PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FILIBERTO ZARATTI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 23-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 24 luglio 2024 .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione affari sociali, deputata Elena Bonetti.
ELENA BONETTIGrazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghe e colleghi, oggi l'Assemblea avvia l'esame della proposta di istituzione, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, di una Commissione monocamerale di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
Prima di entrare nel merito dell'illustrazione del provvedimento, vorrei brevemente richiamare alcuni punti che danno conto delle ragioni dell'istituzione di questa Commissione e delle finalità da essa definite, che sono state, devo dire, integrate e arricchite da un importante dibattito all'interno delle due Commissioni congiunte I e XII.
I dati che riguardano i processi di transizione demografica del nostro Paese sono noti nella letteratura non solo scientifica e ormai appartengono anche al dibattito pubblico. Li richiamo solo brevemente, certamente non in modo esaustivo. Abbiamo un Paese che ha raggiunto il minimo storico di nati nel 2023, sono stimati 379.000 nuovi nati nel nostro Paese, dato che ha visto una continua e inarrestabile decrescita nel corso degli anni, ma che ha, ulteriormente, nel 2023, abbassato l'indice di fecondità, cioè il numero di figli nati per donna, a 1,2 (era 1,25 nel 2021 e 1,24 nel 2022). L'età media di una donna per il primo parto è arrivata a 32 anni e mezzo e, quindi, è ulteriormente aumentata. Questo dato, però, presenta anche dinamiche correlate di carattere sociale: Istat dice che siamo al 14 per cento dei minori in povertà assoluta nel nostro Paese.
Accanto a questo dato che riguarda le nascite, non possiamo, però, non affiancare - per un'analisi esaustiva del fenomeno della transizione demografica e, quindi, della modifica della compagine delle cosiddette coorti nell'ambito demografico - quello sulla popolazione più anziana, che è altrettanto una popolazione inattiva. Il dato evidenzia una capacità di longevità significativa del nostro Paese: oggi l'aspettativa di vita, ossia l'età media di attesa di vita nel nostro Paese, è di 83,1 anni nella popolazione; abbiamo un indice di vecchiaia, anche questo al suo massimo, di 193,1, cioè ogni 100 giovani ci sono 193,1 anziani.
Istat e INPS hanno evidenziato una potenziale insostenibilità non solo della dimensione sociale nel nostro Paese, ma anche, banalmente, di quella economica e finanziaria. Nel 2050 è previsto che il 35 per cento della popolazione italiana sarà sopra i 65 anni e, in relazione a questo, sempre INPS, nella sua ultima relazione, ha già messo in allerta il legislatore del fatto che, da qui a 10 anni, ci sarà una previsione di buco, quindi di sostenibilità e di mancanza finanziaria, di 20 miliardi.
Accanto a questo, le imprese continuano con un evidente grido di allarme nei confronti del Paese per la mancanza di manodopera e per la mancanza di manodopera sufficientemente qualificata. Questo si evidenza come un problema non solamente contingente, dell'oggi, ma anche di prospettiva di investimento; si inizia a rilevare, da parte degli investimenti delle grandi imprese - soprattutto nelle innovazioni tecnologiche -, a definire l'Italia non il luogo potenzialmente giusto dove investire, proprio per una mancanza di prospettiva demografica qualificata, sufficiente a garantire questo tipo di investimento.
Il fenomeno di cui trattiamo è un fenomeno che, per sua natura, è multidimensionale: lo è nelle cause, lo è nelle parti che coinvolge, nella dimensione sociale, lo è negli effetti. Accanto a questa multidimensionalità, vive anche della cosiddetta dimensione di scala temporale sovrapposta. C'è un'immagine molto bella, in una recente pubblicazione del professor Billari - uno dei principali demografi nel nostro Paese - che definisce proprio come i fenomeni demografici vivano su un orologio temporale che ha diverse scale: una scala è quella dell'emergenza dell'oggi - che tutti noi stiamo rilevando, anche in virtù di questi dati -, una scala però che è di medio e di lungo periodo, anche irreversibile. La coorte dei nati del 2003 si trascinerà e avrà una transizione nell'aumento demografico del Paese, che non potrà essere innalzato, se non attraverso processi immigratori o diminuito ulteriormente attraverso processi emigratori.
Per fare questo, è chiaro che il nostro Paese non può esimersi dall'affrontare il processo di transizione demografica, come una delle strategie principali sulle quali fondare anche un'azione di carattere non solo amministrativo-esecutivo da parte del Governo, ma, a questo punto, l'intero Parlamento non può esimersi dall'assumere una lente legislativa che abbia una visione di complessiva e che porti, quindi, a un'analisi del fenomeno complesso.
Prima di arrivare alla risposta, ovviamente, servono alcune analisi. Non si tratta semplicemente o tanto di raccogliere i dati, ma di avere, da questi dati, una visione di impegno e di insieme strategica, che vada a connettere tanti aspetti che finora, in qualche modo, da un punto di vista dell'approccio legislativo, erano stati distinti. Nella scorsa legislatura, non possiamo dimenticare quanto l'intero Parlamento, non solo il Governo, si sia impegnato nel dare la prima risposta strutturale a due di questi fenomeni, che riguardano la questione delle politiche familiari e della natalità, anche connesse al lavoro femminile, al lavoro giovanile; tra l'altro, tale visione è stata ulteriormente assunta anche nel nuovo contesto della nuova legislatura, dal nuovo Governo, ma è un pezzo dell'intero insieme.
Quindi, quello di cui si vuole e si deve occupare una strategia demografica del nostro Paese deve riguardare le politiche abitative, quelle territoriali - considerando anche le disparità territoriali tra le aree interne e le grandi città -, la questione dei servizi, dei servizi sociali, dei servizi innovativi adeguati, il tema lavorativo, il tema del e, ovviamente, in un approccio integrato, che riguardi tutta la transizione generazionale e non solo quella categoriale, il già citato sostegno alla natalità, un investimento, in linea anche con quello che è il PNRR prevede sul lavoro giovanile e femminile. Tuttavia, mi permetto anche di allargare lo sguardo a una delle grandi sfide che dobbiamo affrontare, che riguarda sicuramente l'approccio all'invecchiamento della popolazione, al dimensionamento familiare, alla capacità di dare risposte adeguate e, contestualmente, all'aumento, alla riqualificazione delle competenze significative che, sulla nostra popolazione, dobbiamo investire; il tema scuola-formazione è altrettanto fortemente interessato.
Da ultimo, ma non certo per minore importanza, la gestione dei flussi immigratori e - mi permetto di dirlo - emigratori. Infatti, il nostro Paese è interessato da un'immigrazione, tra l'altro, non strutturalmente e radicalmente stanziale degli immigrati che arrivano - e, quindi, se e in che modo, invece, ragionare su una strategia di inclusione e valorizzazione lavorativa delle competenze degli immigrati -, ma altrettanto è un Paese interessato da flussi emigratori molto importanti, che interessano soprattutto quella compagine sociale, cioè quella giovanile, che è quella che, di fatto, nel Paese, rappresenta la risorsa anche per gestire il processo transitorio.
Questa Commissione che viene istituita vuole affrontare non solamente questi temi, con una visione organica, sistemica, che dia un'indicazione legislativa da cui, eventualmente, far conseguire eventuali proposte e, successivamente, azioni, ma anche un dialogo con il Paese, con il Governo e con i soggetti coinvolti, per definire una strategia di valutazione d'impatto delle iniziative che il Paese, nella sua interezza, intende assumere.
Il provvedimento è stato oggetto di un ampio e approfondito dibattito nelle Commissioni I e XII: mi permetto qui, Presidente, di ringraziare, per suo tramite, i presidenti delle Commissioni, l'onorevole Pagano e l'onorevole Cappellacci, nonché il collega relatore onorevole Russo e tutta la Commissione per aver portato anche nel dibattito alcune modifiche che, alla fine, hanno permesso di avere una visione condivisa, pur partendo da alcune sfumature e proposte diverse.
Entrando più nel merito dell'oggetto del documento che oggi andiamo a discutere, l'articolo 1 di questa proposta, oltre a definire l'oggetto e a precisare che la Commissione è istituita per la durata dell'intera legislatura, va a definire i compiti, puntualizzando, all'interno dei fenomeni demografici interessati da questa discussione, alcuni aspetti di particolare interesse: si cita la longevità, i conseguenti effetti economici e sociali, la composizione dei nuclei familiari, l'invecchiamento medio della popolazione, lo spopolamento nel nostro Paese, il contesto abitativo, lavorativo e culturale, la mobilità residenziale della popolazione, il mercato del lavoro, il tasso di occupazione e disoccupazione, le prospettive del e della produttività economica, l'impatto sui bilanci pubblici - come ho già citato - dei cambiamenti demografici, i flussi migratori, la distribuzione dei servizi sociali e sanitari, la promozione della salute, la prevenzione della malattia e le competenze alla formazione delle diverse fasce generazionali e nelle diverse aree del Paese.
Alla fine dei propri lavori, è previsto che la Commissione possa redigere un documento da presentare alla Camera proprio nella prospettiva che ho precedentemente evidenziato. Ai sensi dell'articolo 2, la Commissione è composta da 20 deputati, nominati dal Presidente della Camera dei deputati, in proporzione al numero dei componenti dei gruppi parlamentari, assicurando comunque la presenza - come in tutte le Commissioni - di un rappresentante per ciascun gruppo. La stessa disposizione precisa che, entro dieci giorni dalla nomina dei componenti, il Presidente della Camera convochi la Commissione per la sua costituzione. Nella sua prima seduta, la Commissione provvederà ad eleggere presidente, vicepresidente e segretari.
L'articolo 3 della proposta richiama quanto già previsto all'articolo 82 della Costituzione in merito alla possibilità per la Commissione di procedere alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. Come di consueto, la proposta stabilisce ulteriori limitazioni, prevedendo che la Commissione non possa adottare provvedimenti che restringano la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, nonché la libertà personale, fatto salvo l'accompagnamento coattivo di cui all'articolo 133 del codice di procedura penale.
Limitatamente alle finalità dell'inchiesta, la Commissione ha la facoltà di acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso presso l'autorità giudiziaria o altri organismi inquirenti, nonché copie di atti e documenti relativi a indagini e inchieste parlamentari, anche se coperti da segreto.
Si prevede la clausola che vincola la Commissione a mantenere l'eventuale regime di segretezza degli atti così trasmessi fino a quando siano coperti dal segreto. Per il segreto di Stato e per i segreti d'ufficio, professionale e bancario, si applicano le norme vigenti ed è sempre opponibile il segreto tra difensore e parte processuale nell'ambito del mandato.
Come di consueto, è riconosciuto alla Commissione il potere di stabilire quali atti e documenti non devono essere divulgati, anche in relazione a esigenze attinenti ad altre istruttorie o inchieste in corso. In ogni caso, devono rimanere riservati gli atti e i documenti attinenti a procedimenti giudiziari nella fase delle indagini preliminari.
L'articolo 4 della proposta di inchiesta prevede che i componenti della Commissione, il personale addetto alla stessa e ogni altra persona che collabora con la Commissione o compie o concorre a compiere atti di inchiesta oppure ne viene a conoscenza per ragioni di ufficio o di servizio, sono tenuti all'obbligo del segreto per tutto quanto riguarda gli atti compiuti e i documenti acquisiti.
Infine, in base all'articolo 5, l'organizzazione dei lavori della Commissione sarà disciplinata da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa prima dell'inizio dei suoi lavori, rispetto alle cui disposizioni ciascun componente può proporre modifiche. Le sedute della Commissione saranno pubbliche, salvo che la medesima deliberi di riunirsi in seduta segreta.
La Commissione potrà organizzare i propri lavori attraverso uno o più comitati e avvalersi dell'opera di agenti, di ufficiali di Polizia giudiziaria, oltre che, ovviamente, di tutte le collaborazioni che ritenga necessarie. Potrà, inoltre, richiedere e avvalersi di dati, analisi e documenti, prodotti da esperti della materia, da università, da enti di ricerca, dall'Istituto nazionale di statistica e da organismi nazionali e internazionali, che si occupano di questioni attinenti alle sfide demografiche.
Infine, per l'adempimento delle sue funzioni, la Commissione fruirà di personale, locali e strutture operative, messi a disposizione dal Presidente della Camera dei deputati e di risorse, pari a un massimo di 50.000 euro annui, sempre a carico del bilancio interno alla Camera.
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo non intende intervenire.
È iscritta a parlare la deputata Enrica Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi - anche se non ne vedo tanti in Aula - rappresentante del Governo, anticipo che noi conveniamo con l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle tendenze demografiche e sui suoi effetti economici e sociali. A tutti quanti è noto quale importanza rivesta l'andamento demografico sui sistemi economici e non voglio tediare gli astanti, soffermandomi su questo punto. È altrettanto notorio come la popolazione europea stia invecchiando; soprattutto, quella italiana. È altrettanto notorio - i dati sono stati prima citati dalla collega Bonetti - che il tasso di natalità è ormai da decenni in drammatico calo. Secondo un pubblicato dall'Istat - penso che ci riferiamo allo stesso documento - a fine marzo di quest'anno, il tasso medio di nascite per donna si è attestato a un livello bassissimo: 1,2, ben al di sotto del valore di 2,1 nati per donna, necessario per mantenere stabile la popolazione.
Giusto un altro dato: sempre secondo l'Istat, nel 2050 - ossia tra poco - il rapporto tra individui in età lavorativa, ossia nell'età compresa tra i 15 e i 64 anni, e quelli che non lo sono, cioè, i fanciulli fino a 14 anni e gli individui dai 65 anni in su, passerà da circa 3 a 2 ad 1 a 1. È un dato drammatico. Dunque, siamo nel pieno di un cambiamento demografico che comporterà un impatto sulla nostra economia, rendendola più fragile, e che porrà enormi problemi, innanzitutto, al sistema previdenziale - se ne parlava, per l'appunto, prima - ma anche a quello assistenziale e sanitario.
Però non è solo la composizione della popolazione che sta mutando, attenzione: un'altra evoluzione riguarda la localizzazione della popolazione. È stato fatto al riguardo anche un accenno prima. Lo spopolamento sembra che riguarderà tutta l'Italia, ma avrà differenze tra le diverse aree del Paese. Secondo uno studio dell'Istat, almeno fino al 2030, il Nord conoscerà un lieve incremento della popolazione: 0,3 per cento; il Centro Italia, di contro, avrà un decremento della popolazione: si parla del meno 1,6 per cento; la situazione drammatica, però, riguarda il Mezzogiorno, dove il calo dei residenti risulta oramai irreversibile. Nel 2030, le stime parlano di un decremento del 5,5 per cento della popolazione. Le zone rurali e, in particolare, le aree interne, soprattutto, quelle del Mezzogiorno, sono quelle maggiormente colpite dal calo demografico, in virtù dell'esodo verso i maggiori centri urbani: un fatto che, ormai, è sotto gli occhi di tutti. Nelle nostre metropoli si va accentrando sempre più una consistente fetta della popolazione, a discapito delle comunità site nelle aree interne del Paese, che patiscono così una maggiore rarefazione demografica. E ciò, in ragione, tra l'altro, di due fattori che si combinano: il basso tasso di fecondità, di cui parlavamo prima, e l'abbandono del territorio da parte della fetta di popolazione più giovane, attirata verso i centri maggiori per ragioni di lavoro o di studio.
Una stima: si pensa che, nel 2050, in Italia, il 50 per cento della popolazione sarà addensata in grossi centri urbani, con conseguenti difficoltà ambientali e organizzative. Le grandi città, unitamente alle loro periferie, sono energivore e la loro crescita incontrollata determina una serie di conseguenze negative sull'ambiente e sulla stessa salute dei cittadini. L'inquinamento ambientale nelle grandi città determina un importante nella salute di chi vi abita e anche di questa cosa dobbiamo tener conto.
Al contempo, la metà dei comuni italiani è attualmente ubicata nelle aree interne: territori che, comunque, subiscono criticità per essere distanti dai servizi sanitari e dai servizi scolastici; inoltre, sono sforniti di una rete di trasporto ferroviario efficiente. Questo dato è dovuto anche, ahimè, all'orografia del nostro Paese: noi siamo attraversati dalla linea dell'Appennino e chiaramente questo determina sicuramente difficoltà aggiuntive. Alcuni comuni sotto i 1.000 abitanti hanno registrato, negli ultimi decenni, una riduzione di oltre il 50 per cento della popolazione. Però, dobbiamo rammentare che gli squilibri territoriali e, dunque, anche questa diversa localizzazione della popolazione finiscono con il minare la crescita economica dell'intero Paese: non si può pensare che possano crescere solo alcune aree a discapito di altre; il Paese deve crescere insieme, unitamente.
Come descritto nella relazione illustrativa che accompagna la proposta della quale discutiamo, vi è già un impegno a livello europeo per frenare il fenomeno dello spopolamento, che sta caratterizzando alcuni territori e lo spazio europeo: dunque, è una questione che si è posta anche a livello europeo e si cercano ovviamente soluzioni, perché questo tema riguarda l'Italia, ma anche altre aree dello spazio europeo. Questo è un motivo in più per salutare con favore l'istituzione di questa Commissione.
L'analisi dei flussi demografici è sicuramente un compito complesso e ci attende quale di notevole importanza: infatti, in questo momento storico se ne avverte l'urgenza per le motivazioni che sono state espresse. È urgente promuovere politiche che contrastino lo spopolamento e l'invecchiamento della popolazione. Il Parlamento deve rispondere a questo tema, perché credo sia uno dei temi - e sono d'accordo sul punto con la collega Bonetti - più importanti che dobbiamo apprestarci, già da adesso, ad affrontare. È urgente individuare strategie che, in ogni caso, fronteggino i cambiamenti in atto, in modo da non ritrovarci noi tutti - e dunque anche l'intero Paese - impreparati sul terreno previdenziale e lavorativo, in un futuro nemmeno tanto lontano .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI(FDI). Grazie, Presidente. Governo, relatore, credo che affrontare il tema della transizione demografica sia un fatto assolutamente importante e centrale. C'è stato un lungo dibattito nelle Commissioni competenti - la I e la XII - per arrivare al testo che oggi viene presentato all'Aula. Credo sia un fatto assolutamente importante l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. Credo sia importante per l'Italia, sia importante nel rapporto col Governo, sia importante nel rapporto con l'Europa e sia importante anche al fine di prendere coscienza di una situazione drammatica che abbiamo di fronte e che, già dalle parole espresse dal relatore, è emersa nella sua gravità.
La transizione demografica è una delle grandi emergenze - forse la vera pandemia del futuro, oltre a quelle sanitarie - per il futuro dell'Italia e dell'Europa: non è, quindi, un tema soltanto del nostro Paese, ma è un tema che coinvolge anche il cosiddetto Vecchio Continente che deve cercare di tornare ad essere un po' più giovane e meno vecchio. Non possiamo continuare a gestire l'esistente, ma occorre guardare al futuro: alla sfida demografica e alla sostenibilità economica per mettere al sicuro il futuro. È stato detto che noi abbiamo un sistema di e un sistema pensionistico che, chiaramente, questa crisi demografica metterà a rischio in maniera molto seria.
Lo sta già mettendo a rischio, ormai da qualche anno, ma nel futuro porterà ad avere un'assoluta difficoltà nel sostenere gli impegni sulla parte sociale, sanitaria, pensionistica e in generale di .
La decrescita economica e sociale degli anni dell' ha portato un ulteriore aggravamento di questa vicenda e di questa realtà. Chi ha portato avanti il tema della decrescita felice, in qualche modo, non si è posto la questione sociale e politica della necessità di continuare a investire sulla natalità, di creare l'ascensore sociale, quello che a tanti di noi, nel dopoguerra, ha dato opportunità nella propria vita, anche a chi nasceva in famiglie umili, negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta e, quindi, la possibilità di guardare al futuro con grande speranza.
Purtroppo, anche questa vicenda demografica sta creando grandissime difficoltà e grandissime mancanze di opportunità. Ci sono fattori culturali: la carenza, la mancanza, la ricerca della necessità di non dover mettere al mondo dei figli; la paura per il futuro, chiaramente, è un aspetto che si compone insieme agli effetti economici e sociali di questa vicenda; il cambiamento della struttura della famiglia che, certamente, ha imposto modalità culturali totalmente diverse da quelle che c'erano fino a 15-20 anni fa: la paura del futuro, il lavoro incerto, la precarietà, la difficoltà di trovare una casa, un lavoro stabile; il doversi spostare, come è stato detto, da una parte all'altra del Paese o addirittura andare all'estero per trovare opportunità di lavoro; recuperare la fiducia nel futuro e la bellezza della genitorialità. Credo che sia una mobilitazione culturale su cui tutti, al di là delle nostre posizioni ideologiche, dovremmo lavorare e mettere insieme tutti gli di questo settore, non solo le parti politiche, ma anche le parti sociali e culturali e la comunicazione.
La decrescita, a mio avviso, non è mai felice e, se la si applica alla demografia, è ancora più drammatica, perché compromette anche la tenuta del nostro e rompe il patto generazionale, sul quale ogni Nazione da sempre esiste e prospera.
Da quando si è insediato il Governo Meloni, si è scelto di combattere la glaciazione demografica e per questo è stato creato un Ministero guidato, in maniera brillante, dal Ministro Roccella. Nonostante le difficoltà economiche e di bilancio, il Governo ha investito molte risorse su questa materia, iniziando a invertire la tendenza drammaticamente negativa: 2 miliardi e mezzo per le famiglie in modo diretto, più l'indotto degli interventi strutturali di oltre 16 miliardi nel solo 2024. Ma occorre uno sforzo culturale, politico e sociale più forte di quello che è stato fatto dai precedenti Governi e anche dal nostro Governo, e di comunicazione, per ricreare un positivo, ribaltando la narrazione degli ultimi decenni.
Serve più occupazione e credo che i risultati dell'ultimo anno siano molto positivi, visto che oggi abbiamo raggiunto un risultato importante di 10 milioni di lavoratrici, grazie alle imprese e grazie alle norme approvate dal Governo e da questo Parlamento.
La decontribuzione per le madri lavoratrici, il tema della conciliazione degli asili nido, l'asilo nido gratuito per il secondo figlio, il congedo parentale allargato, riconoscere le pari opportunità, in modo sempre più chiaro e forte, tra uomo e donna, nel mondo del lavoro; questa sfida ormai non è solo italiana (l'ho già detto, ma credo sia importante tornarci); è una sfida che coinvolge e deve coinvolgere tutta l'Europa, perché servono anche politiche europee che sostengano la natalità e che, in qualche modo, mettano insieme la possibilità di questo cambiamento culturale. Il tema dello spopolamento ha un'incidenza molto forte, soprattutto nelle aree interne.
I fondi di coesione possono essere utili, per esempio, a combattere tale situazione e a creare condizioni di cambiamento sostanziale. Il declino non è un destino, si può invertire la tendenza, anche se qualcuno dice che ormai è una tendenza che non può più essere cambiata. Io, invece, sono molto legato a Giambattista Vico. Credo che, in qualche modo, ci sia sempre la possibilità di un cambiamento e, quindi, dobbiamo assolutamente correre verso un'opportunità di politiche che siano in grado di sviluppare cambiamenti importanti.
L'emergenza più importante di lunghissimo termine è esattamente la crisi demografica. I dati pubblicati da Istat, che sono stati richiamati anche dalla collega che mi ha preceduto, disegnano un quadro che, sebbene non sia nuovo, è terrificante: tra il 2014 e il 2023, l'Italia ha perso circa 1.350.000 abitanti, da 60,3 milioni a 59 milioni. Tra qui e il 2030 scenderà ancora di 400.000 abitanti. Scenderà di 3.800.000 nel 2050, arrivando a 54 milioni. Tra il 2023 e 2080, l'Italia rischia di perdere circa 13 milioni di abitanti, meno 22 per cento. Questo problema sarà più pesante per il Mezzogiorno, è stato già ricordato: da 19,9 milioni del 2023, a 11,9 milioni del 2080, meno 60 per cento. La popolazione 65, oggi, è il doppio di quella under 14 e si riduce la popolazione in età di lavoro.
Anche il Governatore della Banca d'Italia, Panetta, nelle sue considerazioni del 31 maggio, ha affermato che, da qui al 2040, il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità, malgrado un afflusso netto dall'estero di 170.000 persone l'anno. C'è il rischio di un calo del PIL del 13 per cento e del 9 per cento in termini Un'onda lunga che si abbatterà sulla sostenibilità del e della spesa pubblica in generale, del sistema pensionistico e del debito pubblico e che riguarderà il mercato del lavoro e la produttività delle imprese, l'immigrazione e la composizione sociale.
Nel 2043, 4 famiglie su 10 saranno costituite da persone sole: questa è la principale minaccia per il futuro della Nazione. Quindi, la politica e tutta la società italiana in generale devono rafforzare la dimensione culturale e rafforzare le azioni per definire una strategia di lungo termine che intervenga sulle leve che possano contrastare il declino demografico.
Credo, quindi, che l'istituzione di questa Commissione d'inchiesta possa essere utile per analizzare a fondo tutti i dati in maniera più precisa e più chiara, per confrontarsi con tutti gli operatori e le realtà del settore e non solo, chiaramente con il Governo, e definire documenti generali che possano aiutare chi governa e chi porta avanti, a livello locale ed europeo, le scelte che potranno cambiare il destino di questa situazione .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, negli ultimi anni la costante riduzione della natalità ha portato il tasso di fertilità del nostro paese ben al di sotto del livello di sostituzione generazionale. Questa situazione sta generando pesanti conseguenze per l'Italia e per l'Europa. Infatti, il nostro continente risulta essere l'unico al mondo in cui la popolazione continua a decrescere. Un declino demografico che si accompagna all'invecchiamento della popolazione, come ci mostra l'edizione 2024 del di Eurostat.
Il rapporto evidenzia un significativo calo del tasso di natalità nell'Unione europea, passato da 10,6 nati per 1.000 persone nel 2008 ad addirittura solo 8,7 nel 2022. Una drastica e drammatica riduzione.
Questo declino è stato riscontrato in 22 Paesi dell'Unione tra il 2002 e il 2022, con solo quattro Stati membri che hanno registrato un aumento e con la Bulgaria che, invece, è rimasta stabile.
Nel 2022 i tassi di natalità più alti sono stati registrati a Cipro (1,2), in Francia (10,7), in Irlanda (10,5) e in Svezia (10), mentre i tassi più bassi sono stati in Italia (6,7), Spagna (6,9) e Grecia (7,3). Il tasso di natalità in Italia è in particolar modo allarmante, perché significativamente inferiore rispetto alla media europea: una condizione che impone, oggi, la necessità di affrontare una sfida demografica rilevante per il nostro Paese. Inoltre un dato rilevante che emerge è che la percentuale di persone con più di 65 anni è aumentata dal 16,2 per cento nel 2003 al 21,3 per cento nel 2023, indicando un invecchiamento della popolazione europea.
L'aspettativa di vita è anch'essa in crescita, passando da 77,7 anni nel 2003 a 81,5 anni nel 2023; un dato ovviamente di per sé positivo, ma che si incunea in una dinamica demografica non semplice, come appena descritto. Per non parlare delle proiezioni sul futuro che ci dicono che nel 2100 il 30 per cento della popolazione del Vecchio Continente avrà più di 65 anni. In questo quadro, uno degli elementi più critici è che, stando a questi dati, in Italia per avere un rimpiazzo generazionale ogni coppia dovrebbe avere in media 2,1 figli: dagli anni Settanta, in Italia, ogni donna ha meno di 2 figli e dagli anni Ottanta ha meno di 1,5 figli.
Ad oggi i dati dell'Istituto nazionale di statistica indicano che il tasso di fecondità è pari a 1,24 nascite per donna; il rapporto tra popolazione anziana e popolazione giovane in Italia è pari a 182,6 anziani ogni 100 giovani. Nel complesso cosa ci dicono dunque questi dati? Che l'Italia è diventata un Paese che invecchia e in cui non si fanno figli, con un rapporto tra la popolazione degli 65 e quella degli 15 in costante aumento. Il dramma in questo è che alla diminuzione della popolazione più giovane corrisponde un forte aumento della componente anziana che, nel medio e breve termine, avrà pesanti conseguenze, non solo nel sistema di del nostro Paese, ma anche sul sistema sanitario, aumentando l'incidenza di patologie croniche e le richieste correlate di assistenza costante.
Per governare questi fenomeni e contrastare la criticità connessi al cambiamento demografico servono politiche strutturali che affrontino, con scelte forti ma ragionate, attente e intelligenti, la complessità del fenomeno, che non può e non deve essere trattato in chiave ideologica . Il contrasto della denatalità è, infatti, parte centrale di una strategia complessiva che va tenuta assieme alle politiche per l'invecchiamento attivo, alle politiche di intervento per le persone autosufficienti e all'introduzione di sostegni alle giovani famiglie.
Per incentivare la genitorialità non servono allora slogan propagandistici, a cui il Governo ci ha abituato, ma servono servizi pubblici e garantiti, serve aiutare le persone e le coppie, in un quadro di parità e di egual sostegno. Serve, allora, assicurare alle giovani coppie interventi per conciliare la vita lavorativa e la vita familiare; in particolare, servono interventi diretti per le neomamme, visto che, in Italia, una donna su 4 perde il lavoro con l'arrivo del primo figlio; serve il congedo di paternità obbligatorio. Un aspetto, questo, che è cruciale per la natalità, perché aumenta il capitale umano a disposizione per una nuova vita e libera energie per la coppia che può così gestire il neonato con un'attenzione maggiore e una qualità del tempo migliore.
Il declino della genitorialità, in generale, non è comunque riconducibile a un solo fattore, ma è la conseguenza di un intreccio articolato di ragioni culturali e materiali, che passano anche dalla percezione di insicurezza, dal timore del futuro o le aspettative di felicità con le quali le persone si devono confrontare: è su queste cose che un Governo serio dovrebbe intervenire.
Un altro aspetto legato al calo demografico è lo spopolamento dei territori: le aree rurali e montane sono particolarmente colpite da questo problema, con una riduzione della popolazione che porta alla chiusura di scuole e servizi essenziali. Questa situazione crea un circolo vizioso, dato che la mancanza di servizi porta ulteriori persone ad abbandonare queste aree, aggravando ulteriormente lo spopolamento. L'Italia è un Paese di piccoli comuni: circa 5.500 (il 70 per cento) degli 8.000 comuni esistenti ha meno di 5.000 abitanti; circa 2.000 comuni (circa il 25 per cento) ha meno di 1.000 abitanti.
In questo scenario l'immigrazione sta limitando gli effetti sociali ed economici dello spopolamento, dell'invecchiamento demografico e il degrado ambientale derivante dall'abbandono delle terre.
Gli immigrati tendono ad avere tassi di natalità, sebbene inferiori rispetto al passato, più elevati rispetto alla popolazione locale e potrebbero contribuire ad aumentare il numero di abitanti. Al 1° gennaio 2023, i cittadini stranieri in Italia erano 5.308.000, rappresentando solo il 9 per cento del totale, ma contribuiscono notevolmente a sostenere la natalità del nostro Paese. Nel 2023 i bambini nati da entrambi i genitori stranieri sono stati 50.000, corrispondenti al 13,3 per cento di tutti i nati; il numero è ancora maggiore, se si considerano anche i nati da un solo genitore straniero; senza gli immigrati la nostra piramide demografica diventerebbe ancora più squilibrata.
Per questi motivi, istituire una Commissione parlamentare sulle tendenze demografiche ci sembra una buona opportunità per affrontare questa sfida a patto che, lo ripetiamo, non si scada in derive ideologiche e non la si usi per veicolare messaggi politici che usano la natalità per creare o rafforzare consenso, spesso in chiavi anche anacronistiche e lesive dei diritti individuali e non per affrontare seriamente la questione.
Gestire la complessità del fenomeno in Italia va fatto, dunque, attraverso un'analisi rigorosa dello stato del Paese, individuando un Piano strategico integrato che promuova politiche di contrasto alla denatalità: un piano serio, chiaro, lineare e - come dicevamo - ragionato e che porti a un concetto chiave che va oltre, appunto, l'ideologia. La maternità infatti è una scelta, non un destino: le donne non sono uteri viventi, Giorgia Meloni se ne faccia una ragione di questo concetto.
Nessuna discussione sulla denatalità deve avvenire con l'intento di arretrare rispetto al cambiamento portato, nella vita di donne, dalle battaglie sull'autodeterminazione, dalla maternità come scelta, dalla separazione tra sessualità e maternità. Non stiamo parlando delle singole scelte di genitorialità, pensiamo piuttosto al modo di essere delle nostre società, ai legami che strutturano il mondo in cui viviamo. Diventare genitori, anche attraverso le tecniche di procreazione medicalmente assistita o adottando, prendendosi cura dei figli altrui, è una scelta che va oltre la logica costi-benefici: è su questo che bisogna lavorare ed è su questo che deve lavorare, a nostro avviso, la Commissione, perché diventare genitori non può essere né un obbligo né un lusso.
Per prima cosa bisogna combattere le diseguaglianze sociali e di genere: le persone fanno più figli dove c'è più occupazione femminile, parità di genere, condivisione del lavoro di cura e servizi per l'infanzia, dove il progresso e le libertà non lasciano spazio al patriarcato .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice per la Commissione affari sociali, la deputata Elena Bonetti, e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1937-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport.
Ricordo che nella seduta del 9 luglio sono state respinte le questioni pregiudiziali Santillo ed altri n. 1 e Simiani ed altri n. 2.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
La VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Graziano Pizzimenti.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Il decreto-legge, all'esame dell'Assemblea, reca una serie di rilevanti disposizioni urgenti in materia di infrastrutture e di investimenti di interesse strategico, nonché per garantire l'efficienza del procedimento penale e tutelare gli investimenti delle associazioni e società sportive. Nel corso dell'esame in Commissione sono state inserite una serie di importanti disposizioni di cui passo a darne conto.
L'articolo 1 è relativo all'introduzione di una disciplina di aggiornamento dei Piani economico-finanziari, relativi alle società concessionarie autostradali con periodo regolatorio in scadenza nel corso dell'anno 2024; prevede, inoltre, alcune modifiche normative, volte a ridurre i tempi di realizzazione dell'intervento viario Tarquinia-San Pietro in Palazzi.
Nel corso dell'esame in sede referente sono state inserite rilevanti disposizioni riguardanti le somme dovute dalla società Autobrennero Spa in relazione alla concessione autostradale A-22 Brennero-Modena e accantonamenti per opere relative alla concessione medesima, al fine di accelerare la realizzazione delle infrastrutture autostradali e l'effettuazione degli interventi di manutenzione straordinaria, nonché a promuovere l'innovazione tecnologica e la sostenibilità della tratta A-22 Brennero-Modena, garantendo, da un lato, la rapida conclusione della procedura di affidamento e, dall'altro, l'equilibrio economico-finanziario nella fase transitoria del rapporto concessorio.
L'articolo 2, anch'esso modificato in sede referente, come praticamente tutti gli articoli del decreto-legge, perché c'è stato, devo dire, un buon dibattito che è stato anche complesso nella sua realizzazione, reca disposizioni finalizzate a precisare il perimetro applicativo di alcune disposizioni del decreto-legge n. 35 del 2023 sulle attività propedeutiche alla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, il cosiddetto ponte sullo Stretto. In particolare, sono introdotte disposizioni volte a: chiarire le modalità di approvazione degli atti aggiuntivi alla convenzione di concessione; aggiornare le modalità di approvazione del progetto esecutivo; esplicitare che il costo del progetto deve comunque risultare coerente con le risorse disponibili a legislazione vigente; chiarire alcuni profili relativi alla variazione dei prezzi; provvedere affinché la quantificazione dell'importo aggiornato del contratto con il contraente generale sia sottoposta a osservazione da parte di uno o più soggetti di adeguata esperienza e qualificazione professionale; precisare che l'approvazione da parte del CIPESS delle osservazioni richieste e delle prescrizioni acquisite nella conferenza dei servizi, ritenute assentibili dal MIT, e delle eventuali prescrizioni fornite all'esito della procedura VIA del progetto definitivo e di altri documenti dovranno avvenire entro il 31 dicembre 2024; specificare, inoltre, che la società concessionaria può avvalersi di distacchi di personale da parte delle società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane.
Nel corso dell'esame in sede referente è stata inserita un'ulteriore lettera, la , volta a disciplinare le procedure di esproprio e i relativi indennizzi. In particolare, oltre ad autorizzare la società Stretto di Messina Spa, ovvero il contraente generale, alla cessione in luogo all'esproprio, senza subentro nei rapporti passivi e nei gravami precedenti all'esproprio, si prevedono indennità aggiuntive per la cessione volontaria e per la cessione di immobili adibiti ad abitazione principale o locati a tale uso per le imprese.
L'articolo 3, modificato anch'esso in sede referente, reca disposizioni urgenti in materia di commissari straordinari, prevedendo l'adozione e la possibilità di successive modifiche, con DPCM, di un piano di realizzazione dei compiti e delle funzioni attribuite ai commissari straordinari nominati per la realizzazione degli interventi infrastrutturali prioritari ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 32 del 2019, nonché a quelli individuati nell'allegato I al decreto in esame nominati in virtù di specifiche disposizioni di legge. Si disciplinano i criteri nel rispetto dei quali è predisposto il piano di razionalizzazione, consistenti nella riduzione del numero dei commissari, l'individuazione di eventuali lotti funzionali aggiuntivi, la revoca dei commissari nominati, tenuto conto dei risultati e degli obiettivi raggiunti, e la nomina di nuovi commissari sulla base di esigenze di razionalizzazione dell'azione amministrativa dei commissari straordinari. L'articolo demanda a uno o più decreti del Presidente della Repubblica, da adottarsi entro il 31 dicembre 2025, il compito di individuare le opere relative ai progetti di realizzazione delle opere della rete TEN-T per la cui realizzazione o per il cui completamento si rende necessaria la nomina di uno o più commissari straordinari. Dispone, inoltre, che tali commissari straordinari sono individuati nell'ambito del personale dirigenziale di RFI o di ANAS. Prevede la trasmissione alle Camere, da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, di una relazione annuale sull'attività da essi svolte. Si prevede, inoltre, l'istituzione, presso il MIT, dell'osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali. In sede referente, sono state, infine, introdotte disposizioni ampliative dei poteri del commissario straordinario per il collegamento dei lavori del nodo ferroviario di Genova e del collegamento dell'ultimo miglio tra il Terzo Valico dei Giovi e il Porto storico di Genova.
L'articolo 4, modificato in sede referente, consente al presidente dell'Autorità per la Laguna di Venezia di conferire incarichi di livello dirigenziale generale, stipulare contratti di collaborazione e deliberare il bilancio del primo esercizio finanziario, al fine di rafforzare la capacità tecnica e amministrativa dell'Autorità per la Laguna di Venezia. Il medesimo presidente può, inoltre, avviare procedure straordinarie di mobilità volontaria, a cui può partecipare il personale organico presso amministrazioni pubbliche. In sede referente, è stato specificato che per la medesima finalità è consentito al presidente dell'Autorità di avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, del supporto del provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Veneto, il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia.
Viene poi previsto un contributo straordinario di 750.000 euro per il 2024 a favore della Fondazione lirico-sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari. Nel corso dell'esame in sede referente, è stata introdotta una disposizione che riconosce un contributo straordinario di 500.000 euro per l'anno 2024 a favore della Fondazione Teatri Piacenza.
L'articolo 5, modificato in sede referente, autorizza, al fine di fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi di materiale da costruzione, un finanziamento complessivo di 393 milioni per il periodo 2024-2034 per consentire il celere avvio dei lavori di realizzazione del collegamento autostradale Cisterna-Valmontone e una spesa di 150 milioni, per l'anno 2024, per la messa in sicurezza e l'ammodernamento del sistema idrico del Peschiera.
Nel corso dell'esame in Commissione sono stati prorogati al 3 agosto 2026 e al 10 dicembre 2026 i termini per l'adozione dei decreti di esproprio di cui alla dichiarazione di pubblica utilità riguardanti il completamento del collegamento intermodale Roma-Latina e autostradale Cisterna-Valmontone. Vengono, inoltre, prorogati al 31 dicembre 2024 i termini per l'aggiudicazione degli interventi per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e la realizzazione di nuovi ponti, in sostituzione di quelli esistenti aventi problemi strutturali di sicurezza, nel bacino del Po.
Nel corso dell'esame in sede referente sono state, poi, introdotte disposizioni - sono sette disposizioni, che elenco una dopo l'altra - che prevedono: il commissariamento per la realizzazione della piattaforma logistica intermodale del porto di Tremestieri a Messina; la possibilità per il personale dipendente a tempo indeterminato del MIT di fruire dell'aspettativa per avviare o proseguire attività professionali e imprenditoriali.
Ancora, un contributo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2026 per il completamento delle opere, il consolidamento delle sponde e il recupero funzionale dell'idrovia Pisa-Livorno; un'autorizzazione di spesa di 7 milioni di euro per l'anno 2024, per la realizzazione del polo di alta formazione coreutica dell'Accademia Teatro alla Scala di Milano; un ulteriore punto - siamo al punto 5 - riguarda le misure volte ad assicurare la piena fruibilità degli spazi costruiti sull'infrastruttura del Ponte di Parma, denominato Nuovo Ponte Nord, prevedendo, in particolare, l'assegnazione al comune di Parma di 6 milioni di euro, 2 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.
Un ulteriore punto è un'autorizzazione di spesa di 2 milioni di euro per il completamento dell'intervento “regione Liguria Begato”, nell'ambito del Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare. Il settimo e ultimo punto riguarda la proroga, al 31 dicembre 2025, del termine fino al quale è previsto il mantenimento di esercizio della gestione operante sulla contabilità speciale, al fine di fronteggiare gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione e di consentire la conclusione dei lavori per la messa in sicurezza dell'ammortamento della nuova strada statale 729 Sassari-Olbia.
L'articolo 6 prevede che, al ricorrere di determinate circostanze, sia possibile autorizzare l'erogazione delle somme residue relative ai mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti per interventi di potenziamento delle ferrovie regionali, ovvero per interventi di sviluppo dei sistemi di trasporto rapido di massa, successivamente alla scadenza dell'ammortamento degli anni degli stessi mutui, al fine di assicurare il completamento delle opere ammesse al contributo o destinatarie dei mutui.
C'è anche un articolo 6, introdotto in sede referente, che interviene in materia di divieto di circolazione di vagoni dotati di toilette a scarico aperto, adibiti a trasporto passeggeri, estendendo la deroga a tale divieto ai rotabili che abbiano compiuto il venticinquesimo anno di servizio alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame.
L'articolo 7 reca le diverse misure dirette ad accelerare l'attuazione di interventi di bonifica del sito di interesse nazionale Cogoleto Stoppani. In particolare, si prevede la nomina di un commissario straordinario, che subentra in tutti i rapporti al prefetto di Genova, dotato di speciali poteri derogabili e di personale, al fine di attuare una serie di interventi da prevedersi in uno specifico atto di programmazione, finalizzato alla valorizzazione delle aree dell'ex stabilimento Luigi Stoppani Spa, sito nel comune di Cogoleto. Al fine di consentire la prosecuzione degli interventi di messa in sicurezza della falda e di assicurare lo svolgimento delle attività di cui al presente articolo, è autorizzata la spesa di 7 milioni e 15.000 euro per ciascuna delle annualità 2024, 2025 e 2026.
L'articolo 8 provvede a modificare l'assetto organizzativo delle strutture dedicate allo svolgimento dei compiti previsti dalla disciplina in materia di stoccaggio geologico di CO2. Sono istituiti due nuovi organi autonomi presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica: il primo è il comitato per lo sviluppo della cattura e stoccaggio geologico di CO2, il secondo è la segreteria tecnica. Ne sono disciplinati i compiti, la composizione, il funzionamento, la nomina dei membri e i relativi compensi. L'articolo 9 destina 70 milioni di euro, per il periodo compreso tra il 2025 e il 2027, per il completamento, da parte dell'Università degli studi di Genova, della Scuola Politecnica - Polo universitario di ingegneria, presso il Parco scientifico tecnologico di Genova Erzelli, e 50 milioni, per il periodo complessivo tra il 2027 e il 2029, a favore degli interventi infrastrutturali della regione Liguria.
L'articolo 10 introduce un nuovo strumento finanziario, specificatamente dedicato alle imprese che operano in Africa. Per tale nuovo strumento, è previsto l'impiego di fondi fino a un massimo di 200 milioni, a valere però sulle risorse già presenti nel fondo rotativo. Sono ammessi i cofinanziamenti a fondo perduto, nella misura fino al 10 per cento dei finanziamenti concessi, fino al 20 per cento per le imprese localizzate nelle regioni del Mezzogiorno. L'articolo, oltre a disciplinare il procedimento di concessione di finanziamenti per sostenere le iniziative e i progetti promossi nell'ambito del cosiddetto Piano Mattei, dispone che i finanziamenti erogati dalla Cassa depositi e prestiti sono assistiti dalla garanzia dello Stato, nei limiti massimi di 400 milioni di euro, per l'anno 2024, in misura pari all'80 per cento per singolo intervento.
Inoltre, si dispone che, tramite un DPCM, da adottarsi di concerto con il MAECI, viene determinato l'orientamento strategico delle priorità di investimento delle risorse del Fondo italiano per il clima, da destinare a supporto delle finalità e degli obiettivi del Piano Mattei, oltre a finanziare per euro 50 milioni, per l'anno 2024, del Fondo rotativo per le operazioni di .
L'articolo 11 - sto andando alla conclusione - reca alcune modifiche agli articoli 610 e 611 del codice di procedura penale, in materia di giudizio di Cassazione, finalizzate a garantire maggiore efficienza al procedimento penale, in particolare attraverso una revisione dei tempi e delle modalità previste per la richiesta di trattazione orale del ricorso.
Infine, l'articolo 12 differisce, dal 1° luglio 2024 al 1° luglio 2025, il termine di decorrenza dell'abolizione del vincolo sportivo degli atleti, vincolo costituito dalle limitazioni alla libertà contrattuale per i tesseramenti già in atto al 30 dicembre 2023 e operanti dopo quest'ultima data senza soluzione di continuità, anche mediante rinnovo.
PRESIDENTE. Prendo atto che la rappresentante del Governo non intende interviene.
È iscritta a parlare la deputata Eleonora Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Dunque, siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge da convertire in fretta e furia, l'ennesima volta in cui si utilizza uno strumento normativo sbagliato, che calpesta questo Parlamento. I requisiti di necessità e urgenza quali sono? Come gruppo del Partito Democratico abbiamo, infatti, presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità, spiegando come anche in questo caso, come nei molti precedenti, non vi sia traccia dei requisiti di necessità e urgenza in questo provvedimento. Eppure è l'ennesimo provvedimento, appunto, su cui verrà posta la questione di fiducia, come ormai si è presa l'abitudine di fare. Abbiamo perso il conto di quante votazioni di fiducia abbiamo fatto con questo Governo.
Si tratta dell'ennesimo provvedimento “minestrone”, perché c'è di tutto. Certo, ci sono questioni legate alle infrastrutture, ai commissari, il ponte sullo Stretto, le bonifiche, ma anche cose che non c'entrano nulla, come lo sport, le modifiche al codice di procedura penale, ma anche i soldi che dal Fondo italiano per il clima vengono reindirizzati sul Piano Mattei, la famosa scatola vuota che si sta riempiendo di ambiguità e confusione. Dunque sì, nuovamente, lo ripeto, si calpesta il Parlamento ancora una volta e si calpesta la giurisprudenza costituzionale.
Il Parlamento è mortificato nei suoi lavori, anche in Commissione; mai un rappresentante del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti si è presentato durante i lavori in Commissione, che fosse il Ministro, che fosse il Vice Ministro, che fossero i Sottosegretari, insomma, nessuno che rappresentasse il Ministero competente per merito di questo provvedimento. Sono venuti 4-5 Sottosegretari di altri Dicasteri, che spesso erano all'oscuro dei dettagli del provvedimento, penso chiaramente ai Sottosegretari alla salute, all'economia e all'ambiente.
Non solo i lavori sono stati condotti con grande confusione - come, ad esempio, il fatto che le riformulazioni del testo continuassero a giungere all'ultimo secondo, nonostante l'impegno preso anche dal presidente di Commissione di evitare che ciò continuasse ad accadere - ma fino all'ultimo questa è stata la modalità di lavoro. Con la nostra presidente Chiara Braga e il nostro capogruppo Marco Simiani sono state manifestate in maniera molto chiara le nostre rimostranze su questo punto.
Una confusione che, d'altronde, rifletteva la confusione e gli strappi anche all'interno della maggioranza, considerato che, in fin dei conti, questo decreto Infrastrutture è solo un provvedimento “marchettificio” che non risolve alcuna priorità del Paese, un decreto che, in realtà, si è via via tramutato in un vero e proprio assalto alla diligenza per ottenere risorse per alcuni territori vicini alla destra. Abbiamo, infatti, potuto misurare bene il nervosismo di una maggioranza dove la Lega l'ha fatta da padrona, mettendo sia Fratelli d'Italia che Forza Italia all'angolo e razziando il massimo delle risorse possibili per i propri interessi di bottega.
Questo è quanto il PD ha dichiarato ieri, alla conclusione dei lavori in Commissione ambiente e che voglio ribadire oggi, qui, in Aula. Anche perché, quando i lavori in Commissione durano molte ore, si prolungano anche di notte e giungono riformulazioni all'ultimo secondo che aumentano stanziamenti dai 500.000 euro ai 30 milioni di euro per una determinata infrastruttura, evidentemente, si tratta di un chiaro sintomo di un modo di lavorare che, come minimo, sa di “marchetta” e di favore al territorio di qualcuno.
Ma vado con ordine.
L'articolo 1 interviene sulle concessioni autostradali, con riferimento a quelle che sono in scadenza quest'anno. Su questo tema abbiamo cercato, con alcuni emendamenti, di tutelare gli utenti, ad esempio proponendo che il recupero dei finanziamenti delle opere per i concessionari avvenga non in un periodo ristretto, ma per la durata media di vita dell'opera, consentendo così di avere un impatto minore sui pedaggi pagati da chi percorre queste strade. Una proposta che sappiamo, tra l'altro, essere al vaglio del Governo; eppure è stata completamente ignorata. Come al solito non c'è stato confronto e non c'è stata possibilità di dibattito.
O, ancora, l'esonero dal pagamento delle tariffe di pedaggio per i transiti sulle tratte autostradali della Liguria, considerando lo stato di disagio e i disservizi a causa dei tanti cantieri aperti, anche qui, per tutelare gli utenti. Nulla da fare. Per inciso, nessun emendamento da parte delle opposizioni è stato approvato, a ulteriore conferma della mancanza di spirito di collaborazione e confronto da parte della maggioranza e di questo Governo.
Ma veniamo a uno degli aspetti più gravi presenti in questo decreto: nuove deroghe e procedure per avanzare e procedere, in barba ad ogni principio di trasparenza e di democrazia, ma anche di buon senso e di logica, per portare avanti lo scandaloso ponte sullo Stretto.
Siamo all'articolo 2. Abbiamo presentato diversi emendamenti, a partire da quello soppressivo dell'intero articolo, per rimarcare, ancora una volta, la netta contrarietà a questo folle progetto, irrealizzabile e dannoso, oltre che uno spreco immenso di denari pubblici, soldi che avrebbero potuto e dovuto essere utilizzati per altre cose, sicuramente più urgenti e prioritarie per il Paese, a partire dalla sanità, ad esempio. Ma no, anche qui, voi preferite leggi che ingannano le persone, come quella sulle liste di attesa che abbiamo da poco approvato e che, oltre il titolo, non ha nulla, visto che non mette un euro per risolvere il problema delle troppe persone che stanno rinunciando a curarsi. Liste di attesa infinite e un diritto, quello alla salute, ormai calpestato in questo Paese. E a nulla sono serviti gli emendamenti presentati da noi e dalle opposizioni che recepivano alcune raccomandazioni e osservazioni, anche, ad esempio, da parte dell'Anac, l'Autorità anticorruzione.
Vi siete nascosti dietro i formalismi, come sul fatto di escludere i pareri del CIPESS e del Consiglio di Stato nella procedura di stipula di atti aggiuntivi alla convenzione di concessione tra MIT e società Stretto di Messina, dicendo che si tratta di un semplice allineamento formale di varie leggi cambiate nel corso degli anni. Ma, incredibilmente - guarda un po' -, si allinea al ribasso, alla condizione più comoda e favorevole, escludendo pareri di enti di peso che, nell'esercizio delle loro funzioni, potevano anche essere un presidio di trasparenza, soprattutto nei confronti dei cittadini italiani. Ma questo non vi interessa minimamente e, infatti, riuscite a fare ancora di molto peggio.
Come segnala molto correttamente il WWF, con questo articolo voi state calpestando non solo questo Parlamento, ma vi fate beffe delle regole, delle procedure e delle leggi che esistono in questo Paese. Con questo decreto voi, praticamente, state dando per scontato che la valutazione di impatto ambientale sarà favorevole. State, di fatto, prevedendo il futuro, quindi state approvando una cosa illogica, ovvero che il ponte sullo Stretto possa essere realizzato per fasi costruttive.
Ma la logica e il buon senso vogliono che, prima, si dovrebbe avere la certezza che una determinata opera si possa realizzare e, solo dopo, eventualmente, ci si può permettere una cantierizzazione per stralci. Che, poi, spiegatemi che senso ha procedere per fasi costruttive quando siamo di fronte a un'opera che è un ponte, che collega due punti, quindi deve necessariamente essere trattato nella sua unità e completezza. Invece, sfidando ogni regola e ogni logica, si procede con uno “spezzatino” del ponte sullo Stretto, in barba al fatto che la VIA sia ancora in corso. Qui state facendo correre al Paese, ma anche all'Europa, il rischio altissimo che si producano ennesimi ecomostri iniziati e mai finiti. I cittadini calabresi e siciliani davvero non se lo meritano.
In aggiunta - segnala sempre il WWF -, la Commissione VIA nazionale ha chiesto una serie di integrazioni al progetto presentato, ritenute fondamentali ai fini della valutazione del progetto stesso. Queste integrazioni su questioni dirimenti sono esattamente coincidenti a quelle già richieste nel 2013 sempre dalla Commissione VIA nazionale. Ci si chiede, dunque, come il Parlamento possa non tenere conto che, a distanza di 9 anni dalle richieste di integrazioni, le carenze progettuali formalmente segnalate dalla Commissione istituzionalmente preposta a una preventiva e obbligatoria valutazione dell'opera non siano ancora state risolte; e come si possa dare per scontato che le integrazioni che non sono state fornite dopo 9 anni vengano oggi depositate in modo esaustivo al fine di una valutazione positiva del progetto.
Tra i tanti temi e criticità, ne segnalo uno particolarmente importante per i risvolti di sicurezza dell'opera, ovvero la questione sismica. È la Commissione VIA stessa ad affermare che, ad oggi, non sono stati presentati sufficienti documenti per poterla correttamente valutare. Ma anche questo, evidentemente, non interessa e state chiedendo al Parlamento, specialmente a fronte di richieste reiterate rimaste insoddisfatte, di pronunciarsi prima del giudizio di una Commissione tecnica di garanzia, qual è la Commissione VIA nazionale. È vergognoso.
Invece voi andate avanti, con un progetto assegnato senza gara, anche qui, va ricordato, in barba alle regole europee - anche su questo, i punti e i rilievi dell'Anac erano chiarissimi - e proseguite facendo un'ulteriore modifica, in sede emendativa, in Commissione, sul tema degli espropri. In primo luogo, vi siete inventati una nuova procedura, in spregio alle norme attuali e alle procedure consolidate sugli espropri e, quindi, ne introducete una per il ponte sullo Stretto.
In più, avete deciso, in modo del tutto arbitrario, che gli espropri, al massimo, potranno avere un tetto di 40 milioni di euro che, senza un progetto esecutivo, senza i dettagli di questa opera, sono stati stimati non si sa bene da chi e come, visto che non è stata presentata la relazione tecnica sulla riformulazione. Rimane il fatto, quindi, che è una cifra calcolata in modo approssimativo, che potrà avere come risultato il fatto che, a un certo punto, il tetto di spesa verrà raggiunto e chi doveva avere compensazioni rischia di essere tagliato fuori. Questo ha dell'incredibile.
C'è, poi, l'articolo 3 sul piano di razionalizzazione dei compiti dei commissari straordinari. Un'iniziativa, in parte, anche condivisibile, dal momento che nel nostro Paese ci sono, ormai, più commissari e progetti commissariati che altro, ma, se tutto è commissariato, non si capisce più il senso del commissariamento. Anche su questa iniziativa abbiamo avanzato una serie di osservazioni, anche perché questo piano di razionalizzazione, fatto in questo modo, rischia, ancora una volta, di ignorare presidi di trasparenza, controllo e coinvolgimento dei territori, ad esempio, sul fronte del coordinamento delle attività dei commissari, come, anche qui, proposto dall'Anac.
Tra le varie proposte emendative, voglio ricordare quella sull'inderogabilità del dibattito pubblico, prevista dall'articolo 22 del codice dei contratti, che è anche presentata in una bella pagina Internet, sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che, però, è una procedura svuotata e, spesso, puntualmente ignorata e bocciata, come il nostro emendamento in Commissione.
Già ho detto rispetto al “marchettificio” di questo provvedimento e non mi dilungo sugli articoli in cui è stato inserito un gran numero di disposizioni a favore di alcuni territori, dimenticandone altri, ovviamente in base al colore politico di riferimento.
C'è, poi, l'articolo 6 sul trasporto pubblico locale. Abbiamo presentato emendamenti per rifinanziare il Fondo per il trasporto pubblico locale, ovviamente bocciati. L'articolo 8 concerne la costituzione del Comitato per lo sviluppo del CCS, il . Abbiamo presentato un emendamento soppressivo per stralciare questo articolo, per rimarcare la nostra contrarietà a questa tecnologia, che è fumosa, inefficace e costosa.
Ce lo ricorda, in questo caso, una bella memoria, che è stata recepita dalla Commissione ambiente, da parte di Greenpeace che con una nota richiama il rapporto pubblicato da Greenpeace e ReCommon, “CCS, l'ennesima falsa promessa di ENI”. La storia della CCS è costellata di fallimenti; questa tecnologia in pratica è in uso da oltre cinquanta anni: la CO₂ è stata iniettata nei giacimenti petroliferi per il recupero migliorato del petrolio fin dagli anni Sessanta. Il primo progetto su larga scala di questo tipo è stato realizzato da Chevron in Texas, nel 1972. Una condotta portava sul sito CO₂ liquefatta da impianti distanti 400 km: la CO₂ veniva comunque dispersa nell'ambiente senza alcun vantaggio in termini di emissioni. Serviva di fatto solo a produrre petrolio e questo primo fallimento, chiaramente che risale nel tempo, non è che ha visto un miglioramento della tecnologia nel corso del tempo perché i fallimenti si sono, invece, accumulati. Dal 2009 i Governi di tutto il mondo hanno stanziato 8,5 miliardi di dollari per i progetti di CCS. Tuttavia, solo il 30 per cento di questi finanziamenti è stato speso perché i progetti non sono riusciti a decollare. Numerosi progetti in tutto il mondo sono stati abbandonati per insostenibilità economica o problemi tecnici. Per restare nel contesto europeo, nel 2018 la Corte dei conti ha fortemente criticato l'Unione per aver speso 424 milioni di euro in progetti CCS fallimentari che non sono riusciti nell'obiettivo di diffondere la tecnologia nel Vecchio Continente.
Un ultimo punto che voglio ricordare sempre di questa memoria di Greenpeace: “Per avere un impatto significativo nella lotta ai cambiamenti climatici, la capacità di sequestro della CO2 tramite il CCS a livello globale dovrebbe attestarsi mediamente intorno ai 12 miliardi di tonnellate l'anno, un livello 260 volte superiore a quello attuale”. Non c'è alcun indicatore economico e tecnologico che suggerisca che si tratti di un obiettivo ragionevolmente raggiungibile nei tempi necessari per incidere sulla lotta al cambiamento climatico.
Questo dovrebbe mettere un punto su questa vicenda. Ma, c'è un altro aspetto che è piuttosto preoccupante sulla costituzione di questo comitato. I membri del comitato sarebbero pagati con i proventi delle aste delle quote di CO2. È qualcosa di incredibile. Il principio “chi inquina paga”, che dovrebbe sottendere alla direttiva ETS, prevede appunto il pagamento per l'emissione di quote di CO2. Questo principio viene completamente stravolto, noi di fatto useremo quelle risorse per pagare gli stipendi di un comitato che dovrà sviluppare, autorizzare progetti che hanno di fatto l'unico scopo di portare avanti una tecnologia che mantiene in vita il sistema fossile. Davvero un capolavoro di ribaltamento delle cose.
Vorrei fare un passaggio sull'articolo 10 che riguarda il Piano Mattei. Non mi dilungo, ma questo articolo, che riguarda appunto le misure per il sostegno della presenza di imprese italiane nel continente africano e per l'internazionalizzazione delle imprese italiane, fa una cosa tanto inaccettabile quanto pericolosa. Prevede, infatti, la destinazione di parte delle risorse del Fondo italiano per il clima al Piano Mattei, senza trasparenza, senza criteri chiari, senza poter verificare che queste risorse vengano utilizzate per le finalità dello stesso Fondo. E a tale riguardo, ancora una volta, sono stati bocciati i nostri emendamenti che chiedevano una valutazione degli impatti climatici degli investimenti nel Piano Mattei o che si escluda che si possano finanziare iniziative che vadano a sfruttare le risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche, come ricerca e produzione di prodotti petroliferi, gas o biocarburanti.
E sebbene voi aggiungiate alla parola “sfruttamento” l'aggettivo “sostenibile”, questo rimane chiaramente un grande ossimoro, un paradosso e, di fatto, una presa in giro. Infine, visto che questo decreto non si fa mancare nulla, ci sono anche misure in materia di sport per differire dal 1° luglio 2024 al 1° luglio 2025 il termine di decorrenza per l'abolizione del vincolo sportivo degli atleti, costituito dalle limitazioni alla libertà contrattuale per i tesseramenti già in atto al 30 giugno 2023 e operanti dopo quest'ultima data, senza soluzione di continuità anche mediante rinnovo.
Anche qui ci sono state diverse audizioni di società e di associazioni che criticavano fortemente questa misura da parte del Governo. Per chiudere, quindi, si tratta di un decreto che contiene al suo interno non certo una visione di futuro, semmai l'appiglio a tenere in piedi tecnologie vecchie e legate al mondo e al sistema delle fossili e che fa semplicemente favori a determinati territori del colore politico di questa maggioranza. Credo sia assolutamente una battaglia persa per l'intero Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Milani. Ne ha facoltà.
MASSIMO MILANI(FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei rispondere sia alla collega Evi, per il suo tramite, ma soprattutto a tutti gli interventi che ho sentito in Commissione nei giorni scorsi rispetto ai requisiti di urgenza di questo decreto. Ci sono ampiamente i requisiti di urgenza perché parliamo di interventi assolutamente indifferibili che riguardano, appunto, l'attuazione di opere strategiche per il Paese e si rendeva necessario da parte del Governo intervenire con un decreto per spostare alcuni termini di realizzazione o per intervenire con alcuni rifinanziamenti, altrimenti le opere si sarebbero fermate. Quindi, questa critica, sull'urgenza, veramente la riteniamo assolutamente irricevibile. Ci tenevo a iniziare il mio intervento mettendo in luce questo punto.
Rispetto al decreto-legge, entrando più nello specifico, tra gli argomenti che va a toccare vi è quello che primariamente riguarda la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e la possibilità di approvazione del progetto per fasi esecutive. Non è una novità, è una modalità di approvazione progettuale assolutamente già utilizzata in molte altre opere di natura complessa. E questa è sicuramente una delle opere più complesse che in Italia si siano mai realizzate e probabilmente sarà, anzi, la più complessa e la più costosa, almeno negli ultimi cinquant'anni.
Proprio 50 anni ci sono voluti per poterla avviare, quindi se c'è necessità di ritocchi, di agevolazioni, di facilitazioni, siamo ben felici di dare una mano in questa direzione perché riteniamo quest'opera strategica. Lo ritenevano i legislatori italiani nel 1970, quando fu varata la legge per un collegamento stabile fra il continente e la Sicilia. Ci abbiamo messo oltre cinquant'anni per provare a realizzarla, stiamo lavorando in maniera forte decisa e concreta e quindi tutto quello che serve per andare a realizzarla lo riteniamo utile e necessario.
Abbiamo messo mano ai commissariamenti con questo decreto. L'attività di commissariare opere pubbliche che, per loro natura, sono di particolare difficoltà, più che realizzativa di particolare difficoltà autorizzativa, non è certo abitudine di questo Governo. Viene ormai utilizzata da diversi anni, si è arrivati oggi a un cospicuo numero di commissari, esattamente ne abbiamo 43 più 12 che vengono toccati appunto dalla riorganizzazione qui proposta. Sostanzialmente, si prevede di organizzare un osservatorio sui commissariamenti che predisponga, nell'arco di tre mesi, quindi un tempo sufficientemente anche rapido, una relazione sui commissariamenti in atto, su come possono essere riorganizzati, su come possono essere ridotti.
Quindi, si prevede una razionalizzazione dei commissariamenti e si introduce la possibilità di andarne a individuare degli altri per altre opere che debbono essere realizzate, con particolare riferimento alle opere riguardanti il cosiddetto TEN-T, cioè la strategia di collegamento infrastrutturale Nord-Sud, la rete europea ritenuta strategica dall'Europa e ovviamente anche da noi. Quindi, ci sono opere sia stradali sia ferroviarie che ricadono in questa pianificazione e che avranno bisogno probabilmente dell'istituzione di nuovi commissari.
Per fare questo, si pensa a razionalizzare quelli esistenti, vedere se ci sono opere che possono essere tolte dai commissariamenti o accorpate, per rendere più fluida questa attività. E soprattutto, viene previsto un nuovo istituto, che è questo osservatorio che continuerà a vigilare sull'operato di questi commissari.
Quindi, non ci vedo assolutamente nulla di negativo, se non la volontà, ancora una volta, di razionalizzare e rendere più efficiente l'operato di una parte significativa di strumenti importanti per la realizzazione di opere pubbliche in Italia.
Ricordo che le opere pubbliche sono un motore importante per la crescita del nostro Paese e, se si è reso necessario nel corso degli anni commissariare queste opere, è perché, evidentemente, c'è una difficoltà, da un punto di vista della normativa ordinaria, nell'attuazione delle opere e, soprattutto, nell'approvazione dei progetti sia nella parte espropriativa sia nel dialogo anche con le amministrazioni locali su cui si interviene.
Quindi, riteniamo utile continuare a lavorare con lo strumento dei commissari, ma abbiamo ritenuto anche utile lavorare per razionalizzare questo strumento, renderlo più efficiente e più aggiornato alle esigenze attuali.
Si è intervenuto su altre opere che sono in corso di realizzazione e già finanziate. Mi preme ricordare, in particolare, essendo, peraltro, romano e laziale, due opere molto importanti che riguardano la regione Lazio. Innanzitutto, il collegamento autostradale della Cisterna-Valmontone per cui, alla luce degli aumenti - che sappiamo bene ci sono stati - delle materie prime, si è resa necessaria l'attualizzazione dei costi e, quindi, il rifinanziamento dell'opera; si è fatto uno spostamento, all'interno dei fondi già stanziati per il più ampio progetto Roma-Latina, nel quale è iscritta quest'opera di cui fa parte. Dunque, si è reso necessario lo spostamento dei fondi per l'attuazione di questa parte di opera, così come si è reso necessario il finanziamento di ulteriori 150 milioni per il sistema idrico del Peschiera, opera altrettanto strategica per la città di Roma, perché può garantire l'approvvigionamento idrico per la nostra capitale. Era molto urgente intervenire su queste due opere e ritengo importante che si sia fatto.
Altra opera che non è stata citata in nessuno degli interventi, ma che mi preme sottolineare, è una caserma dei Carabinieri nella provincia di Pisa, che viene finanziata e supportata con attività anche di facilitazione di realizzazione dell'opera, ed è un intervento atteso da molti anni dal Reggimento Tuscania dei Carabinieri.
Inoltre, abbiamo inteso di non mandare indietro i risparmi, i residui dei mutui sul trasporto pubblico locale, quindi, abbiamo inteso dare la possibilità, a supporto degli investimenti necessari nel trasporto pubblico locale, di utilizzare i fondi residui di questi mutui, che, altrimenti, sarebbero tornati indietro.
Mi sembra che si sia data una mano importante al trasporto pubblico locale e mi premeva anche qui sottolinearlo, trattandosi di buona amministrazione e buon governo.
Si avvia, finalmente, dopo che è stata istituita la bonifica del sito di interesse nazionale di Cogoleto - sito della vecchia azienda Stoppani, una ferita aperta per la città di Genova - l'istituzione di un commissario, necessario per l'attuazione, e lo si fa con questo provvedimento.
Poi, un'ultima cosa che, invece, è importante sottolineare, nell'ambito sempre del rilevante Piano Mattei, concerne il fatto che, in vista di questo, si interviene stanziando somme importanti e garanzie da parte di Simest in favore, in particolare, di aziende italiane delle regioni del Sud che intendono investire nel continente africano. Quindi, interveniamo con facilitazioni rivolte ad aziende italiane che hanno intenzione di investire in Africa nell'ambito del cosiddetto Piano Mattei; cerchiamo, ancora una volta, nell'ambito di un più ampio programma, di sostanziare quello che in più provvedimenti abbiamo denominato Piano Mattei.
Con i Paesi africani c'è bisogno di un nuovo rapporto, che deve essere un rapporto di collaborazione, e dobbiamo, quindi, invitare, aiutare e supportare le aziende italiane. In questo provvedimento, in particolare, si è dato aiuto alle aziende italiane stanziate nel Sud Italia per investire nei Paesi africani, perché il rapporto con questi Paesi non deve essere - come ho sentito - di sfruttamento, ma, al contrario, di collaborazione e di investimento da parte dell'Italia e delle sue aziende per istituire una collaborazione proficua per i prossimi anni.
Detto questo, il nostro parere è assolutamente positivo per quanto è stato svolto. Ovviamente, si può fare sempre di più, e nel lavoro in Commissione, comunque, sono stati inseriti alcuni emendamenti importanti che hanno portato ad altri più o meno grandi investimenti, continuando a lavorare per arricchire gli investimenti in Italia e sulle infrastrutture e rendere più rapida ed efficiente la realizzazione delle opere.
Ci saranno sicuramente altri provvedimenti in cui ci sarà ancora altro da fare, e mi auguro che sulle infrastrutture ci sia un lavoro costante e continuo, e quindi, di questi decreti, vorrei vederne non uno all'anno, ma più d'uno .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Ho attenzionato la chiosa che ha terminato l'intervento che mi ha preceduto. Oddio, più di un decreto, ma già ce ne sono una marea! Oramai, il Parlamento risulta totalmente svuotato delle sue funzioni, cosa ci attende allora? Siamo spaventati. Effettivamente c'è una lunghissima sequela di decreti-legge che questo Governo ha letteralmente scaraventato sul Parlamento in questa stagione estiva, e il decreto Infrastrutture, in un certo senso, ci ha fatto drizzare le orecchie, le antenne.
Ma vuoi vedere che il Ministro Salvini sta preparando qualcosa di veramente importante, dopo 2 anni di nulla cosmico, e che, finalmente, si sia deciso a porre mano al problema delle infrastrutture? Ebbene, questa speranza, però, è rimasta sopita, immediatamente stroncata dalla lettura del testo e, di fatto, se si fa eccezione per l'articolo 2, dove ritorna preponderante il tema del ponte dei ponti (il ponte sullo Stretto), delle infrastrutture c'è ben poco. Si parla di tutto. E questo pone un ulteriore dubbio sulla costituzionalità di questo decreto, perché il collega che mi ha preceduto non ha posto in rilievo il fatto che i decreti-legge dovrebbero anche contenere il requisito della omogeneità degli interventi che in esso sono previsti, questo ho studiato qualche annetto fa nei miei studi di diritto.
Il requisito di omogeneità non esiste in questo decreto, come non è esistito negli altri decreti che questo Parlamento si è trovato a dover convertire. E, quindi, che cosa ci troviamo a votare? Ormai la classica maionese impazzita, di cui stiamo parlando noi, dell'opposizione, a più riprese. E c'è dentro di tutto: si va dalle fondazioni lirico-sinfoniche alle bonifiche, dalle modifiche al codice di procedura penale alle scuole politecniche, dallo stoccaggio della CO2 alle misure relative al vincolo sportivo, ma di tutto proprio. E poi, ovviamente, compare l'impalpabile Piano Mattei, che dovrebbe essere finanziato con risorse che sono sottratte, ovviamente, alla transizione ecologica, come sempre. È un gioco delle tre carte, finanziamo una cosa, poi spostiamo questi fondi, ma i soldi sono sempre gli stessi e sono drammaticamente pochi. Un minestrone discutibile, ovviamente, sul fronte del merito, ma pessimo nei confronti del metodo. I requisiti di straordinarietà e urgenza dove sono? Cioè, il Governo è intempestivo e deve riversare questa sua mancanza sul Parlamento, inondandoci di decreti?
Tutte le disposizioni potevano essere affrontate tempestivamente, anche quelle che, effettivamente, sembrano in scadenza, quelle previste dagli articoli 11 e 12, quelle relative al vincolo sportivo, che ovviamente avevano una data precisa di scadenza, e quelle relative al giudizio in Cassazione, al giudizio penale in Cassazione. Un'annotazione per i miei colleghi avvocati: con questo decreto si canta il al principio di oralità nel giudizio di legittimità, andremo solo sul modello cartolare; questo si prevede, di fatto.
Ma torniamo al decreto nel suo complesso. Si tratta di un modo di procedere che sgorga direttamente da quella voglia, che non è nemmeno troppo celata, della Presidente del Consiglio e del suo Governo, di neutralizzare - come dicevamo prima - completamente il Parlamento che, oramai, ha solo il compito di vidimare decisioni prese altrove. È una cosa che torneremo sempre, noi dell'opposizione, a dire e ridire. Questo Parlamento quale funziona ha? E quale deve avere nel futuro? Questo dovrebbe essere il centro della sovranità del popolo. Ebbene, cosa facciamo qui, in quest'Aula? Siamo quasi dei passacarte, ahimè.
Ma torniamo alle infrastrutture, che sono, tra l'altro, il vero convitato di pietra di questo provvedimento: se ne vedono ben poche. Io vengo da una regione del Sud e trovo ripugnante vedere che un'intera area di questo Paese sta soffocando, letteralmente, nella morsa di una siccità senza precedenti, una siccità che era stata ampiamente prevista e preannunciata, ma il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Salvini, cosa fa, in tutto questo? Spallucce. Il Ministro, cosa fa? Sogna il ponte. Un ponte, per l'appunto, come diceva il collega Milani che è intervenuto prima di me, che da oltre cinquant'anni viene sognato, ma perché non si realizza? È realmente possibile realizzarlo e, soprattutto, proprio in questo momento bisogna realizzarlo, sempre che sia possibile realizzarlo, perché qualche dubbio oggettivamente comincia a sorgere? Eppure, si pensa al ponte, ma niente si fa sul sistema idrico. Nell'allegato al DEF 2024, però - voglio citare queste parole dai toni altisonanti - viene declamato - quindi il Governo ha preso posizione, apparentemente, su questo tema - che il sistema idrico acquisisce oggi un'importanza primaria a seguito del cambiamento climatico - udite, udite -: quest'ultimo ha portato con sé scarsità di piogge e di ricarica degli acquiferi, inducendo, a sua volta, un ulteriore aumento della temperatura e rendendo imprescindibile l'adeguamento, il potenziamento e lo sviluppo delle infrastrutture idriche primarie e delle reti di distribuzione idrica. ! Finalmente, anche il Governo si è reso conto che esiste un cambiamento climatico e noi siamo contenti che finalmente stia cominciando a prendere coscienza di questo problema enorme. Comunque, si dà atto del problema, della causa e cosa si fa? Niente, nulla, non c'è niente.
Oggi, scopriamo che gli invasi, in larga parte delle regioni meridionali, sono a secco, perché gli investimenti non sono stati fatti, i pochi soldi fatti arrivare, negli ultimi mesi, dal Governo sono giunti a destinazione, come oramai di consueto, fuori tempo massimo. Risultato: l'acqua è razionata in mezza Sicilia, in diversi comuni in Calabria e in Basilicata, in alcune aree della Puglia e, persino, in 50 comuni dell'Abruzzo. In provincia di Caltanissetta, ci sono famiglie che non vedono una goccia di acqua potabile uscire dai rubinetti delle loro case da oltre 40 giorni. Ditemi voi, se, in un Paese come il nostro, è mai possibile una cosa del genere. Poco più a ovest, nella provincia di Agrigento, gli allevatori lanciano l'allarme per intere mandrie di bestiame che rischiano di essere decimate a causa dell'assenza di acqua; oltretutto, sono anche oberati dai costi eccessivi, come è risaputo, del fieno, quello che serve all'alimentazione del bestiame, che ormai ha raggiunto prezzi elevatissimi. Però, i siciliani possono stare tranquilli. Eh sì, il Ministro Salvini, infatti, con questo decreto, traccia tutta la per buttare alle ortiche letteralmente 15 miliardi di euro per un ponte, quello sullo Stretto - ci torniamo per le generazioni future, che poi si chiederanno: ma di questo ponte sullo Stretto perché parlavano tanto? -, che ad oggi ha visto, nel suo fantasioso progetto, ben 239 appunti e integrazioni della Commissione VIA-VAS del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, sottolineati con la penna rossa.
Il progetto esecutivo di quest'opera faraonica non c'è ancora, come diceva anche prima la collega Evi, ma il Ministro Salvini continua a dire ai quattro venti che a dicembre i cantieri partiranno. Forse per fare i primi piloni, poi, cosa succede, si fermeranno? Quindi, i cittadini di Enna, Agrigento o Licata possono consolarsi, potrebbero rimanere fino a fine agosto senz'acqua potabile, ma nel 2038 forse avranno un ponte dorato per raggiungere il continente. Ovviamente, solo in alcuni giorni, perché quando c'è forte vento il ponte verrà chiuso.
Ecco, Presidente, io penso che non siano più tollerabili le continue prese in giro di questo Governo nei confronti del Sud. Veramente, è meglio, a questo punto, togliere la maschera e questa barzelletta, perché di barzelletta trattasi, del ponte sullo Stretto; sinceramente, è uno dei tanti tasselli che dimostra proprio la scarsa serietà, mi dispiace doverlo sottolineare, di questo Governo. Non voglio riaprire il tristissimo capitolo dell'autonomia differenziata, che è una riforma che contribuirà a spaccare l'Italia e a rendere sempre più incisivo il tra le regioni del Mezzogiorno e il resto del Paese e che, poi, alla fine danneggerà anche il Nord, come ci sono venuti a dire economisti e giuristi, in Commissione. Sono in Commissione affari costituzionali e c'è stato un coro unanime, da parte degli auditi, sul fatto che questa riforma, alla fine, danneggerà l'intero Paese. Poi, ovviamente, fa rabbia - è stato ripetuto più volte dai miei colleghi e da tutta l'opposizione - che proprio i sedicenti patrioti siano quelli che vogliono un'Italia a tre velocità, due, tre, forse anche quattro velocità. E non voglio nemmeno citare la farsa che ci ha propinato ieri il Ministro Fitto sul grande successo della ZES, la ZES unica per le imprese del Mezzogiorno, con una dichiarazione piena di trucchetti contabili - ho avuto modo di riascoltarla; ieri ero in Commissione, poi l'ho riascoltata - e che, alla fine, cela un disegno: le grandi aziende si papperanno tutto e lasceranno nulla o quasi alle PMI del Mezzogiorno. Del resto, lo stesso credito ZES ha percentuali irrisorie, come è stato sottolineato da un intervento del collega Emiliano Fenu, ieri. Alla fine, cosa diventa? Semplicemente una mossa propagandistica che, alla fine, non porterà alcun giovamento al Mezzogiorno.
In riferimento ancora a Salvini, non riusciamo più ad ascoltare la sua propaganda sulle infrastrutture nel Mezzogiorno, soprattutto in questi giorni di fine luglio, in cui stazioni, aeroporti e porti vedono migliaia di passeggeri buttati per terra, esausti per ritardi, soppressioni, disagi, disguidi. Soprattutto per quanto riguarda la rete ferroviaria, è evidente che i continui problemi della stessa siano figli dei mancati interventi di manutenzione e di ammodernamento. Anche questo, sì, e se non ci fossero stati i 209 miliardi di euro del PNRR portati dal Presidente Conte dove staremmo? Non lo so.
Però voglio tornare, in ultimo, sempre sul tema dell'acqua, signora Presidente, perché su quel tema non si può scherzare nel modo più assoluto. Parliamo di un bene primario. Noi del MoVimento 5 Stelle ci siamo sempre battuti su questo fronte. Ed è un bene primario a cui tutti i cittadini devono avere accesso. Ed è veramente surreale e paradossale vedere che oggi, qui, 26 luglio, in quest'Aula parlamentare, discutiamo di un decreto che non ha nemmeno una riga dedicata a questo tema: niente!
Mentre là fuori ci sono migliaia di famiglie che non possono cucinare e lavarsi - attenzione! - perché non hanno acqua. Insomma, questo è l'ennesimo decreto fuffa, signora Presidente, portato in quest'Aula da un Governo che oramai sembra vacillare sempre più, perché non ha una visione per l'intero Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, intervenire dopo la collega Evi mi consente di andare al punto di alcune questioni, condividendo il grande lavoro fatto dalla presidente del gruppo, Braga, dal capogruppo Simiani, da tutti i commissari che si sono alternati in queste ore di discussione per cercare di svolgere un ruolo. È quello che cerchiamo di fare in Commissione, intervenendo oggi in discussione generale e onorando con due interventi questa discussione, con gli emendamenti, laddove non vengono poste le fiducie e con gli ordini del giorno.
Noi vorremmo che il Parlamento svolgesse un ruolo, una funzione. E penso che questo dovrebbe accomunarci, maggioranza e opposizione, perché difendere il ruolo del Parlamento significa anche difendere un'idea di democrazia, che si gioca su un equilibrio anche all'interno del potere esecutivo e del potere legislativo, che noi stiamo andando a minare con un fenomeno che non è nato in questa legislatura, ma che in questa legislatura sta assumendo veramente dei connotati insostenibili.
Oggi il decreto parla anche di sport, fra le tantissime materie di cui vi occupate, andando a interpretare - e noi per questo ci siamo anche confrontati aspramente, in maniera veramente particolare - l'articolo 77 della Costituzione, che invece richiamerebbe a straordinari casi di necessità e urgenza e a un'idea di omogeneità fra le materie che viene costantemente violata.
Però, parlando anche di sport, consentitemi una metafora sportiva. Oggi cominciano le Olimpiadi. Parta e venga, con tutta la nostra forza, anche dal Parlamento, un grande in bocca al lupo ad Arianna Errigo, Gianmarco Tamberi, i nostri portabandiera, tutti i nostri atleti, al fianco del Presidente della Repubblica: le bellissime immagini che stiamo vedendo in queste ore alle Olimpiadi sono un grande messaggio di speranza e di pace che Parigi può dare al mondo. C'è anche paura e inquietudine per i momenti difficili che stiamo vivendo, ma cerchiamo veramente di dare a queste Olimpiadi il valore che devono avere le Olimpiadi. C'è uno sport, poco conosciuto da un punto di vista della pratica in Italia, ma molto conosciuto anche dagli italiani, perché è presente in tanti film e cartoni animati che abbiamo visto da ragazzi, ossia il . E c'è un ruolo nel , che è quello del ricevitore. Il ricevitore è anche colui il quale si pone dietro il battitore con un guanto, è coperto più degli altri giocatori perché si può fare male più degli altri, e ha due compiti: ricevere la palla che viene lanciata e colpita, e dare indicazioni alla squadra su come giocare.
Il Parlamento ha un senso se può essere il ricevitore di questa partita; se può, da un lato, ricevere i decreti, spesso scaraventati addosso a decine, come è avvenuto in questo mese di luglio, rendendo anche impossibile affrontarli in tempo, ma, al tempo stesso, se può anche utilizzare quell'altra fase, ossia dare indicazioni alla squadra e allo stesso lanciatore. Se noi, invece, abbiamo il Parlamento che diventa un ricevitore muto, costretto solo ad essere preso a pallettate, è chiaro che, da questo punto di vista, questa metafora non reggerebbe in un campo di , tanto meno può reggere in una dinamica democratica e, soprattutto, non può reggere rispetto a quanto previsto dalla nostra stessa Costituzione.
Per questa ragione, penso sia fondamentale affrontare questo decreto Infrastrutture nel merito, sapendo però già che i nostri emendamenti, ne avevamo presentati 50, non sono stati accolti, a parte uno solo - l'eccezione che, purtroppo, conferma la regola -, sapendo già che verrà posta la fiducia, sapendo già che non ci sarà più la possibilità di emendarlo, che noi interverremo sugli ordini del giorno e che tutto quello che ci stiamo dicendo, purtroppo, non potrà incidere.
E quando dico tutto quello che ci stiamo dicendo, parlo per la minoranza, ma anche per la maggioranza. Faccio un esempio: ieri eravamo in Commissione ed affrontavamo il tema della NIS 2, ossia la necessità di alzare la guardia della difesa cibernetica del nostro Paese in considerazione dell'aumentato numero dei cyberattacchi. L'abbiamo visto non solo con il della scorsa settimana, ma ce ne accorgiamo ogni giorno, se ne accorgono le piccole e medie imprese, ce ne accorgiamo anche con tutti i provvedimenti che stiamo affrontando. Sono emerse tutta una serie di osservazioni, condivise tra maggioranza e opposizione, ma non c'è stata nemmeno la possibilità di portare le osservazioni.
La maggioranza ha presentato le proprie idee - non dico quelle nostre, le nostre potevate non accoglierle - come premesse, il che non ha alcun valore. Non possiamo andare a scavare così profondamente. Capisco la pioggia di decreti senza fine, ma se questo Parlamento diventa un , se le nostre Commissioni diventano un luogo dove si può andare a incidere esclusivamente sulle premesse, che futuro avranno le istituzioni parlamentari? Che futuro avranno anche nell'immaginario dei cittadini?
Venendo al decreto Infrastrutture, devo dire che, leggendo il lungo elenco di interventi, alcuni di questi sono necessari e urgenti. È stato detto: da questo punto di vista, quando si fa qualcosa di giusto ed importante, voi avrete sempre il nostro sostegno, perché siamo all'opposizione, ma noi siamo un'opposizione che agisce nell'interesse del Paese.
E quindi, laddove ci sono interventi - penso ai provvedimenti contenuti nell'articolo 6 e a quello che è stato fatto sul trasporto pubblico locale - che sono giusti, quelli vengono sostenuti. Però, noi denunciamo un metodo che, a nostro avviso, è sbagliato. Innanzitutto, perché viene segnato un cambiamento di paradigma che, a mio avviso, è preoccupante: noi passiamo da un'idea di programmazione degli interventi, che parte da un'idea chiara e da una visione che era alla base dei grandi contratti di programma - penso al contratto di programma di RFI, a quello di ANAS, ossia una visione di interventi che poi viene portata progressivamente avanti -, a quella di un infinito programma di contratti, di accordi , l'uno con l'altro, tra pezzi di Paese, pezzi di istituzioni e pezzi di maggioranza, che contrattano col Governo un cambiamento. E poi vediamo il nuovo decreto e il nuovo infinito elenco di come cambia: 10 milioni di euro qui, 50 milioni di euro lì, cambia questo e cambia quello. Questo, secondo noi, è sbagliato, perché oggi la maggioranza è questa, oggi il Governo è questo, ma il metodo di queste grandi opere dovrebbe essere tale da consentire una programmazione per la quale, sia stando alla maggioranza, sia stando all'opposizione, si lavora nell'interesse delle infrastrutture che servono al Paese. E quello del ponte è l'esempio degli esempi, lo ha spiegato benissimo la collega Evi.
Quando noi vediamo una grande e immensa opera di 14 miliardi e poi vediamo scelte come quelle di mettere un limite di 40 milioni per l'acquisizione dei terreni, ma se dovessero servire 41 o 42 milioni per acquisire i terreni, che cosa bisogna fare? Un altro decreto e un altro intervento normativo? E poi la scelta, che è stata anche rivendicata negli interventi, delle fasi costruttive, quando non è ancora stato chiarito cosa si intende fare delle 239 prescrizioni che sono state già indicate.
E allora che cosa succederà, se poi magari alcune di queste prescrizioni non saranno accolte o non si troverà il modo di adempierle, dopo che si è già cominciata o conclusa un'altra fase costruttiva per cui, invece, si è riusciti a risolvere il problema? O cosa succederà se finiranno quei 40 milioni e non saranno stati acquisiti tutti i terreni? C'è un rischio vero, che noi vogliamo denunciare in quest'Aula e che io penso che sia fondamentale portare nella nostra discussione. Voi siete un Governo di destra, il Governo più di destra della storia della Repubblica. Però non siete il primo Governo, sostenuto da alcune delle forze che siedono dall'altra parte dell'emiciclo, che propone di fare il ponte sullo Stretto. Io sono cresciuto nella mia infanzia vedendo plastici, conferenze stampa. È un qualcosa che ha accompagnato tutta la mia vita: la retorica della destra che costruirà il ponte sullo Stretto. Però, tutti i Governi che vi hanno preceduto hanno una caratteristica, ve lo dico e ve lo voglio riconoscere: avete solo parlato di fare il ponte sullo Stretto.
Avete anche speso un sacco di soldi per parlarne, ma non avete lasciato su quel terreno, dove volete edificare il ponte sullo Stretto, gli ecomostri destinati a condizionare la storia nei prossimi secoli.
Da questo punto di vista, con tale scelta delle fasi costruttive rischiate di dare una svolta in negativo. Potreste essere il primo Governo che, oltre a sprecare un sacco di soldi per parlare del ponte sullo Stretto, sprecherà altri soldi pubblici per lasciare gli ecomostri destinati, per secoli, a ricordarci quanto sia stata sventurata la scelta di avventurarsi in questa impresa, in questo modo. Infatti, di tutto si può discutere, ma non si può cominciare a fare un ponte se hai 239 prescrizioni e ancora non sai come assolverle.
Da questo punto di vista, in un “decreto spezzatino” sulle infrastrutture, forse, avreste potuto ascoltare alcune delle nostre richieste. Quando abbiamo chiesto 20 milioni di euro sul carcere di Sollicciano, li abbiamo chiesti perché, alla fine, bisogna intervenire concretamente, non solo a parole, non solo rinviando, come è avvenuto in Aula, anche nelle ultime ore, per quanto riguarda la proposta sulla liberazione anticipata speciale, o rinviando sempre a nuovi decreti la grande emergenza che vivono le nostre carceri. Noi dovremmo intervenire subito, non solo sulle altre carceri che devono essere fatte, ma su come è la condizione nelle attuali carceri italiane, coi numeri da brivido, che fanno raggelare il sangue, che stiamo vedendo. Così come, quando vi abbiamo chiesto di investire per il museo sulla strage di Viareggio - c'è il grande tema della sicurezza ferroviaria -, sarebbe stato un segnale importante, ma non è stato colto. E poi si è parlato di alcune infrastrutture su cui si è intervenuto. Si sarebbe potuto intervenire su altre, si sarebbe potuto iniziare l'ultimo lotto della Tirrenica, nel tratto tra Tarquinia a Pescia Romana. Oppure si sarebbe potuto approvare il nostro emendamento per il materiale rotabile sulle linee della metropolitana di Roma.
Ecco, avremmo potuto costruire in Parlamento - per lo meno su questo, per lo meno su opere necessarie, indispensabili, che il gruppo del Partito Democratico e le altre opposizioni avevano segnalato, accettando un metodo che non ritenevamo quello corretto per affrontare la grande questione infrastrutture -, un terreno comune: non l'avete voluto fare. Però, un punto resta in questa discussione: non possiamo fare tutti finta che l'emergenza trasporti, che stanno vivendo milioni e milioni di cittadine e cittadini italiani, di lavoratori, di turisti e di pendolari, non esista. Infatti, non abbiamo tutti la fortuna del Ministro Salvini, non tutti siamo capaci di prendere l'unico aereo capace di partire in tempo, quando tutti gli altri aerei non decollano.
Non succede a noi parlamentari, non succede a tante persone con le quali parliamo ogni giorno, persone che ci scrivono, persone che denunciano la situazione. Sapete, oggi è il 26 luglio: dal 22 al 26 luglio, l'Italia è stata spezzata in due, perché si è interrotta la linea tra Sapri e Battipaglia. È successo perché è avvenuto un incidente il 9 di luglio. Dal 9 di luglio, chiediamo con interrogazioni parlamentari al Ministro Salvini di spiegare che cosa si stava facendo per preparare questi cinque giorni in cui avremmo avuto spaccato in due il Paese, spezzato in due il Paese. Nessuno ha mai risposto alla nostra interrogazione. Si è solo aspettato che si arrivasse al 26 luglio; non ci è stato spiegato perché, nel pieno della stagione turistica, siano stati necessari questi cinque giorni. Noi abbiamo chiesto al Ministro Salvini di spiegarlo, abbiamo chiesto a lui di dirci perché era stata scelta questa fase e non ci è stato risposto perché è successo quello che poi è successo. Faccio esempi: avete provato a cercare, dal 22 al 26 luglio, con la funzione “trova treno”, i treni che dovevano passare da Sapri a Battipaglia? Ecco, sapete cosa succedeva? Venivano tagliati fin dove arrivavano. Avevo comprato un biglietto per Reggio Calabria e il treno si fermava a Battipaglia: nessuna informazione digitale su che cosa avrei dovuto fare una volta superata Battipaglia.
Così come le paline: siete andati nelle stazioni della Calabria, della Campania, in tutte le stazioni italiane? Fino al 22 stesso non veniva neanche indicato, il treno veniva regolarmente considerato un treno che poteva partire - se non avessi avuto informazioni di altro tipo, non lo avrei saputo -, fino poi improvvisamente segnare il ritardo, la cancellazione o il cambiamento di destinazione. Questo è successo.
Cosa potevamo fare? Noi abbiamo chiesto, su questa emergenza che riguarda i treni, che ha riguardato questa settimana, può riguardare gli aerei, ci sono momenti, ci sono incidenti, ma questa emergenza parte prima e continua dopo, e non può essere sempre un alibi, l'incidente, un alibi il !
C'è un problema molto più grave, molto più profondo, se, addirittura, ciascuno di noi ormai programma di prendere il treno il giorno prima, per essere sicuro di arrivare il giorno dopo, o programma di prendere l'aereo il giorno prima per essere sicuri arrivare il giorno dopo. Se siamo arrivati a questa situazione, significa che il problema è molto più grave.
Noi non abbiamo fatto quello che faceva il Ministro Salvini, quando era all'opposizione. Non siamo andati nelle stazioni a fare i video, a parlare con i cittadini che stavano lì, cercando di trovare il modo di vivere quei pochi giorni di vacanza che avevano ritagliato proprio in questa settimana e che, invece di passarli nelle località di villeggiatura, li hanno dovuti passare nelle stazioni, aspettando servizi sostitutivi di cui non erano stati informati, senza la possibilità di attraversare, in temperature incandescenti, raccogliendo il disagio per alimentare bestie, bestioline , per alimentare disagio, per alimentare dissenso verso un Governo che non sta gestendo i grandi problemi al Paese! Noi non abbiamo fatto questo. Noi abbiamo chiesto al Ministro Salvini di venire con un'informativa a riferire in Parlamento, di venirci a spiegare cosa stava facendo e cosa non stava facendo. Infatti, noi pensiamo che se va per aria il sistema dei trasporti del Paese, non è un problema solo di questo Governo, è un problema di tutte le istituzioni, è un problema del Parlamento! Tuttavia, se ci poniamo in questi termini, che sono termini responsabili, di un'opposizione che chiede informative, che chiede risposte a interrogazioni, che chiede un confronto con il Governo, il Governo non può scappare dalla realtà!
Il Ministro Salvini non può continuare a fare conferenze stampa il 22 stesso, dicendo: oggi è un giorno meraviglioso, è un giorno bellissimo, perché l'Italia è più unita, nel giorno in cui l'Italia ha spezzato in due le persone dentro le stazioni. Infatti, questo è veramente pericoloso. È una deriva pericolosa. Le cose non stanno andando benissimo nei trasporti. Non lo diciamo solamente noi, lo dicono tutti.
Ecco, se dovevate fare un decreto, se serve un decreto, perché c'è un problema di straordinaria necessità e urgenza, è la crisi profonda che sta vivendo il trasporto pubblico locale. Non lo diciamo solo noi, lo dicono tutti i cittadini e le cittadine costretti per ore, ore e ore a trovare un modo per raggiungere dalle aree interne le aree urbane, dalle periferie i centri delle città. Questa emergenza tocca tutti, tocca il Nord come il Sud, non è differenziata, riguarda tutti i cittadini e c'è la necessità di dare una risposta ed è legata ad altre emergenze, quelle che denunciano i lavoratori le lavoratrici.
Voi sapete, spero che sappiate, che il 18 luglio c'è stato uno sciopero di quattro ore. Ora, le sigle sindacali hanno indicato, per il 9 settembre, un nuovo sciopero di otto ore per il rinnovo di tutti i contratti degli autoferrotranvieri e vi leggo il comunicato, perché l'hanno chiesto insieme FILT CGIL, FIT-CISL, UIL Trasporti, FAISA CISAL, UGL Autoferro. Stiamo parlando di tutte le sigle sindacali, di tutte le lavoratrici e i lavoratori che sono costretti ogni giorno - ogni singolo giorno! - a essere in prima linea! Penso al personale del , alle continue aggressioni nel gestire un servizio sempre più insostenibile e una crescente insoddisfazione dei cittadini. Chiedono di poter avere un rinnovo del contratto, chiedono maggiori condizioni di sicurezza e non si può scaricare questo sulle imprese del trasporto, perché, come abbiamo visto nel percorso che abbiamo fatto con la risoluzione sul trasporto pubblico locale che il Partito Democratico ha ottenuto di calendarizzare e votare in Commissione trasporti, come abbiamo visto un mese fa, con la mozione sul trasporto pubblico locale, che abbiamo portato in Aula, chiedendovi di votare un potenziamento delle risorse al trasporto pubblico locale.
Se c'è un aumento dei costi in tutti i settori, c'è anche nel settore dei trasporti. Con le stesse risorse si possono garantire meno servizi. Mentre l'Europa va nella direzione del biglietto climatico, mentre l'Europa va nella direzione di garantire un diritto a una mobilità efficiente, sicura per tutte e per tutti, noi stiamo scivolando in un in cui muoversi nelle nostre città e tra le nostre città è sempre più difficile, è sempre più impossibile! E lo facciamo senza dare neanche una prospettiva alle lavoratrici e ai lavoratori che poi sono costretti a essere in prima linea dentro questa transizione verso l'insostenibilità del futuro nelle nostre città.
Il problema dell'incapacità di questo Governo nell'affrontare il tema del trasporto pubblico non di linea, dei taxi e degli NCC è solo la punta dell' del disastro che si sta generando.
Quindi, vi chiediamo, davvero, in conclusione di questo intervento, di assumere una consapevolezza, di aprire gli occhi sulla realtà.
C'è un'emergenza nei trasporti, questo decreto Infrastrutture non fa quello che si doveva fare. Non si può fare un articolo 6, “Disposizioni urgenti in materia di trasporto pubblico locale”, inserendo solo le cose che avete messo. Sono sicuramente giuste, io non contesto ogni euro in più che si può mettere su investimenti, ogni mese in più che si può dare per poter utilizzare le risorse già stanziate, spesso, stanziate da Governi precedenti, spesso, stanziate grazie al lavoro che si è fatto in Europa attraverso i Governi precedenti, spesso, stanziate grazie a una capacità di contare in Europa che l'Italia ha avuto in passato e che sta perdendo con il Governo guidato da Giorgia Meloni.
Di fronte a questo, saremo sempre d'accordo sul mettere più risorse sugli investimenti, ma c'è un tema dilagante di servizi e c'è un tema - e qui veramente concludo - di infrastrutture che non si può risolvere solo tagliando i nastri di futuri cantieri che non si risolvono mai. Bisogna guardare negli occhi quei cittadini costretti a passare ore e ore nelle stazioni, senza riuscire a prendere il treno, senza riuscire a prendere l'aereo. Peraltro, stiamo andando verso i momenti più difficili, le giornate da bollino nero. Se non aprite gli occhi sulla realtà, vi renderete conto che sarà un disastro quello che ci attende .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signora Presidente. Colleghe e colleghi, un ringraziamento particolare ai colleghi Pizzimenti, Mura e Milani, che questa mattina sono qui con noi a partecipare a questo dibattito. Un ringraziamento anche alla Sottosegretaria Siracusano, che è qui. Ma permettetemi di esprimere un'insoddisfazione rispetto al fatto che non sia presente un rappresentante del Governo che si occupa specificatamente delle infrastrutture. Lo giudico grave, perché il combinato disposto del fatto di avere decreti sempre più frequenti e fiducie sempre più frequenti, unitamente all'assenza delle persone competenti e delle persone che, per incarico, si occupano di queste materie, nella discussione d'Aula, sta a significare una totale indifferenza nei confronti del Parlamento. Io le faccio una richiesta, Presidente Ascani, di portare appunto la mia protesta al Presidente Fontana, perché possa assicurare, attraverso ovviamente ciò che gli consente il Regolamento della Camera, che, quando ci sono discussioni di merito, ci siano i rappresentanti del Governo che si occupano di quelle questioni. Perché, al di là della stima nei confronti della Sottosegretaria Siracusano, che è qui sempre presente, mi rendo conto che i rapporti con il Parlamento sono una cosa, ma le competenze che riguardano i singoli decreti non possono essere eluse. Tante volte, ci sembra di avere la sensazione che parliamo al vuoto, cioè, a nessuno che sia in grado di rispondere ai quesiti che noi poniamo.
È abbastanza noioso ripetere, per l'ennesima volta, che il ricorso costante ai decreti-legge, ancor di più se associati alla fiducia, sta espropriando il Parlamento delle proprie funzioni. Ma anche per un decreto-legge come questo, che si chiama decreto Infrastrutture, ma che si potrebbe chiamare anche decreto sullo sport, decreto sui commissari straordinari o su mille altre cose ancora. Ci sono interventi che riguardano concessioni autostradali, infrastrutture strategiche, la riorganizzazione della disciplina normativa relativa ai commissari straordinari e al personale dell'Autorità della Laguna di Venezia, misure in materia di trasporto pubblico, modifiche del codice di procedura penale e misure in materia di sport: di tutto di più. Questo non può essere consentito. È al di fuori da quello che prevedono, non soltanto la Costituzione, nell'interpretazione che ne diamo noi, ma anche le sentenze della Corte costituzionale su questo punto. Non possiamo continuare a ignorare questo elemento, che determina una confusione enorme nei nostri lavori. E, a proposito di questo decreto e della sua eterogeneità, vorrei segnalare una questione: se ci fosse un rappresentante del Ministero delle Infrastrutture, volentieri gliela porrei questa domanda, se solo mi potesse rispondere qualcuno, perché si tratta di un emendamento approvato ieri, Presidente Ascani. Cosa dice questo emendamento? Prevede la possibilità, per il personale dipendente a tempo indeterminato del MIT, di fruire dell'aspettativa per avviare o proseguire l'attività professionale o imprenditoriale. A me, colleghi e colleghe, risultava che il rapporto con la pubblica amministrazione fosse esclusivo e che, quindi, non ci fosse la possibilità di utilizzare un'aspettativa, dicendo di voler iniziare un'attività imprenditoriale. Cosa prevede ulteriormente? Addirittura, si introduce il meccanismo del silenzio-assenso, per cui la domanda fatta, dopo 30 giorni, se non ha una risposta, viene considerata accolta. Cosa succede, poi? Che rimangono i posti vacanti, rispetto ai quali si assicura la copertura attraverso contratti a tempo determinato o di apprendistato. Siamo arrivati all'assurdo, cioè la pubblica amministrazione crea la vacanza artificialmente, creando una norma di questo tipo, e, poi, va a coprire questa vacanza attraverso contratti a tempo determinato. Ma ci state prendendo in giro? Ditemi che non è vero, ditemi che questa cosa non può essere, perché, francamente, non l'ho mai vista, in tutti i Governi che si sono succeduti. Come diceva prima il collega Casu, ce ne sono stati altri, non così di destra, ma, comunque, di destra, oppure di sinistra. Ci vuole una fantasia malata per mettere in campo una norma come questa, cioè si apre la possibilità che qualcuno, automaticamente, vada in aspettativa per due anni, con quale motivazione? Che vuole iniziare un'attività imprenditoriale. Dopodiché, si crea la vacanza del posto e noi, come Ministero, facciamo i contratti a tempo determinato o di apprendistato. Credo che sia ai limiti della legalità. Comunque, lo segnalo a lei, Sottosegretaria Siracusano, in modo che lo possa riportare a chi di dovere, perché, siccome sono un ottimista, nella vita, mi aspetto sempre che ci sia del buono da tutte le parti. Quindi, mi aspetterei che, anche da parte di questo Governo così di destra e così criticabile per tante cose, ci fosse almeno un barlume di buonsenso nel ritirare questa norma. Certe cose non si possono tacere.
Continuate a portarci provvedimenti sui quali ponete la fiducia. Voglio fare un'altra domanda: mi spiegate perché avete questo problema di fiducia così grande? Non vi fidate di voi? Perché una maggioranza che ha numeri così ampi, come quelli che avete voi, deve sempre ricorrere alla fiducia? Non è più semplice portare avanti una discussione ordinaria, secondo il Regolamento, in cui ognuno manifesta le proprie idee, si vota e, ovviamente la maggioranza, che ha numeri così ampi, vincerà tutte le votazioni, portando a casa i suoi risultati? Perché avete bisogno di questa fiducia?
Forse, avete bisogno della fiducia perché - lo devo dire, è l'unica soluzione che mi viene in mente - siete degli incompetenti e non riuscite a gestire i tempi di discussione dei provvedimenti che volete portare a casa e, quindi, vi trovate sempre con l'acqua alla gola rispetto al fatto che bisogna, poi, approvare tutto velocemente, così imbrogliando un po' e andando avanti. Ma così non può essere; non è che non può essere in Italia, non può essere così in alcun Paese civile. In un Paese normale, con una democrazia normale, queste cose non accadono. Voi dovreste cercare di entrare un po' nelle questioni ordinarie, di uscire dalla logica di assedio che avete intorno a voi, nel Paese e a livello internazionale, e cercare di capire che i cittadini e le cittadine italiane vi hanno dato i voti che vi consentono di governare con una maggioranza ampia, alla faccia della necessità di dare stabilità ai Governi attraverso fantomatiche e veramente grottesche riforme costituzionali. I numeri vi consentono di governare e fare quello che volete: ma perché non lo fate?
Allora, devo pensare che c'è una sorta di incapacità che non vi permette di utilizzare gli strumenti ordinari, così come nel merito di alcune questioni che sono in questo decreto. Ma, insomma, voi centrate la vostra attenzione sul ponte di Messina, ma vi rendete conto - come diceva anche la collega del MoVimento 5 Stelle Alifano - che la Sicilia sta morendo di sete? Sta morendo di sete, non ci sono le infrastrutture per l'acqua e voi continuate a buttare soldi dalla finestra su una opera che quasi sicuramente non vedrà mai la luce, che è il ponte di Messina, rispetto al quale continuate a presentare progetti vecchi. Anche l'Anac vi ha detto: guardate che per fare un ponte, che parte dal punto A e arriva al punto B, è necessario fare un progetto completo, non si può fare a pezzi, perché altrimenti è facile che questo ponte cada a terra o in mare, in questo caso. Ma vi pare che continuiate a spendere soldi in questo modo, senza pensare che, invece, a pochi metri, ci sono persone, ci sono comuni che prendono l'acqua una volta ogni 20 giorni; arriva l'acqua nei rubinetti una volta ogni 20 giorni.
Dopodiché, bisogna pure dire che tempo fa avete nominato un commissario per l'acqua, che peraltro si chiama anche Dell'Acqua. Mi spiegate quali risultati, se è possibile, se non offendo e se non disturbo, questo signor commissario Dell'Acqua ha ottenuto in tutti questi mesi che è stato commissario? Perché, a giudicare da quello che si vede intorno, non mi pare che abbia avuto grandi risultati; anzi, la situazione, grazie ai cambiamenti climatici, sui quali poi torneremo, va sempre a peggiorare, sempre di più. Sempre di più.
Penso che voi dovreste avere un sussulto di riflessione, diciamola così, nel pensare che è arrivato il momento di abbandonare questa insana idea di fare il ponte di Messina e di destinare quei soldi a cose assolutamente più utili, alle infrastrutture che appunto servono per portare l'acqua ai cittadini e alle cittadine. Ministro Salvini, se mi ascolta, utilizzi quei soldi per far arrivare l'acqua ai rubinetti delle persone, visto che in questo momento non è che abbiamo tutti questi danari che ci navigano nelle tasche. A loro deve pensare. Tredici miliardi, forse 14, forse 20, saranno buttati in questa opera mastodontica e faraonica, che non servirà a nient'altro che, semmai, a fare in modo che si possa attraversare lo Stretto in cinque minuti, invece del quarto d'ora legato ai traghetti. Complimenti!
E la gente sta morendo di sete. Su questi 13 miliardi, Presidente, c'è stata una lunga discussione un anno fa, quando si è insediato il nuovo Governo, che ci ha detto che il Paese non si poteva permettere i soldi del reddito di cittadinanza, che equivale, forse, a circa 7 miliardi, 7,5 miliardi l'anno, perché era necessario fare altro. Allora, vi domando, cari tre colleghi presenti qui: secondo voi, al Mezzogiorno d'Italia facevano più comodo questi soldi del reddito di cittadinanza o fa più comodo investire questi soldi nel ponte di Messina?
Questa è una domanda alla quale dovete rispondere, perché quei signori e quelle signore che prendevano il reddito cittadinanza, per il 99 per cento dei casi, sono persone che non hanno altro reddito. Quei soldi, comunque, servivano a dare la possibilità di pagare gli affitti, di comprare delle cose, mettere in moto un meccanismo di consumo anche nel Sud Italia, che è stato interrotto.
Se fossi in voi, un po' di riflessioni le farei, perché altrimenti non si capisce a cosa serva fare politica se non si fa il conto con la realtà. Poi, fate un bellissimo articolo per quanto riguarda i commissari straordinari.
Vorrei farvi presente che i commissari sono appunto straordinari e nel momento in cui si crea una struttura come l'Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali, con compiti di coordinamento della loro attività e monitoraggio sulla realizzazione delle opere commissariate, forse si rende un po' stabile una figura che dovrebbe essere straordinaria.
Ma, da questo punto di vista, io devo dire che ha ragione la Presidente Meloni, perché deve necessariamente trovare un sistema di coordinamento. In un anno e mezzo ha nominato 60 commissari, 60 commissari che lavorano al di fuori delle norme ordinarie previste dalla legge. Ripeto, 60 commissari. È un modo surrettizio per espropriare sia il Parlamento sia le pubbliche amministrazioni, le regioni e i comuni dei poteri che gli vengono conferiti dalla legge e, in tanti casi, dalla Costituzione. Penso sia il caso di fare un controllo su questi commissariamenti.
Noi abbiamo presentato un emendamento sul commissario per il Giubileo di Roma, chiedendo una cosa che, secondo me, dovrebbe essere banale e cioè, finito l'evento per il quale è stato nominato il commissario, terminino anche i poteri straordinari. Il commissariamento del Giubileo finirà il 31 dicembre 2025; per tutte le opere che si possono realizzare, secondo il cronoprogramma messo in campo dal commissario per il Giubileo, entro il 31 dicembre 2025, giustamente avranno vi saranno i poteri commissariali, ma quelle opere che si realizzeranno nel 2028 mi spiegate per quale ragione devono essere realizzate con i poteri commissariali, quindi con poteri straordinari che bypassano le normali autorizzazioni di carattere ambientale e tutto il resto previsto dalla legge?
Credo che veramente la creatività italiana, in questo caso, si esprima ai massimi livelli. Noi chiediamo che le cose si facciano, ma si facciano come si devono fare e che non si possano espropriare comuni e regioni, che non si possano espropriare i poteri dello Stato del diritto-dovere di realizzare le opere che sono necessarie e che sono state programmate. E chiediamo anche che questi 60 commissari ci dicano, come il commissario Dell'Acqua, che cosa stanno facendo. Perché una delle caratteristiche dei commissari - lo dico a lei, Sottosegretaria - è che non prevedono il controllo delle assemblee legislative. Noi non li possiamo controllare, non li controlliamo, non sappiamo che cosa facciano. Sarebbe forse necessario fare, in qualche modo, quantomeno un tentativo per portare il Parlamento a controllare ciò che viene fatto dai commissari, vista l'enorme mole di lavoro che viene assegnata ai commissari.
Dicevamo prima del clima e dei cambiamenti climatici che non si tratta di un elemento del quale si sono innamorati i Verdi. Basta vedere quello che succede in Sicilia, forse vi dovreste rendere conto che questa battaglia ideologica che il Governo Meloni sta facendo contro i cambiamenti climatici, è e rimane una battaglia ideologica perché i fatti - purtroppo devo dire - vi danno torto. Sta cambiando la vita del pianeta e sta cambiando la vita del nostro Paese e i danni anche economici che comportano i cambiamenti climatici sono enormi.
Voi dite: accidenti, quanto costa la transizione ecologica. Ma vi siete domandati quanto costa riparare i danni dei cambiamenti climatici? Quanti miliardi già sono stati spesi e quanti miliardi ogni anno si spendono per rimediare ai danni ai cambiamenti climatici? E voi non fate un piano di adattamento. Voi, addirittura dite bellamente che quei quattro soldi che avete messo per il Piano per il clima bisogna destinarli al Piano Mattei. Ma come si fa? Come si fa? Ancor prima di entrare nel merito del Piano Mattei, ma come si fa a togliere i soldi, i fondi necessari per mettere in campo una strategia contro i cambiamenti climatici nel Paese? Guardate che, una volta, per osservare i cambiamenti climatici bisognava vederli in televisione. Succedevano sempre in America i disastri ambientali, in Asia.
Adesso basta aprire la finestra di casa e vi rendete conto di quello che sta accadendo. I tornado sulla costa laziale: una volta si vedevano soltanto nei film americani nell'Ohio, adesso li vediamo a Torvaianica. La siccità che c'è in questo momento nel nostro Paese è una cosa che nessuno di noi ricorda. Rispetto a questo, voi prendete i soldi e li destinate al Piano Mattei. Allora, ciò al di là del fatto che fare un omaggio al partigiano Mattei, che credo che sia sempre giusto fare in tutte le occasioni; quindi, avreste fatto bene a scegliere questo nome se il Piano fosse effettivamente centrato sulla solidarietà e su quei valori che Mattei ha dimostrato di avere, combattendo contro i fascisti nel nostro Paese. Non è così, purtroppo, perché, ancora una volta, voi definite, tra i compiti del Piano Mattei, una serie di questioni che sono - quelle centrali - approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali. Quindi, mi pare del tutto evidente che il tentativo che volete mettere in campo, abbastanza velleitario in verità, con il Piano Mattei è cercare di continuare ad avere un pezzettino di torta da sfruttare, soprattutto dal punto di vista energetico: siccome il grande obiettivo strategico del Governo Meloni è trasformare l'Italia nell' del gas, allora si cerca di andare a trovare l'approvvigionamento del gas nel resto dei Paesi africani, in Nigeria o in altri ancora, come l'Algeria.
Al di là della velleità e dell'errore clamoroso di puntare ancora sul gas, in realtà il nostro è un Paese che non ha gas, non ha carbone, non ha petrolio e vi voglio informare che non ha neanche l'uranio, per i neo-nuclearisti italiani. Ha alcune cose che dovrebbero essere valorizzate: il sole e il vento, il nostro futuro energetico sta lì. Per voi, cari colleghi - Pizzimenti, Mura e Milani, che ascoltate - che parlate sempre di autonomia e indipendenza della Nazione: sono d'accordo, facciamo l'indipendenza energetica del nostro Paese, ma l'indipendenza energetica del nostro Paese è il fatto di poter sfruttare le risorse che ci sono nel nostro Paese, e cioè il sole e il vento, se vogliamo essere indipendenti. Altrimenti, saremo sempre dipendenti da chi produce gas, petrolio e carbone e avremo bisogno anche degli eserciti che servono per andare a controllare i pozzi di petrolio e gas e i giacimenti di carbone. Quindi, se vogliamo destinare al nostro Paese un futuro di indipendenza energetica e di pace, dobbiamo scegliere la strada della transizione ecologica: è quello l'interesse nazionale del nostro Paese. Voi ve lo dimenticate in questo decreto, come ve lo dimenticate in ogni provvedimento che mettete in campo.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, deputato Graziano Pizzimenti, rinunzia alla replica.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo.
MATILDE SIRACUSANO,. Ci tenevo, brevemente, a ringraziare i colleghi intervenuti, il relatore e i colleghi sia di maggioranza che di opposizione e fare una precisazione, in riferimento all'assenza, oggi, in Aula, dei titolari del MIT.
Il provvedimento era stato assegnato al Sottosegretario Ferrante, che si scusa, però, purtroppo, è assente per motivi di salute, e quindi questa è la ragione per cui mi trova qui, onorevole Zaratti. È vero quando lei dice che, non avendo seguito il provvedimento dall'inizio e non essendo un esponente del MIT, non ho la competenza tecnica per poter rispondere, puntualmente, su tutte le sue richieste. Su una cosa, però, mi permetta di ascrivermi una grande competenza, che è proprio quella relativa al ponte sullo Stretto di Messina, essendo io anche messinese e avendo fatto tante battaglie in quest'Aula, anche quando stavo dall'altra parte, per la realizzazione di quest'opera.
Le chiedo, la prego, onorevole Zaratti, di non fare l'errore che viene fatto soltanto in questo Paese, che è stato fatto in precedenza, che è l'errore di dividerci, di fare delle infrastrutture che creano sviluppo una battaglia ideologica. Ed è stata questa la ragione per cui oggi noi discutiamo di un progetto che sarebbe stato già realizzato e non è stato realizzato per ragioni ideologiche, e non tecniche.
Quel progetto è valido, è stato studiato per tantissimi anni, porta tante firme di esperti tecnici di fama internazionale, è stato aggiornato e io non posso ascoltare questo sterile dibattito per cui ogni problema di questo Paese sembra che debba essere risolto con le risorse destinate a un'infrastruttura che crea sviluppo, cioè non tutti i problemi di questo Paese possono essere risolti non realizzando il ponte. Ossia, le risorse del ponte non tolgono risorse da altri ambiti strategici e importanti per la vita dei nostri cittadini. Sapete a cosa serve il ponte sullo Stretto? Serve, intanto, a creare posti di lavoro in un territorio depresso, dove c'è un altissimo tasso di disoccupazione, a dare attuazione a quel principio, che abbiamo inserito in Costituzione, che riconosce gli svantaggi derivanti dall'insularità, perché il costo occulto dell'insularità per i siciliani ammonta a 6 miliardi di euro.
Poi mi permetta, onorevole Zaratti, un'ultima precisazione, proprio rivolta al suo gruppo: voi fate tante battaglie per l'ambiente, eppure questa è un'infrastruttura ecosostenibile, che si inquadra in quel processo di transizione ecologica, perché la realizzazione del ponte offre, come modalità di trasporto primaria, l'alta velocità e, quindi, procura la determinazione della riduzione dell'80 per cento delle emissioni delle emissioni di CO2, dunque voi dovreste essere i primi a sostenerla.
Volevo fare questa precisazione, rinnovando i ringraziamenti a tutta l'Aula per questo lavoro prezioso e per questo provvedimento così importante, che vede oggi compimento .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI,. Sì, grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1937-A, di conversione in legge del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, nel testo approvato dalla Commissione.
PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 1937- A, nel testo della Commissione, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di lunedì 29 luglio, a partire dalle ore 15, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 13,20.
Sempre nella parte pomeridiana della seduta di lunedì 29 luglio, dopo tale votazione e fino alle ore 20, con prosecuzione notturna dalle ore 21 alle ore 24 e nella giornata di martedì 30 luglio, avranno luogo l'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
Ricordo altresì che il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge in esame è fissato alle ore 18 di oggi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, signora Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori e non sull'articolo 8 del nostro Regolamento e sull'articolo 77 della Costituzione, come ho fatto in tempi passati e come ricomincerò a fare. Io penso, signora Presidente, che noi ci ritroviamo sempre in questa occasione della posizione di fiducia e ci diciamo le stesse cose. Io invoco la Presidenza, perché si muova su questo scempio della autonomia del Parlamento, che si compie quotidianamente.
Il Governo Meloni, qui rappresentato dal Ministro Ciriani, quando la stessa era all'opposizione, tuonava contro la posizione della questione di fiducia perfino da parte dei Governi tecnici, che nascevano senza una maggioranza politica. Il Governo del Ministro Ciriani, che rappresenta la prima maggioranza politica scelta dagli elettori - sembra, quando parlano loro - della storia della Repubblica, per non andare più indietro, pone più questioni di fiducia dei Governi tecnici: con questa questione di fiducia - ho capito che, forse, dei quattro decreti che mancano, almeno uno sarà approvato senza questione di fiducia, non so -, comunque anche con tre questioni di fiducia, avete superato Draghi e Monti, e supererete Draghi e Monti per numero di fiducie messe al mese.
Credo e continuo a ribadire che questo non sia tollerabile, né dignitoso nei confronti del Parlamento. Ho letto, a un certo punto, un'intervista su - forse il titolo travisava il pensiero del Ministro Ciriani - che diceva: alla Camera, li porteremo fino ad agosto. Ma come parla, Ministro? Spero sia stato travisato. Siete arrivati senza uno straccio di programmazione, avete fatto i decreti sotto elezioni per distribuire un po' di bandierine e poi usate questo linguaggio irrispettoso. Non solo è irrispettosa la modalità nei confronti del Parlamento, ma lo è anche il linguaggio.
Voglio aggiungere, in conclusione, signora Presidente, che per avvalorare la mia richiesta alla Presidenza della Camera chiedo, per suo tramite, al Presidente Fontana di intervenire, perché dobbiamo metterci in qualche modo di traverso rispetto a questo. Non lo possiamo accettare, anche perché la Presidenza rappresenta anche l'opposizione, che viene calpestata. Se quelli della maggioranza sono contenti di non toccare palla e di stare sempre zitti tanto quanto erano scontenti - e ci sono agli atti del Senato le dichiarazioni dell'allora capogruppo di Fratelli d'Italia, Ciriani - che un Governo tecnico metteva la fiducia … oggi, invece, sono tutti acquiescenti.
Ma ieri è stata depositata la sentenza della Corte costituzionale n. 146, in cui l'avvocato Vigevani ha brillantemente - questo ormai è agli atti - rappresentato Stéphane Lissner, il sovrintendente del Teatro San Carlo, estromesso per fare spazio al nuovo designato dal Ministro della Cultura, ciò perché dovevate spostare le vostre caselle. Signor Ministro Ciriani, lei, il 21 giugno 2023, è venuto in quest'Aula a chiedere la fiducia sul decreto-legge, convertito poi in legge, attraverso il quale voi decidevate , da un giorno all'altro e per decreto-legge - quindi necessità ed urgenza secondo il vostro ragionamento - di estromettere, per raggiunti i 70 anni di età, un sovrintendente e metterne un altro che piacesse al Ministro. L'avvocato difensore Vigevani ha avuto ragione nei confronti dello Stato, dell'Avvocatura dello Stato, e sa cosa c'è scritto in quella sentenza, Ministro Ciriani? Che quel decreto, su cui lei ha chiesto la fiducia un anno fa, il 21 giugno 2023, è incostituzionale per una serie di ragioni che avremo tempo di leggere man mano che porrete la fiducia.
Qui, dunque, non c'è solo il parere dell'opposizione, ma c'è anche la Corte costituzionale, che incidentalmente è stata interrogata su uno dei tantissimi decreti che avete fatto. Il tribunale di Napoli ha portato, in quanto tribunale del lavoro, alla Corte costituzionale quella vertenza e la Corte costituzionale ha messo per iscritto tutta una serie di considerazioni e ha smentito la difesa dell'Avvocatura dello Stato spiegando che, oltre ai decreti “a panino”, con le norme “a panino” che mettete nei decreti anche in sede di conversione, non c'erano i requisiti di necessità ed urgenza. Io spero che il Governo legga la palese insussistenza dei requisiti imposti dall'articolo 77 della Costituzione. Dunque, a questo punto non sono solo le opposizioni, ma mi rivolgo - e chiudo - alla Presidenza della Camera: noi non possiamo accettare che questa prassi coinvolga il Parlamento e soprattutto l'opposizione, che incolpevolmente si trova a partecipare e ad assistere a un procedimento legislativo che anche la Corte costituzionale, con motivazioni depositate ieri, trova incidentalmente - perché al momento ne è arrivato solo uno - palesemente incostituzionali ai sensi dell'articolo 77. Ci sono altre cose e avremo altri momenti per intervenire. Chiedo, signora Presidente, di far presente al Presidente Fontana questa cosa, perché su questa base richiami il Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Nell'associarci e nello stigmatizzare quanto sta avvenendo - purtroppo stanno diventando una costante anche questi interventi, nel momento in cui viene sempre più frequentemente, battendo tutti i record, utilizzata la fiducia in questa legislatura - uso queste parole: “Un Governo litigioso e diviso su tutto, che va avanti solo a colpi di fiducia. Nonostante la larga maggioranza, continuano a mortificare il Parlamento e la democrazia. Prima vanno a casa e meglio è per l'Italia”. Sono parole di Giorgia Meloni del 21 maggio del 2022. Sono passati poco più di 2 anni, ne sembrano passati 20.
Credo sia giusto rispettare la Costituzione, l'articolo 77: i decreti vanno utilizzati solo in casi straordinari di necessità e urgenza. Se non volete rispettare la Costituzione, abbiate almeno la coerenza di chiedere di cambiarla e di mettere che, nell'articolo 77, i decreti vanno utilizzati tutte le volte che il Governo vuole. Almeno sarebbe più coerente come richiesta, perché questa deriva non nasce in questa legislatura - lo sappiamo, ne abbiamo discusso, ci siamo confrontati tante volte - ma sta assumendo, veramente, dei connotati grotteschi.
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della Camera quanto è stato appena detto dai gruppi.
PRESIDENTE. Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
La chiama avrà inizio dalla deputata Ravetto.
Avverto che l'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro della Difesa, sugli esiti del Vertice NATO di Washington, prevista per giovedì 1° agosto, avrà luogo alle ore 9.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport. (C. 1937-A)
: PIZZIMENTI.