PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1718: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.
RENATE GEBHARD(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. L'abolizione del reato di abuso d'ufficio è un atto di civiltà giuridica e, allo stesso tempo, una scelta che restituisce libertà ed efficacia, ai sindaci e alla loro responsabilità di governo. E, infatti, l'appello a tale riforma è stato sottoscritto dalla quasi totalità dei sindaci, senza alcuna divisione di schieramento politico. La cosiddetta “paura della firma” ha avuto conseguenze gravi in ordine al ruolo politico e amministrativo dei sindaci, con un costo economico pari ad alcuni punti percentuali del PIL.
Vi sono, in particolare, due obiezioni a questa riforma, che riteniamo infondate. La prima è che l'abolizione dell'abuso d'ufficio determini una diffusa e maggiore illegalità, perché priva di controlli. La seconda è che il venir meno dell'abuso d'ufficio configuri una situazione nella quale i sindaci potrebbero essere perseguiti in relazione a reati più gravi. Due tesi, in realtà, in contraddizione fra loro, che non riteniamo motivate. Né appare credibile l'argomento secondo il quale sarebbe efficace mantenere l'abuso d'ufficio, perché sarebbe un reato cosiddetto “spia” dell'esistenza o meno di comportamenti illegali, se non di un sistema corruttivo.
Nel 2016, erano stati definiti 7.930 i procedimenti per abuso d'ufficio davanti alle sezioni GIP-GUP; nel 2017, sono stati 7.188 e, nel 2018, 6.671. Le condanne intervenute sono state 35 nel 2016, di cui 23 con patteggiamento, 25 nel 2017, di cui 24 con patteggiamento, e 44 nel 2018, di cui 23 con patteggiamento. Penso che sia chiaro a tutti di cosa stiamo parlando.
Per queste ragioni, i deputati della Südtiroler Volkspartei e delle Minoranze Linguistiche voteranno a favore del disegno di legge Nordio che, intervenendo anche su altri reati, appare coerente a un maggior garantismo e a un minor giustizialismo, per una visione della giustizia compatibile con uno Stato di diritto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il disegno di legge sul tema giustizia all'attenzione della Camera in questi giorni ha avuto una gestazione di un anno, se pensiamo che, lo scorso luglio, ha iniziato il Senato a discuterne i contenuti ed oggi arriviamo alla votazione finale. Un anno è un tempo sufficiente per approfondire una tematica così delicata, ma che il gruppo di Noi Moderati reputa assolutamente importante, perché è da molto tempo che noi ci siamo concentrati esattamente sui due reati principali riferiti a questo disegno di legge: l'abuso d'ufficio e il traffico di influenze.
Noi crediamo che il contenuto di questa norma sia importante con riferimento all'abolizione del delitto di abuso di ufficio, perché crediamo che questo reato sia, ad oggi, per la legge italiana, indefinito e indeterminato, che abbia creato un'incertezza straordinaria in ambito amministrativo, portando, tra l'altro, a procedimenti giudiziari che, come sappiamo, non hanno dato assolutamente esito soddisfacente rispetto a quello che la giustizia si dovrebbe prefiggere, cioè perseguire delitti, che, poi, non sono stati verificati. È troppo basso il numero di condanne rispetto alle migliaia di accuse che su questo reato sono state mosse nel passato.
Credo che questo elemento sia una questione che, finalmente, arriva a sua definizione, come la modifica al reato di traffico di influenze illecite. Anche con riferimento a questo reato, indefinito e indeterminato, con questo disegno di legge finalmente viene chiarita la natura del dolo, nel momento in cui c'è un atteggiamento infedele da parte dell'amministratore pubblico dovuto a denaro o altra utilità che ne garantisce una remunerazione. Questa è una definizione di confine, di perimetro, che reputiamo assolutamente opportuna rispetto all'incertezza interpretativa del passato. Ma proprio per cercare di evitare che altre fattispecie di reato siano escluse, viene inserita una nuova definizione di “altra mediazione illecita”, nel caso in cui il danaro, l'utilità economica non siano finalizzati alla remunerazione. Mi sembra questa una chiarezza importante, che il gruppo di Noi Moderati sostiene con grande convinzione e per la quale abbiamo lavorato intensamente.
Un capitolo importante di questo disegno di legge riguarda le intercettazioni. Finalmente, viene prevista l'interruzione dell'intercettazione nel momento in cui le conversazioni rientrano fra quelle vietate. Si amplia il divieto di pubblicazione per le intercettazioni non rilevanti - troppo spesso, abbiamo assistito a pagine di giornali che riportavano intercettazioni che non avevano alcuna attinenza rispetto alle finalità investigative -, che non si possono pubblicare nemmeno sommariamente. E, soprattutto, non si può pubblicare tutto ciò che è lesivo per la reputazione di una persona e che riguarda la vita privata delle persone. Quante volte abbiamo visto intercettazioni, che non riguardavano il fatto specifico di un'indagine, che hanno massacrato la vita delle persone, la vita privata, intervenute pesantemente sulla vita sociale delle persone. Così come importantissimo è l'obbligo di stralcio quando le intercettazioni sono riferite a soggetti diversi dalle parti. Tutto l'ambito delle intercettazioni è un tema, un capitolo che, finalmente, arriva a una chiara definizione, cercando di evitare che ci siano processi mediatici rispetto ai processi che devono svolgersi all'interno delle aule dei tribunali.
Un'altra parte importante di questa norma è l'introduzione dell'interrogatorio preventivo di una persona sottoposta alle indagini, che deve essere preliminare rispetto all'eventuale applicazione di una misura cautelare. Mi sembra uno strumento di garanzia importante, come lo è la composizione collegiale per quanto riguarda le decisioni delle misure cautelari, perché, quando si parla della libertà e della vita di una persona, bisogna essere certi che non ci sia l'arbitrio di un solo soggetto, ma che ci possa essere una piena assunzione di responsabilità collegiale rispetto a determinate scelte.
Il gruppo di Noi Moderati sposa il contenuto di questo disegno di legge, voteremo a favore, proprio perché ci ispiriamo da sempre, sul tema della giustizia, a due principi per noi fondamentali. Innanzitutto, la presunzione di innocenza, cioè l'imputato non è e non deve essere considerato colpevole sino alla condanna definitiva - a differenza di quanto avviene oggi nel momento in cui arriva un avviso di garanzia a qualcuno - e, contestualmente, ci deve essere il giusto processo ovvero il rispetto dei diritti della difesa, che devono essere garantiti ad ogni imputato.
Su questi contenuti, Presidente, proprio l'anno scorso, noi avevamo presentato una mozione perché venisse costituita una Commissione che valutasse gli aspetti costituzionali riferiti ad alcune attività giudiziarie, come le intercettazioni, o ad alcuni reati proprio come l'abuso d'ufficio e il traffico di influenze, con la finalità di intervenire, in modo legislativo, sulle distorsioni, sulle inefficienze o sulle parti di norma troppo sottoposte a interpretazione rispetto alla chiarezza della legge.
Siamo contenti che si sia arrivati all'esito di questo importante lavoro, che era richiamato all'interno della nostra mozione, perché, troppe volte, la paura della firma ha impedito che ci fosse un'azione amministrativa pronta ed efficiente, proprio perché la paura di procedimenti penali impediva di assumersi delle responsabilità e - ritorno su quanto detto poco fa - l'irrisorio numero di condanne per abuso d'ufficio ne è una oggettiva e concreta dimostrazione.
Crediamo anche che i procedimenti aperti, certe volte, risultino immediate condanne, sulle quali bisogna fare non solo un'operazione legislativa, ma, attraverso una norma che interviene adeguatamente sulle intercettazioni e sulla pubblicazione delle stesse, anche un lavoro culturale per evitare di massacrare una persona nel momento in cui, in tanti casi, viene nei processi assolta e ne esce assolutamente illesa in termini giudiziari, ma devastata in termini di vita personale e professionale.
Noi crediamo che sulle forme di abuso, però, si debba intervenire; questo è un primo passo per chiarire la norma. Crediamo che ci sia una riforma della giustizia che, con questo provvedimento, inizi il suo percorso e ci saranno, certamente in futuro, opportunità volte a sanzionare formulazioni circoscritte e precise rispetto agli abusi. Crediamo che perseguire un reato sia certamente doveroso e necessario - noi su questo siamo molto fermi e molto chiari -, ma non si possa prescindere dal diritto alla , con riferimento alla violazione dell'intimità delle persone, al raccontare senza alcun senso le abitudini di vita di chi è sottoposto a un'indagine per il mero scopo di screditarne la figura, utilizzando, in certi casi, nomignoli, descrivendo comportamenti di persone pubblicamente esposte, che, poi, non risultano assolutamente coinvolte all'interno di sentenze definitive.
Crediamo che questa iniziativa sia importante, perché inizia un lavoro su cui speriamo ci siano anche effetti rispetto all'individuazione di chi può essere candidato nelle diverse elezioni a cui spesso sono richiamati gli elettori nel momento in cui sono chiamati alle urne, ma in cui la classe dirigente deve individuare le candidature. Quante volte ci siamo sentiti dire di “no” da una parte della società, che è fra le migliori, fra le più preparate, fra le più esperte, che potrebbe mettere a disposizione la propria storia per le pubbliche amministrazioni, ma che, per paura di quella firma, di rovinarsi la vita, come spesso ci viene risposto, non accetta la candidatura.
Presidente, concludo, considerando l'approvazione di questo disegno di legge un grande passo in avanti sulla riforma della giustizia, che è necessaria per rendere il nostro Paese credibile, affidabile, competitivo e attrattivo. Siamo solo all'inizio, il nostro gruppo farà la sua parte per questa battaglia - la riforma della giustizia -, che consideriamo una battaglia di civiltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Come Alleanza Verdi e Sinistra, esprimiamo il nostro giudizio negativo rispetto a questo provvedimento ed esprimeremo, quindi, un voto di contrarietà a quello che, in realtà, passa alla storia come il disegno di legge Nordio, ma che noi, in maniera più opportuna, abbiamo definito e ribattezzato il disegno di legge Silvan, nel senso di mago Silvan, considerato che il Ministro Nordio, come il mago Silvan, fa sparire, con questo disegno di legge, il reato di abuso d'ufficio per poi farlo risorgere in un altro provvedimento, il decreto-legge Carceri, sotto false vesti, con un nuovo articolo 314-, quindi, un nuovo reato nel nostro codice penale, in questa abbuffata davvero panpenalistica e sotto il nome di “indebita destinazione di denaro o cose mobili”.
Ecco, la contrarietà di AVS a questo provvedimento si concentra, in particolare, su tre punti: il primo è l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, articolo 323 del codice penale, il secondo è la limitazione alla pubblicabilità delle intercettazioni e il terzo è la limitazione al potere di appello del pubblico ministero. Iniziamo con il primo punto, quello dell'abrogazione dell'abuso d'ufficio. A nostro parere, questo è un errore, avremmo preferito, quella sì, una riforma del reato di abuso d'ufficio, tant'è vero che noi avevamo anche proposto, sia in Commissione sia in Aula, una proposta di riforma che prendeva spunto esattamente dai lavori svolti dalla commissione Morbidelli nel 1996, a cavallo fra due legislature, la XII e la XIII, fra due Governi, il Governo Dini e il Governo Prodi, con due Ministri della Giustizia, che furono anche Presidenti della Corte costituzionale, come il Ministro Caianiello e Giovanni Maria Flick. In quella proposta di riforma, si andava a sostituire il reato di abuso d'ufficio, introducendo tre distinte fattispecie di reato che, però, avrebbero avuto il merito di definire meglio il perimetro di quello che, in realtà, oggi, è stato invece spazzato via.
In realtà, il Ministro Nordio dichiarò esplicitamente il motivo per il quale procedeva all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio, lo disse qui in Aula, in occasione dell'esposizione della relazione sullo stato della giustizia, nel gennaio scorso, quando disse sostanzialmente di aver provato a modificare, a trovare un modo per riformare l'abuso d'ufficio, ma, alla lunga, non trovando la modalità opportuna, a quel punto aveva ritenuto che convenisse buttarlo e, quindi, sostanzialmente, abrogarlo. Questa fu la grande motivazione, giuridica e politica, che ha portato all'abrogazione del reato di abuso d'ufficio.
Invece, a nostro parere, l'abrogazione crea un chiaro nel sistema, perché impedisce, di fatto, una forma di concreto ed efficace controllo nei confronti di condotte illecite poste in essere da pubblici amministratori e, oltretutto, ci pone anche al di fuori dell'ordinamento internazionale, laddove abbiamo obblighi internazionali sottoscritti dall'Italia; parliamo, ad esempio, dell'articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, che è stata ratificata dall'Italia. Sostanzialmente, a oggi, diventiamo l'unico Paese dell'Unione europea, quindi anche contro quanto previsto da una recente direttiva dell'Unione europea, a non avere più nel proprio ordinamento il reato di abuso d'ufficio. Questo fatto, chiaramente, è stato motivato, nella relazione introduttiva del disegno di legge governativo, dicendo che in realtà c'è una grande discrasia, una grande differenza, tra numero di procedimenti iniziati e il numero di condanne rispetto all'abuso d'ufficio.
Certo, questa non è una grande motivazione, perché se dovessimo utilizzare quest'argomentazione per andare ad abrogare un reato, allora, dovremmo utilizzarla come metodo per tantissimi altri reati, anzi, io invito il Governo a fare davvero una verifica su tutti quei reati che sono presenti e che, a oggi, sostanzialmente non hanno avuto nessuna condanna - anche su quelli nuovi, come il reato di , nonostante i numerosi procedimenti iniziati, che ha anche un numero veramente contenuto di imputati - quindi, come è stato abrogato il reato di abuso d'ufficio, possiamo anche procedere con altri reati secondo la stessa argomentazione utilizzata dal Governo. Pertanto, io davvero mi aspetto che, a breve, il Governo, con la stessa motivazione, proceda, ad esempio all'abrogazione del reato di .
Devo anche dire che, sostanzialmente, uno dei pericoli maggiori che troviamo con l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio è il fatto che tutte le condanne definitive che, a oggi, sono state pronunciate per il delitto di abuso d'ufficio dovranno essere revocate dal giudice dell'esecuzione, articolo 673 del codice di procedura penale, proprio per intervenuta . Occorrerà anche, addirittura, con un carico, un peso ulteriore sui nostri tribunali, una riapertura dei giudicati, laddove sarà necessario ricalcolare la pena inflitta quando, praticamente, bisogna prendere in considerazione un concorso di reati, dove, al suo interno, c'era anche la condanna per l'articolo 323 del codice penale, quindi, il reato di abuso d'ufficio.
Mi chiedo se davvero la motivazione dell'abolizione del reato di abuso d'ufficio, così come ha detto il Governo, sia la paura della firma da parte dei sindaci, ad esempio, oppure, se il Governo, al contrario, non stia tanto pensando ai sindaci che verranno, quanto piuttosto a coloro che già sono stati condannati in passato; magari dentro la testa del Governo e della maggioranza ci sono già impressi anche nomi e cognomi di persone che domani già non si troveranno più, con l'entrata in vigore di questo disegno di legge, con una condanna che, effettivamente, fino a oggi, esiste . Ecco perché, a maggior motivo, ribadisco il concetto del mago Silvan, perché sparisce anche una condanna a oggi già esistente.
Un'altra delle due motivazioni, come dicevo prima, di contrarietà del gruppo AVS a questo disegno di legge è quella della limitazione alla pubblicabilità delle intercettazioni. Si tratta di un ulteriore bavaglio, “bavaglietto”, nei confronti del diritto di cronaca giudiziaria, soprattutto, perché qui non si tiene in considerazione un bilanciamento e, quindi, anche da questo punto di vista, viene rotto questo bilanciamento di valori in gioco rispetto all'informazione, alla necessità di un'informazione pubblica, certamente, alla riservatezza delle persone, ma anche alle esigenze processuali e, quindi, c'è una stretta rispetto alla pubblicazione del contenuto delle intercettazioni se non è riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento. Questo è completamente in linea con quanto, comunque, abbiamo già visto anche in altri provvedimenti.
Altro, ulteriore e ultimo motivo di contrarietà è quello della limitazione al potere d'appello del pubblico ministero, che a nostro parere, invece, risulta del tutto incostituzionale, perché lo stesso era già stato sostanzialmente reso, dichiarato, incostituzionale con la legge Pecorella del 2006, che limitava l'appello dei PM contro le sentenze di proscioglimento. Quindi, è già stata dichiarata incostituzionale una norma che è praticamente omogenea a quella attuale. E, come è stato anche dichiarato da Giovanni Maria Flick, ma anche da Nicolò Zanon, sostanzialmente, il giudicato costituzionale è violato, non solo quando è adottata una disposizione che costituisce una mera riproduzione di quella già ritenuta lesiva della Costituzione, ma anche quando la nuova disciplina mira a perseguire e raggiungere, anche se indirettamente, esiti corrispondenti. Pertanto, siamo già certi, a oggi, che quella norma verrà certamente dichiarata incostituzionale, come già avvenne, dalla Corte costituzionale.
Concludo, dicendo che il Ministro Nordio, in occasione proprio delle comunicazioni annuali sull'amministrazione della giustizia, qui, alla Camera, il 17 gennaio scorso, quando parlò dei reati contro la pubblica amministrazione, parlò di un sistema obsoleto. Sostanzialmente, i reati contro la pubblica amministrazione, secondo il Ministro Nordio, sono obsoleti. Ecco questo è un po' il Nordio-pensiero che ci preoccupa, perché, per quanto ci riguarda, invece, i reati contro la pubblica amministrazione sono estremamente gravi.
Pertanto, con questo disegno di legge, c'è un vero arretramento anche rispetto alla tutela del cittadino nei confronti degli abusi da parte della pubblica amministrazione.
Per tutti questi motivi, come Alleanza Verdi e Sinistra, dichiariamo il nostro voto contrario al “disegno di legge Silvan” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Vorrei fare un intervento un po' organico, per poi arrivare a dare la nostra indicazione di voto sul provvedimento.
Noi sappiamo che, nel nostro Paese, il vero problema della giustizia è il tempo: il tempo del processo. Perché lo scorrere del tempo, per una persona che chiede giustizia o per una persona che è chiamata a rispondere di un reato, è fondamentale.
Siccome il tempo è lunghissimo e si è esteso ulteriormente dopo le riforme della scorsa legislatura - pensiamo allo stop della prescrizione dopo il primo grado - ci sono alcuni effetti. L'effetto essenziale è l'anticipazione della sentenza - parlo della sentenza “sociale”, non della sentenza “formale” - ad una fase genetica dell'indagine. L'accusa - così come l'avviso di garanzia, l'invito a comparire o l'ordinanza di custodia cautelare - viene trasferita all'esterno con le forme di una sentenza, dimenticando che questo è un atto parziale, è un atto costruito dalla accusa nel corso del tempo - mesi, anni di indagini -, un atto sul quale la difesa non ha ancora potuto proferire parola.
Ebbene, questo atto viene trasferito all'opinione pubblica, al Paese, come se fosse una sentenza definitiva, con alcuni effetti: l'effetto politico, se riguarda un pubblico amministratore, di arrivare a chiederne le dimissioni, perché se c'è una sentenza sociale, è giusto che quella persona se ne vada; con un altro effetto, quello di far saltare completamente le regole del riserbo istruttorio, perché se c'è una sentenza, è giusto che tutto quello che sta sotto a quella sentenza venga esposto alla pubblica opinione, dimenticando - lo ripeto - che quello è un atto parziale.
Noi abbiamo l'articolo 114 del codice di procedura penale che - a parte che ha una sanzione minima - è continuamente messo sotto i piedi: tutto è spiattellato all'opinione pubblica, perché quella sentenza deve essere argomentata. Allora, abbiamo delle ordinanze di custodia cautelare che sono libri, non sono atti motivati giuridicamente, sono libri che contengono i testi delle intercettazioni, i dialoghi, le sommarie informazioni, le informative di polizia giudiziaria. Perché ci sono questi libri? Perché si sa e si conosce che questi testi potranno essere divulgati alla lettera. Questi testi rappresentano la motivazione di quella sentenza sociale, che è una sentenza solo per l'opinione pubblica, ma non per il codice di procedura penale.
Allora, si arriva all'uso strumentale dell'ordinanza di custodia cautelare. Non arrivo al punto di dire che si fa un'ordinanza di custodia cautelare, perché si sa che può essere distribuita , ma sono convinto che questo germogliare di elementi nell'ordinanza di custodia cautelare sia finalizzato a rafforzare le motivazioni di quella sentenza anticipata, rafforzarle nei confronti dell'opinione pubblica, ma non solo. Rafforzare quel legame che c'è tra chi ha emesso o richiesto l'atto, il sistema mediatico dei giornali e l'opinione pubblica. Perché arriverà, un giorno, un tribunale che dovrà decidere e quel tribunale, per ribaltare quella sentenza che è stata emessa, dovrà veramente avere una forza notevole. Dovremmo passare al tema della separazione delle carriere, ma è un tema che necessiterebbe molto di più del tempo che ho a disposizione.
Quando leggiamo che “l'assoluzione è una sconfitta della giustizia”, perché? Perché quell'affastellamento di dati, di tesi accusatorie che sono state emesse e spiattellate all'esterno, senza alcuna reazione difensiva, nel momento in cui determinano un'assoluzione, ebbene il cittadino pensa ad una sconfitta della giustizia. Noi dobbiamo ritornare a passaggi di civiltà giuridica e questo provvedimento - ecco, questo è il percorso - va nella direzione giusta.
Il secondo profilo della sentenza anticipata e dell'effetto del tempo sul processo non è toccato da questo provvedimento, ma un cenno voglio farlo: la totale assenza di responsabilità rispetto agli errori. Perché, per il cittadino, la vera sentenza è quella delle indagini preliminari; per il magistrato che sbaglia, perché gli esiti della tua attività devono essere tenuti in considerazione, la vera sentenza è quella del terzo grado, emanata dopo anni e anni da quando lui ha fatto le indagini; magari le ha sbagliate, magari ha chiesto l'ordinanza di custodia cautelare, quando non c'erano le motivazioni; però, quando è che viene chiamato a rispondere? Dopo che c'è una sentenza definitiva, dopo dieci anni. E non c'è nulla che riavvolga il nastro per andare a verificare se ci sono delle responsabilità. Ma, nel frattempo, quel signore ha fatto carriera e ogni quattro anni ha avuto la sua valutazione positiva di professionalità: siamo al 99,6 per cento. Perché questo? Perché poi sui processi si spengono i riflettori. I riflettori sono accesi soltanto durante le indagini preliminari. Quando c'è il processo, guardate, anche proprio fisicamente, quanti giornalisti ci sono nelle aule giudiziarie: sono pochissimi.
Io penso che questo provvedimento vada nella direzione giusta, perché tocca un reato che oggi è un reato di indagine preliminare, non è un reato da sentenza definitiva, perché la sentenza definitiva è sempre di assoluzione. È un reato che si utilizza - ho già avuto occasione di dirlo in quest'Aula - per fare l'esposto, per avere il titolo, per avere la condanna mediatica e politica del singolo amministratore, perché le opposizioni le cavalchino. E su questo punto non c'è nessuno che può essere immune da critiche, né a destra né a sinistra: quando c'è l'avversario politico in difficoltà, si cavalca l'accusa; anche se è un'accusa come “atto dovuto”; anche se è un'indagine preliminare appena iniziata; si cavalca l'accusa e questo è sbagliatissimo. Però, se tocca il proprio compagno di partito, ebbene, la presunzione di innocenza prevale. Questo principio di presunzione di innocenza “a singhiozzo” - garantista col compagno, forcaiolo con l'avversario - è un qualcosa che dovrebbe essere meglio affrontato e meglio delineato .
Tornando all'abuso d'ufficio, qua c'è questo testo che ho redatto: . Si tratta di una raccolta di 150 casi di sindaci, tratti dalla stampa locale, 150 casi di sindaci di piccoli, piccolissimi, comuni, indagati, massacrati, infangati e poi assolti. Quasi tutti, quando sono stati assolti, erano sindaci, perché si sono stufati, perché si sono scocciati, perché non sono stati rieletti per il fango, perché la propria maggioranza si è vergognata di loro perché erano indagati: ma sono stati tutti assolti.
Ieri abbiamo affrontato il tema della legge Severino: la sospensione dalla carica per effetto di una sentenza non definitiva. Ma come è possibile che l'ordinamento, che stabilisce che ci voglia una sentenza definitiva per dichiarare una persona colpevole, attribuisca un effetto sospensivo dalla carica alla sentenza non definitiva? E questo, quando noi abbiamo il 48 per cento degli appelli che ribaltano le sentenze di primo grado.
Sono contento che sia stato approvato questo testo, però mi stupisce l'atteggiamento di una parte della maggioranza, di Fratelli d'Italia, perché il 20 marzo di quest'anno ho presentato un identico ordine del giorno e questo ordine del giorno è stato accolto dal Governo. Chi c'era al Governo? La Sottosegretaria Wanda Ferro, Fratelli d'Italia, e nessuno ha detto nulla. Lo stesso ordine del giorno, presentato dal Partito Democratico, ha fatto imbarazzare la presidente della Commissione antimafia.
Scusatemi, ma allora conta la primogenitura? Gianassi, trasferisci a me le cose che vuoi dire, le dico io e le porto io, magari le accolgono, perché qui non conta la primogenitura, contano i principi. E proprio sulla base di questo, noi dall'opposizione apprezziamo il lavoro che è stato svolto dal Governo su questo disegno di legge, migliorato anche al Senato. Avremmo voluto migliorarlo ulteriormente, però noi pensiamo che sia bene che diventi legge, piuttosto che perdere ulteriori mesi. Quindi, apprezziamo il lavoro svolto dal Ministro Nordio.
Oltre al tema dell'abuso d'ufficio, c'è quello della custodia cautelare. L'abuso della custodia cautelare si collega anche al tempo. Andiamo a vedere quante sono le ingiuste detenzioni: 30.000 dal 1992 ad oggi, quasi un miliardo speso per riparazioni per ingiusta detenzione, zero procedimenti disciplinari chiusi a carico di chi ha sbagliato sulle ingiuste detenzioni.
C'è il tema - e adesso concludo veramente, Presidente - delle intercettazioni, dei terzi sbattuti per meglio contestualizzare le vicende. No, perché le persone che entrano in quell'atto giudiziario, che entrano in quel frullatore non si distingue più se siano terzi o indagati; sono infangati, tutti insieme, che siano terzi o che siano indagati. E poi l'inappellabilità delle sentenze di assoluzione. È un primo passo, sono passi limitati, sono passi con tante deroghe - io spero che poi vengano, queste deroghe, sfrondate - però questo è anche un segno politico dell'approccio che il nostro gruppo ha nei confronti dei provvedimenti del Governo. In molti casi ci siamo opposti, su questo convintamente voteremo a favore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Anticipo subito che voteremo convintamente a favore di questo provvedimento. Voteremo a favore non certo perché riteniamo che questa sia una riforma epocale della giustizia, anzi vorrei dire che sono abbastanza colpito dall'ingenuità e - se è consentito - anche dalla dabbenaggine di gran parte dell'opposizione che per tutto il dibattito ha paragonato questo provvedimento addirittura alla cambiale da pagare rispetto all'autonomia, piuttosto che al premierato. Pur non condividendo, diciamo, quei due provvedimenti, rilevo che l'ampiezza e la portata modificativa di quei due provvedimenti francamente sono assolutamente imparagonabili rispetto alla pochezza di quello che noi stiamo affrontando. Per noi questo è il minimo sindacale rispetto alle prospettive faraoniche che c'erano state prospettate durante gli interventi del Ministro della Giustizia, addirittura in campagna elettorale.
Trascuro il pensiero dell'attuale Ministro della Giustizia quando non era Ministro della Giustizia, perché purtroppo, per me, mi trovo di fronte a una persona che non è più quella. Spero presto che finisca questa esperienza per ritrovare la lucidità, la cultura, la saggezza dell'allora giudice Nordio, commentatore Nordio, che si è un po' persa per strada e in qualche caso si è anche ribaltata, da quando è finito sui banchi del Governo. Ma certo questa non è una riforma epocale e continuare a dire: “la bandierina”, “gliel'hanno dato perché c'era il premierato” e via dicendo, è esaltare una riforma che - ripeto - per noi rappresentava il minimo sindacale.
Avete abrogato l'abuso d'ufficio, dovendo, però - come vi accade spesso ogni volta che toccate la materia della giustizia, Ministro - pagare comunque un dazio alla magistratura. Perché avete dovuto inserire nel decreto Carceri una fattispecie che è stato un contentino per evitare, come spesso accade, che il sindacato dei magistrati, qualunque cosa si tocchi sulla giustizia, alzasse le barricate; e ragioni, tra le più disparate, alcune delle quali evito di affrontare in quest'Aula, vi portano a raddrizzare il tiro, a metterci una pezza per evitare che deflagri il conflitto…il conflitto, il conflitto; dimenticando sempre che il conflitto dovrebbe essere abbastanza inusuale, atteso che, almeno questo, nella nostra Costituzione è previsto che le leggi le fa il Parlamento e, tendenzialmente, i giudici le applicano.
Poi la sensibilità del Parlamento, quando fa le leggi, è di ascoltare i giudici; ascoltare i giudici non vuol dire essere costretti a decidere, come dire, su mandato dei giudici. Ma avete abrogato l'abuso d'ufficio. Ora il collega Costa ha fatto un volume di 150 casi, probabilmente ce ne sono molti di più; quello che vorrei chiedere a tutti gli amici dell'opposizione, è se, prima di assumere la posizione che hanno assunto, hanno per caso avuto la possibilità di fare una telefonata ad alcuni loro sindaci. Non mi riferisco a Ricci, non mi riferisco a Nardella, non mi riferisco al sindaco di Bari, non mi riferisco a grandi sindaci, ma mi riferisco, per esempio, a Marco Zambuto, sindaco di Agrigento, assolto perché il fatto non sussiste nel 2014, indagato nel 2012, oppure all'ex sindaco di Arezzo, Ghinelli, sempre del PD, assolto per abuso d'ufficio nel processo Coingas, a febbraio del 2023; a Mario Puddu, sindaco di Assemini e coordinatore regionale del MoVimento 5 Stelle, vicenda giudiziaria iniziata nel 2015, condannato a un anno nel 2018 e assolto definitivamente nel 2022; c'è Virginia Raggi, c'è la collega Appendino. Tutte persone che sono finite dentro le maglie dell'abuso d'ufficio, sono state triturate nel circuito mediatico, che non si smantella con queste norme - qualcosa si fa, gli va dato atto - ma che rimane perfettamente intatto, perché la ragione è: troviamo un reato che è lasco, nel quale ci può cadere qualcuno, sbattiamo in prima pagina, nel processo mediatico, il sindaco di turno, il politico di turno; poi, quando arriverà la sentenza definitiva, nessuno se ne ricorderà più. E qualcuno spesso si dovrà dimettere, qualcuno spesso deve combattere e spesso e volentieri questi reati vengono, come dire, proposti da avversari politici. È normale questo? Io non penso che sia normale, eppure è quello che accade nel nostro Paese. Così come, per me, io sono contentissimo che noi interveniamo sul tema del traffico di influenze, anche quello per me è un reato che sarebbe da abolire, perché è un altro reato che serve semplicemente per andare a pescare qualcosa di indefinito, per arrivare a un rinvio a giudizio e per aspettare poi una sentenza di assoluzione.
Sono sistemi che ormai conosciamo, che hanno inquinato la vita politica e noi avremmo il dovere, se avessimo le spalle dritte, di intervenire per evitare che quello che è accaduto a tanti di noi continui ad accadere in futuro.
Dopodiché, con questo decreto risolviamo tutte le degenerazioni del sistema delle intercettazioni? Ovviamente no, c'è qualche passo in avanti, ma penso che il male, diciamo, della coniugazione intercettazioni, pubblicazioni, processo mediatico, sicuramente, non sarà risolto attraverso le norme che abbiamo previsto qui.
Ma la riforma strutturale della giustizia si può circoscrivere anche ad interventi che colpiscono alcuni fenomeni che sono stati talmente evidenti che hanno portato - magari non ufficialmente, ma informalmente - posizioni trasversali per rivederli. Il problema è che, per me, la riforma strutturale della giustizia, quella epocale, è la riforma che prevede, per esempio, la separazione delle carriere e noi sappiamo perfettamente che la responsabilità del Governo, di cui si è fatto interprete anche il Ministro Nordio, è stata quella di stoppare per due anni il dibattito che si era aperto, appena iniziata la legislatura, sulla separazione delle carriere; perché sarebbe dovuto arrivare il provvedimento del Governo, che arriva dopo due anni e che, molto seriamente, rischia di non arrivare in porto perché i tempi per una riforma costituzionale sappiamo benissimo quali sono e il tempo che ci rimane di fronte, unitamente all'altra riforma costituzionale che è il premierato, rischia di far saltare tutto.
Mi auguro che così non sia, però, certamente quella, una volta che l'abbiamo fatta, la potrei considerare una riforma epocale, strutturale.
Così come per me sarebbe una riforma epocale l'abrogazione dell'obbligatorietà dell'azione penale, che è un altro elemento attraverso il quale il magistrato ha totale discrezionalità e di recente abbiamo visto qualcosa, no? Mi riferisco ad un'inchiesta che si apre nel 2020, che va avanti per tre anni e che, improvvisamente, porta a degli arresti dopo tre anni. C'è qualcosa che non va.
A proposito di discrezionalità qualcuno - mi sembra il Vice Presidente Salvini - metteva in evidenza, sul tema della custodia cautelare, che c'è qualcosa che non funziona: se Toti viene messo in custodia cautelare perché c'è il rischio che inquini le prove e quello che - ovviamente noi aspettiamo i processi e le sentenze - è indagato - come si chiama, Bozzoli? Non mi ricordo come si chiama - per aver ammazzato lo zio dentro una fornace e via dicendo, se ne va tranquillamente in vacanza e poi sparisce a 3 giorni dalla sentenza che doveva confermargli l'ergastolo, Presidente, secondo lei - mi rivolgo a lei e, indirettamente, anche al Ministro - c'è qualcosa che non va in tutto questo? C'è qualcosa che non funziona nel nostro sistema attraverso anche l'utilizzo della custodia cautelare? Utilizzo della custodia cautelare, signor Presidente, che inevitabilmente si riflette anche sulle carceri, perché noi sappiamo perfettamente che, dentro le nostre carceri, che esplodono, abbiamo un terzo dei detenuti che sono in attesa di giudizio e che, per Costituzione, non dovrebbero stare in carcere, ci dovrebbero stare esclusivamente se ricorrono alcune particolari esigenze. È quello che accade, signor Ministro, in questo Paese? Accade che si va solo se ci sono determinate caratteristiche in galera prima della sentenza definitiva? O la norma ora è diventata che prendi la gente, la butti in galera e poi vediamo? E intanto le galere si affollano e crescono nei numeri.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Ho praticamente finito. Certo poi se noi facessimo come state facendo… Sarei veramente interessato al suo pensiero per esempio su tutti i reati che si stanno aumentando adesso, sugli aumenti di pena che si fanno, su tutto quello che si sta facendo non per fare uno “Svuotacarceri”, ma un “Riempi-carceri”, al quale tutta la sua compagine - di cui lei è autorevole Ministro - lavora.
Però, io rimango sempre al Nordio di prima. Non avrei mai immaginato, signor Ministro, che il Nordio di prima, diventando Ministro della Repubblica, potesse assumere la tendenza alla disonestà intellettuale; perché - io questo le ho sempre ricordato e le ho sempre riconosciuto, in tutti i casi - nel momento in cui lei afferma che la proposta Giachetti per le carceri è un'amnistia mascherata, lei - lo dico tramite il Presidente - fa un'affermazione disonesta intellettualmente, dato che - come mi insegna il professor Nordio - la grazia prevede la cancellazione della pena. Noi, con la nostra legge, interveniamo su una legge esistente, non ci stiamo inventando nulla di nuovo: è una legge che dice che chi si comporta bene in carcere guadagna 45 giorni di premio, che gli consente di uscire qualche mese prima e, in alcuni casi magari, qualche anno prima rispetto alla pena scontata.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Ho finito. Non ci stiamo inventando niente: è disonesto dire che la mia proposta ha a che fare con l'amnistia. Io, personalmente - come la pensava il Ministro, qualche anno fa - sono favorevole all'amnistia e all'indulto in determinate occasioni, ma questo non c'entra niente. E, allora, la sfida che faccio al Ministro: se questa è la resa dello Stato, come ha detto il Ministro, non è che la resa dello Stato sono 56 suicidi, più quelli delle guardie carcerarie, suicidi che stanno facendo una strage all'interno delle carceri ? Non è quella la resa dello Stato? Non lo sarebbe se noi portiamo lo Stato fuori dall'illegalità, cercando di diminuire la pressione carceraria e consentendo condizioni di vita più umane. Quella è la resa dello Stato? Abbiamo un'idea, rispetto alla resa dello Stato, molto diversa. Soprattutto accettare - come sa perfettamente il Ministro Nordio - che queste persone, con questa modalità, comunque escono, non perché lo Stato, il Governo e il Parlamento si assumono la responsabilità di intervenire in una materia del genere, ma perché sanno i giudici - e lo sa il Ministro Nordio - che ormai ogni anno condannano lo Stato in una situazione di illegalità e danno ai detenuti - 4.700 ce ne sono stati, soltanto nel 2023 - un risarcimento in termini di giorni, con i quali loro accorciano la loro pena.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Ho finito. Io penso che questo sia un piccolo passo. Mi aspetterei, anzi, non me l'aspetto più, ma mi piacerebbe da morire che il Ministro Nordio risorgesse nella parte di Nordio com'era, che iniziasse a riguardare un po' di più le cose, la giustizia e la civiltà giuridica di un Paese e che magari, anche se mette a rischio la poltrona, mantenesse la sua dignità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Signor Presidente, colleghe e colleghi, il testo che ci accingiamo a licenziare è arrivato in Aula dopo un cammino lungo e travagliato, non tanto per il ruolo svolto dalle opposizioni, legittimo nella fisiologica dialettica democratica; quelle opposizioni che, voglio ricordare, hanno determinato - con l'allora Ministro Bonafede - un vero e proprio oscurantismo giuridico e che, in una furia liberticida, hanno seriamente minato le fondamenta stesse dello Stato di diritto . Basti pensare: all'abolizione della prescrizione; all'introduzione e all'uso indiscriminato del ; ad aberranti riforme, come la Spazzacorrotti, per la verità spazzata via come letame dalla stessa Corte costituzionale dove lo stigma della corruzione trovava la propria nell'essere un amministratore pubblico, perciò, secondo la visione pentastellata, tautologicamente corrotto e corruttibile.
Questo oscurantismo giuridico sta finalmente cedendo il passo a una stagione di riforme per una giustizia giusta e dalla parte dei cittadini. Una stagione di riforme delle quali - non mi stancherò mai di ripetere - è stato lungimirante precursore Silvio Berlusconi e per le quali Forza Italia, con Antonio Tajani e tutto il gruppo parlamentare, sta proseguendo questa battaglia di civiltà, nel cammino di quelle riforme liberali e garantiste che debbono riportare al centro: la presunzione di innocenza, il giusto processo, la centralità del diritto di difesa, la ragionevole durata del processo, il contrasto all'abuso delle intercettazioni telefoniche, il contrasto all'abuso della carcerazione preventiva e il contrasto - e su questo ha ragione il collega Giachetti - all'uso strumentale della obbligatorietà dell'azione penale.
Vedete, garantismo non vuol dire impunità per i colpevoli, ma seria tutela della presunzione di innocenza fino a condanna definitiva, assoluta terzietà del giudice, parità fra accusa e difesa. Per questo, la separazione delle carriere e le altre riforme della giustizia messe in cantiere dal Governo, compresa la riforma del Consiglio superiore della magistratura, su sollecitazione di Forza Italia, sono dirimenti per il profilo liberale e garantista dell'attività dell'Esecutivo, di cui facciamo parte. Vedete, proprio la riforma sulle intercettazioni, la cancellazione dell'abuso d'ufficio, la rivisitazione del reato del traffico di influenze illecite, il ripristino della prescrizione sostanziale, la revisione della legge Severino - per la quale abbiamo votato, proprio ieri, un ordine del giorno - la inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado per i reati a citazione diretta, così come la modifica delle misure cautelari sono alcuni risultati che oggi, con orgoglio, Forza Italia, a buon diritto, può intestarsi. Per questo anche saluto e ringrazio, per il grande apporto che sta dando in questo senso, oltre a lei, signor Ministro della Giustizia, il nostro Vice Ministro Francesco Paolo Sisto .
Vedete, colleghi, ciò che preoccupa non è il ruolo che svolge l'opposizione - ripeto, legittimo e doveroso -, ma è quel malinteso ruolo che settori della magistratura politicizzata, seppure minoritari, continuano a svolgere attraverso i , attraverso le prese di posizione a mezzo stampa, come se al Governo ci fosse ancora chi, nel recente passato, ha svenduto il ruolo della politica, accettando supinamente quell'inammissibile supplenza della magistratura, che ha ingessato il sistema giustizia e reso solo possibili interventi mirati nell'ottica della autoreferenzialità e della conservazione, con un consolidamento di un sistema di potere - quello giudiziario -, che non ha eguali in nessuna democrazia che si rispetti.
Ecco perché, signor Ministro, riteniamo che sia venuto il momento per imprimere un'accelerazione, un cambio di passo epocale, nell'ottica dell'attuazione di quegli irrinunciabili principi del giusto processo rispetto a quella visione, plasticamente rappresentata dalla oramai tristemente celebre affermazione di chi rappresenta l'emblema di un modo di concepire la giustizia nel nostro Paese, mi riferisco al dottor Davigo: “non esistono innocenti, esistono solo colpevoli non ancora scoperti”, ebbe a dire. Peccato che a dirlo sia poi un condannato per fatti gravissimi, già condannato in primo e secondo grado.
Questa è l'espressione simbolo del giustizialismo che fino ad oggi ha imperversato in Italia, dove l'essere indagati è ragione sufficiente per subire una gogna senza pietà e per essere chiamati ad accomodarsi in quell'immaginifico banco degli imputati, a difendersi da presunte colpe, per poi essere inesorabilmente giudicati colpevoli dal tribunale dei . Un'espressione aberrante, un periodo aberrante, che ha colpito e tradito lo spirito stesso della nostra Costituzione, laddove afferma che l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Dunque, preminente il ruolo del Parlamento, ma preminente anche la soggezione del magistrato alla legge. Non spetta alla magistratura la creazione del diritto e, men che meno, entrare a gamba tesa sull'azione legislativa, come sta spesso accadendo, per condividere o meno le norme che è chiamata ad applicare. I magistrati devono esprimersi, come è stato efficacemente detto, in nome del popolo italiano e non in sostituzione del popolo italiano.
Abbiamo visto tutti la reazione dell'Associazione nazionale magistrati all'indomani dell'annuncio, ancora prima che prendesse le forme di un testo approvato dal Consiglio dei ministri o dal Parlamento, della proposta di legge costituzionale sulla separazione delle carriere e sulla modifica del Consiglio superiore della magistratura, con la minaccia, addirittura, di scioperi. Anche sull'abrogazione del reato di abuso d'ufficio e sulla modifica del traffico di influenze illecite, abbiamo assistito ad una levata di scudi, con argomentazioni che definire speciose è davvero dire poco.
Una strana miopia, quella di una parte minoritaria della magistratura, oppure un deficit di onestà intellettuale, che la porta a non comprendere che le scelte di questo Governo e di questa maggioranza non si pongono in contrasto con alcuna norma o convenzione sovranazionale. Nessuna delle fonti sovranazionali impone al nostro Paese di avere una norma penale che sanzioni l'abuso d'ufficio, non la Convenzione di Merida, non la Convenzione penale sulla corruzione conclusa a Strasburgo nel 1999, non la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla lotta contro la corruzione, adottata il 14 giugno scorso.
Allora, stiano sereni quei magistrati, che questa maggioranza non sta scardinando nessun sistema. Non stiamo esponendo il nostro Paese alla scure dell'Europa, né tanto meno a quella della Corte costituzionale, e, anzi, stiamo procedendo esattamente nella direzione opposta. La verità è che, nonostante le svariate operazioni di riformulazione in riformulazione, l'abuso d'ufficio non ha mai funzionato. Anzi, la situazione era diventata intollerabile: vi erano migliaia e migliaia di indagini nei confronti di sindaci e di pubblici amministratori, che per anni sono rimasti sotto la tagliola giudiziaria, sono stati addirittura costretti alle dimissioni e poi sono stati assolti o, in alcuni casi, sono addirittura intervenute archiviazioni.
Comunque, una patologia che si è portata via con sé vite e diritti, irrimediabilmente compressi e violati. Ha fatto bene lei, signor Ministro, sulla grancassa politica e mediatica che si è sollevata sulla soppressione dell'abuso d'ufficio, a chiarire le ragioni della inutilità di una norma la cui abrogazione potrà consentire ai sindaci, agli amministratori locali e ai pubblici funzionari che tutti i giorni affrontano problematiche complesse all'interno dei propri territori di poter lavorare con serenità. È una seria risposta, perché non possiamo lasciare da soli i rappresentanti delle istituzioni più vicini ai cittadini.
Altra importante riforma che, da avvocato, qui voglio davvero richiamare: il divieto assoluto di intercettazioni tra avvocato e cliente. Tutelare la libertà del difensore nel processo significa tutelare il diritto di difesa del cittadino, che per noi è inderogabile. Molti altri sono gli interventi contenuti in questo provvedimento, ed ecco perché, signor Ministro, noi riteniamo che abbiamo davanti 3 anni per completare le riforme di cui il sistema giustizia necessita. Stiamo predisponendo anche delle iniziative su diversi fronti.
Abbiamo appreso con favore del disegno di legge governativo sul sistema carcerario: è sicuramente qualcosa che riempie un vuoto, quel vuoto che da oltre 15 anni le opposizioni di sinistra nulla hanno fatto per colmare. Qui parliamo di assunzioni di migliaia di agenti della Polizia penitenziaria, parliamo di strutture che dovrebbero essere messe a disposizione, parliamo di attuare…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). …la legge sulle comunità per quanto riguarda i detenuti tossicodipendenti. Però, signor Ministro, noi abbiamo anche un'emergenza, l'emergenza delle carceri, dei suicidi e del sovraffollamento. Noi riteniamo che quelle misure da lei proposte siano assolutamente perfette e, in prospettiva, possano dare una soluzione concreta. Però, nell'immediato, noi non possiamo girare la faccia dall'altra parte. Ecco perché noi siamo disponibili a trovare qualunque tipo di soluzione. L'occasione, prima del provvedimento del Governo, era stata offerta dal provvedimento a firma Giachetti, sul quale siamo intervenuti anche con proposte modificative.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Chiudo, chiudo veramente, signor Ministro, ringraziandola per il grande lavoro che lei, il Vice Ministro e i suoi Sottosegretari state portando avanti per restituire, soprattutto, fiducia ai cittadini e per superare quella stagione dell'uso distorto e politico del sistema giustizia. Questo lo dobbiamo, sì, ai nostri elettori, lo dobbiamo alla nostra storia convintamente garantista, lo dobbiamo, soprattutto, per quanto ci riguarda, alla memoria del nostro presidente, compianto, Silvio Berlusconi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Saluto il Ministro e tutti i colleghi e le colleghe. Presidente, questa riforma non serve alla giustizia, che non viene né accelerata né rafforzata, ma nuoce ai cittadini, che perdono strumenti di difesa contro le angherie e le prevaricazioni del potere pubblico, e, con i divieti di pubblicazione, occasioni di conoscenza dei sistemi illegali, che continueranno ad operare silenziosamente e dietro lo schema apparente della protezione della .
Con l'abrogazione del delitto di abuso di ufficio questo Governo ci porta indietro di oltre 200 anni, come ho già detto ripetutamente. La propaganda politica di questa maggioranza di destra ha voluto far credere che l'abrogazione del delitto di abuso d'ufficio sia un'esigenza manifestata dai sindaci. Ciò non corrisponde alla realtà. I sindaci, quelli che rispettano le regole e operano in territori di mafia, hanno nel reato di abuso una tutela. Hanno potuto dire fino ad oggi, anche agli uomini di che pretendono favoritismi e vantaggi, che non è possibile violare le regole, perché si incorre nel reato di abuso d'ufficio. Le regole scritte e sanzionate severamente sono la protezione dei sindaci.
Ma il reato di abuso d'ufficio non si rivolge solo ai sindaci, si rivolge al cittadino, lo protegge dai favoritismi verso amici, parenti o clienti nei concorsi pubblici; protegge dalla devastazione del territorio e dell'ambiente, ostacolando il rilascio di concessioni edilizie, sanatorie e provvedimenti autorizzativi in violazione delle norme precettive e vincolanti; protegge dagli abusi nelle liste d'attesa della sanità; protegge in ogni caso in cui il potere pubblico distribuisce un servizio in modo illegale .
Dopo la modifica introdotta dal Governo Conte nel 2020, le specifiche restrizioni nell'ambito di rilevanza penale delle condotte tipiche hanno soddisfatto le esigenze dei sindaci e le iniziative penali sono diminuite clamorosamente. La Corte di cassazione ha escluso che possa ricorrere il delitto nei casi in cui vi sia violazione di norme che contengono principi generali, procedimentali, o che lasciano spazio all'esercizio di discrezionalità amministrativa o tecnica.
E poi la riforma Cartabia, che ha imposto che il pubblico ministero deve chiedere l'archiviazione, laddove non vi sia una ragionevole previsione di condanna. Avviso Pubblico ha ricordato che la cancellazione del reato ci porta fuori dall'Europa e abbassa il livello di tutela dei cittadini. Tra il 1997 e il 2020, sono state pronunciate circa 3.600 condanne. Un quadro di piccoli e grandi episodi di malaffare, che questa maggioranza non può ignorare e che saranno cancellati e che da domani saranno consentiti, così la regola della punizione del malaffare si trasforma nella regola del malaffare . Perché ci sarà, come tuttora c'è, chi, privo di etica pubblica, la riterrà più conveniente, ma da domani non incorrerà in alcuna sanzione, Presidente. È molto grave quel che sta avvenendo e, purtroppo, ciò avviene sotto il silenzio della stampa, che non continua a inneggiare contro questa abrogazione, che è gravissima .
L'abuso d'ufficio è un reato spia, lo hanno detto tutti gli auditi, sia per il sistema della corruzione sia per le infiltrazioni mafiose sia per le illegalità commesse nello sviluppo degli appalti. E, d'altro canto, di questo è pienamente consapevole Fratelli d'Italia, che ieri sera, nell'esame dell'ultimo ordine del giorno, per non partecipare al voto, ha tolto la scheda . E oggi mi rivolgo a quelle stesse persone, che devono essere coerenti e votare contro l'abrogazione dell'abuso d'ufficio.
Ma non solo l'abuso d'ufficio, il Governo interviene sul reato di traffico di influenze illecite, che è il tipico reato di faccendieri, di mediatori della corruzione, escludendo il reato quando è finalizzato all'ottenimento di utilità diverse da quelle economiche, come prestazioni sessuali o promesse carrieristiche o vantaggi di altra natura, e ciò in aperta dissonanza con la disciplina disposta dal nostro codice penale per i reati di corruzione. Per la consumazione del reato di corruzione è sufficiente qualsiasi vantaggio o utilità, non necessariamente economica, quindi.
Con l'abrogazione dell'abuso di ufficio e la rimodulazione del traffico di illecita influenza, si violano la Convenzione di Merida e la Convenzione europea sulla corruzione, che sono state ratificate dall'Italia e impongono figure di reato conformi a quelle da esse indicate. Con questa legge si viene meno all'imperativo costituzionale dell'articolo 117 della Costituzione, laddove si dice che la potestà legislativa dello Stato deve osservare gli obblighi internazionali.
L'abrogazione del delitto di abuso di ufficio e la riformulazione del traffico di influenze illecite si aggiunge alla mancanza di norme adeguate in tema di conflitto di interessi e alla totale assenza di una legge di regolamentazione dell'attività delle . Ricordiamo che ben 97 parlamentari, secondo notizie di stampa, hanno partecipazioni in aziende e in consigli di amministrazione, cioè sono portatori di interessi privati. Ciò mentre l'Italia resta, insieme alla Slovenia e all'Ungheria, l'unico Paese in Europa a non avere una legge per disciplinare le . Questa maggioranza dice “no” a una legge sulle e dice “sì” ad una legge che favorisce la proliferazione di illegalità del potere pubblico . Si tratta di un regalo di impunità alla vasta platea dei lobbisti illegali e più spregiudicati e per i pubblici amministratori collusi.
Questa legge, da un lato, protegge i colletti bianchi e i mediatori della corruzione, dall'altro, silenzia la stampa, con un nuovo argine alla pubblicazione del contenuto delle intercettazioni. Esso viene vietato, quando non sia riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento. Ma qual è il significato di questa norma? Impedire la conoscenza dei contenuti delle indagini? La conoscenza è alla base della democrazia. La libertà di stampa è un diritto fondamentale: i regimi autoritari controllano le informazioni , le democrazie agevolano la diffusione delle conoscenze.
Le norme previste in questa riforma hanno un comune denominatore: rendere più difficili le indagini sui reati dei colletti bianchi, non solo eliminando il baluardo di legalità del reato d'abuso d'ufficio e rimaneggiando il traffico di influenze illecite, ma anche riducendo la pubblicazione delle intercettazioni e rendendo queste meno efficaci. E sì, meno efficaci. Perché si rendono effettivamente meno efficaci, quando si impone al personale di Polizia che procede all'ascolto di non trascrivere le conversazioni che coinvolgono persone diverse dagli indagati e che appaiono, in quel momento, irrilevanti. Questo significa indebolire il sistema delle indagini e non consentire un'analisi approfondita delle acquisizioni. Costringere all'immediata obliterazione significa contrastare anche il principio della libera valutazione del giudice, del libero convincimento che si basa sulla selezione e la valutazione di tutto il quadro acquisito, che non può essere selezionato dall'ufficiale di Polizia giudiziaria che ascolta le indagini e che, casomai, ha sostituito, in quel momento, un altro collega e non conosce qual è il complesso delle risultanze investigative!
Appare evidente, quindi, che ci troviamo di fronte a rilevanti ostacoli allo sviluppo effettivo delle indagini. Ecco cosa determina questa riforma, ma è chiaro, a questa maggioranza, che non solo le Forze dell'ordine e la magistratura devono occuparsi delle illegalità? È chiaro che è compito della politica, del Governo, del Parlamento impegnarsi per individuare strumenti di contrasto all'illegalità sempre più efficaci, in modo da tutelare i cittadini?
Le nuove leggi smantellano il sistema di contrasto alla corruzione e riducono l'efficacia delle indagini, limitando sempre più l'utilizzazione delle intercettazioni, cioè eliminando gli strumenti di difesa dei cittadini e i presìdi di legalità. Con questo Governo vengono diffusi messaggi devastanti per la legalità. Il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio di insediamento, parlò di dignità: dignità di un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità, ma, soprattutto, libero anche dalla complicità di chi fa finta di non vedere . Ma a chi è rivolta questa parte del suo discorso, se non a noi, se non alla politica, che non possiamo far finta di non vedere? Sembra proprio che stia facendo finta di non vedere ciò che sta avvenendo in tutto il Paese, con arresti per delitti di corruzione e voto di scambio quasi ogni settimana. Ma non dobbiamo prendere atto di tutto questo? Non dobbiamo, in qualche modo, dotarci degli strumenti utili? Una cultura effettivamente garantista non può abbandonare il cittadino, lo deve proteggere .
Il gruppo MoVimento 5 Stelle voterà contro questo disegno di legge, che elimina preziose forme di tutela per i cittadini e viola i principi di legalità e uguaglianza, abbassa il livello di difesa del Paese dalla corruzione, dalle mafie, dalle illegalità e rende più difficili gli sviluppi investigativi, utili a smascherare i sistemi della corruzione e di protezione degli interessi illegali. Il nostro voto, pertanto, è pienamente e chiaramente contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.
DAVIDE BELLOMO(LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, sinceramente vi dico che si è persa nuovamente un'occasione per fare in modo che, su un tema così fondamentale del nostro Paese quale la giustizia, si sia giunti a un dibattito parlamentare che non ha privilegiato il merito del provvedimento, ma è stato solo frutto di pregiudizi ideologici e di parte. Questo ha fatto in modo che, anziché esserci questo dibattito, si è assistito a cercare di rallentare l'approvazione del provvedimento, attraverso un ostruzionismo parlamentare senza significato e senza alcuna valutazione nel merito delle singole norme contenute in questo provvedimento. Questo non fa altro, però, che avvantaggiare il sistema di coloro i quali ritengono la nostra giustizia immutabile, quando, invece, ha necessariamente bisogno di radicali modifiche, al fine di tutelare il giusto processo e al fine di tutelare la libertà personale e, lasciatemi dire, anche la dignità umana. Per questo, ho sempre apprezzato il signor Ministro e tutto il Governo, per quello che ha detto prima in campagna elettorale e per quello che sta facendo adesso e ha iniziato, forse, proprio con questo provvedimento.
È importante ricordare che in uno Stato di diritto, quale noi ci pregiamo di essere, la privazione della libertà personale è solo l'ultima . E non dobbiamo confondere l'inefficacia amministrativa con il rilievo penale di alcune condotte, perché noi abbiamo l'abitudine di pensare che alcuni problemi amministrativi possiamo risolverli attraverso il rilievo penale di alcune condotte, che poi porteranno alla privazione della libertà personale.
Questo è attestato dalla nostra stessa Costituzione che ci dice, ci impone e statuisce che la privazione della libertà personale possa avvenire solo dopo una sentenza definitiva di condanna che, come ben sappiamo, può accadere dopo ben tre gradi di giudizio. Se non abbiamo chiaro in mente questo, non possiamo non legiferare in maniera corretta quando una privazione antecedente, nella custodia cautelare, della libertà personale sia non la norma, ma sia l'eccezione. Se poi non consideriamo, quando legiferiamo, che la nostra società - devo dire purtroppo o per fortuna, non lo so, credo purtroppo -, nel momento in cui vi è un'indagine, un'informazione di garanzia, che era nata a tutela dell'indagato e non contro l'indagato, sia capace essa stessa di essere una condanna e sia capace essa stessa, in realtà, di privare le singole famiglie e l'indagato della propria dignità, se non fondiamo il nostro operato con questo tipo di idea, con questo tipo di operato, rischiamo di assomigliare a quei Paesi che molte volte sento dire dalle stesse opposizioni essere distanti da loro.
Veniamo al merito del provvedimento, Presidente. Nel provvedimento - come ben abbiamo detto più volte -, vi è l'abolizione del reato dell'abuso d'ufficio. Bene, i dati che più volte e credo impropriamente chi mi ha preceduto ha letto sono di tutt'altro avviso. I dati ci dicono, ad esempio, che nel 2021, su 5.000 processi siamo stati di fronte solo a 18 condanne. Questo ci rende chiaro come questo reato sia stato tanto inutile quanto inefficace , perché ha provocato non 18 condanne, ma 5.000 devastazioni all'interno di ogni famiglia.
Ma forse l'opposizione a questo provvedimento è un'altra; è che non si vogliono perseguire 18 colpevoli, ma, in realtà, si vogliono perseguire i 5.000 indagati che poi sono stati assolti, sono stati dichiarati estranei al reato . Così si è acconsentito, come ha ripetuto il collega Giachetti, a capovolgere le amministrazioni comunali, a capovolgere le autonomie locali, a capovolgere quello che è stato, in realtà, il consenso popolare.
Se poi analizziamo quanto strumentale sia stata l'opposizione a questo provvedimento, basterebbe leggere o segnalare quello che i singoli amministratori e dirigenti dell'opposizione hanno dichiarato, quando è accaduta la prima approvazione all'interno del Senato di questo provvedimento. Si dice: è una vittoria. E lo sapete chi lo dice? Il coordinatore dei sindaci del Partito Democratico, Ricci. Ci dice che l'abuso di ufficio è un reato che quasi sempre finisce in assoluzione o archiviazione, che un'Amministrazione rischia di compiere esclusivamente, votando o firmando un atto, e che ha rischiato finora di intasare un sistema giudiziario già storicamente troppo lento.
Il sindaco di Parma ci dice che la misura sull'abuso d'ufficio non creerà una schiera di pericolosi criminali ai vertici degli enti locali, ma eviterà allo Stato spese enormi. La cancellazione del reato ha anche il merito di allontanare dalla mente di migliaia di amministratori locali lo spettro di potenziali processi lunghi che incidono sulla regolare azione amministrativa e sulla serenità di intere giunte e famiglie.
Il sindaco PD di Cesa ci dice una cosa ancora più ampia: questo provvedimento fa capire quanto il mio partito all'interno delle Aule parlamentari sia distante dalla realtà , in ragione del fatto che siamo il della qualsiasi cosa e che, quindi, non dobbiamo aver paura di firmare un atto solo perché un pubblico ministero o qualcuno abbia la cultura del sospetto che dietro quest'atto ci sia qualcosa di illegale.
Non possiamo più permettere che il nostro sistema sia in questa maniera. Il provvedimento prevede anche che il traffico di influenze non sia un mero e becero tentativo di chi millanta il proprio credito, perché questo è quello che accadeva con la vecchia formulazione. Dobbiamo ringraziare lei, signor Ministro, di aver voluto, già dal suo insediamento, compiere una svolta, per chi è garantista come me, forse un primo passo, una svolta verso un sistema più giusto che garantisca la libertà dell'individuo e garantisca i diritti fondamentali e la dignità dell'uomo.
Non possiamo, inoltre, come parlamentari, avere un pregiudizio su noi stessi. Quando ho sentito dire, precedentemente al mio intervento, che alcuni componenti della maggioranza avrebbero votato o non votato un ordine del giorno che andrebbe in linea con le loro argomentazioni, si dice il falso, perché l'ordine del giorno, quello che noi diciamo, è una cosa totalmente diversa. Noi dobbiamo capire che un accusato è un accusato, non è un condannato, e che la condanna avviene solo a sentenza definitiva, che, come ben sappiamo, può accadere dopo ben tre gradi di giudizio .
E, per favore, non parliamo più di reati spia o sentinella, perché non esiste nel diritto il reato spia, perché si persegue un fatto reato, non si perseguono le persone . Io non devo avere l'idea che quella persona abbia commesso un reato e per questo io devo procedere a investigare e, quindi, a intercettare e mettere al pubblico ludibrio un cittadino solo perché ha fatto il suo lavoro. Esiste un fatto e noi non dobbiamo trovare un colpevole, noi abbiamo l'obbligo di trovare il colpevole, perché le vittime non si saziano condannando qualcuno, ma condannando chi ha commesso il fatto.
Quindi, io ringrazio il Governo, ringrazio il mio gruppo, che mi ha dato anche la possibilità di compiere questo intervento, e ringrazio tutti coloro i quali abbiano fatto una battaglia sulla libertà. Quindi, mi associo anche a quanto ha detto il collega di Forza Italia. Probabilmente, Silvio Berlusconi oggi sarebbe un po' contento per questo primo passo al concetto di libertà e della dignità umana , .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Cancellate dal codice penale l'abuso di potere di un pubblico funzionario che, violando deliberatamente la legge, tradendo la missione che gli è assegnata, discrimina un cittadino oppure avvantaggia ingiustamente un altro cittadino perché amico o parente. Si tratta di fatti gravi, odiosi, spregevoli che alimentano la distanza tra cittadini e pubblica amministrazione. Voi, per la prima volta nella storia repubblicana, decidete che questi fatti non hanno più rilevanza penale: è un pericoloso scivolamento verso l'impunità di comportamenti gravi nel nostro Paese . E di questa scelta che volete realizzare vi assumete un'enorme responsabilità politica di fronte al Paese.
Noi contrastiamo questo provvedimento per motivi di merito, alcuni li citerò dopo, ma anche per il metodo di lavoro che ha impostato il Governo, che è stato inaccettabile. Un metodo di lavoro improntato all'ideologia. Non è una riforma, questa, signor Ministro, non ha né il respiro né la visione di una riforma. È un provvedimento bandiera, ideologico, da lei più volte sollecitato. È il provvedimento bandiera che lei cercava - mi permetta di dire -, raggiunto con molta lentezza: perché ha finalmente, signor Ministro, il suo provvedimento bandiera, ma sono passati quasi due anni dall'insediamento del Governo Meloni.
Mi permetto di ricordarle che, in un tempo più o meno simile, la sua predecessora aveva già approvato, sì, tre riforme: quella del processo civile, quella del processo penale e quella dell'ordinamento giudiziario. Si possono avere idee diverse su quelle riforme, ma erano riforme. Il suo è un provvedimento bandiera: non ci sono risorse, non ci sono investimenti sulla giustizia, non c'è la messa del cittadino al centro del sistema della giustizia.
E poi vi è stata arroganza, signor Ministro. Abbiamo provato a chiedere approfondimenti di merito, abbiamo chiesto di valutare gli effetti della riforma del 2020: ci è sempre stato risposto di no. Abbiamo avanzato proposte, abbiamo provato a circoscrivere la fattispecie, abbiamo proposto una norma di interpretazione autentica rispetto ad alcune sentenze della giurisprudenza a nostro giudizio non coerenti con la riforma del 2020. Non avete aperto nemmeno una riflessione e un confronto con l'opposizione. Tuttavia, gli errori non sono solo nel metodo, sono anche nel merito e l'errore di merito nasce da una rimozione politica e psicologica: avete cancellato dal dibattito la riforma del 2020. Quando, anche in quest'Aula, vengono citati alcuni casi di applicazione dell'abuso d'ufficio per dimostrare che è una fattispecie vaga, si fa riferimento a ipotesi antecedenti alla riforma del 2020, ad esempio, alle violazioni di regolamento. Tuttavia, con quella riforma, che voi avete rimosso dal dibattito, era già stato stabilito che non ogni violazione di atto normativo, ma solo la violazione di legge determina l'abuso d'ufficio. Non è il comportamento discrezionale del pubblico funzionario a determinare l'abuso d'ufficio, ma solo la violazione di un comportamento obbligatorio. In quella riforma è scritto chiaramente che occorre un dolo intenzionale: aver voluto violare la legge per discriminare o avvantaggiare un cittadino.
Quella riforma è stata omessa dal dibattito e anche da lei, signor Ministro, perché non avevate interesse ad affrontare il tema nel merito, ma volevate affermare un principio ideologico, volevate uno scalpo che oggi ottenete a danno dei cittadini. Inoltre, signor Ministro, c'è stata già una clamorosa retromarcia. Lei non ha avuto il coraggio di venire in quest'Aula a presentare un emendamento all'articolo 1 per introdurre il peculato per distrazione; lei è scappato nel Consiglio dei ministri con un provvedimento d'urgenza, senza aver spiegato prima perché vi fosse urgenza e, prima ancora di aver abrogato l'abuso d'ufficio, ha introdotto nell'ordinamento l'abuso d'ufficio-.
Non ci può raccontare - non può farlo con i giornalisti in Transatlantico - che le due fattispecie sono diverse; sono entrambe un dolo specifico, sono entrambe violazione di un obbligo di legge, sono entrambe fattispecie che puniscono il comportamento di abuso del funzionario che discrimina il cittadino. E lei lo sa perché è un giurista ed è inutile che lo neghi. Lo so, è costretto a passare da un processo di umiliazione politica se dice che l'abuso d'ufficio deve essere abrogato e, prima ancora che venga abrogato, riesce a reintrodurlo in una forma parziale con un altro provvedimento, peraltro senza sanare, signor Ministro, i difetti e quei vuoti che noi le avevamo contestato. È un anno che diciamo che, in assenza di quella norma, si crea un vuoto normativo che non è compatibile con il diritto dell'Unione, che è incoerente con la disciplina degli altri Stati dell'Unione europea, che è incoerente con le esigenze di tutela dei cittadini. Non glielo abbiamo detto solo noi, glielo ha detto il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, che l'aveva invitata ad adottare una modifica del peculato, guarda caso, cosa che poi lei ha fatto. Glielo hanno detto anche autorevoli esponenti della maggioranza, non solo pericolosi esponenti della minoranza. La presidente della Commissione giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, della Lega, le ha più volte detto che era un errore abrogare l'abuso d'ufficio e, in ogni caso se fosse stato abrogato, avreste dovuto mettere mano ai reati contro la pubblica amministrazione, che per lei costituiscono un armamentario - come ha detto - già potente contro il malaffare ma, evidentemente, non così potente da indurla a correre ai ripari in un Consiglio dei ministri per introdurre un nuovo reato.
Poi, signor Ministro, avete gettato la maschera: voi non avete abrogato l'abuso d'ufficio per tutelare i sindaci italiani, innanzitutto perché per i sindaci italiani l'abuso d'ufficio rappresenta una parte delle questioni che sollevano. Il tema principale è il modello delle responsabilità che ancora esiste a loro carico e sta nel testo unico degli enti locali, laddove, malgrado la responsabilità gestionale sia attribuita ai tecnici, essi rispondono in sede giudiziaria. Hanno una funzione politica ma rispondono degli errori tecnici. Lei mi dice “sì”, signor Ministro, però lei sa che il suo Governo e il suo Ministero, proprio ieri, in quest'Aula, hanno dato parere contrario a un ordine del giorno con il quale noi chiedevamo di modificare questa normativa . Lei non era presente, ma il suo Vice Ministro sì, vada a rileggere gli atti di ieri e vedrà che avete detto di no come ha detto di no il Ministero degli Interni.
Non avete a cuore la tutela dei sindaci, voi volevate un provvedimento per cancellare l'abuso di potere per alcune categorie di pubblici funzionari. Tanto è vero che con il nuovo peculato per distrazione colpirete nuovamente i sindaci e non altre categorie. Sì, signor Ministro, perché quando dite che risponderà il pubblico funzionario che gestisce risorse, sono i sindaci italiani che gestiscono i bilanci degli enti: loro risponderanno, non risponderanno quei pubblici funzionari che, senza gestione di risorse, commetteranno una discriminazione e un abuso di potere verso i cittadini. Questo è il risultato della sua azione. Quando la prossima volta si presenterà l'ANCI, dirà a questo punto la verità: volevate abrogare l'abuso d'ufficio, l'avete fatto, ma non avete tutelato i sindaci italiani.
Inoltre, signor Ministro, questo provvedimento è grave perché determina uno squilibrio nei rapporti di forza tra cittadini e pubblica amministrazione. Ora, lei spesso ha evocato le esigenze di un sistema penalistico di tipo liberale. Mi verrebbe da dirle: faccia attenzione agli altri provvedimenti che firma, perché noi stiamo discutendo il disegno di legge sulla sicurezza urbana che introduce molti nuovi reati, compreso la resistenza passiva, che non hanno nulla di liberale. Tuttavia, se prevediamo la cancellazione dell'abuso d'ufficio, che consente di rendere legittimo penalmente un abuso di potere del pubblico funzionario contro il cittadino, e al contempo voi nelle prossime settimane introdurrete reati ulteriori a carico dei cittadini, come la resistenza passiva, quello squilibrio sarà enorme nei rapporti di potere. Se si alterano i rapporti di forza tra pubblica amministrazione e cittadino, diminuisce la qualità delle relazioni democratiche nel nostro Paese e ci spingiamo verso una strada pericolosa di autoritarismo che invece dobbiamo contrastare
Quest'Aula non è riuscita a svolgere, per la vostra determinazione, un confronto sul merito ma voglio occupare un po' di spazio del tempo che mi rimane per provare a rimanere sul merito della questione. Che cos'è l'abuso d'ufficio nelle aule di tribunale? Quali sono i fatti che i giudici della Repubblica considerano abuso d'ufficio? Ad esempio, il comportamento di funzionari pubblici che truccano i concorsi; il professore universitario che trucca un concorso oggi risponde di abuso d'ufficio e la Cassazione ha detto abuso d'ufficio e non altri reati, come la turbativa d'asta, che non si possono applicare. È ragionevole che, da domani, il professore universitario che trucca il concorso non risponda in sede penale grazie al vostro intervento? Per noi è un errore gravissimo. È ragionevole che un magistrato che trucca il concorso in magistratura, passando il concorso a un concorrente e oggi viene condannato per abuso d'ufficio, non risponda in sede penale di questo comportamento? È un errore gravissimo. L'abuso d'ufficio è il comportamento di un Carabiniere che fa delle a una ragazza, la ragazza le rifiuta e il Carabiniere, per ritorsione, la identifica e la conduce in caserma.
Signor Ministro, sono le sentenze della Corte di cassazione, è quello che succede nei tribunali. Con il vostro intervento, quel processo e quella condanna verranno annullati e cancellati . Sono fatti gravi, sono i comportamenti di abuso di potere che discriminano i cittadini. Sono fatti così gravi che 25 Paesi dell'Unione, tutti quelli che hanno risposto alla Commissione, hanno dichiarato che sono fatti che vengono puniti con il reato di abuso d'ufficio nel loro ordinamento .
Siamo l'unico Paese che ha intrapreso una strada diversa, che ci mette in imbarazzo in Europa e che la costringerà, signor Ministro, a correre ancora ai ripari, perché non basta l'intervento che lei ha fatto frettolosamente nel decreto Carceri.
Signor Ministro, voi avete ancora la forza dei numeri, ma noi siamo convinti di avere la forza della ragione e, per questo, contrasteremo queste scelte scellerate. Verrà il giorno in cui avremo anche la forza dei numeri oltre che la forza della ragione e allora invertiremo la rotta, perché la giustizia italiana ha bisogno non di demagogia, non di , non di ideologia, ma di investimenti, di serietà, di professionalità, di eccellenze e di competenza al servizio dei cittadiniPer tutte queste ragioni, voteremo “no” al provvedimento che lei ci pone qui in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.
CIRO MASCHIO(FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, arriviamo finalmente oggi alla conclusione di un importante percorso, uno dei tasselli importanti del percorso di riforme della giustizia che ha avviato il Governo Meloni. Lo facciamo con un primo provvedimento importante, che interviene su alcuni aspetti che toccano da vicino la vita quotidiana di tanti cittadini, di tanti amministratori. Questo disegno di legge, introduce l'abrogazione del reato di abuso d'ufficio. Credo che per commentare questa misura basti guardare i dati. I dati ci dicono che sulle 4.745 iscrizioni nel registro degli indagati del 2021, vi sono state 4.121 archiviazioni e poi in seguito assoluzioni. Sulle quasi 4.000 iscrizioni di registro degli indagati nel 2022, vi sono state 3.536 archiviazioni. Nel 2021 vi sono stati solo 18 casi di condanna, a cui si aggiungono solo 35 patteggiamenti.
Le dimensioni di questi numeri sono inequivocabili. La norma sull'abuso d'ufficio ha fallito completamente la sua funzione .
Si è discusso a lungo se fosse più opportuno rimodularla o, più radicalmente, abrogarla e sapendo che oltre 4 tentativi di rimodulazione dell'abuso d'ufficio sono stati effettuati senza conseguenze nel 1990, nel 1997, nel 2012 e nel 2020…
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente un po' di silenzio. Ascoltiamo il collega Maschio.
CIRO MASCHIO(FDI). Grazie, Presidente. Dunque, come dicevo, si è tentato di rimodulare l'abuso d'ufficio ma i risultati ci dicono che non si è raggiunto l'obiettivo. Quindi, il Ministro Nordio, con coraggio e con chiarezza giuridica, ha deciso di percorrere la strada dell'abrogazione del reato, che non pone alcun problema di lacuna nell'impianto difensivo del nostro sistema giuridico sulla corruzione. Quindi, è falso quello che viene affermato a questo proposito, citando impropriamente la Convenzione di Merida, perché l'impianto normativo penalistico, amministrativo, di controllo e disciplinare, con tutte le altre norme anticorruzione del nostro sistema, rappresentano, come bene ha detto il Ministro Nordio, un arsenale efficacissimo di prevenzione contro la corruzione .
Del resto, perfino Franco Bassanini, più volte Ministro della sinistra, dichiara: “Finalmente Nordio propone al Parlamento di abolire il reato di abuso d'ufficio. Il PD dovrebbe ricordare che l'abolizione dell'abuso d'ufficio è stata per anni una battaglia di Ministri e sindaci di sinistra contro l'ingerenza della magistratura nell'ambito della responsabilità della politica e della pubblica amministrazione”. Questo l'ha detto Franco Bassanini. Quindi, credo che su questo fronte non ci siano dubbi sull'importanza di questa decisione.
Ricordo ancora che questo disegno di legge interviene su un altro reato che consegnava un'ampia discrezionalità alla magistratura, approfittando di una definizione non tassativa, molto vaga e molto elastica del reato di traffico di influenze, anche qui per iscrivere nel registro degli indagati cittadini amministratori che non avevano effettivamente responsabilità. Allora, è stato riformato giustamente l'articolo 341-, su cui era intervenuta, introducendolo, la legge Severino e poi aggravando la Spazzacorrotti. Si mantiene - e questo è fondamentale - l'ipotesi e la punibilità della mediazione del traffico di influenze, che presuppone una provvista, un vantaggio e la percezione di un vantaggio in conto corruzione per la propria mediazione, mentre viene eliminata l'ipotesi della mera millanteria, che, semmai, rileva sotto altre fattispecie di reato. Dunque, quante volte sono state pubblicate intercettazioni e quante volte amministratori che non stavano commettendo alcun reato sono stati iscritti nel registro degli indagati per l'indefinitezza e l'ampia discrezionalità che consentiva l'applicazione di questa norma?
Ancora, questo disegno di legge del Ministro Nordio interviene con alcune norme di taglio chiaramente garantista tipiche di uno Stato di diritto, quindi di un Paese nel quale la civiltà giuridica non dovrebbe essere eclissata o sottovalutata. Dunque, si interviene con una prima e non ultima misura di riforma delle intercettazioni, a tutela del terzo estraneo al procedimento.
È necessario modificare l'articolo 114, comma 2-, del codice di procedura penale, con il divieto di pubblicazione delle intercettazioni che riguardano soggetti terzi , salvo giustamente il caso in cui il contenuto di queste sia riprodotto dal giudice nella motivazione del provvedimento o sia utilizzato nel corso del dibattimento. Per gli altri casi di pubblicazioni di intercettazioni di terzi, con intercettazioni prese a strascico, con soggetti che nulla hanno a che fare con il dibattimento, che non sono indagati, che non hanno responsabilità e che hanno diritto a non essere massacrati sui vedendo pubblicate notizie che sono irrilevanti per la motivazione della sentenza e per il dibattimento, viene ripristinato un principio di civiltà giuridica .
Allo stesso modo, è un principio di civiltà, in un sistema che deve essere garantista nel momento delle indagini, estendere il contraddittorio preventivo quando c'è l'applicazione di misure cautelari e introdurre una decisione collegiale per l'adozione dell'ordinanza applicativa della custodia in carcere, quando ci sono elementi e reati che lo consentono. Quindi, da questo punto di vista, non si aggrava il procedimento penale e, fra l'altro, è previsto anche un incremento dell'organico della magistratura a supporto di questi collegi, che verranno istituiti non subito, ma con una proroga di due anni. Si introducono, quindi, misure che rafforzano le tutele per un giusto processo, a vantaggio di ogni cittadino.
Infine, ancora un'altra misura fondamentale è data dalle modifiche alla disciplina dell'informazione di garanzia. Troppe volte abbiamo detto che, oggi, nel nostro sistema l'informazione di garanzia è diventata garanzia di informazione. Quando un cittadino riceve un'informazione di garanzia spesso non è il primo ad apprenderla, perché viene già diffusa e pubblicata sui e, quindi, l'unica garanzia che ha il cittadino, per un paradosso di questa definizione, è quella che il proprio nome venga pubblicato e trasmesso su tutti i e questo è un fatto di estrema inciviltà, che non può essere consentito nel nostro Paese. Quindi, l'informazione di garanzia deve essere accompagnata da tutele. Deve esserci una descrizione sommaria del fatto, che consenta al destinatario di comprendere di cosa si tratta, e la notificazione deve avvenire con modalità che tutelino l'indagato da ogni conseguenza impropria.
In sintesi, vado a concludere, Presidente, sappiamo tutti che la giustizia in Italia è da troppo tempo in profonda crisi ed è uno dei punti deboli di competitività del sistema Paese nel mondo. È una giustizia capovolta, cioè giustizialista nel momento delle indagini, quando la sentenza viene emessa direttamente attraverso i , con la gogna mediatica all'inizio del procedimento , e poi spesso lassista nel momento dell'esecuzione della pena, quando talvolta chi è condannato non viene portato a espiare effettivamente la propria pena. Una giustizia malata, nella quale troppo spesso si utilizza la gogna mediatica pubblicando informazioni riservate per eliminare un avversario politico o per caccia di notorietà, e anche questo non è accettabile in uno Stato di diritto.
Noi siamo, Presidente, per una giustizia giusta, che sia garantista nel momento delle indagini, che garantisca a ogni cittadino un giusto processo, e che sia poi, invece, in grado di garantire la certezza della pena nel momento in cui, dopo la condanna, la pena vada eseguita.
Quindi, dobbiamo riportare la giustizia alla normalità. Quello di oggi è, quindi, un passo importante in questa direzione, che ci incoraggia ad andare avanti con ancora più determinazione nel percorso delle riforme. Dunque, vada avanti, Ministro Nordio, perché ci troverà sempre al suo fianco nel cammino delle riforme e per questo confermiamo il voto favorevole di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1718: S. 808 - "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare"
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva Vergogna, vergogna!” - Salva colletti bianchi. Vergogna” “Reati aboliti. Indagini impossibili. E niente carcere per i colletti bianchi”.
Cortesemente, chiedo di togliere i cartelli, per favore, per favore, grazie… grazie. Colleghi… Colleghi, andiamo avanti con i lavori, che abbiamo ancora molto da fare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere al Ministro Tajani un'informativa urgente su un detenuto italiano che, da più di 10 mesi, non riesce nemmeno a sentire i suoi familiari…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Grimaldi. Colleghi, cortesemente, un po' di silenzio. Stiamo ascoltando il collega Grimaldi, per favore. Abbia pazienza, onorevole Grimaldi, un attimo solo. Aspettiamo che escano i colleghi che non sono interessati. Colleghi, cortesemente, chi non è interessato può uscire. Abbia pazienza, onorevole Grimaldi. Onorevole Grimaldi, proviamo. Prego.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Luigi Giacomo Passeri è un italiano di 31 anni, detenuto da più di 10 mesi in Egitto. È stato arrestato, ormai, quasi un anno fa, per possesso di una dose personale di cannabis. Dal 28 agosto 2023 la famiglia non riesce più a sentirlo, nemmeno una telefonata. Intanto, è emerso che Luigi, dopo essere stato operato d'urgenza, è stato torturato ed è stato riportato, dopo poche ore, dall'ospedale proprio in quelle carceri. Vi lascio immaginare le sue lettere. L'unico modo con cui lui riesce a comunicare con la sua famiglia. Vi lascio immaginare cosa vuol dire stare insieme ad altri 8 detenuti, con una ferita aperta, senza avere nemmeno la possibilità di traduttori che possano fargli comprendere esattamente cosa sta vivendo e di cosa è accusato.
Per questo abbiamo depositato, insieme ai colleghi, un'interrogazione urgente. Per questo chiediamo che la Farnesina faccia al più presto quello che deve. E lo diciamo così: non c'è relazione che tenga! Parlo di armi, parlo di gas e parlo di tutti i nostri interessi economici in Egitto. Non c'è nulla che tenga! E lo diciamo ancora di più perché non vogliamo nuovi casi Salis o, ancora peggio, nuovi casi Regeni.
E lo diciamo a quest'Aula: Tajani può e deve chiedere come sta quel ragazzo . Pretendiamo che l'ambasciata vada a trovarlo e che l'estradizione sia una di quelle misure che il nostro Paese chiede. Non è possibile - ripeto, non è possibile! - che questo Governo lo faccia solo per degli ergastolani, lo faccia magari andando in aeroporto ad accoglierli e non pensi a un ragazzo che è incensurato, che lavorava a Londra e che dava ogni mese soldi alla propria famiglia per aiutarla, e non si pensi che quel ragazzo abbia bisogno esattamente di noi, del nostro sostegno, della nostra solidarietà, ma, soprattutto, di una giustizia che faccia il suo corso. E in 10 mesi non si è nemmeno riusciti a ottenere un esame preliminare di questa vicenda!
Quindi, la ringrazio e chiedo che Tajani venga qui, in Aula, ma, soprattutto, che la Farnesina, quanto prima, ci faccia sapere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Per rafforzare la richiesta del collega Grimaldi, di un'informativa urgente, da parte del Ministro degli Affari esteri, sulle condizioni di Giacomo Passeri, sul quale anche noi abbiamo depositato un'interrogazione. Le lettere di Giacomo, pervenute alla famiglia, sono tragiche. Un ragazzo che, da quasi un anno, è detenuto in Egitto, in condizioni drammatiche, in condizioni anche di salute estremamente precarie, e che non ha minimamente consapevolezza di cosa gli stia accadendo, perché non riesce neanche a comprendere cosa avvenga nelle udienze. L'unica cosa che noi sappiamo, perché già è accaduto in altri casi, cito, ad esempio, quello di Patrick Zaki, è che l'abitudine della giustizia egiziana è quella di rinviare, di udienza in udienza, prorogando in questo modo la custodia cautelare di 3 o 4 mesi per volta. Ora, è necessario che il Governo italiano, che il Ministero degli Affari esteri urgentemente faccia tutto quello che è in suo potere per appurare le condizioni di Giacomo Passeri e per intervenire costantemente anche durante le udienze e disporre, ovviamente, le visite consolari e degli addetti dell'ambasciata, che possono essere fatte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Presidente Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io, anche noi ci associamo a questa richiesta. Credo che sia doveroso. Tutta l'Aula dovrebbe farlo, Presidente, perché si tratta di un connazionale, come è stato detto, un giovane di 31 anni, Giacomo Passeri, di cui si sono perse le notizie. Questo ragazzo non riesce a comunicare con la famiglia. È circa un anno che non si sa nulla di questo ragazzo e le notizie che sono arrivate sono inquietanti. Non è messo in condizione di difendersi, perché nessuno gli traduce, in una lingua a lui comprensibile, quello che sta accadendo. E poi sono state rimandate le decisioni: abbiamo visto nel caso Zaki quanto bravi siano in Egitto a procrastinare, di 3 mesi in 3 mesi, un esito che, purtroppo, non sempre, poi, è positivo.
Quindi, riteniamo che il Ministro Tajani abbia il dovere di occuparsene e che l'ambasciata italiana debba andare a fare visita a questo concittadino, recluso da agosto. Ci sembra assolutamente strano che questo non sia già accaduto, perché noi abbiamo visto che i casi in cui c'è un interessamento del nostro Paese si risolvono felicemente. Allora, non è possibile che la nostra Presidente del Consiglio vada a ricevere, con tutti gli onori, un condannato all'ergastolo, e, quando si tratta, poi, invece, di interessarsi di un ragazzo che è in detenzione per un motivo veramente futile, non ci sia un interessamento adeguato da parte della nostra ambasciata.
Quindi, il Ministro deve venire in quest'Aula, deve rispondere alle nostre interrogazioni, deve occuparsene e fare in modo che questo ragazzo, Passeri, sia assistito e, possibilmente, che venga portato in Italia il prima possibile
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori ma su un altro argomento, l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. È per chiedere un'informativa urgente al Ministro dell'Interno. In queste ore, sono stati fatti recapitare al centro islamico di Monfalcone, alla comunità musulmana, pezzi del Corano bruciati. Presidente, non è la prima volta che ciò accade. Ormai, la comunità musulmana, nel nostro Paese e, in particolar modo, a Monfalcone, è oggetto di una violenza, di una campagna razzista generate e fomentate da parte di determinate forze politiche, che ne hanno fatto anche un cavallo di battaglia per raccattare voti e che, però, attraverso questa campagna, vengono meno ai princìpi e ai valori della nostra Carta costituzionale in termini di libertà di culto. Il nostro Paese, ormai da troppo tempo, è diventato il teatro di una campagna islamofoba, razzista nei confronti di una parte della popolazione.
Presidente, vado a concludere. La comunità musulmana nel nostro Paese è di oltre 3 milioni di persone, oltre un milione sono cittadine e cittadini italiani: è una parte consistente, indipendentemente dall'aspetto numerico, della nostra comunità. Penso che, mai come oggi, sia urgente un intervento da parte del Ministro dell'Interno riguardo a tali atti ignobili e razzisti.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1946: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
La XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della Commissione agricoltura, deputato Mirco Carloni.
MIRCO CARLONIGrazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Aula inizia oggi l'esame del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale, con le modificazioni approvate dal Senato della Repubblica. Sul provvedimento in esame hanno espresso parere favorevole le Commissioni: affari costituzionali, giustizia, difesa, finanze, ambiente, attività produttive, lavoro, affari sociali, politiche dell'Unione europea e la Commissione bilancio esprimerà il parere dando direttamente in Aula le proprie osservazioni.
Venendo al contenuto del provvedimento in esame, ricordo che l'articolo 1 è finalizzato a fronteggiare la crisi economica in cui versano le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura a causa della guerra in Ucraina, con particolare riguardo ai settori cerealicolo, vitivinicolo, florovivaistico, della pesca e dell'acquacoltura. A tal fine si prevede: una moratoria su mutui e finanziamenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura; l'ampliamento della platea delle imprese operanti nei settori agricolo, agroalimentare e della pesca, includendovi anche le aziende e le imprese agrosilvopastorali, cui l'Ismea concede la propria garanzia per i finanziamenti a breve e medio e lungo termine; l'incremento della dotazione del Fondo per la sovranità alimentare, nonché l'estensione degli obiettivi perseguiti dallo stesso Fondo, includendovi il rafforzamento del sistema nazionale della pesca e dell'acquacoltura e, tra gli interventi, la copertura totale o parziale degli interessi passivi dei finanziamenti bancari di credito agricolo e peschereccio erogati; uno stanziamento di 5 milioni per la ristrutturazione delle imprese agricole del settore olivicolo-oleario, del settore agrumicolo e di quello lattiero-caseario del comparto latte ovino e caprino; la destinazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nel limite complessivo di 32 milioni di euro, ai produttori di grano duro dell'intera filiera produttiva cerealicola, nonché a imprese e consorzi della pesca e dell'acquacoltura per interventi di conto capitale destinati al sostegno e allo sviluppo della filiera ittica e di contrasto alla crisi economica generata dalla proliferazione del granchio blu; la concessione di contributi in favore degli imprenditori agricoli che svolgono attività di allevamento di specie e di razze autoctone a rischio estinzione e a limitata diffusione; la proroga di termini per la notifica degli atti di recupero delle somme relative agli aiuti di Stato e agli aiuti ; la riformulazione della disciplina specifica per il credito d'imposta per investimenti nella zona economica speciale unica, applicabile al settore della produzione primaria di prodotti agricoli, oltre che a quello della pesca e dell'acquacoltura; la proroga dal 31 dicembre 2004 al 31 dicembre 2025 del termine entro il quale può essere svolta, previa autorizzazione all'emissione deliberata nell'ambiente di organismi prodotti con tecniche di genomico, l'attività di ricerca presso siti sperimentali autorizzati per il sostegno di produzioni vegetali con migliorate caratteristiche qualitative e nutrizionali; il differimento dei termini di presentazione di alcune dichiarazioni necessarie per avvalersi dell'agevolazione fiscale relativa alle aliquote ridotte di accisa relative ad alcuni prodotti energetici; l'abrogazione dell'articolo 11- del decreto-legge n. 17 del 2022, che prevede la predisposizione di un Piano nazionale per la riconversione di strutture produttive ormai deteriorate del patrimonio serricolo nazionale in siti agroenergetici.
L'articolo 1- prevede un trasferimento di 4 milioni di euro all'ANCI a titolo di rimborso ai comuni delle spese sostenute per la comunicazione ai beneficiari del sostegno agli indigenti tramite la cosiddetta carta Dedicata a te, per l'acquisto di beni alimentari di prima necessità, di carburanti, di abbonamenti ai mezzi pubblici.
L'articolo 1- prevede un sistema di ristori per il settore agricolo per i danni provocati da frane nelle regioni Emilia-Romagna, Toscana e Marche.
L'articolo 2 prevede, per i periodi di contribuzione previdenziali compresi tra il 1° gennaio 2024 e il 31 dicembre 2024, una riduzione, pari al 68 per cento, dei premi e dei contributi a carico delle imprese agricole operanti in alcuni territori delle regioni Emilia-Romagna, Marche e Toscana, particolarmente colpiti da eventi alluvionali verificatisi a partire dal 1° maggio 2023, nonché talune modificazioni alla normativa relativa agli elenchi nominativi, curati dall'INPS, delle giornate lavorative degli operai agricoli a tempo determinato, dei compartecipanti familiari e dei piccoli coloni.
L'articolo 2- reca norme transitorie in materia di ammortizzatori sociali per sospensioni o riduzioni dell'attività lavorativa connessa a eccezionali situazioni economiche e climatiche, comprese quelle relative a ondate di calore. Il comma 5 della stessa disposizione interviene in materia di trattamento straordinario di integrazione salariale per le imprese operanti in aree di crisi industriale della regione Basilicata.
L'articolo 2-, al fine di rafforzare l'attività di controllo in materia di prevenzione e di contrasto al caporalato, prevede che anche il personale ispettivo del Comando carabinieri per la tutela del lavoro in forza presso l'INL abbia accesso a tutte le informazioni e alle banche dati trattate dall'INPS e autorizza l'INPS e l'INAIL, per l'anno 2024, ad assumere nuove unità di personale.
L'articolo 2- prevede l'istituzione, presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, del Sistema informativo per la lotta al caporalato nell'agricoltura, al fine di contrastare il fenomeno del caporalato e di monitorare e vigilare sul fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori agricoli.
L'articolo 2- istituisce, presso l'INPS, una banca dati degli appalti in agricoltura, allo scopo di rafforzare i controlli in materia di lavoro e legislazione sociale nel settore agricolo.
L'articolo 3 introduce: il sostegno alle imprese agricole che hanno subito danni alla produzione di kiwi e alle piante di actinidia a causa della moria del kiwi del 2023; l'incremento della dotazione del Fondo di solidarietà nazionale di 44 milioni di euro per l'anno 2024, di cui 4 per gli interventi di sostegno ai produttori di kiwi e 40 milioni di euro per i danni da attacchi da peronospora alle produzioni viticole; la riduzione del Fondo per la gestione delle emergenze di un milione di euro, per incrementare la dotazione del 2024 del Fondo per il sostegno alle imprese agricole colpite dalla flavescenza dorata della vite; l'incremento della dotazione del Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole di 2,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, nonché della dotazione del Fondo per il funzionamento delle Commissioni uniche nazionali di 600.000 euro annui, a decorrere dal 2024.
Introduce, inoltre: la rideterminazione della dotazione del Fondo per misure di tutela del territorio e prevenzione delle infestazioni fitosanitarie per le zone interessate dall'epidemia dell'insetto ; l'autorizzazione della spesa di 30 milioni di euro per l'anno 2024 per i reimpianti, le riconversioni tramite di olivo resistente, nonché per la riconversione verso altre colture, al fine di sostenere le imprese agricole danneggiate dalla diffusione del batterio della ; la previsione della possibilità per le imprese agricole con sede operativa in Sicilia, che hanno subito danni alle produzioni a causa di fenomeni siccitosi, verificatisi dal mese di luglio 2023 e fino al mese di maggio 2024, di accedere agli interventi del Fondo di solidarietà nazionale nel limite della spesa di 15 milioni di euro.
L'articolo 3- prevede la realizzazione del collegamento, mediante misure di digitalizzazione, tra i registri dematerializzati dei prodotti vitivinicoli, disciplinati dalla normativa dell'Unione europea, e lo schedario viticolo.
L'articolo 4 introduce una serie di modifiche al decreto legislativo n. 198 del 2021, recante disposizioni in materia di pratiche commerciali sleali nella filiera agricola e alimentare. In particolare, nel citato decreto sono inserite alcune definizioni, come “costo di produzione” e “costo medio di produzione”. Si specifica che, nell'ambito dei principi ed elementi essenziali dei contratti di cessione dei prodotti agricoli, i prezzi dei beni forniti devono tenere conto dei costi di produzione e sono apportate modifiche al sistema sanzionatorio.
L'articolo 4- ridefinisce gli obblighi di comunicazione cui sono soggette le aziende che acquisiscono e vendono, a qualsiasi titolo, cereali nazionali ed esteri, al fine di un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole nazionali.
L'articolo 4- intende rafforzare le sanzioni, in particolare per le imprese di medie e grandi dimensioni, applicabili alle violazioni di specifiche norme in materia alimentare, relative alla rintracciabilità degli alimenti, alla commercializzazione dell'olio d'oliva, alle indicazioni geografiche e denominazioni di origine, nonché all'apposizione delle indicazioni obbligatorie relative alle sostanze allergizzanti o intolleranti.
L'articolo 5 limita l'installazione degli impianti fotovoltaici, con moduli collocati a terra e in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti, solo a talune aree. Tale limitazione, secondo la riformulazione approvata dal Senato del comma 2, non si applica ai progetti per i quali sia stata già avviata almeno una delle procedure amministrative, incluse quelle di valutazione ambientale, necessarie all'ottenimento dei titoli per la costruzione e l'esercizio degli impianti e delle relative opere connesse, ovvero sia stato rilasciato almeno uno dei titoli.
L'articolo 5- contiene misure finalizzate a garantire la continuità produttiva degli impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse agricole.
L'articolo 6, comma 1, rifinanzia di 5 milioni di euro per l'anno 2024 e di 15 milioni di euro per l'anno 2025 il Fondo di conto capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza.
Il comma 2- della stessa disposizione consente, fino al 31 dicembre 2028, la caccia di selezione dei suidi fino a mezzanotte, anche con l'ausilio di metodi selettivi, nonché il ricorso al foraggiamento attrattivo. Il comma 3 definisce i poteri del commissario straordinario per il contrasto alla peste suina. La norma prevede anche il concorso del personale delle Forze armate all'attuazione delle misure per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto della diffusione della PSA.
Il comma 3- interviene sulla disciplina degli strumenti per l'esercizio dell'attività venatoria, stabilendo che per l'attuazione del prelievo selettivo del cinghiale è consentito l'impiego di dispositivi di puntamento, anche digitale, per la visione notturna, con l'esclusione di quelli che costituiscono materiale di armamento.
L'articolo 7 prevede la nomina, fino al 31 dicembre 2026, di un commissario straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti volti a contenere e a contrastare il fenomeno della diffusione della specie invasiva del granchio blu.
L'articolo 8 prevede la nomina di un commissario straordinario nazionale per il contrasto e l'eradicazione sul territorio nazionale della brucellosi bovina, bufalina, ovina e caprina e della tubercolosi bovina e bufalina, specificandone la durata dell'incarico e i compiti assegnati e stabilendo la nomina di un subcommissario. La Direzione generale della salute animale del Ministero della Salute, presso cui opera il commissario straordinario nazionale, è chiamata ad assicurare il necessario supporto allo svolgimento delle funzioni del commissario e può essere potenziata con l'assegnazione di un contingente massimo di 15 unità di personale, dipendente di pubbliche amministrazioni.
L'articolo 9 istituisce la figura del personale ispettivo con compiti di polizia agroalimentare, nell'ambito dell'Arma dei carabinieri e pone, inoltre, il Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma alle dipendenze funzionali del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in luogo del Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica.
L'articolo 9- prevede la riduzione della forbice edittale per le sanzioni applicabili ai casi di violazione degli obblighi di registrazione relativi al monitoraggio della produzione di latte vaccino, ovino e caprino e dell'acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari a base di latte importati da Paesi dell'Unione europea e da Paesi terzi. Si prevede, inoltre, nel caso di un piccolo produttore che non adempie ai propri obblighi di registrazione, che le sanzioni siano applicabili a partire dalle dichiarazioni riferite alle produzioni realizzate nell'anno 2024.
L'articolo 9- reca modifiche in materia di controlli sulle denominazioni protette e sulle produzioni biologiche. In particolare, si interviene sulle norme che disciplinano i piani di controllo sulle denominazioni protette, stabilendo l'applicabilità di sanzioni pecuniarie in caso di inadempienza degli obblighi di pagamento relativi allo svolgimento delle attività della struttura di controllo. Inoltre, nell'ambito delle produzioni biologiche, si introduce un meccanismo di controllo sul contributo annuale per la sicurezza alimentare.
L'articolo 9- reca disposizioni volte ad operare l'incorporazione della società Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell'agricoltura nell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura. La finalità di tale modifica dell'assetto istituzionale è da rinvenire nella razionalizzazione del sistema di controllo. Nelle more dell'operazione, la norma in esame disciplina i trattamenti economici dei dipendenti di SIN, oltre a consentire una riorganizzazione interna ad AGEA.
L'articolo 10 definisce il novero dei soggetti a cui è affidata la vigilanza dell'applicazione della legge sulla protezione della fauna selvatica e sul prelievo venatorio, stabilendo nuovi requisiti affinché taluni soggetti possano essere affidatari della vigilanza. Estende, poi, dal 1° ottobre al 31 gennaio, il periodo temporale in cui è ammessa l'attività venatoria al cinghiale. L'articolo 10- prevede una riserva del 30 per cento per il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nell'ambito delle assunzioni al ruolo iniziale dei Vigili del fuoco per l'anno 2024.
L'articolo 11 proroga la durata dell'incarico del commissario straordinario per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica e della relativa struttura di supporto al commissario stesso. Inoltre, l'articolo reca la previsione di misure specifiche finalizzate alla definizione di uno dei piani degli interventi urgenti.
L'articolo 12 prevede l'istituzione del Dipartimento delle politiche del mare e la soppressione della struttura di missione competente nella medesima materia, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. L'articolo 12- introduce alcune esclusioni dalla disciplina restrittiva sugli incarichi ai soggetti già lavoratori, pubblici o privati, collocati in quiescenza.
Gli articoli 13, 14 e 15 dettano disposizioni, rispettivamente, in materia di amministrazione straordinaria di Ilva Spa, di rapporto di sicurezza per gli stabilimenti di interesse strategico nazionale, nonché, nell'ambito della disciplina del procedimento di cessione a terzi dei complessi aziendali dell'ex gruppo Ilva, norme volte a disciplinare le ipotesi del cosiddetto affitto ponte nelle more delle procedure di vendita dei compendi aziendali.
L'articolo 15- si propone di tutelare gli acquirenti di compendi aziendali di interesse strategico mantenendo fermi nei loro confronti, nei casi di nullità o di annullamento della vendita per i vizi di procedura di amministrazione straordinaria o di vendita, gli effetti della vendita stessa e prevedendo un risarcimento al danneggiato solo in forma equivalente.
In conclusione, il provvedimento in esame è volto a fornire una prima risposta alle esigenze del comparto agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, alla quale seguiranno ulteriori interventi richiesti dal settore che non hanno potuto trovare accoglimento con questo provvedimento, ma ricordo a tutti quanti che è un importante passo a sostegno del settore agricolo e della pesca, con un valore complessivo di 500 milioni di euro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Grazie, Presidente. Intanto, intervengo per ringraziare il collega e amico Carloni, per la puntuale descrizione del provvedimento, che non ho bisogno di ripetere proprio perché è stata attenta.
Credo che il lavoro svolto dal Parlamento nella fase di discussione e di dibattito, avvenuta al Senato e anche qui in Commissione alla Camera, seppure in maniera più ristretta, che nasce però da un confronto ben più ampio con le forze di maggioranza e devo dire anche con parte delle forze di opposizione, sia stato continuo e costante nell'affrontare problemi che possono essere considerati emergenziali, rispetto alle fitopatie, piuttosto che alle epizoozie, piuttosto che alle questioni riguardanti alcuni fenomeni siccitosi che sono emergenziali nell'epifenomeno e che, invece, vanno affrontati in un quadro di riproposizione ciclica degli stessi che, ormai, ci fa considerare la siccità un problema che riguarda tutta la Nazione e che vede colpite, con cadenze differenti ma purtroppo costanti, le diverse aree del Paese.
Siamo intervenuti, come puntualmente è stato richiamato, quindi, sulle criticità maggiori, investendo sul credito e sulla possibilità di abbattere il costo del denaro per le imprese agricole, anche in un quadro più ampio che ci ha visto sviluppare protocolli d'intesa con grandi istituti bancari. Lo faremo con tutti quelli che sono disponibili, dal Monte dei Paschi prima, al gruppo Intesa, che tornano ad investire sull'economia reale in maniera più decisa e determinata rispetto al passato.
Siamo intervenuti sulla questione dell'equilibrio all'interno delle filiere, che spesso vedono penalizzati gli imprenditori agricoli rispetto addirittura al costo di produzione che risulta essere inferiore al prezzo di vendita dei loro prodotti. Siamo intervenuti anche con norme che riguardano l' e l' dei nostri prodotti, perché il valore aggiunto dato dalla definizione va riconosciuto ed è teso a bilanciare quel che esiste rispetto ai costi di produzione di Paesi terzi e anche di alcune altre Nazioni europee.
Abbiamo riportato nell'ambito del Ministero dell'Agricoltura la dipendenza funzionale di gran parte del CUFAA per poter affrontare gli elementi più critici che riguardano i controlli e le verifiche direttamente incidenti sul Ministero o anche indirettamente: la questione del caporalato si affronta in maniera sinergica tra diversi ambiti ministeriali, anche con diverse prospettive e anche all'interno dello stesso Corpo dei carabinieri.
Abbiamo anche elevato le sanzioni che vengono comminate alle aziende che non hanno un comportamento coerente con le norme perché, purtroppo, nel tempo si era spesso addivenuti alla scelta di trasformare la lira in euro in termini sanzionatori e avere un impatto sulla deterrenza, rispetto ad alcuni fenomeni, inferiore a quanto è necessario.
Oggi invece, legare al fatturato delle imprese il sistema sanzionatorio permette, ovviamente, di rendere i controlli anche forieri di un atteggiamento diverso perché penalizzanti nelle sanzioni, rispetto, invece, ad un elemento sanzionatorio precedente che spesso veniva - uso questo termine per semplificare - iscritto al bilancio delle imprese come fattore di rischio sostenibile da un'impresa che intendeva svolgere un'attività non regolare.
Siamo intervenuti in maniera ancora più decisa sul contrasto alla peste suina africana, che è una vera criticità non solo per il nostro sistema, ma per l'ambiente stesso e anche per la specie degli ungulati, che sono il primo vettore di trasmissione. La riduzione degli ungulati è una necessità per rallentare l'evolversi di questa epizoozia. Evidentemente, questo tipo di dato corrisponde anche a un interesse delle produzioni agricole che, spesso, vengono messe in discussione da un aumento esponenziale della presenza di alcune specie a danno delle stesse, di altre, come registriamo nel settore suinicolo, ma anche dello stesso equilibrio dell'ecosistema, tornando a far percepire alcune attività di bio-regolazione come riteniamo necessario che l'uomo faccia all'interno del sistema, anche per riparare a criticità che lui stesso ha creato in alcuni momenti.
Siamo intervenuti sulla vicenda del granchio blu con la nomina, da parte del Ministero dell'Ambiente e del Ministero dell'Agricoltura e della pesca, di un commissario perché tale fenomeno incide sui pescatori, sull'acquacoltura e sulla venericoltura, in particolare. Ma è un fenomeno di più ampia portata perché la fluttuazione di abbondanza, che vi è stata lo scorso anno e che si sta ripetendo anche nell'anno in corso, al di là del fenomeno incidente sulle attività produttive, influisce sul resto dell'ecosistema, in quanto la specie è particolarmente aggressiva e rischia di azzerare alcuni ecosistemi marini. Abbiamo voluto anche intervenire sulla vicenda della brucellosi - una vicenda che non è esclusivamente regionale ma copre più regioni - con un commissario che verrà nominato per riuscire ad applicare, ancora meglio, quelle strategie che possono eradicare una problematica che ormai è diventata di ampia portata. Abbiamo anche cambiato la prospettiva su altre forme di intervento.
Leggevo su qualche giornale che veniva riportata male una definizione che io, in Puglia, ha avuto modo di dare. Considero la un problema fondamentale da non sottovalutare è che forse si è sottovalutato negli ultimi anni. Non la considero, però, un'emergenza, perché l'emergenza non è una cosa che esiste da 14 anni e che ha desertificato alcune aree di produzione in Puglia.
È un problema catastrofico: non più un'emergenza, ma un problema che va affrontato in maniera decisa, cercando, da una parte, di investire sulla scienza e sulla ricerca, per contrastare la sputacchina ma, dall'altra parte, cercando di comprendere che gli investimenti pubblici non devono essere di mantenimento di una situazione di questa natura, ma devono portare gli imprenditori agricoli a tornare all'investimento: o su colture di olivo più resistenti alla oppure sulla riconversione delle loro attività. È lì che ha senso investire le risorse pubbliche e, quindi, anche i 30 milioni ulteriori che abbiamo inserito in questo settore serviranno a questo tipo di situazione, così come quelle che toccano la filiera del grano. Anche lì, il sistema ondulatorio dei prezzi, in un ambito più ampio, del prezzo del grano, ha visto il grano toccare importanti crescite alcuni anni fa, forse superiori alle aspettative degli imprenditori agricoli; adesso, invece, è in una situazione di prezzi che non vanno a garantire il reddito di chi investe su questo settore. Dobbiamo provare - a mio avviso - ad incentivare contratti di più lunga durata, affinché all'interno della durata del contratto vengano assorbite le diverse fluttuazioni di prezzo e ci permettano, quindi, di garantire un giusto reddito agli imprenditori agricoli, in primo luogo, ma anche a quelli del resto della filiera, in un virtuoso rapporto che rafforza il sistema nel suo complesso.
Ci sono tanti interventi - ripeto - già sottolineati e puntualmente descritti, sui quali non entro. Se, eventualmente, i colleghi vorranno sottolineare alcune questioni nell'ambito della discussione generale sarò ben lieto, in replica, di tornarci.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per aver deciso di partecipare a questa seduta. È un fatto raro che apprezziamo, anche se avremmo apprezzato di più se, nelle tre grandi manifestazioni, che in queste settimane si sono tenute a Latina, dopo i fatti gravissimi accaduti dopo l'omicidio di Satnam Singh, il Governo avesse deciso di prendere parte a quei cortei, a quelle manifestazioni che testimoniavano un'indignazione profonda rispetto a qualcosa che non può essere considerato un mero fatto di cronaca.
Signor Ministro, Satnam Singh è morto di lavoro, meglio ancora è morto di sfruttamento del lavoro. È morto perché il proprio datore di lavoro, il proprio caporale ha deciso di lasciarlo andare, perché era irregolare, perché la sua azienda aveva tutti i lavoratori irregolari e, nonostante da quattro anni ci fosse un'inchiesta sull'imprenditore Lovato, continuava a prendere fondi pubblici dell'agricoltura e continuava a lavorare come se nulla fosse.
Ha scaricato come un sacco di patate un essere umano, perché, se quell'essere umano lo avesse accompagnato al pronto soccorso, non soltanto lo avrebbe salvato, gli avrebbe salvato la vita, ma probabilmente sarebbe stato rivelato il sistema su cui si reggeva la sua azienda.
Il problema, signor Ministro, è che quell'azienda non è la sola. Non ci troviamo di fronte a un caso isolato, ci troviamo - ahimè - di fronte a un pezzo della filiera agricola, che, nel nostro Paese, è di grandissima qualità, di grandissima competenza, che però si fonda su un'idea di modello produttivo dove il caporalato è un pezzo indispensabile.
Vede, signor Presidente, il Ministro sa benissimo quali sono i dati relativi alla provincia di Latina e alla rete agricola di qualità: 200 aziende su 6.000 aderiscono a quel terreno, previsto dalla legge contro il caporalato, voluta dal Ministro Orlando e dal Ministro Martina, all'epoca. Quando ieri, insieme alla Commissione d'inchiesta sulle condizioni di lavoro, abbiamo visitato la prefettura di Latina e abbiamo incontrato il comandante dell'Arma dei Carabinieri, il questore, il prefetto, le parti sociali ed anche un'associazione che in questo momento ospita la vedova di Satnam Singh, abbiamo potuto constatare, purtroppo, che questo fenomeno è sistemico. E, quando ti trovi di fronte a un fenomeno sistemico, non puoi intervenire con un “emendamentino” del Governo all'interno di una legge come questa.
Occorre un'iniziativa più forte e, aggiungo, occorrerebbe anche, signor Presidente, per suo tramite, signor Ministro, dire la verità a questo Parlamento. Voi, istituendo il sistema informativo sul caporalato e, dunque, facendo un'operazione di unificazione delle banche dati, intervenite su questo provvedimento solo sulla scia dell'emergenza di questo fatto che ha sconvolto l'opinione pubblica italiana, perché il Ministro sa benissimo che queste disposizioni in materia di caporalato erano contenute all'interno di un collegato lavoro al decreto Primo Maggio - parliamo di una cosa di un anno e mezzo fa - che la vostra maggioranza e il vostro Governo, da mesi, sta facendo marcire in Commissione senza che vada avanti di un passo.
Dunque, è una toppa che mettete nel momento in cui occorreva invece intervenire prima. Il caporalato si combatte prima, non si combatte a valle, si combatte attraverso un ventaglio di iniziative: indubbiamente, le banche dati e iniziative per rafforzare i controlli, anche qui, mi lasci dire, signor Presidente, tardi, troppo tardi.
Avete bocciato gli emendamenti del Partito Democratico, quando al decreto PNRR - anche lì, un nel quale sono state inserite alcune misure sulla sicurezza e sulla salute nei luoghi di lavoro - bocciati gli emendamenti del Partito Democratico che chiedono di sbloccare ulteriori assunzioni e, contemporaneamente, scegliete di costruire una patente a crediti, legata soltanto al settore dell'edilizia, che condona tutta una serie di situazioni complicate e che, in realtà, non sarà efficace per nulla. Noi vi chiediamo alcune cose con spirito costruttivo, perché non vogliamo spaccare il capello in quattro, ma vogliamo risolvere i problemi e, su questo terreno, siamo pronti a discutere anche col diavolo, pur di battere la piaga del caporalato.
E allora, se è così, signor Ministro, non è accettabile che il tavolo sul caporalato venga convocato dopo due anni dal suo insediamento. Non è accettabile che non si vada sulla strada del rafforzamento degli indici di coerenza, già contenuti all'interno della legge Martina-Orlando, e non si faccia la stessa operazione che si è fatta nel settore dell'edilizia.
Come lei ben sa, signor Presidente - per suo tramite, lo dico anche al signor Ministro Lollobrigida -, il DURC di congruità nel settore dell'edilizia ha fatto emergere 100.000 lavoratori dal nero e dal sommerso. Che cos'è? È il documento unico di regolarità contributiva, che aiuta le imprese a fare bene il proprio lavoro e aiuta lo Stato a controllare meglio quelle imprese che sono infedeli. Perché qui è inutile che ci giriamo attorno: se ho cinque ettari di terreno che producono un fatturato e, su quel fatturato, prendo finanziamenti pubblici dall'Europa, ma non denuncio la regolarità di nemmeno un lavoratore, probabilmente c'è qualche problema.
E, allora, signor Ministro, facciamo insieme il DURC di congruità anche nell'agricoltura e, contemporaneamente, facciamo un esame dopo vent'anni rispetto alle leggi sull'immigrazione. E forse scopriremo che la legge Bossi-Fini è la principale benzina che alimenta la clandestinità e l'irregolarità del lavoro, perché non c'è alcun lavoratore, signor Presidente, che magari ha un contratto stagionale nell'agricoltura, che possa arrivare in Italia in maniera regolare. Allo stesso tempo, la Bossi-Fini non consente, ad esempio a una figura come Satnam Singh, ma come i tantissimi che si trovano intrappolati dentro la rete del caporalato, di denunciare e di essere protetti.
Allora, dobbiamo intervenire lì, perché quella legge va superata, abolita, cancellata, perché i flussi regolari sono il principale antidoto allo sfruttamento, allo schiavismo e al caporalato. Negare questa evidenza significa voler sostenere il caporalato e un'idea di un modello produttivo fondato sui bassi salari, su nessuna tutela e sulla scarsissima qualità del lavoro. Signor Ministro, lei, da tempo - magari anche con un'enfasi retorica eccessiva, che molto spesso la spinge anche a dire cose che, poi, fanno discutere l'opinione pubblica (qualcuno le chiama , lei invece non le considera tali, non è questo il punto) -, giustamente, ci ha sempre richiamato alla qualità di quello che mettiamo nel piatto, di quello che mangiamo.
L'uomo è ciò che mangia e dentro quel piatto c'è tutta una catena di avvenimenti. Non ci possiamo solo concentrare sul prodotto finale, perché il prodotto finale è figlio di una catena che, molto spesso, contempla lo sfruttamento e lo schiavismo. Lei, signor Presidente, sa benissimo che oggi anche quello che mettiamo nel piatto e quello che c'è di migliore della produzione del nostro Paese, purtroppo, è infettato da questa malattia, da questo cancro.
Allora, se vogliamo intervenire, dobbiamo spingere l'impresa buona e cancellare, combattere con grande forza la piaga dell'impresa cattiva e dobbiamo farlo attraverso controlli, attraverso la valorizzazione della bilateralità, la valorizzazione del protagonismo delle parti sociali, la valorizzazione della qualità del lavoro e dei salari. Oggi l'OCSE ci richiama alla realtà, che ci dice che il livello dei salari di questo Paese è molto indietro, rispetto ai livelli -pandemici: 7 per cento in meno, per la precisione 6,9; significa che c'è una larghissima quota di lavoratori e di lavoratrici che non hanno recuperato il tasso d'inflazione rispetto a qualche anno fa. Questo significa meno potere d'acquisto, meno capacità di consumo, meno libertà, perché la libertà in un Paese si misura dalla qualità dei salari, dalla qualità del lavoro e dalla qualità del sistema produttivo.
Voi siete il Governo che ha negato, a 3 milioni e mezzo di lavoratori e di lavoratrici, il salario minimo legale, che è una misura che esiste in tutta Europa e, come sapete benissimo, in un settore come l'agricoltura sarebbe fondamentale. Invece voi, nell'agricoltura, avete allargato a dismisura i e avete reintrodotto un principio secondo cui nell'agricoltura, per aggirare i contratti stagionali, si possono costruire anche contratti giornalieri: quella è benzina per il lavoro nero, precario e irregolare, questo è il dato e le aggiungo un'ultima considerazione. Signor Presidente e signor Ministro, noi stiamo parlando, qui, di un settore ad altissimo tasso di stagionalità e sappiamo che questo è il tempo e il periodo in cui, principalmente, si lavora la terra. Io trovo veramente sconcertante che - come lo scorso anno, dove vi accorgeste dell'impatto del calore sul lavoro umano il 31 luglio, per poter garantire la cassa integrazione a chi lavorava sopra i 35 gradi all'ombra - ancora una volta, dimenticate i lavoratori stagionali. Ancora una volta, la cassa integrazione non funzionerà per quella specifica categoria e potremmo allargarla perché, come lei sa benissimo, ci sono tantissimi altri lavoratori intermittenti e precari - faccio un esempio, i - che saranno anche loro colpiti, in maniera drammatica, dal fatto che non si interviene, attraverso la cassa integrazione, sul caldo, per loro.
Questo è il quadro; dunque si può descrivere un quadretto idilliaco, si può trasferire l'idea, signor Presidente, che si sta intervenendo in maniera energica per migliorare quella filiera. I fatti, purtroppo, sono ancora gli stessi, la situazione resta tuttora drammatica, resta tuttora inquietante. Come inquietante è stato - e lo voglio dire, in conclusione - il racconto della giovane vedova di Satnam Singh. Vorrei che, su questo punto, il Ministro prestasse un minuto di attenzione, perché vede quando si parla di caporalato, quando si parla di immigrazione irregolare, quando si parla di quelle tragedie bisogna conoscere le storie, ciascuno ha una piccola storia da raccontare. Satnam Singh e la sua compagna - perché non hanno avuto il tempo per sposarsi - arrivano in Italia 3 anni fa, ci arrivano come ci arrivano tutti i migranti da quella regione specifica che è il Punjab, una regione dell'India molto popolosa; arrivano in Croazia e poi, a piedi, raggiungono Trieste; dopo diversi giorni, dopo traversie immense, a Trieste chiamano un parente, che sta a Napoli - non hanno i soldi nemmeno per poter prendere il treno -; quel parente organizza loro un taxi e li fa arrivare a Napoli, costringendoli perché, purtroppo, gli elementi di sfruttamento vivono anche nella filiera dell'immigrazione clandestina - e questo dobbiamo dirlo senza avere paura -; siccome quel taxi costava 800 euro, per riscattarlo, hanno dovuto lavorare 6 mesi gratuitamente; poi sono sbarcati a Latina e a Latina sono entrati dentro le maglie del lavoro nero, grigio, irregolare, del lavoro sfruttato e poi Satnam è morto, di quel lavoro sfruttato.
Vede, perché racconto questa storia? Perché queste storie sono le storie di vita di migliaia e migliaia di persone, di cittadini italiani o di persone che meriterebbero la cittadinanza, perché lavorano in questo Paese e consentono alla filiera agricola di andare avanti e perché regolarizzarli, renderli cittadini significherebbe intanto rafforzare il nostro sistema di , la nostra capacità di recupero fiscale, ma rafforzare, innanzitutto, la battaglia per i diritti contro il caporalato e contro lo sfruttamento. Invece, questo noi non lo ricordiamo mai, però quelle biografie ci parlano di piccole grandi storie. Ricordo un piccolo verso, parlando di Satnam Singh e dei tanti Satnam Singh, contenuto dentro il capolavoro di Victor Hugo, “I Miserabili”, a proposito dell'eroismo della vita quotidiana: “La vita, la sventura, l'isolamento, l'abbandono, la povertà, sono campi di battaglia che hanno i loro eroi, eroi oscuri, a volte più grandi degli eroi illustri”.
Signor Ministro, se lei vuole essere un eroe illustre di questo tempo, se vuole dare davvero una svolta al settore che lei dirige, avendo giurato sulla Costituzione, deve combattere davvero questa piaga; deve fare un grande viaggio a Latina, a Foggia, nel casertano, nelle province del Nord e combattere, , il fenomeno dello sfruttamento del lavoro in agricoltura altrimenti, ancora una volta, si sarà persa un'occasione e si sarà fatto un servizio a chi, per fare un profitto in più, sceglie di sfruttare la vita degli esseri umani .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Signor Presidente non le nego che - lei non è la prima volta che presiede la discussione generale e mi è testimone di quanto io presti particolare attenzione alle discussioni degli altri colleghi -, ascoltando la discussione del collega Scotto, ad un certo punto sono entrato un po' in confusione ed ho dovuto ricorrere al testo normativo per cercare di capire se stessimo discutendo di agricoltura o di altro.
Dopodiché ho guardato davanti a me e ho riconosciuto il partito dell'indignazione e, per certi versi, anche il partito della speculazione. Questo lo dico perché ha citato la mia provincia, la provincia di Foggia, e mi verrebbe troppo facile ricordare che sono dieci anni che il partito dell'indignazione e della speculazione governa, sul caporalato sono intervenuti più volte e mi sembra che ognuna delle soluzioni che abbiano adottato - che ha adottato quest'Aula, quella maggioranza, che oggi è minoranza - sia risultata totalmente inutile. Dico questo perché, se andiamo a leggere il decreto, così come modificato dal Senato - ripeto, questo, e non altro - noteremo immediatamente che questo testo normativo ha una struttura duplice: da un lato, consente all'agricoltura di affrontare quelle che sono le emergenze del settore, ma allo stesso tempo consente all'agricoltura di operare in termini di programmazione. Mi creda, non è piacioneria la mia, anche perché mio papà mi ha insegnato che gli eroi sono quelli che fanno qualcosa e non quelli che vogliono diventare qualcuno.
Allora, io sento, quasi come un dovere, di ringraziare il Ministro, il MASAF e i Sottosegretari, perché la loro attività incessante consente a questa maggioranza di poter dire di aver fatto qualcosa per l'agricoltura. Lo ringrazio anche perché il Ministro non si è mai sottratto a quest'Aula, al confronto con quest'Aula. Una presenza costante e anche un dialogo ripetuto.
Dico questo perché, se andiamo a leggere il testo, rileveremo l'esistenza di alcuni elementi che sono oggettivi; faccio riferimento alle risorse che sono state impegnate (oltre 500 milioni di euro per l'agricoltura) e, allo stesso tempo, interventi atti alla riorganizzazione dello stesso MASAF e di quelle che sono le strutture, gli enti, le istituzioni collegate al MASAF e al mondo dell'agricoltura.
Guardate, io ogni tanto leggo e mi ha molto colpito questa considerazione di qualche anno fa, che diceva: “L'anacronismo più evidente sono i sussidi all'agricoltura, che rappresenta il 40 per cento del bilancio. Il risultato è che una mucca europea guadagna 2 euro al giorno, mentre quasi la metà della popolazione mondiale non ci arriva. Se si volesse davvero lo sviluppo dei Paesi poveri, basterebbe eliminare i sussidi agricoli di Europa, Stati Uniti e Giappone e aprire le frontiere a tutti i prodotti. Diminuirebbe il prezzo dei generi alimentari e aumenterebbero le opportunità delle nostre aziende sui mercati mondiali. Con i ricavi, potremmo pagare il prepensionamento ai pochi agricoltori europei, che in termini produttivi sono alla fine della loro storia”. Questo veniva affermato in un testo di Manuel Castells, un Ministro del Governo Sanchez, ma questa è un'impostazione ideologica: vedere l'agricoltura, in termini produttivi, come alla fine della propria storia. Questa è un'impostazione. Noi non crediamo in questo, ma questa impostazione è anche la stessa di quello che affermava la segretaria del Partito Democratico nella seduta del 5 dicembre 2022, quando, da un lato, affermava “l'agricoltura è tra le vittime più colpite dall'emergenza climatica”, e, alla fine dell'intervento, ci dice che “l'agricoltura sa di essere anche una delle responsabili delle emissioni climalteranti”.
Vedete, nel 1957, l'Europa passa da una questione geografica ad una questione politica. Questo è importante ricordarlo, perché in quei Trattati (nel Trattato di Roma) l'agricoltura aveva un ruolo centrale. Non ci dobbiamo dimenticare che quei Trattati videro il voto contrario dei nonni dell'attuale Partito Democratico e l'astensione del Partito Socialista, mentre altri credevano in un'Europa dove l'agricoltura avesse un ruolo assolutamente centrale.
Quando si parla di agricoltura, le politiche che hanno governato gli ultimi dieci anni, che hanno criminalizzato l'agricoltura e, per certi versi, hanno anche creato una condizione di criminalizzazione dell'imprenditore agricolo, sono quelle che dimenticano come, agli inizi del 1924, se non sbaglio, la famosa legge Serpieri, quando parlava di dissesto idrogeologico, ricordava il ruolo dell'agricoltura, ricordava l'importanza della silvicoltura, ricordando che l'agricoltore era il custode del territorio, e il dissesto idrogeologico, in questa impostazione, passava attraverso la tutela dell'agricoltore e il ruolo che l'agricoltore aveva.
Vedete, emergenza e programmazione. Torniamo a discutere di quello che è scritto e poi affronteremo anche il tema del caporalato, perché è importante affrontare questo tema, ma è anche una questione di metodo e non semplicemente di narrazioni o letteratura. L'articolo 1 - come ha correttamente evidenziato il relatore - è finalizzato a contenere la crisi economica causata dalla guerra in Ucraina, garantire l'approvvigionamento di materie prime agricole, sostenere le filiere produttive e, in particolar modo, il settore cerealicolo, quello vitivinicolo, quello florovivaistico, la pesca e l'acquacoltura.
Ora, Presidente, io e lei abbiamo in comune l'indicazione geografica e lei sa benissimo che senza soldi non si canta la messa. Se andiamo a vedere quello che c'è scritto, leggeremo - emergenza e programmazione - che nel 2024 abbiamo incrementato, abbiamo portato un ulteriore milione di euro (sto parlando del comma 3 e del comma 4, così qualcuno sa anche orientarsi); programmazione 2025: 10 milioni; 2026: ulteriori 10 milioni.
Vedete, è importante questo, perché, sempre all'articolo 1, il comma 7, quando riconosce la possibilità, per le imprese agricole, di ottenere i vantaggi dell'area ZES, per la produzione primaria, per le imprese che abbiano effettuato investimenti diretti all'acquisto di beni strumentali, verifichiamo ancora una volta come questo Governo concentri la propria attenzione proprio sul Mezzogiorno, che è un'area a fortissima vocazione agricola. L'impostazione di questa maggioranza è immaginare il Sud non schiavo di sussidi, ma un Sud che ha le condizioni per essere incentivato ad essere il Meridione, centrale in tutto il Mediterraneo. Anche il Piano Mattei e l'accordo con l'Algeria, che sta concretizzandosi in questi giorni, dà la misura di quanto questo Governo, ancora una volta, abbia dato centralità al Mezzogiorno del Paese.
Presidente, mi sia concesso un ringraziamento anche ai colleghi del Senato, in particolar modo al presidente Luca De Carlo, per l'emendamento che ha consentito la proroga, al 31 dicembre 2025, della sperimentazione in campo delle produzioni ottenute tramite le tecniche di evoluzione assistita. Mi rendo conto che qualcuno - anche qui, sempre il famoso partito della speculazione e dell'indignazione -, come pretende di regolarizzare gli irregolari, così da risolvere il problema, tende a difendere quelli che sono gli eco-vandali. In passato, una parte di questo emiciclo sosteneva che chi difendeva l'agricoltura coltivava ignoranza. Ora, difendere degli eco-vandali e difendere chi non ha cognizione, che non sa neanche qual è la differenza tra TEA e OGM , mi sembra davvero paradossale che possa parlare di agricoltura con cognizione di causa.
Perché ringrazio il presidente De Carlo? Perché - e, lei lo sa, io sono figlio di agricoltori - noi abbiamo il dovere di sostenere le produzioni vegetali con migliorate caratteristiche quantitative, qualitative e nutrizionali, perché gli OGM fanno qualcosa che, in natura, la natura non fa; le TEA aiutano la natura; è diverso, profondamente diverso. Noi non siamo come i Verdi. Noi non crediamo che la nostra società debba ritornare verso quella che era la civiltà agricola forestale, da cui, in fin dei conti, proveniamo.
Noi crediamo, invece, che l'agricoltura e la civiltà tecnologica, di cui certamente facciamo parte, possano lavorare insieme, guardando al domani. E sapete perché? Perché il domani è l'unico luogo dove siamo destinati e ci dobbiamo arrivare attraverso i nostri livelli culturali, attraverso le nostre università, anche con la nostra cultura contadina e con la nostra capacità di innovare i tempi, senza essere schiacciati dei tempi.
Il collega Scotto ha citato la provincia di Foggia. È importante la provincia di Foggia, Presidente, perché se esiste una cultivar famosissima, che è il grano Senatore Cappelli, lo si deve al Centro di ricerca per la cerealicoltura di Foggia, perché il Senatore Cappelli è un grano duro ottenuto dal genetista Nazareno Strampelli. Noi questo facciamo, immaginiamo una cultura che sappia affrontare le sfide. Vedete, dobbiamo parlare di agricoltura, dobbiamo difendere l'agricoltura, dobbiamo difendere il giusto prezzo al lavoro dell'agricoltore, perché questa è la sfida di oggi.
In questo decreto, all'articolo 1-, è stato anche aumentato il trasferimento di 4 milioni di euro all'ANCI, a titolo di rimborso ai comuni per quanto attiene la carta “Dedicata a te”. E sapete perché lo dico? Perché, come diceva qualcuno, quando si parla di Stato, quando si parla di famiglia, nessuno è più a destra di noi, ma quando si parla di Stato sociale, nessuno è più a sinistra di noi . E questo è un fattore importante perché, in questo decreto, affrontiamo le emergenze, diamo un ulteriore aiuto alle regioni dell'Emilia Romagna, della Toscana, delle Marche. Noi parliamo di ammortizzatori sociali per l'agricoltura, quando parliamo delle sospensioni, delle riduzioni dell'attività lavorativa connesse a eccezionali situazioni climatiche.
Ed ora veniamo un po' alla questione del caporalato. Come si affronta il caporalato? Tante volte è una questione di metodo. Io credo che il caporalato si affronti esattamente come è scritto qui, perché noi abbiamo incrementato il personale ispettivo del Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro e procederemo, rispettivamente, a 403 e a 111 nuove unità, da inquadrare nel ruolo dei funzionari impiegati in attività di vigilanza.
Il collega Scotto commette un errore strutturale: il caporale e l'imprenditore disonesto lavorano insieme, ma non possiamo confondere l'imprenditore agricolo con il caporale, perché altrimenti non abbiamo capito nulla di che cos'è il caporalato .
E io vengo dalla provincia di Foggia e lo voglio dire ad alta voce e lo voglio dire anche con una nota di cultura, così do anche io un tenore letterario a questo mio intervento. Vedete, diceva qualcuno, questo l'ho sentito in uno degli eventi a cui ho partecipato: la questione è se preferiamo essere oppressi dal comunismo o sfruttati dal capitalismo. Io non credo che in Italia sia mai esistita una società capitalista in senso proprio, però ho la certezza che in Italia è esistito il più grande partito comunista d'Europa.
E noi che cosa diciamo sul caporalato? Sul caporalato bisogna andare a fondo ed anche entrare nei ghetti, dove il caporalato ha le sue radici. Dobbiamo affrontare il caporalato spogli da che cosa? Da ogni demagogia, perché chi oggi parla di caporalato sono le stesse identiche persone che interpretano il loro ruolo come funzionali a determinate raccolte fondi! Infatti, regolarizzare l'irregolare non significa risolvere il tema del caporalato. Il caporalato si combatte esattamente come ha fatto questo Governo.
E una cosa voglio dire al collega Scotto, quando dice che noi siamo arrivati lunghi: no, noi siamo arrivati in tempo, anzi siamo arrivati anche prima. Perché se discutiamo di quello che è, non dobbiamo dimenticare che, su questo tema, il Ministro Calderone è intervenuto ampiamente prima di questo provvedimento. Con questo intervento normativo, il Ministro Lollobrigida, che ringrazio ancora, è andato ad anticipare e ad intervenire, perché sul caporalato bisogna intervenire con concretezza.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Vedete, anche sul tema della - e concludo davvero - condivido appieno le parole del Ministro Lollobrigida. Lo dico da pugliese. Perché? Perché se qualcuno vuole parlare di come emergenza, una emergenza che ha 15 anni non è un'emergenza . L'unica emergenza è l'incapacità della regione Puglia di affrontare un problema che ha 15 anni. E noi affrontiamo questo problema - e qui veramente concludo - con cosa? Mettendoci risorse a favore delle imprese agricole, perché possano continuare a fare imprenditoria agricola, perché noi guardiamo all'agricoltura del domani.
Grazie, signor Ministro, grazie per l'attenzione dei colleghi e qui concludo il mio intervento .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, chiedo se sia possibile, Presidente… se il Ministro può ascoltare. Vedo che sta parlando ai banchi del Governo con il Presidente della Commissione, visto che ci fa l'onore di essere in Aula per ascoltarci e la ringrazio. Allora, in apertura permettetemi di rilevare che siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge, e quindi all'ennesima fiducia da parte di questa maggioranza, che, nonostante i numeri più che rassicuranti, non riesce proprio a fare a meno della decretazione d'urgenza. Mi chiedo se, in un contesto del genere, in cui i poteri dello Stato sono già fortemente sbilanciati a favore di un Governo sempre più incontrastato, detentore del potere di iniziativa legislativa, sia una buona idea potenziarne il ruolo con la riforma costituzionale sul premierato. È questo il vero problema del Paese: non mi sembra che l'attuale assetto costituzionale stia impedendo all'Esecutivo di governare, ancorché ricorrendo sempre e soltanto alla decretazione d'urgenza.
Dicevamo, l'ennesimo decreto-legge e l'ennesima fiducia, chiesta senza alcuna urgenza. Anzi, in realtà, un'urgenza c'era ed era la sospensione per 12 mesi del pagamento della parte capitale della rata dei mutui per le imprese che hanno subito una diminuzione del proprio volume di affari. Una misura chiesta, a gran voce, da tutti, ma neanche su una norma come questa, che ha visto una sostanziale unità di veduta. La maggioranza è stata capace di accogliere le correzioni da parte degli addetti ai lavori, come, ad esempio, il rischio per le imprese, che vi accedono, di essere inserite tra le aziende deteriorate. Un rischio che abbiamo cercato di prevenire con un ordine del giorno in Senato, inspiegabilmente respinto da questa maggioranza.
Per il resto, come al solito, ci troviamo di fronte a un decreto che ha la pretesa di occuparsi di tutto, senza risolvere nulla. In questo senso, l'ennesima norma dedicata allo stabilimento ex-Ilva, con la quale il Governo continua a perseverare nel suo atteggiamento miope e inconcludente, palesando tutti i limiti derivanti dalla totale assenza di una strategia industriale nazionale che punti al taglio delle fonti fossili maggiormente inquinanti, per favorire la progressiva diffusione di energie rinnovabili più compatibili con l'ambiente.
La decisione del Governo, in questo caso, si pone in contrasto anche con la recente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea proprio sullo stabilimento Ilva che ha affermato un principio chiaro e che cito, Presidente: in caso di “pericoli gravi e rilevanti per l'ambiente e per la salute umana, l'esercizio dell'acciaieria Ilva dovrà essere sospeso”. In sostanza, quello che da tempo stiamo cercando di far comprendere, oggi ribadito dai giudici di Lussemburgo, è che le politiche industriali non possono andare in contrasto con la tutela dell'ambiente e con la salute dei cittadini. Nonostante la discesa della produzione sotto i tre milioni di tonnellate, a Taranto sono aumentati i livelli di PM10 e benzene nell'aria.
Non sono dati della deputata Emma Pavanelli o del MoVimento 5 Stelle, ma di Legambiente. Allora, mi chiedo e vi chiedo: è possibile inquinare di più producendo di meno? La risposta è così scontata da rendere il quesito retorico. Gli impianti sono vecchi e praticamente mai mantenuti. Invece di prenderne atto e affrontare il problema, il Governo continua a elargire risorse, peraltro insufficienti, al fine di garantire la continuità operativa degli impianti. Non mi stupisco, perché questa maggioranza, incapace di dare risposte strutturali al Paese, ha sempre dimostrato di andare verso la soluzione più illogica e, per certi versi, più immediata, che quasi sempre coincide con il rinvio del problema a data da destinarsi.
Ma l'acciaio, per questa maggioranza, è o non è un strategico nazionale? Lo chiedo perché di fronte a certe misure, ad oggi non è chiaro. Da quanto ricordo, lo era almeno fino alla scorsa legislatura e dovrebbe esserlo a maggior ragione oggi, anche in considerazione del decreto attualmente in Commissione attività produttive sulle materie prime critiche di interesse strategico. Quindi, se l'acciaio è un strategico nazionale, perché ci si oppone alla transizione ecologica in questo settore? Colposamente o dolosamente, la maggioranza continua a non voler comprendere che la riconversione di centinaia di aziende, anche operanti in quest'ambito, genererebbe effetti positivi sull'ambiente, sulla salute dei cittadini e anche sull'occupazione. Tuttavia, questo decreto affida alla decretazione d'urgenza persino un tema così articolato come quello del sostegno del lavoro in agricoltura, mentre, in un primo momento, era stata addirittura tralasciata la vera urgenza, che riguarda il continuo e incontrastato sfruttamento della manodopera a basso costo in ambito agricolo. Come sempre guidati da fatti di cronaca, avete deciso di affidarvi a un emendamento per istituire il sistema informativo per la lotta al caporalato, ovviamente a invarianza di oneri per la finanza pubblica. Il rischio che si tratti di una semplice dichiarazione di intenti è molto concreto. Per non parlare dell'inconsistenza delle altre misure, come i ristori basati su stanziamenti irrisori, oppure l'erogazione di contributi rimessa a decreti attuativi che, nella migliore delle ipotesi, vedranno la luce non prima di 30-60 giorni. A proposito, da inizio legislatura a oggi, non risultano ancora essere stati adottati 348 decreti attuativi. Mi verrebbe da dire: alla faccia dell'urgenza.
La mancanza di visione investe ogni provvedimento di questa maggioranza, che non riesce proprio a guardare oltre la contingenza del momento e i fatti di cronaca. Non sembra proprio, ad esempio, che la maggioranza si sia accorta di un Paese spaccato in due, con le alluvioni al Nord e la siccità al Sud. In una situazione così instabile, non si può pensare di fronteggiare l'ormai tragica ordinarietà con misure straordinarie, facendo ricorso continuo a indennità o ad ammortizzatori sociali. A queste misure eccezionali si dovrebbe ricorrere in via d'urgenza, puntando contemporaneamente sulla programmazione di interventi strutturali.
Ad oggi è chiaro ed evidente che la crisi del settore agricolo risiede nell'emergenza climatica e ambientale. Sì, parlo proprio dei temi per i quali ci accusate di ideologismo, facendo finta di non capire che gran parte delle problematiche contenute in questo decreto - penso, tra tutte, alla proliferazione del granchio blu - sono dovute all'attività umana e ai conseguenti cambiamenti climatici da essa generati. Il negazionismo su questi temi, cavalcato da questa maggioranza, sta facendo del male non solo all'agricoltura, ma a interi comparti produttivi del Paese. Pensiamo al turismo, con le alluvioni e la siccità che stanno costringendo i turisti alla fuga. Per non parlare, poi, degli effetti a cascata che una crisi del settore agroalimentare provoca all'industria, se consideriamo tutta la filiera di imprese attive nell'ambito della trasformazione e anche del .
Se la transizione ecologica è unica, è chiaro che questa deve riguardare tutti i settori produttivi. Il operandi di questo Esecutivo, connotato dalla totale assenza di visione, non solo non serve a risolvere i problemi, rinviandoli soltanto, ma mette a repentaglio tutti gli economici del nostro Paese. Ancora una volta, ci troviamo al cospetto delle solite misure emergenziali, come quelle riguardanti la scarsità idrica, con le quali il Governo di fatto mette in mora sé stesso, intervenendo per sollecitare attività che potevano - e dovevano - essere svolte già dopo l'emanazione del decreto-legge Siccità dell'aprile 2023.
Sempre in tema di risorse idriche, ad esempio, ARERA ha accertato la potenziale riutilizzazione del 23 per cento delle acque reflue: purtroppo, di tale aliquota ne viene utilizzata soltanto il 4 per cento, in agricoltura. Siamo rimasti ancora fermi rispetto alle condizioni, del tutto inaccettabili, della rete idrica di molte regioni. Basti pensare che, come accertato dall'Istat nel 2022, la quota di perdite idriche totali nelle reti comunali di distribuzione dell'acqua potabile si attestava al 42,4 per cento; in pratica, con quello che viene sprecato si potrebbero soddisfare le esigenze idriche di tre quarti del Paese, per un anno intero. Eppure, bastava così poco. Bastava proseguire in continuità con la strada tracciata dal MoVimento 5 Stelle e dall'allora Ministro Patuanelli, velocizzando l'utilizzo dei fondi del PNRR, stanziati per la manutenzione delle reti idriche.
Da ultimo, ma non in ordine di importanza, vorrei soffermarmi sull'articolo 5, contenente i limiti dell'uso del suolo agricolo per impianti fotovoltaici. Un divieto senza senso, se si considera il numero spropositato di terreni agricoli abbandonati e incolti presenti in Italia. Anche qui state facendo un danno enorme alle imprese del settore e mettete a rischio gli obiettivi che avete fatto voi nel PNIEC. Come si pensa di raggiungere gli obiettivi sulla neutralità climatica, vietando la messa a terra di pannelli fotovoltaici?
Eppure, ci sono tanti modi per favorire e incentivare l'installazione di impianti energetici rinnovabili. Mi riferisco alla rete autostradale, ferroviaria e alle grandi aree di parcheggio all'aperto. Infatti, ho depositato due mie proposte di legge che vanno in questa direzione: la prima prevede che i gestori autostradali e ferroviari installino pannelli fonoassorbenti e fotovoltaici per la produzione di energia da destinare alla creazione di nuovi punti di ricarica di veicoli elettrici, all'alimentazione di centri urbani o gallerie o alla costituzione di comunità energetiche rinnovabili. L'altra proposta riguarda la parziale copertura dei parcheggi all'aperto con pannelli fotovoltaici, così da produrre ombra per le auto parcheggiate ed energia pulita per le comunità circostanti.
Ricordo a me stessa che, nonostante il negazionismo di questa maggioranza sui cambiamenti climatici, il mese di giugno 2024 è stato il dodicesimo mese consecutivo con un aumento superiore a un grado e mezzo rispetto alle medie -industriali. Cosa si intende fare di fronte a questo scenario apocalittico? Ad oggi, non è stato fatto nulla, se non accusare chi manifesta per far sentire la propria voce su tematiche così sentite come quelli ambientali.
In ballo non c'è soltanto la salvaguardia del nostro pianeta, ma la stessa sopravvivenza degli esseri umani, perché vorrei vedere tutti noi vivere costantemente, magari, con 50 gradi tutto l'anno. Le soluzioni sono a portata di mano, le abbiamo proposte con i nostri emendamenti, che avete deciso di respingere. Purtroppo, ancora una volta, il Governo e la maggioranza non hanno perso l'occasione di dimostrare che il loro reale intento non è quello di risolvere i problemi, ma piuttosto quello di rimandarli. Sono in questo modo riusciti ad alimentare la situazione di costante emergenza che vi consente di rimandare le riforme strutturali realmente utili per i cittadini e per gli imprenditori, per concentrarvi sulle riforme che rischiano, invece, di spaccare ulteriormente il nostro Paese.
Infine, Presidente, che dire sull'accordo di con l'Algeria, che favorisce la più grande impresa agricola del Paese e va in totale contrasto con la vostra propaganda sulla sovranità alimentare? Infine - chiudo, Presidente - se queste continueranno ad essere le intenzioni della maggioranza e del Governo, troverete sempre il MoVimento 5 Stelle pronto ad ostacolarvi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pierro. Ne ha facoltà.
ATTILIO PIERRO(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Sottosegretario, il provvedimento che oggi è all'esame di quest'Aula è di fondamentale importanza per il futuro dell'agricoltura e della pesca italiana. Offre risposte puntuali e soluzioni concrete al settore primario, sia da un punto di vista normativo che economico, in un momento particolarmente complesso e pieno di difficoltà. Per il settore agricolo, che attualmente deve affrontare sfide significative, come l'aumento dei costi di produzione, delle tariffe energetiche e gli effetti dei cambiamenti climatici, il decreto-legge mette in campo una serie di misure urgenti e di nuovi strumenti che serviranno a rafforzare le filiere, a tutelare il lavoro e la produzione delle aziende agricole italiane.
Il provvedimento in discussione dimostra, ancora una volta, come la difesa dell'agricoltura e del sia un'assoluta priorità di questo Governo e della maggioranza di centrodestra. Sono numerose le misure per i settori agricolo, della pesca e agroalimentare previste da questo decreto-legge, che stanzia oltre 500 milioni di euro in interventi. Vorrei iniziare da quella che, probabilmente, è la disposizione più importante, perché riguarda un'azienda agricola italiana su tre: la moratoria sui mutui, questa misura fortemente richiesta dalle aziende agricole, che, in questi ultimi anni, a causa della guerra in Ucraina e del conseguente innalzamento dei costi di produzione e del rialzo dei tassi di interesse bancari, si trovano in serie difficoltà.
Con questa norma sarà consentito alle filiere produttive, in particolare ai settori cerealicolo, vitivinicolo, florovivaistico, alla pesca e all'acquacoltura, che hanno subito un 20 per cento di calo di fatturato o del 30 per cento della produzione, di avere una boccata di ossigeno in un momento così difficile. Si stima che questa norma beneficerà circa 150.000 imprese. Oltre a ciò, il provvedimento prevede oltre 21 milioni a copertura dei costi per interessi di finanziamenti bancari per le aziende agricole e della pesca, altri 15 milioni sono stati messi a disposizione delle filiere particolarmente colpite, settore oleario, agrumicolo, lattiero, caseario e ovicaprino, per coprire i costi degli interessi dovuti nel 2023 sui finanziamenti bancari. Inoltre, vengono stanziati 12 milioni per sostenere la filiera del grano e 20 milioni per affrontare il grave problema del granchio blu, e ancora 40, nel 2024, per la ZES unica del Sud.
Sono stanziati 4 milioni a favore degli imprenditori agricoli che svolgono attività di allevamento, specie di razze autoctone a rischio di estinzione o a limitata diffusione, norma fortemente voluta dalla Lega e in particolare dal senatore Bergesio, affinché l'Italia sia allineata al resto dell'Europa, tutelando le proprie produzioni a scapito di quelle acquisite in altre aree. Altre misure che riteniamo importantissime da un punto di vista economico sono quelle a favore delle aziende colpite dalla moria di kiwi, perché dovranno infatti accedere alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale, ma anche i ristori per le aziende colpite dalla flavescenza dorata e gli interventi per sostenere le filiere in difficoltà.
Importante è lo stanziamento di 3 milioni di euro annui per azioni di monitoraggio, di lotta attiva, di formazione e informazione, nonché di ricerca e sperimentazione per il contrasto e la prevenzione delle infestazioni fitosanitarie nelle zone interessate dall'epidemia dell'insetto bostrico tipografo. Una misura fondamentale è stata poi prevista per le zone alpine devastate dalla tempesta Vaia, dove il problema della diffusione del bostrico minaccia ancora il patrimonio boschivo e forestale. Nel provvedimento c'è un'ulteriore proroga del termine fino al 31 dicembre 2025, nelle more dell'adozione da parte dell'Unione europea di una disciplina organica in materia, per la sperimentazione in campo delle produzioni ottenute tramite le tecniche di evoluzione assistita.
Vengono ampliati i test ai prodotti con migliorate caratteristiche nutrizionali e qualitative. Questa proroga rappresenta un sostegno concreto a una sperimentazione fondamentale per l'agricoltura italiana, finalizzata a trovare soluzioni ai cambiamenti climatici e alle fitopatie che colpiscono le nostre produzioni. Si tratta anche di un importante segnale a favore della scienza e della ricerca applicata all'agricoltura, specie dopo i terribili atti vandalici che hanno distrutto il campo sperimentale di riso Tea in Lomellina. Le tecniche di evoluzione assistita grazie al miglioramento genetico, che, tengo a precisare, non sono OGM, permettono di ottenere piante più resistenti alle malattie e più adatte ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico, riducendo l'uso di pesticidi e fitofarmaci e razionalizzando l'impiego di acqua. In gran parte del Paese, in quest'ultimo periodo, abbiamo più alluvioni che non eventi siccitosi, ma c'è una parte d'Italia che ha seri problemi di siccità.
Lo scorso anno tutto il Paese ne è stato colpito, quindi, con questo provvedimento, abbiamo previsto il rafforzamento della struttura commissariale e l'identificazione delle priorità delle nuove opere. Il Ministro Salvini ha svolto un'attività importante già lo scorso anno, recuperando i progetti strategici e finanziando con i primi 250 milioni di euro il piano di 13 miliardi. In questo provvedimento c'è un'identificazione puntuale delle priorità per dare vita alla progettualità. Inoltre, una proroga al 31 dicembre 2026 viene prevista per l'entrata in vigore del deflusso minimo ecologico, imposto dall'Unione europea, in modo da consentire a tutti di attuare i suoi corsi d'acqua, le sperimentazioni necessarie e di risolvere il problema della captazione delle acque nei periodi di siccità.
Altra disposizione introdotta da questo provvedimento è la limitazione dell'installazione di nuovi impianti fotovoltaici, con moduli collocati a terra in zone classificate agricole dai piani urbanistici vigenti, solo a talune aree, con il divieto di installazione di impianti sui terreni agricoli. È una norma importante, di buonsenso, che ferma il consumo indiscriminato di suolo agricolo, che mette a rischio la produzione agricola e la sicurezza alimentare del nostro Paese. Da ultimo, vorrei citare la disposizione che prevede la nomina di un commissario straordinario nazionale per il contrasto e l'eradicazione sul territorio nazionale della brucellosi bovina, bufalina, ovina e caprina e della tubercolosi bovina e bufalina, specificandone la durata dell'incarico, i compiti assegnati e prevedendo, altresì, la nomina di un subcommissario.
Concludo aggiungendo che il vero merito di questo decreto-legge è quello di intervenire in maniera efficace su questioni legate alla produttività e alla redditività delle imprese, e lo fa con una strategia d'azione puntuale, che garantisce risorse economiche e meno burocrazia ai nostri agricoltori, che sono presidio del territorio e veri e propri custodi dell'ambiente e della nostra biodiversità
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, condivido le parole che ha usato ieri la collega Morfino durante l'illustrazione della pregiudiziale al decreto Infrastrutture, ennesimo decreto approvato da questo Governo, quando ha sottolineato una delle vostre patologie: la “decretite acuta”.
Lo abbiamo sottolineato decine e decine di volte ormai, ma voi andate avanti come se la riforma sul premierato fosse già legge nel nostro Paese. Il Governo impone la linea e il Parlamento fa da passacarte, in un monocameralismo ormai di fatto. Eppure, Presidente, il nostro Paese ha già vissuto la terribile stagione dell'uomo solo al comando, durata ben un ventennio, che non vogliamo certo ripetere. Grazie alla guerra civile, che poi c'è stata, alla lotta partigiana e alla Resistenza si è messo fine a quello scellerato sistema che ha determinato privazioni dei diritti, deportazioni, sangue, guerre e stermini di massa. È grazie a loro che oggi possiamo godere della libertà e di un sistema democratico e non vi consentiremo certo di scardinarlo con le vostre scempie riforme.
Ci troviamo ad affrontare costantemente provvedimenti che non hanno alcun carattere di necessità e urgenza, né tanto meno l'omogeneità prevista dall'articolo 77 della nostra Costituzione. Il decreto all'esame dell'Aula oggi è ancora una volta un decreto in cui avete infilato disposizioni estremamente eterogenee che voglio elencare, perché credo che anche questa circostanza sia emblematica del vostro modo di interpretare e utilizzare la decretazione di urgenza. Si va dalle agevolazioni ai settori cerealicolo, vitivinicolo, florovivaistico, della pesca e dell'acquacoltura ai crediti di imposta per investimenti nelle ZES, dalla riduzione dei premi e contributi previdenziali per gli imprenditori agricoli al caporalato, dalle integrazioni salariali per le imprese di alcune aree di crisi industriale alle misure di sostegno alla produzione di kiwi, dalla alle pratiche commerciali sleali, dal fotovoltaico in zona agricola al biogas e al biometano, dalla peste suina all'estensione della caccia al cinghiale, dalla crisi idrica a Ilva. Insomma, di tutto e di più!
Parliamo di un provvedimento d'urgenza nato con 15 articoli e passato a 32, con le modifiche introdotte al Senato, con un aumento inevitabile delle già evidenti criticità iniziali riguardo all'estrema eterogeneità del testo. La maggior parte delle disposizioni avrebbe dovuto trovare la propria giusta collocazione in disegni di legge ordinari, anche al fine di poter essere approfondita nei modi e nei tempi necessari. Le diverse disposizioni infatti, seppure in parte condivisibili nelle finalità, risultano deboli nel loro impianto, rischiando di trasformarsi in mere norme manifesto.
L'articolo 4, ad esempio, contiene disposizioni volte al rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. Noi siamo fermamente convinti che il decreto-legge sia una misura del tutto inadeguata per normare la materia, anche perché sia nel 2023 che nell'anno in corso non è stata adottata la legge annuale sulla concorrenza, che rappresenta la sede naturale per affrontare le materie della concorrenza, della rimozione degli ostacoli per le attività imprenditoriali, della tutela dei consumatori e delle imprese e del contrasto alle pratiche sleali. Perché, allora, perseguire questa scorciatoia del tutto inefficace e insufficiente? O, ancora, l'articolo 9-, scomparso dal testo iniziale del decreto e reintrodotto in sede referente al Senato, che prevede l'incorporazione della società Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell'agricoltura (SIN SpA) nell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea), misura che non presenta alcun carattere di necessità e urgenza. Per non parlare, poi, delle norme in materia di protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio inserite nell'articolo 6, che estendono dal 1° ottobre al 31 gennaio il periodo temporale in cui è ammessa la caccia al cinghiale, prevedendo, tra l'altro, che sia consentito l'impiego di dispositivi di puntamento, anche digitale, per la visione notturna. Queste sarebbero, secondo voi, le norme necessarie e urgenti.
Noi abbiamo un'altra visione. La crisi climatica e la siccità nel Sud del nostro Paese sono senz'altro un'emergenza, ma quanto alle misure previste dall'articolo 11 constatiamo che si tratta di un annuncio di propositi vuoti, considerato che formalmente dovrebbe individuare le misure più urgenti e di immediata attuazione per contrastare la scarsità idrica, ma si limita, invece, a prorogare la durata dell'incarico dell'ennesimo commissario straordinario per gli interventi urgenti volti a contrastare la crisi idrica e della sua struttura di supporto.
Per il futuro - con calma - si provvede alla definizione di un piano di interventi urgenti da sottoporre all'approvazione della cabina di regia, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Ma queste sono disposizioni emanate con estremo ritardo, visto che il decreto Siccità risale al 14 aprile dell'anno scorso - è passato più di un anno - e già entro maggio dell'anno scorso la cabina di regia avrebbe dovuto effettuare una ricognizione delle opere e degli interventi di urgente realizzazione per far fronte in breve tempo alla crisi idrica.
Io non so che concetto abbia il Governo di breve tempo, ma a questo proposito è abbastanza scandaloso quanto ha evidenziato ARERA nell'ultima relazione annuale rispetto alle acque reflue, ad esempio, potenzialmente utilizzabili al 23 per cento ma effettivamente destinate al riuso per irrigare i campi solo al 4 per cento. Non si capisce come il Governo intenda agire, sempre a risorse zero, per la messa in efficienza delle strutture idriche del Paese. Riuscirete a fare qualcosa di concreto, oltre a nominare commissari?
Uno dei pochi temi per cui sussiste senz'altro il requisito dell'urgenza è, poi, l'azione di contrasto al fenomeno del caporalato, come sottolineava anche il collega Scotto, colpevolmente eluso nella versione originaria del decreto-legge e introdotto, tramite emendamenti dal relatore, solo durante l'esame del provvedimento in Senato a seguito dello scalpore suscitato dall'omicidio del giovane bracciante Satnam Singh, morto di capitalismo, morto di caporalato, ammazzato dalla frutta e dalla verdura in offerta nei nostri supermercati, mutilato sui campi e scaricato davanti alla sua abitazione, insieme al suo braccio mozzato trasportato in una cassetta. Sappiamo bene che, se prontamente soccorso, si sarebbe salvato, ma il prezzo per salvare la sua vita è sembrato troppo alto a un padrone che, come tanti, come troppi, sfrutta i lavoratori e che, con il soccorso al bracciante, avrebbe messo alla luce il sistema schifoso su cui lucra.
È servita questa ennesima tragedia per ricordarvi delle persone che muoiono nei nostri campi, com'era accaduto a febbraio dopo la tragedia della Esselunga a Firenze, con un decreto abborracciato per la sicurezza sul lavoro che non ha determinato alcun effetto positivo e vi ha solo consentito di portare avanti i vostri voti slogan.
Anche questo decreto non basta ed è del tutto insufficiente. Certamente è sufficiente per voi, per pulirvi la coscienza, per sbandierare in qualche conferenza stampa di aver immediatamente affrontato il problema, sino alla prossima tragedia però. Ormai conosciamo bene la vostra ipocrisia: sono almeno 10.000 i lavoratori agricoli migranti che vivono in 150 ghetti presenti in 38 comuni di 11 delle nostre regioni del Nord e del Sud. Lo dico con le parole che ha usato il senatore Magni: “Questa urbanistica del disprezzo della vita umana e del capitalismo razzista è composta da casolari, baracche, tende e roulotte” ed è una situazione che non può più essere tollerata in uno Stato di diritto, in un Paese che si considera civile .
La vostra risposta si limita, però, a un aumento delle sanzioni e poco altro. Ma un fenomeno complesso come il caporalato non si risolve aumentando le pene per chi non rispetta le regole; occorre affrontare il problema in modo strutturale e occorre farlo subito.
Eppure la scorsa legislatura si era chiusa con una relazione dell'indagine conoscitiva sul caporalato che ha indicato molto bene cosa occorre fare. Quando avrete il coraggio di scardinare la filiera che tiene queste persone in stato di schiavitù? Sapete bene che occorrerebbe una diversa organizzazione delle registrazioni dei lavoratori, lo stanziamento di risorse adeguate per rafforzare gli strumenti di controllo e prevenzione, effettuare veri controlli, impedire minacce, soprusi, molestie e abusi sessuali da parte dei caporali, evitare che la paura di essere licenziati costringa lavoratori e lavoratrici a non denunciare le angherie subite.
Ma è chiaro che non avete alcuna intenzione di affrontare e risolvere il problema, così come non avete alcuna intenzione di intervenire per ridurre - almeno per non abolire in assoluto - il precariato e il lavoro povero, un ossimoro che caratterizza il nostro Paese.
Occorre aumentare gli stipendi - siamo unici in Europa - fermi da 30 anni, ridurre il divario stipendiale tra uomini e donne, che, a parità di mansione, guadagnano circa il 30 per cento in meno dei loro colleghi maschi. Niente di tutto questo è nella vostra agenda politica.
Nel decreto ci sono, poi, 150 milioni per Ilva. Se non ricordo male, questo è il settimo decreto-legge di questo Governo in cui si affronta la vicenda dell'ex Ilva, mettendo una toppa per evitare il blocco immediato e nascondendo sotto il tappeto tutti i problemi. Non c'è nulla sul rilancio di un territorio per evitare che si verifichi prima o poi un grave incidente; eppure, sono 9 gli impianti sparsi in tutto il territorio nazionale, oltre 10.000 gli occupati diretti e 20.000 le persone coinvolte nell'indotto e in altre attività. Ci sono quotidianamente a rotazione, tra cassa e smaltimento ferie, non meno di 3.500-4.000 lavoratori e lavoratrici.
Poi in capo a Ilva ci sono poco meno di 2.000 persone in Cassa integrazione a zero ore lavorate e anche nell'indotto si fa ampio uso degli ammortizzatori sociali. In alcuni casi, i lavoratori sono stati licenziati per chiusura dell'azienda, per mancanza di commesse o per crediti eccessivi. La situazione strutturale degli stabilimenti, poi, è critica e grave. Sappiamo dai sindacati che nell'ultimo periodo ci sono state diverse gravi rotture e capita spesso che gli incidenti non provochino danni alle persone solo perché avvengono in fasi di lavorazione senza necessità di presidio. Cosa aspettate ad affrontare la situazione con serietà? Occorre, anche qui, che accada qualche incidente? Servirebbe una strategia. Servirebbe prendere in mano, una volta per tutte, la questione Ilva e decidere di investire in quello che occorre per restituire il futuro a un territorio che, altrimenti, è destinato alla desertificazione. Non si può chiedere ai lavoratori di scegliere tra ambiente e lavoro . Ma siamo sicuri che non farete neanche questo. Per le ragioni che ho espresso, il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà contro questo provvedimento
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marino. Ne ha facoltà.
MARIA STEFANIA MARINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Buongiorno. Oggi desidero esprimere il mio netto dissenso nei confronti del provvedimento in esame, che pure potrebbe essere un buon inizio, se non si inserisse nel contesto di diverse crisi, che vanno avanti da anni senza che questo Governo abbia fatto nulla per arginarle. Ritengo, infatti, che non solo manchi nel risolvere le problematiche che dichiara di affrontare, ma introduce nuove complicazioni e danni per il nostro settore agricolo e zootecnico.
Presidente, mi rivolgo a lei, prima di entrare nel merito del provvedimento. Voglio sottolineare che questa volta la decretazione d'urgenza poteva anche starci, perché la Costituzione statuisce chiaramente che il mezzo del decreto-legge va utilizzato in casi straordinari di urgenza. E questo, Presidente, è un momento veramente urgente, drammatico e preoccupante, soprattutto per il Sud, fortunatamente per il Ministro Lollobrigida, ma non per noi. Mi perdoni l'inciso. Ovviamente, si sarebbe potuto affrontare prima, con più attenzione e, magari, coinvolgendo il Parlamento, ma credo che dobbiamo abituarci al vostro e al fatto che i vostri decreti siano sempre un .
È innegabile che il provvedimento contempli alcuni aspetti necessari, come i ristori per i vari settori. Tra questi, accogliamo con estremo favore la sospensione del pagamento della quota capitale della rata dei mutui delle imprese che abbiano subito una riduzione del flusso degli affari superiore al 20 per cento, sebbene sia stata rigettata la nostra proposta di allargare la platea dei beneficiari anche a chi avesse subito perdite minori.
Considerato che, in questi ultimi quasi 2 anni, avete operato scelte contro il comparto, che si sono concretizzate in circa 310.000 euro di nuovi costi per le imprese agricole, mi sarei aspettata un aiuto più concreto. Invece, di questa proposta si può salvare poco. Avete bocciato quasi tutti gli emendamenti proposti dalla minoranza, che avrebbero migliorato in maniera fattiva la proposta. E anche il salvabile è, comunque, frutto di interventi tardivi, resisi necessari a causa della gestione del tutto errata di crisi e problematiche già esistenti, e sulle quali più volte l'opposizione vi ha chiesto di intervenire.
Vi è, comunque, una serie di questioni che mi sta particolarmente a cuore e di cui vorrei discutere. Innanzitutto, mi riferisco all'annoso tema del caporalato. Ascoltando alcuni discorsi delle forze di maggioranza, ho sentito qualche collega parlare del fatto che questo decreto apporterebbe una svolta epocale nel contrasto al problema. Vorrei ricordare a tutti i presenti che il caporalato esiste dalla notte dei tempi, è una pratica vergognosa, una piaga sociale ingiustificabile, che miete vittime dirette e indirette, alle quali causa sofferenze indicibili e, a volte, financo la morte, ma della quale il Governo si rende conto soltanto con la morte di Satnam Singh e interviene solo all'indomani della ribalta alla cronaca della sua storia, quasi per dare un contentino all'opinione pubblica.
Signor Presidente, il caporalato è una piaga orribile per chiunque la osservi, ma non per il Governo, che nulla fa per arginarla, se non creare una sorta di intesa tra varie pubbliche amministrazioni, i cui compiti non si comprendono bene e nel novero dei quali si riscontra una lacuna significativa. Perché non includere anche i dati relativi alle ispezioni delle ASL? Questi sono dati fondamentali per avere un quadro completo delle condizioni di sicurezza e di salute sul lavoro nelle aziende agricole. Le ASL svolgono un ruolo cruciale nel monitoraggio delle condizioni igienico-sanitarie nei luoghi di lavoro e la loro esclusione dal sistema informativo potrebbe rappresentare una mancanza significativa nella nostra capacità di vigilanza. Ma soprattutto perché affrontare il fenomeno in modo così sbrigativo all'interno di questo decreto, se non per il contentino, di cui parlavo, all'opinione pubblica?
Non è forse vero che il caporalato non è un fenomeno che si limita esclusivamente al lavoro agricolo? Le aziende del settore tessile, per citare un esempio, ma anche di tanti altri settori, sono afflitte da questo problema. Ed è per questo che il tema meritava un intervento autonomo, approfondito, ben pensato e che fosse cucito tenendo bene a mente l'intersettorialità del problema. D'altra parte, non potevamo sperare in un intervento veramente incisivo da parte di un Governo i cui Vice Presidenti del Consiglio non si alzano, se non su insistente invito della Presidente, in evidente imbarazzo, durante un inciso per ricordare la vittima per eccellenza che il caporalato ha mietuto quest'anno: un uomo lasciato morire di fronte alla propria famiglia, impotente e attonita.
Ancora del tutto insufficienti, anche se tardive, le misure sulla siccità. Accogliamo con favore le previsioni dei ristori alle aziende e la presenza di un commissario straordinario, ma non bastano. La Sicilia versa in una situazione tragica, che gli esigui fondi da voi destinati alla risoluzione della crisi non potranno risolvere. Le precipitazioni sono ormai assenti da mesi. Il lago di Pergusa, che è l'unico lago naturale della Sicilia, nonché riserva naturale speciale, è completamente prosciugato. L'acqua negli invasi sta per finire e la maggior parte di quella che c'è viene dispersa durante il trasporto per infrastrutture obsolete e fatiscenti. Siamo a luglio, colleghi, e i primi interventi, peraltro inadeguati alla portata del problema, vengono emanati solo oggi. Nessuna strategia di insieme, nessun approccio coordinato e strutturale che prenda atto della circostanza ineluttabile secondo la quale quella che la Sicilia sta vivendo non è una crisi transitoria, ma un problema definitivo e irreversibile, che sta spingendo la mia amata terra verso un irreversibile processo di desertificazione. Addirittura, secondo i ricercatori dell'Università di Catania, continuando così, entro il 2030 la Sicilia potrebbe dover assistere alla desertificazione di un terzo del suo territorio, alla stregua di Libia e Tunisia. Tutto questo ha già creato alle imprese agricole e agroalimentari danni per ben 2,7 miliardi di euro, cifra nella quale non sono peraltro calcolati gli inestimabili danni dal punto di vista ambientale. Tutte problematiche dovute alla tragica conseguenza della crisi climatica che stiamo vivendo e che da anni è preannunciata. Inoltre, nessuno tiene in considerazione il fatto che il problema è anche infrastrutturale. Le condutture arrivano a perdere per strada fino al 50 per cento dell'acqua che distribuiscono e se non si risolverà questo problema, nessun intervento avrà senso.
Altra questione cruciale del decreto riguarda, invece, il compito, affidato ad Ismea, di individuare i prezzi corretti per la vendita di prodotti agroalimentari, in modo da contrastare le politiche scorrette. Tuttavia, come contestualmente dichiarato dallo stesso Ministro Lollobrigida, nel caso in cui dovessero emergere pratiche sleali, scatteranno i controlli specifici da parte degli organi competenti. Non si capisce, tuttavia, quali sarebbero le conseguenze di tali controlli, considerata l'assenza di un provvedimento direttamente applicabile, che individui la soglia al di sotto della quale il prezzo potrà considerarsi lesivo dei princìpi della corretta competizione. La forbice di prezzo verrà stabilita da Ismea, che, però, non è fornita dei poteri necessari per far rispettare tali statuizioni. E anche le pubbliche amministrazioni e i tribunali, in forza di questo decreto, non avrebbero modo di erogare sanzioni di alcun genere nel caso in cui le prescrizioni di Ismea non venissero rispettate.
Ma anche dell'intervento sul granchio blu ha senso parlare, perché anche l'istituzione di un commissario per affrontare il problema è tardiva, seppur necessaria a questo punto. Vorrei anche sottolineare un dato drammatico che si è verificato nel delta del Po e Porto Tolle: il dato è che, rispetto al 2023, in cui c'era una produzione di vongole grosse di 2.715.740, oggi siamo ridotti a 80.853. È veramente un dato drammatico. Vorrei, tuttavia, far presente al Ministro che una situazione simile sta per riproporsi sulle nostre coste ed è legata alla presenza di una specie super invasiva che ha creato problemi enormi nelle coste americane. Mi riferisco alla presenza, documentata e denunciata dalle associazioni di categoria e dagli studiosi italiani, di una specie aliena chiamata pesce leone, che, peraltro, non ha predatori naturali ed è estremamente velenosa, quindi pericolosa anche per l'incolumità pubblica.
Chiedo al Ministro di monitorare questa situazione e, anzi, sarebbe forse stato il caso che il commissario si occupasse di tutte le specie invasive o potenzialmente tali dei nostri mari, compreso il pesce leone, in modo da poter prevenire o affrontare per tempo ulteriori crisi di questo genere. Non possiamo continuare a rincorrere le emergenze: sono necessarie indagini approfondite, linee di ricerca specifica e un monitoraggio costante per sviluppare linee guida efficaci per tutto il settore e per tutte le emergenze, che, purtroppo, al momento sono complesse, che affliggono la filiera, riguardino esse la lotta alle specie aliene, alle malattie o ai parassiti di cui sono affette le nostre coltivazioni o, ancora, situazioni potenzialmente, se non attualmente, estremamente pericolose per il nostro ecosistema e per la nostra biodiversità, i cui segnali sono evidenti da anni.
Un altro articolo critico del decreto in oggetto è quello dei ristori per gli agricoltori colpiti da fitopatie, come la peronospora o la morìa dei kiwi. I fondi stanziati sono finora insufficienti e gli agricoltori hanno già dovuto, in buona parte, affrontare da soli le conseguenze devastanti di queste malattie. Lo stesso dicasi per la disposizione riguardante i danni causati da cinghiali e peste suina. L'intervento militare non è una soluzione utile a lungo termine: una volta abbattuti i capi di bestiame affetti o i cinghiali in eccesso, il problema si ripresenterà esattamente come prima, se non peggio di prima, se non si sceglie di adottare un approccio strategico che risolva il problema alla base, con il supporto di ricerche, studi e una politica oculata.
Concludendo, Presidente, chiediamo un approccio più omogeneo e incisivo, chiediamo più fondi, che pure ci sarebbero se il Governo si fosse preso la briga di agire per tempo creando progetti strategici che potessero essere finanziati dal PNRR, soprattutto se consideriamo che moltissimi fondi del Piano non vengono utilizzati adeguatamente o, addirittura, vengono restituiti per mancanza di progetti da finanziare, tanto che, l'anno scorso, l'Italia ha speso 45,6 miliardi di euro, a fronte di 102 miliardi ottenuti. E vorrei ricordare che l'ex presidente della regione Sicilia, ora Ministro, si fece bocciare 32 progetti presenti nel settore degli interventi per il miglioramento della gestione delle risorse idriche destinate all'agricoltura. Gravissimo, Presidente, non aver compreso che questi progetti avrebbero potuto dare un grande aiuto al problema, perché, già allora, la Sicilia era in emergenza.
Il sul primo trimestre del 2024 non è ancora pubblico, ma alcuni osservatori fanno sapere che non sarà molto diverso da quello del 2023. Questo a dimostrazione del fatto, Presidente, che, come ripetiamo da anni ormai, sul PNRR non si può improvvisare e voi non avete la lungimiranza, né le capacità strategiche necessarie per gestire una così importante massa di finanziamenti vitale per il nostro Paese. Presidente, vorrei dare un ultimo suggerimento. Il cambiamento climatico esige anche uno studio approfondito e una ricerca scientifica costante per comprendere quali colture praticare, se possano essere produttive per i nostri territori, se possano affrontare le sfide che il cambiamento climatico impone e vadano in direzione del . E voi, anche lì, non avete messo risorse. Ovviamente, noi non voteremo il provvedimento .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Simiani, che non è presente in Aula: si intende che vi abbia rinunziato. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore Carloni, che non è presente: si intende che vi abbia rinunziato. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Grazie, Presidente. Il mio intervento è per ringraziare per gli spunti, che ho potuto seguire in parte da qui e in parte dai che, comunque, ha seguito il collega D'Eramo, che ringrazio per il prezioso lavoro che svolge al Ministero, come anche nella gestione del rapporto costante tra Governo e Parlamento nell'ambito delle Commissioni.
Ho avuto riscontro, quando si è parlato dei termini legati all'agricoltura, di grande interesse su un che, invece, in passato non è stato attenzionato in maniera così puntuale. Ci sono cose che, ovviamente, sono correttissime, che percepisco sia dalla maggioranza che dall'opposizione, come, per esempio, la necessità di affrontare i temi in modo strategico.
Le vicende legate a emergenze, derivanti dall'azione o dalla reazione rispetto a queste degli ultimi 18 mesi, ovviamente, sono imputabili al Governo; non ne registro, però, molte tra queste. Cosa un po' diversa è l'imputazione al Governo di assenza di strategia - quando le questioni risalgono, magari, a decenni fa - da parte di forze politiche che sono state a lungo al Governo e, quindi, quota parte delle responsabilità, almeno proporzionate alle stagioni di Governo, è attribuibile alle stesse che sottolineano la latenza di alcuni obiettivi che potevano essere raggiunti.
Vorrei fare l'esempio del granchio blu. Il granchio blu viene rilevato nel mar Mediterraneo verso la fine degli anni Cinquanta e, già nel 1987, la Comunità economica europea e la FAO registrano il granchio blu come una specie non più da considerarsi aliena proprio per l'approccio endemico della sua presenza all'interno del Mediterraneo. È ovvio, giustissimo, i nostri centri di ricerca avrebbero dovuto fare altro, lo abbiamo sottolineato. Il CERN, il CNR, l'ISPRA, sono strutture finalizzate non a darci soluzioni quando l'emergenza emerge, ma a creare dei modelli di sviluppo di quelle situazioni che esistono, per esempio, nei nostri mari, dandoci, rispetto alle varie ipotesi di evoluzione della specie, potenziali e possibili soluzioni. Sono un po' tutti cascati dal pero, è vero, questo è vero. Quindi, c'è un richiamo alla nostra ricerca che, nella sua piena autonomia, deve - penso - concentrarsi un po' di più sulle criticità che abbiamo.
Così come con riferimento alla specie degli ungulati. È normale che l'Esercito nasca per fare altro - e ci auguriamo che non lo debba fare mai, cioè la partecipazione a conflitti armati, lungi da noi pensarlo -, ma il veicolo principale della trasmissione della peste suina - che non è presente in Italia, ma in tutta l'Asia, salvo Taiwan e Giappone che, a differenza dell'Italia, sono isole e, quindi, sono più facili da proteggere rispetto alla diffusione di una epizoozia di questa natura - sono oggi gli ungulati.
Gli ungulati sono il primo mezzo di trasmissione, ce ne saranno, forse, altri, qualcuno attribuisce all'uomo la capacità di trasmettere la peste suina, ma gli ungulati lo sono. Nel tempo, i dati scientifici per riuscire, sulla base della scienza, a riportare la popolazione degli ungulati nell'ottica di una sostenibilità all'interno di un quadro equilibrato dell'ecosistema, non ci sono stati, e su questo è ragionevole porre attenzione.
Dall'altra parte, è ovvio che, se si utilizza anche l'Esercito per il de-popolamento della specie, non credo che la situazione resti identica, che è proprio l'obiettivo che ci siamo dati noi e che si è dato anche il precedente Governo, con strumenti che, però, sono risultati insufficienti; ciò a fianco a un'altra serie di azioni che possono essere messe in campo, che abbiamo messo in campo e che hanno messo in campo i Governi precedenti, che, però, per la nostra orografia, non hanno permesso di evitare un'espansione e una diffusione della peste suina africana.
Quest'ultima, lo ripeto, non è, purtroppo, un problema solo italiano; è un problema che stiamo affrontando anche con altre Nazioni che sono miracolosamente immuni dal fenomeno. Infatti, quasi tutte le Nazioni europee sono toccate dalla criticità: la Francia, pur essendo collocata geograficamente in prossimità a zone fortemente colpite dal fenomeno, come il Piemonte e la Spagna, risulta attualmente immune, come è stata immune da questo fenomeno la Corsica, pur essendo vicina a una regione chiusa per 40 anni alle esportazioni. Sono aspetti che non sappiamo giudicare bene, ma nemmeno sono troppo importanti guardando avanti. Collaboriamo con loro anche sulla ricerca scientifica. C'è una cabina di regia creata con il collega francese Fesneau, che serve a sviluppare un'azione comune, così come nelle Nazioni asiatiche coinvolte, come il Vietnam, dove si parlava di una serie di ipotetici vaccini che fossero efficaci anche nella inoculazione degli stessi, perché, purtroppo, immaginare la cattura dell'ungulato, la vaccinazione della scrofa non è così semplice come si descrive, se si conosce un po' la specie.
Sulla vicenda idrica, ancora una volta, è pienamente ragionevole la sottolineatura sulle criticità che riguardano la regione siciliana.
La regione siciliana è drammaticamente colpita dagli eventi siccitosi, però tutti noi non eravamo nemmeno nati quando hanno costruito o realizzato degli impianti che non sono mai entrati in funzione e che oggi avrebbero potuto captare sufficiente acqua per coprire le emergenze che oggi vengono denunciate. In 20 mesi, il Governo ha messo su una cabina, nominato un commissario, si sta predisponendo un piano strategico. Certamente, non siamo arrivati agli obiettivi, ci lavoriamo e speriamo che ci sia anche da parte della burocrazia dello Stato un atteggiamento un po' più celere.
Rileviamo, purtroppo, che tante opere sono ferme da troppo tempo, anche con commissari alle stesse opere che, forse, hanno confuso il ruolo del commissario con un ruolo a tempo indeterminato e non finalizzato alla realizzazione delle opere stesse, perché ci sono dei dati che sono inquietanti da questo punto di vista, e credo che non riguardino né il centrodestra, né il centrosinistra, quanto, piuttosto, un approccio ad alcune dinamiche che non velocizzano, ma, paradossalmente, creano ulteriori livelli di criticità nel riuscire a rendere efficaci le azioni.
Il quadro dell'agricoltura è complesso e ha degli esiti diversi da quelli che in Italia, ma anche in Europa, nei Trattati di Roma, furono inseriti come obiettivi: l'agricoltore tutore dell'ambiente, l'agricoltore produttore di buon cibo. Questi sono i due elementi che ritroviamo anche nei Trattati di Roma come fondanti. Ci si è persi per strada, un po' anche in Europa, ma si stanno, secondo me, rivedendo alcune posizioni, ritornando a immaginare che l'agricoltura sia sostanzialmente e totalmente compatibile con la tutela dell'ambiente, che vada svolta sempre in modo meno impattante, quando esistono, però, soluzioni che permettano di eliminare alcuni fattori di inquinamento, senza danneggiare le produzioni in maniera inesorabile, come rischia di accadere rispetto ad alcune fitopatie, che sono state pure citate in questa assise, e che prevedono elementi di contrasto, a volte, non naturali.
Parlo degli agrofarmaci in particolare, che credo non siano una buona cosa, come non sono una buona cosa i farmaci, se vogliamo semplificare. Uno li usa quando ne ha bisogno. Non conosco alcun agricoltore contento di andare a comprare gli agrofarmaci, se non altro perché hanno dei costi particolarmente elevati. Conosco, però, agricoltori che, se non vogliono rinunciare a sopravvivere, sono costretti a utilizzarli per evitare che le fitopatie, sempre più numerose, anche a seguito del cambiamento climatico, aggrediscano le loro produzioni, e che le loro produzioni diminuiscano, senza nemmeno risolvere il problema dell'ambiente.
Perché che cosa succede? Acqua e aria, tendenzialmente, non hanno confini riconoscibili in maniera oggettiva. Succede che, se noi diminuiamo le nostre produzioni radicalmente, pur avendo un tipo di agricoltura, quella europea, molto più sostenibile dei Paesi terzi, saremo costretti a comprare, per il consumo interno, da Paesi che usano 20 o 30 volte le stesse cose che noi proibiamo ai nostri imprenditori agricoli e, addirittura, se volessimo rinunciare anche al nostro - non so che vantaggi ne avremmo -, metteremmo in condizione i Paesi terzi di produrre ad alto impatto ambientale quello che le Nazioni comprano da noi, che siamo, comunque, un continente che oggettivamente inquina, dal punto di vista del dato agricolo, in maniera molto inferiore agli altri.
Quindi, credo che, tendenzialmente, affrontare in maniera strategica, in maniera organica, le vicende sia la cosa migliore, tenendo conto di quello che è accaduto e che, quindi, può essere oggetto di insegnamento, cercando di avere un approccio costruttivo e pragmatico alle problematiche a cui andiamo incontro quotidianamente, quelle nuove e anche quelle radicate. Se ne è parlato, ovviamente ciò riguarda l'agricoltura per quota parte, perché lo sfruttamento nel mondo del lavoro è un fenomeno più complesso, endemico, in questa Nazione.
Ho anche difficoltà a comprendere, a volte, alcune denunce, quelle sì tardive, perché la politica ha tanti difetti, li conosciamo tutti, però non è sempre il soggetto di prossimità con il mondo del lavoro che più facilmente riesce a recepire il dato delle criticità che esistono tra l'imprenditore e il lavoratore. Sono altri i soggetti che potrebbero denunciare nei tempi e nei modi opportuni, e non solo quando emerge l'epifenomeno. Noi abbiamo riunito, a febbraio, il mondo sindacale per chiedergli consigli e suggerimenti, prestandoci anche, insieme alla collega Calderone e al Ministero dell'Interno, a sostituire chiunque, financo quelli che magari per ragioni di rapporti con le imprese non volevano o non potevano denunciare alcuni fenomeni.
Abbiamo proposto di farlo noi al loro posto, perché, per quello che ci riguarda, lo sfruttamento del lavoro ha due criticità fondamentali: la prima è che viola le leggi e il rispetto della persona, la seconda è che crea anche una condizione di concorrenza sleale nei confronti di quelli che, invece, le regole le rispettano. Quindi, complessivamente va contrastato e combattuto senza nessun tipo di atteggiamenti superficiali, che invece credo un po' ci siano stati nel sistema nel suo complesso. Non penso che sia utile imputare all'uno o all'altro dei soggetti la responsabilità piena, perché si è parlato prima di uno che viene definito imprenditore.
Continuo a ribadire che uno che abbandona un essere umano sul ciglio della strada, come un sacco della spazzatura - è stato detto prima da un collega e lo condivido - è un criminale, è una persona per cui non c'è altra definizione che gli si possa attribuire . Quindi, spero che avremo la forza di continuare a lavorare insieme, nel solco di chi ci ha provato, perché credo che nessuna delle forze politiche, qui, possa essere imputata di volersi voltare dall'altra parte rispetto al caporalato.
Tutti ci hanno provato, probabilmente dobbiamo capire che cosa non ha funzionato, perché il fenomeno non è apparso 18 mesi fa, e Satnam Singh e altre migliaia e migliaia di lavoratori che vengono da Paesi terzi, che sono venuti da altri Paesi oggi nell'Unione europea o che sono anche cittadini italiani, vengono sfruttati da troppo tempo, per non dire da decenni. Quindi, mi concentrerei di più su quelle azioni che in comune possiamo mettere in campo, come quella - che, in quota parte, non è risolutiva, ma è comunque un segnale - di avere anticipato un disegno di legge che è stato depositato prima del caso Singh di Cisterna di Latina, e che oggi noi anticipiamo per rendere ancora più efficace ed efficiente un'azione sulla quale, è vero, non si può perdere nemmeno un'ora.
Ed è la ragione per la quale noi abbiamo rafforzato la presenza dei Carabinieri, la cabina di regia per i controlli, il collegamento che si poteva fare anche a seguito della richiamata legge Martina-Orlando del 1° agosto 2016, quella norma è del 1° agosto 2016. Noi governiamo da 2 anni, c'era tempo per applicarne tutte le definizioni, mettere Agea e INPS nella condizione di fare quelle verifiche che rendono oggettivi i casi di sfruttamento del lavoro nero, perché, quando emerge una produzione che non corrisponde alla forza lavoro media che calcoli, lì capisci che c'è un problema e puoi registrare una verifica di ispezione.
Sull'ultima delle cose, sempre sulla vicenda del prezzo, che ho sentito dalla collega nell'ultimo intervento.
L'Ismea non calcola il giusto prezzo. Il giusto prezzo non è calcolabile, anche per le dinamiche di produzione all'interno del nostro Paese, ma puoi calcolare il costo di produzione all'interno del nostro Paese, che, per tante ragioni che voi conoscete anche meglio di me, in alcune aree può essere uno, in altre un altro, per il clima, per la tipologia di terreno e così via, per il costo anche, tra virgolette, del lavoro. Ismea calcola il costo medio di produzione di un prodotto in alcune aree. Quando nel contratto - che, a nostro avviso, deve rimanere libero nell'ambito della libertà di impresa e di sviluppo delle attività dell'impresa, compresa la libera contrattazione - il prezzo del prodotto è diverso dal costo medio, lì intervengono i controlli.
Si diceva che non ci sono sanzioni. Come non ci sono sanzioni? Ci sono sanzioni, se uno verifica che l'agricoltore non ha sviluppato, per esempio, la vendita al prezzo che lui riteneva giusto perché è stato condizionato; la casistica di un approccio alla filiera di questa natura è sanzionata e le sanzioni esistono. Ci può essere l'altro caso in cui l'imprenditore agricolo vuole vendere a meno del costo medio di produzione, perché ha un'azienda talmente efficiente, talmente produttiva, per le ragioni più varie, che decide di vendere a meno del costo medio. Non significa che ci rimette ed è ovvio che lo può fare. Stabilire, invece, un prezzo medio diventa un'ingerenza nelle dinamiche di mercato, sulle quali, sinceramente, mi sembra difficile poter andare, senza modificare totalmente il nostro modello di sviluppo delle attività di contrattazione, che non prevedono, mi pare, su quasi niente il prezzo stabilito dallo Stato dei prodotti .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1946, recante “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale”, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata presso la Biblioteca del Presidente alle ore 13,30, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Intervengo questa volta sull'ordine dei lavori e non sul richiamo al Regolamento, come riprenderò a fare e come ho fatto in passato. Prima ho ascoltato il Ministro Lollobrigida dialogante - non so se esaustivo o puntuale, ma certamente dialogante - con il Parlamento rispetto a questo provvedimento. Il che rende ancora più incomprensibile la ragione della posizione di fiducia che è stata fatta dal Ministro per i Rapporti col Parlamento poco fa. Io non voglio fare una polemica sterile, signor Ministro Lollobrigida. Lei, credo nella funzione di capogruppo, qualche anno fa, circa tre anni fa, richiamava il Presidente Fico: “E lo rinnoviamo a lei pubblicamente: la Presidenza della Camera, così come chiederemo a quella del Senato, sono garanti del processo che la Costituzione attribuisce alle Camere; garanti di un confronto con il Governo”. Lei si lamentava per la posizione di una fiducia.
Ora, intendiamoci: non sto dicendo che quello che accade qui sia una novità, ma è un'assoluta novità, Ministro Lollobrigida, che un Governo, con pienezza delle proprie capacità politiche e con una maggioranza indiscutibile, almeno nei numeri e apparentemente, arrivi a porre fiducie più di quanto abbiano fatto i Governi tecnici. Con questa fiducia - che è la cinquantasettesima - voi arrivate a tre fiducie al mese: più di quelle poste dal Governo Draghi e pari a quelle poste dal Governo Monti. Vedete, io dico questo e credo che con i colleghi dell'opposizione bisognerà trovare una soluzione, perché non è accettabile che, senza colpo ferire, si vada avanti con decreti e fiducie.
Abbiamo davanti otto decreti da convertire entro la pausa estiva. Signor Ministro Ciriani, non so come faremo, a meno che decidiate di farne decadere qualcuno. Otto decreti ancora da convertire e che vanno convertiti entro il 4 settembre. Quindi, immagino entro la pausa estiva. Non ha un senso compiuto per due ragioni e chiudo, Presidente. Primo, perché non si organizzano così i lavori. Non potete arrivare al 10 luglio con otto decreti da convertire entro agosto, entro il 4 settembre.
Non è accettabile, signor Presidente, lei rappresenta la maggioranza, ma anche l'opposizione. Non è accettabile che oggi abbiamo davanti otto decreti e otto fiducie. Non è accettabile perché questa sarà l'unica riforma che verrà fatta da questo Governo: una riforma . Non so se arriverà il premierato, io penso proprio di no. Non so se arriverà, verrà bocciato in un referendum. Non ci sarà traccia delle riforme costituzionali. Resterà però indelebile, nell'elenco dei precedenti, che il primo Governo che rivendica di essere stato - dopo decenni - eletto dal popolo e di avere una maggioranza voluta dagli elettori mette più fiducie dei Governi tecnici ed umilia il Parlamento - perché di questo si tratta - arrivando al 10 luglio con otto decreti e quindi otto fiducie da qui a un mese.
Questa è un'umiliazione del Parlamento - e va bene - ma, soprattutto, è una riforma da cui non si tornerà mai più indietro, a meno che ci sia una rivolta dei parlamentari di maggioranza e di opposizione a questo modo di fare e a meno che ci sia una netta presa di posizione della Presidenza della Camera, perché questo il Parlamento non lo può accettare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per associarci alle riflessioni del collega Della Vedova, che mi sembrano oggettive; mi rivolgo davvero a tutta l'Aula, oltre che ai banchi del Governo: vedo la presenza di ben due Ministri, tra cui il Ministro per i Rapporti col Parlamento. Poi, nella sede della Capigruppo esporremo le nostre riflessioni, ma credo sia giusto farlo in quest'Aula perché è un problema che riguarda tutti: è un problema di rapporti tra Esecutivo e Parlamento.
Vi è, poi, il tema dell'impossibilità di intervenire, perché, oltre al tema che è stato ricordato del numero delle fiducie, ci si aggiunge il fatto che, se sei in seconda lettura, sostanzialmente, non tocchi il provvedimento, così come è stato in questa occasione. Per cui, la disponibilità al dialogo del Ministro Lollobrigida - e questo lo apprezziamo - si scontra però con la realtà: la realtà è che, essendo ormai in seconda lettura e non essendoci più tempo per farne una terza, sostanzialmente, questa Camera ha preso atto delle decisioni assunte altrove. Questo è uno stravolgimento completo del bicameralismo paritario previsto dalla nostra Costituzione.
Io non so di chi sia la colpa ma - visto che qualche anno di esperienza in questi luoghi ce l'ho - una sensazione così io non la ricordo. Era buona norma, signor Ministro Ciriani, che il Governo normalmente non andasse oltre il 15 o il 20 giugno per l'emanazione di nuovi decreti. Ci troviamo con un decreto fatto il 5 luglio che scade il 5 settembre. Allora, vorrei solo evitare che qualcuno dalle parti di Palazzo Chigi o dei Ministri poi si scandalizzi del fatto che noi protestiamo perché non vogliamo venire a lavorare, come tutti gli italiani, i primi di settembre: almeno evitateci questo. Lo dico in via preventiva. Nella sostanza è una situazione insostenibile.
Ripeto: mi rivolgo al Presidente perché si faccia tramite con il Presidente Fontana. Continuiamo a fare questi interventi; continuiamo a sottolinearlo. Fuori di qui, nel Transatlantico, i colleghi di maggioranza spesso ci danno anche ragione, perché come non possiamo toccare noi i provvedimenti, a maggior ragione loro, che ne avrebbero magari più la possibilità. Così non si può andare avanti: un qualche stop dobbiamo mettercelo. Rischiamo, alla fine, di alimentare anche tensioni che potrebbero essere evitate.
Credo che vada sottolineato. Ho ritenuto di farlo in questa sede e ripeto lo faremo anche nella sede della Capigruppo, perché concordo con le affermazioni del collega Della Vedova, intervenuto prima, circa la preoccupazione che qui ci sia un problema di sistema.
Così siamo all'umiliazione del Parlamento, in particolare, devo dire, un po' per la tendenza del Governo su una serie di materie - penso alle riforme - di privilegiare una Camera rispetto all'altra e nell'umiliazione del Parlamento c'è un'umiliazione aggiuntiva di questa Camera. Credo che questo non vada bene .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Per esprimere, anche a nome del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, il nostro totale dissenso per come il Governo sta procedendo e per come si sta svuotando il ruolo - anzi, si è svuotato - il ruolo del Parlamento. Questo continuo uso della decretazione d'urgenza, con decreti che contengono tutto, anche con una disomogeneità di contenuti, è un qualcosa a cui deve essere posto uno stop.
C'è la necessità e l'urgenza - che non può riguardare solo l'opposizione, ma deve riguardare anche la maggioranza - di consegnare, riconsegnare al Parlamento la sua legittimità di legiferare. I disegni di legge di iniziativa del Parlamento, ormai, sono praticamente rarissimi e questa è una questione che dovrebbe far riflettere la Premier, Giorgia Meloni, la quale, più di una volta, o meglio, sistematicamente, quando deve spiegare la riforma sul premierato, dice, sostanzialmente, che lei è per la centralità del Parlamento e che bisogna dare una sorta di stabilità al governo del Paese.
In realtà, l'azione di questa maggioranza, o meglio di questo Governo, è un elemento di profonda instabilità delle istituzioni, nel momento in cui il Parlamento viene svuotato della sua funzione che gli viene assegnata dalla Costituzione, determinando un ingolfamento, da qui ai prossimi giorni, di decreti che dovranno essere convertiti in legge, mettendo sotto pressione anche gli uffici che devono assolvere, dal punto di vista regolamentare, e dare quella giusta assistenza alle Commissioni per svolgere il lavoro di analisi degli stessi decreti. C'è un problema serio, che è anche una questione costituzionale di non poco conto.
Avete ormai rotto un filo e questo filo è un filo di cui vi state assumendo la responsabilità. È giunto il momento, signor Ministro, che vi fermiate e riconsegniate al Parlamento la sua funzione essenziale, che è quella di legiferare, ma non di legiferare perché lo ordina il Governo, attraverso i decreti d'urgenza. Dopodiché, il Governo ha la sua maggioranza in Parlamento, la esprimerà. Noi, su questo decreto, avevamo e abbiamo dimostrato di entrare nel merito. La presenza - che ringrazio - anche del Ministro dell'Agricoltura, dialogante, è anche una testimonianza del fatto che, quando si dialoga, anche su posizioni totalmente diverse, si può consentire al Parlamento di svolgere questa funzione.
Signor Ministro Cirielli, avete rotto un filo e, da questo punto di vista, vi siete assunti la responsabilità politica e istituzionale di aver mortificato e svuotato il Parlamento di una funzione che la Costituzione gli assegna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Gadda. Può rimanere seduta, visto l'infortunio. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente, anch'io per associarmi alla richiesta dei colleghi. Peraltro, il nostro capogruppo Faraone ha già fatto presente, più volte, anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, questa esigenza non soltanto di rispetto del Parlamento, ma soprattutto di rispetto del lavoro e degli obiettivi che ciascuno di noi deve portare. Usando alcune parole che ha utilizzato il Ministro Lollobrigida nel suo intervento - ha citato, più volte, il passato -, voglio farlo anch'io, anche in questa sede, perché, nelle precedenti legislature, il gruppo di Fratelli d'Italia, ad ogni fiducia - io c'ero anche tre legislature fa - gridava allo scandalo. Quindi, senza usare quei termini, con la pacatezza che mi contraddistingue, proviamo a riportare l'ordine dei lavori a un approccio più collaborativo, perché questo è anche nell'interesse della maggioranza di questo Governo e del Paese: quando il Parlamento funziona, ciascuno di noi inizia a fare il suo dovere e si portano emendamenti che sono migliorativi ai testi. Invece, di fatto, in questo monocameralismo a cui ci avete portati, anche il dibattito nel Paese - diciamocelo francamente - si è un po' sterilizzato, perché il lavoro del Parlamento molte volte viene percepito come inutile.
Siccome, invece, penso che ciascuno di noi creda nella politica e nel ruolo della politica di cambiare le cose e migliorare i testi, ciascuno secondo il proprio ruolo, forse un ordine dei lavori migliore, una programmazione migliore e, soprattutto, evitare questo abuso dei decreti e questa modalità, credo sia nell'interesse del Paese, del nostro ruolo e del Governo stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI(FDI). Signor Presidente, se dovessimo fare l'esegesi della storia dei decreti-legge nel nostro Paese, dovremmo dire che, a Costituzione vigente, allora come oggi, è stata una sentenza della Corte costituzionale che, alla fine, ha posto fine alla reiterazione di quei decreti-legge, che, quelli sì, espropriavano sistematicamente il Parlamento, perché venivano riadottati puntualmente allo scadere dei decreti-legge stessi.
E, quindi, si aveva una proroga, di fatto, di norme che non erano mai state vagliate dal Parlamento, ma che erano continuamente tenute in vita dall'Esecutivo. Vorrete almeno riconoscere che, dopo quella sentenza, è cambiata la questione legislativa almeno sotto questo profilo ed è cambiata a tal punto che, se è vero che vi è un numero di decreti-legge che oggi appare notevole, è altrettanto vero che questo è un imbuto che si è creato anche in relazione ad un insieme di elezioni che si sono verificate nel nostro Paese nell'anno in corso e che hanno portato alla chiusura dei due rami del Parlamento.
Anzi, se devo dire la verità, contrariamente a quanto prevede il Regolamento, la Camera, a differenza del Senato, spesso e volentieri, ha rinunciato ad un turno di riposo per continuare i suoi lavori, tant'è vero che sono stati dati spazi notevoli anche ai disegni di legge e alle proposte di legge dell'opposizione.
Poi, se alcune sono state bocciate per mancanza e carenza di copertura finanziaria, non è un problema che penso si possa addebitare alla maggioranza. Purtuttavia, debbo dire che, nella Conferenza dei presidenti di gruppo, quando abbiamo affrontato questo problema, abbiamo cercato di mettere in piedi un calendario che fosse rispettoso della possibilità della fase emendativa e della fase dell'esame degli emendamenti.
Mi permetto soltanto di correggere, perché qualcuno non ha fatto bene i raffronti - neppure il collega Della Vedova - tra le modifiche che sono state introdotte dall'inizio di questa legislatura ai decreti-legge, rispetto alle non modifiche che venivano introdotte nei decreti-legge delle passate legislature. Perché, se volete vedere una verifica numerica, sono a disposizione; sicuramente, vedrete che questo Governo è stato molto sensibile ad accogliere modifiche che non solo vengono dai banchi della maggioranza, ma che, spesso e volentieri, sono venute anche dai banchi dell'opposizione, a dimostrazione del fatto che, comunque, se non vi è stato un bicameralismo che ha consentito i tre passaggi del decreto - perché se si dice che i decreti sono blindati, allora bisogna dire che ogni provvedimento dovrebbe durare 20 giorni in uno dei due rami del Parlamento, essendo 60 i giorni di tempo per la conversione -, al di là dei decreti, non vi è stato un ramo del Parlamento che non sia intervenuto, ed è intervenuto pesantemente, per quanto riguarda le modifiche, ora espungendo addirittura alcuni articoli, ora modificandoli sostanzialmente, ora recependo nuove proposte che venivano sia dalla maggioranza che dall'opposizione.
Questo lo dico in termini di funzionalità del Parlamento, che è tutto meno che una situazione di un Parlamento che è escluso dal confronto sui decreti-legge.
Dopodiché, penso anche di dover dire che, nel corso degli anni, il numero degli emendamenti è anche aumentato esponenzialmente, perché siamo sì in presenza di decreti - e anche qui apro una parentesi: certamente, qualcuno può dire “ce ne sono troppi” -, ma è vero che non sono , perché anche questo non viene detto. Noi abbiamo assistito a decreti quando, in questa legislatura, difficilmente si è dato corso a decreti e, chiaramente, se i decreti sono per materia, è evidente che le materie attengono a più Ministeri e, quindi, vi sono più decreti.
Un'ultima considerazione sulle fiducie. Penso che si darà atto che dove abbiamo potuto e dove vi era la disponibilità ad evitare la fiducia ed andare verso un confronto in Aula, non ci siamo sottratti. Quando i tempi non lo consentivano, si è andati avanti con la fiducia, però posso assicurare, comunque, che, a differenza del passato, dove, spesso e volentieri, le fiducie venivano messe, oltre che nei Governi tecnici e dai Governi tecnici - perché evidentemente, non avendo natura politica, quello era l'unico mezzo per andare avanti -, anche da Governi politici, che spesso e volentieri hanno messo il voto di fiducia non nei confronti dell'opposizione o dell'attività dell'opposizione, ma per sopperire alle divisioni della maggioranza.
Ecco, sotto questo profilo posso assicurare che le fiducie che ha chiesto questo Governo non sono mai state poste per superare difficoltà all'interno della maggioranza di centrodestra .
PRESIDENTE. Prima di dare la parola ad altri colleghi, avverto che la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è posticipata alle ore 13,45, considerando ovviamente che stiamo ancora in Aula. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestri sul medesimo argomento. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Presidente, il fatto che in questa legislatura ci sia un eccessivo abuso della decretazione d'urgenza non è di certo qualcosa che rileva l'opposizione, ma è un dato abbastanza certo, rilevato dal Quirinale e dagli osservatori, anche rispetto agli altri Governi. Nessuno può avere la disonestà intellettuale, in questo Parlamento, di dire che è un problema dell'attuale Governo, questo è un qualcosa che nessuno può dire, ma che questo Governo stia esagerando, anche rispetto alla media, è un dato.
Ora io credo che questo si rilevi anche nelle problematiche che il Governo stesso sta avendo nelle conversioni dei decreti, dove ci sono - anche lì - evidenti problemi di tempistica. Credo, sinceramente, che non ci sia solamente l'abuso di decretazione ma ci sia stato, da questo Governo, anche poca attenzione per i provvedimenti in quota opposizione; non è solamente un caso, quello del salario minimo, di leggi cioè partite dall'opposizione e fatte proprie, con materia di delega, dalla maggioranza: il voto ai fuori sede, il salario minimo, ne potrei citare tante.
Siamo arrivati, come MoVimento 5 Stelle, a togliere la firma dalle nostre leggi perché poi, anche a fronte di un percorso del genere, di un percorso lungo e prolungato, alla fine tutto si è tramutato in delega. Credo che non è bello che ci sia - come maggioranza - anche una difesa a prescindere, senza analizzare l'effettivo dato, perché comunque la maggioranza fa parte del Parlamento. Mi dispiace che non ci sia il collega Molinari perché si ricorderebbe che, durante il Governo Conte II - lui era all'opposizione -, una volta, come capogruppo, contestai l'eccessiva decretazione d'urgenza al Ministro d'Inca' e lo feci in Conferenza dei presidenti di gruppo. Tanto che il collega Molinari con una battuta disse: non ho capito chi è all'opposizione e chi è in maggioranza.
Credo sia anche importante e onesto, da parte delle rappresentanze parlamentari, far valere proprio il ruolo del Parlamento, anche nei confronti di un Governo: fare una critica ad un Ministro per i Rapporti con il Parlamento o all'eccessiva decretazione non è una prerogativa dell'opposizione e io l'ho fatto in prima persona; credo sia giusto così, credo che alcune volte il Governo debba recepire dei messaggi, di quando si sta esagerando. In tal senso credo che sia vero che ci sono state alcune forme di opposizione - e ci mancherebbe altro -, anche rispetto a quello che è stato il taglio dei parlamentari, che ha visto sicuramente ridurre anche i tempi per quanto riguarda gli ordini del giorno e alcune forme di opposizione, rispetto alla scorsa legislatura.
Credo che da parte della maggioranza si sia potuto operare in tutta tranquillità e non credo che l'opposizione abbia fatto in modo che questa reazione del Governo, di abuso della decretazione di urgenza, sia riconducibile a degli atteggiamenti. No, è riconducibile a una cultura parlamentare; è riconducibile a un modo di governare i processi e di organizzare l'Aula e basta. Credo che facciamo bene a continuare a contestare questo modo di fare, sia nelle Conferenze dei presidenti di gruppo sia in Parlamento; credo che la maggioranza parlamentare, da questo punto di vista, dovrebbe difendere un po' di più le prerogative del Parlamento, perché qui c'è una rappresentanza popolare.
Quando si parla di combattere l'astensione, si tratta anche di mettersi nell'atteggiamento di dare valore a quei luoghi dove la rappresentanza può avere un valore. Allora, vogliamo combattere l'astensione? Cominciamo col cambiare la nostra cultura parlamentare e rispettiamo quei luoghi dove la rappresentanza può emergere in una maniera più consistente: cambiando la cultura, a caduta, riusciremo anche a dare quei messaggi di Parlamento più vicino alle persone. Ma se è tutta un'imposizione parlamentare, se è tutto un “sono il Governo, sono la maggioranza, faccio come mi pare”, allora è semplicemente una turnazione: oggi voi, domani noi, poi quegli altri, gli altri ancora, e si finirà - richiamando continuamente le pratiche peggiori dei precedenti, dove sempre ognuno avrà un precedente per giustificare un atteggiamento, che farà a sua volta un precedente e verrà richiamato nella legislatura dopo per dire “ma tu hai fatto quello quindi adesso lo faccio peggio” - ad una gara al massimo ribasso, che questo Parlamento non può permettersi. Quindi invertiamo la rotta e cerchiamo di fare in modo che il dibattito parlamentare abbia una sua dignità, a prescindere dai ruoli .
PRESIDENTE. A questo punto, non essendoci altre richieste di intervento, la seduta è sospesa e riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il Ministro per la Pubblica amministrazione e il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Gadda e altri n. 3-01320.
La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione per un minuto. Prego, onorevole.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il 5 per mille è un'opportunità importante che consente ai cittadini di sostenere enti del Terzo settore, associazioni sportive dilettantistiche, enti di ricerca, ONLUS, nelle proprie attività di interesse generale. In pochi sanno, però, che viene fissato un tetto oltre il quale quelle risorse rischiano di non essere erogate, minando così anche quel patto che esiste tra il contribuente e lo Stato rispetto all'intendimento di sostenere quelle realtà.
La domanda è semplice: il Governo Meloni intende rimuovere questo tetto oppure intende continuare in questa direzione per cui, nel 2023, 20-30 milioni di euro circa rischiano di non essere erogati agli enti del Terzo settore.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. Prego, Ministro.
LUCA CIRIANI,. Grazie Presidente e colleghi, soprattutto l'interrogante, l'onorevole Gadda. Nel bilancio dello Stato è previsto uno specifico fondo - l'ha appena ricordato - relativo a quota parte dell'importo del 5 per mille del gettito IRPEF, da utilizzare per il sostegno del volontariato, per il finanziamento della ricerca scientifica, della ricerca sanitaria e dell'università, nonché per attività svolte dai comuni di residenza dei contribuenti. A tale fondo corrisponde uno specifico limite di spesa, che è stato oggetto di periodici aggiustamenti nel suo valore complessivo. Lo stesso, infatti, è passato da uno stanziamento di 250 milioni di euro, dell'anno 2008, agli attuali 525 milioni, che decorrono dall'anno 2022.
Lo scorso 27 giugno, l'Agenzia delle entrate ha comunicato che la ripartizione delle scelte per la devoluzione del 5 per mille dell'IRPEF, relativa all'anno finanziario 2023 e determinata in base alle preferenze espresse dai cittadini nelle dichiarazioni presentate lo scorso anno, è risultata superiore, al detto limite di spesa di 525 milioni, per un valore di circa 27 milioni di euro.
Alla luce di questi recentissimi dati, il Governo valuterà, come già fatto in passato, le necessarie iniziative legislative per incrementare le suddette autorizzazioni di spesa, al fine di tener conto dell'evoluzione del dato relativo alle scelte dei contribuenti.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare per due minuti. Prego, onorevole.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Signor Ministro, colgo con favore la sua apertura, l'intenzione di valutare.
Qui la domanda era molto semplice: se c'è, o meno, l'intenzione di rimuovere questo tetto. Io credo sia giunto il tempo, anche perché i dati, che l'Agenzia delle entrate ci ha comunicato, sono positivi. Per esempio, rispetto al 2022, nel 2023, oltre 81.000 enti sono stati ammessi al ricevimento del 5 per mille e oltre 700.000 cittadini hanno optato per le organizzazioni che sentono più vicine alle loro caratteristiche, alla volontà di intervenire in modo sussidiario nella crescita economico-sociale e nella coesione del Paese.
Questo tetto ormai non ha più senso di esistere. Nel passato ci sono stati anche scivoloni importanti: nel 2011 quella soglia era stata fissata a 100 milioni di euro, una cifra sostanzialmente bassissima e, quindi, c'era stata una protesta da parte di tanti enti.
Chiedo davvero e lo chiedono gli enti, lo chiedono giornali importanti, a partire da , che è un po' la voce del Terzo settore: togliamolo questo tetto, perché deve essere rispettata la volontà del contribuente e non ha senso che quelle risorse vadano nella fiscalità generale, perché gli enti del terzo settore, così come i cittadini, hanno subito, in questi anni, l'aumento dei costi e l'inflazione e svolgono certe volte, anche in sostituzione dello Stato, moltissimi servizi importanti per le persone più fragili.
Quindi, rimuoviamo questo tetto e, soprattutto, promuoviamo l'utilizzo del 5 per mille, perché, nel 2022, il 44 per cento dei contribuenti non aveva optato per nessun ente, per nessuna realtà e quindi forse è il caso - e io approfitto anche di questa diretta TV - per invitare i cittadini (non costa nulla) ad optare, nella dichiarazione dei redditi, per l'ente che, nel proprio territorio o sul territorio nazionale, risponde a quell'interesse generale di cui tutti noi abbiamo bisogno .
PRESIDENTE. Il deputato Gatta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01321 per un minuto. Prego, onorevole.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). Signor Ministro, parliamo di pesca, di imprese di pesca e della forte compressione della loro competitività, dovuta prevalentemente a due ordini di fattori: da una parte, discutibili politiche comunitarie; dall'altra, la concorrenza (spesso sleale) di flotte che, provenendo da paesi terzi, sono soggette a minori costi e a minori vincoli.
Molti armatori hanno fatto ricorso a indebitamenti presso gli istituti bancari per far fronte alle loro necessità. Tra queste necessità, c'è certamente il costo del gasolio. Un costo del gasolio che è aumentato sempre di più e che incide notevolmente sul profitto della gente di mare.
Sono a chiederle se non ritenga opportuno prevedere, in favore delle imprese di pesca, forme di sostegno per l'acquisto del carburante sia come riproposizione del credito di imposta o altri benefici.
Conosco la sua sensibilità sul tema della pesca, per cui confido in un suo intervento .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere per tre minuti. Prego, Ministro.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Grazie, collega Gatta. Ringrazio il gruppo di Forza Italia per avermi proposto questo . Sarò ben lieto se il gruppo di Forza Italia si farà, nel prossimo bilancio, latore di questa richiesta al Ministero dell'Economia per ricercare le risorse per un ulteriore intervento in favore del mondo della pesca, perché riteniamo ovviamente eccezionalmente rilevante questo settore per l'economia della Nazione, tant'è vero che quest'anno, in Sicilia, dal 21 al 29, nella parte specificatamente riguardante il G7, per la prima volta si svolgerà un G7 agricoltura e pesca, perché i pescatori, quanto gli agricoltori, restano un strategico, che noi intendiamo valorizzare in ogni modo.
Come è noto, con la legge di bilancio 2023, era stato riconosciuto, a far data dal primo trimestre 2023, a favore delle imprese esercenti l'attività agricola e la pesca un credito d'imposta pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di carburante. Il credito è stato utilizzato in compensazione fino al 31 dicembre 2023.
In ragione dei vincoli di bilancio, non è stato possibile prevedere lo stanziamento di risorse per reiterare la medesima misura agevolativa per l'annualità 2024. Tuttavia, il Governo ha adottato diverse iniziative in favore del comparto pesca e acquacoltura, finalizzate ad evitare ulteriore contrazione economica per il settore. In primo luogo, ricordo che il Governo ha mantenuto la misura dell'esenzione totale delle accise sul carburante a beneficio del comparto della pesca e difeso, anche in sede europea, tale misura, opponendosi con forza, insieme ad altri Ministri competenti, durante il semestre di presidenza belga, alle proposte di introduzione di nuove accise.
L'Italia è una delle poche Nazioni che ha scelto di mantenere questo tipo di incentivo, perché riteniamo che non sia un privilegio, ma un incentivo alla produzione.
L'obiettivo del Governo Meloni è chiaro: uscire dalla dicotomia “pesca contro ambiente” e costruire un futuro sostenibile per il comparto ittico. Questo è il nuovo approccio che il Governo ha portato avanti nei confronti dell'Unione europea per trovare un giusto equilibrio tra sostenibilità economica, ambientale e sociale. Tale approccio è evidente anche nella nuova gestione del fondo FEAMP. All'attuazione della misura di arresto definitivo, che verrà a giorni attivata, si prevede, come priorità, la demolizione di unità di pesca vecchie, non nuove come avveniva precedentemente. Questo permetterà di fornire un efficace contributo al rinnovo della flotta utile a pescare e non nell'ottica della dismissione. Nell'ultima legge di bilancio, e con il decreto legislativo n. 102 del 2004, rinnovato nel nostro sistema normativo, si è intervenuti mettendo i pescatori nella condizione di avere le stesse agevolazioni che vengono concesse, in un quadro di calamità subita, agli agricoltori.
Per ragioni di tempo - mi scuso con la Presidenza - non elenco tutto quello sul quale, sulla pesca, sarà utile ragionare e dibattere. Avremo, nella città di Siracusa, a settembre, la possibilità di approfondire anche con tutte le associazioni della pesca, come facciamo costantemente presso il Ministero e, ovviamente, per quanto riguarda il Parlamento, all'interno delle Commissioni.
PRESIDENTE. Il deputato Gatta ha facoltà di replicare per due minuti. Prego, onorevole.
GIANDIEGO GATTA(FI-PPE). Ministro, io la ringrazio per la sensibilità che, ancora una volta, ha manifestato rispetto a questo tema. È un approccio sostanziale e diverso rispetto a quanto accaduto in precedenza.
Colgo l'occasione - perché questo momento è particolarmente ghiotto, anche perché ci stanno sentendo, dalla Rai, in tutte le case degli italiani - per la sostanziale equiparazione che si è finalmente fatta tra l'agricoltura, la pesca e l'acquacoltura. Non è un caso che, approvando il decreto-legge - lo voteremo domani - sulle disposizioni urgenti concernenti le imprese agricole e le imprese di pesca e l'acquacoltura, si preveda, per l'appunto, che non vi siano più figli di un dio minore, ma che si sia tutti uguali, sia per quanto attiene ai benefici e sia, anche come è giusto che sia, per quanto attiene ai doveri. Ha già accennato a quelli che saranno i provvedimenti in ordine al rinnovo delle nostre flotte pescherecce, in relazione alla transizione energetica, per la quale molti dovranno dotarsi di motori in linea con i nuovi parametri di accostamento ai temi ambientali; devo dirlo, c'è un nuovo approccio anche da parte della maggioranza di Governo. Infatti, negli ultimi mesi, alcuni ordini del giorno a mia firma, sono stati approvati all'unanimità da questo Parlamento, dalla maggioranza; prevedevano l'elargizione di benefici e di sussidi ai pescatori che stanno vivendo una fortissima crisi, in ordine alla quale noi cercheremo di recuperare il tempo perduto e di dare risposte alle criticità sottaciute, colpevolmente sottaciute, e che oggi, invece, abbiamo il coraggio e la forza di affrontare, grazie anche alla sua sensibilità, al suo impegno e, insieme al suo, a quello di tutto il Governo .
PRESIDENTE. La deputata Gribaudo ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione n. 3-01322 di cui è cofirmataria.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministro, siamo ancora pieni di sdegno per la tragica morte del bracciante indiano Satnam Singh, lasciato morire dissanguato e abbandonato davanti alla sua abitazione dal proprietario del fondo in cui lavorava. Ieri, come presidente della Commissione d'inchiesta, ho voluto andare lì e parlare anche con la vedova Sony, donna forte e coraggiosa, per portare, ancora una volta, la vicinanza e la volontà dello Stato tutto - me lo consenta - affinché questa disumanità non accada mai più. Tuttavia, con questa drammatica morte, si era accesa l'attenzione sul fenomeno del caporalato in agricoltura, che tocca tutto il Paese, come vediamo in queste ore. È necessaria una nuova strategia in materia di tutela del lavoro e della sicurezza, che vada oltre i limiti dei recenti interventi legislativi proposti dal suo Governo, Ministro. Bisogna abolire la Bossi-Fini, vecchia e ingiusta. E le segnaliamo, inoltre, la denuncia delle organizzazioni sindacali per cui, da troppo tempo, non viene convocato il tavolo del caporalato e, come da normativa vigente (la n. 199 del 2016), la cabina di regia doveva definire indici di coerenza del comportamento aziendale correlato alla produzione agricola, ma, ad oggi, tali indici non risultano adottati sui territori. Vi è un ritardo diffuso delle sezioni territoriali rispetto all'applicazione della norma, e questo non fa che indebolire una buona legge, ma farà aumentare le pratiche di sfruttamento del settore.
Per cui, Ministro, non solo le chiediamo a che punto siamo, ma, oltre le parole di circostanza, un sussulto di dignità di fronte a un evidente e sempre più diffuso, moderno sfruttamento dei lavoratori, di donne e uomini che contribuiscono enormemente allo sviluppo di uno dei settori che riteniamo, non a torto, un fiore all'occhiello dell'economia italiana .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Grazie, collega, di aver nuovamente sottolineato un tema fondamentale, che è il rispetto del diritto dei lavoratori, di ogni nazionalità. Il caporalato, ovviamente, incide molto sui lavoratori immigrati da Paesi terzi, ma non solo, anche sui lavoratori italiani. Quindi, si tratta non solo della normativa Bossi-Fini, che comunque è datata e che va certamente modificata, dipende poi dal ragionamento parlamentare sul come.
Risponderò per quanto di mia competenza perché, come lei sa, i quesiti che pone riguardano, per la grandissima parte, altri colleghi con i quali lavoriamo, ma incidono certamente su tanti settori strategici, compreso quello dell'agricoltura.
La recente tragedia di Cisterna di Latina ha visto un criminale, facente provvisoriamente l'imprenditore, compiere un atto che lei ha giudicato vergognoso, e io condivido questa accezione, che è un atto criminale e pone un'attenzione negativa sul mondo dell'agricoltura che, invece, ha tanti imprenditori sani che subiscono la concorrenza sleale da parte di coloro che sfruttano lavoratori in quel modo, oltre alle altre questioni che vengono considerate in questa tragica vicenda.
Mi unisco al cordoglio anche per la moglie Sony, che, per fortuna, oggi viene messa al riparo da ulteriori rischi, avendo avuto il permesso di soggiorno provvisorio, che io spero si tramuti, a compensazione parziale della tragedia che l'ha colpita e dello sfruttamento che da tanti anni, troppi anni, subivano lei e il suo compianto compagno.
Abbiamo, però, lavorato in questi mesi, cercando di ragionare sulla vicenda dei flussi previsti dalla legge Bossi-Fini e dalle leggi seguenti che l'hanno modificata, senza riuscire mai nell'obiettivo di pianificare flussi realmente ancorati alla necessità delle imprese, mettendo in condizione i lavoratori provenienti da Paesi terzi di potersi integrare, se volevano, o comunque poter lavorare, produrre per loro e per la Nazione che li ospitava e poi, magari, tornare in Patria, dove portare il loro . Venivano programmati i flussi che venivano approvati a fine anno, e non come previsionali. Oggi abbiamo flussi triennali e opereremo anche attraverso modifiche del , che è un altro strumento nefasto applicato alla pubblica amministrazione, per “velocizzare”, per efficientare, ma con distorsioni che tutti noi conosciamo. Abbiamo attivato in questo decreto norme che erano già state, prima della tragedia di Satnam, previste nel disegno di legge proposto dalla collega Calderone; le abbiamo anticipate perché non c'è un minuto da perdere rispetto ai controlli e anche all'emersione, prevista da tante normative - addirittura da quella del 1° agosto 2016 - che mai sono state messe puntualmente in campo, come andava fatto, anche con tante forze sociali e politiche che magari hanno avuto più attenzione a questi fenomeni quando è emersa una tragedia, anziché nel costante controllo quotidiano.
Le assunzioni - 514 nuovi ispettori dell'INPS e INAIL - aiutano a reprimere, ma noi dobbiamo puntare a cancellare questo fenomeno, anche con un meccanismo che permetta di guardare alle cose che non solo non hanno funzionato: la rete del lavoro agricolo di qualità, nei numeri, ha dimostrato che non abbia funzionato. Dobbiamo lavorare per implementare, modificando insieme le norme, io credo in una logica di confronto parlamentare con l'azione del Governo che mette a disposizione gli strumenti che ha, in un quadro di analisi - in questo momento INPS e Agea, per esempio, stanno incrociando i dati, cosa che in passato non si è fatta -, per arrivare a fare emergere quei parametri che oggettivamente fanno comprendere, in maniera abbastanza immediata, quando un'azienda ha forza lavoro non compatibile con la regolarità della stessa.
È un tema troppo delicato per trattarlo in tre minuti. Spero che avremo altre occasioni e altri modi per riuscire ad approfondire qualcosa che ci vede non solo tutti colpiti dagli epifenomeni, ma tutti consapevoli che la vicenda del caporalato, da tanti anni, da tanti decenni è un fatto endemico nella nostra Nazione e bisogna porvi fine.
PRESIDENTE. Il deputato Vaccari ha facoltà di replicare, per due minuti.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Presidente, suo tramite, voglio dire al Ministro che non siamo soddisfatti della risposta che ci ha dato, perché dopo le tre manifestazioni che si sono svolte, promosse dai sindacati a cui hanno aderito le istituzioni locali e l'associazionismo, le forze politiche di opposizione, dovremmo essere tutti convinti che il caporalato in agricoltura è un male assoluto, così come lo sfruttamento del lavoro in altri settori da parte di imprenditori voraci e compiacenti. Ma questo non è, non è perché le deleghe nelle materie di sua competenza, signor Ministro, le può esercitare anche adesso. La legge n. 199 del 2016 serve a respingere l'assalto dei carnefici che sfruttano le persone in agricoltura, serve convocare il tavolo previsto da quella legge. L'ultima volta è stato convocato nel dicembre 2022, solo quest'anno, invece, è stato convocato per parlare del tema degli alloggi.
Ecco, serve essere concreti e andare al di là delle grida di dolore e delle roboanti frasi del giorno dopo; servono fatti e comportamenti coerenti con la gravità della situazione. Anche il ragionamento sulla Bossi-Fini è da portare fino in fondo, ma servono, in particolar modo, misure concrete. Noi ve ne abbiamo proposte nel corso dell'esame del decreto Agricoltura; vi abbiamo proposto di adottare il DURC di congruità, che affianchi le norme che già esistono nella legge sul caporalato perché, similmente a quanto è stato fatto in edilizia, è uno strumento che mette in relazione il tipo di coltura che viene fatto con la manodopera necessaria e che deve essere in regola e tutelata.
È per questo che vi chiediamo di seguire questa strada maestra che purtroppo, però, è assente dal decreto che fra qualche ora questa Camera approverà. Abbiamo trovato una vostra scarsa disponibilità in questa situazione, di fronte a una drammatica evidenza che merita tutt'altre parole e tutt'altre azioni .
PRESIDENTE. Il deputato Carotenuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Caramiello e altri n. 3-01323 di cui è cofirmatario.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Grazie, Presidente. Ministro, l'ultimo Rapporto agromafie e caporalato parla di 230.000 lavoratori irregolari nel comparto agricolo, di cui il 30 per cento sono italiani o, comunque, residenti, cioè nati nell'Unione europea. Di fronte a uno scenario del genere, la prima misura che voi avete deciso di realizzare è il agricolo, cioè un'ulteriore precarizzazione di questo comparto. D'altra parte, questo è coerente con tutte le vostre scelte e le vostre politiche sul lavoro. Voi avete distrutto il avete praticamente condannato decine, centinaia di migliaia di lavoratori a dover accettare qualsiasi lavoro, il che determina la strage sul lavoro che viviamo quotidianamente. Nel nostro Paese ci sono 3 morti sul lavoro al giorno: uno di questi è stato, appunto, il bracciante indiano. Il punto è: noi le vogliamo ricordare che lei è responsabile di tutta questa cosa che succede. Anche dall'ultima risposta vediamo che non sembra che si senta, invece, nelle possibilità di cambiare scenario. Invece, io le voglio ricordare che lei potrebbe passare alla storia come il Ministro che ha risolto il problema del caporalato nel nostro Paese, ma la sensazione che abbiamo, purtroppo, è che alla fine sarà ricordato come quello che ha fermato un treno .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Presidente, grazie al collega per aver sottolineato che si poteva fare e non si è fatto. Lo fa da forza politica che è stata al Governo di questa Nazione per cinque anni senza fare nulla nei confronti di questo problema . Il primo decreto che il Ministro dell'Agricoltura ha sottoposto, insieme ai suoi colleghi del Lavoro, è proprio quello sulla condizionalità sociale. Si tratta di un decreto inevaso dal Governo, nel quale - lei ricorderà - il Ministro competente veniva dalle fila del MoVimento 5 Stelle, con il quale ho un grande rapporto di stima, ma evidentemente su questo si è arrivati in ritardo. Io credo che la responsabilità di quanto è accaduto negli ultimi decenni in Italia, e non solo in Italia, rispetto al caporalato - che riguarda certamente cittadini che provengono da Paesi terzi, dai Paesi dell'Unione europea, ma anche tanti italiani - deve vedere una fermezza non solo del Governo, ma di tutto il Parlamento, e un senso di responsabilità diverso da quello che a volte emerge da alcuni interventi, finalizzati alla strumentalizzazione, che io giudico incompatibile con la serietà dell'argomento e con le tragedie che accompagnano questo tipo di percorso .
Colleghi, la serietà dell'argomento prevede che, ovviamente, io ribadisca, che quanto è di mia competenza, rispetto a questa vicenda, è sollecitare, lavorare come sul decreto della condizionalità sociale, cioè mettere in condizione le persone che sfruttano i lavoratori, che si dichiarano imprenditori agricoli, di non ricevere alcun contributo pubblico. Poi, esistono altre competenze che riguardano i miei colleghi, che stanno esercitandole nel modo più veloce possibile, anche per riparare le criticità di organico. I 516 nuovi ispettori dell'INAIL e dell'INPS serviranno a seguire e a inseguire coloro che si comportano in maniera irregolare, causando tragedie come quelle che stiamo purtroppo ricordando, ma anche facendo concorrenza sleale agli imprenditori agricoli, che invece svolgono regolarmente questa attività che prevede che il lavoro sia pagato il giusto e sia esercitato nella massima sicurezza.
Sono decine gli interventi che questo Governo ha già messo in campo a sanatoria di quello che in passato è stato fatto meno del necessario, anche con riferimento ad alcune norme che vengono richiamate in quest'Aula, datate 2016 e 2018, ma che non hanno avuto la conseguenza di frenare dei dati che, come potete valutare e come voi stessi denunciate, sono in questi anni in crescita, non in diminuzione, compresa la depenalizzazione del reato di somministrazione illegale di lavoro, che è stata depenalizzata da un Governo di centrosinistra qualche anno fa e che il nostro Governo immediatamente ha voluto reinserire tra gli atti criminali che devono essere perseguiti anche dal codice penale.
Avremo, spero, la possibilità di parlare più seriamente di quelle che possono essere le soluzioni, senza, invece, utilizzare toni comiziali all'interno di un'Aula che dovrebbe servire a costruire un percorso per risolvere davvero i problemi della Nazione
PRESIDENTE. Il deputato Caramiello ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). No, Ministro, mi dispiace. Come al solito la sua risposta non ci soddisfa, perché intrisa di quella sterile propaganda a cui ci volete abituare . Il povero Satnam Singh poteva essere salvato, se solo fosse stato accompagnato in ospedale, ma la verità è che sicuramente si sarebbe salvato, se questo Esecutivo già avesse utilizzato i 200 milioni del PNRR per contrastare il fenomeno e superare gli insediamenti abusivi. La verità, Ministro, è che nel nostro Paese si muore per pochi spiccioli l'ora e non lo sostiene solo il MoVimento 5 Stelle, che da anni lotta per il salario minimo, ma l'OCSE che proprio ieri ha consegnato la maglia nera all'Italia per i salari reali.
La verità, Ministro, è che la decisione dell'Esecutivo di istituire, all'indomani della morte di Satnam, una nuova anti-sfruttamento è l'ennesimo che non offrirà una risposta né risolutiva né innovativa. Non è innovativa ed è vergognoso che il Governo ci speculi, perché già fa parte del Piano di lotta al lavoro sommerso previsto dal PNRR e non è risolutiva perché, prima di annunciare nuovi controlli, dovete prima formare i vecchi ispettori assunti e mai formati. La verità è che questo Governo deve smetterla di piangere il morto e deve attivarsi in via preventiva per evitare altre tragedie. Ve lo stiamo chiedendo con forza. Lei ne vuole parlare e parliamone. Incrementate i controlli nei campi e formate gli ispettori. Approviamo due proposte di legge, già depositate dal Movimento 5 Stelle: una per introdurre il reato di omicidio sul lavoro e un'altra per istituire una Procura nazionale del lavoro Ministro, introducete il Documento unico di regolarità contributiva, il DURC di congruità, già esistente nell'edilizia, anche in agricoltura, bisogna superare la Bossi-Fini. Queste sono proposte, Ministro. Piuttosto che dare ascolto e parlare con le mucche per risolvere i problemi dell'agricoltura, come lei ha dichiarato, dia retta a noi che da sempre lottiamo per tutelare i milioni di lavoratori del comparto agricolo…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). …solo così eviteremo altri omicidi di Stato .
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01324.
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, mi permetto di tornare su un argomento, dopo la nostra interlocuzione avuta in questa sede il 17 aprile, nella quale parliamo di un decreto del 30 gennaio che riduce da 200 a 50 ami l'attrezzatura consentita per il pescatore sportivo. In quell'interlocuzione anch'io avevo detto che lei deve continuare a difendere la pesca professionale, perché è nel suo ruolo, magari dando un po' di attenzione anche a questo aspetto, che non è secondario e che coinvolge tante persone. Avevo chiesto di convocare un tavolo, lei l'ha fatto e ho avuto modo di ringraziarla. Questo tavolo si è riunito poco dopo, mi pare, i primi di maggio e so che ci sono state altre interlocuzioni. La domanda è, quindi, a quale conclusione sia giunto a seguito di questi confronti e se siano seguiti ulteriori incontri sul tema e con quali esiti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,.
La ringrazio, collega Pastorino, per aver sollecitato la volta scorsa l'incontro con le associazioni, al quale abbiamo dato puntualmente seguito, aggiungendo alle associazioni della pesca sportiva, che avevano una posizione sulla pesca con il palangaro, le associazioni di pesca professionale che ne avevano una di matrice sostanzialmente opposta. Abbiamo aggiunto la Capitaneria di porto, che è addetta ai controlli, e il CNR. Perché il CNR? Perché i dati scientifici, sui quali ci eravamo basati per i provvedimenti a cui lei fa riferimento, derivavano dal CNR.
Abbiamo chiesto un approfondimento e abbiamo chiesto, nei tavoli che sono seguiti, alle associazioni della pesca di farci avere i dati scientifici che avevano annunciato in loro possesso, che si potessero contrapporre a quelli tecnici del CNR, che noi consideriamo un organismo indipendente, ma non certo il detentore di ogni forma di saggezza. Quindi, ben lieti, avremmo ricevuto questi dati, che però ancora non sono arrivati. Abbiamo richiesto, con lettera, alle associazioni sportive di mandarci questi dati, in modo tale da poter proseguire quel percorso virtuoso che ci avrebbe visto nella condizione anche di rivedere il provvedimento, qualora si dimostrassero le ragioni poste dal CNR, corroborate anche dalla Guardia costiera, nell'impossibilità di effettuare controlli puntuali se non si fosse addivenuti a una normativa più stringente.
Non sono né uno scienziato né un appartenente a coloro che devono effettuare i controlli. Noi facciamo politica e abbiamo il dovere di basarci su dati scientifici, arrivando a una soluzione ed eventualmente modificandola, come siamo disposti a fare, qualora, però, ci venga dimostrata l'infondatezza o almeno la parzialità dei dati prima citati. Quindi, noi lavoreremo ancora su questo, nei tempi molto veloci. Quindi, speriamo che le associazioni rispondano rapidamente alla lettera che abbiamo inviato loro e, dopo qualche mese, ci inviino questi dati, dandoci un elemento su cui fondare una revisione, che può riportare a una variazione che però oggi non voglio e non posso quantificare, né per creare aspettative né per definire un fatto inamovibile.
Devo dire - e chiudo - che il quadro, però, è più complesso rispetto alla singola pesca con questo strumento e prevede quello che abbiamo provato ad organizzare in questo tavolo di lavoro continuo tra le diverse associazioni professionali - che lei giustamente difende e che noi difendiamo, anche perché, a differenza di chi fa l'attività sportiva, quelli sulla pesca ci vivono - e anche la Guardia costiera. Questo tavolo deve rivedere le norme perché abbiamo scoperto, in quella riunione, che il sistema normativo, accavallandosi tra norme europee, norme nazionali e norme regionali che contrastavano con altre norme, aveva creato uno stato confusionale, nel quale nessuno dei presenti al tavolo era in grado di dare certezza su praticamente nulla.
Quindi, si lavora per rendere organico il sistema, e ben lieto sarei se lei, la sua forza politica e chiunque all'interno del Parlamento volesse attivamente contribuire a questo quadro d'ordine, perché, ovviamente, è un argomento che riguarda tutti e non certamente il singolo Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Pastorino ha facoltà di replicare.
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Grazie Presidente, grazie signor Ministro. Credo che l'approccio sia corretto, nel senso che noi facciamo politica, dobbiamo basarci su degli elementi scientifici, come diceva lei, e anche su una visione di generale interesse o un termine migliore di “interesse” che possiamo usare. Quindi, avendo un po' avuto coscienza e conoscenza della prima relazione del CNR, mi permetto di dire che, forse, un grande supporto scientifico, un'analisi proprio tecnica non ci fosse. Do atto che anche lei, in un suo poi alla fine aveva comunque dato questa apertura a rivedere i contenuti scientifici, come ora mi ha appunto confermato.
Quindi, mi auguro che si possa finire questo giro di approfondimento nel più breve tempo possibile. Mi permetto di sottolineare il fatto, ma credo che possiamo condividere l'aspetto, che il tema dell'illegalità nella pesca, e quindi la tutela del mare, è un tema che comunque fa parte di questa partita e deve affiancarsi a 360 gradi sul tema della pesca interamente concepita. Quindi, mettendo di pari passo gli approfondimenti scientifici, la tutela del mare e il rispetto delle norme, credo che potremmo fare tutti quanti insieme un buon lavoro a difesa degli interessi di tutti, anche di chi fa politica come noi.
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01325 .
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nell'ultima settimana sono stati 272 gli eventi climatici estremi che hanno colpito il nostro Paese. Sono circa 40 al giorno e una delle zone più martoriate è stata senza dubbio quella del Piemonte, dove abbiamo visto, nel giro di due colture agricole e aziende distrutte, aziende agricole messe in ginocchio nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola, in provincia di Torino nel Canavese, nella provincia di Alessandria e nella provincia di Vercelli. In particolare, per quanto riguarda la provincia di Alessandria, nell'ultimo fine settimana le grandinate, le piogge e i forti venti hanno creato danni enormi nella zona di Solero, di Felizzano, Fubine Monferrato, Quattordio, alle colture cerealicole, alle barbabietole.
Ma soprattutto, oltre al danno sulle produzioni, ci sono stati danni anche strutturali per le aziende agricole, penso ai canali di irrigazione. Per questo la regione Piemonte le ha già mandato una richiesta di stato di emergenza e siamo qui a chiederle come il Ministero intenda intervenire.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, Ringrazio il presidente Molinari e il gruppo della Lega per avere posto all'attenzione del Governo nuovamente questo argomento molto rilevante, quello legato al cambiamento climatico e agli effetti meteorologici estremi che si sono verificati nei giorni scorsi in Piemonte e che hanno colpito fortemente - vorrei ricordarlo - anche la Valle d'Aosta. Colgo l'occasione per esprimere la vicinanza e la solidarietà alle famiglie, alle imprese danneggiate da questi eventi imprevedibili, che mettono a rischio la vita e la salute delle persone, ma che impattano in modo fortemente negativo anche sulle attività economiche. Concordo con quanto diceva l'onorevole Molinari: ormai questo tipo di calamità, chiamate “eccezionali”, rappresenta l'ordinarietà.
Una parte d'Italia - la Sicilia, in particolare - è alle prese con la siccità in maniera devastante e con una drammatica emergenza idrica che ne deriva. Allo stesso tempo, in altre regioni del Nord, sperimentiamo forti criticità legate alle violente precipitazioni. I cambiamenti climatici sono ormai un fenomeno incontrovertibile, di fronte al quale le imprese agricole sono particolarmente esposte. Di fronte a questo scenario in continua evoluzione, abbiamo potenziato il quadro della gestione del rischio nel periodo 2023-2027, sono stanziati 3 miliardi per la gestione del rischio, di cui 1,28 provenienti da risorse europee. Purtroppo abbiamo ereditato un settore assicurativo agricolo particolarmente complesso, con un buco di 220 milioni di euro che ci siamo trovati a ricercare per evitare di farli gravare sui nostri agricoltori.
Con il decreto-legge Agricoltura abbiamo previsto un ulteriore stanziamento di 5 milioni per il potenziamento del Fondo AgriCat, che quest'anno si attiverà per la prima volta con un fondo di 350 milioni di euro per rispondere agli eventi calamitosi. Per quanto riguarda i rischi non assicurabili, come i danni alle strutture aziendali, le regioni hanno facoltà di chiedere l'attivazione degli interventi compensativi previsti dalla legge n. 102 del 2004, a valere sul Fondo di solidarietà nazionale.
Su questo, ovviamente, rispetto alla richiesta della regione Piemonte, andremo incontro a quelle che sono le previsioni di legge, dando loro seguito qualora oggettivamente ce ne siano le condizioni, come a me sinceramente appare, come i tecnici stanno verificando, come è avvenuto, peraltro, in occasione dell'alluvione dell'Emilia-Romagna, della Toscana e delle Marche, e in relazione con la Protezione civile e con il Ministero competente.
Abbiamo, evidentemente, la necessità di utilizzare al meglio i fondi emergenza che abbiamo previsto insieme nella legge di stabilità ultima scorsa, i 300 milioni, con il rapporto di previsione che condividerò, come ovvio, con il Parlamento, ma anche con le rappresentanze delle regioni, per capire, tra le tante emergenze, tra le tante criticità che esistono, a quale ordine di priorità possiamo dare corso, stante le risorse, al deflagrare di problematiche legate a tutto, ma in agricoltura a maggiore ragione, rispetto a delle altre sulle quali dobbiamo provare a trovare le risorse e dare le risposte adeguate.
PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di replicare.
RICCARDO MOLINARI(LEGA). Grazie, Presidente. La ringraziamo, signor Ministro, anche perché nella sua risposta lei ha centrato il punto principale del problema quando parla del sistema assicurativo agricolo. Oggi le aziende vivono una duplice difficoltà. Da una parte, di fronte a questi eventi climatici estremi, ma purtroppo sempre più ricorrenti e sempre più ordinari, c'è una difficoltà a farsi assicurare dalle società di assicurazioni, e quindi questo è un primo problema.
Dall'altra parte, purtroppo, per il combinato disposto di questi eventi e anche del calo del prezzo dei prodotti, in particolare in un settore come quello cerealicolo, che è quello che è stato particolarmente colpito dagli ultimi eventi della settimana scorsa e che tocca, in particolare, la provincia di Alessandria, il problema è che i mancati ricavi portano anche le aziende spesso a non avere la liquidità per poter accedere a un'assicurazione. Quindi, è evidente che, di fronte a questa situazione, l'intervento pubblico è determinante.
È determinante, perché bisogna usare le risorse pubbliche per cercare di sopperire a questo problema e dare la garanzia della tutela del reddito e dei beni alle aziende agricole.
L'altro settore su cui bisogna ovviamente lavorare è quello di cercare di risolvere il problema della liquidità a monte, cioè garantire, attraverso una nuova legislazione e con un intervento del Parlamento e del Governo - e noi, come Lega, abbiamo fatto la nostra proposta di legge, che è già stata approvata qui alla Camera e ora è in discussione al Senato - sulla filiera, per garantire il pagamento del giusto prezzo alle aziende agricole.
La situazione che stiamo vivendo, soprattutto nel settore cerealicolo, dove, a fronte della guerra in Ucraina, si è chiesto alle aziende agricole di produrre più grano per garantire un'autosufficienza al Paese - poi abbiamo visto il prezzo del grano crollare sotto il prezzo di costo -, crea, di fatto, un'iniquità a cui la politica deve per forza di cose mettere mano, a cui, come Parlamento e come Lega, stiamo lavorando e a cui so bene che anche lei è molto attento. Quindi, il gruppo della Lega la ringrazia per la risposta e le augura buon lavoro .
PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01326 di cui è cofirmatario, per un minuto.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, il ricambio generazionale nel settore agricolo rappresenta un obiettivo strategico nel nostro Paese. I dati del censimento 2020 segnalavano che l'Italia è tra i Paesi dell'Unione europea con la quota minore di giovani imprenditori impegnati nel settore agricolo e, secondo il rapporto “Giovani e Agricoltura” dell'Ismea, le imprese agricole guidate da giovani rappresentano oggi il 7,5 per cento del totale, concorrendo, tuttavia, al 15 per cento dell'economia del settore, dimostrando dinamicità ed efficienza superiore alla media oltre a una propensione allo sviluppo di filiere di qualità.
Il 1° luglio, lei, signor Ministro, insieme al Ministro dell'Interno, ha presenziato alla firma di un importantissimo accordo per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che permetterà di destinare a giovani imprenditori agricoli terreni sottratti alle mafie dietro la corresponsione di un canone agevolato. Le chiediamo pertanto, signor Ministro, quali ulteriori iniziative intenda assumere per favorire l'ingresso dei giovani nel settore agricolo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Ringrazio il collega Bicchielli, il collega Lupi e il gruppo di Noi Moderati per aver proposto il quesito, anche sottolineando la valenza dell'intervento, specie in agricoltura, sui giovani, i giovani che possono e vogliono continuare il lavoro della loro famiglia oppure avere la possibilità di svilupparlo per il futuro. Questi sono un patrimonio fondamentale sul quale lo Stato deve intervenire con un'adeguata formazione, con adeguate risorse per i beni strumentali, ma anche approfittare di quei tanti beni che vengono sottratti, per esempio, alla criminalità e che possono tornare alla redditività attraverso l'impegno di giovani che potranno averli, grazie al protocollo che lei ha citato, a canoni estremamente bassi.
Qualificare il ruolo del giovane imprenditore agricolo, dandogli la possibilità di avere terra da coltivare, credo che sia una grande vittoria, anche perché elimina un rischio di passività nella gestione di terre che, restando incolte, provocano problemi più che opportunità, come in questo caso.
Anche in passato, altre associazioni - e lo continueranno a fare - e il sistema cooperativo hanno contribuito, in questo senso, a sviluppare un'attività di carattere economico e sociale finalizzata all'utilizzo dei beni sequestrati alla malavita, ma noi crediamo che questo sia un di più che possa essere messo a sistema anche con ciò che già esisteva. È un'opportunità per i giovani, che si va a sommare agli altri interventi, come Generazione Terra, che mette ciclicamente a disposizione terre attraverso un bando ISMEA, che viene messa a disposizione dei ragazzi che vogliono iniziare un'attività di questa natura. Abbiamo previsto fondi; essendo il tempo molto limitato per la risposta, non entrerò nei tantissimi interventi previsti in cui c'è una riserva per i giovani agricoltori, perché le nuove imprese, anche in nome della sostenibilità economica e ambientale, devono tendere a una maggiore capacità di leggere i nuovi strumenti tecnologici ed è evidente che le nuove generazioni hanno questa opportunità.
Mi permetto di chiudere questo intervento, facendo un riferimento specifico a scuole eccezionali che esistono in Italia e invitando anche i genitori ad approfondire la conoscenza dei nostri istituti agrari. Sono scuole preziosissime con docenti straordinari e con discenti che apprendono in maniera puntuale le capacità di diventare imprenditori con altissime qualifiche e anche con altissimi redditi. È un invito perché ritengo che, negli anni, siano state considerate scuole di serie B, quando, invece, sono scuole da .
PRESIDENTE. Il deputato Bicchielli ha facoltà di replicare, per due minuti.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta e non possiamo che ritenerci soddisfatti. Ancora una volta, con il Governo Meloni si dimostra la presenza dello Stato.
L'accordo di cui abbiamo parlato è stato un accordo fondamentale e il Governo ha tolto alla criminalità organizzata terre, terre incolte, dandole ai giovani; ha dato ai giovani opportunità e soprattutto si sta lavorando per recuperare le zone interne. Mi faccia dire che i terreni coltivati, come lei spesso dice, sono anche un primo contrasto al dissesto idrogeologico.
Lei ha dimostrato, anche in questa risposta, la sua sensibilità e la sensibilità di questo Governo, appunto, per un tema così importante e strategico per il nostro Paese. L'agricoltura, come diceva lei, è un motore, è un elemento di crescita e di ricchezza vera per il nostro Paese, soprattutto per la valorizzazione di tanti ragazzi. Ha ragione pienamente, perché molte volte si pensa che ci siano scuole di serie A e scuole di serie B, quando, invece, le scuole sono tutte importanti, perché la formazione di ognuno di noi è un elemento centrale nella nostra vita.
C'è un tema, che è quello dell'età media, che abbiamo visto anche nei dati che leggevamo prima. Un'età troppo elevata è un problema trasversale e sicuramente diventa un deficit, un problema per il settore. Occorre avere tanti giovani, soprattutto in agricoltura, che possano garantire un ricambio generazionale, perché in agricoltura abbiamo bisogno di mantenere il , di mantenere le conoscenze e di potenziare questo e queste conoscenze, che sono la storia del nostro , con le innovazioni e con un'agricoltura 4.0, che, di fatto, con i giovani che si impegnano in agricoltura, costruiscono nuove e importantissime filiere, perché non vada disperso nulla di tutto questo.
Quindi, dobbiamo essere soddisfatti. È un dato estremamente positivo quello che lei ci ha dato sulla presenza di un ventaglio di strumenti di sostegno finanziati sia dall'Unione europea, sia dal nostro Governo, ossia dalle politiche nazionali.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Però, è importante - e lo sta dimostrando - saperli utilizzare al meglio.
Un'ultimissima cosa, signor Ministro: le chiediamo di continuare a lavorare a Bruxelles con la nuova Commissione, perché la rubrica della PAC non venga messa in discussione, ma, anzi, si continui a lavorare, come lei sta facendo, affinché siano destinate più risorse all'agricoltura e ai nostri giovani.
PRESIDENTE. La deputata La Porta ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01327 di cui è cofirmataria, per un minuto.
CHIARA LA PORTA(FDI). Grazie Presidente e grazie Ministri. Ministro Lollobrigida, l'azione del Governo italiano per realizzare una cooperazione più stretta nell'ambito del dialogo con l'Africa, anche nell'ottica del Piano Mattei, rappresenta una delle novità geopolitiche più interessanti nello scenario di questi ultimi mesi.
Il 6 luglio scorso, in occasione di una missione diplomatica del Ministero dell'Agricoltura in Algeria, è stato siglato un accordo tra Bonifiche Ferraresi e il Fondo nazionale di investimento algerino, accordo realizzato nella piena autonomia delle parti. L'incontro e il suo importante esito sono stati centrali per la diplomazia e il italiano, favoriti anche dalle ulteriori relazioni sviluppate e portate avanti dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Ministro Lollobrigida, l'accordo del 6 luglio scorso, a sua firma e alla presenza del suo omologo algerino, è una base fondamentale per realizzare una vera e propria sinergia diplomatica per affrontare, in modo condiviso, i temi dell'agricoltura rigenerativa e della sicurezza alimentare.
Ministro, le chiediamo, quindi, se intenda delineare il contenuto del progetto sottoscritto con i algerini e se voglia spiegare gli effetti positivi e strategici che questo progetto può comportare per l'Italia e per l'Algeria.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA,. Ringrazio la collega La Porta e tutto il gruppo di Fratelli d'Italia per aver posto all'attenzione questo quesito che ci mette nella condizione di raccontare e anche di spiegare un po' meglio quello che è apparso in questi giorni come un risultato davvero decisivo per il cambio di passo delle politiche di cooperazione con l'Africa.
Ciò senza atteggiamenti caritatevoli con i quali lavarsi la coscienza, come è avvenuto, purtroppo, in passato, né atteggiamenti predatori, come per troppi anni e, forse, troppi secoli è avvenuto da parte degli europei nei confronti dell'Africa.
Il 6 luglio è il giorno dopo i Trattati di Lione, nei quali si vide Enrico Mattei, un grande italiano, protagonista nel sostegno dell'Algeria, che era divenuta da tre giorni indipendente attraverso un conflitto, l'unica Nazione africana che ha raggiunto la libertà in questo modo. Un popolo orgoglioso, che oggi, con l'Italia e fidandosi dell'Italia, attiva alcuni processi di collaborazione e di cooperazione.
Io voglio ringraziare, innanzitutto, il Presidente Mattarella, perché è stato uno dei protagonisti delle relazioni con l'Algeria, una delle persone che, a detta del Governo algerino, anche nella riunione che abbiamo svolto ad Algeri il 6 luglio, ha rappresentato una persona “affidabile” - per noi lo era, ma per loro lo è diventata nel corso della conoscenza - a fianco a Giorgia Meloni, che ha fatto lo stesso tipo di cosa, ha messo in condizione i Paesi africani di tornare a fidarsi di una Nazione europea. Eravamo, con la nostra presenza del 6 luglio, insieme ai Ministri algerini dell'Agricoltura, delle Finanze, dell'Energia, delle miniere e dell'industria, della Produzione farmaceutica e dell'Idraulica, 5 Ministri, più il consigliere del Presidente, perché questo evento per loro era fondamentale. Perché era fondamentale? Perché l'Algeria è diventata una Nazione deficitaria in tanti settori, cioè ha meno generi alimentari di quelli di cui necessita. E cosa poteva fare? Chiedere a qualcuno che ha il e le capacità, di venire su quel territorio a permettere loro di aumentare le produzioni, rendendoli autosufficienti. E chi chiama? Chiama l'Italia, perché l'Italia è la Nazione dell'esperienza, delle conoscenze e dell'innovazione. Ma l'Italia va lì senza oneri per noi: sono 412 milioni che mette il Fondo algerino per lo sviluppo. Un'altra serie di iniziative che andremo, eventualmente, se sarà necessario, a spiegare nel dettaglio, permetteranno di coltivare 36.000 ettari di terre algerine nella provincia di Timimoun, una provincia depressa, che avrà 6.000 posti di lavoro a tempo indeterminato più 6.500 a tempo determinato: una mole di lavoratori che avranno la possibilità di veder soddisfatta la crescita della loro Nazione e lo sviluppo inteso come crescita complessiva di un continente.
Per quanto riguarda l', ho sentito aberrazioni in questi giorni: ci metteranno il grano che verrà dall'Algeria, e così via. Loro riusciranno ad avere in futuro - non è oggi questo l'obiettivo - una produzione di grano, di lenticchie, di girasoli, sufficiente per la loro popolazione, ma anche esportabile, guardando a Sud, cioè a compensare quella parte più povera ancora degli Stati del Maghreb e dell'Africa e a dare a loro la possibilità di avere cibo, non solo per sopravvivere, ma per guardare all'Algeria come esempio, così come proveremo a fare con la Tunisia, con la Libia e con tutti i Paesi dell'area nord dell'Africa, per restituire all'Africa quello che è dell'Africa: la possibilità di sfruttare le proprie risorse economiche. È il continente più ricco di terre del Pianeta. È il continente che ha forza lavoro giovanissima. È un continente che dovrebbe essere ricchissimo e che può crescere, insieme all'Europa. Da una parte, dobbiamo contrastare l'immigrazione illegale, questo è un fatto, ma dobbiamo rimuovere le ragioni a monte che spingono tanti uomini, tante donne e, purtroppo, con loro, anche tanti bambini, a dover scappare dalla fame e dalla povertà delle loro Nazioni. Questo è l'obiettivo del Piano Mattei. Questo è un passo deciso nella realizzazione di cose concrete, che stanno emergendo e, dopo solo 18 mesi, fanno tornare l'Italia protagonista in termini geopolitici, non solo nei consessi internazionali, questo è un fatto, ma anche nelle azioni propedeutiche a rendere il mondo più sicuro anche sull'alimentazione .
PRESIDENTE. La deputata Gardini ha facoltà di replicare, per due minuti.
ELISABETTA GARDINI(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, grazie. Io ho il piacere di ringraziarla, a nome del gruppo Fratelli d'Italia. Ci rende orgogliosi appoggiare un Governo e azioni del Governo Meloni e del Ministro Lollobrigida come quella che lei ha così ben descritto. Grazie. Grazie dal cuore . Penso di poter parlare non solo a nome del gruppo, ma anche a nome di tanti italiani che ci stanno ascoltando. Infatti, lei ha descritto un progetto - ci tengo a sottolinearlo - in cui l'Italia mette il ma le risorse sono tutte algerine: più di 400 milioni messi dall'Algeria. E parliamo di un Paese, l'Algeria, che è il Paese più esteso, che si affaccia sul Mediterraneo, che è in qualche modo la porta del continente africano. Quindi, cosa meglio di questo progetto, in questo partenariato tra Italia e Algeria, per descrivere concretamente cosa è il Piano Mattei per l'Africa, dopo tante chiacchiere che abbiamo sentito e che non hanno descritto assolutamente le potenzialità ? Non ho il tempo di ripeterle, ma le ha già ben descritte lei.
Mi permetta di ricordare, intanto, che il Presidente del Consiglio è andata a visitare l'Algeria - è stata una delle sue prime uscite - e che, da subito, ha focalizzato la politica estera sul Mediterraneo, ma, poi, mi permetta anche di dire che l'agricoltura è una delle grandi priorità del Piano Mattei. La Presidenza algerina, testualmente, ha detto che questo è un Accordo strategico, volto a sviluppare, nella provincia di Timimoun, la produzione di cereali e legumi e l'industria alimentare nel suo complesso - dal seme al prodotto finito -, ma ha anche aggiunto che va a rafforzare le storiche, eccellenti relazioni tra Italia e Algeria e ad accelerare il processo economico nazionale dell'Algeria verso l'autosufficienza.
Concludo, ricordando quello che lei ha ricordato: come è stato simbolico che abbiate sottoscritto questo Accordo proprio nei giorni della festa nazionale algerina che celebra l'indipendenza dal colonialismo e che il progetto sia un capitolo del Piano Mattei. Avete scelto il nome adatto, perché Enrico Mattei, per noi italiani, è l'esempio di un'Italia che cresce collaborando con gli altri - questo noi vogliamo essere -, ma, anche per gli algerini, è un eroe, una figura simbolo dell'indipendenza .
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01328 per un minuto.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza non ha previsto risorse aggiuntive, oltre quelle stanziate dalla legge di bilancio per il 2024, per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici del triennio 2022-2024.
A fronte della crescita del costo della vita registrata nel medesimo triennio, di oltre il 17 per cento, il Governo ha riconosciuto un incremento nominale medio tra personale del comparto e della dirigenza del 5,78 per cento. A questo si aggiungono le strutturali carenze della pubblica amministrazione e i problemi relativi all'attuazione del PNRR.
Vogliamo sapere quali sono le iniziative che intende assumere il Governo per individuare le risorse aggiuntive necessarie per il rinnovo del contratto che garantisca un adeguato incremento del potere d'acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e, contestualmente, come si intendono sopprimere i tetti al salario accessorio e alla spesa del personale delle amministrazioni pubbliche, liberando così altre risorse, che possono essere investite per un piano assunzionale straordinario, di cui la pubblica amministrazione ha grande bisogno .
PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
PAOLO ZANGRILLO,. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole interrogante. Questa interrogazione mi consente di fare chiarezza sul percorso intrapreso da questo Governo in tema di rinnovi contrattuali.
La tornata 2019-2021 è iniziata alla fine del 2021 e ha avuto bisogno, per essere finanziata, di quattro leggi di bilancio. Quindi io e questo Governo abbiamo ereditato una situazione in cui quasi il 70 per cento dei dipendenti pubblici, alla fine del 2022, non aveva ancora rinnovato i contratti della tornata 2019-2021. Abbiamo chiuso questi contratti nel corso del 2023 e abbiamo avviato immediatamente la tornata 2022-2024. Tutto questo è stato possibile grazie a uno stanziamento, che io considero straordinario, per i rinnovi contrattuali dell'ultima legge di bilancio: 8 miliardi su 24 totali della legge di bilancio, un terzo di tutte le risorse a disposizione. Io direi che dobbiamo considerare e ricordare il contesto dei vincoli di finanza pubblica e il contesto internazionale in cui questa legge di bilancio è maturata. La tornata 2016-2018 aveva stanziato risorse che garantivano incrementi del 3,5 per cento, quella 2019-2021 del 4 per cento, l'attuale - come lei ha ricordato - del 5,8 per cento.
La direttiva madre che contiene la cornice di tutti i rinnovi contrattuali è stata inviata all'Aran il 12 gennaio, quindi due settimane dopo l'approvazione della legge di bilancio, una rapidità che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana.
Abbiamo stabilito le aree più critiche dalle quali partire e i rinnovi sono in questo momento in corso: comparto sicurezza, difesa, sanità ed enti locali.
Sono cosciente, sono perfettamente cosciente del fatto che, rispetto all'inflazione, nel triennio 2022-2024, c'è una differenza di 10 punti; coprirla tutta significherebbe stanziare, per il solo rinnovo dei contratti pubblici, più di 30 miliardi. Questo Governo ha bisogno di fare i conti con la realtà, ma tutti noi abbiamo bisogno di fare i conti con la realtà e, a questo proposito, penso che la vera sfida sia quella di utilizzare gli 8 miliardi di euro di risorse straordinarie stanziate per la nuova tornata contrattuale in modo corretto. Stiamo immaginando un sistema capace di sviluppare percorsi di carriera a cui legare sistemi di misurazione e di valutazione della , che siano capaci di valorizzare le nostre persone, i dipendenti pubblici, di valorizzare le loro capacità e le loro esperienze. D'altronde, ricordo che la Corte dei conti ha recentemente certificato come l'appiattimento verso l'alto della valutazione del personale e la conseguente attribuzione di premialità senza adeguati presupposti meritocratici è uno dei problemi della pubblica amministrazione e l'azione che abbiamo intrapreso, dopo anni di blocchi, di ritardi della contrattazione collettiva, di leggi finanziarie scritte al risparmio, darà continuità alle trattative di questo triennio.
Il nostro obiettivo è anche quello di andare oltre il tema delle retribuzioni e investire in formazione, investire sul merito, investire sulle condizioni organizzative delle nostre persone. Sono tutte leve di attrattività indispensabili per un'amministrazione pubblica moderna, competitiva e, soprattutto, capace di essere attrattiva verso le nuove generazioni, una cosa di cui abbiamo assoluto bisogno, perché dobbiamo gestire un pesante nei prossimi 5 anni.
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare, per due minuti.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signora Presidente, grazie, signor Ministro. Signor Ministro, ci sono i numeri che parlano e i numeri dicono un'altra cosa. Dicono che in Italia la spesa per i redditi da lavoro dipendente in relazione al PIL è sistematicamente la più bassa d'Europa, pari soltanto al 10,6 per cento, rispetto a Paesi, come la Francia, dove è al 14,4 per cento, o la Spagna, dov'è al 13,5 per cento, e, comunque, la media europea è pari al 12,4 per cento. Siamo il fanalino dell'Europa per quanto riguarda i salari e gli stipendi.
Contemporaneamente, l'Italia continua ad avere un numero totale di impiegati pubblici nettamente inferiore a quello dei principali Paesi europei, sia in proporzione alla popolazione, sia in proporzione agli occupati. Questi sono i dati veri e lo stato della pubblica amministrazione. Noi corriamo il rischio di perdere i finanziamenti del PNRR, perché voi non finanziate abbastanza gli enti territoriali, perché voi non curate la pubblica amministrazione. Voi avrete anche una rapidità senza precedenti nel presentare progetti, ma le domando: dove li prendiamo noi i soldi per assicurare l'ulteriore aumento del 10 per cento ai dipendenti per recuperare ciò che il carovita ha tolto loro? Glielo dico io, signor Ministro, li prenda dal ponte di Messina che non si farà mai, così come dice anche l'Anac, 13 miliardi di euro li recuperi da lì e 23 miliardi di euro li recuperi dai carri armati che il suo Ministro Crosetto vuole comprare dai tedeschi . In questo modo finanzieremo la pubblica amministrazione, il piano assunzionale e anche l'aumento degli stipendi delle persone che non ce la fanno ad arrivare a fine mese.
Signor Ministro, le chiacchiere stanno a zero, sono sempre i fatti quelli che contano .
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01329 per un minuto.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il prossimo 13 luglio entrerà in vigore la legge per l'attuazione dell'autonomia differenziata. L'articolo 3 demanda l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni ad uno o più decreti legislativi, senza però prevedere un contestuale o adeguato finanziamento degli stessi, che è necessario. La regione Calabria ha chiarito come anche per le materie non LEP servano un approfondimento e una preventiva analisi di impatto prima di eventuali formalizzazioni di intese Stato-regione su ulteriori forme di autonomia. Il presidente della regione Lazio ha poi annunciato pubblicamente che non chiederà alcuna forma di ulteriore autonomia per la propria regione, finché non verranno definiti i LEP, ritenuti assolutamente essenziali per le norme da adottare. Allora, chiediamo quante risorse saranno stanziate nella prossima legge di bilancio per un adeguato finanziamento dei LEP, sia in vista delle richieste di maggiore autonomia, che verranno avanzate da parte delle singole regioni, sia per evitare inasprimenti del prelievo fiscale nel rispetto degli equilibri di bilancio.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
ROBERTO CALDEROLI, Grazie, Presidente. Un grazie anche agli interroganti. Sulla base dell'articolo 17 della legge di contabilità, ciascuna legge che comporta nuovi o maggiori oneri indica espressamente le risorse per far fronte alla relativa copertura. Tale disposizione è espressamente richiamata dall'articolo 9 della legge n. 86 del 2024, ai fini del finanziamento dei LEP sulla base dei relativi costi e fabbisogni standard. Ciò implica che il percorso logico di finanziamento dei LEP presuppone la loro previa definizione normativa e, successivamente, la determinazione dei costi e fabbisogni standard. Soltanto al termine di tale procedura si potrà verificare se le risorse disponibili siano sufficienti o se vadano stanziate risorse aggiuntive.
Attualmente, sulla base del rapporto predisposto dal CLEP, è in corso l'attività tecnica di trasposizione normativa dei LEP individuati, che si prevede possa essere conclusa entro il corrente anno. Sulla base della procedura prevista dalla legge di bilancio 2023, richiamata dall'articolo 3 della legge sull'autonomia differenziata, i LEP così definiti saranno quindi trasmessi alla Commissione tecnica per i fabbisogni standard ai fini della determinazione, con il supporto di altri soggetti competenti, dei relativi costi e fabbisogni standard.
Tale attività si svolgerà, presumibilmente, a partire dal 2025 e le risorse, necessarie per il finanziamento degli eventuali oneri derivanti dai LEP individuati, potrebbero essere stanziate soltanto a partire dalla legge di bilancio 2026 e non dalla prossima legge di bilancio come, invece, ottimisticamente ipotizzato dagli interroganti, senza tener conto della complessità dell'attività istruttoria in corso.
Gli interroganti prospettano poi l'esigenza di una preventiva analisi di impatto delle intese. In proposito, sulla base della normativa vigente e come chiarito dal Governo in accoglimento di uno specifico ordine del giorno, gli schemi di intesa preliminare saranno corredati di relazione tecnica e analisi di impatto della regolamentazione. Ciò consentirà una valutazione, da un lato, della congruità delle risorse trasferite rispetto ai fabbisogni e, dall'altro, dei costi e benefici dell'autonomia differenziata, con riferimento sia alle materie LEP sia non LEP.
Quanto alle risorse, in particolare per le materie non LEP, mi preme ribadire che la loro entità non potrà che essere corrispondente ai fabbisogni di spesa. Per semplificare, se la spesa per una determinata funzione per l'intero territorio nazionale equivale a 100 e il fabbisogno della singola regione richiedente corrisponde a 5, a quest'ultima non potranno che essere attribuite risorse pari a 5, che lo Stato, quindi, non spenderà più, senza che venga pregiudicato l'ammontare delle risorse, pari a 95, destinato ad altre regioni. Questo allineamento fra risorse e fabbisogni sarà assicurato, nel tempo, attraverso gli specifici meccanismi di monitoraggio previsti dalla legge. Questi ultimi garantiranno anche la qualità della spesa, a partire dalle materie LEP, in particolare attraverso la verifica dell'effettiva garanzia dell'erogazione dei LEP in ciascuna regione, in condizioni di appropriatezza ed efficienza nell'utilizzo delle risorse…
PRESIDENTE. Le devo chiedere di concludere.
ROBERTO CALDEROLI, … cosa che non si è fatta finora a sufficienza, per valutare non solo la quantità, ma anche la qualità della spesa e dei servizi.
PRESIDENTE. Il deputato D'Alessio ha facoltà di replicare, per due minuti.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Emerge la necessità di chiarire tante cose, prima di dare accelerazione a questa autonomia differenziata. Chiariamole prima, verifichiamo e non acceleriamo su altri fronti, perché questa è una legge che, a nostro avviso, creerà sperequazioni, disuguaglianza, disparità di trattamento, ma anche problemi e difficoltà ai cittadini e agli imprenditori e non solo a quelli del Sud.
Il concetto di autonomia delle regioni andava interpretato diversamente, come sburocratizzazione e semplificazione amministrativa, non come strumento per generare, sostanzialmente, una mancanza di coesione a tutti i livelli nel Paese. Ed è evidente che c'è anche una grande approssimazione, perché? Perché si è colto un obiettivo politico, elettorale, frutto di un accordo tra i partiti dell'attuale maggioranza e non frutto di una ricerca attenta delle esigenze dei cittadini, se è vero, come è vero, che Confindustria, Bankitalia, tutti i costituzionalisti, la Conferenza episcopale italiana hanno gridato all'allarme sotto il profilo delle ricadute di questa legge, al momento inascoltato.
Quindi, chiariamo bene quante risorse saranno stanziate per un adeguato finanziamento e poi procediamo, perché altrimenti andiamo a mare aperto.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1946 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale nel testo approvato dalla Commissione, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, giovedì 11 luglio, alle ore 13,10, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 11,30.
Nella medesima giornata, al termine della votazione per appello nominale e con prosecuzione notturna dalle ore 21 alle 24, avranno luogo le successive fasi di esame del provvedimento (eventuale illustrazione degli ordini del giorno, espressione dei pareri del Governo e relative votazioni, dichiarazioni di voto finale e votazione finale).
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 17 di oggi, mercoledì 10 luglio.
Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
La chiama avrà inizio dalla deputata Romeo.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Abbiamo raggiunto un record, un record di cui non vantarsi. Mai nella storia del nostro Paese sono stati così tanti i suicidi in carcere nel primo semestre. Siamo arrivati a 54 detenuti, oltre a un nuovo agente della Polizia penitenziaria, che porta a 5 gli agenti che hanno perso la vita nel corso del 2024.
Ne parliamo da mesi, lo denunciamo in quest'Aula con un intervento settimanale, lo denunciano le camere penali, i garanti, lo denunciano gli stessi detenuti, le direttrici e i direttori delle carceri, le associazioni, il Consiglio d'Europa e oggi, forse, il tempo delle parole è finito di fronte a questa emergenza.
Ieri, il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove ha accusato le opposizioni di indecenza per come trattano il tema carcere, vantandosi delle nuove assunzioni portate avanti da questo Governo. Di indecente - me lo faccia dire, Presidente - c'è solo la strumentalizzazione del Sottosegretario di un tema così delicato.
Mentre veniamo in Aula, ogni settimana chiediamo un'attenzione, senza imputare colpe, sapendo che è un percorso più complesso di una singola legislatura. Ma, allo stesso tempo, di indecente - e lo dobbiamo dire - c'è la possibilità di reclusione per le donne in gravidanza, previsto dal nuovo decreto Sicurezza.
C'è un dato, inoltre, che viene citato troppo poco, un nuovo record: sono 555 i detenuti minorenni in carcere, mai così tanti nella storia. Questo perché il ricorso alla custodia cautelare è aumentato del 60 per cento, a seguito del decreto e del decreto Caivano. E, allora, noi chiediamo che quest'Aula torni a parlare di questo tema e ci ragioni congiuntamente con tutte le forze politiche, così come ci chiedono, ogni volta che incontriamo nelle carceri, direttori, direttrici, associazioni, come la settimana scorsa nel carcere di Matera.
Prendo gli ultimi venti secondi, perché vorrei citare gli ultimi sette decessi. Il quarantottesimo deceduto è un ventunenne - 21 anni, lo ripeto - morto nel carcere di Frosinone; il quarantanovesimo è ancora un ventunenne, nel carcere di Paola; il cinquantesimo aveva vent'anni, nel carcere di Pavia; del cinquantunesimo non si conoscono neanche le generalità; il cinquantaduesimo aveva 53 anni, nel carcere di Livorno; il cinquantatreesimo è Ben Sassi Fedi, ancora 20 anni, morto a Firenze Sollicciano; e il cinquantaquattresimo è un cinquantasettenne, nel carcere di Varese .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 1138 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, recante disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale (Approvato dal Senato). (C. 1946)
: CARLONI.
2.
Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici. (C. 1929)
: CENTEMERO.