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Lunedì 11 Novembre 2024 ore 15:00
AULA, Seduta 379 - Ratifica Convenzione GCAP, mozioni sclerosi multipla e sviluppo aree interne, discussione generale
Resoconto stenografico
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Nella seduta odierna si sono svolte le seguenti discussioni generali: disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023 (Approvato dal Senato). (C. 2100); mozione Loizzo ed altri n. 1-00231 per la cura e l'assistenza dei pazienti colpiti da sclerosi multipla e patologie correlate (vedi allegato); mozione Sarracino ed altri n. 1-00354 concernente iniziative per il sostegno e lo sviluppo delle aree interne (vedi allegato).
XIX LEGISLATURA
379^ SEDUTA PUBBLICA
Lunedì 11 novembre 2024 - Ore 15
1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 1225 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023 (Approvato dal Senato). (C. 2100)
Relatore: FORMENTINI.
2. Discussione sulle linee generali della mozione Loizzo ed altri n. 1-00231 per la cura e l'assistenza dei pazienti colpiti da sclerosi multipla e patologie correlate (vedi allegato).
3. Discussione sulle linee generali della mozione Sarracino ed altri n. 1-00354 concernente iniziative per il sostegno e lo sviluppo delle aree interne (vedi allegato).
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- Lettura Verbale
- Missioni
- Annunzio della convocazione della Giunta per le autorizzazioni per l'elezione del presidente
- Disegno di legge: S. 1225 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023 (Approvato dal Senato) (A.C. 2100) (Discussione)
- Discussione della mozione Loizzo ed altri n. 1-00231 per la cura e l'assistenza dei pazienti colpiti da sclerosi multipla e patologie correlate
- Discussione della mozione Sarracino ed altri n. 1-00354 concernente iniziative per il sostegno e lo sviluppo delle aree interne
- Svolgimento
- Discussione sulle linee generali
- Vice Presidente COSTA Sergio
- Deputato DE MARIA Andrea (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato MURA Francesco (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato GIRELLI Gian Antonio (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CARAMIELLO Alessandro (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato RICCIARDI Toni (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Discussione sulle linee generali
- Svolgimento
- Interventi di fine seduta
- Ordine del giorno della seduta di domani
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, legge il processo verbale della seduta del 4 novembre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 80, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni è stata convocata per mercoledì 13 novembre 2024 alle ore 8,30 per l'elezione del presidente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2100: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta del 6 novembre 2024 .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Paolo Formentini.
PAOLO FORMENTINIGrazie, Presidente. Sottosegretario, il disegno di legge in esame, approvato dal Senato e già ratificato dalle altre parti contraenti, reca l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023.
In premessa occorre segnalare che l'accordo prevede l'istituzione di una nuova organizzazione internazionale dotata di personalità giuridica incaricata di gestire progettazione e sviluppo di una piattaforma aerea di sesta generazione: . L'organizzazione è costituita da Italia, Regno Unito e Giappone, ma in futuro potrebbe accogliere altri Paesi, e la sede principale dell'organizzazione è nel Regno Unito (nella città di Reading). Il programma era stato inizialmente avviato tra Italia, Regno Unito e Svezia, che avevano firmato un nel dicembre del 2020. Successivamente la Svezia ha abbandonato il progetto, mentre il Giappone ha deciso di aderirvi. L'iniziativa GCAP si inquadra perfettamente nel progetto di revisione e consolidamento della strategia del nostro Paese nella regione dell'Indo-Pacifico, alla quale anche la Commissione affari esteri intende contribuire attraverso l'indagine conoscitiva sulle tematiche relative alla proiezione dell'Italia e dei Paesi europei nell'Indo-Pacifico.
In numerose audizioni è emerso come il progetto GCAP costituisca un valido esempio di collaborazione con i che condividono il medesimo quadro di valori e la preoccupazione per i rischi di instabilità che possono prodursi nell'Indo-Pacifico, soprattutto a causa della crescente assertività cinese.
Venendo al merito dell'atto in esame, segnalo che il programma GCAP consiste in un sistema di aerei da combattimento di sesta generazione integrato con sistemi cooperanti non pilotati, satelliti e altri assetti militari. Il progetto prevede che tutti gli elementi del sistema siano collegati da una rete intelligente basata su un'architettura dedicata, intelligenza artificiale e di nuova generazione. Per l'Italia i nuovi velivoli sono destinati a sostituire gli a partire dal 2035, con una vita operativa estesa fino alle ultime decadi del secolo.
La relazione illustrativa del provvedimento sottolinea come l'accordo costituisca un nuovo modello di collaborazione che vede le industrie lavorare in maniera congiunta per sviluppare insieme tecnologie e capacità impossibili da ottenere singolarmente. Le aziende capofila per i rispettivi Paesi sono Leonardo, Bae Systems e Mitsubishi. Per l'Italia si prevede la partecipazione anche delle aziende MBDA Italia, Elettronica e Avio GE, oltre che di ulteriori realtà industriali minori anche tra le piccole e medie industrie.
Come sottolineato dalla relazione illustrativa, il programma ha l'obiettivo di instaurare un processo di cooperazione che coinvolgerà, oltre alle aziende nel settore, centri di ricerca e università, formando così un di competenze capace di mettere a sistema le eccellenze nazionali attive sia in ambito industriale che accademico con rilevanti ricadute in termini di occupazione, competenze e per tutto l'ecosistema industriale nazionale. GCAP rappresenta, pertanto, una fondamentale opportunità per costituire un vero e proprio laboratorio scientifico-tecnologico nazionale, proiettando in un programma di lunga durata la visione strategica di sicurezza del nostro Paese.
La scelta del Regno Unito come sede principale dell'organizzazione sarà bilanciata dall'assegnazione a favore dei rappresentanti italiani e giapponesi delle cariche apicali dell'agenzia nei primi anni di funzionamento. Va sottolineato che l'accordo non costituisce impegno formale alla futura acquisizione dell'arma e non contempla né quantifica uno specifico impegno finanziario a carico degli Stati membri. La relazione tecnica chiarisce, poi, che le parti concorderanno, attraverso intese successive, i termini di contribuzione finanziaria di ogni Paese relativamente alle varie fasi del programma. Per l'Italia si specifica che tali somme non comporteranno implicazioni economico-finanziarie aggiuntive rispetto a quanto già previsto dalle linee di finanziamento dedicate, in accordo al decreto programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento e successivi rifinanziamenti, nell'alveo delle allocazioni designate per il Ministero della Difesa. Tali finanziamenti saranno destinati a copertura delle attività di sviluppo e produzione del sistema d'arma, mentre gli oneri necessari per il funzionamento dell'organizzazione sono appostati su capitoli di spesa dedicati, come specificato nell'articolo 4 del disegno di legge di ratifica.
Venendo al merito, la Convenzione è composta da 67 articoli suddivisi in 12 capitoli. Nel preambolo si definisce il come programma più rilevante per il settore del combattimento aereo nei rispettivi Paesi per i prossimi anni, finalizzato a migliorare le capacità di difesa attraverso l'utilizzo di tecnologie emergenti, potenziare la cooperazione nel campo dei sistemi di combattimento aereo, sostenere le rispettive capacità industriali, contribuire alla sicurezza nazionale e all'influenza internazionale, nonché a favorire le esportazioni.
In conclusione, auspico una rapida approvazione del provvedimento, vista l'enorme importanza che riveste.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, il Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale Giorgio Silli: prendo atto che si riserva di farlo successivamente.
È iscritto a parlare l'onorevole Stefano Giovanni Maullu. Ne ha facoltà.
STEFANO GIOVANNI MAULLU(FDI). Grazie, Presidente. Il disegno di legge in esame, come è stato ben illustrato, rappresenta un passo in avanti importante verso la realizzazione non semplicemente di un caccia multiruolo di sesta generazione denominato ma un vero e proprio sistema di sistemi che sarà capace di coniugare le dimensioni più globali che ormai i sistemi d'arma tendono ad avere, che andrà a sostituire, per quanto concerne il nostro Paese, gli attualmente in dotazione.
È un passaggio fondamentale per quanto concerne la politica industriale nazionale senza ombra di dubbio.
Infatti, se è vero che non si tratta del primo consorzio internazionale nel quale viene coinvolto il comparto italiano, confrontarsi con un progetto ambizioso, come il , alimenta un'importante filiera composta non solo da aziende , come Leonardo, ma anche da piccole e medie imprese e centri di ricerca che possono contribuire al miglioramento dell'ingegneria, ma, in particolare, di quel concorso di idee di cui il contesto nazionale necessita per essere competitivo sui mercati.
Per raccogliere le migliori proposte dell'industria nazionale sulle diverse capacità - tra cui i sistemi ottici, i laser, l'intelligenza artificiale, i sistemi di propulsione, la gestione dei sistemi autonomi e i sistemi di missione, tutti gli aspetti e molti altri, puntando soprattutto sull'elettronica, nella quale l'Italia eccelle -, si è costituito, già ad aprile 2023, una sorta di GCAP Acceleration Iniziative, in collaborazione con il Centro per l'innovazione digitale del Politecnico di Milano, che ha messo insieme tutte le più importanti aziende nazionali, come la già citata Leonardo, Avio Aero, Elettronica, MBDA Italia, le punte di lancia del sistema industriale nazionale, che collaboreranno allo sviluppo del caccia.
Questa struttura beneficerà di una piattaforma informatica, che il Politecnico di Milano utilizzerà per fare tecnologico, quindi un legame con le PMI più avanzate del nostro Paese, che potranno beneficiare di questo genere di lavoro. Il sito ospiterà diverse tematiche di esplorazione tecnologica, che risponderanno a specifiche esigenze di sviluppo capacitivo per il programma, allo scopo di intercettare soluzioni innovative da poter sviluppare grazie alla rete delle industrie italiane nei vari settori.
Occorre, da ultimo, sottolineare l'importanza del competere e, ove è possibile, superare in qualità, percependo e trasformando le iniziative tecnologiche, anticipando i tempi di realizzazione, così da fornire una prontezza operativa alle Forze armate, che possa fungere anche e non semplicemente da deterrente, seguendo gli insegnamenti che la tradizione nazionale può mettere a disposizione come esempi. I progressi, per quanto concerne l'Italia, sono stati rapidi sul fronte del GCAP e hanno offerto la possibilità di riflettere sullo stato dell'arte delle politiche industriali per la difesa, ma, in particolare, anche sugli aspetti geopolitici che il nostro Paese tende a presidiare. Stiamo infatti parlando di uno dei programmi più sfidanti e certamente avveniristici per l'industria dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza, che garantirà soprattutto competitività tecnologica per il prossimo futuro.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, non si stanca mai di ripetere che certamente non sono mancati gli investimenti, ma servono le alleanze, sottolineando come le aziende italiane non possano essere rette solo dal bilancio nazionale, dovendosi basare soprattutto sul mercato internazionale. Occorre quindi rafforzare la presenza delle industrie della difesa nel mondo, sfruttando - come abbiamo detto - le particolari posizioni raggiunte nel settore navale e nell'artiglieria e spingere la capacità di competitività all'estero, per migliorare l'offerta, ma anche per sostenere, in particolare, l'indispensabile ricerca e innovazione.
Ecco, perché oggi, in piena globalizzazione competitiva, la cooperazione industriale internazionale ha ricadute politiche strategiche importanti per la postura presente e futura degli attori coinvolti. Il programma GCAP rafforza i legami tra Italia e Regno Unito, già particolarmente forti, che rappresentano una ben consolidata linea di politica estera atlantica, confermata peraltro, lo scorso martedì, dal nuovo Governo britannico a guida laburista, e coinvolge adesso anche il Giappone, che punta a ricostruire la propria figura di potenza regionale in una fase di crescente competizione nel quadro indo-pacifico, con le tensioni correlate.
Ecco perché credo che mai come in questo momento si tratti di un'opportunità che mette insieme più aspetti, totalmente attuali, e che, nel nostro caso, riguardano il Mediterraneo allargato, il per quanto riguarda l'Inghilterra, e - abbiam detto - per i giapponesi, per quanto riguarda l'Indo-Pacifico.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. Il Governo annuncia questa operazione come un'operazione di grande successo. Innanzitutto, quando si parla di industria bellica, manterrei un profilo ben più composto. Presidente, per noi questa legge di ratifica oggi si presenta un po' come un azzardo. Già qui possiamo dire che questa non è una ratifica come tante. In questo caso, siamo chiamati a dar via libera all'adesione dell'Italia a un consorzio industriale internazionale, che gestirà un progetto militare aeronautico di enorme impatto finanziario (parliamo di 9 miliardi per la sola fase di ricerca e sviluppo). Nessuno può prevedere, però, quale sarà, alla fine, il conto che i cittadini italiani dovranno pagare.
Questo accordo è il proseguimento di un del 2021, in cui gli attori principali erano Italia, Svezia, Gran Bretagna e Giappone. Poi, di lì a poco - chissà per quale motivo -, la Svezia, che rientra nell'Unione europea, si è sfilata e, quindi, sono rimaste l'Italia, la Gran Bretagna e il Giappone.
Se la mettiamo sulla prospettiva tecnica, Presidente, non abbiamo nulla da dire: è perfetta. Questa agenzia intergovernativa si occuperà, dall'inizio alla fine - quindi, dalla progettazione alla messa in opera e all'industrializzazione -, di tutto quel che riguarda la costruzione di questo velivolo di sesta generazione (come tecnologia è avanzatissima, più avanzata degli F-35). Quindi, questa agenzia servirà a controllare tutto ed è costituita su basi paritarie: Italia, Gran Bretagna e Giappone sono poste tutte sullo stesso piano, ciò che non era accaduto invece con gli F-35, quando il nostro Paese era stato relegato - diciamo così - alla manovalanza, compresa anche la fase della manutenzione, però sull'aspetto più importante e più succulento, quello della tecnologia, noi siamo rimasti un po' relegati e tenuti all'oscuro ed è lì la parte più importante.
Dunque, dov'è il problema? Per noi, il problema sta nel fatto che non siamo più in ambito europeo. Ecco perché dicevo in premessa: vediamo quanto costerà poi ai cittadini italiani. In Europa, invece, esiste già un programma aeronautico parallelo, portato avanti da Francia e Germania, e che, salvo convergenze future, da tutti auspicate, ma non scontate, si rischia di drenare, in questo caso, i fondi non dai singoli Stati, ma dall'Europa, che intende destinare alla difesa risorse finanziarie raccolte sul mercato con l'emissione del debito comune.
In parole povere, cosa significa questo, Presidente? È molto semplice: significa che, se il programma GCAP-Tempest, di cui stiamo parlando oggi e che, molto probabilmente, ci appresteremo a ratificare, rimarrà un programma principalmente extra europeo, separato da quello franco-tedesco, e ci troveremo a finanziare questo programma, oggetto della ratifica di oggi, senza alcun supporto dell'Europa e tutti i costi di questo progetto, da qui ai prossimi 80 anni, saranno sopportati dal nostro Paese.
Sappiamo che il programma è aperto alla partecipazione di altri Stati europei che in futuro vorranno aderire, ma ci poniamo un'altra domanda: è stato tastato il terreno di quanti Stati europei vogliano, possano e abbiano la necessità di partecipare a questo programma, in modo da non venire tagliati fuori dai finanziamenti europei? Ecco, su questo, magari, ci saremmo aspettati un chiarimento da parte del Governo.
In sintesi, oggi rischiamo di infilarci in un'impresa di sicuro e indiscutibile valore industriale, ma difficilmente sostenibile per le nostre finanze pubbliche. Un buco nero che, nei prossimi decenni, potrebbe diventare così grande da far impallidire quello in cui l'Italia è stata risucchiata con il famigerato programma F-35, costato, fino ad oggi, 18 miliardi. Alla luce di questo, riteniamo che, in questo momento storico, in cui la nuova neoliberista dei vincoli di bilancio europei, accettati dalla Meloni senza batter ciglio, imponga sacrifici e tagli, quando, per il nostro Paese, è sconsigliabile impegnarsi formalmente in un programma di riarmo di questa portata e di questa natura, che è oltremisura.
Vengo alla conclusione, Presidente. Chiudendo questo accordo con Londra e Tokyo, rischiamo di imbarcarci in un'impresa che per decenni drenerà miliardi e miliardi di denaro pubblico da altre priorità di spesa, o che, almeno, noi riteniamo più necessarie: parlo del in difesa delle parti sociali più deboli e di investimenti nella sanità. Dovremmo chiederci dove preferisca vivere un cittadino italiano, se in un Paese che vuole spendere miliardi e miliardi di euro per un cacciabombardiere nucleare in più, o in uno Stato in cui possa curarsi nell'ambito di una sanità forte. Poi ci sono i temi della scuola, dell'università, dell'innovazione e della transizione energetica.
Presidente, a nostro parere, oggi sarebbe doveroso fermarsi un attimo semplicemente per ragionare e temporeggiare su questo programma. Abbiamo un problema anche nel comparto dell', dove Stellantis non manca di schiaffeggiare letteralmente il nostro Paese. Oggi, quindi siamo di fronte a un azzardo. Per questi motivi, Presidente, noi chiediamo al Governo di fermarsi un momento e ragionare un po' di più, visto che molto probabilmente e pericolosamente si parlerà di tanti, tanti soldi dei cittadini italiani .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Paolo Formentini. Prendo atto che rinuncia alla replica. Diamo quindi la parola al Sottosegretario Silli. Prego.
GIORGIO SILLI,. Grazie, signor Presidente. In genere durante le discussioni generali si tende ad esaurire la discussione il più velocemente possibile, però credo sia doveroso fare una riflessione in questo momento storico di politica estera e di politica sulla difesa.
In un grande film di Alberto Sordi - con un titolo bruttissimo, che dà uno spaccato impietoso su quello che era l'italiano medio di un tempo - a un certo punto lui, che fa il commerciante di armamenti, di fronte a una pistola dice: vedi questa? Questa è un oggetto, non è né buono né cattivo, sei tu che lo fai diventare buono o cattivo. Ebbene, credo che - fermo restando che qui si parla di una commedia, un film comico - si debba partire da questa riflessione: il nostro Ministero si chiama Ministero della Difesa, non Ministero della Guerra; i nostri militari, per assurdo, sono i primi pacifisti in assoluto; le spese che la Repubblica italiana fa in armamenti sono, in assoluto, spese per la deterrenza contro la guerra. Anch'io sogno, come credo tutti quanti, un Paese senza armi, ma per avere un Paese senza armi bisognerebbe che qualsiasi altro Paese nel mondo non avesse neppure le fionde. Noi dobbiamo creare deterrenza e attraverso progetti e programmi di questo tipo fare delle scelte di campo ben precise: qua non si parla solamente di investire dei soldi o di acquistare armamenti, ma di scelte di campo; si parla di ribadire con chiarezza da che parte stiamo e con chi stiamo in squadra, perché se è importante dire da che parte stiamo in tempo di pace, è addirittura indispensabile in momenti “effervescenti” come questo. Mi permetta, Presidente - altri 30 secondi -, di concludere sottolineando che chiunque abbia studiato all'università politica economica ed economia politica sa bene che c'è una cosa che si chiama moltiplicatore keynesiano che, attraverso delle iniezioni di denaro pubblico nel sistema, si riesce a moltiplicare. Le spese per la difesa, in un Paese dove l'industria difesa è importante, un Paese rinomato per la tecnologia di difesa e per l' della tecnologia difesa, sono iniezioni di denaro pubblico nel sistema come se fosse per la costruzione di un'infrastruttura o di qualcos'altro.
Lo dico senza polemica all'opposizione ma semplicemente per fare riflessioni - è quello che si dovrebbe fare in quest'Aula, non il tifo da stadio e la contrapposizione - su quelle che sono le politiche programmatiche del Paese. Se non ricordo male - ed io ero all'opposizione durante il Governo gialloverde - c'era Trump anche allora. Mi ricordo Trump che si rivolgeva a Conte con “Giuseppi” e anche che Conte - correggetemi se sbaglio - accolse le richieste americane nella direzione di spendere di più nell'industria della difesa per far parte della grande famiglia della NATO, che è quella che ci ha garantito pace per decenni. Io sono assolutamente d'accordo ad andare in questa direzione, nell'investire nella tecnologia di difesa, che è una delle industrie più importanti del nostro Paese. Sono d'accordo a spendere per la difesa per creare deterrenza. Permettetemi, però, che è veramente propaganda spicciola dire che ciò che costa un aereo per la difesa lo potremmo investire in altri settori, perché da una parte si inietta denaro pubblico all'interno di un'industria nel sistema e può avere effetto moltiplicatore, dall'altra parte molto meno. Mi verrebbe da dire che in caso di attacco - non mi si venga a dire: eh, ma chi ci può attaccare? Probabilmente lo diceva anche l'Ucraina qualche tempo fa - se non sappiamo come difenderci, beh anche quello che noi abbiamo speso per asili e ospedali francamente servirebbe a poco. Ribadisco, non è una contrapposizione Governo contro opposizione, è una riflessione che credo anche tutta l'opinione pubblica nel nostro Paese dovrebbe fare.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Loizzo ed altri n. 1-00231 per la cura e l'assistenza dei pazienti colpiti da sclerosi multipla e patologie correlate .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritta a parlare la deputata Loizzo, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00231. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario per la Salute, onorevole Gemmato. La sclerosi multipla è una malattia cronica neurodegenerativa che, attaccando il sistema nervoso centrale, altera la funzionalità delle aree cognitive, emotive, motorie, sensoriali e visive delle persone che ne vengono colpite. La sclerosi multipla può manifestarsi con sintomi anche molto diversi tra loro, variabili da persona a persona, a seconda dell'entità e della sede della lesione nel sistema nervoso centrale. I sintomi più comuni della sclerosi multipla comprendono, tra gli altri: il senso di stanchezza, la fatica, l'astenia, il senso di intorpidimento degli arti, i disturbi motori e della coordinazione, i disturbi visivi e della sensibilità, i disturbi vescicali e intestinali, i disturbi cognitivi, i disturbi sessuali, i cambiamenti dell'umore e la depressione; a queste manifestazioni possono accompagnarsi ulteriori sintomi come disturbi nel linguaggio, problemi di udito e tremori.
Il Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate - denominato, appunto, Barometro 2023 e frutto del lavoro dell'Associazione italiana sclerosi multipla, che mi sento personalmente da medico e da parlamentare, a nome di tutto il Parlamento, di ringraziare, e del confronto continuo con i pazienti, con le istituzioni e con la rete degli operatori - offre una giusta fotografia della sclerosi multipla e della sua realtà in Italia. Secondo il Barometro 2023, le persone con sclerosi multipla sono circa 3 milioni nel mondo, di cui 1,2 milioni in Europa e circa 137.000 in Italia, dove si verificano oltre 4.000 nuovi casi all'anno. Nel nostro Paese ci sono 221 persone con sclerosi multipla ogni 100.000 abitanti con eccezione della Sardegna, nella quale la stima sale a 410 casi per 100.000 abitanti. La sclerosi multipla può esordire ad ogni età della vita, ma è più comunemente diagnosticata nel giovane adulto - ahimè - tra i 20 e i 40 anni e le donne sono colpite in misura superiore agli uomini con un rapporto circa doppio nei casi prevalenti, mentre tra i casi incidenti si registra, in media, un rapporto di 3 donne per ogni uomo colpito dalla malattia. La sclerosi multipla è una malattia complessa ed eterogenea e rientra tra le patologie croniche, dal momento che non esiste una cura definitiva, anche se sono disponibili oggi, per fortuna, terapie che modificano il suo andamento, a volte rallentandone la progressione. Le sue manifestazioni cliniche - come detto - possono essere molto differenti e le conseguenze investono gli ambiti della salute, del lavoro, familiari e sociali. Fattori come la cronicità, l'insorgenza giovanile e soprattutto il dato dell'imprevedibilità del decorso della malattia incidono sulla qualità di vita e coinvolgono l'intero nucleo familiare della persona colpita. Un sostanziale miglioramento della qualità della vita della persona con sclerosi multipla può essere ricercato attraverso una gestione della malattia che parta da un approccio multidisciplinare e integrato. La diffusione di protocolli per la diagnosi tempestiva e un miglioramento nel percorso assistenziale dei pazienti e delle famiglie sono oggi auspicabili in maniera capillare in tutte le regioni italiane.
Ad oggi, quasi una persona con sclerosi multipla su due riceve meno assistenza di quanto ne avrebbe bisogno; una persona con sclerosi multipla su tre lamenta tempi di attesa molto lunghi per la risonanza magnetica; il 40 per cento dei pazienti, inoltre, segnala carenze nel percorso di presa in carico specialistico, a cui si aggiungono restrizioni importanti nell'accesso ai farmaci modificanti il decorso della malattia. Anche la riabilitazione, nonostante qualche eccezione, rimane uno dei punti deboli di sistema, con il 42 per cento dei pazienti che non riesce ad accedere a cure riabilitative.
La sclerosi multipla pesa sui pazienti e sulle loro famiglie anche dal punto di vista economico: prestazioni diagnostiche, assistenza domiciliare, certificazioni, farmaci sintomatici e riabilitazione e, soprattutto, il supporto psicologico, che costituisce una spesa annua complessiva di circa 5.000 euro, che arrivano fino a 12.000 euro per chi ha disabilità gravi, e raggiungono addirittura i 25.000 euro per le famiglie costrette a spenderne di più.
Per contribuire al superamento della descritta criticità, in coerenza con le linee di missione di Agenda 2025, la mozione sottolinea, tra l'altro, l'importanza della promozione della telemedicina, dell'accesso alla salute a processi di teleassistenza e ai nuovi strumenti digitali. In questo ambito, come presidente dell'Intergruppo di Sanità digitale, sento di poter dire che la telemedicina può svolgere un ruolo fondamentale per il miglioramento dell'accesso ai servizi e alle prestazioni, il monitoraggio delle condizioni del paziente con sclerosi multipla e anche la verifica, che è compito del nostro Ministero, dell'appropriatezza e aderenza alle cure per il rapido intervento in situazioni di emergenza, nonché per l'orientamento e l'indirizzo della rete dei servizi.
La telemedicina, in particolare la televisita, si configura come uno strumento di integrazione dell'offerta di cura tradizionale che può migliorare quelli che, da sempre, sono considerati i principali indicatori di qualità dell'assistenza, efficacia, efficienza e appropriatezza, che il nostro Ministero della Salute ci indica come il anche nelle cure croniche, soprattutto nella sclerosi multipla. La telemedicina non deve ridursi a un processo tecnologico, a un'attività autonoma e scollegata rispetto alle attività in presenza, ma deve costituire una risorsa aggiuntiva, complementare alle attività tradizionali e in grado di fornire un valore aggiunto al paziente e al sistema. La telemedicina gioca un ruolo fondamentale nel garantire maggiore equità di accesso alle cure, ma anche la sostenibilità organizzativa, e finanche economica, del sistema sanitario.
Il PDTA della sclerosi multipla, promosso da AgeNaS e redatto grazie alla collaborazione di un gruppo di lavoro formato da esperti di alta qualità, offre indicazioni e suggerimenti per rendere i servizi per la sclerosi multipla più equi. Il PDTA citato definisce la sclerosi multipla una patologia particolarmente adatta all'applicazione della telemedicina, nonché un potenziale modello per altre patologie neurologiche e croniche, in ragione della sua eterogeneità clinica e di diversi bisogni e percorsi terapeutici che ne derivano. Lo stato dell'arte, i processi di adozione e l'impatto della telemedicina nella gestione delle persone con sclerosi multipla in Italia sono stati ben analizzati nell'ambito del processo EcoSM, un ecosistema digitale di assistenza e monitoraggio dei pazienti con sclerosi multipla realizzato grazie alla collaborazione tra la Società italiana di neurologia e l'Associazione italiana sclerosi multipla.
Anche da questi esami si verifica - da questo studio e da questa - che l'opinione dei protagonisti è nel senso che tutte le attività di cura e della sclerosi multipla possono essere erogate da remoto (visite di , visite anamnestiche, valutazione di analisi laboratorio strumentale, monitoraggio post terapia e visite di supporto psicologico) con l'unica eccezione, ovviamente, della diagnosi. L'aggravamento delle condizioni del paziente (grado elevato di scala di disabilità) non modifica l'atteggiamento dei medici, che hanno già cominciato a sperimentare l'utilità delle televisite anche nei casi più gravi.
L'assenza di adeguate condizioni operative, di forme di finanziamento specifico, di competenze diffuse e di un'adeguata dotazione tecnologica possono rappresentare le barriere principali all'applicazione della telemedicina nella sclerosi multipla. D'altra parte, dobbiamo ricordare che la Missione 6, Componente 1, sub-investimento 1.2.3, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha proprio l'obiettivo di promuovere e rendere strutturali, nel sistema sanitario nazionale, le prestazioni di telemedicina.
Le malattie neurodegenerative, come più volte espresso anche in questo contesto dall'onorevole Gemmato, indicano che la sclerosi multipla e le altre malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale configurano, nella loro evoluzione clinica, assistenziali complessi, variabili nel tempo e particolarmente costosi per il sistema sanitario nazionale; quindi, il telemonitoraggio può essere uno strumento digitale di grande supporto nella gestione dei pazienti neurologici. La digitalizzazione, non solo per la sclerosi multipla, rappresenta la vera sfida per la trasformazione del nostro sistema sanitario nazionale, con un enorme potenziale nei percorsi di cura dei pazienti con tutte le tipologie di patologie croniche, ma particolarmente in quelle evolutive e neurodegenerative, come la sclerosi multipla.
Andiamo agli impegni con cui la mozione vuole impegnare il Governo, quindi: ad adottare le iniziative volte a favorire, per competenza, l'attuazione delle linee di missione dell'Agenda della sclerosi multipla 2025; a promuovere e adottare iniziative di competenza per rendere strutturali nel sistema sanitario nazionale l'utilizzo di telemedicina per la sclerosi multipla e per tutte le malattie neurodegenerative ad evoluzione cronica; a promuovere la definizione di una codificazione e di una tariffazione unitaria delle televisite nel quadro dei livelli essenziali di assistenza, secondo i criteri di valorizzazione del tempo e dell'impegno di ogni specialista, nonché l'individuazione di specifiche forme di finanziamento, al fine di assicurare certezza ed esigibilità delle prestazioni di telemedicina nei sistemi sanitari regionali; ad adottare le iniziative di competenza volte ad approvare formalmente il PDTA per la sclerosi multipla, pubblicato da AgeNaS, al fine di sostenere la qualificazione, la progettazione e l'implementazione di analoghi documenti a livello regionale, nonché di rendere uniforme l'integrazione della telemedicina in tutti i contesti regionali; a promuovere gli investimenti regionali in formazione e aggiornamento che mirano a rafforzare le competenze tecnologiche e digitali dei professionisti, degli operatori sanitari, dei pazienti e dei sanitari; a promuovere, d'intesa con la regione, il riconoscimento e lo sviluppo della rete per la sclerosi multipla; ad adottare iniziative volte al superamento della criticità riscontrata nei PDTA e spesso allocati in alcune deficienze regionali; ad adottare iniziative volte a garantire, d'intesa con le regioni, il sostegno psicologico - e noi sappiamo quanto il Governo sia sensibile al sostegno psicologico nelle malattie croniche -; a proseguire il coordinamento dei lavori del tavolo tecnico per l'analisi e la definizione di elementi utili per una legge statale sui sanitari - che sta passando in queste ore, in questi giorni nelle nostre Commissioni -; a sostenere la ricerca scientifica nelle aree prioritarie dell'Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025, favorendo il coordinamento di progetti pubblici e privati, nazionali e internazionali, secondo il modello di della ricerca e innovazione responsabile e partecipata; a promuovere - e concludo - una gestione dei dati sempre più integrata secondo principi, modelli e strumenti che assicurino effettiva interoperabilità dei sistemi tra i vari nodi della rete e una semplificazione e razionalizzazione dei processi e protocolli applicativi; a promuovere - infine - campagne di comunicazione e sensibilizzazione per diffondere consapevolezza, competenza e informazione corretta sulla sclerosi multipla, sulle patologie correlate e, soprattutto, sullo stato dei bisogni non soltanto dei pazienti, ma di intere famiglie che ai pazienti si stringono nella sclerosi multipla.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Sì, grazie, Presidente. Si tratta, indubbiamente, di una mozione che raccoglie grande interesse e attenzione anche da parte nostra. Ad onor del vero, unitamente ad altre minoranze, anche noi avevamo una mozione, in via di stesura, da affiancare a quella della collega Loizzo, non certo per sminuirne il valore, ma per rafforzare la necessità di occuparci, in maniera sistemica, di una patologia tanto complessa, come è stato ben descritto precedentemente. Certo, fa parte della necessità generale che abbiamo come Stato, ossia prenderci in carico la situazione di alcune persone che vivono in situazioni davvero complesse e spesso non sufficientemente conosciute e riconosciute, sia all'interno dell'organizzazione sanitaria del nostro Paese, sia rispetto alle ricadute sociali conseguenti alle patologie stesse. Infatti, è indubbio che quanto è già stato detto implica un cambio di passo, ma anche un modo diverso di affrontare alcune questioni.
Anch'io voglio richiamare alcuni dati di contesto e sottolineare alcune necessità, perché, a volte, quando si parla di queste patologie, si perde di vista che stiamo parlando di un numero considerevole di persone (si stimano circa 230.000; poi, le statistiche, a volte, cambiano di alcune decine di migliaia, però l'ordine di grandezza è questo). Ciò significa che, più o meno, una persona su 500 vive questa situazione, con il caso davvero da comprendere della Sardegna, che è al di fuori da qualsiasi statistica, anzi, ha una frequenza quasi doppia rispetto al resto del Paese.
C'è anche da rilevare come, all'interno dei percorsi della presa in carico della patologia stessa, ci sia un'enorme diversità tra regione e regione, perché non tutti hanno la stessa capacità di approntare percorsi ben definiti. Mi verrebbe da dire che, anche all'interno delle stesse regioni, non tutti i territori hanno una risposta uguale, secondo uno squilibrio - ahimè - crescente di diversità, tra le città e le zone altamente abitate e le aree interne - dopo discuteremo su una mozione che riguarda proprio le aree interne - e le zone montane, con una grande ricaduta - lo si può ben immaginare - e difficoltà non solo per le persone ammalate, ma anche per il loro contesto familiare.
Si tratta anche della maggior capacità di sviluppare una consapevolezza, una conoscenza, una preparazione e una formazione da parte del personale sanitario in generale, rispetto a patologie di questo genere, che, pur registrando numeri rilevanti, rischiano di non entrare nella dell'attività sanitaria; spesso viene vista come una dalle patologie serie da affrontare con la dovuta perizia e attenzione, ma senza una necessaria conoscenza e consapevolezza di cosa questo comporti. Infatti, come già la collega Loizzo ha voluto sottolineare e come quasi sempre accade, a onor del vero, davanti ad alcune patologie, accanto alla malattia presa singolarmente, vi è una ricaduta di contesto non indifferente, cominciando dalla difficoltà psicologica di reggere, oltretutto in questo caso con una patologia che si presenta in maniera anche molto altalenante, dove momenti di grande difficoltà e sofferenza si possono alternare, specie nella prima fase, a momenti in cui sembra quasi di esserne usciti, per poi ricaderci in maniera ancora più pesante, accumulando, un po' alla volta, quel sedimento che porta a un'inabilità di grande, enorme gravità.
Cosa significa cambiare passo? Significa, dal nostro punto di vista, avere il coraggio di immettere maggiori risorse nel Servizio sanitario nazionale e in tutte le sue diramazioni, ma questo è un tema anche di confronto e di dibattito che ha già caratterizzato altri momenti e che risparmio in questa discussione, perché senza soldi difficilmente si possono introdurre cambiamenti veri.
Dove vanno focalizzati principalmente i cambiamenti? Alcuni temi li ho già elencati: formazione, educazione alla multidisciplinarietà, capacità di essere più capaci di fare rete riguardo la presa in carico della patologia, superamento della frammentazione territoriale, che, tradotto in poche parole, significa affrontare anche l'applicazione della cosiddetta autonomia differenziata, che non ci ha soddisfatto, come ben sapete, che ha trovato il nostro voto contrario, ma che è legge dello Stato, e che dobbiamo vigilare, perché non diventi momento di accentuazione di discriminazioni e di diversità, rispetto al territorio e al trattamento dei malati che, dovunque vivano, hanno gli stessi diritti di risposta e non possono essere lasciati in balia della sensibilità e della capacità di questa o quella regione, di questa o quell'azienda di trovare soddisfatto il loro bisogno di cura.
Significa anche un forte investimento in ricerca, perché è indubbio che patologie di questo genere, che non trovano ancora le cure definitive, trovano, però, una ricerca che ci sta consegnando sempre di più i farmaci che tendono a rallentare e a modificare la ricaduta sul paziente della patologia stessa e che si spera, con ulteriore attenzione, investimento e messa in condivisione dei risultati della ricerca, possa consegnarci un futuro dove si possa - magari fosse così - curare definitivamente questa patologia.
Quando si parla di ricerca, significa anche avere la capacità, come è già stato detto, di condivisione dei dati clinici, perché i dati, se si vuole prefigurare una possibilità di analisi di una certa qualità, devono essere messi sempre di più a disposizione e condivisi. Fa parte del valore per la ricerca, fa parte anche della capacità di presa in carico delle singole patologie in maniera più appropriata e adeguata alla situazione della persona. Si tratta anche di utilizzare al meglio tutti gli strumenti che sempre la scienza ci mette a disposizione. Pensiamo al tema della telemedicina, come è stato detto, che diventi però strumento abituale per tutti, ovunque, e non in particolare per alcuni casi e solamente in determinate zone.
Non vorrei che si dimenticasse la persona che soffre di questa patologia che, come dicevo prima, è qualcosa di più di una semplice malattia. Allora, è indispensabile avere percorsi di presa in carico, che perlomeno rimuovano le difficoltà burocratiche che si incontrano nell'ambito della risposta sanitaria. Bisogna capire che la burocrazia, spesso e volentieri, diventa una complicazione incredibile, sotto tanti punti di vista, del tutto inaccettabile e comprendere che essere di supporto a queste persone significa garanzia di quel sostegno psicologico, che ormai diventa quasi un'aggettivazione che riguarda tutti gli ambiti, perché sempre di più siamo in una società complessa e sempre di più ravvisiamo questo bisogno, sia per la persona direttamente colpita, sia, molte volte, per il nucleo familiare in cui vive, che riguarda anche l'inclusione sociale in tutti i suoi aspetti, dove spesso la malattia e la mancanza di forza psicologica hanno una ricaduta sulla chiusura delle attività di relazione.
Allora, avere la capacità di intervenire perché questo non avvenga è di assoluta importanza e riguarda la persona colpita e la famiglia, ma anche una cultura generale un po' più attenta alle persone che vivono certe difficoltà e a quegli atteggiamenti, a quelle pazienze, intese in senso virtuoso, che bisogna avere nell'impedire che si isolino, sforzandoci tutti per tenerli ancorati in un contesto sociale, che riguarda anche e soprattutto il tema del lavoro. Penso che il COVID, tra i tanti dolorosi insegnamenti che ci ha lasciato, ci ha fatto comprendere che il lavoro può essere svolto anche in maniera diversa.
E questo lavorare in maniera diversa, dato che solo in quel modo spesso e volentieri possono lavorare, è una cosa di grandissima e fondamentale importanza. Lo è nei confronti di queste persone perché sentirsi parte attive, non sentirsi via via escluse da un contesto generale aiuta a stare meglio, aiuta ad avere quella forza e quella determinazione nell'affrontare le difficoltà che stanno vivendo. Ma se vogliamo darne una lettura anche più cinica, dal punto di vista economico-finanziario, sappiamo bene che tutto ciò si trasforma anche in un contributo all'economia generale. E ciò significa giorni di lavoro non persi, significa contributi di queste persone, che, ricordiamo bene, rappresentano uno spaccato della società in tutte le sue diramazioni, quindi in tutta la loro capacità di portare il loro singolo contributo. Significa farli sentire parte, significa non disperderne i valori, significa non avere, spesso e volentieri, quel costo economico sull'impresa e sul mondo del lavoro. Ecco che è doppiamente intelligente perché c'è quel valore sulla persona, sul singolo, sulla comunità, che già di per sé basterebbe, ma c'è anche quel qualcosa in più che ci permette di non disperdere energie e risorse. Mi verrebbe da dire, utilizzare quell'energia e quelle risorse nella ricerca, nella scienza, nella risposta clinica e sanitaria alle patologie.
Tutto questo è ravvisato nel testo della collega Loizzo e anche nelle bozze che avevamo predisposto, che non so bene che fine faranno, ma detto questo, però, rimane il tema di fondo che, ahimè, spesso e volentieri caratterizza la vita del Parlamento e di quest'Aula, dove le risoluzioni, le mozioni, gli ordini del giorno diventano momenti di seria elaborazione. Avendo, a mia volta approfondito il tema, ma non avendo la specifica formazione medica - che invidio molto, in questo caso, alla collega Loizzo -, so bene il lavoro certosino che c'è dietro la stesura di testi di questo genere, perché significa rapportarsi con le varie realtà, significa coglierne tutte le difficoltà, significa cercare di fare un'elencazione non formale di impegni che hanno a che fare con la vita delle persone. Proprio per questo, credo che dobbiamo sentirci addosso quella responsabilità in più che possa portare a tradurre questi impegni, questi buoni propositi in azioni conseguenti.
Mi rendo conto che difficilmente possono essere fatte tutte domani mattina, ma che hanno bisogno, da domani mattina, un primo passo, poi un altro successivo, per essere messi insieme ad altri passi per altre situazioni altrettanto gravi e altrettanto difficoltose, che hanno bisogno delle stesse risposte per introdurre quei cambiamenti che prima dicevo, quel modo diverso di guardare alla sanità, quel parlarne in termini di salute e di presa in carico delle persone, di diagnosi precoce, di indagini, di che ci permettono di individuare le platee che potenzialmente possono incorrere nelle patologie, che si trasforma in un futuro che consegni alle nostre comunità più salute, più attenzione e una qualità della vita migliore.
Ne va del benessere di chi ha la sfortuna di incorrere nelle patologie, ma più, in generale, ne va del benessere diffuso, perché si sta veramente bene quando si cerca di far star bene il più possibile tutti, specialmente quelli che vivono una qualche difficoltà.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmen Di Lauro. Ne ha facoltà.
CARMEN DI LAURO(M5S). Grazie, Presidente. La sclerosi multipla è - parliamone rapidamente, facciamo una panoramica su questa grave e brutta malattia - una malattia autoimmune cronica, infiammatoria e degenerativa del sistema nervoso centrale, con effetto demielinizzante. Si tratta di una patologia complessa, imprevedibile, inizialmente caratterizzata dall'alternanza di ricadute e periodi di remissione e, successivamente, con un decorso progressivo che può comportare un grado variabile di invalidità. Questa infiammazione può danneggiare sia la mielina, vale a dire la guaina che circonda e isola le fibre nervose, sia le cellule specializzate nella sua produzione, che le fibre nervose stesse. Questo processo, detto demielinizzazione, può provocare aree di perdita o lesione della mielina che vengono definite placche.
Possono presentarsi ovunque nel sistema nervoso centrale, in particolare nei nervi ottici, nel cervelletto e nel midollo spinale. Le placche possono evolvere da una fase infiammatoria iniziale a una fase cronica, in cui assumono caratteristiche simili a cicatrici. Soprattutto nelle fasi iniziali, questa patologia è caratterizzata da fasi acute, a cui seguono dei periodi di benessere con regressione della sintomatologia. Tuttavia, con il progredire della malattia le lesioni tendono a cronicizzare e si associano a perdita di cellule nervose e, nella maggior parte dei pazienti, si sviluppa una forma progressiva che può condurre a una disabilità persistente e crescente nel tempo.
Secondo i dati disponibili, si può notare come la sclerosi multipla colpisca maggiormente le donne rispetto agli uomini. Nello specifico, il numero di donne è quasi triplo rispetto agli uomini e vi è evidenza scientifica che questa patologia, anche se può insorgere a qualsiasi età, risulta essere più critica nella fascia di età tra i venti e i quarant'anni. Inoltre, come si legge nel documento “Agenda della sclerosi multipla e patologie correlate 2025”, pubblicato nel 2022 dall'Associazione italiana sclerosi multipla, le persone, stimate nel 2022, affette da questa malattia erano oltre 133.000, ossia una su 500 persone. Nel mondo si stima che le persone affette siano circa 2.800.000, di cui 1.200.000 in Europa. La patologia è più diffusa nelle zone lontane dall'equatore a clima temperato, in particolare Nord Europa, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia del Sud. La prevalenza della malattia al contrario sembra avere una progressiva riduzione con l'avvicinarsi all'equatore.
Le cause della sclerosi multipla sono molteplici e ancora solo parzialmente conosciute. Solo alcuni fattori di rischio sono stati accertati: genetici, ambientali e infettivi. In particolare, è stata osservata una certa predisposizione genetica, anche se non ereditaria, l'aver contratto infezioni da alcuni virus, abitare in Paesi lontani dall'equatore, bassi livelli di vitamina D, esposizione ad agenti infettivi, fumo e obesità. Sono attualmente disponibili varie opzioni terapeutiche per la sclerosi multipla, ma nessuno di questi trattamenti, purtroppo, porta alla guarigione completa della malattia. Il loro utilizzo, tuttavia, è in grado di ridurre la frequenza e la severità degli attacchi nella maggior parte dei casi e può ritardare l'avanzamento della patologia e il passaggio alla fase progressiva.
Per trattare le riacutizzazioni si utilizzano brevi cicli di farmaci corticosteroidi, capaci di accelerare il recupero del paziente e/o di abbreviare i tempi delle ricadute. È, però, indispensabile avviare il trattamento precoce con farmaci immunomodulanti che sopprimano l'infiammazione e prevengano le ricadute, oltre a ritardare la progressione della sclerosi multipla. A ciò, è importante affiancare un percorso fisioterapico-riabilitativo individualizzato. Oltre al trattamento farmacologico e riabilitativo, non sono rari gli interventi di supporto psicologico e di riabilitazione cognitiva e interventi di carattere sociale che aiutano il paziente a convivere con la patologia. Questo di azioni può aiutare la persona affetta da sclerosi multipla a conservare una vita indipendente. È, quindi, evidente che gli effetti di questa malattia cronica siano anche di natura psicologica, relazionale e sociale e lavorativa, richiedendo quindi un approccio più complesso ed esaustivo. Per curare la sclerosi multipla, è necessario intervenire in maniera tempestiva e, per fare questo, è indispensabile una costante azione di formazione e preparazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, in modo tale che possano intervenire quanto prima possibile e segnalare possibili casi agli specialisti.
Per aumentare la qualità di vita dei pazienti è anche necessario migliorare l'accesso a cure innovative ed efficaci e, al tempo stesso, potenziare e sostenere anche la prevenzione, sostenendo in maniera forte e decisa il lavoro di chi cerca di comprendere le cause e trovare finalmente una cura. È, inoltre, importante riconoscere il giusto valore alla promozione della telemedicina, che può svolgere un ruolo fondamentale per il miglioramento dell'accesso ai servizi e alle prestazioni per il monitoraggio delle condizioni del paziente, per verificare l'adeguatezza delle cure e per un rapido intervento in situazioni di emergenza, nonché per l'orientamento e l'indirizzo alla rete dei servizi.
Premesso tutto questo, i punti che chiediamo di mettere in atto da parte del Governo sono precisi e molto chiari. Innanzitutto, formare medici e personale infermieristico, sia nell'ottica di una vera umanizzazione della cura sia per un riconoscimento precoce della patologia, tenendo conto anche della medicina di genere, visto che le donne risultano essere maggiormente colpite rispetto agli uomini. Poi chiediamo di sostenere massicciamente la ricerca e lo studio, volti a consentire, come dicevamo poc'anzi, una migliore qualità della vita delle persone affette da sclerosi multipla e delle loro famiglie, anche contribuendo, per quanto di competenza, ad attivare iniziative per il sostegno psicologico e l'inclusione della persona che vive questa non semplice condizione.
Negli ultimi mesi, la ricerca sulla sclerosi multipla ha compiuto significativi progressi, offrendo nuove prospettive per la comprensione e il trattamento della malattia. Possiamo qui riportare alcuni esempi.
Uno studio condotto da ricercatori tedeschi ha evidenziato il coinvolgimento delle cellule T CD8 positive nella progressione della sclerosi multipla. Queste cellule, normalmente deputate alla difesa immunitaria, possono assumere un ruolo proinfiammatorio, contribuendo all'avanzamento della malattia. La scoperta apre la strada a potenziali terapie mirate che potrebbero modulare l'attività di queste cellule per rallentare o arrestare la progressione della malattia. Un altro studio, pubblicato su e condotto da ricercatori dell'Università di Cambridge, ha svelato un nuovo meccanismo coinvolto nella progressione della sclerosi multipla. La ricerca, sostenuta anche dall'Associazione italiana sclerosi multipla, potrebbe favorire lo sviluppo di terapie innovative volte a limitare i danni neuronali nelle forme progressive della malattia. Ancora, l'integrazione dei dati reali, raccolti al di fuori degli studi clinici tradizionali, sta emergendo come una risorsa preziosa nella ricerca sulla sclerosi multipla.
Questi dati offrono una visione più completa dell'andamento della malattia nella pratica della clinica quotidiana, contribuendo a migliorare le strategie terapeutiche e la gestione personalizzata dei pazienti. Questi avanzamenti rappresentano passi importanti verso una comprensione più approfondita della sclerosi multipla e lo sviluppo di trattamenti più efficaci, con l'obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone affette da questa patologia. Sarà dunque fondamentale - e vogliamo ribadirlo - garantire risorse adeguate per la ricerca e per la formazione dei ricercatori, anche coinvolgendo il Terzo settore, che in questo campo ha sempre svolto un ruolo fondamentale.
Un altro punto importante consiste nel superare le perduranti differenze, in alcuni casi anche marcate, tra le varie parti del nostro Paese, con regioni all'avanguardia nella diagnosi e nel trattamento e regioni che, purtroppo, ancora non riescono a garantire a pieno quel diritto universale alla cura, previsto dalla nostra Costituzione. Inoltre, per favorire una vita e un lavoro sicuri e dignitosi per le persone affette, è importante che il Governo si attivi per superare fenomeni di discriminazione ed emarginazione. Infine, vista la crescente importanza della tecnologia nelle nostre vite, sarà necessario potenziare le piattaforme digitali di condivisione dei dati clinici, promuovendo anche l'aggiornamento continuo del Registro italiano sclerosi multipla e altre patologie correlate, in modo da giungere a cure realmente personalizzate.
L'impegno delle istituzioni verso la ricerca e il supporto delle iniziative psicologiche e sociali per questi pazienti rappresenta un passo cruciale per ridurre l'impatto della malattia nella vita quotidiana e nella sfera sociale. La collaborazione con il Terzo settore e il rafforzamento delle reti di assistenza possono e devono aiutare a raggiungere quell'obiettivo fondamentale che è quello di un'assistenza sanitaria equa e accessibile, in linea con i diritti garantiti dalla nostra Costituzione .
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel proseguo del dibattito.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Sarracino ed altri n. 1-00354 concernente iniziative per il sostegno e lo sviluppo delle aree interne .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori .
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano ed altri n. 1-00360 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente .
Avverto, inoltre, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Sarracino ed altri n. 1-00354, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone e Magi, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e il sesto firmatario. I relativi testi sono in distribuzione .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare l'onorevole Andrea De Maria, che illustrerà anche la mozione n. 1-00354 - ovviamente nella nuova formulazione - di cui è cofirmatario.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel 2014, al fine di contrastare il declino demografico che caratterizza talune aree del Paese, creare nuove possibilità di reddito e assicurare accessibilità ai servizi essenziali, con riferimento prioritariamente ai servizi di cura, presa in carico della domanda di salute, di istruzione e mobilità, il Programma nazionale di riforma ha previsto una politica specifica: la Strategia nazionale delle aree interne.
Dopo anni di assenza dal dibattito pubblico e dalle agende politiche, tale Strategia collocava al centro di una politica pubblica gli enti locali caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi di cittadinanza, penalizzati dalla tendenza alla concentrazione della parte più rilevante degli investimenti pubblici e privati in porzioni di territorio sempre più piccole.
L'incapacità di prefigurare percorsi di sviluppo per territori in cui vivono 13 milioni e mezzo di abitanti (oltre il 20 per cento della popolazione del Paese) e che rappresentano, complessivamente, il 53 per cento dei comuni italiani, ha innescato processi di svuotamento di questi luoghi in termini di persone, servizi e attività produttive.
Per capire la portata del fenomeno basti pensare che, negli ultimi 10 anni, nel settore dell'istruzione sono state chiuse circa 1.200 sedi scolastiche (428 negli ultimi cinque anni), passando in termini assoluti da 41.483 a 40.321 e, in base agli attuali criteri di dimensionamento, altre 1.200 scuole rischiano di cessare di esistere entro il prossimo quinquennio.
Dal punto di vista dell'offerta culturale, nelle aree interne si trovano meno del 20 per cento delle biblioteche esistenti, spesso con poche postazioni e con orari limitati a causa dei costi e della carenza di personale. Poche sono anche le sale cinematografiche e con cartellonistica attiva nel corso dell'anno.
Sulle attività commerciali, recentissimi studi condotti da Confesercenti e Confcommercio hanno rilevato una contrazione del numero di esercizi pari al 10 per cento nei comuni sotto i 15.000 abitanti e del 14 per cento nei piccoli borghi. Hanno chiuso circa 23.000 unità di attività di vicinato nelle aree interne, come , edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar. Per quanto concerne i servizi, gli sportelli bancari sono diminuiti del 20,7 per cento (meno 5.248).
Voglio ricordare, inoltre, che il 49,6 per cento delle aree esposte a rischio sismico è collocata in un'area interna e i comuni periferici e ultraperiferici sono quelli maggiormente interessati da fenomeni franosi. La Strategia nazionale per le aree interne ha indicato la direzione del rilancio: un modello di sviluppo diverso, inclusivo e sostenibile, basato sulla cura dei luoghi. Nel primo ciclo di programmazione 2014-2020, sono stati finanziati 1.788 progetti, che hanno interessato 1.077 comuni, ricompresi in 72 aree distinte in base alla lontananza dai servizi essenziali in intermedie, periferiche e ultraperiferiche.
Entro il 2027, la Strategia nazionale per le aree interne, di cui è iniziato il secondo ciclo di programmazione, interesserà 124 aree di progetto, 1.904 comuni (di cui 35 nelle isole minori) con 4.570.731 abitanti. Con l'insediamento dell'attuale Governo, il sub-investimento relativo al potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità è stato espunto dal PNRR, l'8 dicembre 2023, mentre, per quanto riguarda il sub-investimento per i servizi sanitari di prossimità territoriale, sono stati spesi poco meno del 20 per cento delle risorse.
Aggiungo che dalle considerazioni dell'Ufficio valutazione di impatto del Senato, contenute in una sua recente relazione, si evince che, al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, c'è la necessità di rafforzare le politiche centrali, affinché accompagnino in maniera complementare la programmazione a cui ho fatto riferimento in settori strategici come l'istruzione, la sanità e le reti infrastrutturali, con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime prestazioni ai cittadini su tutto il territorio nazionale. Una filosofia esattamente opposta a quella delineata nella riforma cosiddetta dell'autonomia differenziata voluta dal Ministro Calderoli.
Per questo noi abbiamo presentato questa mozione, impegnando il Governo a diverse azioni che voglio qui rapidamente ricordare. Innanzitutto, si intende impegnare il Governo a favorire la crescita economica delle aree interne, attraverso la creazione di misure di fiscalità di vantaggio.
In secondo luogo, si impegna il Governo ad estendere, con adeguate risorse aggiuntive, ai nuovi investimenti effettuati nelle aree interne le agevolazioni previste a legislazione vigente per quelli realizzati nel Mezzogiorno; a prevedere incentivi economici e di carriera, nonché soluzioni abitative sia per il personale sanitario dei presidi periferici che per i medici di famiglia che coprono gli ambulatori anche per il servizio di guardia medica nelle zone scoperte; a modificare le norme relative a ruoli e funzioni degli ospedali di area disagiata, con particolare attenzione all'urgenza e alle aree di elisoccorso; a garantire, nel pieno rispetto dei LEA, in collaborazione con le regioni, che nell'ambito del servizio del 118 per le aree interne le ambulanze in servizio abbiano sempre il medico a bordo; a garantire un adeguato sostegno alla non autosufficienza con rafforzamento dei servizi integrati sociosanitari puntando sulla domiciliarità; a cambiare le disposizioni vigenti in materia di dimensionamento scolastico per evitare la chiusura delle scuole e garantire il diritto all'istruzione nelle aree interne così come i servizi, anche di trasporto, per gli alunni e gli studenti diversamente abili; a prevedere un piano di investimento pluriennale a sostegno delle biblioteche pubbliche e delle strutture che promuovono cultura; ad incrementare il finanziamento del Fondo di sostegno ai comuni marginali per sostenere le attività artigianali e commerciali di prossimità nei comuni delle aree interne, stanziando risorse anche oltre il 2026; a scongiurare il rischio che la privatizzazione di Poste Italiane - e questo è un punto a mio avviso molto importante - limiti la diffusione degli sportelli postali su tutto il territorio, ad attivare un'interlocuzione con Abi per fermare la desertificazione degli sportelli bancari e garantire la presenza di punti Atm e a garantire la presenza sul territorio con punti di prossimità comprensoriali di enti pubblici come INPS, INAIL e Agenzia delle entrate; a impedire il paradosso di avere zone coperte dalla fibra grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ma irraggiungibili dal segnale di telefonia mobile perché considerate non economicamente vantaggiose dai gestori; a prevedere adeguate risorse per il finanziamento di un nuovo Piano di sostegno alle province e ai comuni per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità, in particolare di quella rurale; a prevedere un Piano straordinario di riuso e rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico privato; ad aumentare le risorse destinate al trasporto pubblico locale, incentivando nuove modalità più flessibili ed efficaci, come il cosiddetto “trasporto a chiamata”; a finanziare un Piano straordinario di rafforzamento degli organici degli enti locali situati nelle aree interne e periferiche, per consentire la migliore erogazione di servizi e intercettare efficacemente risorse e finanziamenti; ad incentivare, anche a livello europeo attraverso agevolazioni fiscali, le aziende che favoriscono il lavoro agile nelle aree interne ed a sostenere la realizzazione di postazioni di a prevedere misure specifiche per incentivare la costituzione di comunità energetiche nelle aree interne; a riconoscere indennità compensative a favore dei comuni nel cui territorio vi siano servizi ecosistemici e ambientali di cui all'articolo 70 della legge 28 dicembre 2015, n. 221, che permettono il mantenimento della qualità della vita in altri territori; a promuovere investimenti coordinati per il contrasto al dissesto idrogeologico, per la manutenzione idraulico-forestale, per la pulizia di alvei e canali, per la piantumazione di alberi e la lotta agli incendi; a prevedere un Piano straordinario per la forestazione e la manutenzione idraulico-forestale delle aree interne, anche ricorrendo all'aumento delle giornate lavorative dei lavoratori impiegati a livello regionale; a prevedere, infine, azioni mirate di sostegno e di investimento che permettano ai territori sedi di stazioni sciistiche di promuovere anche nuove forme di accoglienza turistica e ricettività che non si sostituiscano ma si affianchino al turismo legato agli sport invernali.
Per concludere, voglio ricordare a me stesso e a tutti noi il secondo comma dell'articolo 3 della nostra Costituzione: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Ebbene, io credo che lavorare perché si superino le diseguaglianze fra i territori sia uno dei modi che abbiamo per rendere effettivo quel principio costituzionale così importante per la nostra Repubblica
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Francesco Mura, che illustrerà anche la mozione n. 1-00360, di cui è cofirmatario.
FRANCESCO MURA(FDI). Grazie, Presidente. Se si guarda alle dinamiche territoriali che hanno interessato il nostro Paese negli ultimi cinquant'anni, non si può non considerare la questione che più di tutte ha segnato la divisione sociale, culturale ed economica del nostro Paese: la questione delle aree interne ha segnato la divisione più marcata della società italiana dal dopoguerra in poi. Negli ultimi cinquant'anni le statistiche demografiche ci dicono in maniera netta e inequivocabile che c'è una parte del nostro Paese che continua a essere poco attrattiva, che tende alla desertificazione demografica, all'invecchiamento e all'inverno sociale ed un'altra, invece, dove si concentrano opportunità, persone, investimenti e servizi.
La questione aree interne e zone montane è ampia e complessa al punto che la sola definizione di area interna può essere non più sufficiente e non sarà sufficiente una sola azione legislativa a determinare la rotta, ma sarà necessario il cambio del paradigma del pensiero del legislatore, che dovrà iniziare a pensare che, nella legislativa, è fondamentale tener conto dell'esistenza di un divario che continua inesorabilmente a crescere.
L'Italia è come un bellissimo mosaico, formato da circa 8.000 tasselli, tutti diversi, che sono i suoi comuni, che la rendono la Nazione con la più alta biodiversità culturale al mondo. Ogni comune italiano può vantare di poter narrare la propria identità unica, figlia dei millenni di storia che l'hanno attraversato e che contribuisce oggi, sommandosi agli altri 8.000 comuni italiani, a formare la più bella opera sociale, culturale e antropologica del mondo: l'Italia.
Ebbene, nell'analisi del fenomeno delle aree interne e del loro spopolamento, a mio parere, si deve partire proprio da qui, dal fatto che sia necessario rispettare quella che può essere la vera forza della nostra Nazione, la nostra biodiversità culturale, riprendere a riconoscere che esistono comunità, fino alle più piccole, che hanno il diritto di esistere e, soprattutto, che ne venga riconosciuto il valore aggiunto che danno al sistema Paese e invertire la rotta, iniziata quando il nostro Paese ha ceduto alle politiche che ne condizionano l'esistenza con il solo utilizzo del parametro numerico-demografico.
Le nostre comunità non possono essere considerate come semplici e mere somme algebriche dei residenti, ma è opportuno riconoscere che un comune, seppur piccolo e periferico, è parte fondamentale della nostra identità nazionale e, come tale, merita di uscire dal pensiero semplicista che lo vedrebbe come uno spreco di risorse pubbliche.
Perché dico ciò? Perché da questo dipendono tante delle contraddizioni che, ad esempio, il Partito Democratico evidenzia nella sua mozione; perché la Strategia nazionale delle aree interne ha avuto due grandi limiti: il primo è il grande ritardo che le aree identificate hanno avuto nella capacità di programmazione e di spesa delle risorse; il secondo è caratterizzato dagli scarsi risultati registrati finora rispetto agli obiettivi di animazione territoriale, che lo stesso Piano strategico aveva indicato.
Perché è accaduto questo? Semplicemente perché non si può pensare che non esista la biodiversità culturale, sociale e politica anche tra comunità vicine o vicinissime. Pensare di legiferare o governare, dando per scontato che sia una passeggiata, pensare di fondere i comuni tra di loro e che questi poi riescano a lavorare come un'unica entità è il più grande tradimento che la politica italiana abbia fatto nei confronti dell'Italia rurale, montana e interna.
Questo concetto, che la sinistra italiana ha cavalcato per decenni e in gran parte quando è stata al Governo, ha avuto un culmine e il suo culmine è stato l'approvazione della legge di riforma degli enti locali, che vede nell'attuale senatore Delrio il padre politico.
Il concetto di fusione dei comuni, da lui introdotto nell'ordinamento italiano, è diventato di fatto il mancato riconoscimento dell'identità politica di quelle migliaia di comuni che oggi le forze di centrosinistra citano nelle mozioni che stiamo discutendo. A onor del vero, è un concetto coerente con le politiche che le sinistre portano avanti un po' in tutto l'Occidente, tant'è che, se si fa un'analisi degli andamenti elettorali - anche i più recenti -, non è difficile capire dove la sinistra perde e dove, invece, riesce a conservare ancora consenso.
Il divario politico tra centro e periferie, tra aree urbane e zone interne, non è altro che la conseguenza delle politiche attuate dai vari schieramenti. E, se nelle periferie e nei piccoli comuni le cose vanno a favore del centrodestra e dei vari centrodestra di tutto il mondo occidentale, qualche domanda me la farei.
Signor Presidente, la capacità politica di riconoscere su un livello paritetico le piccole comunità passa attraverso la vera novità che questo Governo sta portando avanti con il reale e concreto decentramento dei poteri a favore delle comunità locali.
Con l'approvazione della legge sull'autonomia differenziata il Governo Meloni ha cambiato davvero il paradigma del pensiero sulla gestione del potere in questo Paese, dando alle comunità locali la possibilità di autogovernare i processi evolutivi.
Il concetto di differenziazione delle autonomie, non è altro che una distribuzione di democrazia, che consentirà alle regioni di legiferare in materie che non è più pensabile considerare equivalenti in tutto il territorio nazionale. L'esempio che anche chi mi ha preceduto ha fatto sulla condizione dei presidi scolastici è perfettamente calzante, perché le esigenze di una regione demograficamente poco popolata sono completamente diverse da quelle di regioni con una densità di popolazione elevata e la soluzione non può essere quella di perseverare nell'errore, ma è senza dubbio quella di rivoluzionare il pensiero dell'amministrazione dei territori. Abbiano o abbiate - se me lo consente, Presidente, per il suo tramite - il coraggio di essere, per una volta, coraggiosi e di difendere quello che, tra l'altro, avete introdotto voi - perché non sfugge a nessuno che l'introduzione dell'autonomia differenziata in Costituzione sia un'azione fatta da un Governo e da una maggioranza di centrosinistra -, ma, soprattutto, abbiate il coraggio di fare quello che i territori chiedono a gran voce, per i quali, purtroppo, il tempo continua a passare inesorabile.
L'azione portata avanti dal Governo Meloni con la revisione del PNRR, ripresa anche dalla mozione di maggioranza, segna un altro passo in avanti a favore delle politiche per le aree interne, perché, come già detto, la più grande difficoltà della SNAI è la capacità di essere veloce nella spendita delle risorse e il fatto di aver espunto le risorse che erano destinate alla SNAI dal PNRR e averle allocate, invece, tra i capitoli di spesa nazionali consente alle comunità di proseguire nella programmazione e, al contempo, al Governo di proseguire nella riforma del Piano strategico senza correre il rischio di perdere le risorse.
Come detto prima, non sarà un'azione legislativa a risolvere il divario tra le aree interne e il resto del Paese, ma deve essere un'azione corale del Governo, che noi con questa mozione impegniamo affinché si proceda alla celere adozione del Piano strategico nazionale delle aree interne; affinché si assumano ulteriori iniziative finalizzate ad assicurare, anche nella fase attuativa, il coordinamento delle azioni e delle iniziative afferenti alle aree interne attraverso l'impiego sinergico delle risorse nazionali ed europee, anche mediante l'introduzione di specifiche misure di semplificazione; affinché sia assicurata una particolare e rinnovata attenzione alle necessità delle aree interne del Paese, in termini di infrastrutture, di mobilità e di quantità e qualità dei servizi, in sede di definizione degli impieghi delle risorse, dei fondi pluriennali di investimento già previsti a legislazione vigente e di prossima istituzione, nonché dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita e al sostegno degli investimenti da assegnare all'intero territorio nazionale.
In conclusione, un libro di un antropologo francese, che si chiama Marc Augé, indica e definisce il rischio della nostra società, che è quello di vivere nei cosiddetti - lui li definisce così - “non luoghi”, che sono luoghi incapaci di far tessere relazioni tra le persone, vuoti di identità. Ebbene, l'antidoto migliore per evitare di vivere in questi “non luoghi” è di andare nei luoghi dove l'identità è meglio conservata, nei luoghi dove l'Italia ha meglio conservato la sua cultura e la sua identità. Noi crediamo che la riunificazione nazionale - causata dalle politiche che le sinistre hanno attuato contro le aree interne di questa Nazione - passi dalla capacità delle comunità, a partire da Roma, Milano e Napoli, fino ad arrivare a Morterone, Busachi o Nughedu Santa Vittoria, di autodeterminarsi e di trovare la capacità di attuare la rivoluzione culturale necessaria affinché i luoghi che costituiscono la migliore garanzia per la custodia del nostro valore più importante, la nostra identità, possano trovare un nuovo Rinascimento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Indubbiamente, il collega De Maria ha ben illustrato le motivazioni della mozione depositata riguardo alle aree interne, facendo un'adeguata elencazione delle criticità di quei territori, dei fenomeni di particolare preoccupazione che sono in essere e un elenco anche molto preciso delle possibili azioni per andare in controtendenza, per intervenire in quella che è una vera e propria emergenza. Dopo aver appena sentito l'intervento dell'esponente di maggioranza risulta estremamente difficile fare un ragionamento di merito, vista la deriva di speculazione politica che è stata fatta attorno a questo argomento, visto che in maniera davvero incredibile si è voluto difendere il valore delle autonomie locali, dei comuni e delle piccole comunità, quando si è reduci dall'aver approvato una riforma, un ulteriore passaggio sull'autonomia differenziata che, invece, consegna a questo Paese un indubbio centralismo regionale che nulla ha a che fare con l'autonomia locale, che nulla ha a che fare con la storia dell'autonomia di questo Paese e che ha molto a che fare con certe involuzioni autoritarie che sinceramente poco hanno a che fare con il rispetto dell'identità, della natura e dell'essenza dei territori, specie di quelli marginali.
Noi abbiamo, invece, il dovere di affrontare questo tema uscendo anche da una lettura, che spesso viene data, di area interna, quasi che siano aree sfortunate dove vivono persone sfortunate, che, ahimè, il destino ha fatto nascere lì e che devono fare i conti con situazioni che hanno bisogno di qualche intervento quasi caritatevole da parte del Governo e del governante di turno, quasi come una concessione data. In realtà, le aree interne sono una gran parte del territorio di questo Paese - certo dove vivono meno persone, dove vivono sempre meno persone - e hanno bisogno non tanto di leggi specifiche, magari raffazzonate come quella che è appena stata approvata al Senato riguardo alle zone montane, ma hanno bisogno, nel momento in cui legiferiamo in ogni settore, specie in quelli più delicati che riguardano i servizi alle persone, di sapere che incidono su un Paese che è fatto di tante realtà diverse fra di loro, in cui vi sono gli agglomerati urbani, le città, le città metropolitane, le periferie, le periferie più difficili di altre e le zone montane.
Quindi, legiferare significa avere la capacità di consegnare alla lettura e all'interpretazione dei territori la possibilità di adattare alle singole caratteristiche quelli che sono degli obiettivi generali. Per questo quando si stanziano delle risorse bisogna tener conto che in alcuni casi non è la semplice suddivisione matematica - facendo attenzione all'uso delle calcolatrici, uso che andrebbe sempre fatto nel distribuire le risorse - che va fatta, ma va tenuto conto che in alcuni casi i parametri da usare devono essere profondamente diversi; perché quando si parla di sanità, quando si parla di scuola, quando si parla di cultura, quando si parla di trasporti, quando si parla di tutte le cose che le persone cercano e di cui ravvisano la necessità di avere a disposizione questo significa, quando si parla di aree interne, fare qualcosa di diverso e di più rispetto alle cinture urbane. Quando si parla anche di possibilità di visione del futuro, per le persone che vivono in quelle aree, significa fare un forte investimento che ha a che fare, appunto, con quello che dicevo prima, ma anche con la capacità di vederle in maniera diversa dal punto di vista culturale.
Allora, credo che se noi non riusciamo veramente a far comprendere alle giovani e ai giovani che possono vivere e realizzare il loro progetto di vita anche vivendo in quelle realtà, potendo accedere a percorsi formativi, potendo svolgere lavori anche di particolare interesse che, comunque, fanno parte delle loro aspirazioni anche vivendo in quelle realtà, noi difficilmente riusciamo ad andare in controtendenza. Mi verrebbe da dire, anzi, che molte delle riflessioni che sono nate - e che purtroppo sono state anche già dimenticate - durante l'emergenza COVID rispetto al valore dell'abitare e al dove abito e molte delle potenzialità che, anche con l'esercizio del lavoro e della formazione, ci sono state consegnate sempre attraverso quest'emergenza, nonché - mi verrebbe da dire - anche molti di quei richiami, come un corretto rapporto uomo-ambiente - certo che ha a che fare anche con l'incombente negazionismo, che sempre di più sembra dilagare in giro per il mondo - e il valore che queste aree possono fornire proprio come capacità di dare gli esempi storici di convivenza positiva tra uomo e natura possono diventare delle chiavi di lettura, degli strumenti su cui puntare per investire sulle aree interne.
Infatti, se accanto alle risorse e anche nelle decisioni non vi è questa consapevolezza, questo coinvolgimento e questa partecipazione, allora rischiamo di fare delle operazioni proprio di retrovia, cercando di salvare il salvabile senza riuscirci.
Certo, questo implica, però, anche un modo diverso di ragionare in quest'Aula, perché significa rompere questo meccanismo per cui, da parte di chi governa, c'è quasi sempre la necessità di giustificare la sua non azione nella colpa di chi c'era prima. Chiunque governi può parlare di chi c'era prima, può parlarne anche malissimo, tanto, cosa gli costa? Peccato che, in realtà, dovrebbe ricordarsi che viene misurato su quello che fa. Nello specifico, vedo che si fa molto poco e molto male. Vedo che con i fondi del PNRR si accusano i comuni e i territori di non saperli spendere, invece della confusione generata al Governo. Vedo che su ogni non attività che viene fatta in sanità, sulla scuola o sul trasporto pubblico locale, la legge di bilancio, che tra poco andremo ad affrontare in maniera un po' più seria in Commissione bilancio e poi in Aula, è lì a dimostrare dove vengono postate le risorse o, meglio, dove non vengono postate le risorse.
Dal punto di vista culturale, invece, credo che quanto ho sentito, anche poc'anzi, ci dimostri come siamo su direzioni diametralmente opposte. Sì, è vero: il risultato delle elezioni è quello che diceva benissimo il collega. Io però voglio ricordargliene anche un altro, di risultato delle elezioni: la disaffezione al voto, anche nelle aree interne e le molte persone che decidono di non votare. Ecco, la maggioranza è bene che sappia che con questa mozione ci prendiamo l'impegno di volerci occupare proprio di questo, delle persone che pensano che la politica sia inutile, che non sia capace di dare le risposte, per far comprendere che non è prestando disattenzione alla politica, che si continuerà a incidere su di loro, ma lo si farà prestando attenzione alle diversità delle proposte, a chi ha un'idea, a chi conosce e pensa di mettere in campo una serie di azioni concrete verso i loro bisogni, ma soprattutto verso le loro speranze .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caramiello. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, forniamo subito alcuni dati per capire il perché tutte le forze politiche di minoranza abbiano presentato una mozione per portare questo tema all'attenzione dei colleghi di maggioranza. Oggi sono contento perché è arrivata una nuova mozione da parte dei colleghi di Fratelli d'Italia, circa 15 parlamentari per 12 punti, mentre la nostra mozione è di 23 punti e circa 70 parlamentari. Quasi un quarto di questo Parlamento ha presentato mozioni riguardanti le aree interne. Quindi, è un problema atavico, che riguarda, appunto, le aree interne ed oggi più che mai deve essere affrontato in maniera sinergica e trasversale.
Presidente, il 60 per cento dell'intera superficie del territorio nazionale, in cui vivono 13,5 milioni di abitanti - e parliamo di oltre il 22 per cento della popolazione - e che rappresentano complessivamente il 53 per cento dei comuni italiani, ha innescato processi di svuotamento di questi luoghi in termini di persone, servizi e attività produttive, in particolare, nei settori del commercio e dell'agricoltura, determinando un vero e proprio processo di desertificazione sociale ed economica.
Presidente, per capire la portata del fenomeno, basti pensare che, negli ultimi 10 anni, nel settore dell'istruzione, sono state chiuse circa 1.200 sedi scolastiche (428 negli ultimi 5 anni), passando, in termini assoluti, da 41.483 a 40.321 e, in base agli attuali criteri di dimensionamento, altre 1.200 scuole cesseranno di esistere entro il prossimo quinquennio.
Dal punto di vista dell'offerta culturale, nelle aree interne si trova meno del 20 per cento delle biblioteche esistenti, spesso con poche postazioni e con orari limitati a causa dei costi e della carenza di personale.
Sulle attività commerciali, recentissimi studi condotti da Confesercenti e Confcommercio hanno rilevato una contrazione del numero di esercizi, pari al 10 per cento nei comuni sotto i 15.000 abitanti e del 14 per cento nei piccoli borghi. Hanno chiuso, inoltre, circa 23.000 unità di attività di vicinato nelle aree interne, come , edicole, macellerie, ferramenta, distributori di carburante e bar.
Onorevoli colleghi, quanti di voi hanno sentito parlare del comune di Dogliola? Immagino in pochi. È un piccolo comune abruzzese in provincia di Chieti, con una superficie di circa 12 km2 e solo 280 abitanti. Ebbene, Presidente, Dogliola è un esempio emblematico di un problema che affligge le zone fragili d'Italia. In questo comune, statisticamente, muoiono 20 abitanti all'anno e nasce un bambino ogni 3 anni. Se non interveniamo subito, tra pochi anni, non sarà altro che un nome su una mappa, un luogo che non esisterà più; non esistono più scuole in quel comune e i 4 bambini che vivono lì sono costretti ad andare a scuola nei comuni limitrofi, come Palmoli o Fresagrandinaria. Il sindaco di Dogliola, il dottor Giovanni Giammichele, un ottimo amministratore, ha deciso di mettere a disposizione centinaia di ettari di terreno comunale, precisamente 960, per chi desidera trasferirsi lì, pur di non vedere morire la sua terra, cioè un bellissimo borgo, quasi del tutto abbandonato.
Presidente, sto girando molto il Meridione e in particolare l'Abruzzo, il Molise, la Basilicata e i comuni interni della regione Campania, come Postiglione, Lacedonia ed altri. Non possiamo abbandonare le nostre comunità a iniziative isolate e senza il supporto di tutta la filiera istituzionale e dell'impegno decisivo del Governo le buone pratiche locali non risolveranno il problema. Le aree interne, Presidente, non possono più essere considerate unicamente come spazi da cui estrarre risorse: sono il cuore pulsante della nostra cultura, della nostra storia e della nostra identità, ma se non sosteniamo queste comunità e non investiamo in infrastrutture, servizi e opportunità, rischiamo di condannarle all'oblio.
Presidente, chi paga il prezzo di questa indifferenza? I cittadini, le famiglie e i giovani che vorrebbero costruire un futuro e che invece si vedono costretti a emigrare altrove.
L'assenza di azioni decisive non è solo un errore, ma è una colpa che pesa su tutti noi e sulle generazioni future. Ogni giorno che passa senza un intervento concreto è un giorno in cui una parte della nostra storia viene cancellata. Non possiamo permettere che il nostro patrimonio umano e culturale svanisca. È tempo di agire e di pretendere giustizia per le aree interne, motivo per cui l'intergruppo parlamentare che presiedo, dal nome “Sviluppo Sud, Aree fragili - quindi, aree interne - e isole minori”, è al lavoro per presentare una nuova proposta di legge, che reca l'obiettivo di valorizzare le aree interne del Paese e che impegna il Governo, così come questa mozione. È un testo che presenteremo già nelle prossime settimane, dopo avere già presentato proposte di legge nate per sostenere le isole minori d'Italia e tutto il Mezzogiorno.
Presidente, ricordo che, all'interno di questo intergruppo parlamentare, ci sono anche parlamentari di maggioranza e, dunque, spero che questa mozione, oltre che dalla minoranza, sia sostenuta, al di là di ogni steccato partitico, proprio dai colleghi della maggioranza.
Presidente, la Strategia nazionale aree interne, lanciata nel 2014, ha segnato un passo significativo nel tentativo di contrastare il declino demografico e garantire l'accesso ai servizi essenziali. Tuttavia, a distanza di un decennio, dobbiamo riflettere sulle misure che dobbiamo introdurre nell'immediato per affrontare le problematiche strutturali di questi territori dimenticati. Presidente, la chiusura delle scuole, in particolare, è un campanello d'allarme: ogni scuola chiusa non è solo un edificio che perde la sua funzione, ma un'intera comunità che perde un punto di riferimento, un luogo di crescita e di socializzazione. In questo contesto, Presidente, la SNAI ha rappresentato un tentativo di rispondere a queste sfide, finanziando progetti in 1.077 comuni e cercando di riattivare l'economia locale. Tuttavia, siamo tutti consapevoli che serve un approccio più integrato e coordinato e dobbiamo chiederci quali sono le strade da percorrere per risollevare le aree interne.
Presidente, la nostra mozione si propone di delineare un insieme di azioni concrete e strategiche, affinché le aree interne possano finalmente ricevere l'attenzione e il supporto di cui hanno bisogno. Bisogna cambiare paradigma, bisogna cambiare mentalità, e vi porto un esempio pratico per farvi capire - Presidente - come siamo ben lontani nell'azione di valorizzazione delle aree interne e come, ad esempio, si potrebbe trasformare un'emergenza in una opportunità.
Oggi, Presidente, se malauguratamente dovesse eruttare il Vesuvio o dovessero eruttare i Campi Flegrei, circa un milione di cittadini campani dovrebbero - dico io - essere deportati per la maggior parte al Nord, perché la Protezione civile regionale e nazionale afferma che, non essendoci infrastrutture o plessi scolastici sufficienti, è meglio che vengano portati al Nord. Questo per me è un errore clamoroso. Mancano infrastrutture? Mancano scuole? Presidente, devono essere costruite nelle aree interne della regione Campania, Basilicata, Molise, Abruzzo e lì popolarle, fornendo degli incentivi. Una fondazione dal nome Convivenza Vesuvio lavora a questo progetto da circa vent'anni, e già fu approvata una legge dalla regione Campania, la legge regionale n. 13 del 13 ottobre 2008, che reca l'obiettivo proprio di ripopolare le aree interne in caso di un'eruzione del Vesuvio. Alcuni comuni hanno deliberato la vendita di case a un euro, e sono stati già censiti migliaia di alloggi che potrebbero essere messi a disposizione delle comunità e della popolazione; case vuote a causa, proprio, dello spopolamento in atto da anni. Quindi ci vuole una visione politica, un'idea chiara, e non strappare migliaia di cittadini dalle loro terre, dalla loro storia, dalla loro cultura e dalle loro tradizioni.
Allora, Presidente, cosa possiamo fare? Cosa chiede al Governo questa mozione? Per favorire la crescita economica delle aree interne bisogna adottare misure di fiscalità di vantaggio per le imprese che scelgono di investire in questi territori. Questo non è solo un intervento economico, ma un atto di giustizia sociale. La disciplina comunitaria stabilisce che la coesione economica, sociale e territoriale è uno degli obiettivi fondamentali dell'Unione europea. È nostro dovere, Presidente, interpretare questa normativa in modo da ridurre il divario tra le varie regioni, garantendo che anche le aree interne possano prosperare. Le agevolazioni fiscali devono essere estese ai nuovi investimenti nelle aree interne; questa misura non solo attrarrà nuovi capitali, ma stimolerà anche l'occupazione locale, contribuendo a costruire un tessuto economico più solido e resiliente. È fondamentale valorizzare l'importanza delle piccole e micro-imprese, che rappresentano il motore dell'economia locale, implementando un sistema di premi e incentivi che favorisca le aziende che si insediano in aree interne svantaggiate, offrendo loro il supporto necessario per superare le sfide legate alla mancanza di infrastrutture e servizi.
Vi è un tema cruciale poi, che va assolutamente risolto, al netto di ogni steccato politico e partitico. Mi riferisco, Presidente, alla necessità di supportare il personale sanitario nelle aree interne, ma anche nelle isole minori, garantendo incentivi economici e soluzioni abitative per i medici e gli operatori sanitari che lavorano in queste comunità. La salute dei cittadini non può essere compromessa dalla difficoltà di attrarre e mantenere professionisti qualificati. Pertanto, Presidente, dobbiamo lavorare affinché i presidi sanitari siano adeguatamente dotati e che il personale possa svolgere il proprio lavoro in un contesto dignitoso e motivante. Inoltre, è necessaria una rivisitazione delle norme relative agli ospedali di area disagiata. È inaccettabile, Presidente, che i tempi di intervento superino la cosiddetta ; è importante ricordare che ogni minuto conta quando si tratta di salvare vite umane e, pertanto, è nostro dovere, Presidente, garantire che l'assistenza sanitaria nelle aree interne sia equiparata a quella delle aree non disagiate, affinché tutti i cittadini possano ricevere le cure necessarie senza discriminazioni.
Onorevoli colleghi, non possiamo poi consentire che in questi territori venga calpestato il diritto all'istruzione, che va garantito ad ogni bambino, indipendentemente dalla sua posizione geografica. Dunque, proponiamo di modificare le disposizioni sul dimensionamento scolastico per evitare la chiusura delle scuole nelle aree interne, facendo sì che venga garantito loro un adeguato sistema di trasporto, con una particolare attenzione agli alunni diversamente abili, affinché nessuno venga escluso dal percorso educativo.
La cultura, Presidente, è un altro pilastro fondamentale per il rilancio delle aree interne. Pertanto, la nostra mozione intende definire un piano pluriennale di investimento a sostegno delle biblioteche pubbliche e delle strutture culturali. La cultura, Presidente, non solo arricchisce la vita delle comunità, ma può anche diventare un motore di sviluppo economico, attirando turisti e creando opportunità di lavoro. Inoltre, onorevoli colleghi, bisogna accelerare nella costruzione di infrastrutture digitali. Pertanto, occorre garantire che tutte le comunità, indipendentemente dalla loro posizione, possano accedere alla rete mobile e ad internet, il che è essenziale non solo per la comunicazione, ma anche per l'accesso ai servizi e alle opportunità lavorative, come lo .
La nostra mozione prevede che vengano stanziate adeguate risorse per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità, in particolare per quella rurale. Strade ben mantenute sono fondamentali per la mobilità, per il commercio e per la sicurezza dei cittadini. Inoltre, Presidente, occorre promuovere un piano straordinario per il riuso e la rigenerazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, che migliorerà l'aspetto delle nostre comunità, ma contribuirà anche a creare nuovi spazi per attività sociali e culturali.
Onorevoli colleghi, la tutela del nostro ambiente è un aspetto fondamentale. Per questo motivo sosteniamo fortemente un rafforzamento degli investimenti per il contrasto al dissesto idrogeologico, la manutenzione idraulico-forestale e altre misure di prevenzione, agendo in modo preventivo, piuttosto che reattivo, per proteggere le nostre comunità dai rischi legati ai cambiamenti climatici.
Presidente, per le aree interne ci sono tre fondamentali: turismo, agricoltura e industria, e possono convivere, vista la bellezza di questi luoghi, di queste verdi terre, di centinaia di migliaia di ettari abbandonati, bisogna puntare anche, con l'ausilio di agronomi, nuovamente alla coltivazione, alle aziende agricole, alla zootecnia o, su aree idonee, al fotovoltaico e all'agrivoltaico e alla costituzione di una comunità energetica. Bisogna fornire risposte e incentivi. Il turismo poi, Presidente, è fondamentale: un turismo delle radici, un turismo lento, fatto di passeggiate in questi borghi, enogastronomico, culturale, balneare e religioso, un turismo di ritorno.
Infine, dare la possibilità - come dicevo prima - con fiscalità di vantaggio a grandi aziende di investire nelle aree interne. La ZES, la zona economica speciale per il Mezzogiorno può avere questo ruolo? Onorevoli colleghi, la nostra responsabilità è chiara. Dobbiamo lavorare insieme per garantire che le aree interne non siano più considerate marginali, ma diventino protagoniste di uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Oggi, Presidente, abbiamo l'opportunità di costruire un futuro in cui ogni cittadino, ovunque viva, possa accedere a servizi di qualità e opportunità di crescita. È tempo di agire con determinazione e visione. Solo così possiamo scrivere un nuovo capitolo per le aree interne del nostro Paese. Presidente, non possiamo permettere che queste comunità siano lasciate indietro, che le loro storie vengano dimenticate. È nostro dovere garantire che ogni cittadino, ovunque viva, possa accedere agli stessi diritti e alle stesse opportunità. Colleghi, chiedo in quest'Aula di unire le forze, al netto di ogni steccato partitico, per costruire un futuro in cui le aree interne siano non solo un patrimonio da preservare, ma anche un motore di sviluppo per il nostro Paese. È tempo di agire con determinazione e di ascoltare le voci delle comunità e di garantire che le aree interne diventino un pilastro della nostra politica di coesione territoriale.
Dobbiamo avere il coraggio di affrontare le sfide e di trasformarle in opportunità per tutti. Solo così possiamo costruire un'Italia più giusta e inclusiva. Quindi, Presidente, viva le aree interne e, per quanto mi riguarda, viva il Meridione d'Italia .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sottosegretaria Siracusano, colleghe e colleghi, le aree interne - Presidente, pensateci un attimo - sono al centro di una discussione in questo Paese da almeno due secoli. E sono due secoli che le aree interne, declinate in un certo modo, servono soprattutto alla politica per delineare politiche, strategie e interventi. E, guardate, colleghe e colleghi, noi abbiamo vissuto in questo Paese un paradosso che molti hanno dimenticato o che forse non conoscono. Noi siamo passati a una narrazione della miseria dello svuotamento che abbiamo oggi… se tornassimo indietro veniamo da una narrazione della miseria per sovrappopolamento. Le aree interne sono state definite nell'arco del fluire della storia e analizzate per i loro aspetti demografici per l'eccesso di sovrappopolamento.
Immaginate Francesco Saverio Nitti, nel suo “L'emigrazione italiana e i suoi avversari”, del 1888: per criticare le non-politiche della migrazione del Governo Crispi, diceva sostanzialmente, o meglio accusava il Governo di non agevolare la partenza e la migrazione dalle aree interne agricole perché c'erano un eccesso di sovrappopolamento e un elemento di sottoproduzione; Malthus alla fine, con la teoria sulla popolazione, aveva ampiamente vinto in tutto il continente e in tutti gli orientamenti politici.
E ancora la miseria. Pensateci un attimo, rileggiamo, colleghe e colleghi, le pagine di descrizione alla metà degli anni Cinquanta di Matera. Oggi, chi va a Matera credo abbia una percezione completamente diversa e possa plasticamente dimostrare come l'intervento e l'attenzione nelle aree interne, in modo concreto - non a parole, in modo concreto - possa cambiare la prospettiva anche alle zone del margine, alle zone periferiche.
Però, Presidente, Nitti non era solo. Nitti, Manlio Rossi-Doria, Guido Dorso: tutti immaginavano e hanno immaginato e hanno formato classi dirigenti - e noi di questa consapevolezza, però, ne dobbiamo prendere atto - rispetto al fatto che l'unica soluzione possibile per colmare quel divario, quel territoriale di sovrabbondanza di umanità fosse l'emigrazione. E non è un caso, guardate, che, se negli anni Sessanta un pezzo del Paese ha vissuto il proprio economico, un'altra stragrande maggioranza del Paese, soprattutto le aree interne, ha vissuto l'accesso a quella che poi diventerà la società dei consumi e il proprio miracolo economico grazie esattamente alle rimesse e agli investimenti di quella migrazione.
Ed è sintomatico come questa visione, Presidente, abbia attraversato tutte le fasi storiche. Siamo nel 1947 e c'è un discorso memorabile di Manlio Rossi-Doria, il padre della dicotomia tra le terre dell'osso e le terre della polpa; l'osso era rappresentato esattamente dalla dorsale appenninica, da quell'entroterra che viveva e sopravviveva, se vogliamo, esclusivamente di agricoltura. Dice le seguenti parole: “Voi permetterete la massima franchezza (…) la vostra agricoltura ha sempre duramente sofferto di tre piaghe: canoni di affitto troppo alti, eccessivo gravame fiscale e forte indebitamento. Il grave è che il processo che ha portato (…) ad aggravare la condizione di questa nostra regione (…) a cominciare con l'aumento della popolazione”.
Ora, siamo nel 1947. Immaginate meno di un secolo fa qual era la prospettiva narrativa attraverso la quale le persone esattamente delle aree interne venivano indotte a fare altre scelte. E sottolinea Manlio Rossi-Doria che la Lucania, come la chiamava lui, si stava risollevando solo grazie all'intervento delle rimesse delle emigrazioni.
Oggi, colleghe e colleghi, lo vediamo e mi riferisco ai “paesi”, non ai “borghi”, Presidente; io mi iscrivo al partito che li definisce “paesi”, perché noi stiamo vivendo una sorta di narrazione ancestrale come se il richiamo - e mi faceva sorridere il collega Mura - a questa presunta pseudo-identità micro-territoriale, anche in un paese di 424 abitanti, fosse la chiave di lettura dell'autonomia che una comunità così piccola deve conservare, affinché possa concretamente interpretare le strategie politiche dello Stato.
Collega Mura, insomma, lei sa che ci stiamo prendendo cortesemente e gentilmente in giro vicendevolmente, perché se è vero che la SNAI ha mancato in alcuni ambiti, non ha mancato perché era stata pensata male. Essa ha mancato esattamente in quella chiave, perché poi l'applicazione pratica - collega Mura, lei lo sa perché è stato anche amministratore territoriale - avviene esattamente nel momento in cui quella cabina di regia porta gli amministratori locali a richiedere, attraverso la rivendicazione identitaria del proprio microcosmo, risorse completamente scollegate da un quadro più generale. Allora, la politica della SNAI non è che abbia fallito nella proposta: ha fallito nell'applicazione ovvero perché è venuta meno una cabina di regia che la gestisce.
Ma è la storia di questo Paese, collega Mura. Lo sviluppo delle aree interne e il recupero dei territoriali avvennero, ad esempio, attraverso la Cassa del Mezzogiorno. Senza una cabina centrale quel non si sarebbe mai colmato e oggi non si colmerebbe ancora di più. E sa perché, collega Mura? Perché nei comuni manca il personale, che non è in grado per sopraggiunti limiti di età, e per l'incapienza economica che non consente di assumere personale. Ma noi questi bandi europei o il PNRR come li mettiamo a terra in un comune di 424 abitanti se a stento forse abbiamo due dipendenti comunali e un vigile urbano? Allora, sono queste le narrazioni che dobbiamo mettere da parte e parlare di concretezza ai cittadini. Peraltro, attenzione a innamorarsi di una dicotomia. Io mi occupo da 20 anni di fenomeni migratori e dopo 20 anni non riesco ancora a darle una risposta, Presidente: è più bravo e vince la partita chi emigra o vince chi resta? Questa dicotomia vedeva prima la narrazione sulla migrazione come espressione di una sofferenza. Adesso, la “restanza” è diventata il narrativo di tutti.
Io voglio vedere se tutti coloro che parlano in una maniera così spinta della “restanza” hanno vissuto un giorno, una settimana o un mese in un piccolo paesino! Non è il suo caso, collega Mura, e ci mancherebbe pure. Allora, noi, da questo punto di vista, ci dobbiamo capire per arrivare poi ai fatti concreti. Ripeto: se la Strategia nazionale delle aree interne è stata una grande intuizione ma è mancata nell'applicazione pratica, è stato probabilmente per le contorsioni politiche, amministrative e territoriali. Ogni sindaco, infatti, quando si candida alle elezioni - collega Mura - inevitabilmente, come ogni parlamentare, come ogni politico, sta lì a batter cassa.
Ma non è tanto - mi sia consentito - l'analisi del quadro geopolitico della sinistra, della destra, insomma, io non so come abbiano votato a Nughedu Santa Vittoria nelle ultime elezioni; presumo in un certo modo.
Ma la domanda, collega Mura, sa dove sta?
Questa Strategia, la visione delle aree interne, è stata aggravata esattamente dalla deficienza di questo Governo e dalla non azione del Ministro Fitto, immaginando, per prima cosa, di moltiplicarle e, come seconda cosa, di fare l'ennesimo scippo alle aree interne. Lo ricordo a tutte e a tutti: se il PNRR ci dà quelle risorse, non ce le dà semplicemente per la capacità politica di una stagione politica che le ha recuperata in Europa, ce le dà perché tiene conto dei numeri e dei divari territoriali, che fanno delle aree interne la priorità assoluta di intervento! Peccato che il vostro Governo abbia spostato risorse dalle aree interne verso le solite aree, collocate soprattutto al di sopra del 42° parallelo, perché bisognava dare risposte a qualche Ministro, o addirittura al di sotto del 42° parallelo, inventando non so quale faraonica opera, penalizzando esattamente le aree interne e non tenendo presente la necessità di trattamento di equità.
Non voglio abusare delle citazioni di Don Milani, ma immaginare di continuare a fare parti uguali tra diseguali è esattamente il più grave danno che si sta continuando a compiere nei confronti delle aree interne. E, allora - e mi avvio a chiudere, Presidente -, quali sono le proposte? Primo, una fiscalità di vantaggio, ma non a chiacchiere. Noi l'abbiamo fatto come Partito Democratico: durante l'approvazione della delega fiscale, grazie alla sensibilità, certo, del Governo, siamo riusciti a far passare un nostro emendamento, che prevede il raddoppio della permanenza del personale sanitario nelle strutture ospedaliere di periferia, ultra-periferia (cioè un anno di servizio vale il doppio), che è l'unico modo per cercare di incentivare la presenza. Voi, di tutta risposta, che cosa avete fatto? Ci avete risposto con un Fondo, più di un anno fa - se lo ricorderà, Presidente? Mi sa che era lei a presiedere -, per bloccare lo spopolamento e sa quanto ci avete messo, collega Mura? 1.600 euro a comune. Come ebbi modo di dire allora - lo ripeto -, un Paese non ci paga manco la banda musicale per la festa patronale, perché questa è la visione. Allora, se vogliamo continuare con una visione di parcellizzazione, dobbiamo capire se accontentare, per mere questioni politiche, l'amico dell'area interna di turno o immaginare una strategia complessiva.
E ancora. Si parla tanto della questione di far riattrarre le persone e sentivo tante cose in questi mesi e in questi anni. Collega Mura, voi siete il Governo che ha distrutto l'unica misura che esisteva - la più generosa in Italia -, per far rientrare le persone, che è la misura degli “impatriati”, che prevedeva addirittura per la sua Sardegna un incentivo ulteriore rispetto alla restante parte del Paese, che prevedeva uno sgravio del 70 per cento e per il Mezzogiorno del 90 per cento, con l'aggiunta del radicamento territoriale; per ogni figlio minorenne a carico ti davano tre anni in più. L'avete distrutta voi, ma livellando al 50 per cento tutto, togliendo il carico familiare, alla faccia dell'attenzione per la famiglia e, non contenti di questo, nell'articolo 29 di questa manovra di bilancio vi accingete a vietare, addirittura, l'accesso al trattamento di disoccupazione: 180 giorni - non 180 anni! - di disoccupazione a chi è impatriato, ha voluto investire, ha creduto nello Stato prima, ha creduto nel proprio territorio e, purtroppo, oggi si trova impossibilitato, preso in giro per l'ennesima volta.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Allora, nella nostra mozione chiediamo tante cose, ma soprattutto di incentivare - e chiudo per davvero, Presidente - la possibilità dello per davvero. Noi, durante il COVID, abbiamo sentito autorevolissimi opinionisti parlare di ma, nelle aree interne, nei piccoli comuni, manca una legge per stare in un paesino dell'entroterra e lavorare per una multinazionale e mantenere in vita quei luoghi, come il dissesto idrogeologico e come, soprattutto, un Piano per l'energia. Guardate, o la finite di immaginare di riempire questo Paese e le aree interne di pale eoliche, senza avere un tornaconto per i territori, oppure non ce la facciamo più
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo si riserva di intervenire.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il Presidente Mule'. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE'(FI-PPE). Grazie, Presidente Costa. So di trovare in lei una coscienza e un cuore attento alla sensibilità del tema che sottopongo a lei e, quindi, all'Aula.
Noi, in questi giorni, seguiamo con attenzione e con apprensione ciò che accade in Libano. Pensiamo ai nostri militari impegnati nella missione UNIFIL, che sono lì, in un territorio difficile, difficilissimo, per una missione di pace, in totale aderenza a un mandato dell'ONU, ma in totale aderenza a ciò che prescrive la nostra Carta costituzionale. Tuttavia, Presidente, abbiamo anche il dovere della memoria, lo faremo domani, nella Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, Giornata che venne istituita, dopo l'attentato di Nassiriya: 19 italiani tra militari, Carabinieri, soldati, civili, uccisi in quell'attentato. Però, oggi, Presidente, vorrei dedicare due minuti del nostro tempo per ricordare coloro che sono a tutto tondo martiri di questa Nazione, i martiri di una delle prime missioni di pace italiane del dopoguerra. Mi riferisco alla missione delle Nazioni Unite, si chiamava ONUC, avviata nel luglio 1960, nell'ex Congo belga - oggi Repubblica Democratica del Congo -, a seguito di una risoluzione del Consiglio di sicurezza che voleva tentare di ristabilire l'ordine nel paese durante la crisi del Congo. Bene, partirono soldati italiani e partirono uomini e mezzi dell'Aeronautica militare italiana. Trasportavano materiali che dovevano essere di aiuto a quelle popolazioni, in una situazione davvero difficile, complicata, rischiosa, tanto rischiosa che, durante questa missione, tra l'11 e il 12 novembre 1961, avvenne quello che è passato alla storia come l'eccidio di Kindu, nel quale 13 aviatori italiani vennero trucidati da un'orda di soldati sfuggiti al controllo delle forze regolari. Presidente, li voglio ricordare uno per uno, stringendomi idealmente con affetto alle famiglie di ciascuno di loro: il maggiore pilota Amedeo Parmeggiani, il capitano pilota Giorgio Gonelli, il tenente medico Francesco Paolo Remotti, il sottotenente Onorio De Luca, il sottotenente pilota Giulio Garbati, il maresciallo Filippo Di Giovanni, il maresciallo Nazareno Quadrumani, il sergente maggiore Silvestro Possenti, il sergente maggiore Nicola Stigliani, il sergente maggiore Armando Fausto Fabi, il sergente maggiore Antonio Mamone, il sergente marconista Francesco Paga, il sergente elettromeccanico di bordo Martano Marcacci. Presidente, il più giovane di loro aveva 22 anni. La memoria del sacrificio di questi servitori della patria, caduti nell'adempimento del dovere, deve costituire per noi tutti un'eredità intramontabile, un'esortazione alla responsabilità e alla riflessione, tenendo bene in mente - i conflitti attuali ne danno chiara evidenza - che la pace non è un bene scontato, ma va sempre custodita e protetta.
Mi consenta, in chiusura, di leggere il perché a questi 13 caduti è stata conferita la medaglia d'oro al valor militare, con la seguente motivazione: “Membro dell'equipaggio di un velivolo impegnato in una missione di trasporto aereo nel quadro della partecipazione italiana all'intervento di intermediazione delle forze ONU nell'ex Congo, consapevole dei pericoli cui andava incontro, ma fiducioso nei simboli dell'Organismo internazionale e convinto della necessità di anteporre la costruzione della nascente Nazione all'incolumità personale, sopraffatto da un'orda di soldati sfuggita al controllo delle forze regolari, percosso gravemente sotto la minaccia delle armi, pur protestando la nazionalità italiana e la neutralità delle parti, preso in ostaggio, veniva fatto oggetto di continue nuove violenze e barbaramente trucidato, offrendo la propria vita per la pacificazione dei popoli e destando vivissima commozione nel mondo intero. Luminoso esempio di estrema abnegazione e di silenzioso coraggio fino al martirio”. Kindu, 11 novembre 1961.
Signor Presidente, sia onore ai Martiri di Kindu, sia onore ai caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace .
PRESIDENTE. Grazie Presidente Mule'. Anche la Presidenza ringrazia e apprezza molto il suo intervento. La ringrazio nuovamente.
Sullo stesso argomento, ha chiesto di parlare l'onorevole De Maria. Ne ha facoltà.
ANDREA DE MARIA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo doveroso unirmi, credo di farlo a nome di tutto il gruppo del Partito Democratico, alle parole del Vicepresidente Mule' che, davvero, condividiamo interamente. Credo sia giusto ricordare qui l'eccidio di Kindu, ricordare il sacrificio di quei militari italiani che persero la vita in un contesto che oggi possiamo ritenere, per tanti versi, ancora attuale, cioè di un continente africano vittima di guerre civili, di neocolonialismo, di azioni anche di potenze esterne a quel territorio che ne vogliono controllare le risorse naturali e minerali.
Il Congo belga ha avuto una storia particolarmente drammatica fin dall'occupazione coloniale ed è vero che in quel momento, nel 1961, i nostri militari erano lì in missione di pace, davvero per portare valori di rispetto, di solidarietà e per aiutare una possibile evoluzione positiva di un conflitto, che, poi, peraltro, non c'è stata e, tuttora, quello è un territorio pieno di conflitti e di tragedie. Penso, quindi, che sia stato davvero giusto ricordare questi militari in quest'Aula, anche perché sono stati insigniti della medaglia d'oro.
Noi, fra l'altro - l'onorevole Mule' lo sa bene -, stiamo ragionando, in Commissione difesa, anche su un riconoscimento per tutti i militari, tutte le donne e gli uomini del nostro Esercito caduti in vario modo nelle missioni di pace, perché davvero quei militari hanno reso onore al Paese e - voglio dirlo - anche ai nostri valori costituzionali, in particolare a quell'articolo 11, che, non a caso, tiene in campo il ripudio della guerra; un grande articolo che afferma il valore della pace, ma, nello stesso tempo, anche la scelta dell'Italia di contribuire attivamente, come facciamo davvero tanto, al ruolo delle grandi organizzazioni internazionali.
Quindi, ringrazio davvero l'onorevole Mule' per aver voluto ricordare questo episodio così drammatico e così eroico insieme in quest'Aula. Vorrei portare anch'io una parola di ricordo di quei nostri militari caduti da parte del Partito Democratico .
PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il Presidente Mule' per questo intervento, a cui si associa di nuovo la Presidenza, sull'eccidio di Kindu.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
S. 1225 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023 (Approvato dal Senato). (C. 2100)
: FORMENTINI.
3.
4.
5.
Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946. (C. 1168-1318-1371-1452-1572-A)
: NAZARIO PAGANO.
6.
S. 1256 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137, recante misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria (Approvato dal Senato). (C. 2128)