PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
STEFANO VACCARI, legge il processo verbale della seduta del 29 maggio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Traversi e Fede n. 3-00627 .
Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO PAOLO SISTO,Grazie, Presidente. In attuazione dell'articolo 3 della legge regionale ligure n. 7 del 2022, con deliberazione della giunta regionale ligure n. 348 del 2023, è stato adottato lo schema di regolamento “Disposizioni concernenti l'attuazione dei Piani di bacino distrettuali, anche stralcio, per le aree a pericolosità da alluvione fluviale e costiera”, per la gestione del rischio nelle aree a pericolosità da alluvione fluviale e costiera, sulla base degli indirizzi e delle risultanze del Piano di gestione del rischio alluvioni (PGRA), approvato con DPCM 1° dicembre 2022.
Con tale regolamento, nel rispetto dei princìpi e della disciplina del PGRA, la regione Liguria (come tutte le regioni del distretto), deve dettagliare gli interventi realizzabili e le relative condizioni (di gestione del rischio) nelle aree a pericolosità idraulica individuate dallo stesso PGRA.
Sul regolamento l'Autorità distrettuale di bacino ha espresso il proprio parere favorevole, ai sensi dell'articolo 91, comma 1-, della legge regionale n. 18 del 1999, tenuto conto del parere favorevole rilasciato il 29 giugno 2023.
Sulla scorta di osservazioni dell'Università di Genova, la giunta ha poi ritenuto necessario un approfondimento tecnico, attraverso il Politecnico di Milano, sulle soglie di pericolosità di cui alla Tabella 2 dell'Allegato 2 allo schema di regolamento concernente l'individuazione delle aree a minore pericolosità P2_0, per assicurare la massima tutela della pubblica e privata incolumità, così rinviando l'approvazione definitiva del regolamento.
La Tabella in parola viene da tempo applicata dai vigenti Piani di assetto idrogeologico (PAI) e, quindi, non sarà introdotta dal regolamento regionale, una volta approvato.
I valori in essa indicati sono identici a quelli utilizzati per i Piani di bacino regionali ad oggi vigenti e le soglie sono state individuate dal soppresso comitato tecnico dell'Autorità di bacino regionale, ai sensi della legge n. 183 del 1989, sulla base di specifica consulenza tecnico-scientifica.
Sul punto sono, comunque, in corso ulteriori interlocuzioni degli uffici regionali con l'Università di Genova, per valutare studi recenti, che individuerebbero soglie minori rispetto a quelle in vigore. Di tali approfondimenti si terrà quindi conto in fase di approvazione del nuovo regolamento.
Il mantenimento dei previgenti Piani di assetto idrogeologico (PAI) è stato previsto, nel primo ciclo di pianificazione, nell'ottica, comunque, di un loro progressivo superamento nella nuova visione distrettuale, garantita dal secondo ciclo di pianificazione, con l'obiettivo della massima coerenza nella gestione del rischio di alluvioni, tramite un'unica mappa della pericolosità - la mappa del PGRA - e una sola disciplina.
Si rappresenta che il PGRA è misura di prevenzione, come il Piano di gestione delle acque (PGA) e tutte le norme sul corretto uso del territorio, di contrasto al consumo di suolo e di manutenzione, nazionali e regionali. Il suo processo di definizione, adozione e approvazione è definito per legge e aggiornato ogni 6 anni.
La prevenzione si articola in misure di vincolo, rimozione, ricollocazione, riduzione della vulnerabilità, di conoscenza. Giova segnalare, infine, che, nelle more dell'entrata in vigore del regolamento, continuano a trovare applicazione i Piani di bacino stralcio per l'assetto idrogeologico, al fine di garantire le condizioni di gestione del rischio idraulico, come previsto dall'articolo 75 della legge regionale 28 dicembre 2023, n. 20.
PRESIDENTE. Il deputato Traversi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
ROBERTO TRAVERSI(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo, per la risposta puntuale, nella cronaca di quello che è stato, però non posso ringraziare per la tempestività, nel senso che dovevamo agire con urgenza. Ho presentato ben due interrogazioni su questa vicenda - la seconda è di settembre - e troviamo oggi una risposta che non è completa, da quello che ho potuto leggere dagli organi di stampa, in quanto c'è una novità di cui parlerò, magari, in fine intervento.
Noi abbiamo presentato queste interrogazioni, da una parte, per avvisare il Governo che ci sono criticità, dall'altra parte, anche per cercare di migliorare certi processi, e questo io l'ho fatto anche un po' nelle mie vesti di tecnico, perché ho letto alcune storture. Stiamo parlando della regione Liguria, com'è stato ben specificato, stiamo parlando di nuove regole relative alle costruzioni che si possono edificare in zone dove i Piani di bacino evidenziano criticità. Tecnicamente, è successo che il regolamento che ha attuato la regione Liguria, che è stato messo in discussione, permetteva addirittura di costruire nuove edificazioni in determinati posti - P2 e P3 - nei quali i Piani di bacino indicavano criticità. L'assurdo è stato che talvolta si permettevano edificazioni, facendo attenzione, però, che la destinazione non fosse un asilo, come se fosse meno importante che ci fosse una casa o un asilo. Quindi, ovviamente, come opposizioni, siamo tutti intervenuti affinché questa cosa venisse ben vigilata.
Questo intervento ha fatto sì che la regione Liguria spendesse 70.000 euro di soldi pubblici per chiedere un giudizio al Politecnico di Milano, cosa, a mio avviso, discretamente assurda, adesso completando questo cerchio, perché il Governo ha risposto, però manca un passaggio. Pare, anzi parrebbe, da note di stampa - quindi la stampa, addirittura, anticipa quello che mi aspettavo che mi dicesse il Governo oggi, poi verificherò, a questo punto, se è vero quello che ci è stato raccontato - che il Politecnico avrebbe mosso osservazioni, com'era prevedibile, rimandando, quindi, all'Autorità di bacino per normare nuovamente o migliorare, quantomeno, questo regolamento, che era assurdo in una regione come la nostra, che è stravolta sia dalle costruzioni, ma anche - come adesso ne stiamo parlando - dai cambiamenti climatici, anche se, in Liguria, purtroppo, sono 20 anni che parliamo di cambiamenti climatici e, ciclicamente, abbiamo avuto vittime e disastri. Quindi, sembrerebbe che questo regolamento si debba rivedere. Ed è assurdo, perché stiamo partendo da un giudizio che ha già dato l'Autorità di bacino, la regione ne ha preso atto e, poi, rimandiamo la decisione all'Autorità di bacino.
Mi rivolgo, dunque, al Ministero, dal quale dovrebbe partire una normativa. Questa interrogazione nasce proprio dal fatto che noi chiedevamo al Ministero stesso di introdurre dati, codici più cautelativi in vista di tutto quello che sta avvenendo nel nostro Paese, sempre più sinistrato da avversità climatiche e, invece, assistiamo a un rimbalzo incredibile. Ovviamente, non l'ho premesso, ma è sottinteso, che noi non ci siamo mai fidati di questa regione - e l'abbiamo detto prima -, non ci fidiamo ancora di più adesso, con tutto quello che abbiamo letto, perché abbiamo visto che, talvolta, alcuni pareri sono stati veramente tirati per le corde, magari per aiutare amici, concedendo loro banchine oppure regalando spiagge. Non entro nel merito, perché non voglio entrare nel merito giudiziario: io sto parlando da tecnico, anche in questo momento e, quindi, da tecnico, non mi aspettavo che ci fosse bisogno di rivolgersi a un Politecnico perché la palla, poi, venisse rispedita. Faccio una battuta: fatemi una telefonata, forse è più semplice e si può risolvere prima il problema.
Siamo stati fermi 9 mesi, qualcuno, come avvenuto in Liguria in questi anni, non ha accelerato e portato a termine un percorso e per fortuna adesso la palla è tornata a chi dovrebbe tutelarci, anche come cittadini, e, quindi, tutto sommato, siamo contenti. Però, non siamo contenti del fatto che venga sempre svilita l'Aula in questo senso - l'ho spiegato all'inizio - e del fatto che, a volte, ci sono cose davvero logiche sulle quali ci avviluppiamo, mentre per i cittadini bisognerebbe fare un altro servizio.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Ascani e Vaccari n. 2-00364 e all'interrogazione Vaccari e Guerra n. 3-01246, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente . Chiedo al deputato Vaccari se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, ancora una volta, torniamo a sollevare un tema che a più riprese, sia alla Camera, sia al Senato, abbiamo posto come gruppo del Partito Democratico attraverso l'attività di sindacato ispettivo, senza però ricevere risposte adeguate, finalizzate ad affrontare le gravi criticità che abbiamo anche riscontrato direttamente come gruppo, visitando oltre 30 istituti penitenziari nel nostro Paese, lo scorso 22 aprile.
Nella fattispecie, con questa interpellanza e con questa interrogazione, la mia e quella della collega Ascani, abbiamo sollevato le gravi carenze registrate nelle carceri umbre e, per alcuni versi, anche in quella di Modena. Ci sono dati generali che non possono sfuggire e che meriterebbero ben altri approcci rispetto a quelli fin qui adottati dal Governo. I numeri ci danno il segno di una situazione drammatica: nelle carceri italiane vi sono quasi 10.000 persone in più rispetto ai posti disponibili, vi sono istituti che si ritrovano anche con oltre 400 detenuti in eccesso rispetto a quelli che potrebbero avere. In Italia, i detenuti, al 31 gennaio 2024, erano 60.637, mentre i posti a disposizione solamente 51.347. È una situazione di grave sovrabbondanza che va a totale discapito di chi ogni giorno deve vivere all'interno degli istituti di pena e delle case circondariali.
Di questi 60.637 detenuti gli stranieri sono poco più del 30 per cento. Solamente nel periodo che va dal 2009 al 2013 la popolazione detenuta superava l'attuale. I condannati con sentenza passata in giudicato sono la maggioranza, precisamente, 44.555, contro i 6.346 detenuti con sentenza non definitiva. Più del 37 per cento della popolazione detenuta (sono dati del Ministero) ha tra i 25 e i 40 anni. C'è da segnalare, però, che dal 2020 in poi l'intera popolazione carceraria è stata in crescita, con la fascia d'età tra i 50 e i 59 anni che è aumentata dell'11 per cento in soli tre anni, passando da 9.504 detenuti a 11.485.
La fotografia che emerge da questi dati delle carceri italiane è quella di luoghi in cui le persone sono ammassate. La conferma arriva anche dal dell'Associazione Antigone che parla di istituti fatiscenti e condizioni degradate di vita per detenuti e personale: 60.637 persone per 51.347 posti significa che le carceri italiane sono piene quasi al 120 per cento.
In queste condizioni, avverte sempre l'Associazione Antigone, non è possibile alcuna attività tesa al reinserimento sociale del detenuto. Non si può studiare, non si può lavorare, non si è adeguatamente seguiti da medici e psicologi; del resto, lo stesso personale di supporto previsto dalla legge e dai regolamenti è gravemente sotto organico, il che significa un sostanziale abbandono di qualsiasi prospettiva rieducativa.
Si tenga presente che il Consiglio d'Europa ha chiuso la procedura di esecuzione della sentenza Torreggiani contro l'Italia, accogliendo con favore gli interventi realizzati dalle autorità italiane il 9 marzo 2016. A fine febbraio 2016 erano presenti nelle carceri 49.509 detenuti per 52.846 posti; a fine marzo 2024 i detenuti erano molti di più: 61.000 sui 51.178 posti, un dato che deve far riflettere e che ci pone di nuovo di fronte a una situazione di totale assenza di rispetto delle regole.
Com'è noto, stanno crescendo i suicidi, che erano già 30 al 15 aprile 2024 (dall'inizio dell'anno, uno ogni 3,5 giorni), ed è chiaro che un peggioramento delle condizioni di detenzione legato anche al sovraffollamento non può che avere un ruolo determinante in questa tragedia. Aumenta anche il numero di morti in carcere per cause diverse dal suicidio: sono 42 alla stessa data, mentre se ne sono registrati 88 in tutto il 2023. Anche qui, siamo davanti a un numero altissimo, senza precedenti. Gli atti di autolesionismo sono 18,1 ogni 100 detenuti, i tentati suicidi 2,4, le aggressioni al personale 3,5 e le aggressioni verso altri detenuti 5,5 ogni 100 detenuti. Il tutto, ovviamente, sembra un bollettino di guerra.
La carenza di personale è una delle criticità sistemiche che attanagliano gli istituti penitenziari, una carenza trasversale che riguarda tutti gli operatori penitenziari, dal personale amministrativo ai funzionari giuridico-pedagogici, sino ad arrivare ai direttori. I numeri della Polizia penitenziaria fotografano, poi, una situazione connotata da carenze e disomogeneità nel territorio e, rispetto all'anno precedente, un generale aumento del rapporto medio tra detenuti e agenti.
Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero, aggiornate al 2024, manca il 16 per cento delle unità previste in pianta organica, il totale del personale effettivamente presente è pari a 31.068 e il rapporto detenuti-agenti è pari a 1,96 detenuti per ogni agente, a fronte di una previsione di 1,5. Insomma, vi sono aspetti di una tale gravità che il Governo non può ignorare: in sintesi, sovraffollamento, carenza di organico della Polizia penitenziaria, mancanza di un'adeguata copertura di cure sanitarie, pochi fondi per la formazione e per il lavoro, anche in vista del reinserimento sociale.
Se guardiamo, poi, ai casi specifici delle carceri umbre, dal rapporto Antigone si evince che l'Umbria è la regione dove si è applicato l'isolamento, in particolar modo a Capanne, in modo più elevato, con una media di 117,91 provvedimenti di isolamento disciplinare applicati nel 2022 per ogni 100 detenuti; a seguire ci sono Orvieto e Spoleto. Perugia è uno degli istituti con il più alto tasso di detenuti stranieri. Se osserviamo il caso del carcere di Sant'Anna di Modena, i dati testimoniano un sovraffollamento con una capienza di persone detenute che è oltre il 50 per cento in più di quella massima, con 535 unità su 382 posti di capienza, delle quali 370 in detenzione definitiva, con un aumento di 100 unità soltanto nell'ultimo anno per effetto dei provvedimenti del Governo e della saturazione di altre carceri della regione. A fronte di questo, così come nelle carceri umbre, anche a Modena ci sono 40 agenti di Polizia penitenziaria in meno rispetto alla pianta organica prevista: 217 rispetto ai 257 che dovrebbero esserci, ovvero un agente ogni 50 persone o 75 agenti per turno.
Ecco, questa è la situazione, ma l'Esecutivo, invece di occuparsi delle condizioni di vita di chi si trova in questi spazi, condannato o lavoratore che sia, si dedica a introdurre nuovi reati, inasprendo persino le pene, col risultato che le carceri sono piene, non c'è personale sufficiente a gestire numeri elevatissimi, è messa a dura prova la sanità penitenziaria e non si investe più nella formazione, strumento indispensabile per la rieducazione.
Gli istituti penitenziari non sono terra di nessuno ed è per questa ragione che, nei dispositivi con i quali abbiamo interrogato il Ministero, vi chiediamo come si affrontino, secondo voi, le criticità esposte in premessa, a partire dalla riduzione del sovraffollamento e dal rafforzamento del personale di servizio, sia amministrativo sia della Polizia penitenziaria, quale sia lo stato di attuazione degli interventi di manutenzione e di ristrutturazione previsti e quali altre iniziative siano contemplate per migliorare le condizioni di vita e di lavoro all'interno degli istituti penitenziari per far fare un passo in avanti al nostro Paese in materia di diritti, di rispetto dei diritti umani nelle nostre carceri.
PRESIDENTE. Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO PAOLO SISTO,. Grazie, Presidente. Essendo due gli strumenti di sindacato ispettivo, un'interpellanza e un'interrogazione presentate dai colleghi, abbiamo condensato tutto in un'unica risposta, che impegnerà l'Aula qualche minuto in più rispetto al solito. Quindi, di questo mi scuso, ma vi era la necessità di offrire una risposta che potesse essere in qualche modo esaustiva per quanto di ragione e trattandosi di un tema in cui il termine “esaustività” non esiste. Infatti, vi è sempre la necessità di dare a questi temi una risposta da con il tentativo di provare ad alleviare questa situazione, che definire grave è ovviamente un punto di vista condiviso.
Gli atti di sindacato ispettivo in oggetto sollevano specifici quesiti in ordine ad asseriti e generici aspetti di criticità del sistema penitenziario nazionale, primi fra tutti la carenza degli organici, il tasso di affollamento detentivo e la manutenzione delle strutture, con specifico riguardo anche ad alcuni istituti di pena del Paese, quali, ad esempio, la casa circondariale di Modena e gli istituti di pena del distretto umbro. A tal riguardo, deve evidenziarsi che gli interventi in corso e/o programmati in ambito nazionale per fronteggiare la problematica del sovraffollamento e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari riguardano, da un lato, l'ampliamento delle strutture e, dall'altro, il loro adeguamento sotto il profilo edilizio, in base a quanto previsto dal DPR n. 230 del 2000.
Fra gli interventi si segnala il completamento del collaudo tecnico del padiglione da 200 posti della casa di reclusione di Sulmona, che lo stesso MIT ha riferito ultimabili entro giugno 2024. Risultano ripresi i lavori di realizzazione del nuovo padiglione in costruzione presso la casa di reclusione di Milano Opera per ulteriori 400 posti. Entro il 2024 dovrebbe essere ultimato il nuovo padiglione da 400 posti in costruzione presso la casa circondariale di Roma Rebibbia nuovo complesso. Allorché, riappaltati i relativi lavori, entro il 2025 dovrebbero essere, inoltre, ultimati il nuovo padiglione da 200 posti a Bologna e il nuovo istituto da 250 posti di Forlì. È in fase di ultimazione la progettazione definitiva del nuovo padiglione da 200 posti previsto presso la casa di reclusione di Milano Bollate e risultano essere state ultimate le attività di verifica della progettazione definitiva a cura del MIT in questo luogo.
Tra gli interventi in corso per l'attivazione di nuovi posti detentivi che consentiranno di mitigare l'attuale condizione di sovraffollamento, si annota l'intervento in corso presso l'ex istituto penale per minorenni di Lecce Monteroni, sempre a cura del MIT, ove è prevista la realizzazione di una sezione a custodia attenuata della casa circondariale di Lecce. Il primo lotto dei lavori è stato recentemente ultimato e sono in corso le prove di precollaudo degli impianti e il collazionamento dei documenti tecnici finali. È, inoltre, in corso la progettazione dei lavori relativi al secondo lotto e l'attivazione di tale sezione recherà circa 30 posti nuovi.
Sempre al fine di accrescere la capacità detentiva del sistema penitenziario nazionale, si rappresenta, inoltre, che il 27 settembre 2022 l'amministrazione penitenziaria ha formalmente acquisito l'ex scuola Riccardo Pitteri, posta in adiacenza all'istituto penitenziario di Gorizia, destinato a ospitare la nuova caserma per il personale di Polizia penitenziaria. L'acquisizione si è resa necessaria per potervi dislocare la caserma, gli uffici amministrativi e gli alloggi e così recuperare spazi destinati alla detenzione e consentire un ampliamento di quelli destinati alle attività trattamentali, in aderenza sempre al DPR n. 230 del 2000.
In un orizzonte temporale più ampio, che si ritiene di poter circoscrivere nell'ambito di un quinquennio, si annovera l'ultimazione dell'intervento per la realizzazione del nuovo istituto di Pordenone, in località San Vito al Tagliamento (300 posti), nonché la sua ristrutturazione, con adeguamento al DPR n. 230 del 2000 e l'ampliamento della casa di reclusione di Brescia Verziano (nuovo padiglione da 220 posti).
Per quanto concerne il piano di edilizia penitenziaria avviato dall'amministrazione per la realizzazione di 8 nuovi padiglioni detentivi in aree libere disponibili “” presso complessi penitenziari già attivi, il cui finanziamento per 84 milioni di euro è stato inserito negli interventi complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti, si evidenzia che ciascun intervento specifico risulta in avanzato stato di realizzazione. In particolare, per le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere, Civitavecchia, Viterbo, Ferrara e Rovigo è in corso di realizzazione la progettazione definitiva esecutiva a cura dell'aggiudicatario dei lavori. Per la casa circondariale di Vigevano è stato approvato il progetto definitivo.
Relativamente al piano di recupero e rifunzionalizzazione all'uso detentivo di caserme militari dismesse, si comunica che il 18 gennaio 2024 è stato firmato il verbale di acquisizione della caserma Barbetti al patrimonio in uso governativo all'amministrazione. È in corso di redazione il quadro esigenziale finalizzato all'avvio delle operazioni di rilievo, analisi strutturale e ambientale dell'intero compendio, che si presenta particolarmente complesso in ragione della vasta estensione dell'area (154.000 metri quadrati) e della presenza di ben 32 edifici.
L'adeguamento agli standard previsti dalla normativa vigente dal punto di vista edilizio, invece, concerne principalmente il recupero e l'aggiornamento delle camere di pernottamento alle prescrizioni di cui al DPR n. 230 del 2000. Al riguardo, si rappresenta che è in corso, da anni, un piano di interventi, finanziato sia con fondi propri che con risorse economiche della Cassa delle ammende, contemplante la realizzazione di opere tese al miglioramento igienico-sanitario, all'accrescimento della salubrità degli ambienti e del benessere della condizione detentiva, anche avvalendosi di manodopera detenuta, attraverso l'eliminazione dei wc ancora a vista, la collocazione delle docce nei locali bagno posti a servizio di ciascuna camera di pernottamento, con la correlata e conseguente necessità di modificare gli impianti termici al fine di assicurare a tali locali la disponibilità di acqua calda a uso sanitario.
Tra le progettazioni di maggior rilevanza, relativamente agli interventi di adeguamento al DPR n. 230 del 2000, si annotano quelle relative ai seguenti istituti: casa circondariale Padova secondo lotto (lavori in corso settore infermeria); casa di reclusione Carinola: ristrutturazione, con adeguamento di due sezioni - terzo lotto; casa di reclusione Carinola: ampliamento delle sezioni; casa circondariale Santa Maria Capua Vetere: manutenzione straordinaria, con adeguamento padiglione Tevere; progettazione in corso; casa circondariale Napoli Poggioreale: completamento padiglione Genova; casa circondariale Salerno: adeguamento del primo reparto; casa circondariale Voghera: lavori di manutenzione straordinaria di un primo blocco detentivo; casa circondariale Roma Rebibbia: progettazione ultimata (si parla di una nuova costruzione rep. G9); casa circondariale Roma Regina Coeli: ottava sezione - gara in corso; casa di reclusione Roma Rebibbia: prima sezione -; casa circondariale Castrovillari: in attesa della stipula del contratto; casa di reclusione Augusta: in attesa dell'esito delle verifiche preliminari alla stipula del contratto; casa circondariale Arezzo: in corso di affidamento il progetto di fattibilità economica e tecnica; casa circondariale Reggio Emilia: adeguamento dei reparti detentivi al DPR n. 230 del 2000; casa circondariale Rimini I - qui è saltato qualche cosa - primo edificio, con progettazione in corso della I sezione; casa circondariale Foggia: ristrutturazione sezione reclusione; casa circondariale Lucera: verifica di vulnerabilità sismica completata.
A margine del già menzionato programma di interventi segnalo altresì che sono stati recentemente conclusi - il 28 dicembre 2023 - i lavori in corso per l'adeguamento al DPR n. 230 del 2000 del piano terra e del piano primo del padiglione Roma della casa circondariale di Napoli Poggioreale, che hanno interessato e consentito di poter rendere nuovamente disponibili 61 posti detentivi.
Inoltre, presso la casa circondariale di Udine sono in corso di esecuzione lavori di ristrutturazione e miglioramento sismico dell'edificio, per la creazione di una sezione di semilibertà, dell'edificio ex femminile, per la creazione di un polo didattico e per la riqualificazione del cortile passeggio, destinato ad attività ludiche e sportive.
I provveditorati interregionali delle opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti competenti per territorio stanno curando, invece, le progettazioni degli interventi di adeguamento al DPR n. 230 del 2000 delle sezioni degli istituti delle case circondariali di Bari, Milano San Vittore, Napoli Poggioreale: padiglioni Italia, Napoli, Salerno e Genova. Sono quasi ultimati, presso l'istituto di Brindisi, i lavori di demolizione e ricostruzione di un padiglione detentivo (braccio F), con annessi spazi per attività trattamentali (30 posti detentivi).
Presso l'istituto di Potenza è in corso un importante intervento di ristrutturazione, con adeguamento al DPR n. 230 del 2000. L'attivazione delle strutture interessate dai lavori consentirà di poter tornare a disporre di circa 180 posti detentivi.
Oltre al miglioramento delle condizioni detentive, mediante l'aumento del numero dei posti disponibili e conseguente diminuzione dell'indice di sovraffollamento, nel corso degli ultimi anni si è posto altresì l'obiettivo di dare massimo impulso all'implementazione di spazi per attività trattamentali, anche mediante l'ottimizzazione degli spazi detentivi già a disposizione, riadattati in ambienti attrezzati per le attività in comune. Nel corso del 2023 risultano avviati e conclusi interventi per oltre 5.000 metri quadri. Sempre per quanto concerne l'implementazione degli spazi trattamentali, è prevista, inoltre, la realizzazione di tre immobili destinati ad attività trattamentali da circa 450 metri quadrati ciascuno, a completamente dei nuovi padiglioni di Lecce, Taranto e Trani.
Per quanto concerne nello specifico la situazione della casa circondariale di Modena, richiamata nell'atto di sindacato ispettivo, si evidenzia, relativamente alle condizioni di manutenzione e di uso della struttura, che si tratta di realizzazione relativamente recente, dacché inaugurata nel 1991 e integrata di un nuovo padiglione da 146 posti, attivato nel 2013. L'istituto, negli ultimi 4 anni, è stato oggetto di numerosi interventi di manutenzione gestiti dall'amministrazione centrale, riguardanti i lavori per la realizzazione di un impianto di videosorveglianza, di un impianto anti-scavalcamento e antintrusione, lavori di manutenzione straordinaria delle coperture dei fabbricati dei servizi centrali, della matricola - nuovi giunti, dei semiliberi, della cucina e della mensa di servizio.
Per il miglioramento delle condizioni di detenzione si segnala altresì che, negli anni 2022 e 2023, sono state assegnate al PRAP Emilia-Romagna e Marche ingenti fondi per specifiche attività, quali interventi per la realizzazione/ristrutturazione di spazi trattamentali e rifacimento dell'impianto idrico.
Circa la problematica del sovraffollamento carcerario, risulta che, alla data del 20 maggio 2024, presso gli istituti di pena del Paese sono presenti un totale di 61.522 detenuti, di cui 60.788 effettivamente presenti in istituto, rispetto a una previsione regolamentare pari a complessivi 51.208 posti, di cui 4.027, allo stato, non disponibili a vario titolo, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 130,46 per cento.
Sebbene gli istituti penitenziari risultino essere al limite della capienza, allo stato attuale non si ravvisano casi di allocazione di detenuti in “sofferenza”, ovvero al di sotto dei limiti di spazio previsti per ogni soggetto, come stabiliti dalla CEDU.
Il vigente meccanismo di riequilibrio delle presenze, infatti, che rientra nelle competenze dell'ufficio IV della Direzione generale dei detenuti, favorisce la gestione delle procedure di riequilibrio su scala nazionale della popolazione detenuta appartenente al circuito della media sicurezza, secondo i criteri stabiliti dalle circolari n. 355 del 6 giungo 2012 e n. 3654/6104 del 26 febbraio 2014.
In particolare, su richiesta dei singoli provveditorati regionali, tenuto conto degli indici di affollamento a livello distrettuale, l'amministrazione competente dispone in merito alle richieste di sfollamento di detenuti appartenenti al circuito della media sicurezza (cosiddetti sfollamenti extradistrettuali), in una prospettiva orientata, da un lato, a stimolare ciascuna articolazione periferica a perseguire una più razionale distribuzione della popolazione detentiva e, dall'altro, a perseguire un equilibrato rapporto capienza/presenza su scala nazionale.
A tal fine, viene realizzato un puntuale e costante monitoraggio dei dati relativi alle presenze detentive a livello nazionale, distrettuale e di singolo istituto, degli indici di affollamento e della composizione della popolazione detenuta.
Con particolare riferimento, invece, alla casa circondariale di Modena, si evidenzia che, alla data del 20 maggio 2024, risultano presenti un totale di 546 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 372 posti disponibili, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 146,77 per cento.
Il monitoraggio del sovraffollamento e delle presenze giornaliere dei detenuti ristretti negli istituti della penisola viene effettuato tramite l'applicativo “Spazi detentivi 15”, che consente di rilevare le violazioni dei livelli minimi dei 3 metri quadrati. Il citato applicativo, inoltre, viene utilizzato da tutti i tribunali e uffici di sorveglianza d'Italia che possono, in tal modo, disporre di un valido supporto di conoscenza aggiornata delle mutevoli realtà dei singoli istituti.
L'applicativo “Applicativo spazi detenuti” (ASD) è stato, altresì, integrato con un'ulteriore applicazione di supporto (denominata Applicativo 18) che riepiloga, per ogni singolo soggetto detenuto, eventuali giorni di detenzione “in sofferenza” (meno di 3 metri quadri).
Qualora si ravvisino o vengano segnalate situazioni di istituti penitenziari al limite della capienza, si provvede ad effettuare le opportune valutazioni per l'emissione dei provvedimenti di trasferimento, al fine di equilibrare il più possibile la presenza dei detenuti in un ogni istituto penitenziario del territorio nazionale.
Relativamente al confronto, evidenziato dall'atto di sindacato ispettivo, sul numero di volte in cui venga applicato l'isolamento disciplinare in un istituto piuttosto che in un altro, corre l'obbligo sottolineare che la vigente normativa dell'ordinamento penitenziario conferisce il potere discrezionale per l'applicazione dell'isolamento disciplinare unicamente al consiglio di disciplina, che effettua le proprie valutazioni per l'adozione della decisione finale in base agli elementi in possesso, che variano chiaramente da istituto a istituto, tanto da rendere particolarmente difficile e sostanzialmente marginale il dato statistico sull'applicazione dell'isolamento disciplinare come termine di paragone fra i vari istituti penitenziari.
Quanto agli eventi critici occorsi negli istituti penitenziari e riferiti sia agli istituti della regione Umbria, sia a tutti gli istituti della penisola, nel periodo compreso dal 1° gennaio 2022 e il 20 maggio 2024 si assiste a un progressivo calo numerico degli stessi, tanto che i suicidi da 3 del 2022 sono passati a 1 nel 2024, le aggressioni fisiche in danno del personale di Polizia penitenziaria da 27 del 2022 a 22 del 2024 e gli atti di aggressione tra detenuti, dagli 86 del 2022 ai 43 del 2024.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda il dato nazionale, da 84 suicidi del 2022 si passa a 34 nel 2024, le aggressioni fisiche in danno del personale di Polizia penitenziaria diminuiscono da 1.263 a 744, gli atti di aggressione tra detenuti da 4.545 nel 2022 a 2.114.
Con riferimento alle asserite criticità organiche, in particolare, del distretto umbro, si rappresenta che la casa di reclusione di Orvieto, a fronte di un organico complessivo di 62 unità, conta 50 presenze effettive nei vari ruoli, inferiore, dunque, a quella prevista di 11 unità.
La casa circondariale di Perugia Capanne su un organico complessivo di 251 unità ha a disposizione 201 unità di personale.
La casa di reclusione di Spoleto, a fronte di un organico completo di 296 unità, conta 225 presenze effettive nei ruoli.
In relazione alla casa circondariale di Terni, si evidenzia che, a fronte di un organico complessivo di 262 unità, risultano 195 presenze effettive nei vari ruoli, inferiore dunque a quella prevista di 67 unità.
A fronte di tali scoperture, sottolineando consapevole la fondamentale e imprescindibile funzione di guida svolta dagli appartenenti al ruolo apicale del Corpo, il 18 dicembre 2023 è stato avviato il corso per 132 posti di allievo commissario al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche denunciate e previste.
Inoltre, il 6 settembre 2023, è stato indetto un concorso interno per la nomina di 60 vicecommissari della carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria.
Con riferimento al ruolo ispettori, si informa che il 6 maggio ultimo scorso è stato avviato il corso di formazione per la qualifica iniziale di viceispettore per 411 posti di lavoro, relativo al concorso pubblico indetto il 25 novembre 2021.
Il 17 giugno 2021 è stato indetto il concorso interno, per titoli, a complessivi 583 posti, relativi alle vacanze disponibili nel periodo compreso fra il 31 dicembre 2018 e il 31 dicembre 2020, per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente. A riguardo, si informa che, in favore degli istituti penitenziari di cui trattasi, sono state assegnate 10 unità di personale alla casa circondariale di Perugia e 13 alla casa circondariale di Terni.
Anche la mobilità ordinaria ha incrementato il personale penitenziario per la casa di reclusione di Orvieto, con 4 unità di personale, la casa circondariale di Perugia Capanne, con 10 unità di personale, la casa di reclusione di Spoleto, con 10 unità di personale e la casa circondariale di Terni con 13 unità di personale.
Si comunica, altresì, che anche la conclusione del 182° corso per la formazione di allievi agenti, pari a 244 unità (184 uomini e 60 donne), sarà in grado di incrementare l'organico delle case di reclusione di Orvieto e di Spoleto, rispettivamente di 2 e di 12 unità.
Passando all'istituto penitenziario modenese, quest'ultimo, a fronte di un organico complessivo di 253 unità, conta 210 presenze effettive nei vari ruoli, inferiore, dunque, a quella prevista di 47 unità. Anche in questo caso, si è provveduto a indire concorsi, quale quello del giugno 2021, per il ruolo di sovrintendenti per 583 posti, di cui 8 da assegnarsi alla casa circondariale di Modena.
Con riferimento al ruolo agenti/assistenti, l'organico della casa circondariale di Modena è stato incrementato, nel mese di luglio 2023, di 2 unità maschili e di 3 unità femminili, in occasione della mobilità ordinaria e sarà ulteriormente incrementato di 12 unità per la mobilità legata al termine del 183° corso di formazione. Mi sono un po' dilungato.
PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza e alla sua interrogazione.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio il Vice Ministro, ma ascoltando le sue parole, sembrava di ascoltare quelle di un notaio che prendeva atto del fatto che la situazione è grave, ma non seria. Invece, siamo in presenza di una situazione grave e, ascoltando le sue parole all'inizio della risposta, è stata dichiarata la condivisione della situazione di gravità che abbiamo descritto.
Lo ripeto: il 22 aprile abbiamo visitato oltre 30 istituti penitenziari e la situazione è analoga un po' dappertutto. Sarebbe utile che il Governo mettesse di più le mani in pasta rispetto alle condizioni reali della vita all'interno delle carceri italiane. Infatti, oltre al tema - che abbiamo ascoltato - dell'ampliamento e dell'adeguamento delle strutture, che viene da lontano e che ha bisogno di tempi piuttosto lunghi per la sua realizzazione, c'è la gestione dell'esistente e della quotidianità che presenta i numeri che, anche Lei, Vice Ministro, ha descritto. Però, dalle risposte, non ci sembra che si voglia affrontare, anzi si continuano a fare provvedimenti legislativi che provano a ingrossare sempre di più le carceri italiane per reati inutili rispetto a come dovrebbe essere in un Paese civile e serio dell'Unione europea. Allora, ridurre il sovraffollamento significa togliere un serissimo ostacolo a un'esecuzione della pena conforme ai precetti costituzionali e per non incorrere nelle procedure di infrazione europee. Serve anche a favorire il graduale reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, prevedendo in tal modo i rischi di recidiva, che sono in aumento, come i dati dell'associazione Antigone ci testimoniano.
Anche sul tema della carenza degli organici, mi consenta, Vice Ministro, abbiamo sentito alcuni numeri che si riferiscono a scelte di concorsi banditi nel 2021 o nel 2022, senza una presa in carico seria d'investimento sulle risorse umane che potrebbero fare la differenza, rispetto alla gestione delle carceri.
Oltre a rafforzare il personale, c'è il tema di integrare il loro trattamento e adeguarlo, al fine di renderlo equo rispetto alle prestazioni fornite, anche per assicurare a tutti gli operatori di svolgere in modo adeguato un lavoro così complesso e difficile, all'interno di edifici che spesso presentano carenze che rendono ancora più difficile lo svolgimento di quel lavoro.
Serve più personale, Vice Ministro, non servono le mobilità interne rispetto alla carenza così strutturale che noi abbiamo raccolto e che vi vogliamo, ancora una volta, rappresentare. Serve più personale, sia amministrativo che di Polizia penitenziaria, per gestire quel numero crescente e sproporzionato di detenuti che il nostro Paese si trova a gestire. Così come serve più personale anche attrezzato a rispondere ad esigenze come quelle dei 18 bambini che vivono con le mamme all'interno delle carceri o dei 100 bambini che hanno uno o due genitori in carcere e che subiscono traumi psicologici e affettivi, nonché disagi nella vita quotidiana, con una lesione molto significativa del diritto all'affettività, e che non hanno le risposte di cui ci sarebbe bisogno. Per questo vi abbiamo interrogato, ma non siamo soddisfatti della risposta, perché quella che abbiamo di fronte è un'emergenza e di fronte a un'emergenza servono risposte all'altezza di questa domanda. E dalle sue parole e anche dai numeri che lei ci ha presentato - al di là, ribadisco, dell'impegno che viene dal passato sull'adeguamento delle strutture, che pure richiede tempi importanti per la sua realizzazione - non abbiamo ascoltato risposte all'altezza di questa emergenza .
PRESIDENTE. Il Vice Ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Orso e Donno n. 3-01247 .
FRANCESCO PAOLO SISTO, Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti. Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto, premessa l'esposizione delle condizioni di impiego dei trascrittori e stenotipisti forensi, si chiede di esprimersi in merito ad eventuali iniziative che il Dicastero intenda assumere per la loro internalizzazione.
In proposito, pare opportuno premettere che nell'attuale assetto organico del personale amministrativo non sussistano, allo stato, profili professionali che contemplino le specifiche competenze tecniche o svolgano le medesime mansioni a cui è adibito il personale esterno di cui trattasi.
Perciò, neppure il documento che contiene la programmazione triennale del fabbisogno del personale del comparto Giustizia, il PIAO (Piano integrato di attività e organizzazione), sottoscritto dal Ministro il 31 gennaio scorso per il triennio 2024-2026, prevede assunzioni di personale con tale profilo professionale in quanto, per l'appunto, non rientranti nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria. Come noto, infatti, le procedure di reclutamento ordinario che ciascuna amministrazione avvia si muovono entro il perimetro tracciato dal relativo documento di programmazione triennale del fabbisogno, redatto ai sensi dell'articolo 39 della legge 27 dicembre 1977, n. 449, a cui segue l'inoltro, per quanto riguarda le amministrazioni che fanno capo al Governo centrale, delle richieste al Dipartimento della funzione pubblica e al Ministero dell'Economia e delle finanze per l'autorizzazione a bandire e ad assumere personale. È questa, dunque, la ragione per cui l'attività di video-fonoregistrazione e trascrizione viene affidata a ditte appaltanti esterne, alle quali è assegnata la gestione del personale da impiegare, oltre che l'organizzazione delle precipue attività da svolgere.
A ciò si aggiunga che l'articolo 35 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nel dare attuazione al principio di fonte costituzionale per cui “Nelle pubbliche amministrazioni si accede tramite concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”, statuisce che l'assunzione presso le amministrazioni pubbliche avvenga all'esito di procedure selettive volte all'accertamento della professionalità richiesta ovvero mediante avviamento degli iscritti nelle liste di collocamento ai sensi della legislazione vigente per le qualifiche e per i profili per i quali sia richiesto il solo requisito della scuola dell'obbligo.
Inoltre, l'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, recante “Modifiche e integrazioni al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165”, nel prevedere la possibilità, a determinate condizioni, di procedere con la stabilizzazione di personale precario delle pubbliche amministrazioni, esclude espressamente tale eventualità per le categorie di cui trattasi, precisando testualmente: “Il presente articolo non si applica altresì ai contratti di somministrazione di lavoro presso le pubbliche amministrazioni”. Ad ogni modo, preme rappresentare che l'Amministrazione non si è affatto sottratta al confronto ed anzi sono numerosi gli incontri che il Ministero ha avuto con le organizzazioni sindacali della categoria in discussione a partire da settembre 2023. Peraltro, a fronte della procedura di raffreddamento instaurata con l'intento di scongiurare l'astensione dal lavoro degli interessati, tenuta presso il Ministero del Lavoro, si sono succeduti ben tre incontri tra novembre e dicembre 2023. Si può, dunque, senz'altro affermare che, allo stato, questo Dicastero è attivamente impegnato nella valutazione della situazione esposta e nella ricerca di una soluzione più congrua, sempre - si intende - entro i margini di manovra consentiti dalla normativa vigente.
Preme, peraltro, aggiungere che si sta procedendo alla pubblicazione di una gara per l'affidamento del servizio di fonoregistrazione di durata biennale, al fine di garantire il servizio e di gestire le incombenze gravanti sugli uffici giudiziari, mantenendo, al contempo, il livello occupazionale del personale tecnico esterno. Volevo semplicemente aggiungere a quanto ho riferito che noi lasciamo aperta, comunque, una prospettiva, una possibilità di parziale internalizzazione, ovviamente. Non saremmo per niente ostili a una possibilità di questo genere, ripeto, compatibilmente con le risorse economiche e con un'idea di parzialità di questa internalizzazione. Ma soprattutto, mi preme segnalare che, nei margini di manovra consentiti dalla normativa vigente, si sta valutando la proroga del contratto, in scadenza il 30 giugno 2024, al 31 dicembre 2024. Questo, ovviamente, poi, con tutto quello che accadrà con l'affidamento del servizio di durata biennale, con tutti gli oneri che sono a carico di colui che si aggiudicherà il servizio a seguito a gara pubblica. Quindi, un atteggiamento di apertura, che deve fare i conti con le risorse economiche, ma soprattutto con il quadro normativo attualmente a disposizione del Ministero.
PRESIDENTE. La deputata D'Orso ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Vice Ministro, non sono in alcun modo soddisfatta di questa risposta o potremmo dire “non risposta”. Ma quello che conta non è tanto che io non sia soddisfatta, ma che non possano essere soddisfatti - anzi, penso che in questo momento saranno anche assolutamente sconfortati da quanto sentito - coloro che hanno portato a me questa istanza. Io sono stata veicolo per portare in quest'Aula, all'attenzione del Governo e del Ministero della Giustizia in particolare, il grido di allarme o, comunque, il disagio di 1.500 famiglie degli addetti ai servizi di documentazione degli atti processuali. Parliamo - come diceva bene il Vice Ministro - di fonici, trascrittori, stenotipisti, ossia tutti coloro che affrontano delle attività che sono delicate e, in qualche modo, molto spesso, anche riservatissime. Sono delle risorse umane di cui il sistema giustizia non può in alcun modo fare a meno. Infatti, lei cosa ci ha detto oggi in buona sostanza? Ci ha detto che c'è in previsione una proroga dell'attuale contratto. Ma per far cosa? Per attendere le tempistiche di questo nuovo bando che si vuole, in qualche modo, scrivere ed emanare. Solo questo ci ha detto. Nient'altro. Non ha detto nient'altro. Veramente ci si aspettava, da questa parte, un altro tipo di risposta. Ora, di una cosa soltanto posso essere soddisfatta: di aver consentito, con questa interrogazione, un'operazione verità; di avere, in qualche modo, portato le proteste di questi 1.500 professionisti, che sono costretti a una vita precaria e che continueranno, a quanto pare, ad essere costretti a una vita precaria, appesi a contratti in scadenza, a proroghe e a procedure di appalti e subappalti, con tutto quello che queste modalità comportano sulla qualità delle condizioni di lavoro, sulla congruità delle retribuzioni, perché anche di questo dobbiamo parlare, e sulla qualità stessa della vita di queste 1.500 famiglie.
Noi pensiamo, invece, che fosse giunto il momento, che fosse un imperativo categorico non più rinviabile offrire una certa stabilità, una reale progettualità, una dignità lavorativa a queste risorse umane tanto preziose. Peraltro, mi viene segnalato che non esiste neanche un contratto , che è il contratto che viene in qualche modo preso a riferimento, che non è assolutamente attinente alle attività svolte da fonici, trascrittori, stenotipisti, forensi.
La valorizzazione delle risorse umane, la costante formazione, la qualificazione delle stesse dovrebbero essere la priorità, l'ossessione di un Ministero della Giustizia che abbia veramente a cuore l'efficienza e la qualità della giurisdizione.
Peraltro, in questo momento, ci sono anche i temi dell'innovazione, della digitalizzazione, dell'impatto dell'intelligenza artificiale che, magari, saranno destinati a coinvolgere anche questi profili professionali. Io utilizzo appositamente la parola “coinvolgere” perché non vorremmo mai, da questa parte, che si trattasse di travolgere queste professionalità, che a qualcuno venisse in mente di considerarle superate, superflue, obsolete. Nessun adempimento che riguardi l'esercizio della giurisdizione, anche con riferimento alle attività che possono essere considerate ausiliari e ancillari, dovrebbe essere mai integralmente affidato all'automazione. A nostro avviso, la supervisione umana, il governo dei processi lavorativi, l'organizzazione dei processi lavorativi non potranno mai essere sostituiti dall'intelligenza artificiale; avremo modo di parlarne.
Concludo. Noi vorremmo un Ministero che si occupasse di piani di assunzione straordinari e di tutto quello che abbiamo detto, delle risorse umane, che avesse questo come obiettivo su cui investire tutte le proprie energie. Invece, ci troviamo un Ministero che fa tutt'altro, che parla di riforme punitive nei confronti dei magistrati, come la separazione delle carriere, oppure ci troviamo interventi legislativi buttati qui e là, che creano solo ostacoli su ostacoli al lavoro dei magistrati, come, ad esempio, il ritorno della prescrizione sostanziale o l'istituzione del GIP collegiale per l'adozione della custodia cautelare, quando sappiamo che negli uffici di media e piccola dimensione non sarà possibile farlo. Invece di un Ministero che si occupa del corretto ed efficiente esercizio della giurisdizione in favore dei cittadini, abbiamo un Ministero che perde tempo nella ricerca pervicace di soluzioni e iniziative buone solo a delegittimare il lavoro dei magistrati e a creare sacche di impunità. Non è quello che davvero i cittadini vogliono e si aspettano, non è quello che le risorse umane, che sono i pilastri - i pilastri - del sistema giustizia, si aspettano.
Vedete di convogliare tutto il tempo e tutte le energie per dare risposte concrete, lo ripeto, concrete, reali e prospettive di lavoro reali a chi davvero della giustizia ha fatto, in qualche modo, la sua missione di vita e rientrano tra questi anche i profili professionali di cui stiamo parlando.
Quindi, torno a fare un appello nel senso di mettere davvero al centro le reali, vere esigenze della giustizia invece di gettare fumo negli occhi ai cittadini. Nulla di quello che state facendo ha alcuna incidenza sulla celerità e l'efficienza della giustizia .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Ricordo che alla ripresa della seduta, come anticipato per le vie brevi a tutti i gruppi, avrà luogo la commemorazione per ricordare la figura di Enrico Berlinguer in occasione dei 40 anni dalla sua morte.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.
PRESIDENTE. . Care colleghe e cari colleghi, l'11 giugno di 40 anni fa moriva a Padova il segretario nazionale del Partito Comunista Italiano, onorevole Enrico Berlinguer. Nato a Sassari il 25 maggio 1922, si avvicinò presto alla politica, aderendo, nell'estate del 1943, al Partito Comunista, impegnato attivamente nella lotta al nazifascismo. Negli anni successivi, ancora molto giovane, entrò a far parte della direzione del suo partito. Dopo aver ricoperto importanti incarichi politici, anche a livello internazionale, fu nominato vicesegretario nel 1969 e segretario nel 1972. Eletto per la prima volta alla Camera dei deputati nel 1968, fu deputato nel corso di cinque legislature - dalla V alla IX - durante le quali fu componente della Commissione affari esteri ed emigrazione.
In un periodo storico molto difficile per l'Italia, scossa dal terrorismo e dalla crisi economica, l'onorevole Berlinguer comprese la necessità di inaugurare una nuova stagione politica. Un rinnovamento profondo, fondato sul dialogo e la reciproca comprensione, sempre nel rispetto del pluralismo ideologico. Egli prospettò un grande “compromesso storico” fra tutte le forze democratiche chiamate a collaborare in uno spirito di solidarietà, per dare concreta risposta ai problemi e ai bisogni del Paese. In questo contesto, il suo progetto rappresentò il primo passo verso una nuova stagione del sistema politico italiano.
Berlinguer va ricordato anche per la sua visione legata all'evoluzione della Comunità europea, che affidava ai popoli la possibilità di elaborare politiche comuni e sovranazionali per meglio tutelare gli interessi dei rispettivi Paesi, e per la sua capacità di difendere i valori della democrazia nei vari contesti in cui si è trovato a intervenire.
La morte colse Enrico Berlinguer nel pieno della campagna elettorale in vista delle imminenti elezioni europee. Il Paese veniva così privato all'improvviso di uno dei protagonisti delle vicende politiche italiane del secondo dopoguerra, cui avrebbe potuto contribuire ancora a lungo. Una figura che senza dubbio ha lasciato un segno profondo nella storia dell'Italia repubblicana.
Alle figlie Bianca e Laura, qui presenti in tribuna, giunga dunque il saluto sentito ed affettuoso dell'Assemblea .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. “Si conoscono bene solo gli uomini che non sono niente di diverso da quello che appaiono. Per chi possiede un di più di vita interiore la comprensione è lenta, lunga e soprattutto postuma”, parole di Mario Tronti su Enrico Berlinguer. Sono passati quarant'anni dal più grande funerale di massa nella storia di questo Paese. Quarant'anni, eppure la figura di Berlinguer appare agli occhi di tante e di tanti come un esempio vivo. Lo si coglie in questi giorni, nelle piazze, nei teatri, nei libri che lo raccontano. Io mi sono chiesto molte volte la ragione di questo rispetto e di questo affetto mai sopiti. Non è frutto della nostalgia; molti, allora, non erano neppure nati. Credo, invece, che sia la coscienza su ciò che è venuto a mancare dopo.
Enrico Berlinguer è stato un comunista italiano, dove l'aggettivo non è dettaglio, ma sostanza. Nei 12 anni della sua segreteria ha coltivato una sola strategia: avvicinare il più possibile il suo partito all'esercizio di una responsabilità nel Governo nazionale del Paese, e non c'è dubbio che egli sia stato il che, dopo la rottura del 1947, più si è avvicinato a quel traguardo. Berlinguer ha avuto una sola strategia e un unico vero interlocutore nella Democrazia Cristiana, Aldo Moro. Con la morte di Moro, anche la strategia berlingueriana va incontro a un paradosso.
Berlinguer prende atto del patto di governo tra il partito di maggioranza relativa e le forze laiche e socialiste, a quel punto la via del Governo gli appare preclusa. Il paradosso vive qui, perché può darsi il caso, colleghi, di un politico dotato di una strategia, ma senza un popolo alle spalle; è più raro, ma può accadere, il caso di un orfano di una strategia a lungo coltivata, ma cosciente che dietro di lui c'è ancora un popolo pronto a seguirlo. Quella è la condizione che accompagna gli anni finali della vita di Enrico Berlinguer: un italiano su tre votava comunista, ma è in quel passaggio di tempo che una generazione scopre quel così anomalo nello stile, nella sobrietà e in una lingua corredata dall'eleganza di un accento sassarese.
E quella generazione si innamora di lui. Avviene perché la scelta del segretario comunista è la più difficile e anche la più coraggiosa. Lui sceglie di proiettare quel patrimonio di consenso e di passioni dentro un tempo storico che era di là da venire. Sono gli anni della denuncia e della proposta. Con Eugenio Scalfari accusa i guasti di partiti incistati nello Stato e nel potere. Non tutti, anche dentro i vertici del suo partito, capiranno; alcuni avrebbero giudicato le sue parole una deriva moralistica, minoritaria, mentre erano l'opposto, la denuncia di una decadenza che avrebbe portato al collasso del sistema politico.
Negli anni successivi, Berlinguer avrebbe schiuso porte su tutti i principali capitoli della modernità, della nostra modernità, colleghe e colleghi: la pace, la pace in una battaglia che Pio La Torre avrebbe pagato con la vita, le frontiere dei diritti civili, il pensiero femminista, le radici dell'ambientalismo. Quella stagione e quell'uomo ebbero la forza di dettare un'agenda che ogni altra cultura e movimento, anche quelli oggi presenti in quest'Aula, avrebbero coltivato solamente nel dopo. Si trattò dell'utopia di una mente visionaria? Penso di no. Fu altro, fu la testimonianza di un pensiero non ripiegato unicamente sulla conquista del potere; fu la ricerca di un senso, che la politica deve coltivare e che oggi milioni di giovani cercano, tra le tante forse la sua eredità più preziosa, che però non sempre ci ha visti all'altezza. In quella sua ricerca, la bussola era la difesa e la promozione degli umili, degli ultimi, dei ceti più popolari. Non c'era alcun moralismo in quelle battaglie, c'era il primato di una questione sociale che, ieri come oggi, è prima di tutto un'enorme questione morale.
Nello scorcio finale della sua vita, Berlinguer fu messo in minoranza dalla direzione del suo partito, per onestà anche questo va detto, ma con la stessa onestà possiamo dire che, se perse il consenso di un pezzo della classe dirigente, conquistò la stima e l'affetto di un popolo. Lo ha spiegato bene il più giovane addetto alla sua scorta: i colleghi vecchi lo avevano protetto dalla violenza del terrorismo, noi giovani lo abbiamo protetto dal troppo amore della sua gente. Su quanti altri si potrebbe dire qualcosa di simile?
Infine, Presidente, c'è stato l'uomo, ma su questo dovrebbero parlare le figlie, Bianca e Laura, che lei giustamente ha salutato e che sono oggi su quella tribuna, e Marco e Maria. Noi possiamo solo rispettare il pudore dei ricordi di chi, prima del , ha conosciuto e amato il padre.
Scorsero fiumi di inchiostro in quelle giornate del giugno di 40 anni fa, ma fu Mario Melloni, in arte Fortebraccio, a salutarlo sulla prima pagina de con le parole più sincere e più profonde. Erano due righe in tutto, Presidente, sulla prima pagina di quel quotidiano: “È stato un uomo politico. Vi pare una banalità?”.
No, non era una banalità allora e non lo è oggi, a 4 decenni di distanza. “Di cosa va più orgoglioso, segretario Berlinguer?” gli chiese Giovanni Minoli nella sua ultima intervista a : “Di non avere mai rinunciato agli ideali della mia giovinezza”. Fosse solo per questo, noi, venuti dopo, possiamo dire solamente “grazie” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO AMORESE(FDI). Grazie, Presidente. Quante similitudini, colleghi. L'onorevole Cuperlo, appena intervenuto, è stato l'ultimo segretario della FGCI, la Federazione giovanile comunista italiana. Enrico Berlinguer è stato il primo nella FGCI ricostituita negli anni Cinquanta e questo va ricordato perché spesso - sicuramente non in questi scranni - ci dimentichiamo delle militanze giovanili dei politici. Invece, facciamo bene, quantomeno a destra, a ricordarle, perché è da lì che, con le palestre più importanti, gli uomini politici si formano e avvengono carriere, politiche e non, grazie, appunto, a quei movimenti giovanili.
La similitudine è, ovviamente, quella di chi è caduto su un palco praticamente, perché così è stato. La similitudine è di 40 anni fa esatti. Si affrontava la campagna elettorale per le europee e ricordo un comizio che ha voluto fortemente portare avanti, nonostante l'ictus che lo stava colpendo, con quelle frasi che spesso risuonano, cioè di andare a cercare gli elettori non solo casa per casa, azienda per azienda o strada per strada. Questo è ciò che la buona politica deve continuare a fare.
Vedete, questa comunità politica, quella di Fratelli d'Italia, ha tributato a Pescara pochi mesi fa (ma forse nemmeno) un applauso sentito, doveroso e allo stesso tempo spontaneo alla figura di Enrico Berlinguer, non solo perché era presente la figlia, che intervistava in quel momento Ignazio La Russa, ma perché il ricordo viene spontaneo. Intanto in questo Palazzo, all'ultimo piano, sono avvenuti silenziosi, privatissimi e importanti incontri tra Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante. Sono avvenuti incontri tra due persone evidentemente agli antipodi, come la nostra storia si separa dalla vostra, ma erano insieme privatamente per provare ad arginare il terrorismo dilagante.
Giorgio Almirante si mise in fila, come un semplice cittadino, alla camera ardente alle Botteghe Oscure. Qualcuno lo riconobbe e qualcuno era anche un po' sorpreso. Vennero a saperlo le alte sfere di Botteghe Oscure e Pajetta lo accompagnò alla camera ardente. Poi Pajetta andò alla camera ardente di Giorgio Almirante. Tutte similitudini di quel grande rispetto, di quella grande conoscenza e di quella grande volontà anche di essere curiosi della storia degli altri e mi pare che, rispetto a questo, dovremmo oltretutto tornare ad esserlo, soprattutto coloro che spesso la storia degli altri non la vogliono conoscere e non la vogliono rispettare. Non era questo il sentimento di Enrico Berlinguer.
Chiudo dicendo che spesso si parla di Prima Repubblica o di Seconda Repubblica. Sicuramente quella di Berlinguer, ma non solo, è una icona che non può sbiadire: su questo da destra non abbiamo dubbi. Non è l'unica e, probabilmente, se c'è una Repubblica degli eterni - mi viene questa metafora - in quella Repubblica una icona mai sbiadita come quella di Enrico Berlinguer non può che essere nelle prime file .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Buongiorno a tutti. Io vorrei ricordare Enrico Berlinguer per tre cose: il processo di distanziamento dall'Unione Sovietica, il compromesso storico e la scoperta della questione morale.
Berlinguer fu un grandissimo mediatore e la sua critica all'intervento sovietico in Cecoslovacchia nel 1968, senza distinguo, segnò una rottura senza precedenti con l'Unione Sovietica. Nel 1969 pronunciò, l'11 giugno, esattamente oggi, alla Conferenza internazionale dei partiti comunisti il più duro discorso mai pronunciato da un dirigente straniero. Cito testualmente: “Noi respingiamo il concetto che possa esservi un modello di società socialista unico e valido per tutte le situazioni. In verità, le stesse leggi generali di sviluppo della società non esistono mai allo stato puro, ma sempre e solo in realtà particolari storicamente determinate e irripetibili”.
Nel 1972 riprende, come segretario del Partito comunista, il suo tentativo di collaborazione tra le grandi forze popolari, comunista, socialista e cattolica. Scrive tre articoli fondamentali su nel 1973 e in questi tre articoli introduce per la prima volta l'idea del compromesso storico. Cosa voleva dire? Stabilizzare la collaborazione tra i partiti di massa.
Nel 1976 rompe definitivamente con il Partito comunista sovietico. Iniziò così con la sua segreteria il tentativo di collaborare con la Democrazia Cristiana per riforme che il del partito riteneva indispensabili e, dall'altra parte, per la volontà di rappresentare un nuovo comunismo indipendente dall'Unione Sovietica, denominato eurocomunismo, e con l'obiettivo precipuo e principale di distanziarsi dal modello sovietico da cui rivendicava autonomia. Il compromesso storico fu il suo sogno. Che cos'era? Il carattere non ideologico dello Stato e una lotta unitaria con le altre forze di ispirazione socialista e cristiana, con la possibilità di coesistenza di partiti diversi e il pluralismo della vita culturale, sociale e ideale.
Moro affermò la necessità dell'ingresso del Partito comunista nella maggioranza ma, come tutti sappiamo e ricordiamo, il 16 marzo 1978 fu rapito e il “sogno”, tra virgolette, si interruppe. Gli interrogativi sulle coincidenze temporali del rapimento di Aldo Moro e del compromesso storico che si andava a celebrare in quel periodo sono ancora tanti.
Ora che l'Alleanza atlantica viene messa costantemente in discussione ci piace, invece, ricordare quello che lui disse: “Mi sento più sicuro sotto l'ombrello della NATO”. E fu anche il primo, come ho detto all'inizio, a sollevare la questione morale sul rapporto tra la politica, i cittadini e tutto quello che la questione morale vuole dire. È bello ricordare la sua indignazione - oserei addirittura indicare il termine schifo - per la violenza degli anni di piombo, che cominciava all'epoca a colpire tante figure di spicco del vecchio PCI, illuminate e consapevoli che la storia non si ferma con gli attentati. È storia anche la visita che Giorgio Almirante fece al suo feretro.
Oggi noi viviamo - uso un termine che va molto di moda - una fascinazione verso la figura di Enrico Berlinguer, per cui anche da questi banchi, da quelli del centrodestra, mentre il giudizio su Togliatti è inesorabile, su di lui è equo, equilibrato e pieno di rispetto. È stato un uomo e un politico in grado di cogliere le necessità del suo tempo e le richieste che venivano dalla società civile, un uomo che ha saputo togliere le parole di odio dal dibattito politico, ed è di uomini così che ora avremmo bisogno anche come avversari. È a un uomo così che la nostra memoria, quella della Lega, rende omaggio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Parlare di Enrico Berlinguer è molto complesso, perché il rispetto, l'ammirazione che si ha per questa figura è talmente tanta da suscitare una sorta di imbarazzo, di pudore di fronte a tanta grandezza umana e politica. Quindi, io non entrerò nell'aspetto umano, ma voglio fare una considerazione più generale rispetto a quanto spesso si sente nel dibattito politico sul passato e di una strumentalizzazione che si fa sempre di un passato. Io spesso sento, quando si chiede una condanna del fascismo in questo Paese, di equiparare il fascismo e il comunismo, ovvero io condanno il fascismo e condanno anche il comunismo. Questo, in Italia, ricordando Berlinguer, ci fa capire quanto questa operazione dialettica sia disonesta, perché quando si equipara e si pensa che ci sia stato solo il regime totalitario dell'URSS, allora si deve ricordare che chi affrontò quel regime totalitario dell'URSS, rivendicando una via democratica per il socialismo, quello era già stato Berlinguer ; quando si condanna il sistema totalitario di quel regime, era già stato Berlinguer. Chi è che ha rivendicato, com'è stato detto, una collocazione atlantica, ma mai prona agli Stati Uniti? Quello era già stato Berlinguer e lo fece non da un o da una tribuna, lo fece da segretario del più grande Partito Comunista d'Europa, con tutti i rischi che poteva portare, in quel periodo, rimarcare e rivendicare una linea di questo tipo. Noi che non siamo figli di quell'esperienza politica dobbiamo, in questo momento, a quarant'anni da quella tragica perdita per il nostro Paese, ribadire con forza una verità storica e dobbiamo tutti mettere l'anima in pace. Quando si parla di fascismo, si ricordano le rappresaglie, le violenze, le leggi razziali e la Xa MAS, in Italia, quando si parla di comunismo, si parla di Enrico Berlinguer .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Quarant'anni non sono nulla se, come ha certamente fatto Enrico Berlinguer, si è lasciata una traccia profonda nella storia e nella cultura politica italiana. Milioni di italiani hanno visto in Enrico Berlinguer non soltanto un e un uomo delle istituzioni, ma soprattutto l'icona di un modo diverso di fare politica. Quella rivendicazione di una diversità che lo ha reso un uomo di parte quando era in vita, quel coraggio di prendere decisioni diverse e coraggiose lo hanno reso oggi patrimonio di tutta l'Italia, cioè di ciascuno di noi.
Mi è sufficiente citare la confermata fedeltà al Patto Atlantico, in un mondo che era congelato dalla guerra fredda, o l'idea di un compromesso storico del suo PCI con la Democrazia Cristiana, mentre un pezzo, per fortuna residuale, dell'elettorato comunista rischiava di simpatizzare per gli eversori. Ma anche la lucidità nella sua analisi sul ceto medio, che andava cambiando, di non cedere a chi nel sindacato gridava: più soldi agli operai e meno soldi ai bottegai.
Enrico Berlinguer si è dedicato totalmente, fino alla fine, su quel palco, quarant'anni fa, alla vita pubblica, e glielo riconobbero subito - lo dicevano i colleghi - anche gli avversari e tutti, compresi quelli acerrimi, parteciparono ai suoi funerali. Oggi noi non commemoriamo con Enrico Berlinguer, il comitato centrale riunito a Botteghe Oscure quella notte lunghissima di quattro decenni fa, non le immagini in bianco e nero e nemmeno quel titolo a caratteri cubitali su , “Addio”, che ha fatto anche la storia del giornalismo. Oggi, al contrario, abbiamo la fortuna di poter celebrare l'attualità di Enrico Berlinguer, di passare il testimone a un'altra generazione. Quarant'anni fa ero un bambino, i funerali di Enrico Berlinguer li ho visti nei documentari, li ho cantati con i Modena City Ramblers. Molti di voi che sedete in quest'Aula e di chi dovesse ascoltarci fuori non era nemmeno nato. Mio padre, come credo molti dei vostri, fu invece uno delle migliaia di italiani che sostennero in silenzio il feretro di Enrico Berlinguer a piazza San Giovanni, durante i funerali, quel 13 giugno del 1984. E questa è la staffetta della memoria. Noi, quattro decenni dopo, abbiamo l'onore e il privilegio di commemorare in quest'Aula Enrico Berlinguer ed io lo sto facendo con parole di stima e di rispetto per conto del gruppo parlamentare di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il 7 giugno segna una data cruciale nella storia della politica italiana. Nel 1984 il segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, fu colpito da un ictus mentre teneva un comizio a Padova in vista delle elezioni europee. Nonostante il malore, Berlinguer volle terminare il suo discorso, ma l'ictus si rivelò fatale e, quattro giorni dopo, l'11 giugno, il morì. La sua morte sul campo ha alimentato, giustamente, il mito di Berlinguer, un ammirato dai suoi sostenitori e rispettato anche da tutti i suoi avversari politici.
La reazione alla morte di Berlinguer fu immediata e di vasta portata. I suoi funerali videro la partecipazione di una folla immensa, che lo percepiva come un simbolo di integrità e moralità in un'epoca in cui la politica italiana stava attraversando profondi cambiamenti. Migliaia di persone si radunarono, inoltre, fuori dall'ospedale di Padova e presso la sede del PCI a Roma, mentre molte fabbriche si fermarono spontaneamente.
Raccolse grandi consensi attorno alla sua figura, raggiungendo ottimi risultati elettorali. Una delle strategie più significative di Berlinguer fu la proposta del compromesso storico - come hanno ricordato altri colleghi prima - con la Democrazia Cristiana di Aldo Moro, per creare una convergenza democratica tra i principali partiti di massa italiani e provare a stabilizzare il Paese. In fondo, Enrico Berlinguer rappresentava rigore e umanità, compostezza ed empatia, una persona perbene nella definizione di chiunque lo abbia conosciuto. Parlava poco, ma è stato uno di quei politici che manteneva le promesse: “una piccola cosa, ma che in politica è grande come una montagna”, diceva di lui Enzo Biagi. Era un uomo che sosteneva con forza l'idea dell'etica nella politica, ci credeva davvero. Ci sono quelli che non vogliono proprio sentir parlare di etica, anzi, stabiliscono due categorie diverse: uno è il campo della morale, l'altro quello della politica. Quindi, politica vissuta solo come carriera, come successo, come potere, che facilmente poi genera corruzione, poi la morale. Questa scissione lui proprio non l'accettava, era il rovescio esatto della concezione che aveva dell'integrità. Oggi c'è un sentimento di solidarietà profondo che riguarda un uomo che aveva una marcata specificità: quella di essere pulito, quella di mettere gli interessi personali al di sotto di quello che lui considerava il bene del Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Nel giugno di quarant'anni fa, avevo quasi 12 anni, ma ricordo distintamente lo spaesamento, la commozione, il disorientamento che la notizia della morte di Enrico Berlinguer trasmise a una parte grande di questo Paese, certo ai compagni e alle compagne del suo partito, del Partito Comunista Italiano, alla sinistra italiana, ma fu un'emozione che andò oltre quei confini, attraversò come un'onda d'urto la società italiana. Lo fece perché quell'uomo, Enrico Berlinguer, il segretario del più grande Partito Comunista d'Occidente, fu un dirigente di straordinaria complessità, “l'uomo delle anticipazioni”, come ha ricordato Gianni Cuperlo poco fa, un dirigente politico capace, dal suo punto di vista, immerso nella sua storia, nei suoi valori, nella sua comunità, nella politica come grande storia collettiva, capace di vedere per primo ciò che ancora non era arrivato, che sembrava semplicemente annunciarsi sull'orlo della storia: il femminismo, il pacifismo, l'ecologia, contraddizioni, terreni su cui impegnare la ricerca e la politica. Berlinguer vide la questione morale prima che la questione morale, nella sua piega, quella che più brutalmente avrebbe scosso la Repubblica, esplodesse con la stagione di Tangentopoli.
Ma anche quella intuizione non fu mai questione separata dalla battaglia politica, sociale; fu lettura di una crisi in corso e ricerca costante di strumenti in grado di produrre una trasformazione capace di spostare in avanti l'equilibrio che fin lì si andava determinando e annunciando un principio di degenerazione. La stessa diversità dei comunisti italiani non è mai stata un riflesso moralistico, è stata l'intuizione di una necessità, quella di accompagnare alla battaglia parlamentare una presenza costante dentro i gangli vivi della società. Il Berlinguer capace di schierarsi senza indugio accanto ai metalmeccanici che scioperavano in un clima di isolamento, il Berlinguer dei pensieri lunghi, sì, intesi come la politica che ha come orizzonte, di fronte a sé, sempre, e come bussola, il bisogno di trasformare la realtà, non di gestirla in un equilibrio di interessi; di cambiarla nel segno dell'interesse generale di chi vive le condizioni più difficili. La capacità di stare da una parte per guardare al tutto e per cambiarlo.
È forse anche qui che sta la ragione di un amore così diffuso, che continua anche oggi. Ha ragione ancora Gianni Cuperlo: siamo in tanti e tante a chiedercelo, per primi coloro che, come me, fanno parte di una generazione che non lo ha incontrato direttamente e non ha avuto il privilegio di conoscerlo e di militare con lui.
Un amore così forte si spiega, forse, a partire da qui, dal fatto che chi lo vedeva, lo guardava, chi lo vede e lo guarda ancora oggi, magari in qualche filmato dell'epoca, riconosce subito un punto: Berlinguer ci credeva, credeva in quello che faceva. Ci credeva e, quando ci credi, sei in grado di trasmettere a chi ti guarda l'emozione e la possibilità di un cambiamento ().
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi un po' di silenzio, cortesemente. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). La ringrazio, Presidente. Non la prenda come una polemica nei suoi confronti, mi rendo conto, ma penso che ricordare una parte così importante della storia di questo Paese in 3 minuti sia obiettivamente imbarazzante.
La figura di Enrico Berlinguer continua a essere oggetto di memoria viva. La polemica pubblicistica intorno al ruolo svolto dal segretario del PCI nell'Italia degli anni Settanta, tuttavia, con il passare degli anni è progressivamente scemata e la sua immagine di uomo politico della solidarietà nazionale e del compromesso storico è ormai sostituita da una più edulcorata figura di moralmente impegnato a supporto di una politica più umana e attenta ai bisogni dei cittadini, verso i quali il comunista si presentava proclamando una sua diversità costitutiva rispetto alla degenerazione del sistema politico.
Una linea di battaglia che animò soprattutto l'ultimo Berlinguer e che rimane ancora oggi il tratto che meglio spiega il dolore sincero che attraversò il Paese in quel mese di giugno del 1984 alla notizia dell'ictus sul palco di Padova e della morte pochi giorni dopo.
Per dare il giusto spessore al ricordo di una personalità carismatica, che tanta passione profuse nell'impegno politico e che, al tempo stesso, suscitò adesione incondizionata e contrasti profondi, non solo fuori, ma anche all'interno del suo partito, credo sia giusto liberare la sua figura dai contorni del mito per consegnarla doverosamente allo sguardo della storia. Per farlo, diventa imprescindibile analizzare le motivazioni e i risultati, a volte contraddittori, della sua azione politica. Permettetemi di ricordare, nel brevissimo tempo che ho a disposizione, almeno un passaggio chiave, che indica il sofferto e, a volte, altalenante percorso del segretario del PCI.
La strategia del compromesso storico che portò alla politica di solidarietà nazionale fu vissuta da Berlinguer come una necessità imprescindibile sull'onda della tragica esperienza cilena di Salvador Allende e dell'aggravarsi della strategia della tensione nell'Italia della prima metà degli anni Settanta. Tuttavia, Berlinguer sviluppò la sua proposta sostanzialmente in linea con il consociativismo politico che aveva da sempre caratterizzato la politica dei comunisti italiani.
Da un lato, il segretario del PCI sottostimò la grande vittoria nel referendum del divorzio del 1974 e l'emergere, nel tessuto del Paese, di una società laica e combattiva, che a metà degli anni Settanta chiedeva di essere rappresentata nella direzione di un cambiamento più radicale, che ponesse anche fine alle politiche di tatticismo parlamentare; dall'altro, si mosse con grande cautela perché temeva che, non potendo il PCI aprire la strada a una scelta di indipendenza chiara e incontrovertibile dall'Unione Sovietica, i rischi di ingerenze straniere in chiave antidemocratica, a fronte dell'avanzata elettorale comunista, potessero far precipitare l'Italia nel baratro cileno.
Come ha rievocato, alcuni anni fa, lo storico Silvio Pons, in un saggio molto denso che attingeva anche a un'imponente mole di documenti inediti, la parola d'ordine più significativa fu quella dell'Europa né antisovietica né antiamericana, coniata proprio da Berlinguer nel 1973. La concezione della politica nella quale si inseriva questa formula era - come scrive Pons - di stampo assai tradizionale. Malgrado l'abbandono della nozione di campo socialista, Berlinguer manteneva largamente la visione dicotomica delle relazioni internazionali, distintiva della cultura politica comunista nella guerra fredda, e, nei fatti, l'antiamericanismo rimase l'elemento di maggiore continuità nella cultura politica del PCI.
In definitiva, Berlinguer, non prefiggendosi il progetto di stabilire un asse privilegiato con le socialdemocrazie europee, lasciò il PCI a galleggiare in un sistema di riferimenti internazionali sostanzialmente simili a quelli ereditati dal passato. Quindi, l'europeizzazione del Partito Comunista non si tradusse in una chiara scelta di civiltà, a differenza di quanto avevano fatto le socialdemocrazie nella loro storia, lasciando ampiamente trasparire il disagio dell'appartenenza occidentale.
Se questo è il punto chiave della riflessione che dovremmo svolgere senza barriere concettuali, ci sarebbero moltissime altre cose da rilevare e discutere, molte le avete anche sentite negli altri interventi, e non è certo questa l'occasione per ripensare e consegnare alla storia la figura di un che ha combattuto la sua battaglia fino al sacrificio della sua vita, con scelte coraggiose che andrebbero approfondite, anche perché furono spesso sofferte, molte volte contrastate da parte del gruppo dirigente del suo partito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Ricordando Enrico Berlinguer, un uomo che merita di essere ricordato, vorrei fare mio e nostro il giudizio che su di lui espresse Giulio Andreotti: un duro avversario, ma uomo corretto e responsabile. Nel 1984 - anno in cui morì - mi laureavo in scienze politiche e avrei iniziato il mio impegno nelle istituzioni solo 9 anni dopo, nel consiglio comunale di Milano. Di Enrico Berlinguer, dunque, ho conosciuto la storia, le idee, diciamo anche il mito, e poi le scelte politiche, quelle che gli sono sopravvissute e quelle che, a mio parere, sono state insieme la sua grandezza e, come capita a tutti noi, anche i suoi errori.
Di lui Francesco Cossiga diceva che era un intellettuale munito di una grandissima coscienza e di senso etico - coscienza e senso etico - e che era per lui un modo di vivere e di pensare. Questo alto concetto della moralità, insieme alla correttezza e alla responsabilità di cui parlavo all'inizio, sono alla base della sua scelta secondo me più importante, quella della collocazione internazionale dell'Italia, quella a favore della NATO, quella che immagino, da comunista, gli sia costata di più. Ma non era un comunista internazionalista; era, piuttosto, come sottolineò Aldo Natoli, un comunista nazionale, che dichiarò esaurita la spinta propulsiva della Rivoluzione d'ottobre.
A questa dichiarazione fu quasi costretto dalla storia; lo fece nel dicembre 1981 con toni attenuati, ma lo fece, e lo fece con grande intelligenza. “Ciò che è avvenuto in Polonia”, disse, “ci induce a considerare che effettivamente la capacità propulsiva di rinnovamento delle società, o almeno di alcune società, che si sono create nell'Est europeo, è venuta esaurendosi. Parlo di una spinta propulsiva che si è manifestata per lunghi periodi, che ha la sua data di inizio nella Rivoluzione socialista di ottobre”.
Anche il suo tentativo di dialogo e alleanza con il mondo cattolico - e, sottolineo, più con i cattolici che con la Democrazia Cristiana - che portò alla fase del compromesso storico, aveva una base etica. In questo senso, nei giorni del rapimento di Aldo Moro, parlava - pensate quanto siano attuali queste parole oggi - di comune volontà di difendere la democrazia, perché il regime democratico e la Costituzione italiana sono conquiste decisive e irrinunciabili del movimento popolare. Con il senno di poi, si può forse dire che la Costituzione italiana fu l'inizio di quel compromesso storico.
Da lì partiva Berlinguer che ebbe il coraggio di dire che in Italia l'alternativa di sinistra non esisteva e anche con il 51 per cento era una strada da scartare. Per molti fu una doccia fredda. Nelle nostre sezioni di partito - disse Pietro Ingrao, che la osteggiò anche duramente - il dibattito fu ardente. Il merito di Berlinguer fu riconvertire, in concreto, il Partito Comunista italiano, nel tentativo di dare vita a una sinistra di governo, vale a dire a una politica che è negoziato e leggi anche impopolari.
La centralità dell'etica fu alla base poi della cosiddetta questione morale, che degenerò in moralismo solo successivamente e nelle varie forme di giustizialismo che ne conseguirono: su questo Berlinguer credo non avrebbe sposato gli eccessi di gogna mediatica, di incarcerazioni ingiuste e di protagonismo delle procure che caratterizzarono gli anni Novanta.
Concludendo, come dice Shakespeare ne “nell'errore l'ultimo fine scorda la premessa”. Torna qui, a mio parere, l'elemento rivoluzionario messo da parte nella stagione della solidarietà nazionale e nei giudizi sull'URSS e sulla NATO. Permettetemi di concludere con un tratto umano, che mi ha colpito molto, che dice molto della sua concezione politica e che oggi, a me o a noi, lo farebbe sembrare un marziano, ma che invece lo fa molto rivalutare. Così ce lo descrive suo fratello Giovanni Berlinguer: “Non era timido, non è mai stato timido e non è mai stato triste: era riservato ed è sempre stato riservato. La leggenda sulla sua tristezza era quella che lo faceva maggiormente arrabbiare. Enrico era allegro, gli piaceva vivere, gli piaceva divertirsi. (…) Quando la notte il bar chiudeva, lui restava dentro con gli amici a giocare a poker (…) vinceva quasi sempre a poker. E con i soldi comprava i libri di filosofia”. Era riservato ed è sempre stato riservato. Come ha detto Bettini sull'Unità - credo del 7 giugno - era un gigante che difendeva tutte le libertà, tranne quella di sfruttare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schullian. Ne ha facoltà.
MANFRED SCHULLIAN(MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Ci troviamo qui a rendere omaggio a Enrico Berlinguer, un grande uomo politico che ancora oggi, a 40 anni dalla sua morte improvvisa, può essere di ispirazione per tutti noi, a prescindere dalle posizioni e idee politiche. Ha saputo unire passione e razionalità ed è stato in grado di mantenere un equilibrio tra le varie anime della società, cercando soluzioni condivise per affrontare le sfide del suo tempo.
È una persona di una grande lungimiranza politica, che vedeva la Comunità europea non solo come un'entità economica, ma anche come un'istituzione capace di promuovere la democrazia, i diritti umani e la giustizia sociale. Da giovane mi ha sempre impressionato la sua onestà intellettuale che gli ha consentito - anzi, imposto - di abbandonare una posizione assunta nel momento in cui la correzione è risultata necessaria, ma senza mai abbandonare i valori che lo hanno ispirato.
È questa la politica, sono questi i politici che servono per scongiurare il disinteresse per le istituzioni democratiche
PRESIDENTE. È così conclusa la commemorazione di Enrico Berlinguer. Grazie a tutti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della questione pregiudiziale Alfonso Colucci ed altri n. 1 riferita al disegno di legge n. 1896: “Conversione in legge del decreto-legge 29 maggio 2024, n. 69, recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96- del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi non firmatari per non più di cinque minuti.
Illustra la questione pregiudiziale Alfonso Colucci ed altri n. 1 il deputato Alfonso Colucci.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi. La maggioranza di centrodestra, anzi, Presidente, mi scusi, la maggioranza di destra-destra è riuscita nel proprio intento: portare anche nelle urne il fantastico mondo di Giorgia. Ma oggi la campagna elettorale è finita.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Potremo finalmente discutere i provvedimenti nel loro merito? Potremo finalmente occuparci dei bisogni reali del Paese?
Tutto comincia con Meloni capolista nelle 5 circoscrizioni europee. Lei è Presidente del Consiglio, lei è incompatibile, non potrà mai andare al Parlamento europeo. Ma, sapete, cosa non farei per una manciata di voti in più. È una truffa elettorale, ma cosa importa, io sono Giorgia, sono una del popolo, una di voi. Già che ci siamo, facciamo anche una visita ufficiale a Caivano. Anche lì, per prendere più voti è di fondamentale importanza che il Presidente del Consiglio si presenti istituzionalmente al presidente della regione Campania, dicendo: sono una str… aordinaria persona. È una volgare propaganda, ma i problemi del Paese, si sa, possono aspettare. Poi lo in Albania, uno “” celebrativo dell'accordo della gestione dei migranti, che costerà ai cittadini italiani oltre 1 miliardo di euro. Ma - mi chiedo - non sarebbe stato meglio spendere queste somme per un programma di assunzione di Forze dell'ordine, per rafforzare la sicurezza dei cittadini in Italia? Non sarebbe stato meglio spendere queste somme per la sanità? Ma cosa importa? L'importante è fare un ennesimo fotografico di Giorgia, davanti al vuoto di strutture ancora inesistenti.
E sul Premierato, com'era? È la madre di tutte le riforme, ma poi non piace ai cittadini anzi no, cambio. O la va o la spacca, è chiaro?
Pochi giorni prima delle elezioni ecco qua un'altra puntata di questo triste : il decreto Sanità, quello che taglia le liste d'attesa. Una enorme presa in giro per i cittadini, uno schiaffo in faccia al personale sanitario. Non ci avete messo neanche un euro, nessun programma di assunzioni o di stabilizzazione del personale sanitario e, soprattutto, nessuno straccio di idea di una riforma organica della sanità che parta da un principio fondamentale: fuori la politica dalla sanità, fuori la politica dagli ospedali e dalle ASL ! Ghiotte promesse, utili solo alla campagna elettorale, come se questo Governo non guidasse il Paese già da 19 mesi. Il fantastico mondo di Giorgia, fatto di bugie. Penso alle falsità sul superbonus e al fantomatico “buco di bilancio”, che, quando occorre, tirate fuori dal cilindro della vostra falsa narrazione. Eh già, campagna elettorale, becera campagna elettorale ai danni dei cittadini e del Paese intero. Il fantastico mondo di Giorgia, dove non c'è alcun problema e dove tutto va a gonfie vele. Un mondo nel quale, a 48 ore dal voto, vi ricordate che esistono i poveri e riesumate la cosiddetta , che promettete di erogare - è un'elemosina -, forse, a partire da settembre. Proprio il Governo che, eliminando il reddito di cittadinanza, ha buttato sulla strada migliaia di persone. È col Governo Meloni, a causa delle sue politiche sociali ed economiche, che in Italia oggi abbiamo ben 5,7 milioni di persone in povertà assoluta, 5,7 milioni in povertà assoluta. Ma adesso la campagna elettorale è finita e dovrebbe essere finito l'uso delle cariche pubbliche per scopi esclusivamente elettoralistici.
Il voto è sacro - si sa, noi lo rispettiamo - ma speriamo finalmente di poter parlare dei problemi del Paese, ad esempio, di poter parlare nel merito di questo provvedimento che avete chiamato “Salva casa” ma che forse sarebbe stato più opportuno chiamare “condono edilizio”, perché premia chi non ha rispettato le leggi, a discapito di chi invece le leggi le ha osservate. E premetto: sulle lievissime irregolarità possiamo ben discutere, ma qui si parla di cambio di destinazione d'uso, di sanatoria mascherata, di deroga alla tutela paesaggistica. Avremo città con i centri storici pieni di B&B, mentre i cittadini andranno a vivere nei seminterrati e nelle cantine.
Veniamo subito alle incostituzionalità.
Prima incostituzionalità: questo decreto-legge - il sessantanovesimo dell'era Meloni - introduce misure a regime prive di limitazioni temporali, le quali operano una modificazione organica del testo unico sull'edilizia (il DPR n. 380 del 2001) e, quindi, sono evidentemente prive dei caratteri di straordinaria necessità e urgenza richiesti dall'articolo 77 della nostra Costituzione.
Seconda incostituzionalità: il decreto interviene in una materia, quella del governo del territorio, che l'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, affida alla competenza concorrente dello Stato e delle regioni. In più, introduce una disciplina dettagliata e direttamente operativa che conforma, limitandola, l'autonomia regionale prevista dall'articolo 118 della Costituzione. Questo decreto-legge si ispira a un centralismo normativo che, oltre a contrastare con la Costituzione, contrasta irrimediabilmente proprio con il progetto di autonomia differenziata, che invece considera essenziale il decentramento normativo regionale anche nella materia del governo del territorio, qual è quella di cui stiamo parlando. Si tratta, dunque, di provvedimenti e politiche che cozzano l'una contro l'altra e che sono prive di qualsiasi coerenza tra di loro.
Terza incostituzionalità: questo è un altro decreto che discrimina i cittadini che hanno rispettato le leggi. Offrite un premio - la sanatoria - a coloro che hanno commesso illeciti e questa è una chiara violazione del principio di uguaglianza, di cui all'articolo 3 della nostra Costituzione. Ciò - permettetemi - è intollerabile, perché quando la politica tutela interessi di singole persone o di pochi, allora elargisce favori o privilegi, mentre la politica dovrebbe tutelare interessi collettivi, i diritti e, in primo luogo, i diritti costituzionali, quelli appunto che con questa norma voi palesemente violate.
Quarta incostituzionalità: il decreto-legge deroga alla disciplina a tutela del vincolo paesaggistico in materia sia di tolleranze costruttive, sia di cosiddetta doppia conformità, e ciò comporta violazione dell'articolo 9 della nostra Costituzione. Si deroga al vincolo paesaggistico anche qualora gli interventi edilizi abusivi riguardino l'altezza, i distacchi, la cubatura, la metratura, cioè quando riguardino parametri che pregiudicano direttamente il valore del paesaggio. Nella nostra Carta fondamentale il paesaggio è valore primario, assoluto e la sua tutela, collocata tra i principi fondamentali, non è solo parametro di legittimità delle norme ordinarie, ma è anche norma precettiva e di indirizzo verso il legislatore, il Governo e l'amministrazione.
Quinta incostituzionalità: contrasto con i principi di ragionevolezza e di buon andamento previsti dall'articolo 97. Davvero, colleghe e colleghi, questo è un assoluto. Con un solo provvedimento questa maggioranza riesce a violare ben otto articoli della nostra Costituzione: l'articolo 3, l'articolo 9, l'articolo 77, l'articolo 97, l'articolo 117, l'articolo 118, ma anche gli articoli 32 e 72. Tombola, signor Presidente.
Per tutte queste ragioni, il MoVimento 5 Stelle chiede all'Assemblea di deliberare l'accoglimento della questione pregiudiziale che ho appena illustrato e di non procedere all'esame ulteriore di questo provvedimento.
È un provvedimento, signor Presidente, che chiamiamo “condono edilizio” e che è indigesto, così come sono indigeste per il Paese quelle strane ciliegie dalla improbabile varietà, denominata “Giorgia” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzetti. Ne ha facoltà.
ERICA MAZZETTI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Vorrei riordinare il tema che stiamo discutendo in quest'Aula e che il collega ha rammentato quasi tutto, all'infuori del tema casa che fa parte di questa pregiudiziale.
Il provvedimento approvato nel Consiglio dei Ministri dello scorso 26 maggio non costituisce affatto una sorta di sanatoria edilizia, né un'intrusione nelle competenze sul territorio proprie degli enti territoriali. Questo è importante per iniziare a mettere ordine in una disciplina e in un settore che negli anni hanno aggiunto provvedimenti nazionali, regionali e comunali, anche in seguito alla modifica del Titolo V della Costituzione, che ha passato le competenze alle regioni, benché ci siano ancora la legge n. 1150 del 1942 per il settore urbanistico-edilizio e la successiva legge n. 765 del 1967 e, ancora, quella del 1968, fino al Testo unico dell'edilizia, il DPR n. 380 del 2001.
Tutto ciò è troppo arretrato e non rispetta le esigenze attuali. Crediamo fondamentale giungere al più presto a un altro testo, direi piuttosto a un codice unico delle costruzioni, con principi unici e univoci per tutto il territorio nazionale, con un regolamento che disciplini le varie particolarità regionali, partendo proprio dal chiarimento dei rapporti Stato-regione e dall'individuazione della tipologia degli interventi.
Questa dovrebbe essere la legge-madre del settore, a cui far riferimento passo dopo passo - come dice sempre Forza Italia -, che da troppi anni chiede tutto il settore.
Il decreto-legge n. 69 contiene disposizioni urgenti e puntuali per salvare le nostre case da una normativa rigida e frammentata, fatta di procedure amministrative incerte, che ostacolano la commerciabilità dei beni e precludono l'accesso a mutui, sovvenzioni e contributi. Non si tratta di un condono: il decreto interviene solo nelle cosiddette irregolarità minori, che sono relative alle tolleranze costruttive che vengono fissate in percentuali più che accettabili e alla tolleranze esecutive che - come sa bene chi fa il mestiere del progettista e del costruttore - sono un'evidenza pressoché costante in cantiere, perché nei cantieri le sorprese di qualsiasi natura ci sono e sono quotidiane, visto che ormai da anni tutte le regioni per le piccole difformità interne non strutturali già prevedono una procedura di attestazione di conformità in sanatoria. Con questo decreto viene solo specificato e chiarito.
Interviene, inoltre, sullo stato legittimo dell'immobile e sul mutamento di destinazione d'uso.
Altro passaggio fondamentale del decreto è il superamento della doppia conformità, che chiediamo da anni. L'opera doveva essere conforme alla normativa edilizia e urbanistica vigente sia al momento della legislazione, sia al momento della presentazione dell'istanza. Con il decreto le parziali difformità possono essere sanate se gli interventi all'epoca della realizzazione erano coerenti con le norme edilizie e oggi sono conformi alle norme urbanistiche. Inoltre, si detta una disciplina rispettosa delle competenze delle autorità paesaggistiche, fondamentale per dare certezza giuridica ai cittadini, una certezza in molti casi aspettata e mai arrivata. In ogni caso, si prevede il pagamento di una sanzione in relazione all'aumento del valore dell'immobile.
Altro punto fondamentale per Forza Italia è che il decreto-legge Salva casa riduce gli oneri amministrativi per i cittadini. Sotto questo aspetto sarà opportuno dare alcune cifre: tra imposte patrimoniali indirette e dirette sui trasferimenti e sulle locazioni, oltre ad altri tributi sulle case e gli immobili, grava sui cittadini una massa di circa 51 miliardi di euro all'anno di tasse. La sola IVA toglie alle tasche dei cittadini 22 miliardi l'anno.
L'intervento sulla conformità delle case degli italiani era dunque necessario e urgente in termini politici, economici e finanziari. È un provvedimento previsto nel nostro programma elettorale che, come detto all'inizio del mio intervento, va ulteriormente ampliato nella disciplina. Com'è possibile che la pregiudiziale della minoranza possa far riferimento ai cittadini che si sono comportati correttamente? Le piccole irregolarità sono presenti nell'80 per cento degli edifici, anche in quelli abitati dai vostri elettori. Nel mondo delle professioni si calcola che con questo aggravio si potrebbero incassare anche 10 miliardi, soldi che andranno per la gran parte ai comuni che, peraltro, dovranno utilizzarne una parte consistente per abbattere edifici veramente abusivi.
Io credo che la Camera abbia una grande occasione: questo decreto è già stato assegnato alla Commissione ambiente per risolvere un'infinità di intoppi burocratici che impediscono ai cittadini di godere pienamente e liberamente del proprio bene.
Dunque, invito i colleghi, invece di parlare di tutt'altro, a promuovere delle pregiudiziali e, più in generale, invito i colleghi dell'opposizione a valutare quanto la possibilità di migliorare questo provvedimento sia offerta anche a loro.
Lo stile adottato da questo Governo in questi primi 19 mesi è risultato vincente, come dimostrano le recenti elezioni europee. Siamo quindi disponibili a un'apertura in questo senso - noi di Forza Italia faremo degli emendamenti che vanno a migliorarlo - ma diciamo “no” alle approssimazioni contenute nella pregiudiziale al nostro esame. Pertanto, come Forza Italia, voteremo contro questa questione pregiudiziale, che non corrisponde a verità nel merito e nel metodo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Preannuncio che il metodo che utilizzeremo per queste due pregiudiziali è quello dell'equidistanza, perché riteniamo che, se da un lato, è vero, occorre fare un ragionamento complessivo sull'abuso della decretazione d'urgenza, dall'altro lato ci dobbiamo anche dire, molto schiettamente, che dobbiamo evitare anche l'uso o l'abuso delle pregiudiziali per contestare, tutto sommato, un merito. Credo, visto che comunque c'è stato un susseguirsi di Governi di tutti i colori e tutti hanno fatto ricorso alla decretazione d'urgenza, anche quando si sarebbe dovuto procedere con la procedura ordinaria, che in questo senso, forse, un ragionamento - ripeto - più complessivo andrebbe fatto per strutturare in maniera diversa anche i nostri lavori.
Quanto al contenuto, nel decreto si fa riferimento alla disposizione di carattere urgente e puntuale di crescente fabbisogno abitativo. Questa è la motivazione per la quale viene ravvisata la necessità ed urgenza, quindi anche il recupero del patrimonio edilizio e la necessità di riduzione del consumo di suolo. Tutte cose che ritengo essere condivisibili. Altro riferimento è quello dello stallo del mercato immobiliare - e credo che sia innegabile -, dei limiti alla ristrutturazione edilizia e della necessità di efficientamento energetico. Poi c'è un ultimo riferimento, quello dell'aggravio dei lavori degli uffici amministrativi competenti.
Quanto alla contestazione cui facevo riferimento, è proprio questa, cioè noi non avremmo mai dovuto, a questo punto, approvare alcun decreto-legge se il fondamento fosse esattamente questo. Certo che dobbiamo dare una direzione diversa, ma credo che un ragionamento complessivo debba essere fatto da tutte le forze di maggioranza e di opposizione.
Quindi, senza entrare nel merito, perché questa sarà la fase successiva, dobbiamo però ragionevolmente ammettere che c'è un fabbisogno abitativo, e devo dire che negli ultimi tempi questo fabbisogno è anche aumentato per l'aumento del costo della vita, quella impossibilità di ricorrere all'acquisto delle abitazioni, e, di conseguenza, vi è un aumento della domanda di alloggi e anche un aumento degli affitti. A questo proposito, in merito al famoso Piano casa - se ne sta parlando in maniera impropria in questo caso come provvedimento del “Salva casa” - forse un grande Piano sarebbe quello che ormai risale a 70 anni fa, che fece capo a Fanfani. Da allora non si è mai più parlato in maniera strutturata di un piano di edilizia residenziale pubblica, e gli effetti, purtroppo, li vediamo.
Come pure non c'è mai stato un piano di revisione, dall'equo canone in avanti, del sistema della locazione, della regolamentazione delle locazioni, come anche del recupero della disponibilità degli alloggi. Tutta una serie di aspetti che limitano oggettivamente un efficace sistema casa, che sia pubblico o che sia quello privato. Dall'altro lato, c'è anche un fenomeno certamente più recente, che è quello degli affitti per usi turistici. Quindi, complessivamente credo che la necessità senza dubbio ci sia, come anche quella del recupero edilizio e anche dell'efficientamento energetico, nonché della riduzione, come dicevo prima, del consumo di suolo.
A proposito di transizione energetica delle case, dovremmo ragionare anche su questo, perché si parla delle case in senso negativo, ma, dall'altro lato, ci dobbiamo anche chiedere quale sia il costo della non transizione energetica, perché comunque una casa non efficiente dal punto di vista energetico ha, ovviamente, il suo maggiore costo. Infine, c'è il tema delle amministrazioni comunali, degli aggravi attuali e del come risolvere le incertezze legislative.
Quindi, credo che dal punto di vista anche del merito e della necessità sia opportuno intervenire in questa direzione, ma, come dicevo prima, in maniera certamente più organica e che copra tutto il sistema casa, che non può essere affrontato in maniera singola, per singoli aspetti, ma in maniera decisamente diversa rispetto a quella attuale. L'unico aspetto che effettivamente, a mio avviso, trova qualche fondamento è quello del governo del territorio, perché l'articolo 117, comma 3, della Costituzione, imporrebbe una competenza diversa, cioè che lo Stato desse solamente delle impostazioni di carattere generale, lasciando invece l'autonomia di pianificazione ai singoli territori e alle regioni, e in particolar modo agli enti locali.
Comunque, riprendendo il discorso iniziale, la motivazione della nostra astensione è proprio questa, cioè poter contemperare, possibilmente, le opposte esigenze, che possiamo ritenere tutte condivisibili, a proposito della decretazione d'urgenza, ma, dall'altro lato, anche evitare che il merito sia contestato attraverso le pregiudiziali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Presidente, grazie. Esprimo la posizione di astensione di Azione, non perché non ci fossero doglianze sentite - anche continuate, per la verità - in ordine all'abuso dello strumento della decretazione d'urgenza, ma perché, ovviamente, lo strumento delle pregiudiziali va utilizzato con la dovuta cautela. Siamo, per la verità, ancora una volta davanti a un caso in cui si fa fatica a individuare i requisiti dell'eccezionalità e della straordinarietà, che sono presupposto per poter utilizzare la decretazione d'urgenza. Presupposti costituzionali per giustificare un intervento normativo e per individuare quei requisiti che sono richiamati nell'articolo 77 della Costituzione.
C'è stata una sentenza della Corte costituzionale, la n. 171 del 2007, che noi dovremmo leggere e rileggere tante volte, perché non riusciamo proprio a trattenerne il contenuto. Tale sentenza dichiara nitidamente che l'esistenza di quei presupposti non può evincersi da un'enunciazione apodittica. Quindi l'esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza deve trovarsi da un punto di vista fattuale, deve riscontrarsi in maniera empirica. E questa verifica non può nemmeno ridursi alla constatazione della ragionevolezza della disciplina normativa da introdurre, perché neanche quello basta. In più, la valutazione non può essere meramente soggettiva - per esempio, la realizzazione di un programma del Governo, legittima, ma che va attuata attraverso una legislazione e i percorsi ordinari, e non attraverso la legislazione di urgenza - ma deve essere assolutamente oggettiva.
Anche questa volta dobbiamo richiamare le censure che in varie circostanze il Capo dello Stato - che sappiamo essere figura molto moderata e mite - ha fatto sull'abuso della decretazione di urgenza. È vero anche che tanti Governi prima di questo l'hanno utilizzata in maniera esagerata, però quante volte, tra coloro che oggi siedono tra i banchi della maggioranza o addirittura nel Governo, è stata stigmatizzata la cattiva utilizzazione, l'esagerazione nell'utilizzazione della decretazione di urgenza? Oggi ci si trova a raggiungere dei record sotto questo profilo. È inutile che ci ripetiamo: c'è un capovolgimento reale, effettivo, dell'equilibrio tra Parlamento e Governo. Lo accettiamo perché lo accettiamo, ma poi stiamo continuamente a fare dibattiti esterni, tavole rotonde, dicendo che il Parlamento ha perduto la sua centralità.
È vero, tuttavia, come dicevo all'inizio del mio intervento, che anche l'abuso dell'utilizzazione dello strumento delle pregiudiziali va stigmatizzato. Questo non è un dibattito, non è un tema, è diventato una . È vero, ci sono degli elementi che vengono calpestati, dei requisiti che non vengono verificati, però forse in questo caso meno di altre volte. Per esempio, l'elemento dell'eterogeneità non si riscontra o si riscontra meno che in altre circostanze. Cioè, la doverosa omogeneità, vista la necessità e l'urgenza, viene tante volte calpestata, ma questa volta forse un po' meno.
Ma ripeto: non vogliamo entrare nel merito della valutazione. Vogliamo, con il nostro voto di astensione, stigmatizzare - ancora una volta - da un lato, l'abuso della decretazione d'urgenza; dall'altro, il vaglio non attento sull'utilizzazione delle pregiudiziali, che è un qualcosa di serio. Allora, che cosa diventa questo momento, che - tra l'altro - viviamo con una certa distrazione, giustamente? Diventa un pre-dibattito che, stancamente, consumiamo prima di celebrare la fase della discussione. Queste sono le ragioni per le quali ci asterremo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con interesse quanto illustrato, soprattutto, dal primo firmatario di questa pregiudiziale. Mi sono, però, stupito perché i primi cinque minuti sono stati spesi per parlare di reddito di cittadinanza, di di Albania e della Premier, invece di entrare nel dettaglio del provvedimento. Ma perché si è voluta fare un'introduzione di questo tipo? Perché non vi erano reali motivazioni per presentare una pregiudiziale di questo tipo sul decreto-legge Salva casa, che nulla c'entra con tutte le premesse che sono state inserite in questa discussione. Non vi erano perché - ancora una volta - ci troviamo davanti a una pregiudiziale che viene depositata più che altro per creare clamore, per trovare un motivo per parlare di altro, magari sui giornali e fuori da quest'Aula. Il decreto-legge Salva casa, in realtà, è qualcosa di molto più semplice. Andando a leggere le motivazioni per le quali qualcuno ritiene che vi siano dei motivi di illegittimità costituzionale, si trova veramente ben poco. Ma, soprattutto, si dimentica una cosa, che gli italiani hanno ben presente e che in quest'Aula non è ancora stata detta, neanche da chi si è detto più o meno favorevole a questo provvedimento: mentre si cerca sempre di stigmatizzare qualche “criminale” che ha fatto qualche abuso edilizio all'interno della propria casa - perché quasi in questo modo vengono definiti in questo provvedimento - ci si dimentica che, spesso, gli abusi (spesso piccoli abusi come quelli sui quali si vuole intervenire con questo provvedimento) sono stati lasciati in eredità, visto che tutti gli italiani hanno una casa ed ereditano quella casa. Ed è un problema la gestione delle abitazioni, lasciate in eredità, con questi piccoli abusi, che non possono essere cedute e non possono essere aggiornate dal punto di vista della loro funzionalità e del loro funzionamento energetico. Mentre da una parte si cerca di bloccare questo decreto-legge dicendo che è incostituzionale, quella stessa parte politica - che non è la nostra - insiste con forza perché l'Europa imponga vincoli di classificazione energetica, anche solo per la cessione o l'affitto delle nostre case. Allora delle due l'una: o si crede veramente nell'efficientamento energetico - e questo va fatto -, allora, a quel punto, bisogna anche aiutare gli italiani che sono impossibilitati da piccole incongruenze a farlo; o, dall'altra parte, non fate delle recriminazioni all'interno di un piccolo provvedimento che serve ad aiutare gli italiani a fare questi ammodernamenti, spacciandolo come un provvedimento che sa di sanatorie o altro, quando questo assolutamente non è.
Vi è poi un passaggio assolutamente particolare all'interno di questa pregiudiziale, che fa capire anche lo spessore di chi porta avanti questa idea e questa pregiudiziale: leggo, a pagina 3, una parte dove vi è testualmente detto “la nuova disciplina produce l'ulteriore effetto di precludere l'applicazione in futuro dei poteri inibitori e sanzionatori previsti dalla previgente legislazione”. Cioè, udite, udite, la nuova legge andrà a modificare la precedente: si chiama letteralmente “successione delle leggi nel tempo”. Nulla di strano: se si approva una nuova legge, la vecchia non sarà più applicabile. Il fatto che sia così fortemente stigmatizzato questo punto ha dell'incredibile. Per questo e per tutto quanto già riferito - e potrei andare ancora avanti - il nostro voto sarà assolutamente contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.
AUGUSTO CURTI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Al fine di potermi compiutamente esprimere sulla questione pregiudiziale che oggi viene posta in capo al presente provvedimento, ritengo necessario formulare prima una necessaria premessa circa il metodo posto a sistema da questo Governo, che necessariamente delegittima il Parlamento e si pone in contrasto con il dettato costituzionale.
Nel corso dei primi 20 mesi della XIX legislatura, l'annosa questione relativa al cosiddetto abuso di decretazione ha tragicamente esondato gli argini della decenza: al 31 maggio 2024, infatti, sono stati emanati ben 60 decreti-leggi e delle 119 leggi approvate, 87 sono risultate d'iniziativa governativa, 30 di iniziativa parlamentare e solo 2 d'iniziativa mista. In tale contesto, occorre poi considerare che, nel solo mese di maggio - cioè, a pochi giorni dalle elezioni europee ed amministrative - il Governo ha varato ben 5 decreti-legge: uno sulle politiche di coesione; uno sulle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari; uno in materia di agricoltura; quello oggi in oggetto, in fase di conversione; ed uno sul tema dello sport, della scuola e della disabilità. Infine, il più recente - quello sulle liste di attesa - che ha già da più parti attirato critiche circostanziate. La scelta del Consiglio dei ministri di adottare un decreto-legge - oggi più che mai - appare innegabilmente dettata da ragioni di opportunità e convenienza politico-elettorale. Lo è, in particolare, nel caso di questo decreto, disciplinando una materia che, per annosità e sensibilità, necessiterebbe invece di una disciplina solida, finalmente sistematica, frutto del contributo del Parlamento nella pienezza delle sue funzioni, cioè, l'esatto opposto di quello che ci appare, qui oggi, come una soluzione , peraltro, composta frettolosamente e in maniera del tutto raffazzonata. L'agenda dettata dal Governo dimostra - inequivocabilmente - come le ragioni dei tempi e della fretta non siano connesse all'urgenza del provvedere quanto, invece, alla necessità contingente di piegare la funzione legislativa all'interesse di parte.
Procedendo sul merito di questo decreto, mi sembra opportuno rilevarne le criticità, partendo da una verità incontrovertibile: siamo di fronte all'ennesimo condono varato dal Governo, attraverso un provvedimento intriso di ambiguità che, di fatto, finirà per alimentare veri e propri abusi. Un decreto apparentemente limitato che, tuttavia, può rappresentare uno strumento utile a veicolare operazioni di condono molto dannose. Tra le varie misure previste, il decreto semplifica la procedura per attestare lo stato legittimo degli immobili: non sarà, cioè, più necessario ricostruire tutta la filiera dei titoli edilizi, ma sarà sufficiente fare riferimento all'ultimo titolo depositato. Tale semplificazione potrebbe generare incertezze giuridiche se non consolidata da un vigoroso sistema di verifica e controllo da parte delle amministrazioni comunali, rischiando di legittimare situazioni di irregolarità formale. Così come prevedere lo strumento del silenzio-assenso, senza però prevedere prima un rafforzamento delle strutture amministrative. Tutto questo rischia di diventare molto pericoloso.
Ma la verità è che avremo bisogno - come proponiamo da tempo - di rifinanziare il Fondo a sostegno degli affitti e della morosità incolpevole, di un piano straordinario per il recupero delle oltre 100.000 case popolari vuote e inutilizzate, e di una legge sugli affitti brevi. Temi che non esistono e che fanno parte degli annunci di un Ministro che non si sta occupando veramente di una moderna politica dell'abitare. Questo decreto, infine, rappresenta l'ennesima occasione mancata per stimolare misure relative alla riqualificazione e alla transizione energetica: tema rispetto al quale, tanto il Ministro Salvini quanto il Governo, non perdono occasione per dimostrarsi lontani e inefficaci. Il Ministro Salvini, in particolare, dovrebbe abbandonare quella corsa al record dei condoni - che probabilmente già detiene - e dovrebbe, invece, mettere a frutto gli investimenti del REPowerEU: 1,4 miliardi di euro per la riqualificazione energetica delle abitazioni di edilizia pubblica e sociale e contro la povertà energetica di persone a basso reddito.
Per questo, come Partito Democratico, anticipiamo il voto favorevole sulla pregiudiziale che è stata posta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Ci troviamo ancora una volta ad affrontare un decreto-legge. L'ennesimo atto che, nel silenzio complice dalla maggioranza, esautora questa Camera e l'intero Parlamento. Questa volta per disposizioni che, come hanno ben sottolineato colleghe e colleghi prima di me, non possono avere carattere di necessità e urgenza, proprio perché introducono modifiche strutturali al testo unico dell'edilizia, senza limitazioni temporali.
Quale sarebbe, dunque, l'urgenza? Perché vi rifiutate di rispettare le regole e la Costituzione e di procedere attraverso un ordinato procedimento legislativo? Eppure avete la maggioranza, dove sta il problema non è davvero dato sapersi.
Presidente, io, come tante e tanti qui, sono stata amministratrice locale, sono stata assessora all'urbanistica nel mio comune, che peraltro ieri ha incoronato Massimo Zedda nuovamente a sindaco al primo turno
Mi sono occupata di edilizia privata e le assicuro che questo decreto non serve in alcun modo a dare riscontro immediato e concreto al crescente fabbisogno abitativo, né a recuperare il patrimonio edilizio esistente o a ridurre il consumo del suolo. Se uno snellimento burocratico per le lievi difformità sarebbe anche auspicabile, ci troviamo però davanti a una norma pericolosa e pasticciata che potrebbe addirittura complicare la vita di tecnici e cittadini, persino delle città, visto che si prevede l'esonero dal reperimento di aree per servizi generali e parcheggi, oltre a scardinare il sistema della legalità e generare discriminazioni nei confronti di chi rispetta le regole.
Presidente, lei sa quante pratiche di condono giacciono ancora nei cassetti dei comuni dal lontano 1985, come sa che l'aggravio amministrativo degli uffici comunali, più che dalle norme, è determinato dalla gravissima carenza di personale tecnico e dall'esigenza di far fronte alle cicliche sanatorie straordinarie che le destre mettono sistematicamente in campo. Tuttavia, voi siete ossessionati dai condoni, non vi interessa affatto superare l'emergenza abitativa che attanaglia il nostro Paese: infatti, piuttosto che mettere in campo una pianificazione strategica che dà risposte in tema di diritto alla casa, avete in mente un nuovo imbroglio.
Presidente, non ci preoccupa solo il provvedimento in sé, ci preoccupano soprattutto le proposte emendative illustrate dallo stesso Ministro che, dimenticando o facendo finta di dimenticare che tra le deleghe ha proprio le politiche abitative, affida a se stesso il compito di adottare un piano nazionale per sperimentare modelli innovativi di edilizia residenziale e sociale. Per il Ministro questo Piano sarebbe un volano per una piena rigenerazione della dimensione urbana, da attuare mediante la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente e il contenimento del consumo di suolo. Lo stratagemma per realizzarlo sarebbero i modelli di cooperazione pubblico-privato che, coinvolgendo i principali operatori del mercato del credito con una vocazione sociale, dovrebbero finanziare progetti di edilizia residenziale e sociale.
In pratica i grandi operatori economici - quindi immobiliaristi e banche -, presi da una straordinaria e inedita magnanimità, sarebbero così sensibili da finanziare progetti di edilizia residenziale e sociale, basati probabilmente su immobili pubblici lasciati in degrado e vuoti per farne edilizia residenziale e sociale. Ma i benefici sarebbero solo per loro. Infatti, stiamo per assistere a un nuovo sacco delle città: questa volta non per accaparrarsi aree ma immobili pubblici e privati oggi inutilizzati, che verrebbero così valorizzati.
Salvini non parla mai di edilizia residenziale pubblica, infatti non si tratta di un Piano casa che parta dal fabbisogno reale; il suo piano non prevede case popolari ma sono alloggi sociali dei quali non potrà beneficiare nessuna delle 700.000 famiglie nelle graduatorie, nessuna del circa un milione di famiglie in affitto ma con redditi da povertà assoluta e quasi nessuna delle oltre 30.000 famiglie sfrattate da forze pubbliche ogni anno nel nostro Paese.
Salvini non ha mai citato le famiglie nelle graduatorie, quelle in povertà assoluta e in affitto o sfrattate: per lui, per voi, per il Governo queste famiglie non esistono. È una loro colpa non riuscire ad affrancarsi dalla povertà Per punirli avete sottratto a tutti loro persino i contributi per gli affitti e le morosità incolpevoli.
Presidente, colleghe e colleghi: fermatevi. Interrompete l'iter di questo decreto, confrontiamoci, costruiamo insieme un vero piano pubblico che finanzi comuni e università, per realizzare almeno 500.000 case popolari nei prossimi cinque anni. Queste sì, a consumo di suolo zero, perché basate sul riuso di immobili pubblici, compreso il demanio civile e militare da destinare a ulteriori case popolari e a studentati pubblici con il massimo dell'efficienza energetica. Rifinanziamo il recupero dalle 90.000 case popolari oggi inutilizzate per mancanza di manutenzioni e togliamo dalla legge n. 431 del 1998 il canale a libero mercato, per ottenere veri accordi locali che riducano il costo degli affitti. Questo servirebbe, non certo l'ennesimo regalo alle economiche degli immobiliaristi
Purtroppo, tuttavia, sappiamo che i nostri appelli rimarranno come sempre inascoltati e per questo il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore della pregiudiziale
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bof. Ne ha facoltà.
GIANANGELO BOF(LEGA). Presidente, colleghi, questo Governo sta dimostrando il proprio tratto distintivo e la sua azione ha come tratto distintivo proprio la semplificazione e l'aggiornamento di alcune normative che devono stare al passo con i tempi e con il mutamento della nostra economia e del nostro Paese. Ciò, tra l'altro, ci è riconosciuto con l'aggiornamento del nuovo codice degli appalti, con il nuovo codice della strada ma, proprio in questi giorni, ci è stato riconosciuto anche dagli elettori che hanno premiato questo Governo e la sua azione, andando alle urne. Quindi, hanno riconosciuto l'efficacia dell'azione di tale Governo.
Detto questo, noi oggi non vediamo, francamente, i motivi reali per cui ci sia il bisogno di chiedere queste pregiudiziali. Dico ciò perché noi quotidianamente, all'interno di quest'Aula, parliamo di emergenza abitativa e di consumo del suolo: quindi, quale provvedimento può essere più urgente se non quello di andare a recuperare gli immobili che attualmente non possono essere utilizzati, con pratiche che sono bloccate, per poterli ridestinare all'uso abitativo? Quale miglior sistema, se non quello di utilizzare immobili che già occupano suolo piuttosto che andare a insediarsi su ulteriore suolo per questa finalità?
Tra l'altro, abbiamo visto con i vari edilizi quante sono state le pratiche bloccate, che consentivano a quegli immobili di essere efficientati, di consumare meno, di inquinare meno e, quindi, di andare nella direzione anche di una maggiore efficienza energetica dei nostri fabbricati. Tuttavia, le pratiche erano bloccate, purtroppo per una normativa: il DPR n. 380 del 2001, che risale ormai a vent'anni fa e che, ovviamente, crea un quadro normativo a livello nazionale. Quindi, quando noi parliamo anche della concorrenza tra le normative regionali e quelle nazionali, vorrei ricordare che un DPR (il n. 380 del 2001) esiste già e c'è già la concorrenza tra la legislazione nazionale, che crea la cornice all'interno della quale la regione e gli enti locali possono creare i loro quadri normativi.
Inoltre, vorrei ricordare ai colleghi che una delle urgenze di questo Piano casa è anche data dal fatto che ci troviamo con un problema contingente proprio a Milano, dove abbiamo una situazione in cui l'intero comparto immobiliare è bloccato. La collega, prima, faceva riferimento agli immobiliaristi e a chi ha fatto gli investimenti, ma io vorrei ricordare che in queste case oggi abitano persone, famiglie che rischiano di trovarsi all'interno di immobili di cui - tra virgolette - è incerta la legittimità a causa di interpretazioni normative che i funzionari del comune hanno dato. Ora tutto è in fase di accertamento ma ovviamente ci troviamo in una situazione molto grave che sta emergendo, nella quale bisogna creare un quadro normativo per poter trovare una soluzione. Quindi, penso che, con tutti questi presupposti, il criterio di urgenza ci sia tutto.
In merito al principio di eguaglianza, nel momento in cui si adotta un provvedimento di carattere generale, è chiaro che in esso l'uguaglianza sia garantita.
È evidente che, per i motivi anzidetti, noi oggi ci troviamo di fronte alla doppia conformità urbanistica: tale provvedimento prevede che, nel caso di piccoli vizi e di piccole difformità - perché, in realtà, ricordiamo che gli abusi sostanziali non sono sanabili con questo provvedimento -, sia mantenuto il requisito del rispetto delle normative urbanistiche nel momento in cui esso è stato realizzato; lo manteniamo. Quindi, c'è il rispetto della normativa. Ovviamente, non può essere rispettoso di normative create in due epoche completamente diverse e quindi, semmai, il problema sta nella doppia conformità urbanistica, che non consente di venir fuori da questo Doppia conformità urbanistica che, ricordo, è nata ed esiste, ma è nata ed esiste in un momento storico completamente diverso da quello che stiamo vivendo. Nasce con il DPR n. 380 del 2001, con la necessità di mettere ordine al dedalo di normative a livello nazionale e degli enti locali. Nasce in una situazione in cui avevamo molte realtà che non avevano un Piano regolatore. Nasce in un'epoca in cui vi erano realtà che non avevano neanche un piano di fabbricazione. Nasce in un contesto storico ed economico completamente diverso da quello attuale. Dunque, se, all'epoca in cui è stato fatto, il DPR n. 380 del 2001 aveva ragioni specifiche, oggi il suo aggiornamento ha motivazioni altrettanto specifiche ed urgenti, affinché possa essere realizzato.
Nelle pregiudiziali viene sollevato il problema…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda per favore.
GIANANGELO BOF(LEGA). …dell'aspetto ambientale. Anzi, proprio con questo Piano casa, nel caso in cui vi siano difformità o non vi sia il parere di accertamento di conformità per la compatibilità paesaggistica, si prevede addirittura la sanzione, ai sensi dell'articolo 167, comma 1, del codice dei beni culturali, che prevede la riduzione in pristino dell'immobile che non abbia rispettato le caratteristiche paesaggistiche. Per tutti questi motivi, ritengo che questo decreto abbia ragione di urgenza ed è per questo che noi respingiamo le pregiudiziali .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Antonio Giordano è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre. Siamo tutti vicini ad Antonio. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Alfonso Colucci ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione della questione pregiudiziale Caso ed altri n. 1 riferita al disegno di legge n. 1902: “Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca”.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96- del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di 10 minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi non firmatari, per non più di 5 minuti.
L'onorevole Gaetano Amato ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Caso ed altri n. 1.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, vorrei ricordare un principio già anticipato poco fa dal collega D'Alessio: la valutazione della sussistenza dei presupposti di costituzionalità non può essere meramente soggettiva. Questo viene dichiarato da due sentenze della Corte costituzionale, intervenute nell'applicazione dell'articolo 77 della Costituzione. Del resto, è lo stesso Presidente della Repubblica ad aver censurato più volte la decretazione d'urgenza, perché è un modo di fare che mortifica il ruolo del Parlamento, in aperto contrasto con l'articolo 70 della Costituzione, che attribuisce alle Camere il potere legislativo. Questa parte finale non l'ha detta il Capo dello Stato e nemmeno io. In effetti, io ho solo riportato quanto urlava l'onorevole Giorgia Meloni dai banchi dell'opposizione, ai tempi della decretazione d'urgenza altrui, sebbene si fosse in periodi pandemici. Se lo è poi dimenticato, visto che continua a sfornare decreti d'urgenza come fossero cornetti al bar: siamo a 60.
Ma andiamo a questo provvedimento, che presenta un notevole tasso di eterogeneità, a differenza di quanto esplicitato dalla sentenza n. 22 del 2012, con cui la Corte sottolinea la necessaria omogeneità dei provvedimenti inclusi in un unico atto. Voi, con questo provvedimento, non toccate i o le medagliette ai cuochi. Voi toccate due ambiti assolutamente fondamentali per la crescita e la formazione dell'individuo: sport e scuola. , sosteneva Giovenale. Sulla scuola si sta assistendo a un vero e proprio attacco all'intero sistema. Prendiamo ad esempio i titoli abilitanti sul sostegno conseguiti all'estero: la Corte europea ha demandato al Ministro del Paese in cui si eserciterà la professione, il riconoscimento della validità del titolo conseguito all'estero. L'adunanza plenaria ha stabilito che i titoli dovevano essere validati entro 3 mesi dalla domanda. E cosa ha fatto il Ministro Valditara lo scorso anno? Ha stanziato 1,4 milioni di euro pubblici per ciascun anno, dal 2023 al 2025, per avvalersi di CIMEA per affrontare il problema. I 3 mesi li ha fatti diventare 36, così, sua sponte, improvvisamente. Poi, visto che il problema delle cattedre scoperte non si risolveva, ha pensato bene di attivare nuovi percorsi di specializzazione gestiti dall'Indire, con criteri e requisiti non stabiliti: poi si vedrà, insomma, faremo un decreto successivo e capiremo come, dove, quando e perché.
Tramite la Presidenza, chiedo al Sottosegretario: ma, secondo lei, il Ministro, le legge le ? Perché noi gliene possiamo girare migliaia, di quelle che ci arrivano da docenti triennalisti, IX ciclo TFA, imbufaliti per le continue inversioni a perdere del Ministero gestito dal Ministro Valditara. E vogliamo parlare della stupefacente idea di dare possibilità alle famiglie di confermare, con approvazione da parte del dirigente scolastico, il docente di sostegno sul medesimo posto in cui ha svolto la supplenza? Tale procedura si potrà applicare anche a coloro che sono privi della specializzazione, però sono inseriti nelle graduatorie provinciali per le supplenze di seconda fascia. Qui siamo al colmo dell'incoscienza, perché si attribuisce alle famiglie, cioè a soggetti estranei alla scuola, il potere di nomina dei docenti: norma palesemente incostituzionale, in quanto in contrasto con il principio di uguaglianza enunciato dall'articolo 3 e con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 97. Viene il dubbio che il Ministro non sappia che gli insegnanti sono dipendenti dello Stato e vengono assunti da graduatorie pubbliche, non dalle famiglie.
Pertanto il loro operato non può essere soggetto a valutazioni esterne improvvisate. Azzeriamo i dipartimenti regionali, visto che ci siamo. Chiedo, sempre tramite lei, Presidente, se la Sottosegretaria non si possa inventare, magari insieme al Ministro, un sorteggio, tipo i , per cui chi arriva primo insegna: sarebbe un modo giusto per velocizzare le cose .
E vogliamo parlare dell'ennesima proroga effettuata da questo Governo per quanto riguarda gli assegni di ricerca? Con buona pace dei ricercatori che sperano dal giugno 2022, quando è entrata in vigore la norma, di poter firmare un contratto di ricerca, uno, che tuteli davvero i propri diritti; un contratto che dica che ci può essere la tredicesima, un orario di lavoro definito, le ferie retribuite, la NASpI, eccetera, eccetera, eccetera, e aspettano ancora. Però va dedicato qualche minuto anche allo sport. Il signor Ministro Abodi, in relazione a quanto contenuto in questo provvedimento, già sa cosa penso di quanto scritto, perché ne abbiamo discusso più e più volte.
Il problema vero è che questo Governo riesce a rendere invotabile e incondivisibile anche quello che nel merito avremmo potuto ritenere una cosa giusta. La soppressione della Covisoc, cioè l'organismo che controlla i bilanci delle società sportive: andava certamente modificata, in quanto è impensabile che i vertici della stessa possano essere nominati dalle società poste sotto controllo. Invece di creare un tavolo su cui discutere e trovare unanimemente la soluzione del problema, il Governo cosa fa? Nomina i 6 componenti con decreto del Presidente o del Ministro per lo Sport, di concerto, però, con il Ministro dell'Economia, e così il segretario generale che dovrà sovrintendere ai lavori della Commissione, su proposta della Commissione.
Cioè, loro se li scelgono, loro se li votano, e hanno il coraggio di definirle commissioni indipendenti istituite per effettuare i controlli sulla gestione economica e finanziaria delle società sportive professionistiche, che operano, come definito dal decreto, con indipendenza di giudizio e di valutazione.
Almeno vorrei chiedere: evitateci di dover vedere mortificata quest'Aula e la nostra funzione con prese in giro di questo tipo. Abbiate il coraggio di imporre la fiducia, visto che ormai è questa per voi la democrazia parlamentare, e approvatevelo da soli questo provvedimento; altrimenti, abbiate un sussulto di correttezza e di rispetto per quest'Aula e votate questa pregiudiziale, in modo da ricominciare in maniera seria e pensare a come risolvere i gravi problemi che attanagliano il Paese, e non crearne di nuovi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. In realtà il mio intervento sarà molto breve, perché nelle argomentazioni riprenderò quanto già detto precedentemente riguardo al bilanciamento che dobbiamo avere riguardo al non abuso della decretazione d'urgenza, ma anche al non ricorso eccessivo alle pregiudiziali.
Questo decreto-legge fa riferimento allo sport, al lavoro sportivo, alla disciplina fiscale, alle disposizioni riguardanti il sostegno didattico degli alunni disabili; anche qui, la contestazione è relativa al ricorso alla decretazione d'urgenza, alla necessità ed urgenza, quindi gran parte della motivazione di questa pregiudiziale riguarda proprio questo aspetto. Tuttavia, sappiamo bene, come dicevo prima, che tutti i Governi, in realtà, hanno fatto ricorso a questo sistema per velocizzare gli iter parlamentari, che sappiamo essere molto lenti.
Viene, altresì, contestato il requisito dell'eterogeneità, ma anche qui, sappiamo bene, a questo riguardo, che diversi decreti hanno fatto riferimento a temi diversi. Nel caso in questione si fa riferimento a una eterogeneità di carattere materiale. Le argomentazioni della pregiudiziale riguardano l'articolo 2, che però è di tipo contenutistico, facendo riferimento alla Commissione di valutazione, all'articolo 7, che riguarda la specializzazione degli insegnanti e, infine, all'articolo 8, che riguarda i diritti degli studenti con disabilità.
Queste contestazioni nella pregiudiziale riguardano l'articolo 3 della Costituzione e l'articolo 97 sul buon andamento della pubblica amministrazione, con specifico riferimento alla chiamata diretta degli insegnanti. Sappiamo bene che questa materia è complessa, soprattutto quella del reclutamento degli insegnanti, e sappiamo bene che da tempo si fa riferimento anche nelle istanze parlamentari, ma soprattutto nel mondo della scuola, alla carenza del personale docente.
Riguardo alla parte dell'eterogeneità dei provvedimenti, bisognerebbe in realtà riflettere sul fatto che proprio in questo caso è vero che c'è qualche differenza, ma il tema è abbastanza omogeneo. Quindi, ripeto, nella sostanza ne discuteremo. Riguardo alla questione pregiudiziale, noi riteniamo, anche in questo caso, di pronunciarci per l'astensione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche io mi riporto un po' alle considerazioni che sono state fatte e che ho svolto nel precedente intervento. Ovviamente mi chiedo, ancora una volta, se sia possibile o meno ipotizzare un utilizzo meno frequente dello strumento della decretazione di urgenza. Politicamente dovrebbe essere abbastanza imbarazzante, dovrebbe creare un minimo di imbarazzo, perché ho rivisto alcuni interventi dell'attuale Presidente Meloni, ma anche di tanti colleghi che oggi siedono nei banchi della maggioranza, durante i quali si stigmatizzava, ci si doleva dell'utilizzazione troppo frequente dello strumento della decretazione d'urgenza.
Oggi mi si dice “no, noi dobbiamo andare avanti, è un problema di velocizzare, eccetera, eccetera”, con il Capo dello Stato che, peraltro, ha stigmatizzato l'incedere così frequente dell'utilizzo dei decreti, ma si va avanti. Probabilmente, un domani, nell'alternanza maggioranza-opposizione, si dirà la stessa cosa e ci si lamenterà del fatto che la maggioranza di domani utilizzerà in maniera forse impropria e troppo frequente lo strumento della decretazione d'urgenza.
Devo dire - faccio le stesse considerazioni di prima -, anche con riferimento all'utilizzo delle pregiudiziali, che noi stiamo utilizzando questo spazio per un mini-dibattito, ripeto, poco seguito proprio perché diventa una giostra, una , per crearci un minimo di spazio di dibattito prima del dibattito vero e proprio sul provvedimento. Probabilmente, al pari delle esagerazioni della decretazione di urgenza, se anche le pregiudiziali le utilizzassimo , se si facesse un vaglio rigoroso sulla fondatezza o meno, ne discuteremmo di meno e, probabilmente, saremmo più attenti, valuteremmo con un attimo di attenzione e, forse, eviteremmo questa stanca , perché sappiamo benissimo che si perde tempo ed è la cosa che stiamo facendo adesso. Presidente, ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Basteranno poche parole per motivare il voto contrario che Forza Italia esprimerà, in maniera convinta, sulla pregiudiziale presentata; una pregiudiziale che appare estremamente evanescente nei suoi contenuti, presentata più come atto di presenza politica che per convinzione, viste le scarne motivazioni indicate all'interno del documento. Dunque vediamole ad una ad una queste motivazioni, che darebbero vita, secondo i presentatori, ad una presunta incostituzionalità del provvedimento.
Parto dalla fine, dalla proroga di 6 mesi che viene disposta dall'articolo 15 sugli assegni di ricerca. In questo caso, i presupposti di necessità e urgenza risiedono nel fatto che, come è stato anticipato su qualche articolo di stampa, la riforma dei contratti di ricerca è finalmente alle battute finali. Si può dire che siamo ormai agli ultimi aggiustamenti, ma la composizione definitiva non era compatibile con il termine fissato al 31 luglio 2024.
Dunque, proprio per poter fare le cose nel migliore dei modi e riformare una volta per tutte il sistema di inquadramento lavorativo di coloro che operano nel campo della ricerca, è stato inevitabile, ma aggiungerei anche doveroso, inserire una breve proroga all'interno di questo decreto-legge. La pregiudiziale contesta, poi, l'articolo 8, che interviene in materia di continuità di docenti di sostegno a tempo determinato, ipotizzando una lesione dell'articolo 97 della Costituzione e, conseguentemente, dell'articolo 3.
A tal proposito, dalla lettura dell'ultimo comma dell'articolo 97, il quale sostiene che agli impieghi nella pubblica amministrazione si acceda mediante concorso, salvo i casi previsti dalla legge, una risposta è già contemplata, ma se si legge con un minimo di attenzione l'articolo è del tutto evidente che la conferma a tempo determinato dell'insegnante può avvenire solo al ricorrere di una lunga serie di condizioni, quali la richiesta della famiglia del discente, la valutazione da parte del dirigente scolastico che vi sia un effettivo interesse in tal senso del discente, il fatto che il posto lavorativo in questione rimanga comunque disponibile e, da ultimo, che prima debba essere collocato il personale a tempo indeterminato.
La di questa norma è quella del bilanciamento di interessi e di diritti, ponendo in rilievo, da un lato, quelli del discente, che ha necessità di usufruire del sostegno scolastico, procedendo in continuità con l'insegnante che ha avuto l'anno precedente e con il quale si è instaurata una sintonia didattica e, dall'altro, una serie di condizioni da assolvere per non ledere i diritti soggettivi di altri insegnanti.
Viene contestato anche l'articolo 7 che, sempre nell'ambito del sostegno didattico, prevede la possibilità di accesso a percorsi di specializzazione da parte di insegnanti che abbiano ottenuto una specializzazione all'estero che non è stata riconosciuta in Italia. Anche in questo caso, non si vede dove sarebbe l'incostituzionalità e, forse, è per questo che la pregiudiziale neppure lo spiega, limitandosi a una mera critica politica. Una critica meramente politica viene mossa anche alla procedura prevista per la nomina dei componenti della nuova commissione indipendente per la verifica dei bilanci delle società sportive professionistiche. Si tratta di un dissenso legittimo che, nel corso dell'esame in Commissione, si tradurrà in emendamenti di merito, ma che con l'incostituzionalità non ha nulla a che vedere.
Per quanto riguarda i presupposti di necessità e urgenza delle norme di cui si compone il decreto, non credo vi possano essere discussioni, ma anche sull'omogeneità del provvedimento, nel caso di specie, ritengo vi sia poco da dire. È vero che il decreto interviene su tre materie diverse, quali lo sport, la scuola e l'università, la cui omogeneità si rinviene nella finalità teleologicamente orientata all'urgenza temporale di adottare tali misure, ma, da un punto di vista parlamentare, c'è un ulteriore elemento incontestabile: si tratta di materie tutte di competenza della VII Commissione, che avrà modo di esaminare il decreto in tutte le sue parti. Quante volte nel corso di questa legislatura e di quelle precedenti proprio i deputati della VII Commissione sono stati tra i più penalizzati a seguito del fatto che norme anche di grande rilievo in materia di istruzione, cultura o sport fossero inserite in provvedimenti che per la loro natura erano esaminati in altre Commissioni, in particolare nelle Commissioni bilancio e affari costituzionali, con proteste in alcuni casi giustificate della nostra Commissione? Questa volta non sarà così ed oggettivamente è un fatto positivo.
È, dunque, per tali motivazioni che esprimo, da parte di Forza Italia, il voto contrario alla pregiudiziale presentata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Presidente, ne abbiamo viste tante di pregiudiziali di costituzionalità in quest'Aula, che quasi sempre riportano la problematicità dell'abuso della decretazione d'urgenza, non essendoci i tempi ristretti. Ebbene, anche in questo caso la pregiudiziale parte da questo presupposto, se non fosse che basterebbe guardare il titolo della norma, che recita testualmente: Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, recante disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell'anno scolastico 2024-2025 e in materia di università e ricerca. Allora, si contesta l'urgenza, perché, sempre nella pregiudiziale, vi è scritto che i tempi assai ristretti dell'esame parlamentare precludono, per loro stessa natura, la possibilità di adottare una disciplina sistematica e meditata di materie che incidono… e va avanti, senza calcolare che l'anno scolastico 2024-2025 è alle porte, siamo a metà giugno e la normativa va cambiata nel più breve tempo possibile, proprio perché altrimenti a settembre ci potrebbero essere gravissimi problemi.
Poi, viene riferito che la materia va approfondita nelle Aule parlamentari, quando, chi scrive questa pregiudiziale non si limita alla pregiudiziale, ma, superando la pregiudiziale di costituzionalità, entra nel merito di ogni provvedimento - cosa estranea alla questione pregiudiziale -, per riferire che ognuno di questi punti, che il firmatario ben conosce, non va bene per varie motivazioni. Quindi, l'approfondimento, di fatto, c'è già stato, perché le materie sono molto ben conosciute.
E sapete perché si è arrivati a questa urgenza? Perché le materie erano ben conosciute anche dai precedenti Governi che non hanno mai adottato provvedimenti, facendo diventare la situazione assolutamente urgente e problematica in materia di contratti di lavoro nello sport, ma anche per quello che riguarda la continuità dei docenti. Questa questione, a mio avviso, poteva anche essere esclusa da questa pregiudiziale, essendo di merito e non di legittimità, ma avete voluto inserirla, proprio perché andate a sottolineare che l'articolo 8 prevede che, nel caso di richiesta da parte della famiglia e valutato da parte del dirigente scolastico l'interesse dell'alunno disabile, al docente di sostegno in possesso dei titoli di specializzazione possa essere proposta la conferma del medesimo posto. Voi cercate di bloccare un provvedimento teso a garantire un professore di sostegno qualificato, che ha già rivestito questa carica nell'anno in corso e che i genitori del ragazzo vogliono confermare, alle porte del nuovo anno scolastico. L'impegno di chi ha firmato questa pregiudiziale è di impedire che ci sia questo rinnovo e, quindi, ne deriva che quel ragazzo non possa avere quel professore di sostegno che ha avuto l'anno precedente, che piace ai genitori e che già conosce.
Non voglio andare oltre, perché penso di aver già detto che cosa io ne pensi intrinsecamente di questa pregiudiziale e sottolineo che il nostro voto sarà assolutamente contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono tante le criticità che riguardano questo ennesimo decreto di misure parziali, che avrebbero potuto essere, invece, tema di confronto e approfondimento in provvedimenti organici. Si tratta di un come sempre, di sport, scuola, università. C'è lo sport, partendo dalla retromarcia sul limite dei mandati per i presidenti federali, passando per l'organismo di controllo dei bilanci delle società professionistiche di calcio, arrivando, in maniera confusa, e dopo un anno, su un tema di enorme importanza e clamorosamente sottovalutato, quale quello della collocazione dei volontari nell'ambito della riforma sul lavoro sportivo; poi, la scuola, con provvedimenti che vanno dai docenti di sostegno agli specializzati all'estero, all'integrazione degli studenti stranieri; e, infine, l'università, con l'ennesima proroga, in attesa della controriforma targata Bernini, dell'entrata in vigore delle disposizioni relative ai ricercatori universitari.
Puntualizzo qualche passaggio. Per ciò che riguarda lo sport, resta l'inchino del Governo alla volontà di qualche collega seduto in questo Parlamento e contemporaneamente presidente di federazione sportiva, da quando ancora il conio stampava le lire, a cui evidentemente resta stretto un limite massimo di tre mandati, ricordiamolo, sono 12 anni, e rimane la foglia di fico in questo provvedimento della necessità di ottenere i due terzi dei voti validamente espressi dall'assemblea elettiva per farsi eleggere senza limiti, fatto che aumenterà ulteriormente l'azione inibitoria nei confronti delle minoranze, trasformando alcune federazioni in monarchie assolute. Niente voto elettronico, niente allargamento realmente democratico del sistema elettorale. Io l'ho detto mille volte: il tema non è il numero dei mandati, ma il meccanismo che regola le elezioni, che oggi sono nella forma più medievale di questo Paese.
Sottolineo anche che, nel contesto di questo decreto e nel sottotesto, ci sono i cognomi di chi potrebbe usare queste norme, ma non quello del presidente del CONI, cosa che ci incuriosisce e rappresenta esclusivamente l'ennesima battaglia pura, di potere, che nulla ha a che fare con lo sport.
L'articolo 2 riguarda la famosa commissione chiamata a giudicare i bilanci delle società di calcio. Vorrei essere chiaro: sono fondamentali anche per noi un provvedimento e un controllo su bilanci che ormai sono diventati sbilanci strutturali del calcio, ma non prendiamoci in giro rispetto a quel principio di terzietà tanto sbandierato, che si incaglia clamorosamente con la nomina politica della di un ente, che sarà chiamato a giudicare i conti, per esempio, di un presidente di società di calcio che siede nel Senato di questo Parlamento o ancora, banalmente, come potrà un'organizzazione di nomina politica rispondere alla telefonata di un sindaco che magari reclama l'iscrizione al campionato - che so - di serie C della sua squadra e della sua città. Purtroppo, abbiamo visto com'è andata a finire con le nomine di Sport e Salute e temiamo fortemente che andrà nella stessa maniera.
Il tema dei volontari lo spiegheremo bene in Commissione. È fondamentale, necessario e sollevato anche da noi, però arriva dopo un anno e in maniera molto confusa, quindi ovviamente tenteremo di migliorarlo.
In riferimento al mondo della scuola aggiungiamo la disorganicità e alcune disposizioni palesemente discriminatorie, quali quelle, per esempio, volte a creare un percorso parallelo e temporaneo di formazione dei docenti di sostegno rivolto ai precari storici e agli specializzati all'estero. Allo stesso modo, non sfugge a nessuno che la conseguente sanatoria per quanti hanno pendente un procedimento e un contenzioso di riconoscimento del titolo rischia di creare disparità di trattamento, confusione e soprattutto di trasmettere un messaggio sbagliato, quello per cui la formazione sarebbe un fatto formale e da sbrigare con un elenco di CFU da acquisire e nulla di più. Sarebbe bello che il Governo leggesse le tante che stanno arrivando in queste settimane a tutti noi; contengono storie di vita e testimonianze che raccontano di quella disparità di trattamento e meriterebbero una lettura e soprattutto una risposta da parte del Ministro Valditara. Ricordo anche che fu una legge di bilancio del 2020 a prevedere un piano pluriennale di immissione in ruolo di circa 25.000 docenti di sostegno e, quindi, le tanto sbandierate assunzioni in ruolo citate dal Ministro Valditara sono, in realtà, il frutto di quel piano pluriennale di un altro Governo. Insomma, il Ministro, che tanto ideologicamente ha voluto il “merito” nel nome del suo Ministero, il confronto lo evita e fa l'ennesimo condono.
Nonostante tutte le criticità che ho evidenziato, abbiamo deciso di non presentare una pregiudiziale di costituzionalità. Ciò perché questo decreto affronta in modo inadeguato e parziale alcuni temi che riteniamo importanti e che abbiamo noi stessi sollecitato e alcuni li abbiamo citati. Quindi, è su queste cose che vogliamo sfidarvi nell'esame parlamentare, portando le nostre proposte, che sono frutto di un confronto diffuso con tante realtà sportive e scolastiche e con esperti che operano sul campo. Riteniamo più importante sfidarvi su questo terreno che cancellare con un colpo di penna un provvedimento intriso non di buonsenso ma di colore politico discriminante e contraddittorio. Ecco perché - e ho concluso - pure nelle perplessità che questo provvedimento ci ispira ci asterremo nel voto sulla pregiudiziale, perché vogliamo che l'esame in Commissione sia esaustivo, approfondito e aperto finalmente a quel confronto con esperti, sindacati e associazioni che voi avete, ancora una volta e per l'ennesima volta, evitato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame tocca indubbiamente dei temi di assoluta importanza e altrettanta delicatezza, quali il sostegno didattico agli alunni con disabilità e il reclutamento del personale docente. Tuttavia si tratta di materie che non dovrebbero essere affrontate con lo strumento della decretazione d'urgenza e richiederebbero risposte approfondite in sede parlamentare. Infatti, i tempi ristretti dell'esame parlamentare precludono sostanzialmente la possibilità di approfondimento in materie che vanno poi a incidere direttamente su principi costituzionali e diritti fondamentali.
L'uso improprio della decretazione d'urgenza, per costante affermazione della Corte costituzionale - a partire almeno dalla sentenza n. 171 del 2007 - incide non solo sul corretto assetto dei rapporti tra Parlamento e Governo e, dunque, sulla tenuta della forma di democrazia parlamentare, ma ha anche rilevanti ulteriori implicazioni. Dal momento che, infatti, la riserva alle Camere della funzione legislativa e la straordinarietà delle deroghe ad essa - come disciplinata dalla Costituzione - appare correlata alla tutela dei valori e diritti fondamentali, il ricorso improprio alla decretazione d'urgenza, come nel caso specifico, indebitamente sposta il baricentro della funzione legislativa dal Parlamento al Governo e, quindi, allontana l'adozione delle norme primarie dall'organo il cui potere deriva direttamente dal popolo (così afferma la Consulta nella sentenza citata). Ciò appare suscettibile di incidere sulla stessa forma di Stato e sulla tenuta anche di molteplici parametri costituzionali.
L'eccessivo ricorso ai decreti-legge è stato più volte censurato anche dal Presidente Mattarella, sin dall'inizio di questa legislatura, oltre che da numerose sentenze della Corte costituzionale, che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale dei provvedimenti legislativi. Inoltre, il decreto-legge in esame è eterogeneo, tratta, cioè, materie molto diverse fra di loro, che vanno dallo sport al sostegno didattico, dal reclutamento dei docenti alla mobilità e valutazione dei dirigenti scolastici, dalla proroga degli assegni di ricerca rispetto all'entrata in vigore dei contratti di ricerca fino alle disposizioni che operano una modifica del personale di supporto al commissario straordinario per gli alloggi universitari. Sono tutti temi che legittimamente si vogliono trattare, però si utilizza uno strumento sbagliato. Il Governo sbaglia candeggio usando il decreto-legge anziché il disegno di legge, che ci permetterebbe, tra l'altro, tempi congrui e un approfondimento parlamentare. In una storica sentenza, la n. 22 del 2012, la Corte costituzionale ha ritenuto illegittimo il decreto-legge qualora il suo contenuto non rispetti il vincolo della omogeneità, vincolo che la Corte ritiene implicitamente previsto dall'articolo 77 della Costituzione ed esplicitato dall'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988. Per questi motivi, quindi, sia per l'abuso dello strumento della decretazione d'urgenza sia per l'eterogeneità dei contenuti del testo come Alleanza Verdi e Sinistra in realtà inviteremmo il Governo a trasmigrare una consistente parte del contenuto di questo decreto-legge in un disegno di legge, quindi da un DL a un DDL, con una “D” che, però, è sostanza. Contrariamente, nel frattempo voteremo a favore della questione pregiudiziale proposta .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
PRESIDENTE. Comunico che sono deceduti l'onorevole Antonietta Vascon, già membro della Camera dei deputati nella XII legislatura, e l'onorevole Gianpaolo Dozzo, già membro della Camera dei deputati dalla XII alla XVI legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Caso ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del Partito Democratico per chiedere l'inversione dell'ordine del giorno, passando al provvedimento successivo all'autonomia differenziata. Lo facciamo perché il Parlamento e chi governa dovrebbero tener conto di quello che avviene nel Paese e dovrebbe farlo anche quest'Aula.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia ascoltiamo.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Il Paese, Presidente, e in particolar modo il Mezzogiorno sono contrari a questo disegno di legge. Il Sud, Presidente, ha chiaramente votato in massa contro l'autonomia differenziata e voi non potete fare finta di non vederlo, soprattutto Fratelli d'Italia, che è sotto la media nazionale di 5 punti nel collegio del Mezzogiorno.
Allora, Presidente, facciamo appello ai parlamentari almeno del Mezzogiorno della destra: ribellatevi! Ma avete parlato con i vostri concittadini? Ma come potete pensare di tradire i territori che vi hanno eletto in Parlamento? Ma non vedete le condizioni in cui versa il Sud ?
Un Sud che vi ha voltato le spalle. Non bastano i tagli alla sanità, non basta avere cancellato il reddito di cittadinanza, non basta avere detto “no” al salario minimo, non basta il taglio al Fondo perequativo infrastrutturale. No, ora volete colpire i cittadini del Mezzogiorno anche con l'autonomia differenziata? E allora, colleghi, fermatevi, riflettete, perché quello che state per compiere non è altro che il frutto di uno scambio tra due forze politiche, sulla pelle, però, delle istituzioni e dei cittadini del Sud. E se proprio non volete ascoltare le forze di opposizione, se proprio non volete ascoltare il Partito Democratico, ascoltate magari con attenzione la CEI, anziché insultarla.
L'avete insultata solo perché non si è piegata al pensiero unico di chi usa le istituzioni come una clava contro chi vi si oppone o usa il potere per gestire le risorse, come se fosse una gentile concessione da parte vostra e non un diritto dei cittadini del Mezzogiorno.
Se non volete ascoltare neanche i vescovi, allora ascoltate i vostri amministratori del Mezzogiorno. E se non volete ascoltare neanche i vostri amministratori del Mezzogiorno, allora ascoltate il Ministro Crosetto, che questa mattina, sulle pagine de , ci dice finalmente la verità, ovvero che non sa quanto questo progetto sia centrale nell'evoluzione attuale del progetto di Salvini. Questo lo ha detto il Ministro Crosetto, non lo dice l'opposizione.
Allora, Presidente, per chiudere, noi oggi vi stiamo offrendo un'opportunità, quella di non spaccare l'Italia, di fermare questa secessione e di non continuare a prendervela con chi è in difficoltà
Siate realmente patrioti, cari colleghi della destra, votate la nostra proposta di inversione dell'ordine dei lavori .
PRESIDENTE. In ordine alla richiesta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto numero 5, che reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 433-A in materia di assistenza sanitaria per le persone senza fissa dimora, potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Chiedo chi intenda parlare contro. Nessuno? Diamo per acquisito nessuno.
Chiedo chi intenda parlare a favore.
Ha chiesto di parlare a favore il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Noi, chiaramente, siamo a favore dell'inversione dell'ordine del giorno. Questo ha l'obiettivo di destinare magari qualche istante in più di riflessione su questo provvedimento, che è particolarmente importante, e la speranza, l'aspettativa è che si possa maturare eventualmente una volontà di rinvio in Commissione. Le ragioni, per questo, sono anche molte, gliene indico quattro. Prima ragione: è ancora sanguinante la ferita inferta a questo Parlamento, a questa istituzione, per la mancata proclamazione dell'esito del voto in Commissione.
Sapete che c'è stato un emendamento abrogativo del primo comma dell'articolo 1. Ebbene, quell'emendamento è stato messo in votazione dal presidente di Commissione e la votazione ha avuto un esito, naturalmente, di abrogazione, essendo stato accolto l'emendamento abrogativo. Il presidente di Commissione non ha ritenuto di proclamare l'esito, preso atto del fatto che la maggioranza e il Governo erano andati “sotto” .
Questo, Presidente, è un pericolosissimo precedente, perché, se accettiamo che un presidente di Commissione possa proclamare o meno l'esito di una votazione, il risultato di una votazione, ma è ancora una democrazia questa ? È un insulto alla Commissione, è un insulto a questa Camera, è un insulto al Parlamento.
Non è l'unica motivazione. Solo il 3 per cento degli emendamenti presentati sono stati messi in discussione e in votazione. Dobbiamo considerare che questa scelta della maggioranza deriva dal fatto che, essendo la maggioranza e il Governo andati “sotto” su un precedente emendamento, è meglio evitare di votare il 97 per cento degli emendamenti per non tornare ancora una volta “sotto” in Commissione. Eppure, molti di questi emendamenti sono fondamentali, importanti. Non si è parlato, ad esempio, di quanto questo provvedimento venga a umiliare il ruolo del Parlamento, introducendo delle procedure che centralizzano tutti i poteri nella figura del Presidente del Consiglio, il quale può avviare il negoziato tra Stato e regioni, ne detta i limiti, predispone l'intesa, può non tenere in alcun conto i pareri delle Commissioni parlamentari, e con DPCM - attenzione, con DPCM - può aggiornare l'intesa stessa.
Poi c'è il problema della determinazione dei LEP. I LEP vengono definiti con decreto e resi modificabili anch'essi con DPCM. Attenzione, colleghi di maggioranza, ma non eravate voi contro l'abuso dei DPCM ? E adesso andate a modificare i diritti civili e i diritti sociali con DPCM? Intervenite sui LEP con DPCM? Tutto questo relega il Parlamento ai margini del processo. Poi, come se non bastasse, non è percorribile un progetto di autonomia non solo senza avere definito i LEP, ma senza neppure avere spiegato come andarli a finanziare. Mancano 100 miliardi di euro, Ministro Calderoli, dove li andate a prendere?
Infine, ci sono alcune materie che, chiaramente, hanno un'evidente dimensione sovranazionale, pensiamo all'energia. Adesso noi chiediamo l'inversione dell'ordine del giorno per parlare del PNIEC, il problema dell'energia, e parleremo di problemi enormi di approvvigionamento, di transizioni energetiche nazionali, figuriamoci moltiplicarli, spezzettarli per venti, e poi anche la ricerca.
Come se non bastasse - concludo, Presidente - in Commissione affari costituzionali abbiamo audito il presidente della regione Zaia, il quale tra le altre cose - non mi soffermo, ne cito una sola - è venuto in Commissione a dire: “noi abbiamo diritto a chiedere l'autonomia perché abbiamo fatto il MoSE”. Perché abbiamo fatto il MoSE!
Ora, lasciamo stare tutti gli aspetti di diritto penale che in qualche maniera hanno coinvolto la regione Veneto, ma il MoSE è un'infrastruttura che è stata fatta dallo Stato, non dalla regione Veneto. Mi pare, Ministro Calderoli, che ci sia un po' di confusione, perché se il protagonista di questa riforma viene in Commissione affari costituzionali - e lei, Ministro, lo ha ascoltato, così come l'ho ascoltato io - e viene a dire “noi abbiamo diritto all'autonomia perché abbiamo fatto il MoSE”, che è un'opera nazionale, forse c'è un po' di confusione e forse questa opportunità di avere un tempo maggiore di riflessione non è così sbagliata .
PRESIDENTE. Poiché anche l'onorevole Mari ha chiesto di parlare a favore della richiesta di inversione, la Presidenza, in applicazione dell'articolo 45 del Regolamento, concede la parola all'onorevole Mari.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Noi non chiediamo l'inversione dell'ordine del giorno per rallentare la discussione, per rinviarla un poco, per prendere tempo. No, noi la chiediamo per aprire una discussione vera, alla luce anche di quello che ha detto il collega Sarracino.
FRANCESCO MARI(AVS). È avvenuto qualcosa, in queste settimane. Il tentativo di far passare in sordina l'autonomia differenziata non è riuscito, si è aperta una discussione nel Paese e, in queste settimane, sono in realtà, avvenute due cose: è vero - come ha detto il collega - che il voto per le europee, nel Mezzogiorno del Paese, nel Sud, nelle circoscrizioni sud e isole, ha dato un'indicazione e un giudizio chiari rispetto a questa decisione del Governo e alla strada intrapresa dalle forze di Governo. In nessuna delle due circoscrizioni meridionali le forze di maggioranza hanno superato il 50 per cento. Il partito che si intesta questa riforma - la Lega - è sotto il 7 per cento, sia nelle isole che al Sud, ma bisogna dire che è successa anche un'altra cosa: il 25 maggio, a Napoli, la CGIL ha convocato una grande manifestazione nazionale contro l'autonomia differenziata, 50.000 persone hanno sfilato per le strade di Napoli contro l'autonomia differenziata.
Ora, io vi chiedo e chiedo al Parlamento: sulla base di queste mobilitazioni, sulla base delle mobilitazioni democratiche delle forze sociali, non chiediamo che si cambi idea, ma chiediamo che si apra una discussione vera, perché questo è un elemento fondante, decisivo di una democrazia. Quando le forze sociali e i cittadini scendono in piazza, si mobilitano, manifestano contro una decisione che il Parlamento sta prendendo, allora, a quel punto, ci si può fermare un attimo e si può approfondire la discussione; anzi, è un dovere fermarsi un attimo.
Quindi, io chiedo, e credo, che, sulla base di questi due fatti significativi, avvenuti in circa due settimane - il voto alle elezioni europee e una grande manifestazione nazionale convocata dalla più grande organizzazione sindacale del Paese, che manifestano ambedue un disagio, una controtendenza rispetto a questa scelta - che il Parlamento abbia il coraggio di fermarsi un attimo. Abbiate, soprattutto, il coraggio di fermarvi e di capire che questa riforma va contro l'unità del Paese, come stanno sempre, ogni giorno di più, comprendendo tutti i cittadini italiani e, in particolare, quelli del Mezzogiorno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per caldeggiare l'idea di questa inversione e per portare qualche riflessione che, peraltro, abbiamo già in altre circostanze ripetuto.
Si possono avere delle opinioni diverse, si può avere un'idea diversa di quello che sarà l'effetto favorevole, positivo o negativo, di questo provvedimento, ma su di una considerazione non possiamo che essere tutti d'accordo: è un provvedimento che avrà degli effetti terribilmente importanti sulla vita del Paese, sugli assetti istituzionali, costituzionali, e sulla vita di ogni giorno del nostro Paese.
Davanti a questo, non possiamo che chiedere un dibattito reale. Qui si è avuto un iter rapidissimo, con qualche patologia, con qualche dubbio e con qualche forzatura - lasciatemi passare questo termine - e non è giusto che, ripeto, un tema di questo tipo che avrà effetti, secondo noi devastanti, secondo altri buoni, ma comunque terribilmente importanti, non sia accompagnato da un processo di dibattito reale nel Paese e, soprattutto, in quest'Aula.
Noi diciamo tutti che quest'Aula e questo Parlamento hanno perso la loro centralità - l'ho detto pure nella dichiarazione di voto sulle pregiudiziali - e siamo tutti bravi a dire nelle tavole rotonde, nei dibattiti e nei che il Parlamento deve recuperare la sua centralità e deve sviluppare un dibattito reale, invece poi ci facciamo travolgere. E sono queste le circostanze nelle quali noi, che siamo deputati, dobbiamo ribadire con forza la centralità di questo dibattito e dell'importanza del dibattito in Aula.
Troppi costituzionalisti ci hanno ammonito e hanno segnalato preoccupazioni terribili sugli effetti incontrollati che avrà questo provvedimento, che soprattutto - ripeto - non è accompagnato da un dibattito vero.
Ovviamente noi non ci sottrarremo, poi, al volere della maggioranza, però sembra che stia passando un po' tutto sottogamba e troppo sotto tono. Invece - come dicevano i colleghi prima - il Paese si è risvegliato, vuole un dibattito e noi che siamo i rappresentanti del popolo e del Paese dobbiamo creare le condizioni perché ci sia un dibattito vero. Infatti - lo ripeto - il percorso ordinario e non costituzionale di una riforma che andrà a impattare in maniera importante sulle istituzioni deve essere svolto in maniera diversa.
Mi rendo conto anche dell'imbarazzo dei colleghi meridionali. A me non piace sollecitare questo tipo di valutazione, però lo dobbiamo fare. Ci sono dibattiti e tavole rotonde che si sono organizzati nelle nostre zone, quelle meridionali, dove c'è stata l'assenza totale della voce di chi vuole questa autonomia, perché evidentemente c'è un imbarazzo che è frutto di valutazioni e di equilibri politici tra i partiti. Tuttavia, questo non è un tema sul quale si può giocare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche io intervengo per chiedere, Presidente, così come abbiamo fatto in tutti i passaggi in cui si è discusso di autonomia differenziata in questa Camera, di poterlo fare bene.
Qui nessuno è contro l'autonomia delle regioni e la forza e l'identità dei territori. Il problema è che questa proposta non c'entra nulla con l'autonomia; anzi, è una proposta - come diremo nella discussione che andremo a fare e come abbiamo detto in tutte le occasioni - che mina l'autonomia e mette in discussione l'unità dello Stato, tutte e due le cose contestualmente.
Noi, Presidente, come metodo, abbiamo riconosciuto al Ministro Calderoli - e parlerò, fra un secondo, di lei - che, durante la discussione sull'autonomia differenziata, in Commissione e in Aula, è sempre stato presente. Gli riconosciamo correttezza istituzionale, per cui ci saremmo aspettati da lui questo comportamento, che non è un comportamento che abbiamo visto in tutti i ministri. Però, Ministro Calderoli, se la presenza è semplicemente una presenza di ascolto, ma senza alcuna reattività rispetto alle proposte che vengono dal Parlamento, si potrebbe anche stare a casa, perché questo è quello che è accaduto in tutta la discussione. Anche quando in Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo chiesto che si potesse fare un esame più approfondito, ci è stato detto: il Ministro Calderoli non vuole. Quindi, come se ci fosse una disponibilità della maggioranza e un'indisponibilità da parte di una forza politica.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Tutto questo, Ministro, era comprensibile fino alla campagna elettorale che si è chiusa domenica e, adesso, sembra assolutamente fuori luogo, perché stiamo discutendo di un tema importante, di una materia seria e, sinceramente, impedire al Parlamento una discussione approfondita è poco serio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Mi scusi, Presidente, ma proprio le ultime parole del collega Faraone mi suggeriscono di riavvolgere un attimo il nastro di questa vicenda, anche perché, quanto a tempi, in un provvedimento che è contingentato, le opposizioni sanno benissimo che il presidente ha deciso per tempi decisamente superiori ad ogni altro precedente.
In quest'Aula bisognerebbe ricordare a tutti le regole del gioco, che sono sempre state applicate, e i limiti delle regole stesse. Quindi, quanto ai tempi, quelli che sono stati assegnati non hanno precedenti, neppure rispetto a modifiche costituzionali.
Questo per sgombrare il campo dalla strozzatura della decisione e della discussione.
Secondo argomento: non capisco, in verità, a che cosa serva la Conferenza dei capigruppo se decidiamo un programma, decidiamo delle chiusure di alcune discussioni, dei rinvii di alcune discussioni, si accettano questi rinvii e poi, sistematicamente, si riprende dalla richiesta di un ulteriore rinvio. Se dovessimo applicare questo sistema penso che legittimamente non concluderemo più un provvedimento.
Abbiamo fatto un calendario che ci porta alla fine dei lavori della pausa estiva ed è un calendario che già prevede ad esempio - lo dico per coloro i quali amano i rinvii - che la prossima settimana, che è settimana di ballottaggi, si debba necessariamente chiudere in tempi più ristretti per dare la possibilità, per le campagne dei ballottaggi, di partecipazione a tutti.
Io non ho problemi a dire: se si vuole diluire un po' la discussione, diluiamola. Ma un conto è diluire, un conto è voler continuare a fare delle pratiche dilatorie, perché le pratiche dilatorie non servono a nulla. Sul fatto che vi possano essere impegni di alcuni gruppi io posso comprendere, anche se in questo caso i gruppi, quando assumono degli impegni, dovrebbero necessariamente adeguare al calendario d'Aula gli impegni dei gruppi stessi, perché, se si fanno le riunioni di gruppo quando è prevista la seduta serale, è chiaro che ci si mette in imbarazzo reciprocamente. Ciononostante in un rapporto che io penso di civile dialettica parlamentare, ritengo si possa convenire sul fatto che chi ha una riunione di gruppo sia giusto che possa celebrare questa discussione di gruppo e quindi non si debba andare alla seduta dalle 21 alle 24.
Allora se dobbiamo riordinare un attimo i lavori, riordiniamoli. Ma evitiamo di utilizzare argomentazioni che mi paiono oltretutto speciose perché io ho sentito commenti strani da certi banchi, ad esempio, sui voti dell'Italia meridionale, come delle isole. Per quanto riguarda riguardo le isole notifico, a chi ha detto che il centrodestra ha perso notevoli consensi, che il centrodestra è al 51 per cento nelle isole ; glielo notifico, poi possiamo parlare anche d'altro. Così come potrei notificare al Movimento 5 Stelle i dati che ha conseguito nella circoscrizione meridionale e confrontarli con quelli di Fratelli d'Italia ; potrebbe essere un utile di esercizio. Ma dato che non sono interessato alla polemica politica, ma al lavoro d'Aula in questa sede chiedo soltanto se, anziché mettere in atto delle manovre dilatorie, molto più semplicemente ci si vuole confrontare nell'interesse di tutti i gruppi e nella possibilità che tutti seguano i lavori d'Aula in modo ordinato. Se ci si vuole confrontare sullo svolgimento dei lavori d'Aula, penso sia una cosa che non abbia particolari contrarietà da parte di nessuno: in questo caso, però, suggerirei di andare avanti con i lavori d'Aula ordinari per questa seduta ed eventualmente, alla fine di questa, chiedere al Presidente della Camera se convoca una Conferenza dei capigruppo per disporre eventualmente un programma d'Aula che possa essere chiaro per tutti, senza dover ricorrere - torno a ripetere - a manovre dilatorie che, tra l'altro, mangiano i tempi a disposizione - perché mangiano i tempi a disposizione - sul merito per lasciare un po' di vacuità di affermazioni che difficilmente trovano capo e coda, grazie .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Foti. Ha chiesto di parlare la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intanto voglio rendere merito anche al Presidente della Camera che, nella discussione di questo provvedimento, ha accolto la richiesta formulata dai gruppi di opposizione di ampliare i tempi di discussione e il numero di emendamenti segnalati, come previsto dal Regolamento, secondo prassi già applicate.
Ho sentito le parole del collega Foti, mi sento davvero di rassicurarlo: il nostro atteggiamento è stato sempre quello di voler discutere nel merito di questo provvedimento sul quale le nostre posizioni sono radicalmente diverse, ma crediamo che meriti una discussione fatta con modalità adeguate proprio perché stiamo discutendo di questioni fondamentali che incidono sulla qualità della vita dei territori, dei cittadini. Quindi, alla sua proposta di rivedere l'articolazione dei nostri lavori parlamentari su questo provvedimento e di farlo nella sede opportuna - che è la Conferenza dei capigruppo - noi ovviamente aderiamo. Le chiediamo, Presidente, di farsi carico che questo possa avvenire il prima possibile, per fare in modo che la discussione possa svilupparsi in maniera ordinata e anche garantire un sano confronto democratico perché sono passate diverse settimane dalla conclusione un po' rocambolesca e anche con una serie di forzature che abbiamo registrato nell'esame in Commissione.
È interesse di tutti, nostro, di questo Parlamento fare in modo che la discussione avvenga invece con le modalità e con i tempi congrui e necessari per una discussione di questo rilievo. Quindi noi siamo favorevoli e le chiediamo di farsi carico della richiesta che questa Conferenza dei capigruppo possa essere convocata il prima possibile, grazie .
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Silvestri, ha già parlato un rappresentante per il MoVimento 5 Stelle. Mi dispiace, in applicazione dell'articolo 45 del Regolamento lei non può parlare. Le possiamo dare la parola dopo, sull'ordine dei lavori, ma sulla questione ha già parlato l'onorevole Cappelletti. Uno per gruppo, mi spiace; gliela diamo dopo sull'ordine dei lavori, se ritiene.
Prima di passare al voto desidero informare, con piacere, l'Assemblea che lo scorso 1° giugno è nata Ludovica Rosa Lucia , figlia del nostro collega Anthony Barbagallo. La Presidenza, a nome di tutta l'Assemblea, esprime più sinceri auguri alla neonata, alla mamma e al collega Barbagallo.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno nel senso di passare direttamente al punto n. 5, che reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 433-A in materia di assistenza sanitaria per le persone senza fissa dimora.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 32 voti di differenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Grazie, Presidente. Sempre inerente alla proposta di una Conferenza dei presidenti di gruppo mi unisco alle parole della collega Braga per quanto riguarda quello che è stato il percorso. Ovviamente è palese a tutti che il Presidente, in qualche modo, ha cercato di venire incontro alle varie esigenze anche per stemperare e riconoscere alle opposizioni la volontà di partecipare ai contributi che in quel momento si stavano dando sull'autonomia differenziata e lo ha fatto ampliando le tempistiche naturali; quindi il presidente Foti, da questo punto di vista, ha ragione.
Il punto concerne quella che può essere una rimodulazione d'Aula anche inerente a una serie di questioni politiche che possono essere parte dell'autonomia differenziata e di contributi ulteriori di un percorso che evidentemente - a prescindere dal tempo concesso e dall'ampio margine che è stato dato per le audizioni - è un percorso incompleto da un punto di vista di espressione e di quelle che sono le proposte e i contributi su un impianto e un architrave della nostra ingegneria amministrativa che poi ricade su tutte le regioni e su tutti i comuni.
Quindi, da questo punto di vista, mi unisco alle parole della collega Braga per una nuova Conferenza dei capigruppo e chiedo possibilmente di farla subito, nel senso di non arrivare a stasera, posto che il mio gruppo - come si sa - ha un appuntamento assembleare. Tolto questo, una riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo fatta in questo momento potrebbe dare una migliore organizzazione rispetto a quelle che sono le tempistiche d'Aula.
Quindi, ribadisco la richiesta che è stata fatta. Non solo: credo che sia anche lungimirante e politicamente importante far esprimere i gruppi parlamentari ancora su questo tema e chiedo la convocazione immediata della Conferenza dei presidenti di gruppo perché darebbe a tutti noi la possibilità di fare una programmazione più sensata, invece che andare avanti sapendo che ci sarà una Capigruppo su questo tema .
PRESIDENTE. Sulla richiesta dell'onorevole Braga, cui si sono associati anche l'onorevole Silvestri e l'onorevole Foti, preciso che il Presidente Fontana è stato ovviamente informato. Possiamo andare avanti nelle more, ovviamente, di avere informazioni dal Presidente, perché il calendario già prevede il suo percorso. Pertanto, nelle more di una eventuale riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, noi andremo avanti per economia di Aula.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro sull'ordine dei lavori, ma non su questo argomento immagino, perché già abbiamo determinato la decisione. Prego.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Siccome l'Aula è sovrana, vorrei fare una proposta: mi sembra che il collega Foti abbia ipotizzato un percorso di condivisione, pur nella differenza, ovviamente, delle impostazioni. È del tutto evidente che questo presuppone la Conferenza dei capigruppo e che il Presidente della Camera farà le sue valutazioni. Credo che, in questo momento, sarebbe ragionevole una sospensione di 30 minuti, in modo tale che il Presidente possa fare le sue valutazioni. Lo propongo all'Aula, non lo propongo in questo caso alla Presidenza. Se i colleghi sono d'accordo, credo che, da questo punto di vista, l'Aula sarebbe sovrana. Se invece ci sono opinioni differenti, è ovvio che prevale l'interpretazione che lei ha appena dato, mi sembrerebbe ragionevole. Non penso che 30 minuti, rispetto al complesso delle ore che abbiamo di fronte, sia una richiesta insensata.
PRESIDENTE. Se non ci sono obiezioni, io non ho problemi ovviamente. Ad oggi, io ho un calendario e va rispettato. Però, se tutta l'Aula opta per la sospensione di 30 minuti, per me non c'è motivo di negarla. Ovviamente, è sempre informato il Presidente Fontana.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Presidente, secondo me sospendere 30 minuti per poi non aver fatto la Conferenza dei capigruppo è un po' un controsenso, se me lo si consente. Visto che penso tutti i capigruppo siano in Aula o comunque reperibili, se il Presidente Fontana potesse, a questo punto, anziché a fine seduta, convocare immediatamente la Conferenza dei capigruppo, la questione guadagnerebbe di funzionalità.
Però, mi rendo conto che il Presidente Fontana potrebbe non essere in sede e questo è un altro motivo che può essere ostativo a questa proposta. Quindi, se il Presidente è disponibile da subito, bene; altrimenti, appena rientra.
Intanto, se anche esaminiamo il complesso degli emendamenti, sapete benissimo che rimane comunque discussione, non è che dobbiamo nasconderci dietro un dito. Quindi, tanto vale iniziare e poi, appena il Presidente viene, sospendiamo .
PRESIDENTE. Infatti, noi abbiamo informato in diretta il Presidente Fontana e, ovviamente, ci farà sapere a brevissimo. Nel frattempo, dato che abbiamo comunque un calendario d'Aula, io sono obbligato ad andare avanti.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Presidente, in attesa che ci sia la Conferenza dei capigruppo e che possa decidere sull'inversione dei lavori d'Aula, lo dico chiaramente, senza atteggiamento dilatorio, e lo abbiamo rimarcato più volte: abbiamo la necessità comunque di discutere su questo provvedimento e c'è stata su questo provvedimento una gestione molto frettolosa che non ci ha permesso di fare in Commissione una discussione di merito…
PRESIDENTE. Onorevole Bonafe', la posso interrompere? Chiedo scusa, però tra 5 minuti è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo. Ovviamente, sospendiamo la seduta e la riprendiamo al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo .
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Ricordo che, prima della sospensione della seduta, aveva chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Io penso che la discussione che abbiamo iniziato prima, e che è continuata anche nella Conferenza dei capigruppo, in ragione dell'esame del provvedimento in materia di autonomia differenziata, non possa interrompersi e non possa andare avanti a prescindere da una situazione oggettiva che si è creata nel Paese e che si sta creando nel Parlamento. Ha detto bene il mio collega Mari quando è intervenuto: noi non abbiamo voglia né intenzione - né tantomeno rientra nei nostri progetti - di fare una politica dilatoria; non è che guadagnando un giorno in più o un giorno in meno nella discussione cambiano le sorti del Paese. Quello che noi abbiamo chiesto, e che continuiamo a chiedere con convinzione, è che finalmente si giunga a una discussione franca, vera, su un provvedimento che a detta di tutti - non soltanto degli esponenti dell'opposizione, ma anche della maggioranza - rimane ed è un provvedimento storico che cambierà la natura della nostra Repubblica. Per queste ragioni, noi pensiamo che sia necessario che questa discussione torni nel luogo più naturale, dove effettivamente si può approfondire, ossia in Commissione.
Noi chiediamo che il provvedimento sull'autonomia differenziata ritorni in Commissione così da permettere, finalmente, alla Camera dei deputati di affrontare davvero il problema nella sua concretezza, nei suoi aspetti più profondi, perché non può essere accettabile da nessun punto di vista che la Camera - non è mai accettabile -, su un provvedimento di questo genere, non possa modificare neanche una virgola. Tutti gli emendamenti sono stati cassati, sono stati bocciati, non perché nel merito ci sia un dissenso, ma perché non si poteva cambiare nulla.
Io penso che, in questo caso, sia in discussione non soltanto uno dei provvedimenti che cambiano maggiormente la natura delle nostre istituzioni, ma è in discussione anche il ruolo del Parlamento e, quindi, della Camera dei deputati, che non può essere quello del passacarte, che non può essere quello di ratificare sempre le decisioni prese da un'altra parte, non sull'autonomia differenziata, Ministro, non su un provvedimento che cambia la natura della Repubblica, non su un provvedimento che cambia la natura delle nostre istituzioni, su questo non è possibile. Per questo, vi chiediamo di svolgere una riflessione ulteriore, affinché davvero la questione possa essere affrontata nella sede naturale, ossia in Commissione.
Chiediamo, quindi, che il provvedimento in materia di autonomia differenziata possa tornare ad essere discusso in Commissione e, in tal modo, verificare la possibilità di modificare il provvedimento nell'interesse superiore del Paese.
PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio in Commissione testé avanzata, chiedo ad uno fra i relatori per la maggioranza, nonché al relatore di minoranza, di esprimere il proprio orientamento ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento.
ALBERTO STEFANI, . Grazie, Presidente. Parere contrario per quanto riguarda gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
PRESIDENTE. No, la richiesta è il rinvio in Commissione.
ALBERTO STEFANI, . Parere assolutamente contrario.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Stefani. Qual è il parere del relatore di minoranza, onorevole Ricciardi?
TONI RICCIARDI, . Parere favorevole.
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione, darò la parola ad un oratore contro ed uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Ha chiesto di parlare a favore la deputata Simona Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi prima avevamo chiesto la riunione della Conferenza dei capigruppo con la possibilità di poter invertire l'ordine dei lavori, per dare la possibilità a questa maggioranza di riflettere e di tenere in considerazione quello che è stato l'esito di un voto: il voto del fine settimana, che ha dato un giudizio politico, al Sud in particolare, sull'autonomia differenziata.
Avevamo anche chiesto la possibilità di poter discutere nel merito questo provvedimento, cosa che non abbiamo potuto fare in Commissione. Allora anch'io credo che sia opportuno, invece, rimandare questo provvedimento in Commissione, perché voglio ricordare, Presidente, che noi in Commissione abbiamo avuto solo due settimane per poter discutere questo intervento. Abbiamo avuto due sole settimane per poter fare la discussione generale e per poter votare gli emendamenti. È stato detto che avevamo presentato troppi emendamenti e che volevamo fare ostruzionismo. Insomma, Presidente, alla fine noi abbiamo votato, in questi 15 giorni, meno del 3 per cento degli emendamenti. Quindi ne avessimo anche presentati 100, ne avremmo alla fine votati solo 70, così come di fatto ne abbiamo votati 70.
Allora, davvero anch'io chiedo, come ha già fatto il collega Zaratti, che ci sia veramente la disponibilità di discutere nel merito questo provvedimento, che è un provvedimento delicato, che cambia la vita delle persone e che ha un impatto importante sui diritti dei cittadini. Allora noi ci domandiamo davvero perché tutta questa urgenza, perché c'è stata questa urgenza in Commissione e perché ancora continuate ad avere urgenza e a non farci discutere nel merito il provvedimento.
Peraltro, questo provvedimento è arrivato dal Senato così come la prima lettura di un'altra importante riforma, quella del premierato, è stata avviata al Senato: insomma, pare che l'unico ramo del Parlamento legittimato ad esaminare provvedimenti importanti in prima lettura sia solo il Senato. Ecco, quantomeno che sia data l'opportunità anche alla Camera dei deputati di fare una vera discussione nel merito, che davvero non abbiamo potuto assolutamente fare.
Prima vi abbiamo chiesto di fermarvi, vi abbiamo chiesto di tenere in considerazione l'effetto di un voto politico - al Sud in particolar modo - sull'autonomia differenziata. Vi chiediamo di nuovo di poter esaminare questo provvedimento in Commissione e di avere la possibilità di farlo fino in fondo.
Ognuno ha le sue idee - me ne rendo assolutamente conto - però dateci quantomeno la possibilità di fare una discussione approfondita e non la discussione molto frettolosa che c'è stata: una discussione che ha compresso molto il dibattito e che, di fatto, rischia, anche adesso, di togliere dignità alla nostra istituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento e la richiesta del collega Zaratti: sono d'accordo con riferimento alla prima parte, nel senso che è arrivato il momento, sul tema dell'autonomia, di fare una discussione schietta, franca e libera. Ovviamente, invece, non condivido le conclusioni: il luogo dove fare una discussione di questo tipo è proprio l'Aula dove viene rappresentato tutto il popolo e dove vige il massimo della democrazia, cioè l'Aula nella quale ci troviamo, l'emiciclo della Camera dei deputati.
Credo che la discussione in Commissione sia stata esauriente e abbondante, perché abbiamo fatto un numero di audizioni incredibile e il numero di ore dedicate al tema è stato il più lungo che io ricordi su un tema di questa portata. Inoltre, credo davvero sia arrivato il momento che le forze politiche si prendano la responsabilità di parlare davanti al popolo: la sinistra deve avere il coraggio di dire, in quest'Aula, quello che ha detto in Commissione e fare finalmente chiarezza sulle posizioni che ognuno di noi ha su questo tema.
Quindi, andiamo avanti: adesso è arrivato il momento di parlare alla gente, fuori da questo Palazzo. In Commissione, il provvedimento è stato esaurito in tutte le sue fasi; ora è il momento di votare gli emendamenti in quest'Aula, prendendoci ognuno di noi le nostre responsabilità .
PRESIDENTE. Avendo chiesto di intervenire a favore l'onorevole Alfonso Colucci, applichiamo l'articolo 45 del Regolamento. Prego, onorevole Colucci.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Capita spesso che, da premesse corrette, si arrivi a conclusioni sbagliate: è quanto abbiamo appena sentito dall'onorevole Iezzi. Perché è evidente l'importanza di questo provvedimento e non potremmo contraddire naturalmente questo concetto. Un provvedimento molto importante che influisce direttamente sull'organizzazione istituzionale del nostro Stato e che impronta in maniera completamente nuova i rapporti tra Stato e regioni, tra regioni - l'una con l'altra - e potrei dire tra cittadini, l'uno nei confronti dell'altro. Ma proprio per questa ragione l'importanza di questo provvedimento dovrebbe indurre ad un accurato approfondimento.
Perciò, riterrei che la Commissione - in quanto rappresenta esattamente il Parlamento, sia pure in funzione minore - non sia meno rappresentativa di quanto non possa essere quest'Aula. D'altra parte, voglio ricordare, signor Presidente, che siamo stati costretti a segnalare qui in Aula i nostri emendamenti e, quindi, a restringere il numero di emendamenti che andremo a discutere. Questo, naturalmente, ci impedisce un'istruttoria - anche in Aula - approfondita del provvedimento stesso.
Allora, chiederei alla maggioranza di non contingentarci i tempi, così come è stato proposto per quest'Aula, di non contingentarci gli emendamenti per l'Aula. Questo sarebbe, sì, un esercizio di trasparenza e di democrazia. In Commissione non è affatto vero che le fasi fossero compiute nel merito: compiutamente, appunto.
È stato un esercizio formale perché, in realtà, noi abbiamo fatto audizioni “in batteria”: c'è stato un pomeriggio in cui abbiamo svolto ben 15 audizioni, l'una dopo l'altra. Neanche il tempo di fare un approfondimento, se non qualche domanda veloce. Due minuti per rispondere e via.
Poi, per quanto riguarda gli emendamenti, per i gravi problemi che la maggioranza ha creato, ricordo l'emendamento 1.19, che era stato approvato dalla maggioranza presente in quel momento, ma, visto che il risultato non era gradito, è stato poi rivotato, passate 48 ore dalla prima votazione, con una grave violazione regolamentare. Questo fatto, naturalmente, ha impegnato la Commissione in discussioni di natura regolamentare che hanno distratto - per colpa della maggioranza - dal merito.
Noi abbiamo avuto l'impressione che la maggioranza in Commissione fuggisse esattamente dal merito del provvedimento, tant'è che il Ministro non è mai intervenuto per difenderlo e nessuno della maggioranza è mai intervenuto per difendere un solo emendamento. L'assenza completa di argomentazioni!
Voglio ricordare che sabato 27 aprile, alle ore 18, è stata disposta “la tagliola”, perché il provvedimento doveva andare necessariamente in Aula il lunedì successivo, perché così era stato calendarizzato ed era assolutamente necessario. E noi, in quell'occasione… tutte le opposizioni unite, con forte senso di responsabilità, hanno detto: rispettiamo il termine di calendario previsto per l'Aula - cioè il 27 aprile - ma vi offriamo la nostra disponibilità a rimanere questa notte, il venerdì notte, e anche il sabato e la domenica, per discutere puntualmente ogni emendamento. Non avete voluto: alle ore 18 avete chiuso la saracinesca dei lavori in Commissione e ci avete rimandato qui in Assemblea.
È stato ricordato, appunto, che è stato discusso e votato solamente il 3 per cento degli emendamenti: praticamente 70 emendamenti su 2.000.
Volete dirmi che questo è un esame compiuto e accurato di un provvedimento così importante? Un provvedimento che modifica e altera e che, peraltro, interferisce, non solo sull'esercizio di diritti primari dei cittadini sanciti dalla Costituzione, ma anche sul corretto rapporto istituzionale tra organi principali dello Stato, come sono, appunto, lo Stato stesso, le regioni e le amministrazioni locali. Peraltro, interferisce sulla potestà tributaria e sull'esercizio di diritti fondamentali del cittadino. Quindi, è un provvedimento che stravolge - dal nostro punto di vista, in maniera assolutamente negativa - l'organizzazione e il funzionamento di questo Stato.
Noi riteniamo che ormai la campagna elettorale sia finita. No, forse, per voi non è finita, perché pensate ai ballottaggi, quindi pensate di doverlo evadere prima dei ballottaggi, perché, ancora una volta, volete sventolare una bandiera elettorale . Questa è la logica!
L'approfondimento servirebbe non solo alle opposizioni ma, soprattutto, alle forze di maggioranza, affinché rivalutino e rimeditino in ordine alla gravità del provvedimento che stanno suggerendo: un provvedimento che andrà ad alterare irrevocabilmente principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, come il principio di uguaglianza e il principio di unità e indivisibilità della nostra Nazione, oltre ad una serie di diritti soggettivi, anch'essi prescritti dalla nostra Costituzione, a tutela di tutti, come il diritto alla sanità, ai trasporti ed all'educazione.
Pertanto - lo dico alla maggioranza - avvantaggiatevi di un ulteriore . Avvantaggiatevi di questa possibilità. Chiediamo, quindi, il rinvio di questo provvedimento all'esame della Commissione
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, con il procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge n. 1665, in materia di autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 33 voti di differenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1665: Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Ricordo che nella seduta del 29 maggio sono state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità Auriemma ed altri n. 1, Zaratti ed altri n. 2 e Braga ed altri n. 3 e la questione pregiudiziale di merito Alifano ed altri n. 1.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
Ricordo che nella seduta del 29 aprile si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e degli emendamenti presentati .
Avverto che, fuori dalla seduta, gli emendamenti Manes 11.30 e Steger 11.33 sono stati ritirati dai presentatori.
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-, comma 3-, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea (e - ove ripresentati - non sono pubblicati).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine i gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto altresì che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
A tale proposito, comunico che la Presidenza, sulla base del suddetto parere, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123- del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative, già segnalate per la votazione: 5.47 Carmina, 8.2 Bonafe', 9.3 Zaratti, 10.388 Ubaldo Pagano, 10.391 Faraone e 10.393 Carfagna.
Avverto in proposito che, come già accaduto in precedenti analoghe occasioni, la Presidenza ha consentito ai gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il CentroRenew Europe di segnalare altre proposte emendative, in sostituzione di quelle dichiarate inammissibili a seguito del parere della Commissione bilancio. Saranno pertanto considerati segnalati per la votazione i seguenti emendamenti: 2.159 e 4.94 Bonafe', 5.123 Carmina, 9.01 Zaratti e 10.398 Boschi.
I testi di tali emendamenti, già pubblicati nel fascicolo delle proposte emendative non segnalate, sono ora in distribuzione con l'indicazione del rispettivo ordine di votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Chiedo di intervenire, per un richiamo al Regolamento, sulle inammissibilità. Abbiamo capito bene, la Presidenza ritiene inammissibile l'emendamento 8.2 Bonafe'?
PRESIDENTE. Un attimo che controlliamo. Confermo, perché la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, e quindi, poiché si tratta di un collegato, con il parere contrario, ovviamente, diventa inammissibile di fatto.
Onorevole Fornaro, ovviamente sono stati sostituiti e, tra l'altro, d'accordo con il gruppo. Perfetto, è chiaro, quindi possiamo procedere.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Volevamo capire. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Vorrei fare, tramite la sua persona, Presidente, i complimenti al Ministro Calderoli, che è riuscito a coronare il sogno di una vita: poter dare un ulteriore colpo, forse il più duro, al Mezzogiorno d'Italia. D'altronde, è stato anche protagonista della legge che è stata, dallo stesso Ministro, definita una delle più grandi porcate della storia del nostro Paese, e questa sicuramente sarà un'altra medaglia che potrà avere al petto. Dopo avere realizzato la legge delle liste bloccate, che ha fatto tanti danni al sistema democratico del nostro Paese, adesso si va verso l'autonomia differenziata. Facciamo una premessa.
Oggi il nostro Paese è già in una situazione di totale sperequazione. È vero che al Nord arrivano più risorse, in particolare al Veneto e alla Lombardia, molto spesso vengono deviati anche i fondi dell'Unione europea; abbiamo visto all'opera il Ministro Fitto e, anche tramite le norme che riguardano la divisione della spesa per la sanità pubblica, non si va secondo il numero degli abitanti, ma secondo l'anzianità degli abitanti del territorio. Ci sono maggiori investimenti, lo abbiamo visto con le Ferrovie dello Stato, che ha investito prevalentemente nel Centro-Nord del nostro Paese, con gli asili che sono stati realizzati prevalentemente al Centro-Nord.
Certo, qualcuno potrà dire che ci sono stati pessimi amministratori al Sud, sicuramente, da ambedue le parti perché, purtroppo, da questo punto di vista, non ci siamo fatti mancare nulla. Però, la teoria secondo la quale un territorio va privato di tutto perché così chi ha di più potrà ulteriormente vivere nel benessere è sbagliata ed inviterei, tramite la sua persona, il Ministro Calderoli a riflettere su quello che successe in Germania, quando fu abbattuto il muro di Berlino. All'epoca c'erano la Germania Est e la Germania Ovest, ed una era sotto il controllo dell'allora Unione Sovietica, una parte della Germania, e un'altra parte…
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Vedevo che il Ministro rideva e scherzava. Io, purtroppo, non ci trovo niente di divertente. Capisco che, ovviamente, non troverà interessanti le mie argomentazioni, però, se è in Aula - e gli riconosco pubblicamente che è l'unico Ministro che ha seguito tutti gli iter delle sue norme -, da avversario politico, ovviamente, mi aspetto che quantomeno mi ascolti, oppure, se non vuole ascoltarmi, può alzarsi e andare altrove, uscire dall'Aula.
Dunque, rispetto a ciò, la Germania Ovest e la Germania Est erano divise e, quando fu abbattuto il muro di Berlino, la parte più ricca, cioè quella che era sotto l'egemonia dell'Europa e, ovviamente, degli Stati Uniti, fece uno sforzo straordinario per rendere possibile l'unificazione dal punto di vista economico. Pensate che folli quei tedeschi: pagarono addirittura più tasse per permettere alla parte più debole del loro Paese, all'epoca, di arrivare al passo con i tempi. Incredibilmente, come d'altronde dicono tutti gli studi storici e ovviamente qualsiasi economista, per far crescere il più possibile un Paese bisogna ridurre le sperequazioni e permettere alla parte più debole ed arretrata di arrivare allo stesso livello della parte più evoluta ed avanzata.
Infatti la Germania, nonostante avesse perso la Seconda guerra mondiale, nonostante fosse stata divisa in due e avesse una parte più debole rispetto ad una parte più ricca, incredibilmente è diventata la locomotiva d'Europa.
Ciò perché fece una scelta opposta a quella che sta facendo adesso l'attuale maggioranza e, ovviamente, con la proposta del Ministro Calderoli che, sicuramente, è un fine stratega e ha portato a fondo un'operazione politica, con la quale in parte era nata la Lega, e cioè quella di dare un colpo frontale, non di divisione, perché il Paese è già diviso purtroppo. Il tema è di creare una sperequazione profondissima, un'ingiustizia sociale, un'ingiustizia politico-economica, istituzionale, che pagheremo non noi, ma che pagheranno i nostri figli e i nostri nipoti. Ovviamente, chi ragiona soltanto all'oggi, si può beare dell'idea che potrà avere un po' più di benessere nei prossimi anni grazie a questa operazione, ma il risultato finale sarà la maledizione dei nostri figli e dei nostri nipoti rispetto a chi ha concepito una cosa che tutti gli studiosi, tutti gli economisti e tutti gli esperti hanno scientificamente bocciato.
Portarla avanti è una scelta politica, che è legittima, ma che è un atto non solo di ostilità, ma di assoluto arrembaggio nei confronti del Sud, del Mezzogiorno e di alcune regioni in particolare, tra l'altro con dei colpi anche nei confronti dell'Italia centrale e anche di una parte del Nord; favorisce due regioni, che in questo momento sono le regioni più ricche e più prosperose del nostro Paese.
Ma è questa l'idea con la quale è nata la nostra Italia dopo la Seconda guerra mondiale? È questa l'idea di Italia che hanno messo in piedi i nostri padri fondatori? Io credo assolutamente di no. E credo anche che l'aver mantenuto rigidamente una scelta di portare avanti a carro armato questa operazione sia un qualcosa di sciagurato. E bisogna dirlo in quest'Aula affinché resti: noi non possiamo impedire a una maggioranza di portare avanti le proprie scelte politico-legislative. Possiamo opporci e cercare di farla riflettere rispetto alle prospettive di determinate scelte che porteranno soltanto ulteriori danni al nostro Paese. Non è chiudendo due regioni nel benessere che le altre, che stanno in difficoltà, potranno essere soddisfatte; e nemmeno immaginando di privatizzare la sanità, né immaginando che tutti gli abitanti delle regioni dove ci sarà una sanità ancora peggiore di quella attuale, potranno spostarsi tutti quanti nel Veneto e nella Lombardia. E ad oggi - voglio ricordarlo a tutti - nessun livello essenziale di prestazione è operativo ed effettivo nel Sud Italia e nelle isole. Lo voglio ricordare a me stesso e a tutti quanti noi: in questo momento non vi è alcuna uguaglianza nei servizi che vengono dati ai cittadini. Avrei apprezzato di più una norma che avesse detto: facciamo di nuovo la sanità pubblica a livello centrale e diamo a tutti la stessa possibilità. Avremmo apprezzato molto di più un'operazione politica e legislativa di questo tipo. Ma colpire ulteriormente, riducendo la possibilità per i cittadini del Mezzogiorno di curarsi, di spostarsi, di andare nelle scuole e di avere la sicurezza sul loro territorio, è un atto inaccettabile, che va combattuto in quest'Aula e che sarà combattuto all'esterno di quest'Aula, ed è un prezzo assurdo che dovranno pagare le prossime generazioni. È un'azione scellerata, sulla quale noi abbiamo presentato innumerevoli emendamenti, perché siamo profondamente convinti dell'ingiustizia di questa scelta. Siamo profondamente delusi del fatto che alcuni Ministri, che dovrebbero preoccuparsi anche del Sud, siano stati protagonisti di un'operazione di questo tipo. Siamo profondamente arrabbiati per tutto quello che è stato posto. Adesso si potrà dire che politicamente non siamo d'accordo, ma, nella sostanza, tutto quello che ha portato avanti la minoranza è quello che dicono costituzionalisti, esperti, economisti: non c'è nessuno che possa dire a cuor leggero che in qualche modo questa autonomia differenziata porterà un vantaggio al nostro Paese, se non a qualche regione. Ma noi siamo il Parlamento italiano oppure siamo diventati una sorta di micro Padania?
Apprezzavo di più l'esistenza della Lega prima maniera, almeno loro cercavano di dare sfogo al popolo, agli interessi generalizzati dei cittadini dei loro territori, della Padania intesa come grande popolo padano. Oggi mi sembra che noi stiamo facendo un'operazione per colletti bianchi, per persone che ritengono di chiudersi a riccio, come se fossimo in una sorta di Paese in cui i più ricchi si devono difendere dai più deboli e dai più poveri. Guardate che la povertà, a meno che non sarà istituito un reato per il reato di povertà, non è un qualcosa che le persone vogliono, ma è una condizione che spesso si trovano a vivere. E immaginare di impoverire ulteriormente la parte più debole del Paese è un atto per noi inqualificabile. È per questo che abbiamo presentato questi emendamenti ed è per questo che, con il collega Zaratti, abbiamo portato avanti, in tutti i momenti, all'interno e all'esterno di quest'Aula, la nostra battaglia. Ed è per questo che chiediamo, ancora una volta, anche se inascoltati - ma lo dobbiamo urlare in Parlamento - di fermarvi, perché fermarvi è l'unica cosa saggia che si può fare in questo momento .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito il relatore per la maggioranza, il relatore di minoranza ed il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, senatore Roberto Calderoli, ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1, segnalati per la votazione.
Il relatore per la maggioranza, Stefani, prego.
ALBERTO STEFANIGrazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario su tutti emendamenti riferiti all'articolo 1.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, Toni Ricciardi, prego.
TONI RICCIARDIGrazie, Presidente. Ci metterò un po'più di tempo, se avrà la pazienza di aspettarmi. Per quanto mi riguarda, invece, il parere è favorevole su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
ROBERTO CALDEROLI,. Parere conforme al relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo adesso all'emendamento 1.2 Bonafe'. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Parto con una considerazione, ringraziando l'onorevole Iezzi - per suo tramite, Presidente - perché siamo certi che, dopo le cose che ha detto, non ci sarà un monologo da parte delle opposizioni, ma ci sarà un bel confronto tra la maggioranza e le opposizioni, così finalmente conosceremo le ragioni per cui la maggioranza vuole portare avanti questo disegno di legge. Però, lo tranquillizzo - sempre per suo tramite, Presidente - su una cosa: noi continueremo a dire quello che abbiamo detto in Commissione, perché siamo assolutamente contrari alla vostra secessione e a spaccare questo Paese. Allora, lo facciamo partendo dalle considerazioni su questo articolo 1, con questo primo emendamento soppressivo, perché questo articolo, che parla delle finalità, non è altro che una presa in giro, Presidente. Infatti, si dice di voler tutelare la coesione sociale del Paese attraverso l'autonomia differenziata e poi mettete in campo un disegno di legge che, invece, non fa altro che aumentare i divari e le diseguaglianze. Allora, almeno evitiamo di prenderci in giro, perché questo, Presidente, è innanzitutto un provvedimento antistorico.
Noi avevamo ottenuto una grande opportunità per questo Paese, che si chiamava PNRR, che aveva il grande vantaggio di ridurre quei divari e quelle diseguaglianze, che, purtroppo, nel nostro Paese, hanno raggiunto livelli che non sono accettabili dal punto di vista etico. E invece questo provvedimento non fa altro che aumentare quei divari e quelle diseguaglianze. Ma poi, Presidente, questo è un disegno di legge innanzitutto sconveniente. Non lo diciamo noi: se parliamo con Confindustria, loro sono molto preoccupati del fatto che questo potrebbe essere un Paese in cui ci possano essere 20 politiche energetiche differenti. Ma, Presidente, per suo tramite, mi rivolgo al Ministro: ci può spiegare come pensiamo di far competere il nostro Paese con 20 politiche energetiche, anche alla luce di quello che si sta verificando sullo scenario internazionale? Perché noi oggi dovremmo porci il tema di come avere una politica energetica dell'Unione europea e non 20 politiche energetiche differenti all'interno del nostro Paese !
E anche quando si parla di sanità - avete fatto questa cosa tre giorni prima delle elezioni -, quando parlate di sanità, se voi colpite ancora la sanità del Mezzogiorno e costringete centinaia di migliaia di persone ad andarsi a curare nelle regioni del Nord, in realtà state ledendo il diritto anche dei cittadini del Nord di potersi curare, perché state allungando anche le loro liste di attesa. Questo, quindi, ci fa dire, con forza, che questo è un disegno di legge sconveniente.
Ma, poi, Presidente - e concludo -, questo è un disegno di legge ingiusto, e sa perché? Perché noi non accetteremo mai l'idea che, nel nostro Paese, un insegnante del Mezzogiorno debba essere pagato meno di un insegnante del Nord . Questa cosa di sancire per legge che diritti e opportunità debbano essere suddivisi sulla base del luogo in cui si ha la fortuna o la sfortuna di nascere è una cosa che non accetteremo mai.
Allora, Presidente - concludo -, visto anche che il Ministro è qui, ci argomenti una cosa, ci risponda su una cosa. Parlate dei LEP: dove sono le risorse per garantire e finanziare i livelli essenziali delle prestazioni ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.4 Bonafe'.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Scusi, Presidente, c'era stato un attimo di distrazione. Grazie, Presidente. L'emendamento 1.4 è un emendamento all'articolo 1 del disegno di legge in esame che intende salvaguardare gli articoli della Costituzione che oggettivamente vengono modificati, anzi, direi smantellati da questo provvedimento di legge. In particolare, sono gli articoli 2, 3, 5, 81, 114, 117, 118, 119 e 120 della Costituzione; una parte degli articoli riguarda i princìpi fondamentali - in particolare, gli articoli 2, 3 e 5 - e, poi, c'è la parte che riguarda gli aspetti del regionalismo.
Come è stato detto da più parti, questo provvedimento di legge sull'autonomia differenziata è una riforma che oggettivamente spacca l'Italia. A me piace ricordare - lo dico anche da cittadina del Nord - che, ogniqualvolta il Sud si è allontanato dal Nord, il Nord si è allontanato dall'Europa. Quindi, la necessità che ci sia un Paese unito e che, in particolare, non metta a rischio le materie più delicate - ne abbiamo citate alcune, ma tornerò su questo argomento - è la preoccupazione alla base della quale noi poniamo non solo le nostre perplessità, ma anche tutti i dubbi circa l'opportunità di procedere con la riforma cosiddetta dell'autonomia differenziata.
In particolare, la preoccupazione - ed è il motivo per cui abbiamo chiesto di salvaguardare gli articoli della Costituzione citati nell'emendamento - riguarda il fatto che, in assenza dell'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni, il rischio per quanto riguarda i servizi, anzi, direi i diritti essenziali, è oggettivo, è sotto gli occhi di tutti. In particolare, riguarda, ad esempio, il tema della sanità, in assenza del riferimento ai livelli essenziali, del riferimento al minimo delle prestazioni e, soprattutto, delle risorse. Qui, infatti, non ci sono risorse e questa è l'ulteriore preoccupazione. Lo dico anche guardando alla regione di cui sono stata presidente, il Friuli-Venezia Giulia: noi gestiamo interamente la sanità con il bilancio regionale e ormai il bilancio regionale, per quasi il 60 per cento, è caricato sulla sanità. Quindi, i conti devono essere fatti bene, perché il rischio è che quelle regioni che, magari, continueranno a chiedere ulteriori materie, oltre a quelle che già sono di competenza regionale, si possano ritrovare con un bilancio privo di risorse. Questo riguarda in particolare la sanità, che già compete alle regioni, ma c'è un Fondo nazionale che verrebbe messo evidentemente a rischio dall'autonomia differenziata.
L'altra preoccupazione riguarda non solo la sanità, ma, ad esempio, l'istruzione. In particolare, la parcellizzazione dell'istruzione non ci convince e non ci convince soprattutto in un Paese che ha, peraltro, soprattutto in alcune sue zone, un tema di dispersione scolastica particolarmente elevato.
Tuttavia, ciò che ci colpisce è l'incongruenza finanziaria di questo provvedimento, perché tutto questo dovrebbe essere fatto a invarianza finanziaria, cioè senza la previsione di come poter far fronte a ben 23 materie nuove, che ciascuna delle regioni potrebbe chiedere per sé. Quindi, le finalità del provvedimento, cioè quelle legate alla cosiddetta autonomia differenziata in realtà sono lo strumento per smantellare, non solo e non tanto, la nostra Costituzione - e sarebbe già grave -, ma sono anche il grimaldello, lo strumento per smantellare il nostro Paese. È per questo motivo, Presidente, che noi abbiamo presentato questi emendamenti; è per questo motivo che difendiamo l'impianto costituzionale e, soprattutto, ci rendiamo conto che questa riforma, unita alle altre due che sono state previste, in particolare quella del Premierato e quella della separazione delle carriere, ha proprio come indirizzo fondamentale quello di smantellare il nostro impianto costituzionale. Rispetto a questo, evidentemente, Presidente, il Partito Democratico, non solo esprime la propria contrarietà, ma, come ha fatto oggi e continuerà a fare nei prossimi giorni, con i nostri emendamenti, tenterà di porre un argine a un provvedimento che evidentemente lede gli interessi nazionali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo fatto tanti complimenti al Ministro Calderoli, gli abbiamo riconosciuto la sua presenza, costante, in Commissione e in Aula, nella discussione dell'autonomia differenziata: è certamente un merito, però, io vorrei ricordare che l'ultima volta che ho sentito parlare Calderoli è stata 5 mesi fa. La sua presenza, glielo devo dire, caro Ministro, per quanto gradita, è assolutamente inutile dal punto di vista del dibattito. Avremmo preferito una sua minore costanza, ma certamente una sua maggiore partecipazione per sapere cosa ne pensa, perché davvero qui dentro ci sono tante affermazioni su questo provvedimento che avrebbero meritato, diciamo così, da parte del padre dell'autonomia differenziata, una spiegazione o, quantomeno, che lei ci confermasse il suo convincimento.
Io sono una persona speranzosa, una persona ottimista, e penso che lei, da persona intelligente, possa sempre cambiare idea e rendersi conto che questo è uno dei provvedimenti peggiori, peggiori - si è citata la legge elettorale, al tempo, io non ci voglio ritornare -, uno dei provvedimenti peggiori, della storia della Repubblica italiana, del Parlamento italiano, perché qui non siamo al parlamento della Padania, non siamo al consiglio regionale del Veneto o della Lombardia, ma siamo nel Parlamento della Repubblica italiana. Peraltro, io mi rivolgo anche al Presidente, in questo momento, dell'Assemblea, perché vorrei domandare se è possibile esprimere un parere contrario, così come hanno fatto i relatori e come ha confermato il Governo, su di un emendamento che dice che bisogna applicare gli articoli della Costituzione. Io credo di non averci capito più nulla, signor Presidente, perché se su di un emendamento che dice che va bene questa legge, a condizione naturalmente che si rispettino gli articoli della Costituzione, i relatori e il Governo dicono che sono contrari, io credo che questo non sia accettabile. E per certi versi, mi scuserà il virgolettato, Presidente, questo sì che è “incostituzionale”, perché la Costituzione bisogna sempre rispettarla. Ora, a un emendamento che dice: rispettiamo la Costituzione, voi dite che siete contrari, allora, a pensar male, come diceva qualcuno, si fa peccato, ma spesso ci si indovina .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4. Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.8. D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento così essenziale e chirurgico, che intende sancire la preminenza del rispetto dei principi di unità giuridica ed economica, di coesione economica, sociale e territoriale, mi consente di dare sin da subito, però, un messaggio forte e chiaro.
Il MoVimento 5 Stelle non vuole una riforma che spacca l'Italia, non vogliamo la balcanizzazione del Paese, la creazione di tanti staterelli chiusi a coltivare ognuno il proprio orticello, ogni regione ripiegata su sé stessa, a esaltare le proprie tradizioni, le proprie risorse, le proprie competenze, il proprio patrimonio, ognuno messo lì persino, magari, a scrivere, a riscrivere la storia dell'Italia, attraverso la ridefinizione di programmi scolastici differenziati. Ecco, non vogliamo questo sfrenato individualismo istituzionale, che avrebbe un immediato, incontenibile effetto disgregante, minerebbe fin dalle fondamenta l'identità stessa degli italiani, compromettendo di certo la coesione del tessuto sociale, culturale, economico e produttivo. Non vogliamo una riforma che tradisce la storia dell'Italia e che ci porta indietro nel tempo, ci risucchia nel passato. Questa riforma, infatti, è anacronistica e antistorica. In un mondo che pone sfide globali, in un mondo sempre più interconnesso, in un Paese in cui i cittadini si muovono continuamente sul territorio per motivi di studio, di lavoro, per progettare la propria vita, intraprendere iniziative economiche, avere regioni che regolamenteranno in modo diverso tantissime materie, renderà praticamente la vita ai cittadini molto più complicata, sarà un inferno burocratico da cui sarà molto difficile districarsi.
Una riforma ancor più anacronistica se pensiamo che, invece, le spinte attuali, continue, verso l'omogeneizzazione delle legislazioni in tantissime materie ci provengono con forza, ad esempio, dall'Europa e quello che non ci impone l'Europa ce lo impone la vita, la realtà cui ho accennato prima. Penso, magari, ai processi di transizione energetica ed ecologica, al loro impatto sulla pianificazione del governo del territorio, che vanno disciplinati in modo uniforme su tutto il territorio nazionale; e, invece, con questa riforma, si va nella direzione opposta.
Una riforma anacronistica, antistorica, lo ribadisco perché qualcosa è cambiato negli ultimi anni, abbiamo avuto una pandemia, che dovrebbe averci insegnato, dovrebbe avervi insegnato, ad esempio, che la gestione autonoma della sanità da parte delle regioni è stata un ostacolo, un problema.
Allora, io ho cercato anche di comprendere se non vi sia un obiettivo più nascosto, non dichiarato di questa riforma. E proprio stamattina, per la prima volta, mi è venuta in mente una riflessione. Mi è venuto in mente che, ad esempio, la frammentazione delle competenze legislative e delle funzioni amministrative agevolerà i processi di privatizzazione dei servizi essenziali. E, allora, concludo ribadendo che noi non vogliamo un nuovo feudalesimo, con governatori, novelli signorotti, che spadroneggiano, magari stringendo accordi con comitati d'affari, svendendo beni comuni e servizi essenziali, tutto per soddisfare interessi di pochi, in danno della collettività.
Noi questo non vogliamo, non lo vogliamo e ci opporremo fermamente.
PRESIDENTE. L'onorevole Cherchi sottoscrive l'emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. So che c'è stato già un voto, però penso che, quando accadono questioni politiche, esse vadano considerate. Questo mi consente anche di esprimere il mio profondo dissenso con le valutazioni politiche fatte dalle opposizioni prima, riguardo al fatto che si dovesse sospendere questo provvedimento, criticando il fatto che la maggioranza volesse andare in parallelo con quello che accadeva al Senato. Io penso che non solo sia legittimo, ma che sia doveroso anche, quando c'è un accordo di maggioranza di questo tipo, che, in modo strettissimo, la Camera segua i tempi del Senato; al Senato si va avanti, alla Camera si va avanti.
Però, è intervenuto un fatto politico materiale di una certa rilevanza, sul quale vorrei che tutta l'Aula riflettesse e che, secondo me, ci dovrebbe portare per la stessa logica - arrivo al punto, Presidente, arrivo -… per la stessa logica, in conseguenza, a riprendere in considerazione la sospensione, perché forse la maggioranza non sa che, al Senato, è stata sospesa la seduta poiché è mancato il numero legale e quindi, automaticamente, noi rischieremmo di andare un po'più avanti rispetto a loro .
Quindi, magari, potremmo trovare una mediazione, sospendiamo anche noi - adesso non so fino a che ora sono sospesi i lavori del Senato - sospendiamo anche noi, cosicché quella motivazione, così politica, che ci è stata data, che bisogna andare in parallelo, possa essere effettivamente, come dire, mantenuta fino in fondo.
Poi, se continuerà così al Senato, sarà utile essere sempre aggiornati e trovarci sempre in parallelo, se no, diversamente, rischiamo che si crei una difformità di atteggiamento in questo politicissimo argomento, che ci porta ad andare così in fretta, che francamente è insopportabile .
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.11 Ascari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento suggerito dagli auditi e dalle audite in Commissione affari costituzionali. Ovviamente, è uno dei tanti che non viene ascoltato nell'ottica di una riforma che è un attacco all'uguaglianza di cittadini e cittadine e, soprattutto, che va nell'interesse stesso dell'Italia, che con questa riforma scellerata verrà frazionata e spaccata in modo insanabile in settori delicatissimi, come quelli della tutela della salute e del diritto alla scuola, differenziando i servizi erogati e frantumando - lo ripeto - l'identità del Paese. Uno degli elementi che desta più inquietudine nel disegno di legge in esame è proprio la sua indeterminatezza.
Ci si sta avviando, in modo proprio azzardato, a modificare l'assetto dello Stato, con una riforma di amplissima portata, senza alcuna certezza del quadro ordinamentale e procedurale che la accompagnerà. Manca, quindi, un quadro articolato e preciso di tutte le risposte legislative, finanziarie e amministrative da utilizzare in base alle variabili che inevitabilmente si presenteranno.
Pensiamo anche solo alle conseguenze che ci saranno sul piano sanitario nazionale e sul diritto alla salute di tutti gli italiani e di tutte le italiane, ma anche nei settori dell'istruzione, dei trasporti, delle energie, ovviamente con disparità che si verranno a creare in termini di servizi, di diritti, di prestazioni e di risorse.
Le disuguaglianze territoriali e sociali nel Paese si sono incrementate. Siamo a quasi 6 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà e oltre un milione di loro sono minori. Siamo l'unico Paese europeo in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1990 e sull'abbandono scolastico continuano a pesare i divari interni tra le regioni. L'attuazione dell'autonomia differenziata non può prescindere dal rispetto della coesione sociale del Paese e dei diritti sociali che, con fatica, sono stati raggiunti nei decenni. Voi vi state muovendo in direzione contraria, con un movimento lesivo della Costituzione, dell'unità nazionale e dei diritti fondamentali. È bene ricordare, in quest'Aula del Parlamento, che lo spirito dei costituenti e delle costituenti non era certo quello di mettere in competizione le regioni, creando disservizi e disuguaglianze. Il primo compito della Repubblica è quello di colmare i divari tra cittadini e cittadine, non dividerli in serie A e in serie B.
Il nostro Paese non può permettersi - e arrivo alla conclusione, Presidente - il lusso di un'avventura alla cieca, che stravolge l'assetto dello Stato per meri interessi propagandistici, che vengono anteposti al benessere dei cittadini e delle cittadine, senza, tra l'altro, mettere delle risorse. L'unità dei diritti fondamentali esigibili deve essere alla base di qualsiasi passaggio ulteriore. L'invito che anch'io voglio fare è quello di fermarsi prima di creare dei danni irreparabili ai cittadini e alle cittadine .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà. Ha un minuto, onorevole.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Perché? Perché questa cosa? Ce lo dicono i romani: . Voglio leggere due strofe dell'inno di Mameli: “Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi. Raccolgaci un'unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l'ora suonò (…). Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò” ) …
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore!
SUSANNA CHERCHI(M5S). “Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore rivelano ai popoli le vie del Signore; giuriamo far libero il suolo natìo: uniti per Dio, chi vincer ci può?”.
Evviva l'Italia unita - !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà. Ha un minuto, Onorevole.
IDA CARMINA(M5S). Sull'ordine dei lavori, articolo 8. Mi pare che dileggiare l'inno nazionale, seppur declamato da una collega di opposizione, sia una cosa spregevole. È inaccettabile che in questo Parlamento la declamazione dell'inno nazionale…Non so neanche se costituisca un illecito e prego la Presidenza di sanzionarlo!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Ascari, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.17 Auriemma. L'onorevole Auriemma ha facoltà di illustrare il suo emendamento.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento 1.17 è l'ex emendamento 1.19, possiamo dire l'emendamento della discordia.
Da sempre la politica si basa su un principio, su una regola elementare: chi ha un voto in più vince, chi ha un voto in meno perde. Ebbene, la protervia di questa maggioranza ha cambiato anche questa regola basilare, su cui si basano i rapporti tra maggioranza e opposizione; ha pensato bene che, davanti a un risultato che vedeva, appunto, la maggioranza soccombere, ha cambiato e forzato le regole del nostro Regolamento, della nostra democrazia, pur di far rivotare un emendamento che era stato, appunto, accolto col voto favorevole. Con questa forzatura si è dimostrata plasticamente la natura vera di questa maggioranza e la visione, che ha questa maggioranza, del nostro Paese. Una visione che vuole dividere, ribaltare le regole della democrazia e lacerare i rapporti sociali. Ebbene, questo disegno di legge, appunto, appalesa questa visione, che abbiamo visto in I Commissione, che, da Affari costituzionali, il 26 aprile, il giorno dopo il 25 aprile, è diventata un “affare di maggioranza”, buttando un'onta su questa istituzione, la I Commissione, e sull'intero Parlamento.
Noi continueremo a dire e ad annunciare al Paese la vera natura di questa destra, che è una destra che ruba i seggi in Giunta per le elezioni, perché - anche lì - cambia le regole e vuole sottrarre un seggio legittimamente assegnato al MoVimento 5 Stelle; cambia le regole e vuole, appunto, bocciare un emendamento che è passato; e cambierà le fondamenta della nostra Repubblica. Noi continueremo, però, a denunciarlo nel Paese, perché sono sicura che il Paese sta dalla nostra parte .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Auriemma, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.19 Sergio Costa. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Prego, ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). In questo emendamento che cosa chiediamo? Chiediamo di inserire le parole, al comma 1, “la coesione territoriale, la promozione di pratiche ambientalmente sostenibili”.
Ora, io mi sarei meravigliata se questo emendamento fosse passato, perché, quando noi parliamo di favorire la coesione territoriale, le stesse parole lo dicono. È quello che stiamo cercando di fare col Piano nazionale di ripresa e resilienza. È uno degli obiettivi trasversali, ma, invece, questo Governo cosa tira fuori? Autonomia differenziata. Ma sentite le due parole! Sono inquietanti. È un salto nel buio, perché non si capisce nemmeno come volete farlo. Finanziamenti ce ne sono? Non mi sembra. Unità nazionale: devo dire che mi ha fatto piacere e devo difendere la collega che vi ha fatto capire che cosa dice il nostro inno. Mi verrebbe di cantarlo e ve lo canterei anche bene, guardate. La difendo. È assurdo veramente poi che ci sia da vostra parte quest'atteggiamento. A volte non so se sto qui o se sto in un asilo nido o in un altro posto.
Ritorniamo a questo discorso. Io vorrei aver visto, qui all'interno, un metodo scientifico e chiaro per farmi capire in che modo, materia per materia, io ho un vantaggio per la comunità. Quando dico comunità intendo tutta. Tutta! Intendo anche il Sud, intendo anche i più deboli e non solo la parte di comunità che finora voi avete privilegiato e che portate avanti. Io qui queste cose non le vedo (oltre ai finanziamenti), e non vedo il perché. Che cosa migliorerà nella vita dei cittadini? La migliorerà o la peggiorerà? Noi abbiamo pensato - e non solo noi ed è questa Costituzione che lo dice - che lo peggiorerà.
La seconda cosa che abbiamo chiesto: promozione di pratiche ambientali sostenibili. A che cosa si ispira, come principi costituzionali, questo che avete appena tirato fuori? Beh, sicuramente noi abbiamo messo nella Costituzione la tutela dell'ambiente e degli animali, ma qui, Presidente, stiamo facendo esattamente tutt'altro. Esattamente tutt'altro. Allora, io voglio capire una cosa: non solo non stiamo tutelando i cittadini, perché, ricordiamolo, che l'ambiente non è scollegato dalla sostenibilità economica. Infatti, se non tuteli le risorse naturali, tu un'economia, un domani, con quali risorse la farai?
Poi non dimentichiamo che tutelare l'ambiente significa tutelare la salute dei cittadini, la salute ! E, se parliamo di inquinamento e di cambiamento climatico, anche la loro casa e il loro lavoro. Non c'è bastato tutto quello che sta accadendo in Italia perché purtroppo il clima noi non lo controlliamo, non lo controllate nemmeno voi al Governo, fa quello che ritiene opportuno con quella che è la temperatura che sale. Ma qui che cosa stiamo facendo? Differenziamo, regole diverse per ogni regione. Quindi, aumentiamo i divari, aumentiamo i divari sociali, aumenteremo il disagio. Non lo so, forse lo avete capito, ma ci siamo resi conto che probabilmente non vi importa nulla che aumenti il disagio, questo è il punto. Grazie, Presidente
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Sergio Costa, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.20 Tucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.
RICCARDO TUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, con questo emendamento chiediamo che venga favorita la partecipazione dei cittadini agli affari pubblici. Secondo la riforma e secondo la logica di coloro i quali hanno messo in atto questo disegno di legge, si dovrebbe favorire la vicinanza fra la politica e il cittadino.
Chiediamo, per l'appunto, al Ministro di fare suo questo nostro emendamento - glielo regaliamo - affinché si favorisca questa loro idea. Quindi gli vogliamo andare incontro, per una volta, seppur siamo contrari alla riforma dell'autonomia differenziata, vogliamo fare finta, in qualche modo, di essere anche costruttivi, cercando di lanciare un segnale a un Ministro che è tutta la giornata che è qui e che sta badando agli affari suoi; da tutto il giorno passeggia qui in Aula, parla al telefono e si fa gli affari suoi.
Con questa riforma, invece, voi state andando nella direzione totalmente opposta: esempio, il ponte sullo Stretto, su cui avete azzerato, anche lì, il dibattito pubblico , che sulle grandi opere, ricordiamo, è previsto per legge. State in tutti i modi allontanando la politica dai cittadini, state allontanando il Sud dalla politica. Leggete la vostra stessa riforma. Cosa dice? All'articolo 3, ai fini dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, per l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, il Governo è delegato ad adottare, entro 24 mesi, uno o più decreti legislativi sulla base dei principi e dei criteri direttivi di cui all'articolo 1, eccetera eccetera.
Voi vi impegnate a individuare i LEP. Diciamo cosa sono questi LEP, perché purtroppo non tutti lo sanno. I LEP sono i livelli essenziali delle prestazioni, sono molto banalmente i servizi minimi di cui i cittadini hanno bisogno: la sanità, le infrastrutture, i trasporti, le scuole. Servizi minimi di cui già al Sud c'è un'enorme carenza, e con questa autonomia i servizi minimi diventano servizi azzerati, non sono neanche minimi.
Mancano all'appello 80 miliardi. Chiedo al Ministro: Ministro, dove si trovano questi soldi? Ottanta miliardi di euro, diciamolo ai cittadini. Ad oggi, secondo alcuni studi, lo Stato italiano è diviso in questo modo: 19.000 euro all'anno vengono spesi per ogni cittadino del Nord Italia, 15.000 euro all'anno vengono spesi per i cittadini del Sud Italia.
Quattromila euro di differenza, che, moltiplicati per 20 milioni, fanno 80 miliardi di euro all'anno. Attenzione, non una volta, all'anno! Ministro, ci riesce a dire, per una volta, quando intende determinare questi LEP dove troverà questi 80 miliardi di euro? Ce lo vuole spiegare ? Così ci mettiamo l'anima in pace e allora vi possiamo anche dire ok, ragioniamo sull'autonomia differenziata. Altrimenti qui stiamo vedendo semplicemente un attacco al Sud Italia, un attacco totale che verrà pagato anche al Nord.
Perché badate bene che, se al Sud le cose non funzionano, le prime a risentirne saranno le istituzioni del Nord, perché è lì che poi ci si rivolgerà. Allora, Ministro, soprattutto voi della Lega, prima di prendervela con gli africani, ve la siete presa con i terroni e dicevate “aiutiamoli a casa loro”. Come intendete aiutarci a casa nostra grazie a questa vostra riforma? Questo è il vostro modo di intendere la politica ? Allora date un segnale, date un segnale e vi giuro che riusciremo anche ad essere costruttivi. Approvate questo emendamento sulla semplice partecipazione, sul semplice favorire la partecipazione dei cittadini al dibattito pubblico, e allora possiamo anche cominciare a ragionare. Fino ad allora sarete solo quello che siete sempre stati, la Lega Nord .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Tucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.21 Caso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento agisce, come gli altri, sulle finalità, sui principi, sulla prima parte di questa assurda proposta di legge, e va a richiamare - oddio -, tenta di inserire dei principi fondamentali della nostra Costituzione, ovvero quello di uguaglianza formale e, soprattutto, sostanziale. Detto ciò, non mi meraviglio che ovviamente il parere sia contrario, anzi, avete fatto bene. Fate bene anche dopo a bocciarlo, così sarà, perché è chiaro a tutti che questo disegno di legge, in realtà, va proprio in direzione opposta.
Perché la Costituzione ci ricorda che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali, ad esempio, davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di condizioni sociali ed economiche, e ci ricorda che la Repubblica deve rimuovere ogni ostacolo di ordine economico e sociale per arrivare all'uguaglianza dei cittadini. Ebbene, lo sapete ovviamente anche voi, che siete i proponenti di questa proposta di legge, che state andando in direzione opposta, letteralmente in direzione opposta, perché quello che farà l'autonomia differenziata è aumentare le disuguaglianze , ed è chiaro a tutti, a tutte le istituzioni che abbiamo audito.
È chiaro e si sta andando in questa direzione, perché assolutamente - lo dicevamo prima - lo sappiamo che già abbiamo un Paese che va a diverse velocità, già abbiamo la piena consapevolezza che esistono istituzioni scolastiche diverse, opportunità diverse per un bambino in base a dove nasce; e anziché ridurre, come previsto dalla Costituzione, le disuguaglianze, si va in direzione opposta, mettendo gli uni contro gli altri, come se non fosse già sufficiente quello che purtroppo si ritrova la nostra società. Regioni che devono competere tra di loro, e così abbiamo le regioni che competeranno sulla produzione energetica, che competeranno sul lato dell'istruzione.
Accadrà che alcuni docenti si sposteranno, perché guadagneranno di più altrove, ed è assurdo immaginare un Paese così. Anzi, è disgustoso, è veramente disgustoso, è assolutamente disgustoso !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo e favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.23 Bonafe'.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvia Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento per segnalare una cosa che in realtà è ovvia e la diciamo da tempo in quest'Aula. Anche in questa pseudo-riforma vi siete dimenticati dei comuni, vi siete ancora una volta evidentemente - con consapevolezza, mie viene da dire, perché lo state reiterando tante tante volte - dimenticati di un pezzo importantissimo delle nostre istituzioni, quelle più vicine ai cittadini, quelle che non hanno un colore politico, o meglio hanno tanti colori politici e quindi dovrebbero rappresentare un pezzo fondamentale della nostra Italia. Invece, non li avete coinvolti. Con questo emendamento vi chiediamo di ripensarci. Sappiamo che sarà difficile e del resto ce lo avete già detto. Lo abbiamo visto a proposito del codice della strada, lo abbiamo visto con le “zone 30” che avete impedito ai comuni di fare, lo abbiamo visto con i tagli che avete messo nella legge di bilancio (250 milioni) che adesso, ci avete comunicato, andranno a colpire proprio i comuni più virtuosi, proprio i comuni che hanno deciso di spendere i soldi del PNRR per dare ai loro cittadini e alle loro cittadine servizi in più.
Sinceramente, questa cosa per noi è incomprensibile. I comuni sono un pezzo fondamentale del nostro territorio e, soprattutto, sono un pezzo fondamentale di quelle istituzioni che dovranno realizzare le prestazioni essenziali e i servizi essenziali, dal trasporto pubblico, ma non solo: tutti quei servizi che noi, oggi, non sappiamo come finanzierete e tutte quelle prestazioni che non sappiamo come finanzierete, perché, dobbiamo dirlo, ancora una volta avete deciso di fare una riforma che è monca, una riforma su cui non avete messo un euro e che è solo una bandierina di scambio - oggi, forse, non vi serve neanche più, visto che le elezioni sono passate - con Fratelli d'Italia sul premierato. Noi non ve lo permettiamo, continueremo a schierarci dalla parte dei comuni, delle nostre sindache e dei nostri sindaci, che non vanno valorizzati solo in campagna elettorale perché vogliamo conquistare un comune in più o un comune in meno, ma vanno ascoltati, perché sono quelli più vicini ai cittadini, sono quelli che alle cittadine e ai cittadini devono rispondere ogni giorno, quotidianamente, ai loro bisogni, ai loro sogni, alle loro aspettative. Metteteli nelle condizioni di poter contare e di poter dire qualcosa. Invece, in questa riforma ve li siete dimenticati. Se ve li siete dimenticati, reinseriteli e votate questo emendamento, altrimenti abbiate il coraggio di dire che dei comuni non vi importa proprio nulla .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.47 Bonafè.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO(PD-IDP). Grazie anche al gruppo che me l'ha ricordato, ma ero consapevole di dover intervenire. Prima di dire qualcosa, leggo una breve dichiarazione di un esponente di centrodestra, secondo cui, “per come è uscito dal Senato, il disegno di legge sull'autonomia differenziata non creerà alcuna opportunità, né per il Nord, né per il Sud. Nel testo c'è scritto che le intese si possono fare solo dopo aver definito i LEP, ma la Svimez sostiene che ci vorranno 70-80 miliardi per finanziarli. Il DDL Calderoli potrebbe avere problemi nelle cosiddette materie non LEP, sulle quali si possono fare intese da subito. È un tema che è diventato più ideologico che sostanziale. Ho sperato che fosse l'occasione per definire finalmente diritti sociali e civili secondo i fabbisogni e non più secondo la spesa storica, ma il risultato mi pare ancora molto parziale”. Lo ha dichiarato il presidente della regione Calabria, notoriamente di Centrodestra, di Forza Italia, pochi giorni fa, in piena campagna elettorale, forse nel tentativo di provare a recuperare qualcosa che si è manifestato in questi giorni, anche nelle urne.
Noi vi stiamo chiedendo in queste ore, Ministro, non per i ballottaggi - bontà vostra, andrete voi ai ballottaggi con i vostri candidati, noi con i nostri e crediamo che sceglieranno i cittadini secondo la loro coscienza, come hanno fatto in questi giorni -, ma chiediamo per gli italiani, tutti, non quelli che votano per noi - ripeto, non quelli che votano per noi - di evitare questo scempio che state mettendo in campo con questa riforma.
Con questo emendamento vi chiediamo, almeno per alcune delle 23 materie, quelle che riteniamo più importanti, di non obbligare a fare questi atti. Lo facciamo per alcune questioni anche oggettive: dovreste spiegarci come sarà possibile, per esempio, sulla tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali, in quelle regioni di confine; come si farà a bonificare un pezzo di un territorio piuttosto che un altro in caso di problemi. Come li mettete d'accordo? Quando? E se ci sono differenze? E ciò, soprattutto, con riferimento a questioni che riguardano, invece, quelli che voi chiamate i LEP (i livelli essenziali), che invece rischiano di diventare diseguaglianze e non livelli essenziali, perché, là dove già ci sono grandi differenze, il livello essenziale sarà più basso rispetto a quello di altre regioni. Invece, il compito costituzionale è di rendere uguali i cittadini e non essenzialmente uguali.
Per queste ragioni penso sarebbe opportuno almeno approvare questo emendamento che voi boccerete e, comunque, prendere una pausa di riflessione, come vi ha chiesto il presidente della mia regione, la regione Calabria, per poter fare qualcosa di più sensato nell'interesse dei cittadini italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Presidente, nell'inviare la mia solidarietà al Ministro Calderoli, per il suo tramite, per il pessimo risultato familiare elettorale, oltre che del suo partito, con questo emendamento noi vogliamo porre riparo a un grande stortura che avete introdotto in questo disegno di legge. Noi proviamo a far sì che alcune delle funzioni che voi intendete trasferire alle regioni possano, invece, diventare patrimonio di qualcosa che non passa attraverso una parcellizzazione che non fa del bene a quelle materie. Noi, con molta semplicità, ricordiamo che anche rispetto a quel periodo, in cui è stato riformato il Titolo V della Costituzione, oggi c'è una consapevolezza differente. Continuare su quel crinale significa semplicemente fare una cosa ingiusta in un'epoca in cui, invece, una maggiore sinergia tra i livelli regionali serve a far sì che quella sussidiarietà, su cui si innesta la riforma del Titolo V, non venga stravolta da un processo secessionista .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.47 Bonafe', con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.28 Barbagallo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiediamo di sanare un'altra conseguenza molto negativa che porterebbe il ddl Calderoli, ovvero la potenziale creazione di 20 sistemi diversi per la gestione di trasporti, infrastrutture, oltre che portualità e aeroporti. Anche su questi aspetti c'è la conferma che avete messo in campo un provvedimento che, oltre a creare nuove disuguaglianze, ha davvero una natura antistorica, e questo perché avviene dopo la pandemia, anni di crisi economica e crisi geopolitiche tuttora in atto, tanto che, in senso opposto, è nata una misura come il PNRR, che va a rafforzare quella coesione che questo provvedimento vuole minare.
Del resto è un provvedimento che viene criticato da settori eterogenei, da sindacati, Confindustria, da Banca d'Italia, da Conferenza episcopale. Ciò significa che ha limiti e rischi enormi. Nel momento in cui tutti questi soggetti vi hanno detto “attenzione, fermatevi, con questo disegno di legge non solo aumentate le disuguaglianze nel Paese, ma ne compromettete crescita e competitività, rendete il Paese più parcellizzato e debole”, credo che avremmo dovuto, che dovremmo porci il dubbio.
Con questo emendamento cerchiamo di sottrarre allo spacchettamento che avete in mente alcune materie la cui parcellizzazione pregiudicherebbe la coesione. Come è possibile competere con gli altri Paesi con 20 politiche sui trasporti diverse? È davvero una scelta fuori dal tempo, fuori dalla storia. Scelta analoga volete portare avanti per infrastrutture e porti, strategici nazionali. Nelle Commissioni i settori e i rappresentanti dei settori ci hanno chiesto il contrario, ci hanno chiesto più sostegno da parte dello Stato, da parte del Ministero, soprattutto in tempi come questi, per rispondere alle crisi in atto.
In questi mesi abbiamo ascoltato tanti operatori del settore che chiedono più politica nazionale sulla portualità e logistica, più semplificazione, meno burocrazia. Se continuate in questa direzione, accade esattamente il contrario, ci sarà un'ulteriore parcellizzazione e si risponde alla richiesta di semplificazione creando un sistema dove si moltiplicano gli enti di riferimento. Quindi, in tal modo il Governo non riesce a dare gambe a una richiesta di strategia nazionale. Il tema della logistica, dei porti, così come quello delle politiche energetiche, non può essere lasciato e delegato solo agli interessi territoriali, necessita di una strategia nazionale, europea.
Per questo vi chiediamo di accogliere questo emendamento o di accantonarlo, per pensarci, per superare una stortura che non va affatto a correggere le profonde disuguaglianze regionali che già esistono nei trasporti, a partire da quelli esistenti, dove ci sono regioni che tagliano migliaia di corse di trasporto pubblico locale al giorno, lasciando sempre più soli giovani, anziani e abitanti delle aree interne che ne usufruiscono.
Quindi, anziché superare le frammentazioni esistenti, voi andate ad ampliarle, rendendo il Paese più fragile. Per questo vi chiediamo di accantonare questo emendamento e avere un supplemento di riflessione, per modificare questo aspetto che danneggerebbe fortemente e irrimediabilmente il Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà, per un minuto.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale perché forse non è stato ben letto questo emendamento. Questo è un emendamento “salva Salvini” dal complotto della Lega, evidentemente, perché con questo emendamento ci dovete dire, se togliete al Ministro delle Infrastrutture i porti, gli aeroporti, le grandi reti di trasporto e la navigazione, che cosa resta al povero Salvini? Non gli resta nulla.
Allora noi facciamo questo emendamento per evitare il primo auto-complotto della storia. Quindi chiediamo alla maggioranza, in particolar modo alla Lega, di salvare il proprio Ministro, e questo purtroppo varrà per tanti Ministeri. Fermatevi. Siccome penso che i colleghi possano apprezzare questo tipo di emendamento, chiedo ufficialmente, Presidente, di valutare se può essere accantonato per salvare il Ministro Salvini
PRESIDENTE. In ordine alla richiesta dell'onorevole Sarracino, chiedo al relatore per la maggioranza il parere circa la richiesta di accantonamento.
ALBERTO STEFANI(LEGA). . Parere contrario.
PRESIDENTE. Relatore di minoranza?
TONI RICCIARDI(PD-IDP). . Presidente, poiché si tratta di salvare qualcuno, esprimo parere favorevole per l'accantonamento.
ROBERTO CALDEROLI,. Conforme al relatore di maggioranza.
PRESIDENTE. Onorevole Sarracino, insiste per la votazione?
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Insisto per la votazione, chiedo che venga votato l'accantonamento.
PRESIDENTE. Se vuole, può fare l'intervento.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Sì, lo sto chiedendo. Ho chiesto di votare la richiesta di accantonamento.
PRESIDENTE. Se vuole, può fare un intervento.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). No, va bene. Ho chiesto semplicemente la votazione.
PRESIDENTE. Va bene, mettiamolo in votazione senza registrazione dei nomi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, l'accantonamento dell'emendamento 1.28 Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 37 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28. Barbagallo, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.26 Alfonso Colucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento vuole chiarire un aspetto, ed è l'esatta interpretazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, dal quale tutto nasce. Questo articolo dice che ulteriori forme e condizioni di autonomia concernenti le materie possono essere devolute. Attenzione, concernenti le materie non vuol dire aventi ad oggetto le materie. Questo emendamento vuole esattamente chiarire che oggetto di devoluzione potranno essere le funzioni amministrative, ma non le funzioni legislative relative alla materia.
Quindi noi non potremo trasferire con la legge ordinaria e con le intese le funzioni legislative relative alle materie di cui all'articolo 117, perché questo comporterebbe un'abrogazione o una modificazione dell'articolo 117, secondo e terzo comma, che non segue il criterio di cui all'articolo 138, cioè la procedura aggravata di modifica costituzionale. Quindi questo emendamento vuole esattamente chiarire l'unica interpretazione costituzionalmente orientata e applicativa dell'articolo 116, terzo comma, e cioè che oggetto di devoluzione possono essere solo le funzioni amministrative.
Diversamente opinando, ammessa naturalmente la violazione dell'articolo 138 della Costituzione, e quindi della procedura corretta per la modifica costituzionale, noi con questa riforma avremmo 20 regioni che sono ipoteticamente disciplinate, regolate e governate da normative differenti su materie che sono strategiche, come, ad esempio, la materia della sanità. Quindi noi non solo andiamo a regionalizzare la sanità, ma andiamo anche a creare 20 diverse sanità regionali, il che naturalmente è gravissimo e comporterebbe la fine del sistema sanitario nazionale, nonché naturalmente anche la fine del sistema dell'istruzione nazionale, perché noi ipotizziamo, attraverso questa interpretazione, che le 20 regioni possano dettare autonomamente i programmi regionali.
Quindi che, ad esempio, possano dettare, per aspetti inerenti non solo i programmi, ma anche l'organizzazione delle classi, discipline diverse. In che cosa si traduce, signor Presidente, questa possibilità, che questo emendamento intende evitare, chiarendo la portata applicativa dell'articolo 116, terzo comma?
Che qualora mai, signor Presidente, il presidente di una di queste regioni diventi un signore della maggioranza che, ad esempio, ritenga che i bambini diversamente abili debbano essere messi in classi separate - il che, naturalmente, è gravissimo anche solo immaginarlo -, con questa regionalizzazione dell'istruzione sarebbe astrattamente possibile, perché mancherebbe una legge nazionale che impronti non solo i programmi, ma anche l'organizzazione dell'istruzione nelle singole regioni: mancherebbe, cioè, l'unitarietà del sistema dell'istruzione.
È evidente che tutto questo, non è solo incostituzionale, ma è anche profondamente ingiusto e contraddetto dall'evoluzione scientifica che, ad esempio, afferma che, un fenomeno virtuoso di crescita, di educazione e di istruzione dei bambini sia proprio quello di consentire loro - anche qualora abbiano abilità diverse - di crescere insieme a tutti gli altri bambini, così come è normale che sia.
Non esistono bambini che corrono i 100 metri e altri che corrono i 20: i bambini sono tutti uguali . Per cui, signor Ministro e relatore di maggioranza, invito ad approvare questo emendamento che chiarisce un punto che noi riteniamo essenziale.
Vi informo che, qualora ciò non fosse, noi andremo nelle piazze .
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Ci andiamo, ci andiamo!
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, per favore.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Noi non ci fermiamo qui oggi! Andremo nelle piazze. Impugneremo anche per vizio di costituzionalità …
PRESIDENTE. Per favore, colleghi. Facciamo finire…
ALFONSO COLUCCI(M5S). Non abbiamo paura dell'esercizio democratico! Non ci fate paura !
PRESIDENTE. Fermi! Fermi! Per favore…
ALFONSO COLUCCI(M5S). Non ci intimidite !
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo finire il collega Colucci. Per favore…
ALFONSO COLUCCI(M5S). E ricorreremo alle forme democratiche di protesta per abrogare questo obbrobrio! Lo faremo nelle piazze e lo faremo di fronte alla Corte costituzionale, secondo le forme democratiche e legittime !
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, basta. Riprendiamo tutti serenità, per favore. Siamo anche tutti stanchi. Per favore!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione …
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Presidente!
VINCENZO AMENDOLA(PD-IDP). Presidente, non sente?
PRESIDENTE. Che è successo? Stiamo votando, stiamo votando! Ho dichiarato aperta la votazione…per favore Revochiamo la votazione. Che è successo? Onorevole Ubaldo Pagano, vuole intervenire sull'ordine dei lavori, perché io non ho capito qual è la questione? Non si sente. L'onorevole Ubaldo Pagano sull'ordine dei lavori…Accendete il microfono all'onorevole Ubaldo Pagano. Prego.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Presidente, chiedo di intervenire perché l'onorevole Crippa, mentre lei chiamava la votazione, mi indicava palesemente - e su questo chiedo la prova televisiva - come per dire “ci vediamo fuori”, per una sorta di regolamento dei conti alla Questo è il Parlamento della Repubblica! Questo è il Parlamento della Repubblica ! E peraltro, lo fa nel giorno in cui ricordiamo l'omicidio di Giacomo Matteotti! È una vergogna !
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ubaldo Pagano. Facciamo una verifica. Qualora fosse vero sarebbe un gesto esecrabile.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Presidente, dato che io non riesco a vedere alla mia destra, ma riesco a vedere di fronte, anch'io devo dire che ho visto l'onorevole Ubaldo Pagano chiamare più volte le persone per andare fuori. E chiedo che sia …E chiedo che sia …E chiedo che sia …E chiedo che sia … Mi lasci finire! Mi lasci finire, per educazione!
PRESIDENTE. Per cortesia, ascoltiamo l'onorevole Foti.
TOMMASO FOTI(FDI). E chiedo che sia visto il filmato perché, giustamente, deve essere ricostruita la provocazione
PRESIDENTE. Onorevole Foti, grazie. Fermi un attimo, colleghi per cortesia. Verificheremo sicuramente il filmato, come richiesto e come è giusto che sia: sia a favore sia contro, ma lo verificheremo. Però un attimo, vi prego di riacquisire un attimo la serenità: il filmato tanto sta lì, è registrato, vedremo sia Crippa sia Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli, mi pare di aver capito.
Chiedo scusa, onorevole Pavanelli, a beneficio di tutti: abbiamo immediatamente informato, ovviamente, il Presidente, come è giusto che sia. Ovviamente il Presidente sta valutando in funzione degli elementi che avrà in mano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli, ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Io vorrei informare la Presidenza che, mentre stava intervenendo il collega Colucci e …
PRESIDENTE. Colleghi, però, scusate…
EMMA PAVANELLI(M5S). Io ancora non ho detto niente, Presidente, e già vengo contestata e .
PRESIDENTE. Dica, dica, dica, onorevole Pavanelli.
EMMA PAVANELLI(M5S). Non è possibile che in quest'Aula non possiamo intervenire non possiamo parlare. Il collega Colucci non ha detto nulla di sbagliato
EMMA PAVANELLI(M5S). …se non illustrare il suo emendamento. Ha esercitato il suo dovere di parlamentare (.
EMMA PAVANELLI(M5S). I colleghi della Lega, Presidente, non solo hanno urlato …
PRESIDENTE. Però se parlate tutti è impossibile. Per favore!
EMMA PAVANELLI(M5S). Sta facendo un video, Presidente. Complimenti a lei, collega, se non sbaglio, è giudice!
EMMA PAVANELLI(M5S). Trovo veramente incredibile che lei non segua il Regolamento di quest'Aula .
EMMA PAVANELLI(M5S). Presidente, per favore, io stavo cercando di dire che, mentre il collega Colucci stava intervenendo, i colleghi della Lega non solo urlavano, ma facevano segno dicendo di andare fuori dall'Aula. E vedo che lei sta annuendo, perfetto: conferma Trovo che sia…
PRESIDENTE. Però, chiedo scusa… grazie, grazie. Adesso fermatevi un attimo. No, aspetti. Fermatevi un attimo. Abbiamo in questo momento avvisato il Presidente, abbiamo i filmati. Andiamo avanti con le votazioni Abbiamo avvisato il Presidente e abbiamo le votazioni. Il Presidente non può venire in questo momento.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione l'emendamento (… Scusate! No, no, no
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Alla luce della vicenda e considerato l'orario, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, mercoledì 12 giugno, a partire dalle ore 9,30.
A tale riguardo, avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, i lavori della parte antimeridiana della seduta si concluderanno entro le ore 13.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Presidente, attendo un attimo che termini il caos.
PRESIDENTE. Ora l'intervento di fine seduta, dopo daremo la parola all'onorevole Foti. Un attimo, onorevole Foti, per cortesia. Prego, onorevole Caso.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo, velocemente, per ricordare a quest'Aula, ma in particolare al Ministro Musumeci, che i Campi Flegrei attendono delle risposte. Ricordo che si era giunti, ormai, a oltre 550 famiglie sgomberate dai propri appartamenti, a cui non viene raccontato che cosa debba accadere. C'è chi, intanto, paga il mutuo della propria abitazione, ma deve stare altrove perché l'accesso alla propria casa è stato interdetto. Ci sono attività economiche, tra ristoranti e albergatori, che cercano di capire un po' quale sarà il loro futuro. Da parte del Ministro Musumeci, nell'ultima interlocuzione che abbiamo avuto in Commissione ambiente, durante le audizioni, non sono state date delle risposte chiare. Ci è stato solo detto che ci sarà un nuovo provvedimento e che arriveranno dei fondi, ma siamo ancora nella completa incertezza.
Dico in quest'Aula anche quello che già ho riferito al Ministro. Questa incertezza mette a rischio anche l'incolumità delle persone, perché, sì, è stata avviata - e ringrazio sempre la Protezione civile - tutta una serie di verifiche, migliaia di verifiche, sugli appartamenti, ma purtroppo, spesso, quello che accade è che i cittadini devono scegliere se sottoporre a verifiche il proprio fabbricato e, quindi, arrivare a una sicurezza, la massima sicurezza possibile, o finire per strada. C'è questa paura e, quindi, in tanti non stanno facendo entrare le persone addette ai controlli nelle proprie abitazioni, perché si pongono una semplice domanda: se la mia abitazione viene interdetta, poi cosa mi succede?
Non è stato indicato un futuro ben preciso e, quindi, stiamo rischiando di mettere a repentaglio anche le verifiche che erano previste nel primo decreto. È necessario far presto. È necessario dare delle risposte. I Campi Flegrei attendono questo Governo, perché ricordo che, dopo le scosse, dopo la tremenda giornata di una scossa dietro l'altra, nessuno del Governo è andato sul territorio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Presidente, io apprezzo che lei, con equilibrio, abbia condotto il finale della seduta in termini di votazione. Debbo, però, dire che si è svolta una Capigruppo nella quale lei era presente e dove si sono fatte tutte le offerte possibili all'opposizione per fare un dibattito che avesse un clima civile. Se il clima è quello che abbiamo visto, da domani mattina il gruppo di Fratelli d'Italia chiede l'applicazione letterale del Regolamento, e cioè: primo avvertimento, secondo avvertimento, espulsione ! Perché non può essere! Il contestare l'applicazione del Regolamento mi sembra un fatto grave. Mi sembra un fatto grave e lo dico per tutti, chiaro? Non ho detto che si deve applicare all'opposizione, anche se capisco che è una da parte vostra, perché vi siete immediatamente innervositi. Io chiedo l'applicazione integrale del Regolamento, perché non è possibile, scusatemi, che chi parla non riesca a parlare, ma neanche è possibile che chi ascolta debba essere insultato. Questa è una comunicazione di servizio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro...
MARCO GRIMALDI(AVS). Presidente!
PRESIDENTE. Poi parleranno Grimaldi e Carmina . Prego, onorevole Fornaro, ne ha facoltà. Sul medesimo argomento?
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). È evidente. Io trovo assolutamente irrituale l'intervento del collega Foti. Il Regolamento in quest'Aula si applica sempre. Richiamare che si applichi il Regolamento mi sembra, come dire, superfluo .
Detto questo, con riferimento a quello che è avvenuto poc'anzi, siamo stati noi a fare la richiesta nell'ironia generale. Ma avverto i colleghi che tutto è filmato e, quindi, la prova filmata è normalmente a disposizione poi dell'Ufficio di Presidenza, per eventuali determinazioni. Ma la prova è stata richiesta perché ci sono stati dei gesti che abbiamo ritenuto non solo provocatori, ma di più, offensivi, nei confronti di un collega.
Io credo che, da questo punto di vista - forse, collega Foti, ne converrà - questo dovrebbe tornare ad essere un Parlamento in cui si discute, in cui anche la maggioranza esprime un'opinione sostenendo le sue tesi . La Lega da anni sostiene la tesi dell'autonomia, e ci mancherebbe altro! Io lo rispetto, non sono d'accordo ma lo rispetto. Ma almeno sentire, magari, qualche volta un intervento! Torniamo a fare il Parlamento: se torniamo a fare il Parlamento, non ci sono prove televisive, non ci sono minacce e non ci sono disturbi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Onorevole Grimaldi, interviene o no? No, perfetto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. Solo per ricordare, accogliendo sempre benevolmente la richiesta di applicazione del Regolamento, che la stessa è tautologica, visto che, automaticamente, nella Camera dei deputati deve essere applicato il Regolamento. Questo parte dal rispetto dei simboli fondamentali della nostra Repubblica; e, poco fa, c'è stato il vilipendio dell'inno nazionale, in diretta, mentre era declamato da una nostra collega.
In realtà, il collega Foti si riferisce sicuramente ad atteggiamenti della sua stessa maggioranza, atteso che loro non intervengono mai e gli unici interventi sono da parte dell'opposizione, che è stata più volte additata in malo modo, addirittura con colleghi minacciati, ma da quel fronte, non da questo.
Quindi, a ben guardare, a ben vedere, siamo noi a chiedere l'applicazione di questi principi nei confronti di questa maggioranza assolutamente intollerante .
PRESIDENTE. Mi preme rappresentare che si applica sempre il Regolamento; talvolta, ovviamente, c'è un minimo di duttilità in funzione della situazione d'Aula. Ma, per ribadire la vicenda nel caso specifico, abbiamo avvisato il Presidente Fontana e abbiamo messo a disposizione del Presidente i filmati, così come nostro dovere.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 615 - Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato). (C. 1665)
: URZÌ, PAOLO EMILIO RUSSO e STEFANI, per la maggioranza; TONI RICCIARDI, di minoranza.
2.
FURFARO ed altri: Disposizioni in materia di assistenza sanitaria per le persone senza dimora. (C. 433-A)
e dell'abbinata proposta di legge: SPORTIELLO. (C. 555)
: FURFARO.
3.
4.