PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARIA ROSARIA CARFAGNA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 84, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data 18 settembre 2024, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” la senatrice Ylenia Zambito, in sostituzione del senatore Silvio Franceschelli, dimissionario.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle 9,55.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Le dico subito qual è la mia richiesta: chiedo che la Premier Meloni venga in Aula a riferire sul tema legato alla crisi climatica, decida il Governo o con un'informativa o con il che tarda ad essere realizzato da parte della Premier. Signor Presidente, ieri la Premier Meloni è andata a intervenire all'assemblea di Confindustria, dicendo che la transizione ecologica è un disastro e che va fermata. Mentre pronunciava quelle parole, l'Emilia-Romagna andava sott'acqua un'altra volta, tra l'altro, negli stessi punti. Mentre parliamo, in Emilia-Romagna c'è un disastro in corso: 1.000 sfollati a Modigliana, a Faenza, a Castel Bolognese e a Forlì; le linee ferroviarie sono interrotte.
Io penso che l'atteggiamento di questo Governo è semplicemente irresponsabile : è un atteggiamento irresponsabile di chi non guarda la realtà; è un atteggiamento irresponsabile, quello della Premier, che è stata in silenzio quest'estate di fronte alla siccità della Sicilia, che ha portato l'agricoltura in ginocchio e gli agricoltori a piangere e vedere i propri vigneti e agrumeti estirpati, a vedere animali abbattuti a causa della carenza dell'acqua. È una Premier che è stata in silenzio di fronte all'alluvione estiva della Valle d'Aosta, che ha procurato e causato 150 milioni di danni e di fronte all'alluvione del Piemonte, della Lombardia e del Veneto e di fronte a eventi meteo estremi incredibili. L'irresponsabilità di questo Governo e di questa Premier, che chiude gli occhi di fronte ai danni che si stanno determinando: solo in Sicilia 3 miliardi di euro. Vorrei chiedere alla Premier Meloni - se avrà l'accortezza di venire in Aula, invece di fare la sua propaganda a reti unificate, visto che ormai ha una capacità di controllo sul sistema radiotelevisivo pubblico e privato, a partire da quello pubblico, che non consente un contraddittorio e non consente di dare voce a chi oggi argomenti, facendo passare che il è il problema e non la crisi climatica, che sta procurando danni - se si rimetterà, ancora una volta, gli stivali di gomma per andare in Emilia-Romagna a promettere i soldi che non sono mai arrivati . Le è chiaro? Lo dica alla Sottosegretaria e alla Premier Meloni se hanno il coraggio di andare in Emilia-Romagna mettendosi gli stivali, visto che neanche un euro è arrivato là.
Lo dico anche al generale Figliuolo, che oggi, in quelle realtà, ci dica che cosa ha fatto. Non sono arrivati euro, non è arrivato un euro alla cooperativa C.A.B. di Ravenna, non è arrivato nulla per la prima e la seconda alluvione e oggi sono in angoscia totale. Venga qui in Aula la Premier Meloni a dirci che cosa vuole fare . Non vada da Confindustria a dire che il e la transizione ecologica sono un disastro. Siete voi un disastro che non guardate i danni che la crisi climatica e le alluvioni stanno portando. Venga, Premier Meloni, in Aula; parli al Parlamento, non parli a reti unificate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono ore, queste, in cui la nostra regione, la mia regione, sta vivendo - rivivendo - l'incubo dell'alluvione, del maltempo e delle esondazioni. La provincia di Ravenna è tra le più colpite. Abbiamo centinaia di sfollati e le famiglie rivivono quell'incubo. Si stanno riempendo i palazzetti. Questa è stata una notte di lavoro estenuante per sindaci e prefetture, per tutto il dispiego delle forze, la Protezione civile, i Vigili del fuoco e tutto il sistema che sta proteggendo i cittadini e le cittadine, a cui credo dobbiamo rivolgere un grande ringraziamento e un incoraggiamento per superare quest'ora buia e difficile e per resistere alla furia dell'acqua di Boris, che arriva dall'Est. Lo abbiamo visto devastare Paesi dell'Est Europa e, in questo momento, si trova sopra l'Emilia-Romagna.
Quindi, è un momento dove, credo, tutti noi dobbiamo richiamare davvero e lo faccio, Presidente, chiedendole di far pervenire questo messaggio alla Presidente del Consiglio: si fermino, per cortesia, le speculazioni politiche in questo momento in cui stiamo mettendo ancora in sicurezza le persone e le famiglie e i gommoni vanno a recuperare le persone fragili dalle case per portarle in salvo. Fermatevi! Dovevate fare due cose: occuparvi del dissesto idrogeologico del Paese. Il Paese è attraversato dagli effetti del cambiamento climatico. La mia regione e molti altri territori sono alla seconda alluvione che voi, puntualmente, cercate di attribuire, speculando, a colpe specifiche. Io credo che possiate parlare solo quando avrete messo a punto un piano per il dissesto idrogeologico. L'altro tema, su cui stiamo vigilando da mesi, è quello dei piani speciali, da 4,5 miliardi che la struttura commissariale deve pianificare e che la regione ha già validato nel mese di luglio, perché vanno messe in campo infrastrutture idrauliche speciali che diano risposta a quello che è un cambiamento epocale che sta devastando i nostri territori.
Quindi, basta con le mistificazioni, basta con le falsità rispetto a fondi che dite non essere stati spesi o progettati, perché queste sono bugie che vi torneranno contro, perché i cittadini e le cittadine conoscono quello che è stato fatto in questi mesi per la messa in sicurezza dopo il maggio 2023. Quindi, in questo momento, nell'ora più buia, di nuovo, delle famiglie dell'Emilia-Romagna, fermatevi con la speculazione politica. Adesso chiediamo che la Presidente del Consiglio abbia - speriamo - in questa fase una relazione istituzionale continua con gli altri livelli di governo, con i sindaci e con la regione, e che si affronti questo tema in maniera normale, perché noi non possiamo tollerare, anche questa volta, che sulla pelle degli emiliano-romagnoli si consumi speculazione e si consumi quello che è stato visto dagli stessi cittadini in questo anno, ossia che non hanno visto arrivare neanche un euro sui rimborsi. Tutto questo è un tema che abbiamo sorvegliato in questo anno, ma ora è il momento di mettere in sicurezza i territori. Dunque, fermatevi con la speculazione politica e cerchiamo insieme di affrontare questo momento per la regione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Mi unisco agli interventi dei colleghi, perché c'è chi è espressione in quest'Aula di quella terra, dell'Emilia-Romagna e non solo, perché dalle Marche arrivano immagini e situazioni del tutto analoghe e credo, Presidente, che quest'Aula, in questo momento, debba essere all'altezza di quelle persone che, per conto dello Stato, sono impegnate - e le immagini arrivano a tutti noi - a far salire le famiglie ai piani più alti e a portarle fuori dalle situazioni di emergenza. Questo è il momento nel quale la prima preoccupazione è che l'ennesimo - e, per quanto mi riguarda, insopportabile - episodio che mette in ginocchio la nostra regione veda vittime e persone tolte agli affetti delle proprie famiglie.
Però, c'è un punto ed è un punto che va posto senza nessun elemento di polemica e di contrapposizione. La nostra regione, le persone, le imprese e le famiglie della nostra regione stavano aspettando risarcimenti che non sono arrivati. Questo produceva e produce una situazione di frustrazione che non trovava risposte. Oggi, a fronte del fatto che mancano molti livelli istituzionali, che manca chi continua a non fare interventi di messa in sicurezza, di casse di espansione, di vasche di laminazione, di messa in sicurezza degli argini, c'è ancora una situazione di emergenza e ancora una situazione che porterà un danno enorme alla nostra terra. Credo che abbiano ragione i colleghi quando dicono che non potremo conoscere, dopo queste ore, né passerelle né momenti di pelosa solidarietà, perché questa volta davvero questa terra non regge, perché qui passa qualche mese da un episodio all'altro e si continua a negare e a non intervenire di fronte a una situazione che è insostenibile.
Avremo una legge di bilancio nelle prossime settimane e avremo la necessità di tradurre le parole, che tutti oggi pronunciamo, in provvedimenti che sappiano, io spero, non solo risarcire, ma provare a costruire una condizione concreta diversa su quel territorio, perché altrimenti ogni volta - ed è doveroso farlo, Presidente - dovremo esprimere, per conto di quest'Aula, la vicinanza e la solidarietà non solo alle persone colpite ma anche agli uomini della Protezione civile e delle Forze dell'ordine, che sono lì, in queste ore, con immagini che sono ancora una volta drammatiche. Quindi, dovremo dare risposte che cambiano la condizione di un territorio che non sopporta più questi episodi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Anche il MoVimento 5 Stelle si associa alla richiesta di avere qui la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a riferire rispetto alla sua idea di transizione energetica e di transizione . Aggiungo una considerazione: la Premier Meloni - e non solo ma anche la maggioranza e il Governo - ha sostenuto più volte e continua a sostenere, anche ieri all'assemblea di Confindustria, che la transizione - leggo proprio testualmente - “a nostro avviso deve seguire il principio della neutralità tecnologica”. Io denuncio una truffa semantica: neutralità tecnologica. Però, se vado a vedere gli ultimi provvedimenti, anzi la totalità dei provvedimenti che sono stati presi in questo campo da questa maggioranza, sono provvedimenti che vanno contro la transizione e contro la transizione energetica . Ne cito qualcuno: il decreto Aree idonee, che rende quasi impossibile realizzare un impianto fotovoltaico nel nostro Paese, il decreto-legge Agricoltura, che rende impossibile poterlo fare in superfici agricole, il decreto-legge Energia, che incentiva sì, ma lo fa con le fonti fossili, che alimentano l'effetto serra e non la sostenibilità.
E poi ancora il testo unico sulle rinnovabili, che introduce ulteriori difficoltà e barriere per la diffusione e per la crescita delle fonti energetiche rinnovabili nel nostro Paese. Allora, non c'è alcuna neutralità tecnologica: qui si porta il Paese avanti a sbattere contro il suo passato, un passato fondato sulle fossili, che sono la principale causa del mutamento climatico, che ci troveremo invece a dover contrastare. Si vogliono creare le premesse, rendendo difficile, quasi impossibile, la transizione energetica verso la sostenibilità del nostro Paese, per rendere poi obbligata la strada del nucleare. Questa è la strada segnata da questa maggioranza , cioè bloccare gli investimenti sulle fonti sostenibili per rendere obbligata una strada che loro hanno già individuato, che, nel migliore dei casi, porterà ad accendere una lampadina tra trent'anni, dopo decine di miliardi di euro dei contribuenti, spesi inutilmente. Una lampadina, tra trent'anni, che verrà accesa con un costo delle bollette molto superiore di quello che avrebbero potuto avere le imprese e i cittadini, se quelle risorse fossero state investite invece in fonti rinnovabili. Per cui, ci associamo naturalmente, convintamente, a questa richiesta .
PRESIDENTE. Prima di andare oltre, salutiamo le studentesse e gli studenti della University of Arkansas, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui .
Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Provengo dalla terra che in questo momento è funestata nuovamente dalle piogge incessanti. Chiaramente è un momento molto difficile, la popolazione è preoccupata e allarmata. Mi stupisce veramente tanto aver ascoltato negli interventi di oggi una speculazione politica con falsità su questi temi speculando sulla sofferenza delle persone. È qualcosa di assolutamente inammissibile, anche perché abbiamo dati concreti che parlano.
E vorrei anche parlare di Ravenna: il sindaco de Pascale, attualmente candidato alle regionali, ha ricevuto dal Governo 47 milioni di euro per sistemare le strade e il territorio e, al momento, ne ha chiesti un milione e mezzo . Mi chiedo dove sono le altre risorse. Perché non sono state spese in questo periodo? Per quale motivo?
Anche le strade provinciali hanno una situazione di difficoltà. Voglio anche dire che è emerso chiaramente come la regione Emilia-Romagna, a fronte di 11 casse di espansione da realizzare, ne ha realizzate solamente 3. Tre erano in fase di collaudo e le altre erano nell'immaginazione della regione. Quindi, mi chiedo con quale coraggio oggi si venga a dire che è colpa del Governo se la situazione è questa. Si specula veramente sulla sofferenza.
L'altro aspetto di cui voglio parlare è che il generale Figliuolo ha lavorato in maniera incessante e concreta. In questo momento ci sono state 1.000 domande, per quanto riguarda i risarcimenti da parte delle imprese e dei privati. Sono stati già erogati 14 milioni, cioè il 50 per cento del danno richiesto. Ciò significa che ci sarà uno stanziamento di 28 milioni a rendicontazione e le domande sono ancora aperte. Quindi, chiaramente la situazione è stata seguita dal Governo in maniera concreta, pressante e continua.
Io volevo anche fare un ringraziamento al nostro nazionale, Antonio Tajani, che questa mattina mi ha chiamato mettendosi assolutamente a disposizione del nostro territorio. L'attenzione del Governo continua ad essere massima e io mi aspetto che non ci siano più queste speculazioni, perché veramente è qualcosa di incredibile.
Voglio anche citare un altro caso: questi territori sono stati colpiti anche da un terremoto, esattamente un anno fa, il 18 settembre 2023, e, dopo aver stanziato 6 milioni di euro, il Governo, nel Consiglio dei ministri di martedì, ne ha stanziati altri 8 milioni. Quindi, l'attenzione è massima.
È chiaro che chiediamo che in questo senso venga realizzato un tavolo, perché bisogna capire chi ha le responsabilità, per quale motivo il territorio non è sorvegliato, soprattutto nella parte idrica, che è di competenza esclusiva delle regioni. I comuni vanno aiutati - assolutamente - ed è quello che stiamo facendo. Quindi, basta speculazione. Dobbiamo stare vicini alla popolazione e fornire strumenti per uscire da questa situazione emergenziale.
Voglio ringraziare anche tutti gli operatori di pubblica sicurezza, i Vigili del fuoco, l'Esercito, i comuni , gli operatori comunali, i sindaci che in questo momento sono impegnati nell'emergenza e stanno dando veramente il 100 per cento .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1835-A: “Istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale” e dell'abbinata proposta di legge n. 1851.
Ricordo che nella seduta del 16 settembre si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore, deputato Giorgio Mule', e la Sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento, deputata Matilde Siracusano, ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
GIORGIO MULE'Grazie, Presidente. Il parere è favorevole su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
PRESIDENTE. Grazie, Presidente. Sottosegretaria?
MATILDE SIRACUSANO,. Parere conforme al relatore.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'emendamento 1.3 Bagnasco.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole su questo emendamento, che motiva l'individuazione della data del 20 settembre per la celebrazione della Giornata degli internati italiani, e ringraziare tutti i colleghi che hanno lavorato a questo testo: personalmente penso sia un testo assolutamente importante e da votare e sono toccato, anche dal punto di vista familiare, dalla vicenda delle centinaia di migliaia di internati militari italiani deportati nei campi di lavoro nazisti, e quindi c'è un favore nel merito assoluto. Questo emendamento mi consente anche di sottolineare che c'è una coincidenza nell'individuazione della data del 20 settembre con una ricorrenza che ha una centralità non solo nella storia d'Italia, ma anche nella storia europea: è quella della Breccia di Porta Pia, quella dell'episodio che segna, per certi versi, la fine del Risorgimento italiano, ma anche il momento più alto. Un importantissimo sindaco di Roma, il sindaco Ernesto Nathan, descriveva la Breccia di Porta Pia come l'apertura attraverso la quale la nuova capitale d'Italia guardava all'Europa, l'apertura attraverso la quale la libertà di coscienza, la cultura e la civiltà liberale entravano in Europa.
Quindi, nell'esprimere una dichiarazione di voto favorevole su questo emendamento e in generale sul provvedimento, auspico che la coincidenza di queste date ci riporti anche a festeggiare e ad osservare l'importanza, per la laicità dello Stato, per la lotta agli Stati confessionali, per la fine di tutti i poteri temporali delle religioni, di una maggiore attenzione alla celebrazione del 20 settembre: che sia rafforzata da questa nuova giornata. Non a caso, fu il regime fascista che cancellò la festa nazionale del 20 settembre, alla quale molte città italiane dedicarono la via principale nella toponomastica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Intervengo per chiedere al collega Bagnasco di poter sottoscrivere questo emendamento, che credo sia molto opportuno, perché definisce la particolarità e l'unicità di quello che accadde il 20 settembre 1943. Ricordo all'Aula che era in vigore, già dal 1929, la Terza Convenzione di Ginevra, che proteggeva i combattenti legittimi che, nel corso di un conflitto armato internazionale, venivano fatti prigionieri dal nemico. L'unicità di quello che avvenne quel giorno, per decisione di Hitler, e quindi dello Stato nazista, fu quella di non riconoscere ai combattenti italiani, che erano stati alleati fino all'8 settembre della Germania nazista, lo di prigionieri di guerra e quindi con le garanzie che erano determinate dalla Convenzione.
E si inventò letteralmente il termine “internato militare”, che è la traduzione letterale del termine tedesco che venne utilizzato da Hitler. Questo è un elemento che appare con tutta evidenza un atto di vendetta da parte di Hitler e del regime nazista nei confronti della scelta degli italiani e che comportò un forte inasprimento delle condizioni di vita materiali dei nostri connazionali rispetto, per esempio, ai prigionieri militari di altre Nazioni, a cui invece la Germania concesse le garanzie derivanti dalla Convenzione di Ginevra.
Detto in altri termini, le condizioni in cui - sul numero, ad esempio, non c'è neanche un dato certissimo, ma diciamo che normalmente, in letteratura, si parla di 600.000 - queste persone vissero erano di poco superiori a quelle che poi riguardarono i prigionieri ebraici, i rom, gli omosessuali, cioè quelli che venivano considerati all'ultimo stadio, sostanzialmente. Gli internati militari italiani erano di poco superiori, ma nettamente inferiori, come condizioni, rispetto, per esempio, agli inglesi o a quelli di altre Nazioni.
Credo, quindi, che sia stato giusto inserire questo elemento che spiega con nettezza il perché del 20 settembre. Ovviamente, sulla data del calendario, l'osservazione che faceva prima il collega Magi è ragionevole, però, siamo in un altro contesto storico, non vedo personalmente pericoli di sovrapposizione. Invece, se mi è ancora consentito, signor Presidente, rafforzare questo elemento, ribadisco che è giusto ricordare il 20 settembre. Io credo che noi restituiamo anche un pezzo di memoria importante a questi uomini, che fecero una scelta non facile, ma che, soprattutto, in larghissima parte, ribadirono questa scelta il giorno in cui emissari dalla Repubblica Sociale Italiana andarono nei campi e offrirono la possibilità di ritornare in Italia e combattere tra le file della Repubblica Sociale Italiana: la percentuale del rifiuto fu altissima e, quindi, fu una scelta consapevole quella di rimanere nei campi, nelle condizioni che ho provato a descrivere e che, ovviamente, possono essere ritrovate in tanti libri di memoria.
In qualche modo, quindi, noi assolviamo a un dovere, ricordando questi uomini coraggiosi, che si opposero contemporaneamente all'ideologia nazista e anche ai loro alleati della Repubblica Sociale Italiana .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Bagnasco, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Diamo atto che tutto il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra sottoscrive l'emendamento.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo agli identici emendamenti 1.5 De Maria, 1.2 Pellegrini e 1.4 Zanella.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento specifica che la giornata in cui si ricorda l'alto valore della scelta che fecero i nostri militari, che appunto furono definiti internati militari italiani, deve essere complementare al ricordo, alle commemorazioni, alla Giornata di sensibilizzazione e memoria che si fa per il 25 aprile e per il Giorno della Memoria. Noi riteniamo che questo emendamento sia importante e sia utile, proprio per definire esattamente quali siano gli ambiti e gli obiettivi di questa proposta di legge, i giusti ambiti, i giusti obiettivi, perché noi condividiamo esattamente la portata di questa proposta di legge che di qui a qualche minuto sarà approvata e, quindi, questo emendamento ha, tra gli altri, l'obiettivo di evitare che qualcuno, al di fuori di quest'Aula, sia tentato di utilizzare fraudolentemente questa proposta di legge per una riscrittura della storia a favore di qualche parte politica, per evitare addirittura negazionismi e per evitare, soprattutto, che ci sia una sorta di separazione tra le giornate in cui si ricorderanno i nostri militari e l'alto sacrificio che loro fecero e la Giornata del 25 aprile. La Resistenza è unica, non si dovrà mai arrivare a celebrare due Resistenze diverse, la Resistenza è stata unica e indivisibile e, come dicevo, l'obiettivo di questo emendamento è proprio questo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Si tratta di un emendamento importante e anch'io voglio svolgere su questo alcune considerazioni che, poi, riprenderò nella dichiarazione di voto. Ringrazio il Governo per il parere favorevole. Questo emendamento ci aiuta, intanto, a lavorare meglio, ad applicare meglio la proposta di legge che stiamo votando, tenendo insieme il lavoro che si fa e che abbiamo definito complementare su questa Giornata che stiamo votando per il 20 settembre, con quelle del 27 gennaio e del 25 aprile, con il Giorno quindi della Memoria e della Festa della Liberazione. Questo emendamento ha un valore molto importante, perché, in questa complementarietà, si segnalano due elementi di fondo che per me sono molto significativi e che è importante siano indicati nella proposta di legge, cioè, appunto, il fatto che la scelta degli internati militari italiani fu una scelta di resistenza e che, quindi, c'è un'unità nelle diverse forme di resistenza: quella armata nel Paese, i civili che sostennero i partigiani, appunto, la scelta che fecero gli internati militari italiani e le sofferenze che i deportati politici, i tanti deportati, gli italiani internati subirono in quegli anni, come unitario fu l'universo concentrazionista - così viene definito - nazista, di cui parlava prima anche il collega Fornaro.
Quindi, questo emendamento ci serve a fare lavorare meglio la legge, ma è anche un elemento che ne caratterizza il taglio, il messaggio al Paese e ci dice quale progetto di memoria vogliamo mettere in campo e, quindi, è un emendamento importante, che credo arricchisca il testo complessivo della proposta di legge.
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.5 De Maria, 1.2 Pellegrini e 1.4 Zanella, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
GIORGIO MULE', . Grazie, Presidente. Il parere è favorevole.
MATILDE SIRACUSANO,. Conforme.
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, agli identici emendamenti 2.1 De Maria, 2.2 Pellegrini e 2.3 Zanella.
Se nessuno vuole intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.1 De Maria, 2.2 Pellegrini e 2.3 Zanella, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, Sottosegretaria Siracusano.
MATILDE SIRACUSANO,. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/1835-A/1 De Maria, parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Signor Presidente, chiedo che venga messo in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/1835-A/1 De Maria, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. In quest'Aula, nei mesi passati, più volte, il Parlamento ha approvato l'istituzione di giornate celebrative e commemorative, provvedimenti questi, più o meno efficaci, più o meno importanti. Ma qui, oggi, grazie all'iniziativa dell'onorevole Mule' e dell'onorevole Cavandoli, che ringrazio, finalmente si dà giusta visibilità a una delle pagine meno conosciute e più tragiche della storia del nostro Paese. Internati e deportati: una tragica esperienza dei militari italiani…
PRESIDENTE. Colleghi, un po' di silenzio, per favore, altrimenti non ascoltiamo. Prego.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). …che dopo l'8 settembre 1943 si rifiutarono di indossare la divisa della Repubblica Sociale Italiana, pur consapevoli di andare incontro a ritorsioni sanguinose da parte del regime fascista e sapendo di poter subire la deportazione nei campi di lavoro e di concentramento nazisti.
Dopo l'8 settembre, i nazisti annientarono l'Esercito italiano, sbandato e senza direttive, catturarono centinaia di migliaia di uomini e li portarono, per l'appunto, nei in Germania e in Polonia. Qui i nostri soldati perdono il loro di prigionieri di guerra e diventano IMI, internati militari italiani, privi di ogni diritto e tutela, in balia dei nazisti; il loro calvario si concluderà solo nel maggio del 1945, con la caduta del Terzo Reich.
Furono circa 800.000 i militari italiani che in quel momento storico decisero di dire “no” al regime nazista e fascista; 800.000 fanti, alpini, marinai, ragazzi che si trovavano in quel momento in Italia, sui fronti della Grecia, del Montenegro, sulle aree di confine con la Francia e l'Austria, che decisero di schierarsi contro i regimi, in alcuni casi fuggendo e combattendo insieme agli alleati e con le bande partigiane, in altri casi non volendo più imbracciare le armi.
Signor Presidente, anche la Valle d'Aosta, la mia regione, partecipò a questa fase antifascista. Furono circa 1.500 i valdostani che furono internati dopo l'8 settembre: una percentuale rilevante, se rapportata alla popolazione del 1943 della mia regione, che era di circa 90.000 abitanti. Un centinaio di loro non tornò più a casa, morì nei nazisti per gli stenti, per le malattie e sotto i bombardamenti degli alleati, come mio zio, l'alpino Rollin Corrado.
Alcuni di loro rientrarono, ma non ce la fecero per le gravi malattie contratte durante la prigionia. Disobbedire e resistere: ebbero il coraggio di dire “no” e per questo persero qualsiasi diritto e tutela umanitaria e militare. Giovani militari per troppo tempo dimenticati dallo Stato e, qualche volta, anche dalle loro famiglie, ma che, grazie alle associazioni, come, ad esempio, l'ANEI, si cerca di ricordare e di salvaguardarne la memoria. Furono ragazzi che decisero che era meglio la prigionia piuttosto che continuare a combattere. Una resistenza senza armi, che determinò, insieme all'azione partigiana, il fondamento del crollo del regime nazifascista. Quindi è una pagina della nostra storia che va valorizzata, non solo in termini celebrativi, ma, soprattutto, per consolidare la memoria e trasmettere la conoscenza ai giovani anche di quegli aspetti poco conosciuti della lotta nazifascista. Lo dobbiamo non tanto a noi stessi, lo dobbiamo a loro, a chi ha avuto il coraggio di dire “no”. Come componente Minoranze Linguistiche del gruppo Misto, voteremo a favore del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ultimamente, devo dire soprattutto in questa legislatura, è valso un po' l'uso di istituire nuove giornate per la commemorazione e la celebrazione di eventi vari e io non sempre sono tra i più entusiasti sostenitori di quelle iniziative, perché, a volte, si rischia di annacquare il significato di quelle giornate, abusando un po' dello strumento, ma non è questo il caso. La legge che ci accingiamo a votare - e annuncio già da adesso il voto favorevole del gruppo di Italia Viva - sana una lacuna nella nostra memoria collettiva. Per cui, ringrazio tutti i colleghi che hanno assunto questa iniziativa, a cominciare, ovviamente, dall'onorevole Mule', perché credo che in questi decenni, dalla fine del secondo conflitto mondiale, il ricordo degli internati civili e militari sia stato affidato soprattutto alle loro famiglie, alle tante associazioni, che hanno svolto e continuano a svolgere un'attività preziosa, ma è mancato un pezzo importante della storia del nostro Paese, che con questa proposta di legge - con l'istituzione di una giornata destinata proprio alla riflessione, non solo ad onorare gli internati, ma, soprattutto, a tenerne vivo il ricordo, il ricordo della loro scelta, quella di stare dalla parte giusta della storia - può essere, anche oggi, un monito, un esempio.
Noi, giustamente e doverosamente, ricordiamo la Resistenza. È giusto e doveroso perché è proprio dalla Resistenza che abbiamo tratto, come è stato giustamente ricordato, il giacimento di valori comuni che hanno portato, poi, alla stesura della nostra Costituzione, che ci hanno consentito e ci consentono di vivere in una Repubblica democratica. Una lotta di Resistenza che ha liberato il nostro Paese dall'oppressione dell'occupazione nazista e dal regime fascista. Accanto, però, alla lotta di Resistenza, oggi ricordiamo oltre 800.000 nostri connazionali - 650.000 di questi erano militari - che, dopo l'armistizio, scelsero di non collaborare con le truppe di occupazione naziste, scelsero di non collaborare con la Repubblica Sociale di Salò, scelsero la parte giusta della storia, sapendo i rischi che avrebbero corso. E, infatti, pagarono un prezzo per quella scelta: furono deportati in Germania nei campi di concentramento, nei campi di prigionia, di lavoro. Durante quella prigionia, 50.000 morirono di stenti, di malattie, per le violenze che subirono.
È una storia, ovviamente, dolorosa, ma è una storia anche di rivalsa morale, di ribellione a quello che era un regime insopportabile. E, giustamente, qualche giorno fa, il nostro Presidente della Repubblica, proprio ad Ampezzo, ha ricordato come anche la Repubblica Sociale collaborò alla ferocia nazista e, quindi, come dire “no” alla Repubblica Sociale di Salò fu una scelta coraggiosa, ma fu una scelta di libertà, di giustizia, di valori fondamentali, che oggi noi sentiamo come condivisi.
Tra le persone che, per fortuna, finita la guerra, riuscirono a tornare in Italia c'era anche un giovane contadino che veniva da un piccolo paese della Toscana: era mio nonno, si chiamava Gloriano Boschi.
Io lo voglio ricordare in quest'Aula, non solo perché sono orgogliosa di lui - e tutti noi figli, nipoti e bisnipoti siamo orgogliosi che sia stato riconosciuto con la medaglia d'onore il valore di quella sua scelta - ma perché la sua storia è la storia di tutti gli altri, di tanti giovani italiani che, magari, furono mandati al fronte durante la Seconda guerra mondiale. Mio nonno aveva 21 anni e fu mandato al fronte non perché avesse aderito al regime fascista, non perché condividesse i valori fascisti, ma perché, come tanti, fu mandato obbligatoriamente al fronte durante la guerra e svolse il proprio dovere fino all'armistizio.
Dopo l'armistizio - era nei pressi di Verona - si pose la scelta, come per tanti altri, se entrare a far parte della Repubblica Cociale, se collaborare coi nazisti o dire di no, scegliere la parte giusta della storia e lui fece quella scelta e pagò un prezzo con la prigionia in Germania, con i lavori forzati, con una malattia, con un ritorno difficile, fortuito, quasi esclusivamente a piedi dalla Germania una volta finita la guerra. È una storia di cui raramente parlava, perché non gli faceva piacere raccontare quel dolore nemmeno a noi nipoti e nemmeno quando glielo chiedevamo.
Allora, io credo che ricordare quei valori sia per noi una bussola oggi e per questo provo profonda indignazione e rabbia quando ancora oggi vedo delle persone che, invece, in manifestazioni pubbliche, in commemorazioni, in funerali, addirittura nei matrimoni, rievocano il regime fascista e il regime nazista con orgoglio; fanno il saluto romano e pensano che quella parte della nostra storia sia una parte della storia di cui andare orgogliosi. È una parte della storia che ha portato alle leggi razziali, alla persecuzione degli ebrei, alle morti di nostri connazionali, all'ingiustizia e alla soppressione delle libertà fondamentali. Io credo che giornate come questa ci tengano dritta la barra su quelli che sono i valori, invece, autentici su cui abbiamo fondato la nostra Repubblica.
Chiudo con un ricordo anche di speranza e di fiducia, perché anche dal dolore, anche dall'aberrazione della guerra può nascere qualcosa di positivo. Durante la prigionia mio nonno strinse amicizia con un soldato tedesco che era addetto alla loro vigilanza, un suo coetaneo, un contadino come lui, un ragazzo semplice, forse semplicemente perché era meno violento, meno duro di altri, più umano. Non avevano una lingua comune, dato che mio nonno parlava solo italiano e lui parlava solo tedesco e, quindi, non so nemmeno bene come si intendessero, però questo rapporto è continuato per tutta la vita. Io ho conosciuto quell'ex soldato tedesco e ho conosciuto la sua famiglia. Ogni estate ci venivano a trovare in Italia e comunicavamo come potevamo.
Ecco, io credo che, al di là di una storia di umanità, pur nel dolore, pur nell'aberrazione, in quella piccola storia ci sia il senso profondo dell'Europa che abbiamo costruito, l'Europa che hanno costruito i grandi padri come De Gasperi, Schuman, Adenauer, Spinelli, ma che hanno costruito anche tanti piccoli, semplici, umili uomini e donne italiani, francesi, tedeschi, inglesi, che dopo il conflitto, nonostante le città distrutte, nonostante i lutti nelle famiglie, nonostante le persone mutilate nel corpo e nello spirito dopo l'esperienza atroce della guerra, hanno avuto la forza di superare il dolore, di superare il senso anche di ingiustizia, il rancore e la rabbia e credere in un'Europa unita, possibile, che potesse garantire quella pace che loro avevano perduto, che potesse garantire prosperità, che potesse garantire una convivenza pacifica, e ciascuno, mettendoci il proprio pezzetto, la propria storia personale, il proprio impegno, è riuscito a costruire l'Europa di oggi.
Ecco perché oggi io mi sento in dovere di essere all'altezza di mio nonno e credo, però, che tutti noi dovremmo vivere la sfida di sentirci all'altezza dei tanti italiani e delle tante italiane che hanno detto “no” al regime fascista, “no” al regime nazista e che insieme hanno voluto costruire non soltanto una Repubblica democratica, ma anche un'Europa diversa
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boschi. Grazie anche per aver condiviso un ricordo di famiglia, che apprezziamo molto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretaria, ci sono atti, nella storia di una Repubblica, che meritano di essere ricordati quanto quelli di chi, alla propria stessa vita, antepone il rifiuto ad assoggettarsi all'occupazione straniera. Vi è in esso il senso stesso della patria, della fedeltà ad essa e della libertà di comunità che si rivendica, pur sapendo di perdere quella personale. Ed è questo il gesto compiuto da centinaia di migliaia di ufficiali e soldati italiani, i quali, opponendo il loro fermo diniego alla collaborazione con l'esercito tedesco e, poi, alla Repubblica Sociale Italiana, condannarono se stessi alla deportazione e all'internamento.
È una pagina, questa, poco letta della storia della Seconda guerra mondiale, ma è necessario che ne resti memoria nelle attuali e future generazioni. A questo scopo, proprio questo proposta di legge - che ho sottoscritto con convinzione - prevede di istituire la Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi da celebrare il 20 settembre, tenendo conto proprio che nel 1943, proprio in questa data, il regime nazista, nel disprezzo delle norme di diritto internazionale, modificò lo dei militari italiani da prigionieri di guerra a internati militari, che rappresentò il più consistente gruppo di italiani trattenuti con la forza in Germania durante la guerra. Siamo, signor Presidente, all'indomani dell'8 settembre 1943, giorno dell'armistizio sottoscritto dall'Italia con le forze alleate, che non pose fine alla guerra, come si sperava, ma, al contrario, rappresentò per la nostra Nazione l'inizio di una guerra fratricida. L'Italia era lacerata al suo interno, in parte era occupata, depredata, terreno di scontro di eserciti stranieri. I militari italiani furono privati della catena di comando, non furono in grado di opporre alcuna resistenza e furono oggetto di vere e proprie carneficine e tra tutti vorrei ricordare l'eccidio di Cefalonia.
Quella su cui vogliamo concentrare l'attenzione, con l'istituzione di una giornata dedicata alla loro memoria, è la tragica vicenda che coinvolse circa 800.000 militari, catturati e disarmati dalle truppe tedesche in Francia, in Grecia, in Jugoslavia, in Albania, in Polonia, nei Paesi baltici, in Russia e nell'Italia stessa. Caricati su carri bestiame, ufficiali e soldati insieme furono trasferiti nei campi di detenzione gestiti dalla Wehrmacht, distribuiti in 21 distretti militari che coprivano tutto il territorio controllato. L'arrivo al campo di concentramento coincideva non solo con la privazione della libertà, ma anche della propria identità. All'arrivo a ciascuno veniva assegnato un numero di identificazione che, da quel momento, avrebbe sostituito il nome, numero inciso su una piastrina di riconoscimento accanto alla sigla del campo. Tutti abbiamo ascoltato racconti di questo tipo e, forse, provato anche ad immedesimarci, a metterci - come si dice - quelle scarpe, come direbbero gli inglesi, perché di panni spesso, purtroppo, ne rimanevano pochi. Riprovateci per un momento, riproviamoci per un momento e poi pensiamo se, dopo aver affrontato viaggi interminabili in condizioni disumane, sofferenze indicibili e soprusi inaccettabili, vi offrissero la possibilità di tornare liberi; l'unica condizione per tornare liberi era quella di far parte delle SS o dell'esercito della nascente Repubblica di Salò.
In fin dei conti si è militari e, dunque, si tratta solo di proseguire la propria attività, la propria vita; cambia solo l'autorità e quella, a tutta apparenza, era anche l'autorità vincente. Eppure, la maggioranza di quegli italiani, di quei militari - oltre 650.000 - rifiutò il compromesso e, per la prima volta, oppose il proprio rifiuto a qualsiasi forma di collaborazione, affrontando sofferenze e privazioni. Oltre 45.000 persone persero la vita nel corso della prigionia per malattie, fame, stenti, incidenti sul lavoro, uccisioni, bombardamenti e coloro che riuscirono a sopravvivere sono rimasti segnati per sempre. I militari italiani catturati, a partire proprio da quel 20 settembre con un provvedimento arbitrario di Hitler, che noi abbiamo voluto ricordare con l'emendamento del collega Bagnasco, in questa legge, furono classificati dai tedeschi come internati militari italiani.
Agli internati militari italiani - a cui fu riservato un trattamento durissimo nei 20 mesi successivi all'8 settembre 1943 - si aggiunsero man mano altri circa 100.000 cittadini, donne, uomini rastrellati, che furono destinati, quale forza lavoro, in Germania. E anche successivamente alla liberazione, tra febbraio e maggio 1945, le difficoltà non diminuirono per gli internati militari italiani, e il ritorno alla propria terra d'origine, alla propria comunità e alla normalità fu molto, molto complicato; in particolare, dal fatto che gli internati militari furono considerati, nella migliore delle ipotesi, uno sfortunato corollario della guerra; alcuni furono sospettati di aver lavorato volontariamente per il regime nazista o, comunque, considerati come reduci di una normale prigionia di guerra.
Su questi eventi, su questa pagina tragica, quanto significativa, della storia della nostra Repubblica è gravato, per troppo tempo, il silenzio e l'oblio, e solo nella metà degli anni Ottanta gli storici cominciarono a far luce su quanto accaduto. Oggi siamo ancora in tempo per ascoltare questa pagina di storia dalla viva voce di alcuni sopravvissuti e rendere il giusto riconoscimento a quanti, con il loro sacrificio, contribuirono a gettare le fondamenta della nostra Repubblica.
Questo è il senso e l'obiettivo della presente proposta di legge che, come dicevo, ho sottoscritto confidando che, come già avvenuto in Commissione, trovi il più ampio consenso possibile. Pertanto, dichiaro il voto favorevole di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. La proposta di legge che istituisce la Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale è - come ben ha spiegato il relatore, Giorgio Mule' - frutto della collaborazione vera, intensa, fruttuosa e corale di tutti i gruppi parlamentari presenti in Commissione difesa, dove Alleanza Verdi e Sinistra, purtroppo, non ha rappresentanti. Per questo, ringrazio in particolare i colleghi Andrea De Maria, del Partito Democratico e Marco Pellegrini, del MoVimento 5 Stelle, con cui mi sono potuta confrontare, consentendo così, anche al nostro gruppo, di porgere contributi e, soprattutto, di condividere le proposte emendative accettate dal relatore e votate all'unanimità proprio or ora, che hanno sicuramente migliorato il testo iniziale.
Il periodo intercorso tra il giorno dell'armistizio - l'8 settembre 1943 - e la fine della guerra fu, secondo le parole del Presidente della Repubblica, riportate proprio dal relatore Mule' nel corso della discussione sulle linee generali, un lungo periodo carico di orrore. Tuttavia, fu proprio in quel periodo che prese forza il movimento di resistenza al fascismo, fascismo che, con la Repubblica Sociale Italiana, si fece complice della ferocia nazista. Ecco, questo è il cuore della Giornata, secondo me, della ferocia nazista e di una violenza inaudita, gratuita e spietata, e del grande movimento popolare, che portò poi l'Italia alla Liberazione e alla successiva nascita della Repubblica democratica, di cui furono parte anche le centinaia di migliaia di italiani, militari prevalentemente, ma anche civili, che furono deportati dal regime nazista per utilizzarli nei campi di lavoro e nei cantieri di costruzione o ricostruzione delle infrastrutture nell'economia di guerra. Seicentocinquantamila - forse più, forse meno - furono gli internati militari italiani che si rifiutarono di collaborare con i nazifascisti; in un primo momento, furono considerati prigionieri di guerra, ma già il 20 settembre fu proprio Adolf Hitler a privare questi militari italiani del proprio , come forma di estrema umiliazione, disprezzo, annichilimento.
È molto importante ricordare, e per ricordare bisogna saper narrare, saper raccontare, come ci ha fatto presente il Vicepresidente Sergio Costa nel suo commovente intervento, parlandoci di un ragazzetto, Nicola, razziato dalla furia nazifascista il 27 settembre 1943 in una piazza di Napoli; era suo padre, che sfidò il potere annientante dei nazisti tenendo un diario, un diario che anch'egli ha pensato, come la più nota Etty Hillesum, che fu uno dei cuori pensanti di quei luoghi dell'annientamento, della tragedia e della disumanità. Ecco, come ha fatto anche adesso la collega Boschi, si tratta di saper ricordare, nel senso pieno e autentico della parola. Cosa significa ricordare, anche etimologicamente? Significa fare ritorno, ritornare al cuore; riuscire a conoscere e far conoscere gli eventi, i passaggi cruciali della nostra storia ma, soprattutto, significa fare giustizia, restituire dignità, onore, amore alle donne e agli uomini strappati alla vita crudelmente, prematuramente. Ricordare il loro sacrificio significa ricordare chi ha sacrificato la propria vita per restituire a noi la possibilità di una nuova vita; si tratta, cioè, di rendere questi eventi vivi, vitali, significativi, condivisibili, parte di ognuno e di ognuna di noi e della comunità, nel suo insieme.
Mi auguro di tutto cuore che, grazie anche all'impegno e al protagonismo che già si è manifestato nel corso di tantissimi anni - direi decenni - da parte dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, dell'Associazione nazionale ex internati, dell'Associazione nazionale reduci dalla prigionia, dall'internamento e dalla guerra di liberazione, la Giornata del 20 settembre possa essere un'ulteriore opportunità, soprattutto per le giovani generazioni, di crescita e di consapevolezza, rendendo così più luminosa e vivida la memoria comune, in continuità con le attività e le tantissime iniziative e il lavoro preziosissimo che si fanno nel corso del 25 aprile e del 27 gennaio .
PRESIDENTE. Onorevole Zanella, una nota personale: grazie anche per aver ricordato mio padre.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ringrazio intanto il relatore, Presidente Mule', e il lavoro della Commissione e del Governo per aver portato questo testo in Aula che, come abbiamo visto fin dai primi voti, ottiene l'unanimità del Parlamento e, questo, su un tema così è un bel segnale, che va apprezzato e va sottolineato.
“Sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”, disse De Gasperi il 10 agosto 1946 a Parigi. Dietro quelle parole c'era, però, una consapevolezza, ossia che c'erano stati milioni di italiani che si erano ribellati al fascismo, che si erano ribellati al nazismo, che avevano scelto la strada faticosa della Resistenza, che avevano scelto la strada di ribellarsi alle scelte della Repubblica di Salò, che avevano messo a rischio la loro vita e l'avevano donata per scegliere la strada della libertà e la strada della difesa di quella che oggi è la nostra patria. Su quei momenti, su quelle parole e su quelle scelte, anche di persone molto semplici, si basano l'essenza e le fondamenta della nostra Costituzione e del nostro Paese, nonché la forza del nostro Paese. Oggi, scegliere di individuare una data per ricordare quei momenti è una scelta che il Parlamento fa in modo assolutamente saggio.
Prima ascoltavo la collega Boschi che ricordava fatti della sua famiglia, di suo nonno, e credo, pensando alla mia famiglia, ai miei nonni, che ognuno di noi possa andare indietro nella sua storia personale e ricordare persone che non hanno raccontato quelle epoche, non hanno raccontato quei giorni, non hanno raccontato quei momenti. Anch'io avevo un nonno che ha girato a piedi l'Europa per andare dai Balcani fino alla Germania e penso che non sia stato un fatto isolato, anzi. C'erano veramente centinaia di migliaia di militari italiani che hanno fatto quella scelta e il fatto di non raccontare quei momenti ci rammenta, ci ricorda e ci segnala la pesantezza di quelle scelte, le fatiche di quelle scelte.
Allora, Presidente, io penso che il senso di questa proposta di legge sia far sì che quella memoria non sia solo una memoria dei singoli, ma sia una memoria delle istituzioni, e che le nostre scuole abbiano sempre in mente che nei loro programmi educativi hanno il dovere di ricordare qual è la storia di questo Paese, quali sono i percorsi faticosi che questo Paese ha affrontato, non per individuare gli eroi di questo Paese, perché gli eroi di questo Paese non sono stati eroi perché volevano esserlo ma sono stati eroi perché sono stati costretti a scegliere tra la libertà di un popolo e l'essere soggiogati a un regime. Quindi, è quel tipo di eroismo a cui ci si presta per senso di appartenenza. Io penso che quell'eroismo, che è la base della nostra Costituzione, sia una cosa di cui dobbiamo continuare a essere orgogliosi e ricordarlo in quest'Aula anche con il nostro voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Presidente Mule'. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE'(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, presso l'archivio storico dello stato maggiore dell'Esercito c'è una busta, la n. 3039. All'interno c'è un documento riservato redatto nel giugno del 1944 sulla condizione dei prigionieri italiani nei tedeschi. Ne leggo un passo: “I prigionieri si trovano al gradino più basso nella scala degli oppressi nel territorio del . In generale, il loro stato è quanto di più miserevole si possa immaginare. Molti prigionieri sono senza scarpe e calzano zoccoli di legno a piede nudo. Molti sono privi di biancheria e indossano giacca sulla pelle nuda. Portano vesti sdrucite a brandelli, sono privi di berretto e in queste condizioni hanno trascorso l'inverno. I nostri soldati si presentano estremamente patiti e vacillanti, occhi incavati, volti pallidissimi, guance affossate, impressionantemente magri e vacillanti. Alcuni si direbbero spettri viventi. In certi campi, il loro stato di deperimento è così grave che alcuni non sono stati neppure in grado di sostenere con l'interrogato una qualsiasi conversazione. L'impressione destata da questi uomini, ridotti a così mal partito, è quanto di più avvilente si possa mai provare. Le deficienze del vitto inducono tra gli internati la diffusione della TBC, tanto che viene azzardata una stima di 200 morti al giorno. Questa cifra, che a tutta prima potrebbe sembrare esagerata, appare più che aderente alla cruda realtà a chi ha avuto il dolore di vedere direttamente lo stato miserevole dei soldati italiani - 1944”.
Questo è uno scorcio della galleria degli orrori testimoniata da un osservatore esterno, ma io adesso vi farò entrare, vi farò ascoltare la voce di chi viveva, anzi sopravviveva, all'interno di quei e subiva il campionario aberrante, feroce e disumano di quello Stato. Sono luoghi in cui si muore per non aver compreso un ordine, ma anche solo per aver appoggiato distrattamente un asciugamano sul reticolato.
Dopo l'8 settembre c'è Giovannino Guareschi in uno di quei il sottotenente Guareschi, internato n. 6865, e si trova a Wietzendorf. Tra gli internati, come ricorda Marco Ferrazzoli, Guareschi fu un e un simbolo. Da un lato, ne incarnò l'irriducibile rifiuto all'offerta di aderire alla Repubblica Sociale, di combattere accanto all'esercito tedesco o anche solo di collaborare in qualsiasi forma con la Germania nazista. Dall'altro, ne raccontò la cocente delusione dovuta al mancato riconoscimento di tale resistenza da parte dell'Italia liberata dagli eserciti alleati. All'ufficiale tedesco che gli fece notare come il re avrebbe tradito, replicò sereno: “Rispondo sorridendo che sono affari suoi. Fra le tante fesserie, Mussolini ha detto una cosa giusta: la patria si serve anche facendo la guardia a un bidone di benzina. Io la servo facendo la guarda alla mia dignità di italiano”.
La verità è che ci si dimenticò e ci si è dimenticati degli internati militari. Per troppo tempo furono considerati né carne né pesce, né resistenti né repubblichini, loro che, alla maniera di Guareschi, rispondevano: non muoio neanche se mi ammazzano, perché lo spirito libero non può essere mai annullato, quale che sia la tortura a cui viene sottoposto. Il paradosso di questo esercito di resistenti senza armi è quello di essere stati prigionieri volontari, dopo che l'8 settembre 1943 si rifiutarono di aderire al regime nazista e, più tardi, alla Repubblica Sociale. Per umiliarli, nell'illusione di privarli anche dell'onore, Hitler, il 20 settembre 1943, modificò il loro da prigionieri di guerra a internati militari italiani, e da qui l'indicazione del 20 settembre come Giornata nazionale. Dagli internati, così come è previsto dalla legge che ci accingiamo ad approvare, arriva un “no” ripetuto e reiterato, quello che era degli italiani, al punto che l'ambasciata a Berlino, dopo l'ennesimo “no” pronunciato in massa dai soldati, definì il loro comportamento come una irriducibile ostinazione.
Il 17 febbraio 1944 Giovanni Ansaldo annota nel suo diario: “Volere o non volere, noi ufficiali internati in Germania costituiamo uno scandalo vivente. C'è un regime, il regime repubblicano, che pretende di rappresentare la volontà della Nazione e di avere la quasi totalità dei consensi e noi, col nostro atteggiamento, con la nostra riluttanza ad aderire a qualunque formula, con la nostra ostinatezza a voler restare dietro questi reticolati, siamo la smentita più grave, dinanzi a tutto il mondo, a tutte le affermazioni del regime fascista. In altri termini, rappresentiamo, dietro i reticolati, un vero e proprio plebiscito antifascista e dimostriamo che il regime repubblicano non ha il libero consenso del popolo italiano”.
Dobbiamo, allora, a chi seppe superare lo stigma dell'oblio, inferto molto spesso soltanto con l'indifferenza, se oggi siamo in grado di avere raccolto la storia eroica degli internati. Lo dobbiamo, ad esempio, a Enrico Zampetti, che, come altri, si è fatto carico di aiutare a far luce su questa dolorosa vicenda, scansando la rimozione con la forza della memoria. Lui, Zampetti, che dovette assistere e subire umiliazioni di ogni genere, brutalità indicibili, ci ha consegnato una lezione grandiosa e semplice: l'8 settembre non fu la morte della patria e, meno che mai, della Nazione, grazie proprio al comportamento anche dei 650.000 militari italiani.
Colleghi, abbiamo il dovere di guardare in faccia questi orrori. Con questa legge, che arriva alla sua approvazione in meno di 5 mesi dalla presentazione, assolviamo all'obbligo dell'onore. Oggi la Camera dei deputati riscatta la memoria e consegna all'onore perenne 650.000 soldati italiani. Ringrazio i colleghi del gruppo di Forza Italia, ringrazio uno per uno i colleghi della Commissione difesa di ogni parte politica per aver colto il significato puro e urgente di questo provvedimento votandolo all'unanimità, dopo un percorso sereno e collaborativo. Si tratta di un atto di giustizia e di un atto anche riparatorio.
Ogni gruppo rappresentato in quest'Aula si è spogliato, nel caso di questa legge, del vestito di partito, ha superato le barriere che normalmente ci separano e ha idealmente abbracciato il tricolore, nella sublimazione di quella memoria condivisa che è patrimonio, fondamento e fortezza dei valori che costituiscono la Repubblica.
Oggi, qui con noi, avrebbe dovuto assistere a questa seduta Michele Montagano, che, da sottotenente degli alpini, a 22 anni, venne deportato in Germania nel 1943, rimanendoci fino alla fine della guerra. Ci ha lasciato poco più di un mese fa, a 102 anni, e con lui è scomparso sostanzialmente l'ultimo testimone in vita degli IMI. Era presidente onorario dell'Associazione nazionale dei reduci dalla prigionia e dall'internamento, associazione che, al pari di altre, meritoriamente, grazie anche a un museo qui a Roma, nei pressi del Colosseo, tiene viva e alimenta con rigore e passione la memoria degli internati. Signor Presidente, colleghi, mi piace affidare a Michele Montagano e alle sue parole la conclusione di questo intervento. Disse Montagano: Ho detto sempre “no”. Sono stato due anni a dire sempre “no”. Ci trattavano come traditori, ci comandavano a bastonate dalla mattina alla sera, tutti i mezzi erano buoni per abbatterci. Ho fatto la Resistenza più che la prigionia. Ci sentiamo degli eroi. Ho fatto la Resistenza fino all'ultimo. Mi sono sempre sentito resistente. Il mio più grande amore è l'Italia.
E allora, Presidente, colleghi, sia onore a Michele Montagano e a tutti i 650.000 militari che con i loro “no” e il proprio sangue hanno fatto germogliare la Repubblica italiana. Scusate il ritardo. Con questa legge, con la quale la Repubblica riconosce il 20 settembre quale Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, l'Italia si inchina all'esempio e al sacrificio dei 650.000 soldati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Oggi approveremo, da qui a qualche minuto, questa proposta di legge, che ricorda una pagina drammatica della nostra storia recente. Ma è una pagina che, allo stesso tempo, è sia drammatica, ma anche di rinascita e di riscatto, perché istituiamo una Giornata nella quale si celebra, si ricorda, si conserva e si valorizza la memoria dei militari italiani che, dopo l'8 settembre del 1943, si rifiutarono di combattere e di collaborare con lo Stato tedesco, con lo Stato nazionalsocialista e con la nascente Repubblica Sociale Italiana, quindi con i fascisti della RSI. È una pagina fondamentale per la nostra storia, perché dopo l'8 settembre, questi militari, che preferirono la prigionia e preferirono subire angherie e violenze di ogni tipo pur di non combattere con la Repubblica Sociale Italiana e con i nazisti, contribuirono alla nascita della Resistenza italiana all'occupazione nazifascista: è stato un apporto fondamentale, che dev'essere riconosciuto e valorizzato sempre più. E, quindi, è questo uno dei motivi, se non il principale, per cui questa Giornata sta per essere istituita.
Quando i militari italiani espressero il loro rifiuto, furono deportati nei campi di concentramento in un numero altissimo - la stima è superiore ai 650.000 - e, come dicevo prima, furono sottoposti a violenze di ogni tipo, perché non poterono usufruire delle garanzie che venivano riconosciute ai prigionieri di guerra, proprio perché il regime nazista di Hitler decise di degradarli a internati militari italiani. Ciò avvenne il 20 settembre ed è proprio per questo che si è deciso di fissare la Giornata in tale data. Quindi, da oggi in poi, ogni 20 settembre ricorderemo l'alto sacrificio e l'alto senso della patria che questi militari espressero con il loro il loro gesto.
Devo dire che, all'iter dell'esame di questa proposta di legge - che, peraltro, è stato abbastanza veloce - hanno contribuito anche le opposizioni, quindi il MoVimento 5 Stelle, il PD e anche Alleanza Verdi e Sinistra, che non è rappresentata in Commissione difesa, ma la deputata Zanella si è interfacciata con me e con il collega De Maria del Partito Democratico, lavorando a stretto contatto con noi proprio per cercare di apportare migliorie alla proposta iniziale, migliorie che noi siamo convinti di aver conseguito; quindi ringrazio sia il primo firmatario, nonché relatore, il Vicepresidente Mule', e la maggioranza tutta.
Le modifiche che sono state fatte, a mio parere, sono significative: mi riferisco, per esempio, alla precisazione inequivocabile che sancisce e afferma in maniera netta che i militari italiani furono deportati e internati perché si rifiutarono di collaborare con lo Stato nazionalsocialista e con la Repubblica Sociale Italiana, con i fascisti della Repubblica Sociale Italiana. Credo che fosse una precisazione doverosa, anche per evitare che qualcuno, al di fuori di quest'Aula, che magari non ha grande dimestichezza con i fatti storici o che è soggiogato da un'ideologia che ormai la storia ha condannato, sia tentato di fare riscritture della storia o negazionismi rispetto a quello che è davvero successo, o addirittura di separare la Resistenza che in Italia si è avuta all'occupazione nazifascista, quindi di considerare una Resistenza partigiana e una Resistenza fatta dai militari italiani. Io credo che questo pericolo sia assolutamente scongiurato proprio per come è stata scritta la legge, anche grazie al lavoro che questa opposizione ha fatto. Tra l'altro, poi, basta confrontare il testo iniziale con quello uscito dalla Commissione per avere conferma di quello che sto dicendo. Quanto ho appena detto non era in senso polemico, anzi, al contrario, l'ho detto proprio per sottolineare lo spirito che, sia il primo firmatario Mule', sia tutta la maggioranza, hanno avuto nei confronti di questa proposta di legge: uno spirito assolutamente costruttivo e capace di accogliere le istanze dell'opposizione. Insomma, abbiamo fatto davvero un bel lavoro, un lavoro che rappresenta l'unità nazionale, contro ogni deriva autoritaria del passato.
Devo poi anche aggiungere un altro aspetto che ritengo fondamentale, ossia il riferimento espresso che si fa, nell'ultimo periodo del primo articolo, ai militari che non furono deportati e internati, ma che morirono subito dopo l'8 settembre. Il caso più eclatante e forse più conosciuto è quello accaduto a Cefalonia, alla Divisione Acqui, dove più di 6.000 militari italiani furono trucidati dai tedeschi perché si rifiutarono di collaborare e di combattere a fianco dei tedeschi. Credo che questa aggiunta fosse doverosa, l'ho indegnamente proposta io ai colleghi della Commissione difesa e loro l'hanno accolta, li voglio innanzitutto ringraziare e credo che davvero abbiamo fatto una cosa buona e giusta, perché era importante ricordare anche quel tipo di sacrificio.
Concludo, Presidente, dicendo che la Resistenza al nazifascismo, la lotta di liberazione dell'Italia dal nazifascismo è unica. Nessuno, né oggi, né in futuro, né mai, deve permettersi di tentare riscritture storiche o di separare la lotta che l'Italia intera fece: militari, civili e partigiani sulle montagne .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, come sappiamo, la presente proposta di legge prevede che la Repubblica riconosca il 20 settembre di ciascun anno quale Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi. Ringrazio il Presidente Mule' per la presentazione della proposta di legge, per l'abbinamento con quella della Lega, a mia prima firma, e anche per quello che ha detto, per un commovente ricordo di quello che successe, tramite gli scritti anche del mio conterraneo Giovannino Guareschi, la cui dignità è stata richiamata, come proprio la dignità dell'Italia e degli italiani. I fatti turbolenti che segnarono l'ultimo biennio della Seconda guerra mondiale, quelli cioè succeduti all'armistizio dell'8 settembre 1943, aprirono una fase di guerra civile - una guerra nella guerra, potremmo dire oggi - segnata da eccidi, rappresaglie, ritorsioni, esecuzioni, deportazioni, prigionia ed episodi di guerriglia, anche e soprattutto fra italiani.
Nel non facile lavoro di ricostruzione storiografica e memorialistica di quegli anni, la nostra Repubblica è sempre impegnata a non dimenticare nessuno tra coloro che subirono ingiustizie, violenze, vessazioni, che persero la vita o la sacrificarono. È, quindi, un gesto atteso da tempo, ma anche doveroso, quello di riconoscere ufficialmente una giornata commemorativa per quei molti, moltissimi italiani che sono stati imprigionati e deportati nei campi di concentramento della Germania nazionalsocialista, dove molti di loro persero anche la vita, sfiniti dalla fame e dal lavoro logorante svolto a vantaggio dell'economia di guerra tedesca, o anche altri giustiziati sommariamente.
Il fenomeno delle deportazioni nei campi di concentramento tedeschi non solo fu molto esteso, si parla di circa 800.000 nostri connazionali, ma anche conosciuto e riconosciuto dalla memoria collettiva, che, però, mancava di un riconoscimento istituzionale. Alla base delle deportazioni nei campi di concentramento del Terzo Reich, ci fu, prima, il rifiuto esplicito di collaborare con lo Stato nazionalsocialista dopo l'8 settembre, e poi di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, istituitasi il 23 settembre sempre del 1943. Vi fu, quindi, una scelta consapevole e coerente di tanti italiani, che fu ripagata con l'internamento nei campi di lavoro e con le drammatiche vessazioni inferte. Un netto “no” al collaborazionismo venne da moltissimi militari, si parla di circa 650.000 giovani soldati che hanno preferito la prigionia piuttosto di spalleggiare la Germania nazista.
Molti di essi, lo sappiamo, neppure furono internati, ma immediatamente giustiziati, e anche di loro questa proposta di legge vuole ricordare la memoria. Non possiamo, poi, ignorare un altro importante aspetto: gli italiani, deportati in Germania e imprigionati per essere impiegati come lavoratori al servizio della macchina bellica tedesca, vennero classificati dal Terzo Reich come “internati militari italiani”, una categoria ignorata dalla Convenzione di Ginevra del 1929, quella sul trattamento dei prigionieri di guerra. Nel 1944 i sopravvissuti ai furono definiti lavoratori civili volontari o obbligati. Ci tengo a ricordare che, il 2 agosto 2000, la Germania ha invitato tutti coloro che erano stati indotti a lavoro forzato durante il regime nazista a presentare domanda per ottenere un equo indennizzo, grazie all'istituzione di un fondo dedicato.
In Italia, secondo i dati delle associazioni e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, circa 80.000 persone hanno presentato tale domanda. Eppure, un anno dopo, il Governo tedesco ha deciso di escludere dal risarcimento sia gli ex militari italiani internati sia gli italiani costretti ai lavori forzati, parificandoli, così, ai militari, e quindi ai prigionieri di guerra, ai quali il regime nazista impose di prestare il proprio lavoro senza alcuna forma di indennizzo. In questo modo, ai sopravvissuti al lavoro coatto è stata anche negata, successivamente e in tempi relativamente recenti, qualsiasi forma di risarcimento.
Questo ci serve perché il nostro Paese sia ancora più coinvolto, e quindi è ancora più doveroso riconoscere e offrire un giusto riconoscimento a questi militari, a questi civili italiani internati durante la Seconda guerra mondiale, quindi con l'istituzione di questa Giornata dedicata. Venendo al testo che stiamo approvando, che auspico che venga approvato da tutta l'Aula concordemente e all'unanimità, mi preme sottolineare la facoltà di ogni provincia, o comunque un ente territoriale di livello equivalente, di promuovere e organizzare iniziative, manifestazioni e cerimonie per il conferimento delle medaglie d'onore, medaglia d'onore che già era stata prevista dalla legge finanziaria per il 2007, e, poi, di promuovere e organizzare iniziative, manifestazioni, cerimonie anche a livello scolastico - questo lo dice l'articolo successivo - proprio perché di queste persone, di questi cittadini italiani, di questi militari italiani sia tramandata la memoria.
Quindi, si lascia così la facoltà ai singoli territori, alle singole istituzioni e agli enti locali di ricordare le proprie testimonianze e di premiare i propri eroi, dando un atteggiamento più vicino a quella che è la realtà territoriale, raccontando storie che sono vere e che devono essere riportate anche ai nostri ragazzi. Proprio per questo, a nome del gruppo della Lega-Salvini Premier, ho chiesto e ottenuto, nell'ambito della sede referente, che durante le cerimonie pubbliche organizzate per le celebrazioni del 20 settembre - che ci auspichiamo che, dal prossimo anno, possano già essere presentate, quindi durante la Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi - sia anche deposta una corona commemorativa presso l'Altare della Patria a Roma, proprio per ribadire anche il carattere nazionale della ricorrenza, con la finalità di unire e rendere più coeso il nostro Paese in una memoria comune che sia patrimonio di tutti.
Quindi, anche il coinvolgimento, l'ho detto, delle pubbliche amministrazioni, delle istituzioni scolastiche e delle università è rivolto alle nuove generazioni, che sono chiamate non solo a conoscere la storia del nostro Paese, ma anche a fare tesoro degli insegnamenti che da quegli eventi, seppure tragici, devono pervenire anche oltre di noi. E così riteniamo opportuno il coinvolgimento delle associazioni combattentistiche d'armi, sono nominate nella proposta di legge, di chi, sul territorio, è attivo per far conoscere il loro prezioso lavoro, il valore e l'impegno che, costantemente, queste associazioni profondono a favore della società civile; associazioni che ci hanno preceduto e ci hanno stimolato per questa proposta legislativa, hanno fatto da guida, essendo già attive da tempo nella promozione per la diffusione di questi alti valori che hanno ispirato i nostri predecessori, che ancora oggi possiamo chiamare eroi o anche martiri.
Dunque, nel riconoscimento del valore e del rispetto per il nostro passato, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier all'istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi per il 20 settembre .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Penso che oggi noi scriveremo una pagina importante del nostro lavoro parlamentare, penso, come abbiamo già visto nel voto sugli emendamenti, con il voto unanime di tutta l'Aula. Infatti, stiamo approvando una legge dedicata, in particolare, alla memoria di un episodio straordinario di resistenza e di antifascismo, cioè la scelta di centinaia di migliaia di militari italiani di non collaborare con i nazisti, di non aderire alla Repubblica Sociale Italiana, militari che erano stati catturati dopo l'8 settembre e deportati in Germania.
Quella scelta fu pagata da quelle persone con sofferenze terribili, con il lavoro coatto, con la violenza, con le umiliazioni: si calcola che circa 50.000 di loro persero la vita in quella esperienza terribile. Sulla scelta della data, il 20 settembre, già sono intervenuti in tanti. Voglio ricordare, in particolare, l'intervento per illustrare l'emendamento relativo dell'onorevole Fornaro, quindi non ci voglio tornare. Mi voglio, invece, soffermare sul contesto storico di quel 20 settembre 1943, il contesto terribile della Seconda guerra mondiale e di quello che è stato definito l'universo concentrazionario del nazismo. Vedete, su quegli anni, anche negli ultimi giorni, il Presidente Mattarella ha detto parole molto belle e molto importanti, di condanna del nazismo, di condanna della Repubblica Sociale Italiana e del collaborazionismo della Repubblica Sociale Italiana con gli invasori tedeschi e con i nazisti.
Il 29 settembre, il Presidente Mattarella sarà insieme al Presidente tedesco a Marzabotto, comune di cui ho avuto l'onore di essere sindaco per due mandati, a incontrare i familiari delle vittime dell'eccidio nazifascista del 1944, nell'ottantesimo anniversario. Ebbene, pensando proprio a questo, all'intervento che dovevo fare oggi, mi è venuto in mente un testo molto bello e importante, a mio avviso, che è la prefazione che don Giuseppe Dossetti scrisse a un libro di monsignor Luciano Gherardi, che si chiama , che è dedicato proprio all'eccidio di Marzabotto. Per spiegare quell'eccidio Giuseppe Dossetti usò la definizione di delitto castale, che, secondo me, spiega benissimo qual era il progetto - terribile - di riorganizzazione del mondo che avevano in testa i nazisti e spiega quell'universo concentrazionario. Cosa vuol dire? Che i nazisti avevano programmato l'estinzione di intere categorie di esseri umani: gli ebrei, i disabili, gli omosessuali, i rom, i testimoni di Geova, gli oppositori politici - non dimentichiamo che i campi di concentramento furono, prima di tutto, aperti per i comunisti e per i socialdemocratici tedeschi, dopo la presa del potere da parte di Hitler - e altre categorie di esseri umani erano destinate a diventare delle specie di nuovi servi della gleba, al servizio dei padroni ariani e, fra questi, dopo l'8 settembre, anche questi internati militari italiani. In quel contesto storico, le responsabilità del fascismo italiano sono straordinarie e non le possiamo dimenticare, rispetto a una vulgata che si sente tanto spesso ripetere e cioè l'idea che il fascismo, alla fine, abbia avuto una fase buona fino alle leggi razziali e poi si sia rovinato nell'alleanza con Hitler. Il fascismo, invece, fu, fin dall'inizio, un movimento estremamente violento: stiamo ricordando in tanti, in questi giorni, i 100 anni dall'omicidio di Giacomo Matteotti; soppresse le libertà democratiche; fu un'occasione di oppressione di classe, di un grande movimento di riscatto sociale che era in atto nel Paese; la guerra in Etiopia, con i gas usati sui civili inermi; la guerra di Spagna contro la democrazia spagnola in quel Paese accanto ai franchisti; e poi la scelta di trascinare il Paese in guerra - Mussolini, sapete, disse che gli serviva qualche migliaio di morti da gettare sul tavolo della pace -, ma l'Italia ha avuto 500.000 morti e distruzioni immani; la parabola tragica della Repubblica Sociale Italiana, gli eccidi, la lotta antipartigiana, la subalternità ai nazisti. Ma dentro questa storia c'è un altro elemento che viene ricordato, a mio avviso, troppo poco: il fascismo fu anche il primo esempio europeo di un movimento, che riguardò poi tantissimi Paesi d'Europa, di cui fece parte anche il nazismo. Probabilmente, senza il fascismo di Mussolini non ci sarebbe stato neanche il nazismo di Hitler. Certamente Hitler ha sempre considerato Mussolini prima come un maestro e poi come un fratello d'armi, ha sempre disprezzato gli italiani, ancora di più dopo l'8 settembre 1943, ma non ha mai interrotto quel legame con Mussolini. Sì, quel terribile 8 settembre 1943, pochi giorni prima del 20 settembre, quando la monarchia, i vertici militari e le classi dirigenti del Paese abbandonarono a se stesso il popolo italiano: il re scappò a Brindisi con i più alti vertici militari e lasciò abbandonati a sé stessi, senza ordini, i nostri soldati. In quella storia c'è anche la crescita di una coscienza antifascista nei soldati italiani: prima nella guerra, prima dell'8 settembre, quando erano stati trascinati in guerra senza armi e l'abbigliamento giusto - i nostri soldati chiamavano i nostri carri armati scatole di sardine - in tanti, allora, è cresciuta la coscienza antifascista - pensiamo, ad esempio, alla ritirata di Russia -; poi, di fronte a quell'8 settembre, subito ci furono militari italiani che risposero con le armi ai nazisti - a Porta San Paolo, a Cefalonia; si potrebbero fare tanti esempi - e poi, appunto, la straordinaria scelta degli IMI.
Credo che non dobbiamo dimenticare che quella classe dirigente, quella monarchia, che abbandonò allora il Paese fu la stessa che ebbe grandissime responsabilità nella presa del potere da parte del fascismo e di Mussolini in Italia. Non a caso, Antonio Gramsci parlò, riferendosi alla vittoria del fascismo nel Paese, di sovversivismo delle classi dirigenti. Quindi, c'è un'unità nella lotta antifascista e nella resistenza - nella lotta non violenta di resistenza degli IMI, come nelle altre forme di lotta e resistenza armata dei nostri partigiani - come c'è un'unitarietà nell'universo concentrazionario, nel progetto di oppressione di sterminio del nazismo, sostenuto dal fascismo italiano.
Per questo noi, nel lavorare su questa proposta di legge - anch'io considero molto importante il lavoro unitario che si è fatto, un lavoro che abbiamo costruito in Commissione, il cui relatore Mule' è stato un protagonista e a cui anche noi abbiamo provato a dare un contributo, anche coordinando l'iniziativa dei gruppi di opposizione con il MoVimento 5 Stelle e con Alleanza Verdi e Sinistra -, abbiamo soprattutto insistito su 2 elementi, che sono stati oggetto di emendamenti approvati poco fa in Aula. Il primo è un richiamo molto forte alla complementarietà fra la Giornata del 20 settembre, che stiamo istituendo, e quelle del Giorno della Memoria, del 27 gennaio, e della Festa della Liberazione, del 25 aprile. Non è solo una complementarietà che aiuterà a organizzare meglio la Giornata del 20 settembre, ma è un modo di intendere quella Giornata che, appunto, è dentro una memoria complessiva della lotta di resistenza e della lotta antifascista ed è dentro la consapevolezza di cosa ha rappresentato, complessivamente, il progetto terribile di sterminio, della Germania nazista e del nazifascismo. Poi abbiamo presentato, sia in un altro emendamento sia in un ordine del giorno, testi che sottolineano il ruolo delle associazioni. Intanto, abbiamo chiesto e abbiamo ottenuto una cosa importante: che l'Associazione nazionale degli ex deportati nei campi nazisti fosse tra le associazioni protagoniste del lavoro che imposta questa legge e poi abbiamo sottolineato l'importanza del lavoro delle associazioni. Per quanto mi riguarda, io voglio ricordare, anche qui, tra le esperienze di memoria molto significative che ci sono nel territorio nazionale, il Museo nazionale dell'internamento, a Padova, che viene gestito dall'ANEI e che è accanto al Tempio nazionale dell'internato ignoto, un po' l'Altare della Patria degli internati militari italiani. Ricordo che all'internato militare ignoto l'allora Presidente della Repubblica Scalfaro, , nel 1997 assegnò la medaglia d'oro al valor militare. Quindi, un lavoro associativo importante e, fra le tante associazioni della resistenza e l'antifascismo, abbiamo individuato le tre associazioni - ANEI, ANED e ANRP - che più lavorano sul tema degli internati e che è molto importante siano protagoniste insieme alle istituzioni locali, insieme al Governo, insieme a noi del Parlamento, dell'implementazione e dell'applicazione della legge.
Ecco, io, se posso fare una considerazione finale, penso questo: oggi il Parlamento si unisce su una norma che riconosce una grande esperienza di resistenza e di antifascismo e, quindi, si riconosce sui valori comuni dell'antifascismo e della resistenza, che sono alla base della nostra Carta costituzionale, una Costituzione antifascista, e sono il fondamento della nostra democrazia. È una memoria che rende più forte la nostra democrazia, perché la nostra democrazia ha in quella storia le sue radici profonde e la sua linfa vitale. È molto importante che oggi tutto il Parlamento su questo si unisca: questo non accade spesso, dovrebbe accadere spesso, però, oggi sta accadendo e questo fa di questa giornata una giornata importante .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maiorano. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MAIORANO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi. Come sappiamo, nella cornice drammatica della Seconda guerra mondiale, l'Italia ha attraversato un periodo ulteriormente difficile, confuso e concitato. Tutto inizia l'8 settembre 1943, con la resa dell'Italia agli Alleati e l'armistizio annunciato dall'allora Capo del Governo, Pietro Badoglio. In questa fase si parla di circa 800.000 italiani, militari e civili, internati o deportati con la forza nel territorio del Terzo Reich: italiani imprigionati nei campi di concentramento e utilizzati come forza lavoro per l'economia, soprattutto bellica, della Germania.
La presente proposta di legge mira a dare il degno e giusto riconoscimento a questi nostri connazionali, che si sono rifiutati di collaborare con la Germania nazionalsocialista: molti di essi, circa 50.000, persero la vita nel periodo di prigionia, per malattie, denutrizione, esecuzioni, bombardamenti o stremati dal duro lavoro; altri ne uscirono segnati nel corpo e nello spirito. Se provassimo, solo per un attimo, a immaginare quanto e cosa questa tragedia, prima umana e poi familiare, abbia potuto comportare ai nostri connazionali, concorderemmo tutti sulla bontà di questa proposta di legge.
La nostra storia patria è segnata in ogni epoca da martiri, a volte eroi, a volte vittime innocenti, che, con il loro sacrificio, hanno contribuito alla nascita dello Stato italiano, alla sua crescita e allo sviluppo di un'identità nazionale, la nostra identità nazionale. Noi, come istituzioni, siamo chiamati a riconoscerli tutti, a ricordarli tutti, a restituire loro onore e merito, a conservarne la loro memoria e a consegnarla alle future generazioni, unitamente all'insegnamento che ci hanno trasmesso con la loro testimonianza, il loro impegno e il loro sacrificio. Oggi, aggiungiamo un tassello al mosaico della storia del nostro Paese. Non stiamo, però, soltanto colmando una lacuna nella memoria della patria. Ogni commemorazione sarebbe inutile, se non fosse in grado di trasmettere alle nuove generazioni un patrimonio di valori. Per questo, è così importante l'attività di sensibilizzazione nella scuola che questa proposta di legge, giustamente, prevede. Così come il coinvolgimento delle associazioni storico-combattentistiche che, da anni, lavorano per tener vivo il ricordo di coloro che immolarono la loro vita per la salvezza della patria e rendere loro l'onore che meritano.
È per me motivo di grande orgoglio e di intima soddisfazione il fatto che oggi la Repubblica italiana si ricordi degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi e dedichi loro una giornata, il 20 settembre di ogni anno, al fine di conservarne la memoria. Dico questo perché, tra gli internati italiani, molti indossavano una divisa erano gli IMI, internati militari italiani, e, tra questi, circa 650.000 hanno avuto il coraggio di dire “no”, di rifiutarsi di spalleggiare la Germania nazionalsocialista, anche al costo di rimanere segregati nei campi di lavoro o di esservi trasferiti. È importante, sottolineo, perché spesso siamo portati a ricordare il carattere civile che ha assunto la guerra nell'ultimo biennio, ma altrettanto spesso dimentichiamo questi nostri soldati, la cui fermezza ha avuto un'incidenza rilevante sul prosieguo della guerra. Ragazzi molto spesso poco più che maggiorenni che hanno subito vessazioni, trattamenti duri e opprimenti, ma che hanno tenuto fede alla loro scelta. Senza contare quanti, sempre soldati, neppure sono arrivati a essere internati perché diventati subito oggetto di immediate repressioni. Penso, ad esempio, ai martiri di Cefalonia .
Colgo l'occasione per sottolineare un aspetto - e lo dico a nome dell'intero gruppo di Fratelli d'Italia - noi ricordiamo i nostri militari di ieri, ma siamo a fianco dei nostri militari di oggi. Per noi celebrare i patrioti del passato non ha un valore solamente memorialistico, ma significa agire, con coerenza, in favore di chi oggi serve la nostra Nazione. Per garantire la sicurezza e la pace nel mondo, non si può esulare dal tener conto della tutela e sicurezza dei nostri uomini e donne in uniforme che prestano il loro servizio a difesa della Nazione o che sono impegnati in missioni in varie parti del mondo, in zone di guerra ma anche in quelle minacciate dal terrorismo. Nell'annunciare, quindi, il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia a questa proposta di legge, sottolineo che voteremo senza alcuna riserva o ambiguità, come invece forse qualcuno dai banchi dell'opposizione avrebbe sperato. Lo facciamo perché, come più volte ricordato dal nostro Presidente Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia ha già fatto i conti col passato. Fratelli d'Italia è un movimento giovane e patriottico che, proprio nell'ottica della difesa della patria, lavora per la costruzione di una memoria storica condivisa e a una identità nazionale che non dimentichi il suo passato, le sue vittime e i suoi eroi. Confermo, pertanto, il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1835-A: "Istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Grazie a tutti, anche per mio padre.
Dichiaro così assorbita l'abbinata proposta di legge n. 1851.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1149: Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018.
Ricordo che, nella seduta del 10 settembre, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Preannuncio che consegnerò gli interventi di queste 4 ratifiche, però, visto che si tratta del primo provvedimento, permettetemi almeno alcune considerazioni. In realtà, una cosa che accomuna un po' tutte queste ratifiche è il fatto che si tratta di accordi che ormai risalgono ad alcuni anni or sono. Nel caso di specie, parliamo dell'accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar nel 2018, e, quindi, sono passati un po' di anni. Naturalmente, la giustificazione, in questo caso, è data dal fatto che, sì, venne avviato l'iter, nella scorsa legislatura, dagli Affari costituzionali del Senato, ma poi fu interrotto per il venir meno della legislatura a causa della sua scadenza. Quindi, c'è una giustificazione, ma io credo che dovremmo veramente dar seguito a questi accordi in maniera più veloce, perché, comunque, si tratta di relazioni importanti, innanzitutto tra gli Stati, ma ci sono anche conseguenze, in questo caso, attinenti all'assistenza giudiziaria nella materia penale.
Quindi, il nostro gruppo voterà a favore e consegnerò l'intervento con queste conclusioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole al disegno di legge di ratifica del Trattato, nella consapevolezza che esso contribuirà a promuovere la giustizia, la sicurezza e la cooperazione internazionale, deposito il mio intervento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto a favore del gruppo Azione-PER-Renew Europe e chiedo la possibilità alla Presidenza di depositare il mio intervento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole sulle 4 ratifiche e depositiamo, anche noi di Forza Italia, tutti i 4 interventi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie. Per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Coin. Ne ha facoltà.
DIMITRI COIN(LEGA). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono io, Care', che interverrò…
PRESIDENTE. A noi risultava l'onorevole Quartapelle Procopio. Prego, onorevole Care'.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a discutere un accordo di fondamentale importanza per la cooperazione internazionale nel campo dell'assistenza giudiziaria in materia penale fra l'Italia e il Senegal, soprattutto in questo contesto geopolitico molto instabile che si trova oggigiorno nel mondo. Io ritorno da Varsavia, dove c'è stato un incontro con tutte le rappresentanze dei Parlamenti membri della NATO, dove abbiamo, appunto, discusso anche di questa fondamentale area che è l'Africa. Esprimo, per questo motivo, il mio pieno appoggio alla ratifica di questo Trattato, che rappresenta un significativo e importante passo in avanti negli sforzi continui del nostro Paese per rafforzare la cooperazione giudiziaria internazionale e combattere efficacemente la criminalità transnazionale.
Il Senegal, cari colleghi, con una popolazione di quasi 17 milioni di abitanti, occupa una posizione strategica nell'Africa occidentale, confinando con la Mauritania, il Mali, la Guinea e l'Oceano Atlantico.
Questa posizione lo rende un cruciale nella lotta contro le attività criminali, che spesso attraverso i confini nazionali richiedono un approccio concertato e coordinato fra le Nazioni. Il Trattato si compone di 26 articoli dettagliati, che stabiliscono una cornice giuridica chiara e robusta per l'assistenza giudiziaria. Per esempio, l'articolo 1 definisce gli ambiti di tale assistenza, che includono la ricerca e l'identificazione di persone, la notificazione degli atti giudiziari, l'assunzione di testimonianze e la confisca di proventi illeciti. Queste misure sono essenziali per garantire che la giustizia possa essere amministrata in modo efficace e sicuro.
Di particolare rilevanza è l'articolo 2, che limita il principio della doppia incriminazione ai casi in cui la richiesta di assistenza giudiziaria coinvolga atti che incidono sui diritti fondamentali, come perquisizioni e sequestri. Questa disposizione permette una maggiore flessibilità nell'assistenza, pur mantenendo il rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali.
L'articolo 3, d'altronde, disciplina le circostanze in cui l'assistenza può essere rifiutata o differita, garantendo che essa non sia utilizzata per fini contrari alla legislazione dello Stato richiesto o per motivi discriminatori. Queste salvaguardie sono cruciali per assicurare che l'assistenza giudiziaria sia fornita in conformità con i principi del diritto internazionale e i valori democratici.
Il Trattato designa i Ministeri della Giustizia dei due Paesi come autorità centrali per l'attuazione del Trattato, assicurando una gestione centralizzata ed efficiente delle richieste.
Gli articoli successivi dettagliano le modalità per l'esecuzione delle domande di assistenza, la protezione delle vittime e dei testimoni e le procedure per la costituzione di squadre investigative comuni, fra le altre cose. Infatti, un aspetto particolarmente innovativo del Trattato è l'articolo 18, che prevede la possibilità di costituire squadre investigative comuni. Questo strumento permetterà ai nostri Paesi, l'Italia e il Senegal, di lavorare fianco a fianco su indagini complesse, condividendo risorse, informazioni e competenze in campo reale.
Dal punto di vista economico, il disegno di legge di ratifica prevede un onere complessivo soltanto di 73.079 euro l'anno, a partire dal 2023. Questi costi, relativi a trasferimenti, traduzioni e videoconferenze, rappresentano un investimento modesto ma essenziale per garantire l'efficacia dell'implementazione del Trattato. L'analisi dell'intervento non ha rilevato criticità di ordine costituzionale, né conflitti con le normative dell'Unione europea o con la Convenzione del Consiglio d'Europa del 1959 sull'assistenza giudiziaria. Ciò conferma la piena compatibilità del Trattato con i nostri obblighi internazionali e con il quadro normativo esistente.
In conclusione, cari colleghi, la ratifica di questo Trattato importantissimo con lo Stato del Senegal rappresenta non solo un rafforzamento delle nostre capacità di contrasto alla criminalità transnazionale ma anche un segnale chiaro del nostro impegno a favore della cooperazione internazionale e dei valori della giustizia e della legalità. Invito, quindi, tutti voi ad esprimere un voto favorevole. A nome del Partito Democratico, esprimiamo voto favorevole sulla conferma di questo Trattato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia, annuncio il voto favorevole per questo importante trattato in materia giudiziaria con il Senegal e chiedo la possibilità di depositare il testo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo solo per il resoconto, per annunciare il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra su questo importante provvedimento, anche a carattere giudiziario, con il Senegal .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1149:
S. 613 - “Ratifica ed esecuzione del Trattato di assistenza giudiziaria in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Dakar il 4 gennaio 2018” .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1150: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019.
Rammento che, nella seduta del 10 settembre, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche in questo caso abbiamo un accordo, stipulato ancora nel 2019, e anche in questo caso abbiamo comunque una lettura già avvenuta al Senato. Volevo solo sottolineare l'aspetto positivo del fatto di aver seguito un modello di cooperazione in materia di difesa e, quindi, ritengo che per questa ragione e per altre sia opportuno votare in senso positivo, e chiedo anche di consegnare l'intervento integrale .
PRESIDENTE. Perfetto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati e chiedo l'autorizzazione a depositare il mio intervento.
PRESIDENTE. Perfetto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto a favore del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e chiedo alla Presidenza di depositare l'intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Presidente, dichiaro il voto favorevole e comunico che abbiamo già consegnato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Anche la Lega-Salvini Premier voterà a favore di questo Accordo di cooperazione in materia di difesa con il Ghana. Voglio solo sottolineare l'importanza strategica di questo Paese, tra Golfo di Guinea e Sahel, e dire anche che bisogna stare vicini a questo Paese, perché è a rischio di infiltrazioni jihadiste proprio dal Sahel, confinando con il Burkina Faso.
Si hanno già segnali di tentativi di infiltrazioni di milizie jihadiste .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Di nuovo siamo qui e, a nome del Partito Democratico, anche noi sottoscriviamo e confermiamo il voto favorevole verso questo trattato così importante in questi giorni, perché anch'esso riguarda un'area geopolitica molto instabile, dove la nostra presenza sta diventando sempre più importante. Oggi ci troviamo d'altronde, e concordo con tutti, di fronte a una decisione di grande rilevanza: la ratifica di questo Accordo di cooperazione in materia di difesa con il Ghana è importantissima.
Si tratta di un Accordo di cooperazione ed esprimo, come ho detto prima, il mio pieno sostegno a questa iniziativa, che rappresenta non solo un rafforzamento delle nostre capacità difensive, ma anche un ampliamento delle nostre relazioni internazionali in un'area di cruciale importanza geopolitica, come dicevo prima.
Il Ghana, con una popolazione di oltre 30 milioni di abitanti, si distingue come una delle economie più solide dell'Africa occidentale. La sua produzione di cacao, di cui è secondo esportatore mondiale, e il settore estrattivo costituiscono pilastri fondamentali del suo sviluppo economico. Tuttavia, il Ghana non è solo un economico, ma è anche una nazione di grande rilevanza politica, avendo ottenuto per prima l'indipendenza in Africa subsahariana nel 1957.
Questa storica conquista ha segnato l'inizio di un percorso di autonomia e crescita, che ha portato il Ghana a diventare un membro attivo del Commonwealth, dell'Unione africana e della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale. L'Accordo in esame si propone di stabilire una cornice giuridica per avviare forme strutturali di cooperazione fra le nostre Forze armate e quelle del Ghana, mirando a consolidare le rispettive capacità difensive. Questa collaborazione non si limita soltanto al rafforzamento militare, ma si estende anche a migliorare la comprensione reciproca su questioni di sicurezza globale, promuovendo la stabilità e la pace in quella regione.
Un aspetto fondamentale di questa intesa è il suo potenziale impatto positivo nei settori produttivi e commerciali dei nostri due Paesi. Attraverso questa stretta collaborazione, possiamo stimolare, cari colleghi, nuove opportunità economiche, favorendo investimenti e scambi che porteranno benefici reciproci. Presidente, sono un eletto all'estero e il Ghana fa parte della mia circoscrizione.
Ci sono moltissimi imprenditori italiani che operano in questo Paese ed è per questo motivo che sempre di più dobbiamo cooperare con i Paesi che si trovano in questi continenti emergenti. L'industria della difesa, d'altronde, in particolare, è importantissima e potrebbe trarre grandissimo vantaggio da questa , con ricadute positive sull'innovazione tecnologica e sulla creazione di posti di lavoro. Inoltre, cari colleghi, il contributo del Ghana alle operazioni di con le Nazioni Unite sottolinea l'impegno di questo Paese verso la sicurezza internazionale.
Collaborare con un così dedito alla pace globale rappresenta un valore aggiunto per il nostro Paese, allineando i nostri sforzi con quelli di una nazione che condivide i nostri stessi ideali di stabilità e cooperazione internazionale, come il Ghana. Questo Accordo non solo rafforza la nostra posizione in Africa occidentale, ma contribuisce anche a costruire un futuro di crescita condiviso fra i Paesi e di pace duratura. Esso è un chiaro segnale del nostro impegno a sviluppare relazioni bilaterali basate sulla fiducia reciproca e sul mutuo rispetto.
Per questi motivi, come dicevo prima, invito tutti a considerare attentamente l'importanza di questa ratifica ed esprimo il voto favorevole del nostro gruppo, del Partito Democratico, perché sosteniamo un impegno che non solo migliora la nostra sicurezza e la nostra difesa, ma apre anche nuove strade per la cooperazione economica e politica con una delle nazioni più promettenti del continente africano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. Il Ghana è un Paese estremamente importante all'interno dell'Africa occidentale per la stabilità geopolitica di quell'area, non solo per combattere fenomeni terroristici e instabilità ad essi legate. Pertanto, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, annuncio il voto favorevole e chiedo l'autorizzazione a depositare il testo .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1150:
S. 563 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ghana in materia di cooperazione nel settore della difesa, fatto ad Accra il 28 novembre 2019" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1260: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019.
Ricordo che nella seduta del 10 settembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Preannuncio il voto favorevole del gruppo. Si tratta di un Accordo significativo in materia di assistenza giudiziaria e in materia penale. C'è anche l'esigenza di aggiornare le tecnologie, in modo particolare la videoconferenza per l'audizione di testimoni e imputati, quindi ritengo che sia opportuno andare in questa direzione. Pertanto il voto sarà favorevole e chiedo di consegnare l'intervento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra, che darà il suo assenso a questo Accordo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo Azione-PER-Renew Europe su questo disegno di legge di iniziativa governativa, che procede alla ratifica di un Accordo sottoscritto nel 2019, che riguarda l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 1959 tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia. Ci terrei a spendere due parole per sottolineare un paio di punti, credo, di interesse per tutta l'Aula.
Questo Accordo, questa intesa, ha l'obiettivo di disciplinare specifiche forme di assistenza giudiziaria. Parliamo, ad esempio, dell'audizione di testimoni o imputati attraverso la videoconferenza, così come di rendere più rapide le procedure di cooperazione bilaterale, prevedendo la possibilità di una comunicazione diretta tra autorità giudiziarie competenti. Perché è di particolare rilevanza la ratifica di questo Accordo? Perché esso segue la linea di numerose altre intese che l'Italia negli ultimi anni sta sviluppando a livello bilaterale con Paesi che sono fuori dall'Unione europea. Un aspetto particolare, questa intesa consente alle parti anche di scambiarsi i dati bancari senza che nessuna delle stesse - quindi né l'Italia, né l'Armenia - possa opporre segreto bancario.
Questo è particolarmente importante dal punto di vista del contrasto e della prevenzione della criminalità transnazionale, con specifico riferimento al ruolo delle mafie, che, invece, come sappiamo, prosperano sfruttando le ampie zone grigie della legalità e i vuoti normativi. Per questi motivi, il gruppo Azione-PER-Renew Europe voterà a favore di questa ratifica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. È vero, questa ratifica è molto importante per approfondire il regime generale di assistenza giudiziaria reciproca previsto nel campo del diritto penale e intensificare le relazioni tra le nostre società civili. Colgo l'occasione, Presidente, per salutare l'ambasciatrice Tsovinar, che lascia il nostro Paese e torna in Armenia, grazie ancora. Annuncio, chiaramente, il voto favorevole della Lega-Salvini Premier.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il Partito Democratico voterà convintamente a favore della ratifica di questa Intesa, che va nella direzione della collaborazione, dell'agire rapido e transnazionale indispensabile per dotare gli inquirenti di quegli strumenti efficienti e attuali per combattere le mafie e la criminalità organizzata. Un Accordo importante; è un Accordo che viene siglato con un Paese che è un importante dell'Italia.
Noi sappiamo la storia dell'Armenia, la conosciamo, l'emozione che chi è stato a Erevan prova quando sale le scalinate della cascata, vede la città, il monte Ararat, le origini della nostra cultura, che supera ogni confine; ma ci sono anche i rapporti economici, molto importanti. Noi del gruppo del Partito Democratico abbiamo il Vicepresidente, Toni Ricciardi, che è eletto in quel collegio e che ci ricorda l'importanza dei rapporti, anche attuali, commerciali, i rapporti nel 2023; abbiamo visto un valore dell' italiano in Armenia che ha raggiunto i 334 milioni di euro, con un aumento del 34,2 per cento, un aumento che è rimasto confermato anche in quest'anno, 2024, con lo stesso . C'è una forte capacità di rapporto, che è un rapporto commerciale, che è un rapporto culturale, che è un rapporto sociale e che è un rapporto politico con l'Europa nei confronti dell'Armenia. Questa è una direzione importante per il futuro dell'Europa, perché l'Europa ha la necessità di dialogare, di parlare una lingua fondata sui propri valori, sulla collaborazione anche con quei Paesi che sono, magari, politicamente fuori dal perimetro dei nostri trattati, dei nostri accordi, ma che guardano ai nostri valori, ai nostri princìpi, al riconoscimento di ciò che è la storia oggi europea, e italiana, da un punto di vista positivo.
Per noi questo è molto importante e va al di là dell'adempimento delle singole ratifiche, è un orizzonte di marcia fondamentale per il nostro continente e per il nostro Paese, per questo, nell'intervenire oggi, a nome del gruppo del Partito Democratico, non possiamo che ricordare - come ha fatto il collega Enzo Amendola solo pochi giorni fa -, l'interrogazione che abbiamo presentato a firma Amendola, Provenzano, Quartapelle Procopio, Boldrini, Porta, Fassino e Orlando su quello che è successo nelle ultime settimane. Un atto gravissimo che riguarda i colleghi Fassino e Orlando, che riguarda la senatrice Zampa, il senatore Verducci e anche la senatrice Floridia, che hanno semplicemente partecipato a una votazione a larga maggioranza dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che ha preso una decisione - per le reiterate violazioni di diritti umani e dei principi costitutivi del Consiglio d'Europa di cui si sono rese responsabili le autorità azere e per il fatto che sono state ignorate le ripetute sollecitazioni degli organi del Consiglio d'Europa - con un voto in cui ha espresso una legittima posizione politica.
Di fronte a tutto questo, è stato preso un provvedimento inaccettabile nei confronti di cinque parlamentari, che sono stati inseriti in una lista nera, insieme ad altri parlamentari, da parte dell'Azerbaijan. Ecco, da questo punto di vista, noi vogliamo dire una cosa semplice e chiara. Per quanto riguarda il conflitto atroce che si è svolto in Nagorno-Karabakh, il Partito Democratico ha avuto sempre una posizione lineare, ha sempre chiesto che ci fosse attenzione nei confronti della sicurezza delle persone, nei confronti del rispetto della vita, di quelle persone che sono state colpite da un dramma tremendo e ha chiesto che ci fosse un impegno della comunità internazionale per costruire un percorso di pace. Ma quello che è avvenuto, con questa scelta, nei confronti di alcuni parlamentari, che semplicemente per avere espresso una propria posizione sono stati listati in questa maniera, non riguarda solo cinque parlamentari dell'opposizione, ma riguarda tutti i parlamentari, riguarda tutto il Parlamento e ci deve essere una presa di posizione ufficiale della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica per chiedere la revoca di questo provvedimento ingiusto . È inaccettabile che queste parole non siano ancora arrivate, che la risposta alla nostra interrogazione non sia arrivata e che anche la Presidente del Consiglio, anche il Governo, nei colloqui che stanno andando avanti, non metta da parte le altre valutazioni per dire che non è pensabile, non è accettabile, non è tollerabile che parlamentari che esercitano, nell'ambito delle istituzioni italiane ed europee, le loro legittime prerogative vengano, per questo, listati.
Noi dobbiamo assolutamente pretendere che ci sia una presa di posizione ufficiale, dobbiamo continuare a camminare nella direzione che consenta ai parlamentari di esercitare legittimamente le proprie prerogative, anche attraverso il ruolo fondamentale della diplomazia parlamentare; chi di noi ha avuto l'onore - e ringraziamo gli uffici della Camera, per il grande e prezioso lavoro che svolgono - di partecipare ad azioni di diplomazia parlamentare sa quanto è importante il rapporto, non solo fra i Governi, non solo fra gli Stati, non solo fra le economie, ma anche fra i Parlamenti dei singoli Paesi per trovare percorsi comuni, per affrontare insieme le questioni, per cercare di fare passi avanti, non passi indietro. Ecco, questo atto, che va contro l'importanza e la diplomazia parlamentare, l'importanza del ruolo del Parlamento, è un atto che deve essere condannato.
Noi, oggi, siamo qui per sottoscrivere uno dei tanti accordi che vengono portati avanti, proprio per far sì che i valori e i princìpi dell'Europa possano essere espressi nel dialogo con i Paesi che sono fuori dall'Europa; ecco, noi dobbiamo avere la schiena dritta nei confronti di quei Paesi che calpestano quei princìpi, che calpestano i valori della democrazia parlamentare, che vanno a colpire parlamentari che hanno avuto l'unica colpa - e qui, ancora una volta, noi riconosciamo tutto il nostro sostegno ai parlamentari coinvolti, a Fassino, Orlando, Zampa, Verducci, Floridia - di votare secondo scienza e coscienza per chiedere che tutti i Paesi che dialogano con l'Europa rispettino i princìpi dell'Europa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, signor Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia, annuncio voto favorevole e deposito il testo .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1260:
S. 676 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Armenia inteso a facilitare l'applicazione della Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale del 20 aprile 1959, fatto a Roma il 22 novembre 2019" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1388: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di Polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020.
Rammento che, nella seduta del 10 settembre, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Anche in questo caso, abbiamo un Accordo certamente non recente, ma è importante recepirlo non solo per l'esigenza di cooperazione nel settore della Polizia, ma anche, direi, per il percorso di avvicinamento e, quindi, di allargamento dell'Unione europea, che sappiamo dipendere dallo internazionale del Kosovo ma anche dalla stabilizzazione dei rapporti con la Serbia. Per questa e altre ragioni voteremo in senso favorevole e chiedo di poter consegnare l'intervento integrale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)-M). Sì, grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie. Per debito d'ufficio e loro norma diamo, semplicemente, l'assenso a questo provvedimento, dichiarando il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto a favore del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe su questo disegno di legge, che è una ratifica di un Accordo tra l'Italia e la Repubblica del Kosovo e riguarda la cooperazione in materia di Polizia. Anche su questo, desidero soffermarmi su due aspetti che, credo, possano essere di interesse per l'Aula.
Lo scopo di questo Accordo, che ci apprestiamo a ratificare, è quello di intensificare la cooperazione tra le Forze di polizia dei due Paesi, del Kosovo e dell'Italia, per prevenire e contrastare la criminalità organizzata transnazionale nelle sue varie forme, nonché il terrorismo internazionale.
Perché per noi è particolarmente rilevante questo Accordo? Perché i Balcani sono un'area strategica, come ci ricordano spesso anche il Ministro Tajani e il Primo Ministro Meloni; quindi, è un'area di crescente rilevanza per il nostro Paese, non solo o non soltanto a seguito della guerra di aggressione russa contro l'Ucraina. È quindi necessaria una sempre maggiore collaborazione, anche perché il Kosovo aspira a integrarsi nell'Unione europea e, quindi, azioni di contrasto alla criminalità rappresentano un avvicinamento agli obiettivi europei per una maggiore integrazione nell'Unione europea e, pertanto, questo va assolutamente nella direzione degli interessi del nostro Paese.
L'Italia ha rivestito, poi, storicamente sempre un ruolo molto significativo nella regione - nel Kosovo, in particolare - grazie alla presenza militare che abbiamo nella missione NATO Kosovo e anche per il nostro ruolo di interlocutori diplomatici cardine tra Pristina e Belgrado. Parliamo, quindi, di contrasto al crimine organizzato transnazionale, di reati che riguardano la produzione e il traffico illecito di stupefacenti e, in generale, un avvicinamento degli obiettivi strategici del Kosovo e, pertanto, dell'area balcanica con quelli dell'Unione europea, che sono anche quelli del nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Oggi ci apprestiamo a dare il via definitivo alla ratifica sottoscritta nel novembre del 2020. Il Kosovo ha bisogno di supporto nel processo di stabilizzazione e di avvicinamento alle Istituzioni europee. Ricordo che, nel Nord del Paese, permangono ancora tensioni; c'è quindi la necessità che i Paesi europei - e in particolare l'Italia - continuino a impegnarsi per favorire stabilizzazione e sicurezza. Con questo Accordo, quindi, la nostra Polizia può aiutare il Kosovo in questo processo di costruzione di Istituzioni democratiche e formare nuovi Corpi dedicati alla tutela dell'ordine pubblico. Per tutto questo, il nostro voto è favorevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie. Intervengo per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Presidente, questa ratifica è importante perché in Kosovo sono, purtroppo, interessati fenomeni non solo criminali ma anche di terrorismo e di fondamentalismo islamico. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi voteremo, ovviamente, a favore di questa ratifica. Come le ratifiche che l'hanno preceduta, quella in esame esprime la volontà del nostro Paese di collaborare su questioni importanti di cooperazione giudiziaria e di cooperazione nel settore della sicurezza con vari Paesi del mondo. Questo è l'atteggiamento tradizionale che tiene il nostro Paese sui temi della politica estera e della cooperazione; un atteggiamento da sottolineare ancora di più in ore e in giorni come questi, dove la logica della cooperazione, della vicinanza e del darsi degli obiettivi comuni tra Stati sembra allontanarsi sempre di più nelle difficoltà e nei conflitti crescenti.
Detto questo, in relazione alla cooperazione di Polizia con il Kosovo, hanno detto bene sia la collega Onori che il collega Billi. Da un lato, l'Italia ha un interesse specifico nel rafforzare le relazioni con il Kosovo utilizzando tutti gli strumenti utili, anche gli strumenti di un Accordo di cooperazione come questo, proprio con l'idea di dare a questi Paesi una prospettiva di avvicinamento a ciascuno dei Paesi membri dell'Unione europea, tenendo come obiettivo finale la questione dell'allargamento. Lo diceva la collega Onori, tra l'altro le Commissioni III e XIV sono impegnate in un approfondimento su questo; la Commissione esteri ha fatto anche una recente missione in Kosovo, proprio per ribadire l'impegno del nostro Paese nell'avvicinamento del Kosovo all'Unione europea. Dall'altro lato - lo diceva il collega Billi -, c'è un interesse specifico dell'Italia nella cooperazione di Polizia con il Kosovo, che è uno di quei Paesi che in questi anni, purtroppo, ha mostrato più fragilità e più vulnerabilità rispetto alla penetrazione di reti criminali transnazionali.
È particolarmente importante che il nostro Paese si metta a disposizione di una cooperazione fattiva, costruttiva, anche fatta di progetti di cooperazione, progetti di formazione, progetti di scambio di informazioni - come prevede questo Accordo - proprio in questo settore, perché non c'è più solo una questione di carattere geopolitico rispetto all'allargamento e all'avvicinamento del Kosovo all'Unione europea e al nostro Paese, ma c'è anche un interesse del nostro Paese nel contrastare le reti criminali internazionali. Aiutare il Kosovo a farlo nel modo migliore possibile, rafforzando le capacità di quel Paese e rafforzando la collaborazione con l'Italia, che da questo punto di vista è un Paese che ha delle esperienze importanti nel contrastare le reti criminali internazionali credo sia di particolare interesse. Voteremo a favore per queste ragioni e credo che sia un segnale di intendimento comune di tutte le forze politiche e il voto, credo, sarà unanime.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia esprimo parere favorevole per questa importante ratifica. Come è stato detto precedentemente da alcuni colleghi, quello tra Italia e Kosovo è un rapporto importante, soprattutto in una situazione - quella dei Balcani - in cui il nostro Paese ha investito e deve investire ancora di più per la normalizzazione di una zona sicuramente non facile negli anni scorsi. Pertanto, appunto, annuncio il voto favorevole e deposito il resto del testo.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1388: S. 694. - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Kosovo sulla cooperazione di Polizia, fatto a Roma il 12 novembre 2020" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1830: Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell'autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati.
Ricordo che nella seduta del 16 settembre si è conclusa la discussione generale e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica mentre la relatrice vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85- del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tale fine, i gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice, l'onorevole Grazia Di Maggio, e la rappresentante del Governo, la Sottosegretaria per l'Istruzione e il merito Paola Frassinetti, ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 e segnalati per la votazione.
GRAZIA DI MAGGIOGrazie, Presidente. Rispetto all'articolo 1, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.
PAOLA FRASSINETTI,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100 Manzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. “Ieri entrò il direttore con un nuovo iscritto, un ragazzo di viso e capelli scuri, con gli occhi grandi e neri. Dopo aver parlato nell'orecchio al maestro, se ne uscì lasciandogli accanto il ragazzo, che guardava noi con quegli occhioni neri, come spaurito. Allora il maestro gli prese una mano e disse alla classe: voi dovete essere contenti. Oggi entra nella scuola un piccolo italiano nato a Reggio di Calabria, a più di 500 miglia di qua. Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano. Vogliategli bene, in maniera che non si accorga di essere lontano dalla città dove è nato. Detto questo s'alzò e segnò sulla carta geografica murale il punto dov'è Reggio di Calabria. Poi chiamò forte: «Ernesto De Rossi, come primo della scuola - gli disse il maestro - dai l'abbraccio del benvenuto, in nome di tutta la classe, al nuovo compagno, l'abbraccio dei figliuoli del Piemonte al figliuolo della Calabria». De Rossi abbracciò il calabrese e tutti batterono le mani. «Silenzio» - gridò il maestro - «non si battono le mani a scuola», ma si vedeva che era contento” (anno 1886). Questo è un brano tratto dal libro di Edmondo De Amicis. Chi di noi non ha avuto in casa una copia del libro . Nel 1886 era forse l'unico libro che gli italiani avevano in casa, uno dei pochissimi, un successo editoriale pazzesco, il primo vero In 20 anni raggiunge il milione di copie, se ne fanno riduzioni cinematografiche, televisive, cartoni animati. Viene tradotto praticamente in tutte le lingue del mondo, per esempio in cinese, ma in Cina il libro che è molto popolare, non si intitola cuore, ma si intitola .
Con questo emendamento abrogativo dell'uso del voto in condotta come clava pedagogica, noi vogliamo parlare di amore per l'educazione, perché se il vostro obiettivo è quello di lavorare sull'autodisciplina degli studenti e delle studentesse, sul rispetto reciproco, sul rispetto degli insegnanti, cioè se ritenete che lo strumento del voto in condotta sia una scimitarra per poter punire, bocciare, fermare, dividere e marginalizzare, sappiate che è chiaro che siete in prossimità di un fallimento epocale. Da 50 anni è dimostrato ampiamente che il voto in condotta non migliora i comportamenti, l'educazione e l'apprendimento, anzi genera una serie di comportamenti negativi, soprattutto per i più fragili. Il punto è che voi non avete alcun obiettivo di natura educativa. Ieri l'orrendo disegno di legge Sicurezza e oggi questo provvedimento, che chiamate di tutela dell'autorevolezza del personale scolastico. In due giorni siete riusciti a seviziare la dignità di un Paese che ha dato la luce a Cesare Beccaria, a Don Milani e a Maria Montessori . Voi confondete, anzi desiderate sostituire l'autorevolezza, quella del maestro del libro , che si vedeva che era contento, con l'autoritarismo.
La vostra colpa, quella di cui risponderete quando sarete democraticamente allontanati dalle macerie fumanti che avrete lasciato, fra le tante e anche quelle del mondo della scuola, sarà di avere imposto un'idea di insegnamento sanzionatrice, selettiva e di controllo, in cui l'insegnante è chiamato a punire. Saranno gli insegnanti, quelli che ancora credono nell'amore per l'educazione, a fermarvi. Noi intendiamo la scuola come un luogo di promozione della persona, di riduzione delle differenze, di rimozione degli ostacoli e crediamo che siano gli insegnanti al centro di questo processo, ma voi avete dimostrato di agire senza ascolto e senza confronto non solo con le opposizioni, ma soprattutto proprio con il mondo della scuola, con le famiglie, con gli insegnanti, con le studentesse e con gli studenti. È tutto funzionale a instaurare quel clima repressivo, punitivo, cinico che è, a sua volta, funzionale al vostro progetto: addestrare, fin da bambini, alla paura, alla costruzione del nemico, a pensare il meno possibile, soprattutto addestrare ad obbedire. Nelle vostre intenzioni non c'è intento pedagogico - altro che amore per l'educazione - né alcuna volontà di recuperare comportamenti; solo rigidità e, di fatto, una messa in discussione della valutazione collegiale dell'autonomia dell'insegnamento.
C'è questa differenza fra noi e voi: voi siete per l'autoritarismo, noi - come dice Massimo Recalcati - siamo per l'insegnante o, ancora meglio, per l'educatore, che non è qualcuno che istruisce raddrizzando la pianta storta, né qualcuno che sistematicamente trasferisce i contenuti da un contenitore all'altro, ma è colui che sa portare e dare la parola, sa coltivare la possibilità di stare insieme, sa fare esistere la cultura come possibilità della comunità, sa valorizzare le differenze e le singolarità, animando la curiosità di ciascuno, senza inseguire un'immagine di allievo ideale. Piuttosto esalta i difetti, persino i sintomi, le storture di ciascuno dei suoi allievi, uno per uno. Insomma, è qualcuno che, innanzitutto, sa amare chi impara. A noi piacciono quegli insegnanti e ci piacciono gli studenti con le loro differenze e unicità. A voi piace l'idea di omologarli alla vostra grigia e pericolosa visione del mondo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. La non ammissione all'esame per un voto in condotta - e parlo a nome del gruppo di Azione - è un segnale forte che viene dato ai nostri ragazzi. Ci chiediamo se c'è stata un'attenta valutazione dei motivi eventuali che possano portare a un comportamento non accettabile in classe. Noi pensiamo che sino ad oggi - proprio ora mi sono informata in una scuola prima di intervenire - ci siano organici incompleti nelle nostre scuole. Gli istituti stanno effettuando le chiamate attraverso le messe a disposizione, attraverso le MAD, e non riusciamo a dare continuità educativa ai nostri ragazzi con disabilità. Questo è un aspetto di cui, ovviamente, dobbiamo tenere conto.
Poi c'è il problema delle famiglie - e arrivo sempre al voto in condotta - con, purtroppo, problemi importanti, e pensiamo ai ragazzi che frequentano Scampia, Centocelle, Quarto Oggiaro o Torre Angela. Quale sarà il voto in condotta? Quali opportunità avranno questi ragazzi per arrivare a un 8, a un 9 in condotta piuttosto che non avere una frustrazione anche in questo senso? Che cosa succederà a questi ragazzi, che già a volte vengono respinti dalla vita? Verranno respinti proprio per questo voto in condotta? Verranno bocciati? Diciamo bocciati e ammaccati, perché questo spesso succede ai ragazzi sin dai primi giorni della loro vita.
Mi rendo conto che questa è una provocazione. È una provocazione che porto avanti, come gruppo e anche personalmente, da ben prima dell'inizio dell'anno scolastico, arrabbiatissimi per l'instabilità che c'è nelle scuole italiane, perché ogni anno ci diciamo che all'inizio dell'anno scolastico avremo i docenti in cattedra. Non è così, non abbiamo i sostegni e se la scuola non è pronta né completa allora non è neanche in grado di reggere le difficoltà di questi ragazzi che fanno più fatica ad essere a scuola, a stare seduti nel banco, ad apprendere.
Per i ragazzi vivere tutto questo non è semplicemente un qualcosa che li fa star bene, è certamente qualcosa che provoca ulteriore rabbia e ulteriore frustrazione. E quindi è difficile pensare al voto in condotta quando dobbiamo affrontare tutto quello che la scuola oggi ancora non ha per partire in serenità. Pensiamo che ci debbano essere delle risorse. Ad esempio, nelle scuole servono gli psicologi, non è sufficiente avere lo sportello con lo psicologo per qualche ora alla settimana, perché quello è un benessere che dobbiamo portare vicino ai nostri ragazzi.
All'esterno non riusciranno mai a fruire di uno psicologo. E questo è un tema importantissimo di cui il Governo non può non tenere conto. Ci chiediamo, ad esempio, i motivi dell'abbandono scolastico. Perché abbiamo un abbandono scolastico così forte? Faccio un altro paragone, che potrà forse essere impattante: ieri parlavamo di carceri, parlavamo di recidive e ci dicevamo che arrivano quasi al 70 per cento. Oggi parliamo di scuola e parliamo di ragazzi che faticano ad essere aiutati, ad essere sostenuti, ad essere portati a scuola, perché spesso i ragazzi a scuola non ci vanno, non riescono ad andarci. Perché? Perché a volte hanno paura di essere giudicati.
Allora noi dobbiamo provare insieme, con il Parlamento, con il Governo, ma mettendoci in gioco, a superare tutto questo disagio, prima di parlare del voto in condotta. Tutti vorremmo avere classi ordinate, ragazzi ordinati, che vanno a scuola, che hanno voglia di crescere, di diplomarsi e di laurearsi. Però, guardate, aprendo questa porta, al di là di questa piazza, c'è un'altra situazione, e di questa situazione ci dobbiamo rendere conto !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente, sull'articolo 8, comma 1, riguardo al suo ruolo e alla sua responsabilità per un buon e ordinato lavoro. Credo che dobbiamo interrogarci se questa sia ancora un'Aula di Parlamento. Non è un tema di brusio, faccia la fotografia in questo momento: persone che hanno la schiena rivolta alla Presidenza, colleghi che fanno qualsiasi altra cosa. Siamo in una fase emendativa, stiamo approvando una legge dello Stato, non è un ordine del giorno, non è una cosa… Credo che qua occorra tornare ad avere anche un po' di dignità del nostro lavoro e anche il rispetto delle opposizioni. Il collega Berruto non è che ha fatto un esercizio di stile, non si è riempito la bocca, così. Lei deve tutelarci, deve tutelare la dignità di questo Parlamento, e le chiedo di farlo in maniera formale. Non è accettabile! Siamo tutti stanchi, abbiamo fatto certamente un passaggio lungo e faticoso come quello del DDL Sicurezza, ma questo provvedimento ha un impatto sulla vita di centinaia di migliaia di ragazzi e credo meriti eguale attenzione da parte di tutti, maggioranza e opposizione ! Siamo nel Parlamento della Repubblica italiana!
Siamo già in una situazione per cui, per l'ennesima volta, non c'è la benché minima disponibilità, da parte della maggioranza, a cercare di trovare qualche soluzione condivisa, come sarebbe nelle possibilità. Se a questo aggiungiamo che noi interveniamo nel totale disinteresse dell'Aula, le due cose assieme trasformano il Parlamento della Repubblica e il confronto democratico tra maggioranza e opposizione in un'altra cosa. L'ho già detto, mi scuseranno i colleghi se mi ripeto, ma il passaggio successivo si chiama dittatura della maggioranza.
Avete i numeri, nessuno lo discute, avete vinto le elezioni, ma qui siamo in Parlamento e noi rappresentiamo i cittadini esattamente come li rappresentate voi. Quindi chiediamo rispetto, e lei deve garantire che ci sia questo rispetto !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Purtroppo avevamo e abbiamo tempi contingentati, e abbiamo anche dovuto segnalare pochi emendamenti, per cui abbiamo evitato di segnalare quelli che sapevamo le altre forze dell'opposizione avrebbero segnalato a loro volta.
Per questa ragione avrei piacere di sottoscrivere, a nome del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, l'emendamento soppressivo illustrato dal collega Berruto, proprio perché anche noi siamo convinti che dietro questo provvedimento non ci sia l'amore per l'educazione e per la conoscenza, non ci sia un corretto inquadramento delle difficoltà che gli insegnanti e i docenti hanno nel gestire la classe di fronte all'aumento delle fragilità degli studenti e delle studentesse, ma ci sia solo una posizione completamente ideologica e astratta dalla realtà, che guarda al passato come un tempo migliore, con tanta nostalgia e con l'intenzione, sostanzialmente, di riportare nelle nostre classi quella disciplina autoritaria e quel modello di educazione completamente repressivo che aveva già fallito decenni fa e che continuerà a fallire, tanto più che le difficoltà e il quadro sono completamente mutati.
Questo emendamento, e chiudo, è particolarmente odioso perché, di fronte a una generazione in cui c'è un'epidemia di problemi di salute mentale, in cui si manifestano comportamenti spesso violenti e addirittura di autolesionismo, in cui si vede una crescita dell'abbandono scolastico, pensare di risolvere tutto questo con le bocciature e il voto in condotta non solo fa veramente ridere, in qualche modo, ma dà il segno della miseria culturale del Governo che abbiamo davanti e della sua incapacità di comprendere la società contemporanea .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Anche da parte mia e da parte del nostro gruppo la sottoscrizione di questo emendamento soppressivo. Ne vedremo anche più avanti altri soppressivi nei singoli punti da parte nostra. Giusto due parole prima di entrare nel dettaglio anche degli altri emendamenti: chiediamo di sopprimere tanto di questo provvedimento proprio perché, secondo noi, porta avanti una visione distorta della società e, di fatto, risulta essere l'ennesimo provvedimento inutile e dannoso portato avanti dal Ministro Valditara. Un provvedimento che, però, va contestualizzato, innestandolo nella situazione che ora stanno vivendo le scuole.
Penso che qui un po' tutti, indipendentemente dall'appartenenza di partito, si stiano trovando le caselle e inondate, giustamente, da messaggi di aspiranti docenti e situazioni varie, perché il nuovo anno scolastico è partito con un caos senza precedenti, lo abbiamo tutti visto e lo stiamo vedendo tutti. Quindi, mentre la scuola parte in questo modo, il Ministro si è preoccupato principalmente di portare avanti delle norme che andavano a piazzare delle bandierine identitarie su un'identità totalmente opposta a quella che noi abbiamo.
Dall'altro lato, questo provvedimento va contestualizzato in un disegno più ampio, in cui si evidenzia chiaramente l'indirizzo di questo Governo verso la definizione di un'idea malsana di società, basata sull'intolleranza, sul rigore e sulla limitazione del dissenso, verso un modello educativo che, in questo caso, mira ad addestrare gli studenti, anziché alimentare un pensiero critico. E quindi questo provvedimento, così come altri, va incasellato insieme a quella che è stata una delle prime azioni di questo Governo, come il decreto anti-, e va collegato a questo filo antidemocratico che lo mette insieme alla legge contro gli attivisti climatici e a quella vergognosa votata ieri, ossia il disegno di legge Sicurezza, che all'interno ha delle cose obbrobriose. E tutto questo si può racchiudere, poi, in un unico concetto: se tu protesti, io ti punisco.
Quindi, in questo caso è bene iniziare, per questo Governo, dalle scuole a far capire che devi stare al tuo posto, che non sei nessuno per cambiare le cose che non vanno, che non devi batterti per un mondo migliore, ma è meglio se stai zitto, così, magari, per te esce anche un posto di lavoro malpagato e sfruttato. Andremo a vedere più avanti come questo provvedimento incida, andando a cancellare una cosa buona fatta dal Governo “Conte 2” e va ad indirizzare verso un modello estremamente punitivo la valutazione degli studenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Quelli che governavano questa città e un impero, un paio di millenni orsono, quando non capivano lo scopo di un atto, si chiedevano: ? A chi, a che cosa giova? Per dire: chi ci guadagna? Qual è il vantaggio di questa operazione? Ce lo chiediamo anche noi, perché il Ministro dell'Istruzione e del merito abbia sentito il bisogno di mettere mano, di revisionare la valutazione degli studenti e delle studentesse, l'autorevolezza del personale scolastico e gli indirizzi scolastici personalizzati. Io credo perché, con questa norma, portate a compimento la logica con la quale vi siete inventati il merito nel titolo del Ministero. Come si riconosce il merito e quale merito? Quello di studenti che hanno fatto un salto di qualità, di competenza, di capacità rispetto a quando sono entrati nel ciclo scolastico? Perché questo è il compito dei professionisti che stanno nella scuola: offrire un'occasione per valorizzare risorse inespresse, talenti, talenti sconosciuti e differenziati e questo è il merito che va pesato e valutato, dopo averlo appunto promosso. Voi, invece, certificate, con questo provvedimento, un mero peso, la valutazione come raggiungimento di esiti standardizzati, che possono andare bene magari all'università, con i test a crocette ma non quando si ha a che fare con minori in fase evolutiva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Anch'io volevo sottolineare quanto è mortificante, ormai, il lavoro di questa Camera, dove il Governo porta avanti disegni di legge o decreti nel silenzio della maggioranza, nell'impossibilità di instaurare un dialogo, con un atteggiamento che abbiamo visto sin dall'inizio essere sempre lo stesso verso i ragazzi. Avete iniziato con il decreto avete proseguito con il decreto Caivano; adesso, con questo disegno di legge, ancora una volta, si intuisce l'obiettivo punitivo e repressivo che c'è verso le nuove generazioni da parte di questo Governo, da parte di questa maggioranza che, anziché lavorare per ristrutturare la scuola, valorizzarla, costruire una vera comunità educante, mira a introdurre nuove disposizioni per punire e reprimere ragazze e ragazzi e tutelare l'autorevolezza del personale scolastico. Io credo che questo atteggiamento sia mortificante anche per il corpo docente e per tutti coloro che lavorano nel sistema della scuola. Quindi, ringrazio i colleghi, per aver presentato questo emendamento soppressivo e confido che, in seguito, durante il dibattito, possa esserci un maggior dialogo con i colleghi di maggioranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. A dire la verità, Presidente, qualcuno immaginava che, con l'avvento dello storico revisionista Valditara, si potessero cambiare le sorti della scuola italiana. Tuttavia, Presidente, il Ministro Valditara è anch'egli affetto dal solito virus di tutte e tutti coloro che occupano quel Dicastero: riformare la scuola. Ogni Governo che si sussegue in questa bella e dannata Repubblica, a un certo punto, cosa fa, Presidente? Deve metter mano alla scuola, perché, se non c'è la riforma della scuola che porta il cognome del Ministro di turno, la scuola non si risolve. Guardate, colleghi e colleghe e componenti del Governo: l'autorevolezza non la si costruisce con la norma, non la si costruisce con l'esercizio dell'autorità, ma è una costruzione - se volete - sì, pedagogica, di un profilo lento, faticoso che costruisce credibilità…
TONI RICCIARDI(PD-IDP). …e voi, purtroppo, la state togliendo alla scuola italiana, non la state costruendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Appena insediato nel suo nuovo incarico, il Ministro Valditara commentò pubblicamente un odioso caso di bullismo, definendo giusta l'umiliazione di quello studente e giudicando l'umiliazione - cito - “un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”. Ora, colleghi, se esistesse - e non esiste - un voto di condotta per i membri del Governo, dopo questa uscita, il Ministro sarebbe stato respinto con la più severa delle insufficienze.
C'è un episodio, molto noto, che è stato citato più volte, non in questa discussione e sta nel libro , quello in cui, a un certo punto, Franti fa arrabbiare nuovamente il direttore della scuola, che gli si rivolge con la frase nota: “Franti, tu uccidi tua madre!”. Il commento dell'autore è: “quell'infame sorrise”. Però, vedete colleghi, la scuola non è fatta solamente per Enrico Bottini o Derossi, lo Stato vince quando salva Franti, anche perché nessun ragazzo è un infame . La sola e unica infamia è sostituire l'autorità, che è un bene prezioso della democrazia, con l'autoritarismo e farlo in un Paese che quella degenerazione ha già conosciuto e sofferto è una colpa discretamente imperdonabile .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io mi faccio una domanda e la pongo anche a quest'Aula: rispetto a questa scelta, che ha fatto il Governo, mi chiedo se veramente stiamo incoraggiando un apprendimento consapevole, in un ambiente accogliente e armonico. Sappiamo bene come la scuola abbia l'obiettivo di creare un benessere scolastico ed educativo, dove l'errore non deve essere visto come una punizione, ma un'opportunità di crescita, andando a superare quella paura dell'errore, ma anche della punizione, che crea semplicemente un ambiente punitivo, fatto di ansie e di paura. Lo dico perché credo che ognuno di noi abbia ben a cuore - ed è bene ricordarlo - che la scuola abbia un importante ruolo educativo. Il processo di valutazione è un processo complesso, che serve a descrivere il cammino, il percorso umano e pedagogico dello studente, che aveva trovato nella valutazione una descrizione… scusi, Presidente .
PRESIDENTE. Concluda, onorevole. Per cortesia, colleghi, un po' di silenzio. Recuperiamo un po' di silenzio, vi prego. Onorevole Malavasi, è in chiusura.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Sì, stavo dicendo che la valutazione è un percorso complesso, l'apprendimento è un processo complesso, che richiede la motivazione degli studenti, il dare loro metodo e strumenti e la ricerca di coinvolgimento degli alunni in un rapporto virtuoso tra gli studenti e le loro famiglie. Quindi, la riflessione che faccio è questa: siamo sicuri di incoraggiare, con questa scelta, un apprendimento consapevole e in un ambiente di benessere, che vada a tutela dei nostri studenti ?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. A differenza dei miei colleghi, io penso che questo provvedimento un merito almeno ce l'abbia: quello di aver aperto nel Paese una discussione su cosa significhi educare, che ha coinvolto tante personalità importanti del nostro Paese, tanti esperti di questo settore. È un dibattito che è entrato anche nelle aule delle Commissioni, sin dalle audizioni che furono fatte in Senato. Bene, tutti quelli che abbiamo audito e che sono stati ascoltati hanno spiegato una cosa semplice, tutti: che questo provvedimento non solo è sbagliato, secondo i criteri i criteri della pedagogia contemporanea ed è inutile - perché puntare su questo utilizzo del voto in condotta non produce alcuno degli effetti dichiarati da questo provvedimento - ma che è addirittura dannoso, perché quei comportamenti, che sono spesso spia di un disagio, se criminalizzati, bloccati e cristallizzati dentro quel voto, non producono il miglioramento di quei comportamenti, ma spesso un aggravarsi della situazione.
Quindi, ancora una volta, state chiedendo a quest'Aula di approvare un provvedimento…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). …che non ha alcun valore concreto - ho finito - e che, per pura propaganda, farà pagare un prezzo altissimo ai cittadini italiani, in questo caso ai bambini e ai ragazzi del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Sì, la condotta è importante, bisogna dare il buon esempio. Quindi, diamo un po' di voti di condotta. Lollobrigida Ministro ferma un treno: voto 3. Santanche' insulta un percettore di reddito in televisione, poi è indagata per fondi COVID: voto 2. Delmastro che rivela documenti secretati: voto 3. Sgarbi, basta la parola, Sgarbi: voto zero. Quindi, sì, siamo d'accordo, incominciamo a dare i voti di condotta, ma cominciate a dare l'esempio voi, a punire chi ha una condotta disdicevole .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non vasi da riempire, ma sorgenti da far sgorgare o fiaccole da accendere, a seconda di chi la pronuncia, la Montessori o Plutarco. È questa la frase inflazionata che si usa sempre ogni volta che si vuole dare una parvenza di intento pedagogico positivo a un provvedimento che interviene sulla vita scolastica. A me sembra che l'approccio di questo provvedimento, a conti fatti, sia più quello di mettere un'etichetta sui vasi in base a come e a quanto si muove l'acqua al suo interno e poi si sceglie arbitrariamente, con un colpo di legge, dove mettere una diga o dove spegnere una fiaccola. Ci sono tanti problemi di metodo e di merito che discuteremo all'interno di questo provvedimento nella fase emendativa e penso che ci chiariremo meglio. Ma chi ci ascolta a casa dovrebbe riflettere durante tutta questa discussione su quale dei due approcci e quale delle due idee di scuola, che si scontreranno oggi in Aula, corrisponde meglio a quella frase, della Montessori o di Plutarco che fosse .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Questo disegno di legge - e chiedo di sottoscrivere l'emendamento soppressivo a prima firma della collega Manzi - si inserisce all'interno di una filiera ben precisa che questo Governo sta costruendo, ossia far sì che tutti i cittadini e tutte le cittadine italiane rispondano in coro, in un unico modo: signor sì. Perché quello che si vuole fare è costruire soldati, non persone pensanti, persone responsabili . Il voto in condotta è un voto di discriminazione nei confronti di quelle che sono le fragilità, i disagi, le diseguaglianze che ci sono all'interno del nostro Paese, all'interno del nostro sistema scolastico. È l'ennesimo disegno di legge che vuole trasformare la scuola e questa società in un contesto autoritario dove non viene riconosciuta autorevolezza agli insegnanti che ancora una volta restano precari con gli stipendi più bassi tra tutti i Paesi OCSE, ma per dare valori ai nostri giovani si preferisce la punizione piuttosto che l'educazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mari. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARI(AVS). Grazie, Presidente. È un provvedimento folle. L'autorevolezza dei docenti che inseguite in questo modo dipende dalla qualità della scuola. Per aumentare e migliorare la qualità della scuola in Italia, oltre ad adeguare le retribuzioni, sarebbe necessario intervenire sul numero degli studenti in classe, sulla bellezza delle nostre scuole e sul tempo della scuola, ossia sul tempo in cui i nostri ragazzi rimangono a scuola. Se non si fa questo, non aumenta alcuna autorevolezza e i docenti, come gli studenti, sono vittime di un contesto nel quale sono costretti a fare il loro lavoro. Il voto in condotta, per quello che ho imparato a scuola, non lo diminuirei di peso, lo eliminerei proprio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anni e anni di pedagogia buttati nel cestino, perché, di fronte alle difficoltà educative, il compito di un educatore non è semplicemente quello di punire, come se il voto fosse una sanzione disciplinare in un ambiente di lavoro, ma di accompagnare e di guidare i ragazzi, di favorirne la consapevolezza, acquisendo così l'autorevolezza nei loro confronti, non semplicemente con la paura. Lo dicono tanti insegnanti, ma lo dicono anche tanti educatori, Presidente. Per tanti anni ho fatto quello che si definisce l'educatore di strada, nelle scuole della pace, nelle scuole popolari: non avevamo voto in condotta, ma l'autorevolezza ha guidato tanti ragazzi che si sono fidati e hanno trovato una nuova strada.
Invece no, per voi basta un voto, un elaborato, niente di più facile e di più semplice. Non è questa la strada per favorire un percorso di crescita dei ragazzi. Provare a coinvolgere loro, le loro famiglie, che spesso sono altrettanto disorientate, stringere un patto insieme, promuovere un lavoro comune: purtroppo, non vediamo niente di tutto ciò .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Riprendo alcune considerazioni fatte in precedenza dal collega Berruto e dal collega Cuperlo. Qui il tema è mettere insieme, provare a riflettere - stiamo parlando della scuola, dei ragazzi, del nostro futuro - ed è la differenza tra termini apparentemente simili: “autorevolezza”, “principio di autorità”, “autoritarismo”. Sono termini molto differenti. Nessuno mette in discussione - perché questo poi starà nella propaganda con cui venderete questo provvedimento - il principio di autorità, che è strumento di democrazia, ovviamente funzionale all'organizzazione di corpi complessi, ma il punto è che voi confondete e stravolgete e l'autorevolezza, in realtà, si conquista anche con la formazione maggiore dei docenti. Autorevolezza significa avere aule in grado di dare una risposta a bisogni profondamente cambiati; significa avere scuole moderne; significa avere un approccio comprensivo e inclusivo. Sostituite l'autorevolezza, che inserite anche nella rubrica del provvedimento, con l'autoritarismo.
Sì, ha ragione Berruto, questo provvedimento fa coppia con il DDL Sicurezza. È un modo di vedere una visione della società che noi contrasteremo in ogni modo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Io mi chiedo se il Ministro Valditara sia mai entrato in una classe, in una classe particolare, in una classe del Meridione, in una classe di una zona a rischio. A Caivano hanno fatto bandiera dei loro provvedimenti; hanno strombazzato a destra e a manca l'accompagnare i ragazzi difficili. Ecco, allora mi chiedo se davvero sia mai entrato in una classe, perché probabilmente non sa che esistono i PEI - i piani educativi individualizzati - che non sono per i ragazzi portatori di handicap, ma sono per i ragazzi caratteriali, che sono quelli un po' più difficili.
Ha ragione il collega Fornaro: autoritarismo. Del resto, il Ministro Valditara ce lo aveva già dimostrato con l'umiliazione dei ragazzi, ce l'aveva dimostrato con i lavori socialmente utili. Quello mi augurerei per il Ministro Valditara: lavori socialmente utili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'impressione, leggendo questo provvedimento e anche dal vostro rifiuto di emendarlo, è che stiate cercando di usare il voto in condotta per riempire il vuoto delle risposte che non riuscite a dare alla scuola e agli studenti.
Risposte che la scuola attende su questioni fondamentali, come avere insegnanti da inizio anno, come potenziare i percorsi per contrastare l'abbandono scolastico, come il sostegno per i percorsi che prevengono il disagio crescente fra i ragazzi. E voi pensate di rispondere a tutto questo con la bandierina dell'autoritarismo, con il voto in condotta. Ma credete davvero che i giovani e la scuola si sostengano in questo modo? Ci credete davvero? I giovani si sostengono e la scuola si rafforza dando vero valore alla relazione educativa, facendo sì che i giovani possano essere critici, appassionati e fiduciosi nel futuro; il voto in condotta sta all'opposto di questo percorso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO(PD-IDP). Signor Presidente, signora Sottosegretaria, io volevo riprendere, qui, le parole del nostro Presidente della Repubblica Mattarella durante l'inaugurazione dell'anno scolastico a Cagliari, parole, le sue, sul ruolo della scuola, dell'istituzione scolastica e sulla necessità di rinnovare un'azione volta innanzitutto a prevenire certi fenomeni, incidendo sulle cause profonde, sulla frustrazione, sulla mancanza di modelli positivi e sulla paura del futuro che sta coinvolgendo le nostre giovani e i nostri giovani. Queste parole dovrebbero farci riflettere ancora.
Noi riteniamo che il metodo che voi avete scelto sia il più sbagliato e che confligga con la missione e con la funzione stessa della scuola, che deve formare, educare, accogliere e includere e deve provare a prevenire i comportamenti sbagliati che derivano dal disagio e dalle problematiche che le nuove generazioni in questa fase storica stanno vivendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io penso che la scuola non possa basarsi su un principio di ordine e disciplina imposto, su sanzioni, sul trattare gli studenti come persone da tenere sotto controllo o da ricondurre a delle regole imposte, ma deve essere il luogo in cui far nascere e suscitare l'amore verso il rispetto delle regole, verso lo stare assieme, verso l'accettarsi nelle proprie diversità.
A tal proposito, suo tramite, vorrei richiamare il collega Iaria, perché non è stato bello che abbia dimenticato l'ex Ministro Sangiuliano nella sua pagella di valutazione, perché bisogna includere sempre tutti, non lasciare qualcuno fuori . Quando si parla di scuola bisognerebbe avere il massimo dell'attenzione e della tensione etica e morale, bisognerebbe misurare le parole e capire bene che cosa si sta decidendo. Con questo provvedimento noi diamo un ulteriore colpo alla scuola già in crisi, c'è solo una necessità: ascoltare famiglie, insegnanti e studenti e mettere le risorse necessarie per farla funzionare al meglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Porta. Ne ha facoltà.
FABIO PORTA(PD-IDP). Caro Presidente, cara Sottosegretaria, un grande pedagogista brasiliano, Paulo Freire, parlava di pedagogia depositaria, quella dove si riempiono dei vasi vuoti, contro la pedagogia moderna, che è una pedagogia costruttiva, quella che forma i cittadini, quella, tra l'altro, alla quale si richiama la nostra Costituzione. Ebbene, con questo provvedimento voi ci riportate indietro di quasi un secolo, rinnegate la grande tradizione pedagogica italiana, quella di Maria Montessori e di don Milani, e rischiate di riaprire una ferita che stavamo quasi colmando con gli ultimi dati Istat, che ci dicevano che c'era un recupero dell'abbandono scolastico, della dispersione scolastica.
Non facciamo questo errore, non torniamo indietro, non rinneghiamo parte della nostra più bella tradizione pedagogica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Rileviamo un impressionante e preoccupante filo conduttore nell'azione di Governo e nell'azione di questa maggioranza, cioè una volontà precisa e manifesta di imprimere al Paese una svolta autoritaria e repressiva. L'abbiamo visto ieri nello sciagurato, nel terribile disegno di legge Sicurezza, che è stato approvato, che è pieno di nuovi reati inventati, reati che avrebbero messo in galera anche il Mahatma Gandhi. Si vuole applicare lo stesso stile, la stessa svolta autoritaria e repressiva alla scuola, dove, invece, viene utilizzato il manganello del voto in condotta. Ma la scuola è un luogo dove far crescere giovani donne e giovani uomini e farli diventare cittadini consapevoli e adulti, cittadini che ragionano con la propria testa, e non soltanto “numerini” che dovranno dire sempre e soltanto “sì” a questa maggioranza di destra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. “Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo”, scriveva Salvatore Quasimodo. Io credo che con questa idea autoritaria si torni indietro, probabilmente di almeno una settantina d'anni. Quando andavo a scuola io alle elementari, alla scuola dell'obbligo, con il voto in condotta si pensava addirittura di reprimere le vocazioni delle persone. Noi non abbiamo imparato niente dalla psicopedagogia moderna, che ci dice che, piuttosto che la repressione, conta il coinvolgimento, conta premiare. All'elenco opportuno del collega Iaria, oltre a Sangiuliano, che è già stato citato, metterei anche alcuni parlamentari di quest'Aula dopo che abbiamo visto atti squadristici . Credo che davvero si stiano confondendo la disciplina e l'onore con l'ordine e la disciplina.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Ha ragione il collega Amato: il Ministro dovrebbe, anzi, lo invito a visitare una scuola, senza andare a Sud, basta che venga al centro di Roma, a Trastevere, a Testaccio, e vedere cosa succede nelle nostre scuole. Per quanto riguarda il principio di autorità, certo, autorità autoritarismo, però bisogna sostenerlo questo principio di autorità. Non è possibile che i nostri insegnanti siano sottopagati, che non ci siano i docenti di sostegno, che ci siano 30 studenti con problemi nelle classi . Insomma, il voto in condotta è scandaloso, mi ricorda l'altra misura del presente: la castrazione chimica. Ecco, io le metterei sullo stesso piano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Vorrei aggiungere un ulteriore punto di vista a questo dibattito, nel confermare il nostro sostegno già anticipato dalla collega Ruffino. C'è un dato incontrovertibile, che vede tutte le forze politiche sempre prodigarsi in tanti commenti: quello dell'abbandono scolastico, così drammatico nel nostro Paese. Siamo quinti, in ordine negativo, a livello europeo; anche con le regioni più virtuose siamo ben al di sopra della percentuale europea e abbiamo un dato drammatico nelle principali regioni del Sud Italia. Di fronte a questo, che è un problema per tutti, la domanda è: questo provvedimento introdotto dal Ministro Valditara va a migliorare o peggiorare la condizione dell'abbandono scolastico? È evidente a tutti noi che la risposta sia che andremo a peggiorare, togliendo reali strumenti agli insegnanti, necessari per poter, invece, offrire un percorso davvero inclusivo, come chiede la nostra Costituzione. Penso che la maggioranza dovrebbe fare un'ulteriore riflessione anche in questo senso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Se posso, attraverso di lei, do io una risposta, visto che non sarà il Governo a darla, alla collega Ghio.
La domanda è se pensate davvero che con l'autoritarismo siete in grado di risolvere i problemi di questo Paese: penso di sì, è il vostro brodo di coltura, e non lo vediamo soltanto sul 5 in condotta. È il vostro modello, lo abbiamo visto in questi giorni sulla legge sulla sicurezza che avete trasformato in autoritarismo, lo stiamo vedendo in questa legge, che noi proponiamo di abrogare. Perché - e mi avvio a concludere Presidente - avevo perso di vista la scuola italiana.
Ho due figli in età scolastica che, come tutti i ragazzi, hanno dentro quel fuoco sacro che li porta a contestare qualsiasi cosa, e tutti e due si sono beccati un 5 in condotta, nel corso di questi anni, perché hanno osato contestare. Una ora è all'università, l'altro ha fatto il terzo anno. Lo dico, attraverso di lei, alla maggioranza: noi queste norme le cambieremo, perché nell'alternanza di Governo c'è anche un'alternanza di cultura, di cosa si intende per avere una società civile . Le cambieremo nel loro interesse di manifestare contro un Governo cui saranno contrari e nell'interesse dei loro figli, che potranno andare in una scuola migliore di quella che loro lasceranno dopo questo Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Grazie, Presidente. Questo giudizio sul comportamento a me ricorda un po' la caserma, perché mi ricorda alcune frasi che ho in mente da quando ero bambina: “questa persona ha difficoltà ad obbedire”, “questa persona ha facilità al comando”. È proprio una cosa prettamente militare. Credo che non ci sia bisogno di questo, perché un consiglio di classe, un buon consiglio di classe, deve elaborare un piano strutturale per agire sul comportamento di un ragazzo, e il piano qual è? Giocare sul suo stesso campo, smontare gli atteggiamenti da bullo.
In tanti anni di insegnamento ho imparato proprio questo, perché i ragazzi si sentono con una pistola, alla fine, senza cartucce, ma sentono una sorta di fascinazione in questo, cioè della serie “ha capito come sono fatto”, e imparano a rispettarti. Autorevolezza non vuol dire autoritarismo, perché la scuola è inclusione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, quando si parla di scuola si dovrebbe prestare la massima attenzione e il massimo rispetto, dovrebbero tremare le vene ai polsi quando si interviene sulla scuola perché ad essa è affidato il futuro dei nostri figli e della stessa patria, che voi tanto reclamate come concetto, ma che, per tutti noi, è l'Italia. Mi preme ringraziare i docenti tutti, perché l'impressione è che, non essendoci risorse e vera disponibilità nei confronti della scuola, si interviene con un provvedimento nel quale si confondono severità e rigore con repressione, alimentando una cultura dello scarto, non considerando ciò che accade con la dispersione scolastica di chi viene severamente punito. E poi da chi?
Perché “chi controllerà i controllori”, diceva Giovenale. Bene, don Milani scriveva: “La scuola ha un solo problema. I ragazzi che perde”. E lo posso testimoniare io, che ho partecipato a centinaia di consigli disciplinari in una scuola di periferia in 30 anni di esperienza, e cito qui un mio alunno - andate a cercare - Giuseppe Adorno, a cui hanno sparato alla nuca dopo che era stato allontanato dalla scuola.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
IDA CARMINA(M5S). L'educazione - termino, Presidente - e l'apprendimento hanno a che fare con l'amore, e non lo dico io, lo dice San Giovanni Bosco, la pedagogia salesiana, dove si dice: “I ragazzi per apprendere hanno bisogno di essere amati, ma non solo esserlo, sentirsi amati”. Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Così come è accaduto per la legge che abbiamo appena votato sulla riforma del codice penale, in cui vi siete rifatti al codice Rocco, così la matrice del voto in condotta appartiene alla riforma Gentile. Gli anni sono gli stessi, anche gli intendimenti, e, forse, la direzione in cui volete portare il nostro Paese è, finalmente, chiara. C'è una differenza sostanziale, su cui sono già intervenuti alcuni colleghi, tra due parole fondamentali, che sono autorità e autorevolezza; parole che hanno la stessa radice dal punto di vista etimologico, ma che, però, si declinano in modo assolutamente diverso quando ne approfondiamo quelli che sono gli aggettivi, che sono autoritario e autorevole.
Penso che questa riforma del voto in condotta non abbia nulla di autorevole, ma sia, purtroppo, soltanto una riforma autoritaria…
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). …che non farà bene alla scuola pubblica .
PRESIDENTE. Poiché l'onorevole Grimaldi ha rinunciato al suo intervento a titolo personale, passiamo all'ultimo intervento.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). Grazie, Presidente. Volevo ricordare un incontro che avevo fatto in una scuola, perché, da magistrati, di frequente si andava nelle scuole che esercitavano in contesti in cui vi era un alto indice di camorra o di . Ebbene, una volta mi venne detto di andare a incontrare i ragazzini di V elementare e I media. Naturalmente, durante la notte, quasi non dormii, perché avevo difficoltà a raccontare qualcosa, eppure parlai, dopodiché mi venne posta una domanda da uno di loro: “è vero che quando un boss viene arrestato e un altro prende il suo posto, quel boss, quando esce dal carcere, uccide quello che ha preso il suo posto?”.
Altre domande furono simili, Presidente. Cosa voglio dire? Che questi ragazzi vanno aiutati; se c'è qualcuno che ha una condotta diversa, quella condotta va vista come un disagio e va sostenuto. Bisogna che ci sia comprensione, coinvolgimento, amore, un insegnamento che veramente dia il senso…
FEDERICO CAFIERO DE RAHO(M5S). …di quella che deve essere la società .
PRESIDENTE. Non risultano altri iscritti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Manzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella parte pomeridiana della seduta di martedì 24 settembre.
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 18 settembre, il presidente della Commissione agricoltura ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti di gruppo della Commissione medesima - di posticipare al prossimo calendario dei lavori l'avvio dell'esame in Assemblea, attualmente previsto per la seduta di lunedì 23 settembre, della proposta di legge n. 329, recante disciplina dell'ippicoltura.
A seguito delle intese intercorse fra i gruppi, l'esame del provvedimento non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.
Comunico inoltre che, martedì 24 settembre, alle ore 12,30, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale (settimo scrutinio). La chiama avrà inizio dai senatori.
Conseguentemente, nella medesima giornata, lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni è anticipato alle ore 10,30 e la parte pomeridiana della seduta, con votazioni, avrà inizio alle ore 14,30, anziché alle ore 14.
Avverto altresì che, nella giornata di mercoledì 25 settembre, alle ore 16,15, avrà luogo la commemorazione del deputato Felice Maurizio D'Ettore.
PRESIDENTE. Avverto che, nell' al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi: per l'esame della mozione n. 1-00326 concernente iniziative in materia di parità di genere, con particolare riguardo alle condizioni lavorative, economiche e sociali delle donne; per la discussione generale del Doc. XXII, n. 31-A - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per richiamare in quest'Aula anche a un possibile senso di rispetto delle istituzioni e di dignità una parte della maggioranza di Governo, in particolare Fratelli d'Italia, che si sta distinguendo, in queste ore, per un comportamento inaudito e inaccettabile di fronte all'emergenza che sta colpendo una parte del nostro Paese, e mi riferisco al maltempo in Emilia-Romagna e alla Romagna.
Mentre è ancora in corso l'emergenza, mentre ci sono sale operative attive con Forze dell'ordine, Protezione civile, sindaci, enti locali, mentre un intero tessuto di forze economiche e sociali stanno presidiando un'emergenza, stiamo assistendo ad attacchi inauditi fatti per la campagna elettorale in Emilia-Romagna contro, in particolare, il sindaco di Ravenna, Michele De Pascale. È in corso in questi minuti - cosa mai vista a mia memoria e io ho avuto anche l'onore di fare il sindaco di una città della Romagna - e, mentre sono in pieno svolgimento le azioni per l'emergenza in Emilia-Romagna, c'è una conferenza stampa di un Vice Ministro delle infrastrutture, Bignami, e di un Ministro per la Protezione civile, Musumeci, che stanno attaccando la regione per gli interventi non fatti sulla pianificazione territoriale negli ultimi decenni in Emilia-Romagna. Una cosa di questo tipo credo che non sia mai avvenuta Mentre bisogna essere là, non con gli stivali nell'acqua per fare i ma per capire di cosa c'è bisogno e cosa c'è da fare in questi momenti per le infrastrutture e per le scuole, noi stiamo assistendo a una conferenza stampa da Roma per attaccare un sindaco e i sindaci della Romagna.
Non entro qui nel merito delle disquisizioni sui numeri. I dati sono evidenti: sono stati negati prima gli 8,5 miliardi di danni, per poi portare quella cifra dal Governo all'Europa perché l'Europa potesse dare delle risorse al Paese e all'Emilia-Romagna. Sono stati enucleati proprio in questi minuti tutti gli interventi e i lavori di ripristino del territorio, che hanno visto 402 interventi immediati, 130 già completati, 158 quelli in corso e 114 in progettazione e il tutto per un investimento totale di circa 340 milioni su interventi di somma urgenza, urgenze e programmazione di fondi regionali. Sono avvenuti, poi, 152 interventi per oltre 137 milioni per interventi sui fiumi e per la sicurezza idraulica e per la difesa idraulica altri 267 milioni. Cosa voglio dire? Che per quanto riguarda questa tipologia di interventi, somma urgenza, urgenza e difesa idraulica, subito si sono attivati gli enti locali in raccordo con la Protezione civile e anche il Governo nazionale.
Quello a cui si sta assistendo è inaudito, Presidente. Fate qualcosa, richiamate la Premier Meloni. Prenda l'elicottero, la Premier Meloni, che in Romagna si è vista solo con gli stivali nell'acqua a fare un di promesse - indennizzi 100 per cento ai privati - quando ancora le imprese e le famiglie soffrono e non hanno avuto un euro per gli interventi privati.
ANDREA GNASSI(PD-IDP). Finisco. È evidente a tutti che le condizioni meteoclimatiche sono dovute al cambiamento climatico. Stiamo assistendo al ciclone Boris, che ha spazzato via mezza Europa e ha causato decine di persone ferite e decine di morti. In Romagna stiamo lavorando sull'emergenza. Non ci faremo spaventare dalla conferenza stampa fatta per attaccare il candidato del centrosinistra…
ANDREA GNASSI(PD-IDP). …che si sta occupando di tutti i cittadini emiliano-romagnoli, quelli di destra e quelli di sinistra, e che sta affrontando, insieme alla regione, l'emergenza. La Meloni e il Vice Ministro prendano i mezzi che hanno a disposizione, si rechino sui territori, chiedano ai territori di cosa hanno bisogno e non li colpiscano strumentalmente per campagne elettorali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Abbiamo parlato anche questa settimana, con riferimento a quanto sta accadendo nelle carceri italiane, di una vera emergenza come quella dei suicidi. Dall'ultima mia lettura in Aula, ai primi di agosto, si sono tolte la vita altre 9 persone. Volevamo semplicemente ricordarle in un gesto che vada oltre ai numeri, che sono arrivati oggi a 70. È morto un trentunenne nel carcere di Cremona; si è suicidato un quarantottenne all'interno del tribunale di Salerno; 55 anni è l'età della persona che ha perso la vita nel carcere di Biella; ha 35 anni quella deceduta nel penitenziario di Prato; ha 36 anni la vittima in quello di Parma; della sessantasettesima vittima non si hanno ancora informazioni in merito all'età e al luogo; a Benevento, a 62 anni, si è suicidato il sessantottesimo di quest'anno e, pochi giorni fa, sono deceduti un cinquantenne nel carcere di Roma, Regina Coeli, e un trentaduenne nel carcere di Ariano Irpino.
Noi, come sa, non abbiamo condiviso il decreto Carceri come un problema risolutivo. Siamo visitando tutte le carceri e vorremmo che il Governo si dedicasse a visitarle, perché ci sono anche delle grandi carceri di eccellenza. Parliamo, per esempio, del G7, nel carcere romano di Rebibbia, che è un padiglione che del lavoro e della formazione fa una vera eccellenza nazionale, con tassi di recidiva bassissimi e un'impronta del carcere che è quella che vorremmo: la rieducazione e la dignità umana
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Signor Presidente, ieri sera siamo entrati in possesso di un documento che, purtroppo, ci racconta bene e in maniera drammatica cosa sia diventata la sanità pubblica in Italia. Volendo rimettere in fila i fatti, a gennaio dello scorso anno l'AIFA ha classificato il Nirsevimab tra i farmaci di classe C ripetibili con ricetta limitata, ossia tra quelli vendibili al pubblico su prescrizione dei centri ospedalieri e degli specialisti. Questo farmaco serve per curare una malattia estremamente contagiosa che colpisce i bimbi fino ai 5 anni e si chiama virus respiratorio sinciziale, che è una malattia che ogni anno colpisce 33 milioni di bambini nel mondo, provoca 3,6 milioni di ospedalizzazioni e, purtroppo, la morte di 100.000 piccoli. La decisione dell'AIFA era stata accolta come una buona notizia, tanto che diverse regioni avevano previsto la somministrazione del dispositivo in maniera completamente gratuita, vista anche la particolarità dei pazienti coinvolti.
Ebbene, nella giornata di ieri, il Ministero della Salute ha decretato che così non poteva essere e ha fatto, invece, delle distinzioni tra le regioni che sono in piano di rientro per deficit della spesa sanitaria, praticamente tutto il Sud Italia, più altre regioni, tra cui la regione Lazio, con il risultato che quelle in piano di rientro non potevano garantire la somministrazione del farmaco perché trattasi di prestazioni extra LEA. Allora, in un Paese civile, un Paese che si vanta della propria sanità pubblica, che ha istituito e celebrato il servizio universale sanitario, è mai possibile che un bambino nato in Puglia, in Calabria, in Campania o nel Lazio debba avere meno diritti e meno possibilità di curarsi di uno nato nel Veneto, in Lombardia o in Piemonte?
Mi chiedo se un genitore meridionale debba trovarsi nella condizione di piangere il proprio figlio perché lo Stato italiano ha individuato princìpi contabili sulla prevalenza dell'universalità, dell'equità e dell'uguaglianza. Ma, guardate, la cosa più scandalizzate di tutta questa vicenda è che, dopo le nostre proteste, annunciate attraverso i , il Ministero ha annunciato di aver inviato una nuova circolare, in cui diceva che, sostanzialmente, si era sbagliato e, visti gli evidenti profili di iniquità territoriale, si sarebbe attivato per garantire l'accesso a tutte le regioni. Ora, lo dico semplice: questo è l'antipasto evidente dell'autonomia differenziata, che fa in modo che ci siano due sistemi sanitari, uno di serie A e uno di serie B. Uno che si può permettere l'accesso alle cure per tutti e uno che non se lo può permettere. Tuttavia, guardate, qui il problema non è di iniquità territoriale, il problema, Presidente, vorrei che arrivasse forte al Governo, è che qui si tratta di adempiere o meno al principio contenuto nell'articolo 32 della Costituzione. Si chiama diritto universalistico alle cure . Impari, il Ministro della Salute, a farsi carico di questo presupposto e ci eviti queste barbarie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, per ricordare che oggi, il 19 settembre 1959, nasceva Giancarlo Siani. Oggi a Napoli sono organizzate varie iniziative una in particolare all'ingresso della sede de da parte dell'Associazione studenti anticamorra che, ogni anno, fuori la sede, con il direttore, con i giornalisti de di cui Siani era collaboratore, festeggiano simbolicamente questa data e si incontrano.
Io voglio ricordare a tutti che Giancarlo Siani fu ucciso perché era un giornalista serio, come hanno detto nel film, “giornalista giornalista” che scrisse un articolo, in particolare, che informò l'opinione pubblica che l'arresto del boss oplontino, di Torre Annunziata, Valentino Gionta, era stato possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta, che quindi tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici Casalesi. Per questo articolo, Giancarlo Siani ha sacrificato la sua vita e ancora oggi noi, in Parlamento, dobbiamo prendere esempio da uomini e donne, da “uomini uomini” e “donne donne” che hanno sempre messo lo Stato, l'interesse collettivo e l'integrità davanti a tutti. Noi lo ringraziamo ancora e lo festeggiamo, innanzitutto con la sua comunità e con la redazione de e tutti i giovani che oggi saranno lì .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Braga, sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Vogliamo unirci anche noi - e lo dico a nome del gruppo, delle deputate e dei deputati del Partito Democratico - al ricordo di Giancarlo Siani, una persona che, con il suo sacrificio, ma anche il suo impegno civile, di giornalista impegnato in quelle terre difficili, ha ricordato e continua a ricordare, anche a distanza di anni, a tutti noi l'importanza di battersi affinché, attraverso il libero giornalismo, la libera informazione, si possa contrastare alla radice quella cultura dell'illegalità, della mafia, della camorra che ha portato alla sua uccisione.
Noi abbiamo condiviso con Paolo Siani, fratello di Giancarlo, una legislatura in quest'Aula, le sue battaglie per rafforzare anche quello spirito di solidarietà, di comunità, che sono la base fondamentale per combattere alla radice una cultura dell'illegalità e un terreno fertile, spesso, in cui trova spazio la criminalità organizzata. Sono le battaglie che vogliamo continuare a portare avanti. Lo ricordo in questi giorni in cui tanto ci siamo battuti contro la decisione scellerata del Governo di reintrodurre la norma sulle detenute madri. Voglio che sia un ricordo, quello che facciamo oggi in quest'Aula, ma anche un'affermazione di impegno, non solo di testimonianza, ma di impegno nel portare avanti i valori che Giancarlo Siani ha interpretato in tutta la sua vita di uomo, di giornalista, di militante e che vogliamo continuare a portare nel nostro lavoro, nella vicinanza alla sua famiglia e alla sua comunità che lo ricorda .
PRESIDENTE. Anche la Presidenza si associa a questo ricordo di un giornalista che amava la verità e, per questo, ha pagato.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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