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Giovedì 14 Marzo 2024 ore 09:30
AULA, Seduta 262 - Pnrr, approvata risoluzione su Comunicazioni Fitto
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna l'Aula ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle Comunicazioni Ministro per gli Affari europei, il Sud le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
XIX LEGISLATURA
262^ SEDUTA PUBBLICA
Giovedì 14 marzo 2024 - Ore 9,30
Comunicazioni del Governo sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Comunicazioni del Governo sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
- Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori
- Si riprende la discussione
- Svolgimento
- Discussione
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputato BICCHIELLI Pino (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE)
- Deputata DE MONTE Isabella (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato RUBANO Francesco Maria (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato CASTIGLIONE Giuseppe (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato BAGNAI Alberto (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata ROGGIANI Silvia (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata VARCHI Maria Carolina (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputata ZANELLA Luana (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata CARMINA Ida (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MANCINI Claudio (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Annunzio di risoluzioni
- Replica e parere del Governo
- Discussione
- Svolgimento
- Preavviso di Votazioni Elettroniche
- Si riprende la discussione
- Svolgimento
- Dichiarazioni di voto
- Presidente FONTANA Lorenzo
- Deputato DELLA VEDOVA Benedetto (MISTO)
- Deputato MARATTIN Luigi (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato ROMANO Francesco Saverio (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC, ITALIA AL CENTRO)-MAIE)
- Deputato GRIMALDI Marco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata BONETTI Elena (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato PELLA Roberto (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputata SCUTELLA' Elisa (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato CANDIANI Stefano (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato PAGANO Ubaldo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato PIETRELLA Fabio (FRATELLI D'ITALIA)
- Votazioni
- Dichiarazioni di voto
- Svolgimento
- Sui lavori dell'assemblea
- Interventi di fine seduta
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputato SCOTTO Arturo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato BENZONI Fabrizio (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato CARAMIELLO Alessandro (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato CAROTENUTO Dario (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato MARI Francesco (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato BILLI Simone (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato BORRELLI Francesco Emilio (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Ordine del giorno della seduta di domani
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO TRAVERSIlegge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell' al resoconto della seduta del 5 marzo 2024
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.
RAFFAELE FITTO,.
Grazie, Presidente. Colleghi, la presentazione della quarta relazione sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è l'occasione per svolgere non solamente un'analisi approfondita del lavoro che si è portato avanti e dei risultati raggiunti nel periodo che va dalla scorsa estate ad oggi, ma anche e soprattutto l'occasione per fare il punto sugli appuntamenti e i passaggi successivi nei quali il Governo è impegnato, sia nel rapporto con la Commissione europea, sia nel coordinamento all'interno dell'azione di Governo, sia in un altro passaggio molto importante relativo al raccordo con tutti gli enti attuatori, a partire dal sistema istituzionale italiano, quindi regioni, province e comuni, che sono interlocutori fondamentali in questa direzione.
La relazione approfondisce i risultati che sono stati raggiunti e, soprattutto, i passaggi che abbiamo messo in campo a partire dal mese di settembre dello scorso anno e si concentra su alcuni elementi fondamentali collegati al raggiungimento dei risultati, con riferimento particolare alla terza, alla quarta e alla quinta rata. In secondo luogo, un altro passaggio molto importante è quello relativo alla revisione dell'intero Piano, che era - come è noto - uno degli obiettivi fondamentali che il Governo Meloni aveva posto alla base del suo programma e che ha rappresentato uno degli elementi e dei momenti più complessi, ma anche più qualificanti, dell'azione che ha ridefinito il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Partirei, in questa illustrazione della relazione, da alcuni obiettivi raggiunti, che rappresentano sicuramente, nella metodologia, anche un modello di confronto con la Commissione europea, e partirei da un dato, che è stato oggetto di discussione in quest'Aula e anche più volte di polemica, in alcune circostanze, collegato al tema della del Piano. È vero, il Governo ha deciso, all'inizio della legislatura, di modificare la del Piano. Lo ha fatto utilizzando una metodologia analoga a quella della Commissione europea, perché il lavoro che noi stiamo mettendo in campo è un lavoro che ha visto, nell'impostazione della nuova del PNRR da parte del Governo, un confronto e una sostanziale omogeneità di intenti e di organizzazione con quanto accade a livello europeo.
Quindi, la costituzione della struttura di missione, analoga alla a livello europeo, con l'obiettivo di raccordare, così come avviene in Europa, le differenti direzioni generali, accade in Italia rispetto al ruolo e all'impostazione che, con la struttura di missione, abbiamo avviato con tutte le amministrazioni centrali e tutti gli altri interlocutori all'interno del piano.
L'elemento qualificante che vorrei sottolineare in questo dibattito - ci tengo a farlo anche per la metodologia e per i risultati raggiunti - è quello relativo alla modalità di funzionamento e al rafforzamento del ruolo della cabina di regia che ha rappresentato e rappresenta uno dei momenti più importanti e più qualificanti nel confronto con l'intero sistema istituzionale, sociale ed economico del nostro Paese, che ha visto, non ultimo, anche nella predisposizione del decreto-legge n. 19 di attuazione della revisione del PNRR, un momento di confronto, anche preventivo, su un decreto-legge che rappresenta, secondo il nostro punto di vista, un metodo molto positivo ed importante che crea le condizioni per evitare di inseguire i problemi, ma per provare anche a delinearli e a definirli in via preliminare.
A questo aggiungo una seconda riflessione, di carattere più generale, con riferimento al rapporto con la Commissione europea, ad un'interlocuzione molto positiva e costruttiva, lo voglio sottolineare, che è alla base anche dei risultati raggiunti. Lo voglio sottolineare, non per evidenziarlo come un momento di esaltazione dell'azione del Governo, ma come un risultato importante che rappresenta non un punto d'arrivo, ma un punto di partenza rispetto al lungo e difficile lavoro che ancora bisognerà portare avanti, che è quello che emerge e che è emerso nel rapporto di medio-termine che la Commissione europea ha presentato il 21 febbraio, un rapporto, mi piace sottolinearlo, che è stato assegnato dalla Commissione europea a interlocutori esterni, quindi, non interni, e che ha un livello di oggettività molto importante e rilevante, che ha portato per il nostro Paese un risultato veramente notevole, che sicuramente per noi rappresenta un momento rilevante e che ha visto il nostro Paese ottenere la migliore nel confronto con gli altri Stati membri. E' un rapporto indipendente che ci aiuta a comprendere lo sforzo e l'impegno che è stato portato avanti fino ad oggi.
Fatte queste premesse di carattere generale, vorrei entrare nel merito di quelli che sono stati gli obiettivi che hanno caratterizzato il lavoro del Governo e i risultati che sono stati raggiunti. Come ricorderete, questa relazione semestrale è successiva alla terza relazione semestrale e in quella relazione semestrale si parlava delle difficoltà collegate alla definizione della verifica degli obiettivi raggiunti al 31 dicembre 2022, relativamente alla terza rata.
E' stato un percorso molto complesso; com'è noto, nell'ambito della terza rata e nella relazione troverete il dettaglio collegato a questo; si è individuato con la Commissione europea un primo modello che ha aperto il percorso della revisione del piano, se è vero come è vero che abbiamo individuato nella necessità di modificare uno degli obiettivi di quella rata, il 55°, spostandolo dalla terza alla quarta rata, di modificare gli importi della terza e della quarta rata; la terza rata è scesa da 19 a 18,5 miliardi di euro; la quarta rata è salita da 16 miliardi a 16 miliardi e mezzo di euro. Complessivamente questo ha consentito di superare una serie di difficoltà relative al raggiungimento di obiettivi che erano del 2022.
Il Governo ha individuato, d'intesa con la Commissione europea, la soluzione e questo ha comportato un risultato che, oggettivamente, è notevole ed è positivo, se è vero come è vero che noi abbiamo ottenuto l'approvazione dei 54 obiettivi della terza rata e il pagamento della rata, l'approvazione dei 28 obiettivi della quarta. Lo dico perché, nel frattempo, la quarta rata, con una richiesta specifica e devo dire unica all'interno del contesto europeo, anche per la dimensione del nostro piano, che ci è stata accordata dalla Commissione europea, ha visto una prima revisione dei 28 obiettivi e ben 11 sono stati oggetto di una revisione preliminare alla revisione generale, argomento molto importante e particolare, che è stato condiviso e approvato con la decisione sia della Commissione europea che del Consiglio europeo e che ha comportato, in questo contesto, anche un risultato molto rilevante, anche qui, visto che, entro il 31 dicembre, il nostro Paese ha avuto l'approvazione degli obiettivi raggiunti della quarta rata e il pagamento della stessa.
Mi piace anche sottolineare che, nel lavoro portato avanti, abbiamo raggiunto gli obiettivi, per quanto ci compete, della quinta rata; abbiamo presentato - e siamo il primo Paese e l'unico ad averlo fatto - la richiesta di pagamento della quinta rata e in questi giorni è in corso di verifica il raggiungimento di questi obiettivi per poter avere l'approvazione e quindi la conseguente erogazione della quinta rata.
In questo frangente, il Governo ha lavorato, com'è noto, anche per la revisione del piano. E' bene ricordare che, su questo, c'è stata una discussione molto complessa e articolata, che noi rivendichiamo, sulla necessità e l'opportunità di avviare la revisione del piano. Si è discusso non poco sul fatto che questa revisione non fosse possibile. Noi invece abbiamo deciso con forza di portarla avanti, anche perché, da una parte, vi erano dei dati oggettivi collegati a vicende che non dipendevano dalla impostazione del nostro piano, ma dipendevano semplicemente dal fatto che era un piano previsto e immaginato prima dell'invasione dell'Ucraina, prima della guerra in Ucraina. Quindi, evidentemente, il tema dell'aumento del costo delle materie prime, il tema dell'aumento del costo dei materiali, ma anche il tema dell'aumento del costo dell'energia, rappresentavano per noi un grande limite e un grande problema, se è vero come è vero che avendo l'Italia deciso, insieme alla Romania alla Grecia (unici tre Paesi d'Europa), originariamente, di prendere per intero, al 100 per cento, la quota a debito pari a 122 miliardi di euro alla base di questo piano, abbiamo avuto una oggettiva difficoltà quando la Commissione europea ha approvato il regolamento REPowerEU per dare una risposta alla crisi energetica nei Paesi degli Stati membri e, per far questo, il nostro Paese non avrebbe potuto procedere a utilizzare ulteriori risorse a debito, avendo utilizzato al 100 per cento le risorse a debito messe a disposizione del nostro Paese. Ed è nata lì anche l'idea di costruire un'operazione che, oltre a questi dati oggettivi, ha messo insieme una seconda parte, che rappresenta sicuramente un elemento fondamentale, che è quello di una lettura attenta, sulla base proprio dell'esperienza del raggiungimento degli obiettivi della terza rata e delle modifiche della quarta rata, per mettere in campo una revisione strutturale del piano che affrontasse, non solamente la grande questione della qualità della spesa, ma anche del raggiungimento degli obiettivi e della conseguente necessità di individuare le risorse per poter andare incontro a esigenze nuove che lo scenario internazionale poneva al nostro Paese. Per questo abbiamo creato le condizioni per un lavoro molto importante in questo senso, che ha visto l'impossibilità di richiedere ulteriori risorse, ma la possibilità di modificare il Piano.
Qui c'è la seconda ragione che è alla base della revisione del nostro piano. La seconda ragione non è oggettiva, ma è stata un'analisi dettagliata di quelli che erano i progetti inseriti all'interno del piano che non avevano le caratteristiche della rendicontabilità e dell'ammissibilità al piano e che non avevano la possibilità di rispettare i tempi entro i quali era prevista la loro spesa, così come da e all'interno dello stesso piano. Quindi, noi non è che abbiamo deciso di togliere dei progetti dal piano per scelta, perché volevamo fare altro. Lo abbiamo fatto sia perché era necessario fare altro, ma sia perché era l'unico modo per poter arrivare a trovare una soluzione che ci consentisse di poter realmente utilizzare queste risorse in forma differente, portandole fuori dal piano e consentendoci di raggiungere quegli obiettivi, per evitare quello che sarebbe inevitabilmente accaduto nei prossimi mesi, quando al non raggiungimento degli obiettivi ci sarebbe stato il conseguente non pagamento delle rate e quindi avremmo avuto una difficoltà e una polemica collegata ogni giorno all'incapacità di attuare il piano.
Invece, noi abbiamo messo in campo all'interno della revisione (troverete nella relazione il dettaglio di questo) delle procedure che hanno comportato un lavoro dettagliato che, oltre ad aver fatto quello che ho detto sulla quarta rata, ha messo in campo un lavoro che ha portato ad una revisione complessiva di tutti gli obiettivi messi in discussione dalla quinta alla decima rata e che ha creato le condizioni per poter andare nella direzione di poter utilizzare delle soluzioni che potessero realmente essere in grado di poter raggiungere questi obiettivi.
Si spiega così il lavoro che ha visto il nostro Governo spostare una serie di progetti da dentro il PNRR a fuori del PNRR e abbiamo assunto un impegno, che non era un obbligo, ma era un impegno di serietà e che non era semplice, perché quando noi abbiamo detto che garantiremo la copertura di tutti i progetti, che non erano ammissibili al PNRR e che non potevano rimanere nel PNRR, non è stata una operazione a costo zero, perché lo discuteremo a partire da oggi pomeriggio, per quanto mi riguarda, in Commissione bilancio, qui alla Camera e nei prossimi giorni nel decreto di attuazione del PNRR dove all'articolo 1 vi è la copertura per intero di tutti quei progetti che sono usciti dal PNRR. Un lavoro che, insieme con il Ministro Giorgetti, è stato fatto con una difficoltà notevolissima, dati anche gli importi relativi a questi progetti, ma che ha garantito questa certezza.
Questo lo voglio dire, anche perché è importante sottolinearlo, alla luce del fiume di parole che sono state ascoltate in questi mesi rispetto ai tagli che il Governo avrebbe messo in campo: non c'è nessun taglio, c'è stata un'operazione necessaria e fondamentale con un impegno che il Governo aveva preso e che il Governo ha mantenuto, appunto, all'interno del provvedimento del quale parleremo nei prossimi giorni. In questo contesto è importante anche sottolineare il fatto che nella revisione ci sono state delle scelte necessarie per il nostro Paese.
Ho detto prima del fatto che il nostro Paese non poteva utilizzare ulteriori risorse. Facciamo degli esempi con altri Paesi: tolte l'Italia, la Grecia e la Romania, che sono gli unici Paesi che hanno preso le risorse al 100 per cento all'inizio, a debito, tutti gli altri Paesi hanno preso le risorse a debito nella fase successiva allo scoppio della guerra per finanziare il loro REPowerEU sostanzialmente. Gli esempi sono tanti, a partire da quello più ampio della Spagna, che ha utilizzato, con questa modalità, oltre 80 miliardi di euro.
Noi avevamo l'esigenza di intervenire in modo concreto su questo tipo di interventi; l'abbiamo fatto con questa rimodulazione, che ha comportato una revisione, oltre che degli obiettivi fino alla decima rata, come ho detto, anche dal punto di vista finanziario, di 21 miliardi di euro, che sono stati oggetto di economie e rimodulazioni interne al Piano e dello spostamento dei progetti ai quali ho fatto riferimento.
Quali sono gli elementi fondamentali in questo senso che hanno rappresentato il punto di forza della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza? Il capitolo aggiuntivo REPowerEU, che ha cubato 11 miliardi di euro aggiuntivi che sono andati nella direzione di alcuni investimenti fondamentali, di cui c'era fortemente bisogno e che non avremmo avuto la possibilità di fare alle condizioni date. Penso, per esempio, al tema del finanziamento per oltre 6,3 miliardi di euro della misura relativa alla “Transizione 5.0” per le imprese, che rappresenta un segnale e una boccata d'ossigeno fondamentale per il nostro Paese e che, all'interno del decreto-legge che discuteremo nei prossimi giorni, ha la sua fase di attuazione; penso a oltre un miliardo di euro assegnato alle infrastrutture strategiche energetiche per poter rafforzare la capacità produttiva del nostro Paese e per rafforzare anche la presenza, l'interlocuzione e il ruolo del nostro Paese all'interno del contesto del Mediterraneo rispetto alle prospettive che si aprono in questa direzione e che vedono il Governo impegnato, per esempio, su un altro fronte programmatorio molto importante, come il Piano Mattei; penso alle risorse assegnate, 1,3 miliardi di euro all'efficientamento energetico per i condomini, l'edilizia residenziale pubblica e le famiglie vulnerabili .
Lo voglio sottolineare, perché è una scelta che indica una strada: non tutto a tutti, ma una scelta che indica in modo molto chiaro un segmento al quale dare una risposta precisa e puntuale rispetto ad un sostegno che deve essere garantito per il raggiungimento dell'efficientamento energetico.
Vi sono anche altre misure che sono dettagliate all'interno della revisione e, quindi, all'interno della relazione e che sono quelle collegate, per esempio, all'agricoltura. Come il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ci ricorda spesso in questi giorni, non abbiamo dovuto aspettare i trattori per strada per dare attenzione al mondo agricolo. Lo abbiamo fatto, invece, aumentando le risorse con la revisione di qualche mese fa e inserendo le risorse, così come tutte le organizzazioni di categoria chiedevano, per i contratti di filiera, da una parte, e per il parco agrisolare, dall'altra. Sono 3 miliardi di euro, che hanno portato le risorse nel comparto agricolo da 5 a 8 miliardi di euro.
Ecco, questi sono alcuni esempi del lavoro che è stato svolto all'interno della revisione del Piano e che rappresentano nella relazione delle indicazioni precise.
A questo vorrei aggiungere un'altra valutazione molto importante, che ha riguardato la revisione e che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi con tutti i colleghi del Governo. Sono argomenti che toccano le diverse deleghe e le diverse competenze.
Spesso, si è discusso del fatto che il PNRR non potesse essere solo un piano di investimenti, ma che la ragione principale del PNRR sia giustamente quella delle riforme per poter consolidare le scelte e per evitare che questo Piano diventi di spesa pubblica, ma diventi strutturalmente una scelta che possa riformare settori fondamentali del nostro Paese. È per questo che nella revisione non solo abbiamo confermato le 59 riforme preesistenti, le abbiamo rafforzate e modificate, d'intesa con i Ministeri interessati e con la Commissione, ma ne abbiamo aggiunte 7 nuove, 7 nuove riforme che sono molto rilevanti ed importanti, perché riguardano gli elementi fondamentali.
Cinque riguardano il REPowerEU e, quindi, sono 5 riforme che riguardano il capitolo aggiuntivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza e in modo dettagliato voglio richiamare soprattutto due voci particolari: una è quella delle competenze, perché mettere in campo una mole così ampia di investimenti non può non vedere un accompagnamento sul fronte della predisposizione, della nostra società, non solo delle istituzioni, ma del nostro sistema economico, delle competenze necessarie per gestire nell'immediato e nel futuro questa importante mole di risorse e questo investimento; la seconda riforma, molto importante, è quella collegata al testo unico sulle rinnovabili, che sarà un altro importante passaggio dell'azione dei prossimi mesi del nostro Governo.
Esistono, poi, due altre riforme sulle quali vale la pena soffermarsi: la prima è quella relativa al sistema degli incentivi. La seconda è quella relativa alla politica di coesione, che rappresenta un altro tassello molto importante per il quale, entro questo mese, il Governo varerà un decreto-legge, così come previsto dalla , che predispone una riforma e una riorganizzazione della politica di coesione; perché è evidente che, nel luglio dello scorso anno, quando la Commissione europea ha richiamato gli Stati membri a creare le condizioni per un raccordo tra l'utilizzo delle risorse del PNRR e quelle della coesione, per evitare sovrapposizioni fra i due programmi e per avere una visione unica, il nostro Paese si è fatto trovare pronto non solamente perché, nella predisposizione del Governo, si decise inizialmente di mettere insieme queste risorse, ma perché, come è noto, una delle strategie fondamentali che noi abbiamo messo in campo è stata quella di creare un , un collegamento, una connessione tra il Piano nazionale di ripresa e resilienza, le politiche di coesione e anche le politiche nazionali del Fondo di sviluppo e coesione, perché è inimmaginabile che tre programmi di tali dimensioni si sovrappongano o non parlino l'uno con l'altro.
Il nostro obiettivo è stato ed è quello di creare una connessione fra questi tre diversi piani per poter utilizzare in modo coordinato queste risorse. E la riforma della politica di coesione andrà esattamente in questa direzione rispetto ad un fatto che abbiamo da sempre richiamato, e cioè che l'inserimento di progetti all'interno del PNRR, senza la possibilità che questi rispettassero il termine di attuazione e realizzazione, cioè il giugno del 2026, aveva necessariamente un collegamento con le risorse della coesione, che hanno come scadenza il 31 dicembre 2029. E la copertura dell'articolo 1, del decreto-legge n. 19 del 2024, che discuteremo nei prossimi giorni, di tutti i progetti fuoriusciti, va in questa direzione, perché, per esempio, i piani urbani integrati, anziché i progetti di rigenerazione urbana - che erano stati inseriti o come progetti in essere, cioè progetti preesistenti al Piano e, quindi, non in linea con le raccomandazioni e gli obiettivi del Piano, né tanto meno con i tempi, o i progetti nuovi, come i piani urbani integrati - è stato verificato e certificato che mai avrebbero potuto realizzare i loro interventi entro i termini previsti del giugno del 2026.
Quindi, l'operazione di ridisegnare complessivamente le diverse fonti di finanziamento va esattamente in questa direzione: ha garantito e garantirà sicuramente la possibile realizzazione del Piano e il raggiungimento degli stessi obiettivi.
A questa considerazione ne voglio aggiungere una finale nel merito della relazione, che è quella sulla spesa. Anche qui, mi auguro che il dibattito dei prossimi mesi possa essere costruttivo.
Noi abbiamo discusso per mesi della relazione della Corte dei conti che avrebbe indicato con chiarezza il fallimento del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di questo Governo. Quella relazione si riferiva al primo semestre del 2023 e focalizzava gli obiettivi a febbraio del 2023. Ora, con tutta la buona volontà, in tre mesi, per quanto siamo in grado di poter produrre dei danni, avremmo avuto difficoltà a fare un tale danno, di questa dimensione .
Ma il tema importante è che, a quella relazione della Corte dei conti, ne è seguita un'altra nei giorni scorsi, nella quale sono emerse in modo molto chiaro delle analisi dettagliate sul pieno riconoscimento e il raggiungimento degli obiettivi che, con la revisione e con il raggiungimento degli obiettivi delle rate, abbiamo ottenuto. A questo si aggiunge un'altra considerazione molto importante, che è quella relativa alla spesa del Piano. Anche qui, io penso che, se sarà necessario, entreremo anche nel dettaglio dei singoli capitoli di spesa, ma noi abbiamo avuto questa declinazione della spesa: negli anni 2021 e 2022, 24 miliardi di euro; nell'anno 2023, 21 miliardi di euro; 45 miliardi di euro complessivamente.
Su questo invito a fare un confronto anche in percentuale, non in termini assoluti, con tutti gli altri Paesi, perché il tema della spesa chiaramente rappresenta una difficoltà sia dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi e anche nella fase di attuazione del Piano, sia soprattutto perché - ed è un tema che nella relazione è evidenziato come critico, sul quale stiamo lavorando e sul quale sono convinto che nei prossimi mesi verranno dei risultati assolutamente positivi - il sistema ReGiS, cioè il sistema di monitoraggio dell'avanzamento dei progetti, va implementato e molti degli interventi che sono in corso di realizzazione ancora devono essere caricati su questo sistema, quindi, quel dato, che è un dato reale, è un dato molto prudenziale e, mentre noi parliamo, sono convinto che stia già crescendo.
Poi c'è una seconda considerazione molto importante, che è quella collegata al fatto che molti degli interventi all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza - penso alle medie opere, alle grandi opere e alle infrastrutture - hanno avuto in questo periodo la fase della progettazione della gara. Ora è la fase dell'avvio dei cantieri, quindi è assolutamente immaginabile concretamente che quel dato della spesa possa crescere - e sicuramente crescerà - in modo sostanziale nei prossimi mesi. È un tema non semplice, ma non nasce con questo Governo. Quando noi abbiamo iniziato il lavoro collegato all'utilizzo di queste risorse lo abbiamo fatto, come primo atto, con un monitoraggio della spesa nel nostro Paese ed è emerso da questo monitoraggio che, a fronte di 126 miliardi di euro della programmazione 2014-2020, la percentuale di spesa nei primi mesi dello scorso anno, dopo 9 anni, era del 34 per cento; sono dati della Ragioneria generale dello Stato.
Questo non pone un problema per questo Governo, pone un problema gigantesco sull'intero sistema di capacità di spesa del nostro Paese. Ed è un tema sul quale bisogna lavorare, perché quei 126 miliardi di euro della programmazione 2014-2020 diventano, se consideriamo il Piano nazionale complementare, quasi il doppio con il PNRR, e quegli anni - 9 - ai quali ho fatto riferimento diventano la metà con il PNRR. Ora è chiaro che c'è bisogno di interventi fondamentali ed è chiaro che le scelte fatte, sia in termini di revisione del Piano, sia in termini di accelerazione - nel decreto che discuteremo nei prossimi giorni troverete numerosissime norme di semplificazione e accelerazione della spesa -, meritino una concreta attuazione e saranno un elemento fondamentale per contribuire al raggiungimento di questo risultato. Questa è la valutazione complessiva.
Io vorrei chiudere con una riflessione di carattere più generale. Anche il confronto con gli altri Paesi membri fa emergere, in modo molto chiaro, un avanzamento positivo del nostro Piano. Anche i risultati raggiunti sono una testimonianza concreta di un lavoro serio e complesso per il quale io voglio ringraziare innanzitutto il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, nella sua interlocuzione diretta a livello istituzionale e soprattutto nella capacità di seguire costantemente l'evoluzione del Piano, ha rappresentato uno degli elementi decisivi in questo senso nel coordinamento dell'azione di Governo.
In secondo luogo, voglio esprimere un sincero e reale - non di facciata - ringraziamento a tutti i colleghi del Consiglio dei ministri e a tutte le loro strutture, perché, sicuramente, non è un lavoro molto semplice; è un lavoro molto complesso invece, è un lavoro che non è fatto solamente del risultato o del problema, ma è un lavoro che è fatto quotidianamente. Così come voglio anche esprimere, all'interno del lavoro messo in campo dalla cabina di regia, un ringraziamento nei confronti di tutti gli interlocutori istituzionali , le regioni, i comuni e le province, perché è chiaro che questo risultato non può essere stato, né potrà essere nel futuro, un risultato solamente di qualcuno o del Governo nazionale. Questo risultato, se ci sarà, è e sarà, come noi ci auguriamo - e pensiamo di poterlo raggiungere -, un risultato del Paese.
La conclusione di questa illustrazione, per quanto mi riguarda, va nella direzione della rilevanza del nostro Piano. Il nostro rapporto e il nostro lavoro con la Commissione europea, costante e quotidiano - un lavoro e un rapporto molto complesso e molto positivo -, rappresentano la chiave di volta. Vedete, il è una grande scommessa che ci pone, anche in prospettiva, una valutazione su tutte le fonti di finanziamento nel dibattito in corso - c'è Antonio Tajani che lo conferma e lo segue con me costantemente a livello europeo - per poter dare una prospettiva all'Unione europea e per poter costruire anche quelle forme di finanziamento per le grandi emergenze che emergono dai fattori internazionali e dalle vicende geopolitiche che condizionano fortemente lo sviluppo e la crescita dei nostri Paesi, degli Stati membri e, quindi, anche del nostro Paese, con la capacità, appunto, di individuare delle risorse adeguate.
Il è uno strumento di indebitamento comune che con il PNRR italiano dimostrerà se è valido o meno, perché, siccome il PNRR italiano è il principale Piano nazionale di ripresa e resilienza a livello europeo, non è solamente un impegno o una necessità per il nostro Paese raggiungere il risultato, ma lo è anche per la Commissione europea, perché la riuscita o meno del PNRR italiano è la riuscita o meno complessivamente del a livello europeo. Ecco perché sento di poter sottolineare e condividere anche il senso di responsabilità che dovrebbe accompagnare - che io mi auguro accompagnerà - il dibattito, pronti sempre a rispondere nel merito delle sollecitazioni. Però, mi auguro, spero e penso che sia necessario anche evidenziare i risultati e concentrarsi anche, laddove è necessario, sui problemi, cercando non di sollevare problemi che magari non corrispondono alla realtà dei fatti, ma cercando anche di individuare delle soluzioni nelle proposte.
Con questo spirito mi auguro che ci possa essere un dibattito utile e costruttivo, perché, come abbiamo più volte detto, riuscire o meno in questo risultato non è una riuscita o meno del Governo Meloni, ma è una riuscita o meno dell'Italia
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, ho chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori la deputata Chiara Braga, in sostituzione del deputato Gianni Cuperlo, dimissionario.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
È iscritto a parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro Fitto, a nome del gruppo Noi Moderati desidero ringraziarla per il lavoro che sta portando avanti, insieme al Presidente del Consiglio e agli altri membri del Governo, soprattutto sul coordinamento con la Commissione europea, con la quale le va dato il merito di aver instaurato un rapporto costruttivo, collaborativo e di reciproca responsabilità; un rapporto, signor Presidente, per giunta condotto in un clima positivo, che considero fondamentale per affrontare tutte le delicate questioni sul tavolo, la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un passaggio non facile perché, sul piano mediatico e anche a livello istituzionale, scontava il rischio di apparire un intervento di revisione fine a se stesso, la classica sindrome di Penelope che molte volte ha caratterizzato l'agire politico del nostro Paese.
Invece, come il Ministro Fitto ha precisato con assoluta chiarezza nel suo intervento, si è trattato di un intervento necessario fondamentalmente per due ordini di ragioni: in primo luogo, lo scenario internazionale, rispetto a quando è stato concepito e varato il Piano, ha mutato drasticamente i suoi connotati di fondo e mi riferisco soprattutto alla guerra in Ucraina e alle conseguenze che essa ha comportato sul piano dell'efficientamento energetico e sul conseguente aumento del costo delle materie prime. Non a caso, alla luce delle conseguenze prodotte dalla crisi energetica, è stata la stessa Commissione europea ad avanzare l'ipotesi di apportare revisioni ai Piani nazionali di ripresa e resilienza di tutti i Paesi membri, adeguandoli al nuovo contesto e cercando di trovare soluzioni idonee alle nuove necessità emerse; la seconda ragione è che adesso è necessaria una revisione importante del PNRR italiano, collegata alla prima, di fatto, sul piano sostanziale, ma, al contempo, prescinde dalla stessa in relazione alla correzione di alcuni errori oggettivi presenti nel Piano e alla rimodulazione di alcuni progetti che, essendo appunto mutati gli scenari, non potevano essere realizzati nei tempi previsti, né tantomeno rendicontati, anche perché concepiti precedentemente al Piano stesso.
Su questo punto ringrazio il Ministro per aver chiarito un aspetto che ha suscitato non poche polemiche, che a questo punto sono da considerarsi sostanzialmente infondate. Mi riferisco alla scelta del Governo di definanziare alcuni progetti inclusi nel PNRR per le ragioni poc'anzi esposte, assumendo, al contempo, l'impegno di finanziarli con altre risorse.
Il decreto-legge che è incardinato in discussione alla Camera e che sarà oggetto di conversione nei prossimi giorni va esattamente in questa direzione, prevedendo la copertura finanziaria di tutti gli interventi che sono stati esclusi dal PNRR.
Credo, signor Presidente, che l'atteggiamento e il metodo di lavoro del Ministro Fitto e di tutto il Governo sia stato improntato all'assoluta serietà nel cercare di rispettare gli impegni assunti con la Commissione europea, adottando, al contempo, un approccio pragmatico e logico, dando più tempo ai progetti che sicuramente non sarebbero terminati entro giugno 2026 e cercando di privilegiare quelli che, invece, risultano cruciali sin da subito per lo sviluppo del Paese, come la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale e la resilienza del tessuto economico e sociale della Nazione.
Un metodo di lavoro, signor Presidente, si misura sostanzialmente sui risultati che esso consegue. Stando su questo piano, gli obiettivi fino ad ora raggiunti sono più che lusinghieri. Alla fine del 2023 l'Italia ha speso, nell'ambito del PNRR, 45,65 miliardi di euro sui 102,5 che erano stati erogati dall'Unione europea, e, tenendo conto che è stato superato lo della progettazione e delle gare di appalto, e che dunque si entra in maniera più diretta nella fase di spesa dei fondi assegnati ancora non utilizzati, si procederà più celermente sicuramente alla realizzazione degli interventi.
Altro dato oggettivo proviene direttamente dalla Commissione europea, che nella relazione sugli obiettivi di medio termine presentata nei giorni scorsi indica l'Italia come il Paese con la migliore tra gli Stati membri, e, tenendo conto che il nostro è il PNRR più corposo sul piano delle risorse messe in campo, tale risultato non era sicuramente scontato. Così come risulta importante il parere della Corte dei conti sugli obiettivi procedurali.
La magistratura contabile, infatti, ritiene sostanzialmente raggiunti gli obiettivi procedurali legati all'adozione dei provvedimenti amministrativi, alla pubblicazione degli avvisi, alla stipula delle convenzioni con i soggetti attuatori, all'emanazione dei decreti direttoriali e ai trasferimenti di somme a titolo di anticipazione relative al Piano nazionale di ripresa e resilienza e al Piano nazionale complementare.
Proprio citando la Corte, che definisce importante il percorso di monitoraggio sull'attuazione del PNRR avviato dall'Esecutivo a gennaio 2023, voglio ricordare che la Corte dice: si incentra su una significativa ricerca di semplificazione dei procedimenti, orientata anche a garantire la maggiore coerenza possibile agli interventi di coesione territoriale che coinvolgono in particolare le comunità minori, caratterizzate da una maggiore fragilità amministrativa e organizzativa. Quindi, qualità, qualità degli interventi. E, se a tutto questo aggiungiamo che l'Italia è il primo Stato europeo a chiedere il pagamento della quinta rata, presentandone gli obiettivi, allora il quadro che emerge è decisamente positivo.
Signor Presidente, come abbiamo sottolineato più volte, ci troviamo nel mezzo di un tornante della storia mondiale particolarmente complesso. Mettere in campo investimenti come quelli appena descritti, con uno scenario internazionale che muta quasi di settimana in settimana, richiede grande flessibilità e, allo stesso tempo, fermezza nel perseguimento degli obiettivi di fondo.
Per tale ragione l'obiettivo del Governo è stato sempre quello di agire con prudenza, in stretta connessione con la Commissione europea. Tanti sono gli interventi ancora da prevedere, soprattutto a tutela di famiglie e imprese e sui passaggi necessari verso la transizione ambientale. Tutti temi sui quali, signor Presidente, il gruppo di Noi Moderati è al lavoro da sempre al fianco del Ministro Fitto, di questo Governo, e sui quali continuerà a lavorare anche nei prossimi passaggi legislativi che riguarderanno il PNRR, sempre nell'interesse esclusivo del nostro Paese .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte . Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, comincerò dalle questioni generali che lei ha toccato alla fine, ma perché ritengo che questo sia importante per inquadrare la situazione. Naturalmente parto con il dire che non è una questione imputabile a questo Governo, ma all'inizio del PNRR, perché il signor Ministro si ricorda, perché conosce bene la realtà delle istituzioni europee e si ricorda il nascere del PNRR, del per meglio dire, perché era un programma che comprendeva e comprende e quindi ripresa e resilienza, che l'intenzione iniziale della Commissione europea era quella di puntare sì alla ripresa, e per questo basta un qualunque investimento nel mercato per creare ricchezza e posti di lavoro, ma il punto importante, perché era il periodo di crisi economica che nasceva dalla pandemia, era la resilienza, cioè creare quel sistema che avrebbe reso più forte il sistema pubblico e privato.
Che cosa è successo, invece, come risposta italiana? Questo a me ha destato molta delusione. Il fatto che si è fatta un po' fretta, si è fatto un po' “lo svuota cassetti”, si è ricorso a dei progetti che non erano esattamente rispondenti a questo, ma, un po' tenendo conto della realtà italiana che conosciamo, cioè la burocrazia, si è pensato di mettere in questo insieme di progetti quello che era facilmente realizzabile. Questo ha portato ai risultati in un certo senso che vediamo, anche dei progetti - ho sentito il suo intervento al Senato, signor Ministro - piccoli, che non hanno senso.
Progetti piccoli da 100.000 euro possono essere tranquillamente realizzati con fondi regionali e anche con indebitamento degli stessi enti, delle stesse imprese. Non aveva senso mettere tutto questo in un contenitore ben più importante. Se poi pensiamo, ad esempio, ad alcuni fondi europei che hanno la dicitura del valore aggiunto europeo, credo che in molte iniziative che sono state assunte questo non avesse davvero senso e non ha assolutamente portata europea. Poi, giustamente, io dico, alcuni elementi oggettivi che sono stati evidenziati da questo Governo hanno portato a questa revisione, perché, nel frattempo, purtroppo, con la crisi determinata dall'invasione russa in Ucraina, per il fatto della crisi energetica, si è andati verso una scelta, che considero sensata e azzeccata, di portare alcuni progetti all'interno del REPowerEU, che ha consentito di rimodulare le scadenze e, dall'altro lato, anche di portare risorse aggiuntive.
Per cui si è arrivati a queste scadenze, ricordo appunto il 7 agosto 2023, realizzazione di alcuni investimenti per implementare il REPoweEU, e poi il 4 marzo un'ulteriore revisione del PNRR. Quindi questi aspetti, secondo me, sono positivi, però non dobbiamo dimenticare che in realtà questi definanziamenti di alcuni settori comunque importanti, che attengono alla nostra economia, che sono turismo e cultura, che sono la mobilità sostenibile e la tutela del territorio, devono far parte di quella strategia comunque europea che deve essere tenuta presente.
La mia preoccupazione, pertanto, non è quella cui accennavo, perché, dicevo, sono scelte assolutamente condivisibili, quanto invece quella sulla tempistica, perché comunque, a mille giorni dalla scadenza del PNRR, alcune opere risultano essere rallentate, se non addirittura ferme e c'è una percentuale della spesa che è preoccupante ed evidenzia anche dei problemi che sono anche quelli di cassa, certamente i Ministeri sono a conoscenza di tutto ciò, e quindi un po' lasciano la preoccupazione della concreta realizzazione di tutti questi progetti.
Per cui nel disegno generale la mia condivisione assolutamente c'è, la preoccupazione è ovviamente quella della tempistica. Poi, riguardo agli investimenti invece più importanti, secondo me se ne deve tenere conto in particolare nell'infrastruttura ferroviaria, perché noi assistiamo a dei guasti e a dei ritardi che sono imputabili ad una rete che ormai è in difficoltà, ha bisogno di essere rifatta in parte, rivista, oggetto di manutenzioni straordinarie.
Questo è in parte conseguenza di un aumento del traffico dei passeggeri. Signor Ministro, senz'altro si ricorda il quarto pacchetto ferroviario, quindi maggiore liberalizzazione, maggiore competitività, maggiori servizi, un orientamento maggiore al servizio ferroviario, e quindi a uno spostamento anche dalla strada alla ferrovia. Questo vale per i passeggeri, ma vale anche per le merci. La preoccupazione riguarda gli investimenti in questa infrastruttura, che è senz'altro molto importante, come anche l'ERTMS, che riguarda il sistema di gestione ferroviaria.
Pertanto, nell'ottica di questo, abbiamo bisogno di rivedere, forse, e dare più forza a questi investimenti, e riteniamo - questo lo abbiamo messo nella nostra proposta di risoluzione - che si debba incrementare la capacità di spesa, in modo da permettere agli enti pubblici in generale e agli enti attuatori di poter concretamente realizzare l'obiettivo, e, dall'altro, anche una riforma della piattaforma ReGiS per avere l'allineamento dei dati rispetto a quello che è attuato molto concretamente. Quindi, questi sono i punti focali, come anche l'attenzione agli investimenti strategici di cui dicevo prima .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rubano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA RUBANO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Alla fine degli anni Quaranta del secolo scorso il drammaturgo irlandese Samuel Beckett scrisse un'opera teatrale nella quale i due protagonisti passano la loro vita sul ciglio di una strada nell'attesa di un signor Godot che deve arrivare sempre il giorno successivo, ma non arriva mai.
Mi scuso, signor Presidente, signor Ministro e onorevoli colleghi, se su un tema così importante e tecnico, come lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ho iniziato questo intervento con una divagazione che non attiene al tema specifico; però, se ci si va a rileggere le dichiarazioni pubbliche o anche gli interventi svolti in Parlamento da alcuni esponenti dell'opposizione da quando si è formato questo Governo, sul PNRR la sensazione forte è quella che ad ogni passaggio, ad ogni scadenza significativa, di volta in volta, ci si attendesse la bocciatura, che invece non è mai arrivata.
Al contrario, sono arrivati i voti alti e le promozioni, prima per il pagamento della terza rata, poi per quello della quarta, la richiesta della quinta rata e la riscrittura del Piano, infine, il finanziamento, con altre risorse, dei progetti che, tecnicamente, uscivano dal PNRR. A ognuna di queste tappe, puntualmente, si levavano previsioni di sventura che, altrettanto puntualmente, sono state abbondantemente disattese.
Ministro Fitto, queste sue comunicazioni, come quelle precedenti, sono state estremamente precise e circostanziate, come lo è, del resto, la quarta relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Proprio in quella relazione c'è un dato estremamente interessante che merita di essere citato proprio in questo dibattito: si trova alle pagine 42 e 43, per chi volesse verificarlo, e riguarda il numero di volte in cui in Parlamento si è discusso del PNRR nei suoi stadi di applicazione. Nel corso del 2023 sono state ben 9 - non siamo distanti dalla media di una volta al mese - le volte in cui il Ministro ha condiviso con il Parlamento il percorso relativo all'attuazione e alla revisione complessiva del Piano tramite comunicazioni sullo stato di attuazione, audizioni in Commissione e risposte ad atti di sindacato ispettivo, come da ultimo è avvenuto, se non ricordo male, la settimana scorsa, proprio in quest'Aula. In quell'occasione, ancora una volta, il Ministro, carte alla mano, ha avuto modo di ribadire che una serie di progetti elencati in quell'interrogazione sarebbero stati a rischio nel caso in cui il Governo non avesse proceduto a revisionare il progetto iniziale del PNRR e che le coperture di quei progetti, non più formalmente dentro il Piano, sono elencate nell'articolo 1 del decreto legge n. 19 del 2024.
Alla luce di tutto questo, ritengo che personalmente ci sia poco da dire o da aggiungere. Personalmente, mi limiterò allo stare ai fatti, semplicemente ribadendo qualche dato oggettivo di realtà documentata, poiché, oltre ad avere l'onere di essere un deputato della Repubblica, ho anche l'onore di essere un sindaco di un meraviglioso territorio della provincia di Benevento, Puglianello.
Parto dalla fine, e cioè da quello che sembrava essere un danno per i comuni che in tanti, nonostante le rassicurazioni fornite più volte dal Governo, avevano provato a dipingere come uno scippo doloso ai danni delle amministrazioni locali. Come comuni, abbiamo portato a casa un risultato importante, abbiamo recuperato le risorse che erano state spostate, in seguito all'accordo con la Commissione europea; con il decreto, i 10 miliardi sono stati recuperati e quindi la realizzazione delle opere può andare avanti rispettando l'impegno con i cittadini. E ancora abbiamo ottenuto di mantenere le procedure semplificate del PNRR e, per finire, si è raggiunto un accordo che dà modo ai comuni di rispettare gli impegni presi per migliorare infrastrutture e servizi: parliamo di asili nido, autobus elettrici, linee tram, metropolitane, alloggi popolari, giardini, parchi e spazi per la socializzazione. Ovviamente, queste non sono parole mie, ma sono le dichiarazioni che il presidente di ANCI, Antonio Decaro, ha rilasciato in un'intervista al il 7 marzo scorso, alla luce delle quali credo che la questione delle risorse ai comuni possa essere considerata definitivamente chiusa con esito ampiamente positivo.
Onorevoli colleghi, se mettiamo da parte la propaganda e ci limitiamo a leggere i dati, questi ci dicono che, ad oggi, l'attuazione del PNRR sta procedendo con successo. La terza e la quarta rata, rispettivamente di 18,5 e 16,5 miliardi, sono state incassate, risultato che ha consentito al nostro Paese di ricevere 102,5 miliardi sui 194,4 complessivi.
Il conseguimento di ulteriori 52 obiettivi e traguardi previsti dalle tabelle di marcia ci ha autorizzato a presentare la quinta richiesta di sovvenzionamento. Il rapporto della Commissione europea sulla valutazione intermedia del dispositivo per la ripresa e la resilienza riconosce che l'Italia è al primo posto tra gli Stati europei per numero di obiettivi e traguardi raggiunti.
Anche sulla modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha trovato la piena approvazione da parte dell'Unione europea, ritengo che due parole vadano dette, non tanto sui contenuti, che pure sono importanti, perché, grazie al REPowerEU, l'Italia ha ottenuto 2,76 miliardi a fondo perduto, ma sui presupposti giuridici, politici ed economici che hanno portato a questo obiettivo.
Al di là di quanto continua a sostenere qualcuno, la possibilità di rivedere i vari Piani di ripresa e resilienza non nasce da una richiesta italiana. Il problema si pone in sede comunitaria, alla luce degli eventi che, purtroppo, si producono anche al termine della pandemia e cioè la guerra in Ucraina e le ricadute di questa sull'economia, ad iniziare dai costi energetici.
E' alla luce di questo scenario che l'Europa approva il regolamento (UE) 2023/435 che, andando a modificare il regolamento istitutivo del dispositivo di ripresa e resilienza, prevede che, in aggiunta alla possibilità, già prevista, di rimodulare i vari Piani nazionali di ripresa e resilienza, questi possano essere modificati alla luce di sopravvenute circostanze oggettive adeguatamente documentate.
E quanti sono i Paesi che hanno deciso di avvalersi di questa facoltà e delle altre che consentono una modifica? Tutti. Se alla luce di questo dato c'è qualcuno che vuole continuare a sostenere che le modifiche del nostro PNRR abbiano avuto come unica finalità quella del gioco delle tre carte, faccia pure, continui a recitare questo ruolo che non so dire se sia più attinente all'operetta o alla pantomima Concludendo, onorevoli colleghi, c'è ancora molto da lavorare, e duramente, per realizzare il Piano nazionale di ripresa e resilienza dal quale dipende il nostro futuro e quello dei nostri figli. Non è un compito assolutamente facile e neppure scontato; allo stesso tempo, però, non possiamo negare che i risultati, ad oggi, sono positivi e inducono all'ottimismo. E non lo diciamo per un atto di fede, ma sulla base di dati e documenti.
Signor Ministro, lei e tutto il Governo proseguite il lavoro iniziato, avete piena fiducia e il pieno sostegno da parte dei deputati di Forza Italia e dei sindaci
PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Castiglione. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CASTIGLIONE(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, la ringraziamo per questa sua relazione. Siamo fortemente convinti, così come tanti altri colleghi, ma soprattutto come gruppo parlamentare, che questo confronto aiuti e non ci siamo mai iscritti al gruppo di coloro che predicavano sventure per il nostro Paese. Sappiamo quanto sia importante l'attuazione di questo Piano di ripresa e resilienza, sappiamo quanto sia importante per il Paese e sappiamo che non è solamente un fatto burocratico.
Oggi siamo convinti che nella sua relazione non ci sia una mera elencazione di obiettivi raggiunti, delle rate, un fatto squisitamente burocratico. Noi siamo convinti che questo debba essere il passo propedeutico per queste riforme, perché il PNRR per il nostro Paese era, sì, un Piano che prevedeva investimenti, ma era un Piano che prevedeva anche profonde riforme della nostra pubblica amministrazione, della nostra giustizia, per velocizzare le nostre procedure.
Lei oggi, caro Ministro, ha illustrato la situazione, ma non è possibile pensare che tutti gli attori sociali, la cabina regia, tutti quegli attori che oggi partecipano alla realizzazione e all'attuazione di questo Piano si lamentino invano. Ogni giorno lo registriamo, i comuni hanno più volte lamentato il definanziamento e lei, oggi, ha detto che il definanziamento di quelle opere di 10 miliardi è stato risolto con il decreto n. 19. Quindi, un problema c'era. Dunque, è utile e positiva l'attività che i comuni hanno svolto, così come l'hanno svolta le province perché sono i motori, i motori dello sviluppo e, soprattutto, i motori di quell'attuazione del PNRR che noi vogliamo realizzare.
Glielo ricordavano ieri: sono 230.000 le gare realizzate da parte dei comuni, che hanno messo in moto circa 32 miliardi di opere, molte di queste già aggiudicate. Ma non nasconderà, Ministro, lei lo sa benissimo, le difficoltà quotidiane per i comuni di rendicontare queste opere: il sistema ReGis, la piattaforma ReGis, che non regge, come lei ha ricordato, pochi minuti fa. C'è, quindi, sicuramente qualcosa da correggere riguardo ai comuni e alle regioni. In ordine alle attività territoriali, nel PNRR abbiamo fatto grandi investimenti sulla sanità territoriale e oggi, noi lo sappiamo, si stanno adeguando moltissime strutture fatiscenti, però, molto spesso, non sappiamo come partiranno gli ospedali di comunità, le strutture territoriali che dovrebbero svolgere un ruolo assolutamente rilevante.
Caro Ministro, però, ci sarà anche un problema, perché lei sa benissimo che la quinta rata, a cui lei ha fatto riferimento stamattina, nella rivisitazione, nella rimodulazione, passa da 18 miliardi di euro a 10,6 miliardi di euro, ciò significa che oggi vi è una difficoltà, che noi, insieme a lei, vorremmo aiutare a superare. Una difficoltà obiettiva nella realizzazione di quell'obiettivo, perché 7,4 miliardi in meno vuol dire qualcosa: abbiamo fatto slittare in avanti l'attuazione di quelle misure che sono importanti per un'effettiva attuazione del Piano di resilienza; ricordo poi che la sesta rata passa da 11 miliardi di euro a 9,2 miliardi di euro, meno 1,8 miliardi, con scadenze immediate differite, per arrivare alla decima rata, dove da 18 miliardi di euro passiamo a 28,5 miliardi di euro. Questo significa ben 10 miliardi in più, differiti tutti all'ultima rata. Come facciamo sì che questa vera e piena attuazione si possa realizzare, come facciamo sì che questi 194 miliardi messi a disposizione del nostro Paese possano coniugare, da un lato, gli investimenti e, dall'altro, le riforme che, purtroppo, mancano caro Ministro?
Faccio riferimento all'efficienza della pubblica amministrazione, alla digitalizzazione di cui abbiamo parlato più volte, alla semplificazione delle procedure, alla formazione del personale. Molti comuni non riescono ad attuare quelle misure perché non c'è una formazione adeguata, da cui, molto spesso, medici a gettone, ma anche consulenti a gettone, con un proliferare di consulenti, ma tutto ciò non consente di risolvere il problema strutturale che si voleva risolvere all'interno della pubblica amministrazione. Una maggiore efficienza della macchina della giustizia, la riforma della giustizia, sia civile, sia penale, amministrativa e tributaria, che è più volte richiamata nel nostro Piano di ripresa e residenza. Oggi, purtroppo, molte di quelle attività, che avremmo dovuto mettere in campo, non sono state realizzate: il tema dell'istruzione e quello della sanità. Lei conosce benissimo quali sono queste difficoltà.
Lei diceva benissimo che dobbiamo avere un'unica cabina di regia, dobbiamo poter ragionare delle risorse del PNRR con un chiaro quadro di programmazione e di pianificazione e con le risorse del Fondo di sviluppo e coesione. Le rammento che moltissime regioni ancora non hanno firmato quel protocollo, mentre altre lo hanno firmato; da qui la piena sinergia anche con le risorse del Fondo di sviluppo e coesione, ma con la politica di coesione: quindi, più risorse significative e importanti, in un unico quadro di coordinamento.
Non c'è dubbio, però, che qualcosa la dovremo dire sul piano dell'attuazione. Caro Ministro, faccio riferimento al Dipartimento per la coesione e alla nomina dei dirigenti, ossia chi dovrebbe materialmente ogni giorno portarla avanti, ma lei lo sa benissimo che quella struttura oggi è ferma: i dirigenti non sono stati nominati e quella struttura oggi non è stata messa nelle condizioni di poter realizzare quanto è previsto, soprattutto fare da coordinamento, quale struttura fondamentale, per attuare le misure di cui tutti parliamo.
Caro Ministro, noi non ci siamo iscritti tra coloro che pensavano che questo Piano non sarebbe stato realizzato, ma siamo stati molto preoccupati per le gravissime lamentele che ci sono state, molto spesso a ragione.
Oggi, con il decreto-legge n. 19 del 2024, il Governo è intervenuto, ciò vuol dire che c'erano veramente gravissime difficoltà. Per esempio, penso ai comuni, quando la Commissione europea ha recuperato i piani urbani integrati, i piani della rigenerazione urbana, nonostante le risorse messe a disposizione. All'interno del PNRR queste misure sono state recuperate come fondamentali. Noi sappiamo che qualcosa è stata corretta, ma noi sappiamo, caro Ministro, che c'è molto da fare. Lei dice che c'è un rapporto recuperato con la Commissione europea, c'è questo rapporto che è stato molto proficuo nella fase della rivisitazione del nostro Piano. Noi vediamo bene questa ripresa di collaborazione con la Commissione europea, vorremmo però che tutte le risorse che oggi sono messe a disposizione del nostro Paese e, soprattutto delle regioni e degli enti locali, possano essere non solo coordinate, ma segnare in maniera proficua quella rivoluzione, quella necessaria iniziativa che il nostro Paese attende, soprattutto per quelle riforme che attendiamo da tempo.
Grazie, signor Ministro, certamente in occasione della conversione del decreto-legge n. 19 del 2024 questo confronto sarà ancora più serrato e noi la ringraziamo fin da ora per quello che ha fatto in questo decreto e anche per quello che dovremo fare insieme per la piena attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza .
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo 2 di Acqui Terme, Alessandria, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti. È iscritto a parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Grazie, signor Presidente e grazie, signor Ministro, per la sua relazione. Farò un intervento assolutamente notarile per mettere agli atti di questa Camera fatti che sono noti; mi associo, peraltro, al saluto del pubblico che, anche se non lo sa, è, a tutti gli effetti, un pubblico pagante, le famose generazioni future, come mi accingerò a dimostrare non per farle preoccupare, ma affinché siano pronte a ciò che loro aspetta da qui al 2058.
Faccio, però una premessa e la premessa è questa: personalmente, ma anche come forza politica, abbiamo sempre espresso critiche rispetto allo strumento PNRR. Se a una persona viene affidato un compito estremamente difficile e, in più, gli viene dato uno strumento inadeguato, se io dico che lo strumento è inadeguato non sto criticando la persona, anzi sto indirettamente facendo il suo elogio, e quello che dirò del PNRR, delle difficoltà oggettive, che esso presenta come strumento per rianimare la crescita del Paese, è indirettamente, ma esplicitamente, un elogio all'azione di questo Governo che finora è riuscito a trarre il meglio e a raddrizzare, nella misura del possibile, un legno che era visibilmente nato storto.
Del resto, tutte le critiche mosse a questo Governo si sono poi sbriciolate contro la realtà dei fatti. Prima ancora che questo Governo si insediasse, mi ricordo che, nelle raffinate assise televisive, chiunque osasse dire che si sarebbe dovuto ripensare il progetto veniva incenerito: diciamo che con me ci hanno provato, senza riuscirci troppo, ma comunque la tendenza era quella. Era una bestemmia in cattedrale. Adesso abbiamo visto che su 27 Stati membri, 31 sono state le richieste di adeguamento, quindi ce ne sono state più di quanti sono gli Stati partecipanti, il che significa che quello che noi chiedevamo lo chiedevamo per lungimiranza e non per disfattismo.
Tutta la storia sul fatto che noi saremmo in ritardo sui progetti si sbriciola andando a vedere, cosa che già due volte ho portato all'attenzione di quest'Aula, il monitor, presente sul sito della Commissione europea, sullo stato di avanzamento di , che dice che l'Italia è perfettamente in tabella di marcia. Aggiungo un altro tema, questo , visto che abbiamo dato due prove di lungimiranza, aggiungiamo una terza considerazione che forse potrebbe essere lungimirante: anche questa scadenza tassativa del 2026, i dati ci dicono che noi magari la rispetteremo ma gli altri no e quindi verrà chiesta una proroga e verrà chiesta dagli altri.
Io non voglio creare qui un problema di dicendo: prendiamocela comoda. Noi non ce la prenderemo con la lealtà e l'efficienza, lealtà al Patto europeo ed efficienza delle nostre imprese e della nostra burocrazia, che ci appartiene, ma poi succederà che gli altri, invece, allungheranno il brodo.
Allora, a me quello che piace evidenziare, nell'ambito di una discussione politica, è sempre il rovesciamento, il ribaltamento delle retoriche. Quante volte ci siamo sentiti dire da quelli che - poniamo - tagliavano le pensioni, che non ci sono pasti gratis? I tagliatori, gli austeri ci hanno parlato di questa assenza di pasti gratis. Quante volte ci siamo sentiti dire che non dobbiamo far gravare le nostre decisioni sulle generazioni future qui presenti in parte? Bene, sul PNRR la retorica della parte politica che ci diceva queste cose si è completamente ribaltata, perché il PNRR ci è stato presentato come un pasto gratis, oggettivamente, come una pioggia di miliardi, e anche perché il PNRR è effettivamente un peso sulle generazioni future, perché è un debito che, a differenza del debito pubblico, non si prevede che venga rinnovato a scadenza, ma dovrà essere ripagato entro una ben precisa scadenza.
Aggiungo subito - laddove il Presidente Fontana intervenga a richiamarmi ai tempi - un pezzo della conclusione, ossia che, secondo me, è anche un bene che questo debito non venga rinnovato e poi, quando sentirò il campanellino del Presidente, dirò rapidamente perché. Ma qui c'è da fare un ragionamento sul , su quanto graverà questo debito sulle generazioni future. Infatti, quest'aspetto qui non è stato, secondo me, sufficientemente messo a fuoco nel dibattito italiano, mentre nel dibattito europeo occorre che le generazioni future, ma soprattutto quelle presenti, i colleghi, sappiano che un dibattito è stato attivato, perché, fondamentalmente, sono stati fatti alcuni errori, di cui il principale - lo anticipo - è stato quello di considerare il periodo dei tassi zero come la normalità, anziché come un'anomalia storica: il che ha portato a sottostimare gravemente l'onere finanziario dei prestiti che la Commissione europea contrae con i mercati per finanziare il .
Ce lo dice il direttorato per le politiche interne in un suo rapporto dell'ottobre 2023. Il PNRR non è un pasto gratis. Lo ripeto, non è un pasto gratis. Chi si è soffermato solo sul guadagno che avremmo avuto sul margine di interesse ha fatto un errore grave, ma anche plateale, perché, come vedremo, non ci sono solo il risparmio o il costo finanziario, ma ci sono anche costi indiretti. Per esempio, c'è un costo burocratico - le strutture necessarie, le cabine di regia, tutta questa economia della consulenza che si è resa necessaria e che ha anche margini di relativa “parassitarietà”, secondo me, rispetto a cose che si sarebbero potute fare in modo diverso - determinato, poi, dalla logica dello strumento. Cosa ci costringe a questo eccessivo…Perché siamo qui a parlare di queste cose, anziché occuparci di altro? Perché lo strumento non è concepito benissimo. La necessità di imporre delle scadenze, anzi, permettetemi, rovescio la frase… le scadenze tassative imposte determinano la necessità di creare delle superfetazioni burocratiche, un costo amministrativo esorbitante rispetto a quello che si sosterrebbe con procedure di finanziamento nazionali delle stesse opere pubbliche. E, attenzione, questa non è una colpa del Governo. Il Governo deve lavorare entro questo schema. E poi c'è un costo economico, ci sono scelte di indirizzo degli investimenti, che non sono appropriate per i nostri Paesi. Questo, noi, adesso, lo sappiamo. Purtroppo, non è stato immediatamente messo a fuoco il punto, ossia che, anche sotto il profilo per esempio delle dotazioni infrastrutturali, come sotto tanti altri profili, i Paesi europei sono diversi.
Chi segue il dibattito sa che in Germania si usano ancora i fax. È venuto a dircelo Wolfgang Münchau, parlando dei gravi ritardi di investimento in digitale nel suo Paese, a novembre dell'anno scorso, al convegno dell'Associazione Asimmetrie, e ieri ce lo diceva il . Allora voi capite che, invece, chi gira per il territorio entra in una piccola media e impresa e vede , vede informatica. Questa retorica della piccola e media impresa che non si digitalizza e che ha perso il treno della produttività, perché non si è informatizzata, è una fesseria catastrofica, è un diversivo che viene messo nel dibattito ma che non è supportato da nulla. Basti pensare, per esempio, che un calo di produttività c'è stato anche negli Stati Uniti, che sono i campioni della rivoluzione digitale. Quindi questa storia non tiene. E noi abbiamo un asse digitale di investimenti e diamo milioni a comuni per digitalizzarsi, a comuni di montagna che già si sono digitalizzati, ma non diamo loro quel pezzettino di strada comunale che evita loro di fare tortuosi giri da una parte e da un'altra per raggiungere il posto di lavoro o per raggiungere un posto dove possono essere curati in modo diverso.
A noi sarebbero servite, tuttora servono e serviranno, altre cose rispetto a quelle che servono alla Germania: se un Paese, che non ha ancora il , incontra un Paese che non ha più il fax, cioè se la Germania incontra l'Italia e le consiglia degli investimenti, il Paese che non ha più il fax è in difficoltà, paradossalmente, perché è già passato attraverso un certo processo di riconversione.
E poi c'è il costo finanziario, che non va banalizzato, perché ci sono minori tassi sui prestiti, ma ci sono anche i tassi sulle sovvenzioni, perché le sovvenzioni a noi sono state raccontate come fondo perduto, ma vengono comunque finanziate emettendo titoli e, naturalmente, i mercati desiderano che su quei titoli siano pagati degli interessi. Ma gli interessi, in quel caso, li paga l'Unione europea. Scusate, ma allora qui ci stiamo dimenticando un altro mantra, cioè che l'Unione europea siamo noi: quei tassi di interesse verranno finanziati dal bilancio comunitario. Io ve lo dico perché, magari, il Ministro Fitto sicuramente lo sa, ma il fatto che questo costo finanziario sia stato gravemente sottostimato, in questo momento, preoccupa la Commissione, perché richiederà revisioni probabili dell'attuale quadro finanziario pluriennale e, soprattutto, impatterà sui futuri quadri finanziari pluriennali, i quali, lo dico per le generazioni future, sono i bilanci dell'Unione europea.
I tassi zero erano un'anomalia evidente e, ora che quest'anomalia è evidente, ci troviamo con stime del costo finanziario per interessi, complessivo dei 700 miliardi presi a prestito, che vanno da un massimo di 410 miliardi di interessi da pagare, che quindi dovremo pagare anche noi, a una stima centrale di 221 miliardi che, comunque, non sono spiccioli. E ripeto, questi verranno dal bilancio, cioè verranno da noi.
Quindi, che cosa si prospetta per il futuro? Si prospettano nuove risorse proprie che - traduco per i non addetti ai lavori - sono le risorse cosiddette proprie dell'Unione europea, cioè tasse che l'Unione europea impone indirettamente ai Paesi membri. Quindi, le risorse proprie loro sono tasse proprie nostre. E chi le tasse ancora non le paga - come lo ero anch'io all'età di chi non paga le tasse - sarà anche disinteressato a questo argomento. Il tema è che però, purtroppo, l'età in cui si pagano le tasse arriva.
Sulla retorica degli investimenti produttivi ho già detto. E questo è importante perché ci deve servire a evitare un'altra trappola retorica: questo Governo sta estraendo il massimo possibile, e forse anche di più, rispetto a un quadro che presenta delle falle, sia nell'indirizzo della spesa, che non si è potuto, non si è voluto - non ci sono stati i tempi, c'era tutta questa fretta -, tarare meglio sulle effettive esigenze dei nostri territori e rispetto anche a un'impostazione, una tempistica che non ci favoriva.
Allora qui vi cito uno degli ultimi rapporti di Goldman Sachs, che penso possa avere interesse, anche perché l'economista è stato responsabile economico del maggior partito di opposizione e quindi penso possa avere ascolto: solo l'Europa meridionale ha realizzato più di metà degli obiettivi, l'area Euro del Nord è in grave ritardo, il contributo agli investimenti è abbastanza irrilevante, cioè lo 0,8 per cento di crescita in più, che non si avvicina neanche - - agli ambiziosi obiettivi di sviluppo degli investimenti.
Il PNRR è un non rimedio rispetto al tragico di investimenti causato dalla stagione dell'austerità. Nel 2025, ce lo dice la Commissione europea, il recupero di investimenti pubblici rispetto al 2019 sarà, per più di due terzi, dovuto a fonti di investimento nazionali. Quindi solo un terzo dovuto al PNRR. E non è colpa nostra perché non abbiamo messo a terra, perché stiamo mettendo a terra. Stiamo facendo quello che dicono loro, ma non succede quello che dicevano loro, succede quello che dicevamo noi. Quindi, tre cautele, per concludere.
La prima è, ovviamente, di fare attenzione a quando la realtà presenterà il conto. Dovremo arrivare a quel punto con finanze solide, perché ci verrà chiesto di contribuire a pagare il conto. La seconda è: rifiutiamo, come Governo, come Paese - chiedo questo sforzo anche all'opposizione - la retorica colpevolizzante tale per cui, se poi non ci sono risultati in termini di crescita, la colpa è nostra perché noi non siamo bravi perché gli altri son meno bravi di noi, questo dicono i numeri. Investono di meno, crescono di meno e realizzano di meno il PNRR.
Il problema è nello strumento, non in chi lo sta usando. E attenzione poi a due esiti inevitabili. Uno è la richiesta di proroga e l'altro sarà la richiesta di , cioè di rinnovare questo debito, sulla quale io mi limito a fare una considerazione. Con tutto il rispetto per chi decanta il momento hamiltoniano - Hamilton, negli Stati Uniti, fu quello che rese federale il debito, lo dico per chi si è messo in ascolto in questo momento -, io penso che sarebbe un grosso errore affidare un debito comune a chi sta dimostrando di non essere in grado di gestire una moneta comune
PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti dell'Istituto comprensivo statale di Taviano e il Consiglio comunale dei ragazzi, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti
È iscritta a parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro Fitto, non potendo però condividere i toni un po' trionfalistici del suo intervento. La sensazione che resta, purtroppo, ma diciamo che ce l'ha ampiamente confermata il collega Bagnai, con quest'ultimo intervento, è una sensazione di grande amarezza, una sensazione che per voi il PNRR non sia, in fondo, un'opportunità di crescita. Ce lo ha detto prima il collega Bagnai, elencando tutte le spese che il PNRR comporterebbe e tutto quello che comporterebbe per le generazioni future. Ma è qualcosa che forse vi siete trovati, di cui non siete riusciti a liberarvi e che, in qualche modo, dovete gestire; quasi un impiccio e non quella grande occasione, che invece noi pensiamo sia fondamentale per cambiare l'Italia, per modernizzare il nostro Paese, non solo con i fondi, ma anche con le riforme, per fare quelle transizioni, la transizione ecologica e la transizione al digitale, che oggi sono imprescindibili, se vogliamo continuare ad esistere nel mondo, e non solo in Europa. Quella grande occasione per ridurre quelle diseguaglianze di cui ancora oggi il nostro Paese, purtroppo, è intriso: non solo le disuguaglianze tra Nord e Sud, ma anche le disuguaglianze tra generi e le disuguaglianze tra le opportunità che i giovani non hanno e che, invece, altre generazioni hanno avuto. La grande opportunità di creare quei servizi che in troppe regioni ancora mancano, a partire, ad esempio, dagli asili nido, e non solo, la sanità territoriale, le residenze universitarie, quei tanti capitoli che nel PNRR sono stati inseriti, servizi che potrebbero cambiare davvero la vita delle persone, dare nuove opportunità non solo a chi oggi c'è, ma anche alle prossime generazioni. Questo ci voleva raccontare il titolo del PNRR, quelle prossime generazioni di cui quest'Aula oggi si deve far carico.
Avete perso molto tempo per riformare la , lo avete fatto e oggi lei rivendica tra i grandi successi proprio questo, quello della cabina di regia della nuova , lo abbiamo sentito dalle sue parole. Invece, io penso che purtroppo abbiamo perso - e lo ha perso l'Italia - molto tempo in aggiustamenti, in cambio di , in nuove proposte che oggi ci consegnano un Piano che, non solo è molto diverso dal Piano iniziale, ma è anche molto diverso dalla vostra proposta iniziale di revisione. Un Piano in cui mi spiace sentire, dal Ministro e dai colleghi della maggioranza che sono intervenuti, falsità, perché in realtà rimangono dei definanziamenti e quindi abbiamo perso dei soldi, abbiamo perso dei progetti, abbiamo perso delle occasioni per le persone, per i territori, perché non si può mentire.
Se volete, non la usiamo quell'espressione che ci hanno imputato prima i colleghi, del gioco delle tre carte, ma francamente questo sembra, perché una parte dei progetti per i comuni, ad esempio, sono stati rifinanziati a carico del bilancio dello Stato, su risorse nazionali, peggiorando così le nostre prospettive dei conti pubblici. Le avete messe sui fondi dal 2027 al 2029, parlo dei 6 miliardi per le piccole opere dei comuni, e quindi, prospetticamente, cosa succederà ai nostri conti pubblici? Soprattutto, è una scommessa sul fatto che nel 2027, 2028 e 2029 quei fondi ci saranno. Lo fate sapendo che il PNRR si deve concludere entro il 2026, anche se ho sentito i colleghi che scommettevano su una proroga. Lo fate avendo creato per mesi un'incertezza nei tanti comuni che invece quelle risorse le volevano spendere e avendo posticipato e schiacciato la spesa sempre più vicino alle scadenze che ci sono imposte. Lo avete fatto anche con la sanità - ci tornerò dopo - scippando 1,2 miliardi ai fondi ordinari della sanità. Mi spiace doverlo dire, contravvenendo a quello che ha detto il collega Rubano, che qui, in realtà, è mancato il coinvolgimento del Parlamento, è mancato perché certo ci sono state le sue relazioni, ci sono state le audizioni, ci sono stati molti momenti formali, ma io voglio dire forse pochi momenti sostanziali, a partire dal fatto che non ci sono mai state consegnate le singole schede di progetto. Ma è mancato non solo il coinvolgimento del Parlamento, è mancato moltissimo il coinvolgimento delle parti sociali - ce lo hanno detto - in tutte le audizioni che sono state fatte, chiedendo, ad esempio, di poter accedere alla piattaforma ReGis e di poter essere coinvolte nella rimodulazione del Piano. Sono state disattese le attività di conoscenza e monitoraggio previste dal PNRR e non ritorno sul tema della Corte dei conti.
Il Piano che ci troviamo a discutere oggi, purtroppo, lo dico, è decisamente sotto le aspettative, quelle di un grande Paese come l'Italia, uno dei Paesi fondatori dell'Europa. Purtroppo, ci state abituando a un'Italia, ad esempio, che parla per ultima, in un momento così cruciale come quello della riforma del Patto di stabilità. Samo di fronte a quella che avrebbe potuto essere una grande occasione, la più grande occasione di riscatto per il nostro Paese, ma la sensazione, anzi i numeri, ci dicono che non è così.
Parliamo di numeri. Il livello di spesa è molto inferiore alle risorse che l'Italia ha già ottenuto; siamo al 52,4 per cento, 45,6 miliardi a fronte dei 101,93 che abbiamo ricevuto. Non stiamo centrando alcune delle priorità trasversali che sarebbero fondamentali per il nostro Paese, in un Paese in cui il tasso di occupazione femminile è di 14 punti inferiore alla media europea (avete tagliato di oltre 100.000 posti gli asili nido e anche qui non ci torno), in un Paese che è ultimo per il tasso di occupazione giovanile, e quindi in cui queste due priorità dovrebbero essere per noi fondamentali, il 70 per cento dei bandi del PNRR va in deroga rispetto a quelle prescrizioni, rispetto ai meccanismi per favorire l'inclusione delle donne, dei giovani e delle persone con disabilità e solo il 6 per cento presenta misure premiali di genere. Purtroppo, io credo che questo non sia accettabile, non per noi dell'opposizione; non sia accettabile per come è messa oggi l'Italia. Non state centrando neanche gli obiettivi di riuscire a sopperire alle disuguaglianze che ancora oggi rimangono tra Nord e Sud e lo dico, Ministro, da lombarda. Lo dico anche unendomi alle regioni e qui torno sul grande tema della sanità. Io vorrei capire se questo Governo crede ancora nella sanità pubblica, quella sanità che avrebbe dovuto garantire un servizio universale, per tutte e per tutti, in tutti i territori, perché dagli ultimi tagli, da quel taglio di 1,2 miliardi, noi crediamo non sia così. State togliendo più di 300 case di comunità, state togliendo più di 100 ospedali, quindi state togliendo la possibilità per le persone, che già oggi in Italia faticano a curarsi, di poter avere, in futuro, una nuova occasione per poterlo fare.
Il mio tempo sta finendo, ma voglio dirle solo questo, Ministro. Qui non trova dei detrattori, non li trova su questi banchi, forse i detrattori sono sui banchi della sua maggioranza e il collega Bagnai lo ha detto in modo netto e chiaro . Qui trova, non solo noi, ma anche le parti sociali, persone che hanno voglia di contribuire alla riuscita di questo Piano, perché hanno voglia di dare all'Italia un'occasione, la vogliono dare non solo al nostro Paese ma alle persone che hanno bisogno di poter guardare al futuro con più speranza e il PNRR questo è, nuove generazioni che possono avere speranza di crescita e occasioni di opportunità .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, signor Presidente. Buongiorno Ministro, buongiorno Sottosegretario, oggi, per l'ennesima volta da quando è in campo questo strumento del PNRR, ci troviamo in quest'Aula ad affrontare il tema del suo sviluppo e della sua realizzazione. Io ho avuto il privilegio di occupare questo banco anche nella scorsa legislatura e quindi ricordo quel clima di estasi collettiva che le allora maggioranze vivevano quando si parlava di PNRR.
C'era un clima di assoluta incoscienza rispetto all'impegno che questa Nazione andava ad assumere, ben sapendo che lo avrebbero pagato, lo pagheranno, le prossime generazioni e, probabilmente, noi non saremo più qui a risponderne. Allora, adesso, devo dire che fatico a non ridere, quando ascolto le allora maggioranze, oggi, opposizioni, che salgono in cattedra per spiegare come si deve realizzare questo strumento, come si devono mettere a terra tutti quei progetti. Io vorrei fare uno sforzo, che non sempre noi politici facciamo con la dovuta attenzione, cioè quello di concentrarci per una volta su numeri e fatti. I numeri dicono che la cabina di regia con la quale il Ministro e il Governo ascoltano le regioni si è riunita 20 volte dal mese di settembre, quindi, c'è una condivisione, una collegialità, con tutti gli enti preposti alla realizzazione di questo Piano che raramente si era vista. Abbiamo liberato, come ha detto a più riprese il Ministro, 21 miliardi di euro di risorse in più. Questo, per chi non è appassionato di politica economica significa quasi una seconda manovra, oltre a quella che abbiamo varato nel mese di dicembre .
Eppure, abbiamo avuto la forza, come Italia, come nazione, di ottenere dall'Europa tutte le riprogrammazioni che erano necessarie per non bucare le varie tappe di questo Piano. Questo Piano ha un perno attorno al quale deve ruotare necessariamente tutta l'azione del Governo, che è il 30 giugno 2026. A quella data, tutti i progetti che non saranno stati effettivamente realizzati non potranno essere coperti con i soldi di questo Piano e, dunque, dovranno essere coperti con finanze nazionali, il che comporta ovviamente che se qualcuno per scarso o nullo senso di responsabilità non attuasse quei progetti dovrebbe corrisponderne economicamente la nazione con il suo bilancio.
Allora, è necessario fare un passo indietro e tornare a quel periodo di estasi collettiva, nel quale è stato confezionato questo Piano. La vera domanda non è perché il Ministro Fitto sia stato costretto, all'atto del suo insediamento, a correre in Europa per ottenere una serie di riprogrammazioni e di rimodulazioni, la vera domanda è o dovrebbe essere, se si avesse un minimo di onestà intellettuale, perché quei progetti erano nel Piano . Quella è la vera domanda. Perché questo Piano è stato confezionato senza un minimo di raziocinio e di programmazione, ma semplicemente chiedendo agli enti locali alla rinfusa quali progetti fossero più o meno pronti, buttandoli lì dentro, ben sapendo che non potevano essere realizzati o ben sapendo che, comunque, non potevano essere pagati con i soldi di quel Piano, perché non corrispondevano ai criteri richiesti.
Ecco, perché l'operato svolto dal Governo Meloni e dal Ministro Fitto, in particolare, merita un duplice apprezzamento, perché lo sforzo fatto è stato non di scrivere in autonomia un Piano, perché, se il PNRR lo avesse scritto questo Governo, certamente non avrebbe scritto quello che noi abbiamo trovato, quindi, il nostro Governo si è trovato costretto a correre ai ripari e a porre le basi per fare in modo che questa opportunità sia realmente sfruttata dall'Italia. Eppure, noi abbiamo avuto numerosi aiuti, nel 2023 l'Italia ha rispettato tutti gli obiettivi della terza rata, ha presentato gli obiettivi della quarta rata, si è posta avanti ad altre nazioni nel piano di realizzazione di questo Piano. Siamo la prima nazione in Europa ad avere presentato gli obiettivi della quinta rata e lo abbiamo fatto con la consapevolezza che il contesto è cambiato ed è cambiato l'approccio di chi oggi governa l'Italia. La capacità di rendere sostenibile l'economia di questa Nazione, anche grazie all'utilizzo del Piano, si è estrinsecata nel dialogo con l'Europa. Eppure, signor Presidente, noi ovviamente non abbiamo mai visto il Ministro Fitto bere una birra e confidarsi con la Merkel , come hanno fatto altri che governavano prima, con toni tutt'altro che onorevoli per una nazione come l'Italia, ma abbiamo visto il Ministro Fitto tornare dall'Europa con risultati concreti, perché l'atteggiamento nei confronti dell'Italia è palesemente cambiato e la nostra libertà di rimodulare il Piano, rendendolo effettivamente aderente alle capacità di spesa del nostro Paese, è sicuramente un risultato, perché i dati sulla coesione dicono che l'Italia è la prima nazione nel recepimento di risorse, ma è anche in fondo alla classifica nell'impiego di quelle risorse. Quindi, evidentemente, bravissimi a recuperare risorse in Europa, ma, finora, meno bravi a spenderli .
Ecco perché anche quel cambiamento di paradigma nel mondo della coesione era necessario per responsabilizzare gli enti locali. Gran parte dei progetti di questo Piano che sono stati modificati era proprio relativa a quei progetti affidati agli enti locali, stretti nella morsa di macchine amministrative quasi mai con organico pieno, quasi mai con professionalità adeguate a raccogliere le sfide di questi grandi piani che l'Europa ha messo in campo, quindi, con la consapevolezza che gli enti locali quasi sicuramente avrebbero fatto fallire il Piano, perché avrebbero bucato la data del giugno 2026, che appare lontana nel tempo, ma, in realtà, chi ha la fortuna di amministrare un ente locale sa che in termini di programmazione è una data vicinissima, abbiamo ritenuto - e lo ha fatto mirabilmente il Ministro - di dover finanziare questi progetti con altri programmi europei, con altri programmi nazionali. Quindi, non c'è un definanziamento di progetti, semplicemente c'è la presa d'atto che quei progetti non dovevano entrare nel PNRR . L'errore è stato a monte. E da lì la volontà di finanziarli comunque, con un altro provvedimento, che non avrà le tempistiche stringenti del Piano, che ha delle tappe intermedie in vista della tappa finale che è quella di giugno 2026.
In generale, tutta l'attività svolta da questo Governo è stata improntata al senso di responsabilità, non solo e non soltanto, nei confronti dell'Europa che naturalmente osserva la nostra credibilità, ma, anche e soprattutto, nei confronti delle future generazioni che si troveranno a pagare il conto di questo Piano, perché, lo dico richiamando sempre quel periodo che definisco di estasi collettiva, questo non è un regalo, ma è un prestito e, quindi, il prestito qualcuno lo dovrà pagare , questo anche a beneficio di chi ogni tanto parla di questo Piano, come se si trattasse di soldi trovati abbandonati da qualche parte. No, sono soldi che le future generazioni dovranno restituire e credo che sia responsabile, da parte di chi governa, gettare le basi affinché le prossime generazioni pagheranno, sì, questo debito, ma almeno potranno godere dei risultati di questo lavoro , cosa che, senza l'intervento di questo Governo, non sarebbe accaduta.
Le missioni del nuovo Piano salgono da 6 a 7, con l'introduzione del capitolo REPowerEU, le riforme passano da 63 a 66 e 5 sono relative proprio a questo capitolo. Si parla di riordino degli incentivi alle imprese per razionalizzare e fornire strumenti semplici ed efficaci, si parla di politiche di coesione, su cui vale la pena ricordare che si stanno giocando, proprio in queste settimane, i prossimi tempi per tantissime regioni - quasi tutte ormai, ne mancano veramente poche - che sottoscrivono gli accordi con il Governo.
Ciò proprio a testimonianza di quella inversione di paradigma che chiede alle nostre regioni la chiarezza e la programmazione, ossia sapere prima quali sono i progetti per i quali si chiedono i fondi di coesione al fine di evitare quel consueto pianto sul latte versato al quale siamo stati abituati sempre alla fine dei 7 anni di programmazione. Noi abbiamo la volontà di sapere prima quali sono i progetti da realizzarsi al fine di poter anche monitorare - lo prevede il nuovo meccanismo di coesione - l'attuazione di questi progetti. L'ambiente, le reti e le infrastrutture strategiche per il nostro Paese trovano adesso pieno accoglimento nel nuovo Piano, così come rimodulato dal Governo Meloni.
È un Governo che in un anno e mezzo ha dovuto operare in Europa, da un lato recuperando una credibilità sul versante economico e dall'altro lato portando già dei risultati, perché il di questo Piano correva in maniera impietosa e le varie tappe intermedie andavano a scadere una dopo l'altra. Quindi, un lavoro che è stato condotto con grande capacità e con grande abilità. A distanza di un anno e mezzo - diversamente, eravamo convinti, un anno e mezzo fa, per adesione a una maggioranza a sostegno di questo Governo - il nostro convincimento è corroborato dai numeri e dai risultati sin qui ottenuti. Quindi, anche gli italiani devono avere la certezza e la consapevolezza che c'è qui a Roma un Governo che non arriva in Europa con il piattino in mano, ma c'è un Governo consapevole della capacità della propria macchina burocratica e delle proprie diramazioni periferiche e ottiene i risultati che sa che sono alla propria portata, senza gravare le future generazioni di pesi e di zavorre ma, al contrario, creando le basi per far correre finalmente la nostra Nazione alla velocità che la nostra storia meriterebbe e che francamente negli ultimi anni abbiamo visto un po' appannata.
Questo Governo è impegnato a raggiungere tutti gli obiettivi previsti dalla quinta rata, così come è stata modificata. Il dato squisitamente tabellare della quinta rata non può, ovviamente, indurre alcuna preoccupazione, proprio perché, come ho detto prima, altri 21 miliardi sono stati sbloccati (quindi, un'altra finanziaria, praticamente). Per questo il fatto che tabellarmente ve ne siano 7 in meno nella quinta rata non deve indurre alcuna preoccupazione.
È un risultato, quello dell'Italia, che è basato sul dialogo, basato su un dialogo con l'Europa che vede, però, un approccio diverso da parte nostra. Perché? Perché questo Governo è forte non solo, ovviamente, della legittimazione popolare ma anche del tipo di interlocuzioni che mantiene. Quindi, da un lato è il megafono dell'Italia in Europa ma, dall'altro, ogni richiesta viene concertata con gli enti locali, con i sindacati e con le associazioni. Sono numerose le riunioni che in un anno e mezzo si sono svolte a Palazzo Chigi e le sintesi di queste riunioni, nei vari incontri che il Ministro Fitto e il Presidente Meloni hanno presieduto, hanno trovato sempre pieno riscontro e piena risposta. Per tale motivo questo piagnisteo, da parte di chi ha la responsabilità di avere scritto un Piano ben sapendo che esso era irrealizzabile, è assolutamente inaccettabile. Per questo l'approccio anti-italiano della sinistra non può trovare alcun riscontro in Europa ma è un fatto limitato alle opposizioni, che probabilmente non sopportano l'idea di vedere smascherato il grande del loro piano e non accettano l'idea di vedere il successo di un Governo rispetto al quale hanno svolto una campagna elettorale dicendo che avrebbe perso tutti i soldi del Piano .
Non solo non li abbiamo persi, ma sono anche aumentati. Ecco perché la visione di questo Governo è molto più europea di quanto si vorrebbe far credere e lo è perché restituisce grande lustro a una Nazione che è in Europa non è l'ultimo chiodo della carrozza, ma è - e deve continuare a essere, grazie a questo Governo - tra gli attori principali.
Noi siamo, quindi, convinti - lo dicono i numeri, lo dicono i documenti e lo dicono i risultati nell'economia reale del nostro Paese - che questo Governo stia operando bene, siamo convinti che il Piano, così come rimodulato, possa tagliare il traguardo di giugno 2026, siamo convinti che il confronto costante che il Ministro Fitto svolge con la Commissione europea possa portare ancora a ulteriori risultati per modalità o per soluzioni condivise e anche per il superamento di eventuali criticità che potrebbero emergere ancora nella fase di attuazione, così come ce ne sono state nel recente passato e sono state superate, e il tutto con una costante informazione al Parlamento. Sono finiti i tempi - e io, come dicevo all'inizio, signor Presidente, ho avuto il privilegio di averli vissuti - in cui questi documenti atterravano sul banco dei deputati pochi minuti prima della discussione, impedendo, di fatto, che se ne prendesse anche solo atto - figuriamoci studiarli - e sono finiti i tempi in cui tutti gli attori, le regioni, gli enti locali e il partenariato economico e sociale leggevano dai giornali quello che succedeva. Adesso c'è un coinvolgimento continuo e costante. Noi siamo convinti che la strada tracciata sia quella giusta e sosteniamo con grande convinzione, con grande lealtà e anche con una non indifferente punta di orgoglio l'operato di questo Governo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Io partirò dai dati oggettivi. È molto difficile interloquire avendo appena ascoltato l'intervento della collega Varchi, che da qualche parte insinua che l'opposizione avrebbe quasi piacere se il PNRR non raggiungesse i e gli obiettivi. Insomma, dovremmo essere veramente persone irresponsabili e anche indegne di occupare questi banchi . Io avrei molto, molto piacere che questo Governo riuscisse a ridurre il tra il Nord e il Sud, che desse il segno di una politica sanitaria degna di questo nome, che sapesse avere gli strumenti adatti per aumentare l'occupazione femminile, il numero degli asili, dei posti per neonati e per neonate, per bambine e bambini in servizi indispensabili per le donne e anche per gli uomini che lavorano.
Invece, noi cosa è che registriamo? Al 31 dicembre 2023 l'Italia ha ricevuto dall'Unione europea risorse pari a poco meno di 102 miliardi di euro e le spese sostenute ammontano a 45,6 miliardi. Nel 2023 sono state spese risorse per 21,1 miliardi di euro. Complessivamente, al 31 dicembre 2023, l'Italia ha speso il 42 per cento delle risorse ricevute e il 22 per cento del totale del del PNRR.
Non mi pare che sia tanto rassicurante. Il problema è che per completare il Piano nei prossimi 3 anni, nel triennio 2024-2026, l'Italia dovrà spendere 151 miliardi, 50 miliardi e poco più di euro all'anno, più del doppio di quanto fatto finora. Non è chiaro se, quando e come, se ci sarà, avverrà il cambio di passo necessario per arrivare alla meta. Infatti, si protrae il lungo e tortuoso percorso, caratterizzato, tra l'altro, da una totale opacità, checché se ne dica, dei processi decisionali e dal coinvolgimento limitato, per non dire assente, del Parlamento e delle parti sociali, checché se ne dica.
Dalla quarta relazione al Parlamento si evince che gli investimenti diretti in opere pubbliche sono fermi all'11 per cento del plafond disponibile e il resto è stato speso in incentivi automatici. Ma entriamo nel merito dei comparti e delle missioni di cui mi occupo direttamente: politiche sociali, salute, lavoro. Le percentuali di spesa oscillano tra lo 0,8 per cento e il 3,7 per cento. Il Ministro della Salute ha utilizzato appena il 3,7 per cento dei 15,6 miliardi disponibili.
A questo si somma il problema della copertura degli interventi che non sono stati più finanziati, totalmente o in parte, dal PNRR, come è stato anche oggi confermato, a seguito della riformulazione approvata dal Consiglio Ecofin dell'8 dicembre 2023, che il decreto-legge 2 marzo 2024, all'esame della Camera dei deputati, non risolve affatto, anzi.
Oggetto di definanziamento sono stati gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio, l'efficienza energetica dei comuni, aree interne, servizi e infrastrutture sociali di comunità, impianti innovativi, compreso l', valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, rigenerazione urbana, progetti per l'utilizzo dell'idrogeno in settori . Il PNRR individuava nell'assistenza sanitaria territoriale uno degli interventi cardini e strutturali, destinando a tale scopo circa 7 miliardi.
Tramite il Presidente mi rivolgo alla collega Varchi dicendo che, se avesse fatto lei il PNRR, probabilmente fin dall'inizio non avrebbe previsto questa importante missione, visto che oggi è stato affermato in quest'Aula che il PNRR, iniziato con un altro Governo, sarebbe stato da loro, se possibile, cambiato totalmente. Ricordo che, invece, erano previste 1.430 case di comunità e oltre 400 ospedali di comunità da realizzare entro il 2026, e tra le previsioni vi era anche che, entro il 2023, si dovesse garantire l'assistenza domiciliare integrata a 300.000 pazienti 65, obiettivo che slitta di 12 mesi.
In realtà, delle 1.430 case di comunità da attivare entro il 2026 ne sono state dichiarate funzionanti e attive 187; delle 611 centrali operative territoriali, 2024, ne sono state dichiarate funzionanti 77; dei 434 ospedali di comunità attivi, 2026, ce ne sono soltanto 76 per 1.378 posti letto. Per questo il 27 luglio 2023 l'Italia è stata costretta a inviare alla Commissione europea una proposta di rimodulazione del PNRR rispetto proprio a una delle missioni più importanti dopo il COVID, non so se mi spiego, la Missione Salute, motivandola con argomentazioni, che non posso qui riprendere, Presidente, molto discutibili.
Si rinuncia così a 414 case di comunità, 76 centrali operative territoriali, 96 ospedali di comunità. Il Governo certo rassicura il possibile recupero, utilizzando le risorse del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico non spese dalle regioni - le regioni negano, ma non importa - e ricorrendo ai fondi delle politiche di coesione.
PRESIDENTE. Concluda.
LUANA ZANELLA(AVS). Tralascio, ovviamente, l'ostacolo successivo, per concludere, che è quello del reperimento del personale sanitario indispensabile per il funzionamento dei servizi territoriali. Quindi, la Missione Salute, e qui concludo, del PNRR rischia di essere una grande opportunità mancata per il potenziamento e l'innovazione del Servizio sanitario nazionale. Si aggiunga, poi, il taglio di 700 milioni, e chiudo veramente, al Fondo complementare al PNRR per la sanità, che ha fatto infuriare le regioni e noi con loro .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, il PNRR è una grande occasione di rilancio per il Paese, un nuovo Piano Marshall, con cui modernizzare l'Italia, operare la necessaria e improcrastinabile transizione ecologica e la transizione digitale. È soprattutto uno strumento con cui ridurre le sperequazioni tra generazioni, perché uno degli obiettivi è rappresentato dai giovani, tra generi, le donne, e le sperequazioni territoriali fra Nord e Sud. Un'occasione prioritaria per un'Italia che vuole e deve sanare le ferite storiche e ancora aperte del nostro Paese, come la questione meridionale o anche la questione dei giovani e delle donne che al Sud raggiungono l'apice della loro difficoltà.
Noi contestiamo quanto operato e questa relazione sia nel metodo che nel merito. Nel metodo per i ritardi e perché quanto operato sinora va verso una centralizzazione esasperata della gestione del PNRR, che non vede il coinvolgimento dei comuni, delle comunità locali, delle regioni e, soprattutto, anche delle rappresentanze sindacali.
Avremmo voluto altro ascoltare da lei nel merito, soprattutto i motivi e i criteri che l'hanno indotta a scegliere di definanziare alcuni progetti e alcune misure piuttosto che altre, perché non ci possiamo certo accontentare della scusante per cui si è operata una dettagliata ricognizione su quelli che erano i progetti inattuabili al 31 dicembre 2026; perché già questo spostamento in avanti, la rimodulazione è una perdita di tempo, che sicuramente allungherà la possibilità del conseguimento degli obiettivi entro il 31 dicembre 2026 e che procura dei danni.
Già abbiamo visto che, nel finanziamento della quinta rata, il fatto di aver centrato gli obiettivi successivamente e i ritardi hanno procurato un mancato finanziamento che è arrivato a 10,6 miliardi rispetto ai 18 miliardi previsti per la quinta rata. Questo senza considerare il fatto che non mettere in posa e non mettere a terra le risorse per via di tutti questi ritardi è comunque un danno complessivo nel sistema Paese.
Lei ha parlato di revisione strutturale del Piano e, come si apprende nella quarta relazione sullo stato di attuazione del PNRR, questa revisione riguarda ben 145 misure nuove o modificate.
Si tratta sostanzialmente di una riscrittura del provvedimento ed è inconcepibile che non si sia dato atto delle motivazioni che stanno alla base di queste scelte. La giustificazione rispetto alle modifiche per le 103 misure esistenti ripete, nella relazione, alla tabella 6 e seguenti, per 74 volte, circostanze oggettive, per 18 volte errori materiali, per 7 volte migliori alternative, per 4 volte combinazione delle frasi precedenti. Converrà, Ministro, che non basta questo a motivare un ritardo così grande per una attuazione che per l'Italia era urgente al fine di accelerare la ripresa. Non dimentichiamo che l'Italia è la Nazione che ha percepito la maggior parte dei fondi relativi al ed è anche, come lei ha sottolineato, quella che si avvale del 100 per cento delle risorse, con Grecia e Romania.
Questo significa che, a parte il terzo delle risorse che sono a fondo gratuito, noi, su queste somme, versiamo interessi e ogni ritardo produce un ulteriore debito pubblico. Questo è a danno del sistema Paese.
Al 31 dicembre 2023 le spese rendicontate si attestano a 45,6 miliardi della dotazione attribuita, il 42 per cento delle risorse ricevute. Fra l'altro, l'Ufficio parlamentare di bilancio riferisce che i dati sulla spesa del PNRR sono trainati da quei progetti che non prevedono la realizzazione di opere da parte di soggetti pubblici, ma da quelli che riguardano gli incentivi ai privati, per esempio 8,7 miliardi per ecobonus e sismabonus.
Lei ha asserito, in questa relazione, che non si tratta di tagli, ma di rifinanziamenti. Il gioco delle tre carte: definanziamo per 13 miliardi i progetti dei comuni dal PNRR e troviamo un'alternativa. E tanta è stata la preoccupazione, l'insistenza dei comuni che, nel primo articolo del decreto-legge n. 19 del 2024 sul PNRR, si parla del rifinanziamento di queste opere. Posto che le opere per i comuni sono finanziate per 10 miliardi e non per 13 - come sa benissimo, Ministro - non si può fare questa operazione: tolgo dal PNRR e metto in fondi di sviluppo e coesione o in un altro fondo strutturale e via seguitando, perché tutti questi fondi hanno un vincolo di scopo, una destinazione precisa.
Ricordo che l'80 per cento dei fondi di sviluppo e coesione è destinato al Mezzogiorno, mentre il 40 per cento dei fondi del PNRR è destinato alla realizzazione degli obiettivi e degli interventi che riguardano lo sviluppo del Sud. Questi parametri sono ancora rispettati in questa rimodulazione e rifinanziamento e, magari, con i fondi previsti per il Sud vengono rifinanziati i progetti definanziati dal PNRR, ma che riguardano città del Nord?
Questo tipo di monitoraggio è stato fatto? Non ci parli solo dal fatto che è difficile per certi progetti traguardare la realizzazione, quindi la chiusura dei lavori, il collaudo e la rendicontazione al 31 dicembre 2026.
C'è un altro dato che non viene ben curato - e si è persa un'occasione - che riguarda il potenziamento delle strutture che servono alla messa in posa di questo PNRR. Sappiamo che i comuni italiani hanno fatto un lavoro enorme, hanno impegnato 32,7 miliardi di euro e si sono aggiudicati gran parte di questi lavori, ma per tutta la posa di questi lavori, per tutte le attività che si devono svolgere è necessario che ci sia un numero di personale congruo e adeguato. Una lamentela che è stata fatta dall'ANCI, nell'audizione proprio di ieri, è questa.
Si è puntato a un potenziamento delle strutture centrali, con la previsione di 600 assunzioni di operatori, mentre si è completamente dimenticata la parte che riguarda l'incremento assunzionale negli enti locali con risorse specifiche destinate all'attuazione del PNRR. È chiaro - per chi ha governato e non comandato - sa che nei comuni ci sono difficoltà immense, che le procedure vanno a rilento, che già l'inserimento dei dati nelle piattaforme fa perdere tempo e distoglie da tanti altri obiettivi che un ufficio tecnico comunale deve perseguire. Tutto questo non viene affrontato. È un'occasione immensa persa, perché lì si sarebbe potuto dare un vero slancio all'Italia intera.
E c'è un altro dato, ossia viene tralasciata tutta la parte relativa all'impiego delle donne. Non sono state previste norme che vincolano gli appalti, la redazione dei bandi e degli appalti a percentuali di inserimento delle donne. Guardi, si torna indietro rispetto alla battaglia e alla cavalcata dell'emancipazione femminile, non solo in Italia, ma nel mondo intero; basti guardare le elezioni in Abruzzo: su 31 consiglieri, solo 3 donne sono state elette. Ma questo non è un dato ineluttabile, significa che c'è un sistema Italia che non consente e non agevola la partecipazione delle donne in politica. Non è che le donne dell'Abruzzo siano meno intelligenti, meno capaci, meno dedite al sociale degli uomini; è il sistema di potere che va modificato.
Avrei da dire tante cose, soprattutto sui tagli alla sanità, che sono effettivamente tagli. Penso che lei sappia benissimo che 20 assessori delle regioni italiane si sono riuniti e le hanno chiesto formalmente di tornare indietro sulla decisione di tagliare i fondi, soprattutto quelli legati alla sicurezza degli ospedali. Sappiamo che giornalmente viene aggredito il personale sanitario. Evidentemente, non è una rivisitazione di progetti che non si potevano realizzare, ma sono urgenze che sono state messe da parte, perché lei sa benissimo che le regioni non sono certamente tutte in mano al centrosinistra.
Ci sarebbe tanto da dire anche sui comuni, sull'effetto del superbonus; con riferimento alla direttiva europea, attesta che l'Italia si trova avanti nel raggiungimento degli obiettivi posti dalla direttiva europea medesima. E tanto altro. Però, il tempo è tiranno.
Vorrei sottolineare solo una cosa. Lei ha ringraziato tutti e ha ben fatto, perché chi lavora deve essere ringraziato, ma ha dimenticato di ringraziare il Presidente Conte , perché, se oggi parliamo di PNRR, se parliamo di come allocare le risorse, lo dobbiamo a quell'uomo che, in piena pandemia, ha ideato una misura che è valsa per tutta l'Europa, ma soprattutto per l'Italia e senza la quale oggi l'Italia vedrebbe un futuro non roseo, ma nero
PRESIDENTE. Salutiamo studenti e docenti del Collegio Augustinianum dell'Università Cattolica di Milano, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI(PD-IDP). Grazie, gentile Presidente. Colleghe e colleghi, componenti del Governo, noi oggi siamo qui in Aula per analizzare la quarta relazione sullo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, una relazione, possiamo dire, che, grazie ai suoi numeri, racconta molto accuratamente il reale rapporto che questa maggioranza ha con il più importante piano di investimenti nella storia del nostro Paese, un rapporto che potremmo tranquillamente definire travagliato e conflittuale.
Il Governo ci dice infatti che al 31 dicembre 2023 siamo riusciti come Paese a spendere 45,6 miliardi su 101,93 miliardi che abbiamo ricevuto finora.
Con un dato di spesa che si ferma a 21,1 miliardi, una cifra di poco inferiore a quella che avevamo cumulativamente registrato nel biennio 2021- 22 quando il piano era in piena fase di avviamento.
Ministro, 21 miliardi è una cifra largamente inferiore a quella di 34 miliardi che avevate preventivato di spendere nella terza relazione semestrale dell'estate scorsa, ed è ancora più ridotta rispetto a quei 40 miliardi che si diceva sarebbero dovuti essere spesi all'interno della NADEF del 2022. Al nostro Paese restano adesso da spendere circa 151 miliardi, di cui un terzo ancora da ottenere nelle prossime , quindi quasi 50 miliardi all'anno da impegnare e da utilizzare da qui al fatidico 30 giugno 2026. Potremmo definirla, Presidente, una scalata eroica a questo punto, visto che la riduzione della quota e della capacità di spesa è stato il marchio di fabbrica di questo Governo. Adesso ormai possiamo dirlo con certezza purtroppo, il primo anno di Meloni a Palazzo Chigi non è stato in grado di garantire i livelli di spesa precedenti, i livelli di spesa che servivano all'Italia. Un dato, quindi, che rende quei 50 miliardi l'anno da spendere che ci attendono ancora, purtroppo, quasi un miraggio.
Noi l'abbiamo ascoltata signor Ministro e la tranquillizzo, anche noi, all'opposizione , sappiamo leggere i giornali e ascoltare le notizie del mondo, sappiamo che la situazione globale è complessa e che le guerre, l'inflazione e i vari effetti macroeconomici di queste dinamiche hanno un effetto sulla dinamica dei prezzi e sulla capacità di spesa e di iniziativa delle imprese. Però, siete stati voi, Ministro, a scegliere di voler cambiare completamente la del Piano, siete stati voi a voler ridiscutere per intero il PNRR invece di fare piccoli e condivisi aggiustamenti, come veniva da noi proposto, e questo ha creato i ritardi dei quali noi vi avevamo già avvertito lo scorso anno e che non sarà facile recuperare. Ma se andiamo più a fondo, per quanto possibile dato che i dati non sono così dettagliati come dovrebbero, cerchiamo di capire come sono stati spesi realmente questi fondi. Il MEF ci spiega che 28 miliardi sono stati in concessione di contributi a unità produttive, parliamo principalmente di crediti d'imposta, quindi Industria 4.0, la quota di superbonus, mentre per la parte delle opere pubbliche, dei lavori pubblici, su una stima complessiva di 80 miliardi che prevede il Piano fino al 2026, al momento ne sono stati spesi solo 10, quindi quella percentuale di 50 su 200, circa il 25 per cento sul piano complessivo, nell'ambito delle spese per lavori pubblici scende a poco più del 12 e solo 3 miliardi sui 45 del Piano complessivo sono stati spesi per la realizzazione di servizi e per la loro acquisizione. Per dirla con parole semplici, gran parte delle risorse finora spese effettivamente sono quelle di spesa automatica attraverso gli automatismi previsti dai crediti d'imposta, mentre l'unico attore della vita politica e istituzionale italiana, cioè gli enti locali, gli enti di prossimità, sono il soggetto che più ha avuto capacità di spesa sia del PNRR che nel complesso degli investimenti del Paese e - ci tornerò - per questo voi li colpite.
Lo scorso anno, Ministro, voi ci assicuravate che i cambiamenti che stavate facendo, accentrando tutto nelle sue mani, non erano fatti per nascondere le vostre mancanze, ma che sarebbero stati recuperati i tempi persi grazie a una velocizzazione nell'impiego delle risorse ma, al momento, questo risultato non lo abbiamo visto.
Vado a concludere ricordando - come ha fatto ieri il presidente Decaro nel corso dell'audizione svolta in Commissione bilancio - che, appunto, è venuta dai comuni la maggiore capacità di impegno delle risorse e di capacità di spesa. Concludo Presidente, associandomi alle considerazioni finali della collega Carmina, voi state sbagliando su questo Piano, state sbagliando perché non lo vivete come un Piano di unità nazionale e di ripartenza del Paese, avete interpretato il vostro arrivo al Governo come l'occasione per cambiare tutto, nel provare a cambiare tutto avete semplicemente rallentato la capacità di spesa e di utilizzo dei fondi, ma come ha spiegato qui, il collega Bagnai, non utilizzare al massimo i fondi e creare le condizioni perché il debito comune europeo non venga rinnovato è il vostro obiettivo politico. Voi pensate dopo le elezioni europee che si possa tornare indietro sulla costruzione del debito comune e che si possano anche non spendere una parte dei fondi del PNRR, quelli a debito. Questa è una politica contro l'interesse dell'Italia, Ministro, perché lo capisce chiunque. Oggi il debito pubblico italiano costa e costa di più del debito comune europeo, quindi l'interesse nazionale dell'Italia è che si vada avanti su quella strada, che è stata tracciata nella legislatura europea che si va concludere, grazie all'iniziativa del Governo “Conte 2”, ma grazie soprattutto all'azione che l'Italia ha fatto in Europa con il Presidente Sassoli, con il Commissario Gentiloni, a cui noi del Partito Democratico abbiamo dato un grande contributo.
L'unica domanda è: perché non c'è preoccupazione tra gli investitori e nei mercati finanziari sul fatto che voi cercate di mettere l'Italia su una linea di riduzione della capacità di spesa? È semplice: perché nessuno crede seriamente che voi abbiate una possibilità di vincere le prossime elezioni europee e di cambiare il corso del lavoro della Commissione europea, a cui noi abbiamo contribuito. Quindi, sereni di questa conclusione, ci vedremo alla prossima relazione quando i numeri certificheranno ancora più chiaramente come la sua impostazione, Ministro, è un danno per il Paese .
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00096, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, Faraone ed altri n. 6-00098, Richetti ed altri n. 6-00099, Zanella ed altri n. 6-00100 e Braga ed altri n. 6-00101. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, che esprimerà altresì il parere sulle risoluzioni presentate
RAFFAELE FITTO,. Grazie Presidente. Ringrazio innanzitutto tutti i colleghi che sono intervenuti perché comunque il dibattito è utile ed è sempre stimolante rispetto alle questioni sollevate. Cercherò, in replica, di rispondere dettagliatamente alle singole questioni, ai temi sollevati, cercando di farlo puntualmente nel merito delle questioni e portando anche degli elementi utili a questo dibattito.
Ringrazio innanzitutto i colleghi che hanno espresso delle valutazioni condivisibili, penso al collega Bicchielli e al collega Rubano che hanno indicato in modo molto chiaro una linea di marcia, che è assolutamente condivisa, sulle valutazioni del contesto generale e anche sulla base del lavoro che si è messo in campo sia nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza ma anche dei provvedimenti collegati, così come ringrazio la collega De Monte nel senso che ha indicato alcuni dati oggettivi - lo riconosco -, nel senso che la sua analisi è assolutamente scevra da condizionamenti, diciamo, di parte e si è concentrata sul dato reale, quindi voglio condividere con lei il tema della criticità dello “svuotamento dei cassetti” e dell'avere inserito all'interno del Piano una serie di progetti che obiettivamente rappresentano un problema, hanno rappresentato un problema, che poi è alla base anche delle scelte fatte sul fronte della revisione, sul perché noi abbiamo spostato dei progetti, perché sono stati inseriti - tornerò su questo anche rispetto ad alcune considerazioni - dei progetti che erano precedenti alla nascita del PNRR. Quindi, si continua a discutere - e lo ha ascoltato i numerosi interventi - come se noi avessimo scelto e deciso di togliere questi progetti.
Il tema è che bisogna riportare esattamente le lancette al momento al quale giustamente lei ha fatto riferimento, cioè quando sono stati inseriti all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza dei progetti di qualche anno prima, che non avevano alcun elemento di ammissibilità e rendicontabilità con il PNRR e che, quindi, ci avrebbero fatto fare, con certezza assoluta, una brutta figura nel momento in cui saremmo andati a rendicontarli per ottenere i soldi delle rate. Questo concetto, che sfugge in molti interventi, lo voglio recuperare, perché la collega Carmina e anche altri parlano come se il Governo avesse deciso, una mattina, di fare una revisione in forma autonoma . E quindi io ho deciso da solo; nelle mie mani ho concentrato, così ho ascoltato. E avremmo deciso di fare questo. Vi comunico che noi abbiamo fatto un lavoro complesso di revisione e verifica e che questo lavoro è stato condiviso con la Commissione europea, con centinaia di riunioni, non decine, ma centinaia !
E vorrei ricordare a quest'Aula che la decisione della Commissione europea non è stata una decisione così, è stata assunta dalla Commissione europea in sede tecnica e in sede istituzionale, e successivamente è stata approvata dal Consiglio europeo. Quindi, non stiamo parlando di una revisione che, una mattina, abbiamo voluto inventare noi, ma di una revisione condivisa, che è stata oggetto di passaggi previsti all'interno delle istituzioni europee e che si è conclusa l'8 dicembre, con l'approvazione finale da parte del Consiglio europeo. Un iter che è stato realizzato non dall'Italia e basta - perché anche questo è un punto che il collega Bagnai, giustamente, richiamava, e lo condivido - ma è stato fatto da quasi tutti i Paesi europei, i quali hanno ritenuto di revisionare il Piano.
La complessità, la dimensione della nostra revisione è stata ed è maggiore per la semplice ragione che, come abbiamo ricordato e come tutti sappiamo, il nostro Piano ha una dimensione che non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella degli altri Paesi.
E questo è collegato alle preoccupazioni che sempre la collega De Monte esprimeva e che anch'io condivido: il fatto che manchino 1.000 giorni alla conclusione del termine, il fatto che occorra procedere rapidamente rispetto alla spesa e alla messa a terra degli investimenti, il tema - lo ha ricordato lei e vale per tante cose che ho ascoltato, lo ricordava anche la collega Zanella - dell'aver definanziato, una cosa - scusatemi, lo voglio dire - non vera. Io non userò le parole che ho ascoltato - falsità, menzogna, bugie - perché non sono abituato a usare questo linguaggio, però mi permetto sommessamente di ricordare a chi ha utilizzato queste parole che noi, all'interno del decreto-legge n. 19 del 2024, abbiamo, con una bollinatura da parte della Ragioneria generale dello Stato, finanziato tutti gli interventi che sono stati definanziati o spostati dal Piano . Quindi, continuare a parlare di tagli, sinceramente, rappresenta un'impostazione che non corrisponde alla verità. E lo spiegherò anche in modo puntuale, entrando nel merito di alcuni elementi: il primo è quello collegato al tema della sanità; il secondo è quello collegato al tema degli asili e il terzo è quello collegato all'intera quantificazione dei progetti.
Ritorno ancora una volta sul tema dei finanziamenti per le piccole e medie opere, che sono stati chiamati con un una serie di nomi collegati alla difesa del territorio, alla rigenerazione urbana e con tutta una serie di altre parole che raccontano questi interventi. Sono 6 miliardi di euro che - voglio rassicurare la collega Zanella - trovano una copertura, in quanto, siccome sono opere (poi discuteremo del merito e dirò qualcosa) che erano state inserite all'interno del PNRR non tenendo conto dei criteri di ammissibilità, comunque hanno contratto delle obbligazioni giuridicamente vincolanti. Partiamo da questo punto: perché noi abbiamo messo in campo questa azione? Perché, da una parte, quelle opere non potevano essere finanziate all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e ci avrebbero comportato i problemi che abbiamo ribadito in più circostanze, e, dall'altra, quelle opere avevano prodotto delle obbligazioni giuridicamente vincolanti. Però, lo dico ai diversi colleghi che sono intervenuti, torniamo all'origine - dunque a quello che diceva, giustamente, la collega De Monte - del Piano, cioè al dato collegato alla questione relativa alle modalità di inserimento dei progetti all'interno del PNRR. Dobbiamo, infatti, ricordare che, all'interno del PNRR, sono stati inseriti progetti, per ben 68 miliardi di euro, cosiddetti “in essere”, cioè progetti che esistevano prima dell'approvazione del PNRR e che sono stati semplicemente spostati dentro il PNRR. Parte di questi progetti torna alla loro copertura originale. Quindi, non sono risorse aggiuntive, ma si tratta di uno spostamento di risorse all'interno del debito pubblico del nostro Paese, le quali non produrranno altro debito pubblico, così come è stato impropriamente detto, ma vanno a recuperare quella posizione che originariamente avevano.
E la domanda non è quella del perché lo avete fatto, magari sarebbe del perché è stato fatto, non del perché lo abbiamo fatto adesso, risistemando la situazione. E questo lo dico anche per alcune valutazioni che sono state indicate rispetto al tema della piattaforma ReGiS. L'ho detto in più circostanze ed emerge anche dalla relazione: c'è l'esigenza, la necessità di intervenire in modo concreto per rendere sempre più operativa ed efficientare l'azione della piattaforma ReGiS. Ci mancherebbe altro. Infatti, il dato della spesa è fra virgolette “viziato” dal dato che proprio la mancanza di caricamento dei progetti all'interno della piattaforma ReGiS fa emergere un dato che è diverso da quello che realmente oggi abbiamo nel nostro Paese. E i prossimi mesi si incaricheranno di dare una risposta anche in questa direzione, così come i prossimi mesi saranno, come ho detto, anche rispetto al tema della spesa, l'occasione per dimostrare alcune questioni.
L'onorevole Mancini mi richiamava ad una valutazione. Io non voglio fare le considerazioni che sto per fare in chiave polemica, però lei dice, giustamente, che molta parte della spesa è una spesa automatica e non è una spesa all'interno del Piano, così come ci si sarebbe immaginato, relativamente ai 45 miliardi di euro. Io lo dico, non per polemica, ma come considerazione: la spesa va letta per anno e nel 2021-2022 noi abbiamo 8,7 miliardi di euro di spesa per il superbonus e 5,4 miliardi di euro di spesa per 4.0. Cosa dovrei dire? Che quel dato è un dato condizionato da questa spesa? Innanzitutto, il mio giudizio non è negativo su questa spesa, anzi, lo ritengo un dato positivo, perché accelera e implementa positivamente l'azione del Piano, e non penso che queste risorse date in questa direzione non vadano bene. Ma non è che si può immaginare una critica, individuando queste misure come elemento di critica per la spesa complessiva fatta fino ad oggi, e non la si guarda in modo specifico guardando gli anni precedenti, perché, se non va bene oggi, non andava bene nel 2021-2022; se, invece, andava bene nel 2021-2022, va bene anche oggi, perché non si possono cambiare gli approcci in funzione delle modalità di chi governa il Paese.
E questo lo dico anche per un altro aspetto che è emerso nell'ambito del dibattito: molti progetti si sovrappongono; molti progetti creano l'occasione di una confusione rispetto alle fonti di finanziamento; molti progetti in essere creano le condizioni per costruire, spesso strumentalmente, alcune polemiche.
Facciamo un elemento di chiarezza, perché, se ho ben compreso, il prossimo terreno del confronto sarà il taglio dei fondi alla sanità, perché ci sarebbe - e dico ci sarebbe - il taglio delle risorse alla sanità. Ora, è importante - e noi lo faremo con il Ministro Schillaci, in un incontro con le regioni - partire da un dato: le risorse assegnate al PNRR, originariamente, erano 15 miliardi e 600 milioni alla Missione salute, e sono analoghe a quelle assegnate all'epoca, dopo la revisione.
Quindi, sulla Missione salute non c'è alcun taglio, ma c'è uno spostamento di risorse - e spiegherò anche perché - che vede la presa d'atto del fatto che diversi progetti di investimenti in sanità, che provenivano dall'articolo 20 e che erano stati inseriti all'interno del PNRR, con le difficoltà storiche della loro provenienza - preso atto del fatto che non si riusciva a rispettare il termine - , sono stati spostati fuori dal PNRR e garantiti con l'articolo 20, cioè sono ritornati al loro finanziamento originale. Non è un taglio, è uno spostamento del loro finanziamento originale. E sono stati sostituiti con due interventi che mantengono l'importo complessivo, anche dopo la revisione di 15 miliardi e 600 milioni, che prevedono 500 milioni di euro per la Missione di intervento/telemedicina e 250 milioni - lo richiamava come elemento di criticità l'onorevole Zanella e la voglio tranquillizzare - per l'assistenza domiciliare integrata.
A questo si aggiunge un altro elemento importante sul tema della salute ed è quello relativo all'ospedale sicuro, che è il tema di questi giorni.
L'investimento “verso un ospedale sicuro e sostenibile” prevedeva 1.650 milioni all'interno del PNRR, dei quali 900 milioni sono per progetti di 250 milioni in essere e 650 milioni di nuovi progetti. Per queste ragioni, noi abbiamo anche in questo caso individuato una parte di risorse che tornano al loro finanziamento naturale, quindi non stiamo facendo il gioco delle tre carte, perché se questo è il gioco delle tre carte, lo era prima e lo è adesso. Se invece non lo era prima, non lo può essere adesso, perché è esattamente lo stesso meccanismo utilizzato per inserire all'interno del PNRR, con la differenza che queste risorse, per quanto ci riguarda, non possono essere utilizzate all'interno del PNRR perché non rispettano i vincoli e gli obiettivi previsti all'interno del PNRR.
Aggiungo su questo un altro elemento molto importante, collegato al tema dell'articolo 20, della legge n. 67 del 1988, relativa al finanziamento delle strutture sanitarie, che originariamente, quindi nel 1988, le risorse assegnate vedono ancora oggi una ampia disponibilità finanziaria. Esiste un problema, sì, tra le risorse e i progetti che escono dal PNRR e che tornano nell'articolo 20 per quelle regioni che hanno utilizzato le risorse- perché ci sono regioni che hanno utilizzato al 100 per cento le risorse dell'articolo 20 - e quindi fra quelle regioni che hanno questa situazione e le regioni che invece non hanno speso le risorse dell'articolo 20. Allora, l'operazione che il Governo mette in campo è quella di garantire per quelle realtà il mantenimento all'interno del PNRR o del PNC, tant'è che il taglio che viene ventilato, che non è un taglio, prevede il mantenimento di parte di risorse all'interno del PNRR e all'interno del PNC per gli ospedali sicuri, per garantire l'intera copertura di tutti i progetti ai quali facciamo riferimento.
Questo è il quadro reale e su questo quadro andremo ad un confronto, per dimostrare questo elemento. Dico di più, proprio perché consapevoli della complessità della spesa nell'ambito sanitario, abbiamo previsto, all'interno del decreto n. 19, che è in conversione qui alla Camera in questi giorni, la possibilità di utilizzare le modalità del contratto istituzionale di sviluppo, previsto per gli investimenti del PNRR, anche per le risorse dell'articolo 20, quindi per creare lo stesso veicolo di semplificazione e accelerazione della spesa e per evitare che ci sia una situazione per la quale alcune fonti di finanziamento analoghe abbiano un trattamento diverso e per creare le condizioni per accelerare in questo senso.
Altra considerazione che mi piace fare, lo ricordava prima anche la collega Roggiani, riguarda il tema degli asili. Ebbene anche qui c'è bisogno di dire le cose come stanno. Capisco che talvolta il ragionamento politico ci porti a criticare, anche in modo abbastanza importante, il Governo e la sua azione, ma sugli asili noi avevamo un obiettivo iniziale di 248.000 posti letto, un obiettivo molto ambizioso, che era stato stabilito all'inizio. Poi, conseguentemente a questo, c'è stata una revisione di quei posti, perché tutti gli enti attuatori hanno chiesto l'aumento del costo delle materie prime e uno dei criteri che tutti gli Stati membri hanno utilizzato, compreso l'Italia, nella revisione del Piano è stato quello dell'adeguamento del costo delle materie prime.
Ciò ha comportato, inevitabilmente, che con quei soldi non si potessero realizzare il numero di posti letto che erano stati previsti originariamente. In secondo luogo, cosa molto importante che mi piace sottolineare, la Commissione europea ha ritenuto inammissibili i progetti che sono stati inseriti nel PNRR all'inizio (non ora, all'inizio), relativamente agli asili da ristrutturare, perché per quanto riguarda la previsione originaria e l'interpretazione corretta da parte della Commissione europea sono posti letto soltanto i nuovi posti letto Ecco le modalità con le quali sono stati revisionati i posti e aggiungo che, come il Governo ha più volte manifestato, lo ha detto il Ministro Valditara, è un obiettivo del Governo, è una delle priorità in assoluto del nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il Governo ha recuperato 800 milioni di euro aggiuntivi per un nuovo bando col quale andremo a coprire la differenza che si è creata all'interno del PNRR. Queste sono risorse nazionali, il che testimonia - mi consentirà - esattamente l'opposto, ossia una sensibilità forte verso questo problema e un obiettivo che è quello di risolverlo e contemporaneamente dare le soluzioni allo stesso .
Aggiungo poche altre considerazioni alle valutazioni che sono state fatte nell'ambito di questo dibattito, che sono collegate all'approccio complessivo, consentitemi questo riferimento. Per carità, io comprendo che ci sia una valutazione di carattere politico, però, sinceramente, le date ci aiutano a comprendere il meccanismo di attuazione, perché non è che ci troviamo nella situazione per cui il PNRR è nato ad ottobre del 2022 con l'insediamento di questo Governo, né noi possiamo chiedere oggi a questo Governo, dopo 15 mesi dal suo avvio, i risultati collegati all'intero periodo del Piano nazionale di ripresa e resilienza . Non solo sottolineo positivamente il lavoro fatto sulla revisione, ma lo voglio immaginare come un elemento fondamentale per raggiungere i risultati che noi stiamo ponendo. Anche qui, l'ho ascoltato in più passaggi nei vari interventi, sembra che il finanziamento che noi diamo ai comuni sia un finanziamento dato sulla spinta di chi ci ha chiesto di farlo.
No, noi abbiamo valutato che quei progetti non avrebbero potuto essere rendicontati all'interno del PNRR e questo avrebbe comportato non solamente il taglio delle rate, ma anche l'obbligo da parte del Governo di trovare i finanziamenti necessari, quelli sì, definendo ulteriore debito pubblico rispetto ad una mancata previsione di spesa corretta rispetto agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo lo rivendico perché è un elemento fondamentale in questo contesto, che ha rappresentato e rappresenta per il nostro Governo una delle priorità nell'ambito dell'azione, insieme - è stato richiamato in più interventi - al coordinamento di queste risorse con gli altri programmi di interventi, quindi con la coesione e con il Fondo di sviluppo e coesione.
Qualche collega ha citato, se non sbaglio, la collega Carmina oppure forse la collega Roggiani, mi scuso se sbaglio il riferimento, il tema che è quello collegato al Fondo di sviluppo e coesione. Anzi, il collega Castiglione - scusatemi, mi è venuto alla mente - ha svolto una valutazione collegata al fatto che molti accordi devono essere sottoscritti con le regioni. Anche qui consentitemi una parentesi che ci consente di spiegare anche il senso dell'azione che il Governo ha messo in campo, rispetto al coordinamento e alla sinergia fra le diverse fonti di finanziamento. Lo accennavo nella relazione iniziale e trova una conferma importante, non in una scelta del Governo o del Ministro, ma in una condivisione con la Commissione europea, se è vero come è vero che tra le 7 nuove riforme inserite all'interno della revisione del PNRR, c'è la riforma della coesione e lo facciamo non perché vogliamo fare polemica, ma perché basta leggere l'VIII Rapporto sulla coesione della Commissione europea per capire - usiamo un eufemismo - la complessità del nostro rapporto come sistema Paese con l'utilizzo di queste risorse dal punto di vista della qualità della spesa e dal punto di vista della tempistica della realizzazione.
Ecco perché sul Fondo di sviluppo e coesione, con la riforma varata lo scorso anno, abbiamo creato le condizioni perché, anche all'interno dell'utilizzo del Fondo di sviluppo e coesione ci sia un metodo di lavoro di responsabilizzazione e di coerenza rispetto a quanto accade all'interno del Fondo di coesione e rispetto a quanto accade all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Infatti, proprio ieri, abbiamo sottoscritto il XV Accordo di coesione, abbiamo già definito altre due regioni con le quali abbiamo già la data, stiamo lavorando molto positivamente con - io mi auguro - tutte le regioni, ma è evidente che questo tema riguarda ciò che è accaduto e che sta accadendo. Lo dico perché bisognerebbe pure porsi la domanda se con 15 regioni (ieri eravamo in Toscana, non eravamo in un altro posto d'Italia) stiamo sottoscrivendo l'Accordo di coesione, in piena collaborazione con tutti e stiamo lavorando molto positivamente, ognuno di noi può farsi qualche domanda e anche darsi conseguentemente qualche risposta . A me non piace fare polemiche, ma insomma il dato mi sembra abbastanza oggettivo.
In questo contesto il raccordo, come dicevo, delle diverse fonti di finanziamento che stiamo mettendo in campo è funzionale al raggiungimento degli obiettivi e anche a creare le condizioni affinché, sinergicamente, ci possa essere il raggiungimento di questo obiettivo. Non è semplice perché, mi permetto di aggiungere come elemento di valutazione alle criticità che emergono e che vengono segnalate, sul fronte della spesa, che noi ci aggiungiamo il fatto che oltre al PNRR ci sono le risorse della coesione e dell'FSC, che saranno spese contemporaneamente, sostanzialmente, senza il vincolo temporale, ma anche su questo c'è bisogno di quel raccordo al quale abbiamo fatto riferimento.
Ecco, io penso che su questo il Governo stia compiendo un lavoro positivo, un lavoro che rivendichiamo, un lavoro che porteremo avanti. Anche se, magari, questo viene visto come un eccesso di enfasi, ricordo che il rapporto di medio termine della Commissione europea che analizza il Piano nazionale di ripresa e resilienza di tutti gli Stati membri è un fatto, se poi a noi non piace in questo momento il rapporto della Commissione europea, perché parla bene del nostro Paese e dei risultati che stiamo raggiungendo, ce ne faremo una ragione, ma noi ne siamo assolutamente contenti, rispetto anche agli obiettivi che abbiamo raggiunto .
Per quando riguarda il parere, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00096, il parere è favorevole.
Sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097 il parere è contrario.
Per quanto riguarda la risoluzione Faraone ed altri n. 6-00098, il parere è contrario sulle premesse ed è contrario sugli impegni nn. 1) e 3), mentre è favorevole sull'impegno n. 2), con la seguente riformulazione: “ad assumere ogni opportuna iniziativa per assicurare la piena funzionalità della piattaforma ReGiS, garantendo la sua tempestiva alimentazione per assicurare che i dati ivi inseriti assicurino la rappresentazione dell'effettivo stato di avanzamento del programma degli investimenti”. Il parere è favorevole sull'impegno n. 4).
Per quanto riguarda la risoluzione Richetti ed altri n. 6-00099, il parere è contrario sulle premesse ed è contrario sugli impegni nn. 1), 5) e 10), mentre il parere è favorevole sull'impegno n. 3) con la seguente riformulazione: “ad assumere ogni opportuna iniziativa per assicurare la piena funzionalità della piattaforma ReGiS, garantendo la sua tempestiva alimentazione per assicurare che i dati ivi inseriti rappresentino l'effettivo stato di avanzamento del programma degli investimenti”. Il parere è favorevole sull'impegno n. 7), se riformulato sostituendo le parole da: “a prevedere (…)” fino a: “(…) di rendere strutturali”, con le seguenti: “a valutare l'opportunità, nel rispetto degli equilibri di bilancio e dei vincoli di finanza pubblica, di rendere strutturali nell'ottica di stimolare la crescita e la competitività del settore produttivo, tenuto conto anche della operatività della nuova misura REPowerEU - Transizione 5.0, che assicura misure per la transizione digitale ed ecologica del sistema produttivo”. Il parere è favorevole sull'impegno n. 9), con la seguente riformulazione: “ad assumere ogni iniziativa necessaria per assicurare la realizzazione delle infrastrutture ferroviarie e in particolare di quelle ad alta velocità, nei territori delle regioni Calabria e Sicilia”. Il parere è favorevole sull'impegno n. 11), con la seguente riformulazione: “ad assumere ogni iniziativa necessaria ad assicurare la realizzazione degli interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto del dissesto idrogeologico, con particolare riguardo ai territori caratterizzati da maggior rischio”. Il parere è favorevole sull'impegno n. 13), se riformulato sostituendo le parole: “a garantire”, con le seguenti: “ad agevolare”. Il parere è favorevole sugli impegni nn. 2), 4), 6), 8), 12), 14) e 15).
Per quanto riguarda la risoluzione Zanella ed altri n. 6-00100 il parere è contrario, così come è contrario sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00101 .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Giovanni Bonifacio, di Rovigo, che seguono i nostri lavori dalle tribune. Benvenuti .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro Fitto, è evidente, lo ripetiamo tutte le volte, ma che il PNRR è una sfida comune, non è la sfida né del Ministro Fitto, né del Governo Meloni.
Lei, oggi, ha fatto, come altre volte, un intervento molto lungo e volto a cogliere il tema della spesa, però, dobbiamo ricordarci che la sfida non è tanto quella di spendere; la sfida è quella di usare queste risorse - che non sono un pasto gratis, sono d'accordo col collega della Lega che lo ha detto - con un obiettivo e l'obiettivo non è la spesa, l'obiettivo è l'aumento della produttività. Lasciamo alle generazioni che verranno, comunque, pro quota, anche per le risorse che arrivano a dono, l'onere di restituire questi finanziamenti a costo contenuto e così via, in cambio di restituire un Paese che, grazie al PNRR - che prevede risorse straordinarie, che non possono coprire la spesa pubblica corrente -, sarà un Paese più produttivo, più competitivo, più capace di offrire occasioni di buon lavoro alle prossime generazioni. Quindi, bisogna investire bene e bisogna fare le riforme.
Lei ha citato la Corte dei conti; nel più recente intervento della Corte dei conti si è ribadita una cosa - ormai è fatta, ma è bene ripeterlo - pro futuro; io credo che sia stato un errore togliere il controllo concomitante, una specie di vigilanza collaborativa e vedremo, man mano, col crescere della problematicità, che è stato un errore, perché un'apparente semplificazione rischia di portare guai ben maggiori che non quelli, che non ci sarebbero stati, del controllo concomitante. C'è il tema, è stato detto e sottolineato dalla Corte dei conti: un conto sono le risorse assegnate e un conto sono le risorse utilizzate. Per arrivare ai fondi e alle rate bisogna destinare le risorse, ma noi abbiamo bisogno, per l'aumento della produttività, che queste risorse vengano spese e mi sembra di capire dai dati che ci sono - lei ha detto che i dati non sono aggiornati - che si arriva anche al 15 per cento appena delle spese e i mesi e i semestri passano. I dati non sono aggiornati, questo c'è in più di una risoluzione, però, è passato un anno e mezzo, quindi, se sulla piattaforma ReGiS i dati non sono aggiornati, vado a chiudere, signor Presidente, fate in modo che vengano aggiornati…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Aggiornate le procedure, rifate la piattaforma, se non funziona.
Chiudo sulle riforme, signor Ministro. È decisivo non solo il numero delle riforme, ma la qualità delle stesse. Insisto su una riforma, perché avete tempo per fare un'altra legge annuale sulla concorrenza. La legge sulla concorrenza è un'occasione gravemente perduta, a partire dai temi emblematici dei taxi e dei balneari, per passare a quello dei servizi pubblici. Signor Ministro Fitto, se noi non abbiamo la forza, in tutto questo sforzo comune del PNRR, per incidere su quelle riforme, alla fine rischieremo di aver speso un sacco di soldi. Magari, questo fa un po' crescita il PIL “keynesianamente”, ma non avremo aumentato la capacità potenziale del Paese di crescere, di essere produttivo e di offrire buoni stipendi. Lo stesso vale - e chiudo - sulla riforma della giustizia. Penso, per esempio, ai magistrati fuori ruolo che dovrebbero rientrare nei ruoli e dare una mano a smaltire il pregresso e ad accelerare i processi.
Quindi, le nuove generazioni hanno bisogno che questo investimento non sia solo un modo per spendere i soldi; no, dobbiamo raggiungere dei risultati e su questo, signor Ministro Fitto, magari, la prossima volta, arriviamo anche con qualche valutazione di impatto, cerchiamo di capire che impatto avrà quello che già è stato fatto sulla produttività e sulla crescita dell'Italia. Una valutazione di impatto anche andava fatta prima, va bene, non troviamo le responsabilità, ma una valutazione d'impatto anche sarebbe un buon modo per fare queste discussioni, non solo, come lista della spesa, ma, anche, per capire se stiamo davvero trasformando in meglio l'Italia, oppure no.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Fitto, buongiorno. Prima, una preghiera: le chiedo - la prossima volta che fa un incontro con i funzionari della Commissione europea per verificare lo stato d'attuazione - per cortesia di invitarmi, perché sono quasi sicuro che gran parte delle soprattutto per quanto riguarda le riforme, che sono quelle che in realtà non volete fare, lei le riesce a superare, perché è molto bravo nella parlantina, le faccio davvero i complimenti, è vero, è proprio bravo, in politica a volte è un pregio.
È difficile, poi, andare dentro e capire le cose che potrebbero essere fatte meglio. Io ci voglio provare. Invecchiando, non ho perso il gusto per le cose impossibili: è impossibile andare contro la grande macchina da guerra comunicativa di Rocco Casalino, però fatemi lasciare a verbale che, in questa leggenda, adesso siamo passati al fatto che Conte non è solo chi l'ha conquistato con un'armatura splendente, ma addirittura se l'è inventato lui, il PNRR. Siamo arrivati al passo successivo e fra un po' non si chiamerà PNRR, ma si chiamerà Conte .
Quand'è che la smetterete con queste sciocchezze? La dovete piantare con queste sciocchezze! Il PNRR non è stato dato per 200 miliardi all'Italia, perché siamo i più bravi; è stato dato per 200 miliardi all'Italia, perché il meccanismo prevedeva di dare di più ai Paesi che stavano peggio e che avevano fatto peggio nell'anno in cui, non a caso, stava governando Conte. Invece, continueremo a sentire che un giorno Conte è partito con la sua armatura, è arrivato in Europa, ha tirato fuori la spada e ha portato 200 miliardi.
Dopodiché, ne ho anche per tutti noi, perché questa vicenda del PNRR è nata male fin dall'inizio. Noi, per quanto possibile, abbiamo fatto la nostra parte, quando ci siamo accorti di come stavano combinando le cose loro. Dunque, abbiamo fatto cadere il Governo Conte e abbiamo fatto arrivare Draghi. Ma tutto questo Parlamento e tutta l'opinione pubblica italiana ha vissuto il PNRR come un Natale anticipato. Era giugno, quando il Consiglio europeo trovò l'accordo. Natale normalmente arriva un po' più tardi, ma abbiamo detto: no, è arrivato Babbo Natale e ci ha dato 200 miliardi. Meglio 200 che 198, meglio 198 che 196, come se fosse una gara a chi prendeva di più - e questo è il punto precedente -, senza avere una precisa idea di come spenderli. Anche quando è arrivato Draghi - ahimè, Draghi giurò il 13 febbraio e il Piano doveva essere consegnato ai primi di aprile -, non ci fu il tempo per ripensare con più razionalità a questo Piano e, quindi, il difetto è in origine. Ripeto: noi ci sentiamo un po' meno colpevoli, perché, se non avessimo fatto cadere il Governo “Conte 2”, il PNRR sarebbe stato molto peggio.
Sempre per finire l'interlocuzione con le altre forze politiche, ho seguito l'intervento della Lega, con il collega Bagnai, dall'ufficio. Prima lo richiamava il collega Della Vedova e diceva: non ci sono pasti gratis. Quindi, il debito europeo non è un pasto gratis, lo dobbiamo ripagare. Sarebbe interessante pensare perché, invece, la Lega è convinta che a essere un pasto gratis sia il debito italiano, perché sono 25 anni - anzi no, dalla gestione Salvini, perché prima eravate un'altra cosa, quindi, da 11 anni - che ci dite che la soluzione è spendere, a debito, 70, 80, 90 miliardi, perché tanto non è un problema. Quello non è gratis? Quello è un pasto gratis e, invece, il debito europeo, che, fra l'altro, costa di meno, non lo sarebbe? Sarebbe interessante fare un dibattito su questo (ma non possiamo farlo).
Dicevo, al Ministro Fitto, che lei è veramente bravo nell'eloquio e nella dialettica, però ci sono alcuni punti che noi vorremmo portare alla sua attenzione. L'onestà intellettuale viene prima di qualsiasi cosa in politica e, quindi, il Ministro Fitto ha ragione quando dice che, all'articolo 1, del decreto-legge n. 19, quello che abbiamo in conversione alla Camera, si trovano, al comma 8, se non ricordo male, i finanziamenti sostitutivi per quasi tutti - non proprio tutti, tutti, tutti - i progetti che erano stati tolti dal PNRR. È vero. Quello, però, che è altresì vero, signor Ministro, è che avete mantenuto 9 mesi di incertezza su questi finanziamenti. Era giugno, quando si annunciò il definanziamento di questi progetti di rigenerazione urbana e il piano urbano integrato e oggi siamo a marzo: 9 mesi, un bel parto. Infatti, si era detto: troveremo altri fondi e noi qui, il 2 agosto, le dicemmo: Ministro, deve dirci esattamente quali. Ora li avete trovati, ma l'incertezza è il più grande nemico dell'economia. La nostra domanda è: era così necessario fare le cose in tempistiche così dilatate, cioè annunciare che c'era il definanziamento, l'estate scorsa, e rifinanziarlo in marzo? Questo, secondo noi, è costato da un punto di vista di gestione della programmazione.
Poi, c'è una seconda cosa che diceva anche qualcun altro. Da quando è iniziato il PNRR, noi abbiamo sistematicamente spostato la palla in avanti, cioè il cronoprogramma iniziale prevedeva un certo numero di miliardi di investimenti all'anno, ma tutti i Governi che si sono succeduti hanno detto: no, aspetta, li facciamo l'anno prossimo. Poi arrivava quell'anno prossimo e dicevano: no, aspetta, li facciamo l'anno prossimo. Adesso - l'ultima rata è lievitata di più di 10 miliardi -, abbiamo la maggior parte della spesa concentrata sull'ultimo anno disponibile. Guardate che è un bel rischio. È un bel rischio, sebbene qualcuno, in discussione generale, diceva: ma no, ci daranno la proroga, la chiederanno gli altri Paesi. Non lo so, perché nessuno ha un PNRR delle nostre dimensioni. Però, è un bel rischio aver spostato tutta la spesa vera al 2026.
Riguardo alla sua polemica col collega Mancini, non credo che il collega Mancini intendesse esprimere sulla spesa automatica, quindi sul superbonus, al di là di quello che pensiamo del superbonus (possiamo dire così: la spesa nel PNRR in crediti d'imposta automatici, quindi Transizione 4.0, alcuni incentivi in ricerca e il superbonus), un giudizio, dicendo che è giusto o sbagliato (perlomeno non è questa la sede per farlo). Il punto è che gran parte della spesa rendicontata ad oggi è di quella natura lì. La spesa diretta di investimenti dello Stato, dei soggetti attuatori dei pubblici poteri, è ancora molto, molto bassa. È questo il punto. Non è che una sia buona e l'altra sia cattiva . È che finora - e questa è l'altra faccia della medaglia rispetto allo spostare tutto al 2026 -, di spesa effettiva fatta, ce n'è molto poca. Ce n'è molto poca in un Paese in cui il 90 per cento della politica ha sempre pensato che quello che ci mancasse fosse la spesa per investimenti. Ci sono i fondi, ma non riusciamo a spenderli (anche questo, però, è un altro discorso).
Poi la piattaforma ReGiS. Noi, Ministro, la ringraziamo per la riformulazione del nostro impegno, che accettiamo, però anche lei, in replica, dice: sì, avete ragione; ci penseremo. Guardate che sul PNRR non c'è più tempo per il “ci penseremo”. La piattaforma ReGiS, al momento, semplicemente non funziona, perché quella discrasia fra progetti effettivamente in essere e quello che appare sulla piattaforma non è solo un problema di mancata , che è un problema. È un problema che può portare anche a errori, perché a me non lo toglie dalla testa nessuno che il definanziamento dei progetti comunali sia stato anche dovuto al fatto che voi non li vedevate sulla piattaforma ReGiS e pensavate, quindi, che non fossero in evidente stato di avanzamento. Quindi, non è impossibile costruire uno strumento informatico, perché siamo nell'epoca della digitalizzazione. Non è impossibile costruire un cruscotto che sia in grado di farci capire in tempo reale quali sono i progetti affidati, quali sono i progetti che sono andati a meta, quali sono i progetti che stanno andando a meta, e rispondere in replica: sì, è vero, ma lo faremo. Dirlo nel 2024, quando siamo nell'atto finale del PNRR, è un problema.
Vengo all'ultimo punto, signor Ministro: è tutto un fiorire di commissari straordinari - ne parleremo anche nel DL n. 19 - e a qualcuno fa piacere. Non entro in questo decreto, ma guardiamo indietro: è tutto un fiorire di commissari straordinari. A qualcuno fa piacere, perché dice: bene, così velocizzano. Vi dico la verità: a noi non fa piacere, per un semplice motivo. Il PNRR doveva essere anche l'occasione di rifare le procedure della pubblica amministrazione per far sì che, poi, finito il PNRR, avessimo una macchina più agile, più snella e più efficiente, senza bisogno di commissari straordinari. Non doveva essere una corsia preferenziale veloce e poi, quando finisce, torniamo al vecchio mondo di prima, perché il vecchio mondo di prima, quello dei 14 anni e 6 mesi per fare investimenti di media taglia, non è un mondo al quale possiamo più tornare. Il PNRR era l'occasione per dire: aspetta un attimo, vediamo di accorciare i tempi, ma non col commissario, quanto piuttosto rivedendo le procedure, rivedendo il diritto amministrativo, rivedendo i procedimenti, per far sì che, finito il PNRR, abbiamo una pubblica amministrazione in grado di essere in questo secolo e non nel secolo precedente.
Ministro, noi su questo e su tutto il resto ci siamo, perché il PNRR non è una cosa di una parte politica: il PNRR è l'ultima occasione che questo Paese ha per agganciare una ristrutturazione che rimanda almeno dall'inizio della globalizzazione.
Per questo, su questi punti e su altri, il contributo fattivo della nostra forza politica c'è, anche quando ci fa una domanda scomoda, a tutti. Abbiamo passato 30 anni a dire: che bello se avessimo i soldi da spendere. Ce li hanno dati e, come vedete, i soldi da spendere creano anche qualche piccolo problema, che speriamo tutti di risolvere il più insieme possibile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Una quasi trentennale consuetudine con il Ministro Fitto mi fa accusare dai colleghi di essere ammalato di “Fittofilia”. Non è così perché questa consuetudine mi consentirebbe di utilizzare anche la critica per stigmatizzare quando il Ministro Fitto, in questo contesto così importante, relaziona su una vicenda molto importante, per cui è stato chiamato in questa sede a rendere le sue dichiarazioni.
Però devo essere molto sincero, potrei concludere questa mia dichiarazione di voto dicendo che non ho nulla da dire, perché il Ministro Fitto non soltanto è stato bravo nella sua esposizione, ma è riuscito anche a rispondere nel dettaglio alle argomentazioni offerte da questo dibattito, che ho seguito dal primo all'ultimo intervento, e vi devo dire che ho anche apprezzato, perché i toni con il quale questo dibattito si è consumato non sono i toni con i quali, ad inizio di questa vicenda, che riguarda il Piano nazionale di ripresa e resilienza e che riguarda l'azione di questo Governo, era stato affrontato.
Perché ricordo bene che, all'inizio di questa vicenda, mille e più critiche erano state rivolte nei confronti di un Ministro che voleva riconsiderare questo Piano, che andava a Bruxelles per ridiscuterlo; ricordo coloro che dicevano “ma non ce la faremo mai, nessuno ci darà credito, non ci daranno le rate in pagamento, non faremo le riforme”. Ebbene, Voltaire diceva: un fatto è un fatto e i fatti hanno la testa dura.
Oggi questo dibattito è anche figlio della considerazione che tutto ciò che è stato posto in essere da questo Governo, tutte le azioni intraprese da Fitto hanno avuto l'avallo dell'Unione europea, sono state concordate dall'Unione europea, alla quale spesso le opposizioni fanno richiamo quando vogliono dire che c'è qualcosa che non va.
Il risultato è che l'Italia non soltanto ha ricevuto la quarta rata, non soltanto è riuscita ad ottenere le modifiche di questo Piano, ma è il primo Paese che ha chiesto il pagamento della quinta rata. Perché serviva revisionare questo Piano? Serviva revisionare questo Piano perché, forse per una smania troppo eccessiva di volere raggiungere il risultato, l'Italia è stata uno dei soli tre Paesi ad avere accettato la quota più alta di fondi. Del resto, non potevamo immaginare che fosse diversamente da così, perché allora Presidente del Consiglio - lo ha citato la collega Carmina - era Conte. Non soltanto il padre di quell'impostazione che riguarda il PNRR, ma di un'impostazione politica che riguardava il suo modo di governare il Paese. Quel modo gli inglesi lo chiamano , come se nessuno poi dovesse rispondere di questi soldi, così come è stato per il reddito di cittadinanza, così come è stato per il bonus edilizio al 110 per cento, così com'era per un Piano nazionale di ripresa e resilienza che, prevedendo una larga parte di debito, non si peritava nemmeno di immaginare come poter ripagare questo debito, con quali risorse; non si peritava nemmeno di capire che tanti di quei progetti che erano messi in quel Piano, che non avevano la possibilità di essere realizzati, sarebbero stati delle risorse perdute.
Faccio riferimento ad un tema che è stato caro sia a Marattin sia a Della Vedova, e concordo: nell'ambito della spesa bisogna sempre ben distinguere tra spesa e spesa, tra buona spesa e mala spesa, e dentro la spesa, normalmente spesa, tra la spesa produttiva e la spesa improduttiva. Ricordo inizialmente che il Ministro era criticato perché riteneva che alcuni progetti non potessero essere finanziati perché mancava il piano di sostenibilità.
Cosa significa il piano di sostenibilità? Significa che, se noi realizziamo un ospedale, dobbiamo essere certi di avere le risorse per pagare il funzionamento di quell'ospedale, e purtroppo - per questo ho ripreso le parole di Marattin - quando arrivò in quel giugno il Babbo Natale, tutti pensarono che qualsiasi progetto, qualsiasi idea, la giostra, la piscina, lo stadio comunale, potessero essere quegli elementi che servivano al Paese, mentre, mancando un'idea, mancando la strategia con la quale governare il Paese oggi e nel prossimo futuro, si era messo dentro un cosiddetto libro dei sogni, che ha fatto bene questo Governo a rivedere e a riconsiderare, mettendo in copertura quei progetti che, seppure meritevoli di attenzione, non potevano essere messi a terra entro il 2026; ed è per questo che in Commissione bilancio stiamo esaminando il provvedimento che li finanzia con fondi appropriati, per cui questo problema non lo avremo più.
Noi, con questo Governo, con questa maggioranza, ci siamo presentati agli elettori dicendo che avremmo voluto rivedere questo Piano nazionale di ripresa e resilienza, e gli elettori ci hanno creduto. E hanno fatto bene, perché il risultato di oggi è un risultato che era impensabile per le opposizioni, che era previsto da noi e che è stato apprezzato dagli elettori, che sono stati ben più lungimiranti di quanto non fossero allora le opposizioni e anche di una , che si leggeva nei , per cui questo Piano non sarebbe andato in porto.
Tanto ritengo che siamo riusciti non soltanto ad andare avanti nell'ottenere le rate perché abbiamo conseguito gli obiettivi che erano stati prescritti, ma poco si è detto in questo Parlamento delle riforme che questo Governo ha già avanzato per poter conseguire quegli obiettivi, perché questo Governo è impegnato, insieme a questa maggioranza, non soltanto a spendere e a spendere bene, non soltanto a fare spesa produttiva, non soltanto a colmare le disuguaglianze, ma anche ad accompagnare questi investimenti e queste spese con un piano di riforma che realmente metta il Paese nelle condizioni di guardare al futuro con una nuova visione.
Noi non facciamo le riforme perché ce le chiede l'Europa; noi facciamo le riforme perché servono al Paese, ed è per questo che serve il confronto continuo, a cui Fitto non si è mai sottratto, e per questo è puntualmente è a Bruxelles, perché dentro questa logica c'è l'idea di un Paese che questo Governo incarna e vuole realizzare: un Paese moderno, dove ci sia piena cittadinanza per le donne, e non soltanto per le donne lavoratrici; dove la distanza tra Nord e Sud sia veramente accorciata; dove ci siano possibilità per i nostri giovani di restare in Italia e di scegliere di restare, non obbligati a restare, così come non obbligati ad andare fuori, se scelgono di andare fuori.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Ritengo che procedere rapidamente alla spesa sia un obiettivo, ma non può essere un obiettivo caricato soltanto al Governo. Bene ha fatto il Ministro Fitto a ringraziare gli enti locali, i quali comunque, dopo una fase iniziale, dobbiamo dircelo, di perplessità e di resistenza, si sono messi in funzione di disponibilità per utilizzare bene le risorse e accelerare la spesa. Ma dobbiamo anche dire che il Governo sulla spesa immediata ha certamente il 100 per cento di responsabilità, e non vedo su questo ritardi.
Sulla spesa delegata ad altri enti istituzionali è ovvio che il Governo ha una responsabilità politica, ma c'è una responsabilità dei sindaci, degli amministratori, che non sempre sono sindaci del centrodestra, sono anche di centrosinistra, e quindi una responsabilità politica collettiva. Mi ha fatto piacere sentire per la prima volta in quest'Aula - lo hanno detto i colleghi anche della sinistra, lo ha detto la collega Zanella - che il Piano è un obiettivo del Paese ed è una vittoria di tutti realizzarlo.
Sono molto contento, perché, fino a poco tempo fa, avevo capito, invece, che l'Italia si voleva unita fuori - e, quindi, una spinta anche al lavoro che sta facendo il Ministro Fitto - soltanto se avesse avuto un colore diverso da quello che ha. E, invece, le cose, oggi, sono cambiate e mi rendo conto che quei fatti a cui facevo riferimento, per certi versi, hanno mutato l'opinione dell'opposizione.
Accolgo con favore questo mutato atteggiamento, che spero possa ripetersi nel tempo, a partire da oggi, dove, in Commissione, siamo impegnati ad esaminare il decreto-legge che rifinanzia, come dite voi, quei progetti che non erano stati considerati. Vado subito alla conclusione, Signor Presidente…
PRESIDENTE. Guardi, sta un minuto al di fuori del tempo. Quindi, la prego di concludere.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Solo cinque secondi, per dire che c'è una attività, chiamata di incertezza da alcune opposizioni, in una fase che dura nove mesi. Bene, evitiamo di confondere le scelte oculate, il lavoro che occorre per realizzare le cose con l'incertezza, perché la fretta fa i gattini ciechi e ritengo che questo non ce lo possiamo più permettere
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente, per suo tramite, visto che ho sentito parole stupite, a differenza della Lega, noi tifiamo Italia e tifiamo Italia dall'inizio del PNRR. Abbiamo semplicemente sentito parole molto felici, anzi è una descrizione del Ministro Fitto radiosa. Ecco, siamo un po' più preoccupati, che non vuol dire essere subito gufi o tifare contro il Paese. Semplicemente, quando il Ministro Fitto rivendica un primato, che è quello di essere primi in Europa, per obiettivi e investimenti, gli ricordiamo che l'Italia è il Paese che ne ha concordati di più di tutti gli altri Paesi europei.
In sostanza, abbiamo ricevuto più soldi e dobbiamo correre più velocemente. È inutile che scuota la testa, Ministro Fitto, i dati sono duri a morire. Abbiamo ricevuto più soldi e dobbiamo correre più in fretta per raggiungere più obiettivi nel più breve tempo possibile. Scuote la testa, ma dimentica che nessuno ha chiesto e ottenuto così tante rate - 10 di cui 4 già incassate -, dimentica che il PNRR italiano conta su risorse pari a circa l'11 per cento del PIL, mentre quello tedesco è pari allo 0,7 e dimentica di dire che senza il PNRR saremmo in recessione pura. Invece di attaccare gli scorsi Governi, di cui, tra l'altro, noi eravamo pure all'opposizione di Draghi, dovrebbe almeno riconoscere che senza questo saremmo spariti dai radar. Revisioni che hanno provocato il raggiungimento di molti obiettivi, diceva, ma soprattutto al 31 dicembre l'Italia ha speso solo il 42 per cento delle risorse ricevute e il 22 per cento del totale del del PNRR. Significa, solo per capirci, Presidente, per suo tramite, che, per completare il piano, nel triennio 2024-2026, dovremmo spendere circa 151 miliardi, vuol dire 50 miliardi di euro l'anno, che sono - scusi, Ministro Fitto, non so se può scuotere la testa anche qua, perché sennò non riesco a prendere il ritmo - più del doppio di quanto abbiamo speso finora.
Insomma, quando le diciamo un cambio di passo, le diciamo questo. E i ritardi non riguardano solo la spesa. Si pensi all'avvio delle gare in Meridione, perché è proprio l'area che avrebbe più bisogno di investimenti. I piccoli e i medi centri, soprattutto al Sud, che dovrebbero beneficiare più di tutti di un riequilibrio territoriale, continuano a rinunciare a progetti, perché non hanno i mezzi per affrontare la burocrazia e gli impegni che sono stati chiesti.
Ma tanto sapere con precisione a che punto siamo è impossibile, continua a farci sempre lo stesso rito, a darci le stesse comunicazione, visto che i dati non sono ancora pubblici. La verità è che il Piano procede a rilento rispetto alla reale attuazione dei progetti finanziati e non c'è trasparenza su quelli dell'attuazione, una totale opacità nei processi decisionali e nessun coinvolgimento del Parlamento e delle parti sociali. Vada a riascoltare le audizioni di CGIL CISL e UIL che cosa le hanno detto ieri, ma anche di forze ben più vicine alla vostra.
Ma il problema più grave è nel merito: dove si è speso. Ebbene, gli investimenti diretti in opere pubbliche sono fermi all'11 per cento, il resto è andato in incentivi automatici. Su lavoro, politiche sociali e salute le percentuali di spesa dei Ministeri oscillano fra lo 0,8 e il 3,7. Ricordiamo che cosa è stato definanziato con la riformulazione del PNRR; gli interventi appunto per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei comuni: 6 miliardi, di cui 2,6 già spesi; il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali e comunità: 725 milioni; la promozione di impianti innovativi, incluso l': 675 milioni; la valorizzazione dei beni confiscati: 300 milioni in meno; i progetti di rigenerazione urbana: da 3,3 miliardi a 2 miliardi; i piani urbani integrati: da 2,4 miliardi 900 milioni.
Continui a scuotere la testa, Ministro, perché non capiamo se questi dati siano gli stessi, quelli che sono pubblici e sono gli unici che dicono questo rallentamento. I progetti presentati dai giovani ricercatori: da 600 a 210 milioni; l'utilizzo dell'idrogeno nei settori : da 2 a 1 miliardo. E la copertura degli investimenti cancellati o ridimensionati nella nuova versione del PNRR avviene con modalità secondo noi inaccettabili, utilizzando le risorse del Fondo sviluppo e coesione, sottratte alle regioni del Sud, tagliando pesantemente le risorse del Ministero della Salute, non ripristinando le risorse per la prevenzione del dissesto idrogeologico. Insomma, con la revisione, avete tagliato 510 strutture, ospedali e case di comunità. Allora, ce lo dica: o sono diventate case fantasma o quello che gioca con le tre carte è proprio lei, Ministro. Che ne è della Missione 6, che dovrebbe potenziare la rata di assistenza territoriale, sanitaria e sociosanitaria? È stata spostata o è sparita? Come rispondete all'endemica carenza di medici? Quando capirete che nelle case e negli ospedali di comunità bisogna reclutare, anche in deroga ai vincoli di spesa del personale? Tra due anni, mancheranno 1.000 psichiatri e circa 10.000 tra infermieri e altro personale nel settore, dove le risorse sono già bassissime e continuano a calare, proprio quando il COVID ha incrementato le patologie mentali.
Parliamo, invece, della Missione 5 (inclusione e coesione): saltano le clausole per incentivare l'occupazione femminile e giovanile e anche lì le stime sono chiare. Intanto l'occupazione femminile è ferma al 51 per cento e solo il 6,8 delle risorse contribuirà a colmare il divario di genere. E degli 35, ne vogliamo parlare? Hanno i salari più bassi, i contratti più precari e nessun orizzonte di pensione. Vabbè, sarà per un'altra volta: . Ma non era questo il senso dell'Unione Europea. Mancano indicatori sui livelli di sviluppo delle aree, dei problemi occupazionali, di dotazioni di infrastrutture e servizi; l'unica chiave territoriale nel Piano italiano era la norma generale per cui almeno il 40 per cento delle risorse territorializzabili fosse allocata nelle regioni del Sud. Ebbene nella revisione anche quella clausola è sparita. Anche qui, sarà per un'altra volta.
Il decreto-legge n. 19 del 2024, che sarebbe dovuto intervenire per aumentare la sicurezza del lavoro, è una beffa insopportabile, come queste sue comunicazioni. Tre morti sul lavoro al giorno, ma, secondo questa norma, le aziende, come quelle coinvolte nel crollo del cantiere Esselunga, con una sanzione e un corso di formazione, recuperano i punti della loro patente e tornano al lavoro dopo pochi mesi. Avete tagliato risorse già destinate a interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana delle periferie delle grandi metropoli, mi dica se non è vero. Mi parli di Corviale, di Tor Bella Monaca, di Santa Maria della Pietà a Roma e della nuova Scampia a Napoli e mi dica dove sono finite quelle risorse. Nessuna modifica al dimensionamento scolastico, quando il Piano prevede l'opposto: riduzione del numero degli studenti per classi, riduzione dei divari territoriali. Interventi assolutamente insufficienti su alloggi e residenze, dopo mesi e mesi di proteste degli studenti e delle studentesse, anzi, 69.000 posti in residenze per più di 600.000 fuori sede, una copertura di meno del 10 per cento. Ma la verità è che sono residenze universitarie di privati che stavano già nascendo e voi gli volete regalare soldi pubblici, invece di darli al diritto allo studio universitario .
E ancora una volta si lascia la possibilità non solo ai privati di lucrare sulle vite, sulle necessità di quegli studenti, ma fate pure i commissari straordinari su opere che non c'entrano nulla con le grandi opere. Insomma, che dire degli obiettivi in materia ambientale? A che punto è la transizione ecologica? Stendiamo un velo pietoso.
Sulla mobilità sostenibile 3.400 autobus elettrici previsti quando ne servirebbero 7.000, sul trasporto rapido di massa 11 chilometri di nuove linee di metropolitana previsti quando ne servirebbero almeno 200 per le città metropolitane, così come servirebbero 400 chilometri di tranvia, 400 chilometri di filobus e 1.000 di treni per superare il deficit di offerta del trasporto pubblico locale. Sulla mobilità ciclistica, 189 progetti previsti e uno stato di attuazione del 14 per cento; le linee ferroviarie regionali vengano definanziate per 250 milioni, 160 milioni nel 2024 e nel 2025 per essere finanziate, forse, e dico forse, nel 2027-2028, insomma tagli drastici alle missioni sociali e ambientali del Piano.
Concludo Presidente, dei 15,9 miliardi di euro definanziati i comuni perdono 13 miliardi. E saranno mica tutti matti questi comuni che le rimproverano questo taglio, tra efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati e riduzione del rischio idrogeologico? Nessuna reale garanzia sul recupero di queste risorse e ancora non è stato escluso in modo netto l'utilizzo dei fondi del PNRR per gli armamenti. Per noi è un fallimento politico di questo Governo. Ministro, noi non ci sentiamo rassicurati ed è per questo che con la nostra risoluzione vi chiediamo di fare tutto ciò che finora non avete fatto, altrimenti il PNRR non sarà la più grande occasione che questo Paese ha avuto, ma sarà una pietra tombale anche per le nostre future generazioni, perché usare fiumi e fiumi di soldi per fare le stesse politiche che ci hanno mandato a sbattere ieri era tutto il contrario di quello che avremmo dovuto fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, membri del Governo, colleghe e colleghi, noi abbiamo ascoltato attentamente la sua relazione durata circa 28 minuti, nei quali ha usato per ben 23 volte la parola “revisione”, credo sia stata la parola maggiormente utilizzata nella relazione. Ci permetta di dire, con estremo rispetto, che, a distanza di un anno e mezzo dall'insediamento del vostro Governo, ci saremmo aspettati altre parole che la rivendicazione molto puntuale della revisione che avete fatto del Piano, in quanto la parola “esecuzione” invece è del tutto mancata nella relazione e nel rendiconto al Parlamento.
Guardiamo anche cosa significa “revisione”, io su questo ho guardato sia la relazione fatta che il dossier predisposto dalla Camera sul decreto PNRR e, per esempio, la revisione di cui si sta parlando è che sono meno 3 miliardi sugli 11 previsti nel capitolo per le infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore. Noi accogliamo con favore di nuovo il fatto che lei rassicuri nella replica questo Parlamento, che è stato fatto un ulteriore bando per coprire quei 100.000 posti tagliati nell'ambito dell'asilo nido. Ministro, noi ci aspetteremmo che, nero su bianco, lei mettesse nelle relazioni esattamente il fatto che i 100.000 posti tagliati vengano ridistribuiti e che venga garantita la quota al Mezzogiorno, tra l'altro senza necessariamente tagliare gli altri fondi destinati ad altri progetti di implementazione.
Sul tema della Commissione e dei progetti avviati lei, Ministro, sa che l'asilo nido nel nostro Paese copre la fascia 0-2, il europeo è 0-3, le destrutturazioni, di cui si era aperto nei bandi e con cui si doveva interloquire con la Commissione, è perché nel nostro sistema educativo è prevista una programmazione 0-6, quindi l'implementazione delle cosiddette classi primavera nelle scuole per l'infanzia era per garantire una copertura della fascia di età 0-3 nel europeo, che oggi noi non riusciremo a garantire, a meno che i dati ci smentiscano e saremo i primi ad applaudire ad una ritorno all'obiettivo iniziale.
La revisione significa anche che se si va a vedere il , per esempio, sulle borse di studio c'è scritto che siccome il Ministero dell'Università e della ricerca non ha la responsabilità sull'erogazione delle borse di studio e i bandi fatti non hanno coperto il numero necessario di studenti si è deciso di implementare le borse. Quindi, nella relazione della revisione noi leggiamo che l'Italia ha più borse di studio che studenti universitari che possano accedere. Questa sarebbe la notizia della giornata, ma non credo che risulti questo. Sempre guardando questa relazione e questa revisione, la revisione è che noi oggi non abbiamo nessuna contezza dei dati e delle risorse destinate al 40 per cento del Sud Italia, sono 80 miliardi che spettano alle regioni del Sud Italia a cui aveva lavorato con forza la Ministra Carfagna che a oggi sono scomparsi da questa relazione. Immaginiamo che i dati ci siano, abbiamo fiducia che ci siano? Questo Parlamento ha il diritto di vedere i numeri certi delle risorse che stanno arrivando al Sud Italia Così come manca del tutto nella relazione l'attuazione delle priorità trasversali sull'aumento dell'occupazione giovanile e femminile. Un Governo che si vanta, giustamente, di dati importanti, di aver raggiunto il massimo livello del tasso di occupazione femminile - è un dato che sta andando avanti con velocità costante dal dicembre 2021 quando c'era un altro Governo e che è iniziato a salire sempre con il Governo Draghi -, oggi, per esempio, dovrebbe rendere conto del fatto che questo aumento non corrisponde a quanto previsto dalla quota del PNRR, perché da un anno e mezzo noi, dei progetti destinati alle donne e ai giovani, nulla sappiamo. Li state facendo, ci sono delle cose da correggere? Bene, parliamone, ma questi dati mancano completamente nella vostra relazione.
Arriviamo alla parte dell'esecutivo, sia lei che la Presidente Meloni avete dato conto di un orgoglio, della capacità esecutiva del Governo italiano rispetto all'attuazione del PNRR, anche monitorato dalla Commissione europea. Bene, noi riteniamo che sia un'ottima notizia che i soldi siano arrivati al Governo italiano, pagati il 58 per cento compresa la quinta rata che diamo come per pagata. Questi sono i dati pubblicati dalla Commissione europea che equivalgono al 37 per cento degli obiettivi dei e dei che dobbiamo raggiungere. Non siamo primi, nonostante l'abbia detto la Presidente Meloni, perché la Francia ha ricevuto, sempre dati della Commissione europea, il 76 per cento e non il 58 per cento come l'Italia, ma, soprattutto, ha raggiunto il 73 per cento dei previsti e non il 37. Quindi, la fase esecutiva bene, ma non benissimo, quantomeno usiamo dei dati più certi.
La questione di fondo - e qui vado alla mancanza della parola “esecuzione” - è che, nell'attuazione del PNRR, a forza di rivedere le cose, vi siete fermati nella necessità di dare un'accelerazione alla capacità di spesa del Paese. È vero che voi avete mantenuto il di spesa di circa il 60 per cento dei fondi annuali del 2023 come nel 2022, ma c'è una grande differenza, ossia che dal 2022 al 2023 bisognava aumentare la velocità di realizzazione, come il Governo precedente aveva fatto aumentando dal 2021 al 2022. E perché questo? Perché bisogna prima riformare la macchina Paese e renderla efficiente, ma poi i soldi vanno spesi e noi saremo misurati sulla realizzazione puntuale delle cose non solo sul fatto che abbiamo assegnato i bandi di gara. Ad un certo punto la velocità di spesa va accelerata; è il vostro compito, ed è un compito a cui tutto il Paese fa il tifo che possa essere realizzato, perché riguardo ai 150 miliardi, rispetto a quanto oggi manca nella spesa, nei prossimi due anni-due anni e mezzo ci dovete dire come fate ad aumentare la velocità di spesa dall'attuale stato a quello che è necessario per arrivare all'obiettivo finale.
Qui arrivo al punto politico - non tanto, devo dire, Ministro, nelle sue parole, ma molto nella rivendicazione dei colleghi in quest'Aula - ci è stato detto - e mi stupisce perché anche una parte dell'opposizione che era al Governo segue un po' questa narrazione - che il problema di fondo era che nel PNRR erano stati messi dei progetti irrealizzabili, erano stati messi dei progetti che si sapeva che non si sarebbero potuti portare a termine. Allora, intanto vorrei fare una precisazione: il PNRR di cui stiamo parlando, il piano Italia Domani ha una firma e anche un nome di garanzia in Europa, che si chiama Mario Draghi e non altri precedenti e lo dico anche a fronte del fatto che una delle ragioni delle mie dimissioni dal precedente Governo era esattamente l'inadeguatezza del Piano che stavamo costruendo. Ma quando con il Governo Draghi - guardo i colleghi della maggioranza della Lega e di Forza Italia che con me sedevano in quei banchi, che con noi erano in quei banchi - abbiamo scritto quel Piano, lo abbiamo fatto con una certezza e una visione chiara: avevamo l'ambizione coraggiosa di cambiare l'Italia e di dare all'Italia gli strumenti per svoltare definitivamente e finalmente risolvere quei problemi e superare gli ostacoli e quei fardelli che l'hanno tenuta bloccata per troppo tempo.
Ciò, in primo luogo, perché avevamo fiducia che l'Italia è un Paese che ce la può fare, perché ha una storia che lo ha dimostrato e, soprattutto, ha un'ambizione di futuro che è all'altezza anche della storia del passato; in secondo luogo, perché abbiamo creato le condizioni per far ripartire un Paese, che, su questo piano, ha scommesso il massimo di se stesso. E allora, nel sentir dire che quei progetti non erano realizzabili, che nel Sud Italia non si possono triplicare i posti per gli asili nido, noi non ci siamo voluti arrendere e abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere, e anche di più, per creare le condizioni affinché questo cambiamento si potesse fare.
Lentezza esecutiva dell'amministrazione centrale e periferica, non capacità di spendere i fondi europei che arrivavano, disparità territoriali, generazionali e di genere, riforme strutturali che andavano fatte e andavano cambiate: questo è il Piano che noi abbiamo offerto al Paese e questo è il Piano su cui, oggi, voi ci chiedete di arrenderci e di dire: siccome l'Italia non può essere riformata, siccome erano impossibili quei piani, bisogna rivedere le nostre previsioni di spesa. Ecco, noi a questa resa non vogliamo starci. Non ci vogliamo stare perché crediamo che l'Italia possa essere riformata e possa essere riformata davvero, ed è per questo che continueremo, invece, a fare il tifo per l'Italia e a chiedere a voi di riscoprire quell'orgoglio nazionale, che, nelle vostre parole, avete dismesso definitivamente.
L'Italia ce la può fare e non si può accontentare di rivedere i propri sogni e le proprie ambizioni solo per l'incapacità di una classe dirigente e di Governo che non è in grado di dare a questi sogni una concretezza e una prospettiva. Noi ci siamo. Se vorrete ritrovare questo orgoglio, ci vedrete al vostro fianco nell'interesse primario del nostro Paese !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Grazie, Presidente Rampelli. Ministro Fitto, Sottosegretaria Albano, cari colleghi, come giustamente ha evidenziato questa mattina il Ministro Fitto, è stata approvata nella cabina di regia del PNRR la quarta relazione sullo stato di attuazione del Piano di ripresa e resilienza. In questa relazione viene illustrato il grande lavoro svolto dal Governo nel secondo semestre del 2023 - e lo sottolineo, nel secondo semestre del 2023 - per raggiungere tutti gli obiettivi programmati e per completare, in collaborazione con la Commissione europea, il processo di revisione del Piano, con l'integrazione del nuovo capitolo REPowerEU, con l'implementazione delle riforme e con la rimodulazione di numerose misure strategiche per la crescita economica e strutturale dell'Italia, puntando maggiormente sulla digitalizzazione, sulla sostenibilità ambientale e sulla resilienza del tessuto economico e sociale del Paese.
Le istituzioni europee hanno saputo rispondere in maniera corale ai cambiamenti eccezionali e imprevedibili dello scenario geopolitico globale, nel contesto economico, con l'approvazione, il 27 febbraio 2023, del Regolamento REPowerEU, teso a ridurre la dipendenza europea dai combustibili fossili russi e accelerare la transizione verso quelle fonti energetiche più sicure e sostenibili.
E mi si permessa, Ministro Fitto, e cari colleghi, una risposta, con la quale - anche in seno proprio al recente congresso del Partito Popolare Europeo tenutosi a Bucarest, cui, come Forza Italia, abbiamo partecipato la scorsa settimana, insieme al nostro segretario Tajani e ai capigruppo Barelli e Gasparri - abbiamo voluto sottolineare come fossero essenziali il metodo e il merito. E quindi siamo contenti, come Italia, di aver inciso in maniera determinante nella più grande famiglia europea su quello che era un punto importante ed essenziale che il Ministro Fitto ha saputo rendere concreto e credibile.
In questo contesto, le autorità italiane, così come quelle degli altri Paesi, hanno intrapreso questo processo di revisione del Piano del 2021, adattandolo alle nuove condizioni economiche e sociali, introducendo e individuando, anche attraverso un'attenta e concertata ricognizione, le misure non più realizzabili nei tempi originariamente previsti, procedendo alla loro rimodulazione e al loro differimento temporale, e scongiurando quindi il rischio di compromettere il raggiungimento del Piano complessivo.
Fin dal suo insediamento, il Governo ha operato in concerto con la Commissione europea e le amministrazioni titolari per effettuare proprio tale ricognizione. Arriviamo oggi, come dirò fra poco, a ottimi risultati grazie alla guida del Ministro Fitto e del Presidente Meloni , insieme ovviamente al coordinamento di tutte le strutture, in modo particolare dei nostri Ministri, capitanati dal Vicepremier Antonio Tajani, in un lavoro di collaborazione attraverso la cabina di regia con tutte le amministrazioni locali: dalle regioni, al partenariato economico e sociale, ai comuni e alle province.
Voglio, in particolare, ricordare le tante occasioni di confronto che si sono succedute anche con il comparto delle regioni e degli enti locali, specie i comuni. Il processo di revisione si è concluso con l'approvazione da parte del consiglio Ecofin del nuovo PNRR italiano l'8 dicembre del 2023. Oltre alle nuove misure del REPowerEU, le modifiche del PNRR hanno riguardato anche la rimodulazione di diversi interventi già finanziati dal PNRR, sia in termini di revisione degli obiettivi e delle loro scadenze, sia in termini di modifica, in aumento o in diminuzione, delle risorse finanziarie assegnate, nonché anche il definanziamento integrale, in questo caso per un importo complessivo di 7,43 miliardi, di taluni interventi precedentemente inseriti nel Piano e che, in sede di attuazione o rendicontazione, hanno manifestato rilevanti criticità ai fini del rispetto delle condizionalità imposte del Piano.
Mi soffermerò proprio su questo, in modo particolare sul comparto dei comuni e dei Fondi per la rigenerazione urbana, tema chiave per lo sviluppo dei territori. Mi fa specie aver sentito, questa mattina, da parte di alcuni colleghi, dire delle cose molto sbagliate e soprattutto non vere. Ieri, nel corso di un'audizione, lo stesso presidente dell'ANCI ha riconosciuto al Ministro Fitto di aver rimesso tutte le risorse che erano state tolte, mantenendo una promessa che in politica non è facile mantenere e dando, quindi, una risposta chiara, dicendo chiaramente che il comparto dei comuni era soddisfatto del confronto attraverso la cabina di regia.
Questo provvedimento coglie queste richieste, in modo particolare la copertura di 10 miliardi di tutte le misure destinate ai comuni e alle città metropolitane che sono transitate fuori dal PNRR: è una copertura integrale, con il mantenimento della gestione delle misure, che permette, in capo ai Ministeri già titolari, di portarle avanti, ma soprattutto perché si tratta di finanziamenti in materia di rigenerazione urbana per i comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, dei piani urbani integrati per le 14 grandi città e per i comuni dell' e dei 6 miliardi riguardanti le piccole e medie opere destinate a tutti i comuni. Sono opere spesso rendicontate e ultimate, cantieri aperti, obbligazioni sottoscritte da tempo, peraltro indispensabili per sostenere il prodotto interno lordo del Paese. E grazie al Ministro Fitto e al Governo, per questo percorso fatto insieme di leale collaborazione e reciproca fiducia, si sono ottenuti questi risultati.
Certo, signor Ministro c'è ancora qualcosa, ma sono sicuro che, nel corso del dibattito parlamentare, lei saprà, ancora una volta, dare anche quelle risposte che si aspettano oggi i piccoli comuni. Conosco la sua attenzione, la sua fermezza e la sua volontà, perché sicuramente vi è la sofferenza in materia di personale, soprattutto per il personale tecnico, dei comuni di minori dimensioni, su cui gravano i vincoli inaccettabili e le risorse insufficienti, anche alla luce delle massicce assunzioni previste, invece, anche dal decreto-legge in esame, nei Ministeri e nelle altre istituzioni centrali. E sono proprio convinto, perché conosco la sua disponibilità, che, anche su questo, lei, ancora una volta, saprà dare delle risposte concrete alle parole e non solamente alle critiche che vengono sempre avanzate da tante altre figure presenti nel nostro quadro istituzionale e parlamentare.
A seguito della revisione complessiva del Piano italiano, il numero totale anche di e è passato da 527 originari a 614. Il valore economico delle rate successive alla quarta è stato ricalcolato, tenendo conto di queste variazioni nel numero degli obiettivi e dei traguardi intermedi ad essi associati. Gli investimenti, cari colleghi, sono passati da 134 a 150 e sono maggiormente orientati verso i grandi progetti di investimento pubblici, nell'ottica di un modello di sviluppo sostenibile. Le misure nuove o modificate sono complessivamente 145, di cui 22 si riferiscono solo alla Missione 7. Quindi, il nuovo PNRR, con le nuove misure introdotte e le modifiche apportate, mira a garantire un impatto concreto e significativo sulla crescita economica e sulla sostenibilità ambientale e finanziaria, ma soprattutto sulla coesione sociale e territoriale e la sicurezza energetica dell'Italia, in linea con gli obiettivi europei e le necessità nazionali emergenti.
Cari colleghi, vi invito ad andare a leggere gli interventi che il Presidente Berlusconi ha sempre portato avanti, prima come parlamentare europeo e poi come senatore della Repubblica, perché, ancora una volta, aveva una visione lungimirante, vedeva lontano, e tutte le cose che oggi noi stiamo portando avanti lui stesso le aveva già indicate la bellezza di 2 o 3 anni fa!
Questo a dimostrare il valore della persona e la capacità che ha avuto nel contrapporsi a quelle che erano misure significative per l'Italia e nel far comprendere la rilevanza di un Paese in difficoltà come l'Italia, Paese fondatore dell'Europa.
Ricordo che il merito di quelle risorse sicuramente va anche a lui, per la sua capacità di interloquire con il Partito Popolare Europeo , che ricordo è il primo partito, lo è oggi e lo sarà anche alle prossime elezioni europee.
L'erogazione della terza e quarta rata del Piano ha consentito all'Italia, unica tra i Paesi europei ad aver ricevuto il pagamento di quattro rate (anche in questo caso ho ascoltato certi interventi di colleghi che hanno detto cose opposte e mi domando per quale ragione si debbano dire così tante bugie) è la dimostrazione che l'Italia è stata la prima, è quella che riceve finora 101,93 miliardi di euro, su 194,4 complessivi, di cui 40,5 miliardi di sovvenzioni e 61,4 miliardi di prestiti corrispondenti a circa il 52 per cento.
Cari colleghi la matematica non è un'opinione, i numeri non si possono inventare, potete dire che non vi piace una cosa e non vi piace l'altra, ma la capacità del Ministro Fitto di aver portato l'Italia a essere il primo Paese in Europa come capacità di spesa, come capacità di realizzazione del PNRR, questo non mettetelo in discussione, perché questo non vi onora e non rendete merito alla Nazione che è la nostra Italia .
Per questa ragione, Presidente, e mi avvio alla conclusione, il gruppo di Forza Italia non può che esprimere forte apprezzamento per il grande lavoro svolto dal Governo, di concerto con la Commissione europea e con tutte le amministrazioni responsabili, per mettere in campo quelle misure volte ad accelerare le procedure e ottimizzare le risorse messe a disposizione per l'attuazione del PNRR che rappresenta quindi un'opportunità per l'Italia.
Forza Italia voterà a favore della risoluzione di maggioranza che impegna il Governo a proseguire nell'attuazione delle riforme, degli investimenti previsti dal PNRR, nonché a portare avanti un costante e leale confronto con la Commissione europea per individuare modalità e soluzioni condivise e, soprattutto, per garantire la tempestiva rendicontazione di quelli che saranno i risultati conseguiti.
Si chiede così al Governo di continuare ad informare costantemente il Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR e su tutte le misure messe in campo per assicurarne la tempestiva realizzazione, perché il PNRR rappresenta un'opportunità da non perdere e da non mancare e Forza Italia darà il massimo contributo possibile per tale pilastro, così fondamentale nella strategia di ripresa e rilancio dell'Italia, sia sul versante interno che sul versante internazionale. E ciò sicuramente anche attraverso coloro che hanno una certa conoscenza e una capacità di interloquire con l'Europa, che sicuramente il nostro segretario nazionale Antonio Tajani ha, per quegli importanti ruoli che ha ricoperto in passato, da Presidente del Parlamento a commissario europeo, e che saprà - in sintonia e in collaborazione col Ministro Fitto - rendere valide e portare l'Italia a essere quel Paese riconosciuto da tutti come un Paese fondatore e come un trascinatore dell'Europa .
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea, studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo Bonsegna-Toniolo, plesso scuola secondaria di I grado De Amicis di Fragagnano, in provincia di Taranto, che sono qui in tribuna ad assistere i nostri lavori Preciso che siamo nel corso delle dichiarazioni di voto e che tra breve ci raggiungeranno agli altri deputati per dare luogo alle votazioni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Elisa Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente, Ministro Fitto, lei è venuto stamattina in Aula, con una faccia serena e tranquilla, a dirci che va tutto bene, che per quanto riguarda il PNRR siamo a posto, l'Italia è un Paese che va bene, riesce a gestirlo bene, se ci sono dei rinvii e dei ritardi è colpa di qualcun altro. Del resto, noi a questa politica che voi mandate avanti, da quando vi siete insediati, cioè dello scaricabarile, ci siamo abituati, un po' come i famosi divanisti, i percettori di reddito di cittadinanza, i divanisti questa figura mitologica, coloro che vivono sul divano. E' colpa loro, secondo voi, se non si riescono a trovare lavoratori stagionali. Quindi, poiché per voi questo è il problema, avete dato come soluzione l'eliminazione del reddito di cittadinanza. E guardate un po', eliminando il reddito di cittadinanza, ancora non si riescono a trovare lavoratori stagionali. Quindi, il problema non era il reddito di cittadinanza, ma il problema sono le paghe da fame e noi vi abbiamo proposto una soluzione anche a questo: il salario minimo, che ovviamente voi non accettate.
Sa, Ministro, oggi c'è gente che guadagna 2 euro, 2,50 euro, 3 euro l'ora. Nel 2024, in un Paese civile noi siamo ancora costretti ad assistere a persone che lavorano e percepiscono questo stipendio: 2 euro o 3 euro l'ora. Ora noi vi chiediamo semplicemente di dirci, concretamente, che cosa state facendo per il PNRR, una misura che vorrei ricordarlo, fa sempre bene ricordarlo, è stata portata qui dal presidente Conte e se fosse stato per voi non l'avremmo neanche avuta . Quindi, caro Ministro Fitto, se fosse stato per il suo partito, lei oggi non sarebbe Ministro, intendiamoci.
Le dico un'altra cosa. La Premier Meloni che è contro il reddito di cittadinanza, dice: “Guardate, secondo me, va bene l'infrastruttura di cittadinanza, quella sì, che toglierebbe la fame per poveri figli”. Ebbene, ci sono altri figli, non di povera gente, ma di deputati di maggioranza, che percepiscono indebitamente il reddito di cittadinanza. E' un po' come il superbonus, brutto e cattivo, però poi mezza maggioranza l'ha utilizzato: è un po' quello il principio .
Allora, ritornando al PNRR, che voi avete trasformato in Piano nazionale rinvii e ritardi, vi stiamo chiedendo che cosa avete fatto. Qui però, Presidente, io ci tengo a sottolineare la coerenza del Governo, perché il Governo all'inizio dice: noi non riusciremo a spendere tutti i soldi del PNRR; e infatti al 2023 avete speso il 23 per cento. E poi avete fatto un'operazione di taglia e cuci, degna della più alta sartoria italiana, dove fate il gioco delle tre carte: definanziate da una parte, prendete i soldi dall'altra parte e li rimettete di là. Questo non è portare i soldi e mettere in atto il PNRR, non si fa in questo modo e vi vantate di aver speso tanti soldi. Sì, lo 0,8 per cento per il Ministero del lavoro e sulla salute il 3,41 per cento.
Ora Ministro Fitto, io non so se lei sia a conoscenza del fatto che per una mammografia ci vogliono tre anni, che nei nostri ospedali molte strutture sono fatiscenti, che non ci sono strutture idonee in tutto il Paese e che ci sono grandi problemi nella sanità come personale sottopagato. Allora, con questi problemi come vi salta in mente di togliere 500 strutture ospedaliere e ospedali di comunità e 800 posti letto !
Allora la pandemia non vi ha insegnato niente! Forse vi ha insegnato solamente a mettere sul banco degli imputati il presidente Conte, solo questo vi avrà insegnato la pandemia. Come vi viene in mente? Voi, lo sapete, tagliate 700 milioni di euro sulla sanità. Forse lei non sa, ma, Ministro, lei è anche del Sud, quindi lo vede in che condizioni sono i nostri ospedali e la nostra sanità! Lo sa che il 41,4 per cento dei malati oncologici della Calabria è costretto ad andare in altre regioni per curarsi? Lo sapete questo? Lo sapete che c'è gente che muore aspettando un'ambulanza? Sapete che c'è gente che muore aspettando l'ambulanza, perché dentro non c'è un medico. Ecco quindi non bisogna assolutamente tagliare sulla sanità .
Per quanto riguarda poi le politiche sulle donne, sì, lo ammetto, forse sono stata troppo pretenziosa o troppo presuntuosa a credere che, finalmente, con la prima donna, le donne avrebbero avuto un occhio di riguardo, perché ad oggi la parità di genere, diciamocelo, non esiste. Ebbene, che cosa fa questo Governo per le donne, con la prima donna? Aumenta l'IVA sugli assorbenti, aumenta l'IVA sui pannolini, aumenta l'IVA sul latte in polvere e sui prodotti per la prima infanzia. Quindi non si dà una soluzione al problema che si pongono molte donne: cosa scelgo? Dover scegliere - attenzione - se fare una famiglia o avere un lavoro? Non si dà una soluzione al problema delle donne che, oggi, nel 2024, in questo Paese, spesso devono rinunciare al proprio lavoro, perché non riescono a conciliare famiglia e lavoro. O meglio, voi una soluzione l'avete data, ossia il bonus mamme. E parliamo di questo bonus mamme. Le libere professioniste sono escluse: quindi, se sei una libera professionista, non puoi percepire il bonus mamma. Se hai un lavoro precario, non puoi percepire il bonus mamma. Se non hai minimo tre figli non puoi percepire il bonus mamma. Accidenti, alla faccia della parità di genere! Qui si fa una discriminazione proprio tra le donne, tra l'una e l'altra. Le dico una cosa, Ministro. Il problema in Italia non è fare il terzo figlio; il problema è fare il primo figlio, il problema è fare il secondo figlio, il problema è mettere in piedi una famiglia, non il terzo figlio. Quello è un qualcosa che forse viene dopo .
E arriviamo a un altro punto, il Ministro Salvini. Ora al Ministero dei trasporti, che è guidato dal Ministro Salvini, vengono dati dei soldi attraverso il PNRR, quindi viene detto al Ministro Salvini: tu hai dei soldi per poter fare determinate cose.
La prima, ad esempio, è mettere in sicurezza i ponti, perché nel nostro Paese i ponti crollano e lo sappiamo. Ma il Ministro Salvini decide di prendere questi soldi e slittarli: poi, li spenderemo, non è una priorità. Oppure, gli vengono dati soldi per mettere a segno, per mettere in piedi un sistema ferroviario regionale, lo ripeto, un sistema ferroviario regionale e il Ministro Salvini dice: ma che urgenza c'è? Non lo facciamo, slittiamo questi soldi. Forse, perché il Ministro Salvini non è mai stato in Calabria, non è mai stato in Sicilia, dove, per fare Messina-Trapani, ci vogliono 12 ore o non è mai stato in Calabria, dove per fare dalla parte alta della Calabria alla parte bassa ci vogliono 7 ore con i treni regionali, quando ci sono .
Perché il Ministro Salvini ha una soluzione a questo: il ponte sullo Stretto. Questa è la soluzione del Ministro Salvini, che comincia, come un venditore qualsiasi, a dire: il ponte sullo Stretto porterà 40.000 posti di lavoro, 50.000 posti di lavoro; poi, rilancia: 100.000 posti di lavoro e 120.000 posti di lavoro. E per far guadagnare che cosa? Sì e no, 20 minuti, quando se solo avesse impiegato quei soldi che noi gli avevamo dato - non doveva andarli a cercare da qualche altra parte, il Presidente Conte glieli ha consegnati questi soldi, grazie al PNRR -, avrebbe potuto tranquillamente mettere a posto tutto il sistema ferroviario regionale calabrese e siciliano ed evitare di spendere soldi sul ponte sullo Stretto che, lo ripeto, come ho già detto e continuerò a dire fino allo sfinimento, a noi non serve. Noi cittadini meridionali non lo vogliamo questo ponte sullo Stretto, perché non abbiamo strade e non abbiamo ferrovie. Quindi, prima si fa quello, prima si guarda all'alta velocità e, poi, eventualmente, si pensa a un ponte sullo Stretto.
Presidente e Ministro, concludo, dicendo che abbiamo presentato una risoluzione con un atteggiamento costruttivo, vi abbiamo proposto alcuni punti, come, ad esempio, il rispetto del per le donne, per i disabili e per i giovani nei bandi del PNRR, vi abbiamo chiesto di rispettare il divario tra Nord e Sud, del resto il PNRR serve proprio a questo, ad eliminare quel divario, ma con voi, attraverso l'autonomia differenziata, questo divario si sta aprendo, si sta triplicando, si sta quadruplicando. Voi avete dato parere contrario su questa risoluzione e io sono molto amareggiata per questo.
Poi, le vorrei dire un'altra cosa, veramente, sulla gestione dei soldi del PNRR, che è stata un'occasione più unica che rara, avuta grazie al Presidente Conte: bisogna gestirli con cognizione di causa questi soldi, bisogna capire che cosa bisogna fare, bisogna gestirli seriamente, altrimenti, oggi, non c'è il Presidente Conte a porre una soluzione, ma c'è la Presidente Meloni che porta il Patto di stabilità, cioè 12 miliardi di tasse per noi cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI(LEGA). Grazie, Presidente. Prima, l'onorevole Pella faceva un'osservazione e diceva: per quali ragioni tante bugie? Perché ognuno si aggrappa a quello che ha; se non raccontano un po' di bugie qui, come fanno a dire fuori che fanno qualcosa di “utile” - tra virgolette - per il loro elettorato? Questo, però, è molto demotivante e lo è quantomeno, perché stiamo parlando di un qualcosa che, dobbiamo ricordarcelo, non nasce per virtù eroiche, ma nasce a seguito di una situazione drammatica che il Paese attraversò. Non dobbiamo dimenticare che questi fondi del PNRR sono arrivati dopo una pandemia che ha falciato e mietuto decine di migliaia di morti. Ecco, su questa cosa occorrerebbe un po' meno di retorica e un pochino più di pragmatismo, quantomeno, per dare senso alla realtà che stiamo vivendo e una ragione a quello che sarà.
Con questo faccio un'osservazione molto semplice: ma per bontà di Dio, per fortuna quel Governo fece un'azione per andare a contrattare, in sede europea, l'arrivo di questi fondi, e ci mancherebbe, quella era l'azione che doveva fare il Governo, dopodiché, nel momento in cui si portano i fondi sul territorio e si portano avanti le iniziative e i progetti, oggettivamente, ci si accorge, costantemente, che molto di quello che fu previsto all'inizio, o anche solo semplicemente promesso, o è irrealizzabile, oppure, già all'origine, aveva alcuni tarli all'interno che lo rendevano non coerente con le stesse previsioni del PNRR .
Non riconoscere questo, significa semplicemente andare a sbattere contro il muro. Questo è quello che vi manca, cioè la consapevolezza che quello che fu fatto allora è come un rettilineo al fondo del quale c'è una curva: se quella curva non viene tenuta in conto, si va a sbattere. Il PNRR, come fu costruito dall'allora Governo, oggi, è totalmente inattuabile senza le modifiche che costantemente il Governo sta facendo e le trattative che fa in Europa per poterlo rendere attuabile.
A fronte di questo, Presidente, anticipo già che sosterremo la risoluzione di maggioranza, che prevede, appunto, che il Governo continui questo dialogo in sede europea, andando a contrattare, ora, la quinta, poi, sarà la sesta e, successivamente, le altre , che devono essere naturalmente messe in relazione con l'andamento dell'attuazione del PNRR nel Paese. Scopriamo, oggi, che una parte di quei fondi era destinata a progetti che non erano già stati attuati nel tempo? No, lo sappiamo già da parecchi mesi. Fa specie che, ancora oggi, ci sia la retorica che, grazie al cavaliere senza macchia che è andato in sede europea, siano arrivati i fondi in Europa. Allora, anche su quella roba lì, mettere insieme un PNRR assemblando un po' di tutta la qualunque che era rimasta nei cassetti dei Ministeri, l'abbiamo capito, in quel momento sembrava una soluzione, magari, congeniale, ottimale, forse anche l'unica, ma ancora oggi, continuare su quella strada vuol dire, veramente, non avere senso della realtà e, soprattutto, dare certezza ai nostri concittadini che il concetto, già allora - e questo ritengo che sia grave, Presidente - non fosse quello di destinare fondi alla crescita e allo sviluppo del Paese, ma fosse un po', come è stato detto correttamente dall'onorevole Marattin, del Natale che arriva un po' durante tutto l'anno: prendi i soldi e scappa.
Quella roba lì non serviva, non serve oggi al Paese e non servirà domani, perché, lo ricordo, dei 191 miliardi, 123 sono da restituire, sono fondi che devono creare economia e generare risorse, occupazione e sviluppo nel Paese. L'idea per cui questi fondi devono essere spesi, ma senza avere una relazione reale con la capacità di creare economie e svilupparsi, veramente, non fa onore a chi la dice, ma dà il senso veramente del fatto che quel Governo non avrebbe potuto avere un futuro in questo Paese, perché l'avrebbe portato a sbattere .
Presidente, abbiamo bisogno che una parte ulteriore della risoluzione sia ben chiara al Governo, noi, al secondo punto, chiediamo al Governo di assumere ogni iniziativa, anche di tipo normativo, ritenuta necessaria per garantire il conseguimento, entro il 2024, di tutti gli obiettivi occorrenti, eccetera, eccetera; aggiungo anche degli impegni che l'Italia deve prendere nei confronti dei propri cittadini, penso alla questione legata alla qualità dell'aria e alla questione legata alle infrazioni per la mancata qualità dell'acqua reflua, ecco, fondi che erano all'interno del bilancio dello Stato, che erano all'interno anche del PNRR e che, per ragioni, come ha spiegato prima il Ministro, di necessità contingente, sono stati stornati o girati su altre spese. È evidente che questo deve essere sanato e sappiamo benissimo che il Governo in questa direzione sta già operando.
Presenteremo, anche nei prossimi giorni, opportuni emendamenti e atti di indirizzo, perché ciò possa essere ulteriormente acclarato. La qualità dell'aria nell'area padana è stata definita tra le peggiori del mondo. Sappiamo che questo non deriva da una scelta di vita di chi abita in quei territori, ma da una orografia che condanna quei territori ad avere un'aria più inquinata rispetto ad altri. Su questo vogliamo che il Governo dia un messaggio ben chiaro e che prosegua quegli interventi che erano già stati messi in cantiere, con precedenti azioni in bilancio.
Presidente, mi ricollego, utilizzando questo argomento, anche a una delle questioni che sollevai quando venne costruita l'impalcatura del PNRR, perché sentii dire, ogni volta, dai Ministri che venivano portati in Commissione dall'allora Governo Conte e dal successivo Governo Draghi, che, sì, sono temi importanti, però, in questo momento, abbiamo bisogno di chiudere sulle linee del PNRR. Il tema era molto semplice: non sprechiamo i fondi e le opportunità del PNRR, trascurando le necessità di riqualificazione dell'ambiente e, soprattutto, dei livelli di inquinamento nei quali viviamo. Questo era l'indirizzo e questo non fu tenuto in debita considerazione. Ora, possiamo rimediare e potete anche dare questo segnale ulteriormente forte.
Poi, Presidente, il Ministro - e su questo debbo dire che me ne compiaccio - ha sfiorato e anche sottolineato una questione molto semplice: ci sono regioni, in Italia, che fanno tanto le gradasse sulla spesa dei fondi del PNRR e che, poi, nel tempo si sono dimostrate, come la Campania, incapaci di spendere gli stessi fondi destinati allo sviluppo e alla coesione o di spendere gli stessi fondi destinati alla sanità, salvo poi stracciarsi le vesti e fare quelli che non hanno le risorse per poter far fronte alle spese di sanità. Questo è un tarlo che da troppo tempo sopportiamo - lo dico al Ministro -, ossia che ci sia questo tipo di rampogne e che ci venga fatto questo tipo di lezioni.
Forse è il caso anche di prevedere formulazioni per chi ha i fondi a disposizione, li ha presi e non li spende o li spende male o per spenderli addirittura fa ritardare chi, invece, la spesa è in grado di farla in maniera efficiente, mettendo il Paese addirittura in elenco negativo come spesa dei fondi europei. Questo non possiamo più permettercelo. Se quei fondi sono destinati e vengono spesi male o non vengono spesi o vengono costantemente spesi con ritardo, che siano tolti a quegli enti e messi certamente a disposizione di chi è in grado di spendere queste risorse, dando attuazione al PNRR o agli stessi fondi di sviluppo e coesione europei. Su questo ci aspettiamo chiaramente dal Governo un indirizzo preciso, che vada a dare una risposta ben chiara.
C'è un confronto sulla realtà che deve essere fatto e il Ministro l'ha sottolineato: occorre riportare quei fondi che erano stati assemblati all'interno del PNRR alla loro destinazione originaria (articolo 20). Non ci sono interventi che vengono definanziati e che non avranno attuazione; ci sono interventi che vengono ricollocati nella loro posizione originaria, ma certamente il Governo deve badare bene alle coperture, perché la sfasatura tra il toglierli dal PNRR e rimetterli nella loro posizione originaria può produrre una difficoltà, da parte degli enti che sono destinatari dei fondi, a far fronte alle spese di anticipo finanziario, mettendo, in questo caso, a rischio la stessa attuazione dei piani.
C'è un inizio di qualsiasi progetto che vede l'entusiasmo e l'abbiamo visto all'inizio del PNRR con il cavaliere senza macchia che va in Europa, anzi, il Conte senza macchia che va in Europa. C'è una fase di attuazione, che è quella attuale, che stiamo sopportando con difficoltà - ne siamo consapevoli - e ci sarà una fase di obiettivi raggiunti. Ministro, sono stati inseriti in origine all'interno del PNRR criteri statistici nell'attribuzione dei fondi. È necessario che ciò non accada più, perché riceve i fondi chi ha necessità di affrontare un problema e di risolverlo. Se bisogna dare i fondi per rifare le scuole materne, bisogna darli laddove le scuole materne non ci sono. Se bisogna mettere fondi e questi vanno a macchia d'olio, indifferentemente, si rischia di produrre una frustrazione nel Paese verso chi ha sempre speso in maniera corretta i fondi e a non risolvere quelle disequazioni che ancora restano attive nel Paese.
Su questo, Presidente, riconfermo necessariamente e utilmente il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier sulla risoluzione di maggioranza e dico anche che la nostra verifica sarà costante. In XIV Commissione abbiamo approvato un atto assegnato che verificherà costantemente la spesa dei fondi di sviluppo e coesione e la spesa dei fondi PNRR, perché i cittadini devono sapere la differenza tra chi viene in quest'Aula raccontando la favola del cavaliere senza macchia e chi, invece, viene in quest'Aula impegnandosi e mettendoci la faccia per dare uno sviluppo e una crescita al Paese con i fondi che abbiamo preso con il PNRR. La Lega è su questa ultima traccia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ancora una volta viene in quest'Aula a spiegarci che va tutto bene e ci chiede, in sostanza, di avere fede in quello che lei, Ministro, e questo Governo state facendo nel corso di centinaia di riunioni con la Commissione europea. Ma come si può avere fiducia se con una mano si mettono in campo nuove risorse e con l'altra se ne tolgono di più? Che ci vuole a farsi vanto del raggiungimento dei quando puntualmente si spostano in avanti tutti gli obiettivi che non si riescono a raggiungere? È come aggiungere minuti di recupero a oltranza fino a quando non si pareggia la partita, ma in questo caso l'arbitro fischierà, comunque, nel 2026. Come si può fare affidamento sulla credibilità di un Governo che da mesi - da mesi, Ministro - ci nasconde la verità sui dati e sui progetti? Guardi, non lo dicono soltanto le forze di opposizione o le testate giornalistiche, ma addirittura l'Ufficio parlamentare di bilancio: sul PNRR non c'è più un briciolo di trasparenza. Le ricordo - e faccia una verifica - che il sito non viene aggiornato dal 4 dicembre scorso e persino alle Commissioni parlamentari non è concesso di sapere granché. Guardi, né l'ultima relazione, né il suo intervento di oggi ci fanno fare un passo avanti in questo senso. Ministro, ce ne facciamo poco di resoconti sommari e delle rassicurazioni, se poi manca la sufficiente chiarezza per capire quanti e quali progetti puntualmente non verranno più finanziati. E, si badi bene: questo non è un allarme che lanciano le opposizioni per fare un po' di terrorismo psicologico, ma preoccupazioni che avvertono in tanti, a partire dalle regioni, che proprio qualche giorno fa hanno detto, chiaro e tondo, che contano circa un miliardo 200 milioni di euro di ammanchi su misure di loro competenza.
Il provvedimento che ha presentato qualche giorno fa non rifinanzia tutte le misure tagliate e laddove le rifinanzia lo fa a scapito di altri investimenti pubblici e di altri fondi (ne abbiamo contati 19 per l'esattezza). Nel triennio 2024-2026 ai progetti finanziati a valere sul Piano nazionale complementare vengono tolti più di un miliardo e mezzo di euro, tra cui interventi per la sanità, per i trasporti e per le infrastrutture. Non solo, perché altri 2 miliardi di progetti vengono rimandati a decorrere dal 2027, quando evidentemente ci sarà un altro Governo e un altro Parlamento. Ma chi ci dà la certezza che, una volta a maturazione, verranno confermati? Insomma, il decreto appena depositato non è affatto risolutivo, anzi alimenta la grandissima confusione che c'è intorno al Piano e agli strumenti pubblici di investimento.
Una cosa, però, è abbastanza chiara a tutti gli osservatori: il Fondo di sviluppo e coesione torna ad essere il bancomat preferito dal Governo, il conto sempre aperto dove andare a prendere i soldi che servono quando servono (ne abbiamo contati 6 miliardi, in questa tornata). Questo avviene in sfregio al principio di addizionalità del PNRR, visto che ormai queste fonti di finanziamento si sostituiscono senza troppi scrupoli, e soprattutto calpestando pure il vincolo dell'80-20, su cui non abbiamo più alcuna sicurezza sul fatto che verrà o meno rispettato. Anche questo è, sinceramente, inaccettabile, signor Ministro, perché l'FSC segue una logica e ha regole che continuano a essere platealmente violate dal Governo.
D'altronde, se si guarda al Mezzogiorno come non si fa a essere preoccupati? All'orizzonte c'è l'autonomia differenziata, che rischia seriamente di spaccare il Paese. Sullo stesso PNRR abbiamo perso traccia degli obiettivi trasversali su giovani e donne , così come del rispetto della quota del 40 per cento per il Mezzogiorno. Duole ricordare, signor Ministro, che l'ultima relazione al riguardo risale a settembre 2022, guarda caso quando lei non era ancora Ministro. Da quando, infatti, lei è al Governo, il Parlamento e il Paese non sanno più se a quella norma di legge - perché è di una legge che stiamo parlando - si stia ottemperando o no. Persino questo decreto aumenta le perplessità sul trattamento che viene riservato alle regioni meridionali. Da un lato, si tagliano progetti per 700 milioni di euro, già accordati a valere sull'FSC, e dall'altro si sommano a quelli che vengono definanziati a valere sui fondi odierni.
Peraltro, ci sorprende quanto si è deciso di fare su Transizione 5.0 e, guardi, non siamo gli unici, perché anche Confindustria ha lamentato lo stesso problema. Allora, la domanda è: che senso ha l'incompatibilità tra quegli incentivi con quelli dedicati alla ZES unica (incentivi di cui, peraltro, quelli relativi alla ZES unica ancora aspettano il decreto attuativo)? Ma se davvero si vogliono stimolare gli investimenti in alcune aree del Paese, perché impedire la creazione di condizioni migliori a chi vuole investire in quelle regioni? E, soprattutto, se uno degli obiettivi di Transizione 5.0, che è il cuore della riformulazione dopo i tragici eventi della guerra in Ucraina e, quindi, la transizione energetica, perché rendere alternative le due agevolazioni, visto che, grazie alle migliori condizioni climatiche, nelle regioni meridionali avrebbe un'efficacia anche maggiore? Dov'è la logica in tutto questo, signor Ministro?
Guardi, al netto dei toni trionfalistici, i ritardi nell'attuazione del Piano sono purtroppo - e sottolineo purtroppo - un fatto accertato, perché noi facciamo il tifo per l'Italia. Dalle stime della vostra stessa NADEF - lo ricordo - avevate preventivato di spendere 41 miliardi nel 2023. Sa quanti ne avete spesi? 21.
Basta leggere con onestà ciò che scrive la Corte dei conti nell'ultima relazione, ossia che il ritardo sugli investimenti è evidente e che questo avrà inevitabilmente - cito - un impatto sulla crescita e sui progetti futuri. Guarda caso, oggi, per giustificarsi, tira in ballo il ritardo delle amministrazioni locali sul ReGiS, i dati sulla spesa. Ci perdoni, ma non possiamo accettarlo. Non possiamo accettarlo perché un anno fa lei, sul presupposto falso che le regioni non sanno spendere i fondi europei, si è appropriato della sulla coesione, portando a Palazzo Chigi tutte le decisioni che prima spettavano agli enti territoriali.
In quelle settimane le abbiamo più volte fatto presente che quei dati erano falsati proprio per i problemi che da anni, non da ieri, si registrano sul ReGiS. All'epoca ci ha sonoramente ignorato, addirittura sbeffeggiato, ma oggi, che le torna comodo per giustificare le difficoltà del Governo, la questione dei ritardi sul ReGiS viene magicamente riabilitata. E poi, stamane, addirittura scopriamo che ci sono enti locali che hanno caricato i SAL 10 mesi fa e da 10 mesi aspettano una risposta . Ma, se non si liquidano i SAL, come si può procedere con le opere?
Eccoli i vostri colpevoli ritardi, altro che il solito rimpallo di responsabilità. Malgrado tutto, il Partito Democratico crede davvero nel PNRR e crede che sia un patrimonio comune, di tutti i cittadini e del futuro del nostro Paese. Siamo d'accordo con lei quando dice che questo lavoro è interesse di tutti, che spendere queste risorse è un obiettivo del Paese e non di una maggioranza parlamentare. Però, non possiamo far finta che non ci sia un abisso tra le parole e i fatti che conseguono puntualmente.
Lei viene qui sempre e solo a cose fatte, a presentare decisioni prese mesi prima. Il Parlamento è diventato un ingombro che non ha più alcun ruolo, né nei processi di attuazione del PNRR né, soprattutto, sul controllo e sul monitoraggio. Ancora ieri, al Senato, ci ha impedito di conoscere nel dettaglio le informazioni che tutti chiediamo sui singoli progetti. Eppure gli impegni che fino a un paio di anni fa il suo stesso partito chiedeva ai Governi precedenti di assumere erano esattamente gli stessi che oggi noi chiediamo a voi. Cito testualmente la risoluzione di Fratelli d'Italia del 1° aprile 2021: si impegna il Governo al rispetto delle prerogative del Parlamento nelle fasi di esame e approvazione dei singoli stati di attuazione del Piano, nonché nell'elaborazione di modalità procedurali che permettano l'effettiva fruizione delle risorse nei tempi previsti. Oggi, invece, del Parlamento non vi importa più nulla. Noi siamo disponibili, ancora una volta, a riproporre la possibilità di darvi una mano. Ma quando ci verrà data realmente questa possibilità?
Allora, ricominciamo dalle sue parole, troviamo insieme le soluzioni per dare stabilità alle misure sulla sanità, sulla giustizia e sull'istruzione che altrimenti non avrebbero un futuro dopo il 2026. Cominciate, ad esempio, a stanziare i soldi necessari per il personale delle case di comunità che stiamo realizzando, esattamente come hanno fatto i precedenti Governi per gli asili nido, altrimenti avrete fatto una clamorosa operazione immobiliare, creando però delle cattedrali nel deserto .
In conclusione, signor Ministro, ricordo che abbiamo chiesto e ottenuto, noi prima di tutti, che l'Europa si aprisse al debito comune. Siamo noi che abbiamo partecipato alla genesi del e al PNRR, mentre il suo partito in quest'Aula mugugnava e in Europa votava contro . Siamo sempre noi i primi ad auspicare il pieno successo del nostro Piano nazionale. Per cui, le rivolgo un invito: invece di far proliferare i commissari straordinari o chiudersi a Palazzo Chigi, dia concretamente modo al Parlamento di offrire il suo contributo. Ci porti nelle Commissioni i dati e i documenti che servono agli italiani per capire e a noi per aiutare. Ci coinvolga nelle riflessioni e nelle scelte, non ci presenti una contabilità falsata ed edulcorata di scelte fatte solo da lei. Si chiama corresponsabilità, nel caso in cui le sia sfuggito il significato, nella lingua italiana, di questo termine.
È così che si garantisce l'attuazione del PNRR, non con questo atteggiamento testardo di omissioni e di insopportabile saccenteria. Ministro, impari una volta per tutte a concepire l'impegno politico come servizio al prossimo secondo l'insegnamento degasperiano, e non come sfoggio di prepotente spocchia che elargisce a piene mani durante i suoi interventi in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietrella. Ne ha facoltà.
FABIO PIETRELLA(FDI). Presidente Rampelli, onorevoli colleghi, l'occasione odierna è utile oggi ed è importante non solo per ringraziare il Ministro Fitto per la sua relazione così dettagliata e puntuale, ma soprattutto per svolgere una verifica del lavoro svolto fino ad oggi dal Governo, in un sano confronto con la Commissione europea, per quanto riguarda l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ministro Fitto, riprenderò qualche punto della sua relazione, se non altro per rendere aggiornati i colleghi che molto spesso in quest'Aula chiedono la sua presenza e poi non hanno la dignità di presentarsi durante la sua relazione. È un peccato, perché si tratta di un'occasione anche per fare un'analisi nel merito delle differenze in corso tra quanto definito con la terza relazione, la prima del nostro Governo, e la quarta relazione, per cogliere gli elementi raggiunti all'interno del percorso portato avanti fino ad oggi, essenziali per una verifica sugli obiettivi che devono essere ulteriormente raggiunti e che rappresentano l'impegno dei prossimi mesi e anni.
La terza relazione della scorsa estate rappresentava, in sintesi, una fotografia di un quadro molto complesso. Eravamo nel pieno dello stato di revisione e verifica degli obiettivi raggiunti sulla terza rata e ci trovavamo alla vigilia di un tema che ha rappresentato uno degli elementi più importanti del dibattito in corso, la revisione del PNRR che, come sappiamo bene in Fratelli d'Italia, era uno dei punti centrali dell'azione del programma del nostro Governo e ha rappresentato fino ad oggi, per quanto ci riguarda, uno dei risultati più importanti su molti fronti, soprattutto rispetto al confronto avviato a livello europeo.
Per quanto riguarda la terza rata, ricordo a me stesso come nella fase di verifica del raggiungimento degli obiettivi fu trovato con la Commissione europea un accordo molto positivo che consentì di spostare uno dei 55 obiettivi della terza rata alla quarta rata e che ci ha permesso, perfettamente all'interno del termine previsto, il raggiungimento degli obiettivi e il pagamento della terza rata , riducendola di 500 milioni di euro, per un totale di 18,5 miliardi.
Lo voglio sottolineare perché, nonostante la levata di scudi delle opposizioni anche in questa Camera, con chi gridava allo scandalo e alla non competenza del nostro Esecutivo, questo invece ha rappresentato uno degli elementi di assoluta novità nel rapporto con la Commissione europea, e soprattutto, a differenza di quanto è accaduto negli altri Paesi, l'individuazione di questo percorso rispetto alla quarta rata ci ha consentito di modificare una serie di obiettivi all'interno di questo spazio e di raggiungere un secondo importante risultato che nella sua relazione, Ministro, viene dettagliato in modo specifico e che ha visto un aumento del numero di obiettivi della quarta rata da 27 a 28 e un aumento da 16 a 16,5 miliardi incassati, consentendo al nostro Paese non solo di ottenere tutte le relative risorse, ma di accrescere in Europa la propria credibilità, responsabilità e competenza. Complimenti ancora, Ministro Fitto .
Pertanto, entro il 31 dicembre dello scorso anno non solo il Governo ha ottenuto questi due importanti risultati, ma ciò ha comportato anche la possibilità di incassare 35 miliardi complessivi che, insieme alle risorse precedentemente ricevute, hanno portato il nostro Paese ad avere un importo di rate incassate pari a 102 miliardi di euro. Ancora riecheggiano gli sterili dibattiti e le inutili polemiche sull'ipotesi che il Governo avesse individuato la necessità di revisionare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, una revisione decisiva e fondamentale perché poggiava su due semplici, ma strutturati, elementi di fondo. Il primo era relativo ai dati oggettivi determinatisi dopo una vicenda che è ancora in corso, e quella fase cambiò complessivamente gli obiettivi e le previsioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mi riferisco all'invasione dell'Ucraina, con il conseguente aumento del costo delle materie prime. Il secondo era la gravissima crisi energetica, che portò in quella circostanza la Commissione europea a individuare soluzioni come, per esempio, quelle relative a un nuovo importante regolamento, il REPowerEU, che avviava la fase di intervento da parte della Commissione europea rispetto alla necessità di adeguare i Piani nazionali di ripresa e resilienza di tutti i Paesi membri, con l'obiettivo di integrare e di evidenziare le soluzioni per una risposta tempestiva e decisa alla grave crisi energetica.
Il Governo Meloni aveva sempre sostenuto questa tesi, e in quella circostanza ha colto l'opportunità non solamente per agire nel merito ma anche per intervenire su alcune questioni che erano altresì opportune per il raggiungimento del risultato e per le difficoltà che emergevano in modo molto chiaro all'interno del Piano. Mi riferisco a una serie di progetti che erano stati inseriti all'interno del Piano nazionale e che mai avrebbero potuto essere rendicontati o spesi nei termini previsti dal Piano.
Lo ha già accennato lei, ma anche qui ricordo le tantissime polemiche, per poi accorgersi che il nostro Governo non ha definanziato alcun progetto, come è stato detto più volte, il Governo ha fatto un'analisi dettagliata nel confronto con la Commissione europea, dalla quale sono emersi alcuni elementi relativamente ai cosiddetti progetti in essere, quasi 68 miliardi di euro di progetti che erano precedenti al Piano e che non avevano nessuno dei requisiti che avrebbero consentito di rendicontarli all'interno del PNRR; soprattutto progetti che, non essendo adeguati ai nuovi scenari, certamente avrebbero mancato il giugno 2026, che è la data dalla quale non si può prescindere, perché sarà il tempo limite entro il quale il Piano dovrà completare i propri interventi. In questo contesto, voglio sottolineare il lavoro che è stato messo in campo, perché, su una parte importante di questi progetti, il Governo ha compiuto una scelta molto forte e molto coraggiosa, che è quella di individuarne alcuni e spostarli fuori dal Piano nazionale, prendendo l'impegno di finanziarli, comunque, con altre risorse.
Presidente, riferendomi ai progetti sotto i 100.000 euro di finanziamento, di cui, in questa sede, non sindachiamo sulla necessità o meno, vale la pena aprire una riflessione sull'opportunità, la validità, la valenza e la logica con la quale questi progetti potessero essere iscritti in un Piano così strategico per il nostro Paese, come il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel decreto-legge n. 19 del 2024, che è incardinato in discussione alla Camera e che sarà oggetto di conversione nei prossimi giorni - come lei ci ha ben descritto, Ministro -, all'articolo 1, abbiamo previsto la copertura finanziaria di tutti gli interventi che sono stati trasferiti, con il riconoscimento anche dell'Associazione nazionale dei comuni italiani. Non è un caso che, all'interno del capitolo di REPowerEU, siano state fatte scelte molto concrete e lungimiranti…
PRESIDENTE. Deputato Pietrella, aspetti un secondo, perché la situazione diventa insostenibile.
FABIO PIETRELLA(FDI). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Così le facciamo risparmiare anche un po' di voce. Vediamo se si ricompone il necessario silenzio in aula, per poterle consentire di svolgere la sua dichiarazione di voto. Prego, prosegua.
FABIO PIETRELLA(FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che non è un caso che, all'interno del capitolo di REPowerEU, siano state fatte scelte molto concrete e lungimiranti rispetto al mutato scenario, se è vero, come è vero, che il Governo Meloni ha inserito, nell'ambito di questa modifica, una cifra pari a oltre 6 miliardi di euro per la transizione energetica del sistema delle imprese, che dà attuazione a tutte le modifiche inserite nell'ambito della revisione, oltre ad avere inserito risorse importanti sulle infrastrutture energetiche e strategiche del Paese e una serie di scelte nell'ambito della revisione del Piano su settori…
PRESIDENTE. Si fermi ancora, porti pazienza. Colleghi deputati, vi prego di prendere la vostra postazione, siamo ormai prossimi al voto, oppure di uscire dall'Aula e parlare quanto volete con chi volete. Colleghi! Prego, prosegua.
FABIO PIETRELLA(FDI). Evidentemente, non si vuole ascoltare, Presidente, perché probabilmente cadrebbero, in coscienza, tutte le fandonie che sentiamo dire in giro
Come lei ha riferito, Ministro, e come, in questi giorni, il Presidente Meloni ha ricordato più volte, un valido esempio di buon lavoro è stato l'aver aumentato la dotazione finanziaria del PNRR nell'ambito del settore agricolo, con interventi concreti pari a circa 3 miliardi di euro ed è vero e non è certo sulla spinta dei trattori a Bruxelles che è stato fatto, ma per una scelta precedente, che è stata compiuta a dicembre dello scorso anno, per dare l'idea della visione e della lungimiranza nell'ambito della revisione del Piano e anche degli obiettivi che il nostro Governo ha messo in campo rispetto all'attuazione di questo nuovo intervento. E grazie anche a questa visione, che è la valutazione che è stata fatta a livello europeo per la dimensione del Piano, il nostro Paese emerge con migliori in Europa e non è il partito di maggioranza che si autocelebra, ma è evidenziato, in modo molto chiaro, dal rapporto che la Commissione europea ha presentato, nei giorni scorsi, sugli obiettivi di medio termine per cui il Ministro Fitto dovremmo esserlo tutti, ma da questa parte, sicuramente, ne siamo molto fieri. Nella relazione si evidenzia il fatto che il paragone tra il nostro Paese e gli altri non è scontato, perché il nostro Paese è con il più grande Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché l'Italia decise, insieme solo alla Grecia e alla Romania, di prendere per intero la quota del debito di 122 miliardi e il fatto che ci siano 122 miliardi di euro di debito in un Paese come il nostro, dove la filosofia del “gratuitamente” tanti, troppi danni ha già fatto e il cui debito pubblico grava con quelle dimensioni, la scelta complessiva di utilizzare il 100 per cento di tale modalità di finanziamento impone, più che di fare sterili polemiche, di esercitare grande oculatezza e senso di responsabilità.
Sorvoliamo su quanto ho sentito oggi dai banchi dei 5 Stelle secondo i quali addirittura l'ideatore del PNRR, il grande statista europeo, l'architetto del PNRR, sarebbe Giuseppe Conte. Volevo rispondere ai colleghi dei 5 Stelle che del “Conte NRR” questo Paese grazie al cielo ne farà a meno .
Un altro elemento molto importante che nella relazione semestrale emerge è che non solo le 59 riforme originarie sono state confermate, ma, in tanti casi, integrate e rafforzate con degli obiettivi specifici. Tra queste, il Testo unico sulle rinnovabili che dà coerenza anche agli obiettivi che mettiamo in campo sul fronte degli investimenti nell'ambito della politica energetica del nostro Paese e dell'efficientamento energetico. Ancora, la riforma delle competenze, perché è inimmaginabile pensare di poter avviare una fase di investimenti di questo tipo senza mettere in campo un quadro di azioni sul fronte delle riforme accompagnandole con le competenze, in modo specifico sulla pubblica amministrazione, in un contesto di grandi transizioni, come la transizione verde, sul fronte dell'efficientamento energetico. Inoltre, riformare il sistema degli incentivi per evitare le sovrapposizioni e creare le condizioni per un coordinamento e una visione comune e di lavoro con le regioni con la politica di coesione. Questo è un altro elemento molto importante. Abbiamo messo in campo un'azione che punta a creare le condizioni perché ci sia un raccordo…
PRESIDENTE. Concluda.
FABIO PIETRELLA(FDI). …tra le diverse fonti di finanziamento.
PRESIDENTE. Sta un po' fuori, comprese le interruzioni che le abbiamo ovviamente calcolate, però deve chiudere.
FABIO PIETRELLA(FDI). Concludo, Presidente, queste sono le condizioni sulle quali noi tutti stiamo lavorando, questi sono i temi che hanno visto l'impegno da parte del Governo con il prezioso lavoro del Ministro Raffaele Fitto, un impegno non semplice ma che ha già portato a risultati molto importanti, un impegno sul quale il gruppo di Fratelli d'Italia si è fatto trovare subito pronto e che anche oggi rivendichiamo nel merito, dichiarando il nostro voto favorevole alla risoluzione di maggioranza .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che il gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe ha chiesto di votare per parti separate la risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00096, nel senso di votare dapprima la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 4° e 5° della premessa, a seguire distintamente i capoversi 4° e 5° della premessa.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00096, ad eccezione dei capoversi 4° e 5° della premessa. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 4° capoverso della premessa della risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00096. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 5° capoverso della premessa della risoluzione Foti, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00096. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097. Avverto che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 4°, 5°, 6°, 7°, 13° e 14° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 4°, 5°, 6°, 7°, 13° e 14° del dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, ad eccezione dei capoversi 4°, 5°, 6°, 7°, 13° e 14° del dispositivo con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, limitatamente al 4° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, limitatamente al 5° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, limitatamente al 6° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, limitatamente al 7° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, limitatamente al 13° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00097, limitatamente al 14° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00098.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, contestualmente, hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 2° e 4° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 2° e 4° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00098, ad eccezione dei capoversi 2° e 4° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Faraone ed altri n. 6-00098, limitatamente ai capoversi 2°, come riformulato, e 4° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00099.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ad eccezione di quelle relative al 3° e 7° capoverso del dispositivo su cui, pertanto, il parere deve intendersi contrario.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima la risoluzione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 2°, 4°, 6°, 8°, 9°, 11°, 12°, 13°, 14° e 15° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 2°, 4°, 6°, 11°, 12°, 13°, 14° e 15° del dispositivo; infine, distintamente i capoversi 8° e 9° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00099, ad eccezione dei capoversi 2°, 4°, 6°, 8°, 9°, 11°, 12°, 13°, 14° e 15° del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00099, limitatamente ai capoversi 2°, 4°, 6° e 11°, come riformulato, 12°, 13°, come riformulato, 14° e 15° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00099, limitatamente al capoverso 8° del dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Richetti ed altri n. 6-00099, limitatamente al capoverso 9° del dispositivo, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00100, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga ed altri n. 6-00101, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sono così esaurite le Comunicazioni del Governo sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 13 marzo, il presidente della Commissione affari sociali ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione medesima - di rinviare ad altra data l'esame in Assemblea della proposta di legge n. 218 e abbinate in materia di prevenzione e lotta contro l'HIV, l'AIDS, l'HPV e le infezioni e malattie a trasmissione sessuale, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da lunedì 18 marzo.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la settimana 18-22 marzo.
Avverto, infine, che, secondo quanto anticipato ai gruppi per le vie brevi, lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo in merito alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare riguardo ai fatti occorsi presso un cantiere edile a Firenze, già previsto per mercoledì 20 marzo alle ore 16,15, sarà posticipato la seduta di giovedì 21 marzo, a partire dalle ore 10.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Scotto. Ne ha facoltà. Per due minuti.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Questa mattina su un quotidiano italiano il direttore in uscita dell'AICS, l'agenzia per la cooperazione governativa italiana a Gerusalemme, ha avanzato una denuncia molto seria, che corrisponde anche al contenuto di un'interrogazione che abbiamo presentato il 22 gennaio scorso, come Partito Democratico. Testuali parole del dottor Guglielmo Giordano: non ricevevamo più direttive da Roma, nessuno ci diceva se sarebbero arrivati meno fondi o più fondi, fate questo o fate quello. Si è navigato a vista.
Si procedeva sulla base di ciò che leggevamo nelle interviste fatte dai al Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, alla Premier, ai vari Sottosegretari agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Stiamo parlando, signor Presidente, dei fondi alla cooperazione in un territorio che, in questo momento, è molto complicato, parliamo della Cisgiordania, parliamo di Gaza, parliamo di 10 progetti congelati, progetti utili per aprire le scuole, per fare impresa, per potabilizzare l'acqua, e potrei continuare. Parliamo di progetti che salvano vite umane.
Signor Presidente, le ONG sono una cosa molto importante, in tutti i teatri del mondo. Alcune, con cui abbiamo avuto modo di parlare - qui ci sono i colleghi Speranza e Boldrini - in passato, lì, in Terra santa, si descrivono ormai così: prima eravamo considerati la meglio gioventù di questo Paese, poi, qualcuno ci ha bollato tassisti del mare, oggi, siamo considerati, soltanto perché lavoriamo nei territori palestinesi, fiancheggiatori del terrorismo.
Io penso che il Ministro Tajani debba spiegare all'opinione pubblica italiana e a questo Parlamento come sia possibile che, dopo 31.000 morti, migliaia e migliaia di feriti, in un conflitto che sembra destinato a durare, anziché aiutare i cooperanti a fare il proprio lavoro, gli si congelino i fondi; così, non possono procedere ad aiutare persone che vivono in un territorio di guerra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È l'ennesimo intervento che non vorrei fare in fine seduta, ma, dalla settimana scorsa, sono morte in carcere altre tre persone. A Pavia, si è tolto la vita il Jordan Jeffrey Baby, a Teramo si è tolto la vita un ragazzo di soli vent'anni nel giorno del suo compleanno e l'ultimo è un trentatreenne che si è tolto la vita nel carcere di Secondigliano. Siamo a quota 26 dal 1° gennaio e, allora, oggi, torno a ribadire in quest'Aula che serve con urgenza un piano carceri vero, dove lo Stato metta al centro un dibattito sul carcere e sulle risorse che servono per questo carcere.
Siamo davvero a 26 suicidi, senza calcolare quei tre delle guardie penitenziarie, che andrebbero aggiunti. Dico che nelle carceri bisogna andarci e bisogna parlare con le persone che ci lavorano, tanti lo fanno, ma l'invito è che lo facciano sempre più persone. L'Associazione Antigone, che ringrazio sempre, per il lavoro che svolge, ieri, ha detto che ogni suicidio è un atto a sé, ma quando sono così tanti evidenziano un problema sistemico. Allora, questo problema sistemico è anche il silenzio che quest'Aula pone nei confronti di questa emergenza, che oramai è dilagante. Pochi giorni fa, si è celebrato il 207° anniversario della fondazione del Corpo penitenziario della Polizia di Stato. È un ringraziamento che va a loro, per il lavoro che ogni giorno svolgono, ma, forse, dovremmo trasformare la gratitudine in fatti. Le condizioni nelle carceri sono degradanti, non solo, per i detenuti, ma per tutti coloro che si adoperano dentro quelle mura e invito davvero a visitare le carceri, perché io sono stato sabato in un carcere dove è successo uno di questi suicidi a parlare anche con il personale che ci lavora, con le associazioni…
PRESIDENTE. Concluda.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). C'è poco personale, ci sono poche risorse e ci sono strutture vecchie. Io spero che quest'Aula possa tornare a parlare di questo tema .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Caramiello. Ne ha facoltà, per due minuti.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, Presidente. In questi giorni, la Campania è tornata a tremare ancora una volta, con una scossa che, in questo caso, ha avuto origine nella zona vesuviana. Ebbene, nonostante l'epicentro fosse localizzato tra Volla e Cercola, l'evento è stato percepito chiaramente da numerosi comuni vesuviani.
Colleghi, ci rendiamo conto che se, malauguratamente, eruttasse il nostro vulcano, secondo le disposizioni vigenti circa 600.000 vesuviani sarebbero deportati - e uso volutamente questa parola - al Nord e costretti ad abbandonare la propria regione, depauperando il nostro capitale sociale, produttivo ed economico? Il che, Presidente, è paradossale, se consideriamo che le aree interne campane potrebbero accogliere i cittadini in fuga.
Per questo motivo l'Intergruppo parlamentare Sviluppo Sud, Aree interne e Isole minori, che presiedo, di concerto con la Fondazione Convivenza Vesuvio, ha elaborato una proposta di legge che ha proprio questo obiettivo. Colleghi, la nostra proposta prevede un ripopolamento delle persone e delle attività economiche della zona rossa verso le province di Caserta, Benevento, Avellino e Salerno. Solo in questo modo sarà possibile consentire di trasformare un'emergenza, che scongiuriamo, in un'opportunità di crescita della nostra terra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dario Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo ancora una volta per denunciare l'inaccettabile apatia del nostro Paese in merito a quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Vi parlo da testimone oculare di una situazione tanto paradossale e illogica quanto insopportabile. Al valico di Rafah, nel deserto del Sinai, sono fermi a marcire aiuti sanitari e alimentari provenienti dal nostro Paese come da tutto il mondo, bloccati da Israele per valutazioni del tutto incomprensibili e opinabili. Sono stati bloccati aiuti come dosi di insulina, barelle, stampelle, bombole di ossigeno, merendine e farina (soprattutto tanta farina). Abbiamo visto migliaia di camion pieni di farina fermi nel deserto, mentre, a poche centinaia di metri, a nemmeno un chilometro di distanza, in questo momento si sta morendo di fame. Tutto ciò è inaccettabile ! Venticinque persone sono morte di fame l'altro ieri. Di queste 25, 21 erano bambini e il nostro Paese e il nostro Governo sono in silenzio di fronte a questo. Io mi domando: ma con quale umanità ci affacciamo all'opinione pubblica, anche internazionale, che si sta tutta muovendo per il popolo palestinese? Mi domando: dove sta la donna, la madre, la cristiana Giorgia Meloni? Dov'è? Che postura ha il nostro Governo di fronte a questo scempio inaccettabile che sta accadendo?
Io penso che noi dovremo unirci, come Parlamento, perché qui rischiamo tutti quanti di essere complici di qualcosa che è assolutamente inaccettabile e che i libri di storia sicuramente condanneranno…
PRESIDENTE. Concluda.
DARIO CAROTENUTO(M5S). …perché non è accettabile. Infatti, ogni minuto in più che il nostro Governo non assume una posizione forte su quello che sta accadendo si rende complice, complice davanti alla storia, e noi non vogliamo questo.
PRESIDENTE. Prego…
DARIO CAROTENUTO(M5S). C'è bisogno che Giorgia Meloni venga in Aula e ci dica qual è la nostra posizione su questa drammatica situazione che sta avvenendo sulla striscia di Gaza .
PRESIDENTE. Io non l'ho interrotta, però quel laccetto lì sul microfono non è consentito. Quindi, magari, per il prossimo intervento, provveda.
Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Mari. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo ascoltato tutta la mattinata l'elogio e l'autocelebrazione del Governo in relazione alla capacità di spesa e all'efficacia della spesa delle risorse relative al PNRR. Ebbene, la realtà, però, racconta spesso tutta un'altra storia e la storia è quella, ad esempio, della Fos di Battipaglia, ora gruppo Prysmian, un'azienda che è un'eccellenza europea nella produzione di fibra ottica, che, però, da qualche mese ha messo in Cassa integrazione oltre 300 lavoratori. Perché?
Perché ha scelto, dichiara, di non voler più produrre fibra ottica in Italia, perché la Prysmian non vende nemmeno un chilometro di fibra ottica in Italia. In Italia viene utilizzata la fibra indiana e cinese. Tutto questo, nonostante l'occasione del PNRR, che prevede 7,7 miliardi di euro per la catena di valore in relazione all'infrastrutturazione digitale del Paese.
Questo è un esempio evidente del fatto che anche le risorse non bastano, a volte, e rischiano di essere disperse o di essere mal utilizzate, se non si connettono alle politiche industriali, a politiche industriali vere, capaci di produrre sviluppo, capaci di produrre buona occupazione, com'è stato fatto, per esempio, proprio su questa materia, da altri Paesi europei.
Ed è un esempio, in qualche modo, di come forse i Ministeri non si parlino. Era meglio, Presidente, secondo noi, lasciare al Ministero il nome che aveva, ma forse effettivamente fare qualcosa per difendere e sostenere le produzioni fatte in Italia dai lavoratori e dalle lavoratrici italiani, anziché cambiare nome, mettere sulla carta intestata, nei sottopancia e nelle targhe davanti alle sedi dei Ministeri la parola , senza però essere capaci di fare effettivamente qualcosa per difendere il nostro lavoro e le nostre produzioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. Il rinnovo e il rilascio dei passaporti e delle carte di identità sono una delle maggiori criticità sollevate attualmente dalla comunità italiana all'estero. In particolare, i cittadini trovano molto utile il fatto che alcuni consolati offrano un servizio itinerante, anche grazie ad un portatile per la captazione delle impronte digitali. Presidente, il rappresenta, quindi, un validissimo strumento per migliorare i servizi consolari, ottimizzando le risorse e i costi nell'ottica del consolato digitale e della digitalizzazione della pubblica amministrazione, avvicinando l'amministrazione al cittadino.
Ad oggi questi per i passaporti e quelli per le carte d'identità sono due strumenti diversi, con due diversi, perché facenti capo a due Ministeri diversi, al Ministero degli Affari esteri il passaporto e al Ministero dell'Interno la carta d'identità. Le modifiche richieste affinché un solo possa essere usato per i passaporti e anche per le carte d'identità sono solamente lato e lato normativa. Entrambe queste modifiche non presentano problemi particolari e potrebbero essere realizzate velocemente.
Pertanto, Presidente, invito i Ministri e i Ministeri competenti a fare in modo che si possa utilizzare un solo per la captazione delle impronte digitali sia per i passaporti sia per le carte d'identità, in modo da semplificare e agevolare le operazioni per il rilascio di questi documenti nei consolati all'estero. Ringrazio, Presidente, e così concludo, il Sottosegretario per gli Affari esteri Silli e il Sottosegretario per l'Interno Molteni, che hanno già reso la loro piena disponibilità al riguardo. Grazie ancora .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Più volte ho informato quest'Aula della vergogna che avveniva sulla piattaforma e più volte la Presidenza è intervenuta anche su denunce di delinquenti che devono stare agli arresti domiciliari e che addirittura prendevano in giro le loro vittime.
Ebbene, è di poco fa la notizia che l'Antitrust, anche dopo diversi solleciti di quest'Aula, ha deciso di sanzionare pesantemente la piattaforma , in particolare per gli inadeguati controlli sui minori.
Presidente, tramite la sua persona, noi continuiamo a chiedere che i e le piattaforme debbano rispettare le regole, in particolare e in particolare quando si tratta di minori. È di oggi l'ultima notizia, e concludo, che un clan di camorra, tramite , ha messo in distribuzione e in vendita il profumo di un boss della malavita organizzata. Questa non è attività ricreativa, come dovrebbe essere, ma è apologia della criminalità organizzata .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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