PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo in merito alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con particolare riguardo ai fatti occorsi presso un cantiere edile a Firenze.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 7 minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Signora Presidente e onorevoli deputati, con la presente informativa intendo condividere gli interventi e le azioni più recenti che il Governo ha posto in essere nella materia della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Nel farlo, non posso esimermi da una prima e generale riflessione: vi è l'urgenza, nel nostro Paese, di implementare la cultura della sicurezza in tutti gli ambiti della vita lavorativa. I fatti accaduti di recente a Firenze, le tragedie che ci troviamo ad affrontare troppo spesso e quasi quotidianamente, difatti, ci costringono a confrontarci con una realtà che necessita non solo di interventi ben definiti, ma anche e soprattutto di una nuova cultura e consapevolezza della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
In via preliminare, vorrei partire da alcuni dati e, in particolare, da quanto pervenuto dall'Ispettorato nazionale del lavoro, con riguardo ai fatti accaduti a Firenze lo scorso febbraio. Il personale ispettivo dell'Ispettorato territoriale del lavoro di Firenze si è recato, nell'immediatezza dell'accaduto, sul luogo dell'incidente. Dalle prime informazioni utili è emerso che, durante i lavori di costruzione di un grande centro commerciale, si è verificato il crollo di una struttura in cemento armato, che ha coinvolto una squadra di 8 lavoratori, di cui 5 sono deceduti, mentre altri 3 operai sono stati trasportati in ospedale.
Le ditte, i cui lavoratori sono stati coinvolti nell'incidente, con conseguente infortunio grave o mortale, sono 4. Da una prima ricostruzione della dinamica dell'incidente è risultato che, nella parte di cantiere interessata dal crollo, gli 8 lavoratori operavano per 3 imprese diverse. Dall'analisi della notifica preliminare dell'8 febbraio 2024 è emerso che il committente dell'opera era la società La Villata S.p.A. immobiliare. Sulle operazioni compiute dal personale ispettivo è stata redatta apposita relazione inviata alla competente procura della Repubblica di Firenze e conseguentemente il nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro dell'ITL di Firenze ha ricevuto delega di indagine della procura della Repubblica di Firenze per l'acquisizione della documentazione relativa agli appalti, ai subappalti e ai distacchi delle imprese operanti nel cantiere ove è occorso l'incidente.
Il lavoro dell'Ispettorato del lavoro continuerà, dunque, una volta ricevuto il nulla osta a procedere, rilasciato dalla competente procura della Repubblica. Queste informazioni risultano rilevanti non solo perché ci danno la prova dell'importanza del controllo sul territorio da parte degli enti a ciò preposti, ma anche perché ci aiutano a comprendere meglio le ragioni per cui il Governo ha inteso rivolgere i recenti interventi normativi verso 3 direttrici ben definite: quelle dei controlli, del contrasto e della .
Senza dubbio, il tema della salvaguardia della salute e della sicurezza dei lavoratori rappresenta per il Governo una priorità e fin dal nostro insediamento siamo intervenuti per arginare il fenomeno delle morti bianche e dei gravi infortuni sul lavoro, pensando non solo ai lavoratori di oggi, ma anche a quelli di domani. Abbiamo posto in essere interventi trasversali che guardano al mondo del lavoro, delle imprese e della scuola con linee d'azione chiare, prevenzione, formazione e sensibilizzazione all'osservanza delle regole, con la specifica previsione di strumenti efficaci, azioni urgenti e doverose volte a dare un segnale forte, non solo per i datori di lavoro, ma anche per gli stessi lavoratori.
Il provvedimento normativo, che è all'esame delle Commissioni della Camera dei deputati in questi giorni, il cosiddetto decreto-legge PNRR-, il decreto-legge n. 19 del 2024, risponde proprio a queste esigenze e contiene un pacchetto di norme del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, recanti disposizioni in materia di contrasto al lavoro sommerso e di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Sono norme frutto di un lungo lavoro di riflessione e di condivisione con le parti sociali e gli attori istituzionali, che sono volte a dare una risposta, in termini di urgenza e indifferibilità, ai gravissimi problemi qui illustrati.
Su tali disposizioni normative è in atto un confronto tra il Ministero e le parti sociali e datoriali. Dopo un primo incontro di carattere generale, tenutosi il 15 marzo scorso, le parti sono state convocate per un incontro tecnico il giorno 18 marzo, cui seguirà un secondo, già programmato, per il prossimo 26 marzo e altri incontri tecnici, a cadenza settimanale, per accompagnare l'attuazione e l'implementazione delle norme.
Si tratta di un confronto concreto sulle disposizioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, per mantenere aperto un dialogo fattivo e costante con le parti sociali datoriali e raggiungere insieme l'obiettivo di un più effettivo contrasto agli infortuni nei luoghi di lavoro. Come già detto, l'intervento normativo proposto si articola in 3 distinte direttrici: quella dei controlli, del contrasto e della .
, al fine di un più efficace controllo dei cantieri, è stato rafforzato il contingente ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro e, in particolare, degli ispettori tecnici. Questo Governo ha inteso rafforzare il numero e gli strumenti a disposizione degli ispettori del lavoro. Tra gli ispettori già assunti e quelli da assumere sulla base delle nuove norme, ai 2.300, che avevamo, ne abbiamo aggiunti altri 1.600: di questi, circa 800 sono già stati assunti e stanno terminando il prescritto percorso formativo; sono ispettori tecnici.
Prorogando sino al 31 dicembre 2025 le autorizzazioni all'assunzione di personale ispettivo non utilizzato dall'Ispettorato nazionale del lavoro per un numero complessivo di 466 unità e autorizzando l'INL per il triennio 2024-2026 all'assunzione di ulteriori 250 unità di personale ispettivo da impiegare nell'attività di vigilanza in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro e di 50 unità per l'Arma dei Carabinieri abbiamo messo a disposizione dell'ispettorato un contingente ancora più ampio di personale tecnico addetto al controllo dei luoghi di lavoro.
Al fine di incentivare e sostenere l'attività ispettiva, poi prevediamo che una quota parte degli introiti derivanti dai provvedimenti sanzionatori, erogati in sede di vigilanza, sia versata in un apposito capitolo del bilancio del Ministero, destinata a una più efficiente utilizzazione del personale ispettivo sul territorio nazionale. A tal proposito, rilevo che nel 2023 abbiamo avuto un incremento del 20 per cento delle ispezioni che arriverà al 40 per cento nel 2024 con l'attuale forza ispettiva in servizio, anche grazie al completamento della formazione del personale assunto lo scorso anno. Con il contingente a regime, quindi, con i nuovi ingressi, avremo la possibilità di raddoppiare il numero dei controlli.
Consapevoli che le risposte concrete devono passare anche attraverso la garanzia di applicazione delle sanzioni, siamo intervenuti sia sulle sanzioni amministrative in materia di contrasto al lavoro sommerso in edilizia e in agricoltura, sia sul piano penale con la reintroduzione dell'aggravamento delle sanzioni penali di contrasto al fenomeno della somministrazione abusiva di lavoro, spesso dissimulata da contratti di appalto e distacchi fittizi. Il tema dell'appalto e subappalto anche nel privato è senza dubbio quello più delicato. Siamo intervenuti sul cosiddetto appalto fittizio per sanare una legislativa che determinava la mancanza di responsabilità in capo all'appaltatore fittizio per le violazioni in materia di lavoro, non essendo questi il reale fruitore delle prestazioni lavorative. Diversamente, da questo momento, l'appaltatore fittizio sarà tenuto a corrispondere ai lavoratori i trattamenti retributivi, nonché i contributi previdenziali e i premi assicurativi, dovuti in relazione al periodo di esecuzione dell'appalto.
In altri termini, è stata estesa la responsabilità solidale tra il committente e imprenditore o datore di lavoro e l'appaltatore o il subappaltatore nei confronti dei lavoratori anche alla figura dell'appaltatore fittizio ovvero di colui che ricorre alla somministrazione di prestatori di lavoro da parte di soggetti non autorizzati, integrando così la fattispecie della somministrazione illecita di lavoro.
Ancora, abbiamo posto in capo al responsabile del progetto per gli appalti pubblici o al committente per gli appalti privati l'onere di richiedere il certificato di congruità dell'incidenza della manodopera sull'opera complessiva prima di procedere al saldo finale dei lavori. Ferme restando le soglie e le responsabilità previste dall'apposito decreto ministeriale, che già disciplina la congruità del costo della manodopera, la nuova disposizione introduce una sanzione per il RUP o il committente, colpendo specifiche condotte di tipo omissivo. In particolare, per quanto riguarda i grandi appalti privati, la violazione dell'obbligo di richiesta del certificato di congruità comporterà l'applicazione della sanzione amministrativa da euro 1.000 a euro 5.000 a carico del committente, mentre per il RUP l'aver provveduto al versamento del SAL fine lavori, in assenza del preventivo accertamento della verifica di congruità del costo della manodopera o della previa regolarizzazione della posizione da parte dell'impresa affidataria dei lavori, sarà oggetto di valutazione ai fini della del responsabile di progetto.
Non sfugge che la primaria esigenza per il nostro Paese è quella che il nostro tessuto imprenditoriale sia caratterizzato prevalentemente da imprese che operano correttamente sul mercato, rispettando le norme vigenti a tutela del lavoro e della concorrenza. Per tali ragioni, accanto ai sistemi di controllo, di prevenzione e sanzionatori, abbiamo inteso contemplare norme di salvaguardia delle imprese regolari.
In questa direzione vanno lette alcune delle disposizioni in materia di tutela della sicurezza sul lavoro presenti nel decreto-legge n. 19 del 2024. La lista di conformità INL, un apposito elenco informatico consultabile pubblicamente, rappresenta, in questo senso, una misura in favore di datori di lavoro che dimostrano di tenere comportamenti corretti e rispettosi delle regole della gestione dei rapporti di lavoro. Tale disposizione è in linea con gli obiettivi PNRR assegnati al Ministero del lavoro. In tale elenco di fatti sono inseriti unicamente i datori di lavoro che siano stati oggetto di accertamento ispettivo da cui non sia emersa alcuna violazione e irregolarità in materia di lavoro, di legislazione sociale e di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. L'iscrizione alla lista di conformità INL determina la mancata sottoposizione, per un periodo di 12 mesi dalla data di iscrizione, ad ulteriori verifiche da parte dell'INL nelle materie oggetto degli accertamenti.
Resta ferma la possibilità di effettuare verifiche in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché interventi a seguito di specifiche richieste o di indagini demandate dalle competenti procure della Repubblica.
Inoltre, al fine di incentivare la regolarizzazione in materia contributiva da parte dell'azienda e di favorire nel contempo l'emersione del lavoro irregolare, è stata prevista una disciplina specifica in materia di : in caso di pagamento spontaneo effettuato entro un certo termine, vengono ridotte le sole sanzioni previste dalla normativa vigente. Vi è la possibilità di accedere al cosiddetto ravvedimento operoso nel caso in cui la denuncia della situazione debitoria sia effettuata spontaneamente da parte del datore di lavoro prima della contestazione o della richiesta da parte dell'ente impositore.
Senza dubbio la novità più rilevante, sempre nell'ottica di salvaguardia delle imprese regolari, è l'introduzione, dopo 16 anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 81 del 2008 che la prevedeva, all'articolo 27, di un sistema di qualificazione delle imprese: si tratta della cosiddetta patente a crediti, che i sindacati e diverse forze politiche chiedevano da anni (ci ricorderemo il manifesto del 2021 dei sindacati confederali che richiedeva la patente a punti). Ho appreso di alcune critiche che, però, non sembrano guardare al merito della misura. Voglio sul punto dire molto chiaramente che la patente è stata definita “a crediti” non a caso, in quanto non mira ad attribuire un punteggio alla vita umana che ha un valore incalcolabile o ad altri infortuni che possono riguardare i lavoratori, ma mira a qualificare le imprese, quale strumento di riconoscimento di quelle virtuose che operano correttamente sul mercato.
La patente costituirà, a decorrere dal 1° ottobre 2024, un ineludibile strumento abilitativo il cui possesso consentirà alle imprese e ai lavoratori autonomi, non solo edili, di operare nell'ambito di cantieri temporanei o mobili.
Nell'elaborare questo strumento due sono stati i principi ispiratori: l'implementazione della sicurezza e il miglioramento della formazione. Per tali ragioni, la patente, che ha una dotazione iniziale di crediti, subisce decurtazioni in caso di violazioni in materia di salute e sicurezza, mentre il viatico per il riacquisto dei crediti è rappresentato proprio dalla formazione dell'imprenditore e dei lavoratori in quelle stesse materie.
Le decurtazioni avvengono solo qualora siano stati adottati dei provvedimenti definitivi sanzionatori o di accertamento - questo è conforme alle norme di legge vigenti - tuttavia, per rendere efficace lo strumento, abbiamo previsto che nelle ipotesi più gravi, ovverosia nei casi in cui si sia verificata la morte o un'inabilità permanente al lavoro assoluta o parziale, la competente sede territoriale dell'Ispettorato nazionale del lavoro, valutate le circostanze del caso concreto, abbia facoltà di sospendere in via cautelativa la patente per un massimo di 12 mesi.
Per rafforzare la valenza e l'importanza della patente a crediti abbiamo previsto che l'obbligo per il committente o il responsabile dei lavori di verifica del possesso della patente valga non solo nei confronti dell'impresa affidataria, ma in generale di tutte le imprese esecutrici o dei lavoratori autonomi presenti sul cantiere anche e soprattutto in virtù di subappalti. Ciò al fine di responsabilizzare tutti i soggetti che, a diverso titolo, intervengono sui cantieri e che hanno poteri e obblighi nei confronti dei lavoratori.
Dunque, la nostra missione è orientata a porre in essere tutti gli strumenti normativi più idonei per mitigare gli infortuni, perché preservare anche una sola vita umana è un compito rilevante.
Ci tengo inoltre a ricordare che, nel bilancio di previsione dell'INAIL, sono raddoppiate rispetto al 2023 le risorse impiegate per le politiche di prevenzione in materia di sicurezza. In particolare, sono presenti in modo ormai strutturale risorse destinate all'attività di prevenzione per bandi ISI e incentivi alle imprese per più di 500 milioni di euro necessari a promuovere la riduzione del fenomeno infortunistico, che potranno essere incrementate nel corso del 2024.
Altrettanto importante è l'investimento in formazione destinato alla crescita delle competenze dei lavoratori e degli operatori della sicurezza che, da 10 milioni, passa a 50 milioni di euro.
I 508 milioni di euro del bando ISI 2023 rappresentano l'importo più alto stanziato nelle 14 edizioni dell'iniziativa, attraverso la quale l'INAIL, a partire dal 2010, ha destinato complessivamente oltre 3,5 miliardi a fondo perduto per contribuire alla realizzazione dei progetti delle imprese per il miglioramento dei livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Sono, inoltre, aumentate a 200 milioni le risorse per la riduzione del premio assicurativo delle imprese che realizzano interventi migliorativi per la prevenzione.
Inoltre, è nostra intenzione raddoppiare, portandolo a 800 milioni, lo stanziamento per il riservato alle aziende che registrano un calo di infortuni e malattie, un incremento che determinerebbe un investimento annuale complessivo per la sicurezza superiore a 1,5 miliardi di euro. L'intervento appena illustrato si inserisce in un quadro di azione più ampio pensato dal Governo e dal Ministero in materia di salute e sicurezza.
Già con il decreto Lavoro, il decreto n. 48 del 2023, lo scorso anno avevamo introdotto misure finalizzate a questo, con obblighi di formazione specifica per i datori di lavoro e l'istituzione del Fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative.
Altre misure riguardano i percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento. Le imprese iscritte nel registro nazionale per l'alternanza sono tenute a integrare il proprio documento di valutazione dei rischi con un'apposita sezione, ove sono indicate le misure specifiche di prevenzione dei rischi e i dispositivi di protezione individuale da adottare per gli studenti nei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento.
Lo stesso decreto n. 48 del 2023 ha disposto, per l'anno scolastico e accademico 2023-2024, l'estensione della tutela assicurativa INAIL allo svolgimento delle attività di insegnamento o apprendimento per gli studenti e il personale del Sistema nazionale di istruzione e formazione, della formazione terziaria professionalizzante, della formazione superiore, e siamo al lavoro per rendere stabile questa misura. Rispetto al passato, per effetto di questa nuova disposizione, tutte le attività di insegnamento e apprendimento rientrano tra quelle protette. La copertura assicurativa è prevista sia per il personale scolastico, che per gli studenti e si estende a tutte le attività di apprendimento. Sono assicurati anche gli alunni della scuola dell'infanzia, finora esclusi dalla tutela.
Concludo con una riflessione ulteriore: uno specifico approfondimento in tema di sicurezza del lavoro risulta fondamentale per comprendere, oltre che conoscere, le regole che permettono al lavoratore di svolgere la propria attività in un ambiente sicuro a tutela della propria salute, con l'obiettivo di fornire ogni elemento utile alla prevenzione e alla gestione integrata dei rischi professionali. La consapevolezza sui propri diritti e doveri, soprattutto in ambito lavoristico e di sicurezza, tuttavia ha un valore che dobbiamo trasmettere ai più giovani. Per questo, ritengo che si debbano individuare tutte le forme più efficaci di intervento per contribuire alla formazione dei ragazzi, affinché diventino adulti più consapevoli e preparati rispetto alle sfide che il mondo del lavoro porrà loro. D'altronde, non dobbiamo dimenticare che gli studenti di oggi saranno i lavoratori e i datori di lavoro di domani e, pertanto, dovranno essere coscienti di quanto le loro azioni possano incidere su di sé e sugli altri. E tocca a noi, come adulti ma soprattutto come rappresentanti delle istituzioni, dotarli di tutti gli strumenti necessari per responsabilizzarli già da oggi.
Diverse sono le iniziative del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che sono rivolte ai giovani e che vedono una capillare ed estesa rete di collaborazioni interattive e sinergiche con diversi soggetti istituzionali, che ha consentito - e consente tuttora - di condividere strategie finalizzate ad adottare politiche attive in materia di salute e sicurezza. Voglio citare il bando del concorso nazionale, lanciato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dal titolo “Salute e sicurezza… insieme! - La prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro si imparano a scuola” che abbiamo indetto con il Ministero dell'Istruzione e del merito.
Ho accolto con grande favore l'approvazione, proprio qui alla Camera dei deputati, della proposta di legge che introduce l'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro nelle scuole secondarie di secondo grado, al fine di far acquisire le conoscenze dei capisaldi dell'ordinamento e delle principali normative che riguardano il lavoro.
Le finalità perseguite in questo senso sono comuni al percorso del nostro Esecutivo, sono connesse alla necessità di contribuire a formare cittadini consapevoli dei diritti, dei doveri e delle tutele del lavoratore, affinché siano responsabili e attivi nel rispetto delle regole connesse a questo . Lo stesso coinvolgimento di vittime di infortuni che portano la loro testimonianza potrà stimolare una riflessione sulla rilevanza della materia e divulgare di più e meglio l'importante messaggio del valore della prevenzione in grado di investire ogni aspetto della vita quotidiana .
È alla vita sicura che noi dobbiamo puntare. Siamo certamente consapevoli che la strada è ancora lunga e per questo, come ho già fatto in occasione della riunione tenutasi con le organizzazioni sindacali e datoriali la scorsa settimana, invito tutti alla massima collaborazione nell'interesse dei lavoratori. È questo il tempo di aprirsi per fare in modo che, soprattutto in questa fase emendativa del decreto-legge n. 19 del 2024 che ha introdotto le nuove misure, possiamo perfezionarle senza, però, fare alcun passo indietro rispetto a un impianto normativo che è diretto alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e a preservare la vita umana .
PRESIDENTE. Comunico che la seduta della Commissione parlamentare per la semplificazione, già convocata per oggi, alle ore 14, per procedere alla sua costituzione, avrà luogo martedì 26 marzo prossimo, alle ore 14.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare il deputato Marcello Coppo. Ne ha facoltà.
MARCELLO COPPO(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, perché è sempre aperta al confronto sia con le parti sociali sia, soprattutto, con il Parlamento e grazie anche per aver ben operato già prima di queste tragedie, già prima dell'incidente di Firenze e già prima dell'incidente di Brandizzo. Perché ha operato già prima? Perché le assunzioni non si fanno in un giorno. Se io sento, vedo e so che ci sono nuove assunzioni presso il Ministero del Lavoro è perché qualcuno ci ha pensato già prima e questo vuol dire che il Governo Meloni era già pronto sin dal suo insediamento.
Noi stiamo parlando di una tematica, di una normativa e di un'azione di Governo che vanno a incidere sulla vita delle persone, che vanno a incidere sul fatto che qualcuno, quando va a lavorare, sa se torna a casa e se torna a casa senza essersi leso o, addirittura, proprio se non torna a casa. Questa è la nostra azione e la nostra azione si vede, perché prevedere un aumento del 20 per cento delle ispezioni già solo in un anno, e il 40 per cento in due anni di Governo, è qualcosa che salva delle vite e salva delle vite perché qualcuno ci ha pensato già per tempo.
Nelle dichiarazioni stampa e negli atti parlamentari molto si è detto anche sul sistema degli appalti e dei subappalti e giustamente l'approccio sul tema è scevro da ideologie, perché non è tanto lo strumento a essere foriero di rischi sul lavoro. Infatti, quello che deve essere evitato è il suo utilizzo distorto al solo fine di risparmiare sul costo del lavoro. Bene, quindi, identificare e perseguire la figura dell'appaltatore fittizio, qualificandolo e rendendolo responsabile come il committente, l'appaltatore e il subappaltatore. Anche la valorizzazione del certificato di congruità dell'incidenza della manodopera è un tassello del disegno di razionalizzazione della materia. Non è possibile eseguire un lavoro che richiede 10 braccia al costo di 6, perché le altre 4 lavorerebbero, ovviamente, nell'ombra.
Le sanzioni sono importanti ma mai quanto la prevenzione e soprattutto la valorizzazione delle aziende sane. Quindi, bene, benissimo la lista di conformità INL. Perché? Perché, se devo dare un lavoro a qualcuno e verifico che ci sono aziende che sono a posto con la normativa e che lavorano bene, magari scelgo quelle al posto di altre, a prescindere dall'eventuale risparmio che potrei avere, perché quel risparmio non sarebbe giusto, non sarebbe corretto e, a volte, non sarebbe neanche legale. Inoltre, se l'ispettorato verifica un'azienda e la trova in regola perché lavora bene, è anche corretto che gli sforzi dell'ispettorato vadano a identificarsi su altre aziende per un arco di tempo, perché ovviamente le risorse che vengono spese per effettuare i controlli devono essere ottimizzate e, quindi, devono essere efficienti.
È bene promuovere anche la collaborazione tra Stato, imprese e lavoratori. Quindi, è giusto in caso d'accertamento o, comunque, prima di esso dare la possibilità all'impresa di regolarizzarsi prima che succeda l'inevitabile. Senza questa possibilità c'è il serio rischio che l'impresa continui a lavorare male e senza adeguati standard, aumentando così il rischio di infortunio anche gravissimo. È importante, quindi, perseguire con determinazione, così come sta facendo il Governo Meloni e così come sta facendo lei, Ministro Calderone, la distinzione tra aziende che lavorano bene e in sicurezza, tutelando la salute di tutto il loro personale, e aziende che, invece, inquinano il mercato facendo “dumpare” i prezzi.
Abbiamo detto: prevenzione. Lo vogliamo ripetere: prevenzione. Questo non vuol dire smettere di lavorare ma investire in tecnologia e sperimentazione, oltre che in condivisione di buone pratiche o nuovi metodi di lavorazione, che da un lato garantiscano i lavoratori e dall'altro aumentino la loro produttività, rendendo così non conflittuali le due esigenze. Da plauso, quindi, è stato l'aumento dei fondi destinati a incentivare le imprese che migliorano i livelli di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro grazie alla prevenzione e alla formazione, perché la vita, ovviamente, non ha prezzo.
Il Governo Meloni crede talmente tanto nella sicurezza sul lavoro da proporre e far approvare una legge che istituisce l'obbligo di insegnamento della sicurezza e della salute sul lavoro sin dalle scuole secondarie di secondo grado. Siccome vogliamo insegnare affinché si impari e non solo insegnare perché si ripeta una canzoncina, lodiamo l'iniziativa che coinvolgerà anche le vittime sul lavoro che interverranno per parlare direttamente della loro esperienza, affinché si possa evitare che altri, oggi sani, debbano raccontare la loro esperienza in futuro.
Sarebbe utile cercare di comprendere quanti infortuni sul lavoro sono causati da carenze aziendali e, invece, quanti sono causati dall'errore umano nella applicazione o addirittura dall'errore umano nella mancata applicazione delle norme di sicurezza, quanti, cioè, si sono infortunati a causa di disattenzione o poca concentrazione o poca considerazione dell'importanza delle norme sulla sicurezza del lavoro, proprio per indirizzare gli sforzi nel trovare sistemi, anche automatizzati, che evitino in futuro quei rischi. Il rischio zero, purtroppo, è un'utopia, ma non si può tendere ad esso se non con una corretta formazione, una responsabilizzazione sia delle imprese sia dei lavoratori, ribadendo che l'attenzione è un grande scudo.
Vado a concludere. Siccome trattiamo di una materia che sta a cuore a tutto il Parlamento e che sicuramente interesserà i nostri figli, i nostri nipoti e i nipoti dei nostri nipoti, spero che la sua apertura ai contributi parlamentari sul testo sia colta come un'opportunità, e non come un motivo di divisione, da tutte le forze politiche, sperando che si mettano da parte pregiudizi e ideologie e si pensi al sorriso soddisfatto dei lavoratori e delle lavoratrici che, anche grazie al nostro lavoro, potranno godere della consapevolezza di lavorare in sicurezza e tornare a casa a godersi la famiglia tutti i giorni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi consenta, prima di entrare nel merito delle questioni, di esprimere nuovamente in quest'Aula, a nome di tutto il gruppo Partito Democratico, la vicinanza e il cordoglio a tutti i familiari e alle persone care di quei 5 operai che hanno perso la vita nel cantiere dell'Esselunga di via Mariti a Firenze. Noi siamo, ovviamente, fiduciosi nel lavoro che la magistratura sta conducendo ma, nella nostra veste di parlamentari, non possiamo certamente evitare di fare alcune considerazioni politiche proprio sulla base delle esperienze emerse, con una considerazione preliminare, Ministra.
Non è possibile che sia fatta una richiesta di un'informativa urgente su un tema così drammatico il 16 febbraio e sia concessa oggi, che è il 21 marzo . Su questi temi serve un'attenzione maggiore del Parlamento, insieme, tutti insieme, delle forze politiche, anche perché, certamente, se ci fossimo ascoltati di più, forse avremmo fatto un lavoro migliore, un decreto , e poi entrerò nel merito delle questioni, ma non certo quel decreto PNRR che avete inserito voi.
Purtroppo, questa tragedia assomiglia a tante di quelle che abbiamo affrontato, sentito o anche discusso in queste Aule, in questi mesi e in questi anni. Queste morti nei cantieri edili sono spesso il frutto di cause che ormai conosciamo da tempo. Sappiamo, ad esempio, che nella parte di quel cantiere interessata dal crollo erano presenti 8 lavoratori operanti per 3 imprese diverse, e che addirittura, su quel cantiere, forse, lavoravano in totale più di 60 ditte. Questo ci dice, ancora una volta - lo dico, in particolare, alla Ministra Calderone qui presente, affinché lo possa riferire al Ministro Salvini -, che più sono le ditte che operano su uno stesso cantiere e più è difficile il coordinamento e più sono difficili i controlli.
Su questo, Ministra, all'indomani della tragedia, mi sarei aspettata da parte sua e da parte della Presidente del Consiglio una riflessione proprio su quelle norme che avete voluto modificare lo scorso anno, per reintrodurre i subappalti a cascata, in nome di quella velocità di regolarizzazione dei lavori che sindacalisti e ispettori presenti sul posto il giorno stesso della tragedia hanno riscontrato sui cantieri. I giornali, qualche giorno dopo, riportavano dichiarazioni di testimoni che confermavano che il cantiere era partito con alcuni ritardi di circa 3 settimane, che occorreva recuperare.
Mi verrebbe da chiedere, in quest'Aula, cosa sono 3 settimane a fronte del tempo di vita tolto a Mohamed El Farhane, che, di anni, ne aveva 24 e il cui corpo è rimasto sotto le macerie per 4 giorni. Ministra, la scelta dei subappalti va nella direzione sbagliata e forse siamo ancora in tempo per intervenire su una rotta che è quella della vostra volontà politica e che non fa bene al Paese.
Ministra, lei non ha detto niente su un dettaglio che non è un dettaglio, non lo è per noi. Quei lavoratori non erano lavoratori qualunque, quei lavoratori erano lavoratori migranti, immigrati, e anche questo è un aspetto che va sottolineato; e lo sappiamo perché, grazie alla coraggiosa testimonianza dell'di Firenze, sappiamo che alcuni dei lavoratori impiegati in quel cantiere hanno raccontato di dover ridare indietro la metà del loro stipendio a chi li aveva portati a lavorare lì.
C'è quindi il lecito sospetto, direi, che ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di sfruttamento e caporalato, usiamo le parole giuste, che si annida proprio in quei cantieri con un'alta prevalenza di lavoratori stranieri, che restano senza permesso di soggiorno a causa delle politiche migratorie di questo Governo, della vostra difesa a oltranza della legge Bossi-Fini e della politica del , che non aiuta il Paese .
Non lo diciamo solo noi, ormai lo dicono anche le categorie economiche di questo Paese. Tutte ricette vecchie che non riducono gli sbarchi di persone disperate che partono dal Nordafrica e non rendono certamente più sicuri i nostri posti di lavoro.
Colleghi, di fronte ai dati drammatici di oltre 1.000 morti all'anno, quasi 3 al giorno, di fronte ai dati che ci dicono delle irregolarità pesanti che lei stessa ci ha ricordato - parliamo di irregolarità che vanno oltre il 76,48 per cento -, allora, la politica ha il compito di dare piena attuazione al decreto legislativo n. 81.
Una legge che è tra le più avanzate d'Europa, quella fu la risposta dopo la tragedia della ThyssenKrupp. Sono allibita dal fatto che dopo Brandizzo, dopo Firenze, non c'è una risposta corale, non c'è un decreto che tenga insieme tutti gli elementi che sappiamo essere critici da troppo tempo. E lo dico, perché, anche rispetto a quel che serve, partendo proprio dalla tragedia di Firenze, ci sono elementi, tra i primi che sono emersi, che ci dicono quanto spesso ci siano lavoratori che non sono inquadrati come lavoratori edili, ma che sono inquadrati con altri contratti di riferimento. Penso a quello dei metalmeccanici, ma, in generale, purtroppo, in questi anni abbiamo sentito che sono inquadrati addirittura con il contratto da florovivaista.
Vuol dire che spesso questi contratti naturalmente non portano con sé l'adeguata formazione, evidentemente, oltre, naturalmente, a non avere lo stesso salario, e questo ritengo che sia il primo elemento da contrastare con più forza. Noi riteniamo che questa sia l'urgenza, certamente, da cui partire, tutela, formazione, e dunque prevenzione degli incidenti. Parta da qui, su questo non abbiamo sentito una parola. Naturalmente, c'è il tema della patente che è stata introdotta. Sul principio, era presente nel decreto legislativo n. 81, certamente non possiamo che essere d'accordo, ma ci sono dei “ma” giganti, perché manca il confronto con le parti sociali.
Lei le ha citate, sono state convocate, ma, di fatto, non le avete ascoltate, e questo è un altro problema, perché il tema della sicurezza sul lavoro o lo si affronta insieme oppure non si va da nessuna parte. E lo dico, Ministra, perché lei sa bene che anche sull'accordo Stato-regioni dovete fare di più. È materia concorrente, e, allora, su questo abbiamo un ritardo scontato che pagano i lavoratori. Bisogna avere un cambio di passo differente, e sul decreto PNRR e sulla sua patente, ho molti elementi - non solo io, per la verità - su cui dobbiamo, vogliamo e pretendiamo che ci sia un ascolto delle opposizioni, per migliorare quello che lei ha fatto.
Lo dico, perché tantissimi ci stanno dicendo che il sistema che ha introdotto rischia di ingarbugliare ancora di più e non di risolvere alcun problema, di frammentare probabilmente ancora di più la presenza di lavoratori autonomi o di ditte che potrebbero subentrare rispetto al sistema che avete creato. Quindi, anche questo è un elemento su cui, Ministra, la invito a riflettere, proprio perché, come ci ricorda il Presidente Mattarella, ogni morte sul lavoro è una ferita per la società e la coscienza di ognuno di noi, perché la sicurezza di ogni lavoratore riguarda il valore che attribuiamo alla vita e ogni perdita è un oltraggio ai valori della convivenza.
Certo, per fare questo, servono le risorse, lo dico perché…
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). …servono risorse per l'INL - arrivo, Presidente, mi scusi - e non bastano le assunzioni. Noi abbiamo fatto i concorsi, ma il personale, di fatto, passa ad altre amministrazioni o rinuncia ad andare a lavorare, perché non è abbastanza tutelato nemmeno dal punto di vista delle risorse economiche che sono messe a disposizione, le pongo anche questa questione.
Poi c'è un tema di giustizia, e concludo su queste due considerazioni, Ministra. Gliel'ho già detto in Commissione di inchiesta: il tema della risposta della giustizia su questi temi, perché ci sono le vittime sul lavoro e poi ci sono i familiari che restano. Allora, muoiono due volte e francamente è indecente che ci vogliano anni e anni, perché la giustizia dia una risposta ai familiari delle vittime degli incidenti sul lavoro, non è accettabile. Anche per questo, serve aumentare il personale su tutto il comparto della giustizia.
Infine, Ministra, è successa una cosa: con l'applicazione del nuovo codice dei contratti, il comune di Firenze, nei propri appalti, ha deciso di fare un passaggio in avanti differente. Lo dico, perché ha coinvolto i sindacati più rappresentativi…
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). …e ha insistito su un cambio di atteggiamento, lo dico anche rispetto all'introduzione del salario minimo, ma anche per evitare che nel codice degli appalti ci sia quella catena di subappalti. Noi avremmo voluto che il Governo seguisse proprio il lavoro fatto a Firenze dal sindaco Nardella; invece, ancora una volta, purtroppo, ci delude . Ma noi siamo qua, perché vogliamo lavorare insieme per salvare le vite umane, per salvare chi entra al lavoro e, in genere, non ritorna a casa la sera. Non possiamo permetterlo, Ministra, non possiamo permetterlo più - !
PRESIDENTE. Colleghi, vista la delicatezza del tema, sto usando una flessibilità, come vedete, sui tempi. Ovviamente, invito tutti … Colleghi, però, almeno mentre parla la Presidente, riusciamo ad ascoltarci? Stavo dicendo ai colleghi che, vista la delicatezza del tema, sto usando una flessibilità sui tempi e la utilizzerò con tutti, naturalmente, com'è giusto che sia. Vi invito, tuttavia, visti i tempi che abbiamo oggi in Aula, a rispettare i tempi che ci siamo dati, per quanto possibile.
Ha chiesto di parlare il deputato Giaccone. Ne ha facoltà.
ANDREA GIACCONE(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, desideriamo ringraziarla per la sua dettagliata informativa, che affronta un tema, quello della sicurezza e della prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro, assolutamente centrale. Non è possibile nel 2024 continuare a registrare un tasso di infortuni così elevato e non è possibile nel 2024 continuare a perdere la vita sui luoghi di lavoro.
Purtroppo, come ben sappiamo, i dati che arrivano dal passato che ereditiamo non sono confortanti.
Abbiamo avuto 1.041 infortuni mortali nel corso del 2023, 799 sui luoghi di lavoro e 242 , cioè durante il tragitto per recarsi sul luogo di lavoro; nel 2022 i decessi erano stati 1.090, con 300 infortuni e 790 sui luoghi di lavoro. Un dato, quindi, che rimane costantemente alto e preoccupante. Se ampliamo il e guardiamo i dati dell'Unione europea, per il 2021 - l'ultimo anno su cui ho trovato dati certificati e disponibili -, sono stati in tutta l'Unione europea 3.347 gli infortuni mortali, con la Francia al primo posto e l'Italia subito a seguire.
Certo, rileviamo che c'è stata una diminuzione delle denunce di infortunio nel 2023 rispetto al 2022, ma non possiamo trascurare che la maggior parte di questa diminuzione di denunce deriva dal termine della pandemia e impatta su quello che era il settore sanitario.
I settori più colpiti risultano essere le attività manifatturiere, la sanità e le costruzioni. Il settore delle costruzioni, purtroppo, si pone in testa alle classifiche per ciò che riguarda gli incidenti mortali. Proprio in questo settore è avvenuto il tragico incidente nel cantiere dell'Esselunga, con 5 lavoratori morti e 3 lavoratori feriti. Anche oggi, il gruppo della Lega desidera esprimere il cordoglio alle famiglie e ai familiari delle vittime .
È in corso un'inchiesta e agli organi inquirenti spetta stabilire le cause e le responsabilità di questa tragedia, ma è evidente che il settore delle costruzioni denoti delle fragilità dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori. Tali fragilità possono essere dovute a diverse concause, tra le quali possiamo distinguere, a livello di macroarea, rischi derivanti da fattori economici, da esigenze di mercato, che spingono a un'esasperata concorrenza, spesso finalizzata alla mera e semplice riduzione dei costi, magari per quello che riguarda i materiali, ma anche per le figure tecniche di gestione della progettazione del cantiere. Fattori che, se uniti all'esigenza di velocizzazione dei cantieri per completare il lavoro, possono innescare situazioni potenzialmente pericolose.
Dall'altro lato, c'è una casistica di situazioni potenziali di rischio legate agli errori umani e da un eccesso di sicurezza percepita dal lavoratore. In quest'ambito, il tema della formazione diventa centrale. Non si può ignorare il fatto che, in molti casi di incidenti nei cantieri edili, è stato, poi, rilevato che i lavoratori non fossero inquadrati con contratti da edili, ma con altre forme contrattuali - magari sempre per questioni di costi -, mentre i contratti collettivi nazionali del settore edile prevedono apposite ore di formazione in materia di sicurezza. Abbiamo una legislazione, il decreto legislativo n. 81 del 2008, il testo unico sulla sicurezza sul lavoro, che racchiude in un unico testo tutte le norme che riguardano la gestione della sicurezza in modo puntuale e dettagliato.
Non si può non rilevare, però, come spesso, calati nelle situazioni reali, gli adempimenti previsti dal testo unico sulla sicurezza rischiano di diventare adempimenti che sono risolti in modo formale, producendo carta - quindi documentali, più che di sostanza -, ingenerando, anche in questo caso, fattori di rischio. Cantieri grandi, come quelli di Esselunga, sono molto complessi: la pluralità di figure professionali e ditte coinvolte nelle varie lavorazioni richiede una capacità di gestione e coordinamento non banale. Occorrerebbe una maggiore collaborazione tra professionisti e organi ispettivi nei cantieri, il confronto, il poter concordare preventivamente con gli organi ispettivi procedure di sicurezza idonee per un sicuro lavoro di cantiere. Bene, quindi, avere implementato il contingente ispettivo, specialmente per ciò che riguarda gli ispettori tecnici. Oltre 1.600 nuovi ispettori rappresentano senza dubbio un rafforzamento importante per un settore che ha sempre scontato una scarsità di risorse umane.
Allo stesso modo, è importante ricordare le misure che il Governo ha messo in campo in questo primo scorcio di legislatura in materia di sicurezza, come le misure del decreto Lavoro, con diverse azioni, tra le quali, come ricordato, gli obblighi di formazione per i datori di lavoro, l'istituzione del Fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni in occasione delle attività formative e, ancora, l'estensione della tutela assicurativa INAIL allo svolgimento delle attività di insegnamento e apprendimento per studenti e docenti, della formazione terziaria professionalizzante e della formazione superiore o, ancora, le misure previste nel decreto PNRR, tra le quali la patente a crediti che, se utilizzata correttamente, potrà essere un incentivo importante per la formazione.
Desidero soffermarmi anche sulle attività che arrivano direttamente dal Parlamento. È stata istituita anche alla Camera la Commissione di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, che sta ben operando e ringrazio la presidente. Molto importante è stata l'approvazione della proposta di legge sull'insegnamento del diritto del lavoro e della sicurezza nei luoghi di lavoro nelle scuole secondarie, perché gli studenti di oggi saranno i lavoratori di domani. È in corso di presentazione una proposta di legge a prima firma del collega Caparvi, che affronta il tema dei rischi di caduta dalle coperture degli edifici. Sono solo alcuni esempi, ma danno la misura di quanto il Parlamento e tutti i gruppi politici stiano affrontando il problema.
Il tema è complesso e sicuramente è importante il ruolo degli organi di controllo, nell'ottica di un dialogo costruttivo per le imprese e nell'ottica di repressione e sanzione verso le imprese che disattendono le norme sulla sicurezza, rappresentando anche una concorrenza sleale per la stragrande maggioranza di imprese che lavorano correttamente.
È centrale il ruolo della formazione dei lavoratori, che deve essere reale e non formale, è importante incentivare le imprese a investire sulla sicurezza, è importante il ruolo delle nuove tecnologie. Non esiste, però, una singola misura o un singolo strumento efficace: il tema va affrontato con una pluralità di azioni in sinergia per ottenere risultati risolutivi. Per ottenere tali risultati, è fondamentale - come lei ha detto - implementare e diffondere, ai diversi livelli e in tutti gli ambiti della vita lavorativa, la cultura della sicurezza. Solo così potremo vincere questa battaglia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente. Ministra, prima di entrare nel merito del mio discorso, sono obbligate e sentite le condoglianze del nostro gruppo, del MoVimento 5 Stelle, ai familiari delle vittime che hanno perso la vita a Firenze.
Mi dispiace, Ministra, ma nei suoi 30 minuti, non ho sentito un secondo dedicato alle persone che hanno perso la vita, ma ho visto sbandierare una serie di misure, per ben 35 minuti, che noi non riteniamo assolutamente risolutive, perché pensiamo che queste misure siano , intempestive; e anche l'informativa che lei sta dando dopo un mese e 10 giorni dimostra quanto ci sia un'assoluta indifferenza rispetto a quello che è accaduto, che l'avrebbe dovuta portare in questo Parlamento il giorno stesso, se non il giorno dopo .
Detto questo, che mi sembrava un preambolo fondamentale, vorrei parlare dei suoi continui , Ministra: ne abbiamo già parlato in Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro, abbiamo già fatto un ragionamento e le ho già detto quello che penso rispetto a una serie di misure. Ricordo - perché è quella che mi riguarda più da vicino, avendola io presentata il primo giorno di legislatura - la proposta di legge sull'introduzione della cultura della sicurezza nelle scuole: la proposta di legge che voi portate come un vessillo in questo momento è esclusivamente fumo negli occhi, perché è totalmente senza coperture e all'interno dell'educazione civica insieme a un calderone di altre misure e insegnamenti. Evidentemente, non c'è assolutamente il concetto di centralità di questa materia né l'attenzione che dovrebbe essere assegnata a questa materia e alla prevenzione.
Ministra, se lei avesse veramente a cuore la questione della sicurezza sul lavoro, avrebbe insistito e parlato con il Ministro Nordio dopo il che avevamo presentato in quest'Aula sulla richiesta esplicita di istituire una procura nazionale contro gli infortuni sul lavoro per poter dare efficacemente una risposta ai sinistri, affinché non ci siano più stragi né infortuni sul lavoro senza responsabili. Questa è una vergogna di Stato. Il processo Eternit si è concluso, addirittura è iniziato prescritto, quindi un nulla di fatto, perché non ci sono specializzati di magistrati che possano investigare efficacemente e individuare i responsabili.
Eppure, questa misura, che a noi sembra tanto lineare ed efficace, non è minimamente presa in considerazione da lei, Ministra. E non è tutto, perché per noi queste misure si concretizzano in mera burocrazia, perché poi non c'è nessuno che vada a sanzionare veramente, non c'è nessuno che vada a punire, e le famiglie delle vittime si trovano continuamente senza giustizia e questa è una vergogna, come abbiamo già detto . Quindi, di certo, questi sono interventi che arrivano subito dopo le tragedie, perché arrivano dopo le tragedie e non è che dall'inizio della legislatura ci sia stato un percorso costruttivo. No, non è stato così. Ogni volta che c'è una tragedia arriva il provvedimento ma, di fatto, quello che serve, poi, non viene portato avanti. Quello che serve è mettere nuovamente al centro la persona e la qualità del lavoro. Se fate la patente a crediti ma poi liberalizzate i subappalti a cascata, cosa me ne faccio, cosa se ne fanno le persone di un provvedimento del genere ?
Poi, Ministra, riportare al centro del dibattito la qualità del lavoro vuol dire che le persone, che i lavoratori che si trovano nella paura di denunciare, nella paura di dipendere totalmente dai datori di lavoro, possano essere messi nelle condizioni di trovare il riscatto, possano essere messi nelle condizioni di lavorare in modo dignitoso. Rispetto a questo, ricordo al collega Giaccone che siamo nel 2024, quindi, se viene in quest'Aula a raccontarci i dati del 2023 dovrebbe dire anche quello che accade nel 2024 e quello che accade nel 2024 è che le denunce sugli infortuni sono aumentate del 6,8 per cento, i casi mortali del 4,7 per cento e le malattie professionali del 30 per cento. Questo ci fa capire che c'è un problema enorme di qualità del lavoro e noi questo lo continuiamo a dire.
Abbiamo portato anche in quest'Aula, più volte, la richiesta di intervenire sui salari, che sono troppo bassi, con la nostra proposta sul salario minimo legale che, ancora una volta, essendo una proposta efficace, è stata messa in soffitta da questo Governo e attendiamo ancora una risposta . Ministra, non mi stancherò mai di parlare di questo tema, perché veramente la qualità del lavoro, la dignità sul lavoro e la libertà che dà il lavoro alle persone non saranno mai qualcosa di cui mi stancherò di parlare e continuerò a sollecitarla su questo. Però, Ministra, visto che le nostre parole non la convincono mai, io vorrei dare la voce a un ragazzino di 15 anni, migrante, che è venuto in Italia e che, nell'ambito di una raccolta bellissima che le consiglio di leggere, che si intitola , ci dice: L'Italia mi è sembrata un bel Paese, però si usano troppo le persone, si fanno troppe ore e si paga pochissimo. La paga minima deve essere di almeno 9 euro l'ora, è il minimo perché sia dignitosa. Io guadagnavo 8 euro l'ora e mi sembrava che andasse già bene, mi sentivo fortunato, anche se ero in nero . Ho poca fiducia, anche perché non c'è cosa peggiore di questo: chi parla bene poi ti tratta male ed è una vergogna per il Paese.
Ecco, Ministra, io penso questo, penso che voi parliate bene ma, alla fine, della qualità del lavoro, della vita di queste persone, dell'umanità e della libertà non vi interessi assolutamente nulla .
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo Giudicarie Esteriori di Comano Terme, Trento, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare la deputata Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, di fronte al gravissimo incidente avvenuto nel cantiere Esselunga di Firenze, con la morte di 5 operai e il ferimento grave di altri 3, la doverosa premessa è che il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro deve continuare ad essere, ogni giorno, al centro del nostro dibattito. Desidero rinnovare alle famiglie degli operai che hanno perso la vita in quel tragico 16 febbraio il cordoglio mio personale e di tutto il gruppo di Forza Italia. Conosco bene, però, Ministro, la sua sensibilità in tema, l'abbiamo sentita bene nel suo primo intervento in Commissione e sinceramente ho trovato le parole della collega del MoVimento 5 Stelle, che ha insinuato che lei non abbia questa sensibilità, veramente brutte e di poco garbo .
Non conosciamo nel dettaglio le cause di quanto accaduto dal momento che sono ancora in corso le indagini delle autorità competenti. Sappiamo, tuttavia, per certo, quali sono le considerazioni da fare sull'argomento e le criticità da affrontare. L'allungamento delle linee decisionali dell'organizzazione del lavoro nei cantieri, la moltiplicazione dei soggetti che operano nello stesso sito, la sovrapposizione delle attività senza adeguato coordinamento sono senza dubbio tra queste. Vi sono poi i massimi ribassi, l'inadeguata formazione dei lavoratori, la scarsa efficacia del ruolo dell'autorità riconosciuta al coordinatore della sicurezza e la gestione dei rischi che non trova effettiva realizzazione durante le fasi lavorative. Il problema cronico della sicurezza va affrontato nella sua complessità e nelle sue sfaccettature. Dalle scelte economiche del committente alla qualità del progetto, dalla direzione del cantiere fino alla professionalità delle imprese esecutive, tutti gli anelli della catena sono responsabili della gestione della sicurezza.
Si è parlato molto, in questi giorni, del problema dei subappalti e del conseguente massimo ribasso a discapito della sicurezza dei lavoratori. Tuttavia, ogni considerazione va contestualizzata e giustificata dal punto di vista tecnico. È fisiologico che la realizzazione di un'opera edile di grandi volumi richieda la presenza di più imprese specialistiche, viste le diverse categorie di elementi costruttivi che caratterizzano le costruzioni. Incidenti nei cantieri accadono anche in presenza di una sola impresa operante, tuttavia le probabilità che qualcosa vada storto aumentano con l'interferenza tra più ditte attive nello stesso momento. La tanto criticata catena dei subappalti, sulla quale c'è chi non ha risparmiato polemiche anche mentre si stava lavorando per cercare i dispersi, è stata introdotta rispondendo a indicazioni europee. Se contenuta nel numero necessario di ditte, e gestita correttamente, rappresenta un valore aggiunto, poiché lavorazioni altamente specialistiche, che una qualsiasi impresa principale non avrebbe le competenze tecniche di svolgere, vengono eseguite da ditte specializzate in quel settore. Il problema nasce dalla distorsione del sistema, laddove è finalizzato all'ottica del massimo risparmio, perché spesso una ramificazione troppo estesa di ditte finisce per essere difficilmente gestibile e pericolosa. Altra criticità è da rintracciare, a volte, nelle tempistiche di realizzazione dell'opera che, troppo spesso, incrementano le fasi interferenziali tra le imprese. Ma l'appalto al maggior ribasso è tuttavia la criticità più frequente e ciò vale sia nel pubblico sia nel privato, anche se è evidente che, soprattutto nei piccoli cantieri privati, la percezione della sicurezza sia ridotta al minimo per ragioni di risparmio.
Gli interventi da porre in essere sarebbero molti, a cominciare dal fatto che oggi chiunque può aprire un'impresa edile seppure in assenza di qualsiasi requisito necessario per intraprendere un'attività del genere. Mi chiedo come ciò sia possibile, mi chiedo perché un agente immobiliare debba avere una formazione e una conseguente certificazione e il titolare di un'impresa edile no. Non solo, bisognerebbe, a mio avviso, reintrodurre tariffe minime per garantire compensi adeguati e proporzionati all'entità del lavoro dei professionisti. È chiaro che compensi al di sotto degli ex tariffari minimi presuppongono l'assoluta mancanza di qualità delle prestazioni.
Appare necessario avviare anche una maggiore collaborazione tra professionisti e organi ispettivi nei cantieri. Il professionista deve poter dialogare preventivamente con gli organi ispettivi e concordare, attraverso sopralluoghi a scopo preventivo e non punitivo, procedure di sicurezza idonee che non rappresentino un inutile dispendio economico per la committenza. È poi opportuno diminuire ulteriormente il costo del lavoro. Governo e maggioranza hanno già attuato, dopo anni e anni, una riduzione del cuneo fiscale di ben 7 punti. Occorre proseguire su questa strada per continuare ad abbattere i costi all'impresa per evitare che ad essere sacrificata sia la sicurezza sul luogo del lavoro. Tuttavia, per questo occorre anzitutto affrontare il problema da un punto di vista culturale, rendere obbligatoria una formazione di almeno 16 ore per i neo assunti in un cantiere edile, magari in più lingue. Ciò significa attuare un radicale cambio di visione che veda la sicurezza come un investimento conveniente, non in termini economici, ma per la tranquillità e la certezza di vedere ogni lavoratore rientrare a casa, a fine giornata lavorativa, e abbracciare la propria famiglia .
Le misure da adottare sono numerose ma a monte di tutto ciò ci sono tre ordini di interventi sui quali, come centrodestra, abbiamo agito e continueremo ad agire: prevenzione, controlli e incentivi. Questo Governo ha introdotto il coordinamento delle attività ispettive e aumentato le ispezioni, raddoppiando le risorse disponibili rispetto al passato e ha introdotto misure contro l'appalto fittizio, sanando un che determinava la mancanza di responsabilità in capo all'appaltatore fittizio. È stato attuato il sistema della patente a crediti, dopo anni di inerzia, che lungi dal rappresentare un aggravio dovrà favorire e accompagnare la delle imprese. Il Governo ha introdotto un sistema premiale per le imprese virtuose nel rispetto delle norme sulla sicurezza e abbiamo anche approvato la legge per l'introduzione nelle scuole dell'insegnamento della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Infatti, come lei ci ha detto, Ministro, la responsabilità primaria delle istituzioni è quella di rendere i ragazzi, i giovani e le ragazze, consapevoli ed edotti, soggetti consapevoli e responsabili, in modo da costituire una vera e propria cultura della sicurezza. Un complesso, quindi, di interventi, che segnano un cambio di approccio e un decisivo passo avanti rispetto al passato, per la tutela delle donne e degli uomini che, ogni giorno, svolgono il proprio lavoro: quel lavoro su cui si fonda la nostra Repubblica
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Presidente, grazie. Buongiorno, signor Ministro. Anche io voglio, in questa circostanza, partire dal cordoglio sincero alle famiglie delle vittime, perché qui, ovviamente, parliamo e discutiamo, ma quando ci sono delle morti c'è sempre da avere un attimo di attenzione e di riflessione in più, anche di preghiera, se me lo permettete.
Chi deve, farà luce su quello che è accaduto: non sta, qui, a noi. Né dobbiamo scivolare nella retorica, perché la retorica è sempre in agguato in queste circostanze e bisogna, proprio per il rispetto che si deve alle vittime, evitare di caderci.
Tuttavia, le morti sul lavoro sono delle morti diverse. Ogni morte ha la stessa cifra di dolore, di lutto e di tragedia, ma le morti sul lavoro sono accompagnate da un di sentimenti, che vanno dall'amarezza, al rimorso, al rimpianto, allo sgomento, fino anche al senso di frustrazione, alla lacuna, al vuoto e alla classica rappresentazione di un Paese che, troppo spesso, non è capace di creare le condizioni perché tutto ciò non si verifichi. La cosa che più mi fa male è la comparazione con gli altri Paesi europei: possibile che anche su questo non riusciamo a recuperare delle classifiche e delle graduatorie? Non riusciamo a recuperare dei numeri? Perché poi, al netto di tutto quello che si dice, quando i numeri sono impietosi, c'è poco da rallegrarsi, c'è poco da cantare vittoria, c'è poco da dire che siamo sulla strada giusta.
Vi è la necessità di un approccio diretto, di un impatto deciso rispetto al tema della prevenzione degli infortuni sul lavoro. E questi momenti anche di commemorazione - questa è un'informativa con il Ministro, ma stiamo anche “ricelebrando” una tragedia che c'è stata - devono consentirci di avere una convinzione maggiore.
Intanto, è vero, il processo è di natura culturale, cioè bisogna affrontare il tema da un punto di vista culturale, nella convinzione che la catena di appalti e subappalti vada rivista, c'è poco da fare, e che soprattutto non bisogna mai esasperare, come ci porta a fare la nostra società, l'idea che risparmiare il tempo sia poi un guadagno, cioè denaro: la ferrea regola della nostra economia, per la quale occorre ridurre al massimo i costi per aumentare i profitti. Questo si paga in termini di vite umane.
Il lavoro diventa una merce e, siccome l'offerta nel mondo di oggi prevale sulla domanda, la merce finisce con l'avere un costo bassissimo. Quindi, la tutela dei lavoratori e le garanzie si devono porre al centro delle decisioni legislative e regolamentari. A nulla vale inasprire le pene, che pure sono un significativo e necessario correttivo, ma servono un po' a soddisfare l'opinione pubblica e sono poco dissuasive, diciamoci la verità. L'elemento su cui va posta l'attenzione è sicuramente la prevenzione.
Queste sono delle graduatorie che sono venute fuori in maniera piuttosto univoca: mancato uso delle protezioni o mancata presenza delle misure protettive; comportamenti sbagliati, spesso determinati dall'organizzazione del lavoro, che spinge a tempi stretti; stress; spinte del datore di lavoro, magari, ad accelerare; procedure non applicate e inadeguate; mancanza di formazione o di addestramento preventivo.
C'è da dire che c'è stato uno sforzo, non solo del Governo o della maggioranza, ma della politica tutta, di provare a mettere al centro, tra i momenti e gli argomenti più importanti, quello della prevenzione sul lavoro. Abbiamo cominciato a focalizzare il tema con un piglio più concreto e operativo. Ma, obiettivamente, non basta. Non basta perché occorre, innanzitutto, capire che è importante il confronto più di quanto si faccia, Ministro. Benché ci sia uno sforzo, non è assolutamente sufficiente.
Devo dire che il ritardo con il quale lei ci ha onorato della sua presenza è indicativo: non lo riconduco a una mancanza di sensibilità della persona, per l'amor di Dio, ma è indicativo che un Ministero e un Ministro non riescano a recuperare il tempo più velocemente di quanto ne sia occorso - cioè, più di un mese - per venire a confrontarsi con il Parlamento. Sono, purtroppo, dei segnali. Capisco, ma non giustifico, sinceramente. Non giustifichiamo.
Il discorso sul salario minimo aprirebbe un'altra tematica. Quando le opposizioni fanno una proposta in quota progetti di legge e proposte di legge delle opposizioni, il Governo trova, sostanzialmente, un , prima per rinviare, poi per tornare in Commissione, poi per dare la delega al Governo, e non si affronta il tema. Credo che il salario minimo incida anche sugli infortuni sul lavoro. Non penso di essere l'unico a ritenerlo.
Bisogna capire, poi, che ogni intervento dev'essere organico e strutturato. Il discorso dell'educazione civica, dell'introduzione come materia scolastica, andava fatto in un'altra maniera, più organica, più globale, più strutturale. Invece, anche lì, è diventato un modo per dire: lo abbiamo fatto. Ma in realtà, credo, purtroppo, non produrrà dei frutti.
La considerazione, infine, è che bisogna investire, signor Ministro. Il peso del Ministro del Lavoro, nell'ambito della squadra di Governo, dev'essere tale da imporre di spendere delle risorse. Perché le risorse dedicate alla sicurezza non sono un costo, sono un investimento sulla vita. E, allora, occorre lo sforzo di tutti per non rendere vane le morti di queste persone: che almeno quelle tragedie servano per un futuro con più sicurezza e meno incidenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Signora Ministra, io non voglio caricarle la responsabilità di tutta l'insicurezza sul lavoro che c'è in questo Paese, ci mancherebbe altro, sarebbe sciocco, prima ancora che scorretto e inopportuno. Però, sembra che siate arrivati ieri e questo non va bene. Noi siamo a un anno e mezzo di una guerra a pezzi contro il lavoro, che è stata fatta in questo Paese .
Voi, dall'inizio della legislatura, avete ampliato l'uso dei . Avete allentato il vincolo delle causali nei contratti a termine. Con la avete spostato quote significative di lavoro dipendente verso il lavoro autonomo. Avete eliminato il reddito di cittadinanza e, quindi, avete reso più ricattabili i lavoratori Voi avete spostato in avanti l'età pensionabile e questo costringe le persone a lavorare anche in età avanzata, quando non ce la fanno più. Avete negato il salario minimo. Avete allungato la catena degli appalti all'infinito. Sostenete i processi di esternalizzazione messi in atto anche dalle aziende pubbliche, mi riferisco ad ENEL e a Poste, e riducete quindi ulteriormente il peso dello Stato, facendo di fatto delle super privatizzazioni. Ora vi prestate, con un provvedimento, a determinare lo sfondamento del lavoro somministrato a tempo indeterminato nel mercato del lavoro, come se la separazione tra i lavoratori e le imprese non fosse già un problema o una delle cause dell'insicurezza.
Ministro, come lei ha detto, i caduti di Firenze lavoravano in aziende diverse. Sostanzialmente, aprite le stalle più di quanto non siano già aperte e ora fate finta di cercare i buoi, ma sono ampiamente scappati e a farli scappare è stato anche il vostro anno di Governo. Noi siamo il Paese - questa è la fotografia - con il lavoro più precario d'Europa, e questo non lo può negare nessuno poiché lo dicono gli indici, abbiamo il lavoro più povero d'Europa, e questo non lo può negare nessuno, e abbiamo il lavoro più insicuro d'Europa dal punto di vista soprattutto della mortalità e degli incidenti gravi Il nesso tra queste tre cose lo volete considerare nella vostra azione di Governo? Se voi negate questo nesso fra questi tre elementi del mercato del lavoro di questo Paese, noi di che cosa parliamo? Di patenti? Di sanzioni ? Ma, dico, non ce la possiamo fare, non è possibile. Io sono affezionato alla formazione, al ruolo degli ispettori, ci mancherebbe altro, ma tutte queste misure diventano pannicelli caldi di fronte alla grande questione che rende insicuro il lavoro. Il lavoro è insicuro ed è pericoloso perché è povero ed è precario . Questo è il punto. Se voi agite sempre, ogni volta, aumentando la precarietà e non mettete mano alla povertà, perché negate il salario minimo, noi non ne usciamo, non è possibile.
Brandizzo e Firenze sono due casi, non parlano per tutti gli incidenti. Però, hanno dimostrato una cosa, che spesso all'origine degli incidenti ci sono gli orari, i turni, i ritmi di lavoro che sono determinati dalla catena degli appalti. Questo è un aspetto specifico della vicenda, quello degli appalti, però voi volevate fare un provvedimento, adesso, per mettere mano alla questione della sicurezza sul lavoro anche alla luce di quello che è avvenuto. Ebbene, è una questione complessa e io non voglio né banalizzare né fare demagogia; spero di riuscirci. C'erano tre cose da fare immediatamente, Ministro. Innanzitutto, c'era da limitare il subappalto alle lavorazioni specialistiche e straordinarie che, proprio per questo, non possono in alcun caso determinare una riduzione dei costi. Questo era il punto: subappalto, specialisti e straordinario. Oggi non è così. Bisogna inoltre ritornare alla parità di trattamento economico e normativo, quella cancellata nel 2003, tra i dipendenti dell'appaltatore e dell'appaltante . Signor Ministro, è lì che si è rotto il sistema di garanzie e di tutela che esisteva in questo Paese. Ancora, sostanzialmente con i provvedimenti che avete assunto in questo periodo, avete evitato di estendere agli appalti privati le regole stabilite per gli appalti pubblici. Questione non facilissima, ma era quello che vi chiedevano le parti sociali. Qui veniamo all'altro punto, qui arriva la questione più importante, signor Ministro. Per la gravità della situazione che abbiamo di fronte, il confronto con le parti sociali deve essere largo, deve essere preventivo ma in modo significativo, deve essere fatto nella costruzione e nell'elaborazione dei provvedimenti. Voi, invece, sostanzialmente, signora Ministro, avete voluto dimostrare di non avere bisogno di quel confronto. Questo è quello che è apparso a tutti, perché la modalità con la quale fate quel confronto è questa: voi presentate il provvedimento. Non si fa così, signora Ministro, non dovete presentare il provvedimento. Su una questione di questa rilevanza voi dovete costruire le misure, i provvedimenti, le proposte di legge assieme alle parti sociali, non solo quelle che rappresentano i lavoratori, anche quelli datoriali, perché si lamentano un po' anche loro. Infine, avete marginalizzato, secondo me, le parti sociali ma avete marginalizzato anche il Parlamento, perché la discussione sulle misure che afferiscono al PNRR, per esempio, non coinvolge adeguatamente la Commissione lavoro della Camera dei deputati, questa è una cosa di una certa gravità. Se si va avanti così, un po' a colpi di mano, un po' a spolverare provvedimenti, a mettere qui e là misure, la situazione non la affrontiamo adeguatamente.
Quindi, io mi sento di dire questo, anche avendola ascoltata con attenzione. Controllo, contrasto : sì, ma è ordinaria amministrazione di fronte a una situazione straordinaria. Di fronte a questa situazione straordinaria di povertà e precarietà, mettiamo mano a povertà e precarietà e otterremo risultati anche rispetto alla sicurezza .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi la ringraziamo per l'informativa di questa mattina, svolta con grande attenzione e competenza e devo dire anche con una certa sensibilità. La conosciamo e sappiamo molto bene quanto le stia a cuore questo argomento, anche perché parliamo della vita delle persone. Quando accadono queste drammatiche vicende parliamo di uomini, donne, mariti, mogli, figlie e figli, fratelli, sorelle, persone che, prima di tutto, devono essere tutelate, perché il lavoro è certamente un diritto ma il diritto alla vita è altrettanto un diritto da tutelare e da sostenere. Ovviamente, anche noi ci uniamo alla vicinanza ai parenti, non solo delle vittime di Firenze, ma purtroppo di tutte le vittime sul lavoro che in quest'Aula abbiamo dovuto ricordare. È certamente importante intervenire, come ha ben sottolineato lei, su ciò che non ha funzionato, sulle responsabilità, su come agire per prevenire altri incidenti. Certamente, sulle cause la magistratura farà il suo corso, però bisogna sottolineare la capacità del Governo e dare atto al Governo della tempestività con cui è intervenuto, non solo sul cordoglio, assolutamente necessario e scontato, ma anche sulle azioni concrete che questa mattina sono state elencate con precisione e sulle quali non tornerò singolarmente, ma in termini generali. È importantissimo l'inasprimento delle sanzioni. Certamente, il maggior coordinamento sui controlli era auspicabile e il Governo su questo è intervenuto con determinazione, come sull'allargamento degli organici ispettivi. Poi, un aspetto importantissimo: la formazione per le imprese e i lavoratori. Io credo che l'ultima cosa che si debba fare è intervenire, ogni volta che succede qualcosa, solo ed esclusivamente con le norme. L'appello è a fare leggi e regole che, certe volte, in certi settori, Ministro, ci sono, solo che vanno rispettate. Ci vuole la cultura del rispetto delle regole, deve avvenire nei luoghi di lavoro e deve avvenire da parte degli imprenditori e dei responsabili. Io credo che anche questa sia una strada su cui dobbiamo lavorare e insistere con grandissima convinzione e la cultura del rispetto delle regole passa certamente dalla formazione.
Questi sono i pilastri importanti che abbiamo sentito in Aula e ci siamo anche resi conto, con i dati che abbiamo analizzato, che il settore più colpito è certamente quello delle costruzioni. Lì, purtroppo, le irregolarità sono troppo frequenti. Importante, quindi, è la stretta sul lavoro nero e sugli appalti irregolari, come il concentrarsi sulle gare al ribasso. Certamente, la riduzione dei prezzi porta alla riduzione dei costi e, quindi, alla riduzione di garanzie per i lavoratori, ma anche alla riduzione dell'investimento sulle professionalità, gli ingegneri, gli architetti e i progettisti che devono definire quali sono le strutture, i materiali e le modalità per portare avanti i lavori. Noi Moderati siamo anche contrari a “dopare” il mercato, nel momento in cui si parla dei cantieri del 110 per cento in cui, secondo i dati che lei ha fornito in altre occasioni, si evidenziano irregolarità che passano dal 76 per cento all'85 per cento.
Allora, evidentemente, oltre a essere ovviamente uno strumento che Noi Moderati ha sempre contrastato, perché lo consideriamo assolutamente irragionevole, oltre a questo, ci sono le conseguenze che, inevitabilmente, uno strumento come questo produce: sono nate imprese improvvisate, sono stati fatti subappalti di appalti, quindi, certamente, non è il modo giusto e intelligente. Bene ha fatto il Governo a intervenire anche su questo strumento, perché, indirettamente, l'intervento del Governo e della maggioranza al fine di eliminare il 110 per cento è stata una scelta che ha agevolato anche dal punto di vista della sicurezza sul lavoro. Allora, concludo, Presidente, sottolineando che la sicurezza si ottiene attraverso la competenza dei professionisti, la presenza costante sul cantiere e la collaborazione fattiva e propositiva con gli organi ispettivi, oltre che con il rispetto delle regole, come ho sottolineato.
Noi incoraggiamo il Governo sulla strada intrapresa e siamo fiduciosi che si possa parlare un giorno sempre di più, anche per l'azione che porteremo avanti in questa legislatura, del lavoro come diritto garantito e tutelato dallo Stato, ma che non sia distinto dal diritto alla vita.
Ed è molto bello, Ministro, il richiamo forte, sentito e incisivo che ha fatto sui giovani, perché dobbiamo sempre ricordare che tutto quello che facciamo è orientato a un miglioramento della qualità della vita, ma anche a garantire un futuro migliore per le giovani generazioni, che solo in questo modo possono riavere fiducia nei riguardi della politica e delle istituzioni.
Quindi, grazie per il lavoro che porta avanti: Noi Moderati è al suo fianco e sostiene questo impegno sulla sicurezza del lavoro, che lei sta portando avanti egregiamente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, colleghi, signora Ministra, l'informativa di oggi nasce - come spesso accade e come, invece, non dovrebbe mai accadere - dal triste e gravissimo incidente di Firenze, che è costato la vita a 5 operatori, a 5 lavoratori che, ancora una volta, non siamo riusciti a tutelare sul loro luogo di lavoro e che, proprio in quel cantiere, hanno perso la vita e abbandonato i loro affetti e i loro cari.
Vede, Ministra, questa non deve diventare una commemorazione: noi legislatori e le istituzioni in generale, i problemi, dobbiamo affrontarli e risolverli.
Ebbene, il caso di Firenze dimostra come, nonostante i tanti sforzi, il problema della sicurezza sui luoghi di lavoro e le garanzie che i lavoratori devono avere rispetto alla regolarità dei contratti, ai dispositivi di protezione individuale, alla lotta allo sfruttamento e al caporalato sono temi molto lontani dal vedere, non solo una soluzione compiuta, ma anche dall'essere affrontati in modo serio e risolutivo. Al di là delle cause oggettive che hanno provocato un crollo tanto rovinoso, sulle quali sarà la magistratura a dire l'ultima parola, e volendo andare oltre rispetto ad eventuali problemi strutturali che materiali inadeguati e prefabbricati non conformi alle esigenze di peso e di carico possono aver creato - temi che rientrano nell'ambito delle perizie e i cui risultati saranno oggetto delle richieste -, quello che lascia davvero stupiti e che desta sconcerto e indignazione, purtroppo sempre a posteriori, è la palese violazione delle norme sul lavoro, l'irregolarità delle posizioni di quegli operai che sono poi diventate le vittime vere del crollo e quel mondo di mezzo fatto di caporalato, di sfruttamento e di disagio che sta emergendo rispetto alle situazioni che erano presenti in quel cantiere.
Vede, signora Ministra, non possiamo far finta di non vedere una situazione paradossale e gravissima che sta mettendo in difficoltà persino gli inquirenti, che stanno cercando di districarsi con molta fatica nel complesso mondo dei contratti di lavoro di quel cantiere. Ci troviamo di fronte a dipendenti più o meno regolari di ditte che lavorano nel medesimo cantiere in rapporto di subappalto o di affidamento di singole lavorazioni, in un ginepraio che, anche da alcune testimonianze emerse, sembra essere gravemente infiltrato dal fenomeno del caporalato, se è vero che alcuni dipendenti addirittura erano obbligati a girare parte dello stipendio che percepivano a qualche malvivente.
Signora Ministra, di fronte a una situazione, come quella che si sta delineando, dobbiamo dirci con franchezza che, almeno in questo caso - e, purtroppo, chissà in quanti altri -, il sistema della prevenzione e dei controlli ha palesemente fallito.
Riguardo all'idea della patente a punti, voglio solo ricordare che le aziende si aprono e le aziende si chiudono, che gli amministratori si cambiano e che, a parte le grandi imprese, che hanno certificazioni, anzianità ed esperienza e che vanno a preservare, per la miriade di piccole ditte che lavorano ai limiti e ai margini del mercato sulla base dei massimi sistemi, questo non mi pare davvero uno strumento efficace. Signora Ministra, non possiamo accettare che la vita umana valga 20 o 30 punti, noi almeno non lo accettiamo .
Abbiamo bisogno di controlli preventivi: ci vogliono più ispettori e riteniamo che non serva solo inasprire le pene, se poi i casi che emergono sono quelli in cui operai e lavoratori perdono la vita. In questi casi, purtroppo, abbiamo già fallito. Di fronte a questa situazione, Italia Viva c'è e sosterrà ogni seria proposta di intervento tesa a migliorare la sicurezza dei cantieri, la sicurezza sul lavoro, le condizioni di regolarità e di lavoro degli operatori. Sui provvedimenti e sugli slogan, troviamo che rappresentino una delle facce, forse la più brutta, di quel populismo che, per convinzione quasi genetica, siamo nati per combattere .
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1780: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Siamo all'ennesimo decreto-legge del Governo Meloni - ormai abbiamo perso il conto dall'inizio della legislatura - e, anche in occasione di questo decreto-legge, abbiamo visto svolgersi lo stesso film, quindi, un esame in un solo ramo del Parlamento e un provvedimento che arriva sostanzialmente chiuso e immodificabile nell'altro ramo, in questo caso alla Camera dei deputati, quindi, un'attività compressa nei tempi in Commissione e in Aula, con emendamenti che le opposizioni hanno presentato, che abbiamo discusso e abbiamo votato sia in Commissione che in Aula, ma, sostanzialmente, ripetendo una scena già vista, quindi un dibattito che purtroppo non ha nessuna efficacia.
Il Governo Meloni ha, di fatto, superato il bicameralismo perfetto, da tempo, e ha imposto un monocameralismo a Camere alterne. Ora noi, da tempo, ci impegniamo per superare il bicameralismo perfetto, per cercare di correggere un sistema che, da anni, ha mostrato i propri limiti, sia con una riforma costituzionale complessiva nel 2016, sia con proposte, anche in questa legislatura, che abbiamo presentato nell'ambito della riforma costituzionale sul premierato che il Governo sta portando avanti e, anche in quell'occasione, i nostri emendamenti sono stati respinti e bocciati da Governo e maggioranza.
E ciò non perché ci fosse una soluzione alternativa, magari migliore nell'ottica del Governo, ma semplicemente perché c'è stato detto: non è il momento, non è il tempo, non è la sede, lo affronteremo poi. Quindi, la verità vera è che questo Governo e questa maggioranza sono ben contenti di procedere a colpi di decreti-legge e di fiducia senza affrontare alla radice il problema di un sistema legislativo che ormai non funziona più.
Quindi, in attesa del prossimo decreto-legge e dello stesso spettacolo che si riproporrà già dalla prossima settimana, entriamo nel merito di questo provvedimento, su cui annuncio, come Italia Viva, il voto di astensione. È un provvedimento che non ha una grossa portata innovativa e reca disposizioni abbastanza ordinarie. C'è un unico elemento di novità, a nostro avviso importante, che è frutto del lavoro fatto in Parlamento, al Senato, perché non era previsto nulla nel testo iniziale, approvato in Consiglio dei Ministri, per quanto riguarda il voto dei fuori sede. Invece, grazie al lavoro che è stato fatto dal nostro gruppo e dalle altre opposizioni, un lavoro che va avanti da mesi se non - dovrei dire - da anni, si è riusciti a fare un piccolo passo avanti in questo decreto-legge e per la prima volta gli studenti fuori sede potranno votare alle prossime elezioni europee, anche se soltanto una volta e anche se soltanto nel 2024.
Sicuramente è una buona notizia per tanti studenti che aspettavano questa possibilità, ma, purtroppo, non è sufficiente, non è abbastanza. Noi avevamo chiesto che quantomeno, almeno per le europee e almeno per quest'anno, in via sperimentale potessero votare tutti i fuori sede e non soltanto gli studenti, quindi anche coloro che si trovano in un domicilio diverso dalla residenza per motivi di lavoro o per motivi di cura. Magari c'è chi sta prestando soccorso, come volontario, alle popolazioni terremotate. Dunque, saranno nell'impossibilità di votare e si tratta di milioni di concittadini, a meno che non si carichino di spese notevoli per rientrare alla propria residenza nonché di un'organizzazione spesso incompatibile sia con le esigenze di cura sia, in alcuni casi, anche con le esigenze lavorative. Avremmo voluto che si potesse fare di più e meglio. Abbiamo presentato emendamenti e proposte che andavano in questa direzione, ma sono stati respinti. Quindi, apprezziamo un primo passo, ma sappiamo che c'è ancora molto lavoro da fare anche per rendere questa soluzione non una soluzione , non relegata a una singola tornata elettorale ma di sistema.
Un altro tema che avremmo voluto risolvere in questo decreto-legge e che abbiamo provato ad affrontare senza successo è la questione del voto dei residenti all'estero. Anche su questo il nostro gruppo ha presentato varie proposte di legge, che, purtroppo, sono ferme. Noi sappiamo benissimo che i nostri connazionali all'estero spesso hanno difficoltà a esercitare il diritto di voto perché la procedura è bizantina, è arzigogolata ed è complessa, ma talvolta anche il meccanismo di voto non consente di garantire quella correttezza e quella regolarità del voto che devono, invece, essere preservate anche per i nostri connazionali all'estero, nel solco dei princìpi costituzionali sul diritto di voto. Anche su questo avremmo voluto che venissero individuate delle soluzioni, ma ci è stato detto: non è questo il tempo, non è questo il momento, l'affronteremo chissà quando.
Poi, c'è un terzo tema, che è il tema politico centrale del dibattito su questo decreto-legge, che riguarda il terzo mandato per i sindaci dei comuni sopra i 15.000 abitanti e per i presidenti di regione. Noi abbiamo sostenuto, anche al Senato, emendamenti che andavano in questa direzione. Abbiamo presentato emendamenti, anche qui alla Camera, per il terzo mandato dei sindaci e dei presidenti di regione e sono stati respinti, non hanno trovato accoglimento. Ora questa nostra proposta, che, come Italia Viva, abbiamo difeso e portato avanti, è una proposta che non ci siamo inventati, ma è il frutto, di nuovo, di un dibattito che va avanti da mesi, anzi vorrei dire da anni, e che tiene conto delle richieste che sono state avanzate in questa direzione dagli stessi amministratori locali, dagli stessi sindaci, anche attraverso l'ANCI, e dai presidenti di regione in modo assolutamente , trasversale, senza che ci fosse una connotazione politica o di partito tra maggioranza e opposizione, nell'interesse delle comunità che rappresentano quei sindaci e quei presidenti di regione. Anche in questo caso, però, ci è stato detto di no dal Governo e dalla maggioranza.
Peraltro, all'interno della maggioranza c'è stata una spaccatura evidente, con posizioni diverse sul terzo mandato tra la Lega, favorevole al terzo mandato, e Fratelli d'Italia e Forza Italia, che hanno votato contro e che si sono espressi, dando le loro motivazioni, sulla contrarietà nel merito a questa proposta. Non è la prima volta che la maggioranza è spaccata su temi importanti e non è la prima volta che Salvini si trova in minoranza, quasi isolato, all'interno del Governo e della maggioranza.
Di fatto Meloni e Salvini sono separati in casa, però è evidente che anche nel caso del terzo mandato ci sia stata questa frattura all'interno della maggioranza.
Allora, noi abbiamo provato, anche perché condividevamo il merito di questa proposta, a inserirci, in qualche modo, anche in questa divisione esistente all'interno della maggioranza, con la possibilità di far passare una proposta, nella libertà del Parlamento e di quello che è il nostro ruolo in quanto qui rappresentiamo la Nazione, però ci siamo sentiti accusati, anche dall'opposizione, di fare politica, di volerci insinuare nella spaccatura della maggioranza, di volere, in qualche modo, cristallizzare questa divisione tra Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Ebbene, sì, amici delle opposizioni: abbiamo questa vecchia abitudine, questo vecchio vizio di fare politica . Probabilmente è passato di moda, lo sappiamo, ma c'è chi ancora tenacemente, come noi, continua a pensare che in Parlamento, nella nostra responsabilità di legislatori, si possa anche fare politica anche in occasioni come queste.
Dispiace, poi, che non sia stato condiviso il merito di questa proposta anche da parte degli amici del Partito Democratico. Ci sono stati lunghi dibattiti su questo sia al Senato che alla Camera e in questi dibattiti gli amici del PD ci hanno spiegato di nuovo che non è questa la sede, che non è questo il provvedimento adatto, che occorre una riforma di sistema, che non possiamo intervenire nell'ambito di un decreto-legge. Io credo che questo sia l'alibi dietro al quale si nasconde chi non ha ancora una posizione netta, chiara e unitaria sul tema del terzo mandato, dove c'è una legittima divisione tra il gruppo parlamentare - che magari non condivide questa proposta, nonostante tanti ex sindaci siedano nei banchi del Partito Democratico, tanti bravi amministratori che hanno un'esperienza passata e che magari, dal loro ruolo di sindaci, avrebbero voluto quel terzo mandato - quindi chi oggi siede in Parlamento, e i sindaci, i presidenti di regione e gli amministratori locali del PD, che a gran voce, invece, chiedono il terzo mandato.
C'è stato spiegato che l'ANCI è un insieme di rappresentanza di interessi, di portatori di interessi. Questo è vero sicuramente, però questo non rappresenta un problema quando l'ANCI propone altri emendamenti, fa altre proposte che vengono presentate in Parlamento. Quindi, o è sempre un portatore di interesse, e come tale va visto con sospetto, oppure rappresentano le loro comunità, sono i nostri sindaci e vanno ascoltati.
Noi abbiamo deciso di ascoltarli, abbiamo deciso di fare nostre quelle proposte, perché essere riformisti per noi significa anche avere il coraggio di fare le riforme possibili quando sono possibili, perché io sono pronta a scommettere che la riforma organica di sistema che andrà a rivedere il TUEL non arriverà. Non arriverà a breve, non arriverà sicuramente per la prossima tornata elettorale, ma probabilmente nemmeno per quella dell'anno successivo, perché siamo pieni di provvedimenti importanti che tanti dicono di voler mettere all'ordine del giorno e di voler approvare e poi restano nel cassetto.
Faccio un altro esempio: ieri ho insistito nuovamente in Commissione perché si calendarizzasse la separazione delle carriere; ancora una volta ci è stato detto che dobbiamo aspettare, in un eterno gioco dell'oca in cui si torna sempre alla casella di partenza. Allora, quando ci sono riforme che si condividono e che possono andare incontro alle richieste degli amministratori, dei sindaci e dei presidenti di regione, noi pensiamo che sia il caso di cogliere quell'opportunità e di farlo subito, come abbiamo cercato di fare in questo decreto-legge, perché essere riformisti per noi è questo e, come Italia Viva, continueremo a rappresentare i riformisti in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, Governo, il decreto che è oggi all'attenzione dell'Aula affronta tematiche relative alle consultazioni elettorali che in questo periodo in Italia sono molto numerose e si inseriscono a livello globale in un contesto importante di elezioni. Ci sono 76 Paesi che nel 2024 andranno al voto - alcuni già ci sono andati - con 2 miliardi di elettori. Basta ricordare gli Stati Uniti, Taiwan, India, Indonesia, Bielorussia, Iran, Russia, dove si è appena svolta l'elezione, e Regno Unito. Anche il Parlamento europeo è chiamato a un rinnovo e voteranno 400 milioni di cittadini.
Il nostro Paese vede 5 regioni, tra cui l'Abruzzo e la Sardegna, dove già si è votato, la Basilicata, il Piemonte e l'Umbria, oltre a 3.700 comuni; 27 sono capoluoghi di provincia e 6 capoluoghi di regione: Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza. Allora, noi crediamo che, in occasione di queste elezioni, bisogna garantire il diritto al voto in modo ampio e completo. Lo dice proprio l'articolo 3 del Protocollo n. 1 alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in cui si sancisce il diritto a libere elezioni e la necessità di garantirle in modo assolutamente certo. E anche se si tratta in questo decreto di alcuni tecnicismi, quei tecnicismi ci aiutano a raggiungere questo obiettivo. Vi è la possibilità, con riferimento alle votazioni, di aggiungere alla domenica il lunedì mattina per numerose elezioni amministrative oppure il sabato pomeriggio per quanto riguarda le elezioni europee. Questi elementi si aggiungono anche alla possibilità di esonerare dalla raccolta firme quei candidati all'interno di forze politiche già presenti in Parlamento.
Sono elementi tecnici, ma assolutamente importanti, che si aggiungono, forse, al tema rispetto al quale Noi Moderati è particolarmente attento da molto tempo, al quale ci siamo dedicati moltissimo e per il quale dichiariamo un'assoluta soddisfazione, ovvero la possibilità di far votare gli studenti fuori sede. Infatti, crediamo che, se bisogna incoraggiare i giovani a partecipare alle votazioni e ad esprimere un giudizio rispetto agli orientamenti politici, questo lo si deve anche concretizzare facilitando il voto.
Sappiamo molto bene che tanti studenti, per riuscire a raggiungere il luogo del voto, devono percorrere lunghi, stancanti e costosi viaggi. È necessario agevolarli da questo punto di vista, e dopo tanto tempo riusciamo, probabilmente, a dare una risposta a quell'astensione che nei giovani si attesta intorno al 40 per cento e riguarda proprio gli 35. Ma i giovani sono coloro che si appassionano spesso alle vicende della politica, ce ne sono tanti che hanno visto cadere il Muro di Berlino, aprire lo spazio di Schengen. Tanti di loro hanno vissuto la generazione cosiddetta Erasmus, hanno visto crollare le Torri gemelle, hanno visto tornare, addirittura, la guerra in Europa e il conflitto in Medio Oriente.
Allora, penso che, se c'è un modo giusto e intelligente per coinvolgere i giovani, è proprio farli partecipare al voto. Quindi, la possibilità del voto fuori sede per gli studenti è stato un grandissimo passo avanti, in merito al quale, con il Sottosegretario Ferro, abbiamo iniziato tanti mesi fa un dialogo, e la ringrazio per l'ascolto e per la capacità, davanti a tante difficoltà, anche di tipo tecnico, di essere riusciti ad affrontare questo tema con successo.
E, proprio parlando di giovani, alle prossime elezioni il primo incoraggiamento che dobbiamo dare è verso le elezioni europee. Troppo spesso la narrazione che viene data sulle difficoltà di relazione e di confronto con le istituzioni europee rischia di portare i giovani a un'astensione nei confronti dell'Europa. Noi dobbiamo essere protagonisti in Europa con il voto, con la partecipazione e, ovviamente, con la presenza all'interno delle istituzioni. Proprio ieri la Presidente del Consiglio è intervenuta illustrando le linee che verranno presentate in occasione del Consiglio europeo, tra l'altro recependo le indicazioni del Parlamento rispetto alle risoluzioni.
Proprio in questa occasione, ieri abbiamo ricordato quanto sia più forte un'Europa con un'Italia forte, con i Paesi aderenti forti, e quanto sia più forte l'Italia con un'Europa forte. C'è questa reciprocità alla quale dobbiamo contribuire con l'impegno e il lavoro. È stato importante il cenno sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, con cui abbiamo dimostrato che intervenire in modo anche critico, ma costruttivo, all'interno di alcuni criteri e alcuni meccanismi europei può dare dei risultati importanti, come la modifica di criteri in merito a strumenti che devono avere una ricaduta sul Paese e che, se non vengono modificati, in Italia difficilmente possono trovare risposte. Quante volte abbiamo visto fondi europei non utilizzati perché i criteri di utilizzo non sono coerenti con il nostro Paese.
Allora, importante, serio e concreto è stato l'intervento del nostro Paese, ma non in contrapposizione all'Europa, ma in collaborazione con l'Europa, per migliorare uno strumento che oggi mette a disposizione, complessivamente, quando si completerà l'iter, 195 miliardi di euro nel nostro Paese. E allora noi crediamo che bisogna intervenire certamente in modo deciso nelle istituzioni, bisogna garantire la possibilità di esprimere il voto a tutti coloro che ne hanno diritto, dando un grande valore al tema della democrazia.
E lo dico proprio in coincidenza della conclusione delle votazioni in Russia, rispetto alle quali tutto si può dire, tranne che siano state votazioni libere. Le caratteristiche che hanno visto svolgere il voto in quel Paese dimostrano che ci sono state delle pressioni forti, anche violenze. La scomparsa del più importante oppositore del Governo russo è avvenuta in un contesto inquietante, definito da tutti i giornali nazionali e internazionali come un omicidio, sul quale bisogna fare una luce importante.
Vedere i soldati alle urne non è un'elezione libera, è certamente l'opposto dell'essere un'elezione libera; e non mi sembra che sia un'elezione che rispetti i criteri che rispettiamo noi nel nostro Paese e su cui dobbiamo lavorare con grande convinzione. Noi esprimiamo un giudizio e affermiamo che una democrazia senza opposizione reale non esiste, che il plebiscito a favore di Putin è stato espresso sotto la minaccia delle armi, in un clima di repressione e arresti.
E lo diciamo perché troppo spesso diamo per scontata quella che per noi è la normalità. Ricordo quando nel nostro Paese c'è stata la privazione della libertà in conseguenza di una pandemia drammatica, e tutti ci siamo resi conto che, a fronte di ciò che sembrava una cosa garantita e un diritto per tutti, improvvisamente, per ragioni che il Parlamento ha individuato e ha sostenuto anche rispetto a una linea del Governo, straordinariamente è stata decisa la privazione della libertà dei cittadini. Lì ci siamo resi conto che un diritto straordinario, che ci sembra normale, improvvisamente può mancare.
Penso che dobbiamo sempre tenere alta l'attenzione. Noi siamo perché i Governi, i presidenti di regione e i sindaci siano eletti ovviamente democraticamente, perché ci possa essere la massima partecipazione, perché chi deve governare le istituzioni venga scelto dai cittadini e sia il più alto numero possibile degli aventi diritto al voto a recarsi alle urne. Questo è quello che crediamo sia necessario, e faremo di tutto, anche in provvedimenti semplici e certe volte tecnici come questi, per garantire la massima apertura possibile alla partecipazione, perché la democrazia è un bene prezioso per il nostro Paese che dobbiamo garantire e difendere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Signora Presidente, colleghi e colleghe, signora rappresentante del Governo, siamo qui a discutere il decreto sulle elezioni. Voglio ricordare, con un po' di umiltà, che i decreti sulle elezioni una volta si facevano per indire le date delle elezioni, eventualmente per fare gli accorpamenti tra elezioni comunali, elezioni regionali e cose simili, ma che quei decreti, normalmente, erano un atto quasi puramente tecnico, tanto che spesso, come dicono le cronache parlamentari, quei decreti venivano votati addirittura all'unanimità.
C'è stata un'innovazione da parte di questo Governo, da parte di questa maggioranza, nel voler trasformare questo decreto in una sorta di tram, che ha messo al suo interno tutte le questioni che erano sospese, in verità non soltanto per responsabilità del Governo, ma anche nella conflittualità all'interno della maggioranza. Basta vedere quello che è accaduto al Senato sulla vicenda del terzo mandato dei presidenti di regione e dei sindaci delle città superiori a 15.000 abitanti per capire le difficoltà che la maggioranza ha incontrato.
Quindi, un decreto tecnico, semplice, facile, che non avrebbe avuto necessità di grandi discussioni e di grandi tempi di confronto nelle Aule del Senato e della Camera è improvvisamente diventato occasione di confronto e di battaglia. Peraltro, è una battaglia fatta a metà, perché voglio ricordare ancora qui, questa mattina, che, nonostante quello che si faccia, questo non è un sistema monocamerale, questo è un sistema che rimane - la Costituzione lo prevede - bicamerale. Non è possibile che su un provvedimento, che improvvisamente è diventato pieno di contenuti e importante, la discussione sia stata esclusivamente imputata al Senato della Repubblica e che, quando è arrivato alla Camera dei deputati, i tempi strettissimi per la conversione non abbiano consentito non solo l'approvazione di qualche emendamento migliorativo ma, addirittura, di svolgere un'approfondita discussione in Commissione. Così non va. Questo è sbagliato e non risponde al dettato costituzionale. È necessario che il Governo e la maggioranza ne prendano atto e prendano provvedimenti di rispetto nei confronti del Parlamento, affinché tutte le deputate e tutti i deputati possano esprimere il proprio parere ed esercitare il proprio mandato, così come descritto dalla Costituzione.
Molti sono stati gli argomenti. Inizio da quello dei fuori sede, un provvedimento che noi sosteniamo parzialmente perché per la prima volta si introduce la possibilità per gli studenti fuori sede di votare nel comune dove sono domiciliati, cioè dove stanno studiando, piuttosto che nel comune di residenza. È una battaglia dei ragazzi e delle ragazze che va avanti da anni. Molti progetti di legge, anche nelle precedenti legislature, sono stati depositati e non hanno mai visto la possibilità di essere definitivamente approvati. In via sperimentale, questa volta si dà la possibilità a queste giovani e a questi giovani di votare.
Tuttavia, voglio ricordare - qui l'abbiamo fatto nei pochi spazi di dibattito che ci sono stati concessi - che, in Italia, ci sono circa 5 milioni di persone, di uomini e donne, di ragazzi e ragazze, giovani in gran parte, che si trovano fuori della propria residenza nel momento elettorale. Sono gli studenti e le studentesse, sono i lavoratori e le lavoratrici, sono coloro che per motivi di cura si trovano in un'altra città. È già abbastanza scandaloso che, per poter lavorare, per poter vivere, si sia costretti ad andare in un'altra parte del nostro Paese quando non all'estero, ed è abbastanza scandaloso che, per curarsi non si possa andare all'ospedale vicino casa ma in un ospedale che sta a 500 chilometri, ma che questo, poi, porti anche all'eliminazione di uno dei diritti fondamentali della Costituzione, cioè del diritto al voto, è ancora più grave, è ancora più sbagliato. Per questa ragione noi facciamo una critica aspra perché, se si doveva sperimentare, si poteva sperimentare per tutte e per tutti, in modo che fosse possibile per ognuno esercitare il diritto di voto in un momento così fondamentale.
Peraltro, voglio ricordare che in quella giornata si voterà anche per le elezioni regionali, si voterà anche per le elezioni comunali e che almeno a questi giovani, signora Sottosegretaria, doveva essere consentito di viaggiare, di avere un rimborso dei biglietti, perché noi sappiamo che l'Italia è il Paese europeo con i salari più bassi e che, quindi, acquistare un biglietto del treno, in questo momento, per tanti e per tante non è possibile. Quindi, abbiamo chiesto di prevedere un rimborso del viaggio al 100 per cento, ma anche questo ci è stato negato.
Pensiamo che nel provvedimento non sia il caso di discutere sulla vicenda del terzo mandato, così come una forza politica di maggioranza - la Lega - ha cercato di fare in tutti i modi, ovviamente per risolvere i problemi a casa propria. Noi lo comprendiamo, in modo particolare con riferimento alla vicenda del presidente Zaìa, in Veneto . Se, infatti, questo importante personaggio politico della Lega dovesse rimanere improvvisamente disoccupato, probabilmente concorrerebbe all'unico posto disponibile nella Lega, che è quello di della Lega, e l'attuale della Lega, l'onorevole Matteo Salvini, evidentemente sta cercando di trovare sotterfugi per evitare questo confronto che, probabilmente, lo vedrebbe perdente. Visti i grandi disastri che sta combinando nel Paese e i risultati elettorali così poco soddisfacenti, non credo di essere un grande profeta nel dire che la concorrenza di Zaìa nei confronti di Salvini sarebbe veramente dirompente … Zaia, sto sbagliando l'accento, mi scuso con i colleghi e soprattutto con il Presidente Zaia.
Questa è una questione che non doveva essere inserita in questo contesto, anche perché voglio ricordare che il terzo mandato o, meglio, il limite ai mandati si basa su un principio fondamentale: è legato strettamente all'elezione diretta dei presidenti e dei sindaci. Cioè, l'elezione diretta, che è così importante e che si concentra sul consenso anche personale, determina il fatto che in tutte le legislazioni, in tutto il mondo laddove c'è l'elezione diretta, contemporaneamente c'è il vincolo dei due mandati, perché è del tutto evidente che un'eccessiva concentrazione di poteri nei confronti del presidente o del sindaco può determinare una della democrazia. Noi siamo stati contrari e continuiamo ad essere contrari a questa iniziativa . Pensiamo che abbiamo bisogno di sindaci, di consigli comunali che abbiano più poteri - quello sì, su quello bisogna lavorare per ridare funzioni ai consigli comunali, funzioni agli assessori comunali - e pensiamo a una maggiore democrazia nel nostro Paese, soprattutto ai livelli comunali, e maggiore partecipazione ed è per questo che continueremo la nostra battaglia contro il terzo mandato.
Riteniamo positiva - e vado a chiudere, Presidente - la riduzione delle firme per presentare le liste alle elezioni europee. Oggettivamente, 150.000 firme da raccogliere per una lista nuova alle elezioni era una cifra veramente smisurata, eccessiva. Il fatto che si siano ridotte del 50 per cento penso che sia un segnale importante per chi vuole fare una proposta nuova al Paese anche dal punto di vista elettorale e, quindi, questo punto lo condividiamo.
Chiudo nel dire che annunciamo il nostro voto contrario a questo provvedimento per le troppe questioni che non attengono direttamente alle elezioni europee che sono in esso contenute. Su questo, siamo convinti che sia stato fatto un grande errore da parte del Governo e della maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il provvedimento all'esame dell'Aula oggi, su cui tra poco saremo chiamati ad esprimere il nostro voto, offriva due possibilità, poteva essere interpretato in due modi. La prima, che è quella che voi avete scelto, prevedeva la possibilità di indicare le modalità di svolgimento delle prossime elezioni europee, regionali e amministrative.
La seconda rappresentava un'opportunità che noi abbiamo provato a cogliere per mettere in campo tutti i correttivi necessari per aumentare la partecipazione dei cittadini al voto. Quando vediamo diminuire la partecipazione dei cittadini al voto, anno dopo anno, quando, com'è accaduto in Sardegna e in Abruzzo, va al voto soltanto un elettore su due, dovrebbe suonare un campanello d'allarme per chiunque abbia a cuore la vita democratica del nostro Paese. Quando l'astensionismo diventa il primo partito italiano, la politica dovrebbe preoccuparsi di affrontare il problema alla prima occasione utile ed è quello che noi abbiamo provato a fare.
Noi ci abbiamo provato. Abbiamo presentato alcune proposte emendative, alcune modifiche, prima al Senato, poi, qui alla Camera, in Commissione e in Aula, proposte e modifiche che avevano come obiettivo proprio quello di rispondere alla crisi della partecipazione politica, della rappresentanza politica, ed erano proposte non funzionali a questa forza politica piuttosto che a un'altra, ma al buon funzionamento del sistema democratico italiano e alla sua credibilità, ragione per cui potevano essere tranquillamente sostenute trasversalmente.
Questo sostegno trasversale non c'è stato, invece e, a nostro avviso, si è sprecata un'occasione soprattutto per il tema dei fuori sede. Ne ho già parlato ieri nel corso dell'illustrazione dell'emendamento che abbiamo presentato, ma ci tengo a ritornarci, perché rappresenta per noi una battaglia importante, una battaglia che ci sta particolarmente a cuore, portata avanti sin dall'inizio di questa legislatura dalle colleghe Grippo e Pastorella.
Come è stato già detto da altri colleghi, oggi sono 5 milioni i cittadini domiciliati in un comune diverso da quello di residenza per ragioni di studio, di lavoro o di cura, 5 milioni che rappresentano il 10 per cento del corpo elettorale. Adesso, è davvero paradossale che il testo originario uscito dal Consiglio dei ministri, il testo del decreto Elezioni, così come era uscito dal Consiglio dei ministri, non contenesse alcuna disposizione per affrontare questo problema, che, a nostro avviso, è un problema importante e urgente da affrontare, un problema che la maggior parte dei Paesi sviluppati ha affrontato e ha risolto da tempo. E questo la dice lunga, al di là delle dichiarazioni del Governo, sull'attenzione dello stesso a questo tema. Alla fine, che cosa è successo? È successo che, anche su pressione delle forze politiche di opposizione, al Senato è stato presentato un emendamento, sostenuto da tutte le forze politiche, che ha riconosciuto e garantito l'esercizio del diritto di voto ai soli studenti fuori sede (si tratta di circa 600.000 persone, cittadini, su un totale, come dicevo prima, di 5 milioni). Quindi, è stato riconosciuto loro il diritto di votare in via sperimentale e solo per le elezioni europee, mentre questo diritto non è stato riconosciuto agli stessi studenti per le amministrative e per le regionali e non è stato riconosciuto ai lavoratori e alle persone che si trovano lontane dal comune di residenza per ragioni di cura. Che cosa significa questo? Significa che si continua a negare il sacrosanto diritto al voto a una platea di circa 4,5 milioni di persone.
Abbiamo presentato, ieri, un emendamento che aveva, come obiettivo, invece, quello di riconoscere anche ai lavoratori e agli aventi cura fuori sede il diritto al voto, ma questo emendamento è stato respinto con la motivazione che non ci sarebbero i tempi tecnici per garantire il diritto al voto anche a queste persone. È chiaro che oggi non ci sono i tempi tecnici, però dispiace una cosa: anche qui si è persa un'occasione, perché le proposte di legge delle opposizioni, tra cui anche la nostra, erano arrivate all'esame dell'Aula a luglio dell'anno scorso e il Governo ha fatto una scelta, che ha finito per far perdere tempo, per prendere tempo e per perdere tempo, e cioè quella di trasformare queste proposte di legge in una legge delega che, poi, il Governo, ad oggi, non ha mai esercitato.
Se non ci fosse stata quella trasformazione, molto probabilmente, oggi, non staremmo qui a discutere del voto negato, del diritto di voto negato ai fuori sede, perché quel provvedimento avrebbe concluso il suo iter nei tempi giusti, nei tempi utili, perché venisse riconosciuto il diritto di voto a tutti i fuori sede.
Questo non è accaduto e per noi rappresenta sicuramente un errore, così come consideriamo un errore aver bocciato l'altro nostro emendamento, che prevedeva l'aumento del rimborso dal 70 per cento al 100 per cento per le spese di viaggio per quegli studenti che non si accontentano di votare soltanto per le elezioni europee, ma che vogliono esercitare il diritto di voto anche per le amministrative e per le regionali. Noi avevamo proposto di incrementare il rimborso per le spese di viaggio, avete bocciato questo emendamento e questo significa che gli studenti, che vorranno recarsi a casa, che vorranno tornare a casa nel comune di residenza per votare, dovranno affrontare costi di viaggio che, spesso, per i ragazzi rappresentano costi esorbitanti.
Per carità, il testo contiene anche misure condivisibili, come, per esempio, l'accorpamento tra le diverse elezioni europee, regionali e amministrative, come già accaduto in passato. È una scelta che ci sembra razionale, che ci sembra sensata da un punto di vista economico, da un punto di vista organizzativo e anche da un punto di vista politico, perché, indubbiamente, favorirà la partecipazione dei cittadini al voto per le europee che, storicamente, sono elezioni meno attrattive per gli elettori, ma che mai come quest'anno rappresentano, invece, un passaggio strategico per gli equilibri del continente.
Tuttavia, al di là di questi aspetti positivi, resta una considerazione: pensiamo che si sarebbe potuto fare un passo in avanti importante in favore dell'aumento della partecipazione elettorale e, invece, si è scelto di fare un passo piccolissimo che dà una piccola risposta, ma che sicuramente non basta. Peraltro, un provvedimento tecnico, come il decreto Elezioni, è stato trasformato in un campo di battaglia per un regolamento di conti all'interno delle forze della maggioranza, penso al terzo mandato, agli emendamenti sul terzo mandato presentati dalla Lega e poi bocciati, ma penso anche agli emendamenti, sempre presentati dalla Lega e poi bocciati, per l'eliminazione del ballottaggio per le elezioni comunali.
Per tutte queste ragioni, annuncio il voto di astensione del nostro gruppo parlamentare, perché riteniamo questo provvedimento sicuramente utile, ma totalmente incompleto. Allo stesso tempo, confermiamo la nostra intenzione di proseguire, in tutte le sedi, la nostra battaglia per riconoscere il diritto di voto a tutti i fuori sede, non solo studenti, ma, anche, lavoratori e persone che si curano in un comune lontano, diverso da quello di residenza, e anche per riconoscere il diritto al voto agli studenti per le amministrative e le regionali. Continueremo questa nostra battaglia per riconoscere a tutti i cittadini il diritto di voto, così come previsto dalla nostra Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Signora Presidente, onorevoli colleghi, non scomoderò Neil Armstrong e il suo piccolo passo per l'uomo, grande per l'umanità, ma non voglio nemmeno che si sottovaluti quanto stiamo decidendo oggi. Ero poco più che un ragazzino quando, distribuendo volantini, come si usava fare allora, sollecitavamo i Governi che si succedevano, perché creassero un meccanismo che consentisse agli studenti e ai lavoratori, che risiedevano temporaneamente lontano da casa, di partecipare all'esercizio democratico. Sono passati quasi trent'anni e, finalmente, oggi, in quest'Aula, riconosciamo questo diritto.
Sappiamo bene quanto, in un periodo storico caratterizzato dalla forte mobilità, l'astensionismo giovanile abbia raggiunto il 37 per cento e quanto l'impossibilità di votare per i molti che desiderano farlo, il cosiddetto astensionismo involontario, rappresenti un democratico. Così, con uno spirito sinceramente riformista, che mi piacerebbe anche che ci venisse riconosciuto, talvolta, per l'attenzione nei confronti delle ragazze e dei ragazzi che evidentemente non è solo uno slogan, ma anche un atto di coraggio, dimostriamo di non essere conservatori, come qualcuno vorrebbe descriverci, bensì le gambe sulle quali porteremo l'Italia nel futuro .
È una decisione che introduce modalità di voto digitale, mediante la necessaria prenotazione e prosegue lungo la strada della digitalizzazione dei sistemi, tracciata affidando a dicembre la realizzazione della piattaforma che consentirà di raccogliere le firme per il referendum e, presto, anche leggi di iniziativa popolare appunto sulla rete.
La proposta iniziale dell'onorevole Marianna Madia, sostenuta dall'onorevole Mara Carfagna, è stata poi trasformata in delega e, poi, seguita, passo, passo, dal Viminale e specificamente dal Sottosegretario Wanda Ferro, che ringrazio per la presenza proattiva di questi giorni nel dibattito e che ha fatto un lavoro tecnico e politico, insieme ai partiti della maggioranza, che ha portato al risultato, appunto, di questo decreto.
Questo, però, non è il successo di qualcuno, ma è il successo di tutti, del Parlamento e, quindi, in ultima istanza, dell'intero Paese. Infatti, le elezioni - cui è dedicato, sin dal nome, questo decreto che votiamo oggi - rappresentano il momento più alto della democrazia, un momento che è di tutti, appunto.
Ho sentito dire che questa estensione delle possibilità di voto è limitata agli studenti che si trovano in una regione diversa da quella natia, che si poteva consentire di votare anche a chi si trovava in una regione diversa per motivi di lavoro o di cura, che si voleva una legge definitiva e anche estesa alle elezioni amministrative. Noi siamo perfettamente d'accordo. Ci arriveremo, come siamo arrivati fin qui, con determinazione e, allo stesso tempo, con prudenza. Ci crediamo, non solo perché noi siamo la politica dell'ottimismo, ma anche perché pensiamo, non da oggi, che sia giusto aumentare i diritti e la platea di chi li esercita in ogni campo e da tutte le parti.
Consentiremo di votare a tutti presto, ma non possiamo farlo a qualunque prezzo e non potevamo farlo subito, perché, come ha ricordato ancora ieri il Governo, l'Italia è oggetto di continui attacchi e risulta particolarmente esposta. I dati sono emersi qualche giorno fa. La prima piccola sperimentazione di voto elettronico è stata oggetto di ben 9.000 tentativi di intrusione non autorizzati. E i attacchi contro l'Italia e le sue istituzioni e anche le aziende sono cresciuti del 65 per cento in un solo anno. Non valeva la pena rischiare per bruciare le tappe. Ma passo dopo passo, inesorabilmente, arriveremo dove tutti desideriamo: in un Paese più democratico, che sfrutta al meglio le tecnologie offerte, un Paese finalmente moderno.
Questo decreto non contiene solo questa importante misura, a cui ho dedicato larga parte della nostra dichiarazione di voto, ma investe sulla buona amministrazione, nella stabilità e nelle capacità dei sindaci, cioè degli eletti più prossimi agli elettori. E infatti, votando questo decreto, consentiremo di essere eletti più volte, nei piccoli comuni, ai sindaci, e di esserlo, per un terzo mandato, nei comuni di medie dimensioni. Non si tratta, come ho sentito dire in maniera anche piuttosto offensiva, di lasciare proliferare dei piccoli , perché ovviamente si svolgono le elezioni, bensì di sfruttare l'esperienza, di valorizzare le capacità e di consentire una programmazione amministrativa più lunga, garantendo continuità.
La stabilità, come sa chi ha governato un qualunque comune o una qualunque piccola amministrazione, è un valore e noi lo vogliamo proteggere a tutti i livelli. La stabilità va perseguita senza che questo intacchi la necessità di un ricambio nelle amministrazioni, che invece sono più complesse, come quelle più grandi.
Infine, dunque, voteremo in favore del decreto Elezioni e faremo, con questo voto, un gesto di ottimismo, mostrando ancora una volta di voler credere nelle capacità di questo Paese di rinnovarsi e affrontare le sfide che lo attendono .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Deputate e deputati, ragazzi… sì, ragazzi, perché da ieri è possibile rivolgersi ai componenti di questa Camera con l'appellativo di ragazzi. Anche a lei, Presidente: ragazza …
PRESIDENTE. Collega, per cortesia, svolga il suo intervento…
ALFONSO COLUCCI(M5S). Eh, no, perché così si è rivolta la Presidente del Consiglio ieri ai componenti di questa Camera…
PRESIDENTE. Collega Colucci…
ENZO AMICH(FDI). Noi non ci offendiamo!
PRESIDENTE. Collega Colucci!
ALFONSO COLUCCI(M5S). Questo è il rispetto che la Presidente del Consiglio ha avuto nei confronti della Camera dei deputati ?
PRESIDENTE. È rivolto alla Presidenza …
ALFONSO COLUCCI(M5S). E anche nei confronti del suo ruolo istituzionale ha reso una doppia offesa ai componenti di questa Camera e al ruolo istituzionale che riveste. Ed è per questo che l'ho richiamata in Aula a un comportamento istituzionale .
PRESIDENTE. Collega Colucci, ieri già il Presidente è intervenuto su questo. Prego, svolga la sua dichiarazione di voto sul decreto Elezioni . Colleghi, sto parlando io…
ALFONSO COLUCCI(M5S). La Presidente del Consiglio ha detto che a Roma si fa così, ma io sono un deputato romano, Presidente…
PRESIDENTE. Collega Colucci…
ALFONSO COLUCCI(M5S). … e non mi sognerei mai - non mi sognerei mai! - di usare queste forme che sono grossolane …
PRESIDENTE. Collega Colucci … Colleghi, colleghi, sto intervenendo io! Collega Colucci, collega Colucci, quando la Presidente parla, lei sa bene, avendo lei rispetto di quest'Aula, che deve attendere un attimo. Dicevo…
ROSSANO SASSO(LEGA). E la scatoletta di tonno?
PRESIDENTE. Colleghi! Collega Sasso, collega Sasso! Ieri il Presidente ha reso precisazioni a questo proposito, come sa. Ora lei svolga il suo intervento nel merito del decreto che stiamo discutendo. Prego, prosegua pure. Colleghi, lasciate svolgere al collega Colucci il suo intervento. Lei, ovviamente, si rivolga alla Presidenza.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Presidente, comportamenti grossolani, così come grossolane sono le politiche di questo Governo, così come grossolane sono le faccette e le faccettine, così come è grossolano mettersi l'elmetto, così come è grossolano …
SALVATORE DEIDDA(FDI). Ma smettila!
ALFONSO COLUCCI(M5S). Li lasci gridare, perché chi non ha argomenti, grida .
PRESIDENTE. No, non li lascio gridare perché in quest'Aula nessuno può gridare, perché questo non è uno stadio. Collega, lei svolga il suo intervento sempre rivolto alla Presidenza, mi raccomando.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Presidente, li lasci gridare perché non hanno argomenti, hanno solo il fiato . Ciò detto, grossolano è questo provvedimento. Un provvedimento che non coglie il segno dei problemi delle elezioni. Un provvedimento che contiene in sé una serie di errori e di elementi non condivisibili.
Vogliamo parlare, ad esempio, del voto fuori sede? Certo, è un argomento che ci trova sensibili e siamo favorevoli all'introduzione del voto fuori sede. Avevamo presentato una proposta di legge, a firma dell'onorevole Pavanelli, che è stata espropriata dalla maggioranza e dal Governo con un emendamento soppressivo di tutto l'articolato e con la presentazione di una delega al Governo. È esattamente quello che è successo con il salario minimo. Ed è esattamente quello che è successo - lo dobbiamo ancora approvare - con l'emendamento del relatore alla proposta di legge sul conflitto di interessi, a prima firma del presidente Conte.
Ancora una volta, la maggioranza, che non è pronta a dare una risposta ai problemi veri del Paese - il problema del salario minimo, il problema dei lavoratori che non riescono a far quadrare il pranzo con la cena - riesce, anche sul tema del conflitto di interessi, a non dare una risposta al Paese: una risposta che sarebbe nel segno rigoroso della separazione tra gli obblighi e i doveri delle cariche pubbliche e gli interessi personali, così come tracciata dalla proposta di legge presentata dal presidente Conte. E questo è gravissimo.
Il voto fuori sede è stato questo. In che cosa si traduce questa espropriazione, oggi? Si traduce nella possibilità, per i soli studenti, di votare non nel comune di residenza, bensì nel comune ove domiciliano. E non si capisce perché questa facoltà - che sicuramente è un'estensione rispetto al diritto di elettorato attivo - non venga estesa anche a coloro che si trovino fuori sede per ragioni di cura o di lavoro. E non si comprende nemmeno perché sia stata utilizzata solo in via sperimentale, né perché gli studenti che si trovino a domiciliare fuori dalla circoscrizione di propria appartenenza debbano recarsi, per esercitare il voto, nel capoluogo della regione nella quale domiciliano, senza che, peraltro, la maggioranza abbia inteso stanziare, così come proposto, le somme necessarie per esentarli dai costi del viaggio. E sappiamo, proprio per utilizzare, signora Presidente, una terminologia un po' ordinaria e un po' corriva, che gli studenti sono notoriamente “scannati” - forse questa terminologia è più comprensibile in quest'Aula - e, quindi, devono pagarsi il viaggio e non potranno farlo. Ciò costituirà una difficoltà di accesso al proprio diritto di elettorato attivo, naturalmente.
Si è, poi, intervenuti sul tema dei mandati ai sindaci: materia del tutto estranea a un decreto-legge, che dovrebbe esclusivamente segnare il perimetro esterno della legge elettorale e non il nucleo interno, perché questo confligge con le regole poste sia dalla Costituzione, all'articolo 72, quarto comma, sia con il monolitico dettato della Corte costituzionale.
Ebbene, per i sindaci di comuni di dimensione inferiore a 5.000 abitanti, viene ad essere eliminato qualsiasi limite di mandato; per quelli fino a 15.000, 3 mandati. Con questo si oblitera completamente il contenuto di una sentenza della Corte costituzionale, peraltro anche recente, la n. 60 del 2023, che ha sancito un principio generale, non certo riferibile alla sola regione Sardegna, secondo cui quanto più contiguo è il rapporto tra l'elettore e l'eletto, con riferimento a cariche monocratiche con elezione diretta, quanto più vicina è la carica monocratica elettiva direttamente con l'elettore, tanto più è necessario trovare un temperamento. E il temperamento la Corte costituzionale ha detto essere costituito dal limite dei mandati. Ecco, qui si va esattamente nella direzione contraria: quanto più piccolo è l'ambito, tanto più ampia è la possibilità di ricandidarsi. E così anche a vita.
Ma la cosa più paradossale, signora Presidente, è che proprio l'altro giorno in Senato, trattando della materia del premierato che, come lei ricorderà, signora Presidente, parliamo per è la madre di tutte le riforme, è stato approvato un emendamento, certo di maggioranza, signora Presidente, che fissa per il Presidente del Consiglio il limite di due legislature. In altri termini, il Presidente del Consiglio, che è un organo sicuramente non monocratico perché organo di vertice di un organo collegiale, qual è il Consiglio dei Ministri, secondo il progetto - che noi pensiamo non vedrà la luce - del premierato è ad elezione diretta, ma riferita a tutto il corpo elettorale nazionale, e per tale organo si pone il limite di due mandati, di due legislature, mentre per i sindaci dei piccoli comuni questo limite salta. Allora, qual è la logica di tutto questo? Sono norme che cozzano Esatto, vedo che la maggioranza… Sono norme che cozzano l'una con l'altra, signora Presidente, e sfugge completamente il senso dell'espressione “ordinamento giuridico” che contiene in sé il concetto di ordine, ma ordine inteso come armonia, come euritmia, come coerenza del sistema normativo delle norme l'una con l'altra. Invece, queste sono norme che confliggono, ed evidentemente il concetto che di ordine ha la maggioranza e che sembrerebbe esserle assai caro, signora Presidente, è un concetto di disordine, di discriminazione, ove non addirittura di repressione. Questo non può essere che foriero di confusione e di contenzioso. Vogliamo parlare ad esempio - guardi io sto pescando davvero a casaccio in questi appunti di questo provvedimento - del fatto che hanno impegnato l'Aula del Senato col problema del terzo mandato per i presidenti di regione? È evidente che ai cittadini di questo problema non interessa assolutamente nulla. Si tratta dell'uno che vuole evitare che il presidente della regione Veneto venga a Roma, perché potrebbe insidiare la sua , e dell'altra che invece vorrebbe che lasciasse il Veneto per riproporzionare il peso politico di Fratelli d'Italia con la Lega, alla luce del diverso rapporto elettorale anche perché è evidente che Fratelli d'Italia sta facendo una politica per mortificare la Lega, per asfaltarla, ed è incredibile che non se ne rendano conto. È un problema politico interno, una piccola bega interna a questa maggioranza che, però, ha impegnato, in Senato, la Commissione affari costituzionali e l'Aula del Senato per giorni e così anche i giornali e le TV. Voi pensate che di queste vostre beghe di potere ai cittadini possa interessare? Io immagino, signora Presidente, che ai cittadini interessi la difficoltà nel pagare i mutui che hanno contratto per l'acquisto della prima casa . Abbiamo oltre 2 milioni di cittadini che subiscono procedure esecutive, perché non riescono più a far fronte ai mutui, sia per effetto dell'aumento dei tassi di interesse sia per effetto dell'aumento del costo della vita, rispetto al quale questo Governo non ha posto in essere alcun rimedio. Ecco, dovremmo occuparci piuttosto di ciò che interessa direttamente i cittadini e non di queste beghe politiche che colpiscono la grossolanità - ripeto questi questo termine, signora Presidente - delle politiche di questo Governo Meloni e che motivano in maniera chiara e limpida il nostro fermo “no” a questo provvedimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie Presidente. Colleghi e colleghe, Sottosegretario, ragazzi, mi permetta innanzitutto, Presidente,…
IGOR IEZZI(LEGA). Chiedo scusa. Mi permetta, Presidente, per suo tramite di rispondere al collega Zaratti, che ho visto molto attento alla vita interna della Lega, evidentemente perché il suo partito è privo di una vita, non solo interna ma anche autonoma. Volevo sottolineargli che il presidente della regione Veneto si chiama Zaia e non Zaìa. Questo a dimostrazione di quanto egli, appunto, conosca la vita interna della Lega e anche del Paese .
Io chiarisco subito che noi voteremo a favore di questo provvedimento. Quello di cui discutiamo - come tra l'altro hanno sottolineato diversi colleghi, anzi, secondo loro doveva essere un provvedimento tecnico che serviva per anticipare o semplicemente accompagnare il decreto di indizione delle elezioni - avrebbe dovuto contenere solo quegli accorgimenti per arrivare nel miglior modo possibile al giorno delle elezioni, a cominciare, per esempio, dall', cioè l'accorpamento delle elezioni comunali, delle elezioni regionali e delle elezioni europee col preciso scopo di semplificare il voto e la vita ai cittadini e risparmiare fondi. A questo aggiungiamo le norme per efficientare le commissioni elettorali circoscrizionali e quelle per aggiornare le anagrafi comunali, attraverso il censimento permanente. In realtà - do ragione ad alcune osservazioni portate avanti dai colleghi di opposizione su questo punto - noi abbiamo aggiunto altro all'interno del testo, abbiamo inserito norme nuove all'interno di questo provvedimento. Per la sinistra questo è stato un reato di lesa maestà, è stato qualcosa di grave. Per noi, invece, è stata una cosa importante perché le norme che abbiamo inserito all'interno di questo decreto vanno nella direzione di ampliare gli spazi democratici, di tutelare i diritti costituzionalmente previsti e di difendere la libertà dei cittadini Per esempio, penso al voto degli studenti fuori sede. Il provvedimento segue la traccia di ciò che avevamo già deciso all'interno di questa Camera qualche mese fa e per le elezioni europee permetterà di votare dal comune di domicilio e non dal comune di residenza. È stato un lavoro complicato, un lavoro difficile, la soluzione facile su questo tema non c'è. Io non so se quelli che chiedono di ampliare quello che noi abbiamo fatto abbiano capito quale provvedimento abbiamo messo in piedi. Noi creeremo il giorno delle elezioni europee dei seggi speciali all'interno dei quali ci saranno 5 urne, una per ogni circoscrizione elettorale per le europee. Io credo che anche voi dell'opposizione possiate capire che questo sistema, traslato, per esempio, alle elezioni politiche, sarebbe leggermente complicato, perché vorrebbe dire creare sezioni - che poi, come sapete, purtroppo ad oggi sono solo ed esclusivamente le aule scolastiche - e mettere all'interno di quelle aule scolastiche, se non erro, Sottosegretario, 221 urne elettorali, con 221 seggi. Voi capite la complicazione di questo. Vuol dire che ci dobbiamo fermare? No, diciamo che voi per anni ne avete parlato e non avete fatto nulla; noi, piccolo o grande che sia, un primo passo l'abbiamo fatto, come sempre
Penso, per esempio, sempre sulla strada della tutela dei diritti, alla riduzione del numero delle firme per la presentazione delle liste alle elezioni europee. Questo amplierà il numero dei concorrenti rendendo ancora più democratica questa tornata elettorale. Ricordo la norma che cancella l'ineleggibilità a consigliere regionale dei dipendenti della regione, una norma iniqua ed eccessiva, ristabilendo così l'uguaglianza tra tutti i cittadini. Questo, com'è stato detto più volte, anche in sede di Commissione, in attesa di riformare il TUEL e ampliare la norma a tutti i livelli, compreso quello comunale. Sottolineo la norma che aumenta il numero delle autenticatori per le sottoscrizioni dei referendum locali, il massimo dell'espressione democratica.
Insomma, la filosofia che c'è dietro a questo provvedimento è quella di stabilire più democrazia, più libertà e più diritti. Come l'articolo 4 - se n'è discusso tanto - che introduce il terzo mandato per i comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti ed elimina il limite di mandati nei comuni fino a 5.000 abitanti. Scelte sagge che rispondono a una doppia esigenza. Innanzitutto, permette a chi amministra bene di andare avanti. Collega Colucci, vada a dire in Veneto che il terzo mandato non serve e non lo vogliono e che è un argomento che non interessa i cittadini del Veneto …
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
IGOR IEZZI(LEGA). …che sperano di poter continuare con un governatore che finora ha governato bene, aiutando i cittadini a pagare il mutuo, senza invece portare ai cittadini i redditi di cittadinanza regionale. Questo garantisce il terzo mandato, garantisce ai cittadini di poter scegliere. La libertà di scelta è l'anima, è il cuore della democrazia. Spiace che il Parlamento non abbia avuto il coraggio di anteporre i cittadini agli interessi di partito e quindi proseguire sulla strada di una piena democrazia. Noi comunque andiamo avanti, sperando che gli amici della maggioranza cambino idea.
Noi non siamo - lo dico ai colleghi di maggioranza, ricordiamocelo sempre - come il Partito Democratico, che con la legge Delrio ha svilito e umiliato intere province e interi territori, togliendo ai cittadini il diritto di scegliere . Noi, colleghi del centrodestra, siamo il centrodestra e dobbiamo difendere la libertà sempre, anche quando non ci conviene .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Vorrei iniziare innanzitutto riconoscendo il contributo, che è un'eccezione, che la Sottosegretaria Ferro ha voluto dare in questo dibattito, perché, purtroppo, dobbiamo constatare che, quasi mai, c'è un'interlocuzione e un intervento nel merito da parte dei rappresentanti del Governo. Come dobbiamo constatare ancora una volta che, pur essendo al 56° decreto e quindi già a un record, si è voluto, anche in questa vicenda, continuare con un uso improprio e un abuso dei decreti-legge. Continueremo a sottolinearlo e lo sottolineiamo, perché non ci rassegniamo - e ci opponiamo con forza - al fatto che le nostre Camere siano ridotte a un monocameralismo alternato di fatto e che sempre più prevalga una Costituzione materiale impropria rispetto al dettato della nostra Carta costituzionale.
Questa dovrebbe essere una preoccupazione comune, ma vedo che invece si persevera nelle forzature e nello stravolgimento di un ordinato esercizio della legislazione.
Siamo di fronte a un Esecutivo che continua a centrare i provvedimenti più importanti e significativi, riducendo le Camere a un ruolo di ratifica, mentre vengono assegnati sempre più spesso alle Camere provvedimenti quasi di ordine amministrativo, che potrebbero essere risolti anche senza la necessità dell'approvazione di una legge.
Il nostro collega Federico Fornaro ha voluto definire - e io condivido pienamente, ahimè -, questa, un'indecenza, alla quale non possiamo rassegnarci e alla quale continueremo a contrapporci con tutte le nostre forze. Non bastasse questo, la Commissione bicamerale presieduta dall'onorevole Tabacci, in questa legislatura, continua a segnalare l'uso improprio e l'abuso dei decreti d'ufficio, anche in modo unitario, ma nella sordità generale di questa maggioranza.
Questo decreto avrebbe potuto essere - come è sempre stato - un atto dovuto, nella misura in cui fissava la data delle elezioni e l'accorpamento delle elezioni europee, delle amministrative e delle regionali. Da atto dovuto, avete voluto trasformarlo, ancora una volta, in un atto voluto a fini di parte. Per la prima volta - abbiamo un altro record -, a ridosso delle elezioni, si è deciso di cambiare le regole del gioco con misure puntuali e incoerenti scollegate da un necessario percorso ordinato di riforma. La prima norma di un corretto e civile confronto istituzionale e politico - ripeto - dovrebbe essere che le regole non si cambiano a partita aperta, ma avete voluto forzare, in particolare sulla legge elettorale che finora ha avuto maggiori riscontri positivi, cioè la legge elettorale dei comuni e degli enti locali.
Noi riteniamo che ci siano molte priorità di riforma degli enti locali. Riteniamo che le priorità principali, ahimè, purtroppo continuino a essere quelle di un'effettiva autonomia dei comuni e delle province dal punto di vista delle risorse, dell'autonomia organizzativa e delle funzioni che oggi sono assegnate agli enti locali .
PRESIDENTE. Collega Fornaro, ci penso io. Collega Merola, mi scusi. Non riesco a sentire quello che dice il collega Merola, c'è veramente un brusio eccessivo in Aula. Se avete necessità di parlare, vi prego di farlo fuori, altrimenti restate qui in silenzio. Prego collega.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Se vogliamo intervenire davvero sull'astensionismo, che è il fenomeno più preoccupante di questa crisi della democrazia che viviamo, credo che davvero sarebbe il momento di affrontare il tema di una riforma organica degli enti locali, non limitata a interventi puntuali, utilizzati - come in questa vicenda - per interessi di parte e di partito.
Perché ribadiamo che non basta l'elezione diretta, se - e lo dico anche in base alla mia esperienza decennale di sindaco di Bologna - si viene eletti direttamente, in un calo crescente di autonomia di risorse, di funzioni e di poteri effettivi dei sindaci, per rispondere ai problemi evidenziati dai cittadini.
Siamo di fronte a un fatto: le cariche monocratiche, per le quali è prevista l'elezione diretta nel nostro ordinamento, sono state introdotte con il limite dei mandati. La Corte costituzionale - anche qui inascoltata - ci ha ricordato che il limite dei mandati serve a garantire che non ci sia una permanenza di lungo tempo al potere locale per cercare di garantire, da questo punto di vista, l'imparzialità dell'amministrazione. Voi sapete bene che il voto è un voto di opinione e anche un voto di relazione. Non crediamo, quindi, che togliere ogni vincolo al numero dei mandati, per quanto riguarda i comuni sotto i 5.000 abitanti, sia una risposta alla crisi della democrazia, ma credo che sia un modo per aggirare il necessario rinnovamento e ricambio e favorire la partecipazione dei cittadini.
Il numero dei mandati (2 o 3) deve essere uguale in tutti i comuni. Non possiamo accettare - come si sta producendo, ahimè - che ci sia una gerarchia per quanto riguarda le modalità di voto legata al numero degli abitanti, non si è mai visto. La legge attuale prevedeva che il numero dei mandati fosse uguale per tutti i comuni; si sta introducendo un provvedimento che, per oltre 5.000 degli 8.000 comuni italiani, stabilisce una modalità di voto che permette l'elezione a vita e permette di accentuare, rispetto al voto d'opinione, il voto di relazione in un Paese nel quale il voto di scambio e il voto di clientela continuano ad avere un peso notevole !
Noi pensiamo che questo andasse affrontato - e lo ripeto: è necessario - con una riforma del testo unico degli enti locali e con adeguati contrappesi rispetto al potere dei consigli comunali e al potere oggi in mano alle giunte e ai sindaci.
Si è voluto forzare su questo, si è voluto ricordare che l'ANCI ha assunto una posizione. Da questo punto di vista, voglio ribadire una cosa, viste le posizioni di parte della Lega in questa vicenda che oggi giunge al termine: nessun sindaco del Partito Democratico chiede di cambiare per se stesso le regole in assenza di un quadro di riforme complessive. A noi interessa soprattutto che, quando si fanno le riforme, si facciano in modo ordinato e nell'interesse generale del Paese. Non ci interessa un'idea di politica e di riformismo che giudichi tatticamente il momento opportuno per manovre di palazzo. Noi non condividiamo la politica di questo Governo e pensiamo che debbano essere gli elettori a mandarvi a casa. Ma non ci prestiamo, in nome di un opportunismo e di un trasformismo che già ha fatto troppi danni in questo Parlamento, a manovre di questo tipo.
Noi riteniamo che sarebbe importante assumere l'impegno, come Parlamento, ad andare avanti sulla riforma del testo unico degli enti locali nel confronto con l'ANCI, con la Conferenza Stato-regioni e con tutti gli interessati. Sarebbe importante che questo Parlamento assumesse questo impegno comune.
Di fronte ai fatti positivi inseriti in questo provvedimento, che sono stati richiamati, come il voto ai fuori sede, anche se si tratta di un provvedimento parziale, non possiamo che essere soddisfatti, perché abbiamo presentato una proposta di legge a prima firma della collega Madia in questo senso. Crediamo che questo passo avanti sarebbe potuto essere più incisivo, estendendo la possibilità del voto anche ai lavoratori e alle persone in cura fuori sede.
Ci rammarichiamo ancora una volta del fatto che non si sia voluta dare una risposta agli elettori all'estero e riteniamo che questo provvedimento sia l'ennesima occasione di un intervento pasticciato, piegato, ahimè, a fini di parte e che poteva, invece, essere un confronto di merito più produttivo per il nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roscani. Ne ha facoltà.
FABIO ROSCANI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Wanda Ferro, questo DL Elezioni, che ci apprestiamo a votare, è l'ennesima prova di quanto questo Governo e questa maggioranza abbiano a cuore uno dei pilastri della nostra Repubblica: la libera e democratica partecipazione al voto. Per qualcuno probabilmente è stato un tema o un argomento su cui organizzare convegni, per noi, invece, è sempre stato un solenne impegno, difeso strenuamente in ogni stagione del nostro impegno politico.
La sovranità appartiene al popolo ed è al popolo italiano che ci rivolgiamo con questo provvedimento per aumentare gli strumenti in suo possesso, per incidere ancora di più nelle competizioni elettorali e potenziare la sua capacità di partecipazione alla vita democratica della Nazione. Quindi, questo decreto-legge è dedicato alle persone.
Abbiamo gettato delle basi solide per affrontare con sicurezza l'impegnativa stagione elettorale di giugno, introducendo delle importanti novità destinate a segnare in maniera virtuosa il nostro sistema elettorale. I cittadini, ad esempio, potranno votare alle elezioni europee su due giorni, sia il sabato che la domenica, ed è stato agevolato il meccanismo di presentazione dei simboli elettorali e della raccolta delle firme. In concomitanza con le elezioni europee oltre 3.900 comuni andranno al voto e anche questi comuni che vanno al voto potranno votare su due giorni. Tra queste migliaia di comuni ci sono molte piccole comunità che vedranno per la prima volta, anche qui, cadere il limite dei mandati dei loro sindaci, che sono, in molti casi, dei veri e propri eroi civici che svolgono il loro ruolo per servizio , mettendosi al servizio della propria comunità quasi gratuitamente. Quindi, continueremo a dare centralità alle persone e ai loro i diritti, senza ostacolo alcuno nell'esercizio del proprio voto. È un principio che abbiamo perseguito con tenacia per la realizzazione di un'iniziativa che ha fortemente voluto Fratelli d'Italia.
Io ho sentito diverse lamentele sullo scarso ruolo del Parlamento su un provvedimento che ha visto invece, dal mio punto di vista, un grande protagonismo del Parlamento e che si compone di diverse modifiche e aggiunte che provengono dal Parlamento. Una di queste ovviamente - è stato citato più volte - è quella del voto ai fuori sede, che però - ci tengo a sottolineare - è stato un emendamento annunciato e voluto dai senatori di Fratelli d'Italia della 1ª Commissione in Senato e poi sottoscritto da tutte le forze all'unanimità , e questo, ovviamente, per amore della verità.
Come sapete, diverse proposte emendative riguardavano anche interventi di modifica del testo unico dell'ordinamento degli enti locali, della legge Delrio sulla normativa statale concernente i principi fondamentali in materia di elezione del presidente e degli organi elettivi delle regioni e sulla legge elettorale europea. Anche qui c'è un impegno chiaro anche del Ministro dell'Interno, che ha messo in campo un grande lavoro per la predisposizione del nuovo testo unico che è a buon punto, anche grazie al confronto dei tavoli che si sono sviluppati con gli attori principali coinvolti, che consentirà di arrivare a una riforma organica e di carattere sistematico.
Torno, Presidente, al voto ai fuori sede, perché, vedete, io l'ho sentito dichiarare come un piccolo elemento di novità. Io credo, al contrario, che quello a cui stiamo assistendo oggi, seppure, ovviamente, nelle forme specificate e sotto la forma di sperimentazione, sia il più grande provvedimento volto a contrastare l'astensionismo involontario soprattutto dei più giovani, partendo proprio da quelle giovani generazioni, cioè da coloro che rappresentano il futuro della nostra Nazione e, quindi, anche la forza della nostra democrazia.
Non posso non ringraziare davvero il Sottosegretario Wanda Ferro per tutto il lavoro svolto in questi mesi e sono dei ringraziamenti non di circostanza o di rispetto istituzionale; sono dei ringraziamenti di cuore per una donna, una rappresentante del Governo che forse interpreta la vera rivoluzione di questo tempo della politica, un tempo in cui ci sono una maggioranza e un Governo che prendono degli impegni e li realizzano. C'è una maggioranza che, senza illudere nessuno, indica dove si può arrivare e cosa non si può fare, rispetta la parola data e giunge a realizzare gli obiettivi. E, colleghi, questo fa bene a tutti perché restituisce credibilità alla politica .
In questo decreto-legge, grazie all'emendamento che introduce la sperimentazione per il voto fuori sede agli studenti universitari, mezzo milione di studenti potranno votare lontano dalla propria città di residenza, ottenendo anche le agevolazioni per raggiungere, qualora fossero al di fuori della propria circoscrizione elettorale, il capoluogo di regione. Anche qui ho sentito le critiche che in queste settimane e in questi mesi ci hanno rivolto le opposizioni, ho sentito alcune reazioni nervose a questo provvedimento rispetto a cui si fa davvero fatica a trovare qualcosa cui opporsi, ma questo io lo interpreto forse come la più limpida ammissione del fallimento dei Governi precedenti: anche sul voto ai fuori sede avevano promesso a mezzo milione di studenti di ottenere questo diritto che poi, invece, sono questa maggioranza e questo Governo a riconoscere.
È una battaglia che, come si dice, condividiamo tutti e questa parte politica che la sta realizzando, Fratelli d'Italia e il centrodestra, viene accusata, con le più fantasiosi ricostruzioni, di essere contraria.
Ho sentito dire che avremmo cambiato idea, ma io ricordo che il primo Ministro della Repubblica italiana a parlare di voto ai fuori sede fu il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni nel lontano 2010 . Questa è la verità: il primo Ministro della Repubblica italiana a parlare di voto ai fuori sede fu Giorgia Meloni e il primo Presidente del Consiglio a realizzarlo è proprio la stessa Giorgia Meloni.
È stato detto che Fratelli d'Italia e il centrodestra avrebbero avuto paura del voto dei giovani, ma anche questa argomentazione cade come un castello di carta. È notizia di due giorni fa che anche il presidente della consulta nazionale degli studenti è uno studente di destra e realizza quell'obiettivo per il secondo anno consecutivo, a scapito di chi racconta che gli studenti o gli universitari voterebbero soltanto a sinistra.
Ho sentito dire che è una vergogna consentire il voto a distanza soltanto agli studenti e, infatti, proprio qui alla Camera abbiamo approvato una legge delega al Governo che ci impegna a normare il voto a distanza anche per chi si cura o lavora lontano dalla sua residenza. Ma la verità è che probabilmente tutto questo serve a nascondere soltanto una cosa, cioè che la maggior parte di coloro che siedono sui banchi dell'opposizione oggi voteranno “no” su questo provvedimento. Voteranno “no” sul provvedimento che consente al suo interno, per la prima volta nella nostra storia, agli studenti fuori sede di votare. Pur di votare contro il Governo Meloni, si sacrifica sull'altare dell'ideologia mezzo milione di studenti che da più di 10 anni chiedeva una risposta. Dunque, dei campioni di coerenza, ma questo lo sapevamo già.
Ho sentito, anche in quest'Aula, citare le argomentazioni che anche ieri sono state espresse. Io ricordo che il MoVimento 5 Stelle ha fatto intere campagne elettorali rifiutando il termine “onorevole” perché erano cittadini e ora si offendono se non vengono orpellati con il termine “onorevole” . Come si cambia in nome del campo largo, come si cambia in nome del vento che sta cambiando, ma che tanto non ha superato le vette d'Abruzzo, riportando tutti a fare un bagno di umiltà .
Allora, vado a concludere dicendo che un noto innovatore diceva: “Solo chi è così folle da credere di poter cambiare il mondo alla fine lo cambia davvero”.
Allora, forse ci abbiamo creduto più di chiunque altro e, oggi, con orgoglio e convinzione, annunciando il voto favorevole di Fratelli d'Italia, continuiamo a cambiare e a rendere grande l'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1780:
S. 997 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per la semplificazione il senatore Michele Barcaiuolo, in sostituzione della senatrice Domenica Spinelli, dimissionaria.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 20 marzo 2024, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori il senatore Marco Scurria, in sostituzione della senatrice Antonella Zedda, dimissionaria, e il senatore Ernesto Rapani, in sostituzione del senatore Lucio Malan, dimissionario.
Colleghi, vi chiedo un attimo di pazienza, perché la Presidenza ha bisogno di una brevissima pausa tecnica.
Sospendo, a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12,05. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Grazie della pazienza, colleghi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al trattato di Lisbona, a seguito della richiesta formulata dal presidente del gruppo MoVimento 5 Stelle lo scorso 14 marzo.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ricordo che, secondo quanto previsto dal parere della Giunta per il Regolamento del 14 luglio 2010, la discussione del documento consiste negli interventi del relatore e del rappresentante del Governo, per 10 minuti ciascuno, e di un rappresentante per gruppo, per 5 minuti.
La Presidenza assegnerà tempi ulteriori per gli interventi dei rappresentanti delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ai sensi del medesimo parere, dopo la discussione, si procederà direttamente al voto del documento della Commissione, senza dichiarazioni di voto.
Ricordo, infine, che, sempre secondo quanto previsto dal richiamato parere della Giunta per il Regolamento, non sono ammessi questioni pregiudiziali e sospensive, emendamenti, richieste di votazioni per parti separate e ordini del giorno di istruzione al Governo.
Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Calogero Pisano. Colleghi, colleghi! Aspetti un attimo, collega Pisano. Colleghi, se non ripristiniamo un po' di silenzio in Aula, è impossibile sentire quello che dice il relatore. Prego, collega Pisano.
CALOGERO PISANO, . Grazie, Presidente. Un'indagine Eurobarometro condotta nel 2023 rileva che il 44 per cento dei cittadini dell'Unione europea possiede animali da compagnia e il 74 per cento ritiene che il benessere degli animali da compagnia dovrebbe essere meglio tutelato.
Secondo le stime della Commissione, nel 2021 i cittadini dell'Unione europea possedevano 72,7 milioni di cani e 83,6 milioni di gatti. Il commercio di tali animali domestici genera un valore annuo stimato in 1,3 miliardi di euro, ed attrae anche operatori disposti a intraprendere pratiche commerciali sleali o addirittura illecite.
Nel 2022 e nel 2023, l'Unione europea ha condotto un'azione coordinata sul commercio illegale di cani e di gatti, raccogliendo prove relative a un importante volume di documenti contraffatti, informazioni fuorvianti e indicazioni di movimenti dissimulati di cani a fini commerciali, come movimenti a carattere non commerciale, per beneficiare di norme di controllo meno rigorose. L'allevamento in condizioni inferiori alla norma e il commercio illegale comportano problemi importanti in termini di benessere di tali animali da compagnia, anche per quanto riguarda il loro stato di salute.
Non esiste attualmente una normativa generale dell'Unione europea sul benessere di cani e di gatti. Esistono, tuttavia, disposizioni specifiche dell'Unione europea sulla protezione di cani e gatti, quando questi sono allevati, forniti e utilizzati a fini scientifici, norme che impongono un'età minima per il loro trasporto o che ne disciplinano i movimenti nel contesto di malattie animali. In assenza di un quadro comune a livello unionale, ci sono notevoli differenze tra le normative degli Stati membri, ad esempio, in merito alle norme riguardanti la definizione della soglia tra allevatori professionisti e non professionisti, l'età minima e massima di riproduzione e l'identificazione e la registrazione di cani e gatti, nonché in relazione alle difficoltà di attuazione delle norme nazionali in un mercato interno in cui gli animali circolano liberamente.
Si tratta di disparità, ad avviso della Commissione europea, destinate probabilmente ad aumentare, ostacolando il commercio transazionale di cani e gatti a scapito degli allevatori commerciali di alto livello.
Le finalità della proposta sono complessivamente condivisibili, poiché intese a definire un quadro comune dell'Unione europea per il benessere di cani e di gatti, sia per garantirne un elevato livello di tutela, sia per migliorarne la tracciabilità, sia per prevenire fenomeni quali il commercio illegale, la diffusione di pratiche dolorose, come l'amputazione di orecchie e coda, la diffusione di malattie, che possono aumentare il rischio di trasmissione di zoonosi e contribuire alla resistenza antimicrobica, e costituire una minaccia per la salute pubblica.
La proposta non risulta, invece, pienamente coerente con il principio di sussidiarietà, in quanto non appare adeguatamente motivata, sotto il profilo della necessità e del valore aggiunto, la scelta di procedere a un'armonizzazione… Scusi, Presidente, un poco di silenzio.
PRESIDENTE. Collega, sì, ha ragione. Ho richiamato più volte i colleghi. Se avete esigenza di parlare, fatelo fuori dall'Aula, colleghi. Prego, collega Pisano.
CALOGERO PISANO, . Grazie. La normativa italiana garantisce già, in via generale, condizioni più restrittive e attente al benessere animale (quali l'identificazione e la registrazione dei cani in vigore da molti anni, le nuove disposizioni sull'identificazione e registrazione di altri animali da compagnia, sulle condizioni di detenzione e sulla formazione degli operatori).
Il testo presenta criticità che inficiano le finalità della proposta stessa in termini di benessere degli animali e della tracciabilità degli stessi, che desumo dagli elementi acquisiti nel corso dell'esame istruttorio della XIV Commissione, provenienti dall'Associazione nazionale medici veterinari, dalla Federazione nazionale degli ordini veterinari e dalla Lega anti-vivisezione, LAV.
L'Italia si trova in una condizione di avanguardia e di legislazione precoce molto avanzata rispetto a numerose previsioni del regolamento: identificazione e registrazione, mutilazione, vendita a distanza, normativa penale per traffici e movimenti illeciti.
Ci soffermiamo in particolare sull'implementazione, ormai prossima a regime, del SINAC, il Sistema di identificazione nazionale degli animali da compagnia, che comporta l'identificazione e la registrazione obbligatoria non soltanto del cane, ma anche dal gatto e di tutti gli animali da compagnia (quindi, anche il coniglio e il piccolo roditore).
Più nel dettaglio occorre sottolineare l'esigenza di coordinare la previsione di cui all'articolo 3, paragrafo 3, della proposta che ricomprende le abitazioni tra gli stabilimenti di allevamento e il considerando n. 15 che precisa che le abitazioni in cui cani e gatti siano detenuti per scopi diversi dalla riproduzione non sono considerate stabilimenti di allevamento.
Va altresì rilevata l'assenza, all'articolo 9, paragrafo 1, di parametri oggettivi in base ai quali va accertata la capacità degli addetti alla custodia degli animali di “riconoscere le loro espressioni, compreso qualsiasi segno di sofferenza”, di cui alla lettera , e di ridurre al minimo i rischi per il benessere degli animali, di cui alla lettera .
Occorre, inoltre, evidenziare l'esigenza di sopprimere l'articolo 12, paragrafo 2, lettera , la previsione riguardante l'esigenza che cani e gatti dispongano di spazio sufficiente per socializzare.
Occorre, poi, richiamare l'esigenza di meglio specificare la previsione di cui all'articolo 12, paragrafo 3, in tema di protezione da condizioni climatiche avverse, correlandola esplicitamente ad eventi climatici estremi, e di sottolineare l'opportunità di circoscrivere, all'articolo 12, paragrafo 4, il divieto di tenere cani esclusivamente all'interno.
Lo sforzo regolatorio e informatico attualmente in corso in Italia va salvaguardato. Il regolamento europeo, così come predisposto, rischia di compromettere il lavoro svolto in Italia (dalle istituzioni, dai veterinari e dagli operatori tutti) e di gravare con eccessivi oneri o adeguamenti per conseguire la necessaria e fondamentale interoperabilità fra i degli Stati membri.
Inoltre, la proposta di regolamento in esame dovrebbe tenere conto e inserirsi con coerenza nel pacchetto normativo europeo già in vigore: il regolamento (UE) 2016/429, la cosiddetta legge europea di sanità animale, e il regolamento (UE) 2019/6 sui medicinali veterinari, che in parte agiscono sulla tracciabilità e sul benessere dei cani e dei gatti.
Per questi motivi, la XIV Commissione, esaminata, ai fini della verifica della conformità con il principio di sussidiarietà, la proposta di regolamento relativa al benessere di cani e gatti e alla loro tracciabilità; preso atto della relazione trasmessa dal Governo su tale proposta ai sensi dell'articolo 3 della legge n. 234 del 2012; tenuto conto degli elementi di conoscenza e di valutazione emersi nel corso delle audizioni di rappresentanti dei settori interessati, svolte nell'ambito dell'esame della proposta; premesso che sono complessivamente condivisibili le finalità della proposta, volta a garantire, oltre che a definire un quadro comune dell'Unione europea per il benessere di cani e gatti, sia per garantirne un elevato livello di tutela, sia per migliorarne la tracciabilità, sia per prevenire fenomeni quali il commercio illegale, la diffusione di pratiche dolorose come l'amputazione di orecchie e coda, la diffusione di malattie, che possono aumentare il rischio di trasmissione di zoonosi e contribuire alla resistenza antimicrobica e costituire una minaccia per la salute pubblica; rilevato, con riferimento al rispetto del principio di attribuzione, che la proposta appare correttamente fondata sull'articolo 43, paragrafo 2, e sull'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, dà un parere motivato - che leggo - per non conformità della proposta con il principio di sussidiarietà, ai sensi dell'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole, anche per la pazienza nel parlare in una situazione oggettivamente inadeguata a quest'Aula.
Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II, di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che rinuncia.
È iscritto a parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Conformità o non conformità: questo è il dilemma. La proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al benessere di cani e gatti e alla loro tracciabilità, secondo la maggioranza, non è conforme al principio di sussidiarietà; al contrario, come Alleanza Verdi e Sinistra, riteniamo che la proposta di regolamento sia certamente conforme al principio di sussidiarietà. La scelta della maggioranza, in realtà, appare pretestuosa, perché si nasconde dietro al principio di sussidiarietà, ma, di fatto, evidentemente, non condivide il contenuto della proposta di regolamento. Eppure, ci troviamo di fronte al primo regolamento europeo sul benessere di cani e gatti, in un quadro comune dell'Unione europea, con obiettivi assolutamente condivisibili.
Effettivamente, l'attuale normativa europea non offre un grado di protezione normativa sufficiente a 73 milioni di cani e 84 milioni di gatti che vivono nell'Unione. Lo afferma la Commissione europea, impegnata a colmare la lacuna e a presentare una proposta legislativa, la prima in assoluto per l'Unione europea. Fino ad ora, infatti, le norme europee si sono occupate di cani e gatti soltanto per tre aspetti: utilizzo per fini scientifici, trasporto per fini commerciali, viaggio al seguito dei proprietari per prevenire la diffusione di malattie contagiose. La Commissione europea parte dall'assunto di base che cani e gatti devono essere tenuti in modo da rispettare le loro esigenze di base e consentire loro di esprimere i propri comportamenti naturali. Vengono così consolidati i principi già presenti nella Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia.
Pur essendo da considerare anche possibili modifiche a questo testo, perché certamente non è perfetto - qualche correttivo sarebbe anche auspicabile -, sulla sua conformità al principio di sussidiarietà noi non abbiamo alcun dubbio. In realtà, la maggioranza, nel suo parere approvato in XIV Commissione, ha detto in modo esplicito il vero motivo per il quale è stato dato un parere contrario alla proposta di regolamento e, certamente, non è il principio di sussidiarietà che viene, a nostro parere, utilizzato nel caso specifico come una foglia di fico. Infatti, nel parere di maggioranza si legge espressamente: “La scelta di procedere ad una armonizzazione integrale della normativa di settore potrebbe comportare importanti oneri di spesa da parte degli allevatori”. Quindi, qui non c'entra nulla il principio di sussidiarietà, semplicemente, sul piatto della bilancia si mette, da un lato, il benessere animale e, dall'altro, gli interessi economici degli allevatori, e la prevalenza viene data a questi ultimi. Faccio però presente che, in realtà, questi due interessi non sono tra loro contrapposti, non devono essere visti in modo conflittuale, perché, in realtà, con questo regolamento si tutelerebbero gli operatori onesti, gli operatori che già oggi operano nella piena legalità, contrastando, quindi, le pratiche commerciali sleali o, addirittura, illecite.
Quindi, nel ribadire che, a nostro parere, il regolamento è conforme al principio di sussidiarietà, rimane, però, la forte delusione per questo culturale che rimane tra l'Italia e gli altri Paesi europei, per cui, purtroppo, il benessere animale risulta sempre essere un interesse di serie B o, addirittura, di serie C .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la XIV Commissione, per il principio di sussidiarietà, ha esaminato la situazione dei cani e dei gatti in Italia e ha concluso che il regolamento europeo avrebbe migliorato la condizione degli animali da affezione. Anche le associazioni animaliste erano d'accordo. Purtroppo, giovedì scorso, la maggioranza di Governo decide di presentare un parere motivato, che, di fatto, cosa fa? Annulla i pochi miglioramenti avanzati dall'Unione europea.
Il MoVimento 5 Stelle ha presentato un parere alternativo, puntualmente respinto dalla maggioranza. Quindi, l'Italia andrà in Europa con il parere negativo, al pari della Repubblica Ceca, non famosa per sensibilità nei confronti di cani e gatti.
In pratica, l'Unione europea propone la più profonda riforma da 20 anni a questa parte sulle norme per migliorare il benessere e la tracciabilità di cani e gatti e la maggioranza cosa fa? La affossa. Abbiamo fatto richiesta di rimettere il parere al giudizio dell'Aula, affinché si esprimesse con un voto, per cercare di capire perché il Governo è sempre contrario a un miglioramento del benessere animale.
Perché questa maggioranza - diciamo come stanno le cose - non fa niente per tutelare gli animali, al contrario del MoVimento 5 Stelle che da sempre combatte per i più deboli e per chi non ha voce. Mi chiedo dove siano i finti animalisti che a parole sostengono di amare gli animali e la natura. La verità è che sono dei pavidi, perché non hanno coraggio, perché sanno benissimo che l'argomento non è politico e serve solo a migliorare la vita di queste povere anime. Di cos'è che hanno paura? Dove sono finiti i colleghi dell'intergruppo che si scandalizzano per questioni di secondo piano, pensando anche di fare azioni importanti, anche se sapete benissimo che non è questo che serve. Quando si tratta di questioni poco incisive, allora, si salta sulla sedia e si prendono posizioni, ma quando si tratta di prendere una posizione importante, che inizi ad abbattere questo muro di indifferenza orribile nei confronti della tutela degli animali, allora, l'atteggiamento cambia e si è più prudenti, forse per evitare di scontentare qualcuno .
È ancora fresco il ricordo di Aron, il cane bruciato vivo a Palermo, e del gattino scuoiato vivo ad Angri, ma non vi abbiamo visti così indignati. Vi chiedo una cosa, colleghi della maggioranza, guardate il visino di questo gattino, dovete guardarlo, perché è lo sguardo della sofferenza, perché è stato scuoiato vivo. La gente che uccide i più deboli per divertirsi ha qualcosa di strano, uccidere, forse, li fa sentire più forti. Dobbiamo, invece, renderci conto che probabilmente abbiamo a che fare con persone deboli e problematiche, perché chi uccide le persone, chi uccide gli essere più deboli ha qualche problemino.
La sensibilità dei nostri amici a quattro zampe è normale, ma non lo è l'ostilità nei loro confronti di quelli che si professano animalisti: “ma quanto mi piacciono i cani, ma come è dolce…”, però quando devono votare, non votano a favore degli animali ! È a loro che chiedo un sussulto di sensibilità, di dignità e di umanità, perché c'è perfino chi fa soldi sulla pelle dei cani e dei gatti e lo sapete bene, lo ripeto, lo sapete bene!
Non votando, ricordatevi sempre che sarete indirettamente complici delle orribili sofferenze che subiscono queste povere anime. È una responsabilità che appartiene solo a chi vuole peggiorare la vita di queste creature, non certo a noi, che ci battiamo per il benessere degli animali. Questa tutela è stata inserita in Costituzione grazie alla nostra battaglia. Quella avanzata dalla Commissione europea è una proposta di regolamento di estrema rilevanza per garantire un elevato livello di tutela a milioni di cani e gatti. Propone, infatti, norme comuni a livello comunitario per migliorare la tracciabilità, prevenire fenomeni, quali il commercio illegale dei cuccioli, la diffusione di pratiche dolorose, la diffusione di malattie, eccetera…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Come MoVimento 5 Stelle, chiediamo alla maggioranza di rivedere la decisione e ritirare il parere motivato a una proposta di regolamento che non farebbe altro che migliorare la vita di queste creaturine - sarebbe una buona azione - e di smetterla con gli slogan e far seguire alle parole i fatti. Il Mahatma Gandhi diceva che la grandezza di una Nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui si trattano gli animali . Ecco, se questa è la misura, noi non siamo certamente un Paese da definire civile .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Grazie, Presidente. L'idea, ovviamente, è di consegnare il mio intervento, anche per dare un aiuto all'economicità dei lavori e per far scorrere la seduta più velocemente.
Da presidente di Commissione, non posso che fare una nota su questo deferimento in Aula da parte del MoVimento 5 Stelle, soprattutto dopo aver sentito questo accalorato intervento della collega. La XIV Commissione ha analizzato 32 atti in fase ascendente, 24 valutazioni conformi e 8 pareri motivati. Fra i pareri motivati ricordo l'Euro 7, i rifiuti di imballaggio, le emissioni di CO2, le reti di comunicazione elettronica, il ritardo di pagamento nelle transazioni e la prevenzione della dispersione di e di plastica. Quello che ci sembra assurdo, quello che ci sembra strano è che di questi 8 pareri, su 6 il MoVimento 5 Stelle non sia assolutamente intervenuto, non abbia chiesto il deferimento in Aula e ha chiesto il deferimento in Aula, invece, di questo atto che oggettivamente, fra tutti quelli citati, è quello di minore importanza per il sistema Paese e per i nostri cittadini .
Di sicuro, Euro 7, imballaggi, comunicazioni elettroniche, emissioni di CO2, ritardi di pagamento nelle transazioni, lotta alla corruzione, prevenzione della dispersione di , sono atti europei che andranno a incidere molto di più sulla vita di questo Paese. Quindi, diciamo agli amici e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: bene, portare in Aula questi discorsi; da presidente di Commissione sono assolutamente d'accordo a portare questi discorsi in Aula, rivedete, però, le vostre priorità, in base a quello che è l'interesse del sistema Paese. .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO(PD-IDP). Signora Presidente, oggi viene sottoposto all'Aula il documento approvato dalla XIV Commissione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al benessere di cani e gatti e alla loro tracciabilità, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al trattato di Lisbona. In Commissione abbiamo espresso voto contrario al parere motivato per non conformità della proposta con il principio di sussidiarietà, evidenziando come la proposta di regolamento fosse pienamente conforme, in quanto gli obiettivi da essa perseguiti richiedono, per la loro natura e portata, un intervento a livello europeo.
Il gruppo del Partito Democratico ha ritenuto e ritiene la proposta conforme, anzitutto, al principio di attribuzione, come rilevato dallo stesso parere motivato, essendo la base giuridica della propria iniziativa legislativa correttamente individuata nell'articolo 43, paragrafo 2, e nell'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Quanto, invece, più specificatamente al rispetto del principio di sussidiarietà, la proposta appare ad esso pienamente conforme, in quanto volta ad armonizzare la disciplina in materia di commercio e detenzione di cani e gatti, a evitare ostacoli al commercio e approcci divergenti tra Stati membri, a contrastare il commercio illegale e a garantire un elevato livello di benessere degli animali.
Presidente, per favore…
PRESIDENTE. Collega, ci penso io…
GIOVANNA IACONO(PD-IDP). Si tratta di obiettivi che richiedono un intervento a livello europeo, anche in ragione della dimensione transnazionale collegata sia al commercio sia all'adozione di tali animali. Inoltre, la proposta appare conforme anche al principio di proporzionalità, fissando prescrizioni minime che non vanno oltre quanto necessario a conseguire gli obiettivi posti, prevedendo, peraltro, una serie di esenzioni, in particolare per allevamenti, negozi e rifugi di minori dimensioni. Nel valutare tali profili, non può non essere tenuta in considerazione l'importanza stessa della finalità dell'intervento normativo, ossia propriamente il benessere degli animali. Il possesso e la cura di cani e gatti in Europa, infatti, è un fenomeno estremamente diffuso e, di conseguenza, il commercio di tali animali domestici risulta essere particolarmente redditizio e, quindi, anche esposto a pratiche commerciali sleali o, addirittura, illecite, da parte di alcuni operatori, alle frodi e contraffazioni dei documenti, al commercio illegale da Paesi terzi.
Nonostante la rilevanza sociale ed economica del fenomeno non esiste attualmente un quadro comune a livello unionale sul benessere di cani e gatti, con notevoli differenze tra le normative dei diversi Stati membri, sul loro allevamento e commercio, e distorsioni del funzionamento del mercato interno. Occorre dire anche che l'assenza di tracciabilità e di adeguate vaccinazioni comporta, inoltre, enormi rischi per la salute pubblica.
La proposta di regolamento definisce un quadro comune dell'Unione europea, attraverso norme minime comuni in materia di allevamento, detenzione e immissione sul mercato di cani e gatti, allevati o detenuti in stabilimenti. Riteniamo il parere di non conformità della proposta con il principio di sussidiarietà, approvato dalla maggioranza nella XIV Commissione il 14 marzo 2024, in realtà del tutto strumentale, alla luce anche delle motivazioni indicate nello stesso, mentre alquanto generica risulta l'argomentazione relativa al profilo specifico della sussidiarietà. È elencata una serie di motivazioni relative al merito della proposta che avrebbero potuto essere adottate nelle Commissioni di merito, quali la XII e la XIII, con ciò violando anche le prerogative delle opposizioni.
Segnalo, infine - e concludo, signora Presidente - che sono, in ogni caso, conclusi i termini previsti dal Trattato di Lisbona per la verifica della sussidiarietà, risultando quindi precluso il rinvio in Commissione
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.
MONICA CIABURRO(FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo e onorevoli colleghi, il testo che siamo chiamati ad esaminare riguarda la verifica di sussidiarietà, secondo il Trattato di Lisbona, relativa alla proposta di regolamento dell'Unione europea per il benessere degli animali di affezione, quali cani e gatti.
PRESIDENTE. Aspetti, collega. Colleghi, non è più neanche un brusio, è veramente un caos insopportabile, io non riesco a sentire chi interviene. Se avete esigenza di parlare tra di voi - lo ripeto per la terza e spero ultima volta - fatelo fuori dall'Aula. Prego, collega Ciaburro.
MONICA CIABURRO(FDI). Lo scopo del provvedimento è addivenire ad un quadro normativo comune e condiviso per garantire il benessere di cani e gatti e per prevenire fenomeni quali commercio illegale, maltrattamenti di sorta e diffusione di malattie tali da comportare rischi a livello di zoonosi.
La verifica di rispetto del principio di sussidiarietà, in questo caso, ha dato luogo a dei rilievi di metodo, a cui si uniscono, nell'ambito di un'analisi approfondita, anche elementi di merito.
La proposta di regolamento, al netto delle buone intenzioni che la animano, si incentra in modo eccessivo sulla tutela del commercio e non sul benessere degli animali, omettendo in tal senso tutte le pratiche e norme vigenti in Italia, che la pongono come riferimento in tutta l'Unione, ad oggi. Anzi, proprio su questo punto, voglio citare fedelmente la Federazione nazionale ordini veterinari che sul regolamento dice: rischia di abbassare il livello di tutela degli animali in Italia.
La leggerezza di questo approccio è confermata anche con riguardo all'assenza di riferimenti alla virtuosità dell'Italia, premiando, invece, Germania, Belgio e Francia, nonostante l'essere tra i primi Paesi dell'Unione europea ad aver tutelato cani e gatti. Anche qui cito la Federazione, la quale dice: nel 2010 l'Italia ha istituito il reato di traffico per cani e gatti e dal 2022, con il decreto legislativo n. 135, ha espressamente stabilito che il proprietario o detentore di un animale, qualora intenda cederlo a qualsiasi titolo, deve indicare sull'annuncio, o comunque mettere a disposizione delle autorità competenti, l'identificativo previsto dalla normativa in vigore ed avere una certificazione medica veterinaria attestante le condizioni sanitarie dell'animale.
Il testo è, inoltre, privo di qualsiasi tipo di coordinamento con la normativa dell'Unione europea sul benessere degli animali, prevedendo addirittura la mancanza dell'obbligo di rispetto delle normative sul benessere degli animali per i Paesi terzi.
Il provvedimento presenta gravi lacune anche in relazione alla riproduzione degli animali, in riferimento alla fattispecie delle fattrici, che andrebbe a considerare qualsiasi femmina di cane fattrice, dalla prima gravidanza fino alla propria morte.
Tanto rumore per nulla, e questi sono solo alcuni elementi di merito che, in corso di audizione, la Federazione nazionale ordini veterinari ha avuto modo di sollevare e a cui si uniscono altri aspetti presi in considerazione dalla XIV Commissione nel suo parere motivato. Ed è sempre la Federazione, infatti, e non Fratelli d'Italia, a dire quanto il testo del regolamento sia contraddittorio. Pur riconoscendo la problematica e le conseguenze del commercio di animali e di fatto contraddicendo quanto in premessa, nessun articolo consente di bloccare o almeno contrastare il commercio illegale.
È un testo vago, con criteri di delega ampi e poco specifici in capo alla Commissione e non rispetta in alcun modo il principio di sussidiarietà, dato che non reca gli elementi di necessità, né di valore aggiunto, andando ad impattare quasi esclusivamente sul piano economico, senza tenere conto dell'obiettivo condivisibile di tutela del benessere animale.
Questi elementi hanno portato la XIV Commissione ad emanare un parere motivato importante circa la non conformità del testo al principio di sussidiarietà ed appare sorprendente la resistenza portata avanti dai colleghi del MoVimento 5 Stelle per difendere, invece, un'adozione del provvedimento tale e quale. Sostenere una pedissequa adozione del provvedimento, infatti, significa approvare un testo poco ambizioso nella tutela degli animali da fenomeni di mutilazione a fini estetici e la mancanza di reciproche tutele con Paesi che, queste norme, non hanno affatto intenzione di adottarle. La proposta di regolamento, nella sua formulazione, è palesemente inadeguata a tutelare il benessere degli animali e livella verso il basso i requisiti considerati minimi.
Penso poi all'articolo 6 del provvedimento, che, di fatto, arriva a consentire la selezione di caratteristiche genetiche che comportano sofferenza agli animali. Il maltrattamento genetico è noto ed ampiamente documentato a livello scientifico.
Onorevoli colleghi, la strada per l'inferno, dicevano, è lastricata di buone intenzioni. Di buono, questo provvedimento, ha solo le premesse. Nel nome di ciò che appare buono, noi non possiamo sostenere ciecamente un testo così lacunoso, destinato a fare molto più male del bene che si prefigge di portare.
Colleghi - e qua chiudo davvero -, come diceva Gino Paoli: io non mi meraviglio affatto quando il gatto fa qualcosa di misterioso, mi meraviglio quando fa cose normali. Nel vostro caso, colleghi 5 Stelle, purtroppo, con questi interventi puramente ideologici, non fate cose misteriose, né cose normali, ma solo danni. Lasciamo la propaganda ad altri, ma per serietà e senso del dovere non possiamo che esprimere il voto favorevole di Fratelli d'Italia al parere motivato espresso dalla Commissione XIV .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al trattato di Lisbona.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Avverto che, come già anticipato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 19 marzo, tenuto conto della tempistica, il parere motivato sarà comunque trasmesso alle istituzioni europee ai fini del dialogo politico.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1435-A: “Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285” e delle abbinate proposte di legge nn. 41-96-195-411-412-526-529-578-634-684-686-697-718-865-874-892-985-1030-1218-1258-1265-1303-1398-1413-1483.
Ricordo che, nella seduta del 19 marzo, è stato da ultimo respinto l'emendamento 35.47 Barbagallo e che risulta accantonato l'articolo aggiuntivo 24.01000 Lupi.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 35.49 Pastorella.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.49 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.51 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.58 Iaria.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per evidenziare all'Aula che con questo emendamento noi chiediamo di mettere al centro del sistema urbano la mobilità dolce e sostenibile. È vero che anche i pedoni e i ciclisti devono stare attenti agli automobilisti ma è vero anche e soprattutto il contrario: prioritariamente, sono gli automobilisti a dover stare attenti ai pedoni. Questo come lo possiamo ottenere? Decongestionando il centro urbano dal traffico veicolare e per decongestionare il centro urbano del traffico veicolare abbiamo bisogno di alcune scelte forti proprio in tema e indirizzate verso la mobilità dolce e sostenibile. Alcune di queste, per esempio, consistono nel potenziare il trasporto rapido di massa o, ancora, nel perseguire una politica che preveda più banchine e meno stazioni e, quindi, il ricorso all'utilizzo del tram-treno, o, ancora, nel potenziare e migliorare gli spostamenti attraverso la modalità condivisa, lo e attraverso bici elettriche, motorini elettrici e monopattini. Col codice della strada voi, invece, fate l'esatto opposto, perché è chiaro che andando ad assicurare i monopattini, andando ad obbligare ad una targa i monopattini e obbligando chi usa il monopattino a indossare un caschetto state avversando la politica di e di mobilità elettrica. Sembra quasi che, anziché investire in mobilità elettrica dolce e sostenibile, a voi piaccia più tornare a pensare, non lo so, ai motorini a miscela degli anni degli anni 90 Eppure, c'è anche un dato quasi drammatico che dovrebbe farvi capire dove orientarvi politicamente, quello del costo sanitario in capo ad ognuno di noi. A dirlo non siamo né io né il MoVimento 5 Stelle ma l'Alleanza europea per la salute pubblica. Pensate, colleghi, il costo sanitario nel 2020, che è stato di circa 1.500 euro, nell'area di Milano è stato di 2.800 euro. Poi ci meravigliamo di come Milano sia stata pochi giorni fa sul podio, a livello mondiale, per inquinamento da PM10 primario, dovuto proprio all'ingolfamento dei nostri centri dovuto al traffico veicolare e ai motori endotermici. Visto che già avversate questa transizione da motore endotermico a motore elettrico, quanto meno potreste votare favorevolmente su questo emendamento che non ha un costo e con il quale semplicemente chiediamo di mettere al centro del sistema urbano la modalità dolce e sostenibile, quindi l'ecologia e tutti i cittadini. Rispondere “no” significa invece voler inquinare ancora di più i nostri centri urbani .
PRESIDENTE. Saluto studenti, studentesse e i docenti dell'Istituto di Istruzione superiore Parmenide di Roccadaspide, Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune ().
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.58 Iaria, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.65 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 35.67 Ghio e 35.68 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.71 Brambilla, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.73 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.83 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole da parte del gruppo Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo, a titolo personale. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Più volte abbiamo ribadito, dall'inizio alla trattazione del testo, che più che un nuovo codice della strada questo è un testo ancorato alle logiche del secolo scorso. Con questo emendamento, il 35.83, chiediamo di implementare l'uso della tecnologia per il monitoraggio in tempo reale del traffico. Ricordiamo che la causa che determina il numero maggiore di incidenti è l'alta velocità. Utilizzare la tecnologia per determinare e controllare il traffico e la velocità rappresenta un atto elementare. Quindi, chiediamo al Governo di adeguarsi ai tempi e investire nell'innovazione tecnologica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.83 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.85 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1013 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole da parte del gruppo Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo, a titolo personale. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il tema dell'innovazione tecnologica e dell'uso di dispositivi al passo con i tempi non riguarda soltanto il controllo del traffico e il controllo della velocità ma anche, come in questo caso, come nella proposta di questo emendamento, la verifica analitica dell'uso di sostanze stupefacenti. Ci sono dispositivi che si possono agevolmente inserire nelle auto. Dall'inizio della trattazione del testo chiediamo che vengano inseriti nelle auto di serie, tenuto conto che questa è la parte del provvedimento relativa alla delega, quindi non ci sono le difficoltà applicative della norma a legislazione vigente ma c'è il tempo di far adeguare anche le case produttrici di automobili per l'introduzione di questo dispositivo. Insistiamo e francamente non capiamo questo arroccamento del Governo e dei relatori sul parere contrario .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1013 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1008 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. È un emendamento molto semplice che chiede di introdurre nella parte della legge delega, quindi quella che parla del futuro, un principio che già esiste per molti mezzi ma non per tutte le auto. Noi sappiamo quali sono stati i risultati positivi dovuti all'introduzione di strumenti come il tachigrafo per il rilevamento della velocità con blocco automatico, sappiamo quanto questi strumenti abbiano ridotto il numero di scontri per quanto riguarda i con cui ci muoviamo e molti mezzi pesanti. Chiediamo di valutare la possibilità di introdurre questo strumento di limitazione automatica e usare le nuove tecnologie anche per garantire il rispetto dei limiti di velocità di tutti i mezzi. È un'impostazione di che consentirebbe di cancellare, di uscire dalla polemica degli : non servirebbe più alcun e sarebbero sempre rispettati tutti i limiti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1008 Casu, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.1009 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Questo è veramente un emendamento a cui non si può dire di no. Semplicemente chiediamo - stiamo sempre nella legge delega; stiamo sempre parlando di modalità che dovranno poi essere definite dallo stesso Governo - che, anche in relazione alla rapida evoluzione del progresso tecnologico, sia prevista l'installazione negli autoveicoli di strumenti che consentano l'utilizzo degli apparecchi elettronici durante la guida esclusivamente attraverso messaggi vocali. Finirebbe l'epoca dell'utilizzo degli con le mani. La tecnologia ce lo consente, in molti mezzi è già possibile. Perché non lavorare per fare sì che sia previsto per tutti i mezzi?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1009 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.86 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.89 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.91 Morassut.
Ha chiesto di parlare Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.91 Morassut, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 35.93 Barbagallo e 35.94 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Uno dei comuni denominatori di tutto il testo è il mancato riconoscimento del ruolo dei comuni. Con quest'articolo, inserito nella parte della delega, chiediamo un maggior supporto per le amministrazioni locali con riferimento sia alla progettazione che alla costruzione delle infrastrutture stradali. Nel tempo in cui viviamo i comuni spesso sono lasciati soli ad affrontare le emergenze economiche e le difficoltà di gestione di alcuni servizi e funzioni ed io credo che il Parlamento potrebbe dare un segnale vero per condividere e affrontare il grande tema della battaglia sulla sicurezza stradale e sul numero di incidenti insieme ai comuni; e ciò, non nel tentativo continuo e costante di prevaricare quelle competenze, ma di supportarle.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 35.93 Barbagallo e 35.94 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.1002 Iaria.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Con riferimento a questo emendamento vorrei ribadire che, sul concetto espresso nell'articolo, che era quello di aggiungere la terza fascia del per evitare gli incidenti mortali in particolare dei motociclisti, siamo d'accordo, ma il problema è che si aggiunge questo obbligo, ma non si finanziano gli enti locali per adeguare le infrastrutture stesse.
Quindi, questa è la contraddizione fondamentale che noi troviamo in questo decreto e che capita molte volte: si prevedono obblighi, ma non si dà agli enti locali la capacità di spendere e di avere i finanziamenti adatti per soddisfare i dettami della legge stessa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1002 Iaria, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.97 Gadda, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.96 Sergio Costa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Per esprimere il parere favorevole del gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento serve proprio per garantire l'autonomia delle amministrazioni comunali. Per noi era importante segnalarlo anche perché un Governo che si fregia di garantire l'autonomia differenziata poi pone in atto l'amministrazione imposta, quindi non tiene conto delle linee guida e delle scelte fatte dai comuni - noi ne amministriamo veramente pochi, quindi il nostro è proprio un principio di trasparenza - e dai loro amministratori che invece hanno scelto autonomamente l'autonomia ciclabile e l'autonomia dolce. Questo provvedimento ossessivo e ideologico tende a bloccarlo, quindi noi auspichiamo che quest'aspetto venga considerato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.96 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.1010 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Torniamo, ancora una volta, sul tema degli angoli ciechi: vengono uccise 200 persone l'anno perché non vengono viste da chi guida un mezzo pesante. In altri Paesi europei sono stati valutati dispositivi che salvano le vite; in Italia andremo a dare esecuzione a una direttiva europea da giugno per i nuovi mezzi. Questo emendamento è una delega in bianco al Governo che però chiede di riconoscere dispositivi di sicurezza dedicati a questo tema su tutti i mezzi, sarà poi il Governo nella legge delega a decidere come. Ma votare contro significa non volere, ancora una volta, affrontare il problema in alcuna maniera anche perché, nell'unica riformulazione che abbiamo ottenuto in Commissione, non esiste nemmeno la parola “angoli ciechi”. Li avete chiamati “angoli morti” in questo testo; almeno, con una riga, inserite un riferimento al fatto che questo tema esiste .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1010 Casu, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 35.102 Barbagallo e 35.103 Sergio Costa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie. Solo per far notare che nel decreto è stata inserita la parola “fluidità” invece che “sicurezza” della circolazione, quindi al Governo interessa solo che la circolazione vada costantemente veloce, anche se si investe qualcuno, anche se si investe un monopattinista o un ciclista. È importante che tutto sia fluido, ma non sicuro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 35.102 Barbagallo e 35.103 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.105 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.107 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà, per un minuto.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, presidente.
PRESIDENTE. Ha un minuto, collega.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). La lettera contiene una delle maggiori incongruenze rispetto agli obiettivi delle modifiche al codice della strada, che dovrebbero garantire maggiore sicurezza. Invece, in questo comma si prevede il miglioramento della fluidità del traffico, anche con un incremento della velocità.
Noi chiediamo, invece, di ridurre la velocità, in particolare nelle strade di quartiere e nelle strade locali situate all'interno dei centri abitati, perché riteniamo che queste siano le misure per garantire la sicurezza. Quindi, non parliamo di fluidità, ma di sicurezza delle strade.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.107 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.110 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.131 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Una delle novità del testo è l'introduzione dell'. Noi chiediamo semplicemente di fare un passo avanti ulteriore, introducendo il dispositivo dell'di serie nelle nuove auto e prevederlo nella delega. Significa che questa misura potrebbe entrare in vigore, in base ai decreti attuativi, fra 2-3 anni, ma certamente sarebbe un deterrente efficace per una causa di incidenti e di morti tra le più rilevanti.
Ma non solo, perché è una misura che eviterebbe anche ingorghi burocratici non indifferenti, perché anche per gli operatori delle Forze dell'ordine, che sono costretti ad applicare l' al di fuori dell'auto, il sistema nelle ore notturne creerebbe difficoltà concrete di applicazione. È una norma di semplificazione, che va al passo con i tempi. Quindi, insistiamo con l'emendamento e speriamo in un ripensamento dei relatori e del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.131 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.22 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.23 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.20 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Sempre per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Presidente, in altri Paesi europei è diffuso l'uso dei corsi di guida avanzata per recuperare i punti della patente. È un meccanismo elementare, che consentirebbe a chi ha commesso errori di riparare con un corso pratico di guida. È una proposta che viene supportata non soltanto dal confronto con altri Paesi dell'Unione europea, ma anche dai precetti della logica e del buonsenso. Quindi, insistiamo sul mio emendamento 35.20.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.20 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.19 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Per dichiarare il voto favorevole del PD.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, questo è l'ennesimo emendamento che va nella direzione di un rafforzamento della formazione, che deve essere obbligatoria e permanente. È un tema che non ha trovato accoglimento in queste formulazioni che abbiamo presentato. Chiediamo veramente al Governo, tra qui e il prossimo passaggio al Senato, di tenere conto di questo aspetto. Noi avremo un nuovo codice della strada, le regole cambieranno, ma continueremo a guidare con la stessa patente che avevamo prima. Dunque, rafforziamo di più la formazione, rendiamola obbligatoria e rendiamola permanente. Facciamo sì che questa patente, che è un porto d'armi, venga utilizzata correttamente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.19 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1007 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Per dichiarare il voto favorevole, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, è un tema molto sentito e ci sono anche emendamenti che abbiamo sostenuto, da parte di rappresentanti della maggioranza, e penso al lavoro che sta facendo in Commissione, anche con la proposta di legge depositata, la collega Gaetana Russo. Io penso che sia fondamentale dare un segnale molto chiaro anche nel codice e almeno nella legge delega sul tema delle tantissime auto abbandonate nelle nostre città e sulla necessità di un intervento legislativo che renda più semplice, più agevole e più veloce la rimozione di questi mezzi, che fanno un immenso danno ecologico, ambientale e sociale e che ogni giorno sono un grande monumento al degrado, un monumento che dobbiamo combattere, anche a partire dal lavoro che facciamo in Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1007 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.145 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Per dichiarare il voto favorevole del PD.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. È l'ultimo emendamento sui dispositivi per gli angoli ciechi. Ne abbiamo presentati tantissimi e vi abbiamo chiesto di tenerne conto. Vi chiediamo di valutare voi le tempistiche e le modalità, ma è fondamentale dare un segnale chiaro che si vuole intervenire su questo tema. Lo si sta facendo in altri Paesi europei e noi non possiamo andare nella direzione opposta. Da questo punto di vista, chiedo un ripensamento: almeno nella legge delega apriamo alla necessità di installare dispositivi salvavita in tutti i mezzi circolanti e non solo nei nuovi mezzi. L'Europa ci chiede di andare in questa direzione, che è la direzione per salvare le vite. Cerchiamo di andarci convintamente e di costruire, nel momento in cui stiamo scrivendo una legge delega complessiva, una proposta che magari possa essere un modello anche per gli altri Paesi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.145 Casu, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.154 Pastorella, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 35.1011 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Presidente, sono gli ultimi emendamenti ed entrambi pongono una questione che per noi è di assoluta rilevanza. Il Governo ha costruito questa narrazione attorno al progetto di legge del nuovo codice della strada contro le giovani generazioni, dimenticando, però, che un anziano su due ha i riflessi poco pronti e che gli 70 alla guida oggi sono circa 3 milioni.
In base ai dati non soltanto del Partito Democratico, ma anche delle società scientifiche della medicina generale, un conducente su tre di quelli che muoiono sulla strada, ahimè, è una persona che ha più di 65 anni, con numeri che sono non preoccupanti, di più, perché ogni anno gli anziani che muoiono per incidenti stradali sono circa 1.000, di cui il 40 per cento addirittura superiore ai 75 anni.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Concludo, Presidente, evidenziando, ed è l'ultimo dato, che la probabilità che gli anziani vengano coinvolti in incidenti stradali rispetto agli altri cittadini è superiore al 20 per cento. Con questo emendamento chiediamo una misura scolastica, ossia che, al compimento di 85 anni, si faccia un esame pratico di guida, senza ulteriori rinvii documentali e senza aspetti burocratici particolari. Chiediamo, quindi, che non ci siano inutili arroccamenti e il Governo e la maggioranza vengano incontro a queste esigenze.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1011 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 35.1012 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente, per dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo, a titolo personale. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Nell'emendamento chiediamo che si faccia l'esame pratico di guida al compimento dei 90 anni. Abbiamo assistito, anche in settimana, al caso, che ha fatto scalpore, della signora di 103 anni. Crediamo che, altro che il buonsenso, serva una misura per verificare veramente l'idoneità al compimento di una certa età. È un tema che il Governo e la maggioranza continuano a fuggire, e credo che, ahimè, ci costerà carissimo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 35.1012 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo 35.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Durante il dibattito abbiamo messo in evidenza tutte le norme su cui siamo contrari, e con noi tante cittadine e cittadini, associazioni. La delega poteva essere un'occasione per introdurre misure che davvero garantissero la sicurezza sulle nostre strade, e invece questa è un'occasione mancata.
Non è stato previsto niente per il noleggio con conducente, per gli angoli ciechi, la norma sui velocipedi e i monopattini va assolutamente in contrasto con il buonsenso, così come tutto l'apparato delle infrastrutture per la mobilità sostenibile e l'utenza vulnerabile. Quindi, il nostro voto, di Alleanza Verdi e Sinistra, non potrà che essere contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per dire che questo articolo ha il nome sbagliato. Questo articolo tratta della legge delega per la sicurezza stradale, ma il nome giusto sarebbe: legge deroga alla sicurezza stradale, perché voi, con tutti gli articoli che avete prodotto in questo disegno di legge, avete derogato alla sicurezza stradale. Ve lo stanno dicendo amministratori e associazioni, ve lo stiamo dicendo noi come opposizioni, e state continuando semplicemente per la campagna elettorale di un Ministro, che è il Ministro Salvini. Quindi, cambiate il nome, questa è la legge deroga alla sicurezza stradale. Per questo diciamo voto contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Annunciamo, anche come Partito Democratico, il nostro voto contrario. È un voto contrario che ci fa molto male, perché sono contenuti anche all'interno di questa legge delega alcuni passaggi che abbiamo fortemente voluto, che sono stati frutto di un grande lavoro fatto in Commissione, di un grande lavoro fatto anche con i relatori, però ci dispiace.
Eravamo molto vicini alla possibilità di intervenire o almeno di dare una prospettiva positiva per mettere al primo posto - come ci chiedono con un appello che hanno rinnovato in queste ore tutte le associazioni delle vittime della strada, i movimenti della ciclabilità, i movimenti della mobilità sostenibile - la vita delle persone e affrontare il grande tema della riduzione della velocità nonché quello dei poteri ai nostri sindaci, che sono in prima linea ogni giorno per salvare le vite.
E ci stanno in queste ore chiedendo di fermarci, ci sono lettere di sindaci di tutte le amministrazioni rivolte al Ministro Salvini e alla Presidente Meloni. Quello che vogliamo dire è che queste scelte vanno nella direzione opposta a quella in cui sta andando il resto del mondo. Questo non significa che c'è un complotto internazionale contro il Governo, questo significa che Giorgia Meloni e Matteo Salvini stanno sbagliando strada. Dovrebbero, invece, ascoltare la voce di chi ci chiede, almeno su questo tema, di non dividerci, ma di scegliere tutti insieme la sicurezza e la vita delle persone, e metterle al primo posto .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 35.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 36 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 36.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Chiedo alla relatrice il parere sull'articolo aggiuntivo 36.012 Faraone.
ELENA MACCANTI, . Grazie, Presidente. L'approfondimento, purtroppo, ha dato esito…
PRESIDENTE. No, aspetti, aspetti, le sto chiedendo il parere sull'articolo aggiuntivo 36.012 Faraone, poi le chiedo l'articolo aggiuntivo accantonato a firma Lupi. Adesso, c'è l'articolo aggiuntivo 36.012 Faraone.
ELENA MACCANTI, . Scusi, Presidente, il parere è contrario.
EDOARDO RIXI,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 36.012 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Dobbiamo tornare, a questo punto, all'articolo aggiuntivo 24.01000 Lupi, accantonato nella seduta di ieri. Invito la relatrice a darmi il parere.
ELENA MACCANTI, . Grazie, Presidente. L'approfondimento, purtroppo, ha dato esito negativo. Resta contrario il parere del MEF, e, quindi, confermiamo il parere contrario dei relatori.
EDOARDO RIXI,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'articolo aggiuntivo 24.01000 Lupi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Mi permetto di sottolineare il valore di questo emendamento, con riferimento al quale mi auguro che il Governo e il relatore si rimettano all'Aula, perché il parere contrario del MEF - tra l'altro vi è, credo, un parere favorevole non solo del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ma anche di tutti i colleghi che sono qui in Aula - è alquanto strano. Questo emendamento dice una cosa molto semplice. Normalmente i comuni che cosa fanno?
C'è la multa e poi ci sono le spese di notifica e le spese di accertamento. Guarda caso, se la multa può essere 30 euro, le spese di notifica e di accertamento arrivano persino, in maniera disdicevole nei confronti dei cittadini, a 25 o 30 euro. Su questo tema è già intervenuto più volte l'Agcom per regolamentare le spese di notifica, dicendo che non possono essere più di 8 euro. Le spese di notifica, tra l'altro, sono regolamentate dai comuni con appalti, ovviamente, per notificare le multe.
Ci auguriamo, su questo tema, che prima o poi, anziché portare la multa con il carro, la si mandi con una o con una PEC, in modo che almeno i cittadini che prendono la multa paghino la multa, ma non abbiano una tassa aggiuntiva sulle spese di notifica.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Questo emendamento non riguarda le spese di notifica, che sono regolamentate. Le spese di accertamento: che cosa sono le spese di accertamento per un comune e quali costi hanno le spese di accertamento per un comune? Digitare su un computer se la targa appartiene a quel nominativo, vedere una visura su quel computer.
Arrivano, addirittura, in alcuni comuni, a 14, 15, 16 euro. Noi diciamo una cosa semplice: le spese di accertamento hanno un tetto come lo hanno le spese di notifica. Se l'Antitrust e l'Agcom hanno deciso che le spese di notifica siano di 8 euro, le spese di accertamento devono essere, per noi, al massimo, di 5 euro. Cosa accade? Quale è la ragione per cui c'è un parere contrario di copertura? Quale copertura dovrebbe esserci?
Io sono stato Ministro delle Infrastrutture: ho avuto lo stesso parere negativo nel 2014, quando, come Ministero e come Parlamento, decidemmo che chi paga la multa in 5 giorni ha uno sconto del 30 per cento. È uno dei provvedimenti più intelligenti - lo abbiamo fatto tutti in questo Parlamento - e più di buonsenso: hai preso una multa e, se la paghi in 5 giorni, ti diamo lo sconto del 30 per cento. Gli incassi non sono diminuiti, sono aumentati, perché, rispetto alla buona diligenza di un cittadino, si è permesso di pagare nei 5 giorni, in modo che almeno non paghi tutta la multa.
Permettetemi di dire che non capisco perché ci sia un parere negativo del MEF. Non credo che ci siano problemi di copertura, non credo - lo dico veramente con senso di responsabilità - che ci sia alcun problema, è una proposta emendativa di buonsenso. Qualora ci fossero problemi di copertura, cioè se saltasse il bilancio dello Stato per una proposta emendativa di questo genere, credo che, tranquillamente, in Senato, il MEF - il Ragioniere - potrebbe intervenire dicendo quanti sono i costi aggiuntivi, cioè se un comune, per verificare, in una visura dell'ACI, premendo il bottone di un computer, se una targa corrisponde esattamente a quel proprietario, per poi dargli la multa, possa assommare questo costo, al massimo, a 5 euro.
Per questo ho fatto un intervento appassionato, perché credo che si debbano fare cose di buonsenso. Le multe sono uno strumento anche educativo, ma i comuni non possono esagerare da questo punto di vista - lo dico con tutto l'affetto per i sindaci - e utilizzare lo strumento delle spese di accertamento per fare cassa.
Ricordo - sempre per la mia piccola esperienza di Ministro - che, mentre gli incassi delle multe sono destinati a migliorare la viabilità, il traffico, la sicurezza, ovviamente, le spese di notifica e le spese di accertamento sono a bilancio del comune. Quindi, se fai tante di multe, con le spese di accertamento, è chiaro che quegli 8 euro, 10 euro o 15 euro aumentano. Chiunque abbia fatto il sindaco o l'assessore sa che sto dicendo una cosa sacrosanta. Aumentano le spese e le entrate correnti di un comune e vanno a sanare i conti. Credo che sia meglio utilizzare altri strumenti che continuare a vessare gli automobilisti e i cittadini che hanno preso una multa. Paghino la multa, paghino le spese di notifica, ma le spese di accertamento siano di buonsenso .
Per questo suggerisco al Governo e al relatore, avendo pure stabilito che il MEF ha dato un parere contrario, di rimettersi all'Aula. Siamo alla prima lettura di un provvedimento che condividiamo, che è assolutamente importante e so per certo che è condiviso anche dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, però credo che, ogni tanto, l'autonomia del Parlamento possa anche dare un indirizzo al Ragioniere, piuttosto che ai funzionari del MEF, nel senso di studiare ogni tanto qualche parere, perché in questo caso è veramente - mi assumo la responsabilità - un parere contrario che non ha alcun senso. Per questo, in ogni caso, io chiedo di metterlo al voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Se l'onorevole Lupi permette, apporrei la mia firma all'articolo aggiuntivo, annunciando il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Sottoscrivono anche gli onorevoli Gatta, Gadda e Iaria.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
EDOARDO RIXI,. Grazie, Presidente. C'è una richiesta da parte dell'onorevole Lupi e, quindi, mi sembra il caso di prendere la parola. Quello che chiedo, se è possibile, è di ritirare l'articolo aggiuntivo e trasformarlo in un ordine del giorno
EDOARDO RIXI,. Scusate, colleghi, intanto l'articolo aggiuntivo è dell'onorevole Lupi e non è del centrosinistra. Dopodiché, quello che chiedo è quanto segue. Nel caso in cui quest'articolo aggiuntivo oggi venisse bocciato in Aula, sarebbe completamente eliminato in termini di interlocuzione a livello di maggioranza. Chiedo, quindi, di fare in modo di introdurlo in un altro provvedimento, magari anche legato alla finanza degli enti locali, perché lo troviamo un provvedimento - come già detto anche prima - assolutamente opportuno.
Purtroppo, al momento, il Governo sarebbe costretto comunque a dare parere contrario, quindi mi troverei nella situazione di dare parere contrario a qualcosa che, probabilmente, potremmo analizzare e portare avanti, con il rischio di vederlo bocciato in Aula.
Quindi, il suggerimento che dà il Governo è di trasformarlo in ordine del giorno, di farlo votare da tutta l'Assemblea e di portarlo in un prossimo provvedimento utile, anche perché sappiamo che sul codice, sull'articolo 85 e su altri articoli, comunque si dovrà intervenire, quindi credo che in occasione di questi interventi si potrebbe affrontare in maniera più appropriata anche questo tipo di questione.
PRESIDENTE. Onorevole Lupi?
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Signor Vice Ministro, non vorrei essere al suo posto, perché so - ne abbiamo discusso in Commissione - che nel merito c'è una condivisione di questo. Ho anch'io un'esperienza parlamentare tale per cui so che questo articolo aggiuntivo è già stato fatto, è stato sottoscritto da colleghi della maggioranza e del centrodestra, ma è stato sottoscritto anche da altri colleghi dell'opposizione, quindi la richiesta di trasformarlo in un ordine del giorno sarebbe pleonastica.
Lo dico proprio perché non c'entra la maggioranza: è una proposta emendativa su cui Noi Moderati ha fatto una sua battaglia, come gruppo parlamentare, ma tutto il centrodestra si è sempre schierato a favore di questo, cioè del fatto che le multe sono uno strumento educativo: se uno sbaglia deve pagare, ma queste non possono diventare una tassa aggiuntiva.
Ne prendo atto, nel senso che, ovviamente, non chiedo il vincolo di maggioranza, però credo che sia legittimo che lo si metta in votazione, anche perché sono convinto - lo dico per la mia esperienza - che, proprio perché non c'entra il Ministero delle Infrastrutture e trasporti, non ci sia alcun problema di copertura su questa cosa. Quindi, non succede nulla: se l'Aula lo boccia, vorrà dire che avremo fatto, come legittimamente si è fatto in tanti altri casi e su tanti altri temi, una battaglia e prenderò atto che la nostra battaglia, di Noi Moderati, senza polemica, in questo caso, sarà rimandata ad un altro tempo. Credo che questa sia la bellezza anche del dibattito parlamentare e della democrazia parlamentare. Quindi, su questo, come è accaduto anche su altri temi recentemente, Noi Moderati esprime il desiderio di metterlo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 24.01000 Lupi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Secondo le intese intercorse tra i gruppi nella giornata di ieri, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana, a partire da martedì 26 marzo, dopo l'esame del decreto-legge Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026.
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Parmenide” di Roccadaspide, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune . Grazie di essere qui.
PRESIDENTE. Avverto che, con distinte lettere in data 20 marzo, i presidenti delle Commissioni giustizia e affari sociali hanno rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto all'unanimità gli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti di gruppi delle Commissioni medesime - di posticipare al prossimo calendario dei lavori l'avvio dell'esame in Assemblea, attualmente previsto per la seduta di lunedì 25 marzo, delle seguenti proposte di legge: n. 30 e abbinate in materia di reati contro gli animali; n. 433 e abbinate in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora, in relazione alla quale è stato richiesto che la discussione in Assemblea non sia avviata prima del 15 aprile.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tali provvedimenti non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute previste per la settimana 25-28 marzo.
Avverto, altresì, che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge 836-A: Disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive .
Avverto, infine, che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, la seduta di martedì 26 marzo avrà inizio alle ore 11, anziché alle ore 9,30, come previsto dal vigente calendario dei lavori.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Presidente, intervengo per ricordare anche in quest'Aula che oggi si celebra la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, promossa da Libera. Insieme al presidente Conte, una delegazione del MoVimento 5 Stelle, di cui ho fatto parte anch'io, stamattina ha partecipato al corteo, un corteo pieno di giovanissimi, scuole, gruppi associazioni e tanta società civile, il futuro e la speranza del nostro Paese al Circo Massimo, tutti lì radunati. Futuro e speranza devono nutrirsi della conoscenza del passato, della memoria di quei 1.081 uomini e donne, le cui vite sono state spezzate dalle mafie, che oggi abbiamo doverosamente ricordato uno per uno.
Ma futuro e speranza devono nutrirsi di fatti concreti, di iniziative legislative che rispondano alla necessità e all'urgenza, che non sono mai sopite, di contrastare efficacemente le mafie, le mafie del terzo millennio, quelle che penetrano e inquinano il tessuto economico e sociale del nostro Paese, attraverso il metodo corruttivo.
Vediamo, invece, un pericoloso clima negazionista, vediamo un Governo che arretra nella lotta a mafia e corruzione e che tenta, però, di occultarlo all'opinione pubblica. Vorrei, ad esempio, ricordare - mi dispiace che non vedo più il presidente Giglio Vigna - che questa maggioranza, proprio in quest'Aula, si è opposta al recepimento della direttiva europea sulla lotta contro la corruzione . Qui, avete fatto un voto che ha certificato quell'arretramento nei confronti della lotta alla corruzione, che vuol dire arretramento nei confronti di queste mafie finanziarie, quelle dei colletti bianchi, quelle più pericolose, oggi, per il nostro Paese.
Ecco, noi del MoVimento 5 Stelle, invece, ci batteremo in tutti i modi per far percepire sempre di più questa realtà e quest'urgenza e per difendere la legislazione antimafia che, da trent'anni, veramente dà grandi risultati e che davvero rende memoria. Questi presidi sono l'unico modo per andare a dare verità e giustizia a tutti quei familiari che oggi erano presenti in quella piazza, che erano presenti al Circo Massimo e a cui deve andare tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà, davvero .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. I sindacati hanno deciso lo stato di agitazione dei lavoratori ENEL e, questo, Presidente, perché ENEL ha lanciato la sfida ai lavoratori, annunciando l'esternalizzazione di attività con cambi di orari senza accordi con i sindacati. Oggi, ENEL rappresenta un'azienda centrale per il sistema Paese, fondamentale per la transizione energetica, per la messa a terra del PNRR e per la sicurezza energetica nazionale.
Il MoVimento 5 Stelle ha già depositato due interrogazioni ai Ministri e, ad oggi, purtroppo, il Governo è rimasto in totale silenzio, nonostante una manifestazione, l'8 marzo scorso, e nonostante l'annuncio, il 19 marzo, dell'ulteriore stato di agitazione di tutti i lavoratori per l'intero mese di aprile.
Migliaia di lavoratori stanno rischiando il posto di lavoro. Questi lavoratori sono altamente formati, sono esperti nel loro settore e non possiamo permetterci di perdere la loro . Ecco perché chiedo che il Governo si faccia promotore, quanto prima, di un tavolo con tutte le parti sociali, onde evitare la perdita di numerosi posti di lavoro e mettere a repentaglio sia il PNRR, sia la transizione ecologica, sia la sicurezza nazionale dal punto di vista energetico del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. L'altro giorno, è stato condannato a vent'anni, il massimo della pena prevista, l'assassino di Giogiò Cutolo, il giovane musicista di corno, che, alla fine di quest'estate, fu barbaramente trucidato. Alla fine dell'udienza, quando è uscita la sentenza, da quello che si è visto sulle televisioni e nei vari giornalistici, il padre dell'omicida, cioè di colui che ha ucciso Giogiò Cutolo, ha fatto nei confronti della famiglia, degli amici e dei familiari il gesto della pistola.
Io credo che noi dovremmo affrontare, una volta per tutte, il tema dell'apologia di mafia e di camorra, perché non è accettabile che, al termine di un processo per un efferato omicidio gratuito, da parte di un ragazzo cresciuto in un sistema criminale, legato a familiari criminali, si possa ulteriormente insultare la memoria della vittima e quella dei familiari e degli amici facendo quel gesto. Quei gesti devono essere condannati anche penalmente, perché hanno un significato forte, fatti, tra l'altro, davanti alle Forze dell'ordine e al termine di un'udienza in cui, con nostra soddisfazione, i giudici hanno deciso di dare il massimo della pena richiesta dal PM, e cioè vent'anni di carcere. Proprio in quel giorno - e concludo - in cui è avvenuta questa vicenda è ricorso l'anniversario della morte di un altro giovane, Francesco Pio Maimone, trucidato a Mergellina, che in quest'Aula abbiamo denunciato. E grazie anche all'intervento della Presidenza, sono stati levati alcuni video: il giorno in cui iniziava il processo, un familiare, in particolare una delle sorelle, metteva video su , mentre era agli arresti domiciliari, in cui esaltava la camorra. Esaltare la mafia e la camorra è una cosa sbagliata e non soltanto dal punto di vista morale, deve esserlo anche dal punto di vista penale.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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