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Venerdì 08 Novembre 2024 ore 09:30
AULA, Seduta 378 - Interpellanze urgenti
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna ha avuto luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti sui seguenti argomenti:
Intendimenti in merito ai tempi di presentazione al Parlamento della relazione sull'attuazione della legge 194 del 1978 e alla realizzazione di un sito Internet recante informazioni relative ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza (Sportiello – M5S); Iniziative in materia di fatturazione da parte di imprese costituite in associazioni o raggruppamenti temporanei per l'esecuzione di appalti pubblici, al fine di evitare contenziosi per il periodo antecedente i chiarimenti forniti dall'Agenzia delle entrate nel 2024 (De Palma – FI-PPE); Iniziative normative volte alla semplificazione delle disposizioni nazionali complementari al Codice doganale dell'Unione europea in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi (Lupi - NM(N-C-U-I)-M); Iniziative volte a garantire l'effettiva destinazione dei fondi del Pnrr alla costruzione di studentati, attraverso l'applicazione di prezzi non superiori alle tariffe convenzionate (Quartapelle Procopio – PD-IDP).
Per il Governo è intervenuto il Sottosegretario di Stato per la Salute Marcello Gemmato.
Intendimenti in merito ai tempi di presentazione al Parlamento della relazione sull'attuazione della legge 194 del 1978 e alla realizzazione di un sito Internet recante informazioni relative ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza (Sportiello – M5S); Iniziative in materia di fatturazione da parte di imprese costituite in associazioni o raggruppamenti temporanei per l'esecuzione di appalti pubblici, al fine di evitare contenziosi per il periodo antecedente i chiarimenti forniti dall'Agenzia delle entrate nel 2024 (De Palma – FI-PPE); Iniziative normative volte alla semplificazione delle disposizioni nazionali complementari al Codice doganale dell'Unione europea in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi (Lupi - NM(N-C-U-I)-M); Iniziative volte a garantire l'effettiva destinazione dei fondi del Pnrr alla costruzione di studentati, attraverso l'applicazione di prezzi non superiori alle tariffe convenzionate (Quartapelle Procopio – PD-IDP).
Per il Governo è intervenuto il Sottosegretario di Stato per la Salute Marcello Gemmato.
XIX LEGISLATURA
378^ SEDUTA PUBBLICA
Venerdì 8 novembre 2024 - Ore 9,30
Svolgimento di interpellanze urgenti (vedi allegato).
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Annunzio di petizioni
- Interpellanze urgenti (Svolgimento)
- Intendimenti in merito ai tempi di presentazione al Parlamento della relazione sull'attuazione della legge n. 194 del 1978 e alla realizzazione di un sito Internet recante informazioni relative ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza - n. 2-00470)
- Iniziative in materia di fatturazione da parte di imprese costituite in associazioni o raggruppamenti temporanei per l'esecuzione di appalti pubblici, al fine di evitare contenziosi per il periodo antecedente i chiarimenti forniti dall'Agenzia delle entrate nel 2024 - n. 2-00449
- Iniziative normative volte alla semplificazione delle disposizioni nazionali complementari al Codice doganale dell'Unione europea in materia di accise e altre imposte indirette sulla produzione e sui consumi - n. 2-00458
- Iniziative volte a garantire l'effettiva destinazione dei fondi del PNRR alla costruzione di studentati, attraverso l'applicazione di prezzi non superiori alle tariffe convenzionate - n. 2-00468
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, legge il processo verbale della seduta del 6 novembre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Invito il deputato Segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.
FRANCESCO BATTISTONI, legge:
Alessio Paiano, da Cavallino (Lecce), chiede: la completa digitalizzazione dell'acquisto delle marche da bollo ;
nuove norme in materia di procedure per la sottoscrizione di certificati di investimento tramite piattaforme ;
interventi per consentire alle piattaforme attive nei servizi di , e di operare come sostituti di imposta per l'utente ;
norme per agevolare l'applicazione delle aliquote previste dalle convenzioni internazionali vigenti in materia per la tassazione di dividendi e interessi derivanti da operazioni su mercati esteri ;
Massimo Torre, da Genova, chiede: l'esenzione da ogni tassazione dei redditi inferiori a 12.570 euro annui ;
disposizioni volte a incentivare l'esposizione della bandiera italiana e la sua riproduzione anche a fini commerciali ;
Maura Di Giacomandrea, da San Vito Teatino (Chieti), chiede misure volte a promuovere la creazione di italiani ;
Mauro Manservigi, da Bondeno (Ferrara), chiede un piano di manutenzione straordinaria dei fiumi e dei canali della provincia di Ferrara ;
Marco Bava, da Torino, chiede: l'abrogazione delle norme introdotte dall'articolo 11 della legge 5 marzo 2024, n. 21, in materia di intervento nelle assemblee delle società con azioni quotate in mercati regolamentati mediante rappresentanti designati ;
iniziative volte a garantire il rispetto della volontà popolare espressa tramite in merito al divieto di produzione di energia nucleare in Italia ;
Maurizio Scazzeri, da Torchiarolo (Brindisi), chiede l'estensione della carta del docente a tutti gli insegnanti precari ;
Remo Appignanesi, da San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), chiede iniziative per la convocazione di una conferenza internazionale sulla tutela delle coste del Mediterraneo dalle conseguenze del riscaldamento globale ;
Luca Cattaneo, da Pavia, chiede che in occasione dei popolari sia sempre consentito votare anche in comuni diversi da quello di residenza - ;
Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede l'esenzione del pagamento del sanitario per i disoccupati indigenti ;
Mauro Tommaso De Candia, da Rescaldina (Milano), chiede l'installazione di porte banchina presso tutte le stazioni ferroviarie ;
Marco Alteri, da Albano Laziale (Roma), chiede iniziative per la tutela della concorrenza nella procedura di realizzazione del termovalorizzatore di Roma e nuove norme in materia di incenerimento dei rifiuti ;
Renato Apuzzo, da Castellamare di Stabia (Napoli), chiede interventi per la piena attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e della legge 1° marzo 2006, n. 67, recante misure per la tutela delle persone con disabilità vittime di discriminazioni;
Dario Bossi, da Montegrino Valtravaglia (Varese), chiede l'eliminazione di ogni conseguenza economica negativa in caso di respingimento delle istanze di revisione del processo presentate ai sensi dell'articolo 630 del codice di procedura penale ;
Michele Vecchione, da Villa Lagarina (Trento), chiede l'istituzione di un riconoscimento per le persone che hanno incontrato particolari difficoltà nella vita .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Sportiello ed altri n. 2-00470 .
Chiedo alla deputata Sportiello se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prendo atto che non intende illustrare.
Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente Rampelli. Ringrazio l'onorevole Gilda Sportiello per l'interpellanza. Per quanto concerne la presentazione della relazione al Parlamento, di cui all'articolo 16 della legge 22 maggio 1978, n. 194, faccio prioritariamente presente che sussistono oggettive difficoltà tecniche a rispettare la scadenza indicata al medesimo articolo 16, poiché la raccolta, il controllo e l'elaborazione dei dati analitici sull'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) di tutte le regioni e province autonome, determina un procedimento comprensibilmente lungo e delicato, che impegna a fondo l'insieme del Sistema di sorveglianza, dalle strutture periferiche a quelle centrali.
La trasmissione dei dati relativi al 2023, da parte delle regioni e delle province autonome all'Istituto superiore di sanità e all'Istat è, infatti, ancora in corso.
Una volta completata la trasmissione dei dati, gli organi centrali devono procedere alla necessaria verifica della qualità dei dati e all'integrazione delle informazioni mancanti tramite i dati provenienti dalle schede di dimissione ospedaliera (SDO).
Desidero, al riguardo, far presente che proprio con l'obiettivo di rafforzare la rete dei referenti del Sistema di sorveglianza delle interruzioni volontarie di gravidanza, di migliorare la qualità dei dati e di affrontare le criticità emerse dalla sorveglianza epidemiologica, il Ministero della Salute, nell'ambito del programma sviluppato a cura del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie per il 2022, ha approvato, quale “Azione centrale”, il progetto: “Interventi per il miglioramento della qualità dei dati, dell'offerta e dell'appropriatezza delle procedure di esecuzione e della divulgazione delle informazioni sull'interruzione volontaria di gravidanza”, affidandone il coordinamento scientifico all'Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l'Istat, con l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), con le società scientifiche di settore, nonché con il tavolo “Immigrazione e Salute” e le regioni e le province autonome.
Tale progetto, di durata biennale, rientra tra le attività di ricerca promosse dal Sistema di sorveglianza ISS-regioni e include obiettivi relativi ad aspetti organizzativi e assistenziali del percorso di IVG, emersi come critici e suscettibili di miglioramento.
Gli aspetti presi in esame dal progetto includono: 1) il miglioramento della qualità dei dati; 2) il miglioramento dell'appropriatezza delle procedure relative al percorso interruzione volontaria di gravidanza; 3) la divulgazione delle informazioni sull'interruzione volontaria di gravidanza ai cittadini.
Il progetto, che ha avuto inizio il 25 ottobre del 2022, è stato prorogato di 6 mesi, e si concluderà quindi il 25 aprile 2025.
In merito alla richiesta degli onorevoli interpellanti di rendere disponibili i dati sull'interruzione volontaria di gravidanza in formato aperto, devo far presente che occorre tener conto di quanto previsto dal codice in materia di protezione dei dati personali, in particolare dall'Allegato A.3 “Codice di deontologia e di buona condotta per il trattamento dei dati personali a scopi statistici e di ricerca scientifica effettuati dal Sistema statistico nazionale”, in cui, agli articoli 3 e 4, viene disciplinata l'identificabilità dei dati.
In ossequio a queste disposizioni, il Ministero della Salute, nella relazione al Parlamento, riporta i dati richiesti solo in forma aggregata per regione e non per singolo presidio ospedaliero.
Detti dati sono consultabili anche in formato aperto nelle banche dati presenti nella sezione dedicata alla “Salute riproduttiva della donna” del portale dell'Istat, che raccoglie le informazioni a livello della singola interruzione volontaria di gravidanza tramite la somministrazione di questionari.
Per quanto riguarda, invece, il portale del Ministero della Salute, devo evidenziare che questo già offre la mappa dei consultori presenti sul territorio italiano, da cui è possibile effettuare la ricerca cliccando sulla regione interessata.
Sul portale del Ministero, è presente altresì una pagina specifica denominata “Interruzione volontaria di gravidanza” dove vengono illustrate le metodiche utilizzate e le procedure di attuazione.
Devo inoltre precisare che, per quanto riguarda gli aspetti di informazioni in materia di IVG, non può negarsi che il Ministero della Salute riserva una particolare attenzione al tema della salute della donna e al percorso nascita.
Tra le iniziative di informazione, deve ricordarsi l'istituzione della Giornata nazionale della salute della donna, che ogni anno viene celebrata con eventi dedicati.
Colgo, da ultimo, l'occasione per ribadire che è finalità comune, sia per il Ministero della Salute, sia per le regioni e le province autonome, quella di garantire l'applicazione della legge n. 194 del 1978 in un'ottica di completa tutela della maternità.
A questo riguardo, infatti, una particolare importanza acquistano tutte le azioni e le iniziative intraprese dal Ministero rivolte ad aiutare le donne a superare le eventuali cause che potrebbero indurle all'interruzione di gravidanza, anche tramite interventi di natura sociale e socio-sanitaria integrata, offrendo loro adeguato sostegno medico e psicologico nell'intero percorso.
Tra queste ritengo importante ricordare il Programma nazionale Equità nella salute, previsto nell'Accordo di partenariato tra Italia e Commissione europea relativo al ciclo di programmazione della politica di coesione 2021-2027, che interviene nelle sette regioni classificate meno sviluppate dalla Commissione europea e individua, tra le aree per le quali è più urgente intervenire, l'area di intervento denominata “Il genere al centro della cura”, dedicata al rafforzamento dei consultori familiari delle sette regioni suddette.
PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
GILDA SPORTIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Io sono talmente insoddisfatta che, ogni volta che ascolto qualche risposta alle interpellanze che pongo al Governo, mi chiedo: perché l'ho fatto, se poi mi devo sorbire una risposta che dimostra che il Governo non ha la minima idea di quello che sta facendo o di quello che sta succedendo?
Io veramente non so da dove cominciare, perché, vede, Sottosegretario, oggi viene qui, in quest'Aula, e dice che ci sono difficoltà tecniche nel reperire i dati e che il ritardo nella presentazione del rapporto sarebbe dovuto alla difficoltà di costruire questa relazione. Sono 46 anni che la relazione viene presentata, la relazione sull'attuazione della legge n. 194: 46 anni e mai, in 46 anni, neanche negli anni Ottanta, Novanta, mai, si è registrato un ritardo simile. Che cos'è successo per giustificare, quest'anno, questo ritardo? Com'è possibile che siamo nel 2024 e abbiamo ancora i dati del 2021? Se mai nella storia si è verificato questo ritardo, è successo un fatto eccezionale? Dove si è bloccato il processo?
Questo perché, tra l'altro, ricordo che c'è anche un rapporto Istat che, invece, riporta i dati del 2022, cosa che non abbiamo ancora dal Ministero della Salute. Allora, c'è qualcosa che non funziona. Siamo sicuri che è un fatto tecnico o è un fatto politico?
Perché fornire i dati richiesti dalla legge - e non sono una gentile concessione del Ministero della Salute, non sono un contentino che dovete dare - ve lo impone la legge. Ve la leggo perché lei l'ha citata, ma non so se ne ha contezza: “entro il mese di febbraio, a partire dall'anno successivo a quello dell'entrata in vigore della presente legge - la n. 194 -, il Ministro della Sanità presenta al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione”. Entro il mese di febbraio: siamo a novembre.
Allora, mi aspettavo che questa mattina, innanzitutto, venisse a dire che cosa è successo, se ci sono problemi particolari, quando volete presentare questa relazione. E invece no, non ci è dato sapere neanche quando verrà presentata, che cosa è successo. Allora, vi ricordo anche cosa dice l'Organizzazione mondiale della sanità, l'OMS, che parla di aborto sicuro e dei suoi ostacoli, citando tra questi la mancanza di informazioni: non solo quelle che ci fate venire a mancare con la relazione sull'attuazione della legge n. 194, ma anche le informazioni sul sito del Ministero della Salute, che appunto mancano.
La mappa dei consultori - e vi ho interrogato anche su questo qualche settimana fa - non è aggiornata. Se vado sul sito del Ministero della Salute, trovo consultori che addirittura sono stati chiusi. Ma che informazione è questa? Ci vuole coraggio a dire che c'è già un servizio. Vi ho chiesto un sito apposito sull'interruzione volontaria di gravidanza che dia tutte le informazioni del caso, in formato multilingue per essere realmente accessibile a tutti e a tutte. E non mi potete venire a dire che già c'è, perché non c'è, altrimenti, non lo avrei chiesto. Delle due l'una: se c'era, non ve lo chiedevo; non c'è, ve lo chiedo, perché dobbiamo garantire l'accessibilità per tutte.
Allora, ovviamente in questa vostra risposta, mi devo anche sentir dire che volete applicare interamente la legge n. 194, quando sappiamo benissimo che non lo state facendo e che non è così. Perché voglio ricordare che esistono ancora migliaia di persone nel nostro Paese che devono superare ostacoli incredibili per poter accedere all'interruzione volontaria di gravidanza e niente state facendo - purtroppo lo so, con la parte politica con cui ha a che fare è difficile pensare che vogliate superare gli ostacoli -, ma almeno abbiate la decenza di avere la posizione chiara, di avere il coraggio di dire quali sono le vostre idee.
Non venite a dire che volete applicare la legge n. 194, perché non è così. Perché, se così fosse, dovreste battervi in prima persona per assicurarvi che l'aborto farmacologico sia somministrato in tutte le regioni allo stesso modo e sia garantito, perché lo prevede la legge n. 194. Non lo state facendo; anzi, nelle regioni che amministrate, addirittura lo negate, andando contro una circolare ministeriale. E non potete dire con tanta, ma veramente tanta, ipocrisia che volete applicare la legge n. 194.
Allora, vi ricordo: se volete applicare la legge, ci dovete portare la relazione annuale, che non solo non avete presentato, ma vi ho presentato un'interrogazione e non mi avete risposto; l'ho sollecitata due volte, non mi avete risposto; oggi vi porto in Aula a rispondere e non ci dite perché questa relazione non è stata ancora approvata, non è stata ancora presentata; non ci dite dove si è bloccato l'iter e, nel frattempo - e qui ci metto proprio la ciliegina sulla torta - questa maggioranza apre anche la porta a posizioni assolutamente antiscientifiche di persone che non possono nemmeno essere citate come degne di essere elevate a interlocutori sul tema dell'aborto. Perché non riuscire a distinguere l'interruzione volontaria di gravidanza dalla contraccezione d'emergenza denota veramente un'ignoranza sul tema che è pari al delirio.
Quindi, la invito, Sottosegretario, insieme con il Ministero della Salute, ad agire per l'importanza del ruolo che rivestite nella difesa della scienza, nella difesa dei dati obiettivi, la invito a impegnarsi a presentare questa relazione perché abbiamo aspettato troppo. Mai come quest'anno! Da 46 anni a questa parte non si è aspettato mai così tanto. Quindi, davvero, date dignità al ruolo che rivestite e fate quello che vi spetta di dovere per legge.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Palma e Battilocchio n. 2-00449 .
Chiedo al deputato De Palma se intenda illustrare la sua interpellanza. La risposta è affermativa. Ne ha facoltà.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, vorrei brevemente illustrare l'interpellanza come è stata descritta dal Presidente. Si riferisce, appunto, all'interpretazione dell'applicazione del principio di diritto del 17 dicembre 2018 con particolare riferimento all'applicazione dell'IVA nei rapporti con stazioni appaltanti per quanto concerne lo . Questo principio è stato, di fatto, a lungo disapplicato, prima che dalle stesse ditte, dalle stesse stazioni appaltanti (voglio ricordare che generalmente sono enti pubblici territoriali), che hanno sempre richiesto, per prassi consolidata, alle imprese mandanti un'unica fatturazione e, quindi, che la stessa fosse accentrata di fatto nella sola capogruppo mandataria. Quindi, dal 2018 al 2023 questa prassi è diventata consolidata.
In forza di questa prassi le imprese mandanti hanno fatturato, sempre in regime ordinario, le proprie prestazioni alla capogruppo mandataria, che ha fatturato l'intera prestazione di servizi alla stazione appaltante con conseguente integrale assolvimento dell'IVA da parte di quest'ultima e, quindi, applicazione del regime dello . L'Agenzia delle entrate, se contestasse alla capogruppo mandataria l'indebita detrazione dell'IVA addebitata dalle imprese mandanti consorziate in ATI, per garantire la neutralità dell'imposta, sarebbe comunque obbligata al rimborso della stessa IVA alle mandanti, a seguito della rivalsa operata dalla mandataria per aver effettuato il pagamento articolo 60, comma 7, del DPR n. 633 del 1972, dal momento che l'Agenzia delle entrate non può incassare l'IVA due volte, ma una volta soltanto in relazione al flusso di fatturazione in questione.
Ecco perché, in questo caso, l'interpellanza è tesa a semplificare il ripristino della neutralità dell'IVA e se il Ministero interrogato non ritenga opportuno prevedere, in assenza di danno erariale e di comportamenti frodatori dei soggetti coinvolti, l'applicazione, nel caso ciò sia avvenuto, di una sanzione fissa analogamente a quella prevista nei casi di errata applicazione del , dove sia verificato l'assolvimento sia pure non corretto del tributo, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 471 del 1997.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole De Palma per l'interrogazione. Al riguardo, sentiti i competenti uffici dell'amministrazione finanziaria, si rappresenta quanto segue. Richiamando il contributo già fornito in occasione della risposta al in Commissione finanze lo scorso 29 maggio, si osserva che l'articolo 6 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 471, al comma 6, secondo periodo, stabilisce che: “in caso di applicazione dell'imposta in misura superiore a quella effettiva, erroneamente assolta dal cedente o prestatore, fermo restando il diritto del cessionario o committente alla detrazione ai sensi degli articoli 19 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, l'anzidetto cessionario o committente è punito con una sanzione amministrativa compresa fra i 250 euro e i 10.000 euro”.
Detta disposizione individua la sanzione in misura fissa applicabile nell'ipotesi in cui - sebbene l'operazione rilevante ai fini dell'IVA si sia instaurata tra l'emittente (cedente/prestatore) della fattura e il destinatario (cessionario/committente) della stessa - sia stato commesso un errore nel contenuto della fattura, ossia l'applicazione all'operazione effettuata di un'aliquota superiore a quella dovuta, purché, nonostante l'errore, l'imposta sia stata assolta.
Ai fini del diritto alla detrazione, come chiarito dalla Corte di cassazione (sentenze n. 8589 del 16 marzo 2022 e n. 32900 dell'8 novembre 2022), conformemente alle indicazioni della Corte di giustizia europea, la richiamata disposizione, di cui all'articolo 6, comma 6, va intesa nel senso di modificare, rendendolo più mite, il regime sanzionatorio applicabile ai casi di indebita detrazione dell'IVA, in quanto operata per un importo superiore rispetto a quella dovuta in relazione all'operazione posta in essere, benché coincidente con quella indicata in fattura.
In tale ottica, l'inciso ivi contenuto “fermo restando il diritto del cessionario o committente alla detrazione ai sensi degli articoli 19 e seguenti (…)” va considerato quale riconoscimento del diritto alla detrazione dell'IVA nei limiti di quanto dovuto ai sensi delle disposizioni richiamate, le quali, per le ragioni suindicate, non consentono di detrarre l'imposta versata nel suo intero ammontare, laddove non dovuta per intero o in parte, ma nei soli limiti dell'imposta effettivamente dovuta in ragione della natura e delle caratteristiche dell'operazione posta in essere.
In altre parole, in base a tale orientamento giurisprudenziale, il diritto alla detrazione dell'IVA, in capo al cedente/prestatore, è ammesso nei limiti dell'IVA effettivamente dovuta in ragione della natura e delle caratteristiche dell'operazione realizzata, e non anche di quella che semplicemente risulta indicata in fattura.
Nel caso descritto, tenuto conto che il rapporto rilevante ai fini IVA è solo quello tra mandanti e stazione appaltante, si realizza non un'errata applicazione dell'aliquota, quanto, piuttosto, l'emissione di una fattura destinata a un soggetto diverso. Tale violazione non sembra possa essere punita con la sanzione innanzi citata, destinata ad altra fattispecie, né, alla luce dei principi richiamati, appare possibile, in applicazione di essa, salvaguardare il diritto alla detrazione dell'IVA erroneamente addebitata.
In ogni caso, deve essere garantita la neutralità dell'imposizione fiscale e, dunque, l'IVA indebitamente versata rientra nell'ambito del diritto alla ripetizione dell'indebito, come affermato dalla Corte di giustizia (si veda la sentenza depositata il 7 settembre 2023, resa nella causa C-453/2022).
Resta inteso che gli uffici dell'amministrazione finanziaria valuteranno, caso per caso, la sussistenza di eventuali incertezze interpretative sulla corretta applicazione del richiamato principio di diritto n. 17 del 2018 (ai fini della non irrogazione delle sanzioni, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 472 del 1977), ripristinando, comunque, in capo ai soggetti coinvolti nell'operazione gli effetti delle corrette modalità di fatturazione, in modo da garantire complessivamente la neutralità dell'imposizione fiscale in materia di imposta sul valore aggiunto.
PRESIDENTE. Il deputato De Palma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Sottosegretario, prendo atto della risposta del Ministero dell'Economia e delle finanze. Auspico veramente che, da parte degli uffici dell'Agenzia delle entrate, vi sia ciò che è contenuto nella risposta, cioè un'attenzione a valutare, caso per caso, l'applicazione dell'assolvimento dell'imposta stessa. Purtuttavia, devo rilevare alcune questioni.
Il paradosso di tale questione sta nel fatto che lo Stato agisce con l'introduzione dello per consentire l'assolvimento del versamento dell'IVA ed evitare situazioni che, invece, nel passato, nell'ambito dei rapporti tra pubblica amministrazione e aziende vincitrici di appalti di servizi per la stessa pubblica amministrazione, facevano sì che l'IVA non fosse versata. Si introduce, quindi, lo . Che cosa succede? Questa introduzione, di fatto, semplifica i rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione, tant'è che la pubblica amministrazione - ASL, comuni, regioni e quant'altro -, in questo processo di semplificazione, adotta un alla stessa semplificazione, che è quello di chiedere alle imprese mandanti un'unica fatturazione, talvolta anche in forma scritta, talvolta anche con sollecitazione scritta. È noto alla pubblica amministrazione che ci sono anche rapporti di contenzioso tra le stesse imprese mandanti e la pubblica amministrazione rispetto all'unica fatturazione.
Oggi, invece, il Ministero dell'Economia e delle finanze ci dice che dobbiamo applicare rigidamente il principio stabilito il 17 dicembre 2018, con il principio di diritto.
In realtà, Sottosegretario, il paradosso, sa qual è? È che qui non c'è un danno all'erario; qui l'unico danno lo si commette all'impresa - perché l'IVA è stata assolta, l'imposta è stata assolta -, che verrebbe sanzionata soltanto, anche in maniera abbastanza rilevante, per aver interpretato o utilizzato una prassi consolidata o, magari, addirittura, adempiuto a un obbligo non contrattualmente scritto, ma stabilito dalla stazione appaltante. Ecco perché auspico che l'Agenzia delle entrate verifichi che, da questo punto di vista, non ci sia un comportamento fraudatorio da parte delle imprese mandanti.
Avrei auspicato, invece, un chiarimento diverso, visto che siamo stati costretti a farlo con la modifica del codice degli appalti, dove, dal 2024, la questione è stata chiaramente definita.
Ecco perché questo mi sembra assolutamente strano. Scusate se sono ridondante su questa affermazione, ma auspico che realmente l'Agenzia delle entrate valuti caso per caso e comprenda che il comportamento dell'impresa è stato corretto. Ecco perché nella mia interpellanza, non in maniera sbagliata, ma chiaramente emulativa - so molto bene che quella sanzione si applica a un'altra fattispecie, tant'è che l'ho citata -, chiedevo di applicare la sanzione che si applica per il in situazioni di questo contesto. Pertanto, ringrazio il Sottosegretario e - lo ripeto - auspico che, da parte del Ministero, voglia esserci una correzione interpretativa, che non farebbe male, rispetto alla questione.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti dell'istituto Maurolico - liceo Galileo Galilei di Spadafora, in provincia di Messina, che stanno assistendo ai nostri lavori dalla tribuna .
Preciso che, oggi, nella seduta, siamo impegnati unicamente a rispondere, attraverso la presenza del Governo, alle interpellanze dei deputati che le hanno presentate e che sono qui presenti. Quindi, non sono previste votazioni.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lupi e Semenzato n. 2-00458 .
Chiedo alla deputata Semenzato se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Mi prendo due minuti per illustrare l'interpellanza. Presidente, onorevole Sottosegretario, l'interpellanza che abbiamo presentato è volta a portare all'attenzione del Ministero dell'Economia e delle finanze alcuni aspetti riguardanti la nuova disciplina doganale ritenuti critici dagli operatori del settore (spedizionieri, agenti merci, terminalisti portuali e imprese di logistica).
Come sappiamo, la politica doganale è di competenza esclusiva dell'Unione europea, secondo quanto stabilito dall'articolo 3 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
La libera circolazione delle merci, prevista dall'articolo 28 del Trattato, è uno dei principi fondanti dell'Unione e vieta i dazi doganali tra gli Stati membri e ogni misura che produca effetti equivalenti.
Proprio per questo, il codice doganale dell'Unione, attraverso il regolamento UE 952/2013, mira a semplificare e rendere omogenee le procedure doganali, agevolando il commercio e favorendo flussi commerciali rapidi e sicuri. Norme e principi pienamente condivisibili, che richiedevano l'adozione da parte dei singoli membri di disposizioni complementari.
Il processo di adeguamento delle disposizioni è partito ben 8 anni fa, nel 2016, e si è concluso con il recente decreto legislativo n. 141 del 2024, che riordina le disposizioni nazionali doganali, abrogando e sostituendo integralmente il testo unico delle leggi doganali e prevedendo le disposizioni nazionali complementari al codice doganale dell'Unione. Queste norme nuove hanno destato negli operatori del settore della logistica qualche preoccupazione, soprattutto per quanto concerne l'impostazione sanzionatoria, in quanto sono previste misure che, secondo le associazioni di categoria, rischiano di ostacolare, anziché facilitare, l'attività degli operatori economici.
Nello svolgere l'attività parlamentare, crediamo che sia importante dare voce alle istanze che provengono dal territorio e dalle categorie produttive del Paese - ovviamente, sempre con spirito costruttivo e nell'ottica di migliorare le leggi esistenti a favore dello sviluppo economico della Nazione - e che sia fondamentale ascoltare chi, tutti i giorni, vive l'impatto delle norme che facciamo. Inoltre, pensiamo sia altrettanto importante dare modo al Governo di spiegare in maniera più esaustiva la delle disposizioni che esso decide di porre in essere. Questo è lo spirito con cui abbiamo presentato questa interpellanza. La politica, a mio avviso, deve essere “incontro” e non “scontro”, tanto più quando si parla proprio di rapporto tra Stato e imprese. Le imprese e gli imprenditori sono il motore economico dell'Italia e hanno bisogno di uno Stato amico, che li ascolti e li supporti al fine di farli crescere, crescendo, naturalmente, con loro. Gli operatori economici, e oggi quelli della logistica in particolare, vorrebbero semplicemente poter operare velocemente e serenamente.
L'intento della norma in questione di rafforzare i controlli e prevenire le frodi doganali è assolutamente condivisibile. Il problema è che, a detta degli operatori, per come è strutturata, la nuova normativa potrebbe rendere meno competitive le imprese italiane nel contesto del mercato unico europeo. In particolare, si temono ripercussioni sulle attività dei porti italiani a causa delle nuove sanzioni penali introdotte, con il rischio di confisca della merce e il pericolo di essere rinviati a giudizio anche per errori formali, che verrebbero equiparati al contrabbando.
Gli agenti marittimi e gli spedizionieri paventano la possibilità che il nuovo sistema finisca per dirottare i flussi di merce che oggi arrivano nei porti italiani verso altri porti europei, localizzati in Paesi con normative doganali più flessibili e un sistema sanzionatorio più proporzionato: cosa che, peraltro, genererebbe una perdita di introiti per l'Italia.
Essendo prevista una soglia di 10.000 euro di diritti di confine (dazi e IVA) non dichiarati e non correttamente dichiarati, oltre la quale verrebbero applicate le sanzioni penali relative al contrabbando ed essendo, peraltro, passata la valutazione del dolo in capo alla procura europea (che, al momento, dispone di solo 8 uffici in Italia), si teme un aumento del contenzioso e, quindi, un ingolfamento delle pratiche, cosa non compatibile con i tempi della logistica, dove la velocità è il fattore chiave della competitività. La stessa assimilazione dell'IVA ai cosiddetti diritti di confine per il calcolo della suddetta soglia - ritenuta troppo bassa - genera non pochi dubbi, ponendosi in controtendenza rispetto alle interpretazioni giuridiche della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte di cassazione italiana.
Dal confronto con le categorie è, poi, emerso l'auspicio - a onor del vero, non oggetto di questa interpellanza, ma che penso valga la pena di suggerire al fine di confrontarsi, comunque, oggi - che venga reintrodotto il cosiddetto ravvedimento operoso, efficace nei casi di omessa dichiarazione. Faccio l'esempio del facchino che, trovando in magazzino due partite uguali, carica quella non sdoganata. Errori banali, per i quali finire davanti a un giudice appare, in effetti, un po' sproporzionato.
Presidente, Sottosegretario, mi avvio alla conclusione. Crediamo sia importante cogliere spunti migliorativi di buonsenso, come questo, per far sì che le nuove norme non ostacolino le operazioni di e non compromettano l'effettiva libera circolazione delle merci. Siamo convinti che debba essere la semplificazione il principio guida delle nostre politiche, perché semplificare le norme e le procedure consente di aumentare la probabilità che, poi, esse siano effettivamente rispettate.
Quindi, concludendo, alla luce di queste considerazioni, abbiamo chiesto al Governo - che ringrazio già in anticipo per la risposta - quali iniziative intenda intraprendere per garantire che le disposizioni del decreto legislativo n. 141 del 2024 si accordino pienamente con il principio della libera circolazione delle merci articolo 28 TFUE, assicurando che non ostacolino le operazioni di , in linea con gli obiettivi di semplificazione del codice doganale dell'Unione europea.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO, Grazie, Presidente. Con il documento in esame gli onorevoli Semenzato e Lupi - che ringrazio per averlo prodotto - fanno riferimento al decreto legislativo 26 settembre 2024, n. 141, recante il nuovo testo unico delle leggi doganali (nuovo TULD) ed evidenziano che detto decreto contiene talune anomalie, come l'assimilazione dell'IVA ai “diritti di confine”, e delinea una disciplina del sistema sanzionatorio per le violazioni in materia doganale “sproporzionata”, dal momento che prevede sanzioni penali per comportamenti che potrebbero essere affrontati con strumenti di natura diversa.
Secondo gli onorevoli, il regime sanzionatorio previsto dal nuovo TULD, oltre a rallentare le operazioni economiche, ad aumentare i contenziosi e a bloccare l'attività degli operatori economici, rischierebbe di impattare negativamente sull'intera filiera logistica (spedizionieri, armatori, eccetera).
In tale contesto, a parere degli interpellanti, gli operatori commerciali potrebbero essere propensi a dirottare i propri traffici verso Paesi che adottano normative doganali più flessibili, mettendo in tal modo a rischio la competitività nazionale. Tanto premesso, gli onorevoli interpellanti chiedono al Ministro dell'Economia e delle finanze: “quali iniziative di carattere normativo intenda intraprendere per garantire che le disposizioni del decreto legislativo n. 141 del 2024 si accordino pienamente con il principio della libera circolazione delle merci articolo 28 TFUE, assicurando che non ostacolino le operazioni di , in linea con gli obiettivi di semplificazione del codice doganale europea dell'Unione europea”.
A tal riguardo, sentiti i competenti uffici dell'Amministrazione finanziaria, si rappresenta quanto segue. Per quanto concerne l'assimilazione dell'IVA ai diritti di confine, giova evidenziare che, ai sensi dell'articolo 27 delle disposizioni complementari del codice doganale dell'Unione, di cui all'allegato 1 del citato decreto legislativo n. 141 del 2024, tra i diritti doganali costituiscono diritti di confine “oltre ai dazi all'importazione e all'esportazione previsti dalla normativa unionale, i prelievi e le altre imposizioni all'importazione o all'esportazione, i diritti di monopolio, le accise, l'imposta sul valore aggiunto e ogni altra imposta di consumo, dovuta all'atto dell'importazione, a favore dello Stato”.
Il comma 3 del medesimo articolo 27 precisa, poi, le ipotesi nelle quali l'imposta sul valore aggiunto non costituisce diritto di confine: “ immissione in libera pratica di merci senza assolvimento dell'imposta sul valore aggiunto per successiva immissione in consumo in altro Stato membro dell'Unione europea; immissione in libera pratica di merci senza assolvimento dell'imposta sul valore aggiunto e vincolo a un regime di deposito diverso dal deposito doganale”.
Sebbene la questione sulla corretta esegesi della previgente disciplina fosse controversa, la previsione contenuta nel citato articolo 27 non costituisce una novità introdotta dal decreto legislativo n. 141 del 2024, ponendosi in continuità con quanto già disposto dall'articolo 32 dell'abrogato decreto del Presidente della Repubblica 23 gennaio 1973, n. 43, che includeva tra i diritti di confine “i dazi di importazione e quelli di esportazione, i prelievi e le altre imposizioni all'importazione o all'esportazione previsti dai regolamenti comunitari e dalle norme relative di applicazione ed inoltre, per quanto concerne le merci in importazione, i diritti di monopolio, le sovrimposte di confine ed ogni altra imposta o sovrimposta di consumo a favore dello Stato”, e quindi, secondo autorevole giurisprudenza, anche l'IVA, come imposta di consumo riscossa sulle importazioni a favore dello Stato.
Ulteriore conferma, in tal senso, è rinvenibile all'articolo 70 del DPR n. 633 del 1972, che ribadisce che all'IVA “si applicano, per quanto concerne le controversie e le sanzioni, le disposizioni delle leggi doganali relative ai diritti di confine”. L'IVA sarà, dunque, considerata diritto di confine solo nel caso di irregolare introduzione in consumo in Italia di merci, ove non sia dimostrata l'immissione in consumo delle stesse merci in un altro Stato membro e non vi siano prove dell'uscita dal territorio italiano e ove la merce non sia stata presa in carico nella contabilità di un deposito IVA.
Rispetto alla formulazione dell'articolo 34 del previgente TULD, tra i diritti di confine, viene ora esplicitamente indicata l'imposta sul valore aggiunto per chiarire che, anche a questo tributo, per le operazioni di importazione, si applica la normativa unionale in materia di individuazione del debitore e di estinzione dell'obbligazione doganale.
In merito alla disciplina delle sanzioni applicabili alle violazioni della normativa doganale, si evidenzia, preliminarmente, che la legge n. 111 del 2023, recante la delega alla riforma fiscale, prevede fra l'altro, all'articolo 20, comma 3, il riordino della disciplina sanzionatoria in materia doganale.
Nel solco della cennata delega, la misura delle sanzioni previste dal suddetto decreto legislativo n. 141 del 2024 è stata adeguata ai principi di proporzionalità richiesti dalla normativa unionale. Infatti, tutte le sanzioni pecuniarie, calcolate sull'importo dei tributi evasi, non superano nel massimo il doppio dei tributi evasi, a differenza di quanto era previsto dalla disciplina precedente, in base alla quale la misura massima della sanzione, sia a seguito di reato che di violazione amministrativa, era pari a dieci volte l'importo dei tributi evasi.
Per quanto concerne, poi, il limite di tributi evasi (euro 10.000), oltre il quale la violazione viene considerata reato, lo stesso è conforme alle previsioni unionali contenute nella direttiva (UE) 2017/1371 (cosiddetta direttiva PIF) recepita nell'ordinamento italiano con decreto legislativo n. 75 del 14 luglio 2020.
In ossequio ai richiamati principi di gradualità e proporzionalità della pena viene, infine, confermata la sanzione penale della multa a partire da violazioni di entità superiore a 10.000 euro, prevedendo la sanzione della reclusione solo per le fattispecie aggravate.
PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Un ringraziamento particolare al Sottosegretario Gemmato per la presenza e anche per il perimetro dell'argomento.
Ringrazio il Governo che, in tempi rapidi, è venuto in Aula a dare una risposta chiarificatrice alle perplessità sollevate dagli operatori del settore della logistica. Non possiamo che condividere l'impegno alla difesa della legalità e alla prevenzione delle frodi. La nostra priorità resta, infatti, quella di garantire che il nostro sistema doganale sia sicuro, efficiente e in grado di tutelare sia le finanze pubbliche, sia, naturalmente, la competitività del sistema economico italiano, oltre che ovviamente rispettare il principio della libera circolazione delle merci all'interno dell'Unione europea.
È, dunque, importante che chi opera nel settore dell'abbia ben chiaro il nuovo quadro normativo nel quale si muove, sia nell'ottica del rispetto delle regole, sia per poter garantire, in maniera corretta, gli inevitabili rischi e i potenziali costi organizzativi e operativi che il cambio del sistema sanzionatorio naturalmente comporterà.
Se per le aziende, in generale, è fondamentale ridurre il rischio di infrangere anche involontariamente le regole, per quelle che operano nel settore della logistica ciò risulta ancora più importante. Il fatto, ad esempio, che la merce possa essere posta sotto sequestro in attesa di un accertamento costituisce, senza ombra di dubbio, già di per sé un vero e proprio costo.
Anche per questo sarà importante sostenere le imprese nel mettere in atto nuovi processi organizzativi che assicurino il più possibile il rispetto delle nuove norme.
Siamo convinti che per le imprese meno burocrazia significhi più competitività ed è questa la direzione verso cui pensiamo che le leggi che facciamo debbano tendere. Ma se un po' di burocrazia è comunque necessaria, allora è fondamentale che chi opera nel settore abbia ben chiare le regole del gioco.
La risposta del Ministero, che ringrazio nuovamente, ci permette di chiarire alcuni punti importanti proprio relativi al decreto legislativo n. 141 del 2024, il cosiddetto nuovo TULD. Comprendiamo l'attenzione posta dal Governo nel delineare un quadro sanzionatorio che rispetti i principi di proporzionalità, come richiesto dalla normativa europea, e l'intento di adeguare le disposizioni a più equilibrati rispetto al passato.
In questo contesto, il chiarimento sulle condizioni in cui l'IVA si applica come diritto di confine, specialmente per le merci immesse irregolarmente in consumo in Italia, rappresenta un elemento utile a garantire trasparenza per gli operatori.
Apprezziamo, inoltre, l'impegno del Ministero nel calibrare le sanzioni penali per le violazioni doganali secondo i criteri di proporzionalità. L'adozione di un limite massimo di sanzione pari al doppio dei tributi evasi rispetto alla precedente soglia fino a dieci volte rappresenta un passo verso un sistema più equilibrato e ragionevole.
Le comprensibili preoccupazioni espresse dalle categorie economiche coinvolte, che vivono sulla propria pelle le ripercussioni di questo aggiornamento normativo, fanno comunque emergere la necessità di mantenere un confronto aperto e costruttivo con gli operatori del settore, al fine di assicurare che l'attuazione delle norme doganali possa proseguire senza ostacolare le attività dell'
Colgo quindi l'occasione per invitare il Ministero a considerare ulteriori misure di supporto per agevolare l'adeguamento degli operatori a queste nuove disposizioni, minimizzando così i rischi di contenzioso e le potenziali ripercussioni sulla filiera logistica.
Concludendo, ci auguriamo che questo impegno a favore di una corretta applicazione normativa si accompagni a un monitoraggio costante per individuare, insieme alle associazioni di categoria, eventuali migliorie e correttivi da apportare, per garantire la competitività del nostro prezioso sistema italiano di imprese e che le eventuali difficoltà interpretative possano essere affrontate rapidamente insieme.
Siamo certi che il Ministero saprà tenere in considerazione queste sollecitazioni, in uno spirito di collaborazione costruttiva, come è avvenuto con questa interpellanza.
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Quartapelle Procopio ed altri n. 2-00468
Chiedo alla deputata Quartapelle Procopio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intendo illustrare l'interpellanza, perché ritengo che contenga una serie di elementi di cui il Governo deve prendere atto.
Il Governo, a febbraio, ha pubblicato un bando PNRR, che stanzia 1,2 miliardi di euro per creare 60.000 nuovi posti letto negli studentati entro il 2026.
Il finanziamento del PNRR prevede, per quegli operatori che parteciperanno al bando e si impegnano a creare nuovi posti letto negli studentati, agevolazioni fiscali, un regime semplificato per il cambio di destinazione d'uso dopo soli 15 anni - quindi, condizioni generose - e, inoltre, una sovvenzione di 19.966,66 euro per posto letto, il che significa all'incirca 2 milioni di euro di finanziamento ogni 100 posti letto per studentato.
Secondo le condizioni previste dal bando, almeno il 30 per cento dei posti letto degli studentati deve essere assegnato a studenti nelle graduatorie per il diritto allo studio e, per il restante 70 per cento, i gestori hanno l'obbligo di applicare tariffe ridotte per almeno il 15 per cento rispetto al valore di mercato.
Questo risponde al dettato costituzionale previsto dall'articolo 34 della nostra Costituzione, secondo il quale i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere il più alto grado degli studi.
Purtroppo, a ottobre, dopo sette mesi dalla pubblicazione del bando, sono stati ammessi al finanziamento solo 10.000 posti; il 98 per cento delle richieste è arrivato da costruttori privati e gli enti locali hanno presentato solo 4 richieste.
Ora, vediamo nella pratica come funziona. Le convenzioni esistono già in alcune città - sono ovviamente convenzioni comunali o altri enti locali sempre sugli studentati - e prevedono limiti alle tariffe a fronte di sgravi fiscali e riduzione degli oneri di costruzione, una cosa analoga rispetto al bando del PNRR che anzi è addirittura più generoso, perché il PNRR dà anche soldi ai costruttori. Nella pratica, però, l'applicazione di queste convenzioni non produce sempre risultati corretti. A Milano, per esempio, la mia città, è emerso da un report (che si chiama “il business degli studentati”), fatto da due consiglieri comunali, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini, di come le convenzioni esistenti con il comune vengano aggirate dai gestori, che riescono a richiedere tariffe superiori a quelle stabilite dalle convenzioni, senza violarle formalmente.
Com'è che avviene questo? Avviene che i privati aggiungono ai costi obbligatori per l'occupazione del posto letto altri costi che, però, non sono discrezionali, ma devono essere pagati da chi entra negli studentati. Inoltre, sono costi per altri servizi, che non sono servizi essenziali: sono, magari, servizi come l'accesso a una palestra, servizi di pulizia, servizi per l'utilizzo di alcune parti dello studentato, la lavanderia, servizi in più per la possibilità di ospitare persone o per l'assegnazione di camere più pregiate ai piani più alti, camere singole. Questo significa - e il Governo lo deve sapere - che, alla fine, in una grande città universitaria come Milano (ma la stessa cosa è stata rilevata a Bologna, a Roma), gli studentati non agevolano la presenza di studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, ma, in realtà, rendono più difficile per questi studenti studiare nelle grandi città perché i costi di una stanza negli studentati sono molto alti: 700-800 euro al mese, cosa che fa aumentare anche i prezzi dell'offerta privata nelle case.
Noi ci focalizziamo sul lavoro che sta facendo il Governo per gli studentati del PNRR, il lavoro con le convenzioni nei comuni verrà fatto, ma vogliamo portare l'attenzione del Governo sui fondi stanziati con il piano del PNRR. Infatti, se anche gli studentati costruiti con i fondi del PNRR arriveranno ad avere questi prezzi stratosferici, rischiamo il paradosso: vengono a mancare tutti gli obiettivi del Piano e i costi dell'abitare non si riducono né per gli studenti né per il resto della città, anzi l'intervento pubblico rischia di peggiorare la situazione.
Per la politica è molto difficile indirizzare il mercato libero ma, se i contributi pubblici vanno a finanziare strutture che immettono sul mercato stanze che hanno costi molto alti rispetto al diritto degli studenti di studiare e di avere strutture che permettano loro di dormire a prezzi convenzionati e che rispondano al diritto costituzionale, rischiamo di essere al paradosso. Quindi, portiamo questa situazione all'attenzione del Governo e chiediamo al Governo di ricevere garanzie che gli operatori non potranno speculare sulle tariffe.
Ci chiediamo se, a partire dal bando e dagli atti successivi al bando, il Governo sta prevedendo modi per evitare questo tipo di speculazione che, già oggi, esiste e che rischia di essere particolarmente accelerata dall'emissione di nuovi posti letto ottenuti grazie ai bandi del PNRR.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO, Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Quartapelle Procopio, che mi permette di approfondire un tema che sta molto a cuore al Governo, un tema su cui il Ministro competente in prima persona, Anna Maria Bernini, si è molto impegnato per dare al Paese una seria ed efficace politica nazionale sulle residenze universitarie. Assicurare un posto letto significa, infatti, garantire veramente il diritto allo studio, riconoscendone la sua fondamentale importanza per la crescita complessiva del nostro Paese.
Si evidenzia che, a seguito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza del dicembre del 2023, nell'ambito della Riforma 1.7, “Riforma della legislazione sugli alloggi per gli studenti e investimenti negli alloggi per gli studenti”, è stato modificato il Target M4C1-30 che prevede la “creazione di almeno 60.000 posti letto supplementari conformemente alla legislazione pertinente, tra cui la legge n. 338/2000, quale riveduta nell'agosto 2022, e il nuovo sistema legislativo adottato nell'ambito del traguardo M4C1-29, Riforma 1.7, Riforma della legislazione sugli alloggi per studenti e investimenti negli alloggi per studenti”.
Alcune delle modifiche apportate riguardano l'inserimento di determinati vincoli al fine di assicurare l'effettivo impatto della misura in termini di contenimento dei canoni di locazione e di supporto agli studenti meno abbienti. Tali vincoli sono stati espressamente richiamati nel decreto del Ministro dell'Università e della ricerca n. 481 del 26 febbraio 2024, recante l'“Avviso realizzato all'acquisizione delle disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore”, il quale prevede che, lo ricordava: almeno il 30 per cento dei posti sia destinato agli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, provenienti da graduatorie per il diritto allo studio adottato degli enti regionali competenti. Per queste tipologie di assegnazioni l'importo che lo studente paga è corrispondente alla tariffa indicata al bando adottato dal medesimo ente per il diritto allo studio, notevolmente inferiore ai prezzi di mercato (indicativamente fra i 180 e i 300 euro al mese, stante i prezzi di mercato che possono arrivare anche ad oltre 1.000 euro); il 70 per cento dei posti residui sia assegnato direttamente dai soggetti gestori delle residenze a studenti inseriti in graduatorie di merito, i quali si impegnano, per 12 anni, ad applicare agli studenti una tariffa ridotta di almeno il 15 per cento rispetto al valore di mercato.
Per l'individuazione della tariffa media si dovrà fare riferimento all'applicativo informatico reso disponibile da Cassa depositi e prestiti che, tenendo conto dei dati dell'Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI), rilevati dall'Agenzia delle Entrate e pubblicati sul sito istituzionale, nonché delle caratteristiche dei posti alloggio offerti, comprensivi dei servizi, consente di individuare i prezzi calmierati applicabili agli studenti. La corretta determinazione delle tariffe da parte degli operatori economici è verificata puntualmente dal Ministero dell'Università e della ricerca, sia in sede di approvazione della candidatura sia all'atto dell'erogazione del contributo sia successivamente per il termine di vigenza del contratto di finanziamento sottoscritto, 12 anni a far parte dell'entrata in esercizio della struttura.
Con l'ordinanza n. 1 il commissario straordinario dell' universitario, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 aprile 2024, ha inoltre disposto che, nelle more della sottoscrizione di uno specifico protocollo d'intesa con l'Agenzia del Demanio, le verifiche necessarie per l'erogazione del contributo da parte del Ministro dell'Università e della ricerca siano effettuate, per conto dello stesso Ministero, dalla citata Agenzia, la quale certificherà l'effettiva messa a disposizione dei posti letto per gli studenti, secondo l'atto d'obbligo sottoscritto tra il Ministero e il soggetto gestore. La liquidazione del contributo sarà inoltre possibile solo previa verifica dell'avvenuta sottoscrizione delle convenzioni tra i gestori con gli enti per la tutela del diritto allo studio universitario del territorio, ove sono situati i posti alloggio, e dell'applicazione delle tariffe calmierate.
Si segnala infine che, come previsto dal menzionato Avviso di cui al decreto ministeriale n. 481 del 2024, l'amministrazione può concedere, può procedere - chiedo scusa - a revocare in tutto o in parte i fondi assegnati al soggetto attuatore, nel caso venga meno agli obblighi assunti con la sottoscrizione del contratto di finanziamento.
Il Ministero dell'Università e della ricerca conferma, quindi, il massimo impegno nel vigilare sulla corretta determinazione delle tariffe degli alloggi universitari, sulla base della normativa vigente e dei vincoli previsti, per garantire in modo equo e adeguato un'abitazione alle ragazze e ai ragazzi che affrontano l'esperienza universitaria, rimuovendo tutti gli ostacoli economici, soprattutto per i capaci e meritevoli che non possono permettersi di sostenere affitti o altri costi elevati.
PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Sottosegretario, mi dispiace, non sono soddisfatta. Sarà anche un tema che sta molto a cuore al Governo, ma sta così tanto a cuore al Governo che, appunto, viene a rispondere il Sottosegretario alla Salute. Non me ne voglia, non è responsabilità sua, ma la materia non è proprio la sua.
Tra l'altro, un Sottosegretario che, proprio in questi giorni, è nell'occhio del ciclone per un conflitto di interessi nel suo rapporto con i privati nel suo settore, e quindi forse non la persona più adeguata a dare una risposta su come regolare i rapporti tra l'amministrazione statale e gli operatori privati . In secondo luogo, francamente, non siamo soddisfatti. Forse il Ministro competente, il Ministro Fitto, è distratto per le sue audizioni della prossima settimana al Parlamento europeo e forse anche questa è una delle ragioni per le quali l'implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, purtroppo, si sta rivelando una delusione. E dico purtroppo perché noi stiamo dalla parte dell'Italia e ci terremmo a vedere le cose decise da questo Parlamento effettivamente attuate.
Detto questo, dalla sua risposta a me sembra che lei e il Governo non abbiate davvero ascoltato quanto noi portiamo qui all'attenzione del Governo. Ho spiegato come funziona: funziona che i privati hanno delle convenzioni in atto con l'operatore pubblico che riescono ad aggirare aggiungendo dei servizi, cioè i privati rispettano formalmente le convenzioni rispetto al costo delle camere degli studentati, ma aggiungono dei servizi obbligatori, che fanno lievitare il prezzo finale per gli studenti.
Quindi, le camere possono anche costare quanto previsto dalle tabelle di cui lei ci ha parlato, ma poi, se a questo costo vengono aggiunte centinaia di euro mensili, alla fine il prezzo pagato dagli studenti per stare in quelle stanze è molto più alto del prezzo previsto da voi. Lei non ha proprio rilevato questo punto nella sua risposta, ed è questo il punto che noi portavamo alla vostra attenzione.
Nelle grandi città - Bologna, Roma, Milano, Firenze - vengono costruiti continuamente degli studentati, perché è un per le imprese che li costruiscono e li gestiscono. Stiamo chiedendo al Governo di aggiungere dei vincoli privati, perché i vincoli messi oggi dall'operatore pubblico sono dei vincoli parziali, che producono una distorsione che fa sì che per gli studenti sia molto costoso studiare nelle grandi città, laddove noi abbiamo delle università di interesse. Questo significa che in queste università, in queste città, non vanno i capaci e i meritevoli, ma va chi se lo può permettere.
E questo è un punto che noi, come Paese, dobbiamo contrastare. Noi dobbiamo davvero realizzare degli studentati che permettano ai capaci e ai meritevoli, anche se privi di mezzi, di studiare nelle università di propria scelta, di immaginare il proprio futuro nelle discipline utilizzando i propri talenti, e non semplicemente utilizzando le risorse delle famiglie che le hanno. E su questo punto, mi dispiace, Sottosegretario, il Governo è manchevole; e mi dispiace perché noi utilizziamo questa fase di interpellanze proprio per dire che cosa sta succedendo e per chiedere un'attivazione del Governo.
Siccome il bando del PNRR, che voi avete scritto, è stato scritto così male che solo 10.000 posti su 60.000 sono stati allocati e mancano 50.000 posti - mi chiedo, tra l'altro, come farete voi, poi, a giustificare l'erogazione di quelle risorse da parte della Commissione: Dio non voglia che poi le dobbiamo restituire - mi chiedo se non sia il caso di riscrivere quei bandi, di aggiungere dei vincoli e di ripensare come vengono destinati i fondi per la creazione degli studentati. C'è bisogno di studentati, una parte del caro affitti delle città è legata anche alla presenza degli studenti, ma c'è bisogno anche di un'iniziativa del pubblico, del Governo e degli enti locali che direzioni i privati.
Ad oggi, le condizioni a cui ai privati viene garantita la possibilità di partecipare a questi bandi sono molto generose per gli operatori, ma molto poco attente alle esigenze degli studenti, e, quindi, alle esigenze del futuro del nostro Paese. Francamente, da questo Governo mi sarei aspettata un'attenzione e un ascolto di un fatto documentato, a cui deve essere posto un freno, una risposta e un indirizzo politico.
Quindi, mi dispiace, Sottosegretario, ma non sono soddisfatta e credo che noi continueremo a chiedere su questo punto una maggiore proattività del Governo, partendo da una riscrittura dei bandi, ripensando alla destinazione di quelle risorse, magari rimodulandole, dedicandole di più agli enti locali e aiutando questi ultimi a venire incontro ai costi connessi alla costruzione, alla gestione e al cambio d'uso di edifici per gli studentati.
L'obiettivo finale, infatti, per noi, è quello di evitare la speculazione, offrendo soluzioni credibili e accettabili per gli studenti, creando quindi un cambiamento a lungo termine nel nostro Paese, permettendo ai nostri studenti di talento, capaci e meritevoli, anche se privi di privi di mezzi, di sprigionare tutto il proprio entusiasmo, le proprie energie e le proprie capacità per costruire un proprio futuro e, quindi, il futuro dell'Italia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 1225 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023 (Approvato dal Senato). (C. 2100)
: FORMENTINI.
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