PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARIA CAROLINA VARCHI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1975: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Davide Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sinceramente, non comprendo per quale ragione abbiamo scomodato gli italiani, i telespettatori, a guardare una diretta televisiva su un decreto che non è un provvedimento serio, ma è una nel senso che quello delle liste d'attesa è un tema serio, perché riguarda gli italiani e li riguarda drammaticamente. Il problema è che il provvedimento, di fatto, è un provvedimento vuoto, che non prevede alcun cambiamento per gli italiani, una volta che sarà approvato. Tutto questo accade nonostante la drammaticità della situazione, perché 10 milioni di prestazioni in arretrato e 4 milioni di italiani che rinunciano a curarsi perché la sanità non funziona sono numeri seri e sono un grandissimo problema che questo decreto non affronta e che, dopo due anni di Governo, di fatto, non trova alcuna soluzione.
Avete messo in serie, Ministro, tre cialtronerie in questo provvedimento, che naturalmente pagano gli italiani. La prima: negli stessi giorni in cui ci propinavate la bontà del provvedimento e l'autonomia differenziata, e dicevate che l'intervento delle regioni su tutti i temi sarebbe stata la panacea di tutti i mali, che lo Stato non funziona, che delegare e rendere le regioni il più possibile autonome avrebbe migliorato il funzionamento del nostro Paese in tanti ambiti, soprattutto in quello sanitario, nello stesso momento scrivevate un decreto che, di fatto, commissariava le regioni e dava la possibilità, su segnalazione dei territori, al Ministero, di fatto, di intervenire per commissariare le ASL: alla faccia dell'autonomia! Quindi, non più il piano di rientro, non più il commissariamento delle regioni, ma addirittura gli interventi sulle ASL, interventi premiali, penalizzazioni, revoche, commissariamenti fatti nelle singole ASL territoriali. Ripeto: negli stessi giorni in cui ci dicevate che l'autonomia differenziata funzionava, negli stessi giorni in cui sventolavate le bandiere regionali del Veneto e della Calabria, con la sanità commissariata, della regione Sicilia in piano di rientro, l'idea che cercavate di trasmettere era che per questa gestione autonoma da parte delle regioni della sanità occorresse un meccanismo che funziona. Ma la cosa più clamorosa era che si approvava il decreto in Consiglio dei ministri. Ma il Ministro Schillaci, il Ministro Salvini, il Ministro Giorgetti e, soprattutto, il Ministro Calderoli, che fanno? Giocano a briscola in Consiglio dei ministri? Giocano a Tetris? Perché approvavano questo provvedimento e, al tempo stesso, gridavano: autonomia delle regioni. Io credo che tutto questo sia poco serio.
La seconda cialtroneria, Presidente, è che siete stati bravissimi a dire alle regioni cosa devono fare. In questo caso, non prendete il loro posto quando c'è da mettere mano al portafoglio, perché dite loro: per abbattere le liste d'attesa dovete fare più assunzioni, dovete chiedere maggiori prestazioni ai privati accreditati, dovete prevedere notturni, prefestivi, festivi, adeguamenti tecnologici; dopodiché, uno va a guardare alla voce “quanto ci mette lo Stato” per fare tutte queste azioni e vede che ci sono briciole, l'elemosina, per cui alle regioni dite: fate quello che serve per il Paese. Quindi, avete fatto una bellissima lista della spesa, salvo poi non mettere un euro!
La terza cialtroneria, Presidente: scrivete un articolo, il 5, titolato “Superamento del tetto di spesa per l'assunzione di personale sanitario”, salvo poi scrivere, nello stesso articolo, al comma 1, “nell'ambito degli attuali tetti di spesa per il personale”. Io mi sento preso in giro, Presidente! E credo che gli italiani debbano sapere che questo Governo fa decreti per prendere in giro, senza alcuna reale efficacia. Infatti, se dici che superi il tetto di spesa per assumere il personale, perché servono i medici e servono gli infermieri e poi, però, dici che il vincolo del tetto di spesa rimane, di fatto è un gioco delle tre carte: cambiare tutto per non cambiare nulla!
Ora, io credo che, Presidente, stiate giocando con un decreto virtuale sulla salute degli italiani, tra l'altro chiedendo anche in conferenza stampa il sostegno degli italiani, perché si è giocato in piena campagna elettorale con la salute degli italiani e si è cercato di raccattare qualche voto con un provvedimento che, di fatto, non cambia un tubo. E l'avete fatto come al solito, con quella frase ormai sgamatissima: “per la prima volta nella storia del Paese”. Ma per la prima volta nella storia del Paese un tubo, Presidente, perché noi finiremo questa seduta parlamentare, approveremo questo decreto e sfido gli italiani a dirci cosa sarà cambiato per loro il giorno dopo. Niente, Presidente! È una scatola vuota, senza alcuna soluzione concreta e senza alcun investimento. Però, poi, c'è la realtà.
Perché, al di là del decreto , del decreto virtuale, c'è la realtà, ossia come si vive negli ospedali: è un Paese già diviso - due terzi di prestazioni arretrate al Sud e un terzo al Nord - e la situazione peggiorerà con l'autonomia differenziata, visto che saranno previsti anche gli stipendi differenziati per gli infermieri e i medici, a seconda dell'ospedale in cui si andrà a lavorare. Quindi, laddove c'è una situazione migliore, migliorerà ulteriormente, perché i medici migliori tenderanno a andare a lavorare in quei posti e, laddove c'è la situazione peggiore, la situazione peggiorerà ulteriormente.
Poi c'è la situazione dei ritardi nelle visite: una mammografia in 720 giorni, alla faccia della prevenzione! Noi abbiamo fatto fior di campagne di prevenzione, soprattutto al Sud, dove c'è una situazione drammatica e grave, e poi ci presentiamo con 720 giorni per una mammografia, 375 giorni per una ecografia e 362 giorni per una visita diabetologica; per una visita oculistica 270 giorni, per un'operazione alla cataratta 2 anni, per un intervento cardiologico 365 giorni, oncologico 180 giorni! Ma stateci voi 180 giorni senza sapere che c'è qualcuno che interviene per rimuovere un tumore e state rischiando la vita per quella mancanza della nostra sanità.
Io credo che presentarsi con un decreto, che è il vuoto pneumatico, di fronte a questi numeri così drammatici, è una straordinaria mancanza di senso di responsabilità. La verità è che, negli ospedali, voi non ci avete mai messo piede (e non mi riferisco alle visite fatte col compiacente che vi stende i tappeti rossi e vi fa vedere tutto quello che va bene). Non ci avete mai messo piede, per verificare che al pronto soccorso non ci stanno più medici e infermieri e ci vanno i medici dei reparti, quindi sguarniscono i reparti e, quindi, non si fanno le visite e le operazioni che servirebbero! Quindi, si allungano le liste di attesa! Non avete messo piede nelle strutture ospedaliere e non avete visto che non è possibile continuare ad agire con una sanità che funziona quando 25.000, fra medici e infermieri, se ne sono andati dalla nostra sanità pubblica, che la medicina territoriale non funziona come dovrebbe, nonostante il lavoro massacrante che fanno i medici, che le case della salute non avranno personale e continuate a fingere che tutto questo non stia accadendo, che i CUP sono una chimera, lo stesso le prenotazioni facili! Non avreste rinunciato semplicemente per uno populista a 37 miliardi del MES sanitario, se vi foste accorti della situazione drammatica del nostro sistema sanitario.
Non solo non stiamo attrezzando il nostro Paese per il presente, ma, drammaticamente, non lo stiamo attrezzando neanche per il futuro, perché questa società è mutata e abbiamo le piante organiche ancora di quando disgraziatamente si moriva prima e di quando non c'era una situazione di aumento delle malattie croniche.
Quindi, da un punto di vista sia sanitario sia dell'assistenza continuiamo a guardare ad una società che non c'è più.
Per cui, Presidente, a questo decreto inutile diremo no. Quando ci presenteranno qualcosa di serio e, soprattutto, ci metterete le risorse, saremo pronti a darvi una mano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signori del Governo, c'è un particolare senso di responsabilità quando si interviene su una materia così peculiare, quando si può incidere in un frangente così delicato della vita delle persone. Attendere tanto a lungo per curarsi, per conoscere il proprio stato di salute, per verificare una diagnosi o l'andamento di una malattia, è inaccettabile. Il tempo è un fattore essenziale nella reale possibilità di beneficiare del diritto costituzionalmente garantito alla salute.
È, quindi, con particolare convinzione che mi appresto a dichiarare il voto favorevole, a nome del gruppo di Noi Moderati, sul provvedimento all'esame di quest'Aula, che contiene misure urgenti volte a ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie, perché si tratta di un intervento puntuale e deciso sull'annosa criticità delle liste d'attesa che grava sul Servizio sanitario nazionale.
Una criticità - continuiamo ad ascoltare i dati snocciolati dei tempi delle liste d'attesa anche da parte di chi ha governato negli anni precedenti - che sicuramente è stata aggravata da due anni di pandemia, ma che si trascina dal passato. Una criticità di cui nessuno, nessun Governo prima, si è occupato.
Questo è lo scenario su cui si inserisce questo decreto che, se non rappresenta la soluzione complessiva e definitiva al problema, sicuramente rappresenta la presa di coscienza, per la prima volta, che il problema c'è e bisogna affrontarlo.
Varare un decreto sulle liste d'attesa significa avere consapevolezza, dare e voler dare una risposta, perché, guardate, questo decreto è coerente con l'impostazione che il Governo e questa maggioranza si sono dati.
Nella legge di bilancio per il 2024 abbiamo avuto due priorità: la prima, ridare potere d'acquisto alle famiglie, investendo oltre 11 miliardi di euro per la riduzione del cuneo fiscale; l'altra priorità è stata la sanità, con l'aumento di 3 miliardi di investimenti sulla sanità e per questo settore, con un obiettivo, quello appunto di ridurre le liste di attesa.
E, oggi, arriva questo decreto, accompagnato - l'abbiamo ascoltato, lo ascolteremo, l'abbiamo già sentito nel dibattito avviato ieri - da critiche da parte dell'opposizione. Abbiamo sentito dire, soprattutto da alcune forze (penso ai 5 Stelle), che ci volevano più risorse. È tanto, è poco quello che si sta facendo? Ebbene, permettetemi di dire che, se non ci fosse stata la necessità di investire 200 miliardi di euro per il 110 per cento, forse le risorse, in questo campo e nel campo della sanità, sicuramente, avrebbero potuto essere maggiori Ma lo sforzo c'è, il decreto c'è e questo decreto è un passo avanti importante, perché permette di mettere in campo diverse opportunità.
Dietro a questo decreto, c'è l'attenzione del Governo nel presentare questo testo, l'impegno del Parlamento nell'esaminarlo e modificarlo e la collaborazione con le regioni. Perché il testo su cui ci esprimiamo oggi è il frutto di un lavoro congiunto - ci teniamo a sottolinearlo -, in cui ogni livello istituzionale, per la propria competenza, ha contribuito a definire una soluzione per tagliare nettamente le liste d'attesa nella sanità. Questo del metodo è un primo elemento di successo, che fa prospettare anche la buona riuscita del sistema disegnato.
Il provvedimento si prefigge tre obiettivi: la creazione di una Piattaforma nazionale per i servizi, l'appropriatezza nell'accesso, il rafforzamento nella capacità di erogazione delle prestazioni.
In concreto, prevede - ricordiamolo, perché sono importanti le previsioni di questo decreto - l'istituzione presso l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) della Piattaforma nazionale delle liste d'attesa, finalizzata a determinare il fabbisogno di prestazioni che sono necessarie alla popolazione e a verificare che l'offerta del sistema sia coerente con questa necessità. Attraverso il monitoraggio e l'armonizzazione dei sistemi di prenotazione - CUP -, anche mediante l'interoperabilità con strutture private accreditate, sarà possibile la presa in carico delle fragilità conseguenti a malattie croniche e degenerative e a patologie rare, con programmazione diretta da parte del centro che ha in cura il paziente.
Inoltre, è prevista l'ottimizzazione della programmazione sanitaria regionale, affinché sia definito e garantito l'accesso alle prestazioni presenti nei percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali, attraverso agende dedicate. Questa riorganizzazione dell'offerta consente di agevolare il cittadino nella pianificazione dell'accesso ai percorsi di cura e di diagnosi, nei tempi più appropriati per la necessità di salute.
Gli erogatori pubblici e gli erogatori privati accreditati, ospedalieri e ambulatoriali, dovranno, quindi, afferire al centro unico di prenotazione regionale o infraregionale in piena intercambiabilità - è questo, ovviamente, uno dei punti importanti del provvedimento -, condizione preliminare di ogni accordo tra erogatori privati e regioni.
Sull'articolo 2, oggetto di un'ampia riformulazione durante l'esame in sede referente attraverso l'interlocuzione con le regioni, al Senato è stato raggiunto un punto di equilibrio con riferimento alla verifica e al controllo della gestione delle liste d'attesa. Per rafforzare le attività di controllo del sistema nazionale di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, si istituisce, presso il Ministero della Salute, l'organismo di verifica e controllo sull'assistenza sanitaria, che opera alle dirette dipendenze del Ministero della Salute.
Rispetto al testo approvato dal Consiglio dei ministri, al Senato è stato circoscritto il potere di accesso alle strutture sanitarie da parte dell'organismo di verifica a fini ispettivi.
Nella riformulazione, non vi sono più i poteri istruttori diretti sulle ASL, ma si stabilisce che le risultanze dei controlli effettuati vengano comunicati a una nuova figura, quella del Responsabile unico regionale dell'assistenza sanitaria (RUAS), che provvede a valutare i conseguenti interventi.
Il RUAS è responsabile in ordine al rispetto dei criteri di efficienza nell'erogazione dei servizi e delle prestazioni sanitarie e sul corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa. In tema di aumento dell'offerta delle prestazioni, è prevista la possibilità di effettuare le visite diagnostiche e specialistiche anche nei giorni di sabato e domenica, e la fascia oraria per l'erogazione di queste prestazioni può essere prolungata. Questo, ovviamente, è un aspetto importante anche per i cittadini che ci ascoltano.
Se poi i tempi di erogazione previsti dal Piano nazionale di governo delle liste d'attesa non possono essere rispettati, le direzioni generali aziendali sono tenute a garantire l'erogazione delle prestazioni richieste attraverso l'utilizzo dell'attività libero-professionale intramuraria, delle prestazioni aggiuntive o del sistema privato accreditato, sulla base della tariffa nazionale vigente. Presso ogni azienda sanitaria ospedaliera è, in ogni caso, assicurato il corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale e corrispondente attività libero-professionale.
Non tacciamo, però, un rischio, ovvero quello che l'aumento dell'offerta, così come stabilito dal decreto-legge, possa portare a un aumento della domanda, è la legge del mercato: dobbiamo essere in grado di prevedere questo risvolto della medaglia e innalzare l'attenzione sul tema del controllo dell'appropriatezza degli esami, monitorando con puntualità e intervenendo con tempestività in caso di necessità, definendo linee guida delle società scientifiche che possano fornire al medico, sia di base sia specialistico, suggerimenti anche mediante il supporto delle tecnologie digitali.
Oltre alle misure urgenti finalizzate alla riduzione dei tempi delle liste di attesa, si interviene anche in materia di personale del Servizio sanitario nazionale, e non poteva essere altrimenti. In particolare, si prevede l'introduzione di un'imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali, che riduce al 15 per cento il prelievo tributario sugli emolumenti percepiti dal personale sanitario per gli straordinari svolti nell'ambito del Piano di riduzione delle liste d'attesa.
In tema di superamento del tetto di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale, una misura da tempo attesa da tutte le forze politiche, viene disposto l'incremento dei valori massimi della spesa per il personale, compatibilmente con la programmazione regionale in materia di assunzioni e fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario nazionale. Dal 2025, poi, è prevista l'individuazione di una metodologia per la definizione del fabbisogno del personale degli enti del servizio sanitario, per determinare la spesa per il personale delle aziende e degli enti del servizio sanitario regionale.
Le regioni dovranno predisporre il piano dei fabbisogni triennali per il servizio sanitario regionale, che saranno approvati con decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, previa intesa in Conferenza Stato-regioni. Come dicevo, c'è un senso di responsabilità nel legiferare su queste materie. Sarebbe serio se questo senso di responsabilità fosse diffuso, se coinvolgesse maggioranza e opposizione, se si evitassero speculazioni su questo tema, se si fosse in grado di abbattere barriere ideologiche e trovarci oggi tutti accanto ai cittadini, in quella fase così fragile che li vede trasformarsi da utenti, elettori e contribuenti in pazienti.
Sarebbe serio se questa collaborazione, che si è attivata fra Governo, Parlamento e regioni, nel riformulare il testo, si evidenziasse anche oggi, nel voto in quest'Aula, con la più ampia maggioranza possibile a favore di questo provvedimento. Noi Moderati ci siamo: condividiamo l'impostazione di lavoro e la metodologia individuata, siamo pronti a monitorare e anche a proporre nuovi interventi, se sarà necessario, ma oggi votiamo convintamente a favore del testo presentato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Il Governo, con questo decreto-legge, illude le cittadine e i cittadini, presentando misure che dovrebbero risolvere il dramma indecente delle liste di attesa. In realtà, aumenta la burocrazia, non prevede nuove risorse per il Servizio sanitario nazionale, non prevede un piano straordinario di assunzione di personale medico, infermieristico, ausiliario e tecnico. Questo provvedimento, purtroppo, è un grande bluff: pretende di contenere i tempi di attesa per accedere agli esami e alle visite senza garantire le risorse economiche e finanziarie aggiuntive, cioè in più, e non operando discutibili spostamenti all'interno dello stesso budget.
Non funziona così, lo abbiamo ripetuto noi dell'opposizione al Senato e alla Camera, ma anche le regioni, la maggior parte guidate dal centrodestra, si sono sollevate contro gli aspetti più insostenibili di questo decreto-legge, che, tra l'altro, interferisce pesantemente con le loro competenze in materia sanitaria, in aperta contraddizione, direi schizofrenica, con la legge sull'autonomia differenziata, data ormai come legge spacca-Italia. Interviene in una situazione di grande e profonda crisi del Servizio sanitario nazionale, senza aggredirne le cause, anzi, rimuovendole, ignorandole.
Il Fondo nazionale per la sanità è strutturalmente, sottolineo, sottodimensionato; impossibile, perciò, la copertura integrale del costo dei livelli essenziali di assistenza, cioè delle prestazioni dei servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutte e tutti, ovunque, nel rispetto del principio di universalità, equità, uguaglianza. Questo significa, tra l'altro, costringere milioni di persone a rinunciare alla prevenzione e alla cura o a rimanere incastrati in interminabili liste d'attesa. La povertà sanitaria ha raggiunto livelli insostenibili: nel 2023 più di 420.000 persone si sono trovate in questa condizione, in aumento del 10,6 per cento rispetto all'anno precedente.
Persone che hanno dovuto chiedere la carità per avere gratuitamente farmaci e cure, ma la salute è un diritto costituzionale, non può e non deve essere oggetto di beneficenza. Negli ultimi 4 anni, una famiglia italiana su sei ha rinunciato a visite e accertamenti periodici di controllo preventivo, come il dentista, la mammografia, i pap-test, gli oncologici. È evidente che chi può si rivolge al privato, anche se deve ricorrere al credito. Pensate che il Veneto, la mia regione, è la quarta regione in Italia per prestiti destinati a pagare le cure mediche, il 5,11 per cento del totale dei finanziamenti.
La salute da diritto è diventata merce, e questo mercato va a gonfie vele. Nel 2023, uno dei colossi veneti della sanità privata ha visto aumentare le richieste di assistenza del 40 per cento, ha assunto medici e personale, naturalmente facendo cosa? Sottraendoli al pubblico, pagandoli di più, offrendo condizioni di lavoro più interessanti. E il Governo cosa propone per trattenere i medici nelle strutture pubbliche? Di fargli fare gli straordinari il sabato e la domenica, come se già questi professionisti non lavorassero, non facessero i turni, le notti, anche il sabato e la domenica. E le ore di straordinario verrebbero tassate del 15 per cento? Che grande concessione, lo chiamerei sfruttamento. Ma che tristezza, Ministro!
E pensare che il Servizio sanitario nazionale, istituito con la legge n. 833 del 1978, è stato frutto di tante lotte, di una vera e propria rivoluzione di cultura politica, e grazie all'impegno instancabile ed eccellente della prima Ministra donna della Sanità, Tina Anselmi. E questo per garantire a tutte e a tutti i cittadini l'accesso universale alle prestazioni sanitarie, in condizioni di uguaglianza, equità, uniformità territoriale, e il finanziamento dovrebbe avvenire tramite la fiscalità generale e progressiva.
Invece, questa legge cos'è? Una toppa che non coprirà tutti i buchi: sono troppi. Non basta intervenire un po' qua, un po' là. Purtroppo, manca la visione, manca la volontà di recuperare, seppure in modo progressivo, e rilanciare la sanità pubblica.
Voi presentate un decreto-legge che nemmeno interviene subito - altro che necessità e urgenza -, ma rinvia a ulteriori decreti attuativi, la metà dei quali senza nemmeno una scadenza precisa e, poi, punta, ancora una volta, sulle strutture accreditate. E, guarda caso, quando è stato approvato dal Consiglio dei ministri? Il 4 giugno di quest'anno. E le necessità e le urgenze che io vi vedo sono, soprattutto, quelle legate al fatto di essere vicini alla scadenza elettorale dell'8-9 giugno e di dover presentare uno straccio di proposta rispetto a uno dei problemi più sentiti dalla popolazione, che è, appunto, la salute pubblica. Una beffa che si è smascherata da sé.
Ma noi di Alleanza Verdi e Sinistra, insieme alle altre opposizioni, non ci stiamo, non ci staremo e ci batteremo in Parlamento, in tutte le istituzioni in cui siamo presenti e nel Paese per restituire all'Italia una sanità in fedeltà alle nostre convinzioni profonde, a quella cultura politica, a quella grande Ministra che è stata Tina Anselmi, a quelle lotte operaie e di popolo che portarono all'istituzione del Servizio sanitario nazionale.
Per questo, Presidente, Ministro, colleghi e colleghe, noi diciamo decisamente “no” a questo provvedimento beffa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, membri del Governo, colleghe e colleghi, oggi l'argomento del nostro dibattito in quest'Aula fa entrare la nostra azione politica nella casa delle famiglie del nostro Paese, nel dolore, nella paura, nella solitudine di tante persone che oggi non stanno semplicemente guardando la diretta televisiva, ma sono toccate dalla nostra azione nelle loro ferite più profonde. Pensiamo alle famiglie che hanno persone malate e, magari, non curabili, pensiamo agli anziani, troppo spesso soli, pensiamo ai figli, ma pensiamo anche alle madri e ai padri che guardano i figli malati. Quando la politica arriva a toccare la vita delle persone e le loro ferite, lo deve fare con due atteggiamenti irrinunciabili: dobbiamo farlo con profondo rispetto della dignità di queste vite e lo dobbiamo fare offrendo soluzioni concrete per migliorare queste vite.
Allora, la prima cosa che si deve fare per avere questo rispetto è non dire bugie, è non prendere in giro le italiane e gli italiani per meri fini elettorali. Quando questo decreto è stato approvato agli inizi di giugno, eravamo nel pieno della campagna elettorale per le europee, era stato annunciato ed è stato raccontato come la panacea di tutti i mali della sanità italiana, dicendo: finalmente qualcuno si occupa di voi per ridurre le liste di attesa. Peccato che il decreto, essendo un provvedimento di urgenza, è entrato in vigore, ma nulla è cambiato e, Ministro, lo sa anche lei perché è medico, perché è un tecnico, perché conosce bene la macchina della sanità del Paese, non risolverà e non azzererà le liste di attesa del nostro Paese; e non lo farà perché mancano le risorse adeguate, perché quelle stanziate in legge di bilancio sono del tutto insufficienti.
Allora, accadrà che le persone guarderanno nuovamente a noi e si troveranno con il sospetto di una malattia cardiovascolare, con il sospetto di un tumore, con un tumore diagnosticato che deve essere curato e, magari, dovranno mettersi in lista di attesa per fare l'indagine diagnostica o prenotare - come accade, sono casi concreti - un ecodoppler a distanza di 9 o 10 mesi nella mia regione, in Lombardia, o un'ecografia all'addome a distanza di 6-7 mesi.
E ci sono famiglie che dicono: che problema c'è? Paghiamo la visita privatamente, nel giro di una settimana, iniziamo a curare le persone. Ma ci sono famiglie che questo non se lo possono permettere. E sappiamo tutti che questo fa la differenza tra la vita e la morte delle persone, tra la possibilità di essere guarite, accudite, accompagnate o essere abbandonate al dolore di una solitudine nella malattia.
Noi abbiamo avanzato proposte concrete in questa direzione, lo abbiamo fatto già nella scorsa legge di bilancio. Avevamo proposto un piano, che, tra l'altro, è coerente con l'impianto organizzativo previsto da questo decreto, ma era affiancato dalle risorse necessarie per poterlo attuare, avevamo dimensionato l'investimento in 2 miliardi di euro. Ci avete detto di no, avete portato avanti questo decreto, non avete messo un euro in più. Vi abbiamo detto: essendo un tema di emergenza nazionale ed essendo un tema che non ha un colore politico di una parte o di un'altra, perché è del Paese e deve guardare a tutto il Paese, sediamoci intorno a un tavolo e facciamolo con un atto di grande responsabilità, anche dall'opposizione.
Vi abbiamo detto: Ministro, ci chiami intorno a un tavolo, insieme al Ministro Giorgetti, facciamo un ragionamento politico serio e diciamo che la salute degli italiani e delle italiane è la priorità nella prossima legge di bilancio . No, ci avete detto “no” anche a un tavolo; non a mettere dei soldi, ma addirittura a un tavolo. Ieri, ci avete detto “no” a un dialogo trasversale di responsabilità nel Paese per trovare una soluzione condivisa. Questa si chiama tracotante, è una tracotanza a cui ci stiamo troppo abituando, ma che non smetteremo mai di denunciare, perché fa male alle italiane e agli italiani, perché, a forza di arroccarvi in posizioni, in toni trionfalistici, state accreditando lo “sfasciamo tutto, pur di mantenere la nostra ideologia e il nostro punto di affermazione di noi stessi”.
Io non ho una contrarietà rispetto a tante misure, che, tra l'altro, sono anche simili, che hanno recepito anche l'impianto delle nostre proposte, ma è del tutto inaccettabile un decreto che dice di assumere infermieri, medici, che dice di aumentare il compenso per le prestazioni aggiuntive, che dice di rimborsare gli italiani e le italiane per le spese eventualmente fatte in regime privatistico per poter aumentare il numero delle prestazioni e non aumenta un euro rispetto a quello che è stanziato, che già era del tutto insufficiente. Vuol dire che questo è un bel castello che non verrà mai attuato.
D'altra parte, ci siamo abituati all'incapacità attuativa di questo Governo. Ministro, la conversione di questo decreto prevede conseguenti decreti attuativi, anche di carattere ministeriale. Noi confidiamo in lei, e speriamo che la fiducia sia corrisposta, perché - lo avete certificato voi con i dati che avete fatto uscire - il vostro Governo ha una capacità di attuazione delle proprie politiche, non delle politiche degli altri, di circa il 50 per cento, ben lontano da quella capacità attuativa di Governi che lo hanno preceduto. Quindi, a forza di scrivere leggi e, poi, non attuarle, la politica abdica al ruolo che ha, cioè far accadere le cose, cambiare la vita delle persone, governare il Paese.
E senza questo impianto di carattere attuativo, noi ci troveremo in un Paese nel quale quel diritto costituzionale che è già stato richiamato verrà negato. E, mantenendo nel nostro Paese - come stiamo mantenendo e aggravando con il disegno dell'autonomia differenziata - la differenziazione tra le aspettative di vita a seconda della regione in cui si nasce, noi stiamo sfasciando la nostra democrazia, non stiamo sfasciando solo le politiche del Paese; stiamo rinnegando i principi democratici, costitutivi del nostro Paese e della nostra Repubblica.
Non è accettabile condannare alla vita o alla morte una persona a seconda del luogo in cui nasce: purtroppo, non sono toni apocalittici quelli che uso, ma lo dicono i dati. Sappiamo anche noi che l'autonomia differenziata andrà ad aggravare questa situazione.
E non si dica che è un tema di inefficienza o solo un tema di inefficienza delle regioni, perché, se è un tema di inefficienza delle regioni, allora si assume il sano principio che c'è una nazionale sul tema della salute e della sanità, perché di questa nazionale dobbiamo fare lo strumento più efficace per tutelare il diritto primario alla salute, che deve essere paritario in tutto il territorio nazionale.
Come trovare le risorse? C'è il grande tema delle scelte da fare nella prossima legge di bilancio, ma mi permetta, Presidente, di richiamare ai colleghi - in particolare ai colleghi di Forza Italia - l'inspiegabile diniego ad accedere al MES sanitario, nella fase precedente, e oggi a riproporre il MES sanitario, essendo uno strumento di particolare efficacia, introdotto dalla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, che noi insieme a Forza Italia abbiamo sostenuto e che, in particolare, fa parte proprio del partito di Forza Italia.
Allora, il Partito Popolare Europeo, tramite la sua Presidente, propone uno strumento bello, utile, efficace a livello europeo per tutelare la salute dei cittadini europei e il partito che lo propone in Europa arriva in Italia e dice: no, però per gli italiani anche no .
Ecco, a questo non ci vogliamo arrendere e non ci arrenderemo ad una politica che si rifiuta di affrontare in modo pragmatico, coerente, non ideologico, ma altrettanto con grande coraggio e con grande visione tutto ciò; e saremo sempre, anche dall'opposizione, disponibili a lavorare con voi, nonostante il vostro diniego, per costruire quelle risposte che le famiglie e i malati del nostro Paese attendono e meritano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cappellacci. Ne ha facoltà.
UGO CAPPELLACCI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, colleghe e colleghi. Siamo al voto finale di questo provvedimento e, prima di entrare nel merito dello stesso, mi sia consentito fare una breve premessa. Discutiamo oggi di un tema di vitale importanza per il nostro Paese: la salute. La pandemia che abbiamo vissuto ha segnato profondamente le nostre vite e ci ha insegnato lezioni che non possiamo permetterci di ignorare.
Abbiamo visto il nostro sistema sanitario nazionale affrontare una sfida senza precedenti, dimostrando la sua eccellenza, ma anche evidenziando le sue fragilità. Le criticità attuali del sistema sanitario non possono certo essere attribuite a questa maggioranza che si è trovata a gestire un sistema sanitario ereditato in condizioni drammatiche.
È stato ricordato più volte, ma ritengo doveroso sottolinearlo nuovamente: negli anni passati il nostro sistema sanitario nazionale è stato definanziato per 37 miliardi di euro e questo massiccio definanziamento ha causato chiusura di ospedali, di reparti, blocco del , tagli di posti letto e riduzione del personale. Per molti anni non è stata fatta alcuna programmazione efficace, è mancata una visione strategica. Questa maggioranza è ora impegnata a porre rimedio a questi problemi strutturali ed è unanimemente riconosciuto, o almeno da tutti coloro i quali sono in buona fede, che non può essere ritenuta responsabile delle scelte passate che hanno portato a questa situazione critica.
D'altra parte, in questo momento storico, la salute non dovrebbe essere considerato un tema di parte, ma dovrebbe essere un terreno comune sul quale costruire il futuro del nostro Paese. La pandemia ci ha mostrato che la salute pubblica è la base sulla quale poggia l'intera società; senza un sistema sanitario efficiente non possiamo garantire il benessere dei nostri cittadini, non possiamo sostenere la nostra economia. Sarebbe, quindi, importante che, al di là delle singole appartenenze politiche, ci potesse essere una convergenza di intenti tra tutte le forze politiche.
Dovremmo essere capaci di mettere da parte le divisioni e le tentazioni di strumentalizzare fragilità del sistema e bisogni essenziali dei cittadini e lavorare insieme per trovare le migliori soluzioni. La domanda di salute dei cittadini è crescente e complessa e richiede risposte altrettanto articolate e coordinate. Abbiamo il dovere di garantire che il nostro servizio sanitario sia adeguatamente sostenuto ed organizzato per rispondere a queste sfide. Dobbiamo certamente investire nella formazione e nell'assunzione del personale sanitario, nella ricerca scientifica, nella digitalizzazione dei servizi e nella medicina territoriale. Solo così potremmo assicurare che ogni cittadino, indipendentemente dal luogo in cui vive, abbia accesso a cure tempestive e di qualità.
La collaborazione tra maggioranza e opposizione non solo sarebbe utile per raggiungere questi obiettivi, ma anche legittima aspettativa e diritto degli italiani. Proprio per questo, faccio ancora una volta un appello a tutti i colleghi di maggioranza e di opposizione: cerchiamo di lavorare insieme per il bene del nostro Paese, la salute dei nostri cittadini deve essere una priorità condivisa. Dobbiamo trovare un terreno comune, dialogare con serietà e trovare soluzioni che possano essere sostenibili ed efficaci nel lungo termine.
Siamo al voto finale di questo provvedimento, come dicevo, provvedimento sul quale sono state dette tante cose. Cercherò, quindi, nel tempo che mi è concesso, di fare qualche precisazione. Ho sentito dire da alcuni colleghi dell'opposizione che questo provvedimento sarebbe uno da campagna elettorale, considerazione singolare che non trova fondamento nella realtà. Faccio presente, innanzitutto, che la gran parte delle misure contenute nel decreto-legge era attesa da tempo da parte di tutti i gruppi parlamentari. Presso la Commissione, che mi onoro di presiedere, infatti, in ripetute occasioni e da tutte le parti politiche, è stata evidenziata la necessità di intervenire su temi quali la gestione delle liste d'attesa e il superamento del tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario.
In particolare, dall'indagine conoscitiva sull'emergenza-urgenza che la Commissione ha di recente concluso è emerso che proprio il blocco all'assunzione del personale e i tempi di attesa per l'accesso alle prestazioni sanitarie sono tra le principali cause della situazione decisamente critica in cui versano oggi i pronto soccorso in Italia. Mi pare che nessuno abbia contestato queste evidenze.
Non si può, quindi, negare che il Governo sia intervenuto con lo strumento del decreto-legge su temi considerati unanimamente quali vere e proprie emergenze del nostro sistema sanitario.
Quanto al merito delle scelte, evidenzio come siano state individuate soluzioni efficaci. Mi riferisco all'istituzione di una Piattaforma nazionale presso l'Agenas per le liste d'attesa per monitorare i tempi di attesa per ogni tipo di prestazione sanitaria in modo dettagliato, in tempo reale, regione per regione. Ancora, altro caposaldo su cui si fonda la soluzione individuata dal Governo è la previsione per cui gli erogatori pubblici e gli erogatori privati accreditati ospedalieri e ambulatoriali afferiscano al Centro Unico di Prenotazione regionale o infra-regionale.
Questo implica che le strutture private accreditate debbano garantire la piena interoperabilità dei rispettivi centri di prenotazione con i competenti CUP territoriali, a pena di nullità degli accordi contrattuali posti in essere. Sia il soggetto pubblico che il privato accreditato, dunque, sono chiamati a intervenire al fine di ridurre i tempi di attesa nell'erogazione delle prestazioni sanitarie.
Ai fini della realizzazione di questo obiettivo, le regioni sono chiamate in causa con l'istituzione dell'Unità centrale di gestione dell'assistenza sanitaria e dei tempi delle liste d'attesa, presieduta e coordinata dall'assessore alla sanità, che provvede a individuare il Responsabile unico regionale dell'assistenza sanitaria.
Anche le altre disposizioni contenute nel decreto vanno coerentemente nella direzione di contribuire alla riduzione dei tempi delle liste d'attesa. Penso, ad esempio, al potenziamento dell'offerta in relazione alle visite diagnostiche specialistiche, con la previsione dell'effettuazione delle visite mediche specialistiche anche nei giorni di sabato e domenica e con la possibilità di prolungamento della fascia oraria.
L'altro tema affrontato dal decreto-legge, rispetto al quale, come dicevo, una risposta da parte del Governo era particolarmente attesa, concerne il superamento dei tetti di spesa per l'assunzione di personale.
Non c'è audizione che si svolga presso la Commissione affari sociali in cui non si ponga l'accento sulla carenza di personale medico e sanitario nonché sulle conseguenze negative derivanti dal blocco del . Prescindendo completamente dall'imputazione della responsabilità politica per quanto riguarda il pregresso, che parte da scelte che, seppur corrette nel momento storico in cui sono state assunte, andavano modificate ben prima di oggi, non si può non salutare con favore, a mio avviso, la volontà concreta di superare quella stagione, aprendone un'altra di segno completamente diverso.
Si tratta di un percorso progressivo, ma è particolarmente importante che, a partire dal 2025, si preveda la definizione di una metodologia per la specificazione del fabbisogno di personale degli enti del Servizio sanitario nazionale, ai fini della determinazione della spesa per il personale delle aziende e degli enti del servizio sanitario delle regioni, fermo restando, naturalmente, il rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario nazionale.
C'è poi una disposizione che mi trova particolarmente favorevole, in quanto prevede un'imposta sostitutiva sulle prestazioni aggiuntive del personale sanitario in misura pari al 15 per cento. Ho sentito, in discussione generale, qualcuno dire che servono risorse, soldi e non riduzioni di tasse, ma la riduzione di tasse che cos'è?
Inciderà per un 25 per cento sulla retribuzione e un incremento della retribuzione è esattamente quello che stava chiedendo.
In conclusione, ritengo che le misure introdotte dal Governo con il decreto-legge siano non solo attese da molto tempo, ma anche molto ben costruite. Peraltro, alcune criticità che erano state rilevate nel corso dell'iter parlamentare al Senato, soprattutto con i rappresentanti regionali, sono state risolte con una corretta e sana interlocuzione con le regioni. Certamente, i provvedimenti sono sempre migliorabili e si possono stanziare sempre maggiori risorse, non c'è dubbio. Questo Governo ha stanziato ingentissime risorse per la sanità e ha raggiunto record mai raggiunti nella storia.
Non si può, tuttavia, non dare atto al Ministro della Salute e al Governo di avere sbloccato, con questo decreto, situazioni che si erano ormai cristallizzate da tempo. Altri provvedimenti seguiranno in linea di continuità e contiamo di poter esaminare presto il disegno di legge in materia di sanità e di poter dare il nostro contributo.
Ringrazio, per questo prezioso e autorevole lavoro svolto su questo provvedimento, il Ministro Orazio Schillaci, presente in Commissione durante l'esame del provvedimento stesso. Ringrazio il Sottosegretario Gemmato, per l'impegno costante e competente volto a risolvere i problemi del nostro sistema sanitario nazionale.
Ringrazio, infine, il relatore, onorevole Ciocchetti, e tutti i componenti della Commissione affari sociali. In Commissione affari sociali, spesso, su provvedimenti importanti, abbiamo trovato motivi di unione e di condivisione: io mi auguro che quel clima possa essere condiviso anche da quest'Aula e che veramente si possa arrivare a lavorare tutti insieme, al di fuori delle strumentalizzazioni e nell'interesse dei cittadini.
Per questi motivi, annuncio il voto pienamente favorevole del gruppo di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, ringrazio il Ministro per la sua presenza, anche se in questo esatto istante non è presente.
Sottosegretario, parafrasando Gioacchino Rossini, Giovanni Berlinguer, un formidabile maestro e anche un difensore strenuo della sanità pubblica, in un suo intervento critico all'orientamento neoliberista della sua parte politica, disse: c'è qualcosa di nuovo e qualcosa di bello in questa vostra posizione, peccato che quello che c'è di bello è sostanzialmente vecchio e quello che c'è di nuovo è decisamente brutto
Nel nostro caso, in questo decreto, il bello che è vecchio, in buona sostanza, era già previsto dal Piano di governo delle liste d'attesa, ancora vigente, elaborato dalla Ministra Giulia Grillo, nel Conte 1, che però, a differenza di questo provvedimento, aveva messo le risorse. Magari - lo dico, tramite lei, all'onorevole Cappellacci - fosse solo uno elettorale questo decreto, perché il nuovo, che invece è pessimo, è l'ulteriore spinta alla privatizzazione della sanità, in particolare favorendo strutture private convenzionate e accreditate o anche solo autorizzate.
Ieri, il Sottosegretario ha detto due cose gravissime che devono far preoccupare i nostri cittadini. Ha affermato che la riforma sanitaria è vecchia di 45 anni e dovrebbe essere modificata e ha aggiunto che il privato convenzionato andrebbe definito diversamente pubblico.
Io dico che la riforma sanitaria migliore del mondo è giovane da 45 anni, perché non è stata fatta crescere. E aggiungo: non vi azzardate a toccare la più grande conquista sociale di questo Paese , che, con il suo carattere di universalità, equità e solidarietà, ha contribuito in modo decisivo all'assetto democratico dell'Italia !
Del resto, chiamate precarietà: la flessibilità, la guerra: missione di pace, gli inceneritori: termovalorizzatori; quindi, il privato diversamente pubblico è un'evidente truffa semantica
Il processo di privatizzazione in corso, infatti, sta andando di pari passo con il definanziamento della sanità pubblica. Non a caso, come certificato dalla Corte dei conti, al definanziamento di oltre 40 miliardi hanno corrisposto ormai 47 miliardi spesi dai cittadini con il pagamento diretto della prestazione, con le assicurazioni private, con le forme mutualistiche, con il aziendale, ma, evidentemente, non bastano al privato, ben rappresentato dal campione di presenze parlamentari, onorevole Angelucci, le erogazioni di prestazioni sanitarie in proprio.
Continuate a foraggiare la spesa sanitaria privata con l'acquisto di prestazioni da parte del Servizio sanitario nazionale, con l'attività privata all'interno della struttura pubblica, con lo svolgimento del privato di esternalizzazioni, compresi i gettonisti. Eppure, è facilmente dimostrabile che erogare prestazioni direttamente dal Servizio sanitario nazionale costa meno che acquistarle dal privato e garantisce qualità e posti di lavoro !
In definitiva, cosa state facendo e cosa state affermando anche in questo decreto? State promuovendo il modello lombardo, cioè quel modello che, in pandemia, si è dimostrato il più disastroso del mondo !
Eppure, una recente inchiesta di Altroconsumo dimostra che vi sono problemi di liste d'attesa maggiori nelle regioni del Nord. Lo sappiano i cittadini del Nord: l'autonomia differenziata danneggerà anche loro e soprattutto nel privato ! Noi non abbiamo una posizione pregiudizievole e ostile nei confronti del privato, ma il proprio lo faccia con i suoi soldi, non con quelli del Servizio sanitario nazionale !
Presidente, per noi è inaccettabile fare profitto sul dolore. È inaccettabile che la mercificazione della salute e della malattia passi sulle fragilità, sulle debolezze delle persone e sulle debolezze delle famiglie, ma è ancora più grave fare becera propaganda sulla malattia, sul dolore, strumentalizzarlo, come avete fatto, presentando questa operazione mediatica a una settimana dalle elezioni europee, per un indegno e indecente tornaconto di consensi. Questo senza mettere un centesimo, anzi sottraendo risorse ai talassemici, alla tutela della salute materno-infantile, della salute mentale, della salute degli anziani, oltre che a progetti finalizzati alla prevenzione, in particolare sulle malattie ereditarie e sulle malattie rare. Questo provvedimento è una mascalzonata, è una fuffa, è una scatola vuota: rappresenta perfettamente la vendita della Fontana di Trevi !
Avete annunciato in pompa magna che avreste finalmente tolto il tetto alle assunzioni di personale, per affrontare radicalmente il problema delle liste d'attesa; subito dopo lo avete rimandato al 2025.
Dite che non ci sono risorse, ma sappiamo bene che le risorse ci sarebbero e si possono recuperare, se lo vogliamo. È una questione di volontà politica. Si possono recuperare dalle grandi opere inutili, come il ponte sullo Stretto , o, peggio, dalle operazioni tossiche, come la spesa per gli armamenti, ma, evidentemente, i diritti dei cittadini sono meno importanti degli interessi delle delle armi, dei balocchi di Salvini o delle finanziarie e delle banche, visto che non avete agito sui loro extraprofitti, ottenuti sulla pelle dei cittadini! Senza dimenticare gli extraprofitti sulle armi e sulle aziende farmaceutiche delle assicurazioni.
Il recente Rapporto della Federazione nazionale dell'Ordine dei medici con il Censis ci dice che oltre il 92 per cento dei cittadini chiede più assunzioni nel Servizio sanitario nazionale e oltre l'85 per cento dei partecipanti suggerisce che sarebbe opportuno migliorare le loro condizioni di lavoro e retribuzioni. Invece, proponete mancette su straordinari e attività aggiuntive, dopo averli penalizzati sulle pensioni: vi dovete vergognare !
Credo che un buon algoritmo di intelligenza artificiale, partendo da questi dati, farebbe decisamente meglio di questo Governo. In effetti gli operatori sanitari, gli eroi della pandemia si aspettavano almeno una cosa: superare quell'odioso tetto di spesa per le assunzioni di personale ideato da Berlusconi nel 2004, riproposto anche nei Governi dove c'era la Meloni e riproposto anche dai Governi sia di destra che della sinistra neoliberista. Oggi non può che far piacere che anche altre forze politiche la pensino come noi.
Presidente, noi rivendichiamo un'eccezione: il MoVimento 5 Stelle è l'unica forza politica che ha derogato a quel tetto di spese con il decreto Calabria, grazie alla Ministra Giulia Grillo e al Presidente Giuseppe Conte. Proprio quel provvedimento, poi, è stato rinnovato sia in pandemia che successivamente, anche in questo decreto; ebbene, quel provvedimento dobbiamo assolutamente migliorarlo. Rivendico anche che, ad oggi, siamo stati gli unici a investire nel Servizio sanitario nazionale e abbiamo investito ingenti risorse. Presidente, sa quanto abbiamo messo?
Abbiamo messo ben 13 miliardi con i Governi Conte e altri 16 miliardi con il PNRR. Altro che i 2 miliardi che avete messo e che non servono nemmeno per pagare gli aumentati costi delle bollette . Peraltro, questi 2 miliardi sono meno della metà di quello che ogni anno i clienti del Sud versano alla sanità privata, diversamente pubblica, del Nord a causa della migrazione sanitaria.
Ci abbiamo provato a migliorare questo provvedimento con emendamenti che avete rigettato. Chiedevamo trasparenza, criteri di accreditamento, aumento di risorse e limitazioni del conflitto d'interesse che la libera professione porta con sé.
Avete bocciato un ordine del giorno che chiedeva di smetterla di nominare i direttori sanitari e aziendali compiacenti al clientelismo delle ASL . Ma, evidentemente, l'obiettivo è uno solo: trasformare la tessera sanitaria in carta di credito, far indebitare i cittadini per curarsi o farli smettere di curarsi. Del resto, la povertà è una colpa, e chi non arriva a fine mese, perché ha stipendi da fame, merita non un salario minimo, ma l'esclusione sociale, a differenza dei colletti bianchi, dei corrotti…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANDREA QUARTINI(M5S). Sto concludendo, Presidente.
PRESIDENTE. No, deve proprio concludere, ha esaurito il suo tempo.
ANDREA QUARTINI(M5S). …e degli abusatori di potere, che continuate a proteggere con misure di condono e abrogazione dei reati. Continuate a navigare tra il “paese dei balocchi” di Salvini e quello degli “acchiappacitrulli” di Nordio. I cittadini la pensano come noi, non daremo tregua alla deriva privatistica della sanità . Questo decreto è irricevibile e voteremo convintamente contro, Presidente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Loizzo. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta ci si divide sul diritto dei diritti, il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della Costituzione italiana. Ci si divide, e noi non abbiamo inteso fare la dichiarazione di voto sulle vostre pregiudiziali perché riteniamo che voi operate una scelta di pregiudizio, un pregiudizio inaccettabile se si pensa che stiamo discutendo dell'articolo 32 della Costituzione italiana.
La Missione 6 del PNRR sulla sanità ci invita a fortificare la medicina di prossimità e i processi di digitalizzazione. Ebbene, la piattaforma unica delle liste d'attesa è la digitalizzazione, è l'avanguardia del sistema sanitario nazionale, è la modernità . La piattaforma unica, interoperabile tra tutti i sistemi sanitari regionali, rappresenta un primo grande passo verso la digitalizzazione del sistema sanitario nazionale e applica un modello unico, il modello di classificazione della popolazione stratificata.
Vuol dire - e lo dico a chi non è consapevole e non ha abbastanza cultura sul modello della popolazione stratificata - valutare i bisogni dei pazienti, perché le liste d'attesa rappresentano il bisogno di salute dei nostri pazienti. Se ci sono file interminabili per alcune prestazioni, bisogna che la programmazione sanitaria si basi sul modello unico di stratificazione della popolazione sanitaria del nostro Paese. Ma la piattaforma fa di più, e mi sento di ringraziare il Ministro Schillaci, il Sottosegretario Gemmato, ma anche Agenas, che ha compiuto grandi passi in avanti verso la digitalizzazione di tutti i nostri sistemi sanitari.
La nostra piattaforma andrà ad analizzare una serie di indicatori, quali i coefficienti di saturazione del patrimonio tecnologico, ma anche del capitale professionale. Parliamo del patrimonio tecnologico: un grande professore di alta formazione in sanità diceva che va valutato perché una macchina produce 10 prestazioni e una macchina 100 o mille. Per ritornare all'autonomia differenziata, e quindi usare Cosenza come parametro, perché magari ha una TAC ad elastico, e Catania, che ce l'ha ad alta specificità, dobbiamo chiederci attraverso i dati perché questo accade, dato che dietro le liste d'attesa c'è il patrimonio tecnologico del nostro sistema sanitario nazionale, che va rinnovato, e va rinnovato nelle regioni del Nord come del Sud.
Parliamo del capitale professionale: perché pensare che i nostri medici e i nostri pazienti siano costretti a fare prestazioni aggiuntive per evadere le liste d'attesa? Ma voi pensate che un medico che ha fatto un festivo, un notturno, che è al quarto turno, e sono in 3 in un organico, voglia fare prestazioni aggiuntive? Perché questo accade? Accade perché abbiamo una limitazione funzionale all'assunzione, che, dal 1° gennaio 2025, questo Governo abolisce . E voi cosa fate?
Voi votate “no” all'abolizione del tetto assunzionale, noi lo abbiamo abolito, questi sono i fatti. E non solo, noi abbiamo detassato anche gli straordinari e le prestazioni aggiuntive. Ma come mai voi votate contro l'abolizione della tassazione e l'introduzione di un'unica fiscalità e tassa al 15 per cento, seguita dal gruppo della Lega-Salvini Premier, la , ovunque, anche in sanità, se voi siete i primi a dire ai vostri elettori che siete per la detassazione? Voi oggi votate contro i vostri medici e contro i vostri infermieri, ma votate, soprattutto, contro i pazienti.
E quando dite pubblico e privato, una precisazione la devo fare davanti all'Aula: credo che tutti qui dentro, nessuno escluso, siamo per il sistema sanitario pubblico, tutti quanti; e, se dobbiamo aprire al privato per evadere le liste d'attesa, noi abbiamo coraggio e lo facciamo, perché a un paziente metastatico, che deve fare una PET-TAC, non importa nulla dove fa la prestazione .
Non gli importa se la fa in ospedale o se la fa in un centro accreditato convenzionato, che vuol dire, per chi non lo sa, un centro che ha i requisiti strutturali e professionali per garantire quella prestazione . Noi abbiamo il coraggio di dire che lo facciamo, ma lo facciamo per tutelare la salute di ognuno di voi e ognuno di noi, perché teniamo allo stato di salute di questo Paese.
Noi vogliamo le piattaforme, ma non vogliamo - non ci fermiamo qui - solo la Piattaforma nazionale della lista d'attesa, noi vogliamo anche uno studio osservazionale che continui a verificare gli stati di bisogno di salute di questo Paese, da Nord a Sud! E basta evocare l'autonomia differenziata. Ci sono sistemi sanitari regionali eccellenti anche nel Meridione. Il bisogno di salute è soddisfatto a Sud come al Nord, da questo Governo. È chiaro che la politica deve fare la differenza; è solo la politica che ha la responsabilità del maggior debito, che noi verifichiamo in alcune aziende.
Con questo spirito, andiamo a controllare, col sistema creato dal Ministero, un organismo di verifica e controllo, che non va contro le regioni. È un sistema di verifica e controllo che andrà ad analizzare i dati che provengono dalla piattaforma e si confronterà col delegato regionale, che sarà il responsabile unico dell'erogazione delle prestazioni sanitarie, perché ogni tessuto sanitario regionale ha una sua autonomia, una sua volontà di riscatto e questo avviene a Nord, come al Sud.
Poi dobbiamo parlare della grande necessità, che rivendicano soprattutto i medici e i pazienti, di stare vicini a questo Governo. Vi penalizzerà questo voto, perché il comparto sanitario non accetta che voi non accettiate defiscalizzazione, che voi non vi apriate a meccanismi diversi di finanziamento delle liste d'attesa.
Quindi, l'intero gruppo Lega-Salvini Premier, solidale con le politiche del Governo, dice sì a questo decreto e lo fa perché ci sono i fondi. Adesso basta con le bugie che dite ai vostri elettori! Ci sono 560 milioni! Dovete smetterla di dire bugie al popolo italiano, perché qui noi parliamo della salute, della possibilità di sopravvivere e, come tale, noi, come partito, abbiamo già presentato tante proposte, anche per i farmaci innovativi, per sveltire l'arrivo al letto del paziente di farmaci salvavita.
Noi ci siamo e votiamo sì , soprattutto contro il pregiudizio che, in queste ore, nelle Commissioni, avete dimostrato costantemente e quotidianamente, senza alcun rispetto verso i pazienti - !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elly Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, nel nostro Paese si può attendere un anno e mezzo per una gastroscopia, fino a 645 giorni per una colonscopia e 677 giorni per una visita oculistica. C'è chi deve aspettare un anno e mezzo per un'ecografia programmabile, chi riesce invece a farla in 13 giorni. Nell'azienda sanitaria 3 della Liguria, quella regione che state tenendo ai domiciliari insieme al presidente Toti si aspettano, in media, 427 giorni per una visita cardiologica. Questo emerge dall'indagine di Cittadinanzattiva, uscita in questi giorni.
Ci sono persone che sono costrette a sperare che la loro malattia corra meno in fretta di questa lista di attesa, che si allunga. Voi non avete fatto nulla - nulla - per un anno e mezzo e poi avete tirato fuori questo decreto vuoto, questo decreto fuffa, a pochi giorni (a quattro giorni) dalle elezioni. Ma chi pensate di prendere in giro? Non di certo gli italiani e le italiane.
Non si possono accorciare le liste d'attesa senza metterci un euro e senza assumere personale. Lo dico a malincuore, ma è sotto gli occhi di tutti che ci ritroviamo di fronte all'ennesimo provvedimento che non inciderà sulla lunghezza di quelle liste d'attesa, che impediscono di garantire il diritto alla salute previsto dalla nostra Costituzione. Non sarà uno preelettorale, contenente poco o nulla, a risolvere il gigantesco problema di 10 milioni di prestazioni inevase, a dare risposta a 4 milioni di persone che rinunciano a curarsi in questo Paese.
Non siamo sorpresi, perché, contro la sanità pubblica, vi state accanendo da quando siete al Governo, da quando Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi, senza nemmeno il coraggio di ammetterlo. Quel che fate non serve e quel che serve, invece, non lo fate. Come pensate che si possa riuscire ad abbattere le liste d'attesa senza impiegare risorse, anzi, diminuendo quelle già ampiamente insufficienti, considerando che riducete di 160 milioni il finanziamento già previsto a partire dal prossimo anno?
Le soluzioni che prevedete in questo decreto non faranno che agevolare il privato, il vostro vero e malcelato obiettivo. Voi volete una sanità a misura di portafoglio , di modo che chi ce l'ha abbastanza gonfio possa curarsi e chi, invece, le risorse, non le ha rinunci a curarsi.
Noi, come Partito Democratico, avevamo fatto una proposta di legge con due semplici priorità: più risorse e più personale per la sanità; portare la spesa sanitaria alla media europea del 7,5 per cento del PIL e sbloccare il tetto alle assunzioni in vigore dal 2009, messo da un Governo in cui Giorgia Meloni era già Ministra. Capisco che ci tenga molto alla sua coerenza, ma può ammettere l'errore e toglierlo, finalmente, mettendo avanti il bene del Paese al suo !
Basterebbe che parlaste con un medico o un infermiere - non so da quanto tempo non lo facciate - per capire che, per abbattere le liste d'attesa, non può essere una soluzione quella di chiedere e incentivare più straordinari ai medici e agli infermieri rimasti nei reparti che si stanno svuotando e costretti, già ora, a turni massacranti.
Se i professionisti sono sempre gli stessi e con carichi di lavoro già inaccettabili, come possono garantire ulteriori prestazioni, senza, peraltro, violare la direttiva europea relativa agli orari di riposo, che prevede, oltre alle 11 ore, almeno un giorno intero (24 ore) di riposo a settimana e senza mettere in pericolo, quindi, la propria incolumità e quella dei pazienti.
Decine di migliaia di medici se ne scappano dal pubblico per andare nel privato. È diventato più conveniente: 21.000 se ne sono già andati all'estero e mancano 30.000 medici e 70.000 infermieri. Avevamo bisogno di rendere più dignitoso, più attrattivo, quel mestiere dopo quello che abbiamo attraversato con la pandemia e, invece, state facendo letteralmente il contrario !
La soluzione non è - e non può essere - strizzare medici e infermieri come spugne, ma assumere più lavoratrici e più lavoratori per il Servizio sanitario nazionale, con stipendi più alti, sì, perché i nostri medici sono tra i meno pagati d'Europa. Altrimenti, è evidente che, tra personale ridotto all'osso, mancato ricambio generazionale, incremento della precarietà, condizioni di lavoro sempre più dure, sarà impossibile fermare questa grande fuga dal Servizio sanitario nazionale, magari per lavorare a gettone negli stessi reparti, creando anche problemi di iniquità con gli altri colleghi o, magari, ancora, andando direttamente all'estero, dove trovano un miglior trattamento economico e un migliore ambiente professionale.
Guardate, mi fa piacere che, in un recente sondaggio, si è visto che, comunque, nonostante queste difficoltà, il 90 per cento degli italiani è orgoglioso di avere una sanità per tutte e per tutti, una sanità pubblica universalistica . Nonostante quello che state facendo, la qualità del lavoro del personale che lavora nella sanità pubblica continua a garantire risposte importanti.
Dal punto di vista dei cittadini, con ospedali obsoleti e insicuri, con 100.000 posti letto che mancano, pronto soccorso al collasso e liste d'attesa ormai infinite, continuerà anche un'altra fuga, quella di chi, potendoselo permettere, si rivolge al privato. È in costante crescita il costo che gli italiani sostengono di tasca propria per curarsi, con le diseguaglianze che aumentano, si ampliano e si fanno sempre più marcate e insopportabili, tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud, tra i centri urbani e le aree interne, che, senza presìdi sanitari, si stanno spopolando. Eppure, non solo non vi interessa tutto questo, ma avete deciso di dare il colpo di grazia alla sanità pubblica con la vostra autonomia differenziata ! Stiamo raccogliendo già con le altre opposizioni - tutte le altre opposizioni - e con forze economiche sociali, associative e sindacali, le firme per fermarvi, perché avete scritto in quella legge che ci sono pazienti di serie A e di serie B, a seconda del luogo in cui nascono, e noi non lo possiamo accettare.
Poi, il vostro decreto fuffa è diventato anche un decreto zuffa, con la Lega che ha presentato emendamenti per cancellarne gli articoli, o con lo scontro tra il Governo e le regioni, perché vuole imporre alle aziende sanitarie forme centralizzate e dirette di controllo e di sanzioni, con l'unico intento di scaricare sulle regioni la responsabilità dell'assenza di una vostra strategia.
Vi siete trovati contro anche i vostri presidenti di regione: complimenti, ci vuole del talento. Poi avete fatto retromarcia, avete messo la solita toppa cercando di nascondere il buco, ma la sostanza, l'hanno vista tutti, è questa e resta evidente. Basta, per cortesia, con il solito giochino che è sempre colpa di chi c'era prima. Segnalo che chi c'era prima ha aumentato di 18 miliardi il Fondo sanitario nazionale, portando la spesa sanitaria sul PIL sopra il 7 per cento . Intanto, lo ricordo perché due su tre delle forze della maggioranza condividono responsabilità di Governo da tempo immemore e poi perché più di un anno e mezzo dopo, francamente, questo argomento non tiene più. Noi non abbiamo visto nulla da parte vostra se non tagli e apertura di vere e proprie autostrade ai privati. Sì, tagli, perché finitela anche con la storia delle risorse in più messe con l'ultima legge di bilancio. I 3 miliardi che avete tanto sbandierato vanno a malapena a coprire i rinnovi contrattuali del personale, mentre il dato vero, vostro, non del Partito Democratico, è che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL diminuisce dal 6,6 per cento del 2023 al 6,4 del 2024 ed è destinata a calare al 6,2 a partire dal 2025 e addirittura al 6,1 per cento nel 2026.
La verità, allora, resta questa: state tagliando e non avete neanche il coraggio di dirlo, di ammetterlo, di assumervi la vostra responsabilità. Quel che servirebbe, insomma, non lo fate, proprio non riuscite, nemmeno quando si prova a risparmiarvi la fatica di pensare al come. La nostra proposta di legge, che avete bocciato per motivi di pura rivalsa ideologica, è concreta. L'hanno approvata tale e quale anche regioni governate da voi. Mettetevi d'accordo con voi stessi, potevamo approvarla qui insieme, potevamo cercare insieme le coperture migliori, ma niente; noi ve l'abbiamo proposto ma voi vi tenete stretta la vostra propaganda ideologica sulla pelle di quei pazienti, sulla pelle degli italiani. È utile forse a voi questa propaganda per continuare a galleggiare, a navigare a vista, ma è incapace di risolvere il problema della sanità pubblica che state smantellando. Invertite la rotta, fatelo finché c'è tempo. Noi ve lo chiediamo oggi ma, se non lo farete, saranno gli italiani e le italiane domani a giudicarvi. Noi continueremo a lavorare per costruire una sanità del futuro, quella territoriale, quella di prossimità, quella delle case della comunità nei quartieri, nelle aree interne di montagna, quella dell'assistenza domiciliare, quella della telemedicina e delle nuove tecnologie messe a servizio delle persone, quella che mette più risorse sulla salute mentale, come chiedono ragazze e ragazzi nelle scuole e nelle università , quella che non lascia sole le persone con disabilità e le persone non autosufficienti, quella dei consultori che purtroppo ancora mancano in tante regioni e quella in cui voi avete concesso agli antiabortisti di entrare per fare pressioni su donne e ragazze che cercano di accedere a un aborto sicuro e legale . Lo impediremo, il Partito Democratico continuerà a difendere la sanità pubblica universalistica dai vostri tagli e dalla privatizzazione strisciante che state portando avanti e lo faremo onorando anche chi, molto tempo fa, ha immaginato questo Servizio sanitario nazionale, questa sanità pubblica universalistica e lo ha fatto pensando proprio a una sanità che curasse chi da solo non ce la fa: donne straordinarie come Tina Anselmi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marta Schifone. Ne ha facoltà.
MARTA SCHIFONE(FDI). Grazie, Presidente. Il decreto che è in discussione, oggi ribattezzato Liste di attesa, è un provvedimento fondante del percorso che il Governo Meloni ha intrapreso per il risanamento della sanità pubblica, un decreto simbolo che segna una discontinuità col passato e che segna una direzione chiara per il futuro su un tema strategico per la Nazione, per Fratelli d'Italia, per questa maggioranza, per questo Governo. Il lavoro del Governo è stato tutto volto a non disattendere mai quel dettato costituzionale, l'articolo 32, che parla di tutela della salute, quella protezione ai principi irrinunciabili dell'universalità, dell'equità, della uguaglianza.
Per noi di Fratelli d'Italia la sanità pubblica è un faro, una stella polare, così come pure lo è il modello universalistico che, per noi, non deve mai essere dato per scontato, che ha una funzione storica di coesione sociale, che è un pilastro della democrazia e che si configura come, da un lato, diritto dell'individuo, dall'altro, interesse della collettività, in quanto il benessere individuale concorre con il benessere comune. Allora, a questo riguardo, cito una frase: è tempo che la sanità pubblica si occupi del benessere del cittadino nella sua totalità, offrendo soluzioni di prossimità in tempi ragionevoli e di qualità. Questo è quello che abbiamo scritto nel programma di Fratelli d'Italia, quando ci siamo candidati al Governo della Nazione, questo è quello che oggi stiamo mettendo in pratica
In quest'Aula, diamo l'approvazione definitiva a questo decreto che va, con queste disposizioni, nella chiara direzione di tempi giusti, tempi certi, tempi equi. Proprio in quest'Aula, infatti, il Ministro della Salute, Schillaci, e il Sottosegretario, Gemmato, che ringrazio, hanno più volte richiamato questo provvedimento. Lo ha fatto soprattutto il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non più tardi di gennaio scorso, quando parlava proprio di questo, dando una chiara indicazione e volontà politica, indicando questo provvedimento come una prospettiva. Naturalmente, siamo assolutamente consapevoli delle criticità, della fragilità dello scenario in cui ci muoviamo, della pesante eredità che il Governo appena insediato ha ricevuto, una situazione molto complicata nella quale riversa il sistema sanitario, stratificata, annosa. Così come stratificato e annoso è il tema delle liste di attesa, quelle infinite, ne abbiamo sentito parlare per anni. Io sono una farmacista, quest'anno faccio vent'anni di professione e sono vent'anni che ascolto al banco clienti, pazienti, che si lamentano, che si dolgono o che, addirittura, si disperano perché non sono potuti arrivare all'erogazione di quel servizio, di quell'esame, di quell'intervento.
Dicevo, appunto, di una fragilità strutturale, che viene da molto lontano, che viene dai tagli lineari, da un definanziamento selvaggio che è stato fatto evidentemente non dal Governo Meloni ma dai Governi che ci hanno preceduto GIMBE stesso ci dice che sono stati tagliati 37 miliardi, abbiamo perso 30.000 medici ospedalieri, abbiamo perso 70.000 infermieri dal 2010 al 2019, 125 sono stati gli ospedali chiusi, circa il 12 per cento. Ciononostante, in questi mesi, l'impegno è stato massimo. Prova ne è l'incremento record di risorse sulla dotazione al Fondo sanitario nazionale, siamo passati da 115 a 134 miliardi . Nel 2024, 3 miliardi, nel 2025, 4 miliardi, nel 2026, 4,2 miliardi, per un totale di 11 miliardi in soli tre anni. Una cifra mai stanziata nella storia d'Italia.
Abbiamo messo 2 miliardi e 400 milioni sui contratti dei professionisti e mezzo milione proprio sulle liste di attesa. Questi sono dati oggettivi, questi sono dati incontrovertibili: chi nega questo, nega una evidenza. Proprio sul tema delle risorse, approfitto per sgombrare il campo da qualsiasi equivoco. Ogni parte, ogni misura di questo provvedimento ha una copertura finanziaria bollinata dalla Ragioneria di Stato. Vorrei poter dire lo stesso della proposta di legge del segretario del Partito Democratico, ma non posso dirlo perché è partita come il manifesto programmatico e salvifico della sanità italiana, salvo poi essere finito con i conti che, a quanto pare, non tornano, come rileva, addirittura, il servizio Studi di Montecitorio. Sul tema delle risorse, dunque, sicuramente c'è e ci deve essere una centralità, però sarebbe da diffidare da chi, affrontando i temi della sanità pubblica, si concentra solo sulle risorse stanziate, sulle risorse da stanziare. Infatti, delle due l'una: o si muove in malafede propagandistica oppure non sa proprio di cosa si stia parlando . Infatti, è vero che la leva finanziaria è molto importante, ma è molto più importante come vengono spese quelle risorse, se vengono spese bene, perché non solo è inutile ma è anche, a volte, dannoso.
Ci sono altre leve e penso alla programmazione che è una chiave in sanità, perché tutto il fardello che noi abbiamo e che ci è piombato addosso deriva da quello che non è stato programmato 10 anni fa. Tutto quello che abbiamo - o, meglio, dovrei dire che non abbiamo oggi - è quello che non è stato fatto 10 anni fa .
Quindi, sanità è programmazione, ma è anche organizzazione, è anche riorganizzazione, è anche razionalizzazione delle risorse ed è proprio quello verso cui siamo andati, la direzione verso cui è andato questo provvedimento, verso le due direttrici che poi sono anche le due urgenze: da un lato, la valorizzazione del personale sanitario e, dall'altro lato, l'abbattimento delle liste d'attesa. Sono due punti che insieme si tengono e che, se soddisfatti naturalmente, rappresenterebbero la svolta di quel modello organizzativo che abbiamo in mente, che punta all'efficienza, che punta al soddisfacimento del bisogno dell'accesso alle cure primarie, che punta all'appropriatezza prescrittiva, che punta all'aderenza terapeutica, che punta ad azioni fondamentali: la prevenzione e lo .
Dunque, questo decreto presenta una grande forza propulsiva, programmatica e anche al suo interno, provvedimento per provvedimento, di visione e di revisione organica del sistema. Altro che scatola vuota!
Ci sono punti qualificanti del decreto che sono vere e proprie rivoluzioni: penso al CUP unico, all'unione tra l'agenda del pubblico e l'agenda del privato; penso al divieto per le aziende sanitarie di chiudere le cosiddette agende e al meccanismo salta code, che consentirà al sistema sanitario di prendere in carico il cittadino e non il contrario e di consentire, se il pubblico non riesce a ottemperare, di erogare la prestazione attraverso l' o attraverso il privato accreditato. Il privato accreditato - lo ricordo - è il pilastro del sistema sanitario nazionale e anche qui chi non lo sa o chi dice il contrario è perché ignora qualcosa sulla sanità pubblica. Si introduce, poi, il tanto atteso superamento del tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario, un provvedimento che si attendeva da tempo.
In conclusione, Presidente, il nostro obiettivo è molto chiaro: restituire al sistema sanitario nazionale la dignità e la centralità che da troppo tempo aspetta. Molta strada è stata fatta, ancora ce n'è da fare e oggi vogliamo dire ai cittadini italiani che non saranno più soli, che non saranno più soli soprattutto nel momento di maggiore vulnerabilità, quando si cerca di accedere a una cura. E non saranno più soli per legge, grazie a una legge dello Stato. Lo facciamo con questo provvedimento .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale sulle quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1975: S. 1161 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie” .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica e il Ministro della Cultura.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Provenzano ed altri n. 3-01346.
L'onorevole Barbagallo ha facoltà di illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. La Sicilia è in piena emergenza siccità, un'emergenza mai vista con queste proporzioni: animali che bevono fango, laghi prosciugati, raccolti di grano e foraggio azzerati, zone in cui l'acqua non arriva da 40 giorni, danni enormi per i produttori, i cittadini e per il turismo. Il dramma siccità in Sicilia è oggi in prima pagina su non serve aggiungere altro.
A nostro giudizio, c'è una responsabilità evidente del centrodestra sulla situazione di questi mesi, basti ricordare che, allora, il presidente della regione, Musumeci, presentò 31 progetti e furono bocciati tutti e 31 per l'ammodernamento irriguo, così come il Commissario straordinario per la siccità ha individuato 27 interventi e, fino adesso, non ne è stato finanziato neanche uno.
Signor Ministro, da anni sentiamo ripetere sempre la stessa storia: stiamo insediando la cabina di regia, il tavolo tecnico sarà presto operativo. Servono non parole, ma fatti e soluzioni indifferibili, perché la Sicilia e i siciliani non possono più aspettare .
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli interroganti. Ci sono sia la cabina di regia, sia il tavolo tecnico, sia i finanziamenti, finalmente, dopo anni di attesa.
In particolare, la situazione che riguarda la Sicilia rappresenta un'emergenza nazionale per la quale stiamo mettendo in campo ogni azione utile a superare criticità emerse ed evidenti, ahimè, da anni. Ricordo gli ultimi interventi: il Consiglio dei ministri, il 6 maggio scorso, ha deliberato, per la durata di 12 mesi, la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, stanziando, per i primi urgenti interventi, 20 milioni di euro. Il successivo 7 giugno, è stato approvato il piano degli interventi e delle misure più urgenti redatto dal presidente della regione, che prevede 52 interventi infrastrutturali per nuovi pozzi e 86 interventi per la manutenzione e l'acquisizione di autobotti.
Come anche da lei ricordato, il Ministero ha concluso la fase istruttoria per il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico lo scorso 29 maggio. Nella medesima seduta, quindi, meno di due mesi fa, ho presentato personalmente un primo stralcio di programmazione finanziato con circa 950 milioni di euro di risorse direttamente dal mio Ministero. Una quota importante per la Sicilia, pari a circa il 10 per cento di questo stralcio, riguarderà 7 interventi per 92 milioni di euro, su un totale di 75 opere idriche finanziate in tutta Italia. La seduta della Conferenza delle regioni, prevista per domani, mi auguro che raggiungerà un'intesa. Nel contempo, il Commissario straordinario nazionale, da lei ricordato, proporrà un piano di azioni ed interventi urgenti, che, ovviamente, dovranno avere un periodo di attuazione di breve e brevissimo termine, vista l'emergenza che lei ben ricordava.
Pertanto, fra tavoli tecnici che attendevano la nomina da tempo, cabine di regia, finanziamenti non utilizzati e individuazione di azioni nel breve termine, negli ultimi mesi ci siamo assolutamente portati in pari. Per l'intero Governo e l'intero Parlamento, a prescindere dai colori politici, l'emergenza siciliana è una delle priorità su cui tutti stiamo lavorando.
PRESIDENTE. L'onorevole Provenzano ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Ministro, lei, qui, l'ha chiamata emergenza, altre volte l'avete chiamata calamità: non fatelo, perché era tutto previsto.
Sono mesi che la crisi idrica è nota alla regione siciliana. A febbraio, noi abbiamo fatto la prima interrogazione qui e il Governo non ha risposto. Abbiamo presentato ordini del giorno ed emendamenti - alcuni sono al Senato al decreto-legge Calamità - per mettere i soldi che sono del tutto insufficienti, Ministro. Lei oggi rompe questo irridente silenzio di mesi su questo tema per dirci che cosa? La cabina di regia, il tavolo tecnico… Guardi, Ministro, da febbraio - primi atti ufficiali -, avete aspettato il 7 giugno. La regione, in questi mesi, non ha fatto nulla. Aspettava la pioggia? La pioggia non è arrivata.
Tralascio le gravi responsabilità del passato sui mancati investimenti, sul 50 per cento di dispersione idrica nella rete. Ora, il tema è mettere in sicurezza intere comunità. Ha visto le foto, Ministro? Gli invasi, i laghi che si sono prosciugati? Lei non era quello che andava dai pastori? Ci vada, se ne ha il coraggio. Io ci sono andato, se vuole, ci torniamo insieme. Di ora in ora, patiscono l'agonia delle loro bestie e se i consorzi di bonifica, che voi avete occupato, non portano l'acqua alle aziende zootecniche, perché, invece, la portano ai villini, quei pastori saranno costretti ad abbattere i loro capi. I cittadini subiscono un razionamento: hanno l'acqua ogni 10, 12, 15 giorni e, forse, la situazione peggiorerà. E mentre un popolo ha sete e piange, c'è qualcuno che, forse, in questo momento, sta ridendo e sta facendo affari e sono quelli della speculazione dei pozzi privati, delle autobotti private, per non parlare della questione di legalità legata ai pozzi abusivi.
Ministro, glielo dico: se è necessario, visto che ci troviamo in una crisi senza precedenti, si requisiscano, come qualcuno ha fatto, questi pozzi e si garantisca un'equa distribuzione dell'acqua, per dare da bere ai cristiani e alle bestie, che hanno sete. Non c'è più tempo. Ci sono zone, tra Caltanissetta ed Agrigento, Ministro, dove la poca acqua che arrivava, per settimane, è stata non potabile. Nel 2024, si stanno calpestando i diritti di cittadinanza e la stessa dignità di intere comunità. Tutto quello che c'è da fare per i prossimi mesi e che si doveva fare nei mesi scorsi, fino a ieri, lo sappiamo; ora, bisogna agire sull'emergenza.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Concludo. Ministro, se la protezione civile siciliana non ha gli strumenti, non è in grado di intervenire, lo faccia la Protezione civile nazionale. Ci dovrebbe essere un Ministro, persino siciliano, mi pare di ricordare. Si intervenga, è una questione di sicurezza di intere comunità. Intervenga il Governo nazionale in via sostitutiva, non possiamo sprecare questa crisi. Partano i lavori sugli invasi in questo momento, Ministro, non c'è più tempo da perdere, è già tardi, è troppo tardi.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Vogliamo dare risposte ora. Non siamo interessati alla polemica. Se agite, ci troverete pronti, qui, a collaborare, ma se non lo fate, un giorno, sarete chiamati a rispondere della vostra responsabilità .
PRESIDENTE. Il deputato Giagoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01347 .
DARIO GIAGONI(LEGA). Signor Presidente, come è noto al Governo, in particolar modo al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, senatore Matteo Salvini, gli investimenti in opere pubbliche di rilievo strategico portano benefici concreti a tutta la collettività.
Per la regione Sardegna, tra gli altri, figura un fondo di circa 475 milioni di euro per la realizzazione del primo tratto stradale Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa Gallura. Si parla di quest'opera da oltre vent'anni. Negli ultimi due anni, si è registrata, finalmente, un'attenzione concreta da parte del Ministro interrogato per la sicurezza di tutti coloro che percorrono quel tratto stradale, confermata anche dalle recenti dichiarazioni circa la ferma volontà di realizzare l'intervento citato.
Il senso di questo intervento e di questa interrogazione è chiedere a lei, signor Ministro, quali misure intenda attuare per accelerare le procedure di realizzazione di questa arteria di collegamento, la Olbia-Santa Teresa Gallura, che permette di congiungersi, tramite il trasporto marittimo, con la vicina Corsica.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Ringrazio il Presidente e il parlamentare della Lega per il quesito, che mi permette di ricordare cosa stiamo portando avanti per modernizzare la rete infrastrutturale in Sardegna.
In premessa, voglio ricordare che, a fine 2022, regione Sardegna, Ministero, Rete Ferroviaria Italiana e ANAS hanno sottoscritto un protocollo d'intesa finalizzato al consolidamento e allo sviluppo degli interventi per il potenziamento e l'integrazione dei servizi di mobilità nella regione, dopo troppi anni di lontananza fra il Governo centrale e le realtà locali sarde. C'è un investimento complessivo di circa 5 miliardi di euro solo per la rete stradale e autostradale gestita da ANAS.
Un particolare interesse è stato rivolto al completamento delle infrastrutture stradali in Gallura, a lungo attese dal territorio a cui lei faceva cenno. Prima di entrare rapidamente nel merito degli interventi indicati dagli onorevoli interroganti, evidenzio, fra gli altri, che entro il corrente anno si concluderanno i lavori sull'itinerario Sassari-Olbia della strada statale 729. Con riferimento, invece, all'ampio progetto di miglioramento della statale 125 nel tratto Olbia-Palau-Santa Teresa Gallura, rappresento che il primo lotto, tratto Olbia nord fino a San Giovanni, prevede la realizzazione di un tracciato di 6,8 chilometri a doppia corsia per senso di marcia, invariante rispetto alla strada esistente. Al momento, si attende solo il completamento della procedura di valutazione di impatto ambientale - come su altri progetti e spero che sia rapida - sul progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Per quanto attiene al secondo lotto, Arzachena nord-Palau, che prevede la realizzazione di un nuovo tracciato e di due corsie, si è conclusa la progettazione definitiva ed è stata trasmessa al commissario straordinario per l'avvio, anche in questo caso, delle procedure ambientali. A completamento dell'itinerario Olbia-Palau, per i tratti San Giovanni-Arzachena e Palau-Santa Teresa Gallura, è in fase di perfezionamento la redazione del quadro esigenziale per la successiva redazione del documento di fattibilità delle alternative progettuali. Per quanto concerne gli ulteriori interventi programmati in Gallura, ho il piacere di comunicare che, con riferimento alla statale 127 Settentrionale sarda, si è conclusa la progettazione definitiva del completamento della circonvallazione di Tempio, mentre è in corso quella del tratto Scala Ruia-Tempio. Ovviamente, c'è un'altra serie di interventi ma il tempo è terminato. Confermo, comunque, che nel corso della prossima settimana sarò personalmente come Ministro sull'isola, per fare il punto con il territorio e con i cittadini sullo stato di avanzamento di questo e di altri lavori che interesseranno la terra di Sardegna.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Giagoni.
DARIO GIAGONI(LEGA). Grazie per la sua risposta, signor Ministro Salvini. Il famoso motto “dalle parole ai fatti” continua ad essere sempre attuale e reale. Ho constatato personalmente, comprese le sue dichiarazioni, che l'opera in oggetto non rimarrà nel libro dei sogni. Vent'anni sono passati e negli ultimi due anni è stato fatto quanto non è stato fatto in diciotto anni . Azioni concrete le sue.
Con la sua risposta dettagliata, signor Ministro, non solo ora sappiamo che il primo lotto, Olbia-San Giovanni, attende il completamento della procedura di valutazione di impatto ambientale, ma ci ha anche fornito aggiornamenti importanti sul secondo lotto e il completamento dell'itinerario. Per isolani, turisti, autotrasportatori, motociclisti, medici, studenti, lavoratori, ambulanzieri, tutti coloro che ogni giorno affrontano quella strada e che rischiano in qualsiasi momento un frontale o un tamponamento, con le sue dichiarazioni, svaniscono timori e preoccupazioni.
La Olbia-Arzachena-Palau-Santa Teresa Gallura - e includerei anche La Maddalena - non è più una chimera. È una strada di collegamento davvero importante, soprattutto, per la Gallura - e in generale, per tutta l'isola - per gli scambi commerciali con la Corsica, isola dirimpettaia al porto di Santa Teresa Gallura, quindi è anche un'arteria internazionale. Inoltre, le strade sicure e scorrevoli riducono gli incidenti e frenano lo spopolamento; purtroppo, nella nostra isola, non è solo un rischio con cui fare i conti, ma è un problema reale.
Concludo, signor Ministro, senatore Matteo Salvini, il suo operato è la risposta ai detrattori ed agli scettici. Le sue parole non sono mai state ma fatti concreti, opere vere, opere compiute. Così, il suo pragmatismo avrà sempre il nostro sostegno e appoggio. Questo intervento per la strada statale Olbia-Santa Teresa Gallura restituirà dignità ai piccoli territori e comuni, perché chi ha governato prima ha ben pensato di vivere nell'apatia e nel “no a tutto”, però ora è acqua passata e non scalfisce il suo lavoro. Continui così, noi stiamo con lei, grazie .
PRESIDENTE. La deputata De Monte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01348 .
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, oggi trattiamo del trasporto pubblico non di linea: nello specifico, del noleggio con conducente, i cosiddetti NCC. E questo alla luce della recentissima sentenza della Corte costituzionale, la n. 137, che riguarda il decreto Semplificazioni del 2018. Ebbene, il contenuto di questa sentenza è quanto mai chiaro: dice che non si possono mettere barriere all'ingresso nel mercato di nuovi operatori e non si possono limitare ulteriori autorizzazioni, e, devo dire, mettendo anche degli elementi di merito, che sono i danni che si creano naturalmente a chi dovrebbe fruire di questi servizi. Ebbene, noi siamo per la leale concorrenza e riteniamo che ci sia una carenza del servizio pubblico non di linea. Pertanto, vorremmo sapere, a questo proposito - proprio per il fatto che, naturalmente, la Corte non fa legislazione ma dobbiamo farla noi e deve fare un'attività il Governo - che cosa intende fare il Governo, soprattutto alla luce dell'ormai prossimo disegno di legge Concorrenza.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Ringrazio chi interroga, perché dare finalmente certezze sia agli NCC che ai taxi è un obiettivo del nostro Ministero. Parto dal quesito e dalla recente decisione della Corte costituzionale sulle autorizzazioni NCC da lei richiamata. È una sentenza auto-applicativa, quindi non necessita di nessun momento attuativo, in quanto si limita ad annullare la norma che vietava il rilascio di nuove autorizzazioni NCC nelle more della piena operatività del decreto sul registro elettronico degli operatori di settore. Tradotto: ne deriva che spetta oggi ai comuni, nell'ambito della propria attività di pianificazione e programmazione dei servizi taxi e NCC, pubblicare i bandi per il rilascio di nuove autorizzazioni, tenendo conto ovviamente delle esigenze concrete, comune per comune. Ricordo al riguardo che molte amministrazioni comunali, compresi i grandi centri metropolitani, hanno già annunciato iniziative in tal senso.
Ci tengo a sottolineare che la pronuncia della Corte non incide, peraltro, sul decreto sul registro elettronico degli NCC e dei taxi che, com'è noto, è stato firmato dal capo dipartimento del mio Ministero lo scorso 2 luglio. Il decreto consentirà di realizzare un vero e proprio censimento - ed era ora - degli operatori di settore e di acquisire dati certi sul numero delle imprese che operano nei diversi territori. Con questa misura contiamo, quindi, da un lato, di contrastare definitivamente il fenomeno dell'abusivismo, che è ostacolo per tutte le associazioni e tutte le categorie e, dall'altro lato, di fornire alle amministrazioni comunali strumenti idonei per una più efficace programmazione dei titoli autorizzatori. Il percorso amministrativo proseguirà, ovviamente, con l'adozione degli altri due decreti mancanti, come da impegno: quello sul foglio di servizio e quello sulle piattaforme di intermediazione. Infine, per adeguare l'apparato sanzionatorio, oggi particolarmente afflittivo, del codice della strada alle esigenze legittime di operatività del settore NCC, ho condiviso con il Ministro Urso alcune modifiche normative all'articolo 85 del codice che, entro la pausa estiva, dovrebbero essere portate all'attenzione del Consiglio dei ministri nel disegno di legge Concorrenza. In caso di violazioni non sostanziali, si procederà con la sola irrogazione di una sanzione di natura pecuniaria; verrà punito gravemente solo l'esercizio abusivo dell'attività, ripensando - secondo criteri di proporzionalità - le violazioni sostanziali della legge quadro di settore. Concludo: l'auspicio di tutti - immagino - è evidentemente che questo pacchetto di misure possa contribuire a migliorare e rendere più efficienti i servizi di trasporto pubblico non di linea, tramite taxi ed NCC, nella consapevolezza che per i cittadini sono fondamentali entrambi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata De Monte.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Ministro. Ci aspettiamo che dalle parole si passi ai fatti, perché quello che possiamo sentire è un bene: ossia avere la concorrenza, una concorrenza leale, una concorrenza corretta. Auspichiamo, naturalmente, che non si debba avere invece un disegno di legge “anti-concorrenza” o, addirittura, un disegno di legge “multe”. Quello che è un freno al mercato e lo è stato finora nel campo degli NCC, sappiamo bene che esiste anche nel campo dell'altro trasporto non di linea, ossia quello dei taxi. Dobbiamo, quindi, aprire il mercato; lei l'ha detto in conclusione, ma vogliamo vederlo nei fatti, vogliamo vedere al centro dell'attenzione finalmente il cittadino non le .
Vogliamo vedere un'apertura in linea con quella che c'è stata nel campo dell'aviazione, con l'apertura del mercato nel 1991, con l'apertura del mercato ferroviario nel 1997, questo a livello europeo. E invece poi arriviamo al paradosso, per fare un esempio pratico, di un'alta velocità che collega Napoli e Roma in poco più di un'ora, e poi abbiamo l'effetto imbuto nelle stazioni, ma non soltanto a Roma, in tutte le principali città italiane, dove la gente deve aspettare 45 minuti per potersi muovere all'interno della città.
Questo è un danno per il cittadino, per le persone più fragili, per le persone che hanno bisogno di cure.
Questo è scritto nella sentenza della Corte, che non riguarda solamente, come principio, gli NCC, riguarda tutto il trasporto che deve essere garantito. Quindi, noi dobbiamo garantire questo ai cittadini, dobbiamo anche garantire che non ci siano di serie A e di serie Z, perché in questo momento ci stanno rimettendo, ad esempio, anche gli albergatori, anche i ristoratori, anche i negozianti.
Ma, soprattutto, noi speriamo, signor Ministro, che lei tenga ben presente, al mattino, quando si alza, questo principio: il trasporto pubblico deve essere garantito a misura del più debole. Se questo non si fa, signor Ministro, vuol dire che a voi manca il coraggio .
PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01349.
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lo scorso 2 luglio è stato annunciato il lancio del nuovo servizio di di Autostrade per l'Italia Spa, che consentirà di pagare il pedaggio sulla tangenziale di Napoli tramite il riconoscimento della targa del veicolo. Questa iniziativa, mai condivisa nell'ambito dei lavori del tavolo tecnico costituito presso il Ministero da febbraio, si colloca all'interno della nuova strategia di esazione del pedaggio 2025-2029 di Autostrade per l'Italia Spa, che prevede la diffusione del lungo tutte le proprie tratte autostradali, a fronte anche del licenziamento, si dice, di 800 casellanti entro il 2029, oltre ai precari stagionali, che si sono rivolti pure a me.
Il servizio poi ha, diciamo, degli approfondimenti tecnici da fare, senza considerare l'aspetto della . Quindi, la domanda è se voglia indicare le valutazioni in base alle quali è stato autorizzato questo servizio , che non risulterebbe essere stato prima notificato alla Commissione europea e che è del tutto privo delle certificazioni di affidabilità ad oggi obbligatorie, specificando anche se la futura diffusione del implicherà un aumento delle tariffe autostradali, traslando, di fatto, gli oneri infrastrutturali in capo agli utenti, ovvero se AspI potrà finanziare il attraverso l'aumento delle tariffe.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Grazie, Presidente. Ringrazio il collega, perché con il quesito mi consente di fare chiarezza sulla posizione del Ministero circa la sperimentazione, come da lei ricordato, di un nuovo servizio per la riscossione del pedaggio autostradale. Il MIT ha accolto favorevolmente l'iniziativa di sperimentare questo nuovo sistema automatico di esazione del pedaggio, per i possibili vantaggi che l'utenza potrebbe ricavarne sia in termini di velocizzazione dei transiti che in termini di riduzione delle emissioni inquinanti.
Ricordo che il sistema funziona con l'identificazione della targa, nel rispetto della del cliente, al passaggio della vettura nelle corsie gialle del casello; non è richiesta la fermata del veicolo per effettuare il pagamento al casello stesso. L'autorizzazione ministeriale risulta, comunque, circoscritta all'espletamento dell'attività sperimentale, e non costituisce anche autorizzazione all'attivazione del servizio. In ogni caso, nelle interlocuzioni intercorse con le società concessionarie interessate dalla sperimentazione, il Ministero ha rappresentato l'esigenza imprescindibile di acquisire, preliminarmente alla messa in esercizio del sistema, le certificazioni tecniche e le attestazioni di conformità alle norme comunitarie da lei richiamate.
Al fine di garantire la più ampia partecipazione alle attività sperimentali, è stato anche costituito un apposito tavolo di lavoro, con la presenza di tutti gli operatori economici interessati. Proprio lo scorso 22 luglio, questa settimana, si è svolta una riunione di coordinamento del tavolo di lavoro presso il Ministero, nel corso della quale sono state analizzate, tra l'altro, le iniziative assunte dalla società Tangenziale di Napoli Spa.
Al contempo, sono state avviate le opportune verifiche volte ad accertare l'adeguatezza delle misure attuate da Tangenziale di Napoli Spa, che, ricordo, sono state circoscritte alla sola tratta gestita, per un'estensione complessiva di 22 chilometri. Quindi stiamo parlando di 22 chilometri sull'intera rete nazionale. Si tratta, dunque, di una sperimentazione di cui dobbiamo valutare le certificazioni e dobbiamo testare l'efficacia e la sostenibilità. Solo all'esito della sperimentazione, potremo valutare se il nuovo sistema di esazione, che rimane comunque complementare a quelli già esistenti, potrà essere integrato a regime nel servizio autostradale oppure no.
PRESIDENTE. L'onorevole Pastorino ha facoltà di replicare.
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Grazie signor Presidente, grazie signor Ministro. Al di là del fatto che, comunque, la strategia 2025-2029 di esazione del pedaggio da parte di Autostrade per l'Italia Spa, che va in quella direzione, c'è già, e quindi mi aspettavo anche una risposta sul rischio di licenziamento, ma non l'ho avuta, magari mi riserverò di fare in futuro un altro quesito, poi c'è anche il tema che, potenzialmente, con questa strategia, l'AspI diventa concessionario e fornitore di servizi di pedaggio, in un'integrazione verticale sulla quale avremmo qualcosa da ridire.
Però, questa sperimentazione - lo abbiamo scoperto comunque stamattina, in una interlocuzione tra Tangenziale di Napoli Spa e vari soggetti, tra cui il Ministero -, intanto, per cominciare, durerà un anno. Non è limitata a una categoria di persone o veicoli, ma a tutti; si passa tutti sulla stessa corsia, dove passano gli utenti Telepass, Unipol e quant'altro. Quindi, sulla non credo che ci sia stato un grandissimo approfondimento: nel momento in cui io, che sono un cliente Telepass, passo dallo stesso passaggio dove c'è la telecamera di questo nuovo servizio, non credo di avere dato l'autorizzazione a farmi fotografare la targa davanti, così come c'è scritto su questa comunicazione che ho potuto leggere stamattina.
Quindi il consenso finora non c'è stato. Poi il tema vero è che non paga nessuno così, questo è un danno erariale, perché, se tutti possono passare da lì - c'è stato anche un articolo su di Napoli di qualche giorno fa, dove si parlava del fatto che saranno 22 chilometri, ma i 22 chilometri dei furbetti, no? -, se tutti passano nella stessa direzione senza la sbarra, lei capirà bene che si farà presto a capire che si può passare, se il servizio sperimentale è gratuito.
Quindi, ci è sembrata un'iniziativa un po' pasticciata, se posso usare questo termine anche un po' simpatico, nel senso che comunque ci sono tanti pezzi che mancano. Prendo atto del fatto che, comunque, il Ministero chiederà, così come ha detto lei, tutti gli approfondimenti del caso, ma mi sento non di consigliarla, perché non mi permetto, ma, comunque, di sottoporle all'attenzione questo tema, che non è un tema secondario per la , per il lavoro e, comunque, per la funzionalità di un sistema che tutti vogliamo più funzionante, ma all'interno di regole chiare e definite per tutti.
PRESIDENTE. L'onorevole Pisano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01350 di cui è cofirmatario.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, i ritardi e i disagi che in questi mesi hanno coinvolto il trasporto ferroviario e quello aereo sono sotto gli occhi di tutti, in particolare sulle tratte di spostamento più frequentate e strategiche come quelle relative alle stazioni di Napoli, Roma, Firenze e agli aeroporti di Roma Fiumicino, Milano Malpensa, Palermo e Catania.
Il periodo estivo e il conseguente flusso di turisti espongono, chiaramente, le tratte strategiche a un traffico aereo maggiore, aumentando il rischio di possibili disagi di varia natura. Garantire la mobilità e ridurre il rischio di blocchi temporanei alle linee in oggetto, relativamente alle tratte ferroviarie, così come rafforzare i servizi di vigilanza e di assistenza ai passeggeri negli aeroporti più frequentati, risulta pertanto fondamentale per un Paese come il nostro, che continua ad avere nel turismo il settore chiave per lo sviluppo del sistema economico nazionale.
In virtù di ciò, chiediamo al signor Ministro quali ulteriori iniziative intenda assumere per garantire e migliorare la qualità del servizio di trasporto ferroviario e aereo, in vista della risoluzione delle problematiche in atto sulle linee ferroviarie e aeree in oggetto.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Grazie, signor Presidente. Il nostro sistema infrastrutturale, in tutta Italia, continua a scontare una fragilità causata da troppi anni senza adeguati investimenti. Per contrastare questa situazione, abbiamo cercato di intervenire sia sul trasporto ferroviario che su quello aereo, per sbloccare interventi necessari per rendere il Paese più moderno e veloce. Rispetto ai disagi ferroviari segnalati nelle ultime ore, che hanno visto lavoratori, studenti e turisti bloccati sui treni o nelle stazioni, abbiamo chiesto tempestivamente chiarimenti ai tecnici per comprendere le ragioni dei disservizi, perché è vero che siamo al massimo di cantieri aperti fra PNRR, manutenzione ordinaria, straordinaria e nuove opere, però non è accettabile la situazione in cui hanno viaggiato troppi passeggeri in queste ore.
Pur nella consapevolezza di alcune oggettive difficoltà - a partire dall'elevato numero di cantieri aperti, che non vi è mai stato, dall'affollamento ferroviario e dalla grande utenza che c'è sui treni, che sta aumentando di giorno in giorno - i vertici di RFI, Trenitalia e FS stanno individuando soluzioni urgenti. Ne accenno alcune di quelle che mi sono state comunicate.
RFI ha comunicato di aver attuato un modello organizzativo con un potenziamento del presidio del personale sull'intera rete, con l'obiettivo di ridurre i tempi di intervento anche di diverse ore in caso di guasto o necessità; sono stati, inoltre, predisposti specifici piani di contingenza per fronteggiare le ripercussioni sulla circolazione generate dalle criticità meteorologiche che, anche oggi, ahimè, colpiscono alcune zone del Paese; sono stati potenziati gli sportelli di informazione e di assistenza al pubblico; è stato predisposto con urgenza un piano estate per prevenire e gestire eventuali criticità, con servizi di bus sostitutivi, comunicazioni e preallerta alla Protezione civile e apertura prolungata, anche notturna, delle stazioni.
In relazione, invece, ai disagi del trasporto aereo riscontrati in questo periodo - stiamo parlando di un tema diverso, internazionale, se non mondiale -, abbiamo segnalato a ENAV il problema tecnico conseguente al trasferimento di alcuni settori della torre di controllo di Brindisi a Roma, che, invece, è un problema assolutamente locale; abbiamo chiesto di rafforzare l'interoperabilità dei dati e di ridurre i disservizi. Quanto ai recenti ritardi nei principali scali aeroportuali italiani, tali disservizi sono stati causati da problemi dovuti alla gestione del europeo, che ha sovraccaricato i sistemi ENAV. In conclusione, anche in questo caso, abbiamo chiesto ai gestori degli scali aeroportuali di potenziare tutte le misure di assistenza e informazione puntuale ai viaggiatori, per una pronta gestione delle situazioni emergenziali.
L'utenza del trasporto, sia ferroviario che aeroportuale, sta riscontrando picchi che mi permettono di ringraziare uomini e donne del settore del trasporto ferroviario e aereo, che stanno dando un servizio, a volte in contesti complicati, che mai in precedenza è stato dato.
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo soddisfatti della sua risposta e siamo anche certi che il suo impegno sarà serio e concreto. Abbiamo già ascoltato gli interventi che si stanno mettendo in campo per affrontare questa situazione, veramente complicata, che mette in difficoltà famiglie e lavoratori, mette in difficoltà il sistema Paese. Noi siamo per risolvere i problemi, siamo dalla parte degli utenti: per noi, la persona e i suoi bisogni sono sempre la priorità. I ritardi e i disservizi - l'ha detto lei, con le sue parole - non sono più accettabili. Non è tollerabile quello che sta succedendo in ordine alle ferrovie, agli aeroporti e al trasporto aereo e anche la mancanza di coincidenze, con la possibilità di rendere tortuoso il proprio viaggio, è diventata inaccettabile.
La questione dei trasporti è strategica, è rilevante, certamente in questa fase particolare dell'anno, per l'aspetto turistico, ma anche per l'economia del nostro Paese e per la vita sociale degli italiani. La soluzione è urgente. Ci fa piacere aver visto il suo aggiornamento e la sua attenzione, già esercitata in questi giorni, e di questo siamo confortati, fiduciosi della soluzione del problema che, certamente, presenta fragilità, sul tema ferroviario e aereo, diverse, in alcuni aspetti che non riguardano anche il nostro Paese, ma il piglio e la guida del Governo e del Ministero sono sicuramente determinanti, come l'impegno dei lavoratori.
Anche noi ci uniamo ai ringraziamenti a tutti coloro che, in questo picco importante di persone che stanno utilizzando il trasporto ferroviario e il trasporto aereo, stanno facendo il massimo per dare le migliori risposte. Questo credo che sia confortante per tutti gli italiani. Buon lavoro .
PRESIDENTE. L'onorevole Tucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Baldino ed altri n. 3-01351 di cui è cofirmatario.
RICCARDO TUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Ministro Salvini, finalmente abbiamo la possibilità di parlarci in modo diretto. A due anni di distanza dall'annuncio della costruzione del ponte, l'ennesimo annuncio della costruzione del ponte, che, giusto per inciso, si mette in fila, a seguito di tutti gli altri annunci, siamo qui a discutere dei problemi ferroviari che attanagliano il Paese.
In questi giorni, a seguito dei problemi che ci sono stati nella tratta ferroviaria fra Milano, Bologna e Firenze, che, inevitabilmente, sono ricaduti anche sul Sud, si sono creati innumerevoli problemi. Ministro, quando lei ha fatto l'annuncio della costruzione del ponte, a differenza dei suoi predecessori, ha creato altri problemi. Problema numero uno: non si è creata la solita società per sistemare gli amici degli amici, ma si è creato il depredamento dei Fondi per lo sviluppo e la coesione di Calabria e Sicilia, che sarebbero serviti per costruire l'alta velocità, ad esempio, nella tratta ferroviaria Praia a Mare-Tarsia, paese di cui lei, probabilmente, non conosce neanche l'esistenza. Per mesi le abbiamo detto di non toccare quei fondi e, oggi, ci ritroviamo a discutere dell'ennesimo incidente ferroviario che ha isolato la Calabria e il Sud Italia. Oggi, Ministro, non sono qui a raccontarle dei problemi che questo disastro, questo incidente ha causato, ci vorrebbe mezza giornata solo per spiegarle i disagi e altra mezza giornata, probabilmente, anche per farglieli capire…
RICCARDO TUCCI(M5S). … ma le chiedo, ufficialmente, di dirci quali sono le soluzioni che lei intende mettere in atto per evitare l'isolamento del Sud. E le chiedo, nella sua risposta, Ministro, di non venirci a raccontare quanti posti di lavoro creerà il ponte sullo Stretto, anche perché cambiano in base all'intervista, 100.000, 80.000, 50.000; le chiedo risposte immediate e certe per i cittadini del Sud Italia .
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interruzione che ha interessato la tratta ferroviaria fra Vallo della Lucania e Sapri, i tecnici sono al lavoro per individuare le cause che hanno determinato l'evento. Intanto, dopodomani, venerdì 26 luglio, è prevista la riapertura della stessa tratta, grazie anche al grande impegno di tutto il personale coinvolto nelle operazioni di rimozione dei vagoni deragliati, personale che sta lavorando giorno e notte e che ringrazio.
Proprio ieri, sono stato in mezzo a operai, tecnici e ingegneri ad Apice, in Campania, dove abbiamo avviato, contemporaneamente, gli scavi delle frese in ben tre gallerie in tre regioni diverse del Sud: due cantieri, ad Apice e a Bovino, per i lavori sulla linea Napoli-Bari e uno a Taormina per il potenziamento della linea ferroviaria in Sicilia fra Palermo, Catania e Messina. Mai, in precedenza, sono stati avviati tre cantieri di tale importanza nello stesso istante. Anche in questo caso, ringrazio operai, tecnici e ingegneri.
Si tratta di due delle principali opere ferroviarie del Mezzogiorno, cui vanno ad aggiungersi quelle che interessano altre importanti direttrici, come la Battipaglia-Potenza-Taranto e la linea ionica, oltre agli interventi di tecnologico e infrastrutturale sulle reti regionali. Ta questi, segnalo, nell'ambito PNRR, quello relativo alla linea Rosarno-San Ferdinando, a servizio del porto di Gioia Tauro.
Con specifico riferimento alla nuova direttrice alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il primo lotto Battipaglia-Romagnano è in realizzazione nei tempi previsti dal PNRR, mentre il lotto Romagnano-Praia è in avanzato stato di progettazione. I due lotti formeranno una nuova linea a doppio binario, con velocità massima pari a 300 chilometri orari - oggi inimmaginabile su quella tratta -, che consentirà la creazione di un'alternativa più veloce all'attuale percorso per raggiungere la Calabria. Dopo decenni di mancate promesse e mancati investimenti, si tratta di diverse risposte concrete per collegare l'Italia intera, mettendo al centro le regioni del Mezzogiorno e la mobilità dei cittadini del Sud: penso alla strada statale 106 e ai 3 miliardi che stiamo investendo, stanziati da questo Governo.
In conclusione, ricordo che il completamento della rete europea TEN-T sul corridoio scandinavo-mediterraneo da Palermo a Helsinki include sia il collegamento veloce tra Battipaglia e Praia che il ponte sullo Stretto, pertanto entrambi i progetti rispondono all'esigenza di potenziare i collegamenti trasportistici del Paese. Non mi stancherò mai di ripetere, insieme alle comunità locali, ai tecnici e alle imprese, che una cosa non esclude l'altra: una nuova infrastruttura è sempre volano per nuovi investimenti e rappresenta un primo passo dell'ampio processo di sviluppo socioeconomico delle aree interessate, con notevoli ricadute occupazionali per tutti i cittadini italiani. Infrastrutture e autonomia sono la grande scommessa per la modernità e l'efficienza di tutto il Mezzogiorno.
PRESIDENTE. La deputata Scutella', cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente, ben trovato Ministro Salvini. Io ho ascoltato la sua replica e, come al solito, c'è il suo elenco della spesa: faremo, diremo, faremo questo, faremo quell'altro. Però questo è il fantastico mondo di Matteo Salvini. Adesso gliela descrivo io la realtà: è da una settimana che la regione Calabria e la regione Sicilia sono isolate, non ci sono treni nel 2024 non abbiamo un treno né noi calabresi, né i siciliani, questo succede.
Succede che ieri sono partita da Corigliano-Rossano (sicuramente lei non sa neanche dove si trova) e, prendendo gli aerei - quei 4 o 5 aerei che ci sono e che portano ritardo -, ho impiegato 7 ore per arrivare a Roma, 7 ore. Poi guardi Ministro, quando parla della statale 106, la strada che io faccio quotidianamente, e dove ogni giorno ci sono morti, quasi ogni giorno, ne parli bene, perché sa, lei promette interventi ma poi non viene fatto nulla, e nel frattempo muoiono delle persone.
E allora sa che cosa deve fare, Ministro? Io la invito a scendere con me in Calabria, ma non con il suo aereo e con l'auto blu. Si prenda un bus sostitutivo, quello che dovremmo prendere noi cittadini calabresi, per fare 12 ore di viaggio !
PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01352 di cui è cofirmatario.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, dopo due anni di lavoro del Governo, anche quest'estate, purtroppo, nonostante tutte le iniziative prese in Commissione, in Parlamento e anche dal Governo, si registrano le denunce delle associazioni dei consumatori, che denunciano come molte tratte aeree e marittime raggiungano aumenti anche del 68 per cento e oltre.
Nonostante questo, c'è un grande afflusso - lo abbiamo visto da poco anche in Commissione, parlando durante le indagini conoscitive, anche oggi, con il Vice Ministro Bignami relativamente al piano degli aeroporti -, i passeggeri continuano ad aumentare, il traffico dei passeggeri negli aeroporti e nei porti sta aumentando dall'Italia, all'interno dell'Italia, o anche dall'estero verso l'Italia, e quindi c'è veramente un grande traffico.
Quello che chiediamo è, appunto, quali misure si stanno adottando, quali misure dobbiamo e dovete prendere, proprio per contrastare questo aumento indiscriminato che, ovviamente, lede quel diritto della mobilità anche dei soggetti più deboli.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI, Grazie. Già con la legge di bilancio 2023 è stato istituito un Fondo per garantire un completo ed efficace sistema di collegamenti con la Sicilia e con la Sardegna, con un finanziamento di 5 milioni di euro per il 2023, poi incrementati di ulteriori 8 milioni, e di 15 milioni di euro annui a decorrere dal 2024 per ogni anno.
In attuazione di tale misura, a settembre 2023 e poi nel maggio 2024, come Ministero delle Infrastrutture, abbiamo adottato i decreti attuativi, che fissano modalità e criteri di utilizzo del Fondo per il riconoscimento dei contributi ai cittadini siciliani e sardi sotto forma di rimborso del prezzo del biglietto aereo.
Per la stagione aeronautica estate 2024 sono inoltre state riconfermate, per i residenti e le categorie equiparate, le agevolazioni previste per garantire prezzi bloccati sulle rotte tra gli scali della Sardegna e quelle di Roma Fiumicino e Milano Linate, e per i collegamenti interni alla Sicilia da e per le isole minori di Lampedusa e Pantelleria. A tal proposito, in previsione della revisione degli oneri di servizio pubblico, stiamo conducendo a livello comunitario un negoziato serrato per giungere a una modifica del regolamento n. 1008 del 2008, con l'obiettivo di definire un sistema di continuità territoriale aerea più coerente con le esigenze di mobilità dei territori.
In riferimento al tema del prezzo dei voli, invece da lei ricordato, segnalo preliminarmente che la competenza è del collega Ministro delle Imprese e del Le misure volute nel decreto dal Ministro Urso, che ho interpellato per questa risposta, includono specifiche disposizioni per la trasparenza dei prezzi praticati sui voli nazionali. Il Garante dei prezzi sta monitorando i prezzi dei voli su alcune direttrici nazionali e, da tale monitoraggio, risulta che nel mese di giugno 2024 i prezzi medi dei voli con partenza dalle isole sono invariati o tendenzialmente, in alcuni casi, più bassi di quelli relativi al 2023.
Attendiamo inoltre, entro la fine dell'anno, i risultati dell'indagine dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato sulle dinamiche di mercato relative al trasporto aereo passeggeri per Sicilia e Sardegna.
Per quanto attiene al costo dei biglietti delle linee marittime, su cui invece è competente il MIT, ricordo che, per quelle sottoposte a oneri del servizio pubblico, il sistema tariffario è basato su importi massimi applicabili all'utenza e costanti in ogni periodo dell'anno per i residenti, senza alcuna differenza tra alta e bassa stagione.
In ogni caso, rappresento che il Ministero ha in corso una procedura di monitoraggio puntuale dei servizi e delle tariffe applicate, ai fini di una valutazione complessiva della situazione e delle eventuali azioni, come Governo nel suo complesso, da intraprendere a tutela dell'utenza.
PRESIDENTE. La deputata Frijia, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
MARIA GRAZIA FRIJIA(FDI). Grazie, Presidente, grazie Ministro. Io, Ministro, la ringrazio, perché con questa risposta lei comunque fa chiarezza rispetto a dati che emergono sulla stampa che, di fatto, affermano dei numeri o comunque danno dei numeri che non corrispondono a quello che lei oggi ci dice; quindi, è bene iniziare a fare chiarezza e dire le cose come stanno.
È ovvio che questo Governo sta lavorando per intervenire su settori importanti, delicati e strategici per il nostro Paese, e lo fa nella maniera migliore, attivando un percorso di trasparenza, cosa che fino ad oggi, o fino a quando non c'era il Governo a guida Meloni, non era stata fatta in maniera importante.
Quindi, questo è un dato da affermare e, soprattutto, vi è un'attività di controllo attraverso l'Antitrust, attraverso il tavolo che ha ben attivato il Ministro Urso in questo anno di lavoro, che consente, comunque, di monitorare una situazione che nel passato aveva creato dei forti disagi.
Ad oggi, come lei ci dice e ci rassicura, questo dato non si registra, e quindi noi siamo ben contenti e soddisfatti della risposta che abbiamo ricevuto da lei, signor Ministro, e le chiediamo di continuare a lavorare in questa direzione .
PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01353 .
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei ha inviato all'Unione europea il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima che prevede, nello scenario energetico, la reintroduzione del nucleare da fissione nel nostro Paese, dopo ben due referendum votati a maggioranza dagli italiani che avevano detto “no”.
Al di là degli aspetti di democrazia, a cui temo questo Governo sia assolutamente refrattario, le pongo una questione molto semplice che tutti gli italiani che ci stanno vedendo possono capire rapidamente: ma voi volete far diminuire il costo dell'energia o lo volete quadruplicare? Perché gli questa parola molto difficile, che in sintesi significa piccoli reattori, ma sempre reattori sono, porteranno alla quadruplicazione del costo dell'energia. Cioè, dica agli italiani quanto lei vorrà far pagare l'energia nel prossimo futuro
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN, Grazie, Presidente. Un grazie agli interroganti. In merito al quesito posto, è necessario premettere che lo scenario inserito nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è un'ipotesi del potenziale ruolo dell'energia nucleare nel percorso al previsto per il 2050.
I dati di inseriti dalla società RSE (Ricerca sul Sistema Energetico) nell'elaborazione degli scenari energetici ed elettrici - quest'ultimi in collaborazione con Terna - contenenti l'ipotesi nucleare al 2050, sono stati forniti dalla Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, le cui valutazioni contengono analisi di costo sia in termini di costo dell'energia che di costi di sistema, di sicurezza degli approvvigionamenti, di tenuta e sviluppo della rete elettrica, di possibilità di cogenerazione, di integrazione con la quota sempre crescente di rinnovabili non programmabili.
Già nello scenario conservativo, oltre che in quello espansivo, il dato è dell'11 o del 22 per cento della richiesta elettrica nazionale, e già questo scenario non è un valore fissato a priori, ma è ricavato dai dati menzionati sulla base della valutazione di costo, disponibilità, integrazione con le altre fonti di energia e durata di vita degli impianti.
Sul fronte dei costi degli , questi ultimi, a differenza dei reattori di prima generazione, che non venivano progettati con ipotesi di smantellamento, consentono, sulla base della modulabilità in fase realizzativa, un più semplice smantellamento dei componenti più rilevanti dell'impianto e una possibilità di gestione centralizzata, con un maggior controllo sull'intero processo di gestione dei materiali e una maggiore qualità nella produzione di manufatti di rifiuti radioattivi. Ne consegue una sostanziale differenza in termini di tempi, costi e livelli di sicurezza nell'approccio al .
Citare articoli di riviste già ampiamente smentite e criticate da pubblicazioni successive, o singoli progetti che hanno riscontrato specifiche difficoltà riferibili a ben precise motivazioni di mercato, non sono un buon motivo per non proseguire il percorso che questo Governo ha intrapreso per raggiungere, anche grazie alla produzione di energia nucleare, gli obiettivi di decarbonizzazione. Occorre, piuttosto, garantire al nostro sistema produttivo la stessa capacità competitiva dalle altre aziende europee che, oggettivamente, sostengono costi di energia inferiori alle imprese italiane. Pertanto, tutte le soluzioni percorribili per facilitare l'industria italiana saranno perseguite, ivi compreso lo sviluppo del nucleare anche nel nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Bonelli ha facoltà di replicare.
ANGELO BONELLI(AVS). Signor Ministro, sarebbe una cosa rivoluzionaria che quando si parla si cerca di farsi capire, specialmente quando gli italiani la stanno ascoltando, perché noi non abbiamo compreso quello che ci ha detto. Le avevamo chiesto quanto costerà il nucleare agli italiani, alle imprese. Lei non ha avuto la voglia, la volontà di dirlo perché, se l'avesse detto, il 75 per cento che già oggi è contro il nucleare sarebbe diventato 100 per cento.
Lei ha fatto il suo intervento dicendo: si tratta di ipotesi. Tuttavia, com'è possibile che un Governo che dovrebbe governare una strategia energetica nel nostro Paese per garantire energia a imprese, al sistema industriale e alle famiglie ragioni per ipotesi. Io sono veramente molto preoccupato e terrorizzato da questo approccio che voi avete, ma siccome lei non ha dato i dati, allora i dati li diamo a lei e agli italiani. Lei i dati li conosce, ma non li ha voluti dare agli italiani, in questo momento.
Sullo , che lei ha detto mette a disposizione delle imprese, non ha detto agli italiani se pagherà lo Stato o se pagheranno i privati. Lei, in un'intervista, ha detto che pagheranno i privati. Bene, gli americani, nell'economia di mercato, hanno chiuso i progetti di perché sono estremamente costosi: pensi che un impianto da 460 megawatt è arrivato a costare 9 miliardi di euro. Pensi che il megawatt a Hinkley Point, in Inghilterra, costerà 120 euro a megawatt/ora. Insomma, voi vi state accingendo - dite la verità, lo dico io agli italiani e alle italiane che ci stanno vedendo - a fare un'operazione che porterà alla quadruplicazione del costo dell'energia, perché questa è la questione
Mi scusi, Ministro Pichetto Fratin, mi dispiace per lei, sono solidale con lei. Lei ha subito la volontà del Ministro dell'Agricoltura, che ha bloccato le rinnovabili in questo Paese, e lei si è fatto bloccare le rinnovabili in questo Paese senza dire nulla . Se fossi stato Ministro dell'Ambiente, sarei andato dalla Premier e avrei sbattuto i pugni sul tavolo, perché il processo di modernizzazione, di lotta al cambiamento climatico, non si può fermare. Mentre noi stiamo parlando - e vorrei una parola da questo Governo - c'è il disastro ambientale ed economico in Sicilia. Non c'è l'acqua, gli agrumeti, i vigneti sono estirpati e, poi, venite in quest'Aula, a dirci che noi siamo gli eco-folli . La follia è di questo Governo, che non fa nulla per fermare la crisi climatica, che è la vera responsabile della crisi nell'agricoltura, e non solo
PRESIDENTE. La deputata Marrocco ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01354 .
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi è stato presentato il Rapporto SIAE 2023, che costituisce un'importante fonte di informazione sull'andamento dei settori dello spettacolo, intrattenimento e sport. I dati relativi al 2023 mostrano un positivo rispetto al 2022 per quasi tutti i settori, che sembra aver recuperato la crisi conseguente alle chiusure dovute all'emergenza pandemica. Per il settore del cinema, l'importante impulso è dovuto proprio all'iniziativa Cinema Revolution, attuata proprio dal Ministro interrogato, misura confermata anche nel 2024.
A sostegno del settore, abbiamo adottato anche campagne di comunicazione al grande pubblico, così come proiettate soprattutto ai giovani. È stato confermato l'avvio della nuova edizione per l'anno scolastico 2024-2025 del Piano nazionale cinema e immagini.
Interroghiamo il Ministro per sapere quale sia lo stato di ripresa del settore cinematografico e audiovisivo e se intenda prevedere misure finalizzate a consolidare ulteriormente tale ripresa
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.
GENNARO SANGIULIANO,. Onorevole, la ringrazio. Il ritorno degli spettatori nelle sale è il risultato di una serie di politiche messe in campo dal Ministero della Cultura. Su tutte ha avuto un ruolo fondamentale, come lei stessa ha ricordato, Cinema Revolution Per la prima volta, il Ministero della Cultura ha investito non solo nello sconto dei biglietti per i film italiani ed europei, ma anche su una comunicazione diffusa, che ha utilizzato sia i tradizionali sia i . La credibilità della campagna messa in atto dal Ministero ha fatto sì che anche i forti titoli americani scegliessero l'uscita estiva e non, come accadeva in passato, solo il periodo natalizio.
Il 2024 ha già superato del 6 per cento gli incassi di gennaio-luglio 2023, grazie alla nuova edizione di Cinema Revolution, come anche gli spettatori che hanno scelto i film italiani. Per la prima volta, un contributo ministeriale è rivolto agli spettatori e non solo ai produttori. Questi indiscutibili successi ci spingeranno a continuare anche per i prossimi anni con questa iniziativa.
Per quello che riguarda il Piano nazionale cinema e immagini, previsto dalla legge Cinema, siamo estremamente soddisfatti per la risposta da parte del sistema scolastico e vogliamo continuare a lavorare con il Ministero dell'Istruzione e del merito per potenziare questo progetto, che coinvolge sempre più ragazze e ragazzi, che sono gli spettatori e gli autori del presente e del futuro del nostro cinema .
PRESIDENTE. La deputata Marrocco ha facoltà di replicare.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente e grazie signor Ministro. Non posso che ritenermi, ovviamente, soddisfatta della sua risposta. Noi di Forza Italia apprezziamo le iniziative assunte da questo Governo al fine di sostenere il rilancio e lo sviluppo di questo settore, che ha una storia di eccellenze e che ha comunque saputo distinguersi, rinnovarsi e adeguarsi ai tempi. Siamo fiduciosi sul nuovo e costruttivo ruolo che le istituzioni pubbliche stanno assumendo per contribuire al sostegno di questo fondamentale settore nell'ambito culturale, per ritrovare, sia nel Paese sia a livello internazionale, il successo, il ruolo e la qualità che hanno sempre contraddistinto questo settore .
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01355 .
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, sono mesi che parliamo del e di come il Governo intende riformularlo. Ahimè, ne parliamo leggendo i giornali, vedendo riunioni, non nelle sedi istituzionali. Invece, ci sarebbe piaciuto poter dare un contributo e vedere l'evoluzione e le bozze di quello che arriva. Quello che arriva, però, ci preoccupa non poco. Da una parte, perché si tagliano 130 milioni di contributi automatici, il 47 per cento sugli anni precedenti, da ciò che ci è dato sapere, e speriamo che lei ci conforti in senso opposto.
Inoltre, ci viene segnalato, a differenza di quanto hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, dal settore produttivo che questa crisi nel ritardo di attuazione delle misure di sostegno pubblico sta rallentando moltissimo le produzioni e, inoltre, che ci sarà un aspetto totalmente discrezionale nella valutazione dei contributi erogati. Vogliamo sapere da lei quanto di questo quadro sia vero e cosa intende fare.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha facoltà di rispondere.
GENNARO SANGIULIANO,. Onorevole, la ringrazio. I meccanismi di erogazione di contributo al cinema, a cominciare dal necessitavano di un intervento riformatore, teso a evitare comprovati sprechi, a moralizzare il settore ed evitare abusi, tenendo presente che si tratta di risorse pubbliche e, quindi, dei cittadini italiani. Al riguardo, esiste una vasta letteratura giornalistica che racconta di film finanziati con milioni di euro che hanno avuto poche decine di spettatori, di compensi milionari ai registi di suddetti film, di film programmati alle 8 del mattino nelle sale cinematografiche solo per rispettare formalmente i requisiti richiesti.
C'è un dato che deve farci riflettere: ci sono molti film, oltre 200, che sono stati finanziati, ma mai resi fruibili al pubblico. Nel 2017 l'ammontare del Fondo era di 400 milioni, nel 2022 il Fondo aveva raggiunto la cifra di 858 milioni di euro: non c'è stato nessun taglio se non quello dettato da politiche di bilancio generali, che hanno toccato tutti i Ministeri e tutti i settori. Detto questo, il cinema rappresenta non solo una delle forme più elevate di espressione artistico-culturale, ma anche una rilevante filiera industriale dove l'Italia ha delle eccellenze riconosciute. Quanto al meccanismo dell'automatismo, esso non premia necessariamente la qualità, ma mette tutti sullo stesso piano; pertanto, pur rimanendo inalterato, è opportuno liberare risorse per altri ambiti.
Rivendico e giudico quanto mai opportuna la scelta di dedicare una linea di finanziamento ai film che trattano grandi personaggi e avvenimenti della storia d'Italia. Al riguardo, le ricordo che sono le stesse norme europee a incoraggiare i sostegni pubblici al cinema e all'audiovisivo proprio per rappresentare, preservare e diffondere le identità culturali dei popoli e dei territori europei. Quanto alle commissioni, che esistono da decenni, saranno composte da professionalità di comprovata qualità, autonomia e indipendenza, e le ricordo che non sono stato io a nominare la commissione che si rifiutò di finanziare il bellissimo film di Paola Cortellesi .
PRESIDENTE. La deputata Grippo ha facoltà di replicare.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Ministro, ci ha confermato che verrà tagliato l'investimento sul cinema, quindi siamo preoccupati. Siamo anche preoccupati dal suo impianto, che è del tutto diverso dal nostro. Noi non riteniamo che un Ministro della Cultura debba moralizzare, né decidere la linea editoriale degli investimenti privati in ambito audiovisivo. Mentre noi decidiamo di finanziare solo alcuni film, togliamo l'automatismo inserito dal Ministro Franceschini e lo subordiniamo alla valutazione di una fantomatica commissione, la Spagna decide di aumentare l'investimento cercando di diventare l' europeo dell'audiovisivo, l'Arabia Saudita costruisce Neom per farci film, Dublino diventa la capitale dell'innovazione e tantissime altre capitali europee decidono di investire sull'audiovisivo.
L'Italia, che ha Cinecittà, che ha i più grandi e che ha una tradizione di cinema invidiabile a tutti, diventa il fanalino di coda. Lo diventa perché noi non diamo l'unica cosa che chi investe nel cinema vuole: possibilità di pianificare, risposte automatiche e celeri, semplificazione. Questo deve fare un Ministero, non deve decidere quale film è bello e quale film è brutto; quello lo decidono i produttori, lo decidono i registi, lo decide l'industria. Il Ministero faccia il suo lavoro, che è già sufficientemente difficile .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, l'onorevole Andrea De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sollecitare il Ministro delle Imprese e del a riferire in Aula sulla crisi dell'azienda La Perla, che rappresenta un presidio produttivo di grandissimo valore per il Paese e per il ed è caratterizzata dalla presenza di lavoratrici e lavoratori davvero di altissima professionalità, e quella stessa professionalità rappresenta un patrimonio fondamentale per il Paese.
Ora questa impresa, a causa delle responsabilità della proprietà uscente, è in amministrazione straordinaria, un risultato questo raggiunto grazie a una lotta molto tenace delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali, e all'iniziativa di tutta la filiera istituzionale, della regione, del Governo e della città metropolitana, che hanno lavorato insieme di fronte a questa crisi così grave e al fatto che viene messo in discussione un presidio produttivo fondamentale per il Paese, come vengono messi in discussione tantissimi posti di lavoro.
Ora siamo a un passaggio particolarmente delicato, perché il riconoscimento dell'amministrazione straordinaria alla sola azienda produttiva - quindi senza le funzioni di e di - nei fatti risulta non sufficiente a garantire un percorso che tuteli davvero quel presidio produttivo. Abbiamo bisogno che l'amministrazione straordinaria sia messa in atto anche per quanto riguarda La Perla Management UK e La Perla Italia, perché, se non venisse messa in atto anche per queste altre due società, ci troveremmo di fronte a un'iniziativa che non riesce a garantire il giusto percorso che si è avviato, anche perché la società che gestisce direttamente l'attività produttiva e queste altre due società che ho citato sono, nei fatti, parte della stessa attività, e le lavoratrici e i lavoratori lavorano insieme, nell'insieme delle tre società. Questo passaggio è davvero molto delicato: oggi le lavoratrici e lavoratori - tra poco, alle 17 - faranno un presidio davanti alla sede dell'azienda per richiamare, ancora una volta, l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica. Si tratta davvero di una battaglia fondamentale per il Paese e io qui voglio manifestare, ancora una volta, tutto il sostegno del Partito Democratico, avendo assunto anche iniziative di sindacato ispettivo. Voglio confermare come sia molto importante, su questa battaglia di così grande valore, che le istituzioni lavorino in sinergia, che Governo, regioni, enti locali lavorino in sinergia. Chiediamo che il Ministro venga a riferire in Aula su quali altre azioni intende mettere in campo. Oggi è davvero molto importante che questo elemento, che riguarda l'amministrazione straordinaria che ho ricordato e le due società che oggi non sono in amministrazione straordinaria, venga al più presto messo in campo, perché non abbiamo tempo da perdere: se l'impresa tornerà a produrre potremo costruire un percorso di rilancio e poi, nel tempo, di acquisizione da un'altra proprietà, però è importante che torni a produrre in modo efficace e da subito. Quindi, è importante che il Governo assuma da subito le iniziative necessarie e che ne riferisca in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare su un altro argomento, ma sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie Presidente. Siamo fortemente allarmati rispetto all'ultima comunicazione del direttore dell'Agenzia delle entrate, nella quale ha comunicato ufficialmente la percentuale riferita al contributo per quanto riguarda i crediti di imposta per la ZES unica. Molti imprenditori sono davvero preoccupati, quindi c'è molto fermento in Italia e, soprattutto, molta preoccupazione, perché sono state completamente disattese quelle che erano le previsioni nel decreto. Tant'è che - ecco perché siamo preoccupati - dichiara su : “La denuncia del Ministro: percentuale sugli investimenti definita dall'Agenzia di molto inferiore a quello previsto dalla norma”. Inoltre, sempre nel medesimo articolo, si legge che il Ministro Fitto dichiara: “Si tratta di un provvedimento adottato dal direttore dell'Agenzia delle entrate senza alcun confronto”.
Il mondo produttivo, che aspettava questa opportunità, che ha sottoscritto impegni e investimenti, oggi si ritrova ad avere una percentuale molto più bassa di quella che era prevista inizialmente, creando delle tensioni finanziarie all'interno dei piani di investimento. Tutto questo sta preoccupando e, quindi, è un momento in cui c'è molta tensione per quanto riguarda le imprese. Il Ministro dichiara che non c'è stato nessun confronto con l'Agenzia delle entrate e il direttore dell'Agenzia delle entrate dice che, rispetto alla norma prevista, lui ha adottato gli atti conseguenti. Quindi, vorremmo capire e tranquillizzare un pochino il mondo produttivo .
PRESIDENTE. Quindi, è una richiesta di informativa urgente, immagino. Giusto? Perfetto. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Sì, grazie, Presidente, sul medesimo argomento. Quello che è successo con il credito ZES in realtà era stato ampiamente previsto; cioè, se tu, a parità di risorse (in questo caso, anzi, con risorse inferiori) estendi la platea dei beneficiari, il risultato è annacquare le risorse e i beneficiari prenderanno quasi niente. Il 22 luglio scorso, col provvedimento dell'Agenzia delle entrate, abbiamo avuto la dimostrazione di quello che pensavamo: si è fatto un rapporto, una frazione, tra le istanze dei crediti richiesti e le risorse disponibili e il risultato è che chi ha fatto l'istanza per avere il credito d'imposta avrà il 17 per cento, non dell'investimento effettuato, ma del credito richiesto.
Quindi, per dirvi un po' di numeri, chi, ad esempio, ha chiesto il 40 per cento del credito d'imposta avrà un credito del 6 per cento. Ditemi voi se queste sono percentuali che consentono di promuovere gli investimenti nel Mezzogiorno . Credo sia una cosa grave questa, che il Governo dovrà affrontare se davvero vuole smettere di riempirsi la bocca della parola “impresa” e dare finalmente risposte serie alle imprese italiane, ma soprattutto alle imprese del Mezzogiorno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie Presidente. Sempre per sollecitare la presenza del Ministro in Aula. Quello che è successo ieri è grave, non solo perché evidentemente conferma quello che temevamo da tempo, cioè che la scarsità di risorse messe su questo mostro giuridico, che è la nuova ZES voluta dal Ministro Fitto, era tale che eravamo certi che saremmo arrivati a questa soluzione, ma per il fatto che, a un'evidenza - che è quella dell'applicazione di quanto previsto dall'articolo 5, commi 4 e 5, del decreto, da parte dell'Agenzia delle entrate - il Ministro abbia reagito scaricando la responsabilità sull'Agenzia.
È un gesto - mi lasci dire, Presidente - di codardia politica e soprattutto è un gesto che qualifica in maniera, credo ormai non più discutibile, le scelte che il Governo Meloni e il Ministro Fitto, come , hanno fatto rispetto al Mezzogiorno. La ferale notizia di ieri fa il paio con quello che abbiamo appreso relativamente al tema della decontribuzione e, quindi, al fatto che chi decide di investire in area ZES dal 1° luglio non avrà diritto ad alcuna decontribuzione.
Il combinato disposto di questi due disastri fa sì che il disegno di riforma della ZES sia definitivamente naufragato, il che dispiace sotto il profilo della tecnica normativa al Ministro Fitto e ai suoi collaboratori, ma a noi dispiace perché uno strumento, che stava finalmente iniziando a dare i suoi frutti, che era quello delle ZES, è stato letteralmente ammazzato e, con esso, le speranze di tantissime imprese, che sono quelle che da 48 ore ci stanno tempestando di telefonate per chiedere se è vero quello che è stato dichiarato, quello che i giornali hanno riportato.
Perché, sostanzialmente, ripeto, il combinato disposto di questi due provvedimenti impedisce una qualunque programmazione di investimenti, che invece erano in una fase avanzata e che erano già stati bloccati dal provvedimento attraverso il quale Fitto ha rivisto l'organizzazione delle ZES territoriali, e che, quindi, avevano avuto già uno stop, dovuto alla necessità di attendere la nuova struttura organizzativa, che adesso sono definitivamente tramontate. Con loro, sono tramontate le speranze di quelle migliaia di lavoratori che immaginavano che, attraverso questi investimenti, si sarebbero potute creare occasioni di lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Si tratta davvero di capire, come diceva il collega prima, se è vero, cioè se i numeri sono quelli che sono stati annunciati nella nota di cui siamo venuti a conoscenza, cioè che le risorse disponibili, in realtà, come dice il comunicato dell'Agenzia delle entrate, non arrivano al 18 per cento del credito richiesto. È una cosa gigantesca, è una mannaia su ogni possibilità di sviluppo del Mezzogiorno, in base allo strumento della ZES unica, che avevamo ampiamente criticato.
Voglio ricordare anch'io che si tratta di investimenti in fase di realizzazione, programmati nel periodo che va dal 1° gennaio al 15 novembre 2024, di cui voglio dare qualche numero nel dettaglio. La riduzione del beneficio fiscale passa in Abruzzo dal 15 al 2,65 per cento, in Puglia dal 50 all'8,83 per cento, in Sicilia dal 60 al 10,60 per cento. In realtà, lo strumento della ZES non esiste più. C'è qualche elemosina che viene elargita nel Mezzogiorno sulla base della realtà dei fatti.
Ecco, a questo punto, davvero, per capire se i numeri sono questi - ovviamente, si tratta di un comunicato dell'Agenzia delle entrate, supportato da numeri e da percentuali, e, al momento, non abbiamo possibilità di credere che le cose stiano diversamente - si tratta di capire se veramente è così e, in questo caso, cosa intende fare il Governo, perché la situazione è gravissima .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, Presidente. Solo per completezza di esposizione, anche per il buon servizio che rendiamo ai cittadini. Su questo specifico punto, relativo all'informativa richiesta dai colleghi, dalla quale ovviamente Fratelli d'Italia si dissocia, non ritenendola necessaria poiché è già intervenuto il Ministro Fitto, che ha spiegato come la circolare dell'Agenzia delle entrate sia stata assunta unilateralmente da quell'ente, pur in pendenza di due richieste del Governo, che chiedeva di avere i numeri precisi delle richieste pervenute alla scadenza del 12 luglio, proprio al fine di verificare la capienza del relativo capitolo e intervenire, avendo come stella polare la norma che questa maggioranza ha approvato, convinti, come siamo, che quella della ZES unica sia una intuizione brillante, che porterà benefici al Sud. Lo dimostra il fatto che, alla data del 12 luglio, tantissimi imprenditori, oltre il previsto, ne hanno fatto richiesta.
Quindi, fermo restando l'impegno del Governo, che su questo è già all'opera - lo ha annunciato il Ministro competente e probabilmente avremo novità a breve - non riteniamo necessaria l'informativa .
PRESIDENTE. Ovviamente, mi farò parte diligente, presso il Presidente Fontana, per rappresentare le istanze di informativa pervenute.
Ha chiesto di parlare, su altro argomento, l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Intervengo sull'ordine dei lavori per richiedere una informativa urgente al Ministro Valditara per sentire dalla sua voce, per sentire da lui, spiegazioni del perché sia stata ammessa un'associazione. C'è una lettera di ammissione del Ministero dell'Istruzione e del merito, che ha comunicato di aver ammesso, nel protocollo di intesa tra il Ministero e le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo, anche l'Associazione per la verità sul disastro aereo di Ustica, che è una associazione sostenuta fortemente dall'ex parlamentare Giovanardi e che propugna la tesi della bomba a bordo. Giusto per la cronaca, l'attuale presidente è Flavia Bartolucci, che è figlia dell'ex capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Lamberto Bartolucci. Tra l'altro, Giovanardi, nei giorni scorsi, nelle scorse settimane - proprio in seguito alle varie trasmissioni che sia sul servizio pubblico, sia anche quella di Giletti, che hanno ripreso il tema di Ustica e, quindi, il tema della causa che ha buttato giù l'aereo e ha causato la morte di 81 vittime innocenti - ha più volte fatto interventi sui giornali, quasi insultando chi propugna, invece, la tesi del missile, dicendo che sono dei ciarlatani. Bene, questa associazione, tra lo stupore generale, è stata ammessa a questo Protocollo d'intesa e, tra l'altro, questa notizia ha fatto sobbalzare molti di noi, ma anche la presidente dell'altra associazione, che è quella storica, l'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti. È una nostra ex collega - credo, se non ricordo male, una parlamentare dei DS - che ha contestato sia il metodo con il quale è stata ammessa questa associazione sia i contenuti che andrà a proporre.
Quindi, credo che sia davvero importante che il Ministro Valditara venga a spiegarci quali sono questi motivi, visto che si interviene su una materia su cui, io credo, l'intero popolo italiano è sensibile. Infatti, parliamo di una strage che - come ho detto prima - ha visto la morte di 81 cittadini italiani innocenti che noi, ogni anno, qui ricordiamo. Quindi, credo che dobbiamo essere conseguenti, e dunque, oltre al ricordo, dobbiamo anche essere attenti alle informazioni o alla disinformazione che alcuni intenderebbero fare .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1929: Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici.
Ricordo che nella seduta dell'8 luglio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge .
Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 .
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, ci apprestiamo a esprimere il nostro voto di astensione critica al disegno di legge presentato dal Ministro Giorgetti.
PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio, per favore.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). È un disegno di legge che propone la proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante l'adozione di testi unici. Noi siamo consapevoli dell'importanza cruciale di questo riordino, ma riteniamo che la richiesta di proroga, soprattutto di una proroga così ampia, sia l'ennesimo segno di inefficienza di questo Governo o comunque di cattiva programmazione, oppure ci domandiamo di cos'altro.
Da un lato, apprezziamo che l'Agenzia delle entrate abbia reso disponibili sul proprio sito, da tempo, i testi unici. Tuttavia, ci sorge spontanea una certa perplessità riguardo alla necessità di una proroga così cospicua: estendere i termini in modo così eccessivo potrebbe, infatti, generare incertezza sia sul loro raggiungimento sia sui contenuti. Sappiamo che i contribuenti e le imprese necessitano di un quadro normativo chiaro e stabile per adempiere ai propri obblighi con precisione e serenità.
La legge del 9 agosto 2023, n. 111, aveva concesso un termine di 12 mesi per adottare i decreti legislativi necessari al riordino del complesso del sistema tributario mediante la redazione di testi unici e di un codice del diritto tributario. Questo periodo - riconosciamo che era un periodo sfidante - doveva però essere sfruttato al massimo, vista l'importanza cruciale di una riforma fiscale che prometteva o promette - noi vogliamo ancora crederlo - di portare chiarezza e coerenza alle norme tributarie del nostro Paese.
Tuttavia, di fronte a 12 mesi, chiedere una proroga di ben 16 mesi fino al 31 dicembre 2025 solleva dubbi sull'efficacia e la capacità organizzativa di questo Governo nel gestire una questione di tale rilievo. Le motivazioni addotte nella relazione tecnica e nell'analisi tecnico-normativa del disegno di legge sottolineano che la proroga sarebbe necessaria per includere le nuove disposizioni legislative che sono ancora in fase di adozione.
Allora chiediamo: perché questi decreti legislativi non sono già stati adottati? Cosa ha impedito di rispettare il termine originariamente fissato, considerato l'ampio margine temporale che era stato concesso? Certo, sappiamo che le consultazioni sono un'operazione complessa e che a volte è la volontà di ascoltare - vogliamo essere generosi fino in fondo - che spinge ad andare oltre i termini stabiliti. È solo in virtù di questa ipotesi che, nella giusta e necessaria critica, vogliamo mantenere una linea di indulgenza, volta a valorizzare i contributi dei cittadini e delle loro organizzazioni e rappresentanze. Tuttavia, quest'ampia proroga denuncia che il tempo a disposizione non è certo stato usato con la dovuta diligenza.
L'adozione dei testi unici, che doveva essere una priorità, è stata probabilmente gestita senza la necessaria urgenza e attenzione. Le esigenze di organicità e completezza menzionate sono certamente valide ma non possono giustificare la mancanza di progressi concreti fino a questo punto.
Vogliamo, inoltre, ricordare che, quando abbiamo votato favorevolmente la delega fiscale, abbiamo dato fiducia al Governo, confidando che avrebbe rispettato i suoi impegni nei tempi previsti. Da allora ci siamo dati, in modo coerente con il nostro voto, il ruolo di sentinelle di un percorso che reputiamo importante per il Paese e ancora oggi vogliamo esercitare con forza quel ruolo. Il processo di riforma fiscale avrebbe dovuto essere pianificato con estrema precisione fin dal principio, garantendo che tutte le scadenze fossero rispettate, senza bisogno di dilazioni.
La proroga, invece, palesa che il Governo non è stato in grado di gestire in modo efficiente il tempo e le risorse a sua disposizione. Qual è il punto? Il punto è che ogni ritardo nell'implementazione di una riforma tributaria organica continua a perpetuare un sistema inefficiente, generando incertezza e ulteriore confusione tra cittadini e imprese. Questo ha impatti, nonostante la relazione tecnica, se non sui conti pubblici, sull'economia, frenando investimenti e rendendo il nostro sistema meno competitivo in un contesto globale sempre più sfidante.
Siete, però, voi stessi, nel vostro provvedimento, a rimarcare gli impatti economici, sociali e ambientali della proroga, laddove affermate: si ricorda che una maggiore certezza normativa ha ricadute positive in termini di investimenti e crescita economica. Ecco un buon motivo per non rimandarla di 18 mesi.
Inoltre, non possiamo ignorare gli effetti negativi di questa proroga sul contesto internazionale. La mancanza di una riforma fiscale efficace e tempestiva potrebbe compromettere la fiducia degli investitori internazionali nel nostro Paese, allontanando capitali e opportunità di sviluppo e aggiungendosi alla mancanza di fiducia per le scelte politiche di questa maggioranza.
Un sistema fiscale chiaro e coerente è un prerequisito fondamentale per attrarre investimenti esteri e garantire la crescita economica. In un periodo in cui la fiducia dei cittadini nelle istituzioni è fondamentale, il Governo ha l'obbligo di operare con trasparenza, responsabilità e, appunto, tempestività.
Procrastinare un compito così decisivo non fa che indebolire la credibilità delle istituzioni e delle vostre promesse. Il Paese non può permettersi di affrontare ulteriori incertezze e instabilità, in un momento in cui è essenziale consolidare la ripresa economica e la coesione sociale.
Per questi motivi, signor Presidente e onorevoli colleghi, ribadiamo la nostra astensione critica e, aggiungo, preoccupata su questo disegno di legge. Una proroga non è la soluzione. Ci opponiamo a ulteriori dilazioni e chiediamo al Governo un maggiore impegno per rispettare le scadenze e adempiere alle proprie responsabilità con l'efficienza che i cittadini italiani meritano.
Continueremo a vigilare affinché le promesse elettorali e la fiducia che avete chiesto con la delega fiscale siano trasformate in azioni concrete e affinché quella fiducia che noi vi abbiamo dato, così come quella dei cittadini, non venga ulteriormente tradita .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Come gruppo di Noi Moderati accogliamo con favore le disposizioni del disegno di legge Giorgetti. Annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati e chiedo di essere autorizzato a depositare il mio intervento.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bicchielli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, noi avevamo previsto e avevamo detto al Governo che stava sbagliando nell'ambito della delega e avevamo visto giusto, al punto tale che in un certo momento ci siamo addirittura interrogati sul fatto se a questo punto avremmo dovuto votare a favore. Però, la realtà è che noi questo ve l'avevamo detto e non ci avete ascoltato. Noi non comprendiamo e, per suo tramite, Presidente, faccio presente che questa è una delle cose che noi, come Alleanza Verdi e Sinistra, continuiamo a sottolineare al Governo e alla maggioranza.
Guardate, molte delle riflessioni e molte delle proposte che vengono da noi sottolineate con emendamenti, con proposte di legge o con ordini del giorno servono molto spesso a migliorare i testi o addirittura a cercare di far comprendere al Governo e alla maggioranza che stanno facendo degli errori. Questo è uno di quei casi e, purtroppo, abbiamo dovuto ritornarci per modificare e fare una proroga che sarebbe stata inutile se ci aveste ascoltati. Non è stato così e questo ci dispiace perché perdiamo anche tempo.
Siamo arrivati in una fase in cui siamo in una sorta di imbuto, in cui dobbiamo approvare decreti uno dopo l'altro, le fiducie, ma molte delle norme modificate o riportate in Aula sono semplicemente aggiustamenti che noi vi avevamo già proposto. Ascoltare la minoranza o l'opposizione, come preferiamo definirla, è non solo un dovere, dal nostro punto di vista, ma certe volte può essere utile.
Bisogna ascoltare e non votare in modo chiuso qualsiasi legge e norma, soprattutto quando vengono dati consigli. Quale può essere l'interesse su una normativa e su aspetti di legge così tecnici? Noi continueremo a cercare di dare il contributo nell'interesse del Paese con norme omogenee, con un lavoro serio e con un percorso condiviso, perché alla fine il Parlamento deve rappresentare tutti gli italiani e gli interessi più ampi possibili. Per questo motivo voteremo contro, chiedendo che questo sia l'ultimo dei decreti che aggiusta precedenti errori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Presidente, grazie. Siamo chiamati a esprimere il voto sulla proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante l'adozione di testi unici. Oggi, dunque, si sottopone alla nostra attenzione una proroga dal 29 agosto 2024 al 31 dicembre 2025.
Presidente, soltanto un anno fa veniva sottoposta alla nostra attenzione la richiesta di una proroga di questo tipo e noi, per la verità, avevamo votato favorevolmente, perché, pur sottolineando la cattiva impostazione di tante tematiche del Governo, ci rendevamo conto, però, che c'era necessità di chiarezza e di organicità, per cui quando il Governo sottoponeva alla nostra attenzione una richiesta di proroga avevamo accordato al Governo il voto favorevole.
Oggi non possiamo più farlo perché la necessità di intervenire e di semplificare il sistema tributario è impellente, ma lo era anche un anno fa. Cosa si è fatto durante quest'anno? Diciamo che la modalità con cui il fisco deve relazionarsi con i cittadini deve essere improntata alla chiarezza, alla certezza, alla vicinanza, alle esigenze dei concittadini, all'organicità ma anche alla tempestività. C'è necessità di mettere mano piuttosto velocemente e, devo dire, che questo Governo quando vuole velocizzare a colpi di decreti e a colpi di maggioranza lo sa fare molto bene e lo ha fatto per materie molto meno importanti di questa e molto meno vicine alle esigenze dei cittadini. Oggi si chiede sommessamente una proroga, che noi non possiamo assolutamente accordare. Quindi, il nostro voto sarà contrario.
Quando bisogna fare opposizione e quando le componenti di questo Governo hanno fatto opposizione l'hanno saputa fare molto bene, anche condendola con un po' di demagogia, ma altro è, invece, mettere mano alla riorganizzazione organica di una materia importante come questa.
Eppure abbiamo più volte sottolineato la necessità di collaborare e abbiamo sottoposto all'attenzione del Governo anche alcune idee con riferimento alla materia in oggetto, ma non c'è stata capacità di attuazione di quello che poi deve essere l'obiettivo della politica, cioè far cambiare le cose e cambiare la vita delle persone. Quindi, oggi vi assumete voi la responsabilità di questa proroga, in particolare non solo alla luce di quelle che sono le esigenze dei cittadini ma anche di quelle che sono le esigenze delle imprese, che devono avere un quadro normativo tributario chiaro proprio per effettuare investimenti. Alla luce di tutte queste considerazioni il nostro voto sarà contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sala. Ne ha facoltà.
FABRIZIO SALA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Poche parole per annunciare il voto favorevole di Forza Italia su questa proroga. Più tempo al Governo per proseguire in questa epocale riforma fiscale proprio perché deve essere epocale, perché all'inizio di questo percorso molti dicevano che era il tentativo dell'ennesima riforma fiscale. Ma proprio perché è la vera riforma fiscale essa ha bisogno di più tempo, perché molte cose devono essere fatte bene e in fretta, ma in questo campo è meglio farle meglio piuttosto che in fretta.
Forza Italia convintamente voterà la proroga e ringrazia anche il lavoro fatto dal Governo, anche per il fatto che sono stati pubblicati i testi unici aperti alla consultazione e si stanno raccogliendo, con tutti i tecnici, tutte le istanze che arrivano anche dai cittadini e dagli operatori. Insomma, più tempo non solo per abbassare le tasse ma per avere, come diciamo noi di Forza Italia, semplificazione e chiarezza con i testi unici
In questo percorso porteremo avanti le nostre battaglie, quelle proprie del nostro partito e quelle proprie del nostro Presidente: meno tasse, più sviluppo, la tutela della proprietà privata, “no” alla patrimoniale e tutte le battaglie che ci hanno sempre contraddistinti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Ricordo che con questo disegno di legge si vuole prorogare l'adozione da parte del Governo dei testi unici in ottemperanza alla delega di riforma del fisco e questo perché la delega prevedeva che i codici tributari, quindi i testi unici, dovessero essere adottati entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge delega. Giusto per farvi capire che cosa è successo, ricordo che in sede di legge delega fu previsto che i testi unici dovessero essere adottati entro un anno dall'entrata in vigore della stessa legge delega e che la finalità di tali testi unici è di riorganizzare tutto il sistema tributario, anche per categorie omogenee, ad esempio, di imposte o, comunque, di temi, quindi, il testo unico sull'accertamento, sulla riscossione, sull'IVA, insomma, i vari testi unici di cui hanno parlato anche i colleghi e che sono stati pubblicati in consultazione sul sito dell'Agenzia delle entrate.
Si tratta, quindi, di riorganizzare, di rendere omogenea la materia, ma anche di tenere conto delle modifiche da fare in ottemperanza sempre alla legge di riforma fiscale. I testi unici devono riorganizzare, rendere omogenea la materia e accogliere anche i decreti legislativi relativi alla riforma fiscale.
Il problema è che la scadenza dei testi unici era antecedente all'entrata in vigore dei decreti legislativi, quindi, il Governo ha previsto di adottare prima i testi unici dei decreti legislativi che dovevano entrare nei testi unici. Questo per farvi capire il livello anche di precisione e di lungimiranza del Governo. Adesso, ci si è resi conto di questa assurdità che, in realtà, era stata rilevata già in sede di approvazione della delega fiscale e si sta chiedendo con questo disegno di legge una proroga. Il punto è che anche il contenuto dei decreti legislativi, in realtà, non è proprio il massimo.
Vi faccio solo due esempi che sono quelli di più stretta attualità, solo perché sono apparsi sui quotidiani in questi giorni e se ne parla più spesso. Uno, di cui si parla dall'inizio, che dovrebbe essere il fiore all'occhiello della riforma fiscale di questo Governo, è il concordato preventivo biennale, di cui già si era previsto il probabile fallimento, perché il concordato, che è un accordo tra contribuente e Stato per pagare per due anni la stessa imposta sullo stesso reddito, in realtà, è una misura che era stata proposta già vent'anni fa dall'allora Ministro Tremonti. Fu un 20 anni fa, perché non era per niente attrattivo e nessuno lo volle adottare, e si sta rivelando un , e il Governo se ne sta rendendo conto, anche adesso, però su questo si è in qualche modo scommesso, perché sono state previste delle entrate.
Il terrore che si realizzi questo fallimento sta conducendo il Ministero e il Governo a fare tutta una serie di modifiche per cercare di rendere più attraente questa misura: si è partiti facendovi accedere soltanto i contribuenti che adottano i vecchi modelli, studi di settore, quindi, i nuovi ISA, con un punteggio di 8 punti, poi si è esteso a tutti, poi si è deciso di fare uno sconto del 50 per cento, poi, in un gioco al ribasso, in Commissione finanze al Senato si è proposto, alla faccia della semplificazione, di prevedere una incrementale per chi aderirà al concordato preventivo biennale, si è poi estesa la non punibilità amministrativa penale, io ho consigliato in Commissione al Vice Ministro Leo di proporre anche una per cercare di rendere più attrattiva questa misura, visto che i contribuenti e i loro commercialisti sanno benissimo che nessuno aderirà.
Questo è un punto, ad esempio, presente nei decreti legislativi del Governo. Un altro, in un decreto legislativo di dicembre, è l'abolizione della mediazione tributaria, quindi, quella che precede il ricorso tributario non c'è più. L'effetto - e anche questo è apparso sui quotidiani di qualche giorno fa - di questa abrogazione è che il contenzioso tributario nel primo trimestre del 2024 è esploso, con un più 38 per cento. Noi dovremmo, in base alle indicazioni per ottenere i soldi del PNRR, ridurre il contenzioso tributario, invece si è fatta l'unica cosa che l'ha fatto aumentare del 38 per cento in un trimestre.
Ecco, questi sono solo i due elementi più di attualità contenuti nei decreti legislativi e nella riforma fiscale, quindi, a questo punto, mi sono chiesto per quale motivo si sia previsto di adottare prima i testi unici piuttosto che i decreti legislativi. Forse un enorme freudiano, cioè, o non ci si aspettava nulla o non ci si aspettava nulla di buono dalla riforma fiscale e, quindi, magari si è pensato: adottiamo subito i testi unici solo per riorganizzare, prima che vengano approvati i decreti legislativi. Questa è l'assurdità di questo provvedimento, ma, soprattutto, di quello che è stato fatto in sede di adozione e di voto della delega fiscale, e noi per questo voteremo contro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Presidente, sì, con questo provvedimento, si vuole prorogare al 31 dicembre 2025 il termine entro il quale possono essere adottati i decreti legislativi per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante testi unici. Si dà, così, attuazione - è stato detto - alla delega fiscale, all'articolo 21, perché appunto il Governo esercitasse la delega per il riordino e la riunificazione delle disposizioni tributarie mediante la redazione di testi unici secondo i criteri di omogeneità, aggiornamento, coordinamento formale e sostanziale delle norme vigenti in tutto l'ordinamento nazionale ed europeo, facendo riferimento ovviamente ai decreti legislativi.
Si tratta di un'operazione molto delicata, impegnativa e importantissima per tutti i cittadini e gli operatori del settore, che aspettano da quasi 40 anni, Presidente. È una delle missioni fondamentali del nostro Governo, la riforma fiscale e la riunificazione nei testi unici del fisco. Del resto, la Lega ha sempre portato avanti, nella sua azione propositiva, la realizzazione di un fisco più giusto, più equo; ce l'abbiamo nel nostro DNA, come quando abbiamo promosso le rottamazioni. Le rottamazioni ci sono servite per permettere ai contribuenti di rateizzare il loro debito e rimettersi in gioco, evitando il sommerso e aumentando le entrate tributarie.
Invece, la sinistra cosa fa? Critica. La stessa sinistra che criticava la legge di bilancio del 2023, quindi, la nostra prima legge di bilancio e, poi, scopriamo dalla stampa che il PD nel 2023 ha utilizzato la Rottamazione- per regolarizzare con pagamento agevolato i debiti contributivi e fiscali che erano pendenti al 30 giugno 2022. Quindi, come al solito, ci aspettiamo le critiche, ci aspettiamo il voto contrario delle opposizioni, però, poi, vediamo la doppia faccia dell'opposizione, che apprezza, applica e sfrutta le buone leggi del nostro Governo.
Poi, pensiamo anche velocemente al risultato delle entrate tributarie: ci sono 24,7 miliardi in più di entrate. Quindi, anche qui, basta all'ipotesi di una manovra correttiva, stop alle gufate dell'opposizione e della stampa di sinistra che, evidentemente, continuano a dire che questo Governo non va bene, non va bene, non va bene, ma, invece, questo Governo sta dimostrando capacità, consapevolezza e, soprattutto, responsabilità, sia in ambito economico sia anche nell'ambito infrastrutturale, nella scuola, con l'approccio alla disabilità.
Insomma, è un Governo che sta facendo bene: ce lo stanno riconoscendo e lo riconoscono i numeri. Anche per questo, quindi, il gruppo Lega voterà favorevolmente a questo disegno di legge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Nelle poche righe di questo disegno di legge, sotto la voce proroga, nei fatti, si cela l'ammissione di previsioni sbagliate contenute nella legge di delega fiscale. Più di un anno fa, la maggioranza parlamentare ha approvato un disegno di legge in materia fiscale che era gravemente in contrasto, come abbiamo denunciato, con i princìpi della nostra Costituzione, in tema di equità e progressività. A suo tempo avevamo denunciato questo e i tanti problemi che la delega avrebbe creato, non essendo intervenuta, di fatto, su di un sistema già per tanti versi iniquo e indebolito dall'evasione fiscale, che, sebbene ridotta negli ultimi anni, rimane una problematica gigantesca. Un sistema fiscale, peraltro, caratterizzato da un eccessivo grado di complessità degli adempimenti e da una scarsa capacità di riscossione.
Con questa delega, invece di affrontare alla radice i problemi di questo sistema, si è preferito, da un lato, intervenire con un mero normativo, peraltro, di scarsissima portata e, dall'altro, con un insieme di interventi in grado di peggiorare significativamente, sotto il profilo dell'equità, ma anche dell'efficienza e della razionalità, il sistema che - come ho avuto modo di dire - era già precario. Il nostro giudizio, in quel momento, fu profondamente negativo perché, pur intervenendo su quasi tutti i settori, si è rinunciato in partenza a qualunque idea di riordino del sistema, mantenendo, per esempio, tutti i regimi cedolari vigenti e, anzi, introducendone di nuovi, come la cedolare secca sugli affitti commerciali.
E poi, per tutti i passi indietro fatti in tema di lotta all'evasione: un capitolo pressoché inesistente nella misura in cui si è preferito legalizzare, di fatto, la dichiarazione di minori ricavi e compensi con l'introduzione del concordato preventivo biennale per i titolari di reddito d'impresa e di lavoro autonomo di minore dimensione. Proprio in queste settimane - lo ricordava il collega Fenu - abbiamo assistito al disastro - annunciato, peraltro - di questa misura, per la quale appunto abbiamo chiesto, anzi, abbiamo implorato il Vice Ministro Leo, in Commissione, di rivedere questa misura, del tutto inutile.
Quello che si è tracciato e, peraltro, istituzionalizzato, è un vero e proprio sistema corporativo, con imposte diverse per ogni categoria di contribuente e senza alcuna misura di contrasto all'evasione fiscale diffusa e al mercato nero. Non c'è alcuna seria ipotesi di copertura degli sgravi promessi e la base imponibile Irpef si riduce ulteriormente, restando, come sempre, sulla base dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
In quella delega, inoltre, sono state definite due differenti scadenze, e veniamo all'oggetto del provvedimento in discussione oggi: una, relativa all'effettiva adozione dei decreti di attuazione della legge delega, il cui termine temporale era - come è noto - di 24 mesi; l'altra, relativa all'emanazione dei testi unici, per i quali, invece, i termini richiesti erano stati molto più brevi, cioè, 12 mesi. Come è stato detto negli interventi precedenti, avevamo segnalato un po' tutti l'incongruenza tra un limite temporale di 24 mesi per l'emanazione dei decreti attuativi e un limite di soli 12 mesi per l'adozione di testi unici. È noto che il ricorso ai testi unici sia ritenuto una buona prassi, proprio perché i testi unici servono a fare ordine in materie complesse e a contenere, in un unico strumento normativo, disposizioni che, nel tempo, si sono stratificate e disperse, nel nostro ordinamento. Tutto ciò, però, deve avvenire, come buon senso richiede, a valle di un percorso articolato, scandito da tempi adeguati di esame e approfondimento della normativa vigente. Perché, altrimenti, il risultato che si genera è esattamente il contrario di quello che si vuole ottenere: cioè più confusione e disordine. Non siamo stati ascoltati: eppure, vi abbiamo segnalato una questione che non aveva niente a che fare con una partigianeria politica, ma era semplicemente di buonsenso.
Allora, suo tramite, Presidente, dico ai colleghi della maggioranza che serve poco sbandierare l'approvazione di tanti decreti con una tabella di marcia che si sta rivelando, soprattutto nelle ultime settimane, incredibilmente veloce, perché poi siete costretti a venire in Aula e a rimediare a un errore di previsione. Peraltro, se non bastassero le sessanta e passa fiducie che, in un anno e mezzo di legislatura, ci sono e vi sono state imposte, questo provvedimento conferma, ancora una volta, che la maggioranza parlamentare è ridotta a ratificare gli atti del Governo, in maniera assolutamente passiva.
Quindi, il nostro voto è contro la proroga, innanzitutto perché non possiamo onestamente accettare questo modo di fare, che è profondamente squalificante per la storia e per il prestigio del Parlamento, e poi perché ci sentiamo maggiormente responsabili dell'interesse generale dei cittadini votando nuovamente contro l'iter di una legge delega, che rimane ingiusta e iniqua, a cominciare dall'assenza di una reale lotta all'evasione fiscale e all'attacco sistematico alla disposizione costituzionale della progressività fiscale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO(FDI). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, in questo mio brevissimo intervento vorrei esordire con una perplessità rispetto ad alcune osservazioni fatte dai colleghi dell'opposizione. Perché, vedete, questo continuo richiamare a un eventuale e presunto ritardo rispetto alla pubblicazione dei testi unici, innanzitutto, non è veritiero, ma poi, secondo me, è il classico modo di guardare il dito e non la luna. Perché i testi unici cosa sono? Sono sostanzialmente collazioni delle norme che sottendono ai vari ambiti della materia fiscale e che chiariscono, in un futuro codice tributario, la disciplina appunto fiscale. Per cui, chiariscono ai cittadini, alle agenzie, ai professionisti, agli imprenditori italiani e stranieri, che vogliono venire a investire in Italia, cosa li aspetta da quel punto di vista e sotto quella disciplina. Prima non c'erano.
Non è che noi stiamo andando a intervenire su una cosa che prima c'era, aggiustandola. Nessuno, neanche chi ha governato prima negli anni ha pensato di dare alla Nazione questo strumento di equità, di competitività, di forza a un sistema produttivo e sociale che oggi noi stiamo dando. Lo stiamo dando rispetto a un termine che sicuramente era dentro la delega fiscale e che però - come sapete tutti - ha un ambito di applicazione di 24 mesi: non sono ancora trascorsi neanche i primi 12 e ci sono già 17 decreti legislativi che sono stati licenziati dal Consiglio dei ministri; ce ne sono 13 già col parere della Commissione; ce ne sono 10 già approvati in via definitiva.
Oggettivamente, credo sia difficile oggi sostenere che il Governo, la Commissione e il Parlamento non abbiano lavorato su una delega fiscale e su una riforma fiscale, che sta già operando. Sono contento che alcuni miei colleghi abbiano la sfera di cristallo e oggi riescano a dire che istituti giuridici, che sono stati appena approvati o che sono appena entrati in vigore, già non funzionano. Quindi, sarei contento se l'onorevole Fenu, Presidente, potesse darmi anche i numeri del Superenalotto, visto che sa già i numeri e il risultato del concordato biennale preventivo, ancora prima che sia completato l'utilizzo da parte dei nostri contribuenti .
Onestamente devo dare atto anche ad alcuni amici dell'opposizione di essere stati molto collaborativi, però vorrei dire questo: nel momento in cui, in Commissione e anche qui in Aula, sulla delega della riforma fiscale abbiamo avuto un molto spinto, mi stupisco che oggi, su una proroga dei termini di questi testi unici - che è una cosa importante, altrimenti non l'avremmo chiesta, ma, sicuramente, non prioritaria rispetto al costrutto della delega fiscale - si faccia questo tipo di opposizione un po' oltranzista. Ricordo, peraltro, che in Consiglio dei ministri, il 22 luglio scorso, quindi qualche giorno fa, i primi tre testi unici, quello sulle sanzioni, sulla giustizia tributaria e sui tributi erariali minori, già sono già stati licenziati. Quindi, sostanzialmente, il lavoro è già avanti.
Ma se noi sappiamo che da qui a breve avremo altri decreti attuativi, che sostanzialmente formeranno dei testi unici, è abbastanza inutile che ci mettiamo oggi a correre per approvarli, sapendo che dopodomani li cambiamo. Quindi, credo che, con molta serenità, quest'Aula possa prendere atto dell'ottimo lavoro che il Vice Ministro Leo, la sua struttura e il MEF hanno svolto rispetto alla delega fiscale nella sua complessità e, soprattutto, sul tema dei testi unici, nonché delle ottime consultazioni che sono state aperte e che hanno prodotto anche un'approvazione diffusa nei corpi intermedi della nostra società. Quindi, quest'Aula può prendere atto che 12 mesi in più, anzi, qualcosa di più, 18 mesi in più per approvare questi testi unici siano nient'altro che un'ulteriore fiducia - che noi diamo al nostro sistema nazionale della produzione e dell'economia - nel fatto di avere finalmente uno strumento che ci permetta di assecondare veramente la ripartenza, la sburocratizzazione e l'efficienza della nostra Nazione .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1929: “Proroga del termine per il riordino organico delle disposizioni che regolano il sistema tributario mediante adozione di testi unici”.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Carolina Varchi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, un po' di silenzio, ascoltiamo la collega. Mi perdoni, prego.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori e anticipo subito la mia richiesta di chiedere un rinvio ad altra seduta dell'Assemblea del successivo punto all'ordine del giorno. Lo faccio per ragioni di economia dei lavori parlamentari, dato che, in queste ore, in questi minuti, al Senato è in discussione un provvedimento vertente su analoga materia. Peraltro, anche in ragione del principio di non contraddittorietà dei provvedimenti che questo Parlamento è chiamato ad emettere, rilevo che, a seguito dell'approvazione della proposta emendativa 10.0.3 alla Commissione giustizia del Senato, sembra che sia stato modificato anche l'articolo 54, che pure è richiamato nella PdL a prima firma del collega Giachetti, che noi siamo chiamati ad esaminare adesso.
Quindi, è evidente che noi ci ritroviamo a dover esaminare oggi un provvedimento su una materia che è attualmente all'esame del Senato, proprio con riferimento anche agli stessi articoli di legge. Quindi, credo che rischiamo un conflitto che può vanificare i buoni propositi che, unanimamente, tutta la Camera dei deputati ha nell'affrontare il tema in questione, ossia quello delle carceri.
Quindi, credo che sia assolutamente prudente, nell'ottica di un buon andamento di questi lavori, rinviare ad altra seduta questo provvedimento, affinché tutti i deputati possano prendere visione dell'altro provvedimento, atteso che la fase emendativa è ancora in corso o che, comunque, si sta concludendo proprio in questi minuti o, comunque, nella giornata di oggi. Credo che la mia richiesta possa trovare accoglimento da parte di questa Assemblea e dunque ho ritenuto di svolgerla durante un intervento sull'ordine dei lavori e non nel merito del provvedimento.
PRESIDENTE. Essendone stata fatta richiesta, sulla proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta, avanzata dalla deputata Varchi, darò la parola ad un deputato per gruppo, a norma dell'articolo 45 del Regolamento. Per il gruppo Italia Viva ha chiesto di intervenire l'onorevole Giachetti. Prego, ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Le pregherei di aumentare un po' il volume del mio microfono, perché il rumore delle unghie che scorrono sul vetro della collega Varchi potrebbero non consentire di comprendere bene quello che vorrei dire . C'è anche una dignità nel motivare le cose, signor Presidente, se perdiamo anche quella nel rispetto reciproco, è durissimo andare avanti.
Vorrei far presente che l'iter di questa proposta di legge inizia il 14 febbraio in Commissione. Personalmente, insieme alla collega Bernardini, abbiamo anche preventivamente incontrato tutti i segretari possibili, se ce ne fossero stati 20, ne avremmo incontrati 20.
È iniziato l'iter in Commissione, c'è stato un primo rinvio per riaprire i termini degli emendamenti, perché c'era stato l'intervento del Garante. Poi c'è stato un rinvio, chiesto dalla maggioranza, perché si doveva trovare una sintesi di maggioranza, parliamo di marzo. Poi siamo arrivati a maggio e c'è stata la richiesta di rinvio, perché c'erano le elezioni europee, e abbiamo rinviato. Poi era convocato per il 17, è stato fatto slittare con un ennesimo rinvio e siamo arrivati al 23.
Signor Presidente, ma con quale serietà? Nel frattempo, faccio presente che c'è un decreto-legge che ha sorvolato le Aule parlamentari per alcuni mesi: doveva arrivare questo decreto sulle carceri, la priorità del Ministro della Giustizia, quando ha presentato la sua linea programmatica in Commissione. Bene, è planato al Senato ed è stato subito evidente che questo decreto-legge non si occupava minimamente della questione che è all'origine di questa proposta e di varie proposte che sono state presentate, ossia il sovraffollamento, l'emergenza, di cui i suicidi sono l'epifenomeno, come ho già spiegato. C'è un mondo distrutto dentro le carceri: quello di chi ci lavora e di chi è detenuto. È quello il problema da affrontare ! Nel decreto neanche si cita la parola sovraffollamento! Ma di che cosa state parlando? Di quello che accadrà sul decreto? Anzi, che mentite lo dimostra il fatto che quello che avete fatto, ieri, al Senato, sul decreto, è respingere, senza neanche guardarli, tutti gli emendamenti che le opposizioni hanno presentato, anche quelli relativi alla proposta che c'era oggi !
Mentite quando dite che bisogna vedere il decreto. Voi già sapete perfettamente come stanno le cose: il vostro è un “no” su tutto e verso tutti. Non ascoltate il grido d'allarme non nostro, ma di tutti i garanti regionali, quello nazionale è , però di tutti i garanti regionali, dei sindacati della Polizia penitenziaria, onorevole Delmastro Delle Vedove, compresi i comandanti, gli agenti, quelli che ci lavorano ! Andateci, in carcere, e sentite cosa vi dicono, non della proposta Giachetti, ma di quello che sta succedendo nelle carceri! I direttori, quelli che possono parlarvi, lo sapete quello che vi dicono! Molti magistrati di sorveglianza si stanno pronunciando su questo, le associazioni del volontariato, che sono impegnate in carcere, gli educatori, gli psicologi, tutti vi stanno dicendo la stessa cosa!
Non ci prendete in giro, l'emergenza è il sovraffollamento, non le case della libertà e di quello che volete, che saranno pure una soluzione, ma che non risolvono il problema immediato.
Addirittura, ho ricevuto una petizione, senza saperlo, con oltre 10.000 firme, di persone che sostengono questa proposta di legge.
Voi state consentendo, colleghi della maggioranza, che il permanere dello stato di illegalità faccia esplodere la situazione. Ancora ieri notte, a Venezia, c'è stata una rivolta nelle carceri, che si somma a tutte quelle che ci sono state, almeno una ogni mese, da gennaio. Non vi basta trasmettere, collega Delmastro e colleghi della maggioranza, il messaggio “mettiamoli dentro e buttiamo la chiave”; voi dovete aggiungere anche “visto che sono la feccia, gli scarti, costringiamoli a marcire come animali”. Voi state sentenziando questo.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Sto concludendo, Presidente. E poi adesso abbiamo letto un'intervista del Sottosegretario Delmastro, che ci ha spiegato qual è la soluzione: mandiamoli a casa loro. Quindi, la soluzione sostanzialmente è questa: i negri li rispediamo a casa loro, i tossici, magari, li chiudiamo in una caserma, per i matti riapriamo i manicomi, abbiamo risolto il problema delle carceri! Questo è il livello con il quale state affrontando queste cose.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Ho concluso, Presidente. C'è il Presidente della Repubblica che oggi si è pronunciato (per carità, io non lo voglio tirare per la giacchetta, però…): “Vi è un tema che sempre più richiede vera attenzione, quello della situazione nelle carceri. Non ho bisogno di spendere grandi parole di principio: basta ricordare le decine di suicidi, in poco più di 6 mesi, quest'anno” - ma il Ministro ci spiega che non c'è correlazione! - “Ma vorrei condividere una lettera che ho ricevuto - per il tramite del Garante di quel territorio - da alcuni detenuti di un carcere di Brescia: la descrizione è straziante. Condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile qual è - e dev'essere - l'Italia!”.
Concludo, Presidente, e mi rivolgo, in particolare, ai colleghi di Forza Italia, perché, intervenendo in Aula, in discussione generale, il collega Pittalis, testualmente, ha detto: “Preannuncio però che, nel dare solidarietà, non solo a parole, alla già deputata Rita Bernardini per lo sciopero della fame, per quanto ci riguarda, il tema è all'attenzione e - con un'espressione che penso possa riassumere bene il senso anche della maggioranza - non gireremo la faccia dall'altra parte rispetto all'importanza e alla gravità di questo problema”.
Collega Pittalis, state girando la faccia! La state girando e questa volta siete determinanti, perché il vostro voto affosserà questa legge !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi siamo sconcertati dalla richiesta che è stata avanzata dalla maggioranza, dall'onorevole Varchi. Siamo sconcertati, perché le motivazioni sono varie, le metto un po' in ordine.
Prima di tutto, siamo di fronte, ancora una volta, al Parlamento che viene spodestato della propria capacità e dovere di legiferare. Ancora una volta, dopo avere una proposta di legge che viene dal Parlamento, che stiamo esaminando, su cui abbiamo fatto le audizioni, su cui abbiamo fatto gli emendamenti, su cui abbiamo illustrato gli emendamenti, nonostante questo, arriva il decreto-legge del Governo; ancora una volta, togliete la possibilità al Parlamento di legiferare. Guardate che siete deputati tanto quanto noi ! Dovreste avere un minimo di dignità, di orgoglio per il ruolo che state svolgendo, di fronte a fatti - così come ricordati dal collega Giachetti - che sono di una gravità inaudita!
Questo è il primo punto sul quale dovreste forse riflettere, perché oggi tocca a noi, domani tocca a voi e siete deputati della Repubblica e vi dovrebbe interessare il ruolo che state svolgendo, soprattutto quando siete determinanti. E lo dico in particolare ai colleghi di Forza Italia, che, su questo provvedimento, si sono spesi. Su questo provvedimento, hanno firmato e sottoscritto l'urgenza. Su questo provvedimento, hanno speso parole importanti che abbiamo ascoltato.
Poi c'è una questione di merito. La questione di merito, onorevole Varchi, è che io spero e penso che lei abbia letto il decreto-legge Carceri sull'articolo che ricordava, perché c'è la forma e c'è la sostanza. Questa proposta di legge entra nella sostanza delle cose e chiede di modificare la liberazione anticipata e di fare quello che è stato fatto e che è necessario, quando, nel 2013, a seguito della sentenza Torreggiani, è stato proprio utilizzato lo strumento della liberazione anticipata per rispondere positivamente e superare quella condanna.
L'articolo a cui fate riferimento non tocca per niente la liberazione anticipata, ma semplifica la procedura, quindi noi oggi potremmo benissimo legiferare sulla liberazione anticipata, perché quel testo non tocca la sostanza di quest'articolo.
Poi c'è una questione, un profilo, chiamiamolo, di civiltà. Al 30 giugno 2024, sono detenute 61.480 persone, a fronte - e sono dati, guardi, non del Partito Democratico, non dell'opposizione, ma del Ministero della Giustizia - di 47.067 posti. Ci sono, ormai, celle nelle quali è raddoppiata, triplicata la presenza dei detenuti; i materassi vengono messi a terra, vengono utilizzate celle assolutamente inadeguate e, se non vi interessa questo, vi interessi sapere che, ad oggi, sono 58 i detenuti che si sono suicidati e 6 gli agenti di Polizia penitenziaria che si sono suicidati!
Ma allora almeno questo dovrebbe essere un richiamo di civiltà, almeno dovrebbe smuovere le coscienze, ma ce l'avete una coscienza su questo tema? Sono anni, ormai, che vi stiamo dicendo che sul carcere c'è un'emergenza nazionale, che vi stiamo dicendo che, nel carcere, c'è il rischio, davvero, che quell'emergenza si trasformi in una drammatica rivolta.
Ma a voi non interessa, no, non solo non vi interessa, ma ci avete spiegato, anche oggi, che il problema sono gli stranieri. Ancora una volta, il problema sono gli stranieri; il problema non è il sovraffollamento, il problema non è che state facendo ormai un reato a settimana, il problema non è che state mettendo in carcere anche le donne incinte e i bambini fino a un anno di età ! Il problema non è forse questo? Non è forse questo un richiamo alla coscienza? Ce l'avete, oppure no? Siete riusciti addirittura a modificare, state modificando il codice Rocco dell'epoca fascista. Neanche allora i vostri padri l'hanno fatto e voi oggi riuscite a farlo.
Allora, a fronte di questo, credo - e faccio appello a quei moderati che siedono lì alla mia sinistra - che forse, sia la volta in cui un minimo di orgoglio dovrebbe essere tirato fuori, perché un minimo di orgoglio dovrebbe ricordare anche a loro che neppure Silvio Berlusconi l'ha mai neppure pensata una cosa del genere, e mi permetto di dire che non l'avrebbe mai fatta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Come Alleanza Verdi e Sinistra siamo assolutamente contrari al rinvio della trattazione della proposta di legge Giachetti e, soprattutto, non ci presteremo a questo teatrino, perché la maggioranza ha già deciso, oggi, di bocciare questo testo. Almeno siate trasparenti, abbiate il coraggio di votare contro già oggi; questo è un romanzo già scritto, non umiliate per favore quest'Aula.
Poco fa, dalla maggioranza, abbiamo sentito dire: sembra che l'articolo 54 sia stato modificato al Senato nel decreto-legge. Sembra? Ecco, voi rinunciate, non volete approfondire nemmeno questo testo, perché siete spaccati al vostro interno e non sapete come uscirne, siete terrorizzati dal voto segreto perché sapete che le coscienze di tanti parlamentari sono molto più onorevoli degli ordini di scuderia che arrivano dall'alto .
Già eravate scappati il 24 giugno, qui in Aula, quando solo Forza Italia ci aveva messo la faccia, non era presente nessun membro degli altri gruppi parlamentari qui in Aula, quindi era già deciso. State facendo passare la proposta Giachetti come un indulto, a parte che la parola indulto non è una bestemmia, si può essere d'accordo o no, ma è comunque uno strumento che si può utilizzare. Ma qui non c'entra nulla l'indulto, si va ad aumentare uno sconto, da 45 giorni a 60 ogni semestre rispetto alla pena scontata, una premialità per buona condotta, quindi in linea con la Costituzione, che ha una finalità rieducativa della pena, uno stimolo a comportarsi bene. È un istituto che già esiste, non stiamo introducendo nulla di nuovo, si passerebbe praticamente a quattro mesi anziché tre di sconto per buona condotta.
E quali sono le vostre soluzioni? Ecco, la maggioranza scopre che, chiaramente, è necessario fare nuove strutture. Bene, dove sono i soldi? In quanto tempo le costruirete? Non lo sappiamo. Riguardo al problema della tossicodipendenza, dove li mettete i tossicodipendenti? Nelle caserme dismesse, questa è la soluzione. Oppure, ecco, anche dall'intervista di oggi del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, si scopre che c'è il problema del numero elevato di stranieri in Italia.
Bene, allora chiedo al Governo: ci potete dire - perché è da due anni che siete al Governo, non da un mese o da due mesi, da due anni - quanti accordi avete fatto con i Paesi stranieri, con quali Paesi per poter davvero far scontare la pena nei propri Paesi a questi detenuti? Immagino nessuno e allora sono soltanto e, nel frattempo, abbiamo una situazione di sovraffollamento indicibile.
Il sovraffollamento non fa altro che fungere da moltiplicatore di tutti gli altri problemi, siamo arrivati a 58 suicidi nelle carceri. In un mese, dal 24 giugno al 24 luglio, da quando c'è stata la discussione generale a oggi, in un mese 14 nuovi suicidi, che pesano sulla coscienza non solo della maggioranza, ma anche sulle nostre coscienze. Quindi noi vogliamo trovare una soluzione: vorremmo trattarlo oggi questo provvedimento, senza ulteriori rinvii .
C'è il capo del DAP che ha detto che, ogni mese, grazie ai vostri provvedimenti, grazie ai vostri nuovi reati, ci sono 400 nuovi detenuti in più ogni mese nelle nostre carceri. E poi Antigone ci dice che ci sono situazioni davvero elevatissime di autolesionismo, oltre che di suicidio. Eppure, il Ministro Nordio (l'abbiamo sentito qui, il 17 gennaio in Aula, quando ha letto la sua relazione annuale), a proposito di autolesionismo e suicidio, disse, sono le sue parole: “Non possiamo pensare di eliminare questi fenomeni”. Autolesionismo e suicidio: “Non possiamo pensare di eliminare questi fenomeni”. Invece dobbiamo provarci ! Questo deve essere il nostro obiettivo; dobbiamo almeno tendere a quell'obiettivo.
Invece qui, sostanzialmente, non si vuole trovare la soluzione, si continua a rinviare. Eppure, il mondo carcerario ormai è una vera polveriera e poi ci troviamo in questa situazione d'estate. Quindi mi chiedo se l'obiettivo del Governo e della maggioranza è di tenere, in estate, una situazione carceraria come una polveriera in modo che possa esplodere , in modo da giustificare quella misura che stanno inserendo all'interno del disegno di legge Sicurezza, il nuovo reato di rivolta. Quindi, Presidente - e qui concludo -, esprimo la nostra assoluta contrarietà al rinvio della trattazione della proposta di legge Giachetti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Noi consideriamo del tutto irricevibile la proposta della collega Varchi e riteniamo anche particolarmente odiosa la motivazione con cui viene chiesto il rinvio. La motivazione è quella dell'economia dei lavori. Scusate, ma qual è stato il principio di economia dei lavori alla base dei continui rinvii che il collega Giachetti ci ha illustrato? E qual è il rispetto dell'economia dei lavori che sta nel fatto che, in questo momento, nel disegno di legge Sicurezza che stiamo esaminando nelle Commissioni sono contenute norme che riguardano il carcere, la vita in carcere, l'introduzione di nuovi reati in carcere, come, ad esempio, il reato di resistenza passiva, che viene equiparato alla rivolta violenta?
In ossequio al principio di economia dei lavori, vi chiedo di interrompere l'esame del disegno di legge Sicurezza, che contiene un intero capitolo di norme sulla sicurezza in carcere, finché non sarà esaminata da quest'Aula e votata la proposta di legge, a prima firma Giachetti, sulla liberazione anticipata speciale. Siete d'accordo nel rispettare in questo modo l'economia dei lavori? E quando mai abbiamo fatto valere questo principio di non sovrapposizione in provvedimenti che abbiamo appena trattato la scorsa settimana?
La verità, colleghi, è un'altra: che vi state assumendo una gravissima responsabilità e dovreste ascoltare le parole del Presidente della Repubblica Mattarella: voi state contribuendo a creare una situazione che è già oggettivamente esplosiva, lo è per le condizioni patologiche, cronicamente patologiche, del nostro sistema penitenziario, ma che si sono aggravate negli ultimi 6 mesi per effetto delle politiche che il vostro Governo ha portato avanti. Andate a vedere le curve degli aumenti di ingresso in carcere, andate a vedere quanto ha inciso il cosiddetto decreto Caivano anche sul sovraffollamento negli istituti penitenziari minorili, che mai avevano avuto questo livello di pressione, questo livello di sovraffollamento.
Lo chiedo anch'io - mi rivolgo anch'io ai colleghi di Forza Italia - un sussulto di garantismo, che non è solamente il garantismo che abbiamo condiviso con voi nel voto che ci ha visto votare insieme sull'abuso d'ufficio, ma è anche il garantismo nei confronti del rispetto delle garanzie nella detenzione.
Oggi quello che avviene in carcere, nelle carceri italiane, è completamente illegale, è illegale da un punto di vista costituzionale prima di tutto, è illegale perché non rispetta le norme sull'igiene, le norme sull'abitabilità degli edifici.
Andate a Regina Coeli, ci siamo stati la scorsa settimana: sapete sei persone, in una specie di stanzino che dovrebbe ospitarne al massimo due, a quanti centimetri di distanza dal cesso dormono? Con la loro faccia a quanti centimetri di distanza dal cesso? Andateci, colleghi, dopo, forse, cambierete idea anche su questo provvedimento e sul fatto se sia o meno il caso di votarlo oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Aspettavamo questa discussione da mesi e, nelle parole della collega Varchi che ha ripetuto cinque volte “evidentemente”, è evidente solo una cosa: la volontà di questa maggioranza di non affrontare i problemi e di non affrontare mai le proposte di chi proviene dall'opposizione, di mandare sempre la palla in tribuna. È un dato politico - la collega Serracchiani lo ha detto prima -, è un modo di fare che svilisce questo Parlamento e svilisce la nostra attività politica, ma, in questo caso, assume un valore che va oltre la parte politica, perché stiamo parlando di 58 persone che, solo quest'anno, hanno perso la vita e non dimentichiamo i sei agenti della Polizia penitenziaria che hanno fatto lo stesso.
E quando, negli interventi di fine seduta, pronunciamo i loro nomi e raccontiamo le loro storie, lo facciamo perché dietro quei numeri ci sono le storie di persone che raccontano un'emergenza grave, che sappiamo bene non verrà risolta attraverso il decreto Carceri. Allora, oggi, scappare da qui vuol dire rimandare ancora una decisione che doveva essere presa già tempo fa e con interventi molto, molto più indicativi. Qualcuno lo dice, non è il sovraffollamento l'unico problema del carcere. È vero, il sovraffollamento, oggi, non ha i record di sempre, eppure i suicidi ci sono, c'è un insieme di problemi, ma la proposta di Giachetti oggi portava a una soluzione nel breve termine, nel lungo termine ci arrivo dopo perché non lo fate. Vi arrivano appelli da tutti, dai Garanti dei detenuti, dai sindacati, dai direttori delle carceri, dalle Unioni penali, che si sono riunite e a cui non partecipate, ma dovreste ascoltare le storie e le esperienze e vi arrivano dagli agenti di Polizia penitenziaria, che fanno uno dei lavori più difficili e sono sottodimensionati .
Non è tanto essere in pochi, il problema è che, quando si è da soli in sezione, aumentano le tensioni con i detenuti, non li si può accompagnare nelle attività formative e lavorative che ancora alcune carceri hanno, si crea uno stato di tensione per la mancanza di agenti di Polizia penitenziaria. C'è un'emergenza sanitaria di cui non vogliamo parlare: la dipendenza da droghe e da psicofarmaci all'interno delle carceri è un'emergenza silenziosa, con fondi sempre inferiori per la sanità all'interno delle carceri. C'è un tema di sanità mentale nelle carceri: stiamo sostituendo i manicomi con le carceri. Li mettiamo lì, li accompagniamo, li parcheggiamo senza che ci sia un accompagnamento sanitario a questo. C'è un tema di lavoro e formazione, perché i detenuti, nelle carceri dove hanno la possibilità di studiare, di fare formazione, di lavorare, quando escono, hanno occasioni per ripartire con la loro vita. Dove questa occasione non c'è, i tassi di recidiva sono molto più elevati. E c'è un tema di dignità di vita nelle carceri. Il Presidente della Repubblica oggi ha letto uno stralcio di una lettera dei detenuti di Brescia, la mia città.
Non l'ha letta a caso, l'ha letta, intanto, perché l'abbiamo messa agli atti di questa Camera durante un intervento di fine seduta, ma nel carcere di Brescia si sta svolgendo una grave discussione tra i detenuti, tra chi continua a pensare e a pretendere che attraverso le lettere e attraverso l'interlocuzione con le istituzioni si possa lanciare un grido d'allarme più forte e chi vorrebbe fare rivolte come nelle altre carceri. A loro vanno date delle risposte. Purtroppo, in quella lettera c'è solo scritto che scrivono lettere ai Sottosegretari e ai Ministri, ma mai nessuno ha risposto.
Ha risposto oggi, finalmente, il Presidente Mattarella facendo un appello a tutti noi, dicendo che la descrizione di quella lettera è straziante: condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza. Indecorose per un Paese civile, qual è, e deve essere, l'Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale.
Concludo, Presidente, dicendo solo una cosa. Nelle ragioni del sovraffollamento c'è anche l'aumento dei reati penali che avete introdotto in questa legislatura, un aumento pesante di persone che entrano, il record di reati minorili. Ci sono 555 minori nelle carceri in questo momento, mai stato un numero così ampio, ci sono donne incinte e bambini fino a due anni. Ciò costituisce un dato di fatto. Rimandare ogni giorno questa responsabilità e questa decisione è qualcosa che non so come ci possa far andare tutti a casa a dormire serenamente di fronte a un'emergenza. L'appello non è solo ai colleghi di Forza Italia, è verso le coscienze di tutti i colleghi di quest'Aula, che so, in alcuni casi, visitano le carceri, conoscono questo problema e che, oggi, silenziosamente, come vediamo, non intervengono per non dire nulla, e, invece, bisogna intervenire, e velocemente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Anche il MoVimento 5 Stelle voterà contro il rinvio del provvedimento, perché non possiamo accettare che, per l'ennesima volta, la maggioranza scelga la via della fuga dalle proprie responsabilità e dal confronto con le opposizioni su un tema che è senza dubbio urgente e delicato e che lo faccia solo per occultare contraddizioni e divisioni interne. Le forze di maggioranza devono metterci la faccia, devono dire pubblicamente ciascuna come la pensa sul tema della liberazione anticipata speciale, in modo trasparente, senza artifizi retorici, senza approfittare di scorciatoie e diversivi procedurali.
Noi non abbiamo paura di confrontarci con il merito di questa proposta, di dire con chiarezza e onestà intellettuale che, per noi, la soluzione proposta dalla PdL Giachetti non è la soluzione corretta, non solo perché è una strada già percorsa in altri momenti storici e che non ha, in alcun modo, evitato il ritorno in modo ciclico del problema del sovraffollamento, ma perché crediamo che un provvedimento che nell'arco di due anni comporterebbe la fuoriuscita di ben 23.000 detenuti senza alcuna preclusione - persino per i condannati per reati gravissimi come quelli di mafia, terrorismo e criminalità organizzata - possa assestare un duro colpo alla sicurezza dei cittadini, oltre che dare un messaggio di arretramento del principio di certezza della pena e alimentare un senso di ingiustizia nelle vittime dei reati.
Ma con altrettanta chiarezza, oggi vogliamo entrare nel merito della discussione degli emendamenti perché vedete, noi abbiamo proposto dei correttivi alla proposta di legge Giachetti, e soprattutto abbiamo messo sul tavolo una soluzione alternativa da realizzare nel breve termine, che ridurrebbe significativamente il sovraffollamento, ma senza impattare sulla tenuta della sicurezza sociale e della certezza della pena. Parliamo dell'istituzione delle Case di comunità per il reinserimento sociale, strutture dove inviare i detenuti con pena residua fino a un massimo di un anno e i soggetti in regime di semilibertà, che sono coloro che svolgono già tutto il giorno attività all'esterno del carcere e vi rientrano solo per dormire.
Si tratta di circa 9.000 detenuti, come si evince dall'ultimo del Garante dei detenuti. Chi ha una pena residua di un anno, infatti, dovrebbe già poter accedere alla detenzione domiciliare, ma spesso non lo fa, perché non ha un domicilio idoneo, cioè non ha, in sostanza, una casa dove andare. Ecco, tutti questi soggetti potrebbero essere accolti in case famiglia, comunità alloggio, residenze nella disponibilità delle diocesi o di enti del Terzo settore individuati dal Ministero della Giustizia, strutture dove intensificare, peraltro, l'attività di reinserimento sociale per accompagnare i detenuti alla libertà e all'autonomia. Noi crediamo che per sottrarre i detenuti al rischio di recidiva occorra aiutarli nel costruirsi un futuro, un progetto di vita che li strappi dallo stato di bisogno e mancanza di occasioni, che può spingerli, di nuovo, a delinquere, quasi fosse l'unico destino ineluttabile per loro. Molti detenuti hanno paura del dopo.
Vi proponiamo poi, un altro emendamento, con cui garantire concretamente il diritto all'affettività nelle carceri, non solo perché mantenere legami familiari e affettivi contribuisce a dare la forza per affrontare la sofferenza della carcerazione, ma anche perché contribuisce a dare una prospettiva di vita futura, a costruire la vita che verrà una volta in libertà. Alimentare i legami affettivi è fondamentale. Vedete, non può sfuggire che oltre la metà dei detenuti che si sono tolti la vita era stata condannata per reati contro la persona, omicidi tentati o consumati, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, e non può sfuggire che oltre la metà dei detenuti che si sono tolti la vita era di nazionalità straniera.
Sono persone che, il più delle volte, hanno reciso i legami familiari e affettivi e che, oltre a soffrire per la privazione della libertà, soffrono per un isolamento assoluto a livello relazionale. Dietro ogni suicidio in carcere c'è una persona con una storia peculiare e diversa da tutte le altre, c'è un vissuto e un carico di sofferenza unico e non assimilabile a quello provato da nessun altro. È impossibile incasellare in schemi il dolore, ma quello che mi sento di dire è che tutti coloro che hanno deciso di togliersi la vita hanno in comune una cosa sola: la disperazione, la disperazione e la mancanza di speranza, non nutrire alcuna speranza nel proprio futuro.
Ecco, allora, prima ancora della libertà, forse, occorrerebbe fare qualcosa per ridare la speranza ai detenuti, far intravedere loro possibilità, progetti di vita, la sensibilità di una rete sociale fuori pronta ad accoglierli e ad accompagnarli. Chiediamo quindi, con i nostri emendamenti, di intraprendere questa strada. Ci siamo sforzati per intraprendere questa strada e, quindi, chiediamo davvero - facciamo un appello alla maggioranza - di entrare nel merito di questo tema e votare i nostri emendamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Signor Presidente, colleghe e colleghi, intanto - tramite lei, Presidente - voglio rassicurare il collega Roberto Giachetti che il gruppo di Forza Italia, rispetto alla situazione delle carceri, alla drammatica situazione delle carceri, non solo non gira la faccia dall'altra parte, ma continuerà a svolgere, in tutte le sedi, il suo ruolo, la sua attività e la sua funzione non tralasciando nulla e non lasciando neanche nulla al caso però, perché mi pare che su questa questione si stia alimentando uno scontro che non fa bene né ai detenuti, né alla Polizia penitenziaria e nemmeno al sistema carcerario.
Guardate, non abbiamo bisogno di sollecitazioni e, anzi, a me ha fatto piacere che oggi dai banchi del Partito Democratico sia arrivato, finalmente, il riconoscimento verso chi ha speso la vita per la tutela dei diritti di libertà e di garantismo , e quel signore, come ha detto la collega Serracchiani, si chiama Silvio Berlusconi. Ricordatevelo sempre, però , non solo quando vi fa comodo.
E allora, ecco perché c'è una novità, onorevole Giachetti. Quando è stata presentata la sua proposta di legge non c'era alcun decreto del Governo, non c'era alcun altro provvedimento, ed è su quel suo provvedimento che il gruppo di Forza Italia ha inteso, giustamente, misurarsi. Di fronte al nulla era l'unico strumento, e non ci rimangiamo quello che abbiamo detto. È innegabilmente intervenuto qualcosa di nuovo e importante, lo si può valutare come lo si voglia, ma rispetto al silenzio assordante di oltre 15 anni, quando i Governi, compresi quelli pentastellati e di sinistra , non hanno fatto nulla sul sistema delle carceri, finalmente questo Governo affronta il tema, e lo affronta con un intervento vasto e strutturale, lo affronta in modo organico, ed è una risposta. Certo, non sarà la risposta a tutte le problematiche, ma è sicuramente una risposta concreta alla crisi delle carceri italiane, perché mira a semplificare e snellire le procedure burocratiche per concedere di uscire dal carcere in anticipo a chi ne ha diritto, perché mira a promuovere l'umanizzazione degli istituti penitenziari, perché mira a introdurre misure alternative alla detenzione, perché prevede l'istituzione di un albo di comunità adibito alla detenzione domiciliare, che potrà accogliere alcune tipologie di detenuti, come quelli con residui di pene bassi: penso a dove i tossicodipendenti e le persone condannate per determinati reati potranno scontare il fine pena.
È dunque un intervento che, dal nostro punto di vista, va nella direzione di consentire a molti detenuti, soprattutto stranieri e privi di residenza ufficiale, di avere un luogo per la detenzione domiciliare. Sono previste più telefonate per i detenuti ed è prevista, care colleghe e colleghi, l'assunzione, finalmente, di 1.000 nuove unità per il corpo della Polizia penitenziaria , e c'è, dunque, anche un'attenzione verso gli operatori della Polizia penitenziaria. Sono alcuni dei punti messi in campo da questo Governo e rispetto ai quali, al Senato della Repubblica, il gruppo di Forza Italia ha messo a punto una serie di emendamenti integrativi per affrontare anche la contingenza. Ed è per queste ragioni che noi riteniamo che la sua proposta non vada cestinata.
Qui si pone un problema di valutazione rispetto a un provvedimento più organico, e noi riteniamo anche completo, che merita tutta la nostra attenzione, e che, anzi, mi auguro possa essere approvato in tempi rapidi anche in questa Camera, perché siamo certamente sicuri che non risolverà tutto il problema del sistema carcere, però sarà sicuramente l'avvio di una nuova politica di attenzione verso il sistema dei detenuti e della Polizia penitenziaria
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 47 voti di differenza.
La calendarizzazione del seguito dell'esame della proposta di legge in esame sarà definita in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Francesco Silvestri. Ne ha facoltà.
FRANCESCO SILVESTRI(M5S). Presidente, come ho già chiesto per due volte in Conferenza dei presidenti di gruppo e per altre due volte in quest'Aula, vorremmo avere la possibilità di poter dibattere e dopo votare su quello che sta avvenendo in Ucraina, se questa maggioranza ce lo permette, perché, a proposito di continuare a scappare - ed era il tema del voto prima di questo -, succede che man mano che andiamo avanti con le settimane gli argomenti si aggiungono sempre di più, come, ad esempio, la risoluzione europea. Noi abbiamo un partito, in quest'Aula, che per nove volte ha votato per l'invio delle armi e, alla prima occasione europea, vota contro l'invio delle armi ed è un partito di maggioranza. Ora, visto che ci sono delle sensibilità di chi è in Europa pacifista e in Italia guerrafondaio, vorremmo capire qual è la direzione di questo Governo rispetto all'invio delle armi Quindi, vorremmo, sostanzialmente, che qualcuno di questo Governo possa venire in quest'Aula, a dirci se quello che, ad esempio, aveva detto il Ministro Crosetto nel nostro il segreto sulle armi, unico Paese ad averlo, è qualcosa che va cambiato o no? Il Ministro aveva dato un'apertura, poi non ci ha più fatto sapere nulla. Vogliamo sapere se questo Governo, che vota contro in Europa, in questo Parlamento è unito.
Quindi, noi non vi stiamo chiedendo di non scappare, vi stiamo chiedendo almeno di farci capire in che direzione scappate. Quindi, facciamo delle comunicazioni, lo abbiamo chiesto per tre volte, portiamo questo Governo qui, mettiamo uno dei temi principali di questo Paese e dell'Europa in questo momento sul piatto e ognuno esprima legittimamente le proprie opinioni, ma continuare a rifiutare un dibattito rispetto a quello che sta avvenendo è qualcosa che non può essere proprio di un grande Paese come l'Italia.
Quindi, rinnovo questa richiesta, come MoVimento 5 Stelle, e crediamo che questo Parlamento, questa Camera dei deputati, abbia ancora un valore, almeno finché c'è un'opposizione che chiede un dibattito, e ribadiamo questa richiesta
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente, intervengo per associarci, come Alleanza Verdi e Sinistra, alla richiesta che ha appena fatto il collega Silvestri. Sottoscrivo le sue parole, dunque la farò molto breve.
Aggiungo solo un punto: oltre a chiarire in quest'Aula se esistono - e in quel caso a darne qualche spiegazione di fronte al Paese - differenze di posizionamento tra ciò che si fa in Italia e ciò che si fa in Europa, e non sarebbe normale, in particolare per una forza di Governo, un'importante forza di Governo di questo Paese, credo che sia necessario che il Parlamento della Repubblica discuta di quello che sta accadendo. L'assuefazione alla guerra come elemento persino normalizzato è quanto di più terribile possa accadere. In Ucraina la guerra continua quotidianamente. Ogni giorno le notizie raccontano di un' che, come abbiamo denunciato in tante, troppe occasioni in quest'Aula, è diventata l'unica notizia, l' delle armi e della guerra, mentre giorno dopo giorno si fa sempre più rarefatta e nascosta la prospettiva di una fuoriuscita diplomatica da quel conflitto, scompare l'orizzonte della pace e quando qualche traccia di questa possibilità si fa largo nel solco della guerra guerreggiata, anche quella traccia viene rapidamente abbandonata nell'assenza di una qualsivoglia iniziativa politica.
Dunque sì, ci associamo come Alleanza Verdi e Sinistra, chiediamo anche noi che al più presto sia possibile in questo Parlamento discutere e anche - perché no? - votare, perché siano chiare le intenzioni di tutte le forze politiche e perché si rinnovi una discussione e un confronto. Noi non ci rassegniamo alla normalizzazione della guerra come unica possibilità anche per la politica .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 1951 e 1952: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023”; “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024”.
Ricordo che nella seduta del 22 luglio si è conclusa la discussione generale congiunta e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge recante Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023 .
Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Risulta alla Presidenza che tutti i gruppi abbiano rinunciato allo svolgimento delle dichiarazioni di voto, concentrandole sulla votazione finale dell'assestamento.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1951: “Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2023”.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo ora all'esame del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024.
Passiamo, dunque, all'esame dell'articolo unico, con le annesse tabelle.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
LUCIA ALBANO,. Sull'ordine del giorno n. 9/1952/1 Latini il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di destinare, con apposito provvedimento normativo, risorse per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 per l'istituzione, in via sperimentale, della Scuola superiore del Centro Italia”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1952/2 Comaroli il Governo si rimette all'Aula, anzi chiedo scusa in questo momento lo accantono. Sull'ordine del giorno n. 9/1952/3 Cattoi il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a dare seguito agli indirizzi del Parlamento richiamati in premessa, valutando la possibilità di stabilire l'ammontare dei contributi in favore delle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'Interno nell'importo di 1.956.197 euro”.
L'ordine del giorno n. 9/1952/4 Pisano è accolto come raccomandazione, con la riformulazione dell'impegno nei seguenti termini: “a valutare l'opportunità di autorizzare il comune di Agrigento, previa comunicazione all'amministrazione statale o regionale che ha erogato le somme, allo svincolo delle quote di avanzo vincolato di amministrazione, per un totale di 3 milioni di euro, riferite ad interventi non avviati o conclusi o già finanziati negli anni precedenti con risorse proprie, per destinarle a spese relative ad interventi ordinari e straordinari di miglioramento del decoro urbano e dei servizi pubblici locali, finalizzati alla promozione del comune di Agrigento”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1952/5 Morfino, n. 9/1952/6 Barzotti e n. 9/1952/7 Carotenuto il parere del Governo è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1952/8 Quartini il parere è contrario, in quanto è in via di approvazione definitiva la PDL A.C. 433-A. Sulla base del monitoraggio che sarà effettuato all'esito dell'entrata in vigore del detto provvedimento, si potranno definire le risorse necessarie ad assicurare il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria per i senza fissa dimora.
PRESIDENTE. Sottosegretaria, chiedo scusa. Il parere sull'ordine del giorno n. n. 9/1952/8 Quartini è contrario?
LUCIA ALBANO,. Sì, è contrario e ho spiegato le motivazioni.
Sull'ordine del giorno n. 9/1952/9 Marianna Ricciardi il parere è contrario: la tematica sarà affrontata in modo opportuno in un altro iter parlamentare. Sugli ordini del giorno n. 9/1952/10 Carmina, n. 9/1952/11 Bonafe', n. 9/1952/12 Braga, n. 9/1952/13 Grimaldi e n. 9/1952/14 Zanella il parere del Governo è contrario.
PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario.
Ordine del giorno n. 9/1952/1 Latini: accetta il parere favorevole previa riformulazione? Sì, accetta, perfetto. L'ordine del giorno n. 9/1952/2 Comaroli è accantonato. Sull'ordine del giorno n. 9/1952/3 Cattoi vi è un parere favorevole previa riformulazione. Deputata Cattoi? Accetta, perfetto, andiamo avanti. L'ordine del giorno n. 9/1952/4 Pisano è accolto come raccomandazione. L'accetta?
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). L'accetto e chiedo che l'ordine del giorno sia messo ai voti.
PRESIDENTE. Non si può, una volta che l'accetta.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). Va bene.
PRESIDENTE. Dunque l'accetta, perfetto, grazie.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1952/5 Morfino, con il parere contrario del Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/5 Morfino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/6 Barzotti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1952/7 Carotenuto, con parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Presidente, colleghi, nelle ultime settimane i centri per l'impiego e le sedi dei servizi sociali delle municipalità di Napoli e dei comuni della regione Campania sono assediati, letteralmente, da decine di migliaia di persone, che vi si rivolgono per il disbrigo delle pratiche per l'ottenimento dell'assegno di inclusione. Questa è l'ennesima prova del disastro sociale che ha generato la cancellazione del reddito di cittadinanza.
Allora - lo diceva una collega ieri - queste Aule del Parlamento alle persone in difficoltà non dovrebbero offrire solo cordoglio quando ci sono delle tragedie, ma delle soluzioni. Invece, purtroppo, stiamo vedendo che quelle soluzioni - per carità non perfette magari - e quel denaro, che lo Stato aveva deciso nella passata legislatura di investire per la lotta alla povertà, in questa legislatura invece vengono tagliati e questo genera una serie di problemi a catena, ossia quello che stavo raccontando, appunto, ad esempio queste file e questi problemi che stiamo avendo nei nostri comuni, ma anche problemi sociali, evidentemente enormi. Intanto il mondo va avanti.
È stato pubblicato lo studio di Sam Altman, il CEO di OpenAI, di ChatGPT, che dimostra che il reddito universale non genera effetti negativi sul mondo del lavoro; anzi, la gente investe questi soldi nelle spese correnti e continua a cercare un lavoro per migliorare le proprie condizioni di salute.
Allora, quest'ordine del giorno è forse un po' provocatorio: vi chiediamo di ripristinare il reddito di cittadinanza e sappiamo benissimo che non lo farete; non lo farete mai, perché vi siete riempiti la bocca di questa promessa assurda, cioè quella di prendervela con i poveri magari e avete addirittura deciso di tagliare un mese dal reddito di cittadinanza per destinarlo alle società calcistiche; questa è una cosa che vi ricorderemo sempre, è di una gravità allucinante.
Ma vi chiediamo veramente, con il cuore in mano, di cambiare atteggiamento nei confronti della povertà, di considerarla non una colpa, ma una condizione; una condizione che è generata dalle politiche che qui realizziamo, dai voti che qui stiamo facendo, anche oggi, come questo che adesso segue.
Noi adesso, ancora una volta, vi stiamo chiedendo di ritornare a destinare alle persone in difficoltà dei quattrini, perché è finanziando il che si esce anche dalle crisi economiche e non, invece, con delle politiche ultraliberiste come quelle che state facendo in questa legislatura.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/7 Carotenuto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1952/8 Quartini.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Comprendo, in qualche modo, la giustificazione che è stata data per il respingimento di quest'ordine del giorno. Effettivamente, è passata una proposta di legge che identifica un periodo di sperimentazione per garantire l'assistenza sanitaria alle persone senza dimora e, quindi, è vero che alla fine della sperimentazione probabilmente si potrà essere in grado di perimetrare e centrare meglio le necessità, anche economiche, per l'attuazione di questa legge. Tuttavia, pur votando convintamente a favore di questa proposta di legge, noi abbiamo rilevato a suo tempo come questa legge, in realtà, abbia inserito degli aspetti di equivocità, anche in termini di costituzionalità, abbastanza significativi. Infatti, questa legge, alla fine, si inserisce in un contesto probabilistico per cui la maggior parte delle persone senza dimora vive nelle aree metropolitane.
Quindi, questa proposta di legge interviene soltanto per i senza dimora delle aree metropolitane, come se un senza dimora di un'area interna avesse meno diritto ad avere l'assistenza sanitaria, in un Paese dove esiste l'articolo 32 della Costituzione che garantisce e tutela la salute per tutti gli individui, e quindi non per tutti i residenti. Chi è in un'area interna, lontano da un'area metropolitana, non ha questo diritto.
Allo stesso tempo, si dà per scontato che le persone senza dimora lo abbiano fatto per scelta. In realtà, la maggior parte di queste persone sono senza dimora perché non hanno i soldi per pagarsi un affitto, dormono nei dormitori, dormono da amici, dormono in condizioni tali da non poter consentire loro di assumere una residenza. Allora, proprio su questa base, con quest'ordine del giorno, proviamo a impegnare il Governo a trovare le risorse per non fare queste diseguaglianze. Nella proposta di legge è stata messa una miseria (un milione di euro).
Noi avevamo presentato un ordine del giorno per proporre 10 milioni di euro, come idea, su tutto il territorio nazionale, per poter intervenire in questo ambito. Oggi non proponiamo un quantitativo, ma proponiamo di risolvere il problema che riguarda molte persone, le quali, per svariati motivi (separazioni, divorzi, problemi economici di varia natura, disoccupazione, eccetera), purtroppo, non potendo godere di una residenza, si trovano a non avere l'assistenza sanitaria del medico di famiglia.
Guardate, in questo Paese, anche gli stranieri temporaneamente presenti hanno il medico di famiglia. Noi abbiamo, invece, cittadini e individui che hanno la cittadinanza italiana e che, però, non avendo la residenza, non hanno il medico di famiglia. È una cosa che non sta né in cielo né in terra ed è assolutamente una violazione dei diritti di cittadinanza. Quindi, in questo senso, l'ordine del giorno cercava di rimediare e di impegnare il Governo a mettere più risorse per garantire a tutti un po' più di equità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/8 Quartini, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/9 Marianna Ricciardi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/10 Carmina, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1952/11 Bonafe', con il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Intervengo per sottoscriverlo e per fare una breve dichiarazione di voto, anche a seguito del parere contrario espresso dal Governo. Di nuovo un emendamento sui comuni, a fronte del taglio che avete fatto, di 250 milioni annui, a comuni, province e città metropolitane, anche perché abbiamo visto tutti - ciascuno nel proprio territorio - come i nostri comuni, le province e le città metropolitane abbiano fatto di tutto, pur con un organico sottodimensionato (come abbiamo tentato di dire in ogni provvedimento utile) per poter cogliere questa grandissima opportunità, che è l'opportunità del PNRR, una grande opportunità per cambiare il volto dei territori.
Lo hanno fatto, appunto, con un organico sottodimensionato, lo hanno fatto risultando tra i migliori attuatori dei progetti del PNRR (molto meglio di quanto abbiano fatto, ad esempio, i Ministeri), lo hanno fatto anticipando delle risorse, nonostante ci fosse stato l'impegno del Governo, anche in uno degli ultimi provvedimenti, di restituirle, impegno che purtroppo non abbiamo visto onorare. Lo hanno fatto; eppure si sono trovati con risorse in meno. Che cosa vuol dire?
Vuol dire che i nostri comuni, i nostri enti locali si sono impegnati in questi anni a garantire, attraverso i progetti del PNRR, più servizi. Lo hanno fatto sapendo bene che dal 2026 avrebbero avuto a disposizione le stesse cifre per la spesa corrente, per poter garantire, però, servizi in più. Quei servizi che, grazie agli investimenti del PNRR, finalmente potevano dare ai propri cittadini. Lo hanno fatto, tra l'altro, in un momento in cui l'inflazione è galoppante e quindi gli stessi soldi che avevano prima ovviamente non bastavano. Scusi, Presidente, però se riesce a garantire un minimo di silenzio, altrimenti mi riesce un po' difficile.
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Colleghi, per favore.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Capisco che qui quello che fanno i comuni interessi a pochi, però … Dicevo che i comuni hanno deciso di fare gli investimenti garantiti dal PNRR, sapendo benissimo che, dal 2026, si sarebbero trovati a dover garantire il funzionamento di quei servizi e di quegli investimenti con la stessa spesa che avevano fino ad oggi, tra l'altro, con una grande inflazione galoppante e col fatto che i comuni si trovano, senza alcun aiuto del Governo, a dover coprire, ad esempio, gli aumenti contrattuali giusti e sacrosanti come quelli delle cooperative sociali che oggi garantiscono un pezzo importantissimo del nei nostri comuni.
Oggi, invece, anzi, oggi a partire da questa legge di bilancio, i nostri comuni, le province, le città metropolitane si trovano non solo a dover garantire più servizi, ma a dover garantire quei servizi con meno soldi. Avete adottato un approccio assolutamente punitivo in un momento in cui i nostri comuni, i nostri enti territoriali si trovano a dover far fronte, dal COVID in avanti, a una spesa sociale che è purtroppo esplosa. Faccio alcuni esempi, so che tanti di voi hanno fatto gli amministratori locali o altri lo fanno ancora; penso all'educativa scolastica, ai minori non accompagnati su cui non mettete un euro, penso ai minori in comuni.
Ecco, i nostri comuni garantiscono aiuto e sostegno a chi fa più fatica, quell'aiuto e quel sostegno che dovreste dare voi. Invece, avete adottato un approccio assolutamente punitivo.
Allora, Presidente, per suo tramite mi rivolgo all'onorevole Pella, che adesso ha assunto un nuovo ruolo e tra l'altro gli faccio anche le congratulazioni e i complimenti qui in quest'Aula, poiché non abbiamo ancora avuto occasione, l'onorevole Pella è diventato presidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani. Io mi sarei aspettata dall'onorevole Pella e da tutta la maggioranza di Governo un aiuto e un sostegno ai comuni perché non si può andare a colpire i nostri comuni, chi è sul territorio ogni giorno a rispondere alle esigenze dei cittadini.
Avete trovato i soldi per gli evasori, avete trovato i soldi per le squadre di calcio, avete abbonato la tassa per gli extraprofitti delle aziende energetiche: 350 milioni, avreste coperto un anno È questa la vostra idea di autonomia? Fate solo per un'autonomia che, tra l'altro, accentra sulle regioni, senza mettere neanche un euro e dimenticate chi ogni giorno mette la faccia sul territorio. Guardate, questa cosa non è accettabile ma, fuori da qui, i nostri comuni, le cittadine e i cittadini se ne renderanno conto: li state abbandonando e state abbandonando chi si mette in prima linea per poter rispondere, grazie anche al PNRR, alle nuove sfide che l'Italia ha davanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, intervengo per sottoscrivere e per aggiungere anche un altro aspetto. Recentemente abbiamo approvato il DL Salva casa; il DL Salva casa che farà ancora di più, darà ancora di più il lavoro ai comuni senza però dargli le risorse. Quindi, continuiamo a dire, dai banchi dalle opposizioni, come MoVimento 5 Stelle, che voi state lavorando per distruggere il lavoro dei comuni e fate tutta una serie di provvedimenti che sembrano semplificare il loro lavoro ma che lo complicano loro. Non dando risorse, anzi, togliendo risorse che già avevano, create una situazione ancora più preoccupante.
Quindi non dite che siete il Governo del popolo, perché il popolo è fatto dai comuni, è fatto dai sindaci, da quelle persone che lavorano tutto il giorno vicino ai cittadini e che si vedono mancare le risorse per fare bene il proprio lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Ammetto di essere basita rispetto a quanto può o potrà succedere, non ci voglio credere. Io penso che ai comuni debba essere dato un incentivo, in particolare ai comuni che sono riusciti ad ottenere risorse, finanziamenti, da qualsiasi linea essi provengano, perché nel tempo abbiamo sempre chiesto questo ai nostri sindaci e ai nostri amministratori: di essere bravi, di progettare e di portare a casa risorse, di avere nuove strutture, di creare nuovi servizi e nuove opportunità per la popolazione.
Ora noi non possiamo, non può il Governo, non può quest'Aula penalizzare quei sindaci e, in particolare, penso a quelli dei piccoli comuni che hanno fatto uno sforzo enorme. I sindaci stessi hanno progettato, cercando di andare davvero nella direzione di aumentare la qualità della vita per le proprie popolazioni. Ecco, noi, intanto, come gruppo, chiediamo di poter sottoscrivere quest'ordine del giorno e chiediamo sicuramente una revisione del parere. I nostri amministratori già hanno bilanci risicati, hanno combattuto contro gli aumenti dell'energia elettrica e del riscaldamento per continuare a garantire e offrire servizi, e oggi una penalizzazione del genere non ha alcun senso .
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/11 Bonafe', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno 9/1952/12 Braga.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Vede, quelli che stiamo esaminando oggi sono documenti che ai più possono sembrare come strettamente tecnici, ma ciò non significa che, tra le righe e i numeri di queste tabelle, non si possano trarre alcune importanti conclusioni sulle politiche che, nello scorso anno, avete portato avanti. Una di queste è il gravissimo passo indietro che si è deciso di fare sulle misure per il contrasto alle povertà. Non c'era evidentemente bisogno del rendiconto e di questo assestamento per capire che con voi l'Italia ha smesso di lottare contro la povertà e ha iniziato un'altra battaglia, quella contro i poveri. Infatti, se uno dei primissimi provvedimenti presi da un Governo appena insediato è consistito nello smantellamento di quasi tutte le misure di sostegno agli indigenti, non si può certo pensare che chi ci governi abbia a cuore il destino di chi sta peggio. Guardate, i risultati, gli effetti di questa guerra ai poveri li ha fotografati, qualche settimana, fa l'Istat, che vi ha consegnato i risultati di questa azione pervicace. Avete cancellato il reddito di cittadinanza e, guardate, noi siamo tra quelli che, pur non avendolo votato, abbiamo sempre compreso l'importanza, l'utilità di quel provvedimento e, soprattutto, agognavamo una modifica che potesse renderlo anche più utile al fine che era stato creato.
Avete fatto in modo che gli indicatori degli ultimi dieci anni portassero, nel 2023, al livello più alto della povertà diffusa. Oggi un italiano su dieci - quasi 6 milioni di persone - si trova in condizioni di povertà assoluta. In queste condizioni sono 2.200.000 famiglie, quelle che a voce provate a dire essere il cuore pulsante della vostra azione di Governo, e ben 1.300.000 minori.
Se, grazie al reddito di cittadinanza e all'assegno unico - che avevamo fortemente voluto e che è stato un grande risultato della scorsa legislatura - eravamo riusciti non a far sparire la povertà, cosa di qualcuno si è reso conto, perché la povertà non sparisce attraverso un decreto, ma a far uscire dalla soglia di povertà circa mezzo milione di famiglie, in appena due anni, ora le persone a rischio povertà ed esclusione sociale ricominciano a crescere. Sono più di 13 milioni, ossia un italiano su cinque. Cosa ancora più grave, il rischio povertà colpisce più violentemente i minori. Pensate che nel 2023 - sono dati dell'Istat, non del centro studi del Partito Democratico - più di un minore su quattro, il 27 per cento circa del totale, si è trovato in una condizione di disagio. Dietro questi numeri si nascondono le vite di milioni e milioni di persone, di milioni di bambine e bambini che non hanno possibilità di avere un pasto adeguato a tavola, che, per mancanza di denaro, vengono esclusi dall'attività sportiva, dalle occasioni di socialità e che devono tenere i sogni dentro ai cassetti. Altro che liberarli, come diceva la Presidente del Consiglio in sede di presentazione delle linee programmatiche. Perché qui non si parla solo di deprivazione materiale, ma di occasioni di formazione, di studio, di crescita. Voi avete fatto in modo che chi nasce povero non trovi, attraverso lo Stato, una strada per potercela fare ugualmente ed è condannato a una vita spezzata, misera, priva di qualsiasi opportunità.
Con quest'ordine del giorno, nella sua totale perfettibilità, noi non volevamo semplicemente fare in modo che l'agenda della vostra azione di Governo si modificasse, ma volevamo provare a scardinare quell'idea elitaria per cui una società si divide per classi e quelle classi vanno lisciate se sono potenti e hanno denaro e vanno dimenticate se creano fastidio. Guardate, buttare la polvere sotto il tappeto non fa sparire il problema e voi state facendo semplicemente questo, ma, prima o poi, quel tappeto mostrerà tutti i segni della vostra inadeguatezza .
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Dell'Olio intende sottoscrivere l'ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Soltanto qualche numero, perché è opportuno forse riflettere su questi temi. Ad esempio, l'ammontare di una pensione per ciechi è di 333 euro per i ciechi parziali, mentre per i ciechi assoluti siamo a 360 euro. La scorsa settimana abbiamo parlato in quest'Aula, nel momento si discuteva il Salva casa, della necessità di ripristinare il buono per l'affitto oppure i fondi per la morosità incolpevole. Ora bisogna decidere cosa fare, perché la povertà la si crea togliendo tutti questi sostegni e questi aiuti. La povertà è quando un componente del nucleo familiare perde l'occupazione, non può pagare l'affitto e non c'è più il sostegno per la morosità incolpevole oppure il buono per l'affitto. Possiamo pensare che, in questo momento, sta mancando molto agli italiani che sono in difficoltà e possiamo pensare che non ci siano? No, ci sono e, poiché hanno dei bisogni, a questi bisogni chi risponde? A questi bisogni rispondono le associazioni di volontariato, che si sostituiscono, in questo momento, allo Stato.
Allora, vogliamo provare a pensare cosa significa, per un padre o per una madre di famiglia, avere figli e non riuscire a dare loro il minimo indispensabile per andare a scuola e per fare una vita minimamente normale, oppure ritrovarsi in casa un soggetto disabile che ha bisogno - e penso all'autismo - di cure alle quali non può accedere attraverso il Servizio sanitario nazionale? Perché, purtroppo, succede anche questo.
Allora, sul finire del mese di luglio vi invito a pensare a tutto questo e sono certa che ognuno dei parlamentari seduti in questo Parlamento abbia ben chiara questa emergenza e, comunque, anche forse un senso di desolazione nel non riuscire a dare delle risposte .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/12 Braga, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/13 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Prendo atto che l'onorevole Dell'Olio vuole sottoscrivere l'ordine del giorno.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1952/14 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
È rimasto l'ordine del giorno n. 9/1952/2 Comaroli, che è stato accantonato. Qual è il parere del Governo?
LUCIA ALBANO,. Presidente, grazie. Chiedo una sospensione di 10 minuti .
PRESIDENTE. Alla luce della richiesta del Governo, sospendiamo la seduta…
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Presidente…
PRESIDENTE. Onorevole Braga, il Governo non è pronto e sono costretto a sospendere la seduta. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 18,50.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Invito la Sottosegretaria Lucia Albano ad esprimere il parere sull'ordine del giorno n. 9/1952/2 Comaroli, accantonato.
LUCIA ALBANO,. Grazie, Presidente. Dunque, l'ordine del giorno n. 9/1952/2 Comaroli è accolto con la seguente riformulazione. Nella prima osservazione aggiungere, dopo la parola: “province”, le seguenti: “assieme alla riforma del TUEL”. Per cui la prima osservazione…
PRESIDENTE. Capoverso, il 1° capoverso…
LUCIA ALBANO,. Il 1° capoverso delle osservazioni verrebbe ad essere: “il tema della riforma delle province, assieme alla riforma del TUEL, è tornato centrale (…)” e poi prosegue.
Vengono espunti il 2° e il 5° capoverso delle osservazioni…
PRESIDENTE. Parliamo delle premesse?
LUCIA ALBANO,. Il testo dice: “osservato che”, sono comunque premesse. A seguito delle parole: “osservato che:”, il 1° capoverso è riformulato come innanzi indicato, mentre il 2° e il 5° capoverso vengono espunti.
L'impegno viene riformulato come segue: “ad adottare ogni utile iniziativa per attribuire alle province risorse adeguate rispetto alle funzioni svolte e alle eventuali riforme, in ragione delle proposte parlamentari presentate”.
PRESIDENTE. Onorevole Comaroli, accetta? Sì, bene.
Prendo atto che l'ordine del giorno viene sottoscritto anche dall'onorevole Lucaselli e dall'onorevole Romano.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Se un alieno, un marziano scendesse sulla terra e gli spiegassimo che abbiamo avuto il COVID nel 2020 con pesanti conseguenze anche sul 2021 e in parte anche sul 2022, lui si aspetterebbe di vedere una dinamica della spesa pubblica che in quegli anni va su e, poi, ritorna al di prima, perché ovviamente in quegli anni abbiamo dovuto spendere un sacco di soldi per l'emergenza COVID. L'analisi di questo rendiconto, cioè il consuntivo, quello che nei comuni si chiama il consuntivo, del 2023, quando ormai il COVID è già alle spalle, ci fa vedere invece un fenomeno strano, cioè, che la spesa pubblica, anche dopo il picco del COVID, continua a salire.
Non abbiamo assistito a un picco in su e, poi, a un ritorno al di prima, ma stiamo assistendo a un incremento della spesa pubblica anche oltre i livelli massimi che erano stati raggiunti col COVID.
Che cosa significa questo? Che non siamo mai stati così lontani in questo Paese dall'avere il controllo delle dinamiche della spesa pubblica, in particolare, di quella corrente. La spesa pubblica è diventata un treno impazzito che, anche dopo il picco del COVID, non siete riusciti a tenere sotto controllo.
Non so se un'altra maggioranza ci sarebbe riuscita, ad occhio, no, perché la spesa pubblica in questo Paese piace veramente a tutti, ma sicuramente sotto i vostri Governi stiamo osservando una spesa pubblica tale anche rispetto ai massimi eccezionali di quegli anni. Quelle erano spese ; come fa la spesa pubblica a non scendere dopo che ci sono stati miliardi di spese in quegli anni? E, soprattutto, se qualcuno non se n'è ancora accorto, il nuovo Patto di stabilità e crescita non sarà incentrato tanto sul , ma sarà incentrato proprio sulla traiettoria della spesa, cioè, voi a settembre, dopo le vacanze, tornerete in queste Aule a indicare una traiettoria di sette anni della spesa pubblica, depurata da alcune componenti, che deve stare entro determinati tetti e quella traiettoria non potrà cambiare a meno di un cambio di Governo.
Allora, la domanda che noi vi facciamo è: come pensate anche solo di presentare un piano del genere se della spesa pubblica avete perso completamente ogni tipo di controllo?
Seconda considerazione: l'assestamento di bilancio che voi ci presentate e che stiamo commentando ha 16.430.000.000 di entrate tributarie in più rispetto alle previsioni. Ora, se fossimo un'opposizione populista, come è accaduto in passato, vi diremmo che avete incrementato le tasse di 16.430.000.000 di euro, perché ci sono quasi 16,5 miliardi di euro in più di entrate tributarie rispetto a quelle che avevate previsto. In passato, quando successe una cosa del genere, le si sprecavano.
Noi non vi diciamo questo, anche se un po' la tentazione ogni tanto c'è, però, poi, restituendo pan per focaccia, alla fine, il Paese non guarisce mai. Il punto è: da dove arrivano questi 16,5 miliardi di euro di tasse in più? La prima idea è che provengano da una maggiore crescita, ma, in realtà, la crescita che si sta realizzando nel 2024 fa fatica ad essere in linea con le previsioni del DEF e della legge di bilancio. Quindi, non sono entrate tributarie che derivano dal fatto che l'economia stia andando meglio del previsto, perché l'andamento dell'economia è, nella migliore delle ipotesi, in linea con le vostre previsioni. E, allora, da dove saltano fuori 16 miliardi di euro di entrate in più? Un sospetto ci viene: ma non è che voi, quando fate le leggi di bilancio, sottostimate le entrate, perché avete paura che altrimenti quei soldi, in quest'Aula, vi li spendiate tutti quanti?
Ecco perché, poi, durante l'anno saltano fuori 10, 15 o 16 miliardi di tasse in più, di entrate tributarie in più, che sono, nei fatti, tasse in più. Quello che voi fate - e, attenzione, perché la legge di bilancio dopo le vacanze vi arriverà sul collo - è che avete perso talmente tanto il controllo della spesa e avete talmente tanta paura che la vostra maggioranza quei soldi se li spenda, che ogni anno sottostimate le entrate, perché avete paura, appunto, di non riuscire a governare la spesa pubblica.
Infine, un'ultima considerazione. Noi voteremo contro, ovviamente, questi documenti di finanza pubblica, anche perché, dopo le ferie estive, oltre al Piano strutturale di bilancio, cioè il nuovo adempimento a seguito della riforma del Patto di stabilità e crescita, voi dovrete affrontare una legge di bilancio dove vi scadono 18 miliardi di tagli di tasse, che avete voluto far durare solo un anno. Avete detto agli italiani che gli tagliavate le tasse per circa 18 miliardi, l'Irpef, più la decontribuzione, più alcune altre cose, fra cui il canone Rai, ma siccome non avevate i soldi per farlo veramente l'avete fatto solo per un anno.
Quindi, a settembre sarete nella bruttissima condizione di dover cercare 18 miliardi, non per abbassare le tasse, ma per impedire che aumentino e, quindi, dovrete trovare dei soldi senza neanche il gusto di poter spendere il risultato politicamente. E la sensazione largamente condivisa è che a quei 18 miliardi comunque non ci arriverete e se non ci doveste arrivare, voi realizzereste per la prima volta un incremento di pressione fiscale l'anno prossimo. Da quando siete al Governo la pressione fiscale è rimasta stabile al 42,5 per cento, quindi, le tasse non le avete diminuite o, meglio, lo avete fatto sui , ma non in .
Quest'anno, se non trovate i 18 miliardi di euro che vi consentiranno di rimanere almeno a quel livello, sarete responsabili di un incremento di pressione fiscale e questo sarà unicamente colpa del tentativo che avete fatto l'anno scorso di vendervi una riduzione fiscale temporanea, soltanto per scavallare le elezioni europee.
Siete andati bene alle elezioni europee, ma come vi accorgerete al rientro dalle ferie estive, quel conto si paga tutto, perché la legge di bilancio che affronterete a settembre o a ottobre sarà una legge di bilancio complicata. Noi vi aspetteremo qui, non a rispondere a populismo su populismo, perlomeno alcuni di noi, ma a ricordarvi che il governo della cosa pubblica, il governo dei soldi dei contribuenti è una cosa seria, da affrontare con competenza, con serietà e con visione di futuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, prima di depositare il mio intervento, alcune brevissime riflessioni sui numeri del rendiconto e dell'assestamento di bilancio.
Sono numeri che descrivono una gestione del bilancio che segue la linea tracciata dalla programmazione economico-finanziaria, già registrati nel DEF 2024 rispetto agli orientamenti di fondo della politica economica del Governo. Inoltre, signor Presidente, giova ricordare il contesto normativo e regolamentare europeo, in termini di politiche di bilancio, in cui siamo chiamati a operare, in quanto Paese membro dell'Unione europea: un contesto che potremmo definire in transizione. E se a tale contesto vogliamo anche aggiungere le criticità macroeconomiche e finanziarie dovute proprio allo scenario internazionale in continua evoluzione, si può apprezzare, nel complesso, una sostanziale continuità sia d'intenti che di gestione.
Quindi, abbiamo considerato tutte queste ragioni e, dopo aver analizzato nel dettaglio i vari elementi contenuti nella documentazione in oggetto, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati. Chiedo di essere autorizzato a depositare l'intervento nel suo complesso .
PRESIDENTE. È, ovviamente, autorizzato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Si chiude l'anno lavorativo e scolastico per molti ed è tempo di bilanci e programmi per le famiglie e, ovviamente, per tutti gli italiani. Già, perché solo un dato dovrebbe rendere un po' più chiara questa discussione: il 70 per cento degli italiani non andrà in vacanza. Nel 2023, tra luglio e settembre, lo ha fatto solo il 31 per cento dei residenti. Difficile davanti a questo dato non pensare, ovviamente, al lavoro povero: quello che non consente di risparmiare denaro per partire o quello dei tanti che in estate continuano, appunto, a lavorare.
Ma si chiude anche l'anno finanziario e tocca render conto a questo Parlamento. Beh, colpi di scena, come avrete capito, non ce ne sono: d'altra parte, nel DEF non si vedeva l'ombra di una programmazione economica e finanziaria. Ci sono solo conferme e un generale peggioramento delle previsioni definite rispetto a quelle iniziali. C'è una certa linea politica: sempre la stessa. Si vede nelle spese finali per le Missioni: crescono le risorse destinate alle imprese, si riducono quelle per il lavoro. Pensate che la Missione Competitività e sviluppo delle imprese passa dal 3,9 al 6,6 per cento della spesa primaria: oltre 22 miliardi. La Missione Politiche per il lavoro, invece, scende dal 2,6 all'1,7 per cento.
E parliamo di transizione ecologica, per esempio: la Missione Energia e diversificazione delle fonti energetiche cala dal 4,4 al 2,2 per cento. Ma c'è altro: poste di bilancio le cui risorse non sono state impegnate nella loro interezza. Circa 5.300 milioni di residui pregressi eliminati per perenzione amministrativa: vuol dire che la pubblica amministrazione non è in grado di spendere le somme iscritte a bilancio. Un totale di residui di 251 milioni di euro: c'è l'accertamento ma non c'è la riscossione.
Peggiora anche la situazione patrimoniale e non rallenta la dinamica di crescita del debito pubblico. E dunque? L'assestamento? Ecco, il saldo netto da finanziare peggiora rispetto alle previsioni e, di fronte a tutto ciò, la domanda è ovvia: che ne sarà del bilancio del prossimo anno? Ancora, si rinvia al prossimo settembre l'adozione della scelta di fondo di politica economica, con l'alibi della nuova europea. Ma noi sappiamo già immaginare cosa sta per arrivare, perché sappiamo che questo Governo non ha fatto nulla per arginare l'emergenza salariale, il lavoro povero, lo sfruttamento e anche il caporalato. In un Paese in cui l'inflazione ha ridotto del 17 per cento il potere di acquisto dei salari è ancora più chiara tutta questa vicenda. Nemmeno le risorse per rinnovare i contratti nazionali di 10 milioni di lavoratori e lavoratrici pubblici e privati sono in campo, mentre si peggiora, sì, la legge Fornero: altro che cancellarla. Aumenta la deregolamentazione degli appalti, si reintroducono i , si liberalizzano i contratti a termine e, addirittura, si cerca di riproporre le dimissioni in bianco.
Sappiamo che il Governo non ha una politica industriale e ogni aspetto è, appunto, delegato al mercato, con incentivi a pioggia alle imprese; perfino sulle politiche abitative, facendo speculare i soliti noti anche sulla pelle degli universitari, alla faccia del diritto allo studio. Spendere così i soldi del PNRR è davvero una grande frode di Stato ai danni dell'Europa e di ogni capace e meritevole privo di mezzi.
Sappiamo che questo Governo, che doveva realizzare la ripresa e la resilienza dopo la crisi pandemica, ha tagliato e taglierà ancora su sanità, scuola, politiche sociali e, soprattutto, enti locali: l'avete appena dimostrato, anche con il voto di pochi minuti fa, che ha drenato risorse ai pensionati, ma mai un euro alle rendite finanziarie, ai grandi patrimoni, a chi delocalizza e sposta le sedi fiscali all'estero, a chi dalla crisi ha incamerato extraprofitti; 120.000 giovani abbandonano il Paese ogni anno, ma per voi chi se ne va non è un problema; chi arriva non è una risorsa, ma un nemico.
Ci ricordiamo che, con la legge di bilancio 2024, avete depotenziato il Fondo italiano per il clima e che non è pronto un piano di adattamento al cambiamento climatico. Siete riusciti a rendere più difficile realizzare impianti a energia pulita perché, per esempio, per un impianto di un megawatt, l'Acer potrebbe essere costretta a pagare fino a 10.000 euro di oneri. Ma voi avete in testa solo una cosa, così come il Piano Mattei e per questo esistono ancora 122 voci di sussidi alle fossili, per 94,8 miliardi di euro. Avete in testa il ponte sullo stretto di Messina: 780 milioni solo nel 2024. D'altra parte, abbiamo visto come considerate il Mezzogiorno: una cancrena di cui liberarsi. E rispondete alle guerre che infiammano il mondo alzando i muri e facendo accordi con Governi che portano i migranti nel deserto. Ma quelle guerre le alimentate pure, con la decisione folle di aumentare ancora la spesa per la difesa, già altissima: e anche lì, l'avete appena ribadito, votando contro il nostro ordine del giorno.
Una scelta che ricadrà sulle vostre stesse promesse. Già, perché come potete mantenere la riduzione del cuneo fiscale? Dieci miliardi di euro. E la rimodulazione delle aliquote dell'Irpef? Quattro miliardi di euro. Come farete a gestire il ritorno del Patto di stabilità? Significa correggere i conti pubblici per altri 10 miliardi di euro. Per fare il calcolo, sono 24 miliardi di euro che già mancano alla prossima finanziaria.
Allora, quanto ancora potrete prosciugare, affamare e vessare il nostro tessuto sociale, il nostro territorio e le risorse della collettività per rispondere all'economia di guerra e rincorrere quei privilegi? Se si potesse misurare la condotta antisociale di un Governo, voi avreste già vinto la maglia nera. Avvicinarsi al traguardo del 2 per cento per la spesa militare significa avere altri 12 miliardi di euro. Solo 9 membri dell'Unione europea soddisfano questo obiettivo. Ma al Vertice NATO di Washington la Presidente Meloni ha messo in imbarazzo tutti, compreso Giorgetti, che, oggettivamente, anche a fronte della sua scena muta dell'ultimo , per trovare altri 36 miliardi di euro, non sa nemmeno da dove iniziare. A qualsiasi costo, però, ho voluto aggiungere Crosetto, anche per farla apparire credibile agli altri dell'Alleanza atlantica. Noi ve lo diciamo così, con ulteriori 12 miliardi di euro si potrebbero fare tantissime cose: per esempio, garantire l'istruzione universitaria gratuita a tutti i giovani del nostro Paese; si potrebbe fare un corposo rinnovo dei contratti per il pubblico impiego; si potrebbe ripristinare il reddito di cittadinanza, insieme al Fondo affitti e al Fondo per le famiglie in difficoltà.
L'ultimo decreto che avete approvato proprio oggi, in pompa magna, sulla riduzione delle liste d'attesa, metteva appena 500 milioni. Si diceva che non c'erano soldi. Secondo gli osservatori internazionali, l'Italia è fra i Paesi più in difficoltà, appunto, per gli stipendi. È il momento di spendere i soldi per le cose che servono davvero: la sanità, i salari, la scuola e il Mezzogiorno. Questo rendiconto è, appunto, il ritratto, lo specchietto retrovisore che ci dice che alle spalle ci sono troppe macerie e troppa ricchezza.
Noi lo diremo finché ne avremo forza: basta lavoro povero, in un Paese ricco .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Siamo qui ad approvare il rendiconto. Il rendiconto è un provvedimento molto importante, ma purtroppo viene sempre sottovalutato: nessun oggi ha fatto riferimento a questo appuntamento importante; cosa, invece, differente nel momento in cui si fanno le manovre di bilancio di fine anno, dove c'è il faro acceso.
Ma è importante perché il Rendiconto rendiconta realmente ai cittadini circa l'attività del Governo. E allora, dopo la legge di bilancio del 2022, approvata nel 2023, dopo un anno di Governo e ulteriori sette mesi, oggi approviamo anche il Rendiconto e possiamo dare un giudizio sugli obiettivi che sono stati raggiunti. Che cosa aveva promesso il Governo due anni fa ai cittadini italiani? Avevano promesso, innanzitutto, il blocco navale, che non c'è stato.
Conosciamo Salvini, che ogni giorno ne inventa una, in particolar modo sotto campagna elettorale. Invece, stiamo regalando diverse centinaia di milioni di euro all'Albania e sfonderemo certamente il miliardo per 1.000 immigrati. Ma cosa è successo in questo lasso di tempo? Nel 2023 abbiamo avuto 85.000 sbarchi, contro i 35.000 del 2022: ovviamente, questo in TV non è più oggetto di attenzione.
Altra promessa fatta: ci ricordavamo, in campagna elettorale, vicino alle pompe, che bisognava abbassare le accise. Che cosa è successo invece? Che le accise sono rimaste le stesse e abbiamo aumentato, invece, le accise sui tabacchi.
Vogliamo parlare della legge Fornero? Campagna elettorale, Quota 100, bisogna riformare la legge Fornero: siamo arrivati al punto che lo stesso Giorgetti - quindi non un partito all'opposizione, ma il collega di partito del Salvini della Lega - dice che le pensioni vanno riviste. Già è stata leggermente peggiorata la Fornero e, quindi, si va sempre avanti in questo modo.
Ma il dramma è che non si parla dell'inverno demografico: abbiamo giovani neolaureati che si recano all'estero per poter realizzare il proprio percorso professionale e alimentare i propri sogni, abbiamo la natalità che purtroppo diminuisce di anno in anno, e che cosa fa il Governo? Aumenta l'IVA sulla prima infanzia e nessun intervento a favore delle donne per contrastare l'inverno demografico.
Poi il superbonus: il centrodestra in campagna elettorale diceva che bisognava prorogarlo per il 2025-2026. Chi l'aveva approvato - il centrosinistra - se ne vantava in campagna elettorale. Noi dicevamo che non ce lo potevamo permettere, che non era una misura corretta e giusta. E oggi il Governo taglia subito il superbonus, facendo un atterraggio pessimo sotto l'aspetto della normativa.
E poi, sulla diminuzione delle tasse: si diceva che bisognava diminuirle e, invece, abbiamo avuto nuovi aumenti di tasse, ad esempio sulla cedolare secca, che dal 21 per cento è passata al 26 per cento . Quindi, tutti che in campagna elettorale avete utilizzato per illudere gli italiani! Adesso, a 20 mesi di Governo, possiamo affermare che tutti quanti questi obiettivi non sono stati raggiunti e hanno certificato l'illusione che avete voluto dare agli elettori.
Arriviamo ai sovranisti, al nazionalismo e ai cosiddetti patrioti. Alitalia: bisognava rilanciarla, l'avete venduta. Noi, otto anni fa, avevamo detto che andava venduta e ci saremmo risparmiati i 6 miliardi che, invece, abbiamo speso.
Così come, stando al patriottismo e al nazionalismo, non bisognava privatizzare, e leggiamo che si sta ulteriormente privatizzando di un ulteriore 15 per cento Poste Italiane perché bisogna fare cassa di circa 4 miliardi.
Per non parlare della Bolkestein: la Lega ha fatto della Bolkestein un cavallo di battaglia in ogni campagna elettorale. Ci sono state sentenze della Corte di giustizia europea. È ora che il Governo prenda sul serio il provvedimento, perché non se ne può più!
Abbiamo tanti operatori turistici che hanno in gestione le concessioni balneari e hanno bisogno di certezze sugli investimenti, soprattutto per poter offrire una qualità migliore ai nostri turisti.
E ancora, il cambio della doveva migliorare il PNRR: io ho paura che il PNRR, purtroppo, non metterà a terra tutti gli investimenti e certamente si tornerà in quest'Aula per chiedere una proroga sul PNRR.
E ancora, la centralizzazione delle ZES: da un lato, abbiamo il decentramento sul territorio e, dall'altro, abbiamo nazionalizzato la ZES. È notizia di ieri quella per cui abbiamo ridotto notevolmente l'impegno che era stato offerto: quindi, un'ulteriore illusione a tutti quegli imprenditori che stavano investendo, perché di quello che loro avevano chiesto e che noi, Stato, avevamo garantito loro, arriveranno a prendere il 17,6 per cento. Quindi, ci saranno imprese in difficoltà, dal momento che avranno sottoscritto degli impegni di acquisto per macchinari che non potranno onorare, perché sul piano di investimenti calcolavano un contributo maggiore per quanto riguarda il fiscale.
I colleghi di maggioranza diranno certamente: il PIL è aumentato. Ma ci mancherebbe altro! Dopo aver speso 200 miliardi sul superbonus e ulteriori 200 miliardi del PNRR, vorrei vedere se il PIL dell'Italia non è superiore a quello della Germania e della Francia. È ovvio! Ma quanto ci è costato? Il Fondo monetario internazionale cosa dice? Dice che, senza il superbonus al 110 per cento e senza il PNRR, noi avremmo avuto una decrescita, quindi un PIL negativo in Italia.
E allora, per capire che cosa è successo, bisogna capire il rapporto tra debito e PIL: l'Italia è al 140 per cento, la Francia al 109 per cento (31 punti in meno), la Spagna al 106 per cento, la Germania al 64 per cento (fonte: Ufficio parlamentare di bilancio).
Vi è un forte indebitamento: stiamo arrivando quasi a 3.000 miliardi. In questi 20 mesi il debito pubblico è aumentato di 163 miliardi. Due anni di Governo del tirare a campare. Bisognava prendere delle decisioni importanti, ad esempio sulla sanità e sul sostegno all'economia e alle imprese, perché solo in questo modo si può arrivare ad una crescita strutturale che aiuta a mitigare il debito pubblico. Anche qui, che cosa ha detto il Fondo monetario internazionale, proprio ieri? È urgente un aggiustamento fiscale risoluto e incisivo.
Ancora, serve una rivoluzione su fisco e pensioni. Giorgetti glielo dica al suo amico Salvini! C'è bisogno di intervenire per peggiorare ulteriormente la Fornero. Basta prendere in giro i cittadini! Purtroppo, l'Europa è più instabile, anche rispetto all'ulteriore estremizzazione del bipolarismo, che ha portato a un'Europa più debole e, quindi, a un'Italia conseguentemente molto più indebolita, perché grande parte della maggioranza è all'opposizione nel Parlamento europeo. Tutto questo, ovviamente, indebolisce la nostra posizione in un momento di difficoltà in cui abbiamo forti tensioni, e l'instabilità in economia è un dato molto importante.
Generalmente sono un ottimista, però sono molto preoccupato per la stabilità dell'Italia. Rischiamo, con un'Europa debole e un Governo diviso sulla politica estera e sulla politica economica - perché magari Forza Italia è favorevole al MES, ma abbiamo Salvini contrario – e io dico che sono fortemente preoccupato.
E allora, noi diciamo che bisogna fare delle cose subito. L'adesione al MES, per proteggere il sistema produttivo, bancario e i risparmi degli italiani e i loro patrimoni.
Nei prossimi mesi sarà dura, con un'Europa così e con un'Italia con questo Governo indebolito. Occorre aiutare subito il sistema produttivo con Industria 4.0 e 5.0, la transizione ambientale e digitale, e provare in Europa a ripristinare il MES sanitario. Solo in questo modo possiamo mettere mano in maniera seria e concreta e dare delle risposte nel sistema sanitario.
Queste sono le cose che, a nostro avviso, occorre fare subito per mettere in salvo il Paese. Altrimenti, signor Presidente - e mi rivolgo a lei per parlare al Governo - nei prossimi mesi la vedo molto, molto dura; e torneremo qua, anziché con i sorrisi, che vedo, di qualcuno, a piangere e a fare provvedimenti importanti
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Presidente Costa, Sottosegretario Albano, cari colleghi, vorrei intervenire evidenziando in pochi minuti alcuni aspetti importanti ed essenziali, anche a differenza di quanto evidenziato da parte dei colleghi dell'opposizione.
Bisogna dire un primo dato e un commento generale, cioè la gestione di competenza ha fatto conseguire, nel 2023, un generale miglioramento di tutti i saldi rispetto alle previsioni sia iniziali che definitive, anche comprensive di quelli che sono gli scostamenti autorizzati dal Parlamento nel corso dell'esercizio, nonché rispetto all'esercizio 2022, con l'esecuzione di un saldo sicuramente positivo.
Altra questione, il peso della spesa complessiva in rapporto al PIL, in termini di impegni, è sceso dal 56,2 per cento del 2022 al 54,9 per cento del 2023. Cari colleghi, mi sembrano dati un po' diversi rispetto a quelli che avete indicato.
Passando poi al disegno di legge di assestamento, il provvedimento ha proprio lo scopo di aggiornare, a metà esercizio, le previsioni di bilancio formulate a legislazione vigente, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertati proprio in sede di rendiconto.
Questo aggiornamento riguarda le entrate, l'eventuale revisione, e sono tutti dati che vanno in controtendenza rispetto agli ultimi esercizi, a dimostrazione del merito di questo Governo non solo nell'attuazione del programma, ma anche nella capacità di tener fede ai conti e, soprattutto, di attrarre nuove entrate. Perché, andando a vedere anche la cassa, le variazioni proposte con questo assestamento determinano, rispetto al saldo risultante dalla legge bilancio 2024, un miglioramento di 413 milioni di euro del saldo netto da finanziare, derivante sicuramente da un aumento di 29,1 miliardi delle entrate finali e di 28,7 di quelle che sono le spese finali e, quindi, le variazioni proposte in termini di cassa determinano, altresì, un miglioramento di 20,3 miliardi del risparmio pubblico e di 13,14 rispetto al ricorso del mercato.
E anche questo provvedimento propone, rispetto alle previsioni della legge di bilancio 2024, anche un aumento delle entrate finali di 26,8 miliardi di euro, in termini di competenza, e di 29,1, in termini di cassa, determinati sicuramente dall'evoluzione positiva delle entrate tributarie, a cui si aggiungono anche gli effetti di miglioramento del gettito previsto delle entrate extratributarie. Questo cosa significa?
Significa un Paese che è ripartito, un Paese che vede un'economia positiva, un Paese che oggi è la locomotiva europea rispetto al passato, quando era un fanalino di coda, un Paese che in qualche modo evidenzia una capacità anche di porre, nei confronti dei nostri contribuenti - e questo è sempre stato un cavallo di battaglia del centrodestra, in modo particolare del mio partito di Forza Italia - un'attenzione nei confronti di un contribuente e, soprattutto, anche nel rispetto di quelle che sono le soluzioni che sicuramente deve porre un fisco amico e non un fisco oppressivo.
Il risparmio pubblico registra, in termini di cassa, un miglioramento anche di 21 miliardi rispetto alle previsioni iniziali, e anche il ricorso al mercato in termini di cassa risulta migliorato di 8 miliardi rispetto al bilancio di previsione. Cari colleghi, dico questo perché? Perché possiamo avere visioni diverse, possiamo avere un'idea di Paese completamente opposta, ma la matematica è una certezza, i numeri sono uguali per tutti.
Quindi accolgo e ascolto le critiche, però ovviamente, se analizziamo questi conti - e capisco che non è facile perché, ovviamente, ognuno vuole sempre vedere cosa gli fa più comodo - non possiamo non prendere atto che il lavoro che questo Governo sta portando non più a mezza legislatura, ma a un anno intero, qual è quello del 2023 e nella parte iniziale del 2024, è positivo. In conclusione, Presidente Costa, il gruppo di Forza Italia voterà a favore del Rendiconto dello Stato per l'anno 2023 e dell'Assestamento di bilancio per il 2024, che non rappresentano un mero passaggio burocratico, obbligatorio e formale, ma un sano ed indispensabile modo per verificare quanto è stato fatto dal Governo e per ragionare su quanto dovrà ancora essere effettuato in materia di politica economica e di gestione delle riforme dello Stato.
Su questo noi, come gruppo di Forza Italia - e ringrazio il nostro capogruppo Barelli - siamo sempre attenti, siamo sempre propositivi per tutti i disegni di legge o proposte parlamentari e con questo spirito accogliamo e votiamo a favore, con la consapevolezza di aver dato un grosso contributo a questo Paese, che non solo ci è riconosciuto con il voto politico a livello europeo, a livello territoriale, ma anche con l'indice di gradimento che vede il nostro Vice Premier Tajani tra i più alti non solo a livello italiano, ma anche a livello internazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Presidente, onorevoli colleghi, il bilancio, il rendiconto, l'assestamento sono strumenti massimi dell'espressione politica di un Governo, in quanto fotografano e rendono trasparente ai cittadini sia la direzione politica, sia l'effettivo operato, sia gli effetti delle scelte di un Governo ed i numeri sono implacabili, atteso che sono dati oggettivi e certificati e mostrano una verità a cui nessuna propaganda di regime può sfuggire. I numeri non mentono e dicono quali siano le effettive reali intenzioni di un governo al di là di ogni proclama.
Cosa ci dicono questi numeri? Anzitutto, evidenziano che il quadro generale degli andamenti dei saldi di competenza in valori assoluti mostra un generale peggioramento delle previsioni definitive rispetto alle previsioni iniziali, con dati allarmanti, legati essenzialmente ad un sostanziale aumento delle previsioni di spesa di circa 24,8 miliardi di euro, a cui fa riscontro un lieve aumento delle corrispondenti previsioni di entrata, 29,8 miliardi, ma c'è un debito pubblico aumentato di 170 miliardi di euro e via enumerando. In buona sostanza, però, il miglioramento dei saldi evidenziato nei provvedimenti in discussione è dovuto, in realtà, alle risorse afferenti al Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché alle somme giacenti sulla contabilità speciale n. 6198 del Ministero della Salute per il finanziamento degli interventi di contrasto all'emergenza COVID-19; pertanto, il suddetto miglioramento non è da ricondursi comunque all'attuazione delle politiche dell'attuale Governo, ma, con riferimento sia al rendiconto che all'assestamento, si tratta di un diretto e chiaro precipitato di scelte e valutazioni operate dall'attuale Esecutivo, che le forze politiche di opposizione hanno già contestato in varie occasioni.
Basti qualche esempio. Osservando le spese finali per missioni, si segnala un incremento delle risorse destinate alle imprese ed una contestuale riduzione degli stanziamenti finalizzati al sostegno del mondo del lavoro; così risultano in aumento gli stanziamenti della missione “competitività e sviluppo delle imprese”, che passano dal 3,9 per cento del 2022 al 6,6 per cento del 2023, con un incremento di spesa in valore assoluto di oltre 22 miliardi rispetto all'anno precedente. Invece, la Missione “politiche per il lavoro” riduce la sua incidenza percentuale dal 2,6 all'1,7 per cento nel 2023, così come la missione “energia e diversificazione delle fonti”, che passa dal 4,4 al 2,2 per cento.
Così, i dati che emergono smentiscono, quindi, quanto sostenuto dalla maggioranza e dal Governo circa il rilievo centrale attribuito al tema delle politiche attive del lavoro nell'ambito dell'azione dell'Esecutivo e, dunque, non può che essere negativo il nostro giudizio circa l'incidenza sul totale degli impegni della missione “politiche previdenziali”, così come gli stanziamenti per forme di sostegno al lavoro, soprattutto per quelle legate al perdurare di situazioni di crisi aziendale.
Ma preoccupanti sono, altresì, i dati relativi alla gestione dei residui, il livello dei quali continua ad attestarsi su valori considerevoli, sia sul lato delle entrate sia su quello delle uscite, mentre si registra una diminuzione dell'entità dei residui pregressi di circa 5.307 milioni di euro. Tutto ciò va ricondotto all'incapacità della pubblica amministrazione di spendere le somme iscritte a bilancio e al fatto che c'è una difficoltà di accertamento a cui non corrisponde un'adeguata capacità di riscossione da parte del Governo. Assolutamente, poi, preoccupanti sono i dati che riguardano la crescita.
Abbiamo una produzione industriale in calo, con dati negativi da 16 mesi consecutivi, mentre manca in assoluto una politica industriale. In sostanza, i dati concernenti la crescita evidenziano scarse prospettive per l'Italia; essa si fonda esclusivamente sul PNRR.
Di fatto, senza l'apporto delle risorse del Piano di ripresa e resilienza, le previsioni non potrebbero che registrare un andamento recessivo, anche in conseguenza di una manovra di bilancio improntata a criteri di austerità.
In buona sostanza, se oggi il Governo Meloni può parlare e sperare nella crescita italiana, lo deve al Presidente Conte e non certo alla forza maggioritaria di questo Governo che, in sede di votazione, si astenne ; il Presidente Conte che, con autorevolezza e capacità di far valere le ragioni dell'Italia, convinse tutti che fosse, a fronte del disastro della pandemia, nell'interesse dell'intera Europa una forma nuova, diversa e più solidale a sostegno dei Paesi europei, specie quelli in maggiore difficoltà, perché potessero rialzarsi dopo il COVID.
Quindi, la crescita italiana dipende essenzialmente, in questo momento, dalla capacità o meno di questo Governo di mettere a terra, di far funzionare il PNRR più velocemente possibile e, ancora una volta, contano i numeri. La spesa rimane bassa, non decolla, anzi, rallenta ancor di più, come evidenziato dallo stesso Ministro Fitto, due giorni fa, nella relazione presentata, presente la Presidente Meloni, in cui il conteggio aggiornato al 30 giugno evidenziava che, solo 9,4 miliardi sono stati spesi rispetto a quanto speso a fine 2023, cioè meno di 10 miliardi pagati nella prima metà di un anno, mentre le uscite effettive - secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio - avrebbero dovuto essere 30,27 miliardi. Questo per tenere il passo necessario e arrivare al traguardo entro il 2026. Ma, ormai, siamo quasi rassegnati al fatto che non si arriverà a traguardare questa data e, quindi, a spendere bene e in fretta i soldi, questo tesoro, questa eredità lasciata dal MoVimento 5 Stelle a questo Governo.
Quanto alle imprese, preoccupa la prospettiva economica dal loro lato, perché l'Istat, recentemente, ha pubblicato i risultati relativi agli effetti dei principali provvedimenti in materia di tassazione dei redditi delle società di capitali, in particolare, la maggiorazione del costo del lavoro in deduzione in presenza di nuove assunzioni e l'abrogazione dell'incentivo alla capitalizzazione, denominato ACE.
Gli effetti di cassa sulle imprese sono molto negativi: solo il 5,6 per cento delle imprese si avvarrà della deduzione del costo del lavoro, mentre il 25,3 per cento delle imprese risulterà svantaggiato dalla soppressione dell'ACE. Addirittura, le modifiche normative introdotte si traducono per le imprese che non potranno più beneficiare dell'ACE in un aumento dell'aliquota effettiva Ires, cioè in un aumento della pressione fiscale. Per non parlare delle ulteriori restrizioni messe in atto dal Governo sul piano fiscale per le imprese. Si pensi alla riduzione degli incentivi fiscali per l'innovazione dei processi produttivi, alle complessità del Piano Transizione 5.0 ancora non avviato, alle limitazioni relative ai crediti d'imposta, e via enumerando.
Ma un altro aspetto grave emerge da questa analisi del rendiconto: l'assoluta indifferenza, l'approccio punitivo, l'abbandono dei comuni da parte dell'Esecutivo. Viene trascurata la finanza locale, mentre il Governo ha inteso, piuttosto, concentrare la propria azione sull'approvazione di un provvedimento, quale la legge sull'autonomia differenziata, che non prevede alcuno stanziamento concreto in favore dei territori.
Per non parlare, poi, di quello che riguarda il lavoro, del problema dell'eliminazione del reddito di cittadinanza, che ha fatto crescere enormemente, come evidenzia la stessa Unione europea, i cittadini in povertà assoluta. L'Istat riporta calcoli precisi. Tutti questi elementi delineano un quadro particolarmente preoccupante in vista della predisposizione della legge di bilancio. Quanto all'assestamento, la volontà del Governo è sempre orientata nel senso di rinviare al prossimo mese di settembre l'adozione delle principali scelte di fondo di politica economica. Si aspetta il piano strutturale di bilancio di medio periodo da presentare entro il 20 settembre.
Ma il dato più sconcertante è la stima del PIL, parametro di tante grandezze macroeconomiche, del rapporto debito-PIL, in cui si passa dalle previsioni ottimistiche di Giorgetti, che asseriva che l'1 per cento è ampiamente alla nostra portata…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
IDA CARMINA(M5S). …mentre Panetta lo sconfessa e così il Fondo monetario internazionale, in modo tale che questo Governo sta regalando all'Italia un capolavoro assoluto: crescita 0 o 0 virgola per quattro anni; inflazione sotto le stime della BCE, 1,3 per cento, che significa che in giro non c'è una lira; aumento del rapporto debito-PIL, che andrà dal 137 per cento al 142 per cento e, tornerà a crescere la disoccupazione.
IDA CARMINA(M5S). Per questo e tanto altro, perché noi sogniamo un'Italia diversa, solidale, in cui nessuno debba rimanere indietro, e uno Stato che si prenda cura dei cittadini a partire dalle loro case, dando case in cui non si rischia di morire o si muoia, mentre ci sono due bambine che stanno lottando per la loro vita, noi voteremo contro il rendiconto e l'assestamento di bilancio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cattoi. Ne ha facoltà.
VANESSA CATTOI(LEGA). Governo, onorevoli colleghi, Presidente, con il suo consenso, mi lasci poi depositare la mia dichiarazione di voto, però non posso non rispondere ad alcuni concetti che sono stati espressi, che abbiamo sentito all'interno di quest'Aula. Infatti, abbiamo sentito parlare di un rendiconto che non è positivo e, invece, il rendiconto certifica che tutti i saldi hanno un valore positivo, e di una maggiore spesa, perché si è stati accusati del fatto che, purtroppo, è certificato che abbiamo speso di più. Vorrei ricordare che una maggiore spesa, se è accompagnata da maggiori entrate, come sono state certificate in fase di assestamento, non è poi così negativa, anzi.
Ma andiamo a verificare perché abbiamo avuto una maggiore spesa nel rendiconto. Vorrei ricordare a chi diceva prima che, passato il COVID, ci si aspettava che la spesa si riducesse, che abbiamo dovuto far fronte a un effetto che è stato ancora più devastante rispetto a quello della pandemia e del COVID e si chiama superbonus e, purtroppo, stiamo ancora pagando gli effetti di queste misure scellerate. E qualcuno di quella compagine politica, che oggi ci dice che dobbiamo ridurre la spesa corrente, si legga bene i numeri del rendiconto che certificano questo dato in modo chiaro e palese.
Poi, vorrei ricordare anche un altro aspetto - tre punti vorrei ricordare in seguito -, che è quello legato all'inflazione. Anche qui, siamo stati accusati che non abbiamo sostenuto i redditi. Ma come? Anche qui non hanno letto i documenti che sono stati presentati e che sono oggi all'ordine del giorno e in votazione, perché questo Governo ha cercato sempre di dare sostegno ai redditi e, soprattutto, all'imprenditoria. A qualche collega che mi ha preceduto, al collega Grimaldi, che ha detto “avete messo troppi soldi per sostenere l'impresa”, io vorrei ricordare che il rendiconto certifica oltre 50 miliardi di euro per sostenere le imprese, 30 miliardi per tagliare la pressione fiscale a carico delle imprese.
Di questo noi andiamo fieri, perché il lavoro si crea sostenendo le aziende, non con il reddito di cittadinanza . Altro punto, altra questione. Quindi, l'inflazione si combatte, cercando di sostenere i salari e su questo vorrei ricordare un'altra cosa. Questo Governo, adesso, in fase di assestamento, è certificato, sta finalmente sbloccando i rinnovi contrattuali che, per anni, sono rimasti fermi e bloccati. Abbiamo i rinnovi nella pubblica amministrazione, abbiamo concluso le trattative per i rinnovi nel comparto del turismo e stiamo procedendo proprio per cercare di dare maggiore reddito e garantire un maggior salario per far fronte all'inflazione, generata da chi? Non da noi, ma generata dalle scelte scellerate dell'Unione europea, della BCE, che ha imposto un aumento dei tassi di interesse . E, anche su questo, vorrei ricordare all'opposizione di leggere i documenti! I tassi di interesse vanno ad incidere sulla spesa corrente. Nel 2024, abbiamo oltre 95 miliardi di euro di interessi passivi, che andranno a superare i 100 miliardi di euro nei due anni successivi. Anche di questo vogliamo parlare, ma, purtroppo, nel biennio in cui c'erano i tassi negativi è ovvio che la spesa corrente fosse inferiore, perché una gran fetta di questa era generata dal fatto che non avevamo l'impatto degli interessi passivi che, ovviamente, gravano su un Paese altamente indebitato come il nostro.
In ultimo - e chiudo, Presidente -, c'è l'aspetto dei maggiori ricavi (è stato già detto da qualche collega che mi ha preceduto): oltre 25 miliardi di euro di ricavi certificati nell'assestamento. Possono essere considerati negativi? No. Anche in questo caso, questi ricavi sono stati generati, perché questo Governo ha attuato politiche che hanno sostenuto il prodotto interno lordo nazionale. E non lo diciamo noi, della Lega, ma lo dice la Commissione europea, che ha certificato come l'Italia sia tra i quattro Paesi locomotiva che stanno trainando il PIL europeo per il 2024.
E anche su questo vorrei ricordare che sono state determinanti le azioni di questo Governo che, grazie alla manovra di bilancio certificata nel Rendiconto e con le scelte che stiamo votando in quest'Aula anche adesso, è riuscito ad intervenire cercando di sostenere soprattutto i redditi reali e i redditi delle famiglie che tanto stanno a cuore a tutti noi. Ringrazio, quindi, il Ministro Giancarlo Giorgetti per aver saputo portare avanti scelte impopolari ma che permettono di garantire la stabilità non solo del nostro bilancio ma, soprattutto, di garantire una stabilità per il futuro dei nostri figli. Dichiaro, in conclusione, il voto favorevole del gruppo della Lega sia per l'assestamento che per il Rendiconto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'approvazione del Rendiconto del bilancio dello Stato e, ancor di più, dell'assestamento, non dovrebbe essere un mero adempimento contabile, non lo dovrebbe essere in modo particolare in questo momento storico nel quale è di grande importanza cominciare a capire quale sarà l'evoluzione della finanza pubblica nei prossimi anni.
Il contesto è, infatti, molto complicato non solo per i ritardi dell'attuazione del PNRR, che è il motore principale a sostegno della crescita nel nostro Paese e su cui tornerò, non solo per la procedura di infrazione che interessa l'Italia, ma anche e soprattutto per la necessità di predisporre, in tempi brevi, il Piano strutturale e di bilancio a medio termine previsto dalle nuove regole europee, che definirà, appunto, gli obiettivi di finanza pubblica dei prossimi anni, dovendo anche assicurare la sostenibilità del debito pubblico.
Il tutto in un contesto in cui occorre anche capire in che misura il Governo intenda fornire coperture adeguate agli oneri relativi alle politiche invariate che il DEF indicava in circa 21 miliardi nel 2025, destinati a crescere nel successivo biennio, tra cui rientrano varie voci importanti, come la conferma del taglio del cuneo fiscale sul lavoro e il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, per il quale si pone l'importante tema della difesa del potere d'acquisto di retribuzioni falcidiate dall'inflazione. Occorre anche capire come si intendano individuare le risorse per fare fronte alle forti esigenze che si incontrano in settori chiave come la sanità e l'assistenza. Invece, anche in questo passaggio cruciale, quello che emerge è il vuoto assoluto, l'assenza di ogni informazione, di ogni idea, di ogni indicazione, così come fatto al momento dell'approvazione del DEF - o meglio, del non DEF, perché si è trattato di un documento completamente privo della parte programmatica - anche in questo caso il Governo è complessivamente reticente, se si esclude un qualche Ministro ciarliero che continua a promettere cose come il superamento della legge Fornero pur appartenendo a un Governo che, con l'ultima legge di bilancio, è intervenuto pesantemente in riduzione di tutte, e dico proprio tutte, le forme di uscita anticipata per le pensioni determinando - come ci dicono i dati dell'Osservatorio INPS di oggi - un calo del 14,15 per cento delle persone che hanno potuto accedere agli anticipi nei primi 6 mesi del 2024, rispetto al medesimo periodo dell'anno scorso, con un forte di genere, perché le donne che hanno potuto anticipare sono state meno di un terzo del totale, ricordiamocelo.
Un Governo che ha fatto cassa sulla mancata indicizzazione di una quota rilevante delle pensioni. Eppure, alcune cose, anche in sede di assestamento, si potevano cominciare a dire, perché la sensazione che, in assenza di qualsivoglia trasparenza, si stiano cominciando a mettere i soldi in fienile in vista della manovra è abbastanza chiaro. Faccio alcuni esempi per spiegarmi. Il primo, la povertà.
Come emerge anche dal bilancio consuntivo dell'INPS, abbiamo assistito a un taglio netto di risorse pari a 1.350.000.000 nel 2023, perché il reddito di cittadinanza, e cioè una misura universale di contrasto alla povertà, è stato erogato solo per le prime 7 mensilità, poi si è passato solo alla difesa parziale di alcune categorie con l'assegno di inclusione e, dal 1° settembre, il ridicolo sostegno alla formazione al lavoro, dico ridicolo perché su questo si è spesa una somma di soli 26 milioni. Ora, al 31 maggio 2024, a fronte del dimezzamento della platea, la spesa per l'assegno di inclusione si aggira attorno a soli 2 miliardi. Se sono solo 2 miliardi al 31 maggio, è evidente che anche nel 2024 e negli anni a venire si farà cassa sulla povertà, ma i documenti che oggi votiamo non lo dicono.
Un secondo esempio riguarda il Sud: nel 2024 è stata chiusa anticipatamente la decontribuzione per i lavoratori del Sud, una decontribuzione che era finalizzata a compensare le imprese che operano in un territorio che soffre di svantaggi strutturali in termini di infrastrutture e servizi pubblici rispetto al resto del Paese. La mancata conferma di questa misura, che era finanziata fino al 2029, lascia risorse a disposizione già dal 2024, e quasi 19 miliardi - 15 se li consideriamo al netto degli effetti fiscali indotti - dal 2025 al 2029. Non era il momento di assestare la posta per il 2024 e di cominciare a dirci se e come le ingenti somme residue verranno comunque destinate al Sud?
Sarebbe opportuno, necessario che questo avvenisse, a fronte delle inquietanti notizie che ci vengono dalla misura che il Ministro Fitto ci aveva raccontato come compensativa, il credito d'imposta per le imprese che effettuano investimenti per beni strumentali nella ZES unica, un credito che sarà pari al solo 17,7 circa per cento della somma investita contro la percentuale, compresa fra il 40 e il 60 per cento, cui si pensava, legittimamente, di poter aspirare. Sono arrivate molte richieste, su questo nessun ripensamento in fase di assestamento.
Ora due ultime considerazioni, una sul PNRR. Il PNRR è la fonte principale di sostegno pubblico all'economia. Nelle stime del Governo la quota attesa della crescita del PIL imputabile al PNRR è pari al 90 per cento nel 2024, all'83 per cento nel 2025 e al 73 per cento nel 2026. In 6 mesi la spesa relativa al PNRR è cresciuta di soli 9,3 miliardi, e quest'anno, invece, dovremmo spenderne 42,4. L'Italia ha incassato, fino ad ora, 102,5 dei 194,4 miliardi del PNRR, ma ha speso, appunto, come già detto, solo la metà di quanto ha ricevuto, praticamente meno di un quarto dell'importo complessivo.
Se non riesce a spendere questi soldi nei tempi, o non si ottiene una proroga a cui si oppongono proprio gli alleati politici di questa maggioranza, questi soldi vanno restituiti, non si dovrebbe parlare di questo tema anche in sede di assestamento?
In questo contesto suona beffa il fatto che i comuni, e cioè i soggetti che più di altri sono avanti nella spesa dei fondi PNRR, vengano pesantemente penalizzati non solo perché alcune amministrazioni centrali sono in grande ritardo nel rendere possibile il rimborso degli anticipi che i comuni hanno fatto, ponendo così i comuni, che più si sono impegnati ed esposti, in una grave situazione finanziaria, anche perché i comuni sono stati colpiti da un taglio di ben 250 milioni con la legge di bilancio del 2024 e, paradossalmente, questo taglio colpisce proprio quelli più attivi nello sfruttare le opportunità offerte dal PNRR, scelta che, per quanto in parte rivista a seguito delle proteste dei comuni e delle opposizioni, è stata ugualmente, con protervia incomprensibile, confermata.
Da ultimo, un'osservazione sul Rendiconto 2023 che getta ombre anche sul futuro, da cui emergono, con grande evidenza, i risultati perversi delle diverse misure di condono fiscale adottate da questo Governo, secondo la logica “pochi, maledetti, subito”. Ebbene, nel 2023 la rottamazione- ha dato un risultato superiore alle attese: 6,8 miliardi contro i 2,8 inizialmente previsti. Attenzione però, hanno aderito in molti, e quindi si sono avuti subito più introiti, maledetti e subito. Ma molti di quelli che hanno aderito lo hanno fatto solo per farsi un'assicurazione a vita contro la riscossione ordinaria.
Hanno infatti pagato una o due rate e poi basta, confidando che una maggioranza amica - amica degli evasori - non farà loro mancare proroghe su proroghe. E infatti, sempre nel 2023, mancano 5,4 miliardi di rate che dovevano essere versate e non lo sono state. E infatti, leggiamo sui giornali di oggi che la macchina dei condoni è già al lavoro con un ricco menù, tre obiettivi: il primo è proprio il ripescaggio delle rottamazioni decadute; il secondo è prorogare a settembre la rata in scadenza al 31 luglio; il terzo è un'altra bella rottamazione che riguarda gli incarichi affidati al 31 dicembre 2023. Tappeti rossi agli evasori e pochi introiti, pochi, maledetti e subito, ma soprattutto pochi .
PRESIDENTE. Passiamo all'ultimo intervento. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rossi. Ne ha facoltà.
ANGELO ROSSI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, il rendiconto di gestione dello Stato e l'assestamento al bilancio, di cui oggi affrontiamo il voto, sono strumenti contabili essenziali per la programmazione annuale della finanza pubblica e per la gestione delle risorse dello Stato. Non sono soltanto i documenti di natura tecnica. Il rendiconto è l'unico strumento che permette di fotografare ciò che si è fatto, così come soltanto l'assestamento consente un aggiornamento a metà esercizio degli stanziamenti di bilancio. In particolare, con l'assestamento oggi al nostro esame diamo atto di una serie di adeguamenti necessari ad adeguare le previsioni iniziali ai bisogni connessi all'evolversi della realtà economica e finanziaria del Paese, con il risultato di una più funzionale allocazione delle risorse.
Il rendiconto e l'assestamento, pur nella loro tecnicalità, determinano elementi di riflessione sull'indirizzo della politica economica. Tra questi, leggendo i dati, si desume, anzitutto, un complessivo andamento positivo, che ci racconta di un'Italia in sviluppo e in crescita. Teniamo presente che il 2023 è stato un anno caratterizzato dal susseguirsi di significativi cambiamenti, sia nel contesto nazionale che internazionale. Basti ricordare le conseguenze della pandemia, gli obiettivi del PNRR, il sopraggiungere della crisi energetica e la guerra in Ucraina. In tale contesto, i disegni di legge in esame dimostrano la coerenza del percorso avviato dal Governo su vari fronti non trascurabili: dal controllo della spesa pubblica, anche sulla base degli impegni assunti in ambito europeo, al sostegno allo sviluppo economico, in termini di crescita del prodotto interno lordo reale.
Venendo alle risultanze contabili, emerge un complessivo risultato positivo che pone l'Italia tra i Paesi in crescita a livello europeo, a conferma del successo della politica economica del Governo. Presidente, per il suo tramite, non accettiamo lezioni su solidità dei conti pubblici da parte di chi ne ha minato la tenuta con edilizi e a pioggia , impegnando per anni le successive manovre finanziarie e riducendo gli spazi di manovra del Governo, obbligato a rispondere al minor gettito e, quindi, al fabbisogno derivato dai edilizi. Presidente, non possiamo accettare che parli di tenuta dei conti pubblici chi ha previsto e implementato misure in ordine al cosiddetto superbonus con una previsione iniziale di impatto di 33 miliardi di euro, arrivata a oltre 150 miliardi di crediti fiscali .
Mi permetta, quindi, Presidente, di rimarcare la radicale differenza e di rivendicare l'importante aumento delle entrate fiscali con il di quelle originate della tregua fiscale: 6,8 miliardi incassati, quasi due volte e mezzo la stima per il 2023, a dimostrazione della giustezza della posizione del Governo di voler creare tra il fisco e il cittadino contribuente un nuovo rapporto. Quanto alla spesa, l'incidenza degli stanziamenti complessivi sul PIL è diminuita di 0,6 decimi, anche questo segno di un buon Governo, ma non basta. Nel complesso, i dati di consuntivo mostrano nel 2023 un generale miglioramento dei saldi, sia rispetto alle previsioni iniziali sia rispetto alle previsioni definitive. Dalla gestione di competenza del 2023 si rileva, infatti, come si sia registrato un miglioramento dei saldi rispetto ai risultati differenziali registrati nell'esercizio 2022. In particolare, il saldo netto da finanziare, dato dalla differenza fra le entrate fiscali e le spese finali, presenta nel 2023 un valore negativo di circa 124 miliardi di euro, con un miglioramento di 5 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2022. Tale miglioramento è frutto di un aumento delle entrate finali di oltre 29 miliardi, pari a circa il 4,2 per cento, che ha compensato il lieve aumento delle spese finali di circa 24 miliardi, pari a circa il 3 per cento. Se confrontato con le previsioni iniziali riferite al 2023 che indicavano un valore negativo del saldo netto di 200 miliardi, il miglioramento dei dati a consuntivo è di oltre 76 miliardi.
Quanto al risparmio pubblico, che rappresenta il saldo delle operazioni correnti al lordo degli interessi, pur mantenendosi su valori negativi, registra un miglioramento di circa 17 miliardi di euro rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a 51 miliardi. Tale risultato è determinato da un aumento delle entrate correnti superiori all'aumento delle spese correnti. Anche il ricorso al mercato, pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, ricavato dalla somma delle spese finali e del rimborso dei prestiti, evidenzia un andamento complessivamente positivo, passando da una previsione iniziale di 527 miliardi a circa 517.
Dal lato delle entrate, la gestione di competenza del bilancio 2023 ha registrato accertamenti per entrate finali pari a circa 741 miliardi, con un incremento a consuntivo di 4,2 punti percentuali rispetto al dato riferito al 2022. L'incremento degli accertamenti delle entrate finali deriva dall'aumento registrato dalle entrate tributarie, che rappresentano oltre l'80 per cento dell'ammontare complessivo delle entrate finali. Sono numeri che confermano un miglioramento nella gestione complessiva e di cui ha dato atto la stessa Corte dei conti che, lo scorso 27 giugno, ha espresso parere positivo nel giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato 2023. La Corte dei conti ha, infatti, dato atto e convalidato la solidità dell'attuale gestione finanziaria dello Stato, confermando la capacità del Governo di ragionare in prospettiva, per garantire nel lungo periodo la stabilità economica e finanziaria del Paese. Gli spunti di riflessione sono ancora numerosi: la Corte dei conti evidenzia il miglioramento del saldo primario su cui ha inciso il forte incremento delle entrate, prevalentemente per effetto del gettito tributario e contributivo, legati all'andamento positivo dell'economia e dell'occupazione; dato positivo anche sulla ripresa del processo di riduzione della spesa, attraverso l'attribuzione di obiettivi di contenimento alle singole amministrazioni, che presenta aspetti certamente positivi.
Le linee direttrici lungo le quali si sviluppa la politica degli investimenti pubblici, a livello centrale, trovano una correlazione con le priorità politiche indicate nei bilanci di ciascuna amministrazione: nel corso dell'anno sono state destinate agli investimenti risorse aggiuntive, attraverso i Fondi istituiti per fronteggiare le problematiche del rincaro dei prezzi delle materie prime e dei prodotti energetici. Da questo punto di vista, guardando al 2024, il raffronto tra stanziamenti iniziali di bilancio, che da 17 miliardi del 2023 passano oltre 19 miliardi, dà indicazione di una prospettiva di crescita sostenuta. In tale contesto gioca certamente un ruolo fondamentale la pianificazione del PNRR, intercettato da diversi capitoli di spesa, rientranti nel perimetro degli investimenti diretti. Da questo punto di vista, emerge un nuovo approccio alla spesa, fondato su una programmazione correlata all'adozione di procedure improntate ad una maggiore snellezza e celerità, finalizzate a generali effetti positivi sull'intero aggregato di spesa. Tali elementi, rafforzati anche dal progressivo miglioramento delle capacità amministrative, indotto dalla gestione della progettualità del PNRR e dalla digitalizzazione, possono rappresentare le premesse per il mantenimento di una traiettoria ascendente degli investimenti, anche nei prossimi anni.
Vorrei mettere ancora in rilievo l'aumento delle entrate finali di 29 miliardi di euro, tra cui quelle tributarie, che recepiscono principalmente l'adeguamento alle stime del DEF 2024, con un aumento di oltre 18 miliardi di euro in termini di cassa. Analogamente, anche le entrate extratributarie registrano un miglioramento complessivo rispetto alle previsioni della legge di bilancio. Evidenzio, in particolare: il versamento, da parte di Cassa depositi e prestiti, delle disponibilità per il rimborso dei buoni postali fruttiferi eccedenti l'effettivo fabbisogno; i versamenti, da parte dell'Unione europea, per il finanziamento del PNRR, riferiti alla quarta rata del PNRR e al prefinanziamento di ; i maggiori introiti relativi ai dividendi delle società partecipate.
Per tutti questi motivi esprimo, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, il voto favorevole .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1952: “Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024”.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1691: Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di merito Caso ed altri n. 1 .
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tale questione pregiudiziale.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
Illustra la questione pregiudiziale di merito Caso ed altri n. 1 la deputata Anna Laura Orrico.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Con questa pregiudiziale intendiamo chiedere che il disegno di legge per istituire la filiera tecnico-professionale non venga sottoposto all'esame dell'Aula. Crediamo che questo disegno di legge, infatti, non rispecchi quello che la nostra Costituzione definisce nell'attribuire alla scuola pubblica italiana il ruolo di formare studenti e studentesse, al fine di costruire la coscienza dell'essere cittadini italiani. Soprattutto, questo disegno di legge non corrisponde all'idea di scuola in quanto luogo che favorisce la crescita degli studenti e delle studentesse, dei nostri giovani, attraverso la cultura.
Con questo disegno di legge, il Governo Meloni e, nello specifico, il Ministro Valditara, intendono applicare una vera e propria riforma della scuola italiana, con particolare riferimento alla filiera degli istituti tecnico-professionali, trasformando di fatto le scuole e gli istituti tecnici professionali in luoghi di addestramento - questa è la parola che viene utilizzata principalmente in questo disegno di legge - dei nostri giovani a diventare lavoratori dipendenti, operai delle aziende che si trovano nel tessuto economico e sociale di quello specifico territorio nel quale sussiste l'istituto tecnico professionale di riferimento.
Ovviamente, noi non condividiamo questo tipo di approccio. Noi crediamo, sì, che la scuola debba saper orientare, insieme a tutta la comunità educante, studenti e studentesse ad approcciare correttamente la propria formazione in un percorso graduale di professionalizzazione e, quindi, di accompagnamento all'inserimento nel mondo del lavoro, ma non siamo assolutamente convinti che la scuola debba addestrare, debba formare lavoratori per le aziende. Non siamo altrettanto convinti che, nella formazione degli studenti degli istituti tecnico-professionali, debbano entrare a gamba tesa nella programmazione didattica i delle aziende e che questi stessi poi, prendano il posto dei docenti, nel ruolo di insegnamento, docenti che devono affrontare percorsi che oggi definiremmo ad ostacoli, per arrivare a insegnare in maniera stabile all'interno delle scuole e che si vedranno sistematicamente sostituiti da dipendenti e aziendali.
A tutto questo si aggiunge anche una contraddizione: mentre questo Governo delibera l'autonomia differenziata per conferire maggiore autonomia alle regioni anche nella didattica, toglie autonomia alle scuole, perché, con questo disegno di legge, accadrà di fatto che le regioni potranno definire la programmazione didattica, quindi definire, in coprogettazione con le aziende del tessuto economico di un determinato territorio, la didattica degli istituti tecnico-professionali, venendo meno invece all'autonomia delle istituzioni scolastiche, che definisce ovviamente questa programmazione. Quindi, si toglie autonomia alle scuole, per dare più autonomia alle regioni, una contraddizione in essere.
A questo si aggiunge anche l'intervento di finanziamenti privati, perché, all'interno di questo disegno di legge dove vengono istituiti i , cioè questi luoghi di addestramento a diventare lavoratori per le aziende di un territorio, questi non vengono finanziati, perché, come tutti i disegni di legge, come tutte le leggi che sta facendo questo Governo Meloni, non viene mai fatto un investimento. Quindi, sono leggi a invarianza di finanza pubblica e anche, in questo caso, a invarianza di dotazione organica. Infatti, le scuole dovranno applicare questa riforma senza poter assumere un docente in più, senza poter assumere un amministrativo in più, cioè tutte quelle risorse che dovrebbero anche supportare la coprogettazione della didattica con il territorio. Quindi, questi si potranno finanziare nella misura in cui ci saranno aziende che potranno investire i loro soldi nelle scuole del territorio: dunque, una discriminazione nella discriminazione. Infatti, quei territori che hanno un'enorme fragilità del tessuto economico-sociale, che non hanno tutte queste aziende in grado di investire sulla scuola, si ritroveranno a non avere i . Pertanto, verosimilmente, si vanno ad accentuare le disuguaglianze in un disegno che è profondamente anticostituzionale, perché la scuola deve unire, la scuola deve integrare, la scuola deve includere, la scuola deve creare coesione sociale e culturale . Non deve diventare uno strumento per disgregare i territori, per dividere i territori e per far sì che chi ha più risorse continui a produrre sempre di più.
Infine, l'ultima considerazione: viviamo in un mondo governato dalle nuove tecnologie, le nuove tecnologie stanno sconvolgendo il mondo del lavoro e il mondo delle professioni. Quello che noi oggi conosciamo, da un punto di vista lavorativo, professionale e anche imprenditoriale, tra qualche anno - e parlo anche di 3, 4, 5 anni - potrebbe non esistere. Siamo veramente sicuri di voler formare i nostri studenti per lavorare nelle aziende in maniera verticalizzata di un territorio e non di formare e orientare - è questa la parola che dovrebbe guidarci -, orientare i nostri studenti a comprendere come approcciarsi a un complesso mondo del lavoro, che viene modificato costantemente dalle nuove tecnologie?
Ecco, per tutti questi motivi, siamo a chiedere che questo provvedimento non venga sottoposto all'esame dell'Aula, perché profondamente anticostituzionale, profondamente contrario ai valori e al ruolo che la nostra Costituzione attribuisce all'istruzione e alla scuola pubblica italiana .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Presidente, mi unisco alle considerazioni della collega Orrico, che ringrazio per aver presentato questa…
PRESIDENTE. Si avvicini al microfono, per favore.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, mi unisco alle parole della collega Orrico, che ringrazio per aver presentato questa pregiudiziale su un provvedimento che è, da tutti i punti di vista, sbagliato. Abbiamo provato a dirlo in Commissione, ci aspettavamo, da parte del Ministro, un'attenzione diversa su un tema così strutturale e radicale, cioè riformare completamente - perché è questo che avviene - l'impianto della formazione superiore e anche universitaria e parauniversitaria italiana. Non ci convince, abbiamo presentato emendamenti in Commissione, lo hanno fatto i colleghi, e il pacchetto che viene portato in Aula è ampiamente ridotto, stralciato. Non ci convince la filosofia di fondo che c'è in questo provvedimento e, per questo, vediamo l'utilità di una pregiudiziale. Il diritto all'istruzione, alla formazione, alla crescita in un percorso professionale è un diritto costituzionalmente garantito ed è, per fortuna, nel nostro ordinamento, garantita la possibilità di scegliere di formarsi, di creare un percorso di - si dice -, di formazione permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita.
Questo, con il nuovo impianto, non sarà più consentito. Noi irreggimentiamo le scelte degli studenti che, a 13-14 anni, devono decidere se strutturarsi su una formazione di serie A, che è visione antichissima e chiunque di noi è genitore lo sa, perché si tratta di mettere l'impianto liceale, l'impianto a formazione umanistica, da un lato, e dividerlo tra il bianco e il nero, in un mondo, invece, di sfumature, con la formazione professionale. Tutta la formazione deve essere professionalizzante, nel senso che deve consentire a un giovane di crearsi un futuro, ma ancor prima tutta la formazione deve fornire strumenti per diventare adulti consapevoli e in grado di effettuare le proprie scelte. Il nostro sistema consentiva un passaggio dalla formazione regionale, l'educazione professionale e i licei - le scuole superiori - all'università e agli ITS e dava una modularità di formazione.
Noi riteniamo si debba aumentare, al pari di quello che avviene negli altri Paesi del mondo, questa modularità, questa possibilità di formarsi permanentemente; invece “no” e si torna indietro nell'impianto.
Ma ancora più grave di questo, se volete, ossia il merito che si affronta e che, come spesso accade in quest'Aula, affronteremo male, con un piccolo gruppo di emendamenti, senza una vera discussione sul futuro dei nostri giovani e del nostro impianto educativo, è l'idea che si facciano riforme sulla formazione - lo dico lo stesso giorno in cui abbiamo discusso il tema della sanità, che sono gli impianti della nostra Nazione -, con riforme buttate là.
Dobbiamo ricordarci, Ministro, cosa è stato del liceo del , di cui abbiamo tanto discusso in quest'Aula. Ci sono 375 iscritti, se non sbaglio, 92 licei che hanno provato e meno dello 0,08 per cento degli studenti che lo hanno scelto. Dunque, un totale! La vicepresidente, collega Latini, è stata costretta a provare a mettere una pezza, che i suoi stessi colleghi hanno detto essere un po' particolare, per mettere un limite a quel limite di 27 alunni, perché non formavamo in tutta Italia questi 27 alunni che iniziavano a fare un percorso del quale non si sapeva l'esito.
A tutt'oggi non sappiamo cosa si fa al terzo e al quarto anno di questo e, come si diceva, tutto questo sempre rigorosamente a invarianza finanziaria, perché non c'è nessuna risorsa, nessuna risorsa umana, nessuna stabilizzazione delle risorse della scuola, nessuna attenzione e rispetto per il futuro. Quindi, il gruppo di Azione-PER voterà convintamente a favore di questa pregiudiziale e speriamo che rinsaviate e tocchiate la scuola con un po' più di intelligenza e di consapevolezza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Ci sono aggettivi che vorrei utilizzare per definire questo provvedimento: frettoloso, privo di confronto, mancante, tra l'altro, di un approfondimento rispetto a quelle sperimentazioni che abbiamo avviato noi stessi in precedenza, e penso a quelle della Ministra Fedeli e a quelle del Ministro Bianchi. Ebbene, con questo provvedimento, quando verrà approvato definitivamente da quest'Aula, assisteremo a una situazione per molti versi paradossale, perché si completeranno le sperimentazioni in essere, partiranno le sperimentazioni avviate con un contestato e frettoloso, anch'esso, provvedimento del Ministro del dicembre scorso, attuato anche contro il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione, che aveva invitato a ripensarne il contenuto, e in più partiranno anche queste sperimentazioni.
Devo dire che è una situazione, per certi versi, da far girare la testa al mondo della scuola, sempre stressato e sottoposto a scadenze e a continui carichi operativi. Ebbene, non siamo noi, però, ad affermare i limiti di questa riforma, ma sono le scuole, perché basta guardare i numeri delle scuole e degli istituti… Signor Presidente, scusi…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Siamo un po' stanchi, ma siamo alla fine. Prego.
IRENE MANZI(PD-IDP). Il numero degli istituti che ha aderito alla sperimentazione promossa dal Ministro al dicembre scorso è pari a 171 istituti in tutta Italia. Insomma, fanno quasi il paio con il numero di istituti aderenti al percorso del liceo del e si commentano da soli anche questi dati .
Noi riteniamo questo provvedimento sbagliato, non tanto incostituzionale. Noi vogliamo che questo provvedimento venga esaminato, vogliamo discutere nel merito dei limiti di questo provvedimento. Lo riteniamo sbagliato perché è un provvedimento che non interviene sui divari che ci sono tra i territori, perché alcune regioni hanno modelli di sperimentazione già avviati e già consolidati, grazie anche alle realtà imprenditoriali presenti, e altre non li hanno e, quindi, saranno condannate a invarianza finanziaria, a rimanere indietro e a non poter formare i propri studenti.
E ci tengo a utilizzare il termine “formare” in questo caso perché quello che voi andate ad addestrare - perché è il termine che usate in questo testo di legge - non è capitale umano; coloro che voi andate a educare e a formare sono studenti e studentesse a cui vanno offerti tutti gli strumenti educativi per crescere, per formarsi, per essere pienamente padroni e padrone di costruire e di disegnare, di sognare, di immaginare il proprio futuro e il proprio destino.
Proprio per questo, noi ribadiamo in questa sede e ribadiremo anche nell'esame degli emendamenti la nostra contrarietà nel merito al fatto che manchi un serio piano di orientamento degli studenti, al fatto, appunto, che non ci siano linee guida nazionali, ma si lasci tutto alle singole regioni per attuare questa riforma, al fatto che non basta ridurre e comprimere il percorso formativo da 5 a 4 anni per attuare la riforma del secolo. Sarebbe interessante affrontare il tema del riordino dei cicli, per esempio.
Su questo sarebbe interessante poterci confrontare nel merito con la maggioranza e con il Ministro, invece tutto questo manca in questo provvedimento; basta tagliare a invarianza di , a invarianza di formazione degli studenti. Ecco perché non abbiamo presentato una pregiudiziale di costituzionalità rispetto a questo provvedimento; perché vogliamo sentire le vostre risposte, anche se purtroppo le sappiamo già, ma siamo inguaribili ottimisti da questo punto di vista.
Vogliamo sentire le vostre risposte nel merito di questo provvedimento, sui temi che abbiamo voluto porre nel confronto, più ancora che sulla “quadriennalità” che noi stessi abbiamo avviato e sperimentato in passato, ma nel contenuto del provvedimento. Proprio per questo motivo, dando un giudizio negativo, che ribadiremo poi nell'esame dell'Aula, anticipo il voto di astensione del Partito Democratico nel merito di questa pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Annuncio, invece, a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra un voto favorevole e convinto a questa pregiudiziale presentata dal MoVimento 5 Stelle, e lo faccio perché credo che il Ministro Valditara e la maggioranza tutta debbano riflettere attentamente su questo provvedimento e debbano farlo perché questo pare essere non tanto un provvedimento elaborato dal Ministero dell'istruzione pubblica, quanto, più, un provvedimento ispirato dal Ministero delle Imprese e del .
Lo dico perché qui si disegna una riforma - perché di fatto tutto ciò assomiglia all'avvio di una vera e propria riforma, anche se di sperimentazione si tratta - che riduce il tempo scuola e, quindi, riduce necessariamente la qualità dell'offerta formativa rivolta ai ragazzi, riduce gli anni di scuola, riduce la quantità di sapere trasmesso dai docenti e dagli insegnanti del sistema pubblico di istruzione a favore di personale selezionato attraverso contratti di prestazione d'opera che viene dalle imprese private.
Ebbene, quando si fa questo, non ci si sta prendendo cura della condizione dei ragazzi e della loro formazione come persone e come cittadini, non si stanno offrendo strumenti per migliorare se stessi, ma si sta cercando di scaricare il costo della formazione di impresa sul sistema pubblico di istruzione, in qualche modo, di predeterminare il percorso di tanti giovani che, in età adolescenziale, si troveranno costretti a scegliere, in maniera pesante, se andare nelle scuole che questo Governo evidentemente considera della classe dirigente, oppure avviarsi a percorsi come questi, che sono di minore qualità.
Sottolineo come ultima cosa, Presidente, il fatto che anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha sottolineato questo aspetto della difficoltà di orientamento dei ragazzi di fronte a questi nuovi percorsi, bocciando la riforma. Presidente, penso che, se il Ministro Valditara avesse ascoltato di più il Consiglio superiore della pubblica istruzione, si sarebbe risparmiato tante sgrammaticature, tanti errori e tante figuracce, come quella fatta sul liceo del , che è stato un atto di propaganda e non un atto di cura dei percorsi di istruzione e formazione nel nostro Paese.
Presidente, il nostro voto è favorevole e illustreremo domani ancora maggiori ragioni di merito, ma ci faccia dire un'ultima cosa: noi siamo per la scuola della Costituzione , che è uno strumento di emancipazione delle persone. Se volete ridurre la scuola ad un percorso che serve solo a trovare qualche sbocco lavorativo malpagato e precario nelle aziende esclusivamente di un territorio, avete sbagliato indirizzo, perché la Costituzione dice tutt'altro .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di merito.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Caso ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani.
Avverto che, nella seduta di domani, giovedì 25 luglio, alle ore 12,30, avrà luogo un'informativa urgente del Governo in ordine al credito d'imposta per gli investimenti nella ZES unica per il Mezzogiorno.
Avverto altresì che, nell' al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale del Doc. XXII n. 23-A, recante istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Elisa Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, vorrei denunciare un fatto gravissimo accaduto ieri. Ieri mi sono ritrovata la mia faccia buttata su tutti i giornali, su tutti i giornali. E il titolo dei giornali era: “Cambiamenti a Montecitorio: esce Elisa Scutella', entra Andrea Gentile”. Ora, vorrei fare un'operazione di verità, perché la devo a tutti. Innanzitutto, ci sono alcune fasi da espletare ancora: quindi, piaccia o non piaccia, Elisa Scutella' è ancora un deputato . Seconda cosa, mi rivolgo a chi ha fatto uscire queste notizie, che, sicuramente, non ha rispetto per le persone, visto che non gliene è importato nulla e mi ha buttato su tutti i giornali. Però questa persona deve avere rispetto per la Giunta delle elezioni che sta lavorando, deve avere rispetto per il Presidente della Camera dei deputati e deve avere rispetto per l'Aula, per la Camera dei deputati.
Perché ricordiamoci, cari signori, che questa è la casa della democrazia e nessuno - nessuno, qualsiasi cognome porti - deve intendersi superiore alla legge, ai regolamenti e agli statuti . Perché ricordatevi una cosa: l'Aula è sovrana e nessun altro
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Sandra… La Salandra. Ne ha facoltà. È la seconda volta che sbaglio, chiedo scusa.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Grazie, Presidente. A tre può usare anche il nome, che va bene! Presidente, ho chiesto di intervenire perché il 24 luglio 2007, il Gargano, la provincia di Foggia, l'area tra Vieste e Peschici, veniva colpita da un incendio di proporzioni immense. Oggi, a distanza di 17 anni, nuovamente il Gargano è tornato a bruciare. Ho chiesto di intervenire perché in quell'occasione, 17 anni fa, persero la vita 3 persone e centinaia furono i feriti. Solo poche ore fa gli uomini dello Stato sono riusciti a domare questo incendio, e credo che sia giusto e doveroso che quest'Aula ringrazi il Comando dei Vigili del fuoco, gli uomini dell'ARIF, il Comando dei Carabinieri e tutti quanti sono riusciti a fermare un incendio in quello che, nel 1959, Enrico Mattei descrisse come il paradiso.
Come maggioranza, lo voglio ricordare: a settembre 2023 siamo intervenuti modificando le disposizioni del codice contro quelli che si rendono protagonisti di questi atti dolosi. Siamo intervenuti, però è evidente, a quello che leggo dalle testate locali, che la procura ha già aperto un fascicolo, ci saranno delle indagini e saranno individuati i responsabili di un gesto, quale quello che si è consumato oggi e quello che si è consumato 17 anni fa, che sistematicamente provoca il fuoco sul Gargano ed è reso da uomini senza Dio .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Salandra. Nel 2007 feci proprio io le indagini, me lo ricordo bene. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
ANTONIO BALDELLI(FDI). Illustrissimo signor Presidente e onorevoli colleghi, in questi giorni il neoeletto sindaco di Pesaro ha scritto in una delibera di essere stato costretto a ridurre i finanziamenti alle manifestazioni della propria città a causa dei tagli del Governo. Potremmo dire: nulla di nuovo sotto il sole, il solito attacco di un sindaco del PD al Governo, salvo poi scoprire che sotto potrebbe esserci qualcos'altro. L'uscente sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, si è, infatti, trasferito a Bruxelles, lasciando in comune una coda imbarazzante, che ha dato luogo anche a un'inchiesta giornalistica de che ha portato alla luce una certa se così possiamo chiamarla, negli affidamenti diretti degli appalti.
Dall'indagine apprendiamo che due associazioni culturali, negli ultimi 2 anni, avrebbero ottenuto oltre 400.000 euro dal comune con affidi diretti. Ad una di queste associazioni è stata appaltata l'organizzazione di manifestazioni culinarie, di feste e persino l'esecuzione di lavori di manutenzione straordinaria e di riqualificazione di aree verdi. A questo punto ci chiediamo cosa c'entri un'associazione culturale con la manutenzione e con la riqualificazione delle aree verdi, soprattutto se si considera che in quella particolare zona il verde non c'è, che l'associazione non svolge attività di impresa, che non ha DURC, né dipendenti, e che, nell'immobile che ospita la sede dell'associazione, non ci sono targhe sul citofono, né cassette delle lettere che possano fare riferimento all'associazione.
Da ultimo, non certo per importanza, aggiungiamo che non è stata prevista, né consegnata, alcuna rendicontazione dei lavori, come candidamente ammesso da un funzionario del comune. E Matteo Ricci, sindaco del tempo, cosa dice? Afferma di non sapere nulla e rinvia tutto agli uffici. Peccato, però, che sia stato smentito da un suo stretto collaboratore, che ha ammesso di essere stato lui a suggerire il nome dell'associazione, e non gli uffici. Quindi, signor Presidente, la riduzione delle spese per le manifestazioni che si trova a dover fare il nuovo sindaco di Pesaro sembra più causata dalla necessità di sfuggire ad un'inchiesta giornalistica che da altre motivazioni.
Resta il fatto che oggi questi ex amministratori comunali si aggirano a Strasburgo, in buona compagnia di Ilaria Salis e di Carola Rackete e rappresentano l'Italia in Europa.
Ho ritenuto mio dovere informare l'Aula di tutto ciò .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché credo sia doveroso e opportuno portare all'attenzione di quest'Aula un fatto gravissimo accaduto a Torino, in un luogo della democrazia, uno dei più istituzionali che possa esserci, cioè in consiglio di circoscrizione - che qua sono i cosiddetti consigli di quartiere, i municipi - dove alcune consigliere sono state costrette a denunciare un fatto, appunto, grave e mi riferisco alle consigliere Grimaudo, Guarna, Russo e Variara, che hanno dovuto denunciare molestie e discriminazioni da parte di alcuni colleghi consiglieri: aggressioni verbali e psicologiche, come allusioni sessuali, commenti denigratori sulla loro intelligenza, osservazioni indecorose sul loro abbigliamento.
Sono fatti gravi e non possono e non devono essere tollerati in nessun luogo, certamente nemmeno in un luogo istituzionale da parte di chi è chiamato a rappresentare le istituzioni in quello spazio.
Ecco, in questa sede, Presidente, voglio esprimere ovviamente non solo la mia, ma mi sento di dare la più sentita solidarietà e vicinanza da parte di tutto il gruppo per cui sto intervenendo e, soprattutto, di ringraziarle, perché hanno avuto il coraggio, in quella sede, di prendere la parola in pubblico e denunciare quelle che sono realmente molestie.
Allora mi auguro che la condanna di questi comportamenti arrivi decisa e soprattutto unanime da tutte le forze politiche, da tutto l'arco politico e che, ovviamente, venga fatta presto chiarezza, perché non possiamo permettere che atteggiamenti del genere vengano accettati o addirittura normalizzati; questo e un dibattito più ampio, l'abbiamo fatto più volte e non lo farò certamente in questa sede. Ma non credo che ci sia colore politico nella lotta contro ogni forma di abuso e di violenza, che spesso, ripeto, non è solo fisica, ma può essere verbale, può essere un commento sbagliato, una parola sbagliata, può essere una forma di ricatto, o tante le forme di violenza e spesso, o meglio, non solo sono quelle fisiche. Quindi, Presidente, credo che il fatto sia grave e meriti tutta la nostra attenzione.
Ancora un ringraziamento e un abbraccio forte alle consigliere che hanno avuto la forza, il coraggio e la voglia di metterci la faccia e denunciare quanto accaduto loro, che, purtroppo, anche al di fuori di queste aule - devo dire, anche al di fuori di queste aule, non questa specifica, ma nelle aule che rappresentano la democrazia, visto che è successo nella mia Torino, in un consiglio di circoscrizione -, purtroppo, anche fuori di qui, continua ad accadere troppo spesso e continuiamo a non dare importanza sufficientemente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. La rete consolare soffre, la comunità italiana all'estero ormai da tempo si lamenta per l'erogazione dei servizi consolari. Le cause sono chiaramente diverse, a partire dalla del Governo Monti, nel 2011-2012, che ha impattato pesantemente anche le risorse dei consolati, con una drastica riduzione del personale. Per quanto riguarda l'aumento esponenziale degli italiani all'estero, basti pensare che nel 2006 erano circa 3 milioni, oggi si parla di quasi 7 milioni. Inoltre, in molti Paesi d'Europa le carte d'identità cartacee non sono più riconosciute dalle amministrazioni locali, perché sono facilmente falsificabili, quindi le richieste di carte di identità elettroniche sono aumentate esponenzialmente in questi ultimi tempi.
In questi giorni, Presidente, è in corso la prova del nuovo concorso per l'assunzione di ulteriore personale alla Farnesina. Pertanto, volevo ringraziare la Farnesina per il lavoro che sta facendo, per il potenziamento della rete consolare. Nessuno ha la bacchetta magica e nessuno è in grado di risolvere immediatamente i problemi della rete consolare che sono nati e che si sono accavallati nel corso degli ultimi 15 anni, ma siamo sulla buona strada.
Naturalmente, Presidente, continuerò a lavorare per richiedere ulteriori miglioramenti per i servizi consolari, il potenziamento ulteriore delle risorse, ma anche il miglioramento dei servizi consolari digitali, come, ad esempio, è avvenuto poche settimane fa con la richiesta di codice fiscale, che adesso è possibile fare e non andare più di persona al consolato. Questo permette già di velocizzare queste richieste e di scaricare i consolati da un po' di lavoro. Quindi, ringrazio ancora e buon lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.
ANDREA BARABOTTI(LEGA). Grazie, Presidente. Ieri, sul finire della seduta, abbiamo dato conto al Parlamento dell'aggressione fisica subita dal capogruppo della Lega a Massa, Filippo Frugoli: un tentativo di strangolamento da parte di un consigliere comunale del Partito Democratico, un fatto vergognoso e senza precedenti. Un fatto che taluni quotidiani hanno riportato e taluni altri hanno omesso, ma viva la libertà di informazione e viva anche la libertà di non informazione.
Un minuto dopo, ieri, il collega Furfaro è intervenuto per spiegare che la comunità politica del PD era assolutamente pacifica, estranea a ogni forma di violenza e pronta a condannare. Un intervento accorato, quello dell'onorevole Furfaro, con cui mi voglio complimentare. Ci avevamo quasi creduto, al punto che i consiglieri regionali della Lega, in Toscana, quest'oggi, hanno presentato un documento con cui avrebbero voluto condividere con tutta l'assemblea regionale una condanna dell'aggressione e del gesto violento, del consigliere Stefano Alberti.
Purtroppo, ci eravamo sbagliati. Ci eravamo sbagliati a pensare che i 24 consiglieri regionali del Partito Democratico avrebbero potuto condannare davvero il gesto. Oggi, il consigliere regionale del Partito Democratico Giacomo Bugliani ha affermato che non c'è stata aggressione fisica e il capogruppo in consiglio regionale del Partito Democratico Vincenzo Ceccarelli ha deciso di non dar corso alla discussione del documento di condanna, smentendo, evidentemente, le belle anime del Partito Democratico che siedono alla Camera dei deputati.
Voi, cari colleghi “dem”, non siete pronti a condannare alcunché e il silenzio della vostra segretaria nazionale è sintomatico di questa incapacità. Siete democratici a parole e solo quando vi fa comodo .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2023. (Doc. VIII, n. 3)
Progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2024. (Doc. VIII, n. 4)
2.
S. 924 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (Approvato dal Senato). (C. 1691)
: ROSCANI.
3.
BORRELLI: Modifica all'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di applicazione del premio minimo su base nazionale, ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni. (C. 695-A)
: DE BERTOLDI.
4.
TONI RICCIARDI ed altri: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero. (C. 960-A)
Relatrice: GARDINI.
5.