PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO GIACHETTI,, legge il processo verbale della seduta del 21 ottobre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2099, 1849 e 2030.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2099: Ratifica ed esecuzione dei seguenti atti internazionali: Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo in merito all'approntamento congiunto e/o al cofinanziamento di progetti nei Paesi destinatari della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024; Accordo di garanzia (Progetto di ripristino emergenziale di centrali idroelettriche) tra il Governo dell'Ucraina, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e il Governo della Repubblica italiana, con Allegati, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024; Accordo di supporto al progetto e cessione tra la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e il Governo della Repubblica italiana, con riferimento al progetto di ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche, con Allegati, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024; Dichiarazione di adesione tra la Società per azioni “Ukrhydroenergo”, il Governo della Repubblica italiana e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo concernente il progetto di ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Salvatore Caiata.
SALVATORE CAIATAGrazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, il disegno di legge in esame, già approvato dall'altro ramo del Parlamento il 16 ottobre scorso, reca l'autorizzazione alla ratifica dei seguenti atti internazionali: Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo in merito all'approntamento congiunto e/o al cofinanziamento di progetti nei Paesi destinatari della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo; Accordo di garanzia (Progetto di ripristino emergenziale di centrali idroelettriche) tra il Governo dell'Ucraina, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e il Governo della Repubblica italiana, con Allegati; Accordo di supporto al progetto e cessione tra la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e il Governo della Repubblica italiana, con riferimento al progetto di ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche, con Allegati; Dichiarazione di adesione tra la Società per azioni “Ukrhydroenergo”, il Governo della Repubblica italiana e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo concernente il progetto di ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche.
In premessa, occorre sottolineare che la stipula di tali atti si inquadra nell'azione di sostegno diplomatico, politico, economico-finanziario, militare e umanitario che il nostro Paese intende continuare ad assicurare all'Ucraina. Tale azione si inserisce nel più ampio contesto delle iniziative concordate in sede di Unione europea. Come ribadito dal Presidente Meloni nel corso delle sue recenti comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 17 e18 ottobre ultimo scorso, guardare al futuro dell'Ucraina significa anche immaginare la sua ricostruzione, che va sostenuta insieme alle istituzioni finanziarie internazionali e al settore privato. In questo senso, l'Italia si appresta a dare un contributo fondamentale, anche con l'organizzazione, prevista per il 10 e 11 luglio prossimo, della Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina.
Venendo al merito delle intese in esame, esse finalizzano l'impegno assunto dal nostro Paese in occasione della Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell'Ucraina, tenutasi a Roma il 26 aprile 2023.
A seguito della Conferenza, nel febbraio 2024 l'Italia ha sottoscritto queste intese con la BERS e l'Ucraina allo scopo di sostenere il settore energetico ucraino, messo a dura prova dalla distruzione nel 2023 della diga di Nova sul fiume Dnipro, con un progetto in cooperazione con la società statale ucraina Ukrhydroenergo, la principale società idroelettrica del Paese. Il primo dei quattro atti internazionali in esame è un Accordo più generale che non riguarda solo l'Ucraina, ma fornisce la base per future collaborazioni nella definizione e cofinanziamento di progetti comuni in aree geografiche di comune interesse, inclusi i Paesi dell'Africa subsahariana, verso i quali il Consiglio dei governatori della BERS ha recentemente deciso di espandere le attività.
Composto da un prologo e da nove articoli, l'Accordo, dopo avere definito la sua finalità, evidenzia il suo carattere non impegnativo e stabilisce l'obbligo di risolvere le eventuali controversie mediante arbitrato, conformemente alle regole di arbitrato UNCITRAL o alle norme definite dalla stessa BERS. Il testo non limita il diritto delle parti a cooperare con terzi in relazione ad analoghe attività, fa salve le prerogative della BERS ai sensi del suo trattato istitutivo e stabilisce una durata illimitata, fatta salva la facoltà di ciascuna parte di far cessare la validità e di emendarne il contenuto.
La seconda intesa regolamenta il contributo a credito di aiuto da 100 milioni di euro in favore della società statale ucraina, erogato dall'Italia tramite la BERS. Il prestito italiano, a valere sul Fondo rotativo della cooperazione allo sviluppo, sarà assistito da garanzia sovrana del Ministero delle Finanze ucraino. Il progetto, realizzato in cofinanziamento con la BERS per un importo complessivo di 200 milioni, è finalizzato a ripristinare la capacità energetica della società statale ucraina, mirando alla riattivazione della produzione di energia idroelettrica da parte di due centrali situate sul fiume Dnipro, gestite dalla stessa società ucraina.
L'Accordo, composto da un preambolo, da tre articoli e da tre allegati, dopo aver disposto l'integrazione dei termini e delle condizioni standard della BERS nel testo, disciplina gli impegni assunti dal Governo ucraino a garanzia del pagamento del prestito, specifica gli obblighi della società elettrica ucraina stabiliti nel contratto di finanziamento, regolamenta le modalità di gestione e monitoraggio del progetto e contiene i termini e le condizioni standard della BERS per l'erogazione del credito e le procedure di implementazione del progetto.
Il terzo atto stabilisce le disposizioni in base alle quali la BERS cederà il proprio contributo assegnando a Cassa depositi e prestiti, in qualità di gestore del Fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo, i diritti e i benefici delle erogazioni effettuate sotto la finanziata dall'Italia con il credito di aiuto, insieme al beneficio della copertura rispetto a tali prelievi, fornito nell'ambito della garanzia ucraina. Composto da un preambolo, da nove articoli e da alcuni allegati, l'Accordo richiama i termini e le condizioni dell'impegno del Governo italiano a sostenere il progetto, disciplina, fra l'altro, le condizioni e i termini della cessione da parte della BERS del suo ruolo di debitore nei confronti della società ucraina a Cassa depositi e prestiti insieme al beneficio della copertura prevista dalla garanzia ucraina e le condizioni per Cassa depositi e prestiti di gestione dei diritti e dei benefici derivanti dai diritti ceduti, oltre a precisare le modalità di suddivisione dei costi connessi alla registrazione dell'Accordo stesso. L'ultimo atto in via di ratifica è la dichiarazione di adesione tra la società per azioni Ukrhydroenergo, l'Italia e la BERS per il ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche, strumento normativo volto, tra l'altro, a disciplinare i termini della collaborazione trilaterale, prevedendo che l'azienda ucraina si conformi ai termini dell'Accordo di garanzia e prenda atto della garanzia sovrana dell'Ucraina sull'intero ammontare del finanziamento.
Composta da un preambolo e da tre articoli, la dichiarazione offre un quadro ricognitivo delle definizioni utilizzate, dispone il riconoscimento da parte della società statale Ukrhydroenergo dei termini posti a garanzia della di finanziamento coperta dal credito di aiuto italiano e riepiloga l'interezza degli impegni assunti dalle parti in relazione al progetto in esame. Quanto al disegno di legge di ratifica, esso si compone di quattro articoli. In particolare, l'articolo 3 quantifica gli oneri finanziari in complessivi 200 milioni di euro, equamente divisi tra l'Italia e la BERS, a cui si provvede, come già menzionato, attingendo alle risorse disponibili del Fondo rotativo istituito dall'articolo 8 della legge n. 125 del 2014, recante disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo.
Agli eventuali ulteriori oneri si farà fronte con apposito provvedimento legislativo. In conclusione, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame, sul quale si è registrata una convergenza pressoché unanime nel corso dell'esame in Commissione. Oltre che sul terreno politico e militare, la vicinanza dell'Italia all'Ucraina deve concretizzarsi in un sostegno economico e infrastrutturale, tanto più necessario dopo le gravissime distruzioni subite.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
EDMONDO CIRIELLI,. Intervengo per confermare quello che ha detto il relatore. È un Accordo importante, che, peraltro, segue le decisioni che abbiamo assunto, ero anche personalmente presente, come Vice Ministro, in Comitato congiunto, oltre un anno fa. È un intervento coerente con le finalità della legge sulla cooperazione e anche con l'impegno internazionale, ma anche italiano in prima linea, per sostenere le ragioni umanitarie che sottintendono la situazione di grave crisi dell'Ucraina.
La vicenda energetica, ovviamente, colpisce direttamente le persone. È un credito, e quindi anche un'occasione per attuare concretamente la legge sui fondi rotativi della cooperazione internazionale. Il cofinanziamento della BERS è anche un successo della nostra diplomazia, che ha portato avanti direttamente il Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari esteri Antonio Tajani.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1849: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sede tra la Repubblica italiana e il Tribunale unificato dei brevetti, fatto a Roma il 26 gennaio 2024.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Simone Billi.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente Fontana, grazie Vice Ministro Cirielli. Colleghi, questo disegno di legge è la ratifica dell'Accordo di sede tra la Repubblica italiana e il Tribunale unificato dei brevetti, come ha ricordato lei, Presidente Fontana, che è stato fatto a Roma il 26 gennaio di questo anno.
In premessa, ricordo che il Tribunale unificato dei brevetti - il cosiddetto TUB - è attivo dal giugno del 2023. È un tribunale comune a tutti gli Stati membri contraenti con il compito di giudicare sulle controversie relative ai brevetti europei e ai brevetti con effetto unitario, ai certificati complementari concessi per un prodotto protetto da un brevetto europeo.
Al riguardo, segnalo che il 1° giugno, oltre al TUB, è divenuto operativo anche il brevetto unitario, un nuovo tipo di brevetto concesso dall'Ufficio europeo dei brevetti, con validità unica nei 18 Stati contraenti. In particolare, dopo la concessione, il titolare del brevetto può richiederne, entro un mese, l'effetto unitario, trasformandolo da brevetto europeo a brevetto unitario. Inoltre, altri 6 Stati dovrebbero a breve aderire a questo sistema. Essi sono, li ricordo: Cipro, la Repubblica Ceca, la Grecia, l'Ungheria, l'Irlanda e la Slovacchia.
Questo Tribunale ha giurisdizione sui brevetti unitari e sui brevetti europei. In quest'ultimo caso, però, la giurisdizione è estesa ai soli Stati che fanno parte di questo Accordo, rimanendo invece per gli altri Stati rilevante la giurisdizione dei tribunali nazionali. Il vantaggio principale di questo Tribunale è la giurisdizione unica in caso di violazione del brevetto, che permette di evitare l'avvio di contenziosi paralleli dinanzi a più giurisdizioni europee.
Il Tribunale è composto da un tribunale di primo grado, da una corte di appello e da una cancelleria, supportato da un Centro di mediazione e arbitrato per favorire le soluzioni amichevoli. L'organo ha una struttura decentrata e comprende una divisione centrale avente sede a Parigi, con una sezione distaccata a Monaco di Baviera, oltre a varie divisioni locali dislocate in tutta Europa. A seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, una seconda sede della divisione centrale è stata spostata da Londra a Milano. Ricordo che la Commissione affari esteri ha svolto, congiuntamente con la X Commissione, un ciclo di audizioni nell'ambito della discussione proprio su questo spostamento di sede da Londra a Milano.
L'Accordo in esame è finalizzato proprio a consentire lo stabilimento e il buon funzionamento della sede di Milano, tenuto conto che l'apertura di tali uffici rappresenta un passo importante per la protezione dell'innovazione tecnologica e per la promozione della crescita delle imprese italiane e dell'intero sistema Paese. Questa intesa, in particolare, dà attuazione al Protocollo del 2016 sui privilegi e le immunità del Tribunale. Tale Protocollo, approvato dal Senato il 30 aprile scorso, è composto da un preambolo, da 20 articoli e da un allegato, in particolare, individua quale sede permanente della divisione del Tribunale unificato dei brevetti una struttura sita in via San Barnaba 50, a Milano, messa a disposizione a titolo gratuito da parte del Paese ospitante, e riconosce la personalità giuridica del Tribunale medesimo. Il testo sancisce, altresì, l'impegno dell'Italia a garantire il sostegno generale per l'accesso ai servizi di pubblica utilità per la piena operatività degli uffici, l'inviolabilità dei locali e degli archivi, la sicurezza, le comunicazioni e le immunità dai procedimenti legali e da provvedimenti di coercizione amministrativa e giudiziaria.
Ulteriori articoli dell'Accordo disciplinano le agevolazioni finanziarie e le esenzioni per gli autoveicoli di pertinenza della sede assicurate dall'Italia al Tribunale, accordano al personale della struttura il regime dei privilegi previsto per i dipendenti delle organizzazioni internazionali, stabilendo le modalità per beneficiarne, regolano le condizioni per consentire lo svolgimento di lavoro autonomo o subordinato ai familiari del personale del TUB, dispongono in ordine agli aspetti di sicurezza sociale (la previdenza sociale e quella sanitaria) per il personale e stabiliscono la gamma dei doveri che gravano su di esso in relazione al rispetto delle leggi dello Stato italiano.
L'Accordo dispone che le autorità italiane adottino, inoltre, tutte le misure necessarie per facilitare gli spostamenti sul territorio delle persone che esercitano funzioni ufficiali presso il Tribunale, chiamando peraltro questo Tribunale a comunicare, almeno una volta all'anno, l'elenco del personale operante presso il suo ufficio milanese, dei relativi familiari e del personale reclutato localmente per i servizi interni.
Ulteriori disposizioni stabiliscono che l'Accordo, dall'entrata in vigore, abbia una durata di 7 anni e che l'Italia fornisca al Tribunale personale di supporto amministrativo distaccato dalle sedi pubbliche per la sua divisione milanese; infine, disciplinano le modalità di risoluzione delle eventuali controversie interpretative o attuative dell'Accordo e i termini per l'entrata in vigore.
Il disegno di legge di ratifica si compone a sua volta di 5 articoli. In particolare, mi preme sottolineare l'articolo 3, che autorizza il Ministero della Giustizia a distaccare un contingente fino a un massimo di 7 unità di personale non dirigenziale per l'istituzione della sezione della divisione centrale di questo Tribunale per una durata massima di 7 anni e con oneri a proprio carico. Per quanto riguarda gli oneri complessivi dell'Accordo di sede, l'articolo 4 li valuta in 845.000 euro per l'anno 2024, 385.000 euro annui con riferimento a ciascuno degli anni 2025 e 2026, 285.000 euro annui per il 2027 e il 2028 e 177.000 mila euro annui a decorrere dal 2029. Alla copertura di tali oneri si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
In conclusione, Presidente e Vice Ministro, auspico una rapida approvazione del provvedimento in esame, sul quale si è registrata l'unanimità dei consensi nel corso dell'esame in Commissione affari esteri.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
EDMONDO CIRIELLI,. Presidente, intervengo soltanto per confermare quello che ha detto il collega Billi, ossia la necessità urgente di approvazione. D'altronde, siamo ormai all'ultimo miglio, è stata un grande successo della diplomazia italiana l'istituzione di questa sezione distaccata a Milano, non era una cosa scontata, ci hanno lavorato un po' tutti i Governi, ma quest'ultimo ha dovuto fare la sua parte. Per cui è molto importante, per non creare problemi al funzionamento di questa istituenda sezione, fare il più presto possibile.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2030: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocollo, fatto a Roma il 23 marzo 2019.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Andrea Di Giuseppe.
ANDREA DI GIUSEPPE, . Illustre Presidente, colleghi deputati, Vice Ministro Cirielli, il disegno di legge in esame, approvato dal Senato l'11 settembre scorso, reca l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocollo, fatto a Roma il 23 marzo 2019. L'Accordo rappresenta un aggiornamento dell'attuale disciplina bilaterale sugli aspetti di fiscalità diretta nelle relazioni economiche e fiscali tra i due Paesi e ne adegua le disposizioni ai più recenti standard internazionali.
Il testo si ispira al modello di convenzione elaborata nell'ambito dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico utilizzata da tutti gli Stati membri dell'Unione europea ed è volto a realizzare una più efficace azione di contrasto all'evasione fiscale internazionale. L'obiettivo è quello di consentire alle imprese italiane di operare in Cina in condizioni migliori e in posizione concorrenziale rispetto alle aziende di altri Paesi europei, nonché agli investitori cinesi di avere un quadro normativo più certo per le loro attività nel nostro Paese.
Va ricordato in questa sede che il Presidente del Consiglio ha recentemente sottoscritto, durante la sua missione a Pechino, il Piano d'azione per il rafforzamento del partenariato strategico globale Cina-Italia (2024-2027), che delinea meccanismi per rafforzare e rilanciare la cooperazione in diversi ambiti di comune interesse tra Italia e Cina.
Più nel dettaglio, l'intesa oggi in esame, che si compone di 30 articoli e di un Protocollo, si applica alle persone fisiche e giuridiche residenti nei due Stati contraenti, in relazione all'imposizione sui redditi, in particolare - per la parte italiana - all'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), all'imposta sul reddito delle società (Ires) e all'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), nonché alle imposte di natura analoga o identica eventualmente istituite in data successiva. Dopo aver offerto un quadro delle definizioni di carattere generale e delle nozioni di residenza e di stabile organizzazione, il testo disciplina le modalità di tassazione dei redditi immobiliari, il regime di imponibilità degli utili delle imprese e delle imprese associate e di quelli derivanti dall'esercizio della navigazione marittima ed aerea internazionale, imponibili, in via generale, esclusivamente nello Stato in cui è situata la sede della direzione effettiva dell'impresa di navigazione.
Ulteriori norme disciplinano, quindi, le modalità di tassazione dei redditi da capitale (dividendi, interessi, canoni), stabilendo in via generale la tassazione da parte dello Stato di residenza del beneficiario, e prevedendo, al contempo, specifiche ipotesi di tassazione concorrente.
Sono altresì disciplinate le modalità di tassazione dei redditi derivanti da professioni indipendenti, da lavoro subordinato, quelle relative ai compensi ricevuti dagli amministratori di società, da attività artistiche e sportive, da pensioni e da remunerazioni percepite nello svolgimento di funzioni pubbliche. Forme di esenzione temporanee sono previste a beneficio di studenti o apprendisti, nonché di professori e insegnanti temporaneamente soggiornanti in uno dei due Stati contraenti.
L'Accordo pone, altresì, una regola di carattere generale, secondo cui un reddito non disciplinato negli articoli precedenti è tassato nello Stato di residenza del soggetto interessato. Con riferimento ai meccanismi volti ad evitare le doppie imposizioni, l'Accordo prevede, per entrambe le parti, il ricorso al metodo di imputazione ordinaria.
L'Intesa pone, altresì, una norma antiabuso in accoglimento delle azioni elaborate in ambito OCSE-G20, un principio di non discriminazione, una procedura amichevole per la risoluzione di eventuali casi di controversie interpretative o applicative dell'Accordo e norme per lo scambio di informazioni fra le autorità.
Il testo prevede, infine, che le disposizioni dell'Accordo non pregiudichino il trattamento fiscale previsto per agenti diplomatici e funzionari consolari.
Il Protocollo annesso all'Accordo si compone di 6 paragrafi recanti ulteriori disposizioni e chiarimenti relativi alla determinazione degli utili delle imprese, alla tassazione degli interessi pagati ad un ente pubblico o ad un ente il cui capitale sia interamente posseduto dal Governo, ai redditi derivanti dallo svolgimento di funzioni pubbliche e allo scambio di informazioni relative a procedimenti penali.
Quanto al disegno di legge di ratifica, esso si compone di 4 articoli: in particolare, l'articolo 3 prevede che agli oneri economici derivanti dall'attuazione del provvedimento, valutati in 10,86 milioni di euro annui a decorrere dal 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze per l'anno 2024, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.
Il comma 2 precisa che alle attività relative allo scambio di informazioni fiscali, di cui all'articolo 27 dell'Accordo, si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Questo mi sembra un Accordo molto importante e può essere di grande aiuto alle nostre imprese che operano nella Repubblica popolare cinese. Auspichiamo, quindi, una procedura di approvazione abbastanza veloce.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
EDMONDO CIRIELLI,. Anche il Governo conferma quanto detto dal relatore. È un Accordo molto importante, che serve a ridefinire tutto il quadro delle collaborazioni economiche e finanziarie con la Cina e ciò fa parte, peraltro, di una serie di relazioni che culmineranno, la prossima settimana, con la visita del Presidente della Repubblica che accompagnerò personalmente.
È chiaro che questo serva a sostenere le relazioni con il Governo cinese, ma soprattutto a sostenere anche le nostre aziende che in questo momento lavorano con una concorrenza più complessa, perché tanti altri Paesi europei hanno già fatto un Accordo sulla doppia imposizione. Quindi, serve anche a riallineare le opportunità per le nostre aziende ed è importante che l'Aula approvi rapidamente l'iter definitivo della ratifica.
PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Ilaria Fontana ed altri n. 1-00346 e Bonelli ed altri n. 1-00351 in materia di politiche per il clima e impegni per la 29^ Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop29) .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Braga ed altri n. 1-00352, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Alessandro Caramiello, che illustrerà anche la mozione Ilaria Fontana ed altri n. 1-00346, che ha sottoscritto in data odierna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Riecheggiano ancora nei mondiali le tragiche immagini che ci giungono dalla Spagna, dove un fenomeno meteorologico definito “Dana”, mai registrato in un secolo, ci ricorda che la natura sta lanciando un richiamo urgente, che abbiamo il dovere di ascoltare.
Presidente, purtroppo la devastante alluvione che ha colpito Valencia, causando centinaia di morti e un numero ancora imprecisato di dispersi, non è un tragico evento isolato, ma un chiaro segnale del cambiamento climatico che stiamo affrontando. Proprio i cambiamenti climatici saranno al centro dell'agenda istituzionale della 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la COP29, prevista a Baku il prossimo novembre.
Tuttavia mi chiedo, Presidente, con che coraggio si presenterà il nostro Esecutivo in Azerbaigian, dopo aver inanellato una serie di pessime figure alimentate dai nostri governanti, che hanno preferito prestare attenzione a certi video acchiappa e acchiappa , pescati in siti pregni di , piuttosto che attenersi ai dettami della scienza. Presidente, mi riferisco a quella vulgata antiambientalista sovvenzionata da certe dell'energia fossile, che ha costruito castelli di menzogne e falsità, volte a smontare l'esistenza stessa di cambiamenti climatici. Queste teorie hanno il fine ultimo di arginare le tesi di accademici e premi Nobel, remando in direzione contraria rispetto a quelle politiche atte a contrastare le emissioni di gas serra e di altre sostanze inquinanti generate dall'attività industriale.
Presidente, prendo ad esempio alcune dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, che in occasione di una festa estiva della Lega, a Cervia, ha affermato che lo scioglimento dei ghiacciai, come quello sull'Adamello, non è attribuibile alle attività umane, ma piuttosto a cicli storici naturali: un'affermazione che non solo è errata, Presidente, ma che è anche estremamente pericolosa, giacché la comunità scientifica è unanime nel sottolineare che la velocità con cui i ghiacciai si stanno ritirando è senza precedenti e che questa realtà è direttamente correlata all'aumento delle temperature globali causato dalle emissioni di gas serra generate dalle nostre attività.
Onorevoli colleghi, questo genere di disinformazione mina i nostri sforzi per affrontare i cambiamenti climatici e noi, Presidente, non possiamo permettere che dichiarazioni infondate influenzino le politiche pubbliche e il futuro del nostro ambiente.
Presidente, Salvini non è il solo a contribuire a questa narrazione fuorviante, giacché è stata la stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a rimarcare la necessità di contrastare quello che ha definito un fanatismo ultra ecologista, dimostrando un evidente disinteresse per la gravità della situazione in cui versa il nostro pianeta.
Ebbene, Presidente, le sue parole non solo minimizzano la realtà degli eventi meteorologici estremi che stiamo vivendo, ma alimentano anche la disinformazione, confondendo i cittadini su questioni cruciali.
Presidente, mi chiedo: chi andrà a rappresentare l'Italia a Baku? Chi andrà a trattare le politiche da adottare per fermare i cambiamenti climatici? Sarà, per caso, il Ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin che ad inizio legislatura ha persino insinuato dubbi sull'origine antropica del cambiamento climatico, suggerendo che non ci sia consenso scientifico sul tema?
O forse vogliamo mandare a Baku il leghista Claudio Borghi, che nelle ultime ore, con una Spagna che piange dei morti, lanciava su il seguente monito: “Io non ne posso più di tutti quelli che aspettano ogni inondazione nel mondo con gioia per gridare al cambiamento climatico. Quanti più morti ci sono e quanto più è evidente che in cuor loro esultano. Avvoltoi con il lavoro facile, basta aspettare, qualcosa arriva. Che schifo”. Parole, dico io, vergognose. Presidente, questi sono solo alcuni esempi di come i membri di questo Governo contribuiscano a una cultura di negazionismo e scetticismo, alimentando e distraendo l'attenzione dalle vere sfide che dobbiamo affrontare.
Onorevoli colleghi della maggioranza, come credete di affrontare i cambiamenti climatici quando siete i primi a negarne l'evidenza scientifica? E come possiamo noi italiani presentare un fronte unito per la sostenibilità quando i membri del Governo sono i primi ad alimentare la confusione e la disinformazione? Presidente, la scienza è chiara e inequivocabile, il riscaldamento globale è causato principalmente dalle attività umane, in particolare dalle emissioni di gas serra dovute all'uso di combustibili fossili. Ogni giorno che perdiamo nel negare questa verità è un giorno in cui mettiamo in pericolo il nostro ambiente, la nostra salute e il futuro dei nostri figli.
Mi chiedo inoltre, Presidente, quali politiche concrete stia attuando questo Governo e quali investimenti stia effettuando in tecnologie verdi, in energie rinnovabili, in infrastrutture sostenibili. La verità è che non si sta facendo nulla. Presidente, è arrivato il momento di fermare questa spirale di disinformazione e di negazionismo e di esigere un cambiamento radicale nella nostra politica energetica e climatica, promuovendo il come la nostra bussola non solo per la salute dell'ambiente, ma anche per la salute e il benessere dei cittadini, mettendo al centro dell'agenda politica l'urgenza di affrontare il cambiamento climatico non come un'opzione, ma come un imperativo.
Presidente, al di là della dialettica politica, veniamo ai fatti, che sono molto più amari di quello che può sembrare un normale scontro tra maggioranza e opposizione. Ebbene, Presidente, mentre nel 2023 la Cina ha annunciato l'installazione di oltre 200 gigawatt di nuova energia fotovoltaica, incrementando significativamente la propria capacità energetica da fonti rinnovabili, in Italia le emissioni di gas serra sono aumentate dell'8 per cento negli ultimi tempi. Così, Presidente, ad oggi riusciamo a tagliare appena 2 milioni di tonnellate di gas serra ogni anno, un tasso decisamente troppo lento alla luce degli impegni che abbiamo assunto con l'Accordo di Parigi.
E se continuiamo di questo passo, Presidente, sapete quando raggiungeremo la neutralità climatica? Ve lo dico io . Prendo una calcolatrice, perché almeno noi del MoVimento 5 Stelle due conti li sappiamo fare, addizioni, sottrazioni: 2.000 più 200, più 20, uguale… Presidente, praticamente raggiungeremo la neutralità climatica nel 2220. Dunque, ci chiediamo: quante altre tragedie dobbiamo affrontare prima di comprendere che il non è solo un un'opzione, ma una necessità vitale? E ricordo, Presidente, che la COP29 avrà come fulcro la finanza climatica, un tema cruciale per il futuro dei Paesi in via di sviluppo, che necessitano di sostegno per mitigare e adattarsi agli effetti devastanti del cambiamento climatico.
Eppure, Presidente, mentre ci prepariamo a questo importante vertice, il nostro Governo non ha ancora presentato una posizione chiara e determinata. Presidente, se vogliamo essere credibili sul palcoscenico globale, dobbiamo presentare impegni nazionali robusti e un piano d'azione dettagliato, mentre questo Esecutivo sembra più preoccupato di assecondare gli interessi delle petrolifere e dei combustibili fossili, piuttosto che adottare politiche che promuovano un reale cambiamento.
Presidente, in vista della COP30 in Brasile è imperativo che l'Italia presenti impegni nazionali più forti e credibili. Non possiamo permetterci di essere un Paese che parla, ma non agisce. La crisi climatica è un'emergenza che richiede azioni immediate, e ogni giorno che passa senza un intervento decisivo è un giorno perso nella lotta per il nostro Paese e per le comunità vulnerabili. Onorevoli colleghi, spiace constatare che ai nostri appelli, alle nostre richieste e alle nostre battaglie rispondete con il solito muro di gomma, dietro cui vi trincerate.
Presidente, onorevoli colleghi, forse non lo sapete, ma al centro dell'agenda di Baku vi sarà anche la lotta al , una pratica ingannevole che vede certe aziende costruire un'immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, allo scopo di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dagli effetti negativi per l'ambiente delle loro attività o prodotti. Ebbene, Presidente, mentre l'articolo 6 dell'Accordo di Parigi offre un'opportunità per creare mercati del carbonio trasparenti ed efficaci, la nostra azione è rimasta indietro nel definire regole chiare che possano prevenire pratiche ingannevoli.
Onorevoli colleghi, la vostra non è inerzia politica, io la chiamo complicità. È incredibile vedere come alcuni membri di questa maggioranza, invece di promuovere politiche ambientali concrete, scelgano di legittimare aziende che fanno del una costante. Vi porto come esempio uno degli innumerevoli casi, ovviamente, ossia una conferenza organizzata la settimana scorsa alla Camera dei deputati dal collega Massimo Milani, che ha spalancato le porte del Parlamento al colosso nella distribuzione di GPL e GNL in Italia, la Liquigas.
Presidente, questo è un esempio chiaro di , un tentativo di distrarre l'opinione pubblica e di ottenere consensi, mentre si continua a perpetrare un'attività di insostenibile e in controtendenza rispetto alle esigenze del pianeta. E mi chiedo ancora una volta: che messaggio stiamo inviando ai cittadini, alle imprese sostenibili, alle generazioni future? Stiamo dicendo che è accettabile inquinare, purché si faccia con un buon ? Stiamo legittimando chi ha sfruttato l'ambiente per anni, mentre le aziende che investono nella sostenibilità vengono ignorate?
Questo non è il futuro che vogliamo, Presidente, né quello che i nostri cittadini meritano. Onorevoli colleghi della maggioranza, con quale faccia vi presentate a Baku quando siete i primi a contrastare la lotta ai cambiamenti climatici o quando siete i primi ad ospitare operazioni di nelle Aule parlamentari? Onorevoli colleghi, la COP29 si avvicina, e con essa un'opportunità cruciale per dimostrare il nostro impegno verso un futuro sostenibile.
Colleghi, avremmo il dovere civico e politico di colmare le lacune che persistono nel nostro sistema, e dovremmo lavorare insieme per un futuro che non solo protegga il nostro ambiente, ma garantisca anche la sicurezza e il benessere delle generazioni future. Meditate colleghi, non c'è più tempo da perdere.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Zaratti, che illustrerà anche la mozione Bonelli ed altri n. 1-00351, di cui è cofirmatario.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor rappresentante del Governo, colleghi e colleghe, siamo qui oggi a parlare della COP29: un impegno internazionale importante, fondamentale e necessario per combattere i cambiamenti climatici, in un momento drammatico per la storia - direi - dell'Europa. Quello che sta accadendo in Spagna è una delle più grandi catastrofi ambientali degli ultimi 100 anni. Quello che è accaduto e quello che sta accadendo in Spagna in questi giorni è veramente raccapricciante: centinaia e centinaia di persone hanno perso la vita e i danni sono incommensurabili. Le sofferenze e il dolore di quelle popolazioni, in qualche modo, ci indicano anche i limiti della funzione che sta svolgendo l'Europa nel suo insieme rispetto alla necessaria lotta ai cambiamenti climatici.
Soltanto i pazzi, soltanto coloro che non vogliono vedere, soltanto coloro che pensano al bieco interesse di partito possono negare il fatto che i cambiamenti climatici stanno cambiando la vita nel nostro Paese. Soltanto coloro che non vogliono vedere, soltanto i pazzi pensano che le risorse spese per contrastare i cambiamenti climatici siano soldi buttati al vento: come se quelli destinati a fronteggiare l'enormità della perdita di vite umane, come se l'enormità di risorse necessarie per ripristinare i luoghi, per ricreare condizioni economiche favorevoli e possibili per costruire strade, scuole e ponti distrutti fossero soldi che, invece, non contano niente. Ormai, è del tutto evidente che è maggiormente dannoso, anche dal punto di vista finanziario, riparare i danni delle catastrofi ambientali piuttosto che fare ciò che sarebbe necessario per limitare i cambiamenti climatici.
Sappiamo bene che se, oggi, in questo momento, iniziassimo davvero a mettere in atto tutte le necessarie iniziative per fermare i cambiamenti climatici, ciò non porterebbe frutto immediatamente, ma ci vorrebbero anni di interventi per abbassare i livelli delle emissioni e per determinare un miglioramento del clima.
Ma proprio per questo, ormai sono mesi che, anche in quest'Aula, ci stiamo battendo affinché venga finalmente adottato un Piano di adattamento ai cambiamenti climatici. È necessario che i cittadini e le cittadine, le imprese, i comuni e gli enti locali, a fronte di eventi così catastrofici e improvvisi, sappiano come reagire.
È necessario che si metta quanto prima in campo l'opera di prevenzione. Si dice che “è meglio prevenire che curare” e anche in questo caso è così. Bisogna rendere i nostri corsi di acqua fruibili e fare in modo che siano sicuri per i cittadini e le cittadine; è necessario altresì che vengano rinaturalizzati questi corsi d'acqua, in modo tale che non causino i grandi disastri ai quali stiamo assistendo; infine, è necessario che le misure di emergenza vengano adottate con immediatezza.
Quindi, penso che sul Piano di adattamento ai cambiamenti climatici è necessario fare uno sforzo e anche il nostro Paese lo deve fare. Si è lungamente dibattuto se fosse o meno possibile contrapporre all'idea di “neutralità climatica” la fantomatica “neutralità tecnologica”. Ma qualcuno mi dovrebbe spiegare che cosa significa in termini pratici ossia come riusciamo a fermare i cambiamenti climatici che sono indubbiamente determinati dai livelli di gas serra che nel 2023 hanno raggiunto un nuovo record: un incremento incredibile. Questi livelli sono i più alti da milioni e milioni di anni e continuano a crescere, non secondo i Verdi, ma secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, che avverte che, senza interventi correttivi, la temperatura globale potrebbe aumentare di 3,1 gradi centigradi, il doppio della soglia accettabile per evitare gravi impatti climatici. E se anche noi applicassimo tutti gli impegni attuali, la temperatura salirebbe comunque di 2,6 gradi, determinando in ogni caso effetti catastrofici incompatibili, per certi versi, non soltanto con la vita degli esseri umani, ma addirittura con il livello di civiltà che noi pensiamo possa esistere sul pianeta.
La situazione è aggravata dal fatto che, nel 2023, è addirittura aumentato il consumo di combustibili fossili rispetto all'anno precedente. Nel 2023 si è anche ridotta la capacità di oceani e foreste di assorbire carbonio. Insomma, i dati sono tutti preoccupanti.
Per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi, le emissioni globali dovrebbero calare del 42 per cento entro il 2030, del 57 entro il 2035 e, anche se si raggiungesse l'obiettivo zero emissioni nette nel 2050, questo richiederebbe investimenti significativi fino a 2,1 trilioni di dollari l'anno. Quindi, è necessario uno sforzo economico importante, una scelta di priorità: vogliamo salvare la vita, vogliamo salvare il pianeta, vogliamo salvare le condizioni minime di economia e di sopravvivenza o invece vogliamo essere travolti dalle ondate di fango, dalle ondate di pioggia, dalle grandi catastrofi che si stanno verificando in questo periodo della storia dell'umanità?
Noi Verdi, come gli ecologisti, veniamo sempre considerati delle Cassandre perché annunciamo i disastri. Ora, intanto vorrei specificare che Cassandra aveva ragione; questo bisognerebbe sempre ricordarlo. Quindi, anche in questo caso, se veniamo tacciati di essere come Cassandra, probabilmente, inconsciamente, ci si vuole dare ragione. Ma ci danno ragione i fatti, purtroppo. Ci danno ragione i fatti!
Secondo il ONU sul clima del 2024, che evidenzia l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi, i 23 Paesi più ricchi - che hanno un ruolo fondamentale nell'attuazione dell'Accordo di Parigi e che dovrebbero sostenere, tra l'altro, anche i Paesi in via di sviluppo - hanno che variano notevolmente. L'Austria è in testa, l'ultimo di questi Paesi è gli Stati Uniti d'America.
Sapete dove sta l'Italia? Al 21° posto su 23 Paesi. Siamo in ritardo. Siamo terribilmente in ritardo! Dobbiamo fare assolutamente di più: non ci possiamo lamentare semplicemente guardando gli altri che fanno poco, alcuni addirittura nulla; dobbiamo fare quanto è nelle nostre possibilità.
Dall'analisi del dell'ONU emerge una criticità importante: i piani attuali di riduzione delle emissioni dei Paesi non sono adeguati a contenere il riscaldamento globale. Se tutti gli impegni nazionali venissero rispettati, le emissioni globali del 2030 si ridurrebbero solo del 2,6 rispetto al 2019; mentre, per raggiungere l'obiettivo di 1,5 gradi sarebbe necessaria una riduzione del 43 per cento.
Ora, siamo alla vigilia della COP29 che si terrà a Baku, a novembre. Peraltro, Presidente, mi lasci dire una piccola nota polemica. Per quanto riguarda le ultime due COP, la COP28 si è fatta a Dubai e la COP29 si fa a Baku: vorrei sottolineare che sono due Paesi grandi produttori di petrolio.
È necessario che il nostro Paese svolga un ruolo fondamentale, positivo nella nuova COP29, mettendosi in prima linea, cercando di adottare le misure necessarie che riguardano l'approvazione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, iniziando a combattere sul serio le conseguenze di questa catastrofe che si abbatte sull'umanità. Sono necessari nuovi obiettivi finanziari per il clima; è necessario altresì promuovere l'operatività del Fondo per le perdite e i danni perché non possiamo pensare che le risorse per la transizione ecologica possano arrivare dalla tasca dei lavoratori o delle persone più povere del nostro Paese.
Noi dobbiamo colpire le tasche dei più ricchi, di quelli che, in questi anni, si sono arricchiti. È da lì che devono arrivare risorse per combattere i cambiamenti climatici e per finanziare il Piano di transizione. È necessaria una gestione trasparente, è necessario un nuovo rapporto con i Paesi africani, con i Paesi che, una volta, si chiamavano Paesi in via di sviluppo, ma che adesso sembrerebbero destinati a un sottosviluppo perenne. È necessario aumentare, da questo punto di vista, l'aiuto pubblico per lo sviluppo e portarlo almeno allo 0,7 per cento del PIL, perché a fare il Piano Mattei, le conferenze e gli incontri siamo tutti bravi, ma poi è necessario metterci le risorse, i soldi, che sono fondamentali, così come servono per mettere in sicurezza il nostro Paese, per abbassare i livelli di rischio. È necessario cominciare a eliminare totalmente i contributi per i combustibili fossili, perché decine e decine di miliardi buttati in questa direzione, quando non ci sono i soldi per fare ciò che è necessario per salvare la vita delle persone, per salvare le imprese, per salvare il territorio, è veramente sbagliato.
Chiudo, Presidente, facendo un ennesimo appello, affinché questa mozione, che indica precisi impegni che l'Italia dovrebbe adottare in questo momento, anche in vista della nuova COP29, siano presi in esame dal Governo e ci possa essere un parere positivo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Morassut, che illustrerà anche la mozione Braga ed altri n. 1-00352, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
ROBERTO MORASSUT(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mai come quest'anno la Conferenza delle parti, che tra pochi giorni si terrà a Baku, mirata agli obiettivi del 2029, riveste una così grande importanza. Purtroppo, le esperienze precedenti, come hanno ricordato alcuni colleghi, hanno dimostrato le grandi difficoltà che ancora permangono nell'attuare davvero e scrupolosamente gli impegni stabiliti nelle diverse sedi internazionali, al fine di garantire tutti quegli obiettivi e quelle azioni che concorrono o dovrebbero concorrere al raggiungimento degli indici di contenimento delle emissioni CO₂ o dei gas climalteranti e al rallentamento della crescita della temperatura media entro quel limite di un grado e mezzo per il 2050, che garantiscono una neutralità climatica di emissioni di CO₂ e di cattura dello stesso composto, evitando l'irreversibilità dei processi di surriscaldamento dell'atmosfera del pianeta e il recupero del debito crescente tra risorse naturali e consumo delle stesse, che si assottiglia vertiginosamente ogni anno di più.
La COP29 avrà, come principale obiettivo di finanza per il clima, quello di negoziare un nuovo obiettivo collettivo qualificato dopo il 2025 e rafforzare l'ambizione di attuare le linee di COP29, facendo in modo che tutte le parti si impegnino a fare piani nazionali ambiziosi e in trasparenza.
Il quadro presente non è incoraggiante. Oggi, per esempio, si deciderà la nuova Presidenza degli Stati Uniti d'America e non possiamo non vedere con preoccupazione l'eventualità di una nuova Presidenza Trump, che, già in passato, fu un grande oppositore della transizione ecologica, della strada verso le rinnovabili e un sostenitore accanito dello sfruttamento ancora delle energie fossili e dei modelli relativi di insediamento e di vita.
Abbiamo davanti ai nostri occhi le immagini della drammatica alluvione di Valencia che sta suscitando tanta rabbia - sottovalutata - rivolta verso le autorità, anche e soprattutto per le sottovalutazioni incredibili di chi, in quella regione di Valencia, avrebbe dovuto tradurre le grida di allarme in efficaci iniziative e tempestive azioni di prevenzione.
Tutte queste sono conferme della grande incoscienza e sottovalutazione che ancora larghi strati delle classi dirigenti, ma anche dell'opinione pubblica, hanno rispetto all'allarme sui mutamenti climatici e sull'attuazione delle misure straordinarie e necessarie per prevenire, mitigare e adattare la vita e i modi di produzioni, le fonti energetiche, alle nuove condizioni.
Il problema del dissesto e dell'emergenza idrogeologica nel nostro Paese, per esempio, è una nota dolente che non manca di riproporsi ogni volta che ci troviamo di fronte a nuovi eventi catastrofici, a nuovi drammi, con decine di morti, distruzione di nuclei abitati, impianti produttivi e aree geografiche. Purtroppo, non si riesce a comprendere che la macchina della prevenzione ha bisogno non solo di danaro - che, in realtà, non mancherebbe -, ma anche di un modello organizzativo che responsabilizzi gli enti territoriali, che sono quelli più vicini ai territori e alle loro continue modificazioni dovute agli eventi, che dia loro mezzi tecnici, risorse umane molto specializzate, per affrontare le nuove situazioni, per realizzare le opere pubbliche speciali e per accorciare la distanza tra la pianificazione - cui provvedono le autorità di distretto, le vecchie autorità di bacino, che si occupano della lettura dell'evoluzione dei bacini idrografici, dei territori, dei versanti franosi, delle coste, dell'erosione - e l'attuazione delle opere che deriva da questa pianificazione, cui dovrebbero provvedere le regioni e i presidenti come commissari straordinari; a meno che, per ragioni pienamente politiche, costoro non vengano spogliati delle loro funzioni, come in Emilia-Romagna, con effetti, come si vede, negativi.
Infatti, la lotta al dissesto si fa solo responsabilizzando e attrezzando i territori e gli enti di prossimità, non doppiandoli, come è stato fatto nel caso dell'Emilia-Romagna. Ricordo, peraltro, che l'Italia non ha ancora un PNIEC, un Piano nazionale integrato dell'energia e del clima. Questo strumento fondamentale da luglio è ancora nelle mani della Commissione europea, perché pieno di errori, di refusi formali. Dico questo perché, come è noto, un ruolo importante sull'agenda climatica della COP29, come sempre, lo avrà l'Unione europea, il cui approccio è caratterizzato da un impegno per un'ambiziosa azione per il clima, solidarietà finanziaria e solida cooperazione internazionale. Per tale motivo, va sostenuto e rafforzato il , che rappresenta una sfida dell'oggi che guarda al futuro, senza lasciare indietro nessuno.
In vista della preparazione della COP29, il Consiglio dell'Unione europea ha adottato conclusioni che fungeranno da posizione negoziale generale della UE, in cui si evidenziano le opportunità che un'ambiziosa azione per il clima offre per il pianeta, l'economia globale e le persone e l'importanza di garantire una giusta transizione - che non lasci indietro nessuno - verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e climaticamente neutre. In particolare, il Consiglio chiede di conseguire un risultato ambizioso ed equilibrato alla COP29, in modo - come ho già detto - di mantenere raggiungibile l'obiettivo relativo alla temperatura di un grado e mezzo.
In Europa, peraltro, è in atto un violento scontro sul . La destra vorrebbe azzerarlo, anziché rafforzarne la portata, trovando quegli strumenti per accompagnare una giusta flessibilità ed evitare che fallisca. Manca il coraggio e la determinazione giusta. Si dice sempre che ci sono le buone idee, ma mancano i soldi. Sulle buone idee c'è tanto da discutere, visto che si impegnano decine di miliardi di euro per fare un'opera inutile e vecchia, come il ponte sullo Stretto. In Sicilia e in Calabria non si mette mano alla viabilità ferroviaria e alla viabilità stradale, che rappresentano due vere urgenze. Sui soldi, invece, si dicono grossolane bugie. A livello globale, i Governi spendono, ogni anno, almeno 2,6 miliardi di dollari in sussidi che alimentano il riscaldamento globale e distruggono la natura. In Italia, quei sussidi ambientalmente dannosi ammontano a circa 20 miliardi, dieci volte di più, ai quali si sommano decine e decine di miliardi spesi in attività, opere e progetti connessi direttamente o indirettamente alle fonti fossili, come indotto su politiche climalteranti.
Basterebbe togliersi la maschera di queste falsità e dell'ipocrisia e cominciare a operare nell'interesse più generale delle nostre comunità. Lo scorso 21 ottobre, la Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con gli impegni richiesti in vista della COP29.
In questo quadro, per esempio, a livello internazionale, la Cina è di gran lunga il principale produttore al mondo di terre rare - tocco questo tema, che è decisivo -, cioè quelle sostanze che sono necessarie per produrre tecnologicamente strumenti finalizzati alla realizzazione delle energie rinnovabili. Con il 60 per cento del totale, la Cina è poi seguita dagli Stati Uniti, che hanno circa il 12 per cento, ma ciò di cui bisogna tenere conto quando si parla di geografia delle materie prime critiche non è soltanto la localizzazione dei giacimenti e delle miniere, ma anche la proprietà di queste miniere o, comunque, i diritti di sfruttamento, nonché, ovviamente, il luogo in cui questo materiale viene poi trasformato per essere utilizzato dall'industria.
Conosciamo, infatti, lo stile coloniale con cui la Cina e gli Stati Uniti realizzano, in altri territori e in altre nazioni, lo sfruttamento di queste materie prime critiche. Occorrerebbe che le relazioni tra i Paesi produttori e i Paesi di estrazione di questi minerali rientrassero in un modello di cooperazione equa, attenta al rispetto delle norme ambientali e del diritto del lavoro. Qui si cela una delle chiavi della pace. L'Italia e l'Europa dovrebbero farsi promotrici di una politica di investimenti esteri in estrazione e raffinazione, poiché l'Europa importa al 100 per cento quelle materie, capace di distaccarsi dai modelli predatori che hanno tradizionalmente caratterizzato le relazioni tra Nord e Sud globali nella storia dell'Occidente.
Ecco perché, con questa nostra mozione, noi chiediamo una serie di impegni al Governo italiano, che nella sostanza possiamo riassumere in alcuni capitoli. Primo, maggiori impegni finanziari pubblici per le rinnovabili e per tutti quei processi industriali finalizzati a ridurre le emissioni nell'arco dei prossimi anni (edilizia, consumo di suolo, infrastrutture e trasporti ferroviari e stradali). Secondo, legare la transizione ecologica alla giustizia sociale, nella consapevolezza che, in questa prima fase della transizione, i costi rischiano di gravare sulle fasce sociali più deboli, che non hanno le risorse necessarie autonomamente per potersi incamminare su questa strada e per poter mettere in gioco i propri poveri patrimoni (casa, trasporti, produzione agricola).
Si pone qui l'esigenza di una nuova fase, quindi, del europeo, che comporta l'impegno di nuove enormi risorse pubbliche, per portare a tutti il sostegno di nuovi stili di vita, di nuove abitudini, di nuovi . Tali risorse non possono non derivare da eque politiche sociali, finanziarie e fiscali; non possono non considerare e non affrontare il punto dell'accumulo di profitti, di rendite e patrimoni in poche mani, che sono un problema, un ostacolo che impedisce e ferma il riequilibrio sia sociale che ambientale, sia su scala nazionale che su scala europea.
Terzo, affermare progressivamente un modello multilaterale di governo dell'approvvigionamento delle materie prime critiche, come ho detto in apertura, indispensabili per la crescita delle tecnologie e dei materiali necessari all'ampliamento delle rinnovabili. Materie prime oggi concentrate in poche mani e in specifici territori, sui quali si pone il tema di un equilibrio delle attività estrattive. Quarto, per l'Italia aumentare le risorse per le politiche sul clima e adeguare un PNIEC già superato e che non rientra nei criteri e negli obiettivi del .
Quinto, agire per la progressiva eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, sapendo che è un processo progressivo e che, in agricoltura, questa scelta comporta un sostegno alle piccole e medie imprese italiane, che da sole non ce la possono fare, perché con l'estensione media dei fondi di 10 ettari non sono in grado, non hanno le spalle per sostenere da sole l'immenso sforzo che questo comporta. Vi è quindi bisogno di interventi normativi e di risorse per una nuova strategia di mutualismo cooperativo e consortile nel settore agricolo. Infine, il coinvolgimento e la collaborazione con il settore privato nelle azioni finalizzate al raggiungimento dei , cioè degli obiettivi per la neutralità climatica.
Presidente, crediamo di poter dire che siamo a un bivio: l'instabilità internazionale e il dramma della guerra non sono soltanto un fatto locale, non sono limitati a questi aspetti, ma spingono a un consolidamento di modelli industriali ed energetici fossili e nucleari, di fissione, che dominano il settore militare. Più forte è la spesa militare, più diffuso è il rischio della pace e più il rischio di una transizione ecologica che si ferma e che torna indietro è più alto, perché l'impegno di queste risorse in quel settore sottrae risorse, ingegneria, forze intellettuali e materiali all'innovazione civile e alla ricerca.
Ecco perché diciamo che ambiente, pace e giustizia sociale - e ho concluso - sono tre facce della stessa medaglia; una medaglia unica, però, che non deve avere colore politico. Per questo, con questa nostra mozione noi vogliamo spingere il Governo italiano a vincere incertezze, pigrizie e resistenze, che avvertiamo e che vediamo, che sono palesi tra le destre e le forze sovraniste e che rischiano di compromettere per sempre il futuro delle giovani generazioni
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fabrizio Rossi. Ne ha facoltà.
FABRIZIO ROSSI(FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo oggi a quest'Aula per parlare di un appuntamento molto importante che attende il nostro Paese e il nostro Governo: la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, la COP29, che si terrà a Baku, in Azerbaijan. In quella sede le Nazioni di tutto il mondo si riuniranno per discutere del futuro ambientale e delle politiche climatiche, tematiche che coinvolgono il nostro quotidiano, il futuro delle prossime generazioni e la sostenibilità della nostra economia, proprio anche alla luce dei recenti accadimenti di Valencia. E in questo consesso internazionale è cruciale che l'Italia faccia sentire la propria voce.
La COP29 si inserisce come tappa fondamentale nel percorso iniziato alla COP28 di Dubai, nel 2023, dove si è raggiunto lo storico accordo del o uscita progressiva dalle fonti fossili già a partire da questo decennio, e che condurrà alla COP30, in Brasile, con la presentazione dei nuovi obiettivi e piani nazionali di riduzione delle emissioni al 2035.
La COP29 sarà un momento cruciale per dare continuità ai risultati ottenuti dalla comunità internazionale lo scorso anno a Dubai e dare seguito alle discussioni sull'abbandono delle fonti fossili e sulla necessità di triplicare l'installazione di quelle rinnovabili, così come di raddoppiare l'efficienza energetica entro il 2030, con l'obiettivo di conseguire una giusta transizione. Al centro dei negoziati tecnici, quest'anno ci sarà la finanza: a Baku, infatti, le 190 e oltre parti discuteranno il nuovo obiettivo di finanza per il clima. Il 2024 rappresenta la scadenza per trovare un accordo per il nuovo , che sostituirà il precedente, dei 100 miliardi annui a partire dal 2025, per aiutare i Paesi più vulnerabili ad affrontare i cambiamenti climatici.
A Baku dovrà essere definito un nuovo obiettivo di finanza climatica che riconosca il bisogno di investimenti, identificando il supporto specifico dei Paesi più sviluppati e quali saranno i Paesi che vi contribuiranno, così come tutte quelle riforme e azioni necessarie a mobilitare la finanza, attraverso le banche multilaterali di sviluppo e la finanza privata. La COP è il contesto internazionale in cui il multilateralismo non solo sopravvive, ma mostra anche che una modalità di cooperazione efficace è ancora possibile attraverso il dialogo, l'ascolto e il compromesso.
Il nostro Governo ha dimostrato in più occasioni la propria attenzione verso la tutela dell'ambiente e la promozione di politiche energetiche responsabili e sostenibili. L'Italia, pur avendo una quota limitata di emissioni globali, si impegna in prima linea, consapevole del proprio ruolo e delle proprie responsabilità.
Noi di Fratelli d'Italia crediamo che sia essenziale trovare un equilibrio tra sviluppo economico e sostenibilità ambientale, valorizzando le risorse che il nostro territorio offre, senza rinunciare a principi di prudenza e attenzione alla biodiversità.
La COP29, a Baku, rappresenta un'opportunità per il nostro Governo di ribadire la posizione italiana in Europa e nel mondo, sottolineando l'importanza di un approccio razionale e pragmatico alla transizione ecologica, un approccio che, a nostro avviso, deve essere lontano da ogni tipo di ideologia o imposizione di modelli unilaterali e che, invece, deve tener conto delle specificità economiche, culturali e ambientali di ciascun Paese.
In questo senso, è necessario tutelare le nostre imprese, le nostre filiere produttive, in particolare quelle legate all'agricoltura e alla manifattura, evitando misure che rischiano di penalizzare gravemente la nostra competitività.
Sarà importante rimarcare che per l'Italia la transizione energetica passa attraverso la diversificazione delle fonti, l'investimento in tecnologie innovative, come l'idrogeno verde, e la valorizzazione delle nostre eccellenze, come il settore dell'energia rinnovabile. Inoltre, ci aspettiamo che venga riconosciuta la necessità di un sostegno concreto e adeguato a livello europeo per affrontare i costi che questa transizione comporta, affinché non siano le famiglie e le piccole imprese italiane a sopportare il peso maggiore.
Inoltre, colleghi, voglio sottolineare come la nostra presenza alla COP29 sia un'occasione per difendere anche il ruolo del Mediterraneo, un'area centrale per il clima e la biodiversità, ma spesso trascurata nei grandi consessi internazionali. L'Italia, con la sua posizione geografica e culturale unica, può e deve assumere un ruolo di ponte, portando l'attenzione dei nostri internazionali sulle sfide e sulle opportunità che quest'area strategica può offrire.
In sintesi, ma nello specifico, i temi cruciali di questo appuntamento internazionale saranno dunque i seguenti: la riduzione delle emissioni e il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. L'Italia considera fondamentale l'impegno per mantenere l'aumento della temperatura globale entro un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali, in linea con l'Accordo di Parigi. Il nostro Paese si impegna a ridurre le proprie emissioni di gas serra e sta lavorando attivamente a una transizione energetica che ci renda progressivamente meno dipendenti dalle fonti fossili. Il Governo italiano si aspetta, infatti, che la COP29 sia un momento per rafforzare i contributi nazionali determinanti, con obiettivi di riduzione delle emissioni più ambiziosi e piani d'azione concreti da parte di tutte le Nazioni partecipanti.
Sebbene ci siano ragioni per essere ottimisti, l'obiettivo del contenimento dell'aumento della temperatura globale entro un grado e mezzo è ancora lontano e, proprio per questo, il a Baku deve essere un punto di svolta.
Nel processo di decarbonizzazione l'Italia sta gradualmente sostituendo la produzione di energia a carbone con le energie rinnovabili. Abbiamo adottato un nuovo Piano per l'energia e il clima e stiamo dedicando risorse e attenzione ai biocarburanti.
Anche a livello europeo l'Italia si presenta come Nazione cardine sui temi ambientali. Abbiamo tracciato un percorso per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e per ridurre le emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030. Siamo anche molto impegnati a garantire, attraverso il programma UE , un approccio multisettoriale che rafforzi i mercati del lavoro e attenui l'impatto sui nostri cittadini. L'Italia, pertanto, partecipa da protagonista alla COP29, a dispetto di quanto sostenuto dagli altri colleghi.
Transizione energetica e sviluppo delle rinnovabili per l'Italia rappresentano una priorità assoluta. Stiamo investendo in fonti rinnovabili come il solare, l'eolico e il geotermico e promuovendo la ricerca su tecnologie innovative, come la fusione nucleare e l'idrogeno verde.
La nostra aspettativa per la COP29 è che venga data maggiore importanza alla collaborazione internazionale su queste tecnologie, con l'obiettivo di abbassarne i costi e accelerare la loro diffusione. Una transizione energetica equa e inclusiva è il percorso più efficace per ridurre le emissioni, senza compromettere lo sviluppo economico.
Se devono necessariamente essere presenti fonti di finanziamento per il clima, deve esserci anche un supporto ai Paesi in via di sviluppo. Il Governo italiano, infatti, riconosce l'importanza di sostenere i Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico e si impegna a rafforzare il proprio contributo ai fondi per il clima, destinati alla mitigazione e all'adattamento nei Paesi in via di sviluppo.
È nostra aspettativa che, durante la COP29, i Paesi sviluppati riaffermino l'impegno a mobilitare almeno 100 miliardi di dollari all'anno, per garantire che i Paesi vulnerabili dispongano delle risorse necessarie per affrontare le sfide climatiche. Questo sostegno finanziario non è solo un atto di solidarietà ma un pilastro fondamentale della cooperazione climatica efficace.
Altresì, l'Italia attribuisce grande importanza alle politiche di adattamento e resilienza, particolarmente cruciali in un Paese con un territorio variegato e vulnerabile a eventi estremi, dalla protezione delle coste alla gestione delle risorse idriche; il nostro impegno è rafforzare le infrastrutture e i sistemi di Protezione civile per fronteggiare gli impatti climatici. Durante la COP29, l'Italia, infatti, auspica che vengano adottate misure concrete per la promozione delle soluzioni basate proprio sulla natura, cioè riforestazione, protezione delle aree verdi e gestione sostenibile degli ecosistemi, che possono contribuire a ridurre l'impatto climatico e a proteggere la biodiversità.
Proprio su quest'ultimo aspetto, soltanto poche settimane fa, con l'unanime consenso di tutte le forze politiche in Commissione ambiente, riunita in sede legislativa, abbiamo approvato alla Camera il Parco ambientale della laguna di Orbetello, dimostrando che, non solo il mio partito, ma tutte le altre forze politiche riescono a lavorare insieme se l'obiettivo è comune, se si tutela un ambiente unico quale, appunto, quello della laguna di Orbetello, eccellenza nazionale della biodiversità.
Questo è certamente un lampante esempio di unità di intenti che deve avvolgere il nostro lavoro parlamentare, al di là e al di sopra di ogni appartenenza. Su quel parco ambientale sarà possibile sviluppare, infatti, quelle nuove tecnologie delle quali parliamo e nuovi piani strategici ambientali per preservare un unico al mondo: innovazione tecnologica e sviluppo di nuove soluzioni applicate ai nostri territori. L'innovazione tecnologica è, infatti, un'altra area nella quale l'Italia ripone grandi aspettative e la COP29 deve essere un'opportunità per incentrare lo sviluppo e l'implementazione di nuove tecnologie, per la riduzione delle emissioni e per l'adattamento ai cambiamenti climatici.
Il nostro Paese sta investendo in tecnologie avanzate, come l'intelligenza artificiale, e in sistemi di monitoraggio climatico che possono migliorare l'efficacia delle azioni per il clima. Ci aspettiamo pertanto che la COP29 favorisca un ambiente in cui innovazione e scienza possano giocare un ruolo centrale nelle strategie climatiche globali, insieme a un coinvolgimento della società civile e, soprattutto, dei giovani, ai quali dobbiamo lasciare un mondo migliore rispetto a quello che abbiamo ereditato dai nostri padri.
L'Italia è ben consapevole dell'importanza di un coinvolgimento attivo della società civile, delle comunità locali e dei giovani nei processi decisionali. Sappiamo quanto le nuove generazioni siano motivate a guidare il cambiamento e vogliamo dare loro la possibilità di partecipare direttamente alle decisioni che riguardano il loro futuro.
E ai giovani vogliamo dire che, se vogliono essere efficaci, se vogliono una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, ciò che dobbiamo insieme perseguire è una transizione ecologica pragmatica e non una transizione che trovi fondamento nell'ideologia.
Speriamo che la COP29 dia spazio alle voci delle società civili e dei giovani, affinché possano contribuire a delineare una politica climatica che sia veramente inclusiva e rappresentativa.
Tra le altre numerose iniziative solitamente lanciate durante la COP dalla Presidenza di turno, mi piace sottolineare anche quella nella quale la Presidenza azera ha invitato altri Paesi a condividere la . Questa iniziativa riguarda il nesso tra clima e pace. Insieme a Germania, Regno Unito, Uganda, Egitto (COP27), Emirati Arabi Uniti (COP28) e Azerbaijan (COP29), anche l'Italia è di questo progetto, con il Piano Mattei, infatti, ufficialmente riconosciuto come strumento di promozione della pace nel continente africano.
I principali temi che l'iniziativa di quest'anno intende mettere in luce sono: scarsità di acqua, sicurezza alimentare, degrado del suolo e migrazioni. E, già nel suo intervento alla COP28, il Presidente Meloni aveva riferito della sua ferma volontà di dare attuazione al cosiddetto Piano Mattei per l'Africa, strumento innovativo che ha posto l'Italia al centro del dibattito internazionale per l'innovazione e l'approccio nei confronti del continente africano. Un'ampia parte del Piano Mattei per l'Africa è dedicato, infatti, al settore agricolo e, già lo scorso anno, il Presidente del Consiglio sosteneva che il nostro obiettivo non è fare beneficenza, perché l'Africa non ha bisogno di beneficenza, ma fare qualcosa di diverso, ovvero dare loro la possibilità di competere in condizioni di parità.
Anche sul cibo si è a lungo dibattuto. Secondo Giorgia Meloni non è un carburante per la sopravvivenza, ma un mezzo per vivere una vita sana e può incidere positivamente la ricerca orientata a ottimizzare il legame tra terra e uomo, lavoro e alimentazione. L'Italia anche su questo è impegnata nel settore, al fine di garantire colture resistenti alle malattie e resilienti ai cambiamenti climatici, ideare tecniche agricole sempre più moderne e innovative in grado di migliorare sia la qualità sia la quantità delle produzioni e di ridurre le esternalità negative come l'eccessivo consumo di acqua: obiettivi proprio del Fondo italiano per il clima che il Governo ha determinato in 4 miliardi di euro, di cui il 70 per cento sarà destinato ai Paesi africani.
Questi temi, insieme agli altri, sono stati trattati anche nell'ambito della Presidenza italiana del G7 nel corso di quest'anno, nel cui ambito l'Italia ha confermato di contribuire con 100 milioni di euro al programma “”, per aiutare a raggiungere gli obiettivi della COP28. L'impegno economico italiano attuale, dunque, è superiore a quello di tanti altri Paesi, a dispetto di quanto sostenuto anche dalla sinistra, e ne andiamo oggettivamente fieri.
Pertanto, l'Italia punta a perseguire una transizione ecologica pragmatica, che non sia guidata dalla vuota ideologia, ma che prediliga iniziative concrete e realizzabili che non impongano costi eccessivi per la società e le imprese del Paese.
A differenza di ciò che vorrebbero far sembrare dall'opposizione, il Governo non è nemico della transizione verde, anzi è forse ben più impegnato dei suoi predecessori nella misura in cui si abbandona un'ideologia eco-folle per prediligere un approccio che possa coniugare il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione con la necessità di non mettere a repentaglio la sussistenza della popolazione.
Puntare su misure irrealizzabili e onerose per gli individui porterebbe, paradossalmente, a non permettere l'ottenimento dei risultati, ma solo a gravare sui cittadini senza raggiungere i veri relativi all'incremento dell'uso dell'energia pulita o della riduzione delle emissioni.
In conclusione, Presidente, è evidente che il Governo italiano guarda alla COP29 con una forte determinazione e un senso di responsabilità. Siamo consapevoli delle sfide, ma anche delle opportunità che si presentano. L'Italia è pronta a collaborare con tutti i Paesi partecipanti per raggiungere risultati concreti e duraturi. Speriamo che questa COP29 possa rappresentare un momento di svolta, in cui gli impegni si trasformano in azioni reali per il bene del pianeta e delle generazioni future.
Vogliamo un'Italia protagonista, un'Italia che sappia difendere il proprio interesse nazionale all'interno di una visione responsabile e condivisa per il futuro dell'ambiente. Siamo certi che il Governo rappresenterà al meglio gli interessi del nostro Paese e, quindi, di tutti gli italiani.
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Chiedo se il rappresentante del Governo intenda intervenire: prendo atto che si riserva di farlo successivamente.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
3.
S. 1230 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti atti internazionali: a) Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo in merito all'approntamento congiunto e/o al cofinanziamento di progetti nei Paesi destinatari della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024; b) Accordo di garanzia (Progetto di ripristino emergenziale di centrali idroelettriche) tra il Governo dell'Ucraina, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e il Governo della Repubblica italiana, con Allegati, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024; c) Accordo di supporto al progetto e cessione tra la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo e il Governo della Repubblica italiana, con riferimento al progetto di ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche, con Allegati, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024; d) Dichiarazione di adesione tra la Società per azioni "Ukrhydroenergo", il Governo della Repubblica italiana e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo concernente il progetto di ripristino emergenziale delle centrali idroelettriche, fatto a Monaco il 17 febbraio 2024 (Approvato dal Senato). (C. 2099)
: CAIATA.
S. 1042 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di sede tra la Repubblica italiana e il Tribunale unificato dei brevetti, fatto a Roma il 26 gennaio 2024 (Approvato dal Senato). (C. 1849)
: BILLI.
S. 1127 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica popolare cinese per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni e le elusioni fiscali, con Protocollo, fatto a Roma il 23 marzo 2019 (Approvato dal Senato). (C. 2030)
: DI GIUSEPPE.
4.
Legge quadro in materia di ricostruzione post-calamità. (C. 1632-A)
e delle abbinate proposte di legge: TRANCASSINI ed altri; BRAGA ed altri. (C. 589-647)
: TRANCASSINI.
5.