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Lunedì 08 Luglio 2024 ore 11:00
AULA, Seduta 320 - Istituzione filiera formativa tecnologico-professionale e testi unici sistema tributario, discussione generale
Resoconto stenografico
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In Aula alle ore 11 le seguenti discussioni generali: disegno di legge sull'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (approvato dal Senato) (C. 1691); disegno di legge sulla proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici (C. 1929).
XIX LEGISLATURA
320^ SEDUTA PUBBLICA
Lunedì 8 luglio 2024 - Ore 11
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 924 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (Approvato dal Senato). (C. 1691)
Relatore: ROSCANI.
2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici. (C. 1929)
Relatore: CENTEMERO.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Modifica nella composizione del Comitato per la sicurezza della Repubblica.
- Disegno di legge: S. 924 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (Approvato dal Senato) (A.C. 1691) (Discussione)
- S. 924 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (Approvato dal Senato).(C. 1691)
- Discussione sulle linee generali - A.C. 1691
- Repliche - A.C. 1691
- Annunzio di questioni pregiudiziali di merito - A.C. 1691
- S. 924 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (Approvato dal Senato).(C. 1691)
- Disegno di legge: Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici (A.C. 1929) (Discussione)
- Modifica nella costituzione del Comitato per la legislazione
- Ordine del giorno della seduta di domani
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARIA ROSARIA CARFAGNA, legge il processo verbale della seduta del 5 luglio 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 70, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data 3 luglio 2024, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte del Comitato per la sicurezza della Repubblica la senatrice Ester Mieli, in sostituzione del senatore Andrea Augello.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1691: Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 4 luglio 2024 .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Fabio Roscani.
FABIO ROSCANIGrazie, Presidente. Il provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea, di iniziativa governativa e collegato alla decisione di bilancio, reca l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. Si tratta di un intervento normativo che intende accompagnare la contemporanea attuazione, da parte del Ministero dell'Istruzione e del merito, della riforma degli istituti tecnici e professionali prevista dal PNRR.
Quest'ultima riforma ha l'obiettivo di potenziare l'offerta dei servizi di istruzione in una logica complessiva di riordino dei percorsi formativi tecnici e professionali rispetto alle nuove necessità socio-economiche, incentrata sulla connessione tra istruzione, formazione e lavoro e sulla valorizzazione delle esigenze dei territori.
Gli interventi attuativi di rango legislativo della Riforma 1.1 sono stati adottati, nel termine previsto dal PNRR al 31 dicembre 2022, per mezzo del decreto-legge n. 144 del 2022, cosiddetto Aiuti-, e, in particolare, dagli articoli 26, 27 e 28 del citato decreto, rispettivamente in materia di riforma degli istituti tecnici, di riforma degli istituti professionali e di istituzione dell'Osservatorio nazionale per l'istruzione tecnica e professionale. Il cronoprogramma previsto dal PNRR contempla l'entrata in vigore di tutti i provvedimenti attuativi dalle citate disposizioni legislative entro la fine del 2024.
Il provvedimento ora in esame reca, all'articolo 1, l'introduzione nel citato decreto-legge n. 144 del 2022 di un nuovo articolo, il 25-, dedicato, appunto, all'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Il disegno di legge governativo è stato presentato al Senato il 27 ottobre 2023 ed è stato approvato dall'altro ramo del Parlamento in data 31 gennaio 2024. Trasmesso alla Camera dei deputati, è stato assegnato, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura), che ne ha svolto un approfondito esame, nell'ambito del quale sono state discusse tutte le proposte emendative presentate, per un totale di oltre 650. Su questo mi permetto di fare un plauso anche al lavoro della Commissione cultura, che, rispettando i tempi e le prerogative dell'opposizione, ha esaminato tutte le proposte emendative presentate. Il mandato al relatore a riferire favorevolmente in Aula sul provvedimento, nel testo trasmesso dal Senato, è stato conferito nella seduta del 3 luglio scorso.
Venendo al contenuto del provvedimento in esame, esso si compone di 4 articoli.
L'articolo 1 reca l'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale attraverso l'inserimento nella sezione III del capo III del decreto-legge n. 144 del 2022 del nuovo articolo 25-, rubricato “Misure per lo sviluppo della filiera formativa tecnologico-professionale” e composto di 9 commi.
Nel dettaglio, il comma 1 del nuovo articolo 25- prevede che, al fine di rispondere alle esigenze educative, culturali e professionali delle giovani generazioni e alle esigenze del settore produttivo nazionale secondo gli obiettivi del piano nazionale Industria 4.0, sia istituita, a decorrere dall'anno scolastico e formativo 2024-2025, la filiera formativa tecnologico-professionale costituita dai percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione, dai percorsi formativi degli istituti tecnologici superiori (ITS ), di cui alla legge n. 99 del 2022, dai percorsi di istruzione e formazione professionale, di cui al capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005, e dai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore, di cui al DPCM 25 gennaio 2008.
Le regioni, attraverso gli accordi di cui al successivo comma 3, possono aderire alla filiera formativa tecnologico-professionale, di cui sopra, assicurando la programmazione dei percorsi della filiera medesima; ne definiscono le modalità realizzative operando nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali previste a legislazione vigente, ferme restando le competenze statali in materia di istruzione di cui all'articolo 117 della Costituzione.
Il comma 2 dell'articolo 25- dispone, poi, che, nell'ambito della filiera formativa tecnologico-professionale, di cui sopra, sono attivati percorsi quadriennali sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado nel rispetto delle funzioni delle regioni in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, assicurando agli studenti il conseguimento delle competenze di cui al profilo educativo, culturale e professionale dei percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, nonché delle conoscenze e delle abilità previste dall'indirizzo di studi di riferimento.
Salvo quanto previsto dal successivo comma 5, restano ferme le disposizioni vigenti in materia di esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione e di rilascio dei titoli di studio finali. All'attuazione del comma 2 si provvede a invarianza delle dotazioni organiche del percorso quinquennale e, comunque, in assenza di esuberi di personale.
Ai sensi del comma 3 del nuovo articolo 25-, ferme restando le funzioni delle regioni in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale nell'ambito della filiera formativa tecnologico-professionale, le regioni e gli uffici scolastici regionali possono stipulare accordi anche con la partecipazione degli ITS Academy, delle università, delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e degli altri soggetti pubblici e privati, individuati con il decreto, di cui al successivo comma 8, per integrare e ampliare l'offerta formativa dei percorsi sperimentali e dei percorsi di istruzione e formazione professionale in funzione delle esigenze specifiche dei territori.
I predetti accordi possono prevedere, altresì, l'istituzione di reti denominate eventualmente afferenti ai poli tecnico-professionali, laddove presenti sul territorio, di cui possono far parte i soggetti che erogano percorsi di istruzione e formazione professionale e percorsi di IFTS, gli ITS Academy, gli istituti che erogano i percorsi sperimentali, le altre istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, le università, le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e i predetti altri soggetti pubblici e privati, nonché le modalità di integrazione dell'offerta formativa, condivisa e integrata, erogata dai stessi, anche in raccordo con i multiregionali e multisettoriali.
A mente del comma 4 del nuovo articolo 25-, le studentesse e gli studenti che hanno conseguito il diploma professionale al termine dei percorsi di istruzione e formazione professionale di durata almeno quadriennale possono accedere direttamente ai percorsi formativi degli ITS Academy, anche in assenza del previsto certificato di specializzazione tecnica superiore conseguito all'esito dei corsi di istruzione e formazione tecnica superiore della durata di almeno 800 ore in caso di adesione alla filiera formativa tecnologico-professionale, istituita dal provvedimento in esame, da parte delle istituzioni formative regionali che erogano i predetti percorsi; validazione dei percorsi di istruzione e formazione professionale attraverso un sistema di valutazione dell'offerta formativa erogata dagli istituti regionali, basato sugli esiti delle rilevazioni degli apprendimenti predisposte dall'Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi), istituito con decreto del Ministro dell'Istruzione e del merito, di concerto con il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza unificata.
Il comma 5 prevede che i soggetti che hanno concluso i citati percorsi quadriennali, validati ai sensi del precedente comma 4, possano sostenere direttamente l'esame di Stato presso l'istituto professionale statale o paritario, assegnato dall'ufficio scolastico regionale territorialmente competente, in deroga al sostenimento dell'esame preliminare previsto per l'ammissione dei candidati esterni e della previa frequenza dell'apposito corso annuale.
Il comma 6 dell'articolo 25- prevede che, ferme restando le competenze delle regioni in materia di istruzione e formazione professionale, le sperimentazioni di cui al precedente comma 2 e gli accordi di cui al comma 3, ove stipulati, prevedano: l'adeguamento e l'ampliamento dell'offerta formativa, con particolare riferimento alle competenze linguistiche e logico-matematiche e alle discipline di base, ai nuovi percorsi sperimentali, funzionali alle esigenze specifiche dei territori, anche attraverso gli accordi di partenariato di cui al successivo comma 7, nei limiti della quota di flessibilità didattica e organizzativa dei soggetti partecipanti alla filiera e nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente; la promozione dei passaggi fra percorsi diversi, anche attraverso l'orientamento individualizzato di studentesse e studenti; la quadriennalità del percorso di istruzione secondaria di secondo grado; il ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa, alla didattica laboratoriale, all'adozione di metodologie innovative e al rafforzamento dell'utilizzo in rete di tutte le risorse professionali, logistiche e strumentali disponibili; la stipula di contratti di prestazione d'opera per attività di insegnamento e di formazione, nonché di addestramento nell'ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento (PCTO) con soggetti del sistema delle imprese e delle professioni; la certificazione delle competenze trasversali e tecniche, al fine di orientare gli studenti nei percorsi sperimentali e di favorire il loro inserimento in contesti lavorativi, anche attraverso i servizi di collocamento mirato per studentesse e studenti con disabilità.
Il comma 7, inoltre, dispone che le sperimentazioni e gli accordi di cui sopra, ove stipulati, possono, altresì, prevedere: l'introduzione nelle istituzioni scolastiche dell'apprendimento integrato dei contenuti delle attività formative programmate in lingua straniera veicolare e di compresenze con il conversatore di lingua straniera nell'ambito delle attività di indirizzo, oltre che nell'insegnamento della lingua straniera, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e ferma restando la possibilità di finanziamenti da parte di soggetti pubblici e privati; la promozione di accordi di partenariato volti a definire le modalità di coprogettazione per la realizzazione dell'offerta formativa, di attuazione dei PCTO nel rispetto delle norme di sicurezza previste dalla normativa vigente e di stipula dei contratti di apprendistato; la valorizzazione delle opere dell'ingegno e dei prodotti oggetto, rispettivamente, di diritto d'autore e di proprietà industriale, realizzati all'interno dei percorsi formativi della filiera formativa tecnologico-professionale, nonché il trasferimento tecnologico verso le imprese.
A mente del comma 8, con decreto del Ministro dell'Istruzione e del merito, di concerto con i Ministri dell'Economia e delle finanze, del Lavoro e delle politiche sociali e dell'Università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza unificata, sono definiti i criteri di stipula degli accordi, le modalità di adesione alle reti di cui al precedente comma 3 e le relative condizioni di avvio, le modalità di integrazione e di ampliamento dell'offerta formativa di cui agli accordi del medesimo comma 3 e le relative attività di monitoraggio e valutazione, l'individuazione del numero massimo di istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, istituzioni che erogano percorsi di istruzione tecnica e professionale e istituzioni formative accreditate dalle regioni, rispetto a quelle attive sul territorio regionale, coinvolte nella sperimentazione di cui al precedente comma 2 ovvero negli accordi di cui al comma 3, nonché ferme restando le norme in materia di requisiti per l'accesso agli ITS Academy e alle università, i raccordi tra i percorsi della filiera formativa tecnologico-professionale e il sistema universitario e le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica.
Il comma 9 del nuovo articolo 25-, infine, prevede che all'attuazione delle disposizioni del medesimo articolo si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Il comma 2 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame prevede che il citato decreto ministeriale, di cui all'articolo 25-, comma 8, del decreto-legge n. 144 del 2022, introdotto dalla disposizione in commento, sia adottato entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore del disegno di legge.
Il comma 3 del medesimo articolo 1 del disegno di legge in esame dispone, infine, che, in sede di prima applicazione, le disposizioni di cui ai citati commi 4 e 5 del nuovo articolo 25- del decreto-legge n. 144 del 2022 possano essere applicate ai percorsi quadriennali già attivati nell'ambito del progetto nazionale di sperimentazione relativo all'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, attivato per l'anno scolastico 2024-2025 dal Ministero dell'Istruzione e del merito.
L'articolo 2 del progetto di legge in esame regola la struttura tecnica per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Nello specifico, il comma 1 prevede che sia istituita, presso il Ministero dell'Istruzione e del merito, una struttura tecnica di missione di livello dirigenziale generale, denominata “Struttura tecnica per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale”, che svolge le seguenti funzioni: promuovere le sinergie tra la filiera formativa tecnologico-professionale, costituita dagli istituti tecnici, dagli istituti professionali, dagli istituti tecnologici superiori (ITS Academy) e il settore imprenditoriale, industriale e scientifico tecnologico; migliorare e ampliare la progettazione, nel rispetto dell'autonomia scolastica, di percorsi didattici finalizzati alla formazione delle professionalità innovative necessarie allo sviluppo del Paese e connesse alla valorizzazione delle opere dell'ingegno e dei prodotti oggetto, rispettivamente, di diritto d'autore e di proprietà industriale, realizzati all'interno dei percorsi formativi della filiera formativa tecnologico-professionale, e al trasferimento tecnologico verso le imprese, l'orientamento professionale e i citati percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento, nonché agevolare l'accesso al sistema delle imprese; favorire una progressiva adesione del sistema di istruzione e formazione professionale al sistema nazionale di valutazione coordinato dall'Invalsi.
Ai sensi del comma 2 del medesimo articolo 2, alla struttura tecnica di cui sopra è preposto un coordinatore con incarico dirigenziale di livello generale, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'Istruzione e del merito, individuato tra i dirigenti di ruolo del medesimo Ministero o di altre amministrazioni pubbliche ovvero in deroga ai limiti in materia di incarichi di funzioni dirigenziali, con corrispondente incremento della dotazione organica dirigenziale del suddetto Ministero. Alla predetta struttura è assegnato un contingente costituito da personale in servizio presso il Ministero dell'Istruzione e del merito, nonché da un massimo di 8 esperti incaricati individualmente, cui spettano compensi onnicomprensivi lordi annui nell'ambito di un importo complessivo non superiore a euro 400.000 e per un importo annuo lordo non superiore a 50.000 euro.
Il comma 3 dell'articolo 2, infine, dispone che, per l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 2 in commento, sia autorizzata la spesa di 735.972 euro per l'anno 2024 e di 679.607 euro annui a decorrere dall'anno 2025.
Ai relativi oneri si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente relativo al Ministero dell'Istruzione e del merito.
L'articolo 3 del disegno di legge in esame disciplina il Comitato di monitoraggio nazionale per la filiera formativa tecnologico-professionale. Nel dettaglio, il comma 1 prevede che, con decreto del Ministro dell'Istruzione e del merito, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del disegno di legge in commento, sia istituito, presso la struttura tecnica di cui all'articolo 2, il Comitato di monitoraggio nazionale per la filiera formativa tecnologico-professionale. A mente del comma 2, il Comitato, presieduto dal coordinatore della struttura tecnica, è composto da rappresentanti del Ministero dell'Istruzione e del merito, delle regioni, delle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative, dell'Invalsi e dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE). Esso, sulla base degli esiti del monitoraggio, può proporre l'aggiornamento dei profili di uscita e dei risultati di apprendimento dei percorsi sperimentali della filiera formativa tecnologico-professionale, anche in relazione ai mutamenti del sistema delle imprese, in funzione delle esigenze specifiche dei territori.
Il comma 4, poi, prevede che, all'attuazione delle disposizioni del medesimo articolo 3, si provvede nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, e che la partecipazione ai lavori del Comitato non dà diritto ad alcun compenso, indennità, gettone di presenza, rimborso di spese o altro emolumento comunque denominato.
L'articolo 4, infine, reca ulteriori misure per la promozione della filiera formativa tecnologico-professionale.
In particolare, ai sensi del comma 1, si prevede che, al fine di promuovere l'istituzione dei citati di cui al nuovo articolo 25, comma 3, del decreto-legge n. 144 del 2022, attraverso l'integrazione, anche infrastrutturale, dei soggetti che vi aderiscono, sia istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione e del merito, il “Fondo per la promozione dei della filiera formativa tecnologico-professionale” per la progettazione di fattibilità tecnico-economica volta alla realizzazione degli interventi infrastrutturali, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2024 e di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026.
Il comma 2 del medesimo articolo 4, poi, prevede che, con decreto del Ministro dell'Istruzione e del merito, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, sentito il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, previo parere della Conferenza unificata, siano stabiliti i criteri di valutazione delle proposte progettuali di cui sopra, ai fini del successivo riparto.
Infine, il comma 3 dispone che, all'onere derivante dall'attuazione delle disposizioni di cui sopra, pari a 10 milioni di euro per l'anno 2024 e a 5 milioni per gli anni 2025 e 2026, si provveda mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di conto capitale relativo al Ministero dell'Istruzione e del merito.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritta a parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente, saluto la Sottosegretaria e ringrazio anche il relatore per la compiuta e approfondita relazione relativa al provvedimento. Non posso, però, fare a meno, ovviamente, di fare alcune considerazioni che vanno anche oltre quello che è il testo di legge e le norme nel loro dettaglio, anche perché questo provvedimento arriva in Aula davvero dopo molti mesi dalla sua approvazione nell'Aula del Senato, come è stato ricordato, a gennaio di quest'anno.
Soprattutto ci arriva - è un disegno di legge, quindi non un decreto-legge - senza alcuna possibilità, per questa Camera, di modificare e di intervenire anche su quegli elementi che non condividiamo del testo che è stato approvato, in questo caso al Senato, magari correggendo, appunto, le storture e i limiti che, anche con i nostri emendamenti, abbiamo provato a segnalare.
Penso che - anche per chi ci ascolta all'esterno, oltre che, chiaramente, per noi deputati che, facendo parte della VII Commissione, abbiamo esaminato più da vicino e più direttamente questo provvedimento - una breve cronistoria di questo atto sia utile per ricostruire il contesto in cui esso è stato posto in essere. Il provvedimento è partito dal Senato, addirittura nello scorso autunno. Tra l'altro, era originariamente un provvedimento collegato al bilancio e molto più corposo, perché conteneva anche le norme in materia di valutazione di voto in condotta degli studenti; è stato poi rivisto, ridotto, spacchettato, diciamo, rispetto a quella che è la sua versione originaria. Da quel momento in poi - siamo alla fine di novembre del 2023 - inizia davvero un'accelerazione, una corsa senza sosta da parte del Governo per far arrivare il prima possibile questo provvedimento in Aula.
Addirittura, arriva con un'accelerazione che supera quasi in corsa il provvedimento stesso, proprio perché, contemporaneamente all'adozione e all'esame del disegno di legge, il Ministro Valditara, a dicembre del 2023, adotta un provvedimento di sua competenza, ministeriale, per avviare una sorta di - mi verrebbe da dire - “sperimentazione della sperimentazione anticipata”, rivolta alle scuole. Ciò, nonostante - questo voglio evidenziarlo - lo stesso massimo organo supremo della scuola, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, avesse fatto dei rilievi pesanti rispetto a quel provvedimento. Rilievi pesanti, ma di merito, che chiedevano - ovviamente rispetto alla sperimentazione - una riflessione, magari supplementare, da parte del Ministro.
Invece il Ministro è andato avanti (eravamo alla metà di dicembre del 2023), caricando le scuole - rispetto all'avvio del nuovo anno scolastico, in vista del 2024, a gennaio che, tra l'altro, è un periodo molto complesso per le istituzioni scolastiche per la programmazione dell'anno successivo - di scadenze e di oneri in questo caso ulteriori.
Del resto, però, il fatto che il Governo abbia disatteso il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione non ci stupisce. Non ci stupisce per quale motivo? Anche alla luce di quegli emendamenti che i colleghi della Lega hanno depositato rispetto all'esame del decreto Scuola, che erano stati annunciati, poi, nel testo originario di quel decreto, che vanno proprio ad intervenire a gamba tesa - mi si consenta - sulla composizione e sulle competenze del Consiglio superiore della pubblica istruzione, aumentandone i membri di nomina governativa a scapito, tra l'altro, di quelli eletti dal mondo della scuola. Le elezioni, tra l'altro, si sono svolte poche settimane fa e i risultati sono stati resi noti nei giorni scorsi. Quindi, si è intervenuti su quella composizione e sulle competenze; come se, ogni volta che si ha a che fare con un organismo indipendente e consultivo - in questo caso, qui stiamo parlando di scuola, ma il discorso e l'orizzonte si potrebbero allargare -, il Governo intervenisse per modificarne, ovviamente, i limiti e i compiti.
Badate, il Consiglio superiore della pubblica istruzione è sempre stato un organo di esame indipendente, ha fatto rilievi pesanti e di merito su ogni provvedimento adottato dai Governi, qualunque fosse il loro colore politico, ma mai nessuno, in questo caso - era successo anche per la precedente sperimentazione, proprio relativa all'istruzione tecnica, messa a punto dal Ministro Bianchi o dalla Ministra Fedeli - si è mai sognato, in quel momento, di intervenire per cambiarne le competenze o, in qualche modo, i compiti.
Noi riteniamo che questo sia un provvedimento e un atto molto grave, ci confronteremo ovviamente con un emendamento, in questo caso, rispetto all'esame successivo del decreto Scuola, che avverrà nei prossimi giorni.
Questo sembra un po' un clima generale - mi verrebbe da dire quasi da “controriforma”, in questo senso - che evidenzia che cosa? Evidenzia una volontà maldestra, ma comunque determinata, molto avanti, di condizionare gli organismi indipendenti e - tornando, in questo caso, al provvedimento oggi in quest'Aula - di disattendere quelli che sono stati elementi di merito, da trasferire, per esempio, nel testo del disegno di legge che stiamo esaminando, consentendo tra l'altro anche alle Commissioni di merito, a cominciare da quella del Senato, un esame più disteso del provvedimento. Invece c'è stato un contingentamento del numero di audizioni da poter effettuare, quindi di contributi che potevano arrivare anche dall'esterno rispetto a questo provvedimento.
Sarebbe stato utile, magari, promuovere una verifica delle sperimentazioni e dei dati delle sperimentazioni passate, che potevano e tuttora possono offrire - a nostro avviso - un'analisi complessiva e anche degli interventi mirati e adeguati su questo tema.
Ciò sarebbe stato molto utile, e lo sarebbe stato, colleghi, anche alla luce dei dati di adesione alla sperimentazione, che sono stati resi noti all'inizio dell'anno da parte del Ministero: 171 istituti in tutta Italia hanno aderito alla sperimentazione della sperimentazione - dati poco confortanti, diciamo - a dimostrazione che si interviene gettando un carico di lavoro sulle scuole e anche in assenza di prospettive: non è solo una questione di lavoro delle scuole, ma di assenza di chiarezza di quelli che debbono essere gli obiettivi e i contenuti del progetto che si porta avanti.
Le stesse scuole non hanno la facilità o la possibilità di rendersi conto di cosa realmente sono chiamate a fare, anche perché c'è da evidenziare una cosa e cioè che, tra le regioni che hanno aderito, per esempio, hanno aderito, con un numero molto elevato, la Lombardia e la Puglia, regioni che già hanno progettualità molto avanzate, rispetto alla filiera tecnica e professionale e rispetto a sperimentazioni di questo tipo. Tuttavia, così si finisce sempre per intervenire su chi già è più avanti, mentre non si mette in campo nulla per chi, magari, è più indietro. Con questo disegno di legge, che, invece, è una sperimentazione generalizzata a cui si chiamano le scuole, ovviamente, si costringeranno anche quei territori che sono più indietro, in questo caso, senza prevedere degli strumenti per accompagnarli, di prendere parte alla sperimentazione stessa.
E, quindi, in questa lunga cronistoria iniziale, che ho sentito la necessità di fare, evidenziamo un termine: fretta. Vi è una grande fretta nell'esaminare il provvedimento, nell'approvarlo in Senato, nell'arrivare, addirittura, all'approvazione in Aula nel gennaio del 2023. Eppure, oggi - ce lo ricorda il calendario - siamo all'8 luglio e, quindi, visto che tanta fretta non era necessaria né motivata, forse avremmo potuto utilizzare questi mesi non solo per esaminare formalmente i tanti emendamenti che sono stati esaminati in Commissione, ma anche per entrare nel merito di quel provvedimento, per esaminarlo concretamente.
Voi avete dichiarato, tra l'altro, che questo provvedimento - ed è un intento meritevole - è una risposta importante alla dispersione scolastica, un modo per rendere la scuola più vicina ai sistemi europei. Eppure quelle discrepanze che ricordavo poco fa nel mio intervento restano tutte e questo provvedimento che, tra l'altro, è a invarianza di risorse finanziarie, non fa niente per colmarle e per accompagnare più semplicemente le scuole senza pressione, favorendo uno scambio di pratiche e di azioni comuni tra le scuole che sono più avanti e quelle che, invece, non lo sono.
Dovreste sapere anche voi che la fretta non è una buona consigliera e, soprattutto, ricordare cioè che le innovazioni - lo sappiamo tutti - possono far paura, spesso, in generale, sono modifiche sostanziali a un quadro, ma funzionano. Questo è un dato di fatto e potrebbe valere anche rispetto all'esempio del liceo del , su cui è stata messa in atto una riforma, che, a parole, è di grande e ampio respiro, ma le adesioni sono poche in tutta Italia proprio perché si va a compromettere, con poca chiarezza, il percorso del liceo economico e sociale.
Dal decreto Scuola e dagli emendamenti che sono presentati, abbiamo visto che si parla addirittura di derogare ai limiti delle adesioni per classe rispetto al percorso sperimentale, invece che affrontare in generale - come sarebbe giusto fare, anche in applicazione dei temi e degli effetti del dimensionamento scolastico -, il tema centrale e generale del numero minimo e massimo di alunni per classe (a livello generalizzato). Qui gli emendamenti, che sono stati presentati e su cui ci confronteremo, in realtà consentono una deroga per l'attivazione di quei percorsi di - così l'abbiamo letto, del liceo del - laddove non sia possibile raggiungere i numeri minimi e massimi; beh ci si mette una pezza, ci verrebbe da dire e, forse, di pezza in pezza non riusciamo e il quadro si fa sempre più disarticolato.
Parlavo poco fa delle innovazioni. Ecco, ogni innovazione, in qualche modo, è figlia della tradizione - perché va a intervenire su quella, ma soprattutto - e qui faccio riferimento alla riduzione a 4 anni, come prevede questo provvedimento - non è di per sé, automaticamente, un'innovazione (il fatto di comprimere da 5 a 4 il percorso scolastico), non lo è, soprattutto se non è pensata e accompagnata. Da cosa? Innanzitutto da un'attività formativa, rivolta ai docenti, per affrontare il cambio della prospettiva curricolare e didattica con cui sono affrontate, in questi anni, queste sperimentazioni, tenendo conto - e ci tengo in questo caso a ribadirlo - dei frutti e degli esiti delle sperimentazioni passate, proprio per evidenziare che non c'è alcun atteggiamento pregiudiziale da parte nostra; anche i Governi a guida del Partito Democratico hanno avviato sperimentazioni da 5 a 4 anni.
Quelle sperimentazioni ci insegnano che, forse, sarebbe stato più positivo trarre elementi e magari fare una sperimentazione con i tempi e con le necessità che c'erano e venivano richiesti, accompagnandola con risorse adeguate, perché anche le risorse stanziate per i sono infrastrutturali, mentre, forse, in questo caso, servirebbero risorse di ben altro tipo per accompagnare le scuole e gli studenti verso un percorso di orientamento alla scelta del proprio percorso didattico.
Badate, ci tengo a evidenziare una cosa: noi rivendichiamo e riconosciamo il valore fondamentale e importante dell'istruzione tecnica e professionale in questo Paese e pensiamo anche che la stessa vada potenziata e valorizzata e che non si debba cadere nell'eterna contrapposizione - più a parole che nei fatti - tra licei e istruzione tecnica, soprattutto perché questa non può e non deve essere una seconda scelta, spesso condizionata da situazioni familiari o territoriali in cui gli studenti stessi si trovano. Ecco quello che sarebbe stato necessario.
A ciò va aggiunto un altro elemento. In questo testo, voi date un'importanza - anche grazie al passaggio avvenuto al Senato - al ruolo delle regioni, al peso che le regioni hanno nella definizione di questi percorsi. Però, a nostro avviso, questo non può mai prescindere da un'ottica e da una visione nazionale, da linee guida di carattere nazionale che devono essere attuate e adottate.
Infatti - e lo ricordo per l'ennesima volta -, di fronte a quelle disparità formative tra i territori, pensare che chi è più avanti possa continuare ad andare avanti per la sua strada, mentre chi è indietro - anche rispetto a una realtà produttiva di quei territori che è molto diversa, da territorio a territorio - resta indietro, rischia di inficiare e coinvolgere, sin dall'inizio, gli effetti di questa normativa.
Quindi le nostre perplessità sono relative alle modalità con cui questa sperimentazione sarà attuata, all'assenza di fondi, all'assenza di formazione del personale, a un coinvolgimento e una visione complessivi, magari anche di riordino generale complessivo dei cicli scolastici, che, forse, avrebbe una prospettiva e un respiro molto più ampio, a differenza della semplice compressione o riduzione da 5 a 4 anni del percorso scolastico.
Poi non possiamo fare a meno di evidenziare una cosa. Quello che è stato costruito è un quadro normativo confuso, di difficile lettura e di difficile chiarezza anche per chi, poi - le scuole in primo luogo -, verrà chiamato ad attuarlo e - non lo evidenziamo solo rispetto a questo provvedimento - di scarso e reale confronto con il mondo della scuola. In questo momento, ci sono provvedimenti che, a cascata, stanno riguardando la scuola: ho citato il decreto-legge sulla scuola, ma potrei parlare del provvedimento che è all'esame della Commissione e che riguarda la valutazione degli studenti e la riforma, per esempio - la controriforma mi verrebbe da dire - della valutazione degli studenti alla scuola primaria, anche qui fatta senza tenere conto in alcun modo del grande lavoro, della grande sfida che le scuole avevano accettato e che le scuole, le famiglie e gli studenti avevano colto e fatta propria, nel momento in cui si interveniva e si interviene su una valutazione che non vuole essere solo un una fotografia della situazione attuale degli studenti, ma un modo per incoraggiare una crescita, un apprendimento migliore, il superamento dei limiti di cui la scuola deve farsi carico e di cui deve rendere partecipe anche le famiglie, vista l'età degli studenti, dei bambini e delle bambine che sono coinvolti.
Quindi, anche in questo caso, è mancato e manca un reale clima di confronto in un quadro generale, tra l'altro, in cui si sta iniziando e si annuncia la riforma delle linee guida relative al e alle indicazioni nazionali. So che il Ministero, in questo momento, sta compiendo una serie di confronti, di attività di ascolto rispetto a tante realtà del mondo scolastico.
Ma quell'ascolto, per non ridursi semplicemente a una pratica che deve essere sbrigata e messa da parte, lo si sarebbe dovuto fare all'inizio, capendo effettivamente che niente è immutabile, tutto può essere rivisto, migliorato e perfezionato, ma se c'è un reale confronto dal basso.
L'innovazione è efficace e ha un effettivo successo solo se parte dal basso, se è sentita e condivisa, anche dal basso, nei suoi obiettivi, nelle sue necessità e, soprattutto, nell'orizzonte che essa intende perseguire.
In questo momento, tra l'altro, sono tanti i provvedimenti che si stanno attuando e che si dovranno attuare: è stata ricordata la riforma dell'istruzione tecnica; più in generale, questa sperimentazione delle sperimentazioni, mi verrebbe da chiamarla in questo senso; il . Voi state caricando gli ITS, che man mano stanno cadendo a terra, rispetto a quella che era la legge del 2022 che li ha disciplinati. Voi state caricando la scuola di una serie di provvedimenti, di scadenze e di obiettivi che rischiano, appunto, di soffocarla e di schiacciarla, e di mancanza di orizzonte che, invece, ci sarebbe dovuto essere. Allora, perché, in questi mesi che sono andati dal 31 gennaio all'8 luglio, non abbiamo colto alcuni dei punti che il Consiglio superiore della pubblica istruzione prima e noi stessi poi avevamo evidenziato rispetto a questa riforma? Del resto, può partire la sperimentazione, grazie al decreto ministeriale che è stato adottato nel dicembre scorso. Forse, se questo provvedimento avesse affrontato, anche in questo passaggio parlamentare, quegli elementi che da tutte le forze di opposizione sono stati fatti propri, avrebbe avuto un effetto migliorativo e, forse, avrebbe avuto quell'effetto concreto di contrasto alla dispersione scolastica che, a parole, il Governo intendeva portare avanti e realizzare.
Mi avvio alla conclusione. Penso ci sia un elemento che lega questa riforma a un'altra legge approvata poche settimane fa, quasi all'alba, in quest'Aula: si chiama autonomia differenziata. Perché, nel momento in cui si certifica un ruolo rilevante e quasi esclusivo delle regioni nella definizione degli accordi - regioni che sono molto diverse l'una dall'altra, con contesti didattici e produttivi molto diversi gli uni dagli altri -, sembra quasi un anticipo di quella istruzione a più velocità, di quella regionalizzazione delle norme generali in materia di istruzione che la legge Calderoli ha previsto nel suo cronoprogramma. Si fa riferimento ai LEP, ma non è questo che ci rassicura rispetto al rischio che si andrà a correre: quello spezzettamento di competenze che rischia di creare tante scuole diverse per ognuna delle regioni del nostro Paese. Anche su quel provvedimento, purtroppo, in quest'Aula, abbiamo assistito a una corsa senza sosta, a tappe forzate; a un baratto tra forze di maggioranza sugli obiettivi - premierato contro autonomia differenziata -, fino alla seduta fiume del giugno scorso. Ebbene, innanzi a queste scelte, noi cercheremo e continueremo, con determinazione, a portare avanti un richiamo alla necessità di ascolto e di confronto reale e di merito sui temi rispetto a quello che deve essere un investimento imprescindibile e necessario sull'istruzione pubblica di qualità su scala nazionale, che sia attenta all'autonomia scolastica - su cui, devo dire, anche il Ministro Valditara mi sembra avere qualche problema, rispetto alla sua reale e concreta attuazione -, ma che sia, allo stesso tempo, fortemente nazionale.
Un'istruzione pubblica pensata non solo per formare i futuri lavoratori: perché è ovvio che la scuola deve dare anche strumenti per costruire il proprio futuro di cittadine e cittadini, costruire il proprio futuro personale, prima ancora che professionale. Invece, quell'ossessione professionalizzante, che sembra emergere da tanti vostri interventi, è un'ossessione che mi preoccupa e mi sembra tradire quell'obiettivo generale che, invece, l'istruzione dovrebbe avere con sé, per volontà della nostra stessa Costituzione; quell'obiettivo che oggi voi tradite, per certi versi, perché mi sembra davvero un'occasione mancata questo provvedimento che arriva oggi in Aula: un provvedimento confuso, incompleto, che manca di una visione di sistema e che rischia, soprattutto, di produrre effetti negativi sul percorso complessivo dell'istruzione tecnica e professionale, quell'istruzione che - ve lo ribadisco ancora una volta, in quest'Aula, con fermezza - con il referendum abrogativo della legge Calderoli, noi continueremo a difendere - anche con quel referendum - e a sostenere ogni giorno, in quest'Aula e fuori da quest'Aula .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cangiano. Ne ha facoltà.
GEROLAMO CANGIANO(FDI). Grazie, Presidente. Saluto il Sottosegretario Frassinetti.
Ogni società è figlia dei tempi e dei cambiamenti che la attraversano e che, inevitabilmente, la caratterizzano e ne determinano gli scenari futuri; esattamente ciò che stiamo vivendo in questi anni: una pandemia su scala globale; il senso di precarietà, forte e improvviso, che questa pandemia ha fatto venir fuori; ma anche la consapevolezza di dover essere in grado di affrontare gli eventi, di interpretarli e di prendere tutto il buono possibile. E il buono di questo caso ha a che fare con un modo completamente diverso di intendere la tecnologia, l'interconnessione, lo sviluppo economico e le nuove frontiere del mondo del lavoro: sempre più dinamico e sempre più legato a competenze e conoscenze, che un percorso anche scolastico deve essere in grado di dare. Questa è la motivazione principale che sottende le riforme del PNRR che hanno a che fare con il nostro sistema di istruzione e formazione e che hanno riguardato profondamente gli istituti tecnici e professionali.
Sarebbe interessante confrontarci su un pregiudizio che, per anni, è stato fatto verso un tipo di istruzione superiore relegata al ruolo di marginale e subalterna a quella dei licei, adatta a una platea scolastica senza troppe pretese e senza troppe prospettive. Sarebbe interessante, perché questa concezione, per troppi anni, ha tenuto in sacco un segmento importantissimo della scuola italiana, creando veri e propri divari e costringendo spesso i nostri giovani a fare scelte diverse rispetto alle loro naturali inclinazioni, proprio perché condizionati da retaggi culturali che non dovrebbero mai appartenerci e che, per fortuna, non ci appartengono più, grazie anche alla lungimiranza di questo Governo e del Ministro Valditara, che ha fatto della riscoperta dell'istruzione tecnica e professionale uno dei suoi cavalli di battaglia, non solo in relazione alla sua visione politica, ma anche e soprattutto in relazione al PNRR per la Missione istruzione e alle sue riforme, in generale. Una di queste, appunto, oggi ci interessa: è la riforma degli istituti tecnici e professionali, finalizzata ad allineare i di questi indirizzi di studio alla domanda di competenze specifiche che proviene, innanzitutto, dal mondo del lavoro e dal contesto produttivo di riferimento della nostra Nazione, che è strettamente connesso all'innovazione digitale del concetto di Industria 4.0.
Alla riforma, già di per sé dirompente rispetto a quanto finora detto, si accompagnano altre misure collegate, che la completano e la rendono attuale, attuativa e competitiva. Una di queste misure è legata al progetto nazionale di sperimentazione per l'istituzione di una filiera formativa, tecnologico-professionale. Si tratta di una piccola rivoluzione già in atto nelle istituzioni scolastiche che, in via sperimentale, vi hanno aderito e che è destinata, in parte, a riscrivere il modello di percorso di studi come siamo stati abituati a pensarlo fino a oggi. Tratto distintivo della filiera, infatti, è proprio la sua articolazione: il percorso di studio tecnico e professionale, infatti, non è più incentrato sui classici 5 anni, bensì su 4 anni, al termine dei quali sono previsti ulteriori 2 anni, che vedono il coinvolgimento degli ITS e di percorsi di istruzione e formazione professionale. Ma non solo: la filiera è intesa tale - cioè, formativa e integrata - laddove gli istituti scolastici hanno potuto realizzare e accordi di rete anche con imprese, aziende, società e soggetti economici connessi con il tessuto produttivo e formativo. Un progetto che a qualcuno è apparso subito ambizioso e che non è stato sempre interpretato nella bontà della sua vera natura: rafforzare le competenze richieste dal mondo del lavoro, coniugando la solidità dei nostri tradizionali percorsi di studi alla necessità di implementarli con un modello orario diversificato e con un disciplinare arricchito e strutturato in maniera mirata. Spazio, allora, alle discipline STEM, diventate ormai imprescindibili competenze per approcciare le richieste del mondo del lavoro e per rispondere alle esigenze di una società in continua e mutevole evoluzione.
Spazio alle lingue comunitarie, con particolare attenzione ad uno studio delle lingue straniere che sia quanto più funzionale possibile alle richieste del mercato attraverso la metodologia CLIL e attraverso la possibilità di contare sulla presenza di un conversatore in lingua, che aiuta lo studente a diventare quanto più padrone possibile, anche in contesti differenti rispetto a quello scolastico.
Ancora, aspetto assolutamente primario della filiera formativa integrata è la strutturazione dei PCTO, progetti ormai individuati come una forma di alternanza scuola-lavoro, ma che nella strutturazione della filiera rivestono una importanza che non sfugge. La presenza di imprese e soggetti economici tra i di questa filiera, infatti, rende subito fruibile un'alternanza che non resti semplicemente un numero di ore, ma che serva a poter conseguire il diploma di maturità, che sia davvero l'anticipazione di un percorso lavorativo che deve indirizzare i nostri giovani a seguire le loro inclinazioni, dopo averle già conosciute e praticate durante il percorso scolastico, come dovrebbe essere già naturalmente.
Tutto questo è racchiuso in una progettazione globale che non deve semplicemente essere considerata come quel “quattro più due”, quasi a voler sminuire una che va oltre, che guarda al futuro con la giusta chiave di lettura e che non deve essere vista come la semplice riduzione di un corso di studi da cinque anni a quattro anni. No, l'idea non è questa. L'idea è diversa, è molto di più ed è ancora una volta in linea con quegli europei che tutti guardano e a cui spesso in molti si rifanno, anche in modo critico.
Più che un'idea, è un'occasione che oggi abbiamo; un'opportunità che si dà ai nostri studenti, che scelgono convintamente una formazione superiore, tecnica e professionale; non più una scuola subalterna, non più la triste convinzione del diploma finito, che ti consente poi di trovare subito lavoro; semplicemente una prospettiva diversa da cui guardare il mondo del lavoro, accompagnandolo con una formazione superiore in uscita, che non ha nulla da invidiare a quella intesa come universitaria.
Questa è la filiera formativa tecnologico-professionale, nella sua essenza più importante. Questo è scritto nei quattro articoli del disegno di legge che stiamo discutendo qui oggi, senza creare danno alcuno al nostro sistema di istruzione e formazione, senza minacciare posti di lavoro, come pur sempre è stato paventato nei mesi scorsi, senza sperperare inutili soldi e risorse pubbliche, ma con serietà, con trasparenza, attraverso la costituzione di un osservatorio dedicato e di una cabina di regia che possa, in modo costante, dialogare con i rappresentanti delle varie componenti chiamati a partecipare all'istituzione della filiera (dalle scuole, agli enti, alle imprese, ai soggetti economici e, soprattutto, alle famiglie).
Questa della filiera tecnologico-professionale è un'occasione che non possiamo e non vogliamo perdere .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, signora Presidente. Nell'attesa di avere la parola, mentre la collega Manzi illustrava magnificamente il provvedimento, mi guardavo intorno e riflettevo come in quest'Aula ci si dovrebbe sempre impegnare a lavorare per migliorare il futuro del Paese. Invece, oggi, 8 luglio, pur avendo da approvare nelle prossime tre settimane ben nove decreti - che il Governo definisce urgenti e su cui sta ponendo puntualmente la fiducia (perché non c'è tempo) - il tempo lo sprechiamo a discutere sull'ennesima dannosa proposta, imposizione del Ministro Valditara sulla scuola pubblica.
Non ci meravigliamo più della malattia dell'annuncite che ha colpito il Ministro, ma almeno, fino a che si trattava di annunci, non si aggiungevano problemi a quelli già in essere nella scuola. Il momento diventa tragico quando, come in questo caso, all'annuncio fa seguito l'azione. Noi siamo sempre più convinti che davvero il Ministro potrebbe passare alla storia come il peggior Ministro della Repubblica italiana.
Ne abbiamo viste tante in questo anno e mezzo di legislatura. Solo a titolo esemplificativo cito i titoli di sostegno conseguiti all'estero: l'Unione europea demanda al Dicastero del Ministro in cui si eserciterà la professione il compito di validare i titoli. Nel contempo, l'Adunanza plenaria del Consiglio di Stato dice che il tutto va fatto entro tre mesi dal momento in cui viene prodotta la domanda. Bene. In mano al Ministro Valditara nel 2023 i tre mesi diventano tre anni - così, -, poiché si dà al CIMEA un incarico triennale (2023-2024-2025) per farlo al modico costo di 4.200.000 euro, salvo poi, nel 2024, dare incarico a INDIRE di fare corsi di formazione per il sostegno. Risultato? In alcuni territori del Paese non ci sono insegnanti di sostegno qualificati disponibili, per cui si affida a personale senza titolo il compito di affiancare le fasce più deboli degli studenti. Al momento non sappiamo nemmeno quanti titoli abbia validato il CIMEA.
Sempre sul sostegno, ecco la splendida idea di affidare ai genitori il compito di decidere quale insegnante di sostegno sia più giusto per i figli e poco importa se sia titolato o meno, tanto per il Ministro è lo stesso.
I diplomati triennali ISEF (docenti di educazione fisica) hanno il loro titolo equiparato alla laurea e possono essere nominati commissari nei concorsi in cui si sceglieranno i docenti di attività motoria nella scuola primaria, però non possono insegnare nella scuola primaria, perché il titolo non è valido. Possono scegliere chi ci deve insegnare ma loro non possono insegnarci.
È di ieri la notizia che per risparmiare il Ministro ha deciso che vanno reinterpretati i valori della scala che individua gli istituti più a rischio del Paese, per cui i dirigenti avranno 500 euro lordi in meno sul proprio stipendio e si troveranno a lavorare sempre nella stessa scuola in territorio a rischio. Vedremo quanti di loro chiederanno di restarci. Però la Azzolina ha preso i banchi a rotelle. Mi si può dire: “ma che c'entra questo?”. Nulla, Presidente, ma, dato che la replica è sempre sui banchi a rotelle, l'anticipo io così risparmio loro la citazione dopo.
Veniamo al provvedimento in esame. Mentre lo stesso era ancora all'esame del Senato, il Ministro ha deciso di adottare il decreto ministeriale n. 240 del 7 dicembre 2023 al fine di avviare la sperimentazione già dal prossimo anno scolastico, per dare la possibilità agli studenti di scegliere questo percorso nel mese di gennaio. Peccato che del percorso non esisteva traccia, per cui studenti e famiglie sarebbero stati costretti a fare una scelta, così importante per il proprio futuro, al buio, tipo partita di , a carte coperte.
Premetto che l'adozione di un decreto ministeriale, presentato ancor prima che le Commissioni comincino il lavoro sul testo, rappresenta una grave mancanza di correttezza istituzionale, che rischia di danneggiare il rapporto fiduciario tra Parlamento e Governo, in quanto il primo si trova ad oggi ad avallare, a posteriori, contenuti già decisi a monte dal Ministero, per garantire l'attivazione del progetto nazionale di sperimentazione, relativo all'istituto della filiera formativa tecnologico-professionale già a partire dall'anno scolastico 2024-2025, relegando l'organo costituzionale, titolare della funzione legislativa, ad un mero esecutore di atti emanati dal potere esecutivo.
C'è da sottolineare, però, che persino il Consiglio superiore della pubblica istruzione, come ricordava poco fa la collega Manzi, ha bocciato la sperimentazione, evidenziando come i tempi di attuazione della sperimentazione non consentirebbero l'indispensabile informazione alle famiglie, le dovute azioni di orientamento per le studentesse e gli studenti, i necessari confronti tra i molti soggetti coinvolti nelle reti per costruire relazioni significative. Pertanto, le inevitabili ripercussioni su tutto il sistema dell'istruzione secondaria rendono necessaria, a parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione, una riflessione più ampia sull'impatto del Piano sperimentale nazionale, con un consapevole coinvolgimento del mondo della scuola in tempi, conseguentemente, più adeguati.
C'è da dire, inoltre, che i dati pervenuti dalla piattaforma unica in merito alle iscrizioni per l'anno scolastico 2024-2025 su due progetti del Ministero (la filiera e il liceo del ) ci dicono che i due progetti si sono rivelati dei clamorosi .
Infatti, per quanto riguarda la filiera “4+2”, le iscrizioni rappresentano una percentuale pari all'incirca allo 0,6 per cento delle iscrizioni effettuate lo scorso anno al primo anno degli istituti tecnici e professionali. Per quanto riguarda il liceo del , invece, possiamo contare su ben 375 iscrizioni, non in una sola provincia, proprio sul territorio nazionale. Cioè, in tutta Italia si sono iscritti al liceo la bellezza di 375 alunni. Formeranno forse 20 classi, chissà come le metterà il Ministro insieme, visto il ridimensionamento che sta attuando sul territorio nazionale.
È geniale, ma vogliamo parlare delle contraddizioni esistenti nel provvedimento? Mentre, da un lato, il provvedimento prevede che le sperimentazioni quadriennali devono essere attuate ad invarianza delle dotazioni organiche, e dunque senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica per finanziare la didattica, dall'altro lato, prevede la composizione di un comitato di monitoraggio, composto dagli stessi elementi che già compongono l'Osservatorio nazionale per l'istruzione tecnica e professionale. Quindi, è l'ennesima creazione di un comitato inutile, che graverà sul bilancio dello Stato.
Ma chi ha voluto questa riforma? Valditara? Improbabile. Andando sul sito del Ministero, il mistero si risolve. C'è scritto testualmente: “L'Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa: secondo i dati Unioncamere Excelsior, dalla meccatronica all'informatica, serviranno da qui al 2027 almeno 508.000 addetti, ma Confindustria calcola che il 48 per cento di questi sarà di difficile reperimento. A settembre 2023 questo dato ha già raggiunto quota 48 per cento. Il disegno di legge approvato oggi ha l'obiettivo di trasformare questi numeri allarmanti in una grande opportunità per i nostri giovani”.
Il Ministro dell'Istruzione, quindi, dichiara apertamente che la riforma è pensata per venire incontro ad una esigenza segnalata direttamente dalle associazioni padronali del nostro Paese, cioè da Confindustria. Perciò, la scuola diventa un'istituzione che serve per rispondere agli interessi dell'impresa per formare i lavoratori. Una scuola che dovrebbe formare l'individuo, il cittadino, fornirgli armi di conoscenze e di spirito critico diventa una fabbrica di manovalanza a basso costo e con limite territoriale, una scuola, di fatto, bipartita tra la catena di montaggio e i banchi in classe.
L'idea è quella di creare dei grandi poli locali, integrati con il tessuto produttivo dell'area tramite migliaia di ore di da svolgere in azienda; in pratica, di avere la scuola targata Coca-Cola o McDonald's con un fortissimo e costante legame che diventa realtà. In questo modo, si fornisce all'azienda personale pronto ad entrare in funzione dal giorno seguente al diploma, privo della minima aspettativa sul salario e sui propri diritti perché abituato ad anni di sfruttamento completamente gratuito. Lungi dal garantire sicura occupazione post-diploma, il fatto di non aver speso un euro per la formazione aziendale dei propri assunti e dunque di non dover ammortizzare nessun costo, non vincola in alcun modo l'azienda ad assumere a tempo indeterminato.
I percorsi formativi saranno praticamente indicati dalle aziende che, in questo modo, avranno direttamente l'accesso alla cattedra. Senza considerare che non è previsto un solo euro per la realizzazione di laboratori interni alle scuole, ma invece si consegnano gli studenti a milioni di ore di lavoro gratuito e sfruttato, per il profitto delle imprese dell'istituto. Già dal secondo anno sarà, infatti, possibile iniziare con le ore di alternanza. In questo modo il Governo ha dato un segnale chiaro: perdere la vita mentre si lavora gratis, negli stessi luoghi in cui muoiono tre operai al giorno; è qualcosa non solo da accertare ma anche da prevedere.
L'idea è quella di formare gli studenti su commissione, a seconda del numero di imprese presenti su un territorio e in relazione alle loro specifiche esigenze. E questo lo si evince dalla terminologia usata nella redazione del provvedimento. Ovunque ricorrono parole come “filiera”, “addestramento”, il riferimento alle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento da parte di soggetti provenienti dal sistema delle imprese e delle professioni o periodi quali percorsi funzionali alle esigenze specifiche dei territori e percorsi didattici per rispondere alle esigenze del settore produttivo nazionale.
Quindi, una scuola a servizio delle imprese, senza che le imprese versino per la scuola un solo euro. E poco importa se la tecnologia galoppante trasformerà le esigenze occupazionali delle aziende e se i giovani, tra virgolette “addestrati”, avranno un addestramento limitato solo ad un'azione lavorativa, tanto arriverà un nuovo Valditara ad aggiungere altri guasti. L'Italia aveva un sistema educativo di primissimo ordine e si ritrova con l'essere una fabbrica di manodopera. La Montessori si starà rivoltando. Un consiglio a chi ha suggerito questa riforma al Ministro: la prossima volta scrivetegliela pure, almeno dovremo contestare solo il merito, invece delle contraddizioni di stesura.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Miele. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio il collega Amato per avere riportato in Aula i dati allarmanti rispetto al non allineamento tra la scuola e il mondo del lavoro. La scuola è lo strumento attraverso il quale viene trasmessa istruzione e, di conseguenza, accesso alla cultura. Tuttavia, è nostro intendimento affiancare i giovani nella crescita personale, sostenendoli concretamente, preparandoli ad affrontare le sfide del mondo esterno e guidandoli alla scoperta della propria identità. Cultura, scuola, persona: coniugazioni che sottendono ad un preciso progetto di istruzione seria e che rappresenta un'idea di Paese. Promuovere l'acquisizione di conoscenze, abilità e competenze, su cui costruire una formazione che generi occupabilità, significa ridare dignità al lavoro e diminuire le diseguaglianze, quelle sociali. Una didattica che trasmetta nozioni, ma che permetta ai discenti di imparare in modo significativo, autonomo, responsabile, soprattutto anche attraverso un modello di apprendimento che si colleghi al mondo reale, con attività orientate all'azione e basate sulle competenze trasversali. Potenziare la centralità dello studente e incrementare la collaborazione con il contesto territoriale è la risposta adeguata a quella che viene considerata cioè l'incapacità di reperire risorse lavorative con competenze adeguate ai profili richiesti.
Con questo, sia chiaro che non vogliamo ridurre la scuola ad un'agenzia formativa, al contrario vogliamo ampliare l'offerta formativa. Occorre sempre sottolineare che la priorità è quella di promuovere la partecipazione di ciascuno alla vita scolastica, combattendo la povertà educativa in maniera concreta, e quindi la dispersione scolastica, ma soprattutto che non ci siano più scuole di serie A e di serie B. In Italia abbiamo una grave emergenza, che riguarda soprattutto i giovani: il mancato allineamento tra la scuola e il mondo del lavoro. E la difficoltà di reperimento del personale è sempre in crescita e riguarda dirigenti, operai specializzati, tecnici, conduttori di impianti, professioni intellettuali, scientifiche e altro ancora. Il paradosso è che, nonostante siamo un Paese con un discreto tasso di disoccupazione, non riusciamo a dare ai nostri giovani la giusta formazione per fornire loro la possibilità di essere assunti. Questo vuol dire che il sistema formativo non funziona, così tutto questo mette a rischio il sistema produttivo. Infatti, le difficoltà di reclutamento comportano una perdita del cosiddetto valore aggiunto, e tutto ciò ha anche influenzato il costo del lavoro. Per l'istruzione tecnica e professionale, la transizione dalla scuola al mondo del lavoro è fondamentale. Portare anche la cultura del lavoro nelle scuole italiane significa che questo diventi patrimonio culturale dei nostri giovani. Lo studio, la professionalizzazione, l'essere specializzati sono indispensabili per ritagliarsi un proprio posto nel mondo, affermando se stessi con la propria personalità e le proprie specificità. Passione, studio, lavoro: queste le parole chiave che ci ispirano e che devono motivare le giovani generazioni a perseguire i loro obiettivi.
E quello in esame è un testo in grado di porsi come valido strumento normativo per rispondere a queste esigenze educative, culturali e professionali delle giovani generazioni e non solo, e alle inderogabili richieste di qualificazione specialistica provenienti dal settore imprenditoriale.
Dall'ultima indagine di Unioncamere e ANPAL risulta che, su 508.000 assunzioni programmate dalle nostre imprese, purtroppo 205.000 pagano lo scotto di non avere candidati formati oppure una formazione adeguata. È evidente che la scuola in questo momento è distante in termini di competenze e di formazione rispetto a quello che chiede oggi sempre di più il mercato del lavoro.
Con questo provvedimento, fortemente voluto dal Ministro Valditara, si interviene in modo concreto in una sfida strategica per il nostro Paese, per il suo tessuto produttivo e per il suo sistema formativo. Dobbiamo ammettere, infatti, che il nostro sistema al momento non fornisce adeguate risposte per un settore che - dobbiamo dirlo - eccelle nel mondo per caratteristiche di innovatività e intraprendenza note a tutti. Questa riforma, frutto anche del leale confronto con le regioni, costituisce una tappa fondamentale per la realizzazione di un progetto ambizioso e innovativo, rivolto a studenti e imprese, in grado di ridurre questo divario ereditato da un sistema ormai obsoleto.
L'istituzione della filiera tecnologico-professionale ha la finalità di ampliare l'offerta formativa a beneficio delle giovani generazioni, attraverso quell'integrazione tra il sistema formativo statale - principalmente consistente negli istituti tecnici e professionali, ma non solo - e quello della formazione professionale regionale, il tutto con un coinvolgimento fattivo del sistema impresa.
Il cuore della riforma è rappresentato dalla costruzione di una filiera, il “quattro più due”, che significa che i quattro anni di istruzione tecnico-professionale saranno collegati, anche dal punto di vista formativo, con il biennio degli ITS.
Essendo il percorso di quattro anni, si potrà accedere prima agli ITS, ma anche all'università e direttamente al mondo del lavoro, senza che questo comporti una diminuzione della preparazione. La riforma punta, infatti, da una parte, al rafforzamento delle materie di base, come italiano, matematica, inglese, nelle quali oggi la formazione tecnico-professionale ottiene risultati sicuramente meno soddisfacenti rispetto alla formazione liceale e alle esperienze straniere; dall'altra, al rafforzamento dell'attività di laboratorio, dell'alternanza scuola-lavoro e del collegamento con il mondo e il tessuto imprenditoriale.
Inoltre, realizzandosi la riforma a invarianza di organico, ci saranno più docenti a disposizione degli studenti, potendosi così personalizzare la formazione sempre di più.
Inoltre, non si tratterà, come nelle precedenti sperimentazioni, di una semplice compressione dei programmi quinquennali in quattro anni, ma di programmi nuovi, pensati per le nuove esigenze didattiche e formative. In poche parole, si tratterà di una formazione di maggiore qualità, in quanto più mirata, in grado di assicurare sbocchi professionali più qualificati e in minor tempo.
La stretta connessione col sistema delle imprese passa, poi, attraverso due elementi: il ricorso all'apprendistato formativo di primo livello e il potenziamento del sistema alternanza scuola-lavoro e delle forme di inserimento in contesti lavorativi, anche attraverso i servizi di collocamento mirato per studenti con disabilità. Il percorso sperimentale è particolarmente innovativo, perché darà più opportunità di maggiore successo professionale ai nostri giovani che troveranno più velocemente lavoro e, al tempo stesso, consentirà al mondo produttivo di essere più competitivo.
Il disegno di legge contiene, altresì, un importante passaggio, che consente di arricchire le specializzazioni laddove manchino i profili necessari tra i docenti. Le scuole potranno stipulare contratti diretti con imprenditori, tecnici o perché salgano in cattedra per insegnare ai ragazzi.
Le novità, poi, riguardano le attività formative in lingua straniera, la promozione di accordi di partenariato, la valorizzazione delle opere d'ingegno e il trasferimento tecnologico verso le imprese. Nella riforma l'internalizzazione, infatti, giocherà un ruolo chiave, con collegamenti con istituti all'estero, e attività formative sulla base delle migliori esperienze europee.
Le novità descritte troveranno immediata applicazione con riferimento ai percorsi quadriennali già avviati nell'ambito del progetto nazionale di sperimentazione relativo alla filiera formativa, attivato per l'anno scolastico 2024-2025 dal Ministero dell'istruzione e del merito. Ricordo, infatti, che questa riforma legislativa intende consolidare una sperimentazione avviata dal Ministro. Sono già 176 gli istituti tecnici e professionali che hanno avviato una sperimentazione che attende la consacrazione di questa riforma legislativa per dispiegare tutti i propri effetti.
La concreta attuazione della filiera passa dal necessario coinvolgimento delle regioni, a cui compete - come noto - la programmazione dell'offerta formativa sul territorio e il disegno di legge valorizza al massimo questo ruolo. Alle regioni è rimessa la piena libertà di aderire e di definire in concreto le modalità realizzative, al fine di integrare e ampliare l'offerta formativa in funzione delle esigenze specifiche dei territori. Per riorganizzare l'offerta formativa viene prevista anche la possibilità di costituire reti denominate , in grado di offrire percorsi formativi condivisi e integrati con i vari soggetti che ne fanno parte.
Con questa riforma, dunque, si compie un passo avanti, determinante per la modernizzazione del Paese, nella piena convinzione che il suo sviluppo debba passare dal rinnovamento dei suoi sistemi formativi, dall'ampliamento delle possibilità di scelta, a beneficio dei nostri studenti, e dalla piena sinergia con la parte più attiva del suo sistema produttivo.
Rivendicando con orgoglio le nostre tradizioni e le nostre vocazioni territoriali, il pluralismo educativo può essere declinato come garanzia delle libertà di scelta, scevra da qualsiasi indottrinamento e/o condizionamento ideologico. Siamo fermamente convinti che questo disegno di legge sia conforme ad un'idea di scuola al passo con i tempi, dove le parole “didattica”, “inclusione”, “educazione”, “conoscenza” e “competenza” siano finalmente termini sempre più aderenti alla realtà. Del resto, come diceva Gianni Rodari in una poesia, noi vogliamo e lavoriamo per “una scuola grande come il mondo”.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Fabio Roscani: s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo: s'intende che vi abbia rinunciato.
PRESIDENTE. Avverto che, a norma dell'articolo 40, comma 1, del Regolamento, prima dell'inizio della discussione è stata presentata la questione pregiudiziale di merito Caso ed altri n. 1, che sarà esaminata e posta in votazione prima di passare all'esame degli articoli del provvedimento.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1929: Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 4 luglio 2024 .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La VI Commissione (Finanze) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire, in sostituzione del relatore, il deputato Alberto Bagnai, Vicepresidente della Commissione.
ALBERTO BAGNAIGrazie, Presidente. Il presente disegno di legge, approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta dello scorso 20 giungo 2024, stabilisce la proroga al 31 dicembre 2025 del termine entro cui possono essere adottati i decreti legislativi per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante la redazione di testi unici, ai sensi dell'articolo 21, comma 1, della legge n. 111 del 2023, recante la delega al Governo per la riforma fiscale.
Ricordo che, in data 26 giugno 2024, l'Assemblea ha approvato la richiesta del Governo, presentata ai sensi dell'articolo 69, comma 1, del Regolamento, di dichiarazione d'urgenza del disegno di legge in esame. A seguito della dichiarazione di urgenza deliberata, il termine per la Commissione per riferire in Assemblea è stato ridotto alla metà, a norma dell'articolo 81, comma 2, del Regolamento.
Nella seduta della VI Commissione finanze di martedì 2 luglio 2024 sono state dichiarate inammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento, tutte le proposte emendative presentate per estraneità all'oggetto. In data mercoledì 3 luglio 2024, acquisito il parere del Comitato per la legislazione e il parere favorevole delle Commissioni I e V, la Commissione finanze ha deliberato di conferire al relatore, onorevole Giulio Centemero, che oggi sostituisco, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea.
Il disegno di legge consta di due articoli: l'articolo 1, proroga di termine, reca disposizioni volte a prorogare il termine di adozione dei testi unici previsto dalla legge delega n. 111 del 2023. La proroga si intende dal 29 agosto 2024 al 31 dicembre 2025.
Rammento che l'articolo 21, comma 1, della legge n. 111, stabilisce che il Governo è delegato ad adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della citata legge, il 29 agosto 2023, uno o più decreti legislativi, secondo la procedura di cui all'articolo 1, per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante la redazione di testi unici, attenendosi ai seguenti principi e criteri direttivi: puntuale individuazione delle norme vigenti, organizzandole per settori omogenei, anche mediante l'aggiornamento dei testi unici di settore in vigore; coordinamento sotto il profilo formale e sostanziale delle norme vigenti, anche di recepimento e attuazione della normativa dell'Unione europea, apportando le necessarie modifiche, garantendone e migliorandone la coerenza giuridica, logica e sistematica, tenendo anche conto delle disposizioni recate dai decreti legislativi eventualmente adottati ai sensi dell'articolo 1; infine, abrogazione espressa delle disposizioni incompatibili ovvero non più attuali.
Nella relazione illustrativa del presente disegno di legge, il Governo rileva che, a meno di un anno dall'entrata in vigore della legge n. 111 del 2023, è in fase avanzata la procedura di edizione di numerosi decreti legislativi di attuazione della citata delega per la riforma fiscale. Pertanto, ritiene necessario, al fine di assicurare l'organicità e la completezza del quadro normativo dei diversi settori di intervento, che l'emanazione dei testi unici prevista dall'articolo 21 della medesima legge, tenga conto anche delle nuove disposizioni che saranno introdotte per effetto dei decreti legislativi in corso di adozione.
Rammento, inoltre, che, a partire dal 13 marzo 2024, sono stati posti in consultazione pubblica sul sito dell'Agenzia delle entrate 9 testi unici. Fino al 13 maggio 2024, i soggetti interessati hanno avuto la possibilità di inviare le proprie osservazioni e proposte di modifica o di integrazione. Come riportato sul sito dell'Agenzia delle entrate, lo scopo delle consultazioni è quello di permettere di valutare i contributi trasmessi ai fini di un loro eventuale recepimento nelle versioni definitive delle raccolte normative. Nonostante la consultazione si sia conclusa, i testi unici sono tuttora disponibili sul sito dell'Agenzia delle entrate e riguardano le imposte sui redditi, l'IVA, l'imposta di registro e altri tributi indiretti, i tributi erariali minori, le agevolazioni tributarie e i regimi di particolari settori, gli adempimenti e l'accertamento, le sanzioni tributarie, amministrative e penali, la giustizia tributaria e, infine, i versamenti e la riscossione.
Si evidenzia, quindi, che la molteplicità e complessità della materia oggetto dei testi unici posti in consultazione, nonché l'elevato numero di osservazioni pervenute, rendono auspicabile, in considerazione della mole di lavoro da svolgersi, l'approvazione del provvedimento in esame, volta a prorogare al 31 dicembre 2025 il termine per l'esercizio della delega. Inoltre, nell'analisi dell'impatto della regolamentazione si evidenzia che sono ancora in corso di elaborazione i decreti delegati in materia di IVA e tributi degli enti territoriali.
Ricordo, infine, che devono ancora essere definitivamente approvati i decreti delegati recanti disposizioni nelle seguenti materie: riordino del sistema nazionale della riscossione, revisione del regime impositivo dei redditi, disposizioni per la razionalizzazione dell'imposta di registro, dell'imposta sulle successioni e donazioni, dell'imposta di bollo e degli altri tributi indiretti diversi dall'IVA, infine, revisione della disciplina doganale e del sistema sanzionatorio in materia di accise e di altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi. Questo avvalora la richiesta di una proroga.
L'articolo 2 del disegno di legge prevede che la legge in esame entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritta a parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Presidente, quest'oggi, esco dal mio consueto ambito scolastico, per affrontare anche questo provvedimento all'ordine del giorno dei lavori di quest'Aula. Devo dire che sono andata a rileggere più volte il testo, perché era talmente sintetico nella sua definizione (sono 5 righe totali), che non pensavo si dovesse impegnare addirittura l'Aula su questo tema con un disegno di legge. Ciò mi induce ad alcune considerazioni, dato che - un anno fa, ormai - il Governo e la maggioranza, in quest'Aula, avevano approvato la delega fiscale e definito le scadenze temporali relative a due cose differenti: una, relativa all'effettiva adozione dei decreti di attuazione della legge delega, il cui termine temporale era di 24 mesi (per la quale, appunto, erano stati richiesti 24 mesi), e l'altra, all'articolo 21, come citato nel testo del disegno di legge, relativa all'emanazione dei testi unici, per i quali invece i tempi e i termini richiesti erano molto più brevi, perché di 12 mesi.
Come forza di opposizione, sin da subito, avevamo segnalato che questa discrepanza temporale, 24 contro 12, e soprattutto un termine temporale decisamente più breve per i testi unici rispetto a quello dei decreti di attuazione, era un qualcosa che difficilmente si sarebbe potuto rispettare, era una scelta decisamente discutibile, perché, nel momento in cui si fanno i testi unici, non si fa in realtà una mera azione di compilazione, che vada ad unificare in un unico testo le norme disperse in più provvedimenti differenti, ma soprattutto si fa, alla luce anche delle esperienze pregresse, per esempio, rispetto al testo unico delle imposte sui redditi, anche, una grande operazione di coerenza, di uniformità e di omologazione delle varie norme che sono sparse in mille rivoli, in mille testi e, quindi, di conseguenza, un'azione di razionalizzazione e di pulizia del sistema fiscale nel suo complesso.
Si tratta di un'operazione non certo semplice, molto complessa, che richiederebbe, come sempre, il tempo necessario per essere portata avanti. È, quindi, evidente che sarebbe stato molto più produttivo, in questo caso, fare questo tipo di ricostruzione a valle e non a monte delle scelte compiute e dei provvedimenti attuativi della delega fiscale. Pertanto, chiedere per i testi unici la metà del tempo rispetto a quello della delega originaria, sin da allora, l'abbiamo detto, andando indietro nel tempo, era un'assurdità e si vede. È triste avere ragione su queste cose, non è compiacimento da parte nostra quello che esprimiamo in questo momento. Sin da allora, era ben evidente che i 12 mesi, che erano stati previsti, non erano tempi che potevano essere rispettati e, di fatto, oggi, ci troviamo ad adottare l'ennesima proroga, addirittura al 31 dicembre 2025.
Il Governo magari poteva esporci e renderci partecipi del fatto - questa era forse la sua idea - che quello che voleva portare avanti allora era proprio diverso, magari, partire dai testi unici e, poi, far sì che i decreti legislativi fossero uniformi e armonici rispetto a quel testo. Ciò non è successo, perché le due scadenze temporali erano sostanzialmente disallineate. Non è successo e, contemporaneamente, assistiamo, da parte del Governo, ad un vantarsi di aver già adottato un numero cospicuo - sono stati ricordati, anche poco fa - di testi dei decreti, e ne sta facendo tra l'altro anche di correttivi, prima ancora di adottare il testo unico.
Tuttavia, in questa occasione, vogliamo ribadire che, se aveva la motivazione di tener vivo questo allineamento temporale differente, oggi questo provvedimento è la dimostrazione plastica che quella scelta, in realtà, fosse sbagliata sin dall'inizio ed è una scelta che gli eventi hanno dimostrato essere superata in concreto.
Ci troviamo, ancora una volta, davanti ad un Governo che, in un primo momento, in modo roboante, si impegna a fare una cosa, non riesce a farla e non si rende conto forse per tempo che le osservazioni di merito che le forze di opposizione avevano evidenziato in quest'Aula e nel lavoro in Commissione erano osservazioni non pregiudiziali, ma di buonsenso, fondate anche sulla conoscenza dei complessi meccanismi normativi legati all'emanazione di un testo unico. Quindi, ancora una volta, di fronte all'evidenza dei fatti, si sceglie un rinvio e si mette una pezza. In questo caso, tornando all'ambito scolastico, di competenza della mia Commissione, mi viene da dire che questo è un atteggiamento che il Governo tiene su molti provvedimenti.
La scorsa settimana si è votata, , una proroga delle disposizioni relative al nuovo codice dello spettacolo - la legge delega era stata approvata nel 2022 -, rispetto al quale, dopo numerose proroghe, il Governo ha rinviato ulteriormente l'adozione di un testo che è molto atteso, su cui, anche qui, c'erano stati annunci roboanti da parte del Sottosegretario Mazzi, incontri con gli operatori dello spettacolo dal vivo, e anche qui si assiste ad un rinvio.
Come abbiamo assistito, nel decreto Scuola, all'ennesimo ulteriore rinvio dei provvedimenti relativi al pre-ruolo universitario, con gravi contraccolpi, tra l'altro, rispetto al settore della ricerca, rispetto a un tema urgente e necessario che riguarda il precariato nell'ambito universitario, in attesa della fantomatica commissione Galli della Loggia, che è stata nominata, nei giorni scorsi, dalla Ministra Bernini, in attesa di quella controriforma dell'università a cui la Ministra, anche nel testo di legge relativo alle semplificazioni, vuole fare riferimento e su cui il Governo si fa assegnare i poteri.
Tornando al tema oggetto di questo provvedimento che oggi è in Aula, sono andata a rivedermi le motivazioni per cui i colleghi della Commissione finanze avevano espresso il voto contrario del Partito Democratico al provvedimento in quest'Aula. C'era una serie di motivazioni che il collega capogruppo, Virginio Merola, aveva ricordato. Le cito brevemente, senza voler impegnare ulteriormente l'Assemblea su questo. In quel sistema, in quel testo, si consolidava - e si consolida tuttora - la frammentarietà e l'assetto corporativo del sistema fiscale attuale, si diminuiva la progressività fiscale dell'Irpef, tra l'altro, e, soprattutto, mancava una seria strategia di lotta all'evasione, quella stessa mancanza di strategia che vediamo, per l'ennesima volta, anche in questo brevissimo provvedimento che oggi arriva in quest'Aula. Infatti, è un argomento estremamente tecnico, ne siamo ben consapevoli, però, guardate, la delega fiscale non è solo tecnicalità, è politica, è strategia, è visione politica, in questo senso, che si vuole mettere in atto.
Proprio pochissimi giorni fa, il Vice Ministro Leo ha dichiarato che il Governo non ha l'anello al naso e vuole invogliare i cittadini a pagare. Ne siamo ben contenti, perché pensiamo che pagare le tasse sia uno dei doveri civici che i cittadini hanno nel contratto sociale che li lega allo Stato; ma non abbiamo neanche noi, come opposizione, l'anello al naso. Pensiamo proprio che quel provvedimento approvato nell'agosto 2023, in via definitiva, in quest'Aula, la delega fiscale, su cui oggi si interviene di nuovo, in realtà non aveva al suo interno proprio una grande strategia di contrasto all'evasione fiscale. Aveva un'idea di società ben diversa da quella che voi rivendicate, almeno a parole, una società in cui pagare le tasse è quasi un mi verrebbe da dire; si parlava di pizzo di Stato, da parte di qualcuno ai massimi livelli di questo Governo, in maniera assolutamente impropria.
Il rinvio che voi oggi approvate, in realtà, denota, per l'ennesima volta, una grave mancanza di strategia, che, in questo provvedimento, come negli altri che ho voluto citare, si accompagna a una fretta ossessiva, invece, su altre questioni. Ecco, forse sarebbe il caso di iniziare a far pace con voi stessi e con la strategia politica che intendete perseguire .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pulciani. Ne ha facoltà.
PAOLO PULCIANI(FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi, il disegno di legge di iniziativa governativa recante la proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici consta di due articoli, è già stato ricordato dal relatore, e reca disposizioni volte a prorogare il termine di adozione dei testi unici previsti dalla legge 9 agosto 2023, n. 111, legge delega per la riforma del sistema fiscale. Al riguardo, proprio l'articolo 21, comma 1, della legge 9 agosto 2023, n. 111 stabilisce che il Governo è delegato ad adottare - entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della citata legge del 29 agosto - uno o più decreti legislativi per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante la redazione di testi unici, attenendosi ai seguenti principi e criteri direttivi.
Il primo è la puntuale individuazione delle norme vigenti, organizzandole per settori omogenei, anche mediante l'aggiornamento dei testi unici di settore già in vigore.
Il secondo è il coordinamento, sotto il profilo formale e sostanziale, delle norme vigenti, anche di recepimento e attuazione della normativa dell'Unione europea, apportando le necessarie modifiche, garantendone e migliorandone la coerenza giuridica, logica e sistematica, tenendo anche conto delle disposizioni recate nei decreti legislativi eventualmente adottati.
Il terzo è l'abrogazione espressa delle disposizioni incompatibili ovvero non più attuali. Chiaramente, nella redazione dei testi unici, qualora si individuino disposizioni legislative che non hanno più forza né funzione, e non sono attuate, vengono formalmente abrogate.
Analizzando l'articolato, il provvedimento risulta così composto. L'articolo 1, appunto, reca disposizioni volte a prorogare il termine di adozione dei testi unici previsto dalla legge delega. La proroga in esame del termine di adozione dei sopra citati testi risulta, pertanto, dal 29 agosto 2024 al 31 dicembre 2025. A tal fine - come in precedenza rilevato - proprio il Governo, nella relazione illustrativa, rileva che, a meno di un anno dall'entrata in vigore della legge delega per la riforma fiscale - la suesposta legge n. 111 del 2023 - sia in fase già avanzata la procedura di adozione di numerosi decreti legislativi di attuazione della citata delega per la riforma fiscale. Pertanto, si è ritenuto necessario, al fine di assicurare l'organicità e la completezza del quadro normativo dei diversi settori di intervento, che l'emanazione di testi unici, prevista dall'articolo 21 della medesima legge, tenga conto anche delle nuove disposizioni che saranno introdotte per l'effetto dei decreti legislativi in corso di adozione. Occorre rilevare, inoltre, che, a partire dal 13 marzo 2024, sono stati posti in consultazione pubblica sul sito dell'Agenzia delle entrate 9 testi unici. Fino al 13 maggio 2024 i soggetti interessati hanno avuto la possibilità di inviare le proprie osservazioni e proporre proposte di modifica e di integrazione. Come riportato sul sito dell'Agenzia delle entrate, lo scopo della consultazione è quello di permettere e di valutare i contributi trasmessi, ai fini di un loro eventuale recepimento nelle versioni definitive delle raccolte normative. Nonostante la consultazione si sia conclusa, i testi unici sono tuttora disponibili sul sito dell'Agenzia delle entrate. I citati testi unici concernono le imposte sui redditi, l'IVA, l'imposta di registro e altri tributi indiretti, tributi erariali minori, agevolazioni tributarie e regimi di particolari settori, adempimenti, accertamento, sanzioni tributarie amministrative e penali, giustizia tributaria, versamenti e riscossioni. In tale quadro, la molteplicità e complessità delle materie oggetto dei testi unici posti in consultazione, nonché l'elevato numero di osservazioni pervenute rendono, pertanto, auspicabile, in considerazione della mole di lavoro da svolgersi, l'approvazione del provvedimento oggi in esame, volto a prorogare - come esposto in precedenza - al 31 dicembre 2025 il termine previsto per l'esercizio della delega.
Inoltre, nell'analisi dell'impatto della regolamentazione, si evidenzia che sono ancora in corso di elaborazione i decreti delegati in materia di IVA e tributi degli enti territoriali. Aggiungo che, come è stato ricordato nel corso dell'esame in Commissione finanze, devono essere ancora definitivamente approvati i decreti legislativi recanti disposizioni nelle seguenti materie: riordino del sistema nazionale delle riscossioni e revisione del regime impositivo dei redditi; disposizioni per la razionalizzazione dell'imposta di registro, dell'imposta sulle successioni e donazioni, dell'imposta di bollo e degli altri tributi indiretti diversi dall'IVA; revisione della disciplina doganale, del sistema sanzionatorio in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi.
Infine, vi è anche l'articolo 2 del provvedimento, il quale prevede che la legge in esame entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione in .
Concludo il mio intervento non senza evidenziare che questo provvedimento si inserisce in un quadro più ampio e certamente più complesso, previsto dal disegno di legge delega per la riforma fiscale, approvato in via definitiva nell'agosto dello scorso anno, in cui si sono succeduti ben 14 decreti legislativi di attuazione di quella legge delega, di cui 8 sono stati approvati e sono stati già pubblicati in , 2 sono stati approvati e sono in attesa di essere pubblicati, mentre uno è all'esame delle Commissioni parlamentari e altri 3 sono stati approvati, in via preliminare, dal Governo. Fra i decreti legislativi previsti dalla legge delega vi è quello dell'articolo 21, che riguardava i testi unici, quindi il riordino della normativa tributaria in testi unici che, pertanto, considerata la delicatezza della materia, necessita la proroga del termine che scadeva, altrimenti, ad agosto.
L'auspicio è, pertanto - in considerazione del clima che ci ha consentito di lavorare in maniera serena e costruttiva con tutte le forze politiche, nel pieno rispetto delle differenze e dei valori altrui nel corso del complesso esame del disegno di legge delega per la riforma fiscale dello scorso anno, da parte delle due Camere - che tale provvedimento sia approvato celermente, in ragione delle motivazioni che ho esposto in precedenza, nel corso di questo intervento.
Credo che possiamo riuscire ad ammodernare l'architettura del sistema tributario e fiscale del Paese, grazie alle intenzioni anche della nostra Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. È un'esigenza che da oltre 50 anni l'Italia aspetta, perché nel frattempo il mondo si è evoluto e la tecnologia ci offre l'opportunità di dare ai contribuenti e all'amministrazione finanziaria strumenti utili per la semplificazione della vita di tutti.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, in sostituzione del relatore, il deputato Alberto Bagnai, vicepresidente della Commissione; si intende che vi abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo; si intende che vi abbia rinunciato.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico che in data odierna scade il turno di presidenza del Comitato per la legislazione del deputato Bruno Tabacci.
Ai sensi dell'articolo 16-, comma 2, del Regolamento, e sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre 2001, le funzioni di presidente del Comitato per il terzo turno di presidenza - a decorrere dal 9 luglio 2024 - sono assunte dalla deputata Catia Polidori; quelle di vicepresidente dalla deputata Valentina Barzotti (che cessa conseguentemente dalle funzioni di segretario) cui spetterà il successivo turno di presidenza; alla deputata Ingrid Bisa sono invece affidate le funzioni di segretario.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
Conversione in legge del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport. (C. 1937)
3.
S. 808 - Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare (Approvato dal Senato). (C. 1718)
: PITTALIS E VARCHI.















