PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta del 1° luglio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Pertanto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1933: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la fase di illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso i pareri.
In proposito, segnalo che i pareri espressi sono visionabili alle pagine da 38 a 41 del resoconto stenografico della seduta di ieri, che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una precisazione sui pareri nella giornata di ieri il rappresentante del Governo, Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente, solo per correggere un parere sull'ordine del giorno n. 9/1933/88 Baldino: si era espresso un parere contrario, invece il parere è favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio. Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/1933/88 Baldino il parere è favorevole.
A questo punto, passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/1 Berruto, sul quale vi era una riformulazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione, tuttavia chiedo di poterla mettere al voto e, quindi, di fare una piccola dichiarazione di voto che si riferisce al fatto che questo decreto si occupa di politiche di coesione. Non tornerò sul tema dello sport come strumento privilegiato di relazione e di inclusione, lo abbiamo addirittura votato modificando un articolo della Carta costituzionale; quindi, do per acquisito che siamo tutti d'accordo sul valore fondamentale dello sport come strumento di coesione.
Il decreto, all'articolo 29, prevede - da qui al 2027 - 200 milioni per il potenziamento delle infrastrutture sportive scolastiche. Naturalmente ne siamo felici, perché è noto - lo ha ripetuto più volte il Ministro Abodi stesso - che l'Italia oggi ha un'immagine drammatica da questo punto di vista: una scuola su due non ha la palestra. Si stima che persino i 300 milioni destinati allo stesso scopo dal PNRR, quantomeno, esaudiranno circa il 25 per cento delle richieste. Quindi, certo, c'è un tema infrastrutturale che, temo, neppure questi 200 milioni risolveranno. Tuttavia, credo sia coerente che le palestre, almeno laddove ci sono, vengano utilizzate e vengano utilizzate con qualità.
Ecco, allora, il senso di quest'ordine del giorno, che chiede al Governo di risolvere un paradosso, perché, dopo decenni e con un colpevole ritardo, nella precedente legislatura si arrivò a introdurre l'insegnamento dell'educazione motoria con docenti specializzati, quindi docenti forniti di titolo idoneo, nelle classi quarte e nelle classi quinte della scuola primaria. Ora, con quest'ordine del giorno, chiediamo, come è logico, di allargare questa possibilità alle prime tre classi della scuola primaria. Peraltro, ci sarebbe da fare anche una riflessione sulla scuola dell'infanzia, ma partiamo dalla scuola primaria in quanto quei primi tre anni sono il momento, il posto, il luogo dove nasce la scintilla della cultura del movimento.
Quindi, accettiamo la riformulazione, perché noi stessi chiediamo che questa operazione non sia a invarianza finanziaria, ma che ci siano risorse dedicate allo scopo, affinché davvero le politiche di coesione, così come le politiche della salute - lo abbiamo detto molte volte - identifichino la cultura del movimento come un vero investimento e non come una voce di spesa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/1 Berruto, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/2 Orfini. Onorevole Orfini, accetta la riformulazione? Sì, bene e passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/2 Orfini, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/3 Manzi, con il parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/3 Manzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/4 Zingaretti, con il parere contrario. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/4 Zingaretti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/5 Simiani. Onorevole Simiani, accetta la riformulazione?
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Presidente, posso sentire di nuovo la riformulazione?
PRESIDENTE. Allora, lei è il primo a cui lo ricordo: da pagina 38 a pagina 41 del resoconto stenografico ci sono tutte le riformulazioni. Ora gliela ripetiamo, ma lo dico anche a beneficio degli altri colleghi, così evitiamo di ripetere ogni volta le riformulazioni.
Ministro Fitto, ha, per cortesia, sottomano la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/5 Simiani?
RAFFAELE FITTO,. Il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, di assumere ulteriori iniziative finalizzate a contrastare il lavoro nero ed incentivare la sicurezza sui luoghi di lavoro, anche consentendo alle imprese che fanno investimenti specifici per prevenire incidenti di recuperare una quota di tali investimenti”.
PRESIDENTE. La ringrazio, Ministro. Onorevole Simiani?
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Accetto la riformulazione, però vorrei fare un piccolissimo intervento.
Ringrazio il Ministro per questa sensibilità. Logicamente vorremmo vedere, poi, attuata questa possibile norma, perché noi crediamo che il problema delle morti sul lavoro passi anche dal sostegno alle imprese. È un fatto culturale, è un fatto di controllo e io credo che dovremmo giustamente aumentare i controlli, aumentare gli ispettori, ma che su questo tema ci debba essere anche un possibile sostegno alle imprese. Io, insieme al collega Fossi e al capogruppo Scotto, abbiamo presentato quest'ordine del giorno, proprio per la possibilità di fare in modo che le spese relative ai costi materiali e immateriali nell'ambito delle attività delle imprese che riguardano la sicurezza sul lavoro possano essere detassate.
Noi pensiamo che questo possa essere un possibile strumento proprio per aiutare le imprese ad assicurare sempre di più e a curare sempre di più gli aspetti più complicati e più difficili, e anche quelli economici. C'è una ricaduta sociale che deve andare anche in questo senso. Ringrazio e chiedo di mettere al voto la proposta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/5 Simiani, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/6 Fossi, con il parere favorevole, previa riformulazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non accettiamo la riformulazione, perché crediamo che per quanto riguarda le ZLS si debba fare di più, signor Ministro, perché in questo momento, nella gran parte d'Italia, ma soprattutto in Toscana, ci sono stati annunci di ogni genere da parte dei parlamentari dei partiti di maggioranza: hanno annunciato più volte che questo strumento doveva essere attuato. Non è stato fatto, si continua a rimandare uno strumento utile per tutto il sistema economico legato alla portualità e crediamo che le aziende, in base anche a questo strumento, possano effettivamente avere un valore aggiunto che può portare economie e posti di lavoro. Ecco perché noi siamo contrari a questa riformulazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente, solo per chiarire che questo decreto prevede per la prima volta le risorse per un credito d'imposta per le ZLS. Si tratta di una novità assoluta che rappresenta una scelta importante per queste aree, quindi penso vada sottolineata.
Lo sforzo della riformulazione andava in questa direzione, ma mi piace cogliere l'occasione per sottolineare, appunto, che questo decreto prevede, per la prima volta, le risorse anche per il credito d'imposta nelle aree delle ZLS.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/6 Fossi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/7 Bonafe', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/8 Lacarra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mentre il Ministro Fitto prepara le valigie per volare a Bruxelles per restarci da Commissario, a noi non resta che fare i conti con quella lunga serie di pessime decisioni che ha preso nel primo anno e mezzo di mandato; scelte che hanno sventrato la politica di coesione per come la conoscevamo e che, oggi, rischiano di renderla completamente inefficace.
Abbiamo visto accentrare sotto il suo controllo alcuni tra i compiti più pesanti di questo Governo: PNRR, sviluppo del Mezzogiorno, coesione, appunto, e rapporti con l'Unione europea. Visto come stanno andando le cose, signor Presidente, verrebbe da dire che il Ministro abbia dedicato molto più tempo ad allacciare solidi rapporti con gli alleati europei piuttosto che impegnarsi sulle altre deleghe.
La situazione del PNRR la conosciamo tutti o forse no: le uniche notizie certe riguardano le richieste di nuove rate alla Commissione, notizie spesso date in conferenze stampa festanti e che francamente ci disorientano ogni volta, perché ogni volta ci troviamo a festeggiare la richiesta di nuovi fondi, ma senza sapere assolutamente nulla delle richieste precedenti. D'altronde possiamo aspettarci di tutto da coloro che hanno presentato il taglio per miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza come una grande conquista per il nostro Paese.
A fianco al PNRR, come dicevamo, abbiamo visto smantellare l'Agenzia per la coesione territoriale dopo dieci anni di buoni risultati, abbiamo visto portare a Palazzo Chigi la maggior parte delle decisioni che finora erano rimesse ai territori. Abbiamo visto cancellare con un tratto di penna la ZES per favorire un pastrocchio che ancora stenta a partire ma che, intanto, ha bloccato piani di investimento per centinaia di milioni di euro.
Nel frattempo, proprio per non farci mancare nulla e completare il quadro di interventi a sfavore del Sud, abbiamo visto approvare la legge sull'autonomia differenziata: una legge che - come abbiamo ripetuto e diciamo da mesi - scrive la parola “fine” su ogni futuro tentativo di coesione del nostro Paese e che impedirà, nei fatti, di ricucire i divari esistenti e di garantire eguali diritti ai cittadini meridionali. Autonomia per il Nord, da una parte e, dall'altra, il commissariamento delle regioni per il Sud: è questo l'equilibrio su cui si fonda l'accordo che tiene insieme i partiti di questa maggioranza.
Ad alcune regioni il diritto di badare solo a se stesse, svincolate da ogni impegno col resto della Nazione, liberate dai doveri solidaristici dettati dalla nostra Costituzione; ad altre - quelle più svantaggiate - un collare e un paio di manette, affinché sia il Governo di Roma a decidere cosa è meglio per un territorio e, se del caso, a premiare certe clientele e punire l'avversario politico: cosa che, peraltro, sta già accadendo con il nuovo schema voluto dal Ministro Fitto per le politiche di coesione. Già, gli accordi per la coesione sono stati firmati con tutti i presidenti di regione, salvo che con tre; curiosamente, le tre regioni meridionali in mano al centrosinistra: Puglia, Campania e Sardegna.
Quest'ordine del giorno avanza una richiesta semplice, signor Presidente: mettere da parte questo spirito vendicativo che fa male, non solo ai cittadini, ma all'intero Paese, e firmare quegli accordi. Mi riferisco alla mia regione, alla Puglia, che è, appunto, l'oggetto dell'ordine del giorno che ho presentato: da mesi, la Puglia aspetta che il Governo dia seguito agli accordi, ma queste risposte non sono arrivate. Una regione, la Puglia - ricordiamolo - che, prima che arrivasse Fitto, è diventata un modello, in Italia e in Europa, per capacità di spesa dei fondi comunitari. Sono più di 450 i progetti da finanziare con le risorse che il Ministro Fitto sta bloccando: un miliardo e mezzo per sostenere le imprese e il tessuto economico della regione, attraverso progetti che riguardano digitalizzazione e internalizzazione - su tutti - per stimolare la competitività del nostro sistema imprenditoriale e produttivo.
Poi, ci sono i progetti per le infrastrutture, i trasporti, le reti ferroviarie e quelle stradali che, in tante parti del territorio, hanno estremo bisogno di fondi per l'ammodernamento e la messa in sicurezza. Ancora, i progetti per le infrastrutture idriche e per aiutare l'agricoltura. E ancora: fondi per premiare progetti che siano di sostegno alla cultura, all'università, al sociale e alla sanità. Tutto questo, finora, non è stato possibile per via di un ricatto, di una punizione, di una vendetta personale, tra il Ministro Fitto e la persona che lo ha battuto alle scorse elezioni regionali.
Noi siamo stanchi, signor Presidente, del fatto che la nostra terra e i diritti dei pugliesi siano il campo da gioco preferito per le rappresaglie del Ministro. Basta giocare con il futuro di un territorio. Firmi, Ministro, l'accordo per la coesione .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/8 Lacarra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/9 Ubaldo Pagano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Signor Presidente, con quest'ordine del giorno intendiamo riaccendere un faro su una questione che, purtroppo, è da troppo tempo tenuta nell'ombra e che voi avete aggravato con i provvedimenti dell'ultimo anno. Mi riferisco a tutti quegli interventi di bonifica che Taranto aspetta da lungo tempo e che, evidentemente, sono ancora lontani dall'essere completati.
Quando, quasi dieci anni fa, lo Stato decise di dire basta alla gestione dell'ex-Ilva da parte dei Riva, si occupò, tra molti errori - va detto - di sequestrare un patrimonio enorme per destinarlo, in grande parte, proprio a questi aspetti. Quel sequestro aveva un significato simbolico e una ricaduta molto concreta: si voleva dimostrare che gran parte dei quattrini fatti sulla salute dei tarantini sarebbe stata, in un certo senso, restituita; utilizzata per mettere una pezza a tutte le nefandezze dei decenni precedenti.
In questi anni le attività di bonifica non sono andate come speravamo: il programma di interventi, previsto dentro e fuori il perimetro dell'acciaieria, registra ritardi clamorosi.
Guardate, so benissimo che la responsabilità, in questi anni, non è stata semplicemente di una parte politica, ma di tutte le parti politiche. Da qualche mese, abbiamo un nuovo commissario straordinario che dovrà occuparsi di finire il lavoro ma, come ho denunciato qualche settimana fa con un'interrogazione, il Ministro dell'Ambiente lo sta, di fatto, ostacolando invece di supportarlo. Manca, infatti, ancora la designazione della struttura di supporto, senza la quale è impossibile dare seguito alla maggior parte delle attività del commissario.
E poi c'è un altro aspetto scandaloso. Mi consenta di fare un paragone con Bagnoli, che ha una storia molto simile a quella di Taranto anche se con dimensioni molto più ridotte, avendo il sito ospitato, per novant'anni, uno stabilimento siderurgico che ha lasciato dietro di sé morte e tante macerie. Questo decreto stanzia 1,2 miliardi di euro per il risanamento del sito industriale di Bagnoli-Coroglio; viene, peraltro, previsto un protocollo d'intesa per accelerare gli interventi e consentire il completamento delle opere di bonifica a terra e a mare, e la realizzazione di una serie di opere infrastrutturali necessarie per la riqualificazione e rifunzionalizzazione dell'area. Una misura - chiarisco - attesa e giustissima: finalmente, Bagnoli - è l'augurio di tutti - può sperare di lasciarsi alle spalle tutte le conseguenze della sua acciaieria. Ma, quasi in contemporanea, avete invece approvato un altro decreto - quello che si occupa, allo stesso tempo, di acciaio e di agricoltura, per capirci - che tratta Taranto in maniera diametralmente opposta: non solo a Taranto l'acciaieria esiste ancora e non ha mai smesso di produrre ma, addirittura, vengono tolte le risorse destinate alle bonifiche, per garantire la continuità produttiva con le stesse modalità che, di fatto, hanno prodotto quell'inquinamento che ancora non si è rimosso. Ben 150 milioni di euro sono tolti all'ambiente e vengono, invece, utilizzati per continuare a produrre nelle modalità inquinanti che ne hanno causato l'inquinamento. Quindi, al posto di accelerare le opere di ambientalizzazione e avviare quel fondamentale e inderogabile piano di investimenti per la decarbonizzazione del siderurgico, che anche voi - a parole - dite di voler favorire, continuate a utilizzare - sprecandolo - denaro pubblico in una fabbrica che fa acqua da tutte le parti.
Ma guardate, pochi giorni fa la Corte di giustizia dell'Unione europea ha detto ciò che proponiamo qua dentro da almeno tre anni: prima di produrre, bisogna verificare che le attività dell'ex-Ilva non creino danni alla salute e all'ambiente. Prima che lo Stato autorizzi la continuità industriale, ci vuole un'effettiva e piena valutazione di impatto ambientale e sanitario. Punto e basta. Tutte le dietrologie o le interpretazioni che provate a dare, di fatto, non hanno nessun tipo di addentellato costituzionale all'interno di quelli che sono i principi tutelati, perché non può mai prevalere il principio per cui la produzione conti più delle sue conseguenze su ambiente e sulla salute delle persone. Insomma, con quest'ordine del giorno vi chiediamo semplicemente di togliere le mani dai soldi del patrimonio destinato alle bonifiche e, anzi, di ripristinare il maltolto quanto prima e fino all'ultimo centesimo. Chiediamo di farlo nel più breve tempo possibile. Forse, per questo ci date parere contrario? Ma allora, per quale ragione avete detto che, in realtà, prendevate in prestito quelle risorse, se non avete la benché minima idea di quando le vogliate restituire alla legittima finalità che era stata, di fatto, immaginata quando fu creato quel Fondo. Insomma, per la tutela dei lavoratori, per la salvaguardia dell'ambiente e per la salute delle persone, provate a fare un atto di dignità, che non rappresenti semplicemente una bandiera per una parte politica - perché di responsabilità ne abbiamo condivise, ahimè - ma rappresenti un giusto riconoscimento a un territorio che è stato terra di sacrificio, come la stessa ONU ha dichiarato soltanto qualche anno fa .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/9 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/10 Stefanazzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io non voglio ripetere quanto è già stato detto negli interventi precedenti, soprattutto, dal collega Lacarra; però, non posso che associarmi all'invito che il collega Lacarra ha fatto al Ministro Fitto di sbloccare quanto prima possibile il trasferimento dell'FSC alla Puglia, perché i problemi, che soprattutto il settore produttivo sta incontrando in questi mesi, stanno cominciando ad assumere contorni drammatici. Solo ieri, in una riunione con l'autorità di gestione, è emerso che esiste un numero molto significativo di imprese che attende che vengano adottate delibere che non possono essere adottate, benché le istruttorie siano complete, perché manca la competenza, non la cassa, signor Ministro, perché lei sa che la Puglia è in avanzo di gestione, manca, ripeto, la competenza. Quindi, le chiedo di fare ogni possibile sforzo per venire incontro alle esigenze del sistema produttivo pugliese e non solo.
Nello specifico, rispetto al decreto Coesione, devo dire che temo che esso risenta, nella sua impostazione generale, di una sostanziale mancanza di presa rispetto alle problematiche reali del Paese. Ne risente sotto vari punti di vista: è una riproposizione - legittima dal punto di vista del Ministro - della sua visione, evidentemente, della coesione e degli strumenti per la coesione. Una visione che noi contestiamo da sempre sul piano politico e che, a nostro parere, non rispecchia minimamente le esigenze reali del Paese e soprattutto non tiene conto di quelle che sono state le traiettorie di crescita di molte regioni del Mezzogiorno. Un esempio, che è poi all'interno dell'ordine del giorno che ho sottoscritto, riguarda l'articolo 21, dove si fa riferimento - devo dire in maniera anche apprezzabile - a un esonero contributivo transitorio, ma comunque un esonero contributivo, a favore degli 35 che avviino attività imprenditoriali nel settore delle innovative o comunque dell'innovazione tecnologica. Fin qui tutto bene se non fosse che è abbastanza incomprensibile come un 35 possa essere qualificato come disoccupato e avviare un'attività imprenditoriale nel settore dell'innovazione tecnologica. Normalmente - e questa credo che sia la fotografia del settore della ricerca e del trasferimento tecnologico in tutte le università del Mezzogiorno - questa categoria è fatta di ricercatori, di soggetti che hanno difficoltà enorme, vista la loro collocazione geografica e vista la scarsità sostanziale di strumenti a disposizione, non solo per il Mezzogiorno ma per tutto il Paese, che è un Paese che, sotto il profilo del rischio imprenditoriale, in questi settori così avanzati, fa fatica ancora e attendiamo, a questo proposito, che arrivino questi benedetti fondi nazionali e che Cassa depositi e prestiti si determini a immettere liquidità in questi settori. Dicevo, però, che è abbastanza improbabile che un 35 disoccupato sia nelle condizioni o abbia la possibilità di innovare e di avviare un'attività imprenditoriale nel settore tecnologico. Con l'ordine del giorno chiediamo che il Governo faccia qualunque sforzo necessario per comprendere che il in questi settori non è certamente quello meritevole della disoccupazione, ma è tutto il resto del settore della innovazione tecnologica, soprattutto quello legato alle università, soprattutto alle università meridionali, che fa fatica - per i motivi che ho appena illustrato - a crescere e ad avere quell'incubazione necessaria e, quindi, anche quegli incentivi e quegli sgravi necessari per poter offrire al Paese la possibilità di trasformare quelle iniziative in iniziative imprenditoriali più determinate.
Quindi, chiederei al Ministro Fitto, suo tramite, Presidente, un ripensamento e - ripeto - una presa di posizione rispetto a un settore che si sta dimostrando fondamentale per la tenuta del Paese .
PRESIDENTE. Non so se per un ripensamento, ma ha chiesto di parlare il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. La correttezza nel modo di porre la questione, al di là del merito della posizione differente del collega Stefanazzi, mi porta a intervenire per chiarire due aspetti. Il primo è relativo alla sottoscrizione dell'accordo di coesione con la regione Puglia; vorrei sottolineare che sono in corso confronti con la regione, sono avvenuti e stanno avvenendo anche dal punto di vista formale e di merito, con tavoli tecnici e con costanti comunicazioni. A me non risulta che ci siano ritardi e lungaggini. C'è una collaborazione che mi auguro possa determinare una soluzione. Evidentemente, il merito delle riunioni e il merito delle questioni stanno portando a questo tipo di lavoro e la verifica sullo stato di attuazione della programmazione 2014-2020, oltre che sulle scelte 2021-2027, è oggetto di un lavoro che stiamo portando avanti senza le polemiche e i contrasti che spesso ascoltiamo, ma con uno spirito assolutamente propositivo. Quindi, così come è accaduto per le altre regioni, accadrà anche per queste regioni. Respingo, nel caso in cui venisse ventilata, l'idea di un approccio di carattere politico, se è vero, come è vero, che, nei 18 accordi di sviluppo e coesione che abbiamo sottoscritto, troverete accordi sottoscritti con regioni di colore politico diverso rispetto a quelle di questo Governo, eppure abbiamo lavorato molto positivamente. Quindi, questo è un primo aspetto.
La seconda questione che vorrei sottolineare è che, relativamente al tema degli 35, le indicazioni che inseriamo all'interno del decreto sono frutto delle indicazioni europee e dei programmi europei. Vorrei infatti ricordare che ci muoviamo nell'ambito di programmi nazionali e regionali che sono previsti nel confronto con la Commissione europea e, anche a tal proposito - e chiudo -, mi piace sottolineare il fatto che questo decreto è frutto di un confronto con la Commissione europea, di una definizione di un percorso comune con loro, ma anche con le regioni, con i comuni e con le province, se è vero, come è vero, che questo decreto ha ottenuto il parere favorevole da parte della Conferenza unificata, al netto di un parere contrario di una sola regione.
Quindi, mi sembra che non ci sia una logica di accentramento o di esclusione, ma c'è invece una logica di pieno coinvolgimento, che ha portato a un percorso condiviso che sono convinto sarà utile, sia per le regioni che per il Governo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/10 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/11 Barbagallo. Onorevole Barbagallo, c'è una riformulazione sull'ordine del giorno. Chiede di intervenire? L'accetta?
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Non la accetto e chiedo di intervenire.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). L'articolo 14, comma 4, del testo all'esame dell'Aula, interviene sulle emergenze in atto nel settore dei rifiuti in Sicilia, prevedendo l'assunzione per la regione siciliana di quattro esperti della materia per l'importo annuo di 70.000 euro. Noi riteniamo, Presidente, che questa previsione sia un'offesa per tutti i siciliani. Infatti, la crisi quest'anno è stata determinata da un banale errore nelle procedure autorizzative da parte della regione stessa, da parte dei dipartimenti della regione, che ha determinato lo stop, da parte dell'autorità giudiziaria, al conferimento di oltre 200 comuni nella discarica di Lentini.
Lo diciamo da tempo: quello che serve è realizzare prontamente gli impianti, serve realizzare prontamente impianti pubblici. Invece il Governo pensa inopinatamente che, con qualche consulenza a qualche amico degli amici, si risolva il problema.
Lo abbiamo ribadito più volte, anche in quest'Aula: servono centinaia di impianti, distribuiti in modo omogeneo nel territorio dell'isola, per il trattamento meccanico-biologico, per il compostaggio, per l'umido. Invece, il centrodestra, negli ultimi sette anni al Governo, ha realizzato soltanto 4-5 impianti che si contano nel palmo di una mano.
Peraltro, questo atteggiamento ha costretto le società di gestione a trasferire i rifiuti all'estero e frattanto i siciliani continuano a pagare la Tari più alta di Italia, a fronte di un evidente disservizio. Soprattutto, in considerazione del fatto che la riscossione è in capo ai comuni, spesso questo genera anche la circostanza che i comuni vanno in piano di equilibrio o di riequilibrio, in dissesto o in predissesto.
È un'estate drammatica per la crisi idrica, anche in questo momento, in Sicilia. Ci sono comuni che si vedono razionata l'acqua una volta alla settimana o una volta ogni dieci giorni. Certamente, non serviva questa ulteriore crisi dei rifiuti innescata dall'inadeguatezza e dall'incapacità del centrodestra.
Peraltro, sono tutte questioni note da anni e su cui certamente non pende il carattere dell'imprevedibilità, come sulla questione incendi che, purtroppo, riteniamo che, tra qualche settimana, riesploderà.
In definitiva, il decreto-legge Coesione è un'altra occasione persa. Servivano soluzioni e, invece, si preferisce continuare con la logica delle prebende. Con l'ordine del giorno, chiediamo che il Governo assuma ogni opportuna e francamente indifferibile soluzione per superare l'ennesima crisi dei rifiuti in Sicilia, anche con in considerazione del fatto che la nomina a commissario del presidente della regione non sta sortendo - com'è evidente - gli effetti sperati .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/11 Barbagallo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/12 Manes.
Chiedo all'onorevole Manes, che chiede di intervenire, se accetta la riformulazione.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Accettiamo la riformulazione e chiediamo di metterlo ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/12 Manes, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/13 Scotto, sul quale c'è una riformulazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ho letto la riformulazione del Governo e mi appello al Ministro, su due punti.
Il primo. Non riesco a comprendere perché si tolga alla premessa una cosa che dovrebbe essere acquisita e banale: “ancora più opportuno appare prevedere un intervento volto a differenziare, anche in termini di durata temporale di fruizione della decontribuzione in questione”, in favore delle aree più disagiate e, dunque, del Mezzogiorno. Qui stiamo parlando di una misura che introduce una decontribuzione significativa per le imprese che assumono a tempo indeterminato con un doppio scalino che va ad aumentare per il Mezzogiorno. Il Ministro sa benissimo che queste misure hanno una certa efficacia solamente se sono misure di carattere strutturale. Nel momento in cui diventano misure episodiche o a , rischiano semplicemente di dopare il mercato del lavoro e poi, qualche tempo dopo, quando finiscono questi incentivi, produrre un'ondata di licenziamenti.
Dunque, chiediamo un intervento più strutturale e non capiamo perché, nella riformulazione che il Ministro fa, ovviamente si valuta “l'opportunità di”, a invarianza finanziaria - come ormai è abitudine, consuetudine, direi, più che abitudine -, e c'è un riferimento alla “vigente disciplina in materia di aiuti di Stato”. Si tratta di una questione molto seria, che, però, può essere superata, se il Governo decidesse - come fu fatto col Ministro Provenzano durante il Governo “Conte 2” - di aprire un negoziato con l'Unione europea per provare a intervenire in maniera significativa sulla decontribuzione, per renderla strutturale e per dargli una gittata temporale più lunga. Allora si prevedeva una gittata temporale che datava 2030.
Credo che il Ministro sia nelle condizioni di rivedere questa riformulazione, signor Presidente, perché tutti insieme dovremmo provare a fare questo sforzo per i lavoratori e per i giovani del Mezzogiorno, che sono quelli ovviamente più colpiti dalla crisi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Ci tengo a chiarire al collega Scotto le ragioni e i termini della nostra posizione su quest'ordine del giorno, collegato anche al lavoro che il Governo sta facendo sul tema della decontribuzione, ricordando alcuni aspetti. Il primo: noi non abbiamo mai avuto un provvedimento sulla decontribuzione che sia stato vigente fino al 2029. Questo è un equivoco che ci portiamo dietro: la norma nazionale prevedeva la possibilità che accadesse fino al 2029, ma, come noi sappiamo, tutti sappiamo, questa norma non è mai stata autorizzata dalla Commissione europea, se non per un periodo di tempo molto limitato, per sei mesi o un anno.
Questo in base a due questioni che l'hanno caratterizzata: il per il COVID e quello per la guerra. Il 30 giugno è scaduto questo termine e il Governo ha avuto la possibilità di un confronto costante, positivo e devo dire anche silenzioso con la Commissione europea - perché spesso, magari, il silenzio e meno rumore aiutano a ottenere risultati -, che ha portato alla proroga di questa ulteriore misura per il periodo fino al 31 dicembre, nonostante la decontribuzione si sia fermata rispetto al tempo del del 30 giugno.
Detto questo, noi siamo al lavoro con la Commissione europea per definire una situazione che possa immaginare una decontribuzione strutturale che, rientrando nella normalità e quindi nell'ambito di aiuti di Stato, possa essere permanente. Questo è il confronto che abbiamo posto in essere e abbiamo anche avviato con la Commissione europea. Peraltro, ho incontrato la settimana scorsa la Vicepresidente Vestager, con la quale abbiamo definito questa proroga di sei mesi e abbiamo avviato questo lavoro. Quindi, queste sono le ragioni per le quali la riformulazione va in questa direzione: perché si accompagni a un confronto con la Commissione europea che stiamo facendo e che mi auguro quanto prima possa trovare una soluzione sul fronte della stabilità di questa misura, nell'ambito di questo panorama e di questa cornice alla quale ho fatto riferimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/13 Scotto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/14 Laus, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/15 Gribaudo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/16 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno abbiamo suggerito e richiesto al Governo un impegno a valorizzare le politiche abitative del Paese. La casa è un diritto per gli italiani, ma spesso nella realtà è un'ossessione. Il costo dei mutui per l'acquisto della prima casa è notevolmente alto e spesso l'accesso è impossibile. Il costo degli affitti sta aumentando ed è sempre più difficile reperire case sul mercato, anche perché spesso utilizzate per altre funzioni.
Noi riteniamo che il Governo sia assente rispetto alla grande sfida per il diritto alla casa e continuiamo a chiedere interventi ai quali non corrispondono azioni, se non riduzioni di investimento, come è successo nella manovra di bilancio quando il Governo ha tagliato il Fondo affitti. Si tratta di una misura estremamente utile, se non necessaria, per i comuni italiani per dare risposte oltre a quelle dell'edilizia residenziale pubblica.
Con quest'ordine del giorno abbiamo chiesto al Governo di adottare iniziative, all'interno degli spazi concessi dal provvedimento, per incrementare l'offerta di alloggi di edilizia residenziale pubblica, da realizzare con criteri di efficienza energetica antisismica, prevedendo la riduzione delle emissioni nocive e l'utilizzo di fonti rinnovabili. Non conosco le argomentazioni che hanno indotto il Ministro a esprimere un parere contrario ma insistiamo, chiedendone l'accoglimento con questo atto e con i successivi che presenteremo per portare le politiche abitative e il diritto alla casa all'attenzione del Governo nazionale che, oggi, ci sembra sul tema estremamente latitante .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/16 Gianassi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/17 Sarracino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/18 Di Biase, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/19 Peluffo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/20 De Luca. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piero De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno chiediamo una cosa semplice: tornare indietro alla disciplina previgente per quel che riguarda la struttura creata dal decreto Coesione, in discussione oggi, relativamente all'erogazione alle regioni dei Fondi sviluppo e coesione. Noi abbiamo contestato in questi mesi - tramite lei, Presidente, al signor Ministro, con grande pacatezza, vorrei dirlo, ma con grande nettezza - la tendenza ad accentrare tutto a Palazzo Chigi in questi anni.
Avete accentrato l'utilizzo, la gestione e l'attuazione del PNRR. Avete accentrato, cancellando la vecchia impostazione, le zone economiche speciali, la struttura che deve gestire oggi quell'unica ZES a Palazzo Chigi. Avete soppresso l'Agenzia della coesione, accentrando anche qui nelle mani del Governo, sotto il profilo dell'erogazione dei Fondi sviluppo e coesione, la scelta - per quanto riguarda le regioni - di quali progetti finanziare attraverso fondi e risorse che spettano per legge, per l'80 per cento, alle regioni del Mezzogiorno e, per il 20 per cento, a quelle del Nord.
La contestazione, guardate, non è ideologica o di principio; riguarda gli effetti concreti che questo vostro accentramento ha prodotto. Infatti, il PNRR, al di là del dell'euforia di queste ultime ore, sta producendo solo ritardi e rinvii.
Come ho già avuto modo di dire, l'acronimo è diventato “Piano nazionale dei ritardi e dei rinvii”. Anche la quinta rata, che è stata - finalmente, direi - erogata dalla Commissione, si è ridotta di sette miliardi e mezzo rispetto al cronoprogramma che avevamo noi impostato nel piano iniziale. Quindi, abbiamo perso sette miliardi e mezzo di euro a causa dei vostri ritardi per la quinta rata, che era di sette miliardi e mezzo superiore. Ministro, lo sa meglio di me. Era di sette miliardi e mezzo di più, che abbiamo perso finora, perché li avete posticipati rispetto a quanto previsto negli anni passati. Io sarei meno contento di quanto lo è lei con questo sorriso; mi fa piacere che la cosa la riempia di gioia. A noi preoccupa, perché vuol dire che sono saltati i progetti e programmi che dovevano essere realizzati nei mesi scorsi sui territori per le periferie, per gli asili nido, per le case, per gli ospedali di comunità.
Ci sono ritardi enormi su progetti che toccano la carne viva del Paese, le esigenze reali dei nostri cittadini sono state ad oggi perse, rinviate, posticipate nei prossimi mesi o nei prossimi anni, sperando che non si perdano definitivamente.
Quanto alle politiche di coesione, noi le rivolgiamo una domanda semplice.
Siccome, come ricordava il collega Lacarra, sono casualmente solo tre le regioni che ancora oggi non hanno visto sottoscrivere questo accordo di coesione e che non hanno la possibilità di utilizzare fondi che spettano per legge, che sono già stati stabiliti e definiti, ma ancora devono essere erogati, la nostra domanda è semplice: quando ritiene di sottoscrivere gli accordi di coesione con le tre regioni mancanti ? Quando? Signor Ministro, risponda a una domanda semplice. Infatti, non ci sono più ragioni - non ce ne sono mai state - che continuino a impedire ai cittadini della Sardegna, della Puglia e della Campania di poter utilizzare risorse che servono per interventi concreti su territori che ne hanno bisogno. Parliamo di miliardi di euro bloccati rispetto alla programmazione 2021-2027, miliardi di euro che servono anche per utilizzare, come cofinanziamento, i fondi strutturali europei, oggi bloccati. Siamo a metà 2024: se non li erogate in queste ore, quando, signor Ministro? Vuol dire che voi mettete davvero a rischio la possibilità di utilizzare fondi che servono per realizzare politiche di coesione e che spettano per legge.
Io non vorrei davvero che ci fosse un retropensiero, ossia che fossero considerati fondi di partito e non fondi delle istituzioni.
Allora, faccia davvero un atto di responsabilità: concluda l'iter avviato. Noi non lo condividiamo ma, pur nell'impostazione di questo decreto, concluda l'iter avviato con le regioni che ancora non hanno avuto la sottoscrizione dell'accordo di coesione e consenta ai cittadini di queste regioni di utilizzare risorse che spettano per legge. Sarebbe un passo avanti importante e un segnale di distensione e di attenzione al Mezzogiorno che noi apprezzeremo anche in un momento in cui, con l'autonomia differenziata, rischiamo davvero di tornare profondamente indietro, con il rischio che diventi impossibile vivere al Sud nei prossimi anni .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/20 De Luca, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/21 De Bertoldi. Onorevole De Bertoldi, il suo ordine del giorno è accolto, quindi il parere è favorevole.
L'ordine del giorno n. 9/1933/22 Matera è stato ritirato.
Sull'ordine del giorno n. 9/1933/23 Testa il parere è favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/24 Congedo. Onorevole Congedo, accetta la riformulazione? Sì. Lo vuole mettere ai voti? No.
Dunque, passiamo all'ordine del giorno 9/1933/25 Provenzano. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/25 Provenzano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/26 Zanella. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi a fare quanto previsto dal PNRR, Missione 6 Salute e, di conseguenza, di assumere le iniziative improrogabili, necessarie per il potenziamento e lo sviluppo dell'assistenza sanitaria territoriale.
Per il predetto potenziamento di sviluppo, ovviamente, è indispensabile aumentare le risorse del Fondo perequativo infrastrutturale, da destinare alle strutture sanitarie del Mezzogiorno. Il finanziamento complessivo del fabbisogno sanitario, naturalmente, dovrebbe arrivare, entro il 2028, almeno alla percentuale, rispetto al PIL, del 7,5…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
LUANA ZANELLA(AVS). Noi siamo di fronte a un accrescimento del territoriale. Non esiste l'equità di accesso ai servizi sanitari, alla prevenzione e alla cura a livello nazionale. Quindi, non esiste di fatto, in prospettiva anche meno, l'applicazione del principio costituzionale previsto dall'articolo 32.
Ovviamente, l'autonomia differenziata ha compromesso ulteriormente questa situazione. In base ai dati forniti dal Centro per la ricerca economica applicata in sanità, abbiamo un dato veramente preoccupante. A livello nazionale, le famiglie italiane in condizione di povertà sanitaria sono il 6,1 per cento, ma nel Mezzogiorno questa quota è ben dell'8 per cento: una percentuale doppia rispetto al Nord-Est, dove è del 4 per cento, e superiore rispetto al Nord-Ovest, dove è del 5,9 per cento, mentre al Centro è del 5 per cento.
Secondo altri indicatori che sono presenti e sono forniti dallo studio sul Benessere equo e sostenibile, anche la speranza di vita alla nascita, nel Meridione, è di 1,3 anni in meno rispetto al Centro, 1,5 rispetto al Nord; il tasso di mortalità per tumore è pari a 9,6 per 10.000 abitanti rispetto all'8 del Nord.
Cosa voglio dire con tutto ciò? Che non è possibile, senza risorse mirate, senza un impegno non dico ad annullare, ma a muoversi nella prospettiva di contenere questi , passare , come vorrebbe il presidente della regione Veneto, all'autonomia differenziata, alla devoluzione di tante materie, quando, su quelle fondamentali, non siamo riusciti ancora a superare differenze e ingiustizie così palesi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/26 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno n. 9/1933/27 Grimaldi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Finalmente parliamo di casa, seppur in un ordine del giorno. Come sapete, gli italiani in affitto sono, più o meno, il 20 per cento: sono soprattutto i più giovani, le nuove famiglie e, ovviamente, le fasce più deboli, tanto è vero che sono quasi 3 milioni le famiglie italiane che spendono più del 40 per cento del proprio reddito per la casa. E mi faccia dire che, spesso, sono le famiglie che non riescono a sostenere quei costi ad essere sfrattate; come sapete, sono 42.000 le sentenze e 30.000 gli sfratti eseguiti ogni anno. Per affittare un bilocale, 70 metri quadri, nelle principali città italiane, si spendono più di 1.000 euro; a Roma e Milano - e voi lo sapete - la media è di 1.400, 1.300 euro. Mentre i prezzi di questi affitti aumentano, i salari calano, e voi lo sapete bene. L'Italia, infatti, negli ultimi 30 anni, ha un record negativo in tutta Europa - il 3 per cento -, mentre in Germania e in Francia quei salari aumentavano di oltre il 30.
Tra le famiglie in affitto, quelle in povertà assoluta hanno ormai superato il milione. In questo contesto, sono circa 650.000-700.000 le famiglie in attesa di una casa popolare, ma quelle con un disagio abitativo si stima siano, addirittura, oltre il milione. E l'edilizia residenziale pubblica - me lo faccia dire a Fitto - è del tutto insufficiente a rispondere a questa domanda abitativa.
E lo dico a lei per dirlo al suo collega Salvini: la soluzione non è certo rendere abitabili i sottotetti o fare qualche davanti al consiglio regionale della Lombardia, perché la percentuale di alloggi assegnati in rapporto alle richieste è, mediamente, inferiore al 5 per cento. A Roma è inabitato l'11 per cento, a Bologna il 12, a Napoli il 20. Le case vuote, in Italia, sono circa 11 milioni. Solo a Milano, ci sono 13.671 alloggi di case popolari sfitti e non assegnati, in tutta la Lombardia sono oltre 19.000. Per ogni alloggio popolare assegnato, ce ne sono altri 12 che restano vuoti, eppure Milano è tra le città italiane con il maggior numero di edilizia popolare. Il patrimonio è quasi tutto dell'ALER: il 60 per cento in regione e, per il resto, nei comuni. Le occupazioni senza titolo - solo per essere precisi - sono circa il 6,6 per cento. Voi parlate di pignorare lo stipendio di Ilaria Salis, ma l'ALER dovrebbe rispondere di quel danno erariale che dipende esclusivamente da essa, di quelle 20.000 case popolari chiuse e inutilizzate per assenza di manutenzioni.
Chiedete i poteri straordinari alle regioni e le regioni non sanno utilizzare i fondi per ristrutturarli. E, se ci fossero case popolari a sufficienza, non ci sarebbero, tra l'altro, anche quelle occupazioni. Me lo faccia dire: se gli affitti fossero adeguati ai redditi delle famiglie, non ci sarebbero sfratti per morosità incolpevole. Vi costernate, ma siete coloro che, per 30 anni, hanno sostenuto che le case popolari non servissero più e che il è un'elemosina di Stato. Già, perché, di fronte all'emergenza abitativa, il vostro primo atto è stato quello di azzerare il Fondo di sostegno alla locazione, avete tolto la morosità incolpevole, circa 130 milioni di euro in meno, mentre, nella stessa finanziaria, avete scelto, con 900 milioni di euro, di dare i soldi alle società di calcio di Serie A. A questo si aggiunge la cancellazione del reddito di cittadinanza e la negazione del salario minimo. Tecnicamente, avete la responsabilità morale dell'aumento degli sfratti per morosità incolpevole. Lo diciamo così: fra chi lotta per garantire un tetto e chi non ce la fa, e chi crea le condizioni per agevolare gli speculatori e butta le persone in strada, noi sappiamo cosa scegliere.
Serve un piano per la casa, perché ci sono 500 ulteriori case popolari, senza consumo di suolo, lì possibili e serve un ruolo pubblico, centrale; non appaltare a quel finto , che, poi, fa speculazioni. Serve un censimento dello stato di utilizzo del patrimonio edilizio cittadino, di proprietà pubblica e privata. In conclusione, vogliamo parlare davvero di emergenza abitativa? Intanto, ripristiniamo i fondi per la morosità incolpevole, riassegniamo e rimettiamo a disposizione tutto quel patrimonio edilizio inutilizzato (.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere, qualora il collega Grimaldi lo consenta, quest'ordine del giorno e per ringraziarlo, perché, finalmente, viene posto all'attenzione di quest'Aula questo tema molto delicato, nel modo corretto con cui si dovrebbe affrontare. Nelle Commissioni riunite, giustizia e affari costituzionali, in questi giorni, si sta parlando di casa, qualche volta, incidentalmente, però in modo assolutamente negativo e aberrante, perché siete stati capaci, sarete capaci, se il provvedimento, il disegno di legge cosiddetto pacchetto Sicurezza andrà in porto, di criminalizzare, quindi di punire con il carcere anche coloro che sono raggiunti da convalide di sfratto per morosità o per finita locazione.
Ve lo abbiamo detto in tutti i modi possibili, ci siamo sgolati nelle Commissioni per dirvi cosa state facendo, che uno degli effetti di quella norma, per come avete costruito la nuova fattispecie di reato dell'occupazione arbitraria di immobili, sarà questo. Ma siete stati assolutamente sordi e siete stati anche muti, perché non avete argomentato in alcun modo per confutare la nostra preoccupazione e il nostro allarme. Del resto, cosa ci possiamo aspettare da un Governo e da una maggioranza che continuano imperterriti, ad ogni piè sospinto, con ogni provvedimento utile, a criminalizzare la povertà? Invece di dare risposte concrete, invece di mettere, ad esempio - come bene dice quest'ordine del giorno -, nuove risorse, finalmente, nel Fondo per la morosità incolpevole, nel Fondo per il sostegno agli affitti, voi avete azzerato tutto questo. Mi fa anche specie, perché voi avete dei governatori, espressione delle vostre forze politiche, che invece sbandierano ai quattro venti che ancora fanno i bandi e assegnano proprio quelle risorse. Peccato che assegnano risorse che abbiamo messo in quei Fondi noi dei Governi precedenti: il Governo Conte I e il Governo Conte II hanno messo i soldi nel Fondo per la morosità incolpevole e nel Fondo di sostegno all'affitto e ne hanno reso anche più agevole l'erogazione.
Voi non avete messo 1 euro, però i vostri governatori delle regioni si fanno belli anche oggi, dicendo che stanno erogando quei contributi e che possono dare ristoro e respiro alle famiglie. Allora siate coerenti, perché da domani i vostri governatori non avranno proprio niente da dire alle famiglie che si troveranno raggiunte da uno sfratto; forse avranno solo da dire che il Governo nazionale - della cui parte sono anche loro - criminalizza e mette in galera quelle povere famiglie che hanno queste condizioni. Raccontate questo e gettate la maschera, perché siete veramente dei grandissimi ipocriti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Volevo solo aggiungere anche un altro aspetto perché, come al solito, questo Governo e questa maggioranza affrontano il problema della casa in maniera ideologica, trovando un nuovo reato, come ha detto giustamente bene la mia collega.
Il tema fondamentale è che, oltre a non aver messo risorse per aiutare tutti gli istituti di case popolari a aumentare le case a disposizione per essere assegnate, avete anche tolto una misura che aiutava tutti gli istituti di case popolari a ristrutturare gran parte delle loro abitazioni: avete chiuso la cessione del credito e avete bloccato tantissimi appalti che riguardavano le case popolari con il superbonus. Questi avrebbero permesso: in primo luogo, di recuperare più alloggi; in secondo luogo, di abbassare le bollette energetiche delle persone che già in quegli alloggi vivevano e, quindi, abbassando le bollette energetiche, avrebbero avuto più soldi anche per evitare, magari, di incorrere in una morosità che in molti casi - anzi nella maggior parte dei casi - era incolpevole. Da questo punto di vista state facendo, come al solito, la solita demagogia e non andate a risolvere il problema. Il problema della casa va affrontato in maniera seria, ma la prima cosa è non abbandonare gli enti locali che se ne occupano. Non è creando un reato nuovo che riuscirete a risolvere questo problema: è soltanto una cosa di facciata, una roba che non risolve i problemi e che crea sempre questa situazione in cui la criminalità, chiaramente, sarà sempre avvantaggiata rispetto alla legalità - perché trova una via più veloce per riuscire a ottenere il risultato di avere la casa - e noi, lo Stato, sembriamo più forti, ma, alla fine, avete reso lo Stato molto più debole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Grazie Presidente. Intervengo per chiedere al collega Grimaldi di poter sottoscrivere quest'ordine del giorno. Guardate, questo Governo non si rende conto di quello che ha fatto togliendo il reddito di cittadinanza: tantissime famiglie sono rimaste senza alcuna possibilità di poter pagare quel minimo di affitto, che riuscivano a pagare grazie al reddito di cittadinanza; gli enti locali sono in difficoltà perché avete tagliato il Fondo per la morosità incolpevole.
Laddove ci sono regioni come la Calabria, dove l'ATERP è commissariata - quindi non si fa edilizia pubblica residenziale - e dove la stessa regione è completamente assente sulle politiche di nei confronti degli enti comunali e di un tema come l'emergenza abitativa, credo che questo Governo dovrebbe assumersi una maggiore responsabilità e mettersi come si dice “una mano sul cuore”: ci sono persone che avete abbandonato e queste persone non possono rimanere in questo stato di abbandono, perché è veramente poco democratico, poco dignitoso per un Paese che fa parte del G7 e fondatore dell'Unione europea .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/27 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/28 Mari, su cui il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Il decreto dispone una serie sostanziosa di deduzioni per assunzioni a tempo indeterminato, anche a tempo parziale, e quindi non a tempo pieno. Verrebbe da dire: che male c'è, e invece non è proprio così. A un certo punto bisognerà pur dire che così non va. Questo è l'ennesimo provvedimento che alimenta quello che ormai è un gigantesco sistema di aiuti, di di deduzioni, di sconti, di in cui ormai fanno fatica anche i consulenti del lavoro e i commercialisti ad orientarsi.
Una cosa oggi andrebbe detta in questo Paese, cioè che le cifre con le quali viene indicato il costo del lavoro in Italia - quelle, diciamo così, della propaganda - ormai sono palesemente false. In realtà, noi abbiamo un problema grande, abbiamo un sistema produttivo debole, che fa sempre fatica ad uscire dalle crisi, anzi, spesso dalle crisi non esce proprio. Questa situazione ha a che fare con queste scelte, perché questo Paese deve trovare ormai il coraggio di andare in un'altra direzione. Non si va con i , non si va alimentando il sistema imprenditoriale e la dimensione di impresa che abbiamo in questo momento, non si va competendo soltanto sul costo del lavoro, non si va senza mettere davvero le imprese in condizione di fare ricerca e innovazione.
È evidente che, invece, alla maggioranza interessano soltanto i numeri utili alla propaganda. Non le interessano le questioni che, invece, interessano a noi, alle opposizioni ed alle parti sociali. I due veri indicatori di cui dovremmo occuparci: la produttività del Paese, lo dicevamo, che è debole in questo momento, e non per responsabilità dei lavoratori, perché invece la produttività per ora di lavoro è altissima, ma per responsabilità tutta delle imprese e del capitale, e, non interessa alla maggioranza, la qualità del lavoro, che, in questo Paese, è povero e precario, e quasi sempre anche pericoloso, proprio per responsabilità di queste scelte.
Quindi bisogna andare in una direzione completamente diversa ed avere il coraggio di dire che questo meccanismo, che in qualche modo - è stato detto prima e condivido - dopa e droga il mercato del lavoro, è un meccanismo che dobbiamo metterci alle spalle. Anche perché l'altra questione è quella, già accennata, dell'episodicità dei provvedimenti, che poi determina le cose che leggiamo nel corso degli anni, queste curve gigantesche che sono determinate dal sistema di aiuti e che poi vedono, puntualmente, il crollo dell'occupazione.
Ripeto, quindi, può sembrare una cosa giusta, ma, in questo momento, per quella che è la condizione del Paese dal punto di vista della prospettiva di crescita e della qualità del lavoro, non è una cosa fatta bene. Bisogna andare in un'altra direzione, una direzione che prenda di petto le questioni del lavoro povero, del lavoro precario e del lavoro pericoloso.
Come abbiamo detto in quest'ordine del giorno, serve tutt'altro; non serve un Governo che si chiude al proprio interno e non dialoga con le parti sociali; servirebbe veramente un nuovo patto per il lavoro, un piano per l'occupazione che riguardi tutto il Paese e, in particolare, la parte più sofferente, cioè il Mezzogiorno, in particolare alcune categorie, come le donne e i giovani, ma questo si può fare soltanto attraverso un confronto vero e serio con le parti sociali. Per questo abbiamo presentato quest'ordine del giorno, della cui bocciatura, ovviamente, non ci meravigliamo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Intervengo per sottoscrivere, Presidente. Riteniamo veramente importante quest'ordine del giorno ed è triste vedere che, da parte di questa maggioranza e da parte del Governo, non si cambi idea rispetto alle politiche sociali che andrebbero poste in essere nel nostro Paese. Qui servirebbe un reddito minimo garantito per tutti, servirebbe il salario minimo, servirebbero politiche di coesione diverse, soprattutto a vantaggio di quelle regioni e di quelle persone che sono svantaggiate, lo sono da decenni. Invece, si va nella direzione totalmente opposta e ultimamente, addirittura, con l'autonomia differenziata queste differenze si vanno a cristallizzare. Questo lo troviamo aberrante ed è qualcosa di cui dovrete rispondere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Con il consenso dei proponenti, chiedo di sottoscriverlo.
PRESIDENTE. Anche l'onorevole Scotto sottoscrive l'ordine del giorno. Altri che vogliono sottoscrivere? No, allora passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/28 Mari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/29 Piccolotti. Onorevole Piccolotti, il suo ordine del giorno verrebbe accolto come raccomandazione: la accetta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/30 Borrelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Per suo tramite, vorrei sottolineare al Ministro Fitto che continuo a non comprendere come possa essere associato il suo nome con la difesa e la tutela del Mezzogiorno. Lo dico con molto rammarico, perché non riscontro in nessun atto messo in campo da quest'uomo, nato sul nostro territorio, qualsiasi tipo di azione a difesa e a tutela del Mezzogiorno. Lo dico, per suo tramite, perché sono intervenuto sempre nel merito e non entro mai nelle questioni né di attacchi personali o di speculazioni politiche.
Non a caso, l'impegno che chiedevo, che il gruppo AVS chiedeva al Governo era di valutare l'opportunità di ripristinare, in sede di manovra di bilancio per il 2025, l'originario livello di finanziamento del Fondo perequativo infrastrutturale per il Mezzogiorno. Adesso, la domanda sorge spontanea, come ama fare, sempre per suo tramite, il Ministro Fitto: se è vero come è vero che sono il Ministro del Mezzogiorno, forse un pochino del Mezzogiorno mi dovrei occupare.
E abbiamo aggiunto anche un ulteriore elemento di impegno per il Governo ad introdurre procedure che obbligano le singole amministrazioni al rispetto dei vincoli territoriali. Poiché ci pare abbastanza evidente che una parte consistente delle risorse al Mezzogiorno si vogliano o si stiano destinando altrove, noi riteniamo che i fondi debbano essere vincolati al territorio, e quindi che sia conservata quella quota parte del 40 per cento alle risorse del Mezzogiorno.
Noi vogliamo valutare sempre i fatti, in modo scientifico, perché difendere il Mezzogiorno non significa mettere un titolo. Se questo Governo ha scelto di titolare e dedicare un Ministero al Mezzogiorno, non è ovviamente per mettere in piedi l'autonomia differenziata. Oggi, onestamente, sono rimasto abbastanza perplesso delle perplessità - scusate il bisticcio di parole - del Ministro Musumeci circa l'intervento immediato e super-rapido del presidente della regione Veneto, che ha chiesto immediatamente di attuare l'autonomia differenziata. Lui li vuole, come si dice in gergo, tutti, maledetti e subito. Ma quale rinvio? Ma quali LEP? Ma quale discussione? Zaia lo ha detto chiaro: noi li vogliamo subito, i veneti vogliono tutto il malloppo. Il Ministro Musumeci ha risposto: ma no, forse si sta facendo un'accelerazione, sono comunque un convinto sostenitore delle autonomie.
Mi dispiace, non si possono tenere i piedi in due scarpe. Sappiamo benissimo che, in questa fase storica, l'autonomia differenziata l'ha messa in piedi un Ministro che conosce benissimo come colpire e affondare il Sud. Mi riferisco al Ministro Calderoli, che, come ben sappiamo, è il padre fondatore anche della famosa norma - mai modificata da nessuno, per onestà intellettuale - che distribuisce i fondi per la sanità alle regioni non in base al numero degli abitanti, ma in base al numero delle persone anziane, motivo per cui le regioni del Sud sono state fortemente danneggiate in tutti questi anni.
Il Ministro Musumeci ha detto: ha accelerato troppo. Zaia non ha accelerato, ha fatto quello che ha sempre detto. Loro vogliono tutti i soldi, ritengono di non dover far più parte di un Paese unito; ritengono che i loro soldi, che in questo momento sono di più, debbano rimanere tutti a casa loro. Addirittura, ho letto l'intervento dei Vigili del fuoco, che già sono stati chiamati: “voi non siete più Vigili del fuoco italiani, siete veneti”. Ma domani perché non proporre anche una norma per via Montenapoleone a Milano, che è una strada dove pagano molte più tasse rispetto agli altri? Perché non fare l'autonomia differenziata di quella bella strada? E nel palazzo delle grandi , dove pagano ancora di più?
Se li vogliono tenere tutti quanti; per loro non esiste più il Paese e non esiste certamente il Mezzogiorno. Quest'ordine del giorno era semplicemente per dare una possibilità di comprendere, fino in fondo, qual è la volontà politica minima nei confronti del Mezzogiorno e delle isole. E, ovviamente, la risposta è stata quella che ci aspettavamo: no, noi non vogliamo garantire i fondi perequativi; noi non vogliamo che quei soldi siano vincolati al Mezzogiorno.
Mi dispiace, Ministro, tramite il Presidente lo continuo a dire, lei sarà un mito per i padani, ma non lo è per gli abitanti del Mezzogiorno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Vorrei anche ringraziare il collega Borrelli, al quale oltre al certificato di nascita, con grande insistenza, mi premurerò di inviargli anche il certificato di residenza. Ebbene sì, sono nato e sono residente nel Mezzogiorno, succede anche questo . Però, al di là delle battute, penso sia importante entrare nel merito delle questioni che lei ha sollevato. Lei ha sollevato alcune questioni che meritano un approfondimento, ma questo approfondimento deriva non dalle opinioni, ma dalla lettura del decreto.
Lei troverà nel decreto - se lo legge con attenzione - la definizione del fondo infrastrutturale perequativo. Lo troverà con alcuni elementi di diversità rispetto a quanto era stato previsto precedentemente; precedentemente era stato previsto un fondo di perequazione con un importo pari a 4 miliardi e 600 milioni di euro, ridotto poi successivamente in legge finanziaria. La differenza rispetto alla proposta che il Governo ha fatto è notevole, perché non è che noi prevediamo un fondo di perequazione generico, che riguarda l'intero Paese, come era stato previsto precedentemente, ma invece lo delimitiamo nell'ambito delle regioni del Mezzogiorno, esclusivamente nell'ambito delle regioni del Mezzogiorno. E lo modifichiamo, non utilizzando un importo, che non è in alcun modo definibile e assegnabile, tant'è che per oltre tre anni non è mai stato utilizzato e mai è stato trovato un criterio per assegnare quei 4 miliardi e 600 milioni, ma individuiamo un criterio percentuale che porta, per quanto riguarda la previsione del fondo pluriennale, pari a 6 miliardi di euro l'anno, una percentuale, da assegnare esclusivamente alle regioni del Mezzogiorno, che passa dal 34 per cento al 40 per cento.
Quindi, lei comprenderà che quando le dico questo, le aggiungo anche che, oltre appunto al certificato di nascita, le invierò anche il certificato di residenza.
E le ricordo anche che, sul fondo sanitario, il criterio che lei contesta, dell'assegnazione non per quota parte per il cittadino, ma collegato anche ai criteri dell'anzianità della popolazione e quindi al criterio che crea una disparità, lei lo troverà in una vecchia norma di un vecchio decreto, emanato da un Governo rispetto al quale troverà la partecipazione della sua parte politica, ma non dell'altra parte politica. Mi riferisco ai criteri che all'epoca furono individuati dal Ministro della Sanità Rosy Bindi, in un Governo che molti anni fa definì questo criterio; criterio che è stato poi oggetto di una discussione nell'ambito della Conferenza Stato-regioni ogni anno, per il riparto del fondo sanitario, con accordi di vario genere che mai hanno avuto la forza, con i diversi Governi, di mettere in discussione quello che lei contesta, che pensa di poter attribuire a questo Governo, a questa parte politica, ma, invece fu esattamente frutto di una scelta della sua parte politica, all'epoca .
Ecco, io queste cose gliele voglio dire nel merito, senza alcuna polemica, confermandole che, in un quadro unitario nazionale, non mancherà in alcun modo la mia attenzione perché sono consapevole che, tra le mie deleghe, ho anche quella del Sud e cerco di esercitarla concretamente, guardando però a un Mezzogiorno che cambi la logica e l'approccio , non quella di rivendicare strumentalmente più risorse che non vengono spese, ma di migliorare la qualità della spesa e quindi creare le condizioni per poter dare un contributo positivo all'unità nazionale del nostro Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/30 Borrelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/31 Bonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Ovviamente, mi ribadisce il parere contrario?
PRESIDENTE. La notte, diciamo, non ha portato nessuna nuova…
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie. Signor Presidente, signor Ministro, vi è uno dei motivi che sembrerà per qualcuno banale, con riguardo a quest'ordine del giorno, ma che determina proprio la differenza del perché noi siamo qua e voi siete là, e rimarrà così. Voi siete là e noi siamo qua perché, dal nostro punto di vista, voi non avete il benché minimo rispetto della biodiversità delle aree naturali protette.
Con quest'ordine del giorno voi pensate di realizzare parcheggi dentro le aree naturali protette, i parchi nazionali, i parchi regionali, senza fare in modo che queste opere siano realizzate con la valutazione di impatto ambientale o, addirittura, senza autorizzazione paesaggistica.
Non so se voi abbiate mai visto gli obbrobri, le vergogne che solo in Italia si possono vedere perché non si esercitano i controlli a tutela dell'ambiente, di cui tanto vi riempite la parola, quel pragmatismo ecologista di cui parla la Meloni, ma poi, in realtà, proponete opere devastanti, cioè quelle per cui si vedono macchine sopra le dune, parcheggi che devastano pinete e ambienti naturali.
Ecco, oggi voi legalizzate un'operazione di questo genere che consente di realizzare, attraverso un emendamento di Forza Italia, opere dentro i parchi nazionali e le aree naturali protette, senza nemmeno acquisire l'autorizzazione paesaggistica, introducendo in maniera ipocrita - perché di questo si tratta - la terminologia “temporanea”. La definizione di “temporaneo” in Italia può assumere il significato di lungo termine, arrivando anche a 40, 50, 60 anni e trasformarsi, quando qualcuno poi non c'è più, in permanente.
Ecco, noi siamo profondamente contrari, perché questa vostra modalità di aggredire l'ambiente con queste norme, che si aggiungono norma su norma, determina una situazione che diventa insostenibile per l'ambiente.
Già la Corte costituzionale, su questo tema, era intervenuta su una norma legislativa della regione Puglia dichiarandola incostituzionale, perché c'è la prevalenza della legge-quadro nazionale sui parchi come un elemento come dire di normativa sovraordinata rispetto a ogni cosa e anche dal punto di vista dell'articolo 9 della nostra stessa Costituzione. Di questo vi dimenticate; questa è l'ecologia pragmatica di cui tanto fate riferimento, ossia quella di entrare negli ambienti naturali e devastarli in nome del profitto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Se i proponenti sono d'accordo, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno, grazie.
PRESIDENTE. Non ci sono avversità a ciò, dunque, è sottoscritto. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/31 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/32 Zaratti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/33 Ghirra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/34 Vaccari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vaccari. Ne ha facoltà.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Sì, grazie Presidente. Quindi, se capisco bene dal parere contrario che il Governo ha espresso su quest'ordine del giorno, il Governo è contrario ad assicurare adeguati investimenti sulle reti dei sistemi irrigui per assicurare, colmando il divario infrastrutturale del Mezzogiorno, una disponibilità maggiore e più costante di acqua per le produzioni agricole, per gli allevamenti e per contrastare il fenomeno della siccità. Ecco, di questo stiamo parlando con quest'ordine del giorno.
Quindi, il Governo si è dichiarato contrario a togliere il divario e le disuguaglianze territoriali anche rispetto al tema dell'approvvigionamento di acqua. Al riguardo, non i facinorosi proponenti di quest'ordine del giorno, ma l'ISPRA oggi, sui giornali, certifica che l'Italia dell'acqua è divisa in due da divari infrastrutturali molto importanti, così come lo certifica l'Associazione nazionale delle bonifiche italiane che ieri e oggi sta svolgendo, qui a Roma, la sua assemblea nazionale. Essa ha certificato un allarme rosso che riguarda oltre il 50 per cento dei territori in Sicilia, Puglia e Basilicata in particolare, nonché le zone costiere della Calabria e della Sardegna, alcuni tratti della dorsale appenninica e della fascia adriatica: si tratta di divari assolutamente importanti e, oramai, a livello di emergenza.
Allora, in merito a questo tema, vogliamo continuare a chiedere al Governo perché stia su queste posizioni, quando anche soggetti come questi chiedono un intervento diverso da quello che il Governo ha messo in campo fino ad oggi, dato che la siccità stringe in una morsa, non da oggi, il Mezzogiorno d'Italia e si sta accanendo su diverse regioni: per esempio, la produzione di olive in Puglia è già ridotta del 50 per cento; il grano di Sicilia è oramai dimezzato; i contadini della Basilicata nemmeno provano a trebbiare, per non sobbarcarsi inutili costi aggiuntivi; in Abruzzo chi ha seminato il mais per l'alimentazione degli animali quest'anno potrebbe giocarsi tutto il raccolto.
Questo è soltanto un primo bilancio della siccità che sta spaccando in due il Paese, con il Mezzogiorno colpito dall'assenza di piogge. E lo dico perché quello che state facendo e volete fare con l'autonomia differenziata andrà ad aggravare questo divario e andrà ad indebolire la coesione e la solidarietà nazionale, con una centralizzazione nei confronti delle regioni del Mezzogiorno, nonché attraverso cabine di regia varie e un pregiudizio negativo nei confronti dell'operato dell'amministrazione regionale che altri colleghi, prima di me, hanno sottolineato.
Noi abbiamo presentato quest'ordine del giorno perché il tradimento nei confronti del Sud si consuma anche con le disposizioni relative al rafforzamento della capacità amministrativa e all'inganno del Fondo perequativo infrastrutturale. A fronte di continue crisi idriche dovute al cambiamento climatico, il taglio degli investimenti - che avete attuato come Governo - ha ricadute particolarmente negative sulle aree in cui l'irrigazione costante è una pratica necessaria.
In questi luoghi servirebbero nuovi investimenti infrastrutturali delle reti e sui sistemi irrigui. Invece, dapprima ci avete detto, in risposta a una nostra interrogazione, che vi erano 550 progetti per 12 miliardi, mentre ieri - il Ministro Salvini lo ha detto all'assemblea nazionale dell'ANBI - i progetti sono diventati 418 per quasi 13 miliardi, di cui solo 73, per un miliardo complessivo di investimenti, sarebbero stati finanziati alla fine di luglio; quindi, solo alcuni attuati.
Ecco perché vi abbiamo chiesto di prendervi un impegno un po' più concreto, perché il piano degli interventi delle infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico non può dividere l'Italia in due, come volete fare con il progetto dell'autonomia differenziata.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Serve, invece, un lavoro molto più concreto che quest'ordine del giorno, almeno, vi impegnava a fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno del collega, aggiungendo che, quando ha parlato di siccità, il problema è veramente reale. Noi stiamo già assistendo, al Sud, a delle lotte fra regioni, cioè inizia non solo la siccità, ma la guerra dell'acqua, ossia quale regione deve prendere più parti di acqua rispetto a un'altra.
Questo è un grave danno e quindi - lo ribadisco - sono necessarie delle azioni chiare; in primo luogo sull'agricoltura, perché l'agricoltura dev'essere di tipo sostenibile e ci sono ancora regioni in cui non sono state effettuate azioni chiare per rendere l'agricoltura a basso impatto per quanto riguarda la risorsa acqua; in secondo luogo, anche l'agricoltura potrebbe utilizzare il riciclo, quindi riutilizzando le acque reflue; c'è la legge specifica, e noi sappiamo che, non solo al Sud, ma in tutta Italia, se ne utilizza solo il 9 per cento. Gli impianti ci sono, la tecnologia c'è. Quest'acqua può essere, dopo una disinfezione, quindi dopo un terziario particolare, già riutilizzata in quella parte di agricoltura cui può essere dedicata, o anche per altri scopi, nelle città e nelle zone urbane.
C'è tutto un intreccio di azioni, la tecnologia ce lo dice. E la scienza, grazie a Dio, ha messo a fuoco una serie di azioni che possiamo portare avanti. Noi chiediamo semplicemente di abbandonare un attimo le varie questioni di tipo politico e di pensare che la siccità sarà un'urgenza, i cittadini avranno dei problemi seri e l'agricoltura avrà dei problemi seri.
Cerchiamo di fare un piano chiaro di azioni, per evitare che poi ci sia un danno ancora maggiore e, magari, ci inventiamo un decreto d'urgenza per andare a tamponare. Non serve a nulla, bisogna fare prevenzione, è inutile intervenire dopo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà. Lei ha già fatto il suo intervento…
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Sì, solo per sottoscrivere l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Va bene. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Grazie, Presidente. Anch'io per sottoscrivere quest'ordine del giorno e unirmi alle parole della collega L'Abbate.
PRESIDENTE. Va bene. Ci sono altri colleghi che intendono sottoscrivere? Tutto il gruppo del Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/34 Vaccari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/35 Casu. Onorevole Casu, accetta la raccomandazione?
ANDREA CASU(PD-IDP). Nel ringraziare il Governo per aver accolto l'ordine del giorno come raccomandazione, chiedo, per poter rafforzare questo impegno, se è possibile, di modificare il parere in favorevole e consentirci di votare senza intervenire.
PRESIDENTE. Il Governo non intende cambiare il parere, dunque è accolto come raccomandazione.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/36 Francesco Silvestri. Onorevole Silvestri, accetta la raccomandazione? Onorevole Silvestri, è tra noi?
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Raccomandazione?
PRESIDENTE. Sì, nel senso dell'ordine del giorno, non in senso dispregiativo.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Io credo che l'acqua si eroghi, non si raccomanda. Quindi no, non accetto perché c'è un qualcosa di importante. Vede, in un momento in cui non c'è stato dibattito, perché il decreto Coesione è stato imposto senza poter sviluppare un approfondimento o una serie di proposte, che non sono state raccolte, l'ordine del giorno - lo dico per chi è a casa - è uno strumento con cui impegniamo il Governo ad assumere una postura rispetto ai vari problemi del Paese.
Ora, credo che l'acqua sia uno strumento che serve alla coesione del Paese, giusto? Quindi, se la capitale d'Italia ha un problema nelle erogazioni, per quanto riguarda alcuni suoi quartieri che stanno vivendo una fase di disagio che addirittura ha portato - cronaca di città - un settantasettenne a tentare il suicidio, se ci sono delle strutture commerciali e delle abitazioni in difficoltà perché c'è un'evoluzione e il corso degli eventi porta a delle problematiche che tutte le regioni e tutti i comuni, a prescindere da chi amministra, stanno avendo, il punto è: davanti a un impegno, che viene posto al Governo, a supportare in ogni modo la sua capitale per questo problema, io mi chiedo perché si faccia un'azione di depotenziamento di quest'ordine del giorno.
Infatti, non è che chissà cosa abbiamo chiesto. Non abbiamo chiesto fondi o soldi. Abbiamo chiesto un atteggiamento del Governo di supporto a un problema che riguarda la sua capitale, per il quale il Governo stesso dovrebbe avere una sensibilità importante, su un tema che riguarda proprio la coesione. Quindi, non solo non accetto il tentativo di depotenziare un impegno che era molto semplice, ma rilancio, chiedendo di accantonarlo e di valutarlo, perché vi si sta chiedendo una postura, un atteggiamento, nulla di più.
Quindi, visto che, a parole, c'è sempre un'attenzione massima su tutto ciò che riguarda la capitale d'Italia, ma poi - mi sembra di capire questo -, ogni volta che si arriva qua dentro, non si fa altro che dire il contrario di quello che si mostra fuori, allora, una volta tanto, su un ordine del giorno semplice, che chiede il supporto del Governo rispetto a una situazione che sta interessando quartieri di Roma e molte famiglie, per la quale i politici locali del centrodestra stanno facendo campagna elettorale, speculando sulla questione, vediamo se il Governo di quei politici locali supporterà un ordine del giorno che impegna il Governo a dare una mano al comune di Roma in tutti i modi possibili e immaginabili .
PRESIDENTE. È stato richiesto l'accantonamento, ma il Governo non intende aderire alla sua proposta.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/36 Francesco Silvestri, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/37 Castiglione, su cui c'è una riformulazione: la accetta? Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BATTILOCCHIO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Accettiamo le tre riformulazioni dei prossimi tre ordini del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Mi ha anticipato l'onorevole Battilocchio, perché ho sottoscritto gli ordini del giorno e accetto la riformulazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/40 Iacono: onorevole Iacono, accetta la raccomandazione del Governo rispetto al suo ordine del giorno? La accetta.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/41 Ciani, su cui c'è il parere contrario del Governo.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/41 Ciani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/42 Toni Ricciardi, su cui c'è una riformulazione: onorevole Ricciardi?
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso non accettare la riformulazione. La accetto, quindi, per la semplice ragione - se mi consente, un minuto, Presidente - che parliamo di personale scolastico. Il PNRR ha dato anche questa opportunità. Ministro, quando si parla di persone, ovviamente, anche la riformulazione “a prevedere nelle more” - vado a memoria - “della finanza, della spesa”, eccetera, eccetera, è un atto dovuto per queste persone. Tuttavia, Ministro, glielo dico con franchezza, mi sarei aspettato un po' di coraggio in più, perché la richiesta dell'ordine del giorno era di prorogare al 30 giugno 2026, quindi in linea con le scadenze del PNRR. Per questa ragione, auspichiamo che possa dar seguito e fede a questo impegno. E poi, se volesse modificare la riformulazione e trasformarla in parere favorevole, saremmo altamente contenti. E se me lo consente, Presidente, mettiamo ai voti.
PRESIDENTE. Pensavo chiedesse anche un caffè!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno a nome del gruppo. Vorrei altresì approfittare dell'occasione per sottolineare al Ministro Fitto un'annosa questione che si dibatte tra lui e il Ministro Valditara in merito alle possibilità assunzionali che il PNRR offre e che consentirebbero di stabilizzare moltissimi idonei, già presenti in graduatoria, che hanno svolto il loro percorso selettivo, conclusosi non meno di un anno fa, e che, in un rimpallo fra Ministeri, rimangono fuori dagli assorbimenti.
Quindi, come gruppo di Azione, sottoscriviamo quest'ordine del giorno, ma ci teniamo a sottolineare l'esigenza non solo di aprire le graduatorie e far entrare nuovo personale nella scuola, ma, anche, di stabilizzare e assorbire le tante persone che, negli scorsi anni, hanno fatto concorsi, dal momento che un'opportunità, come quella offerta dal PNRR, non si ripresenterà a breve.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Presidente, intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno presentato dal collega Toni Ricciardi e per aggiungere, vista la disponibilità del Ministro, che questo tema sia accolto anche favorevolmente dal Governo in sede di conversione del decreto-legge n. 71 del 2024, che riguarda proprio la scuola e che, tra l'altro, è oggetto di un nostro emendamento in Commissione. Quindi, faremo valere la disponibilità manifestata in questo caso, augurandoci che il tema sia adeguatamente considerato da parte del Governo .
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Ferrari e Caso sottoscrivono l'ordine del giorno. Altri colleghi intendono intervenire? No, dunque, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/42 Toni Ricciardi, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/43 Andrea Rossi. Viene accolta la riformulazione. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/43 Andrea Rossi, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/44 Ferrari. Onorevole Ferrari, accetta la riformulazione?
SARA FERRARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Governo, al Ministro, di rivalutare questa riformulazione o, meglio, di cambiare il parere e vedere se si può raggiungere un parere positivo, perché stiamo chiedendo di adottare le iniziative che evidentemente sono necessarie e sono di competenza per includere, nelle azioni e nei programmi ricadenti tra i settori strategici della politica di coesione, anche le infrastrutture scolastiche sostenibili.
Il valore simbolico ed educativo che ha una struttura scolastica e, quindi, investire in prospettiva su questo tipo di infrastruttura sostenibile è talmente significativo e diffuso che pensare di limitarsi a fare una valutazione e non assumere una decisione di questo tipo, sinceramente, ci sembra davvero poco.
Pertanto, chiedo al Ministro se sia disponibile a cambiare il suo parere.
PRESIDENTE. Il Governo non intende cambiare il parere, dunque, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/44 Ferrari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/45 De Maria.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/45 De Maria, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/46 Marino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/47 Scarpa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno, si chiede di ampliare l'ambito di applicazione delle disposizioni del decreto in discussione e di includere, al suo interno, la messa in sicurezza degli edifici e il miglioramento infrastrutturale per quanto riguarda i territori a rischio sismico. Si tratta di una dimenticanza non irrilevante, in un quadro generale che, già di per sé, è preoccupante, di taglio del Fondo perequativo infrastrutturale con la legge di bilancio 2024.
In generale, questo decreto vorrebbe portare a compimento il riassetto della per quanto riguarda politiche essenziali per la riduzione delle disuguaglianze tra le diverse regioni del nostro Paese, ovviamente, in teoria, nel segno di una maggiore efficienza; poi, di fatto, l'impressione e l'analisi che ne facciamo noi e a cui si ispirano tutti i nostri ordini del giorno, è che pare che la direzione sia quella di un'eccessiva centralizzazione di una serie di decisioni che porta, anche con una certa dose di pregiudizio, allo svuotamento completo di poteri e, dunque, della capacità di incidere da parte delle amministrazioni del Mezzogiorno su politiche importantissime per colmare divari che in Italia, ormai, hanno un carattere più che strutturale. A questo, aggiungiamo i definanziamenti del decreto PNRR, che interessano in larga parte le regioni del Mezzogiorno; la riforma del Fondo per lo sviluppo e la coesione e i conseguenti accordi per la coesione; l'estensione della ZES, senza però che ne sia conseguito un adeguamento delle risorse, il tutto contornato dal disegno di legge sull'autonomia differenziata, con cui alcune regioni del Nord, alla faccia della solidarietà e della coesione nazionale, potranno trattenere maggiori risorse. Se a tutto questo uniamo anche lo svilimento del protagonismo dei territori del Sud Italia, che si fa con la centralizzazione che in questo decreto viene messa in atto, abbiamo la ricetta perfetta per la stasi della situazione di profonda spaccatura del nostro Paese.
Stiamo compromettendo seriamente la possibilità del Mezzogiorno di recuperare queste disuguaglianze, perché all'interno di questo decreto manca completamente l'equilibrio tra decentramento e accentramento, che invece dovrebbe esserci, per cui dovrebbe esserci un protagonismo dei territori e non un accentramento dei controlli. Manca, oltre a questo, la visione di un Paese unito e solidale che sappia mettere la partecipazione territoriale dei vari attori coinvolti al centro, con l'obiettivo finale di colmare i suoi divari. Io, come si sente, non sono nata e non risiedo nel Sud Italia, ma credo che non sia una questione di parti diverse del nostro Paese, che si confrontano ciascuna per fare il proprio interesse; il risollevamento del Sud Italia fa bene anche al Nord Italia. Dovremmo tutti quanti lavorare per un obiettivo unico e reale di coesione e di uguaglianza effettiva all'interno del nostro Paese; purtroppo, con questo decreto, mi pare che stiamo scrivendo, invece, un'altra pagina di inspiegabile centralizzazione, in un quadro generale di tagli, che sicuramente non aiuterà il Sud Italia a risollevarsi .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/47 Scarpa, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/48 Madia, con il parere contrario del Governo. Onorevole Madia, lo mettiamo in votazione? Sì, bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/48 Madia, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/49 Malavasi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Presidente, intervengo su quest'ordine del giorno per fare la nostra dichiarazione di voto, visto il parere contrario del Governo, che non ci stupisce, perché nelle premesse di quest'ordine del giorno esprimiamo una valutazione, ovviamente politica, la nostra valutazione politica, su questo decreto Coesione: lo facciamo richiamando alcuni punti che sono, nel merito, motivanti la nostra contrarietà, legati proprio alla centralizzazione.
Come ricordava prima la collega Scarpa, c'è un tentativo di commissariare le regioni del Sud ed i loro amministratori, andando a centralizzare e istituendo cabine di regia che hanno sede a Palazzo Chigi, andando così a togliere forza ai territori e a rovesciare le politiche di coesione che dovrebbero essere basate sulla centralità del territorio e sulla partecipazione dei soggetti economici e sociali, senza risolvere le criticità e senza superare i divari che sono l'obiettivo di questo decreto.
Per fortuna, al Senato, qualche nostro emendamento è stato approvato; altrimenti, non ci sarebbero stati, a quei tavoli, né i comuni, né le province, né i sindacati, né le associazioni di categoria, andando a privare quella politica di concertazione che deve portare a progetti condivisi, che sono così importanti per la competitività del nostro Paese. Resta comunque - a nostro avviso - un impianto discriminatorio, con un modello verticistico in cui Roma decide e i territori subiscono quello che qui viene deciso. Un modello che non ci convince, ma che è in linea con le scelte che il Governo ha fatto sull'autonomia differenziata, che va a spaccare il Paese; un decreto che abbiamo già definito “spacca Italia” e che abbiamo contrastato e continueremo a contrastare. Inoltre, si prevede un definanziamento importante - circa 700 milioni complessivi, quelli che verranno tolti - e si ravvisa una mancanza importante, quella del tema del lavoro, che non è ricompreso tra i settori strategici della politica di coesione. Il Sud presenta una questione lavoro importante che dovrebbe richiedere, non solo la nostra attenzione, ma anche una strategia ampia, complessiva e strutturale, non certamente misure , misure a termine, che non possono aiutare a sostenere una politica assunzionale competitiva nel nostro Paese. Dico questo perché penso che l'obiettivo di un decreto Coesione dovrebbe essere quello di sostenere la competitività del sistema Paese nel suo complesso, senza creare discriminazioni e senza spaccare ulteriormente il Paese. Un decreto che, invece, di essere di “coesione”, probabilmente, è un decreto di “distruzione”. Non sono, infatti, previste assunzioni a lungo termine, ma assunzioni discrezionali, anche dirette, a carattere precario, di basso livello professionale e retributivo, che minano ulteriormente la capacità di tenuta di un sistema così importante, come quello del Mezzogiorno.
Noi crediamo, invece, che tra i settori strategici della politica di coesione debbano esserci il lavoro, i servizi sociali, i servizi sanitari e l'infrastruttura sociale. La collega Zanella, nel suo intervento, ha ricordato le differenze che ci sono all'interno del contesto sociale e sanitario, quante risorse investe il Sud rispetto al Nord nei servizi sociali e la fragilità della sanità: secondo gli ultimi dati, non ci sono, nei primi dieci posti, regioni del Sud nell'applicazione dei LEA e dei LEP.
Una complessità e una fragilità che non aiutano, secondo noi, la competitività del Paese. Crediamo, quindi, sbagliato che non ci siano, nelle proposte del decreto, questi temi. La sollecitazione dell'ordine del giorno, nella critica legittima che abbiamo fatto, intendeva attirare l'attenzione del Governo e del Ministro Fitto su questi temi che per noi sono caratterizzanti e sono un motivo di riscossa e di rilancio del Mezzogiorno, perché, senza il lavoro, penso che tutto ciò sia assolutamente impossibile. Quindi, sanità, lavoro e servizi sociali devono stare al centro delle nostre attenzioni e richiedono un'attenzione del Governo che, finora, non abbiamo visto .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/49 Malavasi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/50 Mauri, su cui il parere è contrario: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/50 Mauri, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/51 Gnassi, su cui il parere è contrario: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/51 Gnassi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/52 Fornaro, su cui il parere è contrario: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/52 Fornaro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/53 Guerra, su cui il parere è contrario: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/53 Guerra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/54 Girelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Invito sinceramente il Ministro Fitto a rivedere il parere del Governo riguardo quest'ordine del giorno, perché riesco a comprendere che magari le premesse possano suscitare una reazione negativa, una lettura anche delle politiche verso il Sud - e lo dico da appartenente a una regione come la Lombardia - che non condividiamo, perché l'unità del Paese, la crescita e gli investimenti al Sud sono qualcosa che fa bene a tutto il Paese, comprese le cosiddette regioni del Nord.
Potrebbe sembrare che esse pensino solo a loro stesse, ma non è così, non può mai essere così. Entrando, invece, nel merito dell'impegno, che viene chiesto al Governo, di valutare il coinvolgimento e il confronto con il Terzo settore nella cabina di regia, credo che sia un qualcosa che dovrebbe davvero far riflettere il Governo sull'importanza di farlo, magari chiedendo una riformulazione. Stiamo parlando di un settore che cuba 80 miliardi di fatturato l'anno, quasi il 5 per cento del nostro PIL. In questo settore sono occupate 900.000 persone, 4 milioni di volontari girano attorno a questo settore, 375.000 realtà suddivise in cooperative, in associazioni e in fondazioni. Hanno un ruolo strategico per quanto riguarda l'attuazione del PNRR, ma, più in generale, anche le politiche del nostro Paese.
Pensiamo al lavoro svolto in piena emergenza Covid da queste realtà, pensiamo a quella che è stata definita la “vitalità sussidiaria” che possono davvero svolgere nella prospettiva futura di cambiamento di molti degli assetti del nostro stare assieme, anche della necessità di avere sempre un rapporto molto stretto tra istituzioni e realtà private e associative, come il Terzo settore prevede.
Ecco, in virtù di questo, mi sento davvero di chiedere al Governo di rivedere il proprio parere, chiedendo delle riformulazioni, delle modifiche e delle soppressioni della parte delle premesse. Lo capirei, politicamente ovviamente si hanno posizioni molto diverse, però sul merito, francamente, faccio fatica a pensare che non si voglia guardare questo mondo così importante, come ho voluto ricordare con qualche numero, e strategicamente necessario per chiunque governi in questo Paese .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/54 Girelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/55 Roggiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi spiace un pochino e sento di fare l'ennesimo intervento “fotocopia” su uno dei temi su cui spesso intervengo in Aula, che è il ruolo degli enti locali e, in particolare, dei comuni. Ruolo dei comuni e degli enti locali che questo Governo, purtroppo, in ogni provvedimento, dimostra di dimenticare e di non valorizzare, e questo ci dispiace. Lo dico, tra l'altro, in un momento in cui i comuni stanno portando nei consigli comunali le variazioni di bilancio e lo stanno facendo in un momento in cui vedono arrivare i tagli, quei famosi 250 milioni di tagli all'anno che poi sono diventati effettivi.
Se penso alla Lombardia, dove, in questi giorni, Fontana ha annunciato, dopo Zaia, che chiederà anche lui di poter attuare subito l'autonomia differenziata, mi viene da dire al mio presidente Fontana: “magari iniziamo a chiedere i 61 milioni che vengono tolti agli enti locali lombardi, a partire da quest'anno, per 5 anni” . Poi forse parliamo di autonomia, che comunque è un'autonomia vuota.
Anche in questo provvedimento, noi sinceramente quello che chiediamo è una cosa che ci sembra quasi banale, cioè coinvolgere nella cabina di regia gli enti locali. Stiamo parlando di politica di coesione, stiamo parlando di progetti che impatteranno sui territori, cambiandoli - ci auguriamo, ovviamente, in positivo -, cambiando la vita delle persone, cambiando interi territori. Ma perché i sindaci, titolari dei progetti, non possono essere coinvolti nella cabina di regia e nelle decisioni sui progetti prioritari su cui sono titolari?
Mi riesce francamente strano comprendere come mai davvero vi accanite costantemente contro gli enti locali, che notoriamente sono di tutti i colori politici .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO,. Solo per chiarire due aspetti, uno di carattere generale, che ho già detto precedentemente. Questo decreto ha avuto il parere favorevole dell'ANCI in Conferenza unificata, quindi noi su questi temi ci siamo confrontati con l'ANCI. Quindi non vorrei che in Aula diventassimo, per certi versi, più realisti del re, nel senso che è giusto tutelare l'interesse dei comuni, ma, quando i comuni hanno condiviso questa impostazione, diventa più complesso.
Poi una questione di merito, invece, che è quella collegata al rispetto dei regolamenti comunitari, alla sovrapposizione del ruolo all'interno della cabina di regia, che non è prevista per l'approvazione dei progetti. Quindi, c'è anche un tema di carattere tecnico. Non c'è una esclusione o un ridimensionamento del ruolo dei comuni, assolutamente; anzi, com'è noto, abbiamo lavorato bene con l'ANCI e condiviso questo testo con queste modalità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/55 Roggiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/56 Graziano: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/56 Graziano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/57 Cuperlo: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/57 Cuperlo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/58 Bakkali: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/58 Bakkali, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/59 Curti: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/59 Curti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/60 Quartapelle Procopio: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/60 Quartapelle Procopio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/61 Amendola: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/61 Amendola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/62 D'Alfonso: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/62 D'Alfonso, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/63 Stumpo: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/63 Stumpo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/64 Furfaro: nessuno chiede di intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/64 Furfaro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/65 Morassut.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Con quest'ordine del giorno, chiediamo al Governo di individuare maggiori risorse e azioni specifiche rivolte a favorire un mercato del lavoro più inclusivo e, in particolare, a promuovere politiche per i servizi e per la formazione del lavoro, politiche e risorse che in questo decreto sono del tutto assenti, o meglio, sono assenti nella forma e nella modalità della programmazione pubblica. Con questo decreto, si disattendono completamente, infatti, gli indirizzi contenuti nella legge n. 81 del 2017, che mirano ad incrociare domanda e offerta di lavoro autonomo, a favorire un più attento quadro informativo per i liberi professionisti, per l'avvio di nuove per l'accesso alle commesse agli appalti pubblici, a individuare opportunità di credito e agevolazioni pubbliche per i lavoratori autonomi e, soprattutto, al rafforzamento della rete di sportelli specifici presso i centri per l'impiego.
Questa azione di collegamento e di connessione tra domanda e offerta, tra modulazione delle opportunità delle professioni, tra crescita di un mercato del lavoro utile, in chiave di sviluppo e di solidarietà e coesione al tempo stesso, è del tutto assente in questo decreto.
La scelta è invece diversa: si danno risorse a pioggia alle aziende private per costruire - loro! - un mercato del lavoro, per loro. Voi dite “ecco i soldi, pensateci voi”. È la solita ricetta, che non porta sviluppo e qualità alle aziende, perché non siamo mai certi che quelle risorse saranno davvero utilizzate per gli obiettivi cui vengono rivolte e che aggrava l'ingiustizia sociale, perché lascia indietro i più deboli, i più fragili, coloro che non possono, con la loro autonomia, con i loro mezzi, posizionarsi sul mercato del lavoro con adeguato bagaglio di mezzi, di formazione, di competenze e di professionalità. Anche da questo punto di vista, siamo di fronte a un decreto divisione e non coesione.
Se non è possibile affrontare, quindi, in questo decreto questo tema cruciale, chiediamo al Governo con quest'ordine del giorno - e speriamo che possa pensare a un accantonamento - un impegno finanziario, per affrontarlo nei prossimi provvedimenti di carattere economico, finanziario e di bilancio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/65 Morassut, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Colleghi, prima di andare avanti, avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale del decreto-legge in materia di politiche di coesione, all'esame dell'Assemblea, avranno luogo nella parte pomeridiana della seduta odierna, al termine delle votazioni degli ordini del giorno, anziché nella giornata di domani, come convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 25 giugno scorso.
Conseguentemente, il seguito dell'esame delle mozioni volte al riconoscimento dello Stato di Palestina sarà iscritto quale primo argomento all'ordine del giorno della seduta di domani, giovedì 4 luglio, a partire dalle ore 9.
Come già previsto dal vigente calendario dei lavori, si passerà quindi al seguito dell'esame del disegno di legge n. 1718, recante modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate.
Sempre secondo le medesime intese, nella seduta di domani, i lavori dell'Assemblea proseguiranno anche oltre le ore 13,30, senza dar luogo a sospensione.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dall'ordine del giorno n. 9/1933/66 Di Sanzo. Onorevole Di Sanzo, c'è una riformulazione, ritiene di accettarla? La accetta. Lo mettiamo al voto? Va bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/66 Di Sanzo, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/67 Mancini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/68 De Micheli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/69 Evi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/70 Forattini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/71 Boldrini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/72 Lai, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/73 Tabacci, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/74 Merola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/75 Care', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/76 Porta, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/77 Ghio. Onorevole Ghio, accetta la riformulazione del Governo? Sì, e chiede di votarlo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/77 Ghio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/78 Barabotti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Grazie, Presidente. Rubo pochi secondi all'Aula, perché c'è un territorio in Toscana, il territorio di Massa-Carrara, che, da decenni, è gravato e ammalorato da inquinamenti che hanno danneggiato la salute e compromesso il lavoro, l'economia e lo sviluppo di un territorio intero. Sono decenni che quel territorio attende alcune bonifiche. Pensavamo di aver raggiunto l'obiettivo tramite l'accordo di programma che fu siglato a valere sulle risorse del Fondo di sviluppo e coesione nella programmazione 2014-2020. Purtroppo, il mancato raggiungimento di un'obbligazione giuridicamente vincolante da parte della regione, nel dicembre 2022 comportò la perdita di queste risorse. Noi abbiamo avuto l'impegno, già dal 2022, dell'allora Sottosegretario Vannia Gava, a rifinanziare queste bonifiche. Successivamente, lo stesso Ministro Pichetto Fratin è venuto sul territorio e ha garantito che lo Stato farà la sua parte per bonificare le zone ricomprese fra i comuni di Massa e di Carrara. Il Governo si è impegnato anche in un presentato dal gruppo Lega qua alla Camera, ma vorrei che questo impegno rimanesse agli atti di quest'Aula parlamentare con un voto di tutta l'Assemblea, perché le bonifiche, la salute, il lavoro, il sacrosanto diritto di quei territori ad avere prospettive di serenità e di felicità non possono essere compromessi a distanza di tutti questi anni.
Quindi, per questo motivo - Presidente - chiederei, nonostante il parere già favorevole del Governo, che ringrazio, di mettere ai voti l'ordine del giorno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fossi. Ne ha facoltà.
EMILIANO FOSSI(PD-IDP). Raccogliamo la sollecitazione dell'onorevole Barabotti e anche noi esprimiamo parere favorevole, quindi voteremo a favore di quest'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Nell'esprimere anche noi una posizione favorevole su quest'ordine del giorno, ci preme però ricordare come l'immenso lavoro fatto soprattutto dalla nostra Sottosegretaria Fontana nel Governo Draghi - che convocò per la prima volta un tavolo tra provincia, regione e Ministero, che lei rappresentava sul territorio, per arrivare finalmente a una definizione di questa vicenda che davvero sta deprimendo un territorio da trent'anni oramai - non abbia avuto il supporto necessario da parte di tutte le istituzioni in quella fase per finalizzare e per andare a buon fine.
Noi ci auguriamo che questa possa essere la volta buona, perché qui non è una questione di schieramenti politici o di contrapposizioni tra istituzioni, ma è un tema che riguarda la salute, prima di tutto; in second'ordine, lo sviluppo del lavoro di una zona che veramente ogni persona che abita e che lavora in quella zona mette al centro come priorità. Quindi, ci auguriamo che non si ripetano gli errori del passato e che ci sia una continua e leale collaborazione tra enti di diversi livelli istituzionali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Barabotti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno è sottoscritto dall'onorevole Deborah Bergamini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO AMORESE(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole di Fratelli d'Italia e sottoscrivere l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/78 Barabotti, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/79 De Monte.
Onorevole De Monte, accetta la riformulazione? Lo mettiamo in votazione? No. Bene così.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/80 Gadda, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/81 Gruppioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/81 Gruppioni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/82 Soumahoro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. Presidente, giorni fa il Governo e l'Aula tutta si sono alzati per ricordare Satnam Singh, bracciante morto dopo che aveva perso un braccio nei campi agricoli nelle campagne di Latina. Fecero bene l'Aula e il Governo ad alzarsi in piedi, al suono di “ragazzi, alzatevi”.
Con quest'ordine del giorno chiedevo due cose al Governo, per una questione di coerenza: la prima, di regolarizzare gli invisibili che si spaccano la schiena dall'alba al tramonto, come Satnam Singh, per poterli liberare dalle catene del caporalato e dello sfruttamento; la seconda, di garantire l'inserimento socio-abitativo per i braccianti agricoli nelle zone rurali, che sono costretti a vivere nelle baraccopoli. Ma il Governo, bocciando quest'ordine del giorno, di fatto, rigetta le richieste dei braccianti, degli invisibili, degli schiavi della nostra filiera agroalimentare. Oggi, il Paese vi guarda. Oggi, il Paese ha capito finalmente che le lacrime di giorni fa erano lacrime di coccodrillo. Per questo chiedo di metterlo al voto.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/82 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/83 Dell'Olio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/84 Carotenuto. Onorevole Carotenuto, accetta la riformulazione? La accetta e lo poniamo in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/84 Carotenuto, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/85 Aiello. Onorevole Aiello, accetta la riformulazione? La accetta e chiede di votarlo, dunque passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/85 Aiello, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/86 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/87 Alifano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Una nuova denominazione non cambia l'essenza delle cose. Il fatto che si ridenomini il Fondo perequativo infrastrutturale in Fondo perequativo infrastrutturale per il Mezzogiorno non cambia la realtà. Non cambia la difficoltà di spesa delle amministrazioni, così come ha evidenziato l'altro ieri la collega Carmina nel suo intervento, e non cambia il vergognoso taglio che è stato fatto ai fondi destinati al Sud.
Il fatto che sia stata aumentata di pochi punti percentuali… Il Ministro va via ma avrei preferito che fosse stato presente. È stata aumentata di pochi punti percentuali, al 40 per cento, la quantità da destinare, le somme da destinare al Sud, ma ciò non cambia il fatto che ci saranno e ci sono già stati tagli drammatici del Fondo perequativo destinato al Sud. Infatti, il taglio si aggira a 3,5 miliardi e questo resta.
Dunque, il fondo perequativo a cosa dovrebbe essere destinato? Al finanziamento di attività di progettazione e di esecuzione, interventi da realizzare nel Mezzogiorno continentale e insulare. Già sul fatto dell'esecuzione, ovviamente, abbiamo grandi perplessità. È un vecchio adagio che recita che la via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni che tali restano e non vengono realizzate. Tuttavia, quello che desta ancora più preoccupazione è che di tutto ciò si dovrebbe occupare il Governo, con un accentramento - e anche su questo dissentiamo assolutamente rispetto a quanto ha detto il Ministro - nelle mani governative di tutta l'azione che dovrebbe poi svolgersi sul territorio del Mezzogiorno. Infatti, con DPCM dovrebbero essere definite le entità delle risorse da destinare, le amministrazioni statali e locali destinatarie delle stesse - e che dovrebbero essere poi responsabili della selezione degli interventi -, le priorità da rispettare, sempre nella selezione degli interventi, le modalità del monitoraggio e i casi di revoca dei finanziamenti: quindi, praticamente tutto.
Ebbene, noi con quest'ordine del giorno che cosa chiediamo? Chiediamo che venga interessato il Parlamento. Il Parlamento non può essere assolutamente esautorato su tutti i fronti, massimamente su ciò che pertiene alla finanza pubblica.
Altrimenti, andiamo in contrasto ovviamente con l'articolo 81 della Costituzione e con lo stesso articolo 3 della Costituzione, se vogliamo garantire che su tutto il territorio nazionale vi sia un'eguaglianza di servizi. Ovviamente, c'è un altro pericolo che bisogna evitare, che è stato evidenziato dagli interventi che mi hanno preceduto ed è un pericolo concreto, Presidente. Il pericolo è che vi possano essere delle manovre punitive nei confronti delle amministrazioni che non sono compiacenti con la linea governativa e che possano invece essere beneficiate quelle amministrazioni che sono sullo stesso solco della linea del Governo. Chiediamo, dunque, un ripensamento .
PRESIDENTE. Non vedo richieste di intervento da parte del Governo, dunque passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/87 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1933/88 Baldino.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/88 Baldino, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/89 Fenu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). La ringrazio, Presidente. Dunque, l'articolo 11 del provvedimento, al fine di promuovere il recupero del divario tra le regioni del Mezzogiorno e le regioni settentrionali o più ricche, cosa fa? Cambia il nome a un fondo. Quindi, il Fondo di cui all'articolo 22 della legge 5 maggio 2009, n. 42, diventa Fondo perequativo infrastrutturale per il Mezzogiorno: pertanto, è la classica rivoluzione. Tuttavia, è apprezzabile il fatto che, tra gli obiettivi enunciati, vi sarebbe anche quello di contrastare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità, ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione, così come modificato dopo una bella battaglia nella scorsa legislatura.
Il problema dell'insularità si traduce in un problema di mancato sviluppo economico. Giusto per farvi capire cosa significa concretamente, vi riporto una segnalazione, una delle tante, ricevuta proprio pochi giorni fa. È la segnalazione di un'azienda agricola che vende animali vivi, li esporta dalla Sardegna, con contratti già conclusi e firmati; purtroppo, i servizi di navigazione ultimamente non effettuano più il servizio del trasporto di animali vivi e, quindi, gli animali non si sono più venduti. Ecco, questo è soltanto un esempio di cosa significa essere un'isola: significa bloccare lo sviluppo economico.
Dunque, in quest'ordine del giorno, visto che ufficialmente sono emerse diverse criticità sulla realizzazione del ponte sullo Stretto - realizzazione che non ci sarà mai: nessuno ci crede, soltanto il Ministro Salvini, penso, ma neanche - noi proponiamo di destinare gli 11 miliardi previsti nella legge di bilancio del 2024 per portare avanti uno sviluppo organico e diffuso dei trasporti aerei e marittimi per entrambe le isole, dato che è ciò che serve adesso alla Sardegna e alla Sicilia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Io chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno e vorrei fare alcune considerazioni. L'ho sottolineato più volte in Aula: gli svantaggi derivanti dall'insularità costano a ogni residente in Sardegna 5.700 euro l'anno, che diventano oltre 9 miliardi di mancato PIL per la nostra Isola.
In questo contesto, il tema dei trasporti è cruciale, perché raggiungere l'isola è praticamente impossibile, per l'assenza di collegamenti ma anche per i costi folli. Gli interventi che il Governo sta mettendo in campo sono, a nostro avviso, insufficienti, perché parliamo di circa 8 milioni di euro stanziati sul decreto Asset, oltre altri 15 milioni che riguarderebbero sia la Sardegna che la Sicilia. Se compariamo le somme che stanziano la Francia per la Corsica (circa 200 milioni di euro, che consistono in 180 euro a residente) o la Spagna per le Baleari (con 85 milioni di euro, che sono circa 250 euro a residente) con quello che la regione Sardegna stanzia per noi sardi (parliamo di 25 euro, più o meno, a residente), si comprende come siano somme del tutto insufficienti a garantire un adeguato servizio di continuità territoriale ed aerea.
Se ci spostiamo sul settore marittimo, le cose non vanno molto meglio. La frammentazione degli appalti da parte del Governo ha determinato un servizio inadeguato, insufficiente, di scarsa qualità, con frequenze che non garantiscono la possibilità di adeguati trasferimenti. Chi non risiede in Sardegna, poi, non riesce proprio ad arrivare sull'isola per gli eccessivi costi.
Quindi, gli impegni che vengono proposti con quest'ordine del giorno sono del tutto sottoscrivibili e confidiamo che il Governo, se anche non dovesse cambiare idea su questo atto, possa, però, prendere provvedimenti per dare concretezza a quel principio che è stato introdotto all'interno della Costituzione, ma che, ad oggi, non ha dato alcun effetto benefico a chi vive nelle isole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Brevemente, per dire che, ovviamente, tutto è lecito: “adottare iniziative volte a valorizzare, per quanto di competenza, la posizione strategica della Sardegna nel sistema dei trasporti del Mediterraneo”. Qui viene citato il mare : c'è da dire che il Governo Meloni ha finanziato il mare sia nella città di Cagliari, nel porto di Cagliari, che di Porto Torres e, quindi, abbiamo avuto già una risposta rispetto a quanto citato nell'ordine del giorno. I colleghi, poi, sanno benissimo che quello che si sta discutendo in sede europea, cioè di includere la Sardegna e la Sicilia nelle isole ultraperiferiche, è una trattativa che il Governo sta portando avanti.
In più, anche per quanto riguarda gli stanziamenti del trasporto aereo, c'è da dire che stiamo lavorando per implementare il Fondo per l'insularità, che riguarda la Sicilia e la Sardegna. Non è solo una questione di cifre, c'è anche un impegno per un'intesa con la regione Sardegna per quello che riguarda il nuovo bando di continuità territoriale che la nuova giunta ha sbagliato, rendendolo anche inefficace rispetto al vecchio bando. Infatti, come sanno i colleghi che se ne occupano in Commissione trasporti, l'ha basato solo sulla cifra economica, senza prevedere criteri riguardanti i servizi che il passeggero deve avere, come quelli concernenti i barellati o altri tipi. Ci avete criticato per la vecchia giunta regionale, avete fatto anche un bando diverso, visto che le competenze sul trasporto aereo, per un'intesa che fece il governatore del centrosinistra, sono in capo solamente alla regione Sardegna.
Detto questo, le risposte ci sono già sui temi che il collega Fenu ha posto nell'ordine del giorno, in particolare sul tema dei trasporti. Il Governo Meloni è sul pezzo e sta dando le risposte dovute .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere quest'ordine del giorno e, nello stesso tempo, anche per rilevare con sorpresa le affermazioni del collega presidente della Commissione trasporti, perché a noi non risulta che siano in atto trattative con l'Unione europea circa la possibilità di inserire le isole Sicilia e Sardegna, nel contesto dell'articolo 349 del Trattato, come isole ultraperiferiche. Si tratta di una notizia che riceviamo adesso; sarebbe interessante capire quali sono concretamente gli atti compiuti dal Governo Meloni per fare questo. A noi non risultano. Pensare di fare propaganda anche dentro l'Aula mi sembra un po' esagerato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/89 Fenu, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno n. 9/1933/90 Torto: l'onorevole Torto chiede di porlo in votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/90 Torto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno n. 9/1933/91 Auriemma. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/91 Auriemma, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno n. 9/1933/92 Alfonso Colucci. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/92 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ordine del giorno n. 9/1933/93 Tucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà.
RICCARDO TUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Stamattina, ascoltando il Ministro Fitto, abbiamo potuto sentire le sue parole; rivolgendosi a un collega, diceva e sosteneva che gli avrebbe mandato il suo certificato di residenza e il suo certificato di nascita del Sud Italia. Onestamente, Presidente, faccio fatica a crederci e le dico anche il perché, anzi, la invito, per il suo tramite, per quello che è possibile, a chiedere al Ministro di mandare anche a me, possibilmente, questi certificati, perché veramente mi viene difficile credere che un Ministro per il Sud e del Sud riesca a farsi scivolare addosso tutto quello che sta succedendo in quest'Aula, tutto quello che sta succedendo in questo Governo, tutto quello che questo Governo sta approvando. Quando vi diciamo, ad esempio, che in Calabria, prima del ponte sullo Stretto, ci sono altre necessità, non lo diciamo per presa di posizione, lo diciamo perché siamo consci di quello che accade quotidianamente e dei servizi essenziali che i calabresi non hanno. Mi rendo conto che parlare con voi di servizi essenziali, vista la vostra presa di posizione sull'autonomia differenziata, è veramente qualcosa di complicato però voglio farvi questo piccolo racconto.
In quest'ordine del giorno vi chiediamo di intervenire, come Governo, sulle carenze idriche della regione Calabria, in particolare della mia città, cioè di Vibo Valentia. Vede, Presidente, da quasi 20 anni, e forse più, a Vibo si vive una situazione particolare: ogni anno manca l'acqua, l'acqua che c'è per tutto l'anno, quella poca acqua che c'è per tutto l'anno non è nemmeno potabile - siamo nel 2024, quindi vi renderete conto quanto questo sia veramente assurdo - e, ogni anno, per paradosso, i cittadini vibonesi si trovano a dover pagare gli aumenti delle bollette dell'acqua. È un paradosso: non solo la qualità non c'è, non c'è neanche la quantità e, in più, devono anche pagare quest'acqua. Allora abbiamo chiesto a questo Governo di detrarre una piccola parte delle risorse investite per il ponte sullo Stretto e dedicarla a risolvere questo problema. Le chiedo di spiegarmi perché a quest'ordine del giorno viene dato un parere contrario - Sottosegretario lo chiedo a lei, visto che il Ministro non ha avuto il tempo, probabilmente, di aspettare -, qual è il motivo del parere contrario dato a quest'ordine del giorno. Magari, almeno una riformulazione, perché, al di là delle posizioni politiche, colleghi, noi siamo qui per il bene dei cittadini. Si può essere pro o contro il ponte sullo Stretto, si può essere pro o contro determinate prese di posizione, ma c'è un dato: non si può essere contrari a risolvere il problema di una città, quale la mancanza del servizio essenziale dell'acqua potabile . Allora vi dico, non vi piace come è stato scritto? Magari proponete una riformulazione dell'ordine del giorno. Mi rendo conto che è alquanto provocatorio scrivere: “valutare l'opportunità di utilizzare una parte delle risorse attualmente stanziate per la realizzazione dell'attraversamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”. Magari è provocatorio, ma proponetemi un'altra riformulazione, perché c'è un dato: manca l'acqua. In una provincia di questo Paese o, se preferite, di questa Nazione, manca l'acqua e manca l'acqua potabile. Riusciamo a venirci incontro almeno su questo ?
PRESIDENTE. Il Governo non intende intervenire. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/93 Tucci, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/94 Caso. Onorevole Caso, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
ANTONIO CASO(M5S). Presidente, le chiedo gentilmente di riascoltare la riformulazione, grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Caso è il n. 94. La riformulazione sull'impegno è la seguente: “a valutare l'opportunità di proseguire, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, negli interventi volti ad assicurare il necessario supporto amministrativo alle azioni connesse al PNRR, per tutta la durata del piano medesimo”. Accetta?
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. La accetto, però vorrei che si mettesse al voto e dire qualcosina. Siamo qui, per l'ennesima volta, a parlare del personale ATA e chissà per quante volte ci ritroveremo ancora a farlo, visto che è chiaro, ormai, ed è evidente che il Governo - così come su tanti altri temi, anche su quello della scuola - arranca e non ha una visione strutturale e nei pochi ambiti in cui ce l'ha, purtroppo, è disastrosa.
È necessario fare dei passi indietro, per capire come siamo arrivati qui e perché stiamo chiedendo questo. Partiamo da giugno 2023, quando si è deciso di assumere del personale ATA nelle scuole per aiutarle a realizzare i progetti del PNRR e, allo stesso tempo, per contrastare la dispersione scolastica e ridurre i divari territoriali, insomma la cosiddetta Agenda Sud. Però, nonostante il carattere strutturale delle finalità si è deciso - come sempre accade in modo, lasciatemelo dire, un po' ridicolo - di mettere dei fondi solo alla fine del 2023 e, quindi, era già chiaro dall'inizio che questi lavoratori, di cui stiamo parlando, sarebbero andati ad aggiungersi all'ampia platea di precariato presente nelle scuole. Dopo svariate richieste e proteste - sia dentro, da parte nostra e di altri colleghi dell'opposizione, che fuori, da parte dei lavoratori -, questo Governo ha provato a rimediare e si è ottenuta una proroga di questi contratti che, come logica vorrebbe, sarebbero dovuti durare almeno fino alla fine dell'anno scolastico. Ma la logica, a quanto pare, non appartiene a questo Governo e quindi abbiamo assistito a un'insensata e gravissima disparità di trattamento, anche all'interno della stessa categoria dei lavoratori ATA: tra i collaboratori scolastici che, purtroppo, hanno seguito un e i colleghi, cioè gli assistenti tecnici e amministrativi, nonostante - lo ripeto - i primi rientrino a pieno titolo nella stessa categoria professionale.
Dapprima sono stati prorogati i 3.000 e passa tecnici e amministrativi con una proroga che aveva, in questo caso, senso fino al 30 giugno 2026 e sono stati lasciati fuori, invece, inspiegabilmente, i collaboratori scolastici. Allora, giustamente, hanno iniziato le proteste e abbiamo - anche noi - iniziato ad insistere. Si arriva alla legge di bilancio e si intervieni lì. Giustamente uno dice: quindi, abbiamo risolto, si arriva almeno fino alla fine dell'anno scolastico. Invece no, anche in quel caso si fece giusto un piccolo, piccolissimo passo avanti: i soldi bastavano solo fino al 15 aprile. Quindi, si iniziò a chiedersi cosa sarebbe successo dal 15 aprile fino alla fine dell'anno scolastico: non era dato saperlo. Allora, si arriva al 15 aprile e poi si vede? No, perché a gennaio le istituzioni scolastiche si sono rese conto che non potevano neanche contrattualizzare i tecnici e gli amministrativi, dato che le risorse a valere sul PNRR erano, intanto, già state impegnate per i progetti delle scuole e, quindi, le proroghe per i contratti dei lavoratori dipendevano dall'effettiva disponibilità delle risorse delle singole scuole.
Insomma, il primo gennaio i 3.000 lavoratori improvvisamente si sono trovati, dal nulla, tutti a casa. Ancora una volta, quindi, si è dovuto intervenire. Lo ha fatto il Ministro con un intervento correttivo, che è arrivato mesi dopo. Intanto i collaboratori scolastici - ce ne ricordiamo? - erano arrivati alla scadenza che era ampiamente nota e del futuro loro non si sapeva nulla. Quindi ancora qui a protestare, a chiedere di intervenire su un qualcosa che era ovvio fin dall'inizio, lo voglio sempre sottolineare: c'era il decreto PNRR 4 in conversione, su cui si poteva intervenire. Insomma, si è andati avanti.
Ricordo sempre che parliamo di lavoratori utili per il corretto funzionamento delle scuole e di tanti lavoratori con le famiglie alle spalle, a cui si continuava a dare incertezza su incertezza. Si arrivato, quindi, a un nuovo provvedimento - questo - in cui si sono portati alcuni correttivi: però, come spesso purtroppo con voi accade, nell'attuazione si iniziano a creare alcuni buchi e, quindi, nonostante si sapesse da dicembre che il 16 aprile questi sarebbero rimasti senza lavoro, si è comunque iniziato a cadere nel nulla.
Arrivo a conclusione, Presidente. Abbiamo visto che in questo anno e mezzo, così come anche è accaduto in altri ambiti, nella scuola si continua a combinare un disastro, a mortificare i lavori, le persone e le loro famiglie. Quindi, quest'ordine del giorno, semplicemente, vi fa prendere coscienza di questo - che sapete in realtà benissimo - e vi chiede, come anche fatto in precedenza dai colleghi, di dare, una volta e per tutte, tranquillità a questi lavoratori, che servono alla scuola e che possono tranquillamente - così come logica vorrebbe - arrivare fino alla fine dell'applicazione del PNRR, ovvero al 2026.
ANTONIO CASO(M5S). Non ci speriamo sulla riuscita. Vogliamo auspicare che gli intenti diventino realtà però, purtroppo, la storia ci insegna che in questo anno e mezzo il Ministro “valdisastro” non ha fatto altro che dire una cosa invece di un'altra…
PRESIDENTE. Onorevole Caso, va bene così, la ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/94 Caso, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/95 Scutella'.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Sinceramente rimango incredula e basita dinanzi a questo parere contrario, perché nel mio ordine del giorno sto parlando di Decontribuzione Sud, una misura che ha fatto del bene al Mezzogiorno, dato che si è rivolta non a 2 o 3 persone, ma a 3 milioni di lavoratori del Sud. Questa è una misura favorevole al Sud che, ovviamente, ha partorito il Governo Conte e non di certo questo Governo, che, semplicemente, risponde con l'autonomia differenziata. Mi rendo conto che siete in difficoltà per fare qualcosa a favore del Sud. Però, siccome stiamo parlando di un aumento dello stipendio del 30 per cento per 3 milioni di persone, vi ho chiesto semplicemente di rendere questa misura strutturale e permanente. Voi mi rispondete con un parere contrario, perché - ripeto - quando c'è qualcosa da fare qualcosa a favore del Sud e del Mezzogiorno a voi non interessa.
Ora prima ho visto che era presente il Ministro Fitto, che credo sarà andato a fare la valigia per Bruxelles, però volevo approfittare della sua presenza, perché - ma mi rivolgerò alla Sottosegretaria - stamattina ho acceso la tv e mi sembrava di vivere nel mondo di Fantasia, nel fantastico mondo di Patty, chiamatelo come volete: ho visto il video della Premier, in cui lei utilizzava toni trionfalistici per festeggiare il fatto che l'Italia fosse protagonista in Europa, perché si è incassata la rata del PNRR e perché ci sono soldi in più per l'Italia.
Mi dispiace essere la guastafeste e rovinare questa narrazione trionfalista, però vi devo raccontare la verità: non un'altra versione, ma la verità supportata ovviamente da numeri, perché non è una cosa che ho inventato io stamattina. Bene, questo Governo ha speso, ha messo a terra, per quanto riguarda il PNRR, lo 0,9 per cento di 74 miliardi. Quindi, festeggiare stamattina non so che cosa, per me, non ha senso. E vi dirò di più. Quando stamattina la Premier, attraverso il suo video, diceva “abbiamo ricevuto più soldi”, anche questa è una bugia, perché, grazie alla vostra rimodulazione del PNRR, abbiamo perso 8 miliardi: quindi 8 miliardi persi e lo 0,9 per cento di 74 miliardi spesi. Quindi, converrete con me che non c'è nulla da festeggiare.
Ora, oltre a chiedere di ripensarci e di darmi un parere favorevole o una riformulazione o quello che volete - però vi rendete conto da soli che Decontribuzione Sud è una misura che ha funzionato e che deve diventare strutturale e permanente, deve rimanere -, chiederei, per suo tramite, Presidente, al Ministro Fitto, mentre prepara la valigia, di metterci, oltre alle sue cose personali, anche un po' di coerenza, di verità e, soprattutto, di impegno per la nostra Italia .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/95 Scutella', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/96 Morfino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Grazie, Presidente. Per suo tramite, mi rivolgo al Ministro Fitto, che non vedo più in Aula al momento, quindi mi rivolgo alla Sottosegretaria, per dirvi che il parere contrario su quest'ordine del giorno non è altro che la conferma che, a questo Governo, non importa alcunché del Sud. Il Ministro Fitto, che è proprio il Ministro del Sud, si renderà conto, in qualche modo, che non sta esercitando a dovere il suo ruolo verso il Sud, verso il Mezzogiorno.
Vede, Presidente, sulla crisi idrica, il Sud è totalmente al buio fitto, in questo momento. C'è una grave crisi idrica e lei, Sottosegretaria, ne è al corrente. La informo, comunque, che l'accesso all'acqua potabile è riconosciuto a livello internazionale come un diritto umano universale. Ad oggi, però, i siciliani questo diritto non ce l'hanno, se non per pochissime settimane. Una roba veramente assurda.
Le ricordo che la rete idrica siciliana è ridotta a un colabrodo e la dispersione è a percentuali folli: stiamo parlando del 53 per cento, il 53 per cento va perso. Vede, i siciliani non ne possono più, sono all'estremo. È disumano lasciarli, per giorni e giorni, senza acqua potabile.
Con quest'ordine del giorno di buon senso, stiamo chiedendo di progettare e di intervenire urgentemente sul risanamento e sull'ammodernamento della rete idrica, unitamente all'avvio degli interventi strutturali idonei a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento idrico a lungo termine.
Invece, cosa fa questo Governo? State facendo sul ponte sullo Stretto, è veramente assurdo. Avete praticamente assegnato alla Sicilia risorse dal Fondo di coesione e sviluppo, circa 7 miliardi, comprensivi della quota di un miliardo e tre destinata alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, sottraendoli così alla realizzazione di altri interventi infrastrutturali, più urgenti e più utili per la Sicilia e per il Sud.
Sottosegretaria, chiedo anche a lei, come ho fatto, la settimana scorsa, in occasione del , al Ministro Salvini: forse non è il caso di dirottare parte di questa somma spropositata sull'ammodernamento della rete idrica siciliana? Guardi che la crisi idrica, e lei già lo sa, è concreta, è seria, è preoccupante. Si rischiano seri disordini pubblici che devono affrontare i nostri sindaci. Infatti, dinanzi a questo grande problema, voi fate spallucce e ai siciliani serve molto di più l'acqua potabile, che è un bene primario, questo lo voglio ricordare, che il tanto strombazzato ponte sullo Stretto del Ministro Salvini.
Pertanto, concludo, le chiedo di accantonare quantomeno quest'ordine del giorno e avviare una seria riflessione, cambiando il parere. Invito tutti i colleghi siciliani di maggioranza a votare a favore di quest'ordine del giorno, diversamente - ve lo dico proprio schiettamente e senza filtri - state tradendo la Sicilia e i siciliani e state tradendo, soprattutto, i vostri elettori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la Sottosegretaria Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO,. Grazie, Presidente. Intervengo per proporre all'onorevole Morfino una riformulazione e ne approfitto per proporre la stessa riformulazione all'onorevole Carmina sul successivo ordine del giorno n. 9/1933/99. Certamente, però, mi preme fare una premessa, dato che ho visto su tanti ordini del giorno la richiesta di impegno a definanziare le risorse destinate al ponte sullo Stretto di Messina che, tra l'altro ha detto bene l'onorevole Morfino, sono state già previste dalla sottoscrizione di due accordi di coesione, quindi la richiesta è particolare. Poi, mi permetta di dire che non tutti i problemi del passato e del presente possono essere risolti, in questo Paese, non facendo il ponte sullo Stretto di Messina . Questa è una mia personale osservazione che mi permetterete in quest'ambito.
Ciò premesso, volevo appunto proporre all'onorevole Morfino la seguente riformulazione. Prevede necessariamente la soppressione delle premesse e un impegno nei seguenti termini: “ad assumere, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, ogni ulteriore iniziativa ritenuta necessaria per fronteggiare la crisi idrica in atto nel territorio della regione siciliana”.
Propongo, appunto, la stessa riformulazione all'onorevole Carmina.
PRESIDENTE. Onorevole Morfino, accetta la riformulazione?
DANIELA MORFINO(M5S). Sì, Presidente, accetto la riformulazione e ringrazio la Sottosegretaria per l'apertura, con l'auspicio che si possano davvero trovare queste risorse per superare e proteggere la crisi idrica che c'è in Sicilia e in tutto il Sud.
PRESIDENTE. Sottoscrivono l'ordine del giorno l'onorevole D'Orso e l'onorevole Amato.
Onorevole Morfino, lei comunque chiede di sottoporre il suo ordine del giorno al voto dell'Aula?
DANIELA MORFINO(M5S). Sì.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbagallo. Ne ha facoltà.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Condividiamo con il rappresentante del Governo il fatto che non tutti i problemi possono risolversi immediatamente, soprattutto quelli datati. Però, certamente, se la situazione in Sicilia è così grave, c'è una responsabilità precisa in capo all'ex governatore Musumeci che nel 2021 è stato in grado di battere un record: quello di farsi bocciare 31 progetti su 31 sull'ammodernamento irriguo della regione Siciliana .
Va peggio ora con Schifani. Era difficile fare peggio, ma il governatore Schifani ci sta riuscendo perché dei 27 interventi individuati dal Commissario straordinario ancora neanche uno è stato finanziato. Io credo che oggi l'iniziativa dell'Aula, quella di recuperare queste risorse, può essere un primo passo, purché arrivino immediatamente, perché in questo momento ci sono comuni della provincia di Agrigento e Caltanissetta che hanno l'acqua razionata una volta alla settimana o una volta ogni dieci giorni. La situazione veramente non può continuare così.
PRESIDENTE. Sottoscrivono l'ordine del giorno gli onorevoli Lomuti, L'Abbate e Iaria. Se non ci sono altre richieste, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/96 Morfino, come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/97 Penza, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/98 Scerra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Volevo fare solo un piccolo intervento perché oggi si è parlato di risorse e la Sottosegretaria ha detto una cosa che mi ha fatto un po' ridere e un po' arrabbiare. Ha detto che non tutte le cose si possono risolvere togliendo il ponte sullo Stretto. Ma il tema non è quello, il tema è che, relativamente ai soldi, per il ponte sullo Stretto si è trovato subito un miliardo di euro, mentre per le opere in Sicilia, in Calabria e, in generale, per quelle che si aspettano da anni non si è trovato un euro . Quindi, il tema non è che si risolve tutto con i soldi del ponte sullo Stretto. Il tema è che per opere inutili avete trovato subito i soldi - pochi, tanti, anzi quelli sono tanti -, mentre per le opere utili che i cittadini del Sud aspettano da 40 anni, o 20 o 30 non li trovate. Questa è la grande differenza, senza fare battute sul fatto che non tutti i problemi dell'Italia si risolvono sul ponte dello Stretto. Ma il ponte dello Stretto crea un altro problema per l'Italia e per le regioni del Sud .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/98 Scerra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/99 Carmina. Onorevole Carmina, c'è una riformulazione come detta prima dalla Sottosegretaria, la accetta?
IDA CARMINA(M5S). Presidente, volevo prima fare una piccola dichiarazione.
PRESIDENTE. Se mi dice preliminarmente se l'accetta, così poi procediamo.
IDA CARMINA(M5S). La riformulazione la accetto, chiedo che venga messa ai voti, però voglio fare una piccola dichiarazione. L'acqua in Sicilia sta lentamente diminuendo, man mano che si consuma e non piove. Aggiungerei, evapora con il gran caldo. Gli invasi sono al 25 per cento ed entro luglio la situazione potrebbe peggiorare. “Sono ai minimi storici”: queste le parole del capo Dipartimento della Protezione Civile e della cabina di regia per l'emergenza siccità in Sicilia, Salvo Cocina. I primi segnali a gennaio, inquietanti, a febbraio e marzo hanno indotto a dichiarare la situazione di crisi regionale nell'agricoltura e nell'idropotabile. Il 6 maggio viene chiesta e ottenuta l'emergenza nazionale. Precisa però Cocina, con dichiarazione odierna, che sull'irriguo la partita è persa in partenza, i bacini per l'idropotabile hanno gravi problemi di esaurimento, il Fanaco, che è quello che alimenta la provincia di Agrigento e Caltanissetta - cui faceva riferimento l'onorevole Barbagallo - finirà tra pochi giorni.
Ora, rispetto a questa situazione di lesione di un diritto umano universale (accesso all'acqua potabile) soprattutto rispetto ai soggetti fragili (pensate agli ospedali), di pericolo attuale per la popolazione (si pensi agli incendi), di blocco delle attività produttive e loro fallimento, non si poteva rigettare la richiesta di adottare, nel più breve tempo possibile, provvedimenti urgenti e non più differibili, anche attraverso ordinanze della Protezione civile che garantiscano l'approvvigionamento immediato di acqua potabile alla popolazione, soprattutto fragile, anche attraverso l'eventuale utilizzo di navi cisterna, navi dissalatrici o qualsiasi altro mezzo che si ritenga utile per dare sollievo alla popolazione civile. Sarebbe stato davvero da irresponsabili, perché le conseguenze sono quelle che racconta la cronaca, con la gente che soffre nella morsa della sete sempre più esasperata, che cerca acqua con tutti i mezzi che può, anche illegali, tramite le autobotti private che sono vietate, perché le fonti sono state requisite e ci sono gravi problemi di ordine pubblico, come si è verificato nei giorni scorsi a Canicattì o anche a Licata, dove la situazione è gravissima, con i terreni agricoli desertificati, con il bestiame che muore di sete, con i turisti che scappano.
E questo è l'anticipo dell'autonomia differenziata perché - badate bene - noi oggi ci possiamo rivolgere al Governo, ma domani quella della Protezione civile è materia in cui ogni regione potrà chiedere di fare da sé, e quelli che avranno le risorse potranno proteggere la loro popolazione, mentre chi non le ha si dovrà accontentare delle briciole che rimangono.
In quest'ordine del giorno non abbiamo chiesto interventi a medio-lungo termine. Ringrazio per il provvido intervento la Sottosegretaria Siracusano, auspicando che ci si adoperi immediatamente e non ci si limiti alle dichiarazioni che ha fatto oggi Musumeci ai cittadini del Nord, devastato da illusioni: provvedete ad assicurarvi, perché lo Stato non riuscirà a risarcire i vostri danni. Chiedo che venga messo ai voti .
PRESIDENTE. Sottoscrivono l'ordine del giorno i deputati Iacono, L'Abbate, Barbagallo e Cherchi. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/99 Carmina, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/100 Iaria, su cui vi è parere contrario. Onorevole Iaria, ha terminato il tempo a sua disposizione, quindi passiamo direttamente ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/100 Iaria, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1933/101 Barzotti. Onorevole Barzotti, accetta la riformulazione del Governo?
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Accetto, ma chiedo di metterlo in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/101 Barzotti, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1933/102 Bruno, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. L'esame del provvedimento, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, riprenderà dopo la comunicazione della convalida dei deputati eletti nei collegi uninominali delle circoscrizioni nazionali dalla I alla XXVIII, che avrà luogo alle ore 16,15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, il Ministro delle Imprese e del il Ministro per lo Sport e i giovani, il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, il Ministro dell'Istruzione e del merito e il Ministro dell'Interno.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Foti ed altri n. 3-01302.
L'onorevole Congedo ha facoltà di illustrare l'interrogazione, che ha sottoscritto in data odierna.
SAVERIO CONGEDO(FDI). Grazie, Presidente. Prima di entrare nel merito dell'interrogazione, mi permetta di rivolgere al Ministro Fitto e all'intero Governo Meloni l'apprezzamento vivo del gruppo di Fratelli d'Italia per il lavoro fatto sul fronte del PNRR, che colloca l'Italia al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario.
Lo scorso 28 giugno è stata trasmessa alla Commissione europea la richiesta di pagamento della sesta rata del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza, pari a 8 miliardi e mezzo. La formale richiesta, presentata dall'Italia, segue i lavori della cabina di regia del 24 giugno scorso, presieduta proprio dal Presidente Meloni, per la verifica del conseguimento dei 37 obiettivi. La richiesta di pagamento della sesta rata, oltre agli investimenti, prevede anche il varo di importanti riforme, tra cui le misure dedicate alle persone con disabilità e agli anziani non autosufficienti, a dimostrazione che, dietro le grandi opere del PNRR, continuano ad esserci sempre le persone, ossia anziani, famiglie e soggetti fragili.
L'oggetto dell'interrogazione è quello di chiedere al Governo quale sarà la tempistica prevista per attivare prossimamente l'attività di verifica e rendicontazione dei 69 traguardi e obiettivi della settima rata, pari a 18 miliardi e 200 milioni di euro.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha facoltà di rispondere.
RAFFAELE FITTO,. Grazie, Presidente. Ringrazio l'interrogante e rivolgo alcune considerazioni di dettaglio rispetto anche allo scenario di carattere più generale, partendo dalla considerazione che il percorso avviato con la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dello scorso dicembre ha consentito al Governo di poter rideterminare, in piena sintonia con la Commissione europea, una gran parte degli obiettivi, ma anche e soprattutto definire alcuni aspetti specifici, collegati all'attuazione del Piano.
Nel frattempo - come è noto - sono state approvate, nell'azione di questo Governo, la terza, la quarta e la quinta rata, con la decisione della Commissione di ieri che ha avuto una valutazione positiva, anche con un aumento delle risorse, perché, sul fronte dell'evasione fiscale, sono stati raggiunti due nuovi obiettivi che non erano previsti all'interno della quinta rata.
Per quanto riguarda la sesta rata, è stato ricordato che il 28 giugno è stata presentata - come primo Paese in Europa - la richiesta di pagamento, avendo raggiunto gli obiettivi, e quindi ci avviamo, nei prossimi mesi, alla fase di , per poter dimostrare il raggiungimento degli stessi.
Proprio oggi pomeriggio è prevista la riunione della cabina di regia per programmare il lavoro relativo alla settima rata, che rappresenta un altro grande obiettivo importante dal punto di vista numerico, sia sul fronte dei traguardi (69), che delle risorse (oltre 18 miliardi di euro).
Chiaramente, questo rappresenta un risultato molto importante, ma, al tempo stesso, penso che sia importante sottolineare come la validità delle riforme inserite all'interno del PNRR e anche gli obiettivi di spesa che sono da raggiungere rappresentino uno stimolo ulteriore per il lavoro che porteremo avanti nei prossimi mesi e che, sicuramente, ci vedrà impegnati, da qui al 31 dicembre, sulla settima rata e, nei due semestri del prossimo anno, sull'ottava e la nona rata, per completare poi, con la decima rata, a giugno del 2026.
Questo è il percorso che, sicuramente, merita un lavoro coordinato con tutte le amministrazioni centrali e, in modo particolare, con tutti gli enti attuatori, che rappresentano nel sistema Paese uno sforzo collegiale per poter raggiungere questo importante risultato.
PRESIDENTE. Il deputato Caiata ha facoltà di replicare.
SALVATORE CAIATA(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Non possiamo che esprimere piena soddisfazione per le parole che abbiamo ascoltato. Soddisfazione che ribadiamo rispetto ai tempi che lei ci ha dato per la settima, l'ottava, la nona e, infine, la decima rata, che completeranno l'azione del Governo italiano sul PNRR.
Con altrettanta soddisfazione salutiamo la notizia dell'approvazione, da parte della Commissione europea, del pagamento della quinta rata. Lo ha detto lei e ci tengo a ribadirlo, perché era una quinta rata che poneva 52 traguardi e obiettivi, per 10,6 miliardi, e che, invece, vede il pagamento di 11,1 miliardi, quindi 500 milioni in più, perché sono stati raggiunti 54 obiettivi, anticipando due obiettivi della sesta rata.
Questa è la dimostrazione di quello che questo Governo fa dal primo giorno della sua opera: smentire con i fatti le sirene e le penne sinistre, che prefigurano sciagure che, puntualmente, invece, non arrivano. Infatti, avevamo sentito continuamente questo , in cui si diceva: il Governo non riuscirà a rinegoziare il PNRR e invece il Governo ha rinegoziato il PNRR; il Governo non riuscirà a raggiungere la quinta rata e gli obiettivi, e invece gli obiettivi sono stati raggiunti; il Governo non riuscirà a utilizzare le risorse e invece le risorse stanno arrivando.
Quindi, quello che fa il Governo Meloni, quello che fa lei, Ministro, sul PNRR, è proprio questo: smentire con i fatti, lavorando, studiando i e portando a casa tali risorse per il bene del Paese, a dispetto di chi, invece, forse, avrebbe preferito perdere queste risorse per un piccolo beneficio personale: un gran vantaggio per la nostra popolazione.
Ministro, concludo dicendo questo: aspettiamo la prossima puntata di questa telenovela del PNRR. Conosciamo già la sceneggiatura, gliela posso anticipare. Sentiremo dire: il Governo non raggiungerà gli obiettivi della settima rata, il Governo non avrà i soldi della settima rata. Noi ci ritroveremo qua, lei annuncerà ancora una volta che gli obiettivi saranno stati raggiunti, i soldi arriveranno e, ancora una volta, il Governo italiano primeggerà in Europa per i risultati raggiunti sul PNRR. Vada avanti con il suo Governo.
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01303 .
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Immagino, Ministro Urso, che avrà letto i giornali. Varie notizie stampa hanno riportato di assunzioni recenti in ambito Rai, che sarebbero avvenute al di fuori delle regole di trasparenza e correttezza, privilegiando persone probabilmente prive delle competenze necessarie e scelte all'esterno, anziché professionalità interne alla Rai e anziché optare per la stabilizzazione dei precari. Assunzioni opache, che chiediamo al Ministro se corrispondano o meno al vero, rispetto a quanto riportato dai giornali; se così dovesse essere, chiediamo cosa ha intenzione di fare il suo Ministero, anche rispetto alla responsabilità di vigilare sulla corretta esecuzione del contratto di servizio da parte della Rai, per ripristinare trasparenza e correttezza.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.
ADOLFO URSO,. Il Ministero delle Imprese e del ha operato nei mesi scorsi in sinergia con la Commissione parlamentare di vigilanza e le altre amministrazioni competenti per dotare la Rai di un contratto di servizio in grado di disegnare un percorso di crescita, di digitalizzazione, di inclusione e di internazionalizzazione.
Sulla base del citato contratto, la Rai deve assicurare ai cittadini un'offerta complessiva di servizio pubblico di valore e di qualità, per il benessere e la vita degli utenti e anche per la coesione sociale. Tale offerta, inoltre, dev'essere inclusiva, ossia accessibile a tutti, non discriminatoria, sostenibile e innovativa.
Tale percorso di crescita, che deve finalmente garantire appieno il pluralismo e l'obiettività, condizione imprescindibile del servizio pubblico, deve avvenire secondo canoni di piena integrità, trasparenza e professionalità. Per questo, le iniziative intraprese per incrementare l'organico del servizio radiotelevisivo nazionale si devono collocare in un contesto normativo chiaro e rigoroso, legato ad oggettive e motivate esigenze della società.
Il processo di reclutamento avviene, quindi, nel rispetto dei principi di trasparenza e pubblicità che noi, peraltro, come Ministero, dal canto nostro, applichiamo rigorosamente in ogni nostro atto.
In merito alle vicende emerse sulla stampa, richiamate dagli onorevoli interroganti, la Rai ha informato il Ministero delle Imprese e del di aver attivato un immediato a tutela dell'azienda e del ruolo dell'amministratore delegato. Tutte le strutture competenti sono state tempestivamente coinvolte, al fine di fornire in tempi brevi gli elementi utili per fare chiarezza sulla corretta applicazione delle procedure interne. Abbiamo sollecitato l'amministrazione a fornirci al più presto i riscontri e a fornirli alla competente Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, sede istituzionale a cui il legislatore ha attribuito la competenza, appunto, di vigilare anche sui criteri di reclutamento del personale.
Non sta, ovviamente, al Ministero dare giudizi su eventuali connessioni familiari, amicali o affettive tra dipendenti Rai ed esponenti di partito, tanto meno sulle loro opinioni politiche, cose che peraltro i cittadini possono ben valutare e i giornalisti, ove lo ritengano, approfondire, nel rispetto del diritto alla , così come penso che abbiano fatto anche negli anni passati.
Ogni giudizio sul caso specifico può, quindi, essere dato solo al termine dell' interno.
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di replicare.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io mi aspettavo, sinceramente, dal Ministro, del Governo Meloni, che ha la presunzione di essere il Governo del merito, una risposta meno pilatesca di quella che ci ha offerto, anche perché conosciamo bene il contenuto del contratto di servizio, ma conosciamo bene anche come funzionano gli . Spesso in Rai ci sono che vanno velocissimi, come nel caso della Bortone, e che sono partiti mesi fa e di cui si sono perse le tracce. Quindi, le garantiamo che insisteremo anche in sede di Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi perché questo non avvenga, nel caso di specie, ma ci aspettavamo un'assunzione di responsabilità diversa dal Governo, un indirizzo per dire a quella che è la principale azienda culturale del Paese, la Rai, che non può diventare una sorta di “assumificio” per amici dell'amministratore delegato, per parenti dei dirigenti della Rai, come sembra essere avvenuto in questo caso. Si tratta di persone, peraltro, che non hanno le competenze richieste, ma che hanno come merito quello, magari, di aver militato in CasaPound o di fare il e, poi, di essere mandate a fare programmi televisivi.
Allora, siccome i soldi con cui vengono pagati questi stipendi sono di tutti noi, dei cittadini italiani, attraverso il canone, il minimo è avere regolari assunzioni, trasparenti e utilizzare quello che negli ultimi anni è stato utilizzato: gare, procedure pubbliche, metodi trasparenti, stabilizzazione dei precari e valorizzazione delle competenze interne, e questo non lo dico io, lo dicono i sindacati Rai, nelle note di questi giorni, dopo aver denunciato questi casi, a mio avviso molto gravi.
Io spero che si faccia chiarezza, che ci possa essere un cambio di passo, perché non mi preoccupano soltanto i due casi specifici che sono emersi, ma anche quelli che ancora non sono emersi e che potrebbero essere avvenuti con le stesse modalità, dando l'idea che si possa proseguire sulla stessa strada, perché non può essere ammissibile quello che ormai è sotto gli occhi di tutti: che con questo Governo chi trova un amico trova un lavoro.
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01304 di cui è cofirmataria.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, parliamo delle micro-imprese che rappresentano la spina dorsale del nostro sistema economico. Per l'Istat rappresentano il 95 per cento delle attività italiane, una percentuale che sale al 99 per cento se si aggiungono le piccole e medie imprese. L'Osservatorio del Politecnico di Milano ha tracciato un quadro importante: rappresentano il 41 per cento del fatturato nazionale, il 38 per cento del valore aggiunto e il 34 per cento dell'occupazione, ma un Rapporto Cerved del 2023 indicava che, pur ipotizzando uno scenario base di stabilizzazione dei prezzi e rientro dei tassi nel 2024, le piccole e medie imprese al sicuro potranno ridursi al 37,3 per cento, rispetto al 41 per cento attuale, e quelle rischiose salire all'8 per cento dal 7 per cento attuale. Inoltre, l'ABI ha comunicato che il tasso di deterioramento del credito delle imprese dovrebbe raggiungere una percentuale del 3,5 per cento nel 2024, in aumento rispetto al 2,4 per cento dello scorso anno.
Le chiedo, a nome del gruppo di Noi Moderati, quali iniziative intenda mettere in atto per rispondere alle esigenze delle micro, piccole e medie imprese che, appunto, svolgono un ruolo fondamentale nell'economia del Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.
ADOLFO URSO,. Proprio oggi, fra qualche ora, in Consiglio dei ministri, sarà approvato un altro provvedimento relativo alla semplificazione per le imprese, volto a razionalizzare i controlli, sulla base di un approccio basato sull'effettivo rischio. Le nuove regole porteranno due grandi vantaggi: innanzitutto, diminuiranno i controlli sulle piccole e medie imprese sane, affidabili e certificate, così che l'imprenditore serio possa dedicarsi alla produzione; in seconda istanza, lo Stato potrà utilizzare i propri ispettori per effettuare controlli mirati sulle imprese che effettivamente presentano rischi per la salute dei consumatori, per l'incolumità delle persone, per la sicurezza sui luoghi di lavoro. La nostra logica è quello dello Stato alleato dell'impresa, e non dello Stato vessatore dell'impresa Questo è un altro passo importante sulla strada che, sin dall'inizio della legislatura, abbiamo intrapreso per valorizzare, sostenere e semplificare le attività delle micro, delle piccole e delle medie imprese. Esse sono parte fondamentale del nostro modello produttivo, di cui siamo orgogliosi.
Anche per questo, abbiamo deciso di cambiare la denominazione del Ministero in Ministero delle Imprese e del , perché noi siamo consapevoli che sono le imprese il motore dell'economia e della società. Ricordo, tra le misure già realizzate in questi mesi, la riforma del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che lo scorso anno ha garantito finanziamenti per 46,2 miliardi di euro; il fondo per le , previsto nel disegno di legge sull'intelligenza artificiale ora all'esame del Parlamento; il fondo per le piccole e medie imprese nel disegno di legge quadro sullo spazio, tra poco all'esame del Parlamento e già approvato in Consiglio dei ministri; lo 2.0, che costituirà un capo della prossima imminente nuova legge annuale per il mercato e la concorrenza, che sarà approvata entro luglio dal Consiglio dei ministri.
Ricordo, inoltre, che il Piano Transizione 5.0, oltre a prevedere 6,3 miliardi di credito d'imposta per gli investimenti delle imprese in digitalizzazione, efficientamento energetico e riqualificazione delle competenze, destina ulteriori 320 milioni, lo ripeto, 320 milioni ulteriori, a fondo perduto, per agevolare proprio le piccole e medie imprese che investano in impianti per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, così da sostenere le PMI verso consumi più sostenibili dal punto di vista ambientale e ovviamente finanziario.
Nelle prossime settimane, inoltre, porteremo in Consiglio dei ministri altri provvedimenti molto importanti per le nostre imprese. Faccio riferimento al codice unico degli incentivi, che semplificherà proprio l'attività delle micro e piccole imprese nell'accesso semplificato agli incentivi e risponderà meglio ai loro bisogni. E mi riferisco alla prima legge annuale per le micro, le piccole e le medie imprese, attuativa dell'articolo 18 dello Statuto delle imprese del 2011, e mai attuata finora. La legge annuale per le micro, le piccole e le medie imprese, da quest'anno, sarà realizzata ogni anno per facilitare l'attività delle piccole e medie imprese.
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
ADOLFO URSO,. Infine, mi riferisco alle 55 Case del che abbiamo già cominciato ad attivare sul territorio, che saranno punti importanti di assistenza proprio per le piccole e medie imprese nel miglior utilizzo degli incentivi e delle normative dello Stato italiano.
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di replicare.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la risposta articolata e per aver annunciato provvedimenti imminenti nel Consiglio dei ministri, appunto, imminente, e poi nelle prossime settimane. Ovviamente, rimarco alcuni dei termini che ha citato, soprattutto il termine semplificazione, che caratterizza i due provvedimenti che stanno per essere approvati e che non possiamo che condividere nell'impostazione che lei ha dato, ovvero, di uno Stato alleato delle imprese e non vessatore delle imprese. Sembra di capire, dall'impostazione che ha dato, una divisione tra imprese sane, che possono dedicarsi alla produzione e, invece, controlli laddove i controlli siano necessari.
È importante la scadenza, che ha ricordato, della legge annuale per il mercato e la concorrenza, che ha come traguardo questo luglio e sicuramente è una notizia importante quella che ci ha riferito.
E ciò, insieme ai prossimi provvedimenti che ci possiamo aspettare, come il codice unico degli incentivi, peraltro in attuazione di una legge delega del Parlamento, e poi questa legge annuale per piccole e le medie imprese, che non soltanto è importante perché verrà varata, ma anche perché avrà una cadenza annuale, secondo quello che ci ha riferito. Abbiamo voluto portare l'attenzione su questo tema perché l'attenzione deve essere costante, sia per le micro imprese - come dicevamo nell'interrogazione - sia per le piccole e medie imprese. Chiaramente, siamo consapevoli di quanto è già stato fatto dal Governo: lei ha citato la riforma del Fondo di garanzia delle piccole e medie imprese, nonché il rifinanziamento di quel Fondo; sicuramente, l'impostazione di Industria 5.0, che è aperta a tutte le imprese ma è dedicata, in maniera specifica, alle piccole e medie. Sicuramente, quindi, un provvedimento importante. Mi permetto di ricordare anche il rifinanziamento della nuova legge Sabatini e tutto quello che abbiamo monitorato e seguito nella Commissione attività produttive, di cui sono vicepresidente. Continueremo - lo dico non solo a livello personale ma per tutto il gruppo di Noi Moderati - a monitorare, seguendo assolutamente l'impostazione per cui l'impresa è il motore della nostra società. Saremo al suo fianco e sicuramente continueremo a tenere attenzionato questo tema. Grazie, Ministro, mi dichiaro soddisfatta della risposta.
PRESIDENTE. Il deputato Caso ha facoltà di illustrare l'interrogazione Francesco Silvestri ed altri n. 3-01305 che ha sottoscritto in data odierna.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Ministro, abbiamo ancora tutti negli occhi le vergognose immagini dell'inchiesta di sui giovani di Gioventù Nazionale. Quei gesti e quei cori - ricordiamolo - fascisti, xenofobi e omofobi che - mi dispiace darvi una brutta notizia - in Italia sono, giustamente e fortunatamente, reato: si chiama “apologia del fascismo”. Ricordiamolo e ripetiamolo tutti ancora una volta: il fascismo è sinonimo di violenza, dittatura, squadrismo e razzismo.
In quelle impietose immagini di c'è anche un altro aspetto che vogliamo rimarcare: il forte sospetto di una possibile truffa ai danni dello Stato. Si vedono, infatti, i giovani di Gioventù Nazionale pronti ad utilizzare i soldi del Fondo nazionale del Servizio civile universale per finanziare un sistema di raccolta del circolo di Fratelli d'Italia “Casa Italia”. Allora, le chiediamo, Ministro: al di là del degrado umano e morale - sottolineiamolo sempre - presente in Gioventù Nazionale, può escludere lei gli estremi di una truffa ai danni dello Stato, derivante proprio da questo impiego illegittimo delle risorse del Fondo nazionale del Servizio civile universale ?
PRESIDENTE. Il Ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ABODI,Grazie, Presidente. Io ringrazio l'onorevole interrogante perché mi mette in condizione di dare informazioni, che mi auguro facciano assoluta chiarezza sui fatti richiamati, peraltro, riferibili a ipotesi future, normativamente non configurabili. Ricordo e confermo che le associazioni legate ai partiti politici e ai movimenti politici non possono gestire i progetti di Servizio civile universale, anche perché non possono iscriversi all'Albo del Servizio civile universale. Nel merito, ricordo che l'intero sistema del Servizio civile è improntato alla massima trasparenza e oggettività. Quindi, è tutto verificabile e a richiesta si risponde puntualmente, com'è doveroso.
L'accreditamento dei soggetti, sia pubblici che del privato sociale - quindi, no profit -, prevede la corrispondenza tra le loro finalità statutarie e quelle di legge, a loro volta ispirate ai valori costituzionali degli articoli 2, 4, 11 e 52. Pertanto, ogni ente, al di là della sua ispirazione valoriale e politica, deve aderire oggettivamente a questi valori per poter operare nel sistema. Ad oggi, sono circa 470 gli enti gestori accreditati e oltre 17.000 gli enti che possono accogliere i giovani volontari, organizzati in quasi 68.000 sedi su tutto il territorio nazionale, tutti inseriti nell'Albo del Servizio civile universale gestito dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale, previo controllo documentale puntuale e rispetto dei requisiti previsti dalle disposizioni che regolano l'accreditamento. Quindi, ricordo, ancora una volta, che partiti politici e associazioni legate ai movimenti politici non possono iscriversi all'Albo.
Per quanto riguarda i programmi e i progetti del Servizio civile, questi sono sottoposti a una valutazione di tipo qualitativo, sulla base di criteri oggettivi e pubblici, da parte di una commissione terza rispetto all'autorità politica delegata. Il procedimento di valutazione dei programmi, che possono essere presentati solo dagli enti iscritti al sopracitato Albo, si configura, quindi, come una procedura concorsuale e concorrenziale, precisando che nessun ente ha certezza in ordine alla realizzazione dei programmi presentati, essendo il finanziamento delle posizioni di operatore volontario, afferenti agli stessi, ascrivibile alla natura di tale procedura. Solo dopo questa valutazione, in base alle risorse disponibili, i progetti sono ammessi al bando per il reclutamento dei giovani operatori volontari. La selezione dei giovani operatori volontari, inoltre, avviene secondo le modalità del bando pubblico e con tutte le garanzie di trasparenza e imparzialità previste dalla legge, che esclude anche conflitti di interesse tra soggetti valutatori e candidati. Si prevede, inoltre, che i volontari abbiano un orario di servizio pari a 25 ore settimanali oppure un monte ore annuo che varia, in maniera commisurata, tra le 1.145 ore per i progetti di 12 mesi e le 765 ore per i progetti di 8 mesi, verificati dagli enti di riferimento tramite specifiche procedure dedicate. Questa procedura è complessa e terza, e implica l'impossibilità di qualsiasi ingerenza politica. Mi auguro che questo sia sufficiente per rispondere all'interrogazione e, soprattutto, a scongiurare il rischio che qualsivoglia organizzazione politica possa interferire con il Servizio civile, che ha una natura chiara e terza, e non certamente politicizzata.
PRESIDENTE. La deputata Baldino ha facoltà di replicare.
VITTORIA BALDINO(M5S). Signor Ministro, non è sufficiente, anche perché c'era una cosa che sarebbe stata necessaria. Sarebbe stata necessaria una sua parola di condanna nei confronti di quello che tutti quanti abbiamo visto. Sarebbe stata l'occasione, da parte sua, per condannare quell'afflato fascista, xenofobo e razzista che abbiamo visto nel circolo del partito che esprime la sua Presidente del Consiglio. Sarebbe stata necessaria una parola di condanna nei confronti di chi voleva utilizzare i fondi del Servizio civile universale per finanziare un circolo di un partito politico.
Stiamo parlando di quello strumento destinato ai giovani che intendono dedicare la propria vita a progetti di cittadinanza attiva e a difendere pacificamente i valori della nostra Costituzione . Valori che sono in antitesi col fascismo, cui quella sezione si ispirava.
Non sono soddisfatta di questa algida - mi lasci dire, Ministro - risposta del Governo che ci dice che, in fondo, è tutto a posto. Siamo di fronte, forse, a un tentativo di truffa. Ma, del resto, cosa dobbiamo aspettarci da un Governo che, gli indagati per truffa, li ha all'interno, come la Ministra Santanche' .
Ma mi lasci anche dire, visto che rientra tra le sue competenze, signor Ministro, che, dopo tutto questo clamore mediatico suscitato dall'inchiesta di , avete fatto uscire dalla porta la dirigente della sezione giovanile del Consiglio nazionale dei giovani e, in questa settimana, volete far entrare dalla finestra, Federica Celestini Campanari - una persona molto vicina a quegli ambienti, che quando era dirigente del CNG sponsorizzava gli eventi di Gioventù Nazionale - proponendoci, questa settimana, la sua nomina a capo dell'Agenzia nazionale per i giovani. Nomina già contestata, perché non aveva i titoli questa persona per ricoprire quel ruolo. Allora che cosa avete fatto? Ci tenevate così tanto, da cambiare la legge per poterla nominare e oggi ci proponete la sua nomina: alla faccia dell'“amichettismo” che tanto dite di contrastare . Ma io mi chiedo? Dov'è il vostro limite alla decenza? Forse, non c'è.
VITTORIA BALDINO(M5S). Perché la verità - Presidente, concludo - è che il pesce puzza sempre dalla testa. Ora è facile addossare la responsabilità di quanto succede a dei ragazzi nostalgici, che non hanno ancora imparato a nascondere quell'orgoglio fascista come, invece, sanno fare i deputati adulti. La verità è che questi ragazzi hanno avuto dei cattivi maestri ed hanno come modello chi considera normale dialettica parlamentare picchiare in Parlamento un collega dell'opposizione, oppure, come modello, la seconda carica dello Stato che non fa mistero delle proprie ideologie fasciste . Allora, se la Presidente del Consiglio, con le lettere a se stessa, cerca dei colpevoli…
PRESIDENTE. Deve concludere.
VITTORIA BALDINO(M5S). …deponga la carta e il calamaio e si guardi allo specchio .
PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Braga e altri n. 3-01306 di cui è cofirmataria.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Secondo i dati dell'INPS, nei primi cinque mesi del 2024, il 40 per cento delle donne con due o più figli, non ha avuto accesso o non ha fatto richiesta per il mamme.
È una misura che riteniamo discutibile e iniqua, anche perché non è una misura strutturale e, soprattutto, esclude le lavoratrici che hanno contratti di lavoro diversi da quelli a tempo indeterminato, comprese le lavoratrici autonome e le collaboratrici domestiche. Ci sembra proprio, in realtà, un che vuole premiare le donne che decidono di fare più figli, le donne che hanno i lavori più sicuri e quelli meglio retribuiti, ben sapendo come, invece, le donne sono discriminate sul lavoro, hanno spesso contratti non stabili, molto inferiori rispetto agli uomini e a tempo parziale per il 49 per cento dei contratti.
Di fronte a questa scelta, che non abbiamo condiviso e rispetto alla quale crediamo, invece, ci sia bisogno di investire su un'occupazione di qualità, dando strumenti veri di conciliazione alle donne, chiediamo alla Ministra Roccella quali sono le iniziative urgenti di competenza che intenda adottare al fine di rivedere la strategia e dare un reale sostegno alle famiglie e alle donne per sostenere la loro vita e la loro scelta di maternità.
PRESIDENTE. Il Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, e grazie anche per il quesito, che consente anche di ristabilire la verità rispetto a dati che sono parziali e quindi fuorvianti e che sono circolati, appunto, in questi giorni. È un fatto che le politiche del Governo stiano producendo importanti risultati per l'occupazione femminile, che ha registrato in questi mesi una crescita mai vista, in particolare per il lavoro a tempo indeterminato. Sappiamo anche come la fascia critica per le donne lavoratrici sia immediatamente dopo la maternità. Per questo abbiamo prestato particolare attenzione alle madri lavoratrici e, più in generale, ai genitori lavoratori. Fra gli interventi messi in campo, c'è una corposa decontribuzione che - come è noto - è prevista, per il triennio 2024-2026, per le mamme con almeno tre figli e, per l'anno 2024, in via sperimentale, per le madri con due figli. L'esonero contributivo riguarda tutti i rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato, pubblici e privati, compreso il settore agricolo, eccetto solo il lavoro domestico. Il fatto che misure così impattanti siano avviate in via sperimentale per vagliarne nel tempo l'efficacia e indirizzare le scelte successive dovrebbe essere motivo di plauso e non di preoccupazione. Se lo stesso metodo fosse stato adottato in passato, ad esempio con superbonus edilizi, forse ora non ci ritroveremmo nella situazione in cui invece, purtroppo, ci troviamo.
Veniamo all'efficacia. Gli ultimi dati INPS segnalano, in realtà, un'incoraggiante e crescente adesione: nei primi cinque mesi, l'accesso alla misura è stato, infatti, richiesto da oltre il 74 per cento degli aventi diritto, cioè da tre donne su quattro. Un buon risultato, confrontandoli con altri e considerato che c'è stato bisogno di un tempo congruo per gli adempimenti applicativi da parte sia dello Stato che dei datori di lavoro. In ogni caso, per farsi un'idea, basti pensare che una misura ampia e molto pubblicizzata come l'assegno unico, dopo un anno dall'entrata in vigore, non aveva ancora raggiunto la piena adesione. Solo con sforzi ulteriori, anche da parte del nostro Governo, si è arrivati a una percentuale soddisfacente.
C'è, dunque, una fisiologica necessità di tempo, come è stato anche per altre forme di decontribuzione promosse da passati Governi. Per le lavoratrici madri aventi diritto alla decontribuzione, comunque, qualora ancora non ne usufruiscano, sarà comunque possibile in qualunque momento avvalersi del beneficio.
Il nostro Governo ritiene che le misure di sostegno al reddito e alla conciliazione, con particolare riguardo alla cura dei figli, siano un punto caratterizzante delle politiche familiari e delle pari opportunità. Anche per l'OCSE gli strumenti legati al lavoro e alla conciliazione sono fra quelli più efficaci in chiave demografica.
A questo approccio abbiamo dato sostanza con la misura di cui oggi parliamo, con l'aumento dei congedi parentali dello stesso assegno unico, con l'incremento dei contributi per gli asili nido (che, dal secondo figlio, abbiamo reso praticamente gratuiti), con il finanziamento dei centri estivi e altre ancora.
Noi consideriamo la sussidiarietà un criterio fondamentale e riteniamo che solo attraverso la libertà, gli incentivi e gli strumenti di sostegno, le lavoratrici e i lavoratori possono scegliere quali forme dare alla loro armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. Per questo, non reputiamo efficaci e adeguate le proposte incentrate su obblighi e sanzioni.
PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di replicare. Prego, a lei la parola.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Ministra, non siamo soddisfatte. Proprio perché si tratta di un grande tema nazionale, la inviteremmo a evitare paragoni sconvenienti, come quello di paragonare una donna a un appartamento e la inviteremmo a fare il suo dovere, che è quello di attuare le misure che questo Parlamento ha deciso. È nostro dovere indicare al Governo quando quelle misure non sono attuate ed è dovere del Governo attuarle. Perciò, se ci fosse anche solo una donna che ha diritto, secondo una legge dello Stato, di avere uno sgravio fiscale e quella donna non lo richiede, sarebbe nostro dovere rappresentarla e suo dovere andarla a cercare e restituirle quel diritto .
Io ho una domanda molto semplice, molto semplice: perché i lavoratori, che hanno diritto agli sgravi fiscali previsti sotto una certa soglia di reddito, ricevono questi sgravi fiscali in busta paga, mentre alle donne, che lavorano e che hanno due o più figli, è richiesto, da questo Governo, di richiedere quello che è un loro diritto? Perché questo diritto non è automatico? Perché voi volete far fare fatica alle donne . Questa è la realtà.
Allora, mi dispiace, Ministra, ma questo è quello che noi dobbiamo sottolineare e mi dispiace - mi dispiace molto - che sia così. Lo Stato sa quante donne hanno figli, quanti figli ha ciascuna donna e il tipo di lavoro, dipendente o meno, che hanno.
Quindi, chiediamo che questa misura, se deve essere fatta, sia automatica. Sa perché questa misura non è automatica? Perché voi non state attenti alla fatica delle donne e, soprattutto, perché la misura è scritta male . Voi l'avete scritta male perché la Ragioneria dello Stato è attenta a che questi soldi non vengano spesi.
Allora, quest'Aula, se deve essere attenta al tema della natalità, deve fare le cose seriamente. Mi lasci concludere con un consiglio: quei soldi, che la Ragioneria dello Stato pensa di avere risparmiato, noi consigliamo di inserirli su misure che incentivano, per esempio la proposta del PD sull'incentivo sui , oppure su un aumento del congedo di paternità .
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Tenerini n. 3-01307 . La deputata Tenerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il PNRR prevede l'assunzione di 70.000 insegnanti entro il termine di dicembre 2024. L'articolo 47, comma 11, del decreto-legge n. 36 del 2022, ha disposto l'integrazione con i candidati idonei, sia delle graduatorie dei concorsi ordinari per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria sia delle graduatorie dei concorsi straordinari per l'immissione in ruolo 2021-2022 sulle classi di concorso delle materie STEM.
Il decreto-legge n. 75 del 2023 ha disposto la proroga della validità delle due tipologie di graduatorie sino al loro esaurimento, ma, a decorrere dall'anno scolastico 2024-2025, ne ha circoscritto l'utilizzo nei limiti delle facoltà assunzionali residuali fino al raggiungimento dei del PNRR.
Gli idonei dei concorsi ordinari di cui ai decreti dipartimentali n. 499 e n. 498 del 2020, attualmente in graduatoria con diritto di ruolo, rischiano di dover attendere tre anni prima di essere assunti.
Il decreto-legge n. 19 del 2024 ha autorizzato il Ministero a utilizzare i posti residuali dalle singole procedure concorsuali per le successive assunzioni tra il 2024 e il 2026. Il TAR del Lazio, con provvedimento di marzo 2024, ha ritenuto valide le ragioni dei ricorrenti.
Per questo, si chiede se sia già previsto un cronoprogramma e precise modalità rispetto allo scorrimento delle graduatorie degli idonei di cui ai concorsi banditi nel 2020, al fine di fornire una risposta a quanti, vincitori di concorso pubblico ai sensi di legge, sono in attesa da parecchio tempo di una risposta in merito alle loro prospettive assunzionali.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere. Ministro, a lei la parola.
GIUSEPPE VALDITARA,. Signor Presidente, gentili onorevoli, innanzitutto è necessario precisare che si deve a questo Governo la volontà di prorogare le graduatorie dei concorsi citati dall'onorevole interrogante, le quali, grazie a una specifica disposizione legislativa da noi introdotta l'anno scorso, sono ora diventate a esaurimento. Bisogna infatti ricordare che dette graduatorie erano ancora pendenti al momento in cui si è introdotta la riforma del reclutamento del PNRR; mi riferisco al decreto-legge n. 36 del 2022, il quale, nulla prevedendo al riguardo, le aveva condannate alla cessazione, alla loro naturale scadenza.
Grazie dunque a una mia precisa volontà e a una proficua interlocuzione con gli uffici della Commissione europea, siamo riusciti a contemperare l'esigenza di realizzazione del PNRR con le legittime aspettative degli idonei dei concorsi precedenti allo stesso PNRR, di cui - devo ripeterlo - la riforma del Ministro Bianchi si era del tutto disinteressata.
Ciò detto, non si può negare che la priorità attuale imposta dal PNRR resti quella di conseguire il delle 70.000 assunzioni con le nuove modalità introdotte dal Piano medesimo, seppure in virtù della nuova pianificazione che abbiamo concordato con la Commissione europea, cioè attraverso più procedure concorsuali e in un maggior lasso di tempo, fino al giugno 2026, con tre diversi : 20.000 docenti entro dicembre 2024, 20.000 docenti entro settembre 2025 e 30.000 docenti entro giugno 2026.
Pertanto, alla luce del quadro sopra ricostruito, posso assicurare che le graduatorie dei concorsi ordinari del 2020 e del 2022 continueranno ad alimentare le nostre nomine in ruolo anche per il prossimo anno scolastico 2024-2025.
Da una parte, infatti, intendiamo garantire il diritto all'assunzione dei vincitori di tali procedure, dall'altra, intendiamo far scorrere già a partire da quest'anno - e non, come qualcuno ha detto, dopo il termine del PNRR nel 2026 - le graduatorie degli idonei dei concorsi ordinari 2020 e STEM 2022, contando sui posti ulteriori rispetto alle immissioni in ruolo necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR.
Quanto agli aspetti applicativi relativi all'ordine delle assunzioni, questi saranno definiti in un decreto ministeriale che disciplinerà le assunzioni a tempo indeterminato, previa adozione della delibera da parte del Consiglio dei ministri. Sul punto, rassicuro che la relativa procedura autorizzatoria è attualmente all'esame del MEF.
PRESIDENTE. La deputata Tenerini ha facoltà di replicare.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Ministro, la ringrazio per la sua cortese risposta e anche per l'efficacia della risposta. È vero, questo Governo, grazie all'intervento suo e alla volontà della maggioranza, ha, di fatto, inserito la proroga di queste graduatorie che, diversamente, rispetto al decreto-legge n. 36 del 2022, avrebbero avuto una fine poco felice. Quindi, di questo siamo coscienti e siamo consapevoli e soddisfatti che questo Governo ha preso in mano un problema evidente e ha cercato di risolverlo.
Comprendiamo, ovviamente, la necessità che vengano rispettati i limiti di assunzione rispetto alle immissioni in ruolo necessarie al raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR, come concordato, ovviamente, con la Commissione europea. Ritengo importante - e la ringrazio per la risposta esaustiva che lei oggi ci ha dato, quindi, sono pienamente soddisfatta della sua risposta - fornire a quanti hanno sostenuto un concorso e lo hanno superato, tra l'altro anche in un periodo storico estremamente complicato, quello del periodo della pandemia da COVID, quindi in una prospettiva di grande difficoltà - dare a questi soggetti una prospettiva temporale certa in merito al loro futuro. L'incertezza contribuisce, ovviamente, a generare precarietà e genera frustrazione nei soggetti che percepiscono questa incertezza. Alla fine, possono generare un clima di sfiducia nei confronti del Governo e delle istituzioni. La sua risposta, invece, Ministro, è andata in una direzione estremamente esaustiva e soddisfacente, per cui la ringrazio. Attendiamo questo decreto ministeriale per dare risposta a coloro che da un po' stanno attendendo di sapere qual è il destino del loro futuro .
PRESIDENTE. Il deputato Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01308 .
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Secondo il rapporto Istat 2024 sull'inclusione scolastica degli studenti con disabilità, abbiamo, da un lato, il costante aumento degli studenti disabili, dall'altro, la forte carenza degli insegnanti specializzati sul sostegno. Qualche numero Ministro Valditara: 338.000 sono gli studenti con disabilità, 228.000, invece, i docenti di sostegno, e tra questi, purtroppo, ben 85.000 sono privi di specializzazione. Ciò vuol dire che circa 130.000 studenti non sono seguiti da personale specializzato, oggi, in Italia, con un diritto allo studio, dunque, evidentemente non tutelato adeguatamente. Senza dimenticare il dato che spesso gli studenti con disabilità non godono neppure della continuità didattica ed educativa. Cambiano, infatti, docente ogni anno, con evidenti ricadute negative.
Nella consapevolezza, Ministro, di aver ricevuto questa pesante eredità, dopo almeno un decennio in cui i Governi di sinistra non hanno risolto quello che non è un semplice problema scolastico, ma è un problema di civiltà, le chiedo, dunque, quali misure intenda adottare per garantire l'inclusione degli studenti con disabilità .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA,. Signor Presidente, gentili onorevoli. Preliminarmente, voglio ricordare che la tutela degli studenti con disabilità è tra le principali priorità di questo Governo, che ha già adottato in poco tempo una pluralità di azioni che non si vedevano da anni. Con la procedura speciale per le immissioni in ruolo riservata ai docenti inseriti nella prima fascia delle GPS su posto di sostegno, per lo scorso anno scolastico, 2023-2024, abbiamo ottenuto il 74,1 per cento di copertura dei posti del contingente su posti di sostegno, rispetto al 53,2 di copertura dell'anno scolastico precedente, 2022-2023, per un totale di circa 18.000 posti. La stessa procedura sarà utilizzata anche per il prossimo anno scolastico sui posti che non verranno coperti dai concorsi in atto, in modo da utilizzare tutte le facoltà di assunzione a nostra disposizione. In entrambi i casi, al fine di assicurare la continuità didattica, i nuovi docenti, con norma innovativa che abbiamo introdotto proprio lo scorso anno, saranno tenuti al vincolo triennale e anche questo è molto importante per garantire la continuità didattica.
Aggiungo, inoltre, che con la nostra prima legge di bilancio abbiamo rifinanziato il Fondo per il trasporto degli alunni con disabilità con 70 milioni di euro all'anno a regime. Non solo: ci siamo fatti carico di superare il di docenti non specializzati sul sostegno, attraverso l'adozione di un provvedimento che rappresenta una pietra miliare nella politica di questo Governo per il perseguimento di una vera inclusione scolastica. Siamo intervenuti alla radice del problema dell'eccessivo mutamento dei docenti di sostegno, dando loro la concreta opportunità di specializzarsi, attraverso la previsione di percorsi innovativi gestiti da Indire e incentrati sulle reali esigenze formative di un personale già impegnato da anni su questo insegnamento. Grazie a questo intervento, riusciremo a dare una risposta concreta a circa 85.000 docenti che, ad oggi, prestano servizio sul sostegno senza aver avuto la possibilità di specializzarsi.
Abbiamo, inoltre, deciso di affrontare il problema del contenzioso sui titoli esteri, i docenti con abilitazione all'estero, distinguendo tra i titoli acquisiti presso atenei seri e accreditati e quelli acquisiti presso enti inaffidabili, consentendo ai soggetti in possesso di titoli validi la possibilità di iscriversi ai nuovi specifici percorsi di specializzazione.
Evidenzio un'altra importante iniziativa che mira a garantire agli studenti più vulnerabili la continuità didattica, anche nei casi di assenza del docente a tempo indeterminato, ponendo così un argine al mutamento continuo dei docenti supplenti, che è davvero inaccettabile. Mi riferisco alla possibilità di ottenere la conferma del docente in servizio nel precedente anno scolastico su richiesta della famiglia dell'alunno con disabilità, previa valutazione da parte del dirigente scolastico.
Onorevole Sasso, dalla ricostruzione da me fornita è di tutta evidenza che si tratta di misure con le quali abbiamo ridato centralità alle esigenze degli alunni con disabilità, puntando al contempo a una maggiore qualificazione dei docenti, nel tentativo di eliminare alla radice la patologica carenza di docenti specializzati .
PRESIDENTE. Il deputato Sasso ha facoltà di replicare.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Valditara, come gruppo Lega ci riteniamo soddisfatti per la sua risposta e spieghiamo all'Aula anche il perché. Non si parla mai abbastanza di inclusione e disabilità, ma grazie alla Lega, a lei, Ministro Valditara, e al nostro Ministro per le Disabilità, Alessandra Locatelli, il tema è sempre al centro in questo Governo.
La disabilità è una particolare condizione in un determinato ambiente che, se è ostile, la rende negativa e problematica. Se, invece, l'ambiente è positivo, quella condizione di disabilità diventa positiva. Un ambiente favorevole trasforma la disabilità in ricchezza .
Siamo davanti - grazie a lei, Ministro - ad una svolta storica. Dopo anni di scarsi risultati da parte delle sinistre sul tema dell'inclusione degli studenti con disabilità, qualcuno - lei - ha avuto due idee tanto semplici, quanto concrete. La prima riguarda il numero dei docenti specializzati: se ne formano pochi ogni anno, è un dato evidente, le famiglie degli studenti con disabilità lo sanno bene e le università non ce la fanno ad esaudire tutte le richieste.
Quindi, ben venga una soluzione, prospettata da lei, che possa prevedere anche in autonomia, senza nulla togliere agli atenei, di aggiungere ulteriori posti per i tirocini formativi abilitanti.
La seconda è una risposta concreta alle esigenze che le famiglie da sempre manifestano allo Stato, che è quella della continuità didattica ed educativa che è fondamentale per tutti gli studenti, a maggior ragione per gli studenti con disabilità. Ecco, tutto questo nel segno di un'alleanza tra la scuola e la famiglia. Grazie a lei, grazie alla Lega, c'è questa novità importantissima: quella per cui un insegnante possa godere di una priorità nel rimanere sulla stessa cattedra, con lo stesso studente, anche negli anni successivi e per la prima volta su richiesta di una famiglia.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ROSSANO SASSO(LEGA). Immaginiamo, per esempio - lo dico ai colleghi - un bambino autistico che ha l'attenzione, l'affetto e gode della professionalità di un docente e, poi, a fine anno, lo deve salutare. Per quale motivo? Quale diritto allo studio andiamo a garantire, se non diamo continuità didattica? Mi avvio alla conclusione.
Quindi, Ministro, la Lega vada avanti, al di là delle critiche da parte di chi ha espresso…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ROSSANO SASSO(LEGA). …Ministri dell'Istruzione che non hanno né voluto né potuto risolvere il problema. La Lega sarà al suo fianco, andiamo avanti per una reale inclusione degli studenti con disabilità .
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-01309 di cui è cofirmataria.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, nel 2023 sono stati disciplinati i percorsi abilitanti da 30 crediti formativi per gli insegnanti di seconda fascia con tre anni di servizio: sono i cosiddetti triennalisti.
Solo tra febbraio e aprile 2024, molto tardi, il Ministero per l'Università e la ricerca ha definito le modalità per l'accesso ai relativi percorsi universitari e accademici di formazione e abilitazione. In particolare, per l'accesso a tali corsi, è prevista una quota riservata pari al 45 per cento dei posti autorizzati per ogni percorso formativo accreditato da 60 crediti, a fronte degli oltre 100.000 docenti triennalisti, a favore di coloro che hanno svolto servizio presso le istituzioni scolastiche statali o paritarie per almeno tre anni.
Oltre all'esiguo numero di posti già previsto, ad oggi tali corsi non risultano neanche attivati in alcuna delle università italiane. Quindi, noi oggi la interroghiamo per sapere come intenda sciogliere questa questione, nel dialogo con la sua collega a capo del Dicastero dell'Università, per ciò che riguarda i triennalisti.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Non possiamo, però, non dirle che siamo molto preoccupati, su questo e sulle questioni che ci hanno preceduto, sugli idonei, sul sostegno ai ragazzi con disabilità, avendo appreso che anche quest'anno, a meno di due mesi dall'apertura delle scuole, si debba stare in questo grado di indecisione.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA,. Signor Presidente, gentili onorevoli, in primo luogo, ritengo necessario precisare che si deve a questo Ministero un'importante opera di valorizzazione del servizio già prestato dai precari storici. Difatti, in sede di conversione del decreto-legge PA-, con un intervento di straordinaria importanza, abbiamo favorito il loro accesso ai nuovi percorsi di abilitazione, stabilendo che la riserva agli stessi sia riferita proprio ai triennalisti, ma soprattutto abbiamo rivisto i contenuti dei loro percorsi di abilitazione, attraverso il conseguimento di soli 30 CFU/CFA, in luogo degli ordinari 60, in ragione delle loro minori esigenze formative rispetto a quelle degli altri aspiranti docenti.
Nell'ambito dell'attivazione di nuovi percorsi abilitanti, per quanto gli stessi debbano servire innanzitutto ad aiutarci a conseguire il previsto dalla riforma del reclutamento del PNRR, che riguarda principalmente i docenti assunti in esito al nuovo percorso di abilitazione nella sua composizione completa, siamo riusciti comunque a spingerci fino alla percentuale di riserva del 45 per cento, a beneficio dei triennalisti.
Inoltre, con un altro intervento normativo, sempre voluto da questo Governo, si è posto fine a un'annosissima e ingiustificata discriminazione in danno dei docenti già di ruolo o comunque già abilitati in altra classe di concorso, in favore dei quali è stato previsto uno specifico percorso formativo anch'esso di 30 CFU per conseguire una nuova abilitazione. Dopo molti anni, dunque, le esigenze dei docenti precari sono tornate tra le priorità dell'agenda del Ministero dell'Istruzione e del merito.
Ciò premesso, è vero che i vari percorsi di abilitazione non sono partiti contemporaneamente in modo da concedere le stesse opportunità a tutti i docenti precari, in particolare per far loro acquisire ulteriori punteggi ai fini della collocazione nelle graduatorie provinciali per le supplenze. Ciò, tuttavia, non è imputabile a questo Ministero - come lei, d'altro canto, ha sottolineato - che non ha alcuna possibilità di incidere sui tempi di organizzazione e di svolgimento delle procedure abilitanti, che sono posti in capo esclusivamente alle università.
A fronte, infatti, del riconoscimento di punteggi aggiuntivi in linea con le discipline precedenti, le disparità segnalate dagli onorevoli interroganti si sono verificate in concreto in ragione dell'avvio non contestuale - come, ancora una volta, lei ha sottolineato - di tutti i percorsi abilitanti da parte delle università.
A tal riguardo, intendo rassicurare che, superata questa fase iniziale di una riforma - quella delineata dal PNRR - di enorme complessità attuativa per le università stesse, i due Ministeri - MIM e MIUR - stanno lavorando assieme alla CRUI affinché queste prime difficoltà attuative siano risolte in occasione della partenza dei prossimi percorsi abilitanti.
PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di replicare.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Ministro, riprendendo il suo intervento, verrebbe da dire che serve un dialogo maggiore tra i Ministeri per potersi meglio coordinare. Certamente, bene per la valorizzazione dei precari storici. Riguardo le minori esigenze formative rispetto ad altri docenti, confesso che non ho capito l'entità di questa minore esigenza formativa.
Tuttavia, sicuramente possiamo fare alcune considerazioni: intanto, per ribadirle che nei percorsi abilitanti sono coinvolti sia i docenti in servizio presso le scuole statali sia quelli in servizio presso le paritarie. Stiamo parlando di docenti che seguono una formazione annuale e, quindi, sono già un valore per il Ministero e, ovviamente, per la scuola. Infatti, questa esperienza ovviamente va a beneficio degli alunni e ha una ricaduta molto molto importante.
Noi, però, signor Ministro, pensiamo sia importante riuscire, da parte del suo Dicastero, a erogare chiarezza. Perché? Perché la precarietà, quando viene generata dallo Stato e, in questo caso, dal Governo, è molto poco accettabile. Siamo a 18 mesi di Governo e comunque la precarietà da parte dei docenti permane. Quindi, non ci è chiaro assolutamente, signor Ministro, se si apriranno i corsi per conseguire l'abilitazione, per chi, per quanti, quando e come.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). C'è un altro aspetto importante, e concludo: le chiediamo di convocare il tavolo che è stato richiesto dai triennalisti; è stato chiesto da più tempo. Pensiamo che il dialogo da parte del Ministero con chi lavora con i nostri ragazzi sia fondamentale. Quindi, in questo senso, davvero la preghiera è di convocarlo quanto prima con una rappresentanza dei precari .
PRESIDENTE. Il deputato Nicola Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01310 .
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro dell'Interno, - che vorrei qui pubblicamente ringraziare, davanti agli italiani e alle italiane, per il coraggioso lavoro di inchiesta che da molti anni svolge nel nostro Paese - ha rilevato e disvelato una realtà francamente molto preoccupante, fatta di neofascismo, antisemitismo, razzismo, omofobia. Questa realtà alberga nelle file dell'organizzazione giovanile del principale partito italiano, il principale partito del Governo di cui lei fa parte.
Mentre aspettavamo per 8 lunghissimi giorni le parole della Presidente del Consiglio, rivolte al suo partito e non agli italiani e alle italiane, ne abbiamo sentite di tutte: l'attacco a e anche le sue parole, signor Ministro. Ci ha spiegato che l'antisemitismo più pericoloso è quello delle piazze, di chi difende la causa palestinese di fronte ai crimini di guerra del Governo Netanyahu.
Ha parlato solo di antisemitismo lei, signor Ministro. Ha dimenticato neofascismo, razzismo, omofobia. Non so il perché.
Ebbene, sono qui a chiederle quali azioni concrete stia mettendo in campo per contrastare neofascismo, neonazismo, antisemitismo, omofobia, razzismo e per sciogliere finalmente le organizzazioni neofasciste e neonaziste violente di questo Paese, come il Parlamento ha chiesto al Governo di fare, in più occasioni .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. Per fortuna, l'epoca dei nella quale viviamo mi ha consentito di rendere nota la posizione che ho espresso sui temi oggetto dell'interrogazione, anche attraverso la pubblicazione di un video integrale delle mie dichiarazioni prima ancora che le stesse venissero fatte oggetto di artificiose e fuorvianti letture. Considero il contrasto all'antisemitismo, da qualsiasi parte espresso e con qualsiasi modalità effettuato, un dovere, innanzitutto, etico, oltre che istituzionale, da mettere in pratica in ogni circostanza, sia essa pubblica che privata e a tale principio continuerò a ispirare il mio mandato da Ministro dell'Interno.
L'antisemitismo è uno degli aspetti più preoccupanti che è emerso all'indomani dell'attacco terroristico del 7 ottobre e infatti ho immediatamente disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi di osservazione e controllo riferiti agli obiettivi sensibili presenti sull'intero territorio nazionale. La situazione è costantemente monitorata anche dal Comitato di analisi strategica antiterrorismo, le cui analisi hanno reso possibile elaborare una puntuale ricognizione delle migliaia di obiettivi sensibili in Italia, sui quali è stata intensificata l'attività di vigilanza. L'attività di contrasto, nel corso del 2023, ha consentito di denunziare all'autorità giudiziaria 37 persone e di arrestarne una per condotte inerenti alla discriminazione razziale, mentre, nei primi 6 mesi dell'anno in corso, le denunce sono state 47 e 3 gli arresti. Con specifico riguardo alle condotte connotate da antisemitismo, nel 2023, sono state denunciate 22 persone e una arrestata, mentre, nei primi 6 mesi del 2024, le denunce sono state 22.
La vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi, che la storia ha condannato, da parte dei giovani aderenti al movimento politico a cui si riferiscono gli interroganti, ma così come i ripetuti incendi di bandiere israeliane nel corso di manifestazioni di piazza, gli assalti alle brigate ebraiche del 25 aprile scorso, le circostanze in cui è stato impedito a giornalisti di origine ebraica di prendere la parola in occasione di eventi pubblici sono solo alcuni degli episodi che denotano un trasversale e inaccettabile rigurgito dell'antisemitismo, che va combattuto su ogni fronte. Persino in occasione di manifestazioni che dovrebbero essere connotate dalla lotta a ogni discriminazione sono emerse forme di intolleranza nei confronti della comunità ebraica.
Per quanto è accaduto in questi ultimi mesi ho più volte invitato tutti a condannare fermamente ogni violenza, anche verbale, e ogni discriminazione e a prendere le distanze dalle frange estremiste, di qualsiasi colore politico esse siano. E sono certo che anche gli appartenenti al gruppo politico degli onorevoli interroganti possano condividere questa condanna unanime, senza esitazione nei confronti di chi, o per rigurgiti nostalgici o dietro l'apparente facciata di contestazione al Governo di Israele, esprime posizioni di sostanziale antisemitismo e di avversione al popolo ebraico .
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, non so che dire, ha parlato per due, tre minuti, non ricordo qual è il tempo che si affida al Governo per la risposta al - 3 minuti, mi dicono - e non è mai riuscito a dire una parola: non antifascista, sappiamo che questo dalle vostre parti è proprio impraticabile . Non è riuscito a dire: fascismo. Eppure io le ho fatto una domanda precisa, che è rivolta ai risultati di un'inchiesta, ripeto, di cui la Presidente del Consiglio, lei, il suo Governo dovreste ringraziare . Perché se, come la Presidente lascia intendere, con la lettera ai suoi dirigenti di partito, si tratta di qualche mela marcia, dovrebbe dire: “Grazie, per averci svelato le mele marce, così da poterle finalmente isolare”. No, non ci è riuscito, la parola fascismo non le è uscita, ha parlato di totalitarismi, magari in onore di quella discutibile - assai discutibile - delibera del Parlamento europeo di qualche anno fa, votata con troppa trasversalità, che metteva tutto sullo stesso piano. La storia del Novecento ridotta ad un quando la storia non è un : non è tutto uguale nella storia del Novecento di questo Paese e di questa Repubblica, non è tutto uguale, ci sono differenze.
E oggi io sono a chiederle che cosa intenda fare di fronte a un fenomeno che non vive soltanto tra le fila di Gioventù Nazionale, vive nel Paese, vive nelle aggressioni che, in questo Paese, neofascisti e neonazisti scatenano contro militanti, contro cittadini . Si moltiplicano: ce n'è stata una a Roma, a piazza Vittorio, qualche giorno fa, da parte di esponenti di CasaPound; qualche giorno fa, alla fine del di Napoli, un nostro iscritto, di Sinistra Italiana, è stato minacciato con un coltello, al grido “comunista di merda” da parte di due persone, che si sono rapidamente allontanate. Fenomeni di intolleranza e di aggressione che si moltiplicano.
Questo Parlamento ha impegnato il Governo - non era il suo, ma il Governo fa il Governo, anche quando cambia di colore - a sciogliere le organizzazioni neofasciste e neonaziste e su questo, ancora una volta, nessuna risposta. Ha, invece, continuato a fare un'operazione che io ritengo inaccettabile. Non ho alcuna difficoltà a sposare il suo appello: noi saremo sempre, irriducibilmente, contro ogni forma di antisemitismo , dovunque si palesi, senza incertezze, come abbiamo, senza incertezze, condannato l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Ma non accettiamo e non consentiamo a lei, e a nessuno, in quest'Aula, di sostenere che ogni manifestazione…
PRESIDENTE. La ringrazio…
NICOLA FRATOIANNI(AVS). …contro i crimini di guerra di Israele, contro il Governo israeliano possa diventare antisemitismo! Questo non lo consentiremo, né oggi, né mai .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nelle sedute del 17 e 24 ottobre, 8 e 23 novembre, 20 dicembre 2023; del 10, 24, 31 gennaio, 14 e 27 febbraio, 8, 23 maggio e 12 giugno 2024 ha verificato non essere contestabili le elezioni nei collegi uninominali dei seguenti deputati nelle Circoscrizioni nazionali dalla I alla XXVIII e, concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida:
Collegio uninominale n. 1: Riccardo Magi
Collegio uninominale n. 2: Augusta Montaruli
Collegio uninominale n. 3: Elena Maccanti
Collegio uninominale n. 4: Alessandro Giglio Vigna
Collegio uninominale n. 5: Roberto Pella
Collegio uninominale n. 1: Riccardo Molinari
Collegio uninominale n. 2: Alberto Luigi Gusmeroli
Collegio uninominale n. 3: Andrea Delmastro Delle Vedove
Collegio uninominale n. 4: Marcello Coppo
Collegio uninominale n. 5: Monica Ciaburro
Collegio uninominale n. 1: Paola Frassinetti
Collegio uninominale n. 2: Andrea Crippa
Collegio uninominale n. 3: Lucrezia Maria Benedetta Mantovani
Collegio uninominale n. 4: Riccardo De Corato
Collegio uninominale n. 5: Laura Ravetto
Collegio uninominale n. 6: Marco Osnato
Collegio uninominale n. 7: Bruno Tabacci
Collegio uninominale n. 8: Cristina Rossello
Collegio uninominale n. 9: Benedetto Della Vedova
Collegio uninominale n. 1: Andrea Pellicini
Collegio uninominale n. 2: Stefano Candiani
Collegio uninominale n. 3: Nicola Molteni
Collegio uninominale n. 4: Giancarlo Giorgetti
Collegio uninominale n. 5: Maurizio Enzo Lupi
Collegio uninominale n. 1: Alessandro Sorte
Collegio uninominale n. 2: Rebecca Frassini
Collegio uninominale n. 3: Simona Bordonali
Collegio uninominale n. 4: Maurizio Casasco
Collegio uninominale n. 5: Giangiacomo Calovini
Collegio uninominale n. 1: Alessandro Cattaneo
Collegio uninominale n. 2: Carmine Fabio Raimondo
Collegio uninominale n. 3: Silvana Andreina Comaroli
Collegio uninominale n. 4: Andrea Dara
Collegio uninominale n. 1: Martina Semenzato
Collegio uninominale n. 2: Giorgia Andreuzza
Collegio uninominale n. 3: Carlo Nordio
Collegio uninominale n. 4: Dimitri Coin
Collegio uninominale n. 5: Ingrid Bisa
Collegio uninominale n. 1: Alberto Stefani
Collegio uninominale n. 2: Massimo Bitonci
Collegio uninominale n. 3: Elisabetta Gardini
Collegio uninominale n. 4: Silvio Giovine
Collegio uninominale n. 5: Maria Cristina Caretta
Collegio uninominale n. 6: Lorenzo Fontana
Collegio uninominale n. 7: Ciro Maschio
Collegio uninominale n. 1: Vannia Gava
Collegio uninominale n. 2: Walter Rizzetto
Collegio uninominale n. 3: Massimiliano Panizzut
Collegio uninominale n. 1: Edoardo Rixi
Collegio uninominale n. 2: Ilaria Cavo
Collegio uninominale n. 3: Luca Pastorino
Collegio uninominale n. 4: Roberto Bagnasco
Collegio uninominale n. 1: Tommaso Foti
Collegio uninominale n. 2: Laura Cavandoli
Collegio uninominale n. 3: Ilenia Malavasi
Collegio uninominale n. 4: Daniela Dondi
Collegio uninominale n. 5: Angelo Bonelli
Collegio uninominale n. 6: Virginio Merola
Collegio uninominale n. 7: Andrea De Maria
Collegio uninominale n. 9: Mauro Malaguti
Collegio uninominale n. 10: Gloria Saccani
Collegio uninominale n. 11: Jacopo Morrone
Collegio uninominale n. 1: Fabrizio Rossi
Collegio uninominale n. 2: Elisa Montemagni
Collegio uninominale n. 3: Riccardo Zucconi
Collegio uninominale n. 4: Edoardo Ziello
Collegio uninominale n. 5: Chiara Tenerini
Collegio uninominale n. 6: Erica Mazzetti
Collegio uninominale n. 7: Federico Gianassi
Collegio uninominale n. 8: Emiliano Fossi
Collegio uninominale n. 9: Tiziana Nisini
Collegio uninominale n. 1: Raffaele Nevi
Collegio uninominale n. 2: Virginio Caparvi
Collegio uninominale n. 1: Francesco Battistoni
Collegio uninominale n. 2: Giorgia Latini
Collegio uninominale n. 3: Stefano Maria Benvenuti Gostoli
Collegio uninominale n. 4: Mirco Carloni
Collegio uninominale n. 1: Paolo Ciani
Collegio uninominale n. 2: Simonetta Matone
Collegio uninominale n. 3: Fabio Rampelli
Collegio uninominale n. 4: Roberto Morassut
Collegio uninominale n. 5: Alessandro Battilocchio
Collegio uninominale n. 6: Luciano Ciocchetti
Collegio uninominale n. 7: Federico Freni
Collegio uninominale n. 8: Antonio Tajani
Collegio uninominale n. 9: Alessandro Palombi
Collegio uninominale n. 1: Mauro Rotelli
Collegio uninominale n. 2: Paolo Trancassini
Collegio uninominale n. 3: Chiara Colosimo
Collegio uninominale n. 4: Massimo Ruspandini
Collegio uninominale n. 5: Nicola Ottaviani
Collegio uninominale n. 1: Alberto Bagnai
Collegio uninominale n. 2: Guerino Testa
Collegio uninominale n. 3: Giorgia Meloni
Collegio uninominale n. 1: Lorenzo Cesa
Collegio uninominale n. 1: Antonio Caso
Collegio uninominale n. 2: Sergio Costa
Collegio uninominale n. 3: Dario Carotenuto
Collegio uninominale n. 4: Pasqualino Penza
Collegio uninominale n. 5: Carmela Auriemma
Collegio uninominale n. 6: Carmela Di Lauro
Collegio uninominale n. 7: Gaetano Amato
Collegio uninominale n. 1: Gerolamo Cangiano
Collegio uninominale n. 2: Carmen Letizia Giorgianni
Collegio uninominale n. 3: Francesco Maria Rubano
Collegio uninominale n. 4: Gianfranco Rotondi
Collegio uninominale n. 5: Maria Immacolata Vietri
Collegio uninominale n. 6: Giuseppe Bicchielli
Collegio uninominale n. 7: Attilio Pierro
Collegio uninominale n. 1: Marco Pellegrini
Collegio uninominale n. 2: Giacomo Diego Gatta
Collegio uninominale n. 3: Mariangela Matera
Collegio uninominale n. 4: Rita Dalla Chiesa
Collegio uninominale n. 5: Davide Bellomo
Collegio uninominale n. 6: Rossano Sasso
Collegio uninominale n. 7: Mauro D'Attis
Collegio uninominale n. 8: Dario Iaia
Collegio uninominale n. 9: Saverio Congedo
Collegio uninominale n. 10: Alessandro Colucci
Collegio uninominale n. 1: Salvatore Caiata
Collegio uninominale n. 1: Domenico Furgiuele
Collegio uninominale n. 3: Wanda Ferro
Collegio uninominale n. 4: Giovanni Arruzzolo
Collegio uninominale n. 5: Francesco Cannizzaro
Collegio uninominale n. 1: Davide Aiello
Collegio uninominale n. 2: Maria Carolina Varchi
Collegio uninominale n. 3: Francesco Saverio Romano
Collegio uninominale n. 4: Michela Vittoria Brambilla
Collegio uninominale n. 5: Calogero Pisano
Collegio uninominale n. 6: Marta Antonia Fascina
Collegio uninominale n. 1: Antonino Minardo
Collegio uninominale n. 2: Valeria Carmela Maria Sudano
Collegio uninominale n. 3: Francesco Maria Salvatore Ciancitto
Collegio uninominale n. 4: Giovanni Luca Cannata
Collegio uninominale n. 5: Tommaso Antonino Calderone
Collegio uninominale n. 6: Francesco Gallo
Collegio uninominale n. 1: Ugo Cappellacci
Collegio uninominale n. 2: Gianni Lampis
Collegio uninominale n. 3: Barbara Polo
Collegio uninominale n. 4: Dario Giagoni
Franco Manes
Collegio uninominale n. 1: Andrea De Bertoldi
Collegio uninominale n. 2: Vanessa Cattoi
Collegio uninominale n. 3: Manfred Schullian
Collegio uninominale n. 4: Renate Gebhard
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.
Ha chiesto di parlare il presidente della Giunta delle elezioni, deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNAROGrazie, signor Presidente. Cari colleghi, in qualità di presidente della Giunta delle elezioni, vorrei aggiungere solo qualche parola per ringraziare, in questa sede, tutti i componenti della Giunta delle elezioni che, nella loro qualità di relatori circoscrizionali, hanno consentito di portare a compimento questa prima importante fase della verifica dei poteri, rappresentata dalla convalida delle proclamazioni nei collegi uninominali.
Nel contempo vorrei cogliere l'occasione per ricordare quali sono le attività e i compiti cui la Giunta delle elezioni è chiamata, nel rispetto di quanto disposto dall'articolo 66 della Costituzione e del quadro regolamentare vigente. Tale previsione costituzionale infatti, come ricordato in più occasioni dalla stessa Corte, riserva a ciascuna Camera, in via esclusiva, il potere di giudicare dei titoli di ammissione dei propri componenti, compreso il riscontro del regolare svolgimento delle operazioni elettorali e del risultato numerico della votazione. L'attività istruttoria, che è alla base di tale verifica, è dunque di particolare complessità e presuppone un lavoro attento e approfondito in ogni fase in cui si articola il procedimento, nella consapevolezza del ruolo che la Costituzione ha affidato - come ricordato prima - alle Camere. Alla Giunta delle elezioni, infatti, è in via preliminare richiesto di esaminare, tramite l'apposito Comitato, istituito ai sensi dell'articolo 3 del Regolamento della Giunta medesima, le cariche e gli uffici ricoperti dichiarati da tutti i deputati dopo la loro proclamazione, al fine della verifica di eventuali cause di ineleggibilità, incompatibilità o decadenza.
Al tempo stesso, sempre ai fini della verifica dei titoli di ammissione dei deputati, richiesta dall'articolo 66 della Costituzione, la Giunta è chiamata a procedere al controllo di tutti i documenti elettorali e dei relativi dati, ripercorrendo, su tale base, l'intero procedimento che ha portato alla proclamazione degli eletti, così da poterne verificare la regolarità in ogni sua fase. A tal fine, a partire dai primi mesi successivi alle elezioni del 2022, con il supporto degli uffici sono stati dapprima analizzati i circa 64.000 verbali sezionali, relativi alle circoscrizioni nazionali e alla circoscrizione Estero, trasmessi alla Camera, oltre alle tabelle di scrutinio e ad ogni altra documentazione elettorale connessa, richiesta anche, ove necessario, ai singoli comuni.
Gli esiti di tale lavoro sono stati alla base dei prospetti predisposti ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento della Giunta delle elezioni ai fini della successiva attività di analisi dei relatori circoscrizionali, attività che ha consentito di verificare la regolarità del procedimento rispetto a ogni singolo verbale sezionale e di superare le eventuali incongruenze nella documentazione, con un lavoro durato circa 12 mesi, che ha riguardato tutte le 28 circoscrizioni e la circoscrizione Estero. Le risultanze di tale attività sono state sottoposte alla Giunta plenaria, che in tale quadro ha svolto 13 sedute - che sono state poc'anzi lette dal Presidente - dedicate alle relazioni circoscrizionali, deliberando sulle conseguenti modifiche - eventuali - alle cifre elettorali nel senso proposto dai relatori.
Ove, a seguito dei ricorsi presentati avverso la proclamazione nei collegi uninominali, sono stati riscontrati dalla Giunta i presupposti di fatto e di diritto, è stata deliberata l'apertura dell'istruttoria ai sensi dell'articolo 11 del Regolamento della Giunta, con l'avvio delle fasi di verifica e di coinvolgimento delle parti previste dai regolamenti parlamentari, nel rispetto dei principi di trasparenza e di contraddittorio. Dall'inizio della legislatura, è stata deliberata dalla Giunta l'apertura dell'istruttoria per quattro collegi uninominali, di cui due istruttorie sono giunte a conclusione, mentre le altre due, allo stato, sono ancora in corso; è parimenti in corso l'istruttoria relativa alla ripartizione in cui si articola la circoscrizione Estero.
Ciò ha consentito di poter procedere alle proposte di convalida degli eletti in 145 collegi uninominali su 147, sottoposte oggi a quest'Aula. Successivamente, ed è la fase che inizierà dopo che saranno conclusi i lavori di istruttoria per i due casi ancora aperti, una volta concluse le verifiche per la parte maggioritaria, la Giunta sarà chiamata, nell'ambito della Relazione nazionale, ai controlli relativi alla ripartizione dei seggi attribuiti in ragione proporzionale nei diversi livelli territoriali previsti dalla vigente legge elettorale, previo esame di eventuali ricorsi presentati alla Giunta. Ciò consentirà di definire, a completamento delle verifiche dei risultati elettorali e tenuto conto delle interconnessioni con la parte maggioritaria, le posizioni dei deputati proclamati nei collegi plurinominali, in cui, come ricorderete, si suddividono - non sempre, ma in molti casi - le circoscrizioni, nel senso che ci sono alcune circoscrizioni che hanno più collegi plurinominali, mentre le circoscrizioni delle regioni più piccole hanno un unico collegio plurinominale.
La complessità delle operazioni in cui si sostanzia la verifica dei poteri necessita, dunque, di un lavoro intenso, anche sotto il profilo tecnico e giuridico, partendo dall'esigenza di attendere la conclusione di ogni fase del procedimento per portare a termine la successiva. Ciò richiede - ed è lo spirito che ha guidato fino ad oggi la Giunta e ringrazio davvero tutti i componenti - un bilanciamento, non sempre agevole, tra i tempi del giudizio elettorale e le verifiche che ne sono alla base, bilanciamento in cui la Giunta delle elezioni è impegnata dall'indomani della sua costituzione, con responsabilità e dedizione.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1933.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Inizio con una domanda per cui, se qualcuno mi risponde, rinuncio alla parte rimanente del mio tempo per sentire la risposta, se si può. Non si può! Questa burocrazia sempre…
PRESIDENTE. La devo deludere, non è possibile. Deve sviluppare la sua dichiarazione autonomamente.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Se uno mi risponde anche al bar, però non capisco che cosa stiamo facendo ogni volta che arriva qui un decreto che non ha possibilità di essere modificato. Non capisco per quale motivo noi dobbiamo perdere tempo in Commissione e in Aula a discutere un decreto che non ha nessuna possibilità di essere modificato. E si parla nei corridoi, dicendo “è così, vabbé”, ma perché facciamo questa cosa? Qualcuno mi può rispondere? Facciamo un'innovazione nella prassi, qualcuno si alza e mi dice perché, qual è la maledizione egizia che ci ha condannato ad avere un sistema istituzionale così? Quando ora, con la riduzione del numero dei parlamentari, sarebbe anche immediato risolvere il problema: prendi 400 deputati e 200 senatori, li metti in un'unica Assemblea nazionale, è così che il Parlamento diventa più forte e si evita questo spettacolo penoso di una Camera o di un'altra che, a turno, perdono una settimana di tempo a fare esattamente cosa?
Poi qualcuno dice: “No, ma parliamo perché così c'è un impatto esterno”. Ma c'è qualcuno qui fuori che, secondo voi, sta guardando questa discussione? Quindi, non lo so, se qualcuno dopo mi vuole rispondere, ne parliamo, cioè che cosa esattamente stiamo facendo qui e cosa esattamente ogni volta facciamo? Salvo, ogni volta, dire “vabbè, è così”, come se fosse, che ne so, una maledizione che abbiamo. Detto ciò, per tutto l'impatto esterno che ci sta ascoltando, perché noi votiamo “no” a questo decreto? Per qualche motivo. Allora, in riferimento alla programmazione 2021-2027, siamo circa a metà, è stato speso lo 0,69 per cento dei soldi.
Ripeto, a metà del periodo di programmazione, in un Paese che, a destra come a sinistra, non fa altro che dire “quanto ci vorrebbe più spesa pubblica, quanto è bella la spesa pubblica”, di 74 miliardi di programmazione comunitaria 2021-2027 è stato speso lo 0,69 per cento. Il Ministro Fitto dice: “per quello facciamo questo decreto, per migliorare la situazione”. Vorrei capire quale articolo di questo decreto interviene sul meccanismo strutturale che fa sì che ogni programmazione, ogni 7 anni, arriva in questo modo, con il risultato che nell'ultimo anno di programmazione si chiamano gli enti locali e si dice: “Hai da spendere qualcosa? Hai qualche progetto?”. È così che succede che poi si finanziano la sagra, il caciocavallo, eccetera.
Ma cosa, in questo decreto, entra in maniera strutturale a risolvere questa situazione? Niente, per lo meno, per quanto ci riguarda, niente. Seconda questione: c'è un articolo sulla ZES. Anche qui è pronto il discorso: “L'articolo dice che entro il 31 luglio deve essere emanato il DPCM per il Piano strategico della ZES unica, quindi bravi, abbiamo fatto bene”. Secondo noi, invece, su questa vicenda della ZES si è fatto veramente un gran caos, perché la ZES era una delle poche cose che stava ingranando in questo Paese, che stava funzionando.
Voi siete venuti qualche mese fa a dire: “Ne facciamo una unica”. Di nuovo, il nostro gruppo - forse eravamo ancora Terzo polo all'epoca - disse: “Volete fare la ZES unica? Va bene, vi facciamo alcune proposte, come mantenere una struttura regionale, fare un sacco di cose”. Avete detto “no” su tutto, avete rivoluzionato il sistema, avete creato formalmente una ZES unica di tutto il Meridione. Che è successo in pratica? Niente, è tutto fermo. Ma non solo è fermo, e già le cose ferme sono un problema, ma si è fermato pure quello che di buono stava funzionando.
Perché non si sa. Perché bisognava fare il titolo “ZES unica per tutto il Meridione” eccetera. In questo decreto, all'articolo 6, il Governo recepisce l'ordine del giorno che il nostro gruppo presentò qualche mese fa sui contributi alle fusioni dei comuni, per la fondamentale cifra di 5 milioni di euro - che ci avete fatto sudare per mesi - che non serve ad aumentare i fondi ai comuni, ma serve a impedire che vengano tagliati, vi ricordate il discorso? Cioè, siccome sta funzionando l'incentivo ai comuni che si fondono, aumenta il numero di comuni che si fondono, e se il non si adegua, la fetta individuale della torta diminuisce. Servivano 5 milioni, ci avete fatto lottare per mesi per 5 milioni, e in questo decreto li mettete.
Allora, dovrei essere contento e votare sì? No, perché primo non si possono perdere 6 mesi, perché i comuni, il bilancio, l'hanno già approvato, dovevano farlo 6 mesi prima di questa vicenda; secondo, vogliamo scommettere sulle fusioni dei comuni? Non ci ha insegnato abbastanza il PNRR che noi non possiamo permetterci in pianura - in montagna è un'altra cosa - di avere comuni di 600, 700, 800, 1.000, 1.500 abitanti l'uno accanto all'altro, perché quelle strutture amministrative non sono in grado, non hanno la forza, non possono avere la forza di gestire la mole di investimenti, di programmazione e di governo degli spazi intercomunali che esiste in questo Paese.
Vogliamo provare a dire che con questi incentivi monetari siamo passati da 8.106 a 7.800 comuni? Evidentemente non sono abbastanza, ma non che non sono abbastanza i soldi. Evidentemente dobbiamo ragionare su modalità che coinvolgano, ovviamente, la popolazione, ma che non siano necessariamente i , perché nei si tende a far prevalere lo spirito campanilistico. So di dire una cosa strana, ma spesso non si vota in un per l'oggetto del , ma si vota - diciamo - per pancia, che è uno degli organi del corpo che, in questa fase politica, va per la maggiore. Quindi, apriamo questo discorso: un Paese con 5.000 comuni funziona meglio rispetto a un Paese con 8.000 comuni.
Quanto al Fondo perequativo infrastrutturale, in questo decreto vi è un articolo - non mi ricordo quale articolo sia - che presentate come un successo, perché gli avete cambiato nome. Ora si chiama Fondo perequativo per il Mezzogiorno. Gli avete cambiato nome, ma su 4,5 miliardi ne avete tagliati 3,5.
Questo mi ricorda un po' come quando avete cambiato nome al Ministero dell'Istruzione aggiungendo il merito e quindi a posto, c'è la meritocrazia in Italia. Non funziona così. La pubblicità dei fustini del funziona così. Guardate, ve lo dice uno che non ama l'eccesso di spesa pubblica, ma quel Fondo serviva a colmare l'innegabile infrastrutturale che c'è nel Mezzogiorno d'Italia. E qui si può citare il tempo che ci vuole a spostarsi da una parte all'altra. C'era un capitolo di bilancio di 4,5 miliardi, l'avete tagliato per l'80 per cento, ma gli cambiate nome e quindi ci venite a dire che è una cosa buona. Ma che discorso è? Che modo di far politica è?
All'articolo 6 c'è una struttura di valutazione per le politiche pubbliche di al Ministero dei Trasporti, che richiede un aumento della spesa di mezzo milione di euro. Perché una valutazione delle politiche pubbliche - che il nostro gruppo ha proposto che venga inserita obbligatoria nei documenti di finanza pubblica - e la le state facendo su un Ministero e non sull'intero comparto della pubblica amministrazione? È chiaro che potete dire: beh, meglio iniziare. Ma qui non c'è da iniziare, qui c'è da incorporare la valutazione delle politiche pubbliche, propedeutica a un taglio della spesa che sia fatto seriamente non in maniera lineare, in tutto l'operato della pubblica amministrazione. Non possiamo trovarci in un decreto una struttura che costa 600.000 euro - fra l'altro, in un Ministero - perché non abbiamo la necessità di fare la valutazione delle politiche pubbliche in un Ministero, abbiamo bisogno di permeare tutta la nostra azione pubblica e l'azione politica. Finisco. Ci sono tre politiche per il Sud in questo decreto. Quanto ho Presidente? Scusi, non abbiamo fatto il conto. Quanto manca?
PRESIDENTE. Venti secondi.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Va bene. Politiche per il Sud. Ci sono tre cose che, onestamente, vanno menzionate. C'è la deroga al divieto di ricorrere all'indebitamento per ricapitalizzare società di servizi pubblici locali al Sud. Quand'è che impariamo che l'efficienza di quei servizi pubblici si risolve non ricapitalizzando a debito, ma facendo le gare per il gestore migliore? C'è l'ennesima proroga degli LSU al 31 dicembre 2024, perché il consenso politico si fa così in Italia: proroghiamo gli LSU, invece di dare una speranza di un contratto a tempo indeterminato, agendo sulle cause che determinano il sottosviluppo di alcune zone.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Poi c'è una serie di 200.000/400.000 euro per fare una strada. Signori, non faccio il demagogo, va bene dare 100.000 o 300.000 euro, ma facciamo un provvedimento all'anno in cui questi soldi vengono dati, altrimenti ogni decreto diventa un arabo in cui si potrebbe dire: mettimi 100.000 euro di contributo al mio Paese, alla mia strada. Facciamo un provvedimento all'anno in cui mettiamo tutte queste cose che, spesso, sono anche utili, invece di corrodere ogni provvedimento - compresa la legge di bilancio - con 100.000 euro, 50.000 euro, 40.000 euro, 30.000 euro.
Per tutti questi motivi - grazie, Presidente, per questo minuto in più - il nostro gruppo voterà no su questo decreto, e fa un ennesimo richiamo volto alla possibilità di far tornare un po' di razionalità nella nostra azione pubblica; non è vietato, e forse, sarà anche la cosa che dirà ai 16,5 milioni di italiani che si sono astenuti alle ultime politiche, che un'altra politica in Italia è possibile e necessaria .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretaria, ridurre le disparità in nome dell'equità di tutto il territorio nazionale: il concetto proprio di coesione nazionale -come abbiamo più volte ribadito anche in quest'Aula - ha questo, come unico obiettivo principale.
È una priorità di questo Governo e di questa maggioranza, molto semplicemente perché è una priorità per tutto il Paese.
Il cosiddetto “divario di cittadinanza” in Italia interessa circa 20 milioni di cittadini. Sono coloro che risiedono nel Sud Italia, nelle isole, nelle cosiddette “aree interne” e “aree fragili”, ovvero quei territori dove, anche per via delle condizioni ambientali e naturali, i infrastrutturali sono evidenti e limitanti. Infatti, una delle cause dello spopolamento delle cosiddette aree interne risiede proprio nella carenza di infrastrutture stradali, digitali, sanitarie ed educative. Non avere un presidio sanitario vicino e una struttura scolastica adeguata nel proprio territorio di riferimento, ad esempio, porta sempre più le famiglie a spostarsi verso i grandi centri, creando anche in questo caso un conseguente sovraffollamento, con ricadute importanti sul fronte dell'erogazione dei servizi essenziali.
Ed è esattamente quello che accade nelle zone costiere, che risultano molte volte sovrappopolate rispetto alle zone interne. Di fronte a tutto ciò, lo Stato non può e non deve rimanere inerme, di fronte a tutto ciò la strada della coesione nazionale è l'unica percorribile affinché non ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B.
La riforma della politica di coesione - al vaglio di quest'Assemblea, come abbiamo già avuto modo di sottolineare - va esattamente in questa direzione e propone una revisione della improntata sul modello PNRR e fondata su due pilastri essenziali: unitarietà strategica e visione comune. Il tutto al fine di intercettare le leve di sviluppo, raccordare le reti infrastrutturali e bilanciare i livelli di servizi da erogare in questi territori. In generale, con la riforma di cui stiamo discutendo si intende assicurare il coordinamento tra tutti gli interventi messi in atto dai diversi livelli istituzionali coinvolti, dalle politiche di coesione attuali a livello regionale a quelle attuali a livello nazionale, promuovendo la complementarietà e la sinergia tra i provvedimenti della politica di coesione europea, la politica industriale e gli investimenti previsti dagli accordi per la coesione e dal PNRR, appunto. In particolare, viene introdotta una cabina di regia con lo scopo di assicurare il coordinamento tra gli interventi finanziati dallo Stato e quelli delle regioni, assicurare la coerenza degli interventi finanziati dalla coesione dal PNRR ed infine, identificare le priorità della piattaforma STEP da sostenere con il concorso della politica di coesione.
Inoltre, va letta in tal senso anche la necessità, evidenziata appunto nel provvedimento, di accelerare e rafforzare l'attuazione degli interventi finanziati dalla politica di coesione 2021-2027; ovvero sono programmi di investimento finanziati per 42 miliardi di euro di risorse europee e 32 miliardi di euro di risorse nazionali. I settori interessati sono quelli cosiddetti strategici, ossia le cosiddette condizioni abilitanti, definite dal regolamento europeo sulla politica di coesione 2021-2027, che devono essere rispettate da tutte le regioni che vogliono accedere ai finanziamenti europei. Stiamo parlando, signor Presidente, del settore delle risorse idriche e delle infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell'ambiente, della gestione e smaltimento dei rifiuti, dei trasporti e della mobilità sostenibile, dell'energia, del sostegno allo sviluppo e all'attrattività delle imprese, nell'ottica della transizione digitale ed ecologica.
C'è un aspetto che, in tal senso, merita una sottolineatura: garantire nelle aree più marginali del nostro Paese una transizione digitale effettiva significa proprio mettere le basi fondamentali per uno sviluppo multiprospettico e innovativo di tali territori. In tal modo, ad esempio, si possono creare le condizioni essenziali per incentivare le imprese a investire in tali contesti, riportando non solo benessere economico, ma costituendo anche un argine allo spopolamento. E vorrei ricordare, in quest'Aula, che, il più delle volte, questi territori scontano un'emorragia di residenti non per la qualità della vita, sicuramente migliore rispetto ai grandi centri, sotto vari punti di vista, bensì proprio per le difficoltà oggettive di accedere a tanti servizi. Pertanto, vanno in questa direzione alcuni punti, inseriti in sede di lettura del provvedimento in Senato, sullo sviluppo della rete 5G o sulle agevolazioni fiscali connesse al pacchetto Transizione 5.0, finalizzate proprio all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, destinata all'autoconsumo. La STEP, cioè la , è, in tal senso, uno strumento europeo nato per attrarre fondi di investimento verso le tecnologie emergenti nei settori del digitale, delle tecnologie pulite e delle biotecnologie, ossia un tassello centrale per perseguire l'obiettivo della sovranità tecnologica, la capacità cioè di sviluppare nuove tecnologie senza aumentare la dipendenza dall'estero. Poter abbinare i vantaggi di tali politiche anche per questi territori significherebbe garantirne l'effettivo rilancio.
Poi c'è un altro capitolo del provvedimento, signor Presidente, che merita sicuramente di essere sottolineato, ed è quello che riguarda il lavoro. In tal senso, sono previste misure importanti per rafforzare l'occupazione delle categorie di lavoratori più svantaggiati, in generale nel Mezzogiorno, introducendo il giovani, il donne in favore delle lavoratrici svantaggiate, e il ZES: sgravi contributivi finalizzati a includere le fasce sociali che ancora faticano a entrare nel mondo produttivo.
Signor Presidente, il percorso che è stato avviato con l'approvazione del decreto PNRR, che aboliva l'Agenzia della coesione territoriale, proseguito poi con il cosiddetto decreto Sud, che ha riformato il Fondo sviluppo e coesione e le Zone economiche speciali, prevedendo in particolare che le 8 ZES fossero raggruppate in una ZES unica, che copre l'intero territorio del Mezzogiorno, oggi si arricchisce, di fatto, di un ulteriore tassello. L'obiettivo della coesione nazionale non è un tema di propaganda e sarà, per questo Governo e per questa maggioranza, uno dei nodi strategici da cui passa lo sviluppo dell'intero Paese. Gli svantaggi di alcune aree non si limitano a produrre effetti negativi solo in questi territori, ma, a cascata, interessano tutto il territorio nazionale. In tal senso parliamo di coesione nazionale e non solo di coesione territoriale, dato che intercorre un'evidente interdipendenza tra le varie aree, soprattutto sul piano degli effetti, sia positivi che, molto spesso, purtroppo, negativi.
Il principio di inclusione, signor Presidente, è il vero faro di questa riforma: un principio che è un obiettivo sociale, economico e, quindi, strategico. E il gruppo di Noi Moderati, sul principio della coesione nazionale, sul principio dell'inclusione e della sussidiarietà, ha costruito buona parte delle proprie azioni, delle proprie politiche e delle proprie battaglie. In tal senso, sposiamo appieno le proposte di riforma previste dal testo in esame, affinché rappresentino ben presto un passo in avanti verso la coesione nazionale. E, quindi, per tutti questi motivi, signor Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
Nel frattempo, avrei piacere di salutare Francesco Sorbara, parlamentare canadese e presidente dell'Associazione parlamentare Canada-Europa, che è in tribuna a farci visita. Un saluto da parte dell'Aula . Prego, deputato Borrelli, perdoni l'interruzione.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Approfitto della nostra dichiarazione di voto per rispondere, suo tramite, al Ministro Fitto, il quale, nella replica al mio intervento, al nostro intervento, durante gli ordini del giorno, ha specificato che lui è nato nel Mezzogiorno e ha la residenza lì. Vorrei dire al Ministro Fitto che la battaglia per il Sud non si fa con la residenza, la si fa con le azioni . A me, che lui sia residente in qualsiasi posto del Sud, non cambia assolutamente nulla. Anzi, vorrei invitare e vorrei chiedere al Ministro Fitto - probabilmente già la conosce - di leggere la storia di un grande italiano, De Gasperi, che era nato in Trentino-Alto Adige, ma è stato un grande meridionalista. Non prendesse esempio da qualche suo collega che i libri li sfoglia senza leggerli, e si andasse a leggere con attenzione un pezzo della biografia di De Gasperi. E gli dico pure quale: quello che riguarda i sassi di Matera. De Gasperi si rese conto, andando di persona, delle condizioni disumane in cui vivevano gli abitanti di Matera, in particolare nei sassi. I sassi sono specie di caverne, grotte nelle quali viveva circa la metà degli abitanti; ma non soltanto fino a che sono state liberate, negli anni Cinquanta, ma per secoli. Pensi, Presidente, che un bambino su due moriva poco dopo la nascita. Vivevano in condizioni estreme, eppure erano convinti che quello fosse un normale, corretto. Si erano adeguati al peggio. De Gasperi andò sul posto, si rese conto delle condizioni assurde e trovò, con il suo Governo, la determinazione. Infatti, caro Presidente, certe volte la politica deve tornare ad avere il coraggio anche dell'impopolarità, per tracciare una strada. E la strada quale fu? Quella di requisire le abitazioni a tutti quelli che abitavano in quelle grotte. Costruirono. Non c'erano allora i fondi del PNRR, non c'erano neanche i fondi del Piano Marshall, ma trovarono dei fondi, perché era necessario. Requisirono e, contemporaneamente, assegnarono alloggi popolari. E per convincere ancora di più quelle persone, che facevano prevalentemente un'attività di contadini, assegnarono a ognuno di loro un pezzo di terra. Ecco, Fitto dovrebbe andare a rileggere cosa ha fatto un uomo che non aveva la residenza al Sud, ma che fece tanto per il Sud. E quando lui dice che dobbiamo cambiare logica e che dobbiamo cambiare metodo, io dico al Ministro Fitto che noi, il metodo e la logica li abbiamo cambiati da tempo. È lui che deve cambiare, con questo Governo, il modo di agire nei confronti del Mezzogiorno . Perché, se le loro parole d'ordine sono l'approccio dei l'idea di fare l'autonomia differenziata e di depredare costantemente le risorse destinate al Mezzogiorno, non riesco a capire quale sarebbe l'azione in favore delle popolazioni del Sud. Noi siamo contrari alla logica che, purtroppo, alcuni Ministri, in particolare Ministri geograficamente nati al Sud - ma mica sono i primi, ne abbiamo avuti parecchi - stanno facendo scientificamente contro i loro territori, colpevolizzandoli. Cito a caso: la colpa del terremoto è dei cittadini dei Campi Flegrei che sono nati lì. La colpevolizzazione dell'essere nato nel Mezzogiorno, dell'essere nati in determinate terre. E chi lo dice? Mica lo dice un Ministro… Voglio dire, oggi sono contentissimi, oggi si sentono più italiani degli italiani, perché finalmente hanno realizzato, in testa loro, la Padania.
Oggi, non le ho sentite più per un motivo molto semplice: dal Sud, alcuni Ministri che per me, per noi, hanno tradito il Mezzogiorno, stanno realizzando cose che loro neanche immaginavano, come nel film , quando a un certo punto dicono: “Ho visto cose che voi umani (…)”. Io ho visto cose che voi padani non avreste mai immaginato, le hanno realizzate i Ministri che, innanzitutto, per le deleghe che avevano, avrebbero dovuto agire in difesa e in promozione del Mezzogiorno.
Ebbene, l'idea che è stata portata avanti è stata quella di eliminare gradualmente le risorse, di non intervenire. Oggi, abbiamo sentito diversi colleghi parlamentari continuare a insistere nel dire: ma noi in Sicilia non abbiamo l'acqua. Non avete l'acqua, ma avete il progetto del ponte sullo Stretto? Come dire: festa, farina e forca, siamo tornati a questo. A noi il ponte non interessa, non perché siamo contro la tecnologia o perché abbiamo un'ideologica contrarietà, ma perché prima vengono i treni, prima viene la battaglia al dissesto idrogeologico, prima arriva l'acqua . Deve arrivare l'acqua in tutto il Mezzogiorno, poi, discutiamo dei giochini da decine di miliardi di euro di qualche Ministro, che pensa, così, di aver risolto i problemi del territorio del Mezzogiorno.
Io cito sempre dei dati, per essere precisi e per permettere al Ministro di studiare elementi che poi potrà portare in Aula per confutarli. Noi vi vogliamo dare un dato e abbiamo insistito nel ripeterlo in più occasioni: sulla Germania dell'Est si è investito, in trent'anni, 5 volte di più di quello che si è speso in oltre sessant'anni nel Sud Italia; cioè, quando c'è stata l'unificazione della Germania, dopo la caduta del muro di Berlino, i tedeschi hanno fatto esattamente il contrario di quello che viene presentato oggi come filosofia; altro che efficienza amministrativa e cambiamento di logica: la logica è peggiorativa, perché si pensa di levare le risorse al Mezzogiorno.
Una cosa è lottare contro gli sprechi, siamo d'accordissimo, noi siamo un baluardo, siamo in prima linea, siamo assolutamente convinti che le risorse debbano spendersi nel migliore dei modi e senza nessuna commistione con ambienti criminali, para-criminali, parassitari o altre cose del genere; ma non esiste la formula “gli levo tutti i soldi, così non li possono sprecare”, perché questa non è la soluzione per il Mezzogiorno. Lo abbiamo detto pure provocatoriamente: se il problema ad esempio è la sanità, centralizzatela, facciamo la sfida della sanità gestita a livello centrale.
E anche la questione degli accordi con le regioni: noi abbiamo firmato gli accordi con tutti. Per suo tramite, Presidente, sempre al Ministro Fitto, vorrei ricordare che oggi il 75 per cento delle regioni italiane sono governate dalla coalizione di Governo e, guarda caso, le uniche tre regioni con cui non hanno firmato gli accordi di programma sono le uniche tre regioni che non sono di centrodestra. Mi perdonerà, Presidente, ma possiamo sospettare che forse si sta facendo un uso molto politico di questi accordi? Quelli non sono soldi di una parte politica, sono soldi degli italiani e dei cittadini del Mezzogiorno, che possono liberamente scegliere di non essere governati dalla stessa parte politica di questo Governo. Non è che loro devono essere messi alla fame, perché hanno fatto liberamente altre valutazioni politiche, come le hanno fatte anche alle europee.
Noi chiediamo e pretendiamo il rispetto per un pezzo fondamentale del nostro Paese che, purtroppo, in una visione, dal nostro punto di vista, sbagliata e non di prospettiva, non sta facendo passi in avanti. Noi continuiamo a contestare al Ministro Fitto, per suo tramite, agli altri Ministri del Mezzogiorno, in particolare, e ovviamente a tutto il Governo, di non aver modificato nulla nella sostanza e di non avere avuto neanche una visione.
Si è contestato tanto il reddito di cittadinanza, che non andava bene, ma qual è l'alternativa per creare delle prospettive? Non si sono creati posti di lavoro, non si sta lavorando sulle infrastrutture fondamentali - lo ripeto, fondamentali - e non parliamo dei giochini, ma delle infrastrutture fondamentali…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Vorremmo dare un dato - e mi avvio alle conclusioni, Presidente - sulla spesa pubblica. Continuano a dire: “Al Sud si spende molto di più, voi, parassiti”. Ma vi do un parametro: nel Nord-Est, la spesa pubblica per ogni cittadino è pari a 197 euro, quindi, ogni cittadino che abita nel Nord-Est ha 197 euro che vengono spesi per lui dal pubblico; al Sud sono 72 euro e hanno già chiesto di avere di più. Quindi, noi potremmo arrivare a 250 euro per un cittadino che abita nel Nord-Est e a 40 euro per un cittadino che abita al Sud.
Lo dico ai cittadini, non ai politici, del Nord-Est, del Nord-Ovest e del Centro, e so che le regioni stanno firmando: guardate che depredare un popolo, mettere in ginocchio il Mezzogiorno, non è una prospettiva di unità…
PRESIDENTE. Deve concludere.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Per questa ragione, votiamo convintamente “no” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Presidente, Sottosegretaria, oggi siamo chiamati a votare la legge di conversione del decreto Coesione, un decreto che, come abbiamo sentito negli interventi che mi hanno preceduto e nella discussione di questi giorni, tocca vari temi, ma due su tutti: la gestione delle politiche di coesione del Paese e le politiche per il lavoro.
È inutile che io ribadisca - in aggiunta a quanto detto già ieri in dichiarazione di voto sulla fiducia dal collega Sottanelli - la nostra totale contrarietà all'idea che, su temi così delicati, si intervenga continuamente per decreto, con così poco tempo per discutere sugli argomenti, senza alcun passaggio in Commissione e senza alcuna elaborazione.
Ci preoccupa profondamente, oltre al metodo, il merito, perché si tratta dell'ennesimo provvedimento fatto di corsa, senza una visione d'insieme. L'errore di fondo che continuiamo a denunciare e su cui non sembra esserci nessun ravvedimento è quello, intanto, di vedere un Governo concentrato a disfare tutto quanto fatto prima, senza essere in grado di sostituirlo con altrettanta efficacia e programmazione amministrativa.
Si smontano misure e si tagliano fondi che, poi, vengono reinseriti parzialmente e in modo confuso. Non riusciamo neanche a capire se è solo per potersi intestare tali misure, per provare a correggerle di corsa, senza aver però veramente sperimentato cosa funzionasse e cosa non funzionasse. Tutto ciò anche per potere regolare dei conti - cosa che vediamo e ci rattrista - per degli aggiustamenti, per darsi risposte fra forze politiche.
Per non dire del paradosso di vedere discutere in quest'Aula due provvedimenti completamente in contraddizione, come ha detto qualche collega. Due settimane fa eravamo qui a parlare di autonomia differenziata, oggi, parliamo di un provvedimento che ha un impianto completamente centralistico. Ci sarebbero delle ragioni a favore di entrambi i modelli, se questi modelli fossero ben realizzati, ma si riesce nel capolavoro di fare entrambe le cose male. Si fa male quando si parla di autonomia differenziata, e abbiamo ampiamente spiegato le ragioni della nostra contrarietà alla proposta del Governo; si fa male quando si parla di coesione in modo così frammentato.
Se esaminiamo il decreto, infatti, troviamo, a partire dall'articolo 3, con il quale viene costituita l'ennesima cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, questa volta per programmare la politica di coesione del nostro Paese, una serie di misure volta a centralizzare la gestione dei fondi strutturali europei.
Sempre presso Palazzo Chigi, l'articolo 4 istituisce un'altra cabina di regia per il Piano strategico della ZES unica del Mezzogiorno, si definiscono i criteri per la scelta degli interventi prioritari della politica di coesione e le modalità attraverso cui avviene il monitoraggio degli stessi, ma sempre presso la Presidenza del Consiglio.
Articolo dopo articolo, assistiamo a una centralizzazione completa delle responsabilità, come vediamo nei contratti istituzionali di sviluppo, all'articolo 12, o nelle zone logistiche semplificate, all'articolo 13.
Insomma, questo decreto, se ancora ce ne fosse bisogno, è l'emblema di questa politica del Governo Meloni: senza un disegno, senza una visione d'insieme, con l'assetto istituzionale e costituzionale piegato alle esigenze di visibilità di questo o di quel gruppo di maggioranza.
È un modo di procedere che, alla fine, ricordiamolo, non solo non fa fare passi avanti al Paese, ma lo fa arretrare. Alcuni esempi: il Ministro Fitto è arrivato al Governo e quello che doveva fare - sarebbe stata la cosa più naturale - era rendere esecutive le azioni previste dal PNRR, arrivando alla spesa effettiva e alla messa a terra dei progetti. Doveva impostare le politiche di coesione e aveva tutta la cornice normativa e finanziaria per poterle attuare.
Che cosa fa? Invece, di essere immediatamente esecutivo ed efficace - cosa che avrebbe fatto chiunque avesse avuto a cuore il raggiungimento degli obiettivi per i cittadini - smonta la struttura del PNRR, prima di averne pronta una altrettanto definita, facendo seguire, provvedimento dopo provvedimento, modifiche della struttura, della cabina di regia, eccetera, eccetera, eccetera. Quando sappiamo che il PNRR è una corsa contro il tempo per rispettare delle e per spendere i soldi nei modi e nei tempi che l'Unione europea ci ha dato.
Poi smonta l'Agenzia per la coesione, sapendo che uno dei problemi grandi che ha avuto il nostro Paese è stato proprio la messa a terra dei fondi per la coesione. Il Governo Draghi, con la Ministra Carfagna, aveva impostato il lavoro e quella struttura era nelle condizioni di essere pienamente operativa da subito. È stata smontata e ci troviamo, a distanza di mesi e mesi, con un provvedimento di urgenza che introduce nuove sovrastrutture e nuove cabine di regia che dovrà finanziare, organizzare e definire.
Ma non era più semplice operare da subito con la struttura che si aveva? A meno che il tema sia nuove cabine di regia, nuovi ruoli da distribuire, secondo la vecchia ed ammuffita logica della politica che usa le istituzioni per occupare posti come potere contrattuale, e sia solo quello di prendere tempo. Entrando nel merito, nell'articolo 1 si definisce il quadro normativo nazionale per accelerare la politica di coesione europea 2021-2027.
Si individuano dei settori strategici, come le risorse idriche, le infrastrutture a rischio idrogeologico, i rifiuti, i trasporti e l'energia. Peccato che abbiamo appena approvato una legge che, su queste materie, delega alle regioni autonomia, a loro delega le possibili definizioni di strategie. Quindi? Poi, abbiamo menzionato la questione della ZES unica, istituita a partire dal 1° gennaio 2024, su cui abbiamo già avuto modo di esprimerci circa la totale irrealizzabilità di interventi che risultino efficaci, perché mancano le risorse. Esito? Che, ad ora, abbiamo fissato la data entro la quale deve essere approvato il Piano strategico. A distanza di 7 mesi, istituite una scatola vuota, senza risorse adeguate e senza piano strategico. La politica dei titoli di pagine bianche e vuote.
Il Fondo perequativo infrastrutturale - è stato già detto dai colleghi che mi hanno preceduto - cambia nome, ma, soprattutto, è stato svuotato dalla legge di bilancio di 3.486 milioni. Avanzano 700 milioni dal 2027 al 2033. Di fatto, non esiste più il Fondo. Era stato istituito dal Governo Conte con un ammontare pari a 4,6 miliardi. Il Governo Draghi, con i Ministri Giovannini e Carfagna, aveva portato avanti un lavoro lungo e complesso di analisi dei fabbisogni territoriali, per arrivare alla ripartizione del Fondo in quattro macroaree: sanità, scuola, reti idriche e trasporti.
Dalla ricognizione dei fabbisogni era emerso, come facilmente prevedibile, un enorme infrastrutturale fra Nord e Sud, e la necessità di devolvere circa l'80 per cento del Fondo a favore delle regioni del Mezzogiorno. Il lavoro era giunto a conclusione, il Fondo sarebbe stato ripartito e le risorse erogate, se il Governo Draghi non fosse caduto. Il Ministro Fitto ha, ovviamente, ereditato il , ma il Governo ha deciso di prosciugare il Fondo, come ho detto, da 4,6 miliardi a 700 milioni. I cittadini di queste cose non ne possono più, non ne possono più di Governi che azzerano il lavoro che è stato fatto in precedenza, specialmente in un'occasione importante dove è fondamentale essere credibili agli occhi dell'Europa, impiegando e spendendo bene i soldi che ci vengono concessi e che pagheranno le future generazioni.
Ma non va meglio con l'altro grande tema oggetto del decreto, ossia il lavoro. Il provvedimento presenta misure che affrontano temi, nel titolo, di grande rilevanza, come l'occupazione giovanile, quella femminile e quella del Meridione, ma, anche qui, sempre con poche risorse e con una prospettiva a breve termine. Si aprono finestre di pochi mesi per accedere a che rappresentano le uniche misure per l'occupazione in molte aree del Paese, con nessuna prospettiva sul fatto che verranno riproposte. Anche qui abbiamo un'altra misura sventolata dal Governo come una propria innovazione: la decontribuzione per assunzioni di donne e giovani.
Veramente, a noi non sta a cuore rivendicare chi ha fatto le cose. Concludo, Presidente. Facciamo memoria, questa misura è stata introdotta nel 2020, faceva parte delle misure introdotte nella legislatura precedente e aveva iniziato a dare frutti, permettendo, nei primi mesi del Governo Draghi, non solo di recuperare il tasso di occupazione femminile prima della crisi pandemica, ma anche di raggiungere un massimo storico, rispetto al passato, da dicembre 2021. E da lì, continuerà con un di crescita positiva anche durante i mesi del vostro Governo. Questa misura era stata confermata da Draghi; tuttavia, all'arrivo del Governo Meloni, la legge di bilancio per il 2024 non la conferma. Quindi, cosa fa adesso? La toglie nella legge di bilancio per poi reintrodurla, parzialmente, a partire da settembre. Qual è l'esito? Che per 9 mesi non c'è stata la decontribuzione.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Concludo, Presidente. Ministro, Sottosegretaria, Presidente, il gruppo di Azione-PER non fa politica pregiudiziale, non avremmo problemi a sostenere il Governo se le misure che vengono prese oggi, spacciandole per nuove, fossero prese con serietà, mettendoci risorse e mettendo al centro i cittadini. Ma se il tema è fare confusione per non far capire ai cittadini che li si sta prendendo in giro, cambiando il nome alle cose, tagliando risorse e prendendo tempo, usando le norme per avere qualche segreteria e posto dirigenziale da spartire, allora lì non ci avrete, non sulle politiche della coesione, né su nient'altro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Presidente Rampelli, Sottosegretario Siracusano, cari colleghi, il decreto-legge è diretto a dare attuazione alla riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, introdotta con la revisione al PNRR e volta, soprattutto, a rafforzare l'implementazione delle politiche di coesione, in complementarietà con il PNRR. Vogliamo accelerare l'attuazione e, soprattutto, incrementare l'efficienza della politica di coesione europea nel periodo di programmazione 2021-2027, con un approccio orientato al risultato, attribuendo queste misure adottate alla competenza legislativa esclusiva statale, in quanto proprio derivanti da quelli che sono gli obblighi assunti in sede europea, in esecuzione della normativa sul PNRR.
Questa è la bussola che guida il lavoro del Governo e, in particolare, del Ministro Fitto, che ringrazio anche a nome di tutto il gruppo di Forza Italia . La politica di coesione è quella politica dell'Unione europea volta a ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni degli Stati membri ed a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale, per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. È condivisibile, dunque, l'obiettivo del provvedimento di migliorare l'efficienza e la qualità di azione dei programmi della politica di coesione, rafforzando il coordinamento tra gli interventi della politica di coesione attuati a livello regionale e quelli attuati a livello nazionale, promuovendo, quindi, la complementarietà e la sinergia tra i diversi livelli istituzionali di questo Paese.
Il complesso delle disposizioni introdotte con questo decreto in materia di riforma della politica di coesione è parte integrante di un disegno strategico più ampio, già avviato con il decreto legge del 2023, che è intervenuto proprio sulla del PNRR. I programmi di investimento interessati sono finanziati da 42 miliardi di euro di risorse europee e 32 miliardi di euro di risorse nazionali. Per il solo ciclo di programmazione 2021-2027, dunque, 74 miliardi di euro di investimenti destinati a ridurre i divari territoriali. A tal fine, il decreto-legge individua i settori strategici oggetto della riforma della politica di coesione.
I settori riguardano, da un lato, quelli caratterizzati dai servizi e dalle infrastrutture essenziali per i cittadini e le imprese, quali le risorse idriche, le infrastrutture per il rischio idrogeologico e idraulico, la protezione dell'ambiente, i rifiuti, i trasporti e la mobilità sostenibile, per i quali si registrano ancora condizioni di arretratezza strutturale in diverse regioni, in particolare al Sud, e dall'altro, quelli considerati fondamentali per accrescere la competitività del Paese e del Mezzogiorno, e per incentivare, quindi, la transizione verde e digitale, quali l'energia a sostegno dello sviluppo e dell'attività delle imprese.
Un ruolo centrale per l'attuazione della politica di coesione è affidato a questa cabina di regia per la coesione, convocata anche nella giornata odierna, da sempre sede di confronto, proficuo e costante, tra lo Stato - particolarmente rappresentato sempre dal Ministro Fitto e da diversi colleghi Ministri -, le regioni, le province autonome e, naturalmente, gli enti locali, ai quali sono stati affidati e attribuiti compiti importanti, sui quali, devo dire, si stanno comportando secondo quello che era il patto siglato con il Ministro qualche anno fa.
Per lo svolgimento di queste nuove funzioni, la composizione della cabina di regia viene proprio integrata con la partecipazione dei Ministri competenti e dei titolari dei programmi di intervento prioritari, compresi i presidenti delle regioni e delle province autonome. Di conseguenza, i nuovi compiti. Durante l'esame al Senato, proprio grazie a un emendamento del gruppo di Forza Italia, sono stati anche inseriti i componenti, quali il Presidente dell'UPI e il Presidente dell'ANCI.
Condivisa, nonché anche ritenuta necessaria, è la scelta di rafforzare il monitoraggio dell'esecuzione degli interventi prioritari e quelle disposizioni in materia di rafforzamento della capacità amministrativa, utili a garantire il rispetto dei cronoprogrammi di attuazione e, soprattutto, la certezza dei risultati attesi.
Positiva anche la previsione delle relazioni semestrali sull'avanzamento procedurale e finanziario degli interventi prioritari, al fine proprio di implementare il controllo dell'iter di realizzazione. La riforma della della politica di coesione introduce proprio un meccanismo di premialità per le amministrazioni regionali che portino tempestivamente a compimento gli interventi prioritari nei settori strategici, consentendo loro di utilizzare, quindi, le eventuali economie delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, naturalmente maturati in relazione agli interventi conclusivi nell'ambito degli accordi per la coesione, ma soprattutto per coprire la quota di cofinanziamento regionale dei programmi sui fondi europei FESR e FSE. Ciò si traduce, quindi, nella possibilità di coprire con risorse FSC l'intera quota del cofinanziamento nazionale posto a carico delle regioni, 30 per cento del totale, e in misura doppia rispetto all'attuale valore massimo di 15 punti percentuali, liberando, in questo modo, le relative risorse dei bilanci locali.
Credo che quest'ultima parte, che è molto tecnica, sia importante e fondamentale, proprio perché risponde, in maniera chiara, alle richieste e alle osservazioni che arrivavano da tempo dalle regioni e ricordo che la maggioranza delle regioni italiane è governata da governatori di centrodestra, così come quelle individuate da parte dei territori.
Su questo, Presidente, credo che - come ho detto già due volte nel ringraziare il Ministro Fitto - vada anche ringraziato l'ottimo lavoro portato avanti dal nostro presidente, Antonio Tajani , che, su questo, ha dimostrato, non solo capacità di dialogo all'interno dell'Esecutivo, di confronto puntuale e importante con gli enti territoriali, ma anche quella capacità di dialogo con le istituzioni europee, ancor più con il risultato sancito un mese fa, dove il Partito Popolare Europeo siede con maggioranza relativa e che, in qualche modo, sta portando avanti, con forza e determinazione, le scelte della nuova .
Dall'altro lato, poi, sono state anche definite quelle procedure e quelle tempistiche con cui la cabina di regia può richiedere proprio al Ministro per la coesione di proporre al Consiglio dei Ministri l'esercizio dei poteri sostituitivi, a seguito di inerzia, di inadempienza, di mancato rispetto delle scadenze dei cronoprogrammi da parte delle amministrazioni pubbliche responsabili, degli interventi prioritari, proprio al fine di evitare il disimpegno automatico dei fondi erogati dall'Unione europea.
Il decreto-legge, inoltre, contiene proprio diverse misure volte allo sviluppo e alla coesione territoriale, perché, naturalmente, per noi, come Forza Italia, è prioritario il sostegno economico alle imprese, senza le quali difficilmente l'Italia potrebbe andare avanti, perché sono fonte non solo di occupazione, ma anche di entrate per il bilancio dello Stato stesso. Tra queste, importanti sono proprio le disposizioni per promuovere il recupero del divario infrastrutturale tra le regioni del Mezzogiorno e le altre aree geografiche del territorio, per contrastare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità, nonché per garantire analoghi livelli essenziali di infrastrutture e servizi ad esso connessi.
Le regioni del Mezzogiorno saranno, dunque, esclusive beneficiarie degli interventi di programmazione e di progettazione, che si prevede di finanziare nei seguenti ambiti: infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali, idriche, nonché quelle strutture sanitarie, assistenziali per la cura dell'infanzia e scolastiche, coerenti proprio con le priorità indicate nel Piano strategico della ZES unica.
Il decreto Coesione eleva, quindi, al 40 per cento la quota delle risorse ordinarie in conto capitale, che le amministrazioni centrali dello Stato devono destinare agli interventi da realizzare nelle regioni del Mezzogiorno.
Altra importante misura contenuta nel decreto-legge è sicuramente quella che estende alle imprese, che operano o si insediano nelle zone logistiche semplificate, il contributo per l'acquisto di beni strumentali, previsto finora solo per le imprese operanti nella ZES unica. Non c'è altra area nella quale oggi è più conveniente investire e creare occupazione rispetto al nostro Sud e noi, come Forza Italia, su questo, ci impegniamo, ci crediamo e vogliamo continuare a sostenere i nostri governatori, perché - lo ricordo - Sicilia, Calabria, Molise e Basilicata, oltre che il Piemonte, sono governate proprio da governatori di Forza Italia.
Poi, nel corso dell'esame in Commissione al Senato, sono state inserite diverse norme in favore degli enti locali oltre a quelle già contenute nel testo originario, che rispondono alle richieste e alle esigenze dei territori. Innanzitutto, l'approvazione di un emendamento, sottoscritto proprio da tutti i capigruppo e proposto da Forza Italia, che proroga al 20 luglio il termine di approvazione dei PEF, quello che, in qualche modo, salvaguarda - aspetto importante e fondamentale che tutti i colleghi amministratori sanno - la validità dell'efficacia delle delibere TARI, sino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del precedente decreto-legge; e l'emendamento dei relatori, anche quello sulle disposizioni, che prevede lo stanziamento di 1,33 milioni di euro per lo svolgimento della procedura concorsuale per l'assunzione di 245 segretari comunali, molte volte richiamato da tanti colleghi, che in questo decreto hanno trovato finalmente la giusta risposta.
Su questo, al Senato, come Forza Italia, abbiamo portato emendamenti importanti, anche quello che istituisce un fondo presso il MINT, Ministero dell'Interno, finalizzato all'attuazione delle misure per gli enti locali, alla realizzazione di interventi in materia sociale, e, tra gli emendamenti del Senato, approvati sempre da Forza Italia, vi è anche quello che incrementa le risorse per sostenere gli interventi per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico in Calabria, la disapplicazione, a decorrere dal 1° agosto 2024, nel territorio della regione Calabria dell'addizionale comunale sui diritti d'imbarco dei passeggeri…
ROBERTO PELLA(FI-PPE). …la modifica della disciplina del commissario straordinario di Taranto e l'incremento di 6 unità alla struttura di supporto e l'estensione, per ulteriori nove mesi, dell'operazione - importante e fondamentale - per la somministrazione del lavoro.
In conclusione, Presidente - mi scuso, se sono andato oltre -, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo decreto-legge, che conferisce unitarietà strategica e visione comune alle principali leve di sviluppo e coesione e soprattutto consente di accelerare e rafforzare l'attuazione degli interventi finanziati nella politica di coesione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà. Prego, la ascoltiamo.
DANIELA TORTO(M5S). Grazie, Presidente. Voglio raccontarle una storia, che è anche la mia storia, Presidente. Sei anni fa sono entrata in questo Parlamento, insieme a tanti altri colleghi, e ho toccato con mano che, quando si rappresenta bene il bisogno del popolo italiano, i risultati arrivano. Però, prima di quel momento, nella mia vita, come in quella di tanti altri italiani, non esisteva la politica; esistevano i politici - quelli sì che c'erano -, quelli di cui leggi sui giornali, quelli che vedi e conosci soltanto attraverso la TV. Poi c'era il MoVimento 5 Stelle, un movimento rivoluzionario, Presidente, capace di portare la politica nelle piazze, tra la gente.
Vede, questa non era un'idea di destra, neanche un'idea di sinistra. Era - e tuttora è - la più grande novità del panorama politico italiano . Di questa conquista, siamo davvero orgogliosi, perché è la conquista dei cittadini italiani e abbiamo sempre continuato a gridare per un Paese coeso, per un'Italia unita, dove i poveri hanno l'opportunità di diventare sempre meno poveri e i ricchi, invece, l'opportunità di diventare sempre più solidali con chi è meno fortunato di loro.
Però, vedete, oggi mi dispiace prendere atto che vi opponete anche a questo. Vi opponete davvero a tutto, anche a questi essenziali principi di uguaglianza e di equità. Insomma, una lunga lista di no.
Altro che battaglia al precariato, al lavoro sempre più povero, alla povertà educativa, addirittura agli stipendi da fame. Altro che lotta per una sanità e un'istruzione davvero per tutti. Qui da salvare e da difendere, voi avete soltanto le vostre poltrone.
Però, adesso ci dovete spiegare come potete scrivere un decreto che chiamate Coesione, quando soltanto dieci giorni fa, in questa stessa Aula, voi avete votato “sì”, con il favore delle tenebre, per un decreto “Spacca-Italia” . Questo ce lo dovete ancora spiegare, perché voi avete messo su una legge di autonomia differenziata, che spezzerà l'Italia in una ventina di staterelli, senza , senza un centesimo in più, anzi, sempre con meno risorse. Poi, lo fate dicendo e dipingendovi come i Fratelli e le Sorelle d'Italia, ma, forse, i fratelli e le sorelle vostre, i parenti, gli amici, perché – guardate - dire “no” a chi ha bisogno, invece, di essere tirato su e mettere in piedi un'economia che non garantisce gli stessi diritti e gli stessi strumenti a tutti i cittadini italiani, vi rende tutto, colleghi, ma non fratelli degli italiani .
Presidente, in questo provvedimento voi dite “no” alla sicurezza e alla manutenzione delle nostre strade, dite “no” al potenziamento delle nostre infrastrutture, e perché tutti questi “no”? Ve lo dico io: perché le risorse a disposizione del Ministero dei Trasporti servono a tale Matteo Salvini per realizzare un ponte che non vuole nessuno . E vi dirò di più, perché è proprio di queste ore la notizia che pare che la Lega si stia facendo bocciare, proprio dallo stesso Consiglio dei ministri, la sua proposta, che addirittura è ritenuta non fattibile. Questo significa che vi iniziate ascoltare le mani con il fuoco della vostra stessa propaganda . Questo siete riusciti a fare.
Però, non c'è limite che tenga con voi, perché in un momento difficile, in cui frane e alluvioni mettono in ginocchio intere comunità, vi permettete pure di dire “no” a un euro in più per il potenziamento della nostra rete idrica, che fa acqua da tutte le parti. Quindi, “no” a questo, “no” al potenziamento delle strutture scolastiche e “no” al potenziamento delle strutture sanitarie. Ecco, io parlo di garanzia per tutte quelle famiglie italiane che vorrebbero ritrovarsi ospedali e scuole sicure, Presidente, quelle scuole all'interno delle quali i nostri figli e i nostri nipoti crescono all'insegna della Costituzione antifascista, senza aver paura di dirlo. Quelle scuole che dovrebbero formare giovani diversi da quelli che vengono allevati, invece, nelle sedi politiche di questa maggioranza, con sentimenti di odio, con sentimenti di antisemitismo e con nostalgia nazifascista . Noi non ci beviamo certo il finto sconcerto di Giorgia Meloni, perché, se pure fosse stata sincera nelle sue dichiarazioni, allora ci chiediamo come pretende di portare avanti un intero Paese, se è lei che non si accorge neppure di cosa succede nella propria casa politica Ora, quello che fa più specie, colleghi, è che nei pensieri di Giorgia Meloni non abbiamo mai - e dico mai - potuto e avuto modo di ascoltare una sola volta una parola importante: scusa. Mai è arrivata questa parola, perché gli arroganti scusa non la chiedono mai. Gli arroganti approfittano dei propri errori per dare la colpa a qualcun altro. Allora, se la Premier, chiaramente, dà colpa a una presunta provocazione, giustifica chi si precipita giù da questi banchi per picchiare un collega in Parlamento E se il partito di Fratelli d'Italia nutre di odio e di violenza i nostri giovani, se la prende con un'inchiesta giornalistica che ce lo svela, ma guardate un po'. D'altra parte, che fosse colpa di Cappuccetto Rosso e non del lupo, ci pare che l'abbiamo già sentita in una delle puntate di TeleMeloni, e non ci meraviglia, però, colleghi, ci disgusta .
Il nostro modo di concepire la crescita economica e culturale dell'Italia non ha nulla a che fare con la vostra idea di Nazione forte. Siate certi che non vi consentiremo e non vi consegneremo un'Italia unita per farne pezzi di un con cui poter giocare. Presidente, colgo l'occasione per ricordare le parole con cui il Presidente Pertini contribuì a mobilitare le coscienze e le istituzioni quando disse: se non volete scavarvi la fossa da soli, se non volete che il vostro domani sia un domani di servitù e abiezione, noi dobbiamo difendere questa Repubblica, perché non c'è stata donata su un vassoio d'argento, perché ci è costata 20 anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione . Presidente, ereditiamo questa Repubblica unita e solidale da chi ha lottato per averla e abbiamo il dovere di difenderla con tutti quei principi che voi, a tutti i costi, volete scardinare. Allora, colleghi, di quale coesione pretendete di impastarvi la bocca? Voi, che in queste carte, non fate altro che alimentare le discriminazioni sociali, aumentare le disuguaglianze, privare il Paese di una crescita omogenea da Nord a Sud, senza distinzioni. Per non parlare dell'inchiostro che sprecate per mettere nero su bianco la vostra totale allergia nei confronti dell'inclusione, inclusione colleghi . Quella sconosciuta che avete messo alla ghigliottina non appena avete messo piede dentro Palazzo Chigi. Vi dovrei ricordare, per esempio, i numerosi provvedimenti con cui avete fatto fuori la Corte dei conti, con cui avete fatto fuori gli organi di controllo, le regioni dalle cabine di regia, fuori i sindaci, fuori i sindacati, fuori le associazioni e i comitati di cittadini. Ve lo ricordate da soli o no che state facendo di tutto per tenere tutti fuori e tutti zitti? D'altra parte, questo è il vostro potere: il Governo accentratore, l'unica cosa per cui vi battete davvero. Infatti, d'altra parte, si sa: chi detiene il potere ha bisogno di persone affette da tristezza e voi di tristezza state riempiendo il Paese. Per tutte queste ragioni, Presidente, diremo “no” all'ipocrisia di un decreto Coesione che di solidarietà e di unità non ha neppure una virgola. Diremo “no” in nome di chi si sente abbandonato, in nome di chi si ritrova sempre più povero ogni giorno, in nome di chi, nonostante la vostra prepotenza, non si piega, ma va avanti con la schiena dritta, a fatica, ma con la schiena dritta. Oggi noi diciamo “no” in nome di quel popolo italiano che non si lascia incantare…
DANIELA TORTO(M5S). …da un Governo Meloni bugiardo, incapace e soprattutto pericoloso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, da toscano, sono cresciuto in un contesto culturale imbevuto in una certa ideologia politica. Era la sinistra che animava le piazze, le campagne, le fabbriche, una sinistra immersa nel lavoro fra la gente. Era la sinistra di amministratori locali attenti, di cui spesso non condividevo le scelte, ma comunque, dovevo riconoscerlo, erano persone coerenti, animate da buone intenzioni e, soprattutto, genuine. Era la sinistra che oggi non c'è più. Oggi sono rimaste queste sinistre, litigiose, che strumentalizzano ogni argomento e ogni dibattito. Che si tratti di riformare la Costituzione, che si tratti di attuarla tramite l'autonomia differenziata, che si tratti di convertire un decreto sacrosanto, come quello che discutiamo oggi, la solfa che ascoltiamo è sempre la stessa. Siamo sempre di fronte a qualcosa che metterà in ginocchio il Paese, sempre di fronte a qualcosa che spaccherà l'Italia, sempre di fronte a una sciagura imminente. Una settimana fa ci accusavano di voler spaccare l'Italia, di farne 20 staterelli, disfacendo lo Stato unitario. Oggi ci accusano di voler centralizzare tutto, calpestando i territori. Le minoranze, Presidente, sono impegnate in una continua rincorsa alle dichiarazioni più roboanti, per affermare la propria visione di Paese? No, semplicemente per affermare la propria opposizione al Governo e questa furia cieca li porta non solo a entrare in contraddizione con loro stessi, ma, ancora più grave, a diventare non opposizione di questo Governo, ma opposizione dell'Italia e degli interessi degli italiani.
Proviamo, ad esempio, ad analizzare questo decreto, a partire da tre evidenze. La prima: l'Italia non riesce a spendere i fondi della programmazione nazionale per lo sviluppo e la coesione. La seconda: il nostro Paese o, quantomeno, una parte di esso non riesce a spendere i fondi europei destinati a queste politiche e, con il meccanismo del disimpegno, spesso le perde. La terza, come se non bastasse: vediamo dai rapporti, dai dati che sono nelle mie disponibilità e di tutti i colleghi parlamentari, come gli sforzi profusi, gli investimenti fatti, le risorse spese non producono un avanzamento delle aree più disagiate del Paese, ma producono bensì un arretramento.
Alla luce di queste evidenze, all'alba di un nuovo, importantissimo ciclo di programmazione, che vedrà impiegare oltre 142 miliardi di euro, saremmo stati una classe politica vigliacca se non avessimo assunto le necessarie iniziative per fare del nostro Paese un sistema più moderno, efficace, trasparente e dinamico per implementare le politiche di sviluppo e coesione. Una sfida che serve tanto alla crescita del Sud, quanto alla crescita del Centro e del Nord, perché, se Atene piange, Sparta non ride. Per questo, dopo che, nell'ottobre scorso, il Parlamento ha dato via libera al decreto Sud, lo scorso 19 giugno, abbiamo approvato la storica riforma sull'autonomia differenziata , per consentire alle regioni virtuose di assumersi maggiori spazi di autonomia, ma, soprattutto, maggiori responsabilità. E sbaglia chi oggi valuta questo provvedimento al di fuori del contesto in cui effettivamente sta o, addirittura, in conflitto con i primi due che ho citato. Noi, oggi, andiamo a completare un quadro di scelte strategiche che mettono al centro della nostra azione alcune parole chiave, come efficacia, efficienza, responsabilità e merito, per fare dell'Italia un Paese più forte, ma anche più unito. Con il decreto in discussione andiamo a rafforzare e a rimodulare il ruolo della cabina di regia istituita fra Stato, regioni e province autonome, ma andiamo anche a definire obiettivi fondamentali e priorità, guardando, ad esempio, alla gestione delle risorse idriche, al ciclo dei rifiuti, alla realizzazione degli interventi per il dissesto idrogeologico, ai trasporti, alla mobilità, energia e sostegno alle imprese.
E, sempre guardando alle novità che incidono sulla cornice delle politiche di coesione, un altro aspetto qualificante di questo decreto è l'introduzione di un meccanismo premiante, che la Lega, tramite l'emendamento della collega Comaroli, aveva già ipotizzato collegato al PNRR e che consentirà alle regioni più virtuose nella spesa, più efficienti nella spesa, di avere rimborsata una parte di quella quota di compartecipazione regionale alle spese per l'implementazione dei progetti , risorse che potranno essere utilizzate, ad esempio, per liberare i soldi del bilancio regionale e, magari, migliorare i livelli essenziali di assistenza.
Mentre la sinistra parla di un Paese spaccato, dilaniato e debole, provando a minare alla base la credibilità del nostro Paese, in Italia, invece, diminuisce il lavoro precario e aumenta il lavoro stabile. Rispetto al marzo 2023, in Italia ci sono 180.000 contratti precari in meno, a fronte di 559.000 contratti stabili in più . Ma anche l'occupazione sale, fino a superare il 62 per cento e la disoccupazione, viceversa, scende al 7,2. Noi vogliamo fare di più, non ci basta e con questo decreto potenziamo ulteriormente le politiche a favore dell'occupazione, con 800 milioni di euro per due misure: la prima, “Resto al Sud 2.0” e, la seconda, “Autoimpiego Centro-Nord Italia”. Entrambe servono per avviare e sostenere attività imprenditoriali e libero-professionali in tutta Italia.
E mi permetta, Presidente, due parole sull'occupazione femminile, perché, nonostante il nostro Paese sia la settima economia mondiale, ereditiamo una situazione in cui l'Italia si trova oggi al settantanovesimo posto nella classifica sul del World Economic Forum. Noi abbiamo sempre e spesso sentito dire in quest'Aula da esponenti dell'opposizione che il primo Governo guidato da una donna sarebbe stato un Governo che non si sarebbe occupato delle donne.
Anche in questo caso i dati Istat sull'occupazione femminile segnalano qualcosa di diverso: una crescita di quasi 260.000 donne occupate dall'insediamento del Governo. Tanto c'è ancora da fare, questo è certo, colleghi, eppure anche i numeri certificano tramite l'Ufficio parlamentare di bilancio che, con la decontribuzione per le mamme lavoratrici, 811.000 donne, mamme, lavoratrici italiane avranno un beneficio effettivo in busta paga che sfiorerà i 150 euro al mese . Con questo decreto facciamo un ulteriore passo avanti anche su questo fronte perché, all'articolo 23, riconosciamo ai datori di lavoro che assumono donne, lavoratrici, mamme un esonero contributivo per i successivi 24 mesi, questo dal Sud fino al Nord del Paese. In totale questo decreto stanzia 2,8 miliardi di euro per l'occupazione: ma sia chiaro per il collega Fratoianni e i colleghi di Alleanza Verdi e Sinistra - cui vedo brillare gli occhi - non si parla dell'occupazione abusiva delle case, che a loro sta a cuore ; noi parliamo dell'occupazione da lavoro, di quel lavoro che loro hanno dimenticato. Noi parliamo dell'unico mezzo che conosciamo per consentire ai giovani, donne e uomini, di farsi una vita, di programmare un futuro, di costruire una famiglia.
Concludo, Presidente, facendo mie le parole del Ministro Giorgetti, Ministro dell'Economia e delle finanze: il rilancio del nostro Paese non può certamente passare dal “modello LSD”, che ha assoggettato il nostro Paese a un regime allucinatorio per troppo tempo, fatto di lassismo, di sussidi e di debito. Il nostro modello, per il rilancio del Paese, passa da ciò che ha fatto grande il nostro Paese dal dopoguerra ad oggi, le parole-chiave che ci hanno consegnato i nostri nonni e le nostre nonne; passa da lungimiranza, responsabilità e lavoro ; passa da parole chiave che ci hanno consegnato i nostri nonni e che, in questo decreto, sono parole chiave assolutamente rispettate. Per questo l'intero gruppo della Lega ne sosterrà la conversione, con il proprio voto favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi. Noi voteremo contro questo provvedimento per le ragioni che proverò a spiegare puntualmente. Ma l'occasione mi è utile per porgere i miei auguri, nonché saluti al Ministro Fitto che, a quanto pare, a breve ci lascerà per ricoprire incarichi più prestigiosi. Siccome questa è forse l'ultima opportunità per confrontarci di persona in quest'Aula, ne approfitterei anche per fare il punto sul suo operato nei 20 mesi a Palazzo Chigi. Guardate, l'anno scorso con il decreto PNRR e l'abolizione dell'Agenzia per la coesione ci ha voluto dare un primo assaggio della sua idea di coesione territoriale, quella fondata essenzialmente su un concetto: decido io. Infatti, sulla falsariga del decido io, abbiamo visto smantellare, pezzo dopo pezzo, tutto il sistema delle politiche di coesione che, prima del suo arrivo, si reggeva su 2 colonne: la sussidiarietà e la solidarietà. Oggi di quella impalcatura - ahinoi - resta molto poco: gli enti territoriali contano sempre meno, il Governo sempre di più perché se il mantra fittiano è “decido io”, allora è meglio che nessun altro ci possa mettere il becco.
I risultati li stiamo cominciando a percepire in tutto il loro splendore diabolico. Da cosa vogliamo iniziare, dalla ZES? La miracolosa ZES unica è ancora ferma al palo: se a distruggere le 8 ZES preesistenti ci avete messo qualche giorno, per mettere in piedi la nuova struttura e farla funzionare non vi è bastato nemmeno un anno. Lo abbiamo denunciato, a ragion veduta, nei giorni scorsi in cui è stata istituita e lo ribadiamo oggi che i fatti ci danno conferma coi numeri: la ZES unica non è un errore in teoria, ma nella pratica attuazione che ne state dando; è servita soltanto per avere il pieno controllo anche degli investimenti privati nel Mezzogiorno d'Italia, direttamente dalla sua enorme stanza dei bottoni, con una struttura di missione e una cabina di regia, che ancora non sappiamo se esistono e, soprattutto, cosa fanno.
Cosa importa se il prezzo da pagare è stato gettare in fumo una miriade di progetti di investimento per centinaia di milioni già pronti a partire: il suo ego è più grande di qualsiasi opportunità di rilancio. Oggi, la ZES unica si è rivelata per quella che è: una casa di cartapesta.
Se prima potevamo garantire regole e condizioni fiscali agevolate per le imprese, oggi stiamo chiedendo a chi vuole investire di farlo completamente al buio. Sì, perché questo è il meccanismo che ha messo in piedi il Ministro. Guardate, un'impresa presenta domanda oggi per un investimento iniziato ieri, ma soltanto a fine anno conoscerà il valore del credito d'imposta: è questo il geniale meccanismo escogitato dal Ministro Fitto, le famose “nozze coi fichi secchi”, a cui però rischiano di mancare i fichi. E il risultato qual è? Che, coloro che stanno facendo e faranno investimenti, saranno gli stessi che li avrebbero fatti comunque, e tanti saluti allo stimolo di nuove iniziative e, soprattutto, all'attrazione di capitali esteri, che era un po' il mantra su cui si reggeva la logica delle zone economiche speciali.
Sul PNRR non sta andando tanto meglio, ma in quel caso, quantomeno, è stato più furbo. Sapendo già che si sarebbe giocato la carta per un posto da commissario europeo - perché le sue ambizioni erano evidenti sin dall'inizio della legislatura - ha pensato bene di rimandare tutti quegli obiettivi che era certo di non riuscire a raggiungere, scaricando la patata bollente sul suo successore, mentre sarà già lontano da qui. E quando non riusciremo a raggiungere quei , lui sarà ricordato come il Ministro bravo che ha raggiunto i diminuiti di performanza, mentre quello che verrà sarà crocifisso come irresponsabile. Ma non si preoccupi, perché la sua eredità ce la ricorderemo lo stesso, una rimodulazione che ci è costata una decina di miliardi, con tagli alla sanità, agli asili nido e alle infrastrutture e i numeri nella contabilità che andremo a verificare saranno impietosi. Che dire, grazie Ministro, lei è già nella storia di questo Paese.
Per non parlare del combinato disposto dei soldi che state saccheggiando ai comuni italiani, 1 miliardo e 250 milioni di , con un criterio allucinante: chi ha presentato più progetti e speso meglio i soldi del Piano, dovrà restituire più soldi al Governo. Insomma, avremo semplicemente sdoganato delle operazioni immobiliari, perché la spesa corrente non permetterà di gestire quello che sarà stato creato con i fondi del PNRR.
Un paradosso incredibile che premia il demerito, come incredibile è stato lo scippo di 3 miliardi e mezzo al Fondo di perequazione infrastrutturale, risorse che sarebbero dovute andare alla sanità, ai trasporti, all'istruzione, alle reti idriche, alle aree depresse del nostro Paese e che, invece, avete cancellato nella legge di bilancio del Governo Meloni. Lo dico perché stamane lui, con un passaggio sottile, ha voluto rispondere al collega Borrelli dicendo che non è questo decreto che li ha tolti, ma una legge di bilancio; peccato che quella legge di bilancio porta la firma del Governo di cui lui fa parte .
E poi, Ministro, il capolavoro dell'autonomia differenziata, perché se è vero che il Ministro Calderoli ci ha messo la firma, è stato proprio lui a porgergli la penna; e fu così che il Mezzogiorno d'Italia, che lui, per delega, avrebbe dovuto difendere e valorizzare in ogni sua forma ed espressione, è stato lì vigliaccamente barattato sull'altare di un accordo di Governo , venduto per tenere insieme una maggioranza parlamentare, condannato a nuovi divari e disuguaglianze peggiori per assicurare la sopravvivenza al capo supremo, al secolo Giorgia Meloni, per gli amici Giorgia.
È questa la banale e vergognosa verità e se, da un lato, si assicura la massima libertà al Nord Italia, dall'altro, con i disastri fatti proprio sulla coesione, si cuce la bocca al Mezzogiorno, commissariato dal Governo centrale ora e per sempre.
Ora, in molti, in questi mesi, si sono sforzati di trovare una coerenza tra l'autonomia differenziata, al Nord, e l'accentramento delle politiche di sviluppo, al Sud. L'unico disegno capace di tenere insieme la Lega Nord è un partito accentratore come Fratelli d'Italia, è quello di spartirsi il Paese, sezionarlo. Per fortuna, la nostra democrazia ha formidabili anticorpi per resistere a questo genere di deriva e quando le italiane e gli italiani bocceranno sonoramente questo progetto fratricida, pretenderemo le vostre scuse per aver attentato al valore supremo della solidarietà, al valore supremo dell'uguaglianza, al valore supremo dell'unità nazionale (, e non sono termini vuoti.
E per finire la coesione, di cui questo provvedimento rappresenta l'ultimo sciagurato tassello. Una rivoluzione senza capo né coda, voluta per principio, per strappare dalle mani degli enti territoriali il potere di decidere la traiettoria da dare al proprio sviluppo. Anzi, Ministro, se lei si fosse soffermato sui dati, però, avrebbe scoperto una realtà differente, diametralmente opposta dalla logica che lei racconta per fondare queste riforme.
Leggendo la relazione del Ministero di qualche mese fa sulle ultime due programmazioni, si scopre un fatto interessante. Si scopre, ad esempio, che sia sui pagamenti che sull'avanzamento certificato i programmi gestiti dalle regioni tanto vituperate hanno fatto molto meglio dei PON gestiti dai Ministeri. Allora, dove sarebbe la prova che le amministrazioni centrali sanno spendere meglio delle regioni? Se ci sono distacchi anche di 20 punti percentuali che bisogna tradurre in miliardi di euro non spesi, dov'è la garanzia dell'efficienza che deriva dall'accentramento che fate con questi decreti? Semplicemente non c'è.
C'è la sua parola, ma la sua parola conta davvero molto poco, come abbiamo dovuto dimostrare in questi mesi. E ce lo dimostra anche un altro dato che si trova in questo documento, ossia la percentuale di avanzamento dell'ultima programmazione. Siamo a metà percorso, e al 29 febbraio abbiamo speso solo lo 0,94 per cento dei 75 miliardi di euro totali. Non c'è che dire, Ministro, un ottimo risultato! Ma forse se solo la smetteste di ricattare le regioni che voi ritenete nemiche, ma che sono semplicemente governate da coalizioni di colore politico differente dalle vostre - guarda caso, Puglia e Campania, a cui si è aggiunta la Sardegna, le uniche tre regioni che voi non governate, che ancora non hanno firmato gli accordi di coesione e che rappresentano circa il 35 per cento della spesa totale - forse il dato migliorerebbe. Anche in questo caso, sembra che la sua sete di vendetta sia più forte di qualsiasi altra cosa.
Vorrei concludere con una domanda, signor Presidente. Con quale coraggio, dopo aver eliminato, di fatto, la parola “coesione” dalla nostra Costituzione, avete scelto di chiamare questo decreto così? Con quale coraggio, dopo aver condannato il Mezzogiorno, siete venuti in quest'Aula a chiedere la fiducia? Con quale coraggio vi fregiate del titolo di patrioti se a una patria sola ne avete preferite 20 diverse? Ministro Fitto, credo di parlare a nome di moltissime donne e uomini del Sud Italia: le auguriamo un sereno viaggio verso Bruxelles e speriamo di poterla riabbracciare per le vacanze estive e, soprattutto, speriamo che a darle il benvenuto sia un Paese di nuovo unito e libero dalla morsa di questo Governo liberticida e secessionista. Noi non sentiremo la sua mancanza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cannata. Ne ha facoltà.
GIOVANNI LUCA CANNATA(FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi. Oggi, con questo importante e ambizioso decreto, il Governo Meloni e Fratelli d'Italia intendono adottare misure concrete per lo sviluppo dell'imprenditorialità, del lavoro, della sua creazione e per lo sviluppo della Nazione in un sistema che intende eliminare i divari tra Nord e Sud.
La riforma delle politiche di coesione è all'interno della revisione del PNRR e permetterà, infatti, alle aree più o meno sviluppate del Paese, di contrastare quello che è un disagio socio-economico e abitativo, soprattutto sanando le lacune che non hanno permesso all'Italia di spendere e utilizzare tutte le risorse nazionali ed europee.
Vedete, vorrei partire anche dalle dichiarazioni che abbiamo ascoltato dai nostri colleghi, in questo caso dall'opposizione. Ho ascoltato l'onorevole Borrelli, presidente di Alleanza Verdi e Sinistra, che diceva: l'approccio e il metodo che sta utilizzando il Governo è quello di cambiare tutto; l'onorevole Marattin spiega, invece, che la spesa della programmazione, in questi anni, ha toccato lo zero virgola, non è arrivata neanche all'1 per cento; l'onorevole Valentina Grippo dice: state smantellando e disfacendo tutto; e ancora, l'onorevole Pagano dice: state smantellando tutto il sistema precedente.
Caro Presidente, credo che siamo sulla strada giusta perché, se stiamo cambiando tutto ciò che non andava, evidentemente abbiamo iniziato un percorso che aiuta e serve al nostro Paese. E lo dico con i fatti, tant'è che noi guardiamo ai numeri.
I numeri dicono che noi sappiamo pianificare, noi sappiamo vedere come utilizzare al meglio i fondi e fare buona spesa. I numeri, ossia la quinta rata del PNRR, è proprio di ieri la notizia: altri 11 miliardi di euro arrivano alla nostra Nazione. Altri risultati, altri fondi e, ancora una volta, una vittoria per il nostro Stato e, soprattutto, una smentita per coloro che - i gufi - tentano e vogliono il fallimento della nostra Nazione. Ci dispiace per voi, una non la beccate! Ancora una volta, noi, invece, sappiamo studiare i , siamo per i risultati concreti e lo abbiamo dimostrato con i fatti, con una revisione del PNRR, che, ancora una volta, dimostra che siamo sulla buona strada.
Il PNRR e i fondi che abbiamo messo in campo in questo anno e mezzo dimostrano che, secondo i dati diffusi proprio dallo Svimez, il Sud è cresciuto in media dell'1,3 per cento nel 2023, rispetto allo 0,9 per cento del resto d'Italia, addirittura, la Sicilia va al 2,2 per cento. Questi sono dati incontestabili, queste sono le politiche che il Governo Meloni ha messo in campo. E noi su questo vogliamo muoverci per spendere bene le risorse della programmazione, e quindi 42 miliardi di euro per il 2021-2027, che, sommati ai Fondi per lo sviluppo regionale e ai Fondi sociali Plus, arrivano a 74 miliardi, che vanno spesi entro il 2029.
Ma come vanno spesi? Ovviamente, vanno spesi con un coordinamento, facendo in modo che tutto ciò possa vedere un risultato per l'energia, per la transizione digitale, per la transizione verde, per il sostegno allo sviluppo delle attività delle imprese, per tutto ciò che significa rifiuti e, quindi, migliori trasporti e mobilità, per tutto ciò che significa risorse idriche, di cui c'è bisogno. Tutto ciò viene messo a coordinamento dallo Stato, da una cabina, da un Ministero, che quindi viene governato attraverso un processo di riforma che vuole cercare di spendere e dare merito a chi spende.
Infatti, l'obiettivo di questo decreto è che chi spende bene avrà misure e da parte dello Stato, chi spende male vedrà, invece, commissariamenti. Questo è quello che noi vogliamo mettere in campo per il Governo. Anche qui, sentivo l'onorevole Torto che parlava di chiedere scusa, non so perché. Perché il Governo è accentratore? Ma dico, mettetevi però anche un po' in pace, perché siete un poco confusi. Prima, da una parte, ci dite che noi stiamo spaccando l'Italia, che con l'autonomia differenziata non vogliamo intervenire a livello di Stato centrale, e qui ci contestate che, invece, accentriamo tutto .
Allora, il tema è semplice: noi cerchiamo, invece, di lavorare dando risultati, di affrontare le sfide con un rafforzamento della capacità amministrativa a tutti i livelli di governo territoriale, soprattutto nel Mezzogiorno. I risultati sono chiari. Si parlava prima di ZES unica: sì, la ZES unica è importante e serve per il Mezzogiorno, perché non vede più delimitazioni per quanto riguarda le aree del Mezzogiorno, e prima non funzionava, lo dicono i numeri delle pratiche che erano state presentate. E ancora, noi possiamo parlare di numeri che vedono, tra l'altro, un redditometro che finisce, e quindi andiamo a eliminare tutto ciò che di negativo vi era prima, però lavoriamo contestualmente alla lotta all'evasione, che ha consentito di recuperare circa 25 miliardi di evasione per le casse dello Stato.
E ancora, l'Italia è un Paese che offre innumerevoli e positive opportunità. Noi dobbiamo soltanto metterle tutte in sinergia e dobbiamo cercare di lavorare per non sprecare queste grandi opportunità che ci provengono dalla messa a terra di progetti e dall'utilizzo dei fondi europei e nazionali. La sfida è fondamentale e noi crediamo che questo sia un provvedimento a 360 gradi, che lavora molto sulla creazione del lavoro. In questi giorni è stato firmato il decreto per la maxi-deduzione al 120 per cento e al 130 per cento per le assunzioni. Cioè, alle imprese noi abbiamo detto: più assumi e meno paghi.
Ecco, lo abbiamo detto e lo abbiamo fatto ! E questo serve, ancora una volta, per il nostro territorio, per l'economia, per creare opportunità. Il nostro Ministro Fitto si è impegnato con il Governo Meloni e siamo riusciti a portare a casa la proroga per la decontribuzione per gli oneri sociali, con l'impegno, anche in questo caso, a fare in modo che quello che era un provvedimento legato soltanto al -COVID si possa allungare e diventare strutturale. Ma ancora, anche lì, mettiamo più di 5 miliardi di euro, le risorse che servono per il giovani, il donne, per le assunzioni, il ZES anche, e quindi oneri e sgravi contributivi al 100 per cento, fino a 650 euro al mese o a 850 euro, con una differenziazione.
Il tema è semplice: noi stiamo lavorando con risultati concreti, noi stiamo mettendo in campo una serie di misure che danno risposte al territorio, la rigenerazione urbana, la legalità. Mettiamo fondi, più di 3 miliardi di euro, per le città metropolitane e le città medie, ricordo la possibilità di assumere nuovi segretari comunali, la riqualificazione energetica, i contratti di sviluppo. I dati Istat ci confermano che siamo sulla buona strada. Proprio in questi giorni, vediamo un aumento del 3,3 per cento, è aumentata, in questo caso, la possibilità di spesa e di consumo dei cittadini. Forse a qualcuno non conviene ascoltare quelli che sono dati importanti che il Governo porta a casa, ma noi lo stiamo facendo, i risultati ci sono e, ancora una volta, dimostriamo che, anche se non abbiamo la bacchetta magica, in questo anno e mezzo abbiamo messo in campo una serie di provvedimenti che aiutano a dare risposte alla nostra Nazione.
Il decreto-legge, oggi, restituisce concretezza e tempestività alla politica di coesione. Fratelli d'Italia conferma l'importanza che viene attribuita ai territori, per migliorare concretamente la vita dei cittadini, mettendo a terra, quindi, concretamente, gli investimenti che servono allo sviluppo infrastrutturale, soprattutto del Sud.
Fratelli d'Italia ha svoltato, ha cambiato, ha messo al centro la politica di rilancio per il Mezzogiorno, e quindi semplificazione, interventi realizzati, spesa di qualità. Il Paese oggi riparte grazie a Fratelli d'Italia e al Governo Meloni. Noi votiamo favorevolmente, Presidente .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1933:
S. 1133 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione” .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei chiarire una vicenda che è successa la settimana scorsa, quando mi era stato detto dagli uffici, insomma, dalla segreteria della Camera che non ero stato prenotato…
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato Borrelli. Si interrompa un attimo, le faccio recuperare, ovviamente, il tempo.
Colleghi, vi ricordo che la seduta non è conclusa, che ci sono gli interventi di fine seduta dei nostri colleghi, che hanno il pieno diritto, come del resto tutti noi, di effettuare questo genere di interventi, e quindi, hanno anche il diritto di poterli svolgere nel silenzio. Chi non fosse interessato e volesse conversare è pregato di uscire dall'Aula.
Si può parlare fuori da qui, non qui dentro. Prego, prosegua.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Volevo specificare che la settimana scorsa c'è stata una sorta di piccolo incidente diplomatico perché, a causa di un mancato arrivo di un messaggio - che, effettivamente, era stato inviato alla segreteria della Camera - io non risultavo iscritto. Invece, il collega Grimaldi e gli uffici del nostro gruppo parlamentare avevano perfettamente adempiuto all'attività. Mi dispiace che ci sia stato quel momento spiacevole. Ovviamente, mi dispiace per tutti i protagonisti.
Detto ciò, vorrei specificare una cosa, visto che ce ne siamo occupati come Camera dei deputati. Vorrei ricordare alla Presidenza che è passato un anno - un anno - dalla morte di Fulvio Filace. Da questi banchi del Governo, il Ministro aveva annunciato che sarebbe intervenuto per fare chiarezza sulla vicenda che ha riguardato questo ragazzo e una ricercatrice del CNR, entrambi morti perché una macchina sperimentale del CNR andò a fuoco, appunto un anno fa, sulla tangenziale di Napoli, rischiando di fare, tra l'altro, una strage. Si era detto che il CNR e il Ministero competente avrebbero fatto un'indagine e avrebbero fatto sapere agli italiani, alla famiglia e alle istituzioni cosa fosse successo.
Ad oggi, è passato un anno, Presidente, e non abbiamo avuto nessuna risposta. Questo giovane e la ricercatrice ma, in particolar modo, questo giovane che non doveva stare lì, non ha avuto ancora giustizia e la famiglia ancora aspetta.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Quindi, suo tramite, le chiedo di interessare il Ministero competente e, tramite esso, anche il CNR, affinché siano date le risposte dovute .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà, per due minuti.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Presidente. Nel mio territorio, nella provincia di Parma, questa mattina si è verificata una bomba d'acqua che ha provocato allagamenti e la chiusura della tangenziale, in città e nella cintura provinciale. La scorsa settimana non è andata meglio: nella Val d'Enza, nella zona del torrente Termina, c'è stata un'esondazione che, purtroppo, ha causato una vittima.
Io, come parlamentare del territorio, sono chiaramente in attenzione e voglio dimostrare la mia vicinanza alla cittadinanza e agli amministratori locali e, soprattutto, il mio impegno affinché il Governo non li lasci soli. Sono territori importanti e che vanno tenuti in sicurezza, con una prevenzione e una programmazione che deve essere più efficace: su questo, siamo tutti d'accordo ma, anche in questo momento, non vanno lasciate sole le popolazioni che hanno subito dei gravi danni, soprattutto, nelle arterie stradali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Arnaldo Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. Sono costretto a denunciare quanto sta avvenendo in Basilicata, dove ci sono state le elezioni regionali il 21 e 22 aprile. Da allora, sono passati due mesi e mezzo e la maggioranza - quella vincente di centrodestra, che ha riconfermato il governatore uscente Vito Bardi - ancora non ha formato un esecutivo. Questo, perché bisognava attendere l'esito delle elezioni europee e l'esito delle elezioni riguardanti il capoluogo, Potenza, in quanto bisognava riservare un posto al sole a quei candidati della maggioranza di centrodestra che hanno tentato l'avventura delle europee e l'avventura delle comunali, ma gli è andata male. Pertanto, gli è stato riservato questo paracadute.
Ora, tutto questo accade, Presidente, nel momento peggiore, proprio quando la Basilicata ha bisogno di un esecutivo forte, per fronteggiare la crisi Stellantis, il rilancio del turismo, una ripianificazione del sistema sanitario regionale e per far fronte anche a quello che sta accadendo in questi giorni, a causa della mancanza d'acqua: la siccità. È una regione alla quale manca l'acqua, è dotata di un sistema idrico con sperperi incresciosi. Tutto questo, peraltro, viene fatto non soltanto in barba agli elettori, ma anche in violazione di norme precise dello Statuto e del Regolamento.
La regione è diventata un ufficio di collocamento per i trombati della politica. Tutto questo, Presidente, speriamo finisca il 5 luglio: la data dell'ennesimo rinvio (siamo al terzo rinvio). Speriamo che si ponga fine a questa situazione vergognosa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà, per due minuti.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Grazie, Presidente, grazie onorevoli colleghi. Ingenti danni per il maltempo in tutta la zona del Canavese: una frana a Locana, che ha tagliato in due la Valle Orco; sempre a Locana, trasferite 37 persone; a Busano case danneggiate (una addirittura sventrata); a Montanaro una famiglia di origine belga è stata salvata dai Vigili del fuoco in riva al torrente Orco; diverse macchine distrutte nella zona di Cogne, dove è scesa la grandine in chicchi di 8-10 centimetri; a Mathi sono state evacuate due famiglie; a Chialamberto, nelle Valli di Lanzo, è stato evacuato precauzionalmente un condominio di ben 50 persone; a Rivarolo non si contano i danni sul mais; di nuovo, chicchi di ghiaccio devastanti anche a Forno Canavese, a Rivara, a Levone, a Valperga, a Prascorsano, a Sant'Anna Boschi (frazione di Castellamonte); alberi caduti a Oglianico e diverse strade bloccate; di nuovo, nelle Valli di Lanzo, lo Stura, a Cantoira, aveva superato i livelli di guardia, arrivando poco oltre la soglia di pericolo; poi, nell'eporediese, a Ivrea, numerosi allagamenti; esondata la Dora; messa in sicurezza la zona del Borghetto; poi, ancora, a Salerano, a Fiorano, a Lessolo e a Banchette interrotte le strade provinciali 68 e 69; in Valchiusella ingenti danni ai castagneti.
Ora, noi sappiamo che il Governo è già all'opera, sappiamo che c'è un monitoraggio, anche attraverso la nostra rete di amministratori locali del territorio, sappiamo che si sta facendo la conta dei danni, sappiamo che è nell'aria l'idea di concedere lo stato di emergenza e questo intervento proprio per andare a ribadire la necessità dello stato di emergenza per questi territori colpiti.
Contestualmente, Presidente, concludo con un ringraziamento a Vigili del fuoco, Forze dell'ordine, ancora, ai nostri sindaci e ai nostri amministratori e, naturalmente, alla grande macchina della Protezione Civile .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
S. 808 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare (Approvato dal Senato). (C. 1718)
: PITTALIS E VARCHI.