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Venerdì 14 Giugno 2024 ore 09:30
AULA, Seduta 307 - Interpellanze urgenti
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna ha avuto luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti sui seguenti argomenti: iniziative di competenza in ordine alla distribuzione di materiale didattico di stampo revisionista sulla Resistenza da parte di una docente del liceo "Aldo Moro" di Reggio Emilia (Malavasi - PD-IDP); Intendimenti in materia di riforma del mercato della distribuzione dei carburanti e iniziative volte a contrastare il fenomeno dell'elusione dell'obbligo di ricorso alla contrattazione collettiva nella definizione dei rapporti fra titolari e gestori degli impianti (Peluffo – PD-IDP); Iniziative, anche normative, volte a chiarire il regime delle equipollenze e delle affinità delle discipline per la partecipazione degli specializzandi ai concorsi per dirigente medico (Marianna Ricciardi – M5S); Iniziative di competenza volte a garantire l'incolumità e la sicurezza pubblica nelle operazioni di smaltimento dei rifiuti del Sin di Crotone, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'esercizio di poteri sostitutivi (Baldino – M5S).
Per il Governo è intervenuta la Sottosegretaria di Stato per l’Istruzione e il merito, Paola Frassinetti.
Per il Governo è intervenuta la Sottosegretaria di Stato per l’Istruzione e il merito, Paola Frassinetti.
XIX LEGISLATURA
307^ SEDUTA PUBBLICA
Venerdì 14 giugno 2024 - Ore 9,30
Svolgimento di interpellanze urgenti (vedi allegato).
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Svolgimento di interpellanze urgenti.
- Iniziative di competenza in ordine alla distribuzione di materiale didattico di stampo revisionista sulla Resistenza da parte di una docente del liceo "Aldo Moro" di Reggio Emilia - n. 2-00392
- Intendimenti in materia di riforma del mercato della distribuzione dei carburanti e iniziative volte a contrastare il fenomeno dell'elusione dell'obbligo di ricorso alla contrattazione collettiva nella definizione dei rapporti fra titolari e gestori degli impianti - n. 2-00383
- Iniziative, anche normative, volte a chiarire il regime delle equipollenze e delle affinità delle discipline per la partecipazione degli specializzandi ai concorsi per dirigente medico - n. 2-00393
- Iniziative di competenza volte a garantire l'incolumità e la sicurezza pubblica nelle operazioni di smaltimento dei rifiuti del SIN di Crotone, anche valutando la sussistenza dei presupposti per l'esercizio di poteri sostitutivi - n. 2-00394
- Sui lavori dell'Assemblea
- Organizzazione dei tempi di esame di proposte di legge
- Interventi di fine seduta
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Malavasi ed altri n. 2-00392 .
Chiedo alla deputata Manzi se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.
IRENE MANZI(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Illustro l'interpellanza. La ringrazio e saluto la Sottosegretaria presente. Con le colleghe Braga e Malavasi, abbiamo sentito l'urgente necessità di presentare un'interpellanza rispetto ad un fatto - molto grave, a nostro avviso - che si è realizzato a Reggio Emilia presso il liceo scientifico “Aldo Moro”. Molto grave perché una docente ha distribuito tra gli studenti della classe quinta del materiale didattico non solo discutibile, ma dal contenuto decisamente grave, di stampo revisionista, che mette in discussione non solo il ruolo e l'importanza della Resistenza nella costruzione del percorso e del processo identitario, democratico e repubblicano del nostro Paese, ma mette in discussione anche il ruolo delle donne all'interno della Resistenza, considerandolo quasi una “invenzione” della storia.
Questo materiale, queste frasi deliranti, mi si passi il termine, erano unite anche a un profondo stravolgimento dei contenuti, dei princìpi e degli obiettivi dell'Agenda 2030, prodotta dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015, definiti addirittura strumenti di manipolazione e di controllo. Noi pensiamo che questo tipo non solo di materiale didattico, ma di idee che vengono propagandate, in questo caso, all'interno di una scuola, tra gli studenti, siano idee molto, molto gravi e pericolose. Proprio per questo, tra l'altro, alla diffusione di questo materiale ha fatto seguito anche una reazione molto ferma e molto decisa da parte dei colleghi stessi della docente, che non sembra nuova, devo dire, a questo tipo di dichiarazioni e affermazioni.
Docenti che si sono non solo, ovviamente, dissociati dalle parole e dal contenuto del materiale diffuso dalla loro collega, ma che hanno, in questo caso, condannato in modo molto fermo il materiale stesso. Il dirigente scolastico risulta avere avviato una serie di approfondimenti e di verifiche. E noi, in questa sede, vogliamo sapere, attraverso la nostra interpellanza, quali saranno le azioni che l'Ufficio scolastico e il Ministero, tramite l'Ufficio scolastico, intenderanno porre in essere.
Perché? Perché noi riteniamo che quelle affermazioni siano gravi in via generale e lo sono ancora di più, tra l'altro, in una città come Reggio Emilia, che ha pagato un prezzo molto doloroso e molto pesante alla lotta di liberazione nazionale. Cito su tutti, in questo caso, l'esempio fulgido dei fratelli Cervi, l'esempio importante di divulgazione della storia e della memoria che Casa Cervi, tra l'altro, fa quotidianamente e costantemente in quei territori. Reggio Emilia è medaglia d'oro al valor militare e, quindi, queste parole hanno risuonato in maniera ancora più dirompente e ancora più forte in una realtà che si fonda sull'antifascismo.
La docente ha difeso il proprio operato, dicendo che mira, in realtà, a diffondere il pensiero critico tra gli studenti. In realtà, la Resistenza non è un'opinione, mi verrebbe da dire; la Resistenza è un pilastro e un fatto fondativo della nostra storia democratica e repubblicana, la Resistenza è l'antifascismo in questo caso.
Quindi, proprio per questo motivo riteniamo che questo tipo di azioni non possano essere fatte passare sotto silenzio e meritino e necessitino un approfondimento, proprio perché alla docente, che definisce, appunto, la sua come un'azione che mira a diffondere il pensiero critico, mi verrebbe da rispondere proprio con le parole, con le frasi di Alcide Cervi, il padre dei fratelli Cervi: “Mi hanno sempre detto: tu sei una quercia che ha cresciuto sette rami, e quelli sono stati falciati, e la quercia non è morta (...). Ma guardate il seme, perché la quercia morirà, e non sarà buona nemmeno per il fuoco. Se volete capire la mia famiglia, guardate il seme. Il nostro seme è l'ideale nella testa dell'uomo”. È l'ideale, appunto, che fonda, in questo caso, il valore che si dovrebbe far conoscere e, anzi, divulgare tra le più giovani generazioni, per spiegare quella che è stata la storia del nostro Paese, quella che è stata la terribile occupazione nazifascista che le nostre terre e i nostri comuni hanno vissuto, con le stragi nazifasciste che tanti luoghi d'Italia in quegli anni terribili hanno vissuto, e l'esperienza, ancora prima, della dittatura fascista.
Poi, c'è un altro fatto molto grave che quel materiale che è stato diffuso in realtà realizza, cioè la messa in discussione del grande contributo che le donne partigiane hanno dato alla Resistenza, dicendo, appunto, che sarebbe quasi un fotomontaggio, un'invenzione degli eserciti alleati, che le hanno costruite ad arte. Anche qui mi appello alla storia e mi appello ai numeri, in questo caso: sono state 35.000 le donne partigiane e 70.000 hanno fatto parte dei gruppi di difesa della donna; 4.653 donne furono arrestate, 2.812 furono fucilate e impiccate, 1.070 caddero in combattimento e 19 furono insignite della medaglia d'oro al valor militare. Sono tutte riunite sotto quella frase di Tina Anselmi, una di loro, tra l'altro, convinte del fatto che per cambiare il mondo bisognava esserci; e loro ci furono e non furono in alcun modo un'invenzione della storia. Furono delle combattenti, contribuirono attivamente a quello che sarebbe stato poi il percorso che sulle spalle e nei visi delle 21 costituenti avrebbe consentito un passo di emancipazione, un passo profondo in avanti nella storia del nostro Paese.
Ebbene, di fronte a queste parole, noi avremmo voluto assistere, per la verità, a una condanna anche abbastanza ferma del Ministro Valditara, che del resto è sempre piuttosto solerte nell'intervenire quando si tratta di ispezioni o di azioni rispetto a singole scuole, come abbiamo visto nella vicenda - che è stata oggetto, tra l'altro, di una interpellanza qui in Aula - dell'istituto Iqbal Masih, di Pioltello, dove addirittura ha iniziato un'azione abbastanza veemente anche nei confronti di quel dirigente scolastico che, a seguito delle polemiche e della propaganda anche politica che si è costruita, ha ricevuto minacce gravi e pesanti che hanno minato la serenità di quella comunità scolastica.
Di fronte a questo noi avremmo voluto leggere una dichiarazione di ferma condanna da parte del Ministro, magari in linea anche con le parole che il dirigente scolastico di quell'istituto ha pronunciato, dicendo proprio che stava operando non solo i doverosi approfondimenti per accertare quanto accaduto ma soprattutto volendo cogliere l'occasione per condannare fermamente il contenuto inaccettabile di quei fogli, ribadendo con chiarezza l'altissimo valore della Resistenza e il contributo dato dalle donne quale elemento fondante della Costituzione e della Repubblica italiana, riconoscendo altresì l'antifascismo come principio in cui il liceo “Aldo Moro” si riconosce da tempo.
Noi avremmo voluto sentire parole analoghe da parte del Ministro e, invece, abbiamo purtroppo letto soltanto un stizzito sul profilo del Ministro stesso, che, in polemica con la FLC CGIL che aveva chiesto una presa di posizione netta in merito, ha risposto che non abbiamo bisogno degli inviti offensivi, strumentali e denigratori della CGIL per intervenire a difesa della verità storica e della Costituzione repubblicana. Però, avremmo voluto sentire, magari, più che una reazione un'azione e, quindi, una difesa dei valori costituzionali.
Avviandomi alla conclusione, pensiamo che questo tipo di azioni vadano fermamente e severamente stigmatizzate all'interno delle scuole e all'interno degli istituti, diffondendo e divulgando quello che è il valore e il contenuto della nostra storia. Il Ministero stesso ha avviato e rinnovato un protocollo con l'Istituto “Parri” in questo senso, che è fondamentale e importante per l'azione di memoria rispetto alle generazioni più giovani e non soltanto rispetto ad esse. Però, non possiamo fare a meno di notare una cosa, ossia che è in atto una profonda sottovalutazione di quelli che sono fatti tragici della nostra storia e, purtroppo, lo abbiamo visto all'opera anche in queste ultime ore all'interno di quest'Aula. Abbiamo visto delle violente aggressioni e abbiamo visto sottovalutazioni pesanti di azioni - e l'abbiamo visto, purtroppo, anche nella recente campagna elettorale che ha segnato le elezioni europee - di squadre come la Xa MAS. Noi pensiamo che certi atti e certe pagine della storia vadano conosciuti e ne vadano riconosciuti, appunto, il senso e le conseguenze che essi hanno prodotto.
Proprio per questo, attraverso l'interpellanza che abbiamo voluto presentare, noi vorremmo sapere davvero dal Ministero come si stia attivando e come si stia muovendo e, magari, vorremmo sentire anche da parte del Ministro - e di questo spero che la Sottosegretaria si farà parte attiva - delle parole di condanna ferma e netta rispetto a materiale inqualificabile che è stato trasmesso, che è stato diffuso tra gli studenti e rispetto a ogni atto che sia diretto, in qualche modo, a sminuire il valore della nostra storia e della memoria fondativa della nostra Repubblica. Ciò proprio perché - torno a ribadirlo - la Resistenza e la lotta di liberazione nazionale non sono un'opinione che può essere oggetto o meno di senso critico in questo caso, ma un pilastro fondativo che le stesse frasi che sono riportate alle sue spalle, all'interno di quest'Aula, ci ricordano ogni giorno e in ogni momento, come monito perenne di quella che è la nostra storia, di quello che è quel seme cui faceva riferimento proprio Alcide Cervi, su cui poggiano le nostre istituzioni .
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere.
PAOLA FRASSINETTI,Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli colleghi per questa interpellanza. In merito alla vicenda del liceo scientifico “Moro” di Reggio Emilia rispondo con gli elementi forniti dall'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna.
Il dirigente del liceo in argomento, in data 5 giugno scorso, ha provveduto a inviare segnalazioni all'ufficio territorialmente competente di quanto verificatosi nella giornata precedente in una classe quinta, nella quale la docente di italiano avrebbe diffuso un volantino dai contenuti negazionisti nei confronti di alcuni aspetti della Resistenza italiana e contenente un'aperta sconfessione degli obiettivi previsti dall'Agenda 2030.
Conseguentemente, ritenendo che dalla condotta della docente potessero emergere possibili elementi di rilevanza disciplinare, è stato avviato il relativo procedimento, con audizione a difesa fissata nei termini normativi prescritti. Al contempo, il dirigente ha ritenuto opportuno procedere alla sostituzione della docente quale commissario interno degli esami di Stato.
Inoltre, il dirigente scolastico ha pubblicamente preso le distanze dall'iniziativa intrapresa dalla docente mediante una dichiarazione resa alla stampa locale, con la quale ha ritenuto di esprimere il suo disappunto per l'operato della stessa.
Concludo rassicurando sul fatto che, come testimoniano le attività già svolte dagli organi competenti, il sistema scolastico contiene già al suo interno le procedure necessarie a garantire agli studenti il rispetto della costituzionale libertà di insegnamento.
PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria, anche se non posso ritenermi soddisfatta e ne spiego il motivo.
Io credo che abbia operato benissimo il dirigente scolastico, il professor Cenini, che, già come ricordava la collega Manzi, immediatamente ha condannato e stigmatizzato il comportamento e le azioni messe in campo dalla docente. L'abbiamo letto tutti a mezzo stampa e ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con lui, essendo io del territorio di Reggio Emilia, così come ha fatto benissimo l'ufficio scolastico territoriale, provinciale ad attivarsi per un procedimento interno nel supportare anche questa attività del dirigente scolastico. Bene ha fatto il dirigente scolastico a sostituire per gli esami di Stato la docente, visto che il fatto è accaduto comunque alla fine dell'anno scolastico e non ci sarebbero stati altri spazi nell'anno stesso per intervenire con altri tipi di sanzioni. Quello che mi dispiace è non sentire, nemmeno oggi, nella risposta che ha dato la Sottosegretaria, che ovviamente ringrazio, una condanna rispetto a quanto è successo in quella scuola, che è una cosa ben più importante rispetto a una sanzione amministrativa con riferimento al comportamento della docente.
Riprendo alcune cose che molto correttamente la collega Manzi, che ringrazio, ha illustrato, perché non può essere che la condanna venga solo dal dirigente scolastico, dall'ufficio scolastico, dagli studenti, che hanno allertato il proprio dirigente, e dai docenti di quella stessa scuola, che hanno condannato e preso le distanze da quel comportamento. Infatti, deve essere il Ministro che dice una parola chiara rispetto a quanto è successo, anche perché siamo stati abituati a vedere un Ministro che interviene e prende posizione nelle nostre scuole contro fatti, che, dal suo punto di vista, non rispettano coerentemente i parametri e i confini nei quali le nostre scuole si devono muovere.
Dico questo perché distribuire materiale didattico che attacca l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, sostenendo che, come reale obiettivo, non avrebbe quello di promuovere lo sviluppo sostenibile, ma quello di sostenere le vaccinazioni forzate, controllare le risorse, razionalizzare l'acqua, utilizzare la scuola come strumento di massa, significa diffondere affermazioni gravi, ancor più gravi se, in aggiunta, si tende a definire la Resistenza, come ha ricordato la collega, un'invenzione.
Riporto, in quest'Aula, che cosa c'era scritto in quel volantino (apro le virgolette e riporto testualmente): “Partigiane ne abbiamo? No, pare proprio di no ed allora che si fa? Si prendono tre tizie” - neanche tre donne, tre “tizie” - “e le si arma per fare la foto (…): la prima a destra ha un fucile forse un po' troppo lubrificato e perciò ha un fazzoletto o un giornale per non sporcarsi (…). Al centro, non sapendo come impugnarlo, decide di trascinare il fucile tenendolo come un ombrello (…). Bella foto che conferma una Resistenza nata dopo l'8 settembre del ‘43, pagata dagli Alleati, inventata come questa foto”.
È evidente che l'assunto di questa docente è che la Resistenza sia stata fondamentalmente una creazione degli Alleati e da loro finanziata.
Si tratta di un'affermazione assolutamente inaccettabile ed è gravissimo che venga fatta da un insegnante, perché è come un tentativo di revisionismo, di riscrittura della storia - così anche i docenti l'hanno descritta -, un esercizio sbagliato, che va condannato senza tentennamenti, e il primo che la deve condannare è il Ministro che giura sulla nostra Costituzione, che è nata dalla guerra di liberazione e dalla Resistenza.
Sappiamo bene come Reggio Emilia abbia dato un contributo importante a quella lotta di resistenza, alla liberazione del nostro Paese e sappiamo bene che la storia della nostra Repubblica è una sola: è quella di una Repubblica scelta dai suoi cittadini con un referendum a seguito del quale è stata scritta la nostra Carta costituzionale, nata dalla Resistenza. Lì, c'è il cuore della nostra Repubblica. Nella difesa dei valori costituenti e della nostra Resistenza c'è il cuore della nostra storia, di un'Italia antifascista, che nasce dalla nostra Costituzione. Questo è il perimetro dei valori che dobbiamo insegnare ai nostri giovani e un insegnante ha il diritto e il dovere di esercitare la propria missione educativa, nel rispetto delle leggi dello Stato e della sua e della nostra storia.
Dico questo, perché la vicenda ha colpito, non solo, la comunità scolastica, ma l'intera comunità reggiana che, come ho detto, ho l'onore di rappresentare in quest'Aula. Avrei voluto sentire parole ferme dal Ministro, proprio perché l'abbiamo sempre visto, come diceva giustamente la collega Manzi, molto solerte ad intervenire, ben al di là e intervenendo anche sull'autonomia scolastica per altri fatti.
La collega ha già ricordato quanto è successo, e abbiamo discusso anche in quest'Aula dell'istituto Iqbal Masih di Pioltello, dove il consiglio d'istituto aveva deciso, un anno fa, di deliberare un giorno di chiusura nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica. Tanta solerzia aveva generato una grancassa mediatica che ha messo in pericolo il dirigente, che è stato minacciato, e la serenità di un'intera comunità scolastica. Ma, forse, l'autonomia scolastica vale a fasi alterne o a convenienza, oserei dire, anche perché abbiamo visto lo stesso atteggiamento del Ministro riguardante il liceo Leonardo da Vinci di Firenze, quando ha pubblicamente censurato con toni intimidatori la lettera della dirigente scolastica che voleva spronare i suoi studenti a non essere indifferenti rispetto alla violenza che portò al fascismo. La dirigente, anche in questo caso, è stata biasimata, mentre non è stata pronunciata una sola parola contro l'aggressione di Azione Studentesca ai liceali, che hanno spinto poi la preside a muovere quella riflessione.
Il Ministro ha definito, infatti, quella lettera del tutto impropria; si è dispiaciuto di leggerla. Cito testualmente: “Sono iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole; se l'atteggiamento dovesse persistere, vedremo se sarà necessario prendere misure”. Quindi, mi chiedo se non sia questa un'iniziativa strumentale che esprime una politicizzazione grave della nostra storia, molto più grave del fatto a cui il Ministro fa riferimento e se, in questo caso non abbia sentito il dovere etico e morale di intervenire per condannare questi fatti.
La politicizzazione a cui il Ministro fa riferimento si verifica solo quando si affrontano temi che lui non condivide? E per il Ministro - mi chiedo - va bene censurare un esercizio attento alla memoria, un discorso civile rivolto ai giovani, ai cittadini in formazione, ma non va bene censurare pubblicamente una docente che dice che la Resistenza è un'invenzione e che le partigiane non sono mai esistite, una docente che rilancia tesi complottiste e paccottiglia negazionista e revisionista? Lo avrei chiesto volentieri al Ministro e mi scuso con la Sottosegretaria che ascolta le nostre riflessioni. Tramite lei, ovviamente, sono certa che le nostre domande non rimarranno inascoltate. Mi spiace davvero non averglielo potuto chiedere, perché abbiamo bisogno di capire se il Ministro abbia intenzione con equità di tutelare sempre la nostra comunità scolastica, le nostre scuole pubbliche, il ruolo prezioso che svolgono i dirigenti, che sono i suoi principali collaboratori. Il Ministro pare scelga, di volta in volta, di scegliere; pare scelga, di volta in volta, se una scuola merita o non merita la sua attenzione e quale tipo di attenzione, se un docente merita o no un'ispezione, una lettera di biasimo, una lettera di richiamo, insomma, reazioni dettate da convinzioni ideologiche e politiche del Ministro.
Mi domando francamente se tutto ciò sia possibile in un Paese democratico e che riflessi abbia questo atteggiamento nell'organizzazione della nostra scuola. Purtroppo, fino a pochi anni fa non si sarebbe fatto, non si sarebbe sentito. Nessuno avrebbe avuto l'ardire di professare revisionismi pseudo fascisti di questa natura. Evidentemente, oggi, c'è più coraggio, perché si è creato un clima favorevole nel nostro Paese. Lo ricordo, però, ancora una volta: la nostra è una Costituzione ed è repubblicana e antifascista e lo sarà per sempre. Non è corretto parlare di libertà di pensiero e di parola in questo caso, qui si parla di libertà di dire scempiaggini, di dire sconcezze, di dire falsità. Da un Ministro della Repubblica che ha giurato sulla Costituzione questo mi sarei aspettata: una difesa senza tentennamenti delle nostre radici democratiche, per un Paese che deve avere una memoria sempre più limpida e sempre più forte.
La memoria, infatti, non è una camicia di forza: è un pensiero vivo, vivificante, è una chiave importante per guardare al futuro, è uno strumento per insegnarci quali sono le parole e i valori che devono contare e sta prima di tutto al Ministro e, ovviamente, a tutti noi cittadini assumerci la responsabilità della nostra storia repubblicana. La scuola ha bisogno di un Ministro - e concludo - che promuova il rispetto, il dialogo e la conoscenza. Non posso, quindi, in questa occasione ringraziarlo e mi dispiace molto non aver sentito, anche in questa risposta, se non un'informativa tecnica su procedimenti, che sono correttissimi. Ringrazio, ancora una volta, il dirigente Cenini e il responsabile dell'ufficio scolastico territoriale di Reggio Emilia, il professor Bernardi, per essersi attivati immediatamente, ma non ci accontentiamo. Continueremo a sollecitare, a vigilare sull'azione del Ministro, perché la cura della memoria e della nostra storia non può essere affidata solamente a studenti, a docenti, a un'intera comunità che, per fortuna, hanno avuto il coraggio, in modo compatto, di reagire per difendere la nostra storia su cui si fonda la nostra Repubblica .
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Peluffo ed altri n. 2-00383 .
Chiedo all'onorevole Peluffo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi deputati, come dice l'interpellanza urgente a mia prima firma, che ho presentato con i colleghi Braga, Serracchiani, Casu ed altri, riguarda il mercato della distribuzione dei carburanti, il quale, Presidente, riveste un ruolo strategico per l'economia del nostro Paese: vale circa 45 miliardi di euro all'anno di fatturato complessivo; tra l'altro, due terzi costituiscono gettito erariale, per cui questo, a maggior ragione, significa l'importanza strategica di questo settore anche per le casse dello Stato; e riguarda inoltre quasi 100.000 lavoratori, fra titolari, collaboratori, dipendenti, che sono occupati in oltre 21.000 impianti nella rete ordinaria e circa 450 aree di servizio autostradali.
È un settore che da tempo ha bisogno di un intervento legislativo di riforma che deve, innanzitutto, riguardare la necessità di razionalizzare e ammodernare la rete di distribuzione, nonché potenziare i punti di vendita con nuovi vettori energetici, che siano alternativi a quelli tipicamente petroliferi per sostenere la transizione ecologica. È necessario per combattere il fenomeno dell'illegalità sempre più diffusa che, da una parte, dà origine a un ingente danno erariale (è stato calcolato da diversi organi di controllo, che hanno svolto indagini in merito, che è di circa 13 miliardi di euro ogni anno) e, dall'altra parte, continua a causare un sempre maggiore e grave arretramento delle condizioni di lavoro degli operatori nel settore sia in termini di precarizzazione che di sicurezza; e ciò, in conseguenza delle manifeste violazioni, anche con modalità, a volte, semplicemente elusive della normativa che regola obbligatoriamente la contrattualistica tra gestori e proprietari degli impianti, titolari di autorizzazione, concessione, fornitori in esclusiva dei prodotti carburanti.
A questo proposito, Presidente, è bene tenere in considerazione che la spina dorsale della rete di distribuzione è sostanzialmente condotta dai gestori. Si tratta di piccole e piccolissime imprese di gestione, spesso a conduzione familiare, che, a loro volta, impiegano, ciascuna, un certo numero di addetti, inquadrati all'interno del contratto collettivo nazionale di lavoro del commercio.
Questi gestori sono classificati formalmente come soggetti autonomi, ma, tenuto conto del contesto molto particolare in cui operano - basti ricordare lo squilibrio contrattuale che li lega ai proprietari degli impianti, ai titolari di autorizzazione, concessione, fornitori in esclusiva di carburanti - sono considerati dalla giurisprudenza consolidata come lavoratori parasubordinati e dalla normativa generale vengono classificati come microimprese, quindi parificati, da un lato, ai consumatori, oltre che soggetti titolari di un rapporto di dipendenza economica, secondo l'articolo 9 della legge n. 192 del 1998, rispetto alla propria controparte contrattuale.
Per queste ragioni, il legislatore ha sempre cercato di tutelare il soggetto contraente debole, interponendo la negoziazione collettiva obbligatoria dell'organizzazione di categoria rispetto al confronto diretto con il singolo gestore. Quindi, negoziazione a cui viene affidata la definizione delle condizioni economiche e normative del rapporto contrattuale nel suo complesso, oltre che la funzione di tipizzare tipologie contrattuali nuove. Il rispetto di tale legislazione non è, però, presidiato attualmente da un'adeguata penalizzazione per i comportamenti difformi.
Rispetto a queste complessità del sistema, il Governo ha annunciato che sarebbe intervenuto con una riforma complessiva. Peraltro, Presidente, lo aveva fatto, a valle di un intervento di gennaio dello scorso anno, del 2023, un decreto che interveniva rispetto all'aumento del costo dei carburanti, introducendo il cosiddetto prezzo medio regionale, che, poi, è stato oggetto di ricorso al TAR da parte dei gestori, che hanno vinto; il Governo si è appellato al Consiglio di Stato, ma ha perso anche lì, dimostrando, quindi, l'inutilità di quel decreto. Ebbene, a valle di quel decreto, il Governo aveva detto che sarebbe intervenuto con una riforma complessiva, con il coinvolgimento di tutti gli operatori, con un tavolo che si è insediato lo scorso agosto.
Il 15 maggio scorso, Presidente, il Ministro Urso, a valle di questo lavoro, con il collega Pichetto Fratin, ha comunicato le linee guida di un disegno di legge di prossima approvazione. Forse hanno atteso le elezioni europee; quando hanno presentato le , c'è stata una giusta reazione da parte di tutte le associazioni di categoria, anche perché, in dettaglio, se pure in estrema sintesi, nelle presentate ci sono alcuni elementi che balzano subito all'occhio.
Primo elemento. Sul piano della sicurezza ambientale non viene previsto alcun obbligo a carico dei proprietari degli impianti volto a verificare e certificare che non ci siano dispersioni nel terreno di prodotti petroliferi atti ad inquinare le falde acquifere. È evidente che, trattandosi spesso di impianti con oltre 35 anni, sia assolutamente necessaria una bonifica profonda di tali impianti. Al contrario, viene prevista una regalia di svariate migliaia di euro per i proprietari di impianti destinati alla chiusura, perché inefficienti o già fuori norma, a cui viene chiesto non di bonificare il sito, ma semplicemente di inertizzare i serbatoi, e questo non assicura in alcun modo la tutela ambientale e lascia, tra altro, inutilizzabile il sito.
Secondo elemento. Sul piano della tutela dei consumatori e della conoscibilità dei prezzi, viene cancellato l'obbligo di esporre il differenziale di prezzo praticato dal medesimo punto di vendita tra rifornimento in e quello servito. Credo che questo lo abbiamo tutti presente, perché, ogni volta che andiamo a far benzina, sappiamo che ci sono due prezzi, due pompe distinte, una per il e l'altra per il servito, con una differenza significativa. Quindi, nel momento in cui arriviamo alla pompa, non ci sarebbe più questa differenza e questo significherebbe anche trovarsi nelle condizioni di avere un prezzo alla pompa molto più alto.
Terzo elemento. Per quanto riguarda, infine, la necessità di contrastare le violazioni delle norme cogenti che regolano i contratti di lavoro e di gestione, il provvedimento preannunciato intende offrire una vera e propria sanatoria per i proprietari degli impianti, titolari di autorizzazioni e fornitori in esclusiva dei carburanti che in questi anni hanno adottato e stanno adottando comportamenti elusivi, quando non palesemente illegittimi, sottraendosi immotivatamente alla contrattazione collettiva delle organizzazioni di categoria.
Questi sono tre - ce ne sarebbero anche altri, Presidente - elementi di criticità che sono emersi rispetto alla bozza che è stata presentata.
Quello che volevo mettere in evidenza, Presidente, avviandomi alle conclusioni, è che il Parlamento ha fatto un lavoro rispetto a questo percorso. Infatti, mentre il Ministro annunciava il tavolo - che poi è durato più di un anno -, la Commissione competente, la X Commissione (Attività produttive), discuteva e poi arrivava all'approvazione di tre risoluzioni in merito: una a mia prima firma, una della collega Appendino e una del collega Zucconi di Fratelli d'Italia. Tutte e tre le risoluzioni, per quanto riformulate su richiesta del Governo, sono state approvate, e tutte e tre contenevano alcuni elementi che, anche qui, richiamo in maniera molto sintetica.
Il primo: prevedere l'introduzione di misure volte ad assicurare, da parte dei titolari dei punti vendita carburanti, l'adozione di ogni necessario accorgimento volto a garantire la massima sicurezza ambientale. Il secondo: favorire ulteriori misure volte a consentire la determinazione del prezzo finale al consumatore, garantendo una vera concorrenza dei prezzi e l'accesso uniforme a beni e servizi. Il terzo: contrastare l'elusione dell'obbligo di contrattualistica previsto dalla normativa di settore per tutti i titolari di autorizzazione.
È evidente che le , quindi, l'impianto del disegno di legge in via di approvazione presentato dal Governo sia in contrasto, non solo in ragione delle criticità emerse, ma anche del lavoro che è stato fatto dal Parlamento. Per questo, l'interpellanza intende chiedere, rispetto a quanto presentato in tale riunione e a quelli che sono gli intendimenti del Governo, come pensa di intervenire per impedire condotte elusive in merito ai rapporti contrattuali e di lavoro, anche allo scopo di consentire il progressivo ripristino di generalizzate condizioni di legalità complessiva .
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere.
PAOLA FRASSINETTI, Grazie, Presidente. Onorevole Peluffo, in risposta alla sua interpellanza, si desidera innanzitutto sottolineare che, con le riforme già attuate nel comparto dei carburanti, stiamo raggiungendo gli obiettivi che ci eravamo posti. È di qualche giorno fa la notizia che i prezzi medi alla pompa dei carburanti hanno raggiunto i nuovi minimi: infatti, il costo del gasolio registrato è stato il più basso dal luglio 2023, quello della benzina dal febbraio 2024.
Gli impegni assunti in sede di Commissione attività produttive, il 25 ottobre 2023, non sono in alcun modo opposti a quanto sarà contenuto nel nuovo disegno di legge di prossima approvazione e presentato il 15 maggio 2024 alle associazioni di settore. Queste ultime, peraltro, hanno dichiarato pubblicamente apprezzamento rispetto alle misure contenute nel disegno di legge, il quale è concepito per rafforzare la regolamentazione del mercato della distribuzione dei carburanti, con l'obiettivo di tutelare l'ambiente, i consumatori e i lavoratori del settore.
Ricordo, infatti, che si tratta di un provvedimento lungamente atteso dalle categorie produttive e su cui avevamo preso impegno proprio quando, all'inizio dello scorso anno, iniziammo un confronto significativo con i rappresentanti del settore per l'applicazione del decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti. In particolare, l'intervento normativo si basa su tre pilastri: la regolamentazione del regime delle autorizzazioni per l'attività di distribuzione dei carburanti; la disciplina dei rapporti contrattuali in tema di gestione degli impianti di distribuzione; la razionalizzazione e riconversione della rete distributiva urbana ed extraurbana.
Si fa presente che il predetto disegno di legge sarà volto a integrare il quadro normativo vigente, ponendosi come obiettivo quello di adottare iniziative in grado di contrastare le criticità del settore della distribuzione dei carburanti, i cui fattori di debolezza rischiano di aggravare le condizioni economiche e occupazionali degli operatori, oltre ad adottare disposizioni di razionalizzazione in materia di distribuzione dei carburanti.
Circa gli specifici aspetti di sicurezza ambientale, in particolare, la proposta normativa mira alla definizione delle modalità di dismissione degli impianti, da effettuarsi mediante la sua messa in sicurezza e l'isolamento delle matrici nel sito interessato, con la rimozione delle infrastrutture fuori terra non funzionali alla nuova stazione di ricarica di veicoli elettrici, la rimozione dei fondami e degli eventuali prodotti residui presenti nei serbatoi afferenti all'impianto, nonché la inertizzazione dei serbatoi interrati dei carburanti dismessi e delle relative condotte. Restano comunque a carico del titolare le eventuali attività e i relativi costi legati al disinquinamento dell'area e alla relativa bonifica.
Infine, il disegno di legge è anche volto a implementare un “sistema di autorizzazioni rafforzate” in materia di distribuzione di carburanti, con l'introduzione di requisiti aggiuntivi di natura soggettiva, nonché tecnico-organizzativi ed economici dei titolari degli impianti, questo proprio per rafforzare il contrasto ai comportamenti illegali e garantire l'affidabilità dei soggetti che operano sul territorio nazionale nelle attività di distribuzione dei carburanti, in modo da assicurare la competitività tra gli stessi a beneficio della concorrenza e dei consumatori.
In relazione all'obiettivo di rafforzare le condizioni di legalità per l'esercizio dell'attività, con particolare riferimento alla tutela della figura del gestore dell'impianto, generalmente parte debole del rapporto, il disegno di legge prevede, sia per le nuove autorizzazioni che per le autorizzazioni in corso, il requisito della regolarità contributiva, nonché l'applicazione dei contratti dei lavoratori dipendenti e del CCNL di settore. Infine, si prevedono disposizioni per la definizione di una specifica disciplina del contratto di appalto da applicare nel settore della distribuzione dei carburanti, oltre all'automatica applicazione di disposizioni integrative nel caso di mancata stipulazione degli accordi economici tra titolari e associazioni di categoria.
PRESIDENTE. L'onorevole Peluffo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria Frassinetti, che ha letto la risposta predisposta dal MIMIT. Comprendo, evidentemente, l'intento del Governo di ottimizzare i tempi, e quindi è stato chiesto alla Sottosegretaria Frassinetti di fare anche questa parte delle interpellanze urgenti. Certo, Presidente, rispetto a un Ministro, Urso, e un Sottosegretario, Bitonci, che per un anno e mezzo hanno detto che questa sarebbe stata una grande riforma di settore, l'hanno presentata dopo un anno e mezzo alle parti e hanno sempre detto che avrebbero ascoltato il Parlamento e che con esso si sarebbero confrontati, non essere presenti oggi credo che, in realtà, sia in linea con lo stile, la cifra, la postura e il comportamento del Ministro Urso, che, nei momenti salienti del confronto con il Parlamento, non c'è mai.
Tuttavia, ci saranno indubbiamente altre occasioni. Intanto, mi faccia dire che nella risposta c'è un passaggio abbastanza interessante, per non dire surreale, nel quale si fa riferimento alle reazioni degli operatori del settore che hanno giudicato positivamente la riforma. Qui ho la nota congiunta di Faib, Fegica e Figisc - che sono le tre organizzazioni principali dei gestori - del 27 maggio 2024, quindi poco dopo la presentazione di quelle . Le leggo solo l'inizio: “Un anno e mezzo di annunci che promettono di restituire regole ad un settore intriso di illegalità (…) e inefficienza (…). E, al dunque, gli annunci rimangono annunci”. Quindi, mi sembra che, per quanto riguarda i gestori, non ci siano state - come detto nella risposta - un'adesione e una risposta positiva. Anzi, nel prosieguo del comunicato si entra nel merito e nel dettaglio. Il secondo punto, Presidente, è che, sempre nella risposta, si dice che quanto presentato il 15 maggio, e, quindi, quello che dovrebbe essere il disegno di legge che vedremo una volta approvato, non è in contraddizione con le risoluzioni parlamentari. Prima ho citato tre elementi comuni di tutte e tre le risoluzioni, non solo le due dell'opposizione, ma anche quella di maggioranza, rispetto alle quali c'è un evidente contrasto con quanto presentato.
Tuttavia, anche in questo caso penso che il Parlamento abbia fatto un lavoro su questo; a partire dalla Commissione, che ha fatto un lavoro in termini di audizioni, di confronto, anche trovando una non semplice convergenza arrivando al voto comune di maggioranza e opposizione su tutte quelle tre risoluzioni, penso che i colleghi di maggioranza intenderanno far valere il lavoro che hanno svolto. Per quanto ci riguarda, immagino anche per le altre opposizioni, di sicuro intenderemo far valere il lavoro che abbiamo fatto per cui, in fase di approvazione del disegno di legge, quando verrà presentato, riproporremo le ragioni, gli argomenti e le proposte di quelle risoluzioni e penso che sarà interessante vedere anche che cosa diranno e faranno i colleghi di maggioranza.
Riprendo soltanto brevemente alcuni aspetti ulteriori perché c'era un riferimento nella risposta rispetto al decreto dello scorso gennaio del 2023, quello rispetto al quale i gestori hanno vinto due ricorsi. Il Governo ha tenuto in ballo appellandosi continuamente rispetto alla sanzione ricevuta. La cosa interessante è che in quelle è previsto il cosiddetto per cui, anziché l'obbligo di mettere il prezzo medio regionale in tutti gli impianti, si può illuminare tale con il proprio telefonino che rimanda alle differenze di prezzo. Era un emendamento presentato a quel disegno di legge dalle opposizioni, ma anche dalla maggioranza, respinto sdegnosamente dal Governo e, un anno dopo, il Governo lo propone. Anche qui: tanto tempo perso per niente.
C'è un aspetto che credo debba essere messo in evidenza, in riferimento alla risposta e alla proposta presentata, visto che parliamo della più grande rete di distribuzione in Europa. Ma questo non è un dato positivo: continuano a esserci troppi impianti, una parte dei quali viene definita anche nella proposta del Governo come fuorilegge; e sono 3.000, quindi non si capisce il perché non siano stati chiusi nel frattempo. E invece, per quanto riguarda gli altri 5.000, oggetto della razionalizzazione, non c'è nulla in termini di percorso e di incentivi. Se aveva un senso, un significato presentare una proposta di riforma complessiva era quello di indicare come arrivare a questa razionalizzazione, quindi quali percorsi e quali strumenti per la riduzione efficiente della rete.
Un altro aspetto è che non c'è niente per quanto riguarda l'accompagnamento della transizione energetica che è la sfida che si pone di fronte a tutti, emersa in tutte le audizioni svolte dalla Commissione. Anche qui c'è nel titolo, ma poi non vi corrispondono interventi e strumenti.
Non c'è nulla rispetto alla situazione di illegalità, emersa nelle audizioni e denunciata costantemente dai gestori, che riguarda la vendita clandestina dei carburanti, circa il 30 per cento del totale. Questo è l'altro aspetto su cui sarebbe necessario che in questa proposta ci fossero non solo parole chiare, ma anche interventi corrispondenti e coerenti.
Poi, per quanto riguarda l'aspetto ambientale, ho visto, con una nota quasi umoristica, che viene definita bonifica quella che prima ho richiamato, cioè l'inertizzazione. Ricordiamo che si tratta in buona sostanza - anziché fare la bonifica e restituire quell'impianto ad altro utilizzo - di gettare nei serbatoi interrati un po' di sabbia e brecciolino. Questa è l'inertizzazione. Quindi, non sappiamo che cosa rimane lì, non può più essere utilizzato ed è evidente anche in termini di danno ambientale.
L'altro aspetto che, con la proposta presentata, si troveranno i consumatori è che non ci sarà più l'indicazione dei due prezzi e servito, come ho richiamato anche in fase di illustrazione.
Infine, l'ultimo aspetto concerne la completa deregolamentazione dei rapporti di lavoro nel settore, perché, essenzialmente, l'unica proposta che c'è all'interno di quelle è quella sui contratti d'appalto. Abbiamo visto in altri settori che cosa significhi in termini di precarizzazione; in un settore come questo si tratterebbe di un ulteriore indebolimento dei soggetti deboli e, quindi, da questo punto di vista, sì, c'è una distanza siderale rispetto a quello che era posto dalle risoluzioni parlamentari. Anzi, si tratta esattamente dell'opposto.
Perciò, evidentemente, Presidente, vedremo quale sarà il testo del disegno di legge approvato, se verrà approvato o se è un altro di quegli annunci che va a scadere nel tempo. Però, io penso che, per quanto riguarda il lavoro delle opposizioni, faremo sentire ciò che è stato fatto in questo anno e mezzo e sarà anche un banco di prova per vedere la coerenza dei colleghi di maggioranza .
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marianna Ricciardi ed altri n. 2-00393 . Chiedo alla deputata Marianna Ricciardi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARIANNA RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, il sistema sanitario della Campania soffre di una grave carenza di personale sanitario da almeno dieci anni, riflettendo un nazionale che, però, qui da noi si è acuito particolarmente. So che molti colleghi che vivono in regioni del Nord stenteranno a credere a queste mie parole, però vi invito a verificare di persona. Il rapporto tra abitanti e personale sanitario in regione Campania è tra i più bassi d'Italia. Questo testimonia quanto sia intenso il lavoro di medici e infermieri napoletani e campani. La carenza di personale è di circa 10.000 unità, tra cui circa 2.000 medici e, per la maggior parte, infermieri. Proprio degli infermieri si parla davvero troppo poco, parlate troppo poco e fate ancora meno. Sbloccare le assunzioni sarebbe certo il minimo sindacale. Dare nuova attrattività alla professione infermieristica è quello che farebbe un buon Governo.
Un buon Governo nazionale e un buon governo regionale metterebbero in cima alla loro agenda politica il rinnovamento del settore della medicina di emergenza e urgenza, cioè dei pronto soccorso. La regione Campania ha bandito un concorso per assumere 363 nuovi medici destinati al pronto soccorso di Napoli e di altre città della Campania, ma ha individuato soltanto 62 candidati idonei. Le ragioni sono certo legate a diversi problemi: innanzitutto, il problema delle aggressioni sanitarie, che trova nei pronto soccorso, in particolare in quelli campani, uno dei luoghi più a rischio per il personale; sia la scarsa attrattività della professione del medico di medicina di emergenza e urgenza che non è valorizzata rispetto al carico di lavoro, rispetto alla retribuzione e al carico di responsabilità, un carico di responsabilità che è inimmaginabile per chi si è sempre e solo occupato di politica nella sua vita.
A soffrire sono sia i piccoli che i grandi pronto soccorso. Un andrebbe anche messo sui giovani medici che disertano in massa le scuole di specializzazione in medicina di emergenza e urgenza e preferiscono altre scuole, dove c'è una maggiore tranquillità e c'è una maggiore possibilità di conciliare la vita lavorativa e la vita privata, anche con riferimento alla possibilità di svolgere attività non solo nel pubblico, ma anche in libera professione.
Il pubblico è un datore di lavoro terribile che ti espone a rischi giudiziari e se lavori in pronto soccorso anche a rischi personali, per uno stipendio poi non commisurato.
Ma oltre a problemi di competenza governativa, anche la regione ci mette del suo per aggravare la situazione dei pronto soccorso. L'ufficio complicazione affari semplici del presidente De Luca pare lavorare incessantemente. Questi sono i fatti: qualche mese fa l'Asl Napoli 1 Centro ha indetto un concorso per medici specialisti in medicina interna e, in prima istanza, lo ha aperto anche a specializzandi della stessa branca e di branche affini ed equipollenti, così come previsto dalla normativa nazionale.
Ma, in corso d'opera, ha cambiato i criteri e escluso i medici specializzandi in branche affini ed equipollenti, in contrasto con la normativa nazionale.
Questo però non è stato l'unico caso. Come vi dicevo anche prima, c'è stato il caso del concorso regionale per 363 dirigenti medici di medicina di emergenza-urgenza da cui la Campania ha individuato soltanto 62 candidati idonei e sono stati esclusi 157 medici, per lo più specializzandi, iscritti a scuole di specializzazione in branche affini ed equipollenti. Tale esclusione, a mio avviso, è inaccettabile, in quanto è avvenuta in contrasto con la normativa vigente e nonostante i chiarimenti di una nota della direzione generale del Ministero della Salute (che è questa qui; è stato particolarmente complesso reperirla, certamente, non è stato facile). Si tratta di una nota dell'8 agosto 2019, in cui è espressamente precisato che possono essere ammessi alle procedure concorsuali anche specializzandi iscritti a scuole di specializzazione equipollenti o affini alla disciplina oggetto di concorso, come, di fatto, avviene in tutte le regioni d'Italia.
Quindi, siamo davvero all'assurdo: si cambiano le carte in tavola, dopo aver indetto un bando e senza una specifica base normativa che lo giustifichi. Da mesi, poi, il governatore della Campania, De Luca, denuncia la carenza di personale medico e ha ragione. Però, scusate, ma allora perché la più grande ASL della regione che governa rende più stringenti i criteri per assumere i medici, senza alcun plausibile motivo? Quindi, come funziona? Non ci sono medici, ma si rendono più stringenti i criteri per assumere quelli che abbiamo già? Siamo di fronte a burocrati incompetenti o si vuole aprire la strada ai medici gettonisti, alle cooperative e a tutto il giro d'affari che c'è intorno?
Per questo ho presentato un'interpellanza urgente al Governo, perché spero che, finché non dividerete l'Italia in tanti piccoli staterelli, quantomeno vi occuperete di evitare che le regioni agiscano in contrasto con la normativa nazionale .
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere. Prego, Sottosegretaria.
PAOLA FRASSINETTI,. Grazie, Presidente. Ringrazio anche l'onorevole interrogante.
In via preliminare, segnalo che, malgrado la richiesta di elementi sulla vicenda oggetto dell'atto parlamentare avanzata alle competenti autorità della regione Campania da parte del Ministero della Salute, non sono tuttora pervenute notizie di indicazioni concernenti le procedure concorsuali indette presso le ASL regionali, espressamente indicate nell'interpellanza.
Ciò premesso, per quanto di competenza del Ministero della Salute, ricordo che, per inquadrare la particolare tematica in questione, occorre far riferimento alla legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), che, al fine di consentire ai professionisti in formazione specialistica di accedere, il prima possibile, al Servizio sanitario nazionale, evitando che i necessari tempi tecnici intercorrenti tra il conseguimento del diploma di specializzazione e la pubblicazione dei bandi di concorso possano determinare una dispersione degli specialisti stessi, ha inteso introdurre una disciplina speciale.
Difatti, l'articolo 1, commi 547 e seguenti, ha previsto una vera e propria deroga ai requisiti specifici di ammissione ai concorsi, come disciplinati dal DPR 10 dicembre 1997, n. 483, concernente il regolamento recante la disciplina concorsuale per il personale dirigenziale SSN, e richiamati dall'articolo 15, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, relativamente al possesso della specializzazione nella disciplina oggetto del concorso.
In particolare, ricordo, che il citato comma 547 prevede che: “A partire dal secondo anno del corso di formazione specialistica, i medici, i medici veterinari, gli odontoiatri, i biologi, i chimici, i farmacisti, i fisici e gli psicologi regolarmente iscritti sono ammessi alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo sanitario nella specifica disciplina bandita e collocati, all'esito positivo delle medesime procedure, in graduatoria separata”.
Se, dunque, la disciplina vigente, di cui al sopra richiamato articolo 15, comma 7, del decreto legislativo n. 502 del 1992, consente l'accesso alle procedure concorsuali ai professionisti in possesso del titolo di specializzazione in una disciplina affine o equipollente a quell'oggetto di concorso, lo stesso non può sostenersi nei confronti dei medici in formazione specialistica, a partire dal secondo anno di corso, i quali siano stati ammessi a partecipare alle procedure concorsuali ai sensi della speciale disciplina introdotta dal comma 547.
E invero, in quest'ultimo caso, trattandosi di professionisti non ancora in possesso del titolo di specializzazione, di fatto, verrebbe meno il presupposto cui ancorare la valutazione di affinità e/o equipollenza.
Devo evidenziare, altresì, che l'equipollenza e le affinità espressamente previste, rispettivamente, dai decreti del Ministero della Salute del 30 gennaio 1998 (tabelle discipline equipollenti) e del 31 gennaio 1998 (tabelle specializzazioni affini) sono tassative e non possono intendersi come reciproche.
Laddove si consentisse l'assunzione del professionista, ai sensi dell'articolo 1, comma 548-, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, in una disciplina per la quale la specializzazione in corso risulta equipollente o affine, questi maturerebbe un'esperienza formativa in una branca non necessariamente equipollente o affine a quella per la quale conseguirà il titolo.
Peraltro, data la circostanza che, per effetto delle modifiche normative susseguitesi, è stato anticipato, dal penultimo al secondo anno del corso di formazione specialistica, il momento a partire dal quale gli specializzandi possono partecipare alle procedure di accesso al SSN, in effetti solleva profili di criticità l'ammissione degli stessi a procedure bandite in discipline equipollenti e affini a quello oggetto del corso di specializzazione da questi frequentato.
Appare, infatti, evidente come, al secondo anno del corso specialistico, i medici in formazione non abbiano ancora acquisito quel bagaglio di competenze idoneo a consentire agli stessi di accedere ai concorsi banditi per discipline equipollenti.
PRESIDENTE. La deputata Marianna Ricciardi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
MARIANNA RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. No, purtroppo non sono soddisfatta, perché, innanzitutto, non sono pervenute risposte dalla regione Campania e questo, secondo me, è molto grave, dato che c'è una normativa chiara.
La Sottosegretaria, che ringrazio per la risposta, non ha fatto altro che enunciare tutta la base normativa, di cui già siamo a conoscenza: il decreto Calabria, con cui i medici specializzandi possono partecipare ai concorsi, a partire - con le successive modifiche - dal secondo anno di specializzazione.
A me la nota ministeriale, con cui è stato chiarito cosa si intenda per “medesima disciplina bandita”, mi sembra molto chiara: in particolare, all'epoca, si disse che il legislatore, nel fare riferimento alla “specifica disciplina bandita”, ha inteso, peraltro, assicurare che gli specializzandi potessero partecipare alla medesima disciplina cui possono attualmente accedere gli specialisti, secondo quanto previsto dai decreti ministeriali 30 e 31 gennaio 1998, nulla innovando in ordine alla disciplina delle equipollenze e delle affinità ivi prevista. Ciò vuol dire che gli specializzandi, nel momento in cui è stato fatto il decreto Calabria, possono partecipare anche a concorsi in branche affini ed equipollenti alla specifica disciplina, che stanno frequentando nella scuola di specializzazione.
Quindi, per quanto riguarda riflessioni sul fatto che, al secondo anno, possa essere relativamente presto o no, è la legge che lo stabilisce, non è che possiamo interrogarci o meno. La legge lo prevede e quindi che noi possiamo ritenere che sia troppo presto o troppo tardi, credo sia una riflessione quantomeno personale, non certo supportata da una base normativa. Quindi, l'invito che faccio al Governo è di sollecitare la regione Campania a fornire le risposte, perché tutte le altre regioni d'Italia stanno permettendo ai medici specializzandi - come previsto dalla normativa nazionale - di partecipare a concorsi in branche affini ed equipollenti.
È grave che la regione Campania rappresenti un in questo caso, perché rappresenta una grande discriminazione e, soprattutto, c'è il problema che mancano medici in medicina di emergenza-urgenza; c'erano 157 medici che potevano essere assunti, potevano partecipare a questo concorso, ma sono stati esclusi, perché si è voluta fare una interpretazione arbitraria della normativa.
Questo, a mio avviso, è molto grave, perché apre la strada alle cooperative, ai medici a gettone e non abbiamo beneficio, né per i professionisti sanitari, che in questi ospedali campani vogliono lavorarci, né tantomeno per la cittadinanza, che non avrà dei medici disponibili a poterli curare .
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baldino ed altri n. 2-00394 . Chiedo alla deputata Baldino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
VITTORIA BALDINO(M5S). Presidente, la ringrazio, ma desidero illustrare. Buongiorno, Sottosegretario. Una multinazionale che fattura miliardi di euro l'anno: parliamo di ENI Rewind, che sta portando avanti un copione recitato da attori, più o meno consapevoli, per condurre a una soluzione che è già scritta da tempo, evidentemente, e che penalizzerà ancora una volta il territorio crotonese e i suoi cittadini. Con queste parole, Presidente, mi avviavo alle conclusioni dell'interpellanza urgente a mia prima firma, discussa in quest'Aula più di un anno fa, il 3 marzo, e relativa al SIN di Crotone-Cassano-Cerchiara. Un'interpellanza che chiudevo, poi, con una domanda: il sacco putrido della spazzatura radioattiva che oggi contamina il crotonese si vuole solo spostare da un angolo all'altro della stanza e qual è il guadagno per la città? Non c'è.
Quello che si prospetta è solo il potenziamento di una bomba ecologica che già esiste da anni e che si vuole chiudere in una bolla gigantesca di disinformazione. A distanza di oltre un anno da quella interpellanza, nel crotonese quello che continua ad accadere è esattamente questo: una multinazionale continua a portare avanti un copione recitato da attori consapevoli, richiudendosi in una bolla di disinformazione per lasciare che il crotonese resti terra di rifiuti da smaltire, a scapito finanche della salute della sua comunità.
A proposito di bolla di disinformazione, vorrei ringraziare i comitati che si stanno battendo contro questa operazione, soprattutto il comitato “Fuori i veleni Crotone vuole vivere”, per il grande lavoro che stanno facendo.
Vorrei fare un piccolo passo indietro. Stiamo parlando del sito industriale più inquinato d'Europa. Ad ospitarlo è la zona costiera alle porte di Crotone, parliamo dell'ex Pertusola, la Pertusola Spa, una società che operava nel settore della metallurgia e che negli anni Venti ha trasferito la sua sede operativa a Crotone, dando vita a una grande fabbrica per la produzione di zinco, che, insieme a Portovesme in Sardegna, costituiva uno dei due poli italiani della produzione di zinco. Era la più grande fabbrica della Calabria. La Pertusola Sud e Montedison hanno reso negli anni la zona del crotonese uno dei più grandi poli industriali del Sud. Nel periodo di attività, ma soprattutto nel periodo di chiusura e dismissione della fabbrica, sono state generate e smaltite, spesso abusivamente, enormi quantità di rifiuti tossici.
Il sito, infatti, è stato interessato anche da due inchieste. La prima, la Black Mountains, aperta nel 2008, aveva ad oggetto l'utilizzo di centinaia di tonnellate di scorie tossiche per costruire opere pubbliche e private, tra cui scuole, case popolari, banchine del porto e strade; scorie tossiche. La seconda, iniziata nel 2011, invece, porterà al sequestro di un'area di 15.000 metri quadri, coinvolgendo anche dei dirigenti ENI, a causa dello smaltimento illecito delle cosiddette pietre del diavolo, che sono contaminate da minerali riconducibili proprio al ciclo produttivo della Montedison e finite abusivamente in una vasta area adibita a discarica nella zona di Farina Trappeto.
Presidente, parliamo di amianto, stiamo parlando di amianto, di scorie radioattive tossiche. Infatti, nel 2001, la zona di cui si parla viene identificata, con un decreto del Ministero dell'Ambiente, come sito di interesse nazionale, da sottoporre ad attività di bonifica che viene affidata alla Syndial, una società del gruppo ENI. Quello che resta oggi, però, dopo oltre vent'anni, è un sito di proprietà di ENI Rewind Spa, in condizioni di totale abbandono in cui rimangono ammassate enormi quantità di rifiuti che, oltre a rappresentare un grave pericolo per l'ambiente e per la salute dei cittadini dell'intera area urbana, impediscono anche lo sviluppo turistico ed economico del territorio.
Questo nonostante nel 2004 la necessità della bonifica era stata riconosciuta anche da una sentenza del tribunale di Milano, che ha condannato ENI al pagamento della somma di 72 milioni, già versata al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica per il danno ambientale provocato al territorio.
Arriviamo al 2014: finalmente si riapre il dibattito sulla bonifica. Si avvia la prima conferenza dei servizi che termina nel 2019, quando viene stipulato il cosiddetto POB, il progetto operativo di bonifica fase 2. Lì viene previsto, da parte di ENI, l'asporto e il trasferimento fuori dalla regione Calabria di tutti i rifiuti della bonifica pericolosi per la salute pubblica. Questo su esplicita richiesta della regione Calabria, del comune e della provincia di Crotone, perché i cittadini di Crotone avevano già pagato a caro prezzo l'impatto ambientale degli insediamenti industriali di ENI sul territorio. Una decisione - attenzione - conseguenza di approfondite analisi già svolte e caratterizzazioni, studi del suolo e del sottosuolo, carotaggi del terreno che hanno fornito dati precisi e inconfutabili sulla presenza di elementi altamente pericolosi e nocivi, risultati di un lavoro approfondito, condotto con rigore scientifico da Arpacal e ISPRA, anche con il permanente coinvolgimento del Ministero dell'Ambiente. È un lavoro che i dirigenti di ENI conoscono molto bene, perché reso possibile dalla dottoressa Belli, l'ex commissario alla bonifica nominato dal Ministero dell'Ambiente dopo molti anni di fermo.
La scelta, però, quella di portare i rifiuti fuori dalla regione Calabria, non ha mai trovato l'accordo di ENI, che si è opposta e continua ad opporsi, argomentando che non esistono discariche in Italia e in Europa per accogliere questa tipologia di rifiuti e che, quindi, questi devono essere smaltiti proprio lì a Crotone. Una discarica, quella di Columbra, al momento non autorizzata allo smaltimento di questa tipologia di rifiuti. La società, quindi, ha presentato un ricorso per l'annullamento di quella conferenza di servizi, respinto nel 2003 con un decreto del Presidente della Repubblica che ha dichiarato il ricorso e i motivi improcedibili.
Arriviamo a giugno del 2023: il consiglio regionale calabrese approva all'unanimità un atto in cui impegna il presidente della regione a coordinare tutte le istituzioni calabresi per contrastare questo tentativo di ENI di stravolgere il deliberato della conferenza dei servizi, a sostenere le ragioni delle istituzioni in seno al Governo e a sollecitare la nomina del commissario del SIN Crotone-Cassano-Cerchiara.
Dopo mesi di sofferenza, finalmente il Governo nomina il commissario per la bonifica, il generale in congedo della Guardia di finanza Emilio Errigo, che annuncia l'avvio della bonifica, ma non ci dice dove saranno portati rifiuti rimossi. Anzi, sembra addirittura che si vada in direzione del progetto sostenuto da anni da ENI, cioè smaltire rifiuti in una discarica di Crotone, individuata nell'impianto che opera a Columbro, nella sezione destinata ad accogliere rifiuti tossici e pericolosi. Per farlo, però, serve una modifica al provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR). Allora, interviene a sostegno la regione che, lo scorso 13 marzo, contraddicendosi totalmente rispetto alle situazioni passate, avvia e approva un nuovo piano di gestione dei rifiuti, che mostra un totale cambiamento di prospettiva, spalancando le porte alla permanenza dei rifiuti sul territorio crotonese. Di questo il presidente Occhiuto deve assumersi le sue responsabilità. Dopo due giorni da questo atto della regione del 13 marzo, ENI Rewind si affretta a trasmettere al Ministero dell'Ambiente l'aggiornamento del Piano dei rifiuti e, in conseguenza di ciò, trasmette uno studio di fattibilità e una relazione sulla variante di quel piano, del POB fase 2, a seguito della quale è stata indetta una nuova conferenza dei servizi attesa nei prossimi giorni - penso intorno al 26 giugno, se non erro - per la fase decisoria.
Quindi, si assiste a una involuzione drammatica della situazione ambientale nel crotonese. Con questa interpellanza siamo a chiedere al Ministro interrogato se sia a conoscenza dei fatti esposti, quali iniziative di competenza intenda adottare perché vengano confermate le determinazioni che obbligano ENI a smaltire i rifiuti della bonifica fuori dal territorio calabrese e se non ritenga di valutare la sussistenza dei presupposti per esercitare e promuovere anche i poteri in via sostitutiva per l'adozione di tutti gli interventi necessari a far fronte al rischio di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, come appunto nel caso di specie, anche attraverso la revisione immediata del Piano di gestione dei rifiuti così come aggiornato nella delibera del 12 marzo scorso, e la reintroduzione del cosiddetto fattore di pressione a tutela del territorio, dei cittadini e della loro salute.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato, Paola Frassinetti, ha facoltà di rispondere.
PAOLA FRASSINETTI,. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Baldino. In merito al vincolo di smaltire rifiuti provenienti dalle attività di bonifica al di fuori del territorio della regione Calabria, di cui al decreto ministeriale n. 7 del 3 marzo 2021 di approvazione del Progetto di bonifica dell'area in questione, giova premettere che lo stesso è stato posto sulla base del Provvedimento autorizzativo unico regionale - PAUR (di cui al decreto della regione n. 9539 del 2 agosto 2019). La ENI Rewind Spa, quale soggetto attuatore e responsabile delle attività di bonifica, ha rappresentato più volte l'impossibilità di attuare la prescrizione posta.
In tal senso, la società, con nota dell'8 luglio 2021, ha trasmesso gli studi di fattibilità per la messa in sicurezza permanente della discarica ex Fosfotec e per la realizzazione di un impianto di conferimento di scopo interno al sito. Successivamente, con note del 28 ottobre 2022 e del 15 dicembre 2022, ha trasmesso la variante al Progetto operativo di bonifica Fase 2 per la realizzazione di una discarica di scopo per rifiuti TENORM con amianto derivante dalle operazioni di bonifica della discarica ex Fosfotec “Farina-Trappeto”.
La predetta documentazione è stata oggetto delle conferenze di servizi del 21 luglio 2021 e del 9 febbraio 2023, nel corso delle quali la regione Calabria, il comune di Crotone e la provincia di Crotone hanno espresso parere contrario. Si rappresenta poi che, con nota del 16 gennaio 2024, la ENI Rewind Spa ha richiesto alla regione Calabria di rimuovere il vincolo imposto dal PAUR con la revoca parziale del predetto decreto dirigenziale n. 9539 del 2 agosto 2019, nella parte in cui ha imposto lo smaltimento dei rifiuti oggetto delle attività di cui al POB Fase 2 al di fuori del territorio della regione medesima.
Com'è noto, la regione, stante l'autonomia regionale delle autorizzazioni settoriali degli impianti e delle attrezzature funzionali alle attività di bonifica, è competente all'eventuale revisione del vincolo in merito alla destinazione finale dei rifiuti provenienti dalle operazioni di bonifica. Il MASE, con nota del 29 febbraio 2024, posto l'interesse all'avvio delle attività di bonifica in questione, ha chiesto alla ENI Rewind Spa di aggiornare il Progetto di bonifica dell'area. Successivamente, la società, con nota del 15 marzo 2024, ha trasmesso il “Progetto operativo di bonifica. Fase 2 per PAUR. Aggiornamento Allegato 3 - Piano di gestione rifiuti”.
Nella conferenza dei servizi di carattere istruttorio, svoltasi il 3 maggio scorso, citata dall'onorevole interrogante, la regione Calabria ha ritenuto di non dover intervenire sulla prescrizione, dal momento che l'ambito di azione del PAUR è relativo all'autorizzazione dei depositi temporanei D15 e dell'impianto di trattamento D9.
Giova segnalare che l'eventuale superamento del vincolo in ordine al conferimento dei rifiuti fuori regione è, invece, oggetto del procedimento di cui al Progetto stralcio “Ex discarica fronte mare Pertusola ed ex stabilimento Pertusola Nord ed agricoltura. Stralcio al Progetto di bonifica di Fase 2”, trasmesso da ENI Rewind Spa ed Edison Spa, con nota del 27 maggio 2024.
Al riguardo, si comunica che, sul suddetto Progetto stralcio, il Ministero, con nota del 31 maggio 2024, ha indetto la conferenza di servizi decisoria. La prima riunione è stata fissata per il prossimo 26 giugno. È da segnalare che, nell'ambito della stessa, non sarà in discussione una nuova discarica, bensì l'eventuale utilizzo di una discarica esistente in esercizio, già regolarmente autorizzata a ricevere la tipologia di rifiuti provenienti dalle operazioni di bonifica e che, allo stato, non può riceverli per effetto del predetto vincolo, derivante da atti amministrativi che hanno valenza esclusivamente per le operazioni di bonifica.
Con riferimento al fattore pressione, inserito nel Piano di gestione dei rifiuti del 2016, con la delibera della giunta regionale n. 652 del 21 dicembre 2018, si segnala che, per come riferito dalla regione, lo stesso non è stato riproposto nel Piano del 2024, in quanto riferito a un fattore di pressione “comunale” per il quale il valore escludente era fissato a 110.000 mc/kmq.
Detto limite lascerebbe un margine enorme alla realizzazione di nuove discariche nel comune di Crotone, più in particolare di ulteriori 10 milioni circa di mc di volumi di discariche. Al fine di tutelare il territorio, la regione Calabria riferisce di avere avviato un approfondimento in merito al parametro da utilizzare, previo censimento delle discariche autorizzate e in corso di autorizzazione, anche alla luce dell'opportunità di precludere la realizzazione di nuove discariche, in aggiunta ovvero in sostituzione del predetto fattore di pressione comunale.
A tal proposito, si informa che la regione sta procedendo alla definizione di un diverso fattore di pressione “areale” che possa - realmente e in modo determinante - tutelare tutto il territorio regionale e, in particolar modo, le aree che registrano impatti ambientali considerevoli e da attenzionare, come il comune di Crotone.
PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
VITTORIA BALDINO(M5S). Signor Ministro, signora Sottosegretaria, si è compiuto il delitto perfetto, perché il decreto di indizione della conferenza di servizi decisoria ce l'ho qui e nelle premesse si cita una nota - acquisita, probabilmente, su richiesta di ENI, dalla società Maio - che trasmette un documento inerente alla realizzazione di una discarica in località Giammiglione. Una discarica la cui realizzazione è stata rigettata sette volte con il precedente Piano rifiuti e che oggi è possibile realizzare grazie al nuovo Piano rifiuti, adottato dalla regione Calabria. Tutto questo nel silenzio più totale e nella disinformazione più totale dei cittadini crotonesi.
Quindi, signora Sottosegretaria, tramite lei, vorrei rivolgere al Ministro questa domanda: dove li portate questi rifiuti? I cittadini di Crotone vogliono sapere dove portate questi rifiuti e se è vero che volete realizzare nuove discariche dove tombare questi rifiuti. Presidente, come faccio a ritenermi soddisfatta se a Crotone si muore per patologie oncologiche? E non lo dico io: lo dice il rapporto SENTIERI - lo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio di inquinamento, condotto da ricercatori dell'Istituto superiore di sanità - che ha confermato che, nelle aree SIN, si registra un eccesso di mortalità costante, dovuto per oltre il 50 per cento a patologie oncologiche.
Mentre le istituzioni mostrano di piegarsi agli interessi di una multinazionale, i cittadini di Crotone sono condannati ad affrontare, ogni giorno, le conseguenze dell'inquinamento sulla loro pelle, con un considerevole aumento del rischio di sviluppare patologie oncologiche.
In questo contesto, devo dire che si vede, ancora una volta, un'azione palesemente insufficiente da parte degli enti locali e delle istituzioni. Siamo ancora qui a parlare di discariche di scopo o di progetti di “megadiscariche”. In questo contesto - lo dico a chiare lettere al Governo - sono più di 20 anni che attendiamo questa bonifica. Non è più tollerabile stare ad aspettare una bonifica divenuta da tempo urgente e imprescindibile; va effettuata quantomeno per restituire dignità a una comunità che ha visto e continua a vedere leso il diritto fondamentale alla salute, ma anche il diritto allo sviluppo di un territorio meraviglioso.
Bisogna dare risposte chiare e concrete a tutti i cittadini. Risposte che non arrivano, perché il Governo, la regione e gli enti locali si stanno mostrando irresponsabili; spettatori passivi, se non complici, dell'attentato alla salute che a Crotone si è consumato e continua a consumarsi ogni giorno. Lo dico con la voce dei cittadini di Crotone: basta inquinamento, basta discariche, basta sfruttamento del territorio. È inquietante, per esempio, che il commissario nominato dal Governo per il risarcimento del danno ambientale compiuto da ENI chieda l'arrivo dell'Esercito. A cosa serve l'Esercito, signor Presidente? A cosa può servire mobilitare le Forze armate per sopralluoghi sui siti, per la verifica della quantità della contaminazione, quando queste verifiche sono già state fatte e sono già a disposizione del Ministero?
Già sono state compiute dagli enti competenti: non c'è più niente da verificare, bisogna agire. ENI, cioè la multinazionale che a Crotone ha inquinato, è obbligata a rimuovere i rifiuti altamente pericolosi, tossici e nocivi e il compito dello Stato e delle istituzioni dovrebbe essere quello di pretendere il rispetto delle leggi e la realizzazione del Piano di bonifica, non di cambiare le leggi, di cambiare il Piano di rifiuti per fare un favore a ENI, a discapito dei cittadini di Crotone.
Compito del commissario nominato da questo Governo dovrebbe essere, quindi, quello di dare seguito al decreto n. 7 del 3 marzo 2020, con cui la Direzione generale per il risanamento ambientale del Ministero dell'Ambiente ha recepito le conclusioni della Conferenza di servizi del 2019, con cui è stato approvato quel Piano operativo di bonifica e quel Piano impone ad ENI di portare i veleni fuori dalla regione Calabria, in discariche autorizzate allo scopo e indicate da ENI stessa in un documento allegato al Piano di bonifica.
Questo documento prevede lo smaltimento dei rifiuti pericolosi per il 25 per cento in impianti del Centro-Sud, per il 25 per cento in impianti del Nord-Est, per il 25 per cento in impianti del Nord-Ovest e per il restante 25 per cento in impianti esteri, con un trasporto che può avvenire in forma intermodale, oppure via nave, oppure su strada. Le soluzioni già ci sono, Presidente.
Crotone sta già pagando un prezzo troppo alto in termini di patologie oncologiche e qualcuno vuole che questo continui ad accadere perché, altrimenti, non c'è altra spiegazione.
La stessa ENI ha stimato lavori di smaltimento per circa 12 anni; secondo una stima di ISPRA, queste operazioni nel 2012 avevano un costo stimato pari a un miliardo e 750 milioni, oggi, invece - vorrei sapere perché - si supererebbero i 2 miliardi.
Questa è la verità. Questa è la verità che condanna Crotone e su cui lo Stato sta semplicemente facendo spallucce e lo dimostra il fatto - Sottosegretario, non me ne voglia - che hanno mandato a rispondere ad un'interpellanza così importante per la salute dei cittadini, per la tutela e lo sviluppo del territorio, per l'ambiente, il Sottosegretario al Ministero dell'Istruzione. Con tutto il rispetto, Sottosegretario, io la ringrazio anche per essere qui. ENI non è lo Stato, il commissario non rappresenta ENI, il commissario rappresenta lo Stato e rappresenta i cittadini crotonesi, deve fare gli interessi dei cittadini crotonesi e i veleni da Crotone se ne devono andare.
Aggiungo un altro tassello, perché è importante. Il Governo e i cittadini devono sapere che, sul territorio di Crotone, sono in via di realizzazione: un impianto di gassificazione di rifiuti ospedalieri pericolosi e non, da 25 tonnellate al giorno, autorizzato alla ditta Salvaguardia ambientale Spa, riconducibile al gruppo Vrenna di Crotone, proprietari della discarica di Columbra, dove vorrebbero portare i rifiuti della bonifica; un impianto di termovalorizzazione acquistato da A2A, sempre da una società riconducibile al gruppo Vrenna, che lo sta ampliando per incenerire 65.000 tonnellate annue di rifiuti industriali, anche farmaceutici.
Quello che sta accadendo è che le istituzioni stanno trasformando Crotone da culla di cultura e modello di civiltà nella città dei rifiuti provenienti da ogni parte d'Italia. Questo perché qualcuno ha deciso che, in questa parte di Sud, sull'altare del profitto deve essere sacrificato il futuro dei cittadini. È inquietante come tutte le istituzioni muovano verso la volontà di ENI di risparmiare sulla pelle dei cittadini, fino a modificare totalmente il Piano rifiuti da parte della regione Calabria che ha aperto, ha spalancato le porte, ha aperto la strada alla richiesta di modifica di questo Piano, perché ENI possa lasciare le scorie sul territorio crotonese.
Presidente, il MoVimento 5 Stelle non resterà a guardare, il MoVimento 5 Stelle, con tutti i portavoce calabresi presenti in Parlamento e con i portavoce che sono fuori - e ringrazio per questo Elisabetta Barbuto per la grande battaglia che sta facendo - non resterà a guardare. Sarebbe come vedere un incendio che divampa mentre i Vigili del fuoco discutono su chi debba portare l'acqua. Non si può restare inermi mentre il futuro dei crotonesi viene consumato dalle fiamme dell'inquinamento. È ora di agire, di dare risposte concrete e immediate per la salute e la dignità dei cittadini di Crotone .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldino, anche perché mi ha fatto rammentare quando l'ho fatto io quel provvedimento nel 2019.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 13 giugno, il presidente della Commissione giustizia, anche a nome del presidente della Commissione affari costituzionali, ha comunicato che gli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite, hanno preso atto che queste ultime non sono nelle condizioni di concludere l'esame in sede referente del disegno di legge n. 1660, recante disposizioni in materia di sicurezza pubblica, in tempo utile per l'inizio dell'esame in Assemblea, previsto dal vigente calendario dei lavori per lunedì 17 giugno, chiedendo, quindi, di disporre di ulteriori dieci giorni per concluderne l'esame. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame del suddetto provvedimento non sarà dunque iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana e l'inizio dell'esame sarà previsto a partire dalla seduta di giovedì 27 giugno.
Avverto altresì che, nella seduta di martedì 18 giugno, lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni avrà inizio alle ore 10,30, anziché alle ore 11, come previsto dal vigente calendario dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto infine che, nell' al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti argomenti: proposta di legge n. 1741-A, in materia di sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale; proposta di legge n. 1737-A, recante l'istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane.
PRESIDENTE. Passiamo adesso agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, signor Presidente, per portare la voce di 1.090 lavoratori e lavoratrici calabresi che lavorano per la società Abramo Customer Care, che praticamente andando a casa, stanno perdendo il posto di lavoro perché la TIM non ha rinnovato la commessa con la società Abramo.
Sono in corso interlocuzioni tra le sigle sindacali e il Ministero dello Sviluppo economico e il Ministero del Lavoro.
Ci sono stati tavoli tra i sindacati, il Ministero e la regione Calabria, in cui sembrava che, mesi fa, si fosse prospettata una soluzione da parte della regione Calabria, cioè quella di avviare una digitalizzazione della pubblica amministrazione in modo da internalizzare questi lavoratori che altrimenti perderebbero il lavoro. Di questa soluzione prospettata oggi non ce n'è neanche l'ombra; probabilmente era una trovata preelettorale, una promessa preelettorale; invece, nei giorni scorsi al tavolo che si è tenuto è stata prospettata una soluzione totalmente insufficiente a garantire questi lavoratori che altrimenti rimarrebbero a casa.
Presidente, stiamo parlando di 1.090 persone, 1.090 famiglie che in questo momento storico rischiano di rimanere senza lavoro, senza un salario dignitoso, senza un futuro e una prospettiva di vita per i propri figli. Quindi, chiedo, a nome di tutti i lavoratori che ho anche incontrato, di cui ho incontrato una delegazione, che i Ministeri interessati, il Ministro Urso e la Ministra Calderone, si siedano al tavolo seriamente con le sigle sindacali interessate e anche con la regione Calabria e trovino molto presto - perché il 30 giugno scade una commessa e ad agosto scade l'amministrazione straordinaria - una soluzione per evitare che questi lavoratori, che questi cittadini e queste cittadine rimangano senza lavoro. Non ce lo possiamo permettere .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 maggio 2024, n. 61, recante disposizioni urgenti in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, personale militare e civile del Ministero della difesa e operatività delle Forze armate. (C. 1854-A)
: BICCHIELLI.
2.
SCHLEIN ed altri: Disposizioni per il sostegno finanziario del Servizio sanitario nazionale in attuazione dei princìpi di universalità, eguaglianza ed equità. (C. 1741-A)
e delle abbinate proposte di legge: SPERANZA ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL PIEMONTE; CONSIGLIO REGIONALE DELL'EMILIA ROMAGNA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA TOSCANA; CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; QUARTINI ed altri; BONETTI ed altri; ZANELLA ed altri. (C. 503-1533-1545-1608-1626-1712-1846-1850-1865)
: LOIZZO, per la maggioranza; FURFARO, di minoranza.
3.
BATTILOCCHIO ed altri: Istituzione della Giornata nazionale delle periferie urbane. (C. 1737-A)
: PAOLO EMILIO RUSSO.