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Lunedì 21 Ottobre 2024 ore 14:00
AULA, Seduta 369 - Missioni internazionali, discussione generale
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna si è svolta la discussione generale del disegno di legge: S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato) (C. 2049)
XIX LEGISLATURA
369^ SEDUTA PUBBLICA
Lunedì 21 ottobre 2024 - Ore 14
Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato) (C. 2049)
Relatrici: MARROCCO, per la III Commissione; SACCANI JOTTI, per la IV Commissione.
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Annunzio della convocazione della Giunta per le autorizzazioni per l'elezione del presidente.
- Disegno di legge: S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato) (A.C. 2049) (Discussione)
- S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato)(C. 2049)
- Discussione sulle linee generali - A.C. 2049
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputata MARROCCO Patrizia (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Sottosegretario di Stato per la Cultura MAZZI Gianmarco
- Deputato CARE' Nicola (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata POLO Barbara (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato QUARTINI Andrea (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Repliche - A.C. 2049
- Discussione sulle linee generali - A.C. 2049
- S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato)(C. 2049)
- Ordine del giorno della seduta di domani
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, legge il processo verbale della seduta del 14 ottobre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni è stata convocata per mercoledì 23 ottobre 2024, alle ore 14,30, per l'elezione del presidente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2049: Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, da concludersi in Assemblea ai sensi dell'articolo 123-, comma 3, primo periodo, del Regolamento, entro il 23 ottobre 2024.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 16 ottobre 2024 .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione III (Affari esteri), deputata Patrizia Marrocco.
PATRIZIA MARROCCO, Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, la partecipazione italiana alle missioni internazionali viene autorizzata dal Parlamento, ai sensi della legge n. 145 del 2016 che, al di fuori dei casi di dichiarazione dello stato di guerra, di cui agli articoli 78 e 87, comma 9, della Costituzione, si applica per la partecipazione delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali, istituite nell'ambito dell'organizzazione delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o, comunque, istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea.
L'invio di personale e di assetti civili e militari fuori del territorio nazionale che avvenga secondo i termini della legalità internazionale e delle disposizioni delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o di altri accordi internazionali o intergovernativi o per eccezionali interventi umanitari.
Per le modalità procedurali di autorizzazione e finanziamento, la legge distingue tra l'avvio di nuove missioni e la proroga delle missioni già in corso per l'anno successivo. Per quanto concerne la partecipazione a nuove missioni, il primo passaggio procedurale è una deliberazione del Consiglio dei ministri, da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità. La deliberazione del Consiglio dei ministri deve essere comunicata alle Camere, le quali tempestivamente la discutono e con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi Regolamenti, autorizzano le missioni, eventualmente definendo impegni per il Governo oppure ne negano l'autorizzazione.
Per quanto attiene, invece, alla proroga delle missioni in corso, entro il 31 dicembre di ogni anno, il Governo presenta alle Camere una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della prosecuzione per l'anno successivo. Le Camere esaminano i provvedimenti e approvano appositi atti di indirizzo, autorizzando singolarmente la prosecuzione delle missioni, eventualmente definendo impegni per il Governo. La legge prevede che la discussione e il voto sulla relazione abbia luogo nell'ambito di un'apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno. Per quanto concerne gli aspetti finanziari, la legge n. 145 del 2016 ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, di un apposito fondo destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio.
Entro 60 giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere che autorizzano la partecipazione italiana alle missioni, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, adottati su proposta dei Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, della Difesa, dell'Interno, dell'Economia e delle finanze, le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni nei termini risultanti dalle relative deliberazioni parlamentari. Gli schemi di tali decreti, corredati da relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione del parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. Qualora il Governo non intenda conformarsi a tale parere, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le proprie osservazioni e con eventuali modificazioni. Il disegno di legge in esame, già approvato al Senato, interviene sul contesto normativo, che ho brevemente riassunto, con la finalità di rendere il procedimento di autorizzazione e di finanziamento delle missioni internazionali italiane più agevole e capace di rispondere alle improvvise evoluzioni del contesto geopolitico internazionale.
Provvedo, dunque, ad illustrare sinteticamente il contenuto delle disposizioni del provvedimento in esame, che si compone di due articoli.
L'articolo 1, comma 1, lettera , numero 1, introduce un elemento di flessibilità nelle deliberazioni con cui il Governo chiede al Parlamento l'autorizzazione per la partecipazione a una missione internazionale, prevedendo in anticipo le possibili interoperatività tra missioni della stessa area. La previsione in esame dispone che il numero di unità di personale possa essere indicato anche in modalità interoperabile con altre missioni nella medesima area geografica.
L'articolo 1, comma 1, lettera , numero 2), prevede che, nelle deliberazioni con le quali chiede al Parlamento l'autorizzazione alla partecipazione alle diverse missioni internazionali, il Governo possa individuare dei contingenti di Forze ad alta e altissima prontezza operativa, da impiegare all'estero - previa specifica autorizzazione parlamentare - al verificarsi di crisi o situazioni di emergenza non prevedibili al momento dell'adozione della delibera. L'effettivo impiego delle Forze è deliberato dal Consiglio dei ministri, previa comunicazione al Presidente della Repubblica. La suddetta deliberazione viene trasmessa alle Camere che autorizzano o negano tale impegno con appositi atti di indirizzo, entro 5 giorni, con una procedura accelerata rispetto a quella ordinaria.
L'articolo 1, comma 1, lettera , numero 3), introduce la principale semplificazione procedurale del provvedimento, prevedendo la ripartizione delle risorse del Fondo con decreti del Ministero dell'Economia e delle finanze e sopprimendo l'obbligo di acquisire sugli schemi di tali decreti il previo parere parlamentare.
Il numero 4) dell'articolo 1, comma 1, lettera , modifica il comma 4 dell'articolo 2 della legge n. 145 del 2016, espungendo il riferimento temporale che condiziona la possibilità di ottenere le anticipazioni di tesoreria trimestrali richieste dalle amministrazioni competenti solo fino all'emanazione dei decreti di riparto. La soppressione di tale termine induce, quindi, a ritenere che tali autorizzazioni possano essere richieste indipendentemente dall'emanazione dei relativi decreti ministeriali di riparto.
Il numero 5) dell'articolo 1, comma 1, lettera , modifica il comma 4- dell'articolo 2 della legge n. 145 del 2016. Una prima parte contiene modifiche di coordinamento normativo, al fine di adeguarlo alla nuova formulazione dell'articolo 4 della medesima legge; una seconda parte ha previsto che nell'autorizzazione dell'anticipazione di una somma non superiore al 75 per cento delle somme iscritte sul Fondo di cui all'articolo 4, necessaria per l'avvio delle missioni di cui al comma 2, occorre tener conto delle spese quantificate nelle relazioni tecniche e delle anticipazioni già concesse ai sensi dell'articolo 4, comma 3-.
L'articolo 1, comma 1, lettera , numero 6), abroga la previsione della legge n. 145 del 2016, che autorizza il Ministero dell'Economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le variazioni di bilancio relative al finanziamento delle missioni.
I numeri 1) e 2) dell'articolo 1, comma 1, lettera , modificano la tempistica e il contenuto della relazione analitica che ogni anno il Governo è tenuto a presentare sull'andamento delle missioni, anche al fine della loro proroga, posticipandone la data di presentazione dal 31 dicembre al 31 gennaio dell'anno successivo e prevedendo che essa riferisca anche in ordine all'andamento, alla durata, al personale impiegato, ai risultati raggiunti dalle Forze ad alta e altissima prontezza operativa che siano state eventualmente impiegate nell'anno precedente. Si prevede, altresì, che le eventuali modifiche alla relazione sulle missioni in corso, in particolare per quanto riguarda la loro prosecuzione, richieste dalle Camere nei loro atti di indirizzo, siano recepite con deliberazione del Consiglio dei ministri, analogamente a quanto previsto per le modifiche delle delibere riguardanti l'avvio di nuove missioni.
L'articolo 1, comma 1, lettera , invece, interviene sull'articolo 4 della legge n. 145 del 2016, per semplificare le modalità di riparto del Fondo per il finanziamento delle missioni internazionali. Sostituisce, in particolare, il comma 6, disponendo che il Fondo sia ripartito con decreti del Ministero dell'Economia e delle finanze, conformemente alle deliberazioni del Consiglio dei ministri.
Si prevede, inoltre, all'articolo 4, l'inserimento di un nuovo comma 3-, con il quale vengono definite delle precise condizioni da rispettare per poter disporre, attraverso decreti ministeriali del MEF, delle anticipazioni necessarie per la temporanea prosecuzione delle missioni in corso. Ancora, viene proposta l'abrogazione del comma 3 dell'articolo 4 della legge n. 145 del 2016, che disciplina la procedura di emanazione dei DPCM di riparto, e viene sostituito il comma 6, che autorizza il Ministero dell'Economia e delle finanze a provvedere con propri decreti al riparto del Fondo.
L'articolo 1, comma 1, lettera , interviene, invece, sull'articolo 5 della legge n. 145 del 2016, in materia di indennità di missione, per attribuire tale indennità anche al personale impiegato in un'area di operazione non soggetta alla sovranità di alcuno Stato, cioè, in particolare, nelle acque internazionali e nello spazio aereo internazionale. Il successivo comma 2 provvede alla copertura finanziaria di tale misura.
L'articolo 1, comma 1, lettera , contiene norme di coordinamento derivanti dalle modifiche introdotte con le lettere precedenti. L'articolo 1, comma 1, lettera , numero 1), aggiunge alcune voci a quelle per le quali la legge n. 145 del 2016 (articolo 21), prevede che i Ministeri della Difesa, dell'Interno e dell'Economia e delle finanze possano ricorrere, in casi di necessità e urgenza connessi con le missioni internazionali, ad acquisti e lavori in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità dello Stato e ai capitolati.
Infine, l'articolo 2 prevede che le modifiche della legge n. 145 del 2016 entrino in vigore dal primo giorno dell'anno successivo alla pubblicazione, per evitare che la deliberazione sulle missioni internazionali del medesimo anno sia disciplinata da due fonti diverse.
In conclusione, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame, sul quale si è registrata un'ampia convergenza nel corso dell'esame in Commissione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire, se lo ritiene, il rappresentante del Governo.
GIANMARCO MAZZI,. Grazie Presidente, il Governo si riserva di intervenire nel seguito dell'esame.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi, nel luglio del 2016 il Governo italiano, sotto la direzione del Partito Democratico, ha introdotto la legge n. 145, un provvedimento di fondamentale importanza per la regolamentazione delle missioni internazionali delle Forze armate italiane.
Questo intervento normativo si è reso necessario in un contesto in cui l'Italia è impegnata in un ampio numero di operazioni di stabilizzazione e sicurezza a livello globale, con la presenza militare che si estende in quasi tutti i continenti. Le missioni italiane sono una componente cruciale della nostra politica estera, contribuendo non solo alla sicurezza internazionale, ma anche alla promozione della pace e della stabilità in aree critiche del pianeta.
È essenziale che le donne e gli uomini della Difesa italiana abbiano accesso a un quadro giuridico chiaro e definito, che garantisca la protezione e la trasparenza in ogni aspetto delle loro operazioni. Questo è particolarmente rilevante in un contesto internazionale in continua evoluzione, caratterizzato da sfide complesse e da minacce sempre più diversificate.
La legge n. 145 ha cercato di fornire un impianto normativo che tutelasse le Forze armate, offrendo al contempo strumenti adeguati a rispondere a situazioni di crisi. La legge ha rappresentato un passo significativo per il nostro Paese, poiché ha cercato di delineare un aspetto cruciale della nostra politica estera, che si articola attraverso una combinazione di iniziative politiche e diplomatiche, missioni militari, programmi di cooperazione allo sviluppo e per la pace. Tuttavia, la complessità delle situazioni in cui operiamo ha evidenziato la necessità di un aggiornamento della normativa, affinché possa rispondere in modo più efficace alle sfide attuali e future. Dunque, è nostro dovere rivedere e migliorare continuamente le norme che regolano le nostre operazioni all'estero. L'impegno, che abbiamo profuso nelle Commissioni affari esteri e difesa, è stato determinante per discutere e proporre modifiche a questa legge. Durante il dibattito, alcune nostre proposte sono state accolte, mentre altre non hanno trovato spazio; tuttavia, il processo di revisione ha segnato un progresso significativo nel cercare di soddisfare le esigenze operative dei nostri militari e delle strutture ministeriali. Una delle principali criticità che abbiamo affrontato riguarda la semplificazione delle procedure burocratiche. Nel 2017, ad esempio, abbiamo già introdotto misure per garantire che le delibere, che confermano o prorogano missioni esistenti, così come quelle per l'attivazione di nuove missioni, siano accompagnate da una copertura finanziaria immediata e dettagliata. Questo significa che ogni operazione deve prevedere un'analisi precisa dei costi, dei dispositivi, dei mezzi e del personale coinvolto, presentando tabelle chiare per ogni aspetto finanziario, voce per voce. La legge n. 145, quindi, ha comportato un'importante semplificazione normativa, che ha eliminato la necessità di adottare nuovi decreti del Presidente del Consiglio per il riparto dei fondi tra le missioni.
Le delibere esistenti, infatti, già forniscono indicazioni chiare su come gestire le risorse, tuttavia è fondamentale mantenere un controllo rigoroso da parte del Parlamento per garantire che le risorse destinate alle missioni siano utilizzate in modo appropriato e trasparente. Questo è un principio essenziale in una democrazia dove la responsabilità e la trasparenza sono valori cardini.
Un ulteriore aspetto che abbiamo considerato con grande attenzione riguarda la comunicazione tempestiva delle informazioni necessarie per prendere decisioni informate. Inizialmente, era previsto che le relazioni sulle missioni dovessero pervenire entro il 31 dicembre. Tuttavia, questa scadenza si è rivelata poco pratica, poiché molte missioni erano ancora in corso e non avevano potuto fornire dati completi. Per questo motivo, abbiamo proposto di spostare la scadenza al 31 gennaio, consentendo così una valutazione più adeguata prima dell'approvazione delle missioni, che tradizionalmente avviene a metà anno.
È cruciale che i nostri militari all'estero ricevano un chiaro indirizzo politico, non solo riguardo agli obiettivi delle missioni, ma anche per quanto concerne la loro valutazione e il loro impatto. Tra le innovazioni più significative e discusse spicca l'interoperabilità tra le diverse missioni: un concetto su cui abbiamo trovato un ampio consenso. Questo è particolarmente rilevante in un contesto in cui la rapidità di risposta è fondamentale. Abbiamo assistito a situazioni drammatiche, come quelle che hanno coinvolto il Medio Oriente, dove la minaccia di attacchi da parte degli Houthi, agenti dell'Iran, ha messo in pericolo i traffici marittimi del Canale di Suez. In tali contesti, è stato cruciale poter attivare rapidamente nuove operazioni, come l'operazione Aspides, mantenendo al contempo la flessibilità necessaria per scambiare risorse e mezzi tra le diverse missioni già in atto.
Questa norma garantirà, quindi, la possibilità di scambiarsi i dispositivi navali, aerei e militari senza dover gestire complessi trasferimenti da Roma, migliorando così la nostra capacità di intervento in teatri strategici e per garantire la pace. L'altra innovazione che abbiamo discusso riguarda l'introduzione di un canale preferenziale in caso di emergenze o gravi crisi internazionali. Questa misura consente di deliberare una nuova missione in un arco di tempo di cinque giorni. Sebbene questa procedura richieda un'adeguata supervisione parlamentare, essa rappresenta un passo importante per aumentare la nostra capacità di risposta in situazioni critiche. Abbiamo sottolineato l'importanza di definire con maggiore chiarezza cosa si intenda per “gravi crisi internazionali”, auspicando che si possa legare la decisione a situazioni di emergenza riconosciute da organizzazioni internazionali. La definizione precisa della crisi ci permetterà di agire in modo più efficace e tempestivo.
Apprezziamo il meccanismo di controllo parlamentare previsto, che garantirà un confronto, entro tre mesi, sulla validità e sulla persistenza delle motivazioni che hanno portato a individuare una missione con carattere di urgenza ed emergenza. Tuttavia, avremmo voluto includere un passaggio che prevedesse il coinvolgimento del Consiglio supremo di difesa, per garantire una procedura più lineare e rispettosa del ruolo del Capo dello Stato, che è anche il comandante delle Forze armate. Sebbene il Presidente della Repubblica possa essere informato in qualsiasi momento, prevedere un passaggio formale sarebbe stato un atto di coerenza e rispetto per le istituzioni e per il loro funzionamento.
Inoltre, riteniamo che sia cruciale istituire un dialogo costante tra il Parlamento e le Forze armate, affinché ci sia una sinergia continua e un monitoraggio delle missioni in corso: la trasparenza e la comunicazione sono essenziali per costruire un clima di fiducia, non solo tra le istituzioni, ma anche tra i cittadini e le Forze stesse. È fondamentale che il pubblico sia informato riguardo agli obiettivi, ai risultati e alle sfide delle missioni internazionali, in modo da garantire un coinvolgimento consapevole e responsabile. In conclusione, nonostante alcune perplessità e criticità che continueremo a monitorare, siamo convinti che queste modifiche rappresentano un passo avanti significativo per le nostre Forze armate e per il loro operato in contesti internazionali sempre più complessi e sfidanti. È nostro dovere riconoscere e apprezzare il lavoro che i nostri militari svolgono nel mondo, contribuendo alla stabilità e alla sicurezza globale, con l'obiettivo di essere portatori di pace.
La loro dedizione e professionalità sono essenziali e il nostro impegno deve essere quello di garantire loro il supporto necessario sia in termini di risorse che di chiarezza normativa affinché possano operare con l'efficacia e la dignità che meritano. La legge n. 145, con le sue recenti modifiche, rappresenta una risposta alle sfide contemporanee e una base solida per il futuro della nostra azione internazionale per garantire la pace .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Barbara Polo. Ne ha facoltà.
BARBARA POLO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e membri del Governo, siamo qui oggi per discutere un disegno di legge di straordinaria rilevanza, che introduce modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali. Un provvedimento che giunge in un momento delicato, in cui le dinamiche geopolitiche internazionali ci pongono di fronte a nuove e complesse sfide. L'Italia ha sempre svolto un ruolo di primo piano nella promozione della pace e della sicurezza a livello globale, ma oggi, di fronte ai mutamenti continui delle minacce e delle crisi regionali, è necessaria una revisione del quadro normativo che regola il nostro intervento all'estero.
Attualmente, l'Italia partecipa a circa 41 missioni internazionali, distribuite in diverse aree critiche del mondo, con l'impiego di un contingente massimo di 11.166 militari, di cui una media di 7.632 militari effettivamente impiegati. Questi numeri testimoniano il forte impegno del nostro Paese, che si estende a regioni particolarmente instabili e strategicamente rilevanti.
Tra i principali teatri operativi in cui le nostre forze sono dispiegate ricordiamo il Libano, dove circa 1.292 militari partecipano alla missione UNIFIL, contribuendo alla stabilizzazione di una delle aree più delicate del Medio Oriente; l'Iraq, con una presenza significativa di 1.055 militari, impiegati nella missione Prima Parthica, per il contrasto al terrorismo e il supporto alle forze locali nel mantenimento della sicurezza e della pace; il Kosovo, dove quasi 850 militari partecipano alla missione KFOR, mantenendo la pace e la stabilità in una regione ancora fragile; l'Afghanistan, dove, nonostante la fase di disimpegno, siamo ancora impegnati con circa 140 militari nella missione Resolute Support, in un quadro di sostegno alle autorità locali e protezione del personale civile; la Libia, con una presenza di 459 militari nella missione EUNAVFOR Med Irini, impegnati nel controllo del traffico di armi e petrolio e nella stabilizzazione della regione; il Sahel, dove siamo impegnati con 200 militari nella missione Task Force Takuba, a supporto delle operazioni antiterrorismo in un'area devastata dalla crescente minaccia jihadista.
Queste missioni, sparse in aree di conflitto e instabilità, dimostrano il vasto contributo dell'Italia al mantenimento della pace e della sicurezza. Tuttavia, la crescente complessità delle minacce, come dimostrato dall' di attacchi terroristici nel Sahel, dal deterioramento della situazione in Medio Oriente e dalle tensioni che attraversano il Mediterraneo, richiede una normativa più flessibile e moderna, capace di rispondere con tempestività ed efficacia. Il provvedimento in esame rappresenta una risposta concreta a queste esigenze, introducendo importanti novità, a partire dalla maggiore flessibilità operativa. La previsione di una più ampia interoperabilità tra le diverse missioni italiane nella stessa area geografica consentirà un uso più efficiente del nostro personale, permettendo alle forze già presenti sul campo di essere impiegate rapidamente anche in altre operazioni, senza dover attendere ulteriori autorizzazioni. In questo modo, l'Italia sarà in grado di rispondere prontamente ai mutamenti sul terreno, adattando le risorse disponibili in base alle necessità operative.
Questa nuova disposizione sarà di grande utilità, ad esempio, nella missione EUNAVFOR Med Irini, nel Mediterraneo, dove la presenza di traffici illegali e flussi migratori incontrollati richiede un intervento coordinato e flessibile con altre missioni operative nell'area. Lo stesso vale per la nostra missione in Libano, dove la stabilità è costantemente minacciata da tensioni interne ed esterne e dove l'interoperabilità con le altre forze dell'ONU presenti nell'area potrebbe garantire una protezione più efficace per la popolazione e per il nostro personale. Altra novità di rilievo è l'introduzione della forza ad alta e altissima potenza operativa, che il Governo potrà impiegare immediatamente in caso di crisi ed emergenze improvvise. Pensiamo, ad esempio, alle operazioni di evacuazione di personale civile da zone di conflitto, come quelle che si potrebbero rendere necessarie in contesti come il mar Rosso o la Striscia di Gaza, aree dove la situazione può degenerare rapidamente. La possibilità di intervenire in modo rapido e flessibile, senza dover attendere l'intero iter autorizzativo ordinario, è essenziale per garantire la sicurezza delle nostre forze e delle popolazioni locali, rafforzando la nostra capacità di risposta in un mondo dove le crisi si accendono e si diffondono con velocità imprevedibile.
Inoltre, il disegno di legge introduce misure fondamentali per la gestione finanziaria delle missioni, la possibilità di richiedere anticipazioni di tesoreria trimestrali fino al 75 per cento delle risorse stanziate per le missioni garantirà alle amministrazioni competenti di agire con tempestività. Questa misura permetterà di evitare ritardi nell'approvvigionamento di fondi necessari per garantire la continuità operativa delle nostre forze sul campo e un intervento cruciale in contesti come il Sahel, dove la minaccia terroristica non dà tregua e ogni ritardo potrebbe compromettere la sicurezza delle operazioni dei nostri uomini.
Un altro elemento importante riguarda l'equità del trattamento economico del personale impiegato nelle missioni internazionali. La nuova norma prevede l'estensione dell'indennità di missione anche al personale che opera in aree non soggette alla sovranità di alcuno Stato, come le acque internazionali o lo spazio aereo internazionale. Questo intervento sanerà una disparità di trattamento che vedeva alcune categorie di personale impiegate nelle medesime condizioni di rischio e difficoltà ma con compensi inferiori. È un atto di giustizia nei confronti di chi si trova a operare in contesti difficili e pericolosi, garantendo una retribuzione adeguata al loro sacrificio. Sul piano del controllo parlamentare e della trasparenza, la norma rafforza le garanzie democratiche. La previsione di una relazione annuale, posticipata al 31 gennaio dell'anno successivo, fornirà al Parlamento un quadro più completo e aggiornato sull'andamento delle missioni, inclusi i risultati raggiunti dalle forze ad alta prontezza operativa. In questo modo, il Parlamento sarà messo nelle condizioni di esercitare pienamente la propria funzione di controllo e di indirizzo, verificando che le missioni siano in linea con gli obiettivi strategici del nostro Paese e con le risorse stanziate.
Nel quadro delle missioni internazionali, la tempestività e l'efficienza dell'approvvigionamento di beni e servizi essenziali rappresentano un pilastro fondamentale per garantire il successo delle operazioni sul campo. Con le modifiche normative di cui discutiamo, l'elenco delle spese che possono essere effettuate mediante acquisti e lavori in economia è stato notevolmente ampliato, introducendo una maggiore flessibilità nella gestione delle procedure semplificate in situazioni di emergenza. Oltre ai tradizionali materiali d'armamento e infrastrutture, è stato esteso il ricorso a vettovagliamento, materiale sanitario, materiali per casermaggio, combustibili e servizi di trasporto, sia per il personale che per i materiali. Questo ampliamento normativo non solo accelera il processo di approvvigionamento ma consente anche una gestione più efficiente e integrata delle risorse, rispondendo pienamente alle esigenze operative emergenti sul campo. In parallelo, la revisione delle norme in materia di variazioni di bilancio, in linea con la legge di bilancio 2024, segna un passo avanti importante verso una maggiore trasparenza e un controllo amministrativo. L'abrogazione delle disposizioni che permettevano al MEF di apportare variazioni di bilancio relative al finanziamento delle missioni internazionali, tramite decreti ministeriali, introduce un coordinamento più efficace tra le diverse amministrazioni coinvolte, eliminando pratiche obsolete e armonizzando le nuove regole con gli adeguamenti normativi.
Questi interventi rappresentano un rafforzamento della capacità dello Stato di rispondere con prontezza ed efficacia alle esigenze delle missioni, garantendo che le risorse siano utilizzate nel modo più efficiente possibile per sostenere le nostre operazioni all'estero.
Infine, è importante sottolineare che questa riforma rafforzerà l'impatto operativo delle nostre missioni in corso. La missione del Kosovo, dove siamo presenti con quasi 600 militari, beneficerà di una maggiore flessibilità nell'allocazione delle risorse, nella cooperazione con le altre forze internazionali presenti nell'area, garantendo così una reazione più efficace a eventuali tensioni. Allo stesso modo, la nostra presenza in Iraq, dove circa 900 militari sono impiegati nella formazione delle forze locali e nella lotta contro il terrorismo, trarrà vantaggio dalla maggiore rapidità nell'ottenere fondi e dall'utilizzo di unità di alta potenza operativa in caso di nuovi attacchi ed emergenze.
Concludendo, onorevoli colleghi, il disegno di legge che stiamo esaminando oggi è molto di più di una modifica normativa. Si tratta di un adeguamento strategico alle esigenze di un mondo in continua trasformazione, dove le minacce alla sicurezza sono sempre più globali e imprevedibili. L'Italia, con questo provvedimento, si dota di strumenti operativi e finanziari all'altezza delle sfide moderne, garantendo al contempo la trasparenza e il controllo democratico. È un passo necessario per proteggere la nostra sicurezza nazionale, tutelare i nostri interessi all'estero e onorare l'impegno dei nostri militari che ogni giorno operano in prima linea per difendere la pace e la stabilità internazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Questo disegno di legge modifica in maniera significativa la legge quadro sulle missioni internazionali e lo fa nostro malgrado; lo fa in una direzione che noi non condividiamo. Riassumerò alcune criticità fondamentali che emergono da questa proposta. La prima riguarda l'ampliamento delle missioni militari internazionali. Con il disegno di legge in esame, infatti, il Governo si prende la possibilità di inviare Forze militari italiane in scenari di crisi, anche, purtroppo, in assenza di un coinvolgimento diretto dell'Italia o di obblighi internazionali derivanti da trattati.
In definitiva, Presidente, si apre a una partecipazione italiana sempre più ampia e indiscriminata in conflitti che potrebbero non riguardarci direttamente. Proviamo a fare un esempio, quello della crisi ucraina: c'è l'invasione russa in Ucraina e il Governo decide di mandare subito in quello scenario i nostri contingenti, con grandissima prontezza, e il Parlamento, in base a questo provvedimento, deve discutere questa decisione in cinque giorni; quindi nell'immediatezza, col carico emotivo del momento, senza poter approfondire le ricadute, deve decidere se approvare o no la partecipazione a questa missione. Secondo noi il tempo è troppo breve; è troppo breve perché si rischia, appunto - sull'onda emotiva del momento e senza poter approfondire le conseguenze - di prendere una decisione sbagliata, anche perché la guerra è sempre sbagliata. Semplificare, in casi come questo, è oltremodo pericoloso.
Ci chiediamo: dov'è la necessità di militarizzare ulteriormente la politica estera italiana? Un Paese come il nostro, che si è sempre distinto per la vocazione diplomatica, per la sua attenzione ai valori umanitari, deve davvero assumere un ruolo sempre più interventista? Noi crediamo di no, a differenza di questo Esecutivo, che si sta sempre più orientando, purtroppo, ad una economia di guerra. Nella prossima manovra, si tagliano tutti i settori, sanità compresa. Pensi, Presidente, che nel Documento programmatico di bilancio per la sanità sono stati messi a disposizione 860 milioni per il 2025, solo 860 milioni, quando autorevoli fonti ci dicono che occorrerebbero almeno 4 miliardi solo per far pari, cioè per mantenere un Servizio sanitario nazionale pubblico, in questo momento già al collasso. Con 860 milioni non si riesce nemmeno a pareggiare i conti rispetto all'aumento dei costi energetici in sanità e continuiamo a lasciare nell'incertezza di cura 4 milioni di italiani, che rinunciano a curarsi per povertà o si impoveriscono per questo.
Bene, per la sanità i soldi non si trovano, ma si prevede un aumento di spesa esclusivamente per gli armamenti militari, che già quest'anno hanno toccato il record di 9,3 miliardi di euro, un Governo che ha deciso di investire nei prossimi anni altri 7 miliardi per comprare altri 25 cacciabombardieri d'attacco F-35, oltre ai 90 già preventivati, per arrivare ad una avere una flotta di 115 velivoli non destinati alla difesa del nostro spazio aereo, ma appunto cacciabombardieri d'attacco, anche con armi nucleari. Senza considerare che è aumentata la vendita di armi nel mondo - 6,3 miliardi, record dell'anno scorso - anche a Paesi in guerra come l'Ucraina - oltre 400 milioni il valore dei contratti nel 2023 - e si continua a consegnare armi perfino al criminale Governo di Netanyahu. Lo attestano i dati dell'Istat, Presidente, sull'nonostante le smentite governative.
Ebbene, oltre a questo, abbiamo un Governo che oggi chiede mano libera nell'invio delle nostre Forze armate all'estero, limitando anche il potere di controllo del Parlamento. Infatti, questo disegno di legge prevede un minor controllo parlamentare sulle decisioni di invio di truppe all'estero.
Le nuove disposizioni permettono un intervento più flessibile da parte dell'Esecutivo, riducendo i tempi del coinvolgimento del Parlamento nelle scelte strategiche militari. Questo, secondo noi, è un per la democrazia. Le scelte che riguardano le nostre Forze armate devono passare sempre attraverso un dibattito compiuto e trasparente in Parlamento, con un confronto chiaro e pubblico sulle reali motivazioni di ogni missione. Ridurre il ruolo del Parlamento in queste decisioni significa ridurre anche il controllo democratico sulle azioni del Governo.
Presidente, siamo alle solite: si comprime il valore stesso della democrazia parlamentare. Non bastano le fiducie - siamo a 60 - i decreti-legge, le mortificazioni del Parlamento nella definizione dei livelli essenziali delle prestazioni nel contesto della sciagurata autonomia differenziata. Si vuole comprimere il ruolo del Parlamento anche nel contesto della politica militare: non è accettabile.
Vi è anche un aspetto economico non indifferente. Il costo delle missioni internazionali per il nostro Paese è già molto alto e il presente disegno di legge prevede una gestione molto più flessibile, giustappunto, semplificata dei fondi, senza però fornire sufficienti garanzie sul loro utilizzo. Viene promesso un controllo parlamentare a posteriori, ma chi ci assicura che i fondi stanziati verranno impiegati nella maniera più efficiente? Eppure, lo stesso Ministro Crosetto si dichiarò favorevole rispetto al fatto che le missioni internazionali avessero obiettivi chiari e risultati misurabili, affinché il Parlamento potesse poi decidere in maniera compiuta se prorogare o aumentare i fondi per quelle missioni. Allo stato attuale delle cose, non vedo mai gli obiettivi nelle missioni internazionali e non vedo a posteriori un'analisi dei risultati ottenuti, neanche a livello qualitativo.
Secondo noi, esistono altre vie, diverse e più coerenti con i valori della pace che l'Italia dovrebbe promuovere nel mondo. Dobbiamo invertire il paradigma dell'economia di guerra. Vogliamo una politica estera basata sul dialogo, sulla cooperazione internazionale, sulla risoluzione pacifica dei conflitti, che veda l'Italia protagonista, come un mediatore credibile e rispettato ai tavoli internazionali. La diplomazia preventiva dovrebbe essere al centro della nostra azione internazionale. Invece di inviare truppe, dovremmo potenziare la nostra rete diplomatica, investire in organismi internazionali, come le Nazioni Unite, e promuovere accordi di pace. La storia ci insegna che le guerre si evitano con il dialogo, la capacità di sedersi attorno a un tavolo e la negoziazione. Vogliamo, inoltre, un rafforzamento del nostro impegno in ambito umanitario. Invece di inviare soldati - che pure sono molto stimati i nostri soldati - inviamo medici, ingegneri, soccorritori e promuoviamo interventi di ricostruzione -conflitto e di assistenza alle popolazioni colpite in guerra. L'Italia ha una lunga tradizione di cooperazione allo sviluppo: è questa la direzione che dovremmo continuare a seguire.
Infine, Presidente, dobbiamo investire in un'educazione alla pace. Dovremmo promuovere l'educazione ai diritti umani, alla convivenza pacifica, alla risoluzione non violenta dei conflitti. La vera sicurezza internazionale si costruisce, anche e soprattutto, attraverso la formazione delle nuove generazioni, che devono essere capaci di superare la logica dello scontro e della guerra. Presidente, noi vogliamo davvero rendere compiuto l'articolo 11 della nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato a una prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
Conversione in legge del decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, recante disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali. (C. 2088)
3.
S. 1020 - Modifiche alla legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvato dal Senato) (C. 2049)
Relatrici: MARROCCO, per la III Commissione; SACCANI JOTTI, per la IV Commissione.
4.
BICCHIELLI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e sugli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi dall'anno 2019. (Doc. XXII, n. 31-A)
Relatrice: SEMENZATO.
5.
D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia. (C. 976-A)
Relatrice: BORDONALI.
6.
Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. (C. 1168-1318-1371-1452-1572-A)
: NAZARIO PAGANO.
7.
8.
Legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità. (C. 1632-A)
e delle abbinate proposte di legge: TRANCASSINI ed altri; BRAGA ed altri. (C. 589-647)
: TRANCASSINI.
9.
CENTEMERO ed altri: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle start-up e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 107-B)
: CENTEMERO.