PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, legge il processo verbale della seduta del 24 maggio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data 24 maggio 2024, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori la deputata Maddalena Morgante, in sostituzione del deputato Tommaso Foti, dimissionario.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Nevi e Deborah Bergamini n. 3-01209 .
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO,. Grazie signor Presidente. Onorevoli deputati, il settore apistico rappresenta per il nostro Paese un comparto cruciale, sia dal punto di vista economico, con una produzione nazionale di miele che si attesta intorno alle 18.500 tonnellate, sia sotto un profilo di salvaguardia della biodiversità, legata a doppio filo con la funzione di impollinazione delle api, uno dei più affidabili indicatori del benessere ambientale.
Siamo consapevoli delle criticità che sta affrontando, in questo momento, la filiera: dai cambiamenti climatici all'inquinamento, dalla concorrenza sleale alle frodi fino alla crisi dei consumi. Per questo stiamo lavorando a misure che, sia nel breve che nel medio periodo, possano aiutare i nostri produttori. Detto questo, rilevo che l'aumento delle importazioni dalla Cina e dal Sud-Est asiatico di mieli di scarsa qualità mercantile o di analoghi derivati, illecitamente spacciati per miele, è una problematica seguita con particolare attenzione da parte del Ministero dell'Agricoltura. In tale direzione, in occasione della recente modifica della direttiva 2001/110/CE del Consiglio, concernente il miele (cosiddetta direttiva ), il nostro Paese si è battuto con successo affinché, nell'etichettatura delle miscele di mieli di diverse provenienze, fosse chiaramente indicata l'origine geografica di ciascun componente, in ordine quantitativo discendente e con la relativa percentuale. Si tratta certamente di un risultato importante per contrastare le importazioni di miele adulterato da Paesi terzi, ponendo anche le basi per un sistema di tracciabilità del miele.
Ciò premesso, mi preme rilevare che, al fine di garantire il rispetto delle disposizioni previste in materia, l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi (ICQRF), organo tecnico di controllo di questo Ministero, effettua controlli sia alla produzione che alla commercializzazione di mieli sul territorio nazionale, aventi diversa origine botanica (uniflorali e millefiori) nonché diversa origine geografica (Stati membri dell'Unione europea e Paesi terzi).
Una particolare attenzione al settore è stata rivolta, fin dal 2015, con la partecipazione dell'Ispettorato al Piano coordinato di controllo avviato dai servizi della Commissione europea, da attuare contemporaneamente nei territori degli Stati membri, per svelare pratiche fraudolente nella commercializzazione dei prodotti ittici e del miele.
Peraltro, nell'ambito del , l'ICQRF ha partecipato nel 2021 anche al Piano di controllo straordinario avviato dalla Commissione dell'Unione europea per rilevare pratiche fraudolente riguardanti, tra l'altro, l'eventuale aggiunta di zuccheri esogeni nei mieli di importazione.
Sempre nell'ottica di scongiurare l'introduzione di mieli di scarsa qualità provenienti da Paesi terzi, in collaborazione con il Nucleo speciale beni e servizi della Guardia di finanza, nel 2023 è stato realizzato anche un programma di controllo mirato sul miele, diretto a individuare le criticità e i flussi di prodotto provenienti dall'estero (UE ed extra UE), con un'approfondita analisi del rischio volta all'individuazione di taluni operatori da sottoporre a controllo.
Al fine di garantire ulteriormente il consumatore l'Ispettorato, coinvolgendo i propri laboratori di Perugia e Modena, ha altresì istituito un gruppo di lavoro sulla matrice miele, il cui obiettivo è lo sviluppo di nuove metodiche di analisi atte a rilevare casi di adulterazione di tale prodotto. In tale ambito, mediante stipula di apposite convenzioni, l'ICQRF collabora con le università di Milano, Padova e Bologna per lo studio delle frodi sul miele con un approccio di “” con analisi NMR, DNA e proteomica, in collaborazione con l'Osservatorio nazionale miele. Peraltro, per potenziare l'attività analitica, l'Ispettorato si è dotato di strumentazione tecnico-scientifica all'avanguardia che consente efficaci strategie di volte a rilevare non solo la presenza di sostanze contaminanti alimentari e dei relativi metaboliti, ma anche di eventuali adulteranti. Tale strumentazione permette anche analisi su diverse tipologie di matrici, incluso il miele, al fine di individuare l'origine geografica degli stessi e contrastare le frodi al riguardo. Per i mieli biologici sono previste anche analisi specifiche tese ad evidenziare la presenza di residui di prodotti fitosanitari non consentiti in tale metodo di allevamento e di produzione. Ricordo inoltre che, nel 2023, è stata istituita presso il MASAF la cabina di regia interforze composta da ICQRF, dai comandi dei carabinieri per la tutela agroalimentare e per la tutela forestale e parchi, dalla Guardia di finanza, dal reparto pesca, da AGEA e dell'Agenzia delle dogane, per avviare controlli più serrati e difendere la filiera agroalimentare italiana, tra cui quella del miele.
L'obiettivo è quello di assicurare controlli più efficaci a garanzia dei cittadini e dei produttori che tengono alto il nome del . Ad oggi, nell'ambito della cabina di regia, sono state condotte diverse attività di controllo mirate sul miele che hanno portato al sequestro di circa 8.500 chilogrammi di prodotto di provenienza estera. Informo inoltre che, nel corso della predetta cabina di regia riunitasi lo scorso 22 maggio, è stato presentato il trimestrale che ha interessato 3.000 controlli a carico di 2.160 operatori, per un totale di 450.000 tonnellate di merce ispezionate. Un risultato straordinario che dimostra la sicurezza dei prodotti agroalimentari in Italia.
Ricordo, inoltre, che il MASAF è impegnato e coordina attività di ricerca sulle analisi dei prodotti apistici, sulla lotta agli aggressori dell'alveare, sulla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e su altri aspetti che impattano sulla redditività dell'azienda apistica, tramite fondi cofinanziati dalla PAC 2023-2027, per un importo pari ad oltre 17 milioni di euro ogni anno e con altri fondi nazionali messi a disposizione del MASAF dalle varie leggi finanziarie.
Informo, peraltro, che proprio oggi ho convocato al Ministero dell'Agricoltura una nuova riunione del tavolo di settore, nel corso della quale, per valorizzare il miele , verranno trattati i seguenti temi: stesura del sistema di qualità nazionale, attività promozionali a sostegno del consumo di miele nazionale e piano apistico nazionale.
Assicuro che il Governo proseguirà l'azione di controllo delle merci in entrata sul territorio nazionale, che sarà implementata con l'avvio di ulteriori ispezioni, anche nell'ottica dell'istituzione di una cabina di regia interforze europea, la cui proposta rinnoveremo nei prossimi consessi internazionali per aumentare ulteriormente la sicurezza dei prodotti in circolazione in Italia e in Europa.
PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
RAFFAELE NEVI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, grazie della risposta. Siamo sicuramente soddisfatti del fatto che il Governo - dalla risposta del Sottosegretario si capisce bene - ha attenzionato la problematica relativa alla produzione di miele in Italia e all'apicoltura in generale, perché lo riteniamo strategico e fondamentale. Su questo, Forza Italia si sta battendo da anni per fare in modo che rimanga in vita questo patrimonio di apicoltori che, pur tra mille difficoltà, dovute soprattutto ai cambiamenti climatici, ma non solo, anche alla concorrenza sleale, rischiano di abbandonare l'allevamento delle api che, invece, è strategico per garantire la famosa biodiversità di cui tutti parliamo. Se ne parliamo e se siamo consapevoli dell'importanza, dobbiamo essere conseguenti e cercare di mettere in campo iniziative - alcune le ha descritte bene il Sottosegretario - per alleviare le sofferenze ed evitare che anche i nostri cittadini e consumatori abbiano un prodotto scadente di importazione, a fronte, invece, di un prodotto di grande qualità e di eccellenza che si fa in Europa, che - lo abbiamo ricordato nella nostra interpellanza - è il secondo produttore al mondo di miele.
Si tratta di un continente molto importante (230.000 tonnellate prodotte). Certamente, la Cina è il primo produttore con 543.000 tonnellate, però di una qualità e di una sicurezza, dal punto di vista alimentare, che lasciano spesso a desiderare, sottacendo il tema dei prezzi di importazione che sono veramente bassissimi e che alterano il mercato, mandando fuori mercato i nostri allevatori.
Quindi, bene anche la predisposizione delle misure annunciate dal Sottosegretario, bene battersi nell'Unione europea per la tracciabilità, anche attraverso il nostro ICQRF, che sta operando, come al solito, con grande professionalità.
Noi speriamo che questo comparto sia al centro dell'azione di questo Governo, non ne abbiamo dubbi. Per quanto ci riguarda, continueremo a seguire, passo passo, l'evoluzione del settore ed essere nei fatti vicini a tanti apicoltori che garantiscono la nostra biodiversità.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Manzi n. 3-01228 .
PAOLA FRASSINETTI,. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Manzi, ricordo preliminarmente che il nostro obiettivo è stato, sin da subito, quello di ampliare e migliorare l'offerta educativa sin dalla prima infanzia, riducendo la disparità nei punti di partenza, nonché offrendo un concreto aiuto alle famiglie, soprattutto alle donne.
Ciò posto, evidenzio che, proprio nei giorni scorsi, il Ministro Valditara ha firmato il decreto per un nuovo Piano per gli asili nido del valore di 734,9 milioni di euro, finanziato con risorse ulteriori rispetto a quelle del PNRR.
In questo modo, saremo in grado di arrivare a un'offerta pari a 130.000 posti, avvicinandoci significativamente al raggiungimento del nuovo obiettivo “di Barcellona”, fissato al 45 per cento rispetto al numero dei bambini residenti.
Le risorse stanziate derivano, in parte, da economie del precedente Piano, varato lo scorso anno, e, in misura altrettanto rilevante, da fondi ulteriori recuperati nel bilancio di questo Ministero.
Fermo restando quanto previsto dal Piano, aggiungo che il Ministero ha già richiesto agli altri Ministeri competenti (MEF e Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR) le ulteriori risorse necessarie per raggiungere l'obiettivo europeo di 150.000 posti.
Come con il precedente piano, contiamo di raggiungere il massimo risultato anche grazie alla semplificazione di norme e procedure, accompagnate da un costante supporto alle amministrazioni coinvolte, presupposti decisivi per riuscire a cogliere le opportunità del PNRR.
Nel dettaglio, il decreto sopra richiamato, oltre ad accertare e mobilitare le risorse disponibili, definisce i criteri di riparto delle stesse tra i comuni, tenendo conto dei dati Istat relativi all'attuale copertura del servizio nella fascia 0-2 anni, alla popolazione residente e al numero dei bambini nella fascia di età 0-2 anni.
In base ai progetti finanziati con il precedente bando, e tenendo conto dell'incremento complessivo dei prezzi e delle valutazioni della Commissione europea (svolte nel giugno 2023), è stato definito un costo applicabile alla realizzazione e costruzione di nuovi asili, nonché alla riconversione di edifici e immobili non già destinati agli asili.
I criteri descritti hanno consentito di individuare un elenco di comuni beneficiari e di quantificare l'importo spettante in base al numero minimo di posti da attivare. Per l'autorizzazione degli interventi, sarà avviata una procedura di adesione per i comuni inseriti nell'elenco. In ogni caso, potranno candidarsi anche i comuni più piccoli di quelli individuati, e con una minore popolazione residente nella fascia 0-2 anni, aggregandosi con comuni limitrofi mediante convenzione, in modo da garantire una gestione congiunta più efficace e sostenibile del servizio.
Inoltre, le 14 città metropolitane avranno tutte a disposizione una quota di risorse per attivare e potenziare gli asili nido, a prescindere dal livello di copertura del servizio già raggiunto per la fascia di età 0-2 anni. A ciò aggiungo che con il decreto-legge Coesione siamo ulteriormente intervenuti per innalzare la qualità dell'offerta educativa nella fascia di età 0-6 anni, prevedendo l'attivazione di un piano di 100 milioni di euro per la fornitura di arredi didattici innovativi, a beneficio delle strutture oggetto di finanziamento nell'ambito del “Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” del PNRR. Le risorse sono a valere sul Programma nazionale “Scuola e competenze” 2021-2027, in modo da consentire un più rapido utilizzo e un'integrazione con le azioni già intraprese nell'ambito del PNRR.
Pertanto, dal contesto sopra descritto, è di tutta evidenza l'impegno del Ministero nella direzione non solo del raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNRR, ma verso una pluralità di azioni, finanziate anche con risorse nazionali, volte a rafforzare, nel suo complesso, il segmento dell'offerta formativa rivolta all'infanzia.
PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
IRENE MANZI(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio anche la Sottosegretaria. Purtroppo, nonostante il puntuale riassunto fatto dalla Sottosegretaria, non posso dichiararmi soddisfatta, perché, al di là del riassunto del Piano nidi, che è stato pubblicato pochi giorni fa, e rispetto al quale devo dare atto al Ministero di avere adottato, tra l'altro, una modalità differente rispetto al bando - era una delle osservazioni che più si faceva, appunto, rispetto ai limiti che quel sistema precedente fino ad ora aveva inserito - manca tuttavia, in questa sede, la risposta alla nostra interrogazione.
Quanti sono effettivamente - e non solo in senso astratto - i posti attivati grazie al PNRR? Al riguardo vale la pena ricordare che c'è stato un pesante ridimensionamento dell'obiettivo iniziale dei 264.000 posti, che era stato individuato tra i primi obiettivi dell'originario testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, della Missione Istruzione. Un numero di posti che è stato pesantemente ridotto, perché da quei 264.000 siamo scesi, purtroppo, a 150.000, per cui ci si è allontanati dagli obiettivi prima ricordati. Verrà centrato probabilmente il 33 per cento, che era l'obiettivo minimo che ci si poneva in questo senso, ma l'obiettivo massimo è proprio quello del 45 per cento, che è stato ricordato.
Anche con riferimento a quello che più manca in questo momento - e non lo dice soltanto il gruppo parlamentare del Partito Democratico, o la sottoscritta come interrogante - c'è un allarme che è stato lanciato sul , poche settimane fa, dall'editorialista Francesco Giavazzi. È un allarme che emerge anche dal rapporto della Fondazione Agnelli che, pochi giorni fa, ha pubblicato un interessante lavoro che riguarda proprio lo stato di attuazione degli obiettivi di PNRR relativi all'istruzione. E proprio rispetto a questi obiettivi di PNRR, riferiti ai nidi, quello che la Fondazione Agnelli evidenzia che cos'è? È proprio il fatto che, con riferimento al portale relativo a Italia Domani in cui sono riportati i dati, mancano elementi essenziali di trasparenza, ovvero lo stato di avanzamento dei lavori e, quindi, man mano, quanti posti effettivamente si sono attivati. Inoltre, in aggiunta a questo aspetto, un altro elemento fondamentale: dove effettivamente questi posti si sono attivati? Perché uno degli obiettivi fondamentali dell'investimento rispetto ai nidi è coprire i divari tra Nord e Sud per quanto riguarda la copertura del servizio. Una copertura che, purtroppo, neanche il Piano nidi, adottato poche settimane fa dal Ministero, riesce ad assicurare, perché i posti complessivi che saranno attivati a seguito della manifestazione di disponibilità e di interesse da parte dei comuni saranno 27.000 posti in tutto; su 1.900 comuni, individuati come idonei in base anche a quei criteri selezionati e scelti dal Ministero, per la verità, soltanto i primi 387, al momento, potranno beneficiare effettivamente delle risorse che sono state stanziate.
E questo che cosa ci dice? Ci dice che, al di là di quello che è un interesse, spesso proclamato anche per la tutela e l'aiuto alle mamme e alle famiglie, purtroppo, manca in questo momento, da parte di questo Governo, un piano serio di investimento rispetto a un settore fondamentale, che è quello dello 0-6. E lo è non solo rispetto all'aiuto alle mamme, che è giusto. È stato annunciato e previsto da parte del Governo il mamme che, in realtà, ha un effetto molto parziale e molto limitato e non riuscirà a garantire la totalità del sostegno alle famiglie rispetto alla frequenza ai nidi.
Manca oggettivamente anche una misura perequativa rispetto all'attivazione di posti nido per i bambini e le bambine per offrire a quei bambini e quelle bambine opportunità fondamentali. I primi mille giorni - non lo dico io, lo dicono le tante realtà, gli esperti che lavorano e che operano in questo settore - sono fondamentali nello sviluppo e nella crescita di un bambino o di una bambina e tutte le opportunità, che la frequenza a un asilo nido può offrire a quei bambini e quelle bambine, sono determinanti e fondamentali proprio per iniziare ad affrontare quei divari e quelle diseguaglianze che ci sono. Ce lo dimostrano i dati di quelle regioni (penso alla regione Toscana, ad esempio; ma non solto, anche alla regione Emilia-Romagna) che hanno attivato misure positive per abbattere, per ridurre i costi della frequenza ai nidi. Laddove i nidi ci sono - purtroppo, la percentuale di copertura è ancora molto bassa, perché il 57 per cento dei comuni, come ricordavano ieri articoli di stampa, non ha servizi di nido da offrire - il tema fondamentale è quello di assicurare una progressiva gratuità di quel servizio e la possibilità per tutti di accedere a quel servizio. Laddove quelle misure sono state attivate l'effetto è stato un incremento ovviamente della frequenza, effetto che mi sembra abbastanza naturale e condivisibile.
Quindi, in questo momento, davvero chiediamo al Governo di attivare un sistema trasparente di conoscenza dei dati, perché la conoscenza è il modo migliore per comprendere l'efficacia e la forza di un investimento pubblico ingente che viene assicurato grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza e grazie anche alle misure che il Governo Draghi, nella sua legge di bilancio, aveva stanziato per raggiungere progressivamente quell'obiettivo del 33 per cento di copertura del servizio, che è fondamentale.
Però, in questo momento, servono davvero quelle risorse - la trasparenza in primo luogo - per assicurare la gestione, l'aiuto e il sostegno ai comuni. Rischieremmo altrimenti di raggiungere un effetto tristissimo e paradossale: tristissimo perché vorrebbe dire perdita di opportunità per i bambini e le bambine, per l'infanzia, e sarebbe il più grande tradimento che, come rappresentanti delle istituzioni, potremmo produrre a loro carico. Causeremmo, inoltre, l'effetto paradossale di avere magari quegli asili nido, quelle strutture nuove, tra l'altro, arredate, come giustamente ricordato, in modo efficace, moderno e innovativo, ma rischieremmo - vuoi per gli effetti innanzitutto della denatalità, vuoi perché i costi sono troppo elevati per poter essere coperti dalle famiglie -, di non avere i bambini e le bambine dentro quelle strutture e neppure gli operatori e gli educatori che possano prestare loro il servizio e l'assistenza che meritano.
Per tale motivo mi sento di rivolgere un monito al Governo - ieri il Ministro Fitto ha rilasciato anche alcune dichiarazioni rispetto ai tagli, alla che riguarderà i comuni e al fatto che non dovrebbe riguardare queste missioni e questi settori - e il monito, per il quale ci impegneremo di più a sollecitare il Governo, sarà proprio quello di non toccare in alcun modo quelle risorse. Già in questa legge di bilancio devo dire che il settore dell'istruzione ha avuto effetti abbastanza penalizzanti, in tutte le voci e in tutti i capitoli di bilancio. Quindi: non toccare quelle risorse e quei fondi che possono davvero garantire, sin dalla prima infanzia, pari opportunità a tutti i bambini e le bambine in linea, chiaramente, con le dichiarazioni internazionali che riconoscono e tutelano l'infanzia in questo caso .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che nella seduta di domani, mercoledì 29 maggio, sarà iscritta, quale primo punto all'ordine del giorno, la deliberazione d'urgenza, ai sensi dell'articolo 69, comma 2, del Regolamento, sulla proposta di legge n. 1771, in materia di impiego dei minori nell'ambito delle piattaforme digitali di condivisione di contenuti multimediali, nonché disposizioni sulla diffusione dell'immagine e di contenuti multimediali di minori.
È stato altresì convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno 2024:
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.
Discussione sulle linee generali della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-276 concernente iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione.
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1665 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione () .
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1276 - Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale .
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 433 e abbinata - Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora.
Seguito dell'esame della mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-276 concernente iniziative in merito al Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), con particolare riferimento al relativo aggiornamento in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1854 - Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2024, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, personale militare e civile del Ministero della difesa e operatività delle Forze armate .
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 1741, 1850 e abbinate - Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale .
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1660 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1737 - Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane.
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1854 - Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2024, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, personale militare e civile del Ministero della difesa e operatività delle Forze armate .
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 1741, 1850 e abbinate - Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale .
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1660 - Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1737 - Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Svolgimento di interpellanze urgenti.
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale ().
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 552 - Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.
Discussione sulle linee generali della mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-291 concernente iniziative volte al riconoscimento dello Stato di Palestina .
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 997 e abbinate - Disposizioni in materia di turismo accessibile e di partecipazione delle persone disabili alle attività culturali, turistiche e ricreative .
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare ().
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 695 - Modifica all'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di applicazione del premio minimo su base nazionale, ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni.
Discussione sulle linee generali del Doc. XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali.
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi
Seguito dell'esame disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale ().
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 552 - Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di concessione della liberazione anticipata, e disposizioni temporanee concernenti la sua applicazione.
Seguito dell'esame della mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-291 concernente iniziative volte al riconoscimento dello Stato di Palestina .
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 997 e abbinate - Disposizioni in materia di turismo accessibile e di partecipazione delle persone disabili alle attività culturali, turistiche e ricreative.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare ().
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 30 e abbinate - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali.
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 695 - Modifica all'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di applicazione del premio minimo su base nazionale, ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni
Seguito dell'esame del Doc. XXII, n. 23 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali e sui loro effetti economici e sociali.
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno 2024.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Esame del disegno di legge S. 1133 - Conversione in legge del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione .
Nella giornata del 25 giugno 2024 potrà essere convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale ().
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 433 e abbinata, nn. 1741, 1850 e abbinate, n. 1660, n. 1737, n. 1691, n. 552, n. 997 e abbinate, n. 1718, n. 30 e abbinate, n. 695 e dei Doc. XXII, n. 31 e n. 23 sarà definita dopo la conclusione dell'esame in sede referente.
È stato, infine, convenuto il seguente programma dei lavori per i mesi di luglio e agosto 2024:
Luglio
Disegno di legge S. 1138 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale .
Proposta di legge costituzionale n. 976 - Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Proposta di legge n. 960 - Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero.
Proposta di legge n. 997 e abbinate - Disposizioni in materia di turismo accessibile e di partecipazione delle persone disabili alle attività culturali, turistiche e ricreative.
Proposta di legge n. 981 - Modifica all'articolo 56-bis del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, concernente la riapertura dei termini per la richiesta di acquisizione di immobili dello Stato da parte degli enti territoriali .
Proposta di legge n. 1771 - Modifiche alla legge 17 ottobre 1967, n. 977, in materia di impiego dei minori nell'ambito delle piattaforme digitali di condivisione di contenuti multimediali, nonché disposizioni sulla diffusione dell'immagine e di contenuti multimediali di minori .
Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023 e disposizioni per l'Assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024 .
Proposta di legge n. 329 - Disciplina dell'ippicoltura.
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023 e Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024.
Proposta di legge n. 741 e abbinata - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità.
Proposta di legge n. 753 - Modifica all'articolo 30 della legge 3 agosto 2007, n. 124, in materia di composizione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica ().
Disegno di legge di conversione del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità e per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di Università e ricerca ().
Doc. XXII, n. 31 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2009.
Mozione in materia di riforma della cittadinanza ().
Agosto
Eventuale esame dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge deliberati dal Consiglio dei ministri e presentati alle Camere.
Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14,30 con lo svolgimento della commemorazione per il cinquantesimo anniversario della strage di piazza della Loggia.
PRESIDENTE. . Colleghe e colleghi, ricorre oggi il cinquantesimo anniversario della strage di piazza della Loggia a Brescia. Il vile attentato, compiuto con una bomba che scoppiò alle 10,12 del 28 maggio 1974, colpì una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal comitato antifascista, provocando 8 vittime di età compresa tra i 25 e i 69 anni, per la maggior parte insegnanti e operai, oltre a 102 feriti.
Già questa mattina il Presidente della Repubblica si è recato a Brescia per rendere omaggio alle vittime in una cerimonia a cui ha partecipato anche Franco Castrezzati, il sindacalista che oggi ha 98 anni e che 50 anni fa stava parlando dal palco quando esplose l'ordigno.
Quanto accadde quel giorno resta una ferita indelebile nella memoria e nel cuore di tutti gli italiani che credono nei valori e nei principi dello Stato di diritto. Il lunghissimo iter giudiziario, peraltro non ancora giunto a conclusione, ha condotto a due condanne all'ergastolo, facendo luce sulla matrice neofascista della strage e sull'opacità del ruolo svolto dai servizi segreti.
Sul piano storico vi sono senz'altro elementi univoci per sostenere che, dopo l'attentato di piazza Fontana del dicembre 1969, la strage di piazza della Loggia fu un ulteriore tentativo di destabilizzazione del nostro Paese, che sarebbe poi stato seguito, a distanza di pochi mesi, dalla strage sul treno e - nel 1980 - dall'attentato alla stazione di Bologna. Un disegno eversivo che fu sconfitto dalle istituzioni e dalla nostra comunità nazionale che, in un periodo buio della nostra democrazia, seppero resistere all'attacco sferrato dai terroristi.
Purtroppo, il prezzo pagato è stato altissimo e per questo, da questo scranno e a nome di tutta l'Assemblea, è con profondo cordoglio che rivolgo il mio omaggio commosso al ricordo delle 8 vittime della strage di piazza della Loggia, esprimendo ai loro familiari la vicinanza e la solidarietà della Camera dei deputati e mia personale.
Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Manlio Messina. Ne ha facoltà.
MANLIO MESSINA(FDI). Grazie, Presidente. Oggi siamo riuniti per la commemorazione della strage di piazza della Loggia a Brescia. Sono passati 50 anni da quella giornata piovosa del 1974. Alle ore 10,12 un boato risuonò in piazza, strappando alla vita 8 persone e ferendone 102. Un terribile atto di incredibile violenza che faceva parte di quella strategia del terrore che puntava a destabilizzare lo Stato e a minare l'essenza della nostra democrazia. Ma il popolo italiano, un popolo forte e resiliente, reagì con coraggio e dignità.
Il nostro compito, oggi, è quello di non dimenticare e di condannare senza ambiguità la crudeltà di quella drammatica pagina della nostra storia rappresentata dai cosiddetti anni di piombo. Mai più odio e violenza politica. Le cicatrici delle profonde ferite subite tornano ancora oggi a far male. Non possiamo certamente cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è accaduto, ma possiamo tenere viva la memoria per le future generazioni, affinché tali tragedie non si ripetano più, lavorando, perché è nostro dovere farlo, per la ricerca incessante della verità e della giustizia, rafforzando i valori di libertà e democrazia che sono le fondamenta della nostra Nazione.
Giulietta Banzi Bazoli, insegnante di francese, 34 anni e madre di tre figli; Livia Bottardi, 32 anni, insegnante di lettere, morta davanti al marito; Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica, e la moglie Clementina Calzari, 31 anni, anche lei docente; Euplo Natali, 69 anni; Luigi Pinto, 25 anni, insegnante, e gli operai Bartolomeo Talenti, di 56 anni, e Vittorio Zambarda, di 60 anni.
Queste sono le vite che sono state spezzate in quella mattina del 28 maggio 1974. Lo strazio dei familiari e il dolore dei feriti sono parte della memoria indelebile della nostra Nazione. Alle loro famiglie, alla città di Brescia e a tutti coloro che persero un loro caro in quella piazza va tutta la vicinanza da parte del gruppo di Fratelli d'Italia. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l'hanno sacrificata in quella ingiusta violenza. Quello che possiamo fare oggi è ricordare per evitare il pericolo di ricadute e condurre l'Italia e il nostro popolo verso una vera e propria pacificazione nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono trascorsi 50 anni da quella tragica mattina del 28 maggio 1974. A Brescia, piazza della Loggia era gremita di persone, riunite in una manifestazione organizzata dalle sigle sindacali per esprimere la ferma condanna degli attentati neofascisti di quegli anni. Dal palco stava parlando Franco Castrezzati della CISL, quando alle 10,12 esplodeva una bomba collocata in un cestino sotto i portici. Furono otto le vittime - Giulietta, Livia, Alberto, Clementina, Euplo, Luigi, Bartolomeo e Vittorio i loro nomi - e 102 i feriti.
Brescia e l'Italia venivano nuovamente colpite dallo stragismo fascista, dopo piazza Fontana, prima dell' e della stazione di Bologna, senza dimenticare gli altri attentati avvenuti successivamente. La reazione che ne seguì fu immediata e decisa: nelle fabbriche, negli uffici, nelle strade e nelle piazze, nell'intera realtà socio-economica; quasi in ogni paese della grande provincia bresciana le comunità si ritrovarono ad ascoltare la registrazione di quella mattina, le parole di Castrezzati interrotte dallo scoppio, il suo invito a mantenere la calma, a portarsi al centro della piazza per sicurezza, la disperazione che aveva improvvisamente avvolto quella piazza. I terribili scatti fotografici di quei momenti ci ricordano quei corpi straziati, quei visi sfigurati dallo scoppio o dal dolore.
Da quel giorno, Brescia, la Leonessa d'Italia, la città delle Dieci giornate e della Resistenza non ha smesso di ribellarsi, di chiedere verità e giustizia. Lo hanno fatto i familiari delle vittime che con associazioni partigiane e non, istituzioni e politica hanno dato vita alla Casa della Memoria, baluardo del ricordo e dell'impegno che ha nel suo presidente, Manlio Milani, la massima espressione, sempre presente nell'infinito iter giudiziario che ne è seguito, caratterizzato da alcune condanne e da alcune assoluzioni, da tante colpevoli omertà e collusioni da parte di rami deviati dello Stato, con un'unica e fondamentale certezza: la matrice neofascista, dove se rimane il bisogno di ulteriore verità sugli esecutori materiali, non vi sono dubbi sui mandanti culturali, le organizzazioni neofasciste.
Con lei, quale espressione dell'Italia intera, è il Presidente Mattarella, con l'autorevolezza e la straordinaria umanità che lo caratterizzano, per chiedere piena verità e piena giustizia, per dire lo stesso “no” di quel giorno ad ogni rigurgito fascista, ma anche per ribadire con forza il valore e la difesa dei principi di libertà, giustizia e democrazia, che quegli attentati volevano minare.
Oggi spetta anche a noi, in quest'Aula, farlo, in virtù di quella rappresentanza che indipendentemente dalle appartenenze politiche ci è stata affidata e che trova nella Carta costituzionale i principi e i valori ispiratori e di assoluto riferimento. Certo, dispiace vedere l'assenza completa del Governo. Lo dobbiamo fare con forza, contro ogni forma di sovversione e di eversione. È stato fatto contro le Brigate rosse e i movimenti affini, deve essere fatto, senza alcun tentennamento, senza alcuna rilettura o interpretazione, nei confronti del fascismo e contro ogni suo tentativo di espressione. È scritto in Costituzione, ma ancor di più dovrebbe essere scritto nel sentimento di ogni italiana e di ogni italiano, perché significa la spontanea condanna di una vergognosa e tragica pagina vissuta della nostra storia e il rifiuto di un suo qualsivoglia richiamo. Lo dobbiamo a Giulietta, Livia, Alberto, Clementina, Euplo, Luigi, Bartolomeo e Vittorio, lo dobbiamo alle loro famiglie, alla comunità bresciana, all'Italia intera, fedeli al compito che ci è stato affidato: costruire una Nazione libera, democratica e solidale, dove non c'è spazio per ingiustizia, diseguaglianza, autoritarismo e negazione di libertà. Lo dobbiamo fare con la capacità di vivere il presente, guardando al futuro, senza dimenticare il passato; lo dobbiamo fare con la forza e il coraggio di chi difende i valori in cui crede, come stanno facendo a Brescia, oggi, e come stavano facendo a Brescia quella tragica mattina di cinquant'anni fa.
Mi conceda un'ultima citazione, Presidente: “Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col terrore dell'intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l'informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l'ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti”. Lo scriveva Primo Levi, l'8 maggio del 1974, 20 giorni prima della strage .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Presidente, buon pomeriggio a tutti. La strage di piazza della Loggia è stata un attentato terroristico di matrice neonazista. Noi non abbiamo paura delle parole e le pronunciamo. La bomba scoppiò durante una manifestazione indetta contro il terrorismo neofascista, provocando la morte, prima, di 8 persone, la nona morì dopo qualche giorno, e il ferimento di altre 102.
Indagini, depistaggi e processi porteranno alla condanna dei membri di Ordine Nuovo. È stato uno degli attentati più gravi di quelli che furono definiti sinistramente - nel senso dell'aggettivo “sinistro” - gli “anni di piombo” ed è stato, processualmente parlando, estremamente complesso.
È una vicenda complicata, fatta di condanne e assoluzioni; condanne, assoluzioni e annullamenti. Uno dei punti certi fu messo dalla corte d'assise d'appello di Milano che individuò inequivocabilmente l'esplosivo usato, che era gelignite, nel 2015, e l'unico punto certo, al di là di questo dato tecnico, lo dà la Corte di cassazione, confermando la condanna all'ergastolo di Maggi e Tramonte. Quest'ultimo è stato estradato dal Portogallo dove si era rifugiato. Un troncone d'indagine risulta - l'ho scoperto oggi, preparando questo intervento - addirittura tuttora pendente presso la procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Brescia, per la presenza certa di un diciassettenne - perlomeno secondo l'accusa - sul luogo della strage, tanto che questo, all'epoca ragazzo, è stato rinviato a giudizio l'anno scorso con l'accusa di strage. Fortunatamente, con una direttiva del 22 aprile 2014, tutti i fascicoli relativi a questa strage non sono più classificati come coperti dal segreto e come tali sono consultabili.
Oggi, il Presidente della Repubblica ha detto cose estremamente profonde ed estremamente condivisibili, che mi onoro di riportare, e cioè che la risposta dello Stato può apparire lenta, può apparire complessa, può apparire talvolta contraddittoria, ma alla fine arriva, perché è fondamentale che in questo iter siano rispettate le garanzie dello Stato di diritto, perché lo Stato di diritto lo si difende soltanto così: rispettando le regole.
Il Presidente ha detto anche un'altra cosa molto importante - e, secondo me, è il nucleo centrale del suo discorso, sul quale vi invito a riflettere - e, cioè, che è errato parlare di strage di Stato, perché era lo Stato democratico il bersaglio dei terroristi, e non lo si può identificare con chi, lo Stato democratico, lo attacca dall'interno , come nella strage di piazza della Loggia.
Sono fortunatamente, secondo noi, capitoli di storia superabili, attribuibili ad un periodo oscuro, pieno di compromissioni tra gli apparati dello Stato. E lo Stato è composto da Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza, Forze dell'ordine e magistrati, che hanno condotto le indagini e hanno raggiunto certezze, perché, anche dinanzi a forze oscure, eversive ed antidemocratiche, lo Stato c'è e ci sarà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Come lei ha appena ricordato, il 28 maggio di 50 anni fa, alle 10,12 del mattino, durante una manifestazione libera, democratica e pacifica, organizzata dai sindacati a Brescia, in piazza della Loggia, quella manifestazione fu funestata da una bomba terrificante, che uccise 8 cittadini inermi e ne ferì altri 100.
Fu una strage fascista - dopo tanti decenni si può affermare senza ombra di dubbio grazie a delle sentenze passate in giudicato - che fu pensata e organizzata da esponenti del neofascismo bresciano e veneto, e costituì una delle tragiche tappe della cosiddetta strategia della tensione, che vide il nostro Paese attaccato da una sequela lunghissima di stragi, tutte di matrice neofascista. Una sequela che non ha eguali in nessun altro Paese europeo e della NATO, e che causò una serie davvero impressionante di morti innocenti, considerati evidentemente dagli autori di quelle stragi come degli effetti collaterali, da chi, appunto, aveva l'obiettivo di sabotare la piena attuazione della nostra Costituzione o di stravolgerla, terrorizzando i cittadini e facendo sentire la necessità di una svolta autoritaria e antidemocratica per mantenere l'Italia dentro un non meglio definito quadro internazionale.
Si voleva fermare con le bombe un percorso democratico, che vedeva alcune forze di sinistra che stavano avvicinandosi alla responsabilità del Governo, proprio nel Paese che vedeva il più grande, il più organizzato e il più forte Partito Comunista europeo e della NATO.
Gli autori di questa e di altre stragi erano elementi neofascisti, lo ripeterò nel corso del mio intervento, credo sia opportuno, anche alla luce di alcuni comunicati stampa che ho letto stamani da parte di esponenti della destra, che si sono ben guardati dal sottolineare la matrice neofascista. Questi elementi hanno goduto di coperture a livello apicale nei nostri servizi segreti. E tra l'altro, poteri occulti - per la verità, non tanto occulti, poiché nel corso degli anni sono diventati palesi - hanno prima incoraggiato e aiutato i neofascisti che progettavano azioni stragiste ed eversive, e poi hanno messo in campo tutta una serie di tentativi di inquinamento delle indagini, rendendo difficilissimo l'accertamento giudiziario dei fatti. La macchina dei depistaggi fu potentissima e consentì per decenni agli esecutori materiali e ai mandanti di farla franca e di rimanere, quindi, impuniti.
Solo di recente - l'ha ricordato anche lei, Presidente - alcuni colpevoli della strage di Brescia - non tutti, purtroppo - sono stati condannati in via definitiva. Tra di essi c'era un informatore dei servizi segreti e altri due neofascisti, pochi mesi fa, sono stati rinviati a giudizio, a quasi cinquant'anni dai fatti che stiamo oggi ricordando. Le indagini, che si sono susseguite per questa e per le altre stragi di quel periodo terribile per la nostra Repubblica, hanno sempre evidenziato un dato comune: la presenza sia di depistaggi, sia di ruoli che hanno avuto esponenti, informatori o persone che lavoravano con i nostri servizi di sicurezza, con i nostri servizi segreti. Per esempio, dalle indagini sulla strage del treno Italicus emerse che il SID, l'allora nostro Servizio informazioni difesa, aveva infiltrato un proprio informatore tra i neofascisti veneti, che, quindi, assisteva in diretta alla progettazione e ai preparativi delle stragi e che avvertì i suoi superiori, ma nulla venne fatto per fermare queste stragi. Così come, per esempio, nella strage di Peteano, che vide cadere alcuni Carabinieri innocenti. Gli autori del depistaggio furono proprio i colleghi di quei Carabinieri caduti. Così come nel caso della bomba davanti alla questura di Milano, il cui autore era in Gladio ed era un informatore sia del SIFAR sia del SID. Per non parlare della strage di Piazza Fontana, in cui uno dei depistatori era il numero due del SID, il generale Gianadelio Maletti, per il cui memoriale, pochi mesi fa, nel 2022 - e concludo, Presidente - è stato organizzato, in questo Parlamento, un convegno, un seminario. Io spero che non accada mai più che in questo Parlamento vengano ospitati convegni in cui si parla di depistatori che hanno aiutato i colpevoli di una strage che vide 17 cittadini italiani innocenti pagare con la vita!
Concludo, Presidente, dicendo che è importante ricordare, per evitare riscritture della storia che tendano a falsificare o a sminuire i fatti tremendi di quei decenni e i ruoli che ebbero alcuni esponenti apicali - l'ho ricordato poc'anzi - dello Stato. Davvero spero che non siano più possibili questi tentativi e che tutti gli autori, anche quelli che non ci sono più e che nel frattempo sono morti, vengano indicati come colpevoli davanti al popolo italiano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Presidente, onorevoli colleghi, il 28 maggio 1974, alle ore 10,12, una bomba nascosta in un cestino esplose in piazza della Loggia, a Brescia, durante una manifestazione contro il terrorismo di stampo neofascista, causando 8 morti e oltre 100 feriti. La strage di piazza della Loggia è considerata uno degli episodi stragisti più cruenti degli “anni di piombo”, insieme alla strage di piazza Fontana del 1969 e alla strage della stazione di Bologna del 1980.
Nel corso degli anni, diversi sono stati i filoni di indagini e le inchieste che hanno tentato di fare luce su questa giornata. Purtroppo, come spesso accade in queste pagine buie del nostro Paese, la verità ha faticato a venire a galla, tra piste investigative sbagliate, insufficienze di prove, silenzi colpevoli e possibili intrecci con servitori dello Stato infedeli.
Nonostante le condanne più recenti, sono ancora diverse le ombre e le responsabilità da accertare. E noi, dopo cinquant'anni, siamo qui a ricordare i nostri concittadini rimasti vittime di quel terribile attentato, che provocò 8 morti e, ripeto, 102 feriti. A queste persone e ai loro familiari dobbiamo stringerci ancora una volta in questa giornata di dolore e fare in modo di non perdere la memoria.
È nostro dovere, come rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, difendere la democrazia attraverso la memoria e il ricordo. Abbiamo il preciso dovere morale di far conoscere ai nostri giovani quegli anni bui che hanno segnato il nostro Paese, insegnare loro che la democrazia non è un dato acquisito e un fenomeno irreversibile - basti pensare, oggi, alla guerra, che sembrava un fatto molto lontano dalle coscienze di tutti noi e ce l'abbiamo a pochi chilometri, e anche la democrazia, purtroppo… -, ma un valore da preservare con forza, determinazione e consapevolezza, un valore che deve essere difeso dai vili agguati dei terroristi.
La strage di piazza della Loggia costituisce uno di quegli eventi considerati parte di quella che è stata definita la strategia della tensione, ovvero una strategia che avrebbe avuto l'obiettivo di ingenerare un clima di paura e terrore, minando le fondamenta della democrazia, con la finalità ultima di imprimere una chiara svolta autoritaria all'assetto politico-istituzionale del Paese. Le parole del Presidente Mattarella rappresentano per noi tutti un monito per continuare a tenere alta l'attenzione su queste pagine oscure della nostra storia e per chiedere verità e giustizia in nome di tutte le famiglie vittime degli “anni di piombo”.
Sì, ripeto, chiedere ancora verità e giustizia in nome di tutte le famiglie vittime degli “anni di piombo”. Le troppe ombre che ancora ricoprono la strage di piazza della Loggia, così come altri episodi stragisti di quell'epoca, devono lasciare spazio alla luce della verità. È nostro compito, signor Presidente, in giornate come quella odierna, far sentire la nostra voce ed essere uniti nel ricordo per allenare la memoria e fare in modo che avvenimenti simili non si ripetano mai più .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. La mattina del 28 maggio 1974, a piazza della Loggia, a Brescia, ci fu un terribile attentato di matrice neofascista, in cui 8 persone persero la vita e oltre 100 furono ferite. L'ordigno era nascosto in un cestino portarifiuti, in posizione ideale per colpire gli ignari e innocenti partecipanti alla manifestazione indetta dal Comitato antifascista e dai sindacati contro la violenza e il terrorismo neofascista.
La città di Brescia e il Paese intero furono sconvolti, e da allora si attende ancora che la giustizia faccia il suo corso e permetta di identificare definitivamente i colpevoli. Nel giorno del cinquantesimo anniversario il nostro pensiero va innanzitutto alle vittime, ai loro familiari e alla comunità bresciana, che, seppur colpita duramente, ha opposto resistenza alle mire neofasciste di destabilizzare il sistema democratico italiano e seminare terrore nel Paese, schierandosi fermamente a difesa dei valori della democrazia e della giustizia. Oggi, come allora, le massime istituzioni del nostro Paese si sono raccolte al fianco della Leonessa d'Italia per non dimenticare.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilanciato stamattina, con convinzione, in questa occasione solenne, la sfida di difendere e rigenerare le ragioni della democrazia, della libertà, della dignità umana. È bene ricordarlo qui, in Italia, ma è anche bene ricordarlo nell'Unione europea, dove arretramenti sul fronte dei diritti e tentativi di influenzare le elezioni tramite l'inquinamento del dibattito pubblico e dei processi democratici, purtroppo, sono all'ordine del giorno. È bene soprattutto, però, ricordarlo anche nei Paesi a noi vicini, come l'Ucraina e la Georgia, Paesi che stanno cercando la loro strada verso la piena democrazia e che per questo subiscono gli attacchi di chi è disposto a portare avanti un'invasione militare o repressioni violente pur di fermare la legittima volontà di vivere in un Paese democratico.
Per concludere, Presidente, voglio semplicemente far mie le parole toccanti e sagge di Manlio Milani, che è il presidente dell'Associazione familiari dei caduti della strage di piazza della Loggia. Oggi, su , Milani ricorda: “Tutto questo è una lezione preziosa per il nostro tempo. Che non conosce la violenza politica degli anni Settanta, ma vede lo spazio pubblico e politico abitati dal linguaggio della contrapposizione e dell'odio, della costruzione di identità conflittuali ed esclusive, dall'uso strumentale della memoria storica - fino a ricordare i “propri” morti e solo quelli, ignorando gli altri.
Disconoscere l'altro, escluderlo, negarne l'umanità, ecco la radice della violenza. Che dobbiamo combattere. E ai giovani d'oggi dico (lo dice Manlio, ma lo dico anch'io): fate bene a ribellarvi a ingiustizie ed emarginazioni, ma restate sempre nella legalità e non nella violenza” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Quella mattina del 28 maggio 1974, a Brescia, centinaia di persone stavano manifestando democraticamente in piazza e con grande coraggio civile il proprio profondo dissenso contro il terrorismo di matrice neofascista. Oggi, a distanza di 50 anni esatti, il nostro pensiero va anzitutto alle persone innocenti che furono brutalmente uccise da un atto terroristico di massima violenza e crudeltà. L'attentato neofascista di piazza della Loggia lascia ancora oggi in eredità tanti quesiti irrisolti.
Mentre è chiarissima la matrice neofascista, il rapporto fra quegli ambienti e parti dello Stato è ancora avvolto nella nebbia. Nelle motivazioni della sentenza della corte d'assise di appello di Milano si parla espressamente di coacervo di forze individuabili ormai con certezza in una parte non irrilevante degli apparati di sicurezza dello Stato, nelle centrali occulte di potere, dai servizi americani alla P2, che hanno prima incoraggiato e supportato lo sviluppo dei progetti eversivi della destra estrema e hanno sviato poi l'intervento della magistratura, di fatto rendendo impossibile la ricostruzione dell'intera rete di responsabilità.
L'esplosione a Brescia avvenne durante una manifestazione organizzata dal Comitato permanente antifascista e dalle segreterie provinciali del sindacato unitario CGIL, CISL e UIL.
Questa pagina tragica della nostra storia impone alla politica almeno quattro doveri: condannare sempre ogni manifestazione neofascista; salvaguardare l'indipendenza della magistratura da condizionamenti, controlli o pressioni esterne; tutelare la libertà di stampa contro qualsiasi bavaglio o censura; garantire una piena libertà di manifestazione pubblica, pacifica, non violenta, contro qualsiasi compressione indotta dai colpi di manganello.
Abbiamo l'obbligo di continuare a fare memoria di questa strage, come delle altre stragi che in quegli anni insanguinarono l'Italia, in cui italiani ammazzavano italiani, in uno spirito antipatriottico ed eversivo. Dobbiamo essere consapevoli che nulla è mai ottenuto per sempre, ma bisogna costantemente lottare per averlo, soprattutto oggi, in un contesto internazionale minacciato da terrorismo e guerre. Riteniamo che il migliore modo, oggi, per rendere omaggio alle vittime dell'attentato di Brescia e ai loro familiari sia quello di dichiararsi apertamente antifascisti, come è antifascista la nostra Costituzione .
Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Alberto Trebeschi e Vittorio Zambarda: è davvero importante ripetere oggi qui i loro nomi per scrivere nella nostra coscienza civile il loro sacrificio.
Ciò detto, Presidente, noi ringraziamo il Presidente Mattarella, che oggi era a Brescia per la commemorazione, però non possiamo, Presidente, fare altrettanto con il Governo, perché è dall'inizio di questa commemorazione che sui banchi del Governo non c'è nessuno ! Non c'è un membro del Governo seduto durante questa commemorazione!
Per noi è assolutamente grave, è un segnale evidente, perché possibile che non abbiano trovato neanche un Sottosegretario da mandare qui, in questo momento? Non è un'improvvisata questa commemorazione, era programmata almeno da una settimana. Quindi è chiaramente per noi motivo di estrema riflessione; per noi questo non è possibile, soprattutto perché non è una commemorazione qualsiasi, è il cinquantesimo della strage di Brescia. Noi, invece, ci vogliamo stringere attorno alla città di Brescia, ai suoi figli barbaramente uccisi e ai loro familiari, nonché a tutti i cittadini bresciani che anche oggi, invece, loro sì, erano numerosissimi in piazza per questa commemorazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi, a cinquant'anni da quel tragico 28 maggio 1974, alle 10,12 l'Italia democratica, l'Italia tutta, si è fermata fino a quegli otto rintocchi di campana, otto come le vittime vigliaccamente colpite durante la manifestazione antifascista di Brescia, in piazza della Loggia. Otto vittime, 102 feriti, migliaia di manifestanti fermati lungo le strade mentre avrebbero voluto unire la loro lotta a quella di chi, già giunto in piazza, l'ha vista drammaticamente fronteggiata da una bomba lasciata nel cestino dei rifiuti dal terrorismo nero. Un attentato alla vita e alla libertà, prima di tutto. Un attentato alla democrazia e ai valori della nostra Costituzione, minacciati in quella stagione da continui episodi di terrorismo legati dall'unico filo dell'eversione nera e oscure coperture che misero a repentaglio per oltre un decennio la nostra storia di conquiste democratiche, col tentativo di sovvertirne le sorti.
Fu, però, una storia di resistenza civile, a partire da quella della città di Brescia, più forte della violenza, più forte degli opposti estremismi neri e rossi, più forte di chi, fuori e dentro lo Stato, tentò di rovesciarne l'ordine consegnato dalla Resistenza partigiana e dalla nostra Costituzione antifascista, difeso dalle istituzioni che mostrarono il vero volto dello Stato, dalla giustizia che fece il suo corso e continua la sua opera instancabile nel tentativo di fare chiarezza definitiva ancora con nuove indagini, dalla società civile nelle sue molteplici rappresentanze, a partire da quelle sindacali, fino al senso civico dei singoli cittadini che, anche quel giorno, sfidarono il clima intimidatorio per scendere in piazza e gridare il proprio amore per la libertà e la democrazia.
È un dovere ricordare. È ancora necessario farlo per la memoria e per tenere alti i valori che allora vennero minacciati così crudelmente da persone miserabili e che, anche oggi, sono minacciati da quei rivoli di storia nostrana non ancora del tutto chiariti e giustamente ancora indagati e perseguiti e, soprattutto, tornano a essere minacciati da un clima internazionale che, sempre più apertamente, mostra la propria ostilità ai valori democratici.
La continua memoria e resistenza hanno contribuito a rendere oggi più forte la nostra appartenenza di cittadini, hanno sospinto le indagini di magistrati fedeli e scrupolosi, hanno impedito il riaffiorare della violenza come strumento di lotta eversiva e sistematica.
Oggi possiamo dire che l'insieme di questo “fare memoria”, la reazione instancabile di tutte le forze democratiche hanno contribuito a cancellare l'azione violenta che in quegli anni veniva praticata con chiari intenti politici e liberticidi. Ma siamo consapevoli che non solo le zone d'ombra, che ancora rimangono, ma ogni tentazione neofascista, pronta a riaffiorare in forme diverse, va arginata con la giusta memoria e la continua e rinnovata resistenza.
Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Vittorio Zambarda: questi i nomi delle 8 vittime. Alle loro famiglie ancora oggi va la nostra vicinanza. Il loro ricordo è per tutti noi la necessaria e viva umanità, la concreta realtà, la più fulgida verità che tiene vivo un sentimento che, se dimenticasse nomi e volti, rischierebbe di confondersi con i tanti pensieri politici, andando a creare impensabili spazi di legittimazione per chi ancora oggi immagina azioni eversive.
Il dolore privato dei familiari delle vittime, il dolore pubblico di tutti i cittadini che si sono sentiti e si sentono feriti dall'uso vigliacco della violenza e dai legami opachi di chi l'ha incoraggiata e sostenuta, fino a temere che queste radici non siano mai del tutto estirpate, sono ancora oggi il sentimento che unisce il popolo italiano e che il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rappresentato con la sua presenza a Brescia, nella consapevolezza che il ricordo è un dovere, ma un dovere di militanza, di cittadinanza, di autentica testimonianza dei sentimenti democratici che unirono nel destino quei nostri concittadini scesi in piazza per il futuro di tutti noi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, siamo oggi in quest'Aula non solo come rappresentanti del popolo italiano ma anche come custodi della nostra storia recente e degli insegnamenti più dolorosi. Sono passati cinquant'anni da quel 28 maggio 1974 in cui una bomba esplose in piazza della Loggia a Brescia, uccidendo 8 persone e ferendone oltre 100; persone che partecipavano ad una pacifica manifestazione. Si trattò di un vero e proprio attacco al cuore della nostra democrazia, un tentativo di destabilizzazione dell'ordine democratico attraverso il terrore.
Rimane oggi un segno indelebile sulla coscienza di tutta la Nazione, un triste promemoria delle tensioni e delle violenze che hanno segnato gli “anni di piombo” in Italia. Un ricordo doloroso di quanto possa essere fragile la nostra democrazia e di quanto sia vitale proteggerla contro ogni forma di terrorismo e di estremismo.
Rendere omaggio alle vittime, ricordando uno dei capitoli più tragici di quegli anni, un periodo segnato da estremismo e violenza politica, significa ricordare e riflettere sulle cicatrici che tali eventi hanno lasciato sulla nostra società. Significa rinnovare il nostro impegno verso i principi di giustizia, di legalità, princìpi che devono guidare ogni nostra azione. Ciò deve spingerci a rafforzare la nostra vigilanza contro ogni forma di estremismo e intolleranza, ogni atto di violenza politica ma non solo.
È un attacco contro tutti noi e contro i valori su cui si fonda la nostra Repubblica. Per questo, mentre rendiamo omaggio alle vittime di questa tragica giornata, riaffermiamo il nostro impegno a difendere i valori di giustizia, di pace, di libertà. Ricordiamo le vite spezzate non solo con tristezza, ma con una rinnovata determinazione a combattere l'odio e l'intolleranza in tutte le loro forme. È nostro dovere morale assicurare che la giustizia prevalga sempre e che eventi simili non si ripetano mai più. Onoriamo la memoria di coloro che abbiamo perso, mantenendo vivo il loro spirito nelle nostre azioni quotidiane, promuovendo una società che rifiuta la violenza in tutte le sue forme.
Concludo con un proposito: impegniamoci tutti a creare una società basata sui valori della responsabilità e del rispetto reciproco: il rispetto degli altri, il rispetto delle idee degli altri, ma soprattutto il rispetto della vita.
Condivido le parole del Presidente Mattarella: “Respingiamo e isoliamo i predatori d'odio, gli operatori di mistificazione, i seminatori di discordia”. Mi permetto di aggiungere: respingiamo e isoliamo tutti i predatori d'odio, tutti gli operatori di mistificazioni e tutti i seminatori di discordia, senza etichette. Grazie, Presidente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra interviene perché vuole chiedere un'informativa urgente della Premier Giorgia Meloni e del Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani.
Quello che sta accadendo in queste ore, in questi giorni, in queste settimane e quello che è accaduto in questi ultimi mesi a Gaza è un fatto inaccettabile. Ci troviamo di fronte a un milione di profughi che vagano nella Striscia di Gaza, senza alcun luogo dove poter andare. I campi profughi vengono bombardati, come è accaduto alcune ore fa: 40 civili morti, donne e bambini carbonizzati, tranne poi dire, Netanyahu, che è stato un tragico incidente.
I carichi umanitari, gli aiuti umanitari vengono bombardati, con i civili disperati che vanno a cercare pane e, mentre cercano pane, disperati, vengono uccisi dalle bombe israeliane. Trentacinquemila vittime civili, di cui 15.000 sono bambini, il 70 per cento è rappresentato da donne e bambini.
É chiaro ormai, per quanto ci riguarda, che l'obiettivo del Governo israeliano è quello di cacciare i palestinesi da Gaza. Hanno raso al suolo Gaza. L'80 per cento delle strutture civili è stato distrutto. L'80 per cento delle strutture sanitarie è stato distrutto. Si impedisce a osservatori internazionali di poter entrare per documentare crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Ripeto, si impedisce di entrare a osservatori internazionali e ad operatori delle informazioni, alcuni dei quali uccisi e altri arrestati, per impedire la documentazione e la prova di quanto sta accadendo. Raccontano di fosse comuni.
Siamo, quindi, qui a chiedere un'urgente - urgente! - informativa della Premier Meloni, perché riteniamo ormai che l'affermazione che più volte abbiamo detto, concernente l'invito al Governo israeliano di usare la proporzionalità rispetto all'atto terroristico del 7 ottobre, è di per sé un qualcosa che noi non possiamo accettare; mi riferisco all'appello alla proporzionalità.
Cosa ha di proporzionale uccidere 35.000 civili, bombardare ospedali, bombardare campi profughi e provocare un milione di profughi che vagano su e giù ?
Guardi, io voglio fare un racconto. Insieme ad altri parlamentari, il 4 marzo, siamo andati al valico di Rafah e, a Il Cairo, siamo andati all'ospedale italiano de Il Cairo. Una suora comboniana - si chiama suor Pina, una donna bellissima di ottant'anni che fa il volontariato - mi chiama e mi dice: “Vieni in questa stanza”. C'era la mamma di un bimbo palestinese di quattro anni, da poco si era svegliato dall'anestesia perché aveva subito un intervento. Io dissi: “Non è il caso di entrare”. La mamma ha insistito e sono entrato. Il bambino in braccio a questa mamma si tocca la gamba - mi ha tradotto in arabo, suor Pina - e dice: “Mamma, dove è finita la mia gamba?”.
È orrore tutto ciò e non è possibile che ci sia l'ignavia di un Governo che non ha il coraggio di dire a Israele che sta commettendo dei crimini .
Ci sono bambini, non è possibile, Giorgia Meloni venga in Aula! Bisogna riconoscere lo Stato di Palestina e si facciano le sanzioni a Israele, perché non può più commettere questi crimini contro l'umanità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. Dei bambini sono stati bruciati vivi o decapitati vivi a causa delle bombe dell'esercito israeliano, nel campo profughi di Rafah.
Questo massacro avviene esattamente a 3 giorni dall'ordine de L'Aja di cessare il fuoco.
Le famiglie disperate, i bambini ustionati che scappavano dalle tende bombardate devono scioccare tutti noi e dovrebbero toglierci il sonno. Ricordo che le bombe sono piovute su di loro proprio in una zona indicata come sicura dall'esercito israeliano. In questa alta Camera della nostra democrazia, vorrei dire che si sta consumando un genocidio davanti agli occhi del mondo e dinanzi all'immobilismo dei cosiddetti potenti del mondo, dei cosiddetti potenti della terra, di cui oggi l'Italia ha la Presidenza e con questo intendo il G7.
Presidente, cosa ci differenzia, cosa ci differenzia dai palestinesi condannati a morire, generazione dopo generazione, da oltre settant'anni? Niente.
Presidente, quanti altri bambini, uomini e donne dovranno morire prima che il genocidio sia fermato? Perché li lasciamo morire? Forse sarà perché sono musulmani? Sarà perché sono arabi?
Ma ciò che so è che sono essere umani quanto noi e la loro vita è sacra quanto è sacra la nostra vita.
Per questo motivo, chiedo che il Governo venga in Aula a riferire su quale iniziativa concreta intenda assumere davanti a questo genocidio, che va assolutamente fermato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Torno a chiedere anch'io, in quest' Aula - lo abbiamo fatto la scorsa settimana, a nome del gruppo del Partito Democratico - un'informativa urgente alla Presidente del Consiglio, al Ministro Tajani sulla situazione in Medio Oriente e su quali iniziative stiamo assumendo come Governo italiano.
Lo faccio, Presidente, con un carico di angoscia crescente. Giungono, anche in questi minuti, notizie di ulteriori attacchi a Rafah, dopo l'orrore dell'altra notte alla tendopoli, dove uomini, donne e bambini erano andati a cercare rifugio e hanno trovato la morte dal cielo, bruciati vivi.
Quell'orrore ci ha detto che nessun luogo è sicuro a Gaza ed è quello che noi ripetiamo da mesi ed è inaccettabile, inaccettabile che quell'orrore venga definito un “tragico incidente”.
Non è un tragico incidente, è un tragico orrore, è un tragico crimine la guerra che si sta perpetrando non contro il terrore, ma contro un intero popolo.
Questo avviene a pochi giorni da un'ordinanza della Corte internazionale di giustizia, avviene cioè in spregio del diritto internazionale. Anche da questi banchi del Governo sono arrivate, nei giorni scorsi, parole equivoche di delegittimazione nei confronti delle corti internazionali di giustizia, della Corte penale internazionale.
Noi vogliamo dire con chiarezza che nessun uomo, nessun Paese è al di sopra del diritto. Nessun uomo, nessun Paese è al di sopra del diritto, tanto più se è o dice di essere una democrazia, perché questo fa venir meno l'ordine internazionale basato sulle regole che come Italia, come Europa, come Occidente diciamo di voler promuovere nel mondo .
Servono parole di condanna chiare e serve un impegno, un impegno che l'Italia si assuma alle Nazioni Unite per far rispettare i pronunciamenti e la legalità internazionale, imporre quel cessate il fuoco che chiediamo da mesi per fermare le operazioni militari israeliane, per fermare i razzi di Hamas, per liberare gli ostaggi e per impedire che si consumi un'ulteriore catastrofe nella catastrofe.
Presidente, intervengo con angoscia perché tutte le parole sono state dette, ci sono stati anche troppi silenzi, troppi silenzi dalla Presidente del Consiglio. Questi silenzi non possono essere colmati solo con le parole, perché le parole non bastano più. Se alle parole non facciamo seguire atti e fatti conseguenti, rischiamo di aumentare quel senso di impotenza che allontana la fiducia nelle democrazie, nella stessa Europa.
È possibile spezzare questa spirale di orrore e di impotenza? Noi crediamo di sì.
Oggi è accaduto un fatto molto importante: il Governo della Spagna, il Governo dell'Irlanda, la Norvegia hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Noi esprimiamo un grande apprezzamento: si uniscono ai 140 Paesi che già riconoscono nel mondo lo Stato di Palestina ed è un atto politico che serve a preservare la soluzione dei “due popoli, due Stati”, che è l'unica via per costruire la pace in Palestina.
Vogliamo dirlo con chiarezza, Presidente, è tempo che lo faccia l'Italia, che anche l'Italia si unisca, onorando un impegno che questo Parlamento si era assunto nel 2015 e, forte di questo impegno, faccia una battaglia anche in Europa per il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina.
Già gli Accordi di Oslo prevedevano il mutuo riconoscimento. È una decisione che non è contro Israele, ma è una decisione, semmai, che è contro Hamas, perché è Hamas che non vuole la soluzione dei “due popoli, due Stati” ed è certo contro quella parte della destra israeliana che, grazie a Netanyahu, ha sequestrato la politica del Governo di Israele di estrema destra e che vuole l'annientamento di un intero popolo, che vuole la cacciata di un intero popolo, che già si prepara a rioccupare Gaza.
Chiudo, Presidente, dicendo alcune cose che riguardano noi che ci illudiamo di vivere in un tempo di pace. Questi sono giorni speciali, in cui finiscono le scuole. Molti di noi, quando hanno il piacere e l'onore di partecipare, assistono alle recite di fine anno…
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). …Ci arrivano le immagini sui nostri cellulari di quei bambini felici a cui noi guardiamo con gioia, partecipazione - e chiudo Presidente - e con molta emozione, perché la vita è allo stato puro, purissimo. Negli stessi secondi, negli stessi attimi, noi non possiamo distogliere lo sguardo da quelle immagini di odio, di orrore, di distruzione, di negazione della vita, da quelle stragi di innocenti che ci arrivano da lì. Sono immagini che ci perseguitano da mesi e che ci perseguiteranno per anni e decenni se noi non avremo la forza di reagire.
Dobbiamo farlo come politici europei, perché dobbiamo esprimere la forza del diritto, come politici italiani per essere all'altezza della storia, della tradizione e del ruolo che l'Italia può svolgere. Dobbiamo farlo - credo - ognuno di noi, a prescindere dal credo politico e religioso, come esseri umani
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Sono state istituite alcune zone cosiddette protette a Gaza, dove ci sono i rifugiati e le tendopoli. Sapete nelle ultime 48 ore quante volte sono state violate quelle zone protette? Sessanta - alla faccia delle zone protette! -, con bombe anche di due tonnellate. Questo sta accadendo a Gaza: qualche giorno fa sono morte 45 persone in una tendopoli, stanotte altre 14. La contabilità è arrivata a quasi 36.000 morti.
Una delle cose più insopportabili che, però, noi stiamo vedendo nel nostro Occidente e anche nella nostra cara Italia è la doppia faccia di Ministri e della Presidente del Consiglio che, da una parte, dice: “io sono favorevole alla logica dei due popoli e due Stati”, però, quando poi c'è da votare all'ONU per il riconoscimento dello Stato della Palestina, si astiene .
Però, dopo, quando andiamo a vedere i dati dell'Agenzia delle dogane e andiamo alla voce “esportazioni relative a bombe, granate, missili e altre munizioni”, riscontriamo che, dal dicembre 2023 al gennaio 2024, dall'Italia sono partiti due milioni di euro di materiale verso Israele. Due milioni di euro di materiale: bombe, granate, missili e altre munizioni! C'era stato detto: “no, assolutamente noi non commerciavamo”. C'è stato addirittura detto che quelle armi non vengono usate contro i civili, ma dove le devi mettere le bombe, le granate, le munizioni e i missili? Questo sta facendo il Governo italiano.
Noi abbiamo presentato in settimana una mozione per il riconoscimento dello Stato della Palestina e chiediamo che il Governo venga in Aula e anche la Presidente del Consiglio, perché si prenda, una volta nella vita, una responsabilità, perché è troppo facile dichiarare e poi non votare . È troppo facile dichiarare e poi non prendere, con la solennità di un voto, una posizione. Perché tutto questo accade? Perché, forse, quando Biden le bacia la testa, le dice anche quello che deve fare poi, dopo, in Italia ? Questo, forse, sta accadendo.
Allora, perché noi non dobbiamo essere come gli altri 143 Paesi nel mondo? 143! Gli ultimi a riconoscere lo Stato della Palestina sono Spagna, Irlanda e Norvegia. Perché? Ci dovete dire perché.
Il Ministro degli Esteri, Israel Katz, ha detto che la Spagna è complice del genocidio del popolo ebraico. Ma cosa devono dichiarare di più per prendere finalmente una posizione? La cosa vergognosa è che noi non dobbiamo mai avere paura di riconoscere a una comunità la possibilità di stringersi intorno a una bandiera Non dobbiamo avere paura di farlo, perché una bandiera è sempre simbolo di comunità ! E questa bandiera oggi è il simbolo…
PRESIDENTE. Collega Ricciardi, aspetti! Colleghi! Chiedo ai commessi di intervenire. Colleghi, consegnate ai commessi le bandiere. Collega Ricciardi, come sente, il microfono è spento. Quindi, adesso può concludere il suo intervento, non appena i colleghi avranno consegnato ai commessi le bandiere. Come sapete, non è consentito in Aula esporre simboli di alcun genere. Collega Ricciardi ha concluso? Ha concluso. Bene.
Riferirò, naturalmente, al Governo delle richieste giunte dai gruppi di un'informativa urgente in merito agli argomenti appena trattati.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 304-A: Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.
Ricordo che nella seduta del 25 marzo si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate .
La V Commissione (Bilancio) e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principio e riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo AVS è stato invitato a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.
Avverto, infine, che l'emendamento 1.1007 Bonafe' è stato ritirato dalla presentatrice.
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
PAOLO EMILIO RUSSO,Grazie, signora Presidente. Sugli emendamenti 1.1008 Conte, 1.1005 Zaratti, 1.1001 Alfonso Colucci, 1.003 Boschi, invito al ritiro o parere contrario.
Sugli emendamenti 1.700 della Commissione, 1.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, e 1.701 della Commissione, il parere è favorevole.
FEDERICO FRENI,. Grazie, Presidente. I pareri del Governo sono conformi a quelli del relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Presidente, colleghi, rispetto all'emendamento presentato a mia prima firma, vorrei dire che a noi sembra davvero strano che non sia riconosciuta da quest'Aula l'urgenza di provvedere a una questione così capitale e cruciale per la nostra democrazia.
Vedete, noi facciamo proposte in Parlamento che rispondano anche alle urgenze della nostra vita collettiva e democratica e, sistematicamente, addirittura il Governo - non le forze di maggioranza, ma addirittura il Governo - interviene per rivendicare, come in questo caso, una legge di delega che, peraltro, in prospettiva, non significa altro che buttare la palla in tribuna, affossare la questione, sviarla.
Allora, diteci, se questo è un antipasto di Premierato, evidentemente, la questione si fa ancora più chiara, perché, tra l'altro, stiamo parlando… Presidente, possiamo…
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole, ho già richiamato prima, ma ha ragione. Colleghi, c'è un caos che ci impedisce di svolgere…
GIUSEPPE CONTE(M5S). È comprensibile l'indifferenza, però il mormorio …
PRESIDENTE. Ha ragione. Colleghi, dobbiamo consentire…
GIUSEPPE CONTE(M5S). Ce l'aspettavamo…
PRESIDENTE. Dobbiamo consentire al collega di svolgere la dichiarazione di voto sul suo emendamento in un clima di silenzio. Aspetti un attimo che la cosa sia ripristinata.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Dicevo che questa vicenda ha tutta l'aria di essere un ulteriore antipasto di Premierato, perché qui stiamo parlando di proposte di iniziativa legislativa che sono in quota all'opposizione, e che, a questo punto, vengono sistematicamente cancellate, depennate, affossate, neppure nel quadro di un dibattito con le forze di maggioranza che sono in questo emiciclo, ma addirittura per iniziativa del Governo.
Allora, mi chiedo: ma voi state assistendo al dilagare dei casi di corruzione? Avete ascoltato l'Anac? L'altro giorno, nella relazione annuale, ha certificato che, sopra i 15.000 abitanti, un comune su quattro è coinvolto da inchieste di corruzione. Dilaga ormai la contaminazione tra affari e politica, dilaga il voto di scambio e la politica che cosa sta offrendo? Sta offrendo l'ennesimo espediente, stratagemma, per non occuparsi di una questione così vitale. Cos'è che vi spaventa? Perché ci lasciate di nuovo soli, ancora una volta ? Perché non volete affrontare nel merito la questione? Dopo un'attività istruttoria, dopo audizioni che ci sono state in Commissione, dopo aver sviscerato apparentemente, anche da parte vostra, tutte le questioni di merito. Sveglia !
La politica deve avere un sussulto di dignità! Non potete nascondervi! Non potete pensare che la soluzione sia spuntare le armi alla magistratura! Non potete contestare alla magistratura di invadere un campo, laddove la politica non riesce a rivendicare la propria dignità!
Allora, vi invito ad accogliere questo emendamento, vi invito a votarlo, perché, vedete, è un emendamento fatto nell'interesse collettivo , non di una forza politica! I cittadini vogliono chiarezza e trasparenza dei processi decisionali, questa è la base della democrazia! Noi siamo eletti, abbiamo un mandato collettivo, e i mandati elettivi non ci vengono conferiti dagli imprenditori amici ! Non dobbiamo rispondere a loro, ma agli elettori! E a loro dobbiamo assicurare trasparenza dei processi decisionali. Gli elettori vogliono sapere e vogliono regole chiare: sto agendo, sto proponendo un emendamento, un'iniziativa legislativa, un ordine del giorno, nell'interesse degli elettori che mi hanno mandato qui e mi hanno conferito il mandato, o lo sto facendo perché sono un lobbista? O lo sto facendo perché tutelo gli interessi di qualcun altro? Agisco nell'interesse del popolo italiano o del Governo di Riyad? Sono queste le questioni che dobbiamo affrontare. Sono regole essenziali per rendere più chiara e superare la patologia della nostra democrazia. Abbiate un sussulto di dignità, confrontatevi e votate con noi !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1008 Conte, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Presidente, ancora una volta ci siamo illusi. Pensavo che ci fosse un sussulto di dignità da parte della politica, l'avevamo invocato nell'interesse comune, non contro qualcuno, non contro una forza politica. Purtroppo, credo che a questo punto si voglia certificare, si vuole continuare a combattere la magistratura che fa inchieste, non si vuole risolvere il problema di una maggiore trasparenza dei processi democratici e decisionali. Fatelo senza il nostro, il mio nome. Ritiro la mia firma, grazie, complimenti. Complimenti! Ritiriamo le firme di tutti . Complimenti! Complimenti! Andatelo a dire ai cittadini. Orgogliosi! Forza, orgogliosi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Messina. Ne ha facoltà.
MANLIO MESSINA(FDI). Presidente, la ringrazio, però lei deve quantomeno a noi consentire di non accettare lezioni da chi si è svegliato all'improvviso, quando diciamo che certe cose potevano essere fatte, probabilmente, per evitare, per esempio, le infiltrazioni mafiose e le truffe del superbonus. Oltre 20 miliardi di truffe fatte da quel provvedimento che il presidente Conte ha fortemente voluto e che continua a difendere. Lezioni da queste persone noi non ne accettiamo!
PRESIDENTE. Collega, collega, collega, non è sull'ordine dei lavori, collega. Colleghi!
MANLIO MESSINA(FDI). Non ne accettiamo! Quindi, il signor Conte cortesemente, invece di andare orgoglioso…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Colleghi! Collega Messina, collega Messina.
MANLIO MESSINA(FDI). Arrivo, arrivo, arrivo…
PRESIDENTE. No, quando parla …
LEONARDO DONNO(M5S). Buffone!
PRESIDENTE. Colleghi! Collega Donno, la richiamo all'ordine! Collega Donno! Ho sentito quello che ha detto . Colleghi, sta parlando la Presidenza. Allora, il collega Conte è intervenuto per ritirare la firma e, quindi, quello era un intervento sull'ordine dei lavori. Collega Messina, il suo intervento sull'ordine dei lavori a cosa è riferito? Altrimenti, come sa, io non posso lasciarle la parola.
MANLIO MESSINA(FDI). È riferito al fatto che stiamo spiegando il motivo per cui non votiamo un ordine del giorno che, secondo me, è semplicemente…
PRESIDENTE. Avete già votato. Abbiamo già votato…
MANLIO MESSINA(FDI). Assolutamente, ma questo non significa che non possiamo intervenire sull'ordine dei lavori di chi viene qui in quest'Aula … State buoni, buoni! Buoni!
PRESIDENTE. Collega Messina, collega Messina…
LEONARDO DONNO(M5S). Chiedi scusa!
PRESIDENTE. No, collega Messina, questo lei non lo può fare.
MANLIO MESSINA(FDI). No, Presidente! Presidente, il deputato Conte… …
PRESIDENTE. Collega Messina, chiariamoci io e lei. Lei “buoni” non lo può dire a nessuno.
MANLIO MESSINA(FDI). …Il deputato Conte si è rivolto … Si è rivolto…
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Si è rivolto a voi anziché alla Presidenza.
MANLIO MESSINA(FDI). …a noi facendo la lezioncina di morale…
PRESIDENTE. Questo è sull'ordine dei lavori. Benissimo.
MANLIO MESSINA(FDI). …e la lezioncina di morale dal deputato Conte noi non l'accettiamo .
PRESIDENTE. Colleghi! Grazie, collega Messina. Benissimo.
Colleghi, cerchiamo di ripristinare ordine nella discussione in Aula. Questo non è un dibattito relativo all'intervento che ha fatto l'onorevole Conte, che era sull'ordine dei lavori. Potete fare tutte le dichiarazioni di voto che volete sugli emendamenti che dobbiamo votare.
Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il collega Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Un richiamo al Regolamento, articoli 8 e seguenti, per cercare di andare avanti con i lavori in un clima che sia proponibile. Io credo che il collega Messina abbia fatto un intervento sull'ordine dei lavori - che non era un intervento sull'ordine dei lavori - per spiegare una cosa che non c'entrava niente con l'ordine dei lavori…
PRESIDENTE. E la Presidenza gliel'ha detto, collega Francesco Silvestri.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Credo che l'unica cosa, per il buon andamento proprio dell'Aula, che il collega Messina possa fare sia spiegare come mai avevano una mozione, emendamenti e ordini del giorno per il superbonus che oggi denunciano,…
PRESIDENTE. Collega, collega, non è un intervento sul Regolamento!
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). …quando gli servivano i voti e quando volevano prolungarlo fino al 2025.
PRESIDENTE. Collega, collega, non è un intervento sul Regolamento!
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). …questa è l'unica cosa che dovrebbero spiegare .
PRESIDENTE. Andiamo avanti.
Passiamo all'emendamento 1.1005 Zaratti.
Il deputato Zaratti ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signora Presidente. Il fatto che, per l'ennesima volta, un provvedimento dell'opposizione sia stato totalmente stravolto dalla maggioranza, pone un problema enorme: un problema di limitazione delle garanzie date all'opposizione di poter partecipare in modo fattivo alla vita dell'Aula, alla vita del Parlamento. Il Regolamento consente all'opposizione di portare provvedimenti in Aula. Non è accettabile che in Commissione vengano sempre totalmente stravolti dalla maggioranza - come in questo caso - e non è possibile, in modo particolare, sul conflitto di interessi
Perché, colleghi e colleghe, è possibile delegare al Governo tanti provvedimenti. Non parliamo se sia giusto o meno: a volte è opportuno e a volte non è opportuno. Ma in questo caso, non solo è sbagliato, è criminale: perché le cariche che sono indicate in questo provvedimento, come coloro che possono avere un conflitto di interessi, sono i Ministri, sono i Sottosegretari, sono coloro che, effettivamente, gestiscono il potere in questo Paese. Chiedere a loro di costruirsi una legge sul conflitto di interessi a misura è la cosa più sbagliata che il Parlamento possa fare Noi lo vogliamo ribadire con forza qui.
Guardate, c'è stata una polemica, qualche minuto fa, richiamando il superbonus. Colleghi della maggioranza, ma che c'entra il superbonus col conflitto di interessi ? Non c'entra nulla! Semmai, sul conflitto di interessi c'entra quello che sta accadendo in Liguria in questi giorni. Le cose bisogna dirle ai cittadini e alle cittadine di questo Paese in modo serio e vero: che in questo Paese serva una legge sul conflitto di interessi lo dicono i fatti; lo dice quello che sta accadendo, in queste ore, in tante parti del nostro territorio, senza che nessuno faccia nulla.
Noi non possiamo lasciare questa partita soltanto nelle mani della magistratura. Giustamente la magistratura fa il suo lavoro, interviene, ma è la politica che deve intervenire e, senza una legge di sul conflitto di interessi - che noi abbiamo l'obbligo di fare - questo non è possibile.
Noi ci rifiutiamo di partecipare a una discussione di questo genere. Lo faremo perché vogliamo portare avanti i nostri contenuti, ma, come maggioranza, vi dovete fare carico - proprio perché siete maggioranza in Parlamento - di rispettare l'opposizione e gli interessi più profondi del Paese.
Dotare questo Paese di una legge sul conflitto di interessi - fatta in quest'Aula - è un dovere di tutti noi, di ognuno di noi . Non è un dovere soltanto dell'opposizione.
Per questo noi abbiamo riproposto, in questo nostro emendamento, la legge così com'era: perché quella era una legge che proponeva il Parlamento e, su quella legge, noi ci dovevamo confrontare. Potevate cambiarla, potevate fare emendamenti, potevate dare un contributo e, invece, avete scelto ancora una volta la via della fuga, la via di andare al Governo… Concludo… Grazie, concludo anche senz'acqua. È un po' di allergia, che in questi giorni mi sta “uccidendo”, diciamo.
PRESIDENTE. Ci abbiamo messo un po' ma ci siamo, collega. Prego, beva.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Volevo soltanto concludere dicendo che questo è un dovere di tutti. Grazie - come dire - per il supporto morale… Volevo concludere dicendo che è dovere di ogni deputata e di ogni deputato pensare che la legge sul conflitto di interessi sia un interesse primario del Paese. Non si può fuggire da questa responsabilità, da questo obbligo, da questo dovere, delegando il Governo che, in questa materia, davvero, non dovrebbe mettere becco .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per stigmatizzare la modalità con cui si è mossa, purtroppo, duole dirlo, ancora una volta - anche questa volta - la maggioranza. Ci sono state forzature sull'autonomia differenziata dove, in Commissione, in due settimane, abbiamo dovuto procedere all'esame di questo provvedimento così delicato e, anche questa volta - così come è successo con il salario minimo - dopo essere partiti con l'iter di esame in Commissione, ci troviamo all'ultimo minuto con un emendamento che arriva dal relatore e che, di fatto, azzera la proposta dell'opposizione e mette su un binario morto questa legge sul conflitto di interessi.
Noi pensiamo che tutto questo non sia accettabile. Lo dicevano i colleghi prima e lo voglio dire anch'io: non è accettabile che, tutte le volte che le opposizioni presentano una legge che non è gradita alla maggioranza, la modalità di comportamento sia sempre la stessa: non darci la possibilità di esaminarla e di discuterla. Potevate almeno metterla in approvazione o magari anche bocciarla. Questa modalità, che tutte le volte mette su un binario morto le proposte dell'opposizione, non è accettabile. Non può essere la forza dei numeri della maggioranza a dare il diritto di ledere le prerogative e i diritti dell'opposizione.
Noi, quindi, volevamo stigmatizzare questa modalità perché, purtroppo, non è la prima volta che assistiamo a questi modi di muoversi e, su una materia così delicata, come quella del conflitto di interessi per le cariche esecutive, è evidente che una delega data al Governo di legiferare su se stesso ha in sé anche una contraddizione che era giusto, in questa sede, sottolineare .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1005 Zaratti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1001 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1003 Boschi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.700 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.701 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Avverto che, consistendo la proposta di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno presentati .
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, l'ordine del giorno Ghio e Orlando n. 9/304-A/2, in quanto relativo alla fase di esecuzione di un'opera pubblica, laddove la proposta di legge in esame interviene in merito alla disciplina del conflitto di interessi per i titolari di cariche istituzionali.
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/304-A/1 Iezzi.
FEDERICO FRENI,. Sull'ordine del giorno n. 9/304-A/1 Iezzi il parere è favorevole.
PRESIDENTE. L'onorevole Iezzi non chiede di votarlo.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto finale.
Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto la deputata Maria Elena Boschi.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Annuncio che, su questo provvedimento, il gruppo di Italia Viva si asterrà perché riteniamo che, nonostante non sia condivisibile l'idea - che la maggioranza ha sempre - di sostituire con una delega il lavoro del Parlamento e dell'opposizione in Commissione, è anche vero che votare contro, in questo caso, significherebbe sostanzialmente lasciare le cose come stanno e non dare l'opportunità a questo Parlamento di discutere il tema del conflitto di interessi e, poi, al Governo, con l'esercizio della delega, anche di provare a individuare delle soluzioni. Quindi, l'astensione è proprio un segnale rispetto a un tema che merita interesse.
Il punto, però, è che il dibattito che si è svolto fin qui, in realtà, non ha riguardato molto il merito della questione del conflitto di interessi, perché l'intenzione dei proponenti, quindi del MoVimento 5 Stelle - che ha avanzato questa proposta di legge - era più che altro di utilizzare questo tema come strumento per attaccare gli avversari politici, considerando un po' quest'Aula come una sorta di prosecuzione dei televisivi.
Ciò non è un caso perché, quando il MoVimento 5 Stelle è stato al Governo, per lungo tempo in questo Paese - ed ha governato quasi con tutte le forze dell'arco parlamentare, quindi con maggioranze anche diverse - non solo non ha mai approvato una legge sul conflitto di interessi, ma non l'ha nemmeno mai proposta. Infatti, l'ultimo tentativo e l'ultima legge approvata in questa Camera per modificare la disciplina sul conflitto di interessi riguarda proprio il periodo del Governo Renzi. Poi, il Governo successivo lasciò cadere questa proposta di legge al Senato e non si arrivò al voto finale.
Il MoVimento 5 Stelle, quando si avvicina la campagna elettorale, ritira fuori il tema del conflitto di interessi: questo perché non è tanto importante trovare una soluzione di merito, quanto tentare di avere degli argomenti per proseguire in una narrazione che serve ai fini del consenso. E allora, anche in questo caso, le proposte nel merito erano soltanto un pretesto.
Noi abbiamo avanzato una proposta molto semplice, che purtroppo quest'Aula ha respinto. Se c'è un nella legislazione sul conflitto di interessi e se riteniamo che la legislazione italiana sia troppo debole rispetto a questo argomento, facciamo una cosa molto semplice: applichiamo anche al Parlamento italiano le regole che valgono per il Parlamento europeo. Quindi, le stesse regole di condotta del Parlamento europeo anche in Italia. Questa proposta non è stata approvata e, ancora una volta, si è preferito utilizzare tale argomento esclusivamente per un attacco politico, come abbiamo sentito anche prima nelle parole del Presidente Conte.
Il tema qual è? È che il MoVimento 5 Stelle ha così a cuore il tema morale che, in realtà, poi di morali ne ha due: una che applica ai propri compagni di partito, alle proprie vicende personali e una che applica agli avversari politici
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Presidente, così non si può! Va bene che quando parla Conte tutti in silenzio…
PRESIDENTE. Collega Giachetti, ha ragione. Colleghi, se volete restare in Aula dovete farlo in silenzio, perché altrimenti è impossibile che l'onorevole Boschi svolga in queste condizioni la sua dichiarazione di voto finale, grazie.
Prego onorevole, mi scusi.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Dicevo che il tema, ovviamente, è quello della morale che il MoVimento 5 Stelle cambia a seconda delle convenienze. Perciò sono sempre molto abili nell'individuare i conflitti di interessi in relazione agli altri, ma non guardano mai ovviamente i conflitti al proprio interno. Per esempio, il MoVimento 5 Stelle non ha ritenuto di porre una questione quando è emerso che la Rai ha dei contratti con la società che edita contratti per programmi che vengono pagati dai contribuenti italiani attraverso le proprie tasse.
Noi abbiamo, ovviamente, tutelato le professionalità interne alla Rai, le competenze interne e la trasparenza. Il MoVimento 5 Stelle ha ritenuto che lì si trattasse, ovviamente, di libero mercato: non c'era un problema di conflitto di interessi perché riguardava la società de , che è in difficoltà con i propri bilanci.
E lo stesso tema non ha riguardato, per esempio, l'ex Presidente del Consiglio Conte, che ho sentito intervenire prima, a proposito del tema del conflitto di interessi. Infatti, quando si è trattato, da Presidente del Consiglio in carica con il suo Governo, di approvare una norma che depenalizzava i reati connessi al mancato versamento della tassa di soggiorno che, guarda caso, andava a incidere su un settore in cui operano la sua compagna e il padre della sua compagna, anche in quel caso era una norma di interesse generale, non in conflitto di interessi perché chiaramente sono due morali diverse .
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Ma ti stai zitto!
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Lo dico perché sento che i colleghi del MoVimento 5 Stelle…
PRESIDENTE. Scusi collega, Boschi. Collega Pellegrini, collega Pellegrini, collega Faraone! Collega Pellegrini, le dichiarazioni di voto si svolgono, come sapete, in ordine crescente di consistenza dei gruppi. Il suo gruppo avrà la possibilità di svolgere la sua dichiarazione di voto. Lei non può interrompere in questo modo l'intervento di una collega. La prego di non farlo più.
Prego, collega Boschi, mi perdoni: è la seconda volta che devo interromperla, mi dispiace.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Non si preoccupi, ma capisco che il tema è particolarmente sentito dai colleghi del MoVimento 5 Stelle: c'era una canzone che diceva “la verità ti fa male, lo so” e quindi, evidentemente, quando sentono parole di verità la reazione è scomposta .
Però, io capisco. Non entrerei sul tema dei Paesi stranieri, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, che avete provato a introdurre, perché siete stati capaci, in piena pandemia, di far arrivare i soldati russi in Italia e di questo ancora non avete reso conto al Paese. Allora, sul conflitto di interessi, io capisco che il tema che vi scalda così tanto nei confronti di Renzi sia legato semplicemente al fatto che, quando governava Conte, noi abbiamo fatto un'operazione coraggiosa e abbiamo mandato a casa quel Governo, perché, in piena pandemia, non riusciva a risolvere il tema dei vaccini, ma pensava ai banchi a rotelle e ai soldi del superbonus, trasformando una buona idea in una cattiva legge
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). …anziché preoccuparsi di non perdere le risorse dei 200 miliardi di euro del PNRR, che stavamo rischiando di perdere; abbiamo fatto una scelta coraggiosa. Allora, improvvisamente, dal giorno dopo che Draghi è andato a Palazzo Chigi - e noi rivendichiamo quell'operazione, perché pensavamo, pensiamo e penseremo sempre che Draghi sia migliore di Conte a palazzo Chigi … Presidente, io capisco che il tema sia particolarmente sentito dal MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Colleghi! Collega, non l'ho interrotta, perché sarebbe stata la terza volta e avrei voluto che lei concludesse. La interrompo per un'ultima volta.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). È per me un perché, quando ero al Governo, il MoVimento 5 Stelle interrompeva sempre.
PRESIDENTE. Però, mi faccia intervenire e mi faccia tentare, almeno, di permetterle di concludere il suo intervento.
Colleghi, non potete interrompere l'intervento della collega Boschi, arriverà il momento della dichiarazione di voto del vostro gruppo e avrete modo di parlare. In quest'Aula, parla chi ha la parola dalla Presidenza, punto. Spero sia l'ultima volta che lo dico oggi. Da questo momento in poi comincio a richiamare all'ordine, sapete che, dopo due richiami all'ordine, si esce dall'Aula. Prego, collega Boschi.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Capisco che l'“abc” del criterio democratico di ascoltarsi a vicenda quando i colleghi parlano tarda a essere fatto proprio dal MoVimento 5 Stelle, ma funziona così, in Parlamento. Allora, tornando all'argomentazione principale - che tanto scalda il cuore del MoVimento 5 Stelle -, vi faccio una domanda, generale: è un caso che le conferenze all'estero di Renzi, che ha sempre fatto negli ultimi anni e che faceva anche nell'anno e mezzo in cui il Presidente del Consiglio era Conte con il Governo giallo-rosso, non fossero un problema per Conte e per il MoVimento 5 Stelle fintanto che non abbiamo mandato a casa quel Governo ? Infatti, fino a quel momento, nessuno del MoVimento 5 Stelle ha sollevato quella questione, la questione di conflitto di interessi. Come non l'hanno sollevato altri che lo fanno dopo, perché - finché fanno le conferenze all'estero altri ex Presidenti del Consiglio come Prodi, Monti e Letta va tutto bene -, quando le fa Renzi è conflitto di interessi. Allora, noi rispettiamo le regole e lo facciamo sempre, nonostante il MoVimento 5 Stelle abbia evocato conflitti di interesse per le banche, per per le conferenze all'estero. Poi, nei tribunali, viene accertato che noi rispettiamo le regole e ci viene data giustizia dalla Corte costituzionale alla Corte di cassazione. E mi dispiace, al MoVimento 5 Stelle resta soltanto il tribunale del popolo, quello dei quello dove è ospite fisso il pluricondannato Marco Travaglio Allora, insistono in una sceneggiata che è fuori da queste Aule e da quelle del tribunale, che, invece, ci danno ragione.
Presidente, mi avvio alla conclusione, semplicemente segnalando che sarebbe molto più corretto per il MoVimento 5 Stelle fare una valutazione politica. Ce l'hanno con noi, perché abbiamo mandato a casa Conte, per avere Draghi a Palazzo Chigi. Bene, noi, con orgoglio rivendichiamo quella scelta, ci prendiamo anche le insinuazioni del MoVimento 5 Stelle e le lasciamo nel fango dell'agone politico e della menzogna, perché pensiamo che aver ridato una speranza all'Italia e provare a riportare una speranza in Europa valga molto più delle insinuazioni e delle continue interruzioni dei colleghi che di democratico hanno veramente poco
PRESIDENTE. Grazie, onorevole, anche per la pazienza nel concludere l'intervento. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo ci sono temi su cui troppo spesso pesa un approccio ideologico; temi che, addirittura, rischiano di essere utilizzati più come bandiera che con l'obiettivo di giungere a una regolamentazione della materia e uno di questi è sicuramente il conflitto d'interessi. Preservare le istituzioni dal conflitto di interessi non è solo un principio essenziale, in una democrazia, ma è anche un obiettivo fondamentale per garantire efficienza e funzionalità della cosa pubblica, ancor più in un contesto socioeconomico oggetto di grandi trasformazioni tecnologiche e culturali come quello che stiamo vivendo: penso alla transizione ecologica e, per esempio, alla necessità di affrontare il cambiamento senza seguire un'unica strada predefinita, ma consentendo la sperimentazione di più alternative in base al principio della neutralità tecnologica.
Nel testo al vaglio di quest'Aula oggi parliamo di un aspetto preciso del conflitto di interessi, che è quello che afferisce alle cariche pubbliche. Definire limiti e stabilire regole precise, evitando sovrapposizioni e zone grigie, vuol dire tutelare l'integrità delle istituzioni e di coloro che le rappresentano, promuovere la trasparenza dei processi decisionali e consolidare la fiducia dei cittadini; in concreto, garantire l'equità delle decisioni e determinazioni e l'efficienza della macchina statale. Per farlo si è scelto di delegare il Governo per l'elaborazione e la strutturazione di una riforma complessiva della regolamentazione del conflitto di interessi. Un intervento organico, in base a un mandato parlamentare preciso, che oggi votiamo in quest'Aula: non certo una delega in bianco, né, tantomeno, un rinvio, un per evitare la discussione parlamentare. D'altronde, lo stesso articolo 76 della Costituzione sancisce che l'esercizio della funzione legislativa - ordinariamente esercitata collettivamente dalle due Camere, in base all'articolo 70 - possa essere delegato al Governo nel rispetto di tre vincoli espliciti: la determinazione dei princìpi e criteri direttivi, un tempo limitato di validità della delega entro il quale il Governo può esercitarla, oggetti - cioè materie - definiti. Tali vincoli sono posti a garanzia delle prerogative del Parlamento e finalizzati a impedire che il Governo possa sostituirsi alle Camere, arrogandosi, di fatto, la funzione legislativa.
Il testo che stiamo esaminando rientra in questi criteri e sul tema di conflitto di interessi interpreta correttamente anche le indicazioni dell'Europa, che ha sempre sollecitato i Paesi membri a maggiori garanzie e trasparenza nelle normative nazionali. In particolare, la Commissione ha evidenziato l'importanza di norme e procedure che assicurino un'adeguata separazione tra l'attività pubblica e gli interessi privati dei funzionari, al fine di preservare l'integrità e l'imparzialità delle istituzioni. In virtù dell'esame in Commissione, la proposta di legge che stiamo affrontando, che ha come oggetto la delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi, è iscritta in quota opposizione nel calendario dell'Assemblea ed è essenzialmente finalizzata ad abrogare le vigenti leggi sul conflitto di interesse. Questa proposta si presenta, oggi, al nostro vaglio, sotto forma di delega al Governo; nel suo testo originario la proposta prevedeva disposizioni in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di Governo nazionali e regionali, delega al Governo per l'adeguamento della disciplina relativa ai titolari delle cariche di governo locali e ai componenti delle autorità indipendenti e di garanzia. Questi punti li troviamo nella delega al Governo, ma in un contesto più ampio e organico di intervento. In particolare, l'Esecutivo è chiamato ad adottare, entro 24 mesi, un decreto legislativo di riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali e regionali, nonché per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione, secondo i principi e criteri direttivi. Il primo riguarda l'individuazione di una situazione di conflitto di interessi, quando uno dei soggetti considerati partecipa all'adozione di un atto oppure omette l'adozione di un atto dovuto, trovandosi in una situazione di incompatibilità.
L'incompatibilità si riscontra tra la titolarità delle cariche, l'assunzione di cariche, uffici e funzioni tra cui rientrano quelli in enti di diritto pubblico anche economici, in organismi di diritto pubblico, in imprese pubbliche o private, in consorzi nonché nelle aziende speciali, nelle istituzioni previste dall'articolo 114 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
Inoltre, il Governo è chiamato a prevedere che vi sia incompatibilità tra la titolarità delle cariche e lo svolgimento di attività professionali o di lavoro autonomo, in forma associata o societaria, di consulenza o arbitrali, svolti in favore di soggetti pubblici o privati. Nell'esercizio della delega, l'Esecutivo è tenuto a prevedere un termine per la rimozione delle situazioni di incompatibilità.
La legge in vigore specifica, inoltre, che le attività incompatibili sono vietate anche quando siano esercitate all'estero. Il Governo è poi tenuto a definire che vi sia incompatibilità tra la titolarità delle cariche e la proprietà, il possesso e la disponibilità di partecipazioni superiori al 50 per cento del capitale sociale di un'impresa che svolga la propria attività in regime di concessione rilasciata dallo Stato o dalle regioni.
Un ulteriore criterio direttivo della delega riguarda l'obbligo di dichiarazione per i soggetti al momento dell'assunzione della carica, ai fini dell'accertamento dell'esistenza di situazioni di incompatibilità e l'obbligo di astenersi dal partecipare a qualsiasi decisione che possa determinare situazioni di conflitto di interessi.
Infine, si richiede l'attribuzione di poteri di vigilanza, di accertamento e di sanzione delle violazioni all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e, con riferimento alle situazioni di incompatibilità riguardanti il presidente e i componenti dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, all'Autorità nazionale anticorruzione.
Signor Presidente, se l'obiettivo è stato, fin dall'inizio, quello di modificare la normativa vigente ed adeguarla ad un contesto radicalmente mutato e più complesso e di definire un quadro di maggiore trasparenza ed equità delle istituzioni, è necessario avere l'obiettività per ammettere che in questa legge delega sono elencati tutti i criteri utili a definire una riforma organica della materia.
Se, invece, si intende utilizzare questa occasione per alimentare una polemica politica, ce ne tiriamo fuori: siamo sempre stati per le regole chiare, per la trasparenza e l'integrità delle istituzioni, per il rispetto dei princìpi del garantismo e della presunzione di innocenza. Tutti, ribadisco, tutti i cittadini imputati per un qualche reato devono considerarsi non colpevoli fino al terzo grado di giudizio. A sposare tale approccio garantista, lo ricordo, è la stessa Costituzione.
Oggi, il Parlamento fornisce un mandato ben preciso e sarà lo stesso Parlamento a verificare puntualmente il lavoro svolto dal Governo, come definito dalla Costituzione. Il “pallino” sta alle Camere, che potranno nuovamente discutere, correggere ed emendare, partendo da una riforma complessiva con criteri precisi ed un ambito ampio, ma ben definito, di intervento. Una volta che la delega verrà attuata, il provvedimento tornerà al vaglio parlamentare ed il dibattito sarà ancora una volta approfondito e determinante.
Come Noi Moderati, condividiamo questa impostazione e questo metodo di lavoro, avendo annoverato, da sempre, tra i nostri obiettivi la trasparenza e l'integrità delle istituzioni, veri motori che possono garantire l'efficienza e l'efficacia dell'azione governativa a tutti i livelli.
Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole di Noi Moderati
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Colleghi, da tempo - devo dire la verità - speravo di ritrovarmi qui, alla Camera, a discutere su una buona e nuova proposta sul conflitto di interessi. Un intervento necessario, come hanno detto tanti colleghi, dato che la legge Frattini attualmente in vigore (la n. 215 del 2004) si è rivelata del tutto inefficace, sia perché lega il conflitto di interessi a requisiti difficilissimi da verificare, sia perché non ha alcun profilo preventivo, né un impianto sanzionatorio realmente dissuasivo. Un intervento necessario, perché il conflitto di interessi è il capovolgimento del principio di imparzialità sancito dalla nostra Costituzione: perché un dipendente pubblico, un amministratore pubblico mai può abusare della sua posizione e i poteri pubblici devono sempre essere esercitati per finalità di interesse generale.
Ma, Presidente, a che cosa stiamo assistendo, in questi mesi? Non è certo un fenomeno nuovo. Assistiamo a scene, fatecelo dire, da Prima Repubblica, il volto peggiore della sua triste fine; in Liguria a un sistema che fa capire come il presidente della regione agisse pensando di essere intoccabile. Una vicenda, come altre recenti, che mostra che esiste - ancora e sempre - una questione morale che riguarda i partiti e chi ricopre incarichi pubblici. Soggetti, a cui è affidata la cura dell'interesse pubblico, favoriscono o sono essi titolari di un interesse privato confliggente. Parlamentari della maggioranza che smaniano - possiamo proprio dire così - e si agitano per acquisire da una partecipata come ENI la seconda agenzia di stampa per un valore di circa 15 milioni di euro .
Il collega Angelucci - vi ricordo - è già padrone di una concentrazione editoriale da far paura, da far gola all'impero di Dune. Un collega, come avete capito, con grandi possibilità economiche, molto noto, molto disponibile, ma sempre assente (solo tra i banchi, però). Angelucci non ha partecipato a 7.274 votazioni - più o meno, si è espresso nello 0,18 per cento delle votazioni, non partecipando, quindi, al 99,82 per cento delle votazioni -, di cui 5.796, che sono pari al 79,54 per cento, sono state giustificate dal gruppo della Lega. Voi mi direte: che c'entra? C'entra. Sarà che sono dati opposti ai miei, perché credo di aver partecipato a oltre il 99 per cento delle votazioni. O sono io Angelucci - quindi, quando non mi vedete sono fuori - o è il mio opposto. Credo che sia esattamente questo, perché la presenza, a questo punto, non vale solo negli atti, ma vale anche quando si è lì fuori a imprimere pressioni, a fare quello che non dovrebbe fare un deputato della Repubblica . Infatti, torniamo alle sue attività principali: , , tutti giornali che godono di contributi pubblici, giornali che naturalmente brillano per parzialità. A noi piace la parzialità - lo diciamo -, a noi piace. Basta, però, non spacciarla come verità di terzi, un po' come quando Riotta, allora direttore de , elesse, da solo, Tremonti uomo dell'anno, fingendo una sorta di consultazione popolare. Questo, spesso, è il livello della libertà di informazione in Italia. Però, per l'occasione, fatemi ringraziare la gran parte dei giornalisti e delle giornaliste che pensano liberi e agiscono liberi, anche senza sentirsi sempre liberi.
Ma, a proposito di conflitto d'interessi, parliamo anche della sanità pubblica. Guarda caso Angelucci, con Tosinvest Sanità, gestisce anche case di cura riabilitative e cliniche private convenzionate in tutta Italia. Diversificare fa così bene; lo dicono anche gli Agnelli e gli Elkann, lo dicono e lo praticano da anni in tanti ormai in questo Paese. Ma abbiamo anche Ministri rinviati a giudizio perché accusati di truffa aggravata, di aver dichiarato il falso e incassato ingiusto profitto, amministrando una società che operava nel settore stesso di cui hanno le deleghe. Difficile dire addio alle spiagge, ai cocktail e alle feste sudate (lo capisco). Dirigenti locali indagati per concussione o addirittura voto di scambio con la criminalità organizzata e senatori, ancora presidenti di società calcistiche, che scrivono da soli le norme salvacalcio. A chi obietta, dicono: no, ma anche Moratti faceva l'imprenditore, anche il presidente dell'Inter. Solo i disoccupati dovrebbero fare la politica? Mi devo cancellare da cittadino italiano? Sono un po' queste le scuse che sentiamo poi nei . Siamo a livello - mi faccia dire, Presidente - dell'analfabetismo funzionale: qui non viene compreso il concetto stesso di conflitto di interessi.
Che dire? Noi siamo basiti. Come cantava Ornella Vanoni, sentiamo un grande carnevale, ma non dentro di noi, quanto attorno a noi. Capisco che sia davvero uno spettacolo intrattenente ed è difficile interrompere le trasmissioni. Perciò, il Governo che fa? Il solito gioco del ruba palla, già visto anche sul salario minimo, solo che, mentre la lancia in tribuna, si prende pure 24 mesi per ritirare dal commercio tutte le sfere che si possono calciare.
Durante i lavori in Commissione deposita un emendamento che svuota completamente il contenuto della proposta di legge e delega il Governo stesso a riformare la disciplina del conflitto di interessi e in questo caso il paradosso è estremo, cioè il potere esecutivo, il più interessato alla materia, dovrebbe intervenire sul conflitto di interessi . Come direbbe Jep Gambardella, il Governo non vuole soltanto partecipare al processo legislativo; vuole anche avere il potere di farlo fallire. Incredibile !
Ma quando vi deciderete a riscattare questo Paese anche da un passato opaco, segnato da un uomo che incarnava l'emblema del conflitto di interessi e da una destra al suo traino, che si è fatta complice di questa anomalia? Purtroppo, io me lo ricordo e mi ricordo anche le parole, da questi banchi, di Luciano Violante, che, nel 2002, in quest'Aula diceva: “L'onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena - non adesso, nel 1994 - che non sarebbero state toccate le televisioni”. Capite il livello?
Io credo che sia il momento di cambiare per tutti, anche per voi, anche per chi non ci ascolta. Quello che proponiamo è semplice e lo dicevo con il collega Zaratti, che ha seguito il provvedimento. Io credo che, nel corso dell'attività istituzionale, ogni attività pubblica o privata deve cessare. Chi si accinge ad assumere cariche politiche preminenti, al momento della nomina dovrà già avere risolto le potenziali situazioni di conflitto, altrimenti, semplicemente, non potrà ricoprire quelle cariche.
Sarebbe bene, memori di quella stagione, inserire tra i casi di ineleggibilità, previsti all'articolo 10 del DPR del 1957, anche l'essere titolari di autorizzazioni e licenze radiotelevisive, perché se nell'opaca epoca che abbiamo alle spalle fossero stati ascoltati autorevoli appelli in materia non avremmo avuto, appunto, il caso Berlusconi. Comunque, chi possiede un'azienda rilevante, nel territorio in cui si vota o a livello nazionale, deve scegliere se fare l'imprenditore o ricoprire cariche istituzionali, ovvero deve scegliere se perseguire l'interesse privato o difendere l'interesse collettivo. Come ho già detto, è semplice: Lotito, coraggio, puoi farcela anche tu.
Vi definite liberali ma, vedete, senza separazione tra attività imprenditoriale e amministrazione della cosa pubblica non esiste la concorrenza, non c'è il libero mercato. Noi, invece, possiamo anche permetterci di mettere in discussione l'inviolabilità di quel diritto alla proprietà. Le cariche di Governo sono incompatibili con partecipazioni superiori al 2 per cento del capitale sociale di un'impresa in regime di autorizzazione e concessione dello Stato o titolare di diritti esclusivi che operano in settori esposti o delicati. Si tratta solamente di scegliere. Ho finito, Presidente. Le persone normali lo fanno ogni giorno e rinunciano a molto più di questi conflitti: a una vacanza, a un mutuo, all'università per il figlio, alla protesi dentale, a una visita specialistica nel privato, alla spesa di una settimana. Quindi, potete farlo anche voi: scegliete, rinunciate a qualcosa e se si opta per l'incarico pubblico le proprietà vengono conferite a un'unica società fiduciaria, un . Proprio così: la proprietà non è intangibile e deve rispondere al complesso del sistema democratico. Se non piace, si può serenamente continuare a operare all'interno del libero mercato…
MARCO GRIMALDI(AVS). …senza avvantaggiarsi di un potere pubblico. Allora, restituite la palla a questo Parlamento e agite con disciplina e onore, come chiede la Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Colleghi, io mi vergogno, mi vergogno del livello di discussione. Se fossi un cittadino che guarda, per qualche caso, la televisione e che assiste a questo dibattito, vedrei partiti che mutualmente si accusano di avere scheletri nell'armadio, di essere stati coinvolti da inchieste, di essere corrotti, di essere infiltrati. Cosa ne dedurrei? Dedurrei che il motivo per cui questa norma non va avanti - da una parte, c'è una norma “manettara” e, dall'altra, c'è una delega che non vedrà mai la luce - è dato precisamente da questo motivo, perché ciascuno di noi ha qualcosa da nascondere, e questo è un messaggio che noi non ci possiamo permettere. Di conseguenza, il tema resta fondamentale e noi di Azione abbiamo presentato diverse proposte sul tema del conflitto di interessi, sul tema anche della regolamentazione dei portatori di interessi, che è un tema legato, ma ovviamente non sovrapponibile a quello che stiamo discutendo in quest'Aula.
Questo è un tema che va trattato seriamente, non a suon di accuse reciproche, non a suon di proposte come quella di Conte, che limiterebbero il libero accesso alle cariche, uno dei pilastri fondamentali della democrazia, perché il nostro voto di astensione è giustificato precisamente da questo: la proposta di Conte non ci piaceva e non ci piaceva perché aveva regole eccessivamente stringenti, aveva paletti veramente senza senso, che avrebbero ridotto drasticamente il già esiguo numero di persone che vogliono entrare in politica, perché oramai entrare in politica è diventato qualcosa di vergognoso, qualcosa per cui, secondo questa legge, si sarebbe dovuto rinunciare praticamente a tutto, con l'idea che la politica stessa diventasse un'attività per sempre, mentre sappiamo bene che non è così.
Quindi, si devono prevedere e si devono capire anche le dinamiche, pur mantenendo il tutto in un di legalità; si devono capire anche le difficoltà dei piccoli comuni e dei sindaci che erano inclusi in questa norma, che sono immersi in realtà per le quali potrebbero essere potenzialmente vittime o, insomma, perpetrare conflitti di interessi, ma che sono comunque ipotesi ben diverse da quelle dei mega-appalti o da una Presidenza del Consiglio dei ministri. Si faceva un po' di tutta l'erba un fascio, prevedendo norme ancora una volta molto restrittive sulla partecipazione, anche minima - pensate -, come il 2 per cento, di azioni di imprese. Per cui se io avessi partecipato a un canale di un mio amico su , perché questo c'era scritto nella norma, non avrei potuto forse sedere qui in Parlamento. Quindi, per tanti motivi questa norma non ci convinceva e ancora non ci convince il tono, il modo con cui è stata presentata, con cui è stata rivendicata, come una sorta del solito: puliamo tutto, ripuliamo tutto da questo schifo. La politica non fa schifo, la politica può essere fatta bene, può essere fatta in maniera trasparente e in maniera corretta.
Dall'altra parte, cosa abbiamo, però? Abbiamo l'ennesima delega al Governo. Ora, su poche cose sono d'accordo con il collega Conte e con il collega Grimaldi, ma sicuramente in questo senso hanno ragione, si tratta di una materia parlamentare per definizione, una materia che noi dobbiamo discutere qui. Non possiamo, ancora una volta, lasciare che sia il Governo a determinare e a normare, anche perché - purtroppo succede spesso così - le deleghe al Governo chissà mai quando verranno implementate, chissà mai quando vedremo, poi, una vera norma o i decreti attuativi. E mi fa particolarmente paura un emendamento, che purtroppo è stato votato poc'anzi, che dice che se anche la delega non fosse fatta nelle tempistiche giuste, vabbè, va bene lo stesso, si riprende come prima e magari si fa dopo, il che testimonia veramente la mancanza di volontà della maggioranza di prendere questo tema seriamente.
Non è un caso che l'ultima norma applicata su questo tema risalga al 2004; voi immaginate quanto il mondo è cambiato, dal 2004 a oggi, quanto la scena politica è cambiata, dal 2004 ad oggi. Di conseguenza, benché la delega al Governo, per come è scritto il testo, sia comunque migliorativa rispetto alla proposta iniziale del collega Conte, sicuramente non ci soddisfa e, quindi, abbiamo presentato alcune proposte e ci auguriamo di poterle discutere di nuovo in quest'Aula, ma non possiamo sostenere né una parte, né l'altra. Pertanto, l'astensione non è un'ignavia, ma, al contrario, è la convinzione che questo tema meriti più che una delega, meriti più che una norma che praticamente fa sì che nessuno con una occupazione, con un minimo di interessi e con un minimo forse anche di qualifiche, sempre nell'ottica dell'uno vale uno, possa avvicinarsi alla politica. Questi due atteggiamenti sono ugualmente distruttivi per il Paese e, lo ripeto, se io fossi un cittadino che guarda questo dibattito chiederei in ginocchio, per favore, a noi di fare un minimo di riflessione, prenderci dieci secondi e rivedere questo approccio, che non ha senso, né in un senso, né nell'altro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Signora Presidente, onorevoli colleghi, votiamo una delega per una riforma della disciplina sui conflitti d'interessi, una delega che è figlia di un lavoro della Commissione affari costituzionali, di un confronto costruttivo e collaborativo di tutte le forze politiche e con la quale intendiamo scrivere nuove regole per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano, oltre che per i componenti delle autorità indipendenti e di garanzia. Consentitemi un : abbiamo iniziato il 2 marzo 2023, poco più di un anno fa, in Commissione, l'esame di questo testo, presentato dal presidente Giuseppe Conte, del MoVimento 5 Stelle, una proposta iscritta in quota opposizione, nel calendario.
Com'è opportuno ogni qualvolta siamo chiamati a confrontarci su grandi temi, abbiamo svolto, tra l'aprile 2023 e il febbraio 2024, un lungo ciclo di audizioni, che ha coinvolto docenti di diritto costituzionale, di diritto pubblico e amministrativo, nonché il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. Seppur partendo da posizioni molto distanti rispetto ai proponenti, dando dimostrazione di non avere alcun pregiudizio e, al contrario, di essere animati dal desiderio di fare e di farlo bene, abbiamo lavorato con i colleghi capigruppo del centrodestra per rendere il testo iniziale meno puntuto, drastico e, dunque, maggiormente condivisibile. Abbiamo raggiunto quello che, ad avviso di chi parla, è un testo di equilibrio, che non criminalizza chi si vuole impegnare nella gestione della cosa pubblica, ma toglie eventuali ombre su chi è chiamato a ricoprire alti incarichi che richiedono imparzialità e giudizio.
Consentitemi di ringraziare i colleghi Alessandro Urzì e Igor Iezzi e il presidente della Commissione affari costituzionali, l'onorevole Nazario Pagano. È nato così, da questo perimetro realizzato con un emendamento del relatore, il testo della delega che oggi consegniamo con fiducia al Governo, una delega che consentirà di aggiornare il testo vigente e che porta la firma di Franco Frattini che ricordo in quest'Aula con affetto a quasi un anno e mezzo dalla scomparsa .
Abbiamo espunto dal testo iniziale la parte che riguardava i sindaci perché, a nostro avviso, è necessario promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa in quella che è la prima frontiera della politica, cioè i comuni, piuttosto che disincentivarla con regole che impediscano a chi viene eletto di svolgere un altro lavoro o un'altra attività. Abbiamo superato una proposta che, a nostro avviso, era semplicemente inaccettabile, cioè l'obbligo di vendita di una società o di quote di società affidate ad un e, quindi, già messe al riparo da possibili conflitti. Abbiamo accantonato l'obbligo per ciascun professionista di essere sospeso o, addirittura, cacciato dall'albo professionale. Onorevole Grimaldi, anche io come l'onorevole Pastorella, sarei stato costretto a dimettermi dall'ordine dei giornalisti.
Con queste norme contro i conflitti di interessi intendiamo sancire un principio nel quale crediamo come persone e come comunità politica ed è il principio secondo cui la politica non è e non può diventare un mestiere, ma allo stesso tempo richiede professionalità ed esperienza. È un dibattito antico, nel senso che se ne hanno le prime tracce 2.500 anni fa, nel V secolo avanti Cristo, quando ad Atene, dove è nata la democrazia, Pericle si pose il problema di come favorire la partecipazione anche dei cittadini più poveri. Oggi, l'esproprio di qualunque bene o attività lavorativa realizzata prima di ricoprire un incarico pubblico, combinato con l'esigenza di un raffreddamento a fine mandato, avrebbe rischiato di produrre l'effetto esattamente contrario: solo chi non ha un proprio lavoro o un'attività accetterebbe di buon grado di spendersi per la collettività, perché questo è lo scopo di ogni ufficio pubblico. Si tratterebbe di un grave democratico, oltre che di un errore e un tradimento della nostra storia e dei principi liberali.
Siamo figli di una cultura che vuole coinvolgere e portare in politica esperienze diverse, spendere al servizio della collettività, valorizzare dentro le istituzioni professionalità diverse, costruite anche in campi lontanissimi. Mi piace ricordare che il Ministro che nella storia recente ha riscontrato il maggior consenso popolare trasversale, secondo i sondaggi, è stato Umberto Veronesi che, probabilmente, se fossero state vigenti le norme proposte dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, non si sarebbe mai prestato al Governo del nostro Paese.
Cari colleghi, cara collega Bonafe', caro presidente Conte, con questa delega noi accettiamo la sfida, questo non è un binario morto e non ci nascondiamo dietro la forza di questa maggioranza, ma diamo delega al Governo perché scriva una legge in un tempo consono. Le regole, del resto, non sono patrimonio di una parte, ma devono essere condivise e la qualità della nostra azione politica dipende innanzitutto dalla responsabilità individuale, ma anche da leggi aggiornate che delimitino chiaramente cosa si può fare e come.
Per questo chiediamo al Governo guidato da Giorgia Meloni, che ha sempre dimostrato grande sensibilità al tema della legalità, di scrivere in un tempo ragionevole nuove norme che regolino proprietà, possesso o disponibilità di partecipazioni superiori al 50 per cento del capitale sociale di un'impresa in regime di concessione o titolare di diritti esclusivi. Lo facciamo e votiamo oggi con spirito onestamente riformista e legalitario, perché non bisogna punire o sfavorire qualcuno, ma allo stesso tempo non vogliamo che nessuno possa sentirsi al di sopra della legge.
E proprio perché siamo garantisti e crediamo nell'innocenza di ciascun cittadino fino alla condanna definitiva, non sottovalutiamo il danno che arreca, non solo, al Paese, ma, anche, all'immagine di tutta la classe politica, chi pensa di usare le istituzioni e il proprio ruolo per arricchirsi o chi gestisce relazioni opache.
La trasparenza non è soltanto un dovere che abbiamo nei confronti degli italiani, ma anche uno strumento per recuperare la loro fiducia, cioè aumentare la legittimità delle nostre istituzioni. Per questa ragione, Forza Italia voterà a favore della delega e lavorerà col Governo e nel Governo per scrivere una buona legge
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Presidente, per suo tramite mi rivolgo alla maggioranza di destra: di che cosa avete paura ? Vi fa davvero così paura una seria legge sul conflitto di interessi? Una legge che separa nettamente la sfera dei doveri pubblici dalla sfera degli interessi privati? Questo è il cuore della legge sul conflitto di interessi proposta dal presidente Conte e fortemente sostenuta dalla comunità del MoVimento 5 Stelle. Ma voi che cosa avete fatto? Con un emendamento del relatore, avete soppresso l'intera proposta di legge e l'avete sostituita con una delega al Governo. Una delega che scopiazza malamente il contenuto della proposta Conte, travisandone il senso.
È evidente che il vostro concetto di etica pubblica è distante anni luce dal concetto del MoVimento 5 Stelle . Ma fatemi capire: ritenete davvero che la separazione tra doveri pubblici ed interessi personali non sia un'urgenza di questo Paese? Eppure, abbiamo soggetti che dicevano di non poter diventare ministri perché operavano, ad esempio, nel settore delle armi, ma che poi, il giorno dopo, si sono trovati Ministro della Difesa E tutto ciò, senza un batter di ciglia!
C'è addirittura un parlamentare della maggioranza che acquista da una società partecipata dallo Stato la seconda agenzia di stampa italiana, così realizzando un'incredibile concentrazione di testate giornalistiche. Per voi tutto questo è normale? Per noi non è normale, non è affatto normale.
Abbiamo un parlamentare italiano, il senatore Renzi, che percepisce dall'Arabia Saudita compensi da Riyadh, e tutto questo mentre quella esangue forza politica - parlo di Italia Viva - può cercare di acquisire un minimo di visibilità esclusivamente straparlando del MoVimento 5 Stelle
Assistiamo, signora Presidente, a casi di corruzione da parte di politici e di amministratori, a fenomeni di infiltrazione mafiosa, di malaffare e di scambio politico-mafioso. Il Qatargate non vi ha insegnato nulla? E non vogliamo parlare ora di Genova.
Questa è una questione generale, si chiama etica pubblica, si chiama questione morale. Per noi del MoVimento 5 Stelle, questa è “la questione” E voi che risposta date? Nessuna risposta. Assegnate al Governo ben 24 mesi per esercitare la delega, invece che discutere e approvare il rigoroso impianto della proposta di legge offerto dal presidente Conte. Il paradosso è che voi delegate a legiferare sul conflitto di interessi proprio quell'organo, il Governo, che, per la sua funzione esecutiva, sarebbe il più direttamente interessato dal conflitto di interessi
È evidente che, per questo Governo, la moralità nella vita pubblica è un tema che può aspettare. All'opposto, noi riteniamo che sia un tema assolutamente urgente per assicurare il rigoroso e trasparente esercizio delle cariche pubbliche e per garantire ai cittadini che ogni decisione presa dai politici e dagli amministratori, anche locali, sia assunta nell'interesse esclusivo della collettività. Questo è un principio fondamentale di ogni democrazia che possa davvero definirsi tale.
Il nostro compito dovrebbe essere oggi quello di spazzare via le ombre che certi interessi privati hanno gettato sulla politica italiana degli ultimi trent'anni. Quella stagione dovrebbe essere finita per l'Italia e dovrebbe essere finita anche per voi della maggioranza, ma, evidentemente, a quanto pare, così non è.
Dobbiamo, signora Presidente, scacciare via quest'ombra. Dobbiamo dimostrare ai cittadini che la buona politica e la buona amministrazione sono al servizio esclusivo del bene comune. I cittadini hanno bisogno di recuperare la fiducia nello Stato. Non traditeli !
Colleghi, non è fantascienza, questa. Tutti i Paesi più avanzati hanno da tempo adottato misure rigorose per evitare il conflitto tra interessi privati e doveri pubblici. È urgente, ormai, che anche l'Italia si allinei a questi standard di trasparenza, di legalità, di giustizia. Il lavoro in I Commissione è stato lungo e dettagliato. Dal marzo 2023 abbiamo svolto numerose audizioni e abbiamo esaminato accuratamente ogni aspetto. Un iter per il quale ogni partito ha avuto l'opportunità di esprimere ed esporre le proprie posizioni. Ma voi cosa avete fatto? Avete improvvisamente buttato tutto al vento, con un emendamento del relatore. Avete soppresso l'intero articolato e lo avete sostituito con una delega al Governo. Questo è gravissimo. Si tratta di un vero e proprio scippo parlamentare! Il provvedimento, peraltro, è in quota opposizione. Ormai siete esperti del protocollo del furto parlamentare ! Verrebbe da dire, signora Presidente: attenzione: in Parlamento!
Eh sì, lo avete già fatto con la proposta di legge sul salario minimo, anch'essa, guarda caso, a prima firma del Presidente Giuseppe Conte. Anche in quel caso, la maggioranza presentò un emendamento volto a sopprimere l'intero articolato e a sostituirlo con una delega al Governo. Qual è stato il risultato di quella operazione? Il risultato è che, ancora oggi, a distanza di mesi, in Italia abbiamo oltre 3.600.000 lavoratori che percepiscono una retribuzione troppo bassa , una retribuzione al di sotto del livello di dignità prescritto dalla nostra Costituzione. Avete sbattuto loro la porta in faccia e, oltretutto, lo avete fatto in un momento di grave crisi economica qual è quello attuale. Eurispes ha certificato che oltre il 57 per cento delle famiglie italiane non riesce ad arrivare a fine mese. Molti di questi lavoratori sono i cosiddetti , non riescono a pagare le rate dei mutui da loro contratti per l'acquisto delle loro prime case e le procedure esecutive poste in essere dalle banche sono in numero sempre più crescente. Essi perderanno la loro casa e ciò a causa delle politiche economiche e sociali di questo Governo !
Avete rubato il pallone, e non solo l'avete rubato, l'avete anche bucato per impedire il gioco. E ciò accadrà anche con la legge sul conflitto di interessi: il Governo non eserciterà questa delega e, ancora una volta, la partita non sarà mai giocata, o, se mai pure dovesse essere giocata, sarà comunque una partita truccata, come si evince dal contenuto dell'emendamento del relatore, che oggi chiedete all'Aula di votare, che presenta criteri e princìpi direttivi incoerenti e non condivisibili.
E, allora, vi pongo un invito, anzi, direi, con il cuore, un'esortazione: guardatevi dentro. Se avete una coscienza politica, se avete una responsabilità politica, è il momento di dimostrarlo al Paese e ai cittadini tutti. Abbiate il coraggio e la responsabilità di accantonare questo scempio di delega al Governo e di ripristinare la proposta originaria del Presidente Conte.
Pertanto, signora Presidente, per onorare il patto per la legalità, che dovrebbe unire le istituzioni sane di questo Paese con tutti i cittadini onesti, abbiamo dovuto ritirare le nostre firme da questo provvedimento e ora dobbiamo annunciare il nostro voto convintamente contrario alla delega al Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Devo dire che sono un po' stupito dal livello che ha preso questo dibattito, che mi sembra sia caratterizzato da una sorta di furore ideologico, non so se per la campagna elettorale in corso o per altri motivi, ma mi sembra davvero che si stiano sollevando troppo i toni. Invece, credo che su un tema così importante occorra usare un minimo di buon senso. Nessuno ha paura di questo testo, noi siamo certi che sia necessario fissare regole, siamo certi che sia necessario eliminare i conflitti di interessi, ma siamo altrettanto certi che vadano difesi i diritti di tutti, anche di coloro che vogliono prestare la propria opera all'interno della politica. Noi abbiamo sempre pensato che la politica vada incentivata, non disincentivata. Noi non dobbiamo fare in modo che la politica sia un castello impenetrabile, noi dobbiamo fare in modo che la gente abbia voglia di partecipare alla vita di questo Paese. Ci sorprende questo tipo di dibattito, noi, anche durante il dibattito e il confronto in Commissione, ci siamo sempre avvicinati a questo argomento con spirito, direi, laico, con atteggiamento costruttivo. Non a caso, abbiamo presentato emendamenti, inizialmente, che mi sembravano anche di buon senso, firmati da tutti i capigruppo, e alcuni li abbiamo presentati anche come partito della Lega, singolarmente.
Erano emendamenti improntati a questo buon senso, fissare regole, ma senza impedire ad alcuno di poter partecipare al mondo della politica. Non vorrei che, per una sorta di eterogenesi dei fini, questo provvedimento fosse a difesa della casta, cioè i politici che possono fare solo i politici e che non si devono aprire al mondo che sta fuori questo palazzo . E, allora, condivido, con l'intervento che è stato fatto prima dal collega Russo, la necessità di togliere i troppi vincoli che erano inseriti all'interno di questo testo, ripeto, caratterizzato da una sorta di furore ideologico nei confronti, per esempio, dei sindaci, che sono l'anima pulsante del nostro Paese.
Ed è proprio a livello comunale che, più di ogni altro, va aperto il mondo della politica per fare in modo che le esperienze, le professionalità, il mondo del lavoro e la società civile partecipino al bene comune. Abbiamo tolto i vincoli legati alle professioni e ai professionisti e abbiamo cancellato quel meccanismo perverso del mandato fiduciario, che obbligava imprenditori, che magari avevano una piccola quota societaria in aziende che hanno a che fare con lo Stato, di vendere tutto il proprio patrimonio. Una roba che allontana chiunque dal mondo della politica. Ma, più di tutto, mi ha colpito quello che non è scritto nell'articolo 15 di questo testo, cioè quello relativo alle erogazioni provenienti da Stati esteri. In questo articolo viene prevista una sorta di conflitto di interessi per tutti coloro che ricevono fondi da Governi, da enti pubblici di Stati esteri e da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero non assoggettato a obblighi fiscali in Italia. Nell'elenco mancano le persone fisiche, e mi sono chiesto perché mancano le persone fisiche, cari colleghi dell'opposizione. Ho fatto un giro sui bilanci pubblici che i parlamentari portano in visione di tutti e mi sono accorto che molti parlamentari dell'opposizione prendono soldi da Soros e dalle società legate a Soros . E, allora, mi sono chiesto: non è che il vero conflitto di interessi sta all'interno della sinistra, del centrosinistra e dell'opposizione, che vuole continuare a prendere i soldi dal più grande speculatore internazionale , che tanto male ha fatto a questo Paese? Non è che il vero conflitto di interessi lo avete in casa e volete continuare a prendere gli euro sonanti da Soros? Perché non avete inserito, nell'elenco dei finanziamenti vietati, quelli che provengono dalle persone fisiche? Per quale motivo ?
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!
IGOR IEZZI(LEGA). Per quale motivo, per esempio, vedo Bonelli, che tanto si agita…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi!
IGOR IEZZI(LEGA). …che ha un collega seduto a fianco, che i soldi da Soros li prende…
PRESIDENTE. Collega Iezzi, mi perdoni un attimo Collega Iezzi! Colleghi Bonelli, Fornaro e Casu! Colleghi! Colleghi! Collega Iezzi, un attimo, l'ho interrotta un minuto fa, non se ne è accorto. Tutti, nelle proprie dichiarazioni di voto finale, hanno parlato di molte cose che andavano oltre questo testo.
ALFONSO COLUCCI(M5S). No!
PRESIDENTE. Sì, ve lo assicuro, sì, dal primo all'ultimo intervento, tutti, rivolti gli uni agli altri. Naturalmente, vale per tutti, ma non può valere per una persona e non per tutte le altre, in dichiarazione di voto, che dovete rivolgervi alla Presidenza. Ciò detto…
ANGELO BONELLI(AVS). Io non ho preso soldi da nessuno, è chiaro! Non ti permettere!
PRESIDENTE. Collega Bonelli! Collega Bonelli, lei potrà intervenire a fine seduta, naturalmente, se ritiene che ci sia stato un riferimento specifico. Il collega Iezzi non ha fatto riferimento a colleghi singolarmente, altrimenti lo avrei richiamato. Ciò detto, colleghi, stiamo discutendo una proposta e vi prego di stare al merito della proposta. Ho già detto ed è successo che negli interventi che hanno preceduto quello del collega Iezzi non si sia fatto.
Ora prego il collega Iezzi di rivolgersi alla Presidenza e, per quanto possibile, di dichiarare il proprio voto riguardo la proposta che stiamo discutendo. Poi, se qualcuno vorrà intervenire per fatto personale al termine di questa discussione, come sapete, è sempre possibile, e quindi lo farà e gli darò volentieri la parola. Prego, collega Iezzi.
IGOR IEZZI(LEGA). Sì, va bene, accetto l'invito a rivolgermi a lei, non quello a parlare del tema, perché questo è il tema. Ripeto, l'articolo 15, comma 1, fa proprio l'elenco delle entità che dall'estero non possono finanziare, e ripeto, nell'elenco sostenuto dai membri dell'opposizione non ci sono le persone fisiche. Non a caso, l'unico ordine del giorno che è stato presentato in discussione è quello firmato da me e da Candiani, quindi sostanzialmente dalla Lega, che aggiunge proprio nell'elenco dei finanziamenti vietati quelli che arrivano dalle persone fisiche .
Quindi capisco il motivo per cui la sinistra tanto urla, però è un fatto che c'è un evidente conflitto di interessi da una parte di questo emiciclo, che, ribadisco, ed è un dato pubblico, prende i soldi da Soros , e questa è una cosa che per me è assolutamente inaccettabile.
Detto questo, credo che la forma della delega sia la forma migliore. Tra l'altro, non è vero che i provvedimenti portati in quota opposizione debbano essere per forza approvati, come chiede l'opposizione. Noi abbiamo il nostro diritto di presentare emendamenti e credo che su un tema così complicato e complesso la forma della delega al Governo sia la forma migliore. Per questo, noi siamo favorevoli alla delega e ribadiamo la nostra contrarietà a qualsiasi finanziamento dall'estero, in particolare se arriva da uno speculatore come Soros .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Cercherò di stare nel merito della legge su cui stiamo oggi votando, però, Presidente, mi faccia ammettere la nostra amarezza. Infatti, oggi avrei voluto fare una dichiarazione di voto su una legge vera sul conflitto di interesse per i titolari di cariche di Governo, anche perché ne parliamo da diversi anni. Tante proposte sono state presentate nelle scorse legislature, ed è una legge, quella sul conflitto di interesse, di cui avvertiamo tutti la necessità, quando emergono scandali che scuotono l'opinione pubblica. Ma, evidentemente, mi faccia dire, ne avvertiamo tutti la necessità a parole.
Perché poi, quando il Parlamento, quindi la sede deputata per occuparsi di queste questioni, ha concretamente la possibilità di decidere, come sarebbe successo questa volta, invece si preferisce affossare tutto. E, allora, lo voglio dire ai colleghi di maggioranza che vengono qui a dare lezioni: oggi si è sprecata un'occasione e voi ne portate la responsabilità, perché oggi avremmo potuto approvare una legge che, peraltro, Presidente, ha seguito un iter di Commissione che è già stato ricordato, che voglio ricordare anch'io.
La legge ha iniziato il suo iter ormai quasi più di un anno fa e sono state fatte alcune audizioni molto approfondite. Abbiamo avuto la possibilità di sentire professori universitari, giuristi, esperti della materia esprimersi su questo provvedimento. Addirittura, siamo arrivati a presentare emendamenti, anche di maggioranza, prima il collega Iezzi lo ricordava. E allora, non si capisce come mai, all'ultimo minuto, quando il provvedimento doveva chiudere l'iter in Commissione, è arrivata la manina del relatore che, di fatto, ha delegato l'intera materia al Governo, ha cancellato l'intera proposta di legge in quota opposizione - questo lo vorrei sottolineare - e, colleghi, ha messo su un binario morto la legge sul conflitto di interesse.
Perché, evidentemente, qui bisogna dirlo con una certa chiarezza, avere una legge moderna sul conflitto d'interesse a questa maggioranza non interessa. E non nascondetevi dietro la delega che migliora la proposta, perché sapete benissimo anche voi che, con riferimento ad una delega di ventiquattro mesi, peraltro con criteri molto fragili, francamente non condivisibili, che la volontà politica di fare questa legge evidentemente non c'è e dovreste ammetterlo.
Peraltro, c'è un'altra contraddizione che già i colleghi prima di me hanno evidenziato molto bene. Noi stiamo parlando di una legge sul conflitto di interesse che deve mettere i paletti ai titolari delle cariche di governo e a chi la facciamo fare, questa legge? La facciamo fare al Governo. E, allora, capite anche qui dove sta il paradosso e la mancanza di chiarezza politica.
Peraltro, purtroppo, non è la prima volta che questo succede. È la stessa identica modalità che la maggioranza ha utilizzato per affossare il salario minimo; anche lì una bella legge delega che ha rimandato tutto nelle mani del Governo e probabilmente nulla vedremo su questo fronte. Però, Presidente, non può valere che tutte le volte che le opposizioni presentano una proposta di legge non gradita alla maggioranza, allora si azzera tutto e si mette tutto nelle mani del Governo per non fare niente. Allora, penso che sarebbe opportuno evidenziare che la forza dei numeri non vi può portare a calpestare le prerogative delle opposizioni.
Eppure, le opposizioni avranno il diritto non solo di presentare proposte di legge, ma anche di vedere arrivare in Aula queste proposte di legge? E magari anche di vedersele approvare, o anche bocciare, perché no? Ecco, però questo, purtroppo, a noi non è concesso, perché tutte le volte che c'è qualcosa che alla maggioranza non piace, non arriviamo mai al voto finale in Aula. Purtroppo, hanno ragione i colleghi a dire che tutto questo calpesta la normale dialettica fra maggioranza e opposizione e dimostra una certa dittatura della maggioranza che è, francamente, poco accettabile.
Quindi, non avete voluto riconoscere a milioni di italiani, che lavorano con paghe da fame, un salario di almeno nove euro l'ora, lasciando queste persone senza dignità e in situazioni di indigenza e di difficoltà. E, allo stesso modo, non volete una legge sul conflitto di interesse.
Eppure, di questa legge c'è un enorme bisogno. C'è urgente bisogno di una legge che stabilisca in maniera chiara, inequivocabile e inappellabile che per chi ha incarichi di Governo viene prima il perseguimento dell'interesse generale. Questo è davvero giusto e urgente. È urgente separare la sfera pubblica dagli interessi privati, in linea con quanto la maggioranza degli Stati europei ha già predisposto e anche in linea con quanto sta chiedendo l'Unione europea agli Stati membri, cioè adeguarsi a normative che facciano prevalere l'interesse generale.
Del resto, quanto sta succedendo fuori da qui merita una menzione e, al netto del garantismo e della responsabilità penale, che valuterà la magistratura - a cui noi, come sempre, auguriamo buon lavoro -, è evidente che sta emergendo in Liguria un sistema di potere con la rappresentanza delle istituzioni, la cui attività appare sempre più legata a interessi economici privati.
Interessi che tendono ad interagire direttamente con la rappresentanza politica in settori chiave dell'economia, delle infrastrutture e dell'uso di beni pubblici ad uso privato. E noi, peraltro, continuiamo a ritenere che non si possa lasciare una regione con investimenti così importanti, finanziati dal Piano nazionale di ripresa e di resilienza, in una condizione di incertezza, come quella che sta vivendo. Purtroppo, spiace constatare anche la doppia morale di questa maggioranza, perché, quando ci sono indagini in cui emergono quadri accusatori gravi, siamo i primi a sostenere il lavoro della magistratura, a pretendere chiarezza e, quando serve, anche a chiedere le dimissioni dei nostri amministratori. Dall'altra parte, invece, le inchieste interessano solo, spiace dirlo, quando colpiscono gli avversari politici. Dovrebbe essere, invece, interesse di tutti.
É interesse prima di tutto nostro, di noi che siamo qui, di chi crede nella politica con la P maiuscola, di chi crede nella dignità della politica avere leggi chiare che evitino l'insorgere di conflitti personali e che mettano al centro il perseguimento dell'interesse pubblico, sempre e comunque. Ne va dell'integrità e della credibilità delle istituzioni, ma non solo, ne va anche dell'economia e della competitività del nostro Paese.
Una legge moderna sul conflitto di interessi serve anche all'economia e serve alla competitività perché garantisce che possano andare avanti i più solidi e non gli amici degli amici.
Allora, noi pensiamo che una legge sul conflitto di interessi sarebbe stata urgente fin da ora, anche perché la legge attuale - veniva ricordato - è una legge che risale al 2004. É cambiato il mondo dal 2004, sono passati vent'anni, sono cambiate le tecnologie, è cambiata l'economia, è cambiata la politica. Ecco, la legge Frattini è una legge che peraltro si è dimostrata inefficace nell'impianto sanzionatorio e si è dimostrata inefficace perché stabilisce solo le incompatibilità . Invece, secondo noi, serve una legge moderna che agisca anche in via preventiva, non solo quando il conflitto è già evidente. Quando è già evidente si deve scegliere se continuare a svolgere un'attività di governo o altro, ma, in molti casi, siamo già in fase avanzata e acclarata di conflitto di interessi. Serve, quindi, anche una legge che preveda regole chiare quando cessa la carica, in linea peraltro con le direttive europee.
Ora, colleghi, la legge Conte era un punto di partenza e con un lavoro emendativo noi avremmo potuto migliorare questa proposta. Peraltro, prima è stato detto che la maggioranza era disponibile a collaborare, ma evidentemente, se ci fosse stata una vera collaborazione, saremmo andati avanti con l'approvazione degli emendamenti e non presentando di fatto una legge delega.
Noi stessi crediamo - e avevamo presentato in Commissione emendamenti che andavano esattamente in quella direzione - che, per esempio, sulle incompatibilità delle cariche di governo locale si debbano porre delle attenzioni particolari. Pensiamo, per esempio, che sia eccessivo prevedere che un sindaco di un piccolo comune sia incompatibile con qualsiasi tipo di lavoro professionale, pubblico o privato, perché sappiamo che le indennità che percepiscono i nostri amministratori, soprattutto in comuni medio-piccoli o medio-grandi, non permettono di dedicarsi a tempo pieno alla politica. E questo indubbiamente era un tema.
Prendiamo, però, atto che non si è voluto emendare, che non si è voluto collaborare. Si è preferito azzerare tutto con l'ennesima delega che non verrà portata avanti. Oggi avevamo la possibilità di votare una legge, mettiamo invece tutto nelle mani del Governo, ahimè devo dire, per non fare niente. E, guardate, lo dico soprattutto ai responsabili della maggioranza: è anche in questo modo che noi indeboliamo la fiducia dei cittadini nei confronti della classe politica. I cittadini ci chiedono regole chiare, imparzialità nel governo della cosa pubblica. Voi, invece, oggi che cosa state offrendo a questi cittadini? Concludo, state offrendo un assegno postdatato che non riscuoteranno mai ed è per questo che noi voteremo contro la delega al Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michelotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MICHELOTTI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, concordo con qualcuno che, precedendomi, ha parlato di un dibattito surreale, quello che è avvenuto in quest'Aula questo pomeriggio e a tratti, signor Presidente, lo è stato, perché abbiamo sentito, soprattutto dai banchi dell'opposizione, che a questa maggioranza non importerebbe una legge sul conflitto di interessi, come non sarebbe importato una legge sul salario minimo.
Ecco, una riflessione iniziale: noi siamo al Governo da un anno e mezzo, siamo stati preceduti da anni di Governi Gentiloni, Renzi, Draghi, Conte. E la domanda sorge spontanea: ma perché in tutti questi anni non l'avete fatta voi una legge sul conflitto di interessi se per davvero era così urgente, se per davvero c'era una emergenza da affrontare ?
Mi sembra, ci sembra che l'opposizione viaggi a colpi di strumentalizzazioni. Oggi l'emergenza era sul conflitto di interessi, ieri era sul salario minimo, domani sarà su qualche altra cosa, ma le vere emergenze, quelle che rischiavano di mettere in ginocchio questo Paese, quelle che abbiamo ereditato dai Governi che ci hanno preceduti sono stati affrontate e risolte dal Governo Meloni.
Penso, ad esempio, al reddito di cittadinanza, penso alla follia del superbonus che stiamo faticosamente mettendo a posto e che avrebbe rischiato veramente di far saltare i conti dello Stato. Rispetto a queste vere emergenze, il Governo Meloni è intervenuto e oggi si fa carico, grazie alla scelta lungimirante della maggioranza, di un altro tema così delicato, così importante.
Certamente non potevamo lasciare un testo così insufficiente, come quello che il MoVimento 5 Stelle ha presentato, un testo assolutamente insufficiente, ma soprattutto pieno di furore ideologico, che non rispondeva alle esigenze di affinare, di regolamentare un tema così importante.
Io cercherò, brevemente, di entrare nel merito per spiegare anche le ragioni per le quali abbiamo giustamente deciso di affidare al Governo questa materia.
È un tema, quello del conflitto di interessi, che, per tantissimo tempo, soprattutto nella seconda Repubblica, è stato uno strumento di propaganda politica, ma lo abbiamo visto anche qui stasera, perché ci sono state accuse incrociate reciproche da una parte contro l'altra.
Quindi, è indubbio che, in un sistema economico, sociale e politico sempre più complesso, che sempre più cambia, globale e interdipendente, la regolamentazione dei conflitti di interessi sia una materia fondamentale per assicurare la qualità della democrazia.
I cittadini devono poter fare affidamento sul fatto che le decisioni prese dai loro rappresentanti ad ogni livello, non soltanto a livello parlamentare, siano prese in modo imparziale, senza influenze personali o finanziarie che possano compromettere l'equità o l'efficacia della politica.
La destra e Fratelli d'Italia hanno sempre rivendicato, non oggi, da sempre, il primato della politica, della sovranità popolare e l'interesse del bene pubblico come elemento fondamentale e di guida per coloro che sono chiamati a ruoli apicali nel mondo della politica.
Per questo la regolamentazione del conflitto di interessi è un tema importante, per noi è la precondizione per garantire l'integrità della pubblica amministrazione, per garantire che ci sia trasparenza e che ci sia il buon andamento, quei principi costituzionali che non sono stati ricordati, ma che io vorrei ricordare.
I diversi strumenti normativi - approvati negli anni nel nostro Paese per regolare il conflitto d'interessi e promuovere l'integrità della pubblica amministrazione - oggi devono essere necessariamente aggiornati e lo dobbiamo fare anche in ordine all'efficacia nel mutato contesto economico e sociale, che oggi è appunto mutato.
È chiaro che, rispetto alla proposta iniziale del MoVimento 5 Stelle, che abbiamo affrontato in Commissione, occorreva andare oltre; occorreva affidare al Governo un'azione più precisa ed efficace e declinare una serie di interventi su cui - non dimentichiamolo - anche la Commissione europea ha richiamato i Paesi membri a porre una particolare attenzione.
Siamo sicuri che il Governo, in maniera pragmatica, sarà chiamato ad individuare anche meccanismi e procedure che assicurino un'adeguata separazione fra l'attività pubblica e gli interessi privati.
Sono questi i criteri che noi oggi, nell'approvare questa legge delega, consegniamo al Governo.
Con questo meccanismo - e voglio rassicurare i colleghi dell'opposizione, che hanno strumentalmente detto che, invece, sarà una palla in tribuna, che non ci sarà alcuna legge e il dibattito non sarà affrontato in sede parlamentare - , con questa legge delega torneremo, poi, in Parlamento; affronteremo, punto per punto, la qualità dell'intera proposta normativa che il Governo avrà licenziato, nella maniera più analitica possibile e sulla base degli approfondimenti di natura tecnico-normativa.
Quando è intervenuto in sede di emendamento, il Presidente Conte ha detto che con la legge delega noi volevamo buttare la palla in tribuna. Io credo che affidare al Governo, affidare all'Esecutivo, una materia così importante, in modo che possa licenziare un testo che vada poi all'esame del Parlamento, non significhi assolutamente buttare la palla in tribuna. Intanto, perché lo affidiamo a un Governo che, a differenza del suo, è stato ampiamente legittimato dalla volontà popolare . Il Governo Meloni ha la legittimità popolare, cosa che non ha avuto il Governo Conte, cosa che non ha avuto il Governo Draghi, cosa che non hanno avuto gli altri Governi. Non è un antipasto di Premierato - come qualcuno ha detto - anche se auspichiamo che si vada, a grandi passi, verso la riforma di Governo, del Premierato, che sta proseguendo l'esame in Senato.
Noi siamo convinti che affidare questa legge e questa delega al Governo ci possa garantire la migliore soluzione tecnica. Siamo, ovviamente, consapevoli che serva un dibattito anche parlamentare, ma non vogliamo scorciatoie. Le scorciatoie le hanno usate altri, negli anni, per arrivare al governo del Paese senza passare dalla legittimazione del voto popolare. Noi non siamo adusi a questo tipo di situazioni e - concludo Presidente - non accettiamo critiche di chi, strumentalmente, anche in quest'Aula, anche oggi, ha parlato di un rinvio , ha parlato di una legge che non vedrà mai la luce.
Ad esempio, il Presidente Conte ha governato per quasi quattro anni, negli ultimi sei, ma, dopo aver oggi chiesto, più volte, l'urgenza di questa legge, non l'ha mai approvata. Se la sentiva così urgente, poteva approvarla quando è stato in carica, nei quattro anni di Governo .
Fratelli d'Italia dice basta alle strumentalizzazioni politiche. Impegniamo il Governo, con serietà, a lavorare su questa materia, perché per la destra italiana il primato della politica e dell'agire nel Governo e nelle istituzioni - tutelando il bene della Nazione, e non i singoli interessi privati, tutelando il bene della Nazione, che anteponiamo sempre a qualunque cosa -, per noi, è da sempre una cifra del nostro agire politico, e su questo non prendiamo lezioni da nessuno. Da nessuno! È la nostra storia personale di militanza, di comunità politica che parla, prima ancora di altro.
Con questo, quindi, signor Presidente, concludo, dichiarando convintamente il voto favorevole di Fratelli d'Italia
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 304-A: "Delega al Governo per la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione".
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi, interrompiamo a questo punto la seduta, che riprenderà nella giornata di domani, mercoledì 29 maggio, a partire dalle ore 9,30, per l'esame degli ulteriori argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna. A tale riguardo, preciso che, secondo le intese successivamente intervenute tra i gruppi, con riferimento al disegno di legge n. 1665, sarà iscritto all'ordine del giorno solamente l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito presentate. Come previsto dal calendario dei lavori per il mese di giugno, il seguito dell'esame di tale provvedimento avrà, invece, luogo a partire da martedì 11 giugno.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Donno. Aspetti un attimo, onorevole. Colleghi, se volete ascoltare vi prego di farlo in silenzio, altrimenti vi prego di lasciare l'aula. Prego, onorevole, ha facoltà di intervenire.
LEONARDO DONNO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo più che altro per una precisazione, perché nelle precedenti dichiarazioni di voto abbiamo sentito delle accuse, e quando si fanno, in quest'Aula, delle accuse, esse devono essere precise e circostanziate. Pertanto, respingiamo al mittente le accuse del collega Iezzi, che accusa i partiti di opposizione di aver ricevuto finanziamenti così generalizzando. Allora, precisiamo una cosa, caro collega Iezzi…
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
LEONARDO DONNO(M5S). …ovviamente attraverso lei, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle non riceve contributi da società o enti che possono, in qualche modo, esercitare influenza sulla nostra attività, sul nostro gruppo parlamentare perché, caro collega Iezzi, noi siamo liberi!
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
LEONARDO DONNO(M5S). Certo, Presidente, certo. Tramite lei, vorrei appunto dire al collega Iezzi che noi siamo liberi e siamo trasparenti. Collega Iezzi, ovviamente tramite lei, Presidente, sempre e comunque, qui se c'è qualcuno che dovrebbe dare spiegazioni su soldi e finanziamenti, forse quelli siete voi. Diteci che fine hanno fatto i 49 milioni di euro ( che avete rubato ai cittadini italiani! Questo ci dovete dire, collega Iezzi…
PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza.
LEONARDO DONNO(M5S). …senza accusare le opposizioni e il MoVimento 5 Stelle. Vergognatevi e restituite i soldi agli italiani !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Grazie, Presidente. Purtroppo, mi trovo di nuovo a parlare in relazione al tema della violenza contro gli animali, è la mia cifra, questa. La recente notizia che viene da Sala Consilina, in provincia di Salerno, narra dell'ennesimo atto di violenza perpetrato contro 5 creature innocenti: 5 cani randagi, che erano accuditi da un'anziana signora; sono stati brutalmente ammazzati, in località Tempone. Gli animali sono stati avvelenati, in modo vile e ignobile, e due sono stati colpiti da arma da fuoco. Come riportato dal TGR Campania, negli ultimi mesi sul territorio si sono verificati numerosi ritrovamenti di piccoli cani morti per avvelenamento. Il randagismo, nel nostro Paese, è da considerarsi a tutti gli effetti una piaga sociale, che deve essere urgentemente affrontata e risolta. È necessario intervenire in difesa sia dei cittadini che degli animali stessi. Nonostante l'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea stabilisca che bisogna tener pienamente conto delle esigenze connesse al benessere degli animali, dal momento che sono esseri senzienti, è evidente che nel nostro Paese vi è la mancata applicazione delle norme vigenti. C'è un costante sistema di omissione - e diciamolo pure, di mancanza di sensibilità - da parte del Governo, che consente di agire in modo indisturbato e che permette di perpetrare reati orrendi nei confronti degli animali.
Il MoVimento 5 Stelle, nel suo programma elettorale in vista delle elezioni europee, si impegna affinché siano portate avanti, in maniera efficace, norme per prevenire il randagismo e contrastare il traffico di cuccioli, con l'introduzione di nuove disposizioni su canili e rifugi. Ad oggi, non esiste una normativa europea per la loro protezione, per la loro sterilizzazione e registrazione, con l'obiettivo di porre fine a questo commercio illegale, di cui parlavo prima. A questo proposito, cito sempre le parole di Gandhi: la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali, e noi siamo sicuri di essere un popolo civile? Non li amate, ma almeno rispettateli
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Il 27 aprile, in quest'Aula, abbiamo portato all'attenzione dell'intera Camera lo scandalo del dissequestro Pellini. Un dissequestro di un patrimonio di 200 milioni di euro per imprenditori condannati con sentenza definitiva, passata in giudicato, per disastro ambientale.
Sappiamo benissimo che la separazione tra la magistratura e la parte politica è fondamentale. Tuttavia, abbiamo ritenuto di portare in quest'Aula, che rappresenta il popolo, lo sdegno del popolo della Terra dei fuochi, per quel dissequestro che è avvenuto per una mera scadenza procedurale. Già in quell'occasione chiedemmo un intervento forte. Quest'oggi c'è stato un nuovo sequestro del patrimonio degli imprenditori Pellini: è stato notificato ed effettuato. È doveroso un ringraziamento perché, se è pur vero che i due ambiti sono distinti, è altrettanto vero che la magistratura deve garantire l'applicazione del diritto, mentre la politica deve far sì che il diritto non sia svuotato. Oggi lo Stato torna a schiena dritta. Oggi lo Stato vince e di questo ne siamo veramente felici .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Signora Presidente, “un inferno in terra”: così l'UNRWA definisce Gaza dopo i raid del 26 maggio su Rafah - due giorni fa - che hanno colpito una tendopoli di persone sfollate, già fuggite da altri bombardamenti, provocando un enorme incendio ed uccidendo circa 45 persone, per non contare i feriti, che non si sa neanche quanti siano. Un attacco deliberato su civili, su donne e bambini, bruciati vivi. Signora Presidente, bruciati vivi! Un “tragico errore” ha detto Benjamin Netanyahu, davanti all'indignazione del mondo. No, un attacco deliberato in totale spregio dell'ordine della Corte internazionale di giustizia, che aveva imposto di fermare l'offensiva a Rafah. Perché va ricordato: l'attacco alla città più a sud della Striscia è iniziato settimane fa, nonostante tutti gli alleati avessero chiesto a Netanyahu di non farlo, di non attaccare la città in cui oltre un milione e mezzo di persone sfollate dal resto della Striscia - oramai distrutta - si sono rifugiate. Di non farlo perché sarebbe stata una catastrofe: un “inferno in terra”, appunto. Invece, solo negli ultimi due giorni ci sono stati 60 raid su Rafah: 60! Altro che errore! L'ultimo poche ore fa: più di 20 vittime. A niente è servito che la Corte penale internazionale chiedesse un mandato di cattura per Netanyahu e Gallant, ma anche per Sinwar e altre figure apicali di Hamas. Questo non ha impedito né il lancio di missili su Tel Aviv, da parte di Hamas, né tanto meno l'intensificarsi dell'azione militare su Rafah. In queste ore, i israeliani sono arrivati al centro della città. Nelle ultime tre settimane, un milione di sfollati è stato costretto a fuggire di nuovo da Rafah, senza avere un posto sicuro in cui andare, perché, a Gaza, non c'è un posto sicuro. Netanyahu e il suo Governo continuano a macchiarsi di crimini di guerra e a mietere vittime innocenti, e non si sta facendo abbastanza per fermarli.
Anzi, leggo che il Ministro degli Affari esteri, Tajani, ha dichiarato che “Hamas usa Rafah per creare ulteriori problemi, attirando Israele dentro una trappola mediatica”. Una trappola mediatica? Ma come sarebbe a dire una “trappola mediatica”? La trappola - quella vera - caro Ministro Tajani, è quella con cui è rinchiusa la popolazione civile palestinese che da Gaza non può neanche uscire, se volesse trovare rifugio altrove . La Striscia è sigillata! È impermeabile perfino agli aiuti, ancora una volta bloccati, fuori dal valico di Rafah, dall'esercito israeliano. Cos'altro deve succedere? Qual è la linea rossa, che non può essere superata e, oltre la quale, potremmo vedere una qualche azione che punti davvero a fermare Netanyahu? Gli Stati Uniti e l'Unione europea lo costringano al cessate il fuoco immediato. Le opzioni per farlo ci sono, a partire dalle sanzioni economiche, allo stop alla vendita delle armi, alla sospensione degli accordi commerciali e dell'Accordo di associazione tra Israele e l'Unione europea . Questo immobilismo - e concludo, signora Presidente -, è insopportabile e genera rabbia e sdegno nell'opinione pubblica globale, a partire dai giovani che nelle università di tutto il mondo protestano pacificamente contro questa colpevole indifferenza. E, allora, ignavia, opportunismo e cinismo non sono più ammissibili e qui mi sto rivolgendo al Governo: il tempo è scaduto. La ringrazio, signora Presidente .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
3.
SCHIFONE ed altri: Modifica dell'articolo 2407 del codice civile, in materia di responsabilità dei componenti del collegio sindacale. (C. 1276)
Relatrice: VARCHI.
4.
S. 615 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato). (C. 1665)
: URZÌ, PAOLO EMILIO RUSSO e STEFANI, per la maggioranza; TONI RICCIARDI, di minoranza.
5.