PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, legge il processo verbale della seduta dell'8 novembre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento una interrogazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione all'ordine del giorno Zaratti e Bonelli n. 3-01332 .
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Patrizio Giacomo La Pietra, ha facoltà di rispondere.
PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA,. Signor Presidente, onorevoli deputati, la detta comunemente cocciniglia tartaruga, è l'ultimo di una serie di organismi nocivi giunti dal Nord America nel nostro Paese a seguito di commerci internazionali che favoriscono la diffusione di specie non autoctone.
Rilevata in Campania per la prima volta nel 2015 dal Servizio fitosanitario regionale (SFR), è stata successivamente segnalata, nel 2018, anche dal Servizio fitosanitario regionale del Lazio. In considerazione della sua pericolosità e della valenza paesaggistica che assumono i pini in città storiche come Roma o in ambiti come i parchi pubblici storici e le riserve naturali di alto pregio naturalistico, il Comitato fitosanitario nazionale (CFN) ha affrontato la problematica e identificato le prime misure di contrasto, istituendo al suo interno uno specifico gruppo di lavoro tecnico-scientifico per lo studio dell'organismo nocivo. A detto gruppo, a cui partecipano, oltre agli esperti dei Servizi fitosanitari regionali, l'Istituto nazionale per la protezione delle piante, l'Università degli studi di Napoli Federico II e l'Università degli studi di Viterbo, è stato dato l'incarico di approfondire la problematica e sviluppare una serie di attività, tra cui l'individuazione delle misure fitosanitarie più appropriate per l'eradicazione e il contenimento, nonché per la ricerca di possibili agenti di contrasto biologico.
Alla luce dei risultati conseguiti, il decreto ministeriale del 3 giugno 2021 del MIPAAF, recante “Misure fitosanitarie di emergenza ai fini del contrasto dell'organismo nocivo cocciniglia tartaruga”, ha definito le indagini da effettuare sul territorio nazionale per accertare l'estensione dell'infestazione, le misure fitosanitarie di intervento, le disposizioni per la movimentazione delle piante ospiti dalle aree delimitate, nonché le azioni di informazione e comunicazione.
Ad integrazione del suddetto decreto sono state emanate le “Linee guida per la gestione del materiale di risulta degli abbattimenti e delle potature di piante infestate da Toumeyella parvicornis”, adottate il 1° marzo 2023, con il documento tecnico ufficiale n. 33 del Servizio fitosanitario nazionale.
Al fine di evitare la diffusione dell'organismo nocivo, le citate linee guida definiscono i comportamenti, per gli operatori privati e pubblici, da attuare su tutto il territorio nazionale, al fine di consentire il corretto trasporto e la gestione del materiale vegetale di risulta delle attività di abbattimento e/o potatura derivanti da piante infestate. Inoltre, in relazione alla ricerca di possibili agenti di controllo biologico, sono state avviate attività finalizzate all'individuazione degli antagonisti naturali già presenti sul territorio nazionale, di quelli presenti negli areali di origine dell'insetto, nonché degli altri potenziali strumenti di biocontrollo. A tal riguardo informo che, nell'ambito di uno specifico accordo di collaborazione tra il MASAF e il CREA, approvato dal Comitato fitosanitario nazionale, stipulato in data 3 gennaio 2023 e rinnovato per l'annualità 2024, sono state previste specifiche azioni per lo studio e il controllo della cocciniglia, incentrate sul potenziamento del monitoraggio, sull'individuazione di metodi di controllo più efficaci, nonché sullo sviluppo su larga scala di un metodo di controllo biologico.
Tale collaborazione ha consentito il finanziamento delle attività di ricerca svolte dal CREA al controllo della cocciniglia, che hanno portato al ritrovamento di un antagonista naturale, il predatore coccinellide Thalassa montezumae, come potenziale agente di controllo biologico, individuato nel 2023 in America e introdotto con le necessarie autorizzazioni in condizioni di quarantena in Italia.
Attualmente sono in corso gli studi di ecologia, genetica e dinamica di popolazione al fine di predisporre un'adeguata analisi del rischio, propedeutica alla presentazione di un piano di lancio su larga scala. I risultati ad oggi raggiunti sono stati presentati preliminarmente nella seduta pubblica dell'Accademia nazionale italiana di entomologia dedicata alla lotta biologica, tenutasi nel rettorato dell'Università di Napoli il 14 giugno 2024. Allo stato attuale, in attesa di un programma di lotta biologica su larga scala, l'unica forma di contrasto praticabile in ambiente urbano è l'endoterapia con prodotti autorizzati a base di abamectina. L'abamectina è una sostanza attiva insetticida che, nel 2022, è stata oggetto di discussione in sede del Comitato permanente per le piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi, per il rinnovo della sostanza a livello europeo.
Il Ministero dell'Agricoltura, avendo individuato nella sostanza un indispensabile e insostituibile strumento di lotta alla cocciniglia tartaruga, ha ufficialmente presentato una richiesta alla Commissione, di concerto con il Ministero della Salute, autorità competente in materia di prodotti fitosanitari, affinché fossero inclusi anche gli impieghi in endoterapia, che non determinano dispersione del prodotto nell'ambiente, ottenendo la modifica con il regolamento di esecuzione (UE) 2023/515 della Commissione dell'8 marzo 2023, che rinnova l'approvazione della sostanza attiva abamectina, in conformità al regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio.
Attualmente, quindi, è possibile usare l'abamectina in endoterapia per contrastare la cocciniglia tartaruga.
Ciò posto, preciso che l'ANAS, nel gestire l'abbattimento di alberature ai fini della sicurezza stradale e per scongiurare gravi danni derivanti dalle eventuali cadute dei pini sul piano viabile, è tenuta ad interfacciarsi con il settore fitosanitario territorialmente competente al rilascio di tutte le autorizzazioni necessarie. Per quanto concerne, in particolare, la strada statale 296 e la strada statale 7, le competenze rientrano in quelle del settore fitosanitario della regione Lazio, deputato all'individuazione delle “zone rosse” in cui i pini devono essere abbattuti e portati a rifiuto in apposite discariche adibite a debellare la cocciniglia.
Informo, infine, che l'ANAS, nell'ambito delle proprie competenze e nei limiti delle risorse all'uopo destinate, si è resa disponibile ad effettuare la terapia eventualmente indicata e autorizzata dal settore fitosanitario territorialmente competente, nonché a provvedere alla messa in dimora di nuove alberature in sostituzione di quelle che costeggiavano la strada statale 296 e la strada statale 7.
PRESIDENTE. L'onorevole Zaratti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, Presidente, e ringrazio anche il Sottosegretario per la risposta. Signor Sottosegretario, questo è l'ennesimo “regalo” che ci fa il cambiamento climatico perché la cocciniglia tartaruga, che viene dall'America del Nord, come giustamente lei ha affermato, prolifera soprattutto negli ambienti caldi, quegli ambienti, cioè, modificati dai cambiamenti climatici con l'aumento della temperatura, tant'è che effettivamente il primo insediamento della cocciniglia tartaruga, con la prima segnalazione che ne abbiamo avuto, è stato nella regione Campania e dopo si è diffusa anche nella regione Lazio e, in modo particolare, nella zona di Roma. Questo per puntualizzare, perché altrimenti sembra che le cose accadano per caso, ma non è così, in quanto ci sono sempre delle ragioni e in questo caso è proprio il cambiamento climatico che ha determinato il fatto che questo parassita potesse attecchire nelle nostre zone. Quindi, il cambiamento climatico c'è, con buona pace di tutti i negazionisti, alcuni dei quali siedono nel suo Governo, e i risultati sono sempre dannosi, sia per quanto riguarda le persone sia per quanto riguarda l'ambiente.
La cocciniglia tartaruga è particolarmente dannosa perché, appunto, è pericolosa per le persone, per gli ecosistemi ed è pericolosa anche per una questione importante qui a Roma, cioè per il paesaggio. Infatti, ci sono i famosi pini () che in qualche modo caratterizzano anche il panorama e il paesaggio della città eterna, dalle strade consolari alle grandi ville e via dicendo, dove questo elemento arboreo contraddistingue il profilo e lo della nostra città, della città eterna. Dunque, si va a incidere anche su una questione importante, che è una questione culturale, cioè l'abitudine, appunto, di vedere effettivamente la città corredata da questo corollario, da questa corona, costituita dai pini, che le fa da sfondo. Quindi, il fatto di combattere questo parassita non è soltanto un obiettivo giusto dal punto di vista ambientale ma è anche un obiettivo che riguarda la nostra identità culturale e riguarda anche l'economia, perché la città eterna senza più i suoi paesaggi contraddistinti dai pini, che le fanno da sfondo, sarebbe un'altra città e immaginate che anche dal punto di vista turistico tutto questo comporterebbe importanti ed enormi danni - diciamo così - al turismo della nostra città.
Per quanto riguarda la statale n. 296, risulta che dal 2018 è tornata in capo alla gestione dell'ANAS e non più solo della regione Lazio - questo per puntualizzare; almeno i dati in nostro possesso ci dicono questo - e quindi è necessario non soltanto mettere in campo un'opera su questa importante statale, nella zona, appunto, di Ostia e Fiumicino sul litorale romano, ma è necessario, secondo noi, incrementare gli strumenti per poter combattere questo dannosissimo parassita. Però, per fare questo, Sottosegretario, come sempre servono risorse, servono fondi. Io ho apprezzato il ragionamento che lei ha fatto e le informazioni che ci ha fornito, ma in realtà servono importanti risorse, in primo luogo, per combattere intanto con i mezzi che abbiamo a disposizione la cocciniglia e per salvare più alberi possibile e più pini possibile e, contemporaneamente, serve anche uno stanziamento importante nella ricerca, perché questo parassita corre il rischio di far sparire una specie arborea dal nostro Paese e pensiamo che sia necessario incrementare i fondi per la ricerca per quanto riguarda la difesa integrata.
Io voglio ricordare che qualche anno fa i nostri castagneti sono stati preda di un altro parassita importato in Italia, in quel caso dall'Asia, che era il cinipide galligeno, che aveva distrutto quasi completamente la produzione di castagne nel nostro Paese, in molte zone del nostro Paese. Era partito dal Piemonte, in quel caso, e poi si era diffuso in tutto il Paese. L'antagonista che è stato messo in campo e che grazie al finanziamento statale è stato diffuso sul territorio nazionale ha salvato i nostri boschi di castagno e i nostri castagni e anche, in quel caso, la produzione di castagne, diventando un ottimo esempio di lotta biologica che effettivamente riesce a risolvere il problema. Ci rendiamo conto che la ricerca deve essere comunque completata, perché in questo caso ancora non siamo arrivati al punto nel quale effettivamente ci è chiaro quale sia l'antagonista che possiamo mettere in campo, perché, come lei ha ricordato, le coccinelle nelle due varianti non sembrano essere particolarmente efficaci o, meglio, lo sarebbero se non avessero un vizio, le povere coccinelle, cioè quello di passare da una parte all'altra non avendo chiara la missione che le stiamo dando in questa occasione. Questa diffusione delle coccinelle che diffondiamo effettivamente rende poco efficace la lotta integrata, ma su questo bisogna stanziare danaro, bisogna stanziare soldi, bisogna stanziare fondi che servono per la ricerca, in primo luogo, e che poi servono anche per mettere in moto quelle misure fitoterapiche che in questo momento possono essere utilizzate per salvare più pini possibili.
Non credo che la strada sia quella dell'abbattimento , ma è quella di salvare tutti i pini che è possibile salvare, anche perché, Sottosegretario, le voglio indicare anche un altro elemento di riflessione, cioè che i pini sono una specie arborea importata nella realtà romana in modo particolare. Non sono autoctoni ma sono stanziati ormai nel nostro territorio da centinaia di anni. La biodiversità che noi dobbiamo difendere non è soltanto la biodiversità della foresta ancestrale - non è solo quello - ma la biodiversità è anche la biodiversità che si è creata nel nostro Paese attraverso l'opera degli esseri umani. Faccio un esempio: gli oliveti, che caratterizzano, anch'essi, il paesaggio di gran parte del Lazio, fanno parte, ovviamente, di quella biodiversità che noi dobbiamo difendere, così come la biodiversità rappresentata da questa specie, che nel nostro Paese corre il rischio di essere completamente dimenticata.
Per questo noi chiediamo a lei e al Governo uno sforzo importante in termini di stanziamento di fondi per la ricerca e per gli interventi fitoterapici che è possibile fare in questo momento e che ci sia una centralizzazione sul Ministero di tutte le attività che sono necessarie e che è necessario fare per salvare il nostro paesaggio e i nostri pini.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interrogazione all'ordine del giorno.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angelo Bonelli. Ne ha facoltà. Prego, onorevole.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Intervengo per chiedere alla Premier Meloni di venire in Aula o di valutare lei stessa se in queste ore intenderà intervenire, perché le parole pronunciate poche ore fa da Elon Musk - che, riferendosi ai giudici italiani, ha detto testualmente “i giudici se ne devono andare”, con riferimento all'ultima sentenza del tribunale di Roma - non solo sono un'ingerenza inaccettabile, ma sono anche un problema serio per la nostra democrazia, e la Presidente del Consiglio è chiamata a difendere la Costituzione della Repubblica italiana e a difendere la magistratura .
Il silenzio di queste ore da parte della Premier non è una buona cosa, perché, al di là di come la possa pensare, lei è chiamata a difendere la nostra Costituzione e la nostra democrazia.
Devo dire che il Parlamento dovrebbe essere un po' più attento su questo tema - in generale, non mi riferisco a questo momento ovviamente - perché quello che sta accadendo è qualcosa di estremamente delicato per la nostra democrazia e per le democrazie globali. Infatti, quando un oligarca concentra in sé un potere che è legato alle piattaforme , alla conquista selvaggia dello spazio attraverso i satelliti, attraverso i quali può condizionare conflitti militari - vedi Ucraina - e anche, quindi, condizionare la geopolitica, ci troviamo di fronte a un problema. Il problema è il seguente: la costruzione di un'autocrazia tecnologica che vuole fare a meno della democrazia.
Questo è quello che abbiamo di fronte e quindi chiedo alla Premier Meloni di venire in Aula, ma anche di spiegare i rapporti con Elon Musk, considerati gli incontri che ci sono stati tra la Premier e Elon Musk, riguardo al progetto Starlink nel nostro Paese. Appaltare le telecomunicazioni a chi oggi ne fa un uso politico, ma in realtà un uso tendente a costruire proprio questa autocrazia tecnologica, dovrebbe preoccupare anche la destra italiana.
Da Salvini ce lo aspettiamo: ormai per lui è inevitabile ogni volta violare la legge, perché vuole violare la legge ed è consapevole che il Governo viola la legge rispetto, ad esempio, alla questione dei centri in Albania, perché in questa maniera consapevolmente si apre lo scontro con i magistrati. Così lui è soddisfatto nel definire i giudici che applicano la legge e la Costituzione della Repubblica italiana come giudici comunisti.
Il problema, però, è molto serio, signora Presidente. Mi rivolgo al Parlamento, perché è necessario che si apra una riflessione su questa situazione: il rischio di una svolta, di un'autocrazia tecnologica che voglia fare a meno della democrazia è forte. Ma, prima di tutto, difendere la Costituzione e la magistratura italiana, che oggi è stata attaccata da Elon Musk, che è di fatto il braccio destro di Trump .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi - non posso dire “rappresentanti del Governo”, perché in questo momento non vedo in Aula rappresentanti del Governo - il tema è molto importante ed è molto grave.
Ribadiamo, anche in questa sede, che l'attacco di Musk ai giudici italiani è un'intollerabile ingerenza e che sia assolutamente fondamentale che la Presidente del Consiglio intervenga e dimostri, nei fatti, se si ponga a difesa della sovranità nazionale o accetti in silenzio quest'attacco ai valori costituzionali e all'autonomia dei nostri organi giudiziari, in virtù della sua vicinanza e amicizia politica nei confronti di Elon Musk.
Le questioni, però, sono ancora più gravi se pensiamo agli interessi nazionali in gioco. Lo abbiamo denunciato con un'interrogazione al Ministro delle Imprese e del , che ci ha già risposto per quanto riguarda il rischio di un'apertura a Starlink e per quanto riguarda uno di quegli obiettivi che si sta ponendo l'Europa con una strategia satellitare europea, uno di quegli obiettivi - cioè quello di garantire in tutto il territorio nazionale una connessione veloce - per cui sono state stanziate importanti risorse del PNRR, uno di quegli obiettivi per cui sono al lavoro società che rappresentano l'interesse nazionale, con importanti quote di Cassa depositi e prestiti.
Ecco, da questo punto di vista, siamo nelle condizioni per cui aprire la porta a Musk senza chiarire… Ci è stato detto, nella nostra interrogazione al Ministero delle Imprese e del , che non si avrà alcun tipo di intervento, se non ci sarà prima una procedura di bando; però, al tempo stesso, non passa giorno in cui il Sottosegretario Butti non dichiari che è già avviata una sperimentazione con Starlink. Quindi, viene da domandarsi di che bando stanno parlando, forse un bando a cui può partecipare il solo Elon Musk.
Il rischio vero è che, se noi non diamo un segnale chiaro e netto di difesa degli interessi nazionali in questa vicenda, se noi non diamo un segnale chiaro di fiducia nei confronti del ruolo che possono avere l'Europa e l'Italia per garantire, ad esempio, una connessione veloce, più veloce della connessione che viene garantita da Starlink (che è una connessione più lenta e molto onerosa per i cittadini che si uniscono), noi rischiamo veramente di danneggiare gravemente gli interessi nazionali.
Dato che queste dichiarazioni sono arrivate in queste ore, noi ci aspettiamo che, in queste ore, in Aula venga fatta chiarezza e la Presidente del Consiglio dichiari apertamente da che parte sta .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Riferirò al Presidente le richieste di informativa giunte dai gruppi.
Ha chiesto di parlare su un altro argomento il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà. Prego, onorevole.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Per chiedere non solo un'informativa urgente a Piantedosi, ma di verificare subito quanto abbiamo letto; non appreso, ma letto.
Gliele leggerò, queste parole, perché sono davvero surreali, soprattutto se dette da un uomo delle istituzioni, che afferma: “Che tristezza, una donna che non capisce niente, strano ma vero. Io cara lei ho sempre elemosinato solo f…” - e non dico nient'altro - “e ne ho avuta tanta in dono. I voti non li elemosino di certo al massimo li compro o li prendo di prepotenza. Voi stupidi perdenti comunisti di m… mi fate sempre più schifo e pena”.
Guardi, Presidente, nel rispondere a una cittadina, tra l'altro su , ieri il sindaco di Terni, Bandecchi, oltre a dire delle frasi sessiste, per lui ormai usuali, contro una cittadina, afferma una cosa di una gravità inaudita. Per questo, chiediamo a Piantedosi di chiedere al prefetto di aprire subito una verifica. Dice che lui i voti non li elemosina, elemosina altro (e, anche lì, lasciamo perdere cosa elemosina), ma dice che i voti li “compra” o li “prende di prepotenza”. Di che cosa sta parlando? Di cosa si sta autodenunciando? Che cosa vuol dire? C'è una campagna elettorale aperta e c'è un'arroganza che porta addirittura a usare delle frasi che credo nessuno direbbe nei peggiori bar di un Paese civile.
Io invito tutti a prendere le distanze, invito tutti a capire di cosa stiamo parlando. Ma questo non è il luogo per chiedere alla maggioranza o al centrodestra di sbattere fuori quest'uomo; qui è il luogo dove chiedere alle istituzioni di rispondere, perché quelle che vengono dette in quelle righe sono frasi che di solito dicono gli esponenti della criminalità organizzata.
Allora, queste cose non possiamo passarle in silenzio ed è per questo che ho preso la parola, perché non possiamo permetterci di svilire non solo le istituzioni, ma quello che facciamo ogni giorno, e di sicuro questo non può avvenire in un Paese normale .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Riferirò al Presidente anche di questa richiesta di informativa appena giunta. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato, n. 2100: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023.
Ricordo che nella seduta dell'11 novembre si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 3. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 4. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 5. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.
Colleghi, chi deve uscire lo faccia in silenzio, altrimenti non riusciamo nemmeno a sentirla.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Grazie, Presidente.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Aspetto.
PRESIDENTE. Prego, collega.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membro del Governo, oggi ci troviamo a votare una proposta che, nel suo complesso, ha il pieno sostegno del nostro gruppo. Questo accordo internazionale per la difesa e la sicurezza rappresenta un passo avanti importante. Questo accordo internazionale risponde a esigenze di protezione e stabilità condivise con i nostri alleati. La convenzione segna un passo fondamentale verso la cooperazione internazionale in ambito aerospaziale e di difesa, ribadendo, come spesso sosteniamo, la necessità di impegnarsi nella realizzazione di un sistema di sicurezza condiviso e innovativo.
La GCAP è la sintesi di una visione congiunta tra i strategici che, unendo gli sforzi in ambito tecnologico e industriale, possono migliorare le capacità operative per rispondere velocemente e con efficienza agli attuali scenari geopolitici in continuo mutamento e lavorare incessantemente alla stabilità internazionale.
Ratificare il Trattato significa consolidare i rapporti di cooperazione tra i Paesi firmatari, rafforzando così la posizione del nostro Paese in un contesto geopolitico sempre più complesso e interconnesso. Partecipare alle strutture internazionali di difesa è per noi una scelta che tutela l'interesse nazionale e valorizza il ruolo attivo dell'Italia nel garantire la sicurezza europea e globale.
Pur confermando il nostro voto favorevole su questa proposta, sentiamo però il dovere di sottolineare la necessità di un controllo parlamentare rigoroso su tutte le scelte che riguardano la sicurezza nazionale, specie quando si tratta di decisioni che possono coinvolgere collaborazioni esterne, anche nel campo della tecnologia e della comunicazione.
In un contesto di crescente dipendenza da soluzioni digitali e tecnologiche, è essenziale che il Parlamento sia sempre informato e coinvolto nelle scelte che incidono direttamente sulla sicurezza del nostro Paese. Per questo motivo, auspichiamo che il Governo abbia e mantenga costante il dialogo con il Parlamento su temi così delicati, rispettando la centralità delle istituzioni democratiche e assicurando il giusto grado di trasparenza.
In conclusione, con il nostro voto favorevole su questa proposta, ribadiamo il nostro impegno a supportare un percorso di sicurezza e difesa comune, specie se questo può rappresentare un'opportunità di sviluppo tecnologico e occupazionale e, soprattutto, un investimento nella sicurezza e nella capacità di resilienza del nostro Paese.
Ma, al contempo, sottolineiamo con fermezza la necessità di mantenere un saldo controllo democratico su tutte le decisioni che riguardano la sicurezza nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà. Colleghi, però c'è veramente un caos inaccettabile. Se avete bisogno di parlare tra voi dovete farlo fuori dall'Aula, perché non riesco a sentire gli interventi. Collega Vinci, mi perdoni, ma sento più lei che chi interviene, scusi. Prego, collega Grimaldi.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare che, come in Senato, voteremo contro la ratifica della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, cioè . Il suo scopo? Gestire la progettazione, entro il 2035, di una piattaforma aerea di sesta generazione (). Già i nomi di piattaforme, programmi e missioni sono, di per sé, inquietanti, ed è così da sempre, no?
Voteremo contro perché, anche se la ratifica di oggi serve solo a costituire l'Agenzia, dietro c'è un'operazione che vale più di 9 miliardi di euro. Voteremo contro perché il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2023-2025 prevede un aumento della spesa prevista per il Programma dai 3,8 miliardi già stimati nel 2022 a 8,8 miliardi da qui al 2037. Come mai abbiamo bisogno di sostituire gli con un sistema di aerei da combattimento di sesta generazione? A che scopo dovremmo arricchire Leonardo, BAE Systems e Mitsubishi?
Da chi dobbiamo difenderci? Dobbiamo difenderci dalla Cina? Dagli altri Paesi emergenti? C'è - mi faccia dire, Presidente - un clima da guerra fredda, e c'è già un'economia di guerra che ci allontana da tutto ciò che è sviluppo collettivo, inclusione sociale, sostenibilità. Già, perché la presenza di nuovi sistemi d'arma e l'assenza di un trattato che imponga limiti aumentano davvero il rischio di incidenti e conflitti, e la ridotta finestra - fateci dire anche questo - di reazioni, dovuto alla vicinanza geografica di potenziali nuovi sistemi missilistici, aumenta il pericolo di , anche involontario.
Questo lo chiamerei equilibrio, l'equilibrio del terrore, che si basa su una logica di deterrenza, ma è un equilibrio, fatemi dire, molto precario, in cui la sicurezza di uno Stato è garantita non dalla premessa di pace, ma dalla minaccia di guerra totale. Alla fine del secondo conflitto mondiale si diceva che, quando un attacco nucleare garantisce una risposta nucleare altrettanto devastante, nessuna delle parti ha un vantaggio chiaro. Questo rende l'idea di un attacco preventivo meno allettante, si diceva.
Ecco, questo tipo di strategia era definita (MAD), ovvero distruzione reciproca assicurata. Un'idea che ha plasmato le politiche di sicurezza delle superpotenze durante la Guerra fredda, ma non solo, ha anche influenzato profondamente la natura delle alleanze internazionali e delle trattative diplomatiche. Presidente, è una cosa maledettamente seria, come la guerra, maledettamente seria . E siamo di nuovo lì, siamo sempre lì, e quello che chiede il nostro gruppo è a quale prezzo.
In manovra - lo diciamo davvero con una pesantezza per avere visto tutti i presidi, le manifestazioni, quella che è la dichiarazione di uno sciopero generale - gli unici capitoli di bilancio a non subire tagli lineari sono quelli che riguardano proprio il Ministero della Difesa, proprio l'investimento in armamenti. Anzi, le risorse per la spesa militare crescono in maniera mai vista, circa 35 miliardi di euro da qui al 2039, tra il Ministero della Difesa e il MIMIT.
Noi lo diciamo: non spalleggeremo questa corsa al riarmo che miete vittime militari e civili e sta già mettendo in ginocchio il pianeta e peggiorando la crisi climatica, perché - lo abbiamo detto - effetto serra ed effetto guerra procedono sempre insieme. Se vogliamo un'Europa che conti nel mondo, la sovranità degli Stati va ceduta anche sul terreno della difesa, ma attenzione, ceduta non vuol dire, come diceva Bonelli, cedere la nostra sovranità magari davanti a degli autarchici, magari davanti a degli imprenditori che giocano, giocano con tutto. Giocano ad andare nello spazio, giocano con i satelliti, giocano con le guerre e pensano di giocare anche con la democrazia. Noi non lo permetteremo
Se vogliamo un'Europa autorevole, dovremmo essere tutti impegnati nella costruzione di un polo diplomatico e di cooperazione. Questa corsa agli armamenti porterà solo inflazione e austerità, non abbasserà le emissioni e non alzerà certamente i salari e la spesa in sanità. Se alla gente manca il pane, non la nutriremo certo con i missili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare una ratifica che riguarda un'intesa che ha l'obiettivo di istituire una nuova organizzazione internazionale, il (GCAP). Tale organizzazione sarà costituita, nella fase iniziale quantomeno, da tre Paesi, tra cui l'Italia - ci saranno, infatti, Italia, Regno Unito e Giappone -, ma rimane aperta in futuro a ulteriori adesioni. Questa organizzazione può rappresentare, in prospettiva, un significativo tassello di una efficace proiezione italiana a livello internazionale, anche in quei settori in cui non sempre è stato valorizzato il nostro massimo potenziale.
Come emerso anche dai lavori della III Commissione, l'Accordo si inserisce armonicamente nel percorso di aggiornamento e potenziamento della strategia italiana nella regione dell'Indo-Pacifico, una regione sempre più importante perché, come sappiamo, lo scenario globale si instrada e va nella direzione di un assetto sempre più multipolare e complesso in termini di cooperazione internazionale. L'intesa intercorre, infatti, tra soggetti - ripeto, Regno Unito, Italia e Giappone, in una primissima fase - che hanno un comune di valori e obiettivi di lungo termine.
Ora, sebbene avviato e seguito nel tempo, ovviamente anche attraverso un controllo parlamentare, questo progetto racchiude un grande potenziale per l'intero sistema italiano. Vanno, infatti, a integrarsi sinergicamente differenti elementi di rilievo: la difesa, la ricerca, l'innovazione, l'industria nazionale, in un'architettura di sviluppo e anche di prestigio internazionale. L'Accordo costituisce, infatti, un'iniziativa che può avere un significativo impatto sul comparto della difesa internazionale attraverso un nuovo modello di collaborazione, che vede le industrie lavorare in maniera congiunta per sviluppare insieme tecnologie e capacità impossibili da ottenere singolarmente.
È quello che ci diciamo sempre, che tutti dicono, in qualche modo, quando parlano di difesa internazionale, ovvero lavorare in sinergia, così che non si vada a raddoppiare e ad avere degli sprechi inutili e si vadano a utilizzare davvero le risorse nella maniera più efficiente possibile.
Inoltre, il programma ha l'obiettivo di instaurare un processo di cooperazione che coinvolgerà, oltre ad aziende nel settore, anche piccole e medie imprese e centri di ricerca e università, formando così un di competenze capace di mettere a sistema le eccellenze nazionali attive sia in ambito industriale che accademico.
C'erano lati che si potevano migliorare? Sicuramente sì, come, ad esempio, quello della gestione dei dati e del ruolo che avrà Starlink. Ciononostante, secondo noi, questo Accordo rappresenta un'importante opportunità per il nostro Paese e con il ruolo attivo e costante del Parlamento - lo ribadisco - nel monitoraggio di tutte le fasi di questa iniziativa.
Forse è anche utile ricordare a quest'Aula che questa idea non è nuova. Inizialmente il programma era stato avviato tra Italia, Regno Unito e Svezia che avevano firmato un nel dicembre 2020. Successivamente, la Svezia ha abbandonato il progetto, mentre il Giappone ha deciso di aderirvi. Alcune forze politiche, che oggi voteranno contro questa ratifica, erano al Governo ed esprimevano il Premier, il Presidente del Consiglio, nel dicembre 2020. Alcune di queste forze politiche, probabilmente, diranno, come hanno già detto in Senato, che il loro voto contrario è giustificato dal fatto che la priorità è la sanità. Nel dicembre 2020, eravamo in piena pandemia ed era in quel momento che nasceva questo tipo di iniziativa. Le stesse forze politiche forse aggiungeranno che sono contrarie, perché ci sono non europei. Bene, il Regno Unito, nel dicembre 2020, era già fuori dall'Unione europea, perché il Regno Unito lascia l'Unione europea il 31 gennaio 2020.
Questo per arrivare a dire cosa? Questo è un esempio, secondo me, molto chiaro di come la difesa e la sicurezza internazionale vengano svendute molto semplicemente in politica per l'erosione di pochi centesimi o decimi di consenso. Quando si svende la sicurezza nazionale dei cittadini, si fa una cosa che, da parte mia e da parte nostra, non può che essere classificata come vergognosa, specialmente quando questo viene fatto senza scrupoli, lo ripeto, senza scrupoli. Azione voterà a favore di questa ratifica
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretaria, la ratifica e l'esecuzione della convenzione sottoscritta a Tokyo nel 2023 per l'istituzione dell'International government organisation GCAP (Global Combat Air Programme) è di estrema urgenza e rilevanza strategica. In sostanza, si tratta di istituire una nuova organizzazione internazionale, la GCAP, dotata di personalità giuridica e incaricata di gestire la progettazione e lo sviluppo di una piattaforma aerea di sesta generazione, in un orizzonte temporale di dieci anni.
A partire dal 2035, il nuovo sistema di difesa aerea andrà a sostituire gli attuali Eurofighter, la cui vita operativa sarà estesa alle ultime decadi del secolo in corso. Il nuovo sistema di aerei da combattimento di sesta generazione sarà integrato con sistemi cooperanti non pilotati, satelliti ed altri assetti militari. Il progetto prevede che tutti gli elementi del sistema siano collegati da una rete intelligente, basata su un'architettura dedicata, intelligenza artificiale e di nuova generazione.
È importante dire che le aziende capofila sono per l'Italia Leonardo, per il Regno Unito BAE Systems e per il Giappone Mitsubishi. È prevista la partecipazione al progetto di altre aziende italiane che rappresentano eccellenze nel settore a livello internazionale, come per esempio MBDA Italia, Elettronica e Avio, oltre a tutto l'indotto di piccole e medie imprese altamente specializzate.
La relazione illustrativa del provvedimento sottolinea come l'accordo costituisca un'iniziativa destinata a rivoluzionare il comparto della difesa internazionale attraverso un nuovo modello di collaborazione, che vede le industrie lavorare in maniera congiunta, per sviluppare insieme tecnologie e capacità impossibili da ottenere singolarmente. In questa frase che ho appena detto risiede non solo il principio alla base di questo accordo strategico, ma anche le possibilità di sviluppo di nuove ed importantissime tecnologie.
In un contesto di repentini cambiamenti di scenario sullo scacchiere internazionale, con equilibri e assetti che si modificano ed evolvono sempre più rapidamente, è necessario stare al passo in termini di registro delle relazioni. E mi spiego meglio, signora Presidente. È consuetudine che le relazioni tra i Paesi viaggino su diversi registri: quello diplomatico, quello commerciale, ma, purtroppo, anche quello militare. Dobbiamo prendere atto che, oggi, a questi registri se ne aggiunge uno e che la sua rilevanza sta aumentando tanto rapidamente da immaginare che possa superare di gran lunga gli altri.
Oggi, gli Stati fra di loro si relazionano in base alla tecnologia di cui possono disporre e che sono in grado di esprimere e di sviluppare. L'intelligenza artificiale e l'evoluzione potenziale che essa comporta rischiano di creare uno spartiacque fra Paesi sviluppatori e Paesi acquirenti, destinati a una subalternità politica, commerciale e militare.
E, in quest'ottica, quindi, colleghi, l'oggetto del nostro dibattito di oggi va ben oltre la ratifica di un accordo internazionale. È un vero e proprio accordo strategico con altri Paesi alleati e amici, come lo sono il Regno Unito e il Giappone, finalizzato proprio allo sviluppo di tecnologie che nessuno dei Paesi sottoscrittori sarebbe in grado di realizzare da solo. Ed è questo l'ostacolo più difficile da superare per essere in grado di andare oltre gli orizzonti tecnologici prevedibili. In Italia abbiamo straordinarie eccellenze sia nel campo industriale, sia nella ricerca e il programma GCAP è in grado di instaurare un processo di cooperazione che coinvolgerà, oltre le aziende del settore, anche i centri di ricerca e le università, puntando sulla realizzazione di un di competenze che metta a sistema le eccellenze nazionali attive in ambito industriale e accademico.
È una straordinaria occasione per sviluppare competenze ed è un fondamentale portone d'accesso alle tecnologie più avanzate. E non dimentichiamo le potenziali ricadute economiche e occupazionali. Il GCAP rappresenta per il nostro Paese un'opportunità per rafforzare l'industria spaziale e militare, la capacità produttiva e innovativa di tutto il settore della difesa, ma anche tutto il contesto della ricerca e dell'innovazione. È importante anche ricordare come il cambiamento di assetto lo renda un accordo che travalica i confini europei e che guarda a un'area sempre più strategica nel contesto geopolitico internazionale, ossia l'Indo Pacifico, un quadrante molto delicato, dal punto di vista sia delle tensioni politiche, sia delle rotte commerciali. Allora, l'asse rappresenta anche un elemento fondante di una politica estera che punti alla stabilizzazione degli equilibri e che tenda, dunque, alla pacificazione. Inoltre, il partenariato avviato è aperto all'ingresso di nuovi Paesi, sempre nell'ottica di una partecipazione e di un coinvolgimento equilibrati in termini di risorse economiche, industriali e accademiche.
In conclusione, signora Presidente, il GCAP è stato definito come il programma più rilevante per il settore del combattimento aereo nei rispettivi paesi per i prossimi anni, proprio per gli obiettivi che si prefigge di miglioramento della capacità di difesa attraverso l'utilizzo di tecnologie emergenti di potenziamento della cooperazione nel campo dei sistemi di combattimento aereo e di sostegno e promozione delle rispettive capacità industriali a contribuire alla sicurezza nazionale e all'influenza internazionale, nonché a favorire le esportazioni.
Pertanto, signora Presidente, non posso che esprimere il voto favorevole, a nome del mio gruppo Noi Moderati .
PRESIDENTE. Grazie, collega Bicchielli. Colleghi, il rumore di fondo è oggettivamente insopportabile. Non si riesce a sentire gli interventi: se avete bisogno di parlare, fatelo fuori dall'Aula.
Ha chiesto di parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Sottosegretario, oggi siamo chiamati a pronunciarci su un provvedimento di grande rilievo per la nostra Nazione. È una ratifica, ma ha un valore molto particolare per il futuro della sicurezza e della tecnologia europea ed internazionale.
La ratifica è della Convenzione che istituisce il Global Combat Air Programme (GCAP), una organizzazione intergovernativa congiunta tra Italia, Regno Unito e Giappone, firmata a Tokyo nel 2023.
Questa Convenzione rappresenta non solo una pietra miliare della cooperazione bilaterale, ma soprattutto una scelta strategica per il nostro Paese. Il programma GCAP mira a sviluppare una piattaforma di sesta generazione di sistemi di difesa aerea, un avanzatissimo sistema di velivoli da combattimento e di sistemi cooperanti non pilotati, integrati con satelliti ed altre componenti militari. Siamo già nel futuro.
Questo progetto, la cui realizzazione si baserà sull'impiego di tecnologie avanzatissime come intelligenza artificiale e i sistemi di comunicazione di nuova generazione, consentirà alle nostre Forze armate di accrescere la loro efficacia, in un contesto di difesa sempre più sfidante e complesso. L'obiettivo è sostituire la flotta Eurofighter a partire dal 2035, garantendo una capacità operativa continuativa che coprirà le prossime decadi.
Il significato di questo accordo va ben oltre l'ambito militare-difensivo. La partecipazione italiana al GCAP non solo consente di dotarci di tecnologie d'avanguardia e di rafforzare la nostra capacità di difesa, ma rappresenta un'opportunità straordinaria per l'intero sistema industriale e scientifico nazionale. Questo è un fatto che dobbiamo rilevare con particolare interesse. Le ricadute di questa adesione coinvolgeranno tutte le componenti della filiera produttiva: dalle grandi aziende , come Leonardo, MBDA Italia, Avio GE ed Elettronica, alle piccole e medie imprese, nonché i centri di ricerca e, naturalmente, non ultime, sicuramente, le università. Dunque, si tratta di un investimento in innovazione, competenze e occupazione. Per l'Italia GCAP costituisce anche un volano economico e occupazionale di portata nazionale. Secondo la relazione illustrativa al disegno di legge, la partecipazione italiana sarà sinonimo di avanzamento nelle tecnologie di intelligenza artificiale, nel , nella gestione dei e nello sviluppo di materiali tecnologicamente avanzati, con applicazioni che si estenderanno a settori come la meccanica di precisione e la sicurezza cibernetica.
Creare un tra industrie, PMI e istituzioni scientifiche italiane significa rafforzare il nostro ecosistema industriale e proiettare il nostro Paese, l'Italia, verso una tecnologica in Europa e anche nel mondo. Il modello di collaborazione che sottende GCAP ha, inoltre, una significativa componente di coinvolgimento territoriale, creando opportunità di sviluppo per i territori in cui si insedieranno nuove strutture produttive, centri di ricerca e istituti di formazione avanzata. È una opportunità per valorizzare e rafforzare le competenze del nostro Paese, creando posti di lavoro qualificati, in particolare in ambito STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, matematica), settori chiave per il futuro. L'accordo stabilisce che il Regno Unito ospiterà la sede centrale dell'organizzazione, ma il nostro Paese vedrà riconosciuta la parità dei contributi attraverso la designazione di rappresentanti italiani ai vertici dell'agenzia GCAP durante i primi anni di attività. Questo è un aspetto rilevante perché conferma l'equilibrio che caratterizza l'intero programma e la volontà di una reale condivisione delle responsabilità e dei benefici tra le parti.
Sotto il profilo organizzativo, GCAP prevede la costituzione di un comitato direttivo e di un'agenzia esecutiva incaricata di gestire il programma nei suoi molteplici aspetti. Questa struttura garantirà un buon andamento dell'attività e una pianificazione delle risorse necessarie. È importante rilevare che, sebbene il GCAP non rappresenti un impegno formale per l'acquisizione dell'arma finale, esso rappresenta il veicolo attraverso cui le parti possono rafforzare le proprie capacità difensive, in un contesto di autonomia tecnologica.
Forza Italia sostiene convintamente - ripeto - convintamente l'approvazione di questo disegno di legge di ratifica. La scelta di aderire al GCAP è una dichiarazione d'impegno verso un modello di difesa avanzato e condiviso, che permetterà all'Italia di affermare la propria presenza in Europa come nel settore della difesa tecnologica ed aerea. Questo programma va oltre il semplice acquisto di armamenti, rappresenta la possibilità di creare un polo tecnologico che influenzerà altri ambiti strategici, inclusi quelli navale, terrestre, spaziale e cibernetico. Aumentando le nostre capacità scientifiche ed industriali, il GCAP diventa un moltiplicatore di competenze e investimenti che si estenderanno all'intero sistema Paese. Aderendo a questa iniziativa, l'Italia si posiziona come attore di riferimento per la sicurezza del continente, unendo la propria visione alla volontà dei nostri internazionali di sviluppare una difesa autonoma e proiettata verso le sfide che ci attendono. Per questo esprimo - con fermezza e anche con un certo orgoglio - a nome di Forza Italia un voto favorevole, nella consapevolezza che tale decisione rappresenti un fondamentale passo avanti per l'Italia e un pilastro di sicurezza, tecnologia e crescita per il nostro futuro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo ribadendo i concetti che abbiamo espresso già nella giornata di ieri, durante la discussione generale. In particolare, questa al nostro esame non è una ratifica come tante altre, perché siamo chiamati a dare il via libera a un progetto - sì, lo riconosciamo - di importanza rilevante: l'adesione dell'Italia a un consorzio industriale e internazionale, che gestirà un progetto aeronautico di enorme impatto finanziario. E qui sono le nostre preoccupazioni perché parliamo di 9 miliardi per la sola fase di ricerca e di sviluppo e nessuno di noi qui, oggi, può rispondere a una domanda semplice e secca: quale sarà, alla fine, il conto che dovranno pagare i cittadini italiani?
Questo accordo è il proseguimento di un , quello del 2021, in cui gli attori principali all'inizio erano quattro e anche questo è significativo: c'era l'Italia, c'era la Gran Bretagna, c'era il Giappone, c'era e non c'è più la Svezia. Quali sono i motivi per i quali la Svezia si è tirata indietro? Anche questo sarebbe stato utile capire nella discussione per arrivare alla giusta cognizione critica che ognuno di noi deve avere prima di schiacciare il pulsante verde, bianco o rosso per approvare questa ratifica.
Dal punto di vista tecnico, noi non abbiamo nulla da eccepire. Parliamo di un'agenzia intergovernativa che si occuperà, questa volta, tra virgolette, dall'inizio alla fine, dalla progettazione alla messa in opera e alla industrializzazione, di tutto quel che riguarda la costruzione di questo velivolo di sesta generazione, che ci riporta e ci consegna - sì, certo - una tecnologia avanzatissima, ancor più avanzata di quella degli F-35.
Però, con la differenza che oggi - e questo dovrebbe essere un punto a favore di questo progetto - Italia, Gran Bretagna e Giappone sono posti su una posizione paritetica e non come avvenne quando, invece, per gli F-35, l'industria italiana fu relegata al ruolo di assemblatrice e manutentrice; diciamo che l'Italia è stata lì relegata al ruolo di manovalanza semplice, senza accesso, nel caso degli F-35, alle tecnologie avanzate, che rimanevano quindi fuori dalla nostra portata e da una ricaduta positiva per il nostro Paese in termini di tecnologia. E, quindi, dov'è il problema?
Il problema più grande è che noi, con questo progetto, usciamo fuori dall'ambito europeo e nell'ambito europeo esiste già un programma militare aeronautico, parallelo al GCAP-Tempest, portato avanti da Francia e Germania e che - salvo le convergenze future da tutti auspicate, ma che non sono assolutamente scontate - rischia di drenare fondi che l'Europa intende destinare alla difesa, con risorse finanziarie raccolte sul mercato con l'emissione di debito comune. E quindi qui c'è già una grande, enorme differenza tra i due progetti, rispetto al coinvolgimento e al ruolo dell'Italia.
Questo significa anche un'altra cosa, ossia che, se il programma GCAP-Tempest rimarrà un programma principalmente extra europeo, separato da quello franco-tedesco, ci troveremo a finanziare , senza alcun supporto europeo, tutti i costi di questo progetto, da qui ai prossimi 80 anni.
Allora, noi sappiamo che la partecipazione al programma è aperta e resta aperta agli altri Stati europei che in futuro vorranno aderire, ma la domanda che poniamo oggi al Governo è: per caso, abbiamo tastato il terreno su quanti Stati europei vogliano, possano e abbiano la necessità di partecipare al programma, in modo da non venire tagliati fuori dai finanziamenti europei? Io penso che sia questo un punto importantissimo sul quale si deve dare risposta, per votare oggi questa ratifica con meno dubbi possibili, vista l'importanza dei finanziamenti che vengono richiesti.
Alla luce di tutto questo, noi riteniamo che stiamo vivendo un momento storico in cui la nuova liberista, con i vincoli di bilancio europei, sui quali questo Governo non ha battuto ciglio, impone sicuramente una maggiore riflessione, più riflessione rapportata al momento in cui ci vengono chiesti più sacrifici, più tagli.
Allora, noi vorremmo chiedere rassicurazioni perché il nostro Paese non debba impegnarsi formalmente in un programma di riarmo di una tale portata e di questa natura. Nel momento in cui noi chiuderemo questo Accordo con Londra e Tokyo, noi stiamo rischiando - e qui è l'azzardo - di imbarcarci in una impresa che per decenni drenerà miliardi e miliardi di denaro pubblico da altre priorità di spesa (o che, almeno noi, riteniamo essere delle priorità), come ad esempio un per la difesa dei più deboli, la sanità, la scuola, l'università, l'. Ecco, pensiamo un po' di più a questi settori, cerchiamo di dare più priorità a questi settori. A nostro parere, sarebbe quindi doveroso soffermarsi un attimo per ragionare e temporeggiare forse un po' di più su questo programma.
Per tutti questi motivi, Presidente - ci sarebbe tanto altro da approfondire - dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghi, noi della Lega voteremo a favore del programma GCAP, un programma aeronautico estremamente innovativo, che porterà al nostro Paese uno sviluppo tecnologico. Ci verrà garantito un vantaggio competitivo e contribuiremo anche alla nostra sovranità tecnologica e industriale, il tutto con un occhio all'Indo-Pacifico, quell'area a cui oggi guarda tutto il mondo. Quell'Indo-Pacifico che ha visto stigmatizzare questo Accordo - siamo nel marzo scorso - da parte del portavoce del Ministero degli Esteri della Cina, Lin Jian, che ha attaccato il nostro Paese, l'Inghilterra e il Giappone, esprimendo forte preoccupazione per questo - così è stato definito - riarmo; un riarmo che non vuole, invece, essere tale.
Questo è un progetto che, come dicevo, porta innovazione, tecnologia, benessere, occupazione, industriale al nostro Paese. Mentre, ancora una volta, vediamo i Paesi di quell'area giustamente preoccupati per la crescente assertività cinese.
Voglio altresì rassicurare i colleghi che, in quest'Aula, hanno invitato a non spendere per la difesa, dicendo che il nostro primo impegno, come Lega, è quello di lavorare per la pace, per rafforzare la diplomazia, il dialogo. Tuttavia, non possiamo essere ciechi: tanti si stanno riarmando e coloro che si stanno riarmando sono stati ostili alle nostre democrazie.
Noi, in modo aperto, democratico, portandolo nei nostri Parlamenti, oggi ratifichiamo definitivamente questo Accordo internazionale, questa Convenzione tra Stati, tra democrazie, lo ripeto. Sarà questa una svolta vera e propria, una svolta che definirei indo-pacifica del nostro Paese, una svolta non solo, però, geopolitica, ma che riguarda anche la sicurezza nazionale dell'Italia e lo sviluppo industriale.
Questo, quindi, è un momento importante, che non va sottovalutato, non va ridotto semplicemente all'ottenere un caccia di sesta generazione, perché il GCAP, il , non è solo un caccia, ma è un sistema di sistemi e questo programma ha lo scopo di arrivare a sviluppare la cosiddetta intelligenza di sciame. Un moltiplicatore, si diceva in tanti interventi qui in Aula e sicuramente, ne siamo convinti, lo è questo progetto. Porterà un'innovazione profonda, uno sviluppo per i prossimi decenni al nostro Paese. Quindi, ancora, voglio dire a quest'Aula che non ci si può nascondere, non si può far finta che nel mondo non accada quello che sta accadendo e - mettendo sempre al primo posto il dialogo, la diplomazia e la nostra ferma, ferrea volontà di pace - dobbiamo, però, pensare anche a difenderci e a difendere il nostro Paese e le future generazioni. Ribadisco il voto favorevole della Lega .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ho ascoltato gli interventi degli altri gruppi e, sì, hanno ragione quei gruppi che richiamano all'importanza fuori dal comune, dall'ordinario, di questo accordo, del GCAP.
È vero: viviamo in tempi non ordinari e viviamo in tempi estremamente complessi. Viviamo in tempi in cui nel mondo stanno aumentando il numero di minacce e il livello di aggressività. Per questo io credo che per il nostro Paese corrisponda all'interesse nazionale rafforzare tutte quelle azioni che sostengono, valorizzano, allargano, approfondiscono le occasioni di cooperazione e collaborazione con i nostri alleati storici.
Questo è un Accordo di difesa, i cui contenuti sono stati delineati, sia dai gruppi che sono a favore, sia dai gruppi che sono contro, con due storici del nostro Paese: il Regno Unito e il Giappone. Sono due che sono esterni al perimetro europeo, uno per ragioni geografiche, l'altro per una scelta, ma sono due che fanno parte di una stessa idea di valori, di una stessa idea di visione del mondo.
Per questo credo che corrisponda all'interesse del nostro Paese votare a favore di questo Accordo. Tutte le occasioni in cui noi rafforziamo le capacità di collaborazione e di difesa delle nostre alleanze sono occasioni che rispondono all'interesse supremo del Paese. Tutte le volte che noi rafforziamo le occasioni di collaborazione, di ricerca, di lavoro comune all'interno delle nostre alleanze, sono occasioni che rafforzano la nostra capacità di difesa, la nostra capacità di proiettare a livello globale, come ricordava anche il collega Formentini, i nostri valori e i nostri interessi. Per questo, il Partito Democratico voterà a favore.
Certamente noi sappiamo quanto sia costoso investire, in questa fase, risorse per la difesa. È una fase estremamente complicata per i bilanci statali, è una fase estremamente complicata per i bilanci delle famiglie. Per questa ragione ci rifacciamo a quanto ha detto qualche settimana fa il Presidente Mattarella. Nessuno vorrebbe fare quello che stiamo facendo, ma la sicurezza fa parte di uno dei prerequisiti dell'interesse nazionale e, quindi, gli investimenti in sicurezza vanno presi avendo ben chiaro il costo di questi investimenti, la prospettiva cioè di costruire un mondo in cui questi investimenti non sono più necessari, perché vogliamo un mondo in cui si possa cooperare, collaborare e non contrastarsi, ma dobbiamo fare questo tipo di investimenti perché il mondo che conosciamo non c'è più.
Dobbiamo affrontare un mondo che è molto più complicato e irto di minacce, e per questo rafforzare le vuol dire rafforzare un'idea di presenza sullo scenario internazionale. Chiediamo al Governo, oltre a questo, di rivedere una serie di meccanismi di spesa pubblica generale, di vantaggi fiscali che vengono concessi a gruppi di interesse. Riteniamo che lì si debbano trovare le risorse per rafforzare il sistema di sociale, non possiamo pensare che ci siano spese alternative.
Dobbiamo pensare sia alla sicurezza internazionale che alla sicurezza sociale, favorendo una maggiore equità sia nel carico fiscale che nella spesa fiscale, che sono questioni sulle quali non siamo soddisfatti dell'atteggiamento che sta tenendo il Governo, che, invece, in questi mesi ha rallentato la lotta contro l'evasione e non sembra avere intenzione di distribuire in modo equo il carico fiscale, secondo quanto previsto dagli articoli della Costituzione e, in particolare, dall'articolo 53. Grazie e voteremo a favore di questo Accordo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Padovani. Ne ha facoltà.
MARCO PADOVANI(FDI). Presidente, Sottosegretario, onorevoli colleghi, il Trattato firmato a Tokyo il 14 dicembre 2023 dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto, con il collega Ministro giapponese e il Segretario di Stato alla Difesa del Regno Unito, ha posto le basi per l'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP. Il è uno dei programmi più sfidanti e avveniristici per l'industria dell'aerospazio. Difesa e sicurezza rappresentano per l'Italia un traguardo fondamentale, con un messaggio fortissimo, in quanto la nostra è rivolta al mondo intero. Oggi la situazione internazionale è particolarmente complessa.
Gli interpreti risultano molto spesso aggressivi sul palcoscenico mondiale, dove l'instabilità è crescente e continua e la competizione tra Stati è sempre maggiore. Risulta, quindi, assolutamente necessario rimanere un passo avanti rispetto alle minacce che si evidenziano quotidianamente. I nostri militari, impegnati tutti i giorni nelle varie missioni internazionali e non solo, vivono questa forte pressione con grande senso di responsabilità ed altrettanta professionalità . A questi uomini e donne, pilastri della nostra democrazia, va il nostro ringraziamento per essere sempre al fianco dei cittadini, sia in Patria come all'estero, dimostrando che deterrenza e sicurezza sono il presupposto di pace e libertà.
Voglio ricordare le parole del Ministro Crosetto che, in occasione della recente cerimonia del 4 novembre, ha giustamente omaggiato le nostre Forze armate, che sono a rappresentare l'Italia in teatri difficili e impegnativi, per fare un'unica cosa: difendere con ostinazione la pace e non arrendersi alla guerra. Questo fanno le nostre Forze armate: difendono le democrazie, difendono i Paesi, cercano di costruire sicurezza, che non si può costruire solo a livello nazionale. Un compito gravoso in un contesto denso di tensioni, ma che vedrà anche, in futuro, il ruolo dell'Italia volto a favorire, coltivare e preservare il rispetto del diritto internazionale.
Lo stesso Ministro Crosetto, in più occasioni, ha ribadito che non sono mai mancati gli investimenti, ma servono alleanze, sottolineando che le aziende italiane non possono essere rette solo dal bilancio nazionale, dovendosi basare, soprattutto, sul mercato internazionale. Occorre, quindi, rafforzare la presenza dell'industria della difesa nel mondo, sfruttando le particolari posizioni raggiunte nel settore navale e nell'artiglieria, spingendo la nostra competitività all'estero. Grazie, dunque: questo è il messaggio rivolto a uomini e donne in divisa per il lavoro complesso che portano avanti più di quanto possiamo immaginare.
Ripensarci e mettersi in discussione ogni giorno per rimanere in standard altissimi in un mondo che cambia velocemente, un servizio alla Repubblica che merita plauso e riconoscenza. Fratelli d'Italia è consapevole di questo, Fratelli d'Italia è un partito fiero di questo, come è consapevole dei rapidi cambiamenti tecnologici che impongono di valorizzare ulteriormente la base industriale della nostra difesa . Siamo altrettanto convinti che, con uno spirito di equo partenariato, Italia, Giappone e Regno Unito consolideranno le antiche relazioni basate sui valori di democrazia, libertà, rispetto dei diritti umani e, soprattutto, sullo Stato di diritto.
Rafforzarli e svilupparli nel campo militare e della difesa sarà fondamentale. Questa istituzione vedrà, quindi, un programma in grado di produrre capacità e tecnologie sostenibili e all'avanguardia, con una collaborazione efficace ed equilibrata che andrà a garantire il costante successo. L'Italia potrà godere di un ruolo di primo ordine nel settore del , garantendosi vantaggio operativo per affrontare le sfide poste dai nuovi scenari attraverso lo sviluppo di un sistema di sistemi, una combinazione di velivoli pilotati e senza piloti, altamente connessi con un numero variabile di altri assetti, per aumentare la loro capacità.
Sovranità tecnologica ed industriale: la concezione, la progettazione, le produzioni congiunte del GCAP garantiranno all'Italia il mantenimento delle capacità ingegneristiche per progettare e sviluppare sistemi di combattimento aereo di nuova generazione e per mantenere un adeguato livello di sovranità nazionale. In Italia il programma è guidato da Leonardo, azienda capofila, che si avvale di MBDA, Elettronica e Avio Aero, con l'obiettivo di creare un processo di cooperazione che coinvolgerà, oltre alle aziende nel settore, piccole e medie imprese, centri di ricerca e università, formando così di competenze capaci di mettere a sistema le eccellenze nazionali attive sia in ambito industriale che accademico.
L'Accordo, sostanzialmente, prevede che la nuova organizzazione sia incaricata di gestire la progettazione e lo sviluppo di una piattaforma aerea di sesta generazione. Un'iniziativa destinata a rivoluzionare il comparto della difesa internazionale attraverso un nuovo modello di collaborazione, che vede le industrie lavorare in maniera congiunta per sviluppare insieme tecnologie e capacità impossibili da ottenere singolarmente.
È giusto ribadire e precisare che la Convenzione non costituisce un impegno formale alla futura acquisizione dell'arma, né contempla o quantifica uno specifico impegno finanziario a carico degli Stati membri, e, peraltro, non modifica gli aspetti generali di collaborazione tra i Ministeri della Difesa coinvolti. Le parti concorderanno, attraverso intese successive, i termini di contribuzione finanziaria di ogni Paese dell'intesa relativamente alle varie fasi del programma: produzione, sviluppo e supporto logistico.
Per tutte le considerazioni fin qui esposte e ribadendo la grande opportunità per il sistema di difesa nazionale, e non solo, sono a dichiarare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2100: S. 1225 - "Ratifica ed esecuzione della Convenzione sull'istituzione dell'organizzazione governativa internazionale GCAP, fatta a Tokyo il 14 dicembre 2023" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere al Ministro dell'Interno un'informativa urgente sulle anomalie che si sarebbero verificate in Calabria sul voto alle politiche del 2022. Come denunciato da nell'anticipazione di un'inchiesta giornalistica, nel collegio uninominale di Cosenza, Calabria-02, la percentuale di schede bianche risultate votate è stata anomala: pari al 10 per cento, quando, normalmente, si aggira in tutta Italia al 3 per cento. Nella stessa inchiesta emerge che i presidenti dei seggi, raggiunti dalla giornalista, hanno confermato che quelle schede in fase di scrutinio erano bianche.
A ciò aggiungo quanto riportato in una lettera che mi è stata fatta pervenire da alcuni elettori: “Egregio onorevole, ci preme informarla che il suo Gentile sta richiedendo presso tutti i comuni del territorio i verbali relativi alle operazioni di scrutinio. Inoltre, ha predisposto una richiesta per la quale ha voluto la firma di almeno 400 elettori di diversi comuni. Nell'interesse di tutti noi calabresi e vostri elettori, la preghiamo vivamente di seguire con attenzione l'evolversi della situazione e siamo disponibili a contribuire economicamente e moralmente alle spese che la costituzione in giudizio dovesse comportarle. È inutile dire che le modalità di ricerca di qualche errore sono, come sempre, poco trasparenti e chiare, facilmente potrebbero capovolgere un esiguo risultato di voti, ma di grande liberazione morale. Con affetto, vostri elettori”.
A questo punto, chiediamo che il Ministro ci aiuti a capire. Chiederemo, lo faremo in Giunta e lo faccio qui, in Aula, alla maggioranza e al presidente Fornaro, che si fermino i lavori della Giunta per indagare a fondo su quanto emerge da questa inchiesta e dal lavoro stesso della Giunta e rispondere ad alcune domande: esiste o no un sistema di controllo pseudo-mafioso del voto in Calabria? La sicurezza dei seggi elettorali e di chi presiede le operazioni di scrutinio è stata garantita? Il voto in Calabria è un voto libero o condizionato da fattori ambientali riconducibili allo strapotere di alcune famiglie ? Onorevoli colleghi, questo è il Parlamento, l'organo che esprime la massima sovranità del popolo italiano e della nostra democrazia. Vogliamo continuare a nascondere la polvere sotto al tappeto o vogliamo restituire dignità e fiducia ai cittadini italiani - “Onestà”,?
PRESIDENTE. Riferirò al Presidente della richiesta di informativa giunta. Colleghi, togliete i cartelli. Chiedo agli assistenti parlamentari di intervenire . Colleghi… Colleghi, non è consentito. Colleghi, se smettiamo, andiamo avanti, altrimenti sono costretta a sospendere la seduta.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa, ringrazio gli assistenti parlamentari.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Loizzo ed altri n. 1-00231 per la cura e l'assistenza dei pazienti colpiti da sclerosi multipla e patologie correlate .
Ricordo che nella seduta di lunedì 11 novembre 2024 si è svolta la discussione sulle linee generali. Avverto che sono state presentate le mozioni Girelli, Quartini, Zanella ed altri n. 1-00362, Boschi ed altri n. 1-00363 e Ruffino ed altri n. 1-00364. I relativi testi sono in distribuzione .
Avverto, inoltre, che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Loizzo ed altri n. 1-00231, la quale è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Vietri, Cappellacci e Brambilla, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano, rispettivamente, il secondo, terzo e quarto firmatario. Il relativo testo è in distribuzione .
Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Essendo arrivato il testo dell'ultima mozione, praticamente, poco prima delle 15, devo chiederle una sospensione per consentire agli uffici competenti di predisporre i pareri.
PRESIDENTE. Di quanto tempo ha bisogno, Sottosegretario?
MARCELLO GEMMATO,. Un quarto d'ora, venti minuti spero che siano sufficienti per dirimere tutto.
PRESIDENTE. A questo punto sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni presentate.
MARCELLO GEMMATO,. Sulla mozione Loizzo, Vietri, Cappellacci, Brambilla ed altri n. 1-00231 il parere è favorevole sia sulle premesse sia sugli impegni.
Sulla mozione Girelli, Quartini, Zanella ed altri n. 1-00362, il parere è favorevole sulle premesse, mentre, per quanto riguarda gli impegni: sul 1° e sul 2° capoverso il parere è favorevole; sul 3° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”; sul 4° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare (…)”; sui capoversi 5°, 6° e 7° il parere è favorevole; sull'8° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con le risorse disponibili (…)”.
Sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00363, il parere è favorevole sulle premesse, mentre, per quanto riguarda gli impegni: sul 1° e sul 2° capoverso il parere è favorevole; sul 3° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica (…)”; sui capoversi 4°, 5°, 6° e 7° il parere è favorevole; sull'8° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (…)”; sul 9° capoverso il parere è favorevole; sul 10° capoverso il parere è favorevole con riformulazione nel senso di espungere la frase “per riconoscere il ruolo e il carattere fondamentale per la tutela della salute”; sui capoversi 11°, 12° e 13° il parere è favorevole; sul 14° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione “a rendere fattibile, anche attraverso eventuali iniziative a carattere normativo, la possibilità di favorire mediante iniziative (…)” e poi prosegue; sul 15° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, la possibilità di (…)”; sul 16° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”; sul 17° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (…)”; sul 18° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (…)”; sul 19° capoverso il parere è favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica (…)”.
Sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00364, per quanto riguarda gli impegni, chiediamo di espungere i capoversi 7°, 8°, 13°, 17°, 20°, 23° e 24°, mentre per il resto dei capoversi degli impegni… chiedo scusa, delle premesse, il parere è favorevole…
PRESIDENTE. Mi scusi, stiamo parlando delle premesse?
MARCELLO GEMMATO,. Sì, sì, delle premesse.
PRESIDENTE. Erano le premesse. Allora, Sottosegretario, siccome aveva parlato degli impegni, ce lo dovrebbe rileggere…
MARCELLO GEMMATO,. Ha ragione, mi scusi, questo è l'ultimo che ci era arrivato.
Quindi, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00364, per quanto riguarda le premesse:sui capoversi 1°, 2°, 3°, 4°, 5° e 6° il parere è favorevole; dei capoversi 7° e 8° chiediamo l'espunzione; sui capoversi 9°, 10°, 11° e 12° il parere è favorevole. Del capoverso 13° chiediamo l'espunzione. Sui capoversi 14°, 15° e 16° il parere è favorevole, mentre del capoverso 17° chiediamo l'espunzione. S Sui capoversi 18°, 19° e 20° il parere è favorevole, mentre del capoverso 20° chiediamo l'espunzione. Sui capoversi 21° e 22° il parere è favorevole, mentre, infine, sui capoversi 23° e 24° chiediamo l'espunzione.
PRESIDENTE. Passiamo agli impegni.
MARCELLO GEMMATO,. Sull'impegno n. 1 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Il parere è favorevole sugli impegni nn. 2, 3 e 4. Sull'impegno n. 5 il parere è contrario. Sugli impegni nn. 6, 7, 8 e 9 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Sugli impegni nn. 10, 11 e 12 il parere è favorevole. Sugli impegni nn. 13, 14 e 15 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Di cosa parliamo quando parliamo di sclerosi multipla? Parliamo di una malattia neurodegenerativa che, purtroppo, riguarda circa 140.000 nostri concittadini e 2.800.000 persone nel mondo, anche se si ritiene che questo dato sia, purtroppo, sottostimato. Ogni anno nel nostro Paese circa 3.600 persone si ammalano di sclerosi multipla. È una malattia che riguarda principalmente la fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni e, purtroppo, incide in misura particolarmente pesante sulla popolazione femminile (più del doppio rispetto agli uomini). Quello che ci ha insegnato in questi anni la ricerca, lo studio e la scienza su questa malattia è che l'impatto cambia molto a seconda della persona, cambia molto a seconda del modo in cui questa malattia colpisce gli uomini e le donne. Ci possono essere problemi alla vista, problemi di affaticamento, di stanchezza e di irrigidimento nei movimenti, sino ad arrivare anche a forme di disabilità grave che, purtroppo, incidono pesantemente sulla vita delle persone, ma anche delle loro famiglie. Tutto questo, poi, si ripercuote inevitabilmente anche sull'aspetto psicologico, in alcuni casi portando anche a forme di depressione.
Devo dire che, in questi anni, da parte dei cittadini la consapevolezza rispetto a questa malattia è sicuramente aumentata, grazie anche al lavoro importante e fondamentale che fanno le associazioni. In modo particolare, voglio ricordare AISM e FISM, perché, grazie a loro, agli studi che ci sottopongono, alle proposte con cui arricchiscono il dibattito anche parlamentare, siamo riusciti, in questi anni, a fare passi in avanti importanti, ma restano ancora obiettivi ambiziosi, per incidere significativamente sulla vita e sulla salute delle persone affette da questa malattia, ma anche delle loro famiglie e dei che se ne occupano, che sono ormai non più rinviabili.
Allora, se la malattia cambia molto da persona a persona e, quindi, sempre più si parla di cure e di una medicina personalizzata, con una particolare attenzione, in questo caso e nello specifico, alla medicina di genere, visto, appunto, l'impatto sulle donne, è anche vero che alcuni diritti essenziali e alcuni servizi fondamentali devono essere garantiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale. Non si può pensare che ci siano differenze per i malati a seconda della regione o a volte addirittura della ASL nel cui territorio vivono.
Allora è fondamentale eliminare questi divari di carattere territoriale, innanzitutto - lo dico al Sottosegretario - con una sfida che, purtroppo, anche questa legge di bilancio, come anche il decreto-legge che qualche mese fa ha varato il Governo Meloni, non è riuscita a cogliere, cioè la sfida della riduzione delle liste d'attesa, perché noi sappiamo che le risonanze magnetiche sono essenziali per poter diagnosticare questa malattia e che spesso ci si trova a che fare con liste di attesa di mesi e con apparecchiature obsolete in alcune strutture. Sappiamo che, purtroppo, anche la preparazione dei medici e degli infermieri non è la stessa.
Dobbiamo investire di più sulla formazione di medici e infermieri perché sia omogenea su tutto il territorio, anche per non dover ricorrere, come purtroppo abbiamo visto fare anche nelle dichiarazioni del Ministro della Salute Schillaci, a infermieri che vengono dall'estero per far fronte a quella che è la carenza nel nostro Paese, perché sempre più avremo bisogno di personale qualificato anche per affrontare il tema della sclerosi multipla, ma di tutte le malattie neurodegenerative e di tutte le malattie croniche, perché dalla sclerosi multipla non si guarisce.
Si può avere uno stile di vita migliore, si può cercare di rallentare la progressione della malattia attraverso delle terapie e dei farmaci, ma non si guarisce mai del tutto. Allora è fondamentale il lavoro di coordinamento di professionalità adeguate non soltanto negli ospedali, ma anche nelle case di comunità. È fondamentale investire anche nell'assistenza domiciliare, portando le famiglie ad avere al loro fianco personale qualificato che sia in grado proprio di occuparsi della presa in carico a tutto tondo delle persone che hanno la sclerosi multipla. Per questo, però, dobbiamo lavorare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e sempre più la sfida dei PDTA deve essere una sfida di coordinamento - e questo chiediamo anche attraverso gli impegni di questa mozione - che valga dal Nord al Sud senza differenze, con un'attenzione particolare, lo sappiamo, che dobbiamo rivolgere alla regione Sardegna, perché lì l'incidenza di questa malattia è molto più elevata rispetto alle altre regioni del nostro Paese.
Sottosegretario, dobbiamo investire - e questo chiede anche la mozione, perché questa è la voce che ci hanno portato soprattutto le persone che hanno questa malattia e le associazioni che le rappresentano - nella ricerca. Dobbiamo investire nella ricerca non soltanto attraverso una semplificazione e attraverso una migliore collaborazione tra pubblico e privato, ma anche investire risorse importanti. Negli ultimi anni, non soltanto con questo Governo, abbiamo visto ridursi, purtroppo, le risorse destinate alla ricerca, soprattutto alla ricerca di base, e dobbiamo avere un cambio di tendenza, che anche in questa legge di bilancio non c'è.
Anzi, ci sono tagli, purtroppo, sia nel bilancio di previsione del Ministero dell'Università e della ricerca, sia in quello della Salute, sia in quello dell'Economia. Quindi, si continua a tagliare nella ricerca, anziché investire, mentre la ricerca è fondamentale per poter progredire e per poter dare delle risposte alle persone che oggi hanno la sclerosi multipla, così come altre malattie.
Dobbiamo investire nella telemedicina, è vero. Ci sono risorse anche nel PNRR che consentono di farlo, ma occorre fare questi investimenti, ancora una volta, senza che ci siano due velocità diverse, due Italie diverse, e, quindi, persone che possono godere appieno o meno dei loro diritti, anche della possibilità di fare visite a distanza o anche della possibilità di avere, attraverso i supporti delle nuove tecnologie, un aiuto e un sostegno psicologico.
Il punto fondamentale che noi abbiamo cercato di mettere al centro della mozione, come gruppo di Italia Viva, è proprio quello di poter accompagnare questi obiettivi, quindi le misure, e quindi anche i provvedimenti che sono necessari per rendere concrete queste attività, con le risorse adeguate. Da questo l'esigenza, che abbiamo ribadito anche nella mozione, di stanziare risorse adeguate proprio in legge di bilancio, perché, Sottosegretario, in questi giorni, in un'altra stanza dello stesso edificio, qui, alla Camera, stiamo discutendo, in Commissione bilancio, la legge di bilancio.
Quindi, è evidente che non possiamo far finta che questo dibattito sia in parallelo. Allora, se oggi questa mozione ha un senso, è quello di chiedere al Governo un impegno concreto anche sulle risorse in legge di bilancio, ed è questa, purtroppo, la parte più deludente rispetto anche ai pareri che ha espresso il Governo, perché tutti i nostri impegni sono stati riformulati, nell'intento del Governo, con “valutare l'opportunità”, quindi non con un'assunzione piena di responsabilità, e sempre con l'inciso “nei limiti di finanza pubblica”, il che vuol dire senza assumere un impegno vero e concreto a stanziare risorse in più.
Lì, purtroppo, è il punto debole di questa mozione e, quindi, degli impegni che ci assumiamo.
Perché è evidente che, quando noi parliamo di rivedere i LEA, quando noi diciamo, nella mozione, di poter garantire che il Servizio sanitario nazionale faccia fronte e ricomprenda le spese per i farmaci sintomatici, tutto questo non può avvenire a invarianza di spesa e non può avvenire a saldo zero. L'impegno più importante che ci aspettavamo che il Governo potesse mantenere - e non abbiamo avuto una risposta chiara nemmeno oggi dal Sottosegretario - è quello dell'aggiornamento dei LEA a partire da gennaio 2025, che era un impegno che il Sottosegretario aveva assunto in quest'Aula qualche mese fa, il Governo ha rinviato a gennaio 2025 l'aggiornamento dei LEA.
Dopo 7 anni - nel 2025 saranno 8 anni - dall'ultimo aggiornamento dei LEA, che è stato fatto con il nostro Governo, credo che non si possa rinviare ulteriormente, e ancora su questo non c'è una parola chiara. Poi noi abbiamo chiesto che finalmente la legge sui possa avere un'approvazione. Ne abbiamo abbastanza di gruppi di studio, di commissioni di lavoro. Dobbiamo adesso arrivare a un risultato concreto e, ancora, se vogliamo dare delle risposte, dobbiamo stanziare risorse; come dobbiamo stanziare risorse se dobbiamo pensare che le persone con la sclerosi multipla, come tanti altri malati cronici, che sono in grado in alcuni casi di lavorare, abbiano diritto, però, a dei congedi retribuiti adeguati alle loro esigenze di analisi e di cura, e questo chiaramente richiede anche una copertura finanziaria, altrimenti la legge che abbiamo in discussione qui alla Camera resterà in un cassetto e i problemi dei cittadini resteranno irrisolti.
Quindi, chiedo al Governo di far fronte agli impegni che oggi assumiamo qui tutti insieme, in modo trasversale, nei vari gruppi di maggioranza e di opposizione, non come un impegno scritto semplicemente sulla carta, che poi diventa un impegno scritto sull'acqua, ma che ci siano davvero risorse adeguate perché questi impegni possano andare a cambiare la vita delle persone e perché l'anno prossimo, quando faremo, come tanti colleghi, nuovamente un incontro con le associazioni, con AISM e FISM, non ci limitiamo a firmare nuovamente, come ho fatto anch'io anche quest'anno, la carta dei diritti che ci propongono, ma finalmente possiamo dire che almeno una parte di quella carta dei diritti è diventata realtà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, oggi esprimiamo il nostro sostegno a una mozione che si occupa di una delle sfide sanitarie più complesse e diffuse del nostro tempo: la sclerosi multipla. È una malattia neurodegenerativa, che impatta su oltre 137.000 persone in Italia e che affligge non solo i pazienti, ma anche le loro famiglie, gravando sulla loro qualità di vita, con sintomi che spaziano dai disturbi cognitivi a quelli motori e sensoriali, e che si sviluppa in modo spesso imprevedibile e progressivo.
I dati sono chiari: la sclerosi multipla colpisce con maggiore frequenza i giovani adulti, principalmente le donne, e può condizionare in modo drammatico ogni aspetto della vita quotidiana, dal lavoro alle relazioni familiari. È evidente come questa malattia richieda un approccio integrato, una presa in carico globale, che metta il paziente al centro e che sia in grado di rispondere alle molteplici esigenze. A questo scopo, sosteniamo la realizzazione delle azioni delineate dall'Agenda 2025 promossa da AISM, come il rafforzamento della rete di servizi di assistenza e la promozione di protocolli per una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo.
Uno degli aspetti cruciali di questa mozione è l'importanza attribuita alla telemedicina. Durante la pandemia abbiamo visto come la telemedicina possa diventare un supporto indispensabile per la gestione di patologie croniche, come la sclerosi multipla, che richiedono un monitoraggio costante e un'assistenza continua. La televisita, il telemonitoraggio e la teleriabilitazione sono strumenti che permettono di ridurre le barriere geografiche e di offrire un servizio più accessibile e tempestivo, soprattutto nelle aree remote. Tuttavia, è essenziale che la telemedicina non resti una misura di emergenza o una pratica frammentata, ma che venga resa strutturale e integrata nei percorsi di cura, con adeguati finanziamenti e una tariffazione chiara e uniforme.
Altro aspetto fondamentale è il supporto psicologico per i pazienti e i loro . Questa malattia non è solo fisica, Presidente, ma influisce profondamente anche sul piano emotivo e psicologico. È nostro dovere assicurare che chi affronta la sclerosi multipla non lo faccia da solo, ma che abbia accanto una rete di sostegno qualificata e accessibile.
A tal fine, la mozione invita il Governo a proseguire nel coordinamento dei lavori per una legge sui familiari, per supportare in modo concreto chi assiste i propri cari nella quotidianità.
Inoltre, non possiamo non considerare l'impatto economico che la gestione di questa malattia impone. Le spese per farmaci, riabilitazione e supporto specialistico arrivano a superare anche i 5.000 euro annui per molti pazienti e anche molto di più per i casi più gravi. È quindi fondamentale che ci sia un sostegno concreto per alleviare il peso economico che grava su queste famiglie e che si favorisca la rimborsabilità dei farmaci sintomatici prevista dai piani di cura.
Infine, è cruciale sostenere la ricerca scientifica. La sclerosi multipla è una malattia per cui purtroppo non esiste ancora una cura definitiva. Promuovere una gestione dei dati integrata e incentivare il coordinamento dei progetti di ricerca sono passi essenziali per migliorare le terapie e, in futuro, sperare in una cura. Solo così possiamo dare una speranza concreta alle tante persone colpite e alle loro famiglie.
Per questi motivi, annuncio, Presidente, il voto favorevole del gruppo Noi Moderati alla mozione di maggioranza e alle altre indicazioni di Governo, con la consapevolezza che queste mozioni rappresentano un passo importante verso una sanità più giusta, equa e al servizio dei bisogni reali di chi soffre .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Io inizio con un ringraziamento. Vorrei ringraziare la collega Loizzo, perché ha intrapreso questa iniziativa molto importante con una mozione che, per molti aspetti, sicuramente avrà il voto unanime di questa Camera, chiedendo, attraverso la mozione, al Governo impegni precisi, mirati alla cura e all'assistenza dei pazienti colpiti da sclerosi multipla e dalle patologie correlate.
Come opposizione, abbiamo ritenuto di rafforzare il nostro impegno convinto e determinato, presentando altre mozioni, che non si contrappongono, anzi, casomai, intendono completare e, per certi aspetti, aggiungere, per noi, decisive richieste di impegno al Governo. Si tratta, infatti, di una malattia non solo molto complessa - come è già stato spiegato -, ma che richiede una presa in carico completa dei pazienti, i quali necessitano non solo di cure appropriate, sempre aggiornate ed efficaci, ma anche di misure che coinvolgano l'aspetto sociale, il livello sociale, il contesto di vita e di esistenza in cui i pazienti vivono. Sono richiesti, quindi, sono indispensabili servizi, azioni, progetti, che non soltanto riguardino i pazienti stessi, ma la famiglia e le reti di relazioni su cui i pazienti devono poter contare.
Quindi, sostegno non soltanto sanitario, ma anche sociale; quindi, politiche sanitarie, integrate con quelle sociali. Questo è uno dei nodi della contemporaneità, non soltanto riguardante le patologie, ma riguardante anche gli aspetti quasi ordinari dello di vita di ognuno e di ognuna di noi. Le statistiche ci consegnano dati preoccupanti e, purtroppo, neanche tanto certi: abbiamo sentito parlare di quasi 140.000 casi; ho rintracciato anche statistiche che vanno oltre e che arrivano addirittura a quasi 250.000; sappiamo che colpisce soprattutto le donne anche in giovanissima età. È sorprendente poi il dato che riguarda la Sardegna, dove l'incidenza della sclerosi multipla è molto elevata, addirittura una delle più elevate del mondo e su questo bisogna che ci sia assolutamente un impegno a livello di ricerca per dare delle risposte adeguate. Abbiamo detto che le donne sono una maggioranza importante: qui, noi abbiamo delle linee guida e un progetto importante che riguarda la medicina di genere, perché non si può fare ricerca e assistenza sanitaria e sociosanitaria a prescindere dal sesso; è molto importante questo, perché il corpo e la biologia femminile non sono uguali a quelli maschili, per cui se fai una sperimentazione - per esempio farmacologica - soltanto su una platea maschile è del tutto evidente che questa funzionerà male, se non molto male, nei riguardi delle pazienti donne, anche questo è un aspetto che io vorrei sottolineare.
Altro punto che è già stato anticipato nel corso degli interventi, sia nel corso della discussione generale sia oggi, è l'aspetto che riguarda gli interventi normativi e non, di cui c'è una necessità estrema: mi riferisco - come giustamente è stato detto dalla collega Boschi, prima - all'aggiornamento dei LEA da una parte e dall'altra alla piena approvazione e, anche lì, applicazione sui territori della legge che riguarda i . In Commissione abbiamo lavorato tanto e stiamo lavorando: dobbiamo assolutamente, insieme, in modo trasversale, dare una risposta alle aspettative e alle spinte delle associazioni dei malati - non solo di sclerosi multipla -, che aspettano queste iniziative da tanto tempo. Quello che differenzia - è stato già detto - l'approccio e gli impegni nostri, per come li abbiamo descritti nei nostri documenti rispetto a quelli della maggioranza, sicuramente riguarda l'impegno a livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale: non possiamo affrontare queste urgenze tanto presenti, quanto difficili e oggettivamente molto impegnative da tutti i punti di vista senza pensare di impegnare una quantità di risorse adeguate; per questo noi anche nella legge di bilancio, rispetto agli emendamenti che abbiamo presentato come opposizione, richiediamo che ci sia un ripensamento a questo proposito.
Infatti è proprio rispetto alla sclerosi multipla che noi vediamo la disomogeneità degli interventi della presa in carico delle risposte che il sistema sanitario dà regione per regione, differenziando addirittura all'interno della stessa regione le aree più popolate e attrezzate rispetto alle aree interne. Questo è assolutamente contrario non soltanto all'articolo 32 della Costituzione - l'abbiamo detto tante volte -, ma al senso di giustizia che deve essere in capo ad ogni Governo sia nazionale che locale o regionale, quando si parla di persone particolarmente bisognose: uomini, donne e famiglie che necessitano di essere assolutamente sostenuti, anche con previsioni all'interno della legge di bilancio, e che invece si vedono sempre messi dopo tante altre urgenze ritenute più impellenti. Penso che oggi, se vogliamo dare una risposta onesta, dobbiamo dire: articolo 32 della Costituzione, sì; aumento del Fondo sanitario e quindi delle spese sanitarie, già all'interno di questa legge di bilancio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Governo e colleghi. Intanto certamente questa è un'opportunità: poter discutere di questo tema in Aula è arricchente. Come gruppo abbiamo fatto una scelta: lavorare alla nostra mozione in collaborazione con una APS, 160cm, molto attiva sul territorio proprio sul tema della sclerosi multipla; personalmente ci lavoro anche da parecchio tempo.
Ho ascoltato con attenzione i pareri del Governo, li accetteremo e ho piacere di riprenderli nella mia dichiarazione di voto. La prima premessa che ci è stato chiesto di espungere dice che “(…) la crisi del personale che investe tutto il Sistema sanitario nazionale non risparmia i servizi per la sclerosi: secondo i dati del 2024, ogni neurologo dedicato segue 558 pazienti, un infermiere ne segue 477. Si tratta di valori molto superiori a quelli indicati da Agenas, per cui il rapporto ideale sarebbe un neurologo ogni 300-400 pazienti”, che sarebbero già tantissimi.
C'è, poi, il tema della telemedicina che sicuramente ha potenziato la risposta a distanza, ma non è ancora pienamente integrata nel Sistema sanitario e questa, purtroppo, è un'altra realtà, perché anche in questo caso si scontra con la carenza di personale. Poi abbiamo parlato anche del tema della riabilitazione, che risulta problematica per molti pazienti affetti da sclerosi multipla, con significative differenze tra territori e una forte tendenza a concentrare gli interventi in pacchetti di sedute fisioterapiche slegate da progetti riabilitativi individuali. Lo vedremo nella mozione che segue, è sufficiente vivere in un territorio decentrato per faticare ad accedere a queste prestazioni; abbiamo parlato di un problema molto serio e i pazienti si scontrano spesso con questo tema.
C'è poi - lo abbiamo riportato - la necessità di implementare dei progetti innovativi sulla sclerosi multipla, ma c'è un tema economico che impedisce di far sì che ciò avvenga: non può bastare soltanto un impegno, non è sufficiente l'associazionismo, non sono accettabili tutte le azioni che sono meramente legate all'assistenzialismo.
C'è ancora un aspetto, sempre nelle nostre premesse, riguardante le percentuali che sono messe in luce dal nostro documento e che dipingono un quadro complessivo desolante, tant'è che noi crediamo sia necessario che Governo e Parlamento, per aiutare l'intera collettività, anche per come l'intera collettività percepisce la malattia, debbano cambiare le condizioni di vita quotidiana e la cura di chi soffre e di chi sta loro accanto.
Ancora due premesse, sono quelle legate alle infrastrutture per la gestione della sclerosi multipla a livello territoriale, che sono spesso insufficienti o non adeguatamente distribuite, e tutto ciò genera, chiaramente, delle forti diseguaglianze nell'accesso alle cure. Nell'ultima premessa noi diciamo che l'efficientamento dell'assistenza sanitaria territoriale, anche attraverso il ricorso alle opportunità offerte dalla digitalizzazione e dall'innovazione tecnologica in ambito sanitario, deve riuscire a includere la diagnosi precoce. Sempre più giovani si ammalano e, ovviamente, la diagnosi precoce permette un intervento molto veloce e un supporto che è assolutamente indispensabile; parliamo di supporto psicologico e di servizi domiciliari. Poi rimane cruciale, per il gruppo di Azione, migliorare il benessere dei pazienti e ridurre i costi sanitari associati alla progressione della malattia, perché se si interviene subito si riducono anche i danni. Comunque riteniamo sia importante che la nostra mozione venga approvata e quindi, come dicevo, accetteremo di espungere quello che ci è stato chiesto.
Dobbiamo parlare poi dei costi sociali che aumentano con l'aumentare della disabilità: dai 34.600 euro a persona per una disabilità lieve, ai 62.400 euro per una disabilità grave; aumentano anche i costi a carico delle famiglie, sino ad arrivare a 14.000 euro nei casi gravi, risorse impegnate, in gran parte, per l'assistenza a domicilio. Ho parlato prima dei tempi per accedere alle risonanze magnetiche: ci sono difficoltà, così pure per le visite di controllo; rimangono, quindi, troppo spesso insoddisfatti i bisogni, soprattutto quelli che richiedono servizi integrati, quali riabilitazione con trattamento psicologico, con cure farmacologiche.
La crisi del personale è pesantissima e, ovviamente, non risparmia i servizi per la sclerosi. Come dicevo prima, il numero dei malati seguiti sono altissimi. È impensabile che un infermiere possa seguire 447 persone con tipologie e progressioni di malattie assolutamente diverse.
C'è il tema delle attività assistenziali - ne ha parlato prima anche la collega Zanella -, l'indipendenza funzionale, ad esempio, attraverso la stabilizzazione della funzione, la riduzione delle disabilità e la prevenzione relativa alle complicanze secondarie attraverso un processo educativo che promuove l'indipendenza dell'individuo. Noi riteniamo che un individuo che vive la sua socialità, che riesce ad uscire dal proprio domicilio e cerca di vivere il più possibile nella normalità, consente una riduzione dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale.
Altri temi per noi importanti sono i progetti innovativi sulla sclerosi multipla. Tutto questo richiederebbe un impegno, anche di carattere economico, da parte delle istituzioni, non bastando soltanto l'impegno di realtà private. Ovviamente, tutto questo deve favorire l'associazionismo e anche integrare l'approccio puramente assistenzialista con degli interventi orientati alla promozione della salute, anche mediante l'utilizzo di terapie riabilitative. Importante è il lavoro, perché purtroppo è indicato come, oggi, purtroppo, più spesso si realizzi la discriminazione, e quindi la tempestività della diagnosi riveste, in questo caso, un ruolo fondamentale.
C'è il tema - cerco di essere più veloce - dei trasporti pubblici che, ovviamente, è molto, molto importante, e poi quello delle risorse, che - come abbiamo detto prima - sono carenti. Non possiamo dimenticarci questo aspetto, e non possiamo togliere dalle nostre mozioni tutto ciò che riguarda le risorse oppure la carenza di personale medico ed infermieristico perché, purtroppo, questa è una realtà, è una realtà che non può essere nascosta.
Allora io e il mio gruppo vogliamo essere fiduciosi, vogliamo pensare che dopo la discussione di questa mozione ci possa essere, da parte del Governo, una nuova prospettiva, perché anche la mozione della collega Loizzo, firmata, ovviamente, da altri colleghi, più o meno dice le stesse cose, quindi significa…
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). …che abbiamo la stessa percezione, che vogliamo fare, ma che per fare occorrono le risorse, e quindi questo è il grande passo che dobbiamo fare insieme, altrimenti è perfettamente inutile portare queste mozioni in Aula .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.
ANNARITA PATRIARCA(FI-PPE). Presidente, colleghi, Forza Italia esprimerà un voto favorevole alla mozione di maggioranza sulla sclerosi multipla, riconoscendo in essa un progetto necessario per il miglioramento della qualità della vita delle persone affette da tale patologia. È un impegno che merita il nostro sostegno, perché va incontro a bisogni reali e urgenti di pazienti e famiglie. Per la sclerosi multipla non c'è una cura definitiva, ma è possibile, attraverso terapie specifiche, modificarne il decorso e rallentarne la progressione. È una malattia cronica neurodegenerativa che incide sulla qualità della vita del paziente e impatta su famiglie e società. A chi ha una diagnosi di sclerosi multipla si aggiungono altre difficoltà di ordine relazionale, lavorativo, psicologico e sociale. Per affrontare tale patologia occorre un approccio integrato che parta da una diagnosi precoce e completa, che comporti una rapida presa in carico del paziente interdisciplinare e personalizzata, con un conseguente e necessario miglioramento del percorso assistenziale di pazienti e familiari. Essendo quella del paziente affetto da sclerosi multipla una condizione cronica complessa, essa richiede un'idea di assistenza paziente-centrica, che consideri la persona nella sua globalità. I problemi che si riscontrano nella gestione di un paziente affetto da sclerosi multipla attengono ad esigenze di omogeneità ed equità nella fase della diagnosi, dell'accesso alle cure e nella gestione del paziente, così come indicato nell'Agenda 2025 e nella mozione “1.000 azioni oltre la sclerosi multipla 2023” promosse dall'AISM.
La mozione promuove soluzioni innovative, come l'integrazione strutturale della telemedicina nel Servizio sanitario nazionale e affronta con determinazione il tema della riabilitazione, spesso carente o non accessibile a tutti, in termini anche di teleriabilitazione e supporto psicologico da remoto. Tale mozione pone l'attenzione anche sull'approvazione necessaria di PDTA per la sclerosi multipla, come indicato da AgeNaS, come anche il riconoscimento e lo sviluppo della rete di patologia dedicata alla presa in carico di persone con sclerosi multipla o patologie correlate.
Con questa dichiarazione di voto confermiamo il nostro impegno a sostenere un cambiamento che riconosca la centralità del paziente e che si allinei con i principi fondamentali della sanità pubblica: equità, accessibilità e universalità delle cure. Parlare di sclerosi multipla, parlare di malattie croniche impone di parlare anche della figura fondamentale, perno principale dell'assistenza domiciliare, quella dei . È all'attenzione della XII Commissione una proposta di legge, anzi, la redazione di un testo unitario, che vede protagoniste tutte le forze politiche presenti in Parlamento, con una sintesi di tutte le posizioni, che è un segnale di attenzione e di maturità politica.
La proposta che oggi andiamo ad approvare propone e risponde alle necessità di politiche sanitarie all'avanguardia, capaci di valorizzare strumenti come la telemedicina, che non è solo un mezzo di assistenza, ma un modo per colmare le distanze, sia geografiche sia sociali, garantendo che ogni paziente possa contare su percorsi diagnostico-terapeutici di qualità. Riteniamo che tale mozione costituisca un modello di buona politica sanitaria, ponendo le basi per una sanità pubblica digitalmente avanzata, responsabile ed inclusiva. Esprimo, quindi, a nome del gruppo parlamentare di Forza Italia, un voto favorevole e convinto, con la fiducia che queste misure rappresentino il primo passo verso una gestione sempre più efficace e complessa delle patologie croniche complesse .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.
MARIANNA RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo ad affrontare delle mozioni che hanno come oggetto la sclerosi multipla. Parliamo di una patologia neurodegenerativa cronica, che colpisce il sistema nervoso centrale e ha un impatto devastante sulla vita delle persone e dei loro familiari. I sintomi possono variare da individuo a individuo e possono includere disturbi motori, sensitivi, visivi, ma anche cambiamenti dell'umore, stanchezza e difficoltà psicologica. Purtroppo, per la sclerosi multipla non esiste una cura definitiva. Grazie, però, ai progressi della ricerca, ci sono delle terapie che sono in grado, in alcuni casi, anche di rallentarne la progressione e migliorare, quindi, la qualità di vita dei pazienti.
Si stima, inoltre, che ci siano circa 137.000 persone colpite da questa malattia in Italia, con 4.000 nuovi casi l'anno. Nonostante le diverse manifestazioni della malattia, un elemento che è comune a tutti i pazienti è l'imprevedibilità del decorso, che rende difficile, quindi, capire quali potranno essere gli effetti a lungo termine. Questo implica anche un carico molto pesante da un punto di vista psicologico ed emotivo per i pazienti e per le loro famiglie. Le conseguenze, poi, investono anche gli ambiti economici, lavorativi e sociali. Questo rende, pertanto, necessario l'intervento delle istituzioni.
Per quanto riguarda l'accesso alle cure, purtroppo, l'Italia presenta un quadro estremamente eterogeneo. Alcune regioni, infatti, sono in grado di offrire cure adeguate, mentre altre regioni vivono, invece, una grave frammentazione dei servizi: i tempi delle liste d'attesa sono molto lunghi e c'è anche difficoltà nell'accesso ai farmaci. Molti pazienti lamentano un accesso insufficiente a cure e trattamenti necessari e si stima che circa la metà delle persone affette da sclerosi multipla riceva un'assistenza inferiore rispetto a quella di cui avrebbe bisogno. Le difficoltà, poi, non riguardano soltanto i farmaci, ma anche l'accesso a trattamenti riabilitativi e al supporto psicologico adeguato. In particolare, un numero significativo di pazienti registra liste d'attesa molto lunghe per le risonanze magnetiche, il 40 per cento non riesce neanche a essere preso in carico in maniera adeguata da uno specialista.
Le disuguaglianze territoriali sono una barriera che noi dobbiamo necessariamente superare - verrebbe come logica conclusione -, perché non possiamo permettere che il luogo di residenza stabilisca e determini l'accesso alle cure, anche perché la sclerosi multipla non colpisce in maniera differente in base al luogo dove ci si trova e l'assistenza sanitaria dovrebbe, quindi, essere equa per tutti. È inutile girarci intorno, senza un chiaro indirizzo centrale e senza un ritorno del Servizio sanitario nazionale a essere davvero nazionale, noi ci troveremo di fronte a delle disuguaglianze sempre maggiori. Dal nostro punto di vista, bisognerebbe andare proprio in direzione opposta a quella dell'autonomia differenziata, con la riforma del Titolo V che restituisca al nostro Servizio sanitario nazionale davvero il ruolo di servizio nazionale .
C'è, poi, un aspetto su cui vale la pena soffermarsi a riflettere. I pazienti con sclerosi multipla possono presentare una serie di sintomi, tra cui ce n'è uno particolarmente invalidante, che è la spasticità. Immaginate la sensazione di avere crampi continui e dolorosissimi per un tempo molto prolungato, una rigidità tale da non potersi muovere. Ebbene, questi pazienti traggono particolare beneficio dall'utilizzo della terapeutica.
Le persone affette da sclerosi multipla, però, non sono le uniche a beneficiare dei trattamenti a base di : ci sono anche i malati oncologici e i malati reumatologici. Il fabbisogno italiano di è stato stimato dall'Organizzazione mondiale della sanità in 3 tonnellate.
Questi valori, però, sono anche in aumento, eppure l'Italia ha come unico stabilimento autorizzato alla produzione di cannabis terapeutica lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che ne produce soltanto 500 chili l'anno. Il resto, 2.500 chili, dobbiamo importarlo, principalmente dall'Olanda. Mi domando quanto sarebbe bello poter essere autonomi, poter avere la possibilità di garantire a tutti i cittadini che hanno bisogno di questo farmaco una produzione qui, in Italia, e garantirne, quindi, una disponibilità indipendentemente dalle importazioni.
Senza il vostro furore ideologico, noi potremmo essere non solo indipendenti, ma soprattutto dare rilancio a una filiera agricola italiana, da questo punto di vista Si tratta di una filiera che voi avete deciso di affossare, posti di lavoro italiani mandati in fumo, perché avete vietato la produzione della cannabis per solo furore ideologico. L'accesso alla cannabis terapeutica migliora significativamente la qualità di vita di questi pazienti, e purtroppo, anche in questo caso, non è omogeneo l'accesso su tutto il territorio nazionale, perché la disponibilità e la rimborsabilità variano da regione a regione. Questo, a mio avviso, è inaccettabile.
La sclerosi multipla, poi, è anche una malattia che pesa enormemente sulle famiglie da un punto di vista prettamente economico. I costi annuali variano dai 5.000 ai 25.000 euro, a seconda della gravità della malattia. Ecco perché la politica non può più attendere e occorre investire in un sistema che garantisca a queste persone non solo un accesso tempestivo e adeguato alle cure, ma anche una rete di supporto, che le accompagni in ogni fase della malattia. Per questo condividiamo la necessità di promuovere iniziative per rendere strutturali i servizi di telemedicina, perché le televisite si rivelano degli strumenti efficaci per garantire un'assistenza continua e di qualità, ma ridurre anche i tempi di attesa per visite e trattamenti. È da intendersi come un completamento dell'offerta sanitaria, aumentando efficienza e accessibilità del sistema.
Inoltre, è importante investire nella formazione dei professionisti al corretto utilizzo di queste tecnologie, all'aggiornamento del personale sanitario nella capacità di gestire situazioni complesse e patologie complesse, quali la sclerosi multipla. È inoltre necessario che le strutture sanitarie siano in grado di lavorare in modo multidisciplinare, garantendo, quindi, al paziente la possibilità di essere seguito da neurologi, fisioterapisti, psicologi e assistenti sociali, perché dobbiamo sempre ricordare che non ci troviamo di fronte a un caso clinico, ma ogni paziente ha una storia diversa, un percorso diverso, necessità assistenziali diverse. Per questo motivo necessita di un supporto globale, che coinvolga tutti gli aspetti della sua vita, anche l'aspetto emotivo e psicologico.
La depressione e i cambiamenti dell'umore sono molto frequenti proprio come sintomo della patologia, rientrano nel quadro clinico. Per questo motivo, il supporto psichiatrico e psicologico adeguato si rivela essere fondamentale per questo tipo di pazienti. È fondamentale, poi, sostenere la ricerca scientifica. Grazie alla ricerca abbiamo a disposizione dei farmaci in grado di modificare e rallentare la progressione della malattia, e questo ha un impatto sulla qualità di vita dei pazienti, delle loro famiglie e sulla collettività tutta. Proprio per questo lo Stato deve riconoscere il lavoro dei ricercatori e considerare la ricerca non una spesa, ma un investimento, dedicando risorse adeguate.
A tal proposito, occorre anche intervenire per agevolare la condivisione dei dati clinici, perché questo consente di giungere in tempi più rapidi a soluzioni più efficaci per i pazienti e migliorare, quindi, la loro qualità di vita. Concludo, Presidente, con l'auspicio che tutti noi, tutti i presenti in quest'Aula facciano la propria parte per garantire che le persone con sclerosi multipla non siano lasciate sole. La tutela della salute deve essere davvero un diritto garantito a tutti come prevede la nostra Carta costituzionale e non una risorsa disponibile solo per chi ha la fortuna di vivere in una determinata regione o in una determinata area e di avere accesso a determinati servizi.
Tutti noi in quest'Aula siamo stati eletti per migliorare le condizioni di vita di cittadini, non dobbiamo mai dimenticarlo. Per questo abbiamo il dovere di contribuire a costruire una società più inclusiva, più giusta, dove la salute e il benessere di tutti siano davvero al centro delle nostre politiche. Per tutti questi motivi, comunque, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alle mozioni presentate dalla maggioranza e dalle forze di opposizione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO(LEGA). Grazie, Presidente. La sclerosi multipla è una malattia cronica neurodegenerativa che attacca il sistema nervoso centrale, altera le funzionalità delle aree cognitive, emotive, motorie, sensoriali e visive delle persone che ne vengono colpite. La sclerosi multipla si manifesta con sintomi diversi, variabili da persona a persona, a seconda dell'entità e della sede della lesione nel sistema nervoso centrale. I sintomi più comuni sono l'astenia, il senso di intorpidimento, i disturbi motori e della coordinazione, i disturbi visivi e della sensibilità.
A queste manifestazioni possono accompagnarsi ulteriori sintomi, come i disturbi del linguaggio, i problemi di udito e di equilibrio, tremori. Il Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2023, frutto del lavoro dell'Associazione italiana sclerosi multipla, che oggi intendo assolutamente ringraziare per il contributo fornito all'elaborazione di questa mozione, e del confronto continuo con i pazienti, le istituzioni e la rete degli operatori, offre una fotografia incredibile della sclerosi multipla e della sua realtà in Italia. Secondo Barometro 2023, le persone con sclerosi multipla sono circa un milione in Europa, 137.000 in Italia, con 3.600 nuovi casi all'anno.
Nel nostro Paese si registrano 221 nuovi casi ogni 100.000 abitanti, che arrivano, in una regione come la Sardegna, a 410 casi per 100.000 abitanti. La sclerosi multipla esordisce in ogni età della vita, ma, come dicevo prima alla collega Boldrini, il vero problema è l'insorgenza tra i 20 e i 40 anni, perché le donne tra i 20 e i 40 anni sono colpite in misura maggiore, quasi tre volte di più. La sclerosi multipla è una malattia complessa ed eterogenea, rientra tra le patologie croniche e, al momento, non esiste una cura definitiva, ma tanti, tanti tentativi di cura con farmaci innovativi, per cui bisogna sempre ringraziare la ricerca scientifica italiana ed europea.
Fattori come la cronicità, l'insorgenza giovanile, l'imprevedibilità del decorso della malattia incidono sulla qualità della vita e coinvolgono l'intero nucleo familiare. Un sostanziale miglioramento della qualità di vita delle persone con sclerosi multipla può essere ricercato con approcci multidisciplinari, come l'applicazione di protocolli per la diagnosi tempestiva e il miglioramento nel percorso assistenziale dei pazienti e delle famiglie. Oggi quasi una persona con sclerosi multipla su due riceve meno assistenza di quanto avrebbe bisogno.
Una persona con sclerosi multipla su tre lamenta tempi di attesa molto lunghi per la risonanza magnetica e il 40 per cento dei pazienti segnala carenze nel percorso di presa in carico specialistica, alle quali si aggiungono restrizioni nell'accesso ai farmaci modificanti la malattia. Anche la riabilitazione, nonostante qualche regione faccia eccezione, rimane uno dei punti più fragili di sistema, con il 42 per cento dei pazienti che non è riuscito ad accedervi o che ne ha comunque tratto minimo beneficio. La sclerosi multipla pesa sui pazienti e sulle loro famiglie anche dal punto di vista economico.
Provo a fare un riassunto: circa 5.000 euro per paziente, che arrivano a 12.000 quando i pazienti arrivano a forme più ingravescenti e raggiungono i 25.000 euro per le famiglie costrette a spendere di più, che corrispondono a quelle famiglie che hanno i malati più gravi. Per contribuire al superamento delle descritte criticità, noi ci siamo fatti aiutare dall'Associazione italiana sclerosi multipla a scrivere questa mozione, sottolineando l'importanza della promozione della telemedicina, dell'accesso a strumenti digitali integrati.
In questo ambito, la telemedicina svolge sicuramente un ruolo fondamentale per il miglioramento dell'accesso ai servizi, alle prestazioni e per il monitoraggio delle condizioni del paziente con sclerosi multipla per verificare l'appropriatezza e l'aderenza alle cure e ai protocolli, il rapido intervento in situazioni di emergenza, nonché per l'orientamento, l'indirizzo e la rete dei servizi. Come presidente dell'Intergruppo sanità digitale e terapie digitali, oggi voglio sottolineare, con la mozione, l'importanza che ha la televisita come strumento di integrazione dell'offerta di cura tradizionale, che può migliorare quelli che, da sempre, sono considerati i principali indicatori di efficienza, efficacia e appropriatezza.
La telemedicina non deve, però, ridursi ad un prodotto tecnologico o a un'attività autonoma e scollegata rispetto alle attività in presenza, ma deve rappresentare una risorsa aggiuntiva e complementare. Ha un ruolo fondamentale nel garantire, soprattutto, maggiore equità di accesso alle cure in quelle regioni che, per i pazienti, è diventato realmente problematico raggiungere fisicamente. Ma, soprattutto, voglio sottolineare l'importanza della teleassistenza nella sclerosi multipla da un punto di vista organizzativo ed economico del sistema sanitario. Il documento PDTA per la sclerosi multipla promosso da Agenas, su suggerimento del Ministero della Salute, che intendo ringraziare nella persona dell'onorevole Gemmato per l'attenzione data al piano delle cronicità, definisce la sclerosi multipla una patologia adatta all'applicazione della telemedicina, nonché un potenziale modello per tutte quelle patologie neurologiche e croniche in ragione della sua eterogeneità clinica e dei diversi bisogni e percorsi terapeutici che ne derivano.
Una importante, recente, approvata dall'Associazione italiana sclerosi multipla, ci dice che tutte le attività di cura e della sclerosi multipla possono essere erogate da remoto, tranne ovviamente la diagnosi. L'aggravamento delle condizioni del paziente con grado elevato della scala di disabilità non modifica l'atteggiamento dei medici che hanno già cominciato a sperimentare l'utilità delle televisite anche per i casi più gravi nell'attività di e monitoraggio nel tempo.
L'assenza di adeguate condizioni operative di forme di finanziamento specifico, di competenze diffuse e di un'adeguata dotazione tecnologica può rappresentare, in sintesi, un arresto dei sistemi di telemedicina e, quindi, di cura e terapia da remoto. D'altra parte, sappiamo tutti che il PNRR ci viene in aiuto perché, nella missione 6, componente 1, del PNRR, il sub-investimento 1.2.3 ha proprio questo obiettivo: promuovere e rendere strutturali nel sistema sanitario nazionale le prestazioni di telemedicina a supporto dei pazienti con malattie croniche.
Il telemonitoraggio, oggi, rappresenta quindi lo strumento digitale di grande supporto nei pazienti neurologici. La digitalizzazione rappresenta per noi, per il nostro Governo, per il sistema sanitario nazionale, la sfida delle sfide. Quindi, vogliamo - e concludo - impegnare il Governo ad adottare tutte le iniziative volte a favorire l'attuazione delle linee di missione dell'Agenda 2025; a promuovere e ad adottare iniziative di competenza per rendere strutturali nel sistema sanitario nazionale i servizi e le prestazioni di telemedicina; a promuovere le definizioni di una codificazione di una tariffazione unitaria, ed è quello che stiamo cercando di fare con il Governo, anche per le patologie neurodegenerative; ad adottare iniziative di competenza volte ad approvare formalmente il percorso diagnostico terapeutico-assistenziale per la sclerosi multipla pubblicato da Agenas; a promuovere gli investimenti regionali in formazione e aggiornamento che mirano a rafforzare le competenze tecnologiche e digitali dei nostri professionisti; e, ancora una volta, a seguire tutte le famiglie, attraverso l'elaborazione di proposte di legge che sono già in esame su e stare vicino alle nostre famiglie, con un coordinamento che preveda anche la partecipazione delle associazioni ai lavori del tavolo tecnico; a sostenere soprattutto la ricerca scientifica nelle aree prioritarie dell'Agenda della sclerosi multipla e delle patologie correlate, favorendo il coordinamento dei progetti pubblici e privati nazionali e internazionali, secondo il modello di della ricerca e innovazione responsabile partecipata.
Concludo dicendo che la sclerosi multipla è solo l'iceberg di una serie di malattie neurodegenerative che oggi richiedono una grande risposta, che possono trovarla nell'assistenza teleguidata e in tutte le forme di assistenza digitale che noi, insieme al Governo, vareremo secondo la missione 6 del PNRR, componente n. 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. È indubbio e difficile aggiungere elementi di novità, dopo tanti interventi su mozioni che sembrano trovare l'adesione di tutta l'Aula parlamentare.
Credo che questo sia un fatto importante, anche perché sono mozioni che nascono da una condivisione, da un approfondimento che tutti, in vari modi, abbiamo fatto con le realtà di associazioni di malati oppure di persone che si occupano di malati di questa patologia e che, quindi, sanno riassumere una serie di bisogni non così astratti, ma vissuti dalle persone sulla loro pelle, nella loro quotidianità. Ecco che, allora, penso che occorra riflettere innanzitutto su un dato (è già stato detto, ma voglio ricordarlo anch'io in maniera diversa): su 500 persone, una soffre di questa patologia. Io credo che debba farci riflettere: non stiamo parlando di un qualcosa lontano da noi, ma che vive in mezzo a noi e che ha a che fare con noi.
Se pensiamo che, in Sardegna - fatto strano - vi è un caso ogni 250 persone, questo ci dovrebbe far riflettere su come attivare per quella realtà un qualche momento di studio o di messa a punto di un servizio a supporto di queste persone. Ma voglio in maniera molto sommaria richiamare i principi enunciati nelle varie mozioni, seppur declinati in maniera diversa, secondo i collegamenti che ciascuno di voi, ciascuno di noi ha avuto.
Si è parlato molto di formazione del personale sanitario ed è importante, che oltretutto emerge nell'affrontare e nell'approfondire le varie patologie, il fatto che, spesso e volentieri, non vengono sufficientemente conosciute o meglio vengono approfondite e conosciute sempre di più a livello specialistico, ma non entrano a far parte di quella conoscenza generale del personale sanitario che, quindi, in altre occasioni, intercettano le persone e non riescono a riconoscere precisi segnali; ed è di fondamentale importanza farlo, perché, quando si parla di diagnosi precoce, significa fare anche questa cosa. Ed allora, cosa significa un impegno riguardo a questo aspetto? Significa chiaramente intervenire nei percorsi formativi del personale, prevedere aspetti dello sviluppo e della multidisciplinarietà laddove - cosa che viene spesso ricordata, ma poco praticata - non è la malattia al centro dell'attenzione del clinico, ma è la persona malata, con riferimento alla quale, sì, c'è la massima attenzione sulla patologia in esame, ma si tiene conto anche di tutto il resto, del contesto, di altri sintomi e di altre possibili patologie in fase di evoluzione.
Si parla di capacità di prevenzione reale e la prevenzione reale, oltre a fare quello che ho appena detto, significa anche individuare le platee che più di altre possono essere soggette a questo tipo di patologia. Ed esistono vari dati che hanno a che fare con la familiarità, con alcune situazioni che la ricerca, sempre di più, tende a individuare e a porre come oggetto di particolare attenzione secondo un principio di sanità e - diciamo - di prevenzione vera, per cui non ci si accontenta di aspettare la persona che arriva, ma si va dalle persone che potrebbero incorrere nella patologia per intercettarle immediatamente.
Ma si tratta, tra gli impegni che abbiamo detto, anche di predisporre veri e propri centri di presa in carico di queste persone, con un'attenzione che sempre bisogna avere quando si parla di “centri”: non luoghi fisici ed edifici, ma momenti in cui, all'interno di luoghi fisici ed edifici, si organizza una presenza capillare sul territorio. Mi verrebbe da dire che si sviluppa quella che è la prossimità nella presa in carico di queste persone, che è qualcosa di più complicato che avere semplicemente qua e là poliambulatori o altro, sviluppando, soprattutto per le zone di particolare svantaggio (poi parleremo di aree interne e ha molto a che fare anche questo), le potenzialità della telemedicina e gli strumenti che l'innovazione ci mette a disposizione per poter, appunto, arrivare davvero il più vicino possibile ai bisogni delle persone.
È un tema che implica davvero una presa di coscienza di come, spesso e volentieri, la ricerca e la scienza ci consegnino delle opportunità che non vengono utilizzate e messe a disposizione di tutte le persone che ne hanno bisogno, secondo una geografia variabile, secondo una potenzialità economica dei singoli che possono più o meno accedere ai luoghi dove questi farmaci sono a disposizione e ai farmaci stessi. E guardate, in una malattia degenerativa come questa, laddove la ricerca non ha ancora individuato la cura, il farmaco che guarisce, è importante però che abbia individuato una serie di farmaci che possono modificare l'evolversi, il decorso della malattia, rallentandone gli effetti, consegnando alle persone che ne sono affette una qualità della vita completamente -ripeto, completamente - diversa.
E che cosa significa tradurre in concreto l'impegno che mettiamo in queste mozioni? Sicuramente, un maggior protagonismo da parte dello Stato nella gestione del farmaco, una maggior capacità di investimento riguardo a questo, una messa a disposizione davvero immediata rispetto al risultato della ricerca e la fruibilità, appunto, del paziente che ne ha bisogno. Ma abbiamo parlato anche di informazione delle persone malate, perché spesso e volentieri noi pecchiamo rispetto a questo rapporto, anche molto, molto importante e che trova nelle associazioni, nelle realtà che tutti abbiamo scomodato nel momento in cui abbiamo steso queste mozioni, fonte di grande suggerimento e di grande, appunto, indicazione, laddove si possono sviluppare anche alcuni temi che noi abbiamo toccato.
Parlo anch'io dei , delle proposte di legge depositate che devono essere - se vogliamo essere sempre molto conseguenti alle mozioni che andremo ad approvare - tradotte in discussione e, mi auguro, portate in quest'Aula per l'approvazione, che non è un qualcosa di generico che significa: “sì, sappiamo che ci sono persone che si occupano dei familiari che hanno bisogno”, ma significa, appunto, conoscere qual è la situazione che queste persone vivono, con riferimento sia a chi ha la malattia, sia a chi si occupa di chi ha la malattia. Questo significa stabilire quel rapporto anche molto virtuoso di informazione, di coinvolgimento, di partecipazione nel momento in cui si parla di presa in carico di queste persone. Lo si deve fare anche coinvolgendo gli altri attori che sono coinvolti nella vicenda. Pensiamo al ruolo che il Terzo settore spesso svolge, pensiamo al ruolo delle amministrazioni comunali con i loro servizi, che sono molte volte chiamati a supplire a quelle che sono delle carenze di contesto sociale, piuttosto che di contesto familiare, piuttosto che di mancanza di erogazione da parte del Servizio sanitario nazionale del dovuto servizio stesso.
Ma, tra le righe delle varie mozioni e in alcuni casi in maniera molto esplicita, c'è anche un forte richiamo all'unicità di trattamento su tutto il territorio nazionale, laddove tutte le cittadine e tutti i cittadini devono essere considerati uguali. Non possiamo permetterci un trattamento diverso da regione a regione e, all'interno delle stesse regioni, a seconda dei territori, addirittura, vedere applicati protocolli o percorsi di presa in carico che non coincidono. Io penso che sempre di più questo debba diventare un nostro preciso dovere: fare in modo che tutti, anzi tutte le persone - come dice l'articolo 32 della nostra Costituzione - che vivono nel nostro Paese possano avere le stesse prestazioni, non debbano patire una diseguaglianza. E farlo significa guardare in maniera diversa anche all'evoluzione della riforma del regionalismo che abbiamo poco tempo fa approvato, perché senza questo processo quell'unicità di trattamento non riusciremo mai a raggiungerla.
Faccio un breve richiamo alla ricaduta sociale - come è già stato detto - perché accanto alla cura della malattia ci deve essere la cura della persona nel suo insieme, che deve poter continuare il più possibile a svolgere il proprio lavoro e, qui, il telelavoro e lo , quello che durante il COVID abbiamo imparato così bene ad usare, devono diventare uno strumento di inclusione. Ci deve essere anche un momento di informazione del resto della cittadinanza, ciò vale per la sclerosi multipla, ma vale per tante patologie. Noi dobbiamo essere una società accogliente, che non fa della persona malata un qualcosa, sì, da curare quasi con spirito caritatevole, ma una persona da tenere inclusa nel contesto sociale il più possibile. Ne va del valore e della qualità di vita di quella persona e ne va anche della qualità di vita, però, della collettività e della comunità tutta. Questo non dimentichiamocelo mai
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lancellotta. Ne ha facoltà.
ELISABETTA CHRISTIANA LANCELLOTTA(FDI). Presidente, Sottosegretario Gemmato, onorevoli colleghi, lo scorso 31 maggio, in occasione della Giornata nazionale della sclerosi multipla, è stato presentato proprio qui, a Montecitorio, nella Sala della Regina, il Barometro della sclerosi multipla e patologie correlate 2024, che fotografa, aggiornandoli, i dati relativi a questa patologia in Italia, già contenuti nelle premesse della nostra mozione. I risultati 2024 ci dicono che la sclerosi multipla colpisce ben 140.000 persone in Italia, con 3.600 nuove diagnosi all'anno, 6 nuovi casi ogni 100.000 persone, la prevalenza è intorno ai 227 casi per 100.000 abitanti. Si tratta, soprattutto, di donne, 3 ogni uomo. Viene diagnosticata in genere in età giovanile, tra i 20 e i 40 anni. Inoltre, l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla stima in circa 2.000 le persone in Italia con disturbi dello spettro della neuromielite ottica e della variante MOGAD: patologie rare, molto simili alla sclerosi multipla. Sono numeri costantemente e tristemente in crescita, rispetto a quelli evidenziati dal Barometro 2023.
Questa grave malattia ha degli impatti anche dal punto di vista economico. Nel nostro Paese il costo sociale della sclerosi multipla e dei disturbi dello spettro della neuromielite ottica ammontano a circa 6,5 miliardi di euro l'anno, con un costo medio per persona di circa 45.800 euro, di cui lo Stato si fa carico direttamente soltanto per circa la metà, attraverso servizi sanitari e sociali pubblici. È stato stimato, infatti, che queste malattie neurodegenerative costituiscono per i pazienti stessi e per le loro famiglie una spesa media annua di 5.000 euro, che arriva ad oltre 14.000 euro nei casi di disabilità più gravi.
Altro ancora è il costo legato soprattutto alla perdita di produttività dei pazienti, costretti, purtroppo, a smettere di lavorare a causa della patologia, e anche dei loro familiari e , troppo spesso costretti a lasciare il lavoro per dedicarsi all'assistenza dei malati. In questi due anni di legislatura, il Presidente Meloni, il Ministro della Salute, Schillaci, con il Sottosegretario Gemmato, ed il Governo tutto hanno mostrato grande attenzione per le persone con patologie ingravescenti e, più in generale, per le persone affette da disabilità. È sempre stata chiara ed evidente, in verità, anche la scelta di campo di Fratelli d'Italia. Abbiamo scelto di stare al fianco delle persone malate, delle loro famiglie, di chi le assiste e lo abbiamo fatto e lo facciamo con l'intento di affermare il pieno diritto di tutte le persone ad avere una vita autonoma, indipendente e ad essere valorizzate, secondo i propri talenti e le diverse competenze, come il Presidente del Consiglio ci ricordava qualche tempo fa.
Non è certamente un caso se, oggi, oltre al Presidente Meloni, altri due autorevoli membri di questo Governo, il Ministro Locatelli ed il Ministro Abodi, sono firmatari della Carta dei diritti delle persone con sclerosi multipla e patologie correlate, sottoscritta da circa 65.000 persone, che declina valori e principi universali e che riafferma il diritto all'autodeterminazione e all'inclusione per ogni malato di sclerosi multipla e di patologie correlate. Il diritto, cioè, per ciascuno di loro, come per noi stessi, ad avere autonomia e dignità.
Tanti sono stati i provvedimenti concreti adottati dal Governo e sostenuti dalla maggioranza parlamentare: l'aumento dell'assegno unico universale per i figli con disabilità, sostegni concreti per le famiglie con disabili a carico, la tutela del diritto allo studio per persone affette da patologie neurodegenerative croniche, sgravi e agevolazioni per chi assume persone con disabilità ed altri ancora.
Vorrei davvero, in questa occasione, ringraziare il Presidente Meloni, il Ministro Schillaci, il Ministro Locatelli, il Governo tutto per l'instancabile lavoro profuso su questi temi. Attraverso la nostra mozione, riteniamo di poter offrire un ulteriore contributo di proposta e di indirizzo, nel solco già tracciato dal Governo, per migliorare la diagnosi e l'accesso alle cure dei pazienti, attraverso un'implementazione strutturale di servizi di telemedicina e di teleriabilitazione, attraverso l'approvazione formale del percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale, attraverso il riconoscimento di una rete di patologia per la presa in carico dei pazienti, attraverso il rafforzamento e la valorizzazione del ruolo dello psicologo all'interno dei centri clinici per assicurare a pazienti e familiari il necessario supporto, attraverso una più attenta formazione digitale dei professionisti sanitari, dei familiari e dei pazienti stessi.
Attraverso, cioè, tutte quelle iniziative, anche di sensibilizzazione e comunicazione, di sostegno alla ricerca, che possano contribuire al superamento delle criticità oggi ancora riscontrate nei percorsi di diagnosi e di cura dei pazienti affetti da patologie neurodegenerative. Vogliamo affiancare e sostenere il Governo nello sforzo che sta compiendo nel riportare al centro dell'attenzione il paziente, nel rendere più agevole la sua quotidianità, nel creare un ambiente sociale più inclusivo. Vogliamo lavorare insieme al Governo per mettere in condizione tutte le donne e gli uomini affetti da queste patologie croniche di poter vivere, studiare e lavorare in condizioni di parità e di uguaglianza, con la stessa libertà e dignità che è riconosciuta a ciascuno di noi.
È da tempo che abbiamo scelto, come Fratelli d'Italia, da che parte stare, e la nostra scelta, lo dicevo poco fa, è di stare al fianco di quelle 140.000 persone e delle loro famiglie, per restituire loro dignità e autonomia. Siamo stati, siamo e saremo sempre al loro fianco, al fianco dei più fragili. Per questo, annuncio il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Loizzo, Vietri, Cappellacci, Brambilla ed altri n. 1-00231 con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Avevo alzato la mano prima di iniziare le votazioni…
PRESIDENTE. Sì, però siamo in votazione, dopo le dichiarazioni di voto, non è usuale. Mi dica, prego.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Certamente, però, sentendo l'illustrazione e l'intervento della collega Loizzo, praticamente in larga parte fondato sulla telemedicina, sono a chiedere al Governo un ripensamento e quindi…
PRESIDENTE. No, collega, questo non si può fare, non è la fase per chiederlo. Lei mi ha detto che accetta le riformulazioni, non può richiedere ripensamenti.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Certo, però poi ho sentito gli interventi di maggioranza ed erano praticamente tutti su questa linea.
PRESIDENTE. Non è il momento, mi spiace, collega, questo non si può fare.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Va bene, la ringrazio, signora Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Girelli, Quartini, Zanella ed altri n. 1-00362.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che, a seguito dell'approvazione della mozione Loizzo, Vietri, Cappellacci, Brambilla ed altri n. 1-00231 , risulta assorbito il 7° capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Girelli, Quartini, Zanella ed altri n. 1-00362, come riformulata e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00363.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che, a seguito dell'approvazione della mozione Loizzo, Vietri, Cappellacci, Brambilla ed altri n. 1-00231 , risultano assorbiti i capoversi 1°, 2°, 4°, 7°, 9° e 13° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi ed altri n. 1-00363, come riformulata e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Ruffino ed altri n. 1-00364.
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ivi compresa l'espunzione di capoversi della premessa e del dispositivo su cui è stato espresso parere contrario.
Pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ruffino ed altri n. 1-00364, come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano ed altri n. 1-00360 e Manes ed altri n. 1-00361 concernenti iniziative per il sostegno e lo sviluppo delle aree interne .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 11 novembre 2024, sono state presentate la mozione Manes ed altri n. 1-00361 e una nuova formulazione della mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata una nuova formulazione della mozione Manes ed altri n. 1-00361. Il relativo testo è in distribuzione .
Avverto infine che, all'8° capoverso del dispositivo della mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 , le parole: “studenti diversamente abili” devono intendersi sostituite dalle parole: “studenti con disabilità”.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.
MATILDE SIRACUSANO,. Grazie, Presidente. Sulla mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 il parere è favorevole con riformulazione, sopprimendo le premesse e modificando alcuni impegni, che sono i seguenti. In relazione all'impegno 1), si richiede la seguente riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa utile per promuovere la crescita economica delle aree interne in coerenza con gli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale previsti, di cui all'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea e all'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea”.
Per quanto riguarda l'impegno 2), si richiede di accettare la seguente riformulazione: “ad adottare ogni iniziativa utile finalizzata ad agevolare e a sostenere, compatibilmente con il diritto dell'Unione europea, nonché con i vincoli di bilancio e con gli equilibri di finanza pubblica, l'effettuazione di nuovi investimenti nelle aree interne”.
Sull'impegno 4), si richiede di riformularlo nei seguenti termini: “ad adottare ogni ulteriore iniziativa volta ad incentivare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica e gli equilibri di bilancio, la fusione dei comuni la cui popolazione sia inferiore a 5.000 abitanti”.
PRESIDENTE. Mi scusi, Sottosegretaria, ha saltato l'impegno 3).
MATILDE SIRACUSANO,. Avrei detto alla fine che gli impegni che non elenco prevedono una contrarietà. Quindi, sull'impegno 3), parere contrario.
PRESIDENTE. Quindi, su quelli che non cita c'è un parere contrario. Intanto ci dice le riformulazioni. Prego.
MATILDE SIRACUSANO,. Sì, le riformulazioni degli impegni accolti.
MATILDE SIRACUSANO,. Con riferimento all'impegno 5), vi è una riformulazione nei seguenti termini: “a promuovere ogni iniziativa volta a prevedere, compatibilmente con i vincoli di bilancio e con gli equilibri di finanza pubblica, misure incentivanti in favore del personale scolastico impiegato nelle aree interne, nonché in favore del personale sanitario dei presidi periferici e dei medici di famiglia che coprono gli ambulatori anche per il servizio di guardia medica nelle zone scoperte di dette aree”.
L'impegno 6) è accolto, espungendo le parole da “garantendo” fino alla fine del periodo.
In relazione all'impegno 7) vi è la seguente riformulazione: “ad adottare ulteriori iniziative volte a rafforzare il sostegno alla non autosufficienza, con particolare riguardo ai servizi integrati sociosanitari, puntando sulla domiciliarità”.
Come ho anticipato prima, Presidente, non leggo l'impegno 8), perché il parere è contrario.
Sull'impegno 9) vi è la seguente riformulazione: “ad assumere eventuali iniziative volte a rafforzare ulteriormente il sostegno alle biblioteche pubbliche e alle strutture che promuovono cultura”.
In relazione all'impegno 10) vi è questa riformulazione: “ad adottare ulteriori iniziative a sostegno dei comuni marginali”.
L'impegno 11) non viene accolto.
In relazione all'impegno 12), si propone la seguente riformulazione: “ad assumere ogni ulteriore iniziativa volta ad assicurare la celere attuazione del Piano Italia 5G e del Piano Italia a 1 Giga per incentivare la realizzazione di infrastrutture per lo sviluppo delle reti mobili in tutte le zone del Paese, ivi comprese le aree interne e quelle prive di investimenti da parte del mercato, al fine di assicurare uniformità di coperture e di garantire velocità elevate”.
Sugli impegni 13), 14) e 15), parere contrario.
L'impegno 16) è accolto con la seguente riformulazione: “ad assumere eventuali iniziative finalizzate a rafforzare ulteriormente la capacità amministrativa degli enti locali situati nelle aree interne e periferiche”.
In relazione all'impegno 17) si propone una riformulazione nei seguenti termini: “ad adottare, per quanto di competenza, ulteriori iniziative che, anche al fine di prevenire e contrastare il fenomeno dello spopolamento, consentano di promuovere nelle aree interne il lavoro agile o , nonché la realizzazione di postazioni di ”.
In relazione all'impegno 18) si propone la seguente riformulazione: “ad assumere eventuali iniziative finalizzate ad agevolare la costituzione di comunità energetiche nelle aree interne e periferiche”.
Sugli impegni 19) e 20), parere contrario.
Sull'impegno 21) vi è la seguente riformulazione: “ad assumere eventuali iniziative volte a rafforzare ulteriormente gli investimenti relativi alla prevenzione e al contrasto del dissesto idrogeologico, alla manutenzione idraulico-forestale, alla pulizia di alvei e canali, alla piantumazione di alberi e alla lotta agli incendi nelle aree interne”.
Infine, sull'impegno 23) vi è la seguente riformulazione: “a promuovere ulteriormente i sistemi di monitoraggio meteorologico e di diffusione sull'allerta meteo nelle aree interne, al fine di aumentare la resilienza nei piccoli centri agli eventi climatici estremi e di proteggere le comunità locali”.
Vorrei precisare, in relazione all'impegno 22), che questo deve intendersi assorbito dalla riformulazione dell'impegno 21).
Sulla mozione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano ed altri n. 1-00360 il parere è favorevole sia sulle premesse che sugli impegni.
Sulla mozione Manes ed altri n. 1-00361 , parere favorevole, sopprimendo le premesse e accogliendo le seguenti riformulazioni. All'impegno 1), sostituire le parole “con efficacia ad un nuovo e aggiornato”, con le seguenti: “all'adozione del”.
In relazione all'impegno 2), si propone la riformulazione seguente: “ad assumere ulteriori iniziative finalizzate ad ottimizzare l'impiego delle risorse nazionali ed europee relative alle aree interne, anche mediante l'introduzione, nel rispetto del diritto dell'Unione europea, di specifiche misure di semplificazione”.
In riferimento all'impegno 4), il parere è favorevole, si accoglie il testo base. Per quanto riguarda l'impegno 5), si propone la seguente riformulazione: “ad adottare ogni ulteriore iniziativa volta ad incentivare, compatibilmente con il diritto dell'Unione europea, nonché con i vincoli di finanza pubblica e gli equilibri di bilancio, lo sviluppo dei piccoli comuni”. Anche per l'impegno 8) proponiamo la seguente riformulazione: “ad assumere eventuali iniziative volte a rafforzare ulteriormente gli investimenti relativi alla prevenzione e al contrasto del dissesto idrogeologico, alla manutenzione idraulico-forestale, alla pulizia di alvei e canali, alla piantumazione di alberi ed alla lotta agli incendi nelle aree interne”. Sull'impegno 9) proponiamo la seguente riformulazione: “ad assumere eventuali iniziative volte a promuovere ulteriormente i servizi alla persona, con particolare riferimento ai servizi di prossimità e ai servizi di tipo socio-sanitario, nonché all'accessibilità ai servizi digitali”. Infine, anche sull'impegno 10) proponiamo la seguente riformulazione: “ad assicurare una particolare e rinnovata attenzione alle necessità delle aree interne del Paese in termini di infrastrutture, di mobilità e di quantità e qualità dei servizi anche in favore delle famiglie”.
Questo è quanto, Presidente. Quindi, il parere è favorevole se vengono espunte le premesse e se vengono, altresì, espunti i capoversi dell'impegno che non ho enunciato…
PRESIDENTE. Quelli che non ha letto…
MATILDE SIRACUSANO,. …su cui si considera che il parere è contrario.
PRESIDENTE. Sottosegretaria, mi perdoni, altrimenti diventa complicato: mi dice su quali capoversi dell'impegno vi è il parere contrario?
MATILDE SIRACUSANO,. Certamente. Il parere è contrario sugli impegni 6) e 7).
PRESIDENTE. Com'era il parere sull'impegno 3)? Perché mi hanno detto che il parere sull'impegno 3) non è stato letto; magari la prossima volta li leggiamo in fila, altrimenti li perdiamo.
MATILDE SIRACUSANO,. Sull'impegno 3) il parere è favorevole con riformulazione nel senso di sostituire le parole “utilizzate direttamente” con le parole “utilizzate dalle amministrazioni centrali”. Mi perdoni, Presidente, perché avevo omesso io la lettura della riformulazione dell'impegno 3).
PRESIDENTE. Bene, quindi il parere è contrario sugli impegni 6) e 7), è favorevole con riformulazione sugli altri, e contrario sulle premesse.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Sottosegretario, la possibilità di intervenire oggi in rappresentanza della componente Minoranze linguistiche del gruppo Misto per la dichiarazione di voto sulle mozioni relative alle aree interne mi consente di ribadire quanto sia importante per noi discutere dei problemi che affliggono, da troppo tempo, in maniera strutturale, le cosiddette aree interne, aree marginali e di montagna che rappresentano una parte considerevole del nostro territorio nazionale: ben 1.904 comuni, in cui vivono circa 4,5 milioni di abitanti. Un ambito territoriale variegato e periferico, che evidenzia ben 124 aree di progetto; una definizione generale, quella delle aree interne, intese come quella parte maggioritaria del territorio italiano caratterizzata dalla significativa distanza dai centri di offerta e dai servizi essenziali.
Non possiamo dimenticare, però, Presidente, che, quando si parla di aree interne, si parla del nostro vivere quotidiano, dei nostri borghi, dei nostri comuni più piccoli e delle nostre vallate, che da troppo tempo sono soggetti a fenomeni di desertificazione antropica, infrastrutturale e sociale; fenomeni, questi, che solamente in parte la strategia nazionale ha saputo arginare. E questo perché il Piano stesso ha dimostrato - come ha ben esplicitato UNCEM nella sua analisi alla prima stagione di applicazione dello SNAI - una serie di problematiche, quali, ad esempio: le difficoltà di natura burocratico-amministrativa nelle relazioni tra territori locali, regioni e amministrazioni centrali, che devono, però, essere superate attraverso la riaffermazione congiunta di princìpi di leale cooperazione, ma anche attraverso un disegno più snello e incisivo del processo di programmazione, attuazione e monitoraggio, semplificando procedure e disposizioni; il non aver sufficientemente coinvolto e considerato, ad esempio, gli enti parco e le comunità montane: sono stati coinvolti comuni e regioni con ruoli diversi, ma non storici soggetti istituzionali che si sono occupati di programmazione e investimenti sui territori, progetti e azioni, per contrastare lo spopolamento delle aree naturali rurali e montane; una zonizzazione e individuazione delle aree di progetto forse non così rispettosa dei contesti territoriali di riferimento. Problematiche, queste, comunque risolvibili per le prossime programmazioni e che nulla tolgono alla capacità della strategia nazionale di intervenire in maniera puntuale in questi ambiti.
È necessario, quindi, avere maggiore trasparenza per la candidatura di nuove aree e migliorarne la multilivello, a livello istituzionale e operativo.
La crisi ecologica e demografica avrebbe la necessità, infatti, di usare la strategia delle aree interne insieme alla moderna strategia delle , in un'ottica di condivisione territoriale delle azioni concrete attraverso visioni condivise tra i diversi portatori di interesse, in maniera puntuale e non solo immateriale, sfruttando le eccellenze imprenditoriali e di ricerca presenti in questi contesti e mettendole in rete.
Appare, quindi, necessario, signor Presidente, al fine di contrastare lo spopolamento delle aree interne, cercare di agire sempre più per rafforzare le politiche centrali, che accompagnino in maniera complementare la strategia nazionale in settori strategici come i servizi alla persona e le reti infrastrutturali con la finalità di garantire gli stessi diritti e le medesime opportunità ai cittadini su tutto il territorio nazionale, contrastando l'emigrazione di migliaia di giovani che ogni anno sono costretti ad abbandonare i luoghi in cui nascono alla ricerca di lavoro e opportunità altrove.
Ci auguriamo per il futuro azioni per una differenziazione dei sistemi fiscali delle aree interne e azioni volte a favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente, abbandonato o sottoutilizzato all'interno delle aree interne, rurali e montane, prevedendo ad esempio misure incentivanti per i giovani.
Insomma, signor Presidente, azioni e interventi, che devono nascere dai territori, di chi conosce bene le dinamiche territoriali locali. A tal proposito, vogliamo evidenziare come sia necessario che le politiche della montagna possano essere inserite all'interno di una specifica strategia nazionale dedicata, al di fuori del contesto delle aree interne, al fine di poter agire con azioni puntuali e mirate sulla fenomenologia derivante dall'abbandono di queste aree. In questo è necessario rafforzare il ruolo degli enti locali e delle regioni.
Non possiamo, però, non soffermarci sulla necessità di sostenere che, nella prossima programmazione di coesione europea, con riferimento al futuro programma in fase di definizione, le risorse spettanti al nostro Paese possano essere salvaguardate e utilizzate direttamente dalle regioni e dagli enti locali, nel rispetto anche delle autonomie speciali, garantendo i principi attuali di coesione europea. Non possiamo quindi accettare che ci sia il rischio di concentrare e centralizzare, su un piano europeo e dei singoli Stati, risorse, facendo venire meno alcuni degli obiettivi di coesione del programma stesso, come la centralità delle istituzioni periferiche quali le regioni e gli enti locali.
Concludo, Presidente, ringraziando anche il Sottosegretario per i pareri positivi espressi, nell'affermare che, come componente delle Minoranze linguistiche del gruppo Misto, voteremo a favore delle mozioni che garantiranno il raggiungimento degli impegni definiti nella proposizione del nostro atto e di quegli impegni che saranno a favore delle aree interne di montagna
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Sottosegretaria, tutti noi sappiamo quanto sia lunga la vita di una mozione: il tempo, probabilmente, per scriverla, il nostro tempo per discuterla, per fare le dichiarazioni di voto e auspicare, poi, che i contenuti e le premesse, ma soprattutto gli impegni scritti in queste mozioni, sia di maggioranza che di opposizione, vengano concretizzati. Non credo che, però, sia questo il caso. Il nostro, oggi, non è un esercizio inutile, perché tutte le mozioni presentate contengono una riflessione fondamentale, importante e strategica, che riguarda le nostre aree interne, le quali, troppo spesso, nel tempo, sono rimaste fuori dai radar della politica e sono state interessate dalle politiche nazionali di conseguenza rispetto ad altre misure previste per luoghi del Paese che hanno caratteristiche diverse. E giustamente questi testi pongono in evidenza quanto la cornice nazionale debba essere, poi, approfondita e dettagliata rispetto alle tante questioni che riguardano le aree interne, le aree insulari e le aree montane del nostro Paese, perché, in questi territori, i fatti e le transizioni che il nostro Paese sta vivendo, vengono amplificati.
Infatti, colleghi, se il nostro è un Paese che ha carenze infrastrutturali, se il nostro è un Paese che ha un trasporto pubblico locale non adeguato alle esigenze delle famiglie, degli studenti e delle persone con disabilità allora questo problema nelle aree interne viene amplificato. Se nel nostro Paese oggi più che in passato è esploso il problema delle politiche per la casa, nelle aree interne questo problema viene amplificato, perché nelle aree interne non c'è la stessa attrattività, non ci sono gli stessi servizi, non ci sono le stesse opportunità che ci sono nelle aree metropolitane che hanno le loro problematiche, le quali, appunto, devono essere analizzate con un occhio e uno sguardo differente.
Allo stesso modo, se chiudono gli esercizi di prossimità, questo è un problema nelle aree metropolitane, ma lo è ancora di più nelle aree periferiche del Paese, perché un esercizio di prossimità è in tanti casi l'ultimo baluardo, l'ultima presenza di un'attività commerciale, di un'attività produttiva, di quel legame tra le persone che fa vivere una comunità.
Poi, ci sono le sfide del nostro tempo: la transizione energetica e gli effetti dei cambiamenti climatici. Per tutti noi oggi c'è un dibattito importante da fare rispetto al tema energetico e le comunità energetiche rinnovabili sono importanti per il nostro Paese, ma possono essere chiave strategica di sviluppo anche e soprattutto per le aree interne, per quelle aree montane del Paese dove, appunto, la comunità energetica rinnovabile può essere un'opportunità di coesione e di attrattività.
Allo stesso modo, come abbiamo fatto in queste mozioni, declinando le varie questioni rimaste aperte, abbiamo un Paese - e questo tema può essere esteso in termini di considerazione alla nostra Europa - in pesante e drammatica crisi demografica e, quindi, chiudono le scuole e vengono razionalizzate, ma, se chiude una scuola a Roma, non è la stessa cosa rispetto all'eventualità che chiuda in una piccola isola o in un piccolo comune, perché magari per raggiungere l'istituto scolastico più vicino si devono percorrere chilometri o si deve fare una strada che spesso non è percorribile, perché questo è il tema.
Poi ci sono le sfide positive, quelle legate allo sviluppo della tecnologia, dell'innovazione e delle infrastrutture anche digitali, che sono un'opportunità anche per quei luoghi che sono più difficili da raggiungere, però allo stesso tempo sappiamo (perché anche su questo e in questo è fondamentale e strategico il ruolo delle politiche pubbliche) che sono proprio quelle aree del Paese che hanno meno attrattività, anche in termini di investimenti privati, ad essere quelle che pagano di più; e ciò perché fare un investimento sulla banda larga e ultralarga è chiaro ed è possibile, si fa da sé nelle aree metropolitane, ma non è detto che sia così nelle aree periferiche e marginali del Paese; ed è per questo, appunto, che serve una politica in grado di programmare.
Lo stesso si dica per le attività culturali che giustamente nella mozione che le opposizioni hanno presentato hanno avuto un rilievo importante, perché, quando si svolge la vita all'interno della comunità, dobbiamo parlare di politiche per la casa, di infrastrutture, di lavoro, ma anche di quella dimensione culturale e aggregativa che spesso rischia di mancare in quei piccoli comuni che sono a rischio di spopolamento.
Quindi, qual è la strategia da mettere in campo? Innanzitutto avere una riflessione completa e compiuta rispetto alle frammentazioni che esistono nel nostro Paese e fare il nostro dovere senza frammentare, perché il nostro è un Paese che ad un certo punto, nelle ultime legislature, aveva iniziato a programmare. È del 2014 la Strategia per le aree interne e io credo che, in questa discussione, dove con ogni probabilità le mozioni di maggioranza e di opposizione verranno votate favorevolmente, si debba iniziare anche una riflessione rispetto al fatto che, quando ci sono problemi, temi e prospettive così strategici, si debba imparare a dare coerenza e continuità alle politiche.
Quella Strategia nazionale sulle aree interne, indipendentemente dal Governo , deve trovare una continuità, perché gli investimenti, quelli veri, quelli strategici non durano il tempo di un ; durano nel corso del tempo e, quindi, è nostro dovere, in quest'Aula, garantire le risorse per attuare le politiche, ma anche le strategie per metterle in campo.
Poi dobbiamo evitare che questa nostra legislazione, che è sottoposta anche alle necessità comunicative e mediatiche che le maggioranze portano in campo, abbia, però, delle forze contraddittorie, perché se noi parliamo di una strategia nazionale, se parliamo di Strategia nazionale sulle aree interne dobbiamo chiederci, allo stesso tempo, però, se i disegni sull'autonomia differenziata vanno nella stessa direzione, perché se noi non iniziamo a dare coerenza a quel bisogno di sanità e a risolvere le disomogeneità che esistono nel nostro Paese, probabilmente anche con gli strumenti che costruiamo a corredo - il progetto sull'autonomia differenziata che il Governo Meloni ha messo in campo è esemplificativo da questo punto di vista -, noi rischiamo che quella strategia che mettiamo sulla carta rimanga sulla carta e non venga mai attuata.
Allo stesso modo ci sono aree interne, aree fragili, aree periferiche lungo tutto lo stivale, ma è indubbio che serva anche una maggiore attenzione nei confronti di quelle aree interne e di quelle aree insulari che sono nel Mezzogiorno e non va bene quando si fanno provvedimenti come la ZES unica, dove si promettono risorse per attrarre gli investimenti e poi quelle risorse vengono a mancare e quando vengono a mancare magari si prelevano dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Quindi, quando si votano, come faremo appunto, all'unanimità, queste mozioni ricordiamocelo, come anche quando presentiamo gli altri provvedimenti, perché se c'è un tema che riguarda le aree interne è quello legato, appunto, allo spopolamento. Le aree si spopolano perché mancano i servizi, perché è difficile costruirsi una famiglia, perché quei territori, come dicevo prima, non sono attrattivi. Non sono attrattivi per quei giovani che attraverso, ad esempio, la presenza di infrastrutture di banda larga, di infrastrutture digitali o lo potrebbero decidere di andare a vivere in aree del Paese che, appunto, non sono le aree metropolitane, ma sono i nostri meravigliosi territori dell'entroterra o del nostro Centro Italia.
Allo stesso tempo, io spero che nella legge di bilancio ci sia cura e ci sia attenzione rispetto a queste necessità. Non riconfermare o riconfermare azzoppandola una misura come quella sul rientro dei cervelli, voluta dal Governo Renzi, io credo che non sia un atto intelligente, perché se noi vogliamo portare dei cervelli e poi ci mettiamo, come voi avete fatto reintroducendola parzialmente, tanti e troppi paletti, forse, non stiamo facendo quello che poi anche voi nella mozione di maggioranza avete inserito.
Quindi, annunciando il voto favorevole da parte del gruppo di Italia Viva rispetto a queste riflessioni contenute, appunto, nelle mozioni di maggioranza e di opposizione, io credo, però, che dobbiamo uscire tutti con un invito a una coerenza rispetto a quello che si fa e, soprattutto, a una strategia da mettere in campo, perché se noi perdiamo e abbandoniamo le nostre aree interne perdiamo la competitività del Paese e perdiamo anche in sicurezza, perché abbandono e desertificazione significano, appunto, desertificazione economica ma anche, poi, desertificazione nel senso di protezione dagli effetti dei cambiamenti climatici e, appunto, dalle sfide che tutti noi abbiamo innanzi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Presidente, solo per annunciare il voto favorevole sulla mozione di maggioranza da parte del gruppo di Noi Moderati. Chiediamo di essere autorizzati a depositare l'intervento.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole, è autorizzato.
Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, signora Presidente. Signora rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, affrontiamo oggi una questione importante che riguarda una parte consistente del nostro territorio. Ben 13,5 milioni di italiani vivono in aree interne, in piccoli paesi, nelle zone montane e, quindi, non si tratta soltanto di una questione marginale, cioè di quelle zone particolarmente svantaggiate, ma fondamentalmente spopolate. In realtà, un pezzo consistente della nostra comunità nazionale vive ancora in queste aree e vive in queste aree con una serie di enormi e grandissime difficoltà che sono state date da una serie di scelte che pure nel corso del tempo i Governi che hanno governato il Paese hanno effettuato. Ci sono alcune questioni, alcuni luoghi e alcune istituzioni che, in questi piccoli paesi degli Appennini o delle Alpi o in altre zone svantaggiate della Sicilia e della Sardegna, hanno rappresentato davvero lo Stato. Sono strutture semplici: è l'ufficio postale, è la scuola, è la caserma dei Carabinieri, è il medico condotto, come una volta si sarebbe detto. Sono queste le istituzioni che, in questi piccoli paesi, in queste piccole comunità, hanno rappresentato lo Stato.
Oggi, progressivamente, tutte queste strutture sono scomparse. Gli uffici postali sono stati sostanzialmente eliminati dappertutto e l'unica istituzione che regge e che dà la sensazione che lo Stato sia ancora interessato a quei cittadini e a quelle aree è la scuola ed anch'essa sta scomparendo in quasi tutti i comuni di cui parliamo, in queste piccole comunità. L'ultimo brandello di Stato, l'ultima struttura che dà il senso di partecipazione a una comunità più vasta, che è la comunità nazionale, sta andando via.
Su questo io penso che il Governo dovrebbe fare un lavoro più accurato, dovrebbe mettere in campo un'iniziativa vera e, per fare iniziative vere, non bastano neanche le buone intenzioni - mi scuserà la Sottosegretaria Siracusano -, ma serve qualcosa di più, servono danari, servono risorse, servono fondi, serve la convinzione profonda che lo Stato in quei territori deve investire, perché investire in quei territori non è soltanto nell'interesse di quei 13,5 milioni di italiani, ma è nell'interesse nazionale.
Questi sono territori ricchi di risorse ambientali, sono territori che hanno una fragilità: importanti cambiamenti climatici stanno cambiando anche questi tratti del nostro territorio. Ci sono conseguenze davvero disastrose dal punto di vista dell'instabilità idrogeologica, per esempio, delle aree interne. I cambiamenti climatici non sono soltanto quelli che vediamo in pianura. Pensate che qualche tempo fa il ciclone Vaia, che ha investito le Alpi bellunesi, ha distrutto in pochissimo tempo migliaia e migliaia di ettari di foresta, causando un danno ambientale al nostro Paese nel suo insieme assolutamente rilevante.
Quindi, è necessario che ci sia, da parte del Governo e da parte dello Stato, la volontà di affrontare questo tipo di problemi, di saper mettere in campo delle iniziative, delle risorse e dei progetti che possano permettere a questi territori di utilizzare le enormi risorse ambientali che hanno a disposizione. Servono idee, oltre che danaro.
Per esempio, si potrebbe pensare seriamente a una forma di esenzione fiscale in queste zone, per incoraggiare la domanda di prodotti ecologici, o a incentivi particolari per l'energia rinnovabile in questi piccoli paesi. Si parlava di comunità energetiche e quello potrebbe essere uno strumento utile per permettere ai nostri concittadini delle aree interne di poter avere un'energia pulita e sicura, perché in quelle zone c'è anche il problema della difficoltà di approvvigionamento energetico, perché spesso gli elettrodotti, che portano l'energia in questi piccoli paesi, nelle situazioni climatiche emergenziali che si creano sempre più spesso, vengono interrotti, lasciando i comuni nell'isolamento più totale. Invece, con le energie rinnovabili, prodotte a casa propria, prodotte attraverso le comunità energetiche, diamo garanzia a questi cittadini e a queste cittadine.
Si potrebbero promuovere gruppi di acquisto, pubblici e privati, per sostenere, appunto, queste strutture e risolvere davvero il problema dei medici di famiglia, che in quelle zone sono completamente assenti. Non possiamo pensare che la manutenzione delle nostre montagne, la manutenzione delle aree interne, che è uno degli obiettivi fondamentali che noi ci dobbiamo porre, sia lasciata a questi cittadini e a queste cittadine, quando sono completamente isolati, quando non hanno neanche la possibilità di fare la visita con un medico, quando non hanno la possibilità di comprare farmaci, quando non hanno la possibilità, cioè, di godere anche di quelle strutture e di quelle possibilità che oggi noi garantiamo a gran parte della nostra popolazione.
Quindi, io penso che noi dobbiamo accettare la sfida; dobbiamo accettare la sfida. Noi, per esempio, abbiamo presentato in finanziaria, al bilancio, un emendamento che dice che i cittadini che abitano per più di 6 mesi stabilmente in paesi al di sotto dei 5.000 abitanti possono avere una riduzione del canone Rai del 50 per cento. È una piccola cosa, ma è un segnale nei confronti di queste comunità: fare qualcosa di concreto per rendere agibili e vivibili questi luoghi, perché la manutenzione di questi luoghi è una precondizione per fare seriamente la battaglia contro i cambiamenti climatici nel nostro Paese.
Siamo indietro, siamo terribilmente indietro e io penso che oggi sia un momento anche importante, è vero, con tutti i limiti che queste mozioni hanno: non ci sono soldi stanziati, tutto è fatto - diciamo così - grazie alle riformulazioni del Governo, basandosi sulle disponibilità di bilancio che, per cose importanti come queste, non ci sono mai. Quindi, con tutti i limiti, ma la presa di coscienza, da parte del Parlamento, della Camera dei deputati, nei confronti del problema dei 13,5 milioni di cittadini che abitano nelle zone interne è un elemento fondamentale per cominciare un percorso fatto di scelte importanti e nette.
Nella difesa dell'ambiente, nella lotta ai cambiamenti climatici, nel recupero delle zone montane e abbandonate, nel rilancio delle attività agricole nelle aree interne c'è la risposta, ci può essere la risposta per una vita anche diversa, che molti e molte giovani vogliono fare. Guardate, chi va in giro nei piccoli paesi si rende conto che, sempre più spesso, incontra giovani coppie, giovani che vogliono vivere in quei luoghi non soltanto perché sono originari di quel territorio e vogliono recuperare una storia, un'identità e una cultura, ma anche perché vogliono una vita diversa, una vita più vicino alla natura, una vita di qualità, una vita di qualità.
Ecco, noi dobbiamo fare in modo che questo, che può diventare e che sta diventando un grande problema per il nostro Paese, diventi un'occasione di rilancio del nostro Paese, un'occasione per rilanciare l'unità del Paese, l'unità dei diritti, l'unità delle persone, sia di quelle che vivono in città, sia di quelle che vivono nelle montagne.
Noi voteremo a favore delle mozioni, sperando che questo afflato che oggi c'è stato sulla questione delle aree interne significhi anche la possibilità di condividere programmi, interventi e proposte concrete, che possono cambiare davvero la qualità della vita ai nostri concittadini e concittadine delle aree interne .
PRESIDENTE. A questo punto, ha chiesto di parlare il Governo per una precisazione su un parere. Prego, Sottosegretaria.
MATILDE SIRACUSANO,. Grazie, Presidente. In realtà, su tre pareri. A seguito di interlocuzioni intercorse con i proponenti, il Governo accoglie l'impegno 3), con la seguente riformulazione…
PRESIDENTE. Aspetti, mi deve dire di quale mozione. Io lo so, ma lei lo deve dire.
MATILDE SIRACUSANO,. Sì, mi scusi. Parlo della prima mozione, la mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 .
Sull'impegno 3): “ad adottare, compatibilmente con il diritto dell'Unione europea, nonché con i vincoli di bilancio e con gli equilibri di finanza pubblica, ogni ulteriore iniziativa finalizzata a promuovere il ricambio generazionale nonché l'insediamento di imprese nei territori del Mezzogiorno svantaggiati sul piano economico-sociale, carenti di infrastrutture e classificati come aree interne, con una particolare attenzione per le piccole imprese e per le micro-imprese”. Quindi, il parere sull'impegno 3) cambia da contrario a favorevole con riformulazione.
Stessa cosa avviene per l'impegno 15), su cui il parere inizialmente era contrario e che viene modificato in favorevole con riformulazione nei seguenti termini: “ad assumere ulteriori iniziative finalizzate ad assicurare, nell'impiego delle risorse relative al finanziamento del trasporto pubblico locale, una particolare attenzione alle esigenze di trasporto pubblico nelle aree periferiche e montane, anche incentivando nuove modalità più flessibili ed efficaci”.
In realtà, devo fare un'ulteriore precisazione, Presidente. Sempre a seguito di interlocuzioni con i proponenti, vi è una modifica sostanziale della riformulazione dell'impegno 12), che viene sostituita con la seguente: “ad assumere ogni iniziativa volta al rafforzamento della copertura nelle zone irraggiungibili dal segnale di telefonia mobile”.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signora Presidente. Governo e colleghi, intanto abbiamo già sentito alcuni interventi, che dipingono una situazione sicuramente problematica. Vorremmo poter leggere “le aree interne escono dall'ombra nella quale sono spesso relegate per la loro stessa configurazione territoriale”, ma questo titolo non riusciamo a leggerlo sui giornali, perché i dati relativi alle aree interne sono assolutamente allarmanti: dallo spopolamento dei borghi alla mancanza di servizi essenziali per la popolazione; dal crollo delle nascite alle difficoltà nel godere di un benessere basico e di una qualità della vita all'altezza delle normali aspettative; non alte, aspettative normali. Poi, le difficoltà a raggiungere i servizi essenziali legati alla salute, all'istruzione e alla mobilità. Per raggiungere un servizio, partendo dalle aree interne, c'è una media di percorrenza che arriva ai 65 minuti. Che cosa succede? Succede che le soluzioni messe in campo per tamponare lo spopolamento sono tra le più svariate, forse alcune hanno anche una parte di creatività amministrativa, ma del resto che cosa si può fare, se non ci sono le risorse? Sarebbe, ad esempio, importante associarsi tra territori con le comunità più vicine e coordinarsi con le unioni dei comuni. Tuttavia, oggi dobbiamo anche pensare alle difficoltà che hanno le unioni dei comuni, difficoltà legate, anche in questo caso, al personale e, quindi, queste possono fare poco.
Penso poi alla legge di bilancio, che non permetterà un totale : ci rimetteranno, oltre ai comuni, anche le unioni dei comuni. Bisognerebbe fare squadra per combattere una battaglia che deve essere vinta, ma non basta la buona volontà: la battaglia per essere vinta deve essere sostenuta dal Governo. Per combattere lo spopolamento delle aree interne occorre partire dai servizi nei territori: gli uffici postali, i trasporti e poi le scuole.
La Strategia nazionale per le aree interne rappresenterebbe una politica nazionale innovativa, di sviluppo e di coesione territoriale che mira a contrastare la marginalizzazione e i fenomeni di declino demografico, che sono propri delle aree interne ma, purtroppo, non solo. Ecco, lego la Strategia nazionale delle aree interne con l'ultima legge per la montagna, che però risale al 1994 ed è assolutamente da riscrivere; e poi, nel 2013, è arrivata la Strategia nazionale per le aree interne.
Ora, con una nuova programmazione comunitaria 2023-2027, anche gli ultimi Governi progettano come avviare il controesodo, però non si parla di aree interne. Allora penso a una strategia che deve favorire una nuova occupazione, quindi economia, lavoro e il poter gestire il dissesto idrogeologico, che colpisce queste aree più di altre.
Negli ultimi 40 anni oltre 2.000 comuni hanno perso fino all'80 per cento della popolazione: c'è un disagio sociale legato alla carenza di servizi e ancora si colpiscono l'istruzione, la sanità e la mobilità, ma aggiungo in questo caso la connettività virtuale, l'accesso a Internet; anche questo è difficile da avere, pensiamo a cosa è successo in queste aree durante il COVID, quando i ragazzi non frequentavano la scuola.
Vorremmo poter immaginare le aree interne come un sistema territoriale in evoluzione e volendo immergerci nella realtà e affrontare con concretezza le emergenze ricordo - mi rivolgo, Presidente, per suo tramite, al Governo - le scuole che vengono chiuse troppo spesso: che cosa succede? È sufficiente che manchi un solo bambino e la classe viene soppressa e poi, ancora, l'anno dopo vengono soppresse altre classi e si chiude il plesso, senza pensare al fatto che ci potrebbero essere nuove iscrizioni in arrivo; infatti, a volte, gli stranieri scelgono queste aree per trovare la loro abitazione. Questo è un servizio in meno, questi ragazzi debbono rivolgersi altrove e andare in altre scuole e, quindi, si perde anche un aspetto importante, che è quello dell'appartenenza al territorio. Che cosa faranno questi ragazzi? Non appena cresciuti abbandoneranno anche loro il territorio non credendoci, perché in realtà pochi credono a questi territori e alle aree interne.
Gli ospedali sono diventati un'altra cosa: sono delle strutture territoriali con pochi servizi e poliambulatori a singhiozzo, anche questi difficili da raggiungere. Ci si può rivolgere al privato, ma non mi risulta neppure che nelle aree interne ci sia una medicina privata; chi non dispone di un'auto spesso non si cura. Le farmacie non ci sono, semplicemente perché l'utenza non sarebbe sufficiente e non potrebbero sopravvivere. E ancora: come arrivare alla sanità? Nelle aree interne e non solo non c'è semplicemente sanità né - lo ribadisco - il trasporto pubblico locale: i nostri ragazzi scelgono una scuola superiore non in base ai sogni o alle propensioni, ma a quale scuola può essere più facile e semplice da raggiungere.
C'è, però, un aspetto positivo, che positivo lo è soltanto in parte: quello del minor costo dell'affitto. Spesso queste aree vengono scelte da famiglie che sono in difficoltà, che sono già seguite dai servizi e che faticano ad offrire stimoli ai propri ragazzi: la famiglia fatica e il territorio fatica. Allora, come crescono questi ragazzi, che non hanno il privilegio di avere ciò che altri ragazzi hanno e parlo di cose banali: di un centro di incontro giovanile e di piccole opportunità?
Allora, Signora Presidente, Governo e colleghi, dobbiamo dire che questo divario - quello tra la città, la prima cintura, la seconda cintura e poi le aree interne - è inaccettabile: non è più procrastinabile un intervento decisivo. Ci preoccupa la legge di bilancio, che tiene poco conto di quanto riportato nelle nostre mozioni. Il gruppo di Azione comunque voterà favorevolmente a tutte le mozioni presentate, sperando ovviamente in investimenti e in attenzioni diverse per il tema delle aree interne .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). Presidente Ascani, Sottosegretario Siracusano, cari colleghi, le aree interne del nostro Paese rappresentano, come è stato detto, il 48,5 per cento del totale dei comuni italiani e vi risiede il 22 per cento circa della popolazione complessiva: si tratta di oltre 13 milioni di abitanti distribuiti tra Nord e Sud, in un territorio superiore al 60 per cento della superficie nazionale. Nelle aree interne la crisi demografica corre a velocità doppia rispetto al nazionale: i territori interni segnano una perdita di residenti del 5 per cento dal 2014 contro il 2,2 per cento della media nazionale; in particolare quelli più periferici, secondo le classificazioni Istat, registrano nientemeno che un calo del 7,7 per cento.
Negli ultimi anni sono nati molteplici progetti volti a rivitalizzare queste aree, definendo programmi rivolti alle piccole e alle medie imprese, alle associazioni sul territorio e, naturalmente, alle istituzioni locali. Si punta, quindi, ad adottare politiche di promozione e di rilancio dello sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale delle aree più periferiche, in gran parte - devo dire - amministrate da piccoli comuni con territori molto estesi e fragili, ma anche ricchi di risorse strategiche. Lo scopo è quello di creare nuove possibilità di reddito e assicurare agli abitanti maggiore accessibilità ai servizi essenziali, a cominciare dal trasporto pubblico locale, dall'istruzione e dai servizi sociosanitari per contrastare, nel medio periodo, proprio il declino demografico.
La Strategia nazionale per le aree interne compare, per la prima volta, nel periodo di programmazione 2014-2020 della politica di coesione, e un'attenzione per queste aree interne si è consolidata, poi, nella programmazione 2021-2027, grazie a un accordo di partenariato con la previsione di ulteriori 56 aree interne e la conferma di quelle aree interne individuate nel periodo precedente; aree selezionate, quindi, dando priorità a quei comuni periferici e ultraperiferici, prendendo proprio in considerazione gli indicatori demografici, economici e sociali, e su questo - devo dire - è stata accolta quella che è stata un'indicazione molto chiara da parte dei territori dell'Associazione nazionale comuni italiani.
Complessivamente, oggi possiamo dire con soddisfazione che la Strategia nazionale delle aree interne riguarda 124 aree per un totale di 1.904 comuni (circa 4,5 milioni di abitanti), e questo Governo, con il decreto-legge n. 124 del 2023 varato dal Governo Meloni, ha voluto proprio imprimere unitarietà e coerenza politica alla strategia di sviluppo di questi territori, dando quel rango normativo alla Strategia nazionale per le aree interne e prevedendo, soprattutto, la predisposizione del Piano strategico nazionale per lo sviluppo delle aree interne finalizzato, in questo caso, a individuare gli ambiti di intervento e le priorità strategiche, con particolare riguardo - e di questo ringrazio il Ministro Fitto, perché ha voluto cogliere le osservazioni che arrivavano da parte dei sindaci - ai settori dell'istruzione, della mobilità e dei servizi sociosanitari cui destinare anche quelle risorse nazionali ed europee; un Piano che fornirà, poi, la cornice per una politica pubblica diretta al miglioramento della qualità dei servizi, dei cittadini e delle opportunità anche economiche nei territori interni, e quindi del rischio di quella che è la marginalizzazione. La predisposizione di questo documento rappresenta, cari colleghi, un'opportunità cruciale per la definizione di una strategia mirata, che tenga conto anche del punto di vista di quanti operano nelle aree interne per consentire di proporre quegli interventi e quegli investimenti adeguati e condivisi.
Per questo sono contento - e siamo tutti soddisfatti - che il Ministro Fitto potrà assumere questo ruolo anche di rilancio non solo in quella che era la competenza che aveva nel Governo Meloni, ma anche in quello che sarà il suo nuovo ruolo di Commissario europeo, perché in questo caso ha dimostrato nella Nazione che ha portato avanti come forza di Governo quella che era una richiesta e un'esigenza che sono ancora certo che, nel suo nuovo ruolo europeo, saprà trasformare dando ancora maggiore impulso alle politiche di coesione per il Sud, anche con l'obiettivo di raccogliere quelle opinioni e quei suggerimenti per la definizione di un Piano rispondente il più possibile alle esigenze e ai fabbisogni dei territori. Uno degli obiettivi principali nel lungo periodo è, senza dubbio, l'inversione del demografico, raggiungibile mediante azioni che intervengano sulla qualità e la qualità di garanzia ma, soprattutto, che aiuti i temi che avevo detto prima, dall'istruzione alla sanità.
Devo dire che anche il PNRR e, soprattutto, il Piano nazionale complementare hanno previsto proprio il rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne attraverso quelle misure a supporto di infrastrutture sociali e mobilità per un valore di circa 1.000.000.000 di euro, in parte passanti, e soprattutto che hanno consentito finanziamenti di risorse nazionali, e su questo - voglio dirlo - in una condivisione totale, sia in ambito di Conferenza unificata, sia in quella che è stata la contrattazione diretta che il Ministro Fitto ha portato avanti con gli enti locali.
Questo Governo - dobbiamo riconoscerlo - si è impegnato per il rilancio e la valorizzazione delle aree interne attraverso questi investimenti, che innalzano l'attrattività di questi luoghi, intervenendo anche su quelle che sono le tendenze del declino che le colpiscono e facilitando, quindi, quei meccanismi di sviluppo. Tuttavia, è anche essenziale che la SNAI, per essere davvero efficace, diventi una politica ordinaria e non straordinaria; prioritario, quindi, rimane l'intervento per risolvere le croniche carenze infrastrutturali e consentire ai territori di esprimere tutte le proprie potenzialità, e va supportata e valorizzata, in modo anche integrato e duraturo, un'agricoltura di qualità che abbia un forte valore strategico e, soprattutto, che consenta anche di rilanciare l'economia circolare e il turismo sostenibile e destagionalizzato.
Al riguardo devo dire che sicuramente sta contribuendo in maniera determinante non solo con riferimento alla capacità di attrarre oltre 1.000 comuni, ma soprattutto al rilancio, per il 2025, di quel bellissimo progetto che il nostro Vice Premier, nonché coordinatore e segretario del partito Antonio Tajani sta portando avanti sul turismo delle radici; è un progetto concreto, che aiuta le persone a ritornare a investire sui propri territori e a far sì che in quelle aree (dove, com'è stato detto, c'è stato un forte abbandono) non vi siano solo “arrivi” turistici, ma, soprattutto, arrivi di persone che, proprio perché sono nate in Italia o perché sono nati in Italia i loro nonni o i loro genitori, possono, in qualche modo, rilanciare, attraverso una presenza, un investimento e, soprattutto, una socializzazione, oggi fondamentale, i nostri borghi e le nostre aree interne, con quel patrimonio immobiliare che può essere recuperato e riutilizzato per nuovi residenti e nuove attività anche attraverso il forte sostegno privato.
In questo contesto, anche il turismo delle radici, come dicevo, ha rappresentato una straordinaria opportunità che può fungere da volano di crescita per le aree in difficoltà e, come ho detto, oltre 1.000 comuni che hanno aderito sono la dimostrazione di quanto sia stata particolarmente sentita questa iniziativa sui territori. Molti giovani continuano ad abbandonare queste zone, che vengono per lo più abitate da anziani e, ovviamente, anche su questo va fatto un grande lavoro che, in qualche modo, stimoli, aiuti e sostenga le persone anziane a rimanere in quei territori come fonte non solo di presidio ma, soprattutto, di vitalità, perché sicuramente, oggi, gli anziani hanno bisogno di sentirsi vicini territori e amministrazioni che devono rispondere in maniera concreta alle loro esigenze; anche su questo, l'azione che stiamo facendo è molto forte in termini di coinvolgimento, di ruolo attivo dei sindaci, anche attraverso le associazioni di volontariato, ma non solo; anche attraverso la compartecipazione con il Fondo delle politiche giovanili, trasformando i giovani in attori protagonisti nel rilancio dei territori, aiutando le persone della terza età o quelle che, in qualche modo, oggi hanno più bisogno di altre.
Quindi, occorre garantire maggiori opportunità e, soprattutto, incentivare la residenzialità; bisogna spingere sulle politiche attive del lavoro, sulle iniziative innovative quali, ad esempio, le cooperative di comunità, sul supporto alla digitalizzazione, alla connettività, sull'attivazione degli incentivi fiscali; sono proposte che sono state più volte inserite in tanti provvedimenti e che, messe insieme, rispondono concretamente a linee di azione diverse ma che vanno tutte nella direzione della Strategia delle aree interne.
Devono essere poi riconosciuti e supportati anche i servizi ecosistemici che svolgono questi territori, soprattutto sulla manutenzione, per mitigare gli effetti degli eventi meteorologici e, soprattutto, ridurre quelle situazioni di emergenza anche sul fenomeno del dissesto idrogeologico che può essere solo preservato attraverso la difesa dei piccoli e piccolissimi territori.
La SNAI va coordinata anche con i benefici della legge sui piccoli comuni e con quelli della legge sulla montagna, approvata dal Senato, che è appena arrivata alla Camera. Oltre alle aree interne va ricordato che in Italia sono totalmente montani circa 3.500 comuni, parzialmente montani poco più di 600 e, quindi, 2.300 tra i comuni montani sono anche piccoli comuni. Quindi, anche qui, va fatto un gioco di squadra con i diversi fondi: il Fondo della montagna, che, ricordo, è di 196 milioni; la nuova legge sulla montagna, che prevede uno stanziamento di 100 milioni a decorrere dal 2025; la legge dei piccoli comuni, che dispone di 25 milioni di euro all'anno. Insomma, tante norme che, messe insieme, possono veramente dare una forza e un rilancio all'azione del territorio.
Presidente, concludo dicendo che questi buoni risultati stanno dando vita a un aiuto, a un concreto sostegno, in modo particolare anche in quei territori del Mezzogiorno e in quelle aree che ne hanno oggi più che altro bisogno, e noi su questo tema siamo molto sensibili. Noi, come Forza Italia, ci stiamo impegnando sul tema non solo del Sud…
PRESIDENTE. Concluda onorevole.
ROBERTO PELLA(FI-PPE). …ma anche delle aree insulari. Qui presente con me ci sono i colleghi Cappellacci e Pittalis che ha stanno portando avanti con determinazione e forza queste cose. Vogliamo, quindi, creare quelle condizioni per uno sviluppo duraturo delle aree interne, che sono la gran parte del territorio nazionale.
È per questo motivo che annuncio il voto favorevole del nostro gruppo di Forza Italia, perché su questo ci siamo e su questo vogliamo lavorarci tutti insieme .
PRESIDENTE. Saluto la delegazione di studentesse, studenti e docenti dell'Istituto superiore Carlo Anti di Villafranca di Verona, in provincia di Verona, che partecipano oggi alla giornata di formazione a Palazzo Montecitorio e assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, signora Presidente. Spero di non ripetere le considerazioni che già sono state fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, che hanno analizzato quello che penso sia un problema tutto italiano: quello delle aree interne. Perché è un problema italiano? Per ragioni sicuramente geografiche, date dall'orografia del nostro Paese; noi siamo coronati dall'Arco alpino, siamo attraversati dalla dorsale appenninica, quindi, c'è un problema di dislocazione degli abitati; ma anche per ragioni storiche, la civiltà comunale, che ha caratterizzato soprattutto e massimamente il Centro-Nord, che ha portato alla creazione di tanti piccoli borghi; e per il Sud, perché è stato per lungo tempo, fino all'Ottocento, la frontiera rispetto all'Oriente. Quindi, c'era la necessità di arroccarsi all'interno per evitare incursioni e ciò anche per ragioni sanitarie. Penso a quello che dice Carlo Levi in : c'era la malaria, quindi la gente risaliva nei borghi che erano in collina o in montagna proprio per evitare di contrarre il morbo.
Quindi, quello delle aree interne è un problema tutto italiano, anche perché prima le aree interne, per queste ragioni geografiche e storiche, erano ricche di popolazione e adesso, invece, c'è una chiarissima inversione di tendenza che è percepibile ed è sotto gli occhi di tutti.
Lo stesso Istat ha sottolineato che, almeno fino a metà dello scorso decennio, c'è stata una moderata crescita della popolazione italiana; per le aree interne no. Alcuni comuni, soprattutto quelli più piccoli, quelli che hanno una popolazione al di sotto dei mille abitanti, hanno perso - sentivo dire - anche l'80 per cento della popolazione. Nello stesso tempo, sempre previsioni Istat, nel 2050 circa il 50 per cento della popolazione si addenserà in grandi centri, in grosse realtà cittadine, con tutti i problemi che questo comporta: problemi di natura ambientale e problemi che riguarderanno anche la salute dei cittadini, anche perché, ovviamente, ci saranno problemi di ambientamento determinati dall'inquinamento. Nello stesso tempo, i grandi centri sono energivori e anche questa è un'altra considerazione che non bisogna assolutamente dimenticare.
Quindi, quello delle aree interne è un problema che va assolutamente affrontato. Sentivo dire - anche dagli interventi che mi hanno preceduto - che deve essere posto all'attenzione un po' di tutti, di tutte le forze politiche. Queste mozioni, che voteremo favorevolmente, sono l'attestazione dell'interesse di quest'Aula per questo problema. Ovviamente, speriamo che poi il Governo si attivi successivamente a dare corpo alle mozioni che oggi votiamo.
Sicuramente c'è stata, anche nel passato più o meno recente, una certa attenzione su questo tema; l'intervento che mi ha preceduto parlava della Strategia nazionale delle aree interne, prevista nelle scorse legislature, nonché della circostanza che lo stesso PNRR, alla Missione 5 (Coesione e inclusione), ha previsto di finanziare questa linea e questo tema sicuramente.
Tra l'altro, anche la Strategia nazionale delle aree interne è stata confermata per l'arco 2021-2027 con la previsione di ulteriori 56 nuove aree interne che si vanno ad aggiungere a quelle precedenti; erano 72, adesso sono 67, alcune sono state espunte. Comunque, è aumentato il numero delle aree che sono poste all'attenzione e sono qualificate come aree interne.
Dicevo che le aree interne sono sicuramente una ricchezza del nostro Paese. Noi dobbiamo assolutamente procedere alla loro valorizzazione. Con riferimento alla mozione che abbiamo presentato, la prima che abbiamo esaminato, con il primo impegno - e sono molto contenta che la Sottosegretaria ne abbia dato un parere favorevole -, si chiede di introdurre misure di fiscalità di vantaggio per le imprese che hanno la propria sede nelle aree interne.
Penso che l'avvio di progetti imprenditoriali, legati anche e soprattutto a nuove tecnologie, possa essere un elemento di forte attrattività e richiamare soprattutto i giovani a insediarsi nelle aree interne. Io stessa, più di un anno fa, ho depositato una proposta di legge volta proprio a prevedere misure fiscali di vantaggio per le piccole e medie imprese e le che stabilissero una sede all'interno di queste aree. Quindi, mi fa molto piacere che il tema sia riproposto in questa sede.
Non possiamo credere - forse mi discosto un po' da quello che è stato sottolineato da più parti - che il turismo sia la soluzione per le aree interne. Sicuramente è qualcosa da valorizzare, ma non può essere la soluzione. Il piccolo borgo che viene visitato occasionalmente, magari nel weekend, con il bel tempo, da turisti occasionali non può portare al radicamento di comunità stabili. Invece, penso che per combattere il fenomeno dello spopolamento e dell'invecchiamento (perché qui parliamo non solo di spopolamento, ma anche di invecchiamento, perché chi rimane, in genere, è la fascia della popolazione che è avanti negli anni e che, quindi, non è più in età fertile; dunque, alla morte di queste persone, non ci sarà più un ricambio generazionale) e per promuovere un radicamento della popolazione nelle aree interne, bisogna avere una prospettiva più ampia.
Sicuramente, le iniziative imprenditoriali sono ben viste e si spera che l'impegno preso dal Governo possa essere mantenuto e non finisca in un cassetto; si spera che, magari, possa essere mantenuto già con la legge di bilancio. Noi speriamo che ci sia una prima misura nell'immediato, senza dover attendere chissà quanto. Tuttavia, penso che ciò non basti.
Purtroppo, mi duole sottolineare - questo, però, non toglie, tutto sommato, la positività di atteggiamento assunto dalla Sottosegretaria - che invece non c'è stata l'attenzione necessaria ai servizi che devono essere offerti alla popolazione che risiede nelle aree interne. Parlo, soprattutto, dei servizi sanitari, perché c'era un punto della mozione che chiedeva che fossero riconosciuti maggiori incentivi al personale medico e sanitario, affinché ubicasse il proprio ufficio, la propria opera professionale nelle aree interne.
Allo stesso tempo, sono lieta che ci sia stato un ripensamento in relazione al trasporto pubblico locale, anche se mi sembra di aver compreso che questo riguarda solamente le aree interne montane, e non tutte le aree interne. Quindi, credo che incrementare il trasporto pubblico locale sia una priorità, in modo da garantire la mobilità a quanti decidono di risiedere in questi territori.
Così come mi duole sottolineare - ahimè - il fatto che mi sarei aspettata qualcosa in più in relazione al dimensionamento scolastico. Infatti, se non si offrono questi servizi, se si chiudono le scuole, non si può pensare che in quei territori si possa radicare una popolazione giovane, che ha figli da curare e da mandare a scuola. Piuttosto che la biblioteca, penso sia necessario garantire il servizio scolastico. Ora, siamo tutti utenti di Internet, quindi, forse, il tema delle biblioteche è più lontano da noi, ma penso che garantire il servizio scolastico sia una priorità.
Sono anche contenta che venga prevista una misura di vantaggio nei confronti delle imprese e delle aziende che istituiscono la propria sede nelle aree interne del Mezzogiorno, anche perché la ZES unica del Mezzogiorno, di fatto, finisce con l'istituire un regime di sfavore proprio per le aree interne, perché ovviamente gli imprenditori cercheranno di istituire sedi nei territori che sono serviti meglio e non certo nelle aree interne.
Concludo, Presidente, rapidissimamente, dichiarando il voto favorevole su tutte le mozioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando guardiamo il nostro Paese dal satellite, ovviamente attraverso le foto scattate dal satellite, vediamo questo nostro stivale dall'alto, delimitato, a Nord, dalle Alpi; immediatamente ci balzano all'occhio le zone più luminose, lì dove le lucine sono più vicine e più intense, le grandi città. Poi, c'è il resto del Paese, dove le luci sono di dimensioni ridotte, sono più piccoline e dove, fra una luce e l'altra, c'è più spazio. Ecco, quelle sono le aree interne. Una volta venivano chiamate aree marginali, poi qualcuno ha iniziato a borbottare, il borbottio è diventato una protesta: marginali rispetto a chi?
Noi, signor Presidente, siamo i territori, siamo le cittadine, siamo i piccoli borghi, siamo la provincia. Molti di noi ogni giorno affrontano veri e propri viaggi per andare a lavorare nelle grandi città, ma preferiamo alzarci due ore prima e non lasciare la dimensione del paese.
Siamo l'Italia rurale, siamo l'Italia agricola, ma non solo, ovviamente. Siamo i posti delle grandi eccellenze e dei mestieri, dove i mestieri continuano a vivere. Siamo tutto quello che c'è fuori dal Grande raccordo anulare e dalle tangenziali delle grandi città, dove ci sono le scuole con le pluriclassi, dove si festeggia, quando, da Roma, decidono di non chiuderci la posta del paese . Siamo la montagna, le valli, la campagna, il paese lontano dalle autostrade più importanti e dalle ferrovie, dove l'autobus passa, ma poche volte al giorno. Noi, signor Presidente e onorevoli colleghi, siamo i custodi delle tradizioni e delle tantissime identità che costellano il nostro Paese. Siamo l'Italia dei campanili e degli amministratori, i sindaci primi volontari del territorio. Siamo la vera casa anche di molti cittadini che tornano al paese ogni weekend, ogni Natale, ogni estate. Siamo quelli che vedono gli amici emigrare verso le grandi città, ma durante e dopo il COVID abbiamo visto cittadini venire a vivere da noi, in provincia.
Aree interne ha un significato molto preciso, ma oggi vi voglio dire che il vero divario in questo Paese non è più fra Nord e Sud, ma fra le grandi città e i territori. Bene che oggi vi sia una maggiore sensibilità verso tutti questi territori da parte dell'Europa, da parte dello Stato e, sì diciamolo, anche da parte delle regioni. Infrastrutture, servizi, finanziamenti, digitalizzazione - perché senza lo non riusciremmo mai a lavorare dal paese per l'ufficio che sta in città -, Internet veloce sì, ma, a volte, in certe zone, anche solo migliorare la rete telefonica.
Noi siamo lontani dal centro, ma non ci consideriamo la periferia del Paese, perché, signor Presidente e onorevoli colleghi, il centro è una questione di prospettiva e per chi abita nella cosiddetta , nell'Italia profonda, il centro è casa propria. Per noi, quelle luci, un po' più distanti l'una dall'altra, un po' più piccole, brillano quanto le luci più grandi. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole della Lega su questa mozione. Grazie, signor Presidente. Grazie, gentile e onorevole rappresentante del Governo. Grazie, colleghi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). La ringrazio, signora Presidente. Voglio ringraziare la Sottosegretaria Siracusano per l'ascolto e la serietà con cui ha lavorato per questo risultato importante per i cittadini e le cittadine delle aree interne. Presidente, oggi il Partito Democratico e le altre opposizioni unite presentano questa mozione perché ritengono che il Parlamento, il Governo, la politica debbano occuparsi di chi troppe volte viene dimenticato, dei cittadini delle aree interne che, diciamoci la verità, anche per quello che veniva detto prima, troppe volte sono letteralmente cittadini di serie B, con meno accesso alle cure, meno diritto all'istruzione, meno possibilità di muoversi con il trasporto pubblico, meno servizi, meno opportunità.
Noi, invece, riteniamo che lo Stato non debba arretrare in quei territori e, per questo, oggi siamo qui per chiedere al Governo di interessarsi con misure concrete, con atti concreti di quella che è una grande questione italiana ma è anche una grande questione europea. E lo facciamo in maniera totalmente differente da chi ogni giorno snocciola dati che poi non hanno alcuna aderenza con la realtà. Lo facciamo conoscendo quali sono i sentimenti prevalenti di quelle persone che oggi sono arrabbiate, sono deluse, hanno paura del futuro.
Presidente, ci sono due modi per affrontare la rabbia e la paura. La destra ne ha uno preciso: soffiare sul fuoco di quelle paure, alimentarle, cercando ogni volta un nemico. Un nemico che qualche volta può stare in alto, tante volte è stata la politica, ma qualche volta, anzi più di qualche volta, sta più in basso. Si scatenano, quindi, le guerre tra poveri, tra ultimi e penultimi, ma non si offre mai a quelle persone una soluzione vera di emancipazione, di crescita, di benessere. Noi, invece, anche con gli impegni di questa mozione proviamo a dare risposte a quelle paure, costruendo una nuova speranza con impegni concreti per questi territori che hanno contribuito e possono ancora contribuire allo sviluppo del nostro Paese.
E lo facciamo, Presidente, anche perché consapevoli che non c'è crescita senza aver ridotto divari e disuguaglianze per chi abita in quei territori. Divari e disuguaglianze che oggi per noi, per il Partito Democratico, hanno raggiunto livelli che non sono più accettabili dal punto di vista etico e, per questo, vanno combattuti . Persone e luoghi che vivono una delle più grandi emergenze italiane, quella dell'inverno demografico, non si fanno più figli, non ci sono più servizi e le persone, appunto, vanno via. Per affrontare questi problemi alcuni importanti strumenti erano stati individuati: dalla Strategia nazionale per le aree interne - oggi un po' ferma, anche a causa del Ministro Fitto - fino al PNRR. PNRR, di cui l'Italia è il maggiore beneficiario proprio per le diseguaglianze di cui parlavo prima, e che oggi si sta trasformando nella più grande occasione mancata della storia repubblicana.
Allora, oggi, Presidente, la sfida che questo Parlamento deve provare a cogliere con un linguaggio di verità è la seguente: come rendiamo conveniente per quegli abitanti la permanenza nei luoghi in cui nascono. E poi c'è un'altra sfida: come rendere conveniente per chi abita in un'area metropolitana scegliere di andare a vivere in un'area interna italiana. Questo è il punto, oggi. Ed ecco perché abbiamo deciso di presentare questa mozione. Ecco perché noi chiediamo con forza che il tema della sanità pubblica venga affrontato con serietà e come elemento prioritario da questo Governo che, anziché confondersi con le calcolatrici, dovrebbe capire che milioni di italiani rinunciano a curarsi perché costa troppo o perché per farlo sono costretti ad andare fuori regione .
E allora, Presidente, voglio raccontare due immagini che mi hanno colpito di recente, scene di vita reale dalle quali troppe volte la politica sembra distaccarsi. La prima è il dramma di alcune famiglie calabresi che ho incontrato che ringraziavano i medici cubani che oggi lavorano in quella regione, il cui personale sanitario è ridotto ai minimi termini; e senza quei medici la sanità di quella regione sarebbe ancora più in difficoltà. Per quanto riguarda l'altra, invece, Presidente, eravamo proprio insieme nella sua regione, in Umbria, a Città di Castello, dove c'erano dei manifesti enormi, dei “6 x 3”, in cui si promuovevano le visite private con tanto di offerta due al prezzo di una, come se fossimo in un supermercato. Ecco, questa idea di sanità, una sanità per pochi, che la destra sostiene con questa legge di bilancio, è un'idea totalmente inaccettabile. E quello che è ancora più inaccettabile è che quelle poche risorse che vengono investite vengono scambiate - addirittura - per una gentile concessione da parte di qualcuno e non per un diritto di quei cittadini del Mezzogiorno e delle aree interne, questa è la cosa ancora più incredibile.
Poi c'è il grande tema di come ci si sposta in queste zone, dove il trasporto pubblico è praticamente finito a . La risposta è stata tagliare il Fondo perequativo infrastrutturale, 3,5 miliardi di euro che servivano per le nostre strade, le nostre ferrovie, le nostre reti idriche: bum, sparite, e sul TPL apprezziamo che la Sottosegretaria sia intervenuta cambiando il parere del Governo . Poi c'è la grande questione della fiscalità di vantaggio, per creare sviluppo e occupazione, e quindi anche lavoro. Sulle ZES è stato compiuto un disastro, si è ingarbugliato tutto, Decontribuzione Sud è sparita, non c'è uno straccio di politica industriale e rischiamo appunto di perdere migliaia di posti di lavoro nel settore dell'. Noi chiediamo di incentivare lo e di non smantellare Poste Italiane, esattamente come ha detto prima il collega della Lega. Peccato però, caro collega, che è proprio il Ministro Giorgetti della Lega che vuole privatizzare Poste Italiane , quindi dobbiamo essere conseguenti rispetto alle cose che diciamo.
Non possiamo lasciare sole le persone di quei territori, perché, se chiudono la scuola, il negozio di generi alimentari, il distributore di carburante, l'edicola, siamo all'eutanasia di un comune. Noi invece proponiamo incentivi per chi investe, incentivi economici per il personale sanitario, per il personale scolastico, un grande piano di assunzioni nella pubblica amministrazione per gli 35 di questo Paese che non possono essere costretti ad andare via alla ricerca di opportunità altrove. Dobbiamo garantire a quelle ragazze e a quei ragazzi il diritto e la possibilità di restare nei luoghi in cui nascono.
E invece la risposta alla più grande emigrazione silenziosa degli ultimi 50 anni, Presidente - e concludo su questo -, è stata purtroppo l'autonomia differenziata. Un tempo c'erano i patrioti, oggi, Presidente, mi consenta, si distrugge la patria e ci si racconta anche che con questo provvedimento finalmente si determineranno i famosi livelli essenziali delle prestazioni, salvo poi scoprire che, alla fine, per definire i LEP, cioè i diritti, si utilizzerà proprio il criterio del costo della vita; per cui se abiti in un'area interna del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, avrai meno diritti e opportunità di chi vive a Torino, a Milano e a Venezia ; se fai l'insegnante a Caltanissetta o a Potenza, potrai essere pagato meno del tuo collega di Bologna, piuttosto che di Genova.
Per questo abbiamo raccolto le firme per il e sfideremo il Governo anche su questo. Allora, Presidente, noi vogliamo dar voce oggi a 13 milioni di italiani troppe volte dimenticati, persone a cui è stato lentamente ma progressivamente tolto tutto, perché un giorno si chiude l'ospedale, un altro giorno l'asilo o la scuola, Internet non ci arriva perché non conviene al gestore, chiudono le grandi industrie e le piccole attività, che fanno posto a grandi centri commerciali che, dopo qualche anno, diventano vere e proprie cattedrali nel deserto. Questa è la vita reale degli italiani che abitano nelle aree interne del nostro Paese, non sono le fantasie delle opposizioni e, Presidente, è anche così che si alimentano la disaffezione e il disimpegno, che poi si traducono nell'astensione, non solo elettorale, ma anche di partecipazione a qualsiasi meccanismo decisionale.
E allora, chiudo, Presidente. Noi, il Partito Democratico e le opposizioni, al “me ne frego” di qualcuno anteponiamo il “me ne occupo”, e lo facciamo perché pensiamo che le aree interne del nostro Paese meritino protezioni e opportunità e che la politica abbia il dovere di proporsi come lo strumento di cambiamento della condizione di marginalità di questi territori, avendo l'ambizione di rendere finalmente protagonisti le cittadine e i cittadini di una nuova fase di crescita e sviluppo che questo Paese merita. Per questi motivi, Presidente, sarebbe un bel segnale se oggi il Parlamento tutto prendesse a cuore in maniera unitaria questa vicenda e affrontasse, finalmente, il tema delle aree interne come una priorità nazionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI(FDI). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi: “Gli amici miei son quasi tutti via. E gli altri partiranno dopo me. Peccato, perché stavo bene in loro compagnia. Ma tutto passa, tutto se ne va”. è una canzone famosa, che soprattutto gli anziani come me ricorderanno, dei Ricchi e Poveri. Era il 1971, e nel 1971, in questa Nazione, si diceva “tutto se ne va” e “gli altri partiranno dopo me”.
Era ineluttabile andare via dal Paese che stava sulla collina e, dal 1971 ad oggi, non se ne è accorto nessuno, non c'è stata una politica all'altezza di questa sfida, signor Presidente e abbiamo perso tantissimo, perché i paesi dell'entroterra, i piccoli comuni sono molto abitati, hanno una superficie molto, molto ampia, hanno tradizioni, tipicità e non c'è stata attenzione da parte della politica.
Ho letto nelle premesse della mozione del Partito Democratico che dal 2014 è stata messa in piedi una politica per le aree interne; anche questa non l'abbiamo vista arrivare, Presidente, quindi è da tempo che, evidentemente, avete questa peculiarità . E devo dire - me lo lasci dire con una battuta della nostra cinematografia - che ascoltare oggi il Partito Democratico dare lezioni su quanto sia importante questa problematica e quanto bisogna fare in questa direzione mi ha ricordato la scena di Ricciotto quando annunciava alle persone che stavano sotto, battendo con l'incudine in silenzio, che il marchese del Grillo si era svegliato . E si sono svegliati oggi, parlandoci di quella che è stata la devastazione della politica dei numeri, perché vede, Presidente, i sindaci delle aree interne sono costretti a giocare in difesa dall'inizio alla fine del proprio mandato; è come se stessero continuamente attenti a presidiare l'ufficio postale, il servizio sanitario, il trasporto pubblico che raggiunge le frazioni e così via via, perché il sindaco sa che, prima o poi, arriverà qualcuno e gliene porterà via un pezzo.
E non ci siamo chiesti in questi anni quanto fossero importanti le aree interne, perché, vedete, tutti gli interventi che mi hanno preceduto hanno detto una cosa giusta, che però, contemporaneamente, secondo me è una grave inesattezza. Tutti hanno sostenuto che nelle aree interne c'è il 48,5 per cento della popolazione e, quindi, che questo è un tema che riguarda il 48,5 per cento degli italiani. Non è così, Presidente, perché questo è un tema di tutti gli italiani perché mentre il tema delle aree interne è anche il tema delle grandi città, il tema delle grandi città non è il tema delle aree interne; perché nelle aree interne, ancora oggi, c'è tradizione, c'è gastronomia, c'è tipicità, c'è biodiversità, c'è attenzione al territorio, c'è la custodia di un territorio che serve alle grandi città. Quindi, non essersene occupati, Presidente, è una colpa molto, molto grave e quindi, se chiudono le aree interne, chiude l'Italia, chiude la nostra identità, chiudono le nostre tradizioni, quindi è un problema di tutti.
E noi, Presidente, questo problema di tutti abbiamo provato a porlo all'attenzione della politica, perché se uno ritorna indietro e va a guardare gli atti e il dibattito della prima stesura del PNRR, troverà che quel piccolo partito di 30 deputati ha provato a sostenere in Commissione bilancio che il tema delle aree interne era un tema importante; peccato che nella prima stesura del Governo Conte su questo non c'era nulla nel PNRR e ce l'abbiamo fatto mettere noi; avremmo voluto un maggiore investimento e, alla fine, dopo un ostruzionismo di due giorni in Aula, siamo riusciti a far mettere 1,8 miliardi non per le aree interne, ma per le aree interne colpite dal sisma; una piccola vittoria che sapeva di sconfitta, perché non eravamo stati capaci di far capire quanto questo tema fosse di tutti e non solo di quelle aree.
Allora, lei capisce che, oggi, si fa un po' fatica a sentire lezioni su questo argomento; si fa veramente fatica, ma si saluta con soddisfazione, probabilmente oggi tutto questo Parlamento è maturo per affrontare il tema tutti quanti insieme, ma penso che dobbiamo farlo - anche qui - facendo delle considerazioni. Non ho sentito dire da nessuno, Presidente, che uno dei temi delle aree interne è innanzitutto salvaguardare quello che già abbiamo .
Noi oggi dobbiamo stare vicino a tutti coloro che sono ancora nelle aree interne: dobbiamo andare da quelle aziende che ancora producono, da quegli artigiani, da quei commercianti, da quegli agricoltori che stanno spesso in comuni di 100 o 200 o 500 abitanti e dire loro, in maniera chiara, che non se ne devono andare. Ma, per fare questo, non basta un bel dibattito parlamentare, un bell'intervento, un applauso o la condivisione. Serve la politica, Presidente. E io mi auguro che questo sia un punto di partenza per tutti coloro che sono rimasti nei nostri territori.
Tuttavia, poi, c'è un'altra cosa, un'altra considerazione e un altro fatto che noi dobbiamo valutare. Le aree interne sono diverse, le aree interne sono diverse l'una dall'altra, non si può generalizzare. Se uno parla delle problematiche delle aree marittime, se uno parla dei balneari, parla sostanzialmente di una problematica che riguarda tutte le coste, più o meno in maniera uguale, ma le aree interne sono diverse. Le aree interne dell'Appennino sono una cosa, le aree interne delle Alpi sono un'altra, le aree delle isole sono un'altra cosa ancora. Serve maggiore attenzione, serve che la politica studi, che la politica faccia tesoro di quelle che sono ormai le conoscenze che, grazie ai disastri, purtroppo, noi abbiamo in questo o in quel Ministero. Infatti, vede, Presidente, serve una politica sartoriale, serve avere la capacità di andare in ogni territorio e mettere a terra le risorse che servono in quel momento, lì e in quel posto. In questo modo, noi ottimizzeremo i nostri interventi e, soprattutto, non faremmo uno spreco di denaro pubblico nella generalizzazione.
Io mi auguro, Presidente, che davvero oggi sia un punto di partenza, però dobbiamo essere consapevoli che la portata della partita è molto, molto complicata, perché dobbiamo davvero fare un ponte enorme rispetto al 1971, quello della canzone dei Ricchi e Poveri, sperando che qualche nostro cantautore, da qui a qualche anno, magari, canti una canzone nella quale è chiaro che è bello vivere all'interno dei nostri centri più piccoli. Per fare questo servono consapevolezza e una politica matura, perché la sfida è davvero molto alta.
Su questa sfida, Fratelli d'Italia è davvero pronta, Presidente. Infatti, vede, il nostro è stato, è e sarà sempre un partito di territorio. Noi siamo stati presi dai territori e portati in Parlamento, noi saremo all'altezza di questa sfida e mi auguro che lo sarà tutto il Parlamento. Per questo, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia alla mozione di maggioranza .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Avverto che i presentatori della mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ivi compresa l'espunzione della premessa e di capoversi del dispositivo su cui è stato espresso parere contrario. Pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 , come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mantovani, Giglio Vigna, Rossello, Pisano ed altri n.1-00360, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della mozione Manes ed altri n. 1-00361
Avverto che i presentatori hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo, ivi compresa l'espunzione della premessa e di capoversi del dispositivo su cui è stato espresso parere contrario.
Pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Avverto, altresì, che, a seguito dell'approvazione della mozione Sarracino, Alifano, Zaratti, Ruffino, Faraone, Magi ed altri n. 1-00354 , come riformulata, risulta assorbito l'identico 8° capoverso del dispositivo, nel testo riformulato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manes ed altri n. 1-00361 , come riformulata e per le parti non assorbite, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato dei disegni di legge nn. 1168-1318-1371-1452-1572-A: Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946.
Ricordo che, nella seduta del 7 ottobre, si è conclusa la discussione generale e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato dei disegni di legge e dell'unica proposta emendativa presentata .
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata
Se nessuno chiede di intervenire invito il relatore - che dovrebbe scendere, essendo il relatore del provvedimento che stiamo affrontando - e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale emendamento.
Relatore, mi dà il parere sull'emendamento 1.7 Alifano?
NAZARIO PAGANOParere contrario.
MATILDE SIRACUSANO,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Presidente, speravo in un ripensamento da parte del Governo e del relatore e che potessero motivare in modo diverso e non esprimere subito una contrarietà a questo emendamento. Perché questo? Perché con questo emendamento si chiede, soprattutto, di procedere con ordine in questa materia. Noi stiamo per abrogare all'incirca 30.000 provvedimenti, regi decreti e provvedimenti derivanti da altre fonti normative.
Procediamo con questa abrogazione, senza aver fatto l'esatta e giusta disamina di quello che stiamo abrogando, tant'è vero che, nel corso dell'esame in Commissione, sono stati presentati alcuni emendamenti atti a espungere dall'elenco delle norme da abrogare alcune disposizioni che, invece, avevano una loro attualità; si tratta di emendamenti presentati sia dall'opposizione che dalla maggioranza e, quindi, vuol dire che la loro abrogazione avrebbe determinato un vuoto normativo.
Con questo emendamento, chiediamo che il Governo presenti una relazione motivata su tutte le norme che si vanno ad abrogare e dell'impatto anche finanziario che queste abrogazioni comportano e di presentare questa relazione al Parlamento, affinché venga esaminata dalle Commissioni competenti per materia. È anche un modo per dare centralità, a mio avviso, all'opera del Parlamento, che spesso, ahimè, in molti casi - mi duole doverlo rammentare; è già stato detto in quest'Aula -, viene marginalizzato, con l'utilizzo sempre più massiccio dello strumento della decretazione d'urgenza e con l'utilizzo sempre più massiccio della posizione della questione di fiducia. Diamo centralità al Parlamento, anche in questo campo, anche ora che si tratta di spazzare via dall'ordinamento norme che, probabilmente, non hanno più la loro vigenza o che, comunque, non hanno più un vero e proprio valore. Spero, allora, che ci sia, fino all'ultimo, un ripensamento .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Alifano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, intervengo per annunciare il voto di astensione da parte del gruppo Italia Viva. Noi riteniamo la semplificazione, la pulizia delle norme cosa buona e giusta. Il punto è che la modalità con cui il Governo Meloni l'ha fatta sia stata caratterizzata da un'estrema superficialità; basta analizzare il dibattito e i lavori all'interno della Commissione per vedere che oggi, in quest'Aula, avremmo rischiato di ratificare, ad esempio, la cancellazione di una scuola ad Arezzo. Questo lo dico non per una posizione polemica, ma perché, quando si va nella direzione della semplificazione, è giusto farlo con i piedi ben piantati per terra, con i approfonditi.
Credo sia un peccato non aver accettato uno degli emendamenti proposti dal gruppo MoVimento 5 Stelle, perché era di buonsenso. Capire cosa si va ad abrogare e quali sono le conseguenze di una abrogazione credo sia il minimo sindacale per andare nella direzione della semplificazione e della chiarezza, perché sono gli emendamenti stessi, presentati dalla maggioranza e dal relatore, che hanno reinserito abrogazioni già effettuate nella fase iniziale della discussione, a testimoniarcelo. Quindi, la nostra astensione non è legata al merito della questione, ma al metodo, cioè alla superficialità e alla modalità grossolana con cui l'avete fatto. Quindi, ribadisco il voto di astensione da parte del gruppo di Italia Viva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dori: non chiede più di parlare. Era nell'elenco dei deputati che hanno chiesto di parlare. Aveva chiesto di parlare il deputato Zaratti? C'è stato un problema di comunicazione? Se vuole, le do la parola. No.
Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Aspetti, collega d'Alessio. Colleghi, queste sono le dichiarazioni di voto finale. C'è qualche problema di comunicazione. Dal gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra qualcuno vuole intervenire per la dichiarazione di voto finale?
Ha chiesto di parlare il deputato Zaratti. Ne ha facoltà. Collega, avevo nell'elenco il deputato Dori. C'era stato un problema di comunicazione tra noi. Prego.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per annunciare il nostro voto di astensione, perché l'idea di abrogare circa 30.000 norme prerepubblicane è certamente meritevole ed è una questione fondamentale che riguarda la semplificazione del nostro apparato legislativo, ma è del tutto evidente che, proprio perché le norme sono così numerose, sarebbe stata necessaria un'accuratezza che, a nostro parere, non c'è stata. Abbiamo seguito la discussione e l'approvazione in Commissione, ma molti dubbi che avevamo ci sono assolutamente rimasti.
Perché la questione è molto delicata? Perché moltissime norme, che, in questo momento, sono vigenti nel nostro Paese, si appoggiano, anche formalmente, su vecchie norme repubblicane e, quindi, c'è il rischio davvero importante che, nell'applicazione, a volte, a nostro parere, molto generalizzata delle norme prerepubblicane, si possa incappare in una norma che, invece, è alla base, è sostanziale rispetto a qualche provvedimento o a qualche norma attualmente vigente molto importante. Si può combinare davvero un grande guaio e, da questo punto di vista, pensiamo che il Governo in modo particolare abbia proceduto in un modo abbastanza confusionario, per certi versi superficiale.
Queste sono le ragioni per cui esprimiamo le nostre perplessità e pensiamo che, forse, se da parte del Governo fosse stato dato ascolto anche alla nostra volontà di partecipare e di consigliare, una serie di problemi che magari interverranno si sarebbero potuti evitare.
Voglio ribadire che è nell'interesse del Paese abrogare le norme che ormai non servono più, che sono obsolete, che non sono più efficaci, e ciò semplifica la lettura anche da parte dei cittadini e delle cittadine delle nostre norme che, a volte, effettivamente, sembrano più un ginepraio che un testo chiaro al quale fare riferimento. Ma in tutto questo è necessario che ci sia una collaborazione più significativa del Parlamento. Non è materia, per certi versi, che dovrebbe appartenere specificatamente al Governo, così come è stato, ma è una materia che dovrebbe appartenere in modo particolare alle Camere. Del resto, le Camere hanno le strutture e anche le competenze per poter procedere in modo efficace a questa valutazione delle norme prerepubblicane.
Queste sono le ragioni per cui noi esprimiamo un voto di astensione ed esprimiamo anche una forte apprensione rispetto alle eventuali ricadute di questa abrogazione nell'attuale assetto legislativo. Non vorremmo che, per semplificare, si facessero tanti danni .
PRESIDENTE. Avevamo sbagliato a scrivere chi doveva intervenire per il gruppo, quindi è stato un nostro errore e non del gruppo.
Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi esprimeremo un voto favorevole. Per la verità, abbiamo sperato che passasse anche l'unico emendamento proposto, perché andava nella direzione di recuperare, almeno sotto certi profili, la centralità del Parlamento, cosa di cui abbiamo molto bisogno, che avrebbe ridato alle Camere, almeno sotto questo profilo, un ruolo che dobbiamo provare a recuperare in ogni settore.
In ogni caso, il provvedimento va in una direzione di semplificazione, di chiarezza: a volte, recuperare, interpretare norme che sono ormai desuete o obsolete diventa un'operazione ermeneutica. È un lavoro di semplificazione e di chiarezza che andava fatto, che secondo noi va fatto e, in quest'ottica, esprimo il nostro voto a favore del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole da parte di Noi Moderati e consegno l'intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Emilio Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO EMILIO RUSSO(FI-PPE). Grazie, signora Presidente. Tireranno un sospiro di sollievo quegli incauti che fino ad oggi libravano il loro piccione viaggiatore senza affrancare l'apposito contrassegno vidimato dal prefetto. Da oggi, infatti, non sono più passibili di sanzione. Si sentiranno, forse, più liberi i panettieri di Pavia, che seguivano regole dettagliate sulle dimensioni dei forni a legna in vigore da 163 anni, così come gli appassionati di banane, dal momento che entra in liquidazione la Regia azienda monopolio banane e ora tocca trovarle sul mercato. Che dire dei promessi sposi nottambuli: i matrimoni serali erano sino ad oggi gravati da un sovrapprezzo, perché di sera, si sa, bisogna restare a casa.
Signora Presidente, cari colleghi, ho voluto citare un po' scherzosamente alcune tra le norme che abroghiamo con questo disegno di legge governativo, scegliendole tra quelle che appaiono più stridenti con la realtà che viviamo oggi.
Cancelliamo finalmente 6.479 regi decreti che risalgono al lasso di tempo tra il 1861 e il 1946; estinguiamo oltre 9.000 norme che sono sopravvissute anche 160 anni, che regolavano la vita di un Paese diviso e contadino che la nostra mente fatica, addirittura, a immaginare.
Perché dico “finalmente”? Perché l'ipertrofia legislativa di cui siamo malati come Paese genera confusione e inutili sovrapposizioni e questo eccesso si è rivelato più un ostacolo al perseguimento della legalità che il suo contrario. Come scrivono gli studiosi, troppe leggi, spesso, si traduce in nessuna legge.
L'abrogazione delle leggi in costituisce, dunque, una sfida che richiede coraggio e determinazione. E adesso, con un solo voto, abroghiamo 30.000 norme risalenti all'epoca prerepubblicana, quasi il 28 per cento - lo sottolineo, il 28 per cento! - delle norme sinora vigenti: regi decreti, decreti luogotenenziali e 21 decreti del Duce del fascismo. Lo sottolineo anche per ribadire, se ce ne fosse bisogno, che qua nostalgia non ce n'è.
In un sistema caratterizzato da pan-normativismo, stratificazione disordinata e incertezza circa il diritto vigente, il lavoro svolto dalla Ministra Maria Elisabetta Alberti Casellati - che ringrazio - risulta particolarmente prezioso. Il disegno di legge che votiamo oggi è il risultato di due anni di lavoro: una selezione certosina, svolta per la prima volta anche con l'ausilio di strumenti di intelligenza artificiale.
Non è un intervento tecnico, attenzione, è un intervento politico, perché va nella direzione della semplificazione e della sburocratizzazione, della modernizzazione e anche del risparmio. Non solo mette fine a contenziosi e difficoltà interpretative, ma libera i cittadini dal groviglio di regole che limita i loro diritti e soffoca la nostra economia: il gigante burocratico ha un costo stimato di quasi 230 miliardi l'anno. Per questa ragione, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, che non è nell'interesse di qualcuno, ma delle istituzioni, e continuerà a sostenere ogni iniziativa del Ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa in questa direzione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, signora Presidente. Bisogna fare una premessa: noi del MoVimento 5 Stelle non contestiamo che si debba procedere ad un'opera di semplificazione del tessuto normativo. Su questo siamo perfettamente d'accordo. E ovviamente non contestiamo il fatto che l'ipertrofia normativa debba avere una soluzione. Bisogna procedere a uno svecchiamento di tutto il complesso delle norme che, alla fine, poi, inceppano anche l'andamento della vita sociale. E, quindi, quest'opera può essere di beneficio per cittadini, amministrazioni e operatori del diritto. Siamo d'accordo su questo.
Tuttavia, noi contestiamo la modalità con la quale quest'opera di svecchiamento è stata portata avanti. L'emendamento di cui discutevamo prima, per l'appunto, suggeriva di operare con maggiore cautela e di interessare anche le Camere in questa azione, che avrebbe dovuto essere molto più ponderata, proprio per evitare di abrogare delle norme che potrebbero tuttora avere una loro vigenza.
Noi, adesso, con questi provvedimenti - perché poi sono stati unificati - procediamo ad un'abrogazione espressa di norme prerepubblicane per un arco di tempo molto ampio che va dal 1861 al 1946: sono state definite “fossili normativi”. L'intervento che mi ha preceduto, in modo molto simpatico, ha dato il quadro di quello che si va ad abrogare, almeno in alcune ipotesi. Però, c'è una prima obiezione che, secondo me, bisogna fare: è sicuro che, prima di questo intervento che oggi discutiamo, non vi siano stati già altri provvedimenti che hanno tagliato questi fossili normativi? Infatti, ci sono stati. Penso che la Ministra rammenterà sicuramente i provvedimenti taglia leggi, che hanno provveduto ad abrogare tutto quello che era non più conforme all'ordinamento giuridico, tutte le norme anteriori al 1970, che non erano poi successivamente confermate. Parlo della legge n. 246 del 2005 e del decreto legislativo n. 179 del 2009. Noi, in questo caso, non stiamo abrogando per la seconda volta delle norme che in realtà sono state già abrogate? E allora che cosa stiamo facendo? Stiamo procedendo a una ricognizione di norme che sono state già espunte dall'ordinamento e che abroghiamo una seconda volta? Ma se pensiamo questo, allora, nel frattempo, dal 2005 ad ora, le norme che sono state ghigliottinate all'epoca, parlo di circa vent'anni fa, hanno avuto una qualche forma di vita? È un altro interrogativo che ci possiamo porre.
Quindi, la conclusione di questo ragionamento è la seguente: è giusto combattere l'ipertrofia normativa, è giusto dare regole certe a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, ma farlo in modo affrettato non è assolutamente conveniente, anche perché il numero di norme che andiamo ad abrogare è enorme; si parla di 30.000 provvedimenti. E come dicevo già prima, quando c'è stato l'esame in Commissione di questo provvedimento, sono stati presentati emendamenti atti a recuperare norme che si volevano abrogare, ma che, comunque, avevano una loro vigenza; e la loro cancellazione dall'ordinamento avrebbe determinato vuoti normativi. Quindi, ripeto, è giusto espungere dall'ordinamento i fossili, ma è altrettanto giusto farlo con ponderazione. Per questo annuncio il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR IEZZI(LEGA). Grazie, Presidente. Il gruppo della Lega esprimerà un voto favorevole a questo provvedimento, che immagino sia stato un lavoro lungo, delicato e impegnativo. Tra l'altro, è un lavoro che inizia quasi vent'anni fa, quando il Ministro Roberto Calderoli, ai tempi del Governo Berlusconi, tagliò addirittura 200.000 leggi risalenti al Regno d'Italia; adesso ne tagliamo 30.000, se non erro, del periodo prerepubblicano, tra cui anche alcuni decreti del Duce del fascismo, cosa che, tra l'altro, dovrebbe far contenta almeno una parte della sinistra.
Questo provvedimento corrisponde ad un criterio molto semplice, di cui abbiamo sempre parlato e discusso, quello dell'innovazione, della semplificazione e dell'efficientamento delle nostre istituzioni. Quindi con coerenza noi lo sosteniamo e, anzi, ci auguriamo che questo primo lavorio di semplificazione possa essere riprodotto anche in tanti altri settori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Signora Presidente, signora Ministra, colleghe e colleghi, preannuncio un voto di astensione del nostro gruppo, così come abbiamo fatto in sede di Commissione affari costituzionali, dove abbiamo fin dall'inizio posto una questione di delicatezza: stiamo, infatti, parlando di norme - è vero - molto antiche, che potevano avere in potenza ancora una loro efficacia. Ricordo proprio l'intervento che feci in Commissione, a cui la Ministra correttamente rispose e si attivò successivamente, con il risultato di un emendamento del relatore e di altri emendamenti che, di fatto, hanno riattivato norme che, nella prima stesura, erano state dichiarate “morte”. Questa è la preoccupazione che abbiamo, anche perché, come ha ricordato il collega Iezzi, il 24 marzo 2010, con grande clamore mediatico - l'uso di una sorta di lanciafiamme - il Ministro Calderoli aveva fatto un falò di 375.000 norme e, a distanza di così tanti anni, quasi 15, ci ritroviamo - vorrei che i colleghi ne avessero contezza - ad abrogare tonnellate di norme, perché ad ogni riga vi è una norma.
E quindi il dubbio era se 15 anni fa Calderoli, nella fretta, se le fosse dimenticate , oppure se, a questo punto, ci troviamo in un'altra condizione, ossia di fronte al rischio di trovare norme - do atto alla Ministra Casellati di non aver fatto un falò e di non aver dato lo stesso clamore mediatico, pur con lo stesso impulso chiarificatore e purificatore - che hanno ancora, ahinoi (penso alle IPAB e alle concessioni demaniali), una loro efficacia e validità.
Questa è la ragione per la quale avremmo preferito un approccio più cauto. Anche noi abbiamo votato a favore dell'emendamento dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché una relazione periodica attorno all'applicazione di questa legge sarebbe stata utile; ciò perché nel momento in cui - attenzione - si toglie efficacia, si cancella e si abroga una norma e dietro c'è ancora una fattispecie “vivente”, tra virgolette, è evidente che poi ritornare, riprendere quella norma è assai complesso.
Insomma, questa è la ragione per la quale non siamo pregiudizialmente contrari - come credo nessuno possa esserlo in quest'Aula - a un lavoro di pulizia, a un lavoro di delegificazione, a un lavoro che consenta di avere un parco di norme vigenti molto più ristretto e, quindi, più facilmente utilizzabile e conoscibile da parte di tutti, ma, al tempo stesso, abbiamo il timore che, in questa furia, tra virgolette, “semplificatrice” siano finiti anche provvedimenti che invece mantengono una loro validità. Per queste ragioni il nostro gruppo si asterrà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Michelotti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MICHELOTTI(FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, siamo chiamati alla votazione finale del testo unificato dei disegni di legge recanti l'abrogazione di atti normativi prerepubblicani e ci arriviamo dopo un grande lavoro, sicuramente molto impegnativo dal punto di vista non solo della Commissione ma anche del Governo, che è intervenuto in maniera molto puntuale attenzionando tutte quelle norme che oggi non hanno più ragion d'essere.
Chi mi ha preceduto parlava dell'abrogazione di 30.232 norme per l'esattezza e da questo punto di vista dobbiamo dare atto del grande lavoro del Ministro Casellati, che ringrazio a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, perché, contrariamente a quello che ho sentito dire in quest'Aula, questo lavoro non è stato né sommario né superficiale; è stato un lavoro puntuale, direi chirurgico, di andare ad abrogare norme che non solo non hanno più ragione d'essere nel nostro ordinamento ma che, anzi, potrebbero dare vita a pericolosi contenziosi, a equivoci, prestarsi a interpretazioni che non rendono chiarezza all'ordinamento. Il Governo Meloni ha sempre lavorato per uno Stato moderno ed efficiente e la modernità e l'efficienza di uno Stato passano anche attraverso l'impianto normativo di quello Stato e, quindi, andare ad abrogare, andare a fare pulizia, andare a mettere ordine e a snellire l'impianto normativo è sicuramente un progetto importante.
Il centrodestra al Governo del Paese si è sempre battuto - l'ha ricordato l'onorevole Iezzi - anche negli anni scorsi per contrastare l'ipertrofia normativa che storicamente affligge il nostro Paese. Quindi, innescare un processo di semplificazione normativa, di regolamentazione per dare chiarezza anche agli operatori del diritto è sicuramente un'operazione che dobbiamo fare e che mi auguro non finisca qui; anche perché, con l'approvazione di questa legge, non si fa ricorso allo strumento dell'abrogazione automatica , non si fa ricorso all'abrogazione implicita, ma, anzi, c'è stato un lavoro puntuale del Governo sull'abrogazione precisa di norme ormai desuete e obsolete.
Con l'entrata in vigore di questa legge - do un dato, Presidente - si ridurrà di circa il 28 per cento lo della normativa statale vigente. Un numero impressionante, un numero che restituisce anche merito al grande lavoro che è stato fatto in Commissione affari costituzionali ma anche dal Governo, appunto.
Non dimentichiamo che questo atto persegue anche il raggiungimento di uno degli del Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché la semplificazione è uno dei requisiti che ci è richiesto e che il Governo Meloni, non a caso come in altri ambiti, ha coltivato e ha perseguito.
Quindi, anche in tema di semplificazione il Governo Meloni si fa trovare all'avanguardia, pronto per andare a intercettare quelle risorse del PNRR che alcuni sostenevano non fossimo in grado di poter intercettare.
“Le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie”; questo è un principio di Montesquieu, che anche il Ministro Casellati in sede di discussione generale ha citato, che facciamo nostro e, quindi, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà in maniera convinta questo provvedimento, certi che la semplificazione normativa sia la strada giusta per l'ammodernamento della nostra Nazione .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato dei disegni di legge nn. 1168-1318-1371-1452-1572-A: “Abrogazione di atti normativi prerepubblicani relativi al periodo 1861-1946”.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2128: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137, recante misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Annarita Patriarca.
Colleghi, siccome stiamo iniziando una discussione generale, se non volete assistere, uscite in silenzio.
ANNARITA PATRIARCA, . Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 137 del 2024, recante norme per il contrasto alla violenza nei confronti del personale sanitario, già approvato dal Senato. La Commissione giustizia, in relazione ai ristretti tempi disponibili e all'esito di un dibattito che, pur serrato nei tempi, è stato comunque approfondito su ciascuna proposta emendativa oggetto di esame, ha ritenuto di confermare integralmente il testo approvato dal Senato. Tengo a precisare che in sede referente non si è registrato alcun voto contrario, a testimonianza della sostanziale condivisione della necessità di questo intervento normativo e, ancor di più, delle ragioni che hanno ispirato tale provvedimento.
Le violenze sul luogo di lavoro rappresentano un problema purtroppo crescente, in particolare nel settore sanitario. La prevenzione e la protezione dei luoghi di lavoro in ambito sanitario sono fondamentali per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori, dai medici agli infermieri e al personale di supporto, che influendo anche sulla motivazione al lavoro compromette la qualità delle cure e, in generale, l'offerta sanitaria. Tanti medici hanno deciso, purtroppo, di abbandonare il pronto soccorso e altri di andare a lavorare nel settore privato anche per queste ragioni, lasciando il settore pubblico proprio perché spaventati dalle aggressioni e dalle violenze, determinando un ulteriore danno al sistema sanitario nazionale.
È proprio l'aumento degli episodi di aggressione e di danneggiamenti negli ospedali, nelle strutture sanitarie e, in particolare, nei presidi di pronto soccorso che ha determinato la necessità di adottare questa normativa. Infatti, in questo provvedimento si ritrovano disposizioni per affrontare in maniera più strutturata ed efficace questo fenomeno, che minaccia la sicurezza fisica e psicologica del personale sanitario. Si sono adottate misure idonee a costituire un effettivo apparato di deterrenza e contrasto a episodi di questo tipo, misure che la collega relatrice provvederà ad illustrare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Daniela Dondi.
DANIELA DONDI, . Grazie, Presidente. Il decreto-legge che oggi andiamo ad affrontare è composto complessivamente di tre articoli. Il primo articolo, nel testo approvato dal Senato, reca modifiche agli articoli 583- e 635 del codice penale. Per quanto riguarda l'articolo 583-, il secondo comma nel testo vigente riguarda l'ipotesi di lesioni personali cagionate al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell'esercizio o a causa delle funzioni o del servizio, nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell'esercizio o a causa di tali attività. La modifica apportata al Senato è finalizzata ad includere nel novero dei soggetti ivi elencati anche coloro che svolgono servizi di sicurezza complementare.
L'articolo 1 del provvedimento in esame introduce, quindi, un nuovo quarto comma dell'articolo 635 del codice penale (Danneggiamento), che riguarda la medesima condotta prevista per la fattispecie generale del reato di danneggiamento, quella di chi distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui, anche in questo caso qualificata dall'agire con violenza alla persona o con minaccia, ma che viene punita più severamente, segnatamente con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 10.000 euro, mentre il reato base prevede i limiti edittali di sei mesi e tre anni. L'inasprimento della sanzione per il reato di danneggiamento si collega al ricorrere di due elementi: il luogo di commissione del reato, che deve avvenire all'interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie, residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private; e i beni oggetto della condotta, che devono essere ivi esistenti o comunque destinati al servizio sanitario o socio-sanitario.
La relazione illustrativa giustifica l'aggravamento della pena rispetto all'ordinaria condotta del danneggiamento in ragione delle modalità in cui la condotta è posta in essere e delle sue conseguenze, anche in termini di compromissione del servizio pubblico erogato dalle strutture. La disposizione in esame prevede altresì che la medesima pena si applichi anche nel caso in cui la condotta descritta, pur non avvenendo con violenza alla persona o con minaccia, sia posta in essere, come specificato al Senato, in occasione del delitto di lesioni personali previsto dall'articolo 582, quando ricorrono talune delle circostanze aggravanti previste nel citato articolo 583-, comma 2, che - come detto - è modificato dal testo in esame. Si prevede quindi un'aggravante speciale ad effetto comune - la pena è quindi aumentata fino a un terzo - che ricorre quando il fatto è commesso da più persone riunite.
L'articolo 2 novella il codice di procedura penale con riguardo alla disciplina dell'arresto in flagranza. In particolare, la lettera ) introduce, nell'articolo 380 (Arresto obbligatorio in flagranza), il riferimento all'articolo 583-, secondo comma, del codice penale e allo stesso delitto di danneggiamento previsto dall'articolo 635, quarto comma, del codice penale, introdotto dal decreto-legge in esame.
Inoltre, la lettera ) inserisce, nell'articolo 382- (Arresto in flagranza differita), un nuovo comma 1-, diretto a consentire che l'arresto in flagranza, ove previsto, avvenga anche in modalità differita, se il reato è commesso nei luoghi e sui beni indicati dal nuovo comma quarto dell'articolo 635 del codice penale.
Analogamente, la disposizione in commento consente l'arresto in flagranza differita se il reato è commesso in danno dei soggetti ivi indicati, che coincidono con quelli indicati nel citato articolo 583-, comma 2, senza richiamare tuttavia coloro che svolgono servizi di sicurezza complementare, come prevede invece la novella al citato articolo 583-, comma 2, apportata dall'articolo 1 del decreto-legge in esame.
L'arresto differito può avvenire quando non sia possibile procedere immediatamente per ragioni di sicurezza, incolumità pubblica o individuale ovvero per ragioni inerenti alla regolare erogazione del servizio.
In ogni caso, l'arresto, secondo quanto previsto in via generale dalla norma, deve essere compiuto non oltre il tempo necessario alla identificazione del soggetto e, comunque, entro 48 ore dal fatto.
La lettera ) del comma 1 inserisce il riferimento al nuovo quarto comma dell'articolo 635 del codice penale nell'articolo 550, comma 2, del codice di procedura penale, che elenca i reati per i quali il pubblico ministero esercita l'azione penale con la citazione diretta a giudizio.
Infine, l'articolo 3 reca la clausola di invarianza finanziaria e l'articolo 4 prevede la clausola di entrata in vigore del decreto-legge dal giorno successivo a quello della pubblicazione della .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo. Si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritta a parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, Sottosegretario, oggi trattiamo di questo provvedimento che reca misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei nostri operatori sanitari e danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria.
Ci tengo a leggere il preambolo di questo provvedimento, che dice testualmente che questo decreto-legge trova la sua ragione d'essere nella “straordinaria necessità ed urgenza, attesa la recrudescenza di gravi episodi di violenza in danno dei professionisti e delle strutture sanitarie pubbliche, in particolare nei pronto soccorso, di adottare misure idonee a costituire un valido ed effettivo apparato di deterrenza e contrasto a tali episodi che colpiscono e mortificano il personale addetto a tali delicate funzioni e rischiano di depauperare il patrimonio sanitario pubblico”.
Ebbene, se questa è la nobile che ispira questo provvedimento, non possiamo però non sottolineare come, ancora una volta, siamo di fronte ad una occasione persa e mancata, purtroppo. Ancora una volta, questa maggioranza e questo Governo pensano di poter affrontare un problema così complesso e così delicato soltanto in un'unica direzione, con un decreto-legge che ha soltanto una finalità repressiva. Ecco, lo chiarisco subito: noi condanniamo ogni forma di violenza, in ogni sede, qualsiasi sia il motivo che la muove, perché, a maggior ragione nei confronti dei nostri operatori sanitari, ogni atto di violenza e di aggressione è vile e va condannato e perseguito, anche penalmente, in modo rigoroso e giusto. Certamente, la sanzione penale non può essere l'unica via per risolvere questo problema e, purtroppo, credo che non risolverà questo problema.
Ci tengo a sottolineare l'importanza di questo intervento, ma, al tempo stesso, l'approccio carente di questa maggioranza, perché ricordo che questa attenzione verso le violenze nei confronti degli operatori sociosanitari e sanitari ha radici più profonde. Proprio la nostra Ministra della Salute, Giulia Grillo, volle la procedibilità di ufficio nei confronti di chi mette in atto violenze e aggressioni verso il personale sanitario, proprio per fare emergere una serie di condotte che prima, forse, erano altrettanto presenti, ma spesso non sfociavano in denunce. Ripeto: purtroppo, un problema così complesso, che ha numeri veramente impressionanti, che andrò a riferire, non può essere trattato in un'unica direzione, ma deve avere un approccio multidisciplinare.
Abbiamo cercato di dare in tutti i modi il nostro contributo in fase emendativa, sia alla Camera sia al Senato, registrando, purtroppo, un'assoluta chiusura di questo Governo e di questa maggioranza. La risposta che deve dare il Governo, tutto il Parlamento e la politica in generale rispetto a questo problema, non può essere soltanto un decreto-legge composto di 3 norme.
Porto e riporto i numeri: abbiamo veramente un'emergenza sociale e culturale, perché ogni anno sono oltre 130.000 i lavoratori aggrediti; dal 1° agosto al 31 agosto di ogni anno, più o meno ogni medico subisce una violenza fisica e, nell'80 per cento dei casi, sono donne. Al 1o posto nella classifica dei reparti più a rischio ci sono i pronto soccorso, al 2° posto gli operatori del 118 e al 3° posto i reparti di psichiatria. A fronte di questo, credo che la politica debba fare di più e parlo di un'occasione mancata, perché mai come in questo caso - forse su pochi altri temi - ci sarebbe stato un lavoro assolutamente collaborativo da parte di tutto il Parlamento.
Tra l'altro, purtroppo, questi episodi toccano sempre di più anche i piccoli centri, anche gli ospedali di periferia del nostro Paese. Tutti sono rimasti scioccati dinanzi alle immagini che si sono consumate nell'ospedale Policlinico di Foggia (che, tra l'altro, è la mia provincia di appartenenza). Vedere operatori sanitari letteralmente costretti a barricarsi all'interno di alcune stanze, perché lasciati alla furia violenta di familiari di una paziente, che, purtroppo, aveva perso la vita, ci deve far porre qualche domanda in più. La violenza contro gli operatori sanitari non soltanto ha un impatto negativo immediato sul benessere psicofisico del personale sanitario, ma ha un'incidenza enorme sulla motivazione al lavoro. Tanti nostri medici e operatori sanitari, anche perché si sentono maggiormente tutelati, si indirizzano verso reparti più tranquilli o verso il settore privato, dove, tra l'altro, sicuramente hanno maggiori gratifiche a livello economico.
Purtroppo, anche quello del danneggiamento di tutti i presidi, di tutto il materiale e di tutte le attrezzature sanitarie, che è una conseguenza diretta o indiretta delle aggressioni al personale, è un fenomeno che porta anche a un depauperamento dei beni sanitari.
CARLA GIULIANO(M5S). Quello su cui dobbiamo puntare è un cambio di rotta anche culturale. In questo senso, avevamo presentato emendamenti che erano praticamente a costo zero; anche su quelli, abbiamo registrato, purtroppo, una totale chiusura del Governo e della maggioranza.
Avevamo addirittura proposto di installare all'interno dei nostri presidi ospedalieri e nei luoghi di cura semplici cartelloni, che potessero fungere da deterrente e avvisare l'utente, la cittadinanza, i parenti e il paziente della vigenza di un regime più restrittivo penalmente nei confronti di chi si macchia di questi vili atti di violenza: neppure questo avete voluto accogliere.
Diciamolo chiaramente - parlo di un'ottica multidimensionale, perché non sono io a dirlo, ma sono i dati riportati da autorevoli esponenti - che la causa numero uno delle aggressioni e di questa di violenza, sintomo di un disagio che viene sicuramente introiettato e manifestato all'esterno nelle forme più sbagliate, è la carenza di personale, la carenza di medici, la carenza di infermieri, la carenza di personale sociosanitario. Tale carenza incide non soltanto sui livelli di stress di questo personale, ma anche sulla qualità delle prestazioni che il nostro personale, che è estremamente competente e lavora con coraggio e con abnegazione, riesce a dare alla cittadinanza.
Si tratta di servizi essenziali che toccano gli aspetti emotivi più profondi della persona, perché una persona che si rivolge a dei medici, soprattutto nei pronto soccorso, è una persona che ha un disagio o un malessere fisico o psicologico, che affronta una situazione di malattia e non solo. La carenza di personale acuisce il conflitto che può ingenerarsi in queste situazioni. È chiaro, tra l'altro, che se io medico devo assistere mille pazienti, avrò meno tempo, oltre alla cura farmacologica e alla cura prettamente medica, da mettere a disposizione del paziente per comunicargli adeguatamente qual è la cura che gli sto somministrando, per rassicurarlo su quello che sarà l'efficacia di questa cura e per informarlo su quelli che possono essere gli esiti più o meno positivi del percorso che sta intraprendendo.
Fermarsi alla sanzione penale vuol dire avere una visione miope di quello che sta accadendo all'interno del nostro sistema sanitario; lo dico anche perché siamo appena usciti da una pandemia e ricordo a tutti che noi abbiamo chiamato eroi - e sono eroi - quelle persone che ogni giorno mettevano a rischio la propria vita per salvarne altre. Ebbene, quelle persone che all'epoca noi abbiamo chiamato eroi e a cui abbiamo promesso di tutelarle e di aumentare il benessere del loro ambiente lavorativo sono le stesse persone che oggi vengono aggredite.
La soluzione, ripeto, che tutta la politica deve dare non può essere solo e soltanto la repressione penale per il semplice motivo che questo non andrà a tranquillizzare il personale sanitario: se io medico vengo aggredito, posso ritenere giusto che chi mi aggredisce abbia una sanzione più elevata e sconti la pena adeguatamente, ma questo, solo questo aspetto, non mi terrà indenne, non mi darà maggiore sicurezza sul rischio di esposizione a future aggressioni.
Leggo i dati della Banca d'Italia, che in sede di audizione ci dice che nei prossimi 10 anni servirà il 30 per cento dei medici in più per garantire il del personale sanitario, perché cesseranno di lavorare oltre 50.000 medici e 24.000 infermieri.
Cito anche quello che prevedeva la Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che puntava sul potenziamento dell'assistenza territoriale: questo potenziamento richiederà almeno 20.000 infermieri e circa 7.000 operatori sociosanitari. Ancora, la Fondazione Gimbe in sede di audizione sulla manovra finanziaria ci dice che da qui al 2030 ci saranno 19 miliardi in meno sul sistema sanitario e sociosanitario. Allora, questi dati, più di mille parole, fotografano la situazione del nostro sistema sanitario: dobbiamo investire nell'assunzione di più personale sanitario, dobbiamo assicurare maggiore sicurezza in tutti gli ospedali.
In questo senso, noi avevamo proposto un aumento consistente del personale sanitario e un aumento delle nostre Forze dell'ordine all'interno dei presidi ospedalieri, perché, oltre che intervenire in fase repressiva, una presenza e una figura in più può abbassare il conflitto e riconoscere immediatamente le micce che poi possono dare adito ad aggressioni e a episodi di violenza, e può cercare di decomprimere quel conflitto.
Anche per questo avevamo proposto l'assunzione, per dare una prima risposta immediata, di operatori specializzati che potessero porsi da filtro tra il medico e tutti gli operatori sanitari, che, date le carenze di organico, devono concentrarsi sulla cura e sull'assistenza dei pazienti e lasciare la parte comunicativa e “psicologica” a degli operatori formati in maniera specifica. Anche a questo avete detto di “no”, e guardate, lo dico francamente, perché anche le risorse che noi vi avevamo indicato da investire su queste figure erano delle risorse irrisorie, se noi pensiamo ai miliardi che stiamo spendendo in altri settori, che ci portano verso la distruzione, verso la morte di altre persone, e non certo verso la cura e il benessere delle nostre comunità.
Ancora, abbiamo puntato moltissimo sulla formazione, sulla formazione degli stessi operatori sanitari, perché un buon medico, un buon infermiere, un buon assistente sociosanitario non ha bisogno solo di competenze tecniche, ma ha bisogno, in questo momento, di competenze psicologiche e di approccio sociale. In un momento in cui i sistemi di , anche economici, sono ridotti al lumicino, c'è bisogno di un approccio diverso, un approccio più strutturato, c'è bisogno di maggior tempo nella comunicazione con il paziente. Anche questo, purtroppo, non ha visto il vostro favore, e permettetemi anche di dire - questo sono i dati che ce lo dicono - che il 23 per cento delle aggressioni giunge a causa della lunghezza delle liste di attesa.
Ancora, purtroppo in molte regioni, compresa la mia regione, negli anni si è investito zero sul sistema sanitario regionale e nazionale, e le logiche di ridimensionamento hanno portato a ridimensionare talmente tanto la presenza sui territori dei presidi sanitari ospedalieri che quei pochi ospedali che ci sono con lo stesso numero di personale sanitario, che non è stato aumentato, si trovano a gestire un bacino di utenza che da 60.000-80.000 persone è raddoppiato.
Ora, di fronte a questa situazione, veramente possiamo ritenerci soddisfatti - e mi dispiace dirlo, perché, ripeto, questo è un tema che sta a cuore a tutti e noi poi saremo consequenziali in un voto che abbiamo già espresso in Commissione - e davvero pensiamo di risolvere questo problema soltanto inasprendo le pene? Tra l'altro, beffa della beffa, non avete voluto investire 20 milioni di euro per la videosorveglianza, che serviva, e l'ho detto già in Commissione, in una duplice direzione: come deterrente, come accertamento della realtà dei fatti, e anche in un'ottica di maggiore funzionamento di quell'istituto dell'arresto in flagranza e flagranza differita in certe condizioni, che voi stessi, con questo provvedimento, avete allargato e rafforzato.
Rafforzare la videosorveglianza voleva dire, semplicemente, spendere 20 milioni di euro per ogni anno. Ecco, parlo con un fondo di amarezza, perché credo che su questo provvedimento davvero si poteva fare molto, molto di più, e, soprattutto, ora mi rivolgo a tutti coloro che ci stanno ascoltando, perché un altro grimaldello positivo da utilizzare fino in fondo per risolvere e cercare di risolvere questa situazione è spendere adeguatamente i fondi, e sono tanti, della Missione 6 del PNRR per rafforzare la telemedicina, per rafforzare la nostra medicina territoriale. Purtroppo, qui, il dato è impietoso, perché ad oggi solo il 10-12 per cento di quei fondi sono stati spesi e messi a terra.
Quindi, non facciamo finta di niente, non voltiamoci dall'altra parte: uniamo solidarietà e vicinanza agli operatori sanitari, con la condanna di tutti gli atti di violenza perpetrati e che, purtroppo, si perpetreranno nei loro confronti, ad azioni concrete, altrimenti sarà il fallimento non di questo Governo, non di questa maggioranza, ma del Paese intero.
Quello su cui crediamo è la necessità di restituire fiducia nelle istituzioni, dobbiamo ridare fiducia agli stessi operatori sanitari, ma dobbiamo anche restituire fiducia nelle istituzioni agli stessi pazienti. Ecco, noi avremmo voluto che questa fosse l'occasione giusta per iniziare seriamente a mettere sul tavolo e a parlare delle carenze del nostro sistema di e del nostro sistema sanitario; e pensavamo davvero che questo potesse essere un primo tavolo di confronto sui tanti approcci, sulle tante soluzioni che si possono mettere a terra, a partire anche da una maggiore sensibilizzazione dal punto di vista culturale. Per questo abbiamo proposto, per esempio, di coinvolgere le scuole in questo processo di consapevolezza culturale prevedendo, così come si fa per altri temi molto cari a tutto l'arco parlamentare (come la violenza contro le donne) un concorso nazionale proprio per sensibilizzare gli studenti e, in generale, tutta la popolazione, tutto il nostro Paese verso questo problema drammatico.
La cosa che ancora più ci preoccupa, in riferimento anche alla manovra finanziaria, è che la stessa manovra finanziaria è priva di visione ed indebolisce, purtroppo, le politiche sociali e le politiche di , non fornendo risposte adeguate al sistema sanità e al nostro Servizio sanitario nazionale; anzi, ci sarà un decremento delle risorse in sanità.
Allora, se continuiamo a tagliare risorse nella scuola, nella sanità e nelle politiche sociali, che Paese vogliamo venga costruito? Vogliamo una società migliore, che possa ascoltare, anche pezzo dopo pezzo - e non dico di fare tutte queste riforme insieme - avviandoci verso una società che dia, pian piano, risposte concrete? O vogliamo semplicemente prendere atto di un disagio che viene veicolato nei modi sbagliati - ripeto - e da condannare, ma semplicemente con la cosa più semplice, cioè la repressione penale? Tra l'altro, penso più che per convinzione, semplicemente perché è una riforma a costo zero.
Allora, chiudo, Presidente, dicendo che questo provvedimento doveva essere l'occasione per investire in un sistema di più equo, più giusto, più di qualità e per dare risposte concrete, politiche concrete alla nostra comunità e ai nostri operatori sanitari. Ecco, quello che è mancato è proprio questo approccio concreto, completo e coordinato, perché garantire la sicurezza dei nostri servizi sanitari e dei nostri operatori sanitari vuol dire garantire un'assistenza di qualità, vuol dire garantire un lavoro di qualità e vuol dire garantire la dignità di tutti coloro che si interfacciano con il sistema sanitario: pazienti, medici e tutti gli operatori che ruotano intorno a questo mondo e a cui va il nostro sincero ringraziamento .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Buonguerrieri. Ne ha facoltà.
ALICE BUONGUERRIERI(FDI). Sì, grazie, Presidente. Colleghi, Governo, discutiamo oggi il decreto-legge recante misure urgenti per il contrasto alla violenza nei confronti del personale sanitario, del personale sociosanitario, degli ausiliari di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria; decreto che, come è già stato detto dai relatori che mi hanno preceduto, che ringrazio, è già stato approvato in Senato.
Si tratta di un provvedimento importante, un provvedimento efficace, un provvedimento che noi restiamo fortemente convinti, diversamente da quello che hanno detto i colleghi di sinistra, necessitasse della decretazione d'urgenza, perché quella della violenza sugli operatori sanitari è una piaga che ha assunto ormai caratteri davvero molto preoccupanti. Lo dicono i dati, Presidente, lo dicono i fatti di cronaca: 18.000 operatori aggrediti in un solo anno (questi sono i dati che ci vengono forniti dall'Osservatorio nazionale nell'anno del 2023), aggressioni verbali, aggressioni fisiche, aggressioni al patrimonio. La categoria più colpita è quella degli infermieri, seguita da quella dei medici, seguita da quella degli operatori sanitari.
Ormai è un bollettino di guerra, a cui la politica deve, come sta facendo il Governo Meloni, dare una risposta, perché la politica deve, come sta facendo questo Governo, fare la sua parte, per tutelare i nostri medici, per tutelare i nostri infermieri, per tutelare i nostri operatori sanitari e socio-sanitari che non solo si prendono cura della nostra salute, ma lo fanno con competenza, con abnegazione, con umanità, al servizio di tutti gli italiani, rendendo, loro sì, la nostra sanità una vera eccellenza.
Poi, come detto, Presidente, sono anche tanti i fatti di cronaca; quanto accaduto a Foggia, per esempio, credo sia ormai noto davvero a tutti, sicuramente lo è al collega La Salandra che interverrà dopo di me, che proviene proprio da quella città; lo è certamente, per esempio, al nostro Sottosegretario alla salute, Marcello Gemmato, che proviene da quella terra e che è intervenuto nell'immediatezza dei fatti per stigmatizzare l'accaduto e per dichiarare vicinanza e solidarietà a tutti gli operatori colpiti e con loro a tutta la categoria degli operatori sanitari.
Si tratta di un' di violenza che lascia esterrefatti, ma al contempo determinati a individuare le responsabilità degli autori e a non lasciarli impuniti.
“È inimmaginabile fare violenza a chi, invece, si dedica a salvare vite e a prestare cure”: queste sono le dichiarazioni e le parole del nostro Sottosegretario Gemmato, che facciamo nostre, e che ovviamente estendiamo a tutti gli episodi registrati a livello nazionale, perché, come si sa, purtroppo, nessuna parte d'Italia, chi più chi meno, è esente da questi gravi episodi; così come non lo è, per esempio, la terra da cui io stessa provengo, l'Emilia-Romagna: 2732 operatori sono stati aggrediti in un solo anno in Emilia-Romagna; quasi 500 di queste aggressioni sono avvenute in Romagna, di cui circa 150 solo nella provincia di Forlì-Cesena.
“Gli episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari sono vergognosi e ingiustificabili, e non ammettono alcuna tolleranza”: queste, Presidente, sono le parole dell'assessore PD dell'Emilia-Romagna. Beh, devo dire, Presidente, che sono ovviamente parole condivisibili. Noi siamo molto d'accordo con l'assessore della sinistra della regione Emilia-Romagna, ma mi corre l'obbligo di ricordare all'assessore che, anzitutto, la sanità è di competenza regionale e, poi, che la sinistra governa da oltre cinquant'anni ininterrottamente la nostra regione e che, quindi, ai proclami, alle dichiarazioni d'intenti sarebbe stato necessario far seguire fatti e azioni concrete. Questo perché, Presidente, non è sufficiente chiamare eroi i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari o socio-sanitari per rendere una professione esercitabile e appetibile, ma servono risposte concrete, come, per la parte di sua competenza, come detto, sta facendo il Governo Meloni.
Quest'ultimo, per esempio, in tema di sanità - diversamente da quello che ho ascoltato dalla collega del MoVimento 5 Stelle, intervenuta prima di me - ha stanziato risorse straordinarie per il fondo sanitario che nessun Governo prima aveva mai stanziato, ha stanziato risorse per l'abbattimento delle liste d'attesa, ha stanziato risorse per l'aumento del personale e per l'aumento degli stipendi.
Ritornando al tema oggetto di questo decreto-legge, si è impegnato, sin dal suo insediamento concretamente, a contrastare questo grave fenomeno della violenza nei confronti di tutti i nostri operatori sanitari. Infatti, sono tanti i provvedimenti che sono stati licenziati dal Governo Meloni fino ad oggi. Ne citerò soltanto alcuni: il decreto-legge n. 34 del marzo del 2023, con cui è stata prevista la pena della reclusione da due a cinque anni per il delitto di lesioni personali agli operatori sanitari e sociosanitari, prevedendo anche, Presidente, la possibilità per i questori di costituire posti fissi di Polizia di Stato all'interno delle strutture ospedaliere pubbliche e delle strutture ospedaliere private accreditate. Bene, grazie a questo provvedimento, Presidente, i posti di Polizia sono aumentati, solo nell'ultimo anno, da 120 a 196 e il numero degli agenti di Polizia negli ospedali è aumentato da 299 a 432.
Poi, citerò ancora, Presidente, il decreto legislativo n. 31 del marzo del 2024, che ha reso questo reato procedibile d'ufficio, indipendentemente dalla volontà della vittima di sporgere querela, che sappiamo essere spesse volte trattenuta, perché intimorita o conseguentemente minacciata.
Poi, ancora, il decreto del 7 dicembre del 2023, con cui si è integrato e dato nuovo impulso all'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli operatori sanitari e sociosanitari. Si tratta di un Osservatorio che sta facendo un importantissimo lavoro di approfondimento per apprestare ulteriori efficaci azioni di contrasto a questa violenza nei confronti dei nostri operatori. E approdiamo al decreto che discutiamo oggi in quest'Aula, che prevede, sì, anche pene esemplari, che riteniamo possano e debbano fungere anche da deterrente, perché d'ora in poi chi si macchia di questo grave reato nei confronti di un operatore sanitario rischia fino a cinque anni e chi danneggia le strutture sanitarie rischia fino a 10.000 euro di multa, con previsione di arresto obbligatorio in flagranza.
Gli articoli - per non ripetermi rispetto a quello che hanno già detto i relatori andrò veloce sul punto - che vengono modificati sono il 583- e il 635 del codice penale e gli articoli 380, 382- e 550 del codice di procedura penale. Da una parte, il reato di lesioni cagionate in danno agli operatori sanitari e sociosanitari viene esteso anche a coloro che prestano servizi di sicurezza complementare, dall'altra, viene introdotta la fattispecie di danneggiamento di cose destinate al servizio sanitario e sociosanitario, con l'aggravante nel caso di commissione di reato perpetrato da più persone. Si prevede, poi, l'abbiamo detto prima, l'arresto obbligatorio in flagranza e l'arresto in flagranza differita, comunque entro le 48 ore, quando si va ad individuare chi ha commesso il reato in un tempo successivo, prevedendo altresì la citazione diretta a giudizio.
Concludo, Presidente. Tutto ciò ha l'obiettivo chiaro di tutelare chi tutela la nostra salute, perché tutelando gli operatori sociosanitari e sanitari - a cui va tutto il nostro ringraziamento e la nostra riconoscenza per il lavoro che svolgono quotidianamente - tuteliamo la salute di tutti i cittadini italiani, e difendendo gli operatori sanitari, difendiamo noi stessi. Non difendiamo soltanto un'unica persona, ma difendiamo tutta la comunità e il Servizio sanitario, così prezioso per tutti i cittadini italiani
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gianassi. Ne ha facoltà.
FEDERICO GIANASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Sono incessanti da mesi le notizie della cronaca che ci riportano aggressioni e violenze con gravi lesioni a medici, infermieri, lavoratori degli ospedali e dei presìdi sociosanitari. Un vero scandalo per il nostro Paese contro il quale è assolutamente necessario reagire.
Solo alcuni mesi fa, in quest'Aula, abbiamo presentato un atto per impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa per l'attuazione della legge n. 113 del 2020, che interviene in questa materia, per il contrasto alle violenze contro il personale sociosanitario, e, in particolare, degli strumenti preventivi previsti in quella legge, con il lavoro dell'Osservatorio per la prevenzione degli atti di violenza contro il personale medico. Eppure in quella sede - era luglio -, il Governo, rappresentato dal Ministero della Salute e dal Sottosegretario Gemmato, espresse parere contrario; ancora a luglio, dinnanzi alle nostre sollecitazioni, perché era del tutto evidente la recrudescenza di questo fenomeno odioso e insopportabile, il Governo si voltava dall'altra parte.
I fatti dell'estate, la crescita dell'attenzione, le denunce del personale medico e dei sindacati del settore hanno indotto il Governo ad una retromarcia e a mettere mano, attraverso la decretazione d'urgenza, al codice penale.
Bene che il Governo abbia preso consapevolezza che si tratta di una vicenda intollerabile, bene che abbia deciso di agire secondo i principi dell'urgenza. Tuttavia, qui, in questa sede, dobbiamo prendere atto che l'intervento rappresenta troppo poco rispetto alla grandezza di questo problema e che, purtroppo, non sarà sufficiente ad invertire la rotta. Questo intervento, in particolare, prevede cinque novità legislative: l'estensione del reato di lesioni contro il personale sociosanitario anche agli addetti alla sicurezza che operano in ausilio all'interno delle strutture ospedaliere; il nuovo reato di danneggiamento di cose mobili o immobili al servizio dell'attività sociosanitaria, che, di fatto, prevede un ampliamento della punizione per questa fattispecie; l'arresto obbligatorio e non più facoltativo per gli autori delle lesioni al personale sociosanitario; l'arresto differito, un meccanismo eccezionale del nostro ordinamento, nelle successive 48 ore per gli autori di questi reati e il procedimento della citazione diretta a giudizio per gli autori del nuovo delitto di danneggiamento. Sono cinque interventi che si inseriscono in un quadro normativo che, anche recentemente, era stato novellato.
Allora, perché diciamo che è troppo poco e non sarà sufficiente a invertire la rotta? Innanzitutto, perché è prova della insufficienza dell'intervento penalistico la storia recente degli interventi normativi in questo Paese. Il primo intervento è quello del 2020, con il quale è stato introdotto il reato di lesioni gravi e gravissime contro il personale sociosanitario e con il quale è stata prevista l'aggravante comune per i delitti contro il personale sociosanitario.
Bene, a seguito di quell'intervento, che ha rappresentato un'importante novità e che era affiancato anche a strumenti preventivi, il Parlamento è stato costretto a intervenire successivamente, un'altra volta, nel 2023, con un decreto-legge per l'inasprimento, in quel caso, delle lesioni semplici. E, successivamente a questi due interventi specifici per il settore sociosanitario, abbiamo assistito anche a molti interventi su uno degli strumenti che oggi viene esteso, quello dell'arresto obbligatorio in differita, nelle successive 48 ore, perché anche attraverso gli interventi normativi questo strumento è stato modificato più volte. La prima volta, è stato introdotto nell'ordinamento nel 2003 per la normativa sugli stadi e poi nel 2017 per il Daspo urbano; nel 2019, un terzo intervento per la stabilizzazione dei due precedenti interventi normativi; nel 2020 per la previsione dell'arresto differito per i fatti di violenza in CPR o nei CAS e, nel 2023, per la violenza di genere. Cinque interventi, a cui si aggiunge questo, che è il sesto. Tutti questi importanti interventi normativi, che hanno affrontato tematiche difficili e complesse, che erano certamente finalizzati a contrastare e prevenire la violenza, non hanno prodotto i risultati che il legislatore intendeva ottenere.
Infatti, ancora oggi il Governo è costretto a intervenire in via d'urgenza per un nuovo intervento, ancora una volta sul codice penale, che incide su quei reati prevedendo sostanzialmente meccanismi di tipo repressivo, previsti appunto dall'ordinamento penale. Non è sufficiente, e ne abbiamo prova dal fatto che questo provvedimento è già in vigore - è già in vigore da un mese - e oggi stesso, ancora una volta, abbiamo letto le cronache di un ulteriore atto gravissimo di violenza, commesso contro un primario a Lamezia Terme. Il provvedimento è in vigore da settimane e non produce l'effetto di prevenire la violenza contro il personale socio-sanitario. Questo impone alle forze politiche di questo Parlamento e al Governo di allargare lo sguardo e provare a costruire una strategia che sia preventiva rispetto alla commissione di questi delitti.
Nella mia regione, nella Toscana, solo nel 2022 e nel 2023, comparando le due annualità, quindi in presenza di un intervento legislativo del 2020 e un successivo del 2023, le aggressioni contro i medici sono salite da 1.258 a 2.356, sono raddoppiate. Questi numeri sono più di un campanello d'allarme, indicano la gravità di un problema che merita di essere affrontato con strumenti idonei a raggiungere lo scopo di prevenire la criminalità contro il personale medico.
E allora ci permettiamo di dire, in questa sede, perché non lo riteniamo sufficiente e perché pensiamo che sarebbe stato invece necessario cogliere questa occasione per introdurre ulteriori interventi innovativi. Innanzitutto, occorre prendere atto che la modificazione normativa del 2020 non è stata pienamente attuata. L'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie deve svolgere una funzione importante; gli è stata assegnata una funzione enormemente importante di studio delle migliori pratiche, di individuazione dei casi più problematici, di proposte al Ministero. Il Ministero stesso è competente a svolgere una funzione di informazione, importantissima nell'attività di prevenzione; sono previsti corsi di formazione per la gestione del conflitto; devono essere elaborate proposte e misure per la riduzione del rischio. Insomma, ci sono molti interventi che erano previsti in quella norma e che non sono stati pienamente attuati e, quindi, occorreva in questa sede cogliere l'occasione per fare un punto sulla capacità di quell'intervento di radicarsi in modo pieno. Non c'è stata, il Governo se ne deve fare carico, era uno degli obiettivi del nostro atto che fu respinto solo qualche mese fa.
E, poi, servono strumenti preventivi rispetto alla commissione dei delitti, come l'assunzione delle Forze dell'ordine e i presìdi, soprattutto nelle strutture più delicate, come quelle dei pronto soccorso. Questo provvedimento, che voi portate all'attenzione dell'Aula, non contiene un euro di investimento. Ma come si può produrre sicurezza nel nostro Paese, a favore, in questo caso, del personale medico e socio-sanitario, se non si investono risorse?
Scrivere un decreto-legge è piuttosto semplice, basta che vi riuniate - nel caso della decretazione d'urgenza - nel Consiglio dei ministri, prendiate un foglio, scriviate una nuova norma penale e lo firmiate, ma non è sufficiente se non ci sono risorse, se non ci sono strategie complessive e queste mancano. Abbiamo proposto nell'attività emendativa, anche al Senato, interventi per l'installazione delle telecamere di videosorveglianza a supporto delle strutture mediche; la proposta è stata respinta. Servono risorse, ma è un impegno che il Governo deve assumere. Serve assumere il personale medico, socio-sanitario, perché siamo in presenza di strutture di frontiera che affrontano situazioni difficilissime e sono sotto organico.
E non è accettabile ascoltare l'autocelebrazione della destra sulla manovra di bilancio, perché siamo in presenza di una manovra di bilancio che non ha il coraggio di investire in sanità, dopo che nei precedenti Governi si era assistito ad un'inversione di tendenza e avevamo raggiunto un investimento in spesa sanitaria superiore al 7 per cento del PIL. Oggi, siamo sotto il 6 per cento, lo ripeto, siamo sotto il 6 per cento: in soli due anni c'è stata una retrocessione della capacità di investimento sul PIL del Paese. È inutile fuggire da questi temi. Se pensiamo che questa sia una grande sfida, ed è una grande sfida, anche per quanto attiene alla sicurezza del personale socio-sanitario, noi dobbiamo investire risorse e, quindi, l'invarianza finanziaria è inaccettabile, è una sconfitta, rende questo provvedimento inutile rispetto all'obiettivo.
E poi c'è un tema anche culturale. Se nel nostro Paese si alimentano - anche a volte con la connivenza di forze politiche o di frange politiche estreme - culture antiscientifiche che contestano il metodo scientifico, di cui sono rappresentanti ogni giorno negli ospedali i nostri medici e i nostri infermieri, mettiamo questi ultimi in una condizione di debolezza rispetto all'aumento dilagante della violenza che c'è nelle nostre comunità e che riguarda, quindi, anche gli ospedali. Se ci mettiamo nella condizione di non accettare la capacità scientifica e la competenza professionale, contestandole continuamente, li mettiamo in una condizione di grande difficoltà. Insomma, serve un grande sforzo culturale, come era avvenuto durante un momento di grande difficoltà per il Paese, cioè durante il COVID, dove giustamente fu riconosciuto il valore straordinario di quel personale. E però, siamo un Paese che si dimentica troppo presto della sua storia e lo ha fatto di nuovo.
Allora, serve un patto tra le forze politiche, tra il Parlamento e il Governo, per riconoscere il valore e la dignità di quelle figure così straordinarie che ogni giorno combattono negli ospedali e nei presidi socio-sanitari per la tutela della salute pubblica. Tutto questo non c'è in questo provvedimento. Quindi, non sarà raggiunto il risultato e, tra qualche settimana o qualche mese, saremo costretti, a fronte del dilagare dei fatti di violenza, a chiederci quale altro strumento occorra.
Allora, in quel momento, vi chiederemo di non procedere ancora una volta esclusivamente ponendo modifiche al codice penale: è semplice farlo, ma è inutile rispetto al risultato, se quelle misure non sono accompagnate da una strategia complessiva. Queste ragioni le ripeteremo anche domani nella nostra dichiarazione di voto, quando spiegheremo il perché dell'astensione. Certamente, però, non faremo mancare il nostro supporto, qualora vi sarà la volontà della maggioranza e del Governo, a lavorare per questa battaglia, che è una battaglia di civiltà che il Partito Democratico rilancerà in ogni occasione .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA(LEGA). Presidente, Sottosegretario Ostellari, colleghi, quanto sta facendo questo Governo in ambito sanitario è un percorso che non inizia da oggi con la conversione di questo decreto-legge, ma parte dal decreto-legge n. 34 del 2023, che ha modificato il secondo comma dell'articolo 583- del codice penale, con il quale abbiamo iniziato ad aggravare le pene per le lesioni personali commesse ai danni del personale sanitario. C'è stato poi il decreto legislativo n. 31 del 2024, che ha introdotto la procedibilità d'ufficio per il reato di lesioni al personale sanitario.
Oggi, con questo nuovo provvedimento, andiamo ad arricchire ancora di più un quadro normativo che sarà sicuramente di lezione per qualcuno. Siamo, quindi, al decreto-legge n. 137 del 1° ottobre 2024 ed alla sua conversione, che interviene con nuove disposizioni per affrontare il fenomeno in maniera più strutturata ed efficace perché, purtroppo, come abbiamo visto anche in questi giorni, i fatti di cronaca non sono sicuramente confortanti. D'ora in poi, chi compirà un atto di violenza nei confronti del personale sanitario rischia fino a 5 anni di carcere e chi danneggia le strutture sanitarie una multa fino a 10.000 euro. Se i danneggiamenti sono stati commessi da più persone, la pena verrà incrementata. Vengono previsti anche l'arresto obbligatorio in flagranza e l'arresto in flagranza differita per aggressioni ai danni del personale, nonché nuove linee guida per la videosorveglianza.
Questo perché niente può giustificare reazioni violente, che diventano ancora più inaccettabili quando vengono perpetrate nei confronti di chi lavora per curare e assistere gli altri che sono in difficoltà. La prevenzione e la protezione nei luoghi di lavoro in ambito sanitario sono fondamentali per garantire la sicurezza di tutti i lavoratori, ma anche dei pazienti e delle persone che usufruiscono dei servizi, essendo già in condizioni di fragilità. È inaccettabile che la piaga delle violenze sugli operatori sanitari non accenni a diminuire; anzi, peggiora, facendo segnare in 5 anni un più 38 per cento.
Si tratta ormai di un problema culturale. Ogni anno sono oltre 130.000 i lavoratori aggrediti, dal 1° al 31 agosto non c'è stato un solo giorno in cui un medico o un infermiere non abbia subito una violenza fisica e questo devo dire che è inaccettabile in uno Stato di diritto. L'80 per cento di questi casi purtroppo è rappresentato da donne. Secondo le stime di Banca d'Italia, nei prossimi dieci anni servirà il 30 per cento di medici in più per garantire il del personale sanitario, perché cesseranno di lavorare oltre 50.000 medici e 24.000 infermieri. Serviranno più di 27.000 medici oltre a 24.000 infermieri e altrettanti addetti al ruolo tecnico e 28.000 tra medici e pediatri di base.
La Missione 6 del PNRR, sul potenziamento dell'assistenza territoriale, richiederà almeno 19.600 infermieri e 6.300 operatori socio-sanitari. Sono dati impegnativi e sicuramente ci vorrà molto impegno per raggiungerli. Occorre lavorare per sensibilizzare le persone che devono capire che gli operatori sanitari fanno solo il loro dovere e nessuna situazione di emergenza può giustificare comportamenti di violenza o aggressione, soprattutto in questi luoghi in cui c'è tanta sofferenza Chi non lo capisce va punito con pene esemplari, come prevede questo provvedimento.
I posti di lavoro nei pronto soccorso, nei reparti nevralgici, durante le guardie mediche, durante i turni di 118 e in ambienti difficili, come i reparti di psichiatria, non sono più luoghi sicuri purtroppo: di questo dobbiamo farci carico e questo Governo se ne sta facendo carico. Si tratta di un male sociale che va debellato quanto prima.
La norma al nostro esame è volta direttamente a sanzionare chi delinque ma, indirettamente, anche a dare più sicurezza a tutti gli operatori sanitari e rientra coerentemente nella politica che è stata adottata da questo Governo, volta chiaramente a mantenere un particolare rigore sull'applicazione di quello che è il diritto sostanziale nel nostro Paese e un particolare garantismo sotto l'aspetto processuale .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Grazie, Presidente, essendo l'ultimo cercherò di non appropriarmi dei dieci minuti nella loro interezza. Discutiamo della conversione, nella sua fase terminale, del decreto-legge n. 137 del 2024, recante norme per il contrasto alla violenza nei confronti del personale sanitario. Tuttavia, probabilmente, in una logica anche giornalistica, potremmo attribuire un nome a questo decreto: probabilmente il nome potrebbe essere “Diletta” - lo suggerisco -, una giovane specializzanda della chirurgia di Foggia, protagonista di quella violenta aggressione che rappresenta ancora oggi il più grave episodio di aggressione ai professionisti della sanità.
Io ho ascoltato anche gli interventi che mi hanno preceduto, in particolar modo quelli della parte a me opposta, delle opposizioni, che potrei dire essere affetti da una sorta di sindrome di Münchhausen per cui, pur di attirare su di sé, su di loro, l'attenzione, quando parlano di sanità, si prodigano in una serie di attività menzognere.
Sono particolarmente bravi in questa attività perché provano ad insegnare oggi come gestire la sanità pubblica. Presidente, nel 1957 in Polonia, fu pubblicato un libro, era una raccolta di aforismi, lei lo sa che io ogni tanto ho questa passione. C'era un aforisma, un testo di Stanislaw Jerzy Lec, in cui si diceva che nel mondo ci saranno sempre tanti Eschimesi pronti ad insegnare agli abitanti del Congo come comportarsi durante la calura. Quando si parla di sanità, ecco, dovremmo ricordare questa immagine.
Dico questo perché? Perché questo provvedimento, che essenzialmente porta in sé una riforma del codice penale, una riforma del codice di procedura penale, interviene su norme sostanziali e su norme procedurali, contiene anche disposizioni e una clausola di invarianza finanziaria che, però, meritano una certa riflessione. Per quanto riguarda la clausola di invarianza finanziaria, ho partecipato ai lavori in Commissione, sono nel Comitato dei nove, ho letto anche gli emendamenti che sono stati prodotti. Poi, ogni tanto, dovremmo ricordarci che proprio la Segretaria del Partito Democratico si rese protagonista di una grande legge, di una grande proposta di legge per tutelare la sanità pubblica, però, poi, non la votò neanche lei stessa, senza considerare la disposizione finale su come andava a trovare le risorse.
In questa occasione, prima di affrontare le singole norme di diritto penale, di diritto processuale, voglio ricordare come questa maggioranza, questo Governo, nelle ultime leggi di bilancio (perché quando si parla di risorse bisogna guardare le leggi di bilancio), sul tema della sanità abbiano investito oltre 7 miliardi di euro; hanno aumentato le risorse le risorse sulla sanità. Questo, forse, lo dovremmo ricordare, signor Presidente, anche ad uno spicchio di questo emiciclo che io ho definito essere i pazienti zero dei buchi del bilancio dello Stato. Vorrei ricordare proprio come, di recente, è venuto fuori anche il grande buco, il tema delle mascherine: dovremmo ricordare questi aspetti, oltre al superbonus o ai monopattini. C'è qualcuno che, in uno spicchio di questo emiciclo, ha ritenuto di ipotecare il futuro degli italiani che intendono accedere alla sanità e c'è, invece, una parte di questo emiciclo, una maggioranza, che invece alla sanità ci tiene e ci tiene non soltanto in termini di risorse, ma ci tiene cercando di tutelare al meglio i professionisti della sanità.
Ulteriore parentesi quando si parla di sicurezza: noi interveniamo con norme nazionali, ma, Presidente, quando il centrosinistra modificò le norme della Costituzione, diede vita ad una sorta di regionalismo selvaggio, per cui la gestione della sanità e, quindi, la gestione delle strutture amministrative che devono occuparsi della sanità è stata affidata alle regioni. Quindi, probabilmente, quando parliamo di sicurezza dei professionisti della sanità, qualche domanda dovremmo andare a farla a qualche governatore, perché non si deve parlare soltanto di quantità della spesa, ma bisognerebbe parlare anche di qualità della spesa. Noi interveniamo nuovamente per tutelare - ripeto, nuovamente - perché? Perché è necessario che cambi il registro culturale di questo Paese, che si riconosca l'importanza di quel camice come se fosse una sorta di divisa, perché quel camice è presidio di un diritto costituzionale, per cui chi aggredisce un medico, chi aggredisce un infermiere, chi aggredisce un professionista della sanità ritiene di misconoscere un diritto costituzionale.
Questo è importante perché? Perché proprio l'articolo 1 interviene apportando modifiche agli articoli 583- e 635 del codice penale. Queste modifiche sono estremamente importanti, perché portano in sé una specifica visione del sistema sicurezza legato ai professionisti della sanità. Infatti, noi estendiamo l'ambito di applicazione delle sanzioni previste per le lesioni procurate agli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell'esercizio delle loro funzioni, di cui all'articolo 583-, anche al personale che svolge servizi di sicurezza complementari e introduciamo un'ulteriore specifica fattispecie di danneggiamento, con riguardo alle cose destinate al servizio sanitario e socio-sanitario, commesso all'interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, con violenza alla persona o con minaccia, ovvero nell'atto del compimento del reato di lesioni personali a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria.
Noi proteggiamo i medici e anche coloro che operano per la sicurezza dei medici, che, spesso, anche loro, sono vittime di una cultura che misconosce il senso di una divisa e, per l'effetto, il valore che un camice assume all'interno della società. Lo voglio ripetere: il diritto alla salute è un diritto fondamentale nell'organizzazione statuale ed è tale proprio perché è esercitato anche attraverso importanti investimenti in beni strumentali all'esercizio di tale diritto fondamentale.
L'articolo 183- prevede sanzioni specifiche, la reclusione da 2 a 5 anni, nelle ipotesi di lesioni cagionate al personale esercente una professione sanitaria o sociosanitaria o a chiunque svolga attività ausiliaria e di cura. Questo è importante, perché interveniamo anche sull'articolo 635, con una specifica visione anche per quanto attiene il reato di danneggiamento, per coloro che distruggono, disperdono, deteriorano o rendono in tutto o in parte inservibili cose, mobili o immobili altrui, ivi esistenti o, comunque, destinati al servizio sociosanitario. Quindi, un'ipotesi aggravata del reato di danneggiamento. Perché? Perché, se si parla di sicurezza, nessuno come questa maggioranza ha ben chiaro quale sia il senso delle norme.
Perché ho ritenuto di spiegare - mi auguro al meglio - il senso di questo provvedimento? Perché nel 2020 l'Anaao Assomed fece una ricerca proprio sul tema delle violenze contro i sanitari, un allarme che era stato già lanciato. Ciò che è rilevante di questa ricerca è che il 79,26 per cento degli operatori vittime di violenze non aveva presentato una denuncia. Questo è significativo. Infatti, dobbiamo ricordarci che, quest'anno, siamo intervenuti, modificando la Cartabia e riconoscendo la procedibilità d'ufficio. Oggi, interveniamo, per queste ipotesi specifiche, anche sul codice di procedura penale, modificando il sistema, o meglio, rendendo più funzionale alla sicurezza degli operatori della sanità il tema dell'arresto in flagranza e il tema della flagranza differita.
Presidente, mi sento di dover concludere, ancora una volta - non è la prima volta, approfitto sempre della sua pazienza -, citando mia nonna. Per mia nonna, le lauree erano due: legge e medicina. Io ho scelto legge. Sa perché? Perché ci vuole coraggio a fare il medico. Ci vuole coraggio. Probabilmente, a me, quel coraggio, è mancato, ma oggi ognuno di noi è chiamato a difendere e ad assistere quei medici che sono aggrediti da coloro che non hanno il senso dello Stato, perché dietro quel camice c'è lo Stato
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Daniela Dondi.
DANIELA DONDI, . Rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.
MARIA STEFANIA MARINO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi dispiace che, data l'ora, siamo quasi da soli. Intervengo per un fatto, a mio avviso, gravissimo. L'anno scorso, l'8 febbraio 2023, alcuni pescatori vennero intimati di spegnere i motori delle proprie imbarcazioni in acque internazionali da parte di una motovedetta libica. Allora, il Partito Democratico presentò un'interrogazione a risposta orale, a firma dell'onorevole Ciani, la n. 3-00159. Ieri, mi è stato detto che, stamattina, il Ministro, dopo ben 20 mesi e più, decide finalmente di rispondere a questa interrogazione. A quanto pare, anche oggi ha ritenuto opportuno non rispondere a un'interrogazione su un tema, tra l'altro, molto importante, ossia la sicurezza entro i confini nazionali e internazionali, sulla quale il Governo concentra buona parte, se non tutta, della propria propaganda di coalizione.
Sicuramente è difficile da comprendere come la questione sicurezza sia strettamente legata alla dignità dei diritti dei nostri pescatori italiani, che rischiano la vita ogni giorno per svolgere il proprio lavoro e portare valore alla loro Nazione .
Il Governo, a quanto pare, ritiene tutto ciò non indispensabile e neanche sente il dovere di rispondere a ciò che chiediamo. È un atto ispettivo importante, è un atto ispettivo al quale il Governo avrebbe dovuto rispondere immediatamente e, invece, anche oggi ha deciso di non rispondere, in maniera vergognosa. Senza dare alcuna giustificazione, decide di non dare risposte su un tema così serio, perché a tutt'oggi, Presidente, si assiste a sempre più numerosi episodi che vedono coinvolte le nostre imbarcazioni di pesca anche a causa delle autorità libiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Non nascondo che intervenire su un tema di questa portata morale solamente in occasione degli interventi di fine seduta certamente non rende giustizia alle motivazioni di questo intervento, che poi sono il ricordo dei nostri caduti di Nassiriya, caduti sia militari, ovviamente, che civili. Quindi, è con un po' di amarezza che faccio questo intervento, amarezza che chiaramente ci sarebbe in qualsiasi caso, perché facciamo la commemorazione di persone che hanno dato la vita per la loro patria.
La missione Antica Babilonia era, infatti, finalizzata al mantenimento della pace, un impegno a favore della stabilità e della sicurezza in una terra martoriata. Quei nostri concittadini, quei militari e anche quei civili, hanno sacrificato la propria vita per costruire un ponte di speranza in mezzo al dolore e alla violenza. Nassiriya è stata ed è una ferita profonda per l'Italia. Oggi è simbolo del coraggio e della dedizione di chi, ogni giorno, veste una divisa con orgoglio, consapevole dei rischi, ma determinato a servire valori universali di pace e di umanità. Ricordiamo il loro sacrificio con la consapevolezza che la libertà e la sicurezza non sono conquiste scontate, sono il frutto di impegno, di coraggio e spesso di dolorosi sacrifici.
Oggi, 21 anni dopo, il nostro dovere non è solo quello di commemorare, ma di agire e di rinnovare il nostro impegno per un mondo più sicuro, ma soprattutto più giusto. Che il loro esempio ci guidi nella costruzione di una società in cui la pace e la libertà siano valori inviolabili da difendere ogni giorno.
Alle famiglie, agli amici e ai colleghi dei nostri caduti - dico: nostri caduti - va l'abbraccio più sincero e commosso. A loro e al nostro Paese promettiamo di non dimenticare mai .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento l'onorevole Carra'. Ne ha facoltà.
ANASTASIO CARRA'(LEGA). Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, oggi prendo la parola in quest'Aula per ricordare uno degli eventi più tragici e dolorosi della nostra storia recente: la strage di Nassiriya, avvenuta il 12 novembre 2003. Come sapete, quella mattina un attentato vile colpì la base italiana Maestrale in Iraq, portando via la vita di 19 connazionali, tra cui 12 Carabinieri, 5 soldati dell'Esercito e due civili. È un giorno che non dimenticheremo mai, un giorno che ha segnato profondamente ciascuno di noi. Ricordare significa soprattutto rendere onore a chi, come loro, ha compiuto il più grande sacrificio per servire la nostra Patria e difendere i valori di libertà e di sicurezza.
Quei carabinieri, militari e civili non erano solo professionisti, erano uomini di straordinario coraggio, che con dedizione hanno accettato di operare in un contesto difficile e pericoloso, consapevoli dei rischi e delle difficoltà che avrebbero potuto incontrare. Da carabiniere sento questa commemorazione in modo particolarmente intenso. La divisa che ho avuto l'onore di indossare porta con sé una responsabilità che va oltre le parole ed è il simbolo di un impegno costante verso la giustizia, la sicurezza e la difesa della nostra comunità. Quei carabinieri, quei militari impegnati a Nassiriya rappresentavano il meglio di noi. Un impegno che non conosceva né confini né esitazioni ed è per questo che il loro sacrificio non è stato vano.
Permettetemi, signor Presidente ed onorevoli colleghi, di rivolgere un pensiero anche alle famiglie di queste vittime. A loro va la nostra gratitudine e la nostra vicinanza. Sono loro a pagare ogni giorno il prezzo di questa immane perdita. A loro va il nostro rispetto e la nostra promessa che quei nomi non saranno mai dimenticati . Oggi, dunque, non siamo qui solo per commemorare una tragedia, ma anche per riaffermare un impegno, quello di mantenere vivo il ricordo di questi eroi, di non dimenticare il valore del sacrificio e di continuare a lottare per un mondo più giusto e soprattutto più sicuro.
Concludo, dicendo che il ricordo di quei coraggiosi eroi non si spegnerà mai nei nostri cuori. Loro non sono solo eroi per un giorno, sono un simbolo eterno del sacrificio, del coraggio e dell'amore per la Patria. Possano i loro nomi risuonare nei cuori di ogni italiano e ricordarci ogni giorno il prezzo della pace e della libertà. A loro e alle loro famiglie va oggi il nostro pensiero più profondo e commosso. Che ai loro sacrifici si ispirino sempre i nostri cuori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Comba. Ne ha facoltà.
FABRIZIO COMBA(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, sono passati 21 anni da quel 12 novembre del 2003, quando, alle ore 10,40, ora locale, quindi 8,40 ora italiana, in un Paese ancora assonnato, arrivò la notizia di un terribile attentato contro la base italiana di Nassiriya. Un attentato che uccise 28 persone, di cui 19 italiani. Di questi, 12 erano carabinieri e 5 militari dell'Esercito, che avevano preso parte alla missione Antica Babilonia, 2 civili giunti in Iraq per fare delle riprese sull'attività di ricostruzione da parte dei militari italiani e persero la vita, inoltre, 9 iracheni.
Come ricordo, si trattava di un'operazione militare di pace, tecnicamente definita di , con l'obiettivo, dichiarato dalla risoluzione ONU n. 1483, di contribuire alla rinascita dell'Iraq, anche creando quella cornice di sicurezza che potesse permettere al popolo iracheno una ripartenza. Ricordo ancora la notizia, che rapidamente iniziò a rimbalzare sui telegiornali dell'epoca con le incertezze sulle modalità dell'attentato e sul numero esatto delle vittime. Incertezze tipiche di una stagione dove la comunicazione aveva complessità diverse. Eppure, la gravità del fatto e un sentimento di dolore profondo e inaspettato lasciarono il Paese attonito e l'Italia si strinse con un abbraccio, una vicinanza e un affetto particolare ai familiari delle vittime. Al Vittoriano fu allestita la camera ardente, che divenne meta di un mesto pellegrinaggio di migliaia di cittadini italiani, che sentivano il bisogno di tributare ai propri militari il loro sentimento di gratitudine e di riconoscenza.
Ecco, oggi, in quest'Aula, voglio rinnovare, spero a nome di tutto il Parlamento, quel sentimento che auspico possa traguardare i confini della dialettica politica, per legare con un filo di umanità e di rispetto tutto il Paese. Il rispetto che noi tutti dobbiamo a quei ragazzi, che abbracciamo e che abbracciarono gli ideali di difesa della Patria, indossando una divisa e sposando una vita fatta più di doveri e sacrifici che di diritti. Una vita che li porta spesso a lasciare le loro famiglie, i loro Paesi, i loro parenti, gli amici, per un ideale più grande, l'ideale di Patria e di Nazione, di giustizia e di aiuto ai più deboli. Quell'ideale difeso e ben disegnato nella nostra Costituzione, che per noi rimane il faro e motore della nostra azione politica, con la responsabilità che essa sottende.
Non voglio soltanto ricordare la loro morte, ma è meglio ricordare la loro vita, partecipata e celebrata ogni giorno dai loro familiari. Voglio rinnovare la dolorosa riconoscenza da parte nostra, perché il sacrificio di chi muore per il servizio del Paese è un sacrificio che è fatto per ogni cittadino e, ancor di più, per ogni parlamentare. Voglio ricordare il nome di ognuno di loro, affinché ciascuno di noi possa condividere il dolore di ogni famiglia e sentire parte di quel pezzo di responsabilità che il Paese ci ha affidato. Le vittime della strage del 12 novembre del 2003: i carabinieri Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, medaglia d'oro di benemerito della cultura e dell'arte; Giovanni Cavallaro, sottotenente; Giuseppe Coletta, brigadiere; Andrea Filippa, appuntato - aggiungo, peraltro, torinese, come il sottoscritto, carabiniere in congedo -; Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente; Daniele Ghione, maresciallo capo; Horacio Majorana, appuntato; Ivan Ghitti, brigadiere; Domenico Intravaia, vicebrigadiere; Filippo Merlino, sottotenente; Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, medaglia d'oro di benemerito della cultura e dell'arte; Alfonso Trincone, maresciallo aiutante; i militari dell'Esercito italiano Massimo Ficuciello, capitano; Silvio Olla, maresciallo capo; Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore; Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto; Pietro Petrucci, caporal maggiore; poi i civili Marco Beci, cooperatore internazionale e Stefano Rolla, regista. Sempre nel nostro cuore, grazie .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Comba. Consentite anche alla Presidenza di associarsi a questo ricordo e consentitemi anche personalmente, avendo indossato la medesima uniforme, di associarmi e ringraziarvi per questo ricordo .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Il 12 novembre assume un'ulteriore valenza morale e civile, soprattutto in quest'epoca difficile e pericolosa per gli anni che stiamo vivendo. Nella giornata del ricordo delle vittime civili e militari delle missioni di pace, che è stata istituita in corrispondenza dell'onda di cordoglio per la tragedia dei martiri di Nassiriya, bisogna ripensare a quello che è stato il ruolo della nostra Nazione, ruolo che ha avuto in termini di portatore di pace e di ragionevolezza, laddove infiammavano le atrocità della guerra. Nassiriya non è soltanto un monito, Nassiriya è anche una speranza da tramandare alle future generazioni, non è soltanto una data da ricordare sul calendario, ma è anche e soprattutto un ricordo fondamentale da portare avanti e da valorizzare.
Ricordare i nostri caduti è importante - la Giornata del ricordo è stata istituita con una legge 15 anni fa - ma è importante soprattutto cercare di esortare coralmente al ragionamento sul posizionamento della nostra Nazione rispetto a quello che è il valore della pace, in chiave di una pace che deve vedere protagonista anche la nostra Nazione. Non a caso, all'interno della Commissione difesa stiamo lavorando per essere più incisivi sui valori del ricordo e della promozione della riflessione. Promuovere la riflessione significa, signor Presidente, costruire basi solide per la cessazione delle brutture del teatro di guerra in Ucraina, dopo 3 anni e contro l'ostinazione di pochi, ma anche per far cessare il massacro dei bambini palestinesi , di fronte ai quali non possiamo rimanere inermi. Noi genitori lo capiamo, perché siamo anche noi i loro padri e le loro madri .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
S. 1256 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137, recante misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria (Approvato dal Senato). (C. 2128)
Relatrici: DONDI E PATRIARCA.
2.