenti nell'ambito sanitario. Il per molti famigerato MES, per noi invece era l'opportunità MES, o altri investimenti in questa direzione credo possano essere la linea sulla quale investire.
Capisco il Governo che, laddove ci sono degli investimenti di spesa, non ha la libertà di dare un pieno parere positivo, considerati il bilancio ridotto che abbiamo e gli investimenti che noi chiediamo, ma la spinta necessaria a trovare gli adeguati investimenti può essere risolta laddove, a livello europeo, scegliamo di fare davvero tesoro dell'esperienza condivisa durante la pandemia e da quell'esperienza decidere quali linee di investimento europee - anche per singoli Paesi - possano essere davvero la risposta che va a cambiare e in meglio la vita di tante donne e tanti uomini nei nostri Paesi.
Per questo motivo, annuncio il nostro voto favorevole alle mozioni che sono in oggetto, delle quali riconosco un approccio davvero integrato, auspicando che in una prossima occasione sapremo trovare anche la capacità di presentare una mozione unitaria che faccia sintesi di tutti gli impegni che abbiamo previsto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie Presidente, colleghe e colleghi, parlare di fibromialgia…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Quartini, nel frattempo salutiamo - sono da un pezzo nelle tribune - gli studenti, le studentesse e i professori del liceo scientifico “Leonardo da Vinci”, arrivano da Jesi, in provincia di Ancona. Benvenuti alla Camera dei deputati . Mi perdoni, onorevole Quartini, ma così li abbiamo salutati.
ANDREA QUARTINI(M5S). Parlare di fibromialgia significa parlare di un problema di proporzioni gigantesche. Dico questo perché una persona affetta da fibromialgia deve sostenere il mondo intero. Sapete come si chiamava la fibromialgia? Sindrome di Atlante. Atlante è quel personaggio della mitologia greca destinato a sostenere il mondo. Per diversi motivi la sindrome fibromialgica va vista in quella logica lì. Il motivo principale è perché è una malattia che ha dolori importantissimi e diffusi in tutto il corpo. Allo stesso tempo, la persona fibromialgica ha anche un altro problema, quello che non gli è riconosciuto di essere malato, che è una cosa incredibile. È una delle situazioni, io credo, peggiori in cui ci si possa trovare. Essere cioè pensati come dei malati immaginari, quando, in realtà, hai un disturbo che si chiamava sindrome di Atlante perché il primo disturbo che fu identificato era una nucalgia, cioè un dolore al collo, ma in realtà è una panalgia, cioè un dolore dappertutto. Quindi, oltre a star male, non sei nemmeno riconosciuto malato. È una cosa incredibile, è una malattia il cui dolore è definizione, sintomo ed elemento essenziale, patognomonico, si dice in medicina: cioè è proprio di per sé che viene definito. Il problema è che non ci sono dei corrispettivi oggettivabili della malattia, non ci sono dei corrispettivi capaci di poterla diagnosticare. Non si può vedere con la radiologia per immagini, non si può vedere con l'ecografia, con la TAC, con la risonanza, non si può vedere dagli esami del sangue. Questo dolore è così importante e impegnativo che porta a non poter lavorare: il 30-40 per cento delle persone con sindrome fibromialgica non può lavorare e non gli viene riconosciuta l'invalidità, pensate un po'. Siamo veramente in un contesto molto particolare e riguarda almeno 2 milioni di persone. Tra i dolori, guardate c'è anche la cefalea e non c'è solo il dolore muscolare tipico che viene descritto nei libri. Ci sono anche questi aspetti, si va in depressione, c'è un elevato rischio suicidario. Laddove si trovano nuovi farmaci, questi farmaci non sono passati dal Servizio sanitario nazionale, non sono rimborsabili. Ci sono nuove tecniche, per esempio, mi viene in mente la che sembra funzioni, ma non viene erogata dal Servizio sanitario nazionale. Alcune terapie cognitivo-comportamentali di tipo psicologico non vengono erogate dal Servizio sanitario nazionale. Ci sono stati dei successi insperati in alcune regioni e per fortuna c'è stata una sensibilità importante rispetto a questo tipo di problema, con l'uso della cannabis terapeutica, ma un po' per pregiudizi morali e ideologici, un po' per tutta una serie di motivi, non si vogliono portare avanti certi protocolli o linee guida. Ma sono studi scientificamente evoluti, con risultati anche sorprendenti. Da questo punto di vista, ci sono una serie di aspetti di questa patologia davvero trascurati e sarebbe ora che qualcuno - io dico quest'Aula e questa politica - riuscisse finalmente a produrre qualcosa di concreto per la sindrome fibromialgica, e la mozione va in questa direzione.
C'è una parte di questo che a me preoccupa sinceramente, Presidente, e glielo dico perché se noi andiamo a vedere le mozioni e le risoluzioni sulla sindrome fibromialgica a livello delle varie regioni, se noi andiamo a vedere le risoluzioni e le mozioni che ha fatto questo Parlamento dal 1992 ad oggi, cioè da quando la sindrome fibromialgica è stata riconosciuta come malattia dall'Organizzazione mondiale della sanità, da quando questa malattia è stata inserita nella Classificazione internazionale delle malattie, quindi ha una sua nosografia specifica, se noi andiamo a vedere quante mozioni sono state fatte, quante risoluzioni sono state fatte tra il Parlamento nazionale, Camera, Senato e regioni, io dico se ne contano almeno 200 o 300. C'è stata una sensibilità diffusa da parte di tutti noi, perché probabilmente tutti noi conosciamo qualcuno che ha una sindrome fibromialgica, però in concreto non si è mai fatto nulla . Non vorrei che oggi succedesse la stessa cosa. Io quando leggo le riformulazioni del Governo su queste mozioni mi preoccupo, perché non c'è cogenza. Non c'è la capacità da parte del Governo di intervenire, mica solo questo Governo. Ho detto: saranno almeno 200 o 300 mozioni. Ancora oggi noi ci si trova a fare una mozione per dire “ho fatto una mozione, mi metto l'anima in pace”, ma intanto le persone stanno male, le associazioni sono arrabbiate, giustamente, perché nessuno ha il coraggio di andare avanti sul riconoscimento di questa malattia .
Questo è l'elemento che mi preoccupa, e mi preoccupa molto, perché la malattia deve essere identificata. Se, come dice l'articolo 32 della Costituzione, la salute è un diritto fondamentale che va tutelato, noi stiamo negando un diritto e questo è incostituzionale. Quindi, da questo punto di vista, la mia reprimenda non va a questo Governo perché oggi fa le stesse cose degli altri Governi, va a tutti i Governi, ma, intanto, questo Governo deve assumersi la sua di responsabilità , perché è questo il Governo che abbiamo oggi e deve essere questo il Governo che interviene. Quindi, da questo punto di vista, la lettura delle riformulazioni da parte del Governo ci preoccupa molto.
Credo davvero che sia importante, anche in questo senso, fare un'operazione di concerto con tutto il mondo dell'associazionismo. L'associazionismo è anche il futuro di questa patologia, perché, in un'ottica di principio di sussidiarietà, previsto anche dalla stessa nostra Carta costituzionale, poter contare su un sistema di associazionismo, che può produrre auto mutuo aiuto, che in molte patologie croniche ormai è appurato essere di significativo supporto nel recupero, nel sostegno e nell'autosostegno del problema, è importante. Non solo, è anche di stimolo significativo per la ricerca. L'associazionismo ci dà elementi importanti in termini di conoscenza del problema, in termini di capacità di poterlo gestire. Perché la medicina deve riconoscere su alcune patologie, almeno ad oggi, anche la sua impotenza e deve avere la capacità di riconoscere un ruolo fondamentale a questo sistema. Io spero davvero, Presidente, che ci sia la modalità anche di riformulare da parte del Governo la propria formulazione, perché non si può, per l'ennesima volta, senza impegno, non garantire il diritto di queste persone che soffrono di queste malattie, un diritto che non riguarda solo queste persone. Ricordatevi sempre che, quando si parla di una malattia cronica, si parla di una famiglia, non è solo il singolo soggetto e spesso si parla di una comunità intera, di un condominio intero. Quindi, dobbiamo essere capaci di essere comunità solidali, comunità educanti e la prima comunità educante deve essere quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per una precisazione, il rappresentate del Governo. Prego, onorevole Gemmato.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Vorrei fare una puntualizzazione, perché penso di essere stato poco chiaro - colpa mia - nel rendere i pareri. Con riferimento alla mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00243, chiedo di espungere dalla premessa 9) il sostantivo “legislativo”. Quindi: “(…) che rende necessario un intervento centrale volto a rivolgere alla fibromialgia”, eccetera.
Con riferimento alla mozione Zanella ed altri n. 1-00254, si chiede, anche qui, di espungere dal 19) capoverso delle premesse la parola “legislativo” e di espungere l'intero 23) capoverso delle premesse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lazzarini. Ne ha facoltà.
ARIANNA LAZZARINI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Gemmato, le mozioni all'esame dell'Aula ci danno la possibilità di trattare un altro tema molto importante oggi, che è quello del riconoscimento della fibromialgia e della tutela delle persone affette da questa patologia. Gli impegni delle mozioni riprendono in larga parte i contenuti dei progetti di legge che anche in questa legislatura sono stati presentati, in maniera trasversale, dai gruppi in Parlamento, sia alla Camera sia al Senato. Tra questi, la proposta di legge della Lega, a prima firma del collega Panizzut, che ho sottoscritto, che prevede un'ampia serie di interventi al riguardo. In particolare, propone il riconoscimento della fibromialgia come malattia invalidante, le esenzioni per i pazienti, ma anche la definizione di percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali, che devono essere uniformi e garantire prestazioni integrate in base alle più avanzate evidenze scientifiche.
Colgo l'occasione di questo intervento per citare anche altre malattie che, come la fibromialgia, hanno carattere invalidante e attendono, oramai da anni, un formale riconoscimento in tal senso. Mi riferisco alla sensibilità chimica multipla e alla sindrome da fatica cronica, per la quale, pochi mesi fa, ho presentato anche un progetto di legge a mia prima firma. L'auspicio è che il percorso che sarà fatto per la fibromialgia, anche grazie all'impulso che daremo con le mozioni odierne, possa essere esteso alle sopracitate patologie. Parlo, però, adesso di fibromialgia. La fibromialgia è una malattia complessa, che si caratterizza per dolori muscolari cronici, diffusi e intensi, rigidità e colpisce prevalentemente le donne in età adulta. Una malattia cronica invalidante, quindi, ma difficile da diagnosticare, con notevoli ricadute dal punto di vista personale, sociale e professionale e, purtroppo, colpisce non solo chi ne è affetto, ma anche le persone che gli stanno intorno.
Non entro nel merito degli aspetti tecnici e clinici, voglio, però, soltanto sottolineare che la fibromialgia colpisce circa 2 milioni di persone e che il riconoscimento che i pazienti italiani attendono l'Organizzazione mondiale della sanità l'ha già dato nel 1993, da oltre 30 anni circa, nel momento in cui è entrata in vigore la decima revisione dell'ICD. Credo che questo debba farci veramente riflettere. Dovremmo, però, anche riflettere sul ritardo che il Parlamento e le istituzioni, soprattutto quelle centrali, hanno accumulato negli anni nell'intervenire in questi contesti. Alcune regioni, ad esempio, hanno fatto la loro parte e si sono attivate con l'obiettivo di dare risposte concrete per migliorare la qualità della vita dei cittadini affetti da fibromialgia. Nelle province autonome di Bolzano e Trento, ad esempio, è stata garantita l'esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria; in Valle d'Aosta e in Veneto, la fibromialgia è stata riconosciuta come patologia; in Friuli, è stata approvata una legge per la tutela delle persone affette da fibromialgia già nell'anno 2017. Questi, cari colleghi, sono interventi che vanno assolutamente sottolineati in quest'Assemblea e che dimostrano anche il valore aggiunto che può dare la riforma sull'autonomia , soprattutto nella creazione e nella valorizzazione di modelli regionali virtuosi per, poi, essere esportati a livello nazionale.
Mi concentro adesso sugli impegni della mozione di maggioranza. Il primo, forse il più importante, come già ho anticipato, è quello del riconoscimento della fibromialgia come malattia cronica invalidante. Un passo in questa direzione è stato fatto con la legge di bilancio per l'anno 2022, che ha istituito un fondo da 5 milioni di euro, ma, chiaramente, non può bastare. Dobbiamo fare nostre le istanze di tutti quei cittadini, di tutti quei pazienti che oggi si sentono invisibili, che hanno difficoltà nel ricevere una diagnosi, che hanno difficoltà nell'essere presi in carico o, persino, creduti. Quindi, la drammatica realtà di questi pazienti deve essere affrontata dal Parlamento, strutturando e applicando qualsiasi soluzione concreta. È nostro dovere lavorare tutti assieme, onorevoli colleghi, in questa direzione, con un intervento unitario, per assicurare omogeneità di cure e uguaglianza dei pazienti. Un altro importante punto è quello dei percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali, anch'essi giustamente citati dalle mozioni.
È necessario definire le competenze, le procedure diagnostiche, le procedure terapeutiche e strutturare un vero e proprio percorso che accompagni i pazienti in tutte le sue fasi, dal medico di medicina generale al secondo livello, rappresentato dallo specialista.
Abbiamo poi il riferimento al registro di patologia: concordo totalmente su questo punto, che è fondamentale. È assolutamente necessario istituire e attivare un registro a livello nazionale: i dati epidemiologici e clinici che si possono ottenere attraverso di esso contribuiscono sicuramente ad approfondire la conoscenza della malattia e favoriranno anche la creazione di approcci personalizzati, calibrati sui bisogni e le necessità di ogni singolo paziente. Bene anche i riferimenti alle campagne di informazione e alla formazione di tutti i professionisti coinvolti nel processo assistenziale; sono strumenti che possono diffondere una maggiore consapevolezza della malattia, favorendo anche le diagnosi precoci e corrette e favorendo quindi la prevenzione.
Tutti questi impegni devono pertanto essere necessariamente attuati e trasformati in vere e proprie azioni, che significano risposte certe e tangibili. E, per queste ragioni, signor Presidente, onorevoli colleghi, ribadisco, a nome del mio gruppo, che rappresento, Lega-Salvini Premier, il voto assolutamente favorevole a questa mozione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, Sottosegretario, mi permetto di iniziare facendo una riflessione di carattere generale sullo strumento delle mozioni che, come ben sappiamo, come le risoluzioni ma, a onor del vero, anche come gli ordini del giorno, spesso e volentieri trovano momenti di grande condivisione in quest'Aula, però mancano poi di una piena attuazione, nel senso che rimangono come l'elenco dei buoni propositi che non si traducono in atti normativi che hanno un'incidenza molto diretta sulla vita delle persone e sui problemi veri. Questo, a volte, crea, secondo me, un che anche di frustrante per noi deputati e deputate, che indubbiamente studiamo un problema, lo conosciamo anche molto bene, abbiamo contatti con tanti cittadini, in questo caso anche personale sanitario, che ci fanno presente l'inadeguatezza di una legislazione nazionale rispetto a una patologia che, come è stato già ricordato, dal 1992 ha un riconoscimento da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità. Certo, ci sarebbe da dire magari che bisogna intervenire in maniera anche molto importante sul ruolo di indirizzo che un'Aula parlamentare dovrebbe avere nei confronti del Governo, ma l'involuzione delle assemblee rappresentative la conosciamo bene, dai livelli comunali a quelli parlamentari, e avremo occasione, spero, prima o poi, di parlarne in maniera anche molto seria. Voglio, tuttavia, pensare che queste mozioni abbiano un loro profondo significato, che mi verrebbe da dire sia quello di preparare culturalmente un'Assemblea ad affrontare il più presto possibile l'approvazione di un testo di legge di merito. Infatti, è già stato detto, fra le righe, da colleghe e colleghi che mi hanno preceduto: il tema vero riguardo la fibromialgia è il riconoscimento del dolore come malattia, perché spesso e volentieri noi abbiamo una visione delle malattie che non tiene conto di questo fattore. Mi viene in mente il romanzo di Thomas Mann, quando la consolessa, la madre di questa grande famiglia borghese, sta per morire e chiede semplicemente che si faccia qualcosa per lenire i grandi dolori che ha e i medici rispondono: giammai, perché il problema è cercare di riuscire a guarire la malattia, il dolore non è la malattia. Anzi, quasi, nel corso degli anni, è stato chiesto di sopportare il dolore stoicamente, e parliamo soprattutto di donne, com'è stato detto, cui maggiormente viene chiesto questo, quasi che fisiologicamente siano portate a dover convivere con momenti di dolore. Io credo che superare questo deficit di comprensione, questo avere piena coscienza di aver cambiato mentalità, approccio da parte della medicina significhi poi avere il coraggio di fare qualcosa di molto concreto riguardo a temi come appunto la fibromialgia.
Bene sono state descritte, per quanto riguarda la mozione da noi presentata, dalla collega onorevole Manzi, nell'intervento in discussione generale, quali sono le caratteristiche di questa malattia e bene hanno fatto tutti quelli che sono intervenuti a volerle richiamare; io non lo faccio, perché mi sembrerebbe un'inutile ripetizione. Voglio, però, sottolineare un aspetto. Depositate, ci sono varie proposte di legge; ne abbiamo due, una del collega e amico Carè e una a prima firma mia, che tendono ad analizzare, spacchettare, andare a normare cosa significhi il riconoscimento di questa patologia come invalidante con, a cascata, tutte le necessarie azioni, che vanno dall'investimento in ricerca - senza investimento in ricerca ovviamente non si trovano soluzioni di cura - alla diagnosi sulla capacità di riconoscere e preparare le persone a riconoscere nel proprio corpo la malattia stessa, al tendere a creare la necessaria multidisciplinarietà nella gestione della persona malata. Ciò perché parlare di dolore, parlare di fibromialgia significa parlare di un contesto di malattia molto più complesso, in cui le ricadute, anche di natura psicologica, sono devastanti; è già stato detto, ma voglio richiamarlo anch'io: accanto al convivere con un dolore vi è anche, molte volte, l'incomprensione da parte della collettività dello stato di malattia stesso, quasi che ci si trovi di fronte a lagnosi o lagnose oppure a malati e malate immaginari, che in realtà vivono psicologicamente uno stato di depressione, invece che un reale stato di malattia.
Nelle proposte di legge vi è poi chiaramente il percorso di finanziamento e di messa in pratica di momenti di presa in carico di questi malati, secondo un disegno di omogeneità nazionale, perché, a differenza della lettura data dalla collega della Lega, io non mi accontento di dire che esistono alcuni esempi virtuosi, forse perché vengo da una regione che virtuosa non è riguardo la fibromialgia, visto che da anni ha depositate proposte di legge sul tema, ma che si è ben guardata dall'affrontarlo e farlo diventare un fatto del servizio regionale , ma anche se l'avesse fatto, ciò non mi basterebbe ancora, perché stiamo legiferando a livello nazionale. Davvero crediamo che basti dire che in Friuli o in Veneto o altrove hanno la risposta e quello che capita in altre regioni non ci interessa? Davvero pensiamo che affrontare temi come questo possa voler dire disattendere i principi costituzionali di universalità del diritto alla cura, ma non solo, mi verrebbe da dire di democrazia, di libertà, di uguaglianza che sono fondanti per la nostra Repubblica? E, allora, io credo che sia un lavoro anche molto, molto certosino, molto puntuale quello che noi dobbiamo fare, dall'approvazione di queste mozioni. Accettiamo la riformulazione del Governo, comprendiamo la difficoltà nell'affrontare il tema del telelavoro, che va inserito e dovrà essere affrontato nell'ambito dei fragili, perché indubbiamente è necessario il rispetto di queste persone, che vivono situazioni di grande disagio. Ma se vogliamo, cinicamente, non farci bastare questo, anche in un contesto di ottimizzazione dell'apporto lavorativo di queste persone, bisognerà pur parlarne prima o poi, perché credo che l'esperienza del COVID ci abbia indicato qualcosa di molto importante al riguardo, e lo comprendo. Dicevo che tutte queste mozioni hanno caratteristiche che si sovrappongono e, infatti, noi voteremo favorevolmente a tutte le mozioni, in tutte le loro parti. Però, non dimentichiamo - e voglio chiudere su questo - che sono stati giustamente richiamati più di 200 atti prodotti sul territorio nazionale e non dimentichiamo anche che, in questo preciso momento, probabilmente ci sono associazioni di malati, ci sono malati, ci sono familiari di persone malate che ci stanno ascoltando e ci stanno seguendo, ai quali è difficile dire che quelli che stiamo approvando non sono atti che porteranno soluzioni al loro disagio - e chiudo come ho iniziato -, ma sono atti che credo moralmente ed eticamente impegnino tutti noi, impegnino tutte le forze politiche che approveranno, esprimeranno un voto favorevole sui punti indicati nelle singole mozioni, a tradurli in legge.
E io credo che la promessa solenne che dobbiamo onorare, che spesso ci dimentichiamo in quest'Aula perché siamo troppo presi a rimbeccarci gli uni con gli altri, e che stiamo facendo alle cittadine e ai cittadini di questo Paese, è che da domani mattina si cominci a lavorare in maniera sinergica con lo stesso spirito di collaborazione e con un linguaggio che è stato per il 90 per cento comune nel parlare della fibromialgia, per portare in discussione nelle Commissioni di merito il tema e per arrivare al più presto, nelle Aule parlamentari, ad approvare la legge
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Annarita Patriarca. Ne ha facoltà.
ANNARITA PATRIARCA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, la fibromialgia rappresenta un delicato tema sanitario, al quale la politica non può rimanere indifferente. Colpisce una porzione di popolazione intorno ai 2 milioni di persone, con una percentuale prevalente di donne, presentandosi con un carattere fortemente invalidante per chi è costretto a conviverci. La sindrome fibromialgica è una malattia reumatica complessa e debilitante, caratterizzata da dolore del muscolo scheletrico cronico e diffuso, con affaticamento costante e rigidità generalizzata. La sintomatologia risulta particolarmente variegata e complessa, conta oltre cento indicatori, per questo è considerata una delle sindromi dolorose croniche a cui è più difficile adattarsi. Rispetto a omologhi pazienti cronici, quelli affetti da tale patologia sembrano mostrare una peggiore qualità di vita e maggiori criticità, e questo non solo dal punto di vista della salute, ma anche in ambito relazionale e sociale, a causa della scarsa conoscenza della patologia da parte della popolazione. Il mancato riconoscimento della causa del dolore e delle conseguenze che questo provoca sono i principali motivi di isolamento della persona e sono causa di ulteriore sofferenza interiore.
Non esistono, purtroppo, cure specifiche, né terapie risolutive, allo stato. Diverse regioni hanno affrontato il problema, includendo la malattia nel novero di quelle rare e invalidanti e garantendo esenzioni a favore dei pazienti. Altre hanno avviato il relativo iter. Risulta, tuttavia, evidente la necessità di un intervento a livello nazionale, che oggi è prioritario e inderogabile. Non possiamo ignorare le richieste di aiuto dei pazienti e dei loro familiari, e dobbiamo fare tutto quanto è nelle nostre possibilità per offrire loro un sostegno concreto. La commissione nazionale è già al lavoro per l'inserimento della sindrome fibromialgica nei livelli essenziali di assistenza e per la concessione delle esenzioni per le relative prestazioni mediche collegate. Auspichiamo che l'iter possa concludersi rapidamente e il nostro impegno in questa direzione è garantito. Occorre accompagnare questo percorso con altre iniziative, quali l'aggiornamento dei protocolli terapeutici esistenti e la definizione di un PDTA e di procedure uniformi, con l'istituzione, presso il Ministero della Salute, del Registro nazionale della sindrome fibromialgica, per la raccolta e l'analisi di dati riferibili alla malattia, con una costante e continua formazione del personale medico sanitario sugli sviluppi e le tecniche di cura della malattia, e con la promozione di accordi con le regioni per sviluppare campagne di sensibilizzazione.
Voglio ringraziare tutti i colleghi che, nel tempo, hanno lavorato per condividere un impegno, che oggi è un impegno comune, che è confluito nella mozione del collega Ciancitto e a cui il gruppo di Forza Italia dà tutta l'adesione e il sostegno necessari . Siamo chiamati tutti insieme, al di là delle divisioni temporanee e dei rispettivi ruoli, a dare risposte concrete ai cittadini e, in particolare, a quanti si trovano a vivere condizioni sanitarie, e non solo, di estrema criticità. Quella che la Camera fa oggi è una nuova, ennesima prova di serietà, che fa onore non solo a chi si è impegnato per questo risultato, ma a tutto il Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciancitto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO(FDI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, intanto consentitemi una doverosa premessa e precisazione: quella di ringraziare sia il Ministro della Salute, Schillaci, sia il Sottosegretario Gemmato, qui presente in Aula, per il continuo dialogo con le associazioni dei pazienti affetti da fibromialgia, con il mondo scientifico e con tutte le altre forze politiche per riconoscere questa patologia e per non far sentire sole le persone che ne sono affette.
Voglio riconoscere anche che, con il decreto Tariffe dell'agosto 2023, tutta una serie di prestazioni sono state inserite nei LEA. Sono prestazioni che consentono di diagnosticare la fibromialgia. Infatti, ho letto e ho sentito nelle mozioni di altri parlare di inserimento della sindrome fibromialgica tra i LEA. Preciso che nei LEA non si possono inserire patologie, ma si possono inserire iter diagnostici, percorsi diagnostici da effettuare, prestazioni diagnostiche, per essere ancora più precisi. Preciso ancor di più che non esiste un esame unico per diagnosticare la fibromialgia, ma a diagnosticare la fibromialgia si giunge attraverso la diagnosi differenziale. Escludendo altre patologie, come può essere la malattia reumatica o come possono essere le malattie del sistema nervoso, si giunge alla diagnosi di fibromialgia. Ora, il Governo, con l'approvazione del decreto sui nuovi LEA e del decreto Tariffe dei LEA, tariffe che erano state già varate nel 2017, ma che erano rimaste ferme, ha ampliato queste prestazioni, che sono rivolte anche ai pazienti affetti da sindrome fibromialgica. È chiaro che tutto ciò non basta. Bisogna riconoscere la fibromialgia come malattia cronica invalidante, proseguendo nel percorso intrapreso con l'iter diagnostico della legge n. 208 del 2015, anche se tale normativa va perfezionata e migliorata.
Non entrerò nel merito della malattia, perché già ne hanno parlato gli altri colleghi e hanno detto che è una malattia di genere, che coinvolge diversi organi e sistemi del nostro apparato, e che quindi è necessario un coinvolgimento multidisciplinare. Per questo, forse, sono richieste una maggiore organizzazione e la creazione di centri di riferimento e punti di osservazione, con il coinvolgimento di più specialisti del settore. Ma voglio far presente, così come hanno fatto altri colleghi che mi hanno preceduto, che diverse regioni hanno già attenzionato questa problematica, mostrando una sensibilità in tal senso. Mi riferisco alla regione Liguria, che ha approvato la delibera 871 del 2023, con cui ha inserito una serie di prestazioni nei LEA e ha riconosciuto per tutto il 2023 il diritto alla gratuità per alcuni trattamenti farmacologici. Mi riferisco alla regione Sardegna, che ha deliberato l'assegnazione di una somma di 800 euro per il 2023 e il 2024. Così come la regione Piemonte, che ha deliberato l'istituzione di un osservatorio e di un registro regionale, nonché l'erogazione di una serie di prestazioni connesse con la patologia. Ma oggi, come ha detto poc'anzi anche la collega Patriarca, è necessaria una legge di riferimento nazionale, che serve a garanzia di tutti i malati e pazienti affetti da sindrome fibromialgica.
Come in tutte le patologie, bisogna puntare alla prevenzione e a una diagnosi precoce, perché la prevenzione oggi in cosa consiste, per questa patologia di cui non conosciamo l'eziopatogenesi? In una diagnosi precoce. Ciò perché una diagnosi precoce, signor Presidente, consente trattamenti precoci e quindi, possibilmente, nel non peggioramento della qualità di vita del paziente: qualità di vita che dev'essere tutelata, perché si arriva a un 30-35 per cento di questi pazienti che sono anche incapaci di tornare a lavorare o di lavorare, mentre una diagnosi precoce consentirebbe loro una migliore qualità di vita, e in tal senso bisogna muoversi. Questo anche perché, se tu non lavori, non riesci neanche a sostenere le cure che devi fare, e quindi diventa un problema: sono cure che, in questo momento, in tante regioni sono a pagamento, escluse quelle che sono state poc'anzi citate da me e dai colleghi che mi hanno preceduto.
La fibromialgia, essendo una patologia cronica, richiede quindi, come dicevo poc'anzi, trattamenti multidisciplinari a lungo termine. Quindi, bisogna aggiornare continuamente i protocolli terapeutici e definire percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali. Bisogna individuare competenze e procedure diagnostiche e terapeutiche uniformi in tutto il territorio e un percorso assistenziale adeguato, da far eseguire al paziente sotto il controllo del medico di medicina generale. Bisogna istituire, presso il Ministero della Salute, il Registro nazionale della sindrome fibromialgica e promuovere, con le regioni e le associazioni maggiormente rappresentative, periodiche campagne di informazione.
Va in questa direzione l'impegno che Fratelli d'Italia ha chiesto alle istituzioni ed è per questo che annunciamo il voto favorevole alla mozione presentata. Con riferimento alle altre mozioni, per il voto ci adegueremo ai pareri espressi dal Governo .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Ricordo che, a seguito delle riformulazioni proposte dal Governo e accettate dai presentatori, il 1° capoverso del dispositivo di tutte le mozioni risulta identico. Pertanto tali capoversi, come riformulati, verranno posti in votazione congiuntamente.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Boschi ed altri n. 1-00241, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Girelli ed altri n. 1-00242, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00243, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Bonetti ed altri n. 1-00251, sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla ed altri n. 1-00252 e sul 1° capoverso del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00254, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00241, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo alla votazione della mozione Girelli ed altri n. 1-00242.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Girelli ed altri n. 1-00242, come riformulata, ad eccezione del 3° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della mozione Girelli ed altri n. 1-00242, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00243. Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione di quelle relative ai capoversi 2°, 3° e 7° del dispositivo. Avverto, inoltre, che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00243, come riformulata, ad eccezione dei capoversi 2°, 3°, 7° e 9° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 3°, 7° e 9° del dispositivo della mozione Sergio Costa ed altri n. 1-00243, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Bonetti ed altri 1-00251.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bonetti ed altri 1-00251, come riformulata, ad eccezione del 4° capoverso del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso del dispositivo della mozione Bonetti ed altri 1-00251, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ciancitto, Lazzarini, Benigni, Brambilla ed altri n. 1-00252, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri 1-00254.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il parere del Governo è favorevole da quelle su cui il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zanella ed altri 1-00254, come riformulata, ad eccezione del 5° capoverso del dispositivo e del 23° capoverso della premessa, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso del dispositivo e sul 23° capoverso della premessa della mozione Zanella ed altri 1-00254, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Come sapete, il nostro ordine del giorno prevede, alle ore 11, lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sui fatti avvenuti in occasione di manifestazioni pubbliche recentemente svoltesi a Pisa e a Firenze. A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sui fatti avvenuti in occasione di manifestazioni pubbliche recentemente svoltesi a Pisa e Firenze.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, io ho immediatamente accolto l'invito a riferire sui recenti scontri che si sono verificati nel corso di manifestazioni di piazza a Pisa e a Firenze, lo scorso 23 febbraio. La visione delle immagini degli scontri di Pisa, circolate sui ha turbato anche me. Come ho già avuto occasione di dire, siamo aperti a ogni analisi e autocritica allorquando anche una sola manifestazione o un solo momento di una singola manifestazione, tra le migliaia che si svolgono ogni anno, impone un approfondimento. Tutti auspichiamo che le manifestazioni pubbliche si svolgano pacificamente e senza incidenti e quando si giunge al contatto fisico con ragazzi minorenni è comunque una sconfitta ed è ancora più necessario svolgere ogni verifica con puntualità, obiettività e trasparenza.
Consentitemi, tuttavia, di sottolineare il diritto degli appartenenti alle Forze di Polizia di non subire processi sommari . Sono lavoratori che, al pari di tutti gli altri, meritano massimo rispetto. La gestione dell'ordine pubblico è un impegno quotidiano delicato e non privo di rischi, svolto con la massima dedizione dalle donne e dagli uomini in divisa. Pertanto, respingo fermamente ogni tentativo di coinvolgere nelle polemiche politiche il lavoro delle Forze di Polizia, presidio delle istituzioni democratiche, a cui è rimesso il compito fondamentale e imprescindibile di garantire a tutti, in modo imparziale, l'esercizio del diritto di riunione e di manifestazione del pensiero, in piena sicurezza per i manifestanti stessi, gli operatori di Polizia, i cittadini e i luoghi interessati.
Ma vengo ai fatti. Nella mattina del 23 febbraio scorso si è svolta a Firenze una manifestazione denominata dagli organizzatori “Sciopero generale per la Palestina”, indetta dall'organizzazione sindacale SICobas Firenze-Prato. Tale manifestazione, secondo quanto riferito dalla locale questura, è stata preavvisata solo 24 ore prima del suo inizio, prevedendo un corteo da svolgersi nel centro cittadino, e preciso che la legge stabilisce un preavviso di almeno tre giorni.
I manifestanti, circa 300, sono sfilati da piazza della Santissima Annunziata, seguendo il percorso annunziato. Nel corso del tragitto, sono stati accesi numerosi fumogeni ed è stato imbrattato con vernice rossa un esercizio commerciale di una nota catena di ristorazione statunitense, mentre venivano scanditi slogan contro Israele e gli Stati Uniti.
Al raggiungimento di piazza Ognissanti, luogo preavvisato quale termine del corteo, i manifestanti hanno iniziato a dirigersi verso Lungarno Vespucci, allo scopo, chiaramente espresso al microfono da uno degli stessi manifestanti, di raggiungere il consolato generale americano, già oggetto di attentato incendiario lo scorso 2 febbraio, e tentando di forzare il cordone di sicurezza predisposto a protezione dell'obiettivo sensibile e, in quanto tale, già presidiato da un contingente di militari. Nell'occasione i manifestanti hanno posto in essere ripetuti tentativi di sfondamento, respinti dal personale di Polizia, anche grazie al successivo intervento di due squadre di rinforzo del reparto mobile. Sul posto è poi intervenuta un'ambulanza della Croce rossa per prestare soccorso a un manifestante, che è stato trasportato presso il pronto soccorso di Santa Maria Nuova, per le cure del caso e, dopo una lunga attività di mediazione del personale della DIGOS, i manifestanti si sono nuovamente diretti presso piazza Ognissanti, dove la manifestazione ha avuto termine.
Risulta, inoltre, che, nel pomeriggio del 23 febbraio, abbiano fatto accesso al pronto soccorso dello stesso ospedale ulteriori 4 persone, che hanno dichiarato di essere rimaste ferite nel corso della manifestazione in questione. A seguito dei fatti, sono state deferite in stato di libertà 5 persone, tutte maggiorenni, per i reati di violenza o minaccia a pubblico ufficiale, di danneggiamento e deturpamento di cose altrui, nonché per violazione dell'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, atteso il mancato preavviso nei termini di legge.
In merito alla manifestazione di Pisa, va preliminarmente evidenziato che, in totale violazione della legge, non era stato presentato alcun preavviso alla questura, ma che la stessa manifestazione, sia dal Collettivo universitario autonomo di area antagonista, che dal movimento politico Cambiare rotta Pisa era stata pubblicizzata sul come una giornata di sciopero per la Palestina, con concentramento dei partecipanti in piazza Dante e verosimile prosieguo con un corteo nel centro cittadino.
La questura, avendone avuta notizia, ha cercato più volte, senza esito, di contattare gli organizzatori, per ottenere informazioni in merito al tipo di iniziativa che sarebbe stata svolta e al relativo percorso e questo al fine di poter disporre idonei servizi di ordine pubblico. Sul posto, in occasione della manifestazione, personale della questura ha preso contatti con esponenti del citato Collettivo universitario e di Spazio antagonista Newroz, anch'essi lì presenti, ai quali, ancora senza alcun esito, venivano nuovamente chieste indicazioni sulle modalità dell'iniziativa, per consentirne un regolare svolgimento in condizioni di piena sicurezza.
Personale della DIGOS, una volta partito il corteo, invitava più volte i manifestanti - e, nello specifico, gli aderenti al Collettivo universitario autonomo - a dare indicazioni sul percorso e a non procedere verso piazza dei Cavalieri, dove non sarebbe stato consentito il transito, per evitare il possibile prosieguo verso obiettivi ritenuti sensibili, tra cui piazza dei Miracoli, per la quale, in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, era stata valutata l'interdizione alle manifestazioni. I manifestanti, nonostante ogni tentativo di interlocuzione, hanno rifiutato di fornire indicazioni e si sono mossi in corteo, esibendo uno striscione con la scritta: “Scioperiamo per la Palestina contro la complicità di scuola ed università”, per poi raggiungere uno degli accessi a piazza dei Cavalieri, dove era stato schierato, a scopo dissuasivo, un contingente del reparto mobile della Polizia di Stato. Nell'occasione le Forze di Polizia hanno intimato ai manifestanti di fermarsi, ribadendo, ancora una volta senza alcun risultato, la richiesta di fornire indicazioni sul percorso. Il corteo continuava, invece, ad avanzare, costringendo il cordone delle Forze di Polizia in un primo momento a indietreggiare di diversi metri, per evitare scontri, fino ad arrivare a contatto con un mezzo posizionato per impedire l'accesso a piazza dei Cavalieri. Per circa 10 minuti, il personale ha tenuta ferma la posizione, utilizzando i soli scudi, nonostante i manifestanti continuassero a mettere in atto una pressione con spinte, calci, insulti, sputi e tentativi di sottrarre gli scudi. In tale fase, una decina di manifestanti superava la barriera, raggiungendo le spalle dello schieramento degli operatori in servizio e venivano, pertanto, bloccati dal personale delle Forze di Polizia e condotti nell'adiacente piazza dei Cavalieri. Tra questi, vi era una nota esponente antagonista.
Atteso il perdurare della forte pressione, sopraggiungeva un secondo contingente dei reparti. Per garantire l'incolumità degli operatori, compressi contro l'automezzo collocato alle loro spalle, veniva effettuata una carica di alleggerimento, consentendo al personale di avanzare di qualche metro e di allentare così la pressione dei manifestanti. Durante l'azione, è stata fatta intervenire sul posto un'ambulanza, che ha provveduto a trasportare al pronto soccorso una manifestante. Al termine della carica di alleggerimento la situazione si è normalizzata e i manifestanti si sono diretti, sempre in corteo, verso il Polo della memoria San Rossore dell'università di Pisa, per sciogliersi, al termine di un'assemblea.
Negli scontri sono rimasti contusi 17 manifestanti, di cui 11 minorenni, e 2 funzionari della Polizia di Stato. L'attività investigativa, avviata nell'immediatezza, ha consentito di deferire in stato di libertà 4 persone per il reato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e per violazione dell'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Si tratta di maggiorenni, tutti con precedenti per reati attinenti all'ordine pubblico.
Come ho già detto e com'è stato chiarito fin dal primo giorno, sono in corso verifiche da parte del dipartimento della pubblica sicurezza sullo svolgimento degli eventi, verifiche che verranno svolte con rigore e trasparenza in un clima di piena collaborazione tra Polizia e inquirenti. Sono anche in corso indagini da parte della magistratura che faranno piena luce su quello che è accaduto, anche grazie a una completa documentazione messa subito a disposizione, ivi compreso il materiale videofotografico realizzato dalla DIGOS durante le manifestazioni, secondo una prassi consolidata, adottata per garantire la massima trasparenza delle attività svolte in ogni circostanza. Lunedì scorso, con il capo della Polizia, ho avuto un incontro con i vertici nazionali dei sindacati confederali, nel corso del quale ho ribadito che il Governo non ha cambiato la strategia di gestione dell'ordine pubblico. Ho espresso, inoltre, da parte di tutto il Governo la massima fiducia nei confronti delle Forze di Polizia , donne e uomini in divisa, servitori dello Stato e lavoratori che svolgono un ruolo fondamentale a presidio della sicurezza e della legalità, pur consapevoli dei rischi per la loro incolumità e delle possibili conseguenze del loro operato in contesti difficili. L'incontro è stato anche l'occasione per ribadire la necessità di mantenere un confronto costante con le organizzazioni sindacali sui temi di maggiore interesse.
La gestione dell'ordine pubblico è materia non solo delicata e complessa, ma anche particolarmente impegnativa. Basti pensare che, nel corso del 2023, sono state 11.219 le manifestazioni di spiccato interesse per l'ordine pubblico, con 969.770 operatori di Polizia impegnati. Dal 1° gennaio di quest'anno, sono state 2.538 le manifestazioni, con 150.388 operatori impegnati, e solo nell'1,5 per cento dei casi si sono registrate criticità o turbative di ordine pubblico.
Inoltre, a seguito dell'insorgere del conflitto israelo-palestinese, l'impegno è sicuramente notevolmente aumentato. Dal 7 ottobre scorso, su tutto il territorio nazionale si sono svolte 1.076 iniziative connesse alla crisi in Medio Oriente e soltanto in 33 occasioni si sono registrate criticità. Senza voler sottovalutare in alcun modo la modesta entità del dato sulle criticità verificatesi, credo che la stragrande maggioranza delle manifestazioni svolte in piena sicurezza e con la massima libertà di espressione del pensiero valga a certificare non solo l'impegno delle Forze di Polizia ma anche la loro efficienza e professionalità.
Voglio anche ricordare che in molti Paesi europei non tutte le manifestazioni vengono permesse, mentre in Italia il Governo, fin dall'inizio del conflitto israelo-palestinese, ha garantito la piena libertà di manifestare a tutte le parti , non opponendo mai divieti e sostenendo un rilevantissimo sforzo in termini di mezzi e uomini impiegati per garantire la sicurezza.
Peraltro, per il personale in divisa, come dicevo, si tratta di un impegno quotidiano non privo di rischi, tanto che, nel 2023, nel corso delle manifestazioni pubbliche, si sono avuti 120 feriti tra gli operatori, a fronte dei 64 feriti tra i manifestanti. I dati sulle manifestazioni svolte smentiscono in maniera inequivocabile una presunta strategia di contrazione della libertà di espressione in Italia . Va pertanto fermamente respinta ogni suggestione che vi sia un disegno del Governo per reprimere il dissenso politico e che questo disegno sia eseguito dalle Forze di Polizia nel corso dei servizi di ordine pubblico. Non vi è e non vi potrà mai essere alcuna direttiva ministeriale in tal senso e neanche indicazioni volte a cambiare le regole operative di gestione dell'ordine pubblico. Da sempre, a prescindere dal colore politico dell'Esecutivo in carica, le modalità di gestione delle manifestazioni di piazza sono improntate ad equilibrio e professionalità, indirizzate al prudente apprezzamento delle circostanze, all'applicazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza nella modulazione dei dispositivi predisposti e alla ricerca di ogni possibile interlocuzione e mediazione con gli organizzatori.
Come detto, siamo di fronte a episodi specifici in corso di valutazione e, lo ribadisco, non è mai intervenuto alcun cambio di strategia in senso più restrittivo nella gestione dell'ordine pubblico. Peraltro, com'è stato pubblicamente ricordato da più parti, negli scorsi anni e con Governi di orientamento politico diverso dall'attuale sono avvenuti accadimenti analoghi, con incidenti talora ancora più gravi .
I responsabili della sicurezza agiscono sulla base di valutazioni operative fatte sul campo, sullo scenario che si presenta di volta in volta, e non seguendo fantomatiche indicazioni da parte del livello politico. Nessuno ha interesse ad alzare il livello di tensione durante le manifestazioni e men che mai il Viminale che, insieme a tutti gli appartenenti alle Forze dell'ordine, ha come obiettivo prioritario e missione fondamentale che ogni evento si svolga in maniera pacifica, indipendentemente dalle motivazioni e dai contenuti delle iniziative.
Colgo l'occasione per un ulteriore chiarimento volto a dissipare ricostruzioni fantasiose circa asseriti inasprimenti delle attività di Polizia. Rispetto a chi ha voluto collegare il tema della gestione delle manifestazioni di piazza a quello delle identificazioni operate dalle Forze di Polizia, osservo che l'aumento di quest'ultima attività - quella delle identificazioni -, evidenziato anche da alcuni organi di stampa, è avvenuto soprattutto per effetto del rafforzamento del controllo del territorio e delle operazioni cosiddette ad alto impatto.
Si tratta di attività invocate e apprezzate dai cittadini e concordate con gli amministratori locali, che hanno restituito risultati tangibili in termini di aumento della percezione di sicurezza in contesti di particolari criticità, quali le stazioni ferroviarie, i luoghi della mala e le piazze di spaccio.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Anche alla Scala!
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Alla Scala !
PRESIDENTE. Colleghi, stiamo seguendo l'informativa, sta andando così bene. Vi prego, non facciamo commenti. Interiorizzate il dissenso, poi avrete modo di esplicitarlo nei vostri interventi. Prego, signor Ministro, vada avanti.
MATTEO PIANTEDOSI,. Il compito delle Forze di Polizia nei complessi scenari in cui sono chiamate ad operare va sostenuto con fiducia e senza pregiudizi, garantendo loro, specie nei servizi di ordine pubblico, la possibilità di operare con la necessaria serenità, condizione imprescindibile per gestire i rischi legati a contesti particolarmente impegnativi.
In tal senso, preavvisare le manifestazioni, rispettare le prescrizioni e gli accordi intercorsi con le autorità di pubblica sicurezza, evitare comportamenti provocatori o violenti e, più in generale, rispettare la legge sicuramente aiuta tutti a concorrere all'obiettivo di quella complessa ricerca del punto di equilibrio tra la libera manifestazione del pensiero, diritto alla pacifica riunione e altrettanto doverosa salvaguardia della sicurezza pubblica.
In sostanza, il rischio di incidenti e di scontri è pari a zero se i manifestanti non pongono in essere comportamenti pericolosi o violenti, rispettando le regole . Il rispetto delle regole, infatti, agevola il dialogo tra gli organizzatori e gli uffici delle questure, in modo che ogni evento possa svolgersi senza fraintendimenti forieri di possibili tensioni. D'altro canto è anche utile a prevenire possibili tentativi di infiltrazione da parte di soggetti di area antagonista o estremista, che, come dimostra l'esperienza storicamente maturata sul campo, possono arrivare a condizionare fortemente le modalità della protesta, facendo non di rado uso della violenza e cercando in tali casi spazi di visibilità. È un rischio assolutamente da scongiurare ancora di più nelle iniziative alle quali partecipano ragazzi di giovane età.
Quello che ha evidenza sul piano investigativo è che, a seguito dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e della risposta israeliana, ha avuto luogo sull'intero territorio nazionale, come ho detto, un'ampia e variegata mobilitazione filopalestinese, in molti casi promossa da sodalizi riconducibili all'area antagonista o in cui è stata rilevata una consistente partecipazione di attivisti di tale estrazione.
In questo ambito, è stato, inoltre, riscontrato un crescente fermento tra le componenti studentesche di area antagonista, impegnate non soltanto nelle consuete tematiche di interesse, ma anche su altri versanti, tra i quali, appunto, la causa palestinese.
Di recente, l'attività di monitoraggio di tali dinamiche ha consentito di evidenziare un clima di crescente aggressività proiettata nei confronti delle Forze dell'ordine, sia proprio allo scopo di essere attrattive nell'attuale scenario, che di provocare reazioni da parte di chi è deputato alla gestione dell'ordine pubblico, al fine di aumentare il livello di contrapposizione fra la piazza e le istituzioni.
È chiaro che la difesa dell'ordine e della sicurezza pubblica in un ordinamento democratico richiede l'esercizio della responsabilità di ciascuno. Ritengo, dunque, indispensabile evitare che singoli episodi vengano utilizzati per ricostruzioni distorte della realtà, alimentando, soprattutto da parte di chi è lontano da logiche antagoniste, il rischio che le Forze di Polizia siano rappresentate in contrapposizione ai manifestanti. La loro presenza, come ho già avuto modo di dire, è al contrario espressione di un'esigenza fondamentale della democrazia ovvero che il dissenso, anche quello più aspro, possa essere sempre manifestato in piena sicurezza. E colgo l'occasione per ringraziare tutti i colleghi di Governo, il Presidente del Consiglio dei ministri, e tutti gli esponenti politici che hanno manifestato apprezzamento e fiducia verso l'operato delle Forze di Polizia .
Rivolgo, inoltre, un sentito ringraziamento, a nome di tutti gli appartenenti alle Forze di Polizia, al Presidente della Repubblica, per la solidarietà espressa agli agenti della Polizia di Stato che ieri, a Torino, mentre svolgevano un servizio connesso al rimpatrio di un immigrato pluricondannato per gravissimi reati, sono stati vittime di una violenta aggressione da parte di un nutrito gruppo di anarchici
MATTEO PIANTEDOSI,. Ringrazio il Presidente Mattarella anche per aver ribadito sia a me, che al capo della Polizia, la piena fiducia e la vicinanza nei confronti della Polizia di Stato
PRESIDENTE. Per favore, colleghi, facciamo concludere il Ministro.
MATTEO PIANTEDOSI,Vengo alle conclusioni di questa informativa …
PRESIDENTE. No, no, colleghi, facciamo le note a piè di pagina? Non ho capito.
Facciamo concludere il Ministro e poi esprimerete il vostro dissenso o la vostra affermazione nei confronti del Ministro. Prego, concluda.
MATTEO PIANTEDOSI,Dicevo, vengo alle conclusioni dell'informativa. Io ho condiviso, pienamente, le parole pronunziate dal Presidente Mattarella all'indomani degli scontri di Pisa .
FABIO PIETRELLA(FDI). Abbiate rispetto!
SALVATORE CAIATA(FDI). Presidente, ma se non rispettano le regole…
PRESIDENTE. Colleghi, basta, però. Adesso basta C'è un dibattito dopo l'informativa. Vi ho richiamato già alcune volte, non si fa la manifestazione con i mugugni e con altro. Rispetto per il Ministro, ognuno avrà poi il tempo per poter replicare ciò che credete.
Prego, Ministro, concluda.
MATTEO PIANTEDOSI,Come il Capo dello Stato, sono convinto anch'io che l'autorevolezza delle Forze di Polizia non si nutra dell'uso della forza. Questa autorevolezza si fonda sul sacrificio di centinaia di caduti nella lotta al terrorismo e alla criminalità
MANLIO MESSINA(FDI). Non applaudite?
MATTEO PIANTEDOSI,…nella leale difesa delle istituzioni democratiche anche negli anni più bui della Repubblica, nella capacità di accompagnare, con equilibrio e professionalità, lo sviluppo della società italiana. Una storia che merita il rispetto e la riconoscenza da parte di tutti.
Condivido anche il precedente richiamo del Presidente contro l'intollerabile serie di manifestazioni di violenza, insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto, ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate e vilipese.
È un monito per tutti alla necessità di moderazione e al senso di responsabilità, senza i quali si rischia solo di inasprire il confronto e offrire il pretesto a chi vuole alimentare lo scontro.
Abbiamo di fronte un periodo caratterizzato da crisi internazionali, problematiche socioeconomiche e impegni elettorali che potrà vedere l'accentuarsi dei livelli di conflittualità. Per questo, auspico che vi sia, da parte di tutte le forze politiche, una comune volontà di abbassare i toni, senza mai rinunciare alla dialettica democratica.
L'ordine pubblico va lasciato fuori da ogni speculazione e le Forze di Polizia, sempre sottoposte al controllo democratico, devono essere preservate da pericolosi tentativi di strumentalizzazione ,
Non dobbiamo dimenticare la capacità delle nostre istituzioni e di tutte le forze politiche di attingere ad una riserva di saggezza e di equilibrio nell'interesse generale dei cittadini, dimostrata anche nei momenti più difficili della nostra storia repubblicana, in presenza di forti contrapposizioni ideologiche o di rilevanti tensioni sociali. Con l'avvicendarsi delle maggioranze alla guida della Nazione, anche di segno differente, non è mai venuta meno l'esigenza di scongiurare l'esasperazione del conflitto sociale e ciò al preciso scopo di evitare che un tasso eccessivo di rissosità potesse dare spazio a forme di deviazione del confronto politico dal suo naturale alveo democratico.
Questa esigenza il Governo in carica l'ha fermamente presente e continuerà ad agire affinché sia condivisa a tutti i livelli istituzionali di responsabilità, garantendo sempre l'esercizio delle libertà costituzionali ,
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, saluto con voi - sono seduti in varie parti nelle nostre tribune - le studentesse, gli studenti, i professori dell'Istituto Salesiano Don Bosco di Verona . La loro caratteristica è quella di essere giovani, quindi, sono occhi che guardano, orecchie che ascoltano, coscienze che si interrogano. Quindi, sono certo che il dibattito, il livello del dibattito e la compostezza dell'Aula sapranno essere di esempio anche a loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sara Kelany. Ne ha facoltà.
SARA KELANY(FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Governo, io colgo, innanzitutto, l'occasione per ringraziare il Ministro per questa informativa esaustiva e precisa che ci consente di avere tutti gli elementi per valutare quali siano state le vicende che hanno interessato quei delicatissimi frangenti.
Fratelli d'Italia si ritiene soddisfatta di queste delucidazioni e voglio cogliere anche questa occasione per ringraziare il Ministro Piantedosi del grande senso di responsabilità che ha avuto, non solo ritenendo di prendere tempestivamente posizione rispetto a quei fatti così delicati, ma anche di essere tempestivamente presente in quest'Aula per mettere a nostra disposizione tutte le necessarie informazioni .
Quest'occasione ci dà l'opportunità di fare anche ulteriori osservazioni. In primo luogo e con fermezza, noi abbiamo il dovere, come parlamentari della Repubblica, di giustapporre due principi fondamentali: il diritto di manifestare in questa Nazione che è ampiamente garantito (e lei ci ha dato anche dei numeri al riguardo) e il diritto a che questo avvenga nel rispetto delle regole.
Presidente, dico non a caso “giustapporre”, perché questi due principi debbono viaggiare assieme, unitamente. Invece in questi giorni troppe voci si sono levate nel senso della contrapposizione, nel senso del doppiopesismo e, mi duole doverlo segnalare, della strumentalizzazione politica. Una triste strumentalizzazione politica che non giova né allo Stato né alle istituzioni.
PRESIDENTE. Collega, mi scusi. Non cominciamo, uno parla e uno ascolta, uno ascolta e uno parla. Non cominciamo. Prego, onorevole Kelany.
SARA KELANY(FDI). …non giova allo Stato questa triste strumentalizzazione politica, ribadisco, non giova alle istituzioni, non giova neanche alla causa di chi vuole e ha il sacrosanto diritto di manifestare liberamente.
Presidente, noi siamo un partito che di piazze ne ha fatte tante, di cortei ne ha fatti tanti, siamo cresciuti in questo modo e nulla è più lontano da noi che il desiderio di comprimere il diritto di manifestare, che noi viviamo come insopprimibile, ma, accanto a questo diritto e per garantire questo diritto, è necessario e fondamentale che ogni manifestazione si svolga nel rispetto delle regole, nel rispetto di chi, quotidianamente, presta servizio per garantire ordine e sicurezza, nel rispetto delle Forze di Polizia ! E anche noi, Ministro, troviamo inaccettabile che, in conseguenza di queste vicende, si siano scatenati attacchi scomposti e aggressivi nei confronti delle Forze dell'ordine che, invece, con competenza e professionalità - lei l'ha ricordato prima -, rappresentano un presidio della nostra democrazia.
Ciò detto, voglio tornare a un tema che non è piaciuto, vedo, alle opposizioni: quello della strumentalizzazione politica e delle contrapposizioni. Si è tentato anche, maldestramente, di contrapporre le parole del Capo dello Stato - che, poi, sono le stesse che lei ha usato sia nell' della sua prolusione, Ministro, sia in chiosa -, sul fatto che quando si arriva a dover utilizzare la forza pubblica in questo modo e in questi contesti spesso rappresenta un fallimento, a quelle del Presidente del Consiglio, che ha espresso, molto banalmente, un concetto che dovrebbe essere proprio di tutti, di quest'Aula, di noi che facciamo politica, di noi che siamo istituzioni, ossia che è pericoloso togliere il sostegno alle Forze dell'ordine. Nella contrapposizione di queste due prese di posizione, solo chi è in malafede vede conflitto, solo chi soffia sul fuoco dei contrasti può vedere delle divergenze.
Chi, poi, è stato tentato dal disegnare questo Esecutivo come antidemocratico, Presidente - lo ha ricordato prima il Ministro -, è stato smentito dai numeri. In Italia, dal 7 ottobre, dopo i terribili fatti di Hamas, si sono svolte più di 1.000 manifestazioni: in queste manifestazioni, io voglio ricordare che sono rimasti feriti 26 agenti . Nel 2023, 120 agenti sono stati feriti e non ho sentito - ne ho sentiti pochissimi e quei pochi sono stati anche tardivi - gridare allo scandalo quando, nelle stesse manifestazioni, sono stati bruciati i fantocci del Presidente del Consiglio dei ministri , il Presidente del Consiglio dei ministri è stato appeso a testa in giù, è stata bruciata la bandiera israeliana in piazza! In compenso, però, ho dovuto ascoltare le parole gravi, inaccettabili di un consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, che ha detto che i poliziotti per strada meritano gli sputi. Ebbene, di fronte a queste parole inaccettabili, io non ho sentito alcuna presa di distanza!
Presidente, concludo. Noi alla tutela dei principi democratici teniamo più di ogni altra cosa - abbiamo difeso i lavoratori di Trieste quando, purtroppo, si sono verificati fatti gravi, così come abbiamo difeso il diritto di manifestanti ad esprimere le loro posizioni, per quanto lontane mille miglia dal nostro modo di pensare e di vedere -, ma, a differenza degli altri, noi alla difesa della democrazia ci teniamo sempre , a differenza di altri che, invece, attaccano strumentalmente le Forze di polizia e difendono la democrazia a fasi alterne, a seconda dei colori di chi governa !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauri. Ne ha facoltà.
MATTEO MAURI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei iniziare esprimendo tutta la solidarietà di quest'Aula, la vicinanza assoluta di questo Parlamento nei confronti di quegli agenti che, ieri, sono stati aggrediti a Torino in modo criminale, mentre compivano il loro dovere, che hanno rischiato parecchio e, se i colleghi non fossero usciti dalla questura per aiutarli, non sappiamo come sarebbe andata a finire . Noi siamo questi: siamo quelli che difendono sempre e da tutti i punti di vista le istituzioni! Noi, ieri, siamo usciti immediatamente dopo questi fatti molto gravi, esprimendo quella solidarietà e quella vicinanza di cui parlavo adesso. Lo dico, perché la Presidente del Consiglio, anche in queste ore e nelle ore successive ai fatti, si chiedeva: chi sarà, magari, della sinistra ad intervenire in solidarietà? Noi !
Io, però, non ho sentito la stessa attenzione e la stessa vicinanza della Presidente del Consiglio dopo i fatti di Pisa e questo mi ha molto stupito! E sapete perché mi ha stupito? Perché i fatti di Pisa hanno colpito tutte le cittadine e tutti i cittadini italiani, a prescindere dalle loro opinioni politiche. E sapete perché? Perché i fatti non si sono svolti come, in qualche modo, ha raccontato il Ministro Piantedosi, come se fosse - non lo so - lo sbarco in Normandia, l'assalto a un fortino, la presa della Bastiglia. Lì c'erano un centinaio di ragazzi, esattamente uguali a quelli che, fino a pochi minuti fa, erano su queste tribune , che sono esattamente i nostri figli! A Pisa c'erano ragazzi che volevano manifestare il loro dissenso su cose importanti, ragazzini delle scuole superiori, senza quelle organizzazioni paramilitari che qualcuno qui ha provato a rappresentare…
MANLIO MESSINA(FDI). C'era l'asilo di Pisa!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, come ho richiamato prima, non mi costringete a richiamare anche voi. Il controcanto, il basso continuo, il brusio continuo esistono in musica, non in quest'Aula. Prego, vada avanti.
MATTEO MAURI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci hanno appena spiegato che loro sono contro la compressione del dissenso…
PRESIDENTE. Lei vada aventi, non si preoccupi, ci penso io.
MATTEO MAURI(PD-IDP). …di conseguenza, dimostrano di non essere coerenti con le cose che dicono. Lì c'erano i nostri figli, lì c'erano le nostre figlie e i nostri figli che facevano una cosa, per cui noi dovremmo ringraziarli e, cioè, dimostrare di avere una coscienza politica, una coscienza civica e di non aver paura e di non essere mai intimoriti nel dichiararla, nell'esprimerla . Quella è la vera coscienza che tutti dovremmo avere!
E, invece, cosa è successo? Sono successe cose gravi. Sono successe cose gravi perché il Ministro Piantedosi ha dato ordine alle Forze di polizia di intervenire e di picchiare gli studenti? Certamente no, nessuno qui è stupido e nessuno da questa parte prova a strumentalizzare quello che è successo. A Pisa è successa, però, una cosa sbagliata per cui si devono cercare le responsabilità? Questo è molto probabile, ma non è che lo dico io, l'ha detto il Ministro dell'Interno, l'ha detto il questore, l'ha detto il prefetto. Approfondiremo. A me sembra assolutamente evidente.
Dopodiché, devo dirvi: come è stato gestito l'ordine pubblico in due manifestazioni molto complicate nell'ultimo fine settimana a Milano? Molto bene. Per cui, il tema non è la condanna della Polizia o delle Forze dell'ordine, qui il tema è il controllo democratico di come viene gestito l'ordine pubblico e, più in generale, di come agiscono le Forze di polizia. Questo è un pezzo di democrazia, che è utile ai cittadini ed è utile alle stesse Forze dell'ordine ! Allora, qui, noi non accettiamo quell'accusa che sta avanzando sui mezzi di informazione, tramite dichiarazioni anche della Presidente del Consiglio e oggi anche - me ne dispiaccio - del Ministro Piantedosi, di strumentalizzazione.
Se c'è qualcuno che sta provando a strumentalizzare quello che è accaduto, siete esattamente voi e l'avete messo nero su bianco in queste ore, attaccando la sinistra, come se fosse quella che fomenta. Ma fomenta cosa? Quella è la libera opinione delle persone! E lo Stato - cioè tutti noi e voi, come Governo - ha il dovere di tutelarla, insieme alla sicurezza pubblica! La libertà di espressione è uno dei diritti che non deve essere comprimibile in una democrazia liberale ! Vi chiedo: voi vi sentite in una democrazia liberale o no? Perché, altrimenti, c'è un problema!
Stiamo cercando di tutelare i valori e tutelare le persone che quei valori devono difendere, le Forze dell'ordine e le Forze di Polizia hanno questo compito importantissimo. È questa la ragione per cui sono così rilevanti, perché hanno a che fare proprio con la democrazia, nella sua profondità. E, allora, io dico: ma voi, a parte le parole, cosa state facendo per le Forze dell'ordine? Ma voi lo sapete che sono 800 giorni - per cui non dite: potete farlo voi, perché è da molto che siete al Governo - che aspettano il rinnovo del contratto ? Ma voi sapete che c'è un problema - storico, questo è vero - di organico delle Forze dell'ordine? Su questo, quando si mette mano? Ma voi sapete che sono 20 mesi che le Forze dell'ordine non ricevono il pagamento degli straordinari, quelli in eccesso? Io penso che queste siano le cose centrali.
E, allora, visto che il Presidente mi avvisa che sta terminando il tempo, io dico una cosa: in questo momento, qui alla Camera, è incardinato un DDL sulla sicurezza di iniziativa governativa, a prima firma sua, Ministro Piantedosi. Lì dentro ci sono alcune cose, io le direi così: ne mancano molte. Siamo disponibili a ragionare su cosa mettere lì, anche con coperture economiche, a favore delle Forze dell'ordine. E, poi, c'è una cosa che però non funziona, si chiama articolo 11 e l'articolo 11 del DDL a prima firma Piantedosi dice che non sarà più un illecito amministrativo, ma sarà un reato, cioè codice penale, il blocco della circolazione fatto dalle persone senza alcun mezzo, con il loro corpo, il che vuol dire che se tre ragazzini si mettono a protestare davanti a scuola e bloccano il traffico si beccano due anni di galera ! E voi ci dite che, in questo momento, in Italia non c'è un clima che vuole limitare il dissenso ?
Voi mi dite che quelle circolari del Ministero dell'Istruzione non vogliono fare esattamente questo? È questa l'idea che avete in testa? Noi abbiamo in testa tutta un'altra idea d'Italia !
PRESIDENTE. Colleghi, c'è un cambio d'ora e, quindi, con il cambio d'ora, entrano altre classi. Saluto studentesse, studenti e professori dell'Istituto comprensivo statale Vietri sul Mare, in provincia di Salerno, e della scuola media San Carlo Borromeo, di Inverigo, Como .
Colleghi, siamo ampiamente in fascia protetta, quindi, vi prego di continuare a mantenere il dibattito come avete fatto fino ad ora.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Grazie, Presidente. Autorevoli rappresentanti del Governo, Ministro Piantedosi, anzitutto, a nome del nostro gruppo, vogliamo ringraziarla per la puntualità dell'informativa che ha recato a quest'Aula e ci teniamo fortemente a esprimere non una pelosa, ma una vera vicinanza, una vera solidarietà a quegli agenti di Polizia, che sono stati brutalmente aggrediti da rappresentanti dei centri sociali di sinistra di Torino, che cercavano di eseguire un rimpatrio al centro per i rimpatri di Milano .
Perché ho detto una solidarietà vera, effettiva e non pelosa? Perché non ci possiamo stupire, se qualche partito un giorno attacca, colpevolizza le Forze dell'ordine, un altro giorno esprime loro vicinanza, se qualche facinoroso, interpretando le parole dette da qualche rappresentante di sinistra il giorno prima che inveisce contro le forze dell'ordine, poi manifesta tutto il suo odio verso di esse il giorno dopo, nel giorno stesso in cui, magari, un altro rappresentante di sinistra cambia idea .
Con le Forze dell'ordine e con le Forze di Polizia bisogna stare sempre, a prescindere, non è la politica che può creare un processo nei confronti di donne e uomini in divisa, che quotidianamente difendono i diritti e le libertà di tutti noi per pochi euro al mese, su cui questo Governo sta lavorando, per migliorare l'inquadramento contrattuale. Sta migliorando l'aspetto del potenziamento dell'organico della Polizia di Stato, dopo tanti anni che non si vedeva un'attenzione come questa da parte del Ministero dell'Interno, a cui va tutto il nostro ringraziamento, al Sottosegretario Molteni e al Ministro , per il lavoro vero, concreto che portano avanti ogni giorno.
I dati che ci sono arrivati da parte del Ministro Piantedosi vanno a smontare una narrazione proprio diretta della sinistra, secondo cui questo Governo vorrebbe quasi reprimere il dissenso utilizzando le Forze di Polizia, addirittura inserendo questo in una riforma. Ossia, si dice: attenzione, perché la Polizia reprime il dissenso adesso ed è l'antipasto del premierato.
Mi sa che chi dichiara questo neanche ci crede, perché una dichiarazione così farneticante è da tanti anni che effettivamente non si leggeva. Cosa c'entra il premierato, un'elezione diretta del Presidente del Consiglio con la volontà di reprimere il dissenso, che non esiste? È una contraddizione in termini: se si vuole reprimere il dissenso, certamente, non si vuole fare eleggere direttamente il Presidente del Consiglio da cittadini e da cittadine di questo Paese, cari colleghi .
Al di là di questo: 2.538 manifestazioni dall'inizio dell'anno; se ci fosse stata questa volontà, evidentemente, non si sarebbero realizzate queste manifestazioni, ulteriore falsità che portate avanti. Ma andiamo avanti. Utilizzate le parole del Presidente della Repubblica. Sono rimasto fortemente colpito da queste dichiarazioni e le condividiamo in pieno, soprattutto la parte in cui si dice che con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento. Lo condividiamo in pieno, è il fallimento educativo soprattutto delle famiglie di quegli studenti che hanno cercato lo scontro con le Forze di Polizia , il fallimento di alcuni docenti che hanno soffiato sul fuoco della protesta …
PRESIDENTE. Onorevole Caso, onorevole Pellegrini, per favore!
EDOARDO ZIELLO(LEGA). …utilizzando quei manifestanti come una clava da buttare addosso a Forze di Polizia! È questo il fallimento che vediamo noi, da questo punto di vista. È un fallimento su cui si inserisce la vostra narrazione, perché la vostra narrazione, signor Presidente, per il suo tramite, quella del PD, della sinistra, dei 5 Stelle è quella del mondo al contrario, secondo cui, in questo Paese, sarebbe possibile, di fronte ad un presidio statico delle Forze di Polizia, immobile, fermo, legittimare persone che vogliono superarlo con la violenza con gli sputi e con le offese …
PRESIDENTE. Onorevole Toni Ricciardi, onorevole Pellegrini, per favore, non vi fate richiamare.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). E di fronte a questo modello, noi, della Lega, ci opporremo, perché non abbiamo paura delle vostre offese, dei vostri attacchi, degli odiatori sui di chi minaccia di morte per aver preso la posizione di difesa delle Forze di Polizia! Saremo sempre e con forza …
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro…
EDOARDO ZIELLO(LEGA). …dalla parte degli agenti che difendono tutti noi…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Ziello, aspetti un attimo. Non è possibile. Dopo parlerà la collega Baldino. Se dall'altro lato cominciano a fare la stessa canea, vi va bene? No. E, allora, sappiate ascoltare e sappiate replicare, per favore . Prego.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Signor Presidente, grazie. È la logica del mondo al contrario, legittimare … Signor Presidente…
PRESIDENTE. Allora, scusate, così non va bene, non siamo a teatro, per cui c'è il controcanto. Voi volete silenzio, quando intervengono i vostri rappresentanti, abbiate non la cortesia, per Regolamento, dovete stare in silenzio .
E, adesso, vi prego, non mi fate richiamare ancora! Lo stesso rispetto che, giustamente, avete preteso, deve essere dato a chi sta parlando. Non mi fate richiamare più. Prego.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Grazie, Presidente. Dicevo che la logica del mondo al contrario l'abbiamo vista anche qui poc'anzi ed è quella di cercare di impedire di manifestare un pensiero diverso rispetto a quello unico che vorrebbe la sinistra, cioè legittimare manifestanti che hanno voluto il contatto fisico con le Forze di Polizia e hanno voluto lo scontro fisico perché - è la verità - la finalità era quella di avere una risonanza mediatica e senza lo scontro con la Polizia, nessuno avrebbe saputo del corteo a Pisa e a Firenze ! Non ci nascondiamo dietro a un dito! Di fronte a questo bisogna reagire con forza. La nostra comunità e il nostro partito sapranno sempre da quale parte stare, non si schierano con chi cerca di processare in modo sommario le Forze di Polizia e questo vale da parte delle istituzioni nazionali come da parte delle istituzioni locali. Chi strizza l'occhio a chi ha provato a sfondare un cordone statico, fermo, immobile della Polizia poi non deve stupirsi se qualche matto prova ad aggredire le Forze dell'ordine durante l'esercizio di un servizio pubblico, come abbiamo visto ieri a Torino. Non si può esprimere vicinanza e solidarietà alle Forze di Polizia a targhe alterne e a giorni alterni, signor Presidente.
Da questo punto di vista - concludo - da parte nostra non ci sarà mai alcuna ambiguità: sempre dalla parte della Polizia, sempre dalla parte di donne e di uomini in divisa. È grazie a loro che si riescono ad attuare tutti i princìpi della Carta fondamentale del 1948, gli articoli 17 e 21 della nostra Costituzione che vengono integrati da una legge, ossia l'articolo 18 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza nel quale c'è scritta una cosa molto semplice: le manifestazioni vanno comunicate e vanno concertate, altrimenti si va incontro ad alcune sanzioni da un punto di vista penale. Questo non è un capriccio dello Stato e del legislatore, questo garantisce gli stessi organizzatori delle manifestazioni, i quali devono concertare con la Polizia il tragitto e le modalità, perché la Polizia è lì per garantire gli interessi e i diritti degli stessi manifestanti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, Governo, colleghi, a distanza di un anno esatto, ci ritroviamo di nuovo qui a fare questo esercizio un po' sterile. Dico sterile perché lei, ancora una volta, ha perso l'occasione di prendere atto della sua manifesta e plateale inadeguatezza rispetto al ruolo che riveste Fossi stata al suo posto, in quest'Aula, la prima cosa che avrei fatto, vedendo questi ragazzi, anche molto piccoli, nelle tribune del pubblico, sarebbe stata alzarmi e chiedere loro scusa scusa per come lo Stato sta rispondendo alla loro domanda di diritti, per come lo Stato italiano, che voi rappresentate, sta rispondendo alla loro domanda di pace. Perché questo è quello che stavano facendo i ragazzi a Pisa.
Lei è venuto qui, Ministro, a riportare un'algida ricostruzione dei fatti, però quelle immagini hanno fatto il giro del mondo, le abbiamo viste tutti, c'è poco da ricostruire, Ministro. Lei è venuto qui a pavoneggiarsi di non vietare le manifestazioni per la pace, lei è venuto qui a pavoneggiarsi e a garantirci di esercitare un diritto costituzionalmente garantito. Ministro, com'è magnanimo lei! Grazie di questa gentile concessione !
Lei è venuto qui ad accusare chissà chi di fare processi sommari alle Forze dell'ordine. A chi si riferiva, signor Ministro? Qui nessuno vuole processare le Forze dell'ordine e nessuno sicuramente vuole fare processi sommari. Magari, mi spiegate come avete fatto, in fretta e furia, a rimuovere la dirigente del reparto mobile di Firenze, non si sa per quale motivo? Forse per trovare uno scalpo da offrire all'opinione pubblica giustamente indignata e allarmata per quello che è successo? Forse questi sono i processi sommari che voi state facendo? Oppure sono quelli che, in fretta e furia, ha fatto lei, sentenziando già che, se i ragazzi sono stati manganellati, è colpa loro perché non dovevano essere in quella piazza e perché non hanno rispettato le regole? Del resto, dire che se i ragazzi hanno preso le manganellate la colpa è loro è un po' come dire che se i migranti di Cutro sono morti è perché non dovevano partire o come dire che se vado in giro ubriaca trovo il lupo che mi può stuprare . Questa è la vostra . Siamo ormai abituati, signor Ministro.
Chi fa processi sommari, signor Ministro? Chi dice che è un gioco che può diventare pericoloso quello di togliere il sostegno delle istituzioni a chi garantisce la nostra incolumità? A chi si riferiva, ieri, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni? Presidente, Ministro, quelle parole per me hanno avuto un po' il sapore di una netta contrapposizione nei confronti delle parole, invece, molto chiare e molto nette che ha espresso, per fortuna, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella quando, riferendosi proprio a lei, signor Ministro, che è responsabile del Dicastero che si occupa dell'ordine pubblico e della sicurezza, ha ricordato che l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura con i manganelli ma che, anzi, si deve assicurare e tutelare la libertà di manifestazione del pensiero, e utilizzare i manganelli nei confronti dei ragazzi è un fallimento nei confronti dello Stato. Ecco, Ministro, oggi lei avrebbe dovuto prendere atto di quel fallimento e chiedere scusa !
Ministro, noi non cadremo e non vogliamo cadere nel tranello di chi contrappone e vuole dividere i buoni dai cattivi, chi sta con le Forze dell'ordine e chi sta con i violenti e facinorosi che non rispettano le regole. Questo è un vostro gioco sporco a cui ancorate la vostra sopravvivenza politica, la logica amico-nemico, perché, da una parte, non fate altro che dichiararvi dalla parte delle Forze dell'ordine e, dall'altra, scaricate su di loro la vostra responsabilità, perché non sapete fare altro. Vorrei ricordarvi un episodio che è accaduto qualche settimana fa, a Forlì, nel corso dell'ennesima passerella della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di fronte alle popolazioni alluvionate. Ecco, io mi ricordo che, in quel frangente, un funzionario delle Forze dell'ordine ha denunciato, proprio attraverso una lettera rivolta a lei, signor Ministro, le ingerenze del Sottosegretario, anzi, forse Vice Ministro, Bignami, già noto per i suoi esilaranti travestimenti, che aveva dato degli incompetenti alle Forze dell'ordine che non avevano vietato ad un drappello pacifico di persone, a uno sparuto gruppo di persone, di manifestare dissenso contro le passerelle della Presidente del Consiglio che ancora annunciava aiuti, che non arrivavano, alle popolazioni alluvionate. È così che portate rispetto alle nostre Forze dell'ordine, signor Ministro? Allora, io dico: onore, onore a questo funzionario di Polizia che ha ricordato al Vice Ministro - e ci ricorda oggi - che la libertà di manifestare pacificamente è un diritto fondamentale delle democrazie moderne e rappresenta un pilastro cruciale per la partecipazione civica, che nessuno, neanche un Vice Ministro, può limitare. E onore a tutti gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine che ogni giorno garantiscono la nostra sicurezza, nonostante siano sotto organico e nonostante voi, nelle vostre leggi di bilancio, non abbiate messo un euro per migliorare le loro condizioni di lavoro. Poi vi sbracciate: viva le Forze dell'ordine! Sì, viva le Forze dell'ordine ma con i fatti, non con le parole!
Noi, comunque, Ministro, non cadremo in questo tranello, anche perché penso ai ragazzi e alle ragazze che, in questi mesi, sono scesi in piazza per chiedere risposte. Manifestavano per chiedere il riconoscimento del diritto allo studio, del diritto a un lavoro dignitoso, del diritto a vivere in un ambiente salubre, del diritto a vivere in un contesto di pace e non di morte, che protestavano contro le politiche di questo Governo che non ha mosso un dito per evitare che in Palestina morissero ancora altri bambini innocenti sotto le bombe che noi stessi stiamo innescando con la nostra politica dell'indifferenza e della compiacenza ad un Governo che sta massacrando un popolo indifeso. Ditemi voi se queste domande meritano, come risposta, la violenza repressiva dello Stato, ditemi voi se, alla domanda di maggiore democrazia, la risposta possano essere i manganelli. È così che fate percepire la vicinanza dello Stato a chi, invece, dovrebbe proteggere i nostri ragazzi? Uno Stato di Polizia che introduce nuovi reati o inasprisce le pene per rispondere ad emergenze immaginarie, come i e gli ecovandali, riservando invece un trattamento di favore ai colletti bianchi, e che non muove un dito per assicurare diritti e libertà ! E vi vantate pure del vostro rigore! Ministro, non rida! Non c'è nulla da ridere ! Qual è la democrazia che avete in mente? Quella che reprime ogni forma di dissenso, che precetta gli scioperi, che cerca di silenziare la libera stampa, che demolisce e identifica chi esprime e interpreta posizioni divergenti dalle vostre, che delegittima e spunta le armi alla magistratura indipendente? La fa tanto ridere, Ministro?
VITTORIA BALDINO(M5S). È democrazia, questa? Non è sufficiente conservarla solo nel nome e servirsene solo per legittimare la vostra fame di potere, perché poi la domanda è un'altra, e mi avvio alla conclusione, Presidente: se oggi il manganello si abbatte sui giovani studenti che manifestano pacificamente, cosa pensate di fare con il vostro piano di presa dei pieni poteri attraverso il premierato e l'annullamento della figura di garanzia del Presidente della Repubblica?
Presidente, di fronte a tutto questo, risulta ancora più assordante - concludo davvero - il gioco a nascondino della Presidente Giorgia Meloni, della , che non perde occasione per ostentare il suo coraggio e la sua capacità di metterci la faccia. E allora, Presidente, se è vero, come è vero, che - come dice Mattarella - siamo di fronte a un fallimento dello Stato che voi oggi rappresentate, Presidente Meloni, ci metta la faccia! Non scappi ancora una volta! Non si trinceri dietro la figura del Ministro dell'Interno che invece non ha esitato a esiliare in passato, quando doveva celebrare in pompa magna finti accordi, venduti come svolte storiche, invece rivelatesi l'ennesimo flop sul piano dell'immigrazione! Presidente Meloni, venga qui a spiegarci - e concludo - che…
PRESIDENTE. È la terza volta.
VITTORIA BALDINO(M5S). … che è normale questa sistematica reazione dello Stato di fronte alle voci dei nostri ragazzi! Venga qui a spiegarci che nutre ancora un moto di simpatia nei confronti di quelli che scendono in piazza contro il suo Governo, oppure, più semplicemente e ragionevolmente, venga qui a chiedere loro scusa, venga qui a dire loro che proverà a curare quelle ferite che gli avete provocato…
PRESIDENTE. Onorevole Baldino, non mi costringa a toglierle la parola.
VITTORIA BALDINO(M5S). …e che non è vero - ragazzi - che la ragione sta sempre con il più forte, perché in questi mesi invece è proprio quello che gli avete insegnato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Grazie Presidente. Signor Ministro dell'Interno…
PRESIDENTE. Aspetti un attimo, prima di cominciare. Salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Primo Levi” e i Plessi “Anna Frank” ed “Elsa Morante”, di Marino, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Prego, onorevole Pittalis, ripartiamo dai suoi 7 minuti.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Forza Italia la ringrazia, Ministro, per la sua puntuale ed esaustiva informativa, coerente e rispettosa della verità sulle manifestazioni che si sono svolte a Pisa e a Firenze. Tra l'altro, sono le immagini quelle che tutti abbiamo visto. Allora, io penso alle immagini di alcuni manifestanti che rivolgono pesanti offese nei confronti dei poliziotti in servizio: “sbirro di merda”, “infame”, “coglione”, “fascista”, “devi morire”; sono solo alcuni degli epiteti che gli agenti si sono sentiti urlare contro. Immagini di manifestanti che tentano più volte di avere un contatto fisico violento con gli agenti, uno dei quali, colpito dai manifestanti, cade a terra. Immagini che riprendono un giovane studente che colpisce un poliziotto al viso e sulle mani con un ombrello, immagini di bandiere usate come arma contro le Forze dell'ordine . E allora bisogna dire le cose come stanno. Abbiamo visto anche le immagini di alcuni operatori delle Forze dell'ordine che utilizzano le dotazioni di servizio per contrastare quei manifestanti che provavano più volte a sfondare il cordone di sicurezza posto a protezione degli obiettivi sensibili. Ma, secondo voi, quale avrebbe dovuto essere la reazione della Polizia? Aprire un varco? Farsi spintonare per consentire ai manifestanti di raggiungere gli obiettivi sensibili? La Polizia ha fatto ciò che era - ed è - nella sua facoltà disperdendo i manifestanti con l'utilizzo dei dispositivi in suo possesso, altrimenti noi legittimiamo quello che è successo a Torino, quando dei facinorosi hanno circondato le volanti della Polizia. Ma dobbiamo assistere ancora a questi episodi? No, noi non ci stiamo. Sappiamo che su quelle due manifestazioni sono state avviate due inchieste, una della magistratura ordinaria e una interna alla Polizia, organi ai quali spetta accertare eventuali responsabilità sia dei manifestanti che degli operatori di Polizia. E se qualcuno delle Forze dell'ordine ha sbagliato, siamo certi che il Ministro dell'Interno assumerà, all'esito dei necessari accertamenti, i provvedimenti del caso. Ma voglio ricordare a qualche collega - come ho sentito dai banchi del MoVimento 5 Stelle, che tenta ancora di strumentalizzare i fatti - che la responsabilità è sempre individuale. Forza Italia respinge con forza quel maldestro tentativo, proprio di quei settori dell'opposizione, di mettere sotto processo le Forze dell'ordine . Noi diciamo a gran voce: le Forze dell'ordine non si toccano! Migliaia di poliziotti e carabinieri, operatori della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria, della Polizia municipale: sono donne e uomini, giovani, padri e madri di famiglia, che rischiano quotidianamente la vita per la sicurezza e la tutela dei cittadini. A loro va tutta la nostra vicinanza e convinta solidarietà . Sono figli del popolo, signori della sinistra, e non vengono certo dagli ovattati salotti di quel mondo . Allora, Forza Italia - lo voglio ancora ribadire - è e sarà sempre convintamente a fianco delle Forze dell'ordine che, con le loro divise, rappresentano lo Stato e respingiamo il tentativo di sottoporre le Forze dell'ordine, cui spetta un compito difficile e delicato, ad un processo sommario per delegittimarle. Vadano a vedere sui cosa scrive l'estrema sinistra e cosa fanno i componenti del MoVimento 5 Stelle nei confronti delle nostre Forze dell'ordine. Qui si tengono toni, per così dire, pacati, ma all'esterno si accredita un'immagine che è davvero inaccettabile, una caduta di stile: le forze dell'opposizione si spingono addirittura ad insinuare il dubbio nell'opinione pubblica che sia il Governo ad autorizzare comportamenti aggressivi da parte delle Forze dell'ordine. Attenzione, perché questi messaggi intrisi di odio per mere ragioni di propaganda rischiano di alimentare un clima di violenza nelle scuole e nelle università, come dimostra anche l'ultima manifestazione in cui è stato incendiato un fantoccio raffigurante il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, alla quale confermiamo la nostra più convinta solidarietà . È senz'altro vero e di buon senso quanto espresso dal Capo dello Stato, il quale ha affermato che l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di garantire sicurezza, tutelando al contempo la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Non c'è alcun dubbio che l'uso della forza da parte dello Stato nei confronti di chi manifesta debba essere sempre l', ma è un dato oggettivo che non sempre e non tutte le manifestazioni si svolgono nel rispetto delle regole, perché se un corteo di protesta o parte di esso vuole percorrere un tragitto che non è stato preventivamente comunicato, se si vogliono raggiungere obiettivi sensibili, se qualcuno ritiene di forzare il blocco, nonostante gli avvertimenti, aggredendo le forze che sono in servizio di ordine pubblico, così si viola la legge, si mette a rischio l'incolumità di molte persone e le Forze dell'ordine non possono che impedire questi tentativi. Ecco allora, in conclusione, lei ha richiamato dei dati, che davvero dovrebbero farci riflettere. Solo nel corso del 2023, su un totale di 11.219 manifestazioni, i feriti tra gli agenti di Polizia sono stati 120 e, dall'inizio dell'anno, i feriti tra le Forze dell'ordine sono già 31. A questi servitori dello Stato va la nostra convinta solidarietà e noi vorremmo, signor Ministro, che le Forze di Polizia vengano dotate di tutte le utili e necessarie strumentazioni affinché svolgano al meglio il loro lavoro.
Concludo davvero. Noi guardiamo con interesse a quei giovani che manifestano perché Forza Italia è il partito che tutela le libertà , la libertà di opinione, la libertà di manifestare, ma guardiamo con interesse a quei ragazzi che manifestano pacificamente e a loro diciamo: “continuate a farlo, ma avendo a cuore i sentimenti di pace e di rispetto reciproco”. Questo dovremmo cercare di fare tutti noi responsabilmente, da destra a sinistra. Soprattutto, lasciamo fuori le Forze dell'ordine dalla contesa e dalla propaganda politica perché le forze dell'ordine rappresentano un baluardo insostituibile per la sicurezza dello Stato e la tutela di tutti noi cittadini e .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intanto mi rallegro del fatto che ci siano anche altri ministri e membri del Governo a questo tavolo, non tanto perché il nostro gruppo lo aveva chiesto ma perché credo sia una dimostrazione del fatto di quanto importante sia una discussione in cui si mette in dubbio la fiducia dei cittadini nella capacità del Governo di usare la forza, che è la prerogativa dello Stato. Nel momento in cui ci sono incrinature o problemi ciò è qualcosa che concerne tutti noi ed è proprio su questo che vorrei soffermarmi, perché i numeri che ha dato il Ministro sono onestamente impressionanti. Ovviamente, noi ribadiamo la fiducia e il sostegno alle Forze dell'ordine quando lo meritano, ma più che su tutti i successi io forse mi concentrerei sull'1,5 per cento - mi pare di aver sentito bene - di manifestazioni in cui qualcosa è andato storto. È lì che la politica deve concentrarsi, altrimenti siamo qui a fare una sorta di che, tra l'altro, non concerne neanche noi, perché ci saranno le inchieste che poi troveranno la realtà e, invece, dovremmo capire perché si è arrivati a quell'1,5 e che cosa è andato storto.
Francamente nel caso di Pisa, in particolare, che è quello che ha suscitato più dubbi, benché - ripeto - lasceremo trovare la verità alle inchieste, io mi domando se sia stata davvero proporzionale una reazione che ha portato - questo ce lo dicono i genitori - ragazzini di 13 anni ad avere ossa rotte e addirittura una ragazzina in carrozzina a essere portata all'ospedale pediatrico. Ripeto: siamo garantisti, aspetteremo le inchieste, ma sicuramente qualcosa è andato storto e anche qui attenzione a farne una questione del tipo la destra sostiene le Forze dell'ordine e la sinistra, invece, i manifestanti violenti, perché tutto il mondo educativo, la CRUI, il mondo cattolico e tantissime realtà trasversali sono insorti ai fatti di Pisa e di Firenze. Quindi, non è una roba di sinistra, anche perché il nostro gruppo non si colloca necessariamente a sinistra.
Quindi, se da una parte noi speriamo che non si minimizzino questi fatti e, al contrario, si vada a fondo, dall'altra troviamo che sia profondamente ingiusto da parte del Presidente Meloni dire che il richiamo del Capo dello Stato è in qualche maniera la causa invece che la conseguenza di atteggiamenti sbagliati - per carità, magari di individui o di frange - del Corpo della polizia, ma sono questi atteggiamenti sbagliati delegittimano il Corpo e non le parole di Mattarella. Questa insinuazione da parte del Presidente del Consiglio mi sembra quantomeno ribaltare la situazione con una strategia non consona.
E a proposito di strategia, si è parlato molto della strategia di questo Governo di soffocare le possibilità date dall'articolo 21 della nostra Costituzione. Io non so se ci sia una strategia, perché per ora, purtroppo, questo Governo ha dimostrato di avere tante reazioni, tante leggi che immediatamente seguono i fatti di cronaca e poche strade già sul lungo termine. Quindi, non so se potremo parlare di strategia, ma quello che ci preoccupa fortissimamente è il tipo di copertura politica che questo Governo sta dando a fatti di questo genere. La copertura politica dà un'impunità che non dovrebbe essere assolutamente tollerata in casi di questo genere e siccome il contesto internazionale è quello che è - l'abbiamo presente tutti quanti - le manifestazioni non faranno che aumentare, se tanto ci dà tanto, e ricordiamoci che la violenza chiama violenza.
Il nostro compito - ripeto - non è sederci sugli allori, non è dividerci se la Polizia sia o meno necessaria o sia o meno competente. Facciamo sì che sia competente nel 100 per cento dei casi per gestire le manifestazioni che sicuramente accadranno nel resto di quest'anno e nel resto del mandato di questo Governo. Quindi, ricordatevi: su di voi pesa la responsabilità di convincere i cittadini che usate la forza in maniera legittima, in maniera proporzionale e in maniera corretta rispetto ai diritti dei cittadini e, in particolare, dei più giovani !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Ministro Piantedosi, lei si è definito preoccupato - direi per fortuna - e turbato per 5 secondi - 5 secondi! - e poi ci ha spiegato, per tutto il resto dell'intervento, che quei manifestanti inermi in realtà erano dai facinorosi e che forse, tutto sommato, se la sono cercata.
Ci ricorda che nella stragrande parte - così ha detto - delle manifestazioni pubbliche le Forze dell'ordine non intervengono. Pensi, Presidente: non rompono nemmeno la testa, mi verrebbe da dire, e ci mancherebbe, Ministro! Sottolinea: non accade più di prima con altri Governi e anzi avvenivano cose anche peggiori. Naturalmente, anche quando succedevano cose peggiori il Ministro Piantedosi non diceva nulla, a differenza nostra.
Neanche quando a Genova hanno spaccato la faccia della nostra generazione, nemmeno quando hanno torturato i nostri sogni, sfregiato le nostre istituzioni con il sangue del pestaggio della scuola Diaz ! Silenzio, Piantedosi: non ho mai sentito nulla da parte sua! Da allora continuiamo a dirvi che serve identificare chi commette quei soprusi e non chi grida Viva l'Italia antifascista e lo affermiamo perché lei dice: nessun processo sommario alle Forze dell'ordine. D'accordo, noi siamo d'accordo; e voi siete d'accordo a mettere i codici identificativi sopra quei caschi, per dire che le responsabilità sono di chi commette quei reati No!? Lo siete? Salvini può dire: giù le mani, giù le mani finché vuole, ma la verità è che, proteggendo anche chi abusa della propria divisa, getta nel discredito tutte e tutti i servitori dello Stato!
Piantedosi si giustifica: non c'è disegno. Il punto è che stiamo assistendo a un salto di qualità. Faccio anch'io un breve passo a ritroso, magari parlando anch'io della mia città, Ministro. Allora, 8 dicembre: cariche alla stazione di Porta Nuova contro i manifestanti in procinto di salire su un treno in partenza per Susa. Pare - si è detto dal Ministero - che alcuni manifestanti non avessero il biglietto, pensi; 3 ottobre: cariche, manganelli e teste spaccate a studenti che contestavano le politiche del Governo e la presenza della Presidente Meloni senza che l'incolumità di nessuno fosse messa minimamente a rischio; 30 ottobre, campus Einaudi, sede dell'università: manganelli del reparto mobile schierato davanti all'aula dove si teneva una conferenza si abbattono su studenti in protesta contro lo spiegamento di forze preventivo sulle scale di un'università; 5 dicembre: Forze dell'ordine irrompono nuovamente al campus Einaudi e picchiano studenti che contestavano un volantinaggio e anche due docenti che erano lì in loro solidarietà; 15 maggio: giovanissimi di Fridays for Future e Scientist Rebellion intercettati dalle Forze dell'ordine direttamente sull'autobus per Caselle, dove intendevano organizzare una contestazione senza che avessero commesso nulla! Prelevati, messi in fila contro il muro del parcheggio, identificati e perquisiti preventivamente!
Presidente, nessuno dei fatti descritti - e lo dico a scanso di equivoci - può giustificare le inaccettabili misure e le inaccettabili aggressioni alle Forze dell'ordine avvenute ieri a Torino , nessuna, e noi sappiamo dirlo, ma siete voi a mischiare i fatti, siete voi a voler parlare di studenti quando gli studenti non c'entrano nulla in quello che è successo ieri. È demagogico parlare di un fenomeno? Perché ogni questura, secondo lei, agisce autonomamente? È solo questo? Io non credo e l'aria di contenimento e repressione del dissenso si è fatta ormai pesantissima! È dovuto intervenire il presidente emerito della Consulta Zagrebelsky per ricordarvi l'articolo 17 della Costituzione, cioè “i cittadini hanno il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi” e non solo se autorizzati, Ministro. Non è lei che concede, ma è la Costituzione che lo prevede ! L'assenza di preavviso, perché le sia noto, che per quanto mi riguarda significa spontaneità, non motiva in sé in alcun modo l'uso della forza!
“Dobbiamo chiedere scusa ai nostri ragazzi da Ministri dell'Interno, da questori, da poliziotti ma anche da insegnanti, da educatori e da genitori. Continuiamo a dire che sono apatici, che stanno sempre con la testa china sui e quando qualcuno la tira su, quella testa, si becca manganellate”. Sono le parole di un insegnante proprio del liceo di Pisa. Vorrei rispondere che quelli come lei, che in classe parlano del coraggio di Dante, di Alfieri, di Pasolini, di Gobetti, di Matteotti, non devono chiedere scusa a nessuno!
L'unico che doveva chiedere scusa, Ministro, era lei ed è stato zitto per 10 minuti, dopo essersi definito turbato . E lo dico a lei e al Ministro Valditara: fatemi capire che futuro, che futuro diciamo a quei ragazzi. Già, perché, se occupano, li bocciamo; se protestano e non stanno zitti e buoni, allora le prendono . E meno male che la Presidente del Consiglio - ma ve la ricordate all'inizio di questa legislatura? - diceva a tutti i ragazzi: rimanete liberi, rimanete liberi, pensate, anche se non mi state simpatici.
Ministro, pensi, se gli fossero stati antipatici, come sarebbe finita.
Ho quasi concluso: ricordate durante la campagna elettorale, quando, in un comizio, Giorgia Meloni invitò i suoi a rialzare la testa, quelli che l'avevano tenuta bassa perché sarebbero stati licenziati se avessero detto ciò che pensavano? Ma di che crimine stava parlando la di Fratelli d'Italia? Quale idea voleva sdoganare? Presidente, me lo faccia dire: sogno proibito di qualcuno è castigare, e già in quei giorni qualcuno cominciò scompostamente a farsi notare.
Ho concluso davvero. Alla fine ho tratto una conclusione da quello che ha detto, Ministro: se non avessi manifestato, non ti avrebbero fermato; se non ti fossi seduto pacificamente su una strada, non ti avrebbero schedato; se fossi stato autorizzato, non ti avremmo manganellato. Certo, se fossi stato su un trattore, magari sulla Nomentana, quella è un'altra storia. E allora abbiamo due problemi, Presidente. Il primo lo ha ribadito il Presidente della Repubblica, un fallimento dello Stato, e non ci torno su.
Il secondo problema, Presidente, siete voi, la vostra inadeguatezza. Ma sarà la democrazia a dirvelo molto presto, forse è già successo, anzi, già successo è !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, innanzitutto in premessa un grazie ai Ministri presenti, che denotano un'attenzione di tutto il Governo per questa informativa e per questa tematica, credo sia da rimarcare. E un grazie al Ministro Piantedosi per l'informativa svolta, che ha consentito di fare chiarezza sui fatti accaduti a Firenze e a Pisa, sulla dinamica degli eventi, sulle criticità che si sono verificate e sulle azioni che si sono intraprese per accertare le responsabilità.
Responsabilità: vorrei porre l'attenzione su questa parola e vorrei che tutti potessimo riflettere sul suo significato e sulle sue diverse accezioni. Le responsabilità del singolo e dei singoli, le responsabilità delle istituzioni e di ognuno di noi. La responsabilità delle Forze dell'ordine è quella di garantire la sicurezza di tutti i cittadini, spesso mettendo a rischio la propria incolumità, garantire la libertà di manifestare, ma anche di gestire i cortei non autorizzati.
Come ha spiegato bene il Ministro nella sua informativa, perché di questo si è trattato nei casi di Firenze e Pisa, gli incidenti sono avvenuti in presenza di manifestazioni in cui i partecipanti hanno tentato di superare lo sbarramento delle Forze di Polizia a tutela di obiettivi sensibili.
A Firenze, nel corso del corteo di cui la questura è stata informata soltanto 24 ore prima, i manifestanti hanno acceso fumogeni, imbrattato un esercizio commerciale, pronunciato contro Israele, cercando di raggiungere il consolato americano, già oggetto di un attentato incendiario il 2 febbraio scorso, diversamente da quanto comunicato in merito invece al percorso della manifestazione.
Per quanto riguarda gli eventi di Pisa, non vi era stato alcun preavviso della manifestazione alla questura e gli organizzatori si sono rifiutati di fornire informazioni circa il percorso previsto, e alle tensioni si è giunti dopo i diversi tentativi di mediazione e di avere informazioni circa il percorso. Come oggi ha ribadito il Ministro, tentativi andati a vuoto.
Non possiamo non contestualizzare questi due eventi nel clima di tensione internazionale che si riverbera anche sulla sicurezza interna. Il riemergere dell'antisemitismo e la crescente islamofobia sono all'ordine del giorno in tutto l'Occidente.
Ciononostante, non è stato minimamente compromesso il diritto a manifestare dei cittadini. In Italia, a differenza di quanto accaduto in altri Paesi europei, non è stato vietato di manifestare a favore della popolazione palestinese: è stato detto e intendiamo ribadirlo anche da parte del nostro gruppo.
Anzi, dal giorno dell'attacco di Hamas contro Israele, il 7 ottobre scorso, nel nostro Paese si sono tenute 1076 manifestazioni: questo è il dato che ha riferito oggi il Ministro, un dato puntuale. Nel 6 per cento dei casi si sono verificati momenti di tensione che hanno visto 26 agenti feriti e in totale, nell'anno 2023, gli agenti feriti sono stati 120 nel numero globale delle migliaia di manifestazioni autorizzate, contro 64 manifestanti feriti. Efficienza e professionalità sono i termini che ha usato oggi il Ministro che riteniamo di poter condividere, di fronte a questi numeri che smentiscono una strategia di contrarre la libertà di manifestazione nel nostro Paese.
Tutto ciò non cancella le immagini che abbiamo visto. Il Ministro ha detto che il contatto con i minorenni è una sconfitta, non mi interessa francamente per quanti secondi lo ha detto: lo ha detto. Si è dichiarato turbato, così come in una delle prime interviste che ha fatto, e ha dichiarato che quelle immagini hanno fatto male. Certo, lo ha ammesso, lo diciamo anche noi: quelle immagini hanno fatto male a tutti, hanno fatto male a noi, hanno fatto male a me, che devo dire nella mia precedente esperienza professionale ho raccontato tante manifestazioni; ne ho viste molte di immagini e sicuramente queste hanno colpito e certi passaggi dovranno avere una spiegazione.
Come non condividere le parole del Capo dello Stato per cui i manganelli sui ragazzi sono un fallimento? A Firenze, come non condividerle queste parole, come non condividere la globalità del messaggio del Presidente della Repubblica, che contestualizzato, dice: l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura sui manganelli, ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente le opinioni. Come non condividerle? Ma a Firenze e Pisa possono esserci stati errori di valutazione, eccessi di reazione, di cui andranno verificate le responsabilità. Lo ribadiamo: senza processi sommari, come dichiarato oggi in Aula dal Ministro.
Però, dovremmo anche riflettere sulle nostre responsabilità, sul peso delle nostre parole, sulle conseguenze che possono avere. In questi giorni, in più di un'occasione, da parte delle opposizioni abbiamo assistito a diversi tentativi di strumentalizzazione dei fatti di Pisa e Firenze, e di generalizzare rispetto a quanto accaduto, nel vano tentativo addirittura di intravedere una strategia politica dietro a tutto questo. L'accusa, nemmeno tanto velata, è che vi fosse una chiara indicazione politica volta a reprimere la libertà di espressione.
Ho ascoltato anche l'intervento del collega del Partito Democratico, apprezzabile in alcuni tratti, ma devo dire che le dichiarazioni che invece hanno strumentalizzato ci sono state, eccome, da parte degli esponenti anche del suo partito, non solo delle opposizioni in generale.
Si è sentito parlare - a meno che tutti noi non abbiamo sbagliato a leggere i giornali o ad ascoltare le trasmissioni - di deriva, di pratiche anticostituzionali liberticide, di Governo che alimenta un clima repressivo.
Allora, tutto questo non lo possiamo accettare, perché è il tentativo di descrivere da un episodio isolato uno Stato autoritario, una narrazione falsata e pericolosa per tutti. Nella contrapposizione tra forze politiche è comprensibile lo scambio di accuse, ma è da irresponsabili esacerbare gli animi e inasprire tensioni già accese.
Parlo a nome di una forza politica moderata, che cerca e professa moderazione anche nei toni oltre che nelle azioni. Questo perché a pagare le spese delle nostre parole sono le donne e gli uomini in divisa cui chiediamo ogni giorno di tutelare la sicurezza di tutti i cittadini. E sono anche i cittadini che ordinatamente, nel rispetto delle regole, hanno tutto il diritto a manifestare le proprie idee in piazza.
Firenze, Pisa e Torino: aggiungo anche Torino, ma non voglio tracciare una parabola tra questi eventi. Preferisco analizzarli come casi isolati, tre sintomi però di una situazione delicata, se non critica, che le Forze dell'ordine stanno gestendo. Tre campanelli di allarme che ci dovrebbero obbligare a moderare i toni perché se è da difendere sempre la libertà di manifestare pacificamente il proprio pensiero, è altrettanto necessario che le istituzioni non facciano mai mancare il proprio sostegno alle donne e agli uomini in divisa.
In questo mi sento di condividere le parole del Presidente del Consiglio, commentando l'aggressione alla Polizia di Stato in centro, a Torino.
Nell'esprimere solidarietà, a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati, agli agenti oggetto dell'assalto finalizzato alla liberazione di un immigrato clandestino, che doveva essere rimpatriato, vorrei appellarmi, , a noi politici, rappresentanti dei cittadini nelle più alte istituzioni repubblicane: abbassiamo i toni, assumiamoci ognuno le nostre responsabilità, siamo corresponsabili del clima che si crea e delle possibili degenerazioni. Non è mai stata messa in discussione la libertà di manifestare: l'auspicio è che chi decide di farlo si affidi alle forze delle proprie idee, più che alla violenza delle proprie azioni. Questo è il messaggio da dare, anche ai più giovani, che, certo, non può passare attraverso i manganelli. Altrettanto, però, non possiamo permetterci di criminalizzare le Forze dell'ordine, rendendole facili obiettivi di ogni tensione sociale e politica. È un gioco pericoloso, perché è a quegli uomini e a quelle donne in divisa che chiediamo di garantire la sicurezza dei cittadini e dei luoghi, in particolare quelli sensibili. A loro non dobbiamo mai far mancare il sostegno delle istituzioni, ma da loro pretendiamo anche equilibrio, assenza di eccessi e rispetto delle regole di ingaggio, quelle nate proprio a valle dei fatti del G8, volte a evitare ogni scontro con i manifestanti, se non inevitabile.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Recuperiamo tutti il buonsenso, siamo tutti Stato e riconosciamoci tutti nello Stato. Lasciamo nel passato quanto c'è stato di sbagliato e impariamo dagli errori, soprattutto, recuperiamo tutti responsabilità e quella riserva di saggezza e di equilibrio che ha citato il Ministro nell'informativa .
PRESIDENTE. Colleghi, mi raccomando i tempi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro Piantedosi, credo che tutto il Parlamento, sicuramente noi, attendesse la sua informativa con sentimenti di fiducia nelle istituzioni, di fiducia nel suo ruolo e di apprensione rispetto ai fatti accaduti e al significato che hanno assunto nel Paese. Purtroppo io devo dirle, signor Ministro, che questo sentimento, alla luce della sua informativa, si è trasformato in un sentimento di amarezza, perché la sensazione nostra è quella che si stia perdendo un'occasione preziosa per la nostra democrazia.
Ci associamo, naturalmente, alla solidarietà verso gli agenti di Polizia che, ieri, sono stati brutalmente aggrediti a Torino mentre compivano il proprio dovere, ci associamo, signor Ministro, a tutte le sue parole, che hanno ribadito il ruolo e il valore delle Forze dell'ordine in Italia, non solo oggi, ma nella travagliata storia della nostra democrazia. Siamo con lei quando si mette a difesa delle Forze dell'ordine, siamo con lei quando siamo consapevoli del ruolo fondamentale che esse giocano non solo per mantenere l'ordine pubblico e la sicurezza, ma proprio per fare democrazia.
Allora, signor Ministro, le spiego perché le sue parole ci inducono ora all'amarezza. Perché pensavamo oggi, ne eravamo convinti, di trovarci di fronte al Ministro che aveva dichiarato che le immagini di Pisa lo hanno fortemente amareggiato e pensavamo, quindi, che lei si mettesse in sintonia con questo suo sentimento, che è il sentimento del Paese, proprio per difendere l'autorevolezza delle Forze dell'ordine, proprio per difendere il fare democrazia che, insieme a loro, ogni giorno è nostro dovere costruire.
E come si difende l'autorevolezza delle Forze dell'ordine? Non certo con questa difesa d'ufficio, per cui siamo con loro qualunque cosa accada. Sono per primi gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine a non volere questo , sono per primi loro, con la loro professionalità, a essere amareggiati per quanto accaduto. E noi dovremmo rimanere su questo loro sentimento per difendere la loro autorevolezza, perché oggi siamo venuti qui sull'onda di una certezza: quella che l'autorevolezza delle Forze dell'ordine non si misura con i manganelli. Nessun processo sommario, perlomeno non da parte nostra. E lei non era qui per difendersi da un processo sommario, era qui per tutelare l'autorevolezza delle Forze dell'ordine. Mi consenta di dirglielo, signor Ministro, in questo modo non credo che l'abbia fatto nel migliore dei modi. Pensavamo di ascoltare il Ministro Piantedosi che si era espresso con quelle parole; abbiamo ascoltato, in realtà, la Presidente del Consiglio Meloni, che ha deciso di trasformare questa informativa, ancora una volta, in un episodio mediatico da strumentalizzare. Per questo siamo molto, molto dispiaciuti.
Tra le cose che ha detto, vede, ce ne è una che può apparire ovvia, che è sicuramente vera, ma che, proprio per il sentimento che lei doveva dipanare, è ambigua; lo è quando dice che il rischio zero è quando i manifestanti rispettano le regole. Questa cosa è ovvia, ma detta oggi, nel sentimento che il Paese nutriva, di attesa verso le sue parole, suona di un'ambiguità raggelante.
Allora, vede, signor Ministro, noi capiamo bene che occorre indagare i fatti, descrivere i fatti; non siamo certo alla ricerca di un colpevole, che però la democrazia deve individuare e che voi avete già individuato con il solito vostro metodo del capro espiatorio, rimuovendo la dirigente responsabile e accampando scuse rispetto al fatto che dovesse essere una decisione da tempo meditata e il tempo vi ha portato consiglio e, con tempestività, siete intervenuti. Ma il metodo del capro espiatorio è quello che state adottando ovunque; e capro espiatorio, errori e capro espiatorio, intimidazioni e capro espiatorio: questo, signor Ministro, ce lo lasci dire, non è accettabile. Non è accettabile proprio per quello che l'informativa di oggi doveva dare al Paese, una rassicurazione rispetto al modo in cui anche il vostro Governo, come quelli che lo hanno preceduto, intende assicurare l'ordine pubblico, ma intende assicurare anche la partecipazione democratica. E, allora, non può essere omesso, come lei ha fatto, che la gravità dei fatti di Pisa risiede soprattutto nel fatto che lì fossero presenti minorenni, che esercitavano un loro diritto, che esercitavano, in maniera pedagogica, il loro inserimento nella vita democratica. Sono momenti importanti nella vita di questi ragazzi, ma sono momenti importanti per tutto il Paese, perché quello che accade in quei momenti è un messaggio che tutti accolgono con preoccupazione, non solo la preoccupazione, legittima, dei genitori per i propri figli. Guardi, in quei giorni mio figlio Pietro compiva 15 anni e, quindi, avevo davanti a me l'emblema di un ragazzo coetaneo di quei ragazzi che stavano a Pisa e ricevevano le manganellate, e credo che questo sia un sentimento condiviso da lei e da tutto il Parlamento, ma il problema non riguarda solo noi genitori; il problema è profondamente democratico. Io ho l'onore di essere uno dei parlamentari che questa Presidenza ha indicato come rappresentante all'OSCE, come nella scorsa legislatura. Ebbene, mi capita tante volte di essere presente in manifestazioni di piazza in Paesi che non hanno la nostra cultura democratica, in Paesi in cui le Forze dell'ordine prendono i manifestanti, li caricano e le famiglie non li vedono più, semplicemente per essere stati lì a dimostrare una propria posizione politica. Noi non siamo in queste condizioni, le nostre Forze dell'ordine sono garanti della qualità della nostra democrazia, lo sono sempre state, lo sono e lo saranno. È per questo motivo, signor Ministro, che lei oggi avrebbe dovuto allontanare qualsiasi ombra di paura, di timore rispetto alla tenuta democratica, ombra che noi non crediamo ci sia, ma avremmo voluto che le sue parole fossero proprio rivolte a questo aspetto, non tanto all'ordine pubblico, rispetto al quale i professionisti delle Forze dell'ordine italiane sono sicuramente all'altezza della situazione e, come tutti, possono anche sbagliare, e giustamente si devono approfondire i fatti per come sono andati.
Allora, signor Ministro, concludendo, le ribadisco il nostro sentimento di amarezza per l'occasione perduta.
Chiediamo a questo Governo di non strumentalizzare questa vicenda, non abbiamo mai pensato che ci fosse una volontà di calare un velo di intimidazione nel Paese; non ce lo faccia pensare da oggi, con le parole ambigue che abbiamo sentito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Magi. Ne ha facoltà, per tre minuti.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Giudichiamo l'informativa del Ministro Piantedosi confusa e politicamente ambigua. Avremmo voluto trovare nella sua informativa, Ministro, due affermazioni nette: “no” a processi sommari nei confronti delle Forze dell'ordine, “no” a manganellate sommarie nella gestione dell'ordine pubblico
Ministro, noi quotidianamente ringraziamo gli agenti delle Forze dell'ordine quando manifestiamo. Lo facciamo materialmente, al termine di ogni nostra manifestazione. Lo facciamo perché è grazie al loro lavoro che è possibile manifestare democraticamente e in sicurezza. Però, chiediamo a lei: a chi si riferiva quando oggi lei ha detto, anzi, rivolgendo questa domanda, simbolicamente, anche alla Presidente del Consiglio, a chi vi riferivate quando avete detto che non bisogna togliere il sostegno alle Forze dell'ordine in modo indiscriminato? Chi è che sta togliendo il sostegno alle Forze dell'ordine in modo indiscriminato? Lei stesso, nel momento in cui è diventata di dominio pubblico la telefonata che ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, ha detto che era preoccupato dalle immagini di Pisa e che vi sarebbero stati tutti gli opportuni approfondimenti. Dalla sua informativa di oggi, non abbiamo compreso se lei ha già tutto chiaro, se non vi è più alcun dubbio o se ancora va atteso l'esito di quella indagine interna, oltre a quella della magistratura che farà evidentemente il suo corso.
E poi, Ministro, nella nostra democrazia manifestare non è una concessione che ci fa il Governo. Non è assolutamente accettabile che in quest'Aula si dica, con il tono con cui lei l'ha detto, che voi avete deciso, a differenza di quello che accade in altri Paesi, di garantire tutte quante le manifestazioni. Noi dissentiamo profondamente con gli obiettivi politici di molte di quelle manifestazioni ma ciò non significa che la gestione dell'ordine pubblico debba essere diversa contro quei manifestanti. Un conto è prevenire e anche reprimere reati, altra cosa è la gestione dell'ordine pubblico. Abbiamo ascoltato una grande confusione nelle sue parole, Ministro, una confusione tra questi due piani.
E poi, ci lasci dire: ci sono anche alcune proposte su cui non sappiamo che cosa voi pensiate. Glielo chiediamo ancora, qui. Noi abbiamo depositato, nella scorsa legislatura e ancora in questa legislatura, una proposta di legge che riguarda l'uso dei codici identificativi per gli agenti che svolgono servizio di ordine pubblico. Nell'Unione europea sono più di 20 i Paesi che utilizzano questa misura - ovviamente è una misura che è stata approvata da maggioranze conservatrici, anche da maggioranze di destra - e in nessuno di questi Paesi la misura dei codici identificativi viene vista come una lesione - vi fa ridere questa cosa? Poi ci farete sapere perché vi fa ridere - della dignità e del rispetto del lavoro delle Forze dell'ordine. Piuttosto, è vista come una garanzia e una tutela per le stesse Forze dell'ordine, affinché vi sia anche la possibilità, unitamente all'uso delle , di ricostruire la dinamica esatta di quello che avviene durante i servizi di ordine pubblico.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Concludo dicendo che ci riteniamo completamente insoddisfatti e sottolineo, ancora una volta, l'ambiguità nelle parole del Ministro Piantedosi di oggi, rispetto a quelle pronunciate dopo la telefonata del Capo dello Stato
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Presidente, non sarei voluto intervenire anche questa settimana, ma purtroppo devo farlo perché, dalla settimana scorsa, vi è stato un ennesimo suicidio. Si tratta di un quarantacinquenne, nel carcere di Prato. Siamo a 21 detenuti che, nel 2024, hanno deciso di togliersi la vita, a cui si aggiungono 2 agenti della Polizia penitenziaria. Non sto contando, nell'elenco che in quest'Aula mi sono preso l'impegno di fare ogni settimana, i tentati suicidi. L'ultimo è stato nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, dove un quarantunenne ha ingoiato 3 lamette nel tentativo di suicidio. Parliamo di persone che, magari, sono in carcere da tanti anni e che hanno davanti poche settimane prima di essere liberate e che, se tentano questo gesto, se compiono questo gesto, vanno riconosciute. Sono storie tragiche di questo Paese e sul sito del Ministero della Giustizia - mi spiace non ci sia più nessuno del Governo a poter ascoltare - c'è un articolo che dice che gli istituti penitenziari hanno l'obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti ed anche un solo tentativo di suicidio rappresenta una sconfitta per l'amministrazione penitenziaria, che ha la responsabilità del recupero. Ecco, io credo che la sconfitta ci sia e continuo a ribadire che in quest'Aula c'è troppo silenzio rispetto a questa emergenza dilagante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pretto. Ne ha facoltà.
ERIK UMBERTO PRETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Nelle scorse ore, la città di Vicenza e alcuni paesi limitrofi sono stati nuovamente provati dall'alluvione a causa di straordinarie precipitazioni atmosferiche che hanno provocato esondazioni e allagamenti, con conseguenti danni ingenti sul territorio. È una criticità che ha interessato varie province del Veneto, dal veronese al veneziano, dal bellunese al polesine, davanti alla quale esprimiamo la nostra piena solidarietà. A Vicenza la situazione sarebbe potuta essere drammaticamente più grave, come accadde, ad esempio, nel 2010, se negli anni successivi non fossero state realizzate importanti opere idrauliche, i bacini di laminazione, frutto di lungimiranza amministrativa e buon senso nella gestione delle risorse pubbliche, a beneficio del territorio e della cittadinanza che dalla buona politica si aspettano scelte concrete. Non fu facile ideare, progettare, finanziare e realizzare queste strutture, spesso contestate da chi, con profonda superficialità, è sempre pronto a dire “no”. Ma il buon amministratore sa di essere chiamato a una visione di lungo termine, guardando ai grandi benefici del prossimo futuro, piuttosto che alle piccole perplessità dell'oggi. Per questo dobbiamo ringraziare il governatore Luca Zaia e la regione del Veneto, per aver avuto il coraggio di compiere scelte determinanti, tramutate poi in solide realtà. Presidente, questo è il nostro Veneto, che immagina e crea, lavorando con caparbietà, un esempio di buone pratiche di cui siamo assolutamente orgogliosi .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 gennaio 2024, n. 5, recante disposizioni urgenti per la realizzazione degli interventi infrastrutturali connessi con la presidenza italiana del G7. (C. 1658-A)
: IAIA.
2.
Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285. (C. 1435-A)
e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; GUSMEROLI ed altri; COMAROLI ed altri; VINCI; VINCI; BERRUTO ed altri; MULE'; DE LUCA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARE'; SANTILLO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; IARIA ed altri; ROSATO; MASCARETTI ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; DEIDDA ed altri; MORASSUT ed altri; CHERCHI; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; GIANASSI ed altri. (41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1398-1413-1483)
: CAROPPO e MACCANTI.