PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1937-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, colleghi e colleghe, siamo giunti al voto finale, ma vorrei rimarcare alcuni aspetti che hanno caratterizzato già il voto di fiducia. È difficile condividere un provvedimento così eterogeneo, perché siamo andati dalle concessioni al ponte sullo Stretto, da contributi dati alle fondazioni liriche, al processo penale e al diritto sportivo. Quindi, in questo, senso abbiamo già un limite, perché, in realtà, un provvedimento dovrebbe essere caratterizzato da una sua omogeneità. Per questa ragione, ritengo di procedere articolo per articolo, proprio per avere almeno un filo conduttore dato dall'ordine degli articoli stessi.
Cominciando dal tema delle concessioni, è positivo che vi sia perlomeno un aggiornamento dei piani economico-finanziari e che si sia raggiunto questo accordo a proposito degli extraprofitti con la Autobrennero. Però, iniziano i problemi già con il ponte sullo Stretto, perché sappiamo che è un tema divisivo. Sappiamo bene che ci sono posizioni differenziate tra la maggioranza e l'opposizione, ma anche all'interno, perché no, dei gruppi della maggioranza o dell'opposizione, anche a titolo personale. E vi è, indubbiamente, un aspetto condivisibile, ossia che si stabiliscono perlomeno elementi fermi, quali: avere la determinazione della modalità di approvazione degli atti aggiuntivi della concessione, la coerenza del costo del progetto rispetto alle risorse, la disciplina della variazione dei prezzi, l'asseverazione, i distacchi del personale del gruppo Ferrovie dello Stato. Sono tutte cose condivisibili. Tuttavia, il tema centrale è che viene introdotta questa approvazione per fasi costruttive e, quindi, per la realizzazione. Questi aspetti sono emersi anche nella fase conoscitiva con le audizioni. Da un lato, vi è il rischio di perdere l'unitarietà del progetto nel suo insieme - è un'opera, come sappiamo, piuttosto imponente, impattante e, possiamo dire, senza precedenti - e, dall'altro lato, c'è anche il rischio di perdere di vista dei costi per via dell'operatività delle varianti. Quindi, possiamo dire che l'unica cosa certa è l'incerto. Quello che noi temiamo è il fatto che ci sia un'eccessiva incertezza su elementi che, invece, devono essere fondamentali, ossia la sua realizzabilità, i costi e anche il fattore della tempistica.
Quindi, sembrerebbe quasi che si dica: intanto cominciamo e poi vediamo quale sarà la sorte. Però non ce lo possiamo permettere, soprattutto per importi così rilevanti.
E poi, ancora, in merito all'articolo 3, a proposito dei commissari straordinari è positivo il fatto che si vada verso una riduzione, anche una razionalizzazione delle funzioni, un agire più ordinato, però, dall'altro lato, abbiamo la nomina di nuovi commissari. Quindi, da una parte, si ordina e, dall'altra parte, si nomina; in questo senso, ci vorrebbe un po' di coerenza. Mi preoccupa il fatto che si preveda tutto questo anche per le reti TEN-T, perché, in realtà, le reti di trasporto europee sono un programma che risale a un regolamento del 2013; hanno struttura ben nota, e, quindi, non rappresentano una straordinarietà.
Anche in questo senso, vi sono state osservazioni in fase conoscitiva. Cioè, non possiamo far diventare i commissari straordinari come qualche cosa di ordinario, altrimenti abbiamo la solita modalità all'italiana per cui stabiliamo delle opere da realizzare, non siamo in grado di rispettare la tempistica e, quindi, nominiamo un commissario straordinario. Come pure stabiliamo regole con il codice degli appalti, evidenza pubblica, trasparenza, e poi deroghiamo noi stessi alle regole che abbiamo creato. Ebbene, non ci siamo a proposito di tutto questo.
Poi, in un decreto-legge Infrastrutture c'è l'introduzione di contributi a fondazioni. Va tutto bene, ma, diciamo, per dare contributi, forse il contesto non è esattamente quello giusto; è inconcepibile che si agisca in questo modo. E dovremmo anche spiegare perché a certe fondazioni vengono dati contributi e ad altre no, perché ad alcune realtà vengono riconosciuti dei termini diversi anche per la realizzazione delle opere e ad altre no. A proposito dell'articolo 5, si fa riferimento al completamento degli interventi infrastrutturali, quindi variazione dei prezzi, e sappiamo bene che i risultati, a questo proposito, non sono stati quelli che dovevano essere assicurati in questo importante ambito.
Poi arriviamo a toccare il tema dell'aspettativa dei dipendenti del MIT. Anche qui, nuovi contributi a fondazioni, contributi agli enti che si occupano di case popolari, quindi abbiamo messo un po' tutto anche in questo articolo. Invece, il tema che dovrebbe essere senz'altro affrontato è quello del trasporto pubblico locale. Speriamo che il fatto di avere una sorta di devoluzione per il residuo dei mutui di Cassa depositi e prestiti serva a migliorare le infrastrutture locali.
Arriviamo a quanto è previsto dal Capo II, che trovo molto interessante, perché reintroduce il Piano Mattei, quindi, in sostanza, sostegno e contributi a quelle imprese che decidono di investire, vengono appoggiate per gli investimenti in Africa. A questo proposito, però, vorrei svolgere due osservazioni, una di carattere finanziario e una di carattere strategico. La prima: questo articolo prevede, innanzitutto, che vi sia un fondo rotativo di 200 milioni di euro, poi altri fondi sono garantiti da Cassa depositi e prestiti, altri ancora dal Fondo italiano per il clima. Ieri c'è stato un ampio dibattito, anche con ordini del giorno specifici che hanno richiamato la trasparenza degli investimenti attraverso questo Fondo.
Penso che sia un impegno purtroppo insufficiente, perché, se pensiamo di poter essere incisivi nel continente africano con questi importi, credo che raccontiamo una storia un po' inverosimile. E qui mi aggancio all'aspetto, invece, più strategico, perché, anche se gli ambiti non sono sovrapponibili, penso che dovremmo agganciarci alla strategia europea, perché, verso la fine del 2021, è stato approvato quel programma che si chiama , che è stata un po' la risposta, nell'immediato, alla sospensione, all'interruzione della Via della seta cinese.
Ebbene, in questo senso si è deciso di agire in una maniera, secondo me, intelligente, cioè mettendo insieme l'aspetto degli investimenti con quello della cooperazione internazionale in alcuni settori rispetto ad altri. Introdursi in questo programma è un cambiamento sostanziale rispetto a quello che vediamo con il Piano Mattei, perché, anche per gli importi, il prevede 300 miliardi di euro, non qualche milione, di cui 150 per l'Africa. Quindi, è evidente che questo approccio sia completamente diverso rispetto a quello che stiamo vedendo.
Peraltro, il Piano Mattei utilizza risorse che già facevano parte della cooperazione internazionale, qui le vediamo pescare, addirittura, dal Fondo italiano per il clima. In sostanza, non ci siamo. Infine, vorrei toccare, a parte il tema del processo penale, quello dello sport. Penso che sia poco serio introdurre una proroga il 30 di giugno per una scadenza, una decorrenza che doveva essere quella del 1° luglio 2024, per il posticipo dello svincolo sportivo. Penso che, tra l'altro, oltre all'aspetto temporale, ci sia anche quello, anche qui, strategico.
Perché? Perché alcune federazioni hanno evidenziato la necessità di andare in quella direzione, che noi stessi avevamo stabilito con il 1° luglio 2024; quindi, alcune, diciamocelo chiaro, erano pronte ed altre no, ma si è voluto aprire la porta a quelle che, invece, non erano pronte. Qui ci è stato detto molto chiaramente da chi opera nel campo dello sport che è necessario togliere quelle barriere, è necessario consentire lo sviluppo dello sport proprio andando in quella direzione che originariamente era stata stabilita.
Quindi, indubbiamente, ci sono una serie di aspetti che noi non riteniamo condivisibili, non ultimo il fatto di agire davvero su quello che è urgente, cioè sulle infrastrutture ferroviarie. Anche ieri ci sono stati guasti sulla linea Roma-Napoli, non è un fatto occasionale, straordinario, ormai è un fatto ordinario. Quindi, quello che noi ci attendiamo davvero, Presidente, dal Governo è che ci sia una trasparenza, perlomeno, su quello che è necessario fare sulla rete, con la manutenzione straordinaria e l'impatto economico che ci dovrà essere per far passare le infrastrutture da una situazione che oggi è piuttosto critica a una situazione, invece, ordinaria e completamente funzionale e funzionante.
Allora sì, saremo disponibili a supportare l'attività di questo Governo nel campo delle infrastrutture. Ad oggi questo non avviene e, per tale ragione, il nostro voto sarà contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, il decreto Infrastrutture che ci accingiamo a votare è molto più di un insieme di norme tecniche, è un passo concreto verso lo sviluppo, la modernizzazione e la crescita dell'Italia; un decreto complesso, animato anche da un vivace confronto. Al nostro Paese servono infrastrutture moderne ed efficienti, sicure, rispettose dell'ambiente e sostenibili. Per realizzarle dovevamo prevedere, necessariamente, non solo investimenti strategici, che daranno impulso alla nostra economia, ma anche un efficientamento della macchina amministrativa, della burocrazia, in particolare quella commissariale, e della giustizia.
Grazie a questo provvedimento sono razionalizzati compiti e funzioni dei commissari straordinari per le infrastrutture e viene istituito un Osservatorio sui commissariamenti infrastrutturali. Le infrastrutture sono la spina dorsale del nostro Paese: strade, autostrade, porti e ferrovie non sono solo semplici opere pubbliche, ma elementi fondamentali che connettono, innanzitutto, le persone, facilitano gli scambi commerciali, riducono le distanze e migliorano la qualità della vita delle persone.
Con questo decreto puntiamo a realizzare interventi, non solo modernizzando la nostra rete stradale e ferroviaria, ma anche contribuendo a rendere l'Italia un Paese più competitivo e attrattivo per gli investimenti. Sono tanti gli interventi pensati e diversificati sul nostro territorio nazionale: pensiamo al tratto Tarquinia-San Pietro in Palazzi; il completamento dell'Autostrada tirrenica, che favorirà l'accessibilità ai turisti, alle imprese, ai cittadini; il progetto del ponte sullo Stretto, che dobbiamo vedere e pensare come uno strumento di coesione territoriale; il rafforzamento della capacità tecnica e operativa dell'Autorità per la Laguna di Venezia; il collegamento stradale Cisterna-Valmontone; la messa in sicurezza e l'ammodernamento del sistema idrico del Peschiera; la realizzazione di opere relative alla caserma Tuscania di Livorno.
Ma pensiamo anche alle misure concrete per la bonifica dei siti inquinati: penso al SIN Stoppani, di Cogoleto, in provincia di Genova e, se vogliamo rimanere in Liguria, ulteriori risorse vengono previste proprio per il completamento della scuola politecnica Polo universitario di ingegneria del Parco scientifico e tecnologico di Genova-Erzelli.
Oltre all'efficientamento della macchina amministrativa, per realizzare le opere sono imprescindibili gli stanziamenti di risorse, anche per far fronte agli aumenti dei prezzi dei materiali di costruzione. Sempre in tema di finanziamenti, al fine di assicurare il completamento delle opere destinatarie dei contributi o dei mutui concessi da Cassa depositi e prestiti, in determinate circostanze sarà possibile l'erogazione di somme ulteriori per investimenti di potenziamento delle ferrovie regionali.
Oltre agli aspetti finanziari, quando si parla di infrastrutture, non possiamo ignorare le sfide ambientali che abbiamo di fronte. Il concetto di sostenibilità diventa imprescindibile: sostenibilità economica, sociale e ambientale. Proprio sulla sostenibilità ambientale, sono previsti interventi in tema di cattura e stoccaggio geologico della CO2, elemento fondamentale della strategia comprensiva di riduzione delle emissioni. In particolare, è prevista l'istituzione di due nuovi organi autonomi presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica: il Comitato per lo sviluppo della cattura e dello stoccaggio geologico della CO2 e la segreteria tecnica CCS.
Un altro punto fondamentale del decreto riguarda l'attuazione del cosiddetto Piano Mattei, volto a gestire la pressione migratoria e a sviluppare infrastrutture nel continente africano. L'obiettivo è offrire opportunità a chi desidera restare nella propria terra, promuovendo lo sviluppo tramite partenariati duraturi e favorendo l'internazionalizzazione delle imprese italiane in Africa. Sono previsti un nuovo strumento finanziario dedicato alle imprese operanti in Africa, sono previsti cofinanziamenti a fondo perduto, sono previsti finanziamenti erogati da Cassa depositi e prestiti per infrastrutture, ambiente, salute, agricoltura e manifatturiero.
E, infine, vi è il tema della giustizia. Una giustizia efficiente e rapida è fondamentale per attrarre investimenti e aumentare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Le misure previste nel decreto mirano a snellire i procedimenti, rendendo il sistema giudiziario più efficiente, rispondendo così alle esigenze di equità e rapidità che i cittadini giustamente richiedono. In particolare, le disposizioni sono finalizzate a garantire una maggiore efficienza del procedimento penale, con una revisione dei tempi e delle modalità previste per le richieste di trattazione orale del ricorso in Cassazione.
In conclusione, Presidente, questo decreto è una risposta alla necessità del nostro Paese, è un piano di azione che guarda avanti, che mette al centro lo sviluppo sostenibile, la modernizzazione delle infrastrutture, la tutela dell'ambiente e il benessere dei nostri cittadini. È una dimostrazione dell'impegno di questa maggioranza a lavorare per un'Italia migliore, più forte, ma anche più giusta. Votare questo decreto significa credere nel futuro dell'Italia, ed è per questo che annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Colleghi, Governo, devo dire che questo decreto Infrastrutture contiene un po' la qualunque: dalle concessioni autostradali ai commissari straordinari - un proliferare nei numeri che, devo dire, prima o poi, sostituirà anche il Parlamento -, alla capacità tecnica e amministrativa della Laguna di Venezia, alla Fondazione lirico sinfonica del Teatro Petruzzelli, alle disposizioni in materia di TPL, agli interventi di bonifica nel sito di Cogoleto-Stoppani, al Comitato per lo sviluppo della cattura dello stoccaggio di CO2, al rifinanziamento del Polo universitario di ingegneria di Genova, alle misure per il sostegno alla presenza delle imprese italiane nel continente africano, alle modifiche del codice di procedura penale e poi - un po' la Cenerentola - si parla anche di sport.
C'è di tutto un po': il codice di procedura penale con lo sport, o meglio con l'abolizione del vincolo sportivo, e con le infrastrutture. C'è tanto, ma, poi, di concreto c'è parecchia evanescenza. Devo dire che in Commissione, purtroppo, abbiamo vissuto il solito copione. Questa volta, però, anche la maggioranza ha avuto momenti difficili, nel senso che c'è stata una richiesta di ritiro di emendamenti molto importanti e ci sono stati anche attimi di tensione per quei gruppi della maggioranza che tenevano, in particolare, ai loro emendamenti e avrebbero, molto probabilmente, gradito un parere favorevole. Ciò è valsa un'interruzione, e comunque il ritiro anche di quegli emendamenti.
Ecco, devo svolgere una considerazione e la faccio anche sul valutare gli ordini del giorno, e mi baso ovviamente su quelli presentati dalla maggioranza. Non abbiamo avuto la possibilità di quantificare gli importi degli ordini del giorno presentati dalla maggioranza, riferiti a tutte le opere per cui si chiede “l'opportunità di”. Il nostro gruppo è sempre favorevole, quando si parla di arricchire i territori con la messa in sicurezza oppure con il completamento di opere incompiute che debbono essere terminate. Il lungo elenco, però, mi porta a pensare che la nostra Penisola ha emergenze straordinarie, e le cito, anche queste. Partiamo dagli esercenti che hanno subìto riduzioni di ricavi per carenza della neve o per il cambiamento climatico; il passo grande in avanti è che si inizia ad avere la consapevolezza del cambiamento climatico, un'emergenza portata anche dal nostro gruppo nella legge di bilancio, ma ovviamente, in quel caso, il parere è stato negativo. è una consapevolezza che il Governo ha avuto tardivamente.
Dalla neve e dalla montagna passo al mare, passo al ponte sullo Stretto, alla dotazione degli 11 miliardi, alle risorse che le regioni Calabria e Sicilia dovranno impegnare, due regioni che non so quanto saranno felici di contribuire a questo investimento, così importante, perché - e si evidenzia anche dagli ordini del giorno che avete presentato - hanno gravi carenze. C'è sicuramente da pensare alla viabilità e alle infrastrutture, ma c'è anche da pensare all'aumento dell'importo degli 11 miliardi. Perché? Perché ci sono costi che, ad esempio attraverso le faglie attive a rischio sismico - parlo di Messina -, sicuramente aumenteranno. E poi, devo anche dire che di quegli 11 miliardi ci sono risorse che erano destinate al Sud per altre opere, e ovviamente andranno direttamente al ponte. Ma questa è semplicemente un'esposizione di alcune considerazioni. E poi ci sono gli immobili da espropriare; pare siano circa 300. Guardate che saranno molti e molti di più di 300, su questo non ci sono dubbi. E, quindi, pongo un ulteriore interrogativo, proprio a fronte di quanto successo in Commissione e mi riferisco sempre agli emendamenti cassati. Torno ancora al ponte sullo Stretto, per ricordare i milioni di euro che sono stati spesi per lo studio di fattibilità e progettazione e, poi, alla preoccupazione per la realizzazione dell'opera. Perché questo? Perché nel periodo in cui, ad esempio, in Piemonte sono iniziati i lavori della TAV, io ero sindaco e ho vissuto l'iter di quell'opera, lo vivo ancora adesso, in particolare con lo sforamento dei tempi. Premetto di essere sempre stata favorevole alla TAV, all'opera, però molto meno al prolungarsi dei tempi di realizzazione. E mi preoccupa la proroga chiesta dalla società Stretto di Messina Spa, di ulteriori 120 giorni: forse i lavori inizieranno nel 2025. Passo, ora, perché il tempo corre, attraverso un ordine del giorno, all'alta velocità della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. Siamo proprio in una delle regioni assai interessate al ponte.
Ecco, qui si chiede l'incremento dall'1 al 2 per cento della quota massima di risorse da destinare agli interventi di riqualificazione e mitigazione urbanistica. Questi sono gli ordini del giorno presentati dalla maggioranza. Un altro ordine del giorno chiede un fondo per il contrasto al disagio abitativo. Ecco, su questo, bene: una consapevolezza importante perché sul decreto-legge Casa abbiamo parlato a lungo di questo disagio abitativo che in quella fase, ossia la scorsa settimana, pareva non esistesse. In questo caso, invece, si chiede di valutare l'opportunità di un piano per l'edilizia, nell'ambito degli interventi sulle infrastrutture e al fine di contrastare il disagio abitativo sul territorio nazionale - e il disagio abitativo effettivamente c'è su tutto il territorio nazionale - mediante la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente, con annesso il consumo del suolo. Molto, molto bene, chissà, però, perché presentare un ordine del giorno e, invece, piuttosto non agire. Infatti, qui siamo al “valutare l'opportunità di”, invece la situazione chiederebbe un intervento molto, molto veloce.
Poi c'è da scongiurare il rischio dell'introduzione di un pedaggio sulla Corda Molle, valutando l'opportunità di soluzioni alternative che non gravino sui lavoratori pendolari e sugli autotrasportatori. Devo dire, signor Presidente, Governo e colleghi, che questa situazione si trova un po' a livello nazionale e, quindi, oltre alla Corda Molle, dovremmo creare l'opportunità di affrontare una situazione analoga, semmai questo venisse fatto anche per tutti gli altri pendolari.
Poi c'è il completamento della tangenziale di Casale Monferrato: qui andiamo in Piemonte, casa mia, con la strada statale Casale Monferrato-Asti. E poi c'è l'asse stradale Caserta-Benevento: questo intervento consentirà a una vasta area di uscire da un isolamento infrastrutturale che dura da troppo tempo. Qui c'è già un progetto tecnico di fattibilità che però, accidenti, non risulta al momento inserito nel contratto di programma MIT-ANAS 2021-2025. Allora, si chiede al Governo di …
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Cerco di velocizzare. Ieri sera, mi ci sono messa davvero con interesse su questi ordini del giorno. Dicevo milioni e milioni di euro. Abbiamo capito che gli ordini del giorno sono un qualcosa che non si nega a nessuno, un contentino che ogni parlamentare può portare al territorio, però poi, per serietà, queste opere in qualche maniera dovrebbero essere realizzate.
C'è qualche perplessità da parte del nostro gruppo, mancando una programmazione e soprattutto i tempi, ma mancando una programmazione importante nazionale e un censimento delle attività, partendo da quella fondamentale della messa in sicurezza del territorio sempre prioritaria. Prima la messa in sicurezza e poi tutto il resto. Comunque, il Governo dimostra che l'elenco delle richieste che provengono dalle regioni, dai territori e dai comuni è infinito. Cosa fare? Intanto occorre cercare di costruire un programma, capire che cosa succederà al ponte e capire che cosa succederà al nostro territorio, a tutto il resto dell'Italia che vive davvero momenti difficili. Uscendo in piazza ci rendiamo conto del caldo e, quindi, di che cosa succede, della siccità. Sempre nella mia Commissione si parla della laguna di Orbetello, della moria dei pesci: quella è un'emergenza, è un'emergenza che conosciamo, direi, da quando si è insediato questo Governo, ma ad oggi pare non ci siano delle risposte.
Ecco, è proprio con questa consapevolezza, signor Presidente, che il gruppo Azione PER, annuncia il voto contrario per la poca chiarezza e per l'assoluta assenza di strategie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, Signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, questo decreto ancora una volta dimostra la vostra totale distanza dai problemi del Paese. È come se voi foste decontestualizzati perché l'Italia in questo momento vive in una drammatica emergenza. Io non la chiamerei più “emergenza”, la definirei un elemento strutturale legato alla crisi climatica e alla siccità, alle drammatiche immagini che purtroppo ci vengono riproposte di anno in anno. Ecco, di fronte a un qualcosa che non è emergenza e che voi eravate nella condizione di poter prevedere, avete emanato un decreto che oggi ponete all'attenzione del Parlamento, della Camera dei deputati, per la sua conversione in legge.
Non c'è nulla sulla siccità, non c'è nulla, ad esempio, per integrare quei fondi assolutamente non adeguati. Penso al tema della dispersione idrica: nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono previsti solo 900 milioni di euro di fronte al disastro della perdita delle nostre condutture. Questa non è un'emergenza per voi, cioè che l'acqua si perda nella misura del 40 per cento sulla media nazionale e che in Sicilia questa punta arrivi al 51,6 per cento non è un'emergenza.
Eppure un anno e più fa, il Consiglio dei ministri, in pompa magna con tanto di conferenze stampa, aveva annunciato l'approvazione del decreto sulla siccità, un decreto che prevedeva un commissario il quale avrebbe - secondo Salvini e il Governo - risolto tanti problemi.
Qual è la situazione oggi, signor Sottosegretario? La situazione è la seguente: questo commissario non ha fatto un bel niente, la relazione che è stata depositata in Parlamento prevede semplicemente un monitoraggio delle opere, mentre c'è una situazione drammatica in Sicilia con tanti invasi pieni di acqua che non possono essere utilizzati perché manca il collaudo a queste infrastrutture, mentre gli agricoltori stanno estirpando vigneti e agrumeti.
Io non so come non ci preoccupiamo di fronte a tutto ciò. Abbiamo centinaia di imprese agricole che stanno chiudendo perché ci sono agrumeti, vigneti che vengono estirpati a causa dell'assenza di acqua e tutto ciò viene derubricato come un fatto di cronaca, un fatto di emergenza contestuale, non come un qualcosa che dovrebbe portare il suo Governo, signor Sottosegretario - se incontrerà la Premier Meloni glielo può dire da parte mia -, a convocare il Consiglio dei ministri per dichiarare lo stato di crisi climatica nel nostro Paese ed adottare conseguenti provvedimenti da questo punto di vista. Certamente, non la politica energetica che state facendo, certamente non il decreto Agricoltura che prevede il blocco delle rinnovabili e, certamente, non trasformare l'Italia in un del gas, come volete fare attraverso i vostri provvedimenti.
Passiamo al Piano Mattei. Ecco, nel provvedimento che stiamo per approvare - o meglio state per approvare - c'è una norma che riguarda il Piano Mattei. Bene, su questo vorrei dire una cosa, perché penso - e lo dico anche al Presidente della Camera dei deputati - che l'Aula è sovrana e quando un Ministro della Repubblica viene in quest'Aula ha il dovere di dire la verità, ha il dovere di non mentire. Questo è un elemento importante: quando si va a sottoscrivere un accordo con la più grande industria dell'agroalimentare italiana come la BF Spa, la quale ha chiuso un accordo insieme al Ministro dell'Agricoltura in Algeria per la coltivazione di 36.000 ettari, per coltivare grano, cereali, legumi e, in quest'Aula, pubblicamente, nei convegni di Coldiretti, il Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida dice che nemmeno un chicco di grano verrà in Italia perché queste risorse rimarranno nel territorio magrebino e, al massimo andranno nei Paesi africani dove si soffre la fame, ebbene, noi leggiamo cose diverse nel decreto interministeriale del Piano Mattei che è depositato in Commissione Affari esteri per il parere. Signor Sottosegretario, a pagina 63 di quel decreto, c'è scritto che il 30 per cento delle risorse agricole prodotte da quell'accordo verranno in Italia. Il Ministro Lollobrigida ha mentito in quest'Aula
Non si può mentire, è inammissibile! Non si può. Nemmeno in un consiglio circoscrizionale municipale si può fare una cosa del genere, tanto meno lo può fare un Ministro dell'Agricoltura, tantomeno un Ministro del Governo italiano può mentire e dire questa cosa.
Noi sapevamo che quello del Piano Mattei è un uso che vuole sfruttare le risorse naturali dell'Africa per riportarle in Europa e creare speculazione. Come la questione del gas, come il fatto che, in Costa d'Avorio e in Mozambico, si andrà a prendere il gas, si utilizzeranno i giacimenti, utilizzando il Fondo nazionale per il clima. Mai cosa così grave è stata fatta come quella di distorcere l'uso dei fondi per il clima, 4 miliardi di euro, non per fare politiche di contrasto al cambiamento climatico in Africa, ma per andare a prendere gas e petrolio e trasformare migliaia di ettari in biocarburanti, nelle aree dove è più alto l'indice di malnutrizione. C'è un problema etico. Io mi meraviglio che in questo Governo non ci sia una persona che chieda un cambiamento di rotta da questo punto di vista.
E poi veniamo alla contraddizione delle contraddizioni: il ponte sullo Stretto di Messina. La Sicilia ha un territorio che si sta desertificando; un milione di persone non hanno l'acqua potabile; in paesini - io cito sempre l'esempio di Ravanusa ad Agrigento - l'acqua arriva una volta ogni 18 giorni. È l'Italia del 2024: ci sono Paesi dove l'acqua non arriva e arriva una volta ogni 18 giorni, perché questa non viene ritenuta una infrastruttura urgente da realizzare.
Fate decreti su decreti per velocizzare la realizzazione del ponte sullo Stretto, ma non riuscite a fare un collaudo per la diga di un invaso che potrebbe dare l'acqua agli agricoltori e, invece, quell'acqua la fate buttare a mare. Ma è eticamente accettabile tutto ciò? È questo il motivo per cui vi diciamo che siete totalmente scollegati dalla realtà del Paese e dall'emergenza del Paese. Ma, dopodiché, che cosa accade? Accade che riguardo al ponte sullo Stretto, come previsto dal decreto n. 35 del 2023, entro il 31 luglio del 2023 doveva essere presentato il progetto esecutivo. Siccome il progetto esecutivo non c'è, allora che cosa si fa? Si fa un'operazione che solo in Italia può accadere: si approva il progetto del ponte per stralci funzionali. Per far capire a chi ci sta ascoltando e vedendo che cosa significa, significa che lo approveranno a pezzettini: uno spezzatino. Ma un ponte può essere approvato a spezzatino? Non può essere approvato un ponte a spezzatino. Non prendetevela: sarebbe un insulto all'intelligenza anche di un bambino che fa le scuole elementari. I bambini che giocano con le costruzioni della Lego: si ricorda, Sottosegretario, no? Ha giocato anche lei con i mattoncini della Lego, no? Beh, lei non è che lo faceva a pezzettini, perché poi, a un certo punto, se non lo finiva in tempo, anche con i supporti di sotto, gli crollava tutto. Anche un bambino che gioca con le costruzioni della Lego capisce che non potete fare questa operazione. Ma allora la domanda è: ma perché lo state facendo? Ve lo spiego io perché lo state facendo. Voi state facendo lo stralcio funzionale, perché dovete determinare i diritti acquisiti dal consorzio Eurolink: ovvero, fate partire gli espropri; è quello è il progetto funzionale. Dopodiché, una volta che è partito - e vedrete, perché in nessuna parte del mondo è stato realizzato un ponte a campata unica di 3.300 metri -, che cosa accadrà? Accadrà che direte: “Bene, non si può fare. Cambiamo”. Intanto, però, lo Stato è legato: o paga la penale o sarà legato per i prossimi dieci, venti, trent'anni a un consorzio che succhierà risorse allo Stato italiano e al popolo italiano .
State parlando di 14 miliardi di euro e questo è un fatto grave. Ma ci sono anche delle questioni - lo dico con grande responsabilità, anche consapevole della gravità delle cose che sto dicendo -, perché quando si omette di dire - come fa la società Stretto di Messina - che uno dei piloni verrà realizzato su una faglia sismica e in area di inedificabilità - e questo non viene riportato nel progetto e si nega che questo accada - questo è un falso ideologico. È come quando si nega che ci siano debiti non computati; c'è, quindi, un problema che dobbiamo vedere. Noi lo vedremo se ci sono state false comunicazioni sociali. Poi dite che questo gruppo fa troppi esposti. Voi, ieri, e concludo, con riferimento agli emendamenti che Alleanza Verdi e Sinistra ha presentato, avete negato di rendere pubblici e di dare al Parlamento la possibilità di verificare gli atti negoziali e i documenti tra la società Stretto di Messina e il consorzio Eurolink. Voi avete detto di no, stabilendo così un principio gravissimo: ovvero, che quegli atti sono riservati. Atti con i quali si gestiscono 14 miliardi di euro. Vi siete assunti la responsabilità di conferire a una sola persona al comando, che non è passata attraverso un processo democratico, che non è passata attraverso un mandato del Parlamento della Repubblica italiana, di gestire 14 miliardi di euro in modo segreto, riservato e privatistico Questo è inaccettabile! Noi su questo a nessuno faremo sconti, proprio per questo ci siamo rivolti all'autorità giudiziaria. Lo faremo fino alla fine e lo faremo anche in Europa, perché questa operazione sul ponte sullo Stretto di Messina è fatta contro il popolo del Sud .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazzetti. Ne ha facoltà.
ERICA MAZZETTI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Ferrante, colleghi, con questo decreto abbiamo voluto dare un riordino ad alcuni settori inerenti ad infrastrutture strategiche sul territorio nazionale e, in alcuni casi, alla per la gestione e la nuova realizzazione, con il sacrosanto principio del risultato: sì, perché noi vogliamo che le opere vengano realizzate e quelle esistenti mantenute.
È previsto l'aggiornamento dei piani economico-finanziari relativi alle società concessionarie autostradali con periodo regolatorio in scadenza nel corso dell'anno 2024: le società concessionarie, per le quali intercede la scadenza, sono tenute a presentare, entro il 31 luglio 2024, le proposte di aggiornamento dei piani economico-finanziari, predisposti in conformità alle delibere dell'Autorità di regolamentazione dei trasporti.
Ridurre i tempi di realizzazione dell'intervento viario Tarquinia-San Pietro in Palazzi: in sostanza, la parte toscana della Tirrenica. Il MIT ha ribadito l'impegno del Dicastero al reperimento delle risorse per la progettazione ed esecuzione dell'intervento di adeguamento della tratta Tarquinia-San Pietro in Palazzi - la parte tirrenica - nel contratto di programma tra Stato ed ANAS esaminato dal CIPESS. Si tratta di un intervento, da lungo tempo atteso, molto importante per lo sviluppo infrastrutturale dell'alto Lazio e della Toscana, in grado di coniugare crescita e maggior sicurezza della viabilità.
La Tirrenica è la principale arteria stradale lungo la costa tra la Toscana e il Lazio, attesa da oltre mezzo secolo. Il decreto-legge n. 121 del 2021 ha previsto l'autorizzazione all'acquisto, da parte della società ANAS Spa, dei progetti elaborati dalla Società Autostrada Tirrenica Spa relativi al predetto intervento viario, previo pagamento di un corrispettivo determinato avendo riguardo ai soli costi di progettazione. Si mira a garantire l'efficienza del procedimento e il tempestivo avvio dei lavori. La scadenza del rapporto concessionario inerente alla gestione delle tratte autostradali da parte della citata Società Autostrada Tirrenica Spa è fissata, indipendentemente dalla revisione della convenzione unica, alla data del 31 ottobre 2028.
A differenza del collega Bonelli, noi abbiamo dato e vogliamo dare molta importanza al ponte sullo Stretto; per noi, è un'opera fondamentale - già prevista con la legge Obiettivo del 2001 del Governo Berlusconi - e faremo il possibile affinché questa sia autorizzata e realizzata. Il MIT è autorizzato ad approvare il progetto esecutivo, presentato dalla società Stretto di Messina, anche per fasi costruttive - sì, certo: è vero ed è fondamentale -, anche oltre il periodo del 31 luglio 2024, che era indicato. Inoltre, si amplia il margine di manovra sugli aumenti dei costi in corso d'opera, perché è un'opera talmente ampia e lunga, che ciò risulta necessario. Questi dovranno comunque essere asseverati da uno o più soggetti di adeguata esperienza e qualificazione professionale individuati dal MIT.
Il decreto amplia il numero dei dipendenti del gruppo Ferrovie dello Stato che possono essere distaccati alla Stretto di Messina, che salgono da 100 a 150. Il lavoro di Commissione ha consentito di aggiungere, con un emendamento di maggioranza a prima firma di Forza Italia, una parte di grande rilievo che riguarda le procedure di esproprio, con l'introduzione di alcune previsioni speciali che consentano di assicurare una particolare tutela del diritto all'abitazione e degli operatori economici coinvolti nella realizzazione dell'opera.
Si intende incentivare la cessione volontaria in luogo di espropriazioni forzate, sperimentata già nella ricostruzione del ponte Morandi. Si prevede per i proprietari una maggiorazione dell'indennità rispetto al valore di mercato del bene nonché, nel caso specifico di cessione in via d'urgenza di un immobile adibito a prima casa, anche una indennità aggiuntiva di ricollocazione abitativa.
Inoltre, abbiamo fatto una razionalizzazione, con DPCM da emanare entro 90 giorni, dei compiti e delle funzioni attribuite ai commissari straordinari e abbiamo previsto di ridurne il numero, in un'ottica di efficientamento e utilizzo delle risorse disponibili. Si tratta di 43 commissari per 117 interventi, distinti in macrocategorie: dighe, porti, presidi, reti ferroviarie, strade, ANAS e edilizia statale. L'allegato 1 individua i commissari nominati ai sensi di specifiche normative di settore.
Inoltre, si intende dare un impulso alla realizzazione e al completamento della rete transeuropea dei trasporti - è fondamentale per il nostro Paese, ma anche per tutta l'Europa verso il mondo esterno - demandando a uno o più decreti del Presidente Repubblica, su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'Economia e delle finanze, per l'individuazione delle opere relative a progetti.
Il regolamento dell'Unione europea stabilisce l'obbligo di completare la rete centrale entro il 2030 e la rete globale entro il 2050, conferendo, in particolare, priorità ai collegamenti transfrontalieri, al fine di contribuire all'integrazione multimodale delle infrastrutture di trasporto dell'Unione europea.
Si tratta di fronteggiare anche, per alcune opere, gli aumenti eccezionali dei prezzi dei materiali da costruzione. Tra l'altro, si concede un finanziamento complessivo di 393 milioni per il periodo 2024-2034, per consentire il rapido avvio dei lavori per la realizzazione del collegamento autostradale Cisterna-Valmontone. Ancora, si prorogano al 2026 i termini entro i quali possono essere adottati decreti di esproprio di cui alle dichiarazioni di pubblica utilità. Inoltre, è prevista una spesa di 150 milioni per l'anno 2024 per la messa in sicurezza e l'ammodernamento del sistema idrico del Peschiera. L'intervento è caratterizzato da un elevato grado di complessità progettuale e da una particolare difficoltà esecutiva. Pertanto, sono stati necessari questa proroga e l'aumento, già in parte stanziato con i vari quadri economici, che ammontano a circa 1,2 miliardi. Inoltre, la legge di bilancio 2023 ha già autorizzato la spesa di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024 e di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2030.
La crisi idrica - è stata rammentata molto, questa mattina - è sotto gli occhi di tutti, naturalmente non da ora, ma da mesi. Come Forza Italia, abbiamo individuato alcuni progetti e cose da fare - fra l'altro, proprio domani in Commissione c'è un mio - e abbiamo chiesto l'intervento del commissario straordinario. L'evidenza di un recente dà questa fotografia, di un'Italia con un Nord sovrabbondante d'acqua e con un Sud arso dalla siccità, in parte dovuta alla mancanza di pioggia nell'ultimo anno e in parte, però, a una mancata manutenzione di infrastrutture esistenti, come invasi e reti idriche, o da altre non realizzate, che in alcuni casi sono oggetto di progetti del PNRR e in altri casi da prevedere, anche con nuove tecnologie a disposizione. Il MASE poi affida ai consorzi di bonifica parte dell'esecuzione del Piano per la mitigazione del rischio idrogeologico, quale strumento di presidio del territorio nell'ambito della regimazione, conservazione e distribuzione delle acque.
Durante l'esame del provvedimento in Commissione sono state fatte alcune proposte migliorative da parte dei commissari di maggioranza come di quelli di opposizione, in parte accolte in parte no (naturalmente per scarsità di risorse economiche, e non per volontà politiche), che dovranno essere affrontate a breve, per migliorare la situazione infrastrutturale strategica per la nostra Nazione. Ne rammento alcune. Prevedere l'aumento del 2 per cento del costo della linea alta velocità Salerno-Reggio Calabria, da destinare all'attuazione di opere di riqualificazione e mitigazione urbanistica necessarie per la funzionalità complessiva dell'investimento infrastrutturale, al fine di assicurare l'attuazione di programmi e di progetti di riqualificazione e mitigazione urbanistica connessi alla realizzazione delle linee ferroviarie Salerno-Reggio Calabria, quale connessione strategica per il Mezzogiorno. Tale incremento è giustificato, da un lato, dalle caratteristiche della complessità dell'opera, dall'altro, dalla necessità di favorire la massima condivisione dell'intervento ferroviario da parte del territorio interessato, attraverso misure per compensare e mitigare le tratte ferroviarie. Tale circostanza implica la necessità di provvedere alla mitigazione di un impatto sociale particolarmente rilevante in conseguenza dell'ampio utilizzo del terreno per la finalità di interconnessione con la ferrovia esistente, situata sulla porzione costiera del territorio. L'altra è prevedere la possibilità per i consorzi di bonifica di partecipare alle comunità energetiche locali come membri cui è consentito l'esercizio dei poteri di controllo, con l'obiettivo di abbattere il costo di esercizio e manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e di irrigazione e di non gravare sui contributi a carico dei consorziati.
I costi dell'energia necessari per il funzionamento degli impianti idrovori e irrigui gestiti dai consorzi di bonifica e di miglioramento fondiari incidono pesantemente sui contributi a carico dei consorziati per il funzionamento a ciclo continuo, sia per la difesa delle acque che per l'irrigazione in alcuni periodi dell'anno, come in occasione di alluvioni o di siccità. I consumi di energia da parte dei consorzi di bonifica e irrigazione si elevano notevolmente e, pertanto, è necessaria questa misura.
Fondamentale, fra l'altro, per noi è la realizzazione delle CER - grande impulso è stato dato, in questo Governo, dal Ministro Pichetto Fratin -, ma anche la possibilità di utilizzare gli impianti fotovoltaici senza consumo di terreno agricolo, per esempio sui tetti dei fabbricati strumentali all'attività dei consorzi, su terreni marginali nella disponibilità degli stessi, nonché in strutture galleggianti su invasi, cave e specchi d'acqua.
Infine, avevamo proposto la possibilità di consentire alle stazioni appaltanti di provvedere al pagamento delle maggiori somme per l'incontrollato e variato aumento dei costi di costruzione, come previsto dal decreto-legge n. 50 del 2022 (da prorogare), utilizzando gli accantonamenti per imprevisti anche oltre il 50 per cento, i risparmi derivati da possibili varianti (anche in diminuzione), nonché le somme derivanti da eventuali rimodulazioni della programmazione annuale.
Ecco, questo è stato un provvedimento molto strutturale, molto importante, dove Forza Italia ha dato il suo contributo, sia in sede di Consiglio dei ministri, con il lavoro e l'apporto di tutti i Ministri presenti, sia durante il lavoro in Commissione e, oggi, in Aula, affinché il nostro Paese sia interconnesso meglio internamente, ma anche verso l'esterno, con l'Europa e con tutto il mondo. Per noi, è fondamentale una modernizzazione delle infrastrutture ed è per questo che, a nome del gruppo di Forza Italia, annuncio il voto favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Colleghe, colleghi e Sottosegretario Ferrante presente, a dire il vero, io, per la prima volta, ho pensato: che bello, potrò votare favorevolmente a un provvedimento di questo Governo, perché si parla di decreto-legge urgente Infrastrutture, in un momento in cui è così urgente intervenire sui tratti della Salerno-Reggio Calabria che soffrono e soffrono le persone che vanno in vacanza, a causa di un deragliamento di un treno merci avvenuto tre settimane fa. Ancora, la settimana scorsa, treni alta velocità al Nord, con ritardi di ben oltre 100 minuti. Per non parlare di tutti i disagi a livello aeroportuale nel momento di punta turistica. Come no? Parlerà, sicuramente, il decreto-legge, di infrastrutture acquedottistiche e irrigue, per dare risposte in termini di siccità o per aiutare i siciliani che sono senz'acqua. Invece, proprio no, perché mi sbagliavo di grosso: questo è un decreto-legge che ha poco a che fare con le infrastrutture.
Quindi, dichiaro immediatamente il voto contrario del MoVimento 5 Stelle al decreto-legge “Non-Infrastrutture” e lo faccio stigmatizzando, ancora una volta, il ricorso alla fiducia da parte del Governo. Siete arrivati a 60 fiducie. Tranne rare eccezioni, stiamo parlando di decine e decine di volte in cui il Parlamento, eletto democraticamente dagli italiani, è ridotto al ruolo di scendiletto, da parte di un Governo che si tiene assieme solo grazie a marchette fatte per ingraziarsi i tre soggetti che lo compongono.
Adesso, però, veniamo al perché è un e al perché lo avete intitolato alle infrastrutture. Allora, un provvedimento, che parte dalle concessioni autostradali per arrivare a misure in materia di sport, che passa per la Laguna di Venezia e la Fondazione lirico sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, con un per il trasporto pubblico locale, per il tema dello stoccaggio geologico di CO2 e senza dimenticare una parentesi anche sulla scuola politecnica di Genova e sul codice di procedura penale.
Questo è veramente il nulla mischiato col niente, come si direbbe in Sicilia . Tutto fumo e niente arrosto. E poi, con le integrazioni che avete inserito nei lavori in Commissione, nei fatti siete arrivati a un vero e proprio insalatone. Mancano due ingredienti, a dire il vero, uno di questi ingredienti qualcosa, con le infrastrutture, ha a che fare, almeno nella testa del Ministro Salvini: il ponte sullo Stretto di Messina. Invero, si è capito, quindi, a cosa serviva questo decreto-legge. Salvini aveva detto che i lavori avrebbero avuto inizio entro l'estate del 2024 e come fa Salvini a non rispettare la sua parola? Fa niente che non ci sia il progetto esecutivo, non ci sia il piano di espropri, non ci siano le indagini dettagliate, non ci sia lo studio del gigantismo navale; fa niente che la società Stretto di Messina Spa non abbia ancora risposto alle 239 - ripeto, 239 - integrazioni che le ha fatto il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, solo nell'aprile del 2024.
Avete sentito bene, questo decreto-legge fa sì che i cantieri possano avviarsi senza il progetto esecutivo. Lo stesso ponte rispetto al quale voi, nel decreto Ponte dell'anno scorso, avevate detto che il progetto esecutivo doveva essere pronto entro il 31 luglio 2024, ma Salvini è uomo di parola e, non potendo varare un calendario leghista che gli consentisse di dire a caso i giorni, i mesi e l'anno - lo metto dopo e più tardi - , con questo decreto-legge, autorizza il MIT ad approvare il progetto esecutivo, testualmente, anche per fasi costruttive. In sostanza, si possono avviare i cantieri e rimandare l'approvazione dei progetti esecutivi alla fase dei lavori in corso.
Così sarà rispettata la sua promessa di avviare i cantieri entro il 2024 e porre rimedio a quella figuraccia sulla forza lavoro occupabile dal ponte. Ve lo ricordate? Ottobre 2022: 120.000 posti di lavoro; poi, però, qualche mese dopo: no, vabbè, un po' più di 100.000. Nel novembre del 2023: saranno circa 50.000. Siamo arrivati a poco meno di 20.000. Vi stupite? Io non mi stupisco, perché del ponte c'è poco più di un'idea. Qualcuno dovrebbe spiegare a Salvini, per il tramite del Sottosegretario Ferrante, che senza un progetto esecutivo non si possono stimare gli occupabili, perché con il progetto si calcolano gli uomini-giorno e, da lì, gli occupabili, è molto facile, ci vuole un progetto .
Questa davvero sembra una barzelletta e probabilmente così la percepiranno in Europa, visto che iniziano a venire alla luce con certezza alcune lacune. La prima: come si fa a parlare del costo complessivo di un'opera se non esiste un progetto? Ricordo a tutti che non esiste un progetto definitivo approvato, che siamo in attesa delle risultanze della VIA e della VAS. La seconda: si rimanda a uno spezzatino di progetti esecutivi distinti per cantieri, come se parti del ponte sullo Stretto potessero essere realizzate come lotti funzionalmente indipendenti. Ma stiamo scherzando?
Il ponte sullo Stretto, come tutti gli altri ponti, non si può realizzare per lotti, perché non è mica un'autostrada, che tu inizi a realizzarla, finisci una tratta e, mentre continui con il resto dell'autostrada, quella tratta la apri da casello a casello e inizi ad usarla. Non è mica un palazzo di più piani, che le persone iniziano a costruire il grezzo, una volta finito, terminano un piano, iniziano a viverci, finiscono i soldini e dicono: più in là, finiremo tutto il palazzo.
Ecco, Salvini sta creando tutte le premesse per produrre, qualora questa barzelletta dovesse iniziare a diventare realtà, la più grande incompiuta della storia della Repubblica italiana . Anzi, aggiungo che questa sarà un'incompiuta per stralci, perché, vuoi vedere, una quindicina di metri la facciamo come pilone sulla costa calabrese, una ventina su quella siciliana e, che ne so, un bel faraglione in mezzo allo Stretto. Ce l'ha Capri il faraglione, per Salvini non lo può avere anche lo Stretto di Messina?
Già la scorsa settimana noi eravamo molto preoccupati, perché ci siamo dovuti piegare alla vostra volontà di lasciare da soli i comuni, che venivano esclusi dal condizionare le sanatorie al rispetto della normativa di igiene, di salubrità, di efficientamento energetico, di abbattimento delle barriere architettoniche. Era proprio nulla rispetto ad oggi, quando si possono aprire i cantieri senza progetti. Allora, gli italiani si staranno domandando: ma perché devo spendere soldi per farmi predisporre un progetto dal mio ingegnere, dall'architetto o dal geometra per avere e per richiedere un permesso a costruire, quando lo Stato non richiede il progetto per la più grande opera del Paese ? Perché?
Forse, così, sì che state continuando nel vostro solco di illegalità. Tra poco arriverete ad autorizzare i cittadini non con il progetto a costruire, ma semplicemente con un'idea di costruire, e poi, arrivati alla fine dei lavori, anziché un progetto, gli date direttamente la sanatoria. È assurdo anche quello che avete combinato con il Piano Mattei. Mi spiace dirlo, ma anch'esso è poco più di un'idea. Innanzitutto, lo schema prevede l'avvio del Piano Mattei senza che esso passi preventivamente per le Camere e, come hanno dichiarato praticamente tutti i soggetti auditi in Commissione sul tema del Piano Mattei, si fa beffe della trasparenza.
Ma andiamo nel dettaglio. Che cosa combinate? Voi andate a prendere i soldi dal Fondo italiano per il clima e dalle risorse della cooperazione allo sviluppo, e, in particolare, il primo fondo, il Fondo italiano per il clima, è stato supportato da tutti i principali partiti della scorsa legislatura, tranne che da Fratelli d'Italia. È un fondo che serve per finanziare progetti di contrasto ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. Ecco, voi cosa fate? Prendete parte di quelle risorse - non si sa quanto, perché mica lo dichiarate - e le utilizzate anche per interventi come estrazione di .
Quindi, voi usate fondi che servono per tutelare il clima per interventi che servono per svantaggiare, per attaccare, per distruggere il clima. Anche in questo caso, è un vero e proprio disastro annunciato. A corollario, poi, aggiungo, quanto accaduto in Commissione ambiente, dove, per accelerare i lavori, ci siamo visti presentare, durante i lavori del decreto-legge Infrastrutture, il Sottosegretario del Ministero della Salute.
Ci siamo preoccupati per la salute, giustamente, durante i lavori in Commissione. Poi si sono resi conto - Presidente Fontana, sembra una barzelletta -, ed è arrivato il Sottosegretario per il MEF. Bisogna spendere un po' di soldi, quindi, è giusto che ci sia quello del MEF. Poi, alla fine, è arrivato il Sottosegretario del MIT, poi, dopo un po', hanno iniziato a sostituirsi. Insomma, Presidente, è evidente che per il Governo questo provvedimento viene affrontato come da parte di giocatori di calcetto, di calcio a 5, alla prima esperienza, che dopo un po' di tempo non ce la fanno più, devono riposare e, quindi, vanno sostituiti. Siamo proprio a livello di dilettanti allo sbaraglio .
Ma la cosa drammatica è che, sia per il ponte sullo Stretto, sia per il Piano Mattei, avete bocciato delle proposte in Commissione da parte delle opposizioni che servivano a una cosa semplice: dare dignità al Parlamento. Soprattutto, per quanto riguarda il ponte sullo Stretto, abbiamo chiesto di trasmettere, ogni 6 mesi, alle Commissioni di competenza un'informativa di aggiornamento; non la richiesta di un parere o un'autorizzazione, ma un aggiornamento. Infatti, abbiamo chiesto al presidente di Commissione a che cosa serva, allora, questa Commissione, se non può essere nemmeno aggiornata sul ponte sullo Stretto o sul Piano Mattei.
Noi non possiamo girarci dall'altra parte e rimanere in silenzio dinanzi a cotanta sete di interesse di partito, intendendo proprio interesse delle parti. Voi non lo farete in nostro nome .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pizzimenti. Ne ha facoltà.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Presidente, Sottosegretario, onorevoli colleghi, le disposizioni contenute in questo decreto-legge sono per noi rilevanti e di estrema importanza, perché sbloccano opere indispensabili e, da tanti anni, attese, che rischiavano di rimanere incompiute nel tempo a causa, per esempio, dell'aumento dei prezzi e della complessità dell'iter burocratico. Pertanto, nei vari articoli possiamo trovare moltissime opere che saranno finanziate e sburocratizzate.
La realizzazione dell'A22, per esempio, la Brennero-Modena, con la definitiva definizione del contenzioso tra concedente e concessionario; i 150 milioni di euro per il sistema idrico Peschiera, e non dite che non sia importante e urgente che questa opera venga fatta, in quanto dà l'acqua all'acquedotto di Roma; i 393 milioni di euro per il collegamento autostradale Cisterna-Valmontone; i 10 milioni di euro, negli anni 2024-2026, per il recupero funzionale e la messa in sicurezza dell'idrovia Pisa-Livorno; i 7 milioni di euro per il Teatro alla Scala; i 50 milioni di euro, dal 2027 al 2029, per il polo universitario di Genova e, sempre per Genova, i 2 milioni di euro per completare il PINQuA; infine, i 6 milioni per il comune di Parma per il nuovo Ponte Nord. Tutte opere, secondo noi, importantissime e strategiche.
Analizzando quanto previsto per il ponte sullo Stretto, oggetto di un acceso dibattito sia in Commissione sia in Aula - e lo capiamo, perché è l'opera forse più importante dei prossimi anni nel nostro territorio -, possiamo dire, in premessa, che in molte occasioni il ponte sullo Stretto risponde pienamente alle esigenze di potenziare i collegamenti trasportistici internamente al nostro Paese e diventa anche essenziale per l'Europa, in quanto completa il Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, inserito da decenni nella rete TEN-T. Mi pare ovvio e scontato, d'altronde, che sia un volano per gli investimenti, con notevoli ricadute occupazionali.
Garantire la libera e veloce circolazione delle merci e delle persone, rendendo più competitivo il nostro Paese nell'ambito dell'Unione europea, per noi è un obiettivo imprescindibile. La possibilità di approvare il progetto esecutivo per fasi costruttive, come avviene per analoghe opere complesse, è indispensabile per rispettare i tempi e le modalità di realizzazione, anche considerando il grande lavoro che si sta facendo per l'adeguamento del progetto ai nuovi standard. Sottolineo, però, che c'è una data, il 31 dicembre del 2024, entro la quale il CIPESS deve approvare e far proprie tutte le osservazioni, le prescrizioni e le richieste che sono pervenute sul progetto iniziale.
Sempre sul ponte, un particolare emendamento è stato approvato in sede referente in Commissione e riguarda la somma di 40 milioni di euro in più per gli espropri delle abitazioni ubicate nella zona di costruzione. Milioni di euro che serviranno per i cosiddetti espropri bonari, in cui, per legge, si prevede una maggiorazione del 10 per cento del valore dell'immobile.
Se, poi, come abbiamo sentito nei vari interventi del centrosinistra, si può fare una battaglia ideologica, barattando qualsiasi problema del Paese risolvibile con i fondi destinati al ponte, mi pare che siamo di fronte a qualcosa che possiamo definire come pura demagogia .
È stato più volte citato, in quest'Aula, ma anche in Commissione, il discorso della siccità in Sicilia, ma non penso che la siccità potrebbe essere risolta solo dirottando i fondi dal ponte, perché esiste da moltissimi anni e da moltissimi anni non è stato fatto assolutamente niente. Però, ricordo prima a me stesso e poi a tutti, che è stato approvato un provvedimento, un decreto-legge detto Siccità, già dall'aprile 2023, che riguardava tutto il territorio nazionale, individuando gli interventi prioritari ed urgenti da completare, con a capo della cabina di regia il commissario straordinario Dell'Acqua.
Se andiamo ancora più in particolare, per la Sicilia, come spesso è stato chiesto, il Ministro Salvini, dopo la ricognizione dei diversi progetti presentati, ha riferito lui stesso, il 29 maggio, durante un che un primo stralcio di programma è stato fatto e finanziato con 950 milioni di euro in dotazione al MIT, di cui ben il 10 per cento riguarda opere, specificatamente per la Sicilia, di sette interventi per circa 92 milioni e altre 75 opere idriche saranno finanziate su tutto il territorio nazionale.
Con l'articolo 3, riguardante le disposizioni urgenti in materia di commissario straordinario, si è affrontato un altro tema cruciale per la velocizzazione delle opere, la razionalizzazione dei compiti e delle attività di circa 55 commissari, in tutta Italia. Infatti, si disciplinano i criteri per la riduzione, l'individuazione, la revoca e la nomina di nuovi commissari, in base alle esigenze di razionalizzazione dell'attività amministrativa. Per la prima volta si è costituito anche un osservatorio dei commissari, così si sa, in tempi certi e istantanei, quali sono le attività dei commissari e gli obiettivi raggiunti.
A questo si aggiunge, dando risposta alla richiesta disperata del presidente dell'Autorità per la Laguna di Venezia, la possibilità di costituire e organizzare la sua struttura amministrativa, finora letteralmente inesistente, con la modalità volontaria del personale proveniente da altra amministrazione pubblica, quindi a costo zero.
È di rilevante importanza anche l'articolo 10, che reca misure urgenti per l'internalizzazione delle imprese italiane sul territorio africano, con l'obiettivo di costituire partenariati stabili e di lungo periodo. A tale scopo, si introduce un Fondo di 200 milioni presenti sul fondo in dotazione del MIT, con il 10 per cento di finanziamenti concessi a fondo perduto, che possono, però, arrivare fino al 20 per cento per le imprese localizzate nelle regioni del Sud. Inoltre, dispone che i finanziamenti erogati dalla Cassa depositi e prestiti siano assistiti dalla garanzia dello Stato nel limite massimo di 400 milioni nel 2024.
Vado a concludere, Presidente. Fatemi dire alcune cose: il decreto-legge Infrastrutture, come abbiamo visto, riguarda opere urgenti e necessarie e si inquadra in una serie di iniziative legislative dal carattere liberale. Dopo la revisione del codice degli appalti, il nuovo codice della strada e, soprattutto, il Salva casa, anche questo decreto, che vede la firma del nostro Ministro Salvini, rimedia ad anni di immobilismo, chiudendo una stagione fallimentare e dei “no” a prescindere del centrosinistra, che hanno causato una notevole carenza delle infrastrutture nel nostro Paese . Questo significa essere coerenti con gli impegni presi in campagna elettorale, significa produrre fatti, ben governare, investire cospicue somme e non fare inutile demagogia, come spesso fa il centrosinistra, con slogan confusi e senza idee concrete .
Questa è la Lega, questa è la maggioranza di centrodestra. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare va nella direzione del fare, dell'efficienza e del risolvere i problemi, per cui ringrazio il Vice Premier Matteo Salvini e tutto il Governo, per l'ottima norma proposta. Ringrazio, altresì, i componenti della Commissione per il lavoro svolto, in particolare il presidente Rotelli e gli uffici preposti.
Per questa ragione, dichiaro il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, il DL Infrastrutture è l'ennesimo decreto di Salvini. L'Italia, infatti, ha un infrastrutturale da risolvere, per quanto riguarda il trasporto sia passeggeri sia merci su rotaia, sul TPL, sulla rete idrica, sulle strade, sui ponti, sulle carceri. Il provvedimento in esame poteva essere lo strumento per risolvere molti problemi ed è, invece, l'ennesimo carrozzone vuoto del Governo Meloni.
Purtroppo, questo decreto non è solo un'occasione persa, è finito per essere come il Salva casa, o cosiddetto Salva abusi: l'ennesimo elettorale della Lega sulla pelle degli italiani, con la colpevole complicità di tutta la maggioranza. Basti vedere solo i contenuti: gli unici emendamenti approvati in Commissione sono stati gli stessi, tutti territoriali e, di fatto, sono stati utilizzati dai vari commissari direttamente con i sindaci della Lega. Infatti, il decreto Infrastrutture, in discussione in Commissione ambiente, è solo un provvedimento marchettificio, che non risolve alcuna delle priorità del Paese. Uno strumento normativo disertato dallo stesso Governo che, infatti, delega la presenza ai lavori della Commissione a Sottosegretari spesso all'oscuro dei fatti di cui si discute. Un decreto che, in realtà, si è via via tramutato in un vero e proprio assalto alla diligenza per ottenere risorse per alcuni territori, come dicevo prima, vicini alla destra. Da questo punto di vista, abbiamo potuto misurare bene il nervosismo di una maggioranza dove la Lega l'ha fatta da padrona, mettendo sia Fratelli d'Italia che Forza Italia all'angolo, e razziando il massimo delle risorse possibili per i propri interessi di bottega.
Il PD aveva presentato numerosi emendamenti, che riguardavano le carenze infrastrutturali e il trasporto pubblico di tutta l'Italia, come, ad esempio, la Tirrenica per il Lazio e la Toscana, in particolare i lotti già cantierabili, ma, come sempre avete fatto, avete presentato un ordine del giorno con la stessa frase: “compatibilmente con gli impegni di finanza pubblica”; poi sul rafforzamento dell'autorità del bacino del Po, dove chiedevamo personale aggiuntivo per poter portare avanti i progetti, l'interporto di Termini Imerese, i ponti sul fiume Po, il ponte di Parma, il ripristino del finanziamento dei fondi tagliati alla tramvia di Firenze, il finanziamento del Fondo nazionale del trasporto pubblico, così come del Fondo per quanto riguarda i contratti, il contratto nazionale degli autoferrotranvieri, che ancora non avete finanziato, le risorse aggiuntive per le metropolitane di Roma capitale, maggiori finanziamenti per il trasporto aereo della Sicilia, nuove risorse per i collegamenti insulari - noi sappiamo benissimo quanto è difficile oggi mantenere la continuità territoriale in certe isole, soprattutto quelle più piccole. Nessuno, dico nessuno, di questi emendamenti è stato approvato. Andiamo a guardare e a sviscerare; ne prendo uno, uno a caso: l'emendamento della Lega sullo scalo merci di Alessandria. Noi l'abbiamo votato, non abbiamo niente contro lo scalo merci di Alessandria, anzi riteniamo che vada potenziato, ma quando un decreto è firmato da un Ministro leghista delle infrastrutture, è sostenuto da un altro Vice Ministro leghista delle infrastrutture e viene approvato l'emendamento della Lega dai commissari della Lega, capirete che qualcosa che non funziona c'è. Credo che questo vada chiarito, anche di fronte agli italiani. Altro che autonomia differenziata, questo è “salvinismo autoreferenziale” allo stato puro .
Va detto, e va detto con buona pace dei colleghi di Fratelli d'Italia e Lega. Anche nell'azione che abbiamo poi portato avanti nell'ambito del dei commissari, Fratelli d'Italia ha avuto una parziale fetta di torta: infatti, con questo decreto si rafforza, ancora una volta, l'azione commissariale, l'intesa come “amichettismo” della Premier Meloni, che affida tutto a figure di propria fiducia. L'azione commissariale è stata, infatti, sostenuta anche da parte del PD in una fase necessaria e delicata come l'emergenza COVID, in determinate situazioni limite.
Oggi questa procedura va gradualmente limitata e comunque concertata con gli enti territoriali e le regioni; la destra, però, continua a commissariare tutto. È bene ricordarlo, i commissari straordinari non sono un'invenzione di Giorgia Meloni, la figura è destinata a realizzare specifici obiettivi. È una legge che fu creata nel 1998 e replicata sicuramente decine di volte in più diversi ambiti, anche grazie a specifiche norme di settore. Per avere un termine di paragone, però, si deve ricordare che, nel 2020, il Governo “Conte 2” vantava 32 commissari.
Fatta questa premessa, torniamo ad oggi: se il “Conte 2” aveva 32 commissari, Meloni raddoppia; infatti, il sito di Palazzo Chigi certifica 58 plenipotenziari di nomina governativa, alcuni pagati, alcuni no, alcuni con possibilità di agire con poteri di deroga ordinari, altri no. A loro vanno aggiunti - non solo nell'ultimo mese e, se guardiamo il sito, ancora non figurano - addirittura altri 2 commissari, sicché arriviamo a 60 commissari nominati dal Governo Meloni. Soprattutto c'è un'anomalia, e la voglio dire: la maggior parte di loro, però, non serve e non è in grado di esercitare i propri compiti, come il commissario per l'emergenza della peste suina, che ha annunciato, pochi giorni fa, le dimissioni perché l'incarico si è rilevato troppo impegnativo.
O il commissario alla siccità, che in questo caso ha solo il nome giusto, Dell'Acqua, ma per il resto oggi non sta dando risposte, anzi, sembra più un'attività di consulenza che di commissario, visto quello che sta succedendo in Sicilia e in Basilicata. Sicché non c'è spazio per la pianificazione e l'occupazione di poltrone, che risultano, come sapete, tutte inutili. Poi l'altra cosa è il ponte, lo voglio dire chiaramente. Oggi per il ponte c'è zero coinvolgimento dei cittadini e degli enti locali: 239 prescrizioni della VIA e oggi non avete dato neanche una risposta in questo decreto; delle fasi costruttive, invece di andare a lotti funzionali, cosa che completamente non esiste - s'è vista solamente in questo mondo -, con il rischio di creare ecomostri; soprattutto, c'è una nuova norma sugli espropri, unica per i territori dello Stretto di Messina, che prescrive che si possa arrivare fino a 40 milioni.
Perché, se ci fosse la necessità di 41 o 42 milioni, cosa si fa, non si pagano queste persone? Che discorso è? Ecco perché è assurdo tutto quello che state facendo. È assurdo per il fatto che, oggi, il ponte sullo Stretto, visto come viene fatto, è un obbrobrio. Noi non è che eravamo contro, eravamo anche a favore di uno studio e di un ragionamento serio, ma questo Governo non è assolutamente in grado, oggi, di portare avanti l'opera, che sicuramente potrebbe essere anche importante per quei territori. Tuttavia, da parte vostra, non c'è nessuna intenzione di fare le cose per bene.
Ecco perché noi diremo assolutamente “no” a questo decreto e a questo atteggiamento di gestire le risorse di finanza pubblica, soprattutto sul tema delle infrastrutture. Noi siamo per la programmazione, affinché le opere si programmino e si progettino insieme alle regioni e agli enti locali, non solamente da parte di gestioni centrali, che non servono assolutamente a niente e che portano oggi solamente a una difficoltà per i territori. Noi voteremo contro questo decreto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lampis. Ne ha facoltà.
GIANNI LAMPIS(FDI). Grazie, Presidente. Quest'Aula si accinge, ormai, ad approvare in via definitiva un provvedimento normativo che, sin dalla sua prima stesura, è apparso ampio, eterogeneo, ma certamente caratterizzato da quell'impegno quotidiano che, costantemente, il Governo di Giorgia Meloni e la maggioranza di centrodestra da quasi 2 anni garantiscono, forti del mandato popolare ricevuto dagli italiani .
È un provvedimento coerente: lo definisco coerente perché tiene fede agli impegni che sono stati presi con gli italiani stessi. Signor Presidente, gli interventi che si sono succeduti in quest'Aula da parte delle opposizioni hanno sommessamente evidenziato una questione molto semplice: dopo anni di democrazia commissariata, di Governi nati in Parlamento, dove a governare erano gli sconfitti, oggi esiste un Governo che sta realizzando il suo programma elettorale e che verrà premiato anche in futuro, perché alle promesse sta facendo seguire i fatti.
La vera paura delle opposizioni, che è emersa anche oggi, durante il dibattito, è che noi riusciremo a realizzare tutto ciò che loro per 20 anni hanno promesso e non sono riusciti mai a fare . Crescita economica, giustizia sociale, ecologia produttiva e non ideologica, taglio del costo del lavoro, sostegno alle famiglie: questi sono gli ingredienti principali delle scelte che il Governo di Giorgia Meloni, dove è presente Fratelli d'Italia, sta mettendo in campo per lo sviluppo della nostra Nazione. Penso proprio che la parola “sviluppo” sia certamente la più appropriata per definire le numerose disposizioni che rappresentano il filo conduttore di cui questo provvedimento è composto.
Disposizioni ulteriormente ampliate grazie al lavoro serio e rigoroso svolto in Commissione ambiente, con una discussione e un lavoro su oltre 100 emendamenti presentati sia dalla maggioranza che dall'opposizione, ma anche grazie alle tante audizioni che sono state fatte per approfondire i contenuti trattati nel decreto-legge. Grazie, quindi, al presidente della Commissione ambiente, al relatore e ai gruppi di maggioranza per la serietà con cui hanno condotto questo dibattito, che oggi arriva all'attenzione dell'Aula.
Quando si parla dell'importanza delle infrastrutture strategiche, e in particolare della viabilità, della rete viaria, penso che sia opportuno sottolineare che, certo, sulle nostre strade passano e scorrono mezzi, uomini, merci e notizie, ma quello che Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni stanno consolidando, con la loro azione, è che su queste infrastrutture strategiche, prima di tutto, devono transitare le idee. Quelle idee che sono mancate da chi oggi ci critica, quelle idee che loro non hanno mai saputo realizzare come programma elettorale, pur avendo governato questa Nazione senza passare dalla volontà popolare, come già detto.
Quelle idee che noi oggi stiamo inserendo all'interno di una visione importante per il futuro della nostra Nazione, che renda l'Italia moderna, competitiva, connessa, capace di far dialogare i territori tra di loro, anche quelli minormente antropizzati e maggiormente distanti dai grandi centri urbani. Noi stiamo lavorando con i fatti per superare le situazioni di isolamento geografico, sociale e culturale; noi stiamo lavorando perché la condizione di insularità non resti solo un mero dettato della Costituzione, ma possa essere tramutata in azioni concrete grazie alle quali la Sardegna, la Sicilia e le isole minori possano veramente convertire quella che è oggi una situazione di handicap in opportunità di crescita e di sviluppo.
In quest'ottica non posso non parlare del Piano Mattei, tanto bistrattato dagli interventi che, sia in sede di discussione generale che in dichiarazione di voto, le minoranze hanno promosso.
Il Piano Mattei è un provvedimento che affronta l'autorevolezza internazionale a cui l'Italia vuole mirare, quell'autorevolezza internazionale che è mancata e che oggi Giorgia Meloni, con tutti i suoi appuntamenti e con tutte le sue presenze, sta invece consolidando per rendere il continente africano non solo un disegno geografico da mostrare alle nuove generazioni, ma un importante istituzionale ed economico, un luogo in cui le persone non debbano più essere costrette a scappare per alimentare quei delitti e quei comportamenti delittuosi che hanno sempre caratterizzato il traffico di esseri umani . Questa è l'Italia che noi, anche con questo provvedimento, vogliamo realizzare. È un provvedimento che, come è stato detto anche dagli altri interventi dei colleghi di maggioranza, affronta in maniera puntuale tante tematiche, da Venezia al ponte sullo Stretto di Messina. Oggi sembra quasi che l'approvazione dei progetti e la loro realizzazione per lotti funzionali sia la novità assoluta di questi primi mesi di legislatura.
GIANNI LAMPIS(FDI). Mi chiedo quanti di voi, che hanno servito le istituzioni locali, i comuni, le province e le regioni, sanno che non è una novità, che questa modalità è sempre esistita e che è la più veloce per dare risposte concrete sulle eterne incompiute che in questo Paese sono presenti . È un provvedimento in cui abbiamo inserito altre reti viarie, dove problemi annosi hanno incancrenito i procedimenti amministrativi. Parliamo della Sassari-Olbia e di tanti altri casi che certamente hanno trovato all'interno di questo provvedimento una loro attenzione necessaria.
Si parla dei commissari e anche in questo caso mi permetto di dire che evidentemente non si conosce qual è lo stato delle strutture commissariali dislocate in qualsiasi istituzione dell'architettura costituzionale italiana. Lo dice chi da assessore regionale, purtroppo, ne ha viste e ne ha dovuto gestire tante con poco personale. Serve una ricognizione per capire come efficientare quel tipo di strutture, come rendere veloci le risposte che quelle comunità dovrebbero, invece, aver visto già concretizzate con quelle opere che, purtroppo, ancora oggi non hanno.
Io penso che su questi temi ci sia veramente ancora tanto da fare, ma serve soprattutto continuare lungo la strada che finora il Governo Meloni e Fratelli d'Italia hanno intrapreso con i propri Ministri, con il proprio Presidente del Consiglio e con tutti coloro che, quotidianamente, riservano serietà, impegno e dedizione rispetto a quelle che sono le annose esigenze del Paese. Penso, Presidente, che ci siano tutti i motivi perché Fratelli d'Italia voti favorevolmente su questo provvedimento. I motivi sono stati esaminati, come dicevo prima, sono stati oggetto di un'approfondita discussione e soprattutto sono stati condivisi con quelle che sono le esigenze di sviluppo della nostra Nazione. Qualcuno ha provato a definire questo provvedimento come uno strumento per fare un mercimonio, diciamo così, ma non è assolutamente così. Noi ci stiamo occupando dei problemi reali del Paese.
Mi accingo, Presidente, alle conclusioni, conclusioni che certamente tengono conto anche di quello che è stato il contributo che Fratelli d'Italia ha dato per migliorare questo documento in sede di Commissione. Pertanto, annuncio, come ho detto, il voto favorevole del nostro gruppo parlamentare e confortando almeno due colleghi, per suo tramite Presidente, delle opposizioni che sono intervenuti durante le dichiarazioni di voto. Il primo è il collega Bonelli sul fatto che il Governo Meloni non si stia occupando della crisi climatica. Anche questo provvedimento se ne occupa con diversi interventi che mirano anche a mitigare il problema idrico. Certo, noi non siamo quelli che pensano di poter affrontare l'emergenza climatica nella contemplazione mistica dei sassi dell'Adige , sperando che almeno siano stati riportati nel luogo in cui sono stati presi. Non ultimo per importanza, sempre per suo tramite, Presidente, voglio confortare…
GIANNI LAMPIS(FDI). …anche in questo caso il collega dei 5 Stelle. Ribadisco che la nostra storia può testimoniare che fra questi banchi i voti sono stati sempre spesi non per interessi di parte o di partito, perché per noi, per Fratelli d'Italia, in ogni momento sono sempre venuti prima l'Italia e gli italiani .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1937-A: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 giugno 2024, n. 89, recante disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico, per il processo penale e in materia di sport".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Salvatore Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere la forte preoccupazione per quello che stiamo vedendo succedere in queste ore in Venezuela. È un giorno triste per quel Paese, è un giorno triste per la democrazia, è un giorno triste per la trasparenza. Non si può rimanere indifferenti rispetto alle scene di chi scende nelle strade e nelle piazze per chiedere il rispetto della democrazia e di un risultato elettorale.
È evidente che bisogna invitare tutti - chiedo scusa - alla calma, ma non possiamo non esprimere una forte preoccupazione per la nostra comunità italiana in Venezuela, che, ricordiamo, è la comunità più importante in quel Paese, con quasi un milione di italo-venezuelani che si trovano a vivere in un Paese ormai da anni dilaniato da una crisi senza fine. Anche queste elezioni, che sembravano potessero segnare il ritorno del Paese al sorriso, invece hanno aperto una crisi ancora più profonda. Abbiamo grosse perplessità, esprimiamo grossi dubbi sull'esito delle elezioni e chiediamo che vengano fatte…
SALVATORE CAIATA(FDI). Colleghi, credo che trenta secondi di silenzio a un Paese che è dilaniato in questo momento nel suo più profondo sentimento, che è quello della democrazia, li dobbiamo tutti.
Presidente, stavo dicendo che siamo spaventati, che abbiamo grosse preoccupazioni e grossi dubbi sull'esito di queste elezioni e allo stesso tempo siamo veramente spaventati e colpiti da chi, invece, esprime grandi certezze. Abbiamo letto dichiarazioni di partiti come Podemos in Spagna o MoVimento 5 Stelle in Italia che si dicono certi del risultato elettorale e certi che sia stata rispettata la democrazia. Noi questa certezza non l'abbiamo, siamo preoccupati per la nostra comunità e questa certezza non l'abbiamo, anche perché è strano che queste certezze vengano da partiti che in passato sono stati, invece, molto vicini al regime di Maduro, anche con situazioni molto complicate su cui ancora non si è fatta chiarezza.
Chiediamo, pertanto, un'informativa urgente del Ministro Tajani, perché venga a riferire sulla situazione del Venezuela, e annunciamo, come gruppo di Fratelli d'Italia, il deposito in Commissione affari esteri di una risoluzione perché si possa vigilare su quello che succede in questo momento nel Paese, sul rispetto della democrazia, sul rispetto della volontà popolare e, soprattutto, sulla tutela della nostra comunità italiana .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Mi unisco al collega, anzi, lo ringrazio di avere puntualmente posto la questione, avremmo fatto lo stesso. La situazione, all'indomani delle elezioni in Venezuela, ci preoccupa. Abbiamo avuto modo di fare, come gruppo Azione-PER, una conferenza stampa per segnalare l'allarme. È di queste ore la notizia della preoccupazione delle opposizioni, del quadro complesso, dal punto di vista dell'ordine pubblico, che riguarda sicuramente la comunità italiana, così numerosa, presente in Venezuela, ma evidentemente riguarda in generale lo stato di salute di una democrazia.
È di queste ore l'estromissione di moltissime rappresentanze istituzionali e di ambasciate di Paesi del Centro America, e non solo del Centro America. Evidentemente, questa situazione allarma per lo stato di salute e di democrazia in quel Paese, ma anche per gli effetti negli equilibri mondiali che questo potrà determinare. Siamo anche molto preoccupati del quadro della libertà di informazione in quel Paese e della possibilità di raccontare le cose che stiamo dicendo qui oggi. Quindi ci uniamo alla richiesta urgente di un'informativa del Ministro Tajani, che venga a riferirci di quanto sta accadendo, sia per quel che riguarda la comunità italiana lì presente, sia per quel che riguarda reciprocamente la comunità venezuelana, che, ricordiamoci, è molto nutrita anche per la grandissima crisi umanitaria che ha visto quasi un terzo della popolazione emigrare negli ultimi anni.
Ma, soprattutto, per farci anche capire quali azioni, nei vari organi in cui il Parlamento italiano e il Governo italiano sono presenti, a partire dall'OSCE e dal Consiglio d'Europa, potremo intraprendere per garantire il ripristino della democrazia in quel Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Porta. Ne ha facoltà. Peraltro, va dato atto che già ieri c'è stata una richiesta di informativa da parte del collega Porta.
FABIO PORTA(PD-IDP). Grazie, Presidente, per avere ricordato che io ero già intervenuto ieri tempestivamente su questo tema, quindi non voglio ripetermi. Voglio soltanto associarmi alle preoccupazioni espresse dai colleghi che sono intervenuti, ribadire quanto il gruppo del Partito Democratico sia sensibile non soltanto alla comunità italiana che vive in Venezuela, ma anche alla democrazia di un Paese che è messa a dura prova da una consultazione elettorale che lascia ancora dubbi e perplessità.
Quindi, anche noi ci associamo alla richiesta anche di informativa da parte del Governo, perché credo che, a livello europeo, dobbiamo esprimere non soltanto la preoccupazione, ma anche la richiesta che organismi internazionali e indipendenti possano verificare tutto quello che è successo nel processo elettorale, con un accesso agli atti e con una verifica di quanto la sovranità popolare effettivamente ha scelto, perché abbiamo il dubbio che il risultato annunciato dal Presidente Maduro non corrisponda al vero sentimento popolare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. Anche noi, Presidente, raccogliamo la denuncia delle opposizioni venezuelane, raccogliamo la loro voce e il loro grido e chiediamo un'informativa urgente del nostro Ministro degli Affari esteri Tajani. Esprimiamo la vicinanza alla comunità venezuelana, ma anche alla comunità italiana in Venezuela. Vi ricordo che sono milioni gli oriundi italiani in Venezuela e circa 150.000 gli italiani iscritti all'AIRE in quel Paese. Che sia fatta luce su quello che sta succedendo in questo Paese.
PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1930-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2024, n. 84, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Beatriz Colombo.
BEATRIZ COLOMBO(FDI). Grazie, Presidente. L'articolo 1 del disegno di legge di conversione, nel disporre al comma 1 la conversione in legge del decreto-legge, dispone, al comma 2, l'entrata in vigore della stessa il giorno successivo alla sua pubblicazione in . In particolare, a seguito delle modifiche apportate in sede referente, il decreto-legge risulta composto da 18 articoli, suddivisi in tre Capi.
Il Capo I, articoli da 1 al 6, detta le disposizioni in materia di progetti strategici e comitato nazionale. Nello specifico, l'articolo 1, comma 1, enuncia l'obiettivo di definire, nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime critiche, misure urgenti per l'esecuzione del regolamento (UE) 2024/1252, introducendo disposizioni finalizzate all'attuazione di un sistema di governo per l'approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche considerate strategiche ai sensi del medesimo regolamento europeo.
Al riguardo, si ricorda che il regolamento europeo dispone elenchi di materie prime, che dovrebbero essere soggetti ad aggiornamento periodico e basati su metodologie chiare e trasparenti, ricorrendo a due categorie: l'elencazione delle materie prime considerate strategiche e l'elencazione delle materie prime critiche. Delle 34 materie prime critiche, 17 sono qualificate anche come strategiche. La normativa europea muove dal rilievo secondo cui l'accesso a determinate materie prime è considerato essenziale per l'economia dell'Unione europea e per il funzionamento del mercato interno.
Esiste, infatti, una serie di materie prime non energetiche e non agricole che sono considerate critiche in quanto sono esposte a un rischio di approvvigionamento elevato, spesso causato da un'alta concentrazione dell'offerta in pochi Paesi terzi. Sono anche strategiche quelle materie prime critiche che risultano talmente cruciali per il funzionamento del mercato interno, per la transizione verde e digitale e per il loro utilizzo in applicazioni di difesa e aerospaziali, da potersi prevedere che, nei prossimi decenni, la relativa domanda è destinata ad aumentare in modo esponenziale.
In questo ambito, ai sensi del comma 2 dell'articolo 1, le disposizioni contenute nel decreto-legge in conversione, in ragione del preminente interesse nazionale nell'approvvigionamento delle materie prime critiche strategiche e considerata la necessità di garantire sul territorio nazionale il raggiungimento degli obiettivi previsti dal citato regolamento europeo, sono volte a stabilire criteri uniformi per la tempestiva realizzazione dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio delle materie prime strategiche.
Il comma 3 dispone che le disposizioni del decreto-legge in esame si applichino anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome, compatibilmente a quanto previsto dai rispettivi statuti. Le disposizioni contenute nel decreto-legge in esame sono, dunque, da considerarsi norme contenenti principi fondamentali di riforma economico-sociale. L'articolo 2 contiene norme per il riconoscimento dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio di materie prime in Italia, prevedendo tempi definiti per la valutazione di eventuali ostacoli e disponendo l'attribuzione della qualifica di progetti di interesse pubblico nazionale.
In particolare, si prevede che, quando viene presentata, presso la Commissione europea, una domanda di riconoscimento di un progetto strategico di estrazione, trasformazione o riciclaggio di materie prime in Italia, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), con il Ministro della Difesa, valuta eventuali ostacoli, entro 60 giorni dalla trasmissione del progetto da parte della Commissione europea stessa. Una volta riconosciuti come strategici dalla Commissione europea, tali progetti diventano di interesse pubblico nazionale e le opere necessarie alla loro realizzazione diventano di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.
L'articolo 3 istituisce, presso il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica (MASE), un punto unico di contatto per il rilascio dei titoli abilitativi alla realizzazione dei progetti strategici di estrazione di materie prime critiche e strategiche. Inoltre, vengono stabilite le modalità di presentazione e i termini massimi di rilascio della domanda di autorizzazione dei progetti strategici, nonché eventuali deroghe temporali alle stesse. Il punto di contatto unico verifica la completezza delle domande e dal completamento delle verifiche prende avvio il procedimento di rilascio dei titoli abilitativi, che non supera i 18 mesi. Tale termine è ridotto a 16 mesi qualora, per i progetti riconosciuti strategici, siano pendenti procedimenti avviati prima del predetto riconoscimento. Il termine ridotto si applica anche alle estensioni di progetti strategici esistenti che hanno già ottenuto i titoli abilitativi. Sono dimezzati e, comunque, non superiori a 10 mesi i termini di legge per provvedimenti su: rinnovo delle concessioni di materie prime strategiche oggetto dei progetti strategici; ampliamento o riduzione volontaria dell'area concessa; domanda di sospensione dei lavori e domanda di trasferimento della concessione.
Si stabilisce, inoltre, che, entro il perimetro della concessione, siano considerati di pubblica utilità, indifferibili e urgenti le opere necessarie per il deposito, il trasporto e il trattamento dei materiali, nonché per la produzione e la trasmissione dell'energia, e, in genere, per la coltivazione del giacimento o per la sicurezza della miniera. La concessione, qualora richiesto dal concessionario, comporta anche il vincolo preordinato all'esproprio, in variante agli strumenti di programmazione generale urbanistica.
Per i progetti di estrazione mineraria nei fondali marini, i titoli abilitativi sono rilasciati tenendo conto dell'aggiornamento della carta mineraria, a condizione che siano valutati gli effetti sull'ambiente marino, la biodiversità, la sicurezza della navigazione e le attività umane insistenti sui fondali.
Infine, sempre ai sensi dell'articolo 3, vengono fatte salve le competenze regionali in materia di sicurezza sul lavoro nelle attività estrattive, in materia di pulizia delle miniere e delle cave, in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione e nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee. Sono, altresì, fatte salve, in quanto compatibili, le disposizioni in materia di estrazione, di cui al regio decreto n. 1443 del 1927 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1984.
Ai sensi dell'articolo 4, viene istituito, presso il MASE, un punto unico di contatto per il rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione di progetti strategici aventi a oggetto il riciclaggio delle materie prime critiche strategiche, stabilendo le modalità di presentazione dell'istanza per il rilascio di tale autorizzazione e i termini massimi di rilascio della stessa da parte del punto unico di contatto, nonché eventuali deroghe temporali alle stesse.
Più precisamente, è previsto che l'istanza per il rilascio della suddetta autorizzazione sia presentata al punto di contatto unico, che ne verifica la completezza e può richiedere eventuali integrazioni. L'iter autorizzatorio non può essere superiore a 10 mesi dall'effettuazione delle verifiche della documentazione. Tale termine è ridotto a 8 mesi qualora i progetti siano stati dichiarati strategici ai sensi dell'articolo 2, per i progetti per cui sono pendenti procedimenti avviati o per l'estensione di progetti strategici già esistenti. Tali termini sono prorogabili solo in caso di circostanze eccezionali per al più 3 mesi e previa acquisizione del parere favorevole da parte del Comitato tecnico, di cui all'articolo 6.
Le citate disposizioni si applicano anche quando nel progetto strategico è ricompresa, oltre all'attività di estrazione o riciclaggio, anche quella di trasformazione. È, inoltre, prevista una deroga al limite percentuale di legge per il conferimento di incarichi di funzione dirigenziale di livello generale, previsti nella dotazione del MASE, al fine di rafforzare la dotazione per lo svolgimento dei compiti previsti dal decreto-legge.
In sede di esame referente, infine, sono state inserite previsioni volte a incrementare di 20 unità il personale del MASE, da dedicare allo svolgimento delle funzioni amministrative previste dal decreto-legge.
L'articolo 5 individua nell'Unità di missione attrazione e sblocco investimenti (istituita presso il Ministero delle Imprese e del - MIMIT), il punto unico nazionale di contatto per le procedure volte al rilascio delle autorizzazioni di progetti di trasformazione delle materie prime critiche strategiche, con annessa disciplina dei moduli di semplificazione amministrativa applicabili, quali la Conferenza dei servizi.
Inoltre, sono specificati i termini per l'emissione del provvedimento autorizzatorio, pari a 10 mesi, e i casi in cui tale termine è abbreviato in 8 mesi. Si dispone che il termine di 10 mesi non è prorogabile, se non in circostanze eccezionali, per un massimo di 3 mesi.
Ai sensi dell'articolo 6, viene istituito, presso il MIMIT, il Comitato tecnico permanente materie prime critiche e strategiche, a cui sono affidati compiti di monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche e strategiche, oltre a funzioni di coordinamento in materia. Ogni tre anni, inoltre, il Comitato predispone un Piano nazionale delle materie prime critiche, sottoponendolo all'approvazione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE). Il Comitato è composto da membri di diverse amministrazioni, quali il MIMIT, il MEF, il MASE, oltre a ISPRA e a tre rappresentanti della Conferenza Unificata. A questi fini, è disposto un incremento di 10 unità nella dotazione organica del MIMIT, necessario allo svolgimento delle nuove funzioni, e sono indicati i mezzi con i quali far fronte ai relativi oneri finanziari.
Nel capo II del decreto-legge in esame (articoli da 7 al 12), sono riportate disposizioni comuni sulle materie prime critiche.
Nello specifico, l'articolo 7 esclude, per il permesso di ricerca relativo alle materie prime strategiche, l'applicazione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (VIA) e la valutazione di incidenza nei casi in cui la ricerca non ecceda il periodo di 2 anni e sia effettuata con le modalità indicate dallo stesso articolo 7.
Il permesso di ricerca deve essere comunicato al punto di contatto di cui all'articolo 3, il quale prevede di darne comunicazione al Comitato tecnico.
L'attività di ricerca non può essere iniziata prima di 30 giorni da tale comunicazione. Secondo le modifiche apportate in sede referente, le funzioni di vigilanza e di controllo sui progetti di ricerca e sul rispetto dei requisiti ivi previsti sono svolte dagli enti territoriali competenti in materia di attività estrattive, dall'ISPRA e dalla soprintendenza territoriale competente, ciascuna per i profili di rispettiva competenza.
Nel caso di accertate irregolarità e inosservanza relative alle modalità, i predetti enti dispongono l'interruzione del permesso di ricerca e provvedono a segnalare al MASE e al MIMIT l'adozione del relativo provvedimento di decadenza del permesso stesso.
Ai sensi dell'articolo 8, si impone, per le concessioni minerarie relative ai progetti strategici rilasciati ai sensi dell'articolo 3, il versamento, da parte del titolare della concessione, di un'aliquota del prodotto tra il 5 e il 7 per cento. I relativi introiti sono destinati ad essere ripartiti in favore dello Stato per i progetti a mare, nonché in favore dello Stato e della regione interessata per i progetti su terraferma. Si demandano le modalità attuative a un decreto del MEF, da adottarsi in concerto con il MASE e il MIMIT, d'intesa con la Conferenza unificata. Le somme, versate allo Stato, confluiscono nel Fondo nazionale del , per sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche strategiche. Si precisa che tali previsioni non si applicano alle concessioni già rilasciate al momento dell'entrata in vigore del decreto-legge, né ai rinnovi delle stesse, se previsti dal titolo originario.
L'articolo 9 è volto ad incrementare il recupero di risorse minerarie correlate ai rifiuti estrattivi che rappresentano potenziali materie prime critiche. In particolare, si prevede che le disposizioni, di cui al regio decreto n. 1443 del 1927, purché compatibili, siano estese anche per il rilascio dei titoli abilitativi alle strutture di deposito dei rifiuti di estrazione chiuse, incluse le strutture abbandonate. È, inoltre, prevista una modifica alla disciplina relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, includendo ulteriori tipologie di rifiuti, connessi ad attività minerarie chiuse o abbandonate, nonché dei rifiuti di estrazione di precedenti attività estrattive.
In particolare, viene istituito (inserendo un nuovo articolo 5- all'interno del decreto legislativo n. 117 del 2008) un Piano di recupero di materie prime dai rifiuti di estrazione storici, prevedendo la possibilità, per un soggetto aspirante concessionario di un sito abbandonato e/o chiuso, il cui titolo minerario non sia più vigente, di recuperarlo in seguito all'elaborazione di uno specifico piano che dimostri la sostenibilità economica e ambientale dell'intero ciclo di vita delle operazioni, nonché la coerenza con le azioni previste dal progetto di bonifica.
L'articolo 10 attribuisce all'ISPRA-Servizio geologico d'Italia il compito di elaborare il Programma nazionale di esplorazione sulla base di una convenzione stipulata con il MIMIT e il MASE. La convenzione contiene l'indicazione di obiettivi intermedi e finali, il cui mancato raggiungimento comporta la revoca dell'affidamento del finanziamento. Si consente a ISPRA-Servizio geologico d'Italia di avvalersi, per l'elaborazione del Programma, di competenze esterne. Le attività di indagine e di esplorazione necessarie per l'elaborazione del Programma si svolgono con tecniche non invasive. Si dispone che il Programma venga approvato dal CITE entro il 24 marzo 2025. La Carta mineraria aggiornata, sulla base delle risultanze del Programma nazionale di esplorazione viene, quindi, pubblicata sul sito Internet di ISPRA entro il 24 maggio 2025. Entro 30 giorni dall'entrata in vigore del decreto-legge, ISPRA provvede alla rielaborazione dei dati delle indagini geognostiche esistenti, per individuare eventuali mineralizzazioni non rilevate e pubblica, nelle more della Carta mineraria aggiornata, una prima mappa accessibile al pubblico. Per l'attuazione di queste disposizioni è stata autorizzata la spesa di 0,5 milioni di euro per il 2024 e di 3 milioni per l'anno 2025.
L'articolo 11 stabilisce che il MIMIT è tenuto a provvedere al monitoraggio delle catene del valore strategiche, alla misurazione del fabbisogno nazionale e alla conduzione di prove di . A tali fini, viene istituito, presso il medesimo Ministero, il Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche. Si stabilisce che le imprese operanti in settori strategici sono individuate con decreto del MIMIT, da attuare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame e, comunque, non oltre il 24 maggio 2025. Per l'istituzione e l'implementazione del Registro è autorizzata la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2025 e di 200.000 euro a decorrere dall'anno 2026.
L'articolo 12 stabilisce che alle controversie relative alle procedure per il riconoscimento o il rilascio dei titoli abilitativi relativi ai progetti strategici, si applica la norma che regola i giudizi amministrativi aventi a oggetto qualsiasi procedura relativa a interventi finanziati con le risorse previste dal PNRR.
Il Capo III (articoli da 13 a 17) detta misure sulla promozione degli investimenti. Nello specifico, l'articolo 13 del decreto-legge in esame reca norme volte a stimolare la crescita e il rilancio delle attività di trasformazione ed estrazione delle materie prime critiche per il rafforzamento delle catene di approvvigionamento. A tale fine, vengono apportate modifiche alla disciplina del Fondo nazionale del , in particolare specificando che il Fondo può essere utilizzato per sostenere anche le attività di estrazione e trasformazione di materie prime critiche, e alle disposizioni per la valorizzazione del patrimonio immobiliare, consentendo a Invimit Spa di costituire fondi per investire in immobiliari e strumentali all'operatività delle società delle filiere strategiche e strumenti finanziari emessi dalle società delle filiere strategiche il cui rendimento sia collegato ai predetti immobiliari.
L'articolo 14 modifica e integra le disposizioni che assoggettano all'obbligo di notifica preventiva al MIMIT e al MAECI le esportazioni delle materie prime critiche, tra le quali rientrano i rottami ferrosi. Viene disposta, tra l'altro, l'istituzione, presso il MAECI, di un tavolo permanente per il monitoraggio degli scambi di rottami ferrosi e di altre materie prime critiche, anche al fine di valutare e promuovere azioni di salvaguardia compatibili con l'ordinamento europeo e internazionale.
L'articolo 14- è stato aggiunto nel corso dell'esame in sede referente e detta disposizioni per consentire l'urgente approvvigionamento delle materie prime necessarie alle filiere produttive del non ricomprese nel regolamento europeo, attraverso l'individuazione - da parte del CITE, su proposta del Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche e sentita la Conferenza Stato-regioni - di progetti minerari di interesse strategico nazionale. La valutazione della strategicità del progetto deve considerare il fabbisogno nazionale della materia prima per filiere strategiche del e l'estensione del progetto di estrazione alle fasi di raffinazione e trasformazione nel territorio nazionale. I termini massimi per il rilascio dei titoli autorizzatori relativi a tali progetti sono quelli già dettati dalle disposizioni del presente decreto-legge in materia di estrazione, riciclaggio e trasformazione di materie prime critiche strategiche.
Viene, poi, istituito un potere sostitutivo in caso di inerzia o ritardo nel rilascio degli atti autorizzatori, che coinvolge l'unità di missione attrazione e sblocco degli investimenti del MIMIT e, in ultima istanza, il punto di contatto competente per progetto. Al progetto in questione si applicano anche le previsioni già dettate dal decreto in materia di aliquote di produzione e di accelerazione dei giudizi. Si dispone, quindi, una clausola di neutralità finanziaria.
L'articolo 15 introduce alcune misure di coordinamento della normativa di settore, apportando modifiche alla disciplina del Comitato interministeriale per la transizione ecologica. In particolare, si introduce una nuova funzione del CITE, che consiste nel rafforzare l'approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche e si prevede che il CITE approvi il Programma nazionale di esplorazione delle materie prime critiche e si pronunci sulla richiesta di valutazione dello di progetto strategico relativo all'estrazione, trasformazione o riciclo delle materie prime strategiche.
Ai sensi dell'articolo 16, si pospone dall'anno 2023 all'anno 2024 l'autorizzazione di un importo per 2 miliardi e 525 milioni di euro per la realizzazione di operazioni inerenti a società di rilievo strategico.
L'articolo 17 stabilisce che il decreto-legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella , avvenuta il 25 giugno 2024.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Bergamotto, che rinuncia.
È iscritto a parlare il deputato Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a discutere di un tema di estrema importanza per il futuro del nostro Paese e dell'intera Unione europea: la gestione delle materie prime critiche. Questo tema è centrale non solo per il nostro sviluppo economico, ma anche per la nostra capacità di affrontare le sfide globali, come la crisi climatica e i conflitti internazionali. La situazione che viviamo è drammatica e complessa e richiede una risposta articolata e lungimirante, che il Governo di centrodestra, con il decreto-legge n. 84 del 2024 non è riuscito a fornire.
Il contesto in cui ci troviamo è caratterizzato da emergenze globali, che mettono a dura prova i Paesi al centro di queste crisi.
ANTONIO FERRARA(M5S). La crisi climatica sta accelerando, con effetti devastanti sull'ambiente e sulla società: gli eventi meteorologici estremi, l'innalzamento del livello del mare e la perdita della biodiversità sono solo alcune delle conseguenze che stiamo già affrontando. A questo si aggiungono i conflitti internazionali, che destabilizzano intere regioni, aggravano le crisi umanitarie e creano interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali. In questo scenario, il tema delle materie prime critiche assume un'importanza strategica. Le materie prime critiche sono indispensabili per l'economia dell'Unione europea e per una vasta gamma di tecnologie necessarie per i settori strategici, come l'energia rinnovabile, il digitale, l'aerospaziale e la difesa. Tuttavia, l'Europa è storicamente dipendente dall'importazione di queste materie, il che la rende vulnerabile a interruzioni nelle forniture e a fluttuazioni dei prezzi. Per far fronte a questa sfida, la Commissione europea ha emanato, nel marzo scorso, il (CRMA), un regolamento che fissa obiettivi al 2030, per garantire che la UE possa contare su catene di valore forti, resilienti e sostenibili per le materie prime critiche. Il CRMA si propone di rafforzare tutte le fasi della catena del valore e delle materie prime critiche europee, diversificare le importazioni per ridurre le dipendenze strategiche, migliorare le capacità di monitorare e mitigare i rischi di interruzioni nella fornitura e migliorare la circolazione e la sostenibilità. Questi obiettivi sono essenziali per garantire la competitività dei settori produttivi a livello nazionale.
Il Governo italiano, con il decreto-legge in esame, intende attuare il CRMA, riconoscendo il preminente interesse nazionale nell'approvvigionamento delle materie prime critiche, stabilendo criteri uniformi per la tempestiva realizzazione dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio di queste materie. Tuttavia, le misure adottate rappresentano un intervento parziale, una toppa che non affronta in modo organico e strutturato le necessità del settore. Le risorse stanziate dal decreto non sono del tutto sufficienti per i compiti che esso dispone.
Come indicato dal parlamentare, le misure urgenti adottate rappresentano comunque un intervento parziale, volto a perseguire gli obiettivi nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime critiche. Tale formulazione non appare del tutto chiara e sembrerebbe riconducibile al comma 2 dell'articolo 1, che si prefigge la definizione di criteri uniformi per la tempestiva realizzazione dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio delle materie prime strategiche. Inoltre, le risorse stanziate sono del tutto insufficienti per lo svolgimento di questa attività di indagine e di esplorazione necessaria per l'elaborazione del programma.
Proprio secondo ISPRA, con le risorse attualmente disponibili si potrebbe realizzare solamente una parte del programma, individuando una ventina di aree sulle 40 indicate dal decreto. Appare, quindi, inadeguato e privo di una visione di lungo termine. Esso interviene anche su altri aspetti che non riguardano il regolamento UE e che non necessiterebbero dell'urgenza disposta con decreto. Durante l'esame in Commissione e dall'ascolto degli auditi sono emerse contraddizioni e criticità che hanno fornito elementi sostanziali per l'elaborazione di proposte migliorative del testo del decreto, altrimenti inattuabile.
Ad esempio, sono stati sollevati elementi critici rispetto alla tipologia di introdotta, al ridimensionamento del ruolo e del coinvolgimento degli enti locali e territoriali nelle procedure e all'assenza di garanzie per la tutela della salute e dell'ambiente delle popolazioni coinvolte dall'attività. La delle materie prime critiche in Italia deve essere riconsiderata. Attualmente il decreto attribuisce all'ISPRA il compito di elaborare un nuovo programma di esplorazione mineraria nazionale, individuando le aree più promettenti e il potenziale minerario.
Tuttavia, come già detto, le risorse sono del tutto insufficienti per completare tutte le iniziative. Secondo i dati ISPRA, solo una parte del programma potrà essere realizzato con le risorse attuali. Quindi necessitano risorse aggiuntive. Sempre nell'audizione tenuta da ISPRA è emersa la necessità di recuperare ulteriori risorse rispetto a quelle già messe a disposizione, ossia 3,5 milioni per gli anni 2024 e 2025, su 14 milioni necessari, come stimati da dati ISPRA. Questo significa che, con le risorse attualmente stanziate, si potrebbe realizzare solamente una parte del programma, individuando solo alcune delle aree indicate.
Inoltre, ISPRA ritiene improbabile, considerati gli adempimenti necessari, di presentare il programma di ricerca entro il termine indicato del 15 maggio 2025. Ad oggi, in Italia esiste una mappatura accurata dello stato dell'arte delle materie prime critiche, ma purtroppo è datata e risale a diversi anni fa. Questa mappatura non è puntuale sull'indicizzazione delle disponibilità di questi materiali, che spesso si trovano come sottoprodotti o prodotti secondari rispetto a quelli che erano finora tradizionalmente tipici dei prodotti minerari.
È quindi fondamentale aggiornare e completare questa mappatura, tenendo conto anche delle potenzialità che possono essere ricavate dalle azioni dell'economia circolare e da politiche di riduzione dei consumi. Solo dopo avere individuato le potenzialità delle materie prime critiche, considerando anche ciò che può essere ricavato dalle azioni dell'economia circolare e da politiche di riduzione dei consumi, è possibile mettere in campo processi estrattivi che siano efficienti da un punto di vista economico, ambientale e sociale.
Questo è necessario per creare le condizioni perché le aziende possano investire in modo sostenibile. Tuttavia, il decreto-legge n. 84 del 2024 procede in modo frettoloso, senza un'analisi complessiva sui potenziali delle materie prime critiche e strategiche, e individua già le disposizioni per disciplinare i titoli necessari all'estrazione dei materiali critici strategici, senza riconoscere nelle procedure il ruolo attivo degli enti territoriali e delle popolazioni interessate. Inoltre, il decreto limita l'applicazione delle forme di tutela sanitaria e ambientale, sollevando forti dubbi di legittimità in relazione alla sua conformità rispetto alla normativa europea e mostrando di non comprendere pienamente la natura e le potenzialità delle valutazioni ambientali.
Il decreto è carente anche negli aspetti che riguardano le metodiche di economia circolare, la sostituzione dei materiali critici e la riprogettazione industriale dei prodotti. Questi elementi devono essere alla base per la fornitura dei materiali indispensabili per il nuovo modello di sviluppo decarbonizzato e digitale. Sebbene sia ovvia e imprescindibile la necessità di disaccoppiare la crescita dell'economia dall'uso delle risorse tramite il ricorso alle metodiche di economia circolare, bisogna prendere atto che siamo molto lontani da questo obiettivo e che la domanda di risorse minerarie globali continuerà a crescere per soddisfare i bisogni dei Paesi in via di sviluppo.
Un problema globale come quello delle materie prime può essere mitigato anche cercando collaborazioni strategiche con altri Paesi produttori, cercando di limitare l'acquisizione da produzioni basate su miniere dove lo sfruttamento, anche minorile, la coercizione, la corruzione, il controllo di bande armate e nessun rispetto per le condizioni ambientali non sono l'eccezione, ma la regola. Anche su tali aspetti, il decreto non è intervenuto. Per diverse materie prime strategiche definite dalla UE le aspettative di recupero sono decisamente inferiori, sia per il minor uso in passato sia per la carenza impiantistica e tecnologica necessaria.
Ovviamente, l'economia circolare implica non solo un riciclo, ma anche e soprattutto un utilizzo più efficiente e intelligente delle materie prime, la possibilità di disporre di apparecchiature che possano essere ripartite e riutilizzate e la necessità di fare azioni per ridurre la produzione dei rifiuti. Se non si rallenta la produzione, il ricorso all'estrazione sarà di fatto ancora più necessario e imperante nei prossimi decenni. Nell'ambito di questa strategia, il ruolo significativo viene attribuito al recupero e al riciclo, da cui dovrebbe derivare il 25 per cento del fabbisogno europeo di materie prime strategiche.
Si tratta, in sostanza, di recuperare dalle apparecchiature esistenti questi materiali che possono essere utilizzati per nuove apparecchiature. Mi riferisco ai rifiuti derivanti da dispositivi elettronici, elettrici, dal riciclo delle batterie, dai catalizzatori esausti e anche dai pannelli fotovoltaici e dagli aerogeneratori. Si tratta di un'ampia gamma di apparecchiature, da cui, attraverso processi tecnologici tipicamente chimici, è possibile recuperare materiali come rame, nichel, cobalto, litio, terre rare, silicio, ovvero tutti quei materiali utili per le apparecchiature elettriche che supportano la transizione energetica.
Riteniamo cruciale includere anche i progetti che si occupano della produzione e della diffusione di materiali alternativi, in grado di sostituire queste materie prime nelle tecnologie strategiche. Investire nella ricerca e nello sviluppo di materiali alternativi rafforzerebbe la sicurezza dell'approvvigionamento e promuoverebbe anche l'innovazione e la sostenibilità delle nostre tecnologie e delle politiche industriali e ambientali. Per esempio, lo sviluppo di batterie al sale come sostituto al litio, in cui l'Italia potrebbe diventare mondiale.
Secondo l'Osservatorio italiano materie prime critiche energia (OIMCE), appaiono promettenti le prospettive di recupero da batterie, catalizzatori, aerogeneratori e pannelli fotovoltaici. Anche considerando il caso italiano, ritenuto tra i più virtuosi di quelli europei, le elaborazioni di The European House-Ambrosetti prevedono che al 2040 il riciclo possa soddisfare, a seconda degli investimenti impiantistici, dal 20 al 32 per cento del fabbisogno nazionale di materie prime strategiche. Questo è un valore importante che necessita di misure e investimenti adeguati, che la maggioranza avrebbe potuto affrontare in questo provvedimento, dando priorità e maggiore attenzione.
Nell'ambito della delle materie prime, è importante ed è interessante la posizione sollevata dai rappresentanti del Ministero della Difesa, che ritengono necessario, al fine di garantire la sicurezza del Paese, offrire per le loro attività una sorta di prelazione per l'accesso alle materie prime critiche strategiche. In una logica di mercato, queste verrebbero offerte al miglior acquirente, mettendo in pericolo la capacità di approvvigionamento per la sicurezza del Paese, con il rischio di non poter accedere a queste risorse o di doverle acquistare a costi eccessivi.
Questo è un altro esempio di come il decreto non riesca a garantire una gestione oculata e strategica delle materie prime critiche. Considerando come inevitabile il ricorso alle miniere per un periodo di tempo abbastanza lungo, diventa fondamentale operare per garantire che le attività estrattive siano compatibili e rispettose dei bisogni della popolazione coinvolta.
In particolare, devono garantire la tutela della salute e dell'ambiente del territorio interessato, così come disposto dal Regolamento europeo. È necessario, quindi, approfondire e lavorare alla disposizione di criteri ambientali e sociali, che tutelino tali beni fondamentali. Tuttavia, il decreto-legge non disciplina con cura la tutela ambientale, che appare semplificata anche dall'articolo 2 che, al comma 3, dettaglia le disposizioni, il riconoscimento dei progetti strategici, prevedendo che questi assumono la qualità di progetto pubblico di interesse nazionale e le opere e gli interventi necessari alla loro realizzazione sono di pubblica utilità, indifferibili e urgenti. Tuttavia, omette totalmente di considerare, secondo il Regolamento UE 2024/1252, che la dichiarazione di pubblica utilità è subordinata al rispetto degli obblighi ambientali in materia di VIA, di VIncA, relativi alle acque, alla salute e alla sicurezza pubblica, nonché al ripristino degli ecosistemi terrestri costieri di acqua dolce. Questa noncuranza si riflette anche nella dimensione procedimentale, dove non si tiene adeguatamente conto delle tempistiche incomprimibili della valutazione di impatto ambientale. Nella descrizione del procedimento da seguire per il rilascio dei titoli abilitativi all'estrazione (articolo 3), per la realizzazione dei progetti di riciclaggio (articolo 4) e per la trasformazione (articolo 5) di materie prime critiche strategiche, infatti, si omette di considerare che le tempistiche previste non comprendono il procedimento di valutazione di impatto ambientale.
Questo è un elemento fondamentale, poiché i tempi di procedimento e di valutazione dell'impatto ambientale sono funzionali allo svolgimento di un'approfondita verifica tecnica dell'impatto di tali attività, nonché a considerare i giusti tempi procedimentali per lo svolgimento della fase di partecipazione pubblica che non può in ogni caso essere compressa, a maggior ragione in relazione alle attività che avranno un alto impatto sul territorio. Se in relazione al rilascio dei titoli abilitativi, per l'estrazione, per la realizzazione dei progetti di riciclaggio, tale profilo viene completamente omesso, lasciando emergere problemi di coordinamento con il procedimento di valutazione di impatto ambientale per l'autorizzazione di progetti strategici e per la trasformazione di materie prime critiche, come descritto dall'articolo 5, sembra ricomprendere anche la VIA, non tenendo adeguatamente conto della necessità e delle tempistiche più ampie. Tra gli aspetti che segnaliamo, vi è anche l'assenza di una disciplina del provvedimento che riguardi la dismissione e il ripristino ambientale dei siti e delle infrastrutture impiegate al termine delle attività. Questo è un aspetto fondamentale per garantire che le attività estrattive non lascino un'eredità di degrado ambientale per le future generazioni. Abbiamo richiesto di inserire una disciplina specifica, tramite un emendamento, ma non abbiamo avuto una risposta positiva.
In merito alla possibilità di sviluppare progetti di estrazioni in mare, chiediamo, al Governo e alla maggioranza, di riconsiderare questa scelta. Evitiamo di distruggere il mare. Secondo le disposizioni contenute nel decreto, l'estrazione mineraria è vincolata una carta mineraria. Su questo aspetto l'Ispra chiede cautela, consigliando che sia meglio parlare di progetti di ricerca a mare, piuttosto che un'estrazione a mare, considerata la problematica estremamente complessa, indiscussa a livello internazionale, che suscita parecchie opposizioni. Teniamo presente che l'Ispra, nell'audizione, ha riferito che non saranno eseguite campagne di ricerca mineraria di area mare, per mancanza di risorse necessarie. Inoltre, l'argomento ha una portata internazionale. Attualmente, le aziende italiane, potenzialmente interessate alle estrazioni minerarie degli abissi, non hanno specifiche politiche sul , anzi alcune guardano con interesse all'avvio di questa nuova forma di sfruttamento delle risorse naturali. Fincantieri è l'azienda italiana più propensa a svilupparla, tanto da aver sottoscritto, negli ultimi anni, sia con Saipem sia con Leonardo, accordi di collaborazione per le attività estrattive sui fondali. A rivelarlo è una nuova indagine di , diffusa nei giorni scorsi, proprio nella giornata in cui a Kingston, in Giamaica, sono iniziati i lavori dell'International Seabed Authority (ISA), l'autorità internazionale che deve regolamentare le estrazioni minerarie negli abissi, in questa sede si discuteranno misure di protezione dei mari. L'organizzazione ambientalistica ha realizzato una mappatura di 13 aziende interessate alle materie prime critiche, dalla difesa all'elettronica, dall' al navale, dagli accumulatori alle batterie, fino alle specializzate nei servizi di tecnologia subacquea.
Dall'analisi dei e dalle dichiarazioni di sostenibilità, è emerso che nessuna di queste aziende, Fincantieri, Saipem, Leonardo, MSC Crociere, STMicroelectronics, Energy Spa, FAAM, Trienergia, Stellantis, Alkeemia, Gaymarine, Drass e Cabi Cattaneo, ha politiche specifiche sul Una situazione in netto contrasto con quanto avviene nel resto del mondo, dove le grandi aziende come Google, BMW, Volvo, Renault, hanno già preso posizione contraria allo sviluppo del . Prima di avviare un'attività in merito è opportuno, quantomeno, attendere la regolamentazione dell'ISA, da poco istituita per l'estrazione mineraria negli abissi.
Il provvedimento ridimensiona, inoltre, il ruolo dei comuni e delle regioni, che sono coinvolti nell'attività di estrazione e ricerca delle materie prime critiche, in alcune fasi anche in modo diretto. Le procedure individuate ridimensionano le competenze degli enti locali senza offrire un corretto riconoscimento dei ruoli e dei rapporti tra gli enti che partecipano alla tutela della salvaguardia delle popolazioni coinvolte e interessate dai progetti. Tali aspetti emergono anche nell'ambito delle compensazioni territoriali, quantificate in modo non proporzionale rispetto agli impatti che i territori dovranno subire dalle attività. In merito, abbiamo presentato diverse proposte, che auspichiamo trovino consenso nella maggioranza. In conclusione, il decreto-legge n. 84/2024, così come concepito, è insufficiente e inadeguato. Invito il Governo e la maggioranza a rivedere profondamente il provvedimento, ascoltando le critiche costruttive emerse durante l'esame in Commissione. Solo attraverso un approccio veramente organico e sostenibile potremo garantire la sicurezza e il benessere delle nostre comunità, proteggere l'ambiente e assicurare un futuro prospero per il nostro Paese. Le sfide che ci attendono sono enormi, ma con una visione chiara e una gestione responsabile delle risorse, potremo affrontarle con successo. Purtroppo, per affrontare le sfide legate alle materie prime critiche, il decreto-legge è viziato da numerose incongruenze e mancanze che ne compromettono l'efficacia. Il rifiuto sistematico degli emendamenti proposti dimostra una chiara volontà del Governo di favorire interessi particolari, trascurando la sostenibilità, la tutela ambientale e la partecipazione delle comunità locali. Un Governo che si definisce del fare, dovrebbe invece fare per tutti e non solo per le imprese amiche .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA(LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, discutiamo oggi in Aula un tema fondamentale in questo contesto storico per il sistema produttivo e la competitività del nostro Paese e dell'Europa. Oggi l'Italia è fortemente dipendente dalle importazioni di materie prime critiche. Questi materiali essenziali per molti settori industriali provengono principalmente da Paesi extra Unione europea, spesso soggetti a instabilità politica o economica, creando una vulnerabilità strategica. Con questo decreto si procede all'applicazione del recente regolamento UE 2024/1252, che ha l'obiettivo di garantire all'Unione europea un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, data la loro importanza per il funzionamento del mercato interno. La normativa deriva dall'evidente necessità di diminuire la dipendenza da Paesi terzi nell'approvvigionamento di materie prime e sento di poter dire che, probabilmente, in questo processo siamo anche notevolmente in ritardo. Esistono una serie di materie prime, non energetiche e non agricole, che sono considerate critiche dal momento che rivestono una grande importanza economica e sono esposte a un rischio di approvvigionamento molto elevato, spesso causato da un'alta concentrazione dell'offerta in pochi Paesi terzi. Da diversi anni queste materie prime, cosiddette rare, hanno assunto un ruolo fondamentale nella realizzazione della transizione verde e digitale, ma anche il loro utilizzo in applicazioni in campo sanitario, della difesa, dell'aerospazio e nei prossimi decenni la domanda sarà destinata ad aumentare.
Questo regolamento deriva dall'accordo fra Consiglio e Parlamento europeo dello scorso 13 novembre e indirizza verso alcune chiare misure. Il regolamento proposto dalla Commissione definisce un elenco di 34 materie prime, comprese 17 materie prime strategiche, e stabilisce obiettivi per accrescere il contributo dell'Unione europea relativamente a queste sostanze: del 10 per cento per l'estrazione; del 40 per cento per la trasformazione; del 15 per cento per il riciclo, alzato poi successivamente al 25 per cento, con le negoziazioni interistituzionali. Inoltre, indirizza a rafforzare le capacità dell'Unione europea in tutte le fasi della catena del valore, per rendere l'industria più resiliente e meno dipendente da Paesi terzi. Ricordo che oggi siamo fortemente dipendenti dalla Cina. Indirizza a identificare progetti strategici, che potranno usufruire di agevolazioni amministrative e procedure semplificate. Infine, indirizza a istituire, a livello nazionale, un punto di contatto per facilitare e coordinare le procedure, comprese le valutazioni ambientali.
In Europa, il gruppo della Lega ha votato a favore di questo regolamento, supportandone gli obiettivi, sperando però che non sia troppo tardi o non sia troppo poco, dato che la domanda richiesta dalla nostra industria è molto elevata.
Cerco ora di sintetizzare i 17 articoli del decreto. L'articolo 1 ha l'obiettivo di definire misure urgenti per l'esecuzione del regolamento europeo, con disposizioni finalizzate all'attuazione di un sistema di governo per l'approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime strategiche.
L'articolo 2 contiene norme per il riconoscimento dei progetti strategici di estrazione, trasformazione e riciclo di materie prime in Italia, prevedendo tempi definiti e un procedimento per la valutazione di eventuali ostacoli per l'attribuzione della qualifica di progetti di interesse pubblico nazionale: quando viene presentata presso la Commissione europea una domanda di riconoscimento di un progetto strategico di estrazione, trasformazione o riciclo di materie prime in Italia, il Comitato interministeriale per la transizione ecologica - il CITE - con il Ministero della Difesa valuta gli eventuali ostacoli entro 60 giorni. Una volta riconosciuti come strategici dalla Commissione europea, questi progetti diventano di interesse pubblico nazionale e le opere necessarie alla loro realizzazione diventano di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.
L'articolo 3 istituisce presso il MASE un punto unico di contatto per il rilascio di titoli abilitativi alla realizzazione di progetti strategici di estrazione di materie prime critiche strategiche. Inoltre, stabilisce la modalità di presentazione, i termini massimi di rilascio della domanda di autorizzazione, nonché eventuali deroghe temporali. Il punto unico di contatto verifica la completezza delle domande e, successivamente, provvede all'avvio del procedimento di rilascio dei titoli abilitativi, che non supera i 18 mesi. Sono dimezzati e, comunque, non superiori a 10 mesi, i tempi per provvedere sul rinnovo della concessione, sull'ampliamento o riduzione dell'area concessa, sulla domanda di sospensione dei lavori e sul trasferimento delle concessioni.
Per i progetti di estrazione mineraria dei fondali marini, i titoli abilitativi sono rilasciati tenendo conto dell'aggiornamento della Carta mineraria, a condizioni che siano valutati gli effetti sull'ambiente marino, la biodiversità, la sicurezza della navigazione e le attività umane insistenti nei fondali.
È stata inserita, al comma 9, con un emendamento della Lega in sede referente, una salvaguardia rispetto alle competenze delle regioni capaci di determinarsi anche in materia di sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive per trivellazione, anche con riferimento alla direttiva 92/104/CEE relativa alla sicurezza e salute dei lavoratori nelle industrie estrattive a cielo aperto o sotterranee.
Con l'articolo 4 viene istituito presso il MASE un punto unico di contatto per il rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione dei progetti strategici di riciclo, stabilendo le modalità della presentazione dell'istanza per il rilascio. L'iter autorizzatorio non può essere superiore a 10 mesi dalla verifica della documentazione: tale termine è ridotto a 8 mesi, per i progetti riconosciuti come strategici ai sensi dell'articolo 2, per i quali sono pendenti procedimenti avviati prima del predetto riconoscimento e per l'estensione di progetti già esistenti.
L'articolo 5 individua nell'unità di missione attrazione e sblocco investimenti, istituita presso il MIMIT, il punto unico nazionale di contatto per le procedure per il rilascio delle autorizzazioni di progetti di trasformazione delle materie prime strategiche, con relativa disciplina dei moduli semplificatori per l'applicazione. Sono specificati i termini per l'emissione del provvedimento autorizzatorio, pari a 10 mesi, e i casi in cui il termine viene abbreviato a 8 mesi.
Ai sensi dell'articolo 6, viene istituito il Comitato tecnico permanente per le materie prime critiche e strategiche, cui sono affidate funzioni di coordinamento in materia e compiti di monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento delle materie prime strategiche. Il Comitato predispone un Piano nazionale delle materie prime critiche, sottoponendolo all'approvazione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica.
L'articolo 7 esclude, per il permesso di ricerca relativo a materie prime strategiche, l'applicazione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale - la VIA - e la valutazione di incidenza, nei casi in cui la ricerca non ecceda il periodo di due anni e sia effettuata con determinate modalità. L'attività di ricerca può essere iniziata decorsi 30 giorni dalla comunicazione al punto di contatto, il quale provvede a darne comunicazione al Comitato tecnico. L'ISPRA e la soprintendenza territoriale competente svolgono le funzioni di vigilanza e di controllo sui progetti di ricerca e sul rispetto dei requisiti previsti. Nel caso di accertate irregolarità e inosservanze relative alle modalità, tali enti dispongono l'interruzione del permesso di ricerca.
Ai sensi dell'articolo 8, si impone, per le concessioni minerarie relative ai progetti strategici rilasciati ai sensi dell'articolo 3, il versamento, da parte del titolare della concessione, di un'aliquota del prodotto tra il 5 e il 7 per cento. I relativi introiti sono destinati a essere ripartiti in favore dello Stato per i progetti a mare nonché in favore dello Stato e della regione interessata per i progetti su terraferma. Le somme versate allo Stato confluiscono nel Fondo nazionale del , per sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche strategiche per la Nazione.
L'articolo 9 è volto a incrementare il recupero delle risorse minerarie correlate ai rifiuti estrattivi, che rappresentano potenziali materie prime critiche.
L'articolo 10 attribuisce a ISPRA il compito di elaborare il Programma nazionale di esplorazione sulla base di una convenzione stipulata con il MIMIT e il MASE, basata su da raggiungere. Si dispone che il programma venga approvato dal CITE entro il 24 marzo 2025; la Carta mineraria, aggiornata sulla base delle risultanze del Programma nazionale di esplorazione, viene quindi pubblicata sul sito Internet di ISPRA entro il 24 maggio 2025. ISPRA provvede alla rielaborazione dei dati delle indagini geognostiche esistenti, per individuare eventuali mineralizzazioni non rilevate e pubblica, nelle more della Carta mineraria aggiornata, una prima mappa, accessibile al pubblico.
L'articolo 11 stabilisce che il MIMIT è tenuto a provvedere al monitoraggio delle catene del valore strategiche, alla misurazione del fabbisogno nazionale e alla conduzione di prove di . A tali fini, viene istituito presso il MIMIT il Registro nazionale delle aziende e delle catene del valore strategiche.
Nello specifico, l'articolo 13 del decreto-legge in esame reca norme volte a stimolare la crescita e il rilancio delle attività di trasformazione ed estrazione delle materie prime critiche per il rafforzamento delle catene di approvvigionamento. A tal fine, vengono apportate modifiche alla disciplina del Fondo nazionale del - in particolare specificando che il Fondo può essere utilizzato per sostenere anche le attività di estrazione e trasformazione di materie prime critiche - e alle disposizioni per la valorizzazione del patrimonio immobiliare.
L'articolo 14 tratta disposizioni urgenti in materia di approvvigionamento di rottami ferrosi e di altre materie prime critiche: inserisce il codice dei rottami ferrosi e istituisce un Tavolo permanente per il monitoraggio degli scambi dei rottami ferrosi e altre materie prime critiche.
In sede referente, l'articolo è stato migliorato con l'intervento di un emendamento della Lega, in quanto è stata inserita una nomenclatura di materiali metallici più ampia. L'emendamento ha avuto lo scopo di aggiungere i codici Ateco dei rottami di rame e alluminio, che hanno i medesimi problemi di approvvigionamento sul territorio nazionale. L'articolo 14- inserisce disposizioni per l'approvvigionamento urgente di ulteriori materie prime. Inserito sempre in sede referente con l'emendamento della Lega, stabilisce disposizioni per l'approvvigionamento urgente di materie prime essenziali per le filiere produttive e del che erano escluse dal regolamento dell'Unione europea n. 1252.
L'articolo 15 introduce una nuova funzione del CITE, consistente nel rafforzare l'approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche, e si prevede che il CITE approvi il Programma nazionale di esplorazione delle materie prime critiche e si pronunci sulla richiesta di valutazione dello di progetto strategico relativo all'estrazione, trasformazione e riciclo delle materie prime strategiche. Ai sensi dell'articolo 16, viene posticipata all'anno 2024 l'autorizzazione di un importo di 2 miliardi e 525 milioni per la realizzazione di operazioni inerenti a società di rilievo strategico, tra cui, ad esempio, l'acquisizione o la riacquisizione di partecipazioni, anche azionarie, di cui il MEF avrà una partecipazione.
Per concludere, vorrei comunque ringraziare la Sottosegretaria, perché, durante i lavori in Commissione, sono stati accolti diversi emendamenti da parte di tutti i gruppi, ma, in particolare, nei casi in cui sono stati respinti, sono stati motivati, facendo anche presente che alcune preoccupazioni poste dalla minoranza, come dalla maggioranza, invece erano già presenti e ben definite nel regolamento esistente, così come nelle norme nazionali. Pertanto, il nostro voto, che poi annuncerò durante la votazione, sarà favorevole .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il disegno di legge che portiamo oggi in Aula riguarda il decreto di approvvigionamento delle materie critiche di interesse strategico, una materia su cui l'Unione europea è già intervenuta con il . Del resto, l'Unione europea ormai prosegue un percorso iniziato da un decennio, che persegue un efficiente utilizzo delle risorse naturali proprie e promuove un approccio allo sfruttamento delle materie prime in tutto il mondo che abbia le caratteristiche di sostenibilità ambientale e sociale.
Le materie prime critiche sono fondamentali per due grandi obiettivi dell'Unione europea, cioè la doppia transizione ecologica e digitale. Per fare alcuni esempi, le materie prime critiche riguardano le auto elettriche, i pannelli solari, gli . Sono tutti oggetti di uso e che saranno sempre più di uso, che contengono materie prime critiche. Quindi, garantirne l'approvvigionamento è cruciale per la resilienza economica, per la tecnologica dell'Unione europea e per l'autonomia strategica. Per la competitività, la crescita e l'economia europea le materie prime hanno, quindi, un ruolo sempre più importante.
Oltre 30 milioni di lavoratori in numerosi settori fondamentali dipendono dall'utilizzo di materie prime, che hanno, dunque, un ruolo strategico per lo sviluppo del comparto industriale e per la creazione di moderne tecnologie ecologiche. La domanda di queste materie prime è destinata ad aumentare rapidamente, e nei prossimi decenni l'Unione europea non può dipendere, quasi totalmente, dalle importazioni, perché questo la rende vulnerabile a significativi rischi di approvvigionamento, che già ci sono oggi.
Ci sono dei dati evidenti della situazione attuale: l'Unione europea acquista circa il 97 per cento del magnesio dalla Cina; le terre rare pesanti, necessarie per i magneti permanenti delle turbine eoliche dei veicoli elettrici, vengono raffinate solo in Cina; il 63 per cento del cobalto mondiale proviene dal Congo e il 60 per cento di quest'ultimo è raffinato in Cina. Dei dati, quindi, che creano un quadro di attenzione.
Dopo l'aggressione militare russa contro l'Ucraina e di fronte a una politica commerciale e industriale cinese che è sempre più aggressiva, anche il cobalto e il litio sono diventati un fattore geopolitico, non più solo un fattore di approvvigionamento.
A livello europeo, il quadro normativo di riferimento per un corretto sfruttamento delle materie prime è il , che dal 2008 è stato adottato dalla Commissione per stabilire una strategia su come affrontare il problema dell'accesso alle materie prime nell'Unione europea. Questa normativa riguarda tutte le materie prime utilizzate nel settore industriale europeo, escluse le materie provenienti dall'agricoltura e i materiali usati come combustibili. I tre pilastri di questa strategia hanno come obiettivo quello di ottenere una fornitura giusta e sostenibile di materie prime dai mercati globali, una fornitura sostenibile di materie prime all'interno dell'Unione europea, un'efficienza di risorse e una fornitura di materie prime e seconde tramite il riciclo.
Il regolamento sulle materie prime critiche, insieme al regolamento sull'industria a zero emissioni nette e alla riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica, è quindi una delle iniziative legislative faro del piano industriale del . Lo scorso dicembre, il Parlamento europeo ha approvato la legge dell'Unione europea sulle materie prime critiche con 149 voti favorevoli, una legge che mira a rendere l'Unione più competitiva e indipendente attraverso la riduzione della burocrazia, la promozione dell'innovazione lungo l'intera catena del valore e il sostegno alle PMI.
L'obiettivo è anche di promuovere la ricerca, lo sviluppo di materiali alternativi e metodi di estrazione e produzione più rispettosi dell'ambiente. La nuova legislazione prevede incentivi economici, un contesto imprenditoriale più stabile e sicuro per i progetti di estrazione e riciclaggio, con procedure di autorizzazione più rapide e semplici. Durante i negoziati con il Consiglio, i parlamentari europei hanno spinto per una maggiore attenzione alla produzione e all'espansione dei materiali che possono sostituire le materie prime strategiche.
Questo ci teniamo a ricordarlo in questo contesto perché è una delle cose sulle quali avremmo voluto un po' più di attenzione in questo decreto. I parlamentari europei hanno assicurato la definizione di obiettivi per promuovere l'estrazione di più materie prime strategiche dai prodotti di scarto, insistito sulla necessità di ridurre la burocrazia per le aziende, in particolare per le piccole e medie imprese, e hanno sottolineato l'importanza di partenariati strategici per le materie prime critiche tra l'Unione e Paesi terzi, al fine di diversificare l'offerta dell'Unione europea, con vantaggi per tutti.
Hanno ottenuto misure per realizzare partenariati di lungo termine sul trasferimento di conoscenze e tecnologie, formazione e aggiornamento professionale per nuovi posti di lavoro, che offrano migliori condizioni di lavoro e di reddito, nonché per effettuare l'estrazione e la lavorazione nei Paesi , secondo i migliori standard ecologici. Con il voto del Consiglio dell'Unione europea, il 18 marzo 2024 si è concluso l'iter legislativo. Il provvedimento definisce il quadro di regole che possono assicurare al mercato dell'Unione europea la disponibilità di materie critiche, istituendo un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile, due capisaldi chiave di questo regolamento.
Introduce scadenze chiare per le procedure di autorizzazione per i progetti di estrazione dell'Unione europea, consente alla Commissione e agli Stati membri di riconoscere un progetto come strategico, prevede analisi e valutazione del rischio della catena di approvvigionamento, impone agli Stati membri di disporre di piani nazionali di esplorazione e garantisce l'accesso alle materie prime critiche e strategiche attraverso parametri di riferimento ambiziosi in materia di estrazione, trasformazione, riciclaggio e diversificazione delle fonti di importazione.
Nel regolamento sono individuate, quindi, 34 materie prime critiche, 17 delle quali sono considerate strategiche, cioè indispensabili alla transizione energetica e ecologica dell'Unione europea. L'approvvigionamento delle materie prime dovrà arrivare per il 10 per cento della produzione annua da attività estrattive, per il 40 per cento da attività di lavorazione dell'Unione, mentre dal riciclaggio dovrà arrivare il 25 per cento del fabbisogno. Andrà, inoltre, incrementato in maniera sostanziale il recupero delle materie prime presenti nei rifiuti.
Il decreto del Governo, che oggi è in esame per la sua conversione, appare riconducibile a due finalità: garantire l'approvvigionamento e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento.
Avete motivato la scelta del decreto attraverso le caratteristiche di necessità e urgenza per garantire l'approvvigionamento di materie critiche e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento, però, Presidente, va chiarito da subito che non si capisce quali siano le reali motivazioni che giustifichino tali requisiti di necessità e urgenza. Il regolamento, infatti, è stato pubblicato ad aprile e già prevede tutti gli applicativi. La prima data di scadenza per le domande di riconoscimento di un progetto relativo alle materie critiche come progetto strategico è fissata per il 24 agosto; la Commissione fissa altre date di scadenza almeno quattro volte l'anno e, anche se fossimo già in presenza di progetti nazionali definiti e pronti, nulla osterebbe alla presentazione degli stessi direttamente. Quindi, queste caratteristiche di necessità e urgenza non ci sono e la motivazione di passare attraverso una decretazione d'urgenza oggettivamente non c'è. ISPRA, lo scorso 24 luglio, ha presentato il Portale delle Georisorse Minerarie d'Italia, portale geologico, minerario e museale, che costituisce la banca dati, in vista della redazione del programma minerario nazionale, previsto dall'Unione europea con il che localizza i giacimenti presenti sul suolo nazionale e le 76 miniere ancora attive, fornendo gli strumenti per lo sviluppo dei piani produttivi.
Come è stato sottolineato nel corso delle audizioni, in particolare, dell'audizione della regione Sardegna, il recepimento del regolamento sarebbe dovuto avvenire mediante i provvedimenti legislativi che l'ordinamento nazionale prevede, deputati al recepimento della normativa comunitaria, della legge europea, della legge di delegazione europea, e non con lo strumento che avete utilizzato, cioè con la decretazione d'urgenza: un disegno di legge avrebbe garantito un adeguato coinvolgimento, sia delle regioni, sia appunto del Parlamento.
Come rilevato in precedenza, i requisiti di necessità e urgenza oggettivamente non appaiono soddisfatti e, quindi, ribadiamo che non può definirsi necessaria e urgente l'individuazione di una disciplina di tipo ordinamentale che preveda addirittura la costituzione di organismi, come il Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche dell'articolo 6, e l'esclusione della procedura di valutazione di impatto ambientale per attività di ricerca che potrebbero comunque avere degli impatti significativi sugli ecosistemi e sui territori.
Le disposizioni contenute in questo provvedimento, sebbene mirate a promuovere la sicurezza e la sostenibilità, lasciano vari interrogativi critici, soprattutto sulle competenze regionali e sulla partecipazione effettiva delle comunità locali alle decisioni che influenzano direttamente il loro territorio. È, infatti, imperativo che ogni iniziativa legislativa tenga conto delle specificità regionali, rispettando il principio di sussidiarietà e garantendo che le decisioni centrali siano supportate da un dialogo costruttivo e un partenariato effettivo con le regioni, una cosa che abbiamo fatto presente più volte nella discussione in Commissione.
Mancano, quindi, partecipazione e condivisione a tutti i vari livelli degli enti locali ed è uscito un testo che presenta addirittura la necessità di modifiche formali da apportare, come è stato anche rilevato nello stesso di analisi della Camera.
Va, inoltre, evidenziato il fatto che, con questo decreto, siamo di fronte all'accentramento di alcuni poteri che erano finora di competenza regionale: una scelta che è incoerente con quello che ci avete fatto votare poche settimane fa, il disegno di legge sull'autonomia differenziata, che vuole conferire, almeno negli obiettivi, maggiori poteri alle regioni, guardando, specificamente, a 23 materie, mentre questo provvedimento va esattamente nella direzione opposta, mancando una corretta valorizzazione del ruolo delle regioni e del territorio.
Rispetto ai profili di coordinamento tra i vari livelli di Governo, sono infatti state riportate a livello di Governo centrale alcune delle competenze regionali in materia di programmazione territoriale, disattendendo così il principio di leale collaborazione, che dovrebbe guidare l'azione legislativa e normativa del Governo, che credo sia anche nei vostri intenti, almeno a parole.
Si rischia, quindi, di determinare un vero e proprio scontro istituzionale tra Governo e comunità locali, in maniera simile a quanto sta già avvenendo per lo sviluppo e l'installazione delle FER. È bene ricordare che in molte regioni le miniere, attive e non, sono anche di gestione regionale o di società partecipate e questo va ad accentuare maggiormente lo scontro istituzionale tra le regioni e il Governo centrale.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, abbiamo cercato di mettere in evidenza un troppo limitato al processo di estrazione, richiamando, nei lavori in Commissione, l'attenzione sul riciclaggio, sul recupero delle materie prime e sottolineando come questo decreto manchi di coraggio e di visione su questi temi. Gli emendamenti che abbiamo presentato insistono su alcuni aspetti che necessitano di un'integrazione, proprio per l'assenza di riferimenti al riciclo come fonte prioritaria di approvvigionamento di materie prime. Siete andati, cioè, a selezionare solo alcuni aspetti del regolamento europeo, trascurandone - credo - intenzionalmente altri.
Secondo ENEA, che è intervenuta in audizione, il decreto-legge, come concepito, risulta impostato a rispondere agli obiettivi europei solo limitatamente all'aspetto dell'estrazione primaria. Non presenta iniziative specifiche tese a raggiungere il che è previsto per l'approvvigionamento di materie prime critiche tramite il riciclo dei rifiuti e degli scarti produttivi.
Inoltre, anche il Comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche è focalizzato sulle attività di ricerca ed estrazione di risorse primarie da miniere senza prevedere che vi siano delle misure finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dell'Unione europea sull'economia circolare.
A tal proposito, durante l'esame in Commissione, il Governo ha riconosciuto che il testo non contiene un complesso organico di interventi su tale tematica e che, pur essendovi numerose misure che potrebbero essere prese in considerazione negli interventi presentati, tali misure non possono inserirsi in modo coerente nel presente decreto-legge. È questa una delle cose che mortificano un po' il ruolo che svolgiamo, il ruolo del Parlamento e, quindi, a maggior ragione, non capiamo proprio il motivo della decretazione di urgenza, quando, invece, si sarebbe potuto fare un provvedimento organico che toccasse tutti gli aspetti.
Così, rispetto alle nostre preoccupazioni contenute negli emendamenti che abbiamo presentato riguardo alla mancanza esplicita di norme in materia di VIA e di VIncA e al coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, la risposta del Governo è stata che tali norme sono già contenute nel regolamento europeo e non necessitano di recepimento; quindi, sono direttamente applicabili e le prescrizioni del decreto-legge in esame dovranno essere completate con un secondo provvedimento. Ritorniamo sempre al punto che molte delle prescrizioni del regolamento europeo sono, per loro natura, immediatamente attuative e, quindi, non vi era bisogno di questo decreto d'urgenza e si doveva, invece, cogliere l'opportunità per fare un ordinamento complessivo, che toccasse tutti gli aspetti.
Allora, non si capisce perché rimandare quello che doveva essere fatto in maniera organica e condivisa, con un dibattito con le regioni e con il Parlamento, con un provvedimento organico, per favorire l'accettabilità sociale e la partecipazione attiva delle comunità interessate. Credo sia nell'interesse di tutti che questa cosa sia fatta insieme ai territori e alle comunità locali e non sia imposta dal Governo centrale alle comunità locali e ai territori, creando canali di comunicazione ricorrenti con le comunità, le organizzazioni locali, le parti sociali, le autorità competenti.
Occorre attuare, anche, campagne di sensibilizzazione e di informazione e potenziare i meccanismi di assegnazione e compensazione, che invece non risultano in questo decreto, come non risultano neanche trattati, interventi relativi all', all', già previsti dal PNRR - Missione 7 REPowerEU - Investimento 8, e dal regolamento dell'Unione europea sull'. Su questa materia, fino a oggi, aveva lavorato il tavolo tecnico nazionale per le materie prime critiche, che è stato operativo da gennaio del 2021, istituito con decreto interministeriale dei Ministeri delle Imprese e del e dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Nel settembre del 2022 il tavolo è stato però cancellato da questo decreto, lasciando posto ad altra struttura. Allora, questo è un modo a cui ormai ci avete un po' abituato, a cui il Ministro Urso ci ha un po' abituato, e per il quale si vanno a sostituire strutture esistenti per rimpiazzarle con nuove, sostituendo i componenti per trovarne altri.
Quindi, questo è un altro esempio del perché su questo decreto non ci troviamo d'accordo: perché lo riteniamo, di fatto, un provvedimento sgangherato nel merito o, forse, dettato con la giustificazione di fare alcune nuove nomine di parte. Un provvedimento di fatto frettoloso, che non ha coinvolto adeguatamente il Parlamento e gli enti locali, che quindi, in conclusione, non può trovarci d'accordo .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Schiano Di Visconti. Ne ha facoltà.
MICHELE SCHIANO DI VISCONTI(FDI). Signor Presidente, colleghe, colleghi. Con il presente disegno di legge, il Governo sottopone alle Camere, per la conversione in legge, il decreto-legge 25 giugno 2024, n. 84, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico. Pleonastico aggiungere che ci troviamo di fronte a un testo di importanza fondamentale per gli interessi energetici e produttivi nazionali. Tuttavia, in linea generale è opportuno menzionare che trattasi di una materia di enorme rilevanza, sotto molteplici punti di vista. Pertanto, è necessario partire da un'analisi sistemica dell'intero impianto motivazionale alla base del testo. La domanda di materie prime critiche è destinata ad aumentare nei prossimi decenni, in quanto indispensabili per un'ampia gamma di settori strategici della filiera industriale, tra cui le energie rinnovabili, l'industria digitale, i settori della sanità e della mobilità elettrica. L'Unione europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni e risulta, quindi, esposta a elevati rischi nella catena di approvvigionamento connessa alle materie prime critiche. Si consideri, a titolo esemplificativo, che l'Unione europea acquista il 97 per cento di magnesio in Cina, le terre rare, da cui si ottengono i magneti permanentemente utilizzati nelle turbine eoliche e nei veicoli elettrici, sono raffinate esclusivamente in Cina. Il 63 per cento del cobalto mondiale utilizzato nelle batterie è estratto nella Repubblica democratica del Congo, mentre il 60 per cento è raffinato in Cina.
Il 3 maggio scorso è stato pubblicato il regolamento (UE) 2024/1252 del Parlamento europeo e del Consiglio, che intende garantire l'accesso dell'Unione europea a un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche non energetiche e non agricole, in ragione della loro importanza per garantire il funzionamento del mercato interno, con specifico riferimento alle materie prime critiche strategiche, prefiggendosi i seguenti principali obiettivi: in primo luogo, rafforzare la capacità dell'Unione europea lungo le diverse fasi della catena del valore, estrazione, trasformazione o riciclaggio, allo scopo di rendere l'industria più resiliente e meno dipendente da Paesi terzi; in secondo luogo, individuare progetti strategici che potranno beneficiare di una riduzione degli oneri amministrativi e norme di semplificazione, riduzione dei termini delle procedure di autorizzazione, di norma 24 mesi per i permessi di estrazione e 12 mesi per i permessi di trattamento e riciclaggio; in terzo luogo stabilendo che gli Stati membri dovranno istituire un punto di contatto responsabile per facilitare e coordinare le procedure, comprese le valutazioni d'impatto ambientale.
Rammentiamo che gli obiettivi minimi della Commissione europea da raggiungere entro il 2030 sono i seguenti: il 10 per cento del consumo annuale di ciascuna materia prima critica deve essere estratto in Europa; il 40 per cento del consumo annuale di ciascuno materia prima deve provenire dalla raffinazione in Europa; il 25 per cento del consumo annuale di ciascuna materia prima deve essere soddisfatto da tale ciclo; non più del 65 per cento del consumo annuale per ciascuna materia prima deve provenire da un unico Paese.
Cari colleghi, al fine di orientare gli sforzi degli Stati membri per contribuire alla realizzazione degli obiettivi fissati dall'Unione europea, il regolamento UE sopracitato provvede all'elencazione delle materie prime considerate strategiche e critiche, che di seguito, a puro scopo indicativo ed esemplificativo, cito: parliamo di bauxite, cobalto, boro, litio, grafite, nichel, elementi delle terre rare e altri. Nel sottosuolo italiano sono presenti almeno 15 delle 37 materie prime critiche necessarie per la transizione energetica e 3.000 siti. Entro il 24 maggio 2025, è attesa la pubblicazione di una nuova carta mineraria aggiornata, da cui poter estrarre materie prime critiche, in particolare litio, cobalto, barite, berillio, nichel, rame e zinco. Il presente decreto si prefigge l'obiettivo di superare la frammentazione normativa in materia di ricerca, coltivazione ed estrazione mineraria, ad oggi di competenza regionale, e, in quanto disorganica e disomogenea, rischia di compromettere l'approvvigionamento delle materie prime critiche. Infatti, sulla base del decreto-legge 31 marzo 1998, n. 112, che ha trasferito alle regioni gran parte dei compiti relativi all'attività estrattiva, sono stati chiusi tutti i distretti minerari. In seguito, con legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, che ha modificato l'articolo 117 della Costituzione, circa la potestà legislativa di Stato e regioni, queste ultime hanno acquisito il potere legislativo anche in materia di attività estrattiva. Dunque, a causa della regionalizzazione delle competenze, le procedure per il rilascio di un permesso di ricerca mineraria possono variare in base alle specifiche normative regionali. Le miniere sono patrimonio indispensabile dello Stato prima e delle regioni poi, specie a seguito della legge 7 agosto 2012, n. 134. Durante la fase di massimo sviluppo dell'attività mineraria, le competenze erano a carico dello Stato e dei relativi distretti minerari, articolati sul territorio. Probabilmente a causa del progressivo abbandono dell'attività mineraria e delle precedenti competenze a carico dello Stato, non tutte le regioni dispongono attualmente di una propria chiara normativa relativa alle miniere, al rilascio di permessi di ricerca e delle successive concessioni minerarie. Di conseguenza, la frammentazione delle competenze a livello regionale, con coinvolgimento di province e comuni, rende complicata una visione nazionale delle procedure e delle loro problematiche di attuazione.
In generale, vi sono diversi ordini di difficoltà che possono rallentare o impedire il conferimento di un permesso di ricerca mineraria, quali la molteplicità dei soggetti coinvolti, l'impatto ambientale, l'opposizione sociale e la normativa attualmente vigente e piuttosto datata e non adeguata a una moderna ricerca mineraria. Pertanto, alla luce di tale contesto, si ravvisa la necessità e urgenza di intervenire, in linea con quanto previsto dal regolamento dell'Unione europea, al fine di dare nuovo impulso al settore minerario nel nostro Paese, riportando la competenza allo Stato in materia di autorizzazioni e concessioni relative alla ricerca, all'estrazione, alla trasformazione e al riciclo di materie prime strategiche, così da rafforzare le diverse fasi della catena del valore di approvvigionamento e promuovere un ecosistema di materie prime sostenibili e diversificato.
In questa cornice, si inserisce il decreto-legge in esame, con il quale viene predisposta una normativa che incentra in capo allo Stato il potere autorizzativo e concessorio in ordine ai progetti di interessi strategici, fortemente legato agli obiettivi imposti dal regolamento, tra cui quelli di promuovere la transizione verde e digitale e di garantire l'accesso a un approvvigionamento sicuro e resiliente delle materie prime critiche indispensabile per la crescita e il rilancio del tessuto produttivo nazionale. I citati obiettivi, in forza della previsione regolamentare, divengono impegni che lo Stato deve assicurare nell'ambito dell'Unione europea, anche alla luce del principio di responsabilità dello Stato sul piano internazionale, scolpito negli articoli 117 e 120 della Costituzione.
Le criticità dell'attuale contesto geopolitico, caratterizzato da eventi come la pandemia e la crisi energetica originata dalla guerra in Ucraina, hanno evidenziato le dipendenze di approvvigionamento dell'Unione dai Paesi terzi, mettendo a rischio la sicurezza di alcune catene del valore critiche, come le energie rinnovabili, i semiconduttori, la produzione di acciaio, il settore della mobilità elettrica, la produzione di barriere e i medicinali critici. Più recentemente, la tensione latente tra Stati Uniti e Cina ha portato ad azioni per ridisegnare le predette catene del valore e assicurare un approvvigionamento sicuro. Tali azioni includono, da un lato, ingenti misure di incentivazione e, dall'altro, politiche commerciali restrittive. Ne sono una recente testimonianza i dazi imposti verso la Cina dall'Amministrazione statunitense sui veicoli elettrici, semiconduttori, medicinali e batterie, e, parimenti, i dazi alle importazioni dei veicoli elettrici cinesi che la Commissione europea minaccia di imporre agli Stati membri.
Il presente decreto-legge trova, quindi, il suo fondamento nella necessità e urgenza di emanare disposizioni finalizzate a garantire l'approvvigionamento delle materie prime critiche e rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento di tali materie, nonché di adottare misure per assicurare la pianificazione, l'esplorazione, l'estrazione, il monitoraggio la circolarità e la sostenibilità delle materie prime critiche, in linea con quanto previsto dal regolamento (UE) 2024/1252. Inoltre, intende garantire lo sviluppo di progetti strategici e, riconoscendo la qualifica di rilevante interesse pubblico, prevedere procedure di autorizzazione semplificate per tali progetti strategici.
Per far fronte a tale esigenza, il Ministero delle imprese e del in Italy ha predisposto, insieme al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, un testo che si prefigge i seguenti obiettivi: istituire una MIMIT-MASE atta a rispondere alle eventuali crisi di approvvigionamento, analogamente a quanto già in essere per il gas, tramite il comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema del gas; snellire le procedure amministrative per i progetti giudicati strategici dalla Commissione; il regolamento UE prevede, infatti, che la commissione stessa possa dichiarare alcuni progetti, aventi ad oggetto materie prime strategiche, come strategici per l'Unione e che questi debbano beneficiare di procedure rapide e sicure.
Inoltre: istituire un meccanismo di raccolta dati e monitoraggio e delle catene di approvvigionamento, per assicurare al decisore pubblico piena conoscenza del fabbisogno nazionale e come le aziende strategiche per l'economia italiana si stiano attrezzando per rispondere a potenziali crisi di approvvigionamento, al fine di indirizzare le scelte laddove giudicate critiche; ciò è coerente con le disposizioni del regolamento europeo, anche per la costituzione di eventuali stoccaggi di materie prime critiche e strategiche; dare piena attuazione al Fondo nazionale per il , in modo da sostenere tutti questi progetti strategici che necessitano di finanziamenti in o investire direttamente in attività di estrazione, raffinazione, riciclo, anche all'estero, in coerenza con le attività internazionale già svolte all'interno della , gruppo informale a trazione USA, che identifica progetti strategici nei Paesi uniformati negli orientamenti industriali e crea coalizioni di Paesi investitori per dare certezza agli approvvigionamenti; modificare il regime di sulle attività minerarie, immutato dal 1927, per consentire di ricavare maggiori introiti da tale attività, in linea con l'ordinamento internazionale, e per investire queste risorse nelle filiere di approvvigionamento, in modo da sostenere lo sviluppo e promuovere un ecosistema innovativo col più ampio spettro di tecnologie in questo settore.
Molte materie prime critiche sono essenziali per lo sviluppo di settori strategici quali le energie rinnovabili, la mobilità elettrica e le tecnologie digitali e, dunque, fondamentali per attuare la transizione ecologica ed energetica, sviluppando al contempo innovative filiere industriali nazionali.
Tutti processi ampiamente innovativi, indirizzati al progresso delle catene di produzione industriale; tutti temi che dovrebbero essere tanto cari alla sinistra, che invece, in questi anni, si è decisamente disinteressata. Infatti, a voler essere obiettivi fino in fondo, ciò che balza prepotentemente all'occhio dell'analisi comparata e sistematica degli articoli del testo è, ancora una volta, la linea di confine che separa noi e voi, colleghi di minoranza; la profondità di azione e di visione politica della normativa che ci apprestiamo a votare, per la complessità e la completezza dei temi e delle materie oggetto di intervento, non fa che confermare che questo Governo si sta occupando effettivamente di sostenibilità industriale, produttività a largo spettro e competitività energetica, per affrontare in maniera adeguata le sfide che la modernità e le congiunture internazionali impongono; è il segno deciso, evidente, inconfutabile che contraddistingue e demarca la misura della differenza tra noi e voi, ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, cari colleghi dell'opposizione.
Nell'epoca della colossale opera di sensibilizzazione al , che spinge l'intero Occidente verso una direzione ben precisa, siamo noi quelli che mettono le idee e i muscoli sui punti focali della crescita sostenibile, sui meccanismi strutturali del futuribile sviluppo produttivo, sugli snodi di una necessaria competitività energetica dell'Italia a livello globale. Voi, con gli esecutivi raffazzonati che avete messo in piedi negli anni scorsi, avete pensato unicamente a interventi di sostegno scevri e a macchia di leopardo, che avvantaggiavano solo pochissime categorie sociali, ma che non avevano alcuna visione d'insieme, nessuna analisi di sistema, né nazionale né tantomeno planetaria; solo e programmi vuoti, che nulla aggiustavano, nulla aggiungevano, nulla sanavano rispetto alle necessità, al e alle carenze di produzione e di approvvigionamento di risorse strategiche nazionali di imprescindibile importanza, in vista delle nuove sfide tecnologiche e di adeguamento competitivo che ci attendono.
Come sempre, vi limitate a ostacolare e criticare i nostri provvedimenti, la nostra inesorabile e puntuale azione di Governo, con la solita demagogia insensata, con i soliti interventi da televisivi, senza mai andare al nocciolo delle questioni e senza mai affrontare con onestà intellettuale le problematiche di tipo economico, nascenti e connesse al , oramai decennale, di auto-approvvigionamento di materie prime, che nessuno prima di questo Esecutivo aveva pensato di colmare.
Sarebbe, invece, un gesto di grande responsabilità sociale, di buonsenso e di rispetto verso gli italiani che oggi approvaste anche voi, convintamente, un'azione legislativa così efficace, così innovativa. Ma non sarà così, perché a voi manca quel senso di responsabilità politica che serve a questa Nazione, l'avete dimostrato in più occasioni e lo dimostrerete ancora oggi. Noi invece, con umiltà e senza mediatici, lavoriamo affinché questa Nazione non resti indietro, non resti spiazzata, non resti inerte come accaduto in passato. Ci sforziamo, cari colleghi, come sempre di prenderci cura e risolvere, quando possibile, le problematiche dei nostri concittadini, che ci hanno dato fiducia e che continuano a darcela. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia mi preme ringraziare i Ministri, i Ministeri competenti per la sinergia, la competenza e l'impegno profuso per la realizzazione del testo, i membri delle Commissioni attività produttive di Camera e Senato, la cui sintesi integrata ha portato al testo odierno. È la testimonianza che, quando si marcia decisi in un'unica direzione, cioè il bene della Nazione senza infingimenti, senza correre dietro ai sondaggi e senza tornaconti di parte, i risultati per gli italiani arrivano in modo notevole .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie Presidente. Colleghi e colleghe, signora Sottosegretaria, sappiamo bene che l'approvvigionamento e la filiera dell'economia circolare, relativa alle materie prime critiche di interesse strategico, per come definita nel regolamento (UE) 2024/1252 dell'11 aprile 2024, giocheranno un ruolo fondamentale nella prospettiva della transizione energetica ed ecologica e ne condividiamo lo spirito, così come valutiamo molto positivamente le ricadute occupazionali ed economiche, che possono scaturire dall'applicazione del provvedimento in discussione.
Purtroppo, però, nonostante alcune delle nostre proposte emendative siano state accolte in sede referente, non potremo votare a favore di questo decreto. Prima di entrare nel merito delle nostre perplessità, mi preme fare alcune considerazioni preliminari. La Sardegna, la mia regione, ha una storia di sfruttamento del territorio senza pari in Italia, proprio perché presenta una straordinaria densità di insediamenti minerari, rimasti come testimonianze di attività che ci hanno lasciato un'eredità fatta di cave, miniere dismesse e di rifiuti non gestiti; come ha giustamente sottolineato il nostro assessore regionale all'industria durante le audizioni, l'opportunità per il Paese di accelerare l'estrazione di materie prime critiche non può trasformarsi nel presupposto perché questa situazione si ripeta nel futuro.
Per questo sarebbe necessario governare i processi autorizzativi e l'intera filiera con un maggior coinvolgimento delle regioni, così come sarebbe importante approvare un emendamento che propone che, al fine di assicurare il corretto inserimento delle attività minerarie nell'ambiente, per i progetti riconosciuti strategici occorra subordinare l'impegno del titolare al ripristino ambientale del sito individuato dal titolo stesso, sulla base di un progetto recante il Piano di dismissione e di ripristino ambientale dei siti e delle infrastrutture funzionali all'estrazione, come previsto dal codice dell'ambiente. Consideriamo, infatti, indispensabile che siano valutati tutti gli strumenti necessari per garantire che non solo la parte autorizzativa, ma anche le fasi successive, fino alla chiusura della filiera con la gestione dei rifiuti, siano opportunamente previste e gestite senza gravare su soggetti diversi da coloro che traggono giovamento dalla fase estrattiva e dalla commercializzazione delle materie prime critiche estratte. In sede referente l'emendamento non è stato accolto, come immagino non sarà accolto in questa sede.
Il provvedimento in esame presenta una serie di criticità, non solo sotto il profilo del merito, ma soprattutto sotto un generale profilo di metodo; anzitutto il recepimento del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sarebbe dovuto avvenire, a nostro avviso, mediante dei provvedimenti legislativi che l'ordinamento nazionale prevede come deputati al recepimento della normativa comunitaria, cioè dalla legge europea e dalla legge di delegazione europea. Invece avete scelto, ancora una volta, la strada del decreto nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime critiche. Non si tratta di un aspetto meramente formale, ma di rilevanza sostanziale. Infatti, una legge o, eventualmente, un decreto legislativo avrebbero garantito un adeguato coinvolgimento delle regioni in seno alla Conferenza unificata per l'espressione di un'intesa. Appare, invece, improprio l'utilizzo di un decreto-legge, dato che ci troviamo in un contesto in cui i requisiti di necessità e urgenza non sono affatto motivati. Non può infatti definirsi necessaria e urgente l'individuazione di una disciplina di tipo ordinamentale, che prevede addirittura la costituzione di organismi come il comitato tecnico per le materie critiche e strategiche oppure ancora l'esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale per le attività di ricerca le quali, invero, potrebbero comunque avere degli impatti significativi sugli ecosistemi.
Le disposizioni contenute in questo provvedimento, sebbene mirate a promuovere la sicurezza e la sostenibilità delle catene di approvvigionamento nazionali, lasciano vari interrogativi critici sulle competenze regionali e sulla partecipazione effettiva delle comunità locali alle decisioni che influenzano direttamente il loro territorio. È infatti imperativo che ogni iniziativa legislativa tenga conto delle specificità regionali, rispettando il principio di sussidiarietà e garantendo che le decisioni centrali siano supportate da un dialogo costruttivo e da un partenariato effettivo con le regioni.
Questo, però, non è previsto dalle disposizioni del decreto, per quanto il comma 3 dell'articolo 1 disponga che le disposizioni del decreto-legge in esame si applicano anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome, compatibilmente con quanto previsto dai rispettivi statuti. Quale sia la coerenza di questo comma con le disposizioni del decreto, però, non è dato sapersi. Presidente, la Sardegna è una delle regioni d'Italia con la più alta concentrazione di miniere attive e dismesse e di cave di materie prime preziose.
Il nostro statuto speciale, la legge costituzionale n. 3 del 1948, all'articolo 3, comma 1, lettera , attribuisce la potestà legislativa sull'esercizio dei diritti demaniali e patrimoniali relativi a miniere, cave e saline proprio alla regione. Eppure, i procedimenti amministrativi dei progetti strategici saranno accentrati dai Ministeri dell'Ambiente e delle Imprese e del , in barba al principio di sussidiarietà e al sogno leghista di autonomia differenziata. Abbiamo chiesto che nel caso di progetti sulla terraferma la determinazione del CITE sia almeno adottata previo parere delle regioni e delle province autonome interessate e che il piano nazionale delle materie prime critiche sia approvato previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni. Ma niente, bisogna correre, non c'è tempo da perdere dando spazio alle regioni.
Assistiamo, dunque, a una centralizzazione in capo allo Stato della procedura di rilascio dei titoli abilitativi alla realizzazione di progetti strategici di estrazione di materie prime strategiche, designando come punto unico di contatto nazionale la competente direzione del MASE. Ciò comporta un capovolgimento dell'attuale assetto delle competenze tra Stato e regioni, la cui motivazione è giustificata con le esigenze di sicurezza nazionale ed europea di tali approvvigionamenti.
Ugualmente è competenza dello Stato la procedura per il rilascio del titolo abilitativo alla realizzazione dei progetti strategici di riciclaggio delle materie prime strategiche, con la designazione della competente direzione del MASE quale punto unico di contatto, e, nel caso del procedimento per il rilascio delle autorizzazioni dei progetti strategici che prevedono la trasformazione di materie prime strategiche, con l'individuazione quale punto unico di contatto nazionale dell'Unità di missione attrazione e sblocco degli investimenti presso il Ministero delle Imprese e del . Il decreto-legge centralizza a livello statale anche le procedure per il rilascio dei titoli abilitativi di ricerca di materie prime strategiche, il cui punto unico di contatto è sempre la direzione generale del MASE.
Eppure, all'articolo 9, comma 1, è specificato che si applica il regio decreto n. 1443 del 1927 anche per le attività di recupero delle risorse minerarie dei rifiuti. Non si capisce, quindi, perché non abbiate voluto confermare che l'ente incaricato per il procedimento autorizzativo rimanga la regione, proprio come avviene per le concessioni minerarie ordinarie. Persino nel elaborato dal Servizio studi si legge che nel decreto-legge si scrive di materie prime critiche considerate strategiche, ma si riportano, poi, i rimandi normativi a entrambi i gruppi di previsioni del regolamento europeo, chiedendo che si valuti l'opportunità di un chiarimento riguardo alla tipologia di materie prime oggetto del decreto-legge in esame.
Anche in questo caso nessun correttivo è stato introdotto. Sapete bene che su questo decreto occorrerà tornarci, perché i profili di criticità, anche procedurale, sono stati sollevati durante le audizioni persino dalle direzioni dei due Ministeri individuati per il rilascio delle autorizzazioni. Ancora più preoccupante dell'estromissione delle regioni e delle province autonome dai procedimenti è la deroga a tutti gli strumenti di pianificazione prevista dall'articolo 2, comma 3, che recita: “Dalla data in cui sono riconosciuti come strategici, i progetti di estrazione, trasformazione o riciclaggio assumono la qualità di progetti di pubblico interesse nazionale e le opere e gli interventi necessari alla loro realizzazione sono di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”.
Questo significa che, una volta riconosciuti, i progetti di estrazione, trasformazione o riciclaggio delle materie prime strategiche da attuarsi sul territorio nazionale potranno andare in deroga a tutte le normative nazionali. Il comma 7 dell'articolo 3 prevede addirittura che la concessione comporti, ove richiesto dal concessionario, vincolo preordinato all'esproprio in variante agli strumenti di programmazione generale urbanistica. Insomma, gli interessi di un singolo prevalgono sul bene comune e gli interessi del concessionario diventano essi stessi di pubblica utilità e scavalcano qualunque limite imposto ad oggi dalla norma, che sia di carattere storico-culturale, paesaggistico, ambientale, idrogeologico o di qualunque altra natura oggi tutelata dallo Stato.
Non solo, si intendono bypassare tutte le norme di tutela ambientale. Ma se anche, ad esempio, si dovessero prospettare rischi di tutela e conservazione del nostro patrimonio archeologico, si prediligerebbe lo scasso dei territori per recuperare le materie prime strategiche, piuttosto che conservare la nostra memoria. Questo aspetto pericoloso è stato attestato dalla Sottosegretaria Bergamotto, che, nel confermare il parere negativo del Governo su un emendamento del collega Cappelletti sulla necessità di subordinare le prospezioni geofisiche alla conclusione delle attività di verifica preventiva dell'interesse archeologico, ha affermato che l'emendamento inficia la logica semplificatoria sottesa all'intero articolo 7 del decreto-legge, come si può facilmente verificare dal resoconto della seduta della Commissione del 25 luglio.
In pratica, per la necessità di fare in fretta si calpestano i principi basilari della tutela del nostro patrimonio sanciti dalla Costituzione e, più specificamente, dal codice Urbani. Complimenti! Per non parlare, poi, delle deroghe in materia di VIA e di VIncA, per cui anche il del Servizio Studi suggerisce un allineamento con le previsioni del codice dell'ambiente, trattandosi di una modifica a regime e non di carattere a termine. L'articolo 7 prevede, infatti, che per il permesso di ricerca relativo a materie prime strategiche per cui non sussistano potenziali e non meglio specificati effetti significativi sull'ambiente non sia richiesta la procedura di verifica di assoggettabilità ambientale, né di valutazione d'incidenza. Nessuno dei nostri emendamenti è stato accolto, con la motivazione che non si riuscirebbero a rispettare i tempi strettissimi imposti dal decreto per l'individuazione dei siti.
Per chiudere tutto entro il 24 marzo 2025, insomma, si passa sopra il ruolo delle regioni e delle province autonome e non si prendono in considerazione i rischi sull'ambiente, sul paesaggio e sul nostro prezioso patrimonio storico. Tutto va in deroga, con il rischio di trasformare in un disastro un provvedimento potenzialmente positivo per le ricadute economiche e lavorative che potrebbe generare. Per noi, però, l'analisi dei costi e dei benefici è sempre indispensabile.
Per questo abbiamo sollevato preoccupazioni e perplessità, che manifestiamo anche in questa sede, anche perché, oltre agli interventi sulla terraferma, il decreto consente, all'articolo 3, comma 8, che i titoli abilitativi alla realizzazione dei progetti di estrazione mineraria nei fondali marini siano rilasciati tenuto conto dell'aggiornamento della carta mineraria ai sensi dell'articolo 10 e a condizione che siano valutati gli effetti dell'estrazione mineraria sull'ambiente marino, sulla biodiversità, sulla sicurezza della navigazione e sulle attività umane insistenti sui fondali medesimi.
Su questo noi siamo assolutamente contrari, perché riteniamo, come abbiamo proposto con alcuni emendamenti bocciati dalla maggioranza, che i progetti di estrazione mineraria nei fondali marini debbano essere sospesi o che almeno venga dimostrato che gli effetti su ambiente, biodiversità e sicurezza siamo minimi. Il WWF ha già da tempo richiesto una moratoria sull'estrazione mineraria in alto mare. I fondali marini profondi, infatti, sono un di biodiversità, un importante serbatoio di carbonio e un tesoro di risorse genetiche marine.
Il test utilizzato per diagnosticare il COVID-19, ad esempio, è stato sviluppato utilizzando un enzima presente in un ecosistema di acque profonde. L'estrazione in acque profonde, potenzialmente la più grande operazione estrattiva della storia, potrebbe, infatti, compromettere gravemente le future scoperte per il bene comune globale, distruggendo gli ecosistemi ed eliminando le specie, mentre gli eventuali benefici economici andrebbero solo a una manciata di soggetti interessati. Peraltro, l'ANIM, l'Associazione nazionale ingegneri militari, ha sottolineato che, attualmente, non sono vigenti provvedimenti legislativi che definiscano i titoli abilitativi relativi ai progetti di estrazione mineraria di minerali strategici nei fondali marini e che a livello mondiale non risultano avviate attività estrattive di materie prime critiche dai fondali marini.
Inoltre, l'aggiornamento della carta mineraria da parte di ISPRA non sembra agevole, né prevedibile a breve termine. Pertanto, a nostro avviso, questa previsione andrebbe cassata. Altra questione che lascia a dir poco perplessi è la scarsa attenzione per lo sviluppo di un'economia circolare legata al riciclo e al recupero delle materie prime degli scarti produttivi. Abbiamo proposto che il comitato tecnico per le materie prime critiche e strategiche tra i suoi compiti possa anche promuovere, per alcune fattispecie di flussi di materiali e dispositivi a fine vita, l'introduzione di specifici obblighi di riciclo, laddove tecnicamente fattibile, così come la revisione o l'introduzione di sistemi di raccolta più efficaci per i RAEE, che ad oggi scontano un ridotto tasso di raccolta in raffronto all'immesso in consumo.
Gli obiettivi europei del , che mirano alla copertura del 25 per cento del fabbisogno dell'Unione europea nel 2030 con il riciclo, sono estremamente ambiziosi e non sembrano ad oggi supportati da analisi di scenario realistiche. Al riguardo, l'esempio del nostro Paese mostra come in Italia l'impiantistica per il recupero delle materie prime critiche sia ancora da sviluppare, in particolare per il completo sfruttamento della catena del valore, e come sia ancora da sviluppare una logistica adeguata che possa mettere a disposizione rifiuti da riciclare in quantità sufficiente a raggiungere quelle economie di scala che consentono la sostenibilità degli investimenti.
Le tecnologie attualmente disponibili per la estrazione completa delle materie prime critiche sono ancora costose e il loro sviluppo richiede investimenti significativi, ma neanche il nostro emendamento, che propone di finanziare l'importante attività di riciclaggio e recupero in questo settore minerario, prevedendo che le somme incamerate dai canoni di concessione vadano prioritariamente alla filiera del riciclaggio, recupero e trasformazione delle materie prime critiche strategiche per il Paese, anche in considerazione della rilevanza del principio di economia circolare in ambito europeo, è stato approvato. Abbiamo poi proposto che, al fine di contribuire a potenziare la filiera nazionale del riciclaggio, recupero e trasformazione delle materie prime critiche strategiche, al fine di aumentare l'uso di materie prime critiche secondarie attraverso lo sviluppo dell'impiantistica per il recupero di materie critiche, al fine di raggiungere gli obiettivi europei in materia di economia circolare, nello stato di previsione del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica venga istituito un fondo con una detrazione di 50 milioni di euro per ciascun anno del quinquennio 2024-2028, ma neanche questo avete voluto accogliere.
Insomma, al di là dell'esprimere soddisfazione per la ripresa di attività di ricerca abbandonate negli anni Novanta e piena fiducia nella capacità di ISPRA, a cui viene affidata la predisposizione del Programma nazionale di esplorazione, non si può non sottolineare l'evidente sbilanciamento tra obiettivi previsti, tempistica e risorse messe a disposizione per conseguirli.
Il testo prevede di colmare un di trent'anni, concentrando le attività in un anno e mezzo, a fronte di un di 3 milioni e mezzo di euro, contro gli almeno 6 milioni che occorrerebbero, da spendere per lo più nel 2025. Parliamo di eseguire mappature, campagne geochimiche e geofisiche relative a elaborazioni per tutte le materie prime critiche del territorio italiano. Si tratta di aggiornare un quadro della ricerca mineraria di base, che fu finanziata dall'allora Ministro dell'Industria e richiese 68 incarichi, conferiti dal 1979 al 1998, a società italiane altamente specializzate e attrezzate per l'esecuzione di tale attività di ricerca mineraria.
Il servizio geologico d'Italia, ISPRA, purtroppo, non ha la struttura operativa di cui disponevano le società minerarie negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso e, soprattutto, non in tempi così brevi. È vero che ISPRA potrà avvalersi di competenze esterne, ma ora, in Italia, non ci sono più aziende di ricerca mineraria, né dipartimenti universitari con la capacità operativa richiesta. Questa catena del valore va ricostruita partendo dalle persone e ciò richiede tempo e risorse, per questo mi spiace sia stato addirittura dichiarato inammissibile un nostro emendamento che proponeva di stanziare risorse per promuovere la formazione. Riteniamo irrealistico pensare di colmare un tale di conoscenza in un anno di lavoro e riteniamo altamente problematica la scelta di consentire all'ISPRA di avvalersi di competenze esterne nell'elaborazione del programma.
Se si intende allargare il novero delle agenzie pubbliche coinvolte, sarebbe opportuno indicare esplicitamente quali, come sottolineato anche dai responsabili delle università, del CNR, dell'INGV auditi. Appare, poi, oltremodo controproducente e lesivo della stessa autorevolezza dell'istituto la possibilità di avvalersi di competenze esterne e private, a oggi non escluse, ma a cui, anzi, sembra ci si voglia rivolgere nel caso di revoca della elaborazione a ISPRA del Programma nazionale di esplorazione, che in tal caso diverrebbe oggetto di gara, con un passaggio da ISPRA a un privato, per noi del tutto inconcepibile. Noi abbiamo proposto che gli esperti di cui si può avvalere l'istituto siano scelti tra persone di elevata qualifica professionale, con comprovata esperienza nei settori interessati dal Programma nazionale di esplorazione, dipendenti pubblici o accademici, che non debbano trovarsi in situazioni di conflitto di interesse rispetto alle funzioni loro attribuite, ma neanche questa proposta è stata accolta.
Per concludere, mi voglio soffermare sull'articolo aggiuntivo 14, nato da un emendamento approvato dalla maggioranza, a prima firma Squeri. In pratica, si estendono le semplificazioni e le procedure in deroga - previste dal provvedimento solo per le attività di estrazione delle materie prime strategiche funzionali a supportare la transizione ecologica - anche alle materie prime necessarie alle filiere produttive del , fino alla stessa fase di raffinazione e trasformazione. Ci pare, francamente, una norma molto rischiosa, anche per via della sua genericità. Abbiamo, infatti, presentato un emendamento soppressivo, anche se immagino non lo vogliate neanche prendere in considerazione.
Presidente, per tutte le ragioni che ho espresso, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra voterà, seppur a malincuore, contro questo provvedimento .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente e grazie alla Sottosegretaria, anche per il lavoro che ha svolto in Commissione, per la presenza preziosa.
Il titolo di questo provvedimento è “Disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico” e credo che sia uno dei temi più importanti che dovremmo affrontare in quest'Aula nel corso di questa legislatura; è anche, finalmente, il momento di mettere l'occhio e l'attenzione rispetto a un tema strategico nelle politiche industriali del Paese. Un tema che mancava dalle Aule della politica da tanto tempo e che finalmente arriva, arriva anche come recepimento - diciamo così - e attuazione del regolamento (UE) 2024/1252. Eppure, la vediamo come un'occasione persa perché, nonostante tante cose siano - a parte - recepite dall'Europa e - in generale - molto nella direzione di facilitare le imprese italiane e il sistema produttivo verso un sistema che sulle materie di interesse strategico possa intervenire, dall'altro lato, il provvedimento ha molti punti dalla parte opposta di quello che dovremmo fare. Perché se, da un lato, il provvedimento vuole facilitare, quindi sono molto utili i punti unici di domanda, che semplificano e facilitano i tempi certi nelle risposte (una delle principali obiezioni del mondo produttivo era avere risposte certe e qui vengono inserite, quindi, tali punti sono assolutamente condivisibili; lo dicono tutte le audizioni e, pertanto, da questo punto di vista, il provvedimento entra nel merito), dall'altro, non si capisce a cosa serviva questa decretazione di urgenza rispetto a un regolamento che poteva essere già attuato e rispetto alle stesse obiezioni che la Sottosegretaria ha detto, cioè che dovremo aspettare un secondo provvedimento che, in maniera più ampia, coinvolga questo settore.
Quindi, sembra un po' - riassumendolo senza essere offensivo - un compitino, cioè la volontà di recepire quello che l'Europa ci impone o, comunque, su cui è già intervenuta, senza riuscire però a dare il là e la parte strategica di un ragionamento più ampio. Perché - e parto da un primo esempio - è surreale come in Aula, qualche settimana fa, abbiamo combattuto fino a tarda notte per l'autonomia differenziata e poi uno dei primi provvedimenti che arriva in Aula va esattamente nella direzione opposta, cioè quella di togliere alle regioni competenze, autonomia rispetto a un processo come questo.
E lo diciamo, siamo assolutamente favorevoli perché è normale - lo dicono gli stessi auditi - che in un processo strategico così di interesse nazionale non si possono avere venti opinioni e venti modi di affrontare la tematica in maniera differente, quindi benissimo che si vada in questa direzione. Ma, mentre qualche giorno fa davamo alle regioni grande attenzione, in uno di quei settori in cui le regioni avevano l'autonomia oggi viene loro tolta, peraltro viene loro tolta anche in un modo abbastanza maldestro, perché le regioni verranno sentite, ma i loro pareri non saranno né vincolanti, né presi d'intesa con il Governo.
C'è poi un tema ambientale, cioè vero è che già il regolamento prevede che la dichiarazione di pubblica utilità sia subordinata al rispetto degli obblighi ambientali di VIA e obblighi ambientali di VIA e VIncA, ma questo provvedimento non ci tiene a esplicitarlo, come se ci fosse ancora questa guerra ideologica tra tutela dell'ambiente e sviluppo economico. Le due cose non devono essere in contrasto, lo sviluppo economico, lo sviluppo anche dell'attività estrattiva di cui si parla in maniera chiara in questo provvedimento non può essere in contrasto con la tutela dell'ambiente e, soprattutto, il fine vita - diciamo così - dei siti estrattivi deve diventare di fondamentale importanza. È importante imporre che, a fine vita, i siti strategici debbano e possano tornare esattamente come sono stati trovati, cioè vengano restituiti alla collettività in maniera naturale e in maniera bonificata.
E poi c'è un tema. L'Europa - sappiamo - è in crisi, da questo punto di vista, e non è colpa dei Governi, è colpa della mancanza di materie prime, che evidentemente caratterizza il nostro tessuto e ci dà obiettivi - poi li citerò - molto importanti, rispetto al tentativo di essere più autonomi nella ricerca di materie prime, ma per farlo sappiamo che l'attività estrattiva può essere una piccola parte, ma non può essere la totalità di quell'obiettivo: tanto deve arrivare dal riciclo e dal recupero; e qui manca, invece, un aspetto strategico, su questo. È vero che sono contenute qui dentro - e lo ammettiamo - alcune misure che prevedono l'incentivazione anche del riciclo, ma c'è poco sul recupero; c'è la possibilità di recupero vero dalle discariche, quindi dal prodotto, ma non c'è la visione strategica del prodotto che può essere, nel suo ciclo di vita, recuperato.
Nei prodotti che noi utilizziamo, di normale utilizzo, c'è una grande quantità di minerali e di materie prime strategiche che possono essere recuperate e oggi le nostre percentuali di recupero sono molto basse; questo avrebbe potuto essere, forse, l'elemento strategico più importante, perché è da lì che potremmo, rispetto ai del resto del mondo, avere queste materie prime.
La seconda cosa è il punto di partenza, cioè oggi noi non stiamo immaginando prodotti che siano pensati rispetto a questo ciclo di vita. Non stiamo pensando alla riduzione del rifiuto, ma anche al recupero del rifiuto in fase finale. E non stiamo pensando a materiali differenti, rendendo così meno strategico il nostro posizionamento geopolitico internazionale. In più, benissimo l'attenzione che viene data, ma non vorrei che, nel semplificare, noi rendessimo ulteriormente burocratico il processo, perché istituiamo il Comitato tecnico per le materie prime strategiche, il registro nazionale, il Programma nazionale delle esplorazioni, cioè tanti enti, alcuni dei quali - l'ha detto bene prima il collega Di Sanzo - semplicemente sostituiscono altri già esistenti. Speriamo poi che li sostituiscano, perché non è esattamente esplicitato che i comitati esistenti smetteranno di lavorare. E, quindi, si creano comitati, comitati e comitati, in cui nominiamo persone per fare, sostanzialmente, un'indagine conoscitiva dei bisogni estrattivi del nostro Paese e dei bisogni del mondo produttivo rispetto ad alcune risorse strategiche, ma forse è la complicazione di un qualcosa che già oggi poteva essere non complicato.
E poi c'è il tema del Fondo del : lo abbiamo visto approvato solo qualche provvedimento fa e oggi aumentiamo ancora i fondi rispetto a questo Fondo. Sarebbe interessante e intelligente capire cosa ha fatto il Fondo fino ad oggi, cosa ha finanziato e quali risultati ha ottenuto. Infatti, ad oggi, di questo Fondo ci sono poche tracce e un comparto come quello minerario italiano, distrutto da trent'anni di mancati investimenti o visione ideologica rispetto a questa strategia, oggi parte, evidentemente, con una attaccata dietro rispetto ai E lo fa perché, evidentemente, se apriremo ancora alle concessioni minerarie, il resto dell'Europa, ma, soprattutto, il resto del mondo, ha competenze, e tante imprese che sono pronte a fare questo. A noi manca oggi, in questo settore, una parte industriale molto forte. E il Fondo del dovrebbe fare proprio questo, cioè incentivare, se c'è necessità, anche attraverso partecipazioni pubbliche, un comparto sul quale occorre che in Italia si mantenga l'attenzione.
Chiudo con pochi ultimi temi. Il provvedimento affronta il tema dei rottami ferrosi, ma non quello - o solo in parte, grazie all'accoglimento di alcuni emendamenti - dei rottami non ferrosi. Infatti, il rischio qual è? Il rischio è che oggi, noi, con un po' troppa burocrazia, definiamo le materie critiche strategiche e le materie semplicemente critiche, senza però capire, in un mondo molto complesso, quello che può accadere in poche settimane; e l'abbiamo visto con la presenza di alcuni conflitti internazionali, ma anche con la modifica della geopolitica internazionale, che in poche settimane potrebbe cambiare. Su questo sappiamo che, da un lato, il sistema dell'acciaio, che è un grande settore del nostro Paese, è messo in difficoltà, per esempio, dai volumi di Ilva, quindi dalla produzione di acciaio primario, e noi viviamo grazie al rottame, quindi grazie al ciclo elettrico, che, devo dire, è quello che caratterizza il nostro Paese. Ebbene, se il futuro dice che anche il resto dell'Europa si sta convertendo al ciclo elettrico, la presenza e la tutela del rottame italiano è fondamentale: già oggi non basta per quelle che sono le necessità del nostro sistema produttivo, figuriamoci, in primo luogo, con l'incremento della richiesta da parte dell'Europa, ma anche del resto del mondo. E allora, la tutela di questo deve diventare fondamentale per mantenere competitive le nostre aziende.
In tutto ciò, la grande critica che viene fatta soprattutto dalla maggior parte degli auditi riguarda gli incentivi. Noi mettiamo risorse nel fondo del , ma quali sono i sistemi incentivanti per le aziende per fare questi investimenti, laddove sappiamo che i tempi sono molto lunghi, che il nostro sistema burocratico di solito non aiuta e la certezza delle norme, peraltro, ancora meno? Quali sono gli incentivi per cui alimentare questi investimenti? E allora, per essere competitivi nel mercato geopolitico internazionale, l'Europa si è posta degli obiettivi: il 10 per cento di consumo di materiali estratti nell'UE, e su quello io penso faremo molta fatica, come nel nostro Paese, a raggiungere questo obiettivo; il 40 per cento delle lavorazioni dell'UE, e anche qui non si tutela la filiera corta, cioè non si tutela che ciò che noi ricaveremo da queste nuove estrazioni sia lavorato e produca indotto sul territorio. Nulla esclude che chi estrae possa poi procedere alla lavorazione, alla vendita e a tutto quello che ne consegue, altrove.
C'è un nostro emendamento - che, purtroppo, ha ricevuto parere negativo - che prevedeva di disincentivare questa pratica attraverso delle più alte per chi, quel materiale, non lo lavora sul luogo, creando occupazione ma anche forza rispetto alle scorte.
E, poi, l'ultimo obiettivo è il 25 per cento di materiali riciclati: questa credo sia la parte su cui possiamo fare meglio e dovremmo fare meglio nel successivo provvedimento che lei ci ha annunciato.
Di fronte a tutto ciò, abbiamo un grande , che è la Cina, che già oggi produce o estrae il 63 per cento dei materiali delle terre rare, che sono quelle necessarie per tutta una serie di strumenti che utilizziamo quotidianamente, ma è anche responsabile dell'85 per cento delle lavorazioni. Dal 63 all'85 per cento vuol dire che importa queste materie prime, perché si è fatta un nella lavorazione, e produce il 92 per cento dei componenti che poi finiscono nei magneti. Di fronte a questo, l'obiettivo di renderci autonomi è sempre più necessario anche per essere competitivi.
Chiudo con le ultime quattro criticità. La prima è quella dei lavoratori: nulla si prevede sui lavoratori. E un comparto come questo, che da trent'anni non lavora, ha necessità di avere un'attenzione verso i lavoratori. La creazione dei minatori 2.0, dicevano in alcune audizioni: è uno dei settori dove l'incidentalità sul lavoro è la più elevata, dove le tecnologie sono avanzate e dove serve oggi reinvestire, oltre che con riferimento ai funzionari, ai dirigenti e a chi fa strategia. Devo dire che, dal punto di vista del lavoro, tutto si è fermato. Non si è fermata l'università. L'attività universitaria e di ricerca su questo tema rende ancora l'Italia un'eccellenza. Per questo spiace un po' che non siano stati abbastanza considerati: all'interno di tutti questi organi che creiamo, forse coinvolgere il mondo accademico sarebbe stato importante.
Chiudo con gli ultimi due aspetti critici. In primo luogo, la Difesa: non abbiamo accolto le richieste del Ministero della Difesa di inserire come strategico il comparto della Difesa. È un comparto fondamentale, che non può rimanere senza materie critiche strategiche. È stato un errore non accogliere le osservazioni che il Ministero ha fatto e credo che sarà uno dei punti critici di questo provvedimento.
L'ultima criticità: è talmente strategico questo provvedimento, che non abbiamo mai visto il Ministro. E un Ministro, di solito, segue un provvedimento così strategico, anche per rispetto istituzionale nei confronti di quest'Aula e del Parlamento che rappresentiamo. E non vorrei togliere niente a lei, Sottosegretaria - glielo lo dico tramite il Presidente - che ha fatto con noi un lavoro eccellente, con grande disponibilità e grande lavoro. Ma un Ministro ha anche il compito di seguire i provvedimenti in prima persona e di dare a quest'Aula anche la sua visione rispetto a un provvedimento così importante
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Le materie prime hanno un ruolo importante. Non ci sarebbe un modello economico senza risorse naturali prese dal nostro ecosistema. Il capitale naturale - perché così è chiamato - è un capitale critico, perché è finito. La biocapacità del pianeta è costante, abbiamo una serie di di metalli e minerali che non possono essere rinnovati, quando si esauriscono. E così non resta nulla per le generazioni future. Motivo per cui, anche quando parliamo di combustibili fossili, dobbiamo decarbonizzare, ossia diminuire il loro utilizzo, non solo perché la combustione è un processo chimico irreversibile, ossia non torna indietro, produce CO2 e acqua, ma anche perché i giacimenti non sono eterni e le quantità disponibili si esauriscono. Dunque, conviene decarbonizzare per iniziare a trovare delle alternative all'uso di combustibili, che muovono il mondo e sono la base del nostro modello economico, che un domani dovrà continuare ad esistere anche senza di loro. Ma, appunto, il mondo dovrà camminare con energie rinnovabili o con quello che riusciremo ad inventarci.
Dunque, le materie prime critiche sono ancora più importanti: sono contenute nei nostri cellulari, nelle nostre tecnologie innovative, nei pannelli fotovoltaici, nel sistema di trasporto elettrico, nelle batterie, che sono sistemi di accumulo per potenziare l'energia rinnovabile.
Ma non dovete credere che sia la transizione ecologica a farne grande uso; le utilizzavamo anche prima, solo che ora abbiamo messo a fuoco che sono limitate, con una popolazione in aumento a livello mondiale; e, considerando che ogni individuo sicuramente possiede un cellulare o almeno un televisore, a fronte di un'obsolescenza programmata, piaga da combattere, è ovvio che non bastino. Abbiamo un modello economico che sforna beni su beni e non tiene conto delle leggi della natura. Non ci sono pasti , diceva Barry Commoner, certo, e Giorgio Nebbia, professore emerito di merceologia, ci diceva che la torta è unica e, se c'è chi prende più fette, non ne resterà per gli altri.
Ora tutti i Paesi, per una questione di equità e giustizia sociale giusta, devono raggiungere un certo stile di vita dignitoso che, purtroppo, consiste anche nel fatto che tutti devono possedere, per esempio, un cellulare. Ormai è diventato l'estensione della nostra mano, non possiamo farne a meno. Queste sono le nostre abitudini, ma queste nostre abitudini comportano un depauperamento del capitale naturale e l'Europa, come l'Italia, non ha risorse nel sottosuolo, né materiali minerali. Allora, mi chiedo: forse è per questo che questo provvedimento era urgente? Ho dei dubbi. L'approvvigionamento delle materie prime critiche è necessario, ma mi chiedo: se non abbiamo miniere, ma una capacità elevata di effettuare riuso, riciclo, e applicare i principi fondamentali del modello di economia circolare, perché in questo provvedimento, con cui dovevamo dotarci di opportuni strumenti tecnici e normativi volti a perseguire un modello di economia realmente e circolare all'interno di quel contesto europeo di transizione ecologica, di obiettivi di strategia, , nonché Agenda 2030 e i 17 di sviluppo sostenibile, non c'è nulla di tutto questo?
Vi è una definizione che potete leggere sul : per materie prime critiche si intendono quelle i cui problemi di approvvigionamento richiedono un cambio di strategia economica e un forte aggiornamento tecnologico. Signori e cittadini a casa, questo Governo, come aggiornamento strategico, propone di tornare alle miniere. Vogliamo che le nostre imprese siano competitive sui mercati internazionali? Bene, allora lavoriamo per sostenere l'. Dov'è qui l'? Lavoriamo per creare professioni nuove, necessarie alle imprese che non trovano personale qualificato nei settori e digitale. Avete fatto i licei del , che sono stati un fallimento - vogliamo dirlo - e avete posto all'interno materie inutili. Abbiamo tentato di emendare quel testo, inserendo settori come la merceologia, i cicli di produzione, la valutazione del ciclo di vita, il , la contabilità ambientale.
Questo dovevate insegnare ai tecnici del , perché questo può migliorare i processi, i prodotti e i servizi forniti dalle nostre imprese che, fortunatamente, rispetto al Governo Meloni sono avanti, perché devono sopravvivere, ma trovano un Governo che sta tornando indietro all'età delle miniere e non fa passi avanti nella loro direzione. Non sorregge la rete delle piccole e medie imprese italiane, ma nemmeno le grandi imprese. Avete bocciato persino emendamenti che riportavano le considerazioni fornite ai colleghi parlamentari, nelle audizioni in X Commissione, anche da Confindustria. Avete bocciato anche quelli. Non ascoltate il mondo dell'economia reale che vi chiede da tempo un piano industriale. Ma, poi, con urgenza, giungono decreti sconnessi fra loro, senza una pianificazione e che non portano, purtroppo, a nulla, facendo solo perdere solo tempo ai parlamentari nelle Commissioni.
A livello europeo, il è nato per fornire una strategia chiara per affrontare l'accesso alle materie prime critiche. Si era previsto di raggiungere questo obiettivo nel 2030, ma esso ha attribuito molta importanza al recupero e al riciclo di materie prime seconde e, dunque, anche all' e, per ultimo, all'ultimo posto, ha parlato di estrazione di materie prime. Una scaletta intelligente, perché? Perché, ripetiamo, in Europa e in Italia non abbiamo super-miniere di materie prime. L'Italia è un museo a cielo aperto, l'economia è basata anche sul turismo, un'economia che verrebbe fortemente danneggiata con l'apertura di miniere estrattive sia in terra sia anche in mare. Ma per cosa? Per raschiare il fondo, perché non abbiamo un granché. Stessa felice idea del Governo Meloni per le trivelle in mare, per arrivare a ottenere combustibile fossile che bastava per un anno, se fosse tutto utilizzato dall'Italia, attenzione. Ricordiamo anche questo.
Le miniere saranno private, come anche chi trivella, quelli sono giacimenti privati e, quindi, il mercato gestisce dove vendere, anche i minerali, magari, verranno venduti all'estero, non restano in Italia. In Italia, sapete cosa resta? Resterà il danno ambientale che pagheremo noi, con le nostre tasche, con la nostra salute danneggiata e con un territorio deturpato, che non sarà più attrattivo per i turisti. Da buona economista questo è lo scenario futuro che vedo, purtroppo, ma non lo vedo solo io, magari.
Dove sono gli interventi nel provvedimento per migliorare la raccolta dei RAEE e combattere contro l'abbandono dei rifiuti, come i “grandi bianchi”, i frigoriferi, le lavatrici, i piccoli elettrodomestici, che abbiamo sicuramente ancora nei cassetti delle nostre case e sono risorse abbandonate? L'obiettivo è anche quello di promuovere la ricerca e lo sviluppo di materiali alternativi, ma qui non avete messo nulla al riguardo.
Incentivare l'economia circolare significa non solo abbattere le emissioni dei gas climalteranti, ma anche diminuire l'uso delle risorse, del capitale naturale e, ancora, creare posti di lavoro, nuova occupazione, creare filiere inverse. Vengono dette così perché, inversamente all'economia lineare, che si chiude con un rifiuto, , eliminare il rifiuto in una discarica; ora si crea una serie di nuovi processi (la raccolta, il riuso, il riciclo, il riciclo meccanico, il riciclo chimico), e si chiude il ciclo creando materie prime, seconde che vanno in , in ingresso ed entrano nuovamente in azienda. In questo modo si abbattono anche i costi in azienda, costi di impatto ambientale.
Ma per il Governo Meloni no, si resta al modello di economia lineare, va esattamente nel senso opposto a tutto quello che sta accadendo nel resto del mondo, quel mondo da cui prendere esempio, ovviamente, quei Paesi del mondo che cresceranno in competitività ed innovazione di processo e di prodotto e si metteranno in saccoccia le imprese italiane abbandonate all'arretratezza, nonostante le loro grandi capacità imprenditoriali. È inutile anche parlare di concetto di sviluppo sostenibile, di lasciare alle generazioni future una parte delle nostre risorse. Ma noi no, questo Governo: tutto ora, quello che c'è nei giacimenti italiani, pochi, maledetti e subito.
PATTY L'ABBATE(M5S). Allora, diciamolo a casa: questo Governo sta rubando ai nostri figli nel voler prendere, raschiare il fondo del barile, prendere tutto ora e subito, lasciando solo inquinamento e paesaggi devastati. Non avranno nemmeno voce in capitolo i nostri giovani - attenzione -, perché non sono coinvolti nelle decisioni, come ora le associazioni ambientaliste non sono coinvolte nei processi decisionali, non sono ascoltate. Tagliate i processi partecipativi, perché? Perché dobbiamo semplificare, ma è assurdo semplificare, quando, poi, queste persone saranno lì, dietro ai cancelli, dietro alle barricate a dirvi che state facendo qualcosa di sbagliato. Allora perché non ragionare con loro prima? Noi niente, facciamo tutto il contrario.
Non sono coinvolti i cittadini, ma non avete coinvolto nemmeno il Ministero dell'Ambiente. Fatemi capire perché non l'avete coinvolto; il Ministero dell'Ambiente è fuori da ogni gioco. Accentrate le competenze al Ministero del , enti locali esclusi: della serie, qui si fa quello che dico io e basta. Ma non è dittatura questa? Come la volete chiamare? Poi, le opposizioni hanno tentato di ragionare con questo Governo, con emendamenti che arrivavano, ripeto, dalle imprese e da chi il tema lo ha studiato.
Ci dite che facciamo ideologia, ma anche le imprese italiane, allora, fanno ideologia, cercano solo di sopravvivere, è quello che vi stanno dicendo. Vi faccio un esempio di qualcosa di grave, di quanto non ascoltate chi studia, di come non ascoltate la scienza, commettendo, a volte, un abominio. Perché adesso vi dico questo? Perché è veramente grave.
Abbiamo problemi di siccità? Questo lo sappiamo tutti, lo sanno anche, purtroppo, i nostri ragazzi. Abbiamo devastanti problemi di siccità che non riusciamo a combattere, a risolvere, e qui parlate di esplorazione e sfruttamento di miniere per estrarre minerali. Ma sapete quanta acqua serve per estrarre minerali? Decine di milioni di litri al giorno. Allora, colleghi, i processi sono quelli, non ci siamo inventati, purtroppo, un processo alternativo.
Serve tanta acqua, e da dove la prenderemo? Ma, soprattutto, a chi andremo a toglierla? I cittadini si devono ribellare alle scelte scellerate di questo Governo, ribellatevi finché siete in tempo. Noi siamo al vostro fianco. Chiedete ai cittadini e agli agricoltori la loro acqua, che adesso non hanno più, già in Basilicata stanno in crisi, che servirà per le miniere. E infine, il pubblico che dovrebbe consentire la geolocalizzazione, la visualizzazione di risorse materiali riciclabili nelle nostre città, l', così chiamato anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma dov'è? Nulla! sistemico per massimizzare l'uso di materie prime ed evitare sprechi di materia e di energia, ma dov'è?
La valutazione dell'impatto ambientale, avete declassato anche questa, tana libera tutti. L'economia circolare dov'è? Ve lo ha chiesto anche ENEA in audizione, che coordina i gruppi di lavori di e , ICESP, che è la piattaforma italiana di economia circolare: non li avete ascoltati. Il sostegno alle filiere del riciclo dov'è in questo provvedimento? Il raggiungimento degli obiettivi europei sull'economia circolare non lo avete inserito, ma perché? Forse state dicendo: faremo un altro provvedimento, ma mi chiedo perché.
Non siete bravi a fare il compitino per intero? Dovete dividerlo in più parti? Ma l'approccio sistemico è questo, valutare le interazioni fra i sistemi per poter correggere le derive e cavalcare la complessità, ve lo dirà qualsiasi economista o scienziato che si occupa di sostenibilità. Le regioni, perché le avete messe fuori? Volete fare l'autonomia differenziata e poi le mettete fuori dalla programmazione territoriale . Decidetevi, non è che potete fare che dove vi conviene utilizzate un criterio e dove non vi conviene accentrate tutto nelle vostre mani.
Volete uno scontro istituzionale? I requisiti di necessità e di urgenza dove sono? Noi non li abbiamo visti. Ma chi dovevate accontentare? Non penso i cittadini. Concludo qui, Presidente: il MoVimento 5 Stelle boccia questo provvedimento. Non ho altro da aggiungere in difesa del nostro pianeta, della nostra Italia, della salute dei nostri cittadini e della sopravvivenza del nostro sistema imprenditoriale .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice deputata Beatriz Colombo: rinuncia.
Ha facoltà di replicare la Sottosegretaria Fausta Bergamotto: rinuncia.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà per le fasi successive a partire dalle ore 14,30, anziché dalle ore 15.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 14,30 con votazioni.
PRESIDENTE. Buon pomeriggio, la seduta è ripresa.
Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Prima di andare avanti con l'ordine del giorno, ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché, Presidente, vogliamo chiedere al Governo, al Ministro Fitto, di venire a rendere comunicazioni in quest'Aula sullo stato di attuazione del PNRR con voto di risoluzioni, come è avvenuto già a marzo perché, vede Presidente, noi non ci possiamo accontentare di un'informativa nelle Commissioni congiunte di domani. Perché, vede, io posso anche capire l'imbarazzo con cui Fitto dovrebbe venire in Aula, a fronte delle menzogne che si sono dette, a cui si aggiungono le più recenti della Presidente Meloni proprio sul tema del PNRR, però - io non so se è chiaro a questa maggioranza, per noi lo è - il PNRR, Presidente, non è una cosa come tante altre, il PNRR è una rivoluzione, perché di questo si tratta. Se non credete a me, io invito i colleghi e le colleghe a uscire dal palazzo e andare a chiedere, ad esempio, ai milioni di cittadini che ogni giorno hanno a che fare con la sanità al collasso, con gli ospedali che non funzionano, con le difficoltà delle liste d'attesa, ecco chiedete a loro cos'è la possibilità di costruire 1.300 nuove case di comunità, chiedete loro cosa significano, ad esempio, 400 nuovi ospedali di comunità o vedere spese disponibili per miliardi per acquistare apparecchi per nuove TAC.
Oppure, Presidente, provate a chiedere - tramite lei, lo dico alla maggioranza - provate a chiedere a una di quelle tante madri che abbandonano il lavoro, perché non riescono a sistemare i figli perché non ci sono i servizi, cosa significa anche solo uno di quei 260.000 posti nuovi dei nidi che porterebbe il PNRR. Vogliamo parlare della siccità? Miliardi per la siccità. Bene, provate a chiedere a una di quelle persone che, da 40 giorni, vivono senz'acqua cosa significa il PNRR . Provate a chiedere a chi sta vedendo gli animali che muoiono negli allevamenti, a uno dei 33.000 posti di lavoro bruciati dalla siccità nel solo primo trimestre 2024, chiedete a queste persone se non è una rivoluzione. E questi sono solo alcuni esempi perché, vede Presidente, quel piano, quei 209 miliardi che il Presidente Conte, con fatica enorme, gigantesca, ha portato in Italia per far ripartire il nostro Paese, questo Governo li sta rendendo acqua fresca, trasparente, e pure insapore.
E allora, noi non ci stiamo, perché ci sono tre grandi errori, Presidente. In primo luogo, state accumulando ritardi: siamo a più di metà del Piano e non avete speso neanche un quarto di quanto avreste dovuto spendere nel 2024. Non solo, state spostando in avanti quei progetti i cui obiettivi sapete già che non siete in grado di raggiungere, ma non è che spostando avanti i progetti all'infinito, poi quelli si riescono a realizzare. No, succede il contrario, c'è un limite oltre il quale non si riesce andare con una scadenza definita. Non solo, la cosa più grave, Presidente, è forse questa: state usando il PNRR per finanziare le spese ordinarie con il gioco delle tre carte. Tagliate gli FSC, tagliate i soldi ai comuni e come fanno poi questi soggetti a realizzare quella grande rivoluzione, quel grande cambiamento?
Allora, Presidente, ribadisco e chiudo: noi vogliamo il Ministro in Aula. E le dico di più: noi, con la collega Scutella', abbiamo presentato, qui, alla Camera, una proposta di legge in cui chiediamo di istituire una Commissione per valutare e per monitorare l'attuazione del PNRR, perché c'è un ultimo elemento, su cui voglio chiudere, che ci preoccupa. Noi abbiamo un Ministro, il Ministro Fitto, seduto su una montagna di soldi. È seduto, da solo, su una montagna di soldi, con un accentramento di deleghe e di poteri che non si è mai vista prima. Pensiamo al PNRR, al Fondo di coesione, ai fondi strutturali, alla ZES unica sul Mezzogiorno e noi non possiamo accettare che ci sia anche solo il rischio, il dubbio che questi soldi concentrati siano spesi magari nell'interesse di un partito, magari nell'interesse di una persona, magari di soggetti particolari. E, allora, ecco che serve la Commissione, perché - e chiudo davvero - noi ancora siamo qui, nonostante vi siate chiusi nel fortino, a tendervi la mano perché noi lo sappiamo che se il PNRR fallisce, non fallisce il Governo Meloni, purtroppo no. Fallisce il futuro del nostro Paese . Quindi, responsabilmente siamo qui, nuovamente, a chiederle, Presidente, di far venire il Ministro e fateci fare il nostro lavoro: aiutarvi a mettere a terra questi 209 miliardi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare su un altro argomento, sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere, in quest'Aula, l'intervento urgente del Ministro Pichetto Fratin, che si è già espresso su quanto sto per ricordare proprio a tutte le deputate e i deputati. Già, perché questa mattina leggiamo, da una nota della provincia autonoma di Trento, che è stata data esecuzione al decreto firmato ieri notte dal presidente Fugatti. Presidente, mi faccia dire, non è tanto l'omicidio e l'assassinio premeditato, come hanno detto in tanti; siamo davanti a un presidente che si comporta come un fuorilegge. Ma quale sceriffo? Si è preso due ordinanze sospese dal TAR, le ha annullate di notte e ha fatto un'ordinanza per evitare qualsiasi ricorso. Per abbattere chi? Un criminale internazionale? Osama Bin Laden? Parliamo di un'orsa con cuccioli che hanno ancora bisogno della sua protezione. Parliamo di un'orsa. E c'è qualcuno che qui gioca a fare lo sceriffo, pensando di mandare la Forestale a uccidere di prima mattina, per evitare la legge. Io lo dico, come il Ministro ha provato in qualche modo a insinuare, a tutti voi: ma è possibile che l'uomo, che l'amministrazione si trova a dover usare questi sotterfugi, perché non trova altre soluzioni? Ma com'è possibile? Lo chiediamo visto che, in pochi minuti, quella Forestale, di prima mattina, è arrivata lì, proprio perché quell'animale ha un radiocollare, che bisogno c'era, Presidente? Glielo chiedo. Se non per mostrare lo scalpo, anzi la pelle dell'orsa. Ma non vi fate schifo? Ma non è vergognoso quello che vi ho appena descritto? Ma non è da fuorilegge? È matto col botto. E non lo dico solo perché sono un deputato. Fugatti è un matto col botto e dovrebbe vergognarsi di quello che ha fatto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sempre sull'ordine dei lavori l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Alle tante pagine terrificanti che si sono scritte in questi anni di guerra ai nostri confini, sabato se ne è aggiunta un'altra: una strage ai danni di bambini. Dodici ragazzini drusi sono stati uccisi in un campo di calcio sulle alture del Golan e diciassette sono rimasti feriti e lo sono ancora, in condizioni gravi. Sono ragazzini identici, in tutto e per tutto, ai nostri bambini e adolescenti, che riempiono le loro giornate di spensieratezza rincorrendo un pallone. Una tragedia immane per le loro famiglie, in un'area mai veramente pacificata, conquistata militarmente e poi annessa a Israele quasi cinquant'anni fa. Molti dei drusi hanno rifiutato la cittadinanza israeliana, come nel caso delle famiglie di quei dodici ragazzi; hanno solo documenti di residenza. È una tragedia nella tragedia - lo sappiamo - perché l'attacco ha aperto un nuovo e pericoloso fronte nella guerra israelo-palestinese. Soprattutto, ha aperto il rischio, la possibilità di un' incontrollabile in un'area che è già una polveriera. Sarebbe stato, infatti, un razzo di Hezbollah, di fabbricazione iraniana, a colpire il campo da calcio, passando inosservato attraverso le difese, senza che lo abbattesse e con le sirene d'allarme scattate all'ultimo minuto prima dell'esplosione.
Abbiamo letto, in questi giorni, con estrema preoccupazione, le parole di minaccia e di sfida di Netanyahu e di diversi Ministri della destra israeliana, mentre apprendiamo che, durante la notte, forze armate israeliane hanno colpito una decina di obiettivi terroristici di Hezbollah in sette diverse aree del Libano meridionale. In attacchi aerei terrestri, avrebbero eliminato un terrorista, colpito un deposito di armi, siti di infrastrutture terroristiche e strutture militari nel sud del Libano.
Non si può escludere una massiccia operazione israeliana nell'area, con effetti domino in tutta la regione, dove la situazione si fa sempre più drammatica - lo sappiamo da mesi - per le condizioni di vita - penso al pericolo di un'epidemia di poliomielite - per la mancanza di acqua, di servizi igienici e di vaccini, che minaccia la Striscia di Gaza ormai da diverse settimane e che ha alzato un allarme di grandissima rilevanza per il rischio che quella situazione, già drammatica e tragica, possa ulteriormente degenerare. Per questo, Presidente, noi le chiediamo di fare da tramite affinché il Governo e, in particolare il Ministro degli Esteri, venga in Parlamento a riferire, a fornire un'informativa urgente sulla situazione dell'area interessata dalle ultime evoluzioni del conflitto. Lo facciamo anche alla luce della presenza della missione UNIFIL a guida italiana, che si è distinta in questi anni per la capacità di gestire una situazione complessa e garantire la protezione di chi si trova in quell'area: personale, operatori umanitari e civili. Chiediamo all'Italia e al Governo italiano di esercitare fino in fondo il proprio ruolo nello sforzo diplomatico, soprattutto, in questo momento, quando qui a Roma si stavano avviando i negoziati tra Qatar, Egitto, Stati Uniti e Israele per una tregua a Gaza. Chiediamo e crediamo che di questo tema sia importante investire il Governo e promuovere, il prima possibile, un confronto nelle sedi parlamentari con tutte le forze politiche .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Cattoi. Ne ha facoltà.
VANESSA CATTOI(LEGA). Grazie, Presidente, per avermi dato l'opportunità di rispondere, sull'ordine dei lavori, in merito a quanto è stato sollevato dal collega Grimaldi. Reputo veramente inaccettabile, all'interno di quest'Aula, sentire proferire parole, nei confronti di un presidente di provincia, come il presidente Fugatti, quali “fuorilegge” e “assassino”. Perché, allora, non ci si rende conto della situazione in cui vertono i cittadini trentini che hanno diritto di vivere in totale sicurezza il proprio territorio .
PRESIDENTE. Onorevole Cattoi…
VANESSA CATTOI(LEGA). Qui si sta facendo sciacallaggio politico, perché si cerca di avere semplicemente un consenso elettorale quando invece…
PRESIDENTE. Silenzio, colleghi.
VANESSA CATTOI(LEGA). …non si cerca di fare in modo che un presidente possa esercitare, nei limiti delle proprie funzioni, la sua primordiale facoltà …
PRESIDENTE. Onorevole Cattoi, mi scusi.
VANESSA CATTOI(LEGA). …cioè, quella di garantire ai cittadini...
PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, se parlo io, non parla lei. Se no, non riesco a parlare. Onorevole Cattoi, siccome siamo sull'ordine dei lavori, volevo pregarla, per l'appunto, di restare su quello. Colleghi, sulle richieste di informativa urgente da parte dei Ministri Fitto, Pichetto Fratin e Tajani, ovviamente, la Presidenza si farà carico di riferire per avviare i contatti con il Governo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1930-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 24, n. 84, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
Avverto che, fuori della seduta, gli emendamenti 1.1000 Faraone e 8.2 Onori sono stati ritirati dai presentatori.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.100, che è in distribuzione , e in relazione al quale non sono stati presentati subemendamenti.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-, comma 7, del Regolamento, in quanto estranea rispetto ai contenuti del provvedimento in esame, la lettera del comma 1 dell'articolo aggiuntivo 13.03 Pavanelli, già dichiarata inammissibile in sede referente.
Avverto, infine, che per un mero errore materiale, all'articolo aggiuntivo 9.01001 Dondi, comma 1, lettera , capoverso 10.1, lettera , le parole “ottavo periodo” devono intendersi espunte.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
BEATRIZ COLOMBOGrazie, Presidente. Se me lo consente, esprimerei parere contrario su tutte le proposte emendative contenute nel fascicolo n. 1 dell'Assemblea, ad eccezione dell'emendamento 2.100 della Commissione, nonché dell'articolo aggiuntivo 9.01001 Dondi, sui quali esprimo parere favorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Bergamotto, rappresentante del Governo, il parere per cortesia.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Conforme, Presidente.
PRESIDENTE. Colleghi, passiamo ai voti. Il primo emendamento, l'1.1000 Faraone è ritirato. Passiamo allora all'emendamento 1.1 Pavanelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento inserisce, tra gli obiettivi generali e i principi del decreto in questione, la promozione e la prevenzione dei rifiuti e l'aumento del riutilizzo e della riparazione di prodotti e componenti con un pertinente potenziale di recupero di materie prime critiche. Ciò perché, come abbiamo visto nel regolamento europeo, che in teoria è già entrato in vigore in tutti i 27 Paesi, questo è uno dei principali di quel regolamento. Abbiamo, però, un'infinità di normative europee che stanno andando in quella direzione, dalla riparazione, al recupero, all' e, visto che avete fatto un decreto-legge (pertanto d'urgenza), chiediamo che questo emendamento venga inserito in una parte fondamentale dell'articolo 1 di questo decreto.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.3 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di includere un importante tema, quello sulle materie di scarto e il riciclo da rifiuti e scarti produttivi, che questo decreto - con nostra sorpresa devo dire - ha completamente trascurato. In un Paese povero, come il nostro, di materie prime e di siti minerari, una speciale attenzione dovrebbe invece essere dedicata al tema del riciclo e del recupero, proprio con l'intento di creare un'economia sostenibile, in linea con gli obiettivi dell'Unione europea sulla transizione verde, che erano anche inclusi nel regolamento europeo ma dimenticati in questo decreto. Manca, ad esempio, il tema del recupero dalle discariche, su cui insisteremo anche con altri emendamenti, una vera disciplina organica sul recupero di apparecchiature elettroniche …magari, Presidente, un pochino di silenzio…
PRESIDENTE. Ha ragione, perché è un po' come Rossini: quando Rossini suona c'è il crescendo. Se noi al primo emendamento cominciamo a fare questo baccano, di qua alla terza pagina non ci sentiremo più. Quindi, colleghi, per favore. Aspetti, aspetti che torni il silenzio. Vede che è facile. Prego, onorevole Di Sanzo.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto-legge, così come concepito, risulta impostato a rispondere solo agli obiettivi europei che sono limitatamente all'estrazione primaria e non presenta iniziative specifiche finalizzate al raggiungimento dei previsto, per l'approvvigionamento di materie prime, mediante riciclo da rifiuti e scarti produttivi. Proprio con questo emendamento cercavamo di porvi rimedio. Pochi giorni fa il Ministro Urso, in occasione della presentazione del progetto RigeneRare, del gruppo Iren, per il recupero e il riutilizzo delle materie prime critiche dei metalli preziosi, ha definito l'Italia come un Paese all'avanguardia nel settore del riciclo, però di questo tema vi siete completamente dimenticati e non si trova traccia in questo decreto, dimenticandovi di fatto di una strategia di chiusura del ciclo per le materie critiche primarie, di cui questo Paese - nella nostra opinione - non può fare a meno.
Chiederei, quindi, al Governo un ripensamento, almeno su questo articolo di principio, che include proprio un'attenzione verso il riciclo da materiali di rifiuti e di scarti produttivi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.1 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Scusi, Presidente, ma l'articolo non lo votiamo?
PRESIDENTE. No, è un decreto-legge.
EMMA PAVANELLI(M5S). Mi scusi, Presidente …
PRESIDENTE. Prego. Se vuole, faccia una discussione, in generale.
EMMA PAVANELLI(M5S). Io, veramente, rimango basita dai colleghi.
SAVERIO CONGEDO(FDI). Anche noi!
EMMA PAVANELLI(M5S). Presidente, l'emendamento chiede - come si legge dall'articolato - di promuovere la diffusione o la produzione di materiali, che possano anche sostituire le materie prime strategiche nelle tecnologie strategiche.
Già in precedenza abbiamo detto che sicuramente bisognava fare di più per il recupero delle materie prime e seconde, come ci chiede l'Europa, ma come è normale che sia, anche e soprattutto per un Paese, come il nostro, che è all'avanguardia tecnologica per il recupero e per tutto il settore dell'economia circolare. Infatti, va bene vantarsi del fatto che siamo i primi nel recupero e nel riciclo di alcuni materiali, però, magari, c'è anche bisogno di aiutare questi imprenditori, facendo tra l'altro (e soprattutto) i decreti attuativi che stanno attendendo.
Qui si sta chiedendo di promuovere anche tecnologie innovative. Sappiamo che l'Italia è all'avanguardia in tantissimi settori. Pensiamo al settore delle batterie al sale - ormai è noto in tutto il Paese che abbiamo questa tecnologia e abbiamo una che sta lavorando in questo settore -, ma abbiamo tantissime altre tecnologie che stanno cercando di trovare soluzioni alternative all'utilizzo delle materie prime critiche, che, magari, dobbiamo far arrivare in Italia dall'estero e che, purtroppo, questo decreto ha completamente scordato. Ecco il perché di questo emendamento ed ecco perché chiediamo un ripensamento da parte del Governo.
Come Commissione attività produttive, dobbiamo guardare a 360 gradi quello che fanno i nostri imprenditori e i nostri giovani ricercatori e promuovere nuove tecnologie, che, a loro volta, possono essere rivoluzionarie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 2.3 Peluffo e 2.1000 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1001 Del Barba, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli emendamenti identici 2.7 Lai e 2.8 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo sottolineato, sia durante il dibattito in Commissione, sia durante la discussione sulle linee generali, che uno dei limiti maggiori di questo decreto è il fatto di esautorare completamente le regioni e le province autonome dai processi decisionali.
La Sardegna, ad esempio, ai sensi del proprio statuto, ha in materia di miniere, cave e saline competenza primaria nella gestione dei processi e il decreto prevede, invece, un accentramento dei poteri sullo Stato, sui due Ministeri dell'Ambiente e della sicurezza energetica e delle Imprese e del , con problematiche che abbiamo segnalato rispetto alle procedure, che sono state segnalate anche dalle direzioni che si dovranno occupare dell'emanazione dei provvedimenti.
Noi, con questo emendamento, chiediamo, ancora una volta, di tener conto di quelli che potrebbero essere i pareri delle regioni e delle province interessate, dando ad essi un valore vincolante, visto che attualmente è previsto solo di sentire le regioni e le province.
Riteniamo che avrebbe dovuto esserci, addirittura, un'intesa e che i provvedimenti dovrebbero passare in Conferenza Stato-Regioni, ma lo vedremo con gli emendamenti successivi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Presidente, intervengo per ribadire le ragioni di questo emendamento, che sostanzialmente eviterebbe un paradosso, cioè, la stessa maggioranza, che porta avanti l'autonomia differenziata, interviene in una materia come questa, bypassando completamente le regioni per interventi che incidono in modo significativo sul loro territorio. Chiediamo che siano coinvolte, che ci sia la possibilità di un'interlocuzione a carattere formale, a prescindere da ciò che si deciderà rispetto alla Conferenza. Peraltro, la scelta di intervenire in questo modo è abbastanza illusoria, perché è del tutto evidente che, nel momento in cui si vanno a prevedere interventi, come quelli previsti dal decreto il territorio, avrà la sua voce, la esprimerà, manifesterà il modo attraverso il quale ritiene che dovrà essere utilizzato il proprio patrimonio.
L'idea che semplicemente con un tratto di penna si possano tagliare fuori le regioni è abbastanza stupida, oltre che in contraddizione con quello che si sta portando avanti sul fronte dell'autonomia differenziata, con lo spirito di quel provvedimento. Per questo, chiedo alla maggioranza di riflettere e di accogliere questo emendamento .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.7 Lai e 2.8 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 2.11 Gnassi e 2.12 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Presidente, anche con questo emendamento, cerchiamo di restituire alle regioni e alle province autonome il ruolo che a loro compete. Dunque, chiediamo che, nel caso dei progetti sulla terraferma, la determinazione del Comitato sia adottata “d'intesa con” la regione interessata e non solo “sentita”. Questo proprio per restituire alle nostre regioni il ruolo che compete loro in questi delicati procedimenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.11 Gnassi e 2.12 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 2.14 Onori e 2.15 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(PD-IDP). Presidente, abbiamo inteso proporre questo emendamento, perché va benissimo la definizione e il riconoscimento di progetti strategici e prevedere che questi abbiano chiaramente la qualità di progetto di pubblico interesse nazionale e di opere che sono di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, ma riteniamo importante esplicitare, all'interno di questo testo, che tutto ciò deve essere subordinato al rispetto degli obblighi ambientali in materia di valutazione di impatto ambientale e di valutazione di incidenza.
Riteniamo che questo sia, non tanto, un di più o un vezzo, quanto un importante richiamo al regolamento europeo sulle materie critiche. Infatti, quello che ci appare è un recepimento di questo regolamento un po' a singhiozzo e un po' - come dire - a spezzoni, dal momento che questo decreto sembra orientato solo ed esclusivamente al fronte dell'estrazione di queste materie prime critiche e strategiche (sicuramente, è una strada che dovremo compiere), ma dimentica quasi completamente, come è stato richiamato prima dai colleghi a proposito dell'articolo 1 concernente gli obiettivi di questo decreto, tutto il fronte del recupero e del riciclo di queste materie critiche e strategiche, che è presente in una miniera che abbiamo sotto il nostro naso e che non viene adeguatamente valorizzata. Mi riferisco a quella dei rifiuti elettrici ed elettronici, su cui il nostro Paese deve fare molto, molto di più sotto il profilo del recupero, e nel provvedimento non vi è traccia di questo impegno.
Dunque, riteniamo importante suggerire una modalità di recepimento pieno del regolamento europeo, non soltanto su questo tema appena richiamato, ma anche nel garantire i processi di valutazione di impatto ambientale per tutti quelli che saranno i progetti di interesse strategico, appunto, per l'estrazione di queste materie importantissime, critiche e strategiche.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.14 Onori e 2.15 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.16 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sul terzo comma dell'articolo 2, che prevede che i progetti di pubblico interesse nazionale trasformino le opere e gli interventi in opere di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, ma andando in deroga a tutti gli strumenti di pianificazione e alle norme dello Stato. Abbiamo sottolineato le criticità e le problematiche che si possono generare nel momento in cui gli enti territoriali non sono coinvolti nei processi e nel momento in cui le deroghe si ripercuotono su ambiti potenzialmente fragili dal punto di vista idrogeologico, ambientale o archeologico. Quindi, con questo emendamento, proponiamo di sopprimere le ultime parole dell'articolo, proprio per tutelare ancora una volta i nostri territori, per restituire per quanto possibile competenze agli enti territoriali e, soprattutto, per evitare che questi interventi potenzialmente utili possano trasformarsi in provvedimenti dannosi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.17 Cappelletti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. È di tutta evidenza che questo provvedimento abbia numerose criticità e molte carenze in materia ambientale. Non interviene neppure sul fronte del riciclo, benché il Ministro Urso, alla stampa, dichiari l'esatto contrario. Cito una dichiarazione tra le tante, comparsa qualche giorno fa su : possiamo essere il Paese più all'avanguardia nel riciclo. Va bene, siamo qui, porti avanti un provvedimento. Questo non è di certo un provvedimento che faccia fare un passo in avanti al Paese nel riciclo, però, spazi di miglioramento ce ne sono e qualcosa, forse, si potrebbe ancora fare.
Questo emendamento, per esempio, si propone proprio di sanare alcune carenze dal punto di vista della materia della tutela ambientale, perché la norma omette totalmente di considerare ciò che è previsto nel regolamento (UE) 2024/1252, ossia che la dichiarazione di pubblica utilità è subordinata al rispetto degli obblighi ambientali di VIA e di VIncA, nonché al ripristino degli ecosistemi, come proposto e segnalato, peraltro, anche dal WWF in audizione.
Ebbene, va dato atto alla Sottosegretaria che in Commissione ha fatto intendere di essere d'accordo sostanzialmente, ma di mantenere comunque un parere contrario, in considerazione del fatto che secondo il Governo questo emendamento sarebbe ultroneo. Ora, proprio perché la questione rimane poco chiara, invito il Governo a un ripensamento, al fine di mettere una parola definitiva sull'obbligo di VIA e di VIncA. Se siete d'accordo, approviamolo, così è chiaro per tutti, evitando, al contrario, di confermare ancora una volta il disinteresse del Governo e della maggioranza per la tutela ambientale del nostro Paese .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.17 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.19 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 3.1 Peluffo e 3.1002 Faraone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per ribadire le ragioni della presentazione di questo emendamento che, sostanzialmente, vuole estendere l'attività di recupero dei materiali alle discariche che sono state abbandonate. Credo che faccia parte di un obiettivo ragionevole di economia circolare e, naturalmente, anche di un modo di guardare al rifiuto come un possibile elemento che può diventare materia prima.
Questo tipo di impostazione è stata scartata dal Governo, non si comprende per quale ragione, e corrisponde non solo a un obiettivo di carattere ambientale, ma anche alla possibilità di evitare di aprire impianti, raggiungendo, laddove è stato sperimentato questo metodo, degli obiettivi significativi, che, credo, non dovrebbero essere abbandonati.
Abbiamo bisogno di recuperare queste materie prime: questo è il senso del decreto. Precluderci una strada o non utilizzarla pienamente, come questo provvedimento purtroppo fa nella declinazione concreta, è un errore che crediamo dovrebbe essere corretto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Peluffo e 3.1002 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 3.2 Lai.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 3 di questo decreto riguarda l'istituzione del Punto unico nazionale di contatto. È anche un nome nuovo per le modalità amministrative e richiama anche, come sigla, altri piani molto più noti e strategici rispetto alle amministrazioni locali. Tuttavia, le questioni che vogliamo affrontare con questo emendamento riguardano il fatto che qualunque soggetto voglia fare richiesta di un titolo abilitativo all'estrazione di materie prime critiche strategiche presenta la domanda al Punto unico di contatto; da quel momento in poi i territori interessati vengono a sapere di queste richieste e della loro entità soltanto, praticamente, a procedura conclusa. Si tratta di un pericoloso dato, perché spesso - per chi non lo sappia proviamo anche a ricordarlo - i titoli abilitativi all'estrazione di materie prime critiche strategiche riguardano ambiti territoriali di decine e decine di ettari.
Non dobbiamo immaginare che si tratti di ambiti territoriali ristretti, spesso riguardano territori molto, molto ampi. Lo si vede da diversi esempi: il fatto che le regioni possono essere sentite praticamente quasi a conclusione del percorso, oppure se durante il percorso serva semplicemente l'acquisizione neanche di un parere, ma soltanto delle informazioni, risulta essere non soltanto in conflitto, come dicevano i miei colleghi prima, con una procedura che in questo momento sembra prevalere nella volontà del Governo, ovvero quella di consegnare alle regioni ordinarie 23 materie, anche di interesse nazionale, alla esclusiva competenza, cosa che risulta anche in contrasto con, vorrei quasi dire, la buonafede.
Questo è un decreto che non ha alcuna urgenza, perché tutte le norme erano semplicemente già presenti, bastava applicare il regolamento europeo. Toglie dall'urgenza che viene riconosciuta il recupero di materie dal riciclo, lascia unicamente la possibilità di richiedere velocemente questi titoli abilitativi, come se ci fosse, in qualche modo, qualcuno da soddisfare in tempi brevi.
Ora, perché togliere trasparenza ai processi? Perché accentrarli in un unico punto, come è successo, peraltro, con la ZES, anziché condividere, in qualche modo, le responsabilità? Niente vieta di dare tempi certi anche alle regioni, ma pensare che questo possa essere fatto con uno sportello unico, sembra quasi al servizio di uno o due provvedimenti e due richieste esistenti di cui non sappiamo, piuttosto che di una procedura razionale che serva per tutto il periodo.
Per questo chiediamo al Governo di rivedere il parere e alla maggioranza di valutare meglio per evitare possibili conflitti sottoposti al vaglio della Corte costituzionale, anche rispetto a competenze già esistenti, per esempio nelle regioni a statuto speciale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Lai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.6 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 3.11 Cappelletti e 3.1000 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Questo emendamento è volto a evitare che si ripetano gli scempi del passato. Infatti, nel decreto non è assolutamente previsto che gli interventi ammessi siano seguiti da un piano di dismissione e di ripristino ambientale. Vorremmo evitare che, come appunto è successo nel passato, i nuovi insediamenti minerari o le cave che verranno autorizzate possano diventare luoghi di abbandono pieni di rifiuti, com'è accaduto con tutti i siti che sono stati abbandonati, sino a 30 anni fa. Quindi, confidiamo che questo emendamento possa essere recepito proprio a salvaguardia dei nostri territori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.11 Cappelletti e 3.1000 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.12. Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 3.15 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(PD-IDP). Questo emendamento, che ha sempre a che fare con l'articolo 3, sul Punto unico nazionale di contatto, in particolar modo riguarda i termini massimi per il rilascio dei titoli abilitativi all'estrazione di materie prime critiche strategiche. Sui tempi noi vogliamo specificare e puntualizzare - così come chiede appunto il regolamento europeo, che in questo provvedimento state inserendo in maniera veramente frastagliata e frammentaria, creando molta confusione - che le valutazioni di impatto ambientale non rientrano nei tempi che vengono qui indicati per il rilascio dei titoli abilitativi, che, secondo questo provvedimento, non devono superare i 18 mesi. Questo è importante perché è evidente che i procedimenti di valutazione ambientale possono e devono comportare un uso di tempo per fare le dovute valutazioni e anche per garantire quella partecipazione del pubblico a decisioni che riguardano, evidentemente, progetti che hanno a che fare con i territori e, quindi, con un coinvolgimento degli stessi. Noi vogliamo ribadire questo e riteniamo che sia un emendamento assolutamente di buon senso, che invito i colleghi a votare e ad approvare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.15 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 3.17 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Devo dire che è sorprendente il parere contrario della relatrice e del Governo su questo emendamento, perché richiama esattamente quello che prevede il regolamento. Noi abbiamo sottolineato il fatto che le autorizzazioni di questi provvedimenti mandino in deroga gli strumenti di pianificazione, ritenendo gli interventi di pubblica utilità. Chiediamo semplicemente che questa dichiarazione di pubblica utilità sia sottoposta a VIA e VIncA, proprio per garantire la sicurezza e la salute pubblica in primo luogo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.17 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 3.20 Cappelletti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Intervengo su questo emendamento, perché è particolarmente importante. Intende sopprimere la possibilità di estrazione mineraria nei fondali marini, considerato il danno ambientale conseguente alla devastazione derivante da questa attività. Ebbene, noi consideriamo che questo danno è ampiamente più rilevante rispetto a un eventuale beneficio legato all'approvvigionamento della materia prima. È notorio, infatti, che queste pratiche siano particolarmente dannose per l'ambiente. L'estrazione mineraria e le condotte correlate all'estrazione potrebbero spazzare via interi ecosistemi marini e le specie che vi abitano, potrebbero intaccare, in modo irreversibile, ecosistemi unici e che giocano un ruolo chiave negli equilibri del Pianeta. Per questo motivo sarebbe auspicabile discutere del come fermare le estrazioni a mare, piuttosto che fare il contrario. Per questo motivo chiediamo la soppressione del comma 8, con l'obiettivo, naturalmente, di precludere l'estrazione mineraria dai fondali marini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Se i colleghi sono d'accordo, chiedo di poter sottoscrivere questo emendamento. Anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra è totalmente contrario all'autorizzazione dei progetti di estrazione nei fondali marini e per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti, che chiedono di evitare l'estrazione e di fare progetti di ricerca e autorizzare, eventualmente, i progetti di estrazione nel caso in cui saranno valutati minimi gli effetti su questi importanti di biodiversità.
Colgo, inoltre, l'occasione di questo intervento per annunciare il ritiro del mio emendamento 3.21, che trasformeremo in un ordine del giorno a firma della collega Zanella.
PRESIDENTE. Quindi l'emendamento 3.21 Ghirra è ritirato.
Il gruppo MoVimento 5 Stelle sottoscrive l'emendamento 3.20 Cappelletti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.20 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1001 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'emendamento 3.21 Ghirra è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.24 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 3.25 Ilaria Fontana.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Questo emendamento segue quello che è stato anticipato già dal collega Cappelletti. Chiediamo di inserire, ai fini di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, il titolare del progetto di cui ovviamente al comma 1, ricadente all'interno del perimetro delle aree marine e costiere, a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale, in virtù di leggi nazionali, regionali o in attuazione di atti di convenzione dell'Unione europea e internazionali, unitamente alla documentazione di cui alla Parte II, Titolo III, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che è tenuto a presentare una descrizione delle ubicazioni alternative tecnicamente appropriate, corredate dal motivo per il quale non sono considerate ubicazioni appropriate per il progetto. Questo perché, anche qui, stiamo chiedendo a questo Governo di tutelare le aree marine protette, come tra l'altro è stabilito nel regolamento. È vero che il Governo, in Commissione, ci ha detto più volte che c'è già il regolamento e non è necessario specificarlo. Ma allora, se tutto questo è già nel regolamento e se i regolamenti europei sono già recepiti dagli Stati, ci dovete spiegare per quale motivo avete fatto un decreto d'urgenza. Veramente non si capisce il motivo, se non per fare l'ennesimo comitato, con l'ennesimo “poltronificio” annesso. Se è vero che il regolamento, ripeto, già c'è, allora dovreste assolutamente votare a favore e accettarlo, perché non stiamo chiedendo cose estranee, ma stiamo chiedendo cose assolutamente pertinenti.
Pertanto, e mi rivolgo ai colleghi di maggioranza, se in futuro ci saranno queste fantomatiche estrazioni in mare (che, tra l'altro, la stessa ISPRA ha detto che, ad oggi, non si fanno in alcun luogo al mondo), magari in aree protette e magari proprio sotto casa loro, mi auguro di non ritrovarli con comunicati stampa e manifestazioni contro questo tipo di estrazioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.25 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'emendamento 3.1003 Faraone è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento 3.27 Cappelletti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento particolarmente interessante, perché prevede l'applicazione di una competenza regionale in materia ambientale. Può sembrare anche banale e l'articolo 3, per fare un po' mente locale, è quell'articolo che nel provvedimento prevede come si realizzi il processo di rilascio dei titoli abilitativi all'estrazione di materie prime, oggetto di questo provvedimento.
Il comma 9, che si va a emendare, prevede un'eccezione: “Sono fatte salve” - leggo proprio testualmente - “le competenze delle regioni in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro”. Noi che cosa diciamo? Facciamo salve queste competenze delle regioni e anche le competenze delle regioni in materia ambientale. Non si propone una competenza aggiuntiva, ma semplicemente si richiamano le competenze delle regioni che sono già in essere.
Signor Presidente, la maggioranza ha appena votato la riforma sull'autonomia differenziata e l'indirizzo è chiaro: diamo più poteri, più competenze e più funzioni alle regioni. Però, quando si tratta di votare una conferma delle competenze e delle funzioni che sono già in essere c'è il parere contrario del Governo, il parere contrario della maggioranza e il parere contrario perfino dalla Lega Nord , che sono anni che predica per l'autonomia differenziata, avendo introdotto perfino la giornata per proclamare la votazione sull'autonomia differenziata. Io capisco Fratelli d'Italia, che probabilmente l'ha votata perché obbligata o forse perché non l'ha compresa. Ad esempio, Forza Italia, viste le recenti dichiarazioni del Ministro Tajani, forse non ha compreso o non ha letto la riforma.
Ma come si fa, se da anni non si parla d'altro, a votare contro un emendamento che richiama le competenze delle regioni in un provvedimento che, invece, le calpesta? Questo a distanza di una settimana dall'approvazione della norma sull'autonomia differenziata. Dunque, con quale coerenza? Piuttosto, se avete cambiato idea, venite con noi ai banchetti e nelle piazze a raccogliere le firme per il referendum per l'abrogazione di questa legge scellerata .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.27 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Gnassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.9 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 4.10 Ghirra e 4.11 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Il fatto di voler bypassare la verifica di impatto ambientale e la verifica di incidenza è uno dei fattori maggiormente critici di questo provvedimento, che, come abbiamo detto, rischia di trasformare opportunità in disastri. Questo perché? Perché entro il 24 marzo 2025 devono essere completate tutte le procedure per la redazione della Carta mineraria da parte dell'ISPRA e, quindi, non si può perdere tempo a fare tutte le verifiche che il codice dell'ambiente - e anche lo stesso regolamento - prevede.
Con questo emendamento noi proponiamo di non far rientrare le procedure di verifica della VIA e della VIncA all'interno delle tempistiche e crediamo sia un emendamento di buon senso che confidiamo possa essere accolto positivamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi alle parole della collega. Anche noi riteniamo che questo sia un emendamento di buon senso.
Il Governo ci ha risposto, durante i lavori in Commissione, che comunque queste tempistiche sono già comprese nel regolamento europeo, però il fatto che proprio questa parte non sia stata esplicitata nel decreto ovviamente lascia un sospetto. Infatti, siamo andati a specificare tante altre parti e, di nuovo, in questo decreto sembra che si sia andati solo a prendere alcune parti del regolamento europeo riguardanti l'estrazione e trascurando il riciclo, riguardanti le autorizzazioni e trascurando i tempi della VIA e della VIncA e non altre parti. Quindi, ci sembra che ci sia stata una conversione selettiva e, dunque, un lavoro assolutamente non svolto con i dovuti approfondimenti e con la necessità del caso. Proprio per questo, ancora una volta, poniamo in dubbio l'utilizzo della decretazione d'urgenza per un tema che sinceramente poteva essere affrontato in modo complessivo, organico e completo da parte del Parlamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.10 Ghirra e 4.11 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 4.01 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Con questa proposta emendativa chiediamo che entro 180 giorni dalla conversione in legge di questo decreto venga attuata una strategia nazionale per l'economia circolare e che, ovviamente, all'interno ci siano le integrazioni - rispetto a quella del 2006 -, rispetto al regolamento dell'Unione europea del 2024 e rispetto a quello del Parlamento europeo e del Consiglio di aprile 2024. Questo perché? Perché crediamo debba essere ampliata la circolarità della nostra economia, come abbiamo detto più volte anche in Commissione e come è stato detto in discussione generale dai miei colleghi. Dobbiamo puntare su una strategia a medio e a lungo termine da parte del nostro Paese, per aumentare la raccolta, lo smistamento e la circolarità dei materiali primi e secondi, che sono fondamentali per i nostri imprenditori, così come abbiamo sentito durante le audizioni e come hanno sostenuto i consorzi, dicendoci che è molto importante aumentare il recupero di questi materiali. Questo lo hanno detto i consorzi RAEE, i riciclatori dei pannelli fotovoltaici, e persino Confindustria ha detto che dobbiamo puntare su questo, che dobbiamo fare politiche per una maggiore raccolta e un maggiore recupero per far sì che le nostre imprese inizino a utilizzare le normative sull'. Pertanto, è necessaria una riduzione dell'utilizzo di questi materiali, ma è necessario anche implementare l'uso delle materie riciclate. Questo è quello che ci hanno detto tutti.
Io mi rendo conto che forse questi sono più temi della Commissione ambiente, la quale, invece, è stata completamente esautorata rispetto a questo decreto; non solo la Commissione, ma soprattutto il Ministero, ma io comprendo che magari ci sono lotte interne a questa maggioranza. Fatto sta che questa è una necessità, una richiesta e un appello dei nostri imprenditori. Pertanto, ci si aspetterebbe che i due Ministeri e che le due Commissioni lavorassero insieme su questa strategia, perché è ovvio che la Strategia nazionale per l'economia circolare dovrebbe farla il Ministero dell'Ambiente, ma siccome nel regolamento, che - ripeto - è stato già recepito dal nostro Paese, si dice che deve includere, anzi che deve mettere al primo posto questo tipo di politiche, ci si domanda se veramente ci sia un po' di comunicazione tra di voi. Forse la risposta è arrivata proprio dalla Vice Ministra, che, pochi giorni fa, ha annunciato - come anche lei, Sottosegretaria, in Commissione - che ci sarà già un secondo decreto. Pertanto, siamo qui che sembra che giochiamo tutto il giorno in Commissione e in quest'Aula, e magari, invece di fare il solito decreto d'urgenza, se fosse stato fatto un lavoro insieme - intanto tra le due Commissioni - e se fosse stato portato in Parlamento un testo realmente utile, realmente necessario per il nostro Paese e per le nostre imprese, forse oggi ci sarebbe anche maggiore consenso, anche da parte delle opposizioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli emendamenti riferiti all'articolo 5. Cominciamo con gli identici emendamenti 5.2 Benzoni e 5.3 De Micheli. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Gli emendamenti che abbiamo presentato fino ad ora vanno nella direzione di migliorare questo provvedimento, per la consapevolezza dell'esigenza che c'è, in Europa e in Italia, di raggiungere l'obiettivo.
Noi, con questo emendamento, chiediamo di aggiungere ai progetti strategici anche la raffinazione. Nella catena del valore è necessario garantire la qualità, garantire la sostenibilità e anche la competitività e questo non si raggiunge se non aiutiamo anche la fase della raffinazione, applicando le procedure degli articoli 3, 4 e 5. È necessario valorizzare anche la fase di rimozione delle impurità, perché è quella fase che garantisce poi un prodotto utile per le tecnologie più avanzate. Insomma, continuiamo a fare proposte per migliorare il provvedimento e riteniamo che rimandare sia inutile e addirittura dannoso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.2 Benzoni e 5.3 De Micheli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.6 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.8 Gnassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.11 Ghirra e 5.12 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 5.02 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 6.1 Onori. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione…
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Presidente, chiedo di intervenire.
PRESIDENTE. Revoco la votazione. Onorevole Onori, per cortesia, non sul filo di lana, così ci regoliamo. Ha ovviamente facoltà d'intervenire, prego.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo emendamento vuole riempire un che è quello della semplificazione per le attività volte al riciclo dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Chiediamo, infatti, che questo Comitato tecnico, istituito in seno al Ministero delle Imprese e che svolge una serie di attività e di mansioni, tra cui la predisposizione del Piano nazionale delle materie prime e un monitoraggio economico, tecnico e strategico, nonché funzioni di coordinamento in materia, possa anche monitorare tutte le attività di conferimento di questi rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che rappresentano una risorsa, a nostro avviso, non adeguatamente messa a fuoco in questo decreto. È un peccato, perché parliamo di quelle materie prime critiche, spesso strategiche, contenute in oggetti che, a volte, vengono abbandonati per le strade o che, semplicemente, non ricicliamo nella maniera corretta e che, invece, potremmo sfruttare per reperire le materie di cui parliamo oggi.
In Italia, non abbiamo abbastanza impianti e esportiamo questi rifiuti per la stragrande maggioranza. Parliamo del 90 per cento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che vanno in altri Paesi, vengono lavorati e poi verosimilmente le materie prime ricavate da questi rifiuti vengono rivendute alle imprese italiane. Evidentemente, questo è un circolo vizioso che dobbiamo interrompere al più presto.
Vorrei terminare con la seguente considerazione: il riciclo e il recupero di queste materie prime da rifiuti, in questo caso da apparecchiature elettriche ed elettroniche, non deve essere visto in antagonismo, in contrapposizione con l'attività estrattiva. Tutte queste attività concorrono al raggiungimento degli obiettivi del , quindi del regolamento europeo che questo decreto cerca di recepire al meglio - ma che, a nostro avviso, non fa, non opera questa cosa con successo -, perché queste attività di riciclo e di recupero concorrono alla diversificazione dell'approvvigionamento di materie reputate strategiche, perché anche critiche. Questo va nella direzione di una maggiore autonomia del Paese, ma non in un senso autarchico; va nel senso di allargare la manovra d'azione per adattarsi e reagire meglio a scenari e a contesti internazionali in continuo mutamento.
Quindi, invito l'Aula a votare a favore di questo emendamento. L'immagine, per questo emendamento, è quella dello , ovvero provare a guardare le nostre città, i nostri centri urbani come miniere a cielo aperto, perché, effettivamente, è quello che sono.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.5 Lai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.6 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 6.8 Ghirra e 6.9 Peluffo, con il parere contrario della V Commissione (Bilancio). Ha chiesto di parlare l'onorevole Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Dunque, questo articolo, l'articolo 6, istituisce questo comitato tecnico per le materie prime critiche strategiche, a cui assegna una serie di compiti, tra cui anche quello di redigere un piano ogni tre anni, un Piano nazionale delle materie prime critiche. Noi, con questo emendamento, stiamo chiedendo una cosa piuttosto semplice, ossia di sottoporre questo Piano a una valutazione ambientale strategica. Questo per quale motivo? Per cercare un po' di correggere il modo in cui, in realtà, si sta procedendo e, quindi, togliendo tutti i presìdi di partecipazione e di confronto pubblico, nonché di valutazione di impatto ambientale. Riteniamo che questa possa essere una strada, che suggeriamo. Quindi, invito caldamente i colleghi a votare a favore su questo emendamento, proprio per garantire quel principio di partecipazione che, altrimenti, probabilmente, con le azioni messe in campo per i progetti di estrazione di queste materie prime critiche strategiche, rischia di non tenere in alcun modo conto di quello che dovrebbe essere un principio democratico, nonché di trasparenza e, quindi, di partecipazione della cittadinanza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.8 Ghirra e 6.9 Peluffo, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.10 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 6.14 dell'onorevole Ghirra, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Come abbiamo già sottolineato, un'altra delle problematiche e delle criticità contenute in questo decreto è l'assenza di indirizzi chiari e precisi rispetto ai temi dell'economia circolare e del recupero e riciclo degli scarti produttivi.
Con questo emendamento, proponiamo che, all'articolo 6, che riguarda il Comitato tecnico per le materie critiche, tra i compiti del Comitato sia prevista la proposta dell'introduzione di specifici obblighi di riciclo e recupero degli scarti produttivi, soprattutto per i RAEE. Questo perché sappiamo bene che la quantità di materie prime critiche strategiche all'interno dei dispositivi elettronici non è certo paragonabile a quella che sarà recuperabile all'interno delle cave e dei siti minerari, però riteniamo che abbia una doppia funzione: oltre a recuperare queste materie prime, eviterà la creazione di rifiuti, rimettendo in circolo alcune materie preziose, soprattutto cercando di ridurre la produzione di scarti, che sono oggi davvero eccessivi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.14 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.15 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 6.16 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscriverlo e per fare un intervento, perché questo emendamento è molto particolare e riguarda l'articolo 6, in cui si istituisce, presso il Ministero delle Imprese e del il Comitato tecnico permanente delle materie prime strategiche, a cui sono affidati compiti di monitoraggio economico, tecnico e strategico, soprattutto per capire le varie catene di approvvigionamento delle materie prime, oltre che funzioni di coordinamento in materia.
Con questo emendamento noi chiediamo proprio la definizione dei criteri di tracciabilità delle catene di approvvigionamento, sia a monte che a valle, di tutte le filiere industriali, e, soprattutto, di censire le fonti dirette e indirette delle varie modalità di riciclo e trasformazione delle materie critiche. Il punto qual è? Nelle varie raccolte, soprattutto nei sistemi di riciclo, esistono prodotti che sono ridotti dal punto di vista anche della gestione, che spesso risultano, magari, antieconomici, ad esempio i RAEE, in cui ci sono materiali tecnologici e materiali preziosi che oggi andrebbero gestiti correttamente e utilizzati al meglio, soprattutto nella gestione delle materie critiche.
Su questo chiedo una particolare attenzione, e lo dico al Governo, suo tramite, Presidente, perché è un emendamento in cui questo monitoraggio riuscirebbe veramente a determinare un'attenzione particolare a un sistema del riciclo in Italia in cui vi è un grande sviluppo dal punto di vista economico - sappiamo benissimo le battaglie che abbiamo fatto, anche nel rapporto con l'Europa, delle direttive e dei regolamenti -, e proprio per questo va rafforzato. Però c'è bisogno di un controllo vero, di una gestione corretta di tutta la catena e, soprattutto, anche di quei materiali che sono molto ridotti e che spesso lasciamo perdere .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.16 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1001 Del Barba, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.18 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 6.19 L'Abbate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, che, ovviamente, mi spiace sia stato bocciato. Qui stiamo parlando di rendicontazione sociale e ambientale, quindi parliamo di effettuare una contabilità ambientale. Su che cosa? Se stiamo parlando di materie prime critiche, significa che sono materie prime che, all'interno del grande ambito di capitale naturale e risorse naturali, sono piuttosto limitate. È una limitazione che aumenterà nel tempo, visto che sono materie prime utilizzate per apparecchiature, tipo i cellulari o altre cose, disponibili per tutta la popolazione.
Anzi, è chiaro che, quando parliamo di miglioramento della qualità di vita di altri Stati, la prima cosa per arrivare a un modello di vita come quello occidentale è quella di comprare un cellulare. Quindi parliamo di alcune risorse che saranno sempre più scarse. Perché vogliamo fare una contabilità ambientale e sociale? Ci sembra anche un po' strano che in questo provvedimento noi abbiamo posto l'attenzione solo al discorso di effettuare miniere ed estrazioni.
Purtroppo, dobbiamo dirlo, queste operazioni comportano un grande ed elevato impatto ambientale, costi sul danno che può esserci a livello ambientale, ma anche a livello sociale. Quindi, forse è il caso di effettuare una contabilità, ossia utilizzare dei modelli di calcolo che tengano conto anche di queste cose. Uno può dirmi: ma noi al primo posto mettiamo la sostenibilità del modello economico. Anche per lo stesso modello economico, per poterlo preservare non solo adesso nel brevissimo periodo, ma anche nel medio e lungo periodo, perché un domani su questo modello economico dovranno contare anche i nostri figli, è il caso, forse, di tutelare le risorse esistenti.
Vi ricordo il discorso dello sviluppo sostenibile, per cui le risorse, essendo limitate, devono essere anche conservate - quindi, il capitale naturale -, perché devono essere utilizzate anche dalle generazioni future. Questo significa evitare di raschiare il fondo del barile, soprattutto in Italia, dove, diciamolo, non abbiamo molte risorse. La cosa più interessante da fare qui dentro sarebbe stata di parlare di economia circolare, di riutilizzo, di recupero e di riciclo - qualcosa che dovrebbe essere messo al primo posto e che non vediamo -, magari con una programmazione un po' più chiara, invece di andare a qui e là, facendo un decreto, un decretino di qua e di là, perché così non arriviamo a risultati.
Questo non solo, ripeto, per la salute dell'ecosistema, per la salute dei cittadini - perché il danno ambientale, anche con le trivelle nel mare, viene creato -, ma anche per la salute dell'economia, perché l'Italia è piena di bellezze. Noi viviamo di turismo, e questo turismo non possiamo rovinarlo effettuando, qui e là, miniere che, poi, non so quanto ci serviranno, né in quale tempo. Quindi, cerchiamo di ascoltare la scienza e di utilizzare anche metodi macroeconomici ed ecologici, che contabilizzino realmente il danno, prevedendo già, con scenari futuri, il danno che potremmo effettuare se prendessimo decisioni sbagliate .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.19 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1002 Del Barba, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 6.20 Benzoni e 6.22 De Micheli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole De Micheli. Ne ha facoltà.
PAOLA DE MICHELI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non si spiega, è abbastanza inspiegabile come il Governo non voglia intervenire su uno dei limiti più chiari ed evidenti di questo provvedimento, e cioè il fatto che sia ancora molto parziale. Del riciclo hanno parlato con dovizia di particolari i colleghi, mi concentro ancora sulla raffinazione e sull'esigenza di ricomprenderla in questo provvedimento, perché, se non vengono applicate le procedure del provvedimento, corriamo il rischio di non garantire a tutta la filiera i benefici anche e soprattutto procedurali, prima di arrivare a quella che è la materia prima in purezza, che poi serve alla nostra filiera industriale e tecnologica.
Mi sembra complessivamente una pigrizia legislativa, che limita l'efficacia, già troppo eventuale, di questo provvedimento. Quindi sarebbe opportuno un ripensamento del Governo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 6.20 Benzoni e 6.22 De Micheli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.25 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 6.27 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di porre rimedio, come fanno anche altri emendamenti dei colleghi, includendo il Ministero dell'Università e della ricerca nel comitato tecnico, perché ci sembra che l'inclusione del Ministero dell'Università e della ricerca, attraverso suoi rappresentanti, sia fondamentale quando si vanno a considerare le catene di approvvigionamento per le materie critiche e strategiche e a capire quali sono i rischi che ci sono riguardo alle estrazioni e alle operazioni.
Quindi, l'esclusione dal Comitato del Ministero dell'Università e della ricerca ci sembra un punto interrogativo, visto che altri Ministeri sono stati inclusi e sicuramente ne trarrebbero beneficio le operazioni del Comitato. Allo stesso tempo, chiediamo, sempre con questo emendamento, che vi sia una partecipazione, una consultazione delle rappresentanze delle organizzazioni maggiormente rappresentative, che possano interagire con il Comitato proprio al fine di capire quali sono sia i rischi sia le esigenze ambientali e cercare di creare un clima collaborativo, clima che, ripetiamo ancora una volta, si sarebbe potuto creare durante l'esame di questo provvedimento, se si fosse usata la via di un provvedimento ordinario, invece che quella del decreto-legge, che continua ad avere dimenticanze varie su temi che noi riteniamo fondamentali.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.27 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 6.29 Onori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Questo emendamento si pone in continuità con quello appena esposto dal collega. Noi chiediamo che nei consessi che vengono istituiti tramite questo decreto, di consultazione, di decisione, vengano inseriti gli attori che rappresentano la ricerca e l'innovazione in questo Paese, ovvero il Ministero dell'Università e della ricerca e nel nostro emendamento parliamo anche del Consiglio nazionale delle ricerche, il CNR. Davvero non è chiaro, non è comprensibile, non si capisce come mai e perché questo Governo abbia paura di coinvolgere la parte accademica, la parte della ricerca in quello che è il bene nazionale, in teoria, ovvero quel tipo di materia in cui dovremmo poter utilizzare, poterci avvalere delle migliori menti, dei migliori progetti per quanto riguarda il futuro del Paese. Invece, noi stiamo lasciando fuori docenti, laboratori universitari, ricercatori e questo davvero è incomprensibile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.29 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.31 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.37 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1000 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1003 Del Barba, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.01 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Avverto che l'emendamento 7.2 Peluffo è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.3 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.9 Cappelletti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. L'emendamento intende ridurre i tempi, portandoli da due a un anno per le procedure semplificate in materia di tutela ambientale. Inserisce, inoltre, la verifica preventiva per la tutela dei beni culturali nelle aree considerate di interesse archeologico. A me pare che questo sia proprio il minimo, il minimo che deve essere considerato in un Paese che ha nel patrimonio culturale e nei propri beni culturali un elemento fondamentale della propria ricchezza e che ci è invidiato in tutto il mondo, elemento che è direttamente generatore, peraltro, di un significativo contributo del prodotto interno lordo nazionale. Ora, il Sottosegretario ha dichiarato in Commissione la necessità di superare questo vincolo per andare nella direzione di una semplificazione, bisogna semplificare. Ma non possiamo barattare l'interesse privato di qualche singola azienda con l'interesse collettivo di tutelare il patrimonio archeologico del nostro Paese .
Per questo motivo, ancora una volta chiediamo che, su questo provvedimento, possa essere introdotto, almeno eccezionalmente, un minimo di sensibilità ambientale, riducendo la finestra concessa per le semplificazioni da due a un anno e introducendo questa importante tutela addizionale per gli interventi che si riferiscono ad aree di interesse archeologico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Se colleghe e colleghi me lo consentono, vorrei sottoscrivere questa proposta emendativa, che credo sia indispensabile all'interno di un articolo che, nella logica della semplificazione della corsa verso il traguardo, bypassa la VIA e la VIncA e addirittura non ritiene necessario verificare l'interesse archeologico sulle aree dove si andrà a scavare. Credo che questo sia un emendamento di buonsenso e di buona tutela, in un Paese dove il codice Urbani, che venne approvato da un Governo di centrodestra, ha introdotto importanti tutele rispetto al nostro patrimonio e che confido non venga mandato al macero da questo Governo, appunto per interessi di carattere economico privato, anziché tutelare il bene pubblico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.9 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1000 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.13 Lai. L'onorevole Lai ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Voglio dire soltanto due cose su questo emendamento. L'emendamento interviene sull'articolo 7, che serve a questo fine: accelerare e semplificare in qualche modo le attivazioni della ricerca, cioè dei permessi di ricerca relativi a materie prime strategiche. Io penso che questo testo sarà uno di quelli sui quali sarà possibile impugnare presso la Corte costituzionale questa normativa per conflitto di competenza, perché pensare che il permesso di ricerca possa essere comunicato unicamente al punto unico di contatto, che poi ne dà comunicazione al solo Comitato tecnico nazionale, senza nemmeno avvisare le regioni sulle quali questa ricerca può essere fatta, per addirittura due anni, mi pare un elemento di debolezza forte, sul piano legislativo. Non si capisce assolutamente perché non debba essere data comunicazione del permesso di ricerca che, di fatto, viene sottratto a qualsiasi tipo di controllo, di verifica, sotto il profilo ambientale e sotto il profilo anche, come hanno detto i miei colleghi precedentemente, della tutela dei beni culturali e archeologici e possa in qualche modo essere attivato con una semplice comunicazione, decorsi 30 giorni dalla comunicazione stessa, senza avvisare i territori competenti.
Lo segnalo perché un analogo errore si è fatto su un tema che rappresentava un'emergenza con il decreto Draghi sull'energia, per il quale, sostanzialmente, sono stati semplificati gli accessi alla produzione di campi eolici e fotovoltaici con un accesso diretto al Ministero, senza un coinvolgimento delle regioni per gli impianti sopra una certa taglia. Quello che sta succedendo è che piombano direttamente sui territori richieste di autorizzazione di campi enormi, assolutamente smisurati rispetto all'esigenza reale, senza che siano in qualche modo state coinvolte né le regioni, né le competenti amministrazioni.
Penso che sarebbe un errore ripetere questo percorso. Il nostro emendamento unicamente chiede di informare anche le amministrazioni regionali interessate, e non mi pare che questo sconvolga alcunché, ma dia solo un'adeguata informazione a chi nel territorio governa le funzioni che sono necessarie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.13 Lai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.17 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1001 Del Barba, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1002 Del Barba, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.25 Cappelletti.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Niente, volevo intervenire su questo emendamento, che presentiamo, che ha lo scopo di garantire la responsabilità ambientale e il ripristino delle aree interessate, in questo caso, da permessi di ricerca. Quindi, chiediamo di aggiungere le parole: “, fatto salvo il ripristino dello stato dei luoghi e della situazione ambientale a cura e spese del responsabile”. Allora, ci domandiamo qual è il problema di questo punto, cioè perché chi fa dei danni nell'ambiente non debba ripagare e ripristinare le aree che ha appunto danneggiato.
In questo caso, il ripristino dell'ambiente a cura e spese del responsabile non solo è una misura di protezione dell'ambiente, ma è anche un incentivo per le aziende a operare con maggiore responsabilità e attenzione durante le fasi di ricerca. Questo emendamento introduce una maggiore responsabilizzazione e contribuisce a prevenire danni ambientali che potrebbero risultare molto costosi e complessi da risanare successivamente.
Pertanto, si invita a sostenere questo emendamento, che rafforza la tutela ambientale e assicura che le attività di ricerca delle materie prime critiche siano condotte in maniera sostenibile e responsabile. Rimane il fatto del Governo del fare, che in questo caso è del fare danni all'ambiente .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.25 Cappelletti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.27 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.30 Ilaria Fontana.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede di inserire che “le risultanze delle attività di ricerca devono essere comunicate all'ISPRA entro quattro anni dal loro termine, al fine di contribuire ai dati di base per il Programma nazionale di esplorazione di cui al successivo articolo 10”. Questo, in sostanza, quello che stiamo chiedendo. Pertanto, visto che il comma prevede la possibilità di introdurre l'analisi di ISPRA, che dovrà svolgere questa redazione per il Programma nazionale di esplorazione, chiediamo che venga ulteriormente inserito.
Questo perché, ovviamente, ISPRA è quell'ente che, in realtà, sta lavorando già da numerosi anni a queste tematiche e che sta portando avanti un lavoro importante. Stiamo chiedendo, ovviamente, che questa ricerca possa essere migliorata, anche con nuove tecnologie, affinché possiamo migliorare la risoluzione delle mappe previste nel Programma e non ledere il maturato dall'iniziativa solo privata. Ovviamente, bisogna far sì che anche i nostri enti possano portare avanti queste ricerche molto importanti e che vengano messe agli atti sia quelle private che, ovviamente, quelle di questo ente, che è ISPRA.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.30 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'emendamento 8.2 Onori è stato ritirato prima della seduta.
Passiamo all'emendamento 8.1000 Del Barba.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1000 Del Barba, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.4 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.6 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.9 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
L'emendamento 8.11 Ghirra è stato ritirato.
Passiamo all'emendamento 8.12 Lai.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Soltanto per segnalare ai colleghi della maggioranza che con questo emendamento si propone che gli introiti derivanti dall'utilizzo e dallo sfruttamento dei giacimenti minerari non siano suddivisi tra Stato e regioni, ma restino alle regioni e alle province autonome in cui insistono i progetti su terraferma, naturalmente fatte salve le eventuali destinazioni delle somme assegnate per misure compensative a vantaggio delle comunità locali. Non è un'anomalia, per tutte le attività estrattive questa è la norma. Solo che, in questo caso, il Governo e la maggioranza sembrano avere deciso che si debba produrre una strada differente.
Penso che sia un grave errore e lo segnaliamo con un emendamento che riteniamo sia corretto e rispettoso delle comunità locali, che mettono a disposizione il proprio territorio e pagano i costi dell'utilizzo del proprio territorio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.12 Lai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1001 Del Barba, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.5 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.1000 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 9.03 Pavanelli. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Faccio un intervento veloce, perché, in realtà, questo emendamento è abbastanza lungo, cosa che anche i colleghi della maggioranza avevano fatto, ma poi, ovviamente, lo hanno ritirato. Qui si chiede la costituzione e la disciplina della società per l'estrazione di materie prime critiche dai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché per la trasformazione di RAEE e di altri rifiuti ad alto contenuto di materie critiche.
Senza che mi metto a leggere tutto, Presidente, quello che stiamo chiedendo è semplicemente questo: la costituzione e la disciplina di una società per l'estrazione.
Devo dire che, nella scorsa legislatura, come MoVimento 5 Stelle, eravamo addirittura andati oltre questo semplice emendamento che sto presentando oggi. Quello che si chiede è di creare una società nazionale che possa raccogliere tutti questi materiali e essere portata avanti come società all'avanguardia a livello europeo e magari diventare capofila di questo tipo di lavorazione, con un ente, anche pubblico, che possa trattare questi materiali.
Lo sappiamo ormai da tanti anni e lo sappiamo tutti, da destra a sinistra, che stiamo parlando di materiali importanti che dobbiamo recuperare e che non possono finire né discarica né, tanto meno, nei vostri tanto amati inceneritori. Vanno recuperati. Questo potrebbe essere un ente pubblico, anche a livello europeo, quindi, non solo nazionale, ma europeo. Questo perché l'Italia è capofila nell'economia circolare; abbiamo il , abbiamo i nostri giovani che sono ottimi ricercatori, abbiamo enti importanti che lavorano in questo settore e, soprattutto, abbiamo imprenditori che lavorano in questo settore.
Questo era avere una visione veramente all'avanguardia di quello che poteva rappresentare il nostro Paese a livello europeo. Un ente di questo genere poteva rappresentare qualcosa di veramente innovativo e unico nel suo genere, addirittura a livello mondiale. Poteva essere capofila non solo per il nostro Paese, ma anche rispetto ai Paesi europei, che ovviamente avrebbero potuto appoggiarsi a noi.
Le nostre eccellenze riguardano anche questo. Il : fa comodo questa dicitura “” solo ogni tanto, solo quando bisogna fare convegni o altro, ma poi ci si scorda assolutamente di una grande parte delle nostre imprese e dei nostri imprenditori, che fanno tantissimi sacrifici, perché fanno sacrifici per le nuove tecnologie, per l'innovazione; fanno sacrifici perché devono trovare questi materiali. A causa anche di regioni che non sono all'avanguardia in queste tematiche, del recupero dei nostri cosiddetti rifiuti, che in realtà sono risorse, continuano a fare passi indietro, invece di fare passi in avanti e favorire le nostre imprese, che, purtroppo devono andare all'estero a trovare questi materiali .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.03 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.04 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 9.08 L'Abbate, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Devo ringraziare, prima di tutto, la Sottosegretaria, perché so che ha provato a recuperare questo emendamento e ne abbiamo parlato, ma, mi spiace, che anche questo sia andato buca. Mi spiace, perché qui parliamo dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, qualcosa che rappresentano una miniera se guardiamo a tutte le parti di materie prime critiche presenti all'interno e che possono essere recuperate.
Quello che ci spiace è che, in questo provvedimento, non abbiamo assolutamente parlato e creato norme (bisognava creare un tappeto) per l' sistemico. L' sistemico è l'unica cosa che può salvare le nostre imprese in futuro, perché possano essere competitive in un mercato internazionale, perché, non avendo risorse di base, l' cerca di abbattere tutti i costi energetici e anche di materie prime, per recuperare il più possibile (quindi, andava fatto anche sui costi). Invece, il nulla.
Come anche il nulla se parliamo, per esempio, di , che è stato nominato anche da voi nel Piano nazionale di ripresa e residenza, cioè le miniere urbane. Ritorniamo a parlare di rifiuti. Noi a volte usiamo questo slogan “rifiuti uguale risorsa”, ma mi sa che resta uno slogan, quando invece tutto il settore delle imprese, che sta creando (e ha creato) la filiera inversa, che sarebbe la chiusura di un ciclo di un'economia lineare (che stiamo accantonando per andare verso un'economia circolare), non viene supportato.
Non parlo giusto perché devo fare un discorso, qui, in Aula. Guardate, quello che dico, lo dico anche perché mi viene ripetuto da tutte le imprese di questo settore, che continuano a dirmi “il Governo non ascolta e non capisce quali sono le nostre esigenze”. Noi stiamo dando da lavorare a una serie di persone e si è creata una serie di professionalità nel riciclo, nel recupero e nella raccolta, ma se il Governo, invece di fare il decreto così, per qualcuno, non elabora un piano chiaro, una pianificazione industriale, una pianificazione di come fare economia circolare, non sappiamo se un domani possiamo continuare a far lavorare queste persone con noi, perché non andranno avanti.
Quindi, cosa succede? Che l'Italia resta indietro rispetto ad altri Stati che invece vanno in questa direzione. Stiamo penalizzando le imprese italiane. Stiamo penalizzando il grande .
Avete fatto, per esempio, un altro errore, quando avete tirato fuori i licei del : ricordo benissimo di aver presentato emendamenti per inserire materie importanti (valutazione del ciclo di vita, merceologia, cicli di produzione), perché le imprese hanno bisogno anche di persone che abbiano la capacità di fare questo, la capacità di utilizzare metodi alternativi per calcolare la sostenibilità. Non è che si inventa così a tavolino. Ci sono calcoli chiari per capire dove sono presenti le criticità.
Ora, io so che non sono andati nemmeno molto bene questi nuovi istituti che avete creato del , ma peccato perché potevate fare qualcosa in più.
Vi dico anche un ulteriore errore che c'è, errore perché io so che avete ascoltato: sono stati auditi rappresentanti di ENEA, che vi hanno detto molte cose; è venuta anche Confindustria e non avete accettato nemmeno proposte di emendamenti; e stiamo parlando di un'impresa di primo livello, il che è preoccupante, guardate, è preoccupante.
Dico l'ultima cosa, Presidente, e chiudo. Voi sapete benissimo il problema della siccità che c'è in Italia; conosciamo benissimo la problematica nel Sud; l'acqua è un qualcosa di importante. Allora, se sappiamo che per effettuare un'estrazione nelle miniere abbiamo bisogno ogni giorno di decine di milioni di litri di acqua, che cosa andiamo a fare nelle miniere? Questa acqua a chi la toglieremo? All'agricoltura, ai cittadini o ad altre imprese? Quindi, quando si fanno queste cose, si fa una valutazione chiara territoriale delle risorse esistenti - è un approccio sistemico - e si calcola: se l'acqua già non c'è e serve alla sicurezza alimentare, che, se permettete, è qualcosa di importante, è inutile che apriamo delle miniere. Con quale acqua le porteremo avanti? A chi la andremo a togliere, Presidente? Io non lo so !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.08 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 9.01001 Dondi, con il parere favorevole di Commissione e Governo. Ricordo che, al comma 1, lettera , capoverso 10.1, lettera , le parole “ottavo periodo” devono intendersi espunte.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per annunciare la nostra astensione in sede di votazione di questo emendamento, non tanto nel merito e nel contenuto della proposta, quanto nel metodo. Intanto, è arrivato questa mattina al Comitato dei nove e, quindi, non abbiamo avuto molto tempo per esaminarlo, venendo a conoscenza del parere positivo da parte della relatrice e del Governo. Poi, analoghi emendamenti proposti dalle opposizioni sono stati dichiarati inammissibili o hanno ricevuto parere contrario. Non ultimo, segnalo che oggi GSE è a totale partecipazione pubblica, ma con voi non si sa mai. Quindi, preferiamo astenerci su questa proposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Volevo associarmi alle parole dell'onorevole Ghirra. Questo emendamento di fatto è stato presentato questa mattina, quando altri emendamenti molto simili dei colleghi sono stati oggetto, o di inammissibilità, o di parere contrario. Quindi ci ha stupito che venisse presentato direttamente in Aula un emendamento che, magari, poteva anche trovarci a favore se fosse stato incluso in una discussione più ampia. Quindi, sicuramente c'è un problema di metodo e poi ci sono anche delle note, in particolare, all'emendamento, per esempio, non si capisce bene perché si vuole includere il GSE nella gestione dei rifiuti. Di fatto, questo emendamento ci lascia un po' perplessi e, per questo, volevo motivare il voto di astensione del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Soltanto per precisare che è stato presentato ieri al pari degli altri. Poi, ovviamente, le vostre considerazioni sono a verbale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). La ringrazio, Presidente. Ovviamente, mi associo ai colleghi che mi hanno preceduta. È vero, è stato inviato ai commissari ieri sera, verso le 20.30-21.00. Il fatto è che non c'è stata un'ampia convergenza, nel senso che non c'è stato un dibattito sul perché dobbiamo coinvolgere il GSE, che è un ente assolutamente importante per quanto riguarda le rinnovabili, ma non capiamo per quale motivo dovrebbe essere coinvolto invece sul tema del riciclo. Questo ci sfugge e purtroppo non è stato possibile fare un confronto approfondito con tutta la Commissione. Pertanto, anche il MoVimento 5 Stelle si asterrà.
PRESIDENTE. Soltanto per ricostruire, ricordo che la proposta emendativa era stata inizialmente ritirata per mancanza di copertura, ritenuto ammissibile per materia e, poi, con la copertura, è stata ripresentata.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 9.01001 Dondi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 10.3 Gnassi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento è bene, in qualche modo, che sia segnalato all'Assemblea, perché riguarda l'articolo 10, con il quale si autorizza la produzione di un Programma nazionale di esplorazione, che è sottoposto a riesame ogni 5 anni. Ecco, quello che ci ha colpiti di questo articolo, per il quale abbiamo in qualche modo provato con questo emendamento a porre in essere una qualche modifica, è che il Programma viene realizzato da ISPRA, attraverso una convenzione con il Ministero delle Imprese e del e il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, e viene elaborato senza che avvenga alcuna discussione né alcun confronto con i territori.
Per questo motivo, con l'emendamento noi chiediamo che sia previsto che non cada sui territori e sulle regioni un Programma nazionale di esplorazione senza un'interlocuzione, ma che si preveda che questo venga fatto in accordo con la Conferenza Stato-regioni di cui al decreto legislativo n. 281 del 1997. A noi sembra il minimo, il minimo indispensabile per una cosa che interviene sui territori e della quale sono poi i territori, in qualche modo, a prendersi carico e ci pare una cosa assolutamente delittuosa pensare di poter fare un Programma di questo genere della durata di 5 anni senza che le regioni siano coinvolte.
Tuttavia, vi prendete voi la responsabilità di votare contro e di imporre alle vostre regioni, anche alle regioni che governate in questo momento - almeno per adesso, la maggioranza delle regioni, poi, vedremo tra 6 mesi se sarà ancora così -, e ai territori un programma di questo genere, senza alcuna possibilità di interagire e, come abbiamo visto negli altri articoli, di modificare le scelte che si fanno sui singoli permessi di ricerca e sulle singole richieste.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.3 Gnassi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 10.12 Ghirra e 10.14 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. L'articolo 10 disciplina il Programma nazionale di esplorazione che viene affidato a ISPRA attraverso una convenzione stipulata con i due Ministeri delle Imprese e del e dell'Ambiente e della sicurezza energetica. Ci sono alcuni aspetti preoccupanti di questo articolo. Ad esempio, al comma 2, si parla di revoca, in caso di inadempienza di ISPRA, e della possibilità di una gara, che quindi aprirebbe uno scenario verso soggetti privati nella gestione del Programma, e, al comma 4, si prevede che per l'elaborazione del Programma ISPRA possa avvalersi di competenze esterne.
A nostro avviso, appunto, questa possibilità è troppo ampia e pericolosa, quindi, con questo emendamento, noi proponiamo che queste competenze esterne siano rappresentate da esperti di elevata qualifica professionale e comprovata esperienza nei settori interessati, dipendenti pubblici o accademici, e, soprattutto, che non abbiano situazioni di conflitto di interessi.
Mi sorprende, viste le rassicurazioni date in Commissione, anche dalla Sottosegretaria, che questo emendamento non sia stato accolto, perché riteniamo che questi delicati procedimenti debbano essere gestiti dal pubblico senza la possibilità che i privati entrino in questioni così importanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo su questo emendamento, che ritengo importante, anche perché, come sappiamo benissimo, a norma dell'articolo 10, tocca a ISPRA il compito di elaborare il Programma nazionale di esplorazione, proprio sulla base di una convenzione che deve essere firmata fra il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica e il Ministero delle Imprese e del . Su questo, visto che al comma 4 è prevista la possibilità di utilizzare persone esterne per la verifica, il monitoraggio e, comunque, l'elaborazione in questo caso, proprio, del Programma nazionale di esplorazione, noi chiediamo veramente, con grande attenzione, la possibilità di utilizzare persone degli ambienti pubblici e accademici, come diceva prima anche la collega Ghirra, persone che abbiano in questo caso comprovate esperienze particolari e, soprattutto, che non siano in conflitto con i sistemi che possono essere, in questo caso, proprio in conflitto con lo strumento in atto.
Credo che da parte del Governo ci dovrebbe essere un'attenzione particolare, proprio perché abbiamo visto, anche in altri contesti, in altri provvedimenti, la possibilità di allargare a cabine di regia, a osservatori di diverso tipo, a situazioni in cui si utilizza personale esterno, in questo caso, magari, anche poco competente; ecco, io credo che forse sia opportuno preservare quell'integrità che un organismo come questo dovrebbe avere, soprattutto perché va a occuparsi di cose molto importanti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.12 Ghirra e 10.14 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.15 D'Alfonso, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 10.16 Ghirra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo sottolineato diverse volte le criticità di questo decreto e tra queste rientrano senz'altro le tempistiche assegnate a ISPRA per la redazione del Programma nazionale di esplorazione e anche la dotazione finanziaria. Gli stessi rappresentanti dell'istituto auditi in Commissione hanno sottolineato che le aree da esplorare sono almeno 40 e che per ognuna di esse occorrono 150.000 euro e, quindi, le risorse assegnate sono insufficienti. Peraltro, abbiamo sottolineato che le tempistiche non sono affatto compatibili con tutte le attività da svolgere, anche perché parliamo di assenza di programmazione nel settore da circa trent'anni e, quindi, anche di mancanza delle competenze adeguate.
Noi, con questo emendamento, proponiamo che le attività dell'ISPRA vengano spostate come termine al 2026, anziché al 2025, e, soprattutto, un incremento di 3 milioni di euro delle dotazioni finanziarie, proprio per consentire che le attività programmate possano anche avere le risorse adeguate per essere svolte.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.16 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.3 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 11.8 Peluffo e 11.1000 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 11.10 Di Sanzo e 11.1001 Faraone, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.14 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.1 L'Abbate, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.2 Onori, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 13.01 Ghirra. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo riguarda le disposizioni in materia di potenziamento della filiera del riciclaggio, recupero e trasformazione delle materie prime critiche strategiche. Abbiamo già sottolineato il fatto che questo decreto è carente proprio su uno degli obiettivi dettati dall'Europa, che è quello dell'economia circolare. Quindi, noi proponiamo di stanziare 50 milioni di euro per incrementare lo sviluppo dell'impiantistica per il recupero delle materie critiche. È un tema che prima o poi dovrete affrontare, quindi se anche non approvate questo emendamento, prima o poi dovremo impegnarci perché questo tipo di economia venga messa in funzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.01 Ghirra, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 13.03 Pavanelli, con l'avvertenza che è inammissibile limitatamente alla lettera . Il parere della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.7 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.5 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.16 Onori, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione degli emendamenti identici 14-.1000 Ghirra e 14-.1002 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Questo è un articolo che è stato introdotto durante l'esame del provvedimento in Commissione, che prevede l'estensione delle semplificazioni e delle procedure in deroga non solo alle materie prime strategiche, ma a tutte le materie prime necessarie alle filiere produttive del . Noi riteniamo che sia troppo aperta e generica come definizione, quindi proponiamo di sopprimere l'articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 14-.1000 Ghirra e 14-.1002 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14-.1001 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.1 Lai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
La rappresentante del Governo, prima di passare agli ordini del giorno, ha comunicato per le vie brevi alla Presidenza l'esigenza, condivisa per ulteriori motivi, di disporre di 10 minuti di tempo per la predisposizione dei pareri. Dunque, colleghi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,05.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati . Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/1 Pastorino il parere del Governo è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1930-A/2 Cavo è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/3 Benzoni il parere del Governo è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/4 Bordonali il parere è favorevole al primo impegno, con invito al ritiro del secondo impegno.
PRESIDENTE. Quindi, è una riformulazione, di fatto.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/5 Bruzzone si formula un invito al ritiro, perché è già implicito nel regolamento, che prevede le modalità di contemperamento delle esigenze strategiche di estrazione e trasformazione con quella di tutela ambientale all'interno dei siti Natura 2000, come avevamo già detto, anche in Commissione.
Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/6 Deidda è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ogni iniziativa industriale nel distretto minerario di Buddusò, dedicata all'estrazione sostenibile di materie prime critiche e di terre rare dagli sfridi di discariche, con soluzioni che riducano l'impatto ambientale per l'approvvigionamento di lantanio, cerio, neodimio e samario al fine di raggiungere, come per le terre rare pesanti, l'indipendenza di approvvigionamento entro il 2030”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1930-A/7 Ruffino, n. 9/1930-A/8 Richetti e n. 9/1930-A/9 Ghio il parere del Governo è contrario.
Ordine del giorno n. 9/1930-A/10 Onori, espunta la quarta premessa, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a promuovere, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ulteriori azioni e misure”. È la premessa all'impegno, la parte che ho letto.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/11 Colombo il parere è favorevole. Il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/12 L'Abbate. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/13 Ilaria Fontana è contrario per ciò che riguarda le premesse e accolto come raccomandazione con la seguente riformulazione dell'impegno: “ad adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, opportune iniziative affinché i sistemi collettivi RAI, nel rispetto del principio di responsabilità estesa dal produttore di cui all'articolo 178- del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, elaborino un programma coordinato per la realizzazione di periodiche campagne informative e di sensibilizzazione, volte a promuovere presso i cittadini, i consumatori e l'opinione pubblica la diffusione di modelli comportamentali virtuosi, finalizzati al corretto conferimento dei rifiuti elettronici e al corretto smaltimento dei moduli fotovoltaici a fine vita, al fine di accrescere i volumi di materie critiche ottenute dal riciclo”.
Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/14 Pavanelli è, espunta l'ultima premessa, favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ogni utile iniziativa per avviare attività di riqualificazione e formazione dei lavoratori del comparto minerario”. Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/15 Cappelletti il parere è contrario. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/16 De Micheli è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ogni utile misura di accompagnamento per promuovere investimenti nel settore del riciclo”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1930-A/17 Di Sanzo, n. 9/1930-A/18 Lai e n. 9/1930-A/19 Simiani il parere del Governo è contrario. Il parere è favorevole sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/20 Squeri.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/21 Polidori il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a chiarire che il permesso di ricerca secondo le modalità semplificate, previste dall'articolo 7 del provvedimento in esame, in materia di raccolta di campioni rappresentativi in sottosuolo e in superficie, si applica anche alle strutture di deposito dismesse e abbandonate nei siti minerari censiti”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/22 Casasco il parere è favorevole in merito al terzo e quarto impegno; è favorevole con riformulazione riguardo ai primi due impegni, nei quali va posta questa frase: “a farsi promotore di iniziative che favoriscono un maggior utilizzo interno all'Unione europea dei rottami metallici e a svolgere approfondimenti sull'efficacia del sistema delle notifiche”. Il Governo formula un invito al ritiro sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/23 Battilocchio. Sugli ordini del giorno n. 9/1930-A/24 Fossi e n. 9/1930-A/25 Scotto il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/26 Ghirra il parere, espunte la quarta e sesta premessa, è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, ogni ulteriore iniziativa, volta ad assicurare un ampio coinvolgimento delle regioni e delle comunità interessate”.
Gli ordini del giorno successivi non ce li ho ancora, Presidente, mi perdoni…
PRESIDENTE. Allora, facciamo così; se lei è d'accordo, mentre li recupera, li accantoniamo e andiamo avanti con quelli che le sono arrivati. Va bene?
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/1 Pastorino, con parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.
LUCA PASTORINO(MISTO-+EUROPA). Io chiedevo un chiarimento. Non accetto il parere contrario, ma chiedevo un chiarimento alla Sottosegretaria, perché davvero faccio fatica a capire. Sono io? Sarà un mio limite? Lei ricorderà che in Commissione, l'altro giorno, avevo presentato un emendamento molto chiaro, che escludeva la portata di questa norma per le aree naturali nazionali e regionali, individuate ai sensi delle aree protette in generale e a quell'emendamento è stato dato parere contrario. La motivazione riportata a verbale è che: la valutazione operata dal Governo ha condotto la non necessarietà della specificazione contenuta nell'emendamento in questione, in quanto la raccolta di materie prime critiche di interesse strategico all'interno delle menzionate aree protette già è escluso dal regolamento europeo. Io, quindi, me ne sono stato alla sua spiegazione e ho accettato il suo invito a ritirare l'emendamento, nel senso che per me, a quel punto, era chiaro che questa norma non andava a intaccare regolamenti europei. Però, questo è un ordine del giorno che vuole essere un rafforzativo del concetto, una dichiarazione di intenti per il futuro, perché facevo mie le sue parole nel corpo dell'ordine del giorno e poi impegnavo il Governo a garantire che le aree protette istituite nei parchi nazionali e regionali siano escluse dall'ambito di applicazione del decreto-legge n. 84 del 2024. Io, sinceramente, faccio fatica a capire il motivo di questo parere contrario su una considerazione che ha fatto lei, che ha dato garanzie a me come al collega Bruzzone dell'ordine del giorno n. 9/1930-A/5, per cui c'è un parere contrario. Ecco, io sinceramente faccio fatica a capire e, se non c'è la spiegazione, io chiedo che lo si metta in votazione, nel momento in cui la parola del Governo è stata proprio nella direzione evidente circa il fatto che nelle aree protette non troveranno applicazione queste norme.
PRESIDENTE. Chiedo al Governo se intende intervenire. Prego, onorevole Sottosegretaria.
FAUSTA BERGAMOTTO,. In realtà, l'onorevole Pastorino ha riferito quanto è accaduto in Commissione. Il parere è contrario, in relazione a quest'ordine del giorno, molto semplicemente perché il regolamento dell'Unione europea prevede già tutte le modalità di contemperamento delle esigenze strategiche di estrazione e trasformazione con quelle di tutela ambientale, all'interno dei siti di Natura 2000.
Quindi, si ritiene di non dover ulteriormente specificare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/1 Pastorino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Onorevole Cavo, accetta la raccomandazione sul suo ordine del giorno n. 9/1930-A/2?
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Posso chiedere, per cortesia, di riascoltare la riformulazione?
PRESIDENTE. No, non c'è la riformulazione. È accolto come raccomandazione.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Va bene, accetto la raccomandazione.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/3 Benzoni il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Molto brevemente per dire che quest'ordine del giorno chiede semplicemente di non compromettere le attuali aree dove c'è una fonte termale o una fonte di acque minerali. Quindi, si dice semplicemente di escludere, nell'ambito delle attività di ricerca di materiale estrattivo, tali aree e questo perché consideriamo anche le fonti geotermiche - per le aree termali ma soprattutto quelle per acque minerali - fonti strategiche rare. Quindi, non comprendo il parere del Governo e chiedo, appunto, che l'ordine del giorno sia messo in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/3 Benzoni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Prendo atto che l'onorevole Bordonali accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1930-A/4.
L'ordine del giorno n. 9/1930-A/5 Bruzzone è ritirato.
Prendo atto che l'onorevole Deidda accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/1930-A/6 e chiede che sia posto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/6 Deidda, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/7 Ruffino il parere è contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Intervengo semplicemente perché, rileggendo ancora adesso l'ordine del giorno che ho presentato, che mi sembra, come si dice in quest'Aula spesso, di assoluto buon senso, mi sfugge il motivo per cui il parere è contrario. Chiedo, quindi, al Governo presente, se possibile, di motivare tale scelta.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo chiede di intervenire. Prego.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Il parere è contrario perché il posticipo dell'entrata in vigore del RENTRI non è coerente con gli impegni assunti in ambito PNRR in merito all'entrata in vigore di un sistema di tracciabilità dei rifiuti. Si segnala, inoltre, che le strutture competenti del Ministero, attraverso l'albo gestori, hanno svolto e stanno svolgendo un'azione capillare di formazione e informazione, tenendo un costante allineamento con Confindustria nazionale. In ultimo, il sistema RENTRI è particolarmente atteso dalle Forze dell'ordine per il contrasto agli illeciti. Questo è il motivo per cui si esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Chiede di intervenire nuovamente l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Chiedo che sia messo al voto e ringrazio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/7 Ruffino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/8 Richetti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno riguarda uno dei più grandi che noi abbiamo trovato in questo decreto, ovvero il fatto che sia assente il settore della Difesa in un provvedimento che riguarda materie prime critiche rispetto alle quali la Difesa è incredibilmente dipendente. È un importante che dimostra come non sia stata, secondo noi, recepita davvero la di questo provvedimento, ovvero cercare di creare sufficienti condizioni di diversificazione così da non essere dipendenti da attori che potrebbero cambiare la loro strategia commerciale. Un esempio su tutti è l'iniziativa che prese la Cina nel 2023 quando interruppe l'esportazione di gallio e di germanio, che sono alcune delle materie strategiche prime critiche di cui parliamo oggi.
Quindi, l'ordine del giorno prevede la possibilità di un meccanismo di tutela degli interessi essenziali della Difesa e della sicurezza nazionale e, più nello specifico, proponiamo un meccanismo di prelazione esercitabile da Difesa Servizi Spa, che è la società del Ministero della Difesa che gestisce servizi e beni di valore economico, relativamente all'acquisto di materie prime nei casi in cui la loro carenza sia in grado di compromettere gli interessi essenziali della Difesa e della sicurezza nazionale.
Siamo davvero stupiti che questo concetto non sia stato previsto nell'impostazione generale del decreto e che non si voglia utilizzare l'opportunità di un ordine del giorno, anche attraverso una riformulazione, una raccomandazione o altre forme che il Governo conosce bene, per aprire uno spiraglio su questo che è un interesse sicuramente nazionale. Davvero stupisce come un Governo di patrioti stia, invece, lasciando questo argomento completamente da parte e lo stia ignorando. Non è chiaro neanche il meccanismo che abbiamo osservato, quindi la totale mancanza di ascolto di proposte elaborate in questi termini anche durante le audizioni. Onestamente, questo ci lascia molto perplessi e ci spinge a chiederci quali siano le vere finalità di un provvedimento di questo tipo che riguarda materie prime strategiche e non considera un settore strategico per la Difesa e la sicurezza nazionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/8 Richetti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/9 Ghio c'è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Presidente, siamo stupiti. Davvero non condividiamo né comprendiamo il parere contrario su quest'ordine del giorno, in cui abbiamo chiesto che, prima di assumere decisioni che incidano fortemente sull'assetto dei territori, quali alcune di quelle disciplinate da questo decreto, si preveda il coinvolgimento delle regioni, dei comuni e degli enti locali interessati, una valutazione preliminare che escluda le aree sottoposte a vincolo ambientale e a tutela paesaggistica, nonché una valutazione rispetto ai territori che hanno già riconvertito da tempo, con finalità turistiche e con finalità agricole, le aree interessate in passato da attività estrattive e dismesse da decenni.
Ad esempio, abbiamo notizie di progetti con autorizzazioni d'indagine preliminare in tal senso in Liguria nelle aree del parco del Beigua o nelle aree della Val Petronio e della Val di Vara, dove ci sono diversi comuni interessati, in alcuni casi anche insieme alla regione, che hanno presentato ricorso proprio per preservare aree che già in passato erano caratterizzate da attività estrattive - attività che hanno anche devastato alcune porzioni del territorio - e che negli ultimi decenni sono state faticosamente riconvertite a favore della qualità ambientale o del turismo diffuso.
Per questo motivo, con il mio ordine del giorno, vi chiedevamo di rispettare questioni che riteniamo normali, di rispettare i vincoli ambientali e di rispettare la condivisione territoriale con le regioni e con gli enti locali, ma prendiamo atto che la condivisione territoriale, anche in questo caso, non vi interessa .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/9 Ghio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/10 Onori. Onorevole Onori, accetta la riformulazione?
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, sì, accetto la riformulazione e chiederei di mettere al voto l'ordine del giorno, per come riformulato, e di procedere ad una breve dichiarazione di voto.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie. Quest'ordine del giorno riguarda il secondo che abbiamo rintracciato in questo decreto, insieme a tante altre pecche ed occasioni mancate, ma due sono davvero i problemi fondamentali: quello dell'interesse della difesa e della sicurezza nazionale, che menzionavo prima, e quello che, invece, viene affrontato con quest'ordine del giorno, ovvero la promozione di una catena del valore nazionale.
Parliamo, quindi, di “promuovere con urgenza” - e ci fa piacere che questa espressione non sia stata espunta, se ho capito bene, nella riformulazione - “la costruzione e lo sviluppo di catene di valore all'interno del territorio nazionale, al fine di evitare che le materie prime critiche, frutto di attività estrattiva avvenuta in Italia, vengano poi, in massima parte” - perché questo è il rischio - “esportate e lavorate all'estero, in tal modo sia perdendo il generarsi di un significativo indotto potenzialmente a beneficio dell'intero sistema Paese sia mancando di reale strategicità, in quanto tale lacuna pone il Paese fuori dai circuiti di competitività economica e assetti di sicurezza energetica a livello internazionale”.
Qual è il rischio che si paventava nello scenario attuale del decreto e per il quale abbiamo sentito l'urgenza e la necessità di proporre quest'ordine del giorno? Il fatto che, per come è predisposto, è molto possibile - se non probabilmente era già forse questo lo scenario - che aziende, magari estere, possano venire in Italia e in qualche modo avere accesso alle risorse estrattive e procedere all'estrazione di minerali considerati materie prime critiche e strategiche, e, immediatamente dopo, portare questo minerale all'estero, lavorarlo, raffinarlo in un contesto di legislazione sui lavoratori e ambientale probabilmente più favorevole, più conveniente a livello economico, e magari rivenderlo alle imprese italiane.
Bene, questo è esattamente quello che avremmo dovuto evitare e tecnicamente è quello che vorrebbe evitare anche il europeo, che questo provvedimento, questo decreto dice di voler recepire al meglio. Concludo dicendo che anche qui non è chiaro chi si voleva favorire con questo tipo di decreto. Noi pensiamo che lì dove non si costituisca una filiera nazionale, che serva anche a controbilanciare gli impatti ambientali che un'attività estrattiva ha - e non c'è bisogno di essere stati giovani marmotte per sapere che ogni attività estrattiva ha un impatto ambientale incredibile sul territorio - questo territorio ha diritto a ricevere quantomeno i benefici economici di un'attività di questo tipo. Quindi invito l'Aula a votare a favore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/10 Onori, così come riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/11 Colombo, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/12 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/13 Ilaria Fontana. Onorevole Ilaria Fontana, il suo ordine del giorno sarebbe accolto come raccomandazione, la accetta?
ILARIA FONTANA(M5S). Non accetto, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/13 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/14 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per questa riformulazione, che non accetto per un semplice motivo: non possiamo pensare di non fare investimenti sulla formazione quando si parla di un lavoro che non è mai stato fatto. Cioè, questi tipi di estrazioni in Italia non sono mai state fatte, e, quando parliamo di estrazioni di vari tipi di materie, sono fatte anche in maniera completamente diversa. Ecco perché non ho capito come mai avete bocciato i nostri emendamenti che andavano in quella direzione.
Allora, se si vuole ambire a fare questo lavoro, cioè aprire miniere, fare estrazione, però, se vogliamo ignorare le necessità di queste nuove , come le vogliamo chiamare, o di riformare lavoratori che magari in precedenza stavano facendo tutt'altro, ci sembra abbastanza anomalo che il Governo non voglia in nessuna maniera puntare sulla formazione, come abbiamo detto anche in Commissione, anche sulla sicurezza.
Poi qualcosa è stato approvato in tal senso, però ci vuole, evidentemente, la formazione per poter arrivare anche alla sicurezza sul lavoro. Gli stessi sindacati ci hanno detto, in audizione, che proprio questi tipi di lavori hanno un alto livello di attenzione anche da parte loro, proprio perché gli incidenti non sono rari, anzi, sono molto comuni. Ecco perché c'è la necessità, per le imprese e per gli stessi lavoratori, di ricevere la formazione adeguata. Grazie, Presidente, pertanto, ovviamente, chiedo che venga messo al voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/14 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/15 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/16 De Micheli. Onorevole De Micheli, accetta la riformulazione?
PAOLA DE MICHELI(PD-IDP). Accetto la riformulazione, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/17 Di Sanzo, su cui il parere è contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno vorremmo almeno un impegno del Governo per rimediare a quelle che sono state un po' le mancanze che abbiamo sottolineato nella discussione in Assemblea e in Commissione. Hanno mancato di elaborare un provvedimento organico e complessivo che andasse veramente a cercare una collaborazione con tutto il tessuto che fa parte della catena di approvvigionamento delle materie prime critiche e strategiche.
In particolare, vogliamo sottolineare come il Comitato tecnico, che questo decreto istituisce, manca di elementi che, invece, riteniamo molto importanti, ossia le rappresentanze professionali, tecniche ed economiche, che dovrebbero far parte di questo Comitato, se non nella composizione, almeno nel funzionamento, o almeno dovrebbero essere consultate in maniera regolare e decodificata in normativa regolare. Quindi, mancando proprio, come abbiamo chiesto anche negli emendamenti, i rappresentanti dei consigli nazionali dei geologi, degli ingegneri e di altri ordini professionali, che hanno esperienze dirette nell'attività estrattiva e nell'attività riguardante l'approvvigionamento delle materie prime, notiamo una grande mancanza in questo decreto. Per questo chiediamo che, nei prossimi provvedimenti utili, si cerchi veramente di mettere una pezza. Lo stesso decreto dice che è un decreto nelle more di una disciplina più organica. Quindi, ci aspettiamo che arrivi questa disciplina più organica e vorremmo che fosse collaborativa con tutte le rappresentanze della catena di approvvigionamento delle materie critiche. Da questo punto di vista, ci stupisce un po' il parere contrario del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/17 Di Sanzo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/18 Lai, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/19 Simiani c'è il parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole/il deputato Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Rimango un po' basito da questo parere contrario e provo a spiegarne il perché. Credo che, forse, anche i colleghi non abbiano letto o non abbiano capito quello che volevo scrivere, ma mi rivolgo anche alla Sottosegretaria.
In questo decreto, giustamente presentate un'idea positiva, nell'ambito della possibilità di capire cosa abbiamo sotto i piedi giornalmente e quali possano essere le ricchezze di un territorio. Tuttavia, se oggi dobbiamo fare un buco, lo possiamo fare in un luogo magari particolarmente evocato, vicino a una miniera o, comunque, in zone in cui vi sono modalità di sviluppo, quali l'agricoltura o il , o in particolari aree che riguardano i parchi ambientali.
Credo e spero che oggi, da parte di questo Governo, ci sia questa sensibilità. Purtroppo, con il parere contrario su quest'ordine del giorno, questa cosa, di fatto, mi preoccupa, perché, sostanzialmente, con quest'ordine del giorno chiedevamo di adottare, nel primo provvedimento utile, una norma che stabilisse che i permessi di ricerca delle risorse minerarie fossero legati alle regole delle regioni stesse - alla faccia dell'autonomia differenziata -, per individuare le aree idonee. Cioè, le regioni decidono dove fare buchi. Oggi, invece, in base a questa norma, che è dell'11 febbraio 2010, questa prerogativa è direttamente legata allo Stato, che può dare tranquillamente permessi di ricerca in ogni luogo. Quindi, chiedo all'onorevole Donzelli, per suo tramite, Presidente, se fare un buco nel Chianti classico, intorno a Firenze, sia un fatto positivo o, magari, a Bolgheri (lo chiedo all'onorevole Tenerini). Potrei chiedere la stessa cosa all'onorevole Michelotti, con riferimento al luogo in cui si produce il Brunello di Montalcino. Così come posso chiederlo all'onorevole Barabotti, parlando della Lunigiana, dove c'è un Colli di Luni superiore molto buono, eccezionale. E potrei continuare, citando altre zone e territori che si sono dati un modello di sviluppo.
Credo sia sbagliato oggi bocciare quest'ordine del giorno, Sottosegretaria, perché credo che, oggi, ogni luogo di questa penisola sia legato ad un'attività agricola e ognuno di noi difende il proprio patrimonio e il proprio territorio anche con riferimento agli aspetti ambientali e alle riserve naturali.
Ecco perché è opportuno dare alle regioni questa opportunità. La cosa veramente assurda - ecco perché mi interrogo su questo parere contrario - è che nel decreto Aree idonee del Ministro Fratin, questo potere di gestire tutta la parte legata all'installazione delle energie rinnovabili è in capo alle regioni. Io non capisco perché sulle attività minerarie e sulle attività di ricerca, di fatto, si debba dare la possibilità ad un'azienda, a una società, di fare un buco in qualsiasi posto. Io credo che sia assurdo. E guardate che ci sono multinazionali il cui lavoro consiste nel fare buchi in giro per il mondo: sostanzialmente, fanno un fondo, decidono di fare 400 o 500 buchi in tutto il mondo, perché di quei 400-500 buchi, sicuramente, 80 o 60 daranno i frutti. E non tengono conto di dove farli. Ecco perché vi chiedo di stare attenti e di valutare bene quest'ordine del giorno. Mi rivolgo alla Sottosegretaria, per suo tramite: chiederei un accantonamento per verificare quali possano essere le soluzioni anche in tal senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/19 Simiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/20 Squeri, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/21 Polidori, c'è una riformulazione: la accetta.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/22 Casasco, c'è una riformulazione: la accetta.
L'onorevole Battilocchio ritira il suo ordine del giorno n. 9/1930-A/23.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/24 Fossi, il parere è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/24 Fossi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/25 Scotto, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/26 Ghirra, c'è una riformulazione: onorevole Ghirra, la accetta?
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Non accettiamo la riformulazione, perché svilisce tutte le tesi che abbiamo portato avanti, sia in Commissione, sia durante il dibattito in Aula. Una delle maggiori criticità che abbiamo rilevato rispetto al decreto è proprio il fatto di mettere all'angolo le competenze delle regioni e delle province autonome, nonostante uno statuto speciale, come quello della Sardegna, attribuisca competenza primaria in materia di cave e miniere alla gestione regionale.
Noi, con quest'ordine del giorno, vi chiedevamo una cosa molto semplice, cioè di rispettare il principio di sussidiarietà e di restituire un ruolo attivo alle regioni nei processi autorizzativi e in tutta la filiera della gestione delle nuove attività. Il rischio che intravediamo in questo provvedimento è che, viste le tempistiche, le risorse e il fatto che sia stato tutto accentrato nello Stato, le potenzialità intrinseche nel regolamento europeo possano essere vanificate. Mi dispiace che ci sia questa chiusura da parte del Governo e, dunque, chiedo di mettere l'ordine del giorno ai voti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/26 Ghirra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Onorevole Sottosegretaria, le chiedo per cortesia i pareri sugli ultimi quattro ordini del giorno.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Sugli ordini del giorno n. 9/1930-A/27 Zanella e n. 9/1930-A/28 Bonelli, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/29 Fratoianni, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere il primo capoverso dell'impegno e premettere al secondo e al terzo capoverso dell'impegno le parole: “nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica (…)”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/30 D'Alessio, parere favorevole con riformulazione, che vado a leggere: “ad adottare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e compatibilmente con la vigente normativa europea, ulteriori iniziative per sostenere lo sviluppo di catene di valore e trasformazione locali e di filiera corta legate alle attività di estrazione sul territorio nazionale delle materie prime critiche”.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/27 Zanella, sul quale c'è un parere contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, mi dispiace davvero tanto che un impegno così modesto, moderato, venga respinto dal Governo, perché qui si tratta di capire che i fondali marini, le piane abissali, su cui, ormai da anni, si esercita l'attività umana di ricerca, sono un luogo ancora molto, molto sconosciuto e sappiamo che anche la Norvegia si sta adoperando in questo senso. Queste piane sono ricche di noduli metallici che contengono ogni ben non dico di Dio, ma metalli preziosissimi anche per la transizione ecologica, come lo zinco, il litio, il manganese, il rame, il cobalto. È anche vero che abbiamo letto non soltanto le riviste specifiche scientifiche, ma anche i quotidiani ed è stata riportata la scoperta del cosiddetto l'ossigeno oscuro, che verrebbe prodotto per carica elettrica prodotta da questi noduli. Quindi, non è come si pensava venisse prodotto l'ossigeno, l'origine stessa della vita, attraverso l'elettrolisi, ma attraverso una produzione che non implica l'elettrolisi, ma un altro processo che, secondo me, sarebbe molto importante indagare ed approfondire.
Lei mi dirà: perché è molto importante? Noi prendiamo questi noduli, li portiamo in produzione, così la transizione ecologica è più che garantita. Invece no, noi rischiamo di manomettere un territorio, cioè la profondità dell'abisso del mare e dei nostri oceani, quindi l'origine della vita stessa, senza sapere quali conseguenze potrebbe portare la nostra esosa e bulimica attività di estrazione per la vita del Pianeta e, quindi, anche per la nostra. Quindi, d'accordo, votiamolo, il Governo e la maggioranza e, poi, staremo a vedere cosa succede .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/27 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/28 Bonelli, su cui vi è un parere contrario.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/28 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/29 Fratoianni: onorevole Fratoianni, accetta la riformulazione? No.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/29 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1930-A/30 D'Alessio: la riformulazione viene accettata e lo mettiamo in votazione.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1930-A/30 D'Alessio, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli, colleghi…
PRESIDENTE. Chi deve lasciare l'Aula, lo faccia in silenzio, per cortesia. Onorevole Del Barba, mi scusi, aspetti un attimo, i colleghi, in silenzio, lasceranno l'Aula. Prego.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, con questo provvedimento ci occupiamo di materie prime critiche. È un tema importante, è un tema che riguarda la sostenibilità, è un tema che riguarda la transizione, è un tema centrale che si affianca ad altri temi centrali, come quello di cui ci siamo occupati in passato, con riferimento, in particolare, all'energia.
Sono definite materie prime critiche quelle materie prime che sono essenziali per l'economia e la transizione ecologica, quindi stiamo parlando di qualche cosa che ha una doppia valenza: ha una valenza per la competitività delle nostre imprese, ha una valenza per la transizione ecologica. E sono materie prime strategiche, tra queste materie prime critiche, quelle che servono a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti e il supporto a settori strategici dell'economia.
Solo questo dovrebbe farci capire che sono in gioco elementi centrali per il nostro futuro, per le nostre convinzioni e per le nostre idee, per quanto attiene l'ambiente, la sostenibilità e l'economia. La domanda, allora, è: questo provvedimento le affronta in maniera adeguata?
L'obiettivo del provvedimento dovrebbe essere quello di garantire la produzione e l'approvvigionamento di queste materie prime critiche qui, in Italia, e, nel contempo, siccome non possiamo certo essere autosufficienti, l'approvvigionamento delle materie prime dall'estero, però, attraverso la catena del valore e di approvvigionamento che garantisca sicurezza e sostenibilità. Assieme a queste due fonti principali è corretto prevedere anche l'obbligo di notifica preventiva per esportare, perché è chiaro che bisogna impedire che, in un sistema siffatto, non si metta mano a nuove materie prime critiche, magari estratte dal suolo italiano, ai fini dell'esportazione, altrimenti manderemmo in corto circuito tutto il ragionamento.
Allora domandiamoci: se questa è la materia di cui stiamo parlando, se questi sono gli obiettivi che un provvedimento legislativo dovrebbe mettere in ordine, qual è l'efficacia con cui questo provvedimento legislativo li affronta? Io, ascoltando sia la discussione generale che gli interventi sugli emendamenti e ora sugli ordini del giorno, ho ritrovato un po' di ideologia che contrappone due visioni differenti: quella di chi, di fronte ai temi ambientali sarebbe negazionista, non si ferma ed è senza scrupoli di fronte alle questioni dell'ambiente, e quella di chi, invece, vorrebbe superare anche la stessa definizione di materia prima critica come necessaria per la transizione ecologica, vedendo solo i mali, gli aspetti negativi, come sicuramente quello delle estrazioni minerarie, laddove non sono compiute con le dovute tutele.
In questo provvedimento il Governo e la maggioranza non mostrano, a mio modo di vedere, a nostro modo di vedere, questo volto così terrificante; mostrano, semmai, di essere poco convinti e di essere a disagio nel trattare questi temi, mostrano di essere abbastanza impacciati, si capisce, sostanzialmente, che non è roba loro. È più questo disagio che traspare che non qualche cosa di ideologicamente contrapposto a un ambientalismo ideale.
Noi, invece, vogliamo che questo disagio sparisca e, per questo motivo, anticipo subito, fin da ora, il nostro voto di astensione, che sia uno stimolo per superare questa timidezza, questo disagio, questa goffaggine. Viene da dire “meno male che c'è l'Europa”, altrimenti questo disagio non avrebbe prodotto nemmeno queste prime normative che ora andiamo brevemente a commentare. Meno male che c'è il , il regolamento sulle materie critiche primarie.
E questo provvedimento, in maniera molto primordiale, inizia a imbastire - forse questo il verbo corretto: imbastire-, non si può andare oltre, non si vede un abito, un disegno, una misura che dia già al Paese una modalità di azione… Inizia a imbastire delle azioni e come lo fa? Cosa fa il testo? Viene creato questo comitato tecnico, e va bene, che redigerà un piano nazionale delle materie prime critiche - e va bene, per carità - lì ci sarà un luogo di controllo e monitoraggio, e questo non lo si nega sicuramente a nessuno.
Vengono modificate, in maniera lieve per la verità, delle procedure, delle normative, per quanto attiene al riconoscimento e alla gestione dei progetti strategici relativi all'estrazione e alla trasformazione e al riciclaggio delle materie prime critiche in Italia. E anche questo va bene, non è nient'altro che un primo approccio e un adeguamento, un invito anche per il mercato italiano ad avvicinarsi verso quello che nel regolamento europeo viene detto.
E ci sono anche delle normative, anche qui blande, relative alla concessione dei beni demaniali marittimi e anche questo, per carità, va ad imbastire, in maniera secondo noi molto labile, almeno una direzione di intervento. Ci sono, infine, misure per accelerare la ricerca delle materie prime critiche, di cui abbiamo discusso soprattutto per quanto attiene al superamento della VIA e non tanto per i risultati che, invece, potrebbero dare. Perché anche su questo, non solo nel provvedimento, ma un po' in tutto il dibattito che ha accompagnato il disegno di legge, è davvero mancata una visione, una direzione, un'impronta da parte del Governo. E la questione del Ministero della Difesa e dell'aver ignorato anche le sue legittime esigenze sono semplicemente l'ultimo dei segnali e delle evidenze.
Ma, allora, domandiamoci: questo disegno imbastito - il minimo sindacale - cosa produrrà come impatto sul territorio? Questo punto unico di contatto, questi termini massimi che vengono modificati per avere il rilascio delle autorizzazioni, il procedimento unico, le deroghe temporali sulle procedure, cosa cambiano? Cosa portano come novità? Quindi, qual è, alla fine, il portato di tutti questi articoli e di tutto questo parlare? Io me lo sono domandato, ce lo siamo domandati, dal punto di vista delle imprese italiane. Sicuramente una minima semplificazione delle autorizzazioni giova; va bene anche avere, in qualche modo, chiarito che laddove vi sono progetti strategici è una questione di strategia, di sicurezza e quindi di precedenza nazionale, anche rispetto ai procedimenti autorizzativi regionali e territoriali. È sicuramente utile, ma non è chiaramente risolutivo rispetto al tema strategico, per come è stato posto. Anche aver diminuito i termini massimi per dare risposte, non capiamo bene ancora cosa, lo vedremo magari dal piano che verrà realizzato. Bene, qualche giorno in meno per autorizzare.
Le esenzioni per i permessi di ricerca, anche qui vediamo se queste daranno vita a delle prospezioni, a richieste di questi permessi di ricerca, ma è difficile che, con questa timidezza, con questo impaccio, il mercato italiano subisca uno scossone. Anzi, nulla sicuramente lo lascia pensare; più che altro, si sarebbe dovuto iniziare a immaginare come rafforzare i posti di lavoro, che tipo anche di incentivi mettere sul tavolo, per quanto riguarda questa dinamica che si vuole accelerare.
Dal punto di vista delle regioni e dei comuni, lo abbiamo detto: c'è qualche autorizzazione in meno da lasciare, i piani di zonizzazione che devono essere fatti, così possono iniziare ad approcciare il tema per il futuro; anche questi procedimenti sulle aree dismesse potrebbero anche dare benefici territoriali. Ma ripeto, siamo a un lavoro imbastito anche con una certa goffaggine. E allora, Presidente, concludo, visto il suo invito, il Governo e la maggioranza hanno fatto un compitino, un compitino dove però non è tanto quello che c'è, ripeto, povero, semplice, iniziale; ma quello che manca che grida allo scandalo. Manca tutto l'aspetto importante, fondamentale per il nostro Paese, che attiene al riciclo dei materiali e che, invece, nel regolamento europeo veniva indirizzato. È clamorosa questa assenza: entro il 2030, il 25 per cento del fabbisogno annuo deve venire da lì. È probabilmente la miniera più grossa che noi abbiamo. Ecco, qui il Governo, soprattutto qui, ma in tutto il provvedimento, evidenzia questo impaccio, che ho cercato di dimostrare lungo tutto l'intervento, si brancola un po' nel buio, insomma. Allora, nell'invitarvi a superare questo impaccio, questa diffidenza, noi ci esprimiamo con un voto di astensione, raccomandando il Governo di sopperire al più presto alle lacune e alle mancanze che ancora sono presenti e che sicuramente non daranno impulso al mercato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghi, le crisi che hanno caratterizzato i primi anni di questo decennio hanno evidenziato criticità nel nostro sistema economico. Il funzionamento stesso del mercato interno europeo è a rischio, se viene meno l'approvvigionamento di determinate materie prime critiche. Ed è proprio dalla loro rilevanza per il sistema produttivo e, al contempo, dai possibili rischi delle forniture che queste materie prime acquisiscono l'aggettivo di critiche. Sono materie prime non energetiche e non agricole, esposte a un rischio di approvvigionamento elevato a causa, molto spesso, dell'alta concentrazione dell'offerta in pochi Paesi terzi. Ciò comporta non solo una forte dipendenza dall'estero, ma anche l'esposizione alle tensioni internazionali. Molte di queste materie prime sono, peraltro, essenziali alla realizzazione delle transizioni verde e digitale e, dato il loro utilizzo in applicazioni di difesa aerospaziale, nei prossimi decenni la domanda è destinata ad aumentare in modo esponenziale. Per questo, il tema della loro criticità, che vuol dire, al tempo stesso, scarsità, ma anche strategicità, andava affrontato. Non con un compitino, come abbiamo già ascoltato dire in quest'Aula, ma con un provvedimento, un provvedimento importante in cui noi vogliamo cogliere quello che c'è, non quello che manca.
Le interruzioni delle catene di approvvigionamento, che si sono verificate negli ultimi anni, hanno reso urgente ridurre la dipendenza e rafforzare l'autonomia del nostro sistema economico e produttivo. Il regolamento europeo fissa l'obiettivo di garantire all'Unione un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, data la loro importanza per il funzionamento del mercato interno, e la norma che ci apprestiamo a votare recepisce questo regolamento, nelle more della definizione di una disciplina organica. Gli obiettivi sono: rafforzare la capacità dell'Unione europea in tutte le fasi della catena del valore, per rendere l'industria più resiliente e meno dipendente da Paesi terzi; identificare progetti strategici che potranno usufruire di agevolazioni amministrative e procedure semplificate; istituire, a livello nazionale, un punto di contatto per facilitare e coordinare le procedure, comprese le valutazioni ambientali. Il testo all'esame di quest'Aula persegue tali obiettivi, definendo innanzitutto un sistema di governo per l'approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche, considerate strategiche a livello nazionale, un sistema che si basa anche sul riconoscimento dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio di materia prima in Italia, prevedendo tempi definiti per la valutazione di eventuali ostacoli e disponendo l'attribuzione della qualifica di progetti di interesse pubblico nazionale. Le opere necessarie alla loro realizzazione diventano così di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.
Viene istituito un Comitato, composto da membri di diverse amministrazioni quali MIMIT, MEF e MASE, oltre a rappresentanti della Conferenza unificata, presso il Comitato tecnico permanente in materie prime critiche strategiche, a cui sono affidati compiti di monitoraggio economico, tecnico e strategico delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche strategiche, oltre a funzioni di coordinamento in materia. Si impone, soprattutto per le concessioni minerarie relative ai progetti strategici, escludendo quelle già in essere, il versamento, da parte del titolare della concessione, di un'aliquota del prodotto, tra il 5 per cento e il 7 per cento, e gli introiti relativi sono destinati a essere ripartiti, in favore dello Stato, per progetti in mare, nonché in favore dello Stato e della regione interessata per i progetti su terraferma. Le somme versate allo Stato confluiscono nel Fondo nazionale del , per sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche, riconosciute così strategiche per la Nazione.
Un altro punto di particolare interesse è rappresentato dall'obiettivo di incrementare il recupero di risorse minerarie correlate ai fini estrattivi, che rappresentano potenziali materie prime critiche, con il coinvolgimento dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Ad ISPRA è anche affidata la realizzazione del Programma di esplorazione nazionale, che prevede la mappatura dei minerali su scala idonea. In sostanza, da un lato, si definiscono criteri uniformi per la tempestiva realizzazione dei progetti strategici di estrazione, trasformazione o riciclaggio delle materie prime strategiche e, dall'altro, si provvede a realizzare un sistema di monitoraggio che consenta di prevedere eventuali criticità.
In relazione al tema degli scambi e delle esportazioni di scarti, come i rottami ferrosi, abbiamo inteso porre l'attenzione anche su tutti gli altri rifiuti il cui riutilizzo diventa l'essenza stessa dell'economia circolare. Dunque, rifacendoci anche alle norme in materia ambientale che disciplinano l'individuazione di flussi omogenei di rifiuti funzionali e strategici per l'economia circolare e di misure che ne possono promuovere ulteriormente il riciclo, abbiamo presentato un ordine del giorno per chiedere l'impegno al Governo a valutare l'opportunità di considerare, oltre ai rottami ferrosi, anche altre materie prime derivanti da scarti.
Abbiamo accettato la richiesta del Governo di trasformare quell'ordine del giorno in una raccomandazione. Seguiremo, ovviamente, il fatto che possa essere seguita e si possa proseguire in questa direzione. Inoltre, si considera anche l'allargamento delle materie prime interessate dalle disposizioni rispetto a quelle definite dal regolamento europeo in considerazione della loro strategicità per le filiere del . Oltre a tamponare le criticità, l'obiettivo che ci si pone è stimolare la crescita e il rilancio delle attività di trasformazione ed estrazione delle materie prime critiche per il rafforzamento delle catene di approvvigionamento e nell'ottica di aumentare l'autonomia e conseguire la sovranità tecnologica.
A tal fine, vengono apportate modifiche alla disciplina del Fondo nazionale del , quello che abbiamo affrontato in quest'Aula, seguito dalla nostra Commissione e che ha sostenuto e finanziato 700 milioni nel 2023, 300 nel 2024, finalizzato a rafforzare le filiere strategiche nazionali. In particolare, si specifica che il Fondo può essere utilizzato per sostenere anche l'attività di estrazione e trasformazione di materie prime critiche. Siamo ad uno snodo di particolare rilievo. Da un lato, abbiamo ormai presenti i rischi connessi alla dipendenza dall'estero per le forniture di materie prime essenziali per la produzione nazionale, dall'altro, abbiamo le opportunità legate alla transizione digitale e
Per consentire al nostro tessuto imprenditoriale di avere parallelamente la sicurezza e la garanzia della continuità produttiva e la prospettiva di adottare e sviluppare innovazioni tecnologiche fondamentali agli obiettivi di digitalizzazione e sostenibilità, dobbiamo ragionare in termini di discontinuità rispetto al passato. Si è detto che le crisi hanno causato un arresto della globalizzazione: siamo sicuri o è piuttosto la forte concentrazione in un solo Paese o regione di origine di una particolare materia prima a rappresentare un errore intrinseco alla globalizzazione?
La solidità dei mercati internazionali e la loro tenuta e resilienza, anche al cospetto di crisi e tensioni geopolitiche - pensiamo a quanto sta accadendo nel Mar Rosso e all'impatto sul trasporto delle merci -, dipende anche dalla capacità di sostituzione di una fonte di approvvigionamento, è anche il principio alla base della concorrenza e della competitività economica. Con questo provvedimento, dunque, non definiamo solo una soluzione alle problematiche che si sono presentate negli anni, ma dotiamo la nostra economia di un sistema più efficiente e resiliente, basato proprio sui principi del libero mercato e della concorrenza.
Se vogliamo intraprendere la strada dell'innovazione e della sostenibilità, dobbiamo tornare a svolgere nel nostro territorio attività che abbiamo pensato fosse più corretto esternalizzare, senza renderci conto dell'impatto economico sull'ambiente, sui livelli occupazionali e sulle filiere verticali. Non è un passo indietro, sono molti passi avanti sulla via del rafforzamento e dello sviluppo economico sostenibile per l'ambiente e per la società.
Condividendo le finalità e le modalità proposte da questo testo, annuncio il voto favorevole di Noi Moderati, pronti a lavorare da subito nelle Commissioni deputate alla definizione di una disciplina organica che contempli non solo l'approvvigionamento delle materie prime critiche, ma anche della componentistica necessaria per la transizione energetica e la globalizzazione. Mi riferisco, in particolare, ai pannelli solari, semiconduttori, microchip, tutti gli elementi base per molte produzioni che hanno uguale necessità di diversificazione e di approvvigionamento.
Dovremmo concentrarci sulla ricerca e su tutte le tecnologie emergenti, per raggiungere non soltanto l'indipendenza di approvvigionamento, ma anche la sovranità tecnologica. Da questo passano non solo la resilienza e la crescita del nostro sistema economico e di quello europeo, nel quale siamo inseriti, ma anche la sicurezza nazionale. Non è un caso che, per colpire l'Occidente, si punti alle reti, alle connessioni, ai trasporti. Rendiamoci più forti, puntiamo allo sviluppo e alla crescita. L'approvazione di questo provvedimento è un passo importante in questa direzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. È davvero con rammarico che ribadisco la contrarietà a questo provvedimento del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra. Noi siamo passati da un'idea di poter convergere, per una volta, con la maggioranza su un provvedimento che riguarda le materie prime critiche di interesse strategico, che possono agevolare quel processo di transizione energetica ed ecologica a cui noi, chiaramente, ambiamo, pensando anche alle possibilità economiche e occupazionali che avrebbe potuto comportare questo provvedimento per regioni come quella da cui io provengo, la Sardegna, dove le attività minerarie sono state dismesse da decenni, con un impoverimento di alcuni specifici territori.
Tuttavia, dopo l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno, è del tutto evidente che la nostra visione anche di questo percorso è molto distante, innanzitutto per un aspetto che abbiamo più e più volte sottolineato, che è proprio quello del ruolo delle regioni e degli enti territoriali.
Quindi, nonostante all'articolo 1 si preveda che le disposizioni del decreto vengano portate avanti compatibilmente con le disposizioni degli statuti e delle norme di attuazione, noi sappiamo che, ad esempio, una regione come la mia, che nel proprio statuto prevede come materia di competenza specifica della regione la gestione delle miniere e delle cave, vedrà depotenziato il suo ruolo, vedendosi calare dall'alto, da parte dello Stato, dei provvedimenti senza poter intervenire, se non esprimendo dei pareri neanche vincolanti.
Non è stato in alcun modo previsto un maggior coinvolgimento della regione all'interno dei procedimenti amministrativi, che saranno centralizzati sui due Ministeri dell'Ambiente e del , senza poter intervenire in alcun modo su opere che verranno dichiarate di pubblica utilità, e che, quindi, manderanno in deroga qualunque strumento di pianificazione e di programmazione dei territori. Davvero confido che questo non possa trasformarsi in un pericolo più che in un'opportunità per aree fragili che avrebbero bisogno di attenzione.
Invece, il secondo aspetto molto pericoloso, che abbiamo più volte sottolineato, è proprio il fatto che, per raggiungere i tempi previsti dal decreto - che sono estremamente stretti, come anche ha sottolineato ISPRA, che dovrà governare il processo, entro marzo del prossimo anno dovrà essere definita la carta -, non vengono previste tutte quelle procedure di tutela dei nostri territori, quali la verifica di assoggettabilità a VIA e a VIncA, che darebbero maggiori garanzie, prevedendo una serie di indagini obbligatorie, che, però, non garantiscono la tutela dei territori.
Quindi, piuttosto che verificare la compatibilità degli interventi da un punto di vista ambientale, paesaggistico, storico-culturale, idraulico, si prediligono altri aspetti, attivando anche pericolose indagini e progetti di estrazione sui fondali marini. Lo abbiamo detto e lo ripeto in questa sede, parliamo di di biodiversità straordinariamente importanti, che rischiano di essere compromessi da questo tipo di attività.
Ma, anche in questo caso, non avete voluto accogliere le nostre proposte per trasformare i progetti di estrazione in progetti di ricerca, che, questi sì, magari potrebbero contribuire alla crescita e allo sviluppo anche tecnologico del nostro Paese. Anche per quanto riguarda gli organismi che dovranno governare i processi, non avete ascoltato le nostre istanze, né quelle degli esperti che sono stati auditi in Commissione.
Il Comitato tecnico, a nostro avviso, è molto debole perché al suo interno non sono incluse quelle professionalità che potrebbero garantire un buon processo. Sia personalità del mondo accademico che il CNR e l'INGV hanno sottolineato che è carente da questo punto di vista la composizione del Comitato.
E in più, non tenete conto del fatto che, trattandosi di attività dismesse da circa trent'anni, anche le professionalità sono molto meno diffuse di quanto era un tempo. E, quindi, sarebbe stato un bene incentivare le iscrizioni alle università di geologia, ad esempio, o incrementare i corsi sull'ingegneria mineraria. Ma neanche questo per voi è stato un obiettivo da raggiungere.
Ripeto, anche rispetto alle modalità con cui autorizzare i nuovi procedimenti, ci sono state critiche persino da parte dei responsabili delle direzioni dei Ministeri, sia del che dell'Ambiente, perché non è chiaro l'iter che si dovrà seguire. Questo potrà comportare cortocircuiti, anche se voi, in questo momento, siete fermi sul fatto di voler portare avanti queste disposizioni, tra l'altro, attraverso un decreto-legge quando, invece, l'abbiamo sottolineato tante volte, sarebbe stato più adeguato seguire procedimenti legislativi differenti, che coinvolgessero maggiormente non solo il Parlamento ma anche gli enti territoriali, magari attraverso la Conferenze Stato-regioni.
Ci troviamo a rincorrere il tempo per adeguare la nostra normativa al regolamento europeo, senza però neanche dotare gli organismi, che se ne dovranno occupare, delle risorse adeguate.
La stessa ISPRA, ancora una volta, ha sottolineato che sarà molto complicato rispettare le tempistiche, perché dovrà essere fatta prima una convenzione tra i Ministeri e la stessa ISPRA; poi, nel momento in cui dovessero servire competenze esterne all'Istituto, si dovranno determinare convenzioni con soggetti che non avete voluto indicare all'interno del decreto, con la possibilità, quindi, di aprire anche al mondo dei privati un processo così delicato come quello che è definito dal decreto.
E, infine, non avete neanche messo le risorse adeguate, perché sappiamo benissimo che questi 3 milioni e mezzo stanziati nel decreto saranno sufficiente per garantire le verifiche e le indagini solo su 20 aree delle 40, ipotizzate per fare le attività indicate dal decreto.
Presidente, ribadisco: avremmo voluto partecipare e abbiamo cercato di farlo attraverso suggerimenti con gli emendamenti e con gli ordini del giorno per migliorare questo provvedimento che sarebbe stato davvero interessante ma che, invece, rischia davvero di compromettere ulteriormente territori che hanno subito attività minerarie in passato, rimanendo abbandonati e pieni di rifiuti. Territori che adesso avrebbero potuto essere riqualificati e bonificati, generando nuove economie.
Invece, abbiamo timore che, per l'ottusità con cui state portando avanti questo provvedimento, potrà diventare un ulteriore per aree del Paese che avrebbero bisogno di un nuovo slancio e di una nuova prospettiva, anche attraverso nuovi processi legati al recupero dei rifiuti, con macchinari per l'economia circolare che consentano di recuperare tutte quelle materie prime contenute nei nostri elettrodomestici e che attualmente sono esclusivamente rifiuti e non risorse.
Sappiamo che dovrete rivedere molte delle norme contenute in questo decreto e confidiamo che, al prossimo giro, possiate essere un po' più aperti alle nostre proposte e ascoltare maggiormente anche l'opinione del Paese. Perché sono sicura che, nel momento in cui riusciremo a raccogliere tutte le firme per il referendum contro l'autonomia differenziata, vi dovrete rassegnare al fatto che non siete maggioranza nel Paese ma lo siete solo qui dentro e speriamo ancora per poco .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretaria. Oggi siamo chiamati a votare un provvedimento che riguarda le materie prime strategiche e critiche. Un provvedimento davvero molto importante che ci vede al lavoro da qualche settimana.
È un'attuazione, un recepimento del regolamento (UE) 2024/1252 che, evidentemente, ci dava indicazioni su ciò che occorre fare, ma assume un'importanza fondamentale per dare risposte alla nostra economia e per salvaguardarla proprio dagli delle materie prime. Ciò perché, da un lato, abbiamo conosciuto cosa voglia dire essere dipendenti da un unico fornitore o da un unico Paese straniero, rispetto all'approvvigionamento di alcune fonti; dall'altro, abbiamo visto cosa succede anche nella filiera lunga, quando accadono problemi geopolitici: pensiamo al canale di Suez o ad altre situazioni che hanno portato uno negli approvvigionamenti in Italia. Quindi, garantire l'autonomia o massimizzare il risultato è l'obiettivo che penso tutti ci ponevamo.
È un obiettivo che, da un lato, aiuta le imprese e, dall'altro, le rende anche più competitive, perché, quando si dipende dagli altri, evidentemente anche dal punto di vista economico e di gestione, ci sono problematiche. Detto ciò, noi abbiamo scelto di farlo con un sistema un po' anomalo: la decretazione di urgenza. Non c'era alcuna necessità di attribuire il carattere di urgenza a questo provvedimento. Non c'era per tante ragioni, ma la prima è che si tratta di un provvedimento parziale, come abbiamo sentito dire anche dai membri del Governo: ci sarà un nuovo provvedimento che andrà a completare quello che oggi è in discussione e che risulta ancora parziale. Quindi, niente giustificava la decretazione di urgenza, proprio perché questa parziale risposta fa sì che manchi un disegno sistemico, a 360 gradi, rispetto a quello che stiamo facendo.
Per dare risposte vere bisogna avere, invece, un disegno sistemico, perché non si può rispondere con pezzi di , con provvedimenti sparsi, ma con uno che dia visione e sia lungimirante.
Non possiamo però non riconoscere alcuni valori positivi di questo decreto. Il primo è che mette al centro un settore dimenticato nel nostro Paese da trent'anni, probabilmente; un settore dimenticato, un settore su cui i Governi precedenti non hanno voluto investire. È vero che arriva dall'Europa l'indicazione di farlo, ma è vero anche che oggi stiamo parlando di qualcosa che in quest'Aula non si discuteva da tempo. Il secondo valore positivo è che diamo tempi certi di risposta.
Quando tanti colleghi girano il mondo imprenditoriale e il mondo delle imprese nel nostro Paese le due cose che ti segnalano sono: non abbiamo risposte certe; difficoltà burocratiche; normative che cambiano giorno dopo giorno. Ecco, credo che con questo decreto ci siano tempi certi per le risposte della pubblica amministrazione, punti unici di domanda, che semplifica la richiesta d'accesso alle domande, nonché una prospettiva normativa di lungo periodo, che garantisca certezza normativa a chi vuole investire o a chi vuole arrivare nel nostro Paese.
Arrivo, però, ai punti critici, quelli che non ci hanno soddisfatto e che, in qualche modo, abbiamo cercato anche di migliorare. Il primo è singolare: pochi giorni fa, in quest'Aula, la maggioranza ci ha tenuto a votare l'autonomia differenziata, ma al primo provvedimento utile si torna in Aula con un provvedimento che fa esattamente l'opposto, ossia toglie alle regioni competenze che oggi hanno, dandole al Governo centrale. Preciso: siamo tutti d'accordo perché, proprio per l'importanza strategica di questo provvedimento, è normale che sia lo Stato centrale a fare una programmazione di queste cose. Era inammissibile che fossero venti regioni a ragionare in maniera diversa e a legiferare in maniera diversa; peraltro, regioni che non tutte avevano fatto misure su questo Piano e, quindi, erano in qualche modo deficitarie. Ma fa sorridere che il Governo dell'autonomia differenziata, quando trova provvedimenti strategici, decida di tornare indietro.
E poi c'è il tema ambientale. Perché è vero che la normativa UE impone già che, nella dichiarazione di pubblica utilità, ci siano comunque tutti gli strumenti di garanzia della sostenibilità - la VIA e la VIncA - ma è vero che si poteva dare maggior centralità a questo tema all'interno di questo decreto, anche sul fine vita dei siti estrattivi. Un tema che non ci poniamo mai è cosa accade alla fine della vita di quei siti, tant'è che abbiamo ancora siti estrattivi chiusi o abbandonati che sono un problema per la società.
Allora, dentro lo scontro ideologico tra l'ambientalismo spinto, che non vorrebbe deturpare il territorio a scapito della produttività, e chi vorrebbe invece estrarre ovunque, credo ci sia un baricentro, una soluzione di buon senso: l'utilizzo di quegli strumenti che permettono di avere sostenibilità economica e, allo stesso tempo, sostenibilità ambientale, con un valore in più.
Quello che tanti italiani temono è che, laddove ci sia un'estrazione, non ci siano la verifica e il controllo di quello che poi accade.
Sono tante le cave presenti e siti estrattivi inquinati per i disastri del passato. Sarà molto importante che, questo punto di vista, il Governo, assieme alle nuove concessioni, attui una politica di severi controlli di quello che accade all'interno di quei siti.
C'è poi un altro tema, quello fondamentale della normativa europea, che qui trova uno spazio marginale, che è quello del riciclo e del recupero. Infatti, se dobbiamo dirci le cose come stanno, sappiamo bene che, per raggiungere gli obiettivi dell'Unione europea, non potremo procedere a nuovi siti estrattivi per raggiungerlo, perché sappiamo che l'Europa, purtroppo, è un continente povero dal punto di vista di materie prime. Quindi, la speranza è di innalzare la percentuale di ciò che riusciamo a estrarre da soli, ma non riusciremo a raggiungere gli obiettivi. Potremo raggiungere tanti obiettivi solo attraverso il riciclo e il recupero. Eppure, questa parte in questo decreto risulta marginale. Risulta marginale proprio l'idea, la strategia, il paradigma con il quale immaginiamo i prodotti, come scomporli a fine vita per poterli recuperare e, già dall'inizio, l'eco-progettazione, che possa permettere di avere materie alternative, che non siano quelle strategiche, che siano più ecocompatibili e che garantiscano un miglior servizio.
C'è poi il tema della burocrazia. Infatti, da un lato - prima ho fatto i complimenti - ci sono i tempi certi e lo sportello unico, dall'altro, con questo decreto, creiamo un sacco di nuovi enti, organi, comitati: il Comitato tecnico per le materie prime strategiche, il Registro imprese della filiera, a ISPRA affidiamo il Programma nazionale delle esportazioni. Alcune cose, inoltre, si sovrappongono a comitati già esistenti, che, da questo decreto, non si capisce che fine faranno, se andranno avanti a lavorare in contemporanea, se saranno chiusi. Peraltro, sono molto burocratici. Diamo anche tempi per elaborare un piano strategico molto lungo e, in un mondo che cambia la sua strategia geopolitica ogni due settimane, ogni mese, sulla base di quello che accade, avere un piano strategico in due anni mi sembra un po' lento. Quindi, anche nell'aggiornamento delle materie prime, sia critiche sia strategiche, visto il panorama mondiale che non è per niente un panorama di stabilità, sicuramente, ci vuole una velocità maggiore nel dare risposte e nell'attuare questa riforma.
Poi c'è il Fondo del , istituito già tempo fa. L'abbiamo già finanziato in un precedente provvedimento, viene ulteriormente finanziato, gli viene data anche delega per investire in questo importante settore, ma ad oggi non si capisce cosa ha fatto fino ad oggi, come e con cosa. Sarebbe bello poter chiedere al Ministro quali siano i risultati di questo Fondo fino ad oggi, dove abbia investito, in quali settori strategici e come abbia aiutato il nostro sistema produttivo a migliorarsi, anche perché il rischio - quello più grande che vediamo - è proprio quello di creare valore, ma utilizzando e aziende che provengono dall'estero, perché, dal punto di vista dell'esperienza del nuovo minerario, abbiamo perso tutto quello che avevamo trent'anni fa nel nostro Paese. Sarebbe bello se questo fondo aiutasse, seppur con l'aiuto pubblico, per la creazione di aziende o imprese, che possano occuparsi di questo e possano essere aziende italiane.
C'è un altro tema che non viene affrontato in maniera complessiva, anche se qualche emendamento è stato accolto - e voglio ringraziare la sottosegretaria - e riguarda l'aspetto dei rottami ferrosi e non ferrosi. Questo è davvero un aspetto strategico. Abbiamo allargato anche le materie, perché sappiamo che, anche nei metalli non ferrosi, oggi assume importanza, perché lo scenario di lungo termine è molto chiaro e ci dice che saranno sempre più strategici. Tutta Europa ci segue con i forni elettrici per la creazione dell'acciaio, quindi parti dal rottame, la domanda sarà sempre maggiore. Il nostro rottame fa già fatica oggi a rispondere alla domanda interna, figuriamoci alle esportazioni, soprattutto se viene esportato in quei Paesi che, non rispondendo alle nostre normative ambientali, ci restituiscono acciaio a basso costo con la nostra materia prima.
Chiudo con i fondi. Tutte le audizioni dicono che mancano gli incentivi, che manca l'incentivo vero di sviluppo di tutto quello che abbiamo detto. Gli ultimi due punti, il tema dei lavoratori: manca una parte che riguardi la formazione dei nuovi lavoratori, dei lavoratori delle miniere 2.0. Le miniere oggi sono trent'anni che non ci sono; hanno tecnologie nuove, ma sono anche frutto dei maggiori infortuni sul lavoro. Quindi, serve la formazione e la creazione. Per quello, le università esistono, sono sempre rimaste, sono un'eccellenza e abbiamo un po' dimenticato di inglobarle in quel sistema di controllo.
Chiudo con l'ultima precisazione. Mi spiace - lo ho ripetuto oggi in discussione generale - la non presenza del Ministro a questa discussione, che ci ha visto presenti, prima in Commissione poi in Aula, da due settimane. Se il valore di questo provvedimento è così strategico - senza nulla togliere alla Sottosegretaria, che ringrazio per come ha aggiornato la Commissione -, la presenza del Ministro era indispensabile.
Per tutte queste ragioni, annuncio il nostro voto di astensione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luca Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI(FI-PPE). Grazie, Presidente. La domanda di materie prime critiche è destinata ad aumentare nei prossimi decenni, in quanto esse sono indispensabili per un'ampia gamma di settori strategici della filiera industriale, tra cui le energie rinnovabili oppure l'industria digitale o il settore della sanità e della mobilità elettrica.
L'Unione europea dipende quasi esclusivamente dalle importazioni e risulta esposta ad elevati rischi della catena di approvvigionamento connesso alle materie prime critiche. L'Unione europea acquista il 90 per cento del magnesio in Cina; le terre rare pesanti (da cui si ottengono i magneti permanenti utilizzati nelle turbine o nei veicoli elettrici) sono raffinate esclusivamente in Cina; il 63 per cento del cobalto mondiale (utilizzato nelle batterie) è estratto nella Repubblica democratica del Congo, mentre il 60 per cento è raffinato in Cina.
Il 3 maggio 2024 è stato pubblicato il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, il , che intende garantire l'accesso dell'Unione europea ad un approvvigionamento sicuro e sostenibile delle materie prime critiche, prefiggendosi gli importanti obiettivi di rafforzare le capacità dell'Unione europea lungo le fasi di estrazione, individuare progetti strategici che potranno beneficiare di riduzione degli oneri amministrativi, norme di semplificazione e riduzione dei termini e delle procedure di autorizzazione, e, infine, istituire, presso ogni Stato, un punto di contatto responsabile per facilitare e coordinare le procedure, comprese le valutazioni di impatto ambientale.
Se pensiamo che nel sottosuolo italiano sono presenti almeno 15 delle 34 materie prime critiche, necessarie per la transizione energetica, e 3000 siti da cui poter estrarre materie prime critiche, in particolare litio, cobalto, barite, berillio, nichel, tungsteno, rame, zinco, ecco come è importante questo decreto.
Sull'Appennino ligure-emiliano, sulle Alpi occidentali, in Trentino, in Carnia e in Sardegna si trova il rame. Giacimenti di tungsteno esistono in Calabria, in Sardegna e sulle Alpi. In Piemonte e in Sardegna c'è il cobalto, in Toscana la magnesite e sulle Prealpi venete i sali magnesiaci. Un mega giacimento di titanio si trova sotto il Parco naturale della Beigua, nel Savonese. Le bauxiti, dalle quale si estrae l'alluminio, sono in Sardegna, in Puglia e nell'Appennino centrale. Nelle solfatare siciliane si trova lo stronzio, mentre il litio è stato scoperto nei fluidi geotermici di Toscana, Lazio e Campania. La barite è stata trovata nel Bergamasco, nel Bresciano e in Trentino. La grafite nel Torinese, nel Savonese e nella Sila.
Sappiamo che, a causa della regionalizzazione delle competenze, dal decreto legislativo n. 112 del 1998 o la legge costituzionale del 2001, che ha modificato l'articolo 117 della Costituzione, le procedure per il rilascio di un permesso di ricerca mineraria possono variare in base alle specifiche normative regionali. Adesso, in linea con quanto previsto dal regolamento UE, al fine di dare nuovo impulso al settore minerario nel nostro Paese, si intende riportare allo Stato la competenza in materia di autorizzazioni e concessioni, relative alla ricerca, all'estrazione, alla trasformazione e al riciclo delle materie prime strategiche. Il decreto-legge intende adeguare l'ordinamento nazionale alle disposizioni del citato regolamento dell'Unione europea, ponendo in essere un sistema di governo, rafforzando le relative catene di approvvigionamento e favorendo lo sviluppo di progetti strategici, grazie a procedure di autorizzazione semplificate.
I punti nodali del decreto sono la relativa alle materie prime strategiche, l'accelerazione e la semplificazione della ricerca di materie prime, la realizzazione di un programma nazionale di estrazione, l'istituzione del Registro delle aziende e delle catene del valore strategiche, l'istituzione di aliquote di produzione in materia di giacimenti minerari, utilizzo di quota parte del Fondo nazionale del e, infine, il recupero di risorse minerarie dai rifiuti estrattivi e dai rifiuti urbani.
Il gruppo di Forza Italia ha presentato importanti emendamenti, che sono stati approvati: intanto, la possibilità che il MASE possa indire procedure concorsuali, anche tramite scorrimento di graduatorie, per assumere, nel biennio 2024-2025, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, un contingente di 20 unità di personale da inquadrare nell'area dei funzionari. Poi, l'ampliamento dei casi di disapplicazione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale e la valutazione di incidenza prevista per talune attività di ricerca.
Infine, l'importantissimo emendamento sull'estensione delle procedure di notifica ad altri rottami metallici, quali il rame, l'alluminio o lo zinco. Come è noto, di rottami ferrosi per quantità oltre le 250 tonnellate comporta per l'esportazione l'obbligo di comunicare l'operazione al MIMIT e al Ministero degli Affari esteri. La norma introdotta con il decreto-legge del febbraio 2022, però, non ha fermato la crescita dell', che è quasi quadruplicato tra il 2016 e il 2023, in particolare verso la Turchia e l'Egitto.
Questo provvedimento non ha potuto affrontare il tema della semplificazione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, i cosiddetti RAEE, e la quantità totale di RAEE domestici raccolti e avviati al corretto trattamento in Italia non è ancora in linea con gli obiettivi fissati dalla Commissione europea. Nel 2023, l'Italia avrebbe dovuto raccogliere circa 650.000 tonnellate di questo tipo di materiale, e invece ne sono state raccolte 350.000 tonnellate. Per cui è con favore che segnaliamo l'approvazione da parte del Governo del nostro ordine del giorno che lo impegna a realizzare gli obiettivi che l'Unione europea ci ha indicato.
Andando verso la conclusione, questo decreto, dunque, pone le basi per l'approvvigionamento, in termini sia di estrazione sia di riciclaggio, delle materie prime critiche necessarie alla transizione e delle materie strategiche. Tuttavia, occorre guardare in faccia la realtà e occorre avere la consapevolezza dell'attuale stato di dipendenza dell'Unione e dell'Italia in termini di approvvigionamenti, dei ritardi nell'adozione di una strategia che assicuri un minimo di sicurezza negli approvvigionamenti, e, infine, di quello che riguarda l'accettazione sociale di nuove attività estrattive nei territori.
Sotto questo aspetto, sottolineo l'ipocrisia di coloro che si oppongono a qualsiasi attività estrattiva nel nostro Paese, anche delle materie prime critiche necessarie alla decarbonizzazione, e tra l'altro, poi, invocano l'applicazione di una linea politica che sottostà completamente a questo tipo di dipendenza e glissano totalmente sulle condizioni disumane con cui vengono estratte nei Paesi in via di sviluppo, in Africa soprattutto.
E mentre la Cina ha stretto accordi di produzione mineraria con 70 Stati, l'Unione europea è in clamoroso ritardo. Se consideriamo il peso degli investitori europei che hanno nelle compagnie mondiali soggetti attivi nell'estrazione di materie prime strategiche e delle terre rare, siamo a zero investimenti. Gli investitori di Stato cinesi pesano il 73 per cento, quelli americani il 17 per cento, mentre gli europei sul litio sono al 2 per cento, sul cobalto al 4 per cento e sul nichel al 19 per cento. Tra l'altro, sono accordi di sostegno a investimenti russi realizzati con triangolazioni finanziarie su Cipro.
Anche se ridotti al minimo i tempi di avvio, le attività di produzione mineraria a livello europeo e, dunque, italiano, avranno effetto tra qualche anno e non saranno in grado di coprire i fabbisogni e probabilmente nemmeno gli obiettivi del . Dunque, c'è bisogno del ritorno a politiche industriali e c'è bisogno di una strategia che chiami a raccolta gli investitori pubblici e privati europei, per assicurare la quantità di capitali necessaria ad acquisire quote di controllo e partecipazioni tali da garantire sia le nostre industrie sia la decarbonizzazione. E, siccome questo decreto va in tal senso, avrà il nostro voto favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, altro giorno e un altro decreto-legge. Oggi più che mai siamo al cospetto di un decreto che contiene tanti paradossi. Il primo riguarda i rapporti tra il provvedimento in esame e la legge bandiera di questa maggioranza. Sì, colleghi, sto parlando proprio dell'autonomia differenziata. Non riesco davvero a comprendere la linea seguita dal Governo, che, da un lato, continua a promuovere leggi accentratrici, come in questo caso, mentre, dall'altro, consente alle regioni di chiedere maggiore autonomia in tante materie di interesse strategico-nazionale, tra le quali, pensate un po', anche la salvaguardia delle materie prime critiche.
Come si può pensare di salvaguardare un interesse unitario nazionale avallando una frammentazione normativa? La risposta a questa domanda è molto semplice: non è possibile. Non lo direte, lo sappiamo, ma anche voi colleghi della maggioranza ne siete assolutamente consapevoli, così come ne è consapevole lo stesso Governo, tanto da dirlo a chiare lettere in questo provvedimento. Quindi, mentre le regioni potranno chiedere maggiore autonomia e competenza in 23 materie, questo decreto crea un Punto unico nazionale di contatto e accentra le competenze in capo al Ministero dell'Ambiente.
A proposito, colleghi, che fine ha fatto il Ministero dell'Ambiente ? Quando si assegnano nuove funzioni a un dicastero, di solito questo viene coinvolto nel procedimento legislativo, ma, evidentemente, il peso del Ministro Urso all'interno della maggioranza è stato tale da superare finanche il rapporto di competenze tra i Ministeri. Accortosi di questo smacco, il Ministero dell'Ambiente ha già annunciato l'adozione di un nuovo proprio decreto. Allora, colleghi, di cosa stiamo parlando? Dell'ennesima lotta di potere interna alla maggioranza? È così che pensate di fare del bene a questo Paese? E allora permettetemi, quindi, di stigmatizzare la scelta di limitare il coinvolgimento decisionale del Ministero dell'Ambiente soltanto a un momento successivo e dandogli un peso del tutto irrilevante e annacquato all'interno dell'ennesimo comitato tecnico, istituito per finalità poco chiare, e che, quindi, alla fine sarà soltanto l'ennesimo nuovo poltronificio di questa maggioranza .
Se tale decisione rappresenta una vera e propria anomalia nell'iter legislativo che trova oggi il suo epilogo, trovo assurda la scelta di non sottoporre le concessioni relative a materie prime critiche a VIA e VAS. Vi siete rifiutati di ascoltare persino i pareri dei tecnici, ma credo che chiunque sia in grado di avvedersi della follia normativa di escludere l'apertura di una miniera da una valutazione dell'impatto ambientale sul territorio circostante.
In poche parole, ci state dicendo che l'estrazione di materiali, con tutto ciò che essa comporta - ad esempio, il frequente passaggio di mezzi pesanti -, non ha un impatto sui beni architettonici, sui beni archeologici, sui beni culturali o sugli aspetti urbani e sulla viabilità. Ma quello che è ancora più grave è l'avere così escluso il coinvolgimento degli enti locali, le cui comunità subiranno gli effetti di tali decisioni, bocciando persino gli emendamenti sulla bonifica dei territori una volta esaurita l'attività delle miniere.
Ma perché escludere la VIA e la VAS? Se la risposta risiede nella scelta di non aggravare ulteriormente i tempi dei procedimenti, allora forse dovremmo chiederci il motivo per cui i tempi di un provvedimento di VIA e VAS sono così dilatati. C'entra forse qualcosa la commissione tecnica VIA, recentemente e frettolosamente rinnovata? Una commissione che dovrebbe avere al suo interno componenti tecnico-scientifiche, e che, invece, in diversi casi si ritrova all'interno componenti privi di reali competenze in materia. Ma neanche davanti a tutto questo riusciamo ad essere stupiti.
Stiamo parlando di una maggioranza che, a più riprese, ha dimostrato di non credere nella scienza, lo abbiamo visto durante la pandemia. Quale sarà il prossimo passo, le teorie terrapiattiste? L'irragionevolezza normativa di questo provvedimento investe tanto gli aspetti di merito quanto di metodo. Partiamo dal fatto che non si fa distinzione tra le materie prime, quindi tutte vengono trattate allo stesso modo, a prescindere dalle difficoltà di estrazione e dal rischio di depauperamento, una scelta quantomeno singolare. Inoltre, come sappiamo, sul tema delle materie prime critiche è stato da poco emanato un regolamento europeo e, quindi, un atto già esecutivo in tutti gli Stati, che contiene numerose deleghe alla Commissione europea e che, pertanto, sarà nel tempo integrato.
A questo punto mi domando e vi domando: ma chi vi ha chiesto di fare questo decreto? Qual è la di questo provvedimento? Perché la decretazione d'urgenza, per l'ennesimo decreto vuoto ? Nell'articolato sembra che il tema delle materie prime critiche sia stato solo un pretesto per creare organi di dubbia efficacia e per un riparto di poteri all'interno della stessa maggioranza. Un decreto-legge non può essere lo strumento idoneo ad affrontare un tema così complesso, che richiederebbe, innanzitutto, una visione di cui questo Governo è, evidentemente, sprovvisto. Occorre favorire la progettazione di alternative innovative, destinate a ottimizzare il consumo delle materie critiche e il loro recupero, puntando sull'economia circolare.
Dico al Ministro Urso - che purtroppo non si è degnato di venire in Aula, ma magari mi ascolterà da non so dove - che dovrebbe sapere che, in questo modo, andrebbe anche incontro alle richieste delle imprese che, nonostante un Governo ostile ai temi della transizione ecologica e dell'economia circolare, continuano a rendere l'Italia uno dei Paesi più avanzati e innovativi in questo settore. Pur sapendo che in entrambi i casi si tratta di processi necessari e incontrovertibili, continuate a ridurre il dibattito a una guerra di ideologie, diventando schiavi delle vostre stesse contraddizioni. Mi viene in mente la recente proposta del centrodestra siciliano, di istituire il reddito di cittadinanza o il disegno di legge, frettolosamente ritirato, contro la parità di genere nel linguaggio.
Con i nostri emendamenti abbiamo cercato di supplire alla totale assenza di visione di questa maggioranza: anche in questo caso ne avete fatto una questione di ideologia e così avete deciso di bocciare ogni proposta, non solo del MoVimento 5 Stelle, ma anche delle imprese e dei consorzi che hanno nuovamente chiesto l'adozione, per esempio, di decreti , importante per l'ampliamento del riciclo delle materie prime seconde; vi siete schierati persino contro sugli incentivi alle imprese in tema di , per porre il fine vita circolare come primo obiettivo di progettazione, come richiesto anche da Confindustria, dimenticando, anche qui, che esiste già una direttiva europea in materia. Soltanto chi, come questa maggioranza, ha una visione limitata può pensare che si tratti di temi estranei a questo decreto: basterebbe poco a comprendere che la tutela delle materie prime critiche parte proprio dal contenimento del loro utilizzo e dal loro riciclo.
Ma siete andati anche oltre, cassando gli emendamenti per garantire la formazione dei lavoratori che saranno impiegati per l'estrazione delle materie prime: un fatto gravissimo e pericoloso, considerata l'assenza di adeguata specializzazione, in ragione della ridotta diffusione del fenomeno. Avete glissato sui progetti in mare, sui quali, invece, deve esserci chiarezza: da nessuna parte al mondo sono autorizzate estrazioni di questo tipo in mare. Se non volete ascoltare il MoVimento 5 Stelle, leggete cosa dice ISPRA. Insomma, durante l'iter legislativo di questo decreto, purtroppo abbiamo avuto l'ennesima prova di una maggioranza in totale confusione, in grado soltanto di esprimere una linea politica ondivaga e, a tratti, persino contraddittoria. Davanti all'ennesima occasione sprecata nell'ambito di un tema così rilevante, come quello oggi in discussione, non posso che annunciare il voto contrario del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi affrontiamo un tema cruciale per il nostro Paese, cioè le materie prime critiche. Queste risorse sono fondamentali per la nostra economia, influenzano settori chiave come l'energia, l', la tecnologia, il campo medico, la difesa e l'aerospazio. L'Italia, purtroppo, dipende fortemente dalle importazioni di queste materie, creando una vulnerabilità strategica significativa. Infatti, sappiamo bene che in questo momento l'Italia non dispone di risorse naturali sufficienti per soddisfare la domanda interna di materie prime critiche. Questa carenza da tempo ci costringe a dipendere da Paesi extra Unione europea, spesso instabili politicamente ed economicamente. Durante la pandemia e con i conflitti in corso nello scenario mondiale abbiamo visto come le interruzioni delle catene di approvvigionamento possono rallentare la nostra produzione e limitare le nostre capacità industriali. Inoltre, le rigide politiche ambientali europee e italiane, sebbene importanti per la sostenibilità, oggi rendono l'estrazione mineraria più costosa e più complessa. Inoltre, la mancanza di infrastrutture tecnologiche avanzate e la limitata capacità di lavorazione delle materie prime aggravano questa situazione.
Vediamo ora come questa dipendenza impatta su importanti settori strategici. Nel settore energetico la produzione di energie rinnovabili da pannelli solari, turbine eoliche e batterie richiede materiali critici come il litio, il cobalto e le terre rare. La mancanza di una produzione interna aumenta i costi e rende l'Italia vulnerabile alle fluttuazioni del mercato globale, ma, soprattutto, ci rende fortemente dipendenti dalla Cina, che riesce a produrre prodotti finiti a basso costo.
Il settore della mobilità, in particolare con la transizione verso i veicoli elettrici, dipende fortemente dalle batterie agli ioni di litio. La scarsità di queste materie può limitare la produzione di veicoli elettrici, aumentare i costi per i produttori italiani, spingere a scelte di delocalizzazione, compromettendo la nostra competitività nel mercato globale e cedendo sempre di più fette di mercato, sempre alla Cina.
Anche l'industria tecnologica ed elettronica soffre di questa dipendenza. La produzione di dispositivi elettronici come e computer richiede terre rare e metalli preziosi. La carenza di queste materie prime può influenzare negativamente la competitività dell'industria tecnologica italiana, che stiamo sostenendo fortemente anche con il PNRR.
Nel settore della difesa e dell'aerospazio i materiali altamente specializzati sono essenziali per i sistemi innovativi avanzati e la dipendenza dall'importazione può compromettere la nostra capacità di rispondere rapidamente alle esigenze strategiche anche legate alla difesa.
Infine, abbiamo l'industria manufatturiera italiana, dove siamo riconosciuti come eccellenza nel mondo. Fa parte del la produzione di macchinari avanzati e di componenti industriali che dipendono, anch'essi, dalle materie prime critiche. La mancanza di accesso diretto a queste risorse può rendere le nostre aziende meno competitive. Siamo ingegnosi nella progettazione e rischiamo di compromettere la produzione, con la conseguente fuga di cervelli e con il prezioso patrimonio di che dobbiamo mantenere nel nostro Paese.
È proprio in questo scenario che si inserisce questo decreto-legge. Ricordiamo che il 13 novembre scorso il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla proposta di regolamento che istituisce un quadro per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. Il regolamento proposto dalla Commissione definisce un elenco di 34 materie prime critiche, comprese 17 materie prime strategiche, e stabilisce obiettivi per accrescere il controllo dell'Unione europea relativamente a queste sostanze: il 10 per cento per l'estrazione, il 40 per cento per la trasformazione e il 25 per cento per il riciclo. A tal fine, viene richiesta per i progetti strategici di estrazione una procedura di autorizzazione rapida e semplificata, di cui si deve occupare il punto unico di contatto nazionale.
Viene richiesta, inoltre, un'analisi dei rischi di eventuali dipendenze, piani di esplorazione degli Stati membri, maggiori investimenti nella ricerca, nell'innovazione e nelle competenze, come anche nella protezione dell'ambiente, attraverso promozione della circolarità e sostenibilità delle materie prime. Sulla scena mondiale, il regolamento individua misure per diversificare le importazioni di materie prime critiche, in modo da garantire che nessun singolo Paese terzo fornisca oltre il 65 per cento del consumo di ciascuna materia prima strategica per l'Unione.
La Lega in Europa ha votato favorevolmente a questo accordo raggiunto, che mantiene gli obiettivi generali della proposta originaria, che mira a risolvere il tallone d'Achille della dipendenza europea dalle materie prime fondamentali per l'industria, rafforzando diversi elementi, come l'inclusione dell'alluminio nell'elenco delle materie prime strategiche, che ora contiene, dunque, 33 materie critiche e 17 strategiche. Il gruppo Lega supporta pienamente gli obiettivi di questo nuovo regolamento, sperando che non sia troppo tardi e troppo poco quanto stabilito fino a oggi, proprio a fronte della grande domanda dalle nostre industrie di queste materie prime critiche.
A mio avviso l'Europa, per attuare una vera strategia corretta, avrebbe dovuto prima creare le condizioni, le infrastrutture per rendere i nostri Paesi autosufficienti della propria materia critica, per evitare i danni che sta creando con l'accelerazione troppo ideologica voluta dalla sinistra europea e che, di fatto, ha dimostrato di non essere sostenibile dal punto di vista sociale ed economico per il nostro Paese, per le imprese e per le nostre famiglie.
Nel sottosuolo italiano, infatti, sono presenti almeno 15 delle materie prime critiche necessarie per la transizione energetica e ben 3.000 siti da cui poter estrarre materie prime critiche: il litio, il cobalto, la barite sono alcune di esse. Questo decreto ha proprio lo scopo di attivare questi processi. Questo decreto ha lo scopo di superare la frammentazione normativa in materia di ricerca, coltivazione, estrazione, riciclo e trasformazione e dare un nuovo impulso al settore minerario, per rendere la nostra industria meno dipendente da Paesi terzi, individuando progetti strategici che potranno beneficiare della riduzione degli oneri amministrativi e della semplificazione, della riduzione dei termini delle procedure di autorizzazione e dell'istituzione del Punto di contatto responsabile per facilitare e coordinare le procedure, comprese quelle di impatto ambientale.
Ho già descritto in discussione generale i 17 articoli del decreto, entrando anche nel merito degli emendamenti che sono stati accolti e proposti dalla Lega, per i quali ringrazio il Governo.
In conclusione, aggiungo che l'Italia deve sviluppare una strategia integrata per garantire un approvvigionamento stabile e sostenibile di materie prime. Questo include investimenti nella ricerca e nello sviluppo per identificare e sfruttare potenziali risorse minerarie interne, politiche di riciclo avanzato per ridurre la dipendenza dalle importazioni e la creazione di strategiche con altri Paesi - proprio come sta avvenendo in questi giorni con l'incontro che il nostro Premier Meloni sta avendo con il Presidente della Cina - per stabilire un giusto equilibrio nei rapporti economici. Questo rafforzerà la nostra posizione economica, garantendo la competitività e l'innovazione del nostro sistema industriale. Solo con un approccio pragmatico e concreto potremo ridurre la nostra vulnerabilità e costruire un futuro più resiliente e sostenibile.
Concludo, Presidente, ringraziando la Sottosegretaria Bergamotto, che durante i lavori in Commissione ha puntualmente dato risposta a tutte le nostre proposte emendative, accogliendo importanti emendamenti, anche dove c'erano alcune preoccupazioni nostre e dei colleghi in merito al rapporto con le regioni, piuttosto che con riferimento all'ambiente o alla sicurezza sul lavoro. Ecco, su tutti questi punti è entrata nel merito, garantendo che sono già ben ampiamente trattati e garantiti all'interno del regolamento e attraverso le norme nazionali. Pertanto, per tutti questi motivi, esprimo il voto favorevole del gruppo Lega .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'approvvigionamento delle materie critiche e strategiche è un tema da trattare con attenzione per la sua importanza e perché sta diventando sempre più fondamentale per il futuro del nostro Paese e dell'Unione europea.
L'Unione europea persegue, infatti, ormai da un decennio, un approccio all'approvvigionamento di queste materie che sono diventate fondamentali per due cose molto importanti da guardare nel futuro: la transizione verde e la transizione digitale. Garantirne l'approvvigionamento è cruciale per la resilienza economica, la tecnologica e l'autonomia strategica.
Il regolamento sulle materie prime critiche, insieme al regolamento sull'industria a zero emissioni nette e alla riforma dell'assetto del mercato dell'energia elettrica, sono le iniziative legislative chiave del piano industriale del In quest'ottica, l'Unione europea ha approvato proprio il regolamento per il futuro delle catene di approvvigionamento delle materie prime critiche strategiche, per - come dice l'Europa stessa - aumentare e diversificare l'approvvigionamento di materie prime, rafforzare la circolarità, compreso il riciclaggio, e sostenere la ricerca e l'innovazione in materia di efficienza delle risorse e sviluppo di sostituti.
In questo provvedimento - che doveva supplire ad alcune mancanze legislative per meglio applicare il regolamento - di riciclaggio, ricerca e innovazione non si trova traccia. Avete, infatti, limitato la vostra attenzione solo al punto di vista dell'estrazione dei minerali, senza fornire un quadro organico e complessivo che andasse a includere il riciclaggio dei rifiuti elettrici ed elettronici, in un'ottica davvero sostenibile per il futuro. Per farlo, inoltre, non avete usato un percorso legislativo organico, con un lavoro di coinvolgimento delle Camere e con una vera discussione su questo provvedimento che avrebbe dato la visione organica e complessiva del problema.
Avete preferito la via del decreto per mettere una pezza. Un decreto che, come dite voi stessi all'articolo 1, è nelle more di una disciplina organica del settore delle materie prime, mentre sarebbe stato proprio il caso di cogliere l'opportunità per strutturare quella disciplina organica a cui voi stessi vi riferite .
Non si capisce, infatti, quali siano le motivazioni che giustificano i requisiti di necessità e urgenza. Il regolamento è stato pubblicato ad aprile e già prevede tutti gli applicativi necessari, dando quindi al nostro Paese la possibilità di percorrere un vero e proprio percorso, con provvedimenti legislativi che l'ordinamento nazionale prevede come deputati al recepimento della normativa comunitaria, e discutendo, durante la formazione del provvedimento, di un adeguato coinvolgimento delle regioni, che diventano un punto fondamentale di questa normativa, di cui, però, vi è pochissima traccia nel decreto.
Le disposizioni contenute in questo provvedimento lasciano, infatti, vari interrogativi critici sulle competenze regionali e sulla partecipazione effettiva delle comunità locali alle decisioni che influenzano direttamente il loro territorio e il loro futuro. Sembra chiaro che, con questo provvedimento, non si tenga conto del coinvolgimento delle regioni, supportando un dialogo costruttivo con i territori, un partenariato effettivo con le comunità e un dialogo serio.
Abbiamo, infatti, evidenziato più volte che siamo, con questo decreto, all'accentramento di alcuni poteri finora di competenza regionale. Una scelta che troviamo incoerente, alla luce del fatto che, proprio un mese fa, in quest'Aula, ci avete fatto votare in notturna la vostra riforma sull'autonomia differenziata, con cui volete conferire alle regioni poteri su 23 materie, inclusa anche l'energia, mentre in questo provvedimento andate nella direzione opposta, mancando di una corretta valorizzazione del ruolo delle stesse e del territorio .
Avete, infatti, riportato a livello di Governo centrale alcune delle competenze regionali proprio in materia di programmazione territoriale, disattendendo il principio di leale collaborazione tra regioni e Governo. Si rischia, quindi, di determinare un vero e proprio scontro istituzionale. Vi invitiamo a prestare attenzione a questo, perché la vostra linea è sempre meno chiara agli italiani. Da una parte, dite che volete dare autonomia alle regioni, dall'altra, centralizzate al massimo i poteri dello Stato in questo provvedimento, così come in altri.
Se voi stessi siete contro l'autonomia differenziata, allora venite con noi a raccogliere le firme per il referendum contro l'autonomia differenziata, così poi gli italiani stessi potranno esprimersi sull'idea che vogliono di Governo e di Stato, e indicarvi una strada, perché voi, evidentemente, una strada chiara, non l'avete .
Come ho già menzionato, riteniamo che lo stesso decreto abbia, poi, un eccessivo sul processo di estrazione, con forti preoccupazioni riguardo alla mancanza esplicita di norme in materia di VIA e di Vinca e alla mancanza completa di coraggio e di visione per incidere su recupero, riciclaggio e trasformazione. Lo abbiamo fatto presente più volte, ma ci avete negato anche l'enunciazione di principio nei confronti del riciclaggio nel primo articolo del provvedimento; ci avete negato l'attenzione ad alcune pratiche, come il , una disciplina che, di fatto, non è inserita, ma è una disciplina che ci vorrebbe, invece, sul riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche. Avete fatto qualche emendamento di maggioranza all'ultimo, ma tutte le osservazioni corrette dell'opposizione, che cercavano di dare una visione organica sul futuro dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche non le avete considerate.
Il decreto, così come concepito, non presenta, quindi, iniziative specifiche finalizzate al raggiungimento di previsti per l'approvvigionamento di materie prime critiche da riciclo, da rifiuti e da scarti produttivi. E andate a creare un Comitato tecnico per le materie prime critiche focalizzato sull'attività di ricerca e di estrazione, invece di guardare anche a tutto il resto della filiera, un Comitato nel quale, come abbiamo fatto notare più volte attraverso gli emendamenti, attraverso gli ordini del giorno, mancano rappresentanti del mondo della ricerca, dell'associazione professionale, del mondo dell'industria, manca un'attenzione verso chi può darvi una vera capacità di guardare al futuro con la ricerca e l'innovazione e manca l'attenzione verso i lavoratori.
Su questa materia, però, aveva finora lavorato il Tavolo nazionale di lavoro per le materie prime critiche, operativo da gennaio 2021, che questo decreto va a cancellare. Del resto, come abbiamo già fatto notare, il Ministro Urso, ormai, ci ha abituato a questa modalità di smontare strutture esistenti, sostituendole con altre, ovvero sostituendo i componenti, cioè cercando ogni occasione utile per rimediare qualche poltrona in più.
Torniamo alla domanda: perché rimandare a un successivo provvedimento quello che, invece, poteva essere fatto in maniera organica e condivisa, attraverso il giusto dibattito parlamentare, per garantire un coinvolgimento significativo, favorire l'accettabilità sociale, la partecipazione attiva delle comunità interessate, la creazione di canali di comunicazione ricorrenti con le comunità, le organizzazioni locali, le parti sociali, le autorità competenti? Forse perché si voleva accelerare per accentrare e, forse, si voleva dare e pensare qualche poltrona in più.
In conclusione, ci presentate un provvedimento sgangherato, raffazzonato, magari ottimo a piazzare alcuni amici, ma che manca dell'ambizione necessaria a questo Paese, che trascura gli enti locali e contraddice la vostra stessa azione di Governo. Un provvedimento che, alla fine, nel metodo soprattutto, ma anche nella sostanza, non può trovarci d'accordo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Grazie, Presidente. Governo, colleghi, il decreto-legge in esame affronta un tema di fondamentale importanza per il futuro del sistema produttivo nazionale e lo traghetta verso una dimensione di maggiore resilienza nei confronti degli economici, anche determinati da motivi geopolitici. Questo perché, come ormai ben sappiamo, le materie prime critiche sono caratterizzate da elevata importanza economica e sono ad alto rischio di approvvigionamento, anche in conseguenza delle varie instabilità geopolitiche. Un decreto-legge, questo, che è perfettamente collocato nel quadro delle iniziative che il Governo Meloni ha messo in atto per garantire al Paese di affrontare le sfide principali dal punto di vista climatico e che raccoglie le indicazioni del regolamento UE dello scorso aprile.
L'Unione europea stima che, al 2030, l'Europa avrà bisogno 18 volte in più di litio e 5 volte in più di cobalto, rispetto ai consumi attuali, per la fabbricazione di batterie per veicoli elettrici e stoccaggi di energia. Come è noto, queste materie si trovano all'interno degli , nei , nelle lampade, negli dei computer, ma sono anche alla base di fibre ottiche e di molte apparecchiature mediche, nelle batterie per le auto elettriche. Costituiscono magneti permanenti, sensori elettrici, convertitori catalitici indispensabili per la produzione di tecnologie , come turbine eoliche e pannelli fotovoltaici.
In generale, quindi questo decreto, che segue il regolamento dell'Unione europea, cerca di garantire un adeguato sistema di approvvigionamento di metalli e minerali che, per la loro dislocazione geografica e per problemi nelle negoziazioni commerciali fra Paesi, nonché per la sussistenza in aree geografiche turbolente, non sono facilmente accessibili.
Se riflettiamo sul fatto che le materie prime critiche sono per lo più estratte al di fuori dell'Unione europea, risulta chiaro - e questo è un punto fondamentale sul quale confrontarci - che nei prossimi anni l'Europa potrebbe trovarsi nella impossibilità di perseguire gli ambiziosi obiettivi relativi alla transizione ecologica e a quella digitale. Questa non è una posizione politica, è un fatto sul quale siamo stati, credo - ho ascoltato tutti gli interventi - tutti d'accordo. Attualmente, solo una piccola quantità della produzione di tecnologie pulite, infatti, è situata negli Stati Uniti o nell'Unione europea; mentre la Cina domina la produzione dei settori chiave della transizione energetica - solare, eolico e produzione di batterie - con più dell'80 per cento della capacità mondiale. La verità è che se solo la Cina interrompesse la fornitura di terre rare e di materie critiche strategiche all'Europa, da qui al 2030 sarebbero a rischio 241 gigawatt di eolico e 33,8 milioni di veicoli elettrici, rendendo semplicemente impossibile il raggiungimento degli obiettivi legati alle linee guida europee sulla transizione.
I previsti nel regolamento UE dell'aprile scorso sono totalmente recepiti da questo decreto: ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse minerarie presente nei sottosuoli nazionali, snellimento dei relativi iter autorizzativi, rafforzamento della circolarità, sostegno alla ricerca e all'innovazione, per una migliore efficienza delle risorse e per lo sviluppo di materie sostitutive. Il Governo italiano ha accolto con urgenza, con la dovuta urgenza secondo noi, questa necessità con l'emanazione di questo decreto. Un provvedimento che interviene in diversi ambiti e reca disposizioni finalizzate a questi , assolutamente finalizzate a questi . Un provvedimento che innanzitutto ci consente di recuperare una parte importante dell'industria italiana, quella mineraria, ferma da decenni, un periodo di tempo in cui il mondo e altri Paesi europei non sono stati a guardare, mentre in Italia si è passati da circa 3.000 siti minerari censiti negli anni precedenti agli attuali 76 che, tra l'altro, producono sostanzialmente fosfati utili all'industria vetraria o ceramica, ma che certo non compensano il fabbisogno di materie critiche e strategiche.
Io ho ascoltato attentamente molti interventi. Voglio ricordare che, su questo provvedimento, ovviamente non è stata posta la fiducia, e quindi abbiamo avuto in Aula la possibilità di approfondirlo. Ci sono state più di 60 audizioni in Commissione, ore di votazioni in Commissione stessa, con l'accoglimento anche di parecchi emendamenti dell'opposizione. Non capisco il motivo per cui, soprattutto da parte di chi si dice difensore delle tematiche ambientali, oggi arrivi un voto contrario a un decreto come questo che, ripeto, il Parlamento, la Camera ha potuto tranquillamente approfondire, esaminare e anche emendare. Le criticità che si rilevano, poi, sono veramente fuori luogo. Il primo argomento è il discorso ambientale, cioè il fatto che questo decreto non tutelerebbe l'ambiente. Bene, io voglio ricordare che questo decreto è l'emanazione di un regolamento UE. Mi pare che in Europa i partiti, alcuni dei partiti, segnatamente il PD, che non voteranno questo decreto facciano parte della maggioranza; il che significa dire che voi in Europa l'ambiente non lo tutelate .
Ne prendiamo atto ma non è così, però, in questo caso . Non solo, all'interno del decreto si danno dei compiti di vigilanza e di controllo a ISPRA che sono determinanti. Voglio ricordare che ISPRA è l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: come si fa a dire che un organismo di questo tipo non ci tutela? Non credo che sia serio.
L'altra criticità riguarda il riciclo, il famoso problema del riciclo, che è sicuramente esistente. Ora, in Italia veramente siamo abbastanza bravi in questa tematica, ma non sicuramente per i RAEE, ossia per i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Siamo in ritardo e ha ragione il collega Benzoni quando prima diceva che questo è un tema che i Governi che si sono succeduti negli ultimi anni si sono dimenticati completamente. Il Governo Meloni no: lo fa e lo fa con serietà, tenendo conto, prima di tutto, del fatto che per realizzare degli impianti per lo smaltimento di questi rifiuti e, quindi, per riciclarli, servono leggi che consentano alle aziende di operare in Italia. Ed ecco la prima contraddizione: se non si accorciano i tempi, se non si semplificano le procedure - come fa questo decreto -, come si fa a proporre alle aziende di realizzare impianti di riciclo? Attenzione: è stato stimato che in Italia saranno necessari sette impianti per riciclare correttamente il quantitativo crescente di rifiuti da qui al 2040, per un investimento complessivo stimato in 336 milioni di euro.
Allora, intanto ci auguriamo che nelle fasi operative successive a questo decreto, non insorgano logiche, da parte vostra, votate al solito immobilismo.
Dunque, ancora sul riciclo dei materiali, non è vero che il Governo non è stato disponibile. Voglio ricordarvi, anzi, che il Governo proprio oggi in Aula ha accolto un emendamento di Fratelli d'Italia sul riciclo dei materiali da pannelli fotovoltaici a fine vita, uso che dimostra che, ove ci siano proposte fondate e fattibili in termini di riciclo, il Governo è il primo ad accoglierle.
Altra criticità inesistente è il mancato coinvolgimento delle regioni: questo è un tema veramente contraddittorio perché la lettura può essere fatta anche all'inverso. È stato spiegato che la necessità di accelerare le procedure e di rimettere in moto la macchina comporta dei passaggi semplificati ma le regioni non sono assolutamente state estromesse. Infatti, seppure il regolamento europeo prevedeva che venissero raccolte le competenze in capo agli Stati nazionali, anche grazie a degli emendamenti, è stato rafforzato ulteriormente il coordinamento con le regioni: tre rappresentanti inseriti nel Comitato tecnico, l'attribuzione di funzioni di vigilanza e controllo sui progetti di ricerca. Sono sempre gli enti territoriali competenti che, in caso di irregolarità e di inosservanza, dispongono l'interruzione dei permessi di ricerca. Quindi, è falso. Poi, per converso, scusate: la motivazione dell'accentramento sull'organo statuale è ben spiegato, ma che siano proprio quelli che stanno raccogliendo le firme contro l'autonomia differenziata a presentare decine di emendamenti per ridare alle regioni un ruolo, pare veramente contraddittorio
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Per venire al nocciolo: bisogna uscire dalle logiche NIMBY: chi dice soltanto dei “no” è contro la salvaguardia ambientale, è contro l'ambiente. Allora, in base a queste considerazioni, il gruppo di Fratelli d'Italia esprime il suo voto favorevole al decreto in discussione
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1930-A: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2024, n. 84, recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche di interesse strategico".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Era il 18 agosto del 2022 - all'epoca vi era il Governo Draghi - quando quest'Aula approvò una legge delega sul tema del superamento dell'uso degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti di questo Paese. Una legge delega che passò con un voto a larga maggioranza, anche con alcuni gruppi che oggi siedono nella maggioranza attuale di Governo: una delega di 6 mesi. Il Governo Meloni ha poi allungato questa delega portandola a 24 mesi: delega, quindi, che scadrà fra pochi giorni, il 18 agosto. Eppure, di questa legge delega si sono perse le tracce. Non si sa...
PRESIDENTE. Colleghi, non so voi, ma noi non avremmo finito di lavorare. La seduta è in corso e pretende silenzio in Aula. Prego, onorevole.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Di questa delega - dicevamo - si sono perse le tracce. Mancano pochi giorni per poterla attuare nei tempi prestabiliti e speriamo che si possa fare, vista proprio la sua importanza. Nel mentre, ci sono delle esperienze virtuose di alcuni circhi come il Circo Medrano che ha festeggiato il 160° anno di età, rivoluzionando il suo spettacolo senza animali. Quindi, con questo intervento rivolgo un appello al Governo e al Ministro Sangiuliano, perché applichino questa legge delega.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Anche ieri la Sardegna ha vissuto una giornata pesantissima sul fronte degli incendi. Bonorva, Senorbì, Alghero, Isili, Orune e Nuoro, la mia città. Centinaia di ettari sono andati in fumo; aziende agricole devastate; persone evacuate; attività commerciali distrutte dalle fiamme. Dal 1° gennaio al 22 luglio di quest'anno, gli incendi in Sardegna sono stati 1135.
I Vigili del fuoco e anche gli uomini e le donne della macchina antincendio, ma soprattutto i Vigili del fuoco, stanno pagando un prezzo altissimo in termini di sacrifici e di rischio troppo elevato di perdere la vita, rischiando la vita ogni momento.
Eppure, ancora oggi scontano una discriminazione retributiva rispetto ad altri Corpi del comparto sicurezza. Ieri, in Sardegna, tre vigili del fuoco sono finiti in ospedale. L'intervento dei mezzi aerei è stato, è e sarà sempre più fondamentale per il contrasto agli incendi. Ma, Presidente, c'è un rischio che si aggiunge a quello concreto degli incendi boschivi ed è legato alla presenza delle torri degli aerogeneratori, che ostacolano l'arrivo dei mezzi di soccorso e, in alcuni casi, influiscono negativamente sull'efficacia degli interventi di spegnimento, fino ad impedirne l'intervento. Questo lo dice il Corpo forestale dello Stato.
Per questa ragione, oggi ho presentato una proposta di legge che dà alle regioni la possibilità, in base ed in ottemperanza ai piani annuali di rischio incendi, di impedire la realizzazione di centrali eoliche nelle aree interessate dal rischio incendi.
Io mi auguro che il Governo e la maggioranza - visto che, in questi giorni, in Sardegna, ho sentito anche delle esternazioni al riguardo da parte di qualche esponente - consentano un celere incardinamento della proposta di legge e, nel primo provvedimento utile, l'accoglimento di un analogo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per ribadire un concetto che prima è stato reso noto dal collega Grimaldi e anche per replicare a chi ha accusato il collega Grimaldi di sciacallaggio: ci riferiamo al caso dell'orsa Kj1. Io ero già intervenuto in quest'Aula per chiedere di fermare un personaggio, il presidente della regione.
Tra l'altro, per stessa dichiarazione del Ministro Pichetto Fratin che voglio rileggere: “Comprendo lo stato d'animo degli amministratori e della popolazione, ma oggi viviamo gli effetti di un errore del passato dovuto a un'incauta scelta di sfruttamento turistico dell'immagine dell'orso in Trentino, compiuta 25 anni fa”. Venticinque anni fa nessuno si è fatto problemi di portare questi orsi in questo , dopodiché, adesso, con la stessa spregiudicatezza con cui sono stati immessi, li abbattete senza pietà , anche orse con dei cuccioli, e dite a chi difende l'idea della vita e del rispetto nei confronti degli animali di essere uno sciacallo. Sciacallo senza cuore è chi ammazza gli animali, perché lo può fare nei confronti di chiunque, senza una ragione, solo per la goduria di vedere soffrire il prossimo, in questo caso gli animali. Non possiamo non pensare che sia un , d'altronde c'è chi si è sempre divertito a fare le braciate con le carni d'orso. Noi, invece, riteniamo che questa vicenda, sostenuta anche dal Ministro Pichetto Fratin, che si è reso conto dell'incredibile azione, anche amministrativa, da parte di questo presidente della regione, sembra avere una sola missione: ammazzare le mamme orso! Ebbene, noi difendiamo, con tutte le nostre forze, il diritto di questi animali a vivere, perché loro sono innocenti; chi li ammazza sicuramente no !
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 924 - Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale (Approvato dal Senato). (C. 1691)
: ROSCANI.
2.
BONETTI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto. (Doc. XXII, n. 23-A)
: PAOLO EMILIO RUSSO, per la I Commissione; BONETTI, per la XII Commissione.
3.
BORRELLI: Modifica all'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di applicazione del premio minimo su base nazionale, ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni. (C. 695-A)
: DE BERTOLDI.
4.
TONI RICCIARDI ed altri: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero. (C. 960-A)
Relatrice: GARDINI.
5.