PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
STEFANO VACCARI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere un'informativa urgente al Ministro per lo Sport, Andrea Abodi, in merito a quanto potrebbe accadere domani. Mi riferisco alle olimpiadi di Parigi, in particolare alla competizione sportiva di quella che una volta si definiva la “nobile arte”, ma, Presidente, penso che ci sia qualcosa veramente di poco nobile nel vedere un'atleta donna, in questo caso un'atleta azzurra, italiana, Angela Carini, competere e salire sul con un'altra atleta, oggi donna, nata uomo, che qualche mese fa era stata esclusa da una competizione sportiva, che però era afferente ai campionati mondiali di pugilato, mentre domani può gareggiare. Allora, non faccio commenti, chiedo soltanto se, nel nome di un principio, giustissimo, dell'inclusività, sia consentito a una persona che ha ancora la veemenza fisica di un uomo - e le immagini parlano chiaro - e che ha ancora i cromosomi XY, di poter gareggiare in un contesto dove lo spirito è quello olimpionico, dove l'importante è partecipare, ma non vincere, e dove mi chiedo se davvero non siano stati oltrepassati determinati limiti della decenza, della scienza e della dignità, del rispetto dei diritti delle donne.
Perché guardate, colleghi, in quest'Aula, che rappresenta la democrazia, dove tutti meritoriamente si battono per l'inclusività e per le pari opportunità, ritengo veramente indecorosa questa deriva alla quale noi stiamo assistendo, e questo lo dico da una posizione chiara, precisa. Vorrei capire dal Ministro per lo Sport Abodi quali siano le motivazioni reali alla base di questo cambiamento di parametri e se la delegazione italiana non intenda dare un segnale forte, come hanno fatto altre delegazioni straniere, perché questa non è inclusività, questa per me è follia ideologica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Perissa. Ne ha facoltà.
MARCO PERISSA(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo sempre sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento. Condivido le riflessioni che abbiamo ascoltato, non è chiaramente un tema che riguarda gli argomenti dell'inclusività, ci mancherebbe altro, tutt'altro, quello dell'inclusività costituisce un valore anche tipico del mondo dello sport, soprattutto in un contesto olimpico. Viene, però, da chiedersi, anche non soltanto da un punto di vista etico, valoriale e sportivo sulla trasparenza della competizione, se effettivamente la nostra atleta sia messa nelle condizioni di competere nelle stesse condizioni con la sua avversaria, perché c'è anche un tema di pericolosità.
Leggevo sui giornali di un'altra atleta straniera, non italiana, che ha affrontato la pugile in questione, che riscontrava che, in 14 anni di attività professionistica, non era mai stata colpita con tanta violenza, e che i colpi che aveva subito in quell'incontro le avevano fatto molto male. Quindi c'è un tema di opportunità sportiva, c'è un tema proprio di sicurezza da questo punto di vista e c'è un tema di regolarità della competizione. Lo dico da parlamentare e lo dico anche da italiano, nel vedere, sinceramente, una nostra atleta messa nelle condizioni di dover affrontare - ripeto, non è un tema di inclusività - un'atleta che dalla competizione mondiale di pugilato era stata esclusa per gli stessi motivi per cui alle olimpiadi è stata ammessa.
Allora, c'è anche una discrasia importante nei meccanismi di valutazione tra differenti competizioni. Ripeto, condivido le riflessioni fatte dal collega Sasso. Forse, alla ricerca di una inclusività giusta, legittima e sacrosanta, questa volta si è superato un limite che va in contraddizione anche con altre importantissime competizioni di livello mondiale che si erano espresse in maniera diametralmente opposta al Comitato olimpico internazionale. Per noi sarebbe importante che il Governo, attraverso il Ministro per lo Sport, prendesse una posizione su questo tema .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il presidente Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, Presidente, si tratta, ovviamente, di un altro argomento. Intanto, perché penso che lo sport debba essere lasciato fuori da questa rappresentazione di alcuni colleghi che abbiamo sentito, ma anche perché credo che ci siano altre priorità di cui questo Parlamento dovrebbe occuparsi. Quindi, intervengo per chiedere, ribadire, la richiesta che già ieri ho fatto, a nome del mio gruppo, al Governo di riferire immediatamente in Aula sulla situazione in Libano anche alla luce dei fatti che si sono verificati questa notte e che aumentano la preoccupazione per un rischio di del conflitto in quella regione, con potenziali effetti incontrollabili e devastanti.
Credo che questo dovrebbe essere l'obiettivo di un Parlamento che vuole occuparsi e che chiede al Governo di svolgere, fino in fondo, il proprio ruolo diplomatico, il proprio ruolo in questo momento. Per fortuna - e mi ricollego solo in questo agli interventi dei colleghi - le Olimpiadi sono sempre un veicolo importante per portare avanti un messaggio di pace. La pace nel mondo non c'è, rischia di perdersi drammaticamente, non da oggi, ma quello che è accaduto questa notte chiede che, in quest'Aula, si svolga una discussione che sia coerente e all'altezza della gravità della situazione. Per questo, chiedo che il Governo intervenga immediatamente e le chiedo di farsi parte attiva, riprendendo la nostra richiesta già formulata ieri
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). Presidente, avevamo anche noi chiesto la parola sullo stesso argomento, quello della collega Braga. Riteniamo che gli eventi di questa notte, di ieri sera, chiedano la presenza del Ministro Tajani in Aula. Quello che è successo in Libano e quello che è successo a Teheran richiedono che ci sia un'informativa del Governo rispetto a due cose, a due fatti che aumenteranno una tensione già elevatissima in Medio Oriente.
Ricordiamo - lo diciamo per noi - che in Libano ci sono le nostre truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite, che hanno un mandato chiaro, ma che sono direttamente coinvolte da tutto quello che succede in quella zona. È importante che il Governo tenga un atteggiamento prudente, lo sta facendo secondo una tradizione che il nostro Paese ha sempre mantenuto, ma in questo senso è importante che il Governo coinvolga le forze politiche, le quali, su questi temi, hanno espresso, anche con voti molto ampi e trasversali, la posizione del nostro Paese. Quindi chiediamo che il Ministro e Vicepresidente Tajani venga in Aula a riferirci su quanto sta accadendo e su qual è la posizione che il Governo sta assumendo in queste ore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, anche noi sosteniamo la proposta dell'onorevole Braga, perché crediamo che l' sia nei fatti; non basta auspicare che non ci sia l', ma quello che si sta verificando è palese. Credo anche che questa informativa debba avvenire tra oggi e domani, Presidente. Il gruppo del MoVimento 5 Stelle, ad esempio, aveva chiesto un'informativa sugli esiti del Vertice NATO già parecchio tempo fa, e la faremo domani.
Vorrei che un'informativa su un tema così imminente e così urgente abbia i tempi dell'imminenza e dell'urgenza, e quindi, tra oggi e domani, il Vice Premier Tajani dovrebbe essere in Aula a discutere con noi. Per cui, se si può fare portavoce con il Presidente, anche il gruppo Italia Viva è a favore .
PRESIDENTE. Onorevole Faraone, già la Presidenza sta prendendo contatti per una richiesta che, da urgente, lei mi ha descritto come urgentissima.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo. Ne ha facoltà.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Anche il MoVimento 5 Stelle si associa alla richiesta fatta dalla collega Braga sulle vicende che stanotte hanno riguardato il Libano, ma in realtà c'è un quadro di in tutto il mondo, che si sta sempre più susseguendo sulla strada e sulla via della guerra. Capiamo, possiamo comprendere, forse, l'intervento del collega per lo sport e le Olimpiadi, però vorrei osservare anche che il Ministro per lo Sport italiano non detta le regole per le Olimpiadi . Lo sport è inclusione, viviamoci le Olimpiadi, concentriamoci sulle priorità del Paese, che sono cose molto più importanti, e sulle informative al Ministro, in questo caso, anzi, urgentemente, sull' anche in Libano, per i fatti accaduti anche stanotte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. A nome di Fratelli d'Italia, anch'io mi unisco alla richiesta di avere un rappresentante del Governo, il Ministro Tajani, che possa riferire su quanto accaduto e su quanto il Governo possa e debba fare nelle prossime ore davanti all'. Mi permetto anche di dire che, già nelle ore scorse, avevamo chiesto la presenza del Ministro Tajani sul tema del Venezuela, che per noi è altrettanto importante e, quindi, auspichiamo che possa essere presente nelle prossime ore, affinché ci possa dare informazioni, sia sul fronte venezuelano sia, ovviamente, su quello mediorientale .
PRESIDENTE. È l'auspicio che la Presidenza sta riportando nelle interlocuzioni già avviate.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1691: Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
Ricordo che, nella seduta dell'8 luglio, si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
Ricordo, altresì, che nella seduta del 24 luglio è stata respinta la questione pregiudiziale di merito Caso ed altri n. 1 presentata.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio), non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123- del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: 1.32, 1.157, 1.235, 1.237, 1.354, 1.01, 2.15 e 2.60 Manzi; 1.65, 1.67, 1.234 e 1.352 Caso e 1.64 Piccolotti.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 segnalati per la votazione.
Prego, relatore.
FABIO ROSCANI, . Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti relativi all'articolo 1.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, io sono contento della presenza del Sottosegretario Delmastro, in rappresentanza del Governo, però, reputerei che fosse utile per i lavori dell'Aula che ci fosse un esponente del Governo che segue la materia.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). È chiaro, però, da questo punto di vista, io chiedo anche che tipo di iniziative intenda prendere la Presidenza, perché con tanta stima e apprezzamento per il lavoro dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, mi sembra sia inopportuno che sia lui a seguire questi lavori e a dare i pareri, pure.
PRESIDENTE. Onorevole Faraone, il Governo, come sa, è presente. Dal punto di vista della presenza che lei auspicava, è annunciato l'arrivo del Ministro Valditara di qui a pochi minuti, comunque, entro le 10,30.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Signor Presidente, in questo caso, ovviamente, sulla presenza del Sottosegretario, che immagino sia stato chiamato all'ultimo momento per tappare qualche buco e lo ha fatto con spirito di servizio.
Però, qui c'è una questione: allora, , è accettabile, ma sta diventando “. Da questo punto di vista, eravamo in Commissione, la scorsa settimana, sul decreto Infrastrutture, con la presenza di Sottosegretari in rappresentanza del Governo di tutti i Ministeri possibili, tranne che di quello delle Infrastrutture e dei trasporti. O siamo in una grande commedia, in cui ognuno fa la sua parte, tanto sappiamo che il Governo respinge, come il relatore, tutti gli emendamenti dell'opposizione, oppure, se c'è la possibilità di discutere e di confrontarsi, lo dico in senso generale, quindi, non riferito specificatamente a questa mattina, io credo che la Presidenza debba assumere un suo intervento molto chiaro nei confronti del Governo, ovviamente al netto delle questioni personali che ci possono sempre essere. Quindi, non è assolutamente, lo ripeto, un attacco riferito ad oggi in quanto tale, però sta diventando un'abitudine che, francamente, snatura, anche quasi da un punto di vista regolamentare, il rapporto tra Parlamento e Governo, tra maggioranza e opposizione.
Auspicheremmo che dalla riapertura si ritornasse ad avere una giusta dimensione di questo rapporto, che prevede la presenza del Sottosegretario del Ministero a cui si fa riferimento con il provvedimento in discussione, per poter avere un dialogo che, ovviamente, può essere anche sempre negativo. Alcune volte sarebbe auspicabile che questo ritornasse ad essere un Parlamento, cioè anche un luogo in cui ci si parla, si dialoga e ci si confronta .
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, vi è una valutazione, come sa, di opportunità, che lei ha sottolineato e che è già stata fatta presente. Lo ribadisco, il Ministro Valditara dovrebbe arrivare di qui a poco.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO AMORESE(FDI). Presidente, mi ha anticipato: il Ministro Valditara è in arrivo. Colgo l'occasione, però, credo a nome di tutta l'Aula, di abbracciare il Sottosegretario Frassinetti che recentemente ha avuto un'operazione . È legittimo che non tutti lo sappiano, evidentemente, non è stata fatta alcuna pubblicità; è un'operazione, quindi, era legittimo che non tutta l'Aula lo sapesse, ma, a questo punto, visto che è stata evocata la sua presenza, ci sembrava giusto dirlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Innanzitutto, esprimo la nostra vicinanza al Sottosegretario Frassinetti e gli auguri di una pronta guarigione, da parte mia e da parte del nostro gruppo; ovviamente, le auguriamo il meglio.
Con tutto il rispetto dei presenti, come membri del Governo, però, reputiamo che, al di là del Sottosegretario, sia necessaria la presenza, qui, da parte del Ministro Valditara, che spero arrivi presto, anche perché c'è da sottolineare che questo Parlamento, su questo provvedimento, è già stato mortificato. Ed è stato già mortificato, perché, mentre si discuteva al Senato ove il provvedimento era incardinato, il Ministro Valditara ha ben pensato di anticiparlo con un decreto ministeriale, che mirava ad attuare quello di cui stiamo discutendo oggi già dal prossimo anno scolastico; quindi, lo sta già portando avanti in barba a tutto quello che possa decidere o meno il Parlamento, nelle due Camere.
Ora, siamo qui, ci boccerete un po' tutto, non c'è stato quasi margine di manovra; anzi, non c'è stato margine di manovra per intervenire su questo provvedimento. Allora, visto che il Ministro Valditara parla sempre di riforme epocali, anche se senza soldi, tra parentesi, però, a questo punto, come minimo garantisca qui la sua presenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Mi scuso con i colleghi, perché, veramente, mi unisco alla discussione sul merito non in modo strumentale. Ma bene ha detto il collega Caso che mi ha preceduto: purtroppo, in Commissione noi abbiamo avuto modo di rimarcare a più riprese come non fosse opportuno affrontare in questo modo un tema così delicato. Ricordo per i colleghi che non sono in Commissione che noi stiamo stravolgendo in modo radicale l'impianto formativo di prima e seconda fascia per i nostri figli e i nostri nipoti, stiamo dividendo in modo molto netto la formazione professionale da quella non professionale.
Ci aspettavamo, quantomeno, visto che il Ministro difende con forza questa scelta, che ci vede tutti fortemente contrari, di poter discutere. Siamo rimasti spiazzati dal decreto che il Ministro ha fatto ignorando la discussione, che ci ha tenuto in Commissione per settimane e settimane. Oggi abbiamo la possibilità di discutere un esiguo numero di emendamenti segnalati a fronte di oltre 400, che erano stati presentati dalle opposizioni. Lo facciamo senza Ministro ed è svilente, non solo per il ruolo che rappresentiamo, ma soprattutto per i tanti ragazzi e le giovani generazioni, che saranno destinatari di una riforma fatta svogliatamente e male. Chiediamo, per favore, di sospendere fino all'arrivo del Ministro .
PRESIDENTE. La seduta va avanti perché il Governo è rappresentato e sottolineo che il Ministro sta per arrivare. Onorevole Fornaro, vuol fare una precisazione? Prego.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Volevo, a nome del gruppo, associarmi all'augurio di pronto ristabilimento della Sottosegretaria Frassinetti che - devo dire - in tutti questi mesi, nel suo ruolo, ha sempre dimostrato capacità di dialogo e di confronto. Quindi, doppiamente, un augurio di pronto ristabilimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Anche noi di Alleanza Verdi e Sinistra ci uniamo all'augurio di pronta guarigione per la Sottosegretaria Frassinetti. Siamo, però, costretti a unirci anche alla lamentela per l'assenza del Ministro Valditara in quest'Aula, perché questa riforma è, di fatto, un provvedimento molto importante, molto ideologico, che cambia alla radice la concezione della formazione professionale e, più in generale, della nostra scuola secondaria. Quindi, sarebbe bene che il Ministro fosse qui anche solo per ascoltare quanto abbiamo da dirgli, tanto più che ha dimostrato - come anche altri colleghi hanno già sottolineato - di non avere alcun interesse per le opinioni di questo Parlamento e delle opposizioni. Lo ha dimostrato anticipando la riforma con un decreto prima che quest'Aula ne potesse discutere, lo ha dimostrato impedendoci di approvare un qualsiasi emendamento fra le centinaia e centinaia che sono stati discussi e presentati, lo ha dimostrato e lo dimostra ancora oggi non essendo qui quando si discute forse l'unico provvedimento importante portato in Aula dal Ministro. Dico importante perché interviene sulla sostanza (anche se non ci sono soldi), perché tutti gli altri provvedimenti erano di natura esclusivamente ideologica, regressiva e oscurantista. Quindi, colpisce un po' che non ci sia qui e le chiederei, Presidente, di prendere in considerazione l'opportunità di sospendere fino al suo arrivo, se mancano pochi minuti.
PRESIDENTE. Onorevole Piccolotti, come ho avuto già modo di dire all'onorevole Grippo, la seduta va avanti anche perché, superato l'imbuto di piazza Venezia, mi sa che tra un po' arriva il Ministro. Passiamo all'emendamento 1.1 Caso, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento va a sopprimere l'articolo 1, che è il cuore di questa riforma. Lo va a sopprimere come ampiamente ribadito durante i lavori di Commissione, in cui ricordo, come Movimento 5 Stelle, abbiamo presentato ben 600 emendamenti proprio per dire, chiaramente e con forza, che siamo totalmente contrari alla direzione che questo Governo vuol far prendere alla scuola italiana. Questo provvedimento interviene avviando una sperimentazione sugli istituti tecnici e professionali, ma di fatto, con netta chiarezza, indica che cosa significa per questo Governo la scuola.
Infatti, si vanno proprio a reinterpretare i compiti e le funzioni dell'intero sistema scolastico, sempre riguardando gli istituti tecnici e professionali (per il momento), subordinando totalmente le finalità educative e i processi di insegnamento ai bisogni contingenti, provenienti esclusivamente dal mondo produttivo, dell'industria, generando questa interdipendenza eccessiva e aberrante tra il mondo della scuola e le leggi del mercato del lavoro. Una visione per noi totalmente sbagliata, completamente distorta rispetto alle finalità educative che dovrebbe avere la scuola, anche per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali. Una sorta di disegno chiaro, uno schema che porta a esternalizzare i processi educativo-didattici, portandoli verso le aziende. In pratica, detto con schiettezza, si sta trasformando quella che è solo una scuola, pur se tecnica e professionale, in dei corsi di avviamento al lavoro. Innanzitutto, si anticipa anche l'alternanza scuola-lavoro al secondo anno, quindi, immaginiamo cosa devono imparare a scuola dei tredicenni, in pratica a lavorare. Vedremo che lo si fa anche in modo approssimativo, cercando di innestare, all'interno della didattica, i fantomatici esperti aziendali, con contratti di prestazione, quindi stravolgendo totalmente la missione della nostra scuola, in tutti i suoi livelli, che è quella di formare il pensiero critico, di formare i cittadini del futuro e non di formare i lavoratori sfruttati e incapaci di aggiornarsi e di essere veramente autonomi. Con questo emendamento, si va a eliminare il cuore della riforma, perché - lo ribadiamo, lo ribadisco per l'ennesima volta - si sta andando totalmente verso una strada sbagliata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io francamente trovo aberrante che si possa affermare, in quest'Aula, che un provvedimento di questo tipo, che mette comunque al centro la formazione professionale dei nostri ragazzi, sia piegato sugli interessi delle imprese. Io credo che, in questo nostro Paese, avremo fatto un passo in avanti quando la smetteremo di dividere tra i padroni e chi non lo è, tra buoni e cattivi.
Basta chiedere a un qualsiasi ragazzo, che, ad esempio, frequenta un ITS, dove c'è un rapporto di collaborazione positivo con le imprese, qual è il grado di soddisfazione.
Il punto di vista non è tanto quello delle imprese, quello del fabbisogno nazionale, che è altrettanto importante, rispetto anche al che c'è tra domanda e offerta, ma è fondamentale capire e chiedere ai ragazzi se, quando frequentano un corso di studio, anche tecnico e professionalizzante, quello poi corrisponde alle loro aspettative, se quei ragazzi potranno poi frequentare, nell'arco della loro vita, un percorso professionale, che corrisponde al percorso formativo che hanno fatto. Come gruppo di Italia Viva, voteremo contro questo emendamento e speriamo che nel Paese si possa attivare un dibattito più collaborativo, perché non dobbiamo mettere su fronti diversi il mondo della formazione e il mondo dell'impresa, proprio perché al centro ci devono essere le propensioni, le attitudini e gli interessi dei nostri ragazzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo, innanzitutto, per sottoscrivere questo emendamento a nome di tutto il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra. Visto che noi potevamo segnalarne solo alcuni, abbiamo scelto di segnalare quelli che altri colleghi non avevano presentato. Questo in esame è un emendamento che condividiamo perché sopprime l'intera riforma del Ministro Valditara e noi pensiamo che vada soppressa perché è una riforma che riduce le opportunità offerte ai ragazzi che sceglieranno questi percorsi. Le riduce, innanzitutto, perché fa un'operazione che noi non pensavamo che nel 2024 qualcuno potesse voler fare, ossia riduce il tempo scuola. Noi abbiamo giganteschi problemi che riguardano l'acquisizione di competenze di base, tra cui l'italiano e la matematica, nelle scuole italiane, abbiamo giganteschi problemi che riguardano la dispersione scolastica e la povertà educativa, tutti i pedagogisti e gli insegnanti del Paese sanno che, per affrontare questi problemi, serve maggior tempo scuola, compresa l'apertura pomeridiana degli istituti, e che cosa fa il Governo di fronte al tema degli istituti tecnico-professionali? Propone dei percorsi che, invece, questo tempo scuola lo riducono.
Quindi, c'è proprio un problema di fondo. Poi vorrei rispondere alla collega che ha giudicato, in qualche modo, inopportuno il riferimento di Caso alla subalternità di questo provvedimento alle necessità e alle esigenze delle imprese. Noi, francamente, siamo d'accordo con questa valutazione, e siamo d'accordo perché, di fatto, al centro di questi percorsi, così come vengono disegnati, non ci sono le finalità educative, non ci sono le aspirazioni anche professionali dei ragazzi, non ci sono i bisogni e le competenze che quei ragazzi intendono, in qualche modo, acquisire per diventare a tutto tondo i cittadini di domani, con delle coscienze critiche e degli strumenti interpretativi, ma ci sono le finalità delle imprese del territorio, che vengono messe al centro.
Allora, in un ITS ci sono stata, anche in più di un ITS. A parte che l'ITS è quello che viene dopo, mentre invece noi stiamo discutendo dell'istituto superiore, ma nell'ITS dove sono stata c'era un collegamento molto forte con il distretto della scarpa di lusso nel Salento. Allora, finché quel distretto va bene e funziona, quella formazione offre delle competenze che servono a lavorare in quelle imprese del territorio, ma, se fra 10 anni quelle imprese, per una ragione che potrebbe essere, banalmente, l'evoluzione tecnologica, non saranno più il centro dello sviluppo di quel territorio, le competenze apprese attraverso i consulenti d'azienda di imprese specifiche diventano velocemente obsolete.
Allora noi stiamo facendo un'operazione che è pericolosa, perché stiamo mescolando la necessaria formazione professionale dei lavoratori con l'istruzione di secondo grado, e queste due cose non vanno mescolate a tal punto da arrivare a confonderle. È per questo che noi siamo favorevoli a questo emendamento, che propone l'intera soppressione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Presidente, voteremo anche noi a favore di questo emendamento e lo faremo per 3 ragioni. La prima è che, nel provare a dare attuazione a quello che chiede il Piano nazionale di ripresa e resilienza nella Missione 4-Investimento 1.1, il Governo, proponendo questo impianto, riesce a fare tutto ciò che non serve e a non fare ciò che serve. Cosa serviva in questo momento? Primo: investire sulla filiera professionale e, in generale, sulla scuola. In questo articolo viene chiarito, in modo inequivoco, che non si mette una risorsa sulla filiera tecnico-professionale e che si pretende che questa trasformazione venga fatta a invarianza finanziaria.
Secondo punto: cosa ci chiedeva il PNRR? Di razionalizzare il sistema formativo. Chi conosce un pochino l'articolato sistema di formazione fascia 14-19 e poi quella a seguire, 20-24, sa che è una formazione, specialmente nella fascia più giovane, molto articolata, perché c'è una parte che è lasciata alle regioni, la formazione professionale, e c'è una parte che è lasciata allo Stato, la formazione cosiddetta tecnica.
Questi due sistemi, anche dal punto di vista delle certificazioni, faticosamente dialogano fra di loro, solo 2 regioni su 20 hanno omologato i sistemi di validazione, mentre i sistemi ITS, che sono invece equiparati alla fascia universitaria per la formazione, ahimè, vivono con le complessità del Paese, ovvero piove sul bagnato. Dove ci sarebbe meno bisogno, perché i ragazzi, una volta diplomati e raggiunto il completamento degli studi superiori, il lavoro lo trovano, gli ITS funzionano, perché funziona il dialogo con le imprese e non è necessario fare nulla, perché, per fortuna, dalle scienze della vita all'educazione biologica, al turismo, alle formazioni più tecniche, in alcune regioni di questa Nazione gli ITS lavorano e sono bene inseriti nel sistema produttivo.
In altre regioni, ahimè, questo non accade, e non accadrà neanche con questa norma, perché non è mai stato fatto il lavoro di raccordo fra sistema produttivo e sistema formativo. Questa norma, così come impiantata, non corregge nulla di tutto ciò, anzi, che cosa fa? Da una parte non fa nulla per superare quella che è la vera criticità, che ci chiedeva di affrontare il PNRR: il tema dell'abbandono scolastico, il tema del fatto che questo sistema formativo non è attrattivo per i ragazzi. Nelle periferie di tutta Italia, nelle zone a più alta povertà, nelle zone a più alta povertà educativa, il sistema scolastico, così come è fatto, non costituisce nessuna attrattiva per le giovani generazioni.
In secondo luogo, si irrigidisce il sistema e non si lascia al ragazzo la possibilità. A me, sinceramente, una legge… Sono molto laica su questo e non sono appassionata alla retorica della scuola in quanto tale, ma una norma sulla scuola che, alla prima riga, decide che il piano formativo nazionale deve essere fatto a partire dalle esigenze del settore produttivo, secondo me, non ha molto chiaro a che cosa serva la scuola.
La scuola serve a fornire strumenti, a diventare adulti, e specialmente oggi, quando il pacchetto informativo e nozionistico è a disposizione di tutti, a dare ai ragazzi un bagaglio che gli consenta di sapere dove andare a cercare le informazioni, il lavoro e dove andare a formare la propria personalità, e poter scegliere e cambiare, in un sistema che in tutto il mondo è diventato un sistema di , nel quale per tutta la vita potrai aggiornarti, crescere e spostarti da un settore a un altro.
Concludo, Presidente: invece noi arretriamo, irreggimentiamo in un sistema che già spingerà sempre meno le persone a scegliere di studiare e sempre meno a scegliere di studiare in modo qualificato. Quindi, il nostro voto sarà a favore di questo emendamento e, in generale, sarà a favore di tutti quegli emendamenti che cercano di migliorare un impianto veramente pericoloso per il sistema formativo del Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Colgo l'occasione offerta dall'emendamento presentato dal collega per mettere in fila, in realtà, alcuni elementi riguardo a quello che manca in questo articolo ed in questa riforma. Non voglio cadere nell'ossessione manichea della divisione tra il mondo dell'istruzione e il mondo dell'impresa, perché non penso che sia questo il nodo da affrontare. Il nodo da affrontare è che questo provvedimento - e non solo questo, per la verità - tradisce, in molti aspetti, quella che è un'ottica esclusivamente professionalizzante, che si ricollega a questo sistema di istruzione.
C'è una parola che ricorre in uno degli articoli del provvedimento: addestrare. Ecco, penso che il compito della scuola, sinceramente, non sia quello di addestrare gli studenti, ma sia quello di formarli e di educarli. Proprio per questo, come ho avuto già modo di dire quando abbiamo illustrato la nostra posizione relativa alla pregiudiziale di merito, questo provvedimento, magari, in questo passaggio alla Camera, come abbiamo tentato di fare al Senato, si sarebbe potuto arricchire di quegli elementi che fossero in grado davvero di rendere questo sistema di istruzione efficace per una formazione qualificata degli studenti. Un'omogeneità territoriale: se noi andiamo a vedere i dati di chi ha aderito alla sperimentazione lanciata a dicembre, in fretta e furia, dal Ministro, in realtà gli istituti che hanno aderito a quella sperimentazione sono gli istituti collegati in quelle regioni - la Lombardia, ma non solo, anche regioni del Sud - che hanno percorsi di istruzione e formazione professionale già significativamente avviati.
Quindi non si va in realtà a intervenire, perché non ci sono gli strumenti all'interno di questo testo, né tantomeno le risorse, sulle disparità territoriali, anche di un sistema produttivo, perché - condivido quello che evidenziava la collega Piccolotti - pensare soltanto a contestualizzare la formazione di uno studente sulle momentanee esigenze produttive e realtà produttive del territorio vuol dire non tenere conto dell'evoluzione, del cambiamento che le realtà produttive hanno a livello regionale, locale, nazionale ed internazionale.
Ecco perché non possiamo solo addestrare gli studenti, ma, in realtà, li dobbiamo formare e dobbiamo dare quegli strumenti di perequazione, tra l'altro territoriale, quegli strumenti di orientamento, quelle linee guida nazionali - che poi alcuni dei nostri emendamenti, e non solo nostri, evidenziano rispetto a questo testo - che dovrebbero tendere a omogeneizzare quel sistema di istruzione. È un testo, purtroppo, quello di questo articolo, anche per come è stato scritto, notevolmente confuso, in cui sarà difficile, a nostro avviso, mettere a terra, al di là della contrapposizione manichea, le modalità realizzative di questa riforma.
Quindi, ecco perché anche noi abbiamo espresso, non solo qui, ma anche al Senato, la nostra contrarietà rispetto al modo in cui è stata messa in essere.
Purtroppo, ormai assistiamo a un monocameralismo di fatto non solo per i decreti-legge ma anche per i disegni di legge, però avremmo davvero avuto piacere di avviare un confronto serio, anche con le audizioni, rispetto al testo uscito dal Senato, che in parte ha avuto delle piccole correzioni e modifiche. Avevamo iniziato le audizioni che sono state improvvisamente chiuse e contratte nei tempi, eppure il tempo c'era perché avevamo un anno a disposizione, in questo caso, e dovevamo spenderlo bene non per le dinamiche tra maggioranza e opposizione ma perché stiamo mettendo in piedi una riforma che non è adeguata, in realtà, a quelle che sono le esigenze formative degli studenti, dei cittadini e delle cittadine, intendendo con “esigenza formativa” una complessità, ovviamente, che il sistema scolastico deve contenere in sé e a cui non può in alcun modo abdicare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Intanto intervengo per sottoscrivere questo emendamento a nome di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle e, poi, in un minuto, vorrei far passare solamente un concetto, cioè la profonda e assoluta distanza che c'è tra la visione che con questo provvedimento stanno illustrando questo Governo e questa maggioranza rispetto alla scuola e quella che, invece, è la nostra visione.
Con questo provvedimento credo che voi stiate facendo solamente una cosa, ovverosia ridurre la scuola a un luogo che deve sfornare lavoratori e lavoratrici. Noi pensiamo, invece, che la scuola abbia ben altre finalità e ben altri obiettivi che sono stati un po' detti, cioè quelli di formare persone, formare cittadini e cittadine di domani che abbiano un pensiero critico e abbiano gli strumenti, prima di tutto, per orientarsi davvero in un mondo che è sempre più complesso e che deve, in qualche modo, rimettere al centro le persone.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Non si possono ridurre veramente così, invece, le finalità della scuola di oggi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11 Caso.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Anche in questo caso, si fa riferimento sempre a quello che è stato detto poc'anzi dai colleghi riguardo a questo provvedimento che oggi stiamo votando. Questo emendamento tende alla soppressione della dicitura “e alle esigenze del settore produttivo nazionale”, perché, così come hanno già rimarcato i miei colleghi, in effetti la scuola è assoggettata completamente all'industria e non lo è solo nella terminologia ma lo è anche economicamente. Infatti, su questo provvedimento c'è l'assoluta mancanza di fondi e di finanziamenti pubblici, per cui lo stesso è soggetto alla contribuzione privata.
In effetti, una volta esistevano i centri di addestramento professionale che lavoravano a formare l'individuo in quanto lavoratore. Adesso abbiamo usato la scuola pubblica per sostituire quei centri di addestramento professionale e i finanziamenti, ovviamente privati, saranno finanziamenti territoriali per le esigenze che l'industria territoriale avrà di formare il lavoratore utile a se stessa. Una volta la formazione prevedeva che all'interno delle aziende il titolare dell'azienda mettesse accanto al nuovo lavoratore un esperto che gli insegnasse, appunto, il mestiere.
Questo prevedeva che comunque l'azienda facesse un investimento economico, in quanto toglieva un operaio specializzato per fare da istruttore e ci pensava due volte, quindi, prima di licenziare, perché aveva fatto un investimento. In questo caso un investimento non c'è, per cui le aziende territoriali saranno libere di licenziare perché tanto uscirà un altro ragazzo, nel corso successivo, che andrà a prendere il posto di quello di prima quando servirà.
La scuola tendeva, in passato, a sopperire all'abbandono scolastico. Molti ragazzini, specie nelle zone degradate, già da bambini andavano a lavorare e imparavano il cosiddetto mestiere. La scuola ha fatto di tutto per portarli all'interno dell'istituzione scuola, creando e formando l'individuo. In questo caso, noi stiamo favorendo quel processo e potremmo tranquillamente lasciare andare l'abbandono scolastico, tanto si tratta solo di formare lavoratori che saranno utili a quell'azienda in quel momento; e se quell'azienda sarà chiusa, perché ci sarà un avanzamento tecnologico, quel lavoratore non sarà più in grado di fare altro .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.14 Orrico.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento semplicemente chiede di spostare l'avvio di questa sperimentazione dal prossimo anno scolastico, l'anno 2024-2025, all'anno successivo, per dare un po' più di tempo, anche se continuo a sottolineare la nostra profonda contrarietà su questo provvedimento.
Allo stesso tempo, però, per come si è operato, non si è dato assolutamente tempo alle scuole e alle famiglie di capire a che cosa si stesse andando incontro. E qui devo ritornare a dire quel che dicevo prima, ovvero che, mentre questo provvedimento era ancora all'esame del Senato, il Ministro ha ben pensato di anticipare molti dei contenuti presenti all'interno di questo dispositivo con un suo decreto ministeriale, proprio per avviare questa sperimentazione dal prossimo anno scolastico e permettere l'iscrizione agli studenti, così portando, però, a una totale mancanza di informazione per gli istituti e per le famiglie, che si sono viste costrette a fare una scelta importantissima per la vita dei propri figli, facendo una sorta di salto nel vuoto o nel buio.
Sono elementi che, ricordo, sono stati anche fortemente stigmatizzati dallo stesso Consiglio superiore della pubblica istruzione che ha bocciato questa sperimentazione, evidenziando come “i tempi di attuazione” - cito testualmente - “della sperimentazione non consentirebbero l'indispensabile informazione alle famiglie, le dovute azioni di orientamento per le studentesse e per gli studenti”. Sempre il Consiglio superiore della pubblica istruzione afferma che “pertanto, le inevitabili ripercussioni su tutto il sistema dell'istruzione secondaria rendono necessaria una riflessione più ampia”, cosa che, invece, non è stata fatta. Infatti, come dicevo, il Ministro ha ben pensato di anticipare tutto e, inoltre, all'interno del Parlamento c'è stata palesemente un'assenza di discussione su un argomento così serio.
Io non capisco perché il Ministro Valditara continui a seguire questa strada che poi lo porta a evidenti , così come sono state le percentuali di adesione a questa sperimentazione nelle iscrizioni e così come anche è avvenuto con il liceo del .
Chi continua a perseguire questa strada deve capire, però, anche un'altra cosa - e qui, per suo tramite, mi rivolgo al Ministro -, cioè che questo modo di fare, Ministro Valditara, non è un'offesa solo per le opposizioni e per il Paese ma è un'offesa per tutto il Parlamento, perché qui stiamo a perder tempo, perché lei ha deciso di andare avanti nonostante tutto e ancora prima che le due Camere si esprimessero.
Lei ha deciso di andare avanti, quindi mortificando per l'ennesima volta il ruolo delle Camere .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.19 Caso. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.20 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'emendamento è in parte analogo per contenuto rispetto a quello dei colleghi. In realtà qui, a beneficio anche di coloro che non fanno parte della Commissione cultura e che quindi non seguono queste tematiche, perché si chiedeva una proroga all'anno scolastico 2025-2026? Perché in realtà, a nostro avviso, all'avvio del prossimo anno scolastico si creerà una sorta di imbuto tra sperimentazioni già partite, quadriennali in anni passati, e la sperimentazione avviata con il tanto contestato provvedimento ministeriale del dicembre del 2023, adottato quando il testo di questo disegno di legge era appena agli inizi del suo esame al Senato, adottato nonostante un parere molto pesante e propositivo però, che suggeriva delle possibili modifiche del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Si è andati avanti con questa sperimentazione e adesso si avvierà a partire dal prossimo anno scolastico, anche quanto previsto dal disegno di legge.
In realtà, prendere un anno scolastico in più non è e non vuole essere un modo per rinviare l'entrata in vigore di queste misure - pur contestate, che noi non condividiamo per molti aspetti -, ma era soprattutto un modo per rendersi conto della modalità con cui la sperimentazione prevista dal decreto del dicembre 2023 entrerà in essere e si realizzerà concretamente; quindi, un modo anche per indirizzare al meglio quella che dovrebbe essere poi l'azione successiva. Invece, anche in questo caso, purtroppo, notiamo che la fretta non è mai una buona consigliera e ne pagheranno i danni, purtroppo, gli studenti che si troveranno a frequentare questi percorsi, che proveranno a frequentarli.
Noi riteniamo che un supplemento positivo di riflessione e uno spostare in avanti al successivo anno scolastico avrebbe aiutato, non certo ostacolato il disegno, l'attività proposta dal Ministro. Purtroppo, anche di fronte a questo riscontriamo un silenzio e un muro da parte della maggioranza di Governo. Sarà triste dire che l'avevamo detto, quello di Cassandra non è mai un ruolo piacevole da svolgere, ma ci troveremo, purtroppo, anche a dover dire questo quando poi il testo verrà approvato ed entrerà effettivamente in vigore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere, a nome del gruppo di Azione. So che poi quella discussione, specialmente a valle del decreto che il Ministro ha emanato, è un po' un ed io per questo inviterei il Ministro a riflettere. Chiunque si è trovato a occuparsi di scuola nella storia di questa Repubblica sa che si può essere d'accordo o contro una riforma, ma ciò su cui tutti non possono che essere d'accordo è che nella scuola si entra in punta di piedi, ascoltando, dialogando, accompagnando le riforme, perché tutte le riforme che sono state catapultate negli ultimi trent'anni nel mondo della scuola sono fallite.
A me dispiace girare il coltello nella piaga sul liceo del ; è stato citato, decine e decine di sezioni attivate in tutta Italia, ma non si riesce ad aprire una classe . Addirittura la collega Latini è stata costretta a proporre e poi ritirare un emendamento dove cercavamo di abbassare il numero minimo di studenti necessari per formare una classe, perché questo liceo del nessuno lo vuole fare. È un impianto che noi abbiamo contestato dall'inizio, ma anche laddove avessimo ritenuto che fosse una riforma corretta, avremmo caldeggiato l'idea che si facesse nei tempi e nei modi giusti.
Siamo ad inizio agosto, fra cinque settimane inizia la scuola; le sezioni, l'impianto della scuola, il piano di offerta formativa è, però, una cosa che si discute a gennaio. Invece, qui si pensa di catapultare, dalla sera alla mattina, a settembre, una riforma di questa portata. Questo, se vuole, ci spaventa ancor più dell'impianto stesso della norma che non condividiamo, perché vuol dire non capire nulla di come funziona il sistema scolastico italiano. Noi la preghiamo, senza voler essere polemici, di riflettere su questo aspetto. Non facciamo che sia l'ennesima riforma che arriva male. Noi, evidentemente, sottoscriviamo - anche in Commissione avevamo presentato un emendamento in questo senso -, e la invitiamo a riflettere, sappiamo che il parere è contrario e che quest'Aula non è fatta per riflettere, ma ci piacerebbe che una volta tanto avvenisse .
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Carotenuto sottoscrive l'emendamento, a nome del gruppo MoVimento 5 Stelle.
Se non vi sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.33 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.35 Orrico. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Normalmente, l'istituzione scuola è quella che dà l'indirizzo per costruire un reale progetto educativo. Invece, all'interno di questo provvedimento, noi notiamo che la programmazione dell'offerta formativa da parte della regione che aderisce alla filiera rappresenta una condizione che precede o che segue le delibere di adesione alla filiera da parte della scuola. Questo non è chiaro, c'è confusione all'interno del progetto, perché non è spiegato se la filiera formativa precede o segue le indicazioni che abbiamo avuto dalla scuola. Non si chiarisce quello che è un punto dirimente dell'autonomia scolastica, che in questo caso viene assolutamente svilita da come è scritto questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.35 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.54 Orrico, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.56 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.68 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.69 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.95 Caso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento tende a colmare una diseguaglianza che questo provvedimento va a creare. Infatti, questo provvedimento prevede non più la frequentazione del quinto anno di corso, ma si prevede l'accesso diretto per chi frequenta l'istituto tecnico della filiera formativa. Questa è una diseguaglianza rispetto a quello che altri studenti della stessa tipologia si troveranno ad affrontare. Per cui, noi chiediamo che venga accettato questo emendamento proprio per rendere uguali i due percorsi formativi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.95 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.97 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.111 Manzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cerchiamo di affrontare una delle questioni chiave, secondo noi, una delle mancanze chiave di questo provvedimento. Mi riferisco al fatto che, fermi restando i ruoli e le competenze che questo provvedimento assegna alle regioni rispetto all'attuazione di questa sperimentazione della filiera tecnica, siano indispensabili e necessarie linee guida nazionali, proprio perché quelle disparità, a cui facevano riferimento i miei interventi e gli interventi dei colleghi in precedenza, ci sono, non possiamo non tenerne conto, all'interno dei territori, sia per la diversità, spesso, dei sistemi produttivi, delle realtà produttive che ci sono nelle realtà locali, sia anche per il fatto che alcune regioni sono molto più avanti, con riferimento ai percorsi di istruzione e formazione professionale, rispetto ad altre.
Quindi, dare un quadro nazionale, dare orientamenti di carattere nazionale, come dovrebbe essere compito del Ministero, affiancherebbe e supporterebbe, forse, il ruolo delle regioni, proprio per non lasciare indietro nessuna realtà. Noi pensavamo che questo potesse essere un elemento adeguato ad intervenire e, tra l'altro, è uno degli elementi emersi anche da quelle numerose memorie, più che audizioni, che non si sono tenute, poi, nei fatti, alla Camera e al Senato. Davvero sarebbe stato l'elemento in grado di assicurare un sistema di istruzione di carattere nazionale che, in concreto e nei fatti, dovrebbe essere garantito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.111 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.112 Piccolotti. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Anche questo nostro emendamento interviene sul ruolo dei territori, degli uffici scolastici regionali, come altri prima sulle regioni, perché noi siamo davvero preoccupati del processo di regionalizzazione dell'istruzione che emerge da tanti passaggi di questo provvedimento e, poi, è al centro della riforma sull'autonomia differenziata. Siamo preoccupati perché questo processo rischia di cristallizzare le differenze che già esistono nei territori dal punto di vista economico e della formazione e, quindi, di amplificarle, perché sappiamo che, quando un territorio rimane indietro per una qualsiasi ragione o per politiche sbagliate, poi questo è difficile da recuperare.
Aggiungo anche che non avere un quadro unitario, nazionale, netto, fatto di indicazioni, paletti, criteri, obiettivi di questa offerta formativa significa, in qualche modo, piegare in maniera ancora più forte questa forma di formazione alle esigenze di imprese specifiche e territoriali. A tal proposito, vorrei ricordare che coloro che più di altri si occupano, per esempio, dell'evoluzione tecnologica, dell'intelligenza artificiale ovvero del futuro che avremo davanti e che abbiamo già davanti, perché è già qua, ci parlano di una difficoltà del mondo dei lavoratori, e quindi anche degli adulti, ad acquisire le competenze, che servono per restare nel mondo del lavoro, in maniera abbastanza veloce ed essere in grado di inseguire l'evoluzione tecnologica.
Ora, se noi mettiamo in campo elementi di formazione che, invece di occuparsi dell'istruzione degli adulti, del per tutto l'arco della vita, dell'aggiornamento professionale, come dovremmo rispetto a quello che abbiamo, confondono la formazione dei ragazzi, la formazione di base della scuola secondaria con la formazione professionale , produciamo un danno anche ai territori, perché i territori che hanno lavoratori addestrati - come, purtroppo, questo disegno di legge dice, usando queste parole - ad alcuni lavori, ad alcune competenze, ad alcuni compiti sono territori più deboli rispetto a territori che hanno, invece, una larga fetta della popolazione istruita adeguatamente e in possesso di competenze flessibili, che possono essere utilizzate per affrontare i cambi di scenario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere l'emendamento della collega Piccolotti. A più riprese, durante la discussione in Commissione, abbiamo definito questo provvedimento una sorta di anticipazione dell'autonomia differenziata per quanto riguarda il mondo della scuola, perché, dichiaratamente, si va a settorializzare, anche geograficamente, l'obiettivo di questi istituti tecnici e professionali che sarebbero trasformati secondo questo provvedimento. Si va a dire alle studentesse e agli studenti: il massimo a cui aspirare è rimanere lì dove sei nato, lì dove sei cresciuto o dove stai crescendo, il massimo a cui aspirare è imparare a lavorare nell'azienda che, magari, è nel tuo territorio, è vicino al tuo territorio e non puoi fare altro.
Ebbene, se anche fossimo d'accordo con questo provvedimento - e lo sottolineo per l'ennesima volta, non lo siamo -, questo, legando strettamente le scuole al tessuto imprenditoriale dei territori, alimenterà un divario già esistente, un divario di opportunità. Infatti, immaginiamo cosa potrà succedere se, così come previsto, ci sarà all'interno di questi istituti l'innesto di esperti aziendali, il forte coinvolgimento delle realtà imprenditoriali locali. Immaginiamo cosa succederà, quale differenza si potrà creare tra una regione, un territorio e un altro: in uno, magari, ci sarà abbondanza di imprese e, quindi, uno studente potrà anche scegliere, effettivamente, l'indirizzo, in altri, probabilmente, ci sarà il nulla. Per questo, più volte, a più riprese, così come fa questo emendamento, abbiamo detto: ampliamo il raggio, immaginiamo che tutto questo debba essere fatto all'interno di criteri nazionali, di una cornice nazionale che possa evitare le inevitabili discrepanze, le inevitabili differenze, che già esistono e che verrebbero solo aumentate all'interno del nostro territorio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.112 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.146 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.155 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.160 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.169 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.171 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.193 Piccolotti e 1.194 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.207 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.218 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.238 Amato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.241 Amato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede al Ministro almeno l'eliminazione da questo provvedimento di termini che stridono totalmente con la concezione della scuola. Addestramento, cioè l'istituto e la filiera tende ad addestrare l'alunno, non a formare, ma ad addestrare. L'addestramento non ha nulla a che vedere con quello che è il progetto educativo della scuola, quindi noi chiediamo al Ministro almeno di eliminare questo tipo di terminologia, che, secondo noi, riduce davvero il senso educativo della scuola .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Se i colleghi del MoVimento 5 Stelle sono d'accordo, noi sottoscriveremmo questo emendamento, proprio perché, come dicevo prima, l'utilizzo della parola “addestramento” è un utilizzo che umilia in qualche modo i nostri studenti e tradisce una concezione della scuola e dell'istruzione che poco ha a che vedere con quella che viene sancita e illustrata dalla Costituzione italiana. La Costituzione italiana non dice che gli studenti vanno addestrati.
La Costituzione italiana dice che l'istruzione è un diritto e serve all'emancipazione della persona e delle sue capacità intellettuali, del suo contesto sociale e del suo spirito critico, perché l'istruzione e la scuola servono a formare cittadini, non a formare lavoratori . Quindi, davvero questa parola andrebbe eliminata da questo disegno di legge, perché in qualche modo è la cartina al tornasole di un'idea completamente sbagliata, che noi non condividiamo in nessuna delle sue sfumature e dei suoi concetti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Questo termine inserito nel provvedimento appalesa chiaramente la funzione che vuole dare questo Governo alla scuola, cioè quella di un luogo di addestramento, svilendo invece il ruolo costituzionale che ha la scuola nel nostro Paese, quello di formare cittadini, donne e uomini liberi. Solo donne e uomini liberi possono poi far progredire il proprio Paese. Quindi, veramente questo termine svilisce la nostra Costituzione e la funzione dell'insegnamento e delle attività che fanno migliaia di professori e di insegnanti in tutta Italia.
Quindi veramente questo emendamento deve essere accolto, perché è un obbrobrio leggere che le scuole diventino luogo di addestramento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Per sottoscrivere l'emendamento, lo dicevo nel mio intervento iniziale: le parole sono importanti e qui forse è partita la parola sbagliata. In questo caso, al posto di addestrare, magari si sarebbero potute utilizzare delle parole che rimandassero a un ruolo maggiormente educativo e formativo, visto l'ambito nel quale intervengono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Forse avete fatto un po' di confusione, avete confuso la scuola con il modulo di iscrizione a Gioventù Nazionale, per quello volete usare il termine addestramento . Non è proprio la stessa cosa, si insegnano cose diverse nella scuola, anzi, si dovrebbero insegnare cose diverse.
PRESIDENTE. L'onorevole Gribaudo sottoscrive l'emendamento.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Avevo capito che questo provvedimento fosse anche orientato a nobilitare in qualche modo la formazione professionale. Quindi, volevo capire dal Ministro se, con la parola “addestramento”, ci sia un'ispirazione al mondo militare o al mondo degli animali, perché a me viene più in mente l'idea che con addestramento si pensi - che ne so - a piccole scimmiette, che verranno addestrate a fare quello che il Governo ha in mente .
PRESIDENTE. L'onorevole Manzi sottoscrive l'emendamento a nome del gruppo del Partito Democratico. Anche il gruppo del MoVimento 5 Stelle lo sottoscrive.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Sottoscrivo l'emendamento a nome del gruppo. Intervengo, rivolgendomi al Ministro, anche perché in varie parti di questa legge erano sfuggiti termini non propriamente costituzionali e in Commissione abbiamo limato e corretto il testo. Il fatto che rimanga questo termine “addestrare” in una legge che parla di formazione ed educazione, a mio avviso, dovrebbe mettere in imbarazzo tutti i colleghi che stanno nella Commissione scuola e cultura e il Ministro stesso .
Vi inviterei davvero - il processo normativo è un processo di lavoro comune su alcune cose - a fermarvi a riflettere. Ministro, magari lo accantoni e rivediamo questa cosa, perché, altrimenti, passeremo le prossime trasmissioni televisive a parlare di perché lei vuole addestrare i ragazzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro dell'Istruzione e del merito Valditara. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE VALDITARA,. Allora, vorrei citare l'Enciclopedia Treccani, che, a proposito di addestramento, parla di istruire, preparare, impratichire. E vorrei anche citare il riferimento concreto, quando si fa cenno alla “stipula di contratti di prestazione d'opera per attività di insegnamento e di formazione, nonché di addestramento nell'ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento”. Dunque, è la parola corretta e mi dispiace che evidentemente ci sia - voglio sperare - un fraintendimento.
È la parola corretta proprio in relazione a quello che dice la lingua italiana e a quello che afferma la legge .
PRESIDENTE. Grazie, riprendiamo gli interventi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino: rinuncia. Onorevole Mari, rinuncia? Non a Satana, ma rinuncia a intervenire? Vuole intervenire. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Non c'è fraintendimento, Ministro, è la parola sbagliata nel posto sbagliato. Volete dire proprio quello, sì con un'altra conseguenza. Tra l'altro - non c'è il tempo - poi le mandiamo cosa dice la Treccani…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
FRANCESCO MARI(AVS). …in merito all'addestramento: “L'azione, l'opera e l'effetto dell'addestrare o dell'addestrarsi: compiere un periodo di addestramento; essere privo di addestramento (…) organizzati per istruire ed esercitare”, eccetera. Non mi preme tanto questo, quanto un'altra cosa. Mettendo in piedi e creando questo tipo di scuola, che per me è di serie B, fate un'altra cosa grave: spaccate anche il corpo docente perché voi avrete docenti che fanno un tipo di scuola, quella dell'addestramento, e docenti che, nonostante tutto, lavorano e fanno di tutto per fare ancora la scuola dell'istruzione. Voi spaccate la scuola italiana trasversalmente, verticalmente. Lo fate rispetto ai discenti, rispetto ai docenti, rispetto alle famiglie, rispetto alla prospettiva . Questo è quello che producete nel tempo, non succede un giorno dopo; è un processo che aprite. e lo fate, tra l'altro, consapevolmente.
Molte cose che noi qui denunciamo, che diciamo, che sottolineiamo come errori, come danno, in realtà, per voi sono proprio l'obiettivo della vostra azione, sono un complimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente, intervengo a titolo personale. In realtà, il Ministro Valditara mi ha anticipato, stranamente questa volta sono d'accordo con lui e mi spiace deludere i colleghi. Infatti, in realtà, rispetto a quello che vogliono fare, la parola è proprio azzeccata, perché quello che vuole fare questo dispositivo è veramente addestrare gli studenti e le studentesse a fare una, massimo due cose, a saper solo lavorare lì, a fare quello e a stare zitto, ad accettare di essere un lavoratore sfruttato. Quindi è la parola giusta, ha ragione, Ministro !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Devo dire che sono rimasta piacevolmente colpita dal fatto che il Ministro oggi, in quest'Aula, abbia citato la Treccani. Mi faccia registrare che viene citata secondo il comodo, perché, qualche giorno fa, abbiamo dovuto noi sollecitare la lettura della Treccani per coloro i quali volevano rimuovere dalla lingua italiana l'utilizzo del genere femminile
Quindi, mi piace molto poter oggi parlare di lingua italiana. Davvero grazie, Ministro, per questo utilissimo spunto che ci dà. Il significato delle parole, Ministro, spesso lo si coglie non tanto e non soltanto da quelle che sono le descrizioni puntuali che cogliamo all'interno dei dizionari, delle enciclopedie, ma lo si coglie da quelli che sono i sinonimi che per quelle parole vengono utilizzati. Allora, vorrei con lei esercitarmi in questa dialettica e sottolineare come la parola “addestrare” ha tra i suoi sinonimi quello di “ammaestrare” .
Ora, la parola corretta, Ministro, per quello che riguarda la scuola è “insegnare”, perché ad essere addestrati sono i soldati , ad essere ammaestrati sono gli animali. Ai ragazzi, agli alunni italiani noi dobbiamo insegnare: questo fa la scuola e questo noi le chiediamo di fare
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente, solo per rispondere alla precisazione del Ministro. Ministro, lei, come sempre, mette la toppa che è peggiore del buco. È andato a leggere una definizione della Treccani che dice: formazione e addestramento per le attività di laboratorio. Sono due cose diverse, Ministro. La formazione è l'educazione, è la crescita dell'alunno; l'addestramento è l'attività di laboratorio. Lei vuole trasformare in laboratorio l'istituto tecnico e la filiera. È questo quello che lei ha letto ).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Ha ragione l'onorevole Caso e non serve la Treccani, non è questione di dibattito linguistico. È il cuore della vicenda, la parola sta bene lì perché questo è il vostro obiettivo, ed è un obiettivo che non comincia oggi, nel dibattito di questo Paese va avanti da molti decenni. È l'abbandono della scuola della Costituzione, della scuola che forma cittadini e cittadine autonomi, liberi, indipendenti, dell'interscambiabilità delle discipline, della scuola che costruisce come obiettivo l'intellettuale del Paese.
È la scuola dell'addestramento ai piccoli particolari, è la scuola che risponde all'esigenza puntuale di quel settore dell'impresa lì, adesso, e domani non sappiamo. È la scuola che passivizza, è la scuola che rimuove il conflitto. È questa la scuola che volete, e allora va benissimo “addestramento”. Infatti, colleghe e colleghi, il punto non è modificare una parola, il punto è opporsi a una controriforma che, ancora una volta, smonta uno degli assi più importanti disegnati dai costituenti di questo Paese…
NICOLA FRATOIANNI(AVS). …la scuola pubblica, come grande infrastruttura civile, culturale e sociale di questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Grazie, Presidente, a titolo personale. Ministro, non ci serve certo la Treccani per capire che state delegittimando anche i docenti. Infatti, lei dovrebbe sapere che i docenti non addestrano, ma educano gli alunni, cerchi nella Treccani la parola “educare” ).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Signor Presidente, per suo tramite, mi rivolgo al Ministro. Signor Ministro, se ha la compiacenza di ascoltare un secondo, mi scusi, le farò perdere pochissimo tempo, tra l'altro, non per proseguire la polemica giusta che i miei colleghi fanno. Vorrei provare a fare un ragionamento: se la sua intenzione non è quella che viene denunciata dagli interventi che ci sono stati, lei capisce che la cosa più semplice è che lei accetti un cambiamento.
Quindi, sostanzialmente, non si faccia prendere dall'albagia che può prendere stando seduti tra quei banchi, anche a me è successo. Provi a pensare al fatto che lei, respingendo questa modifica, rafforza i sospetti di chi contesta quella definizione
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). Allora, tolga questi sospetti, la cambi. Il fatto che sia interpretata in diversi modi, e lo conferma questo dibattito, significa che può essere chiarita. Se la sua intenzione è portare avanti il provvedimento…
ANDREA ORLANDO(PD-IDP). …e non farne una questione di puntiglio, la cambi e chiuderà questo tipo di discussione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche a noi non convince fino in fondo l'utilizzo di questa terminologia, però intervengo perché non vorrei che in questo dibattito, che ho appena ascoltato, passasse sottotraccia il principio secondo il quale la formazione tecnica, professionale e il rapporto con le imprese, come ho detto nel mio intervento precedente, non sia importante e fondamentale per i nostri ragazzi e per lo sviluppo del Paese.
Quindi, probabilmente, sarebbe utile anche a quest'Aula provare a fare un passo in avanti, uscire anche dalle questioni di lana caprina, la forma, la terminologia certamente ha la sua rilevanza, la sua sostanza, ma noi riteniamo che, attraverso il percorso dei 4+2, non si debba vedere soltanto nei licei e nelle università l'occasione per dare soddisfazione alle competenze, alle aspettative e alle attitudini dei nostri ragazzi; noi non crediamo che soltanto quel percorso formativo ed educativo sia l'unica opportunità per i nostri ragazzi .
Infatti, si può avere educazione, si può avere formazione anche facendo un ITS, facendo un istituto tecnico-professionale, ma non soltanto perché serve alle competenze di questo Paese - e anche qui non c'è nulla di male nel dire che esiste un tra domanda e offerta di lavoro -, ma serve perché i ragazzi, quando entrano nel mondo del lavoro o quando abbandonano il percorso scolastico, molte volte lo fanno perché non trovano soddisfazione.
Infatti, l'insoddisfazione molte volte nasce dal fatto che poi nel mondo del lavoro non andranno a fare quello per cui hanno studiato. Quindi, forse, in questo dibattito - ed è importante che ci sia, perché di scuola e del mondo della formazione si deve parlare - occorre uscire da posizioni ideologiche e assumere posizioni un po' più legate alle aspettative delle persone .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire per chiedere prima l'accantonamento di questo emendamento, anche perché, rivedendo il percorso, l'iter di approvazione del Senato, mi sono accorta che questa parola “addestramento” non era prevista, non era inclusa nel testo originario licenziato dal Ministro, ma è stata una parola introdotta nella lettera del comma 6 in Senato. Quindi, quando ho visto il Ministro alzarsi, pensavo sinceramente che volesse aderire alla richiesta di accantonare, al fine di rivalutare questo emendamento.
Invece, purtroppo, sono stata smentita, come spesso accade, da questo Governo, che tradisce, anche in questo disegno di legge, qual è la sua visione complessiva del Paese, non solo sulla scuola. Lo abbiamo visto sull'autonomia, tassello dopo tassello vogliono svuotare lo Stato, sul premierato. Vogliono, di fatto, dicendo che danno più potere ai cittadini, invece trasformare i cittadini in sudditi.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
VITTORIA BALDINO(M5S). Lo fanno con il lavoro, lo abbiamo visto con l'abolizione del reddito di cittadinanza: i cittadini si devono alzare, andare a lavorare, cercare un lavoro purchessia, indipendentemente dalle proprie attitudini, dalle proprie aspirazioni, dalle proprie condizioni di lavoro.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
VITTORIA BALDINO(M5S). Mi verrebbe da dire, signor Presidente, come hanno i Pink Floyd in una celebre canzone, questo è soltanto un altro mattone nel muro . Quindi, Ministro, .
PRESIDENTE. Onorevole relatore Roscani, c'è una richiesta di accantonamento sulla quale mi dovrebbe, per cortesia, dare il suo parere.
FABIO ROSCANI, . Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. Io richiamo proprio quello che viene detto dalla Treccani in relazione al termine “addestrare”. Ci sono anche alcuni esempi che vengono fatti; io li leggo: “addestrare i cavalli alla corsa”; “addestrare un cane per la difesa”. C'è anche una notazione relativa a un essere umano: “era stato addestrato, fin da piccolo, da una fierissima governante spagnola a reprimere ogni genere di emozioni”. È un passo della scrittrice Ortese.
È veramente triste questo termine. Anche quello relativo all'essere umano richiama una sorta di autocompressione, nel caso di specie, delle proprie emozioni. Il Ministro ha anche citato un altro termine: “impratichire”. Ecco, il termine “impratichire” rimanda alla concretezza dell'agire...
ENRICA ALIFANO(M5S). ...ma non rimanda a quello che, invece, la scuola dovrebbe dare. La scuola dovrebbe stimolare la curiosità; dovrebbe stimolare la creatività; dovrebbe, eventualmente, stimolare il desiderio, per gli studenti, anche di sognare e di volare alto; non dovrebbe richiamare solamente l'essere, l'esistenza e la concretezza dell'agire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Signor Presidente, oggi vengo a conoscenza che la Treccani sembrerebbe più importante di quello che è il discorso dei decreti-legge che vengono fatti. Quindi, faccio riferimento alle definizioni sia di “addestramento” che di “formazione” previste dall'articolo 2, comma 1, lettera del decreto legislativo n. 81 del 2008, in cui si definisce l'addestramento come il complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l'uso corretto delle attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche protezione individuale, e le procedure di lavoro.
Al contrario la “formazione”, sempre ai sensi di tale decreto, è il processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili all'acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda. Queste due parole hanno processi e tratti completamente differenti e fare riferimento alla Treccani e non a quello che viene fatto a livello legislativo vuol dire veramente minimizzare il discorso legislativo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Grazie. Signor Ministro, in un famoso discorso gli studenti, Steve Jobs raccontò che al si era iscritto, senza sapere bene la ragione, a un corso di calligrafia. Non aveva nessun interesse per la disciplina e non sapeva nemmeno cosa fosse la materia. Però, frequentò questo corso… Sono da questa parte, signor Ministro, all'opposizione. Durante questo corso, apprese molte cose interessanti che mise in una sorta di zaino che si portò appresso.
Dieci anni più tardi, però, quando elaborò il primo computer Mac quel corso di calligrafia risultò decisivo, determinante. Il racconto di Steve Jobs è legato al fatto che la scuola deve garantire non un addestramento, ma un ventaglio di possibilità e di opportunità, che poi nella vita si elaborano sulla base di una creatività che i soggetti hanno a disposizione . Lei dovrebbe ricordarsi di questo insegnamento, perché fa parte della migliore cultura anche del nostro Paese e dei suoi talenti. Sono sempre da questa parte, signor Ministro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.
ANDREA PELLICINI(FDI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato gli interventi che mi hanno preceduto e, in particolar modo, ho apprezzato quello dell'onorevole Gadda. Il rischio di questo dibattito è quello di svilire il profondo significato della formazione professionale e dell'istruzione tecnica. Io ho fatto per otto anni l'assessore alla formazione professionale della provincia di Varese. Attraverso la nostra attività, con i corsi triennali di formazione, abbiamo ridotto l'abbandono scolastico dal 9 per cento al 5 per cento in provincia di Varese. Quindi, ha ragione l'onorevole Gadda: non perdiamoci in questioni di lana caprina. Il rischio di questo dibattito è davvero quello di svilire un importante segmento dell'istruzione italiana: quello della formazione professionale e dell'istruzione tecnica. Difendiamola in tutti i modi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. Da insegnante di un istituto tecnico e professionale intervengo per dire che la scuola è l'asse portante del sistema Paese e che il fine della scuola non è addestrare né formare in ossequio alle esigenze della produzione nazionale, ma è quello di creare uomini forti, liberi, capaci di affrontare le sfide e le difficoltà di questi tempi moderni; anche con riferimento, per esempio, alle nuove sfide portate dall'intelligenza artificiale che richiederanno alle generazioni future, che si approcceranno al mondo del lavoro, la capacità di inventarsi nuove professionalità e nuove adesioni. Mentre noi dovremmo puntare a creare nelle giovani generazioni un senso di cittadinanza europea e una capacità di cittadinanza mondiale...
IDA CARMINA(M5S). ...li stiamo svilendo. Gli uomini non sono merci. Non si possono porre sullo stesso piano le esigenze della produzione e quelle della formazione dell'essere umano, la formazione integrale e lo sviluppo pieno delle personalità. A questo deve tendere la scuola italiana e non può rinunciarvi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, in quest'Aula ho sentito che stiamo discutendo di questioni di lana caprina. Noi qui stiamo parlando di scuola, va bene? E quando si parla di scuola, devono essere utilizzati i termini giusti. Io parlo da rappresentante delle istituzioni e da mamma e non voglio dover pensare che mio figlio, come i figli di questo Paese, debbano essere “addestrati”. Ma addestrati da chi? Da un generale dell'esercito per andare a fare una guerra? Oppure, i nostri figli e i nostri giovani devono essere formati ed educati per diventare la nuova classe dirigente? Bene, questa non è una questione di lana caprina, ma una questione di formazione dei nostri giovani e dei nostri figli .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.241 Amato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.286 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.292 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.339 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.366 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Se non vi sono richieste di intervento sull'articolo 1, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
FABIO ROSCANIIl parere è contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 2.
GIUSEPPE VALDITARA,. Parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Iniziamo con l'emendamento 2.1 Caso. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.48 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.
FABIO ROSCANIParere contrario su tutti gli emendamenti.
GIUSEPPE VALDITARA,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 dell'onorevole Caso, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Anche questo, come nei casi degli altri articoli, è un emendamento soppressivo. Al riguardo, però, vorrei dire qualche parola, perché in questo articolo si va ad istituire un Comitato di monitoraggio nazionale, all'interno del Ministero dell'Istruzione e del merito, il quale di fatto dovrebbe monitorare l'andamento di questa sperimentazione. E fin qui, figuriamoci, è una sperimentazione ed è giusto monitorarla. Resta, però, il fatto che, in realtà, si sta andando a creare una sovrapposizione di organi che fanno le stesse cose. Infatti, quello che non comprendiamo è la necessità di istituire questo Comitato di monitoraggio con compiti e composizione pressoché equivalenti a quelli dell'Osservatorio nazionale per l'istruzione tecnica e professionale, istituito dall'articolo 28 dello stesso decreto-legge 23 settembre 2022, n. 144, che si va proprio ad emendare in questo provvedimento. Quindi, proponiamo l'abrogazione perché parliamo di invarianza di spesa, e dunque di mettere quasi nulla su questo provvedimento a livello economico, e quindi non capiamo la duplicazione di una struttura, quando di fatto ne basterebbe una.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.20 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.26 Caso, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 3.27 Piccolotti, che chiede di intervenire. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Io chiederei al Ministro di valutare il parere negativo su questo emendamento, che manda un segnale a un mondo che al Ministro dovrebbe stare a cuore: il mondo degli studenti, delle organizzazioni studentesche e dell'attivismo studentesco, che è il luogo in cui si formano le coscienze, si formano tante opinioni, tante mobilitazioni e tante rivendicazioni di diritti e miglioramenti dei percorsi di istruzione.
Lo dico, Ministro, perché lei è stato particolarmente duro e regressivo con il mondo studentesco: non lo ascolta, non lo coinvolge, non prende in considerazione le istanze che vengono da lì e propone continue riforme che sono volte a forme di repressione. Sembra essere un Ministro più preoccupato di bocciare, di dare i 4 e i 6 in condotta e di garantirsi che chi occupa, poi, paghi l'ardore di avere occupato una scuola e, quindi, paghi le proprie opinioni politiche. Sembra orientato a querelare persino gli studenti che volantinano… Sì, l'ha fatto, Ministro, glielo ricordo io: ha querelato alcuni ragazzi che volantinavano. Penso che sia il primo caso nella storia della Repubblica. Poi, magari, non ha dato seguito, ma di sicuro era una querela che è stata annunciata, tanto che io presentai un'interrogazione in merito. Forse era temeraria e poi non ha dato seguito, come spesso succede.
Però le dico: siccome il mondo studentesco palesemente legge la sua ostilità, io penso che potrebbe dare parere positivo a questo nostro emendamento che semplicemente pone anche gli studenti tra i soggetti che fanno parte del Comitato di monitoraggio nazionale della filiera formativa tecnologica e professionale.
Noi siamo convinti che potranno dare un grande contributo, lo danno già oggi. Ci sono organizzazioni studentesche che hanno scoperto prima del Governo le magagne che c'erano, ad esempio, sui fondi del PNRR che dovevano essere utilizzati per le residenze studentesche, dimostrando anche grande competenza e lettura degli atti. Quindi, Ministro, ci permetta di averli anche dentro questo Comitato di monitoraggio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Per chiedere di sottoscrivere l'emendamento della collega Piccolotti e ricordare giusto con due parole quanto sarebbe importante, nelle scelte che riguardano la scuola, ma anche nel caso delle università, coinvolgere i diretti interessati. Infatti, alla fine, ci si dimentica sempre che l'obiettivo della formazione, i protagonisti della formazione e dell'educazione sono proprio gli studenti. Ma ce ne dimentichiamo costantemente, non includendoli mai, non coinvolgendoli per capire direttamente con loro quali sono le necessità, quali sono, se ce ne sono, i bisogni. E sarebbe fondamentale fare questo, perché sempre più spesso - e a maggior ragione lo fa questo Governo - si cerca di ragionare con una mentalità della propria generazione applicandola alle generazioni successive, ignorando che, di fatto, invece, la società va avanti.
Questo è sempre successo e, quindi, il confronto con i diretti interessati dovrebbe essere la base di ogni riforma e di ogni decisione che dovrebbe prendere il Governo di turno, non solo nel mondo della scuola, dell'istruzione e dell'università, in cui questi sono direttamente coinvolti, ma in generale.
Infatti, ricordiamolo sempre: tutto quello che si fa qui, tutto quello che noi facciamo, in realtà, è in prospettiva per un mondo che verrà, per una società che verrà, in cui i protagonisti saranno proprio le future generazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere anch'io l'emendamento della collega Piccolotti e per ricordare una cosa e una persona, soprattutto, in quest'Aula, che il Ministro sicuramente conosce bene: Giancarlo Cerini, una persona che ha dato molto al mondo della scuola e che, rispetto a ogni riforma che riguardava questo settore, diceva che le riforme, per essere veramente efficaci, debbono essere delle ballate popolari. Che cosa vuol dire essere delle ballate popolari? Vuol dire essere capaci di coinvolgere dal basso tutti i diretti interessati, gli obiettivi di quelle riforme stesse. Quello che noi pensiamo di questo testo è che non è una ballata popolare, è un testo piuttosto stonato.
Quindi, proprio per rimediare rispetto al tema della partecipazione di cui parla l'emendamento della collega Piccolotti - della partecipazione non solo delle realtà sindacali, ma anche delle realtà studentesche, perché sono i primi importanti destinatari di questo testo, quelli che più dovremmo avere a cuore in questo caso - dovremmo tener conto di quell'insegnamento. Infatti, le riforme, per essere realmente efficaci e perdurare nel tempo - ed è un insegnamento trasversale che può valere per ognuna delle forze politiche che siedono in quest'Aula -, debbono essere sentite come tali dai propri destinatari. E forse, consentire che questi partecipino all'organismo previsto, sarebbe il modo migliore e più efficace per farlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere, a nome del gruppo di Azione-PER, l'emendamento. Ripeto, si tratta di una discussione completamente chiusa e le nostre parole cadono nella disattenzione, però fare una riforma della formazione superiore e specialistica senza mettere gli studenti fra i destinatari delle valutazioni degli interventi e dei percorsi, in un'epoca dove tutte le riforme hanno previsto, da quelle dei consigli di istituto e dei consigli di classe, la presenza di una rappresentanza studentesca, sinceramente ci sembra anacronistico. Vedendo l'emendamento della collega, io pensavo che il Governo lo avrebbe accolto come una costruttiva segnalazione di refuso.
Mi sembra davvero strano - lo dico senza voler essere provocatoria - che il Ministro non accolga questo suggerimento e ritenga di tenere fuori le rappresentanze degli studenti. Peraltro, rappresentanze studentesche che so che anche i colleghi delle forze di maggioranza hanno voluto audire, sentire nei percorsi di riforma della scuola a cui abbiamo lavorato in questi due anni. Ritengo singolare che si dica di “no” alla previsione di un'interlocuzione con chi è poi destinatario dell'offerta formativa delle proprie rappresentanze. Comunque, se volete votare contro fatelo, ve ne assumerete le conseguenze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Sì, grazie. Inserire le associazioni studentesche nella cabina di monitoraggio della filiera, per quello che sta accadendo nel Paese e nel mondo e per la discussione che c'è, è davvero una cosa che dire indispensabile è poco; è difficile pensare diversamente. Io la pregherei, Ministro, per questo motivo, per la sollecitazione che sta avvenendo in questo senso, di valutare l'accantonamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, mi rivolgo in particolare a chi, come me, indipendentemente dalla parte politica, è stato rappresentante degli studenti alle scuole medie superiori o all'università. Se l'abbiamo fatto con onestà intellettuale è perché credevamo, o crediamo, nella rappresentanza studentesca e nella formazione di quella straordinaria palestra sociale e politica che possono essere la scuola e l'università. Credo sia davvero sbagliato non dare ai rappresentanti degli studenti la responsabilità di poter incidere, certo con i dovuti percorsi. Ma, insomma, ci siamo battuti e penso che non sia soltanto una battaglia degli ambientalisti, della sinistra, tante associazioni di destra l'hanno fatto…
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Sì. …L'hanno fatto per ottenere una rappresentanza e per ottenere un'interlocuzione, e oggi sembra di tornare indietro nel tempo. Quindi invito il Ministro e la maggioranza a rivedere la loro posizione .
PRESIDENTE. Onorevole Roscani, c'era una richiesta di accantonamento, qual è il parere?
FABIO ROSCANI, . Il parere sull'accantonamento è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.27 Piccolotti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.31 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 4.24 Grippo.
FABIO ROSCANIGrazie, Presidente. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Governo, per favore?
GIUSEPPE VALDITARA,. Parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.24 Grippo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Dispiace e sorprende tale parere, perché questo articolo - lo illustro per i colleghi che non hanno avuto occasione di seguirne la genesi e l'elaborazione - parla degli ITS, che costituiscono la parte di scuola di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica che arriva alla fine del percorso formativo. Nel nostro emendamento, noi proponiamo - cosa che io immagino, auspico che stia a cuore al Ministro Valditara - di irrobustire la previsione di questo articolo chiedendo di sostenere investimenti, in particolare per lo sviluppo degli ITS nel Mezzogiorno e nelle aree con elevati tassi di disoccupazione giovanile.
Specialmente a seguito della riforma del 2022, che ha visto crescere e fare un salto di qualità, gli ITS che hanno potuto, ancora di più, hanno irrobustito il loro lavoro di dialogo con la scuola superiore, d'altronde è a tutti noto che, purtroppo, nella nostra Nazione - ho avuto modo di dirlo anche in un intervento precedente - il quadro degli ITS è piuttosto disomogeneo. In qualche modo, lo dicevo prima, piove sul bagnato. In Lombardia abbiamo 24 ITS, nel Nord Italia ne abbiamo 56, dialogano in modo molto costruttivo con il tessuto produttivo delle loro regioni, non c'è bisogno di un supporto da parte delle istituzioni, è sufficiente che il Ministero lasci fare, perché l'ecosistema formativo funziona. C'è il 100 per cento di assorbimento dei diplomati degli ITS nel tessuto professionale e funzionano.
Lo stesso, purtroppo, non è nel Sud Italia, dove intanto i numeri sono molto più bassi, ci sono delle eccellenze - e ne siamo orgogliosi, dalle scienze della vita alla tecnologia - ma ahimè vivono in un contesto molto più frammentato, i tassi di assorbimento e di disoccupazione sono molto più elevati e lì si, servirebbe un lavoro di accompagnamento per far sì che il tessuto produttivo e il mondo formativo dialoghino.
Su questo rispondo anche ad alcuni colleghi che mi hanno preceduto. Voglio sottolineare che uno dei motivi per cui questo provvedimento è sbagliato è perché mette insieme due cose completamente differenti: la formazione superiore professionale e gli ITS. È corretto che gli ITS siano altamente specialistici, è la loro natura, ci si arriva all'età di 19 o 20 anni, quando le persone sono pronte a indirizzarsi, a specializzarsi e a entrare nel mondo del lavoro; è giusto che tarino il proprio percorso anche nel dialogo con il tessuto produttivo e già lo fanno e funzionano bene. Altro è, invece, la frammentata formazione professionale che il PNRR ci chiede di razionalizzare e che, anche questa volta, noi decidiamo di non razionalizzare.
Per questa ragione, so che sarà difficile che venga riaperta la riflessione, ma chiedo al relatore in Commissione e al Ministro di valutare, perché ritengo che mettere un accento sulle esigenze del Mezzogiorno d'Italia e dire che, laddove c'è maggiore disoccupazione, è più importante investire e fare un lavoro affinché il mondo di alta specializzazione formativa dialoghi con le possibilità di assorbimento nel mondo del lavoro penso sia principio e desiderio di tutta l'Aula, e non possa essere solo una richiesta dell'opposizione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.
PIERO DE LUCA(PD-IDP). Presidente, grazie. Intervengo solo per sottoscrivere questo emendamento, se la prima firmataria acconsente, perché ci pare di assoluto buon senso ed è volto a sostenere gli investimenti infrastrutturali legati agli ITS, che sono strumenti formativi di formazione professionale estremamente utili anche e soprattutto nel Mezzogiorno, lì dove c'è un tasso di disoccupazione che è tre volte superiore a quello del Nord. Sono davvero incomprensibili il rifiuto e l'ostinazione da parte del Governo, e del Ministro in questo caso, a non voler supportare, sostenere e investire nella formazione tecnico-professionale nel Mezzogiorno per accompagnare gli studenti verso l'ingresso nel mondo del lavoro. E dispiace anche questa reazione che ogni volta il Ministro ha quando gli si chiede una maggiore attenzione, un atteggiamento francamente incomprensibile.
Stiamo chiedendo, con grande pacatezza e con grande attenzione, una riflessione ulteriore rispetto a uno strumento. È un istituto che ha una rilevanza importante per accompagnare gli studenti, le ragazze e i ragazzi nel mondo del lavoro.
Chiedere di rafforzare gli investimenti infrastrutturali lì dove c'è un maggiore tasso di disoccupazione, in particolare nel Mezzogiorno, non ci pare lesa maestà. Se lei lo condivide, sarebbe buona norma e buonsenso decidere di approvare e condividere questo emendamento. Non lo avete già fatto, perché altrimenti avreste detto di sì a questo emendamento.
Al Sud, abbiamo un tasso di disoccupazione del 14 per cento rispetto a poco meno del 5 per cento nel Nord. Abbiamo tassi complessivi, mense scolastiche e tempo pieno profondamente inferiori nel Mezzogiorno rispetto al Nord del Paese.
Pertanto, chiediamo, davvero, con grande pacatezza e grande responsabilità, un'attenzione maggiore rispetto a quest'area del Paese, per aiutare l'intero Paese a rilanciarsi e a crescere, perché, se non riparte il Sud, se non riparte il tasso di occupazione al Sud, fanno fatica a ripartire l'occupazione, lo sviluppo e la crescita strutturale dell'intero Paese.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Carmina, l'onorevole Auriemma e l'onorevole Alifano sottoscrivono l'emendamento. Facciamo a nome del gruppo? Ok.
Lo stesso fa l'onorevole D'Alessio a nome del gruppo che rappresenta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Chiedo anch'io di sottoscrivere l'emendamento, però, vorrei aggiungere un commento. È necessario investire nella formazione tecnica professionale e negli ITS al Sud, però, anche qui, non nascondiamoci dietro un dito: se non ci sono gli ITS al Sud, è anche perché al Sud, in alcuni territori, mancano le imprese . Noi rischiamo la desertificazione produttiva.
Con questa firma all'emendamento, rivolgo anche un invito al Governo. Recentemente, sempre in quest'Aula, abbiamo discusso sul credito di imposta nella ZES unica del Sud. Se si promette alle imprese il 60 per cento di credito di imposta per investire, quel 60 per cento non può diventare il 17 per cento, perché abbiamo bisogno di alimentare quel tessuto produttivo, innovativo e tecnologico, che ci guiderà verso le tante transizioni di cui ha bisogno il nostro Paese. Anche quello sarà un traino per consentire agli ITS di svilupparsi nelle regioni del Sud, perché gli ITS non si sviluppano indipendentemente da quello che c'è nel contesto attorno.
Quindi, firmiamo e chiediamo di aderire a questo emendamento, però, chiediamo anche al Governo di fare un passo in più verso la costruzione di un sistema Paese, che sappia far dialogare in modo più efficiente il mondo dell'impresa e il mondo della formazione e che sappia investire davvero nello sviluppo delle aree più periferiche e marginali del Paese .
PRESIDENTE. L'onorevole Ubaldo Pagano sottoscrive l'emendamento, così come l'onorevole Piccolotti, a nome di tutto il gruppo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.24 Grippo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il Ministro ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
GIUSEPPE VALDITARA,. Sugli ordini del giorno n. 9/1691/1 Tassinari, n. 9/1691/2 Pastorella e n. 9/1691/3 Caramanna, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/4 Manzi, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1691/5 Orfini, espunti i capoversi 2, 3, 4, 5 e 7 delle premesse, è accolto come raccomandazione.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/6 Berruto, espunti i capoversi 2, 3, 4, 5 e 6 delle premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'opportunità di reperire ulteriori risorse destinate alle regioni necessarie ad avviare un maggior numero di percorsi di istruzione e formazione professionale”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/7 Iacono, espunti i capoversi 2, 3, 4, 5 e 6 delle premesse, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'opportunità di reperire ulteriori risorse necessarie a sostenere gli insegnanti nel percorso di attuazione della filiera”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/8 Ascani, espunti i capoversi 2, 3, 4, 5 e 7 delle premesse, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'opportunità di reperire ulteriori risorse volte a favorire percorsi di orientamento per gli studenti”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/9 Malavasi, espunti i capoversi 2, 3, 4 e 5 delle premesse, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione dell'impegno: “ad attuare, in conformità all'articolo 3 del disegno di legge, un costante monitoraggio delle sperimentazioni adottate sulla base del presente provvedimento”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/10 Malagola, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/911 Fratoianni, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire, nel rispetto dei vincoli di bilancio, nelle azioni già intraprese volte ad ampliare la platea dei soggetti beneficiari della gratuità dei libri di testo”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1691/12 Ghirra, n. 9/1691/13 Borrelli, n. 9/1691/14 Zanella, n. 9/1691/15 Mari, n. 9/1691/16 Dori, n. 9/1691/17 Grimaldi e n. 9/1691/18 Piccolotti, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/19 Bonelli, il parere è contrario su tutte le premesse e favorevole sull'impegno, con la seguente riformulazione: “proseguire, nel rispetto dei vincoli di bilancio, nelle importanti azioni già intraprese di reperimento di risorse per innalzare sempre più la retribuzione dei docenti italiani, così da rispondere all'inflazione accumulata nell'ultimo triennio”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1691/20 Zaratti, n. 9/1691/21 Caso, n. 9/1691/22 Baldino e n. 9/1691/23 Alifano, il parere è contrario.
L'ordine del giorno n. 9/1691/24 Auriemma, espunte le premesse, è accolto come raccomandazione.
Sugli ordini del giorno n. 9/1691/25 Carmina e n. 9/1691/26 Caramiello, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/27 Scutellà, espunte le premesse, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a proseguire nelle importanti azioni già intraprese al fine di reperire risorse pubbliche a beneficio della promozione della filiera formativa tecnologico-professionale”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/28 Santillo, espunte le premesse, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione: “a proseguire nelle importanti azioni già intraprese, al fine di reperire risorse da destinare all'istituendo fondo per la promozione dei della filiera formativa tecnologico-professionale”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/29 Alfonso Colucci, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/30 Morfino, espunte le premesse, il parere è favorevole a condizione che l'impegno sia riformulato come segue: “a proseguire nelle importanti azioni già intraprese di valorizzazione anche economica della professione di docente, anche in relazione agli obiettivi e alle potenzialità di una riforma che guarda al futuro della formazione delle studentesse e degli studenti in un panorama di transizione tecnologica all'interno del contesto europeo e internazionale”.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/31 Orrico, espunte le premesse, il parere è favorevole, a condizione che l'impegno sia riformulato come segue: “a proseguire nelle azioni di formazione del personale scolastico, affinché sia messo in condizione di contribuire al processo di innovazione voluto dalla riforma prevista dal presente provvedimento”.
Sugli ordini del giorno n. 9/1691/32 Amato, n. 9/1691/33 D'Orso, n. 9/1691/34 Pavanelli, n. 9/1691/35 Aiello e n. 9/1691/36 Iaria, il parere è contrario.
L'ordine del giorno n. 9/1691/37 Barzotti è accolto come raccomandazione. Tuttavia, chiedo anche una riformulazione, aggiungendo, dopo le parole: “intelligenza artificiale”, le parole: “e alla ”.
PRESIDENTE. Quindi, è accolto come raccomandazione o con una riformulazione?
GIUSEPPE VALDITARA,. È accolto come raccomandazione, così come riformulato. Sull'ordine del giorno n. 9/1691/38 Fenu, il parere è contrario, perché è ripetitivo del precedente, se riformulato. Sugli ordini del giorno n. 9/1691/39 Ascari e n. 9/1691/40 Ilaria Fontana, il parere è contrario.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/41 Mollicone, il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/1691/42 Ruffino e n. 9/1691/43 Benzoni, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/1691/44 Grippo è accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Ricominciamo dall'inizio.
Sugli ordini del giorno n. 9/1691/1 Tassinari, n. 9/1691/2 Pastorella e n. 9/1691/3 Caramanna, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno n. 9/1691/4 Manzi, il parere è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/4 Manzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/5 Orfini, che verrebbe accolto come raccomandazione. Onorevole Orfini, accetta? Bene.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/6 Berruto: accetta la riformulazione? Bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/7 Iacono. Onorevole Iacono, accetta la riformulazione? Bene.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/8 Ascani. Accettate la riformulazione? Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI(PD-IDP). Scusi, Presidente, chiedo prima se il Ministro mi può gentilmente rileggere la riformulazione. Grazie.
PRESIDENTE. Prego, Ministro.
GIUSEPPE VALDITARA,. Espunti i capoversi delle premesse 2°, 3°, 4°, 5°, e 7°, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'opportunità di reperire ulteriori risorse volte a favorire percorsi di orientamento per gli studenti”.
PRESIDENTE. Onorevole Ferrari, accetta la riformulazione?
SARA FERRARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non posso accettare la riformulazione e spiego perché. Se l'obiettivo di questo provvedimento - che però il Ministro non intende riconoscere perché lo ha espunto, sopprimendo la premessa nella parte in cui spiega il motivo per cui nasce - è dare risposta alla dispersione scolastica e garantire ai ragazzi una diversificazione, anche di formazione, a seconda delle proprie intelligenze emotive - allora vuol dire che non si sta riconoscendo l'obiettivo reale… Scusi, Presidente, non sento nemmeno me stessa.
PRESIDENTE. È un problema comune. Aspetti un attimo. Appena torna il silenzio, ricominciamo. Prego.
SARA FERRARI(PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Se il Ministro non vuole riconoscere che questo provvedimento viene adottato per dare una risposta alla dispersione scolastica, allora sì, comprendo perché ha modificato l'impegno, mentre, a nostro avviso, l'obiettivo, non solo va condiviso, ma anche perseguito. Per raggiungerlo, è indispensabile lavorare sull'orientamento scolastico dei ragazzi.
Sapete quanta dispersione scolastica, quanto abbandono dipendono anche da un cattivo orientamento o, per lo più, in maniera molto diffusa, da una totale assenza di orientamento scolastico dei ragazzi e delle ragazze?
Quindi, non mi basta pensare che il Ministro farà una valutazione di opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio, in ordine all'ipotesi di sostenere l'orientamento scolastico dei ragazzi, perché l'orientamento sta alla base del contrasto alla dispersione scolastica. Poi, vengono anche tutte le altre iniziative, attività e strumenti che si intendono mettere in atto, però rinunciare ad investire sull'orientamento vuol dire davvero negare l'obiettivo primario di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/8 Ascani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/9 Malavasi. Onorevole Malavasi, accetta la riformulazione? Prego.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione, perché viene un po' a stravolgere il senso dell'ordine del giorno, proprio perché crediamo che questo provvedimento - lo abbiamo detto prima, anche in fase emendativa - sia stato fatto in modo frettoloso e non permette comunque alla scuola di fare una buona programmazione, con questa decorrenza già a partire dall'anno scolastico 2024-2025.
Abbiamo proposto almeno di avviare un monitoraggio, non solo su questa sperimentazione, ma anche sulle sperimentazioni già effettuate, per renderne noti i risultati ottenuti. Ci sembra un modo onesto e trasparente per valutare le azioni messe in campo dal Governo e dal Ministro e sostenute dalla maggioranza, proprio per riflettere insieme sull'opportunità di queste sperimentazioni, sull'efficacia delle sperimentazioni, su quanto questi nuovi processi formativi abbiano avuto un'importanza proprio per contenere la dispersione scolastica e garantire ai ragazzi quella diversificazione di opportunità formative che devono andare a supportare i talenti e le intelligenze, che spesso e volentieri non trovano comunque nella scuola degli sbocchi corretti rispetto alle loro aspettative di vita.
Quindi, anche rispetto alla sperimentazione, promossa dal Governo, che ha in questo anno scolastico portato solamente 171 istituti ad aderire, ci sarebbe piaciuto avviare, proprio per realizzare un intervento vero di valorizzazione, di potenziamento dei percorsi di istruzione e di formazione professionale, un monitoraggio complessivo su tutte le sperimentazioni, che potesse quindi permetterci di valutare con oggettività l'importanza delle stesse.
Quindi, questa riformulazione in realtà non va nella direzione che noi abbiamo auspicato, che prevedeva un monitoraggio complessivo delle sperimentazioni messe in atto, che avrebbe potuto, secondo noi, consentire un'analisi dei dati molto utile al lavoro di programmazione e al compito di legislazione che abbiamo come parlamentari .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/9 Malavasi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/10 Malagola, sul quale vi è il parere favorevole del Governo. Onorevole Malagola, lo vuole porre ai voti? Bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/10 Malagola, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/11 Fratoianni: onorevole, accetta la riformulazione? Prego.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. No, non accetto la riformulazione proposta dal Ministro per una ragione piuttosto semplice. Noi, con quest'ordine del giorno, chiediamo una cosa molto chiara: chiediamo che agli studenti e alle studentesse, in particolare del biennio, almeno a quelli appartenenti a nuclei familiari con un reddito ISEE inferiore ai 35.000 euro l'anno, sia garantita la gratuità dei libri di testo, del servizio dei trasporti, del servizio mensa.
Parliamo di costi che, in queste ore, in questi giorni, stanno ossessionando una buona parte delle famiglie italiane. Comprare i libri, per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze, incide in modo rilevante sullo stipendio di un lavoratore e di una lavoratrice medi di questo Paese e parliamo di un Paese nel quale - ne abbiamo discusso molte volte - i salari e gli stipendi continuano a restare fermi o perfino a camminare col passo del gambero, all'indietro.
Ora, questo significa scegliere di garantire, effettivamente o meno, il diritto allo studio, per tutti e tutte, significa combattere, con concretezza o meno, il rischio della dispersione scolastica, che nel nostro Paese resta alta in modo preoccupante e lontanissima dall'obiettivo massimo del 9 per cento per il 2030, previsto dai protocolli europei.
Ora, signor Ministro, lei viene qua e ci dice “faremo il possibile, nei vincoli di bilancio”. Ci vuole dire primo quali sono questi vincoli, secondo quanto costa fare questa operazione? Qua lei ce lo deve dire: costa 100, 200, 300, 400 milioni? Perché non si possono trovare risorse che si trovano, ogni giorno, per altre scelte? Avete trovato - insomma trovato è una parola grande, ma li avete scritti nero su bianco - 14 miliardi per il ponte sullo Stretto di Messina. Possibile che non troviate qualche centinaio di milioni per garantire ai ragazzi e alle ragazze di questo Paese di poter andare a scuola senza dover pagare enormi cifre per i libri, per i trasporti, per le mense? Continuiamo ad aumentare le spese militari in questo Paese. Possibile che non si trovino le risorse per garantire i libri di testo gratuiti? Continuate a fare scelte, perché la politica è questa, scelta, e anche i bilanci sono questo, scelte. Allora questa frase “nel rispetto dei vincoli di bilancio” non dice nulla di che volete fare. Io voglio sapere se voi decidete o meno, nella prossima manovra di bilancio, di appostare una somma, quale che sia, ci dica dove arrivate e allora ci misuriamo, ma non la solita formula vuota, che prende in giro milioni di famiglie in questo Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie Presidente. Intervengo per sottoscrivere, se l'onorevole Fratoianni acconsente, questo emendamento a nome del gruppo di Azione e anche per sottolineare, con qualche dispiacere, il fatto che al nostro insediamento fu uno dei primi atti che io feci in quest'Aula presentando un analogo ordine del giorno al bilancio, subito successivo alla nostra elezione, ormai quasi due anni fa, perché era al centro del programma del gruppo di Azione il fatto di chiedere la gratuità dei libri di testo per la scuola dell'obbligo e per la scuola superiore.
Fornimmo un quadro, assai variegato, della situazione. Purtroppo, il quadro che è stato illustrato dal collega Fratoianni è ancora più tragico se si va, poi, nel dettaglio dell'applicazione di queste disponibilità finanziarie, perché ogni regione ed ente locale assegna in tempi e modi diversi le risorse a disposizione; quindi, c'è una sperequazione molto elevata da regione a regione e da comune a comune.
Ci sono famiglie che hanno a disposizione quasi 600 euro per i libri di testo ed altre che, con analoga situazione economica, hanno poco più di 200 euro; alcune li vedono ad inizio anno scolastico, altri li riescono a ottenere solo ad anno scolastico avanzato. Lei aveva preso l'impegno, aveva anche condiviso con noi questa preoccupazione, quindi sono convinta che è al centro delle preoccupazioni del Ministero, purtroppo però, a tutt'oggi, l'impegno, ahimè, è rimasto senza seguito. I nostri ordini del giorno spesso sono così, dei , delle buone intenzioni, ma rimangono lettera morta. All'epoca l'ordine del giorno fu accettato e a tutt'oggi - sono trascorsi due anni scolastici - non abbiamo visto nulla. Ringrazio il collega Fratoianni per aver riportato all'attenzione di quest'Aula il problema.
Fra 4-5 settimane inizia il nuovo anno scolastico, ci farebbe piacere che oggi lei ci dicesse se per quest'anno scolastico le famiglie potranno godere di un vero sostegno nell'acquisto dei libri scolastici o se rimarrà tutto ancora sulle loro spalle. Penso sia legittimo avere questa risposta in modo certo per quest'Aula, ma soprattutto per i cittadini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Grazie Presidente. Intervengo per sottoscrivere, a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, quest'ordine del giorno che, tra l'altro, si concilia anche con una proposta di legge, depositata dal nostro gruppo sia alla Camera sia al Senato e con tante e numerose sollecitazioni su cui quest'Aula ha avuto modo di misurarsi, anche in occasione dell'avvio dello scorso anno scolastico. Non vorremmo che un'altra volta, di qui a poche settimane, quando prenderà avvio il nuovo anno scolastico, ci trovassimo a dibattere nuovamente, senza dar seguito con misure specifiche e concrete, già nella prossima legge di bilancio, su queste tematiche.
Quello del studentesco è un tema particolarmente urgente e necessario che sta a cuore alle famiglie, agli studenti e alle studentesse, e che va a intrecciarsi direttamente con l'esercizio reale di quel diritto allo studio, che la nostra Costituzione riconosce a tutti i cittadini e le cittadine. Sarebbe un segnale molto importante se quest'ordine del giorno, anziché nella modalità “blanda” - mi consenta il termine - con cui è stato accolto, fosse accolto nella sua piena e originaria formulazione, quella depositata dai colleghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie Presidente. Anche noi interveniamo per chiedere la sottoscrizione da parte di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle. È un tema su cui abbiamo presentato, a prima firma della collega Orrico, una proposta di legge per affrontare un problema chiaro, che si presenta più che mai ora che l'inflazione è aumentata. Lo ricordiamo tutti all'inizio dello scorso anno scolastico, quando alcune famiglie si sono trovate in serie difficoltà, soprattutto chi aveva più figli. Ricordiamo che, al di là dei libri scolastici su cui in alcuni casi c'è il meccanismo dei buoni che può funzionare o non funzionare, il costo dell'educazione va anche oltre questo con tutta una serie di dispositivi, di accessori, ovviamente come si dice qua, anche dei trasporti. Insomma, noi dobbiamo sempre ricordare che l'istruzione è un diritto e non possiamo e non dobbiamo assolutamente avere uno Stato in cui alcune famiglie rischiano di vedersi negato questo diritto, così come purtroppo rischia di accadere.
Abbiamo anche, a seguito dei palesi ed evidenti problemi che ci sono stati all'inizio dello scorso anno scolastico, avviato una serie di audizioni sul caro libri in Commissione. L'anno scolastico è finito e a breve inizierà, come diceva la collega, il nuovo anno scolastico, quindi la domanda che facciamo è - l'ho ripetuto anche, più volte, durante il dibattito in Commissione, dove sono stati bocciati sistematicamente gli emendamenti, anche nostri, che andavano in questa direzione -: che cosa si farà all'inizio del nuovo anno scolastico, tra poco più di un mese, quando diverse famiglie si troveranno evidentemente in difficoltà, perché non riusciranno a sostenere le spese necessarie per mandare i propri figli a scuola?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1961/11 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1961/12 Ghirra, con il parere contrario del Governo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1961/12 Ghirra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1961/13 Borrelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie Presidente. Quando ero rappresentante degli studenti ebbi modo di discutere con Ministri che si sono succeduti, uno dopo l'altro: il Ministro Zecchino e il Ministro Moratti, sulla riforma universitaria. Il Ministro Zecchino era assolutamente convinto che fare il 3 più 2 all'università fosse la scelta migliore per accelerare l'uscita dei nostri laureati e immetterli nel mondo delle professioni e del lavoro. Io gli feci notare, all'epoca, che - e lo feci notare pure al Ministro Moratti, che venne dopo di lui e portò avanti quella riforma che ebbe, purtroppo, diversi padri, una madre e un risultato, dal mio punto di vista, disastroso - che avrebbero allungato anche le lauree quadriennali, che sarebbero diventate tutte di 5 anni minimo. Il risultato è che oggi abbiamo degli che portano gli studenti, che un tempo potevano anche laurearsi in 4 anni, ad allungare la loro permanenza all'università e spesso la laurea triennale non ha grandi ingressi nel mondo del lavoro.
Perché ho fatto questo preambolo? Perché qua invece sosteniamo esattamente un'altra cosa: abbiamo allungato il percorso universitario, creando - poi un giorno lo discuteremo - questo grande mondo delle università telematiche, che forse qualche danno notevole lo stanno facendo in alcuni casi sulle nuove generazioni e, adesso, vogliamo accorciare la presenza degli studenti nelle scuole medie superiori.
Noi nel nostro ordine del giorno chiediamo di valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame al fine di adottare iniziative normative volte a vedere l'attivazione dei percorsi quadriennali sperimentali di istruzione secondaria di secondo grado, mantenendo gli attuali percorsi quinquennali. Perché facciamo questo ragionamento? Perché, dal nostro punto di vista, la scuola dell'obbligo è una cosa particolarmente seria e dobbiamo cercare di mantenere il più possibile determinati standard. Ovviamente, il Ministro non ci ha ascoltato, come prima, ma noi continueremo a insistere. Il Ministro Valditara può anche non ascoltarci, all'epoca ricordo che il Ministro Zecchino mi disse: “Borrelli, lei è solo uno studente. Io sono un Ministro, sono un professore e ne capisco più di lei”.
Il risultato è stato che Zecchino non ci aveva azzeccato. Infatti, non è detto che avere determinati titoli o avere un'esperienza, anche lunga, comporti per forza riuscire a vedere lontano. Anche in questo caso noi diciamo al Ministro Valditara che, purtroppo, le sue azioni non portano e non porteranno quei benefici che, immagino, lui abbia pensato in termini positivi, ma fino ad oggi - e lo dico da persona che veramente ha seguito, ha sostenuto e ha fatto parte, per tanto tempo, di vari movimenti studenteschi, sempre di rappresentanza - ritengo, purtroppo, che quasi tutte le riforme, o, meglio, le controriforme, che ci siamo affannati a fare nel mondo della scuola e nel mondo dell'università, con iniziative di tutte le parti politiche, abbiano solo ed esclusivamente peggiorato la qualità della nostra istruzione.
E aggiungo di più: hanno peggiorato la qualità non solo della formazione, ma anche la qualità della possibilità di insegnare del nostro mondo docente, sia universitario che scolastico. Da questo punto di vista, mi sembra che siamo passati da una scuola di a una scuola popolare, che, però, formava tutti indistintamente, a un tentativo di creare una sorta di super-formazione immediata per mettere tutti subito a lavorare, immaginando che non avere una formazione completa sia poco importante se poi riesci a metterli subito a fare qualcosa.
Ritengo che questa impostazione sia sbagliata, l'ho sempre pensato; lo pensavo da rappresentante degli studenti e da studente e lo penso oggi, da rappresentante dei cittadini, e insisto nel dire al Ministro di riflettere attentamente sul percorso che ha costruito questa maggioranza, perché, dal nostro punto di vista, sta commettendo notevoli errori .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/13 Borrelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo, pari a un terzo, rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1691/14 Zanella, sul quale c'è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/14 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1691/15 Mari.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. Nella scuola italiana, signor Ministro, c'è incertezza e preoccupazione. C'è incertezza a partire dalla situazione dell'organico: come lei sa, sono annunciate 45.000 immissioni su 62.000 cattedre vacanti. C'è preoccupazione per le conseguenze dell'autonomia differenziata, quella della scuola è l'unica materia che vede coinvolta sia una potestà concorrente che una esclusiva, ma all'autonomia differenziata ci penserà il referendum, che spazzerà via quella legge, anche perché tanti docenti, tanti insegnanti italiani stanno sottoscrivendo la richiesta di referendum.
Però, sembra che non ci sia fine alla confusione, e anche dentro questo provvedimento c'è qualcosa di davvero poco chiaro. Non è chiaro se la programmazione dell'offerta formativa da parte della regione che aderisce alla filiera rappresenti una condizione che precede o che segue le delibere di adesione alla filiera da parte della scuola, e qui ne va di mezzo, appunto, il ruolo dell'autonomia scolastica nella determinazione e nella programmazione dell'offerta formativa.
Quindi, quest'ordine del giorno chiede semplicemente di chiarire, anche attraverso iniziative successive di competenza del Ministro, questi aspetti, cioè su chi ricade la responsabilità della programmazione dell'offerta formativa nell'ambito della filiera tecnologico-professionale. Ci sembra davvero il minimo, altrimenti sembra una sorta di accanimento nei confronti della scuola italiana .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/15 Mari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/16 Dori, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/17 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/1691/18 Piccolotti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere ai colleghi deputati e deputate di votare a favore di quest'ordine del giorno, per prendere atto di qualcosa che è già accaduto nel Paese, che è stato deciso dalle famiglie e dagli studenti, e non da quest'Aula. Dico così perché il liceo del è stato, ed è ancora, un gigantesco di questo Governo, una misura del tutto ideologica, una scelta del tutto incomprensibile, talmente incomprensibile che gli studenti italiani non l'hanno compresa. Si sono iscritti in 375 e c'è una gigantesca difficoltà, che il Governo sta aggirando, a formare le classi e a far partire quello che doveva essere un grande progetto sull'istruzione, propagandato da Giorgia Meloni come, in qualche modo, un cammeo del nostro sistema di istruzione.
Poi, c'è la rabbia, tanta, di quei docenti che lavoravano nell'opzione economico-sociale, che si è vista di fatto cancellata dalle decisioni del Ministero, che oggi vogliono che si torni indietro, perché dicono che “non solo non c'è ragione per cancellare la nostra opzione, che funzionava e che era scelta da tanti studenti, ma non c'è nemmeno il successo che ci si aspettava da parte del Ministro”. Quindi, noi chiediamo di chiudere questa esperienza.
So che il Ministro ha dichiarato ad alcuni giornali che si aspetta che dall'anno prossimo, invece, ci sia un grande successo di questo nuovo indirizzo, però, Ministro, le chiedo di rifletterci meglio, perché la verità è che il non è un campo del sapere; il è il frutto del nostro ingegno, del lavoro delle nostre imprese, della nostra ricerca, della bravura dei nostri artigiani. Il è uno spazio produttivo ed economico in cui convergono tante diverse competenze, ma non è un campo del sapere; non è come l'economia, non è come le scienze sociali, non è come la matematica, non è come l'italiano, non è come il latino.
Allora, non ha alcun senso fare un liceo del , tanto che davvero nessuno, nemmeno i presidi in tanti casi, capisce bene come dovrebbe spiegare questa nuova iniziativa. Lo avete fatto per cercare di mandare un segnale alle imprese, per sventolare, come sempre, il vostro tricolore, come se sventolare il tricolore fosse la soluzione di tutti i mali, ma prendete atto che avete sbagliato. Ve lo sta dicendo l'Italia, avete sbagliato! Votate a favore di quest'ordine del giorno e chiudiamo questa storia molto triste e questo capitolo veramente umiliante dell'istruzione italiana .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Se la collega Piccolotti è d'accordo, sottoscriverei l'ordine del giorno, perché purtroppo, se le parole sono importanti, i numeri lo sono ancora di più e devo dire che i dati di adesione, per il prossimo anno scolastico, al percorso del sono dati abbastanza modesti, proprio perché è mancato un confronto, una spiegazione preliminare con le scuole rispetto a un percorso di cui - nella forma liceale, tra l'altro - non si sentiva la necessità, andando ad intaccare - ed è una preoccupazione che è stata espressa più volte, tra l'altro, dagli istituti interessati - l'esperienza dell'opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane, su cui si chiede anche chiarezza da parte della rete LES per una norma che non riesce a garantire in maniera adeguata il mantenimento di un percorso che ha dato grandi successi formativi in questi anni e un grande numero di adesioni. Già questo paragone dovrebbe indurre a rivedere le scelte compiute fino ad ora. Quindi, sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Prendo atto che sottoscrive anche l'intero gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo per sottoscrivere, anche da parte nostra, quest'ordine del giorno. Più volte, abbiamo ribadito quanto il liceo del sarebbe stato un così è stato e così continuerà ad essere.
Ricordo sempre che veramente si è messo a rischio, invece, un percorso che funzionava, quello dell'economico-sociale e che, comunque, nonostante si sia provato a rimediare e a limitare questi rischi, al momento, ancora non è così. Quindi, sposiamo appieno la proposta della collega Piccolotti.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Malavasi sottoscrive a titolo personale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente, intervengo per lasciare agli atti la posizione del nostro gruppo. Noi ci asterremo, perché condividiamo le osservazioni che ha fatto la collega Piccolotti, su cui non ritorno.
Il liceo del è stato un , è andato nella direzione sbagliata; una misura assolutamente strumentale che non ha trovato l'interesse dei ragazzi, ma che, soprattutto, è stata costruita in modo pasticciato. Però, non potremo votare a favore su quest'ordine del giorno, perché non chiediamo di fare un passo indietro rispetto a questa riforma, semmai chiediamo di perseguirla con maggiore convinzione. Infatti - lo ricordo anche ai colleghi che, con me, erano in quest'Aula due legislature fa -, il percorso del 4+2 nasce con il decreto legislativo n. 61 del 2017, nasce sotto il Governo Renzi.
Nella scorsa legislatura, abbiamo fatto insieme la riforma degli ITS e, quindi, probabilmente, credo che la cosa più giusta da chiedere al Ministro Valditara, al Governo e alla maggioranza sia quella di proseguire con maggiore convinzione e la maggiore convinzione sta in una programmazione nazionale, sta nel coordinamento, ma sta anche nelle risorse che si devono mettere, perché questo - poi avremo modo di dirlo nelle dichiarazioni di voto - è un provvedimento a invarianza di risorse .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/18 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/19 Bonelli. Onorevole Bonelli, accetta la riformulazione? Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Non possiamo accettare questa proposta di riformulazione, perché sappiamo bene che gli aumenti che il Ministro ha proposto ai nostri docenti corrispondono al 5,78 per cento, a fronte di un'inflazione del 18 per cento.
Abbiamo molto criticato questo disegno di legge, sottolineando che, a nostro avviso, configura un pericoloso processo di aziendalizzazione dell'istruzione.
Alla base, c'è quest'idea dell'avviamento professionale come alternativa alla conoscenza, subordinando la formazione degli studenti e delle studentesse alle esigenze delle imprese e confondendo - come abbiamo detto - l'istruzione con l'addestramento. Queste non sono opinioni solo delle opposizioni. L'intero mondo della scuola, i docenti e gli studenti hanno fortemente criticato questo provvedimento, considerato ideologico. Persino il Consiglio superiore della pubblica istruzione ha dato un parere negativo. Nonostante questo, andate avanti con una riduzione anche dei percorsi formativi, senza chiarire come saranno impiegate le 1.056 ore dell'ultimo anno, rafforzando ancora i percorsi di alternanza scuola-lavoro e con una prospettiva che, a nostro avviso, è mortificante e umiliante anche per i nostri docenti, nel momento in cui sono una categoria altamente qualificata e specializzata che arriva con fatica a conquistare le posizioni di ruolo e che, attraverso questo nuovo provvedimento, rischia di vedersi scavalcata dal nuovo personale esterno che potrebbe arrivare dal mondo delle imprese.
Credo che sarà il caso, invece, di approvare l'ordine del giorno così come l'abbiamo presentato e, quindi, valutando gli effetti applicativi della disciplina inserita nel disegno di legge in riferimento al conferimento degli incarichi di docenza e, soprattutto, aumentando quelli che sono attualmente gli stipendi dei nostri docenti, che, al netto della necessità di essere aumentati rispetto all'inflazione che caratterizza il nostro Paese, hanno la necessità di avere un riconoscimento sociale per un ruolo delicato, come quello che comporta la formazione dei nostri ragazzi, che non necessariamente devono diventare lavoratori abili, ma soprattutto devono diventare cittadini consapevoli e poter accedere alle classi dirigenti del nostro Paese per renderlo migliore di come è oggi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/19 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/20 Zaratti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/21 Caso. Onorevole Caso, lei ha già fatto due interventi come sa, quindi, non può intervenire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/21 Caso, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/22 Baldino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, signor Presidente. Quest'ordine del giorno chiede al Governo di fare una cosa molto chiara, cioè allargare lo sguardo rispetto all'introduzione della filiera tecnico-professionale. Aderiamo anche a una criticità che è stata espressa non tanto dal MoVimento 5 Stelle e da noi, ma dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, soprattutto in considerazione del decreto ministeriale con cui il Ministro - come diceva il mio collega Caso poc'anzi - ha, di fatto, anticipato la sperimentazione dell'istituzione di questa filiera per fare in modo che si potesse avviare il prossimo anno scolastico, senza attendere l'approvazione di questo disegno di legge.
Allora, innanzitutto, vorrei ribadire il motivo per cui siamo contrari a questo disegno di legge. Siamo contrari, perché, di fatto, siamo di fronte a un intervento che tradisce la visione distorta che questo Governo ha rispetto alla finalità che dovrebbe avere la scuola: da una finalità di formazione e orientamento a una finalità - come dicevamo prima - di addestramento. In questo modo, quindi, si stravolge la funzione propria che la Costituzione della Repubblica assegna alla scuola pubblica, subordinando la finalità di formazione, la finalità educativa a che cosa? Ai bisogni contingenti del mondo produttivo e dell'industria, registrando, di fatto, una interdipendenza pericolosa tra la scuola e le leggi del mercato del lavoro.
In questo modo si sovverte, si tradisce questa visione distorta, si tradisce proprio la missione della scuola pubblica, cioè di formare cittadini e cittadine prima di tutto, prima che lavoratori e lavoratrici, prima che produttori e produttrici, prima che consumatrici e consumatori. E la cosa più critica che noi rileviamo è che questo disegno di legge, in particolare all'articolo 1, quello che istituisce la filiera tecnico-professionale, ci tiene a precisare che si tratta di un provvedimento ad invarianza finanziaria, cioè non si prevedono nuove assunzioni nel corpo docente, nuove assunzioni di amministrativi, che possano effettivamente, poi, attuare nelle scuole questa riforma.
Gli articoli seguenti, invece, introducono delle risorse. E quante sono? Oltre 20 milioni. Ma per fare cosa, Ministro? Per attuare questa riforma presso le scuole, per aiutare le scuole e le amministrazioni a lavorare meglio? No, per la promozione della filiera tecnico-professionale, cioè, tradotto, per la vostra propaganda. Esattamente come avete fatto con il ponte sullo Stretto: 7 milioni per la sensibilizzazione dell'urgenza dell'opera. Esattamente come avete fatto con il liceo del . Però, alle volte, nemmeno la propaganda, né le risorse pubbliche che voi introducete per la vostra propaganda sono utili, perché il liceo del è stato un fallimento annunciato, prima annunciato da noi e, poi, si è rivelato tale ed è stato bocciato dalle stesse famiglie.
Rilanciare gli istituti tecnici, in realtà, era una missione anche del PNRR. Noi non siamo contrari a questo obiettivo, anche perché l'istruzione tecnica si rivela attrattiva, visto che pare che il 30 per cento degli studenti si iscriva agli istituti tecnici. Quello che bisognava fare era implementare questa modalità di istruzione attraverso appropriate azioni di orientamento, cosa che voi in questo modo non fate. Allora, vengo alle criticità espresse dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, in particolar modo rispetto alla declinazione territoriale dell'offerta formativa “che potrebbe essere basata su esigenze transitorie e troppo specifiche, con il rischio di una rapida obsolescenza dei profili richiesti, soprattutto” - e questo voi non dovreste farlo, dovreste avere una visione, una lungimiranza - “considerati i continui cambiamenti che investono lo sviluppo economico-sociale e il mondo del lavoro”.
Soprattutto in questa fase, mondo del lavoro e sviluppo economico-sociale sono caratterizzati da significativi divari territoriali. Questo vuol dire che questo disegno di legge, così come è stato disegnato, rischia di aumentare ancora di più le discriminazioni tra territori e territori, tanto più se consideriamo che questo è un disegno di legge ad invarianza finanziaria. Quindi, chiedete ai privati di investire, ma non tutti i territori hanno la stessa capacità, non tutti i territori hanno lo stesso tessuto produttivo ed economico, in modo tale che le aziende possano investire in questo progetto, e, quindi, fornire agli studenti e alle studentesse un'adeguata formazione e addestramento in questo senso.
PRESIDENTE. Siamo molto fuori.
VITTORIA BALDINO(M5S). Gli istituti tecnici dovrebbero essere i primi luoghi di ricerca e azione di ampio respiro, che vadano oltre il qui ed ora. Noi, con quest'ordine del giorno, vi chiediamo di andare oltre il qui ed ora, e di avere uno sguardo di lungo respiro, soprattutto avendo riguardo delle vere, effettive specificità dei territori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/22 Baldino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/23 Alifano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/24 Auriemma: onorevole Auriemma, accetta la raccomandazione?
CARMELA AURIEMMA(M5S). Presidente, non accetto la raccomandazione e vorrei svolgere una dichiarazione di voto.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Studiare è sicuramente l'investimento migliore che possiamo fare: questo è il consiglio che darei a un giovane. Il valore che diamo alla scuola è diverso e ha una funzione diversa rispetto al lavoro. Anche quando si parla di alternanza tra scuola e lavoro, Presidente, partiamo da un presupposto sbagliato: la scuola ti aiuta e ti insegna a stare nel mondo, ad interpretare il mondo, il lavoro ha un'altra funzione. Questo provvedimento, evidentemente, non ha questa distinzione chiara.
L'idea che si possa entrare in una realtà già precostituita, dove, al massimo, si possono avere mille o 1.200 euro, perché sappiamo che questo Governo è anche contro il salario minimo, è un'idea che fa male non soltanto all'individuo, ma anche allo sviluppo del Paese, perché toglie la possibilità, a monte, ai giovani di poter contribuire al cambiamento e pensare di poter ottenere e realizzare ciò che vogliono. Quindi questo è un provvedimento che svilisce anche lo sviluppo del Paese.
Detto ciò, sull'ordine del giorno capisco la contrarietà sulle premesse, perché certificano un dato, cioè il fallimento della sperimentazione di questi percorsi formativi che sono stati avviati già a dicembre 2023, ma sono dati oggettivi. Le mancate iscrizioni e il numero ridotto sono dati oggettivi, quindi depennare le premesse significa rinnegare una realtà che boccia questo Ministro e boccia l'approccio che ha questo Ministro alla scuola.
Per questo, con l'ordine del giorno chiedevamo che il Parlamento fosse aggiornato sui dati, perché è evidente che il Parlamento debba monitorare questa riforma e l'attuazione di questa riforma, che va a depotenziare completamente e a svilire la funzione pubblica e la funzione costituzionale della scuola .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/24 Auriemma, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/25 Carmina.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. In merito al rigetto di parere positivo a quest'ordine del giorno, pregherei il Ministro di voler riconsiderare questa sua opinione, e mi spiego. In quest'ordine del giorno si chiedeva, sostanzialmente, di abrogare la possibilità di anticipare l'avvio dei percorsi orientati alle competenze trasversali e l'orientamento al lavoro al secondo anno.
Come lei ben sa, Ministro, nelle scuole superiori tutte, al momento, senza fare distinzioni fra licei, scuole professionalizzanti e tecnologiche, esiste un biennio comune, che risponde all'esigenza di consentire una possibilità di scelta diversa agli adolescenti, che si trovano in una fase delicatissima della vita e possono anche sbagliare. Questa esigenza non è venuta meno oggi, anzi, si è rafforzata a seguito degli effetti psicologici che la devastante pandemia ha prodotto nei nostri ragazzi, rendendoli più incerti e insicuri rispetto alle prospettive del domani.
Quindi, va considerata questa loro difficoltà, evitando che, addirittura anticipando un percorso strettamente professionalizzante, possano avere difficoltà e non essere adeguatamente seguiti nel loro percorso di crescita. Quindi, mi permetterei di insistere. È vero che la scuola professionalizzante e tecnologica di questo Paese ha bisogno di un riordino e di una riforma per renderla anche più aderente alle esigenze produttive, ma sempre subordinatamente all'attenzione ai ragazzi e alla formazione umana integrale, e in una direzione diversa da quella intrapresa da questo Governo, nella direzione di un potenziamento della scuola professionale e tecnologica, nella sua duplice finalità di crescita, educazione e formazione dell'essere umano e di inserimento nel mondo del lavoro, sempre non funzionale al mondo del lavoro, che è una cosa completamente diversa.
Questo per evitare, cosa che esiste ancora oggi, quella discriminazione fra scuole di serie A e di serie B, per cui chi frequenta i licei è destinato a essere un cittadino di serie A nel nostro sistema, chi frequenta le scuole professionalizzanti e tecnologiche invece un cittadino di serie B, con uno stigma che si porterà dietro per tutta la vita. È in questa direzione che semmai si deve andare.
Poi, un'altra cosa: avere cura che l'offerta formativa sia fruibile in modo giusto, egualitario in tutte le zone del Paese. Fra le criticità rilevate dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, lei sa che questa anticipazione era stata vista negativamente perché, appunto, le zone del Paese sono diverse e anticipare una possibilità negata, laddove non ci sono effettivamente aziende produttive di un certo tipo, verrebbe a detrimento di quei ragazzi che frequentano le scuole in una zona economicamente disagiata e non adeguatamente supportata, anche dal punto di vista culturale. Quindi, per questo, mi permetto di insistere anche per un accantonamento, se eventualmente volesse ripensare a questa situazione. Non è per negare la necessità di un raccordo con il mondo del lavoro, ma per fare attenzione in ordine alla possibilità di scelta dei ragazzi in questo periodo delicato della loro vita.
PRESIDENTE. Il Governo non intende intervenire, dunque permane il parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/25 Carmina, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno 9/1691/26 Caramiello, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/27 Scutella'. Onorevole Scutella', accetta la riformulazione? No, non l'accetta. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/27 Scutella', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/28 Santillo. Onorevole Santillo, accetta la riformulazione? No, non l'accetta. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/28 Santillo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/29 Alfonso Colucci, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/30 Morfino.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Morfino. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Accetto la riformulazione e chiedo di metterlo ai voti.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/30 Morfino, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/31 Orrico. Onorevole Orrico, accetta la riformulazione? No, non l'accetta. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/31 Orrico, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/32 Amato, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/33 D'Orso, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/34 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Chiedo che venga messo in votazione e vorrei fare una piccola dichiarazione di voto, se mi è permesso.
Abolire le prove Invalsi: 7 milioni è una spesa folle, non ne abbiamo bisogno. Non l'ha detto la sottoscritta o il Movimento 5 Stelle, ma sono le dichiarazioni di Fratelli d'Italia nel 2022, cioè pochi mesi prima di vincere le elezioni.
Ebbene, oggi chiedete, anzi pretendete, che le Invalsi vengano usate come valutazione decisiva per i nostri ragazzi. Allora, evidentemente avete fatto la solita giravolta, avete cambiato idea. Per carità, ci sta; però, magari fatelo in maniera un po' meno evidente. Infatti, se hanno un valore di 7 milioni o comunque lo avevano nel 2022, forse oggi potevate invece essere coerenti e magari far sì che si potessero aiutare quelle famiglie che hanno difficoltà ad acquistare libri, come hanno detto i miei colleghi prima di me, oppure dare un aumento agli insegnanti, anziché far passare un momento di eccessivo stress ai nostri ragazzi, e affidare la valutazione delle loro competenze a chi invece ogni giorno fa formazione, cioè i loro insegnanti.
Allora, Ministro, con quest'ordine del giorno chiedo proprio questo: ridare al corpo docente la facoltà di valutare i propri alunni e non lasciare tutto in mano all'esame Invalsi, che porta enorme stress ai nostri ragazzi. Non solo questo: sono esami iniqui per chi ha problemi di apprendimento, come chi è dislessico o discalculico. Magari si dà un tempo maggiore o un test leggermente modificato, ma certamente ciò non corrisponde alle vere necessità di questi ragazzi.
Lasciare tutto in mano alle prove Invalsi evidentemente non è un giusto valore per quello che meritano i nostri alunni. I nostri giovani, come dice la denominazione del suo Ministero, Ministro, dovrebbero essere valutati realmente per il loro merito. E magari spendiamo questi 7 milioni per far sì che i nostri docenti e i nostri ragazzi abbiano un servizio migliore e delle scuole più all'avanguardia .
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/34 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/35 Aiello, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/36 Iaria.
L'onorevole Iaria ha chiesto di intervenire. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Allora, quest'ordine del giorno affronta un tema che voi avete inserito in questa proposta di legge e che riguarda la creazione di una struttura tecnica e di un comitato di monitoraggio nazionale. Due strutture tecniche in più, che tra l'altro contraddicono l'articolo 1 in cui voi dite che questa proposta di legge è a invarianza finanziaria. Ma perché costruire dei nuovi apparati, nuovi organi con un nuovo finanziamento, quando abbiamo già un Osservatorio nazionale per l'istruzione tecnica e professionale che può essere implementato e aiutato? Magari con nuovi fondi per andare a sopperire e riuscire a raggiungere lo scopo che voi vi prefiggete con la nascita di questi due nuovi organi.
Tra l'altro, secondo me, questa cosa crea confusione, crea un'ulteriore sovrapposizione di intenti, tra l'altro, crea anche una sovrapposizione - come avevo detto - inutile e una dispersione di risorse. Quindi, da questo punto di vista, il nostro ordine del giorno impegnava, giustamente, a capire se, effettivamente, prima di istituire questi due nuovi organi, le risorse fossero ben spese, ma sicuramente non è questo il caso .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri colleghi che intendono intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/36 Iaria, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/37 Barzotti. Onorevole Barzotti, accetta la raccomandazione come riformulata? Sì? La mettiamo ai voti? Se accetta non si può votare, però. L'accetta, va bene.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/38 Fenu. Nessuno chiedendo di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/38 Fenu, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/39 Ascari. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). Sì, intervengo per una dichiarazione di voto, Presidente. Pochi giorni fa, il tribunale per i minorenni di Roma ha condannato a 20 anni di reclusione il giovane che il 28 giugno di un anno fa ha ucciso Michelle Causo. Michelle, come il suo omicida, aveva solo di 17 anni, ripeto, solo 17 anni. È stata uccisa a coltellate a Primavalle, è stata poi rinchiusa all'interno di un grosso sacco, caricata su un carrello della spesa e abbandonata in strada, vicino a dei cassonetti, come se fosse un rifiuto.
I casi di violenze tra giovanissimi sono in costante aumento ed è possibile leggerlo, purtroppo, ogni giorno sui quotidiani: stupri, , violenze di gruppo, femminicidi. La violenza di genere e la cultura dello stupro sono fenomeni strutturali nella nostra società.
Non basta punire, bisogna prevenire, favorendo la diffusione di una cultura del rispetto, della non violenza e della parità di genere. Dobbiamo sentirci tutti coinvolti nell'attività di prevenzione e la scuola non può sottrarsi a questo compito, in sinergia con le famiglie, ma sono le istituzioni che si devono attivare. Per questo motivo, quest'ordine del giorno impegna il Governo a introdurre percorsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, per facilitare la costruzione di relazioni sane, consapevoli, basate sul rispetto reciproco, sul rispetto di sé stessi, sulla parità, per rimettere al centro il tema del consenso ed estirpare il seme della violenza.
L'educazione affettiva e sessuale nelle scuole è uno degli strumenti che la società ha a disposizione per combattere la violenza e per fornire un alfabeto gentile delle emozioni, garantire uno spazio agli studenti e alle studentesse, per poter parlare, ascoltare, confrontarsi, porre domande e avere risposte. Infatti, se queste risposte - l'abbiamo detto in tantissime occasioni - non ci sono e non arrivano, vengono trovate altrove. Spesso questo altrove è la Rete, dove ci si imbatte nella pornografia, una pornografia che incentiva alla violenza e dà un'idea distorta della sessualità. E se nessuno, nessuno - una società che ha smesso di educare, una scuola che non lo fa -, nessuno offre loro informazioni precise e attente, i più giovani non saranno in grado di decifrare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato ma, soprattutto, di riconoscere la violenza e che un “no” significa “no”.
Per questo io, personalmente, rimango veramente sconvolta da questo parere contrario da parte del Governo, perché veramente denota l'incapacità di ascoltare i giovani, gli studenti, le studentesse, di capire le loro esigenze, le loro richieste, affinché ci sia una scuola che veramente li ascolti e, soprattutto, possa veramente garantire questi spazi di imparzialità e neutralità. Bisogna mettere in atto ogni azione possibile e questo Governo, purtroppo, non lo sta facendo, soprattutto dal punto di vista culturale - e chiudo, Presidente - dal momento che sono oltre quarant'anni, io lo dico sempre e lo ricordo, che si scrivono leggi in tema di contrasto alla violenza, dove, nel nostro Paese, però viene ammazzata una donna ogni tre giorni. Dall'inizio dell'anno, sono 56 le vittime di femminicidio: per questo bisogna introdurre questi percorsi, questa rivoluzione culturale, per Michelle e per tutte le giovanissime vittime, le cui vite sono state ingiustamente spezzate dalla violenza, un fenomeno criminale che dovrebbe essere trattato al pari di ogni altro fenomeno criminale, quali le mafie e il terrorismo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, mi scusi. Intervengo sicuramente per chiedere, se la collega vorrà, di poter sottoscrivere, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, questo impegno e per richiamare anche l'attenzione del Governo. Sicuramente, il Ministro era impegnato a discutere di qualcos'altro, ma il tema presentato è molto importante, forse è il tema più importante. Stiamo affrontando questo argomento, è stato ricordato in quest'Aula, nell'intervento della collega Ascari, l'atroce femminicidio di Michelle Causo, di Primavalle. Tuttavia, tutte queste storie veramente chiamano e richiamano tutti noi alle nostre responsabilità e alla nostra coscienza. Quindi, il nostro auspicio è che, dato che l'impegno di quest'ordine del giorno è molto chiaro, molto netto - oserei dire, assolutamente necessario -, che ci possa essere un voto unanime di quest'Aula e non ci possa essere un voto contro. Infatti, mi rifiuto di pensare che ci siano parlamentari, donne e uomini, soprattutto uomini, che siano contrari ad agevolare, per quanto di competenza, l'introduzione dell'insegnamento dell'educazione affettiva e sessuale nell'offerta formativa dei percorsi di sperimentazione di cui al provvedimento in esame. Quindi, penso che ce ne sia bisogno, penso che stiamo votando quest'ordine del giorno, penso che dobbiamo essere tutti attenti, perché il tema lo richiede e dobbiamo esprimerci in maniera molto chiara e molto netta in una direzione di futuro che non può essere quella atroce delle pagine che stiamo vivendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Fa piacere vedere il Ministro che sta attentamente seguendo questa discussione, perché capiamo che anche lui è molto preoccupato di quanto avviene. Lo leggiamo ogni giorno nelle nostre scuole in merito al rispetto fra generi, al rispetto delle diversità. Tutti noi ci siamo espressi in Commissione e i colleghi di tutte le forze politiche - per esempio, quando abbiamo discusso della legge sullo psicologo scolastico e in tante altre occasioni - su quanto fosse importante, in ogni provvedimento normativo che riguardava la scuola, che fosse venuto nei mesi successivi in quest'Aula, ricordare e ribadire la responsabilità che abbiamo come adulti, educanti, rispetto alle giovani generazioni, affinché non si abbiano a ripetere sia i fatti eclatanti sia fatti minori di mancanza di consapevolezza, rispetto, identificazione del sé e dell'altro. A più riprese, ci è stato spiegato dagli esperti quanto possa cambiare l'educazione nel prevenire situazioni drammatiche, ma anche situazioni di quotidiana difficoltà, che nascono dalla poca consapevolezza della propria dimensione affettiva e del rispetto dell'altro.
Siccome questo è un tema veramente centrale, che ci vede impegnati come genitori, come legislatori, come educatori e, siccome quest'ordine del giorno è un blando impegno che invita all'ovvio - cioè a tenere conto di questi aspetti nel percorso formativo di riforma a cui stiamo lavorando -, non ho ben capito, magari le chiedo una riflessione integrativa (non è mio l'ordine del giorno), chiedo ai colleghi se vorranno, di sottoscriverlo, a nome del gruppo di Azione. Però, le chiedo davvero una riflessione e se non sia un bel segnale che arriva da quest'Aula un voto unanime su un principio così condiviso.
PRESIDENTE. Onorevole Ghirra, prima di darle la parola avverto che il suo gruppo ha esaurito i tempi, anche quelli aggiuntivi della Presidenza. Quindi, d'ora in avanti, darò la possibilità a un deputato, ove lo richieda, di fare soltanto un breve intervento per dichiarare il proprio voto sull'ordine del giorno. Resta inteso che rimane il limite regolamentare di massimo due interventi per ciascun deputato. Prego, onorevole Ghirra.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente per chiedere alla collega Ascari di sottoscrivere quest'ordine del giorno a nome dell'intero gruppo Alleanza Verdi e Sinistra.
È un tema su cui siamo tornati spesso in Aula, quello dell'educazione affettiva e sentimentale, perché riteniamo che sia indispensabile per modificare la cultura patriarcale del nostro Paese, che genera quotidianamente violenze e vittime.
La comunità di San Sperate, ad esempio, è ancora scossa dall'efferato omicidio che ha visto vittima una giovane donna di 42 anni, che ha subito terribili violenze e che hanno determinato la sua morte. Sono davvero troppe, tantissime, le vittime che, ogni giorno, subiscono violenza da parte degli uomini nel nostro Paese.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Solo attraverso processi di tipo culturale, educativo e formativo potremo cercare di contrastare questo terribile fenomeno.
PRESIDENTE. Dunque, tutto il gruppo MoVimento 5 Stelle sottoscrive l'ordine del giorno.
Avverto i colleghi del MoVimento 5 Stelle che hanno esaurito i tempi previsti dal contingentamento. La Presidenza, comunque, concederà un tempo aggiuntivo pari a un terzo rispetto a quello originariamente assegnato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/39 Ascari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/40 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Posto che l'ordine del giorno n. 9/1691/41 Mollicone è accolto, passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/42 Ruffino. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente, a lei e, per suo tramite, al Governo presente. Ebbene, intanto, questa “mini riforma” - se vogliamo - necessiterebbe almeno di un corrispondente investimento in termini di risorse, sia umane che finanziarie… Penso che sarà tremendamente difficile continuare nel mio intervento e riuscire anche a catturare l'attenzione del Governo.
Dicevo, signor Presidente, che mi sarà tremendamente difficile continuare l'intervento e anche riuscire a catturare l'attenzione del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Ruffino, prego.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). C'è un discreto caos... Però, posso andare avanti... Non c'è problema.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Siamo alla fine. Prego, onorevole Ruffino.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Parlare di innovazione, che è necessaria, senza risorse è veramente un equilibrismo non indifferente. L'altra cosa che pensiamo è che ci deve essere una piena libertà dello studente nel rivedere le scelte operate nel percorso di studi: quindi, poter cambiare idea e decidere se entrare nel mondo del lavoro piuttosto che proseguire nella filiera, ossia il 4+2.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, mi sono soffermata sulla formazione professionale, perché la ritengo importantissima. Purtroppo, c'è una formazione professionale a due velocità: quella statale e quella regionale, che dispone di molte meno risorse. Speriamo che l'autonomia differenziata riesca a eguagliare questi percorsi, dando una spinta importante a questa esperienza per i nostri ragazzi.
Sono convinta della consapevolezza del Governo rispetto alla formazione professionale e spero che non sia, piano piano, la Cenerentola che, purtroppo, è stata in questi anni. In quest'ordine del giorno, chiedo la possibilità di sostenere un esame integrativo che dia la possibilità di accedere direttamente a percorsi accademici terziari.
È stato detto che il parere è negativo. Non sto a chiedere la motivazione, ma chiedo, invece, un'altra cosa, perché i problemi della scuola italiana sono importanti e sono complessi, anche per quanto riguarda i docenti. Allora, sostituisco alla mia richiesta di una motivazione un'altra richiesta, signor Ministro. Da tempo, i triennalisti chiedono di essere ascoltati e ricevuti: la prego, lo faccia, perché la scuola italiana ha bisogno di personale in cattedra il primo giorno di scuola. Penso, come molti altri colleghi - lo spero - che i triennalisti debbano avere dignità.
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Azione ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Ovviamente, la Presidenza concede un tempo aggiuntivo pari a un terzo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/42 Ruffino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/1691/43 Benzoni. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Nel rispetto dei limiti del contingentamento, ha cinque minuti. Prego.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Sarò molto più breve, Presidente, poiché quest'ordine del giorno ricalca un precedente ordine del giorno di cui abbiamo già discusso. Ho solo cercato di essere il più largo possibile, per dare un'occasione al Governo di accogliere la possibilità di rivedere il percorso del liceo del che abbiamo approvato in una precedente legge, ma i cui risultati dimostrano che non è stato compreso e, soprattutto, che crea notevoli disagi al mondo dell'istruzione italiana.
Il liceo economico sociale esiste, ha ancora una forte valenza e ancora moltissime richieste. Noi abbiamo deciso di istituire questo nuovo liceo che, forse, farà partire qualche classe, se sarete capaci di concentrare quelle 300 richieste in qualche classe, ma che evidentemente va ripensato.
Era un al Governo che, purtroppo, non è stato colto .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1691/43 Benzoni, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ultimo ordine del giorno, il n. 9/1691/44 Grippo, che il Governo accoglierebbe come raccomandazione. Onorevole Grippo, accetta?
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Accetto.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Sospendo l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16,15 per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
La seduta riprenderà, comunque, alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'Università e della ricerca.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Foti ed altri n. 3-01360. Chiedo alla deputata Di Maggio se intenda illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.
GRAZIA DI MAGGIO(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, sono almeno 400.000 i nuclei familiari che aspettano di avere un alloggio di edilizia pubblica residenziale nei comuni e per la maggior parte sono delle famiglie numerose o dei lavoratori precari. Noi sappiamo che questa situazione dell'emergenza abitativa lei l'ha ereditata, ma a tutto questo si aggiungono anche delle forti criticità nelle scelte, che noi dobbiamo, purtroppo, contestare, rispetto ai criteri di assegnazione di questi alloggi di edilizia pubblica residenziale, che possono minare, talvolta, da una parte, le regole basilari di uno Stato di diritto e, dall'altra parte, invece, creare anche delle tensioni sociali in contesti che sono già molto fragili, come, ad esempio, quello che è successo con gli ex occupanti delle case del - diciamo così - di via Bonfadini a Milano.
Rom che sono stati sgomberati la settimana addietro e che erano specializzati nel tentativo di furto di auto e macchine all'interno della loro base. Il comune di Milano ha così pensato di andare ad assegnare degli alloggi di edilizia pubblica, senza alcuna graduatoria, in barba ai tantissimi cittadini che da tanti anni aspettano di vedere loro assegnato un alloggio sicuramente migliore e un tetto sotto il quale stare. Pertanto, signor Ministro, noi siamo qui a chiederle quali iniziative intenda adottare per fare chiarezza rispetto alle politiche di edilizia residenziale pubblica del comune di Milano, e, quindi, dare legittimità a queste famiglie.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha facoltà di rispondere.
MATTEO SALVINI,. La ringrazio, anche da milanese, per l'interrogazione. Il quesito posto riguarda una vicenda che noi, ahimè, ben conosciamo. Premetto che le competenze del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in merito sono assolutamente residuali, visto che le competenze sono delle regioni e dei comuni. Posso, però, sicuramente ricostruire quella che ci è stata fornita come risposta da prefettura, regione e comune di Milano.
Il comune, con delibera della giunta comunale del 18 aprile scorso, e poi con un'ordinanza sindacale del successivo 12 luglio, ha disposto, come lei ricordava, il trasferimento di 34 nuclei familiari rom, residenti nel campo di via Bonfadini, in alloggi di edilizia residenziale della società Metropolitana Milanese, gestore per conto del comune. Al momento dello sgombero, risultavano presenti 31 persone, corrispondenti a 14 nuclei familiari. Tutti i 14 nuclei, di nazionalità sinti, sono stati riconosciuti in stato di necessità, per condizioni di fragilità, con un esame immediato e sicuramente curioso.
Ai fini dell'assegnazione dei nuovi alloggi, tali famiglie hanno sottoscritto un patto di servizio che prevede incontri periodici durante il periodo di locazione. Nel disporre tale trasferimento, il comune ha applicato una clausola prevista dalla legge regionale n. 16 del 2016. L'applicazione di tale norma, come lei ricordava, è demandata a una valutazione discrezionale del comune, in questo caso del comune di Milano. Sottolineo, quindi, che spetta all'amministrazione comunale ponderare i diversi interessi da tutelare.
In conclusione, condivido la preoccupazione degli onorevoli interroganti. Basta andare a fare una ricerca su Internet per ricondurre ai residenti di via Bonfadini e dintorni droga, traffico di rifiuti e reati ambientali, costruzioni di ville abusive, furti, ritrovamento di refurtive, oro e gioielli, incendi, auto rubate e inseguimenti con la Polizia. Quindi, lascio giudicare a chi ci sta ascoltando e alle istituzioni preposte se questi nuclei familiari, residenti in un contesto che la cronaca ci ricorda e ci riconduce a questi eventi, siano meritevoli di superare migliaia di altre famiglie milanesi in coda per l'assegnazione di una casa popolare. La mia risposta, evidentemente, è no , e .
PRESIDENTE. Il deputato Osnato ha facoltà di replicare.
MARCO OSNATO(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, siamo soddisfatti della puntualità e della precisione della sua risposta. Evidentemente - e, come mi sembra di percepire, anche lei - non siamo soddisfatti, invece, della situazione che si è venuta a creare proprio a Milano. Questa volontà del comune - perché dalle sue parole si esplicita una volontà - di sottrarre alloggi di edilizia residenziale pubblica alla disponibilità delle famiglie che ne hanno diritto, per darle a persone in fragilità sociale, secondo una discrezionalità assoluta, che lei ha evidenziato nella sua relazione, sinceramente ci sembra un fuor d'opera del comune, che però si ripete un po' troppo di frequente, se pensiamo che, addirittura, negli scorsi anni, nel comune di Milano, il sindaco Sala, aveva dato un incarico a una persona, nel 2022 e per tutto il 2023, che - leggo, perché non voglio fare errori - era un per l'accoglienza residenziale rivolta a famiglie prevalentemente di etnia rom e sinti in condizioni di fragilità socioeconomica e abitativa con minori.
Quindi, dopo avere esplicitato questo suo incarico, la grande soluzione che questo ha trovato, e che quindi il sindaco Sala ha trovato, è stata quella di dare case popolari che spettavano a cittadini milanesi, che avevano diritto secondo la graduatoria. Peraltro, queste case sono state date - e lei conosce bene, come me, quelle realtà - in quartieri come Quarto Oggiaro, la via Lopez, la via Simoni, la via Traversi, la via Pascarella: vie che erano state, nei decenni precedenti, agli onori della cronaca nera, purtroppo, per svariati crimini commessi anche da situazioni di famiglie un po' disagiate che vi abitavano e che erano state recuperate.
Ricordo Villa Scheibler, ricordo che lì c'è la centrale della direzione di sicurezza urbana del comune di Milano, in via Drago, così come a Niguarda, via Ciriè, via Racconigi: insomma, tutte realtà che erano state bonificate e che, oggi, per colpa di queste scelte del comune di Milano, rischiano di tornare nel disagio e nel degrado. Quindi, capisco le limitate possibilità che hanno il suo Ministero e il Governo, ma credo che anche la prefettura debba rendersi conto che così non si può andare avanti .
PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01361 .
ANDREA ORSINI(FI-PPE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, il sogno di un processo democratico che restituisse la libertà al Venezuela sembra, purtroppo, svanire nella repressione e addirittura nel sangue. Del resto, la storia delle elezioni di domenica scorsa è fatta di soprusi e prevaricazioni da parte del regime, fin dal divieto di candidare la figura più rappresentativa dell'opposizione, Maria Corina Machado. Nonostante questo, nonostante l'esclusione dal voto di milioni di cittadini che avevano lasciato il Paese proprio in dissenso da Maduro, l'opposizione può rivendicare, numeri alla mano, la vittoria.
Il regime ha rifiutato e rifiuta ogni forma di controllo internazionale sul processo elettorale, reprimendo le pacifiche dimostrazioni dei cittadini che lo chiedono. Signor Ministro, non possiamo lasciare soli i venezuelani in questa lotta per la libertà e la democrazia. Lei ha pronunciato da tempo parole inequivocabili al riguardo. Per questo le chiedo, signor Ministro, di voler illustrare quali iniziative il Governo intenda assumere perché il diritto sia rispettato e ai venezuelani sia consentito di decidere liberamente il loro futuro .
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Signor Presidente, voglio intanto ringraziare tutti i parlamentari, di maggioranza e opposizione, che si sono espressi, anche nelle ultime ore, in sintonia con la linea del Governo sulla situazione in Venezuela, a conferma della posizione unitaria in favore di elezioni libere, credibili e trasparenti in questo Paese, dove vive la terza più grande comunità italiana. La linea, già evidenziata negli ultimi mesi dalle risoluzioni presentate proprio dal partito dell'interrogante, è stata approvata all'unanimità alla Camera e al Senato.
Sul regime di Maduro ho sempre avuto una posizione di ferma condanna, sin da quando ho svolto funzioni nelle istituzioni europee. Ieri ho avuto una lunga telefonata con Maria Corina Machado, dell'opposizione, che ha espresso il suo timore per l'ondata di arresti. Ho ribadito la nostra solidarietà e vicinanza al popolo venezuelano. A livello internazionale, sono state registrate serie perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni, l'ho detto già dalle prime ore di lunedì: i risultati annunciati non sembrano rispecchiare la reale volontà del popolo venezuelano. Anche nel loro colloquio telefonico di ieri i Presidenti Biden e Lula hanno convenuto sull'importanza di continuare a lavorare per la normalizzazione del processo politico e per la pubblicazione dei verbali elettorali. Maduro è stato proclamato vincitore, ma non tutte le evidenze sono al momento disponibili. I sondaggi, peraltro, pronosticavano tutt'altro esito, c'è una differenza di circa 50 punti tra il risultato annunciato e quello che dicevano i sondaggi. Per questo, continueremo a chiedere con fermezza un accesso trasparente e verificabile a tutti i dati elettorali.
Come Presidenza del G7 ho voluto promuovere una dichiarazione, che abbiamo appena approvato mentre stavo entrando in Aula, le cui linee politiche vertono su solidarietà al popolo venezuelano, preoccupazione per i risultati annunciati, richieste di piena trasparenza, appello alla moderazione e accesso alle informazioni con rappresentanti dell'opposizione e osservatori indipendenti, questo è scritto testualmente nel documento approvato dal G7. Anche a Bruxelles l'attenzione è molto alta, il comunicato ufficiale di lunedì dell'Alto rappresentante è in linea con le nostre proposte. Siamo in contatto con molte capitali e sosteniamo gli sforzi di quei Paesi della regione che lavorano per ripristinare la legittimità democratica delle istituzioni venezuelane.
La nostra attenzione va anche e soprattutto alla tutela dei nostri connazionali, per scongiurare che eventuali atti di violenza possano colpire i nostri concittadini. Ho dato indicazione all'Ambasciata di Caracas e all'unità di crisi di seguire costantemente gli sviluppi per informare in tempo reale e assistere gli oltre 160.000 connazionali iscritti all'AIRE, dicevo una delle più grandi comunità di italiani all'estero. Continueremo a seguire la situazione anche in ragione di rischi di destabilizzazione a livello regionale. Voglio dire al popolo venezuelano: il Governo italiano e l'Italia sono accanto a voi, oggi più di ieri sosteniamo il vostro cammino verso la democrazia e contro ogni violenza, ogni sopruso e ogni ricatto .
PRESIDENTE. Il deputato Orsini ha facoltà di replicare.
ANDREA ORSINI(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, io ho davvero molto apprezzato la fermezza e la coerenza delle sue parole. L'Italia, grazie al suo operato, è stata immediata protagonista, insieme ai europei, insieme agli Stati Uniti, insieme a molti Paesi latinoamericani, nel disconoscere un risultato elettorale che non è credibile, che non è accettabile. Sono solo i Paesi più lontani dal nostro modo di intendere la democrazia, Paesi come il Nicaragua, come Cuba, come la Cina, come la Russia, come l'Iran, che hanno immediatamente riconosciuto il presunto successo di Maduro. Questo, semmai ce ne fosse bisogno, conferma che la libertà è un principio indivisibile, che la libertà dei venezuelani ci riguarda, come ci riguarda la libertà di ogni popolo del mondo. Se mi consente di citare un antico poeta, parafrasandolo: nessun uomo è un'isola, la morte della libertà di qualunque uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità.
Ma il Venezuela ci riguarda direttamente, come lei ha giustamente ricordato, anche perché con l'Italia ha un legame particolare. In Venezuela tanti italiani hanno trovato pane, lavoro, sicurezza, benessere, e ora tutto questo è in pericolo. Anche per questo, signor Ministro, ho apprezzato particolarmente che nella sua risposta lei abbia fatto riferimento allo sforzo della Farnesina per tutelare la sicurezza e l'incolumità della comunità italiana. Verso di loro, come verso tutti i venezuelani, abbiamo una responsabilità precisa come italiani, come europei e come parte del mondo libero. La responsabilità è quella di evitare che un sogno di libertà e di democrazia si trasformi in un risveglio fatto di brogli, fatto di repressione, fatto addirittura di sangue.
Concludo, Presidente, dicendo che i venezuelani hanno dimostrato di non avere paura, di non fermarsi di fronte a nulla, neppure al carcere, all'esilio, o alla tortura per gli oppositori. Noi non possiamo lasciarli soli. Grazie, signor Ministro, per quello che ha fatto e che sta facendo per questo .
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01362 .
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente, signor Ministro degli Esteri, Tajani. Tutti noi in quest'Aula abbiamo pianto e ricordato il sacrificio del nostro ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e del loro autista, periti in Congo per mano di assalitori. Quello che, però, non è chiaro, insieme invece alla figura di questi servitori dello Stato, è quanto sta succedendo nell'iter processuale.
Le chiediamo, quindi, perché lo Stato italiano non si è costituito parte civile nel processo e, soprattutto, perché lo Stato italiano non ha rivolto richiesta formale all'ONU di togliere l'immunità diplomatica alle persone che sono coinvolte e che, dalle carte processuali, sono implicate o comunque sono coinvolte in quanto successo in Congo.
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Grazie. Il Governo ha a cuore l'accertamento della verità sulla tragica imboscata che ha tolto la vita all'ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere scelto, medaglia d'oro al valor militare, Vittorio Iacovacci e al signor Mustapha Milambo. Come Ministero, abbiamo facilitato l'attività investigativa della procura di Roma nei suoi risvolti internazionali, mediante un'opportuna sensibilizzazione nei confronti delle Nazioni Unite e delle autorità di Kinshasa, così come abbiamo contribuito all'accertamento svolto dall'autorità giudiziaria del Congo. Questa vicenda, per la quale sentiamo forte l'impegno ad assicurare giustizia e onorare la memoria dei caduti, va inquadrata nel più ampio e doveroso rispetto sia per l'operato e l'indipendenza della nostra magistratura sia degli obblighi di diritto internazionale che vincolano l'Italia. Il Governo ha, quindi, valutato che un'eventuale costituzione dello Stato quale parte civile nel procedimento avrebbe esposto l'Italia a responsabilità internazionale per violazione delle norme internazionali in materia di immunità delle Nazioni Unite, norme che proteggono i nostri funzionari e i militari inviati all'estero - compresi quelli in Libano - sotto mandato dell'ONU, personale che contribuisce alla tutela della pace e della sicurezza internazionale. Una violazione di tali obblighi da parte del nostro Paese avrebbe comportato conseguenze rilevanti, tra cui il rischio di un contenzioso con le Nazioni Unite. Ciò avrebbe potuto sfociare in una condanna dell'Italia da parte della Corte internazionale di giustizia, con tutte le inevitabili conseguenze che ciò avrebbe comportato, sia sul piano pratico che politico. La decisione del Governo è stata presa alla luce di questi fattori, che sono stati debitamente considerati e valutati, senza far mai venire meno la vicinanza alle famiglie, testimoniata dal fatto che, a pochi mesi dall'avvio del mio mandato, ho voluto dedicare all'ambasciatore Attanasio, insieme al comune e al sindaco di Roma, la Scalea all'esterno del Ministero degli Esteri, e al carabiniere Iacovacci una sala dell'unità di crisi all'interno del Palazzo della Farnesina.
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Signor Ministro, molto francamente, se lei fosse il padre di Luca Attanasio, se fosse il fratello di Vittorio Iacovacci, si farebbe bastare questa risposta? Perché lo Stato italiano ha sicuramente il dovere di proteggere - come lei ha ricordato - e di tutelare tutti i funzionari, tutti i servitori dello Stato sparsi nei fronti più delicati del mondo. Ma lo Stato italiano ha anche il dovere di proteggere la memoria, di dare giustizia e di consentire a un processo di potersi svolgere.
Le carte processuali mostrano, in modo molto evidente, quante siano state le omissioni: l'ambasciatore Attanasio, il carabiniere scelto Vittorio Iacovacci e il loro autista Milambo sono saliti su un mezzo senza che la loro presenza fosse comunicata, senza che quel mezzo fosse protetto, senza che vi fosse una scorta.
Noi siamo da sempre garantisti e lo siamo anche in questo caso, ma si può essere garantisti quando un processo si può svolgere e richiamare l'immunità non credo che sia la risposta giusta, non soltanto per onorare queste vite, ma anche per onorare l'istituzione stessa.
Il Programma alimentare mondiale è una realtà, un'istituzione molto importante, che deve garantire tutti coloro che vi lavorano, anche proprio rispetto all'immagine dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, e deve essere in grado di dimostrare che le procedure e tutto ciò che deve essere fatto in materia di sicurezza per proteggere i servitori dello Stato viene fatto. Le persone coinvolte, che non cito in quest'Aula, sono ancora in servizio e le omissioni manifeste hanno portato alla morte di un ambasciatore della Repubblica italiana.
Quindi, io invito davvero lei, che non è soltanto il Ministro degli Affari esteri, ma anche il Vicepresidente del Consiglio, a riconsiderare la vostra posizione e a dare giustizia alla famiglia, ma soprattutto a portare la verità in questo Paese .
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01363 .
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, mentre la situazione a Gaza peggiora in modo impressionante ora dopo ora - non bastano più le parole catastrofe e apocalisse, e c'è un'epidemia di poliomielite che aggrava ancor di più una situazione già infernale - mentre la Corte di giustizia internazionale ha definito l'occupazione israeliana illegale e da smantellare, sostenuta da un regime di per cui i palestinesi andrebbero risarciti, ecco, mentre accade tutto questo, la realtà purtroppo supera di molto le peggiori fantasie.
Benjamin Netanyahu continua ad incendiare tutto il Medio Oriente. L'assassino del capo politico di Hamas a Teheran - era lì, all'insediamento del nuovo Presidente iraniano, un moderato nel quadro iraniano - rappresenta un pericoloso, ennesimo salto nel vuoto.
Allora sono qui a chiederle - anche alla luce degli ultimi avvenimenti che non sono contenuti nel , perché lo abbiamo depositato entro le 12 di ieri, come lei può ben immaginare - che cosa si stia facendo per far cessare questo disastro, perché ci sia un cessate il fuoco a Gaza, perché finisca l'occupazione israeliana, perché ci sia una soluzione per due Stati e due popoli, perché si metta fine a un' che rischia di condurre il mondo intero in un baratro profondissimo e pericolosissimo .
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Grazie, onorevole Fratoianni. Risponderò naturalmente rispetto all'aggiornamento dell'interrogazione, che è legata agli eventi drammatici di queste ultime ore. Noi stiamo continuando a lavorare in queste ore per scongiurare un'estensione del conflitto, alla luce del susseguirsi degli eventi. Anche in queste ultime ore sono in contatto con i nostri principali partner e lancio un appello affinché si faccia tutto il possibile per evitare un'. Questo pomeriggio, appena ritornato al Ministero, sentirò il Vice Premier e il Ministro degli esteri emiratino e presiederò più tardi al Ministero una riunione con i nostri ambasciatori della regione e l'unità di crisi per fare un punto della situazione sotto il profilo operativo, con particolare riguardo alla sicurezza dei nostri connazionali.
In questi giorni, ho parlato al telefono anche con i Ministri israeliano e libanese e ho invitato entrambi alla moderazione. Non vogliamo assolutamente che il Medio Oriente piombi in una guerra aperta, non è nell'interesse dei popoli della regione, non è nell'interesse di nessuno.
Dal 7 ottobre il Governo è impegnato a 360 gradi per favorire una de-, con contatti politici a tutti i livelli. Sul conflitto a Gaza continuiamo a sostenere, anche come Presidenza del G7, l'accordo in tre fasi delineato dal Presidente Biden. Si tratta di una linea che è stata confermata anche al Presidente Herzog la scorsa settimana al Quirinale, sia dal Presidente Mattarella, sia nel successivo incontro bilaterale che ha avuto con me, sia dal Presidente del Consiglio. Per prevenire un' tra Israele e Libano continuiamo a intervenire sulle parti, invocando moderazione e soluzioni diplomatiche. Israele ha il diritto a difendersi, ma non deve cadere nelle provocazioni degli hezbollah. In tale contesto di crisi regionali, non dobbiamo dimenticare la Siria.
Il nostro obiettivo è una politica più pragmatica e proattiva, anche per affrontare una delle più grandi crisi di profughi del mondo ed evitare il collasso. Abbiamo così nominato un nuovo ambasciatore, come ho già riferito alle Commissioni parlamentari qualche giorno fa.
Lo sforzo di mediazione politica è pari al nostro impegno umanitario: dall'evacuazione della Striscia di oltre 150 palestinesi, in particolare bambini feriti e bisognosi di cure mediche, all'attuazione dell'iniziativa . In questo ambito, con il Programma alimentare mondiale, abbiamo da poco lanciato un ulteriore progetto per portare circa 4.000 tonnellate di beni alimentari alle famiglie più vulnerabili di Gaza, con un contributo di 12 milioni di euro. Stiamo facendo tutto ciò con la fattiva collaborazione delle autorità israeliane e di quelle palestinesi, che entrambe sostengono il progetto italiano . I primi cargo sono già in Giordania, con voli partiti dalla base dell'ONU di Brindisi; stanno partendo altri cargo da Gioia Tauro, via Cipro, per poi, attraverso il corridoio marittimo umanitario, arrivare fino a Gaza.
Continueremo – e concludo - ma la situazione è un po' complicata, come ho detto, anche nella capillare e costante azione a tutela dei nostri connazionali. I nostri contingenti UNIFIL in Libano sono adesso in sicurezza, ma continueremo con il Ministero della Difesa a monitorare con massima attenzione anche in raccordo con le Nazioni Unite. In questo contesto di incertezza e violenza, continueremo a fare tutto il possibile per un cessate il fuoco e per aprire la strada alla pace, a Gaza, come sull'intero quadrante mediorientale, per raggiungere l'obiettivo dei due popoli, due Stati.
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, glielo dico sinceramente: non intendo mettere in discussione l'attenzione umanitaria sua e del nostro Governo, la volontà di fare ogni sforzo. Oggi non è, per quel che mi riguarda, occasione di sterile polemica, ma le sue parole non bastano, non basta più. Siamo di fronte all'ennesimo salto di qualità adesso.
Qualche giorno fa, tutti i giornali hanno riportato la notizia che a Roma - a Roma, qui - i servizi di dei vari Paesi (Israele, Qatar e altri) si riunivano per cercare di definire i dettagli di un accordo di tregua a Gaza, chiaro. Questo accordo prevede un interlocutore. In questo caso quell'interlocutore ha un nome e un cognome: Hamas. Se il Governo israeliano uccide il di Hamas con un missile lanciato a Teheran, il giorno successivo all'insediamento del nuovo Presidente, quella scelta ha un obiettivo preciso: chiudere la saracinesca a ogni ipotesi di pace a Gaza . Questo, signor Ministro, è l'obiettivo preciso al quale Benjamin Netanyahu, criminale di guerra, lavora dal 7 ottobre in poi e, probabilmente, da prima del 7 ottobre.
Allora, serve che arrivi qualche parola in più, serve che l'Italia riconosca lo Stato palestinese, serve che l'Italia dica esplicitamente, insieme alla comunità internazionale, al Governo di Israele, non al popolo israeliano, non allo Stato di Israele genericamente inteso, ma al Governo di estrema destra del criminale di guerra Benjamin Netanyahu che è l'ora di farla finita e che, se non la fa finita, ci saranno conseguenze diplomatiche e commerciali, che si mette in discussione l'accordo di associazione UE- Israele , perché l'articolo 2 di quell'accordo - lei lo sa meglio di me, perché ha molta più esperienza europea di me - prevede che quell'accordo debba essere sospeso in caso di grave violazione dei diritti umani.
Ma quante altre violazioni dobbiamo vedere dopo il 75 per cento delle strutture civili di Gaza rase al suolo, dopo le torture e le persecuzioni sui prigionieri palestinesi, dopo quello che accade qui? Che cosa deve accadere ancora perché ci sia un salto di qualità?
Ripeto, non metto in discussione che l'Italia ci prova, che facciamo sforzi umanitari, ho visto con i miei occhi il lavoro del nostro personale e le evacuazioni: è tutto ultra meritevole, ma non basta. Serve un'iniziativa politica di altro livello, che individui chi oggi è responsabile della messa in crisi di tutta la stabilità del Medio Oriente e anche, e soprattutto, dell'insicurezza di Israele .
Non bastano più le parole che anche oggi ha ripetuto in quest'Aula .
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01364 .
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signora Ministra, il tema della cassa integrazione guadagni ordinaria, più conosciuta come CIGO, per le imprese del settore edile appare, da troppo tempo, una problematica cui sino ad oggi non si è riusciti a dare una risposta. Mi riferisco alla rigidità interpretativa che riguarda la normativa in caso di eventi meteo sfavorevoli: interpretazione, questa, che sostanzialmente considera prevedibile, e quindi imputabile al datore di lavoro, il verificarsi di specifici eventi meteorologici in determinati contesti territoriali e periodi dell'anno. Ad esempio, gelo e neve nei territori di montagna come la Valle d'Aosta e il Trentino-Alto Adige.
Seppure in questi mesi si è provato, con alcune proposte emendative di limitata portata, a proporre soluzioni tecniche a tale questione, permane uno che limita la tutela delle imprese e, soprattutto, dei lavoratori. Si chiede, quindi, di sapere se sono previste azioni normative al fine di superare tale situazione estremamente gravosa.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Il quesito posto riguarda la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione salariale ordinaria in presenza di determinati eventi meteorologici avversi, che sono ricorrenti soprattutto nei territori montuosi dell'Italia. La materia è disciplinata dalle disposizioni recate dall'articolo 11 del decreto legislativo n. 148 del 2015 e dalle norme regolamentari contenute nel DM n. 95442 dell'aprile 2016.
In particolare, l'articolo 11 del decreto n. 148 del 2015 prevede che ai dipendenti delle imprese destinatarie della disciplina in materia di cassa integrazione ordinaria, che siano sospesi dal lavoro o effettuino prestazioni di lavoro a orario ridotto, l'integrazione salariale ordinaria sia corrisposta, tra l'altro, nelle situazioni aziendali dovute a eventi transitori e non imputabili all'impresa o ai dipendenti, incluse le intemperie stagionali. La cassa integrazione viene concessa alle aziende dell'edilizia anche per i cantieri o le unità produttive collocate in zone montane, allorché le condizioni meteorologiche avverse non consentano l'effettivo svolgimento delle lavorazioni.
La sospensione o riduzione delle attività deve essere la diretta conseguenza dell'evento meteo. Pertanto, quando il datore di lavoro dimostra l'esistenza del nesso causale, il problema della sussistenza del requisito di non imputabilità non si pone e la richiesta di cassa integrazione può essere valutata positivamente. Diversamente è da escludere il riconoscimento della cassa quando l'interruzione dell'attività lavorativa non è direttamente causata dall'avversità atmosferica, ma è conseguenza della decisione di sospendere le lavorazioni da parte del datore di lavoro, decisione che è solo indirettamente ricollegabile al verificarsi dell'intemperia stagionale.
I suddetti datori di lavoro possono, generalmente, ricorrere al trattamento ordinario in misura più frequente rispetto agli altri datori di lavoro operanti in settori diversi in tutti i casi di evento meteorologico avverso, compreso le situazioni in cui il regolare svolgimento delle attività lavorative non è consentito a causa delle temperature elevate. A questo proposito, mi preme ricordare che, in fase di conversione del decreto-legge n. 63 del 2024, siamo intervenuti in materia di CIGO, prevedendo che, per le sospensioni o riduzioni dell'attività lavorativa effettuate nel periodo dal 1° luglio 2024 al 31 dicembre 2024 e determinate da eventi oggettivamente non evitabili, non si applicano i limiti di durata previsti dalla normativa generale per i trattamenti ordinari di integrazione salariale, anche se questi trattamenti sono richiesti dalle imprese operanti nel settore edile, lapideo e delle escavazioni.
Dunque è costante l'impegno del Ministero del Lavoro per la salvaguardia del lavoro delle imprese operanti nelle regioni italiane caratterizzate da particolari eventi atmosferici e dei lavoratori che si trovino esposti a condizioni meteorologiche avverse. Ricordo che, nel provvedimento citato, la norma prevede anche che questo provvedimento sia assunto nelle more della definizione di nuove misure di natura emergenziale.
PRESIDENTE. Il deputato Manes ha facoltà di replicare.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Ministro, per la sua risposta. La problematica evidenziata al si riferisce, difatti, al diniego espresso da diverse sedi territoriali dell'INPS in ordine alle domande di cassa integrazione guadagni ordinaria formulate dalle imprese edili per i propri dipendenti in ragione di intemperie stagionali. La ragione del diniego, quantomeno per i territori montani, consiste nella prevedibilità delle invocate intemperie stagionali, e, come lei sa, per le imprese edili nei contratti pubblici eventuali sospensioni vengono imposte dal direttore dei lavori anche per ragioni di sicurezza, di volta in volta, oppure allorché, a prescindere da eventuali sospensioni dei lavori, le temperature rigide e le precipitazioni, anche nevose, non consentono l'esecuzione dei lavori.
La conseguenza evidente è che le imprese non possono prevedere, , le interruzioni sulle lavorazioni. Infatti credo, Ministro, che l'elemento imprescindibile caratterizzante sia proprio la non prevedibilità, che ormai è evidente a tutti, anche a causa dei cambiamenti climatici. Le conseguenze sui territori appaiono più gravose proprio nell'ecosistema montagna, con ripercussioni importanti sulle attività imprenditoriali, soprattutto nel settore edilizio.
Risulta, pertanto, improcrastinabile - e questo ce lo auguriamo tutti - una modifica normativa chiara, che consenta alle imprese di beneficiare di un'opportunità per la quale versano costantemente, ogni anno, il proprio contributo finanziario. Mi auguro, e ne sono sicuro, conoscendo la sua attenzione per il mondo del lavoro, che possa, in breve tempo - sarebbe l'ideale per la prossima stagione invernale, in termini strutturali - risolvere la problematica normativa non solo per i lavoratori e le imprese, ma anche per i territori che noi rappresentiamo .
PRESIDENTE. La deputata Auriemma ha facoltà di illustrare l'interrogazione Carotenuto ed altri n. 3-01365 di cui è cofirmataria.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Ministra, provengo da una terra dove, per anni e a tutt'oggi, uomini e donne scendono in piazza per rivendicare i due diritti fondamentali: la casa e il lavoro; due elementi fondamentali per preservare e far sopravvivere l'individuo. Erroneamente si pensa che chi ha un lavoro abbia anche una casa, ma non è così, perché, al di là dei programmi di questo Governo, l'Italia continua a mantenere la maglia nera per quanto riguarda i salari tra i Paesi OCSE. Per non pensare a chi un lavoro non ce l'ha e vive in totale povertà: 5,7 milioni di poveri, un record storico.
Ministra, 5,7 milioni di poveri, questo dato non dovrebbe farci dormire la notte, eppure sono esclusi. Avete diviso i poveri per categoria, avete eliminato il reddito cittadinanza, con quale risultato? Quello che 40.000 famiglie con bambini, disabili e anziani sono escluse anche dall'assegno di inclusione, e magari queste famiglie devono pagare un affitto, ma non possono neanche più contare sul Fondo per la morosità incolpevole.
Allora ci chiediamo: davanti a questo fallimento totale, è intenzione di questo Ministro prevedere, nella prossima manovra di bilancio, una misura di contrasto alla povertà, di inclusione, che sia universale e che aiuti veramente le famiglie? Perché gli italiani ne hanno bisogno .
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Il quesito posto mi consente di aggiornare la Camera sull'impatto che sta avendo l'assegno di inclusione, misura introdotta con il decreto-legge n. 48 del 2023, tutto questo anche alla luce delle disfunzioni che le precedenti misure hanno manifestato. Le 2 misure introdotte dal decreto, l'assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro, superando il mero assistenzialismo, che ha danneggiato il mercato del lavoro, si sono imposte come strumenti validi di contrasto alla povertà, alla marginalizzazione sociale e alla fragilità, fornendo al contempo i mezzi per un autonomo e stabile inserimento all'interno del mondo del lavoro.
Basti pensare che l'erogazione del beneficio economico è subordinata non solo al mero possesso di requisiti che, come invece accadeva con le precedenti misure, determinano una distribuzione sostanzialmente indiscriminata di risorse, ma anche e soprattutto all'adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, definito nell'ambito di uno o più progetti finalizzati a identificare i bisogni del nucleo familiare nel suo complesso e dei singoli componenti.
Così come pure è imprescindibile considerare il cambio radicale di rotta nelle modalità di attribuzione delle risorse, basato non più su un meccanismo di autocertificazione con eventuale controllo successivo a campione, ma su un efficace modello di verifica a monte della sussistenza dei requisiti in capo ai richiedenti, al fine di allocare in modo efficiente ed efficace le risorse a disposizione.
È di tutto rilievo, inoltre, la sentenza della Corte di giustizia europea del 29 luglio scorso, con cui il giudice europeo ha bocciato la misura del reddito di cittadinanza nella parte in cui subordinava l'accesso al beneficio da parte dei cittadini di Paesi terzi soggiornanti di lungo periodo al requisito di aver risieduto in Italia per almeno 10 anni. Una forma di discriminazione indiretta, come ha affermato la Corte, che si poneva in contrasto con il diritto comunitario, che prevede, affinché un cittadino di un Paese terzo possa ottenere lo di soggiornante di lungo periodo, un requisito di soggiorno legale ininterrotto di 5 anni nel territorio di uno Stato membro. In questo senso. la misura introdotta da questo Governo, l'ADI, al contrario, è assolutamente in linea con l'ordinamento europeo, laddove richiede, quale requisito per l'accesso al beneficio, la residenza in Italia per almeno 5 anni.
Mi preme, inoltre, fare alcune considerazioni in merito a quanto sostenuto dagli interroganti circa la capacità di sostegno economico del reddito di cittadinanza. Al riguardo, sulla base delle analisi effettuate da Istat relative agli anni 2019, 2020 e 2021, la quota delle famiglie stimate in condizioni di povertà assoluta in assenza di sostegni pubblici che hanno partecipato all'erogazione della vecchia misura del reddito raggiunge, al massimo, il 37,2 per cento nel corso del 2021, una quota che equivale al 59 per cento dei beneficiari. Questi dati evidenziano la mancata partecipazione di un numero rilevantissimo di famiglie e di persone in condizioni di povertà assoluta e il contemporaneo accesso al sostegno al reddito di una consistente quota di beneficiari, di poco superiore al 40 per cento, che non riscontrano le condizioni di povertà stimate dall'Istat.
Per quanto riguarda le prese in carico dei nuclei e delle persone destinatari dell'ADI, posso dire che nella piattaforma dedicata, GePI, sono pari a 634.192. In questa cornice, occorre leggere i dati statistici sui risultati delle misure introdotte dal Governo, sulle quali è attivo un costante monitoraggio, anche allo scopo di eventuali futuri aggiornamenti. In particolare, con riferimento all'assegno di inclusione, al 30 giugno, risultano accolte 697.642 domande…
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. …con circa 1,7 milioni di persone coinvolte, mentre, per il supporto, la formazione e il lavoro, parliamo di 96.000 persone. In questo senso, le rilevazioni Istat ci parlano di povertà in calo. Il 2023 ha visto una riduzione del rischio di povertà monetaria di 1,2 punti.
PRESIDENTE. Il deputato Carotenuto ha facoltà di replicare.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Ancora una volta, Ministro, lei viene qui e ritiene di poter dare numeri, dati che stridono con la realtà. La sua è solo propaganda sulla pelle dei più poveri, Ministro.
Noi abbiamo denunciato più volte il totale fallimento delle vostre misure di contrasto alla povertà, ma ultimamente accade che, in effetti, l'assegno di inclusione è talmente fallimentare che, in Sicilia, la maggioranza di centrodestra, con Forza Italia in particolare, propone di ripristinare il reddito di cittadinanza , mentre dalla Lombardia arrivano appelli al reintegro dei .
Tra le altre cose che il reddito di cittadinanza faceva molto meglio di quanto faccia l'assegno di inclusione, vi era la possibilità di coprire le spese di affitto a tutti coloro che sono in condizioni di povertà. A questo proposito, le ricordo che il 2023 è stato l'anno record degli sfratti per morosità incolpevole e siamo arrivati a 100.000. Ci sono ben 5 milioni di italiani che vivono in condizioni di disagio abitativo e per la stragrande maggioranza di loro l'affitto incide per oltre il 40 per cento sul reddito disponibile mensilmente. Quindi, non ce la fanno. Allora, da una destra sociale, ci si aspetterebbe un serio piano di edilizia popolare, ma voi no, voi investite in armi. Voi cancellate un mese di reddito di cittadinanza per aiutare i presidenti della serie A di calcio a pagare le tasse . Poi venite qui ed esprimete cordoglio per le vittime di Scampia. Risulta un po' ipocrita, Ministro, tutto questo, perché le vostre politiche per le persone in difficoltà sono veramente ciniche e antimeridionaliste, mentre tutte queste poltrone, e la sua in particolare, dovrebbero servire a rappresentare gli interessi dei cittadini italiani, nel rispetto della Costituzione che ci indica la strada della solidarietà sociale, che è l'esatto opposto di quello che state facendo.
Infatti, voi tutelate le classi privilegiate e questo, francamente, è inaccettabile per me, che vengo da Scampia, per me, che sono stato in “quell'ateneo”, dove ci sono ancora 400 persone dopo il crollo che c'è stato.
Per questo, vi dico che, veramente, ve ne dovreste vergognare e negare un reddito minimo, un salario minimo legale, il diritto a una casa dignitosa, come state facendo, genera traumi e lascia cicatrici nella mente, nella migliore delle ipotesi, o sulla pelle, come nel caso dei cittadini e dei bambini di Scampia. Servirebbe un serio progetto di edilizia popolare e non un fumoso Piano Mattei.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Le periferie del Sud Italia, in particolare, lo aspettano da oltre 30 anni, ma le vostre politiche classiste e antimeridionaliste sono sempre più rifiutate dai nostri cittadini e lo stiamo vedendo in questi giorni in cui stiamo raccogliendo le firme…
PRESIDENTE. La ringrazio.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Ho finito…
PRESIDENTE. È un minuto fuori, deve concludere!
DARIO CAROTENUTO(M5S). Lo stiamo vedendo, dicevo, in questi giorni in cui stiamo raccogliendo le firme per un referendum contro l'autonomia differenziata. Basta lo SPID o la CIE. Io lo sto facendo adesso e, quindi, lo faccia anche lei. L'hanno fatto 300.000 cittadini .
PRESIDENTE. La ringrazio.
PRESIDENTE. Il deputato Centemero ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giaccone ed altri n. 3-01366 di cui è cofirmatario.
GIULIO CENTEMERO(LEGA). Grazie, signor Presidente e grazie al Ministro per essere qui con noi. La vicenda Euronics, marchio che vende prodotti di elettronica, informatica, telefonia ed elettrodomestici, continua a destare preoccupazione per le centinaia di lavoratori coinvolti. Dopo la chiusura nel Lazio, che ha coinvolto circa 600 dipendenti, adesso anche a Milano e in tutta la Lombardia si stanno registrando chiusure di negozi, con il coinvolgimento di circa 200 lavoratori in diversi centri come San Giuliano, Vimercate, Lonate, San Vittore Olona, Sesto San Giovanni, Seregno, Cesano Boscone e Broni. Quest'ultimo, gestito da Binova Srl, ha chiuso i battenti con largo anticipo rispetto alla data comunicata durante un incontro con i sindacati.
Ad avviare le procedure di licenziamento collettivo, al momento, per 243 lavoratori tra Lazio e Lombardia, stando alle notizie di stampa, sono le società Nova Spa, Kus Srl e Binova Srl, aziende licenziatarie del marchio Euronics e gestori indipendenti di alcuni punti vendita Euronics e…
GIULIO CENTEMERO(LEGA). …quest'ultima società, dal canto suo, sottolinea che le aziende utilizzano il marchio in forza di contratto di . Quindi, chiedo al Ministro se e quali tempestive iniziative di propria competenza il Governo intenda adottare a salvaguardia dei livelli occupazionali rispetto a questa crisi.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Con riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti e con riferimento ai licenziamenti relativi alla vicenda del gruppo Euronics, rappresento che la Kus Srl, con nota dello scorso giugno, ha comunicato al Ministero del Lavoro l'avvio della fase sindacale della procedura di licenziamento collettivo, ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223.
Nella citata comunicazione, la società ha rappresentato di procedere al licenziamento collettivo, poiché non ritiene più praticabile il prosieguo della propria attività, che, quindi, ha deciso di cessare definitivamente. La fase sindacale della procedura scadrà, salvo proroghe concordate tra le parti, il prossimo 12 agosto e, in caso di esito negativo, la competenza della successiva fase amministrativa, considerata la collocazione pluriregionale delle unità produttive interessate, è ricondotta ai competenti uffici del Ministero del Lavoro.
Discorso analogo è quello riguardante la Nova Spa, che ha comunicato l'avvio della fase sindacale della procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 243 dipendenti della società collocati nelle regioni Lazio e Lombardia.
Nella nota di avvio della procedura, la società ha dichiarato di presentare un'oggettiva rilevante e conclamata situazione di crisi, anche sotto il profilo della carenza di liquidità e della riduzione delle attività, esponenzialmente accentuata negli ultimi mesi e, certamente, non risolvibile mediante il mantenimento dell'attuale assetto aziendale, che, quindi, va anch'esso necessariamente e sensibilmente ridotto. La fase sindacale della procedura scadrà, salvo proroghe, il prossimo 23 agosto e, in caso di esito negativo, anche qui, vista la collocazione pluriregionale delle unità produttive, la competenza passerà agli uffici del Ministero del Lavoro.
Da ultimo, rappresento che anche Vinovo Srl ha avviato le procedure di licenziamento previste dalla legge. Questo premesso, assicuro che il Ministero del Lavoro presterà la massima attenzione sull'evoluzione della vicenda. Mi impegno a sostenere, per quanto di competenza, tutte le iniziative utili affinché i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti siano doverosamente rispettati, valutando la possibilità a prendere parte a iniziative volte a individuare soluzioni e strumenti che possano dare risposte efficaci sul fronte occupazionale.
PRESIDENTE. Il deputato Centemero ha facoltà di replicare.
GIULIO CENTEMERO(LEGA). Grazie, signor Presidente, grazie Ministro. Sono contento di sentire questa risposta, di vedere che c'è attenzione da parte del suo Ministero e la invito a prestare questa attenzione anche per considerare strumenti innovativi - nel caso non si possano recuperare completamente questi livelli occupazionali - come l' e il delle lavoratrici e dei lavoratori, proprio perché, in questo mondo che corre molto velocemente, questo Governo può veramente marcare la differenza rispetto ai Governi di sinistra .
PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pastorella ed altri n. 3-01367 che ha sottoscritto in data odierna.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministro, nel contesto europeo l'Italia è uno dei Paesi con il minor tasso di giovani laureati, solo Ungheria e Romania registrano tassi di laureati inferiori a quello italiano. D'altra parte, ogni anno migliaia di giovani, i cui meriti vengono spesso meglio valorizzati all'estero, lasciano l'Italia. Moltissimi tra questi hanno titoli di laurea o dottorato e questo ci priva, purtroppo, di talenti che potrebbero, invece, dare il loro contributo per il progresso e lo sviluppo del Paese.
Ministra, come lei sa, molti di questi vorrebbero tornare, ad esempio tanti ricercatori, ma incontrano una quantità di ostacoli, quello principale, probabilmente, è il riconoscimento dei titoli di studio. Questo processo, al momento, raggiunge un livello di burocrazia, costi e tempi di elaborazione delle procedure che scoraggia fin dall'inizio quanti vorrebbero affrontarlo. Pensiamo al solo fatto che ogni università ha la libertà di stabilire i propri requisiti documentali, le proprie tariffe e i costi superano spesso i 1.000 euro. Allora è evidente che occorre semplificare e armonizzare questo meccanismo, chiediamo quindi al Governo che iniziative intenda intraprendere in merito.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie, Presidente, grazie a lei onorevole Onori e grazie all'onorevole Pastorella, a tutto il gruppo parlamentare. Ha posto una serie di questioni che richiederebbero ben più di tre minuti come risposta. Sicuramente, per fare tornare i ricercatori e per non farli partire, sono necessarie infrastrutture di ricerca ed è in questo senso che si sta muovendo il Governo, oltre che naturalmente sgravi fiscali. L'importante è dare loro una ragione di ricerca per rimanere e/o per tornare.
Per quanto riguarda la sua annotazione più specifica sul riconoscimento dei titoli di studio, le devo dare una risposta inevitabilmente più tecnica. Le procedure per i titoli accademici sono disciplinate, come lei ben sa, con legge, con legge del 2002 di ratifica ed esecuzione della Convenzione di Lisbona del 1997, nata proprio con lo scopo di favorire la mobilità interuniversitaria. I titoli rilasciati da atenei stranieri, per avere valore legale in Italia, devono essere necessariamente riconosciuti dalle università e dalle cosiddette AFAM, che sono le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica. Nell'ambito della loro autonomia - lei ha ragione, onorevole Onori, questo lo abbiamo rilevato anche noi - ci sono molte disomogeneità applicative tra le diverse istituzioni di alta formazione accademica e artistica, ma questo rientra nella loro autonomia, noi possiamo dare linee guida, ma non intervenire pervasivamente sui contenuti, che fanno parte dell'autonomia gestionale di .
Questo procedimento, la cosiddetta equipollenza, avviene attraverso un'analisi del percorso di studi fondamentale per garantire la qualità della formazione svolta da ciascuna istituzione della formazione superiore. La valutazione dei titoli esteri per l'accesso alla professione di ricercatore è, invece, attribuita al Ministero dell'Università e della ricerca, che recepisce la norma della direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali nell'Unione europea.
L'analisi comporta una valutazione anche sull'esperienza del richiedente, il possesso dei requisiti richiesti dalla legislazione estera e la ricostruzione del suo percorso formativo. Gli accertamenti, tanto formali quanto sostanziali, richiedono una valutazione approfondita delle competenze. Si tratta di un presidio imprescindibile di qualità delle attività professionali, anche accademiche, svolte nel nostro Paese oltre che nel Paese - diciamo - di ingresso, nel Paese da cui promana la richiesta e da cui promana il titolo estero.
L'impegno del Ministero è di vigilare sull'efficacia e l'efficienza dei processi, di cui le università e le AFAM sono titolari (come le dicevo prima, oltre le linee guida difficilmente riusciamo ad andare), come quelli relativi all'equipollenza dei titoli, sempre nel rispetto della loro autonomia in materia. Metterò tutto il mio impegno per continuare a farlo in maniera sempre più incisiva, perché condivido la criticità. Assicurare una mobilità internazionale piena ed effettiva agli studenti è un obiettivo imprescindibile per quella famosa internazionalizzazione che noi sempre evochiamo.
Per quanto riguarda le procedure di competenza del Ministero che servo, è e sarà mio compito stimolare risposte più tempestive, ancora più tempestive ed efficaci, a tutela dei giovani e delle loro legittime aspirazioni di crescita e affermazione professionale. La libera circolazione di ricercatori e giovani professionisti è un presupposto fondamentale per la condivisione e la diffusione delle migliori competenze e deve naturalmente realizzarsi con la garanzia di formativi e qualitativi elevati. Bilanciare al meglio queste due esigenze è - lo ribadisco - l'impegno e l'obiettivo finale del nostro Ministero .
PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di replicare.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie Presidente, grazie Ministro. Credo che un passo positivo sia stato fatto da parte sua, almeno nel riconoscere che questa disomogeneità c'è, ma io vorrei che lei si spingesse oltre, che andasse al passo successivo oltre a dire “facciamo qualcosa”, perché non è solo la disomogeneità che causa qualche piccolo problema; causa la perdita delle finestre per l'accesso ai bandi, nonché delle spese: per un ricercatore, che sappiamo bene essere non molto pagati, pagare 1.000 euro, più i costi di traduzione, magari aspettando mesi senza essere nemmeno certi che questa operazione vada a buon fine (perché, attenzione, le università fanno pagare anche centinaia di euro non rimborsabili, anche se poi la richiesta viene rigettata), ecco, tutto questo non è nel rispetto - per carità - delle autonomie delle università, ma io vorrei che si rispettasse, soprattutto, l'autonomia degli studenti e dei ricercatori che devono poter tornare nel nostro Paese.
È assurdo pensare che, mentre il numero di stranieri e di ricercatori di ritorno cresce - siamo al più 93 per cento delle domande dal 2020 ad oggi - la maggiore causa del divario tra le candidature e l'immatricolazione è proprio il mancato riconoscimento o il tardivo riconoscimento dei titoli di studio esteri. Quindi, questo è un problema e il problema non può essere risolto semplicemente dicendo “emetteremo delle linee guida”. Le linee guida non sono abbastanza e non ci soddisfano come risposta. Io spero che possa essere fatto un lavoro molto più, diciamo, organico, perché ce n'è bisogno per l'attrattività del Paese. Magari questi ragazzi non sono tanti: io ho raccolto decine di storie che le consegnerò a mano, se mi permette, affinché lei viva sulla sua pelle quello che questi ragazzi sopportano. Forse non sono tanti, forse a livello elettorale non contano molto, però credo che meritino un'attenzione maggiore, che meritino di poter avere accesso al nostro Paese e, soprattutto, ne va dell'interesse del nostro Paese avere questi talenti che tornano e lo aiutano a crescere.
Quindi, la invito veramente a considerare questa questione come prioritaria, perché bene gli sgravi fiscali e le infrastrutture, ma i cervelli e i talenti sono quelli di cui questo Paese ha veramente bisogno .
PRESIDENTE. La deputata Scarpa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Manzi ed altri n. 3-01368 di cui è cofirmataria.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Buongiorno Ministra, noi oggi la interroghiamo sui tagli che compaiono nel nuovo schema di decreto ministeriale per la ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario delle università. Oltre i 173 milioni di tagli di cui già eravamo a conoscenza, infatti, sono spuntati altri 340 milioni di risorse che sono destinate al Piano straordinario per il reclutamento che, da aggiuntive che erano, diventano parte del Fondo ordinario.
Quindi, sostanzialmente, in assenza di ulteriori risorse aggiuntive a compensare quei 340 milioni che diventano fondi ordinari, all'appello, in tutto, mancano 513 milioni di fondi per le università italiane rispetto allo scorso anno.
Di questo chiediamo conto, sperando anche che, nella sua risposta, lei non citi, ad esempio, i 6 miliardi di finanziamenti che vengono dal PNRR, che servono per progetti fatti attraverso le università, ma non sono fondi che le università utilizzano per pagare gli stipendi, per i servizi agli studenti o per calmierare le tasse universitarie.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Visto che il sistema universitario italiano ha una situazione di sottofinanziamento storico, che non è compensato da un positivo degli ultimi anni, le chiediamo cosa intenda fare per risolvere questa situazione .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Scarpa. Citerò tutte, ma tutte, le voci che compongono l'amplissima costellazione di fonti di finanziamento di cui si possono giovare le università italiane, perché non sarebbe corretto da parte mia se così non facessi, perché sono tutti i fondi che vengono dalle tasche dei contribuenti . Quindi, è giusto che, in questo momento, in questa operazione trasparenza, noi ci si dica tutto. Sottolineo anche - e ci tengo a dirlo, anche se perderò tempo - che tre minuti non sono sufficienti per esaminare 50 miliardi di Fondo di finanziamento ordinario dal 2019 al 2024 che le università italiane hanno ricevuto. Mi metto a vostra piena disponibilità per un'informativa, per un'operazione trasparenza al Parlamento, in cui vi dirò, numeri alla mano, tutti i finanziamenti che le università ricevono da fonti italiane ed europee. Faccio del mio meglio in tre minuti, ci provo, ma, ripeto, è un po' approssimativo. Comunque, grazie per questa domanda, che per me è molto importante per fare chiarezza.
Lei ha citato il Fondo di finanziamento ordinario, che chiamerò d'ora in poi FFO per semplicità: è solo, come dicevo, una delle molteplici fonti di finanziamento delle università - che sono fonti italiane ed europee - a cui le università possono attingere. Vi faccio qualche esempio concreto. Ai 50 miliardi di FFO che le università hanno ricevuto nel periodo 2019-2024 - scusate se vado così velocemente, ma ho tre minuti, poi mi risponderete che non siete soddisfatti e avrete ragione, perché non ho avuto tempo di parlare -, negli ultimi due anni, si è aggiunta l'esplosione di fondi PNRR - quelli che lei non voleva farmi citare -, ma sono sei miliardi che hanno ricevuto, sono sei miliardi di “costi uomo”, sei miliardi di contratti di ricerca che le università ricevono dal Ministero dell'Università, sono soldi, quindi non posso non citarli. Dicevo, a ciò si aggiungono anche un miliardo e 200 milioni per gli studentati e 850 milioni per le borse di studio, finanziamento record del Ministero, mai raggiunto prima di ora. Sono tutti numeri verificabili, non sto dando, come si suol dire, i numeri, sto dando numeri esatti. Insomma, un'autostrada a sei corsie su cui possiamo lavorare insieme per far sì che i talenti e le opportunità delle studentesse e degli studenti possano trovare soddisfazione. Ciò, senza contare - qui ve li ho risparmiati - tutti i cofinanziamenti al 50 e 70 per cento che i rettori conoscono bene e che provengono dal Ministero dell'Università. Cito la legge n. 388 del 2000, per fare un esempio. Che questo Governo abbia garantito la piena tutela del diritto allo studio lo dicono, quindi, i numeri, prima ancora delle mie parole, e i numeri sono verificabili, lo ripeto. Poi, c'è l'autonomia delle singole università, che garantisce la loro libertà di spesa, di gestione delle risorse umane e finanziarie, cui consegue, naturalmente, la responsabilità di garantire la qualità della spesa. Le risorse non possono essere infinite, perché vengono dalle tasche dei cittadini, come tutti i soldi pubblici, e, soprattutto, vanno spese bene. Ho proposto per questo alla presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, la rettrice Iannantuoni, di lavorare insieme a una riforma complessiva di tutti - ripeto, di tutti, non solo del FFO - i meccanismi di finanziamento di cui si giovano le università italiane, per renderli più trasparenti, più flessibili e più sostenibili. Sulla flessibilità stiamo già lavorando con la Conferenza dei rettori. Il taglio del FFO non è di 513 milioni - anche qui, verificare i numeri -, ma di 173, di cui 121 già ammortizzati nel 2023 e ampiamente compensato dai superfondi PNRR.
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
ANNA MARIA BERNINI,. Lo conferma il fatto - mi perdoni, Presidente - che i bilanci di tutte le università italiane sono in utile di quasi un miliardo, sono tutte in utile, e tutti gli utili insieme assommano quasi un miliardo, più di 950 milioni. Quindi, le risorse finanziarie e umane ci sono. La sfida che le università e il Ministero - noi ci siamo - devono affrontare insieme è di usare la libertà che sarà loro concessa per dimostrare di saper spendere bene e amministrare bene, e noi abbiamo la massima fiducia che tutti sapranno interpretarla al meglio.
PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di replicare.
IRENE MANZI(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio la Ministra, la notizia, mi verrebbe da dire, è la risposta alla nostra richiesta di informativa urgente fatta, qualche settimana fa, in quest'Aula, da parte di tutte le opposizioni, e questo ci fa molto piacere.
Non posso ritenermi soddisfatta, non per la brevità dei tempi, purtroppo, ma perché mi verrebbe da dire che l'allarme lanciato dalla CRUI e dal Consiglio nazionale degli studenti universitari relativo ai tagli al Fondo di finanziamento ordinario fosse infondato, perché quelle informative urgenti noi le avevamo chieste alla luce di quello che soggetti istituzionali avevano denunciato, anche a fronte di una riunione annullata all'improvviso, di cui si dava conto. Sono tagli che ci preoccupano, non possiamo negarlo. Questi finanziamenti sono riferiti a un periodo storico che lei ha volutamente ricordato, ma ci preoccupa il futuro delle università, ci preoccupa l'allarme lanciato dalle università, ci preoccupa anche quella nota a cui lei faceva riferimento - a cui dovranno rispondere i rettori entro il 2 agosto -, perché in quella nota si dice alle università di scegliere quali risorse utilizzare in questo senso. A me questo, più che un grande esercizio di autonomia, sembra quasi - mi consenta il termine - una pistola puntata alla tempia, nel senso di scegliere: scegliete voi a quali fondi rinunciare per equilibrare il taglio, per equilibrare la situazione. In realtà, questa misura, queste preoccupazioni, questo allarme vengono dopo una serie di provvedimenti - lo abbiamo detto anche in Commissione quando ci siamo incontrate a proposito del decreto Sport e università -, fanno seguito alla riforma del preruolo universitario e dei contratti di ricerca, che è stata annunciata, in questo caso prorogata la misura del 2022 non ancora entrata in vigore, in attesa di una riforma che renderà, in realtà, il sistema meno garantito, più precario in questo senso e che, quindi, non ci può certamente confortare rispetto alle prospettive dell'università.
Quindi noi l'aspettiamo in questa sede, Ministra. Apprezziamo, rispetto anche ad altri colleghi di Governo, l'attenzione e la disponibilità, ma non possiamo ritenerci soddisfatti, purtroppo, rispetto a questa risposta. Siamo preoccupati e cogliamo anche l'allarme che è venuto dal mondo dell'università e dalle rappresentanze studentesche. Bene un tavolo di lavoro, ma che sia aperto a un pieno confronto - lei lo ha annunciato -, un'occasione di confronto appunto, proprio perché in questo momento lo stesso funzionamento delle università rischia di avere un orizzonte piuttosto fosco davanti, e questo è un grido di allarme che, in questa sede, non possiamo far finta di ignorare .
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01369 di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Il decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, che ha visto l'introduzione, in sede di conversione, dell'articolo 44-, utile a conseguire l'obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza riguardante i contratti di formazione specialistica al fine di contrastare il cosiddetto imbuto formativo, costituisce un'importante modifica per i contratti di specializzazione, prevedendo la possibilità, per gli studenti del secondo anno, di accedere alle prove concorsuali per la dirigenza pubblica. Se, da un lato, questa innovazione normativa risulta essere un'importante novità che risponde alla necessità di una maggiore considerazione degli specializzandi, dall'altro lato, si ravvisa come il medico in qualità di dipendente a tempo determinato dovrà rispettare turni che comportano una riduzione del tempo dedicato allo studio, rischiando così di compromettere il percorso formativo. L'importanza della preparazione teorica e pratica dei medici richiede percorsi formativi graduali.
Non è immaginabile risolvere il tema della mancanza dei medici mettendo in frontiera dei giovani laureati, che non hanno avuto il tempo ancora di formarsi e che si trovano, ahiloro, ma anche ahinoi, in momenti di grande disperazione, perché, quando c'è un malato davanti e il medico non sa dare una risposta, quello è un momento di grande disperazione. Noi vogliamo sapere da lei, signor Ministro, su questo tema, quello della formazione dei medici specializzandi, cosa intende fare il Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere. Mi raccomando i tempi, Ministro.
ANNA MARIA BERNINI,. Presidente, grazie. Grazie, onorevole Romano, come saprà il Ministero che mi onoro di servire ha contribuito, fin dai primi giorni di mandato, a ridefinire per quanto di nostra competenza - è una competenza che condividiamo con il Ministero della Salute - un sistema sanitario nazionale all'insegna dell'efficienza e della competitività. Il gruppo di lavoro istituito al MUR ha individuato il fabbisogno di nuovi medici, 30.000 nei prossimi 7 anni, per cui abbiamo già aperto l'accesso alle facoltà di medicina per 4.000 nuovi posti, sostenendo finanziariamente le università affinché adeguassero laboratori e personale.
Concluso questo , siamo passati alla fase 2, che prevede due diverse riforme: accesso a medicina e formazione specialistica. Sull'accesso a medicina, come sapete, è in corso al Senato la votazione degli emendamenti al disegno di legge unificato che porterà a una riforma. Per le scuole di specializzazione, come MUR abbiamo innanzitutto aumentato le borse di studio, annullando di fatto il cosiddetto imbuto formativo. È solo una prima risposta, non è sufficiente; ora dobbiamo trovare la soluzione strutturale per allineare sempre meglio i posti disponibili presso i corsi di studio con quelli delle scuole di specializzazione.
Inoltre, per dare risposte immediate alle necessità urgenti del sistema sanitario, abbiamo voluto rendere più snella l'assunzione degli specializzandi. Con la legge n. 56 del 2024, che lei citava, abbiamo previsto che gli specializzandi vincitori di concorso potranno completare il percorso di specializzazione nella struttura nella quale hanno preso servizio, anche se è esterna rispetto alla rete formativa del loro ateneo, aspettando l'automatica assunzione a tempo indeterminato, senza alcuna scadenza temporale.
Un provvedimento pensato per introdurre il prima possibile giovani lavoratori all'interno dei reparti degli ospedali, resta questa la nostra impostazione. Al tempo stesso, è nostro assoluto dovere garantire l'eccellenza della qualità della formazione dei medici quanto degli specializzandi. Per questo abbiamo ritenuto opportuno chiarire alcuni passaggi della circolare ministeriale relativi al ruolo delle università nella valutazione delle attività teoriche e in quelle pratiche. Non c'è stato mai alcun intento di rallentare un processo che noi stessi abbiamo voluto semplificare.
Abbiamo precisato che il ruolo delle università, in coerenza con la nuova legge, deve essere quello di provvedere, attraverso le scuole di specializzazione, alla certificazione e alla valutazione delle sole attività formative teoriche svolte per il passaggio di ciascun anno. Resta, quindi, fermo il nostro obiettivo di rimuovere tutti gli ostacoli affinché gli specializzandi possano quanto prima essere impiegati. Per farlo, abbiamo previsto che possano svolgere concretamente le loro attività pratiche in tutte le tipologie di aziende sanitarie, assegnando a queste ultime il compito di valutarli sul fronte pratico.
Quindi valutazione teorica alle scuole di specializzazione e valutazione pratica alle aziende sanitarie. Al tempo stesso, la valutazione della formazione teorica resta soprattutto in capo agli atenei. Noi crediamo che questo sia il giusto equilibrio per poter garantire una formazione di eccellenza, ma che risponda anche all'esigenza di immettere il prima possibile nel sistema sanitario nuovi medici specializzati. Stiamo già lavorando a una riforma che colmi il esistente in alcuni settori, perché in alcuni ambiti, penso a medicina di emergenza e urgenza e microbiologia, non è tanto la questione di posti a disposizione, come voi ben sapete, ma di attrattività.
Servono dei correttivi, certamente dobbiamo rivedere i contratti di formazione specialistica, in modo da valorizzare sempre esperienze e competenze, ed è quello che stiamo facendo all'insegna della collaborazione con il Ministero della Salute e con tutti i soggetti coinvolti .
PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di replicare.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Ministro. Mi conforta averla ascoltata perché ritengo che, in un momento come questo, sia importante avere delle parole che vanno nella direzione da noi auspicata. Noi riteniamo che il sistema sanitario nazionale sia tra i migliori al mondo, ma che, allo stesso tempo, questo sistema sanitario abbia necessità di una riforma che riguarda, da un lato, la formazione, come abbiamo detto, degli specializzandi; dall'altro lato, la possibilità che, una volta specializzati, possano accedere al lavoro in maniera sicura e corretta.
Perché dico in maniera sicura e corretta? Perché un altro elemento che abbiamo sottolineato nella nostra interrogazione è quello relativo al fatto che su alcune specializzazioni, come lei sa, signor Ministro, c'è la fuga dei nostri cervelli, e sarebbe auspicabile - certo, non è questa la sua competenza, bensì del Ministro della Salute - che si immaginasse una riforma che preveda per alcuni ruoli medico-chirurgici di responsabilità un diverso trattamento economico. Perché va da sé che, se un medico sta 12 ore in sala operatoria, non può guadagnare quanto un medico che fa soltanto medicina di base .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,20.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1691: Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. La dispersione scolastica nel nostro Paese è una vera piaga. Sono moltissimi i ragazzi che, tra gli 11 e i 24 anni, lasciano la scuola. Siamo ben sopra la media europea. Oltre alla dispersione scolastica esplicita, abbiamo anche una cosiddetta dispersione scolastica implicita, per cui molti ragazzi, pur conseguendo il titolo di studio, non acquisiscono le competenze necessarie, quelle competenze che, peraltro, contribuiscono anche alla loro soddisfazione personale nel mondo del lavoro.
In questi fattori, ci sono molte causali molto determinanti che sono nascoste, insieme alle fragilità storiche del nostro Paese e alle differenze geografiche: il Sud vive questa piaga in maniera molto preponderante, la Sicilia e la Campania in particolar modo, e poi lo vivono moltissimo i ragazzi che provengono da famiglie dove, ad esempio, c'è un titolo di studio più basso. La dispersione scolastica è inferiore, ad esempio, nei licei e, quindi, queste considerazioni ci portano a dire che dobbiamo investire davvero nel mondo della scuola, perché un'alta dispersione scolastica significa alta insoddisfazione dei ragazzi e significa minare alle basi lo sviluppo del nostro Paese.
Insieme alla dispersione scolastica, l'Italia è maglia nera anche rispetto ai NEET, quei giovani che non studiano, non lavorano e che, quindi, rimangono insoddisfatti rispetto alle loro prospettive di vita. Un ragazzo su due - questo dicono i dati - vive segnali, indicatori di deprivazione. Insieme a questo, il nostro Paese vive un altro disallineamento, un tra domanda e offerta di lavoro, quel che, sempre con maggiore vigore, le imprese da Nord a Sud del nostro Paese, raccontano come una vera difficoltà. Mancano competenze, mancano competenze tecniche e professionali e poi, esiste probabilmente - e credo che sia stato importante il dibattito in quest'Aula e nei mesi scorsi -, un dibattito che deve essere posto nel nostro Paese, perché noi siamo stati i soliti, in questi anni, pensare che l'unica opportunità di sviluppo, di soddisfazione, di riconoscimento nella società sia un titolo di studio universitario, sia l'aver frequentato un liceo. Invece, dobbiamo imparare a raccontare e a credere prima di tutto che il sapere deve essere unito anche al saper fare, che quel saper fare ha fatto grande l'Italia e potrà farlo ancora. Infatti, vogliamo investire su sui ragazzi che, nel saper fare, che è sempre legato anche alla conoscenza, possono costruire la loro identità, la loro propensione, le loro attitudini e noi lo riconosciamo. Non ha minor valore fare un ITS, non ha minor valore fare un percorso di tipo professionalizzante e noi dobbiamo dirlo con forza in quest'Aula.
Sono questi i presupposti che ci portano a dire che il gruppo di Italia Viva si asterrà rispetto a questo provvedimento, perché riteniamo che la linea, questo percorso di riforma debba essere percorso con maggiore convinzione. Noi, in questi mesi, abbiamo assistito a una sperimentazione che ha un po' stentato ad andare avanti: questo è un provvedimento su cui non sono stanziate risorse. Noi ci aspettiamo, peraltro, visto che questa riforma si inserisce in un percorso più organico che ha tracciato il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che le risorse importanti, le risorse ingenti destinate, per esempio, allo sviluppo degli ITS, siano davvero utilizzate.
Quindi, in questa sede, chiediamo al Ministro, oltre alla discussione che stiamo facendo sul provvedimento, di assicurarsi che quelle risorse vadano a quegli ITS che sono partiti e che devono essere molti di più.
Questa riforma deve lavorare su due aspetti. Sicuramente, è importante riconoscere le specificità territoriali, perché se dobbiamo promuovere la sinergia tra il mondo della formazione e il mondo del lavoro, ma, soprattutto, dare senso a quello che noi chiamiamo autonomia scolastica, sicuramente il ruolo dei territori e anche delle regioni è importante. Tuttavia, dall'altro lato, serve una strategia, serve un indirizzo nazionale. Non è la prima volta che, in queste Aule parlamentari e al Governo, si discute di 4+2. Noi ci asteniamo, anche perché questo percorso è stato tracciato, per la prima volta, con il decreto legislativo n. 61 del 2017: era il Governo Renzi.
Quindi, riteniamo importante, da un lato, allinearci con gli standard europei, e, dall'altro - come dicevo prima -, dal punto di vista culturale e dell'investimento che vogliamo fare sui nostri ragazzi - che sono gli attori principali quando si parla di scuola -, mettere al centro i ragazzi. Noi riteniamo che la filiera tecnologica, formativa e professionale sia rilevante, sia fondamentale. Questo è un provvedimento che necessiterà di decreti attuativi, un provvedimento che necessiterà di coordinamento con le regioni, necessiterà di risorse, necessiterà anche di maggiori investimenti sul personale, sugli insegnanti, sul mondo della scuola e sui laboratori. Bisogna potenziare le esperienze che i ragazzi possono fare in laboratorio. Si devono potenziare le esperienze di alternanza scuola-lavoro. Si deve potenziare anche la presenza di insegnanti specializzati. Infatti, se vogliamo che questo Paese sia in grado di intercettare le transizioni che abbiamo davanti, a partire da quella dell'intelligenza artificiale, della transizione sostenibile, delle tante sfide che ci si pongono innanzi, abbiamo bisogno che i nostri ragazzi possano incontrare, nel loro percorso, persone competenti, persone che quelle transizioni le vivono, le conoscono e gliele possano trasmettere.
In queste ore, ho sentito con rammarico alcune affermazioni in quest'Aula da parte di alcuni colleghi. Io penso che debba essere superato il tempo in cui - come ho sentito dire -, da una parte, ci sono i padroni, e, dall'altra, c'è il mondo della scuola, come se questi mondi fossero o dovessero essere separati. Non significa svilire il mondo della scuola, non significa svilire la scuola pubblica, di cui fanno parte anche le scuole paritarie - e noi questo continueremo anche a ricordarlo -, se si aumenta la sinergia con il mondo dell'impresa. Infatti, abbiamo bisogno di avere ragazzi che frequentano un percorso di studi e che, quando entrano nel mondo del lavoro, possano avere l'aspettativa di vedersi riconosciuto il loro valore e di fare un lavoro che corrisponde al percorso formativo che hanno realizzato, perché se non facciamo questo, ci rendiamo responsabili di quella dispersione scolastica, di quella insoddisfazione che porta i ragazzi a scegliere percorsi professionali che non sono nemmeno remunerati dal punto di vista economico. Basta guardare i dati: gli ITS che funzionano, quelli che hanno un rapporto sano tra mondo della scuola e mondo dell'impresa e che hanno un rapporto sano col territorio, non sono batterie dove si allevano pezzi di ricambio, sono luoghi dove gli alunni, i ragazzi, per l'85 per cento dei casi, trovano un'opportunità nel mondo del lavoro, che dà loro soddisfazione. Io credo che questa debba essere la nostra via maestra.
Quindi, al Governo e al Ministro, con il nostro voto di astensione, facciamo una richiesta: si continui il dibattito con tutte le rappresentanze del mondo della scuola, perché questa riforma non deve rimanere al palo, ma deve essere attuata. Bisogna sciogliere anche i nodi formali, perché la formazione professionale è competenza regionale e, quindi, bisogna trovare anche un allineamento con la formazione regionale e, soprattutto, con la riforma - che abbiamo fatto anche nella scorsa legislatura - degli ITS.
Quindi, c'è ancora tanto da fare, ma, soprattutto, a quel milione e mezzo di ragazzi che già frequentano questa filiera tecnica e professionale, dobbiamo dire in quest'Aula che hanno fatto la scelta giusta, perché c'è bisogno delle loro competenze tecniche, c'è bisogno delle STEM, ma, soprattutto, che quel percorso che loro hanno scelto per noi ha valore.
Ma, siccome ha valore, non si possono fare riforme a invarianza di risorse e le sperimentazioni devono essere continue, strutturali e monitorate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, per guardare al futuro e innovare è necessario concentrarsi oggi sulla formazione dei giovani. Nella società delle competenze la formazione diviene sempre più centrale per lo sviluppo economico e la crescita del benessere sociale, e rappresenta un investimento essenziale all'innovazione, al pari della ricerca.
L'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, dunque, rappresenta un provvedimento cruciale in un contesto... Chiedo, Presidente, se può chiedere silenzio in Aula, perché non riesco altrimenti a proseguire l'intervento, grazie.
PRESIDENTE. Colleghi, silenzio, per favore.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)-M). La ringrazio. L'istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale, dunque, rappresenta un provvedimento cruciale in un contesto di grandi trasformazioni quale quello attuale. La transizione ecologica e digitale richiede, non solo competenze nell'implementazione, ma anche menti in grado di progettare, di sviluppare nuove tecnologie e nuove applicazioni. L'evoluzione tecnologica ha raggiunto, ormai, un ritmo esponenziale e, per stare al passo o ambire alla in alcuni settori, non è sufficiente concentrarsi sulla fase produttiva e applicativa, ma è necessario anticipare le mosse e puntare su un modello di formazione in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze del sistema economico e produttivo, nonché di proiettarsi verso il futuro, per dare un futuro ai nostri ragazzi e, contemporaneamente, al Paese.
Il cuore di questo provvedimento è quell'anno in più che gli studenti guadagnano per avere una qualifica di formazione terziaria e per affacciarsi specializzati al mondo del lavoro, che ha bisogno di loro. È la formula sperimentale del “quattro più due”: quattro anni, anziché cinque, per i percorsi di istruzione tecnico-professionale di secondo grado, a cui poter agganciare due anni di ITS, senza precludere la scelta - che resta comunque possibile - dell'università. Un'opportunità che vale per chi sceglie il mondo della scuola e anche per chi, invece, sceglie il mondo della formazione professionale per avviare questi percorsi. Per potenziare l'offerta dei servizi di istruzione si prevede l'attivazione di percorsi quadriennali, appunto, sperimentali, di istruzione secondaria di secondo grado, in materia di programmazione dell'offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, assicurando agli studenti il conseguimento delle competenze, delle conoscenze e delle abilità previste dall'indirizzo di studi di riferimento. In questa sperimentazione è possibile, per esempio, il ricorso alla flessibilità didattica organizzativa, alla didattica laboratoriale e alla stipula di contratti di prestazione d'opera per l'attività di insegnamento e di formazione nell'ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento - i PCTO - con soggetti del sistema delle imprese e delle professioni. La certificazione delle competenze trasversali e tecniche ha il fine di orientare gli studenti nei percorsi sperimentali e di favorire il loro inserimento in contesti lavorativi, anche attraverso i servizi di collocamento mirato per studentesse e studenti con disabilità. Sono elementi puntuali e di forte innovazione del sistema che potrebbero, successivamente, essere traslati anche ad altri percorsi. È una proposta, una filiera, una formula che modernizza il sistema, che può rendere attrattiva la scelta dell'istruzione o formazione tecnico-professionale e che, contemporaneamente, dà un segnale importante: quello che non esiste una formazione di serie B.
Se per i ragazzi che sceglieranno un'istruzione tecnico-professionale, in ambito scolastico, sarà possibile accorciare l'intero percorso di un anno - da cinque a quattro anni, per poi passare agli ITS - per gli studenti che, invece, sceglieranno i percorsi in formazione professionale, ovvero, i corsi triennali di formazione, proclamati dalle regioni e più conosciuti con il termine tecnico di FP, sarà possibile allungare di un anno, per avere la possibilità di fare analogo salto agli ITS . Vale, quindi, per tutti la formula del “quattro più due” e gli ITS diventano per tutti, indistintamente, un'autostrada di formazione specializzata e qualificata.
Entrambi i percorsi - scolastico e di istruzione e formazione professionale - vengono trattati in maniera equivalente e avranno lo stesso valore. Lo dico anche perché, come ex assessore alla formazione, ho capito e percepito quanto sia importante non creare distinzione tra percorso scolastico e quello della formazione, e sostenere l'evoluzione del mondo della scuola, al pari dell'implementazione e del sostegno a tutto il sistema degli enti di formazione professionale accreditati, i cui corsi vengono programmati dalle regioni. È un punto, questo, su cui ci siamo confrontati, all'inizio di questo percorso, con il Ministro: l'ho fatto personalmente, in rappresentanza del gruppo di Noi Moderati. E su questo punto - e lo ringrazio - il Ministro ha dato ascolto, mettendo in atto la massima integrazione possibile tra i percorsi.
Gli ITS , in questa forma, diventano lo sbocco finale di elezione; i corsi -diploma di alta formazione che programmano, nascono dalle Fondazioni ITS: le Fondazioni hanno al loro interno, oltre alla parte didattica e scientifica, anche le imprese, che possono esprimere direttamente i fabbisogni. Gli ITS , riformulati dal Parlamento nella precedente legislatura, sono il sistema su cui questo Paese ha investito oltre un miliardo di PNRR. Hanno un indice di occupazione elevato: 87 per cento.
L'87 per cento dei ragazzi ha trovato occupazione entro un anno: sono gli ultimi dati di INDIRE. Peraltro, il 93 per cento lo ha trovato in coerenza con il percorso seguito. Rappresentano una risorsa unica e dobbiamo continuare a crederci: un domani, facendo diventare strutturali i fondi del PNRR dedicati a questo sistema; oggi, con una riforma come questa che, a monte, ha l'obiettivo di dare un segnale chiaro ai ragazzi e indirizzarli verso questi percorsi. Sarebbero molti i dati da riferire per rendere evidente il , soprattutto legato alle discipline tecnico-professionali, che sta vivendo il nostro Paese: la differenza, cioè, tra le figure qualificate che le aziende cercano e quelle che realmente trovano, o meglio, non trovano. Prendo un esempio su tutti, che arriva dall'attività parlamentare. La Commissione attività produttive, di cui sono vicepresidente, ha portato avanti un'approfondita indagine conoscitiva sul , da cui sono emerse anche le esigenze formative. Un esempio su tutti: l'ANIE - Associazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche - ci ha riferito che ogni anno servirebbero al settore 80.000 diplomati ITS, mentre gli iscritti ogni anno sono 19.000 e i diplomati 5.000. I dati sono del 2022 e fanno ovviamente ancora riflettere. Un'impresa su cinque ha difficoltà a reperire personale nel settore. Questo è il da colmare; questo è il che anche questa sperimentazione può colmare.
Questo provvedimento, nell'obiettivo che si dà, di fare incontrare esigenze e proposte, può costruire la base delle istituzioni di rete denominate , in collegamento con i poli tecnico-professionali. Chiaramente, anche quella dei è una innovazione importante, che viene finanziata con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2024 e di 5 milioni di euro per il 2025 e il 2026.
Quello della sinergia con le imprese è lo snodo: il Comitato di monitoraggio nazionale per la filiera formativa tecnologico-professionale, composto da rappresentanti del Ministero, delle regioni, delle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative, di Invalsi - che ovviamente ha un ruolo centrale in tutto il provvedimento - e di INDIRE, potrebbe essere la struttura più giusta anche per verificare il funzionamento della sinergia con il mondo delle imprese, oltre a proporre l'eventuale aggiornamento dei profili di uscita e dei risultati di apprendimento dei percorsi sperimentali della filiera.
Un ultimo passaggio lo dedico all'altro tema centrale: quello dell'orientamento. Già questa proposta ci auguriamo possa essere un segnale in grado di orientare alla formazione tecnica e professionale gli studenti e le loro famiglie. Sarà importante insistere su un orientamento sempre più strutturale. Ricordo un dialogo con il Ministro, all'inizio di questo mandato, a cui avevo consegnato la Carta di Genova, che era stata elaborata da tutti gli assessori regionali, in cui si chiedeva di introdurre la figura dell'orientatore nelle scuole, a fianco a quella del . È avvenuto. Su questo si può proseguire, estendendolo magari ai livelli anche inferiori dell'istruzione. Insistiamo, Ministro, sull'orientamento, che è presente in questo decreto in maniera chiara come obiettivo importante: è, appunto, un altro degli obiettivi che questo provvedimento si dà.
È un provvedimento che condividiamo e che monitoreremo nei suoi effetti; un provvedimento frutto dell'interlocuzione anche con il Parlamento. Pertanto, per tutto quello che ho elencato, annuncio il voto favorevole di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, questo provvedimento dimostra - io direi inequivocabilmente - che il Ministro Valditara e il Governo coltivano un'idea di scuola e di istruzione molto lontana dalla nostra e, per la verità, e questo forse è ancora più grave, lontana da quella scuola della Costituzione, cui dovremmo guardare quando definiamo ambizioni e finalità della formazione scolastica, soprattutto quella secondaria, di secondo grado.
Lo dico perché ho sentito fare molta confusione. Si parla molto degli ITS, che sono istituti per la formazione superiore e, quindi, è giusto che abbiano una finalità specializzante, e li si confonde con la scuola e le finalità formative che la scuola dovrebbe avere. Negli ultimi decenni, purtroppo, molto spesso c'è stata confusione fra le finalità della scuola e le finalità della formazione professionale e le cose sono andate diversamente da come noi avremmo voluto. La scuola pubblica italiana ha subito costanti processi di snaturamento e di indebolimento, fatti di tagli alle risorse, di precarizzazione strutturale del lavoro, di impoverimento dei nodi culturali e degli strumenti, oltre che delle forme di partecipazione democratica e di progettazione collettiva.
La destra, che aveva ispirato questo percorso sin dai tempi della Ministra Gelmini, oggi procede a grandi passi, introducendo logiche autoritarie e repressive verso ogni forma di dissenso e di protesta, logiche selettive che amplificano le fragilità, mette in campo un'operazione ideologica di revisione delle linee guida nazionali, ne parleremo in altro contesto, e rende operative riforme come quella che discutiamo oggi. Noi non ci stancheremo mai di ricordare in quest'Aula che i risultati di queste politiche che vengono da lontano sono stati disastrosi: abbiamo un basso numero di laureati, abbiamo una povertà educativa sopra il livello di guardia, risultati preoccupanti sull'acquisizione delle competenze in materie fondamentali come l'italiano e la matematica; abbiamo livelli altissimi di abbandono scolastico, in un contesto in cui più di un milione di ragazzi e di ragazze è in condizione di deprivazione materiale e sociale.
Allora, colleghi e colleghe, io vorrei sapere a quali di questi problemi risponde questa riforma, perché non risponde a nessuno di questi problemi e, badate bene, sono abbastanza colpita di sentire, di fatto, tra le parole di alcuni che hanno esaltato la riforma che stiamo discutendo, di percepire, una specie di fraintendimento, come se il fatto che i ragazzi abbandonino la scuola si potesse risolvere semplicemente mandandoli a lavorare prima che la scuola si concluda e, quindi, accorciando il tempo scuola di almeno un anno, accorciando il tempo in cui i ragazzi devono stare seduti tra i banchi, dentro un ambiente scolastico e di apprendimento complessivo. Ecco, questa idea non è la nostra; noi pensiamo a una scuola fatta per produrre una crescita complessiva della persona, delle sue capacità critiche e di interpretazione della realtà, un pensiero elastico, aperto, in grado di cogliere e gestire autonomamente le trasformazioni tecnologiche, conoscitive e produttive del mondo attuale.
Purtroppo, il modello di questa riforma, invece, è una scuola ed è perché non pesa dal punto di vista degli investimenti. “Invarianza” è la parola che abbiamo letto più spesso nei provvedimenti del Governo sull'istruzione, ma colpisce quando la leggiamo su una riforma come questa, perché significa avviare un percorso senza fornirlo di adeguati finanziamenti; e significa anche un'altra cosa. Significa che, di fatto, lo sviluppo della filiera tecnologico-professionale sarà affidato alla ricerca dei finanziamenti privati e, quindi, da essi guidato. È una scuola , Ministro, perché riduce, come dicevo prima, il tempo scuola a 4 anni, facendo il contrario di quello che, invece, si dovrebbe fare per combattere la dispersione scolastica, ovvero, anticipare l'obbligo scolastico fin dalla scuola dell'infanzia, affinché i bambini abbiano un percorso più lungo, aumentare le ore annue di tempo scuola, istituendo tempo pieno e tempo prolungato in tutti gli istituti, alzare l'obbligo scolastico a 18 anni e aumentare la qualità delle esperienze laboratoriali, insomma, prendersi cura dei ragazzi fin da piccoli. Non cercare in qualche modo di infilarli dentro un percorso di lavoro precario e malpagato, precocemente e in maniera forzosa, come se fossero ragazzi a cui non possiamo dare un altro orizzonte.
Le dico anche, Ministro, che, nell'ampliamento del tempo scuola, dovremmo prevedere anche la progettazione di di educazione permanente nell'arco di tutta l'esistenza, perché la nostra formazione non finisce mai, in un mondo che cambia, ed è bene, se si vuole risolvere il problema del tra offerta e domanda di lavoro, affrontare i problemi veri, che sono quelli dell'aggiornamento delle competenze, e non cercare di formare lavoratori laddove invece si hanno davanti studenti, perché gli studenti sono una cosa e i lavoratori sono un'altra e diversa è la formazione che va offerta agli uni e agli altri.
Infine, Ministro, è una scuola , perché il modo in cui viene disegnata la filiera riduce la qualità e apre le porte all'insegnamento dei privati, ai consulenti delle aziende, che faranno, di fatto, quella formazione professionale - l'avete chiamata “addestramento” - che un tempo le imprese erogavano ai lavoratori subito dopo l'assunzione.
Ho memoria di quando sono stata a Caivano e di alcune parole che mi disse don Patriciello, che è una figura molto importante e di riferimento anche per il centrodestra. Guardandosi intorno, a Caivano, don Patriciello disse: qua, dovete sapere che i ragazzi invece di andare a scuola diventano tutti estetiste o barbieri. Qui, non si va a scuola, ma si usa la formazione professionale per evadere l'obbligo scolastico e questo produce un , produce il fatto che c'è meno partecipazione democratica, meno capacità di comprensione dei processi, meno capacità di orientamento dentro la società e anche un minore rispetto della legalità, perché la scuola , quella che non si prende cura, pesa come un macigno sugli studenti e sulle studentesse e sul loro destino; perché disegna un'architettura che li obbliga precocemente, in età adolescenziale, a scegliere un indirizzo di studio che rischia, poi, di annodare definitivamente le condizioni familiari di partenza al prosieguo della vita. È per questo che, ormai, siamo tornati al fatto che chi nasce in una famiglia povera, poi, avrà un lavoro malpagato e chi, invece, nasce in una famiglia ricca avrà un lavoro da classe dirigente . Tutto questo è intollerabile e lei, Ministro, non si è posto nemmeno il problema, come dimostra questa riforma. L'iper-specializzazione e l'iper-settorializzazione sono, infatti, processi di impoverimento della preparazione scolastica, anche se e anche quando voi li propagandate come il loro contrario, perché un addestramento iper-specialistico diventa velocemente obsoleto nel mondo contemporaneo e, in questo modo, si fa retrocedere l'istruzione tecnica e professionale ai tempi dell'avviamento al lavoro; si torna indietro.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Allora, Presidente, io vorrei provare a concludere questo intervento, citando Gramsci, perché so che a destra c'è una ritrovata passione per questo grande filosofo, purtroppo letto in maniera sbagliata, almeno sul concetto di egemonia.
Allora, vi vorrei suggerire di provare a leggere anche alcune parole che riguardano la scuola. Gramsci diceva: “Il moltiplicarsi di tipi di scuola professionale tende dunque a eternare le differenze tradizionali, ma, siccome, in queste differenze, tende a suscitare stratificazioni interne, ecco che fa nascere l'impressione di una sua tendenza democratica. Manovale e operaio qualificato, per esempio; contadino e geometra o piccolo agronomo e così via. Ma la tendenza democratica, intrinsecamente, non può solo significare che un operaio manovale diventa qualificato, ma che ogni cittadino può diventare governante e che la società lo pone, sia pure astrattamente, nelle condizioni generali di poterlo diventare”.
E affermava che: la democrazia politica tende a far coincidere governanti e governati (nel senso del Governo con il consenso dei governati), assicurando che a ogni governato l'apprendimento gratuito delle capacità e della preparazione tecnica generale necessaria al fine di governare sia garantito. Spero, Presidente, che queste parole facciano riflettere la maggioranza. E purtroppo so che, nonostante Gramsci li seduca, sono altre, invece, le voci che li piegano, li indirizzano, li convincono e, a volte, li costringono.
In questo caso, è la voce di alcuni settori produttivi che, Ministro, cercano da molti anni, semplicemente, di scaricare i costi della formazione professionale, della formazione dei propri lavoratori, sui bilanci della pubblica istruzione. Peccato che la pubblica istruzione dovrebbe, prima di tutto, fare altro, cioè disegnare e formare cittadini liberi e consapevoli, non solo lavoratori, magari, precari e malpagati, e noi vogliamo che continui a fare questo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sembra che il dibattito, anche nella fase della discussione delle pregiudiziali, questa mattina sugli emendamenti e ancora adesso, abbia preso una piega che, in qualche modo, sopravvaluta anche la portata di questo atto, purtroppo, come se la discussione fosse tra chi crede nell'istruzione dura e pura e chi, invece, crede che la formazione, l'educazione e la scuola debbano, in qualche modo, dialogare con il sistema del lavoro.
Questo dibattito, consentitemi, è antico. Da molti anni l'Italia ha, per fortuna, fatto evolvere il proprio modello formativo, affinché si interfacci in tutti i livelli della formazione, dalle primarie alle secondarie, e poi fino alla formazione superiore, affinché ci sia un dialogo, che non raggiunge, forse, i livelli dei sistemi duali avanzati, come quello alla tedesca, ma che ci sia, nell'affiancamento fra lavoro e formazione, nella conoscenza del tessuto produttivo, un dialogo. Chi è nella scuola sa che questo avviene con il lavoro da parte degli insegnanti e con il lavoro da parte delle istituzioni e degli enti locali.
Non è questo di cui stiamo discutendo oggi. Oggi stiamo discutendo di un'occasione mancata: aveva, il Ministro, l'opportunità di mettere mano all'impianto della formazione professionale del nostro Paese, era una richiesta che ci arrivava anche dall'Europa: la Missione 4, Riforma 1.1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza ci avrebbe chiesto di ottimizzare e rendere più chiaro all'utenza e a tutti noi il sistema di formazione professionale. Decidiamo oggi di non farlo. Ricordo a me stessa che cosa ha di fronte un ragazzo che fa l'esame di Stato e conclude il primo ciclo di istruzione in questo Paese.
Quello studente, spesso non lo sa, ma ha di fronte: la possibilità di iscriversi al liceo; la possibilità di attingere all'istruzione tecnica erogata dallo Stato; la possibilità di attingere all'istruzione professionale, erogata dallo Stato, di durata quinquennale; la possibilità di attingere alla formazione professionale quinquennale, erogata dalle regioni, però in modalità del tutto disomogenea da una regione all'altra; la possibilità di attingere alla formazione professionale, erogata dalle regioni, di durata triennale, le scuole di formazione, anche qui in modo molto disomogeneo da regione a regione.
In ultimo, può attingere all'istruzione e alla formazione professionale, cosiddetta IeFP, istruzione e formazione tecnica superiore, che dura 4 anni e che può essere integrata con un solo anno. Fatto questo percorso di formazione - 6 opzioni, sfido chiunque di voi a interrogare un genitore o anche uno dei colleghi in quest'Aula, che non fa parte della Commissione scuola, o un ragazzo, e vedere se qualcuno sa che ci sono queste 6 opzioni di formazione professionale -, lo studente può scegliere fra andare all'accademia militare, andare all'università, seguire l'istruzione tecnica superiore (ITS) nel biennio o nel triennio offerto dalle scuole di restauro.
Un'offerta assai articolata. Ci dice l'Europa, semplificatela. Scegliamo noi, con l'intervento di oggi, di semplificarla? No, non saremmo l'Italia. Scegliamo di inserire un'altra opzione: una sperimentazione, che non aveva bisogno di norme perché dai tempi dei decreti delegati in poi è possibile, per il Ministero e per gli istituti scolastici che vogliono farlo in virtù delle possibilità date dall'autonomia scolastica, avviare delle sperimentazioni. Quindi noi aggiungiamo una sperimentazione. E perché la aggiungiamo? Perché, siccome negli ultimi 2 anni, dal in poi, tutte le sperimentazioni sono state fallimentari, perché non farne un'altra? Ed è un errore.
Ma non è un errore suo, Ministro. È un errore perché tutti coloro che hanno a che fare con il mondo della scuola italiana sanno che è un mondo complesso, con il quale bisogna dialogare e le cui modifiche vanno fatte accompagnando il percorso, ascoltando. Pensare che a luglio si inserisca una sperimentazione a settembre significa non avere mai incontrato il mondo della scuola. E ci dispiace, perché, invece, noi, su questo impianto, sull'idea che si ragioni sulla formazione professionale, sull'idea che si affronti la drammatica questione di uno dei Paesi con l'abbandono scolastico più alto d'Europa, sull'idea che si affronti la complessità che, ahimè, voi avete allargato con l'impianto dell'autonomia differenziata, che sulla scuola non ha fatto un'azione di difesa di valori comuni, tenendola fuori, ma, ahimè, invece lasciando che si possa peggiorare il quadro delle differenze da regione a regione, purtroppo manchiamo questa occasione oggi.
La sperimentazione ha anche del buono, ma è oggettivamente una piccola cosa pasticciata, che poteva essere fatta senza una norma che viene chiamata riforma strutturale, perché riforma strutturale non è. Noi aspettiamo ancora e, come è nello spirito del gruppo di Azione-PER, voteremo a favore di ogni intervento volto a razionalizzare e migliorare questo impianto così confuso e frammentato. Purtroppo, non è oggi l'occasione in cui lo faremo. Ricordo che, a tutt'oggi, 1 ragazzo su 5 in Italia sceglie di non andare oltre la terza media; in alcune regioni, come la Sicilia, è 1 ragazzo su 4 che sceglie di farlo.
Allora noi che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo potenziare l'orientamento. Dobbiamo fare in modo che una persona, a 12, 13, 14 anni, specialmente nelle aree e negli ambiti a maggiore povertà educativa, venga istruita, venga accompagnata, le venga raccontato quali sono le opportunità, quali sono le scelte che può fare, quanto dureranno, quanto costeranno alle famiglie (abbiamo parlato oggi del costo dei libri di testo e dell'onere di studiare per le famiglie), quanto quell'investimento su sé stessi significherà avere degli strumenti con i quali affrontare il futuro.
Purtroppo, tutto questo noi, oggi, non lo riusciamo a fare. Siamo favorevoli alla parte della norma che irrobustisce il sistema degli ITS. Siamo stati fra quelli che hanno proposto e hanno sostenuto, nei Governi precedenti, il lavoro su questa norma. Siamo contenti che al Senato siano stati recepiti alcuni nostri emendamenti, e lo stesso è avvenuto nella Commissione. Siamo, però, preoccupati - e siamo sicuri che lei, Ministro, condivida la nostra preoccupazione - di sapere qual è davvero lo stato di salute degli ITS. Non dappertutto è omogeneo, bisognerà fare una ricognizione fatta bene; non dappertutto il miliardo e mezzo di PNRR è arrivato. Purtroppo, molti progetti di istruzione superiore si sono arenati, e in gran parte la responsabilità è nell'autonomia della progettazione.
Però sarà importante, proprio perché arriva questo piano di risorse straordinarie, avere un quadro preciso di cosa sta funzionando e cosa non sta funzionando. Infatti, per quanto riguarda gli ITS - e questa è una perplessità che personalmente voglio consegnarle -, vedo positivamente l'idea che si possa, sempre nell'ottica di non perdere utenza scolastica, dare un'opportunità a un ragazzo, con un anno in meno, di farsi una formazione completa. Però, non vorrei che, nell'impianto che stiamo votando oggi, si irrigidisca troppo la separazione tra formazione tecnica di livello secondario e di livello specialistico rispetto alla formazione liceale prima e universitaria dopo, perché gli ITS non hanno nulla da invidiare all'università dal punto di vista di pesantezza e impianto della conoscenza.
Sono nati, come sappiamo, nel 2007 per fornire competenze spendibili nel mondo del lavoro, ma come scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica -diploma. Alcuni di questi istituti rappresentano un'eccellenza e rilasciano certificazioni di preparazione anche dopo solo il biennio, che rendono - e concludo, Presidente - la formazione di chi vi esce al pari, se non più forte, di quella degli analoghi laureati.
Allora, in questo inquadramento, dichiaro l'astensione del gruppo Azione per la parte che riguarda gli ITS e perché vogliamo dare un'apertura di credito al Ministro, sperando che si rimetta mano seriamente a questa, che non è solo una proposta di una sperimentazione e che, invece, deve diventare un intervento strutturato e una riforma. Ma le ricordo che…
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). …concludo.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Alcune osservazioni che abbiamo fatto questa mattina sul linguaggio usato dalla norma sono molto importanti. Diceva Don Milani: “Se si perdono i ragazzi più difficili, la scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e respinge i malati”.
PRESIDENTE. La ringrazio.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Questa mattina abbiamo sentito parlare molto di aziende e di mondo produttivo, vorremmo sentire parlare di studenti e di ragazzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, con l'approvazione del provvedimento in esame, che istituisce nel nostro ordinamento scolastico, per quanto in via sperimentale, la prima filiera formativa tecnologico-professionale, si apre, per il nostro Paese, una pagina nuova che fa della formazione professionalizzante un pilastro fondamentale, riconoscendole un valore che troppo spesso le è stato negato, anche attraverso la scarsa attenzione e la mancanza di adeguati investimenti di risorse.
Come Forza Italia, esprimiamo grande soddisfazione per questo risultato che rappresenta per noi la realizzazione concreta di una visione politica e istituzionale che ci ha caratterizzato sin da quando siamo nati come soggetti politici e per la realizzazione della quale abbiamo iniziato a lavorare sin dall'approvazione della legge n. 53 del 2003 di riforma degli ordinamenti scolastici.
Già in occasione dell'approvazione di quella norma, avevamo sottolineato la mancanza, nel nostro sistema scolastico, di un'alternativa valida al percorso liceale. Per noi di Forza Italia costituiva un punto fondamentale potere e dovere garantire pari dignità degli standard e degli obiettivi di tutti i percorsi del sistema formativo.
Questo disegno di legge rappresenta una tappa fondamentale in questa direzione; garantisce pari dignità tra tutti i percorsi di istruzione secondaria superiore e di istruzione e formazione professionale regionale, e si collega e contribuisce a realizzare il sistema di specializzazione terziaria offerta dagli ITS , individuando e definendo un sistema di interconnessione tra formazione e sistema produttivo.
Mi preme in questa sede sottolineare, a proposito degli ITS , che anche questo sistema di riforma e valorizzazione degli istituti tecnici di livello terziario è figlio di una battaglia di Forza Italia, che presentò il primo progetto di legge in merito già nella XVII legislatura, e che si è potuto realizzare solo in seguito alle criticità che la pandemia ha evidenziato al PNRR. Che un intervento di questo tipo fosse ormai ineludibile è evidente da anni. In un sistema produttivo fortemente orientato all'innovazione è indispensabile avere persone con competenze professionali idonee ad affrontare un cambiamento che non solo si realizza in tempi veloci, ma soprattutto si annuncia costante e continuo.
Questo provvedimento, che ripropone dinamiche formative già presenti negli altri Paesi d'Europa, consegna alle giovani e ai giovani italiani opportunità formative che possono valorizzare le loro inclinazioni, le loro attitudini, le loro vocazioni e le loro capacità, consentendogli di realizzarsi come persone e come cittadini, e permettendo loro di inserirsi nel mondo del lavoro e delle professioni con un bagaglio di competenze adeguato al momento che viviamo, caratterizzato da uno sviluppo tecnologico che ha rivoluzionato - e continuerà a farlo sempre di più - il mondo del lavoro, la richiesta di competenze, le metodologie di apprendimento e di acquisizione delle conoscenze.
Forza Italia ha sempre sostenuto la necessità di riconoscere la stretta correlazione tra formazione e lavoro, di superare il modello educativo tradizionale e di accrescere la contaminazione tra competenze, formazione e lavoro, nell'idea di un rapporto circolare tra istituzioni e mondo produttivo, in cui i due sistemi dialogano tra loro, si completano e si integrano.
Il sistema d'istruzione deve essere capace di intercettare i bisogni e le aspettative dei giovani, che si aspettano che la scuola sia in grado di fornire loro gli strumenti per realizzare i loro progetti di vita. Abbiamo bisogno di maggiore concretezza, abbiamo bisogno di dare ai nostri ragazzi maggiore motivazione.
Connettere i percorsi di studio con il mondo del lavoro e permettere tra istruzione e produzione un dialogo stimolante per entrambi i settori vuol dire dare alle ragazze e ai ragazzi la possibilità di conquistare forme di autonomia e di indipendenza con tempi che siano in linea con i coetanei degli altri Paesi dell'Europa; vuol dire anche poterli sostenere e indirizzare nella realizzazione di un progetto di vita, in cui ci sia posto per il talento, l'ambizione e anche il senso di responsabilità.
Per ora, si potrà obiettare, si tratta di una sperimentazione che viene all'interno delle previsioni e delle tempistiche del PNRR. È il primo passo, un punto di partenza. L'esperienza del COVID-19 e del PNRR ci ha mostrato come sia ormai necessario provvedere in tempi brevi a creare una nuova generazione di figure professionali e tecniche che abbiano competenze adeguate, per confrontarsi e applicare le tecnologie più avanzate, dalla robotica all'intelligenza artificiale, ai settori della vita pubblica e privata.
Questo disegno di legge, attraverso la creazione di reti orizzontali e verticali e dei territoriali, realizza l'integrazione dei percorsi di istruzione secondaria superiore con i percorsi di istruzione e formazione professionale regionali e l'istruzione terziaria, coinvolgendo anche gli istituti tecnici superiori, rafforzando, in tal modo, la collaborazione tra imprese, scuole, enti di formazione, centro di ricerca e anche organizzazioni del Terzo settore, che diventano ancora di più un fattore strategico, di medio e lungo tempo, per sinergie e collaborazioni, per realizzare lo sviluppo e l'inserimento lavorativo dei giovani.
A tal proposito, fondamentale diventa il ruolo riconosciuto alle regioni, che, insieme agli uffici scolastici regionali, mediante accordi stipulati anche con la partecipazione degli ITS , delle università, delle AFAM e con soggetti pubblici e privati, potranno definire interventi mirati per integrare e ampliare l'offerta formativa dei percorsi sperimentali in funzione delle specifiche esigenze dei territori. In tal modo, le regioni potranno fare la differenza sui territori attraverso azioni veramente mirate, volte a favorire l'orientamento professionale, la formazione continua, l'inclusione sociale delle persone svantaggiate sul mercato del lavoro e lo scambio di buone pratiche e la cooperazione tra gli attori locali.
Il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, con il quale investiamo sui giovani, questi giovani che per noi sono un grande valore, così come quei giovani atleti che vincono medaglie, in questo periodo, alle olimpiadi, dimostrando al mondo intero il potere della dedizione, del talento e della perseveranza. Questi trionfi rappresentano il culmine di anni di sacrifici, allenamenti, intenso impegno, ispirando intere generazioni a credere nei propri sogni. Le loro vittorie non solo celebrano l'eccellenza sportiva, ma incarnano anche il potenziale umano che spesso troviamo, quasi sempre, nei giovani , dimostrando che, con passione e determinazione, è possibile raggiungere obiettivi straordinari, e a loro va il nostro plauso e ringraziamento.
Vorrei infine ringraziare il Sottosegretario Siracusano per aver seguito il ddl e per la sua presenza costante e il sostegno conferito .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Non entrerò in questo intervento nei dettagli di questo sciagurato provvedimento, lo abbiamo già fatto abbondantemente durante la nostra opposizione in Commissione con i nostri 600 emendamenti, l'abbiamo fatto in quest'Aula con la nostra pregiudiziale, l'abbiamo fatto durante la discussione di poco fa con tutti i nostri emendamenti che, ovviamente, come al solito, avete sistematicamente bocciato.
Abbiamo contrastato fortemente questo disegno di legge perché, anche se apparentemente avvia solo una sperimentazione negli istituti tecnici e professionali, nella realtà inizia a porre le basi per una più ampia, e per nulla condivisa, riforma del sistema scolastico, poiché con questo provvedimento si avvia un processo di totale subordinazione del sistema scolastico al sistema delle imprese e alle regole di mercato, che trasforma l'educazione e la formazione degli studenti in addestramento al lavoro. Sì, addestramento, l'abbiamo sentito, perché questi sono gli assurdi termini utilizzati in questa aberrante riforma. Ma, in realtà, il disegno era chiaro fin dagli esordi del Governo Meloni, era chiaro fin da quando avete deciso di rinominare il Ministero: il “Ministero dell'Istruzione e del merito”, un chiaro segnale di nostalgia del passato, di un concetto di scuola di gentiliana memoria, basato sul rigore, sulla punizione, sull'umiliazione pubblica, una scuola individualista e competitiva, imperniata di valori capitalistici. Un'idea di scuola che va in direzione opposta rispetto a qualsiasi recente studio pedagogico, una scuola che guarda al passato anziché al futuro, alle nuove generazioni, anziché provare a interpretare i ragionamenti delle nuove generazioni, dei ragazzi e delle ragazze, le loro nuove peculiarità, si guarda, invece, al passato.
È stata simbolica proprio una delle prime azioni del Ministro Valditara, a pochi mesi dal suo insediamento. quella di inviare una lettera a tutte le famiglie all'apertura delle domande di iscrizione alle scuole superiori. Una lettera in cui, in pratica, diceva ai genitori: pensate al lavoro quando scegliete le scuole superiori per i vostri figli, tenete in considerazione le richieste occupazionali del vostro territorio. In realtà, è tutto qui, è tutto qui. È da questi concetti che si evince chiaramente la volontà di questo Governo di ribaltare, di fatto, la catena della crescita, dell'apprendimento, e di reinterpretare i compiti, le funzioni e la missione che ha la scuola e il nostro sistema scolastico ed educativo. Da queste due semplici frasi si capisce il pericolosissimo del Ministro Valditara, si capisce la trappola che il Governo Meloni sta preparando per le future generazioni.
A questo punto, in realtà, mi rivolgerei direttamente agli studenti, alle studentesse e alle loro famiglie: vi stanno mentendo, vi stanno prendendo in giro. Vi dicono che con questa riforma troverete subito lavoro, che è la soluzione giusta da seguire. In realtà, vi stanno dicendo altro.
La verità è un'altra: vi stanno dicendo di smettere subito di sognare, di arrendervi a cosa la società ha scelto per voi. Vi stanno dicendo che il massimo a cui potrete aspirare è guadagnare 1.000 euro al mese nell'azienda vicino casa, ovviamente se vi va bene, finché magari poi sarà aperta, perché poi ci sarà il nulla. Vi stanno dicendo che nulla, nulla si può cambiare; che la vostra condizione di partenza deve essere anche la vostra condizione di arrivo, che nella vita si deve essere quello che la società intorno a te vuole che tu sia e non chi tu hai desiderio di essere; che devi essere un lavoratore sfruttato, sottopagato, un piccolo ingranaggio in un mondo del lavoro ormai malsano, che devi accettare così com'è e assolutamente non puoi cambiare, ti devi accontentare. Stanno dicendo a intere generazioni che studiare non serve ad aprire la mente, a darti gli strumenti per creare o per cambiare il tuo mondo, questo stanno dicendo. Stanno dicendo, cari ragazzi e care ragazze, che sarete costretti a stare lì dove siete nati e a fare solo ciò che serve. E, attenzione, che non serve a te, non che serve a voi, ma che serve a questa o quell'azienda, che serve o che è utile a questo o quell'imprenditore, non importa ciò che ti piace, ciò in cui sei bravo, non importa ciò che ti fa sentire realizzato. Importa quel che serve alla società. Invece, alle ragazze e ai ragazzi dovremmo dire esattamente l'opposto. Dobbiamo insegnargli la responsabilità di migliorare le cose che ci circondano, di liberarsi da ciò che non piace, di poter cambiare la propria condizione di partenza, ma, soprattutto, in una società questo messaggio è importante: poter cambiare la propria situazione di partenza in una società in cui già oggi, già ora, l'ascensore sociale è totalmente bloccato. Nasce in quella famiglia, rimane in quelle condizioni, immobile: è questo quello che si accentuerà.
Allora, noi dovremmo parlare di altro: le voci chiave, le parole importanti, che dovrebbero plasmare la nuova scuola dovrebbero essere totalmente diverse. Noi dovremmo dire ai ragazzi di ribellarsi, di far entrare la luce nelle contraddizioni, di rompere i tabù del tempo. Questo dovremmo fare, questo è quello che dovremmo chiedere ai ragazzi e alle ragazze Dovremmo chiedere di far tornare a girare nel verso giusto la catena della crescita, perché, ricordiamolo sempre, ricordiamolo sempre che solo il sapere e la conoscenza ti danno quegli strumenti utili per affrontare il mondo, qualunque esso sia e, soprattutto, di non spaventarti davanti alle diversità, ma farne ricchezza. Difatti, il sapere, il sapere, quello libero, rende, ad esempio, impossibile anche solo pensare che l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole siano porcherie da fare nelle proprie sedi di partito, come qualcuno ha ribadito, più volte, in quest'Aula. Una mente aperta non arriverebbe mai a questo.
Allora, concludo, Presidente, con una cosa che tutti dovrebbero tenere bene a mente: la conoscenza, la vera conoscenza, è l'unico strumento, l'unica cosa che ci rende liberi, e forse è proprio questo che, in realtà, fa paura a questo Governo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Miele. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi. Oggi votiamo un provvedimento veramente con grande orgoglio. Un provvedimento importante, che ha aperto a un dibattito e a un interessamento concreto verso il mondo dei giovani e degli studenti, con il superamento delle aule tradizionali, maggiore dialogo tra docenti e studenti, un legame forte con il territorio. In un rapporto dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza risalente al 2022, su una consultazione di oltre 10.000 studenti, appare chiaro come i nostri giovani sentano la necessità di avere tecnologie da utilizzare in maniera trasversale in tutte le materie e chiedano una scuola che li prepari per la vita, non solo per lo studio, non solo per il lavoro, ma per la vita . Questo compito deve essere affidato alla scuola, sì, ma in sinergia con tutta la collettività e, soprattutto, con le famiglie.
Del resto, anche nel recente G7 è stato evidenziato come fondamentale punto quello di trasformare la scuola in un laboratorio, in cui la cultura si intrecci con il pratico e professionale, superando un sistema scolastico puramente nozionistico e meccanico, sfruttando nuovi strumenti didattici, grazie alle innovazioni tecnologiche, per favorire la valorizzazione di tutti i talenti, senza discriminazioni e diseguaglianze. È su questa direzione che ci si apprestiamo a votare un disegno di legge di iniziativa del Ministro Valditara - al quale va il nostro plauso -, che è uno strumento necessario a migliorare gli indirizzi di studio dell'istruzione tecnica e professionale, rendendoli più efficaci non solo a entrare nel mondo del lavoro, ma anche per proseguire gli studi. Oggi, quindi, si istituisce la filiera formativa tecnologico-professionale per dare risposte a un Paese che ha bisogno di misure tese a creare un ambiente attrattivo per gli investimenti e assicurare agli studenti competenze di cui al profilo educativo, culturale e professionale. Il modello “quattro più due” rafforza il rapporto tra scuola e mondo produttivo e, oltre a puntare sul rafforzamento delle competenze e sulle discipline di base, quindi parliamo di italiano e matematica, si avranno lezioni personalizzate, , orientatori, perché l'inclusione per noi è prioritaria.
Sono anni che la politica non dà risposte in tal senso. L'Italia è in fondo alle classifiche europee per giovani impiegati e per il tra domanda e offerte lavorative. Con questo Governo abbiamo finalmente cambiato la rotta. Le sinistre italiane si preoccupano da sempre - a loro dire - di superare le diseguaglianze sociali, ma, ad oggi, ancora non capiamo in che modo e, dopo anni di Governo, oggi in quest'Aula di certo la loro visione non si evince né dagli emendamenti presentati, né dalle discussioni emerse in quest'Aula, dove l'attenzione e l'opposizione ai contenuti di questo provvedimento si concentrano sul termine addestramento. Tra l'altro, è stato proposto questo inserimento nel testo da Italia Viva. Quindi, vorremmo capire questo campo largo se esiste o non esiste .
Non solo, questo termine appariva già nella Buona scuola, quando si parlava di formazione, di sicurezza sui luoghi di lavoro sia all'interno degli studi professionali che durante l'alternanza scuola-lavoro. Quindi il concettualismo, l'ideologia tipica di una sinistra, ormai obsoleta, ha lasciato soltanto un ascensore sociale al piano 0, mentre il divario tra scuole di serie A e scuole di serie B, nel tempo, è diventato consuetudine accreditata: i figli dei ricchi nei licei e i figli dei più fragili nelle scuole tecniche professionali. Questa demagogia di sinistra ha veramente stancato e, finalmente, riusciamo a mettere in pratica una scuola in cui l'orientatore, l'educatore e l'insegnante abbiano la possibilità a 360 gradi di e accompagnare gli alunni in un percorso di crescita a tutto tondo.
In questo provvedimento, superiamo le discriminazioni e lo facciamo dicendo: addestramento, istruzione, educazione, accompagnamento, valorizzazione, sostegno, ma chi più ne ha più ne metta, l'importante è fare. Non lo facciamo togliendo tempo scuola, lo facciamo valorizzando scelte e passioni, che possono diventare anche lavoro, lavoro consapevole, lavoro meritato, lavoro con orgoglio, perché il lavoro non è una parolaccia, il lavoro non è un'offesa e non è nemmeno un'isola felice di deprivazione e di abbassamento delle richieste di una vita migliore. Non ci vogliamo abituare, noi vogliamo migliorare.
Mi rendo conto che questo sistema strutturale, così malvisto dal MoVimento 5 Stelle, è chiaramente figlio di una politica educativa e di fondata sull'assistenzialismo e sui , che ha permesso ai ricchi di sistemare le proprie ville e ai gestori delle case popolari di non poter avere i soldi per sistemare quello che non va in quelle case. Così come mi rendo conto che non riusciate a vedere una visione strategica in questo provvedimento, una visione futuristica che parta dal presente, perché così avete bisogno di pensare di dover ancora fare demagogia su politiche che per noi neanche devono più esistere, quando, al contrario, è una riforma che guarda al futuro e prende in considerazione una parte di Paese e di giovani che, per troppo tempo, non sono stati considerati o considerati semplicemente come poco volenterosi di studiare.
Vergogna. Noi vogliamo una società plurale, una scuola attiva, una cultura sempre più centrale e lo dimostra, ad esempio, lo stanziamento di fondi nell'editoria, che recentemente abbiamo inserito in un decreto Scuola e vogliamo che i ragazzi sperimentino e si formino, che diventino cittadini liberi, consapevoli, preparati e pronti ad approfondire gli studi, ma anche a lavorare con dignità e con stipendi a misura di competenze, in un rapporto continuato con le aziende.
Crediamo nello Stato di diritto e nel diritto allo studio, che voi per troppo tempo avete trasformato solo in lotte intergenerazionali e lotte di classe. Noi vogliamo una scuola che è rappresentata da questo Governo, dalla maggioranza di questo Parlamento e dai contenuti di questo provvedimento ed è per questo che il voto di Lega Salvini Premier sarà favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.
IRENE MANZI(PD-IDP). Grazie Presidente. Prima di rispondere alle sollecitazioni, che sono arrivate dall'intervento della collega, vorrei dare una breve definizione di questo provvedimento: a nostro avviso, si tratta di un'occasione mancata e lo dico fuori da ogni facile slogan ideologico utilizzato in questa sede. Un'occasione mancata, perché, per il poco approfondimento reale e nella fretta con cui è stato approvato, prima al Senato, nel monocameralismo di fatto a cui abbiamo assistito, per la verità, qui alla Camera, questo provvedimento non ha nulla di quelli che erano i suoi obiettivi di contrasto alla dispersione e all'abbandono scolastico. Non ha nulla, badate, non per facili slogan della sinistra contro la destra, stiamo al merito, colleghi, di quello che, a nostro avviso, manca in questo provvedimento. Un provvedimento che non Irene Manzi e il Partito Democratico, ma il Consiglio superiore della pubblica istruzione, massimo organo consultivo della scuola, proprio quello che voi volete riformare con il Ministro Valditara aumentando i membri di nomina governativa, a scapito invece di quelli eletti dal mondo della scuola, ha definito: frettoloso, privo del tempo necessario per orientare gli studenti e per formare ed affiancare i docenti; appunto stiamo al merito.
E, nel merito, a questo provvedimento cosa manca? Mancano le risorse per prima cosa. Mancano le risorse per orientare gli studenti nel processo di decisione del proprio futuro, non solo lavorativo, ma di cittadini e cittadine della nostra Repubblica, perché è quello che dovremmo mirare a costruire in realtà. Mancano le risorse per l'orientamento degli studenti, mancano le risorse per affiancare gli studenti ed i docenti, in un percorso di revisione di quello che è il .
Badate, anche il nostro Governo - non lo neghiamo, anzi lo ricordiamo in questa sede - ha avviato, in passato, sperimentazioni quadriennali; lo ha fatto con la Ministra Fedeli e con il Ministro Bianchi; ma noi chiedevamo, con i nostri emendamenti e con gli ordini del giorno presentati, che si potesse fare un esame serio, reale e senza pregiudizi degli esiti di quelle sperimentazioni. Perché? Per fare meglio, per orientare, per dare opportunità migliori agli studenti e alle studentesse. Invece si è preferito andare avanti in fretta, si è preferito pensare soltanto che, tagliando da 5 a 4 anni il percorso di studi senza intervenire cambiando i e senza affiancare i docenti in questo obiettivo e missione educativa, bastasse a risolvere di fatto tutti i problemi.
Magari poteva essere questa l'occasione per affrontare un tema importante, quello di una riforma complessiva dei cicli scolastici, anziché limitarsi semplicemente a costruire questa riforma, questa sperimentazione della sperimentazione, mi verrebbe da dire, visto che vanno a confluire in uno stesso provvedimento il decreto varato dal Ministro a dicembre e la riforma che oggi andiamo ad approvare. Ma badate, il fatto che questa riforma qualcosa che non funziona ce l'ha ce lo dicono i dati delle adesioni: 171 istituti in tutta Italia. Voi avete lanciato, lo scorso dicembre, alle scuole, con un decreto del Ministro, con una circolare del Ministro, un invito - a scatola chiusa mi verrebbe da dire - ad aderire alla sperimentazione e a quella sperimentazione, in tutta Italia, hanno risposto 171 istituti. Questo fa il paio con i dati, mi dispiace doverli citare per l'ennesima volta ma è quasi impossibile non farlo, delle adesioni alla sperimentazione del liceo del in Italy, con dati altrettanto deludenti e modesti, mi verrebbe da dire, per quella che è una missione fideistica che il Ministro e la sua maggioranza si sono dati in questa sede.
Nessuno in questo gruppo parlamentare vuole cadere nella contrapposizione facile - inutile devo dire - tra istruzione liceale e istruzione tecnica professionale. Ragioniamo realmente su quello che serve per rafforzare l'istruzione tecnica e professionale, per dare forza e dignità a quei percorsi, per evitare che, in modo classista, quei percorsi siano scelti da chi ha meno opportunità familiari e personali. Ragioniamo cercando di creare un sistema uniforme nazionale di questa riforma: è quello che manca, quelle linee guida nazionali che, a gran voce, hanno chiesto tutte le forze di opposizione in questa sede, proprio perché, purtroppo, si andrà a creare, cari colleghi, un anticipo di quella che è la riforma dell'autonomia differenziata con questo provvedimento, e, inoltre, dando spazio importante e significativo, visto anche le competenze che hanno, alle regioni, ma evitando di dare obiettivi nazionali ad esse si rischia davvero di creare un nel sistema di istruzione importante, limitandolo soltanto alle esigenze produttive dei singoli territori, che sono - come abbiamo detto più volte - esigenze produttive temporanee, non in grado di rispondere, in maniera adeguata, alla costruzione di un futuro per gli studenti e per le studentesse.
Proprio per questo è un'occasione mancata: è un'occasione mancata la mancanza di confronto che c'è stata, anche in Commissione, di fronte agli emendamenti che abbiamo presentato, di fronte alla volontà di costruire un canale di comunicazione. Questa riforma non contiene alcun investimento economico significativo, se non quelle risorse che sono date per la costruzione - nel passaggio al Senato - dei , risorse infrastrutturali, non risorse strutturali per costruire e rafforzare un sistema di istruzione e formazione professionale.
Ecco, colleghi, proprio per stare nel merito, mi piacerebbe farvi alcune domande: non sarebbe stato più utile accompagnare realmente le scuole verso questo progetto avviandole, tenendo conto dei rilievi del Consiglio superiore della pubblica istruzione, accompagnandole in quella che era la sperimentazione e magari facendo tesoro anche delle esperienze di quegli istituti e di quelle realtà che in alcune regioni sono più avanti rispetto alle altre? Non sarebbe stato più utile accompagnare questo percorso, appunto, sostenendo gli insegnanti e adeguando il ? Non sarebbe stato più utile magari spostare di un anno in avanti l'avvio di questa riforma, come abbiamo chiesto? Siamo su elementi essenzialmente di merito, colleghi, perché è questo che dovrebbe interessarci, in questa sede.
Oggi ricordavo, nel mio intervento, le belle parole di una persona mancata, purtroppo, pochi anni fa, che è Giancarlo Cerini, un protagonista del mondo della scuola. Ebbene, Giancarlo Cerini ci ricordava questo: “Chi decide il futuro della scuola? Ci piacerebbe dire che è solo la Repubblica ad avere diritto a un suo progetto di istruzione pubblica”, non questa o quella maggioranza di Governo, e per fare questo “occorre argomentare, leggere i bisogni del Paese, degli allievi, (…) costruire una proposta avvincente (…). Un programma diventa un progetto se si trasforma in una ballata popolare, cioè se diventa una narrazione a più mani, un'impresa corale sentita da tutti come propria” . È proprio in tale aspetto che questa riforma è un'occasione mancata, perché è una riforma andata avanti a colpi di forza, a colpi di fretta essenzialmente, ed è quell'occasione mancata che noi non possiamo permetterci a favore degli studenti e a favore della comunità educante di questo Paese.
Chiudo proprio ricordando quello che accennavo poco fa. A nostro avviso, nell'assenza di linee guida di carattere nazionale, questa riforma è davvero un anticipo dell'autonomia differenziata, quell'autonomia differenziata per la cui abrogazione tanti cittadini e cittadine in queste ore stanno firmando i referendum con cifre in costante aggiornamento. Per dire cosa? Per dire che quella riforma, anch'essa, purtroppo, approvata in grande fretta, con il favore delle tenebre e dell'alba, mi verrebbe da dire, è una riforma sbagliata e, per dirlo ancora di più rispetto all'istruzione, noi continueremo, appunto, a contrapporre a un'istruzione Arlecchino, a un come quello che voi state costruendo, l'investimento in un'istruzione pubblica di qualità e su scala nazionale, attenta - e questo è un principio che voglio ricordare al Ministro - all'autonomia scolastica, su cui, invece, voi non sembrate molto attenti, ma fortemente e convintamente nazionale, pensata per formare non solo i futuri lavoratori, ma i cittadini e le cittadine del presente, in un binomio che dev'essere, però, indissolubile. È un'istruzione che voi, oggi, in realtà, rischiate davvero di tradire con questo provvedimento, che ha tante, troppe mancanze e che, continuo a dire con rammarico, rappresenta, purtroppo, davvero un'occasione mancata, rivendicando assolutamente anche il lavoro fatto sugli ITS, che ricordava anche la collega Grippo nel suo intervento di poco fa, insieme alle altre forze dell'allora maggioranza. Dunque, questo provvedimento, purtroppo, è tristemente un'occasione mancata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cangiano. Ne ha facoltà.
GEROLAMO CANGIANO(FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo parlato tanto, in questi giorni, di questo provvedimento, che istituisce la filiera integrata tecnico-professionale. Lo abbiamo sviscerato bene, ognuno per la propria parte di competenza: abbiamo parlato del 4+2, degli ITS, delle IFP. Abbiamo parlato di STEM, di di accordi in rete, ma credo che forse - e non so se in modo strumentale o per una visione ancora troppo tradizionale del sistema scolastico - non tutti abbiano veramente capito ciò che ci siamo detti in queste settimane, di quanto è profondamente innovativo e rivoluzionario questo testo che a breve andremo ad approvare, e questo mi rammarica, perché resto romanticamente convinto che, quando si parla di costruire nuove prospettive e nuove opportunità per i nostri giovani, le polemiche dovrebbero restare fuori da alcune discussioni.
Forse, a questo punto, è il caso di ricordarlo a chi oggi, probabilmente non sapendo cosa dire, ha tirato in ballo addirittura la pericolosità di ridurre il tempo scuola. Certe affermazioni vanno pesate e considerate. Non sono stati né questo Ministro, né questo Governo a inventarsi percorsi quadriennali. Forse è opportuno ricordare ai colleghi che da anni esistono indirizzi di studio che, in via sperimentale e con apposito decreto del Ministro, offrono un'articolazione quadriennale. È una sperimentazione - e va ricordato - poi resa organica il 3 agosto 2017, con decreto ministeriale firmato dal Ministro PD Fedeli - ricordatelo questo - che, appunto, autorizzava le istituzioni scolastiche a fare percorsi quadriennali.
Manca più di un mese all'inizio del nuovo anno scolastico e noi stiamo provando a rendere sempre più dinamico e interessante, per i nostri alunni e per le loro famiglie, il percorso scolastico e dall'altra parte, invece, meno scontato e meno farraginoso per i dirigenti scolastici e per il personale scolastico. È semplice - e lo dico con convinzione - alzarsi in quest'Aula ed elencare tutto ciò che non vi sta bene, che, secondo molti di voi, non è in linea con la dignità dell'istituzione scolastica e con il livello che dovrebbe garantire il nostro sistema nazionale di istruzione. Peccato, però, che dimenticate di dire chi per primo ha calpestato questa dignità, chi non è mai stato in grado di portare a termine una riforma veramente organica della scuola, chi ha sempre pensato e creato meccanismi infernali per assumere docenti a centinaia di chilometri da casa, chi ha introdotto forme di valutazione che per capirle ci vorrebbe l'esorcista e chi di fatto ha sempre avallato il precariato scolastico. Inoltre, ricordatevi di chi ha bandito concorsi senza mai finirli, di chi non ha mai aumentato di un centesimo gli stipendi dei nostri docenti, di chi ha speso i soldi arredando le scuole - vi ricordate i banchi a rotelle? - come fossero luna park . Allora, non accettiamo che in quest'Aula ci vengano a dare lezioni persone che hanno contribuito in modo sistematico a distruggere il nostro sistema di istruzione, lasciandogli, di fatto, un aspetto sempre peggiore, in questi anni che sono venuti. In due anni, invece, noi abbiamo provato a cambiare il volto di questa nostra amata scuola. Lo stiamo cambiando in meglio e questo lo si vede anche grazie al lavoro del Ministro Valditara, che ringrazio per essere sempre pronto a sostenere le giuste richieste e le giuste rivendicazioni di chi la scuola la vive e la fa ogni giorno, e con la prospettiva politica del Governo Meloni, che ha investito sullo sviluppo armonico dei nostri alunni e della loro personalità una cifra considerevole tra quelle disponibili. Oggi parlano, a nostro avviso, i risultati: dalle riforme strutturali alla semplificazione delle procedure, dalla vicinanza costante del personale scolastico alle famiglie e agli alunni. Tanti piccoli successi raggiunti in questi mesi, con un'attenzione particolare alle strutture scolastiche e agli edifici che ospitano i nostri figli, e di questo andiamo fieri e orgogliosi, perché stiamo finalmente consentendo ai nostri figli di studiare in luoghi più agibili, sicuri e tecnologicamente all'avanguardia quelle discipline che oggi aprono a loro il futuro.
Ho sentito, invece, dire troppo su questa riforma. Dobbiamo continuare a trovare una strada in comune, con quasi una doppia velocità del nostro sistema di istruzione e formazione, che è stata spesso anche motivo di una mancanza di intraprendenza e di imprenditorialità dei nostri figli e di noi stessi, un retaggio quasi arcaico, sicuramente obsoleto rispetto a questo mondo, sempre più basato e incentrato sulla cultura di Industria 4.0, del e di rivoluzione tecnologica, che è esattamente tutto quello che è previsto in questa virtuosa fusione tra il mondo delle imprese, il nostro tessuto produttivo e il contesto scolastico.
Investire sulla progettualità e sulle potenzialità degli istituti tecnici e professionali, svestirli di quella rassegnazione occupazionale di cui troppo spesso li abbiamo investiti, inserirli in un percorso armonico che unisca un'ottima formazione di base con una mirata formazione secondaria ad alta specializzazione: questa è la filiera che noi intendiamo portare avanti . Di questo stiamo parlando: ridurre di un anno il percorso tradizionale di studi, ma poi rafforzarlo con un biennio di istruzione tecnica superiore che possa essere complementare a quella formazione iniziale; mettere al centro di un modello non liceale una parauniversitaria, che possa integrare le competenze già acquisite dai nostri studenti e renderle fruibili in maniera immediata per il mondo del lavoro e non solo; rivoluzionare il concetto di alternanza scuola-lavoro attraverso gli accordi di rete e le con gli enti locali, soggetti pubblici e privati, imprese operanti nel settore di riferimento.
E questo è quello che vogliamo portare avanti, perché questa riforma fornisce strumenti nuovi per accettare, affrontare e vincere sfide nuove, che consentano ai nostri studenti di forgiare personalità armoniose al di là dell'acquisizione di conoscenze specializzate, ma senza però mai perdere di vista le nostre radici e la nostra identità .
C'è qualcos'altro che possa, meglio di così, interpretare quello che Einstein definì “lo sviluppo dell'attitudine generale a pensare e giudicare”? Secondo noi no. È per questo che convintamente esprimiamo il nostro voto favorevole .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1691: S. 924 - “Istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale” .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 23-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.
Ricordo che nella seduta del 26 luglio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame della proposta di inchiesta parlamentare e delle proposte emendative presentate .
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Ministro, colleghi qui alla mia destra, siete pregati di osservare il necessario silenzio.
Se nessuno chiede di intervenire, invito i relatori e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Invito il relatore, deputato Paolo Emilio Russo, ad esprimere il parere.
PAOLO EMILIO RUSSO, . Grazie, Presidente. Su tutti gli emendamenti relativi all'articolo 1 vi è un invito al ritiro o parere contrario.
MATILDE SIRACUSANO,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Ringrazio il relatore Paolo Emilio Russo e la Sottosegretaria Siracusano.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Marianna Ricciardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.7 Sportiello.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, è difficilissimo affrontare il tema del calo demografico, del cosiddetto inverno demografico, della transizione anche demografica, se non riusciamo a comprendere che dobbiamo affrontare anche il tema della questione sociale, perché, comunque, è uno degli elementi critici rispetto alla possibilità di dare la libertà alle persone di autodeterminarsi, anche rispetto all'idea stessa di mettere al mondo dei figli.
Questo è uno degli elementi più critici che, in tutte le inchieste di tipo demografico, viene alla luce. In tutte le inchieste, si evidenzia come il fatto di non avere una politica giovanile adeguata, il fatto di non poter risolvere questioni sociali, come possono essere i vari servizi dedicati ai giovani e all'adolescenza, i vari servizi dedicati ai figli che dovrebbero nascere, questi servizi se non sono adeguati, se non sono presenti, sicuramente rappresentano una delle demotivazioni più significative alla possibilità di procreare. Questo è un aspetto assolutamente importante.
In questo emendamento, quello che andiamo a proporre è di aprire una sorta di finestra, una lente d'ingrandimento vera e propria sul tema delle tutele e delle garanzie per l'infanzia e per i giovani. È chiaro che già in questa proposta di legge, che va ad istituire questa Commissione d'inchiesta sulle problematiche demografiche, in qualche modo, se ne parla, però va declinato il perimetro. Dovremmo essere capaci di dare indicazioni a questa Commissione per affrontare questo tema, perché è essenziale, fondamentale, è un tema che genera anche l'eventuale attrattività dell'Italia rispetto ai fenomeni migratori dall'Italia verso l'estero. Infatti, se non abbiamo servizi, mentre in altri Paesi questi servizi ci sono, diventa molto difficile essere capaci di essere demograficamente competitivi.
Quindi, è un emendamento di assoluto buonsenso, che mira a una questione specifica e credo sia semplicemente miope rigettarlo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Sportiello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.9 Marianna Ricciardi.
Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.
MARIANNA RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento chiedevamo di inserire nel perimetro dell'indagine della Commissione di inchiesta anche l'indagare la disponibilità di strutture di qualità per l'infanzia e l'adolescenza. Questo perché, dal nostro punto di vista, la presenza di strutture adeguate per l'infanzia e l'adolescenza rappresenta uno degli elementi che incide anche nella scelta delle famiglie del luogo in cui stabilirsi. Quindi, perché non indagare se questo possa essere un eventuale aspetto che può condizionare la scelta delle famiglie di trasferirsi in un determinato luogo, ma anche di decidere di ampliare la famiglia?
Dal nostro punto di vista, già il fatto di avere tolto la parola “natalità” dalla Commissione di inchiesta restringe molto il perimetro, e anche, forse, il valore di questa Commissione di inchiesta; se, poi, non andiamo neanche a informarci su questo tipo di aspetti, a un certo punto la Commissione resta completamente svilita e iniziamo a chiederci quale ruolo potrebbe effettivamente avere, se non andiamo a indagare tutti questi aspetti e tutti i possibili perimetri su cui può essere stabilita la decisione di una famiglia di ampliarsi .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Marianna Ricciardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.10 Quartini.
Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Questi tre emendamenti, che riguardano nello specifico l'idea di una politica giovanile adeguata, culminano, fondamentalmente, con questo terzo emendamento, in cui si chiede di fare anche delle politiche virtuose, si propone di andare ad indagare la possibilità di creare le condizioni per avere politiche virtuose rispetto al mondo del lavoro giovanile, che è uno degli elementi più importanti da un punto di vista di capacità di rendere stabile un'eventuale scelta di mettere su famiglia.
Non è nostra intenzione fare alcun tipo di ragionamento sul linguaggio da dedicare al tema della famiglia, non ci devono essere questioni di tipo ideologico dietro. Dico semplicemente, quando penso ai giovani, quando penso ai miei figli, che ora sono un po' più grandi rispetto agli adolescenti, che l'obiettivo principale su cui noi dovremmo lavorare è la loro felicità, è la loro capacità di autodeterminarsi, è la loro capacità di poter scegliere liberamente. Cosa che è stata negata nel precedente disegno di legge, per esempio, perché si sta pensando a un'idea di giovani che siano già incasellati, addestrati, ammaestrati, addomesticati al mercato.
Quello che chiediamo è che siano liberi di poter scegliere, liberi di potersi realizzare. Non ci deve essere un'idea per cui si nasce per mettere su famiglia: si nasce per essere liberi, per potersi autodeterminare ed essere felici , è questo il punto centrale, ma dobbiamo dargli gli strumenti, dobbiamo essere capaci di fare questo tipo di operazione. In questi tre emendamenti, nei primi due che avete bocciato e in questo terzo emendamento, si va verso questa direzione.
Creiamo le strutture sociali perché si possa essere liberi, autodeterminati, capaci di potersi realizzare. In questo contesto, allora sì che le famiglie saranno davvero felici, ecco che ci saranno elementi di incoraggiamento e non di demotivazione rispetto a questo calo demografico a cui stiamo assistendo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Quartini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Sportiello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 Di Lauro, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.201 Sportiello.
Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
Intanto, non so se i tecnici possono verificare che cosa accade alla postazione della collega Grippo. Diciamo che la sua possibilità di votazione va a corrente alternata, giusto? Quindi, si accende e si spegne. Arrivano i tecnici, arrivano i rinforzi. Prego, deputato Quartini.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. C'è stato un episodio, durante la discussione nella Commissione, che non è azzardato definire, per certi versi, anche tragicomico, surreale, grottesco, e con questo emendamento ho l'occasione di descriverlo. È successo che, di fatto, durante l'esame in Commissione di questo provvedimento, c'è stata una sorta di competizione per definire chi avrebbe dovuto avere il primato sul tema della natalità. È stata una cosa veramente interessante, curiosa per certi versi, perché, come ha detto la mia collega Marianna Ricciardi prima, la parola “natalità” non compare più all'interno di questo provvedimento.
Il primo che aveva cercato di porre un accento, di mettere una lente di ingrandimento sul tema natalità sono stato io, con l'idea che, siccome il linguaggio è il primo elemento che va a discriminare gli uomini e le donne, fossilizzare l'attenzione sulla sola natalità fosse un'idea a rischio in termini di colpevolizzazione della donna, cosa che noi non volevamo, tant'è vero che noi suggerivamo di parlarne in termini di trasformazione sociale, di trasformazione culturale, di tempi di vita e di lavoro, e non focalizzarci sul tema natalità.
Siccome questo provvedimento avrebbe potuto essere approvato immediatamente prima delle elezioni europee, il Governo si è opposto e si è fatta una sorta di censura agli emendamenti che abbiamo proposto, in un'ottica di interventi continui per non far approvare questa proposta di legge, criticando e deridendo le opposizioni perché avevano osato porre la questione in questi termini. Quando siamo arrivati ad approvare la proposta di legge, abbiamo ritirato l'emendamento sulla natalità e, invece, l'ha presentato il Governo con la sua maggioranza. Questo è l'elemento curioso, giusto per entrare in competizione tra Governo e Parlamento, per accreditarsi in termini di primato, affinché possa parlare solo il Governo, solo la Ministra di questo tema.
Vi rendete conto che, anche su un tema come l'inverno demografico, dove tutti dovrebbero collaborare - non a caso, noi voteremo a favore di questa proposta - riuscite a entrare in competizione. Non riuscite a fare un'operazione su cui non dovete mostrare i muscoli , in una sorta di meccanismo nietzschiano superomista, che riguarda ovviamente i temi della destra più che i temi del mondo progressista.
Credo che, da questo punto di vista, una riflessione, che vada in questa direzione, è giusto farla. È grottesco e surreale che hanno deriso chi voleva proporre un percorso e poi loro stessi si sono appropriati in maniera demagogica di quel percorso per sminuire il lavoro in Commissione. È una cosa inaccettabile !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, Presidente. Colgo l'occasione di questo emendamento che, peraltro voterò come quelli precedenti, solo per fare un'osservazione generale. Non so a che numero siamo arrivati: 15, 18, 20; quante Commissioni d'inchiesta ha deliberato questo Parlamento dall'inizio della legislatura ?
Ora, io mi rivolgo ai colleghi e alle colleghe di qualsiasi gruppo politico. Non è questione di polemica, però francamente prima o poi dovremmo farla una riflessione. Non è che possiamo fare una Commissione d'inchiesta su tutto, ogni giorno. Peraltro, quanto ai temi di cui dovrebbe occuparsi questa Commissione d'inchiesta, le Commissioni d'inchiesta hanno un ruolo preciso nei poteri, hanno anche dei costi, ma questo è secondario. Forse una telefonata all'Istat ci darebbe qualche indicazione . Forse, non lo so, dopodiché andiamo avanti così e mi taccio, chiedo scusa, se ho interrotto il dibattito, ma prima o poi questo tema andrà posto. Ci sono le Commissioni di indagine, le Commissioni ordinarie, appunto c'è l'Istat che funziona anche discretamente .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.201 Sportiello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Penza, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.12 Di Lauro.
Ha chiesto di parlare il deputato Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Affronteremo poi in dichiarazione di voto anche l'aspetto sollevato, giustamente per alcuni versi, dal collega Fratoianni poco fa, perché credo che il tema del calo demografico sia così complesso da aprire prospettive ampie. Anche se è vero che ce ne sono troppe di Commissioni d'inchiesta, però poi lo vedremo meglio quali sono i capitoli che possono riguardare una Commissione d'inchiesta rispetto a questo calo demografico. Uno dei capitoli è anche questo: il tema della manodopera, dello sfruttamento del lavoro, il tema della migrazione. Quest'ultimo non può essere visto solo in termini di migrazione dalle guerre, di migrazione di tipo economico, ma abbiamo un problema enorme di migrazione climatica. Io lo voglio ricordare: le stime più favorevoli, che sono della Banca mondiale, dicono che, di qui al 2050, noi assisteremo a un fenomeno migratorio di almeno 100 milioni di individui. Le stime meno conservative, che sono quelle dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, parlano di 250 milioni di individui che migreranno dalle zone che diventeranno, a causa dell'alterazione climatica, sempre più aride, sempre più prive di acqua e di alimenti da mangiare. Quindi, noi avremo un flusso migrante che è qualcosa di straordinario.
Guardate, è collegato in maniera sostanziale a quello che l'inverno demografico da noi potrà causare in termini di manodopera e di capacità di fare un'operazione ormai multipolare, in grado di fare integrazioni e di mantenere un profilo produttivo adeguato, in termini di apporti proteici, di apporti idrici e di un sistema che dovrà essere capace di interagire. Sono due operazioni assolutamente convergenti. Questo tema va assolutamente associato anche al tema del riscaldamento climatico. Secondo stime del Lancet Countdown, quindi di riviste assolutamente importanti, di qui al 2050 alle persone sopra i 65 anni accadrà di avere quattro volte un rischio di mortalità superiore e nel 2070 si configura la possibilità di una mortalità per le persone sopra i 65 anni di ben 16 volte. Il che vuol dire che non avremo solo il calo demografico di poche nascite, ma avremo anche pochi nonni a disposizione. Sarà un problema enorme.
Se non ci accorgiamo che la società è multipolare, quindi è capace di favorire vie di integrazione autentiche, nel giro di poco più di 50 anni sarà non un inverno, ma un inferno vero e proprio, anche in virtù di tutti questi aspetti.
Ecco, l'emendamento va nella direzione di cominciare a pensarla fin da ora. Ecco, la Commissione d'inchiesta, in un perimetro che noi suggeriamo di descrivere, di confinare, dovrebbe dare anche letture che vanno in questa direzione.
L'emendamento va in questa direzione
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Di Lauro, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.19 Marianna Ricciardi. La deputata Ricciardi, prima firmataria, ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà.
MARIANNA RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, chiediamo di ampliare il perimetro di indagine, tenendo conto anche delle disparità territoriali. Questo perché il tasso di fertilità in Italia, se la media è intorno a un figlio e mezzo o poco meno, non è uguale in tutte le regioni, anzi, assistiamo a un picco nella provincia di Bolzano - di 1,56 - e, addirittura, a Cagliari meno di un figlio per famiglia.
A questo punto, credo sarebbe molto interessante chiedersi come mai avviene ciò. Io, sinceramente, non lo so, però forse potrebbe incidere la presenza di asili nido, potrebbe incidere la presenza di strutture sanitarie facilmente accessibili, potrebbe incidere la presenza di strutture per l'infanzia e l'adolescenza di qualità. Quindi, inserire nel perimetro dell'indagine anche le disparità territoriali, a mio avviso, renderebbe questa Commissione molto più qualificante e molto più utile per capire quali siano le reali motivazioni che stanno alla base del calo demografico a cui, purtroppo, stiamo assistendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Marianna Ricciardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.202 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questo articolo, ma penso sia utile spiegare ai colleghi che non hanno partecipato ai lavori della Commissione, e soprattutto ai nostri concittadini, la vicenda paradossale accaduta nella discussione di questo articolo. Infatti, nel testo presentato, nello spiegare quale fosse il compito di questa costituenda Commissione, si spiegava che la Commissione ha il compito di indagare sui fenomeni connessi ai mutamenti e alle prospettive demografiche del Paese, con particolare riferimento ai seguenti aspetti: il primo è la natalità, l'invecchiamento medio della popolazione e un'altra serie di aspetti importanti su cui concentrarsi. Poi, in maniera abbastanza paradossale… Capisco che alcuni colleghi sono poco interessati, ma la parola “natalità” dovrebbe attrarre la loro attenzione.
PRESIDENTE. Ha ragione. Guardi, attenda un secondo soltanto, porti pazienza con me e vediamo se i colleghi deputati intendono farci lavorare oppure se questo brusio insopportabile debba continuare ancora. Prego, deputato Ciani, prosegua.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Allora, ci sembrava abbastanza naturale e normale che, in una Commissione parlamentare di inchiesta sulle tendenze demografiche nazionali, si potesse porre all'attenzione il tema della natalità. Peraltro, sento parlare e sparlare quotidianamente di natalità e, quindi, il fatto che sia stato chiesto di espungere il tema della natalità dagli aspetti principali di cui questa Commissione deve trattare mi è sembrato veramente paradossale.
Allora, capisco le alchimie, le acrobazie, gli equilibri politici, però penso che bisogna essere anche abbastanza seri, altrimenti mi aspetto che nella Commissione che dovrà trattare il tema della pesca si chiederà di togliere il mare e le acque interne e non so di che cosa dovremmo parlare.
Ecco, penso che ciò sia stato qualcosa di cui la nostra Commissione e quest'Aula non debbano trarre un grande beneficio, un grande esempio. Spero che i lavori della Commissione che andremo a costituire non siano inficiati da questo atteggiamento, non riesco bene nemmeno a capire se di competizione o di cosa, perché, per lavorare seriamente, credo che ognuno debba fare un passo indietro e lasciare il Parlamento lavorare come si deve.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentate del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 3.5 Alfonso Colucci.
PAOLO EMILIO RUSSOGrazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.
MATILDE SIRACUSANO,. Conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.5 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentate del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 4.1 Auriemma.
PAOLO EMILIO RUSSOGrazie, Presidente. Anche in questo caso, c'è un invito al ritiro o parere contrario.
MATILDE SIRACUSANO,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Auriemma, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 5.3 Alfonso Colucci.
PAOLO EMILIO RUSSOInvito al ritiro o parere contrario.
MATILDE SIRACUSANO,Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Il gruppo di Italia Viva voterà a favore dell'istituzione della Commissione d'inchiesta sulle tendenze demografiche e sugli effetti economici e sociali della transizione demografica. Però, noi chiediamo che questa Commissione d'inchiesta non sia un poltronificio. Chiediamo che questa Commissione d'inchiesta non sia una camera di decompressione, rispetto al fatto che la politica, su questi temi, molte volte decide di non agire, decide di non scegliere, decide di non mettere risorse.
Noi su questo votiamo a favore, perché abbiamo la coscienza molto tranquilla, molto serena, perché, quando noi siamo stati al Governo, ci abbiamo creduto e abbiamo investito sulle politiche per la famiglia; abbiamo messo risorse e fatto riforme per invertire questa tendenza, una tendenza che ha effetti non soltanto dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale. Il non era soltanto assegno unico e universale: uso il termine “soltanto” non per perimetrarlo in un ambito minoritario perché, quando eravamo al Governo, con il Governo Conte, con il Governo Draghi, abbiamo messo quella come priorità, perché volevamo sostenere effettivamente, concretamente, le famiglie. Ma il era un disegno di insieme, che metteva al centro politiche per sostenere le famiglie e per sostenere la natalità nei tanti nodi e nelle tante questioni irrisolte, di fronte alle quali, i diversi Governi che si sono succeduti, incluso il presente, che ha deciso di far morire quella riforma, non hanno mai messo in atto provvedimenti.
Io capisco che siamo a fine giornata, però, Presidente, è veramente difficile parlare. Abbiamo una crisi demografica in atto, con gli effetti che a questa conseguono, eppure, mi pare che in quest'Aula non ci sia il minimo interesse. Io faccio fatica persino a sentire la mia voce.
PRESIDENTE. Colleghi deputati, ci sono le dichiarazioni di voto: dureranno un po'. Chi ha intenzione di non ascoltarle, non deve fare altro che uscire dall'Aula. Chi non è interessato e vuole colloquiare con i propri colleghi deve uscire dall'Aula, perché qui noi dobbiamo lavorare . Prego, prosegua.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. La ringrazio. Io porto sicuramente pazienza, quello che non porta pazienza è sicuramente il Paese. Auspico che questa Commissione d'inchiesta, che si istituisce a quasi metà della nostra legislatura, possa produrre effetti; sul tavolo, però, di analisi ce ne sono tante, basta guardare i rapporti che l'Istat costantemente ci consegna: se nel 2023, avevamo 379.000 nati, basta guardare al 2008 che, con 557.000 nati, ci mostra come questa tendenza demografica sia ormai su un piano inclinato molto pericoloso. Ma, oltre ai dati dell'Istat, ci sono le analisi che il Terzo settore fa rispetto a quanto questi effetti determinino disfunzioni nel nostro sistema, nel modello di nel modello pensionistico e nel modello sanitario a cui siamo stati abituati in questi anni. Ci sono analisi degli istituti universitari e analisi dell'Unione europea; ci sono i dati mondiali sul tasso di fertilità; ci sono analisi che ci consentirebbero oggi di scegliere: il punto è capire come mettere in atto riforme che riguardino la genitorialità, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, le politiche per la casa, il grande tema, ad esempio, della disabilità.
Insomma, materiale a disposizione ne abbiamo. Io non so se questa Commissione d'inchiesta sarà in grado di portare risposte o soluzioni ma, sicuramente, il Paese le chiede, perché poi gli effetti di questa crisi demografica si vedono: non soltanto nel nostro Paese, ma in tutte le democrazie più mature. Se confrontiamo i tassi di natalità della nostra Europa con quelli dei nostri vicini del continente africano, molte risposte le troveremo, anche sulle prospettive che l'Europa e l'Italia dovranno avere davanti a sé.
Lo spopolamento delle aree interne, che già si vede nel nostro Paese al Sud, come nelle aree montane e periferiche del Paese; la necessità, considerato, appunto, il cambio della platea dei fruitori di servizi, di ripensare le politiche urbane e le politiche del trasporto pubblico, nonché le politiche che attengono al e ai servizi. Qualche giorno fa, abbiamo interrogato, come gruppo di Italia Viva, il Ministro Giorgetti, per capire cosa vuole fare della riforma delle pensioni. Il Ministro Giorgetti, che fa parte di un partito come la Lega, che per anni aveva messo come primo punto l'abolizione della legge Fornero, ha detto, in quest'Aula, che le risorse non ci sono, che abbiamo una crisi demografica in atto e che il sistema rischia di andare in .
Ecco, Italia Viva queste cose le dice da diverso tempo: noi, non soltanto il l'abbiamo costruito e pensato alla Leopolda, insieme alle tante menti pensanti di questo Paese, ma abbiamo anche messo, come primo punto della nostra analisi, della nostra proposta politica, proprio il fattore demografico.
E poi c'è la sanità, perché, se non si prende atto di quello che sta succedendo nel nostro Paese, non risolveremo i problemi che oggi il sistema sanitario ha: per esempio, sulle liste d'attesa, sulla carenza dei servizi, sull'invecchiamento che aumenta e, quindi, sulle patologie legate appunto a una maggiore aspettativa di vita. Noi questi problemi non li risolveremo semplicemente mettendo scarsissime risorse nella legge di bilancio: serve davvero un pensiero strutturato rispetto a come riorganizzare i servizi e a come rispondere alle esigenze dei cittadini.
Allo stesso modo, tra gli ambiti di studio di questa Commissione d'inchiesta si citano i fenomeni migratori. Questo Governo e questo Parlamento vogliono prendere atto - talvolta anche mettendo la testa sotto la sabbia - di quello che sta succedendo? Questo Governo, ha intenzione di gestire i fenomeni migratori? Questo Governo ha intenzione di evitare un'altra disfunzione che c'è nel nostro Paese? Quella della fuga dei cervelli che, durante il Governo Renzi, aveva invece comportato una scelta politica importante: noi avevamo messo risorse per far ritornare quelle menti, quei cervelli, che contribuiscono allo sviluppo del nostro Paese. Cosa sta facendo il Governo rispetto a questo? Cosa sta facendo il Parlamento? Perché non esiste soltanto il Governo, ma esiste anche la sollecitazione da parte dei gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione, per fare scelte che incidano veramente sullo sviluppo presente e futuro del Paese.
Tanti sono i quesiti. Sicuramente, una Commissione d'inchiesta non risponderà a questi quesiti. Noi vi aspettiamo: aspettiamo il Governo e le forze parlamentari che faranno parte di questa Commissione, in un dibattito parlamentare che deve essere fatto di scelte, di risorse e di un indirizzo molto preciso, perché i dati ci sono, bisogna prenderne atto e bisogna invertirne la rotta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, intervengo solo per dichiarare il voto favorevole e consegnare il testo dell'intervento.
PRESIDENTE. Deputato Pisano, abbiamo appreso la sua dichiarazione che, quindi, è agli atti.
Ha chiesto di parlare la deputata Luana Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. La proposta di istituzione di una Commissione monocamerale sulle tendenze demografiche può rappresentare uno strumento utile per approfondire le cause e le conseguenze economiche, sociali e culturali del processo di progressivo innalzamento dell'età media e, quindi, dell'aspettativa di vita, accompagnata dal calo del tasso di natalità. I dati Istat ci rivelano che, nel 2023, i nuovi nati sono stati 379.000: 1,20 per donna.
Una situazione, quindi, molto preoccupante, perché la piramide dell'età, invece che essere una piramide, assume una forma di fungo, una piramide rovesciata, dove le future classi lavoratrici rappresentano un segmento molto piccolo rispetto alla montagna, invece, delle persone anche molto avanti con l'età che hanno bisogno di assistenza e, soprattutto, di un livello di PIL adeguato al fatto che c'è un prolungamento dell'età media della vita. Quindi, soprattutto le classi anziane vedono la loro presenza sempre più importante dal punto di vista della struttura demografica nazionale.
Nel dibattito nelle Commissioni e in Aula sono stati riportati e citati i dati del mutamento anagrafico, non soltanto italiano, ma del continente europeo, e delle sue conseguenze economiche, sociali e territoriali. In altri Stati, come l'Olanda, sono state istituite commissioni di indagine analoghe. Occorre acquisire la consapevolezza che l'innalzamento dell'età media, accompagnato dalla diminuzione del tasso di natalità, determina la necessità di un cambiamento di paradigma sociale e di politiche sociali.
Il collega Ciocchetti, in discussione generale, ha definito la transizione demografica, forse, come la vera pandemia del futuro. Non mi spingo a tanto, ma non vi è dubbio che tutti i dati statistici a nostra disposizione sugli effetti economici delle tendenze demografiche in Europa e in Italia possono determinare, in un futuro assai prossimo, uno scenario che vede il rischio di un calo del PIL del 13 per cento e del 9 per cento in termini , come paventato dal Governatore della Banca d'Italia nella relazione del 31 marzo scorso.
A fronte di tali scenari, spesso l'unica risposta, o la principale, risiede nella crescita del tasso di natalità, ed è questo il vero problema, il nodo su cui la Commissione dovrà anche esprimersi, nonostante la parola “natalità” sia stata rimossa dal dibattito all'interno delle Commissioni. Vi è senza dubbio la necessità di autentiche e vere politiche di , non di semplice sostegno, verso le donne e le giovani coppie, per conciliare veramente la vita lavorativa con quella familiare, nonché, diciamolo apertamente, per conciliare le proprie aspirazioni di vita e il divenire madre e padre, così come vi è la necessità di contrastare il lavoro povero, che colpisce soprattutto i giovani e le giovani coppie.
Il lavoro povero ha come conseguenza anche quella di vivere nell'incertezza, nella disillusione rispetto al proprio futuro, ma occorre anche tenere in considerazione il fatto che sempre più tardi si fanno figli. La donna mediamente, in Italia, ormai raggiunge i 32 anni per il primo figlio e perfino l'età media delle donne straniere che partoriscono in Italia ormai è di 29,2, perché i comportamenti, anche della popolazione immigrata, si adeguano progressivamente a quelli della popolazione autoctona. Questa è una regola generale che abbiamo visto in tutti gli Stati del mondo.
LUANA ZANELLA(AVS). Un altro punto importante è che la procreazione assistita, negli ultimi 10 anni, è aumentata del 73 per cento; così pure al Nord Italia la percentuale di parti di donne straniere è andata aumentando: sono il 26 per cento al Nord e mediamente il 20 per cento in Italia. Anche di questo bisogna tenere conto, perché non possiamo pensare ad una politica che si concentri sulla natalità in Italia per risolvere problemi così drammatici costituiti dalla nostra struttura demografica insostenibile. Quindi, la risposta sicuramente più efficace, più anche a portata di mano e politicamente sostenibile, direi, è proprio la politica migratoria.
Questo significa anche un cambiamento non solo di paradigma sociale, che si misuri con le nuove tendenze demografiche, e, quindi, che debba affrontare i cambiamenti dei modi e dei tempi di lavoro, in rapporto con la tutela dell'ambiente, le possibilità che offrono le nuove tecnologie, perfino la nuova frontiera dell'intelligenza artificiale, l'equa distribuzione della ricchezza, ma soprattutto, dico io, occorre la consapevolezza che i processi migratori, se governati con reali politiche di accoglienza e di integrazione, sono la vera risorsa per l'Italia e per l'Europa, e non una minaccia da agitare a scopo propagandistico e di consenso elettorale.
Continuiamo a rimanere stupite e stupiti, direi anche indignate e indignati, che in un Paese come il nostro non esista lo , ma neppure lo . In ogni dato e proiezione statistica è presente il numero di lavoratori stranieri considerati solo per la funzione parziale di riequilibrio dell'economia e della finanza. Invece, ripeto, solo una politica migratoria adeguata alla realtà del presente potrà salvarci da questa insostenibile situazione demografica.
Nel suo intervento in Aula la relatrice proponente del provvedimento di costituzione della Commissione d'inchiesta, la collega Bonetti, che ringrazio, ha evidenziato come l'intero Parlamento non possa e non debba esimersi dall'assumere una lente legislativa che abbia una visione complessiva, e quindi che abbia alle spalle un'analisi del fenomeno che è molto complesso e al quale riteniamo vadano date risposte fortemente innovative.
Finisco, Presidente, dicendo che anche le politiche ambientali si intrecciano in questa prospettiva e in questo orizzonte, perché l'infertilità è in aumento e riguarda una persona su sei. Sono fattori ambientali, soprattutto nelle fasi della vita più delicate, come lo sviluppo intrauterino, l'infanzia e l'adolescenza, in cui l'organismo è in continuo cambiamento, a determinare non solo infertilità nella vita adulta, ma anche ad essere causa di alcune patologie andrologiche e ginecologiche, come anche di alcuni tumori e malformazioni nel sistema riproduttivo.
Tra i fattori ambientali maggiormente coinvolti vi sono gli interferenti endocrini, sostanze insidiose, potenzialmente in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino, causando in tal modo effetti avversi sulla nostra salute e prole. Si tratta di un ampio gruppo di sostanze chimiche, che comprende contaminanti ambientali persistenti, sostanze chimiche utilizzate come pesticidi o antiparassitari, oppure come additivi e preservanti di prodotti industriali e di consumo. Mi riferisco, in particolare, ai PFAS, la cui nocività…
PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe concludere.
LUANA ZANELLA(AVS). Concludo. Mi sembra molto importante, però, affermare questo passaggio, perché è proprio sui PFAS e il rapporto tra PFAS e infertilità, particolarmente maschile, che sono state fatte importanti ricerche. Quindi, diciamo che l'attenzione e la cura dell'ambiente, e la conoscenza di questo rapporto tra infertilità, infecondità e ambiente, può essere determinante per invertire questo andamento così nocivo, non soltanto a livello economico, sociale e culturale, ma anche a livello della salute stessa della nostra popolazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghe e colleghi, innanzitutto vorrei dare conto di un lavoro condiviso a livello di Commissioni in questo intervento che svolgo a nome del mio gruppo parlamentare, Azione-PER, con il quale abbiamo condiviso la proposta di istituire una Commissione che, al contrario di altri, riteniamo strategica per l'operato di questo Parlamento, e lo faccio anche in quanto relatrice che ha condiviso il lavoro delle Commissioni. Il ringraziamento, lo avevo già detto in discussione generale, va sia al presidente Pagano, che al presidente Cappellacci, e a tutte le colleghe e i colleghi della I e della XII Commissione, perché alla fine si è arrivati, convergendo, ad un testo che ha visto unanimamente il consenso nelle Commissioni e quindi una conseguente assunzione di responsabilità.
E io da queste parole - assunzione di responsabilità - vorrei partire e anche rassicurare chi ha frainteso questa Commissione come una semplice raccolta di dati. Non basta una telefonata all'Istat, perché i dati sono ampiamente noti e non solo nell'ambito della letteratura scientifica più accreditata, ma sono noti nel dibattito pubblico. Proprio stamattina il presidente dell'Istat ha ulteriormente certificato una situazione drammatica. I dati sono noti e certificano un minimo storico di nati nel 2023, 379.000, il minimo storico per l'indice di fecondità, cioè il numero di figli per donna nel nostro Paese, che crolla negli ultimi anni, dal 2022 al 2023, scendendo a 1,2. Abbiamo, contestualmente, indici che, invece, certificano un invecchiamento della popolazione e delle aspettative di vita, che, in sé, è certamente una buona notizia, ma se a questa non si affianca un equivalente aumento di quelle coorti più giovani della nostra popolazione, si creano quelle potenziali minacce di insostenibilità che stanno diventando, in realtà, lo scenario più plausibile per l'Italia.
Sempre INPS e Istat denunciano che, se, come è vero, nel 2050 ci aspettiamo una popolazione il cui 35 per cento sia superiore ai 65 anni di età, noi dobbiamo rivedere totalmente l'approccio del del nostro Paese. A questo affianchiamo il fatto che INPS dice che, entro 10 anni, ha già una previsione di un buco finanziario di 20 miliardi. Quest'Aula, tra qualche legge di bilancio, dovrà affrontare, tra le tante crisi, anche questa di carattere economico-finanziario.
Il tema di fondo è cosa fa la politica di fronte a questi dati, e ci sono due ipotesi. La prima è continuare a commentarli, ma non credo sia competenza della politica continuare a commentare i dati. Oppure, sempre in questo filone, fare di questo commento ai dati un'interpretazione ideologica di parte o di accuse reciproche degli uni contro gli altri. E poi c'è un altro metodo, che è quello dell'assunzione di una responsabilità e di un'azione concreta di visione di strategia. Ed è questo che il Parlamento, se approverà questa Commissione, sceglierà di fare, riappropriandosi anche di un ruolo importante e strategico che il Parlamento deve interpretare. Tra l'altro, ricordo che in altri Paesi europei analoghe Commissioni d'inchiesta sono state fatte e hanno portato ad una strategia d'insieme significativa.
Il fenomeno della transizione demografica ha una struttura in sé multidimensionale nelle cause e negli effetti, e una politica, come troppo spesso abbiamo portato avanti, che programmi a silos categoriali o con una visione di medio e breve termine all'interno di una legislatura, è del tutto inefficace per affrontarlo in modo significativo. Ecco perché riteniamo, invece, estremamente opportuna l'istituzione di questa Commissione, al fine di valutare non semplicemente i dati, ma, partendo da quei dati, evidenziare quella che può essere una strategia di cui insieme farci carico, che possa avere poi sbocchi di carattere legislativo, normativo, amministrativo, di consiglio al Governo, ma anche di condivisione, di un'alleanza tra il mondo delle imprese, il mondo del Terzo settore e il mondo delle amministrazioni. Nella scorsa legislatura, questo metodo lo abbiamo usato e ha portato dei buoni frutti, tra l'altro approvato in modo trasversale nell'ambito delle politiche a sostegno della natalità e delle famiglie, che già sono state citate.
Oggi, però, dobbiamo fare un passo in più e le politiche di cui ci dobbiamo occupare, integrate a queste, riguardano ulteriormente la questione di un'attivazione della forza lavorativa, con un processo di qualificazione importante. Non ci si può esimere da una formazione adeguata alle competenze, dalla prima infanzia a tutto il percorso di vita, per affrontare in modo significativo l'elemento della transizione demografica. Accanto a questo, c'è una questione grande, enorme, che riguarda le disparità territoriali, lo spopolamento delle aree interne e il sovraffollamento dei contesti urbani, anche con le implicazioni di sicurezza e sociali che abbiamo. Abbiamo il mondo delle imprese e del lavoro che sta portando avanti un grido di allarme per la mancanza di manodopera e di una manodopera qualificata. Abbiamo grandi investimenti per i quali si inizia a pensare che il nostro Paese non sia il luogo giusto dove investire, proprio per questo declino demografico affiancato ad una mancanza di competenze adeguate.
Ecco perché questa strategia d'insieme è tanto più opportuna e lo sarà nella misura in cui ci siederemo, insieme agli esperti e a chi vorremo coinvolgere, tutti insieme, come forze politiche, in Parlamento, per definire un piano di lavoro e iniziare a lavorarci in questa legislatura, sapendo che sicuramente non termineremo il nostro lavoro, ma almeno daremo un indirizzo, una visione d'insieme, un metodo scientifico, per attuare, dal tema dell'analisi dell'azione strategica, anche attraverso l'azione legislativa, una valutazione di impatto della nostra azione e anche degli investimenti che faremo; e ciò, proprio nell'ottica di riconoscere che, oggi, o accettiamo di portare avanti questo tipo di investimenti o consegneremo alle generazioni future un Paese irrimediabilmente spento.
A questo punto, confermo il voto a favore del mio gruppo parlamentare Azione-PER, anche per lo stile con il quale abbiamo collaborato e cooperato. In particolare, aggiungo un ringraziamento - per ultimo, ma non certo meno importante, anzi direi più sentito - al correlatore, collega Russo, che con me ha costruito, in modo estremamente attento e puntuale, le condizioni per arrivare a questa unanimità di visione, così come si è registrata in Commissione, a conferma che questo è forse il segno che questo Parlamento, su alcune questioni che non sono di una parte, ma di una strategia di visione e parlano di futuro, può avere un moto d'orgoglio e trasformarlo in un'assunzione di responsabilità. Ci auguriamo che possa essere anche un esempio e un modello di comportamento per altri temi sui quali saremo chiamati a legiferare e di cui occuparci nel futuro
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Se non nascono più bambini e bambine, una società semplicemente si esaurisce. Se le culle sono piene solo nelle periferie delle grandi città e le famiglie cambiano, se parlano lingue diverse e hanno necessità e bisogni differenti rispetto al passato, ciò che è a rischio è la tenuta sociale ed economica del Paese, e quindi, in ultima istanza, la sua stessa sopravvivenza. E se lo Stato non serve a garantire a ciascun cittadino, nativo o immigrato, servizi che gli consentano di far crescere in salute i più piccoli e riconoscere loro pari opportunità, allora ci chiediamo a che cosa serve.
Il tasso di fecondità, oggi, in Italia è di 1,24 nascite per donna. Il rapporto tra popolazione anziana e giovani è pari a 182 anziani ogni 100 giovani. Questi non possono essere soltanto letti nei rapporti degli istituti statistici o magari commentati sul momento, quando li pubblica un giornale. Le istituzioni non possono essere solo spettatori, avere un atteggiamento passivo o, peggio, rinunciatario. Questi fenomeni devono essere studiati e poi governati.
Bisogna avere la capacità di leggerli e di prevedere quello che accadrà nei prossimi anni. Ecco perché abbiamo ritenuto utile creare un nuovo strumento, questo strumento, la Commissione che votiamo ora, una proposta dell'opposizione che aiuterà a definire le politiche pubbliche, esaminare un fenomeno sociale che condizionerà profondamente il futuro del nostro Paese. Per questa ragione annunciamo il nostro voto a favore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente, grazie colleghi e colleghe. È un tema nodale quello del problema demografico, quello della crisi demografica, ed è veramente complicato parlarne senza declinarlo io direi in un'ottica cioè in un'ottica globale, in un'ottica complessiva. Per questo ritengo che indagarlo in maniera approfondita e declinarlo nei vari fattori sia assolutamente importante. Certamente sappiamo che di Commissioni d'inchiesta ce ne sono tante e facciamo fatica a seguirle tutte, e questa nuova Commissione d'inchiesta sarà una sfida ulteriore, ma direi che è una sfida interessante perché comunque - se vogliamo lavorarci sul serio e con l'obiettivo di dare suggerimenti ai decisori politici - io credo che potrebbe essere anche, davvero, un ausilio significativo al nostro Paese.
Non si può parlare di trasformazione demografica, di transizione demografica. Noi avevamo sicuramente i grafici a piramide della distribuzione per età della popolazione, ma ormai la piramide è rovesciata dopo che questo grafico si è trasformato in un fienile, lo dico per chi si dileggia un minimo di demografia. Questo è quello che sta succedendo, è quello che sta succedendo da noi, perché comunque entro il 2100, nella seconda metà di questo secolo, la popolazione crescerà ancora, arriveremo a 10 miliardi di cittadini in questo Pianeta, nonostante l'indice di fertilità sia passato, dal 1950 che era di 5 figli per ogni coppia, a 2,3 nel 2020 a livello mondiale, in Italia l'abbiamo già detto, siamo a 1,24. Ecco, pur calando l'indice di fertilità, arriveremo a 10 miliardi. È un dato assolutamente importante, perché implica che noi dovremmo avere la capacità - soprattutto per quello che dicevo prima, in relazione al cataclisma climatico di questo Pianeta - di riuscire a fare un'operazione di multipolarità. Bisognerebbe cominciare a pensare i confini in maniera completamente diversa; io direi che dovremmo essere capaci di abbatterli, ma questa è un'utopia e ce l'ho chiarissima, però se non altro dovremmo davvero fare un ragionamento di creazione vera e propria di ponti, di ponti autentici. Dovremmo anche pensare a un sistema di sviluppo da rivalutare, da rivedere. Io ho sentito, in discussione generale, la solita presa in giro di chi ha promosso, in passato, il tema della decrescita felice, ma guardate, la decrescita felice - al di là del termine decrescita, che è negativo, ovviamente - si opponeva a un elemento su cui dovremmo riflettere. Non possiamo pensare continuamente a una crescita che è necessariamente infelice. È infelice nella misura in cui noi abbiamo assistito a uno spopolamento straordinario, almeno nel nostro Paese, del paesaggio più bello del mondo. Noi siamo passati da 25 abitanti in campagna ogni abitante nei centri urbani dell'Ottocento, a un abitante nei centri rurali contro un abitante nei centri urbani: il 50 per cento, praticamente, della popolazione italiana è nelle cosiddette aree metropolitane, nelle megalopoli. Fra poco arriveremo al 70 per cento della popolazione che andrà a finire nelle cosiddette grandi città, in un sistema di crescita di economia di scala che va ad annullare le periferie. Questo delle aree interne è un tema enorme, come si fa a ripopolarle se non gli si ridà il valore che hanno, che è quello di una crescita magari lenta, una crescita da palombaro piuttosto che da surfista, ma è una crescita che consente di meditare, di fare operazioni di tutela del territorio, che consente di fare operazioni di un certo tipo? La vogliamo chiamare decrescita felice? Io la vorrei pensare come un equilibrio felice, perché la deruralizzazione - con la conseguente anche industrializzazione e meccanizzazione dell'agricoltura con i concimi chimici, con i pesticidi, con gli allevamenti e le agricolture intensive, con i motori agricoli - di fatto sta contribuendo a quello che stavo dicendo prima, è la seconda causa più importante di alterazione climatica e genererà una serie di problemi ulteriori. Vedete come la demografa, quindi, si va ad associare a qualcosa, come dire, di particolarmente significativo, in ottica globale. Ecco che, quindi, questa Commissione dovrebbe andare nella direzione di riuscire - perché non può farne a meno, se è una Commissione seria - a indagare sullo spopolamento, sull'invecchiamento medio della popolazione, sulla longevità e gli effetti che questa determina da un punto di vista economico e sociale, sulla composizione dei nuclei familiari, sul contesto abitativo, lavorativo e culturale, sulla mobilità residenziale, sul mondo del lavoro, sul tasso di occupati e di disoccupati, sui bilanci pubblici, sul , sulla produttività economica, sui flussi migratori, come si è detto, sulla distribuzione dei servizi sanitari e dei servizi sociali, sulla promozione della salute, sulla prevenzione delle malattie. Guardate, è un po' un tema a cui spesso io faccio riferimento per i miei conflitti di interesse di medico, ma non si può parlare di tassi di fertilità in riduzione se non andiamo anche a cercare i fattori di rischio, di scarsa fertilità, che per lo più sono ambientali, sono legati ai contaminanti ambientali, lo abbiamo chiarissimo, questo aspetto. Tutti gli studi stanno dimostrando che gran parte degli elementi di infertilità, sia maschile che femminile, sono legati a contaminanti ambientali, sono legati agli stili di vita, al fumo di sigaretta, al consumo di bevande alcoliche, al sovrappeso e all'obesità, al problema dell'alimentazione. Ugualmente non siamo capaci di distribuire su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali di assistenza in una popolazione che sta invecchiando e che fa ricorso sempre di più a uno dei livelli essenziali di assistenza che andrebbe garantito su tutto il territorio nazionale, che è la procreazione medicalmente assistita, ma di cui ancora non abbiamo i tariffari approvati, dovremmo andare al 2025, se tutto va bene, perché questo Governo, evidentemente, ha poco interesse a garantire i livelli essenziali di assistenza in questo Paese perché, ripeto, questo Governo vuole andare verso il privato e questo, chiaramente, creerà discrete problematiche. Abbiamo insistito molto sul fatto di dotare, soprattutto i giovani, di competenze e formazione rispetto alla possibilità di esprimersi, la possibilità di realizzare i loro sogni.
Questa è una componente assolutamente importante, assolutamente essenziale. Allora, dico: ragioniamo anche in termini di dotare i nostri giovani di poter scegliere uno dei pilastri che la natura ci ha dato, quello di riuscire a tirare su, in maniera virtuosa, i nostri cuccioli. Guardate, tirar su i propri cuccioli è come dissetarsi, è proprio un fatto estintivo. Tutti i cuccioli ci fanno tenerezza, è un fatto istintivo, non è un fatto emotivo, umorale, sentimentale o romantico, è un fatto istintivo. Se dotiamo i nostri giovani della felicità di tirare su i propri cuccioli con pari dignità, uomo, donna, genitore 1 o genitore 2, che devono avere tutti gli stessi diritti in questo Paese, noi faremmo una grande rivoluzione culturale che ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, diciamoci la verità: conosciamo tutti in quest'Aula i numeri. Negli ultimi 15 anni le nascite sono diminuite di 200.000 unità. L'Istat ci dice già che, nel 2030, saremo 59 milioni come popolazione e, nel 2050 - ahimè -, se continua così, saremo probabilmente 57 milioni. Ci dice, sempre l'Istat, che il problema non è solo il calo delle nascite, ma è anche la qualità di questo calo, perché nei prossimi trent'anni… Scusi, Presidente, posso avere silenzio? Grazie.
Nei prossimi trent'anni ci sarà un aumento del 12 per cento della popolazione fuori dal mondo del lavoro, quindi quella anziana, e una diminuzione del 10 per cento della popolazione attiva. Questo comporterà che tutta la grandissima spesa per assistenza rischia di non essere più coperta dalle entrate da attività lavorative.
Colleghi, conosciamo ovviamente tutti il valore della natalità. Un figlio non è solo, tra virgolette, un'immensa gioia, un figlio sono anni di futuro, un figlio è soprattutto l'aumento di quel PIL demografico che, poi, garantisce la continuità delle generazioni e - diciamolo - delle Nazioni, del nostro stesso Stato, della società. Conosciamo anche le cause del calo di natalità. Prima causa, aumento del costo della vita percepita dagli italiani per il 37 per cento, poi la precarietà del lavoro (35 per cento), la mancanza di servizi ai figli (28 per cento), la scarsa occupazione femminile, specialmente al Sud. Colleghi, ammettiamolo, conosciamo anche le soluzioni.
Allora, che cosa c'è di diverso da ieri rispetto all'oggi? Di diverso c'è che oggi, finalmente, per la prima volta, abbiamo un Governo e una maggioranza che mettono la natalità e la famiglia al centro , dopo anni di politiche miopi e con ricette orientate al mantra del: abbiamo bisogno che i figli li facciano gli immigrati . E questo Governo l'ha fatto in maniera sistemica, perché ha aumentato l'assegno unico, ha rafforzato i mutui per le giovani coppie, ha rafforzato il congedo parentale - ricordiamolo, dopo anni di dibattiti a sinistra sui congedi paritari tra uomo e donna, chi è che ha introdotto il congedo paritario nel nostro Paese e l'aumento del congedo paritario usufruibile da madre e padre? La Lega, il gruppo che qui rappresento -, la decontribuzione per l'assunzione di donne madri, l'inserimento del nucleo familiare come concetto nella delega fiscale.
La costituzione di questa Commissione rientra anche in questo progetto, perché si vuole responsabilizzare il Parlamento, da una parte, facendo in modo che abbia il compito di monitorare che ciò che fa il Governo e la maggioranza venga poi attuato a tutti i livelli (di territorio, di servizi pubblici, di servizio privato) e, dall'altra, rendendolo elaboratore di dati. Però, sì, dobbiamo dirlo, si tratta di una Commissione d'inchiesta, perché non vada a sovrapporsi ad altri contenitori che già oggi abbiamo sulle elaborazioni dei dati, dovrà essere condotta in un modo fattivo, cioè facendo proposte per soluzioni ulteriori che noi andremo eventualmente a seguire.
Però, in concreto, in parole povere, questa Commissione, come tutte le azioni, a che cosa è finalizzata? Il voto anche oggi di questo provvedimento, che noi supportiamo, è finalizzato all'obiettivo che ha questa maggioranza, ossia restituire agli italiani una Nazione, dove essere madri non sia solo una scelta privata, ma sia un valore socialmente riconosciuto da tutti e dove essere padri non sia una cosa fuori moda.
Pertanto, nell'esprimere il voto favorevole del gruppo della Lega su questo provvedimento, auspichiamo anche che questa futura Commissione e la futura presidenza vogliano camminare nel solco indicato da questa maggioranza
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, i dati che tutti abbiamo richiamato sugli indicatori demografici sono noti e sono oggettivamente preoccupanti, o meglio allarmanti. Ne ricordo solamente alcuni anch'io: nel 2023, sono nati appena 379.000 bambini, in calo del 3,6 per cento rispetto all'anno precedente, toccando il minimo storico. Dal 2008, il dato della natalità cala nel nostro Paese senza sosta. Stiamo assistendo ad un'importante contrazione della fecondità, ma anche a un calo della popolazione femminile in età riproduttiva, un'età media sempre più alta delle partorienti (siamo a 32,5 anni) e un numero di figli di 1,20 per donna, in netta controtendenza con il contesto europeo. Si tratta di un calo che interessa tutto il nostro territorio nazionale, con impatti significativi sulle aree interne e sui territori montani. Ricordo, infatti, che il declino demografico nel nostro Paese è molto più marcato nelle aree interne rispetto ai grandi centri. Tra l'altro, le aree interne sono circa il 48 per cento dei nostri comuni, in un paese, il nostro, l'Italia, fatto di piccoli comuni e, per il 70 per cento di questi, il 48,5 sono in aree interne.
Oggi, il saldo naturale è ancora fortemente negativo. Sono 6 nati ogni 11 decessi, ogni mille abitanti; cresce l'aspettativa di vita. Questa è una dinamica caratterizzata, dunque, dal calo della natalità e della mortalità, che pone un'ipoteca seria sul futuro del nostro Paese. Con l'aumento della speranza di vita e con l'aspettativa di vita e una popolazione che invecchia senza nessun ricambio generazionale, sono destinati a diventare insostenibili il sistema sociale, previdenziale e sanitario, con ripercussioni soprattutto sulla parte più debole della nostra popolazione, a partire dalle persone in condizioni di difficoltà economica e di esclusione sociale. Basti pensare che, nel 2023, il 14 per cento dei minori è in povertà assoluta. Al contempo, la popolazione over 65 cresce: nel 2050, sarà il 34,9 per cento della nostra intera popolazione, vale a dire un terzo del totale, con oltre 19 milioni di cittadini, di cui più di 4 milioni di persone in età superiore agli 85 anni. Entro il 2070, l'Italia perderà l'11,5 per cento dei propri abitanti. Secondo una metafora, la colonnina di mercurio segna, dunque, temperature sempre più rigide sull'inverno demografico del nostro Paese.
Come detto, questa evoluzione ha implicazioni su molti aspetti: la sostenibilità del sistema previdenziale, il rallentamento della crescita economica, la sostenibilità del sistema sanitario. Dico questo, perché qui in ballo c'è l'universalità del sistema sanitario nazionale, perché caleranno le entrate tributarie e cresceranno i bisogni, aumenteranno le cronicità e faranno ulteriormente aumentare la pressione sul sistema sanitario nazionale.
A fronte, dunque, di un'evidente necessità di investire in sanità e sul nostro sistema sanitario nazionale, sulla non autosufficienza, il Governo continua ad andare in direzione ostinata e contraria; taglia le strutture territoriali del PNRR. Sono 505 in meno le strutture territoriali tra case di comunità, OsCo, COT, utili ad organizzare quella medicina di territorio e di prossimità per quella gestione integrata, sociale-sanitaria, che permetterà di garantire prese in carico territoriali, multidisciplinari, anche a domicilio.
Questa situazione rende dunque utile, dal nostro punto di vista, questa Commissione d'inchiesta, perché è urgente che questo Parlamento se ne occupi, viste le evidenti mancanze di questo Governo, che si riempie la bocca di natalità e di maternità senza quella necessaria visione del Paese che richiede azioni strutturali e non per fermare questo inverno demografico.
È infatti evidente come non bastano né le ideologie né la propaganda ad arrestare questo calo delle nascite, ma servono politiche serie che possano ridare speranza al nostro Paese. I figli nascono laddove ci sono Paesi strutturati, dove esistono sistemi di che funzionano, dove ci sono servizi, dove le donne possono lavorare, non il contrario. Non possiamo considerare un modello virtuoso quello che relega la donna ad angelo del focolare, dedito solo alla famiglia e alla crescita dei figli. Questa narrazione, tanto cara questa maggioranza, è ideologica e non tiene conto della realtà in cui viviamo.
Si tratta di un racconto ispirato ad una mentalità superata, che vede la donna esaurire il suo ruolo sociale nella natalità, una questione culturale ancorata a pregiudizi e a ruoli di genere, lontana dalla realtà del nostro Paese. Per invertire questa tendenza e uscire dalla propaganda sono necessari interventi strutturali che possano durare nel tempo, serve visione, serve programmazione, servono risorse. Bisogna evitare che nel 2225, secondo le previsioni statistiche, nasca l'ultimo italiano. Cosa fare, dunque, per aumentare la natalità e per salvare il nostro Paese?
Le nostre idee le sapete, ma le voglio qui ricordare: servono lavori meno precari, salari meno bassi e adeguati ai costi della vita; servono occupazioni più stabili per giovani e donne; servono servizi per l'infanzia; serve potenziare l'assegno unico, che, ricordo, è stato introdotto dal centrosinistra; servono asili nido gratuiti, congedi parentali paritari, oltre a mancare politiche di conciliazione per superare stereotipi e pregiudizi che ancora sono ancorati nel nostro Paese. Mancano anche politiche abitative adeguate, che possano agevolare progetti di vita autonoma e indipendente per i nostri giovani.
I nostri giovani - abbiamo il maggior numero di NEET in Europa - vanno sostenuti con buone politiche abitative, e anche qui i tagli li abbiamo visti, con politiche attive del lavoro adeguate, e anche in questo il PNRR è un'occasione che rischiamo di sprecare. Per tutti questi motivi, oggi mettere al mondo un figlio è una scelta libera, sempre meno praticata, e, proprio per questo, chi lo desidera va sostenuto con tutti gli strumenti possibili, affinché il rinvio di questa scelta non diventi una rinuncia per sempre. Purtroppo questa Commissione penso che sia utile, ma lo dicono semplicemente i tagli e le promesse mancate e non mantenute: un taglio di 100.000 posti di asili nido; nessuna retta gratuita per il secondo figlio, una delle tante promesse mancate; il mancato taglio sull'IVA dei prodotti; le donne precarie e lavoratrici autonome escluse dal mamme; la contrarietà, che avete espresso più volte, al congedo paritario; il mancato rinnovo del assunzionale; nessun sostegno per l'occupazione di giovani e donne, non avete consentito di derogare al vincolo di occupazione femminile, che abbiamo noi previsto nel PNRR; nessun sostegno serio all'imprenditoria femminile.
A questo si aggiunge, poi, nessuna politica seria di sostegno a natalità e genitorialità; ricordo che, ancora oggi, una donna su 4 in Italia perde il lavoro con l'arrivo del primo figlio, una scelta che diventa un obbligo drammatico. Si aggiungono poi i tagli alla scuola, 500 milioni, alla disabilità, 400 milioni, alla sanità, alla riforma della non autosufficienza, che non avete finanziato e che avete depotenziato. Come se non bastasse, non siamo riusciti ad avere un dialogo propositivo né sul salario minimo né sulla legge Schlein.
Ricordo, semmai ce ne fosse bisogno, che il sostegno alle donne non può essere uno , ma servono politiche di sostegno per tutta la vita e non solamente per i primi 9 mesi. La situazione è sicuramente complessa, le ricette semplici non le ha nessuno, e dipende sicuramente da fattori sia culturali sia materiali, ma in un caso quanto nell'altro non vediamo una vera attenzione di questo Governo e di questa maggioranza. Per questi motivi ci sembra una buona opportunità questa Commissione, a patto che ci sia davvero la volontà di confrontarsi, uscendo dalla propaganda, da derive ideologiche e da logiche guidate solo dal consenso.
Se vogliamo davvero affrontare la complessità di questo fenomeno, va fatta un'analisi rigorosa e seria della situazione, individuando un piano strategico intelligente, che promuova politiche integrate e strutturate di contrasto alla denatalità. Non accetteremo certamente nessun confronto che metta in discussione la libera scelta delle donne e le battaglie che le donne hanno fatto sulla strada dell'autodeterminazione, della maternità come scelta, guardando con laicità al tema della PMA, alle adozioni e agli affidi, per assecondare il desiderio di diventare genitori, perché essere genitori non può essere né un obbligo né un lusso.
Concludo, Presidente: oggi il nostro Paese ha bisogno di ritrovare fiducia e speranza, e sta a noi ricostruire fiducia e speranza nel nostro Paese, tracciare con coraggio la strada da seguire, con la consapevolezza che, senza un progetto serio e le risorse adeguate, non sarà possibile arrestare questa tendenza negativa e imboccare una nuova strada, quella di una nuova primavera demografica. Siamo dunque pronti a sostenere questa proposta con il voto favorevole del Partito Democratico, semplicemente per un motivo: perché noi, come tutti gli altri in quest'Aula, abbiamo a cuore il futuro del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morgante. Ne ha facoltà.
MADDALENA MORGANTE(FDI). Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, vorrei innanzitutto esprimere soddisfazione per il proficuo lavoro compiuto in Commissioni riunite affari costituzionali e affari sociali. Vorrei, innanzitutto, ringraziare i colleghi della maggioranza e dell'opposizione, vorrei ringraziare il presidente Pagano e il presidente Cappellacci, e vorrei ringraziare anche il Ministro Eugenia Roccella per la sua costante presenza in tutte le attività svolte in Commissione e anche per il suo importante contributo.
Grazie al dibattito e all'approfondimento che abbiamo compiuto siamo arrivati a definire un testo importante, che ha per oggetto l'inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto, ed è questo il compito che dovrà indagare la Commissione. Per Fratelli d'Italia la sfida demografica è la sfida da cui dipendono tutte le altre sfide, e questo va detto, va detto con estrema chiarezza, perché in questo noi crediamo profondamente, dato che i figli sono e saranno sempre la pietra miliare su cui si costruisce il futuro della nostra Nazione .
Sulla demografia i numeri sono già stati ampiamente riportati da alcuni colleghi precedentemente, facendo riferimento anche al dell'Istat del marzo 2024, che fa riferimento agli indicatori demografici dell'anno 2023. Il nostro è un Paese che cresce sempre meno, è un Paese che invecchia sempre di più. Pensate, cari colleghi, che solamente nel 2020 si è registrata una perdita di abitanti pari a circa una città grande quanto Firenze, la situazione è a dir poco drammatica. Interessanti sono anche altri 2 dati: il saldo naturale e il tasso di fecondità.
Il saldo naturale, ossia la differenza tra le nascite e il numero dei decessi, è negativo oramai da 30 anni, a eccezione solamente di due annate, il 2003 e il 2006. Il tasso di fecondità, ossia il numero di figli medi per donne in età fertile, quella che va normalmente dai 15 ai 49 anni, è drasticamente diminuito, arrivando alla soglia di 1,20 figli per donna, quando nel 2022 era 1,24, ben distante da quel tasso di 2,1 figli per donna che dovrebbe garantire la continuità e lo stesso numero degli abitanti, della popolazione.
Questo scenario, va detto con estrema chiarezza e con estrema tranquillità, è conseguenza inevitabile della scarsa attenzione che la politica, in tutti questi anni e per troppo tempo, ha rivolto alla famiglia e alla natalità. Solamente in quest'ultimo anno e mezzo, grazie al Governo Meloni, si è cercato di comprendere tutte quelle cause profonde, sia di natura economica, certamente, ma non solo, anche di natura culturale, che portano molti giovani italiani a rinviare oppure anche ad escludere la scelta di avere figli.
Sono davvero orgogliosa, Presidente, che Fratelli d'Italia da sempre consideri il sostegno alla famiglia, il sostegno alla genitorialità, una priorità assoluta. Una priorità che deve essere affrontata, certamente, con strumenti economici, con mezzi di sostegno alle famiglie, anche per quanto riguarda, ad esempio, il potenziamento della rete dei servizi per l'infanzia nei territori, ma soprattutto dal punto di vista culturale. Allora vorrei davvero ringraziare di cuore il nostro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ma anche l'intero Governo Meloni , perché, grazie a questa maggioranza, la famiglia e le politiche sulla natalità sono tornate ad essere centrali nell'azione del Governo, nonostante parte di questa illustre Assemblea faccia finta di non vedere.
Famiglia e natalità erano al primo punto del programma elettorale di Fratelli d'Italia con cui noi ci siamo presentati alle elezioni politiche del 2022 e famiglia e natalità sono al centro di ogni provvedimento che questo Governo porta avanti con coraggio, conoscenza e determinazione. È un altro impegno che noi abbiamo mantenuto nei confronti dei nostri cittadini.
Il Governo Meloni ha fatto della famiglia e della natalità una priorità assoluta e lo abbiamo fatto perché vogliamo che l'Italia torni ad avere un futuro, torni a crederci, ed è con questa legislatura, con il Governo Meloni, che la natalità è diventata una priorità strutturale. Penso, ad esempio, alla denominazione del Ministero. Noi, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, abbiamo un Ministero il cui nome al suo interno riporta la parola “natalità” e questa parola è collegata alla parola “famiglia” ma anche alle parole “pari opportunità”.
PRESIDENTE. Scusi un attimo, collega Morgante. Colleghi, per favore. Prego.
MADDALENA MORGANTE(FDI). Grazie, Presidente. Vedete, cari colleghi, per alcuni di voi questa potrebbe essere stata una scelta solamente di forma, ma non è così; per noi è una scelta fatta di sostanza, perché noi ci crediamo profondamente. È stata la scelta ed è la scelta di avere il punto di vista della famiglia su tutte le politiche che il Governo, con fermezza e con determinazione, porta avanti. Ma forse anche parte di questa Assemblea si è dimenticata tutte le misure che il Governo Meloni fino ad oggi ha fatto a sostegno della famiglia, a sostegno della natalità, a sostegno dell'alto valore sociale della maternità. Penso alle misure già messe in campo con la prima legge di bilancio, con l'aumento dell'assegno unico e con l'aumento del congedo parentale, ma anche con la seconda legge di bilancio, dove sono state riconfermate le misure adottate con la prima ma dove ne sono state aggiunte anche altre e penso, ad esempio, ai mutui agevolati per i ragazzi 36, al ad esempio, per gli asili nido, di fatto sostanzialmente gratuiti, agli sgravi fiscali per chi assume mamme lavoratrici con almeno due figli e il rifinanziamento, ad esempio, dei centri estivi. Tante sono le misure.
Però, colleghi, non abbiamo solo messo in campo misure dal punto di vista economico, risorse che - ripeto nuovamente - certamente sono importanti, ma abbiamo messo in campo una visione. Quello che noi vogliamo fare è creare un nuovo clima culturale, un clima che dia un messaggio molto forte, un messaggio di speranza e di fiducia ai ragazzi. Noi dobbiamo dare ai giovani strumenti perché possano tornare a credere nella bellezza della genitorialità, perché possano tornare a credere nella bellezza di diventare mamma e papà, perché possano capire che i figli sono una forza e non un limite. È su questo che noi dobbiamo scommettere e lo faremo.
L'azione del Governo, e non solo, parte da un punto fondamentale, Presidente: che la denatalità non dipende esclusivamente da questioni materiali che pur sussistono, quali, ad esempio, le retribuzioni, i servizi, gli asili, la sanità, l'armonizzazione dei tempi casa-lavoro, come alcuni colleghi anche dell'opposizione giustamente hanno rilevato, ma dipende, tanto e soprattutto, anche dalla capacità che una società ha di immaginare il proprio futuro e tutto questo, signor Presidente, finora è mancato e questo va detto. È mancata una visione di Stato quale motore per creare le condizioni favorevoli dal punto di vista normativo, certamente, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale, misure che non hanno, fino ad oggi, messo al centro della politica la famiglia, la natalità, la maternità e soprattutto anche la genitorialità, la genitorialità che deve essere vista come un valore aggiunto per tutti e come un investimento per il futuro.
Ringrazio nuovamente il Governo Meloni e lo faccio con il cuore, perché per la prima volta, grazie al Governo Meloni, il tema della denatalità è stato posto dall'Italia a livello internazionale, a cominciare dalla conferenza tenuta pochi mesi fa sulla demografia proprio qui a Roma. Alla base del fenomeno della denatalità ci sono certamente ragioni economiche, sociali e culturali, che spesso si intrecciano, anche per il fatto che per tanti anni non si è messo a disposizione, non si è investito su un a sostegno della genitorialità, a sostegno delle mamme e a sostegno dei papà, e non di genitore 1 e di genitore 2 , ma questo è un altro discorso.
L'emergenza demografica trascina dietro di sé tantissime altre emergenze, un'emergenza sociale, un'emergenza economica, un'emergenza culturale ma anche un'emergenza relazionale, perché stiamo assistendo e assisteremo sempre di più a un vero e proprio impoverimento del legame intergenerazionale. Avremo sempre di più nonni ma avremo sempre di meno nipotini e, quindi, tutto il bagaglio culturale e valoriale nonché le nostre tradizioni a chi verranno raccontate? Allora, se noi davvero, signor Presidente, vogliamo dare un contributo come Parlamento attraverso questa Commissione parlamentare dobbiamo concentrarci soprattutto sulle implicazioni della crisi demografica. Dobbiamo concentrarci su questo ma anche sui fenomeni connessi ai mutamenti e alle prospettive demografiche del Paese, come ben recita l'articolo 1 della proposta di legge, al comma 2, secondo cui la Commissione ha il compito di indagare sui fenomeni connessi ai mutamenti, con particolare riferimento ai seguenti aspetti: lo spopolamento delle aree interne, l'invecchiamento medio della popolazione, la longevità, la composizione dei nuclei familiari, il contesto abitativo lavorativo e culturale, l'impatto dei cambiamenti demografici sui bilanci pubblici, la promozione della salute e la prevenzione delle malattie.
Ecco, signor Presidente, tutto questo produce effetti sistemici di natura sociale, di natura economica, di natura ambientale, ma anche sanitario-occupazionale e credo che il compito di questa Commissione sia proprio questo: avere la contezza di tutti questi fenomeni ma anche delle loro implicazioni, proprio per accompagnare, con piena cognizione di causa, tutte quelle politiche che il Governo Meloni finalmente porta avanti con coraggio e determinazione.
Questo è il motivo per cui il gruppo di Fratelli d'Italia ha dato il suo contributo in Commissione e per questo motivo anticipo il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 23-A:
“Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto”.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 695-A: Modifica all'articolo 133 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, in materia di applicazione del premio minimo su base nazionale, ai fini dell'assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, in mancanza di sinistri negli ultimi dieci anni.
Ricordo che nella seduta del 24 giugno si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge e delle proposte emendative ad esso presentate .
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
Invito il relatore, onorevole Andrea De Bertoldi, ad esprimere il parere.
ANDREA DE BERTOLDI, . Grazie, Presidente. Esprimo parere favorevole sul primo emendamento e parere contrario su quelli successivi.
LUCIA ALBANO,. Il parere è conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Congedo, sul quale il relatore e il rappresentante del Governo hanno espresso parere favorevole.
Avverto preliminarmente che, ove tale emendamento - soppressivo dell'articolo unico del testo - fosse approvato, ciò equivarrebbe alla reiezione del provvedimento nel suo complesso.
ANDREA CASU(PD-IDP). Presidente, avevamo chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti…
PRESIDENTE. In quattro non l'abbiamo vista, non è da VAR, se in quattro non l'abbiamo vista. Onorevole Casu, lei ha un timbro, peraltro, quasi, come dire, baritonale, la sentiamo da Palazzo Madama quando parla; lo dico per questo, in quattro non l'abbiamo vista. Dopodiché, vuole fare comunque il suo intervento sul complesso degli emendamenti? Non c'è problema. Onorevole Borrelli, per le procedure sapete che siamo elastici. Prego, onorevole Borrelli.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, la ringrazio. Vorrei partire da un presupposto. Questa norma è stata presentata oltre un anno e mezzo fa e pone un termine molto serio su un tema fortemente sentito, non solo da una parte molto consistente dei cittadini del Mezzogiorno, ma anche da alcune realtà del Centro e del Nord. Fa riferimento al fatto che sulla tariffa RC-auto per chi non commette sinistri da almeno 10 anni c'è una forte sperequazione.
Voglio iniziare il mio intervento rileggendo i dati, che già una volta ho letto, sulla commissione di studio RCA del sindacato nazionale agenti di assicurazione. Parliamo dei premi lordi , classe 14, e parliamo di quattro categorie di persone, divise per territori in cui vivono. Abbiamo, ad esempio, Osvaldo, di 24 anni, che a Milano, per la classe 14, paga un premio medio di 1.279 euro; lo stesso Osvaldo, se ha la sfortuna - perché, a questo punto, dobbiamo dire soltanto dove è nato, perché Osvaldo non ha mai commesso sinistri - di essere a Napoli, paga 2.265 euro. Il premio da questo punto di vista più oneroso nella città di Napoli, per un Piaggio Liberty 125, è di 6.115 euro all'anno.
Osvaldo è sfortunato e, purtroppo, di Osvaldo non se ne occupa nessuno, se non avessimo proposto questa norma, che in passato è stata già bocciata. Perché dobbiamo dire le cose come stanno: c'è una fortissima pressione, ci sono interessi enormi affinché la situazione resti come oggi. Abbiamo avuto in passato proposte di legge bocciate da altre maggioranze: mi riferisco alla proposta del collega Puglia, ancora prima della proposta del collega Impegno. Sembra che chiedere equità tra i cittadini del nostro Paese sia un tabù. Chi mette mano alle grandi compagnie di assicurazione viene travolto da un sistema che si autoconserva.
Però non me la sento di schierarmi dalla parte delle grandi compagnie, non perché ce l'abbia con loro, ma perché noi dobbiamo pensare ai più deboli, a quei cittadini che, se vivono a Milano o se vivono a Napoli, hanno soltanto la sfortuna o la fortuna di essere nati, sono uguali, non hanno mai commesso sinistri. Ma l'idea, come è stato detto da alcuni in passato, è esattamente questa. Guardate la RC-auto e pensate all'autonomia differenziata, è lo stesso sistema: le tasse e l'ingiustizia a seconda di dove nasci, non a seconda di quello che fai.
E la cosa più grave è che non si è voluto fare niente in questi anni nei confronti delle persone che fanno truffe e imbrogliano. Sono il primo nemico di questi soggetti, ma sui nostri territori, dove ci sono truffe e altre vergogne, si è scelto di girare la testa dall'altra parte. Anche sulle scatole nere è stata fatta una truffa. Perché è stata fatta? Perché le varie compagnie non dialogano tra loro. Oggi i cittadini si mettono la scatola nera, ma, se non sono assicurati con la stessa compagnia, non serve a niente. La verità è che c'è una penosa ingiustizia che portiamo avanti con il passare degli anni.
Voglio leggervi le altre ingiustizie, perché dobbiamo dare un nome e un cognome e dare dati certi ai cittadini, secondo dati oggettivi. Osvaldo, di 24 anni, è fregato, ma alla signora Anna, di 35 anni, non va meglio, perché, se lei vuole assicurare una FIAT Grande Punto 1.2, a Milano paga 1.864 euro all'anno, ma, a Napoli, 3.136. Sapete qual è il massimale secondo i dati ufficiali? Li possiamo leggere tutti, ma come facciamo a non renderci conto che è un'ingiustizia per chi non ha mai commesso sinistri o per chi non li commette da 10 anni pagare queste cifre? Perché quelli che truffano se ne fregano, sono gli onesti che pagano. Sapete qual è il massimale? È 10.441 euro, cioè la media è di 3.136 se sei nato a Napoli, ma puoi trovare anche assicurazioni che ti chiedono 10.000 euro.
Andiamo avanti, perché abbiamo anche il caso di Mario, di 45 anni, che, se assicura una Ford Focus, paga 2.277 euro a Milano - questi sono gli ultimi dati, sono aggiornati - e, invece, paga 3.310 euro se la assicura a Napoli. Le richieste più alte sapete di quanto sono? A Napoli sono di 12.356 euro, chiedono tanto le compagnie di assicurazione. Ma mica lo chiedono ai truffatori, mica lo chiedono gli imbroglioni, lo chiedono agli onesti, e noi decidiamo di non intervenire.
Per quale motivo si decide di non intervenire? Mi hanno fatto tanti ragionamenti, ho letto anche la relazione che subito si sono prestate a mandarci le compagnie di assicurazione che non sono venute in audizione in Commissione. Ne approfitto per ringraziare il presidente della Commissione e il relatore, che, al di là delle posizioni diverse, sono stati molto corretti nella battaglia, fatemi passare, politica. Però dobbiamo dirlo: sono venuti dall'ACI ai professori universitari, ai rappresentanti delle associazioni, hanno portato tutti i numeri. L'unica motivazione vera delle compagnie RC-auto è che non gli conviene, non gli conviene.
E quindi noi, il nostro Paese, se non conviene a grossi potentati, mica veniamo incontro ai più deboli, noi assecondiamo i grossi potentati. E mica questi grossi potentati stanno facendo qualcosa di corretto, perché, se si accanissero nei confronti di truffatori, di imbroglioni, di coloro che evadono la RC-auto, sarei il primo. Sono uno che si schiera anche contro l'uso delle targhe polacche nella mia città, per cui non mi sono fatto tanti amici, visto che è in corso d'opera. Ma una delle scuse che mi dicono sul mio territorio sapete qual è? E sono cialtroni. Dicono: ma con queste tariffe è meglio fare gli imbrogli con le targhe polacche. Perché, se sei un imbroglione, lì sì che abbiamo fatto le norme, là ce le abbiamo.
Per imbrogliare gli onesti ci sono tante scappatoie, ma per gli onesti qualcosa la vogliamo fare? E questo era un segnale, era anche un segnale rispetto all'autonomia differenziata, visto che è stato detto che la RC-auto è il modello di autonomia differenziata. Quindi, in alcune città del Nord, se sei nato lì, paghi meno e hai più servizi; se sei del Sud, mi disinteresso e non ti do neanche giustizia. A proposito, pochi minuti fa sono state raggiunte 500.000 firme in poche ore, in pochi giorni, per il referendum.
Rifletterei seriamente sul massacro che viene fatto nei confronti del Sud , della gente onesta del Sud, che viene dipinta anche in modo sbagliato da alcuni soggetti, non politici, mi riferisco, ovviamente, Presidente.
E voglio andare avanti: se hai 65 anni e ti chiami Paolo, se abiti a Milano, paghi per la tua Peugeot 308 2.056 euro all'anno. Se, però, sei nato a Napoli, e stiamo parlando di persone che non hanno commesso sinistri, paghi 3.330 euro. La richiesta massima da parte delle compagnie di assicurazione per questa tipologia di macchina e per questo soggetto di questa età è di 11.912 euro. Come possiamo dire che è una cosa giusta? Come possiamo immaginare di non dare una risposta, e non soltanto questo Parlamento, mi riferisco in generale?
Come è possibile che non ci sia un sussulto da parte di chi governa, indipendentemente dal momento attuale, il nostro Paese nel dare un senso di giustizia ai cittadini? Se sei un cittadino italiano e hai l'obbligo di fare l'assicurazione, devi pagare, soprattutto se non fai sinistri, soprattutto se sei un cittadino modello, soprattutto se sei un cittadino onesto, lo stesso. Ed è assurdo che dobbiamo fare una campagna e una battaglia di questo tipo in Parlamento, e chiedere modifiche legislative, con una fortissima opposizione. Ma lo so benissimo che la gran parte dei parlamentari, soprattutto quelli del Sud, ma sono convinto anche delle altre regioni, anche del centrodestra, la pensano come noi. Ne sono assolutamente convinto perché è palese l'ingiustizia che si sta portando avanti, ed è per questo che, nonostante abbia avuto il parere negativo, continuerò a combattere su questa cosa, anche se oggi sarà bocciata. Perché è una battaglia di giustizia e, se una cosa è giusta, bisogna portarla avanti fino in fondo, anche quando ti si vota contro.
Su questo voglio leggervi un'altra relazione, quella dell'ACI. Certo, qualcuno potrà dire: l'ACI è di parte, Automobile Club d'Italia, come potrebbe non essere di parte? Guardate, l'ACI dice una cosa straordinaria nella sua semplicità: uno dei grandi problemi di iniquità che viene portata avanti, e che più volte ha sottolineato in varie Commissioni del nostro Parlamento, è quello dell'introduzione della provincia di residenza, suddivisa in CAP addirittura, fra i parametri che determinano le politiche tariffarie delle compagnie.
Con la conseguenza che, classificando gli assicurati sulla base della sinistrosità - è il termine preciso - territoriale, e non solamente di quella individuale, che sarebbe la scelta più giusta, tu paghi in quanto singolo, non in quanto appartenente a un territorio, perché la macchina o lo scooter è il tuo e ti assumi tu la responsabilità. Non paghi perché sei residente a Napoli, a Milano, a Palermo o a Roma.
È questo l'indice sbagliato ed è stato fatto secondo un calcolo ben preciso: andare addosso ai più deboli! Infatti, non c'è un'altra spiegazione, perché se la tariffa RC-auto è personale, ognuno pagherebbe per le sue responsabilità, invece viene addossato a un territorio. Poiché a Napoli - faccio sempre l'esempio del mio territorio - il 14 per cento degli automobilisti non paga l'RC-auto o fa una serie di imbrogli, allora pagano quelli che invece sono onesti. Ma vi sembra ragionevole una cosa del genere? Bisogna colpire i disonesti, non gli onesti! Rispetto a questo, il sistema - sto citando la relazione dell'ACI, non il mio pensiero - prevede per i neo assicurati l'assegnazione di una classe d'ingresso che è appunto la quattordicesima. Successivamente, per ogni anno trascorso senza commettere sinistri, si scala di una classe, sino ad arrivare alla prima caratterizzata dalla tariffa più economica. Volete sapere cosa è successo? È uscito, nei giorni scorsi - penso che l'avrete letto tutti - che il differenziale tra Napoli e Aosta - che è un paradosso, perché è stato uno dei motivi per cui abbiamo discusso, con il relatore, proprio della Val d'Aosta - è aumentato dell'8,1 per cento rispetto all'anno scorso. Quindi, un cittadino nato a Napoli, solo perché è nato a Napoli, e non perché abbia fatto qualcosa - come dire che ha già il “reato di natalità” e questo non vale solo per Napoli, vale per Reggio Calabria, vale per Bari, vale per Palermo, vale per Cagliari -, pagherà, mediamente, 264 euro in più rispetto a un cittadino che è nato ad Aosta! Qual è il motivo per cui, se nasci a Napoli automaticamente devi pagare di più, quando è una cosa giustamente obbligatoria fare l'RC-auto? Questo lo dice l'ACI: relazioni, montagne di carte che ovviamente hanno lasciato il tempo che trovano. È bastato che arrivasse la relazione delle grandi compagnie che dicessero: non esiste, il sistema va bene così.
Io mi auguro che - so che, a prescindere dalle posizioni politiche, il relatore è una persona sensibile al tema, perché appartiene a questo mondo -, indipendentemente dal voto di stasera, ci sia una riflessione da parte del Governo e della maggioranza sul fatto che, su questo settore, è necessario intervenire. Infatti, è talmente iniquo, è talmente ingiusto, che non intervenire è quasi un delitto politico o una scelta.
Successivamente, per ogni anno trascorso senza commettere sinistri, si scala di una classe, sino ad arrivare alla prima caratterizzata dalla tariffa più economica.
Rispetto a questo, il tema è giustamente spiegato dall'ACI: laddove la frequenza dei sinistri risulta maggiore, le compagnie, automaticamente, applicano tariffe più elevate. Il problema, però, è che il numero dei veicoli assicurati, ad esempio della provincia di riferimento come Napoli, è di gran lunga inferiore rispetto al parco circolante, a causa dell'evasione dell'obbligo assicurativo. Quindi, questa situazione iniqua ha creato tre storture: la prima è che gli onesti e le persone perbene pagano di più, pur non commettendo nessun reato o infrazione; la seconda è che gli evasori, gli imbroglioni e questi soggetti se ne fregano altissimamente, se ne disinteressano, perché tanto a loro non succede niente, pagano gli altri; la terza è che, ovviamente, paradossalmente, non abbiamo ridotto neanche il numero di sinistri o la qualità del servizio.
Noi abbiamo un'idea molto chiara. La norma era semplicissima, prevedeva semplicemente un rigo: tariffa RC-auto uguale per chiunque non commetta sinistri da almeno dieci anni. Pensate che è la norma più che è stata proposta in questi anni. La prima proposta prevedeva cinque anni, un'altra tre anni; è la proposta più lunga (devi fare dieci anni senza commettere sinistri) e riguarderebbe, secondo l'ACI, soltanto il 2,2.
Il Presidente Coppola e il professor Coviello hanno fatto relazioni dicendo che riguarda il 2,2 del fatturato intero delle grandi compagnie, ma neanche sul 2,2 sono disposti a fare qualcosa.
È per questo, Presidente - e concludo - che invito, ancora una volta, quest'Aula, questo Governo, questa maggioranza e tutti i colleghi parlamentari, a partire da quelli del Sud, indipendentemente dalla loro appartenenza politica, a votare una norma non di parte, ma di giustizia, di correttezza e di lealtà verso chi rispetta le nostre leggi e oggi viene trattato in modo iniquo !
PRESIDENTE. In via del tutto eccezionale, considerato il passaggio tra un provvedimento e l'altro, ha facoltà di parlare, sul complesso degli emendamenti, l'onorevole Toni Ricciardi.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, sarò rapido, lo prometto alle colleghe e ai colleghi, però due parole vanno dette. Presidente, se volessi liquidare la scelta compiuta, le potrei dire che a Napoli si piange due volte più una: si piange quando ci vai, si piange quando te ne vai e si piange quando devi sottoscrivere la RC-auto. Perché?
Presidente, non ripeto quello che è stato detto rispetto al non rispetto dell'articolo 3 della nostra Costituzione, che prevede la non discriminazione: in questo caso, non prevede nemmeno la discriminazione per luogo di residenza o per CAP di residenza. Ma credo che ci siano due temi metodologici sui quali vi invito a riflettere: uno è di natura pedagogica e l'altro è di natura antropologica.
Il primo: uno può decidere - visto che oggi è stata la giornata dell'addestramento educazione - di prendere la serie storica comportamentale di un territorio, immaginare che in quel territorio non ci sia speranza e possibilità di redenzione e, allora, stabilire che quello è un girone infernale di peccatori e peccatrici che vanno puniti ; in alternativa, può immaginare di predisporre, come legislatore, la possibilità alle persone perbene di avere l'opportunità della redenzione.
La seconda, Presidente, è dal punto di vista antropologico. E questa però ce la dobbiamo dire una volta e per tutte. O noi siamo convinti, colleghe e colleghi, che Banfield avesse ragione, analizzando il Mezzogiorno (allora immaginiamo che il familismo amorale sia la giustificazione attraverso la quale noi interpretiamo le categorie sociali che abitano quei luoghi), oppure, ci dobbiamo dire, in tutta onestà, visto il sistema normativo europeo, che prevede la concorrenza per le assicurazioni, che c'è un problema generale.
Guardate, capisco la difficoltà di molte e di molti che immaginano che questo cambio di norma rischia di aumentare le polizze a tutto il resto del Paese, ma non è così. La proposta prevede che, dopo dieci anni... È la cosiddetta “tariffa Italia”, ereditata da proposte passate, come ad esempio quella del collega Leonardo Impegno, nella XVII legislatura . È una battaglia di civiltà e di diritto.
Allora, mi chiedo, colleghe e colleghi, possiamo immaginare di creare una discriminazione? Mi avvio a chiudere, Presidente. Noi possiamo immaginare di poter continuare e dire a un pezzo del Paese, che tu puoi essere anche una persona perbene, venire anche da una famiglia perbene, ma, purtroppo, la latitudine nella quale sei nato, dove sei cresciuto e dove stai continuando a vivere è penalizzante e, se vuoi, devi spostarti in altro luogo.
Perché, guardate, io non sono napoletano, sono originario di una piccola provincia campana nella quale, negli anni passati, c'era il trasferimento di residenza ai fini assicurativi ed è l'equivalente: “fatta la norma, non la evadi, la eludi”. È la questione delle targhe estere. Ora, mi rendo conto, lo dico, suo tramite, al relatore, che è una battaglia di civiltà che, quanto meno, andava discussa e affrontata.
Immaginare, colleghe e colleghi, di far arrivare a questo stadio di discussione il provvedimento, per poi farne, di fatto, un soppressivo, una ghigliottina, relatore, diciamo che è un tantino ingiusto, perché si sta cercando di alimentare un processo democratico che democratico non è.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Allora, a questo punto - e concludo, Presidente -, l'invito è veramente a ripensarci e a prendere ulteriore tempo, anche ritornando in Commissione per ulteriori valutazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Cercherò di essere più breve dei colleghi, anche perché è stato detto quasi tutto, però, l'aspetto che mi ha colpito è stato il metodo classico del Governo e della maggioranza, per cui si fa un gran lavoro di trattative per cercare di fare incardinare una proposta di legge dell'opposizione, anche con la disponibilità, come ha ricordato il collega, del presidente della Commissione, del relatore e anche dei colleghi, e, poi, quando si riesce a calendarizzare la proposta di legge dell'opposizione, arriva puntualmente l'impulso del Governo che chiede a un parlamentare di presentare un emendamento soppressivo. Questo è quello che è successo anche su questa proposta di legge.
Abbiamo visto quali sono state le motivazioni per cui, fondamentalmente, una proposta di questo tipo poteva creare delle storture di mercato, però non è che siamo rimasti inerti. Anche in seguito alle audizioni, le opposizioni - anche noi - hanno presentato degli emendamenti che proponevano dei criteri alternativi a quello proposto dal collega Borrelli nella sua proposta originaria; dovevano essere in qualche modo presi in considerazione dalla maggioranza e dal Governo, anche perché il tema del rincaro delle polizze, a parte il problema che ha ben individuato il collega delle differenze sui premi a livello regionale e anche provinciale, è comunque un problema che riguarda tutto il Paese. Questa era, quindi, l'occasione per affrontare questo problema, perché il costo delle assicurazioni è uno di quegli elementi che hanno conosciuto un forte rincaro e anche attualmente stanno conoscendo un forte rincaro. Tra l'altro, ricordo che le polizze assicurative rientrano anche tra gli elementi considerati nel nuovo redditometro che, anche se ci dite che non ci sarà, c'è ancora, e il MEF ci ha lavorato, e quando aumenta il costo delle polizze il contribuente può essere accertato, anche perché ha pagato una polizza più di prima, questa è una piccola parentesi. Questa era l'occasione per affrontare il tema, legato anche al fatto che le imprese assicurative, esattamente come gli istituti di credito, stanno conoscendo negli ultimi mesi un aumento degli utili e dei proventi, soprattutto degli utili, che è molto, molto elevato rispetto al pregresso.
Tutti questi elementi erano un'occasione per discutere, anche se non si condivideva nel merito, nel dettaglio, il provvedimento originario del collega, però, evidentemente, il Governo vuole impedire qualsiasi dibattito su qualsiasi tema e questo sicuramente sta facendo male al Parlamento, fa male al rapporto tra opposizione e maggioranza e fa male sicuramente alla democrazia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boscaini. Ne ha facoltà.
MARIA PAOLA BOSCAINI(FI-PPE). Presidente, onorevoli colleghi, mi è molto caro questo tema della RC-auto, perché l'ho fatto di professione, questo lavoro, e per più di 10 anni ho costruito le tariffe RC-auto, per cui so, almeno, come vengono fatte. Pertanto, veramente, voglio ringraziare tutti i colleghi di maggioranza che hanno rifiutato questo provvedimento.
Quando l'ho visto, io sono arrivata da pochissimo, lo sapete, ero fortemente preoccupata che potesse essere approvato e vi spiego perché. Ho vissuto, ero poco più di una ragazza, il passaggio dalla tariffa obbligatoria fatta dallo Stato alla tariffa libera e mi ricordo un mio maestro che diceva: rimpiangeremo tutti la tariffa obbligatoria, perché le compagnie avevano la possibilità di andare dal Ministro tutti gli anni a lamentarsi per gli aumenti delle tariffe e così le compagnie non erano assolutamente responsabili, perché era lo Stato che aumentava le tariffe e, ogni anno, aumentava i premi medi.
Dal 1994, su richiesta dell'Europa, c'è stata la liberalizzazione delle tariffe RC-auto e ogni compagnia deve dare il meglio di sé, perché voi sapete che, quando c'è un mercato libero, bisogna che ogni azienda risponda dei propri risultati e faccia i bilanci. Ora, nella RC-auto - io sono venuta da lì, per un po' di anni - è importante la definizione del costo medio, che non si fa altro che con il costo dei sinistri, per cui, in base ai sinistri che ci sono, si fa poi il costo medio, quello che l'assicurato deve pagare. Cosa vuol dire? Durante la tariffa amministrata si andava per residenza del proprietario ed era una grande anomalia. Con le tariffe libere le compagnie sono andate sulla residenza del conducente. Per cui, quando io sento dire che le tariffe aumentano solo a Napoli, scusate ma è falso, non è vero! Non è vero che le tariffe aumentano solo al Sud, perché, se si lavora sui dati tecnici, sul CAP, sul codice di avviamento postale del conducente, come ormai tutte le compagnie fanno, si va in base all'andamento dei sinistri della zona. È ovvio che poi c'è mutualità tariffaria tra tutta l'Italia, perché, se si facesse pagare un premio pari ai sinistri che accadono in quella zona, sarebbe un disastro per quelle zone. Per cui c'è Verona - parlo per casa mia - che paga sicuramente di più, in base ai sinistri che fa, rispetto a Reggio Calabria, perché c'è comunque mutualità tariffaria. Infatti, quando si fa assicurazione, si definiscono le tariffe in base a un'ipotesi di sinistro, non su quello che fa il sinistro, ma, se io assicuro 100 persone, so - e questo me lo dicono gli attuari - che magari, su 100, c'è… Se posso finire di parlare, grazie…
PRESIDENTE. Onorevole Boscaini, prego, vada avanti. Colleghi di Forza Italia, vi prego.
MARIA PAOLA BOSCAINI(FI-PPE). Dicevo, le tariffe si fanno con una previsione di sinistro, per cui se io assicuro 100 persone, prevedo che 1 o 2 possano fare un sinistro e, di conseguenza, definisco il premio in base a quello che può essere l'ipotetico esborso da parte della compagnia. Poi, ovviamente, ricordiamoci che sul premio vengono applicate le imposte, sulla RC-auto c'è il 6,5 per il Servizio sanitario nazionale, ci sono anche una serie di imposte che sono quasi intorno al 30 per cento, se non ricordo male, perché sono un po' di anni che sono fuori da questo mondo, ma erano tra il 25 e il 30 per cento. Poi sono io la prima a dire, onorevoli colleghi e signor Presidente, che sicuramente il sistema va rivisto e che, nelle apposite Commissioni, sarebbe ora di parlarne, perché sicuramente il oggi, non è più valido come 10 anni fa. Sicuramente il sistema di indennizzo diretto va rivisto. Sicuramente la banca dati antifrode va rivista. Questo è vero. Però, portare dei dati della signora Maria, che paga 6.000 euro, contro il signor Giuseppe, che ne spende 300, veramente è fuorviante dalla realtà nella definizione dei premi.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
MARIA PAOLA BOSCAINI(FI-PPE). Tra l'altro - e chiudo -, noi in Italia abbiamo avuto, nel 2024 sul 2023, un aumento del premio medio di poco più del 4 per cento, quando negli Stati europei, dall'Inghilterra, alla Francia, alla Spagna, sono oltre il 10 per cento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche per averci concesso di intervenire sul complesso degli emendamenti. Io ringrazio l'onorevole che mi ha preceduto, perché col suo intervento ha dimostrato quanto sia sbagliato il voto su questo emendamento soppressivo che state presentando come maggioranza.
Infatti, io penso che, anche dagli ultimi interventi che abbiamo sentito, emerga quanto sia necessario un confronto aperto, qui, in sede parlamentare, su questa proposta e sulle idee che ha - se le ha - la maggioranza per affrontare un tema, che è il tema dei temi che viene posto, quello di sanare un'ingiustizia. La questione non riguarda Napoli o Milano, non riguarda i piccoli centri o le grandi città, riguarda le cittadine e i cittadini, e il tema che viene posto è un tema semplice: è giusto che chi guida virtuosamente, chi non commette sinistri, chi non fa alcun tipo di scontro per 10 anni, sia condannato a pagare una differenza di 10 volte tanto in base al numero di truffe e di sinistri che vengono commessi da altre persone, solo esclusivamente perché condannato dal CAP di residenza della città in cui è nato, dal comune da cui proviene? Secondo noi no, secondo noi non è giusto ! E secondo noi il Parlamento si deve porre il problema di affrontare questo tema, e invece che cosa sta avvenendo? Io non voglio rientrare nelle questioni di merito, ma voglio affrontare una questione di metodo. Non è possibile che, ogni volta in cui in quest'Aula arriva una proposta delle opposizioni, si liquidi tutto con un voto procedurale o con un rinvio o con un affossamento o con un modo, comunque, per non poter affrontare questi temi, perché succede sempre: dal salario minimo alle detenute madri, alla legge Schlein per la sanità pubblica, al tema della liberazione anticipata speciale per le carceri, al conflitto di interessi.
Non esiste solo la maggioranza che ha vinto le elezioni nel 2022, esistono anche le sofferenze e i problemi del Paese nel 2024, e se fuori da quest'Aula oltre 360.000 persone hanno già sottoscritto la proposta di referendum per l'autonomia differenziata è perché questo Paese bussa alla porte del Parlamento, e le forze di opposizione presentano proposte, chiedono un confronto; è legittimo che voi abbiate una posizione diversa dall'opposizione, ma è inaccettabile che noi, su queste posizioni diverse, non riusciamo mai a confrontarci in Aula, perché c'è sempre un emendamento che ci impedisce di fare un confronto su questi temi.
Quindi, questo non è un voto solo contro una proposta che pone il tema di superare un'ingiustizia; tra l'altro vorrei anche capire quali sono le proposte della maggioranza per superare questa ingiustizia oltre che rinviare la discussione; vorrei capire cosa propone l'onorevole che mi ha preceduto e che cosa ci dicono il relatore e il Governo. Vedete, Luciano De Crescenzo, mi ricordava Marco Sarracino, dice che si è sempre meridionali rispetto a qualcun altro, quindi questo tema non riguarda solo Napoli, non riguarda solo me che sono di Roma, ma riguarda tante città e comuni del Nord, nonché piccole realtà in cui le persone vivono l'ingiustizia di vedere la propria RC-auto così più alta rispetto a quella di qualcun altro e si pongono il problema del perché nessuno interviene.
Ecco, con questa risposta, con questo voto contrario, con questo ennesimo emendamento, non state votando solo contro le idee dell'opposizione, ma anche contro il fatto che questo Parlamento, affossato affondato, affogato di decreti, possa determinarsi per dare una risposta a quei cittadini, ed è quello che dovremmo fare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Proviamo un pochino a stemperare, visto che lei di solito è molto brillante in queste cose. Allora, sentivo prima l'intervento di Borrelli e mi viene da dire che condivido tutto quello che lui dice, e io penso che dovremmo ulteriormente dare un contributo per abbassarle a Napoli, in Campania, ma in tutta Italia, così come - sempre per parafrasare - come dire, se Salvini dice che bisogna mettere Quota 100, possiamo dire tutti “facciamo 96”, perché il livello è questo qui.
Allora, per cercare, invece, di rientrare un pochino nella serietà dell'intervento, condivido l'intervento di Casu quando dice: lavoriamo insieme per costruire, per cercare di ricreare un'equità che sembra apparentemente che non ci sia. Quindi, tutti qui dentro, maggioranza e opposizione, vogliono abbassare le tariffe in Campania e in tutta Italia a tutti i cittadini italiani. Come diceva la collega Boscaini, oggi le tariffe già rappresentano una mutualità.
Rispetto a quello che diceva il collega Borrelli, se andassimo a valutare tecnicamente il premio puro RC-auto con i sinistri, a Napoli dovrebbe ancora costare addirittura di più. Il resto d'Italia già paga quello che dovrebbe pagare in più per andare a compensare e ad applicare quella mutualità, perché la tariffa RC-auto è come un vaso comunicante: se, da un lato, abbassi, dall'altro, devi alzare. Se l'abbassiamo a Borrelli, la alziamo a Grimaldi a Torino. Faccio un esempio di questo tipo, perché questo è. C'è una concorrenza nel settore assicurativo a differenza delle altre , perché per cambiare il gestore telefonico bisogna fare determinate operazioni, PEC, firme; per cambiare la società di energia bisogna firmare, preavvisare e quant'altro; per cambiare compagnia di assicurazione quando scade, come nel caso di un rifornimento di benzina, vado, al momento, al benzinaio che mi fa pagare di meno.
Quindi, bisogna metterci mano, è giusto, ma questo non è lo strumento corretto per diversi motivi, sotto l'aspetto della normativa e sotto l'aspetto tecnico. Sotto l'aspetto tecnico, perché significa aumentare ancora di più per i neopatentati, significa aumentare ancora di più per coloro che hanno un incidente, ad esempio, dopo otto anni, perché la mutualità è questa. Quindi, per l'aspetto tecnico, il tema va visto sotto altri ambiti. Quali sono gli ambiti dove lavorare? Abbiamo anche il veicolo: il Governo qualche giorno fa ha approvato la legge sulla concorrenza, c'è il capitolo, il settore delle assicurazioni. Lavoriamo tutti insieme per provare ad abbassare le tariffe, ma bisogna intervenire in maniera diversa. Bisogna intervenire inasprendo, innanzitutto, le pene per le truffe, perché chi truffa una compagnia di assicurazione non truffa solo la compagnia, ma truffa indirettamente tutti gli assicurati, perché avranno le loro polizze in aumento a seguito di quelle truffe. E poi l'inasprimento sulle testimonianze false: lì bisogna intervenire. Ci sono, fonti ANIA, 3 milioni di macchine senza assicurazione: gli assicurati, tutti gli assicurati in Italia pagano oltre il 26 per cento del premio assicurativo che sono imposte, sistema sanitario nazionale e il Fondo vittime della strada.
Quindi, vogliamo abbassare ulteriormente la tariffa? Si può incidere sul contributo che tutti gli assicurati pagano al Fondo vittime della strada, perché ci sono 3 milioni di veicoli senza assicurazione. Qui faccio un appello al Governo, visto che c'è il Sottosegretario: manca un decreto attuativo per automatizzare, Presidente, le multe, quando si passa sotto i rilevatori di velocità o nelle ZTL; manca un decreto del Governo che in automatico, incrociando la targa rilevata con i dati ANIA, consenta di vedere chi è che va in giro senza polizze e, quindi, intervenire direttamente.
Manca questo provvedimento, quindi invito il Governo ad agire perché è uno dei motivi per cui bisogna intervenire subito. Se interveniamo in questo modo abbassiamo la tariffa in Campania, l'andremo ad abbassare in tutta Italia e faremo un ottimo servizio a tutti gli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Sarò breve per davvero. Sono intervenuti giuristi, assicuratori: io sono un matematico. Devo dire la matematica non è un'opinione, ma non ha un'opinione, ve lo posso assicurare. In un contesto come questo, basato sul rischio e sul calcolo matematico, non ci stanno tutte le opinioni che abbiamo ascoltato o tutte le volontà discriminatorie. Noi, da questo punto di vista, lo riaffrontiamo il voto. Riteniamo che, ovviamente, sia stato posto un tema che per noi deve portare un'opinione, ma che la soluzione tecnica, appunto, faccia un po' a pugni con la matematica e con il concetto di rischio assicurativo così com'è strutturato. Pensiamo sia davvero nostro dovere non ignorare quello che è stato posto in quest'Aula, affrontarlo con gli strumenti a nostra disposizione e non trasformare la matematica in un elemento di giudizio, soprattutto verso il popolo napoletano, che è un popolo meraviglioso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Bertoldi. Ne ha facoltà.
ANDREA DE BERTOLDI, . Grazie, Presidente. Credo sia doveroso intervenire, anche quale relatore del provvedimento, per rispondere alle considerazioni fatte. Innanzitutto intendo rinviare, Presidente, al contenuto dell'intervento che ho fatto, da un punto di vista tecnico, in fase di incardinamento, laddove sono riassunte le motivazioni tecniche per le quali c'è un “no” alla proposta dell'onorevole Borrelli. Quindi per la parte motivazionale e tecnica rinvio a quanto già dichiarato. Però voglio fare una riflessione anche politica e dire che, mentre comprendo le ragioni che hanno ispirato l'onorevole Borrelli, mentre riconosco la buona fede all'onorevole Borrelli, mentre, caro onorevole, riconosco il problema che lei evidenzia, tuttavia non posso condividere lo strumento che lei vuole utilizzare, perché questa proposta di legge non è modificabile.
Un qualche cosa è modificabile se c'è una base comune da percorrere, ma quella modalità che lei ha previsto, purtroppo, non porta al traguardo che lei vorrebbe per i suoi concittadini della Campania e di Napoli, ma porterebbe, come ho spiegato tecnicamente, ad aggravare la posizione dei suoi concittadini. Alcuni colleghi - l'onorevole Boscaini, l'onorevole Sottanelli - hanno ripreso questi concetti. Qui c'è la differenza tra chi ha una visione liberale e di mercato e chi ha una visione invece diversa, di sinistra: o si crede in una tariffa amministrata o si crede di poter imporre una tariffa alle imprese, e allora la sua proposta di legge avrebbe un senso.
Ma, se questo non è possibile, per ragioni ideali , per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il Governo di centrodestra, e per ragioni normative, lei comprenderà, onorevole Borrelli, e glielo ricorderò, che la strada è davvero impraticabile. Noi andremmo contro l'articolo 41 della Costituzione, che prevede la libertà economica di iniziativa privata; andremmo contro la normativa europea Solvency, in base alla quale non si possono imporre prezzi alle polizze delle compagnie. Quindi è inutile fare della demagogia e andare davanti ai cittadini e dire loro cose che non si possono fare in quel modo.
L'unico modo - e le è stato detto anche da colleghi che mi hanno preceduto - per dare una risposta seria ai cittadini del Sud, per dare una risposta vera e concreta ai cittadini della sua regione, onorevole Borrelli, l'unica possibilità è quella di intervenire sulle frodi e di intervenire con magari strumenti di rilevazione elettronica per diminuire la percentuale di automobilisti che viaggiano senza assicurazione. È lì che dobbiamo intervenire, se vogliamo dare delle risposte vere, non demagogiche, ai nostri concittadini.
Credo che nessuno di coloro che sono presenti in questo Parlamento, lo ha detto l'onorevole Sottanelli e lo ringrazio, abbia piacere che qualche nostro fratello italiano del Sud o del Nord sia svantaggiato, però dobbiamo fare i conti con la realtà, con la normativa e, ovviamente, con il principio che in una libera economia non si può ritornare alle tariffe imposte. Le compagnie, cari colleghi, non hanno alcun interesse a dare un vantaggio al cittadino di Aosta piuttosto che a quello di Napoli, devono semplicemente far tornare i conti.
Se si vuole modificare un conto economico, lo si fa semplicemente diminuendo da una parte e alzando dall'altra. Quindi la sua proposta porterebbe, probabilmente, una percentuale irrisoria ad avere qualche vantaggio, ed è spiegato nella mia relazione introduttiva. Dico una percentuale irrisoria non solo del Paese, ma una percentuale irrisoria della Campania e di Napoli, perché gli unici avvantaggiati da questa proposta sarebbero coloro che per 10 anni non hanno avuto un sinistro, ma tutti gli altri, anche quella persona che, magari, ha avuto un piccolo sinistro in 10 anni, pagherebbero una tariffa molto maggiore di quella che già pagano oggi.
Quindi, non basta la demagogia per risolvere un problema: i problemi si risolvono cercando di essere concreti e magari lavorando, prima di presentare le proposte, in modo trasversale. Per quanto mi riguarda, sono già al lavoro, e so che anche altri colleghi lo stanno facendo, per individuare una strada che dia delle risposte alle sue giuste preoccupazioni, ma le dia con lo strumento che ci permetta di arrivare al traguardo prima di tutto rispettando i nostri valori ideali e, anche e soprattutto, rispettando le normative costituzionali ed europee.
In quel modo sicuramente dialogheremo e, per quanto mi riguarda, non sarà mai una proposta di una singola parte, ma su questi temi, che ci coinvolgono tutti, ci dovrà essere una proposta trasversale che veda uniti la destra, il centro e la sinistra. Questo è il mio auspicio e con queste parole, ovviamente, invito i colleghi a votare a favore di questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli, ma ha già parlato per dichiarazione di voto. Prego.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Lo so, mi dispiace, ma è un tema importante. Sarò molto breve e conciso. Voglio ricordare a tutti che, per come la conosco io, la Costituzione dice che siamo tutti uguali, tutti i cittadini italiani, e quindi la prima regola è che dobbiamo essere uguali davanti alla legge e anche davanti alla RC-auto. Non esistono situazioni che non vanno nella direzione dell'uguaglianza, se non decise per legge, e non a caso il collega De Bertoldi, per suo tramite, ovviamente, ha detto una cosa che comprendo, ma che non approvo.
La mia non è una visione di sinistra, perché non penso che sia una visione di sinistra; la mia è una visione di uguaglianza, cioè ritengo che un cittadino sia uguale in ogni posto del nostro Paese. Lei dice il libero mercato, però questo libero mercato va bene da una parte e male dall'altra? La RC-auto è obbligatoria. Poi, sono d'accordo sulle altre proposte, ma sappiamo benissimo che sono palliativi. Tra l'altro, voi dite: Borrelli, perché non l'avete presentata? Noi l'abbiamo presentata fin dall'inizio. Abbiamo discusso in Commissione e abbiamo ascoltato esperti che smentiscono categoricamente tutto quello che è stato detto fino ad ora da rappresentanti legittimi, che, se ho capito bene, vengono dalle compagnie di assicurazione, il che ci fa capire pure la loro forza.
Certo, eleggono un bel numero di parlamentari, scusatemi. Le sono anche questo: tu rappresenti un'area e la difendi pubblicamente. Non c'è nulla di male, però lo possiamo registrare? Ci sono gli svantaggiati. Il collega De Bertoldi ha ragione su una cosa. Ha detto: non sappiamo se portarlo avanti. So, ovviamente, che c'è un affetto enorme, per cui addirittura ci dite che non conviene a noi, come sull'autonomia differenziata; conviene sempre a noi del Mezzogiorno, ma purtroppo ci troviamo sempre a pagare di più e ad essere più danneggiati.
Allora, il tema è uno solo, è una legge di uguaglianza, anche se questa riguardasse 10 cittadini. Dunque, non crea alcun tipo di problema economico, non ci sono problematiche e addirittura ci danneggia. Addirittura tra poco ci fate un regalo: bocciate la norma, perché altrimenti pagheremmo di più. Allora approviamola e ognuno si assuma la propria responsabilità. Sono assolutamente convinto, perché la mia non è una vicenda che nasce…
PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Abbiamo fatto audizioni, abbiamo ascoltato esperti, professori universitari, da Pisani a Coviello e a Coppola, tra l'altro che nessun altro ha voluto fare ascoltare, guarda caso, tranne due relazioni di compagnie di assicurazioni. Quindi, invito di nuovo, e lo dico pubblicamente, a riflettere seriamente sul voto negativo rispetto a una proposta che è stata l'unica - adesso tutti stiamo discutendo - che ha chiesto uguaglianza tra tutti i cittadini italiani .
PRESIDENTE. Colleghi, prima di passare alla votazione, avverto che, ove l'emendamento 1.1 Congedo, soppressivo dell'articolo unico del testo, fosse approvato, ciò equivarrebbe alla reiezione del provvedimento nel suo complesso.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Congedo, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Come preannunciato, essendo stato approvato l'emendamento 1.1 Congedo, soppressivo dell'unico articolo del testo, il provvedimento si intende respinto nel suo complesso.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo, a questo punto, i nostri lavori. L'esame dell'ulteriore argomento all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani, ma la seduta prosegue con gli interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiara Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi, ho detto “ascoltiamo”, non voi che uscite… Noi vorremmo ascoltare l'onorevole Appendino e, ovviamente, voi ce lo consentirete.
Onorevole Appendino, abbia pazienza un attimo. Proviamo, onorevole Appendino.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente, la ringrazio anche per la campanella, perché, in realtà, la campanella…
PRESIDENTE. Ma ci vogliono quelle di San Pietro, guardi, altro che campanella.
CHIARA APPENDINO(M5S). La campanella andrebbe in qualche modo utilizzata, anche perché credo che questo Governo non stia vedendo quello che sta accadendo nella mia città in queste ore, in questi giorni e voglio portarlo all'attenzione dell'Aula e cioè il fatto che il nostro territorio, la mia regione, la mia città sta per subire un ennesimo colpo e ne abbiamo subiti tanti. Mi riferisco all'allontanamento, al disimpegno di FIAT prima e Stellantis poi e, nel caso specifico, la questione riguarda Comau.
Comau è un'azienda storica torinese, che ha contribuito alla storia, al presente e, purtroppo, non sappiamo se contribuirà al futuro del nostro territorio per quanto riguarda l'automazione industriale, perché è fortemente legata al tema dell'innovazione tecnologica. Ecco, Stellantis ha recentemente annunciato di aver ceduto la maggioranza della società al fondo d'investimento americano . Presidente, voglio esprimere in quest'Aula la mia, la nostra preoccupazione, perché, vede, siamo preoccupati per i circa 750 dipendenti italiani che fanno parte di questa realtà; siamo preoccupati perché stiamo mettendo a rischio la preservazione del patrimonio industriale e professionale dell'azienda; ma, soprattutto, siamo preoccupati perché questo è l'ennesimo segnale di un settore o meglio di un'azienda, di un gruppo che, sempre di più, si sta allontanando e sta allontanando la filiera e la produzione che dovrebbe venire e avvenire in Italia.
E allora vede, Presidente, lasciarsi alle spalle un'azienda come questa dimostra - come dicevo - quanto poco interesse c'è da parte di Stellantis e io non credo che possiamo continuare a far finta di nulla, non possiamo permettere che un'azienda così importante - ripeto, non solo chi è del Piemonte l'ha conosciuta, l'ha vista, l'ha vista innovare, l'ha vista inserirsi nelle filiere, l'ha vista permettere anche di cavalcare i grandissimi cambiamenti nell'automazione e innovazione tecnologica - ebbene siamo preoccupati perché, quando vendi una realtà di questo tipo a un fondo, i fondi finanziari sappiamo che, legittimamente, non c'è un giudizio morale, perseguono interessi diversi dalla produzione, vogliono gli utili.
E allora siamo preoccupati - e chiudo Presidente - perché vogliamo che la produzione venga mantenuta, che quei posti di lavoro siano tutelati, che quella capacità di innovare continui a stare qui. E allora siccome il 7 agosto - e per questo intervengo - ci sarà un incontro ministeriale, il tavolo che si occupa dell'auto e dell', io mi auguro che il Ministro Urso, questa volta, ponga veramente al centro la questione, perché non è una questione che riguarda solo il Governo, questa è una questione che riguarda la dignità di tantissime persone che hanno fatto la storia, il presente e vorrebbero fare anche il futuro di questa azienda .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Volevo porre l'attenzione, appunto, di quest'Aula sulla storia infinita della discarica Martucci. Che cos'è? È una discarica che si trova nel territorio pugliese fra tre comuni, Conversano, Polignano a Mare e Mola di Bari. Ora, proprio qualche mese fa, tutti i cittadini sono tornati in piazza, perché preoccupati, soprattutto per il futuro, non solo dei loro territori, ma anche di questa discarica, se realmente sarà chiusa, se sarà riutilizzata - almeno il Lotto 2 - e chiaramente c'è un certo rischio per la loro salute.
Oggi, su questo tema, ho interrogato con un in Commissione il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, anche alla luce della recente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea di giugno, che precisa che, in caso di pericoli gravi e rilevanti per l'integrità dell'ambiente e della salute umana, gli impianti in questione devono essere sospesi. Cosa significa? Significa che si rafforza il principio di precauzione, fortunatamente diciamo.
Quindi, a questo punto, le decisioni vengono spostate con una rilevanza maggiore sul diritto della salute dei cittadini, sul diritto ad avere un ambiente salubre. Questo cosa significa? La discarica Martucci è stata già sottoposta a uno da parte dell'ARPA Puglia, quindi ha fatto già una valutazione di alcuni parametri, ma, alla luce di questa sentenza, adesso c'è un elenco di parametri differenti da controllare, parliamo di microinquinanti. A questo punto, chiediamo al Ministro - che ci ha ricordato che, se parliamo di discariche, dobbiamo parlare con le regioni e con le province - di porre attenzione, di vigilare, perché i cittadini hanno necessità di sapere se la loro salute è a rischio. Quindi, cerchiamo di avere un monitoraggio più ampliato, guardando a quello che ci sta dicendo la sentenza della Corte europea, quindi di rivalutare perché i cittadini siano al sicuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Presidente, quello che da più parti e da diverso tempo si era paventato è successo. Il conflitto in Medio Oriente si è pericolosamente allargato e ci riguarda tutti e tutte, e stupisce chi parla ancora di evitare l', perché è già in atto l', è in atto da tempo: lo dimostra la strage di bambini drusi nel Golan, lo dimostra l'attacco di Israele a sud di Beirut nel tentativo di colpire il vice capo di Hezbollah - non è chiaro, peraltro, se sia riuscito o meno questo tentativo - e il missile lanciato da Israele a Teheran per uccidere Haniyeh, che è il capo politico di Hamas. Quindi siamo davanti a gravi violazioni della sovranità di altri Stati e, di conseguenza, violazioni del diritto internazionale, che provocheranno certamente reazioni, mettendo a rischio non solo le popolazioni civili dei Paesi coinvolti - che già, di per sé, è cosa grave -, ma anche la stabilità di tutta l'area e oltre.
Le organizzazioni terroristiche non si combattono con i bombardamenti indiscriminati e non si combattono bombardando i Paesi stranieri e i luoghi in cui, presumibilmente, si nascondono i terroristi. I terroristi, in uno Stato di diritto, si catturano e si processano, perché queste sono le regole dello Stato di diritto e del diritto internazionale. E rispettare la legalità internazionale è una necessità che dovrebbe interessare tutti, è stata anche al centro di una lettera che abbiamo inviato ieri, come Intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in cui le chiediamo di allineare l'Italia alle posizioni della Corte internazionale di giustizia, a partire dall'occupazione illegale che Israele sta portando avanti nei territori della Cisgiordania. Un'occupazione che viola perfino le leggi dello stesso Stato di Israele e che sta subendo un'accelerazione, configurando, Presidente, le dimensioni di una annessione, e questo a scapito di migliaia di palestinesi, cacciati dalle loro case, arbitrariamente arrestati, picchiati e persino uccisi.
In conclusione, dico che preoccupa quello che sta accadendo in Medio Oriente, da Gaza al Libano, passando per l'Iran, che sta assumendo sempre di più i connotati di un conflitto regionale. Questo è uno scenario che la comunità internazionale deve in ogni modo evitare, ma lo deve fare, Presidente, con forza, con determinazione e, finora, non abbiamo visto né l'uno né l'altro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per stigmatizzare quello che è avvenuto oggi durante il . È successo che, in un totalmente legittimo presentato dai colleghi di Fratelli d'Italia, a prima firma del capogruppo Foti, il Ministro Salvini abbia dato delle risposte che diciamo… Credendo nell'intelligenza del Ministro Salvini e anche nel fatto che dovendosi occupare di casa, anzi, volendosi occupare di casa, abbia tutti gli strumenti e la conoscenza della materia, ha dato delle risposte false.
Oggi, il Ministro Salvini ha mentito in quest'Aula, e quindi credo che questa cosa vada stigmatizzata. Entro nello specifico, anche per lasciare agli atti di quest'Aula che ora è vuota. Mi auguro, però, che poi questa cosa arrivi anche al Ministro.
Oggi il Ministro Salvini ha dichiarato che il comune di Milano, in modo discrezionale - ha usato esattamente questa parola -, ha assegnato alloggi alle famiglie che sono state sgomberate dal campo rom, sgombero avvenuto da parte del comune amministrato dal centrosinistra. Ripeto, il comune ha dato alloggi in modo discrezionale.
Ora, il Ministro Salvini, in una vita precedente, è stato anche Ministro degli Interni, quindi, anche qui penso che abbia le competenze per sapere che questi alloggi, che sono alloggi temporanei, non vengono assegnati con le graduatorie. Oggi il Ministro, in quest'Aula, ha detto: voi cosa pensate del fatto che vengano superate le graduatorie da parte di queste famiglie rom? C'è un tavolo con la Prefettura, è il tavolo di ordine e sicurezza, con cui il comune, la regione, a seconda di chi ha la proprietà delle case, valuta le situazioni di estrema fragilità, e poi l'assegnazione di questi alloggi.
Quindi, credo che il Ministro Salvini, peraltro dimenticandosi che la regione Lombardia - perché la regione Lombardia, purtroppo, mi duole dirlo, è governata da trent'anni dal centrodestra, quindi dalla maggioranza di cui il Ministro Salvini fa parte - il governatore, anzi, il presidente è del suo stesso partito - ha usato lo stesso strumento da loro creato nel novembre 2022, quando ha sgomberato via Bolla, dove l'80 per cento delle famiglie erano famiglie rom. Questa cosa che, dal nostro punto di vista, non tange, perché questa guerra tra gli ultimi e i penultimi non è una guerra che in quest'Aula dobbiamo fare . Però, quelle famiglie sono state ricollocate in alloggi SAT, cioè alloggi temporanei, che non seguono le graduatorie, esattamente nello stesso modo, a seguito del tavolo istituito con la Prefettura, nello stesso identico modo che è stato seguito dal comune di Milano, rispettando una legge che è una legge regionale.
Concludo, quindi credo che il Ministro Salvini per il rispetto che dovrebbe avere di questo Parlamento, dell'amministrazione del comune di Milano e delle cittadine e dei cittadini, dovrebbe scusarsi perché qui ha mentito, sapendo di mentire. C'è un limite alla propaganda .
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
S. 1162 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 giugno 2024, n. 76, recante disposizioni urgenti per la ricostruzione post-calamità, per interventi di protezione civile e per lo svolgimento di grandi eventi internazionali” (1997) -
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da venerdì 2 agosto 2024, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96- del Regolamento, il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo è conseguentemente adeguato.
Inoltre, poiché il seguito della discussione in Assemblea è previsto a decorrere da lunedì 5 agosto 2024, il termine per la presentazione di questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge, di cui al comma 3 del medesimo articolo 96-, ai sensi del predetto comma 5, è fissato alle ore 14 di sabato 3 agosto 2024.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
TONI RICCIARDI ed altri: Destinazione agli uffici diplomatici e consolari di quota dei proventi derivanti dal rilascio dei passaporti all'estero. (C. 960-A)
Relatrice: GARDINI.