PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FABRIZIO CECCHETTI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 24 settembre 2024, la deputata Maria Rosaria Carfagna ha dichiarato di aver lasciato il gruppo parlamentare Azione-Popolari Europeisti Riformatori-, risultando pertanto iscritta al gruppo parlamentare Misto.
Conseguentemente, ai sensi dell'articolo 5, comma 7, del Regolamento, la deputata Carfagna cessa dalla carica di Segretario di Presidenza.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1830: Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell'autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, il provvedimento che ci accingiamo a votare è una proposta del Ministro Valditara, che spazia dalla revisione della disciplina di valutazione delle studentesse e degli studenti, a disposizioni in merito alle sezioni a metodo didattico differenziato, fino all'istituzione di nuove sanzioni derivanti dalla condanna per i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola.
Cercando di fare ordine nei tre articoli del disegno di legge in discussione, dobbiamo dire innanzitutto che l'articolo 2, composto di ben 13 commi, è volto ad apportare aggiornamenti sulla disciplina in materia di attivazione delle sezioni e delle classi funzionanti con il metodo Montessori nell'ambito della scuola dell'infanzia e della scuola primaria. La modifica principale è volta a eliminare il carattere sperimentale che finora ha caratterizzato il funzionamento con il metodo Montessori delle classi e delle sezioni già gestite dall'Opera nazionale e poi statizzate. Pertanto, tali classi e sezioni verranno rese pienamente operative e a regime. Inoltre, si prevede che l'Opera nazionale Montessori continui a prestare la propria assistenza tecnica alle scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, ove praticato l'insegnamento con il metodo Montessori, secondo quanto sarà previsto in apposita convenzione da stipulare tra il Ministero, l'Opera e le scuole paritarie a gestione pubblica e a gestione privata. L'intento - che non so se sarà possibile raggiungere, ma lo vedremo dal contenuto delle convenzioni stesse e dall'effetto che produrranno - è superare una fase sperimentale che dura da troppo tempo e che dovrebbe consentire di stabilizzare il metodo d'insegnamento montessoriano, oltre a procedere ad istituire un'attività formativa: corsi annuali di differenziazione didattica a metodo Agazzi per le scuole dell'infanzia e a metodo Pizzigoni per le scuole primarie.
Archiviato l'esame dell'articolo 2, mi è d'obbligo passare a note più dolenti e disposizioni che credo non possano essere esenti da critiche. Colleghi, i giudizi formativi, soprattutto quelli relativi alla scuola primaria, sono stati introdotti soltanto nel 2020 e la stesura della norma è stata preceduta da un grande dibattito e da un ampio confronto con tutti gli attori coinvolti dalla riforma. Vi è stato, allora, un grande impegno, un grande investimento pedagogico, che fu compiuto da e con il mondo della scuola. Ora, solo a quattro anni di distanza, sostituire giudizi formativi con giudizi sintetici, non voglio dire che sia sbagliato, ma certamente è sbagliato farlo in un disegno di legge che parla di altro, come ho detto fin qui, e anzi, purtroppo, di molto altro, come poi dirò in seguito. Fare ciò, senza quello che reputo un confronto necessario che sia ampio e partecipato tra soggetti che, la scuola, la vivono e, a scuola, ci vivono, secondo me, è assolutamente errato.
Riguardo poi alle nuove disposizioni sul voto in condotta - al di là del peso maggiore che questo testo attribuisce loro rispetto alla riforma del 2017 e che possono essere più o meno condivisibili a seconda dell'ottica con cui le si guardi e di chi quello sguardo rivolge - stupisce l'irrigidimento complessivo dei criteri per l'assegnazione di un 5 in condotta, che, a nostro modo di vedere, va ad intaccare la legittima e necessaria autonomia delle istituzioni scolastiche. Infatti, colleghi, prevedere che il punteggio più alto, nell'ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico spettante sulla base della media dei voti riportata nello scrutinio finale, possa essere attribuito soltanto se il voto di comportamento assegnato è pari o superiore a nove decimi, rappresenta o una troppa stringente interconnessione tra il risultato didattico e la votazione in condotta, oppure una limitazione dell'autonomia del corpo docenti nella valutazione, il quale, per non penalizzare lo studente, si vedrà costretto ad aumentare la valutazione in condotta, magari non meritata ma che comunque sarebbe risultata ben sopra la sufficienza.
Analizzando, poi, quanto disposto dall'articolo 1, commi 4 e 5, del provvedimento in esame, ritengo che i regolamenti con i quali si dovrebbe procedere a una revisione complessiva della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti non dovrebbero poter prescindere da un accurato esame del Parlamento, ma, soprattutto, degli operatori della scuola e non dovrebbero, certo, essere predisposti all'interno delle stanze del Dicastero, senza che vi sia stata una preventiva e approfondita interlocuzione con docenti e operatori.
Infine, colleghi, dispiace che non sia stata concessa alla Commissione di merito né all'Aula, ormai in seconda lettura - e ormai non lo si fa neanche più per le proposte di legge ordinarie -, la possibilità di apportare modifiche a questo provvedimento. Per quanto riguarda il gruppo parlamentare a cui appartengo, gli emendamenti proposti sono stati pochi e qualificanti e miravano, per lo più, a risolvere i problemi che deriveranno dall'applicazione delle norme contenute nell'articolato. Faccio un esempio. Prevedere che l'attribuzione di un'insufficienza in condotta in fase di valutazione periodica comporti il coinvolgimento dello studente in attività di approfondimento in materia di cittadinanza attiva e solidale impone anche che si prevedano disposizioni volte a estendere le normali polizze assicurative scolastiche e che tali disposizioni contengano la necessaria copertura finanziaria. Queste previsioni sono state bocciate e questo nostro emendamento è stato respinto. Ritengo che quest'Aula avrebbe potuto fare di più e meglio per migliorare un testo che di miglioramenti e di attenzione sicuramente, anche squisitamente tecnica, avrebbe davvero bisogno. Pertanto, tutte queste motivazioni, anche a malincuore su un tema così importante, portano a esprimere, da parte del mio gruppo Italia Viva, un voto contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, la scuola è la palestra di una comunità, la scuola è quel luogo dove si entra “senza” e si esce “con”, la scuola è quel luogo dove ciascuno, stimolato dalle varie discipline, può scoprire realmente la propria inclinazione e, di conseguenza, il proprio posto nella società. Alla scuola, quindi, è assegnato un compito fondamentale. Se noi, come genitori, siamo chiamati a crescere le donne e gli uomini di domani, la scuola è il luogo deputato a renderli cittadini, membri effettivi di una comunità nazionale. Non si tratta solo di trasferire nozioni, di insegnare le regole della grammatica, le regole della matematica, le tecniche del disegno, la storia, la geografia; si tratta di dotare ogni bambino e ogni ragazzo degli strumenti per potersi, poi, confrontare realmente con la società.
La scuola, quindi, ha un valore sociale inestimabile, perché dalla scuola, dalla sua opera formativa dipende il futuro di un Paese. Proprio perché la scuola, per sua natura, è chiamata a trattare il materiale umano, è chiamata a mettere a pieno le mani nell'umano, tutto ciò che la riguarda va maneggiato con estrema cura. Nella scuola ogni bambino si misura, per forza di cose, con gli altri, con i compagni di classe, con se stesso, con le proprie capacità, scopre i propri limiti, ma, cosa ancora più importante, un bambino nella scuola scopre le proprie potenzialità. Su questo punto, il sistema didattico e di valutazione è estremamente importante, perché deve svolgere il ruolo di dare un metro di giudizio facilmente confrontabile, senza che esso appaia come un verdetto sulla persona.
Il passaggio dalla scuola media alle scuole superiori è uno snodo cruciale nella vita di ogni bambino, di ognuno di noi. È una fase della vita in cui non si è più bambini, ma non si è nemmeno ancora ragazzi e, molto spesso, non si è allineati anche fra coetanei in quel percorso che è tutto fisiologico; nella stessa classe abbiamo ragazzi che hanno fatto uno sviluppo completo e altri che sono ancora bambini.
Sono anni in cui il confronto può generare criticità profonde e difficoltà nei comportamenti ed è, quindi, compito della scuola accompagnare ognuno di loro con naturalezza. È qui che la scuola deve far comprendere che ogni bambino, ogni ragazzo non è un numero e non sarà un numero o un giudizio a definire pienamente la sua persona. Ciascuno è importante, ciascuno è prezioso, a prescindere da tutto, semplicemente perché c'è, semplicemente perché esiste e ciascuno è chiamato a fare cose che solo lui può fare al mondo e se gli insegnanti e gli operatori scolastici si faranno sempre più promotori di questa verità, tanti comportamenti scorretti, tanti atti di bullismo verrebbero naturalmente neutralizzati.
Proprio per questo, signor Presidente, è necessario mostrare chiaramente ciò che è scorretto e valorizzare gli strumenti che individuano un comportamento scorretto. Un tempo l'avremmo definita, senza timore, la cosiddetta disciplina. Oggi vi è la consapevolezza che non è utile di per sé un'educazione coercitiva, ma è assolutamente necessario intervenire laddove si manifesti aggressività. Chi si rende protagonista di atti aggressivi va, sì, accolto e compreso, al pari degli altri, tuttavia non è possibile consentire che, in una fase così particolare del percorso di crescita, si individui nella violenza lo strumento di emancipazione e di affermazione di se stessi. È questo, a nostro avviso, l'obiettivo che tutti dovremmo condividere nella revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti.
Il disegno che stiamo trattando prevede, in sintesi, l'equiparazione del sistema di valutazione della condotta in decimi, già applicata nella scuola secondaria superiore, anche alla scuola secondaria di primo grado, cioè quella che noi chiamiamo scuola media, introducendo, poi, la non ammissione alla classe successiva o all'esame di Stato conclusivo del percorso di studi in casi di valutazione di un comportamento inferiore a 6 decimi. Quindi la condotta, quella che ha accompagnato, credo, il percorso scolastico di ognuno di noi in quest'Aula, torna ad avere un peso importante, fino a comportare la non ammissione all'esame di Stato conclusivo in caso di una valutazione inferiore a 6 decimi. Io ricordavo il famoso 7 in condotta, che significava la bocciatura sicura.
Questo ritorno al passato, da molti criticato, nulla ha a che vedere, però, con la volontà di limitare, di assoggettare e di imporre l'autorità. La scuola, di fatto, che cos'è? La scuola è madre, la scuola è padre: è materna perché è chiamata ad accogliere le fragilità, a spronare ciascuno, a tirare fuori quello che ha dentro; è paterna perché è chiamata a mettere dei paletti e dei limiti. Chi non ha limiti non conosce il senso pieno della libertà, che non significa fare quello che si vuole, bensì essere capaci di esprimere pienamente se stessi nel rispetto di tutto e di tutti. I limiti sono necessari: se percorro una strada senza il è chiaro che rischio seriamente di andare fuori strada. I “no”, i limiti sono argini e non divieti, sono indicazioni di corsia e non imposizioni calate dall'alto. Provate a giocare con un bambino piccolo e a dirgli che non ci sono regole: non sarà felice, perché gli sembrerà di non avere una strada da percorrere; se, invece, con lo stesso bambino perderete tempo, spiegandogli come si gioca e quali sono le regole da rispettare, vedrete crescere in lui il desiderio di iniziare il gioco, perché non vedrà l'ora di percorrere la strada che voi stessi gli avrete appena descritto.
Anche nel nostro caso, signor Presidente, il principio del provvedimento è mostrare che ci sono regole che non sono imposizioni ma indicazioni e, soprattutto, sottolineare che all'utilizzo della violenza la società risponde con fermezza e lo fa sin dall'esordio di eventuali comportamenti che possono, invece, degenerare e perpetuarsi, poi, nel tempo.
Poi, in questo provvedimento viene posta un'attenzione particolare alla sperimentazione di diversi metodi didattici, in particolare favorendo la prosecuzione del metodo Montessori. Poi, si apre allo svolgimento, presso le università e gli enti di formazione, di corsi annuali di differenziazione didattica, al metodo Agazzi per le scuole dell'infanzia e al metodo Pizzigoni per le scuole primarie, ai fini del conseguimento della specializzazione necessaria per concorrere all'attribuzione delle relative cattedre.
Infine, un passaggio importante e significativo riguarda la tutela dell'autorevolezza e del decoro delle istituzioni e del personale scolastico, prevedendo che con la sentenza di condanna per i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario a causa o nell'esercizio del suo ufficio e delle sue funzioni è sempre ordinato, oltre all'eventuale risarcimento dei danni, il pagamento di una somma da 500 a 10.000 euro a titolo di riparazione pecuniaria in favore dell'istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa.
Nel complesso, signor Presidente, come Noi Moderati riteniamo questo provvedimento in linea con il rafforzamento del ruolo della scuola, nella crescita dei giovani, nel supporto alle famiglie e nell'educazione dei ragazzi. Per questo è fondamentale il rispetto dei ruoli e la garanzia della libertà di scelta da parte della famiglia del metodo educativo e di istruzione. Puntare su una scuola migliore vuol dire puntare su un futuro migliore. Mi faccia dire, signor Presidente, che riteniamo da sempre centrale il sistema scolastico, perché il sistema Paese ha bisogno di giovani non solo informati ma giovani formati a stare in società con gli altri, perché abbiamo sempre più bisogno di una classe dirigente equilibrata e moderata. Di questo siamo fermamente convinti ed è per questo che, con convinzione, come gruppo di Noi Moderati voteremo a favore di questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Colleghi deputati e colleghe deputate, il voto sul disegno di legge che abbiamo discusso ieri è un altro importante tassello di una riforma dell'istruzione per capitoli che il Governo sta costruendo passo dopo passo, avendo grande cura che l'opinione pubblica, i cittadini e le cittadine non riescano ad avere gli elementi per rintracciare il disegno complessivo e l'ispirazione culturale. Questa scelta, cioè quella di proporre provvedimenti puntuali e parziali, trova, infatti, la sua politica nel bisogno di evitare che si attivino nel Paese quelle assemblee di discussione e riflessione che sicuramente accompagnerebbero una riforma complessiva e a cui seguirebbero, considerate le norme proposte, mobilitazioni e proteste degli studenti, degli insegnanti e delle famiglie, che speriamo ci saranno e che sono già in qualche modo cominciate.
Non c'è nulla, infatti, che faccia più paura a questo Ministro e a questo Governo dell'esercizio di una democrazia piena e partecipata, non c'è nulla che faccia loro più paura dello spirito critico, non c'è nulla che li impensierisca come il dibattito pubblico e aperto sulle finalità dell'educazione e dell'istruzione. Lo dimostra il DDL Sicurezza appena approvato dalla maggioranza in questa Camera, con il quale prevedete di comminare anni di galera a chi manifesta, facendo, ad esempio, un semplice blocco stradale o facendo resistenza passiva. Ci troverete, a questo proposito, oggi sotto il Senato a protestare con tante associazioni e cittadini, tra i quali ci saranno anche molti tra quei giovani che vorreste intimorire e che trattate come criminali in erba fin dal decreto , con cui avete avviato la legislatura.
Non è un caso se di querela in querela, di provvedimento disciplinare in provvedimento disciplinare, di aumento di pena in aumento di pena si sia arrivati anche al punto in cui siamo oggi, cioè quello di reintrodurre il voto in condotta per tentare, tra le altre finalità di cui dirò poi più avanti, di bloccare le occupazioni e le autogestioni che già l'anno passato e quello precedente animarono una riflessione politica tra gli studenti e le studentesse. Non abbiamo dimenticato, infatti, la nota con cui il Ministro Valditara, l'anno passato, ricordò ai dirigenti la necessità di considerare le ripercussioni legali legate all'occupazione come reati che le istituzioni sono obbligate a segnalare alle autorità. Così come non dimentichiamo che più volte avete bocciato una nostra proposta che avrebbe impedito ai giudici di considerare le occupazioni e le autogestioni, in assenza di danni a cose o a persone, come reati relativi all'interruzione di pubblico servizio.
Chiedete alla comunità scolastica di usare le denunce, le bocciature, le condanne e i voti in condotta per silenziare i ragazzi che hanno bisogno, più di ogni altra generazione precedente, di esprimersi, di partecipare a esperienze collettive, di uscire dalla dimensione virtuale del dibattito per riappropriarsi dei propri spazi di vita reale, a partire da quello della scuola. Fa male che a fare tutto questo sia il Governo di Giorgia Meloni, una donna che ha cominciato a fare politica, come molti di noi qui, anche nei corridoi e nelle aule della propria scuola.
Pretendono, Presidente, di chiamare tutto questo educazione e, in tutta franchezza, noi non abbiamo intenzione di permettere che questa parola, educare, questa parola meravigliosa, sia trascinata così in basso e sia riportata indietro di decenni nel suo significato. Non solo perché, come ho già detto, siamo convinti che la reale intenzione del Governo sia quella di indebolire le mobilitazioni studentesche, ma anche perché, pur avendo ascoltato i colleghi di maggioranza in discussione generale, non abbiamo rintracciato nelle loro parole alcun sapere pedagogico, alcun riferimento a dati, ricerche e riflessioni che abbiano qualcosa a che vedere con la ricerca e la sperimentazione più avanzata nei campi della pedagogia, della docimologia e dell'istruzione più in generale.
Lascia basiti, ad esempio, il continuo riferimento alla trasparenza tra le ragioni con cui viene motivata la reintroduzione dei giudizi sintetici nella valutazione alla scuola primaria, quando gli esperti auditi hanno chiarito - e uso per questo le parole del Movimento di cooperazione educativa - che «la ricerca, recepita anche dai documenti nazionali, da tempo ci dice che la sola valutazione ad avere una funzione emancipatrice per il soggetto è la valutazione formativa, quella che non si riduce a fotografare un risultato, allo scopo di classificare o selezionare gli alunni (…). Per sostenere il processo di apprendimento, le modalità valutative devono essere in grado di comunicare qual è il percorso fatto, gli apprendimenti realizzati, i punti di forza e di debolezza riscontrati. La valutazione deve costituirsi come un atto comunicativo che ha utilità per il soggetto e per la sua famiglia. Allora la domanda è: i “gravemente insufficiente” o i “sufficiente” che utilità hanno per un/una bambino/a dai 6 agli 11 anni?». Ne hanno ben poca, Presidente. Lo capisce chiunque sia in buona fede, come ben poco, anzi nulla, hanno detto i parlamentari di maggioranza e il Ministro per rispondere a queste obiezioni, umiliando, con il loro silenzio su questo punto, migliaia di docenti e ricercatori che si interrogano sul proprio lavoro, su come migliorare le proprie pratiche educativo-didattiche affinché siano utili a un percorso di emancipazione democratica dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.
Presidente, è proprio sull'emancipazione che probabilmente non ci troviamo d'accordo con una maggioranza che, al contrario, crede nell'umiliazione come metodo educativo - sono parole del Ministro e non nostre -, nell'addestramento e nella disciplina ottenuta non tramite la consapevolezza, ma attraverso la costrizione e la coercizione. Il ritorno del voto in condotta, declinato in previsioni talmente dettagliate da impedire l'autonomia del collegio docente nella valutazione, è la cartina al tornasole di questa concezione vecchia e superata dell'educazione. Una concezione che non ha mai funzionato e, Ministro, non funzionerà e che può al massimo produrre una subordinazione temporanea, ma che non raggiungerà l'obiettivo di generare una trasformazione della persona in formazione nella direzione dell'autonomia e del rispetto del gruppo classe a scuola e, poi, di quegli altri e di quelle altre la cui libertà e la cui dignità costituiscono i confini naturali ai desideri e alle pulsioni di ognuno.
Avere rispetto, quel rispetto che sentiamo continuamente invocare quando si parla di scuola in quest'Aula, non significa rispettare gli ordini, ma significa rispettare gli altri e le altre, la loro dignità, la loro libertà, la loro integrità. È un concetto ben diverso, un concetto che manca al vocabolario di questa destra, un concetto senza il quale qualsiasi democrazia può trasformarsi velocemente in una democratura o in uno Stato autoritario. Allora, ci chiediamo: volete educare alla democrazia o alla democratura?
Volete educare alla consapevolezza o alla subordinazione? Volete insegnare a pensare in maniera autonoma o addestrare ad eseguire ordini? Non sono domande retoriche, Presidente, sono domande che rivolgiamo a questo Governo, affinché smetta di nascondersi dietro il dito che accusa ogni volta qualcuno, dai giovani agli intellettuali, passando per i poteri forti nella versione complottista, e spieghi invece apertamente la sua idea di società e la sua concezione di democrazia. Sono domande, infatti, che impattano anche sull'ultimo punto su cui vorrei che questa maggioranza riflettesse, ovvero sul ruolo sociale e l'autorevolezza del corpo docente al tempo in cui negazionisti e complottisti delegittimano la scienza e il sapere, al tempo in cui ai giovani il mestiere di sembra più redditizio - e in effetti spesso lo è - del mestiere di insegnare. Ci stupiamo se i ragazzi mancano di rispetto verso i propri insegnanti se sono le istituzioni e lo Stato a mancare per primi di questo rispetto.
A tal proposito, vorrei concludere questo intervento con le parole della lettera di una docente, precaria da 6 anni, abilitata con concorso 2020, che quest'anno sarà disoccupata perché l'algoritmo e i vostri criteri dei concorsi che avete fatto, senza rispetto di chi aveva fatto quello precedente, hanno assegnato il suo posto a un insegnante di seconda fascia, a causa di un meccanismo inefficiente, incomprensibile e ingiusto. Dice questa docente: come per i nostri ragazzi, anche per noi, prima o poi, arriva il momento in cui si diventa grandi. Nel mio caso si chiama ricorso. La mia scuola non era mai stata questo. Non mi ero mai sentita così priva di difese, muta, impotente, come di fronte a quello che è successo quest'anno e a seguito delle ultime riforme. Tutte queste cartelle, tutti questi progetti sono immobili dal 4 settembre, dopo il primo turno di nomine. Quel giorno ho capito che un ingranaggio è saltato per sempre e che il declino della scuola corre su una pista nera come qualcuno che non sa sciare. Mi chiedo se sia davvero questa la lotta che devo fare e quella in cui credo. Vedere ragazzi che abbandonano la scuola, diventano , si perdono. Non poter far nulla, ma anche sentirsi nulla. Essere un numero. Sentirsi muti. Ma essere adulti significa scegliere: vale la pena questa lotta? La miseria umana, la rabbia, il vuoto e l'infelicità sono una responsabilità che ognuno ha verso se stesso. Bisogna scegliersi e dirsi, poi: l'ho scelto. Così, ho comprato un manuale per istruttore amministrativo. Farò ricorso. Se lo perderò lascerò questo lavoro. La scuola sta morendo nell'indifferenza di tutti.
Presidente, noi non vogliamo essere indifferenti e per questo voteremo “no” anche a questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi, ci troviamo a discutere un provvedimento che tocca una delle questioni più delicate e dibattute del nostro sistema scolastico: la valutazione del comportamento degli studenti e l'introduzione di un nuovo peso del voto in condotta. È un tema che suscita comprensibilmente - come abbiamo visto nelle cronache di questo periodo - un grande dibattito, sia all'interno della comunità educativa, sia tra le famiglie, e per questo richiede la nostra massima attenzione e responsabilità. Non possiamo, evidentemente, ignorare i dati allarmanti che ci arrivano dal mondo della scuola e bene fa il Governo ad attivare una riflessione su questo tema.
Negli ultimi anni, le aggressioni agli insegnanti e i casi di bullismo sono aumentati in modo significativo. Secondo le ultime rilevazioni - per condividere qualche numero con i colleghi - i casi di violenza fisica e verbale nelle scuole sono cresciuti del 111 per cento, rispetto a soli 5 anni fa. Non si tratta di episodi isolati, parliamo di un fenomeno che coinvolge decine di migliaia di studenti ogni anno e che, è giusto, richiede una risposta concreta.
Le cronache ci raccontano di insegnanti aggrediti, minacciati, non sempre dagli alunni, talvolta dai genitori. È chiaro che un allarme in questo senso c'è. A nostro avviso, però, se il Governo fa bene ad attenzionare, a fare una diagnosi del problema, non fa altrettanto bene nell'identificare le soluzioni e cercherò di spiegare perché.
Come è emerso anche nel dibattito di ieri, riteniamo che questi episodi riflettano una crisi educativa profonda, che non possiamo risolvere solo con strumenti punitivi e coercitivi. Cito Gianni Rodari, che disse: le parole sono finestre, non sono muri. Se vogliamo affrontare davvero il problema della violenza nelle scuole dobbiamo offrire ai ragazzi delle alternative e delle opportunità di crescita e confronto che, a nostro avviso, nel corpo finale di questa norma non sono sufficienti a bilanciare invece le altre previsioni. Uno degli aspetti che, come Azione, troviamo particolarmente critico e che abbiamo cercato di emendare è il mancato riferimento al ruolo delle famiglie. Come possiamo parlare di alleanza educativa fra scuola e famiglia se il provvedimento non menziona minimamente i genitori, che restano i primi responsabili dell'educazione dei figli? È impensabile immaginare la scuola come una bolla isolata, dove i comportamenti degli studenti si manifestano senza alcun legame con il contesto sociale e familiare da cui provengono.
La scuola, come comunità educante, non può agire da sola e questo non è il pensiero di Valentina Grippo, non è il pensiero di Azione, mi preme ricordare il patto educativo di corresponsabilità che è stato introdotto dal decreto legislativo n. 62 del 2017, che prevede la firma di un accordo fra scuola e famiglia all'inizio dell'anno scolastico. Questo patto deve essere rafforzato e reso più vincolante, coinvolgendo attivamente le famiglie nel percorso formativo dei figli. Non possiamo arrivare alla bocciatura di uno studente, a una sanzione, senza che vi sia stato un coinvolgimento delle famiglie durante tutto l'anno scolastico, attraverso colloqui, segnalazioni e relazioni documentate.
Ci aspettavamo che una norma su questo argomento intervenisse soprattutto a rafforzare questo aspetto che invece, purtroppo, nella pratica scolastica è così disatteso. Infatti, sappiamo che se non vi è questo percorso, non solo le sanzioni saranno inefficaci, ma esponiamo anche l'istituto, l'istituzione e il Governo, poi, per gerarchia, a ricorsi. Peraltro, sappiamo bene che molto spesso il TAR finisce per dare ragione alle famiglie se manca una documentazione sufficiente a giustificare le decisioni della scuola. Il voto in condotta, così come previsto dal provvedimento, può svolgere una funzione educativa importante solo se stiamo attenti a non trasformarlo in uno strumento meramente punitivo. Noi non siamo pregiudizialmente contrari agli interventi di rafforzamento e di aggiornamento che vengono proposti nella norma, ma riteniamo che serva un impianto complessivo che manca nel provvedimento così come arriva alla nostra Aula. L'idea di assegnare un peso decisivo alla condotta nella valutazione complessiva degli studenti deve essere accompagnata da una visione educativa che punti al recupero e al sostegno degli studenti con difficoltà comportamentali e non alla loro espulsione. Non possiamo immaginare di risolvere i problemi della disciplina nelle scuole con una semplice bocciatura o sospensione. Ricordo Maria Montessori, perché è stata citata più volte in quest'Aula nella discussione di ieri, quando diceva che il più grande segno di successo per un insegnante è poter dire: ora i bambini lavorano come se io non esistessi. Si applica ai bambini e si applica ai ragazzi: occorre fornire agli alunni gli strumenti per non essere la peggior versione di sé. Questa è la funzione della scuola e questo è l'obiettivo che dobbiamo raggiungere quando facciamo delle riforme. Naturalmente, come ho detto ieri, non possiamo discutere di disciplina scolastica se non pensiamo alle condizioni degli insegnanti in questo momento, se non pensiamo al fatto che oltre il 30 per cento degli insegnanti oggi è precario e se non pensiamo che abbiamo gli stipendi degli insegnanti più bassi d'Europa. Per essere socialmente stimati, per avere la forza anche di avviare un percorso di risposta a comportamenti indisciplinati o addirittura illeciti, è chiaro che un insegnante si deve sentire forte.
Un altro punto su cui mi preme porre l'attenzione, come ho anticipato prima, è la necessità di aggiornare i decreti delegati del 1974 proprio in quella parte che regola il rapporto fra scuola e famiglia, che io vedo il grande assente in questa norma, e che in generale - abbiamo avuto modo di dircelo anche col Ministro in audizione - è uno dei passaggi importanti da fare a breve nell'ordinamento italiano. Questi decreti sono, non foss'altro per l'anagrafe, ormai obsoleti e non più adatti alle esigenze della scuola moderna.
Invece, dovremmo pensare a nuove forme di collaborazione fra scuola e genitori in modo da coinvolgere attivamente le famiglie nel processo educativo, e non solo quelle che lo fanno spontaneamente e sono attive nella vita della scuola, ma tanto e soprattutto coloro che invece lasciano i ragazzi da soli per varie ragioni che non abbiamo il tempo di illustrare. Solo così potremo affrontare in modo efficace le problematiche che sorgono all'interno della classe.
Non possiamo dimenticare che, parallelamente al tema della condotta, il nostro sistema scolastico soffre di problemi ben più gravi, come l'abbandono e la dispersione scolastica, che sono un'altra faccia di quel disagio che poi si trasforma in violenza. Dobbiamo, sì, condannare, ma nel condannarlo dobbiamo ricordarci che, se un ragazzo abbandona la scuola, la sconfitta non è solo del ragazzo, ma è di tutta la società.
Da ultimo, ce lo siamo detti, c'è il tema delle occupazioni scolastiche. Ne abbiamo parlato ieri. Penso che anche qui servirebbe una riflessione comune per cercare di valorizzare tutte quelle esperienze, naturalmente che non sconfinino nel compimento di reati che vanno oltre la mera occupazione (ce ne sono tante di fattispecie che è giusto perseguire), ma, laddove non ci sia un danneggiamento, la volontà di andare contro le istituzioni scolastiche in quanto tali, ma, invece, ci sia quella di sperimentare una modalità di organizzazione e di percorso autonomo dei ragazzi all'interno del percorso formativo, ritengo più rispettoso dell'autonomia scolastica lasciare alla valutazione caso per caso degli istituti, delle fattispecie che si verificano, perché questo rende meno rigida la valutazione di fattispecie molto diverse, che non possiamo rendere uniformi.
Per le ragioni che ho illustrato, per le perplessità, ma anche perché ci sono alcuni elementi utili, in particolare il fatto di prevedere, per i ragazzi che sono stati destinatari di sanzioni e di richiami, attività volte all'attivazione di percorsi formativi, di percorsi di volontariato - trovo che quella parte sia utile, sia un seme importante, volto più a reinserire il ragazzo che a farlo stare a casa - per questi motivi, dichiaro il voto di astensione del gruppo di Azione.
Concludo con una riflessione di don Lorenzo Milani, che ben si adatta al tema di una scuola inclusiva, capace di offrire a tutti i giovani, specialmente a coloro che sono in situazioni di disagio, reale possibilità di riscatto: la scuola siede tra il passato e il futuro, deve lasciare agli svogliati e ai violenti la porta aperta e la fiducia che si possa cambiare. Questo è il nostro obiettivo e questo è il lavoro che faremo in quest'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Presidente, colleghi, Ministro Valditara, che ringrazio per la sua costante presenza quando discutiamo i provvedimenti, la scuola non è solo un posto in cui si studiano libri e si scrivono compiti, ma è anche il luogo dove ci formiamo come individui, impariamo a conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda. Il diritto all'istruzione non è un'espressione vuota, ma un traguardo che si persegue attraverso la costruzione di un'alleanza e una sinergia virtuosa tra le diverse agenzie educative, prime fra tutte la scuola e la famiglia, condividendo i nuclei fondanti dell'azione educativa.
Il Governo, in questo senso, sta investendo molto. Con Agenda Sud e il piano Agenda Nord ha previsto uno stanziamento complessivo di 220 milioni di euro, con cui mira a contrastare la dispersione scolastica e a potenziare le competenze nelle aree inserite in contesti difficili. Sono stati adottati interventi mirati a beneficio della reale integrazione degli alunni stranieri, che prevedono attività di potenziamento concretamente messe a disposizione dalle scuole.
Inoltre, sono state stanziate nuove risorse per la fornitura gratuita totale o parziale dei libri di testo in favore degli alunni meno abbienti che adempiono all'obbligo scolastico, nonché la fornitura di libri di testo, da dare anche in comodato, agli studenti della scuola secondaria superiore. E poi, ancora investimenti per l'estensione del tempo pieno per ampliare l'offerta formativa delle scuole e rendere le stesse sempre più aperte al territorio. Va poi valorizzato e potenziato il ruolo degli istituti tecnici come autentico ponte tra la scuola e il mondo del lavoro, che sempre di più richiede risorse umane formate e pronte a portare la loro carica di entusiasmo e di energia all'interno delle imprese del territorio.
È anche importante che la scuola continui ad essere un luogo di confronto e di dialogo durante l'orario curriculare e durante le aperture pomeridiane, anche prevedendo la promozione di attività culturali e sportive, in collaborazione con gli enti del Terzo settore e le altre realtà associative presenti nei territori, per permettere alle studentesse e agli studenti di acquisire tutti gli strumenti necessari a confrontarsi con i cambiamenti continui che oggi caratterizzano la società e il mondo del lavoro, anche in seguito ai veloci progressi della tecnologia.
Il provvedimento oggi al nostro esame interviene, soprattutto, sulla modalità di espressione della valutazione periodica e finale degli alunni e degli studenti, nonché sulla valutazione del comportamento degli studenti, quello che comunemente chiamiamo voto di condotta. Per quanto riguarda la valutazione del rendimento scolastico, si interviene sulla scuola primaria, prevedendo che, a decorrere dall'anno scolastico 2024-2025, la valutazione sia espressa con giudizi sintetici, correlata alla descrizione dei livelli di apprendimento raggiunti. Le modalità della valutazione sono definite con ordinanza del Ministro dell'Istruzione e del merito.
Per quanto riguarda la valutazione del comportamento, che consideriamo un intervento di fondamentale importanza, con i cambiamenti che si introducono assumerà maggiore influenza sull'ammissione alla classe successiva e all'esame di Stato conclusivo del percorso di studi. Inoltre, il voto di condotta terrà conto del comportamento tenuto non più nell'ultimo quadrimestre, bensì durante tutto l'arco dell'anno scolastico. Queste innovazioni ci trovano profondamente d'accordo.
Le alunne e gli alunni della scuola secondaria di primo grado non saranno ammessi alla classe successiva o all'esame di Stato conclusivo del percorso di studi, se la valutazione del comportamento sarà inferiore a sei decimi. Per le studentesse e gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori si prevede che, per essere ammessi all'esame di Stato conclusivo del ciclo di studi, l'esame di maturità, nel caso di valutazione del comportamento pari a sei decimi, il consiglio di classe assegni un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale da trattare in sede di colloquio dell'esame conclusivo. Questo elemento di novità è assolutamente centrato e affronta i cambiamenti che stanno, a mano a mano, emergendo. Si ribadisce, inoltre, anche in questo caso, che, con valutazione del comportamento inferiore a sei decimi, il consiglio di classe delibera la non ammissione all'esame di Stato.
Non solo, anche in materia di attribuzione dei crediti scolastici, il provvedimento vuole riconoscere giustamente al comportamento assunto un peso specifico maggiore. Il punteggio più alto, nell'ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico spettante sulla base della media dei voti riportati nello scrutinio finale, sarà attribuito se il voto di comportamento assegnato è pari o superiore a nove decimi.
Colleghi, la scuola è il luogo della formazione e dell'educazione, che diventa riferimento per bambini e ragazzi per molti anni e che, nel trascorrere di questo tempo, affianca la famiglia nel percorso di costruzione della personalità delle giovani e dei giovani.
Un luogo in cui vengono forniti gli strumenti che permettono loro di sbocciare, di entrare in contatto con le proprie potenzialità, di individuare quale strada intraprendere per costruire il proprio futuro e diventare cittadini attivi e consapevoli. Questo avviene non solo tramite la trasmissione dei saperi, ma anche attraverso la crescita relazionale tra pari nel rapporto con l'istituzione, rappresentata sia dai docenti che dall'organizzazione del sistema in generale, e soprattutto tramite il rispetto.
Appare di estrema rilevanza, per noi di Forza Italia, che ci siamo sempre impegnati al fine di migliorare e potenziare il sistema di istruzione e di adeguarlo ai cambiamenti, che la scuola recuperi la propria autorevolezza e il proprio ruolo centrale nella crescita culturale e civile dei più giovani.
Negli ultimi anni abbiamo letto troppe volte notizie di atti di violenza e di inciviltà messi in atto da studenti, e non solo purtroppo, nei confronti dei professionisti dell'istruzione. In questo senso, assume particolare importanza la modifica delle regole in materia di valutazione del comportamento e l'aumento del suo peso nella valutazione complessiva.
È una questione che riguarda il valore che noi vogliamo riconoscere all'importanza di saper agire e crescere nel contesto sociale in cui si vive. È una questione culturale: bisogna restituire alla scuola la considerazione e il valore sociale che, negli ultimi anni, sembrano essersi indeboliti. Il rispetto dell'istituzione scolastica deve partire, innanzitutto, dalla famiglia che rimane non solo la principale agenzia educativa, ma anche la fonte di esempio di comportamento.
Auspichiamo un confronto costante da parte dell'istituzione scuola con le famiglie, il coinvolgimento di queste e degli stessi ragazzi, anche al fine di farci carico, come società, del disagio giovanile, affinché questo trovi uno spazio di ascolto e di accoglimento. In questo senso, è già una battaglia di Forza Italia l'istituzione nelle scuole della figura dello psicologo scolastico. Auspichiamo - ma, in questo senso, mi sembra che ci siano tutti i segnali positivi - l'assunzione, nuovamente, di un ruolo centrale della scuola nella società, anche prevedendo o incrementando le aperture in orario extrascolastico degli istituti, al fine di interagire maggiormente con i territori, operando, in tal senso, anche per prevenire il disagio giovanile, come accennato.
Occorre aiutare le ragazze e i ragazzi a trovare risposte alle numerose domande che la gioventù porta con sé. Il provvedimento, infatti, al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di affermare l'autorevolezza dei docenti delle istituzioni scolastiche secondarie di primo e secondo grado, di rimettere al centro il principio della responsabilità e di restituire piena serenità al contesto lavorativo degli insegnanti e del personale scolastico, nonché al percorso formativo delle studentesse e degli studenti, prevede che, con uno o più regolamenti, si proceda a una revisione complessiva della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti, nel rispetto dell'autonomia scolastica: ciò, sulla base di principi che non si ispirano a una modalità repressiva, ma che intendono intervenire per un'acquisizione di consapevolezza del proprio agire da parte dei ragazzi.
Vorrei sottolineare anche l'importanza di superare la fase sperimentale del metodo Montessori, centrato sulla naturale curiosità e sull'indipendenza del bambino, sviluppando non solo le facoltà cognitive, ma anche i percorsi di crescita. Credo che anche questo sia un elemento importante, soprattutto all'articolo 2 del provvedimento. Come Forza Italia, crediamo che con questo intervento aiuteremo la scuola a tornare ad essere un presidio di educazione e rispetto. Per tali motivi, preannuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia, e, visto che l'anno scolastico è iniziato da qualche giorno, voglio fare un grande in bocca al lupo a studenti, insegnanti, operatori e genitori, perché sia un anno proficuo ed entusiasmante .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gaetano Amato. Ne ha facoltà.
GAETANO AMATO(M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, uno dei più importanti studiosi della fisiologia umana applicata allo sport, il dottore Giuseppe La Mura, cioè colui che ha rivoluzionato i sistemi di allenamento del canottaggio in tutto il mondo, sostiene che per formare un atleta, un campione, occorrono 8 anni. In pratica, se un allenatore che ha per le mani un potenziale campione sbaglia, per poterlo recuperare, chi gli succederà impiegherà 8 anni. Se applicassimo questa teoria alla scuola, chi le succederà dovrà impiegare ben più di 8 anni per riparare ai guasti che lei, con la sua azione, sta causando. Lei aspira a una scuola che utilizza metodi repressivi - ricordiamo il suo “vanno umiliati”, ricordiamo il suo “lavori socialmente utili” -, in cui non contano le volontà dei docenti, né quella dei discenti, ma in cui su tutto imperi il suo verbo: ordine e disciplina.
Lei vorrebbe studenti “futuri operai, non pensanti”, che, silenti, debbano eseguire gli ordini, così come ha fatto lei nel mettere in atto la filiera tecnico-professionale, su dirette disposizioni di Confindustria. E poco importa dei pareri negativi del Consiglio superiore della pubblica istruzione o delle sentenze del Consiglio di Stato; lei va avanti, sentendosi depositario dell'unica verità, la sua, la verità di chi, nella scuola italiana, non è mai entrato e di cui non sa nulla.
Per questo, oggi, invece di preoccuparci dei gravi problemi in cui affoga la scuola tutta, ci ritroviamo a votare un provvedimento inutile, ma nel contempo dannoso ed estremamente pericoloso. Se invece di andare al Convitto a Cagliari per l'inaugurazione dell'anno scolastico, fosse andato a un liceo del , magari avrebbe potuto spiegare che, per evitare l'ennesima figuraccia da incompetenti, per poter avere un numero di classi - classi, non istituti - avete dovuto abbassare il numero di alunni minimo da 27 a 17.
Peccato che, nella stessa sede, non abbia detto al Presidente Mattarella che i docenti italiani sono il fanalino di coda della UE, con un salario medio di 31.000 euro nel 2023, contro i 42.000 euro della media OCSE, malgrado i suoi proclami su aumenti sensazionali. Si vanta di avere centrato il del PNRR, ma dimentica di dire che il a cui si riferisce è un rivisto al ribasso rispetto a quello inizialmente previsto, in quanto i percorsi abilitanti sono stati avviati con un ritardo abnorme, modificando a catena tutte le tempistiche previste, ivi inclusi i percorsi abilitanti, che hanno visto la pubblicazione dei decreti di avvio con un cronico ritardo che ha gettato nella confusione e nella disperazione i docenti che speravano di abilitarsi in tempo utile per essere inseriti nelle GPS prima fascia e di ottenere una supplenza nell'anno scolastico appena iniziato.
E vogliamo ricordare il ritardo con cui i concorsi PNRR sono stati indetti? Un ritardo che, di conseguenza, non permetterà ai partecipanti di aspirare al ruolo prima dell'inizio dell'anno scolastico, visto che, a causa della mancanza delle nomine dei commissari, questi concorsi sono ancora in corso. In tutto questo, c'è l'ombra del secondo PNRR, che dovrebbe essere bandito il prossimo autunno - quindi, a momenti -, anche se, inizialmente, era previsto per febbraio del 2024. E anche qua siete in profondo ritardo, anche perché la fase transitoria, nell'ambito della quale devono svolgersi i due concorsi, termina il 31 dicembre 2024.
La data di pubblicazione del bando di concorso non potrà sforare nel 2025: nel caso in cui questo dovesse accadere, la normativa vigente dovrà essere soggetta a una modifica, in quanto prevede espressamente che, dal 2025, si potrà accedere ai concorsi solamente con l'abilitazione in mano. Tenendo presente però i ritardi accumulati nelle varie procedure e i problemi riscontrati nel primo concorso ancora in corso, siamo sicuri di riuscire a indire il secondo concorso entro il termine previsto del 31 dicembre 2024? Se così dovesse accadere, avremmo il paradosso per cui, nello stesso periodo, vi saranno docenti idonei al concorso non vincitori che dovranno iscriversi, cinque giorni dopo, allo stesso concorso appena superato, per sperare in una futura immissione in ruolo.
E, quindi, dato che le immissioni in ruolo non sono completate, la scuola inizia con il record di precari. Il MEF ha autorizzato 45.000 assunzioni, ma se ne faranno più o meno la metà, poiché le nomine in ruolo provengono dai concorsi, di cui una parte consistente - circa la metà - non si è ancora conclusa. Peraltro, visto che i posti vacanti sono 64.000, vi sarà un buco di 19.000 posti da coprire comunque con supplenze. A questi numeri, vanno aggiunte, poi, le decine di migliaia di posti precari legati soprattutto al sostegno, dove i posti in organico di diritto - 126.000 -, in realtà, si raddoppiano sull'organico di fatto.
E i dirigenti scolastici? Vi siete inventati una procedura ridicola per immettere in ruolo migliaia di dirigenti - e mi dicono esserci, tra questi, un Sottosegretario - che non avevano superato il concorso del 2017. Gli avete riservato il 40 per cento dei posti disponibili e avete escluso i vincitori di concorso che, per problemi personali e documentati, non avevano potuto accettare la nomina. Oltre a questi, anche agli idonei residenti nella provincia di Bolzano.
La procedura, poi, è stata modificata in modo più restrittivo nel successivo concorso per dirigenti scolastici, ancora in corso di valutazione da parte del Consiglio di Stato dopo le decine di ricorsi. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla filiera tecnico-industriale. Ha stabilito chi nomina e chi paga i docenti provenienti dalle industrie? Ha stabilito che fine faranno i docenti che si vedranno la restrizione dell'orario di lavoro e finiranno soprannumerari? Lo ha deciso quando e come assumerà il personale ATA mancante?
Ci sono centinaia di casi dove i dirigenti hanno dovuto chiudere i plessi per mancanza di personale. È appena accaduto anche nella mia città, Castellammare di Stabia. Si è interessato dell'annullamento delle prove pratiche del concorso classe A050 in Lombardia? Nel frattempo, non abbiamo più saputo nulla dei lavori della commissione, capitanata da Loredana Perla, sulla revisione delle indicazioni nazionali per il primo ciclo scolastico.
Potevamo parlare degli scandalosi doppi percorsi abilitanti attraverso Indire, dei soldi pubblici buttati con il CIMEA, dei migliaia di abilitanti all'estero che, malgrado una sentenza della plenaria del Consiglio di Stato, attendono ancora che gli venga validato il titolo; dei precari triennalisti che ci stanno inviando migliaia di di protesta e, invece, siamo qui a dover parlare della norma sul voto in condotta, che, tra l'altro, esautora completamente il consiglio di classe dai compiti che storicamente assolve nel progresso culturale dei ragazzi.
Un provvedimento inutile, che non tiene conto di fattori assolutamente primari nella valutazione dell'allievo, non tenendo conto dell'ambiente da cui proviene, della situazione familiare. È impensabile associare un automatismo, “prendi 6 e sei bocciato”, che comprometterebbe il prosieguo di apprendimento a causa di un voto. Senza contare poi i tempi: spero che qualcuno le abbia detto che le scuole iniziano a settembre. Se questo provvedimento dovesse passare, quest'anno come sarà valutato? La legge sarà retroattiva? Ma tanto, figuraccia più, figuraccia meno, nei confronti delle famiglie… e di questi ragazzi fermati, che poi andranno a rimpolpare prima le statistiche dell'abbandono scolastico e poi quelle delle fila della criminalità, che ne facciamo? Li carceriamo preventivamente o aspettiamo che delinquano, per poi lamentarci della mancanza di sicurezza dei cittadini? Eppure, vi siete vantati, per quanto riguarda Caivano, dell'avere messo in campo immediatamente sport e cultura per togliere i ragazzi dalla strada e poi, ieri, avete bocciato un ordine del giorno che impegnava il Governo a cercare la via dello sport per recuperare i ragazzi. Lei parla di ragazzi addestrati, le piace molto questo termine, come se fossero piccoli animaletti, a cui insegnare qualcosa.
Insomma, signor Ministro, ancora una volta lei porta in Aula un , con lo scopo di mascherare la sua incapacità nel gestire e riformare una scuola che, come detto dal Presidente Mattarella, educhi e formi un cittadino pensante, perché se ne avessimo tanti in futuro, signor Ministro, lei difficilmente occuperebbe il ruolo che sta occupando.
L'onorevole Meloni ha detto che state facendo la storia, è vero, quella dell'avanspettacolo, con nani, ballerini e comici involontari, purché facenti parte del circolo di parenti e amici.
Il MoVimento 5 Stelle lascerà alla maggioranza il piacere di votare questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Beh, sentire parlare di comicità e di scuola da parte di un movimento che ha espresso un Ministro che è agli annali delle cronache quasi dell'avanspettacolo… poi è stato fatto riferimento a un concorso del 2017, ma, Presidente, per suo tramite, mi rivolgo ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: ma voi veramente citate quel concorso dove il vostro Ministro autorizzò lo scorrimento di una graduatoria tale fino al punto da assumere se stessa ? Fu un caso eclatante di conflitto di interessi, per cui, almeno in questo caso, lasciate perdere, non affrontate quel tema, perché fate sempre brutte figure Detto questo…
PRESIDENTE. No, no, colleghi, per favore, lasciamo svolgere la dichiarazione nello stesso silenzio con la quale avete svolto la vostra.
ROSSANO SASSO(LEGA). Io mi sono rivolto alla Presidenza …
PRESIDENTE. Per favore, onorevoli, no, no, si fa silenzio, come hanno fatto silenzio gli altri. Prego, onorevole.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Viviamo in una società dove l'aggressività è ovunque, dove i giovani sono i primi a essere investiti da certi modelli negativi, pensiamo ai fenomeni musicali che inneggiano alla violenza, all'uso delle armi come alla violenza nell'ambito della coppia e contro le donne, alle e ai tanti modelli negativi che intossicano la nostra società. Il rischio dell'emulazione è quindi preoccupante e, di fronte ai ripetuti fenomeni di danneggiamenti nelle scuole e di aggressione nei riguardi dei docenti, del personale ATA e dei dirigenti scolastici, sia da parte degli alunni che dei familiari, di fronte a immagini di scuole devastate, con computer, lavagne sfasciate, immagini di teppismo, di negazione del diritto allo studio, quindi vandalismo allo stato puro, il Governo e il Ministro Valditara hanno deciso di intervenire con la proposta che stiamo discutendo, ma non solo su questo, anche su altro.
Prima ancora, a onore del vero, il gruppo parlamentare della Lega aveva presentato e fatto approvare, nel Parlamento, una proposta di legge che inasprisce le pene per chiunque usi violenza nei confronti dei lavoratori della scuola, e, allo stesso tempo, pianifica tutta una serie di iniziative volte alla prevenzione. Perché la scuola è soprattutto comunità educante, luogo di crescita e formazione, luogo che non può essere più violato dalle intemperanze, se non violenze, di pochi, che restano spesso impuniti. Parliamo di situazioni che hanno inciso sulla serenità generale, che hanno privato migliaia di studenti del diritto allo studio per settimane, a causa dell'azione di minoranze irresponsabili. Pertanto, il Governo ha deciso di porre in essere azioni chiare e concrete. In che modo? Molto semplice, ad esempio, chi occupa e devasta una scuola merita il 5 in condotta e la bocciatura e la famiglia deve rispondere dei danni creati dai pargoli, perché è giusto che non sia più la comunità ad accollarsi i costi dei ripristini, è giusto che, chi rompe, paghi. Così com'è giusto che, se durante la lezione uno studente estrae una pistola ad aria compressa, spara gommini in faccia alla docente mentre svolge la sua lezione e fa riprendere la scena con un telefonino dagli amici e poi la pubblica sui , si becca 5 in condotta e rischia di perdere l'anno o, al massimo, se prende 6 o 7 in condotta, in rispetto del principio di giustizia riparativa e di cittadinanza solidale, non se ne sta comodo a casa, sospeso a giocare davanti alla PlayStation, ma si rende utile alla collettività. Vi fa tanto paura questo concetto? Il Governo ha voluto, grazie al Ministro Valditara e grazie alla Lega, far sentire ai docenti la vicinanza dello Stato. Lo ha detto prima: “Chi aggredisce un professore, aggredisce lo Stato”. Quindi, non deve rispondere soltanto dei danni causati al docente, ma anche alla scuola, perché con l'aggressione viene messa in discussione l'autorevolezza della funzione educativa. E guardate - sempre per suo tramite, Presidente, lo dico ai colleghi delle opposizioni - il rispetto del principio di autorità non è un feticcio della destra, non è un feticcio della Lega. È un principio basilare della nostra democrazia, perché, senza il rispetto del principio di autorità, c'è l'anarchia . Magari a qualcuno di loro potrà piacere, ma noi non lo riteniamo giusto, e il disegno di legge di cui discutiamo interviene, anche con l'aggiornamento della disciplina in materia di valutazione del comportamento degli studenti, al fine di ripristinare la cultura del rispetto nell'ambiente scolastico, di affermare l'autorevolezza dei docenti e di rimettere al centro il principio di responsabilità, restituendo così serenità all'ambiente di lavoro degli insegnanti e di tutto il personale. È un tassello indispensabile di quel complessivo disegno di riorganizzazione e riqualificazione della scuola italiana a cui sta lavorando, sin dal suo insediamento, il Ministro dell'Istruzione Valditara, al quale va davvero il sentito ringraziamento, come gruppo Lega.
Le opposizioni, cosa hanno fatto? Durante la discussione generale, ma anche questa mattina, hanno parlato di tutto, hanno parlato davvero di tutto, senza entrare mai nel merito del provvedimento. E hanno parlato di un approccio sanzionatorio, punitivo, eppure questa proposta prevede meccanismi di recupero che coinvolgono lo studente in attività didattiche, oppure, nei casi più gravi di allontanamento dalla scuola, in attività sociali presso strutture convenzionate con le stesse istituzioni scolastiche. Si cerca, in questo modo, di favorire i processi di riflessione critica e di autovalutazione degli studenti sul proprio operato. Sono necessarie, Presidente, azioni concrete, chiare e dirette per indicare ai giovani la strada, ma serve anche una riflessione culturale, bisogna ridare valore al principio di autorità. Quando un'autorità è legittima - lo ribadisco - è un elemento essenziale per il funzionamento di uno Stato democratico, e questa riflessione deve riguardare anche le famiglie, i genitori, che troppo spesso si limitano a essere amici dei figli, troppo spesso fanno i sindacalisti dei figli, genitori che non capiscono che essere troppo amici dei ragazzi, soprattutto se adolescenti, non fa l'interesse dei propri figli, genitori che purtroppo, a volte, rompono quel patto, quell'alleanza con la scuola e finiscono con l'incidere negativamente sull'educazione dei figli, giungendo addirittura ad andare a scuola a prendere a sberle la signora maestra, perché ha messo una nota a un bambino. Quello è un disastro educativo, la famiglia deve intervenire, quindi questa riflessione è fondamentale. Occorre rimettere al centro il rispetto delle regole, così come bisogna affermare, proprio partendo dalla scuola, la cultura del rispetto verso la persona, e sbaglia chi, dai banchi dell'opposizione, ha parlato di una scuola retriva, antidemocratica, autoritaria, reazionaria. Allora, mi chiedo, Presidente: è una scuola antidemocratica quella in cui chi occupa, distrugge, rompe poi deve pagare i danni di tasca propria, e non più a spese della collettività? È una scuola retriva quella in cui, se uno studente reitera condotte gravemente indisciplinate, prende 5 in condotta e viene bocciato?
È una scuola autoritaria quella in cui si pretende il rispetto per l'insegnante da parte di tutti, di studenti e genitori, e dove magari, consentitemi, quando un professore entra in classe gli studenti si alzano in piedi in segno di rispetto e dicono “buongiorno”? È una scuola reazionaria quella in cui è garantita agli alunni la parità nelle condizioni di partenza ma non in quelle di arrivo, dove chi più si impegna più merita?
Ecco, vedete, la nostra idea di scuola riflette la nostra visione della società in relazione ai giovani ed è a loro che mi rivolgo in conclusione del mio intervento. La nostra visione è quella della cultura del merito, del rispetto delle regole, dello sviluppo di una coscienza critica e di un sano e adeguato processo formativo.
Il modello della sinistra, invece, è diametralmente opposto: “no” al merito, nessuna responsabilità, sempre eccessiva libertà, quando non proprio anarchia; libertà di occupare, libertà di spaccare tutto, non di manifestare, libertà di drogarsi. Ebbene, cari ragazzi, queste sono tutte libertà che sono state create per usarvi, altro che “zitti e buoni”, “ma diversi da loro”, come qualcuno ha detto qualche giorno fa. Vi vogliono tutti uguali, tutti omologati e allineati al pensiero unico globale; giovani privi di radici, privi di identità, magari fluidi, né maschi, né femmine, oggi di qua, domani chi lo sa.
Ho sentito addirittura parlare di pedagogia nera da parte di qualche collega, un nuovo concetto da parte di colleghi che, evidentemente, o non hanno fatto studi pedagogici oppure non mettono il piede in una classe da qualche anno, forse fin dai tempi in cui erano studenti. A qualche collega, che ha ciarlato di pedagogia, sinceramente suggerisco di tornare sui libri a studiare un po' come vengono coniugati determinati verbi. Probabilmente non conoscono il concetto del “no” nella pedagogia. Il valore di un “no”, colleghi, è un concetto basilare della pedagogia dell'educazione, perché i “no” aiutano a crescere, servono in famiglia e servono anche a scuola.
Durante la discussione - e davvero concludo, Presidente - e nell'analisi degli emendamenti di questo provvedimento ho sentito dire, a qualche collega, che noi avremmo una visione distorta e che l'autorevolezza non si trasmette con una norma. Io chiedo, per suo tramite, ai colleghi di provare a chiederlo ai docenti, agli insegnanti, alle maestre e ai maestri cosa pensano di questa norma, cosa pensano della riforma del voto in condotta. Sono gli stessi insegnanti che la sinistra ha illuso per decenni, chiedendo loro il voto ma poi seducendoli e abbandonandoli, anche a causa di quella che il professor Ricolfi ha definito la deriva progressista nelle scuole, dove la figura del docente, un tempo autorevole, oggi è finita in basso, sempre più in basso, quasi agli ultimi posti della nostra società.
Allora, c'è tanto da fare per risanare la nostra scuola dopo decenni caratterizzati, appunto, dalla deriva progressista che tanto le ha nociuto, ma siamo al lavoro umilmente per migliorare la nostra scuola nell'interesse più importante, che è quello del nostro capitale invisibile, il nostro capitale umano, i nostri ragazzi. Esattamente due anni fa, Presidente, il 25 settembre 2022, siamo stati votati dagli italiani anche per questo, per una scuola autorevole, meritocratica e libera, libera da certe derive ideologiche che i cittadini non vogliono, e grazie alla Lega e grazie al Ministro Valditara posso dire che stiamo mantenendo la promessa. Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier sul provvedimento in esame .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Anna Ascani. Ne ha facoltà.
ANNA ASCANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Voglio iniziare questo mio intervento citando le parole del Presidente Mattarella qualche giorno fa a Cagliari, dove è stato inaugurato il nuovo anno scolastico. Il Presidente ha detto: “La scuola è movimento. Non si ferma. È una strada su cui camminare insieme, giovani e adulti” e non c'è niente di più vero. In un mondo che cambia la scuola, attraverso l'educazione, anticipa il futuro, anzi di più lo immagina, lo sogna, lo costruisce insieme ai bambini, ai ragazzi, alle ragazze e alla comunità educante. Lì, in prima fila, ad ascoltarlo c'era il Ministro Valditara, che ringrazio per la sua presenza oggi in Aula, e sicuramente avrà detto: io sto rappresentando questo movimento.
Molti sono i provvedimenti che Valditara ha portato in Aula e in Commissione, tra cui molti decreti ministeriali; l'ultimo sostituisce alle MAD gli interpelli e chiunque sia entrato in una scuola sa il caos che questa presunta novità ha provocato. È vero, di movimento nella scuola ce n'è; peccato che sia un movimento all'indietro, perché quello che questo Governo sta facendo alla scuola italiana è riproporre un modello di scuola che speravamo di aver consegnato ai libri di storia, cioè una scuola che separa, che separa i ricchi dai poveri, che separa chi ce la fa da chi non ce la fa, una scuola che torna a proporre i ghetti. Vi vergognate di quello che alcuni vostri esponenti dicono apertamente? Ma in fondo è questo quello che pensate, che gli elementi di disturbo debbano essere eliminati, confinati altrove.
Anche questo provvedimento, purtroppo, è uno di quei movimenti che serve a riportare indietro la scuola. Sì, perché dal dopoguerra in avanti la scuola è stata altro. Con la riforma della scuola media unica la scuola era diventata il luogo nel quale ci si poteva emancipare da una situazione di povertà , nel quale un ragazzo che nasceva povero poteva sperare che, valorizzando il suo irripetibile e unico talento, il proprio destino fosse diverso da quello che era stato scritto per lui nel certificato di nascita. No, questa scuola la volete cancellare, ci volete riportare indietro. Ecco, dunque, come si spiega il contenuto di questo provvedimento. Questo provvedimento cancella, con un tratto di penna, i giudizi descrittivi. Quando li introducemmo nel 2020 non lo facemmo per un capriccio, ma lo facemmo dopo aver ascoltato pedagogisti, scienziati, dopo aver ascoltato la scuola, gli insegnanti, gli studenti, le famiglie. Lo facemmo perché, fino ad allora, era un numero a definire l'apprendimento di bambini e bambine; un numero, come una sentenza, doveva dirci a che punto era un bambino di 7 o 8 anni. Oggi voi vi rifiutate persino di fare il punto su quella riforma a 4 anni di distanza, vi rifiutate di approvare quegli emendamenti con i quali vi abbiamo semplicemente chiesto di capire cosa ha funzionato e cosa no in quella riforma e magari di correggerne i limiti, perché nessuno è infallibile.
No! Voi avete quella foga ideologica di dover cancellare, di tornare indietro, e lo fate assumendovi una responsabilità enorme, perché d'ora in avanti quello che noi diremo a un bambino o a una bambina non sarà che è in crescita, che è in evoluzione, che ha un punto di partenza e un punto di arrivo. Non descriveremo il suo percorso, non faranno questo gli insegnanti; gli diranno, invece, che lui o lei sono buoni, ottimi, distinti, sufficienti o, peggio, la sentenza inappellabile per eccellenza: caro bambino, hai 7 anni, per noi sei insufficiente. Ve la sentite di fare questo, colleghi e colleghe? È questo che state facendo, è questo che state facendo ! Il Ministro Valditara se la prende, mi spiace. Purtroppo, sta mettendo la firma su questo, caro Presidente, e lo sa.
L'altro pezzo di questo provvedimento, invece, riguarda il voto in condotta. Si, perché c'è un dato vero: il disagio nei giovani cresce. Abbiamo vissuto tutti e tutte la pandemia. Sociologi e psicologi ci hanno spiegato quanto ha pesato sui ragazzi quella fase così complicata. Sappiamo bene che c'è un problema di autorevolezza vero e sappiamo che quegli assalti agli insegnanti e quelle aggressioni sono intollerabili e noi dobbiamo difendere l'autorevolezza della scuola. Ma qual è la soluzione che proponete? Investire perché la comunità educante sia sostenuta nel suo percorso? Introdurre lo psicologo scolastico, che pure ho sentito evocare negli interventi di oggi? Colleghi, risparmiatevi questa evocazione, perché sull'emendamento che chiedeva di introdurlo avete votato “no” e avete votato “no” per una ragione, perché di soldi per la scuola non ce ne sono, perché da quando questo Governo si è insediato sulla scuola non ha investito un euro. I soldi che sta spendendo sono tutti soldi messi da noi con il PNRR sull'edilizia, sugli asili, sui rinnovi dei contratti che il Ministro va sbandierando e le cui risorse vengono da lì e non dai suoi investimenti, che sono zero.
Presidente, il Ministro vuole interloquire con me. Decida lei se è possibile oppure no, altrimenti gli mettiamo un bel 5 in condotta. Che ne pensa? Un bel 5 in condotta!
PRESIDENTE. Onorevole Ascani, è nella normale dialettica di Aula. Onorevole Ascani, prego.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Adesso deve stare zitto!
ANNA ASCANI(PD-IDP). Presidente, si figuri. Abbiamo…
PRESIDENTE. Facciamo andare avanti … Onorevole Fornaro, ci penso io a fare rispettare il regolamento.
ANNA ASCANI(PD-IDP). Come sa, potrà intervenire dopo, sarò lieta di ascoltarlo, altrimenti si becca il 5 in condotta che vuole dare agli studenti .
PRESIDENTE. Coraggio, colleghi, per favore andiamo avanti.
ANNA ASCANI(PD-IDP). Allora, dicevo, neanche un euro, ma la soluzione che propongono è la bocciatura, sì, la bocciatura. Tuttavia, qualunque insegnante che ami il suo lavoro sa che un ragazzo che bocci, nella migliore delle ipotesi, te lo ritrovi l'anno dopo peggio di come l'hai lasciato, nella peggiore, va a ingrossare quelle statistiche che sono la fotografia del fallimento della società, quelle della dispersione scolastica. Ed è questo che fate: ingrossare quelle statistiche, aumentare le bocciature, non una soluzione al disagio, non un euro investito per contrastare il disagio che pure esiste. Infatti, l'autorevolezza dei docenti si recupera dando peso a quella professione. L'OCSE continua a dirci che abbiamo i docenti peggio pagati d'Europa, eppure, in legge di bilancio - ci ha detto il Ministro - sulla scuola non si investirà neppure quest'anno .
Eccolo qui, quello che don Milani chiamava il grande ospedale che cura i sani e respinge i malati: questo state facendo. Una scuola che elimina gli elementi di disturbo, che pratica - come ho avuto modo di dire ieri - la cultura dello scarto, così l'ha definita Papa Francesco; quella che serve proprio a eliminare quel disturbo che deriva da chi ha un disagio, da chi ha una difficoltà, da chi è più indietro, per lasciare in pace chi ce la fa, per lasciarlo correre libero. Non disturbare chi fa: è questo il grande slogan della nostra Presidente del Consiglio, lo slogan che, incredibilmente, volete portare anche nella scuola. Ma questa non è la scuola della nostra Costituzione. Per citare di nuovo la scuola di Barbiana, don Milani vi avrebbe detto che avete più in onore la grammatica che la Costituzione; a volte, a leggere i del Ministro neanche la grammatica, devo dire . Ma tornando alla Costituzione, tornando alla Costituzione… Eh niente, il Ministro, questo 5 in condotta, lo vuole proprio, oggi! Tornando alla Costituzione, dai primi articoli c'è scritto cosa deve essere la scuola e negli articoli 33 e 34 c'è un manifesto che non potete distruggere. La scuola è il luogo dell'emancipazione, la scuola è aperta a tutti, è il luogo in cui capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi - e quei mezzi non sono solo economici, ripeto, non sono solo economici -, devono poter raggiungere i più alti gradi dell'istruzione, non essere cancellati, eliminati, rimossi.
Ecco, noi, oggi, difendiamo quella scuola della Costituzione e, col nostro voto contrario, qui, vi diciamo “no” al progetto di riportarci indietro a quella scuola che separa, a quella scuola che cancella, a quella “scuola-ospedale” che vuole solo accogliere i sani e respingere i malati. Diciamo “no” a questo processo di restaurazione di cui il Ministro Valditara è il principale esponente. Vi diciamo “no”, in nome della nostra Costituzione e questa battaglia la faremo qui e nel Paese, insieme agli studenti, alle famiglie e agli insegnanti che, con questo provvedimento, state umiliando
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Amorese. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO AMORESE(FDI). Grazie, Presidente. Comincio dall'augurare all'Aula, all'Italia, a tutti un buon 25 settembre Un 25 settembre che, due anni fa, vedeva vincere, stravincere, le elezioni politiche del centrodestra. Inizio da questo, perché è una nuova stagione scolastica, un nuovo anno scolastico che inizia con alcune novità e altrettante consapevolezze. Tra le novità, ho il piacere di ricordare a tutti e a tutte - visto che ormai va di moda così - il divieto dei cellulari nelle scuole. Io credo che sia una conquista…
ANGELO BONELLI(AVS). È l'italiano!
PRESIDENTE. Onorevole Bonelli. Eh no, non va bene però, perché sennò facciamo un televisivo, ma siccome è un'Aula…
ALESSANDRO AMORESE(FDI). Non si preoccupi, non si preoccupi, non è un problema…
PRESIDENTE. Scusi, scusi, onorevole. Non bisogna interloquire con chi interviene! Si fa silenzio. Prego.
ALESSANDRO AMORESE(FDI). È una misura che noi ritenevamo e riteniamo necessaria, fondamentale, a livello sociale, a livello educativo, una misura che andrà a riportare l'attenzione nelle classi.
Il deficit di attenzione da parte di una parte del mondo studentesco è sotto gli occhi di tutti e la dipendenza digitale sta crescendo ed è cresciuta negli anni. Su questo apro una parentesi, perché ho sentito voli pindarici sulla repressione e su altre cose inesistenti. Beh, ricordo due fatti: intanto, uno degli ultimi atti repressivi di questa Nazione è stato fermato da questo Governo, dal Sottosegretario Gemmato: la schedatura delle studentesse e degli studenti nella regione Puglia, rispetto a coloro che si erano vaccinati o meno sul papilloma virus, una cosa gravissima . Oppure, vogliamo ricordare quello che qualche anno fa è successo - e da lì, anche da lì soprattutto, arrivano i disagi di questi giorni e di questi mesi -, quando ai giovani si sono negati per mesi e mesi lo sport, la socialità, il fatto di stare insieme? Questo è, sotto gli occhi anche di quanti, sociologi e pedagogisti, vengono citati, uno dei motivi dei disagi profondi del mondo studentesco. Inoltre, la riforma degli istituti tecnici, una grande riforma che finalmente deve e può incrociare il mondo del lavoro con il mondo studentesco. Poi, anche se viene negato, un grande risultato (finalmente il tema, la questione): i dati - i numeri hanno la testa dura - della dispersione scolastica tornano a scendere, soprattutto nel Meridione. Un risultato fondamentale, questo, sull'abbandono scolastico. Inoltre, si parla del problema endemico della precarietà: è vero, ma la precarietà con il Governo Meloni e con il Ministro Valditara - saluto la Sottosegretaria Frassinetti - sta incredibilmente diminuendo. Poi tante altre cose: il ritorno ai giudizi sintetici, anche per gli studenti stranieri e per le loro famiglie, che così capiscono molto meglio nella chiarezza e nella responsabilità ; il ritorno al diario cartaceo, a una migliore responsabilità e organizzazione per gli studenti; inoltre, una misura che a noi sta particolarmente a cuore - e ringrazio il Governo -, che viene confermata, anche in questo anno scolastico, che è il per i docenti, l'assicurazione per gli infortuni, gratuita anche per gli studenti e la difesa dell'Avvocatura dello Stato.
Venendo al provvedimento che oggi stiamo per votare, vedete, in quest'Aula abbiamo parlato tanto del ruolo dei docenti, abbiamo parlato tanto del rispetto, della tutela e anche del far riemergere il ruolo autorevole del mondo degli insegnanti, dai maestri, dalle maestre ai docenti. Allora, le multe per chi aggredisce un docente o un dirigente sono fondamentali. Perché oggi siamo qui a parlare anche di un ritorno della valutazione del comportamento? Perché, qualche anno fa, legittimamente peraltro, nel silenzio profondo - perché il dibattito che c'è stato ieri e nei giorni scorsi non ci fu in quel periodo, nel 2017 -, ci fu un Governo che, nel disegno che aveva e che probabilmente avrebbe avuto ancora, abolì il cosiddetto voto in condotta. Da allora, quante aggressioni ai docenti, quante aggressioni di studenti e anche di genitori? Questo è oggettivo, è successo. Se andiamo a vedere il dibattito che ci fu, veramente silenzioso, i primi a dire “ci togliete anche la possibilità del deterrente del voto in condotta” furono tanti, tantissimi docenti che oggi sono al nostro fianco, perché riportiamo non indietro, ma avanti il rapporto tra studenti e docenti. La scuola è una palestra di vita. Questo iper protezionismo che dedichiamo, che si vuole dedicare al mondo degli studenti non è solo sbagliato e stancante, ma cozza con quello che troveranno fuori da quelle mura. Quello del rigore, quello delle regole, forse, è un mondo che non conoscete: troveranno difficoltà e, allora, noi non abituiamoli al “tutto e subito”.
Io capisco che, nella migliore delle occasioni, nel migliore dei casi, da sinistra troviamo un sospetto, un atteggiamento di sospetto nei confronti di qualunque cosa che sia la responsabilità individuale, il rigore e il rispetto delle regole, la convivenza tra docenti e studenti: quella almeno non guardatela con sospetto.
Ma poi troviamo, nella maggior parte dei casi, purtroppo, in questo mondo della sinistra sempre più , delle nuove piccole grandi Salis. Se voi aveste vinto le elezioni saremmo passati da a “piccole Salis nascono” e, vedete, la scuola non merita questo. La scuola non merita un egualitarismo indifferenziato e anche gli studenti non lo meritano, perché quello che troveranno fuori non è questo. Il mondo progressista è preda di un Sessantotto del vietato vietare, che è ormai superato e antico in tutto il mondo.
E, allora, quante aggressioni da quel 2017? Siamo qui per difendere il mondo dei docenti e del personale ATA da quella incultura, sottocultura, che vorrebbe il vietato vietare anche nelle scuole, che non sono un centro sociale, ma sono nate per far crescere i nostri giovani. Da qui un'attenzione nuova, che parte proprio da questo 25 settembre. Io credo che sanzionare gravi mancanze - non chi occupa una scuola, non chi ha una visione diversa; se Dio vuole, da destra ce l'abbiamo sempre avuta; nelle scuole e in tante di esse siamo concretamente la maggioranza - non significa discriminazione sociale, ma è tutt'altro: significa far imparare il senso del dovere, non iperproteggere i giovani. Una volta c'era una sinistra…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Amorese, io faccio difficoltà a sentirla. Colleghi non si ricomincia se non c'è silenzio in Aula. Prego.
ALESSANDRO AMORESE(FDI). Grazie. Tra le consapevolezze che noi, in Aula, dobbiamo ribadire e che sono un po' al contrario di alcuni schemi e poesie, che la sinistra impara spesso a memoria, c'è anche l'aumento medio di retribuzione più alto per i docenti: questo è un dato che, negli ultimi 20 anni, vede un primato della destra di Governo; tutto il contrario di una invisibile mano, che non funziona nell'economia e non può funzionare nell'educazione. E, allora, il ruolo del docente torna a essere centrale, come il ruolo della valutazione del comportamento, in casi evidentemente che, in qualche modo, sono anche citati. La sinistra, una volta, citava Antonio Gramsci, “il senso del dovere” e don Milani - francamente lo strattonate nel 2024 senza, secondo me, averlo compreso nel profondo - ma è la destra, nel 2024, che si prende sulle proprie spalle il concetto di sapere come emancipazione, anche delle classi meno abbienti, cosa che ormai solo noi possiamo garantire . Dunque, buon 25 settembre. Stiamo cambiando la scuola, come stiamo cambiando l'Italia. Cambiare la scuola significa migliorare questa Nazione e dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1830: S. 924-- "Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell'autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva . .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 Baldino ed altri n. 1-00320, Faraone ed altri n. 1-00323 e Richetti ed altri n. 1-00324 concernenti iniziative per una riforma della disciplina in materia di cittadinanza .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, e che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 settembre 2024, sono state presentate le mozioni Faraone ed altri n. 1-00323 e Richetti ed altri n. 1-00324 e una nuova formulazione della mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
WANDA FERRO,. Per quanto riguarda la mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 tutti i pareri sono contrari.
PRESIDENTE. Sulla mozione Baldino ed altri n. 1-00320?
WANDA FERRO,. Il parere è contrario sulle premesse e sul punto dell'impegno. È favorevole con riformulazione dell'intero impegno al punto : “a proseguire nelle politiche di inclusione scolastica, rivolte agli studenti con migratorio con l'obiettivo di rimuovere le disuguaglianze negli apprendimenti”.
PRESIDENTE. Sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323 qual è il parere?
WANDA FERRO,. I pareri sono tutti contrari.
PRESIDENTE. E sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324?
WANDA FERRO,. Anche qui pareri tutti contrari.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Sì, Presidente. Io, sinceramente, già dai pareri del Governo mi posso dichiarare preoccupato…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Faraone, un attimo solo. Colleghi, per favore, facciamo silenzio. Chi deve parlare, per favore, esca dall'Aula; chi sta in Aula sta in silenzio, per cortesia. Prego, onorevole Faraone.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Dicevo che sono molto preoccupato per come la maggioranza si sta approcciando a un dibattito che, per noi, è assolutamente importante e decisivo e sarebbe antistorico affrontare le questioni poste sui diritti di cittadinanza, facendo finta che non esistono i problemi che si stanno ponendo e che si porranno, probabilmente anche con un referendum, vista la sordità da parte della maggioranza in questo Parlamento.
Perché questo Governo - non Soros e neanche Casarini! - ha deciso, giustamente, ma molto alla chetichella, visto che si vergognano anche dei provvedimenti che mettono in campo, che, nei prossimi due anni, arriverà più di mezzo milione di immigrati in Italia. E questo Governo, sempre alla chetichella, sta ragionando su ulteriori incrementi di revisione della legge Bossi-Fini, che finora era un .
E quelli della maggioranza hanno compreso che, sui fenomeni migratori, in questo Paese, non si ferma il vento con le mani. Le imprese hanno chiesto di affrontare il tema con determinazione, facendo approfondimenti in ambito sociale, così come lo richiede il nostro sistema previdenziale. E lo hanno capito tutti, anche il presidente dell'INPS, che così non regge. L'allarme che ha lanciato non ha compreso soltanto Salvini, che continua a proporre prepensionamenti e, naturalmente, lo fa in perenne campagna elettorale, con il Ministro Giorgetti, del suo stesso partito, che gli dice ripetutamente che non si può. Naturalmente, sono soltanto slogan perché, comunque, volenti o nolenti, quelli della maggioranza sono passati, dall'invasione in questo Paese, a favorire un processo di immigrazione verso il nostro Paese. Io dico che è già una cosa. Non lo fanno per spirito solidaristico, lo fanno sicuramente per spirito utilitaristico, ma è già una conquista.
Se, da un lato, però, è stato compreso, ma non ammesso per pura propaganda, che il fenomeno migratorio non è un fenomeno di emergenza, dall'altro lato, però, la maggioranza si rifiuta di ridiscutere le regole per la cittadinanza, per farle funzionare di più. Non farlo vuol dire alimentare un'ideologia. Non farlo per le vostre divisioni, e cioè non rivedere le regole sulla cittadinanza, sarebbe da irresponsabili.
Voi sì che con questo atteggiamento alimentate l'insicurezza nel nostro Paese. State aprendo le frontiere, senza porvi il problema di come meglio integrare i nuovi arrivati, in una coalizione in cui, alla fine, a comandare è Vannacci, per questo gioco a scavalco per cui Salvini non si fa scavalcare dal generale, la Meloni non si fa scavalcare da Salvini e alla fine l'atteggiamento è immobile da parte di questa maggioranza.
E poi c'è, naturalmente, il partito delle Olimpiadi, Forza Italia, che si è accorta del tema della cittadinanza soltanto quest'estate dalle spiagge, salvo poi dimenticarsene in Parlamento. Tutte le volte che c'è stato da schierarsi, Forza Italia si è schierata sempre dalla parte di chi non vuole muovere nulla e, naturalmente, gioca e sta giocando, per ora, a scrivere un provvedimento: ci ha messo meno Marx a scrivere , che loro a fare una proposta in questo Parlamento .
Ora, in realtà, avete solo una strategia, che con il DDL Sicurezza è emersa chiaramente: complicare la vita alle persone perbene. Complicate il loro percorso per la cittadinanza; complicate il loro percorso per ottenere un permesso di soggiorno per studiare o, addirittura, per ottenere una SIM telefonica; le incattivite, le rendete rabbiose e poi gridate ‘al lupo, al lupo', quando non si integrano e diventano persone fuori controllo.
E poi confondete ad arte il dibattito nel Paese: quando si parla di e , parliamo di persone nate in Italia, non di migranti. Sono persone di seconda generazione. La nostra proposta - che è quella dello , presentata con la nostra mozione, ossia la possibilità di ottenere la cittadinanza dopo un ciclo scolastico - cerca, invece, di costruire percorsi consapevoli perché i bambini e i ragazzi che hanno costruito un rapporto prezioso con il Paese nel quale sono nati, devono ancora oggi attendere 18 anni per la concessione della cittadinanza.
Qualcuno in questa maggioranza mi può spiegare qual è il motivo per cui, se compiono gli studi, se vivono in questo Paese, se nascono in questo Paese, devono aspettare i 18 anni per la cittadinanza? Il percorso proposto è un percorso di lingua, cultura, formazione per il lavoro, sanità, verso coloro che il nostro Paese ha riconosciuto come rifugiati. Siamo noi che li abbiamo riconosciuti come tali. Questo sì che potrà avere riflessi positivi per il rispetto della nostra cultura e per la nostra sicurezza, anche contro il terrorismo di matrice integralista. Basti pensare che la maggior parte degli attacchi terroristici in Europa, negli ultimi anni, è stata compiuta da persone cresciute nei Paesi dell'Unione europea, ma rimaste ai margini dei processi di integrazione.
Va fatto questo lavoro profondo. Non serve la vostra superficialità, serve un lavoro culturale. Non servono chiacchiere e distintivo. Le persone non leggono, a casa, ogni mattina, il codice penale, per capire quante pene avete incrementato. Magari dobbiamo indurle a leggere maggiormente la nostra Costituzione, con processi che si svolgono a scuola.
Va bene investire in Africa, Presidente, magari con qualcosa di più serio rispetto allo strombazzato Piano Mattei che destina, , 4 euro ad ogni abitante del popolo africano. Va bene arrestare il traffico illegale e sconfiggere i trafficanti di esseri umani. Tuttavia, al tempo stesso, vanno riaperti e rafforzati i canali legali. Voi vi occupate soltanto di una parte di questo processo. Va anche costruito il processo di salvataggio delle vite in mare. Quello è il miglior modo per accreditarsi con gli altri Paesi europei: chiedere una mano e non scioperare sul salvataggio, ma lavorare e cooperare con tutti quelli che agiscono in quella direzione.
Io credo che, occupandosi soltanto della parte che vi appassiona di più, perché fa più voti, noi facciamo un danno doppio al nostro Paese: non integriamo le persone che vorrebbero essere integrate e generiamo ed alimentiamo l'insicurezza.
Credo che, da questo punto di vista, voi vi siate arresi rispetto ad alcuni slogan: ‘blocco navale', ‘alzare i muri'. Speriamo che finalmente capirete che nei prossimi anni ci giochiamo un pezzo di futuro, se saremo capaci di gestire le politiche dell'integrazione, anziché gridarvi soltanto contro. A tal riguardo, credo che la nostra legge sulla cittadinanza sia scritta per un Paese esclusivamente di emigrazione, che è un fenomeno grande quanto quello dell'immigrazione, ma di cui non vi occupate minimamente. Però, al tempo stesso, dobbiamo preoccuparci naturalmente di costruire un percorso per centinaia di migliaia di persone che cercano un lavoro prevalentemente nel nostro Paese. Serve a mantenere legate persone che, magari, non hanno mai vissuto da noi, ma che sono figli di genitori italiani. La nostra legge ha solo questo obiettivo, ma non definisce minimamente un percorso di integrazione sociale ed economica, al termine del quale si può, se si vuole, acquisire la cittadinanza.
Il problema non è tanto nella natura restrittiva, siete voi stessi a dire che sono tanti quelli che ottengono la cittadinanza e, negli ultimi anni, il nostro Paese è stato uno di quelli che ha dato più cittadinanze rispetto agli altri Paesi europei. Il problema è che la nostra legge non spinge chi arriva all'assimilazione delle nostre regole di convivenza civile e non si rivolge prioritariamente a chi è maggiormente in condizione di integrarsi, vale a dire immigrati di seconda generazione. Quindi, la vostra apatia genera insicurezza. La vostra apatia non risolve i problemi. Oggi 1.300.000 figli di immigrati vivono nel nostro Paese, di cui tre su quattro nati in Italia e più della metà con meno di 9 anni. Questi bambini parlano la nostra lingua e nel 70 per cento dei casi vanno a scuola e sono seduti sui banchi a fianco dei nostri figli o dei figli dei nostri figli.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). A questi bambini si sono aggiunti i figli dei rifugiati in Ucraina.
Ha senso presentarli ai nostri figli come degli estranei? Ha senso insegnare loro, nelle nostre scuole, le nostre leggi, le nostre norme sociali, la nostra storia, esporli alla nostra cultura e, poi, escluderli da tutto questo? Io credo che non abbia senso e l'atteggiamento della maggioranza oggi dimostra che siete senza senso, perché non presentare neanche una proposta e dire “no” anche alla proposta di , che è una proposta di integrazione sensata, credo che sia da scellerati e da persone fuori dal tempo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Il tema della cittadinanza parla delle persone che arrivano in Italia, che studiano in Italia, che vengono a lavorare in Italia, ma è un tema che riguarda anche molto noi, noi che siamo italiani da generazioni e non da una generazione, e il futuro che vogliamo dare a questo Paese. Il tema della cittadinanza parla di immigrazione e dell'integrazione dei nuovi italiani, che è una scommessa ineludibile da parte di un Paese che sperimenta un crollo demografico che non ha pari nei Paesi dell'Unione europea o negli altri Paesi. Questo crollo demografico non ha pari - forse, in Giappone - rispetto a Francia e Germania e necessita, quindi, di un investimento sul futuro dell'Italia, che, per essere un futuro fatto di prosperità, di sostenibilità del di capacità di attrarre investimenti, è necessariamente fatto dall'integrazione e attraverso l'integrazione delle persone che arrivano qui, a cui vanno riconosciuti i diritti e anche il diritto di ottenere la cittadinanza secondo i valori scolpiti nella Costituzione, senza vessazioni e lungaggini.
È un tema che riguarda il futuro dell'Italia ed è assordante il silenzio che viene dalla maggioranza su questo tema. Dobbiamo prendere atto - lo dico ai colleghi dell'opposizione - di questo atteggiamento di tutta la maggioranza, anche della parte - e penso a Forza Italia - che quest'estate ha animato una discussione, che, però, se, poi, non si concretizza in atti parlamentari, è meglio non farla per rispetto delle persone che vengono coinvolte. Noi, come +Europa, insieme a una serie di associazioni, abbiamo lanciato un referendum, che ha avuto un successo travolgente: siamo a quasi 600.000 firme, raccolte sulla piattaforma , che pure ha dato qualche problema, del Ministero della Giustizia, nell'arco di meno di una settimana. Ben 600.000 firme; abbiamo coinvolto la società civile, , abbiamo lavorato e fatto lavorare sui . Questa è la dimostrazione potente, perché 600.000 firme in così poco tempo non sono mai state raccolte, dell'attenzione che c'è nella realtà profonda dell'Italia su questo tema, perché sono i figli che studiano con i nostri figli o con i nostri nipoti, sono le persone che lavorano, magari, accanto alle nostre persone più care, sono le persone che lavorano nelle nostre aziende di tutti i settori a cui dobbiamo riconoscere il diritto alla cittadinanza senza vessazioni e dobbiamo legarle ai destini di questo Paese. L'obiettivo deve essere di legare il destino dell'Italia, della prosperità, della forza civile, della sostenibilità del al destino di chi viene a volersi giocare le carte, come hanno fatto e fanno tanti dei nostri avi e anche dei nostri contemporanei italiani andando all'estero.
Quindi, io credo che abbiamo fatto benissimo, come opposizioni, a presentare queste mozioni e a sollevare il tema. In una mozione abbiamo inserito anche il punto che riguarda la proposta referendaria, che è una proposta di grande serietà ed efficacia. Non è l'unica, ma noi abbiamo scelto quella di riportare a 5 anni il tempo della presenza stabile e costante in Italia per accedere alla cittadinanza rispetto ai 10 di adesso.
Sarebbe questa una riforma con un impatto molto significativo anche su milioni di bambini, a cui verrebbe trasmessa la cittadinanza dai genitori, e sarebbe una scommessa positiva. La retorica negativa, la retorica reazionaria, che permea e prevale nella discussione pubblica in Italia quando si parla di integrazione e di immigrazione, va ribaltata, perché è una retorica che non scommette sul futuro dell'Italia che non sia su un futuro di declino e di arroccamento. Ragionare di cittadinanza significa avere fiducia sul futuro dell'Italia che da lì deve passare, perché non c'è un'alternativa. Le politiche sulla natalità vanno benissimo, e chi si oppone? Per decenni abbiamo ragionato di famiglia in termini ideologici e, poi, ci ritroviamo con una legislazione che ha fatto poco o nulla per favorire la genitorialità comunque immaginata, pensata e assortita.
Concludo, rivolgendomi ai colleghi delle opposizioni, abbiamo uno strumento che noi abbiamo predisposto e il cui successo è stato decretato da centinaia di migliaia di persone, che magari non hanno a che fare con la politica. Usiamo questo strumento da qui a quando il quesito referendario sarà votato per coinvolgere gli elettori e per dare anche una lezione politica a chi si oppone a qualsiasi discussione.
È vero - lo dico ai colleghi della Lega; sono stato Sottosegretario per gli Affari esteri e mi sono occupato di italiani all'estero - che l'Italia dà tantissime cittadinanze…
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). …ma le dà, attraverso lo a persone che non sono mai state in Italia, che non parlano italiano e che sono completamente disinteressate all'Italia, ma, siccome hanno un trisavolo o riescono a dimostrare di avere un trisavolo italiano noi siamo generosissimi. Ma questo non riguarda il futuro dell'Italia, riguarda il futuro di quelle persone.
PRESIDENTE. Deve concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). L'integrazione e la cittadinanza a chi lavora e studia in Italia riguarda loro e riguarda noi. È una scommessa comune su un futuro positivo dell'Italia. Con il referendum potremo affermare questa cosa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, per insistenza delle opposizioni ci troviamo oggi a discutere, in maniera affrettata, una serie di mozioni che trattano un tema tanto delicato, quanto complesso: la riforma della disciplina in materia di cittadinanza. Si tratta, tuttavia, di un argomento che richiede una riflessione approfondita, ponderata e, soprattutto, coerente con la nostra visione di Stato e di società.
La via da percorrere è quella del dialogo e del realismo e non quella della strumentalizzazione politica fine a se stessa. Nel centrodestra il confronto sul tema della cittadinanza è aperto e siamo consapevoli delle diverse sensibilità politiche che ogni partito esprime giustamente, cosa che consideriamo una grande ricchezza sotto il profilo democratico. A tal proposito, riteniamo sia importante analizzare in maniera più approfondita la questione, per tener conto dei diversi punti di vista, trovando punti di convergenza che portino a una reale soluzione dei problemi. Questo percorso democratico richiede tempo e serietà.
È vero: la normativa sulla cittadinanza italiana è un po' vecchiotta, risale al 1992 ed è basata sul principio dello , secondo il quale la cittadinanza si trasmette per linea familiare o parentela. Per tutti gli altri, si applica il meccanismo della naturalizzazione: per i minori, sia quelli nati in Italia da genitori stranieri che quelli arrivati da piccoli, al compimento del diciottesimo anno di età, mentre per gli adulti è richiesta la residenza regolare e continuativa di almeno 10 anni. Il processo per ottenerla è caratterizzato sicuramente da procedure complesse e lunghe. In linea di principio, noi non siamo contrari alla semplificazione burocratica di queste procedure, ma non siamo per niente favorevoli al dimezzamento degli anni e siamo pronti a confrontarci all'eventuale introduzione di uno che preveda la concessione della cittadinanza a tutti i minori che completino proficuamente il ciclo di istruzione scolastica che va dai 6 ai 16 anni. Ma il punto su cui dobbiamo riflettere è il valore che viene dato alla cittadinanza, valore che non può essere svilito dagli automatismi.
È chiaro che si tratta di un argomento delicato e ricco di sfaccettature, che non può essere liquidato da una semplice mozione, senza un'adeguata riflessione e un confronto politico serio in Parlamento.
Le mozioni presentate dai colleghi di minoranza propongono soluzioni di riforma che, a nostro avviso, per molti aspetti non sono adeguate alla realtà del nostro Paese. Riteniamo che la cittadinanza italiana sia qualcosa di più di un semplice giuridico. Essa non può essere concessa con leggerezza come fosse una normale formalità amministrativa. La cittadinanza è il riconoscimento dell'appartenenza ad una comunità nazionale, storica e culturale. È un diritto che deve essere accompagnato da doveri - lo ripeto, da doveri - e da un profondo senso di appartenenza e condivisione ai nostri valori nazionali, fondati sulla nostra Nazione.
Le proposte di riforma avanzate dalle opposizioni spingono verso un'estensione automatica o semiautomatica della cittadinanza, in particolare attraverso meccanismi come lo e lo , che introducono criteri, almeno così come vengono proposti, che sono troppo permissivi per il nostro Paese. Questi strumenti prevedono la concessione della cittadinanza ai bambini nati sul suolo italiano o che abbiano completato il ciclo di studi scolastico nel nostro Paese, senza però garantire adeguatamente quel percorso di integrazione culturale. Dico “integrazione culturale” proprio anche rispetto ai fatti recenti che hanno visto colpita la mia città di Venezia: integrazione culturale e integrazione sociale e civica, che invece riteniamo, come noi Moderati, essenziale.
È necessario, onorevoli colleghi e onorevole colleghe, difendere il principio che la cittadinanza non debba essere solo un riconoscimento formale, ma il risultato di un percorso volontario e consapevole di integrazione e di adesioni ai valori della nostra Costituzione e della nostra cultura. Crediamo che l'attuale disciplina, seppur perfettibile, fornisca già degli strumenti validi, soprattutto attraverso la possibilità di ottenere la cittadinanza per naturalizzazione, che garantisce quel necessario tempo di permanenza e quel processo di integrazione richiesto per un pieno inserimento nel tessuto sociale e civile italiano.
Concedere la cittadinanza in maniera affrettata, come vorrebbero queste mozioni, rischia non solo di svilire il significato profondo di tale atto, ma anche di creare ulteriori divisioni e tensioni sociali. Dobbiamo fare in modo che chi diventa cittadino italiano lo faccia con piena consapevolezza - lo ribadisco - dei diritti e dei doveri che ne conseguono e non in virtù di un semplice automatismo.
Come gruppo Noi Moderati non siamo contrari per principio a una riforma della cittadinanza. Siamo pronti a discutere, a discutere di eventuali miglioramenti dal punto di vista della normativa esistente, ma non possiamo accettare proposte affrettate che stravolgano eccessivamente un processo così importante per lo Stato italiano. La nostra posizione è chiara: sì a un'integrazione vera e profonda, no a scorciatoie che potrebbero compromettere l'unità e la coesione del nostro Paese .
Per queste ragioni, alla luce di quanto esposto, Presidente, il gruppo di Noi Moderati esprimerà un voto contrario alle mozioni in discussione. Invitiamo i colleghi e le colleghe a riflettere seriamente su quanto sia fondamentale preservare il valore e il significato della cittadinanza italiana, non solo per chi aspira a ottenerla, ma anche per le generazioni future di italiani e di italiane che erediteranno il nostro sistema di diritti, doveri e valori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. La mozione sottoscritta dal PD, +Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, a prima firma Ouidad Bakkali, dà conto di una convergenza culturale e politica su un testo su cui - attraverso lei vorrei dirlo alla collega Semenzato - abbiamo molto riflettuto e ragionato, e non da adesso.
È un testo dettagliato e articolato, una proposta sulla questione cruciale per il nostro Paese della cittadinanza, che vogliamo sottoporre all'attenzione delle forze politiche qui presenti, naturalmente al Governo, ma soprattutto al Paese, anche in relazione alla proposta referendaria su cui si sta per chiudere la raccolta delle firme, che hanno già raggiunto un livello altissimo, oltre le 500.000 firme richieste.
Sappiamo che la proposta referendaria, qualora dovesse essere accettata dagli organi preposti, com'è noto, accorcerebbe di cinque anni i tempi per l'ottenimento della cittadinanza italiana e le altre condizioni resterebbero tali. Quindi, l'intervento legislativo comunque sarebbe necessario.
Nell' della nostra mozione si chiarisce che la nozione di cittadinanza definisce il rapporto tra cittadino e Stato. Si tratta di uno al quale l'ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici e il pieno godimento dei diritti fondamentali costitutivi dello Stato democratico.
L'articolo 22 della Costituzione recita “nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome”, quindi dell'identità dell'individuo. Vi ricordate - forse qualcuno lo ricorda - le parole della filosofa Hannah Arendt, apolide per 18 anni dopo che lo Stato nazista le aveva tolto la cittadinanza tedesca fino al 1951, quando ottenne quella statunitense? Sentite: “Privati dei diritti umani garantiti dalla cittadinanza, si trovarono a essere senza alcun diritto, schiuma della terra”.
Su questo dovremmo riflettere, perché la nozione di cittadinanza si invera con la Repubblica, che è frutto - non dimentichiamolo - della Resistenza e della lotta contro il fascismo. Si invera in quanto il concetto di cittadinanza deve essere considerato in combinato disposto con il principio di uguaglianza. Non è possibile essere uguali senza essere cittadini e cittadine a pieno titolo. Pensate quante volte nella Carta costituzionale si parla di cittadini e di cittadine. Non è forse la disuguaglianza maggiore il non riconoscere la cittadinanza italiana alle tante e ai tanti italiani di fatto e non di diritto? In particolare, non riconoscerla alle centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze, bambini e bambine, che sono nati in Italia o sono arrivati piccoli nel nostro Paese, risiedono nei nostri comuni, nei nostri quartieri e frequentano la scuola con i nostri figli e nipoti?
Poi, un'altra considerazione, peccato che la collega Semenzato se ne sia andata: con l'avvento del diritto internazionale e dei diritti umani - secondo quanto mi ha insegnato, ci ha insegnato, il professor Antonio Papisca, già titolare della cattedra di relazioni internazionali e tutela internazionale dei diritti umani presso l'Università di Padova - irrompe sulla scena delle tipologie giuridiche la nozione di cittadinanza universale, ovvero l'eguale di tutti i membri della famiglia umana.
L'articolo 15 della Dichiarazione universale dei diritti umani recita: “Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza”. Si tratta di un impegno che le legislazioni nazionali devono assumere . La cittadinanza universale si concretizza, si attua attraverso la ridefinizione della cittadinanza nazionale.
Vorrei ricordare che l'articolo 10 della Costituzione della nostra Repubblica stabilisce che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali e nella mozione facciamo riferimento alle normative sicuramente più avanzate vigenti in altri Stati europei, che prima di noi si sono misurati con l'immigrazione straniera, che - non va dimenticato - ha garantito l'offerta di manodopera, manodopera a basso costo nei settori trainanti, lo sviluppo, a partire dal secondo dopoguerra . Non dimentichiamo la storia coloniale, non dimentichiamo il risorgimento degli Stati che sono stati colonizzati, ma non abbiamo tempo per andare così nel dettaglio.
Come ho sottolineato anche nei miei precedenti interventi, oltre che sull'aspetto giuridico, vorrei svolgere alcune considerazioni sulla situazione demografica e socio economica, a partire proprio dalla mia regione, il Veneto, dal Nord-Est. Secondo i dati Istat, nel 2023 il Veneto ha visto un saldo netto tra entrate e uscite dei giovani al di sotto dei 35 anni; il saldo è pari a meno 3.759 giovani. Pensate, 80.000 hanno lasciato il Nord-Est tra il 2011 e la fine del 2023, naturalmente, incidendo fortemente sulla crisi demografica.
Secondo la Fondazione Nord Est e il Centro studi Confindustria del Triveneto, si tratta di giovani prevalentemente laureati, qualificati e questo dovrebbe preoccupare molto, visto che parliamo di regioni ricche, dove le occasioni di lavoro non dovrebbero mancare, data anche la concentrazione alta di realtà produttive. Secondo la Fondazione Nord Est, il costo economico della fuga dei nostri cervelli nel biennio 2021-2022 ammonta a 900 milioni per il Veneto, a 1,4 miliardi per la Lombardia, a 700 milioni per l'Emilia-Romagna e per il totale d'Italia a 8,4 miliardi, al 2023. Se aggiungiamo le spese effettuate dalle famiglie tra il 2011 e il 2023, la cifra totale ammonta a 12,5 miliardi per il solo Veneto e a 134 miliardi per l'Italia.
Nonostante queste contraddizioni e l'inverno demografico particolarmente rigido alla nostra latitudine, ci sono in Veneto 92.000 bambini e bambine, ragazzi e ragazze cui non viene riconosciuta la cittadinanza italiana. Eppure, sono 300.000 gli oriundi veneti nati fuori dall'Italia, per lo più in Brasile e in Argentina, che mai hanno risieduto in Italia e che, spesso, il più delle volte, non conoscono la nostra lingua e che potrebbero diventare e aspettano di diventare cittadini e cittadine italiane, in quanto discendenti - lo - di un emigrato o un'emigrata che ha mantenuto la cittadinanza italiana. Ecco, lo stesso presidente del tribunale di Venezia, Laganà, lamenta il sovraccarico di pendenze, perché in Veneto si concentra il 43 per cento delle pratiche per le cittadinanze del Paese…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LUANA ZANELLA(AVS). Concludo, Presidente. Volete pensare a questa contraddizione? Perché queste persone non hanno alcuna intenzione di risiedere in Italia, ma di avere il passaporto italiano, per cosa? Per poter avere il visto, magari, per andare negli Stati Uniti o muoversi agilmente nell'area Schengen. Allora, come anche Zaia, il nostro presidente di regione, ha suggerito, rivediamo la legislazione in materia di cittadinanza, cerchiamo di fare giustizia, chiarezza e di avere anche per l'Italia una legge degna di questo nome, giusta e moderna .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, anch'io vorrei riprendere un intervento che dai banchi della maggioranza ha stigmatizzato la scelta di discutere oggi di normativa in merito all'acquisizione della cittadinanza nel nostro Paese, tacciando le opposizioni di aver forzato la mano, imponendo un dibattito che meriterebbe altri luoghi e altri tempi.
Credo che ciò che merita altri luoghi e altri tempi sia la discussione del tutto sterile che abbiamo visto, a questo punto, sui giornali del nostro Paese, nel chiacchiericcio estivo, e che il luogo principe per discutere di democrazia e di come la nostra attività legislativa possa animare, rianimare, costruire e rialimentare la democrazia nel nostro Paese debba essere, invece, esattamente quest'Aula.
Stiamo discutendo, nel luogo giusto e al tempo giusto, di un tema che appartiene non semplicemente al dibattito pubblico, ma alla nostra responsabilità, come parte istituzionale che rappresenta i cittadini nel luogo della democrazia.
Lo facciamo attraverso la discussione di mozioni e, lasciatemi dire, peccato. Peccato perché, a fronte del fatto che si sarebbe voluto e potuto procedere anche con un'approvazione, una risposta importante, come noi avevamo tentato di fare attraverso anche un'integrazione di un disegno di legge, con un emendamento specifico del nostro gruppo, torniamo alle mozioni che impegnano il Governo e sulle quali noi, nella fiducia istituzionale, possiamo anche credere che il Governo batta un colpo, ma ci pare di capire, anche lì, purtroppo, ancora una volta, dalle pagine dei giornali, che ci sia una proposta di legge in arrivo da parte di Forza Italia, annunciata, vedremo quale sarà il testo. Noi siamo pronti a sederci ad un tavolo serio nella costruzione di un processo e di un progetto di legge anche condiviso, ma già la stessa maggioranza dice: anche no, non è la priorità e quant'altro.
Ecco, di questo chiacchiericcio il Paese non ha bisogno ed è anche un modo di indebolire l'immagine, purtroppo già molto fragile e critica, delle nostre istituzioni nei confronti dei cittadini.
Altrettanto, però, mi permetto di dire con grandissimo rispetto che l'utilizzo di un referendum per arrivare, di fatto, ad una attività propositiva legislativa - il referendum nasce, invece, come istituto nella nostra democrazia, come referendum abrogativo - apre un di fragilità nel nostro sistema democratico. Lo dico a noi stessi come : attenzione a fare dell'utilizzo del referendum il luogo di una mobilitazione popolare che si illude di assumere un'azione legislativa che, di fatto, non porterà a nulla nella concretezza delle cose, abdicando così alla fatica del compito e della responsabilità legislativa che anche dalle opposizioni dobbiamo esercitare in questo Parlamento .
Guardate che il nostro Paese, di quella finta democrazia diretta, fatta di piattaforme in cui bastava un clic perché uno vale uno, ha già visto tutto il limite. Attenzione, colleghe e colleghi, a riaprire quel capitolo che, in qualche modo, era rientrato in un percorso istituzionale. Invito tutte e tutti noi a rileggere un contributo interessantissimo al riguardo, dell'allora Presidente della Consulta, poi la Ministra Cartabia, che fa un ragionamento molto serio sull'anima di una democrazia, che nel nostro Paese sceglie di essere prevalentemente rappresentativa, ma nell'ottica di affermare quel principio costituzionale, la sovranità appartiene al popolo, che la esercita, però, nei limiti della Costituzione. Ed è in quella piena sovranità popolare, limitata dalla tutela della Costituzione, che vuol dire tutela della libertà e dei diritti dei cittadini, che si gioca quell'equilibrio sacro che nella nostra Costituzione è stato sancito.
Quindi, attenzione a fare danni enormi, come mi pare ci stiamo apprestando a iniziare. Arriviamo però al punto, al cuore di questo dibattito: la questione della cittadinanza. E mi pare che il dibattito, da una parte e dall'altra, ancora una volta, si risolva nell'ennesimo nulla di fatto: da una parte, “no alla cittadinanza”; dall'altra parte, “tutto è cittadinanza”.
Allora, innanzitutto, quando si parla di cittadinanza si sta parlando della costruzione dell'adesione non solo a una identità nella nostra Repubblica, ma anche al riconoscimento di un patto costituzionale. Ai cittadini italiani è riconosciuto il dovere di concorrere al progresso del nostro Paese: è un patto che va costruito in modo reciproco, consapevole. È certamente un tema di identità culturale, di appartenenza a una tradizione, ma è anche un tema di costruzione di legami coesi di comunità. Ecco perché allora non si può parlare di cittadinanza confondendola con un'altra cosa, che è il processo, ad esempio, di regolarizzazione degli immigrati nel nostro Paese, che devono essere messi in grado di fare parte, attraverso la coesione sociale, per esempio con la regolarizzazione, del mondo del lavoro e di rispondere a un'emergenza. Oggi è un'urgenza dare una stabilità, nel mondo del lavoro, a queste persone ed è per questo che noi pensiamo che si debba mettere mano a quella legge, che è un'altra cosa che non sta funzionando, quella dei flussi migratori, quella del processo di regolarizzazione nel mondo del lavoro, della formazione delle competenze, in un patto con il mondo delle imprese, le istituzioni locali, i servizi sociali e le istituzioni.
Un'altra cosa è la costruzione di una cittadinanza consapevole che dia il volto anche di una democrazia che cresce, che si allarga, che assume la diversità come ricchezza, ma all'interno di un patto di comunità. E qui, signori, il tema non è soltanto quanto uno sta nel Paese, ma come si costruiscono i luoghi della cittadinanza. E io non voglio, noi non vogliamo rinunciare a pensare che il primo luogo attraverso il quale si costruisce una cittadinanza sia quello della scuola , perché è il luogo dove è l'educazione di uno Stato, di una democrazia che rigenera sé stessa, nel processo educativo. Ecco perché noi siamo fortemente convinti che lo sia il metodo principe attraverso cui guardare la cittadinanza. Tra l'altro, rivolto alle nuove generazioni, a quelle generazioni che si devono e si vogliono sentire italiane, anche per evitare - lasciatemelo dire - quelle fragilità che altri Stati oggi hanno. Lo abbiamo visto: la crisi delle francesi, nelle quali alcuni cittadini francesi, francesi non si sentivano, nemmeno di seconda generazione. Quello noi lo dobbiamo evitare, in un processo davvero di integrazione comunitaria profonda. Ecco perché io lo chiedo anche ai colleghi delle altre opposizioni. Attenzione, lo è oggi non solo alla portata di mano, ma può essere riconosciuto, come un patto in questo Parlamento, uno strumento efficace di costruzione della nostra cittadinanza. Attenzione a spostare il faro da questo a un altro tema, semplicemente per prendere le distanze, in qualche modo, da un'iniziativa che potenzialmente può vedere anche una convergenza di una parte della maggioranza. Noi su questo, ovviamente, speriamo di poter trovare una convergenza - anche se questo non ci pare dai pareri espressi dal Governo - anche con la maggioranza e pensiamo che oggi un ragionamento serio sullo possa arrivare a un termine, in tempi brevi in questa legislatura.
Vedete, la questione della cittadinanza è una questione che non ha a che fare solo con il nostro oggi. Con il nostro oggi noi abbiamo alcune emergenze: una l'ho citata prima, mancanza di una forza lavoro, processi sociali di integrazione reali delle famiglie degli immigrati nelle nostre comunità, sostegno ai comuni nei percorsi di integrazione sociale; poi vi è la questione, anche nelle nostre scuole, dei percorsi educativi di mediazione culturale per arrivare a una piena integrazione, a partire da quella linguistica e, via via, sino a quella culturale. Inoltre, c'è un tema che è di medio e di lungo periodo di uno Stato, l'Italia, che vuole diventare il luogo della cittadinanza europea, una cittadinanza europea che quindi vive di quei princìpi democratici, di libertà e di eguaglianza, su cui l'Europa è costruita, non solo l'Italia. Per fare questo, dobbiamo avere lo sguardo di chi oggi fa alcune scelte per rispondere all'emergenza dell'oggi, ma il coraggio di definire processi e percorsi che arrivano a dare davvero solidità stabile a questa cittadinanza. E per noi, oggi, prioritariamente questo si chiama .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nevi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE NEVI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Finalmente si parla in Parlamento di questo argomento, che ha “allietato” l'estate sui quotidiani. Forza Italia, come tutte le altre forze politiche, ha partecipato a un dibattito, a nostro avviso, un po' superficiale, perché il tema, lo hanno già detto altri colleghi, è molto complesso, molto articolato e, a nostro avviso, troppo serio per essere derubricato attraverso iniziative anche un po' strumentali. Diciamocelo, però. L'opposizione fa il suo mestiere, e ci mancherebbe altro, è un suo diritto, attraverso emendamentini infilati qua e là per cercare di evidenziare spaccature che non solo non esistono, in modo così grave come descrive la sinistra, ma che sono trasversali, perché è un tema di cui si discute e tutte le forze politiche hanno visioni diverse. Vede, io immaginavo che oggi la sinistra, il famoso campo largo, si presentasse con una mozione unica su questo argomento. Invece, il campo largo incredibilmente si è frantumato . Dico incredibilmente in modo ironico. Quattro mozioni, ripeto, quattro mozioni. Evidentemente questo non è un argomento, come alcuni giornali hanno descritto durante l'estate, in cui c'era un centrodestra frammentato e una sinistra pronta.
È un argomento troppo importante, troppo serio per arrivare a contenerlo in una posizione molto larga di questo Parlamento. Non a caso, sulla cittadinanza si discute, in questo Parlamento, da più di dieci anni. E voglio dire all'onorevole Faraone che Forza Italia è intervenuta sempre su questo argomento, Forza Italia è stata sempre protagonista su questo argomento e abbiamo sempre mantenuto la stessa posizione. Poi, a qualcuno può far piacere, a qualcuno meno. A noi sicuramente fa piacere. È una posizione rappresentata perfettamente dal Presidente Berlusconi nel 2022, quando si arrivò addirittura a costruire un testo che sembrava poter andare a buon fine. Forza Italia, alla fine, invece, non fu d'accordo e votò contro, perché, appunto, noi abbiamo la nostra visione, non siamo disposti a mediare sul tema della cittadinanza, perché non è un tema da mediazione . È un tema fondamentale, sul quale bisogna ragionare con calma.
Attenzione perché ha ragione la Sottosegretaria Ferro, che ha elencato i dati. Qui non c'è un'emergenza: non è che concediamo poche cittadinanze, come qualcuno della sinistra ci vuol far credere. Qui il tema, almeno per noi, è come concederla la cittadinanza, non quante cittadinanze concedere. E noi non siamo dell'idea della sinistra, di regalare le cittadinanze perché uno che vuole la cittadinanza la deve conquistare. E, a nostro avviso, noi dobbiamo metterlo nelle condizioni di conquistarla, utilizzando gli strumenti che la Repubblica mette a disposizione. Per noi lo strumento principe per l'integrazione degli immigrati - che sono necessari al nostro Paese, e lo voglio sottolineare perché questa è la posizione, da sempre, del centrodestra e, in particolare, di Forza Italia - è la scuola.
La scuola è l'unico modo, quando è superata con profitto e non solo frequentata. Infatti non è che regaliamo la cittadinanza a uno che si iscrive al primo anno di scuola, poi viene bocciato, si re-iscrive al primo anno di scuola e così per cinque anni e alla fine dei cinque anni gli regaliamo la cittadinanza. No, noi la cittadinanza la dobbiamo dare a chi mostra interesse a vivere, a lavorare e a operare nel nostro Paese, a interiorizzare i valori, la cultura, le idee che noi abbiamo nel nostro Paese, nel rispetto, chiaramente, di tutte le culture e di tutte le religioni, come è scritto perfettamente nella nostra Costituzione.
Allora, qual è il punto? Il punto fondamentale di Forza Italia è questo: eliminare gli automatismi. Oggi, abbiamo una legge - e su questo siamo disponibili a ragionare - che concede automaticamente, in base al solo criterio dell'età anagrafica, la cittadinanza. Noi vorremmo che questa concessione, invece, si faccia sulla base di un processo di integrazione scolastico - lo abbiamo detto e ripetuto tante volte - che prevede il superamento, con profitto, dei dieci anni di scuola dell'obbligo .
Quindi, voglio dire questo agli amici della Lega, perché è una cosa importante sulla quale dovremmo discutere: noi pensiamo che questo tema sia, invece, da inserire nel nostro programma di Governo, perché il nostro programma di Governo punta tutto sul potenziamento dei processi di integrazione. E allora, modificando questa legge, noi potremmo arrivare a migliorare i processi di integrazione nel nostro Paese, che è un punto fondamentale del nostro progetto e programma di Governo. Ecco, la cosa è molto semplice ed è tutta qui.
Noi lo abbiamo annunciato durante l'estate e anche in questo caso siamo stati sbeffeggiati. Ci dicevano: “Tanto non presenteranno nulla; Forza Italia sta facendo melina; non è stato ancora consegnato nulla”. Ogni cinque giorni ci telefonava un giornalista dicendo: “Ma ancora non è arrivato il testo”. Noi domani abbiamo la riunione congiunta dei gruppi parlamentari e abbiamo fatto un testo che sottoporremo ai nostri organismi, perché siamo un partito con la “P” maiuscola che discute e che ragiona. All'interno dei singoli partiti, su questo argomento, ci sono sensibilità diverse che non sono un problema per noi, ma anzi, sono una ricchezza. Inoltre, vogliamo approfondire il tema, discutere e ragionare anche con gli , che sono molto importanti, in quanto sono i soggetti che sono interessati da questo processo di concessione della cittadinanza, che è molto ampio e complesso. Anche qui, la Sottosegretaria Ferro ha evidenziato, in sede di discussione generale, alcuni aspetti importanti. Per questi motivi noi sottoporremo il testo della nostra proposta di legge, innanzitutto, ai nostri alleati di coalizione e poi, serenamente, ne ragioneremo.
Il punto centrale e fondamentale, comunque, è che noi abbiamo in testa un meccanismo che è fondato sull'eliminazione - lo ripeto - degli automatismi.
Anche con riguardo al tema dello , penso che dovremmo ragionare. Per esempio, l'onorevole Della Vedova, essendo stato anche impegnato al Governo, sa bene che ci sono problematiche sulle quali, per esempio, Forza Italia interverrà, anche attraverso un'ampia discussione che si è sviluppata nei giorni scorsi con gli addetti, per esempio, del Ministero degli Esteri, che sono spesso alle prese con problematiche rilevanti.
C'è poi il tema dell'eliminazione della burocrazia nella concessione della cittadinanza. Noi, per esempio, pensiamo che, quando si ha diritto ad avere la cittadinanza, si possa accelerare e si debba accelerare il rilascio della cittadinanza . Ecco, vedete, ci sono una serie di sfaccettature, rispetto a un tema molto ampio che noi affronteremo. Certamente, emerge da questo dibattito - finalmente oggi anche in Parlamento - la differenza tra noi, centrodestra e la sinistra anche su questo argomento. E mi pare che la sinistra, soprattutto la sinistra radicale - che mi pare abbia contaminato abbastanza - abbia in testa solo il tema di concedere più cittadinanze e aprire a tutti. Noi pensiamo che questo sia, invece, un metodo sbagliato e che dovremmo invece rifletterci più seriamente attraverso una modifica legislativa largamente condivisa e scevra da impostazioni ideologiche .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, signor Presidente. Diciamo che non è proprio facilissimo intervenire dopo aver assistito al festival delle banalità e dell'ipocrisia da parte di un partito, Forza Italia, che ha cercato di arrampicarsi sugli specchi con questo intervento per giustificare che, dopo settimane e settimane di dibattito sui giornali sullo non solo oggi non lo votano ma non hanno neanche un'idea di riforma della legge sulla cittadinanza tant'è vero che oggi discutiamo le mozioni dell'opposizione e non c'è nemmeno una minima intenzione della maggioranza, una minima visione della maggioranza su questo tema. La maggioranza non ha un'idea sulla legge sulla cittadinanza.
Una legge che - diciamolo - è nata già vecchia. La legge attualmente vigente sull'acquisizione della cittadinanza è la n. 91 del 1992. E diciamo anche un'altra cosa, colleghi: non ci fu una discussione in quest'Aula quando venne approvata quella legge nel 1992. Non ci fu una discussione perché venne approvata in sede legislativa: non arrivò neanche in Aula. Fu votata dopo una sola seduta di discussione e ai parlamentari che si lamentavano di questa accelerazione dell'iter, il presidente della Commissione disse: “Vabbè, ma è una mera ricognizione dell'esistente”.
Quindi, stiamo parlando di una legge di 32 anni fa, nata già vecchia, che già non teneva conto dell'evoluzione della società del tempo e, a maggior ragione oggi, dopo 32 anni, è un altro mondo rispetto a quello di 32 anni fa.
E allora, perché quella legge è nata vecchia e perché oggi discutiamo animatamente se sia il caso di modificare o no una legge già vecchia? Perché la politica si deve ridurre sempre così? Perché il tema della cittadinanza è legato al tema dell'immigrazione che, per definizione, è un tema per la politica divisivo perché un po' fa gioco distinguersi in due fazioni: la destra e la sinistra; chi è a favore e chi è contro.
Ma questo è il motivo dell'immobilismo della politica rispetto a questi temi e del fatto che la politica - destra o sinistra che sia - non sia riuscita a dare risposte in 32 anni a chi chiedeva di intervenire su questo tema: non si tratta di immigrati clandestini, potenziali stupratori e terroristi, ma di ragazzi e ragazze che vivono non “nel” nostro Paese, ma vivono “il” nostro Paese . Frequentano le nostre scuole, giocano con i nostri figli, condividono la loro squadra del cuore, vanno insieme allo stadio, cantano i cori in romanesco. Stiamo parlando di questo.
Ma allora non dobbiamo chiederci se dobbiamo cambiare questa legge e non dobbiamo chiederci nemmeno più quando cambiarla, perché il momento è adesso; non è che i tempi non sono maturi, siamo già in ritardo. Dobbiamo intenderci soltanto sul “come”, perché ci sono tanti aspetti da affrontare.
C'è l'aspetto della modalità di acquisizione della cittadinanza e su quello ciascuno ha la sua idea ed è giusto, naturale e normale che vi sia una pluralità di idee, anche all'interno di una stessa coalizione.
Ci sono aspetti che riguardano il processo di naturalizzazione: è facile acquisire la cittadinanza per un diciottenne che fa domanda oggi? No, non è facile. Non è affatto facile: ci vogliono anni prima che si raggiunga e nemmeno i termini previsti vengono rispettati.
È normale che un ragazzo, un ragazzino, un minorenne, per poter andare in gita con la propria scuola debba esibire mille documenti e tante volte, all'aeroporto, deve fare una fila diversa rispetto a quella dei suoi compagni, perché non è cittadino italiano, nonostante si senta un cittadino italiano? Voi pensate che questo sia normale? Voi pensate che questo aiuti il processo di integrazione di un ragazzino che frequenta le nostre scuole e vuole sentirsi uguale agli altri?
A voi sembra normale che un ragazzo, che si è formato nel nostro Paese, non possa accedere a un concorso pubblico? Non possa essere un dipendente della pubblica amministrazione perché straniero per il nostro Paese. A me non sembra normale tutto questo.
E allora, se vi sembra normale, abbiate il coraggio di dirlo. Però dovete dire la verità, non dovete dire: “Non cambia niente perché la Consulta, le Convenzioni...”. Ma perché nel nostro Paese le leggi le deve fare la Corte costituzionale? Ma perché il Parlamento non decide mai di essere al passo con i tempi?
C'è l'esigenza di cambiare questa legge, ce l'hanno detto 600.000 persone che hanno firmato, in poco tempo, la richiesta di un referendum, su un altro aspetto, non è quello dello , ma è un aspetto che riguarda la disciplina della cittadinanza e che richiede di essere modificato. C'è questa esigenza nel Paese, perché non la cogliamo? Perché il Parlamento arriva sempre dopo?
Ho sentito dire, da qualcuno che è intervenuto poco fa, che si tratta di un tema complesso, che è necessario intervenire, insomma, a seguito di una discussione e di un approfondimento e, quindi, non è che si può intervenire così, su due piedi. Bene, ma avete cambiato il sistema di politica criminale con un emendamento a un decreto-legge, avete cambiato la legge sui servizi segreti con un emendamento a un decreto-legge, state cambiando tutto il sistema con degli emendamenti ai decreti-legge. Oggi arriviamo a una proposta sacrosanta, di cui questo Parlamento discute da anni. Vi ricordo infatti che, nella scorsa legislatura, si arrivò all'approvazione, in prima lettura, della legge sullo , un testo presentato dal MoVimento 5 Stelle e uscito dalla Commissione anche con i voti di Forza Italia; arrivato in Aula, si è discusso, si è fatta un'approfondita attività istruttoria, con una serie infinita di audizioni, sono stati approvati degli emendamenti, anche di Forza Italia, anche delle opposizioni, per arrivare a un testo condiviso. Infatti, non dobbiamo dividerci, cioè non dobbiamo per forza arrivare a un punto di rottura tra noi e voi, perché non è così che si cambia il Paese, cara Presidente Giorgia Meloni che, qualche giorno fa, a New York, decantava le sue doti da . Diceva: “io ho scelto di essere , non di essere seguace”; e decantava i valori dell'Occidente come di una società in cui la vita è sacra, la persona è al centro e gli individui sono tutti uguali tra loro. Questo diceva Giorgia Meloni davanti alla platea dei potenti del mondo, salvo poi arrivare in Italia a fare tutto il contrario. Non difende la vita, perché non dice una parola sui morti a Gaza e sui morti in Libano , non dice una parola di condanna, non difende la vita, e questo lo sta facendo l'Occidente; e, soprattutto, per Giorgia Meloni gli individui in Italia non sono tutti uguali, perché ci sono cittadini di serie A, cittadini di serie B, ci sono gli italiani, ci sono gli stranieri, ci sono gli immigrati e ci sono gli altri, i cittadini italiani. Questi sono gli individui.
Quando parliamo di “individui” ci rivolgiamo a tutte le persone e per Giorgia Meloni le persone non sono tutte uguali. Lo sta dimostrando con le sue politiche in Italia e lo sta dimostrando anche difendendo il suo Ministro Salvini, che adesso è diventato un eroe perché ha difeso i confini. Perché a voi serve avere un nemico, vi serve avere un nemico. Ora che siete al Governo, il vostro nemico non può essere il Governo perché il Governo siete voi e, allora, vi serve un nemico. E il nemico sono gli immigrati, il nemico sono i cittadini, i minori stranieri che non possono avere la cittadinanza. Questa retorica del nemico vi serve a sopravvivere e galleggiare, ma non vi servirà a dire, dopo, che avete fatto la storia, perché vi do una notizia: non la state facendo
Quindi, Presidente, concludo dicendo che il MoVimento 5 Stelle sente l'esigenza che si arrivi a una riforma della legge sulla cittadinanza. È stato protagonista, nella scorsa legislatura, del processo di elaborazione di una proposta condivisibile, condivisa, che non voleva spaccare, che non voleva dividere, ma che voleva unire le diverse sensibilità. E io sfido chiunque a dire che non è d'accordo - ma a dirlo sinceramente, non con la retorica fine a se stessa - che un ragazzo di 14 anni, che ha frequentato le nostre scuole ed è perfettamente integrato, non possa richiedere la cittadinanza italiana; io sfido chiunque a dire che non è d'accordo a valorizzare il fattore inclusivo e integrante della nostra scuola; io sfido chiunque a non dire, sinceramente e seriamente, che per noi gli individui sono veramente tutti uguali e non esistono individui di serie A e individui di serie B.
E allora vi chiedo, cari colleghi: che cosa stiamo facendo qua dentro? Abbiamo idea di svolgere il nostro lavoro e di dare delle risposte a chi ci fa delle domande, oppure siamo qui soltanto a riscaldare la sedia? Noi la sedia non la vogliamo scaldare e, quindi, voteremo a favore delle mozioni che introducono lo , voteremo a favore degli impegni che fanno dei passi avanti rispetto a tutte le lentezze burocratiche che il nostro Paese ancora vede, non rimuovendo gli ostacoli per la piena definizione e lo sviluppo della persona umana
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente, Sottosegretario. Io ho provato a mettermi nei panni di un alieno che viene a visitare il nostro Paese - tipo Rich Ciolino, quello che aveva accompagnato Ghali sul palco di Sanremo - e ho pensato: cosa farebbe un alieno? Ebbene, come prima cosa, per capire com'è la situazione nel nostro Paese, leggerebbe un giornale e, se gli capitasse la sfortuna di leggere il o avrebbe un'idea totalmente distorta di quello che è il nostro Paese, una società escludente, che ghettizza gli immigrati, che discrimina, che li mette ai margini; per non parlare di quello che succede ai bambini stranieri nel nostro Paese, esseri umani ghettizzati, marginalizzati, esclusi, tristi, depressi, che non si possono curare negli ospedali, che non possono neanche fare sport perché nel nostro Paese gli è vietato. E tutto questo, ovviamente, per colpa del centrodestra che è al Governo, che impedisce l'integrazione, che impedisce a queste risorse di rendere più maturo e paradisiaco il nostro Paese attraverso la cittadinanza.
Poi però, probabilmente, questo alieno atterrerebbe e farebbe un giro nel nostro Paese e allora, forse, scoprirebbe che nel nostro Paese c'è una legge sulla cittadinanza che è del 1992, di 32 anni fa; questa legge della cittadinanza è sicuramente vecchia e si chiederebbe: ma la dobbiamo cambiare? E allora, poi, andrebbe a vedere i dati e scoprirebbe che il nostro Paese, come certifica l'Eurostat, è quello che in Europa concede e rilascia il più alto numero di cittadinanze, più di 200.000 nel 2022 . E poi scoprirebbe, stupito, che nel nostro Paese i bambini sono tutti uguali , bambini stranieri e bambini italiani, e già oggi questi bambini - pensate un po' quant'è incredibile il nostro Paese - hanno gli stessi diritti, vanno tutti a scuola, tutti vengono curati e devono essere curati. E poi - a differenza di quello che ho sentito nelle discussioni generali e anche in alcune mozioni - tutti possono fare sport , perché la legge n. 12 del 2016 e la legge n. 205 del 2017 già consentono ai bambini stranieri di iscriversi e di tesserarsi nelle federazioni sportive. E allora, cosa sta succedendo?
Allora, vedete, io ho sentito dire che il centrodestra sul tema della cittadinanza è diviso. Ma come è stato sottolineato prima, non è che il centrosinistra stia dando una prova di grande compattezza, neanche su questo tema, visto che ogni gruppo politico ha presentato una mozione e all'interno di ogni mozione c'è scritto di tutto e di più.
Ovviamente, ci sono i sempreverdi e , ma poi si va anche allo e, secondo una mozione, basterebbe come criterio per ottenere la cittadinanza un ciclo scolastico e nei cicli scolastici sa, Sottosegretario, cosa inseriscono? Tre anni di scuola dell'infanzia, perché per loro uno diventa cittadino italiano se fa tre anni di asilo ! Cioè, voi capite qual è la differenza tra noi e loro nel considerare la cittadinanza?
E non solo, non solo, non solo: c'è il balletto sugli anni di residenza per ottenere la cittadinanza. Si passa dai 10 anni attuali ai 5 anni del referendum, e una mozione propone 2 anni. Io mi sono chiesto: ma perché non regalare la cittadinanza anche a quelli che vengono qui in ferie per 15 giorni? Perché così, a questo punto, diamo la cittadinanza a tutti e nessuno più è escluso.
Ovviamente, queste sono follie, Sottosegretario; sono follie che mi sembrano evidenti e che nascondono solo una cosa: loro la definiscono “riforma della cittadinanza”, ma in realtà, quello che vogliono fare è una sanatoria generalizzata , che sanerebbe la posizione di milioni e milioni di immigrati. E nel dibattito la cosa più scandalosa è stato l'utilizzo dei bambini, usati come scudo, usati senza scrupolo per difendere i loro interessi.
E allora io mi chiedo, davvero, e faccio un appello: cercate di tornare davvero umani, non gettate i bambini nell'agone politico per strumentalizzarli come vi pare. Io ho ascoltato bene e voi avete citato, più volte, il dato dei bambini stranieri nelle scuole italiane, 900.000. Allora, come abbiamo già detto, hanno tutti i diritti; certo, è vero, sono un po' depressi - questo è vero - perché, chiaramente, mentre loro giocano a nascondino o mentre fanno il salto della corda arriva un esponente di sinistra a dirgli: guarda, bambino, tu sei un bambino di serie B rispetto agli altri e questo bambino lo guarda stranito e gli dice: ma perché sono un bambino di serie B se sto facendo le stesse esatte cose che fanno tutti gli altri cittadini e tutti gli altri bambini?
Allora, il problema qual è, visto che il bambino non viene toccato dalla cittadinanza? Sono i genitori, perché se il bambino diventa cittadino italiano per forza di cose non sarà più possibile espellere i genitori e poi si arriverà a dare la cittadinanza a questi genitori e, allora, rispetto ai 900.000 bambini che diventano cittadini noi dovremo triplicare il numero. Ma non solo, perché il nostro ordinamento rende più facile i ricongiungimenti familiari per coloro che sono cittadini italiani e, via, un'altra milionata di persone che entrerebbero nel nostro Paese. C'è un motivo se lo non è usato da nessuna parte in Europa, così come lo propongono loro, ed è perché gli altri Paesi hanno sinistre mature , che si rendono conto dei problemi che portano questo tipo di provvedimenti.
Come esattamente per lo , non c'è nessun Paese, in Europa, che applica lo incondizionato, ma per un motivo ovvio: perché se chi nasce qui diventa italiano, noi avremmo centinaia di migliaia di clandestini da tutto il mondo che cercano di entrare nel nostro Paese, con annessa donna incinta pronta a partorire sul nostro territorio - con il risultato che metteremmo a rischio la vita di coloro che partono, delle donne e dei nascituri. Ma, ovviamente, questo è un tema che alla sinistra non interessa.
La legge ha 32 anni, come dicevo prima; va cambiata? Si, va cambiata, ma va cambiata rendendola più restrittiva, non allargando le maglie. Quindi, cogliendo il suggerimento di Forza Italia di discutere in merito a questo tema, anche noi presenteremo un progetto di legge che, però, renderà più restrittiva la cittadinanza, innanzitutto con esami più severi per l'ottenimento della cittadinanza, perché non è più pensabile, come sanno tutti coloro che hanno contatti con i sindaci, che ci siano immigrati che vanno a fare il giuramento e non sanno neanche leggere le due righe del giuramento perché non sanno l'italiano. Questo non è pensabile! Chiederemo ulteriori requisiti per l'acquisto della cittadinanza e, parallelamente, ulteriori ipotesi di revoca per la stessa.
Guardate, adesso sono state raccolte le firme del referendum. Io non so se gli esponenti dell'opposizione ci credono o meno, ma guardate, noi siamo tra quelli più contenti di questo referendum; noi siamo assolutamente contenti perché siamo pronti ad andare casa per casa, strada per strada e comune per comune a spiegare che cosa voi volete fare, a spiegare tutte le che avete detto in questi mesi e a spiegare che gli interessi che voi volete tutelare non sono gli interessi degli italiani perbene e onesti .
Quindi, chiudo con una frase, che mi è rimasta impressa, di un editoriale di Vittorio Feltri: “Essere italiani e fare parte del popolo italiano, non semplicemente della popolazione, per noi è e resta un valore. Qualcosa da meritare e di cui essere consapevoli. Non vogliamo essere un club esclusivo, ma nemmeno un bordello di infima categoria” -
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bakkali. Ne ha facoltà.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi”. Io questo giuramento lo feci a 23 anni. Divenni cittadina nel 2009. Ero arrivata a 2 anni, quindi 21 anni dopo. Qui ho frequentato la scuola dell'infanzia dalle suore di Casal Borsetti, le elementari, le medie, le superiori. A 16 anni militavo nelle giovanili del mio partito, collaboravo attivamente alle campagne elettorali per le quali non avevo il diritto di voto ed ero rappresentante d'istituto.
Alla gita di quinta superiore fui bloccata all'aeroporto di Praga perché il documento con il quale viaggiavo non era corretto, seppur vagliato dalla questura. Passai la notte in aeroporto, con due professori del mio liceo, e lì mi dissi che non mi sarei mossa fino alla fine della gita, per principio e per un senso di ingiustizia che avevo provato sulla pelle tante di quelle volte. Il consolato intervenne e ci diedero un permesso per partecipare alla gita del liceo. Non ricordo quanti giorni di scuola ho saltato per andare in questura per il rinnovo del permesso di soggiorno o al consolato per rinnovare i documenti di identità, perché no, Iezzi, i bambini non sono tutti uguali .
Io capisco che voi, quelli che non vi piacciono, quelli che appartengono alle famiglie che non vi piacciono, li mandate in galera. Noi cerchiamo, invece, di costruire politiche affinché, veramente, siano tutti uguali . Guardi, Presidente, colleghi e colleghe, queste mie note biografiche raccontano e rappresentano le storie e le esperienze di centinaia di migliaia di bambini e bambine e volevo dare voce a queste esperienze perché queste vite entrino prepotentemente dentro quest'Aula e la vostra ipocrisia e la vostra ideologia si scontrino contro questa faccia , perché questa faccia rappresenta quella narrazione che svaluta continuamente questi nuovi italiani e queste nuove italiane e racconta quella condizione diffusa e ingiusta che vede questi ragazzi e ragazze nascere, crescere, imparare a camminare, a parlare in un Paese che non si accorge di loro, che ancora li computa nella percentuale degli studenti stranieri quando deve stilare statistiche.
Sono quei bambini che la narrazione dominante vuole relegare a viaggiare in ultima classe per quanto riguarda diritti sociali, civili e politici. Sì, ci sono leggi che tutelano questi diritti - ci mancherebbe altro - ma siamo chiaramente di fronte a una discriminazione, a una penalizzazione e a un di futuro. Sono quei ragazzi e ragazze i cui sogni si frantumano decine di volte sulle porte di una questura o di una prefettura qualsiasi in una provincia italiana. Sono la storia di Kejsi, arrivata a 10 anni - ora ne ha 26 - che sognava la carriera diplomatica, ma non potrà nemmeno iniziarla in quanto non è cittadina perché non raggiunge il parametro reddituale; di Yassin che, arrivato qui piccolissimo, ha perso la finestra della richiesta di cittadinanza presentata dai suoi genitori perché, a causa dei ritardi nella lavorazione della pratica, è diventato, nel frattempo, maggiorenne e deve ricominciare da capo; Inseff è arrivata a 4 anni; lei - stessa storia di Yassin - è stata rigettata e non potrà partecipare a un tirocinio in un'istituzione europea perché non è cittadina UE; Khadija è una campionessa italiana di : ha vinto due campionati italiani a 14 anni, ma non potrà partecipare ai campionati europei perché non è cittadina italiana. Allora, la legge n. 91 del 1992 va bene, va benissimo; questa legge lavora benissimo contro le discriminazioni rispetto ai giovani e alle giovani. E potremmo continuare all'infinito, storia dopo storia.
Le proposte che avanziamo in questa mozione hanno due obiettivi: riconoscere il presente e l'Italia di oggi. È una riforma che vuole preservare il futuro dell'Italia, che vuole che tutti i giovani compartecipino al futuro di questa Repubblica insieme, senza cittadini di serie A e senza cittadini di serie B.
L'Italia è il Paese che concede più cittadinanze. Allora, il è obbligatorio, perché è l'unica argomentazione che continuate a dare e, ovviamente, se si leggono i numeri solo assoluti non si esprime granché rispetto a questo. Relativamente alla popolazione, l'Italia è il quinto Paese: parliamo di una cittadinanza - anzi, 5 cittadinanze - ogni 100 immigrati. Parliamo di questi numeri qui e non delle milionate di cui parla Iezzi. Contando che nelle scuole italiane, tra i banchi di scuola, c'è un bambino con migratorio ogni 10, si iniziano a comprendere le proporzioni e le storture di questi numeri.
Da quinta, l'Italia diventa quattordicesima, secondo il Migration integration policy index, in termini di requisiti e discrezionalità. E un altro dato che ci si dimentica sempre è che chi ottiene la cittadinanza oggi - quel 2022 che citate sempre – è parte di quelle famiglie che hanno iniziato la pratica quindici anni fa . In Italia non si ottiene la cittadinanza dopo dieci anni, si ottiene la cittadinanza dopo quindici, quindici anni dopo l'arrivo dei nuovi cittadini italiani di oggi e oggi credete che sia più facile o più difficile mettere insieme i requisiti richiesti? Guardi, collega Iezzi, stanno già contribuendo il mercato del lavoro, il mercato delle case e l'emergenza abitativa a rendere restringenti i requisiti per la cittadinanza , perché il lavoro irregolare, la difficoltà di trovare contratti regolari per una casa sta facendo perdere anni di stanzialità in Italia a queste famiglie che qui lavorano, qui contribuiscono, e qui contribuiscono per l'8 per cento del PIL di questo Paese. Bisogna iniziare a parlare con rispetto della popolazione straniera che abita in questo Paese, non solo come braccia e non solo come schiavi. Sono portatori di diritti in quanto persone, in quanto persone! Guardi, è proprio il cuore delle proposte che avanziamo in questa mozione: la legge n. 91 del 1992 non funziona - e lo dico alla Premier, che ignora sia la grande mobilitazione di 500.000 persone sia le storie che quotidianamente abbiamo raccontato qui, continua a essere insufficiente: non sono dieci anni, sono quindici.
Ma i punti devono essere chiari rispetto alla nostra proposta: riconoscere la cittadinanza italiana per i minori nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri che qui risiedono legalmente da almeno un anno. Ci vuole coraggio per guardare verso il futuro , ci vuole coraggio, perché questa è una parte di popolazione, è una risorsa fondamentale per tenere in vita i presìdi educativi, le sezioni d'infanzia e le scuole nei territori decentrati. Questa è un'Italia che ha bisogno di ogni singolo e singola giovane che possa nutrire, sin da subito, il senso e il legame di appartenenza con la Repubblica e lo Stato.
La cittadinanza come concetto premio è un concetto fallimentare, oltre che di discriminazione . Ed è anche il concetto che proviamo a far passare nella seconda proposta, che è la proposta di e, sì, a partire dalle scuole dell'infanzia, che fanno parte di tutto diritto del sistema nazionale di istruzione. Soprattutto, non si può certificare a scuola la cittadinanza. A scuola si diventa cittadini, non si viene certificati cittadini, a partire dai primissimi anni di scuola. È qui che si costruisce l'italianità, ma è questo concetto di italianità che voi non volete vedere, è un'italianità plurale, è un'italianità che professa anche più religioni, è un'italianità che ha migratori, culturali, linguistici, diversi: è l'Italia di oggi . Gli unici alieni - non è quello di Ghali, collega Iezzi -: voi siete alieni nel Paese che non riuscite a vedere .
E ancora, semplificazioni, chiediamo semplificazioni e siamo contenti che Forza Italia su questo ci sia, perché cinque anni di lavorazione di una pratica sono una vergogna per la Repubblica, non solo un limite per chi questa semplificazione, questa cittadinanza la vuole.
Quindi, chiediamo un passo culturale oltre che politico: è una mozione complessa, con tanti punti, proprio per dare la possibilità di convergere, rispetto alle diverse sensibilità. C'è chi non ne ha proprio; chiediamo, però, a chi ne ha di convergere verso questo punto, chiediamo di riconoscere i figli, le figlie di questa Italia. È un futuro che ha bisogno di questo provvedimento, ne ha bisogno per creare coesione sociale, ne ha bisogno per risolvere i problemi concreti: 500.000 firme, in pochissimi giorni, sono un segnale politico chiaro.
Mettiamo mano alla legge n. 91 del 1992, cerchiamo punti in comune, il Partito Democratico c'è per lavorare nel concreto delle proposte. Basta strumentalizzare - voi, sì - i temi che riguardano la cittadinanza e le vite di questi ragazzi e di queste ragazze, che non sono un dibattito estivo: queste sono discriminazioni quotidiane
PRESIDENTE. Onorevole Bakkali, deve concludere, ha esaurito il suo tempo da due minuti.
OUIDAD BAKKALI(PD-IDP). Quindi, grazie e lavoriamo insieme per migliorare questa riforma -
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà. Nel silenzio dei colleghi e delle colleghe, che faranno in modo di farla parlare.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Aspetti, aspetti un attimo, collega Montaruli. Colleghi, possiamo andare avanti? Grazie, colleghi. Prego, onorevole Montaruli.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Anche per suo tramite, io non ritengo di essere qui oggi a dover parlare di cittadinanza per la storia personale della collega Bakkali e lo dico con tutto il rispetto per lei e per tutti i colleghi…
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Visto che è stata oggetto del dibattito precedente…
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Onorevole Bakkali, onorevoli tutti, quando avete fatto il vostro intervento, vi siete anche rivolti ai colleghi di quest'Aula e nessuno ha avuto la reazione che avete avuto. Quindi, vi prego di avere lo stesso rispetto che tutti hanno avuto nei vostri confronti . Vi prego di avere lo stesso rispetto che è dovuto mentre parlano gli altri colleghi.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Ma visto che…
MARCO GRIMALDI(AVS). Ci vuole rispetto!
PRESIDENTE. No, no aspetti onorevole Montaruli, perché adesso abbiamo un problema di Regolamento. Allora, onorevole Grimaldi, la richiamo all'ordine. Pretendo rispetto dei colleghi che parlano nel perimetro del Regolamento.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Anche noi!
PRESIDENTE. Perfetto, chi ha detto “anche noi”? La richiamo all'ordine, onorevole Berruto. Prego, onorevole Montaruli.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Visto che è stata presa come esempio dalla stessa collega per introdurre e fare un ragionamento sulla necessità e l'urgenza, a suo parere, di introdurre delle modifiche alla legge di cittadinanza, io devo anche dire che sentire da una parlamentare, che è di origine straniera, che è riuscita a fare tutte le scuole nella nostra Nazione, andare - mi sembra che abbia detto - dalle suore, adesso non ho sentito bene le scuole che ha frequentato, ma, comunque, le scuole in Italia; è andata in gita con altri suoi compagni; insomma, ha fatto tutto un percorso, ha partecipato alla vita politica, iscrivendosi a un partito, insomma ha fatto tutto un percorso che l'ha portata, addirittura, a essere un parlamentare della nostra Repubblica : io credo che sia la dimostrazione che la nostra Italia è un grandissimo Paese in cui si può arrivare cittadini stranieri in Italia e c'è esattamente un percorso che ti arriva a portare alle più grandi cariche dello Stato, senza alcuna discriminazione, a condizioni esattamente di parità! La ringrazio per averci portato questo esempio, perché io sinceramente, anch'io ho fatto tutte le scuole, sono nata in Italia, ho fatto tutte le scuole in Italia, in gita nei Paesi stranieri a scuola - devo dire la verità - non ci sono mai riuscita ad andare semplicemente perché la mia famiglia non se lo poteva permettere Tuttavia, devo dire un'altra cosa, non mi sono mai sentita, per questo, una cittadina di serie B. Allora, questo per dire cosa? Ognuno di noi ha, nelle sue storie, delle differenze, questo è innegabile, ma non si può dire per questo che l'Italia è un Paese che esclude qualcuno e, soprattutto, che esclude ed emargina un bambino che nasce o che arriva in Italia e che ha la condizione di straniero. Infatti, le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre insegnanti non hanno mai fatto e non faranno mai differenze di questo tipo Quindi, disegnare un'Italia che non c'è, francamente, è anche offensivo anche per la storia, io ritengo, della collega Bakkali.
Ma il motivo per cui siamo qui è perché la collega, insieme ad altri colleghi, con quattro mozioni - si è detto -, ha presentato appunto una mozione, un atto di indirizzo parlamentare rivolto a chi? Al Governo. Per far cosa? Per legiferare. Ora, è il Parlamento che legifera e suona strano, dopo 10 anni quasi ininterrotti di Governo, in cui la sinistra e anche il MoVimento 5 Stelle non sono mai riusciti a porre questo tema, di cui adesso vedono l'urgenza assoluta, al primo piano del dibattito parlamentare, dire che adesso è un'emergenza; perché o negli ultimi 10 anni non avevate una maggioranza parlamentare - e su questo vi posso dare ragione, visto che avete governato senza avere i numeri - oppure non era una priorità neanche per voi o non sapevate che cosa dire rispetto alla cittadinanza .
E guardate, quando leggo la prima mozione della collega, mi viene anche difficile comprendere che cosa intendiate, quali modifiche si debbano mai apportare a questa legge sulla cittadinanza, perché leggo: “almeno un ciclo di istruzione”. Poi si dice: ad esempio, 3 anni di scuola dell'infanzia. Questa però non rientra nei cicli di istruzione, fa parte integrante del nostro percorso scolastico, ma non rientra - lo comunico alla collega - in nessun ciclo dell'istruzione, quindi prima di dare lezioni a noi sulla scuola, vi consiglierei di fare un ripassino sui cicli scolastici.
E poi alla fine si dice: fino al compimento del ciclo. Quale? Non si sa. In termini di frequenza del corso e non di rendimento, cioè un dato meramente formale. D'altra parte, questo mi ricorda alcune posizioni prese dalla sinistra in passato, in cui si spacciavano per o cinque anni di frequentazione di una qualsiasi scuola; anche senza una costanza, bastava che ci fosse il dato formale della frequentazione senza risultato, senza una prova e senza attestare la verifica che il percorso fosse andato in maniera corretta. Due anni presi un po' di qua, un po' di là, un , pur di far avere la cittadinanza.
No, questo non è dare la cittadinanza, non è neanche regalarla; questo è un insulto a tutte le persone dotate di un minimo di intelligenza. Viene da sé che il tema non è più la cittadinanza del minore straniero che è nel nostro Paese, il tema è un altro, ossia quello di allargare il più possibile la maglia perché il minore possa, suo tramite, dare un maggiore diritto al genitore di acquisire ancora di più le cittadinanze di quanto già non si acquisiscano nella nostra Nazione .
È quindi un ragionamento al ribasso che non tiene minimamente conto di una parolina, che però - quella sì - è parte integrante delle vite di ognuno di noi: l'integrazione. Guardate, l'unico Governo che ha fatto qualcosa per l'integrazione dei ragazzi a scuola è questo Governo con i provvedimenti che stiamo vagliando, anche in questi giorni, in Parlamento. Solo questo Governo si è posto il problema dell'insegnamento dell'italiano all'interno delle aule scolastiche e ha permesso - ringrazio il Sottosegretario Frassinetti che è presente - il sostegno ulteriore dei docenti su questa tematica. Solo questo Governo!
Allora, dell'integrazione, evidentemente, interessa poco alla sinistra e all'opposizione. Qui c'era solo un tentativo oggi tramite queste mozioni: provare a spaccare una maggioranza. Diciamoci la verità, questo era il vostro tentativo e ve ne tornate, per l'ennesima volta, con le pive nel sacco. Perché questa maggioranza non si spaccherà, perché questa maggioranza ha una visione unitaria di chi debba essere o non essere cittadino italiano. Ci sono, certamente, delle sfumature, altrimenti saremmo tutti nello stesso partito, ma abbiamo un'unità di intenti, che è scritto in un programma netto e chiaro e da lì non ci siamo mai discostati e continueremo a farlo, anche in questa sede senza però sottrarci da quella che è la suggestione.
Ringrazio i colleghi che hanno lanciato il referendum o hanno chiesto la riduzione degli anni di cittadinanza da 10 a 5, perché hanno calato la maschera di tutta l'opposizione, dato che non è un problema di , , di minori, di non minori, di integrazione o non integrazione. La verità, dimostrata dal fatto che ritorna costantemente questo dato dei 5 anni, è che la sinistra vuole dimezzare gli anni per ottenere la cittadinanza e renderla più semplice per chiunque, a prescindere. Questa è la verità, dietro un muro di ipocrisie e di buonismo. È, insomma, una narrazione, una retorica per far passare come buono qualcosa che, a nostro giudizio, assolutamente buono non è, perché nel centrodestra non troverete mai nessuno che vi dirà sì alla riduzione da 10 a 5 anni per la concessione della cittadinanza.
Ora, mi permetto anche di sottolineare, come ho sentito dire, che diventa difficile poter dire che la cittadinanza è un premio. No, certo, la cittadinanza non è un premio, il concorso a premi lo vuole fare chi unisce insieme un anno qua e un anno là, come ho letto nelle vostre mozioni.
La cittadinanza è il riconoscimento di un insieme di diritti e doveri: il punto è che sui diritti lo Stato italiano dà a chiunque, compreso il minore straniero, pieno riconoscimento; sui doveri qualche strada bisogna ancora farla. Quando poi si discute di ridurre il tempo di concessione della cittadinanza allora, se i diritti fondamentali sono già riconosciuti, qual è il punto? Il diritto al voto, perché la verità è che voi volete, tramite la cittadinanza, ampliare la platea di coloro che hanno diritto al voto in Italia e possono, quindi, giudicare o meno e formare o meno le nostre leggi.
Allora da qui deriva l'evidenza di come la cittadinanza debba essere riconosciuta soltanto laddove vi è un riconoscimento, a sua volta, della piena consapevolezza del nostro bagaglio culturale, del nostro bagaglio valoriale, del nostro bagaglio costituzionale , delle modalità con cui la nostra cosa pubblica viene regolata e delle modalità, anche, con cui la nostra vita politica viene decisa e regolata.
Quindi, io ringrazio per questo dibattito, perché ha dato la possibilità, per l'ennesima volta, di sbugiardare una sinistra che, forse, si era un po' accalorata su questo tema ma che, ancora oggi - e lo vedremo dal voto che a breve faremo -, purtroppo sarà delusa dalla sua stessa narrazione .
PRESIDENTE. Colleghi, saluto la delegazione della Commissione permanente per il governo locale e la pubblica amministrazione del Parlamento della Norvegia, che oggi è in visita ufficiale alla Camera dei deputati e che, dalla sinistra della Presidenza, stanno assistendo ai nostri lavori. Benvenuti alla Camera dei deputati .
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Aboubakar Soumahoro. Ne ha facoltà per due minuti.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. Io so cosa vuol dire chiedere la cittadinanza, so cosa vuol dire aspettare i tempi lunghi per ottenerla, so e conosco cosa vuol dire sottostare a criteri stringenti e difficili, avendolo vissuto sulla mia pelle e, come me, tante altre persone che continuano a sottostare e subire questi criteri stringenti e difficili.
Presidente, penso che mai come oggi in quest'Aula per chi, come me, ha vissuto sulla propria pelle questo calvario, vi è la responsabilità politica, la responsabilità morale e la responsabilità etica, davanti a quest'Aula e a questo Paese, di dire la verità. Per questo motivo, penso che sia importante intervenire sui tempi lunghi per ottenere la cittadinanza, ma è soprattutto importante intervenire sugli altri criteri.
Presidente, faccio tre esempi, e vado a concludere. Abbiamo Maria, che proviene dalla Romania, cittadina comunitaria, e abbiamo Aisha, che proviene dal Senegal, ed entrambe fanno la domanda per la cittadinanza: a Maria vengono richiesti 4 anni, mentre ad Aisha 10 anni; vi è una disparità evidente. Il terzo esempio riguarda Mohammed, che proviene dal Pakistan. Mohammed arriva in Italia a 8 anni e per fare la domanda della cittadinanza dovrà aspettare 10 anni, quindi a 18 anni, diventato maggiorenne, non potrà fare la domanda perché servono i criteri del reddito.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Presidente, vado a concludere, aggiungendo che, mai come oggi, abbiamo l'urgenza di intervenire per la via legislativa, perché sono 32 anni che il Paese è pronto. Il Paese chiede un cambiamento per riconoscere l'esistenza di un'Italia plurale, ricca in diversità, ricca in pluralità, perché italiani si è perché si nasce in Italia, perché si vive in Italia e perché si risiede in Italia. Questo è ciò che chiede il Paese .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate della mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascuna lettera del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera, del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bakkali, Zanella, Magi ed altri n. 1-00314 , limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Passiamo alla votazione della mozione Baldino ed altri n. 1-00320.
Avverto che i presentatori non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo relativa al 1° capoverso, lettera , del dispositivo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Baldino ed altri n. 1-00320, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della mozione Faraone ed altri n. 1-00323.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascuna lettera del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00323, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Passiamo alla votazione della mozione Richetti ed altri n. 1-00324.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente ciascuna lettera del dispositivo; a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00324, limitatamente al 1° capoverso, lettera , del dispositivo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Ricordo, colleghi, che, alle ore 16,15, avrà luogo la commemorazione del collega Felice Maurizio D'Ettore. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, il Ministro dell'Interno, la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e il Ministro della Cultura.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Ilaria Fontana ed altri n. 3-01437.
La deputata Ilaria Fontana ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
ILARIA FONTANA(M5S). Grazie, Presidente. Ministro, avete disatteso tutti gli impegni presi nei confronti dei cittadini a partire dall'alluvione del 2023, quando, in modo anche roboante, avete annunciato un piano di sicurezza su tutto il nostro territorio nazionale. E ancora pochi giorni fa, proprio quando, purtroppo, si è verificata di nuovo un'alluvione in Emilia-Romagna e nelle Marche, questo piano non si sa ancora che fine abbia fatto; oppure forse sì, perché il Ministro Musumeci ha palesemente raccontato, in una conferenza stampa, che - guardi un po', Ministro - il piano è finito al suo Ministero da 5 mesi. Quindi, le chiediamo se può raccontarlo a noi, ma, soprattutto, ai cittadini; magari, fatevi una telefonata, con Musumeci, per dire a che punto è questo piano. È impensabile ed è assolutamente troppo facile dare la colpa ai cittadini che hanno perso tutto - case, ricordi e sacrifici -, dire che lo Stato non è un e, ancora, dare la colpa al . Caro Ministro, prevenire costa meno che curare: quando ve ne accorgete è sempre troppo tardi .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie, signor Presidente. Grazie agli interroganti. Con riferimento al quesito posto, si rappresenta che, in base alla legislazione vigente e in base alle risorse finanziarie iscritte nei pertinenti capitoli di bilancio, il MASE provvede, per mezzo di stralci annuali, alla definizione del Piano degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
Il Piano degli interventi è formato, tenendo conto delle proposte delle regioni e di intesa con le stesse, previa sottoposizione delle stesse all'Autorità di bacino distrettuale territorialmente competente, che ne valuta sia la coerenza con i piani vigenti - il Piano di assetto idrogeologico e il Piano di gestione del rischio alluvioni -, sia l'efficacia in termini di riduzione del rischio.
Per quanto concerne il Piano 2024, si segnala che il MASE ha reso disponibili risorse che ammontano a circa 1,84 miliardi di euro. Detta somma è ripartita tra regioni e province autonome secondo quanto stabilito dai criteri del DPCM 5 dicembre 2016, che stabiliva infatti i criteri. Non c'è un piano alternativo fermo al MASE, né può definirsi tale una serie di proposte normative che impatterebbero sia sulle competenze del Ministero, sia sulla fase programmatoria, ma, soprattutto, complicherebbero l'attuazione dei piani da parte delle Autorità di bacino.
I Ministeri interessati stanno lavorando per semplificare ogni procedura utile a mettere in sicurezza il nostro Paese dagli eventi estremi causati anche dal cambiamento climatico.
La rilevanza del tema e la necessità di garantire una corretta programmazione degli interventi hanno portato il Ministero a richiedere, per la prossima legge di bilancio, una dotazione di 2,5 miliardi di euro per l'attuazione dei programmi triennali delle Autorità di bacino, in aggiunta alle risorse della nuova programmazione degli FSC e alle dotazioni già iscritte nel bilancio (FSC, con accordi di programma con le singole regioni). In ogni caso, il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica concorda con l'esigenza di un approccio nuovo che consenta interventi più solleciti per l'emergenza del dissesto.
Credo - e concludo - che questo tema, soprattutto in questi giorni, per cui voglio testimoniare la mia vicinanza alle popolazioni colpite, dovrebbe restare fuori dalle polemiche politiche e vedere una piena unità di intenti e coesione a tutti i livelli istituzionali.
PRESIDENTE. Il deputato Santillo ha facoltà di replicare.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, lei ha letto la sua rispostina e possiamo finalmente dire al Ministro Musumeci che questo Piano del dissesto idrogeologico nazionale non esiste. Questa finalmente è una bella notizia: possiamo dire la verità. Tra l'altro, come ricordava prima la collega, mentre nell'alluvione 2023 si tuonava che lo Stato non è un bancomat (quindi, questi sindaci, i soldi, a chi dovevano chiederli), dopo un anno, nuovamente, quelle persone, mentre stanno ancora spalando il fango, si sentono dire che la regione Emilia-Romagna è stata incapace di spendere i soldi. Tutto ciò è indegno per quelle popolazioni colpite dalle alluvioni.
La fiera delle ipocrisie - ahinoi italiani, non solo parlamentari - è completata dall'intera parte governativa. Voglio ricordare che il Ministro Giorgetti, l'altro ieri, ha detto che i fenomeni meteo avversi costano troppo. Ci è arrivato soltanto oggi il Ministro dell'economia a pensare questo? Poi, dell'idea che avete per dare una risposta concreta basta guardare alle parole annunciate da Musumeci, secondo cui ci dovrebbe essere un'assicurazione catastrofale. Quindi, secondo lui è soltanto un problema di ristoro del danno. Ministro Fratin, gli faccia capire che, invece, è un problema di tutela della vita umana, delle infrastrutture e anche dei beni storico-monumentali. Poi, gli fa eco, proprio oggi, il Ministro Lollobrigida, che addirittura arriva a dire che l'assicurazione catastrofale deve essere nella stessa modalità, più o meno, di quella della sanità. Così, magari, i più abbienti potranno farla, i meno abbienti si attaccano, così si dice. Infine, non poteva mancare, dalle dichiarazioni pubbliche, quella del Ministro Salvini, il quale, l'altro ieri, ha detto che il dissesto si ferma con le infrastrutture. Certo che si ferma con le infrastrutture, però, Ministro Fratin, gli faccia capire che si ferma con le infrastrutture che servono, con le infrastrutture prioritarie, non con le non prioritarie, come il ponte sullo Stretto Voi vi state sforzando di trovare 15 miliardi di euro per un'opera non prioritaria, invece di metterli sul rischio idrogeologico. Noi, a differenza vostra, abbiamo trovato 15 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di cui 2,5 destinati alla gestione del rischio alluvioni e del dissesto idrogeologico; voi, alla prima legge di bilancio, avete tolto, nel 2022, 350 milioni al dissesto idrogeologico. Noi abbiamo fatto i fatti, voi soltanto le promesse
PRESIDENTE. La deputata Brambilla ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01438 di cui è cofirmataria.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA(NM(N-C-U-I)-M). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, con questo atto di sindacato ispettivo, intendo richiamare l'attenzione su quanto avviene nei poli logistici di cui si avvalgono le imprese della grande distribuzione e non solo, per movimentare le merci provenienti dai produttori e dirette ai punti vendita.
Ormai da anni, con frequenza sempre maggiore, sigle sindacali autorganizzate effettuano, nei poli logistici, anche con poche decine di militanti, blocchi che non soltanto producono danni milionari alle aziende, ma colpiscono direttamente gli appaltatori della logistica, i trasportatori, gli stessi dipendenti della grande distribuzione e, infine, i consumatori che trovano spazi vuoti sugli scaffali.
In alcuni casi, sentenze di tribunali hanno riconosciuto che tali condotte superano i limiti del diritto di sciopero, in altri i responsabili sono stati condannati in sede penale per il reato di violenza privata.
In tale contesto, tenendo conto che i blocchi spesso iniziano di notte, chiedo al Ministro quali misure, anche di carattere preventivo e stabile, intenda adottare per reprimere il fenomeno, garantire il libero esercizio dell'attività delle aziende e i diritti dei lavoratori dissenzienti.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. Effettivamente le dinamiche sindacali del comparto della logistica sono da tempo egemonizzate dalle sigle più oltranziste del sindacalismo di base che, in un'ottica funzionale all'inasprimento delle relazioni industriali, perseguono forme radicali di protesta, con manifestazioni anche a carattere estemporaneo e senza preavviso, nelle quali i partecipanti sono soliti porre in essere azioni che impediscono l'ingresso e l'uscita dei mezzi utilizzati per il trasporto merci, nonché forme di picchettaggio.
Queste condotte confliggono, indubbiamente, con il legittimo interesse dell'impresa sotto l'aspetto economico e di tenuta occupazionale e spesso anche con quello dei lavoratori che non aderiscono alle proteste. Dal primo gennaio ad oggi, nel settore della logistica, si sono registrati complessivamente 240 manifestazioni, la maggior parte delle quali promosse da organizzazioni sindacali di base, in particolare dal sindacato SI Cobas.
In occasione di 183 iniziative, si sono verificati episodi di blocco delle merci di durata temporale variabile, ma il più delle volte risolti dall'intervento delle Forze dell'ordine in tempi compatibili con le esigenze di continuità aziendale. Anche nel recente passato sono state numerose le manifestazioni caratterizzate anche da momenti di tensione con le Forze di Polizia, che si sono mosse sempre tenendo conto della necessità di operare una ponderazione nell'uso della forza, ma senza mai trascurare le esigenze di contrastare e reprimere ogni forma di prevaricazione nei confronti tanto dei lavoratori non aderenti alle iniziative quanto delle aziende.
Proprio nel segno di fornire loro ogni ulteriore possibile strumento di deterrenza, nel disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, appena approvato da questa Camera, è stato previsto che colui che impedisca, anche solo con il proprio corpo, la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata, come avviene nei casi di specie, commette un delitto - e non più un illecito amministrativo - punito con la reclusione fino a un mese o la multa fino a 300 euro. In caso di reato commesso da parte di più persone la reclusione è da 6 mesi a 2 anni. Allorquando il provvedimento di legge sarà definitivamente approvato, è certamente mia intenzione richiamare l'attenzione delle autorità di pubblica sicurezza affinché siano rafforzate tutte le attività di carattere preventivo, anche in termini di mediazione, per scongiurare gli episodi di compromissione dei diritti delle imprese e dei lavoratori.
PRESIDENTE. La deputata Brambilla ha facoltà di replicare.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Grazie signor Ministro, noi apprezziamo quanto da lei spiegato e può contare sul sostegno di Noi Moderati in questa fase di concretizzazione di tutto quanto esposto, proprio perché l'annoso problema posto dai blocchi ai poli logistici non venga sottovalutato. È bene, infatti, precisare che non siamo di fronte a una normale, sana, legittima dialettica sindacale, necessaria in una società democratica per tutelare interessi collettivi, bensì parliamo di azioni solo all'apparenza non violente, in realtà volte a ledere l'incolumità e la libertà delle persone, i diritti di proprietà e di libera iniziativa economica, il diritto di aderire o meno a un'organizzazione o a una protesta, azioni che sedicenti sigle sindacali, mai firmatarie di un contratto, possono mettere in atto molto facilmente, impiegando pochi militanti, piazzati dalle prime ore del mattino all'interno dei cancelli del centro logistico per opporsi con il corpo al transito delle merci.
Un aspetto particolarmente grave, se mi consente anche dal punto di vista morale, è la perdita di tonnellate di alimenti deperibili, come prodotti freschi, latticini, frutta, verdura e quant'altro, che si genera. Si calcola che per un'azienda di medie e grandi dimensioni il danno complessivo possa raggiungere il milione di euro per ogni giorno di blocco e i blocchi negli anni, come lei bene ha raccontato, si contano a centinaia.
Quindi, appare dunque urgente questa risposta innanzitutto sul piano dell'ordine pubblico ed è per questo che apprezziamo quanto da lei spiegato. Sarà anche opportuno valutare attentamente se inserire la distribuzione alimentare nel novero dei servizi pubblici essenziali per i quali il diritto di sciopero deve subire significative limitazioni. Se il fenomeno dei blocchi dovesse persistere secondo la diffusione e le modalità attuali, a breve e medio termine le imprese della GDO e della logistica potrebbero vedersi costrette a chiedere ore di cassa integrazione, a ridurre il personale o a delocalizzare i poli logistici, con le conseguenze anche di un aumento della tensione sociale nei territori interessati .
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01439 .
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, con molti atti nei mesi precedenti abbiamo sollecitato il Governo e la maggioranza a introdurre le cosiddette per quanto riguarda i servizi di piazza e i servizi degli agenti di Polizia. Il Governo, nel DDL Sicurezza, ha introdotto l'utilizzo delle ma con un piccolo trucco, cioè con il fatto che si tratta di una facoltà poter accendere questi strumenti o meno. Noi chiedevamo che questo utilizzo fosse obbligatorio, così come ritenevamo opportuno e fondamentale che tutti gli agenti di pubblica sicurezza potessero avere un codice identificativo in modo tale che questo desse certezza, rispetto ad eventuali denunce fatte dai cittadini, nel saper individuare gli eventuali responsabili e, contemporaneamente, a garanzia degli agenti stessi del fatto che chi non avesse commesso atti che andavano al di fuori del mandato istituzionale non avesse alcuna responsabilità. A queste questioni e a queste domande non abbiamo avuto ancora risposte. Le aspettiamo ora da lei .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. Come ricordato dagli stessi onorevoli interroganti, è già dal gennaio 2022 che sono in uso al personale dei reparti inquadrati impegnati nei servizi operativi le cosiddette che costituiscono un utile strumento per documentare gli accadimenti in occasione di eventi di rilievo o a rischio per l'ordine pubblico e per l'identificazione anche degli agenti intervenuti. L'utilizzo di tali dispositivi è soggetto alle stringenti indicazioni relative ai dati sensibili prescritte dal Garante della al fine di tutelare i diritti delle persone che sono oggetto delle riprese. Anche - ma non solo - grazie al loro uso non va ritenuta sussistente alcuna questione riguardo alla riconoscibilità degli operatori di Polizia nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico, poiché oltretutto nell'ordinanza di servizio emanata dal questore per i servizi di ordine e sicurezza pubblica vengono indicati sia il funzionario di pubblica sicurezza responsabile della direzione del servizio sia quelli addetti ai singoli settori di impiego.
Le esperienze recenti, peraltro, hanno dimostrato che sono gli stessi operatori, quando occorre, a collaborare per la propria identificazione, così come hanno dimostrato che la maggiore e più pressante esigenza risiede nella necessità di proteggere i cittadini e gli stessi operatori di Polizia dalle azioni violente che spesso vengono poste in essere dalle frange estreme di manifestanti.
È per questo che con il disegno di legge Sicurezza, approvato la scorsa settimana in quest'Aula, oltre a rendere più efficace il contrasto a reati che creano particolare allarme sociale e che incidono negativamente sulla percezione di sicurezza nelle nostre città, è stata dedicata una particolare attenzione anche proprio al rafforzamento della tutela delle Forze di Polizia, che devono poter lavorare con serenità in scenari spesso complessi e non privi di rischio. Tra le nuove misure introdotte, segnalo, infatti, l'ampliamento della possibilità di dotare le Forze di Polizia delle cosiddette , idonee a registrare l'attività operativa nei servizi di mantenimento dell'ordine pubblico, di controllo del territorio, di vigilanza di siti sensibili, nonché in ambito ferroviario e a bordo treno e nei luoghi e negli ambienti in cui vengono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale. Per incrementare l'impiego delle sono state anche stanziate le necessarie risorse finanziarie.
Evidenzio che l'introduzione di questi dispositivi è stata richiesta da tempo proprio dallo stesso personale di Polizia, anche a garanzia della totale trasparenza del proprio operato. Grazie a questo strumento e alle altre iniziative di legge adottate renderemo ancora più efficace la tutela delle donne e degli uomini in divisa che, per assicurare i nostri diritti, sono quotidianamente esposti ad aggressioni, minacce e violenze.
PRESIDENTE. Il deputato Zaratti ha facoltà di replicare.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, Presidente. Io non vorrei che in Italia facessimo il solito giochetto: fatta la legge, trovato l'inganno. Abbiamo pensato di mettere le ma, alla fine, non le utilizziamo sempre, come sarebbe dovuto. Le vorrei ricordare, Ministro, che il Consiglio d'Europa già il 19 settembre 2001 ha raccomandato l'approvazione di un codice etico per le Polizie d'Europa, che prevede che tutti gli agenti di Polizia devono avere un numero riconoscibile e identificabile.
Il Parlamento europeo, il 12 dicembre 2012, ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri a dotarsi di codici identificativi per le Forze dell'ordine. Oggi, ci sono 20 Paesi su 27 in Europa che hanno i codici identificativi degli agenti di Polizia e non penso che questi Paesi non tengano alle loro Forze dell'ordine. Perché l'Italia è sempre l'ultima? Voi avete introdotto, col DDL Sicurezza che lei ha nominato, nuovi reati e nuove aggravanti per combattere tutti coloro che si oppongono a questo Governo: giovani, lavoratori e attivisti per il clima, ma non volete neanche introdurre i codici identificativi che siano garanzia di trasparenza e di democrazia.
L'assurdo si riscopre a Chiaiano, una cittadina del napoletano, dove 1.000 cittadini sono stati costretti a fare una manifestazione e magari con le norme del DDL Sicurezza li potrete anche mettere in prigione. Queste 1.000 persone saranno messe in prigione e saranno accusate, perché stanno protestando contro l'ennesima chiusura della questura di Polizia.
È questo il vostro Governo : chiudete le questure di Polizia, abbandonate il territorio, abbandonate i quartieri periferici delle grandi città e, alla fine, non fate nulla per tutelare la vera sicurezza dei cittadini. Ed è per questo che noi chiediamo per l'ennesima volta che vengano introdotti i codici identificativi, per la sicurezza non soltanto dei cittadini e dei manifestanti, ma anche degli agenti stessi, i quali, sapendo di avere un codice identificativo, saranno responsabili di quello che fanno. La grandissima parte dei nostri agenti di Polizia, delle Forze di polizia, che sono persone assolutamente trasparenti e perbene, ne sarà ulteriormente garantita. Voi siete l'ultimo Paese d'Europa che non vuole fare questo elementare esempio di civiltà giuridica e di tutela dei diritti dei cittadini .
PRESIDENTE. Il deputato Ziello ha facoltà di illustrare l'interrogazione Iezzi ed altri n. 3-01440 di cui è cofirmatario.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, a differenza della sinistra e del centrosinistra, la Lega e il centrodestra hanno intenzione di intensificare i controlli e di innalzare il livello di sicurezza in tutte le città e in tutti i comuni italiani. Ed è proprio per questo che lei, a gennaio 2023, ha iniziato a coordinare e a pianificare operazioni “ad alto impatto”, quindi, con servizi interforze, proprio per garantire quei livelli di sicurezza che tutti i cittadini e tutte le cittadine vogliono.
Addirittura, a seguito dei risultati positivi che si sono registrati dopo queste operazioni interforze, ha inviato una direttiva ai prefetti proprio con l'idea e l'indicazione precisa di innalzare ancora di più la sicurezza nelle singole province di riferimento, ed è proprio per questo, signor Ministro, che le chiediamo quali risultati abbia ottenuto con questa attività che, dopo tanti anni, finalmente vediamo, e la ringraziamo per questo.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. Come ho già avuto modo di riferire in Parlamento, fin dal mio insediamento ho dedicato una particolare attenzione alla sicurezza nelle città, anche con l'attivazione di un con i sindaci delle città metropolitane proprio sui temi della sicurezza urbana e l'individuazione di specifiche linee di intervento finalizzate ad aumentare la presenza delle Forze di polizia, specie nei luoghi ad alta frequentazione, come le stazioni ferroviarie e le zone limitrofe. Lunedì prossimo sarò personalmente a Firenze e a Bologna per presidiare i comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica proprio su questi temi in quelle città.
Nelle grandi città sono costantemente realizzate operazioni interforze “ad alto impatto”, che vedono l'impiego di personale di tutte le Forze di polizia e della Polizia locale, con moduli operativi diretti prioritariamente al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, dell'abusivismo commerciale, nonché al controllo della permanenza regolare degli stranieri sul territorio nazionale. L'efficacia di queste operazioni di controllo è testimoniata - credo, inequivocabilmente - dai risultati sinora raggiunti. A livello nazionale, a partire da gennaio 2023, sono state realizzate oltre 2.000 operazioni “ad alto impatto”, con l'impiego di circa 93.000 unità delle Forze dell'ordine; sono state controllate oltre 750.000 persone, di cui 266.000 stranieri, 1.465 sono stati i soggetti arrestati e oltre 9.000 quelli denunciati e più di mille sono state le misure di prevenzione personali adottate. Gli stranieri destinatari di provvedimento di espulsione sono stati più di 1.500; i controlli hanno riguardato anche 17.000 esercizi commerciali e oltre 123.000 veicoli, con conseguente irrogazione di sanzioni amministrative e sequestro di merce in caso di irregolarità riscontrate. Queste operazioni stanno proseguendo e il livello di sicurezza che ne deriva è apprezzato da cittadini e amministratori locali, anche se, indubbiamente, ne siamo consapevoli, ancora non risolutivo di tutti i fenomeni che si vogliono sconfiggere. Anche per questo, il Governo è determinato a potenziare ulteriormente l'azione di presidio e di controllo delle nostre città e in questa direzione, con l'ultima legge di bilancio, abbiamo rafforzato la presenza dei militari nelle stazioni ferroviarie, finanziando un'aliquota di personale dedicato di 800 unità e abbiamo incrementato il contingente dei militari dell'operazione , portandolo a 6.000 unità, rispetto alle 5.000 originariamente previste. Grazie al Fondo per le assunzioni previsto nella legge di bilancio per l'anno 2023 e agli stanziamenti assicurati ancora per gli anni a seguire, stiamo progressivamente aumentando la presenza delle Forze dell'ordine e ringiovanendo gli organici, realizzando un'inversione di tendenza storica rispetto ai tagli operati nel passato.
È mia intenzione continuare ad assicurare il necessario sostegno alle Forze di Polizia, con ulteriori risorse, che saranno individuate nella prossima legge di bilancio, e a proseguire con politiche di sicurezza sempre più incisive, grazie anche ai nuovi strumenti normativi contenuti nel disegno di legge per la sicurezza pubblica, appena approvato da questa Camera, e dando ulteriori specifiche direttive, che sono in corso di elaborazione, per intensificare le attività di prevenzione e contrasto nelle stazioni ferroviarie e nelle piazze di spaccio.
PRESIDENTE. Il deputato Ziello ha facoltà di replicare.
EDOARDO ZIELLO(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. La sua risposta ci soddisfa e ci rassicura, anche perché, ancora una volta, ha dimostrato come la sua idea sia quella di garantire un innalzamento dei livelli di sicurezza in questo Paese, come da tanto tempo non si vedeva.
Il concorso che ha programmato per quest'anno per l'assunzione di nuovi mille agenti di Polizia va nella direzione che lei ha ben illustrato nella risposta alla nostra interrogazione. L'aumento e l'implementazione dei militari in , che sta dando un grande risultato, soprattutto per l'indicazione e per l'abbassamento di quel livello di insicurezza percepito da parte delle nostre cittadine e da parte dei nostri cittadini, sicuramente è un ulteriore fattore che rafforza le politiche che vanno sostanzialmente a garantire quella sicurezza che noi tutti auspichiamo. In più, i numeri che ha indicato sulle operazioni “ad alto impatto” vanno a certificare che questo Governo, a livello nazionale, ha un'idea ben chiara. Sa che ci sono problematiche che, purtroppo, derivano da anni passati in cui veniva fatto poco perché evidentemente alcuni Ministri in passato stavano tanto nel palazzo, ma poco in strada, parlavano poco con i sindaci e lei, signor Ministro, ha rispolverato una tradizione molto importante, ovvero quella di creare il Forum dei sindaci delle città metropolitane. So benissimo, però, che ha tantissimi incontri anche con i sindaci di città capoluogo e di comuni non capoluogo, proprio per rafforzare questa cooperazione tra il Ministero dell'Interno e i primi cittadini dei comuni della nostra Repubblica. E, in più, il potenziamento dei livelli di sicurezza in tutte quelle infrastrutture sensibili come le stazioni, come le metropolitane e l'inasprimento delle sanzioni e delle pene che abbiamo fatto nel disegno di legge Sicurezza, da poco approvato qui, alla Camera dei deputati, va proprio in questa direzione. È finito il tempo del lassismo e del perbenismo della sinistra; adesso finalmente arrivano la sicurezza e il rispetto .
PRESIDENTE. La deputata Tenerini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01441 .
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro Calderone, premetto che la salute e la sicurezza sul lavoro è un tema di fondamentale importanza, costituendo una priorità assoluta, che richiede interventi mirati e incisivi. Il principale normativo in materia è costituito dal decreto legislativo n. 81 del 2008, che contiene disposizioni che mirano a presidiare la salute e la sicurezza dei lavoratori e, tra queste, alcune misure essenziali, cui, negli anni, non è mai stata data attuazione.
Con il decreto-legge n. 19 del 2024 è stata istituita la cosiddetta patente a crediti per l'edilizia. Il sistema della patente a crediti, richiesto da anni dalle parti sociali, sarà operativo dal 1° ottobre 2024 e prevede una dotazione iniziale di 30 crediti per le imprese e per i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili, di cui all'articolo 89 del decreto legislativo n. 81 del 2008. Il 20 settembre 2024 è stato pubblicato in il regolamento attuativo. Affinché la misura ottenga, però, i migliori risultati in termini di sicurezza, è opportuno prevedere un ampio coinvolgimento delle imprese al fine di chiarire le sue modalità applicative. Per questo, si chiede quali siano le prospettive e i risultati attesi dal Ministero interrogato a seguito dell'istituzione della patente a crediti e se si intendano prevedere forme di coinvolgimento delle imprese al fine di conseguire la migliore attuazione della misura.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Il quesito posto dagli onorevoli interroganti mi dà l'occasione per fornire all'Aula aggiornamenti sul nuovo strumento di qualificazione delle imprese, la cosiddetta patente a crediti. La salute e la sicurezza sul lavoro rappresentano una priorità assoluta per il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
È nostra responsabilità garantire che ogni lavoratore operi in condizioni di sicurezza adeguate, in particolare nei settori più a rischio. Con l'istituzione della patente a crediti abbiamo adottato una misura senza precedenti, che risponde finalmente a una richiesta storica delle parti sociali, dando corpo a quanto previsto dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 81 del 2008, dopo ben 16 anni di mancata attuazione. Con la conversione del decreto-legge n. 19 del 2024 abbiamo dunque introdotto un sistema di qualificazione delle imprese basato su crediti, che sarà operativo a partire dal 1° ottobre 2024. Una novità radicale nel panorama normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro.
È, infatti, la prima volta che viene istituito un sistema che non solo monitora, ma incentiva attivamente il miglioramento continuo delle condizioni di sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, premiando le imprese virtuose e sanzionando quelle meno attente. La patente a crediti offre una dotazione iniziale di 30 crediti alle imprese e ai lavoratori autonomi che operano nei cantieri, con la possibilità di ottenere ulteriori crediti sulla base di altri criteri, come lo storico aziendale, l'assenza di provvedimenti di decurtazione, la partecipazione a percorsi formativi specifici e l'avvio di investimenti mirati. Il meccanismo di assegnazione e di eventuale penalizzazione è regolato dal decreto ministeriale n. 132 del 18 settembre 2024, pubblicato in il 20 settembre.
Il regolamento definisce le modalità di presentazione della domanda e stabilisce i criteri per l'attribuzione di crediti aggiuntivi. In attuazione del decreto, inoltre, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha pubblicato lo scorso 23 settembre la circolare n. 4, che definisce i diversi profili applicativi concernenti il rilascio e la gestione della patente. È una misura ambiziosa, le cui prospettive sono di grande impatto e permetteranno di raggiungere importanti risultati in diversi ambiti. , attraverso la patente a crediti, puntiamo a implementare in modo significativo il sistema di sicurezza nei cantieri, di fatto incentivando le imprese a mettere in atto le migliori pratiche in materia di sicurezza.
Auspichiamo una graduale riduzione degli incidenti sul lavoro e, allo stesso tempo, con questo nuovo strumento miriamo a valorizzare chi adotta pratiche virtuose. Secondo un principio di responsabilità progressiva, dato dal riconoscimento dei crediti, i datori di lavoro e i lavoratori saranno incentivati non solo, come già deve essere, a rispettare le norme, ma anche a migliorarsi sul piano della prevenzione, della formazione e degli investimenti in questo senso. È la cifra del nostro agire da quando ci siamo insediati come Governo: promuovere a tutti i livelli la cultura della prevenzione. Oltretutto, la patente ci consentirà di creare un sistema di maggiore trasparenza, che permetterà di identificare più chiaramente le imprese che operano in conformità con gli standard di sicurezza, aumentando così la fiducia nei confronti degli operatori del settore.
Riguardo al coinvolgimento delle imprese, è essenziale un'azione concertata. Il Ministero ha attivato una campagna informativa capillare per chiarire i dettagli applicativi della misura, promuovendo incontri e tavoli di confronto con le principali associazioni di categoria. Stiamo valutando ulteriori interventi in favore di quelle imprese che investono in formazione e sicurezza, affinché la patente a crediti non rappresenti un obbligo, ma un'opportunità di crescita.
In conclusione, è una misura innovativa rivolta al mondo dell'edilizia, ma estendibile in futuro ad altri settori, che potrà portare benefici tangibili in materia di sicurezza sul lavoro e competitività delle imprese. Continueremo a seguire l'applicazione della norma, ovviamente, con il coinvolgimento delle parti sociali e di tutti gli attori che hanno interesse, insieme a noi, a promuovere la sicurezza.
PRESIDENTE. La deputata Tenerini ha facoltà di replicare.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio per la sua risposta esaustiva, in cui ha chiarito i passaggi e le modalità con cui verrà istituito questo nuovo impianto normativo. Soprattutto, però, le voglio dire che sono soddisfatta per l'approccio che il suo Ministero, lei e questo Governo ha avuto, da quando si è insediato, rispetto a un tema che ritengo di prioritaria importanza. Questo Governo ha, infatti, prestato molta attenzione al tema della salute e della sicurezza dei lavoratori, riconoscendogli l'importanza che merita. Il diritto ad un lavoro sicuro è pari allo stesso diritto ad avere un lavoro, diritto sancito all'articolo 1 della nostra Costituzione .
Non parliamo, quindi, solo di diritto al lavoro, non parliamo solo di lavoro dignitoso, ma parliamo di diritto ad un lavoro sicuro, e questo Governo sta lavorando in questa direzione. La patente a crediti è ovviamente uno strumento estremamente ambizioso, come ha detto lei, che ci permetterà di creare anche un sistema di maggiore trasparenza rispetto all'adeguamento agli standard di sicurezza. Siamo lieti, Ministro, e ci rassicura il fatto che sull'argomento ci sarà un continuo confronto con le categorie economiche del settore, magari per individuare le modalità di gestione nel periodo transitorio in modo da aiutare le aziende nella prima fase di recepimento e adeguamento, al fine soprattutto di scongiurare distorsioni speculative che andrebbero, purtroppo, a svantaggio delle aziende più piccole, di quelle piccole e medie imprese che sappiamo rappresentare l'ossatura economica del nostro Paese.
Per questo, Ministro, le chiedo un ulteriore sforzo di sensibilità, che so lei avere nel suo DNA, affinché questo periodo transitorio di recepimento e di applicazione della normativa abbia maggiore condivisione, soprattutto con le categorie economiche, proprio per aiutare le aziende più piccole a non subire le distorsioni del mercato, diventando così non competitive all'interno del mercato.
Concludo dicendo che auspichiamo inoltre che, affinché la sicurezza venga percepita dalle aziende non solo come un aggravio di costi e di burocrazia, ma come un investimento sul proprio futuro, su quello della propria azienda e dei propri lavoratori, si proceda ancora a più sgravi rispetto alle aziende virtuose che applicheranno bene la patente a crediti e tutti gli altri strumenti messi a disposizione da questo Governo e dal suo Ministero per evitare che, tutti i giorni, ci siano ancora i bollettini di guerra rispetto ai feriti e ai morti sul lavoro .
PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01442 .
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nell'ultimo anno, l'INAIL ha un utile strutturale di 3,1 miliardi e un'entrata di 10 miliardi. Quindi, abbiamo un 30 per cento di utili su un'entrata di 10 miliardi. In questi anni, dal 2001, ha accumulato 40 miliardi, che sono disponibili. Qual è la contraddizione? Che, se gli infortuni aumentano del 2 o 3 per cento l'anno e abbiamo un eccesso di utili di entrata, c'è qualcosa che non che non va. Tant'è che non lo dice Giulio Sottanelli, ma lo dice anche la Corte dei conti: nella revisione del bilancio dello Stato, la Corte dei conti ha rilevato queste incongruenze e in più ha chiesto revisioni dei meccanismi. Esiste una carenza di personale, ci sono gli incentivi per le imprese, a cui non riescono ad attingere per l'alta burocrazia, e per coloro che investono.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Bisogna, quindi, abbassare il costo delle imprese, migliorare le prestazioni ai cittadini infortunati, colmare le carenze di personale e degli ispettori che mancano e aumentare, possibilmente, i centri di riabilitazione, che sono un'eccellenza.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di replicare.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Anche in questo caso, il quesito posto dagli onorevoli interroganti mi consente di ribadire che questo Governo pone il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro tra le sue priorità e che, proprio in questo senso, ha già avviato una serie di interventi concreti, tra cui il rafforzamento delle ispezioni e l'aggiornamento del quadro normativo e sanzionatorio, con un'attenzione particolare alla prevenzione e alla formazione. La prevenzione è il pilastro su cui si fonda il nostro approccio alla sicurezza, non solo per contribuire a ridurre il rischio di infortuni, ma anche e soprattutto per favorire lo sviluppo di un ambiente di lavoro più sano e produttivo. L'INAIL ha un ruolo fondamentale nella realizzazione e nell'attuazione delle nostre politiche. L'Istituto stanzia e concede incentivi alle imprese per progetti volti a migliorare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Attraverso i bandi ISI, pubblicati a livello regionale, vengono finanziati investimenti in salute e sicurezza, con particolare attenzione alle piccole e micro imprese. Questi incentivi puntano a promuovere l'acquisto di attrezzature innovative che riducano il rischio infortunistico, l'inquinamento e la rumorosità, migliorando al contempo la sostenibilità e il rendimento complessivo delle imprese.
Anche sul tema della capacità di spesa di INAIL e il conseguente incremento di risorse investite in prevenzione e controllo, mi sento di dire che l'azione diretta del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali rappresenta una novità negli ultimi decenni. Grazie alla nostra iniziativa, anche per tener fede agli impegni assunti in Parlamento, nel bilancio di previsione 2024 dell'INAIL raddoppiano, infatti, rispetto al 2023, le risorse impiegate per politiche di prevenzione in materia di sicurezza e, a disposizione dei datori di lavoro che investono per aumentare i livelli di sicurezza, sono stati stanziati in totale 1,5 miliardi di euro.
Si è quindi impiegato parte dell'avanzo di amministrazione teorico INAIL 2024 per fornire strumenti a lavoratori e imprese.
Si tratta di un impegno significativo che dimostra la volontà di sostenere lavoratori e imprese nel miglioramento delle condizioni di sicurezza. INAIL finanzia, inoltre, anche la realizzazione di progetti di formazione e informazione sulla prevenzione di infortuni e malattie professionali: con l'ultimo avviso, pubblicato a luglio, sono stati stanziati 14 milioni di euro per sostenere progetti formativi rivolti a lavoratori e datori di lavoro, con particolare attenzione ai rischi emergenti.
Per quanto riguarda il personale ispettivo, voglio ricordare - come anche riportato nella relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2023, che accompagna la relativa decisione di parificazione della Corte dei conti, adottata a giugno 2024 - che, sulla scorta dei dati dell'ultimo rapporto annuale dell'INL, nello scorso anno c'è stato un aumento del 19 per cento di assunzioni rispetto al 2022.
Inoltre, proprio perché siamo comunque consapevoli della necessità di aumentare il numero degli ispettori, allo scopo di rafforzare ulteriormente l'attività di vigilanza sui luoghi di lavoro, l'INAIL è autorizzato, per il 2024, ad assumere fino a 111 nuovi ispettori.
È prevista una procedura concorsuale congiunta con l'INPS, volta ad accelerare nuove assunzioni, che verrà svolta anche attraverso tecnologie digitali per garantire maggiore efficienza. Mi preme ricordare che il Governo ha prorogato, per l'anno scolastico 2024-2025, la copertura assicurativa per gli studenti e il personale scolastico, attivata nel precedente anno, continuando a sostenere la sicurezza anche nel mondo della scuola. L'INAIL ha avviato e sta portando avanti una capillare azione di ascolto nei territori, finalizzata ad identificare ambiti di intervento e di investimento mirati per incentivare la ricerca e per ampliare il ventaglio di strumenti da mettere a disposizione degli assicurati. Garantisco che il Governo continuerà a monitorare con attenzione l'efficacia delle azioni messe in campo dall'Istituto, promuovendone l'implementazione, e seguirà le procedure di assunzione di nuovo personale, con l'obiettivo di accrescere la garanzia di sicurezza sui luoghi di lavoro e tutelare la salute dei cittadini.
PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà di replicare.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Ministro, non siamo assolutamente soddisfatti - anche perché lei è una professionista del settore e, quindi, conosce meglio di me quello che accade - e non ho trovato risposte rispetto alle mie domande. Io le chiedevo, visto che ci sono 3,1 miliardi di utili che ha fatto l'INAIL in un anno e li ha fatti anche negli anni precedenti, se era il caso di migliorare le prestazioni oppure o, insieme, di fare un abbattimento della tariffa almeno del 20 per cento per le imprese.
Oggi le imprese sono in difficoltà nel competere, perché in Italia abbiamo il costo dell'energia più alto; inoltre, abbiamo costi dell'INAIL che potrebbero essere abbassati di almeno il 20 per cento, perché fa il 30 per cento di utili rispetto agli incassi. Ci sono margini per migliorare le prestazioni per gli assicurati e anche per abbassare la tariffa.
Questo è quello che noi chiedevamo e nella sua risposta, purtroppo, non si parla di abbassare le tariffe o di migliorare i servizi. Ad esempio, abbassiamo la franchigia dal 5 per cento al 3; abbassiamo la percentuale dal 16 al 12 per cento o al 10 per dare la pensione a coloro che rimangono invalidi. Ma miglioriamo anche la burocrazia.
Lei dice che ha messo dei soldi a disposizione per le imprese che investono sulla sicurezza: sono contento. Se non ricordo male ha detto un miliardo e mezzo. Prima erano molti di meno, ma i molti di meno di prima, per colpa di una burocrazia interna - addirittura ancora con il - non siamo riusciti a spenderli. Se lei si informa su che percentuale abbiamo speso, vedrà che abbiamo speso una percentuale irrisoria. Quindi, è inutile mettere ulteriori fondi quando poi non vengono spesi: così ce li ritroviamo nel bilancio consuntivo ancora ad aumentare gli utili.
Quindi, vista anche la sua esperienza specifica di settore, le chiediamo di incidere maggiormente sulla gestione e sulla burocrazia dell'ente, di cercare di abbassare le tasse alle imprese e migliorare le prestazioni.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Chiudo, Presidente. Infine, se un ente pubblico, su cui di solito non vi sono riflettori accesi e puntati, fa tanti utili, presumo che forse un pochino di revisione della spesa si debba fare e ci sia anche spazio a favore di nuovi centri di eccellenza, che l'INAIL ha, per la riabilitazione.
PRESIDENTE. Il deputato Giachetti ha facoltà di illustrare l'interrogazione n. 3-01443 di cui è cofirmatario, che ha sottoscritto in data odierna.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Mi consenta una piccola deroga al protocollo per salutare il neo Ministro della Cultura, Giuli, e augurargli buon lavoro. Detto questo, l'argomento di cui noi ci occupiamo oggi non è cultura, ma è sanità e appunto riguarda il morbillo, una malattia esantematica, virale, altamente contagiosa, prevenibile con la vaccinazione.
Come rilevato dal Dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità, dal 1° gennaio al 31 agosto 2024, in Italia sono stati notificati 864 casi di morbillo, equivalenti a 22 casi per milione di abitanti, di cui 53 nel solo mese di agosto. Nel 2022, signor Ministro, erano 15 i casi di morbillo. Il predetto bollettino rileva che, dall'inizio del 2024, hanno segnalato casi ben 17 regioni e un'età media degli interessati pari a circa trent'anni. Il 53 per cento dei casi registrati è rappresentato da adolescenti o giovani adulti, ma l'incidenza più elevata è stata osservata nei bambini sotto i 5 anni di età.
Circa 9 casi segnalati su 10 risultano essere non vaccinati e, tra questi, sono stati riscontrati - ho finito - ben 50 operatori sanitari. Vorremmo sapere quali iniziative urgenti intenda adottare per ampliare la copertura del vaccino contro il morbillo, quale sia attualmente la copertura vaccinale di tutti gli altri vaccini obbligatori in Italia e se questa venga effettivamente monitorata e verificata e se abbia intenzione di avviare campagne educative e di sensibilizzazione sull'importanza dei vaccini.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. A seguito dell'adozione del decreto-legge n. 73 del 2017, per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni e per i minori stranieri non accompagnati, sono state rese obbligatorie 10 vaccinazioni, tra le quali l'antimorbillo, mentre per i nati a partire dal 2001 tale vaccinazione viene somministrata nel secondo anno di vita, con un richiamo a 5-6 anni di età.
Dai 4.358 casi registrati nel 2017 si è arrivati ai 12 del 2022, con l'interruzione della trasmissione endemica del morbillo per un periodo di almeno 12 mesi. Tuttavia, dal 2023, dopo un periodo di bassa incidenza della malattia, vi è stata una ripresa della circolazione del virus nel nostro Paese, nonché a livello europeo e anche mondiale. Nei primi 8 mesi del 2024 sono stati notificati 864 casi di morbillo, dei quali 790 risultano confermati in laboratorio.
Su 809 casi con stato vaccinale noto, 727 non erano vaccinati al momento del contagio, 45 vaccinati con una sola dose e 30 vaccinati con due dosi; per i rimanenti 7 casi, lo stato vaccinale non era noto. Circa la metà dei pazienti segnalati ha un'età compresa tra 15 e 39 anni e un ulteriore 23,9 per cento ha più di quarant'anni.
Tuttavia, l'incidenza più elevata è stata osservata nella fascia di età 0-4 anni, 81,7 casi per milione. In tale contesto, assume fondamentale importanza l'intesa sancita in sede di Conferenza Stato-regioni del 2 agosto 2023 sul Piano nazionale di prevenzione vaccinale e sul calendario nazionale vaccinale. Il calendario nazionale vaccinale, in particolare al fine di incrementare le coperture contro il morbillo, riporta la raccomandazione della vaccinazione nel secondo anno di vita, con un richiamo a 5-6 anni di età, nonché per tutti i soggetti tra i 18 e i 59 anni che non siano stati vaccinati con due dosi e che sono affetti da specifiche condizioni patologiche.
Il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025, invece, costituisce il documento di riferimento nel quale sono state stabilite le strategie sull'intero territorio nazionale per la riduzione o l'eliminazione del carico delle malattie infettive prevenibili da vaccino.
Con riferimento all'obiettivo di eradicazione del morbillo e della rosolia, il piano, nel perseguire gli obiettivi già individuati nel Piano nazionale, riprende le raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità di mantenere elevati livelli di copertura vaccinale, per due dosi di vaccino combinato morbillo-parotite-rosolia, in particolare tra la popolazione adulta, in cui sono stati evidenziati bassi livelli di immunità. Ciò premesso, con riferimento al monitoraggio dei vaccini obbligatori è opportuno far presente che il Ministero della Salute raccoglie e pubblica, con cadenza regolare, i dati relativi alle coperture per le vaccinazioni effettuate nell'adolescenza e, nello specifico, il richiamo nei confronti della difterite, del tetano e della pertosse, l'eventuale recupero della vaccinazione contro morbillo-parotite-rosolia, il vaccino anti-meningococco C e tetravalente, e la vaccinazione anti-epatite A.
Da ultimo - e ho concluso, Presidente - per quanto concerne la campagna educativa e di sensibilizzazione, ritengo doveroso segnalare che, in seno al Piano nazionale di prevenzione, sono previste strategie per rafforzare la comunicazione, quali campagne informative, identificando con chiarezza i , i canali e i contenuti, nonché l'adozione di azioni utili a ricreare e mantenere un clima di fiducia tra cittadini e istituzioni sanitarie.
PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. No, signor Ministro, non siamo per niente soddisfatti della sua risposta. Potrei leggere di nuovo io i dati, il bollettino, sarei il terzo che lo fa dopo l'onorevole Giachetti e dopo di lei, ma credo che ripeterci i dati e raccontarci che, fortunatamente, siamo uno Stato avanzato, che ha un Piano nazionale di prevenzione, che ha dei non serva a nulla e, soprattutto, non serva a rispondere all'interrogazione che noi, per tramite dell'onorevole Giachetti, le abbiamo posto. Cioè vorremmo capire se questo Governo è preoccupato di questo picco e se, visto che abbiamo un Piano nazionale che prevede di fare della prevenzione, intende mettere in atto delle misure particolari per sensibilizzare i cittadini.
Perché la conclusione è quella che riporta il Piano nazionale, quella che raccomanda l'Istituto superiore di sanità: per far sì che non vi siano epidemie, focolai di morbillo, occorre una vaccinazione, con la seconda dose superiore al 95 per cento. E, quindi, il tema è: visto che siamo scivolati sotto questa dose, come intendete recuperare? Probabilmente servono anche strumenti straordinari, oltre agli strumenti ordinari, anche perché, se stiamo parlando di questo caso, è perché siamo finiti in fondo alla classifica. Voglio ricordarle che, insieme a noi, in questa classifica ci sono - e parliamo dell'Europa, della zona geografica europea - Kazakistan, Azerbaijan, Federazione Russa, Kirghizistan, Romania, c'è anche il Regno Unito, ma ci sono la Turchia, l'Uzbekistan e la Bosnia ed Erzegovina. Senza nulla togliere a questo Paese, tornando ai problemi di casa nostra, la questione allora è: visto che i piani ordinari non sono sufficienti, non è che anche la vostra interpretazione politica dell'importanza dei vaccini abbia a che fare con questa caduta di interesse e di attenzione da parte dei cittadini?
Perché si moltiplicano, da parte di esponenti della maggioranza, richiami alla non vaccinazione. Quindi, caro Ministro, bene che ci siano le campagne vaccinali, ma assumetevi anche la responsabilità politica per quanto all'interno della vostra maggioranza sta capitando, continuamente accade, rispetto al venire meno dell'attenzione sugli obblighi vaccinali .
PRESIDENTE. La deputata Giorgianni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01444 di cui è cofirmataria.
CARMEN LETIZIA GIORGIANNI(FDI). Grazie, Presidente. Ministro, oggi vorrei fare con i colleghi una riflessione: ma l'interesse di questo Parlamento è quello di disquisire sulle relazioni sociali e i oppure sull'operato di chi si accinge a svolgere un ruolo determinante nell'interesse del Paese? Lo chiedo perché, nei giorni scorsi, è stata depositata un'interrogazione, accompagnata da un'operazione di cecchinaggio politico e mediatico nei confronti del nuovo presidente di Ales, Tagliaferri, passando al setaccio le sue relazioni personali e il suo . Ma non è che forse si voleva distogliere l'attenzione da quello che è il vero problema? Perché Ales è la società del Ministero e da anni ha i suoi conti depositati in MPS.
Appena insediato, Tagliaferri ha subito portato alla luce che, su una giacenza media di 50 milioni di euro, la banca, nell'ultimo triennio, non ha pagato un solo centesimo di interessi, e solo dopo le perplessità del nuovo presidente, guarda caso, MPS li alzava al 3,5 per cento, in linea con i rialzi europei. Vogliamo, quindi, sapere dal Governo se abbia avviato le verifiche, tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, e quali siano stati i mancati profitti di Ales su un conto che ha visto transitare decine di milioni di euro. Probabilmente, anche la Corte dei conti potrebbe valutare la persistenza di un danno erariale.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO GIULI,. Grazie, Presidente, grazie all'onorevole Giachetti per il saluto augurale e, soprattutto, ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, che mi offre l'occasione per illustrare i tratti salienti, essenziali e un po' chiaroscuri della vicenda in oggetto. Innanzitutto, giova ricordare che Ales è una società a partecipazione pubblica totalitaria, che svolge prevalentemente attività funzionali alla gestione, alla valorizzazione e alla tutela dei beni culturali in ambito nazionale e internazionale. Essendo una società a controllo pubblico, Ales è soggetta a specifiche regole e obblighi contenuti nel testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, come da decreto legislativo n. 175 del 2016.
Ciò premesso, si rappresenta che Ales è titolare di conti correnti presso la Banca Monte dei Paschi di Siena, scelta all'esito di apposita procedura di manifestazione di interesse, pubblicata sul quotidiano , come da delibera del consiglio di amministrazione del 6 luglio 2018. Si rappresenta che, con l'insediamento del dottor Tagliaferri, nuovo presidente e amministratore delegato della società, Ales ha avviato immediatamente una verifica delle condizioni economiche relative ai rapporti contrattuali intercorrenti con le banche, tra cui Monte dei Paschi di Siena, rilevando l'applicazione di un tasso di interesse al credito pari allo zero - questo sì è un cecchinaggio -, nonostante l'innalzamento dei tassi d'interesse della Banca centrale.
Al che Ales ha immediatamente provveduto a riallineare il tasso creditore alle condizioni contrattuali, cioè portandolo da zero all'attuale 3 per cento e oltre. Inoltre, in data 19 settembre, ha chiesto il ricalcolo retroattivo degli interessi a credito nel rispetto delle condizioni contrattuali. Con riferimento al conto aperto nel 2022 dalla società presso la Banca Passadore, si rappresenta che la banca ha adeguato progressivamente il tasso degli interessi praticato al mutamento degli scenari di mercato.
In conclusione, questo Ministero, in qualità di azionista, riscontra con estremo favore l'impegno assunto dalla nuova presidenza di Ales per ottenere una esaustiva rideterminazione dei tassi di interesse legittimamente dovuti a favore della società e alle iniziative conseguentemente adottate. Infine, però, ciò posto, il Ministero si riserva - anzi, si propone - di svolgere ulteriori accertamenti per rilevare se nel passato si siano create zone grigie che potrebbero avere premiato altri interessi.
PRESIDENTE. Il deputato Filini ha facoltà di replicare.
FRANCESCO FILINI(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi ci dichiariamo doppiamente soddisfatti della sua risposta, perché lei ha contribuito a fare definitivamente luce su una vicenda che ha tenuto banco nei giorni passati, dove abbiamo assistito sì ad un vero cecchinaggio, ad una campagna denigratoria nei confronti del nuovo amministratore delegato di Ales. Ci hanno detto che non aveva il adatto, che non era un critico d'arte, come se questa fosse una condizione indispensabile per fare un buon amministratore, o che era amico di. Uno sciacallaggio vergognoso da una ben determinata parte delle opposizioni e dalla solita stampa militante allineata.
Poi scopriamo che il nuovo amministratore delegato, Fabio Tagliaferri, si è dimostrato ligio al dovere di chi amministra un ente pubblico e ha fatto l'interesse dell'ente pubblico, non lasciando per anni - come è stato, sembra, in passato - gli interessi nelle tasche delle banche. È forse questa la colpa di Fabio Tagliaferri? Per noi assolutamente no. Però, dicevo, ci dichiariamo doppiamente soddisfatti, perché lei, oltre a fare luce su questa vicenda, che parla da sé, si è dichiarato, e anzi, si è proposto come Ministero, per fare luce su ciò che è successo in passato.
La ringrazio signor Ministro, perché anche noi vogliamo sapere perché, in passato, chi ha amministrato Ales si è reso, evidentemente, artefice di una gestione lassista e insipiente a dire poco. Vogliamo sapere qual è il motivo per cui Ales, nelle gestioni passate, non ha rivendicato i giusti interessi alle banche presso cui aveva e ha ancora i conti correnti.
Io la ringrazio ancora, signor Ministro, perché vede, questa vicenda è partita come un attacco da parte delle opposizioni a un buon amministratore, e alla fine si è rivelata una vicenda che ha messo in luce una gestione assolutamente scandalosa del passato, su cui la preghiamo di fare luce. Fratelli d'Italia sarà al suo fianco .
PRESIDENTE. La deputata Manzi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01445 .
IRENE MANZI(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Saluto il Ministro e spero che voglia dimostrare altrettanta solerzia e sollecitudine - come quella dimostrata ai colleghi - ai tanti lavoratori e professionisti del settore cinematografico che, ormai, da molti mesi, purtroppo - inascoltati dal suo predecessore -, lanciano un grido di allarme molto pesante sulla preoccupante situazione di stallo che affligge l'intero comparto del settore, un preoccupante stallo che le riforme che sono state adottate - tra l'altro, dal Dicastero presieduto dal Ministro Sangiuliano - hanno aumentato ed incrementato. Ed è proprio quello che noi chiediamo, con questa interrogazione, facendo nostre le sollecitazioni di quel settore cinematografico così importante, davvero una delle principali industrie creative di questo Paese, che sta testimoniando da mesi un confronto e un'interlocuzione; e la nostra richiesta, proprio riguardo al tema del riguarda cosa? Come e quando, soprattutto, il suo Ministero intende intervenire e intende attivarsi per accogliere quelle sollecitazioni che, anche in occasione dell'ultima Mostra del cinema di Venezia, hanno avuto modo di esprimersi e di risuonare in modo davvero preoccupato ed allarmato. E non è solo una questione, appunto, di opposizione o di richieste di un singolo gruppo parlamentare. Là fuori ci guardano e aspettano una risposta da parte sua .
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO GIULI,. Ringrazio gli onorevoli interroganti per avermi dato l'occasione di informare l'Assemblea parlamentare circa lo stato di attuazione della riforma normativa degli aiuti al settore cinematografico, che interviene sulla leva strategica del misura che ha l'obiettivo di agevolare in modo incisivo la crescita industriale. La riforma si pone un duplice obiettivo: da un lato, rafforzare la qualità e la diversità culturale delle opere e delle iniziative sostenute; dall'altro, accrescerne la diffusione presso un pubblico nazionale e internazionale. Le basi di questa azione di promozione e di razionalizzazione sono state poste quasi un anno fa con le modifiche apportate dalla legge di bilancio 2024 alle disposizioni in materia di incentivi fiscali, già presenti all'interno del testo legislativo di disciplina del cinema e dell'audiovisivo.
Si rileva che, nel processo di riforma del , è stata svolta una costante interlocuzione con gli attori coinvolti e, di conseguenza, un'intensa attività di approfondimento giuridico. Si è giunti, quindi, a una condivisione degli strumenti adottati con le associazioni maggiormente rappresentative che, per prime, avevano segnalato la necessità di una revisione del meccanismo dei finanziamenti e che, in più occasioni, hanno esternato la propria soddisfazione per il lavoro portato avanti da questo Governo. D'altra parte - e lo ripeto -, come segnalato da diversi operatori del settore, l'utilizzo di risorse dei contribuenti non può tollerare distorsioni, distorsioni che in passato si sono verificate, come il finanziamento di opere qualitativamente non meritevoli di film usciti, di film con poche decine di spettatori in sala e mai trasmessi su piattaforme o in TV, di film proiettati in orari disagevoli, eludendo, così, gli obblighi di programmazione. Lo scorso 14 agosto è stato pubblicato il nuovo decreto interministeriale, adottato dal Ministro della Cultura, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, contenente le disposizioni applicative in materia di credito d'imposta per le imprese di produzione cinematografica audiovisiva.
Inoltre - ed ecco il punto fondamentale -, sono in dirittura d'arrivo i decreti direttoriali, che contengono le specifiche tecniche riguardanti gli aspetti attuativi del richiamato decreto interministeriale. Ne cito alcune velocissimamente: la definizione delle spese istruttorie da versare per la presentazione delle domande, le modalità di certificazione dei costi, i requisiti di circuitazione e le caratteristiche che qualificano le società di distribuzione, eccetera.
È, dunque, prossima, ma davvero prossima, l'apertura della piattaforma che consentirà di accogliere la presentazione delle domande di produzione, secondo le modalità previste dal nuovo decreto, in modo da concretizzare il sostegno a un settore così strategico per il nostro Paese.
Tutto ciò testimonia la massima attenzione che stiamo ponendo in favore di questo settore, nella piena consapevolezza delle necessità e delle aspettative dell'intero comparto. A ulteriore dimostrazione del mio impegno, a due settimane dalle risposte che ho reso nella precedente seduta di , ho nominato, come preannunciato e intervenendo sull'equilibrio di genere, i 15 esperti della Commissione cinema per la valutazione dei progetti e l'attribuzione dei contributi selettivi di cui all'articolo 26 della legge n. 220 del 2016.
In conclusione, abbiamo il dovere di schivare due rappresentazioni estreme e false, al contempo: che il possa diventare il superbonus per il mondo assistito da un reddito di cittadinanza cinematografico e - altro estremo - che il MiC abbia pregiudiziali ideologiche verso una catena del valore culturale che dà lavoro, prestigio e reputazione globale all'Italia. Non continuiamo così, non facciamoci del male.
PRESIDENTE. Il deputato Orfini ha facoltà di replicare.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Guardi, Ministro, sono francamente insoddisfatto e sconcertato dalla risposta, perché quello che più colpisce è la totale inconsapevolezza del dramma che c'è fuori di qui. Ci sono decine di migliaia di lavoratori alla fame, perché questo settore è fermo da mesi. Ci sono produttori che non sanno come fare il proprio mestiere, perché il settore è fermo da mesi. E non perché ci fosse una crisi, perché il suo predecessore ha paralizzato questo settore, non emanando le norme per mesi, e si è verificato questo capolavoro: una filiera industriale, che funzionava, ferma. Tutto questo perché? Per una guerra ideologica. A chi? Alla sinistra, ai comunisti, ai registi? No, a uno strumento di politica industriale, perché questo è il uno strumento di politica industriale che serve al Paese. Un euro investito in questo settore ne genera tre, quindi, conviene anche alle casse dello Stato. Il problema è che questa guerra ideologica ha prodotto la paralisi, ha prodotto lo stallo. Poi avete fatto, hanno fatto i suoi predecessori, un nuovo decreto che non è una revisione del C'erano problemi? Sì, ma lo abbiamo detto tutti, si poteva correggere. Ma quello che avete fatto è un'altra cosa, è i grandi contro i piccoli, è le piattaforme che si mangiano il cinema indipendente, che è il cinema italiano, quello dove si genera innovazione, dove si sperimentano i talenti, dove, tutto sommato, si crea quell'identità nazionale che voi dichiarate di voler difendere e che, invece, con questo provvedimento, state contribuendo a distruggere. Allora, per carità, facciamo le correzioni insieme, ragioniamo insieme su tutto quanto, però qui c'è un punto di fondo: così si produce la desertificazione culturale e si mette in discussione il pluralismo produttivo. Non è solo un discorso che riguarda la filiera, perché dalla cultura dipende anche la qualità della democrazia. Sì, ho finito, Presidente. Lo dico a lei, perché lei ha una storia personale importante, lei è stato a lungo vice direttore di un giornale che non vende molto, però è un ottimo giornale e riceve tanti finanziamenti pubblici, perché, in questo settore, non tutto si può misurare con gli incassi e con i successi. Mi dispiace che quello che, giustamente, rivendicava quando era vice direttore di quel giornale, oggi se lo sia dimenticato e che abbia sposato gli argomenti beceri del suo predecessore .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle16,15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. . Care colleghe e cari colleghi, il 22 agosto scorso è venuto a mancare, all'età di 64 anni, Felice Maurizio D'Ettore, Presidente del Collegio del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, già membro di questa Camera nella XVIII legislatura.
Nato a Napoli il 22 luglio 1960, avvocato, nel corso della sua carriera ha ricoperto molteplici e significativi incarichi.
Ha iniziato l'attività politica, come consigliere comunale a Bùcine, in provincia di Arezzo, dal 1995 al 1999 e dal 2004 al 2009. Successivamente, è stato Vicepresidente dell'Agenzia Regionale di Sanità della Toscana. Autorevole esponente della scuola privatistica fiorentina, nel 2005 è stato nominato professore ordinario presso il Dipartimento di Diritto dell'Economia dell'Università degli Studi di Firenze.
Eletto deputato nel 2018, durante il suo mandato parlamentare è stato componente delle Commissioni I e V. Vicepresidente della Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario e della Giunta delle elezioni, ha inoltre fatto parte della Commissione per la semplificazione e del Comitato per le incompatibilità, le ineleggibilità e le decadenze. Nominato Presidente del Collegio del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale il 21 dicembre 2023, D'Ettore si è sempre dimostrato attento e vicino alle istanze dei detenuti.
La sua carica umana, la sua sensibilità e la sua lungimiranza sono state doti apprezzate e riconosciute da chiunque abbia condiviso con lui il percorso lavorativo e istituzionale.
Raffinato giurista, animato da un profondo senso dello Stato, la sua vita rappresenta un fulgido esempio di impegno al servizio della Repubblica.
La sua prematura scomparsa ha privato il Paese di una figura di grande levatura.
Ne rimpiangeremo lo spessore intellettuale, la dedizione e il rigore che hanno contraddistinto la sua esperienza professionale e politica.
La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari l'espressione della più sentita vicinanza e solidarietà, e desidera ora rinnovarla anche a nome dell'Assemblea, invitandola a un minuto di silenzio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Grazie, Presidente. Non nego la difficoltà a ricordare Maurizio con il minuto di silenzio. Di qualsiasi pensiero mi possa venire in mente collegato a Maurizio l'ultimo è il silenzio. Mi sarebbe venuta voglia di ricordarlo con una risata rumorosa, in modo ingombrante, in modo guascone, in modo irriverente, perché Maurizio in quest'Aula ha fatto sentire la sua presenza con grande capacità, con grande determinazione, con la sua preparazione da raffinato giurista, con la sua esperienza di docente universitario, con la sua storia e il suo bagaglio politico di amministratore del territorio, dal 1995, nella sua Bùcine, da persona di partito, che ha guidato, in una provincia importante come Arezzo, quello che era, in quel momento, il primo partito d'Italia, ma era apprezzato per la sua umanità, per il suo calore, per la sua capacità di ridere e scherzare, sdrammatizzare in qualsiasi momento di una legislatura che comunque ha vissuto momenti drammatici per la nostra Nazione, basti pensare al periodo del COVID e alle difficoltà istituzionali. Eppure, lui, con il suo sorriso, riusciva sempre a ricordarci anche che non era necessario prendersi troppo sul serio, perché tra le grandi caratteristiche di un uomo, che ha lasciato il suo segno sicuramente in chi l'ha conosciuto all'università, in chi l'ha conosciuto in tribunale ad Arezzo, in chi ha avuto la fortuna di conoscerlo in Calabria, in chi l'ha conosciuto quando era studente in Toscana, e in chi l'ha conosciuto nei partiti di centrodestra, negli anni, a livello locale e nazionale, aveva grandi capacità, più di tanti di noi, ma aveva una dote, che era l'umiltà. Una persona che è sempre stata capace di camminare con i piedi per terra, di insegnare a tutti noi a non montarsi mai la testa.
Tante volte noi siamo abituati a vedere consiglieri di quartiere che si sentono arrivati, si sentono dei padreterni. Un professore di diritto, parlamentare con esperienza infinita, capace di far stare quest'Aula con un silenzio come questo anche nei momenti più difficili. Riusciva a essere a contatto con chiunque, a ridere e a scherzare e a essere il più umile di tutti.
Non sarà facile fare a meno di Maurizio, né nella politica, né per chi aveva la fortuna di essere suo amico. Mancherà, perché era ingombrante, come dicevo. Mancherà perché non era una presenza silenziosa, non era una presenza indifferente. Mi mancheranno le discussioni con lui. Mancheranno i litigi, per chi ha avuto la fortuna di litigarci. Mancherà, a questi banchi, la sua preparazione.
Ho avuto già l'onore di ricordarlo nell'intervento che c'è stato ad Arezzo, insieme anche al presidente Conte - che ringrazio per esserci stato -, ma mi preme ricordare gli ultimi interventi che ha fatto in quest'Aula, il 9 agosto 2022. Ha voluto a tutti i costi lasciare il segno con due interventi, quando ormai la legislatura era più o meno finita, quando tutti noi pensavamo ai collegi, ai conti, a dove venivamo candidati. Ciascuno pensava al suo destino, mentre lui già sapeva che non si sarebbe ricandidato e già aveva deciso di passare a Fratelli d'Italia, ma un giorno dopo che erano chiuse le liste, perché non voleva mai dare l'impressione di passare per opportunista. Il 9 agosto del 2022 ha voluto fare due interventi: nel primo ha voluto commemorare Antonino Scopelliti, un giudice che ha sacrificato la propria vita per la legalità contro la criminalità organizzata , come lui stesso, che combatteva per la legalità e difendeva la legalità nella sua terra d'origine, la difficilissima Locri; poi ha fatto un intervento, da raffinato giurista, sul processo tributario.
Sono due interventi che caratterizzano un po' il suo impegno istituzionale. Probabilmente non c'è agli atti di quella seduta, ma forse la risata con cui è uscito da quest'Aula in quella ultima sua seduta effettiva, sapendo che ci usciva a testa alta perché non aveva mai pensato, durante la legislatura, alla sua sopravvivenza politica ma soltanto al destino degli italiani, lascerà in chi l'ha conosciuto un ricordo maggiore anche dei due interventi che ha fatto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Fare la commemorazione di un collega - nel mio caso anche di un amico - è sempre una cosa difficile. Farla per Maurizio D'Ettore è per me molto doloroso e ha un effetto particolare. Maurizio, come ha detto chi mi ha preceduto, era un guascone impertinente, un uomo capace di scherzare su tutto e con tutti, anche su se stesso, ed era al tempo stesso una persona serissima, capace di trasformare quegli scherzi in grandi ragionamenti, capace di saper stare dentro ai ragionamenti con la sua forza, la sua capacità.
Credo che se oggi, da qualche angolo remoto, stia ascoltando quello che diremo qui, sicuramente esploderebbe in quella sua fragorosa risata che tante volte ha riecheggiato in quest'Aula, implacabilmente ripresa dal richiamo del Presidente Fico, che costantemente lo richiamava, a volte anche esagerando, anche quando era uno dei tanti. D'Ettore era quello a cui più facilmente era possibile dire, a suo nome e per tutti, di farla finita.
Maurizio D'Ettore era di estrazione socialista, da giovane nella sua Locri, ma da subito aderì a Forza Italia, in Toscana, dove si era trasferito per studiare e per poi diventare un apprezzato docente di diritto privato. In politica ha convintamente fatto parte del centrodestra, parte a me e a noi avversa. Lo ha fatto con le sue caratteristiche e le sue peculiarità e, nonostante questo, tranne che per la parentesi del Governo Draghi, mai abbiamo condiviso alcuna scelta, neanche le ultime, ma questo non ci ha impedito di stringere un rapporto personale di affetto e di stima tra me e lui e anche - posso dirlo - di stima con il partito che mi onoro in questa fase di rappresentare.
Con la fine della scorsa legislatura avevamo perso il piacere dello scambio quotidiano di una battuta e di un caffè, che ci eravamo ripromessi nell'ultima telefonata dell'8 agosto. Mi aveva chiamato per una questione che lui riteneva importante: voleva discutere con un collega di una questione che lo riguardava, volle il suo numero e glielo diedi; mi richiamò per dirmi che non riusciva a parlarci. Insomma, in quella telefonata, ci eravamo detti che ci saremmo visti a Locri, o forse a Roma, dopo l'estate. Purtroppo, non c'è stato il tempo, caro Maurizio, di rivederci, di chiacchierare, di rifare un po' delle nostre chiacchierate in un momento anche di leggerezza fuori dalla politica, come spesso ci era capitato.
Allora, alle sue amate figlie, Nicoletta e Maria Giulia, e alla mamma, voglio dare il mio abbraccio più affettuoso e alle comunità di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, ultimo partito, politicamente, in cui Maurizio era approdato, quello del mio partito, il Partito Democratico, con forza e con vicinanza. Ciao, caro Maurizio, ciao .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Il 22 agosto ci ha lasciato un collega, un giurista, un intellettuale, un amico. A nome del gruppo della Lega, che qui rappresento, esprimo il cordoglio e l'affettuosa vicinanza alla famiglia, in particolare alle figlie, Nicoletta e Maria Giulia. Ho avuto l'onore di conoscere il professor D'Ettore tra questi banchi, dopo le politiche del 2018, in occasione della sua esperienza parlamentare. Esperienza che, come avete ricordato, sia lei, Presidente, sia i colleghi, non era arrivata a caso, perché Maurizio, oltre a essere uno stimatissimo professore, si era già impegnato con passione sul suo territorio, prima come consigliere comunale e poi come vicepresidente dell'ARS della regione Toscana.
Maurizio era questo, era un perfetto di tecnicismo e passione, un di calabresità e toscanità, un perfetto in Aula, un deputato preparatissimo sia nei suoi ruoli istituzionali, nella Giunta per le autorizzazioni, nella Commissione per le inchieste bancarie, sia in Aula. Veniva da noi, prevalentemente dai giuristi, e ci incoraggiava: dovete intervenire, dovete intervenire nel merito, dovete far valere il diritto. Però, era anche passione - lo avete ricordato tutti - perché era un deputato disturbatore e provocatore. Era lui che cercava il rimprovero della Presidenza, la quale Presidenza - o a volte anche i colleghi - lo riportava al silenzio, sempre professore, onorevole professore, per il rispetto che tutti gli abbiamo sempre tributato.
Era tecnicismo e passione nell'università. Io ho conosciuto degli studenti del professor D'Ettore e tutti lo ricordano come rigorosissimo e pignolo come insegnante e come esaminatore, perché lui era in molte commissioni d'esame, ma aveva anche levato ogni barriera, abbattuto ogni muro verso i suoi studenti. Era, sì, scanzonato, era professore in università, ma non era professore di vita; era un amico, era un uomo d'altri tempi, Maurizio D'Ettore. In alcuni casi divertiva anche questa cosa. Me lo ricordo, in Aula, chiamare mille volte i collaboratori perché lui aveva un rifiuto delle tecnologie e si faceva dire mille volte la delle agenzie della Camera. Poi, però, prendeva un foglio e una penna, buttava giù due frasi, parlava all'Aula e l'Aula stava in silenzio, con il rispetto che si porta solo a chi ha veramente un'alta qualità nell'eloquio e nei valori.
Negli ultimi tempi era stato nominato presidente del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale e aveva intrapreso questo ruolo, come ogni ruolo, con grande serietà. Ma questo, in particolare, lo aveva toccato nel profondo. Lo avevo incontrato e mi aveva detto: provo la sofferenza degli altri. E aveva così smentito le voci di quei pochi in verità, perché Maurizio era stimato da tutti, che si erano permessi all'inizio di mettere in discussione la sua terzietà all'atto della nomina. Ci mancherai, Maurizio. Ci mancherà il tuo sorriso, ma il tuo contributo a quest'Aula non verrà mai meno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Intervengo a nome della mia forza politica, del mio gruppo, il MoVimento 5 Stelle, ma anche a titolo personale, perché mi corre l'obbligo e avverto l'urgenza di ricordare anche l'amicizia personale di lunga data con Maurizio D'Ettore. Siamo stati anche colleghi, come è stato ricordato. Ci siamo ritrovati tutti e due professori ordinari di diritto privato, lui a economia, a Firenze, e io a giurisprudenza. Quindi, le occasioni di scambio di opinioni scientifiche e di considerazioni varie sulle materie civilistiche e le occasioni di frequentazioni personali sono state tantissime nel corso degli anni.
Mi permetto di ricostruire, ovviamente in modo molto frammentato e sintetico, il suo percorso di vita politica e intellettuale, cogliendo alcuni tratti, frutto di questa diretta conoscenza. Innanzitutto, una solidità scientifica: lui è stato allievo della scuola di Davide Messinetti, una scuola civilistica che ha origini qui, nella tradizione romana. A sua volta, Davide Messinetti fu allievo di Rosario Nicolò, una delle scuole più affollate e anche più solide del panorama scientifico italiano.
È una scuola di forte consistenza dogmatica, dalla forte vocazione sistematica. Però, Maurizio D'Ettore ha subito orientato queste costruzioni concettuali verso la dimensione applicativa del diritto. Ha sempre tenuto in grande considerazione, sia nell'esercizio e nell'attività didattica, sia nella ricerca scientifica, i bisogni pratici, non dimenticando mai che il diritto, per quanto sia uno strumento che può risultare a tratti anche concettualmente molto articolato, comunque è uno strumento pratico che deve offrire soluzioni sistematicamente sostenibili, ma adeguate ai bisogni dei cittadini.
E direi che questo è ravvisabile anche nella sua produzione scientifica: una produzione scientifica non particolarmente copiosa, ma, se dovessi isolare due momenti in particolare di questo impegno, citerei innanzitutto l'opera che gli valse poi la cattedra di ordinario, , del 1996. A rileggerla oggi, emerge la raffinatezza, la viva intelligenza, perché è un tema molto delicato, quello delle prestazioni di fare, il a favore di un beneficiario, gratuite: se siano riconducibili nello schema della donazione, con tutte le conseguenze, quindi con i vincoli di forma e i requisiti di sostanza che ne conseguono.
E poi, ancora, , un volume di qualche anno più tardi, inserito in un trattato prestigioso per i tipi della CEDAM di Padova, dove dimostra attenzione anche alla dimensione applicativa del diritto, quindi a sistemi alternativi di risoluzione delle controversie.
E poi, ancora, lo ritroviamo qui, alla Camera dei deputati. Ci ritroviamo insieme, dopo le aule dell'università di Firenze, io Presidente del Consiglio e lui, qui, deputato. Ricordo gli interventi, sempre tecnicamente molto curati e molto avveduti, ma anche molto acuti sul piano della prospettazione politica. Da ultimo, ricevette questo incarico, fu designato a presiedere il collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
Fui molto contento di questa nomina, perché conoscevo la persona, riconoscevo l'amico. E, soprattutto, vorrei qui ricordare, anche a completamento di questo tratto e di questo percorso di vita, oltre che politico-intellettuale, che il suo maestro, Davide Messinetti, è stato un grande cultore dei diritti della personalità, ha scritto pagine importanti sui diritti della personalità e Maurizio D'Ettore, nei suoi interventi, ha sempre dimostrato questa solidità di fondo, che poi gli consentiva di offrire anche soluzioni pratiche e molto concrete.
Lo ricordo insieme a voi per la sua acuta sensibilità. Lo ricordo per la viva intelligenza, che si è manifestata soprattutto nelle forme sottili dell'ironia. Lo ricordo anche per il rigore e senso etico, ma coniugato anche a un'incontenibile e contagiosa allegria .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cannizzaro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CANNIZZARO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, tutto avrei immaginato tranne di ritrovarmi qui, quest'oggi, a dover onorare, commemorare e ricordare Maurizio, il professor D'Ettore, l'onorevole Felice Maurizio D'Ettore.
Quando i colleghi del mio partito e il mio capogruppo - che ringrazio - mi hanno chiesto di essere io a ricordare, a nome di Forza Italia, Maurizio, nelle ore scorse ho risposto con un secco “no”. “No” perché non me la sento, “no” perché credo di essere la persona meno adatta a farlo. È notorio a tutti il legame che c'era tra me e Maurizio, un legame di amicizia fortissimo. Poi, stamattina, due colleghe del mio partito che sono qui, in Aula, mi hanno fatto pervenire un bigliettino dentro la tasca della mia giacca.
Pensavo che questo pensiero fosse rivolto a me; di fatto, Presidente, era rivolto a lei. Ho letto queste parole e, allora, ho cambiato idea. Il bigliettino dice testualmente: “L'amicizia è una delle relazioni umane più importanti. Si dice che gli amici siano la famiglia che scegliamo. Questo avviene quando si incontrano persone perbene, che ci permettono di essere noi stessi, dove si crea un affiatamento basato sull'autenticità. Presidente” - Presidente Fontana, di fatto, questo bigliettino era rivolto a lei - “credo che la persona giusta per parlare di me sia Francesco Cannizzaro. Maurizio D'Ettore”.
Quindi, le colleghe mi hanno quasi obbligato ad esprimere questo pensiero, seppure in pochissimi minuti. Non è semplice, in poco più di 3 minuti, parlare di Maurizio D'Ettore. Allora, eccomi qua. Maurizio, come probabilmente avrai voluto anche tu, sei andato via senza salutarci, senza nessun preavviso, quel maledetto 22 agosto - quella mattina io la ricordo come se fossero minuti appena trascorsi -, quando ricevetti un che Maurizio si recava al pronto soccorso di Locri per un malore. Speravo, anzi, ero convinto potesse essere un classico malore momentaneo, superabile, nel momento in cui Maurizio fosse arrivato lì al pronto soccorso, accudito subito dai medici dell'ospedale di Locri.
Pochi minuti dopo, un secondo , proveniente sempre dall'ospedale, mi comunicava che Maurizio non ce l'aveva fatta. Te ne sei andato e non ci hai salutato, non ci hai detto nulla e hai, praticamente, scioccato tutti, caro Maurizio. Hai scioccato i tuoi familiari, le tue figlie Maria Giulia e Nicoletta, alle quali tu eri molto legato e orgoglioso di loro perché, giovanissime, già professioniste di questo Paese, in diversi settori. E tu, con orgoglio, parlavi sempre di loro: non c'era giorno che non parlassi di Maria Giulia e di Nicoletta, come della tua mamma, della tua anziana mamma, di Natalia, che ancora non sa nemmeno che tu sei volato in cielo, perché l'età dell'anziana mamma non le consente di avere brutte notizie. Quindi, anche questo è il senso strano della vita, una cosa innaturale: una mamma che perde un figlio.
È passato un mese e già manchi, manchi a tutti gli amici, manchi alla tua famiglia, manchi persino a tutte le persone che ti hanno conosciuto una sola volta. Io, personalmente, Presidente, ho ricevuto tantissime telefonate di persone a cui io ho presentato Maurizio, in diverse occasioni e per diversi motivi, spesso conviviali. Conosciuto una sola volta, Maurizio creava dipendenza, Maurizio D'Ettore creava dipendenza nel rapporto. Ho ricevuto messaggi e telefonate persino da giovani studenti, che non ho mai conosciuto, ma conoscevano il legame che c'era tra me e Maurizio D'Ettore, studenti di 15, 20 anni fa, che, venendo a conoscenza di questa tragedia, hanno fatto pervenire il loro sentimento di rabbia, di rammarico e di tristezza.
Luminare del diritto, è stato ricordato da tutti coloro i quali mi hanno preceduto e in maniera anche più puntuale. Lo avevo detto che non sarei stato la persona giusta a ricordare Maurizio, e allora cerco telegraficamente, Presidente, di esprimere anche io un pensiero su quella che era la storia di Maurizio, ma è notoria a tutti.
Un luminare del diritto, un giurista di primo piano, un economista, un professore ordinario, come ricordava il presidente Conte, che si è fatto volere bene dagli studenti, ma molto amato dai colleghi, persino anche quando lui è andato fuori dall'università e dal mondo universitario. Presidente, io lo chiamavo “tuttologo”, perché Maurizio D'Ettore, di fatto, era un genio. Se io avessi mai avuto la necessità di approfondire un argomento, una norma di qualsiasi settore, di qualsiasi attività, non avrei digitato su , ma avrei chiamato Maurizio D'Ettore.
Tanti colleghi, tanti amici si rivolgevano a Maurizio D'Ettore per avere consigli e suggerimenti, perché non c'era un argomento che Maurizio D'Ettore non riuscisse a trattare. Presidente, a lui bastava leggere il titolo di un provvedimento per capirne il contenuto e per apportare - ricordo in Commissione bilancio - le migliorie, i suoi contributi, come ricordava la collega Ravetto, autorevoli, autorevolissimi, sui quali, poi, c'era poco da sindacare, perché Maurizio era molto bravo, era studioso, aveva studiato, studiava sempre, leggeva anche la notte.
Dirigente di partito, amministratore locale, è poi approdato in Parlamento, quindi un collega deputato. Ma un vero calabrese, Presidente, orgoglioso della sua terra, della sua Locride, della sua calabresità, quei valori che lui portava con orgoglio dentro di sé nell'attività politica e umana, perché Maurizio era un grande uomo, un amicone di tutti.
Allora, fatemelo, infine, ricordare proprio così, come ritengo che lui desiderasse e come credo che lui avrebbe voluto: un carattere bellissimo, simpaticissimo - lo abbiamo ricordato tutti -, uomo piacevolissimo, la sua compagnia era veramente gradevole, sempre sorridente.
Maurizio l'ho visto poche volte arrabbiato in 7 anni della nostra amicizia. Un grande lavoratore, al servizio del nostro Paese. Per ultimo, nell'incarico di Garante dei detenuti, ha dato tutto sé stesso, lavorava 16, 18 ore al giorno. Ne sono testimone diretto, perché in tanti sanno, ma non tutti sanno che con Maurizio, per risparmiare, in questi 7 anni, abbiamo anche condiviso un piccolo appartamento qui, in centro città. Vi faccio un po' immaginare le corbellerie che assieme a Maurizio abbiamo consumato, che porterò sempre nel mio cuore e nella mia esistenza.
Presidente, effettivamente - e concludo -, Maurizio era un uomo quasi perfetto, ma, siccome perfetto non è nessuno, anche lui aveva alcuni difetti. Lo ha detto Nico, lo ha detto Giovanni, lo hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto: era un discolo, Maurizio era accentratore, Maurizio in quest'Aula, anche quando non ce n'era bisogno, avvertiva l'esigenza e la necessità di farsi notare. Possiamo affermare, oggi, qui, 25 settembre, che Maurizio D'Ettore è ed è stato il deputato della Repubblica italiana più discolo di sempre ? È stato il deputato più richiamato della storia della nostra Repubblica.
Basta chiederlo al suo predecessore - e concludo, Presidente -, basta chiedere al Presidente Fico. Credo che il Presidente Fico, dopo la parola “mamma”, abbia più volte pronunciato, in termini numerici, il nome “D'Ettore”. Poi aveva consigli per tutti, sempre lì, pronto a darti una mano, a consigliarti. Anche chi non era amico suo ha cercato sempre di farlo amico, di rendersi sempre disponibile.
Grazie, Presidente, per aver concesso anche qualche secondo in più del tempo assegnatomi. Maurizio rimarrà sempre nel mio cuore, Maurizio rimarrà sempre nel cuore di tutti i deputati e i senatori di Forza Italia. Credo che Maurizio rimarrà sempre nel cuore di tutte le persone che lo hanno conosciuto e lo hanno frequentato. Ciao Maurizio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Non abbiamo avuto la fortuna, né la possibilità di conoscerlo come parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra, però questo collega, questo ex collega, per i ricordi che abbiamo sentito, ha lasciato un segno profondo non soltanto dal punto di vista politico, che ovviamente è il primo motivo istituzionale per cui siamo qui, ma anche dal punto di vista personale. Dalle parole che abbiamo ascoltato degli altri colleghi, era capace di creare un clima meno pesante, meno duro, il che certe volte serve quando in quest'Aula, o anche all'esterno di quest'Aula, il dibattito, il confronto diventa molto molto pesante.
Era di origine napoletana, era nato a Napoli, come me. Era una persona che, nella passata legislatura, ha svolto una funzione importante, anche - come diceva il collega che poc'anzi mi ha preceduto - di pungolo nei confronti della Presidenza. Eppure vorremmo sottolineare una cosa, tra le varie che abbiamo avuto modo di approfondire e di verificare sulla scheda - tante cose e la sua carriera sono state anche ricordate dal presidente Conte. Però, c'è una cosa che ci interessava sottolineare, una visione che lui aveva avuto come Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che è il progetto che si chiama Recidiva zero. Lui ha fatto uno studio, che aveva presentato e che noi troviamo particolarmente interessante, in cui dava un dato che è oggettivo: il 69 per cento delle persone che finiscono in carcere ci ritornano nel 69 per cento dei casi.
Lui lavorava affinché questo percorso, anche con le istituzioni politiche e amministrative, ovviamente con la magistratura, le Forze dell'ordine e con chi amministra le carceri in Italia, potesse portare a ridurre drasticamente questo dato, perché questo è un dato che non solo è un fallimento per tutta la società, ma porta ovviamente a un sovraffollamento insopportabile e inaccettabile delle nostre carceri. Questo progetto, se fosse stato portato avanti, avrebbe trovato il pieno sostegno, indipendentemente dal fatto che era stato in Forza Italia e poi aveva scelto di passare in Fratelli d'Italia, perché è un progetto serio e, soprattutto, che ci vede particolarmente favorevoli nel progetto di ridurre il numero delle persone nelle carceri e la recidiva.
È stata una persona che quest'Aula ha ricordato con affetto. Noi lo ricordiamo non solo con affetto, ma con il rispetto istituzionale che la nostra forza politica ha sempre nei confronti dei colleghi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Umanità, professionalità, generosità, disponibilità di un giurista puntuale, raffinato, con un grande senso delle istituzioni. Doti che tutti riconoscono a Maurizio D'Ettore, presidente del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, scomparso improvvisamente a 64 anni il 22 agosto 2024 all'ospedale di Locri, colpito da un infarto, mentre era in vacanza con la sua famiglia. Garante nazionale dei detenuti, pur essendosi trasferito da molti anni a Roma, era rimasto molto legato alla Calabria e a Locri, dove vivono, oltre all'anziana madre, molti suoi familiari a cui va il nostro cordoglio.
Nato a Napoli, D'Ettore è stato professore ordinario di diritto privato alla scuola di economia e dell'Università di Firenze. Aveva un forte legame con Arezzo, dove aveva vissuto per lunghi anni e dove aveva mosso i primi passi nella sua carriera politica, iniziata come consigliere comunale, fino ad essere eletto deputato nel collegio di Arezzo.
Il ricordo, caratterizzato da stima e simpatia, di Maurizio D'Ettore unisce tutti. Metaforicamente, in questo senso, c'è come un convinto voto all'unanimità, perché se n'è andato un garante dei detenuti, un professore arguto, un intellettuale di raro valore, ma anche e soprattutto un uomo dalla grande sensibilità e uno strenuo difensore degli ultimi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Confesso che provo una forte emozione nel pronunciare un discorso in ricordo di Maurizio D'Ettore. È una di quelle cose che nessuno di noi può mai immaginare di fare.
Con lui ho condiviso, insieme alla collega Martina Semenzato, un percorso importante della mia esperienza politica, che mi ha permesso di conoscerlo oltre le apparenze. Ho conosciuto - l'hanno detto in tanti colleghi - una grande passione politica, una dedizione al sociale e, in particolare, lui amava i suoi territori di riferimento e il suo territorio di origine, la Calabria. Lui si sentiva fortemente calabrese, ma anche la Toscana, che lo aveva accolto, era diventata per lui una seconda Patria. Commemorare un parlamentare significa ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita, le esperienze politiche e sociali, i ruoli ricoperti, cioè significa fare una fotografia di quest'uomo e delle impronte che ha lasciato nella vita pubblica, ma mi faccia dire anche nella vita privata di tanti di noi.
Ricordo che la sua azione politica era radicata in valori profondi, quelli della tutela della dignità umana e dei diritti fondamentali, che ha saputo tradurre in un lavoro instancabile e concreto, riconosciuto da tutti, sia qui in quest'Aula, ma anche in tanti territori. Ha avuto una esperienza legislativa - l'avete ricordato prima - dal 2018 al 2022, che lo ha visto impegnato.
È stata una legislatura complessa quella, la XVIII, e lui è stato impegnato soprattutto nella difesa del sistema democratico, sempre con un obiettivo, che era quello di rafforzare e promuovere un dialogo costruttivo tra tutte le parti politiche.
La dedizione e la passione per la tutela dei diritti individuali e della dignità umana lo hanno portato a ricoprire un ruolo cruciale, quale quello di presidente del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Un incarico che ha ricoperto con grande senso di responsabilità, ma soprattutto - fatemelo dire - con profonda sensibilità umana.
Lui, come amava essere sempre, ha rappresentato un baluardo per i più vulnerabili, garantendo che i diritti di coloro che non possono far sentire la propria voce fossero protetti e rispettati. È stato un grande difensore dei diritti civili, impegnato a migliorare le condizioni di vita di chi, per ragioni diverse, si trova ai margini della società.
La passione per il diritto e per la tutela dei più fragili trova la sua radice nel fatto che D'Ettore, prima di essere un politico, era un professore universitario.
Per chi lo ha conosciuto Maurizio era allo stesso tempo un uomo semplice e un grande intellettuale. L'insegnamento che Maurizio ci lascia è un insegnamento acuto e semplice allo stesso tempo. Le persone, i loro bisogni, le loro situazioni e le loro vite debbono essere sempre al centro dell'agire politico, il cui unico fine è migliorare le condizioni di tutti, nessuno escluso. Un insegnamento che vogliamo far nostro e che certamente cercheremo di portare avanti.
Alla sua famiglia e ai suoi parenti rinnovo le condoglianze mie personali, dell'onorevole Semenzato e di tutto il gruppo di Noi Moderati. Ciao Maurizio
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Vorrei esprimere il cordoglio mio personale e di tutto il gruppo di Italia Viva alla famiglia di Maurizio D'Ettore e alla sua comunità politica. Negli interventi che mi hanno preceduto è stata ricordata la figura pubblica di Maurizio D'Ettore, il suo impegno politico, sia a livello locale che in Parlamento, la sua attività da giurista, l'attività accademica e, da ultimo, anche il ruolo di garante dei detenuti. Io vorrei aggiungere solo qualche piccolo ricordo di carattere personale, perché ho conosciuto Maurizio D'Ettore tanti anni fa quando io ero un giovane avvocato e lui già professore universitario, perché eravamo sostanzialmente vicini di casa, abbiamo sempre vissuto in due piccoli paesi, Laterina e Bucine, in provincia di Arezzo.
Ci conoscevamo da tanti anni, ben prima di ritrovarci in quest'Aula. Ci siamo ritrovati in quest'Aula condividendo anche alcune battaglie, soprattutto sulla giustizia, e non condividendone molte altre, confrontandoci a volte in modo anche aspro, ma sempre con grande rispetto personale e con grande simpatia umana, perché era impossibile avercela con Maurizio, anche dopo un confronto magari particolarmente schietto su alcuni temi, proprio per il suo carattere, per il suo essere così solare, per essere così, anche, fisico nel modo di gestire i rapporti umani, i rapporti con le persone.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Era così solare e umano che poteva capitare - ed è capitato - di partecipare insieme a un dibattito pubblico, politico, confrontandoci magari su posizioni diverse e subito dopo andare a cena insieme e mangiarci una pizza come nel terzo tempo del .
Ed è successo così anche l'ultima volta che ci siamo visti: ci siamo incontrati pochi giorni prima delle vacanze, ad agosto, è venuto a trovarmi in ufficio e ovviamente ci siamo confrontati su un tema che stava a cuore a entrambi, quello della condizione dei detenuti nelle nostre carceri. Avendo anche posizioni diverse sulle soluzioni da affrontare, io non ho convinto lui e lui non ha convinto me, però, ci siamo lasciati come sempre con un grande abbraccio, col sorriso, scherzando e ridendo, augurandoci buone vacanze, perché stavamo per partire. Mai avrei immaginato che sarebbe stata l'ultima volta in cui avrei visto Maurizio.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Tuttavia, il mio ricordo vero, che per me è la cifra di chi fosse Maurizio D'Ettore, è legato a un momento particolarmente complicato della mia esperienza politica, ma anche della mia esperienza personale e familiare. Qualche anno fa, quando la vicenda di Banca Etruria era all'apice, soprattutto prima della campagna elettorale per le politiche del 2018, in un periodo di grandi attacchi, anche personali, che io subivo da parte anche della sua parte politica, Maurizio venne da me e mi disse: guarda, a prescindere dalle posizioni politiche, io non dirò mai una parola, mai un attacco personale su di te o su tuo padre, perché vi conosco da una vita, so che famiglia siete e per me i rapporti personali vengono prima dei calcoli politici.
Per me Maurizio D'Ettore era questo: era un uomo d'onore e un uomo che metteva al primo posto i rapporti umani. In un mondo complicato e, a volte, anche molto spietato, come quello della politica, è merce rara, per cui Maurizio mi mancherà, ci mancherà e mancherà a quest'Aula, però, voglio ricordare un'immagine, che mi ha fatto venire prima in mente l'onorevole Francesco Cannizzaro, perché ho una foto che sono andata a rivedere e che mi ha mandato Maurizio, d'estate in Calabria, con l'onorevole Cannizzaro e con il presidente Occhiuto: loro tre in barca che ridevano contenti in vacanza. Ecco, io voglio ricordarmi Maurizio in barca coi suoi amici, in Calabria, che naviga verso luoghi sicuramente più belli .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Caso ed altri n. 1-00315, Manzi ed altri n. 1-00318, Faraone ed altri n. 1-00319 Sasso, Amorese, Tassinari, Pisano ed altri n. 1-00321, Grippo ed altri n. 1-00325 e Piccolotti ed altri n. 1-00330 concernenti iniziative volte a garantire il diritto allo studio .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 settembre 2024, sono state presentate le mozioni Grippo ed altri n. 1-00325 e Piccolotti ed altri n. 1-00330 e una nuova formulazione della mozione Faraone e altri n. 1-00319, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
PAOLA FRASSINETTI,. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda la mozione Caso ed altri n. 1-00315 il parere è favorevole sull'impegno n. 1) con la seguente riformulazione: “a proseguire le iniziative poste in essere per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e, dunque, garantire il diritto allo studio”.
Sul punto n. 2), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a ottimizzare l'impiego delle risorse finalizzate al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud, garantendo pari opportunità di istruzione, su tutto il territorio nazionale, alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, con particolare attenzione a quelli in situazioni di disagio socio-economico e con disabilità”.
Sul punto n. 3), il parere è contrario.
Sul punto n. 4), il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire le iniziative per garantire una maggiore equità nell'accesso alle opportunità educative, riducendo il divario tra studenti di diverse origini socio-economiche, anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica”.
PRESIDENTE. Qual è il parere sulla premessa?
PAOLA FRASSINETTI,. Il parere sulla premessa è favorevole.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sulla mozione Manzi ed altri n. 1-00318?
PAOLA FRASSINETTI,. Per quanto riguarda la mozione Manzi ed altri n. 1-00318 il parere è favorevole sulle premesse.
Sull'impegno n. 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare iniziative volte a ottimizzare l'impiego delle risorse finalizzate al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud, garantendo pari opportunità di istruzione, su tutto il territorio nazionale, alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, con particolare attenzione a quelli in situazioni di disagio socio-economico e con disabilità”.
Sul punto n. 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a rafforzare misure volte a favorire la mobilità degli studenti”.
Sul punto n. 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a promuovere le politiche di agevolazione per ridurre i costi per sostenere la partecipazione ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche”.
Sul punto n. 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a investire sulle mense e sul tempo pieno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà.
Sul punto n. 5) il parere è contrario.
PRESIDENTE. Qual è il parere sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00319 ?
PAOLA FRASSINETTI,. Il parere sulle premesse è favorevole.
Per quanto riguarda gli impegni richiesti al Governo, sul punto n. 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire le iniziative poste in essere per il sostegno alle famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e, dunque, garantire il diritto allo studio”.
Sul punto n. 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire nelle iniziative volte a reclutare un maggior numero di docenti di sostegno così da limitare il continuo cambio di personale e garantire un'offerta formativa adeguata alle esigenze degli studenti con disabilità”.
Sul punto n. 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire le iniziative per garantire una maggiore equità nell'accesso alle opportunità educative, riducendo il divario tra studenti di diverse origini socio-economiche, anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica”.
Sul punto n. 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare ad investire per potenziare i servizi mensa e la fornitura dei libri di testo, con particolare riferimento ai nuclei familiari a basso reddito e alle persone con disabilità, così da rendere effettivo l'accesso al diritto allo studio e un sistema scolastico più inclusivo”.
Sul punto n. 5) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a investire sulle mense e sul tempo pieno soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà”.
PRESIDENTE. Qual è il parere sulla mozione Sasso, Amorese, Tassinari, Pisano ed altri n. 1-00321?
PAOLA FRASSINETTI,. Il parere del Governo è favorevole su tutti gli impegni e sulle premesse.
PRESIDENTE. Qual è il parere sulla mozione Grippo ed altri n. 1-00325?
PAOLA FRASSINETTI,. Il parere del Governo è favorevole alle premesse.
Per quanto riguarda gli impegni richiesti al Governo sul punto n. 1) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare, con la massima priorità, le iniziative di propria competenza, in particolare di carattere normativo”.
Sul punto il parere è contrario.
Sul punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “rivedere l'attuale soglia ISEE che dà diritto al contributo per le spese scolastiche (libri, corredo scolastico, trasporti, mensa), tenendo conto dell'inflazione e dei dati Istat sulla povertà assoluta e relativa delle famiglie”.
Sul punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “proseguire nelle azioni volte a incrementare gli investimenti nel settore dell'istruzione”.
Sui punti ed il parere è contrario.
Sul punto il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “sensibilizzare gli insegnanti nell'autoproduzione di materiali didattici digitali”.
Sul punto il parere è contrario.
Sul punto il parere è favorevole.
Sul punto il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo, infine, ai pareri sulla mozione Piccolotti ed altri n. 1-00330.
PAOLA FRASSINETTI,. Il parere del Governo è favorevole sulle premesse.
Per quanto riguarda l'impegno n. 1) il parere è favorevole con riformulazione: “ad adottare iniziative volte a ottimizzare l'impiego delle risorse finalizzate al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud, garantendo pari opportunità di istruzione su tutto il territorio nazionale alle bambine e bambini, alle ragazze e ai ragazzi, con particolare attenzione a quelli in situazioni di disagio socioeconomico e con disabilità”.
Sul punto n. 2) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a promuovere le politiche di agevolazione per ridurre i costi per sostenere la partecipazione ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche”.
Sul punto n. 3) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a proseguire le iniziative per garantire una maggiore equità nell'accesso alle opportunità educative, riducendo il divario tra studenti di diverse origini socio-economiche, anche al fine di contrastare l'abbandono e la dispersione scolastica”.
Sul punto n. 4) il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a investire sulle mense e sul tempo pieno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, per dare a tutti, al di là delle condizioni di partenza e del territorio di residenza, le stesse opportunità di successo formativo di altre realtà”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Chiederei la cortesia alla Sottosegretaria di poter avere copia delle riformulazioni, visto che sono state ampie e articolate, in modo da poter poi fare una valutazione, che, ovviamente, non riguarda solo la nostra mozione, ma anche quelle presentate dai colleghi, ai fini del voto.
PRESIDENTE. La ringrazio per la sollecitazione. Era già previsto. Appena la Sottosegretaria è pronta, forniamo copia.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Capisco perfettamente la richiesta dell'onorevole Fornaro, ma non abbiamo bisogno del testo delle riformulazioni perché, preliminarmente, le dico subito, signor Presidente, che noi non accettiamo le riformulazioni avanzate dal Governo, esattamente per la stessa ragione per la quale voteremo contro la mozione presentata dalla maggioranza: perché qui si sta cercando - facendo un triplo salto mortale - di trasformare delle mozioni in un plauso al Governo.
La nostra mozione - e ora ci arrivo - nei nostri impegni, parte dal presupposto che, purtroppo, non è stato fatto praticamente nulla. Infatti, parte dal presupposto che non è stato fatto praticamente nulla in un anno, nonostante i dati forniti - e non da chi parla o dai colleghi di Italia Viva, ma da qualificati istituti - sulla situazione dell'istruzione. L'istruzione - che è utile ricordare - è garantita dalla Costituzione, dall'articolo 34, e non solo. Questo accade, peraltro - siccome il tema è il diritto all'istruzione -, dopo tutto quello che in questo Paese abbiamo dovuto subire e, in questo caso, non per colpa del Governo, ma perché sappiamo perfettamente quanto il tema del COVID ha inciso sul tema dell'istruzione, con tutte le limitazioni che ci sono state, anche a causa di alcune decisioni politiche che hanno, a nostro avviso, eccessivamente ristretto la possibilità per tanti studenti di fare un percorso di studi adeguato. Ciò detto, innanzi ai dati che abbiamo ricevuto quest'anno, alle spese che pesano sulle famiglie e alle difficoltà che riguardano le mense, i trasporti e tante altre cose, avere riformulazioni nelle quali il Governo dice che si prosegue nel fare qualcosa lo interpretiamo come una presa in giro. Ciò perché nelle nostre richieste c'è esattamente quella di iniziare a fare qualcosa e di farlo anche con sollecitudine. Presidente, abbiamo spiegato le nostre richieste, nella nostra mozione. Peraltro, rimango abbastanza stupito del fatto che la Sottosegretaria sia favorevole alle premesse, perché le premesse che noi inseriamo nella nostra mozione sono direttamente legate agli impegni. Quindi, se si modificano gli impegni non si capisce come si può essere d'accordo sulle premesse, perché non c'è dubbio che “l'accesso all'istruzione, quale strumento di diretta attuazione dell'articolo 3, secondo comma, della Costituzione, e strumento di rimozione degli ostacoli alla partecipazione sociale, rappresenta un passaggio fondamentale per la costruzione del progresso della comunità nazionale e, pertanto, non può tollerare compressioni di sorta; garantire l'inclusività degli studenti con disabilità e il recupero di quelli in situazioni familiari disagiate rappresentano vere e proprie priorità del sistema scolastico, meritando un approccio strutturato e consolidato e non, dunque, azioni estemporanee e asistematiche”. È esattamente quello che noi chiediamo, nel nostro impegno, che accada, perché riteniamo che non sia stato fatto. D'altra parte, “nell'imminenza dell'avvio dell'anno scolastico, come ogni anno, grava sulle famiglie” - e lo sappiamo bene - “il costo dell'acquisto del materiale didattico e dei libri di testo; nel panorama economico attuale, le voci di bilancio pubblico destinate al sistema scolastico risultano insufficienti e pongono l'Italia tra i Paesi europei che dedicano meno risorse all'istruzione”. E a questo mi riferisco quando parlo di istituti e non di opinioni personali: “l'ultimo rapporto OCSE sull'educazione mette in evidenza come il nostro Paese investe il 4 per cento del suo prodotto interno lordo nell'istruzione, a fronte del 4,9 per cento della media OCSE; i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale della Federconsumatori nel 2024, tanto per le modalità di acquisto tradizionale che per quelle sui canali , mettono in luce un aumento medio dei costi per il corredo scolastico, al netto dei libri di testo” - quindi fuori i libri di testo - “di circa il 6,6 per cento rispetto all'anno precedente, attestandosi a 647 euro per studente”.
Lo stesso Osservatorio sottolinea come la spesa media per i libri di testo e due dizionari è aumentata del 18 per cento rispetto al 2023, attestandosi a 591,44 euro. Le situazioni più complesse si registrano, non a caso, tra le prime classi dei diversi ordini scolastici. Se per le scuole primarie l'esborso è mitigato dalla gratuità dei libri di testo, lo stesso non si può dire per le scuole secondarie. La famiglia di uno studente di prima media è chiamata a spendere mediamente, per i libri di testo più due dizionari, 461,81 euro. A tali spese vanno aggiunti 647 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l'intero anno, per un totale, ciascuno, di più di 1.100 euro. Un ragazzo chiamato a frequentare il primo anno di liceo classico spenderà per i libri di testo, più quattro dizionari, 715,30 euro, in aumento del 3 per cento rispetto al 2023, e 647 euro per il corredo scolastico e ricambi, per un totale di 1.362 euro; stiamo parlando per ogni alunno a famiglia, ce ne saranno sicuramente, in molte famiglie, più di uno.
È fuor di dubbio, dunque, che tali aumenti incontrollati intaccano il diritto allo studio e gravano totalmente sulle famiglie, che già negli ultimi anni, come si legge nell'annuale dell'OCSE, hanno pagato aspramente la crisi causata dal COVID - a cui facevo riferimento all'inizio - e l'inflazione, con annessi stipendi stagnanti, e hanno subito una riduzione dei salari reali del 6,9 per cento rispetto al 2019, questi sono i conti. In tale quadro, signora Sottosegretaria, si inseriscono criticità ormai strutturali, quali la carenza di docenti di sostegno, la vetustà dei plessi scolastici ed evidenti disomogeneità territoriali, con particolare riferimento alle aree interne e insulari. Insomma, l'effettività del diritto allo studio è subordinata anche all'erogazione di contributi da parte delle singole regioni, nell'ambito della loro competenza in materia di istruzione, ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione. Tale situazione determina una disomogeneità territoriale nell'accesso ai servizi e alle provvidenze collegate al diritto allo studio, con particolari criticità rilevate nelle regioni meridionali, dove le risorse destinate a sostenere le famiglie per l'acquisto di libri di testo e materiale didattico, nonché per i servizi di trasporto e mensa scolastica, risultano spesso inferiori rispetto ad altre aree del Paese, creando un'ingiustificata disparità di trattamento e compromettendo il principio di uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione.
E poi - mi avvio alla conclusione - abbiamo il peso della riforma dell'autonomia, il processo di autonomia differenziata, previsto dalla legge n. 86 del 26 giugno 2024, che, come abbiamo già denunciato, rischia di accentuare ulteriormente le disuguaglianze territoriali nell'erogazione dei servizi scolastici, aggravando il divario tra le regioni più ricche e quelle economicamente svantaggiate, minando così il principio di uguaglianza sostanziale, costituzionalmente garantito. Insomma, a nostro avviso, il definanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni, il cui obiettivo è assicurare in modo uniforme, su tutto il territorio nazionale, i diritti civili e sociali fondamentali, ha contribuito a ridurre le risorse destinate al sistema scolastico, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese, compromettendo il diritto all'istruzione e accrescendo le disuguaglianze territoriali.
Quindi, signora Sottosegretaria, non proseguiamo, noi chiediamo un impegno del Governo ad adottare senza indugio le iniziative necessarie per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e del materiale necessario per affrontare l'avvio dell'anno scolastico, che non è stato mai fatto; non a “proseguire”, ma ad “adottare” iniziative volte a reclutare un numero congruo di docenti di sostegno, così da limitare il continuo cambio di personale e garantire un'offerta formativa adeguata alle esigenze degli studenti con disabilità; non a “proseguire”, ma ad “iniziare” ad adottare iniziative volte non solo a rendere effettivo il dettato dell'articolo 34 della Costituzione, ma anche ad uniformare il diritto d'accesso agli studi tra le studentesse e gli studenti di ogni regione, così da affrontare l'abbandono scolastico, con particolare riferimento alle regioni meridionali, alle aree interne e periferiche del Paese; non a “proseguire”, ma ad “adottare” misure volte a potenziare i servizi di mensa e i servizi di trasporto, nonché la fornitura dei libri di testo, con particolare riferimento ai nuclei familiari a basso reddito, alle persone con disabilità, così da rendere effettivo l'accesso al diritto allo studio e un sistema scolastico più inclusivo.
E non a “proseguire”, perché dovreste “iniziare” ad adottare iniziative volte al contrasto della povertà alimentare a scuola, istituendo un fondo da destinare agli studenti della scuola primaria facenti parte dei nuclei familiari a basso reddito che non riescono a provvedere al pagamento delle rette previste per la fruizione del servizio di ristorazione scolastica.
Insomma, signora Sottosegretaria, su un titolo saremo sempre tutti d'accordo; il problema è che la situazione è drammatica - ho finito, signor Presidente - perché le cose sono cambiate molto nell'ultimo anno e la situazione delle famiglie è sicuramente molto, molto più difficile rispetto a prima. Dunque, è difficile capire come il Governo possa proseguire qualcosa che non ha neanche iniziato. Svegliatevi e iniziate a fare qualcosa .
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Pino Bicchielli non è presente in Aula; s'intende decaduto.
Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Grazie, Presidente. Signora Sottosegretaria, io le dirò la verità in maniera molto diretta. Se lei fosse stata un'illusionista o una cantastorie oggi avremmo dovuto farle un applauso, perché ha cercato di rivedere tutte le nostre mozioni facendo sì che il Governo appaia realmente impegnato a contrastare la povertà educativa e materiale degli studenti, a garantire il pieno diritto allo studio e a risolvere problemi che - su questo le do atto - esistono in questo Paese da molti anni e che troppi Governi, troppi Governi in cui c'era anche la destra - magari non quella del suo partito, ma sicuramente quella di Forza Italia e della Lega - hanno completamente ignorato. La situazione, però, si sta facendo più grave del solito, non meno grave, proprio perché il Governo non agisce con la necessaria forza e, soprattutto, con i necessari investimenti, cioè risorse che servono a garantire diritti.
Vediamo che cosa è successo quest'anno, ad esempio, sui libri. Tutte le associazioni dei consumatori - sono dati che sono in tutte le mozioni - ci dicono che uno studente in prima media ha bisogno di 1.100 euro di corredo scolastico, che in primo liceo ha bisogno di 1.360 euro tra libri e materiale scolastico, che per un computer ci vogliono almeno altri 413 euro e che, in generale, l'aumento medio rispetto al 2023 è stato del 6,6 per cento. Allora, Sottosegretaria, lei capisce benissimo che, con gli stipendi che ci sono ora in giro in questo Paese - e che voi non volete far crescere, perché continuate a dire “no” al salario minimo - 1.362 euro per un figlio in primo liceo significa un'intera mensilità di stipendio. È accettabile che per mandare a scuola un ragazzo serva un'intera mensilità del proprio stipendio? Noi crediamo di no e diciamo basta a questo scempio.
Allora, capisce che fa un po' ridere che, nella mozione di maggioranza, abbiate scritto che il Ministero ha stanziato nuove risorse per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri con il decreto Sport e scuola che abbiamo votato recentemente. Fa ridere perché la verità, al di là di quello che avete scritto nella mozione, è che con quel decreto avete alzato il tetto massimo di spesa per adeguarlo all'inflazione e fare sì che le scuole possano, appunto, chiedere alle famiglie di spendere di più e, di converso, avete stanziato, su 133 milioni, ulteriori 3 milioni, cioè pochissimo, perché sapete che naturalmente ci sarà un problema rispetto a un aumento che avete preventivato alzando il tetto di spesa. Naturalmente, questo perché c'erano problemi che riguardavano le case editrici, ma è chiaro che non avete messo risorse a sufficienza affinché le famiglie possano far fronte a questi problemi.
Quindi, la situazione, tanto per ricordarla, ce l'ha descritta : il 23 per cento dei ragazzi non ha il materiale per andare a scuola, il 24 per cento non può partecipare alle gite, il 17 per cento non può fare corsi di lingue, uno su 10, tra i ragazzi e i bambini, è in grave deprivazione materiale e sono 100.000 quelli molto poveri fra i 15 e i 16 anni. Una epidemia di povertà che rende diseguali dentro l'unico luogo del Paese in cui tutti dovrebbero essere uguali, che è la scuola della Costituzione, che crea percorsi di emancipazione.
Guardi, lo dico soprattutto all'onorevole Sasso, che stamattina ci ha spiegato che noi della sinistra non capiamo che la loro scuola è quella che fa partire tutti dallo stesso livello e poi, piano piano, invece, costruisce delle differenze che si fondano sul merito e su quanto i ragazzi lavorino. Qui c'è una falsità, che era già stata denunciata da don Milani tanti anni fa, quando aveva detto che non c'è niente di peggiore che far parti uguali tra diseguali. E sa perché lo dico? Perché tutti i dati ci dicono che la diseguaglianza che sta crescendo nella società ovviamente diventa una malattia nelle scuole e tra i ragazzi ed è anche una diseguaglianza che le istituzioni di questo Paese promuovono: un bambino che va a scuola a Firenze fa 1.226 ore di scuola annue; un bambino che va a scuola a Caivano ne fa 200 in meno; un bambino che va a scuola al Sud, in questo Paese, perde quasi un anno di tempo scuola.
E ancora, vediamo cosa è successo tra il 2008 e il 2020 - quindi, non c'erano i vostri Governi - rispetto all'investimento complessivo nelle regioni meridionali per istruzione: è calato di quasi il 20 per cento, 8 punti percentuali in più rispetto al calo che c'è stato al Nord e, infatti, il tempo pieno è per il 18 per cento dei bambini del Sud e per il 48 per cento di quelli del Nord; i due terzi delle scuole del Sud non hanno una palestra; i trasporti al Sud non funzionano e ne risentono anche gli apprendimenti, perché in matematica - dati Invalsi - solo il 32 per cento dei ragazzi è insufficiente al Nord, mentre ben il 45 per cento è insufficiente al Sud.
Allora, io vorrei chiedere all'onorevole Sasso, che ci dice che tutto questo non dipende dalle condizioni di partenza, che, invece, vengono garantite uguali per tutti, come mai al peggiorare della condizione familiare calano anche gli apprendimenti in tutte le materie e al peggiorare della condizione sociale del territorio calano gli apprendimenti in tutte le materie. Forse Sasso pensa che i figli dei poveri o dei territori più deboli siano meno intelligenti, per cui raccolgono risultati minori perché sono partiti dallo stesso punto di partenza ma, invece, arrivano un po' più indietro. Ebbene, non è così: è l'ingiustizia che si riproduce dentro meccanismi per cui i più forti diventano sempre più forti e i più deboli diventano sempre più deboli. Lo dicono anche altri dati che ora non illustrerò ma che lei, Sottosegretaria, dovrebbe conoscere bene, dati che dicono che solo il 10 per cento tra coloro che non hanno genitori diplomati riesce ad arrivare alla laurea in Italia. Questo dato fa male perché, purtroppo, è un dato molto sotto la media europea.
Ora veniamo a quello che avete fatto voi, perché la verità è che non avete fatto niente. Quel poco che avete investito su queste materie c'era nel PNRR, che non è stato scritto da questo Governo; c'erano dei miliardi che state utilizzando, così com'era prescritto. Dite di voler continuare ma non annunciate nuove risorse - anzi, annunciate solo tagli nelle prossime leggi di bilancio - e ci prendete in giro persino sulle gite scolastiche: lei pretende che noi scriviamo che voi dovete continuare il lavoro che avete fatto. Il lavoro che avete fatto sono 50 milioni di euro che servono a coprire una piccolissima parte delle famiglie e per chiedere l'aiuto bisogna avere un ISEE fino a 15.000 euro. Fino a 15.000 euro significa, sostanzialmente, avere un solo lavoratore in casa e, tra l'altro, precario, sfruttato e malpagato, e si hanno indietro al massimo 150 euro di aiuto per pagare una gita che, magari, ne costa 600 o 700. Allora, capisce, Sottosegretaria, che questa è una presa in giro, che quei ragazzi in gita non ci sono andati lo stesso, perché con questi contributi chi ha un ISEE così basso o è un evasore - e, quindi, li ha mandati - oppure non ha potuto mandare i ragazzi.
Vorrei anche dire all'onorevole Montaruli, che stamattina diceva “io non andavo mai in gita perché i miei genitori non potevano permetterselo, e mi è andato bene così”, che non va bene; non va bene che ci siano ragazzi che non vanno in gita , perché la gita è parte dell'attività formativa.
Chiudo, a questo punto, dicendo qual è la nostra idea. La nostra idea è che la si smetta di fare progetti speciali che solo per due anni aumentano i docenti e il tempo scuola, finanziamenti alle regioni che li dividono in maniera del tutto diseguale, uno dietro l'altro. A proposito, la detrazione per i libri, in questo Paese, costerebbe 80-90 milioni, mentre il Befana ne costa 100. Sarebbe bastato il Befana per garantire libri gratis a tutti gli studenti di questo Paese. Quindi, non raccontiamo sciocchezze al Paese.
Ma dicevo: razionalizziamo di nuovo questo sistema e garantiamo la gratuità dell'istruzione completamente a tutti i ragazzi e a tutte le ragazze. Si può fare, si può fare e si può mettere in campo una misura di questo tipo anche intervenendo sul fisco, perché se non investiamo in istruzione, non investiamo nel nostro futuro, non avremo nemmeno un Paese in grado di essere pienamente democratico e civile, e neppure competitivo nei mercati internazionali. Lasciare indietro qualcuno può sembrare furbo o può sembrare necessario oggi, ma più il tempo passa, più ci si accorge che è un male per tutti e per tutte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Non nego anch'io di avere un qualche imbarazzo nel parlare, per l'ennesima volta, del tema del diritto allo studio, del tema del caro libri, del tema delle mense, del tema dei trasporti scolastici in quest'Aula. Imbarazzo dettato dal fatto che, come Azione, com'è nel nostro stile di opposizione, a più riprese - la Sottosegretaria lo sa - abbiamo presentato delle proposte, proposte emendative, proposte emendative alla legge di bilancio, dove abbiamo illustrato nel dettaglio quali fossero i passaggi da fare per raggiungere un risultato che - ci tengo a sottolinearlo - non è impossibile.
Mettendo insieme cinque interventi che adesso, nuovamente, per l'ennesima volta, illustrerò in quest'Aula, è possibile rendere - non dico facile - ma sostenibile ed affrontabile l'inizio dell'anno scolastico per le famiglie.
Eravamo in quest'Aula - era il 22 novembre del 2022 - quando, per la prima volta, abbiamo, con un , interrogato il Ministro - e mi dispiace, perché so che la Sottosegretaria, talvolta, vorrebbe anche avere risposte più concrete da dare su questo tema, ma, ahimè, non ce ne sono state - illustrando, passo dopo passo, quali fossero gli interventi da fare per raggiungere questo obiettivo. Ebbene, ci fu detto, in quell'occasione, che non c'erano le risorse ma che a brevissimo, con l'imminente legge di bilancio, a dicembre 2022, le avremmo inserite. Non avvenne. Di nuovo, non avvenne un anno dopo, con il bilancio del 2023. A tutt'oggi, siamo fermi all'ultimo aumento, che è quello fatto da Mario Draghi, un aumento da 103 milioni a 133 milioni. Da quel momento in poi è stato prorogato quello stanziamento - viva Dio - e non è stato messo un euro in più sulla scuola; e questo è un dato, questi sono numeri.
Fatta questa premessa, ci fa sorridere - e lo diciamo con rispetto dei colleghi - quando il collega Sasso dice: impegniamo il Governo a proseguire le iniziative poste in essere per sostenere le famiglie. Dio ce ne voglia, no! Non prosegua, il Governo, a fare quello che non è riuscito a fare in questi due anni. Preghiamo, auspichiamo in modo costruttivo che, da quest'anno, il Governo trovi il modo per sostenerle queste famiglie, perché a tutt'oggi - ripeto - abbiamo prorogato l'investimento Draghi senza riuscire a mettere un euro in più.
Ora cosa bisogna fare - lo dico per l'ennesima volta in quest'Aula - per affrontare la questione del diritto allo studio? Serve un intervento di sistema, che veda coinvolti scuola, editori, famiglie e meccanismo fiscale. E non tutti sono interventi onerosi. Ci sono degli interventi di semplificazione e di riorganizzazione - che abbiamo più volte dettagliato - che sono a costo zero; altri prevedono una redistribuzione della spesa e altri, in effetti, prevedono un intervento oneroso.
Parlo della prima questione, che è quella, forse, più sensibile e di cui abbiamo parlato più volte.
Noi riteniamo, specialmente sul tema del diritto allo studio legato al caro libri - che come è stato illustrato dai colleghi è uno dei temi che più preoccupa le famiglie italiane -, che per affrontare questo tema si debbano fare cinque interventi: guardare alla distribuzione delle risorse fra i vari ordini di scuola; procedere per semplificare le assegnazioni fra i vari enti locali che devono distribuire le risorse; intervenire sulle diseguaglianze fra le diverse regioni, e questo ci preoccupa, visto l'andamento di quest'Aula sul tema delle diseguaglianze territoriali; ragionare con gli editori sul tema delle nuove edizioni e ragionare sulla formazione dei docenti.
Vengo al primo tema che forse è quello più sensibile. Dal 1988, forse non tutti i colleghi sanno che è stata inserita la gratuità totale dei libri per tutti gli alunni delle scuole primarie, ovvero delle elementari, inclusi quelli appartenenti a famiglie ad alto reddito. Tradotto questo significa che, in numeri altissimi, perché noi parliamo di 2.219.151 studenti per le scuole elementari, qualsiasi bambino delle scuole elementari d'Italia ha i libri gratuiti, anche i figli di Valentina Grippo o di tutti quelli che si potrebbero ben comprare un libro da 20 euro.
Viceversa, la gradualità reddituale è lasciata agli altri ordini e gradi, ovvero alle medie e ai licei, che sono pur sempre scuola dell'obbligo. Quando diciamo di redistribuire quest'onere - è la proposta di Azione da due anni – e, quindi, di legare al reddito anche il contributo alle elementari, perché lo facciamo? Nel programma di Azione, quando Azione potrà governare e fare le scelte, la scuola è uno dei primi ambiti, insieme alla sanità, su cui abbiamo sempre detto che vogliamo investire. A differenza di quanto fatto dal Governo in questi due anni, se l'avessimo fatte noi quelle leggi di bilancio, avremmo dato al Sottosegretario di turno le risorse per la gratuità.
Tuttavia, laddove non ci siano le risorse, bisogna, quantomeno, essere equi. Allora, cosa succede con quei 39 euro medi che costa un bimbo delle elementari? Succede che dei 133 milioni che noi spendiamo complessivamente, 85 milioni se ne vanno per le scuole elementari, anche di chi ha un altissimo reddito. Quindi, vuol dire che rimangono solo 45 milioni per le scuole medie e per i licei. Con umiltà, Azione ha proposto di redistribuire questa spesa, perché a oggi, con quei 48 milioni, le risposte che si riescono a dare ai ragazzi che frequentano le medie superiori sono bassissimi. Dei 4.152.491 studenti di medie e superiori, solo poco più di 500.000, appartenenti a famiglie con reddito inferiore ai 15.000 euro, riesce ad avere un contributo per i libri di testo, motivo per cui da due anni portiamo in quest'Aula questa proposta e ci piacerebbe che fosse presa seriamente in considerazione dal Governo, visto che anche le famiglie e gli insegnanti suggeriscono di andare in questa direzione.
Altro intervento pratico a onere zero: le procedure per le assegnazioni dei libri sono estremamente articolate e disomogenee. Cosa succede? Le risorse che il MIM stanzia vengono date dal Ministero alle regioni; poi, vengono date dalle regioni ai comuni e, infine, dai comuni vengono date alle famiglie. Questo iter, oltre a essere molto lungo e laborioso, determina delle enormi differenze e diseguaglianze. Naturalmente, , le determina rispetto al tema della diversa efficienza delle diverse regioni e dei diversi comuni, ma crea delle sperequazioni quantitative economiche enormi. In quest'Aula, dove si parla di autonomia differenziata senza mai pensare agli effetti veri sui diritti costituzionali - e la scuola è uno di quelli a cui teniamo di più -, non pensiamo mai a queste che sono le vere differenze che vedono le famiglie. Oggi, ad esempio, in Piemonte, il contributo che viene dato per i libri di testo per le medie e i primi due anni delle superiori varia da 160 a 500 euro per un ISEE massimo di 26.000 euro. Quindi, un ragazzo del Piemonte, un ragazzo di Torino può avere da 160 a 500 euro se la sua famiglia guadagna fino a 26.000 euro.
In Calabria no, in Calabria il contributo arriva a 200 euro e l'ISEE massimo per il quale in Calabria si può avere, con l'abbandono scolastico - nella fattispecie la Calabria è la regione in questo momento con il più alto abbandono scolastico a partire dagli 11 anni -, ebbene, l'ISEE massimo per avere un contributo in Calabria è di 6.000 euro, 200 euro per ISEE massimo 6.000 euro. Quando parliamo di autonomia differenziata in quest'Aula ricordiamoci di questi numeri. Allora, con questo schema, non è solo Azione che ha segnalato questo problema, l'ANCI a più riprese ha segnalato l'esigenza di un'equità nella distribuzione delle risorse. Io, da vicepresidente della Commissione scuola, ho emendato in questo senso qualsiasi provvedimento passato per l'Aula, sperando che qualcuno lo prendesse in considerazione, ma a tutt'oggi non abbiamo risposte.
Sintetizzo gli ultimi punti che riguardano - lo dico in sintesi, concludendo - il tema delle nuove edizioni. Ogni anno vengono pubblicati i nuovi libri con modifiche parziali, foto, cose cambiate, poche cose, andando anche contro legge, nonostante esista un codice di autoregolamentazione del settore editoriale educativo e nonostante il fatto che i nostri bambini portino sulle spalle in prima media 5.000 pagine. I bimbi spagnoli e quelli francesi 2.000-2.500. Il lavoro con gli editori va fatto, va fatto un tavolo: lo chiediamo da due anni. Ma, concludendo, dico questo. Noi abbiamo fatto una mozione e apprezziamo che alcuni aspetti siano stati recepiti dal Governo, ci dispiace che quelli più incisivi, quelli dove dicevamo di fare delle cose in modo stretto e cogente vengono bocciati, ci dispiace che i colleghi di maggioranza rinuncino all'opportunità di far vedere che interessa loro la scuola, dicendo che vogliono continuare così. Personalmente, come gruppo di Azione ci asterremo sulla mozione di maggioranza, non perché non contenga dei buoni propositi, ma perché sono buoni propositi che non hanno nessuna concretezza e non spiegano come intendono fare quelle cose, visto che governano da due anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, gentile Sottosegretario Frassinetti, in questi giorni i nostri ragazzi stanno tornando sui banchi di scuola ed è tempo di guardare al mondo scolastico con rinnovata attenzione, per un primo bilancio su quanto è stato fatto e tracciare la rotta sui prossimi interventi da mettere in cantiere. Non possiamo che riconoscerci e sottolineare con forza le parole del Presidente Mattarella a Cagliari in occasione dell'inaugurazione dell'anno scolastico. La sua saggezza e la sua autorevolezza, nel guardare con lucidità ai nostri ragazzi ed alle sfide che il futuro ci pone davanti nella loro educazione, rappresentano per noi tutti un orizzonte valoriale e culturale di cui fare tesoro. La scuola come luogo di inclusione, riscatto sociale e speranza, dove abbattere le diversità nell'ottica di una società migliore, le opportunità di rischi legati all'utilizzo dello e di nuove tecnologie che devono rappresentare utili strumenti di supporto e semplificazione ma che non possono, in alcun modo, sostituirsi alla vita reale: su questo dobbiamo concentrarci e fondare il nostro sforzo comune. L'istruzione ha un impatto profondo e trasformativo sulla persona, influenzando vari aspetti della sua vita. In primo luogo, essa arricchisce la mente, ampliando le conoscenze e affinando il pensiero critico. Grazie all'istruzione una persona sviluppa la capacità di analizzare problemi, prendere decisioni informate, comprendere meglio il mondo che la circonda. Questo accrescimento intellettuale si riflette anche nella creatività, nella capacità di innovare, di adattarsi ai cambiamenti. Dal punto di vista emotivo e sociale l'istruzione contribuisce a costruire fiducia in se stessi e consapevolezza delle proprie capacità. L'accesso alla conoscenza permette di formare opinioni personali, acquisire autonomia di pensiero e sviluppare una maggiore resilienza di fronte alle sfide della vita. Inoltre, l'istruzione favorisce l'interazione con le persone di diverse culture e prospettive, promuovendo così la tolleranza e l'empatia. Un altro effetto significativo è quello economico: le persone istruite hanno maggiori opportunità di ottenere lavori qualificati e ben retribuiti, contribuendo così a migliorare la propria qualità della vita. L'istruzione, infatti, è spesso vista come un mezzo per ridurre le disuguaglianze sociali, aprendo la strada a una maggiore mobilità sociale, al progresso personale e collettivo.
In sintesi: l'istruzione non solo forma la mente e il carattere della persona, ma agisce anche come strumento di crescita sociale ed economica, arricchendo l'individuo e la società nel suo complesso. Nella nostra visione, il diritto all'istruzione si deve costruire attraverso un'alleanza strategica ed un rinnovato patto di fiducia fra scuola e famiglia, fondato sulla libertà educativa e sul nucleo complessivo di valori condivisi, che pongono al centro la crescita e lo sviluppo dello studente. Muovendosi in questa prospettiva, numerose sono state le iniziative intraprese e le novità introdotte da questo Governo, a cominciare dall'introduzione del docente , che rappresenta una significativa novità.
L'intervento previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza si inserisce in una complessiva riorganizzazione delle attività di orientamento, che sono essenziali al fine di aiutare lo studente ed accompagnarlo nel suo percorso scolastico. Per l'attuazione di questa importante riforma sono stati stanziati 150 milioni di euro, previsti come dotazione iniziale per l'anno 2023, incrementati di 42 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, destinati a remunerare le figure di docente , a cui vanno ad aggiungersi quelle di docente orientatore, uno per ogni istituto scolastico.
Sempre nell'ambito delle iniziative finanziarie del PNRR - lo ricordavo anche questa mattina - il Piano Agenda Sud ha previsto lo stanziamento di importanti risorse per progetti mirati a combattere la piaga della dispersione scolastica e a colmare i divari territoriali nelle regioni del Mezzogiorno. Successivamente, il Ministro ha varato il Piano Agenda Nord, con la finalità di combattere le medesime problematiche nelle regioni del Nord e del Centro Italia. Complessivamente sono stati stanziati 545 milioni di euro. Per coinvolgere e consentire la partecipazione di tutti gli studenti a visite didattiche e viaggi di istruzione, il Ministero ha previsto uno specifico stanziamento di 50 milioni di euro per accedere ad un contributo economico fino a 150 euro per gli studenti provenienti da famiglie con un ISEE fino a 15.000 euro. Ulteriori misure sono state apportate per far fronte alla situazione del caro libri, stanziando nuovi fondi per la fornitura dei libri di testo ed implementando il comodato d'uso. Ulteriori risorse PNRR sono state investite, per un ammontare di 600 milioni di euro, nel finanziamento di interventi di edilizia per le mense scolastiche e, nel medesimo progetto d'investimento, sono previsti ulteriori interventi volti ad incentivare e favorire il tempo pieno negli istituti. Per quanto riguarda il personale, saranno inseriti 155.000 insegnanti di ruolo entro dicembre e questo Governo ha chiuso due nuovi contratti con il personale scolastico, dopo il blocco agli stipendi durato per oltre 10 anni.
Infine, il 7 settembre scorso sono state emanate le nuove linee per l'insegnamento dell'educazione civica, che prevedono uno studio approfondito dei valori della Costituzione, dei principi di rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali e del valore di patria, che non può essere strumentalizzato ed accusato di essere divisivo, ma deve vederci uniti senza distinzioni e polemiche. I dati che ci giungono, ad esempio, sul calo dell'abbandono scolastico certificano la validità del percorso tracciato e la serietà nello spendere le risorse del PNRR. In conclusione, molto è stato fatto ma molto ancora è il lavoro da fare.
Tornando al caro libri, per molte famiglie, soprattutto quelle più svantaggiate, il costo rappresenta una barriera significativa. Un libro di testo non è solo un oggetto materiale, ma un ponte verso il sapere, una chiave che apre la porta della conoscenza. Quando un bambino non può permettersi di avere i propri libri, non solo si trova in una situazione di svantaggio rispetto ai suoi coetanei, ma viene privato di quella che dovrebbe essere una delle sue principali risorse di crescita. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo. Eppure per molti questo libro rimane un privilegio e, per questo, l'impegno del Governo va assolutamente in una logica rilevante e di grande impatto.
Grazie a questa impostazione, che non può prescindere dalla stretta alleanza e dal coinvolgimento di famiglie, enti del Terzo settore e associazioni, riusciremo a rispondere in maniera efficace alle sfide che ci attendono. Per questi motivi, come Forza Italia, condividiamo i contenuti e gli impegni che si chiedono al Governo nella mozione di maggioranza, ovvero proseguire le iniziative poste in essere per sostenere le famiglie nell'acquisto dei libri scolastici e dunque garantire il diritto allo studio; continuare a promuovere le politiche di agevolazione per ridurre i costi per sostenere la partecipazione ai viaggi di istruzione e alle visite didattiche.
Si chiede, inoltre, di adottare iniziative volte a ottimizzare l'impiego delle risorse finalizzate al superamento dei divari negli apprendimenti tra Nord e Sud, garantendo pari opportunità di istruzione su tutto il territorio nazionale alle bambine e ai bambini, ragazze e ragazzi, con particolare attenzione a quelli in situazioni di disagio socioeconomico e con disabilità; continuare a promuovere il dialogo intergenerazionale e tra gli alunni, puntando l'attenzione sulle competenze non cognitive e accompagnando gli alunni in un percorso di educazione alle relazioni, alle emozioni e all'affettività; adottare iniziative volte a rafforzare le agevolazioni fiscali per spese d'istruzione; valorizzare il ruolo degli insegnanti anche attraverso iniziative per un aumento delle retribuzioni, riconoscendo l'importante ruolo che essi svolgono nel garantire l'effettiva attuazione del diritto allo studio.
Per questi motivi, annuncio e ribadisco il voto favorevole di Forza Italia alla mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Facciamo una sospensione tecnica di due minuti.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative volte a garantire il diritto allo studio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Grazie, Presidente. Inizio con il dire che ovviamente è un dispiacere che il Governo, per mezzo della Sottosegretaria all'Istruzione, abbia tentato di riscrivere quasi gli impegni della mozione del MoVimento 5 Stelle. Ciò anche perché, se avessimo voluto scrivere gli stessi impegni della maggioranza, probabilmente avremmo sottoscritto la mozione della maggioranza. Ma siccome riteniamo che nella mozione della maggioranza, soprattutto nelle premesse, si faccia un resoconto dello e, quindi, di tutto quello che il Governo avrebbe messo in atto a sostegno del diritto allo studio, per la lotta alla dispersione e all'abbandono scolastico e per ridurre sempre di più le diseguaglianze tra cittadini che appartengono a territori differenti, non crediamo che tutto questo sia effettivamente in atto. Questo è il motivo per cui non accetto le riformulazioni sugli impegni della mozione a prima firma del collega Caso, anche perché sono riformulazioni che, in alcuni casi, vogliono negare la realtà, come, ad esempio, le diseguaglianze che si accentueranno attraverso l'attuazione dell'autonomia differenziata, che, tra i tanti temi, riguarderà anche quello dell'istruzione, decretando sostanzialmente la morte di ciò che la nostra Costituzione affida all'istruzione, cioè la formazione dei cittadini e delle cittadine italiane in maniera omogenea su tutto il territorio. Infatti, con l'autonomia differenziata noi avremo ancora di più studenti e studentesse di serie A, di serie B e di Serie C, e avremo anche un diverso indirizzo didattico che le regioni potranno attuare, per non parlare delle cosiddette gabbie salariali, più volte citate dal Ministro Valditara, che potranno concretamente attuarsi.
Come ogni inizio dell'anno scolastico, anche questo è stato un inizio che ha visto come protagonisti i soliti disagi per i docenti e una consapevolezza: ancora una volta, nel nostro Paese, le famiglie dovranno fare i conti con il caro scuola, una spesa che, in media, si aggira oltre i 1.000 euro a studente, per acquistare non solo il corredo scolastico, ma anche i libri. Lo scorso anno, il MoVimento 5 Stelle, in una conferenza stampa, aveva presentato le proprie proposte di legge per affrontare il tema del caro scuola. La proposta in questione è a mia prima firma e chiede di poter istituire la dote scolastica: una dote educativa che potrebbe consentire a tutti gli studenti del nostro Paese di studiare gratuitamente fino al compimento dei 18 anni, quindi avere un supporto per tutte le famiglie, anche quelle del cosiddetto ceto medio, perché la dote educativa prevede un ISEE fino a 45.000 euro, per usufruire di tutta una serie di servizi per aiutare non solo le famiglie a sopportare il caro scuola, ma anche per supportare gli studenti e le studentesse nel loro percorso didattico, ma anche formativo e di crescita personale, accedendo a tutta una serie di opportunità, dallo sport alla cultura, che, spesso e volentieri, sono negate a quei ragazzi e quelle ragazze che non provengono da famiglie benestanti.
Purtroppo, nonostante l'anno sia trascorso affrontando diversi provvedimenti in Commissione cultura, non ci è stata data la possibilità di affrontare forse il tema dei temi, ossia quello del diritto allo studio. Abbiamo discusso del liceo del e addirittura è nata una fondazione per il . Un liceo del che abbiamo visto essere fallimentare, non solo per l'esiguo numero di studenti che hanno scelto questo indirizzo didattico, ma anche per i rilievi fatti dal Consiglio di Stato. Abbiamo assistito al divieto di utilizzo degli , una cosa che comunque già esisteva all'interno delle scuole, ma di fatto, in questo modo, vietiamo alla generazione dei nativi digitali di utilizzare uno strumento che loro conoscono alla perfezione e, forse, l'utilizzo degli dovrebbe essere vietato agli adulti che ne abusano e danno spesso un cattivo esempio anche ai ragazzi.
Abbiamo affrontato provvedimenti come quello sulla filiera tecnologica professionale, dove questo Governo e questa maggioranza di centrodestra ci hanno detto che i nostri ragazzi e le nostre ragazze devono essere addestrati, ossia che la scuola serve ad addestrare e non a formare il libero pensiero, a responsabilizzare e a garantire una crescita nelle migliori possibilità e nel miglior contesto sociale e culturale.
Abbiamo, poi, affrontato la pantomima della cosiddetta propaganda , perché siete profondamente convinti che, nelle scuole italiane, parlare di educazione alle relazioni, di educazione all'affettività, di educazione alla sessualità, parlare di come contrastare la violenza di genere per voi sia propaganda La notizia è che la propaganda e l'ideologia - dati e studi scientifici alla mano - non esistono, è un'invenzione tutta politica, che viene strumentalizzata da alcune parti politiche per accentuare le discriminazioni nei confronti di determinate categorie di cittadini e cittadine, salvo poi, però, scoprire recentemente che, in realtà, l'educazione sessuale viene realizzata in moltissime scuole proprio dalle associazioni , addirittura accreditate proprio al Ministero dell'Istruzione e del merito.
Io, però, piuttosto che affrontare i dati che conosciamo tutti sulle difficoltà che hanno i nostri studenti e le nostre studentesse nell'accesso agli studi scolastici, vorrei aprire una riflessione in quest'Aula su che cosa sia oggi il diritto allo studio, considerando la complessità, che oggi viviamo, della nostra società e che si riflette in un panorama scolastico sempre più eterogeneo.
Le evidenze dimostrano che gli studenti provenienti da contesti svantaggiati e quelli che subiscono disparità di trattamento hanno risultati scolastici ben inferiori alle aspettative.
Su questo punto mi verrebbe da domandare che cosa ha fatto il Governo Meloni. Il Governo Meloni ha deciso, innanzitutto, di tagliare 700 istituzioni scolastiche per risparmiare circa 100 milioni e ha decretato la morte delle scuole, soprattutto nelle aree interne del nostro Paese, quelle marginali e periferiche, quelle a rischio spopolamento. E chissà che cosa accadrà su queste aree proprio a causa dell'autonomia differenziata, tanto voluta da questo Governo e da questa maggioranza.
Ma lo svantaggio e, quindi, le barriere dell'esercizio del diritto allo studio non nascono soltanto dalla provenienza geografica. Oggi questo tipo di svantaggio si proietta sulle giovani generazioni anche attraverso le discriminazioni di genere e di appartenenza a determinate culture e comunità. Ecco perché l'Unione europea, su questo, ha emanato numerose raccomandazioni e ha messo in piedi tutta una serie di strategie per contrastare la discriminazione e gli stereotipi e promuovere la diversità.
Per questo, nel 2019, decidemmo di inserire l'educazione civica nelle scuole, con l'obiettivo di costruire una scuola che fosse aperta e inclusiva, dove la cittadinanza potesse essere un percorso di maturazione e di responsabilizzazione, basato sulla consapevolezza dei propri diritti e doveri e, possibilmente, sull'intenzione di lavorare affinché si potesse raggiungere la piena realizzazione dell'uguaglianza nell'accesso ai diritti, valorizzando le peculiarità di ogni persona.
Il concetto di educazione civica, però, è molto diverso per questo Governo. Abbiamo visto un indirizzo pieno di prescrizioni affinché i ragazzi, con le nuove linee guida sull'educazione civica, comprendano il valore dell'iniziativa economica privata e della proprietà privata, piuttosto che della lotta contro ogni forma di discriminazione.
PRESIDENTE. Deve concludere, ha superato il suo tempo.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Concludo, Presidente, mi dia solo la possibilità di fare una riflessione finale.
PRESIDENTE. Prego, l'ho avvisata apposta.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Più che il diritto allo studio a me sembra che questo Governo spinga per il diritto alla guerra, tant'è che avete accettato lo scorporamento dal Patto di stabilità delle spese per la difesa. Forse sarebbe stato meglio chiedere lo scorporamento degli investimenti sull'istruzione, liberando finalmente il diritto allo studio dall'essere considerato come una spesa da contenere. Forse è proprio su questo che dovremmo lavorare per riformare l'Europa: partire dal consolidamento di diritti e libertà, come il diritto ad un'istruzione e ad una formazione che siano davvero, finalmente, accessibili per tutti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Miele. Ne ha facoltà.
GIOVANNA MIELE(LEGA). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati a discutere una mozione che tocca uno dei pilastri fondamentali della nostra democrazia: il diritto all'istruzione. Non si tratta di una semplice questione di principio, ma di un diritto essenziale sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 e consacrato nella nostra Costituzione dagli articoli 3, 33 e 34, che impegnano la Repubblica a garantire a tutti l'accesso all'istruzione, affinché i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, possano raggiungere i gradi più alti degli studi.
Garantire a tutti l'accesso all'istruzione significa creare una società in cui ogni cittadino possa esprimere al massimo il proprio potenziale, indipendentemente dalle sue condizioni economiche o sociali. Per la maggioranza di questo Parlamento e per il Governo, la scuola non è semplicemente argomento di mera propaganda elettorale o strumento di divulgazione ideologica. Per la Lega e per la nostra coalizione, la scuola, insieme alla famiglia, è il mezzo attraverso cui conoscere sé stessi e il mondo.
Ogni individuo, quindi, ha diritto all'istruzione, ma non ci si deve limitare a questo e la mozione che abbiamo proposto di certo non va a sottolineare un diritto che oggi, nel 2024, non ha bisogno di essere ricordato. Noi vogliamo andare oltre il mero esercizio di questo diritto costituzionalmente garantito, che diviene vuoto contenitore se non lo integriamo, come questo Governo sta già facendo, con azioni mirate a garantire un apprendimento costante durante tutto il corso della vita al fine di favorire la crescita personale, l'inserimento nel contesto comunitario e lavorativo e sviluppare, attraverso esperienze costruttive, la propria personalità.
Vorrei ricordare, tramite il Presidente, che già altri Governi hanno avuto la possibilità - passatemi il termine - di mettere le mani sulla scuola, ma nessuno di questi ha risposto in maniera adeguata alle richieste che oggi le opposizioni ci stanno presentando in Aula. Noi, invece, vogliamo garantire le pari opportunità educative, costruendo una società più giusta e prospera in cui ciascuno possa contribuire con il proprio talento e le proprie competenze al miglioramento della nostra società.
Il diritto allo studio è, quindi, l'insieme di tutte quelle attività ed interventi che servono a facilitare il percorso educativo scolastico di ogni studente; un sistema scolastico che non è una realtà statica, ma che deve essere connesso ai mutamenti sociali, culturali, economici e demografici, che riguardano non solo il nostro contesto territoriale, ma tutto il mondo.
Tutte le attività e gli interventi utili a facilitare il percorso educativo scolastico, sin dagli asili nido, devono essere finalizzati a dare a tutti questa opportunità, senza discriminazioni economiche o di altra natura, che per noi è una priorità. Nel diritto allo studio rientrano i servizi per l'accesso all'istruzione, quindi le mense scolastiche, il pre-scuola, il trasporto scolastico e l'assistenza educativa , sia quelli per l'approfondimento e l'ampliamento dell'offerta formativa.
Questo Governo ha già adottato tutte le iniziative mirate a favorire gli studenti in situazione di svantaggio economico e sociale attraverso il rafforzamento delle misure di dello studente.
La vera rivoluzione, però, risiede in una politica che si differenzia da quella del racconto e della pubblicità rispetto a quella del fare e lo dimostra l'orientamento scolastico, una delle misure che questo Governo ha tenuto a fare dall'inizio. L'orientamento è un fattore chiave per contrastare la dispersione scolastica - di cui tutti, purtroppo, oggi si lavano la bocca - e per aiutare i giovani a trovare la loro strada. Spesso la mancanza di una guida chiara e strutturata porta molti studenti a perdersi lungo il percorso scolastico e questa viene chiamata “dispersione implicita”.
Le figure del docente e del docente orientatore, introdotte con questa riforma del sistema di orientamento, rappresentano la novità importante.
Queste figure hanno il compito di accompagnare gli studenti, soprattutto quelli più fragili, nella costruzione di un progetto formativo e professionale personalizzato, valorizzando le loro capacità e ispirazione. Questo in risposta a chi dice che ancora dobbiamo iniziare a fare.
Il Ministro, con i piani Agenda Sud da 265 milioni, Agenda Nord da 220 milioni di euro e con il Piano estate, che ha stanziato 400 milioni di euro, ha previsto progettualità ed interventi dedicati a tutelare le famiglie meno abbienti e le peculiarità territoriali - che è la grande svolta di una visione sistemica di un Governo - in contesti caratterizzati da maggiore disagio educativo. Una risposta pratica, immediata, che evidenzia una visione strategica, senza, poi, dimenticare - il grande cruccio che hanno le minoranze - gli alunni stranieri. Mi pare, a rigor di logica, che sia il primo Governo a preoccuparsi, effettivamente, di potenziare la didattica volta a recuperare il della scarsa conoscenza della lingua italiana, che è il primo elemento di isolamento sociale e scolastico. Tra le più recenti misure non posso non menzionare il decreto-legge n. 71 del 2024, che incrementa di 3 milioni di euro il Fondo per l'autorizzazione di spesa per la fornitura gratuita, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono l'obbligo scolastico e in possesso dei requisiti richiesti.
L'obiettivo principale di una politica attenta si focalizza sul diritto all'apprendimento e supera il mero diritto allo studio, inteso come garanzia per lo studente di inclusione nel sistema di istruzione, di successo del percorso formativo. L'apprendimento e la crescita personale sono la vera espressione di questo diritto allo studio. Equità di opportunità e percorsi formativi sono la sfida del presente e di questo Governo, che sta investendo molto per combattere l'abbandono scolastico e il disagio giovanile che ne consegue e noi dobbiamo dire “grazie”.
Gli studenti che partono da una condizione di svantaggio socio-economico fanno più fatica, lo diceva qualche collega prima di me e, di certo, la Lega lo riconosce . La questione scolastica è fortemente connessa a quella sociale e il disagio scolastico è fenomeno complesso, legato alla scuola, ma anche a variabili personali, da una parte, e familiari, dall'altra. Quindi noi pensiamo e lavoriamo per una scuola pronta a rispondere alle esigenze attuali, in cui il modello didattico di trasmissione delle conoscenze - e nessuno ne ha parlato fino adesso - non deve essere più frontale, ma è necessario che i giovani siano parte attiva di questo apprendimento, perché possano essere inseriti all'interno del tessuto sociale, economico e lavorativo con consapevolezza.
I docenti sono il cuore pulsante delle scuole e sono chiamati, ora più che mai, ad innovare e a porre la questione metodologica come centrale, all'interno di un processo che non è più solo di insegnamento, ma di vero e proprio apprendimento. Oggi il si sposta sulla necessità di insegnare ai ragazzi ad essere persone capaci a 360 gradi, di essere parte di una comunità che è sempre più ostile, perché, probabilmente, è sempre più abituata a doversi difendere dagli altri. Non abituiamo mai i giovani a credere nelle relazioni, ma a diffidare, anche delle istituzioni talvolta. Il rapporto, quindi, tra studente e insegnante deve essere di natura biunivoca e l'alunno è la vera ricchezza all'interno della classe. Per cui, oggi, con le classi poliedriche ed eterogenee, di cui riconosciamo l'importanza, ancor di più dobbiamo lavorare per far sì che tutti abbiano le stesse opportunità.
Ma, per fare questo, dobbiamo sostenere le famiglie e mai nessuno dice che il vero valore portante di una comunità, , è la famiglia, alla quale dobbiamo garantire la possibilità di mandare i figli a scuola, di capire l'importanza dell'istruzione, ma, soprattutto, di avere un lavoro dignitoso e il giusto rapporto con l'istituzione e la comunità. Bisogna investire sulle mense e sul tempo pieno; vero, e lo stiamo già facendo: da pochi giorni è uscito un bando che prevede la riorganizzazione e la ristrutturazione di molte mense attraverso l'utilizzo di risorse PNRR. Quindi, quando utilizzo il termine “studio”, intendo richiamare una serie di concetti intimamente connessi: istruzione, educazione, formazione, edificazione del sapere e, per questo, capacità critica e affermazione di libertà. Sembra giusto sottolineare che il diritto all'istruzione passa attraverso anche e soprattutto il lavoro, il lavoro che le donne svolgono nella nostra società, il lavoro che le donne svolgono nelle famiglie e con cui contribuiscono, giornalmente, alla produttività del nostro Paese. La trasversalità del sistema istruzione passa attraverso le competenze e il salario, motivo per cui l'aumento stipendiale degli insegnanti è stato uno dei primi atti del Governo e del Ministro Valditara.
In conclusione, per noi la scuola è molto più di un elenco di misure tecniche alle quali chi ci ha preceduto non ha nemmeno dato seguito. È una visione di scuola e di società, una visione in cui l'istruzione non è solo un diritto, ma il fondamento stesso del progresso civile ed economico del nostro Paese. Sostenere questa mozione significa fare un passo decisivo verso un'Italia più giusta, più equa, più competitiva. Per questo la Lega Salvini Premier voterà la mozione della maggioranza e invito a farlo anche gli altri
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giovanna Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signora Sottosegretaria, a distanza di un anno torniamo a discutere una nuova mozione sul diritto allo studio. La nostra mozione prova nuovamente a tenere alta l'attenzione su un tema importantissimo per la vita del nostro Paese. Quella di oggi doveva essere un'altra occasione per affrontare i temi urgenti e per rimediare a una vera e propria emergenza che riguarda tante studentesse e tanti studenti, molto spesso a causa di motivazioni di ordine sociale, economico e culturale. Purtroppo, si tratta dell'ennesima occasione sprecata. È indubbio che la condizione economica e sociale, la condizione di partenza, influenzino la dispersione e l'abbandono scolastico e che siano la causa di un più lento raggiungimento degli obiettivi. Il diritto allo studio non è ancora garantito dallo Stato italiano a tutte e a tutti, a differenza di quanto succede in molti altri Paesi europei, nei quali per tutto il periodo dedicato alla formazione e alla crescita delle studentesse e degli studenti è proprio lo Stato a farsi carico dei costi.
Nel nostro Paese ci sono tanti giovani e tanti giovani che non studiano e che abbandonano precocemente la scuola. Ci sono diverse aree del Paese, mi riferisco soprattutto alle aree interne e soprattutto al Mezzogiorno, dove maggiore è la dispersione scolastica. Aree, quelle marginali, che soffrono maggiormente l'isolamento e la carenza di servizi, dove chiudono le scuole perché sono quelle che hanno subito più di altre l'accorpamento e il dimensionamento. Eppure lo dovrebbe sapere la Sottosegretaria, lo dovrebbe sapere il Ministro, che in molti territori se chiudono le scuole muoiono le comunità. In quei territori è maggiore la povertà educativa e molti di più sono le giovani e i giovani in condizioni di svantaggio economico, sociale e personale. In quelle aree, l'esistenza della scuola diventa elemento della loro stessa esistenza. I dati ci dicono che negli ultimi anni le differenze e i divari sono aumentati, con un peggioramento del rendimento scolastico e un allargamento delle distanze e con la difficoltà di raggiungimento degli obiettivi tra studenti che provengono da aree diverse dal Paese, ma anche da quartieri diversi delle città. Signor Presidente, non sempre le alunne e gli alunni hanno l'accesso al tempo pieno e la possibilità di fruire della refezione scolastica. Non è sempre garantita la gratuità del trasporto pubblico o dell'abbonamento e questo fa venire meno anche il diritto alla mobilità per raggiungere i propri istituti scolastici. Signor Presidente, lo Stato dovrebbe incidere positivamente su queste problematiche e sostenere chi rischia di rimanere indietro. Dovrebbe farsi carico di politiche di sostegno nei confronti di chi non ha la possibilità di affrontare nemmeno le spese necessarie alla frequenza e non può permettersi di accedere ad altri servizi scolastici. L'istruzione è quel passaggio che rende concreta l'uguaglianza tra le persone, che permette a ciascuno di formarsi e di crescere, di fare scelte consapevoli e di costruire un'esistenza dignitosa. Lo Stato deve farsi carico di garantire che il diritto allo studio sia davvero esigibile. Quello del caro libri è uno dei temi che si somma alle altre emergenze che connotano l'avvio di questo nuovo anno scolastico.
Solo per dare qualche dato sull'aumento dei costi, per l'associazione italiana editori il costo medio della carta per i libri è aumentato del 57 per cento in un anno. In particolare, per i libri scolastici l'aumento sarebbe dell'80 per cento rispetto a un anno fa. Noi, a questo proposito abbiamo presentato delle proposte di legge, sia alla Camera che al Senato, finalizzate a contrastare il caro libri, il caro trasporti e a garantire un livello essenziale delle prestazioni per il servizio di refezione scolastica.
Nella mozione della maggioranza abbiamo letto tanti bei propositi e tante belle parole. Ci auguriamo davvero che non rimangano solo belle parole e soltanto buoni propositi, come d'altronde è accaduto finora a distanza di due anni dall'insediamento di questo Governo ed è anche per questo motivo che noi quella mozione non la voteremo.
Su questo vi metteremo alla prova alla prima occasione utile. La manovra finanziaria si avvicina e a dicembre esamineremo la nuova legge di bilancio, che ci auguriamo preveda misure a sostegno del diritto allo studio. Sono misure che, nonostante i proclami, lo scorso anno erano del tutto assenti. Speriamo, colleghe e colleghi di maggioranza, che possa essere davvero un terreno di incontro e di confronto e un'occasione vera per affrontare le problematiche delle famiglie. Anche lo scorso anno, a settembre, il Governo aveva dato rassicurazioni sull'impegno di aiutare le famiglie rispetto ai costi che stavano sostenendo per il diritto allo studio, per poter garantire la frequenza della scuola ai propri figli. Lo scorso anno, a settembre, le famiglie e gli studenti protestavano e il Governo, di fronte alle mozioni che come Partito Democratico, insieme agli altri gruppi di opposizione, avevamo presentato su questo tema, aveva preso degli impegni precisi.
Siamo di nuovo a settembre e gli studenti e le famiglie protestano ancora. “Vogliamo potere” è lo slogan della nuova mobilitazione nazionale che culminerà con uno sciopero il 15 novembre, per chiedere al Governo di cambiare rotta sulle politiche scolastiche e di garantire il diritto allo studio, promuovendo misure di sostegno e superando il modello fino ad ora proposto, che non affronta i problemi e che risulta dannoso. Non è possibile pensare che nel 2024, in una democrazia matura come l'Italia, dove tematiche di questo genere dovrebbero essere affrontate con scelte determinate, forti e precise, un Governo si giri dall'altra parte di fronte alle proteste e di fronte alle richieste sui problemi che la scuola e le famiglie stanno continuando a vivere.
Con la nostra mozione chiediamo dei precisi impegni al Governo. Chiediamo di intervenire con specifiche misure per rendere omogenee le condizioni di accesso alla gratuità dei libri di testo nelle diverse aree del Paese, anche aumentando le risorse nazionali a tal fine destinate alla progressiva gratuità a cominciare dalle famiglie meno abbienti; a intervenire con misure dirette a garantire, in forma graduale e progressiva, la gratuità dei costi legati alla mobilità nel tragitto dall'abitazione alla sede scolastica, anche attraverso l'istituzione di un fondo specifico per coprire i costi da essi sostenuti, sia per il trasporto scolastico erogato dagli enti locali sia per il trasporto pubblico locale; a prevedere l'istituzione di un fondo di solidarietà per i viaggi di istruzione presso il Ministero dell'Istruzione e del merito, da ripartire tra i diversi istituti di scuola di ogni ordine e grado e sulla base dell'indice del disagio sociale; a reperire risorse adeguate e a incrementare il servizio di refezione scolastica per la scuola primaria su tutto il territorio nazionale; infine, a garantire un maggior numero di insegnanti, di presìdi territoriali e l'istituzionalizzazione della comunità educante e dei patti educativi di comunità, finalizzati alla costruzione di reti tra scuole, Terzo settore, parrocchie, enti locali, fondazioni e il supporto di educatori e di assistenti sociali.
Noi pensiamo che la situazione richieda l'avvio di azioni strutturali e non episodiche a sostegno dell'istruzione e della scuola, per affrontare l'emergenza educativa in atto, che caratterizza settori significativi del Paese, e per garantire l'equità nell'accesso all'istruzione a tutte e a tutti. Ci aspettavamo, infatti, il parere favorevole su tutti i punti della mozione e non delle riformulazioni che, signora Sottosegretaria, non possiamo accogliere. Non le possiamo accogliere perché stravolgono il senso degli impegni che noi abbiamo chiesto al Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabio Roscani. Ne ha facoltà.
FABIO ROSCANI(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretaria Frassinetti, con la mozione oggi in esame abbiamo l'opportunità e l'occasione di poter approfondire e continuare a parlare del tema della scuola e del diritto allo studio. Con questi impegni che affidiamo al Governo, che ringrazio sentitamente per il lavoro che sta svolgendo, abbiamo l'ambizione di lasciarci alle spalle le iniquità, le ingiustizie e le mancanze di un modello educativo che per decenni ha stentato nello stare al passo coi tempi e che soprattutto non è stato sempre in grado di guardare alle nuove esigenze dei docenti e dei suoi principali titolari, gli studenti, o alle criticità che questo tempo ha inflitto su di loro e sulle loro famiglie.
La scuola è per noi un luogo di civiltà, una piazza di civiltà da difendere in ogni circostanza e con ogni mezzo. Grazie ad essa i giovani non apprendono soltanto il valore della formazione, ma costruiscono e inseguono interessi e passioni, apprendono lo sguardo critico attraverso cui leggere il presente, sviluppando coscienza per il passato e la volontà di affermarsi nel futuro. È uno spaccato di società formidabile sul quale per primo si riflettono le azioni della politica in ogni campo e dal quale traspare lo stato di salute della nostra Nazione nonché delle famiglie, attori cruciali nella formazione dei figli e del dialogo con le istituzioni scolastiche, elementi inscindibili al fine di tutelare l'azione educativa e garantire il successo formativo.
Diseguaglianze socio-economiche, povertà, degrado, contesti difficili e marginalità sociale possono affacciarsi tra i banchi della scuola italiana e per questo crediamo in una scuola capace di superare i divari esistenti, strappare dall'isolamento i più deboli e in grado di fornire, così, tutti quegli strumenti per vivere appieno l'esperienza della scuola.
Allora, partendo dai temi che hanno interessato queste mozioni, sottolineo, indubbiamente, quello che riguarda l'approvvigionamento dei libri scolastici, perché il diritto allo studio per milioni di studentesse, studenti e le loro famiglie è reso ogni anno sicuramente più difficile a causa dei costi spesso insostenibili dei testi scolastici, non potendo avvalersi di un mercato dell'usato valido a causa delle continue ristampe. È notizia di questi giorni che questo argomento è oggetto di un'indagine dell'Antitrust, che ha voluto mettere la lente di ingrandimento sui libri scolastici. Si tratta di un mercato del valore di circa un miliardo di euro, su cui l' intende approfondire le dinamiche concorrenziali e gli aspetti critici, come i prezzi, le modalità di distribuzione e le frequenti nuove edizioni dei testi.
Crediamo nella diversificazione dei metodi di insegnamento, specialmente quando questi si fondano sull'esperienza. Per questo i viaggi di istruzione sono la rappresentazione più concreta di questo concetto: formazione ed esperienza che si fondono e restituiscono tanto agli studenti. La ricerca di una scuola davvero al passo coi tempi passa anche da qui, rendendo queste esperienze uniche non solo appannaggio di pochi bensì opportunità per tutti. La nostra Costituzione sancisce l'uguaglianza dei punti di partenza, da cui deriva il compito dello Stato di estendere a tutti l'offerta formativa nonché la sua fruibilità, anche con una serie di aiuti ai più bisognosi, ed è esattamente quello che stiamo facendo.
Quando si parla di inclusione rivendico, anche con orgoglio, che questo Governo ha potenziato l'apprendimento della lingua italiana per gli alunni stranieri e per i neoarrivati in Italia, per favorire quella che per noi è una vera integrazione che parte innanzitutto dalla nostra lingua comune e dalla nostra cultura. Questa è anche la differenza tra chi parla di inclusione e chi la vuole davvero costruire.
La scuola deve essere capace di formare a prescindere da dove la si frequenta. Abbattere il divario tra Nord e Sud è requisito necessario per realizzare ogni buon proposito di uniformità delle opportunità formative su tutto il territorio nazionale.
Quindi, ritengo davvero positive le iniziative finanziate con il PNRR per la realizzazione del Piano Agenda Sud e, poi, del Piano Agenda Nord, finalizzate al contrasto della dispersione scolastica e dei divari territoriali nei contesti caratterizzati da maggiore disagio. Quest'anno la dispersione scolastica implicita è tornata ai livelli percentuali pre-COVID e questo è sicuramente anche merito delle azioni e delle politiche che questo Governo sta mettendo in atto. Allo stesso tempo, la scuola è per molti un'opportunità di confrontarsi e di misurarsi, un luogo dove i nostri cittadini più giovani sperimentano una forma compiuta di dialogo. La cooperazione, il dialogo intergenerazionale, le prime forme di rappresentanza pubblica e la risoluzione dei problemi sono il bagaglio inestimabile della formazione di ciascuno. La capacità di stringere relazioni e di relazionarsi, quindi, con chi è diverso e sviluppare sentimenti sono parte integrante di questa società, una società che immaginiamo sempre più viva, aperta e con capacità di aggregare, non solo, la popolazione studentesca, ma esperienze diverse in grado di rendere la scuola un luogo anche fisico di contaminazione e pluralismo da applicare nella formazione degli studenti.
La nostra azione e i nostri impegni, che affidiamo al Governo, vanno nella direzione di rendere la scuola un luogo di confronto anche durante le aperture pomeridiane, prevedendo la promozione di attività culturali e sportive extracurricolari, in collaborazione con gli enti del Terzo settore e di altre realtà associative presenti sui territori e valorizzando le esperienze di educazione non formale per permettere alle studentesse e agli studenti di avere una finestra permanente aperta sul mondo, sull'attualità, nonché per acquisire nuove competenze attinenti con i cambiamenti che caratterizzano la nostra società. Un luogo, quindi, dove si coltivano le relazioni e si difende il valore stesso delle relazioni.
Ci sono purtroppo numerosi studi e ricerche che attestano quanto in Italia la salute mentale tra i giovanissimi, la loro capacità di relazionarsi e di sviluppare emozioni, sia stata messa in estrema difficoltà soprattutto dopo la pandemia da COVID-19 ed è quindi per noi importante andare in questa direzione e acquisire consapevolezza su come affrontare questa sfida per non cadere in un vortice di insoddisfazione, che potrebbe aumentare notevolmente la possibilità di sviluppo dei disturbi e delle patologie psichiatriche invalidanti. Per questo abbiamo anche apprezzato l'introduzione delle competenze non cognitive nel percorso didattico. Con il decreto ministeriale del 7 settembre 2024 si è provveduto ad emanare nuove linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica, che recepiscono i cambiamenti negli stili di vita degli alunni e delle famiglie e desideriamo proseguire su questo indirizzo: la formazione, la persona, la relazione al centro di questo luogo di civiltà che è la scuola che vogliamo.
Una scuola, quindi, che punti a formare a 360 gradi lo studente, a renderlo consapevole, ad incentivare la sua crescita in un contesto sano, capace di mettere in condizione gli studenti di avere tutti quegli strumenti per vivere l'esperienza della formazione al massimo della sua potenzialità, avendo come bussola il merito.
Voglio ringraziare il Sottosegretario Frassinetti per il lavoro che sta svolgendo, insieme al Ministro Valditara, per la sua capacità di ascolto costante di tutte le persone e di tutti i soggetti in causa. Mi permetta, però, di dire che non si possono accettare lezioni da chi oggi si presenta in quest'Aula con tutte le soluzioni in tasca, dimenticandosi di aver governato questa Nazione per oltre dieci anni e che, quando ha avuto responsabilità al Ministero dell'Istruzione, ha prodotto le più disastrose riforme che la scuola abbia mai visto, penso alla Buona Scuola targata Partito Democratico dell'allora Matteo Renzi, penso a Ministri dell'Istruzione come il Ministro Azzolina, passato alla storia per aver sperperato milioni di denaro pubblico per acquistare gli ormai celebri banchi a rotelle .
Vogliamo, quindi, che la scuola contribuisca a formare cittadini responsabili, la famosa classe dirigente del futuro, che ha tanto bisogno delle attenzioni della politica, dal cui bagaglio di esperienze e formazione, di altissimo livello nella nostra Nazione, siamo certi, potrà consolidare un patrimonio di valori, di principi, di diritti e di doveri. Un ennesimo tassello necessario per tentare di costruire una società consapevole e più equa. Il Governo Meloni sta, quindi, dimostrando di avere come priorità la scuola e i suoi studenti e per queste ragioni, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole di Fratelli d'Italia sulla mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Colleghi, c'è un brusio di fondo incomprensibile e, comunque, inaccettabile. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati e chiedo di essere autorizzato a depositare il mio intervento.
PRESIDENTE. Certamente, l'autorizzazione è ovviamente concessa. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori delle mozioni Caso ed altri n. 1-00315, Manzi ed altri n. 1-00318, Faraone ed altri n. 1-00319 , Grippo ed altri n. 1-00325 e Piccolotti ed altri n. 1-00330 non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario a tali mozioni nella loro interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caso ed altri n. 1-00315, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manzi ed altri n. 1-00318, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Faraone ed altri n. 1-00319 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sasso, Amorese, Tassinari, Pisano ed altri n. 1-00321, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grippo ed altri n. 1-00325, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piccolotti ed altri n. 1-00330, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-, n. 3-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, deputata Dondi. Ne ha facoltà.
DANIELA DONDI(FDI). Grazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce all'Assemblea su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità che riguarda Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti. Tale richiesta scaturisce da un procedimento penale avviato a seguito di una denuncia-querela sporta contro l'ex deputato in questione dalla dottoressa Laura Condemi, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, per il reato di diffamazione aggravata col mezzo della stampa e di altri mezzi di diffusione. Secondo quanto emerge dalla documentazione agli atti, la querela della dottoressa Condemi consegue a talune dichiarazioni ritenute diffamatorie che sono state pronunciate dall'onorevole Sgarbi, appena appresa la notizia dell'indagine condotta nei suoi confronti dalla procura della Repubblica di Roma per il reato di contraffazione di opere d'arte, per aver autenticato opere asseritamente false dell'artista contemporaneo Gino De Dominicis. Come la Giunta ha potuto verificare e come pure risulta dal capo di imputazione che lo riguarda, nelle dichiarazioni incriminate l'onorevole Sgarbi disse, in particolare, leggo testualmente: “mai il Nucleo di tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri era arrivato più in basso, mettendo l'ignoranza al servizio della cecità e della mancanza di giudizio di un magistrato, tale Laura Condemi”. In più, definì l'indagine “irresponsabile e criminale”.
Ciò premesso, la Giunta propone all'Assemblea di stabilire che i fatti per i quali è in corso il predetto procedimento penale costituiscono opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni di parlamentare. A sostegno di tale conclusione, depongono, ad avviso della Giunta, le seguenti considerazioni.
Innanzitutto, anche a voler seguire il noto orientamento particolarmente restrittivo della Corte costituzionale, le dichiarazioni in questione dell'onorevole Sgarbi sembrano costituire la proiezione esterna, declinata con specifico riferimento all'inchiesta sulla presunta falsificazione delle opere del maestro De Dominicis, in alcune affermazioni contenute in precedenti interventi e atti parlamentari. Ci si riferisce, tra gli altri, all'interrogazione a risposta scritta n. 4-01827 dell'8 dicembre 2018, nella quale l'onorevole Sgarbi criticò severamente le indagini condotte dal comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e dalla procura di Roma, definendole “approssimative e inadeguate”, nonché “un'inutile e dispersiva azione di recupero di una crosta”. Il riferimento era la cosiddetta Tavola Doria, (opera falsamente attribuita a Leonardo).
In secondo luogo, occorre evidenziare che, nel procedimento penale avviato dalla procura di Roma nel 2013, l'onorevole Sgarbi è stato sottoposto ad indagine, e anche intercettato, per quasi cinque anni in relazione a reati particolarmente infamanti, quali l'associazione per delinquere e la contraffazione di opere d'arte. Così come occorre sottolineare che, fin dall'udienza preliminare, tali indagini si sono rivelate del tutto infondate, tant'è che il GUP del tribunale di Roma le ha definite “fumose” e ha assolto l'onorevole Sgarbi, perché il fatto non costituisce reato (sentenza del 30 giugno/6 luglio 2021).
Sembra esservi stato, dunque, una sorta di “accanimento giudiziario” nei confronti di un deputato della Repubblica che, paradossalmente, si è sempre battuto nella sua attività parlamentare contro l'eccessiva durata dei processi, contro l'uso “disinvolto” delle inchieste giudiziarie e a favore, invece, di una giustizia indipendente e parziale.
La Giunta ha ritenuto, pertanto, che, nella fattispecie in esame, l'onorevole Sgarbi, pur partendo dalla propria esperienza personale, abbia voluto informare il Paese su questioni che toccano direttamente la corretta amministrazione della giustizia e che hanno spesso effetti devastanti sulla vita e sulla libertà dei cittadini, quando questi sono sottoposti al calvario di indagini che, spesso, durano anni e, talvolta, si risolvono in un nulla di fatto.
Le frasi pronunciate, quindi, pur essendo aspre nei toni, rappresentano un giudizio e una critica di natura sostanzialmente politica sui malfunzionamenti della giustizia italiana, che sono sempre stati al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e del dibattito politico parlamentare.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Il voto che dovremo esprimere ora scaturisce da un procedimento penale avviato a seguito di una denuncia-querela sporta contro l'onorevole Vittorio Sgarbi dalla dottoressa Laura Condemi, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma, per il reato di cui all'articolo 595, terzo comma, del codice penale, ovvero, la diffamazione aggravata a mezzo stampa.
La querela della dottoressa Condemi consegue alle affermazioni che l'onorevole Sgarbi ha reso, prima alla testata giornalistica del 30 novembre 2018 e, successivamente, alla trasmissione radiofonica “I lunatici”, andata in onda su Rai Radio 2, il 2 dicembre 2018. Le dichiarazioni sono state pronunciate dall'onorevole Sgarbi appena appresa la notizia dell'indagine condotta nei suoi confronti dalla procura della Repubblica di Roma per il reato di contraffazione di opere d'arte, per aver autenticato opere asseritamente false dell'artista contemporaneo Gino De Dominicis.
Nelle dichiarazioni rese a , l'onorevole Sgarbi disse: “mai il Nucleo di tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri era arrivato più in basso, mettendo l'ignoranza a servizio della cecità e della mancanza di giudizio di un magistrato, tale Laura Condemi” e, quindi, definì l'indagine “irresponsabile e criminale”. Nell'intervista radiofonica, invece, l'onorevole Sgarbi definì la dottoressa Condemi “una povera disperata”.
La Giunta per le autorizzazioni si è già espressa a maggioranza, ritenendo che i fatti per i quali è in corso il procedimento penale presso il tribunale di Perugia costituiscono opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni parlamentari.
Ecco, partiamo da due dati oggettivi. L'onorevole Sgarbi, il 18 ottobre 2018, sulla votazione finale dell'A.C. 893-A recante “disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”, svolse considerazioni molto critiche sulle norme in via di approvazione e censurò, in particolare, proprio la previsione dell'irrogazione di una pena nell'ambito di una disposizione relativa all'autenticazione di opere false.
Altro elemento oggettivo è l'interrogazione a risposta scritta dell'onorevole Sgarbi dell'8 dicembre 2018, in cui si richiama il caso della cosiddetta Tavola Doria, caso menzionato, peraltro, proprio nell'intervista a “I lunatici” dal 2 dicembre precedente, nella quale criticò severamente le indagini condotte dal Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale e dalla procura di Roma, definendole “approssimative e inadeguate”, nonché “un'inutile e dispersiva azione di recupero di una crosta”. Ma è altresì vero che tali atti difficilmente permettono di ritenere sussistente, a nostro parere, il collegamento funzionale tra l'attività parlamentare dell'onorevole Sgarbi e le opinioni espresse
Pertanto, pare realmente difficile comprendere, ad esempio, come l'espressione rivolta alla dottoressa Condemi, definita “povera disperata”, possa trovare effettivamente copertura ai sensi dell'articolo 68, comma 1, della Costituzione. Per questi motivi, come Alleanza Verdi e Sinistra, voteremo per la sindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Anche noi riteniamo che le opinioni espresse dall'onorevole Sgarbi siano effettivamente riferibili all'esercizio delle funzioni, ma le modalità no: non sono proprie di chi riveste ruoli istituzionali e vanno, pertanto, fuori dal percorso della copertura della insindacabilità. Noi diciamo spesso che il Parlamento ha perso il prestigio di una volta e, soprattutto, l'autorevolezza, nonché, purtroppo, anche la dignità. Il recupero della credibilità passa, innanzitutto, per i nostri comportamenti e, in secondo luogo, per le modalità attraverso le quali esprimiamo le nostre opinioni e ci rivolgiamo pubblicamente nei confronti degli altri. Non ci può essere la copertura dell'insindacabilità. Voteremo, ovviamente, per la sindacabilità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pietro Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Grazie, Presidente. Intanto, ringrazio l'onorevole Dondi per la relazione e gli approfondimenti svolti in relazione ad una vicenda che vede coinvolto l'onorevole Sgarbi per aver voluto informare il Paese di un'indagine della Procura della Repubblica di Roma per fatti particolarmente infamanti, quali l'associazione a delinquere e la contraffazione di opere d'arte: reati gravi, reati particolarmente disonorevoli per un critico d'arte di fama internazionale qual è Vittorio Sgarbi.
L'indagine della Procura di Roma è durata ben 5 anni e il procedimento è stato definito con sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato. L'onorevole Sgarbi, dunque, utilizzando una sua vicenda personale, ha voluto mettere in evidenza le carenze di un sistema giustizia che, spesso, con iniziative disinvolte da parte della magistratura inquirente, hanno determinato effetti devastanti sulla vita e sulla libertà dei cittadini, quando questi, come nel caso dell'onorevole Sgarbi, sono stati sottoposti al calvario di indagini che durano anni e che si risolvono, come nel caso di specie, in un nulla di fatto.
Le espressioni utilizzate dall'onorevole Sgarbi potranno sembrare sicuramente forti nei toni, ma rappresentano una critica di natura sostanzialmente politica sul malfunzionamento della giustizia italiana: critiche che, peraltro, sono sempre state al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica e del dibattito politico parlamentare.
Per queste ragioni, noi riteniamo di condividere la proposta formulata dalla relatrice per l'insindacabilità delle espressioni utilizzate dall'onorevole Sgarbi e, quindi, voteremo conformemente alla proposta formulata dall'onorevole Dondi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisa Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati ad esprimerci sulla sindacabilità o insindacabilità in merito all'onorevole Sgarbi che, devo dire, ci dà, tra Giunta e Aula, molto lavoro: questo gli va riconosciuto.
Nel caso specifico, si tratta di una querela sporta dalla dottoressa Condemi per il reato di diffamazione aggravata. Le dichiarazioni ritenute diffamatorie sono state pronunciate dall'onorevole Sgarbi sia in un'intervista radiofonica che rilasciate ad un giornale.
In particolare, l'onorevole Sgarbi disse: “Mai il nucleo di tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri era arrivato più in basso mettendo l'ignoranza al servizio della cecità e della mancanza di giudizio di un magistrato tale Laura Condemi” e definì l'indagine “irresponsabile e criminale”. Nell'intervista radiofonica, poi, l'onorevole Sgarbi definì la dottoressa Condemi “una povera disperata”.
La relatrice ritiene che ci debba essere l'insindacabilità, richiamando il nesso funzionale. Però, ora, noi ci chiediamo: il nesso funzionale - questo è stato esplicitato - che cos'è? Lo ha detto la giurisprudenza costituzionale: è “l'identità sostanziale tra l'opinione espressa in sede parlamentare e quella manifestata nella sede esterna”. E quindi, oltretutto, ci deve essere anche una contiguità temporale tra quello che viene espresso all'interno dell'Aula parlamentare e quello che viene detto dopo, che dovrebbe avere, evidentemente, una funzione divulgativa.
E poi, vi è un richiamo; noi ci esprimiamo per la sindacabilità, quindi siamo contrari, lo avrete intuito dal mio intervento; siamo contrari alla proposta della relatrice soprattutto perché richiamiamo una sentenza della Corte costituzionale, che afferma che gli insulti (lo vedremo anche in relazione alla prossima richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, il cui protagonista è sempre l'onorevole Sgarbi) non possono essere tutelati dall'articolo 68 della Costituzione, cioè nessuno di noi può nascondersi, creare questo scudo dell'articolo 68 per poter offendere deliberatamente altre persone.
Proprio per questo, noi come gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ci esprimeremo in maniera contraria rispetto alla proposta della relatrice .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Giaccone. Ne ha facoltà.
ANDREA GIACCONE(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, desideriamo ringraziare la relatrice per il suo puntuale lavoro e ci sentiamo di condividere le sue conclusioni. la dichiarazione di voto contrario in Aula del 18 ottobre 2018 dell'onorevole Sgarbi sulla votazione finale dell'Atto Camera n. 843, che recava “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”, dove l'onorevole Sgarbi svolse considerazioni molto critiche sulle norme in via di approvazione, censurò, in particolare, proprio la previsione dell'irrogazione di una pena nell'ambito di una disposizione relativa all'autenticazione di opere false. Ma anche l'interrogazione a risposta scritta dell'8 dicembre 2018, già citata in precedenza, ci sembra assolutamente connessa nel merito con ciò di cui ha parlato l'onorevole Sgarbi nel corso della trasmissione radiofonica, ove, nel richiamare il caso della cosiddetta Tavola Doria, opera falsamente attribuita a Leonardo, criticò le indagini, definendole “approssimative e inadeguate”, nonché “un'inutile e dispersiva azione di recupero di una crosta”.
L'atto di sindacato ispettivo risulta, inoltre, presentato in data molto ravvicinata rispetto alle dichiarazioni della trasmissione e sui giornali, il che di fatto fa sì che sussista pienamente il nesso temporale. Peraltro, la Giunta ha più volte sottolineato come il puntiglioso formalismo della ricerca dell'atto pregresso non appaia più adeguato alle esigenze di un dibattito politico caratterizzato spesso da una necessità di immediatezza nella comunicazione.
Questa esigenza è anche in astratto suffragata dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 133 del 2018. In quest'ottica, le frasi dell'onorevole Sgarbi, pur forti nei toni, possono ricondursi, a nostro avviso, ad un giudizio ed una critica politica sui malfunzionamenti della giustizia, tema da sempre al centro del dibattito parlamentare. Per questo motivo, il gruppo della Lega voterà a favore della proposta della relatrice, ritenendo che le dichiarazioni rese dall'onorevole Sgarbi siano insindacabili ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Antonella Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non ripeto il caso oggetto di deliberazione, ma passo direttamente alla dichiarazione di voto. Il Partito Democratico voterà per la sindacabilità dell'onorevole Sgarbi, così come già fatto nella Giunta per le autorizzazioni.
Riteniamo, infatti, che gli epiteti offensivi utilizzati dall'ex onorevole Sgarbi non siano coperti dall'insindacabilità prevista, appunto, dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione e che, quindi, debba essere sottoposto al giudizio della magistratura. Riteniamo, inoltre, che non sussista il nesso funzionale, così, appunto, come prevede sempre l'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Quindi, per queste ragioni, ringraziamo l'onorevole Dondi per la relazione svolta e per gli approfondimenti portati all'interno della Giunta, ma voteremo contro sulla proposta di insindacabilità .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al doc. IV-, n. 3-A concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Preciso che chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-, n. 8-A).
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare la relatrice, deputata Laura Cavandoli.
LAURA CAVANDOLIGrazie, Presidente. La Giunta per le autorizzazioni riferisce all'Assemblea in merito a una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità proveniente dal tribunale di Firenze, II sezione civile, presso il quale è in corso un procedimento di risarcimento del danno da diffamazione a carico dell'onorevole Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti, promosso dalla dottoressa Mariarita Signorini, già presidente nazionale dell'associazione Italia Nostra.
L'onorevole Sgarbi è stato citato in giudizio per alcune frasi asseritamente diffamatorie pronunciate nel corso di una trasmissione radiofonica, andata in onda il 19 ottobre 2019 su Radio Radicale. Il dibattito aveva ad oggetto la decisione con la quale il Ministero per i Beni e le attività culturali aveva disposto il trasferimento temporaneo del disegno di Leonardo da Vinci, ritraente l'uomo vitruviano, dall'Accademia di Venezia al Museo del Louvre di Parigi. Nel corso della trasmissione radiofonica la dottoressa Signorini sosteneva le ragioni per le quali la sua associazione era contraria al prestito e per questo aveva presentato anche un ricorso al TAR, che fu respinto, e di cui si valutava l'impugnazione. L'onorevole Sgarbi, invece, sosteneva l'opportunità di tale operazione, che avrebbe anche consentito di ricevere in cambio il prestito di alcune opere di Raffaello per esporle.
Nel corso del dibattito le parti hanno usato toni forti a sostegno delle loro tesi, ma l'onorevole Sgarbi si è lasciato andare ad alcune espressioni oggettivamente offensive e volgari nei confronti della dottoressa Signorini, che costituiscono, appunto, l'oggetto della richiesta di risarcimento del danno.
Io, Presidente, senza voler mancare di rispetto a lei e a quest'Aula, mi permetto di pronunciarne alcune, perché l'Aula possa meglio comprendere la vicenda: “poveretta, che dice cose senza senso”, “demente, che non sa quello che dice”, “sei una cogliona totale”, “oca giuliva”, “mente bacata e malata”, “morta di sonno”, “sei alterata nel cervello”, “gallina”, “approfittatrice”, “incapace”, “ignorante come una capra” e, poi, alcune altamente scurrili: “che parla a cazzo” e “va a fare in culo”.
Ciò premesso, in punto di fatto la Giunta ha ritenuto di dover affrontare la questione giuridico-costituzionale se un precedente intervento svolto dall'onorevole Sgarbi in Commissione, che si riferiva proprio all'uomo vitruviano del Louvre, potesse essere considerato idoneo a costituire un valido nesso di funzione con le predette dichiarazioni rese e, quindi, rendere operativa l'insindacabilità di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Nel rinviare alla relazione scritta per ulteriori approfondimenti, evidenzio sinteticamente che a tale quesito la Giunta ha fornito risposta negativa, ritenendo dirimente il fatto che l'onorevole Sgarbi abbia utilizzato espressioni estremamente volgari, ingiuriose e finalizzate a denigrare e offendere la sua interlocutrice. Espressioni che, ai sensi degli articoli 58, 59 e 139- del Regolamento della Camera dei deputati non sarebbero state di certo ammesse durante una discussione parlamentare. A tali conclusioni la Giunta è pervenuta anche tenendo conto della recente sentenza della Corte costituzionale, n. 104 del 2024, una sentenza che si segnala per le sue importanti aperture, più volte auspicate dalla Giunta e dalla Camera stessa, verso soluzioni ermeneutiche dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, che consentono di ritenere operante l'insindacabilità anche in relazione ad opinioni che non siano strettamente connesse con precedenti atti parlamentari ma per le quali si ritenga, non di meno, sussistente un evidente e qualificato nesso con l'esercizio della funzione parlamentare.
Ebbene, pur manifestando tali significative aperture, la Corte ha tuttavia confermato - e cito espressamente - che “Per quel che concerne le opinioni espresse deve innanzitutto escludersi che rientrino nell'ambito dell'art. 68, primo comma, della Costituzione, gli insulti. L'insindacabilità, infatti, tutela e consente dichiarazioni finalizzate al promuovimento e alla qualità del dibattito pubblico, non certo al suo scadimento. (…) Deve trattarsi, dunque, di opinioni che incanalino nel processo politico proprio di una democrazia pluralista i diversi e divergenti interessi riferibili al popolo, al fine di trovare, nell'esercizio della rappresentanza della Nazione di cui all'articolo 67 della Costituzione, una mediazione fra gli stessi rispondente all'interesse generale. Tale rappresentanza, sancita dall'art. 67 della Costituzione, costituisce invero il fondamento primo e, al tempo stesso, il limite dell'insindacabilità delle opinioni, prevista dall'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Una funzione così alta, che la Costituzione protegge con un'immunità che si protrae oltre la scadenza del mandato parlamentare” - come in questo caso - “esige e pretende, al contempo, forme espressive improntate al rispetto della dignità dei destinatari della critica e della denuncia politica, in specie quando questi non siano a loro volta parlamentari: e ciò tanto più quando l'opinione è espressa per mezzo dei moderni mezzi di comunicazione (…) che la rendono agevolmente reperibile e oggetto di ulteriore diffusione (…). Sono insomma necessarie modalità espressive che, lungi dal trasformare l'insindacabilità in una garanzia di impunità e in un privilegio, siano coerenti con il rilievo dell'istituto nel raccordo tra istituzioni parlamentari e opinione pubblica e ne sorreggano la , piuttosto che metterla in crisi”. Queste sono le parole della Consulta.
Alla luce delle considerazioni sopra espresse, la Giunta propone all'Assemblea di dichiarare sindacabili e, quindi, sottoponibili al vaglio di merito del giudice procedente le espressioni pronunciate dall'onorevole Sgarbi nel corso della trasmissione radiofonica , andata in onda il 19 ottobre 2019 su Radio Radicale.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Sì, grazie Presidente. Siamo chiamati ora deliberare in materia di insindacabilità, per un procedimento di risarcimento danni da diffamazione a carico di dell'onorevole Vittorio Sgarbi, promosso dalla dottoressa Mariarita Signorini, già presidente nazionale dell'Associazione Italia Nostra.
L'onorevole Sgarbi è stato citato in giudizio per alcune frasi pronunciate nel corso di una trasmissione radiofonica andata in onda il 19 ottobre 2019 su Radio Radicale. Non sto a ripercorrere i fatti, perché sono già stati illustrati molto bene dalla relatrice. Ecco, in quella circostanza, l'onorevole Sgarbi si lasciò andare ad alcune espressioni nei confronti della dottoressa Signorini, espressioni che non riporterò in quanto l'abbiamo già ascoltate dalla relatrice, ma che comunque possono essere ancora oggi ascoltate sul sito Internet di Radio Radicale. Ecco, ai fini della verifica della sussistenza del nesso funzionale, di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, la Giunta ha constatato che il 2 ottobre 2019, quindi circa due settimane e mezzo prima della trasmissione radiofonica, si svolse, presso le Commissioni riunite cultura della Camera e del Senato, l'audizione del Ministro dei Beni e delle attività culturali, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del Dicastero. In tale occasione, l'onorevole Sgarbi accennò al fatto di essere favorevole al summenzionato prestito. Ecco, il quesito ora però è se il predetto intervento, svolto dall'onorevole Sgarbi in Commissione, può essere considerato idoneo a costituire un valido nesso funzionale con le predette dichiarazioni rese . A tale quesito, la Giunta, come abbiamo sentito, ha già fornito una risposta negativa, concludendo quindi nel senso che nella fattispecie non sussistano i presupposti per riconoscere l'insindacabilità ai sensi e per gli effetti dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Anzitutto perché, da una molteplicità di norme contenute nel Regolamento della Camera, è possibile desumere il principio fondamentale secondo cui le funzioni parlamentari debbano essere svolte secondo correttezza.
In secondo luogo, si evidenzia che, per costante giurisprudenza della Corte costituzionale, la prerogativa parlamentare di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, non può essere estesa sino a ricomprendere gli insulti, di cui è comunque discutibile la qualificazione come opinioni, solo perché collegati con le battaglie condotte dagli esponenti parlamentari. Infatti - e questo lo afferma ancora la Corte costituzionale - l'uso del turpiloquio non fa parte del modo di esercizio delle funzioni parlamentari ammesso dalle norme che dall'articolo 64 della Costituzione traggono la competenza a disciplinare in modo esclusivo l'ordinamento interno delle Camere. Le stesse espressioni non possono essere, quindi, ritenute esercizio della funzione parlamentare quando usate al di fuori delle Camere stesse.
Alla luce, quindi, di queste considerazioni esposte, riteniamo, come gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, di confermare il voto già espresso in Giunta e dalla Giunta e quindi voteremo per la sindacabilità delle espressioni pronunciate dall'onorevole Sgarbi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Sì, Presidente, interverrò molto rapidamente. La comprensibile difficoltà della collega Cavandoli nel leggere le espressioni utilizzate dal collega si commenta da sola. Dovremmo ribellarci tutti se un parlamentare - addirittura già membro anche di questo Governo - ha utilizzato questo tipo di espressioni, che sono veramente imbarazzanti. Se passa questo principio che ognuno di noi può utilizzare questo linguaggio, perdiamo quel poco di autorevolezza, di credibilità e di dignità che questo Parlamento ancora conserva e che dovremmo cercare di recuperare. Figuriamoci se possiamo votare per la insindacabilità. Voteremo, quindi, per la sindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Grazie, Presidente. La relatrice Cavandoli ha messo ben in evidenza i tratti salienti di questa vicenda, ragion per cui non tornerò sui fatti che ha ben evidenziato. Mi preme però sottolineare che chi, come tutti noi, essendo anche stato membro di quest'Aula, conosce l'onorevole Sgarbi, sa che è persona perbene, persona che ama il suo lavoro. Come ho già detto in precedenza, è un critico d'arte di fama internazionale, che, a fronte di un diverbio sorto con la presidente dell'Associazione Italia Nostra, che sosteneva le ragioni della non opportunità di trasferire dal museo di Venezia al Louvre di Parigi il disegno di Leonardo da Vinci ritraente l', ha reagito con frasi che poteva, in quel contesto, evitare, frasi che possono essere state percepite oggettivamente come diffamatorie e offensive da parte della dottoressa Mariarita Signorini. E siccome qui siamo in un ambito diverso da quello penale, perché qui si discute di eventuali danni che può aver determinato, e dunque non sono in discussione i diritti di libertà dell'onorevole Sgarbi, questo gruppo si determina lasciando, eventualmente, anche libertà di voto ai propri componenti. Tuttavia, la posizione che io esprimo, a nome del gruppo, è di sostenere la relazione della relatrice, dunque per la sindacabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Come anticipavo prima, siamo nuovamente qui a parlare della sindacabilità o insindacabilità dell'onorevole Sgarbi. Mi dispiace, ma devo disturbare l'articolo 68 della nostra Costituzione e ricordare a tutti quanti che, in quanto parlamentari, noi non siamo chiamati a rispondere dei voti e delle opinioni durante l'esercizio delle nostre funzioni. Però, questo principio non dev'essere tradotto e traslato come: posso fare quello che mi pare e posso offendere chi voglio, tanto ho l'immunità parlamentare . È bene che questo sia chiaro, soprattutto quando si parla di epiteti abbastanza offensivi. Io non li ripeterò tutti, perché ho molto rispetto per il ruolo che rivesto, per tutti voi colleghi e per questo luogo. Per questo non ripeterò tutti gli epiteti utilizzati dall'onorevole Sgarbi, però qualcuno, per farvi rendere conto di che cosa stiamo trattando, ve lo devo ripetere. L'onorevole Sgarbi, in questa vicenda, definisce la presidente dell'associazione Italia Nostra “demente”, “alterata nel cervello”, “incapace” e “ignorante”.
Ora, a parte il fatto di aver già detto che non è rispettoso e che non solo un parlamentare, ma qualsiasi persona non dovrebbe rivolgersi così nei confronti di un'altra persona, soprattutto quando parliamo di donne - quindi vorrei che ci fosse anche una sensibilità maggiore ed elevata nei confronti delle donne -, noi, anche per questa volta, non concederemo l'insindacabilità, e quindi siamo d'accordo con la proposta della relatrice, proprio perché richiamiamo la giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale afferma e sancisce in maniera cristallina che le offese e, quindi, gli epiteti utilizzati dall'onorevole Sgarbi, non possono ricadere e rientrare in quel perimetro dell'articolo 68 della Costituzione, cioè della cosiddetta immunità parlamentare. Quindi, anche questa volta, noi saremo per la sindacabilità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA(LEGA). Grazie, Presidente. Stiamo trattando di un procedimento di risarcimento del danno richiesto dalla dottoressa Signorini nei confronti dell'onorevole Sgarbi per le affermazioni - che adesso non sto a ripetere e che la relatrice prima ha ben illustrato - che sono andate in onda il 19 ottobre 2019 su Radio Radicale Nel corso di questo dibattito entrambe le parti hanno usato toni forti a sostegno delle proprie tesi, però l'onorevole Sgarbi si è lasciato andare ad alcune espressioni oggettivamente volgari nei confronti della dottoressa Signorini.
A fronte di questo, non si può non citare quanto ci dice la Corte costituzionale che, per quel che concerne le opinioni espresse , deve innanzitutto escludersi che rientrino nell'ambito dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione e, quindi, gli insulti non possano rientrare nel perimetro dell'articolo 68 della Costituzione. Quindi, a fronte delle maggiori considerazioni fatte dalla relatrice, il nostro voto sarà conforme alla sua proposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il Partito Democratico voterà per la sindacabilità dell'ex onorevole Sgarbi, così come proposto dalla relatrice Cavandoli, in quanto non esiste il nesso funzionale di cui all'articolo 68, primo comma, della Costituzione, così come anche le espressioni volgari utilizzate sempre dall'ex onorevole Sgarbi non possono essere ricondotte nell'ambito delle prerogative dell'articolo 68, primo comma .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-, n. 8-A non concernono opinioni espresse da Vittorio Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Chi intende esprimersi per la sindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la insindacabilità deve votare “no”.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani, al termine della votazione per schede per l'elezione di due componenti il Consiglio di amministrazione della Rai.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà, per due minuti.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Tramite la sua persona, oggi il collega Filiberto Zaratti ha posto la questione al Ministro Piantedosi. Lunedì, c'è stata una manifestazione dei cittadini del quartiere di Chiaiano, a Napoli, per mantenere aperto il commissariato di Polizia. È l'ennesimo commissariato, l'ennesima caserma ad essere chiusa sul territorio del napoletano.
Noi continuiamo a chiedere al Ministro Piantedosi come sia possibile parlare di più sicurezza, quando ci sono sempre meno agenti e vengono eliminati i presidi di legalità. Il paradosso è che potevamo arrivare al punto che i circa 1.000 cittadini che sono scesi in piazza per mantenere il presidio della Polizia e per chiedere più agenti, per l'attuale decreto, potevano essere arrestati, perché hanno fatto una manifestazione spontanea.
La domanda è: noi, la sicurezza, la vogliamo fare, colpendo le persone perbene o avendo più presidi di legalità e avendo uomini e donne delle Forze dell'ordine, soprattutto nei territori più difficili ?
Per questo motivo, Presidente, le chiediamo, tramite la sua persona, di sapere dal Ministro Piantedosi perché continuano a chiudere commissariati e caserme nel Sud e, in particolare, nel napoletano, dove, tra l'altro, la camorra è sempre più forte ed è l'unica che festeggia per la chiusura delle caserme e dei commissariati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà, per due minuti.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Oggi, Michele Scarponi, il grande campione, ciclista, vincitore del Giro d'Italia del 2011, avrebbe compiuto 45 anni. Avrebbe, perché il 22 aprile 2017 Michele Scarponi è stato ammazzato sulla strada, investito mentre si stava allenando. Oggi, giorno del compleanno del povero Michele, Vittorio Feltri, consigliere della regione Lombardia per Fratelli d'Italia e direttore editoriale de ha detto queste parole: “i ciclisti mi piacciono solo quando vengono investiti”. Verrebbe da provare nei confronti di Vittorio Feltri pietà, pietà per un uomo allo sbando, che qualcuno ha deciso potesse svolgere un ruolo istituzionale. Verrebbe da provare quella pietà che Vittorio Feltri nega a Michele Scarponi o a Tommy Cavorso, quattordicenne ammazzato sulla strada, o a Davide, a Marco, a Sara, a tutti gli altri, quasi 200 ciclisti, ammazzati ogni giorno sulle strade italiane. Verrebbe da provare quella pietà che Vittorio Feltri nega alle mamme, ai papà, agli amici, alle persone che volevano bene, a quei quasi 200 ciclisti ammazzati ogni giorno, ogni anno, sulle strade italiane. Invece no, non proviamo pietà per le parole di Vittorio Feltri e non accettiamo che vengano derubricate come una battuta maldestra. Le battute dovrebbero fare ridere, queste parole, invece, sono sale sulle ferite e sul dolore di chi ha perso in quel modo una persona cara. Perfino 2500 anni fa si raccontava di Achille, capace di restituire il corpo martoriato di Ettore a suo padre, piangendo, lui, l'assassino, per il dolore di quel vecchio. Ci immaginiamo, invece, Vittorio Feltri, grazie all'immagine che di sé lui stesso ha voluto dare, godere davanti al cadavere di un ciclista o di una ciclista. Le parole di Vittorio Feltri ci riportano a un abisso di disumanità che sembra non toccare il fondo, capace di scherzare sul sangue di bambine, bambini, lavoratori, sportivi, nonni o nonne, investiti e ammazzati sulle strade italiane.
Non proviamo pietà, ma solo disgusto per quelle parole e per l'uomo che le ha pronunciate. Pronunciamo e proviamo disgusto per questa esplicita istigazione all'odio da parte di un rappresentante delle istituzioni e chiediamo che al nostro disgusto si accompagni una presa di posizione del consiglio regionale della Lombardia, al quale chiediamo che Vittorio Feltri venga rimosso dal suo ruolo istituzionale per manifesta disumanità .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
Disposizioni in materia di lavoro (Testo risultante dallo stralcio, disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023, degli articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532). (C. 1532-bis-A)
Relatrice: NISINI.
3.
CHIESA ed altri: Riconoscimento del relitto del regio sommergibile " Scirè " quale sacrario militare subacqueo. (C. 1744)
Relatrice: CHIESA
4.
5.
6.
BICCHIELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019. (Doc. XXII, n. 31-A)
Relatrice: SEMENZATO.