PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge costituzionale n. 976-A: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia.
Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
Ricordo che nella seduta del 27 settembre 2024 si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge costituzionale e delle proposte emendative presentate .
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALI, Grazie, Presidente. Il parere è contrario su tutti gli emendamenti.
VANNIA GAVA,. Presidente, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.5 Alfonso Colucci.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.5 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Colleghi, adesso che siete liberi con le mani, possiamo salutare le studentesse, gli studenti e i professori dell'Istituto “Maria Consolatrice” di Roma. Benvenuti, ragazze e ragazzi, alla Camera dei deputati .
Passiamo all'emendamento 2.7 Zaratti. Dichiaro aperta la votazione. No, onorevole Serracchiani, vuole intervenire? Allora revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Stiamo affrontando una riforma costituzionale che riguarda la reintroduzione in Friuli-Venezia Giulia delle province. Vorrei precisare, in parte lo dice anche il collega Zaratti nell'emendamento, che in Friuli-Venezia Giulia, in questo momento, non è necessaria una riforma costituzionale per avere degli enti di secondo grado, perché questi sono già previsti. Sono già previsti, esistono, peraltro la regione Friuli-Venezia Giulia, con il presidente Fedriga, li ha definiti enti di decentramento regionale, a cui possono essere e sono state date anche delle funzioni.
In realtà, il tema semmai è capire quali sono le funzioni che si vogliono dare a questi enti di area vasta. Né serve una riforma costituzionale per ridefinirle province, perché già questo sarebbe possibile tecnicamente e giuridicamente. Quindi, la domanda che ci siamo posti nell'esaminare la riforma costituzionale oggetto della discussione odierna è che cosa si sta facendo con questa riforma e a che cosa serve la riforma.
La riforma sembra non avere un senso istituzionale perché non si capisce neppure quali sono le funzioni che dovrebbero essere affidate a questi enti decentrati dal punto di vista territoriale. La modifica che si intende introdurre, anche con l'emendamento del collega Zaratti, è legata a cercare di capire quali sono le finalità e a che cosa servono questi enti di decentramento, perché nella relazione illustrativa che ha accompagnato questa proposta di legge la definizione delle funzioni è totalmente mancante.
Per cui si costruisce prima una scatola, che evidentemente è una scatola vuota, per infilarci poi, in un secondo tempo, delle funzioni di decentramento. Però, ripeto, non essendo state indicate nella proposta e non essendo presenti in questo momento, neppure da un punto di vista strategico, nelle intenzioni della regione Friuli-Venezia Giulia, non si capisce perché si sia costretti a fare una riforma di rango costituzionale. Tra l'altro, vorrei anche precisare che si interviene di nuovo sullo Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia, che è una regione ad autonomia speciale, a distanza di pochissimi anni.
La legge che ha riformato le province in Friuli-Venezia Giulia, sopprimendole e creando degli enti di secondo grado, è del 2016. Questo intervento, a distanza di così pochi anni, fa, nella sostanza, dei passi indietro, che evidentemente non coincidono con le esigenze di oggi del nostro territorio. Quindi, per questi motivi noi abbiamo depositato una serie di emendamenti. Sono intervenuta su questo emendamento, del collega Zaratti, anche per chiarire e dare un cappello a quello che stiamo facendo, perché, effettivamente, questa reintroduzione delle province o enti di secondo grado, chiamiamoli come vogliamo, è un tema del quale oggettivamente non riusciamo a comprendere non solo le ragioni, ma neppure le funzioni.
Ed è per questo che, con alcuni emendamenti, si è cercato di chiarirle, anche se naturalmente lo facciamo in un intervento che arriva soltanto dopo la fase emendativa, il che, francamente, non determinerà in questo testo la chiarezza necessaria, visto che stiamo parlando di una riforma costituzionale, di cui mancano, a nostro avviso, anche i perimetri e il contesto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Voglio ringraziare la collega Serracchiani perché nel suo intervento ha focalizzato, ha messo a fuoco, l'argomento fondamentale, a mio parere, di questa modifica costituzionale dello Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia, e del dibattito che ne consegue, con valenza generale per il nostro Paese. La questione centrale è quella delle province.
Alla Camera e anche al Senato giacciono molte proposte di legge per la reintroduzione delle province nel nostro Paese. Io dico subito che noi siamo d'accordo. Siamo d'accordo perché la riforma che è stata fatta al tempo, la cosiddetta riforma Delrio, non è stata, lo dobbiamo riconoscere, efficace e coerente con la Costituzione, perché - come tutti quanti sanno, ma io lo voglio ricordare - le province sono degli enti previsti direttamente dalla nostra Costituzione.
È evidente che quello che è stato fatto a seguito della riforma Delrio ha comportato una diminuzione di efficienza su alcune questioni fondamentali che riguardano la vita dei cittadini, a cominciare dalle materie di cui le province si occupavano - devo dire a macchia di leopardo, ma assai egregiamente e, comunque, meglio di adesso -, quali gli istituti scolastici superiori, la viabilità - e sappiamo da questo punto di vista che cosa ha significato la mancanza di manutenzione - e l'ambiente.
Una delle questioni che hanno determinato la volontà di sopprimere le province è stata quella di abolire l'elezione diretta da parte dei cittadini degli organi che governano le province. Noi su questo non siamo d'accordo. Fino a quando esistono degli enti, seppur con una diminuzione delle funzioni e dei trasferimenti finanziari da parte dello Stato, questi devono essere scelti ed eletti direttamente dai cittadini. Questa è una questione fondamentale della democrazia per enti importanti come sono state le province.
Sulla vicenda del Friuli-Venezia Giulia, il fatto che si decide di reintrodurre, seppur surrettiziamente, le province, attraverso questi enti di area vasta che, però, saranno eletti direttamente dai cittadini, è un elemento che, secondo noi, andrebbe maggiormente chiarito. Noi siamo per fare le cose per bene. Se noi vogliamo discutere, e dobbiamo discutere, sulla reintroduzione delle province, lo dobbiamo fare chiaramente. Per questo chiedo ai colleghi dei gruppi parlamentari qui presenti, da quelli di maggioranza a quelli di opposizione, di porre in discussione nelle Commissioni competenti i disegni di legge che riguardano la reintroduzione delle province.
La critica che facciamo - ed è per questo che non voteremo a favore, ma ci asterremo su questo provvedimento - è che si sceglie una via trasversale, cioè quella degli enti di area vasta, i cui organi sono eletti direttamente dai cittadini, ma noi dobbiamo avere il coraggio, tutte e tutti, di affrontare il problema della reintroduzione delle province.
Capisco che è un problema, ma dobbiamo ridare le funzioni e le risorse finanziarie alle province per essere al servizio delle comunità e dei comuni del nostro territorio, così come dobbiamo ridare la possibilità alle cittadine e ai cittadini di eleggersi liberamente coloro che li governeranno a livello provinciale, anche nelle aree vaste .
Guardate che lì ci troviamo di fronte a una cosa di palese incostituzionalità, perché nelle aree metropolitane il presidente, cioè il sindaco metropolitano, è il sindaco del capoluogo di provincia, ma quel sindaco è eletto soltanto dai cittadini della città. I cittadini dell'area metropolitana si ritrovano con un presidente, con un sindaco metropolitano, che neanche hanno eletto; questo rappresenta un'aberrazione dal punto di vista democratico. Per questo, noi ci asterremo su questi articoli che reintroducono gli enti di area vasta e, contemporaneamente, chiediamo però una discussione vera e profonda sulla questione delle province
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.6 Zaratti, se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Zaratti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.8 Alfonso Colucci, se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.100 Serracchiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento, in realtà, correttivo e anche lessicale, che però ha un senso importante. Con esso noi chiediamo di modificare il termine “intese” con le parole “d'intesa con”, anche per far capire e comprendere il senso della frase. Questo perché, effettivamente, il riferimento che viene fatto nell'articolo, così come è stato formulato, lascia delle perplessità anche rispetto al senso letterale, per cui invece che dire “intese”, noi riteniamo che si debba dire “d'intesa con”, anche perché rafforza la partecipazione democratica, mentre “intese” è un termine atecnico di cui in questa fase non comprendiamo il senso. Chiediamo, quindi, alla Sottosegretaria di valutare se non sia opportuno che il termine “intese” sia sostituito dalle parole “d'intesa con”.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo 2, se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate . Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALIGrazie, Presidente. Per le proposte emendative riferite all'articolo 3 i pareri sono tutti contrari.
PRESIDENTE. Compreso l'aggiuntivo, va bene. Prego. Il Governo?
VANNIA GAVA,. Grazie, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.100 Serracchiani. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento a noi sembra quanto mai opportuno e addirittura necessario, perché, per come è scritta la modifica, l'articolato che è stato presentato, si fa riferimento alla conformità ai principi della Costituzione e del presente Statuto. Noi chiediamo di sostituirlo con una precisazione puntuale che non ci sembra affatto sovrabbondante: “, nel rispetto del principio di sussidiarietà riferito agli enti di cui all'articolo 11. Sono comunque fatte salve le funzioni amministrative attribuite agli enti locali dalle leggi della Repubblica”. Questo perché, purtroppo, a noi pare che ci sia una distonia del testo, che è stato presentato e portato in quest'Aula, rispetto alle modalità di funzionamento e di coordinamento degli enti locali.
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Serracchiani. Colleghi, per favore, manteniamo il silenzio per poter ascoltare l'intervento dell'onorevole Serracchiani, così siamo in grado di decidere come votare. Prosegua pure, onorevole Serracchiani.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Questo perché il testo nella sua genericità non contiene indicazioni puntuali e specifiche su quello che andranno a fare questi enti di secondo grado, o meglio, questi enti intermedi. Riteniamo, quindi, sia necessario fare riferimento, in primo luogo, al principio di sussidiarietà riferito proprio a questi enti dall'articolo 11 e, in secondo luogo, al fatto che restano salve le funzioni amministrative attribuite agli enti locali dalle leggi della Repubblica. Altrimenti il rischio che si correrà non sarà solo di confusione tra chi fa cosa, ma anche di sovrapposizione di funzioni che costituiscono dei costi, anche per i cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.02 Alfonso Colucci.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Il MoVimento 5 Stelle, in Commissione Affari costituzionali, nel corso dell'esame di questo provvedimento ha presentato molti emendamenti tesi a sanare le molteplici contraddizioni e carenze del testo che oggi abbiamo all'esame, ma sono stati tutti quanti respinti. In questa sede, abbiamo in qualche modo ripresentato proposte migliorative, ma vedo che abbiamo i pareri negativi e, verosimilmente, anche queste ci saranno respinte, per cui non ci resta che denunciare, in maniera molto chiara e ferma, quelle che sono le criticità di questo testo, perché è una proposta che fallisce completamente i suoi obiettivi ed è fonte di gravi criticità.
Innanzitutto, questa proposta di legge sembra ignorare le lezioni apprese dalla crisi economica del 2008. A tal proposito, ricordiamo la lettera di Jean-Claude Trichet al Presidente Berlusconi in quel periodo e le regole che vennero imposte all'Italia in quel momento. Da ciò nacque la legge Delrio, che venne promulgata nel 2014, una legge che provvide all'abolizione delle province; un'abolizione peraltro parziale, perché il dettato costituzionale non è mai stato modificato. Noi leggiamo ancora questi enti in Costituzione, quindi tale legge non ha avuto la sua piena introduzione.
Ora questa proposta di legge reintroduce gli enti di area vasta ma non ne definisce, in alcun modo, né funzioni né competenze, e quindi finisce per aggiungere solo ambiguità e conflitti di competenza all'interno di un sistema che ha già dimostrato la sua capacità di rispondere e di adattarsi in modo flessibile alle esigenze territoriali. Si crea, con questa proposta di legge costituzionale, un contenitore che è vuoto di contenuti, si creano enti di area vasta senza alcuna chiarezza sul loro ruolo e sulle loro funzioni.
Sarebbe stato necessario - come da noi proposto prima della loro reintroduzione - definire gli ambiti delle loro responsabilità e delle loro competenze. Non interessa cosa questi enti potranno e dovranno fare, ma piuttosto interessa alla maggioranza quante persone potranno esservi sistemate, quanti incarichi potranno essere assegnati e quanti posti potranno essere creati. È tutto qui il contenuto di questa proposta di legge.
La transizione verso nuove forme di territoriali, che questa proposta di legge vorrebbe promuovere, solleva questioni legate proprio all'identità territoriale di quelle zone, alla rappresentatività politica e alla loro capacità di risposta alle esigenze locali; in particolare, questa proposta di reintroduzione degli enti di area vasta nel Friuli-Venezia Giulia solleva dubbi sulla capacità di tali enti di coniugare le esigenze di efficienza amministrativa con il mantenimento di una locale che sia radicata e sensibile alle specificità territoriali.
Fa davvero specie che questa maggioranza, che si è resa promotrice delle autonomie e della valorizzazione dei territori, oggi crei degli enti che si diramano sul territorio ma non ne prevede alcuna funzione, alcuna specificità; davvero si creano esclusivamente posti di potere.
È quindi una proposta di legge che si contraddistingue per ambiguità e incertezza normativa, per contrasto con le dinamiche territoriali esistenti e che produce un rischio di sovrapposizione e di ridondanza tra gli enti l'uno con l'altro, che presenta gravi problemi di rappresentatività e di legittimazione nonché, naturalmente, gravi questioni di efficienza amministrativa e di costi.
Noi chiediamo alla maggioranza di prendere in esame i nostri emendamenti, che hanno una funzione contenutistica e migliorativa, soprattutto, per la definizione degli ambiti e delle competenze di questi enti, a partire da questo, l'articolo aggiuntivo 3.02 che illustriamo, e a seguire, con gli ulteriori che verranno. E, in caso di mancato accoglimento dei nostri emendamenti, noi esprimiamo fin d'ora un voto chiaramente negativo alla proposta di legge .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.02 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALIGrazie, Presidente. Esprimo parere contrario per tutti gli emendamenti.
VANNIA GAVA,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Onorevole Bordonali, qual è il parere sull'unico emendamento all'articolo 5?
SIMONA BORDONALIGrazie, Presidente. Il parere è contrario.
VANNIA GAVA,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 5, ai sensi dell'articolo 87, comma 2, del Regolamento, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, intervengo su questo voto particolarmente importante per rendere comprensibile a quest'Aula che cosa stiamo facendo in questo momento, procedendo su questo voto.
Noi chiediamo, per lo meno, di sopprimere questo articolo, e lo chiediamo perché ci riconosciamo fortemente in alcuni principi che non sono solo formali, sono anche principi sostanziali. Ecco, questo articolo 5, così come è stato modificato, opera nella direzione di affidare a una legge regionale - legge regionale che ancora non c'è - le procedure e la disciplina per sottoporre a referendum le modifiche dello statuto. Attualmente, l'attuale statuto del Friuli-Venezia Giulia prevede invece che quella disciplina referendaria (ossia come accedere al referendum, come consentirlo) sia scritta direttamente dentro lo statuto, e questo principio non è scritto solo nello statuto del Friuli-Venezia Giulia, ma è un principio che c'è nella Costituzione italiana. Se voi sfogliate la Costituzione e arrivate all'articolo 138, quando si va a modificare la Costituzione deve essere chiaro - è scritto all'interno della Costituzione - chi e come la può modificare, e non è un caso che questo articolo sia collocato subito prima dell'articolo 139 sul limite invalicabile della forma repubblicana, perché si collega al primo articolo, a quella sovranità che appartiene al popolo che noi non possiamo spogliare.
Quando c'è una Carta fondamentale, quando c'è un testo, in quel testo deve essere chiaro che, se si modificano le regole fondamentali, l'atto più importante, a quel punto i cittadini devono sapere come e in quali condizioni vengono interpellati. Se invece si rimanda a una legge, quello che si vuole fare è altro: si vuole rendere sempre più semplice la modifica, sempre più semplice il cambiamento, sempre più semplice l'evoluzione e non capire quando, come e se i cittadini possono avere il diritto e la possibilità di esprimersi.
Ora, noi capiamo che c'è una ragione politica, l'abbiamo contrastata, ma vi abbiamo chiesto: affrontatela a viso aperto.
Se tutta la modifica di questo statuto vi è indispensabile perché avete il tema politico di riuscire a garantire il terzo mandato al presidente Fedriga, fate una politica a viso aperto. Non nascondete addirittura il referendum confermativo richiamando la legge regionale, stabilendo un meccanismo che, in realtà, rende ancora più incomprensibile ai cittadini del Friuli come possano incidere nel momento in cui vengono modificate costantemente le regole del gioco.
State infatti facendo modifiche che non servono per raggiungere gli obiettivi che dichiarate, perché gli obiettivi che dichiarate sono raggiungibili già con lo statuto vigente. Quello che state facendo è, ad esempio, nascondere le modalità per avere il referendum all'interno di una legge. Da questo punto di vista, la nostra è una richiesta politica. Personalmente, lo dico anche in questa sede, il presidente Fedriga, come coordinatore della Conferenza delle regioni, sta prendendo posizioni importanti, ad esempio sul tema del trasporto pubblico locale, chiedendo un miliardo e 700 milioni di euro in più di investimenti al Governo, perché la crisi del trasporto pubblico locale è una grave responsabilità di questo Governo, sta facendo cose utili.
Si può discutere di tutto, noi abbiamo posizioni diverse, ma almeno sulle regole del gioco, almeno sul fatto che i cittadini devono sapere come si accede al referendum quando viene modificato un testo fondamentale com'è questo statuto per il Friuli-Venezia Giulia, fermatevi, votate questo emendamento. Non abbassiamo a una legge regionale, tutta da definire, quello che è un criterio, il principio cardine di sapere quando e come anche i cittadini del Friuli devono potersi esprimere nei confronti di quello che state facendo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente, ringrazio l'onorevole Casu dell'intervento. Lo voglio dire ai colleghi di maggioranza, che, magari, pensano che questa modifica dello statuto del Friuli-Venezia Giulia interessi soltanto il Friuli-Venezia Giulia: in realtà non è così. Lo dico ai colleghi del Veneto, ad esempio, che hanno un presidente che, quando scadrà il secondo mandato, anzi, in realtà ne ha fatto più di uno, ma insomma vorrebbe magari fare il terzo consecutivo.
C'è chi si sta già attrezzando per farlo e magari apre la porta a poterlo fare anche nelle regioni a statuto ordinario, perché, rispetto a quello che diceva il collega Casu, aggiungo che questo articolo è stato inserito in sede di Commissione ed è stato accompagnato, a livello locale, dall'annuncio della modifica anche della legge elettorale, per cui si apre alla possibilità di fare il terzo mandato, si apre alla modifica della legge elettorale, che eliminerà il limite dei mandati, le incompatibilità e le ineleggibilità. Vi voglio avvertire che, se volete, la strada è tracciata verso il terzo mandato. Chissà perché, in precedenza, questo non sia stato dato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Proseguo, in qualche modo, il mio precedente intervento per denunciare un vizio di legittimità costituzionale di questo provvedimento, un vizio di legittimità proprio nella parte in cui, introducendo questi enti di area vasta, va a confliggere con le prescrizioni contenute nella legge Delrio, che, per univoco orientamento della Corte costituzionale, è una legge costituzionalizzata ormai, quindi una legge di rango costituzionale in quanto organizzativa. Qual è il tema che noi andiamo a denunciare?
In particolare, la questione di costituzionalità riguarda specificamente la previsione dell'elezione diretta degli organi degli enti di area vasta che si propone con questo disegno di legge. È una disposizione, l'elezione diretta, che confligge con il quadro normativo e giurisprudenziale esistente sia a livello nazionale, in particolare nelle disposizioni della legge Delrio, che ricordavo, la legge n. 56 del 2014, sia con la giurisprudenza della nostra Corte costituzionale.
La legge Delrio, che, ricordo, è il frutto di quel periodo di crisi del 2008, quindi consegue direttamente alla necessità di contrarre e di ridurre la spesa pubblica - il valore costituzionale del bilancio, della correttezza del bilancio, dell'equilibrio del bilancio venne inserito proprio allora, quindi, sono prescrizioni costituzionali -, ha stabilito che il meccanismo di elezione indiretta per gli organi di governo delle province e delle città metropolitane, che prevede che i presidenti e i consigli siano eletti non direttamente dai cittadini, ma dai consiglieri comunali o dai sindaci del territorio di competenza, elezioni di secondo livello, è ormai costituzionalizzato, ed espressamente prevede che tali disposizioni si applichino anche alla regione Friuli-Venezia Giulia, nel rispetto della sua autonomia statutaria.
E lo stesso Servizio studi della Camera, nel relativo a questo provvedimento, rammenta che la regione Friuli-Venezia Giulia è tenuta a recepire i principi della legge Delrio, principi definiti di grande riforma economica e sociale, limiti invalicabili, generali, trasversali, per la potestà legislativa di tutte le regioni. E in questo richiamo la sentenza della Corte costituzionale, la n. 168 del 2018, che leggo in una sua piccola parte pedissequamente: “I previsti meccanismi di elezione indiretta degli organi di vertice dei nuovi enti di area vasta sono funzionali al perseguito obiettivo di semplificazione dell'ordinamento degli enti territoriali, nel quadro della ridisegnata geografia istituzionale, e contestualmente rispondono a un fisiologico fine di risparmio dei costi connessi all'elezione diretta”.
Ed è su tale base che la Corte costituzionale è già intervenuta, e mi riferisco a una precedente sentenza, dichiarando l'illegittimità costituzionale della legge regionale siciliana, la legge n. 17 del 2017, nella parte in cui prevedeva l'elezione diretta del presidente del libero Consorzio comunale, nonché del sindaco e del consiglio metropolitano. Quindi, questa proposta di legge si qualifica come costituzionalmente illegittima nella parte dell'elezione diretta degli organi intermedi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Volevamo porre la questione, il testo che noi stiamo approvando è un testo differente rispetto alla proposta che arriva dalla regione Friuli-Venezia Giulia, perché in sede referente è stato approvato un emendamento, da parte della Lega, che modifica di fatto la proposta della regione. A nostro avviso, il testo deve ritornare al vaglio della regione. È evidente che il partito che da sempre reclama l'autonomia e il rispetto per le regioni non sta, in questo momento, rispettando il Friuli-Venezia Giulia.
E non lo fa neanche quando approva l'autonomia differenziata, perché con l'autonomia differenziata l'effetto è di annacquare la specialità delle regioni a statuto speciale, quindi l'ipocrisia è palese proprio anche in questo provvedimento
PRESIDENTE. Prima di votare, colleghi, salutiamo le signore e i signori che frequentano la Scuola di direzione aziendale “Bocconi” di Milano e Roma, in particolare frequentano il in . Benvenuti alla Camera dei deputati
Adesso diamo la dimostrazione di come si vota.
Avverto che, poiché è stato presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo, porrò in votazione il mantenimento di tale articolo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 5.
Ricordo che chi intende sopprimere l'articolo 5 deve votare contro il mantenimento, dunque luce rossa; chi, invece, intende mantenerlo deve votare a favore, dunque luce verde.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo 6.01 Alfonso Colucci. Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALIIl parere è contrario.
VANNIA GAVA,. Il parere è conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 6.01 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALIIl parere è contrario.
VANNIA GAVA,. Il parere è conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 7.1 Alfonso Colucci e 7.100 Serracchiani.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.1 Alfonso Colucci e 7.100 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALIIl parere è contrario su tutti gli emendamenti.
VANNIA GAVA,. Parere conforme alla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 8.1 Alfonso Colucci e 8.100 Serracchiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Scusi il ritardo; pensavo intervenisse il collega Colucci che è per primo. Ripeto in parte quello che ho già detto: qui il punto non è essere d'accordo oppure no a che esistano degli enti intermedi tra i comuni e le regioni; qui il punto è se ha senso che in Friuli-Venezia Giulia, che è una regione di poco più di 1.100.000 abitanti, un po' meno della provincia di Brescia, abbia senso reinserire le province così come erano conosciute, ma soprattutto ci si domanda se abbia senso oppure no che avvenga attraverso una riforma costituzionale.
Vede, Presidente, già oggi esistono enti intermedi di area vasta in Friuli-Venezia Giulia e già oggi quegli enti intermedi di area vasta hanno funzioni e potrebbero averne ancora di più; possono avere dipendenti, possono avere tutto quello che vogliono e avere anche ulteriori funzioni da parte dell'ente regionale. C'è una cosa, però, che prevede questa riforma costituzionale: non si accontenta che quegli enti di decentramento regionale siano enti di secondo grado ma inserisce l'elezione diretta, punto. Inserisce l'elezione diretta: quindi, li potremmo chiamare enti di area vasta, unioni territoriali intercomunali o EDR, come si chiamano adesso, cioè enti di decentramento regionale. Il punto è che si sta reintroducendo l'elezione diretta. Ora io capisco che si vogliano dare dei posti a chi, in questo momento, ritiene che quei posti devono essere occupati da una certa politica, ma voglio anche precisare che si può fare lo stesso pur prevedendo degli enti di secondo grado e, addirittura, prevedendo in capo ai soggetti che svolgono funzioni di secondo grado anche delle indennità, se il problema fosse quello.
Il punto è che l'elezione diretta comporterà, di nuovo, quei costi che gravano sui cittadini, che, tra l'altro, in modo unanime si sono tolti in Friuli-Venezia Giulia, perché vorrei che questo fosse chiaro. Mentre questa proposta proviene dal consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia con una votazione della sola maggioranza politica, in precedenza, quando sono state eliminate le province, quella riforma costituzionale è stata votata all'unanimità sia in consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia sia in queste Aule parlamentari. Adesso si torna indietro ma non perché non esistono enti intermedi, che esistono, ci sono fisicamente, ma perché si vuole tornare all'elezione diretta per dare la garanzia a qualcuno di occupare quei posti, per aumentare i costi per i cittadini e per non dare nulla in più a quello che serve oggi ai cittadini. Fatemelo dire, per cortesia: non è una questione di democrazia; è una questione di costi e di spazio politico che si vuole prendere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loperfido Ne ha facoltà . Non dia retta, onorevole Loperfido.
EMANUELE LOPERFIDO(FDI). Sono abituato, Presidente. Presidente, vede, la riforma che venne fatta venne realizzata per cercare di correre un po' dietro a quel fenomeno del populismo e dell'antipolitica, per cui bisognava, comunque, avere un cadavere politico da mostrare alla popolazione. Ebbene, il Friuli-Venezia Giulia, tra l'altro, ebbe, anche grazie al suo statuto, chi corse subito per far veramente cancellare dallo statuto della nostra regione a statuto speciale la parola province e questo accadde. Era una riforma che doveva essere basata su maggiore efficienza e riduzione dei costi, però con questa riforma non si ebbe né maggiore efficienza né riduzione dei costi e soprattutto la parte democratica, che delle volte a qualcuno pare importante e altre volte meno, venne totalmente cancellata.
Infatti, con la costituzione degli enti intermedi o degli enti di area vasta - oggi si chiamano EDR, enti di decentramento, ma potete chiamarli come volete - accade una cosa: i sindaci, eletti dal popolo, eletti democraticamente, devono andare col cappello in mano da chi nomina i vari dirigenti di questi enti intermedi, quando invece avevamo visto - e non soltanto in Friuli-Venezia Giulia - come i casi di efficiente funzionamento delle province fossero veramente casi di elevato modello di democrazia efficiente ed efficace, dove la politica dava delle risposte ai cittadini.
Siccome la politica deve dare risposte ai cittadini, altrimenti aumenta l'antipolitica, ecco allora che forse questo è veramente un passo importante della politica, con la “P” maiuscola, che riconosce un errore fatto e, invece di continuare a insistere, si riapre ai cittadini, i quali hanno visto anche nei programmi elettorali che volevamo ripristinare le province e ci hanno votato anche per quello . Quindi, non è un percorso antipolitico e antidemocratico dire che ho sbagliato, che facciamo un passo indietro e se la regione Friuli-Venezia Giulia ci chiede di ripristinare, all'interno dello statuto, la parola province allora che siano enti democraticamente eletti, in cui i presidenti vengono eletti dai cittadini. Questo è veramente riavvicinare la politica ai cittadini. Dunque, comprendiamo benissimo quando la regione Friuli-Venezia Giulia chiede a questo Parlamento di ripristinare la provincia, ma soprattutto che sia un organo elettivo e non più un ente intermedio, perché altrimenti continueremo nello sbaglio per cui il cittadino non vede l'ente come qualcosa al quale può rivolgersi per risolvere il problema.
Quindi, benissimo il fatto di vederlo come ente di primo grado, benissimo il fatto di voler ripristinare la possibilità di eleggere il presidente della provincia e il consiglio provinciale, anche perché la regione Friuli-Venezia Giulia, che è una regione a statuto speciale, ha tutte le competenze per andare a delineare quelle che saranno le deleghe e le competenze della provincia, per cercare di andare nell'ottica di essere un ente di programmazione, un ente di area vasta in grado di venire incontro a quei problemi che hanno tutti i nostri singoli comuni e non guardo soltanto al Friuli-Venezia Giulia, ma a tutti i nostri comuni d'Italia, i quali senza un organo intermedio hanno veramente grosse difficoltà ad affrontare la questione della manutenzione delle strade e delle scuole. Pensate soltanto che per la manutenzione delle strade le regioni, che devono andare a fare la manutenzione, devono fare un bando europeo, quando, invece, non si può assolutamente perdere tutto quel tempo, perché i cittadini ti chiedono risposte immediate. Ecco perché noi, con la politica, cerchiamo di dare risposte ai cittadini .
Guardi, Presidente, che è proprio l'inverso - e concludo - perché noi non vogliamo ripristinare le province per dare i posti. Non è questa la nostra concezione della democrazia; forse era la concezione di chi ha voluto abolire le province, che voleva dare dei posti a qualcuno . Infatti, noi non diamo posti ma candidiamo bravi amministratori che vengono eventualmente eletti presidenti delle provincie e saranno i cittadini a decidere chi governa il territorio e non il partito che dà dei posti.
Questa è una dimostrazione di democrazia e la regione Friuli-Venezia Giulia, grazie a questo Parlamento, dimostrerà di saper riempire con competenze quelle che sono le esigenze di un territorio che, finalmente, potrà governare senza aumento di costi, con efficacia e facendo in modo che la politica dia risposte ai cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Auspico intanto una discussione pacata e che non ci riporti a utilizzare terminologie che sono state usate qualche anno fa e che hanno determinato anche una diminuzione vera dell'efficienza e della capacità democratica delle istituzioni.
Faccio un esempio: si è pensato di ridurre i costi della politica riducendo il numero dei consiglieri comunali, ma noi adesso abbiamo consigli comunali a cui non si accede neanche se si prende l'8 per cento dei voti. Questa sì che è una rivoluzione della democrazia: attraverso la riduzione del numero dei rappresentanti dei cittadini soprattutto ai livelli più bassi, si è diminuita la capacità della democrazia di esprimere idee, di portare un contributo alla propria comunità. Qual è stato il risparmio? Cento euro all'anno per consigliere comunale? Perché quel lavoro si fa in modo volontario. Noi siamo, intanto, per ripristinare gli spazi di democrazia del nostro Paese.
Sulla vicenda delle province, mi dispiace ascoltare che la questione sia legata ai posti, ma la situazione attuale è che ci sono i sindaci che sono, contemporaneamente, elettori ed eleggibili per i ruoli in consiglio provinciale. Quella sì che è una casta, perché prendiamo 100 persone che, tra loro, decidono chi fa il presidente, chi fa il vice presidente, chi fa il delegato, e via dicendo . Quella sì che è una casta, all'insaputa di tutti i cittadini che ci sono.
Lo dicevo anche prima: nelle aree metropolitane è ancora peggio. Faccio l'esempio dell'area metropolitana di Roma. Il sindaco dell'area metropolitana di Roma è il sindaco di Roma, ma gli 1,5 milioni di cittadini che vivono nella provincia di Roma hanno eletto quel sindaco? No, si trovano governati da una persona stimabilissima - non è quello il punto - che, però, non ha avuto il consenso di quei cittadini. Ovviamente quel sindaco farà l'interesse della sua città.
Come si può pensare che tutto ciò sia costituzionale? La democrazia costa. Quanto costa, in questo caso, nelle province? Poco, sono pochi spiccioli che permettono, però, di fare una cosa: di fare in modo che tutti gli enti che governano siano rappresentati dai rappresentanti eletti dai cittadini e dalle cittadine, perché la differenza tra adesso e prima è semplicemente una. Non sono sparite le province. Io capirei se, a un certo punto, questo ente intermedio fosse stato completamente abolito, ma quell'abolizione è stata bocciata dai cittadini quando è stata bocciata la riforma costituzionale, proposta da Renzi al tempo, che prevedeva l'eliminazione delle province.
La coerenza costituzionale della legge Delrio, secondo me, non c'è, mi dispiace dirlo, perché, poi, parlano i fatti. Noi dobbiamo sempre avere anche la coscienza e la capacità di vedere le riforme che sono state fatte bene e che funzionano e quelle che sono state fatte male. La riforma Delrio è stata un disastro, basta vedere le strade delle nostre città, basta vedere i nostri sindaci che non sanno a chi rivolgersi quando c'è un problema in un istituto scolastico; basta vedere i problemi dell'ambiente dove le province svolgevano una funzione fondamentale. Le province sono un ente utile, lo dobbiamo dire perché i fatti lo dicono. E quando, comunque, c'è un ente, io non vedo alcuna ragione per cui si devono espropriare le cittadine e i cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti, di un segno o di un altro. È la democrazia che parla e su questo vogliamo fare una battaglia fino in fondo, perché difendiamo il diritto di ognuno di scegliersi i propri governanti, elemento basilare della democrazia e della Costituzione , .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Il problema principale delle province o degli enti di area vasta, lo sappiamo tutti, è un problema di risorse che sono state tagliate negli ultimi anni e che state tagliando anche adesso da ciò che si viene a sapere della legge di bilancio . Abbiamo un problema di risorse e che cosa facciamo? Le tagliamo e, in parte, le utilizziamo per pagare gli stipendi dei politici che devono essere eletti. È questa la soluzione? Cioè, per far funzionare un ente che non funziona perché non ha risorse, ci mettiamo dei politici che drenano ulteriori risorse per far funzionare quell'ente ? La volontà dei cittadini si è già espressa, anche qui, alla Camera dei deputati, e in Senato, con il referendum, con il taglio dei parlamentari, e voi cosa state facendo? Siccome avete perso dei seggi…
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). …con il taglio dei parlamentari avete perso delle poltrone, che sono uscite dalla porta, ora le volete far rientrare dalla finestra con questa proposta di legge .
Questa proposta di legge doveva essere ribattezzata “super reddito di cittadinanza”, ma non per tutti i cittadini, solo per gli amici e gli amici degli amici in Friuli-Venezia Giulia di Fratelli d'Italia, della Lega e di Forza Italia. Almeno abbiate il coraggio di ammetterlo !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Cercherò, se possibile, di uscire dal populismo e di fare un ragionamento un po' più sensato, perché chiunque abbia un collegamento con il territorio sa cosa sta accadendo oggi …
PRESIDENTE. Colleghi, non possiamo fare il contrappunto, per cui uno parla e l'altro fa la contromelodia. Non si capisce, diventa una cacofonia. Prego, onorevole Benzoni.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Chiunque stia sul territorio sa cosa vuol dire oggi il sistema delle province: è un sistema di una riforma incompiuta, che oggi è un nonsenso. Ci sono ancora le province, che volevamo abolire, ci sono con un secondo livello, ci sono decine di amministratori che, come volontari, fanno quel lavoro, mettendo a rischio il proprio tempo, i propri comuni, dove sono sindaci, consiglieri comunali, assessori. Sono impegni, perché non è vero che non ci sono le risorse: le risorse ci sono, anche le responsabilità delle province, ma non il riconoscimento di quel lavoro; e c'è un sistema di voto di secondo livello allucinante, insensato e inspiegabile .
Credo che il dibattito possa essere tra chi vuole abolire le province (c'è già stato un referendum) e chi pensa che quell'ente sia necessario in quanto ente di vicinanza ai cittadini, ma non in difesa di questo sistema attuale, che è incomprensibile, inattuabile e per nulla democratico. Quindi, noi voteremo questa cosa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà, per un minuto.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Qui non si tratta di difendere il sistema attuale, si tratta di evitare che questi contenitori privi di contenuto si traducano, per il bilancio della regione Friuli-Venezia Giulia, in una grave e seria ipoteca sul suo bilancio. Qui ci sono appostazioni di spesa che conseguono alla costituzione di questi enti senza aver definito cosa faranno questi enti. Si parte dal soggetto senza definire l'oggetto, invece bisognerebbe prima dire cosa fanno, poi chi lo fa e, quindi, stanziare le relative risorse. Voi state ipotecando il bilancio del Friuli-Venezia Giulia in maniera grave .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Il fatto che si voglia, in questo momento, determinare l'apertura di posizioni politiche da coprire sa da cosa si evince? Dal fatto che, in questo momento, al Senato c'è una riforma sulle province. Ebbene, tutte le questioni che vengono poste, più o meno legittime, più o meno nel merito, dovrebbero essere affrontate in maniera unitaria in quella riforma: avrebbe senso un dibattito su ciò che va e su ciò che non va.
Io sono stata consigliera comunale, so bene cosa non va della provincia, ma la questione delle risorse è fondamentale, perché anche creando dei corpi intermedi che non hanno risorse, mi dite come si fa a dare risposte ai cittadini? La discussione doveva essere fatta, in modo pieno e veramente approfondito, con la riforma che è al Senato. Invece, in questo momento, acceleriamo una riforma che riguarda solo il Friuli-Venezia Giulia, perché, probabilmente, a momenti, ci saranno le elezioni e creeremo le posizioni con cui dovremo accontentare gli amici degli amici. Questo è il punto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Questo dibattito sulle province si fa sempre in maniera sbagliata, perché è facile dire che le province servono o non servono, portando, però, l'esempio di una legge che è completamente fuori contesto. Infatti, voi non state discutendo - come ha detto bene la mia collega - sullo sviluppo eventuale delle città metropolitane e delle province.
Io sono stato consigliere metropolitano, conosco le difficoltà, ma le difficoltà erano legate alle risorse, come ha detto bene il collega Cappelletti. Quindi, torniamo a quel punto. Vogliamo affrontare questo argomento? Vogliamo tornare indietro su alcune nostre posizioni? Io sono anche d'accordo - lo dico a titolo personale - a tornare indietro su alcune posizioni riguardo all'utilità o meno di questi enti di area vasta, ma, fatto così come lo fate voi, è semplicemente la solita fuffa elettorale, la solita marchetta, la solita cosa per dire che avete risolto un problema, quando ne avete creato un altro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, io ho sentito il collega Loperfido intervenire e farci un po' una lezione sul motivo e sulle ragioni per cui va votata una riforma che ripristini le province così come le avevamo pensate per tanti anni, prima della riforma Delrio. Però, onorevole Loperfido, una domanda a me sorge spontanea, dato che voi siete qui, in questo Parlamento, in maggioranza, da due anni e avete pure festeggiato che siete in maggioranza e che avete la possibilità di fare tutte le riforme che volete. Io chiedo all'onorevole Loperfido, visto che c'è tutta questa enfasi e questa voglia di dire: quanto sarebbe bello se ripristinassimo le province, perché la mette in campo soltanto per il Friuli-Venezia Giulia e non ha presentato in questi due anni una proposta di riforma (anzi, è stata presentata una proposta di riforma, ma non si è mossa di un millimetro). Per cui, io chiedo il perché di questa distonia fra quello che si dice, enfatizzando la necessità di ridare il potere ai cittadini col voto e con l'elezione diretta, e poi, invece, la totale apatia, perché non si è mossa di un centimetro una riforma complessiva e si trova tutta questa voglia di fare soltanto per il Friuli-Venezia Giulia. Questo è quello che chiedo all'onorevole Loperfido.
Quello che chiedo, invece, all'onorevole Zaratti riguarda l'elezione diretta. Figuriamoci se noi siamo a favore dell'elezione diretta e della responsabilità da parte di chi è classe dirigente nel governare i processi politici. Io, però, se dovessi spingere questo ragionamento all'ennesima potenza, potrei dire all'onorevole Zaratti: il premierato; parliamone. Perché il tema della responsabilità diretta da parte dei cittadini nello scegliere chi amministra vale per l'elezione diretta del presidente della provincia e non può valere per chi governa il Paese?
Per cui, a me sembra che ci sia un po' una follia in questo dibattito sulle province soltanto di una piccolissima porzione del nostro Paese. Sarebbe molto più sensato se affrontassimo il tema con una proposta organica, che dalla maggioranza, però, non arriva e latita. Lì potremmo vedere cosa ha funzionato e cosa no di quella riforma, ma ora c'è questa volontà ideologica di ripristinare quello che quando c'era dicevamo che non funzionava, per cui c'è stata la necessità della riforma perché non funzionavano le province. Non è che ci siamo inventati una riforma perché tutti dicevamo: che bello, quanto funzionano bene le province. Tutti, allora, dicevano - tant'è vero che ci fu un dibattito anche nel Paese circa il consenso su quella riforma lì - che non funzionava quel sistema e che andava modificato. Per cui, sarebbe utile che la maggioranza ci presentasse una proposta organica e che l'opposizione avesse una coerenza circa la responsabilità data ai cittadini quando si governa, che va data sempre e non soltanto in alcuni casi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.
GUERINO TESTA(FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno a lei. Io sarò veramente telegrafico. Ritengo e posso dire, anche da testimone oculare, essendo stato - e vedo anche altri colleghi presenti - presidente della provincia di Pescara con elezione diretta dal 2009 al 2014, che in quegli anni è andato avanti un impazzimento generale. Penso che la riforma Delrio sia stata la riforma peggiore dell'ultimo dopoguerra avendo messo in ginocchio interi territori. Penso, inoltre, che questa riforma che stiamo votando sia una riforma giusta, una riforma che darà pure la stura per riprendere seriamente la riforma delle province in tutta Italia con un'elezione diretta, perché riteniamo che le province siano sempre di più, forse a volte anche più delle regioni, il punto centrale per la gestione del territorio di area vasta.
Quindi, spero che in questa votazione non ci sia spazio per la demagogia e per alcune stupidaggini che sono state dette, perché qui non si parla di dare il posto agli amici degli amici, ma solo di ripristinare il linguaggio della verità e della serietà, ridando quindi la possibilità ai cittadini di votare direttamente i propri rappresentanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, io credo che però dobbiamo ripristinare un principio di realtà: non stiamo discutendo della riforma delle province; stiamo discutendo di una modifica alla legge costituzionale sul Friuli e la logica con la quale noi ci siamo opposti in Friuli e ci opponiamo sul livello nazionale non è - lo ripeto: non è! - in linea di principio il ritorno all'elezione diretta. Noi siamo, però, per fare le cose serie. Le cose serie significano, in estrema sintesi e avendo solo un minuto, la questione delle risorse, posto che manca un miliardo per finanziare le funzioni, decidendo, appunto, quali sono le risorse, le funzioni, il personale e poi l'elezione diretta. Non si può fare il percorso all'inverso perché altrimenti si prendono in giro i cittadini e con l'elezione diretta si costruiscono delle aspettative che poi, nella realtà dei fatti, non si è in grado di assolvere e, pertanto, diventerebbe una presa in giro. Questa è una posizione di chiarezza. Non stiamo discutendo del ritorno o del superamento della riforma Delrio. Quando arriveremo in Parlamento avremo le nostre proposte, ma vogliamo che le cose siano fatte seriamente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Solo per ricordare a me stesso, ma anche a molti che sono intervenuti in quest'Aula, che l'abolizione delle province era nel programma elettorale di tutte le coalizioni, anche del centrodestra e anche di chi adesso va a denunciare l'abolizione delle province stesse perché l'ha proposto la Lega, l'ha proposto chi allora era l'attuale Fratelli d'Italia, Forza Italia e tutto il resto.
Il problema è che eravamo nel periodo in cui c'era la demagogia, in cui si attaccava la casta, in cui si diceva che tutto quello che era istituzione andava demolito. Ora non cadiamo nella demagogia contraria, in cui invochiamo un populismo. Facciamo un percorso serio. L'onorevole Fornaro lo ha detto molto bene: prima si ragiona su competenze e su risorse, perché - vorrei ricordare anche a tutti - abbiamo appena approvato una riforma Calderoli che è tutto meno che il riconoscimento delle autonomie vere . Abbiamo votato l'esatto contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN(MISTO). Grazie, Presidente. Sulla base di quello che dicevano sia l'onorevole Fornaro che l'onorevole Faraone, il problema vero è che se voi intraprendete questo percorso su una regione, ancorché a statuto speciale, diventa difficile non farlo anche per le regioni a statuto ordinario. Perché è impantanato il disegno di legge di ripristino delle elezioni dirette nelle regioni a statuto ordinario? Per un semplicissimo motivo: che oggi, se partite con quella, dovete fare eleggere uno che ha solo due funzioni, strade e scuole. Prima bisogna ridare alle province le funzioni che nel, frattempo, sono state delegate a regioni e comuni. Per ridare quelle funzioni servono i soldi, perché non convincerete mai una regione a ridare i soldi che ha avuto in funzione di una materia trasferita.
I soldi per fare questa cosa non ce li avete: è per quello che è stato bloccato quel disegno di legge. Quindi, pensateci bene prima di rimettere un principio in una regione, creando l'aspettativa nelle altre regioni, quando per invertire quel percorso serve un finanziamento cospicuo per riassegnare a quelle province quelle deleghe che giustificherebbero un'elezione diretta. Altrimenti, vai a fare l'elezione diretta di uno che formalmente ha soltanto due funzioni, ancorché importanti, come strade e scuole, ma che non giustificherebbero una riforma di quella portata lì. Era solo per ricordare che alla fine, gira e rigira, torni sempre sui soldi e non si può far finta che il discorso dei soldi non esista, anche se a tanti piacerebbe .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Urzi'. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO URZI'(FDI). Grazie, Presidente. Io, seguendo il dibattito, scorgo una scarsa cultura e conoscenza delle autonomie speciali, perché la proposta nasce da una richiesta della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia, che vive una sua condizione di autonomia speciale riconosciuta che le permette proprio esattamente questo tipo di percorso, nell'ambito di una ridistribuzione delle risorse interne alla regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia con un'attribuzione di responsabilità e compiti. Invece, si confondono i piani, Presidente, e oggi non si è aperta la discussione - benché sia utile aprirla, come ci ha ricordato anche il collega Testa - sulla reintroduzione delle province, perché se ne parlerà nel momento in cui il provvedimento approderà in quest'Aula.
Si è aperta una discussione sulla richiesta della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia di percorrere questo sentiero.
È una prerogativa, Presidente, delle autonomie speciali. Presidente, considerato anche che sono stati presentati numerosissimi emendamenti da parte della sinistra, invito la sinistra a parlare lo stesso linguaggio tanto nei territori come in Parlamento . Quando si è detto, più di una volta, Presidente, che le proposte che arrivano - e concludo, Presidente - dai consigli regionali delle regioni autonome non devono essere subordinate a un dibattito che poi modifica a livello parlamentare quelle stesse proposte, oggi assistiamo, invece, a una massa enorme di emendamenti proprio di quella sinistra che nei territori si scandalizza per modificare la legittima proposta che nasce spontanea dal territorio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicini. Ne ha facoltà.
ANDREA PELLICINI(FDI). Sì, Presidente, velocissimo. Ho sentito l'intervento dell'onorevole Zaratti e lo sposo in pieno. Quello che ha detto l'onorevole Marattin è vero, oggi le province amministrano in gran parte risorse che riguardano le scuole, gli istituti secondari superiori e le strade, la viabilità provinciale, ma queste risorse anche ai tempi - ho fatto l'amministratore provinciale per 8 anni - rappresentavano il 70 per cento almeno del bilancio delle province. Però queste province venivano amministrate con il voto diretto dei cittadini, erano i cittadini a decidere su quali scuole andare ad investire, su quale strada andare ad investire.
Non può essere un gruppo di sindaci. Abbiamo votato, in provincia di Varese, il 29 settembre: 800.000 cittadini non sapevano che in quella data ci fossero le elezioni provinciali, è una cosa scandalosa questa. I cittadini devono tornare protagonisti della vita di questi enti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(FI-PPE). Grazie, Presidente. Decido di intervenire dopo aver sentito alcune considerazioni che mi sembrano un po' delle scuse per non approvare questo provvedimento, piuttosto che trovare dei fondamenti veri e propri. In realtà, vorrei sottolineare due cose: innanzitutto il fatto che ci sia un'elettività diretta non capisco quale problema rappresenti, visto che dare voce ai cittadini dovrebbe essere una cosa alla quale noi teniamo tutti, quindi tornare a questo è un valore, non è un disvalore.
Secondo aspetto: dobbiamo anche tenere conto della realtà di fatto, perché chi conosce la realtà del Friuli-Venezia Giulia - ma penso che questo valga anche per le altre regioni - sa che i sindaci, oltre a fare quello che fanno, e mi sembra anche molto gravoso, devono fare anche gli amministratori di enti di area vasta. Quindi, devono occuparsi, nel loro tempo, di tante cose, alle quali si aggiunge un elemento - poi lo richiamerò anche nella mia dichiarazione di voto -, e cioè che in tutti questi anni dalla soppressione delle province si è verificata una sorta di idrovora verso l'alto.
Il personale delle province non è andato nei comuni, è andato in regione, che è diventato un ente elefantiaco amministrativo e ha perso quella funzione che, invece, deve avere, cioè una funzione legislativa e programmatoria. Allora, dobbiamo anche dire che, se un errore è stato fatto, dobbiamo anche riconoscerlo, dobbiamo dire che quello che non funziona non funziona. Questo è il vero senso della spesa pubblica. E poi non pensiamo che il fatto di avere soppresso le province abbia eliminato i costi, affatto, perché a queste si sono sostituiti degli enti che comunque hanno un costo di personale, di personale direttivo, eccetera. Quindi, in realtà, il problema non è stato affatto risolto.
Quello che noi possiamo fare realmente, se non vogliamo fare coloro che sono chiusi nei palazzi senza sentire i problemi che ci sono realmente nella quotidianità, è dire che, se abbiamo fatto un passo eccessivo, anche in buona fede se vogliamo, è stato un errore sbagliato e dobbiamo rimediare e tornare a quegli enti che sono prossimi ai cittadini e che danno efficienza nella risoluzione dei problemi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Mi rivolgo agli autonomisti della domenica, quelli che hanno valorizzato i territori in questa…
PRESIDENTE. Onorevole Colucci, scusi, siccome lei è già intervenuto, se è proprio una cosa telegrafica, bene, altrimenti non può più parlare.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Attendo, grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.1 Alfonso Colucci e 8.100 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 8.2 Alfonso Colucci e 8.101 Serracchiani. Nessuno vuole intervenire? Pongo in votazione… No, però ditemelo prima. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Ha ragione, Presidente. Stavo consultando gli emendamenti, grazie. Mi rivolgevo prima agli autonomisti della domenica, quelli che valorizzano, attraverso questa proposta di legge, proprio il rilievo delle autonomie locali, quindi il Friuli-Venezia Giulia. Quelli che hanno presentato e hanno approvato questo scellerato progetto dell'autonomia differenziata sono gli stessi che non hanno ritenuto di dover fare quel necessario passaggio presso il Friuli-Venezia Giulia, presso la giunta o anche solo il presidente del Friuli-Venezia Giulia per acquisire il parere rispetto a questo testo, che è modificato rispetto a quello che il Friuli-Venezia Giulia aveva approvato, in conformità, peraltro, all'articolo 63 dello statuto del Friuli-Venezia Giulia, che prevede che i progetti di legge vengano comunicati dal Governo della Repubblica al consiglio regionale, che esprime il suo parere su di essi.
Questo passaggio è mancato, quindi voi state mortificando l'autonomia del Friuli-Venezia Giulia nella misura in cui pensate di far approvare a quest'Aula un disegno di legge diverso da quello proposto dalla stessa regione Friuli-Venezia Giulia. Infatti, Presidente, alle modifiche degli statuti delle regioni a statuto speciale si applica sicuramente il procedimento dell'articolo 138. Sono di rango costituzionale, e quindi abbiamo una doppia lettura da parte di entrambe le Camere. Ma è anche vero che adesso si applica anche la legge costituzionale n. 2 del 2001, che è quella che proprio prevede il procedimento di approvazione delle revisioni degli statuti delle regioni a statuto speciale.
Quindi, qui si tratta di un doppio procedimento aggravato: un procedimento articolo 138 della Costituzione, e siamo qui per questo, ma anche il procedimento della legge costituzionale n. 2 del 2001, che valorizza esattamente l'autonomia della regione a statuto speciale, nel senso non solo di poter proporre la modifica statutaria ma anche, a nostro giudizio, così come gran parte della dottrina costituzionale ritiene, le modifiche che le Camere vorrebbero apportare a questo statuto. Quindi, noi ci troviamo a mortificare l'autonomia della regione, questo fa davvero specie.
Tra l'altro, ci sono dei precedenti, che attengono proprio allo svolgimento dei lavori delle Commissioni affari costituzionali sia della Camera sia del Senato, in relazione a precedenti modifiche, che, guardi un po', riguardano esattamente la regione Friuli-Venezia Giulia, nelle quali, in ragione dell'approvazione di alcuni emendamenti alle proposte originarie, le Commissioni hanno inteso di non procedere, e quindi di non conferire mandato al relatore e di non portare all'esame delle Assemblee questi testi, in quanto erano stati modificati nel corso dei lavori in Commissione, e pertanto avrebbero dovuto avere un ulteriore passaggio presso le regioni competenti.
Allora, noi qui non abbiamo presentato la pregiudiziale di costituzionalità, ma, in questa sede, denunciamo questo vizio in modo davvero molto grave, cogliendo la sostanza non solo giuridica, ma anche politica, di questo . Fa davvero specie che proprio voi, che vi riempite la bocca di autonomia, voi, che avete approvato quel disegno di legge che ha il nome scellerato di “autonomia differenziata”, oggi voi mortificate proprio l'autonomia di quelle regioni che ancora in questa sede continuate ad esaltare Quindi, signor Presidente, è un provvedimento, questo, che evidentemente farà scuola e che va respinto da questa Camera .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cuperlo. Ne ha facoltà.
GIANNI CUPERLO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Da tempo, come legislatori, noi siamo di fronte a un problema duplice: da un lato, come distribuire funzioni, poteri, risorse finanziarie e anche umane per fronteggiare in modo efficace, e direi anche in chiave di vera sussidiarietà, le esigenze di governo che in passato venivano distribuite tra diversi enti e livelli istituzionali, e, dall'altro lato, legato a questo, il secondo problema è come riuscire a garantire - mi rivolgo ai colleghi della maggioranza - un principio di rappresentanza per territori, anche vasti, che una serie di riforme, dall'intervento sulle province alle leggi elettorali per Camera e Senato, fino al taglio dei parlamentari, hanno lasciato privi di riferimenti istituzionali articolati ai vari livelli.
Ora, colleghi, da parte nostra, come è stato già detto bene dai miei colleghi, esiste una piena disponibilità a riflettere sulle soluzioni migliori per colmare le lacune di questi anni e la stessa legge regionale, varata a suo tempo nel Friuli-Venezia Giulia dalla giunta Serracchiani, si era posta il tema con un riassetto di deleghe e di funzioni, che prevedeva l'istituzione delle unioni territoriali intercomunali, cioè enti intermedi di coordinamento tra più comuni, con competenze dirette, tra le altre materie, sulla manutenzione stradale e sulla gestione del personale. La nostra contrarietà a questa proposta della maggioranza non deriva, quindi - vorrei che fosse chiaro questo punto -, da una posizione contraria, in via pregiudiziale, all'introduzione di nuovi enti di area vasta, esigenza che, ripeto, abbiamo sperimentato noi, per primi, con qualche successo. La contrarietà è motivata - l'ha detto bene il collega Fornaro, qualche minuto fa e l'ha spiegato la collega Serracchiani - dalla scelta, per noi davvero irricevibile, di capovolgere la logica che dovrebbe sostenere qualunque riforma ispirata all'esigenza di un giusto decentramento e quella logica non può però che muovere da una premessa: stabilire, prima, le funzioni, i poteri, i ruoli e le risorse, ripeto, anche finanziarie e umane, dal momento che oggi le province sono poco più che scatole vuote, che si intendono delegare. Mentre ribaltare questa logica e prendere le mosse dal ritorno all'elezione diretta degli enti intermedi, rinviando, come fate, a una legge regionale successiva, l'indicazione di funzioni, poteri e risorse, determina unicamente il rischio di alimentare una confusione o sovrapposizione di competenze, assieme a una moltiplicazione di posti e poltrone slegata dalla chiarezza sull'indirizzo di una strategia. Quindi, non ha nulla a che vedere con l'appello al diritto alla rappresentanza, alla partecipazione elettorale dei cittadini. Il rischio è di creare un'ennesima logica di scatole vuote dove i cittadini non si sentirebbero assolutamente coinvolti, né rappresentati.
Se volete insistere su questa strada, troverete in noi un'opposizione ferma, lo ripeto, non pregiudizialmente ostile a discutere nel merito, ma assolutamente contraria a scorciatoie che vanno nella direzione opposta agli obiettivi e ai traguardi che si intendono perseguire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Come ha ben precisato il collega Colucci, c'è un'evidente violazione della norma costituzionale. L'atto, che ci accingiamo a votare, ha un evidente vizio. Allora, lo diciamo come l'abbiamo detto, quando è stato approvato l'accordo sull'Albania: non è che poi, fra qualche mese, quando i giudici inizieranno a smascherare la vostra ignoranza costituzionale il fatto che non conoscete la gerarchia delle fonti, inizierete di nuovo con la filastrocca che la magistratura vuole intervenire e fare politica? La verità è che voi non rispettate le procedure costituzionali, non avete conoscenza, ignorate le procedure costituzionali e, ahimè, dovete essere corretti da questo punto di vista .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Signor Presidente, non ho seguito il provvedimento in Commissione, quindi, ho cercato di farmi un convincimento sulla base degli interventi che ho ascoltato. Vorrei non entrare nel merito di ragionamenti, riconoscendomi molto nelle questioni che ha posto l'onorevole Marattin, però, le pongo la seguente questione, che, per quanto ci riguarda, avrà anche una richiesta formale.
Lasciamo perdere la polemica sul fatto che si faccia un provvedimento sull'autonomia differenziata e poi, nell'incedere dei provvedimenti che ci sono in mezzo, ci si comporti in maniera esattamente opposta. Tuttavia, da quello che ho compreso dall'onorevole Colucci e, quindi, conoscendo la serietà del collega - immagino che non se lo sia inventato -, noi, in realtà, stiamo andando in contraddizione con tutta una serie di precedenti, e mi affido ai magici uffici della Camera che, i precedenti, ce li portano ogni volta, come forma quasi intangibile della legalità delle nostre adunate e dei nostri lavori.
L'onorevole Colucci ha messo in evidenza che, non solo su materie che riguardavano le regioni e le regioni a statuto speciale, ma in particolare, se non ho capito male, sulla stessa regione Friuli-Venezia Giulia, in passato è accaduto che, quando la Commissione si è trovata ad esaminare proposte della Commissione, modificandole durante l'iter in Commissione, non so se, dal punto di vista della netta richiesta regolamentare, forse no, ma da un punto di vista procedurale e anche di opportunità politica e di rapporti istituzionali, i testi sono stati rinviati alla Commissione proponente, affinché ne prendesse conoscenza e desse un parere e, poi, sono stati portati in Aula.
Non so perché questo non sia accaduto. Lo ripeto: mi è chiaro che non sia una forma regolamentare, però, è sicuramente dentro una prassi che, quantomeno, c'è stata in passato. Non capisco perché… Sta parlando con me, Presidente?
PRESIDENTE. Mi “cennavo” con l'onorevole Colucci.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Presumo che ci siano stati episodi in passato in cui abbiamo fatto questo e non capisco perché, in questa occasione, ciò non sia avvenuto. Tanto più per la ricchezza del dibattito che si è sviluppato in Aula a proposito dell'elezione diretta, del ritorno all'elezione diretta, delle competenze delle province: insomma un discorso anche molto interessante e appassionato. Personalmente, Presidente - e le formalizzo la richiesta -, chiediamo che, acquisendo il lavoro che è stato fatto fino ad adesso - quindi questo nulla pregiudica -, prima però di arrivare al voto finale di questa proposta, il testo sia rinviato in Commissione, affinché sia data la possibilità alla regione Friuli-Venezia Giulia di esprimere un parere sul testo così come è stato modificato, perché non è più quello originario. A questo proposito, formalizziamo la richiesta che, a termini di Regolamento, credo preveda la possibilità di un intervento a favore e uno contro e, poi, una decisione dell'Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Mi pare che il collega Giachetti abbia formulato una proposta, quindi, siamo nella fase di un intervento a favore e uno contro?
PRESIDENTE. Lei mi ha preceduto. L'onorevole Giachetti ha formalizzato la richiesta di ritorno in Commissione. Quindi, adesso darò la parola a un deputato a favore e a uno contro. Lei vuole parlare a favore. Prego.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Presidente, credo che le questioni che sono state sollevate poc'anzi dai colleghi del MoVimento 5 Stelle e adesso dal collega Giachetti siano più che fondate. Credo che, probabilmente, il procedimento corretto potrebbe essere quello di concludere la fase emendativa, in modo tale che ritrasmettiamo in Commissione e poi, eventualmente, alla regione interessata il testo così come è emerso dal lavoro di Commissione e dal lavoro d'Aula, ma non procedendo alla votazione finale.
Credo che questo abbia una sua linearità e consentirebbe di avere completezza di un procedimento certamente anomalo, ma che vede due soggetti: noi, in quanto Stato - e, quindi, il Parlamento -, e, ovviamente, nel rapporto con la regione autonoma.
Mi sembra di poter dire che sia una proposta molto sensata, che non infrange nessun'altra questione e che, invece, possa essere utile per avere un procedimento completo.
PRESIDENTE. Onorevole Fornaro, ho preso atto di una richiesta dell'onorevole Giachetti, nel senso di un ritorno in Commissione. Quindi, sto ascoltando i due interventi, che devono però incidere su questa proposta. Quindi, la sua è una proposta che eventualmente verrà avanzata più avanti, nel prosieguo dei lavori, prima della votazione finale. Ma, adesso, io sto a questa richiesta, sulla quale chiede di parlare contro l'onorevole Pizzimenti.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Grazie, Presidente. Siccome questo argomento è venuto fuori da più parti, ho fatto una ricerca e ho trovato che il 14 maggio il consiglio regionale ha espresso parere favorevole sulle proposte emendative approvate dalla Commissione affari costituzionali inerenti alla proposta di legge in questione.
Quindi, c'è stata un'approvazione da parte del consiglio regionale di quanto arrivato da Roma sotto forma di emendamento
PRESIDENTE. Avendo ascoltato uno a favore e uno contro, devo far votare a scrutinio palese… L'onorevole Alfonso Colucci chiede di parlare, magari sull'ordine dei lavori, se lei chiede di intervenire sull'ordine dei lavori la posso…
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Pensavo che fosse un intervento sul Regolamento…
ALFONSO COLUCCI(M5S). …perché non possiamo attenerci a una dichiarazione, noi dobbiamo acquisire questo atto, lo dobbiamo poter esaminare. Di conseguenza, signor Presidente, questo è un esame che necessita il rinvio del provvedimento in Commissione, in modo che noi si possa davvero conoscere non già una lettura da un cellulare, ma un documento ufficiale che provenga dalla regione Friuli-Venezia Giulia - . Insomma, signor Presidente, vogliamo vedere questi documenti, perché qui c'è una cosa importante, cioè il riconoscimento da parte della maggioranza della necessità di attuare questo doppio iter, cioè l'iter costituzionale e l'iter stabilito dalla legge costituzionale n. 2 del 2001.
Una volta acquisita questa dichiarazione da parte della maggioranza - avevamo ragione -, ora noi vogliamo conoscere questo provvedimento, ma nelle forme ufficiali. Per cui, Presidente, a questo punto, è indeclinabile il rinvio dell'esame di questo provvedimento alla Commissione affari costituzionali .
PRESIDENTE. Proceduralmente, come sapete, non esiste ciò che è stato adesso sollevato. C'è una richiesta di rinvio in Commissione e a quella, se dovesse essere rinviato in Commissione, poi ci si rivolgerà. Quindi, ciò che è stato detto dall'onorevole Pizzimenti non inficia né interrompe il processo che abbiamo avviato con la richiesta dell'onorevole Giachetti, che adesso porrò in votazione.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 38 voti di differenza.
Colleghi, torniamo alla fase emendativa. Eravamo agli identici emendamenti 8.2 Alfonso Colucci e 8.101 Serracchiani.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.2 Alfonso Colucci e 8.101 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.3 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.4 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.5 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.6 Alfonso Colucci e 8.102 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.7 Alfonso Colucci e 8.103 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 8.8 Alfonso Colucci e 8.104 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo ai pareri sull'articolo aggiuntivo 8.01 Alfonso Colucci. Prego, onorevole Bordonali.
SIMONA BORDONALI, . Grazie, Presidente. Parere contrario.
VANNIA GAVA,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 8.01 Alfonso Colucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate . Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
SIMONA BORDONALIGrazie, Presidente. Il parere è contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 9.
VANNIA GAVA,. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9.1 Zaratti e 9.100 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 9.2 Zaratti e 9.101 Serracchiani, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Nel medesimo silenzio che c'è adesso in Aula, passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente, per questa bellissima presentazione…
PRESIDENTE. Però mi sono illuso, come sento, onorevole Del Barba, è una pia illusione. Prego.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Onorevoli colleghi, accingendoci a esaminare la proposta di legge con le modifiche allo statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, in un tema così importante come quello delle aree vaste, la prima domanda che ci siamo posti è stata quella di andare a vedere sotto quale taglio, sotto quale profilo, questo tema sarebbe stato affrontato.
Se sotto il profilo molto particolare che riveste, ossia quello dell'autonomia di quel territorio, così particolare anche nella storia, e penso alla provincia di Trieste, e quindi se con questa lente dovessimo esaminare queste proposte, oppure se dovessimo guardarle sotto il profilo di un dibattito più ampio, un dibattito che è arenato in Senato, come è stato ricordato anche in questa discussione, ovvero sotto il profilo generale della legge Delrio, delle aree vaste, del tema delle province.
Ebbene, forse il dibattito di quest'oggi in Aula ci ha chiarito che, non so se purtroppo o per fortuna, in realtà la questione va osservata come attraverso un caleidoscopio, cioè da più punti di vista, che si mescolano, dando luogo a una visione poco organica. È un po' questa la sensazione che lascia anche il positivo dibattito. Presidente, mi corre l'obbligo di dire positivo semplicemente per il fatto che ci sia stato. È una novità, poter interloquire con i colleghi della maggioranza è stato prezioso quanto raro, proprio per capire quali siano le intenzioni che si intendono mettere dentro provvedimenti di questa natura, che, peraltro, rispondono a una richiesta di una regione a statuto speciale.
Allora ringrazio anche il collega Loperfido, cui mi lega un rapporto di stima reciproca, per avere provato a dare queste spiegazioni. Tuttavia, Presidente, per suo tramite, mi corre l'obbligo di ricordare che, probabilmente, proprio in ragione delle spiegazioni che sono state fornite, non siamo ancora davanti a un disegno organico, né a un'idea coerente di come la maggioranza intenda riformare il tema dell'ordinamento locale. È stato detto che in passato, sbagliando, si era sventolato un feticcio. La sensazione è che, come in tutte le rivoluzioni frettolose, si voglia ghigliottinare chi aveva ghigliottinato il precedente governante.
Perché? Perché i temi dell'efficienza, i temi delle materie da assegnare agli enti di area vasta, il fantomatico tema della rappresentatività, ancora sventolato come un feticcio, la democraticità, più o meno, di un ente di primo livello o di secondo livello non sono stati certo mostrati nel nostro dibattito in una maniera risolutiva. Non certamente perché dovessero esserci opinioni convergenti tra maggioranza e minoranza, che, fortunatamente, non ci sono state, ma perché, in qualche modo, questo dibattito, che, ripeto, è stato affrontato attraverso il prisma di una visione nazionale e locale, dando luogo a questa visione un po' confusa, non ha messo in ordine gli elementi che, credo, insieme dobbiamo ricercare con maggiore insistenza.
Cioè, l'elemento di quale equilibrio andare a ricercare per il governo del territorio, un equilibrio che dia rappresentanza ai cittadini, un equilibrio che dia efficienza alle istituzioni e ai compiti che le stesse intendono assumere. Allora, Presidente, è proprio in virtù di questa visione prismatica, confusa, in cui non si dà ragione dell'autonomia del Friuli-Venezia Giulia, né si danno le ragioni di una possibile soluzione nazionale, che annunciamo il nostro voto di astensione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tirelli. Ne ha facoltà.
FRANCO TIRELLI(NM(N-C-U-I)-M). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, la proposta di legge costituzionale n. 976-A, di iniziativa del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, introduce alcune modifiche allo statuto speciale della regione autonoma. Inoltre, nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione ha approvato tre emendamenti, all'esito dei quali la proposta di legge risulta ora formata da 10 articoli. L'oggetto principale delle modifiche proposte riguarda la reintroduzione nello statuto regionale della previsione di enti di area vasta, titolari di funzioni amministrative proprie e con organi a elezione diretta, accanto ai comuni o città metropolitane e alla regione.
Tali proposte segnano un superamento della riforma degli enti locali, la cosiddetta legge Delrio, finalizzata a sopprimere il livello di governo delle province, diventate enti amministrativi di secondo livello con funzioni ridotte, delineando un assetto istituzionale che contempla solo due livelli di governo: la regione e i comuni.
Oltre a ciò, la proposta di legge in esame prevede la modifica della disciplina del referendum confermativo sulla legge sulla forma di governo e sul sistema elettorale regionale, che viene interamente rimessa a una legge regionale , mentre attualmente è parzialmente definita nello statuto; l'introduzione di un numero fisso di consiglieri regionali in luogo di quanto attualmente previsto dallo statuto, per cui il numero dei consiglieri è commisurato alla popolazione residente nel territorio regionale; infine, l'abrogazione di alcune disposizioni statutarie con finalità di manutenzione normativa.
Ma vorrei tornare su quello che rappresenta il fulcro politico di questa proposta di legge, che, con una semplificazione comunicativa, si può definire il ritorno delle province. Di fatto, però, è il ripristino di uno strumento di governo del territorio espressione della volontà popolare con l'elezione diretta.
L'impostazione di fondo di tale intervento normativo si colloca pienamente nel solco dell'indirizzo politico del Governo e di questa maggioranza. Infatti, il tema dei rapporti tra i diversi livelli di governo e di una completa attuazione della riforma del Titolo V - come sottolineato dal Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, nella presentazione delle linee guida del Ministero - implica anche una più generale riflessione sull'ordinamento degli enti territoriali, anche in conseguenza dell'esito negativo del referendum del 2016, che ha, di fatto, bocciato la cancellazione delle province.
La sensibilità della maggioranza su questo punto è stata anche espressa in maniera chiara in occasione della discussione del disegno di legge di assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2024, in particolare con la presentazione di un ordine del giorno, sottoscritto da tutte le forze che sostengono l'Esecutivo (firmato dall'onorevole Romano per il gruppo Noi Moderati) e accolto dal Governo. Nell'ordine del giorno si faceva presente come le province svolgano un ruolo cardine nel nostro sistema costituzionale, in quanto rappresentano enti necessari e intermedi di raccordo tra comuni e regioni. Hanno dimostrato di essere indispensabili per il Paese attraverso l'esercizio delle loro funzioni fondamentali, nel supporto ai comuni del territorio e anche nella realizzazione degli investimenti, a partire da quelli previsti dal PNRR e dal PNC.
La scelta, alquanto discutibile, di tentare di cancellare un ente rappresentativo della comunità locale e fortemente sentito dalla popolazione, con l'obiettivo di spingere la costituzione delle città metropolitane, oggi si può dire fallimentare. Vi sono le condizioni per riaprire un dibattito allo scopo di rinnovare e rafforzare l'istituzione provinciale per rispondere, con maggiore efficacia, alle esigenze reali dei cittadini e per consentire alle nostre comunità di affrontare meglio le sfide di questo tempo, nonché di valorizzare la partecipazione democratica e rafforzare il rapporto tra elettori ed eletti, attraverso il ripristino dell'elezione diretta delle province.
La modifica dello statuto speciale della regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia può rappresentare l'avvio di questo confronto. Dunque, condividendo l'impianto della proposta di legge e auspicandone, in parte, riflessi a livello nazionale, annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati-MAIE .
PRESIDENTE. Salutiamo le studentesse, gli studenti e i professori che accompagnano la scolaresca dell'Istituto comprensivo “Gonzaga Pegognaga”. Arrivano da Gonzaga, quindi siamo in provincia di Mantova. Benvenuti alla Camera dei deputati .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Abbiamo colto l'occasione di questa riflessione sullo statuto del Friuli-Venezia Giulia per fare una riflessione più generale per quanto riguarda l'assetto istituzionale del nostro Paese, a cominciare, in modo particolare, dalla riforma Delrio, che, in qualche modo, ha modificato l'assetto delle nostre province. Si è detto tanto da questo punto di vista. Voglio ricordare che, effettivamente, c'è un problema reale per quanto riguarda il funzionamento delle nostre province.
Si è calcolato, è stato detto che, per rimettere in piedi le province e le loro funzioni, è necessario investire e mettere a disposizione un miliardo di euro. Vorrei, però, ricordare, perché ci sia chiarezza in ciò che lasciamo a verbale qui, nell'Aula, che questo miliardo di euro non è il miliardo di euro che serve per i costi della politica.
Questo miliardo di euro serve per far funzionare quelle questioni che sono le competenze delle province e che tuttora, oggi, non sono espletate, perché basta camminare nelle strade del nostro Paese, in tutte le province e in tutte le aree metropolitane, per vedere l'abbandono e il degrado di queste strade e i pericoli che comporta l'abbandono di queste strade, gli incidenti che sono causa della mancata manutenzione delle strade provinciali. Basta girare gli istituti provinciali delle nostre scuole per capire qual è il degrado degli istituti scolastici.
È stato calcolato che soltanto un miliardo sarebbe sufficiente per mettere in sicurezza i nostri istituti scolastici: un miliardo solo per quello, per fare in modo che questi edifici abbiano la sicurezza sismica, per fare in modo che questi edifici siano adeguati ad ospitare i nostri ragazzi e le nostre ragazze che vanno a studiare, per renderli efficienti dal punto di vista energetico, per fare in modo, cioè, che quelle scuole siano dignitose per permettere quella parte fondamentale che lo Stato riconosce all'educazione e alla formazione dei cittadini più giovani. Quindi, quel miliardo serve a quello. Comunque sia, seppure noi non facciamo la riforma delle province, quel miliardo bisogna metterlo, questo lo deve sapere il Governo qui rappresentato dalla Vice Ministra. Quel miliardo è necessario, è fondamentale.
Io penso che dire che prima devono essere messi i soldi e poi va fatta la riforma, magari con la reintroduzione dell'elezione diretta, sia un elemento fuorviante, perché penso che le riforme vadano fatte sempre contestualmente e vadano fatte in modo tale che ci siano le coperture finanziarie e che ci siano le competenze e i controlli necessari per poter mandare avanti quella istituzione e per risolvere la domanda che arriva dai cittadini e dalle cittadine e la domanda che arriva dai comuni del nostro Paese. Guardate, non è che possiamo contemporaneamente togliere le risorse ai comuni, non mettere le risorse alle province e poi pensare che le strade funzionino, che le scuole funzionino e che i servizi funzionino. Non è possibile; neanche il Mago Zurlì sarebbe in grado di risolvere questo problema e neanche uno più autorevole come il Mago Merlino riuscirebbe in questa impresa. Servono le risorse e le risorse devono essere messe al servizio.
Si dice: col trasferimento delle funzioni, le regioni non rinunceranno ai loro soldi. Francamente, decidono le regioni? Se cambiano le competenze, cambiano anche i trasferimenti finanziari e questo è nella logica delle cose. Noi dobbiamo fare in modo da rendere la nostra struttura amministrativa e il decentramento in grado di rispondere alla domanda di partecipazione e alla domanda dei cittadini e delle cittadine di vedere risolti i problemi. È quella la finalità delle cose che noi mettiamo in campo.
Noi ci asterremo su questo provvedimento di modifica dello statuto della regione Friuli-Venezia Giulia per una questione sostanziale. La questione sostanziale è che noi avremmo voluto una riforma ancora più chiara che reintroducesse direttamente le province, non mascherate dietro il nome di enti di area vasta, perché pensiamo che quell'articolazione sia necessaria. Pensiamo che il diritto dei cittadini e delle cittadine a eleggere i propri rappresentanti, ad essere governati dai loro rappresentanti, sia un diritto inalienabile. Credo che tutti quanti, maggioranza e opposizione e anche coloro che hanno manifestato i dubbi, farebbero bene a pensare a questa cosa, cioè se un ente territoriale serve, deve essere eletto dai cittadini; se un ente territoriale non serve deve essere eliminato. Non è il caso delle province, perché noi abbiamo potuto verificare come la mancanza di questa fondamentale istituzione determina una mancanza di servizi catastrofica per il nostro Paese.
Dunque, abbiamo il dovere di rimediare. Abbiamo il dovere di rimediare a un che si sta creando nel nostro Paese, che è il della democrazia e della partecipazione. Voi pensate davvero - qualcuno può pensare seriamente - che in un istituto di secondo livello, come sono attualmente le province, quando ci sono le elezioni i cittadini non sanno neanche di che cosa si parla e sono totalmente espropriati di tutto? Non sanno neanche chi sono i consiglieri provinciali. Addirittura ci troviamo nella condizione che c'è un'inefficienza totale. Pensate alle aree metropolitane, con i cambiamenti che ci sono periodicamente con le elezioni comunali, perché quando non si è più consigliere comunale si decade, naturalmente, dal consiglio metropolitano o dal consiglio provinciale e alla fine ci sono i consigli che non hanno più neanche i numeri, perché di momento in momento entrano tutti i candidati fino a esaurire le liste e quando finiscono le liste diminuiscono i posti nei consigli. È di un'inefficienza spaventosa e chi ha inventato questo mostro dovrebbe essere - diciamo così - in qualche modo indicato per capire come non si devono fare le cose. Questa è la realtà.
Guardate, io voglio fare anche un appello ai nostri amici dei 5 Stelle e lo voglio fare sinceramente. Su questa vicenda è in gioco il diritto dei cittadini di scegliere da chi devono essere governati . La possiamo vedere come ci pare. Ci sono le inefficienze, a cui dobbiamo rimediare, quello che vogliamo, ma il diritto del cittadino a essere governato da chi sceglie quel cittadino non può essere mai messo in discussione, né nelle province, né nei comuni e tanto meno a livello nazionale. Questo perché la verità è sempre una, ossia che la democrazia si basa sul diritto di ognuno di esprimere un voto e di saper scegliere, a volte sbagliando come nel caso del Governo nazionale, ma la democrazia è quella e noi la dobbiamo rispettare. Io non posso ammettere che possa esistere un ente importante o meno - questo lo possiamo decidere - come le province, dove c'è una casta, quella sì, che decide quello che fare: 100 persone, 100 sindaci che reggono se stessi, che si auto-promuovono a delegati, che si promuovono a presidente o a vicepresidente nell'oscurità e nell'ignoranza totale dei milioni di cittadini che abitano quel territorio.
No, dovete fare una riflessione, perché questa è una riflessione che è in linea con i vostri valori - io lo conosco -, con i vostri principi e con la vostra idea di democrazia, che è anche la nostra. Grazie Presidente, noi ci asterremo su questo provvedimento .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Falcone e Borsellino”, di Zagarolo, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare il presidente Ettore Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). La ringrazio. Voglio toccare tre punti, tre questioni, che credo siano anche emerse nel corso del dibattito in quest'Aula.
La prima: siamo di fronte a uno statuto di una regione a statuto speciale, che ha, nelle sue competenze, nelle legittimità dei suoi atti, anche la necessità di legiferare sull'ordinamento territoriale degli enti locali. Hanno assunto una decisione e dal nostro punto di vista, nel nostro approccio, questa va rispettata fino in fondo. Le decisioni delle regioni a statuto speciale in particolare, perché hanno delle prerogative costituzionali, non è che vanno rispettate quando sono di un colore politico e non vanno rispettate quando sono di un altro colore politico. Io credo che, a prescindere da qualsiasi valutazione, se quella riflessione ha portato a una riorganizzazione su una base che, peraltro, è molto credibile - e ci torno dopo - della struttura e del rapporto della regione con gli enti locali, questa riflessione va affrontata in questi termini. Noi, quindi, facciamo una valutazione favorevole su questo punto.
Il secondo punto riguarda le scelte che sono state fatte sulle province nel corso degli anni, a cui peraltro io ho partecipato, anche con convinzione, pensando che quello potesse essere un filone di riorganizzazione territoriale che potesse dare maggior slancio al rapporto tra le regioni e gli enti locali, attribuendo agli enti locali più funzioni e più risorse.
Però bisogna dire che questo percorso non è stato un percorso che si è concluso in maniera positiva, perché da una parte gli enti locali non hanno avuto le maggiori risorse per occuparsi dei problemi (è un dato di fatto), dall'altra parte ci sono state le province che sono state trasformate in enti di secondo livello con tutti i problemi relativi agli enti di secondo livello con difficoltà di autorevolezza - lo diceva prima il collega Benzoni - anche per gli amministratori che in quelle province lavorano e, soprattutto, non hanno avuto più le risorse per svolgere le funzioni che gli sono rimaste in quanto enti di secondo livello. La manutenzione delle strade provinciali poi è rimasta in capo a degli enti che sono privi di risorse e anche privi del potere politico, della forza politica, della forza istituzionale per andare a chiedere quelle risorse. La manutenzione delle scuole superiori dei territori è rimasta priva di una regia, di una regia autorevole; paradossalmente, gli unici enti che un po' ce l'hanno sono le città metropolitane, che però non è tutta l'Italia, non tutta l'Italia è una città metropolitana. Quindi, ci troviamo di fronte a delle disfunzioni che i cittadini pagano.
Terzo punto, noi adesso stiamo affrontando, con grande rispetto, lo statuto del Friuli-Venezia Giulia e, ripeto, ci troviamo a favorire questo percorso iniziato, però non è che possiamo considerare concluso il dibattito sulle province. Qui c'è una responsabilità che questa maggioranza ha, perché sono due anni che ci dite che rimetterete in piedi le province, e questi due anni non sono semplicemente un contesto in cui c'è stata una della politica, ma ci sono amministratori, centinaia di amministratori e centinaia di soggetti beneficiari - tutti gli istituti superiori - che si aspettano che queste province riabbiano vita; oppure si dica: no guarda, sulle province non vogliamo più mettere mano, le lasciamo così, però definiamo in maniera chiara chi svolge quelle funzioni, che oggi non svolge quasi nessuno.
Allora approfitto della presenza del Ministro Calderoli in quest'Aula per chiedergli: cosa volete fare delle province? Noi siamo per discutere della vostra proposta di legge, che è ferma al Senato - ripeto - da due anni. Su questo non c'è una giustificazione che può spiegare perché questo dibattito non arriva a conclusione; è un dibattito che ha una sua serietà, che da parte nostra viene visto con grande interesse per portare il nostro contributo a quella riflessione, e che ha come interlocutori non solo gli amministratori. Qualcuno dice che si vogliono creare dei posti, ma che posti, si vogliono risolvere i problemi, e i problemi che le province devono affrontare sono numerosissimi. Chiunque fa l'amministratore e chiunque parli con un sindaco si rende conto che quei problemi stanno nell'agenda quotidiana degli amministratori locali. La regione Lombardia, ad esempio, non può parlare con 1.000 comuni, ma ha bisogno di enti intermedi con cui rapportarsi.
Sta nella responsabilità del Governo trasformare gli annunci in fatti; gli annunci sono stati abbondanti, li abbiamo registrati, abbiamo detto anche che siamo disponibili a collaborare rispetto a questi annunci, adesso però mettete mano a questa riforma e diteci dove volete arrivare.
Questa riforma ha conseguenze anche nel dibattito sulla legge di bilancio, che si aprirà oggi in questo ramo del Parlamento, perché le province non è che sono solo enti a cui dare una dignità diversa dal profilo istituzionale, sono enti anche a cui dare le risorse per svolgere le loro funzioni, perché senza risorse saranno scatole vuote. In questi giorni stiamo discutendo del dissesto idrogeologico di questo Paese sul quale le province hanno competenze in ambito ambientale ed è, quindi, necessario che questi enti funzionino. Non si può pensare che i problemi si risolvano con i comunicati stampa, ci vogliono le delibere per risolverli, e le delibere sono anche quelle delle province sui temi ambientali che rientrano nelle loro competenze. Competenze sulle strade interrotte, perché spesso prive di manutenzione, e la mancata manutenzione di una strada provinciale ha delle conseguenze, in particolare per gli effetti del maltempo. Chiederei veramente al Governo, utilizzando questa discussione in cui noi sosteniamo un percorso per reintrodurre - come ha fatto la regione Friuli-Venezia Giulia - le province, di dirci cosa vuole fare sulle province anche nella riforma annunciata al Senato.
Signor Ministro, questa è una riforma costituzionale, quindi avrà una doppia lettura, dunque ci rivedremo su questo testo. Mi piacerebbe non rifare questo intervento tra qualche mese, quando questo testo tornerà; mi piacerebbe che lei, con la sua capacità che ha anche dimostrato - quando vuole fare una cosa, la fa - vada in Senato, prenda la riforma delle province e dica: “si fa”, oppure dica “non si fa”. Va anche bene dire: “non si fa, guardate, abbiamo fatto un annuncio, dopo non siamo stati in grado di andare fino in fondo”. Su questa cosa che ci sia chiarezza, non tanto nei miei confronti, bensì nei confronti dei territori, delle regioni e di tutti gli amministratori che su questa tematica si aspettano una risposta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(FI-PPE). Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, oggi ho il piacere di intervenire per il gruppo di Forza Italia in favore di questo provvedimento; un provvedimento atteso e anche importante, e lo farò attraverso alcune sottolineature che hanno a che fare con l'autonomia della regione Friuli-Venezia Giulia, con la prospettiva europea e ricordando anche alcuni passaggi che attengono all'aspetto ordinamentale degli enti locali.
Partirei proprio da questo, dall'autonomia, perché molto si è parlato a questo proposito. Parliamo di uno statuto di una regione speciale che riguarda degli aspetti che sono ancora attuali, quindi l'aspetto della cultura e delle lingue, che sono culture che convivono pacificamente, lingue che sono ancora presenti; ma c'è un aspetto ancora attuale, che è quello dato dal fatto che è vero che sono venuti meno i confini economici in virtù del fatto che i Paesi confinanti sono parte dell'Unione europea, ma al tempo stesso dobbiamo anche riconoscere, per un mercato unico che è ancora incompleto, che ci sono delle differenze produttive, energetiche e fiscali che rendono ancora necessario, ovviamente, che vi sia un rafforzamento economico di queste aree della nostra Italia, ma al tempo stesso anche un rafforzamento di tipo istituzionale.
Quindi passerei proprio anche al tema dell'Europa, dell'Unione europea, perché in Commissione XIV ci esprimiamo spesso in tema di sussidiarietà, che è quel principio secondo il quale si interviene a livello unionale ma nel rispetto delle competenze degli Stati membri; quindi, secondo questo principio, si deve agire al livello più prossimo al cittadino, quando questo è possibile. È, ovviamente, anche un principio che deve valere per l'Italia e per i rapporti con le regioni e anche con gli enti locali.
Sicuramente c'è questo aspetto al quale aggiungo quello che dicevo prima, cioè il fatto che vi deve essere anche un sostegno alle aree soprattutto confinarie; e questo l'Unione europea l'ha fatto anche con elementi organizzativi, pensiamo ai GECT, anche con fondi appositi europei; ricordo, ad esempio, gli Interreg, che sono nati soprattutto per le aree confinarie, ma poi sono stati estesi, soprattutto, ad aree un po' più vaste, proprio per quel principio di coesione che deve rappresentare il senso anche dell'Unione europea.
Ma vorrei un attimo uscire dal contesto europeo, delle istituzioni europee, per ricordare anche un principio affermato - anche più di un principio, una Carta approvata dal Consiglio d'Europa nel 1985 e recepita dall'Italia nel 1989 -, e cioè che l'autonomia locale deve essere esercitata dai consigli e dalle assemblee costituite da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto e universale, e in grado di disporre organi esecutivi responsabili nei loro confronti.
Se noi pensiamo a tutti questi elementi - l'autonomia, la sussidiarietà e anche il principio di elettività -, troviamo, in questa proposta di legge costituzionale della regione Friuli-Venezia Giulia, tutto quello che veramente può essere da noi sostenuto. Poi, a proposito dell'iniziativa del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, noi abbiamo una regione che si è espressa, cioè non si tratta di un'iniziativa parlamentare. A questo riguardo, noi dobbiamo dirci molto chiaramente che sosteniamo le proposte delle nostre regioni, anche quando non sono i nostri partiti ad essere lì rappresentati, perché questo è il senso della democrazia, non possiamo fare il bello e cattivo tempo a seconda di essere all'opposizione o in maggioranza. Questo è il principio di rispetto dell'autonomia.
Ma vorrei anche soffermarmi sulla famosa altalena delle modifiche, cui si è fatto cenno in discussione generale: è vero, anche prima della soppressione delle province si era cercato di dare un supporto ai comuni in senso organizzativo - ricordo, ad esempio, la legge Iacop del 2006, quindi con le associazioni intercomunali -, ma poi c'è stata una serie di modifiche che hanno a mano a mano, purtroppo, peggiorato la situazione, nel momento in cui si è andati verso questi enti di secondo livello.
E quindi abbiamo visto, appunto, associazioni intercomunali, unioni territoriali, e si è anche inciso in maniera negativa, devo dire, nelle zone più fragili, che sono quelle montane, andando a sopprimere le comunità montane, sostituendole con le unioni territoriali, per poi ritornare fortunatamente alle comunità di montagna. Allora, guardate, dico due cose. Innanzitutto, su questo si è espresso anche l'UNCEM, quindi l'associazione dei comuni montani, dicendo basta a queste continue modifiche, che non risolvono i problemi. Però dobbiamo anche dirci che sono trascorsi 10 anni da quel momento storico in cui, oggettivamente, c'era - questo lo sappiamo - una forte richiesta che andava nel senso della riduzione della spesa pubblica, che era la riduzione della rappresentanza istituzionale, ma questo in realtà non è stato risolto, perché comunque questi enti sono stati sostituiti da altri enti, quindi da altri funzionari direttivi che dovevano essere applicati.
E poi ci sono anche spese che non sono quantificabili, perché il dispendio di energie di avere la costituzione di nuovi enti, il trasferimento di patrimoni, per poi tornare indietro rispetto a questi passi, non è sicuramente un elemento che dà il senso dell'efficienza della spesa pubblica. E poi chi conosce la realtà del Friuli-Venezia Giulia sa che i sindaci sono stanchi di supplire a inefficienze superiori, di livello superiore, perché, in realtà, quello che è accaduto è proprio questo, e cioè c'è stato un impoverimento organizzativo e oggi ci sono dei sindaci che, oltre a fare i sindaci, non solo fanno amministratori di area vasta, ma fanno anche anagrafe, fanno protocollo, fanno manutenzione.
Allora a questa voce noi dobbiamo dare una risposta, che è un'istanza di dare un sistema diverso, e dobbiamo dire anche che, se c'è stato un errore in passato, questo va riconosciuto, non c'è niente di male a dire che abbiamo sbagliato e torniamo indietro, non dobbiamo pensare che la realtà sia immutabile. In questo senso, poi, vorrei dire che c'è stato un altro elemento negativo, cioè nella regione Friuli-Venezia Giulia il personale non è andato presso i comuni, è andato presso la regione, come dicevo prima è diventato un ente elefantiaco amministrativo.
A questo proposito, desidero ringraziare il Governo per il parere positivo e la Commissione affari costituzionali per avere integrato il testo con questo emendamento che avevo proposto e che specifica che la regione Friuli-Venezia Giulia abbia - ma credo tutte le regioni debbano avere questo principio - funzioni sì legislative, ma programmatorie, lasciando le funzioni amministrative agli enti più prossimi ai cittadini. Questo significa efficienza degli enti locali . Evidentemente questo non era così scontato e così chiaro, quindi porre questo tema della sussidiarietà significa cercare di dare risposte ai cittadini.
Mi avvierei verso la conclusione, Presidente, per dire che oggi credo che sia una giornata importante, perché, quando i legislatori vanno nel senso del rispetto dell'autonomia e nel senso anche dell'efficienza degli enti pubblici, credo che facciano un buon servizio ai cittadini, e questo lo dobbiamo fare mettendo davvero al centro le persone, mettendo al centro i cittadini, stando il più lontano possibile - alcuni oggi lo faranno - dagli scontri solo ideologici e politici. Questa è la strada giusta e, se questo è il nostro intento, il voto segnerà che la strada giusta è stata intrapresa
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. La proposta di legge costituzionale di iniziativa del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia, che ci accingiamo ad approvare, introduce delle importanti modifiche allo statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia, adottato nel 1963. Voglio ricordare che questo statuto ha subito una modifica recentemente, non da tantissimo tempo, nel 2016, e le modifiche apportate con questa nuova proposta vanno sostanzialmente a cancellare tutto quello che è stato fatto nel 2016.
Questo intervento, quindi, che va a eliminare quello che è stato fatto in precedenza, è evidentemente un intervento che porta indietro la regione su una serie di punti. Colgo l'occasione anche per rispondere all'invito del collega Zaratti sull'importante discussione sulla partecipazione, su quanto la votazione diretta, e quindi la partecipazione diretta dei cittadini, sia elemento, quale sfida proprio del MoVimento, della democrazia diretta.
Sfatiamo innanzitutto un mito: in questo momento, la votazione nelle province e nelle città metropolitane non è che non sia rappresentativa di un elettorato, perché i consiglieri comunali, che sono l'elettorato attivo, sono comunque rappresentanti, quindi sono comunque eletti e sono rappresentanti del popolo. Quindi, se è pur vero che è mediata, perché è di secondo livello, c'è comunque una rappresentanza di base. Quindi questo argomento deve essere sviscerato in maniera più approfondita, perché oggettivamente un consigliere comunale non è che rappresenta se stesso, ma rappresenta la parte di città che lo ha votato, quindi la porzione di cittadini che lo ha votato. Poi nasce, ovviamente, tutta una discussione sul tipo di votazioni che vengono fatte. Noi possiamo pensare, oggettivamente, che la mera preferenza determini l'avvicinamento dell'elettorato alla politica? Non è così, lo dimostrano le elezioni europee che abbiamo avuto di recente, dove, nonostante ci sia stato un sistema di preferenze, l'astensione ha toccato record storici.
Quindi, è evidente che la supremazia della democrazia, e quindi la possibilità di aprire un dibattito serio su quali siano gli strumenti per riavvicinare l'elettorato alla politica e alle istituzioni, e quindi la partecipazione ai processi democratici, è qualcosa di più complesso della mera reintroduzione della votazione diretta negli enti territoriali. E questo è solo un piccolo aspetto, giusto per non lasciare nel vuoto l'invito che fa il collega Zaratti. Come abbiamo detto nella discussione, la proposta di legge prevede l'introduzione di un numero fisso di consiglieri, che, tuttavia, non è proporzionale alla popolazione.
Quindi non viene fatta più una calibrazione del numero dei consiglieri rispetto alla popolazione. Questo è anche indice del fatto che questa proposta di legge vuole semplicemente prevedere delle nuove posizioni, cristallizzare quelle che già ci sono, prevedere delle nuove posizioni politiche, senza però andare al cuore dei problemi che hanno gli enti territoriali, che sono soprattutto le risorse, che sono soprattutto le competenze e che sono soprattutto gli strumenti. Come dicevamo, le questioni che abbiamo posto in Commissione, che abbiamo posto stamattina e che riteniamo non sollevate neanche dal dibattito e dalla discussione che si è avuta, sono sostanzialmente due.
La modifica che si è avuta a seguito di un emendamento della Lega, che ha di fatto modificato la proposta del Friuli-Venezia Giulia. Noi soltanto pochi minuti fa siamo venuti a conoscenza che esiste questo parere da parte della regione, tuttavia non ne conosciamo i contenuti, non ne conosciamo la consistenza, perché è stato semplicemente letto in Aula, ma soprattutto non è stato acquisito agli atti della Commissione, che è l'organo parlamentare deputato a valutare e a fare l'istruttoria sul provvedimento.
Quindi diciamo che, in questo momento, siamo monchi di una parte di istruttoria, a maggior ragione se i colleghi della maggioranza, nel dichiarare, mostrare e leggere questo parere, hanno ammesso che questo parere era necessario, e quindi noi, in maniera legittima, come componenti della I Commissione, dovremmo quantomeno averne materialmente la produzione, cosa che non c'è stata. Abbiamo sollevato una serie di perplessità, anche, per esempio, la questione che riguarda l'introduzione dello delle province senza una vera discussione sulle province.
Voglio ricordare che al Senato è in corso, in una fase anche avanzata, l'esame di un provvedimento che dovrebbe far reintrodurre lo delle province, in particolare sempre attraverso elezione diretta: è quello il luogo opportuno e deputato per una discussione vera e approfondita sulla questione delle province e della elezione diretta; non il prevedere, in questo momento, un provvedimento e un intervento senza però avere una visione d'insieme. Ci sembrava, quindi, opportuno attendere l'avanzamento di questa riforma, prima di intervenire su singole regioni, ma ancora una volta quest'Aula - ahimè - ha dato la priorità e ha gestito l'agenda in base non alle priorità del Paese, ma a quelle, in questo caso, della Lega e, quindi, dei partiti di maggioranza.
Non ci convincono parecchi rilievi di questo provvedimento: abbiamo detto della questione che riguarda la mancanza documentale di questo parere.
Il secondo rilievo, invece, è stato ampiamente dibattuto in quest'Aula e riguarda l'elezione diretta degli enti di area vasta, che è in conflitto con la Costituzione. C'è un precedente importante su questo secondo rilievo ed è anche mancata la possibilità di approfondire questo precedente che, tra l'altro, è del 2018: la sentenza della Corte costituzionale n. 168 del 2018, che ha dichiarato illegittima la legge adottata dalla regione Sicilia n. 17 del 2017, nella parte in cui prevede il suffragio universale e diretto per le elezioni del sindaco metropolitano e del consiglio metropolitano; in sostanza quello che stanno reintroducendo i colleghi della maggioranza.
Questo punto l'abbiamo più volte denunciato, anche in Commissione: il collega Colucci ha più volte posto questa questione rispetto a cui non abbiamo avuto nessun riscontro. La sentenza va a individuare, in alcuni passaggi, la e i principi della cosiddetta legge Delrio, su cui si basa la riforma della Delrio: in particolare, ha ricordato che la Delrio è una riforma che ha previsto una nuova degli enti territoriali, che punta soprattutto a rendere più sostenibile economicamente la struttura degli enti locali, limitando anche la potestà legislativa. Ora, noi possiamo essere d'accordo o no su questa cosa, ma se c'è un precedente della Corte costituzionale che individua dei confini ben precisi è necessario che questa discussione venga aperta.
Quindi, questi punti sono gli aspetti tecnici che non ci convincono. Sul punto, invece, strettamente politico siamo convinti che queste modifiche non vengano apportate per garantire una logica di democrazia e partecipazione, ma semplicemente per accontentare la classe politica, garantendo incarichi a livello regionale e provinciale senza andare incontro alle esigenze dei cittadini. Le modifiche introdotte non garantiscono una democrazia diffusa e partecipata, ma garantiscono semplicemente degli equilibri di potere: ciò si vede dal fatto che l'introduzione dell'area vasta non prevede le funzioni, cioè si introduce il contenitore senza però sapere cosa andrà a fare.
Pensare che l'elezione diretta possa essere l'antidoto contro l'allontanamento dei cittadini dalla politica è sbagliato: se si vuole incidere sulla democrazia e sulla rappresentanza vanno rafforzati gli equilibri tra potere esecutivo e potere legislativo. Questo cozza, ovviamente, con la riforma che voi state portando avanti sul premierato, che va a stravolgere completamente il nostro assetto costituzionale, incidendo in maniera negativa sul nostro garante della Repubblica.
Concludo, Presidente, dicendo che per tutte queste motivazioni politiche, ma soprattutto anche tecniche di violazione della Costituzione, il nostro voto sarà contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano Pizzimenti. Ne ha facoltà.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Grazie, Presidente. Vice Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, in premessa devo dire che dobbiamo sottolineare che il Friuli-Venezia Giulia è l'unica regione in Italia che non ha le province né di primo né di secondo livello. Per questa situazione - io direi quasi drammatica - la regione Friuli-Venezia Giulia fa questa proposta di modifica dello statuto per reintrodurre le province. Questa è una riforma di rilevanza costituzionale sia dal punto di vista sostanziale sia dal punto di vista formale; è un punto di svolta perché dota gli organi eletti direttamente dai cittadini di funzioni amministrative proprie e di quelle conferite dalla legge regionale e mira, soprattutto, a ristabilire un equilibrio fondamentale tra le regioni e i comuni, restituendo alle province quel ruolo essenziale di raccordo che per troppo tempo è stato compromesso dalle scelte errate del passato.
Quali sono state queste scelte? Quella dell'introduzione delle UTI - le Unioni territoriali intercomunali - che è stato un grave errore di , perché non si esprimevano per gestire le funzioni di area vasta: dopo la soppressione delle province si sono dimostrate, di fatto, inefficienti, scollegate dal territorio e dalle esigenze reali dei cittadini e hanno aumentato lo stesso la spesa pubblica; hanno anche frammentato e indebolito il tessuto amministrativo locale, appesantendo l'attività ordinaria della regione e le frustrazioni tra i cittadini e l'amministrazione locale, che non dava risposte alle esigenze del territorio. Questa struttura, priva di una legittimazione democratica diretta, ha finito per creare distanze tra i centri decisionali e le comunità, dimostrando la sua incapacità di rispondere ai bisogni concreti del territorio.
In questo contesto l'amministrazione guidata dal presidente Massimiliano Fedriga, col sostegno determinante della Lega, ha saputo agire con decisione e visione: la scelta di abbandonare le UTI e di reintrodurre le province in Friuli-Venezia Giulia è stata una mossa coraggiosa, ma soprattutto necessaria. La Lega ha ascoltato i cittadini, che da tempo chiedevano un ritorno a un sistema più partecipativo, trasparente ed efficiente. Le province, infatti, non sono semplicemente enti intermedi, ma veri e propri baluardi della democrazia locale, in grado di garantire una efficiente, grazie all'elezione diretta dei propri organi e garantiscono anche una visione complessiva di area vasta, non la semplice sommatoria di visione di singoli comuni che le compongono.
Il percorso di riforma avviato, quindi, è una vera e propria rinascita delle province, come enti di area vasta, dotate di risorse e competenze adeguate. Questo processo si inserisce perfettamente nell'indirizzo politico del Governo, che ha riconosciuto la necessità di rivisitare la legge Delrio del 2014, la quale aveva privato le province della loro centralità istituzionale, riducendole a enti di secondo grado con competenze limitate. L'esito negativo del referendum del 2016 ha definitivamente archiviato la prospettiva di una loro soppressione, aprendo la strada a una riflessione più ampia sulle necessità di ricostruire un assetto territoriale che funzioni davvero, esigenza espressa da diverse forze politiche con proposte di legge presentate sia dai gruppi di maggioranza sia di opposizione.
A livello regionale ricordo che al CAL - il consiglio delle autonomie locali - la reintroduzione è passata all'unanimità con solo 2 astensioni. Quindi, non è stato un atto solo simbolico, ma una scelta concreta per garantire una gestione più efficace di democrazia sui territori.
Prima di arrivare alla conclusione, vorrei ricordare alcuni passaggi che ho sentito qui in Aula - e ribadisco quanto ho già detto, in particolare all'onorevole Colucci e al MoVimento 5 Stelle - e, cioè, che il 14 maggio il consiglio regionale ha votato - tralascio le parole “atteso, richiamata”, eccetera, che sono le premesse, come tutti sanno - il seguente dispositivo: tutto ciò premesso, esprime parere favorevole sulle proposte emendative approvate dalla Commissione affari costituzionali, ai sensi del 3o comma dell'articolo 63 dello Statuto regionale. Per cui tutto quello che è stato detto non ha assolutamente alcun fondamento .
Ricordo, inoltre, che più volte è stata citata la delibera della Cassazione che ha cassato quanto riguarda la Sicilia, laddove il consiglio regionale aveva proposto la reintroduzione delle province, ma con legge ordinaria, quindi non poteva reintrodurle. Quindi, la regione Friuli-Venezia Giulia, giustamente, ha intrapreso la strada della variazione dello statuto, che ha valenza costituzionale, per cui quello che stiamo facendo è perfettamente in linea con quanto previsto sia dalla legge costituzionale sia dalla legge statutaria della regione Friuli-Venezia Giulia.
Vado a concludere, la riforma delle province, sostenuta con forza dall'amministrazione Fedriga e dalla Lega, rappresenta una risposta concreta alle inefficienze generate dalle UTI, ed è un passo fondamentale verso il rafforzamento dell'autonomia locale. Il Friuli-Venezia Giulia si pone, quindi, come modello virtuoso di buona amministrazione, capace di ascoltare il territorio e di agire per il bene comune.
Chiudo veramente dicendo che è giusto che in questa riforma, in questo momento, non vengano inserite, all'interno della legge costituzionale che andiamo ad approvare, le funzioni che vengono attribuite alle province, altrimenti si avrebbero modifiche di rango costituzionale. Se dovessimo aggiungere o modificare queste funzioni, sarebbe necessario ritornare, di volta in volta, a livello parlamentare, con la doppia approvazione, per cui diventerebbe un iter molto più complesso, molto più complicato, molto più lungo. È giusto che vengano, invece, delegate le funzioni da parte della regione alle province per le necessità del territorio e dei comuni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Alcune precisazioni, perché la storia merita di essere ricordata. La riforma costituzionale che portò alla soppressione delle province non venne fatta dall'amministrazione Serracchiani e, cioè, dalla qui presente, allora, presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, ma iniziò molto prima. Iniziò con un voto in consiglio regionale da parte di tutta la maggioranza di allora, che era una maggioranza di centrodestra, e portata avanti dall'allora presidente della regione Renzo Tondo.
Quando si insedia l'amministrazione di centrosinistra - e, quindi, parliamo del 2013-2018 -, quella riforma costituzionale aveva già fatto il passaggio al Senato e alla Camera, poi rifatto, insomma era all'ultimo miglio per la sua approvazione. Ci tengo a precisarlo, perché l'unanimità sulla soppressione delle province parte dal centrodestra, si allarga alla platea del centrosinistra, si conclude con l'amministrazione di centrosinistra. Dico questo perché ho avuto l'impressione che o qualcuno era ipnotizzato all'epoca e non lo ricorda, oppure, forse, in merito al racconto delle modifiche che sono state fatte, dovremmo riconoscere che sono state fatte da tutti insieme. Poi, si possono avere opinioni diverse sulle conseguenze di quelle modifiche, sulle conseguenze di quelle riforme, su come quelle riforme sarebbero state fatte e attuate, però, per cortesia, non neghiamo l'evidenza. E l'evidenza è che quella riforma nasce nel campo del centrodestra, viene portata avanti all'unanimità da tutto il consiglio regionale, arriva in Aula, in Parlamento, e viene votata sempre all'unanimità.
Io credo che questo serva anche per un secondo aspetto non meno importante e, questo sì, tutto politico. Noi stiamo parlando della riforma dello statuto della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia. Quando si fanno riforme di questa portata, cioè riforme costituzionali, si dovrebbe anche avere la cautela di non farle in così stretti lassi di tempo e di non farle con tale costanza, perché quella riforma di cui parlavo è del 2016 e oggi la stiamo di nuovo riformando, tornando esattamente un passo indietro. Questo è il tema. Io credo che i colleghi siano in buona fede quando dicono che questo è il mezzo per il fine e il fine è avere enti intermedi che, in qualche modo, si pongano tra il comune e la regione e consentano, nell'interesse dei cittadini, di esercitare funzioni al meglio, laddove il comune da solo non possa farlo o la lontananza - diciamo così - rispetto alla regione non consenta di farlo al meglio.
Se questo è il fine, allora sul fine o, meglio, anche sul mezzo saremmo tutti d'accordo, perché tutti siamo d'accordo, anche laddove sono state soppresse le province all'unanimità, che servissero degli enti intermedi. Alcuni li chiamavano associazioni di comuni, noi li abbiamo chiamati Unioni territoriali intercomunali, l'amministrazione Fedriga li ha chiamati enti di decentramento regionale, ma erano necessari per una questione di pianificazione strategica: penso all'edilizia scolastica, penso alle strade, alle strade provinciali, con riferimento alle quali tutti lamentavano che le province non avessero risorse per poter sfalciare, ad esempio, le strade. I comuni venivano in regione e dicevano: regione pensaci tu. E, infatti, venne creata FVG Strade, una società regionale - voglio ricordarlo - che ha la gestione delle strade in Friuli-Venezia Giulia, anche delle ex strade provinciali, anche delle strade comunali che, in qualche modo, si sono gestite in forma condivisa.
Quindi, se il fine è, nell'interesse dei cittadini, avere degli enti intermedi che possano garantire una migliore e più efficace gestione del territorio siamo tutti d'accordo. Dov'è che ci dividiamo? Che questa riforma dello statuto del Friuli-Venezia-Giulia è perfettamente inutile, perché già oggi ci sono enti di secondo livello; già oggi in Friuli-Venezia Giulia, se venisse voglia di chiamarle province, lo si potrebbe fare e chiamarle province; già oggi quegli enti di decentramento regionale ricevono funzioni dalla regione oppure svolgono attività che gli vengono affidate dai comuni; già oggi potrebbero avere dipendenti che, in qualche modo, esercitino quelle funzioni; già oggi potrebbero avere le risorse per esercitare in modo efficace quel tipo di funzioni. Allora perché facciamo la riforma dello statuto del Friuli-Venezia Giulia per reintrodurre - diciamo così - le province, che, poi, chiamiamo enti di area vasta? Per un semplice motivo: perché c'è una cosa che oggi non si potrebbe fare a legislazione vigente, per la quale, ripeto, non sarebbe necessaria una riforma costituzionale ed è l'elezione diretta. Questa è l'unica questione.
Io non so, non credo, francamente, che i cittadini si siano appassionati all'esercizio democratico dei loro rappresentanti. I cittadini sono appassionati di due cose che non trovano risposta in questa riforma. Primo: dove si trovano i soldi per svolgere le funzioni che verranno affidate a questi enti di area vasta. Secondo, ed è la cosa più importante, forse avrei dovuto dirla al contrario: quali sono le funzioni che vengono affidate a questi enti di area vasta? Perché questo è il punto. Se qui ci fosse scritto quali sono le funzioni che vengono affidate a questi enti di area vasta e fosse anche detto come quelle funzioni, poi, verranno svolte, da chi, in quale modo, con quali risorse, noi avremmo certamente votato insieme a voi, perché anche noi riteniamo che quegli enti debbano avere una funzione chiara, risorse chiare, un esercizio chiaro dei loro rapporti all'interno del coordinamento degli enti locali in Friuli-Venezia Giulia. Ma tutto questo non c'è: non ci sono le funzioni, non ci sono i soldi, non ci dite che cosa vanno a fare questi enti di area vasta. Però, ci dite questo, e ci è chiaro, anticipando - questo lo voglio dire ai colleghi - la legge sulle province, che non siete riusciti ancora a portare qui perché manca un miliardo. Quindi, non potete portarla qui perché ci vuole un miliardo per reintrodurre le province vecchia maniera, però, intanto, lo facciamo in Friuli-Venezia Giulia. E utilizziamo la riforma dello statuto in Friuli-Venezia Giulia - autonomia speciale - semplicemente per la previsione dell'elezione diretta. È su questo che ci dividiamo e ci divideremo, perché non c'è una risposta ai bisogni dei cittadini. Infatti, io non ho ancora capito quanto del bilancio regionale del Friuli-Venezia Giulia verrà trasferito a questi enti di area vasta e che cosa saranno chiamati a fare, mentre sono certa, ad esempio, che, in virtù anche dei tagli che sono stati fatti al Piano nazionale di ripresa e resilienza, queste risorse avrebbero potuto essere destinate alla Casa della salute, alla sanità territoriale, alle infrastrutture. Penso al fatto, ad esempio, che noi abbiamo un'infrastruttura ferroviaria ancora insufficiente a far sì che la nostra regione si colleghi con il resto dell'Italia . Avremmo potuto inserire queste risorse chiare anche per quei bisogni: penso all'edilizia scolastica, penso ai piani strategici, penso al fatto che ci sono aree del Friuli-Venezia Giulia che devono essere recuperate, riqualificate, rigenerate dal punto di vista urbano.
Bene, con quelle risorse non abbiamo bisogno di avere l'ennesimo ente di area vasta ad elezione diretta, di cui non conosciamo le funzioni e non sappiamo chi gli darà le risorse, ma sappiamo con certezza che ci sono scelte che devono essere condivise da più comuni, scelte che devono essere condivise con la regione. E voglio ricordarlo, Presidente: stiamo parlando di una regione straordinaria e bellissima, di cui io e tutti i colleghi, sia di opposizione che di maggioranza, siamo orgogliosissimi; una regione di poco più di 1.100.000 abitanti. Ha bisogno della reintroduzione di tutte quelle province?
No. Ha bisogno di una risposta ai bisogni dei cittadini, e questa risposta, con questa riforma dello statuto, non c'è. Si risponde a un ceto politico, non si risponde ai cittadini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO(FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, ho preso molti spunti da queste riflessioni che ho appena ascoltato, e interverrò, premetto, Ministro Calderoli, Vice Ministro Gava, per qualche minuto, anche per agevolare il prosieguo dei lavori. Tra l'altro, ho preso una buona indicazione dalla collega ed ex presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, l'onorevole Debora Serracchiani, che dice: “Ad oggi, in Friuli-Venezia Giulia...”. Apro e chiudo parentesi, se mi posso permettere: ho sentito illustri commentatori rispetto a questi passaggi, Ministro Calderoli, che hanno parlato quasi come se fossero dei costituzionalisti, citando “Friuli”.
Si chiama “Friuli-Venezia Giulia” la nostra regione . Quindi, semplicemente voglio dire che novelli costituzionalisti non vengano anche insegnarci come si chiama la nostra regione. Però, rispetto anche al tema e sulla scorta - e la ringrazio - di quanto ricordato adesso dalla collega Serracchiani, mi è venuta in mente una cosa. Mi è venuto in mente che la collega Serracchiani ha parlato di progetti, ad esempio, rispetto ad alcuni ambiti - ha citato le strade e l'edilizia scolastica - che attualmente non sono ancora stati celebrati in termini di progettualità.
La mia domanda è perché. Esattamente perché le province sono state abolite in Friuli-Venezia Giulia, questo era il passaggio che mancava. Perché l'abolizione delle province, di fatto, colleghi, ha creato una sorta, così come ricordato poc'anzi, di deficit organizzativo in termini di carenza nei servizi ai cittadini, e questo è stato un grave errore del passato. Per quanto riguarda, poi, tutto il tema dei risparmi - molti hanno parlato di risparmi - penso che da questa parte dell'Aula esiste ed esisterà una politica che a un certo punto, anche in pancia all'iter che si è evidenziato in seno a questa discussione, possa anche dire (e mi rivolgo al centrodestra): “Sì, forse qualche passaggio avremmo dovuto farlo meglio in questo senso”. La differenza fra noi e il centrosinistra è che noi le idee quantomeno le riammoderniamo e cerchiamo di migliorare quanto provato a fare; da qualche altra parte, invece, si resta ancorati agli errori del passato. Sapevano di sbagliarsi, rispetto ai risparmi che molti citano in pancia all'abolizione delle province sapevano di sbagliarsi.
Di risparmi non ce ne sono stati, ma serviva dare in pasto a un populismo sempre più aggressivo il fatto e il combinato disposto, il sillogismo quasi, che l'abolizione delle province portasse a un miglioramento dei servizi, cosa non avvenuta, ma anche di fatto ad un risparmio di risorse. Cosa, Ministro, che lei sa non è avvenuta ancora in Friuli-Venezia Giulia. Quindi un grave errore del passato, ma è un grave errore del passato che, evidentemente, va a scontrarsi. E, forse, qualcuno dovrebbe ricordare il passaggio del 4 dicembre 2016, quando il referendum costituzionale è stato bocciato dalla maggioranza dei cittadini, chiaramente dicendo che quella non è la via che la cittadinanza italiana vuole inseguire e percorrere rispetto alle riforme costituzionali.
Gli italiani, all'epoca, hanno deciso di non toccare le province, e noi, Vice Ministro Gava, ne abbiamo preso atto. Per brevità, dico che andremo a migliorare e a maggiorare la rappresentatività, perché ho anche sentito parlare in quest'Aula delle cosiddette unioni territoriali intercomunali, il cui acronimo è UTI. Però dobbiamo sgombrare il campo immediatamente da un errore di fondo. Ricordo qui - e vado dritto sul tema -, in quest'Aula, che i sindaci che si opponevano a entrare nelle UTI dovevano andare in ginocchio a chiedere alla politica il trasferimento delle risorse per i loro cittadini, perché questa è la realtà di quanto accaduto in pancia alle unioni territoriali . Sindaci che non erano d'accordo hanno chiesto, con il cappello in mano, delle risorse alla politica di allora.
Questa è la verità. Se non credete a noi, che siamo brutti e cattivi, chiedetelo direttamente ai sindaci di allora. Abbiamo dovuto istituire, quindi, quattro enti di decentramento regionale con competenza primaria rispetto a viabilità ed edilizia scolastica. Per quanto riguarda tutto il tema del personale, qualcuno non ricorda che, sia in termini di patrimonio sia in termini di personale, Ministro, è stato trasferito tutto alle regioni. Sulla base del comparto unico i dipendenti delle province sono andati in pancia alle regioni; sempre sulla base delle regole che allora e che anche oggi esistono, il patrimonio delle province è stato trasferito al patrimonio delle regioni.
Probabilmente, in questo caso, faremo il contrario: daremo di nuovo dignità alle province rispetto a questi due temi, dotandole di nuovo di personale, tra l'altro altamente qualificato. Tre livelli di governo: regione, enti di area vasta e comuni. Queste sono le basi sulle quali poggia la maggioranza regionale, che, come ricordato dal collega Pizzimenti, ha tranquillamente certificato, rispetto alla celebrazione di una mozione a maggio di quest'anno, quelle che sono le modifiche parlamentari.
Ai colleghi che ci chiedono dove sono le modifiche, rispondo: andate sul sito della regione, sono presenti da maggio di quest'anno, così almeno non arrivate in Aula scoperti rispetto a questa informazione. Basta andare sul sito della regione, basta saper leggere, non c'è niente di segreto. L'abolizione - e vado alle conclusioni, Presidente - ha snellito il sistema? No. Ci ha posto in un limbo di due livelli residui. Il livello intermedio delle UTI non ha dato efficienza. Alcuni in politica, soprattutto regionale, hanno delle idee evidentemente anacronistiche.
Tra l'altro - e veramente arrivo alle conclusioni - tutto questo si basa sulla modifica dell'articolo 59 del nostro statuto speciale, che è concordato con la politica e che è suffragato da quello che dice la nostra Carta costituzionale, poiché sappiamo tutti che si riprende l'impostazione dell'articolo 114 della Costituzione, a meno che qualcuno non voglia abrogarlo; per cui l'eliminazione non nacque da una sorta di disegno istituzionale, ma da una politica ideologica che ha portato l'abolizione delle province del Friuli-Venezia Giulia come scalpo a Roma. Questo è stato l'iter di quanto vissuto dai cittadini del Friuli-Venezia Giulia.
E poi c'è tutto il livello elettivo. Il livello elettivo, nelle nostre corde e nei nostri pensieri, significa, Ministro, una cosa e una soltanto: una volta che sei eletto, se fai male vai a casa; se non fai male, continui il tuo lavoro . Cosa che qualcuno, ancora oggi, non riesce a digerire. Rispetto alla restaurazione delle province, fu l'attuale - tra l'altro, questa è una cosa molto simpatica da dover ricordare - candidato presidente in regione Emilia-Romagna, sindaco di Ravenna, Michele De Pascale, che, con un suo intervento, disse: “Chiedo un incontro urgente con il Presidente del Consiglio”.
Infatti, dopo lo svuotamento della riforma Delrio, svuotamento che doveva durare 2 anni, ma dal 2014 siamo arrivati al 2024, ha chiesto fondamentalmente una revisione di quanto deciso. Peraltro, mi pare che il sindaco De Pascale non sia esattamente iscritto a Fratelli d'Italia, alla Lega o a Forza Italia, partiti che oggi, invece, sostengono questa riforma. Diciamo che tutto è stato liquidato - lo rinnovo e chiudo - con il referendum del 4 dicembre 2016. Avete parlato di poltrone, e il parallelo rispetto a “poltrone”, referendum del 4 dicembre 2016, mi viene, Vice Ministro, anche troppo facile.
Ciò perché l'unica poltrona che è ancora bella calda è quella del senatore Matteo Renzi che, al posto di dimettersi dopo il referendum del 4 dicembre, dicendo di volersi dimettere, è ancora ben seduto saldo al suo posto. Allora, Presidente, voteremo convintamente a favore rispetto a questo primo passaggio che, chiaramente, farà anche nei prossimi passaggi, Ministro, quanto noi ci aspettiamo perché da liquidatori e da commissari liquidatori delle province, da legislatori vogliamo che le province ritornino casa dei comuni. Annuncio il voto favorevole .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge costituzionale n. 976-A: Modifiche alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante Statuto speciale della regione Friuli-Venezia Giulia.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Presidente, grazie. Intervengo per chiedere che il Governo venga urgentemente in Aula a riferire per spiegarci per quale motivo la regione Puglia non abbia ancora sottoscritto l'accordo di coesione con il Governo. C'era un appuntamento fissato per il 22 di questo mese, che la Presidente Meloni ha cancellato, senza fissare una nuova data.
La regione Puglia è l'unica regione in Italia a non aver ancora sottoscritto l'accordo di coesione; parliamo di circa 6 miliardi e mezzo di euro, quindi, di una quota percentuale molto significativa dei fondi FSC e questo nonostante il Ministro Fitto abbia chiarito che, sotto il profilo formale, non ci siano impedimenti, perché tutti gli atti propedeutici alla firma dell'accordo di coesione sono stati debitamente realizzati. Quindi, chiediamo che la Presidente Meloni venga in Aula a riferire, anche perché - e chiudo - credo che sia una strategia quantomeno suicida quella di mandare il Ministro Fitto in audizione prossimamente per candidarsi a fare il commissario alla coesione. E credo che qualcuno potrebbe chiedergli per quale motivo una quota significativa dei Fondi di coesione dell'Italia non sia stata ancora assegnata, in un ciclo di programmazione che - ricordo a me stesso - è 2021-2027 e siamo nel 2024 .
PRESIDENTE. Grazie, prendo atto della sua richiesta.
PRESIDENTE. Colleghi, ho fondate ragioni per credere che vi sia un'intesa per passare direttamente al punto n. 5 dell'ordine del giorno, che reca il seguito dell'esame della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 107-B, in materia di promozione e sviluppo delle .
Se queste ragioni sono fondate, come credo, direi di andare avanti e resta così stabilito, con l'inversione dell'ordine del giorno.
Dunque, a questo punto, è necessario sospendere la seduta per cinque minuti per consentire la riunione del Comitato dei nove - in merito al provvedimento che stiamo per esaminare - che è immediatamente convocato in Sala dei ministri.
La seduta è sospesa e riprenderà alle 12,57.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 107-B: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti.
Ricordo che nella seduta del 14 ottobre si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica, mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Avverto che, a norma dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2 e 5, in quanto non modificati dal Senato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate .
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
Presidente Bagnai?
ALBERTO BAGNAI, Grazie, Presidente. Invito al ritiro o parere contrario.
FEDERICO FRENI,. Presidente, il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Iniziamo dall'emendamento 3.1 Fenu. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Salutiamo studentesse, studenti e docenti dei Licei Cartesio di Triggiano, provincia di Bari .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FEDERICO FRENI,. Sugli ordini del giorno n. 9/107-B/1 Mule' e n. 9/107-B/2 Cerreto il parere è favorevole.
PRESIDENTE. La ringrazio, s'intendono accolti.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Esaminiamo questo provvedimento in seconda lettura, c'è stata una discussione ampia e approfondita nella prima. Io mi rimetto totalmente alla dichiarazione di voto finale che il 19 luglio ha fatto, a proposito di questo provvedimento, l'onorevole Del Barba, il quale aveva manifestato, nonostante il voto favorevole, lacune, mancanze, aspetti carenti e opportunità mancate.
Purtroppo, nel passaggio tra Camera e Senato, queste lacune e queste carenze non sono state risolte, ma ciò non toglie che il nostro voto rimane favorevole. Forse l'occasione potrebbe essere utile, magari nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, per riaffrontare questi temi in una cornice più ampia che è quella che riguarda un possibile piano industriale per questo Paese, il tema e le criticità che riguardano l'industria 5.0, alcuni aspetti che riguardano il PNRR.
Ecco, diciamo che forse - e con questo concludo, signor Presidente - ogni tanto il Parlamento, la Camera in modo particolare, potrebbe cogliere l'occasione di alcuni temi per affrontare delle discussioni in maniera un po' più larga, un po' più approfondita e possibilmente anche con una prospettiva che vada oltre il domani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole e il deposito del mio intervento.
PRESIDENTE. Annunciare mi sembra una parola grossa. Grazie infinite, onorevole Bicchielli, per lo sforzo.
L'onorevole Grimaldi rinuncia a intervenire.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, per annunciare il nostro voto favorevole rispetto a un provvedimento che abbiamo già affrontato in più momenti nelle Commissioni e nell'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sarò davvero telegrafico, perché si tratta di un provvedimento largamente condiviso e anche il nostro voto sarà favorevole.
Come è stato detto, bene la direzione che si intraprende, ma non è assolutamente risolutiva. Queste aziende aspettano da tempo il nuovo , che è fermo dal 2012. Nel mentre, è cambiato il mondo ed è cambiato anche il modo di fare impresa innovativa e, quindi, speriamo che si torni a parlare di queste aziende nel prossimo futuro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sala. Ne ha facoltà.
FABRIZIO SALA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e chiedo di poter depositare la dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Anch'io sarò veloce. L'iniziativa del collega Centemero era assolutamente condivisibile e andava sulla scia anche delle misure proposte e approvate durante i Governi Conte, che incentivavano gli investimenti nelle sostenevano le nel finanziamento dei brevetti e, quindi, delle nuove idee imprenditoriali e aumentavano la soglia delle detrazioni. Quella è stata una vera spinta che aiutava le imprese innovative.
Quindi, l'intenzione di continuare su questa strada è assolutamente lodevole e per questo anche noi voteremo a favore. Nonostante il dibattito, che è stato in qualche modo un po' compresso nella rivisitazione anche della norma originaria che alla fine ha eliminato le misure di maggiore sostegno, e nonostante il provvedimento ci sembri assolutamente insufficiente, riteniamo di votare a favore per proseguire su questa strada che condividiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI(LEGA). Grazie, Presidente. Solo un ringraziamento all'onorevole Centemero per la passione e la competenza che ha messo in questo provvedimento e l'annuncio del voto favorevole del mio gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del Partito Democratico su un provvedimento che è solo un passaggio significativo, ma è un passaggio in un percorso che ci auguriamo possa portare il nostro sistema della ricerca a diventare competitivo attraverso un trasferimento tecnologico che consenta alla finanza e agli investimenti in questo Paese di scommettere in maniera sempre più costante in un settore che è un'eccellenza del nostro Paese sotto il profilo della capacità di realizzare ricerca, mentre non lo è ancora per quanto riguarda la capacità di trasformare quella ricerca in opportunità di lavoro e di investimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matera. Ne ha facoltà.
MARIANGELA MATERA(FDI). Grazie, Presidente. Solo per esprimere il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia. Sosteniamo con convinzione questo provvedimento, perché crediamo che sia un'Italia che sa innovare, che investe sul talento dei suoi giovani e che guarda al futuro con ambizione e determinazione. Per questo, invito l'Aula ad esprimere un voto favorevole, mandando un messaggio chiaro di sostegno alle nostre imprese più promettenti e, soprattutto, ai nostri giovani .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Colleghi, volevo ricordarvi che, come sapete, venerdì, qui in Aula, ci sarà la celebrazione di Alcide De Gasperi, alla presenza del Presidente della Repubblica. Vi invito, quindi, a liberare in tempo utile i cassetti che avete davanti allo scranno.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 107-B: Disposizioni per la promozione e lo sviluppo delle e delle piccole e medie imprese innovative mediante agevolazioni fiscali e incentivi agli investimenti .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva all'unanimità .
Colleghi, secondo le intese intercorse, non si procederà più a votazioni nella seduta odierna. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Grazie a tutti per la collaborazione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro della Cultura, il Ministro della Giustizia e il Ministro delle Imprese e del .
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Fratoianni ed altri n. 3-01506. Chiedo al deputato Fratoianni se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sul globo terracqueo volevate dare la caccia agli scafisti, ma per ora sul globo terracqueo avete fatto solo una gigantesca figuraccia. Sarebbe un problema vostro, solo che voi governate il Paese. Allora diteci, per favore: quanto è costata questa figuraccia; per quale inderogabile ragione avete usato una nave militare lunga 80 metri, quando avevate fatto una ricerca di mercato - l'avevate annunciata, ma non era ancora conclusa - per l'impiego di traghetti civili; quando i centri in Albania erano ancora palesemente in una condizione di cantiere e non conclusi come è stato testimoniato dalla missione parlamentare, e qui c'è l'onorevole Ghirra che è andata personalmente in Albania; quali procedure avete utilizzato per stabilire che quei migranti, salvati secondo loro vicino a Lampedusa e non in acque internazionali come prevede il Protocollo, potessero andare lì, visto che, appena arrivati, ne avete rimandati indietro quattro perché due erano minori e due erano fragili; quale personale ha effettuato lo Insomma, signor Ministro, ci dia per favore qualche risposta .
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, occorre in via preliminare rilevare che la legge di ratifica del Protocollo con l'Albania ha previsto gli stanziamenti necessari anche per le operazioni di trasporto dei migranti dalle acque internazionali nel porto di Shengjin, ove ha sede la struttura con funzione di
In quest'ottica, la procedura di consultazione di mercato, a cui fanno riferimento gli onorevoli interroganti, costituiva una fase esplorativa e, quindi, non vincolante per il Ministero dell'Interno, che si è riservato la facoltà di espletare altre procedure, nonché di interrompere in qualsiasi momento il procedimento avviato. E infatti successivamente, nella fase operativa, è stata verificata la praticabilità dell'impiego della nave della Marina militare, soluzione che ha comportato un sensibile risparmio rispetto alle somme inizialmente preventivate. Ciò vale anche per la nave della Guardia costiera , che è stata utilizzata per l'operazione di rientro in Italia dei 12 migranti.
L'attività di individuazione dei migranti eleggibili per la procedura di frontiera in Albania è stata svolta a bordo della prescelta nave della Marina militare da un di operatori costituito da sette mediatori linguistico-culturali, da personale sanitario dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nonché da un funzionario di Polizia, coadiuvato da tre operatori e rappresentanti dell'Agenzia ONU per i rifugiati. Le operazioni sono state svolte dopo il salvataggio in acque internazionali di 79 migranti, dei quali solo 16 sono risultati in possesso dei requisiti per il trasferimento in Albania, sulla base del finalizzato alla rilevazione delle vulnerabilità elaborato dal Ministero dell'Interno. I migranti sono stati, pertanto, sottoposti ad accurata visita medica da parte dei sanitari dell'OIM, nel pieno rispetto della loro , e intervistati individualmente al fine di facilitare l'emersione di eventuali vulnerabilità anche di natura psicologica. Durante la navigazione è stata garantita ai migranti sia l'assistenza sanitaria a cura del medico di bordo, sia una dettagliata informativa, nelle lingue comprensibili, sulle procedure applicate e sui loro diritti, anche grazie alla permanenza a bordo di tre mediatori linguistico-culturali dell'OIM. Ai migranti sono state, inoltre, fornite coperte termiche e pasti caldi preparati a bordo della nave, che dispone anche di un dove è stata allestita un'area attrezzata per il riposo e con i servizi igienici.
Giunti in Albania, dopo il via libera sanitario rilasciato dal medico di bordo, i migranti siano stati sbarcati e sono state avviate le procedure di sanitario e di identificazione, svolte presso l'. Durante questa fase, due cittadini del Bangladesh, contrariamente a quanto era stato ammesso a bordo della nave , si sono dichiarati minori degli anni 18. Altri due migranti egiziani, a seguito delle visite mediche effettuate, sono risultati non idonei alla vita in comunità ristretta, ciò confermando l'accuratezza dei controlli svolti. Per le predette ragioni, i quattro stranieri, assistiti da un mediatore dell'OIM, sono stati condotti in Italia e inseriti nel sistema di accoglienza .
PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, le interrogazioni e il che è un'interrogazione in Aula in diretta televisiva, servono a fare delle domande e a ottenere qualche risposta. Ora, io le ho fatto una domanda precisa: quanto ci è costato? Lei non mi ha risposto; mi ha detto che voi avete stanziato i soldi. Lo sappiamo: avete stanziato 800 milioni, quanto, più o meno, date a tutto il sistema sanitario nazionale pubblico nel 2025, che avrebbero potuto essere stanziati per rafforzare le garanzie del sistema sanitario nazionale pubblico di questo Paese o magari per rendere più efficace il sistema d'accoglienza, di gestione dell'accoglienza, nonché le procedure per la richiesta d'asilo nel nostro Paese. Tante cose si potevano fare con 800 milioni, ma quello lo sapevamo già.
Io le ho fatto un'altra domanda e sarebbe bello che, quando si fanno domande in quest'Aula in diretta televisiva, i Ministri o le Ministre dessero una risposta, alla domanda però, non a quello che pensano loro. Quanto vi è costato questo scherzetto, quello della nave ? Perché quella nave non era adeguata, anche se vi ha fatto risparmiare non so cosa, perché dai calcoli che stimiamo il costo è quasi vicino od oltre i 20.000 euro per ogni migrante solo per questo giochetto, andare avanti e indietro, portarli avanti e indietro, perché non siete stati capaci neanche di individuare chi doveva andarci o meno e questo a prescindere dalla nota questione legata alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che voi cercate di aggirare con una toppa peggiore del buco.
Noi ve l'avevamo detto prima, ve lo ridiciamo un'altra volta e vi avvertiamo ancora: farete un'altra figuraccia. Forse è il caso di cambiare strada e forse è il caso di dire: abbiamo fatto un po' di propaganda - o se non lo volete dire, questo lo diciamo noi -, abbiamo provato questa innovazione, ma non ha funzionato; ci siamo sbagliati e torniamo sui nostri passi; la smettiamo di affrontare un grande fenomeno strutturale come un'emergenza. Quella nave non era adeguata, non aveva gli spazi e per quello avevate fatto la ricerca di mercato, perché lo andava fatto in un'altra condizione e, invece, avete usato una nave militare, che doveva servire per altro, e poi avete mandato una motovedetta. Forse è l'ora di ammettere che avete fatto qualche errore…
NICOLA FRATOIANNI(AVS). …perché passare da una figuraccia all'altra non è un bel servizio, non alla maggioranza o all'opposizione, ma all'interesse del Paese .
PRESIDENTE. La deputata Giuliano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ascari ed altri n. 3-01507 di cui è cofirmataria.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Tre donne uccise in meno di un mese: Roua Nabi a Torino; Celeste Palmieri a San Severo in provincia di Foggia, la mia città; l'ultima a Civitavecchia, Carmela Ion. Tre donne uccise, nonostante gli uomini che le perseguitavano e le minacciavano avessero il braccialetto elettronico alla caviglia. Già il 27 settembre scorso, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, il Governo aveva rilevato delle criticità legate alle connessioni di rete e ai tempi di attivazione e parlava di soluzioni tecniche che sarebbero state richieste al fornitore di questi braccialetti e a chi garantisce la connessione. Ebbene, le Forze dell'ordine, già da tempo, continuavano e continuano a segnalare disservizi, malfunzionamenti, falsi allarmi o mancati allarmi.
Occorre una maggiore attenzione sul tema fondamentale dei braccialetti elettronici. Non possiamo lasciare le donne vittime di violenza da sole e, soprattutto, bisogna anche rivedere il contratto con Fastweb per garantire la massima funzionalità di questi fondamentali dispositivi. Non è possibile permettere che ci siano delle falle nel sistema di tutela delle donne vittime di violenza, perché ogni ritardo…
CARLA GIULIANO(M5S). …ogni errore può impedire di salvare una vita, come è accaduto nel caso di Celeste, di Carmela e di Roua.
Quindi, chiediamo al Ministero quali interventi urgenti e immediati intenda adottare per garantire la funzionalità dei braccialetti elettronici .
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, questo Governo, come dimostrato con l'unanime approvazione della recente legge n. 168 del 2023, attribuisce la massima importanza alla questione, nella consapevolezza che l'attività di prevenzione richiede un intenso e continuativo sforzo da parte di tutti gli attori del sistema. Basti pensare che, alla data del 18 ottobre 2024, risultano essere attivi più di 10.000 dispositivi elettronici, nelle loro diverse finalità applicative.
Per affrontare le criticità del funzionamento del sistema di monitoraggio effettuato con l'ausilio dei braccialetti elettronici, dalla fine del 2023, come ormai è noto, è operativo presso il Viminale un gruppo di lavoro interforze, congiuntamente al Ministero della Giustizia e alla società fornitrice. L'obiettivo è quello di individuare possibili soluzioni alle criticità rilevate e, quindi, migliorare il servizio. Sono, pertanto, in corso iniziative volte principalmente a razionalizzare il sistema degli allarmi provenienti da braccialetto elettronico, al fine di consentire alle Forze di Polizia di intervenire rapidamente in presenza di situazioni che rappresentino un effettivo pericolo per la vittima.
Su questi temi, nella giornata di ieri, si è tenuta al Viminale una riunione tra i Ministri dell'Interno e della Giustizia, nel corso della quale sono stati ulteriormente approfonditi gli elementi di criticità connessi all'uso del braccialetto elettronico, relativamente ai comportamenti di , e condivisi i possibili interventi sul piano operativo e, laddove è necessario, su quello normativo, per il superamento delle difficoltà applicative.
Talune proposte sono state recepite dal fornitore del servizio, che sta ponendo in essere accorgimenti tecnici utili al più efficace funzionamento del servizio. Assicuro, pertanto, che, nelle more delle ulteriori soluzioni che saranno messe in campo, è costante l'impegno delle strutture competenti per fare in modo che la funzionalità del sistema di prevenzione incentrato sui braccialetti possa migliorare sempre di più e che le Forze di Polizia intervengano tempestivamente rispetto a ogni situazione di rischio e pericolo per le potenziali vittime.
PRESIDENTE. La deputata Ascari ha facoltà di replicare.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Lo sa, Ministro, cosa diceva la signora Celeste Palmieri prima di morire? Diceva: mi sento la morte dietro la schiena. E aveva ragione. Lo sa, Ministro, cosa significa vivere con una sensazione di morte H24? È la sensazione che vivono le donne vittime di violenza. Vivono nella paura, nel panico, nell'angoscia, e questa non è vita. Un Governo dovrebbe essere tecnicamente competente, ma anche e soprattutto umanamente competente. Nel 2024 viene ammazzata una donna ogni 3 giorni e in tre casi su quattro chi lo fa ha le chiavi di casa.
Questa tragedia sta avvenendo anche davanti ai vostri occhi. Non dovremmo neanche essere qui a fare questo . Vi chiedo: quante donne ancora devono morire? Bisogna che capiate, bisogna che capiate, che la violenza sulle donne è un fenomeno criminale strutturato, che deve essere trattato al pari dei fenomeni criminali di mafia e terrorismo, e non sono ammessi errori Ma soprattutto non si può perseverare nell'errore, non si può sbagliare, perché un errore può significare morte.
Bisogna ricordare che, dietro queste donne, ci sono il più delle volte dei bambini, che sono costretti a crescere senza una madre e con un padre omicida, famiglie devastate, distrutte. Chiudo, Presidente, dicendo che vi supplico, vi supplico, di ascoltare le grida di aiuto e di dolore di queste donne, che si sono fidate dello Stato e hanno fatto tutto quello che lo Stato chiede di fare, denunciare; e non ascoltarle significa tradirle, ma significa, soprattutto, che saremo sempre una di meno, e lo Stato non può e non deve permetterlo
PRESIDENTE. La deputata Malavasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Maria ed altri n. 3-01508, di cui è cofirmataria.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Le conseguenze del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti. Siamo di fronte ad un' impressionante di eventi estremi che provocano danni rilevanti. Nel solo 2023 le Marche, Ischia, l'Emilia-Romagna, nelle province di Ravenna e in particolare Forlì-Cesena, e ancora la Toscana, e nei tempi più recenti, a settembre, di nuovo la Romagna, nelle stesse zone. E da ultimo, in questi giorni, una nuova pioggia su terreni saturi ha portato ad innalzare, in poche ore, di alcuni metri il livello dell'acqua, con smottamenti e frane sull'Appennino bolognese e rotture di argini nella provincia di Reggio Emilia.
Secondo i dati di ArpaER, si sono superati i livelli storici registrati nel maggio 2023. Per ISPRA il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio frane e alluvioni, e riguarda il 14 per cento degli abitanti. Di fronte a un Governo che nega il cambiamento climatico, che azzera le risorse del PNRR a tale scopo, è evidente che non servono manutenzioni ordinarie, perché le infrastrutture sono state progettate per fenomeni di portata inferiore. Serve, invece, un piano nazionale straordinario…
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). …con finanziamenti strutturali. Chiediamo, Presidente, se il Ministro intenda adottare un piano straordinario a livello nazionale che intervenga sul sistema idraulico dei territori.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Sì, grazie, Presidente. Onorevoli deputati, con riferimento al quesito posto desidero far presente, innanzitutto, che il tema della prevenzione del dissesto idrogeologico è già nelle massime attenzioni del Governo. Il nostro Paese è, infatti, tra quelli maggiormente esposti agli effetti dei cambiamenti climatici e alla crisi idrica, con periodi di siccità ed eventi meteorologici estremi sempre più frequenti negli ultimi anni. La questione della gestione della risorsa idrica deve, perciò, essere affrontata attraverso un approccio integrato, che consideri il ciclo dell'acqua nella sua interezza e che sia rivolto al futuro in un'ottica di economia circolare, nel rispetto del principio della sostenibilità ambientale, economica e sociale.
In questo contesto, al fine di fornire un quadro nazionale per l'individuazione e l'attuazione di misure finalizzate a ridurre al minimo gli impatti dei cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali sociali, nonché trarre eventuali vantaggi dalle nuove opportunità che il mutato contesto climatico fornirà, è stato definito il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, approvato dal Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica nel dicembre 2023. Tale Piano, oltre ad offrire una panoramica sullo stato delle risorse idriche, valutando l'impatto di vulnerabilità, fornisce anche un elenco di azioni da intraprendere a livello di e di sviluppo dei servizi ecosistemici in merito, ad esempio, alla riqualificazione fluviale, e di potenziamento infrastrutturale, come per le opere di difesa o i sistemi di accumulo.
Considerati i rilevanti obiettivi del Piano, le azioni da esso definite non possono prescindere da un'accurata conoscenza della disponibilità spazio-temporale della risorsa idrica. Il Piano costituisce, pertanto, il quadro strategico già presente e realistico, all'interno del quale sono previste e verranno sviluppate anche le azioni di prevenzione del dissesto idrogeologico. In merito ai finanziamenti, si rappresenta inoltre che il MASE, cioè il Ministero dell'Ambiente, nell'anno 2024 ha avviato l'attività di programmazione e finanziamento degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico, mettendo a disposizione di regioni e province autonome risorse complessive pari a oltre un miliardo di euro, interamente a valere sul bilancio del Ministero stesso.
PRESIDENTE. Il deputato De Maria ha facoltà di replicare.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non siamo affatto soddisfatti della risposta perché non ci pare all'altezza della gravità della situazione. Voglio ribadire cosa chiediamo al Governo: cessino le dichiarazioni propagandistiche e sopra le righe contro la regione Emilia-Romagna e contro gli amministratori che sono in prima fila per affrontare una situazione difficilissima; le istituzioni si uniscano per lavorare insieme e per sostenere l'impegno di chi - Forze dell'ordine, Polizie municipali, uomini e donne della Protezione civile, Vigili del fuoco, volontari - è impegnato sul campo.
Siamo di fronte a eventi di portata straordinaria che la rete idrica presente oggi non è evidentemente in grado di reggere; eventi che si ripetono, ormai, in modo strutturale richiedono interventi di grande rilievo e normative autorizzative più efficaci, coordinate e attuali. Intanto, non è possibile non vedere che la transizione ecologica rappresenta non un orpello ideologico, ma una necessità ineludibile. Serve poi un intervento straordinario di manutenzione del territorio.
La presidente della regione Emilia-Romagna, Irene Priolo, lo ha definito un piano Marshall di difesa del suolo, un Piano nazionale che prevede investimenti congrui - mi si permetta di dire che un miliardo di euro non sono un investimento congruo alla drammaticità delle sfide che abbiamo di fronte - e modalità normative e operative adeguate alle criticità che dobbiamo affrontare. Rispetto ai nostri lavori d'Aula di questi giorni, vorrei dire che serve questo.
Servono quindi serietà e concretezza, non serve certo una nuova inutile Commissione parlamentare d'inchiesta. Le problematiche si conoscono bene, occorre agire. Al Governo abbiamo chiesto e chiediamo di nuovo di essere all'altezza della sfida. Tutti i gruppi parlamentari e le forze politiche hanno la responsabilità di fare fino in fondo la loro parte, di non dividersi strumentalmente, ma di favorire il lavoro comune della filiera istituzionale. L'intera comunità nazionale è chiamata ad acquisire pienamente la consapevolezza delle grandi criticità che abbiamo di fronte e di una sfida che va affrontata con determinazione e senza ambiguità
PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01509 .
RITA DALLA CHIESA(FI-PPE). Grazie Presidente, buongiorno Ministro. Torniamo oggi a interrogarla sulle modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, visto che il sistema di valutazione basato sui test d'ingresso ha dimostrato di non essere adatto ad assicurare una giusta valutazione degli studenti più capaci, quelli più meritevoli, né a rispondere alle esigenze del sistema sanitario nazionale.
Lo scorso 18 settembre, nel rispondere a una precedente interrogazione presentata dal gruppo di Forza Italia, lei, Ministro, ha annunciato di voler trasformare l'accesso ai corsi di laurea in medicina puntando sulle abilità degli studenti e sul loro merito. In tal senso, è in corso da anni un dibattito nel Paese che in questi giorni sta trovando una risposta, anche a livello parlamentare.
Pertanto, le chiediamo quali passi lei intenda intraprendere per aggiornare la normativa vigente, per garantire un'offerta universitaria di eccellenza, che contribuisca all'affermazione di un sistema sanitario nazionale che sia all'avanguardia e che il nostro Paese merita
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, ha facoltà di rispondere.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie, Presidente e grazie all'onorevole Dalla Chiesa. Sì, è vero, dall'ultima interrogazione ad oggi alcune cose sono cambiate. Sono stati dei cambiamenti molto importanti, direi un cambio di paradigma rispetto all'accesso alle facoltà di medicina, chirurgia e veterinaria. Prima di tutto, se ne sono andati i vecchi, inutili, troppo generici test, quiz a cui gli studenti affidavano i loro destini in maniera un po' troppo casuale e comunque generica. Vogliamo tutelare fino in fondo il diritto di scelta e di autoaffermazione degli studenti e per questo siamo determinati ad andare avanti, come sempre aperti al confronto per fare le scelte migliori nell'esclusivo interesse degli studenti.
Il lavoro è iniziato due anni fa, il Governo e il Ministero che mi onoro di servire hanno cominciato da subito a esaminare i test trovandoli inadeguati, sia i test con una banca dati chiusa, sia i test che si sono celebrati per ultimi con una banca dati aperta (meglio, ma non sufficienti). Al momento, abbiamo tolto i test, superato il numero chiuso attraverso un passo molto importante, compiuto lo scorso 16 ottobre; un passo che definirei il primo passo di un percorso veramente storico, cioè valorizzazione del merito e della capacità dello studente. Ci si prepara non ai test, ma ci si prepara alle facoltà di medicina e chirurgia o alle materie affini e alle professioni affini , a tutte le professioni sanitarie per cui la nostra alta formazione è famosa e nota nel mondo.
La 7a Commissione del Senato, presieduta dal senatore Marti, grazie all'impegno di tutte le forze politiche - ci tengo a sottolinearlo ed esprimo un profondo ringraziamento a tutte le collaborazioni che sono venute da tutte le forze politiche - ha concluso l'esame del testo unificato sulla revisione delle modalità di accesso programmato a medicina, votando il mandato al relatore, presidente Zaffini.
È un testo che vuole garantire a tutti i nostri studenti, come vi dicevo, l'opportunità di diventare professionisti in ambito medico, valorizzando i loro talenti, non la loro casualità o la loro fortuna attraverso un quiz che può cambiare loro nel bene o nel male la vita, ma perseguendo un percorso di studi che consenta, attraverso materie caratterizzanti, di giungere comunque alla raccolta di un certo numero di crediti formativi che possono essere spesi su una graduatoria nazionale, accedendo, se sufficienti, al test di medicina o a professioni sanitarie affini.
Questo aiuta, come potete immaginare, a valorizzare non solamente il percorso di medicina, chirurgia, odontoiatria e veterinaria, ma anche tutte le professioni sanitarie, come ad esempio infermieristica, che hanno bisogno di essere valorizzate. Anche la figura dell'infermiere, su cui noi stiamo lavorando insieme alle associazioni di categoria, deve essere valorizzata e sicuramente questo percorso lo sta facendo.
Una cosa vorrei dire, Presidente, onorevole Dalla Chiesa, colleghi tutti: noi non possiamo più permettere che, a causa del numero chiuso, i nostri studenti siano costretti a fare turismo universitario forzato , fuori dall'Italia. Questa è un'ipocrisia, una vergogna che noi non possiamo più consentire; anzi vogliamo che gli studenti che lo hanno fatto - questo è l'ulteriore impegno che io prendo nei confronti del Parlamento, anche a nome del Governo - siano messi in condizione di ritornare nel nostro Paese. Abbiamo un'offerta formativa straordinaria da garantire al mondo, non possiamo permettere che i nostri studenti siano mandati altrove a formarsi solo per l'ipocrisia di un numero chiuso che, ripeto, ci consente di fare delle scelte…
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
ANNA MARIA BERNINI,. …che faremo tutti insieme. Io consulterò tutti i nostri e tutti i nostri referenti, ma - con questo concludo, Presidente - preferisco preoccuparmi perché le aule sono troppo piene che piangere sul disastro di aule vuote .
PRESIDENTE. La deputata Dalla Chiesa ha facoltà di replicare.
RITA DALLA CHIESA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la sua risposta, ma soprattutto per l'impegno che acquista anche un maggior significato in un momento difficile come questo per il nostro sistema sanitario nazionale. Le nuove misure permetteranno ai nostri giovani di programmare le proprie scelte di studio e di vita con maggiore chiarezza, con maggiore certezza, con regole e meccanismi che si propongono di valorizzare il merito, le competenze e le abilità acquisite. Abbiamo bisogno di professionisti della sanità preparati, ma soprattutto motivati per rispondere alla domanda di salute che ci arriva dai cittadini.
Colgo l'occasione, Ministro, per esprimerle il totale plauso e il sostegno del gruppo Forza Italia per la decisione di inserire nel decreto-legge, approvato l'altro ieri in Consiglio dei Ministri, una misura per poter destinare i beni sequestrati alla criminalità organizzata alla realizzazione di alloggi universitari siete stati veramente bravi - e questo per ampliare l'offerta di case per quegli studenti universitari fuori sede e quindi rispondere, in questo modo, alle difficoltà che incontrano gli studenti e le loro famiglie nel trovare delle case o degli alloggi, quando sono fuori sede.
Questa è una cosa importantissima che avete fatto, quindi la ringrazio, a nome anche del gruppo Forza Italia. Io l'ho detto: questa era una cosa alla quale tenevo moltissimo. Ringrazio lei e grazie al Presidente .
PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01510 di cui è cofirmatario.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'approvazione del Piano strutturale di bilancio di medio termine richiede progressi verso politiche di bilancio responsabili per premiare gestioni virtuose e censurare amministrazioni che praticano una dipendenza eccessiva da contributi pubblici.
Anche la sostenibilità economica del sistema museale italiano è un obiettivo da conseguire, favorendo una cultura incentrata sull'attrazione dei visitatori. La dipendenza cronica e dominante dalle erogazioni pubbliche incentiva gestioni poco rispettose delle esigenze di solidarietà sociale. La relazione, per l'anno 2022, del collegio dei revisori dei conti della Fondazione MAXXI e la Corte dei conti, sempre sulla gestione economica della stessa Fondazione, riferita ancora al 2022, affermano che la sostenibilità economica della Fondazione dipende dalle erogazioni pubbliche; invece la relazione del 2023 evidenzia un risparmio di 3 milioni di euro e abbassa il tasso di dipendenza dalle erogazioni pubbliche a una percentuale di oltre il 68 per cento.
Quindi, Ministro, al pari di quanto è successo con la Fondazione MAXXI, chiediamo quali iniziative vorrà portare avanti perché ci sia sempre meno dipendenza dalle erogazioni pubbliche e ci sia una sostenibilità economica delle istituzioni museali.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO GIULI,. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, perché mi consente di illustrare i progressi che questo Ministero sta conseguendo attraverso il rafforzamento di politiche di bilancio virtuose e responsabili nella gestione delle istituzioni museali. I conti del 2024 saranno ancora migliori.
In attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, allo Stato spetta la tutela del patrimonio storico e artistico della Nazione; pertanto l'incommensurabile valore dei luoghi della cultura italiana deve essere sostenuto - e non può non essere sostenuto - dalla finanza pubblica, ma condivido le premesse degli interroganti, ovvero la necessità di superare la dipendenza cronica e preponderante dalle erogazioni pubbliche nel sistema culturale di gestione statale.
Ringrazio gli onorevoli interroganti per aver citato l'esempio del MAXXI, fondazione di diritto privato, vigilata dal Ministero della Cultura, che, come molti altri musei e centri di cultura nazionali, da sempre si sostiene grazie all'importante contributo pubblico. Ciò non ci ha, però, impedito di dialogare con l'imprenditoria, intesa quale strategico di sostegno della cultura pubblica. Cito, fra tanti, l'esempio dell'accordo siglato con KME, una delle aziende nel proprio settore in Italia, che ha scelto di adottare la programmazione di MAXXI Architettura per i prossimi anni, supportando con il proprio contributo economico proposte di ricerca e di programmazione in quel campo: stiamo parlando di 1.300.000 euro in 5 anni totali.
Il lavoro che ho iniziato assumendo la guida della Fondazione, che ho portato avanti per un anno e mezzo, è stato improntato, oltre che al potenziamento delle relazioni economiche tra pubblico e privato, anche al rigoroso controllo dei bilanci, al contenimento della spesa e al rafforzamento delle strutture di vigilanza. In quest'ottica, ad esempio, ho ritenuto come scelta di buona gestione far uscire la Fondazione da partenariati e progetti ereditati, finanziati attraverso bandi che, in apparenza, avrebbero potuto sembrare appetibili da un punto di vista finanziario, ma che, da un'attenta riflessione con lo e da un'approfondita analisi contabile, si sarebbero presto rivelati non efficienti da un punto di vista economico e, per certi versi, addirittura inefficaci nel perseguimento della missione della Fondazione, soprattutto all'indomani di una direzione artistica rinnovata.
Credo, infatti, che il solerte lavoro di reperimento di finanziamenti privati e indipendenti che ogni culturale è chiamato a fare non debba mai essere svolto in modo sconclusionato, anteponendo la possibilità di ottenimento di fondi alla coerente valutazione del loro impiego.
Sempre nella mia attività di riorganizzazione e rafforzamento della Fondazione, ho promosso l'istituzione dell'organismo di vigilanza, di cui, prima della mia presidenza, il MAXXI era sprovvisto e ho proceduto ad istituirlo, prima, in forma monocratica e, poi, collegiale, avviandolo, nel contempo, a un lavoro profondo di revisione del modello e delle procedure. Ho ridotto il numero dei Dipartimenti per snellire la struttura, contenere la spesa, valorizzare le risorse interne.
Concludo. Sul caso MAXXI aggiungerei, oltre alle azioni intraprese al fine di incentivare una gestione orientata a una maggiore sostenibilità economica, la revisione dell'indennità del presidente, che, come tale, rimane costituita dalla sola parte fissa. Ho proposto e ottenuto dal consiglio di amministrazione di abrogare la componente premiale della remunerazione, come pure ogni indennità aggiuntiva. Questo ha fatto sì che il compenso del presidente del MAXXI oggi sia notevolmente più contenuto rispetto a quello dell'amministrazione precedente.
PRESIDENTE. Concluda, Ministro.
ALESSANDRO GIULI,. Esempio: Giovanna Melandri, nel 2002, 208.301 euro; presidente Giuli, nel 2023, 147.178: 61.123 euro di differenza. Questo lavoro è stato quotidianamente pensato a supporto della missione del MAXXI … Adesso concludo, perché ho esaurito il mio tempo, ma tanto le dovrebbe bastare, onorevole.
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere. Chiedo scusa, ma è fuori di parecchio tempo.
ALESSANDRO GIULI,. In conclusione, la politica economica del MAXXI, la politica gestionale promossa dal MAXXI rappresenta un chiaro esempio di proficua collaborazione tra pubblico e privato e dimostra come, laddove il pubblico investe con intelligenza, il privato sostiene con forza. Sono pronto a rispondere ad altre eventuali interrogazioni quando sarà il caso e il codice lo consentirà.
PRESIDENTE. Il deputato Lupi ha facoltà di replicare.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, siamo completamente soddisfatti della sua risposta e lo siamo non formalmente ma sostanzialmente. Politiche di bilancio virtuose e responsabili, che mettono al centro la cultura come pilastro fondamentale per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese. Noi crediamo che, se vogliamo guardare al futuro dell'Italia, dobbiamo investire in educazione, formazione e cultura, perché è la prima risorsa che abbiamo. Ma questo non può avere una logica di assistenzialismo, deve avere la logica della risorsa pubblica come un moltiplicatore delle energie positive che esistono nella società. Il pubblico dà l'indirizzo e definisce gli obiettivi e, anche nella cultura, mette le risorse necessarie e fondamentali perché quel pilastro possa rimanere un pilastro forte; inoltre, attiva, con coraggio, serietà e responsabilità, le risorse che esistono con il privato, perché pubblico e privato insieme possono raggiungere un unico scopo, che è il nostro obiettivo: si chiama bene comune.
Ed è per questo che noi siamo contenti della risposta puntuale che lei ha dato. Una risposta puntuale che non ha solo un'immagine generale, un ideale, un idealtipo si direbbe, ma si traduce poi in azioni concrete e fatti.
In conclusione mi permetta, signor Presidente, di dire, visto che noi non viviamo fuori dal mondo, di sottoscrivere, parola per parola, a nome del nostro gruppo di Noi Moderati, quanto ha detto il Ministro Giuli riguardo alle dimissioni del Capo di gabinetto. Siamo di fronte - e se non abbiamo questa coscienza, siamo tutti, come forze politiche, degli irresponsabili - a un clima barbarico di mortificazione. Attacchi personali: quando un Capo di gabinetto o un funzionario pubblico dice che esistono attacchi personali, qualche domanda dobbiamo porcela. La stagione dei veleni e dei corvi è stata una stagione drammatica nel nostro Paese: trasversale e ha colpito tutti.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). È indifferente questo per noi? Siamo di fronte a un clima che si trasforma in un attacco sempre puntuale e sempre personale di delegittimazione dell'avversario. E allora, io credo che, di fronte a quello che sta accadendo, con coraggio e responsabilità, le istituzioni, la classe politica e i partiti devono capire che si fa opposizione dura. Il primo potere, il secondo potere, il terzo potere, il quarto potere...
PRESIDENTE. Deputato Lupi, deve tornare al tema e concludere.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)-M). Concludo. Ma dobbiamo avere la responsabilità di avere a cuore il bene comune e la cultura ne fa parte. Ministro Giuli, vada avanti e porti la solidarietà personale di Noi Moderati anche al Capo di gabinetto che si è dimesso .
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Faraone ed altri n. 3-01511 di cui è cofirmataria.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Ministro Nordio, il Governo Meloni ha siglato un protocollo con l'Albania che costa al contribuente oltre 800 milioni di euro per gestire meno del 2 per cento dei migranti che arrivano sulle nostre coste (ma i temi economici li teniamo a parte). Anche a seguito delle sue dichiarazioni a caldo - ad esempio sul fatto che i nostri magistrati non comprendono normative complesse europee oppure non comprendono il francese - noi le chiediamo quanto, anche alla luce del decreto che avete fatto in Consiglio dei ministri lunedì, la norma italiana sia compatibile con il diritto internazionale e con il diritto comunitario, che prevede una prevalenza in materia di immigrazione. Tutto ciò, anche alla luce della sentenza emanata dal Tribunale di Roma il 18 ottobre, a seguito della quale abbiamo visto ritornare indietro sulle nostre coste 12 dei 16 migranti che erano già stati spostati in Albania: quindi, anche su questo i numeri parlano chiaro rispetto a quanto la propaganda sia prevalente in merito all'importo che voi avete stanziato. Noi le chiediamo quanto è fragile o quanto è solido - questo ce lo dica lei - l'impianto normativo che avete messo in campo.
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO,. Grazie, Presidente e grazie a lei. Ci sono due questioni: la prima riguarda il Protocollo concluso tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, ratificato con la legge n. 14 del 2024.
Esso costituisce un nel panorama internazionale, basato sull'equa condivisione delle responsabilità con i Paesi terzi e in linea con gli obblighi previsti dal diritto internazionale e della UE, per usare le stesse parole della Presidente della Commissione europea von der Leyen nella lettera indirizzata ai Capi di Governo e ai membri prima della riunione del 15 dicembre del Consiglio europeo. E non poteva essere altrimenti, proprio perché la normativa nazionale in materia di protezione internazionale è, in gran parte, frutto del recepimento del diritto dell'Unione europea in materia, in particolare della Convenzione di Ginevra del luglio 1951, del protocollo del gennaio 1967 e, da ultimo, del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 maggio 2024.
Il decreto-legge, che l'altro giorno è stato approvato dal Governo, eleva a rango di norma primaria, quindi a fonte primaria, l'indicazione dei Paesi sicuri, indicazione che spetta, ovviamente, agli Stati. Basti pensare che in Germania, per esempio, c'è una riserva di legge per l'indicazione dei Paesi sicuri. In tutti i Paesi il concetto di sicurezza di un Paese può essere una scelta esclusivamente politica. È vero, peraltro - e lei la cita - che c'è questa sentenza della Corte di giustizia. Essa pone tre paletti. Nel caso in cui il giudice ritenga che il richiedente provenga da un Paese non sicuro o non sicuro in alcune parti del suo territorio o non sicuro in relazione a certe situazioni soggettive, come l'orientamento sessuale o come l'orientamento politico, il giudice della Nazione - in questo caso il tribunale di Roma - deve motivare in modo esauriente, “” dice la sentenza, “”, completo e “”, cioè nel caso di specie, ossia deve motivare la ragione per cui quella determinata persona provenga da un Paese che non è considerato sicuro in relazione alle sue particolari situazioni soggettive e oggettive. Questa motivazione deve essere completa, esaustiva e relativa al caso concreto. Ora andatevi a leggere i 12 decreti del tribunale di Roma e vedrete che sono stati stampati praticamente sul medesimo e che non vi è nessuna motivazione, né completa, né esaustiva, né inerente al caso concreto per quanto riguarda questi singoli richiedenti asilo e, quindi, è inottemperante questa alla sentenza della Corte europea .
PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di replicare.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non siamo soddisfatti, perché la sua replica starebbe in piedi se non foste stati proprio voi a dover ricorrere a un decreto d'urgenza per trasferire in norma primaria quanto già lei sta sostenendo. Quindi, questa già per noi è un'ammissione di colpa, di superficialità. Tuttavia, io voglio andare oltre, perché il nostro non essere soddisfatti è più profondo, signor Ministro. Fatta salva la personale simpatia che le conserviamo sempre, siamo però delusi perché pensavamo di trovare in lei un garantista, una persona che mettesse al centro le libertà. È tutto l'impianto di questo accordo e non tanto per l'accordo con l'Albania, perché questo poteva anche essere un'interessante innovazione da analizzare insieme, ma per come l'Italia intende poi applicare la sua giurisdizione su quel territorio, laddove noi andiamo sostanzialmente a incarcerare delle persone che non hanno commesso alcun reato, anzi a deportarle in questo caso. È così perché non potranno muoversi, non potranno nemmeno incontrare di fatto i loro avvocati e questo è l'aspetto che francamente ci delude.
Ma andiamo oltre. Perché, allora, lei ha consentito che il suo Governo facesse tutto questo, dicendoci noi convinti che non è nella sua cultura giuridica? Noi pensiamo che il motivo sia semplice: è stato fatto per pura campagna elettorale, spendendo una quantità di soldi abnorme. Lo dicevo alla Presidente del Consiglio Meloni: la cifra non giustifica i risultati. La risposta è stata: ma è nella deterrenza che lo giustifichiamo. Bene, probabilmente quei 16 deportati con una tale sproporzione di forza saranno stati oggetto di fotografie che vi apprestavate a mettere in grandi cartelloni sulle spiagge dell'Africa, se questa è la deterrenza che dovevano provocare.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Ebbene, anche questa fantomatica deterrenza, però, è stata smontata dalla diretta di uno di loro, che avrà potuto dire: venite in Italia, viaggio andata e ritorno garantito, per poi approdare sulle coste italiane. Questo per dire che nemmeno la scusa della deterrenza vi potrà salvare dall'accusa di aver dissipato soldi pubblici. Vediamo cosa ne penserà la Corte dei conti .
PRESIDENTE. La deputata Varchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Foti ed altri n. 3-01512 di cui è cofirmataria.
MARIA CAROLINA VARCHI(FDI). Grazie, Presidente. Buonasera, signor Ministro. “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte e anche molto più pericolosa la sua azione”. “Meloni, oggi, è un pericolo più forte di Berlusconi; dobbiamo porre rimedio”.
Ora, signor Ministro, secondo lei è normale che in Italia un magistrato, un esponente del potere giudiziario, usi questi termini nei confronti del Presidente del Consiglio , massimo rappresentante di un altro potere dello Stato? Questa , signor Ministro, rappresenta un campanello d'allarme che non si può ignorare. Dietro quella frase, “dobbiamo porre rimedio”, vi è un'intenzione sovversiva che è intollerabile al giorno d'oggi; è intollerabile per una Nazione democratica come l'Italia, dove si arriva a Palazzo Chigi forti del consenso popolare .
PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha facoltà di rispondere.
CARLO NORDIO,. Grazie, Presidente, e grazie collega. In effetti, la lettera inviata sulla desta non poco stupore e, come ex magistrato, desta anche un certo dolore. Affermare, appunto, che il Presidente del Consiglio, proprio perché non ha inchieste giudiziarie in corso a suo carico, è un pericolo maggiore di quello dell'onorevole Berlusconi e che dobbiamo porvi rimedio - frase di una gravità, secondo me, da prendere in considerazione - è molto indicativo, per la provenienza di tale affermazione, del clima istituzionale che vive la nostra democrazia.
La Presidente Meloni è stata eletta dal popolo e il compito del giudice è soltanto quello di applicare la legge, tanto meno quello di cercare di porre rimedio al risultato della volontà popolare. A dispetto di quanto sta accadendo per il buon funzionamento e per il servizio da rendere al Paese, è necessario, secondo noi e anche in un clima di collaborazione, che ogni istituzione collabori secondo il proprio mandato costituzionale anche nella diversità di opinioni e di divisioni. A questo punto, non posso che associarmi alle parole del Presidente Mattarella - leggo testualmente - quando afferma che “occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi e questo è parte essenziale della vita democratica, poiché le istituzioni appartengono e rispondono all'intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse”.
Concludo con una valutazione amara. Quando io sono entrato in magistratura, nel 1976, il prestigio della magistratura godeva del consenso di oltre l'80 per cento dei cittadini italiani, pari e qualche volta superiore addirittura a quello della Chiesa cattolica; oggi, è precipitato e per rispetto verso i miei ex colleghi non lo voglio nemmeno citare. Comunque, la vicenda è al vaglio per la verifica dei presupposti per l'esercizio dei poteri ispettivi che la legge riserva al Ministro della Giustizia .
PRESIDENTE. Il deputato Foti ha facoltà di replicare.
TOMMASO FOTI(FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo per la risposta che ha reso a un'interrogazione che non avremmo voluto presentare, perché tanto speravamo che vi fosse lucidità di giudizio nell'ambito di chi esercita delicate funzioni da evitare di costringerci a farlo.
Lo abbiamo sperato, ma purtroppo qualcuno è voluto andare oltre quelli che sono i propri poteri, ma anche il limite della critica. Signor Ministro, lei, proprio nei giorni scorsi, a dimostrazione di come questo Governo voglia far funzionare la giustizia e tenga allo Stato, ha firmato il decreto per l'assunzione di 599 magistrati . È la risposta più bella che si poteva dare a chi, sulle , si esercita a voler stilare graduatorie di valutazione su questo o quel Presidente del Consiglio, sostituendosi al corpo elettorale, l'unico legittimato a farlo .
Un conto è vincere un concorso, un conto è essere eletti dal popolo: sono due questioni veramente diverse, che non possono essere frammischiate. Se qualcuno vuol fare politica, e nessuno nega che un magistrato possa fare politica, non ha che da scendere in politica, però lasciando l'incarico che attualmente ricopre e non utilizzando quell'incarico per esercitare un ruolo politico all'interno della magistratura .
E aggiungo che il suo intervento, oltremodo puntuale, così come è stato puntuale nello spiegare, a chi evidentemente non lo ha capito, il testo della sentenza della Corte di giustizia europea, è particolarmente gradito, perché noi non cerchiamo vendette nei confronti di nessuno. Noi chiediamo soltanto che il giudice sia e rimanga terzo, come deve essere secondo Costituzione .
PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01513 .
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, come lei sa, sabato i servizi di Google Drive sono stati interrotti per diverse ore, ma questo non è che l'ultimo caso, perché da mesi siti assolutamente legittimi vengono interrotti o oscurati. Non è colpa di pericolosi o di potenze straniere, bensì di una piattaforma istituita proprio da una legge votata all'unanimità da quest'Aula, la legge antipirateria, che ha istituito il cosiddetto per combattere la pirateria : motivo assolutamente legittimo, ma evidentemente lo strumento è quello sbagliato.
Nel decreto si è ulteriormente peggiorato, con modifiche che potrebbero avere anche degli aspetti di incostituzionalità, quindi banalmente le chiediamo quanti siti innocenti - che sia Google o il sito della piadineria Mariuccia, perché hanno uguale dignità - devono ancora soccombere o essere oscurati da questa piattaforma, prima che il legislatore faccia qualcosa che possa assicurare il diritto degli utenti ad essere banalmente lasciati in pace quando sono estranei a qualunque attività illecita
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.
ADOLFO URSO,. La diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore è una sorta di versione digitale della contraffazione di merci e prodotti, che ogni giorno noi combattiamo insieme ai Corpi dello Stato, quali ad esempio la Guardia di finanza e l'Agenzia delle dogane. Come nel caso della contraffazione materiale, anche quello è un fenomeno in espansione, che ci vede tutti impegnati in prima linea. Dobbiamo, però, essere molto chiari.
La legge prima richiamata ha previsto un'apposita piattaforma al fine di evitare la diffusione di contenuti illeciti; piattaforma che funziona, però, solo se vi è un pieno e leale coinvolgimento di diversi attori interessati: i prestatori di servizi Internet, i titolari di diritti e Agcom. Agcom è, infatti, l'autorità competente con il potere di intervenire e coordinare le azioni necessarie, fino alla disabilitazione dell'accesso a contenuti diffusi in maniera illecita.
Ebbene, questa piattaforma, operativa dal 1° febbraio di quest'anno, si propone di gestire in modo automatizzato le segnalazioni relative all'illecita diffusione di contenuti audiovisivi, consentendo ai titolari di diritto di intervenire tempestivamente per tutelare le loro opere. Gli eventuali disservizi che si sono verificati si potranno ridurre quanto più gli operatori iscritti alla piattaforma contribuiranno ad inserire nella i servizi legittimi, per evitare che vengano erroneamente colpiti. Inoltre, ricordo che la normativa richiamata prevede profili di responsabilità dei e degli intermediari , richiedendo loro di segnalare qualsiasi indirizzo sospettato di attività illecite.
Il Ministero delle Imprese e del , per quanto di competenza, consapevole dell'importanza della tutela dei diritti d'autore e dell'industria creativa in Italia, è disponibile, ovviamente in collaborazione con l'autorità competente, l'Agcom, a valutare ogni altra iniziativa idonea a rafforzare misure di controllo sui soggetti operanti nel settore. È cruciale che i diritti degli utenti siano salvaguardati e che i servizi legittimi possano operare senza timore di essere ingiustamente penalizzati.
PRESIDENTE. La deputata Pastorella ha facoltà di replicare.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Mi stupisce la sua risposta, Ministro, senza in alcun modo voler essere offensiva, perché la conclusione non segue dalle premesse. Ovvero, la conclusione è che bisogna proteggere gli utenti che hanno nei loro siti contenuti legittimi, eppure la premessa è che è colpa di quei siti legittimi se sono stati oscurati. Non credo che Google Drive debba dimostrare - faccio quell'esempio, ma potrei farne altri - di essere legittimo, e, per quanto riguarda l'essere inserito, lui come altri, in a me non risulta che ci sia un processo ufficiale per candidarsi ed essere inseriti nella .
Ma, soprattutto, in questo caso vorrei far notare che la segnalazione non è venuta da Google, ma è venuta da un avente diritto, quindi uno che rappresentava chi detiene i diritti di un certo spettacolo ; quindi non si può imputare questo errore, sicuramente, a chi è stato vittima. È uno scaricabarile che abbiamo già visto. Agcom, quando è venuta in Commissione a riferire di un altro errore, ha esattamente fatto lo stesso, ha utilizzato questo scaricabarile su chi era alla fine del processo, e non su chi segnalava erroneamente.
Quindi forse bisognerebbe cominciare a dare un punteggio a chi fa segnalazioni erronee, perché non è possibile che si dica semplicemente che, ops, è stato un errore. Se questo errore fosse accaduto non un sabato sera, ma magari un giorno di lavoro o un giorno di scuola, sappiamo bene quanti enti, anche istituzionali, si appoggiano a quei servizi per funzionare. Bisogna avere sicuramente, inoltre, un migliore sistema di ripristino, perché in questo caso si trattava di un grosso nome, quindi il ripristino è avvenuto in poche ore, ma, sempre con riferimento alla piadineria Mariuccia e al suo sito, se non si rende conto, perché l'avviso è anche abbastanza oscuro, di essere stata oscurata e bloccata, chissà quando i suoi servizi verranno rimessi .
Quindi, Ministro, in uno spirito collaborativo, e davvero noi vogliamo contrastare il più possibile la pirateria, sappiamo che è un fenomeno in espansione, sappiamo tutto questo, ma questa piattaforma non funziona. Il responsabilizzare ulteriormente del venire a conoscenza di contenuti illeciti potrebbe portare, come è scritto nell'interrogazione, a centinaia di migliaia, milioni, addirittura miliardi di segnalazioni. Allora sistemiamo questa piattaforma e, se non si può sistemare, dobbiamo trovare un altro modo, perché questo è inaccettabile .
PRESIDENTE. Il deputato Davide Bergamini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01514 .
DAVIDE BERGAMINI(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. Noi oggi siamo qui ad interrogarla, come gruppo Lega, per chiedere alcune informazioni in merito alla situazione della Berco, che è apparsa sulla stampa in questi giorni, dove è chiaro che l'azienda ha iniziato un percorso di ristrutturazione, in cui, su 1.200 dipendenti, vorrebbe procedere con il licenziamento di 550 dipendenti, di cui 480 nello stabilimento di Copparo, in provincia di Ferrara, e 70 nello stabilimento di Castelfranco Veneto.
Capiamo tutti che questo diventerebbe un vero problema, anche dal punto di vista sociale, considerando che quei lavoratori hanno tutti un'età media che va dai 40 ai 50 anni, quindi anche difficili da collocare, anche a fronte del fatto che, solo pochi giorni prima, un'altra multinazionale americana, nell'azienda ex Tollok, ha annunciato 77 licenziamenti in massa, attraverso una PEC rivolta direttamente ai dipendenti.
Quindi, siamo qui per chiedere a lei, signor Ministro, quali misure intenda mettere in campo per riuscire a salvaguardare il tessuto produttivo ed economico, in questo caso ferrarese, ma non solo ferrarese, perché l'azienda ha diversi dipendenti e, trovandosi comunque sul confine con la regione Veneto, interessa due regioni importanti e con un numero di lavoratori importante.
PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere.
ADOLFO URSO,. Innanzitutto, confermo quanto anche gli interroganti hanno detto nel testo della loro interrogazione, ossia che ho convocato il tavolo su Berco per il giorno 5 novembre, insieme, ovviamente, ai sindacati, alle regioni e alle altre istituzioni, per individuare possibili soluzioni industriali e produttive che salvaguardino i circa 1.200 lavoratori coinvolti, ben consapevoli di quanto importante sia questa azienda per quel territorio. In questo tavolo, come con gli altri, ci confronteremo con la proprietà, con tutte le altre amministrazioni interessate e, ovviamente, manterremo informato il Parlamento, cercando di realizzare quel metodo di successo che siamo riusciti ad adottare, fin dall'inizio della legislatura, per altre vertenze che si sono risolte positivamente in questi mesi. Nella stessa regione Emilia-Romagna, così duramente colpita in questi giorni, abbiamo avuto diversi casi simili che ci hanno consentito, alla fine del percorso, di salvaguardare i siti produttivi e i livelli occupazionali: mi riferisco al caso Marelli, al caso Industria italiana autobus, al caso Bellco, al caso La Perla.
In particolare, in riferimento a Marelli, abbiamo fatto un percorso di accompagnamento verso il salvataggio, con il sostegno di Invitalia nei confronti di Tecnomeccanica, che ha rilevato lo stabilimento di Crevalcore.
Nel caso dell'Industria italiana autobus, che era in una gravissima situazione produttiva, siamo riusciti non solo a creare le condizioni per un subentro ai soci pubblici da parte di un soggetto privato, ma anche a finalizzare la con un importante globale del settore.
Nel caso di Bellco, azienda biomedicale di Mirandola, che conta circa 500 dipendenti, è attivo un percorso di reindustrializzazione, che, allo stato attuale, vede già sei manifestazioni di interesse da parte di soggetti intenzionati a valorizzare il sito e i suoi lavoratori.
Nel caso del gruppo La Perla, un caso piuttosto unico nella sua tipicità, ci siamo impegnati a individuare una soluzione industriale per tutelare gli oltre 250 lavoratori. Nel frattempo, abbiamo trovato un accordo per riprendere la produzione di capi a marchio La Perla e siamo in confronto con le altre procedure concorsuali italiane e britanniche - un caso più unico che raro - per individuare la modalità giusta per mettere in sicurezza l'impianto e le proprie lavoratrici.
Siamo impegnati in questi casi e mi auguro che, anche per quanto riguarda Berco, come rilevano gli interroganti, si riesca a trovare una soluzione positiva.
PRESIDENTE. Il deputato Davide Bergamini ha facoltà di replicare.
DAVIDE BERGAMINI(LEGA). Grazie, Presidente. Voglio ringraziare il signor Ministro per la risposta, perché comunque dimostra attenzione al problema. Si tratta di un'attenzione che abbiamo posto subito, come gruppo Lega, con un'interrogazione immediata, appena siamo venuti a conoscenza di questa decisione dell'azienda.
Crediamo che ci sia la necessità, su questo tavolo che lei ha già convocato, di cercare quelle misure che possano tutelare queste centinaia di lavoratori, che si troverebbero veramente in grande difficoltà, di capire quali possano essere le strade da perseguire insieme all'azienda e auspichiamo uno stop ai licenziamenti o, perlomeno, una forte riduzione di quanto è stato ipotizzato, inserendo quegli ammortizzatori sociali che potrebbero accompagnare i lavoratori in un percorso di uscita dall'azienda. Parliamo di Berco, che è un'eccellenza del nostro territorio, ma direi un'eccellenza internazionale, perché è un'azienda che è stata fondata nel 1920, passata poi all'interno del gruppo Thyssen nel 1999, quindi con tutta la tecnologia e con quella capacità di fare impresa delle nostre aziende italiane e dei nostri imprenditori, che hanno caratterizzato la parte economica più importante del Paese.
Vogliamo invitare, come gruppo, lei, signor Ministro, a scrivere nuove regole contro la concorrenza da parte di aziende straniere, perché oggi Berco, come tante altre aziende, lamenta il fattore concorrenza sleale, prodotti che arrivano da paesi dove si costruisce a basso costo, oltre ai rincari energetici e a politiche fiscali, dove, però, questo Governo - come lei ha dimostrato ora - ha dimostrato fin da subito attenzione, quindi iniziando con una politica fiscale nuova, una politica che sia più vicina alle aziende e che le possa accompagnare.
Probabilmente, non siamo ancora riusciti a bloccare quella concorrenza da parte di Paesi come la Cina, come l'India o altri paesi dell'Est asiatico, che provocano, poi, una concorrenza sleale all'interno dei nostri mercati. E arriviamo, poi, al problema delle assunzioni, che, in un comparto, come quello meccanico…
DAVIDE BERGAMINI(LEGA). …è ovviamente ancora più importante, anche a fronte del fatto che si parla di grandi numeri. Quindi le chiediamo, anche qui, una massima attenzione per portare avanti quelle politiche, anche in ambito europeo, che possano salvaguardare le nostre aziende .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per condividere con quest'Aula una grande preoccupazione relativa al territorio di Lamezia Terme e a tutto il suo che ha subito, nelle recenti ore e nei recenti giorni, gravissimi danni derivanti dal maltempo.
Non possiamo dimenticare quello che è accaduto in Calabria, quello che è accaduto nel cuore, nella provincia di Catanzaro; penso a Cortale, a Girifalco, a San Pietro a Maida, a tutto l'lametino. Il pensiero va a quanti hanno subito gravissimi danni e soprattutto a coloro che stanno aiutando le famiglie, che stanno aiutando le imprese agricole che sono state gravemente danneggiate. Ne approfitto per ringraziare le Forze dell'ordine, i volontari della Protezione civile, ma, soprattutto, i Vigili del fuoco, che stanno lavorando alacremente in una condizione molto difficile e, forse, anche sottodimensionata.
Non buttiamo la croce addosso a nessuno, però credo sia venuto il momento, signor Presidente, di fare chiarezza e, soprattutto, di essere operativi, e in tal senso bene l'iniziativa del presidente della regione Occhiuto che ha chiesto lo stato di emergenza, benissimo la richiesta dell'assessorato all'agricoltura calabrese, che ha chiesto lo stato di calamità.
Su questi percorsi vigileremo in modo molto, ma molto approfondito e lo faremo anche utilizzando lo strumento che è stato approvato ieri proprio in questa Camera, cioè la Commissione speciale per i dissesti idrogeologici. Noi abbiamo bisogno di fare chiarezza e chiederemo a questa Commissione di aiutarci a comprendere se quello che è accaduto sulla Strada dei Due Mari poteva essere evitato, come saranno gestite e con quale tempistica saranno assistite le imprese agricole, e poi a valutare se i Vigili del fuoco presenti su quei territori, che sono molto ma molto precari, sono in numero giusto o se si debbano apportare modifiche sulla valutazione della destinazione del numero di uomini e delle risorse per territori che hanno già subìto diverse volte questo tipo di difficoltà.
In poche parole, signor Presidente, è venuto il momento di aprire una fase di collaborazione fra le istituzioni che porti a realizzare quello che, fino ad oggi, non è stato fatto .
PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione giustizia, anche a nome del presidente della Commissione finanze, ha rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno convenuto all'unanimità gli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi delle Commissioni riunite - di richiedere di posticipare, alla giornata di martedì 29 ottobre, l'avvio della discussione in Assemblea del disegno di legge n. 2038, di conversione del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori per la seduta di lunedì 28 ottobre.
Avverto altresì che, con lettera in data odierna, il Presidente della Commissione affari sociali, ha rappresentato l'esigenza - sulla quale ha convenuto all'unanimità l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi - di richiedere di posticipare ad altro calendario l'avvio della discussione in Assemblea della proposta d legge n. 741, in materia di prevenzione e cura dell'obesità, attualmente previsto dal vigente calendario dei lavori per la seduta di lunedì 28 ottobre.
Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra i gruppi, è stata definita la seguente riarticolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 28-31 ottobre:
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 142, 1505 e abbinata - Disposizioni per favorire la riduzione dell'orario di lavoro.
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1749 - Modifiche all'articolo 26 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136, in materia di proroga dell'applicazione dell'imposta straordinaria calcolata sull'incremento del margine di interesse e di destinazione dei proventi a misure di sostegno in favore dei titolari di mutui per l'acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione.
Esame del disegno di legge n. 2038 - Conversione in legge del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2038 - Conversione in legge del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano :
- ore 12: dichiarazioni di voto sull'eventuale questione di fiducia
- ore 13,30 - 14,45: votazione per appello nominale.
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La riunione del Parlamento in seduta comune, già convocata per martedì 29 ottobre 2024 alle ore 12,30, per la votazione per l'elezione di un giudice della Corte Costituzionale , è rinviata a mercoledì 30 ottobre 2024, alle ore 16,30. La chiama avrà inizio dai senatori.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2038 - Conversione in legge del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano (per l'esame degli ordini del giorno).
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2038 - Conversione in legge del decreto-legge 16 settembre 2024, n. 131, recante disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi derivanti da atti dell'Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano :
ore 9 - 10,30: seguito dell'esame degli ordini del giorno
ore 10,30 - 12: dichiarazioni di voto finale e votazione finale.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno riferiti al disegno di legge n. 2038 è fissato alle ore 16 di martedì 29 ottobre.
Durante la sessione di bilancio non potranno essere deliberati dall'Assemblea provvedimenti che comportino nuove o maggiori spese o diminuzioni di entrate, con l'eccezione dei progetti di legge indicati nell'articolo 119, comma 4, del Regolamento.
Avverto infine che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale delle proposte di legge:
n. 2067 e abbinate, recante disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro;
n. 1749-A, in materia di proroga dell'applicazione dell'imposta straordinaria calcolata sull'incremento del margine di interesse e di destinazione dei proventi a misure di sostegno in favore dei titolari di mutui per l'acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
FRATOIANNI ed altri: Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro. (C. 2067)
e delle abbinate proposte di legge: FRATOIANNI e MARI; CONTE ed altri; SCOTTO ed altri. (C. 142-1000-1505)
2.
FRANCESCO SILVESTRI e AURIEMMA: Modifiche all'articolo 26 del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 ottobre 2023, n. 136, in materia di proroga dell'applicazione dell'imposta straordinaria calcolata sull'incremento del margine di interesse e di destinazione dei proventi a misure di sostegno in favore dei titolari di mutui per l'acquisto o la ristrutturazione di unità immobiliari adibite ad abitazione. (C. 1749-A)
: MAULLU.