PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
STEFANO VACCARI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291 Zanella ed altri n. 1-00299, Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli ed altri n. 1-00301, Provenzano ed altri n. 1-00302, Rosato ed altri n. 1-00304 e Faraone ed altri n. 1-00305, concernenti iniziative volte al riconoscimento dello Stato di Palestina .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 24 giugno 2024, sono state presentate una nuova formulazione della mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291 e le mozioni Zanella ed altri n. 1-00299, Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli ed altri n. 1-00301, Provenzano ed altri n. 1-00302, Rosato ed altri n. 1-00304 e Faraone ed altri n. 1-00305, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, infine, che in data odierna è stata presentata la mozione Della Vedova ed altri n. 1-00306 . Il relativo testo è in distribuzione.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate. Prego, Sottosegretario. Cominciamo dalla mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291.
GIORGIO SILLI,. Presidente, elencherei suddividendo per mozioni i tutti i pareri, perché sono diversi. Allora, sulla mozione presentata dal MoVimento 5 Stelle, a prima firma dell'onorevole Riccardo Ricciardi, parere contrario su tutte le premesse; contrario sugli impegni nn. 1, 2, 3, 4 e 5; parere favorevole sull'impegno n. 6 con la seguente riformulazione: sostituire le parole “i civili tenuti in ostaggio” con le parole “gli ostaggi detenuti da Hamas”.
Sulla mozione presentata dall'onorevole Zanella, il parere è contrario su tutte le premesse; parere contrario sugli impegni nn. 1, 3, 4, 5, 6 e 7; parere favorevole sull'impegno n. 2 con la seguente riformulazione: sostituire la parola “catastrofe” con la parola “crisi”.
Sulla mozione presentata dall'onorevole Orsini, parere favorevole su tutte le premesse e su tutti gli impegni. Sulla mozione presentata dall'onorevole Provenzano, parere contrario su tutte le premesse; parere contrario sugli impegni nn. 1 e 2; parere favorevole sull'impegno n. 3 con la seguente riformulazione: sostituire le parole “le decisioni” con “il ruolo”.
Sulla mozione presentata dall'onorevole Rosato, parere contrario su tutte le premesse; parere favorevole su tutti gli impegni.
Sulla mozione presentata dall'onorevole Faraone, parere contrario su tutte le premesse; parere favorevole sugli impegni nn. 3, 5, 6 e 7; parere favorevole sull'impegno n. 1 con la seguente riformulazione: “a ribadire nettamente la condanna degli atti di antisemitismo moltiplicatisi sia in Italia che nel mondo, che si sono fortemente intensificati successivamente agli attacchi del 7 ottobre 2023”, espungendo, cioè, tutto il periodo dopo le parole “7 ottobre 2023”, in quanto l'Italia ha già adottato la definizione di antisemitismo proposta dall'International holocaust remembrance alliance con la Strategia nazionale per la lotta all'antisemitismo approvata nel gennaio 2022; parere favorevole sull'impegno n. 2 con la seguente riformulazione: sostituire la parola “Israele” con le parole “le parti”; parere favorevole sull'impegno n. 4 con la seguente riformulazione: espungere dopo “Nazioni Unite” le seguenti parole “che sia in grado di attuare una vera conferenza di pace”.
Sulla mozione presentata dagli onorevoli Schullian e Della Vedova, parere contrario su tutte le premesse; parere favorevole sugli impegni nn. 1 e 4; parere favorevole sull'impegno n. 2 con la seguente riformulazione: aggiungere prima della parola “compiere” le parole “continuare a”; parere contrario all'impegno n. 3.
PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Silli. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Per decenni ha serpeggiato, e più che serpeggiato, nella politica europea di tutti gli schieramenti o degli schieramenti a destra e a sinistra un pregiudizio anti-israeliano. Io mi ricordo al Parlamento europeo, all'inizio di questo secolo, quando, con Pannella, chiedevamo l'allargamento dell'Unione europea a Israele ciò sembrava un'iperbole. Credo, invece, che fosse un progetto di grande ragionevolezza politica. Avevamo difficoltà a chiedere che i fondi europei della cooperazione, che andavano all'Autorità nazionale palestinese, non dovessero finire in alcun modo a finanziare la produzione di libri di testo in cui si spiegava agli studenti palestinesi di quali nefandezze, false, fosse attore Israele.
Ma anche chi ritiene di essere stato e di essere scevro da un pregiudizio politico storico anti-israeliano, in questa fase, non può che rivolgere le critiche più dure al Governo Netanyahu, che ha scelto di essere ostaggio degli ultranazionalisti suprematisti, che non ha voluto ascoltare le parole e concordare le azioni con gli alleati, ossia con Biden e con Blinken, che ha fatto un uso oltre il ragionevole della forza a Gaza, servendo nemmeno la causa complessiva della sicurezza di Israele.
Però, mi avvilisce e preoccupa vedere nelle piazze europee la critica al Governo trascendere nell'ostilità e nell'odio verso uno Stato, comunque uno Stato libero, democratico, rispettoso dei diritti civili, trascendere verso l'ostilità a un popolo, quando non verso gli ebrei nel mondo. Considerare Hamas non l'organizzazione terribile, inumana, che ha pianificato una strage inaudita di vittime civili, donne e giovani, in particolare, ma un soggetto che serve la causa palestinese; mentre Hamas si serve, in modo cinico e violento, della causa palestinese stessa.
Ma chiudo sul punto politico delle mozioni di oggi, che è quello del riconoscimento dello Stato palestinese. Noi pensiamo che il riconoscimento dello Stato palestinese debba avvenire e debba avvenire in tempi e modalità che non possono prescindere dall'attuazione di un piano di pace, accettato dalle due parti, e dall'esistenza di un Governo palestinese legittimo, stabile e che abbia definitivamente rifiutato il terrorismo. L'obiettivo deve essere dentro il negoziato, anche con il riconoscimento dello Stato palestinese, quello di un riconoscimento reciproco di Israele e Palestina, verso la pace, la sicurezza e il benessere dei loro abitanti e dell'intera regione. Sono parole, rischiano, come sempre in questi casi, di rimanere parole retoriche, ma è una retorica inevitabile se vogliamo aiutare il processo di pace verso i “due popoli, due Stati” che possano finalmente vivere uno affianco all'altro, quantomeno nel rispetto reciproco. E che torni in pienezza dentro Israele, riconosciuta da tutti i democratici del mondo, una forma di vita di Repubblica, di garanzia da Stato di diritto, da democrazia e libertà e torni la sicurezza per Israele come elemento principale, nei confronti degli attori della regione, a partire dall'Iran.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Noi siamo sempre stati, siamo e saremo per sempre per “due popoli, due Stati” e non ci vedrete arretrare di un millimetro da questa posizione. Ci batteremo affinché si affermi, però lasciatemi dire che non è accettabile che, dalle posizioni di svariati gruppi parlamentari, sia totalmente scomparso il riferimento al 7 ottobre 2023. Io ho letto tutte le mozioni che sono state presentate e, in alcuni casi, mi è sembrato che quel giorno fosse scomparso e che in quel giorno non fosse accaduto nulla: non siano stati uccisi 1.400 civili innocenti, non sia stato compiuto un femminicidio di massa, non siano state rapite 200 persone. La storia, per qualche distratto, sembra che abbia inizio il 22 maggio 2024, con la Spagna e la Norvegia che annunciano congiuntamente che riconosceranno ufficialmente lo Stato di Palestina.
Noi siamo per il cessate il fuoco immediato e per l'operatività degli aiuti umanitari per la popolazione palestinese di Gaza. Lo abbiamo detto e lo abbiamo ribadito che vanno garantiti le cure e i beni di prima necessità, come, tra l'altro, è stato previsto dalla risoluzione dell'ONU. Ma anche qui ho letto le mozioni di tutti i gruppi e non può non esserci una parola di condanna per gli atti di antisemitismo che si moltiplicano in Italia e nel mondo e che si sono intensificati dopo il 7 ottobre.
È incredibile che non ce ne sia traccia in alcune mozioni. La definizione di antisemitismo dell'IHRA: “L'antisemitismo è una certa percezione degli ebrei che può essere espressa come odio per gli ebrei. Manifestazioni di antisemitismo verbali e fisiche sono dirette verso gli ebrei o i non ebrei e/o alle loro proprietà, verso istituzioni comunitarie ebraiche ed edifici utilizzati per il culto”. Queste parole dovrebbero risuonarci costantemente nella nostra testa ed essere richiamate nelle mozioni che stamattina sono state presentate. Oppure le parole della senatrice Segre vanno bene solo quando, giustamente, mirano a condannare le parole vergognose, antisemite e razziste pronunciate da alcuni esponenti della Gioventù Nazionale di Fratelli d'Italia?
Invece, non meritano attenzione quando dice di ricevere minacce pazzesche, quando si dice sorpresa dall'odio verso gli ebrei italiani, che non c'entrano niente con le decisioni politiche di Israele e magari non le condividono. Non c'è un antisemitismo di sinistra, con la e la bandiera palestinese, a cui tutto può essere perdonato, e un antisemitismo di destra che va contrastato. L'antisemitismo fa schifo sempre, Presidente.
Noi siamo per promuovere - e lo abbiamo scritto nella nostra mozione - un'ampia intesa, condivisa e coordinata a livello internazionale, con il coinvolgimento dell'Unione europea e delle Nazioni Unite, che attui una vera conferenza di pace e che stabilisca tempistiche chiare e realistiche per evitare l' del conflitto. Chiediamo al Governo italiano di adoperarsi in questo senso. Noi pensiamo che questo sia necessario, però, anche lì, non vedere nelle mozioni di tanti colleghi un rigo in cui ci si dice impressionati dall'aumento dei segnali di sentimenti d'odio nelle piazze e nel , e che questo può alimentare forme di terrorismo, mi impressiona e mi fa paura.
Noi siamo, Presidente, per favorire - lo abbiamo scritto - un'Autorità nazionale palestinese moderata, capace di controllare il territorio e garantire la condanna delle organizzazioni terroristiche, a partire da Hamas. Però, anche lì, colleghi, scrivetela una parola sul sentimento di paura che si respira nelle università italiane, scrivetelo che gli studenti ebrei si sentono in pericolo. Noi siamo per adottare ogni iniziativa diplomatica volta a scongiurare uno scenario bellico diretto tra Israele, Libano e Iran.
A proposito, lasciatemi ringraziare il contingente italiano, che in Libano fa uno straordinario e coraggioso lavoro . Poi, scrivetela una parola di condanna nei confronti di chi ha impedito all'Associazione degli ebrei LGBT di partecipare al di Milano per timore di essere aggrediti o ha rifiutato al di Bergamo le bandiere israeliane, quelle cioè - come ha ricordato il mio amico Scalfarotto in un articolo su - dell'unico Paese in Medio Oriente in cui le persone LGBTQ vivono con quei diritti: parità, dignità e inclusione. Noi non abbiamo alcuna paura, Presidente, di condannare l'arroganza di Netanyahu, non abbiamo paura di alzare la nostra voce contro chi ha moltiplicato gli insediamenti illegali; dall'altro lato, però, vediamo troppa timidezza da parte di troppi parlamentari nel difendere il popolo di Israele e gli ebrei in tutto il mondo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario Silli, nella risoluzione di questioni critiche sedimentate nel corso degli anni la difficoltà più importante risiede essenzialmente nel procedere di pari passo su tutti i livelli di azione, al fine di garantire e coinvolgere in uguale misura tutte le parti in causa. Questa, ad oggi, è l'unica strada per giungere alla fine di un conflitto che si è esacerbato, come quello in Medio Oriente, e giungere a una soluzione giusta che tuteli soprattutto tutta la popolazione civile coinvolta.
Non sono ammesse fughe in avanti, non è utile propendere esclusivamente per una sola delle parti in conflitto quando si ravvisano ragioni adeguatamente motivate da entrambi i fronti. Quella che stiamo fronteggiando è solo una fase di un conflitto che si inserisce in una lunga storia di tensioni. Una fase, quest'ultima, che ha preso il via - e non possiamo dimenticarlo - il 7 ottobre dello scorso anno, con l'ingiustificabile attacco terroristico di Hamas contro inermi cittadini israeliani: giovani, anziani, bambini, addirittura neonati, alcuni dei quali ancora nelle mani del gruppo terrorista.
Il dramma di questi civili e delle loro famiglie oggi è offuscato dal corrispondente dramma della popolazione della Striscia di Gaza. È la prova provata che la guerra, vissuta sul fronte delle popolazioni civili, ha un solo volto, quello della morte e della distruzione. Arendt - che diede una perfetta definizione della guerra - si è espressa così: “la guerra non restaura diritti, ridefinisce poteri”. Quando si parla di vite umane, non sono consentiti paragoni, non è possibile mettere sul piatto di una bilancia le vittime. In un conflitto, bisogna agire per tutelare tutte le popolazioni civili coinvolte, sia sul piano pratico, che su quello più legato alle ragioni delle parti in causa.
È necessario tutelare la legittima ambizione dello Stato di Israele alla sicurezza e alla pace per i propri cittadini, così come è necessario tutelare e garantire al popolo palestinese la legittima ambizione di chiamare la propria terra “Stato”. La soluzione “due popoli, due Stati” è l'unica che può garantire tutte le parti in conflitto. Dobbiamo scongiurare ogni allargamento delle ostilità e fornire l'assistenza umanitaria alla popolazione della Striscia di Gaza.
Questi sono i due filoni di azione su cui è necessario, oltre che urgente, essere fermi, lavorando al contempo a un accordo che comporti un cessate il fuoco e il rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano al gruppo terroristico di Hamas. La comunità internazionale nel suo complesso è chiamata a convergere su questi due obiettivi, affinché non vi siano ulteriori riflessi del conflitto in corso, anche in termini di sicurezza economica. Penso al grande lavoro e impegno dei contingenti italiani, sotto l'egida delle missioni internazionali, coinvolti sia in Libano, nel preservare la zona cuscinetto, sia nel Mar Rosso, per garantire la libera circolazione delle merci.
Il Governo italiano, anche in qualità di titolare della presidenza del G7, continua a lavorare affinché i negoziati tra le parti non conoscano battute d'arresto. Inoltre, su iniziativa del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri Tajani, 13 ministri degli esteri hanno firmato una lettera al Ministro degli esteri israeliano, sollecitando la fine delle operazioni militari su vasta scala a Rafah e per garantire l'accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Sul fronte umanitario, prosegue l'impegno del Governo italiano per l'assistenza alla popolazione civile palestinese, attraverso l'iniziativa , avviata a marzo in collaborazione con la FAO, con il Programma alimentare mondiale e la Federazione internazionale delle società nazionali di Croce rossa e Mezzaluna rossa.
All'iniziativa hanno aderito istituti e associazioni del settore agroalimentare, imprese e società civile, in uno sforzo collettivo di solidarietà che ha visto lo stanziamento da parte del Governo di 30 milioni di euro e supporto logistico per la distribuzione nel territorio della Striscia di Gaza. Inoltre, meritano di essere ricordate le missioni umanitarie svolte dal Governo al fine di prestare cure ai feriti nel conflitto sulla Striscia di Gaza, che hanno visto l'evacuazione di 98 persone, inclusi 16 pazienti pediatrici. Una volta atterrati, sono stati trasferiti - mi piace ricordarlo, mi fa piacere come parlamentare ligure -, ad esempio, all'ospedale Gaslini di Genova, ma anche al Santobono di Napoli, al Meyer di Firenze, al Sant'Andrea e al Bambino Gesù di Roma, al Niguarda di Milano, al Rizzoli di Bologna.
Parallelamente al supporto in favore della popolazione palestinese rifugiata in Cisgiordania, Siria, Libano e Giordania, il Governo è anche in prima linea sul fronte diplomatico, in stretta connessione con la comunità internazionale, al fine di fermare il conflitto. L'approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell'ONU della risoluzione n. 2735 del 10 giugno scorso rappresenta uno sviluppo incoraggiante in questa direzione. Il voto in Consiglio di sicurezza, infatti, evidenzia l'ampio sostegno della comunità internazionale alla proposta di accordo. La risoluzione delinea un piano in tre fasi, frutto della mediazione degli Stati Uniti, dell'Egitto e del Qatar, finalizzato alla cessazione delle ostilità, al rilascio degli ostaggi, alla protezione dei civili e alla ricostruzione di Gaza. L'intento è quello di uscire da questo frangente critico e ricreare le condizioni per riavviare e garantire in via definitiva la fase negoziale.
Sulla proposta di risoluzione presentata nella decima sessione speciale di emergenza dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, volta a raccomandare al Consiglio di Sicurezza di riconsiderare l'ammissione della Palestina quale membro delle Nazioni Unite, il Governo italiano, così come la maggioranza dei del G7, si è astenuto, nella convinzione che si tratti di un processo complesso, da avviare nel momento in cui siano presenti le condizioni più favorevoli alla sua risoluzione complessiva.
L'astensione va, quindi, interpretata come conferma dell'urgente necessità di un reale e credibile orizzonte politico-negoziale e non come una presa di distanza dalla finalità di ottenere, quanto prima e senza indugio, la creazione di uno Stato palestinese. Si tratta di un obiettivo prioritario, non raggiungibile attraverso percorsi indiretti o scorciatoie. La nascita dello Stato palestinese deve essere parte di un più ampio processo politico, da realizzare con uno sforzo coordinato della comunità internazionale che possa contribuire alla risoluzione finale del conflitto israelo-palestinese e al conseguimento della soluzione “due popoli, due Stati”.
L'Italia, come già detto, è in prima linea su questo fronte. C'è anche da ricordare come il Ministro Tajani, in audizione, il 18 giugno scorso, presso le Commissioni esteri riunite di Camera e Senato, abbia ribadito che il Governo italiano è disponibile e pronto a sostenere l'Autorità nazionale palestinese, anche attraverso il dispiegamento di una forza di interposizione a Gaza, sotto l'egida delle Nazioni Unite e con un forte coinvolgimento dei Paesi arabi. La condizione necessaria da ottenere è che nel futuro Governo della Striscia non vi sia partecipazione alcuna, diretta o indiretta, del gruppo di Hamas.
Con la mozione di maggioranza che, come Noi Moderati, condividiamo e sottoscriviamo - è evidente da tutto l'intervento che l'ha sostanzialmente ripercorsa -, chiediamo l'impegno del Governo a continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per la fine delle ostilità; a proseguire nelle iniziative a sostegno della popolazione della Striscia di Gaza; a collaborare con gli altri internazionali per coordinare e promuovere iniziative per una pace negoziata e duratura tra Israele e Palestina (ribadisco, Palestina, non Hamas); a sostenere le iniziative finalizzate al riconoscimento dello Stato della Palestina nel percorso di una risoluzione negoziata, fondata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici che possano riconoscersi reciprocamente.
È nel rispetto delle reciproche ambizioni che si può finalmente pacificare l'area. È questo lo spirito del Governo ed è in virtù di questo principio che Noi Moderati sarà sempre al fianco dell'Esecutivo nel perseguimento degli obiettivi elencati. Noi Moderati dichiara, quindi, il voto a favore della mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, per una precisazione su un parere reso. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI,. Grazie, Presidente. Colleghi, innanzitutto, vorrei segnalare che c'è stato un refuso; peraltro, avevamo previsto una modifica, una riformulazione, anche alla mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291 Anche con riferimento alla mozione Zanella ed altri n. 1-00299, il Governo aveva espresso parere favorevole sull'impegno 2), ma, in realtà, è necessaria una riformulazione, perché si parla di “liberazione dei prigionieri e degli ostaggi israeliani”. Per noi non ci sono prigionieri, ci sono solo ostaggi, quindi vanno espunte le parole: “dei prigionieri e degli”. Quindi, la riformulazione è: “per la liberazione degli ostaggi israeliani”.
Poi, annuncio - la stiamo elaborando - una modifica che accoglie parzialmente un punto della mozione Provenzano ed altri n. 1-00302, sulla quale il Governo aveva espresso parere contrario. Il tempo di arrivare, così la proporrò anche all'Aula.
PRESIDENTE. Proseguiamo intanto le dichiarazioni di voto….
MARCO GRIMALDI(AVS). Le dichiarazioni si fanno dopo i pareri!
PRESIDENTE. Il Vice Ministro ci ha fatto sapere che è in arrivo la nuova formulazione e sarà sua cura farla pervenire il prima possibile. Gli altri pareri sono confermati . Se voi insistete, possiamo prendere in considerazione qualunque ipotesi, io preferirei andare avanti con le dichiarazioni di voto, se siete d'accordo
Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. In questo breve scorcio di dibattito, ho avuto modo di ascoltare parole molto gravi, qualche collega ha ripetuto in quest'Aula frasi offensive e indegne di questo Parlamento. È offensivo e indegno di questo Parlamento sostenere che in questo Parlamento ci sia qualcuno, qualche forza, qualche gruppo politico che non ha mai condannato con nettezza l'attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre e sarebbe bene che affermazioni di questo tipo fossero, la prossima volta, sanzionate mentre vengono pronunciate, come si fa, giustamente, con le parole inopportune quando queste risuonano dentro l'Aula del Parlamento. Perché, signor Presidente, lei ne è testimone nella sua funzione, come lo sono tutti i colleghi e tutte le colleghe, questo Parlamento, all'unanimità, senza alcuna distinzione, con fermezza, senza “però”, senza “ma” e senza alcuna ambiguità, ha condannato più e più volte l'attentato terroristico di Hamas del 7 ottobre.
Poi, ho dovuto sentire e ascoltare parole, se vogliamo, meno gravi, ma offensive anch'esse della ragione, ancora, in questo breve scorcio del dibattito. Ho ascoltato un collega dire in quest'Aula che, per qualcuno poco attento, la storia sarebbe cominciata il 22 maggio 2024, quando Spagna, Irlanda ed altri Paesi hanno annunciato la volontà di riconoscere, finalmente, lo Stato della Palestina. No, se si riferiva a me, vorrei rassicurare il collega, per il suo tramite, il collega Faraone, che non siamo affatto distratti né poco attenti. Per me la storia non è cominciata il 22 maggio 2024, non è cominciata neanche il 7 ottobre: la storia, purtroppo, in quell'area del mondo è cominciata molti e molti decenni fa ed è una lunga storia fatta di sangue, odio e violenza, di violazione sistematica del diritto internazionale. È la storia di una lunghissima, forse della più lunga e illegale occupazione militare da parte di uno Stato - lo Stato di Israele - che di quell'occupazione ha fatto troppo a lungo - non sempre, per fortuna, nello stesso modo, ma negli ultimi anni sempre più violentemente e senza interruzioni - una vera e propria strategia di annientamento della libertà, del futuro, delle prospettive di un altro popolo, il popolo palestinese.
Signor Presidente, colleghe e colleghi, oggi svolgiamo - non è la prima volta - una discussione molto importante, che avrebbe bisogno di rigore, anche nella differenza delle opinioni. Avrebbe bisogno, innanzitutto, che la differenza delle opinioni si accompagnasse a una seria presa in carico, ciascuno e ciascuna, della propria responsabilità. E la prima responsabilità di cui ciascuno e ciascuna dovrebbe farsi carico è quella delle parole, perché, Presidente, non si può continuare a dire in quest'Aula che si è per i due popoli e i due Stati e che si considera questa l'unica soluzione possibile affinché in quella martoriata terra cessi il ciclo infinito dell'odio, del sangue e della violenza, senza, conseguentemente, fare, qui ed ora, il primo e necessario atto affinché quel processo possa concretamente prendere corpo. Ed è inutile continuare a raccontare che non basterebbe riconoscere lo Stato palestinese per far cessare le violenze, è inutile continuare a ricordare che quell'atto non sarebbe sufficiente a dare vita, concretamente e compiutamente, ad un autonomo e indipendente Stato della Palestina. Lo sappiamo tutti. Ma sappiamo con la stessa chiarezza che, senza il riconoscimento dello Stato palestinese, quel processo non può seriamente prendere avvio , e questo non può essere negato da nessuno.
Non esistono “due Stati per due popoli”, quando esistono “due popoli, ma un solo Stato”, quando uno di quei due Stati non è riconosciuto dalla comunità internazionale. E vedete, colleghi e colleghe, signori e signore del Governo, signor Presidente, il riconoscimento dello Stato di Palestina è un atto che il nostro Governo può compiere oggi, non è una di quelle aspirazioni che talvolta vengono, come dire, contestate come frutto di un sogno irraggiungibile ai pacifisti, alle pacifiste, quando qualcuno ci dice: “Voi volete la pace, ma l'Italia da sola che volete che faccia? Che domani costruisca la pace in un mondo così terribile?”. No, noi vogliamo che lo Stato palestinese sia riconosciuto e il Governo della Repubblica italiana può farlo oggi stesso, può riunire il Consiglio dei ministri e prendere una decisione in tal senso.
Fatelo, perché continuare a negare lo Stato palestinese significa negare non solo l'aspirazione di dignità, indipendenza, di futuro a un intero popolo martoriato da decenni, ma significa negare in radice le vostre stesse parole rispetto alla soluzione di questo conflitto. E vedete, colleghe e colleghi, perché questa scelta abbia forza c'è bisogno che sia accompagnata da altre scelte, qui ed ora; c'è bisogno che l'impegno per un cessate il fuoco permanente e immediato sia concreto, che sia conseguente in tutte le sedi internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite e dai momenti in cui in quelle sedi si prendono decisioni e così non è stato per troppe volte, da parte del nostro Paese; c'è bisogno che il rispetto del diritto internazionale sia perseguito con coerenza e facendola finita una buona volta col doppiopesismo, con l'ipocrisia che misura il diritto internazionale a seconda della convenienza, del contesto, dell'occasione o del momento. Perché non c'è un'iniziativa della comunità internazionale - e del nostro Paese nella comunità internazionale - affinché la stessa comunità internazionale cominci a discutere di sanzioni nei confronti di un Governo, non di un popolo, non di un'etnia, tanto meno di una fede religiosa, ma di un Governo - quello di Benjamin Netanyahu - responsabile da mesi di crimini di guerra ? Perché non si prende in considerazione questa possibilità?
Noi, signor Presidente, colleghe e colleghi, lo sapete, siamo sempre stati fin dal primo giorno contrari all'invio delle armi in Ucraina - è stato un tema molto dibattuto, io ho sempre rispettato con molta attenzione le posizioni diverse dalle mie, la maggioranza delle opinioni - ma abbiamo sempre votato favorevolmente alle sanzioni contro il regime di Vladimir Putin. Perché - torno a chiederlo - non c'è un'iniziativa che chieda sanzioni nei confronti di un Governo che è responsabile di crimini di guerra ? Perché? Perché non assumiamo un'iniziativa esplicita di sostegno al lavoro e all'impegno della Corte penale internazionale? Non si tratta di sostituirsi ad essa, naturalmente, si tratta di attenderne le decisioni. Ma perché non una parola che sostenga quel lavoro, un lavoro di indagine, esattamente come avviene in altri teatri di crisi, di guerra? No, nulla di tutto questo. C'è invece da parte del Governo una riformulazione francamente umiliante. Ci avete chiesto, per approvare il secondo dei nostri impegni - non mi riferisco all'ultima riformulazione, Vice Ministro Cirielli, alla prima -, di sostituire le parole “catastrofe umanitaria” con la parola “crisi”. Che vuol dire? Me lo spiega? Che vuol dire? Che vuol dire? Io sono indignato da questa richiesta . Che cos'è? È il metro del disastro? È il metro della morte? “Crisi”, diciamo “crisi”, che è un po' meno impegnativo.
Sapete, quando siamo stati al valico di Rafah, negli incontri che hanno preceduto l'arrivo lì al valico con le grandi organizzazioni umanitarie internazionali, l'OMS, la Croce Rossa internazionale, ci dicevano: noi, per definire la dimensione di una crisi umanitaria - partono da lì - abbiamo tante parole. L'ultima è “catastrofe”. Quella parola non basta più. Ma quanto tempo è passato? Lo chiedo alle colleghe, ai colleghi che erano con me, in molti, per fortuna, in quel viaggio. Quanti mesi sono passati? Quanti mesi sono passati? Era marzo di quest'anno, siamo a luglio, allora per le organizzazioni internazionali la parola “catastrofe” era una parola già del tutto insufficiente. Ci avete chiesto di toglierla, ma non vi vergognate neanche un po'? Non vi vergognate? Non provate vergogna? Il 75 per cento delle strutture civili a Gaza sono distrutte: scuole, ospedali, chiese, università, acquedotti, 36.000 morti, decine di migliaia di morti sono bambini, bambine. Non vi vergognate neanche un po'? Non vi vergognate? Che è questa qua? Questo cinismo della , ipocrita. Vergogna! Vergogna! Vergogna !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Colleghi, questa discussione non è inutile, nasce da un sentimento che è diffusissimo nel nostro Paese e che è un sentimento che guarda con grande apprensione a quello che succede in Medio Oriente, guarda con grande apprensione e con dolore le morti che sono avvenute prima il 7 ottobre e poi quelle successive, tra tanti e tanti civili. La pace in Medio Oriente non può che essere un nostro obiettivo. Israele è un pezzo del mondo occidentale, che sta lì nel Mediterraneo, Paese democratico, unico Paese veramente democratico di quell'area e la sua difesa e la difesa di quella democrazia è un tema che deve riguardare tutti noi, non solo un pezzo di noi.
Lo sterminio organizzato da Hamas il 7 ottobre ha lasciato delle ferite indelebili, indelebili in quel popolo, non c'è una famiglia in Israele che non abbia un parente, un amico, un conoscente stretto che è stato ucciso o che è stato rapito in quel drammatico 7 ottobre; e poi le vittime, migliaia di vittime civili che a Gaza si stanno succedendo. Non c'è una contabilità che può reggere; non esiste nessuna contabilità che tenga, ogni vittima civile è per noi una tragedia e tutte le accezioni che possiamo mettere intorno cambiano poco.
È per noi un obiettivo - resterà sempre, lo abbiamo votato come Parlamento - il costruire le condizioni perché si torni quanto prima, immediatamente, speriamo subito, a una situazione di non belligeranza. Il primo fatto che può caratterizzare questo non può che essere la liberazione dei 200 ostaggi che ancora sono nelle mani dei terroristi e, fin quando questa liberazione non verrà garantita con un accordo o con un atto unilaterale, è evidente che ci sarà sempre un tentativo da parte di Israele - legittimo - di provare a liberarli.
Quanto alla nostra capacità di discutere e di dare giudizi sul Governo di Netanyahu, ciò deriva da un fatto: che quella è una democrazia e, quindi, noi possiamo criticare il Governo, senza criticare un Paese. E questa libertà di poter criticare un Governo noi la esercitiamo fino in fondo, perché quel Governo ha commesso errori, li sta continuando a commettere. Ha commesso errori con la politica dei coloni, ha commesso errori senza misurare le reazioni ai singoli interventi che sono stati fatti a Gaza, continua a commettere errori, anche non ascoltando le indicazioni che arrivano dal suo Paese.
Mi limito alla situazione di cui stiamo discutendo, perché gli errori di quel Governo sono anche altri e riguardano altri fatti della politica. Dobbiamo però sapere chi sono i primi nemici della pace in Medio Oriente. I primi nemici della pace in Medio Oriente, quelli che hanno lavorato e che hanno caratterizzato tutta la loro azione per far saltare gli Accordi di Abramo, sono Hamas, Hezbollah, Iran.
Sono coloro che hanno come obiettivo politico (per l'Iran è addirittura scritto nei documenti di costituzione di quel Paese) la distruzione dello Stato di Israele. Noi non possiamo dimenticare mai questo, non possiamo dimenticare che Israele sta combattendo per la sua sopravvivenza. Allora, quando diciamo che c'è un tema di sopravvivenza di un Paese, dobbiamo avere la capacità di sostenere quel percorso all'interno di una politica che il nostro Paese ha sempre portato avanti con grande coerenza, che è quella dei due popoli e dei due Stati. Non perché non ci fosse stato il tentativo - o ciò non sarebbe bello - di un mondo disegnato in cui due popoli possano vivere in uno Stato, ma perché, preso atto che questo non è possibile, abbiamo bisogno di trovare una modalità per arrivare alla conclusione di quegli accordi - di quel percorso, più che accordi - che in sede ONU è stato disegnato.
Ma oggi la Palestina non ha un Governo, perché a Gaza ha vinto le elezioni Hamas, che è un movimento terroristico, e l'Autorità nazionale palestinese, che noi vogliamo continuare a sostenere e pensiamo che sia importante sostenere in tutte le sue attività, non ha il controllo pieno del territorio della Palestina; non c'è un confine definito, bisogna trovare la modalità per cui l'aggressione al territorio, fatta con nuovi insediamenti dei coloni, finisca. Non si possono istituire due Stati e cominciare una guerra il giorno dopo, c'è bisogno che il riconoscimento arrivi a monte di un processo di pace, e prima di tutto, questo processo di pace si può ottenere solo con la fine del conflitto in corso. Tutti gli atti fatti in questo momento - lo dico con grande rispetto per i colleghi che lo propongono, perché sono convinto che non stia nelle loro motivazioni - sembrano un regalo ad Hamas, e questo non possiamo consentirlo. Così come, perdonatemi, il riconoscimento della Palestina non può - lo dico per chi lo sostiene con coraggio, con determinazione, con motivazioni che non sono le mie e le nostre, e ho spiegato perché non sono le nostre - consentire che sia collaterale a un sentimento di antisemitismo che in questo Paese sta avanzando, in maniera molto preoccupante , perché c'è un sentimento di antisemitismo che attraversa i nostri luoghi di studio e la nostra società. È un sentimento che deve preoccupare tutti noi. Quando interviene la senatrice Segre abbiamo il dovere di ascoltare le sue parole, non solo quando queste toccano temi che ci sono cari, ma anche quando toccano temi che possiamo considerare meno cari. E se la senatrice Segre parla con tanta fermezza del pericolo dell'antisemitismo in questo Paese, è perché sente sulla sua carne viva quello che è accaduto in questo Paese.
Allora due popoli e due Stati a valle di un processo non può che essere la politica su cui il nostro Paese mette il suo impegno, che deve essere un impegno caratterizzato da un'azione diplomatica che dovrebbe vedere un'Europa con una voce sola. Io penso che le fughe in avanti fatte da alcuni Paesi siano un passo indietro dell'Europa, non un passo avanti dell'Europa. Su un tema così delicato il fatto che ci siano posizioni diverse all'interno dell'Europa è un danno, è un danno anche alla causa di Israele ed è un gran danno alla causa della Palestina.
Quindi, il mio invito, il nostro invito al Governo è di tenere sempre il punto che su questo ci deve essere una decisione europea, perché una decisione europea è una decisione autorevole, una decisione europea è una decisione che può condizionare, una decisione europea è una decisione che può facilitare quel percorso di pacificazione, che è indispensabile per raggiungere un obiettivo complicato.
Presidente, concludo dicendo che, naturalmente, sulla politica estera ci dovrebbe essere una posizione condivisa, e auspico che ci sia. Devo, peraltro, riconoscere al Governo anche un tentativo di lavorare in questa direzione, sempre non solo all'interno di questa discussione - poi ci possono essere, naturalmente, punti in cui il lavoro comune non è possibile - però credo che il tono con cui questo Parlamento debba affrontare questi temi aiuti a caratterizzare anche gli obiettivi che dobbiamo raggiungere. Solo con una capacità anche di spiegare la complessità della politica estera e di quello che accade in una zona difficile come il Medio Oriente, noi faremmo un servizio utile al nostro Paese. Lo dico anche perché, giustamente, alcuni colleghi hanno ricordato l'impegno delle nostre Forze armate in quei luoghi, un impegno che noi consideriamo, comunque, ogni giorno più a rischio, perché le minacce di Hezbollah, a nord, al confine del Libano sono minacce che non possono non essere considerate nella gravità di quello che esprimono, e nella gravità di quelle posizioni, con un contingente così numeroso che ha svolto un lavoro encomiabile riconosciuto da tutti - e lo dimostra anche l'assenza che, ricordiamo, di incidenti in quel contesto -, che è una presenza che richiede che la politica estera italiana sia lineare, netta, capace di esprimere una posizione che tuteli gli interessi di questo Paese, che tuteli le soluzioni a cui aspiriamo, e che tuteli anche i nostri uomini che sono impegnati in maniera così diretta e complicata in un contesto come quello del Libano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, per la precisazione sul parere relativo alla mozione Provenzano ed altri n. 1-00302. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI,. Grazie, Presidente. Ci sono state interlocuzioni sulla mozione Provenzano e il Governo vorrebbe accettare l'impegno n. 1 con la seguente riformulazione: aggiungere dopo “Gerusalemme quale capitale condivisa” le parole “a condizione di un mutuo riconoscimento nell'ottica della soluzione di due popoli e due Stati”. E poi ovviamente prosegue. Rileggerei, magari, l'intero impegno, così è più chiaro per il collega, qualora volesse accettare la riformulazione. Quindi l'impegno n. 1, così come riformulato, è il seguente: “ad adottare tutte le iniziative necessarie volte a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, a condizione di un mutuo riconoscimento nell'ottica della soluzione di due popoli e due Stati, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza ed atti di terrorismo”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sempre per dichiarazione di voto la deputata Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio ribadire ancora una volta, a nome del gruppo di Forza Italia, la più ferma condanna dei brutali attacchi terroristici condotti da Hamas il 7 ottobre scorso ed esprimere piena solidarietà e il sostegno del nostro gruppo verso Israele nell'esercizio del suo diritto all'autodifesa secondo il diritto internazionale, naturalmente, entro i limiti stabiliti da quello umanitario. Bisogna ricordare - e bisogna farlo costantemente - come sia stata l'aggressione terroristica di Hamas a innescare la reazione israeliana e quella spirale di assurde violenze, che rischia di compromettere ogni tentativo di dialogo tra i Paesi della regione. Ed è bene non dimenticare come, a tutt'oggi, numerosi civili e militari israeliani e stranieri, catturati il 7 ottobre, siano ancora prigionieri dei terroristi, in nascondigli dentro la Striscia di Gaza. Di questi, come ha dichiarato Osama Hamdan, portavoce di Hamas e membro dell'ufficio politico di Hamas, nessuno ha idea di quanti ancora siano in vita. Un'incertezza che sta distruggendo famiglie, parenti, amici, l'intera società israeliana, e che spinge lo Stato ebraico a mettere in campo qualunque iniziativa per riconsegnare gli ostaggi all'affetto dei loro cari, oppure, nell'ipotesi più tragica, restituire un corpo cui tributare una degna sepoltura.
Questa prolungata situazione di conflitto ha avuto un drammatico impatto sulla popolazione civile, rendendo sempre più grave la condizione umanitaria nei territori della Striscia di Gaza. Naturalmente siamo tutti sconvolti ed estremamente preoccupati per il numero inaccettabile di vittime, in particolare donne e bambini, per le condizioni di disastro umanitario in cui si trova la popolazione palestinese, che ci chiama a forti responsabilità e a forte razionalità.
Ad aggravare le condizioni del popolo palestinese c'è anche il continuo utilizzo, da parte di Hamas, di infrastrutture civili per proseguire le sue attività militari. Di fatto, Hamas sta utilizzando la popolazione palestinese come scudo umano. La scarsissima considerazione che Hamas nutre per la vita dei palestinesi è confermata dalle parole contenute in decine di messaggi, visionati da , che il del gruppo terrorista, Sinwar, ha trasmesso ai propri negoziatori per un cessate il fuoco e ai miliziani di Hamas fuori da Gaza, nei quali le vittime civili della guerra, quelle 36.000 vittime che sono state richiamate da alcuni che hanno parlato prima di me, sono considerate da Hamas dei sacrifici necessari, mentre il prolungamento dei combattimenti e il conseguente aumento del numero dei palestinesi uccisi andrebbe a vantaggio di Hamas e della sua sopravvivenza.
Il nostro Paese, l'Italia, come riconosciuto a livello internazionale, si è impegnato fin dai primi momenti nel fornire aiuto alla popolazione coinvolta. In questo contesto va inquadrata anche l'iniziativa , nata su impulso del Ministro Tajani e che, anche grazie alle tante imprese italiane che hanno aderito con generose offerte, mira a portare alla popolazione civile della Striscia generi alimentari, generi di prima necessità e, persino, un ospedale da campo e attrezzature sanitarie, che ne allevino le sofferenze .
Ricordo che durante la sua recente visita a Roma, il Premier dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mohammad Mustafa, ha chiesto l'aiuto dell'Italia per quanto riguarda il dopoguerra, le trattative di pace, la costruzione di uno Stato palestinese con Cisgiordania e Gaza, esprimendo al contempo un grande apprezzamento e riconoscimento per il ruolo svolto dall'Italia, amica di Israele e dei palestinesi. Noi vogliamo continuare a svolgere un ruolo di grande responsabilità e di grande razionalità, per cercare di contribuire alla risoluzione di un conflitto che certamente non può lasciare alcuno indifferente.
Lo scorso 28 maggio, a più di 7 mesi dall'attacco di Hamas a Israele, Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto la Palestina come Stato indipendente. Il 5 giugno scorso, anche il Parlamento sloveno ha votato per il riconoscimento di un'entità statuale palestinese. Il riconoscimento dello Stato di Palestina non solo non sarebbe diretto contro Israele, ma, al contrario, favorirebbe la soluzione dei due Stati. Noi, però, dobbiamo sottolineare che, per il momento, il riconoscimento della Palestina non ha alcuna conseguenza concreta.
Si tratta di un passo simbolico, certamente, che per il Primo Ministro norvegese sosterrebbe e rafforzerebbe le forze palestinesi moderate. Quest'ultima argomentazione non è condivisa da molti Governi occidentali, dalla maggioranza del G7, tra questi, la Germania, la Francia, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Italia, che considerano, proprio nella situazione attuale, il riconoscimento una fuga in avanti.
La soluzione è ancora una volta razionalità. La soluzione, per essere efficace e sostenibile, non può che scaturire da un negoziato con Israele. È, infatti, essenziale costruire, in collaborazione con i arabi della regione, un percorso di negoziati diretti tra le parti, e non attraverso un riconoscimento unilaterale, senza garanzie di sicurezza per Israele, e in cui maturino, invece, le condizioni per una soluzione che rivendichiamo e per la quale ci battiamo, quella dei due Stati. Uno Stato di Palestina, oggi, sarebbe probabilmente composto da due entità politiche distinte: la Striscia di Gaza, governata da Hamas, e la Cisgiordania sotto il Fatah del Presidente palestinese Abbās.
Rimarrebbero, inoltre, irrisolti problemi prioritari, quali la definizione dei confini tra Israele e il territorio controllato dai palestinesi, lo di Gerusalemme Est e la definizione di un percorso che porti alla costruzione di istituzioni palestinesi democratiche, allo Stato di diritto, al rispetto delle libertà civili, politiche e religiose nel territorio del nuovo Stato. Grande preoccupazione desta la situazione nel Nord di Israele, ai confini con il Libano, lungo la cosiddetta Linea Blu, dove operano i militari della forza delle Nazioni Unite, UNIFIL, tra i quali un contingente italiano composto da un migliaio di unità, che ringraziamo per il costante impegno a favore della pace e della sicurezza .
I Ministri degli esteri dell'Unione europea ne hanno discusso nel corso della loro recente riunione. Occorre sostenere gli sforzi di mediazione attiva guidati dagli Stati Uniti e dalla Francia per mitigare la conflittualità tra Israele e Hezbollah. Il documento dei a conclusione del G7 ha affermato il pieno appoggio e sostegno all'accordo globale delineato dalla Presidenza degli Stati Uniti, che porterebbe a un cessate il fuoco immediato a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi ancora prigionieri, a un aumento significativo e sostenuto del flusso di assistenza umanitaria in tutta Gaza e a una fine duratura della crisi, con la garanzia degli interessi di sicurezza di Israele e della sicurezza dei civili palestinesi a Gaza: razionalità, se vogliamo contribuire a risolvere un conflitto terribile, sanguinoso, che sta tagliando l'intera regione.
Lo stesso documento ha ribadito l'impegno dei membri del G7 per la soluzione a due Stati, in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco, in pace e in sicurezza, all'interno di confini riconosciuti, coerentemente con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite. Occorre lavorare a una soluzione che sia negoziale, affinché sia possibile preparare il terreno alla nascita di uno Stato palestinese, in cui il controllo della Striscia di Gaza non sia in mano a organizzazioni terroristiche, come Hamas, bensì a una rinnovata Autorità palestinese, anche ipotizzando una fase transitoria, come proposto dalla Lega araba, che preveda un'amministrazione dell'ONU, anche con una presenza militare a guida araba, di cui eventualmente possa fare parte un contingente italiano.
Lo abbiamo già detto con grande chiarezza e questo Governo ha già dato ampia disponibilità su questo scenario. Dobbiamo perseguire questo obiettivo, perché l'esistenza di Israele è il presupposto per il mantenimento di quell'ideale di libertà che per ogni occidentale è ragione di esistenza al mondo. Allo stesso modo, però, la nascita di uno Stato palestinese è un obiettivo storico, da raggiungere attraverso un percorso che veda, com'è nostro orientamento, la democrazia, il rispetto dei diritti umani, la lotta alle diseguaglianze sociali, il ripudio di qualsiasi pulsione ideologica che propugni l'antisemitismo e retaggi fondamentalisti, i quali, attraverso l'ostilità contro Israele, è evidente che stanno puntando il mirino contro l'essenza stessa della nostra civiltà, della civiltà occidentale.
È per questo che preannuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia alla mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Ho letto la mozione di maggioranza e anche alcune altre mozioni, e sento tanti interventi. È inutile, noi non riusciamo, come civiltà occidentale - tra virgolette, “civiltà” -, a uscire dal fatto che noi siamo bianchi, siamo democratici, siamo quelli che hanno la verità in tasca, siamo quelli che dobbiamo decidere nelle altre parti del mondo e, fondamentalmente, siamo superiori. Noi non riusciamo a uscire dalla mentalità neocolonialista che abbiamo, perché qui si sta chiedendo una cosa: il riconoscimento dello Stato di Palestina, punto.
Qui non si ha la presunzione di dire che cosa devono fare i palestinesi per loro stessi e, invece, in tutti i discorsi, si sente: “sì, noi lo riconosciamo, ma attenzione, perché, se poi lo riconosciamo, succede questo o succede quest'altro, perché loro, poveri neri, non possono decidere da soli. Loro, poveri arabi, musulmani, quello che sono, non possono decidere da soli. Siamo noi, uomini bianchi, democratici ed europei, che dobbiamo decidere per loro, perché forti di una superiorità morale che è data dal fatto che noi siamo delle democrazie, che Israele è una democrazia”.
Poi, però, se si conoscesse un minimo di storia, mica bisogna essere degli storici, tornando un po' indietro nel Novecento, vedremmo che dalla democrazia è venuto il nazismo, dalla democrazia sono state lanciate due bombe atomiche, le democrazie si sono macchiate di crimini ignobili e indicibili in tutto il mondo. Quindi, sul fatto che la democrazia sia garanzia di superiorità morale e di rispetto dei diritti altrui è la storia che, ahimè, ci dice che non è così.
Dunque, voi continuate a fare un discrimine per cui noi dobbiamo scegliere per loro, perché siamo quelli ricchi, siamo quelli bravi, e loro non si possono autodeterminare. La gente questo non lo capisce.
Voi non vi potete stupire del fatto che ci siano delle manifestazioni in tutta Italia e in tutto l'Occidente, da dieci mesi oramai, con persone che chiedono questa cosa. Ma perché? Perché è incomprensibile per chi ragiona e legge le cose in maniera oggettiva e senza la preclusione ideologica o senza la falsità delle vostre argomentazioni. Si dice: “Ma perché questo popolo disgraziato non può avere uno Stato? Perché?”. Perciò, non vi lamentate se poi ci sono manifestazioni e quant'altro in Occidente.
Il problema grosso e che ci si ritorce contro e si ritorcerà contro - innanzitutto rispetto a Israele - è che le popolazioni arabe questa cosa non è che non la capiscono: questa cosa mette una rabbia e una ferocia in quelle popolazioni verso tutto il nostro mondo che, purtroppo, io come occidentale non saprei come giustificare. Io non saprei come andare da loro e dire: “Sì, il nostro mondo non riconosce il popolo della Palestina”.
Allora, noi ringraziamo chi, fuori da questi palazzi, fa manifestazioni, porta avanti queste istanze, fa raccolte di firme, perché riteniamo che su questo tema ci debba essere un'unitarietà e una volontà veramente molto estesa.
Perché c'è questa incomprensione? Perché, vedete, da febbraio del 2022, dopo l'invasione di Putin in Ucraina, c'è tutta una lezione di democrazia, una lezione di sovranità dell'Ucraina, che dobbiamo difendere. Dobbiamo continuare a fare la guerra. Forse, dovremmo mandare uomini. Dobbiamo fare, addirittura, la deterrenza nucleare, perché la sovranità di uno Stato è sacra e, chiaramente, dobbiamo difenderla in tutto e per tutto.
Quindi, io che sono un alieno, vengo qua e ascolto, dico: “Scusate, ma per la sovranità di uno Stato si mandano aiuti militari, si fa tutta una mobilitazione mediatica e quant'altro, e per il riconoscimento di uno Stato, che lo chiede da anni e che mille risoluzioni ONU dicono debba essere riconosciuto, non si dice niente?” . Anzi, si cercano sempre delle perifrasi e delle scuse per dire: “Sì, Netanyahu forse sbaglia, però è democratico”.
Netanyahu è un criminale, punto ! Perché siamo di fronte a una catastrofe e - ha ragione il collega Fratoianni - derubricare, in una mozione, la parola “catastrofe” a “crisi” è una vergogna! Ma cosa sono, se non una catastrofe, 39.000 morti? Cos'è una catastrofe, se non sparare sulla gente che è in fila per il pane? Cos'è una catastrofe, se non il non avere scuole, università e nient'altro? Ma cos'è una catastrofe ?
Allora, delle vostre frasi commosse non ce ne facciamo niente, perché a voi non frega nulla di quella gente. Non ve ne frega assolutamente nulla ! Siete piegati completamente a una politica che non deve mai riconoscere le sofferenze di quel popolo.
In questo clima, se uno fa un discorso del genere, noi ce lo ricordiamo bene come viene definito. Sei giorni dopo l'attacco di Hamas, per primi abbiamo detto: partiamo subito, come MoVimento 5 Stelle, dal riconoscimento di due popoli, due Stati, condanniamo gli attacchi di Hamas, attenzione alla reazione di Israele. Sei giorni dopo, per queste frasi, il presidente Conte e il MoVimento 5 Stelle sono stati subito definiti “antisemiti” . Fin da subito! È una vergogna terrificante sentire che dei cantanti vanno a Sanremo e vengono definiti “antisemiti”, perché manifestano una posizione politica. Studenti vengono picchiati ! E poi, scopriamo che, nelle sedi giovanili del partito di Governo, là stanno gli antisemiti, là stanno gli atti razzisti La Presidente Meloni dice: “No, da noi non c'è spazio per il razzismo”. Non c'è spazio perché è già tutto occupato ! Questo è il punto!
Cosa dice la Presidente Meloni, invece di condannare fermamente ed espellere immediatamente tutte queste persone dalle sedi? Sedi dove c'erano anche parlamentari. Non c'erano solo dei ragazzotti col tatuaggio del Duce; erano presenti anche dei parlamentari. E quando in quelle sedi succede questa cosa, la Presidente Meloni cosa dice? Punta il fuoco sui giornalisti, dicendo che è un regime, quello dove i giornalisti fanno queste cose.
Allora, la frase vera è: quando i partiti si infiltrano nei giornali, è regime ; quando i giornali si infiltrano nei partiti, è democrazia! Ma è un concetto che non riuscite ad avere perché, se voi poteste, quelle cose le sdoganereste pubblicamente. E siete anche vigliacchi, perché fate finta di dire che sono tre ragazzotti e, invece, è il vostro sentimento fondante .
Noi lo sappiamo che, anche in quest'Aula, ci sono battutine e scherzetti dicendo: “Vabbè, finalmente siamo arrivati”. Non l'ho visto solo io il simbolo della Xa MAS in quest'Aula, l'abbiamo visto tutti. Quindi, noi che siamo coloro i quali portano avanti e cercano di portare avanti un tema di pace, un tema di convivenza, veniamo bollati come “antisemiti”. Questa è una roba che non sta né in cielo né in terra. È una vergogna mediatica e argomentativa che portate avanti su tutto perché, ad esempio, se chiediamo pace in Ucraina, siamo filo-Putin. Perché voi avete sempre e solo il coraggio di far iniziare la storia da dove pare a voi. A Gaza - che è una prigione a cielo aperto da anni - la storia non è cominciata il 7 ottobre; in Ucraina, non è cominciata a febbraio del 2022.
Io devo capire una cosa, ma la devo capire non dal punto di vista politico, ma dal punto di vista umano e psicologico: se vi siete autoconvinti delle vostre idiozie o se le dite per propaganda. Io questo non l'ho capito. Se voi vi convincete di questa cosa e oramai siete vittime, voi stessi, della propaganda che dovete portare in giro o se, invece, fate finta: io questo non lo so e non so cos'è più grave.
Il problema è quando persone, vittime della loro propaganda, devono prendere le decisioni. Questo è un problema: quando devono prendere le decisioni per tutti. Ora scrivono “due popoli, due Stati” nelle mozioni con delle formule fumose poi, però, quando c'è da votare all'ONU e prendere una decisione, vergognosamente si astengono .
E allora, le vostre formulette fumose tenetevele per voi, perché gli impegni noi qui non ve li votiamo, perché tanto, fuori di qua, fate quello che vi dicono di fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Vice Ministro, affrontiamo oggi, in quest'Aula, ancora una volta, uno dei grandi nodi irrisolti della politica internazionale: quale soluzione per il conflitto israelo-palestinese, che si protrae dai tardi anni Quaranta del Novecento.
L'Italia - è la posizione ufficiale della nostra diplomazia - vuole la coesistenza pacifica di due Stati: due Stati nei quali, palestinesi e israeliani, possano costruire il proprio futuro. È una posizione che anche noi della Lega-Salvini Premier condividiamo in linea di principio.
Ma è proprio la declinazione pratica del riconoscimento del diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato, che determina quei problemi che è stato impossibile sinora risolvere. Vogliamo ricordare almeno due di questi problemi: chi controlla davvero i territori amministrati dall'Autorità nazionale palestinese? A Gaza, comanda Hamas. Quell'Hamas che tutti conosciamo: i terroristi che vogliono distruggere, annientare, Israele e che certo non vogliono sottomettersi alle autorità di Ramallah .
Hamas, parte della Fratellanza musulmana, espressione dell'Islam politico, è sostenuto da quell'Iran che si considera in guerra permanente con lo Stato ebraico. Riconoscere oggi la Palestina non rafforzerebbe, quindi, di certo Abu Mazen ma Hamas, ovvero, chi ha causato e voluto questa guerra e ha voluto causare queste sofferenze al proprio popolo .
Non possiamo, inoltre, ignorare che gli spesso citati confini del 1967 non erano certo i confini di uno Stato di Palestina, perché, semplicemente, nel 1967 non esisteva alcuno Stato di Palestina. Altro nodo: come risolvere la questione della continuità territoriale? Noi siamo convinti che solo sradicando Hamas dai territori palestinesi, o almeno rendendolo irrilevante, e senza cercare di imporre i tanto mitizzati e retorici confini del 1967, si può davvero lavorare a un negoziato per una pace duratura , sostenendo intanto quei civili di Gaza che un prezzo altissimo hanno pagato al terrorismo di Hamas.
Questo è pragmatismo, non cinismo, non è certo quella retorica che abbiamo sentito, noi non siamo schiavi di approcci ideologici. Noi dovremmo aiutare la pace, ma non possiamo dimenticare che, per farlo davvero, dobbiamo stare attenti alle conseguenze inintenzionali di azioni intenzionali. Riconoscendo oggi lo Stato di Palestina, noi premieremmo proprio Hamas . Lo aiuteremmo a consolidare il proprio dominio su quei territori, che - lo ricordiamo ancora una volta, lo abbiamo fatto tante volte noi della Lega, qui, in quest'Aula - sono costretti a un tremendo Medioevo, senza diritti civili; quei diritti civili, invece, di cui si gode in Israele e in tutto l'Occidente .
È per questo che fa male, fa molto male, sentire, in quest'Aula, quel pensiero , quella che ci vuole criminali assetati di sangue, ci vuole una civiltà che ha distrutto la pace su questo pianeta . Ricordiamo, invece, che noi occidentali siamo proprio quelli che hanno creato quegli strumenti che oggi permettono a chi vuole contestare Netanyahu, a chi vuole contestare le azioni dello Stato di Israele, di avere delle reazioni, dei in cui discutere. Sono proprio quelle istituzioni che lo permettono.
Quindi, smettiamola di credere di essere colpevoli di tutto il male del mondo. Lo dico con forza, quei 200 ostaggi vanno liberati, lo ribadiamo. Voglio dire anche con forza che la via della pace è tracciata, ma è tracciata se si capisce che bisogna ripartire da quei Paesi che hanno riconosciuto Israele, ripartire dagli Accordi di Abramo, ripartire da quel grande corridoio economico verso i Paesi arabi, verso Israele, che è Imec. Soprattutto, voglio concludere annunciando il voto favorevole della Lega-Salvini Premier alla mozione di maggioranza, ricordando - perché qui si sente solo parlare di una parte delle vittime, quei civili vittime di Hamas - che ci sono anche altre vite che contano. Come dice Fiamma Nirenstein: “” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Signor Presidente, i 270 giorni trascorsi dal 7 ottobre 2023 hanno trascinato il Medio Oriente e mostrato al mondo intero ciò che voi non avete il coraggio di chiamare catastrofe. Non lo è, è peggio, è un'apocalisse: decine di migliaia di vittime, stragi di bambini e fuggiaschi, centinaia di migliaia di tonnellate di bombe, macerie e scorie per decenni e milioni di sfollati in un recinto di pochi chilometri quadrati, morti di sete, di fame e di malattie.
Il Governo israeliano, un Governo di estrema destra, guidato da Netanyahu, che è composto da ultranazionalisti, fanatici religiosi e fascisti dichiarati, come Smotrich, da quel giorno ha messo in atto una rappresaglia atroce, senza alcun limite, conducendo una guerra non al terrore, ma a un intero popolo.
Questa scia di sangue e di orrore chiama in causa la nostra responsabilità politica, non solo la nostra coscienza morale. Ormai mesi fa, su nostra iniziativa, quest'Aula si è espressa unanimemente per un cessate il fuoco, e anche oggi non possiamo che partire dall'urgenza di rinnovare quegli impegni, un cessate il fuoco immediato e permanente, liberare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, garantire un flusso adeguato e continuo di aiuti e soccorsi nella Striscia.
Il tempo che è trascorso da allora ci impone, però, un dovere in più, dire la nuda e cruda verità: tutti gli obiettivi che la comunità internazionale si era posta, cioè salvare i civili, impedire l' del conflitto e riprendere un percorso di pace appaiono oggi drammaticamente più lontani. È un gigantesco fallimento . Se i pronunciamenti delle Nazioni Unite, se persino una risoluzione del Consiglio di sicurezza, se le richieste dell'amministrazione americana e gli , pur tardivi, dell'Unione europea, se gli appelli dei principali Paesi europei e quelli di tutto il resto del mondo, se le prescrizioni degli organi giurisdizionali internazionali, se tutto questo è caduto nel vuoto, qual è l'effetto? Quali sono le conseguenze?
Questo dobbiamo chiederci! Credo che vadano molto al di là dell'apocalisse che sta vivendo quella terra già martoriata, ma rischiano di minare a fondo la credibilità della comunità internazionale, delle sue istituzioni e delle sue regole, innescando una spirale di insicurezza e di instabilità che riguarda l'intera area e il mondo intero. Dopo il pericolo sventato di uno scontro diretto con l'Iran, oggi il rischio di un'ulteriore ai confini con il Libano ci riguarda direttamente, perché proprio lì è schierato un nostro contingente militare in una missione che questo Parlamento, solo poche settimane fa, ha ritenuto strategica, la UNIFIL, una missione di pace, per la pace, che deve essere messa al riparo, con la politica e con la diplomazia, da una nuova devastante guerra.
Siamo molto preoccupati, Vice Ministro, siamo preoccupati - devo dirlo - anche dall'inerzia del Governo italiano. Riceviamo rassicurazioni da alcuni Ministri, ma la Presidente del Consiglio, sul Medio Oriente, è letteralmente scomparsa. Laddove scarseggiano le , lei semplicemente non c'è. L'ultimo atto compiuto da questo Governo è stata l'astensione all'Assemblea generale dell'ONU per far diventare la Palestina membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. È un gravissimo errore e, anche per riparare a quello, oggi siamo qui a chiedere una cosa molto chiara, che l'Italia riconosca lo Stato di Palestina .
Ci sono ragioni profonde, che trovano oggi una rinnovata attualità, ma ce n'è una che ha a che fare con la nostra storia, perché, Presidente, questi errori, queste inerzie del Governo, ci stanno allontanando, l'Italia sta deragliando dai binari della sua grande tradizione diplomatica e della sua politica estera, venendo meno alla funzione che potrebbe e dovrebbe svolgere nel Mediterraneo.
All'indomani del 7 ottobre - lo dico ai colleghi che sono intervenuti prima -, dell'atroce attacco terroristico di Hamas, tutti abbiamo affermato il diritto a esistere di Israele, e anche il diritto a difendersi, ma che andava esercitato nei limiti del diritto internazionale, limiti che sono stati ampiamente e ripetutamente violati in tutti questi mesi. Allora abbiamo detto anche, e lo abbiamo detto tutti, che solo la politica, solo la soluzione politica dei “due popoli e due Stati” avrebbe potuto garantire il diritto a esistere e a convivere in pace degli israeliani e dei palestinesi.
Sì, perché, accanto al diritto a esistere di Israele, c'è un altro diritto che la comunità internazionale ha colpevolmente rimosso per anni, ed è quello dei palestinesi ad avere un loro Stato , secondo quanto stabilito dalle risoluzioni dell'ONU, libero dall'occupazione, in cui esercitare democrazia, autodeterminazione di un popolo! Allora, Vice Ministro, o si prende sul serio quella formula “due popoli e due Stati”, oppure c'è una cosa persino più insopportabile della sensazione di impotenza che la politica internazionale sta trasmettendo alle nostre opinioni pubbliche, che è la vuota retorica e, peggio, l'ipocrisia.
Alcuni Governi europei di diverso colore politico hanno invece preso sul serio quelle affermazioni, Norvegia, Spagna e Irlanda hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Dobbiamo farlo anche noi, ce lo impone il rispetto di questo Parlamento, che nel 2015 - onorevole Faraone, si ricorda dov'era lei nel 2015? - aveva impegnato il Governo, su iniziativa del Partito Democratico, a fare questo passo.
E voglio dirlo con chiarezza alla maggioranza: attenzione, oggi, in virtù di un mero posizionamento politico, a non far compiere un passo indietro a tutta l'Italia! È nel momento in cui abbiamo condannato con forza e determinazione la follia terrorista di Hamas, che ha ucciso nel nome di e non della resistenza palestinese, che dovevamo assumere, con rinnovato vigore, le ragioni della causa palestinese. È nel momento in cui i palestinesi vedono allontanarsi, tra le macerie di Gaza e le intollerabili violenze in Cisgiordania, le loro legittime ambizioni, che abbiamo il dovere di stare al loro fianco ! Perché questo significa - e voglio dirlo - anche stare dalla parte di quella maggioranza che, in Israele, oggi, ricusa Netanyahu e il suo Governo, che ha messo in pericolo la sua sicurezza e che sa, perché lo ha fatto in passato, che è possibile battere il terrorismo, ma con la politica ; che la sicurezza - la sicurezza vera! - è messa a rischio dalla politica di espansione degli insediamenti illegali e dalle violenze dei coloni in Cisgiordania; che la sicurezza è messa a rischio da dichiarazioni come quelle del Ministro suprematista Ben-Gvir, che ha rivendicato le brutali violazioni dei diritti umani dei prigionieri palestinesi denunciate dal Capo dei servizi segreti israeliani, che le ha definite una bomba a tempo; che la sicurezza - quella vera, duratura! - non può derivare solo da un primato militare, ma dalla convivenza secondo la legge e il diritto internazionale.
E allora, lo dico anche ai colleghi, non provate a ripetere più, in quest'Aula, le affermazioni di Netanyahu, riprese da alcuni suoi amici in Europa, secondo cui il riconoscimento dello Stato di Palestina rappresenterebbe un regalo ad Hamas, perché è soltanto un'oltraggiosa menzogna ! Hamas non vuole “due popoli-due Stati”. Semmai, questo passo rappresenta il modo di isolarla nella società palestinese e di rafforzare chi, in Palestina, a cominciare dall'Autorità nazionale palestinese, che dobbiamo accompagnare nel processo di rigenerazione democratica, ha voluto e vuole la pace.
E allora, Vice Ministro, noi apprezziamo lo sforzo che lei ha fatto verso una riformulazione, ma questo non è tempo di sofismi. Che vuol dire mutuo riconoscimento? Io glielo chiedo, in quest'Aula, davanti a tutti. Il mutuo riconoscimento è avvenuto nel 1993, con le lettere tra Arafat e Rabin. Cosa vuol dire, per voi? Che dobbiamo aspettare il Governo di Israele ? Netanyahu? Netanyahu che, all'indomani dell'assassinio di Rabin, ha rivendicato che avrebbe affossato il processo di pace? Quando, per la prima volta, a trent'anni da allora, c'è una politica al Governo in Israele, che esplicitamente rivendica di aver impedito la pace in passato e che nega questa prospettiva per il futuro! Ed è precisamente per questo che noi chiediamo di riconoscere oggi lo Stato di Palestina: per preservare questa, che è l'unica vera prospettiva di pace, da chi nega persino l'esistenza del popolo palestinese, come i ministri fascisti del Governo in Israele !
Dobbiamo compiere quest'atto come hanno fatto altri 140 Paesi nel mondo e che le nostre opinioni pubbliche avvertono come un atto di palese giustizia, non solo simbolico, ma profondamente politico, perché assume, nel processo di pace che noi vogliamo rilanciare, quei princìpi del diritto internazionale che devono valere. Diteci, altrimenti, cosa resta, di fronte a un Governo israeliano che agisce in dichiarato spregio del diritto internazionale e della comunità internazionale, che fin qui è apparsa impotente. Cosa resta soprattutto all'Occidente, all'Europa, che qui si gioca un pezzo di credibilità agli occhi del mondo. Vorremmo un'Italia che spingesse per il riconoscimento europeo della Palestina, perché l'Europa, in Medio Oriente, si gioca il suo futuro, a partire dalla credibilità delle ragioni stesse della difesa dell'Ucraina di fronte al mondo. Vorremmo un'Italia che fosse impegnata a sostenere la preziosa cooperazione italiana a Gaza, in Cisgiordania e in Palestina: che non la ostacoli, come ha fatto fin qui con l'UNRWA ! Vorremmo un'Italia impegnata a rafforzare le Nazioni Unite, che non partecipi, con l'ignavia delle sue astensioni e con le delegittimazioni della Corte penale internazionale, ad allargare la frattura e la divisione, sempre più insostenibile, tra un pezzo di Occidente e quel vasto mondo che risponde al nome di Sud globale.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Chiudo, Presidente, perché questo non è il tempo di nascondersi, non è tempo di fuggire dalle nostre responsabilità, non è il tempo di prendere tempo, perché c'è un popolo che non ha più un posto sicuro, né dove nascondersi, né dove fuggire e che di tempo non ne ha più! Quel poco o quel tanto che dobbiamo fare, lo dobbiamo fare oggi, perché avremmo dovuto farlo ieri ! E perché domani, tutti - lo dico anche ai colleghi della maggioranza - saremo chiamati a renderne conto !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giangiacomo Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, come facente parte del gruppo Fratelli d'Italia, ho avuto, già nei giorni scorsi, la possibilità di fare un po' di chiarezza sul delicato tema del possibile riconoscimento, da parte dell'Italia, dello Stato di Palestina. Partendo dalla richiesta della mozione presentata da una parte della minoranza, da parte del MoVimento 5 Stelle, ci sia consentita una chiara riflessione sulla situazione nella Striscia di Gaza, alla luce del complesso e in nessun modo trascurabile contesto geopolitico del Medio Oriente.
Va sgombrato, innanzitutto, il campo da quell'interessato doppiopesismo tanto caro a certa sinistra. Se non vi fosse stato l'attacco terroristico dei palestinesi di Hamas, lo scorso 7 ottobre - attacco che ha sconvolto il mondo intero per brutalità, innescando un'ulteriore spirale di violenza in una zona già caratterizzata, purtroppo, da decenni di instabilità -, oggi non vi sarebbe stata la reazione israeliana. Abbiamo, infatti, assistito con sgomento, nei mesi scorsi, agli attacchi terroristici perpetrati da Hamas, atti di estrema brutalità, che hanno colpito bambini, donne e uomini, con la sola volontà di far male e generare dolore tra la popolazione civile. Come più volte abbiamo detto, la conseguente e anche, per carità, discutibile risposta delle Forze armate israeliane, attraverso operazioni quali, ad esempio, l'offensiva su Rafah, ha ulteriormente intensificato gli scontri, coinvolgendo addirittura anche le milizie di Hezbollah sul fronte libanese e generato una crisi umanitaria di vaste proporzioni.
Tuttavia, prima di entrare nel merito della richiesta di riconoscimento, da parte dell'Italia, dello Stato di Palestina, è fondamentale ricordare come il nostro Paese si è comportato di fronte a queste tragedie. Ed è fondamentale sottolinearlo, in quanto, solo ricordando l'attivismo italiano nello scenario mediorientale, si può inquadrare al meglio la cornice entro cui l'Italia deve muoversi. Ecco, quindi, che il Governo italiano, grazie anche alla veste di Presidente del G7, ha profuso ogni sforzo per favorire il dialogo e i negoziati tra le parti di questo conflitto. Grazie all'impegno del Ministro Tajani vi è stata un'azione collettiva di 13 Ministri degli Esteri, volta a esortare Israele a cessare le operazioni militari attuate dopo gli attacchi terroristici e a garantire l'accesso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Una posizione italiana che è stata anche oggetto di approfondimenti e discussioni durante il Vertice del G7 che si è tenuto in Italia nelle scorse settimane, in cui i mondiali hanno esortato le parti civili a raggiungere un cessate il fuoco, a proteggere i civili stessi e a facilitare l'afflusso degli aiuti umanitari.
L'Italia ha avuto una posizione attiva sul fronte mediorientale, partecipando - unico Paese che lo ha fatto con il Presidente del Consiglio - all'importante Vertice egiziano che si è svolto alla fine dello scorso ottobre. Abbiamo, in tale occasione, ribadito il ruolo che, storicamente, ha il nostro Paese, che svolge un ponte di dialogo ed è un ruolo che, ancora oggi, più che mai, vogliamo mantenere e rinforzare in Europa, nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. È una posizione responsabile che il nostro Presidente del Consiglio ha concretamente attuato, rendendo possibile, poi, lo storico incontro tra la Presidente della Commissione europea, Von der Leyen, e il Presidente egiziano, al-Sisi, che ha portato a un accordo dal valore di 5 miliardi di euro, così da evitare il collasso finanziario dell'Egitto, quell'Egitto che, oggi come non mai, può, e deve, svolgere, insieme a noi, un ruolo primario nella ricerca di una pace stabile all'interno dello scacchiere mediorientale.
L'impegno umanitario del nostro Governo si è manifestato anche nel lancio di importanti iniziative, penso, ovviamente, a , voluta dalla Farnesina l'11 marzo scorso, in cui l'Italia ha stanziato 30 milioni di euro per assistere la popolazione civile palestinese, in collaborazione con la FAO, con il Programma alimentare mondiale e con la Federazione internazionale della Società della Croce rossa e della Mezzaluna rossa. Uno sforzo comune di solidarietà, che ha ricevuto il sostegno sia di Israele, che dell'Autorità nazionale palestinese, permettendo la distribuzione di beni di prima necessità nella Striscia di Gaza.
Parallelamente, come tutti sappiamo, il Governo Meloni è lo stesso Governo che ha ripreso i finanziamenti all'Agenzia per i rifugiati palestinesi, l'UNRWA, con un contributo di 5 milioni di euro destinato alla popolazione rifugiata in Cisgiordania, in Siria, in Libano, in Giordania e, infine, sotto il profilo politico, abbiamo sostenuto attivamente ogni sforzo della comunità internazionale, in sede ONU, con l'obiettivo di fermare il prima possibile questo drammatico conflitto.
Bene, quindi, l'approvazione della risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 10 giugno 2024, frutto di mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar, che delinea un piano in tre fasi per la cessazione delle ostilità, per il rilascio degli ostaggi e per la protezione dei civili e la ricostruzione di Gaza. Sono posizioni che, come è noto, l'Italia sostiene con forza. Tutto quanto detto fino ad ora non è, quindi, per nulla secondario per affrontare il tema della posizione italiana nei confronti di un possibile riconoscimento della Palestina, perché solo comprendendo lo sforzo politico e lo sforzo umanitario del nostro Paese possiamo inquadrare meglio come è giusto muoversi davanti a questa scelta.
Sappiamo bene dell'esistenza della risoluzione adottata il 10 maggio 2024 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite che, con 140 voti…
PRESIDENTE. Deputato Calovini, aspetti un attimo, si interrompa. Aspettiamo che si faccia un po' di silenzio. Colleghi, attendiamo che si concludano le vostre conversazioni per proseguire i nostri lavori. Prego, prosegua.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. Dicevo che sappiamo bene dell'esistenza della risoluzione adottata il 10 maggio 2024 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sappiamo che, con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, si raccomanda al Consiglio di sicurezza di riconsiderare l'ammissione della Palestina come membro delle Nazioni Unite e se il Governo italiano, insieme alla maggioranza dei del G7, alla maggioranza dei Paesi europei e degli storici alleati, si è astenuto su tale proposta non è perché non crede fortemente alla soluzione “Due popoli e due Stati” che, da tempo, sosteniamo. Si astiene, coerentemente, perché crede che la creazione di uno Stato palestinese debba essere parte di un più ampio processo politico, coordinato a livello internazionale, supportato da entrambe le Parti; un processo politico che, ad oggi, purtroppo ancora manca.
La nostra posizione è stata, poi, ribadita durante la riunione dei Ministri degli Esteri del G7 a Capri, il 19 aprile, dove si è sottolineato che una soluzione territoriale per lo Stato palestinese deve essere definita attraverso negoziati, nel contesto di un assetto globale, riconoscendo lo Stato palestinese e il suo di membro a pieno titolo nelle Nazioni Unite. E ci preoccupa, Presidente, la scelta unilaterale di Spagna, Irlanda e Norvegia di promuovere il riconoscimento della Palestina, senza un'espressione unanime delle istituzioni europee e che, anzi, indebolisce la stessa Unione. Si sarebbe, per contro, dovuto avviare un dibattito interno, portare Bruxelles ad avere un ruolo meno marginale sul dramma mediorientale, adottare una strategia comune che oggi non c'è stata e che lascia pensare che chi oggi decide di riconoscere la Palestina lo faccia più per dinamiche di politica interna che per una reale volontà di trovare la stabilità e la pace che quella zona merita .
Peraltro, ed è qui un punto altrettanto importante, è difficile oggi avviare un processo di riconoscimento dello Stato palestinese, quando esso, purtroppo, è governato in parte da un gruppo terroristico che professa, da sempre, la distruzione, senza se e senza ma, dello Stato israeliano.
Noi, di contro, chiediamo al Governo di continuare a profondere ogni sforzo diplomatico per sostenere l'attuazione del Piano di pace nei termini previsti dalla risoluzione 2735 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Chiediamo al Governo di impegnarsi ad operare ogni attività umanitaria, attraverso importanti iniziative come la già citata per garantire la costante e continua fornitura di aiuti umanitari alla popolazione civile nella Striscia di Gaza.
Chiediamo al Governo italiano, e concludo, di continuare a collaborare con i internazionali per coordinare e promuovere iniziative per una pace negoziata e duratura tra Israele e Palestina; nonché a sostenere, nelle sedi europee e internazionali, iniziative finalizzate a una soluzione negoziata, basata sulla coesistenza di due Stati sovrani e democratici, che possano riconoscersi democraticamente reciprocamente e vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza. Siamo, dunque, convinti che solo attraverso il dialogo e la cooperazione internazionale e un impegno concreto sul campo si possa costruire un futuro di pace e sicurezza per tutti i popoli del Medio Oriente, una pace che da troppo tempo rimandiamo, a discapito di coloro che vivono in quella zona e nel mondo intero .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291 non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo al capoverso 6 del dispositivo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, a eccezione dei capoversi 1 e 2 del dispositivo; quindi congiuntamente i capoversi 1 e 2 del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291 , nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi 1 e 2 del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 1 e 2 del dispositivo della mozione Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00291 , con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri n. 1-00299.
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo al capoverso 2 del dispositivo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che il gruppo Partito Democratico ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima congiuntamente i capoversi 1 e 2 del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 3, 4, 5, 6 e 7 del dispositivo; infine, ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 1 e 2 del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00299, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 3, 4, 5, 6 e 7 del dispositivo della mozione Zanella ed altri n. 1-00299, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
A seguito della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Passiamo alla votazione della mozione Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli ed altri n. 1-00301.
Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli ed altri n. 1-00301, limitatamente al dispositivo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Orsini, Calovini, Formentini, Tirelli ed altri n. 1-00301, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Provenzano ed altri n. 1-00302.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo ai capoversi 1° e 3° del dispositivo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Provenzano ed altri n. 1-00302, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione, con parere contrario del Governo… Revoco la votazione. Abbiamo avuto un refuso, quindi la votazione è annullata, oltre che revocata, nel senso che non si è mai configurata.
Passiamo alla votazione della mozione Rosato ed altri n. 1-00304.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui ha espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della mozione Rosato ed altri n. 1-00304, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Rosato ed altri n. 1-00304, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Faraone ed altri n. 1-00305.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo relative ai capoversi 1°, 2° e 4° del dispositivo.
Avverto che il gruppo MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 1°, 3° e 4° del dispositivo; a seguire, il capoverso 2° del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi 5°, 6° e 7° del dispositivo; infine, la premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 1°, come riformulato, 3° e 4°, come riformulato, del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00305, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 2°, come riformulato, del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00305, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 5°, 6° e 7° del dispositivo della mozione Faraone ed altri n. 1-00305, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Faraone ed altri n. 1-00305, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Della Vedova ed altri n. 1-00306.
Avverto che i presentatori hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al capoverso 2° del dispositivo.
Avverto che ne è stata richiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 1° e 2° del dispositivo; a seguire, il capoverso 4° del dispositivo; infine, congiuntamente la premessa e il capoverso 3° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, congiuntamente sui capoversi 1° e 2°, come riformulato, del dispositivo della mozione Della Vedova e altri n. 1-00306, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul capoverso 4° del dispositivo della mozione Della Vedova e altri n. 1-00306, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sul capoverso 3° del dispositivo della mozione Della Vedova ed altri n. 1-00306, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signor Presidente, nei giorni scorsi è stato definito un nuovo assetto del gruppo TIM-Telecom, con una serie di implicazioni che riguardano sia gli effetti occupazionali, sia la sicurezza delle infrastrutture, sia il rapporto che questa importantissima realtà produttiva e delle telecomunicazioni avrà complessivamente con il sistema industriale italiano.
Ritengo importante, opportuno e urgente che il Governo riferisca sugli esiti e sugli effetti di questo passaggio che si è determinato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mari, sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. A nome di Alleanza Verdi e Sinistra, condividiamo la richiesta del collega Orlando, perché è davvero grave quello che sta avvenendo e che è avvenuto su TIM, dopo mesi di annunci. Le conseguenze molto probabilmente, innanzitutto dal punto di vista occupazionale, saranno gravi e, quindi, è necessario che il Governo venga a riferire in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, anche il MoVimento 5 Stelle si associa, chiaramente, alla richiesta di informativa, che, tra l'altro, abbiamo già fatto, e alle preoccupazioni che tutti gli addetti ai lavori e le persone che lavorano per TIM - più di 16.000 persone in tutta Italia - hanno per questo tipo di procedura che sta andando avanti in maniera confusa e che sicuramente potrebbe, poi, prefigurare un nuovo problema per l'Italia, come è già avvenuto con la svendita di TIM tanti anni fa e con la sua cessione.
È un infrastrutturale che noi sicuramente perderemo. Non bastano le rassicurazioni finte che il Governo sta dando rispetto al fatto che questa operazione ci porterà su questo tema ad essere sempre protagonisti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1718: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare.
Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Dori ed altri n. 1, D'Orso ed altri n. 2 e Gianassi ed altri n. 3 .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 4, primo periodo, del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione.
In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di 10 minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di 5 minuti.
Al termine della discussione, si procederà, ai sensi dell'articolo 40, comma 4, del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.
Il deputato Dori ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 1.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Il contenuto del disegno di legge del Governo all'esame dell'Aula pare in contrasto con alcuni princìpi costituzionali attinenti ad almeno due profili.
Anzitutto, l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio desta preoccupazione rispetto ai principi stabiliti dall'articolo 97 della Costituzione a tutela del buon andamento e dell'imparzialità della pubblica amministrazione. Tale disposizione suscita particolare allarme, anche alla luce delle ricadute negative che tale abrogazione può comportare rispetto alla lotta alla corruzione. È sufficiente rilevare come, con tale abrogazione, non si ottenga la finalità di tutelare gli amministratori locali dalla cosiddetta “paura della firma”, cioè la condotta omissiva tenuta dai pubblici funzionari che ostacolano il normale agire dell'amministrazione.
Il vuoto normativo lasciato a seguito dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, come segnalato, tra l'altro, dalla maggioranza degli auditi nel corso dell'iter in Commissione giustizia, potrebbe portare alla contestazione di altri e perfino più gravi reati, quali, ad esempio, il reato di corruzione, puniti con pene edittali più elevate e per i quali è possibile l'utilizzo di intercettazioni.
Tale reato - l'abuso d'ufficio - è un presidio che protegge i cittadini dall'abuso di un pubblico ufficiale. Nella relazione introduttiva del disegno di legge, invece, si motiva l'intervento legislativo, riportando il numero di condanne dibattimentali basso. Ma considerare un illecito penale inutile perché concretamente porta a poche condanne rispetto al numero di procedimenti attivati non tiene conto né dell'effetto potenziale di deterrenza del diritto penale, che scoraggia i cittadini a commettere determinati reati, né del valore di alcune fattispecie a presidio di importanti beni giuridici.
Eppure, questa maggioranza e il Governo, l'effetto di deterrenza, lo utilizzano, lo sbandierano frequentemente, quando si tratta di introdurre nuove fattispecie di reato. L'obiettivo di ridurre la forbice tra i procedimenti iniziati e le condanne definitive pronunciate non può essere, quindi, come soluzione, l'abolizione del reato stesso, che, tra l'altro, esiste in tutte le legislazioni dell'Unione europea e che rappresenta, ribadisco, un presidio di garanzia per i cittadini.
L'abrogazione del reato, dunque, rischia di abbandonare il privato a forme di abuso da parte della pubblica amministrazione, privandolo della tutela giurisdizionale e creando un sistema nel quale i pubblici ufficiali diverrebbero titolari esclusivi di una potestà di cui non rendere conto a nessuno e minando finanche le fondamenta del principio stesso della separazione dei poteri su cui ogni Stato di diritto è fondato.
Inoltre, l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio rappresenta una possibile lesione dell'articolo 117 della Costituzione, che impone il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Il reato, infatti, è previsto dall'articolo 19 della Convenzione di Merida, ratificata dall'Italia con la legge n. 116 del 2009. Inoltre, sulla stessa linea della Convenzione ONU, si muove la recente proposta di direttiva europea sulla lotta alla corruzione, che, all'articolo 11, impegna proprio gli Stati a prevedere, come reato, l'abuso d'ufficio.
In contrasto con le norme costituzionali, appare anche quanto previsto dall'articolo 2, comma 1, lettera , del disegno di legge, dove, novellando le disposizioni di cui all'articolo 593 del codice di procedura penale, si prevede l'abolizione dell'appello del pubblico ministero contro le sentenze di proscioglimento per i reati di contenuta gravità.
La scelta di limitare questa soluzione soltanto ad alcuni reati implica una disparità non giustificabile tra imputati, inaccettabile sia rispetto al principio di uguaglianza, di cui all'articolo 3 della Costituzione, sia rispetto all'articolo 27, comma 2, della stessa. Quindi, la deflessione della presunzione di innocenza significa la perdita delle potenzialità funzionali dell'accertamento e delle capacità di tutela dei diritti del processo.
A nostro parere, quindi, i reati contro la pubblica amministrazione non sono obsoleti, come li definì, invece, il Ministro Nordio, ora assente in Aula, in occasione dell'illustrazione della relazione del Ministro della Giustizia a gennaio. Definì i reati contro la pubblica amministrazione “obsoleti” e, quindi, è proprio qui il punto, ossia se si ritiene che i reati contro la pubblica amministrazione siano gravi oppure no. Se non si ritengono gravi, allora è coerente quanto sta facendo la maggioranza, che li ritiene obsoleti e, quindi, si procede con l'abrogazione dell'abuso d'ufficio. Noi, invece, i reati contro la pubblica amministrazione, li riteniamo drammaticamente attuali. Per noi l'abrogazione è un errore che si palesa, innanzitutto, per la violazione di alcuni principi costituzionali.
Per questi motivi, Presidente, voteremo a favore sulle questioni pregiudiziali, affinché non si proceda con l'esame del presente disegno di legge .
PRESIDENTE. La deputata D'Orso ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 2.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per chiedere all'Assemblea di non procedere all'esame del disegno di legge Nordio, che ha ad oggetto modifiche al codice penale e al codice di procedura penale, in quanto, a nostro avviso, molte norme in esso contenute violano palesemente la Costituzione per le ragioni che procedo ad illustrare. Prima fra tutte, la norma che abroga il reato di abuso d'ufficio. Ebbene, l'abolizione di questa fattispecie di reato viola, innanzitutto, gli articoli 3 e 24 della Costituzione, in quanto compromette il principio di uguaglianza tra i cittadini e il diritto di ogni cittadino di agire in giudizio per la tutela dei propri diritti. Spiego perché.
Oggi il reato di abuso d'ufficio viene integrato solo quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio violi specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge da cui non residuino margini di discrezionalità. Se voi abrogate questo, con l'abrogazione, quindi, del reato di abuso d'ufficio, andrete a legittimare o, quantomeno, a consentire a una ristretta platea di soggetti ovvero pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio di agire in violazione della legge senza avere conseguenze: potranno agire ponendosi al di sopra delle regole prescritte in relazione all'esercizio delle funzioni pubbliche che svolgono; potranno agire in pieno conflitto di interessi per soddisfare interessi personali o particolaristici, invece di perseguire l'interesse pubblico e collettivo; potranno piegare le funzioni pubbliche al capriccio di favorire l'amico o di danneggiare il nemico. Allora, potremo ancora sostenere che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, come recita l'articolo 3 della Costituzione?
A nulla vale eccepire, poi, che gli atti amministrativi emessi in violazione della legge possono essere impugnati dal cittadino che ne venga danneggiato davanti al giudice amministrativo, perché l'abuso d'ufficio, molto spesso, non si concretizza in un atto amministrativo, ma in un comportamento materiale di prevaricazione, di sopruso, di abuso di potere, innanzi al quale nessun mezzo oggi il cittadino ha, se non la denuncia per abuso d'ufficio.
Ebbene, se dovesse passare l'abolizione del reato, da domani, quel cittadino danneggiato, prevaricato da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio non avrebbe più alcuna tutela da parte dello Stato. Lo Stato negherà a quel cittadino una risposta di giustizia, il cittadino rimarrà solo e inerme a subire un abuso di potere. Un messaggio devastante, oltre ad essere una palese violazione dell'articolo 24 della Costituzione.
Facciamo qualche esempio per capire di cosa stiamo parlando. Il primario dell'ospedale che, aggirando le liste di attesa, dà la precedenza per la visita o l'intervento all'amico o che dirotta i pazienti presso il proprio studio privato per prestazioni a pagamento; il commissario di un concorso pubblico che svela in anteprima la traccia della prova di concorso a un candidato per favorirlo, e c'è proprio un procedimento in corso in tal senso in occasione di un concorso in magistratura; il magistrato che omette di indagare su un suo amico; i concorsi truccati per i posti di ricercatore o professore universitario.
Come vedete, sono tutti casi in cui rileva un comportamento materiale spregevole e odioso agli occhi di qualsiasi cittadino perbene, che non abbia o non voglia avere santi in paradiso a cui raccomandarsi. Tutte condotte che non sarà più possibile punire, tutte condotte - si badi - che peraltro riguardano soggetti diversi dai sindaci e dagli amministratori locali, a cui, a detta della maggioranza e del Governo, questo intervento legislativo sarebbe dedicato per liberarli dalla cosiddetta “paura della firma”. Paura della firma che, però, dopo la riforma del 2020 sull'abuso d'ufficio, non ha più ragion d'essere, a meno che non si voglia sostenere, come dicevo all'inizio, che sindaci e amministratori locali possono agire ponendosi al di sopra della legge che ne regola poteri e funzioni.
E andiamo, quindi, agli altri profili di incostituzionalità legati proprio a quest'ultima considerazione. L'abrogazione dell'abuso d'ufficio viola gli articoli 54 e 97 della Costituzione, che prevedono, rispettivamente, che “i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” ed il principio di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione. Ebbene, con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, invece, si sdoganerà la gestione clientelare delle funzioni pubbliche, il mercimonio delle funzioni pubbliche, tanto più in un Paese che attende ancora oggi leggi serie e rigorose sul conflitto di interessi e sulla regolamentazione dell'attività di .
Vi abbiamo chiesto, anche in questa occasione, di approvare, quantomeno prima di questo scempio, delle leggi in tal senso. Ci sono le nostre proposte di legge pronte sul tavolo, ma maggioranza e Governo non ne vogliono sapere, perché la verità sapete qual è? È che la gestione clientelare delle funzioni pubbliche agevola la raccolta di consenso elettorale, questo è, e sono piene le pagine dei giornali di fatti di cronaca che lo dimostrano, con buona pace dei principi di disciplina e di onore. Ed ancora, l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio viola l'articolo 117 della Costituzione, perché viola gli impegni presi dall'Italia con l'ordinamento comunitario e a livello internazionale.
L'abolizione di questo reato pregiudicherà, infatti, le attività della procura europea, l'EPPO, organismo indipendente dell'Unione europea a cui l'Italia partecipa con propri magistrati delegati e che si occupa di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi finanziari dell'Unione europea e che, in questo momento storico, in cui si devono gestire i miliardi del PNRR, come abbiamo visto, ha un gran lavoro da fare.
Il rischio di indebolire il contrasto alla predazione, alla dispersione delle risorse del PNRR, dei fondi europei in generale, è elevatissimo, tanto più, tra l'altro, che il nuovo codice dei contratti pubblici ha ampliato incredibilmente la discrezionalità dei pubblici amministratori nell'affidamento degli appalti pubblici, anche di quelli di importi elevatissimi, e sappiamo bene come l'abuso d'ufficio sia il primo reato che viene contestato in questi casi. Andrebbero in malora, peraltro, procedimenti penali già aperti, il che ci esporrebbe a una sicura procedura di infrazione.
Non solo, l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio si pone in contrasto con la proposta di direttiva sulla lotta alla corruzione, elaborata all'indomani dello scoppio dello scandalo del Qatargate, e viola la Convenzione ONU di Merida, che prevede espressamente che i Paesi aderenti si dotino, nel loro ordinamento, del reato di abuso d'ufficio. State realizzando un pericoloso arretramento nella lotta contro i fenomeni corruttivi, di cui l'abuso d'ufficio è spesso il reato spia. L'Italia, dopo essersi guadagnata, grazie alla legge Spazzacorrotti, finalmente credibilità e autorevolezza nel contrasto alla corruzione, per colpa di questo Governo sta diventando fanalino di coda, alimentando, peraltro, forte allarme nell'Unione europea.
Più volte vi ho detto, durante la discussione del provvedimento in Commissione, che state mettendo a repentaglio l'erogazione delle successive del PNRR, perché quelle risorse ci sono state riconosciute anche grazie alla serietà dell'impianto normativo della legge Spazzacorrotti, che dava garanzie sul contrasto rispetto a prevedibili tentativi di distrazione dei fondi da parte degli appetiti criminali di mafie e comitati d'affari. Peccato che voi state smantellando, punto per punto, la legge Spazzacorrotti, ogniqualvolta ne avete l'occasione.
Forse, però, si sta in queste ore consumando un rigurgito di dignità per non perdere definitivamente la faccia e i soldi del PNRR, perché leggiamo che ieri, di soppiatto, in fretta e furia, il Governo pare si sia precipitato ad inserire nel decreto-legge sull'emergenza carceraria, licenziato in Consiglio dei ministri, una norma che introduce il reato, praticamente, di peculato per distrazione, che, da come è scritto, pare riecheggiare, sia pure in forma blanda ed edulcorata, alcune condotte che sino ad oggi sono riconducibili all'abuso d'ufficio.
Il Governo, quindi, sia pure in modo parziale e per noi assolutamente inadeguato, fa marcia indietro. Per l'ennesima volta smentisce se stesso, crea confusione tra norme, fa l'ennesimo pasticcio per ingolfare i tribunali, che, domani, si troveranno a dover gestire la successione delle leggi penali nel tempo, che vuol dire perdere tempo prezioso ed energie per verificare, fascicolo per fascicolo, quale sia la norma più favorevole al reo da applicare. Allora dico: ma vi state rendendo conto del disastro che state compiendo? Bene, bene, fermiamo questo provvedimento oggi, votate con noi la questione pregiudiziale ed eliminiamo in radice il problema che avete creato con questo garantismo di comodo e selettivo, che sbandierate ai quattro venti, ma che mira soltanto a creare sacche di impunità per i colletti bianchi.
E infine, poche parole per evidenziare un altro pasticcio frutto dell'arroganza di questo Governo. Nel provvedimento tornate a proporre l'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento da parte del PM, sia pure limitatamente a quelle che riguardano i reati di cui all'articolo 550 del codice di procedura penale. Ebbene, ci aveva provato già un Governo nel 2006, ma la soluzione è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 26 del 2007, in quanto viola l'articolo 111 della Costituzione, che sancisce la parità delle parti in giudizio. È quindi logico, lineare che anche questa previsione verrà colpita da una pronuncia di incostituzionalità, ma anche in questo caso rivelate tutta la vostra ipocrisia.
Parlate tanto di parità tra accusa e difesa, ma solo quando fa comodo ai colletti bianchi, quando ne avete convenienza, per opportunismo, e non perché credete veramente in quel principio. E concludo dicendo che questo è anche un tipico esempio della vostra schizofrenia legislativa, perché nell'elenco dei reati inclusi nell'articolo 550 del codice di procedura penale, per i quali intendete azzoppare la tutela delle persone offese, impedendo al PM di fare appello in caso di proscioglimento dell'imputato, sono compresi - concludo - tantissimi reati per i quali, nei vari provvedimenti, state innalzando le pene, affermando, quindi, il rilevante disvalore.
Sarebbe gradito, quindi, anche un rigurgito di onestà intellettuale e riconoscere che il disegno di legge Nordio va completamente cassato .
PRESIDENTE. Raccomandando di lasciare liberi i banchi del Governo, diamo la parola, per l'illustrazione della sua questione pregiudiziale di costituzionalità n. 3, al deputato Federico Gianassi.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci sono molte ragioni che ci inducono ad assumere una posizione radicalmente contraria alla proposta legislativa del Ministro Nordio che oggi arriva qui, in Aula, alla Camera, e occuperemo lo spazio che ci è concesso nell'esame degli emendamenti per evidenziarli puntualmente. Ma ci sono alcune questioni che attengono alla compatibilità di questo provvedimento con i principi e i beni costituzionali, che non possono essere sottaciute e che presentiamo in questa questione pregiudiziale.
A dire il vero, da stamani, ce ne sono anche altri di motivi e, finito l'esame delle questioni pregiudiziali, li porrò con un intervento qui in Aula, perché leggiamo che il tema forte di questo provvedimento, cioè l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, bandiera del Ministro Nordio, ancor prima di essere approvato nel Parlamento è già stato modificato dallo stesso Ministro con un decreto-legge, in fretta e furia, approvato ieri su un tema radicalmente diverso, quello delle carceri . Occuperò il tempo che mi è concesso per denunciare questo atteggiamento irrispettoso verso il Parlamento e inaccettabile.
In relazione, invece, al testo che noi conosciamo, che il Ministro ha licenziato un anno fa, nel Consiglio dei Ministri, e che dopo un anno di lunghissima gestazione arriva qui in Aula, alla Camera, contiene alcuni interventi che sollevano conflitti di costituzionalità. Innanzitutto, come è già stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, l'Italia è tenuta al rispetto degli obblighi internazionali e la nostra Costituzione impone che l'Italia rispetti gli obblighi internazionali. La Convenzione internazionale di Merida per la lotta alla corruzione prevede, all'articolo 19, che ciascun Stato membro adotta, all'interno del proprio codice penale, le fattispecie che puniscono l'abuso d'ufficio, inteso come l'abuso di potere del pubblico funzionario che viola le leggi al fine di ottenere un indebito vantaggio, per sé o per altri.
La fattispecie che oggi ancora esiste nel nostro codice penale è più ampia di quella che richiede la Convenzione internazionale, perché il nostro ordinamento, giustamente, non punisce soltanto l'abuso di potere finalizzato a ottenere un vantaggio ingiusto, ma anche l'abuso di potere finalizzato a discriminare un cittadino della Repubblica. Tuttavia, almeno questo nucleo - l'abuso di potere per l'ottenimento di un vantaggio - è un crimine che lo Stato deve prevedere all'interno del suo codice penale, perché così dispongono gli obblighi internazionali che l'Italia ha volontariamente ratificato e al cui rispetto è tenuta.
Questo intervento, invece, che cancella, espunge dal codice penale l'abuso di potere del pubblico funzionario, è evidentemente in conflitto insanabile con gli obblighi internazionali, e non basta la posizione di alcuni che sostengono che l'obbligo non sia così stringente e che, in qualche modo, rimetta a una scelta discrezionale del legislatore la previsione, all'interno del codice penale, di questo reato, perché il testo chiaramente esprime l'obbligo dello Stato alla previsione, all'interno del codice penale, del reato di abuso d'ufficio, perché dice: “ciascuno Stato membro esamina l'adozione delle misure legislative e delle altre misure necessarie per conferire il carattere di illecito penale”, appunto, all'abuso di potere.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Non c'è solo la violazione degli obblighi internazionali, c'è anche la violazione del principio di ragionevolezza, imposto dalla nostra Costituzione. La ragionevolezza intesa come uguaglianza all'interno del sistema penale nella sua interezza, la ragionevolezza-uguaglianza rispetto al trattamento sanzionatorio che il codice penale prevede, e anche la proporzione tra il disvalore sociale di un fatto e la previsione di quel fatto all'interno del codice penale. Noi, invece, assistiamo, con questo provvedimento di legge, a una asimmetria punitiva tra norme penali, che in realtà possono essere assimilate. Con l'abrogazione dell'abuso d'ufficio non sarà più punito il pubblico funzionario che, abusando del proprio potere, commette un fatto in violazione di legge per procurare un vantaggio ingiusto o per discriminare una persona, ma, al contempo, resterà penalmente rilevante il comportamento del pubblico funzionario che omette - e sarà il reato di omissione in atti d'ufficio - di tenere un comportamento per le medesime finalità. Si tratta di un'evidente assurdità, che viola la ragionevolezza che, invece, la nostra Costituzione impone al sistema penale. Così come è ormai sparito, a seguito dei numerosi interventi di questo Governo, qualunque principio di coerenza sistematica del nostro codice penale.
Con gli interventi di questa nuova maggioranza e di questo Governo, negli ultimi due anni noi abbiamo assistito alla creazione di molti nuovi reati, e altri sono in gestazione con il decreto Sicurezza urbana. Sono interventi che hanno prodotto da un lato, come conseguenza, il fatto che una persona che organizza un raduno musicale senza le relative autorizzazioni, rischia di essere condannato a 6 anni di galera, mentre, dall'altro, un pubblico funzionario che esercita un potere importante e che viola gli obblighi di legge per discriminare un cittadino commette un fatto che non è più reato, non è penalmente rilevante, e lasciamo quindi il cittadino privo di tutela rispetto all'abuso di un funzionario pubblico. Insomma, state creando un diritto penale del nemico che punisce e sanziona i comportamenti che politicamente sono considerati lontani e distanti da quelli apprezzati dalla maggioranza, e al contempo, retrocedete sulla tutela dei principi della legalità, a garanzia dei cittadini della Repubblica. Anche questa violazione di ragionevolezza rappresenta una violazione dei principi costituzionali.
C'è poi la violazione del principio di uguaglianza e parità dei cittadini, previsto dall'articolo 3 della Costituzione, nello squilibrio che voi andate a realizzare nei rapporti di forza tra la pubblica amministrazione e il cittadino, e sorprende che a volere questo intervento siano anche forze che si dichiarano liberali. È liberale prevedere che lo Stato che abusa del proprio potere contro un cittadino lo possa fare senza incorrere in alcuna responsabilità? È liberale lasciare il cittadino solo, non protetto, di fronte agli abusi della pubblica amministrazione? Se c'è una norma che sta dentro la filosofia liberale dello Stato, è quella di prevedere un reato per il pubblico funzionario che, abusando e tradendo la sua missione, utilizza il suo potere per prevaricare il cittadino. Ma qui, d'altronde, le forze liberali della maggioranza sono forze liberali a corrente alternata, che un giorno, in Commissione, votano contro il carcere per i neonati e, il giorno dopo, decidono di votare a favore del carcere per i neonati .
C'è un ulteriore punto che vizia questo provvedimento di incostituzionalità, ed è la norma che introduce l'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento, da parte del pubblico ministero, per tutti i reati per i quali è prevista la citazione diretta a giudizio. Ora, esiste nel nostro ordinamento il principio della parità tra accusa e difesa. Ciò, ovviamente, non significa che vi sia, e vi debba essere, identità di poteri processuali tra il pubblico ministero e la difesa. Alterazioni di questa simmetria sono compatibili con la Costituzione, ma a due condizioni: che siano coerenti con la funzione costituzionale del pubblico ministero, e rispettose dei principi, ancora una volta, di ragionevolezza. Nello specifico settore delle impugnazioni non è necessaria l'omologazione dei poteri della difesa e del pubblico ministero. Già oggi non esiste questa parità. Tuttavia, gli eventuali limiti alla parità devono essere - lo ha detto la Corte costituzionale - ragionevoli, adeguati e proporzionali. La Corte costituzionale ha detto che, laddove c'è una asimmetria radicale, questa è incostituzionale, e quella che voi avete previsto è una asimmetria radicale, quella cioè per cui per tutti i reati per i quali è prevista la citazione diretta a giudizio - un catalogo che si è enormemente ampliato con le riforme degli ultimi anni - il pubblico ministero non potrà mai più, in nessun caso, provvedere all'impugnazione della sentenza di proscioglimento. Cioè, non è consentita, nella Costituzione, una rimozione del potere del pubblico ministero generale e unilaterale, quella che voi, invece, avete realizzato con questo provvedimento. Quindi, anche per questo motivo, il provvedimento, così come l'avete presentato in quest'Aula, se sarà approvato, presenta vizi di costituzionalità evidenti e, per questo, abbiamo presentato una questione pregiudiziale per invitare la maggioranza e il Governo a fermarsi, in quanto sono ancora in tempo, e a non procedere all'esame di questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo su queste pregiudiziali dicendo anche, però, che siamo dinanzi a un film già visto, perché ricordo che abbiamo trattato questi temi quando c'è stato l'argomento della direttiva anti-corruzione. Ebbene, già in quell'occasione abbiamo evidenziato, nel corso del dibattito, che, in realtà, non c'è alcun obbligo di mantenere in essere, nel nostro ordinamento, l'articolo 323 del codice penale. Ma anche in quella occasione, vorrei ricordare, venne evidenziato - e lo faccio anche in questa occasione - che, nel 97 per cento dei casi - questo è un dato a disposizione proprio del Governo - in cui c'è un esposto o una querela non si arriva a una condanna. Quindi, è evidente che c'è un problema decisamente importante sul fatto di mantenere in essere questo tipo di fattispecie.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Del resto, autorevoli penalisti ci ricordano come il processo sia la peggior condanna, perché i processi sono lunghi, sono costosi, e non ha senso che ci siano persone sottoposte a processo e che, nel 97 per cento dei casi, sono assolte. Vorrei anche ricordare - perché penso che assisteremo anche a voti segreti in occasione dell'esame degli emendamenti - che noi, come gruppo, siamo a viso aperto, invece, dalla parte dei sindaci, di tutti quegli amministratori che, quotidianamente, svolgono la loro responsabilità e la loro funzione all'interno dei comuni, all'interno degli enti locali. Siamo dalla parte di tutti i funzionari che svolgono - ripeto - responsabilmente la loro funzione. Allora, dobbiamo avere anche il coraggio, anziché nasconderci dietro pregiudiziali, di affrontare il merito, perché in quest'Aula, a breve, avremo i voti sugli emendamenti, poi avremo il voto finale. Allora, non nascondiamoci di fronte ad argomenti dilatori per non affrontare, invece, il merito. Noi contestiamo, infatti, proprio il fatto che si abbiano questi intenti dilatori, che non si affronti il merito di tutta questa vicenda. Quindi, nella sostanza, contestiamo il metodo ma, anticipo, che contestiamo anche il merito, in quanto, come detto, la maggior parte di questi processi non portano poi a una condanna.
In realtà queste pregiudiziali riguardano prevalentemente l'articolo 323 del codice penale. Questo articolo, com'è noto, ha un carattere residuale, cioè dice proprio: “salvo che il fatto non costituisca un più grave reato”. Quindi, abbiamo le nostre fattispecie tipiche che partono dal peculato, che riguardano la concussione, che riguardano la corruzione. Dunque, in realtà, questo articolo, appunto, ha - ed è questo il vero problema - carattere residuale. Pertanto, le fattispecie esistono quando sussistono, evidentemente, gli elementi del reato (dal fatto, all'elemento soggettivo, al nesso causale), e in siffatti casi si applicano queste fattispecie.
Pertanto, non ha senso dire che altrimenti verrebbero applicate delle pene edittali maggiori, perché, se la fattispecie esiste, evidentemente si applica quella a prescindere, non è che se non esiste quella fattispecie si applica quella minore. Poi trovo anche strumentale il riferimento all'articolo 97 della Costituzione, perché in questo articolo si fa riferimento al buon andamento della pubblica amministrazione. Allora penso che, invece, il buon andamento della pubblica amministrazione si abbia quando si ha un'amministrazione che funziona, un'amministrazione efficiente, un'amministrazione nella quale non si lasciano le pratiche sulla scrivania, perché ricordiamoci che in realtà la paura della firma esiste eccome. Quindi non cerchiamo di nascondere il fatto che viene evidenziato all'incontrario, quando in realtà questo fatto esiste eccome. Poi ancora due piccoli accenni, uno alla legge sulle che viene citata in una di queste pregiudiziali…
PRESIDENTE. Colleghi, chi vuole parlare è cortesemente pregato… colleghi! Prego, prosegua.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie. Ho solo un minuto, ma vorrei ricordare questo, che in una di queste pregiudiziali viene ricordata la normativa sulle che non sarebbe ancora approvata. Ebbene, la responsabilità è tutta di quest'Aula. Ricordo di avere presentato la proposta di legge nella XVII legislatura, è stata avviata in quella sede, poi nella scorsa, in realtà, non è stato concluso l', però è responsabilità assolutamente di quest'Aula se noi non andiamo avanti in questa direzione.
Infine, ritengo assolutamente fuorviante il fatto che vi sia il riferimento all'articolo 117 sull'ordinamento unionale e su quelli internazionali e, nello specifico, sulla Convenzione di Merida, perché, come detto nella discussione cui prima accennavo, cioè nella direttiva anticorruzione, non c'è assolutamente un obbligo di andare verso il mantenimento di questo tipo di reato. Per tutte queste ragioni, annuncio il voto contrario a tutte e 3 le questioni pregiudiziali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ancora una volta a esaminare e discutere una questione pregiudiziale e ancora una volta a porci la domanda: valutiamo le eccezioni di pregiudizialità costituzionale o esprimiamo, impropriamente in questa sede, delle doglianze di merito? A nostro avviso, noi non riusciamo a uscire da una logica del della ripetitività dei percorsi, dei riti. Poi, però, ognuno di noi ripete stancamente che occorre utilizzare meglio il tempo, velocizzare le procedure, rendere più efficienti i percorsi legislativi, più efficaci e utili i momenti di dibattito. Sottolineiamo questi aspetti, poi però ricadiamo, puntualmente, nella logica della ripetitività.
Eppure noi ne abbiamo votate di questioni di pregiudizialità, non è che abbiamo sempre respinto le proposte che venivano fatte da chi le ha sottoposte alla nostra attenzione. Ma questa idea che ogni provvedimento, che magari legittimamente è ritenuto non condivisibile nel merito, debba attraversare il rituale della questione di pregiudizialità, francamente non ci vede affatto d'accordo. Legittimo proporla, per carità, ci mancherebbe, ma per noi resta un errore, anche grande, degradare le eccezioni di pregiudizialità costituzionale a un momento di passaggio burocratico, un mero passaggio burocratico, perché è quello che stiamo facendo, e lo stiamo facendo da molti mesi a questa parte.
Sostanzialmente, riduciamo questo momento a un mini pre-dibattito sul merito del provvedimento. Questo qui, Presidente, non è un problema di norme o del Regolamento della Camera, sul quale pure si sta lavorando per rendere più snelli e funzionali i lavori. In questi casi, ci troviamo di fronte al come scegliamo di utilizzare gli strumenti a nostra disposizione. Immaginiamo se le questioni di pregiudizialità fossero state finora, dall'inizio della legislatura, 2 o 3: forse anche l'attenzione di ognuno di noi sarebbe stata diversa, perché magari si sarebbe detto che era stata sollevata una questione di contrasto con le norme costituzionali.
Invece, ecco il rapido e inutile passaggio prima di analizzare il provvedimento, pochi minuti in cui si celebra questo rapido rito, nella disattenzione di tutti, e si va avanti, distrattamente evadiamo un adempimento burocratico e andiamo avanti. Non dovrebbe essere così. Sembra di vivere i momenti nei quali un legale, nella sua difesa di parte, elenca una serie di eccezioni e di rilievi, anche se consapevole che alcuni di essi non sono fondati, e li butta giù come clausole di stile. Noi non dobbiamo interpretare le questioni di pregiudizialità senza vaglio, senza filtro, senza misura, in maniera assolutamente automatica e ripetitiva.
Voteremo dunque “no” alla questione pregiudiziale e rinviamo alla sede propria le valutazioni di merito, ma attenzione anche lì, facciamo attenzione, perché il dibattito che andremo ad affrontare non deve essere strumentalizzato. Quando leggo che gli amministratori evidenziano che questa legge sull'abuso di ufficio è un ostacolo ai percorsi amministrativi, quando leggo di sollecitazioni in tal senso di sindaci integerrimi - perché ce ne sono, e tanti - che sollecitano riflessioni e decisioni in questo senso, noi non possiamo piegarci alla logica della demagogia.
Le risultanze processuali sull'abuso di ufficio ci dicono che si è passati dal reato di abuso all'abuso del reato, utilizzato per motivi politici, per fare esposti e mettere in difficoltà il percorso delle amministrazioni, anche virtuose, solo per ragionamenti di tipo strumentale, di tipo strategico, di tipo demagogico e di tipo politico in senso stretto. Non è vero che resta sguarnita la tutela, perché, quando ci sono i reati, ci sono dei reati, e poi c'è la tutela amministrativa, la tutela civile, quella risarcitoria. Perché si dice che, se togliamo l'abuso di ufficio, il cittadino resta sguarnito di garanzie? Non è così, assolutamente.
Non è neanche vero che ce lo impone l'Europa, anche questa è una falsa prospettazione. Le indicazioni europee sono tese a che ogni Stato valuti - vado alla conclusione -, e il quadro dell'Italia noi sappiamo benissimo qual è. Comunque il dibattito nel merito deve essere fatto nella sede propria, noi voteremo “no” a queste pregiudiziali di costituzionalità .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Dori ed altri n. 1, D'Orso ed altri n. 2 e Gianassi ed altri n. 3.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Essendo state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate .
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
Ricordo che, nella seduta del 24 giugno, si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore, il deputato Pittalis, vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per richiamo al Regolamento, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Signor Presidente, colgo l'occasione della presenza del Vice Ministro Sisto per porre una questione sull'articolo 8, legato al buon andamento dei lavori. Vorrei chiedere formalmente se corrisponda al vero che nella seduta di ieri il Consiglio dei ministri abbia approvato un testo che contiene, tra le varie norme, anche una norma riguardante lo stesso oggetto del provvedimento che è in discussione adesso, ossia il tema dell'abuso d'ufficio; è evidente che se fosse stato approvato - e non ne conosciamo il testo - ci potremmo trovare, questa è la ragione del richiamo, signor Presidente, con il rischio di corto circuito logico-procedurale; per esempio, per il fatto che venga bocciato un emendamento, magari, uguale al testo che, invece, è stato approvato dal Consiglio dei ministri.
Quindi, chiedo, da questo punto di vista, se il Governo possa dare una risposta a chiarimento di quanto abbiamo appreso dagli organi di stampa e, qualora venisse confermato questo elemento, se la Presidenza non ritenga più corretto, a questo punto, attendere almeno la pubblicazione sulla del testo del decreto, prima di andare oltre rispetto alla votazione degli emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Ministro Sisto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO SISTO,. Le posso assicurare che è un rischio che non esiste assolutamente. Si tratta di una fattispecie che non ha nulla a che vedere con quelle che sono in discussione in questo provvedimento .
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). La Cassazione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Federico Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il Vice Ministro Sisto ci ha detto che ciò che è stato approvato ieri nel Consiglio dei ministri e che noi non conosciamo non ha niente a che vedere con ciò di cui ci stiamo occupando. Allora, evidentemente, mentono i giornali perché abbiamo letto sulla stampa che il Consiglio dei ministri, ieri, con decretazione d'urgenza, su un provvedimento relativo al carcere, avrebbe inserito, in quel provvedimento, una nuova fattispecie penale.
Sostanzialmente avrebbe previsto un peculato per distrazione che, al di là della formulazione semantica e della rubricazione del reato, di fatto, vuol dire, se così è, che il Governo è intervenuto con decretazione d'urgenza per restringere la portata dell'abrogazione dell'abuso d'ufficio, contenuta all'articolo 1 di questo provvedimento, che noi stiamo per votare, perché i fatti, che oggi nelle aule di tribunale, nelle aule della Cassazione vengono definiti come abuso d'ufficio, sono, per l'appunto, anche quelli che, con un nuovo intervento - così leggiamo sulla stampa -, il Governo avrebbe previsto di penalizzare sotto la dizione di “peculato per distrazione”.
PRESIDENTE. Le ricordo che lei sta facendo un intervento sull'ordine dei lavori, per presentare una richiesta di rinvio in Commissione, è giusto?
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Sì, Presidente, sull'ordine dei lavori perché ho una richiesta da fare e vorrei argomentarla.
PRESIDENTE. Perfetto. Lei articoli come crede, ci mancherebbe. È perfettamente pertinente la sua riflessione. Prego, prosegua.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Ora, è un anno che diciamo al Governo, che ha approvato un anno fa questo disegno di legge, che poi è rimasto mesi e mesi al Senato e, dopo l'approvazione al Senato, a febbraio, mesi e mesi alla Camera, che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio lascerebbe sacche di impunità nel nostro Paese, perché renderebbe non più penalmente rilevante l'abuso di potere del pubblico funzionario per procurare un vantaggio ingiusto a sé o ad altri o per discriminare un cittadino. E abbiamo evidenziato, in tutti questi mesi che, se questa norma fosse approvata, ci sarebbe un pericoloso scivolamento verso l'impunità nel nostro Paese e non siamo stati solo noi a dirlo, perché anche alcuni esponenti della maggioranza hanno sollevato le medesime perplessità, ad esempio, la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, che più volte ha detto che l'abrogazione dell'abuso d'ufficio determinerebbe l'azzeramento della rilevanza penale di fatti troppo gravi e, pertanto, richiederebbe la revisione dei reati contro la pubblica amministrazione.
Il Ministro Nordio ha sempre risposto a queste osservazioni, per un anno intero, dicendo che il nostro sistema dei reati contro la pubblica amministrazione ha un armamentario enorme, inscalfibile, e che non c'era bisogno di alcuna modificazione.
Oggi, leggiamo che le nostre preoccupazioni erano fondate, che la maggioranza e il Governo non hanno il coraggio di procedere all'abrogazione dell'abuso d'ufficio, se non al costo di prevedere, in tutta fretta e furia, all'interno di un decreto sul carcere, con la decretazione d'urgenza, un nuovo reato che almeno riduca la portata di quell'abrogazione. Aggiungo che, se è vero quello che leggiamo, quella parte che tornerebbe a vivere - o vivrebbe prima, perché poi qui si pone il tema di quale atto sarà pubblicato per primo, se noi andiamo avanti - costituirebbe proprio il caso che spesso riguarda gli amministratori comunali, i sindaci e gli assessori, perché si parlerebbe di violazione di legge da parte di un pubblico funzionario rispetto all'allocazione delle risorse, ad esempio, il caso di un sindaco che affida ad un'amministrazione comunale, che affida un incarico.
Quindi, dopo che abbiamo sentito dire, per un anno, che questa norma era pensata per i sindaci e, per un anno, però, la maggioranza e il Governo hanno votato contro ogni proposta che noi abbiamo avanzato sulla riforma del testo unico degli enti locali per tutelare i sindaci, veniamo a scoprire che si chiede all'Aula di votare l'abrogazione d'ufficio, mentre il Governo, qualche ora prima, istituisce un nuovo reato che riguarda i pubblici amministratori, compresi i sindaci, e non, ovviamente, aggiungo, l'abuso di potere discriminatorio di altre categorie, perché forse, rispetto all'abuso di potere di alcuni pubblici funzionari, non c'è interesse da parte della maggioranza e del Governo di prevedere una tutela per i cittadini. Fatto sta che questo è un corto circuito inaccettabile.
Se Nordio e il Governo avessero voluto modificare l'intendimento sull'abrogazione dell'abuso d'ufficio, avrebbero dovuto presentare un emendamento in Aula in relazione all'articolo 1 e non scappare in un Consiglio dei ministri a votare con decretazione d'urgenza un nuovo reato poche ore prima che la Camera si esprima definitivamente su questa proposta . È un atteggiamento scandaloso e irrispettoso verso il Parlamento. Per questo motivo, noi chiediamo che non si proceda all'esame, oggi, di questo provvedimento, almeno fino a quando non sarà pubblicato il testo approvato ieri nel Consiglio dei ministri, perché se, come si legge, è un testo che prevede l'istituzione di una forma di peculato per distrazione che riguarda i pubblici funzionari sarebbe ovviamente uno stravolgimento, un depotenziamento dell'articolo 1.
Chiediamo, quindi, un gesto di rispetto verso il Parlamento: il Governo non continui a scappare, perché la politica delle bandiere e delle ideologie si scontra, poi, con la realtà dei fatti. Fermiamo questo esame, lo riprenderemo quando avremo visto il testo pubblicato in del decreto-legge, da parte del Governo .
PRESIDENTE. C'è una richiesta di rinvio in Commissione appena avanzata dal deputato Gianassi. Chiedo al relatore, deputato Varchi, di esprimere il proprio orientamento, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento.
MARIA CAROLINA VARCHI, . Grazie, Presidente. Nella mia qualità di relatrice, esprimo parere contrario al rinvio in Commissione sulla base di una considerazione legata anche alla sistematica del nostro codice penale. Pur non essendo ancora stato pubblicato in il decreto del quale si è fatta menzione prima, chiarisco che la fattispecie del peculato differisce, per oggetto e per contenuto, da quella dell'articolo 323 e dal traffico di influenze illecite delle quali invece si occupa il provvedimento oggi in esame. Non si ravvisano dunque ragioni, né di opportunità, né di procedura, per accedere alla richiesta del rinvio in Commissione, sulla quale, pertanto, vi è parere contrario.
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, sulla proposta di rinvio in Commissione darò la parola a un oratore contro e a uno a favore, per non più di 5 minuti. Tuttavia, in base all'articolo 45, essendone già stata fatta richiesta, i gruppi che volessero prendere la parola, potranno farlo, un deputato per gruppo, sempre per 5 minuti.
Ha chiesto di parlare a favore il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Io intervengo a sostegno della proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge n. 1718, del Ministro Nordio. Le rassicurazioni del Vice Ministro Sisto non ci bastano, sono delle “non rassicurazioni”. Però, visto che ora è rientrato in Aula il Ministro Nordio, magari, potrebbe rassicurarci rispetto al contenuto del decreto-legge Carceri rispetto alla sovrapposizione con il disegno di legge in esame.
Infatti, apprendiamo chiaramente dalla stampa dell'arrivo di questo decreto-legge Carceri, nel quale sarebbe introdotto un peculato per distrazione, una sorta di abuso d'ufficio .
Ecco, anzitutto, se fosse così, andrebbe a smentire la maggioranza rispetto al fatto che l'abrogazione , prevista in questo disegno di legge, abbia creato - come abbiamo sempre affermato - un vuoto normativo. Evidentemente, presumo vi sia stato anche un intervento da parte del Presidente Mattarella, chiedendo al Ministro Nordio di colmare quel vuoto normativo, che ci avrebbe posto in una posizione completamente diversa rispetto a tutti gli altri Paesi dell'Unione europea. Quindi, a questo punto, anch'io mi associo alla richiesta del “fermiamoci”.
Tra l'altro, il testo del decreto-legge noi non lo conosciamo. Penso che nemmeno la maggioranza ne conosca il testo. Lo conosce, invece, certamente il Ministro Nordio. Anche perché consideriamo che, se dovessimo - adesso che siamo in seconda lettura - esaminare e approvare senza modifiche il testo, fra la promulgazione, la pubblicazione e l'entrata in vigore, questo disegno di legge, prima di agosto, non entrerebbe in vigore. Mentre il decreto-legge lo sarebbe immediatamente: quindi, si crea anche questo superamento da parte del decreto-legge.
Per concludere, io penso che il rinvio in Commissione sia assolutamente doveroso, anche per non trasformare, tra l'altro, questa Camera in uno spettatore di ciò che fa e che disfa il Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Anche io mi associo alla richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento. Noi abbiamo letto - sia pure nelle agenzie di stampa - l'articolato che è stato proposto ieri in Consiglio dei Ministri e che è stato introdotto, sembrerebbe, nel decreto sull'emergenza carceraria. Non c'è dubbio che il reato che viene introdotto torni a punire alcune - per carità, soltanto alcune - delle condotte che oggi vengono ricondotte al reato di abuso d'ufficio. Quindi, c'è una parziale, possibile, sovrapposizione tra quello di cui stiamo parlando oggi e quello che è contenuto nel decreto-legge appena licenziato.
Allora, io penso che, in realtà, in queste ore, si sia consumato una sorta di “rigurgito di dignità”, perché avete, forse, compreso che stavate andando a perdere definitivamente la faccia e i soldi del PNRR. Forse, vi abbiamo convinto, dopo tutte le volte che vi abbiamo detto in Commissione che questo provvedimento stava mettendo a repentaglio l'erogazione delle del PNRR: infatti, quelle risorse ci sono state riconosciute anche grazie - forse, soprattutto grazie - alla serietà dell'impianto normativo della legge Spazzacorrotti, che dava garanzie sul contrasto ai prevedibili tentativi di distrazione dei fondi da parte degli appetiti criminali di mafie e comitati d'affari.
Ecco, è grazie a quell'impianto normativo serio e rigoroso, che noi abbiamo avuto la credibilità e l'autorevolezza per ottenere i miliardi del PNRR. Forse, di questo avete preso atto: della figuraccia che state facendo; figuraccia troppo grossa, soprattutto agli occhi dell'Unione europea.
Però, questo modo di fare certifica, oltre che la vostra incompetenza, l'incompetenza del Governo e anche un'altra cosa, che per noi è veramente tanto tanto grave: la pervicacia del Governo nell'emarginare il Parlamento, nell'impedire il dibattito parlamentare.
Vedete, il Ministro poteva benissimo venire in Commissione durante i lavori e rappresentarci che aveva questa intenzione; poteva proporci un emendamento, che noi avremmo anche potuto subemendare. Vi era questa ipotesi e quant'altro.
Comunque, ci doveva essere un dibattito in Parlamento: questa era la sede, perché di questo stiamo discutendo. Invece, avete evidentemente paura del dibattito parlamentare; fuggite davanti al dibattito parlamentare perché avete paura di essere smascherati. Avete paura che le nostre argomentazioni siano chiare, solide e forti. Perché lo sono: sono chiare, forti e solide, e possono far aprire gli occhi ai cittadini sul vostro operato.
Per questo noi riteniamo che voi dobbiate davvero rinviare in Commissione questo provvedimento. Non è più accettabile questa arroganza, questo modo di fare e questa assoluta ipocrisia. Smentite voi stessi ad ogni piè sospinto e i cittadini se ne stanno rendendo conto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signor Presidente, mi rivolgo, tramite lei, al Ministro e al Sottosegretario: se in astratto si dovesse discutere di come si legifera, è così che si può legiferare? Cioè, mentre si abolisce un reato contro la pubblica amministrazione con legge, se ne introduce un altro, sempre contro la pubblica amministrazione, con un decreto d'urgenza.
Ora, il Sottosegretario e l'onorevole Varchi hanno detto una cosa di cui non possono essere sicuri, perché noi non sappiamo come la giurisprudenza interpreterà questa nuova fattispecie. Quindi, tutti i ragionamenti sull'organicità e sulla completezza degli strumenti, su cui si è ampiamente diffuso in interviste il Ministro, dove vanno a finire? Ci ha spiegato, per molti mesi, che non c'era bisogno di introdurre nuovi reati; anzi, bisognava toglierne uno: l'abuso d'ufficio. Poi, però, con un decreto, se ne introduce uno nuovo: il peculato per distrazione.
Allora, non solo io mi associo alla richiesta di rinvio in Commissione ma, forse, ci potrebbe aiutare, signor Ministro - mi rivolgo al Ministro per suo tramite, signor Presidente - o signor Sottosegretario o anche onorevole Varchi, se lo sa, che ci fosse spiegato il motivo per cui è stato introdotto questo nuovo reato. Per dare un segnale all'opinione pubblica, per compensare il fatto che cancellate l'abuso d'ufficio? Perché qualcuno in Europa vi ha fatto notare che così è troppo debole il contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione? O perché, semplicemente, non vi eravate accorti di un vuoto rispetto a ciò che ha detto, in più occasioni, il Ministro nel corso di questi mesi? Ecco, questo ce lo potreste spiegare in Commissione, in modo più organico di quanto fino qui avete fatto con due affermazioni apodittiche, che nessuno è in grado di garantire nei prossimi mesi.
Per questo è più opportuno tornare in Commissione ma, soprattutto, è più opportuno fare chiarezza sul perché dell'introduzione di quel reato nell'ambito di un decreto che tratta tutt'altra materia, come voi sapete meglio di me: si introduceva per un'urgenza sul fronte del carcere, dove effettivamente c'è un'urgenza.
Qual è l'urgenza che vi ha fatto introdurre il reato di peculato per distrazione ? Che cos'è successo questa settimana che vi ha fatto decidere di intervenire e di chiedere di utilizzare la decretazione d'urgenza? Ecco, questa è la domanda alla quale non ha risposto praticamente nessuno .
PRESIDENTE. Non volendo intervenire nessuno contro, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio in Commissione del disegno di legge n. 1718.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 94 voti di differenza.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate .
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-Il Centro- sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che, fuori dalla seduta, gli emendamenti 1.101 e 1.100 Bonifazi sono stati ritirati dal presentatore.
Le Commissioni affari costituzionali e bilancio hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti emendamenti, già dichiarati inammissibili in Commissione, non segnalati per la votazione: 1.2 Francesco Silvestri; 1.14 e 2.40 D'Orso; 1.31 e 5.08 Ascari; 1.33, 1.34, 1.35, 2.37, 2.01 e 3.2 Giuliano.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, i seguenti emendamenti, non previamente presentati in Commissione: 2.102 Bonifazi, che reca una serie di modifiche alla disciplina del giudizio abbreviato, intervenendo sui relativi presupposti, sullo svolgimento, sui provvedimenti del giudice a seguito di nuove contestazioni e sulla decisione, esulando pertanto dall'ambito degli argomenti trattati dal testo in esame, che non interviene sulla disciplina dei procedimenti speciali previsti dal libro VI del codice di procedura penale; 2.103 Bonifazi, non segnalato per la votazione, che propone anch'esso alcune modifiche alla disciplina del giudizio abbreviato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate . Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti la deputata Stefania Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). Sul complesso dell'articolo 1, Presidente, vorrei precisare. Innanzitutto, vorrei porre una questione iniziale, che è doverosa: questo disegno di legge è stato approvato in Commissione giustizia; abbiamo finito di votare alle 4 e un quarto di mattina, in una settimana di fatti gravissimi. Innanzitutto, un'aggressione violenta, squadrista, nei confronti di un nostro collega e un'indagine, fatta da sui militanti di Gioventù Nazionale, in cui sono stati riportati gravissimi feticci del passato nel nostro presente e non è stata presa, ancora oggi, alcuna distanza ferma; soprattutto, non sono state, ancora oggi, avanzate le doverose scuse al nostro collega.
Ci tengo poi a dire che, da questa maggioranza, abbiamo appreso che questo disegno di legge del Ministro Nordio non è altro che un terzo elemento di scambio di bandierine politiche, di favoritismi politici, all'interno, appunto, lo ripeto, di questa maggioranza, a cui abbiamo assistito direttamente e che riguarda anche il disegno di legge sull'autonomia differenziata, voluto dalla Lega e il premierato voluto da Fratelli d'Italia. Ecco, questo clima di intolleranza e, soprattutto, di arroganza è confluito in riforme scellerate come questa, perché vanno a depotenziare di fatto gli strumenti in mano alla magistratura.
Altro aspetto che vorrei mettere in evidenza è un aspetto di metodo, perché non è stato affrontato alcun dibattito parlamentare all'interno di una Commissione, con una maggioranza dormiente, senza ascoltare alcun consiglio da parte degli esperti - che hanno sottolineato l'importanza, invece, di mantenere il reato di abuso d'ufficio come reato spia - e, soprattutto, bocciando sistematicamente ogni nostro emendamento.
Tra i punti cardine di questa riforma, c'è l'abrogazione, appunto, del reato di abuso d'ufficio e il ridimensionamento del reato di traffico di influenze illecite. A questo punto, ci tengo a dire che diversi colleghi e colleghe, di cui si apprezza comunque l'impegno, hanno cercato di apportare modifiche al testo di norma, però - ci tengo a dire - che noi esprimeremo o voto di astensione o voto contrario, perché abbiamo già chiarito in Commissione giustizia che la paura della firma non ha più alcuna ragione d'essere, tenuto conto che la riforma del reato di abuso d'ufficio nel 2020 ha escluso radicalmente il sindacato del giudice penale su tutta l'amplissima gamma degli atti discrezionali della pubblica amministrazione. Quindi, abbiamo rappresentato che le modifiche che sono state apportate sono già di per sé idonee a tutelare l'amministratore pubblico e abbiamo ribadito quanto, invece, dell'asserita inutilità del reato non ci sia alcun fondamento. Un'ulteriore riprova, invece, dell'utilità del reato sono le 3.662 condanne definitive, inflitte dal 1996 al 2020, una casistica impressionante di strumentalizzazioni nepotistiche, affaristiche e sopraffattrici delle funzioni pubbliche. Ci tengo a evidenziare che - e sono in chiusura -, grazie a questa riforma - grazie, Ministro - tutte queste condanne dovranno essere revocate. In poche parole, lo Stato, i cittadini e le cittadine onesti dovranno chiedere scusa a tutti questi abusatori seriali e conclamati, per essere stati processati e condannati per comportamenti oggi non ritenuti più meritevoli di sanzione penale.
È stata posta - e chiudo - in Commissione giustizia una domanda; abbiamo chiesto: “ma, nel caso in cui ci siano concorsi pilotati, casi di procedura ad evidenza pubblica aggiudicata all'impresa che può vantare vicinanza con il pubblico ufficiale che l'ha bandita, liste di attesa in ospedale disattese in ragione dell'amicizia con il primario del reparto, in caso di queste violazioni, reiterate, sistematiche, in che modo verranno sanzionate e punite?”. Non c'è stata alcuna risposta, perché non ci sarà alcuna punizione, dal momento che questi abusi di potere verranno legittimati, normalizzati e giustificati. Ovviamente, i colletti bianchi vi ringrazieranno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul complesso degli emendamenti, il deputato Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Abbiamo 30 secondi ancora sul complesso degli emendamenti? Giusto 30 secondi. Avevo chiesto la parola sull'ordine dei lavori e mi si è detto che ero fuori termine per ordine dei lavori. Di trenta secondi ho bisogno, giusto da rappresentare al Ministro. Poiché sappiamo che c'è una fattispecie, dell'articolo 314-, chiediamo solo al Ministro di avere la trascrizione di questa fattispecie, averne certezza, perché, se dobbiamo intervenire sull'abuso d'ufficio e la fattispecie che leggiamo dai giornali sembra ricalcarlo in parte, è bene che ne parliamo conoscendo effettivamente qual è la fattispecie. Quindi, Presidente, vorrei che chiedesse al Ministro la possibilità di avere la copia del deliberato, almeno per quanto riguarda il 314- e una sospensione poi di una mezz'ora, per poterlo affrontare nell'ambito degli interventi che faremo anche in sede di emendamenti.
PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo di farle presente che il medesimo quesito è stato rappresentato dal deputato Fornaro, qualche minuto fa e che il Governo ha preso la parola e ha dato la sua risposta. Quindi, se nessun altro chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere…
ENRICO COSTA(AZ-PER-RE). Presidente!
PRESIDENTE. Non l'abbiamo vista. Non se la prenda a male. Sul complesso degli emendamenti? Prego. Non avevamo avuto ricevuto alcuna segnalazione da parte sua e del suo gruppo.
ENRICO COSTA(AZ-PER-RE). Grazie. Io avevo confuso il segno di assenso alla richiesta del collega Cafiero De Raho con un segno di assenso al mio intervento.
Io intervengo sul complesso degli emendamenti perché il nostro gruppo non ha presentato emendamenti a questo provvedimento e per spiegare perché non abbiamo presentato emendamenti, mentre al Senato gli emendamenti li avevamo presentati, e alcuni sono stati accolti.
Presentare emendamenti, anche dove ci fossero degli spazi migliorativi su questo provvedimento, avrebbe significato contribuire a rimandare il provvedimento al Senato, dilatando ulteriormente i tempi per l'approvazione. Quindi, nel bilanciamento - chiamiamolo così - degli interessi, abbiamo preferito non emendare il provvedimento, per una più rapida approvazione. Questa è la ragione per cui prima abbiamo votato contro il rinvio in Commissione del testo. Noi riteniamo che questo provvedimento vada incontro a molti temi che abbiamo sollevato ancor prima che il disegno di legge venisse approvato dal Consiglio dei ministri.
Tema dell'abuso d'ufficio: abbiamo presentato una proposta di legge che era assolutamente in linea con quella del Governo. Tema dell'abuso della custodia cautelare: devo dire, io, fin dalla scorsa legislatura, avevo presentato una proposta di legge che puntava al giudice collegiale nell'emissione dell'ordinanza di custodia cautelare, perché ritenevo fosse fondamentale una fase di riflessione nel momento in cui si andava a togliere la libertà, a privare una persona della libertà personale. Così come anche l'interrogatorio prima di varcare la soglia del carcere: quanti casi di interrogatori vediamo, fatti 4-5 giorni dopo l'arresto di una persona, che chiariscono le cose in un senso o nell'altro e portano alla scarcerazione? Anche solo mezz'ora in un carcere cambia tutta la vita di una persona ! E allora mi sembra assolutamente di buon senso che questo interrogatorio, queste domande e questi chiarimenti avvengano prima di varcare la soglia del carcere. Anche questa era una nostra proposta.
Un altro abuso che emerge, nell'ambito del tema delle intercettazioni, è quello che la pubblicazione delle intercettazioni non distingue tra le parti, tra i soggetti indagati e i terzi. Noi sappiamo che si può mettere sotto controllo anche il telefono di un terzo non indagato. Avviene molto spesso, è un mezzo di ricerca della prova. Ma è chiaro che, se tutte le comunicazioni di quel terzo non indagato finiscono nell'ordinanza di custodia cautelare - il nome, i parenti, gli amici, che non c'entrano niente, attenzione, ma si scrive “per meglio contestualizzare i fatti, vi spieghiamo tutte queste vicende” - e l'ordinanza di custodia cautelare - spero ancora per poco -, finisce dalla A alla Z sui giornali, è evidente che quel terzo non indagato si trova in quel “minestrone”, in cui non si distingue più la persona indagata, la persona su cui c'è il faro delle indagini e la persona che è stata intercettata soltanto come mezzo di ricerca della prova, perché è la segretaria, perché è la moglie, perché è il parente, perché è il centralinista. Questo è un aspetto molto, molto importante. È una norma di tre righe di grande civiltà.
E poi vi è il tema dell'inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Oggi abbiamo pubblici ministeri che mandano a giudizio - e qua parliamo solo delle citazioni dirette, quindi piccoli fatti, non scaldiamoci sui grandi fatti, stiamo sui piccoli fatti - le persone come atto burocratico. C'è una modifica normativa importante, si dice: bisogna mandare a giudizio, se c'è la ragionevole probabilità di condanna. Io, pubblico ministero, faccio un'analisi, perché il processo è una pena per una persona, è una pena essere tenuti sotto processo per qualche anno, anche quando si fosse poi assolti.
Allora, oggi c'è questo atto burocratico di mandare a processo le persone senza una valutazione specifica. Ma quando, oltre al processo, ovviamente con l'assoluzione della persona, si arriva all'appello - noi oggi abbiamo il 50 per cento dei processi con citazione diretta che finisce con un'assoluzione -, voi avete mai visto, nelle valutazioni di professionalità dei magistrati, un asterisco per aver mandato decine di persone a processo, poi assolte ? Lo avete mai trovato? E allora, c'è l'appello e, quindi, il doppio processo: c'è l'errore nel mandare a giudizio e c'è l'errore, molto spesso, nel fare l'appello.
Avevo presentato un emendamento per cui nelle valutazioni di professionalità del magistrato bisognava tenere in considerazione anche gli appelli che finiscono nel nulla, perché significa voler tenere appesa una persona per tanto tempo. Poi magari il magistrato firma l'appello, e viene trasferito da un'altra parte, e se ne disinteressa. L'appello viene discusso, magari, dopo 5 anni e nessuno sa perché sia stato fatto, perché sia stato fatto sbagliato, e così via. Allora penso che questa sia una norma di civiltà, fatta in modo chirurgico, perché avevamo una sentenza della Corte costituzionale.
Queste sono le ragioni per cui il provvedimento va nella direzione che noi avevamo indicato in molte circostanze. E non veniteci a dire che facciamo la stampella della maggioranza. Io non voglio essere presuntuoso, ma in molti casi è la maggioranza che aderisce alle nostre proposte. Questa è una convergenza di posizioni e, sotto questo profilo, abbiamo ritenuto di non presentare emendamenti.
Io ho qua un testo, che è stato presentato prima che venisse approvato il disegno di legge, che si intitola . L'ho tratto semplicemente dalla raccolta dei giornali locali, della stampa locale, perché i casi di abuso d'ufficio non finiscono nella stampa nazionale. C'è il comune di 200 abitanti che ha il consigliere comunale o il sindaco che viene indagato per abuso d'ufficio. Qua ci sono 150 sindaci che sono stati indagati e poi processati, e sono stati tutti prosciolti o assolti. E ci sono le vicende: uno non ha concesso la palestra, l'altro ha fatto attaccare i manifesti, l'altro non ha concesso la sala. Sono questioni amministrative per le quali si deve andare al TAR! Non si va nel giudizio penale !
Ma volete sapere perché si va nel giudizio penale? Perché la scorciatoia giudiziaria è la più semplice. Io voglio abbattere il mio avversario politico e non ho idee per farlo politicamente? Prendo una delibera di quel benedetto sindaco e la mando in procura . Sto ben attento a non cadere nella calunnia e scrivo: per le valutazioni di competenza. La procura apre il fascicolo, dice “fatemi approfondire” e manda la Guardia di finanza in comune. Titolone: Guardia di finanza negli uffici del sindaco. Gli fanno anche la foto con gli scatoloni, mentre escono fuori, e pubblicano quella bella foto sul giornale. Allora l'opposizione, come succede molto spesso anche in quest'Aula, comincia a dire: “eh, ma quel sindaco non è più legittimato, è sotto indagine, è sotto inchiesta”. In molti casi, quel sindaco si scoccia, prende e se ne va, perché è un sindaco di 200 abitanti e non gliel'ha ordinato il medico di farsi sputtanare in mondovisione ! E allora prende e se ne va. In molti casi, magari, viene fatto fuori dalla sua stessa maggioranza, in altri casi perde le elezioni. Allora, di questi 150 sindaci, quando sono stati assolti, alcuni sono stati anche sospesi per effetto della Severino e magari si sono dimessi, e poi sono stati assolti dopo essersi dimessi e non c'era più possibilità di recuperare; quasi tutti questi sindaci sono persone che non sono più sindaci. Quando vengono assolti, non sono più sindaci, perché, ovviamente, è cambiato tutto. Allora, l'abuso d'ufficio è uno strumento di scorciatoia giudiziaria, attraverso il quale si utilizza il codice penale per abbattere l'avversario politico Noi non vogliamo essere complici di questo!
E lo dico anche agli amici dell'opposizione, soprattutto agli esponenti del Partito Democratico. Io ricordo che, quando ero al Governo, ricevetti una lettera accorata dagli esponenti dell'ANCI, moltissimi del Partito Democratico, che mi dicevano che non potevano più vivere con le denunce per abuso d'ufficio, che finivano nel nulla, ma che comunque davano loro la patente di indagato, il fango dell'essere indagato. Poi venivano tutti assolti. Abbiamo qua parlamentari che hanno fatto il sindaco, che sanno di cosa si sta parlando. Allora, mi auguro che il Partito Democratico o che qualcuno, su questo emendamento soppressivo del MoVimento 5 Stelle, il primo emendamento, chieda il voto segreto, perché, se c'è il voto segreto, almeno lasciamo sfogare quei deputati dell'opposizione, i quali, per vincolo di partito, sono obbligati a votare contro l'abrogazione dell'abuso d'ufficio , e almeno consentiamo loro di esprimersi molto più liberamente !
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 e segnalati per la votazione.
MARIA CAROLINA VARCHIGrazie, Presidente. I pareri sugli emendamenti presentati all'articolo 1 sono tutti di invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Il Vice Ministro?
FRANCESCO PAOLO SISTO,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 1.1 D'Orso.
Ha chiesto di parlare la deputata Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Allora, con questo articolo si sta parlando dell'abrogazione dell'abuso di ufficio. L'abuso d'ufficio viene commesso da un pubblico ufficiale quando viola volutamente la legge e ne trae vantaggio.
Ora, il centrodestra, questo Governo, decide di abrogare l'abuso d'ufficio, perché? Per quale motivazione? Perché il nostro Paese ha bisogno di una riforma della giustizia. Ora, io sono d'accordo con voi: c'è bisogno di una riforma della giustizia, ma questa riforma della giustizia non passa, di certo, per l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, assolutamente non passa per questa via. E vi dirò di più. Se oggi noi proviamo a uscire da questo emiciclo, a uscire dal Palazzo e a chiedere al primo cittadino che incontriamo: ma tu, che tipo di giustizia vorresti? Il cittadino vi risponderà che vuole una giustizia più veloce, più efficace e che vada a punire i responsabili. Di certo, questo non si verifica con la prescrizione che avete messo in campo voi. Non troverete cittadini che vi dicono: voglio eliminare l'abuso d'ufficio. Non ve lo diranno, i cittadini. Questo lo volete voi, per tantissime motivazioni, ma non è volontà comune.
Quindi, la riforma della giustizia, che deve essere fatta, e sono d'accordo con voi, passa per altre vie: ad esempio, assunzioni di magistrati, assunzioni di Forze dell'ordine, assunzioni di gente che lavora e che opera nel settore giustizia, caro Ministro, e non di certo, lo ribadisco, con l'abrogazione dell'abuso d'ufficio.
Ora, voi che cosa fate? Se le mie motivazioni non sono state abbastanza soddisfacenti, vi do un'altra motivazione in più, perché, a un certo punto, nella vostra difesa dite: sì, ma c'è bisogno di una riforma della giustizia, e soprattutto dell'abrogazione dell'abuso d'ufficio, perché vediamo che nei procedimenti vi è un alto tasso di archiviazione per quanto riguarda proprio l'abuso d'ufficio. Vi svelerò stamattina il terzo segreto di Fátima. Questo accade perché nel 2020 il Governo Conte, ossia noi abbiamo circoscritto il reato d'abuso d'ufficio. Cioè, vi abbiamo detto: se fate questo, c'è l'abuso d'ufficio; se non fate questo, non c'è l'abuso d'ufficio.
Allora, che bisogno c'è - nel momento in cui questo reato è stato circoscritto e nel momento in cui vi abbiamo detto quando si verifica e quando non si verifica - di nascondersi dietro queste falsità per poter abrogare l'abuso d'ufficio? Non c'è alcuna necessità, caro Ministro, che adesso non vedo più, e cari Sottosegretari.
Poi, c'è anche questo rapporto nei confronti dell'Europa perché il Governo, in alcuni momenti, è il primo, cioè voi siete i primi a essere supini e ad ascoltare l'Europa quando c'è da farsi rifilare patti di stabilità da 13 miliardi, quando c'è da prendere procedure d'infrazione, quando c'è da fare inciuci. Ecco, il Governo Meloni è il primo in Europa. Poi, la stessa Europa, però, ci dice: attenzione, attenzione, non abrogate l'abuso d'ufficio perché voi state andando a violare la Convenzione di Merida, perché voi vi state andando a mettere in un sistema che non funziona, perché voi state andando a smantellare un sistema anti-corruttivo che stava funzionando e che aveva messo in piedi il Movimento 5 Stelle, solo e semplicemente per allentare le maglie contro la corruzione. Voi lo state facendo per questo.
E non vi è bastata neanche la direttiva dell'Unione europea che vi ha detto di non toccare l'abuso d'ufficio. Ce lo ricordiamo: eravamo qui l'anno scorso, abbiamo dovuto votare e venire in Aula perché avete dato un parere fondamentalmente contrario alla direttiva dell'Unione europea. Non vi è bastato neanche questo.
Non c'è alcuna necessità perché la riforma per una giustizia efficace non passa, di certo, per l'abrogazione dell'abuso d'ufficio. E, ripeto, non lo dico io. Lo hanno detto i numerosi auditi nelle Commissioni, lo dice l'Europa, lo afferma il GRECO che, fondamentalmente, ci ha detto che, negli ultimi anni, grazie alla legge anticorruzione, la Spazzacorrotti che ha messo in piedi il MoVimento 5 Stelle, finalmente l'Italia ha risposto bene alla corruzione. Soprattutto in un momento del genere, dove c'è il PNRR, dove arrivano miliardi da gestire, non mi sembra proprio il momento più idoneo per allentare le maglie e la corsa della corruzione.
Quindi, ripensateci bene e mettetevi una mano sulla coscienza, perché non passa di certo da qui la riforma della giustizia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo emendamento soppressivo dell'articolo 1 perché siamo contrari all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Noi eravamo più per una riforma, tant'è vero che entreremo nello specifico con il prossimo emendamento con una proposta di riforma dell'articolo 323 del codice penale.
Una cosa, però, è certa: questo disegno di legge, d'ora in poi, non dovremo più chiamarlo DDL Nordio, ma lo dovremmo chiamare piuttosto DDL Silvan, proprio come il mago Silvan. Infatti, il Ministro Nordio, come il mago Silvan, fa sparire dal nostro codice penale il reato di abuso d'ufficio per farlo riapparire, sotto false spoglie, in un decreto-legge, nel cosiddetto decreto-legge Carceri.
Ecco, forse per un sussulto panpenalista, si fa sparire un reato, ma bisogna subito compensare dall'altra parte. Del resto, ad oggi, siamo a circa venti nuovi reati e, quindi, toglierne uno chiaramente pesava politicamente per questo Governo.
Effettivamente, il Ministro Nordio si era già espresso rispetto non solo al reato di abuso d'ufficio, ma in generale sui reati contro la pubblica amministrazione, il 17 gennaio scorso - lo sentimmo tutti qui in Aula - in occasione delle comunicazioni annuali del Ministro della Giustizia.
In quell'occasione, affermò testualmente, e lo leggo: “Abbiamo già detto e ripetiamo (…)” - questo è il Ministro Nordio - “che l'intero sistema di reati contro la pubblica amministrazione è un sistema obsoleto, costruito decenni fa. L'esempio più eclatante è proprio quello dell'abuso di ufficio, che è stato modificato quattro, cinque, sei volte, senza mai raggiungere risultati”. “Perché?”, si chiede il Ministro. “Perché, quando si interviene in modo settoriale in un determinato edificio, se stacchi un mattone, o quel mattone è portante e, allora, tutto l'intero edificio ti crolla addosso, oppure quel mattone è superfluo e, allora, non cambia nulla. Per il reato di abuso d'ufficio è accaduta più o meno la stessa cosa, tant'è vero che, alla fine, si è ritenuto opportuno eliminarlo, proprio perché non c'era verso di modificarlo in altro modo”.
Ribadisco, il Ministro ha detto che non c'era verso di modificarlo in altro modo. Sostanzialmente, per riassumere il “Nordio-pensiero”: non so come modificare l'articolo 323 del codice penale, quindi faccio prima a eliminarlo. Ecco, questo è il ragionamento, è la base politica, oltre che giuridica, di questo articolo 1 del DDL Silvan .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente, per sottolineare due cose. Lo dico, ovviamente a lei, per dirlo anche ai Ministri, ai Sottosegretari e ai Vice Ministri. Non è che, se noi aboliamo questo reato, risolviamo i problemi ad esso connessi. E aggiungo, rivolgendomi a chi prima ha detto che ci sono tanti colleghi nella pubblica amministrazione che sono stati oggetto di denunce, che io ho dovuto fare parecchi processi nella mia vita per amministratori o anche persone che mi hanno denunciato in modo assolutamente improprio. Non ho mai pensato, però, di venire qui in Parlamento poiché avevo ritenuto di aver subito un'ingiustizia e di far cancellare quella norma perché ritengo sbagliato ragionare in questi termini .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.3 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Allora, anzitutto pensavo che per questo emendamento, anche se già era stato presentato e bocciato in Commissione, ci potesse essere un parere favorevole, anche solo perché noi, a fronte dell'abrogazione di un reato, ne proponiamo addirittura tre. Quindi, va in linea questa volta davvero con questa volontà panpenalistica del Governo.
Sì, in realtà, perché noi andiamo a proporre tre nuove fattispecie? Anzitutto, perché riteniamo che il reato di abuso d'ufficio non debba essere spazzato via dal nostro ordinamento, ma che fosse, quello sì, necessario correggere delle storture, in modo da renderlo certamente più determinato. Da questo punto di vista, quindi, c'era questo tipo di volontà. Infatti, non è la prima volta che l'articolo 323 è stato riformato. Ricordo, già a partire dal '90, '97, 2012, 2020, insomma, più e più volte è stato modificato. In particolare, questo dibattito, anche a livello parlamentare, si era già svolto, in maniera anche forte, già a partire dalla metà anni '90. Anche lì, il Parlamento si trovò al bivio tra pensare all'abrogazione del reato oppure quello di riformarlo. Effettivamente, ci troviamo nel 1996, eravamo a cavallo fra due legislature, la XII e la XIII. Quindi, a maggio 1996 finiva il Governo Dini e, poi, arrivava il Governo Prodi. In quel periodo è stata nominata, creata una commissione ministeriale mista, amministrativisti e penalisti, presieduta dal professor Morbidelli. Alla fine di questi lavori, nel giugno del 1996, elaborarono, uscirono con un progetto di riforma anche molto articolato, che interveniva sugli elementi della condotta, sul profilo soggettivo, introduceva anche una serie di cause di non punibilità dirette proprio a limitare l'ambito di applicazione della norma.
Considerate che questo lavoro si è svolto, come dicevo, tra due Governi, tra due legislature, con Ministri della Giustizia, il Ministro Caianiello e il Ministro Giovanni Maria Flick, che sono stati entrambi anche Presidenti della Corte costituzionale. Quindi, sostanzialmente, la proposta che riproduciamo dalla commissione Morbidelli è proprio quella di sostituire l'articolo 1 - infatti, è questa la proposta del nostro emendamento 1.3 -, introducendo queste tre fattispecie. Quindi, il reato di prevaricazione, quello di favoritismo affaristico e quello di sfruttamento privato dell'ufficio.
Da questo punto di vista, la nostra proposta - già tra l'altro sottoposta anche al Senato e, anche in quell'occasione, in prima lettura bocciata - è proprio quella di riprendere un lavoro svolto da importanti giuristi, proprio con l'obiettivo costruttivo di prendere atto comunque di alcuni dei limiti oggettivi rispetto all'attuale formulazione, ma uscire con una proposta concreta che non sia la semplice eliminazione del reato. Auspico, a seguito di un'ulteriore riflessione, che l'emendamento possa essere approvato .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.5 Dori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento ci riprovo, sopprimendo, quindi, le lettere, non l'intero articolo, come invece avveniva con l'emendamento 1.1, ma, all'interno di queste lettere che andiamo a sopprimere, c'è proprio quella relativa all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Ribadisco, questa è una soluzione che noi avremmo voluto evitare, avremmo preferito l'approvazione dell'1.3, dove, a fronte dell'eliminazione dell'articolo 1, proponevamo, però, delle nuove fattispecie. Qui, invece, in questo modo, andiamo ad eliminare proprio l'abrogazione dell'abuso d'ufficio previsto dal disegno di legge. Ricordo che, nella relazione introduttiva al disegno di legge, si pone, come motivi particolari e importanti, secondo i proponenti dell'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, la ridottissima emissione di pronunce definitive di condanna rispetto al numero di procedimenti iniziati. C'è, però, anche da dire che, se dovessimo utilizzare questo criterio, anzi, invito da questo punto di vista - lo farò magari con un ordine del giorno - il Ministero, che sicuramente accede a tutte le statistiche dei dati giudiziari, a procedere nello stesso modo, quindi con un'ampia azione di depenalizzazione di tutti quei reati che hanno altrettanta discrasia, differenza, tra il numero di procedimenti iniziati e il numero di condanne.
Mi riferisco, visto che sono dati che ha fornito anche il Ministero in risposta a una mia interrogazione parlamentare, ad esempio, al recente reato di che, a quanto pare, non porta nemmeno a una condanna rispetto al numero di procedimenti iniziati . Quindi, a questo punto, se utilizziamo lo stesso criterio per l'abuso d'ufficio, per coerenza la maggioranza e il Governo dovrebbero fare davvero una verifica su tutte le fattispecie e, altrettanto, dovrebbero procedere. Magari mi aspetto un disegno di legge di questo tipo nei prossimi mesi da parte del Governo, con 1, 10, 20 reati, in modo da compensare quelli nuovi introdotti con un'ampia depenalizzazione.
Altro aspetto singolare, nelle proposte di legge che prevedevano proprio l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio si parla anche di un presunto utilizzo strumentale, da parte delle procure della Repubblica, della fattispecie di abuso d'ufficio, che veniva definita “grimaldello delle procure”, finalisticamente utilizzato per intromettersi nella sfera di attività riservata alla pubblica amministrazione e suscettibile di determinare la burocrazia difensiva.
Questo che ho letto è quanto contenuto nelle relazioni introduttive di questi disegni di legge della maggioranza. Quindi, si ribadisce in maniera chiara e anche ideologica una visione e un nuovo attacco alla magistratura e, in particolare, alle procure della Repubblica, laddove si dice che utilizzerebbe il 323 del codice penale come grimaldello, proprio per intromettersi nell'attività della pubblica amministrazione. Quindi, auspico che il nostro emendamento possa essere approvato .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Dori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.104 Gianassi, sul quale c'è il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il dibattito che il Governo ha orientato in questo anno sull'abuso d'ufficio è evidentemente ideologico: c'è l'esigenza di portare a casa uno scalpo, poter dire che questa fattispecie, così come era stato detto in passato, alla fine, viene abrogata. Solitamente, quando si scelgono strade orientate dall'ideologia, si va a sbattere contro un muro, qui ancora prima del risultato, al punto tale che il Ministro Nordio, dopo avere celebrato lo straordinario armamentario dei delitti contro la pubblica amministrazione del nostro codice penale, qualche ora prima dell'approvazione in quest'Aula, è corso ai ripari, o lo hanno costretto a correre ai ripari, e ha già previsto - credo sia il primo caso nel mondo dei lavori parlamentari - un ridimensionamento della norma che stiamo per approvare prima che sia approvata.
Con l'ideologia funziona così: si perde di vista il sistema, quello che deve valorizzare, i princìpi che deve tutelare. Con questo emendamento noi cerchiamo di riportare il Parlamento sulla strada della concretezza e del pragmatismo. Nel corso dei decenni, questo reato, quando ancora era meno tipizzato di quanto non sia avvenuto recentemente, aveva determinato un'applicazione molto estesa. Il collega Costa ha fatto una serie di esempi che, evidentemente, appartengono alla disciplina previgente rispetto al 2020. Non conosco la pubblicazione di cui ha parlato, ma, certamente, se vi è qualcuno che è stato indagato per abuso d'ufficio per avere concesso l'utilizzo di una sala, ciò è avvenuto per la norma previgente al 2020. La norma - nel 2020, per l'appunto - aveva la di restringere la portata applicativa e le incertezze applicative della norma preesistente.
Oggi, a differenza di ciò che avveniva prima del 2020, si viene indagati per abuso d'ufficio ed eventualmente processati se è contestata la violazione di una norma di legge e non di un regolamento o di un atto secondario, come quelli comunali di affitto delle sale consiliari o pubbliche, per la violazione di un obbligo comportamentale, quindi non per un comportamento discrezionale, che era l'altra grande questione che atteneva ai pubblici funzionari, cioè di non incorrere nel rischio, dentro la discrezionalità, di essere indagati per abuso d'ufficio, se hanno commesso l'atto o di omissione in atti d'ufficio, se non l'hanno commesso.
Sono due i temi che affrontati e risolti con la riforma del 2020, quindi, oggi, quei casi non possono sussistere, se non in presenza di un clamoroso errore giudiziario. Non credo che sia razionale immaginare di cancellare una norma perché, talvolta, ne viene fatto un uso sbagliato in un'aula giudiziaria, poiché ciò può avvenire anche per reati più gravi dell'abuso d'ufficio, dal sequestro di persona all'omicidio, e credo che nessuno di voi abbia pensato di abrogarli per il fatto che vi siano state cattive applicazioni.
Noi avevamo fatto una richiesta in Commissione, ma ci è stato risposto “no”, perché non c'era un interesse ad affrontare il tema di merito, lo dico anche ai colleghi dei gruppi centristi che hanno contestato l'opportunità delle nostre questioni pregiudiziali perché non avrebbero affrontato le questioni di merito. Noi eravamo molto interessati a porre questioni di merito e lo abbiamo fatto in Commissione: avevamo chiesto al Governo di portarci i dati relativi all'applicazione nelle aule giudiziarie della riforma del 2020 per poter laicamente stabilire se quella riforma avesse funzionato oppure no e, se non avesse funzionato, mettere nuovamente mano alla tipizzazione del reato.
Ci è stato risposto “no”, non si è voluto affrontare l'analisi dei risultati della riforma del 2020 perché l'obiettivo era ideologico. Quindi, dico agli amici, ai colleghi dei gruppi centristi, che non siamo noi disinteressati ad affrontare le questioni di merito, sono la maggioranza e il Governo, che in materia di giustizia hanno bisogno di scalpi, perché agiscono in base al furore ideologico. Con questo emendamento, però, abbiamo fatto quello che non hanno voluto fare il Governo e la maggioranza: siamo andati a vedere come sta funzionando l'applicazione, nelle aule giudiziarie, della riforma del 2020.
Abbiamo visto che, a fronte di una giurisprudenza coerente con l'impostazione del legislatore, con i lavori parlamentari della riforma di allora, ve ne è una minoritaria, che ha determinato la sussistenza dell'abuso d'ufficio anche nel caso di una violazione di una norma secondaria, utilizzando come parametro di definizione per l'applicazione dell'abuso d'ufficio l'articolo 97 della Costituzione, che, però, è norma generale, che non pone un obbligo specifico comportamentale.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Per questo motivo, con questo emendamento, noi proponiamo una norma di interpretazione autentica che stabilisca, in coerenza con la riforma del 2020, che la violazione che determina l'abuso d'ufficio deve essere prevista in una norma di legge e non può essere assunto a parametro generale il principio contenuto nell'articolo 97. Se votaste questo emendamento, rimarrebbe nel nostro ordinamento l'abuso d'ufficio e il cittadino sarebbe tutelato di fronte alle discriminazioni di un funzionario pubblico e, al contempo, avremmo la garanzia che un funzionario pubblico non venga indagato e processato per la violazione di una norma di legge, se non prevede un obbligo comportamentale, e non discrezionale .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.104 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.8 Gianassi.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo. Dichiaro aperta la votazione… revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare il deputato Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Conoscere per deliberare, diceva un grande liberale. Noi, mentre stiamo approvando la cancellazione di un nuovo reato, non conosciamo il testo di un reato che si sta introducendo. Questa è questione, signor Presidente, che, forse, dovrebbe anche un po' occupare l'attenzione della Presidenza di quest'Aula.
C'è un altro paradosso liberale. Un'ampia schiera di colleghi che tali si dicono sta dicendo, in modo formale e solenne, che l'abuso di potere non deve essere sanzionato penalmente; l'abuso d'ufficio è la declinazione, nel nostro ordinamento, dell'abuso di potere. Noi avremmo un ordinamento nel quale non c'è tutela penale contro l'abuso di potere, ma c'è - come ha ricordato il collega Dori - contro i . Io comprendo che questo possa piacere a chi crede nello Stato etico, dovrebbe, invece, preoccupare un po' quelli che parlano dello Stato come il Leviatano.
Ma se le alte considerazioni non bastano, scendiamo più all'argomento che è stato utilizzato nel corso di questi mesi. È stato detto che c'è lo sciopero della firma. Noi avevamo messo in guardia sulla strumentalità di questo argomento, perché avevamo già affrontato questo tema, collega Costa, e avevamo visto che cancellare il reato avrebbe esposto gli amministratori ad altri rischi. Se non ci si fidava di noi, ci si poteva affidare almeno degli avvocati Bongiorno, Coppi, che hanno sostenuto questa tesi e di cui, evidentemente, molti di voi si fidano, perché da loro si sono fatti difendere in processi non poco rilevanti. Non lo vedo in Aula e mi duole, il collega Costa, che ha rivendicato di essere il capo della maggioranza su questo argomento, e noi gli facciamo le congratulazioni per questo. Però il punto è che o il collega Costa è stato chiamato al Ministero della Giustizia, a via Arenula, a concordare il nuovo testo che sarà introdotto nell'ordinamento o non è la stampella. La stampella gliel'hanno data direttamente in testa, per una semplice ragione, e cerco di spiegarmi. Se il tema è lo sciopero della firma, l'introduzione di un nuovo reato di peculato, riformato, rimette una spada di Damocle sulla testa degli amministratori, ma non la rimette sulle altre categorie interessate dalla fattispecie dell'abuso d'ufficio, che vi dico quali sono, secondo la classifica delle contestazioni nel corso degli scorsi anni: i magistrati, le Forze di polizia, i medici e i professori universitari. Se queste erano le categorie che volevate tutelare, ce lo potevate dire tranquillamente. Gli amministratori, con il nuovo assetto che si verrà a determinare, almeno dal punto di vista dello sciopero della firma, non avranno alcun vantaggio.
Mi chiedo se il gioco valeva la candela: abolire la tutela penale rispetto all'abuso di potere per creare una zona franca di categorie che, non avendo i loro comportamenti illegittimi contenuto patrimoniale, non avranno nessun tipo di deterrenza e nessun tipo di controllo. Credo davvero che l'operazione - leggeremo poi la fattispecie così come sarà scritta - meritava ben altro esito, anche dal punto di vista di chi si poneva il tema di superare lo sciopero della firma. L'unica cosa che certamente noi stiamo producendo, al di là della nostra volontà, comunque si concluda questa vicenda, sarà - signor Presidente, concludo - allontanare ancora di più i cittadini dalle istituzioni, perché i cittadini capiranno che noi stiamo costruendo degli strumenti per non essere sindacati nelle nostre decisioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi riallaccio alle riflessioni che poc'anzi ha fatto il collega Orlando per rilanciare, davvero, la proposta che avevamo fatto di poter riprendere una discussione più serena, alla luce di quanto è stato deciso ieri dal Consiglio dei ministri. Non stiamo portando elementi e congetture, stiamo cercando di riportare alla realtà che stiamo vivendo, ovvero che noi stiamo discutendo in una logica - lo dico molto chiaramente - che è quella delle bandierine.
Siccome è stata data una bandierina con l'autonomia differenziata alla Lega e ci apprestiamo alle ore 16 a incardinare la bandierina del premierato, voluta da Fratelli d'Italia, Forza Italia non poteva rimanere senza bandierine, e quindi si è corso, si è fatta una nottata intera, dopo mesi che era rimasto nei cassetti, per arrivare a questo provvedimento. Insomma, questo non è un buon modo di fare le riforme e di affrontare un problema serio. C'è il rischio di fare dei mostri, dei mostriciattoli e soprattutto, alla fine, di non fare quello che serve al Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Morassut. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Grazie, Presidente. I colleghi che mi hanno preceduto hanno spiegato molto meglio di quanto io possa fare il contenuto e le caratteristiche grottesche di questa discussione che noi stiamo svolgendo, perché il Governo che cosa ha fatto? Ha affrontato una materia delicatissima, quella dell'abuso d'ufficio, che non a caso è stata nel tempo oggetto di approssimazioni successive, perché è la lancetta che stabilisce il livello di rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini nel rapporto tra possibile vessazione e impunità della pubblica amministrazione. Nel risolvere questo difficile tema, che cosa si è pensato? Di amputare completamente la norma e di aprire lo spazio a una devastante possibilità di sviluppo di questa discussione in un abuso di potere.
Ma questo è un pasticcio, poi “precipitevolissimevolmente” - uso in questo caso l'avverbio più lungo della lingua italiana - si è deciso, in un altro decreto, di introdurre un'altra fattispecie di reato. Ma qui non siamo - mi scusi, Presidente, se uso questa espressione, con tutto il rispetto per lei, che dirige quest'Aula in maniera assolutamente corretta - in “Casa chef”, in una zona o in un posto dove si fanno dei pasticci alimentari. Questo è il Parlamento italiano, che deve essere messo nelle condizioni di fare delle discussioni serie. E a parte questo - voglio ricordare in chiusura - noi ci apprestiamo, in questo scorcio di estate, a discutere 11 decreti-legge, in una situazione di stress del Parlamento che è inaccettabile . Non si può trattare il Parlamento italiano in questo modo, soffocando le opposizioni e gli uffici di quintali di carte su materie di grandissimo significato e di grandissimo valore, dall'edilizia alle infrastrutture, all'agricoltura. Il premierato non è stato ancora approvato; se lo sarà, forse non sarà approvato dai cittadini con il referendum .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà. Vi prego di stare nel tempo previsto dal Regolamento.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Io avverto una preoccupazione molto grande. Capisco che una coalizione ha bisogno di provare a rappresentare tutte le anime, c'è Forza Italia, c'è Fratelli d'Italia, c'è la Lega. Tuttavia, questa fotografia della complessità di una coalizione non può costruirsi sulle spoglie dello Stato democratico e dell'unità di questo Paese. Voi avete impostato una politica, fino alle elezioni europee, per tenere la tavola quieta. Vi siete approvati il premierato senza farci mettere bocca, avete scelto di andare dritti sull'autonomia differenziata, penalizzando una parte rilevante del Paese, e ora regalate il contentino a Forza Italia sulla giustizia. Governare un Paese così significa condannarlo alla marginalità, e noi non ve lo consentiremo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Proprio collegandomi a quel che si sta ora dicendo, è evidente che non è pensabile che lasciamo il nostro sistema penale privo di una disposizione di cui vi è necessità. E perché vi è necessità? Perché, innanzitutto, vi è una convenzione, la Convenzione di Merida, alla quale abbiamo aderito e che è stata ratificata dal nostro Paese con una legge e, quindi, è per noi divenuta un obbligo e l'articolo 117 della Costituzione impone che il potere legislativo venga esercitato in modo da rispettare gli obblighi comunitari e i vincoli derivanti dagli ordinamenti internazionali.
Ebbene, noi abbiamo aderito a una convenzione che ci impone di rispettare anche questa disposizione. È evidente che non possiamo lasciare vuoto questo spazio, lo spazio va riempito, e quindi è necessario individuare una fattispecie. Via via che vi si propongono degli emendamenti, individuate l'emendamento, ma non lasciate lo spazio vuoto, perché lasciare lo spazio vuoto significa incorrere in una procedura di infrazione, che è quella che va in violazione di norme internazionali e noi non possiamo venir meno a norme internazionali. Ecco perché credo che sia fondamentale anche approfondire la fattispecie che ora il Consiglio dei ministri sta ponendo all'attenzione del nostro Paese. Perché chiedevamo di conoscere per bene quella fattispecie? Per poter anche comprendere se quello spazio sia stato o meno coperto, se quel peculato, articolo 314, per distrazione, sia effettivamente una fattispecie che va a sostituire l'abuso d'ufficio, se cioè c'è uno spazio, quello che deriva dall'obbligo internazionale, che viene colmato da questa fattispecie; ma questo non ci è stato consentito.
Guardate, è anche grave sotto l'aspetto della correttezza e trasparenza dei rapporti fra Governo e Parlamento, perché stiamo discutendo di una questione attinente a una fattispecie specifica, che noi abbiamo ritenuto di importanza capitale, perché difende non il sindaco, ma difende il cittadino da ogni abuso di potere, con una norma, prima prevista, che risaliva addirittura al 1810, al codice napoleonico, al codice del Regno delle Due Sicilie e poi al codice Zanardelli e poi al codice del 1930. Tutte queste disposizioni prevedevano l'abuso d'ufficio e noi lo andiamo a cancellare, venendo anche meno a un obbligo internazionale. Ecco perché spingiamo perché possiamo, innanzitutto, comprendere se questo peculato per distrazione, in qualche modo, colma quel vuoto che la vostra abrogazione crea o se, invece, bisogna necessariamente intervenire per colmarlo diversamente per non incorrere in una violazione di obbligo internazionale. Ecco perché ad ogni emendamento che viene presentato e che riguarda l'abuso d'ufficio è necessaria una riflessione della Camera per riempire quello spazio che è rimasto vuoto e che rimarrà vuoto per l'intervento di questa normativa .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.9 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. Come hanno fatto i miei colleghi, devo dire che provo un certo imbarazzo a trovarmi oggi a discutere gli emendamenti all'articolo 1, quando questo voto e la discussione dei nostri emendamenti rischia di essere compromessa dalla norma che abbiamo votato ieri…
PRESIDENTE. Colleghi… prego, prosegua, deputata Di Biase.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Dicevo e descrivevo ai colleghi un certo imbarazzo. Mi sorprende che questo imbarazzo non sia ampiamente definito dalla Camera dei deputati che stiamo rappresentando. Cari colleghi, il premierato ancora non è legge, forse vale la pena ricordare che noi siamo una democrazia parlamentare e il fatto che oggi siamo chiamati a discutere dell'abolizione dell'abuso d'ufficio al buio, sapendo che ieri - attraverso una decretazione d'urgenza, un provvedimento che nulla attiene a questa materia - è stato introdotto un nuovo reato, io, in tutta onestà, penso che sia qualcosa che non deve far sobbalzare solamente l'opposizione di questo Parlamento. Penso che questo sia qualcosa che debba interdire, far investigare anche coloro che fanno parte della maggioranza.
Proverò a entrare nel merito di questo provvedimento, perché una delle critiche che ci è stata fatta è che noi non abbiamo voluto proporre nostri punti di vista rispetto all'abuso d'ufficio. Non è affatto così, lo abbiamo dimostrato durante le lunghe discussioni in Commissione. Da parte nostra, c'è stata sempre la piena disponibilità a discutere nel merito delle questioni, e proviamo a farlo proprio con questo emendamento, mediante il quale, infatti, proponiamo di recuperare e riscrivere una norma tratta dal codice penale francese. Si tratta di quello che viene definito l'interesse privato in atti di ufficio, una norma che prevede di sanzionare le condotte abusive dell'esponente di pubblici poteri con una sanzione non detentiva, quindi con una multa per le condotte, appunto, di natura generica, salvo, naturalmente, che dalla condotta sia derivato un danno per la pubblica amministrazione, nel qual caso, si applica una sanzione detentiva. Ritengo che basti questo per descrivere e per capire che, con l'approvazione di questo emendamento, avremmo tenuto insieme l'esigenza di modifica delle norme di abuso d'ufficio - su cui, ripeto, non ci siamo mai sottratti, come richiesto anche dagli amministratori pubblici - con la necessità però, doverosa, di non indebolire il quadro delle norme contro i reati della pubblica amministrazione.
Vedete, voi avete fatto un gran parlare, e avete descritto questa norma come una norma a sostegno dei sindaci, ne avete fatta la vostra bandiera e così l'avete descritta al Paese. In realtà, questa è una norma che crea un incredibile e pericoloso. Noi lo abbiamo detto più volte, in Commissione, e discuteremo poi su questo in altri emendamenti. Voi rischiate, abolendo l'abuso d'ufficio, di creare e di compromettere realmente l'azione dei sindaci, esponendoli al rischio di essere indagati per reati ben più gravi.
Allora, davvero vi chiedo di fare un di riflessione, di votare questo nostro emendamento, anche se, Vice Ministro, a questo punto sorge il dubbio pure a me. Ringrazio la collega Varchi per le dichiarazioni che ha fatto in apertura della nostra discussione, però, con tutto il rispetto e la stima che ho per la collega, non posso fidarmi alla cieca di quelle che sono le dichiarazioni di questa maggioranza, visto che, in questi mesi, abbiamo visto tutto e il contrario di tutto. E la vostra ossessione panpenalistica ci ha portato dove siamo arrivati oggi, ossia che facciamo uscire un reato dalla finestra e ne entra un altro dalla porta principale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Sarracino. Ne ha facoltà, per un minuto.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. La collega Di Biase ha detto cose molto importanti, quindi noi utilizziamo questo minuto per provare a far riflettere la maggioranza anche di fronte al fatto che noi ci troviamo, purtroppo, come è stato detto da altri colleghi, di fronte a uno scambio tra le forze politiche della maggioranza: Fratelli d'Italia porta a casa il premierato - poi vedremo se gli italiani daranno loro fiducia rispetto a questa “riforma” -; la Lega porta a casa l'autonomia differenziata, però con perplessità che finalmente continuano a emergere con forza non soltanto da parte di Forza Italia, ma anche da parte di alcuni presidenti di regioni o Ministri, addirittura, di Fratelli d'Italia; infine, oggi Forza Italia porta a casa questa riforma, che noi crediamo essere un passo indietro notevole, invece. Allora, questo è lo scambio, Presidente, che noi denunciamo e che si sta verificando anche oggi, uno scambio che, però, si consuma sulla pelle delle italiane e degli italiani. Tre riforme, tra l'altro, Presidente, che sono in netta contraddizione fra loro, ma da cui emerge, purtroppo…
MARCO SARRACINO(PD-IDP). …l'idea di Paese - concludo - di questa maggioranza, un'idea antistorica, un'idea sbagliata, un'idea ingiusta come il provvedimento che stiamo, purtroppo, analizzando oggi. Allora noi, con questo emendamento, proviamo quantomeno a migliorarlo e vi chiediamo, appunto, di votarlo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Scotto. Ne ha facoltà, per un minuto.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ieri sono risuonate, solenni e forti, le parole del Capo dello Stato: non trasformare il diritto della maggioranza a governare in un assolutismo della maggioranza. Guardate, questo è l'equilibrio fondamentale di qualsiasi democrazia liberale. Le maggioranze prendono i voti dei cittadini, si formano in Parlamento, costruiscono le leggi, provano a portare avanti il proprio programma elettorale e, dopo un certo periodo, si confrontano con i cittadini. È così, lo prevede la nostra Costituzione, ma quelle maggioranze non debbono mai trasferire al Parlamento e all'opinione pubblica la dimensione dell'arbitrarietà del potere. E credo che, in questo caso, ci troviamo di fronte a una formazione arbitraria della maggioranza .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.10 Gianassi.
Ha chiesto di parlare il deputato Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Quando il Parlamento si accinge ad abrogare, per volontà del Governo e della maggioranza parlamentare, il reato di abuso d'ufficio, e quindi si accinge a cancellare dal codice penale questo reato, di fatto cosa stanno dicendo il Governo e la maggioranza?
Quali fatti, che oggi in un'aula di tribunale risultano essere abuso d'ufficio, da domani saranno fatti che si realizzano nelle nostre città e non avranno una conseguenza penale? Il collega Costa, citando questa sua pubblicazione, ha fatto un elenco di casi - io credo - risalenti nel tempo e antecedenti alla riforma. Però, pur avendo molto rispetto per le pubblicazioni del collega Costa, io mi sono messo a guardare, come tanti altri, cosa dicono invece le sentenze della Cassazione e, quindi, cosa dicono i giudici della Repubblica. Quali sono, quindi, i fatti che oggi costituiscono abuso d'ufficio e da domani, con l'abrogazione voluta dal Governo e dalla maggioranza parlamentare, non saranno più reati? Ad esempio, l'assegnazione da parte di un funzionario pubblico di incarichi e posti di lavoro ai propri familiari o ai soci delle società alle quali partecipano, a scapito di altri soggetti. Ora, credo che questo sia un comportamento odioso, che qualunque cittadino onesto che si approccia con rispetto verso la pubblica amministrazione non può che considerare odioso: cioè, un pubblico funzionario, che gestisce un potere per conto di tutti i consociati, che decide, anziché di assegnare in trasparenza gli incarichi alle persone meritevoli, di attribuirli ai familiari o ai soci delle società di cui fa parte; oppure il mancato rinnovo di un incarico dirigenziale o il demansionamento di un dirigente o di un funzionario, perché con quel dirigente o con quel funzionario si è creata, nelle settimane e nei mesi precedenti, una lite. È successo e la Cassazione ha detto che questo è abuso d'ufficio: se, per motivi ritorsivi, demansioni un dirigente o un funzionario, avendone il potere perché sei gerarchicamente sovraordinato, questo è abuso d'ufficio.
Se voi abrogate l'abuso d'ufficio, domani sarà possibile, per un capo ufficio, demansionare per scopi ritorsivi un proprio sottoposto, oppure, per un funzionario pubblico, assegnare - non voglio dare idee, però, o suggerimenti - incarichi ai propri familiari.
Oppure è abuso d'ufficio la mancata emanazione dell'ordine di demolizione di un immobile abusivo per favorire un amico, un familiare, un soggetto con il quale si intrattengono relazioni. Oggi la mancata emanazione dell'ordine di demolizione costituisce, per questi motivi, un abuso d'ufficio; da domani sarà possibile, non sarà più un fatto di reato.
Oppure il rilascio di concessioni, senza che ne ricorrano i requisiti di legge, ad esempio commerciali, farmaceutiche, per l'esercizio di attività di ristorazione. Oggi, se queste autorizzazioni vengono concesse da un pubblico funzionario che ne ha potere in violazione di legge per favorire un amico o un parente, questo fatto costituisce abuso d'ufficio. Da domani, grazie al vostro intervento, sarà un fatto penalmente legittimo. Oppure il medico - parliamo molto di sanità in queste settimane, soprattutto noi che vi incalziamo, voi meno - di una struttura pubblica che, anziché effettuare una visita nei confronti di una persona bisognosa dentro la struttura pubblica e potendolo fare, la indirizza artatamente verso la struttura privata presso la quale opera. Pur potendolo gestire la struttura pubblica, pur avendo spazio - già discutiamo di quanto poco spazio ci sia -, lo invia verso una struttura privata a pagamento: questo è abuso d'ufficio, l'ha detto la Cassazione. Da domani è legittimo.
Oppure il comportamento di appartenenti alle Forze dell'ordine che fanno a delle ragazze, le ragazze li respingono e loro, per motivi ritorsivi, le identificano e le conducono in caserma: questo è abuso d'ufficio da parte di un funzionario di Polizia, da domani è un fatto legittimo. Oppure, ancora, il pubblico ministero che, dopo avere chiesto l'archiviazione per una persona, poiché quella persona era l'ex fidanzato della persona con cui il pubblico ministero si è poi accompagnato, decide di cambiare la richiesta e avanzare una richiesta di rinvio a giudizio: è successo ed è abuso d'ufficio; da domani è un fatto legittimo. O, ancora, il sindaco che revoca l'incarico al dirigente, perché il dirigente nelle future elezioni amministrative ha deciso di correre alla carica di sindaco, quindi una revoca di incarico per motivi ritorsivi e politici: è un abuso d'ufficio; da domani è un fatto legittimo.
Secondo voi il Paese ha bisogno di una riforma di questo tipo? Ha bisogno di dire che questi fatti così odiosi, così spregevoli diventino fatti legittimi? Il comportamento del giudice - l'ho chiesto al Vice Ministro Sisto in Commissione, ma non mi ha risposto - membro della commissione di concorso per l'accesso in magistratura, che passa la prova del concorso a un concorrente, favorendolo per l'ingresso in magistratura a scapito degli altri, è abuso d'ufficio. Da domani è un fatto legittimo. Secondo voi, è naturale, è legittimo, ha buon senso che questo avvenga nel nostro Paese?
Noi pensiamo di no. Tornate indietro e fatelo alla luce del sole, non come fa il Ministro Nordio che scappa e, con un decreto-legge, introduce un nuovo reato che colpirà i sindaci e gli amministratori locali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bakkali. Ne ha facoltà.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa è - lo hanno detto in tanti e in tante - la terza bandierina di questa maggioranza. Eppure tutte e tre queste riforme, se così possiamo chiamarle - quella sull'autonomia, quella sul premierato, questa sulla giustizia e sull'abuso d'ufficio - hanno in comune un filo che le collega tutte, che è il rapporto distorto con la nostra Carta costituzionale, che è lo squilibrio di potere nel rapporto tra cittadinanza e istituzioni ed è la regola del più forte: è la regola del più forte nell'equilibrio tra i territori; è la regola del più forte nel modello della donna o dell'uomo solo al comando; è la regola del più forte nella mancanza di tutela verso i cittadini e nel rapporto con chi ha più potere, in un rapporto asimmetrico come può essere quello tra il cittadino e le istituzioni, se il cittadino non ha strumenti per tutelarsi nel momento più importante che è quello nel rapporto con l'istituzione e con l'amministrazione nell'esigere i propri diritti e le proprie tutele.
Quindi questa è l'ennesima “deforma”, perché in una riforma si dà forma nuova a quello che si va a toccare. Voi, per l'ennesima volta, deformate quelli che sono i principi della nostra Costituzione e lasciate i cittadini e gli enti locali senza tutela .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.11 Gianassi.
Ha chiesto di parlare il deputato Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Da un po' è in atto, nel Paese, uno scontro connotato da una forte posizione ideologica - da uno dei due contendenti - fra chi ritiene liberale abolire un reato, perché ci sarebbe stato un eccesso di incriminazioni, ma non di condanne, in particolare per una categoria di autori - appunto i sindaci - che sarebbero stati troppo processati e poco condannati e chi ritiene, invece, illiberale questo progetto, perché questa abolizione riguarda decine, anzi centinaia, di altri potenziali, possibili autori di reato, che potrebbero, come conseguenza di questa depenalizzazione, compiere atti di mera prevaricazione su privati, riportando la pubblica amministrazione italiana a stili e comportamenti che immaginavamo esserci lasciati alle spalle.
Come è noto, sono pochi gli ordinamenti penali internazionali che hanno fatto la scelta di rinunciare a norme incriminatrici generali, affidandosi a forme di abuso più specifico. Come è altrettanto noto, l'articolo 323 del codice penale individua diverse fattispecie che gestiscono, sostanzialmente, i rapporti con i privati che si distinguono, come è noto, in meri favoritismi, favoritismi con pregiudizi e - come ho detto - le prevaricazioni.
Se mentre per i meri favoritismi, che sono quelli che si limitano a beneficiare un soggetto senza produrre pregiudizio ad altri e i favoritismi, che invece possono recare danno a terzi, perché individuano diseguaglianza di trattamento fra cittadini, la discussione è più semplice, perché più lineare, ci sono invece tante condotte di mero pregiudizio e prevaricazione verso terzi che producono danni al cittadino arrecati in modo volontario. Sono probabilmente queste le condotte più odiose, quelle che riguardano il rapporto fra l'amministrazione e il cittadino che, come è noto, rispetto all'amministrazione, è in uno stato di soggezione giuridica.
In particolare, proprio questa terza tipologia, quella appunto degli atti di prevaricazione, è la più grave, è quella che incide anche nell'immaginario collettivo dei cittadini, o inciderebbe in caso di depenalizzazione di queste condotte. In particolare, vorrei soffermarmi su un fatto: che l'articolo 323 riguardi solo i sindaci, evidentemente, è una bufala ed è probabilmente anche il segno di come questa battaglia ideologica sia stata condotta anche distorcendo l'informazione. Basti pensare a un medico, in posizione apicale, che demansioni un suo sottoposto perché questo sottoposto non manda pazienti alla allo studio privato del medico, oppure, vogliamo parlare di un agente di pubblica sicurezza che in maniera arbitraria compia atti vessatori nei confronti di una prostituta, piuttosto che di un senzatetto, piuttosto che di un gruppo di persone che disturbano e che non sono state arrestate. Oppure ci sono casi, purtroppo, sono sempre più frequenti, di magistrati che affidano incarichi peritali, violando ogni criterio legale di distribuzione.
Ora, chi potrebbe sentirsi protetto da una legislazione priva dell'abuso d'ufficio nella parte in cui non punisca la volontaria violazione di legge commessa da un soggetto pubblico che rechi intenzionalmente a terzi un danno ingiusto? Certamente, non il cittadino; certamente, il pubblico ufficiale che abusa. Io volevo appunto approfittare di questo intervento anche per dire, soprattutto ai colleghi di Forza Italia e della Lega, che è bene che spieghino che il decreto-legge Carceri, di ieri, ha sostanzialmente impedito il raggiungimento dell'obiettivo principale che probabilmente questo provvedimento si poneva, cioè, di mettere al sicuro la categoria dei sindaci, e ha lasciato invece libere, protette, molte altre categorie i cui comportamenti normalmente incidono in maniera odiosa nel rapporto con i cittadini.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Quindi, invece di mandare a tutti i pubblici ufficiali il messaggio della libertà dei controlli punitivi, questo provvedimento, sostanzialmente, conferma purtroppo nei cittadini l'idea che, molto spesso, nei confronti della pubblica amministrazione, i cittadini stessi non abbiano tutela .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.12 Gianassi.
Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Signor Presidente, a proposito di priorità del Governo Meloni, questa è un'altra bandierina che piantate nel petto di un Paese che soffre di tutt'altri problemi e sventolarla, da domani, creerà ancora più danni. Uno dei punti focali di questo disegno di legge è l'abolizione del reato di abuso d'ufficio o, almeno, così sembrava fino a ieri sera. Infatti, la decisione dell'abrogazione, presa per pura propaganda e poi sbugiardata a un passo dell'entrata in vigore, è stata accompagnata da motivazioni spesso bugiarde.
Una di queste bugie, che avete raccontato in giro e che avete ripetuto come se fossero un , è che il 92-93 per cento delle indagini relative all'abuso d'ufficio, in realtà, si conclude con un'archiviazione, un proscioglimento o un'assoluzione.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Numeri che, evidentemente, letti così, sembravano darvi pienamente ragione, eppure, come ci ha ricordato, tra gli altri, il presidente di ANAC, Giuseppe Busia, andrebbero letti in relazione agli effetti dell'ultima modifica della fattispecie, che è avvenuta nel 2020. Sì, perché in caso non ve ne foste accorti, appena 4 anni fa, l'abuso d'ufficio ha già subito un significativo restringimento dell'ambito della condotta punita ed è stata quella restrizione a determinare l'impennata delle archiviazioni a cui il Vice Ministro Sisto ha fatto riferimento in tutti questi mesi. Nonostante quella modifica, avete continuato a chiedere un'abrogazione totale del reato, come unica possibilità per evitare il fenomeno della paura della firma e provate a venderci questo intervento come una misura che libererà i sindaci italiani, a cui noi teniamo particolarmente.
Ebbene, davanti a queste mistificazioni, andrebbero chiariti alcuni aspetti: innanzitutto, la maggior parte delle sentenze definitive di condanna per abuso d'ufficio non riguarda affatto i sindaci, sfatiamo questo argomento pretestuoso, ma altri esponenti della pubblica amministrazione, in particolare, quelli che ricoprono incarichi con discrezionalità tecnica, dipendenti o consulenti esterni di aziende pubbliche o di enti territoriali che, dopo l'approvazione della riforma Bassanini, hanno acquisito maggiore centralità. Per cui, ciò che alla fine restava, come non abbiamo mai smesso di denunciare, era l'abbassamento inaccettabile del livello di etica pubblica della pubblica amministrazione e la posizione di preoccupante difformità dell'ordinamento italiano rispetto a quello degli altri Stati firmatari delle Carte internazionali di lotta alla corruzione.
Ma non solo, perché abrogare l'abuso d'ufficio avrebbe voluto dire anche porsi in contrasto rispetto all'ultima proposta di direttiva europea in materia, del 3 maggio 2023, un fatto che a breve, al netto della propaganda, ci sarebbe costato l'apertura di una nuova procedura di infrazione. Ed ecco perché voi, ieri sera, in maniera un po' maldestra e, peraltro, nascondendo le carte a questo Parlamento, avete inserito quell'articolo che la stampa ha preannunciato. Ovviamente, sarà nostra cura ricordarvi, quando pubblicherete il testo, quello che avete detto in quest'Aula per andare avanti nella discussione odierna. E una clamorosa giravolta, che noi ci attendiamo, arriva a pochissime ore da quello che noi stiamo, purtroppo, compiendo in quest'Aula, cioè l'abrogazione integrale e definitiva dell'articolo 323 del codice penale.
Allora, la domanda di fondo che resta agli atti di questa discussione è come si tutelano quei pubblici funzionari rispetto alle incertezze delle fattispecie penali, visto che voi stessi, nottetempo, prima che si avvii una discussione di merito su questo provvedimento, in realtà, provvedete a cancellarne l'effetto cogente? E come li tuteliamo, senza cedere a impunità o disinteressandosi del cittadino, che è quello che subisce poi l'angheria di un funzionario pubblico infedele?
La risposta è che, nel complesso, state dando una risposta completamente difforme dalle esigenze. Noi in questi mesi di discussione abbiamo provato a farvi ragionare, a formulare proposte utili a raggiungere questi obiettivi. Abbiamo proposto di modificare il TUEL per impedire che il sindaco, in quanto tale, risponda di tutto quello che succede in una città. Abbiamo proposto di cancellare la discriminazione della legge Severino verso quei sindaci che vengano sospesi dopo la condanna di primo grado, ad eccezione ovviamente dei reati di mafia e di criminalità organizzata…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Abbiamo anche ipotizzato di escludere la responsabilità erariale degli amministratori, se non per caso di dolo. Nulla, quelle proposte hanno sbattuto contro un muro di “no”. Con questo emendamento erigiamo un nuovo, evidentemente flebile, muro a quella che è la vostra sordità rispetto alle nostre richieste .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, per chiedere, se sono in grado i Sottosegretari di dare una risposta su un punto, perché, riflettendo - ho ascoltato l'affermazione apodittica del Vice Ministro Sisto e della collega Varchi sulla non sovrapponibilità delle norme -, c'è un piccolo particolare: che loro la norma, così come pubblicata nella non l'hanno ancora letta. Ammettiamo però che avessero ragione. Voi avete individuato lo strumento dei test psicoattitudinali perché, come sapete, in magistratura ci sono dei pazzi. Ammettiamo che uno di questi pazzi ritenga che queste due norme siano in qualche modo sovrapponibili. La domanda che faccio: ci potete almeno dire - visto che c'è una discrezionalità nella pubblicazione e un'incertezza nei tempi - per quanto tempo conviveranno le norme, quando una norma verrà superata e come possano eventualmente combinarsi? Non è un rilievo capzioso: è per capire esattamente che cosa stiamo producendo, perché noi, in questo momento, signor Presidente, non lo sappiamo .
PRESIDENTE. Onorevole Orlando, noi sappiamo quello che è previsto nel nostro ordine dei lavori. Quindi, quello che viviamo è quello che è prodotto. Dopodiché, lei ha chiesto un chiarimento e lo vediamo. Se il Governo lo può dare, lo dà. Siccome ha già risposto prima. Mi dica, onorevole Orlando.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Presidente, lei non può accettare questo. Noi non possiamo disinteressarci dell'effetto di ciò che produciamo…
PRESIDENTE. Ma non esiste…
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). …e non possiamo non prendere in considerazione un aspetto…
PRESIDENTE. Onorevole Orlando, siccome l'ha già spiegata la questione, a me è chiara, il Governo si è pronunciato…
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Noi abbiamo avuto un parere reso su una norma che non conosciamo in questo momento, perché ancora non è stata…
PRESIDENTE. Ma non c'è quella norma a cui fa riferimento
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Come non c'è? È stata approvata dal Consiglio dei ministri!
PRESIDENTE. Quando sarà pubblicata e sarà pubblicizzata ne parleremo.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). No, lei sa meglio di me che sta dicendo una cosa non vera.
PRESIDENTE. No, abbia pazienza…
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Mi scusi, Presidente, ma lei sta dicendo una cosa non vera, perché quella norma esiste, ma non la conosciamo. Esiste perché è stata approvata dal Consiglio dei ministri, ma non la conosciamo perché non è stata ancora pubblicata in . Quindi, Presidente, siccome lei conosce meglio di me l'ordinamento, non mi può dire che quella norma non esiste .
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Orlando. Siccome, però, la Presidenza non ne è a conoscenza, devo andare avanti con i lavori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Intervengo sull'ordine dei lavori. Guardi, rispetto la sua conduzione dell'Aula e nessuno le chiede di esercitare compiti che non le competono, però, proprio alla luce delle osservazioni che abbiamo fatto e della risposta del tutto insoddisfacente avuta dal Governo, lei mi costringe a fare l'unica cosa che possiamo fare: chiedere urgentemente un'informativa del Ministro Nordio, affinché ci venga a riferire cosa ha approvato ieri il Consiglio dei ministri su questa norma . Questo è l'unico modo che noi abbiamo per conoscere e per legiferare in maniera consapevole.
Può essere che alla maggioranza non interessi, può essere che, legittimamente, Presidente, questo non sia nelle sue facoltà, ma noi parlamentari di opposizione vogliamo sapere se quello su cui stiamo discutendo e che voteremo è qualcosa che si sovrappone alla decisione che ha preso il Governo. Allora, l'unico modo che abbiamo è di chiedere urgentemente un'audizione, un'informativa, qui in Aula del Ministro Nordio. La prego, per favore, vista la contingenza e l'urgenza del tema, di rappresentarlo immediatamente al Governo. Era qui il Ministro Nordio: sarebbe bastato un suo intervento chiarificatore, visto che l'ha approvata ieri in Consiglio dei Ministri e ne ha parlato. Se non l'ha fatto ci sarà un motivo. Noi chiediamo un'informativa immediata .
PRESIDENTE. Presidente Braga, il Governo è presente anche in forze in questo momento; quindi, nessuno meglio di loro ha sentito in diretta ciò che lei ha chiesto legittimamente. Peraltro, prendo atto del reitero di ciò che ha detto l'onorevole Orlando, dicendo anche che, in assenza della informativa urgente che lei ha sollecitato, c'è uno strumento, che è quello della richiesta di sospensione all'Aula, sulla quale poi l'Aula eventualmente si può pronunciare. Ma, oltre questo, lei mi darà atto, altro non posso fare. Prendo atto della richiesta. Il Governo è presente, ma lì mi devo fermare. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo, per sostenere la richiesta dell'onorevole Braga, ma anche per richiamare la Presidenza all'articolo 8 del Regolamento, secondo cui “Il Presidente rappresenta la Camera”. Credo che l'interesse della Camera e dei parlamentari, dei deputati in questo caso, a prescindere dal merito del provvedimento che stiamo votando, si difenda anche - le chiedo di riferire questo al Presidente - chiamando il Governo ed il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e spiegando che la Camera non può accettare semplicemente questa modalità di legiferare. Non può essere accettabile perché, Presidente lo sa meglio di me, è totalmente irragionevole quello che stiamo facendo. Hanno deciso ieri di varare un decreto? Bene, sospendiamo non solo i lavori, ma l'esito del provvedimento. Se, come dice lei, quel provvedimento non esiste fino a che non è pubblicato sulla allora, come Presidente della Camera, converrà con me che, per rispetto non solo dell'opposizione ma di tutta la Camera, i lavori di questo provvedimento vanno sospesi. Non ci corre dietro nessuno. Quello è un decreto, questo no. Sospendiamo l'esame di questo provvedimento. Questo io chiedo alla Presidenza della Camera: che intervenga presso il Governo, perché, altrimenti, la nostra dignità, viene totalmente calpestata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole D'Orso.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io la sospensione dei lavori dell'Aula sull'esame di questo provvedimento, per consentire al Ministro di venire a riferire urgentemente su questa problematica. In particolare, per renderci edotti di cosa è stato scritto nel decreto-legge licenziato ieri. Dagli organi di stampa noi apprendiamo questo articolato: al codice penale, dopo l'articolo 314, è inserito il seguente: articolo 314- - indebita destinazione di denaro o cose mobili. Fuori dei casi previsti dall'articolo 314, il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio, il possesso o comunque disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, li destina ad un uso diverso da quello previsto da specifiche disposizioni di legge o da atti aventi forza di legge, dai quali non residuano margini di discrezionalità e intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Perché ve l'ho letto?
Perché, forse, nella parte finale troverete degli elementi assolutamente sovrapponibili a quelli che sono presenti nel reato di abuso d'ufficio di cui stiamo trattando. Per cui vorrei comprendere se questo testo che circola negli organi di stampa e che tutti abbiamo la possibilità di visionare sia effettivamente quello introdotto nel decreto Carceri ovvero non lo sia. E tanto più perché circola un testo in modo informale, in modo non ufficiale, c'è la necessità di sentire il Ministro, affinché venga a riferire. Perché c'è anche un problema di questo genere: che vengono messi in circolazione dei testi che non sono esattamente coerenti o esattamente quelli licenziati dal Consiglio dei ministri. Quindi, siccome c'è un attimo di assoluta confusione, io credo che la cosa più intelligente e ragionevole che si possa fare sia quella di sospendere i lavori di quest'Aula e vedere che cosa sta elaborando il Governo su questo punto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta di sospensione dei lavori dell'Aula. Magari, nel frattempo, abbiamo anche la possibilità di chiamare il Ministro in modo che possa darci un chiarimento, una rassicurazione rispetto a questo. Proprio per evitare, anche alla maggioranza stessa, un rischio, non solo di confusione, ma di fare un pasticcio, non solo politico ma anche di natura giuridica. Ricordo che, con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, che attueremo in maniera definitiva - perché siamo in seconda lettura, senza modifiche immagino - avremo come effetto - questo va ricordato - che le condanne definitive, pronunciate per il delitto di abuso d'ufficio dovranno essere revocate dal giudice dell'esecuzione articolo 673 del codice di procedura penale, per intervenuta . Inoltre, si dovrà procedere alla riapertura dei giudicati e al ricalcolo della pena inflitta, allorché la condanna definitiva prenda in considerazione il concorso del reato di cui faccia parte anche l'articolo 323, che qui viene abrogato. Se davvero nel decreto-legge Carceri c'è una nuova fattispecie, creiamo davvero delle sovrapposizioni che diventano difficili anche sul piano della comprensione, non solo chiaramente per il legislatore, che già non ci sta capendo nulla, ma, immaginiamo, anche per la magistratura stessa .
PRESIDENTE. Alla luce degli interventi che abbiamo ascoltato, in ultima analisi dall'onorevole D'Orso e dall'onorevole Dori, sottopongo all'Aula la richiesta di sospensione dei lavori. Come da prassi, parlerà un deputato a favore e uno contro, per cinque minuti. Allora, la sospensione viene chiesta dal MoVimento 5 Stelle, da Alleanza Verdi e Sinistra e dal Partito Democratico. Su questa richiesta domando se vi è un deputato che chiede di parlare a favore e uno contro per cinque minuti. Chi intende parlare a favore? Onorevole Di Biase, prego.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Sì, mi esprimo a favore di questa richiesta. È praticamente da tre ore che all'interno di quest'Aula stiamo provando a far ragionare la maggioranza rispetto a quanto è accaduto e a quanto sta accadendo prima di tutto oggi. Noi siamo proprio qui a votare gli emendamenti rispetto all'articolo 1, che è l'articolo, appunto, che riguarda l'abuso d'ufficio, e soprattutto rispetto a quanto è avvenuto ieri. Noi siamo abbastanza attoniti dal fatto che, ancora oggi, dopo tutti i nostri interventi, nessuno del Governo abbia voluto risponderci rispetto a una domanda semplicissima: che cosa c'è scritto nel decreto che è stato votato ieri rispetto - leggiamo dai giornali - a una nuova fattispecie di reato che viene inserita, ovvero il peculato per distrazione.
Lo chiediamo perché riteniamo che proprio questa fattispecie riguardi la discussione odierna; anzi, provi a colmare quel che noi, più volte, abbiamo detto che avrebbe dovuto essere colmato, in tutti i nostri interventi in Commissione e attraverso tutti i nostri emendamenti d'Aula. Ora, non abbiamo la presunzione che qualcuno ci venga a dire “aveva ragione il Partito Democratico”, “avevano ragione le opposizioni rispetto alle loro paure e alle loro premure, espresse nelle sedi competenti”, però sottolineo il fatto che qui ci sono i banchi del Governo pieni e che nessuno si alza a spiegare qual è la norma che è stata votata ieri, che - ricordo - è una norma fuori sacco rispetto alle determinazioni contenute nel decreto, perché il decreto si occupa di carceri.
È plausibile e corretto chiedere che quest'Aula sia al corrente di un provvedimento che deve votare? La prego, Presidente, e per questo mi espongo, naturalmente, a favore rispetto alle richieste che sono state già avanzate e chiedo che il Ministro venga in Aula a riferire.
PRESIDENTE. C'è un deputato che intende parlare contro la richiesta di sospensione? No. Allora, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di sospensione dei lavori d'Aula.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione
La Camera respinge, per 99 voti di differenza.
PRESIDENTE. Riprendiamo dall'emendamento 1.12 Gianassi, sul quale avevamo svolto gli interventi in discussione. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Giuliano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.17 D'Orso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Questa è l'ultima occasione utile - questo emendamento a mia prima firma, che va a sopprimere la lettera che è quella norma che abroga l'abuso d'ufficio - per fermarci e riflettere su quello che stiamo andando a fare. Non voglio ripetere l'intervento che ho appena svolto, per tentare di convincervi che è il caso di sospendere i lavori e attendere un'informativa del Ministro, che ci illumini su quanto stanno elaborando e stanno introducendo nel decreto-legge. Dico ancora “stanno elaborando” perché, a questo punto, se nessuno viene a riferirci alcunché, vuol dire che forse ancora ci stanno pensando.
Dovremmo fermarci e dovremmo ragionare, perché - vedete - non è che non hanno conseguenze le cose che facciamo in quest'Aula; ne hanno tante di conseguenze. Già durante l'esame della questione pregiudiziale, vi ho cercato di dire quale sarà l'effetto di una eventuale, sia pur parziale, sovrapposizione tra la norma che oggi stiamo andando ad abrogare, che è esistita fino ad oggi, e la eventuale introduzione di un reato che comunque vada a punire alcune delle condotte già sussumibili sotto il reato di abuso d'ufficio.
Cosa succederà? Succederà che andrete a creare una grandissima confusione, che andrete a spazzar via tutta la giurisprudenza che finora si è consolidata e andrete - ed è forse l'effetto più rilevante - a ingolfare, anche con questo intervento e per l'ennesima volta, i tribunali. Vedete, si tratterebbe di un caso di successione di leggi penali nel tempo e questo vuol dire che, per ciascun fascicolo e per ciascun caso concreto che viene all'attenzione del giudice, occorrerà stabilire qual è la legge penale più favorevole da applicare al caso concreto. Quindi, non è una cosa da poco. Noi non stiamo facendo una cosa da poco. Stiamo facendo i legislatori, fino a prova contraria; non stiamo facendo altro. Per questo, richiamo alla serietà, per non svilire il lavoro che si fa in quest'Aula, perché questo state facendo, lo state svilendo. Noi - tutti, perché poi alla fine i legislatori saremo tutti - ci sentiremo attaccare perché stiamo facendo un grandissimo pasticcio, l'ennesimo pasticcio, che andrà a mettere in crisi tutto quanto è già consolidato e chiaro.
Ebbene, noi non ci possiamo prestare in alcun modo a questo metodo, a questo modo di lavorare che avete, a questa arroganza che avete nel trattare le materie, materie anche così delicate, e anche a questa incompetenza - passatemelo, perché di questo si tratta – perché, se non comprendete cosa andate a combinare, quindi gli effetti degli interventi che andate a introdurre ed effettuare, vuol dire che c'è anche, di fondo, una grandissima incompetenza.
Bene, noi non ci vogliamo prestare a tutto questo. Vi diamo l'ultima per non prestarvi neanche voi. Lo dico a tutti i colleghi, di maggioranza, di opposizione e di finta opposizione - perché abbiamo anche quella, in questo Parlamento - sulla materia della giustizia. Lo dico a tutti: non ci facciamo ridere dietro, perché non stiamo legiferando bene; stiamo facendo un grandissimo pasticcio !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.18 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Con questo emendamento, insieme agli altri, cerchiamo di contenere la portata negativa dell'articolo 1, che abroga l'abuso d'ufficio, riduce il traffico di influenze, con formulazioni che produrranno solo danni, come peraltro è stato costretto a riconoscere il Governo che è corso parzialmente ai ripari, adottando una norma penale con decretazione d'urgenza ieri sera. Evidentemente, c'è disinteresse anche della maggioranza parlamentare nel difendere la dignità della maggioranza stessa, che è pronta a venire in Aula a votare tutto, anche quello che non conosce.
Di fatto, noi stiamo votando un testo che è scavalcato e condizionato da quello approvato dal Consiglio dei ministri che - mi permetto, Presidente, di dirle - esiste, se non vogliamo considerare spergiuro il Governo, visto che ieri ha fatto un comunicato stampa ufficiale, annunciando di avere approvato una norma di creazione di un nuovo reato, appunto il peculato per distrazione. Ed è scandaloso che il Parlamento proceda a esaminare un provvedimento che è già stato radicalmente modificato dal Governo, con un altro atto.
Lo stesso Governo che non ha avuto il coraggio di metterci la faccia, di venire qui e dire che avevano ragione anche alcuni esponenti dell'opposizione e Giulia Bongiorno che aveva detto che il sistema non avrebbe retto. E anziché presentare un emendamento, mettendoci la faccia, è scappato dentro il Consiglio dei ministri a fare una norma urgente che prevede più carcere in un provvedimento che dovrebbe contenere l'arrivo delle persone in carcere .
Nello Svuota carceri si inserisce un nuovo reato. Nordio non ha avuto la compiacenza di partecipare ai nostri lavori, né di rispondere alle domande che gli sono state poste, lo farà forse con l'informativa. Però, ha avuto la compiacenza di fermarsi in Transatlantico - così leggo dalle agenzie - e lì avrebbe detto che le due norme non hanno nessun legame.
Poiché né il Vice Ministro Sisto, né il Ministro Nordio ci hanno letto e dato comunicazione del contenuto della norma, ma non hanno smentito quello che è stato scritto sui giornali, prendiamo questo testo. Ecco, le due norme, che non avrebbero nulla a che vedere l'una con l'altra, sono esattamente queste: l'abrogazione dell'abuso d'ufficio e l'introduzione di una nuova fattispecie di peculato per distrazione. La prima sull'abuso di ufficio dice: il pubblico ufficiale, in ragione del suo ufficio. La seconda dice: il pubblico ufficiale, avendo in ragione del suo ufficio possesso e disponibilità di denaro.
Nell'abuso d'ufficio si dice: “In violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge (…) dalle quali non residuino margini di discrezionalità”. Nell'altra fattispecie si dice: destina risorse, diverse da quelle prescritte dalla legge, da cui non residuino margini di discrezionalità. Identico. E, poi, l'abuso d'ufficio continua: “Intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto”. L'altra norma, quella del peculato, vi sorprenderete, è identica: intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o un danno ingiusto. Sono due norme pressoché identiche.
Qual è l'elemento di differenza? La portata applicativa. Con l'abuso d'ufficio costituiscono reato tutti i comportamenti di abuso di potere che producono vantaggio ingiusto o danno ingiusto. Quello che hanno introdotto Nordio e il Vice Ministro Sisto nel provvedimento prevede che continui a sussistere l'abuso d'ufficio in una portata più piccola, cioè solo laddove c'è stato un impegno di denaro.
Detto altrimenti, anche se il Ministro Nordio finge di non saperlo - ma lo sa benissimo, altrimenti non sarebbe stato costretto da non so chi a correre ai ripari e a introdurre una norma che non c'entra nulla con quel decreto-legge -, che cosa prevederà? Prevederà che il pubblico funzionario che gestisce risorse, qualora nel destinarle in base alla legge le abbia destinate per un uso diverso, procurando un vantaggio ingiusto o discriminando un cittadino, risponderà del nuovo reato che – poiché, come dire, si sarebbe umiliato troppo a chiamare abuso d'ufficio - ha denominato peculato per distrazione.
Quali sono i pubblici funzionari che dispongono di risorse? I comuni, ad esempio, che dispongono di un bilancio e che hanno disponibilità di quelle risorse e le destinano ad alcune funzioni. Quindi, sostanzialmente, siete riusciti a fare questo: a dire che abrogavate l'abuso d'ufficio per tutelare i sindaci italiani; dopodiché, con questa formulazione notturna o serale di ieri, voi abrogate l'abuso d'ufficio per tutti i funzionari pubblici, tranne per i sindaci italiani e gli amministratori locali e quei funzionari pubblici che dispongono di risorse .
Avete utilizzato i sindaci italiani per abrogare una norma che, per voi, è un vessillo, una bandiera, e che consegnerà al Paese sacche di impunità con riferimento agli altri funzionari pubblici che non dispongono di risorse, ma, abusando del potere, violeranno obblighi di condotta.
Sareste in tempo, se aveste dignità e rispetto del lavoro del Parlamento, a fermare questi lavori, ad aspettare la pubblicazione del decreto-legge e a riprendere la settimana dopo. Ma poiché siete imbarazzati perché avete dovuto fare una clamorosa retromarcia, che Nordio aveva garantito non ci sarebbe mai stata per un anno, e che invece siete stati costretti a fare, non volete fermare i lavori e portate avanti questa bandiera dannosa e inutile, come lo sono tutte le bandiere ideologiche in materia di giustizia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Devo dire che, proprio con riguardo a queste osservazioni, va sottolineato come il traffico di influenze illecite, così come viene modificato nell'ambito del disegno di legge, è esso stesso in violazione della Convenzione europea sulla corruzione che lo disciplina. Infatti, questa Convenzione era stata osservata con la creazione della fattispecie di cui all'attuale articolo 346- che ha riprodotto testualmente quanto prevedeva e quanto tuttora prevede l'articolo 12 della Convenzione europea sulla corruzione. Cosa si modifica? Si modificano due punti essenziali.
In primo luogo, le relazioni alle quali fa riferimento il mediatore devono essere esistenti; mentre, nel caso che descrive la Convenzione, possono essere anche supposte. Non solo, ma quel che è più grave è che non si promette o si dà solo danaro o un'utilità economica, ma qualunque utilità; quindi, qualunque vantaggio, anche una prestazione sessuale, e noi lo abbiamo visto proprio nelle indagini che sono state sviluppate. Quante inchieste hanno evidenziato cosa viene offerto. Vengono offerte prestazioni sessuali, molto spesso. Nel caso in cui la mediazione venisse corrisposta in questo modo, non ci sarebbe più il reato. E questo è grave perché, sostanzialmente, vi è un'utilità, vi è un vantaggio ed è anche un vantaggio grave e, dal punto di vista etico, sporco; e, nonostante questo, non se ne tiene più in alcun conto.
Così come sarebbe sporco l'offrire un vantaggio carrieristico od offrire qualunque altro vantaggio.
Ecco, questi sono, come dire, dei sinallagmi che la Convenzione prevede e che prevede, attualmente, la fattispecie prevista dall'articolo 346-, che viene invece cancellato in questi aspetti dalla nuova formulazione.
Ma, così facendo, ancora una volta si va a violare una disposizione comunitaria, una disposizione internazionale. Si viola una Convenzione che impone l'adozione di una norma specifica.
La norma, che viene invece proposta nel disegno di legge, manca di due elementi essenziali che non corrispondono più alla fattispecie indicata nella Convenzione; perciò stesso, si ha una violazione di una norma sostanzialmente internazionale che l'Italia ha l'obbligo di osservare, anche perché una legge ha ratificato quella Convenzione. Ecco, violando questo obbligo internazionale, come dice l'articolo 117 della Costituzione, si viola la Costituzione stessa.
Allora, la norma diventa incostituzionale per non aver osservato i parametri indicati dall'articolo 12 della Convenzione europea sulla corruzione. Non solo: pensate che questa fattispecie è di una gravità estrema che corrisponde alla costruzione del reato di corruzione perché, nel reato di corruzione, l'utilità può essere economica, ma può essere di qualunque tipo.
E, allora, c'è una divaricazione fra quanto è previsto nella corruzione e quanto è previsto nel traffico di influenze illecite. E il traffico di influenze illecite è proiettato proprio verso la corruzione perché è evidente che il mediatore vuole far acquisire, attraverso l'intervento del pubblico ufficiale, un atto contrario ai doveri d'ufficio.
Se, quindi, il pubblico ufficiale risponderà, concorrerà anche nel reato di corruzione. Se non corrisponderà a quella richiesta, si avrà soltanto il reato di traffico di influenze illecite.
In questo modo, però, si divaricano le due fattispecie: la fattispecie del traffico di influenze illecite non corrisponderà più, almeno per quanto riguarda il famoso contratto sinallagmatico, a quella prestazione che, invece, è prevista per la corruzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Noi sappiamo - perché lo ha detto il Ministro Nordio - che il principale motivo per il quale si è proceduto all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio è perché il Governo ha provato a riformarlo, ma non sapeva come farlo. Ci ha provato, ma sostanzialmente non si è trovata una soluzione politica e giuridica, quindi una vera e propria resa. Tuttavia, in modo esplicito nelle relazioni introduttive dei disegni di legge depositati, a partire da quello governativo, si mette come motivazione quello dello squilibrio tra le iscrizioni della notizia di reato e le decisioni di merito, riportando nelle relazioni introduttive anche tutta una serie di dati statistici, relativi, ad esempio, a “solo”, lo dico fra virgolette, 18 condanne nel 2021 per abuso d'ufficio in dibattimento di primo grado e via di seguito.
Però considerare un illecito penale inutile perché si fa leva soltanto sui numeri, anziché considerare l'effetto di prevenzione generale che assume il diritto penale - che induce, sostanzialmente, i cittadini a non commettere reati - significa sottovalutare la finalità della tutela penalistica, che è quella di tutelare diritti, beni giuridici che sono meritevoli di tutela. Se dovessimo davvero procedere in questo ragionamento, allora dovremmo pensare che i delitti ambientali, che sono stati inseriti nel codice penale del 2015, ad oggi hanno un numero di sentenze di condanna davvero molto esiguo; consideriamo che nel 2021 ci sono state soltanto 16 condanne per inquinamento ambientale.
Tuttavia, sulla base di questo ragionamento, non si può procedere e dire “vabbè, in base al numero di sentenze di condanna, allora il reato è inutile”. No, bisogna sempre guardare al bene giuridico tutelato. Se quello è meritevole di tutela, va mantenuto all'interno dell'ordinamento, altrimenti - voi continuate a sbandierare l'espressione della paura della firma - si passa dalla paura della firma da parte del funzionario pubblico alla paura, invece, del cittadino che rimane così esposto ad abusi di amministratori infedeli .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Grazie, Presidente. A titolo personale, vorrei ripetere in piena libertà, anche per rassicurare, come ex sindaco, il deputato Costa, che l'abuso d'ufficio va corretto e non annullato, come questa maggioranza sta proponendo. Non credo possa essere una vittoria dei sindaci una scelta contraria prima di tutto alle direttive anticorruzione europee. Non mi risulta che l'ANCI abbia mai chiesto l'abrogazione del reato .
In realtà, il reato, come è stato ripetuto oggi, riguarda soprattutto i magistrati, e i sindaci sono gli ultimi in classifica per il coinvolgimento su questo reato. È opportuno precisare e restringerne l'applicazione, invece che abolire il reato, che si configura come un reato sentinella di fatti più gravi.
Sono stato indagato per l'abuso come altri sindaci, ma il tema vero è l'uso distorto, come sappiamo tutti, dell'avviso di garanzia e l'uso politico di parte che ne viene fatto anche dalla stampa. Per questi motivi, credo sia dovere di questo Parlamento non accettare una norma utilizzando come pretesto i sindaci .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(AZ-PER-RE). Vorrei soltanto chiedere ai colleghi del Partito Democratico, per il suo tramite, se sono veramente certi di quello che hanno detto in più circostanze, ossia che i destinatari delle indagini per abuso d'ufficio nel nostro Paese, al numero 1 della classifica, sono i magistrati. Devo dire che questa è un'affermazione che non sta né in cielo né in terra . A me piacerebbe che si applicasse l'abuso d'ufficio quando un magistrato emette un'ordinanza di custodia cautelare, che viene caducata dal riesame, o nei confronti di una persona, che poi viene assolta, perché effettivamente c'è un danno ingiusto molto grave e molto serio.
Tuttavia, non solo non c'è la contestazione dell'abuso d'ufficio, non c'è neanche un asterisco sulle valutazioni di professionalità. Quindi, pregherei, soltanto per onestà nei confronti di quest'Aula, di non fare più questa affermazione . Non ci sono stati magistrati destinatari di provvedimenti, anche perché è molto chiaro: quando c'è il magistrato destinatario di un provvedimento di questo genere si applica l'articolo 11 del codice di procedura penale. Quindi, è un distretto diverso, sono cose che non capitano mai, mai e poi mai. Sono gli amministratori i destinatari.
Guardate, ho studiato in modo puntualissimo tutti i casi giurisprudenziali: ai magistrati non è mai stato contestato. Se volete, se siete d'accordo, troviamo la formulazione di una norma, mi impegno a farlo e a portarla in quest'Aula, per contestare ai magistrati gli errori, anche dal punto di vista penale, perché un arresto sbagliato molto spesso si avvicina al sequestro di persona , , .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo…No, revoco la votazione.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). A titolo personale, posso per un minuto? Il collega Costa, per suo tramite, ha contestato che sia stato detto che il numero dei magistrati indagati e condannati per abuso d'ufficio sia categoria primaria e prioritaria rispetto ad altre. Poi, ha aggiunto che non esiste un caso di magistrato che sia stato condannato per abuso d'ufficio.
Sul primo punto credo abbia ragione. Sul secondo sono certo che abbia torto, perché basta che faccia una ricerca nel Massimario della Cassazione e troverà i casi. Alcuni li ho citati prima, ci sono indagini, processi e condanne. Aggiungo che, se l'onorevole Costa è così interessato alla tutela dei sindaci e meno a quella di altri funzionari pubblici, avrebbe potuto sostenere l'operazione di sospensione che abbiamo chiesto, perché con l'incrocio tra la norma di oggi e quella di ieri notte approvata dal Governo - lo ribadisco ancora e lui non lo può smentire, perché è una persona competente della materia - non saranno le categorie di cui parla ad avere difficoltà; lo saranno quelle degli amministratori locali che hanno nella disponibilità le risorse, così come ha scritto il Governo e quelle del bilancio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto per dieci minuti. Le medesime intese prevedono che le votazioni termineranno intorno alle ore 15,45 . Onorevole, Giachetti … La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 14,20.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ricordo che, prima della sospensione della seduta, è stato da ultimo respinto l'emendamento 1.18 Gianassi.
Passiamo all'emendamento 1.102 Bonifazi, sul quale la Commissione e il rappresentante del Governo hanno espresso parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Bonifazi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.20 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Qui stiamo parlando di un altro reato che state andando a toccare: quello del traffico di influenze illecite. State facendo un lavoro di depenalizzazione, nonostante sia contro la Convenzione di Merida e, se anche questo non vi ferma, vi do ulteriori notizie.
Innanzitutto, la Corte dei conti, nella relazione annuale, rileva che c'è un grosso problema sulla gestione dei rapporti finanziari tra Italia e Europa, cioè la Corte dei conti lancia un allarme proprio nella gestione di questi rapporti. Oltre a questo, abbiamo anche, di tutta risposta, la Procura europea che, facendo un'indagine sulla gestione dei fondi del PNRR - ricordo che la Procura europea si occupa dei reati a danno dell'Unione europea -, dice che l'Italia - ci dà una triste notizia, purtroppo - non si posiziona bene.
Addirittura, per quanto riguarda le truffe sulla gestione dei soldi del PNRR, l'Italia guadagna un 86 per cento, cioè l'86 per cento delle truffe per quanto riguarda la gestione dei soldi del PNRR lo fa il nostro Paese, nonostante ci siano stati diversi moniti di procuratori, nonostante noi avessimo già messo in atto un sistema anti-corruttivo con la legge Spazzacorrotti proprio per evitare tutto questo, proprio perché sapevamo che sarebbero arrivati finanziamenti importanti e dovevano essere gestiti bene. La Procura europea, oltre a consegnarci questo triste dato, dice anche che, all'interno di queste truffe, si insinua la criminalità organizzata. Pertanto direi che, dinanzi ad un quadro così disarmante, dinanzi a un quadro che ci viene consegnato dall'Unione europea, bisognerebbe un attimo fermarsi e capire che, nonostante ci sia la volontà del centrodestra per tutta una serie di motivazioni - e non credo che la motivazione principale sia una riforma della giustizia -, è necessario fermarsi, capire che si sta sbagliando, capire che in questo modo si va ad incentivare la criminalità organizzata, si vanno ad allargare le maglie della corruzione e, consentitemi, uno Stato questo non dovrebbe assolutamente permetterlo. Mi auguro che ci sia una valutazione differente di questo emendamento e che si possa ottenere un parere diverso .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 1.22 Dori e 1.23 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento semplice, pulito, che recepisce quanto detto in audizione, in Commissione. Sostanzialmente, si chiede di togliere, di espungere - siamo sempre nell'articolo 1, ma con riferimento all'articolo 346-, così come modificato, relativo al traffico di influenze - il riferimento ad “economica” con riferimento “all'altra utilità”. Lo scopo è di rendere più efficace la norma, di non restringerla eccessivamente e, quindi, di fare in modo che, anche quando l'utilità non sia di natura economica, ma anche di altra natura, possa comunque integrare la fattispecie, così come introdotta dall'articolo 1. Chiediamo semplicemente questa espunzione dall'articolo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.22 Dori e 1.23 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.24 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Signor Presidente, per come è stata annunciata nel Paese e nell'opinione pubblica, ci aspettavamo una riforma completa, una riforma organica, per come ci era stata descritta dal Ministro, una riforma che - lo dice il nome - evocava grandi imprese. Purtroppo, quello che ci siamo trovati dinnanzi - e lo abbiamo già visto nella votazione del precedente articolo - sono norme ed articoli che, in realtà, si concentrano in modo sbagliato - voglio ripeterlo anche in questa sede -, talvolta anche populista, su poche questioni. Quindi, rispetto a quelli che sono stati proclami roboanti, alla fine, vi presentate con una legge modesta, che, però, non per questo, rischia di essere meno pericolosa negli effetti che potrà produrre. Vengo, poi, al punto in questione, per il quale anche abbiamo proposto i nostri emendamenti, che è quello legato al reato di traffico di influenze.
Questa fattispecie di reato è stata introdotta nel nostro ordinamento per combattere la corruzione, è il reato che colpisce i cosiddetti faccendieri, i mediatori tra il privato e il pubblico ufficiale, che molto spesso sono alla base degli episodi di corruzione noti alle cronache. Colpendo i mediatori, si anticipa la lotta alla corruzione, perché si colpisce il soggetto che porta il privato a diretto contatto con il pubblico ufficiale per costruire il patto corruttivo. Noi riteniamo che è una norma di fondamentale importanza per la lotta alla corruzione e per questo motivo si richiederebbe grande attenzione nel proporre modifiche.
Invece, il testo che voi oggi ci proponete davanti ha gravi errori, che non possiamo tacere. Il primo riguarda il fatto che avete tolto dalla fattispecie del traffico di influenze la possibilità che il mediatore venga ricompensato con utilità di qualunque genere, avete previsto solo l'utilità economica, disallineando, così, la fattispecie del traffico di influenze dalla fattispecie di corruzione, in cui, invece, qualsiasi utilità è oggetto - come abbiamo potuto dire anche prima - del patto corruttivo.
L'emendamento nasce da questa evidenza, dunque, con il chiaro intento di evitare che l'utilità debba essere solo economica, perché si riconosca il reato di traffico di influenze, così come ci ha fatto notare, durante le audizioni in Senato, il procuratore Castelli, che dice: “Pare criticabile - leggo testuale - l'inserimento, nel penultimo comma della stessa norma, dell'aggettivo “economica” dopo la frase “denaro o altra utilità”, così riducendo la portata e la possibile applicazione dell'aggravante di pena a pubblici ufficiali incaricati di pubblico servizio”.
Penso che su questo dovremmo riflettere, invito l'Assemblea, naturalmente, a votare favorevolmente al nostro emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Intervengo a titolo personale, anche perché le considerazioni - che condivido - svolte dalla collega Di Biase, fanno riflettere su quella che è una strategia a mio avviso strabica del Governo, che, da un lato, appunto, con questo provvedimento, interviene per eliminare una serie di reati che riguardano i cosiddetti “colletti bianchi” e, dall'altro lato, invece, adotta una strategia punitiva.
Questa è la legislatura che si è inaugurata con il decreto - mi viene da dire - ed è quindi una strategia che fa, anzi, della creazione di nuovi reati una vera e propria caratteristica delle politiche che vengono attuate.
Mi piace citare, in questo caso, l'allarme - è stato lanciato nei giorni scorsi - sugli effetti di quello che è uno dei decreti più sbandierati da parte del Governo, il cosiddetto decreto Caivano, che ha creato anche una serie numerosa di fattispecie di reato. Vi cito solo un dato: quel decreto ha prodotto un aumento del 10 per cento dei minorenni all'interno delle strutture carcerarie. Ecco, mi piacerebbe sapere come il Governo riesce a conciliare, in realtà, questa strategia di eliminazione di reati che destano un grave allarme sociale con un aumento così incisivo e così grande del numero dei minorenni, quindi di una mancanza di strategia preventiva, complessiva che è molto grave tra l'altro, in questo caso .
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.27 Gianassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento, come gli altri, cerca di ridimensionare la portata dell'articolo 1 in materia di abuso d'ufficio e traffico di influenze e anche questo emendamento, come gli altri, ha l'obiettivo di correggere, invertire la rotta che il Governo e la maggioranza hanno assunto sui temi della giustizia.
Il furore ideologico, in relazione all'abuso d'ufficio, ha portato a evidenziare alcune argomentazioni - che affondano le radici in un tempo molto risalente - su alcune caratteristiche critiche, oggettivamente critiche, in relazione all'abuso d'ufficio. In particolare, anche stamane, nei nostri lavori, alcuni hanno ricordato, ad esempio, lo squilibrio tra il numero dei procedimenti aperti e le sentenze di condanna, oppure il rischio che amministratori e funzionari pubblici rispondano in sede penale rispetto ad atti in relazione ai quali hanno esercitato discrezionalità potendo, tra più scelte, valutare quella più idonea.
Tuttavia, queste critiche muovono, appunto, da argomentazioni risalenti nel tempo e ignorano i lavori che questo Parlamento ha fatto non in questa legislatura, ma nella precedente, perché con la norma del 2020 era stato adottato un intervento molto puntuale, che aveva circoscritto e tipizzato la fattispecie, proprio al fine di superare quelle criticità che però, ancora oggi, con un'operazione di rimozione politica e psicologica, vengono enunciate in quest'Aula.
In particolare, rispetto alla discrezionalità che comporterebbe un rischio nei confronti dell'amministratore pubblico e, quindi, in qualche modo, lo sciopero della firma, la legge del 2020 è intervenuta per stabilire che non potrà rispondere l'amministratore che ha esercitato un potere discrezionale, ma solo nel caso in cui abbia violato una norma di legge che impone un comportamento specifico, rispetto al quale per legge è obbligato o ad agire o ad astenersi dall'azione. Quindi, non esiste più il tema della discrezionalità dei comportamenti, così come non esiste più il tema della violazione di regolamenti o atti secondari, anche più bagatellari, perché la norma, ancora una volta, è intervenuta dicendo che solo la violazione di legge e non quella degli atti sub-legislativi può determinare la sussistenza dell'abuso d'ufficio; così come la norma ha specificato che si tratta di un dolo intenzionale specifico per procurare un vantaggio ingiusto o una discriminazione.
Quindi, con l'intervento del 2020, quelle criticità che venivano poste sono state affrontate. È quindi incomprensibile che vengano, ancora una volta, enunciate nello stesso modo, con un'operazione, appunto, di rimozione dell'intervento legislativo. Ma quell'intervento si associa anche a un altro, che ha la finalità di prevenire il rischio di un eccessivo numero di procedimenti penali aperti, ed è la riforma Cartabia, la quale è intervenuta definendo e ridefinendo il meccanismo di iscrizione nel registro degli indagati della persona indagata; perché quella norma ha stabilito che, a differenza del passato, non è sufficiente una denuncia, una qualsiasi denuncia in forza del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale per iscrivere la persona nel registro degli indagati. Oggi viene iscritta solo con un vaglio da parte del pubblico ministero circa la qualificazione della denuncia rispetto alla fattispecie e anche agli elementi sulla cui base si può immaginare una fondatezza per l'esercizio dell'azione penale. Quindi, queste due norme, la riforma dell'abuso d'ufficio del 2020 e la riforma Cartabia sull'iscrizione nel registro degli indagati, avevano la finalità ed esercitano quella funzione di restringere il rischio di un numero eccessivo di procedimenti penali che poi sfociano nella assoluzione. Per questo dico che è ideologico, ed è un furore ideologico quello del Governo e della maggioranza di sventolare una bandiera su qualcosa in cui l'attività del Parlamento, con due operazioni diverse, era già intervenuta, in modo deciso su quel punto.
Aggiungo che la politica in materia di giustizia penale del Governo è, non solo in questo settore, ma in tutti i settori, radicalmente ideologica, perché se da un lato, questa maggioranza porta in Aula, per la prima volta, l'abrogazione di un reato e lo fa per il reato di abuso di potere del pubblico funzionario contro il cittadino, in tante altre circostanze ha portato in quest'Aula nuovi reati: il reato punito con 6 anni di carcere per i raduni musicali non autorizzati; con il decreto Caivano l'incremento delle pene per i minorenni; in una sessione dei nostri lavori, anche il reato di abbattimento dell'orso marsicano; nel decreto Sicurezza urbana vengono introdotti ulteriori reati o aggravanti di reati, il reato per rivolta in carcere, il reato per rivolta in centro di permanenza per il rimpatrio, il reato di resistenza passiva. Siamo di fronte a uno squilibrio clamoroso, per cui questo Governo e questa maggioranza usano il diritto penale - che è delicatissimo - per esercitare la battaglia ideologica del diritto penale del nemico, che si fa, invece, molto più cedevole verso quei settori dell'opinione pubblica, quelle fasce l'opinione pubblica che si vogliono tutelare. Anche per questo è gravissimo questo intervento oggi, in clamorosa contraddizione rispetto agli altri che comunque il Governo sta portando avanti.
Con questo emendamento, come con gli altri, cerchiamo di ridimensionare questi errori che il Governo e la maggioranza stanno commettendo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.28 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Allora, in questo emendamento, in un'ottica di riduzione dei danni che state facendo con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, vi proponiamo un'altra operazione, ovverosia di estendere il reato di turbata libertà degli incanti anche alle procedure concorsuali e agli affidamenti diretti di appalti pubblici.
Cosa dice l'articolo 353 sulla turbata libertà degli incanti? Che viene punito chiunque, con violenza o minaccia, o con doni, promesse, collusioni, o altri mezzi fraudolenti, impedisce o turba la gara nei pubblici incanti o nelle licitazioni private. Noi diciamo anche di inserire chi si rende responsabile di tutte queste condotte in relazione alle procedure concorsuali negli affidamenti diretti di appalti pubblici in quanto, come vi dicevo, tra l'altro, a causa del nuovo codice dei contratti pubblici, vi è una discrezionalità molto più ampia sugli appalti che hanno delle soglie di importo elevatissime. Se voi dite no anche a questo emendamento, rendetevi conto che voi state dicendo di no a tutti quei giovani che partecipano a dei concorsi e che non hanno, e non vogliono avere, santi in paradiso a cui raccomandarsi.
State dicendo “no” a tutti quei giovani imprenditori che con fiducia e con entusiasmo partecipano a delle gare, a degli appalti e non vedranno mai aggiudicarsi nulla perché non hanno, appunto, dei santi in paradiso, non si prestano a dei contatti e a delle regalie nei confronti di chi ha il potere di aggiudicare quegli appalti. State sbattendo la porta in faccia agli italiani onesti e ai giovani soprattutto e, quindi, gli state dicendo che questo Paese non è per loro.
Vedete, mi viene proprio da pensare, da indignarmi, perché siete quelli che vi riempite la bocca di parole come merito, come meritocrazia, e invece nemmeno dovreste pronunciarle queste parole, non ne siete degni, perché noi abbiamo visto finora solamente parenti e amici piazzati nei ruoli di prestigio e nei ruoli chiave. Stiamo vedendo, con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, questo metodo che state introducendo nei concorsi, nell'affidamento degli appalti e quant'altro, perché di questo si tratterà. Vedete, peraltro non è il MoVimento 5 Stelle a fare questo rilievo e a suggerire, quantomeno, questo correttivo, ma è l'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione che, audita in Commissione giustizia, proponeva quantomeno, in ottica di riduzione del danno, di fare questa operazione, ossia di introdurre questa estensione nel reato di turbata libertà degli incanti. Però sapete che ho scoperto? Prendendo la memoria dell'Anac, il contributo scritto lasciato proprio in quell'occasione, scopro che uno dei suggerimenti dell'Anac era quello di introdurre nel nostro ordinamento, allorquando venisse abrogato il reato di abuso d'ufficio, la fattispecie di peculato per distrazione. Questo perché? Cosa dice l'Autorità anticorruzione? L'Autorità anticorruzione vi dice: attenzione, perché noi ottemperiamo la direttiva PIF e ottemperiamo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione - quella di Merida - che vuole e pretende la copertura penale alle condotte di peculato per distrazione, perché abbiamo il reato di abuso d'ufficio. Cioè quelle condotte di peculato per distrazione vengono sussunte, quindi comunque colpite, punite, con il reato di abuso d'ufficio. E il dottor Busia dell'Anac vi disse che da un'eventuale abrogazione del predetto articolo 323 si produrrebbe, con riferimento a tali condotte, un vuoto normativo in contrasto con le norme sovranazionali.
Per cui io direi a tutti quanti di smetterla di andare ancora dicendo che non c'è nessun tipo di sovrapposizione. E faccio anche un ulteriore appello: se avete giustamente ascoltato l'Anac con riferimento a questa nuova fattispecie, che sembra stiate introducendo nel decreto-legge Carceri, ascoltatelo anche in relazione a quest'altro suggerimento che abbiamo recepito in questo emendamento, e approvate con noi questo emendamento in ottica di riduzione di un danno enorme che state facendo a questo Paese .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.28 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.29 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. È l'ultimo emendamento di quelli che abbiamo presentato all'articolo 1 che, ovviamente, assume molta importanza rispetto a tutto il complesso dell'emendamento. Di fatto, questo e l'articolo successivo sulle modifiche al codice di procedura penale determinano la portata di questo provvedimento. Noi cerchiamo anche, con questo emendamento, di allargare - rispetto, invece, a un Governo che restringe - la tutela penalistica in favore del cittadino, in relazione agli abusi di potere dei pubblici funzionari che agiscano per produrre ingiusti vantaggi o discriminazioni nei confronti dei terzi. È questa la che deve avere una norma penale in relazione alla definizione dei limiti dell'attività dei pubblici funzionari, ed è per questo che contestiamo la scelta del Governo e della maggioranza di abrogare l'abuso d'ufficio, rendendo, all'indomani di questa approvazione, il cittadino più debole contro gli abusi della pubblica amministrazione.
Dentro questa nostra determinazione c'è l'esigenza di tutelare i cittadini contro gli abusi della pubblica amministrazione. E aggiungo: il sistema che si va delineando rischia di aggravare questa debolezza del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione, perché se da un lato si abroga l'abuso d'ufficio e quindi si rende non più illecito penale l'abuso di potere, per discriminare, del pubblico ufficiale, dall'altro con il decreto “sicurezza urbana” si prevede la criminalizzazione della resistenza passiva, l'una iniziativa e l'altra messe insieme indeboliscono clamorosamente il cittadino nei suoi diritti di fronte alla pubblica amministrazione nell'esercizio del potere di quest'ultima. Quindi, questa iniziativa è ancora più pericolosa, insieme alle altre che il Governo e la maggioranza stanno assumendo.
Oltre a continuare a sostenere che questo intervento è sbagliato, perché indebolisce il cittadino, da tempo ci siamo posti, invece, l'esigenza di tutelare i sindaci e gli amministratori locali di fronte ai rischi di perdita di equilibrio, di bilanciamento, tra beni ed esigenze tutte meritevoli di tutela. Ed è per questo che da molto tempo stiamo dicendo che il Governo sbaglia a considerare l'abuso d'ufficio come lo strumento che tutela i sindaci. Ma evidentemente nemmeno lo pensava, sinceramente, se poi il Consiglio dei ministri ha adottato una nuova fattispecie che colpirà i sindaci e gli amministratori locali. Ma in ogni caso, esiste ancora a livello legislativo una sfida da realizzare per riequilibrare quelle funzioni e tutelare i sindaci italiani di fronte ai rischi di un mancato bilanciamento, che oggi esiste. Il problema non sta nell'abuso d'ufficio, come avete cercato di far vedere o di far credere, ma sta nella regolamentazione che riguarda gli amministratori locali, cioè il testo unico sugli enti locali, dove ancora oggi - a distanza di più di 30 anni dalle norme che hanno sottratto ai sindaci e agli amministratori locali potere gestionale dentro i loro enti, attribuendo a loro esclusivamente il potere di indirizzo politico - alcune norme vengono interpretate come norme che determinano il concorso di responsabilità del sindaco, quand'anche c'è un'illegittimità nell'azione amministrativa determinata dall'azione del dirigente, unico titolare del potere gestionale. Tuttavia, i nostri emendamenti e le nostre iniziative in questa materia sono sempre stati respinte dal Governo e della maggioranza, non solo dal Ministero della Giustizia ma anche dal Ministero dell'Interno, che è competente per le modifiche al testo unico degli enti locali. Noi continueremo a insistere su questo. Occorre modificare l'articolo 50 e l'articolo 54 e stabilire quello che già da 30 anni la legge prevede, ossia che la responsabilità tecnica, all'interno di un ente locale, è esclusivamente della dirigenza, ed è inaccettabile che un sindaco o un assessore rispondono anche molti anni dopo per fatti, per lo più omissivi, connessi all'esercizio di quella funzione gestionale o al mancato esercizio di quella funzione gestionale.
Noi stiamo vedendo ancora in questi mesi e in queste settimane ex sindaci che continuano a essere indagati, processati - poi vedremo - per contestazione di atti illegittimi che hanno adottato nelle relative giunte solo se avevano i visti di regolarità tecnica del direttore generale, del direttore contabile e del direttore competente del servizio e la presenza del segretario generale, che rappresenta lo Stato nelle giunte comunali e nelle amministrazioni comunali.
Se ci fosse stata, da parte vostra, l'intenzione di tutelare i sindaci rispetto ai rischi di una responsabilità, che spesso è oggettiva, lì avreste lavorato o lì non avreste - tutte le volte - respinto le nostre iniziative. Anche questo denota che non c'è alcuna volontà, da parte vostra, di tutelare gli amministratori locali ma è solo un vessillo, una bandiera - quella dell'abrogazione dell'abuso d'ufficio - che renderà più deboli i cittadini di fronte ad atti gravi portatori di grande disvalore sociale dei pubblici funzionari nei confronti dei cittadini stessi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Intervengo, a titolo personale, per dire che noi abbiamo chiesto una sospensione per avere una risposta a una domanda legittima. Vogliamo sapere se quello su cui stiamo discutendo adesso si sovrappone a quello che ha deciso il Governo con un altro atto. Abbiamo chiesto un confronto, un chiarimento, un intervento, qui in Aula, del Ministro Nordio e non c'è stato. Semplicemente il Vice Ministro, in apertura dei lavori, ci ha detto di no: va tutto bene, andate avanti così come dovevate andare. Ecco, io ho sempre più l'impressione, quando assisto a queste scene in quest'Aula, di rivivere all'infinito la scena di un film. Io non so quanti tra voi ricordano quel film: .
Voi avete presente quando nel film , a un certo punto, si apre l'armadietto C-18 e arriva l'agente K che dice una frase che tutti devono ripetere all'infinito, fino a che poi non si richiude l'armadietto? Dopodiché, viene di nuovo aperto dopo alcuni mesi e si ripete all'infinito …
PRESIDENTE. Il tempo è finito insieme al film, quindi che facciamo? Titoli di coda.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, dico solo che siamo stati eletti per rappresentare gli italiani, non solamente per riscrivere e rivivere pagine di fantascienza. Quindi, sarebbe utile che la richiesta che abbiamo posto, come Partito Democratico, venga accolta e si possa fare un confronto di merito su queste scelte che riguardano la carne viva delle persone .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.29 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo 1.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Intervengo per dichiarazione di voto sull'articolo 1, essendo giunti a questo passaggio senza aver potuto ottenere una risposta alla nostra richiesta, quella che abbiamo formulato insieme alle altre opposizioni, e ringrazio il Vice Ministro Sisto che si è palesato di nuovo nei banchi del Governo.
Noi abbiamo svolto questa discussione con una presenza saltuaria - diciamo così - dei rappresentanti del Ministero della Giustizia. Abbiamo visto il Ministro Nordio apparire e scomparire immediatamente, quando si è reso chiaro che noi avremmo gradito sentire, dalla sua voce, le argomentazioni e le motivazioni che abbiamo chiesto e che hanno portato il Governo, ieri, a intervenire con un decreto-legge che agisce su tutt'altra materia, andando a modificare e a interferire con la norma che stiamo approvando oggi.
Guardate, penso che quello che si è verificato, tra ieri ed oggi, sia una pagina molto negativa per il Parlamento. Non è un problema solo per il Partito Democratico, per le opposizioni: io credo che sia un problema per ciascuno di noi, per ogni parlamentare che è chiamato qui a legiferare, a discutere, a confrontarsi, a votare su norme di cui dovrebbe avere piena contezza.
Allora, io mi domando se i colleghi parlamentari della maggioranza - e mi rivolgo a loro tramite lei, Presidente - abbiano non dico un po' di dignità, ma almeno un minimo di curiosità di capire e di sentirsi dire dal loro Governo cosa è scritto in quel decreto-legge. Infatti, si è ritenuto di intervenire, ancora, su una norma importante come quella penale, andando a istituire una nuova fattispecie di reato che oggi non c'è, mentre con questo provvedimento state cancellando e abrogando dal nostro ordinamento - unico Paese europeo - una norma che tutela, prima di tutto, i cittadini dagli abusi di potere di soggetti e di persone che hanno delle funzioni pubbliche.
Come potete deliberare e votare, adesso, su questo articolo, con un grado di incertezza? Io mi sarei aspettata che un parlamentare - la relatrice, il capogruppo di una forza di maggioranza, un rappresentante del Governo - intervenisse per rivendicare la bontà della scelta fatta e per togliere ogni dubbio a me, agli osservatori, ai cittadini che non capiscono e non sanno, allo stato attuale, quale sarà, da domani, da quando questa legge verrà pubblicata in , il quadro delle norme che verranno applicate per tutelarsi e difendersi dall'abuso di potere di pubblici ufficiali.
Guardate, è chiaro a tutti e l'abbiamo sottolineato: questo è il compimento di uno scambio, che abbiamo dichiarato e che ha visto impegnate le Camere nelle scorse settimane. Questa legge è stata parcheggiata, per lunghissimo tempo, in Commissione giustizia; è stata esaminata in fretta e furia, con una seduta notturna, per cancellare e tenere il più possibile bassa l'attenzione sul dibattito parlamentare; per poi arrivare qui a discuterla, lo stesso giorno, a poche ore di distanza da una decisione del Governo, in testa al Parlamento, per modificare le norme che vanno a integrarsi con quello che noi stiamo cancellando.
Questa non è che la terza gamba - lo sappiamo bene - di quel tavolo sgangherato che avete messo in piedi, per cercare di acquisire qualche consenso in più: premierato, autonomia differenziata e poi le norme sulla giustizia. Però, è un intervento grave e pericoloso, perché è un attacco che viene fatto alla tenuta e all'equilibrio dei poteri di una Repubblica parlamentare.
Allora, quello che state consumando in quest'Aula, in questo momento, credo che davvero sia, prima di tutto, uno sgarbo gravissimo a noi stessi, al Parlamento, al modo in cui esercitiamo la nostra funzione di legislatori.
Ma c'è una gravità ancora maggiore perché, come hanno dichiarato e spiegato bene i miei colleghi che sono intervenuti sui nostri emendamenti - emendamenti tutti nel merito, che non sono stati nemmeno considerati, analizzati, discussi in Commissione, tanto meno qui in Aula -, noi vorremmo avere una sola certezza e cioè che quello che state facendo, in questo momento, non esponga il nostro Paese a una serie di problemi - anche a livello europeo - e, soprattutto, non esponga i cittadini ad avere meno strumenti di tutela rispetto ad abusi di potere della pubblica amministrazione.
Il paradosso che state creando, con una norma che raccontate come un regalo e un favore ai sindaci e agli amministratori, in realtà è un danno prima di tutto a loro, tanto più dopo la decisione che avete preso ieri sera. Infatti, l'introduzione di un reato di peculato per distrazione verrà fatta gravare e colpirà soprattutto quella fascia e quella piccola categoria di pubblici ufficiali - che sono gli amministratori pubblici - che rientrano in quella che noi immaginiamo sia (dalle poche informazioni che abbiamo avuto) la nuova fattispecie di reato che avete identificato; mentre un'altra categoria di soggetti rimarrà completamente impunita e rimarrà senza tutele una larghissima parte dei cittadini.
Allora, per non ripetere gli argomenti, anche tecnici e giuridici, che hanno spiegato così bene i miei colleghi, penso che la questione di fondo sia proprio questa: ma come legiferate in materia penale? Ma c'è un tema più importante, più delicato, su cui la nostra attenzione dovrebbe essere massima , perché si va a incidere sulla libertà dei cittadini e delle cittadine? Possiamo accettare questa superficialità, questa approssimazione, questa mancanza di volontà di fare chiarezza? Credo di no.
Fermatevi, bocciate questo articolo, fermatevi, fate venire qui il Ministro a rispondere a me e a tutti noi, non a dichiarare in Transatlantico le cose che il Parlamento gli ha chiesto .
Presidente, questo è un tema che riguarda anche la Presidenza della Camera. Noi qui abbiamo chiesto un'informativa del Ministro e abbiamo letto sulle agenzie delle sue dichiarazioni: non è accettabile. Noi voteremo contro questo articolo, ma continueremo a pretendere che quest'Aula non venga mortificata, ancora una volta, come state facendo, per uno sporco scambio tra di voi, dentro la vostra maggioranza, creando un danno ed esponendo i cittadini a una mancanza di tutela che li vedrà più deboli, proprio nei confronti di quelle parti che dovrebbero garantire i loro diritti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Da questa discussione non è scomparso soltanto l'abuso d'ufficio, ma è scomparso anche il Ministro: forse ha scoperto dalla discussione iniziale oggi che, in quel decreto-legge Carceri, c'è quella norma, quella compensazione che, evidentemente, da qualcuno è stata chiesta, se non dal Presidente Mattarella, almeno a livello europeo. Come abbiamo già detto, l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio determina un chiaro del sistema, perché impedisce, di fatto, una forma di concreto ed efficace controllo nei confronti di quelle condotte illecite poste in essere dai pubblici amministratori.
Si tratta di una previsione penale che, in realtà, è imposta anche dagli obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia, in particolare, dall'articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, aperta alla firma a Merida e poi a New York, e ratificata dall'Italia.
Quindi, sostanzialmente, in questo modo, ci stiamo ponendo al di fuori del diritto internazionale e questa abrogazione ha almeno due effetti evidenti: da un lato, con l'abrogazione dell'articolo 323 del codice penale, una parte dello spazio, che prima questa fattispecie occupava nell'ordinamento, sarà a questo punto coperta da altre incriminazioni, addirittura maggiormente sanzionate, le quali vedranno così espandere il loro campo d'azione, come la concussione, l'omissione di atti d'ufficio, la turbata libertà delle gare e via di seguito; quindi, altro che paura della firma che scompare. Ma, soprattutto - e ciò va rimarcato con forza -, l'ulteriore effetto è che le condanne definitive pronunciate sinora per il delitto di abuso d'ufficio dovranno essere revocate dal giudice dell'esecuzione, perché c'è una vera e propria . Si dovranno anche riaprire i giudicati, ricalcolare la pena inflitta quando la condanna definitiva era stata presa in considerazione in concorso di reati assieme a quello dell'articolo 323. Quindi, non giuridicamente parlando, ma di fatto, è come un indulto.
Poi, se volessimo davvero fare un indulto potremmo anche parlarne, ma questo in realtà non è un indulto, perché si va a colpire esclusivamente il reato di abuso d'ufficio, quindi, è un atto di clemenza specifico.
Mi chiedo se in prospettiva il Governo si stia già organizzando per il 2025, anno Santo, per fare un vero e proprio Giubileo della pubblica amministrazione, quindi, procedendo oggi con l'abuso d'ufficio, domani, nel 2025, magari, anche rispetto ad altri reati legati alla pubblica amministrazione. Quindi, dichiaro il nostro voto contrario all'articolo 1 .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo a titolo personale. Noi continuiamo a insistere, tramite la Presidenza, sul fatto che, come si è posta in essere la norma sui che non aveva alcuna urgenza, questa norma, che poteva avere una sua lo dico da persona che ha fatto l'amministratore locale, non serve e non va nella direzione giusta per tutelare gli amministratori locali; e ciò nel senso che non si può immaginare che in una guerra che sembra, in alcuni casi, una guerra santa contro la figura della magistratura si cerchi di portare dalla propria parte un pezzo della pubblica amministrazione.
Noi insistiamo nel dire che servono norme eque che diano l'idea ai cittadini che noi non cerchiamo di tutelare caste o figure particolari, perché cerchiamo sempre di tutelare gli interessi di tutto il Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. In verità, già avevo sottolineato in sede di discussione generale il passo indietro nella storia che si fa attraverso l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Ricordo a me stesso e a tutti coloro che sono presenti che questo era un reato che compariva già nel codice napoleonico del 1810, successivamente, nel codice del Regno delle Due Sicilie, quindi, nel codice Zanardelli del 1889, quindi, nel codice Rocco, che è stato modificato nel 1990 e, poi, ulteriormente modificato negli anni successivi, fino ad arrivare alla fattispecie individuata nel 2020; quella fattispecie in cui il comportamento da tenere, l'atto da emettere, è specificamente descritto dalla norma. Non vi sono margini di discrezionalità; l'atto viene posto in essere per favorire, per avvantaggiare taluno e il vantaggio è patrimoniale.
Altrettanto si dica per quanto riguarda l'omissione nell'astensione: laddove vi è l'obbligo di astenersi non ci si astiene e ciò lo si fa o per danneggiare taluno o per favorire e avvantaggiare altri. Ecco, era perfettamente circoscritto l'atto e il comportamento e mi sembra che, di fronte a una descrizione così specifica, ci dovessero essere sostanzialmente l'accordo e la condivisione di tutti. Si è detto, invece, che i sindaci hanno avuto paura della firma per l'esistenza di questo reato.
Per la verità, la mia esperienza mi ha portato molto lontano da questa affermazione, laddove i sindaci desideravano le regole, desideravano una norma che prevedesse una sanzione laddove venivano violati i precetti della buona amministrazione e dell'imparzialità; due precetti che l'articolo 97 della Costituzione pone per le pubbliche amministrazioni.
Ebbene, quei sindaci, che operano soprattutto nei territori più difficili, dove mafia, e camorra condizionano e infiltrano le amministrazioni pubbliche, sono pronti a dire “no” e hanno detto “no” ogni qualvolta vi erano regole, grazie alle regole; proprio le regole hanno consentito loro di dire “no”. L'abuso d'ufficio è la fattispecie che li protegge. Ho esempi concreti di sindaci che hanno detto “no” al capo cosca, perché la legge altrimenti li avrebbe puniti.
Quindi, la mia esperienza è totalmente diversa e lontana da quella che avete portato voi della maggioranza a giustificazione dell'abolizione di questa norma, ma questa norma non si applica solo ai sindaci, questa norma è a tutela dei diritti del cittadino e delle cittadine, che vedono violata la loro sfera di legalità .
Ecco che cosa verrà a mancare: verrà a mancare un presidio fondamentale per la loro difesa. Senza questa norma, così come è stato detto in qualche intervento che ho sentito prima, essi dovranno intervenire, ricorrendo a un avvocato amministrativista. Ma quanti di loro saranno in grado di versare del danaro per affermare il loro diritto? Quanti, partecipando a un concorso e vedendo violate le regole, andranno da un avvocato? Se cercano un lavoro e partecipano a un concorso non possono affrontare una spesa di questo tipo.
Ma non è solo questo, perché lo stesso vale per il vicino che costruisce grazie a una concessione illecita che gli è stata conferita; altrettanto vale per il superamento delle liste di attesa per la sanità, altrettanto vale in tante altre situazioni in cui è il cittadino che paga e il cittadino non potrà rivolgersi più al pubblico ministero, non potrà più presentare una denuncia, non si potrà difendere contro il potere pubblico, perché avete eliminato questa norma, che è una norma fondamentale, è l'unico strumento, l'unico presidio di difesa che ha il cittadino contro l'arroganza, le angherie, la prevaricazione, tutto ciò che è potere esercitato senza il rispetto delle regole.
Ecco, laddove il potere viene esercitato senza il rispetto delle regole, il cittadino non ha più lo strumento per difendersi e questo è grave; è grave perché non esisteva prima, dal 1810 questo non esisteva…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Vi era sempre un cittadino che poteva intervenire, ricorrendo a questa norma. Ora, questa norma non c'è più, non ci sarà più da questo momento. Ora voterete, voterete tutti, perché vi sia l'abrogazione. Ecco, il cittadino automaticamente perderà la possibilità di difendersi . Questo bisogna che capisca il cittadino e questo vorrei che capiste voi.
Riflettete prima di premere quel tasto, prima di dire un “no”, aspettate, almeno sospendete e fate in modo che possiamo ben capire cos'è la fattispecie che il nuovo decreto-legge prevede .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
PIETRO PITTALISInvito al ritiro di tutti gli emendamenti, altrimenti il parere è contrario.
FRANCESCO PAOLO SISTO,. Parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1. D'Orso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. L'articolo 2 è la norma centrale di questo disegno di legge, contiene le principali modifiche al codice di procedura penale. Possiamo dire che continua un filo conduttore che parte, in realtà, da lontano: dall'inizio di questa legislatura, quando è stato approvato un decreto, il decreto che contiene una norma assolutamente inutile. Non lo dico io, ma lo dicono i fatti, tenendo conto che, su circa 30 persone sottoposte a processo, nessuna di queste è stata condannata. Un reato per cui sono state previste pene sproporzionate e, addirittura, l'uso delle intercettazioni, che tanto contestate. Sempre in quel decreto, è stato smantellato lo strumento fondamentale della collaborazione con la giustizia.
Poi si è andati avanti con le modifiche al codice degli appalti pubblici, che hanno portato a una eccessiva discrezionalità nell'assegnazione degli appalti, fino ad arrivare, facendo dei salti, ai giorni nostri, con il disegno di legge Nordio, in cui si ha l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio e ogni forma di legittimazione di potere, il depotenziamento del reato di traffico di influenze illecite e, infine, l'abbattimento delle intercettazioni, partendo da norme bavaglio.
Ecco, questo è un unico filo conduttore che, di fatto, garantisce l'impunità a tutta una serie numerosa di soggetti tra cui - lo ripeto - i colletti bianchi, con lo scopo evidente di rendere maggiormente complesse le attività investigative e dei magistrati.
Il tema delle intercettazioni, in questo articolo 2, è fondamentale ed è considerato da questa maggioranza e sicuramente dal Governo, alla stregua di un male assoluto. Anche perché, sotto il mantello dei costi delle intercettazioni si nasconde, in realtà, la volontà di impedire la prosecuzione di indagini scomode, nonostante, proprio grazie alle intercettazioni che tanto combattete, si è permesso il recupero - tanto per fare un esempio - tra il 2015 e il 2020, di beni per un valore di circa 35 miliardi di euro. Tutto ciò che è rilevante sotto il profilo del pubblico interesse, come abbiamo sottolineato più volte in Commissione giustizia, andrebbe pubblicato senza limitazioni: cosa, invece, non gradita a questo Governo e questa maggioranza, che preferisce evidentemente far rimanere tutto nelle tenebre. La modifica - e vado in sintesi - del disegno di legge Nordio in tema di intercettazioni comprime, appunto, questa possibilità, andando a comprimere la libertà di stampa, il diritto dei cittadini e delle cittadine a essere informati, con conseguenze sul piano della trasparenza, ampliando i divieti per i giornalisti in materia di intercettazioni, mettendo, appunto, norme bavaglio. Tutto ciò senza però considerare che viene colpita anche la difesa degli indagati e degli imputati, perché la censura di ogni atto pubblico non permetterà di far emergere i fatti, lasciando campo libero a opinioni più disparate.
Sempre in questo articolo 2 c'è la modifica dell'articolo 291 del codice di procedura penale, che introduce l'istituto dell'interrogatorio preventivo di garanzia, con cui si crea veramente un paradosso per cui l'indagato viene posto a conoscenza preventivamente dell'intero quadro probatorio, incrementando ovviamente il rischio di un suo inquinamento, a differenza degli altri soggetti coinvolti e non destinatari di eventuali misure cautelari. Quindi, viene proprio meno l'effetto sorpresa.
Chiudo dicendo che si attribuisce, sempre in questo articolo 2, al giudice in composizione collegiale la competenza sulla decisione circa l'applicazione della custodia cautelare in carcere o di una misura di sicurezza detentiva nel corso di indagini preliminari, tenendo conto del fatto che, ad oggi, all'interno dei tribunali, non ci sono né risorse né magistrati, e non so veramente come si potrà fare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.3 Cafiero De Raho.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento tende soltanto a completare il contenuto…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cafiero De Raho. Colleghi, mi aiutate ad ascoltare ciò che sta dicendo? Colleghi, per favore. Prego, onorevole Cafiero De Raho.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). L'emendamento tende solo a completare il contenuto del capoverso del 6- dell'articolo 103 del codice di procedura penale, vale a dire, le garanzie di libertà del difensore. Quelle garanzie che devono tutelare il difensore e l'imputato: il difensore nella propria dignità professionale; l'imputato nell'esercizio del diritto di difesa e, quindi, nella capacità di sviluppare e svolgere una strategia che non sia oggetto di conoscenza da parte di chi deve sviluppare le indagini. Una tutela riconosciuta dalla nostra Costituzione, quindi.
Il capoverso 6- dell'articolo 103 è formulato in questo senso: “È parimenti vietata l'acquisizione di ogni forma di comunicazione, anche diversa dalla corrispondenza intercorsa fra l'imputato e il proprio difensore, salvo che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo di reato”. Questa è, quindi, l'unica eccezione per cui si può intervenire, conoscendo quella corrispondenza, quel contenuto della comunicazione.
Nell'approfondire questi aspetti, abbiamo anche guardato ad altri momenti, qual è appunto “la comunicazione che non sia pertinente all'attività professionale svolta”. Anche questo può essere il contenuto di una comunicazione o di una corrispondenza che, di per sé, assuma rilievo sotto un profilo anche penale.
Allora, se è vero che l'immunità assoluta dell'attività svolta dal difensore deve essere protetta, è però anche vero che esistono momenti ulteriori rispetto a quello della comunicazione o della conversazione, che è di per sé corpo di reato, come, appunto, un'attività svolta al di fuori dell'attività professionale. Ancora, laddove la corrispondenza non riguarda fatti conosciuti per ragione della professione esercitata; anche questo è un ulteriore aspetto che esula, sostanzialmente, dall'esercizio della professione e la corrispondenza, pur non costituendo corpo di reato, può però essere rilevante ad altri fini, anche a fini investigativi, Presidente, e quando riguarda fatti conosciuti non per ragione della professione svolta. Qui abbiamo anche degli orientamenti giurisprudenziali della Corte di cassazione con riferimento ai comportamenti, e quindi alle comunicazioni, alle conversazioni e alla corrispondenza, dei difensori laddove sono indagati o imputati. Naturalmente con tutela laddove viene esercitata la difesa, laddove viene esercitata l'attività professionale; invece, con esclusione della tutela laddove ci troviamo su aspetti e campi diversi. Gli emendamenti li tratto tutti assieme, Presidente, perché sono molto simili e, quindi, prendo anche il tempo di poco superiore. L'emendamento 2.4 aggiunge “ovvero nei casi in cui la comunicazione non sia pertinente all'attività professionale svolta”. Ecco, questo è, sostanzialmente, l'emendamento successivo, che tiene conto di quel che ho detto finora e che vorrebbe che fosse inserito, qualora non vengano inserite per intero le due espressioni che ho poc'anzi utilizzato.
Un ultimo punto, l'emendamento 2.5 - così tratto anche questo - laddove nel capoverso 6-(parliamo sempre dell'articolo 2) si propone di sostituire la parola “vietate” con le seguenti “la cui intercettazione è vietata”. Così dice l'emendamento, che noi proponiamo, perché, per come è formulato oggi l'articolo, sembra che siano la conversazione o la comunicazione che sono vietate e vi è, infatti, il “vietate” riferito a “comunicazione” o “conversazione”. In realtà, nel caso di specie, è l'intercettazione che è vietata. Ecco perché il 2.5 tenderebbe a modificare solo un errore materiale - o meglio, direi di linguaggio - piuttosto che un contenuto effettivo giuridico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Cafiero De Raho, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Bonifazi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.7 D'Orso. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie Presidente. Intervengo su questo emendamento, che poi ha la stessa di ulteriori emendamenti che verranno nel prosieguo dell'esame. Qual è il punto qui? Il punto è andare a sopprimere una norma, che voi state introducendo, che costituisce un'ulteriore introduzione di divieto nella pubblicazione delle intercettazioni rilevanti. Sottolineo che qua stiamo parlando di intercettazioni rilevanti, legittimamente acquisite nel procedimento penale. Ecco, voi state andando a restringere ulteriormente la possibilità di pubblicare questo tipo di intercettazioni, perché proponete che non possano essere pubblicate a meno che non siano state riprese nelle motivazioni di un provvedimento o utilizzate nel corso del dibattimento.
Vedete, questo emendamento e i successivi emendamenti, che pongono degli ostacoli al rilascio di copia delle intercettazioni (ad esempio, a soggetti diversi dalle parti e dai difensori delle parti), e a tutte le altre norme consequenziali, tutte norme che ubbidiscono ad una vostra esigenza, ovverosia quella di voler occultare all'opinione pubblica il contenuto di quelle intercettazioni rilevanti, che fanno emergere condotte riprovevoli sul piano etico. È questo che a voi dà fastidio.
Andate, tra l'altro, a completare il quadro che già è abbastanza compromesso dall'emendamento bavaglio del collega Costa, quello che, una volta ottenuta l'attuazione con un decreto attuativo, andrà a vietare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare. Ecco, il disegno è questo, il disegno è di non far emergere in alcun modo delle condotte riprovevoli, che potrebbero danneggiare il consenso elettorale. Non è altro, perché chi va a finire sui giornali? Non ci va a finire il cittadino comune; non ci va a finir mai, non è degna di rilievo pubblico un'intercettazione, sia pure rilevante ai fini dell'accertamento di un reato, di un cittadino comune. Chi va a finire sui giornali? Sappiamo bene che sono, in genere, i colletti bianchi, gli amministratori locali e quant'altro. Questa è l'ennesima norma che vuole mettere un bavaglio alla stampa, che vuole assolutamente compromettere e sacrificare il diritto all'informazione, che ha ogni cittadino in questo Paese, se vogliamo ancora dirci un Paese civile e democratico. Andate a imbavagliare ulteriormente la stampa libera, perché voi non volete una stampa libera, volete una stampa che ripeta a pappagallo soltanto la vostra propaganda. Ebbene, questo è il punto, e noi non possiamo assolutamente renderci complici di questo vostro atteggiamento nei confronti della libertà di stampa, nei confronti del diritto di ogni cittadino ad essere informato, di farsi un'opinione consapevole e libera, e bocciare, con il suo voto, i vostri atteggiamenti o gli atteggiamenti comunque di chi emergerà, come riprovevoli agli occhi dell'opinione pubblica .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 D'Orso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.8 Gianassi. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Grazie Presidente. Intervengo, con questo emendamento, nello specifico per contestare una norma, la previsione in oggetto dell'articolo 2, e per affermare, come gruppo del Partito Democratico, ancora una volta, la nostra netta contrarietà rispetto alle modalità con le quali il Governo è intervenuto in una materia così sensibile e così delicata. Si tratta, come è stato rilevato bene dai colleghi che mi hanno preceduto, del terzo pilastro di uno scambio evidente.
Uno scambio frutto di un accordo di potere, un accordo politico volto a rimanere attaccati alle poltrone, tra autonomia differenziata, premierato e riforma della giustizia. Riforme tutte pericolosissime, riforme tutte sgangherate, mi permetterei di dire; alcune addirittura mettono in discussione l'impianto e l'assetto istituzionale e costituzionale del Paese. C'è poco da essere sorridenti o leggeri o distratti, come vedo nei banchi del Governo. Dovrebbero essere concentrati e attenti ed è davvero un peccato che non ci sia il Ministro Nordio.
È una cosa sconvolgente assistere alla discussione di un disegno di legge di tale importanza, di tale rilievo, con argomenti così seri, che hanno una portata così delicata sull'impatto concreto nel nostro Paese, sul funzionamento delle istituzioni, sul rapporto con gli amministratori locali e con i pubblici funzionari, con il mondo della giustizia e la società italiana, e non avere il Ministro qui che assiste ai lavori e che può interloquire con noi, durante il dibattito parlamentare. È una cosa francamente inaccettabile, che per noi è intollerabile. Non è possibile e non ne si capisce la ragione. La verità è che sta anche lui fuggendo da una riforma che probabilmente si rende conto non essere particolarmente edificante. Vuole evitare di metterci la faccia in questo dibattito perché, com'è accaduto per quanto abbiamo detto per la norma relativa all'abuso d'ufficio, anche qui, voi preparate, producete e inserite in questo disegno di legge le norme manifesto, ma non fate quello che sarebbe utile e che sarebbe necessario per rafforzare e migliorare l'amministrazione della giustizia in Italia; ossia mettere le risorse necessarie per farla funzionare meglio perché sia più rapida più efficiente, più tempestiva e dia maggiore tutela ai nostri cittadini. Non mettete le risorse necessarie, non mettete risorse in termini economici e anche di personale e di risorse umane. Quello sarebbe necessario per migliorare la macchina dell'amministrazione della giustizia nel nostro Paese. L'esatto contrario di quello che fate con norme manifesto, assolutamente inapplicabili e inutili.
Per quanto riguarda la vicenda relativa all'abuso d'ufficio, permettetemi di tornare rapidamente solo su questo elemento, che è già stato rilevato dai miei colleghi, ma io trovo davvero curioso e incomprensibile quello che è accaduto nelle scorse ore. Voi, da un lato, con un disegno di legge, abrogate completamente una norma, dicendo di voler andare incontro alle criticità rilevate dagli amministratori locali negli anni passati nel nostro Paese, e poi, al tempo stesso, introducete - con un decreto-legge, che dovrebbe essere, come sapete meglio di me, per Costituzione un provvedimento adottato per ragioni di estrema urgenza - una norma che, in realtà, peggiora addirittura l'impianto esistente, provocando conseguenze che saranno peggiori per gli amministratori locali, oltre che in termini di incertezza, anche in termini di carico legato alla fattispecie di reato che si crea. Infatti, voi, da un lato, eliminate la possibilità per i cittadini italiani di avere tutele rispetto ad abusi di potere, come viene richiesto specificamente da normative e direttive europee e da convenzioni internazionali, quindi lasciate privi di tutela cittadini rispetto all'abuso di potere di tanti funzionari pubblici; dall'altro lato, non rispondete alla richiesta agli amministratori locali di razionalizzare l'impianto e le responsabilità penali civili e contabili degli amministratori locali. Su quello avreste dovuto intervenire, e noi ve l'abbiamo chiesto con emendamenti specifici, che avete rigettato. Vi abbiamo chiesto di razionalizzare e di intervenire sul testo unico sugli enti locali, di separare finalmente, come solo la giurisprudenza, negli anni, ha fatto, responsabilità amministrativa e responsabilità politiche. Avete detto di no. Vi abbiamo chiesto di precisare che la responsabilità contabile intervenga solo in caso di dolo, avete completamente bypassato il tema. Abbiamo chiesto di intervenire per razionalizzare, ma non creare un vuoto di tutela per i nostri cittadini e peggiorare, paradossalmente, la stessa condizione degli amministratori locali.
Non risolvete nulla con questo testo, state solo peggiorando la situazione, con un insieme di norme manifesto, bandierine ideologiche che peggiorano, purtroppo, la gestione e l'amministrazione della giustizia nel nostro Paese. Anche nei confronti degli amministratori locali; li mettono ancora più in difficoltà, creando un coacervo di norme che saranno di difficile interpretazione e applicazione pratica. Dovete spiegare semplicemente come interviene un decreto-legge rispetto a un disegno di legge che stiamo approvando in queste ore. Davvero nulla di tutto questo è stato da voi tenuto in considerazione e il silenzio - e chiudo - che manifestate in queste ore dà conferma e conforto alle nostre gravi preoccupazioni. È l'incapacità, da parte vostra, di legiferare in una materia così difficile, così complessa, che richiederebbe serietà e razionalità, e non norme ideologiche o manifesto, come quelle che voi portate avanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Curti. Ne ha facoltà.
AUGUSTO CURTI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Fare in fretta, direi, è fare male. Oramai, nella folle corsa estiva alle approvazioni e alle conversioni dei provvedimenti, il Governo considera la Camera dei deputati alla stregua di un fastidioso collo di bottiglia istituzionale. In questa stessa Camera dei deputati, cioè dove, non in conseguenza dell'esercizio delle funzioni legislative, ma per un principio di ingolfamento autoindotto, si infrange la bulimia dell'Esecutivo, capace solo di abusare della necessità e dell'urgenza, finendo così per operare in fretta e male. E non fa eccezione questo disegno di legge, che, trattando temi di assoluta sensibilità, avrebbe meritato un dibattito parlamentare serio e circostanziato. Siamo, invece, di fronte all'ennesimo surrogato normativo, frutto di una visione monocratica, che non può e non deve far parte della nostra democrazia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. A titolo personale, oltre alle cose molto più approfondite che hanno detto i miei colleghi, vorrei sottolineare, poiché parliamo di intercettazioni, che, oltre a norme ideologiche, forse dovremmo iniziare a concentrarci - come sa chi conosce tecnicamente queste cose e come chi ha ascoltato le audizioni in Commissione antimafia - sulle norme che abbiamo e far applicare l'articolo 57 del codice delle comunicazioni elettroniche, perché noi continuiamo a permettere a centinaia di aziende di auto-dichiarare l'erogazione delle prestazioni obbligatorie, senza che alcuna autorità le controlli. Noi pensiamo che esistano 3, 4, 5 gestori, che sono i principali, ma ne esistono decine e centinaia di più. Invece di fare norme bandiera, andiamo ad applicare le norme che abbiamo nella protezione e nel diritto dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Gianassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta di martedì 9 luglio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. L'agricoltura lucana è letteralmente piegata in due, a causa della perdurante siccità che sta attanagliando tutto il Mezzogiorno.
PRESIDENTE. Un attimo, onorevole Lomuti…
PRESIDENTE. Colleghi, noi non avremmo finito la seduta, quindi, con il vostro cortese silenzio, andremmo avanti, per favore. Viceversa, non possiamo materialmente andare avanti. Un attimo solo, grazie. Prego, onorevole Lomuti.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Sì, grazie, Presidente. Dicevo: l'agricoltura lucana è letteralmente piegata in due, a causa della perdurante siccità che sta attanagliando tutto il Mezzogiorno. Tant'è che gli agricoltori stanno chiedendo, a gran voce, la dichiarazione dello stato di calamità.
C'è un paradosso, perché la regione Basilicata è nota per essere una delle regioni più ricche di risorse idriche, mentre oggi è senza acqua. Questo per dire, Presidente, che oltre al tema della siccità c'è anche un'altra questione, cioè quella che vede la Basilicata avere strutture - le infrastrutture che riguardano le risorse idriche - diciamo così, ottocentesche, sulle quali registriamo perdite che non possiamo permetterci, perdite che, di conseguenza, si trasformano in costi che vengono addebitati, poi, ai lucani. Secondo lo studio Ambrosetti, la regione Basilicata è addirittura la regione che più di tutte ha subito uno idrico; dal 1950 ad oggi, addirittura ha perso oltre il 50 per cento delle risorse idriche, e questo è soprattutto dovuto al sistema idrico, che è pieno di falle.
Poi c'è un altro fatto: ci sono migliaia di agricoltori, Presidente, che oggi pagano una quota consortile anche se non beneficiano della fornitura d'acqua. Quelle spese servono per bonificare e pulire i canali, ma questo non viene fatto ad oggi. Infine, Presidente, sono costretto a denunciare una situazione incresciosa per quanto riguarda la regione Basilicata, e cioè dal 21 aprile si è votato in Basilicata, ha vinto la coalizione di centrodestra, è stato riconfermato il presidente Bardi. Bene, sono passati due mesi e mezzo e ancora non è stata formata una giunta.
Questo perché bisognava aspettare le europee, perché bisognava aspettare le elezioni comunali, specialmente quelle del comune capoluogo, Potenza, perché bisognava, poi, conservare un posto al sole ai non eletti della maggioranza. Tuttavia, questo che cosa comporta, Presidente? Comporta che noi abbiamo una regione ferma con le quattro frecce che non riesce, che non può lavorare per affrontare le emergenze della regione Basilicata. Parlo della crisi Stellantis, parlo del riordino della sanità pubblica e oggi parliamo della crisi idrica.
Presidente, per tutti questi problemi - che, tra l'altro, rappresentano anche una violazione dello statuto e del regolamento regionale, per il quale è stato interessato anche il prefetto della provincia di Potenza - chiedo che il Governo venga immediatamente a riferire su questa vicenda, che non è una vicenda ordinaria e non è nemmeno straordinaria, addirittura possiamo definirla quale della storia politica della regione Basilicata.
Presidente, noi soffriamo tanto la questione sulle liste d'attesa nella sanità, ma non si può costringere i cittadini a entrare una mega lista d'attesa per quanto riguarda la formazione di una giunta .
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XIII Commissione (Agricoltura):
S. 1138. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale» (1946) – exbisexbisexbis
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da mercoledì 10 luglio 2024, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96- del Regolamento il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo è conseguentemente adeguato.
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 3 luglio, il presidente della Commissione Affari esteri ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppi della Commissione medesima - di posticipare alla seduta di lunedì 22 luglio l'avvio dell'esame in Assemblea, attualmente previsto per la seduta di lunedì 8 luglio, della proposta di legge n. 960, in materia di destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame di tale provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea della settimana 8-12 luglio.
Avverto inoltre che è stata presentata la questione pregiudiziale Santillo ed altri n. 1, riferita al Ddl 1937, di conversione del decreto-legge n. 89 del 2024, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame e la votazione di tale questione pregiudiziale saranno iscritti all'ordine del giorno della seduta di martedì 9 luglio a partire dalle ore 14.
Avverto inoltre che, secondo le medesime intese è stata definita la seguente articolazione dei lavori per la settimana dall'8 al 12 luglio:
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale ().
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 1929 - Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici ().
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
Esame e votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 1937 – decreto-legge 89/2024 – Disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport ).
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1718 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare
Esame del disegno di legge n. 1946 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1946 - Conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1929 - Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1691 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale
Svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Avverto, infine, che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti argomenti: disegno di legge n. 1691, recante l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale; disegno di legge n. 1929, recante proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Gli anticorpi di una democrazia non stanno tanto nelle istituzioni e nelle tornate elettorali - che hanno ruoli pur importanti, ma molto specifici, nella pratica democratica di un Paese -, quanto più nelle associazioni, nelle piazze, nella partecipazione dal basso, nella libertà di stampa. Associazionismo e dissenso sono il sale della nostra democrazia: è con questa premessa che voglio sottoporre all'Aula un episodio, avvenuto il 27 giugno a Trieste, quando una delegazione di ragazzi - alcuni anche minorenni -, appartenenti all'Associazione “Rete degli Studenti Medi”, al termine dello svolgimento di un presidio assolutamente pacifico, non violento e non foriero di alcun disordine, sono stati fermati da degli agenti in borghese - si svolgeva il presidio in occasione del G7 sull'istruzione -, sono stati invitati ad allontanarsi dalla città.
Non è stato loro nemmeno consentito di sostare negli esercizi commerciali vicini all'evento e sono stati, addirittura, scortati dagli agenti fino all'ingresso dell'autostrada, allontanati fisicamente dalla città, in modo assolutamente spregiudicato e inspiegabile. Ho una domanda per quest'Aula: perché è possibile che una cosa come questa accada in un Paese democratico? Accade, forse, perché questi ragazzi hanno in tasca la tessera di un'associazione? Accade perché manifestano liberamente il loro dissenso verso le politiche del Governo in materia di istruzione? Accade perché hanno delle idee? È forse un caso che sia per quelle stesse idee che quei ragazzi - alcuni di loro - sono stati aggrediti e picchiati, non più tardi di qualche settimana fa, a Roma, da dei gruppi neofascisti?
Riteniamo che sia accettabile tutto questo? Ho presentato delle interrogazioni su entrambi questi fatti e voglio sollecitare un intervento di accertamento e degli interventi concreti del Ministero dell'Interno al più presto, perché ravviso un doppio standard inquietante: uno per cui si fanno omissioni e silenzi dal sapore assolutorio, lettere di autocoscienza o dichiarazioni, deviazioni del discorso, che sembrano carezze complici verso realtà giovanili che coltivano, tra le loro fila, una cultura neonazista, razzista e fascista, oltre che antisemita, mentre per altre organizzazioni arriva la repressione violenta, nel silenzio delle istituzioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo perché ieri mattina, presso la rimessa autobus di Tor Vergata, a Roma, ha perso la vita il dipendente ATAC Maurizio Di Pasquale, di 63 anni. In attesa che sia fatta piena luce sulle circostanze, giunga forte da quest'Aula il cordoglio e la vicinanza di noi tutti e tutte alla famiglia, prima di tutto, e ai dipendenti dell'ATAC, che sono stati colpiti oggi da una tragedia che ferisce la capitale, le istituzioni - oggi un minuto di silenzio, nell'aula Giulio Cesare, per ricordarla - e anche i sindacati, che rappresentano i lavoratori, lasciando sgomenti tutti noi, anche personalmente.
La piaga delle morti sul lavoro sta flagellando il Paese e non accenna a fermarsi. L'Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente di Mestre ha fornito in questi giorni dati terribili: a maggio 2024, le vittime sono già 369, 11 in più rispetto all'anno scorso, e sono 286 le vittime in occasione di lavoro, 83 quelle ed è in crescita anche il numero delle denunce di infortunio complessivo.
Questi dati ci interrogano e devono spingerci tutti ad impegnarci ogni giorno di più, nel Parlamento, nel Paese, per prevenire, contrastare, impedire tragedie sempre inaccettabili e mettere subito in campo tutti gli strumenti normativi e gli investimenti indispensabili per garantire più sicurezza per tutte e per tutti, per offrire, finalmente, anche alle lavoratrici e ai lavoratori che, oggi, a Roma, dopo questa ennesima tragedia, hanno deciso di rinunciare a parte del proprio magro salario per scioperare insieme a tutte le donne e gli uomini che, con il proprio sudore, garantiscono il diritto alla mobilità nelle nostre città, il rinnovo di contratto e le migliori condizioni di lavoro che meritano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
ANTONIO BALDELLI(FDI). Illustrissimo signor Presidente, onorevoli colleghi, sull'altare del politicamente corretto ci viene spesso chiesto di sacrificare anche il buonsenso, anche di reprimere giudizi sui provvedimenti della magistratura, alla quale - è fuori da ogni dubbio - va portato il massimo rispetto. Questo non vuol dire, però, che, quando alcuni di questi provvedimenti appaiono palesemente ingiusti, non si possa farlo presente. Anche questo, a mio avviso, è un segno di rispetto, signor Presidente.
La procura di Milano ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale nei confronti del Frah Quintale, che ha assimilato uomini e donne della Polizia di Stato a maiali, lo ha fatto pubblicando su un fotomontaggio in cui i volti dei poliziotti erano sostituiti da maschere di maiali. Iniziativa che, fra l'altro, ha avuto una forte risonanza mediatica per la notorietà del , che conta oltre 500.000 . Ebbene, la procura di Milano ha motivato la sua richiesta di archiviazione, asserendo che la condotta del non era idonea a vilipendere le Forze dell'ordine e che, comunque, non c'era volontà di offendere. No, signor Presidente, così si lancia un messaggio che sdogana l'insulto contro le Forze dell'ordine e anche le istituzioni in genere. Fallo pure, tanto rimarrai impunito: questo è il messaggio lanciato. Un film già visto con il caso Salis: occupa abusivamente case, resisti alle Forze dell'ordine, tanto, poi, qualcuno ti salverà, magari candidandoti in Parlamento.
Di fronte a tutto ciò cosa dovrebbe pensare, magari, un agente di Polizia alla fine di un turno, dopo un turno massacrante in cui ha messo a rischio anche la propria incolumità per salvaguardare l'incolumità di noi cittadini? E, soprattutto, come già osservato anche da qualcun altro, se quelle maschere da maiali fossero state apposte sopra il viso di un magistrato o di un'alta carica istituzionale dello Stato, cosa sarebbe successo? La decisione della procura sarebbe stata la stessa? Per questo, come parlamentare della Repubblica, mi associo idealmente alla richiesta di opposizione all'archiviazione avanzata dai sindacati di Polizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Tramite la sua persona, tramite la Presidenza, vorrei chiedere di ringraziare il Ministro competente, il Ministro dell'Interno, perché, circa un anno fa, io portai all'attenzione dell'Aula, in più occasioni, la vicenda di un palazzo interamente occupato, da oltre 30 anni, da un nucleo di criminali e camorristi. In quell'occasione, il Ministro, sotto sollecitazione non solo del mio gruppo parlamentare, ma anche di una trasmissione, che voglio ringraziare pubblicamente, disse che sarebbe intervenuto. Ebbene, lo Stato è arrivato. Nonostante tre decenni di disinteresse e di istituzioni latenti che hanno permesso questo, e anche della curia latente, perché quel bene fa parte di quel mostro giuridico che è il FEC, un mostro giuridico che comprende sovrintendenza, prefettura, curia e comune, quindi qualcosa di mostruoso burocraticamente parlando, però, quando si vuole, le cose si fanno. L'attuale prefetto, l'attuale sindaco, coadiuvati e sostenuti ovviamente dal Ministro competente, l'attuale cardinale di Napoli, non hanno voluto sentire ragioni e i camorristi sono stati sgomberati e io mi auguro che paghino, anche economicamente, quello che hanno levato a persone che avevano veramente diritto. Mi fa piacere renderlo noto e, tramite lei, portare i ringraziamenti, perché quando si ottiene un risultato importante bisogna riconoscerlo e ringraziare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei esprimere la mia solidarietà ad Antonio Mastantuono, ideatore e amministratore di Radio Genoa. Cosa è Radio Genoa? È un canale di informazione, che ha la colpa di fare informazione libera e di avere una visione non allineata al pensiero unico su temi molto delicati, come islam, immigrazione, ma è grazie a questo canale - che si limita a pubblicare video reali con semplici descrizioni basate sui fatti - che molti cittadini possono venire a conoscenza di fatti che sono normalmente taciuti dagli organi di informazione. Qualche esempio: pochi giorni fa il canale Radio Genoa ha pubblicato un video in cui, in Francia, centri sociali e immigrati musulmani hanno assaltato case ed attività commerciali di sostenitori di Marine Le Pen; o ancora qualche settimana fa è stato pubblicato un video in cui un terrorista islamico ha accoltellato un poliziotto tedesco.
Ecco, Presidente, questo non vuol dire essere razzisti o islamofobi, vuol dire raccontare ciò che accade, ciò che non bisogna nascondere. Ignoro, dunque, per quali motivi la procura di Roma abbia deciso di mandare dei Carabinieri a casa del fondatore di Radio Genoa per una perquisizione. I Carabinieri hanno sequestrato tutto il materiale informatico e molto altro, alla ricerca di prove, però senza trovare nulla. Ho appreso qualche minuto fa, da alcuni , che Antonio Mastantuono sarebbe stato oggetto di tali attenzioni perché ritenuto proprietario di un altro canale , simile nel nome, ma non lo stesso, quello sì oggetto di indagini; per cui saremmo di fronte ad un errore giudiziario, ad una svista.
I maligni, però, dicono che oltre a questa svista giudiziaria - e questo è certificato - ci sono stati numerosi tentativi di intimidazione, messi in atto da alcuni giornalisti, anche nel nostro Stato, nella nostra Nazione, che meriterebbero di essere cacciati all'istante, all'ordine del giorno. Mi avvio alla conclusione dicendo, Presidente, che in molti vorrebbero mettere a tacere Radio Genoa, poiché dice verità scomode. E allora lo dico da quest'Aula: dobbiamo rivendicare il diritto di parola e la libertà di opinione di tutti, nel rispetto della legge, e anche di Radio Genoa, al quale va la solidarietà mia e della Lega, insieme ad Antonio. E possiamo dirlo: viva Radio Genoa libera.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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