PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
RICCARDO ZUCCONI, legge il processo verbale della seduta del 15 novembre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta per le autorizzazioni è stata convocata per mercoledì 20 novembre 2024 alle ore 14 per l'elezione del presidente.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Ascari ed altri n. 1-00355 e Polidori ed altri n. 1-00356 concernenti iniziative in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
Avverto che è stata presentata la mozione Ravetto ed altri n. 1-00365, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritta a parlare la deputata Daniela Morfino, che illustrerà anche la mozione n. 1-00355, di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretaria, ci avviciniamo al 25 novembre, il giorno in cui tutto il mondo celebra la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne. Questa giornata non può rimanere solo una celebrazione annuale, deve diventare un quotidiano per tutti, una responsabilità che tutti noi portiamo e dobbiamo portare avanti con azioni concrete. Trovare soluzioni e identificare strumenti preventivi e repressivi contro il fenomeno del femminicidio e della violenza di genere non è solo un impegno morale, ma un vero e proprio dovere di questo Parlamento.
Cari colleghi, dietro i numeri, i dati, le statistiche, le denunce spesso sottovalutate e le norme di protezione, ci sono storie di donne perseguitate, di donne stalkerizzate, storie di vite spezzate da compagni, mariti e conoscenti, che agiscono con violenza fisica, sessuale, emotiva, psicologica ed economica. Il nostro compito, colleghi, è trovare soluzioni chiare ed efficaci, che siano realmente in grado di arginare, se non addirittura eliminare, questa piaga sociale.
Il fenomeno del femminicidio e della violenza di genere non può essere motivo di divisione politica o ideologica tra maggioranza e opposizione, soprattutto per le false ideologie di una parte politica della maggioranza, ma deve essere un terreno comune per la tutela della vita, della dignità e della serenità di queste donne. Ora più che mai serve un senso di responsabilità comune, che caratterizzi ogni intervento e ogni azione necessaria per fermare questa di violenza, generata da chi si sente legittimato a sovrastare la vita altrui fino al punto di decretare se quella vita debba continuare o cessare di esistere.
Se pensiamo ai tanti, troppi, agghiaccianti casi di cronaca che ascoltiamo quasi quotidianamente, possiamo solo dire che questo Governo, fino ad oggi, ha attuato solo un'azione timida nel fornire nuovi strumenti a Forze dell'ordine e magistratura, per arginare quella silenziosa e strisciante mattanza che si consuma ogni giorno, nel nostro Paese, ai danni delle donne.
Eppure, ricordo bene le parole della Presidente Meloni, rilasciate alla stampa nella ricorrenza del 25 novembre, e ve le leggo: “Il Governo è in prima linea contro la piaga del femminicidio”, dette al giornale nel 2022; “Siamo libere e nessuno può toglierci quella libertà, nessuno può pensare che siamo nel loro possesso”, dette a Sky TG24 nel 2023. Parole forti e decise, ma queste parole, purtroppo, diventano timide e deboli quando si spengono i riflettori dei e si parla qui, in Aula, discutendo i vari provvedimenti .
Il 25 ottobre scorso, tutta l'Italia ha appreso dell'omicidio di Aurora, una ragazza di soli 13 anni, uccisa dal fidanzatino di 15 anni per non avere accettato la fine della loro relazione. Nello stesso giorno, Sara, di appena 18 anni, è stata uccisa da un vicino di casa di 22 anni. La situazione dei casi di femminicidio, Presidente, non è cambiata, anzi, appare sempre più grave. Dall'inizio dell'anno a oggi sono stati registrati 266 omicidi, con 97 vittime donne, di cui 83 uccise in ambito familiare affettivo; di queste, 51 hanno trovato la morte per mano del o dell'ex .
Questi sono i dati del che ogni settimana stila il Ministero dell'Interno. E mentre noi assistiamo sgomenti a questo sterminio, le misure di prevenzione rimangono parole vuote, inutili promesse o, in alcuni casi, persino azioni dannose.
È passato un anno dal femminicidio di Giulia Cecchettin, ma ancora non si capisce cosa debba succedere perché il Governo intervenga contro una strage che è quotidiana. Non c'è stato alcun segnale di quella rivoluzione culturale che sarebbe necessaria, l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole resta lettera morta e viene etichettata come “ridicola” da esponenti di maggioranza. Lo stesso Ministro della Lega, il Ministro dell'Istruzione e del merito, Valditara, nel giorno della presentazione alla Camera della Fondazione Giulia Cecchettin, proprio mentre il padre Gino invocava l'impegno di tutti perché la violenza di genere è un fallimento collettivo, ha deciso di inviare un videomessaggio registrato che accusa l'immigrazione illegale tra le cause della violenza sessuale: una roba davvero allucinante. E, non solo, ha sminuito la lotta al patriarcato come soluzione alla violenza strutturale contro le donne, perché ha detto che è una lotta ideologica, che non importa e che non porta soluzioni. Allora, caro Ministro Valditara, invece di narrare corbellerie, la invito ad attuare il programma sull'educazione alle relazioni che lei ha tanto annunciato e di cui da più di un anno non si ha alcuna traccia. In pratica, ha annunciato un progetto sull'educazione alle relazioni che, di fatto, pare non sia mai stato avviato. Lasciamo che lo spettro della teoria , inventata sempre dalla solita parte politica, prevalga sul diritto alla vita e sulla dignità delle donne. Tutto questo deve finire.
Andiamo alla mozione di oggi. La mozione che presentiamo oggi in discussione generale impegna il Governo ad una serie di interventi chiari, concreti e mirati, un impegno che spinga non solo la maggioranza ma l'intero Parlamento ad uno sforzo maggiore in ogni direzione per contrastare ogni tipo di violenza sulle donne. Lo voglio ribadire ancora una volta: la violenza di genere è un tema che dovrebbe unire tutti, a prescindere dall'appartenenza politica e, invece, le divergenze sono evidenti e si concentrano su aspetti di sostanza fondamentali, come ho detto prima. Questo testo corposo e strutturato non è un libretto dei sogni, mette nero su bianco atti concreti da poter mettere in campo in brevissimo tempo.
Per questo motivo con questa mozione chiediamo un impegno nel monitoraggio, perché non basta introdurre nuove norme. Un secondo aspetto fondamentale è la formazione. Combattere la violenza di genere richiede professionisti preparati e consapevoli della complessità del fenomeno. Per questo motivo, proponiamo che la formazione su questa tematica sia obbligatoria per magistrati, avvocati, assistenti sociali, Forze dell'ordine e operatori sanitari. Tutte le persone coinvolte devono essere adeguatamente formate, affinché siano in grado di affrontare questi casi con la giusta sensibilità e competenza e, tal modo, si evitino fenomeni di vittimizzazione secondaria. Scaricare sulle vittime la responsabilità delle violenze subite - pensare che se la siano cercata - le rende vittime due volte. Non devono più avere paura di essere libere e di denunciare. Ruolo cardine hanno anche i centri antiviolenza e le case rifugio, che svolgono un ruolo fondamentale per chi si trova in situazioni di pericolo. Con la prossima legge di bilancio, infatti, noi chiediamo di incrementare i fondi destinati a questi centri, affinché possano garantire un sostegno concreto e immediato.
La prevenzione, tuttavia, deve iniziare dalla scuola. Occorre davvero un cambio di passo che sia promotore di un profondo cambiamento culturale che spazzi via pregiudizi riconducibili ad una mentalità arcaica, patriarcale e non più tollerabile, caro Ministro Valditara. Noi pensiamo che sia irrinunciabile l'introduzione dell'educazione affettiva e sessuale nelle scuole e non scenderemo ad alcun compromesso, né oggi, né in futuro. Per noi è un punto vitale e necessario, solo così possiamo fare un'operazione reale di prevenzione.
Se non possiamo più destrutturare ed estirpare quella mentalità in soggetti ormai adulti, possiamo però sradicarla almeno nelle nuove generazioni, per far sì che il fenomeno della violenza contro le donne - e non parlo solo di violenza fisica, ma anche di quella psicologica ed economica - sia effettivamente contrastato ed eliminato e diventi una brutta pagina che ci lasciamo indietro in questo Paese. Siamo ancora in tempo, cari colleghi, in tempo per insegnare ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze un alfabeto gentile. Dobbiamo insegnare loro a connettersi con le proprie emozioni, anche con quelle negative, perché la rabbia, la gelosia e il possesso sono sentimenti negativi che fanno parte purtroppo della natura umana, ma sono emozioni che vanno riconosciute e governate, affinché non siano loro a governare noi e a portarci a compiere atti orribili e distruttivi per gli altri e per noi stessi. Occorre che imparino il rispetto di sé stessi e degli altri, che passa anche per il linguaggio gentile, che imparino il rispetto per la libertà degli altri, che non deve essere mai sentita quasi come una minaccia della propria libertà. Purtroppo, ci sono rapporti e relazioni malsane che si instaurano su questa base e, allora, occorre insegnare come costruire e perseverare in relazioni sane, profonde e autentiche in cui al centro ci sia il bene dell'altro e non il proprio ego, insegnare come vivere bene la sessualità e, soprattutto, insegnare loro a riconoscere e a rispettare i tempi dei propri senza forzature.
Non possiamo più sottrarci a questo compito educativo davanti a un'evidente difficoltà delle famiglie e delle tradizionali agenzie educative a trasferire questi valori e queste capacità. Non possiamo più assistere alla morte di ragazze come Aurora e Sara e di tutte quelle donne, diverse per età e provenienza, ma con un futuro davanti. Non possiamo più aspettare che altri ragazzi o uomini comuni, figli sani del patriarcato - lo ribadiamo -, diventino stupratori o assassini, perché non vedono e non conoscono alternative a quel modello relazionale. Il minuto di rumore che l'anno scorso ha riempito le scuole della rabbia e della voglia di cambiamento, in opposizione al minuto di silenzio proposto dal Ministro Valditara, per il femminicidio di Giulia Cecchettin, deve diventare oggi e sempre ancora più forte. Dobbiamo trasformare il minuto di rumore in ore di rumore, che siano funzionali all'abbattimento della cultura patriarcale e di tutte le dirette conseguenze, come l'amore tossico e l'incapacità di accettare il rifiuto.
In questa mozione parliamo anche di sostegno economico. Un altro punto essenziale riguarda il cosiddetto reddito di libertà per le vittime di violenza. La dipendenza economica spesso impedisce alle donne di sottrarsi a situazioni abusive. Chiediamo, dunque, di aumentare l'importo di questo reddito, affinché le donne possano avere un reale sostegno economico per ritrovare l'indipendenza, la dignità e la loro libertà .
Un altro argomento delicato è la sicurezza delle vittime. Si tratta di un altro tema urgente su cui dobbiamo porre la massima attenzione. È inaccettabile che malfunzionamenti tecnici dei braccialetti elettronici possano compromettere la protezione di chi ha già subito minacce, violenze e soprusi. Il Governo deve garantire col suo massimo impegno il corretto funzionamento di questi dispositivi per evitare che ulteriori tragedie si verifichino a causa di problemi tecnici. Questi dispositivi rappresentano una delle barriere essenziali tra le vittime e i loro aggressori e qualsiasi inefficienza può significare la differenza tra la vita e la morte. Un braccialetto elettronico che non funziona correttamente mette in serio pericolo la vittima e mina la fiducia nel sistema di protezione. Inoltre, proponiamo di estendere l'uso dei braccialetti elettronici in maniera più capillare e con tempestive azioni. La protezione delle vittime non può attendere i tempi della burocrazia. Solo così, possiamo garantire un reale e concreto strumento di tutela per tutte le donne minacciate e impedire che nuove vite vengano spezzate per falle tecniche o ritardi amministrativi. Tutto questo è inaccettabile, Presidente.
Ancora, il reinserimento professionale delle vittime è un altro strumento potente per garantire la loro vera ripartenza. Chi ha subito violenza deve poter contare su un sostegno concreto per ritornare alla vita lavorativa in un ambiente sicuro e privo di molestie e discriminazione. Chi ha subito violenza deve poter diventare indipendente. Ecco perché noi oggi chiediamo di rafforzare le iniziative di reinserimento professionale, per assicurare un'indipendenza economica reale. Non dimentichiamo i minori coinvolti in situazione di violenza familiare: con la nostra mozione proponiamo di rivedere il sistema degli affidi, garantendo ascolto e protezione ai minori, senza esporli a ulteriori traumi e rischi di vittimizzazione secondaria.
Nel nostro Paese viene ammazzata una donna ogni due giorni, per mano, in nove casi su dieci - ripeto - di mariti, compagni, ex, lasciando vittime collaterali, gli orfani, i bambini, che sono costretti a crescere senza una mamma e senza un padre, che, il più delle volte, è in carcere, in assenza totale di risorse, con danni psicologici che si porteranno dietro e che tendono, purtroppo, a segnare la loro vita per sempre. Infine, ci troviamo oggi di fronte a nuove minacce che richiedono risposte moderne: il fenomeno del , ad esempio, deve essere affrontato con misure legislative che tutelino le vittime di abusi digitali e invitiamo il Governo ad intervenire per aggiornare la nostra normativa su questo fronte.
Oggi, cari colleghi, abbiamo in mano un testo che presenta soluzioni concrete e che dovrebbe rappresentare un passo avanti nella lotta alla violenza di genere. Questo testo è qui per essere discusso, per suscitare azioni coraggiose e un impegno concreto. Ci saremmo aspettati un maggiore sforzo di condivisione da parte di tutte le forze politiche, perché la violenza di genere non conosce bandiere e non dovrebbe dividere; le divergenze su questo tema non devono esistere. Ciò che serve è un impegno collettivo su alcuni punti fondamentali, come l'introduzione dell'educazione affettiva e sessuale nelle scuole .
Dobbiamo agire e dobbiamo farlo ora, ogni minuto conta e ogni minuto che perdiamo ci rende colpevoli di essere complici di questa atroce realtà. Bisogna ricordare che, dietro queste donne, ci sono, il più delle volte, dei bambini che sono costretti a crescere senza una madre e un padre, l'ho già detto prima. Presidente, invitando il Governo e tutti i colleghi a sostenere con convinzione questa mozione, a dimostrare un impegno reale nella lotta contro la violenza di genere; invito ad ascoltare le grida di aiuto e di dolore di queste donne che si sono fidate dello Stato e hanno fatto tutto quello che lo Stato chiede loro di fare: denunciare.
Chiudo, Presidente: io ho avuto il coraggio di denunciare, ho avuto la forza di rialzarmi e di andare avanti, e quella forza l'ho trovata grazie alla mia bambina, oggi adolescente. E non devo essere io a proteggere mia figlia, ma devono essere gli altri genitori ad educare i propri figli . Cominciamo ad educare i figli sin dalla tenera età e ad un linguaggio gentile, con l'alfabeto della gentilezza. Diamo gli strumenti idonei alla scuola, all'istruzione, introduciamo subito - lo ripeto - l'educazione affettiva e sessuale tra le discipline.
Oggi vi chiedo a gran voce, non solo come parlamentare, ma soprattutto come vittima di violenza, di non girarci dall'altra parte. Ho avuto la fortuna di salvarmi, non tutte le donne purtroppo hanno avuto questa fortuna. Noi del MoVimento 5 Stelle ci rifiutiamo di fare il conto delle donne uccise, dobbiamo agire ora, subito, non un minuto di più, o saremo sempre una di meno .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Antonella Forattini. Ne ha facoltà.
ANTONELLA FORATTINI(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghi, ci avviciniamo al 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, e anche quest'anno, nonostante gli sforzi, non ci presentiamo con una mozione che vede la politica unita, in uno sforzo comune, per accorciare le distanze su un tema come il contrasto alla violenza di genere. Manca la capacità e, soprattutto, la volontà di essere corali su questi temi. Siamo ad un anno dalla scomparsa di Giulia Cecchettin, che ha fatto rumore attraverso le manifestazioni nelle piazze e che ha scosso i cuori e le menti. Tuttavia, gli impegni che ci eravamo assunti, soprattutto sulla prevenzione, sono stati disattesi, perché le distanze faticano a colmarsi. Con questa mozione abbiamo voluto fare un legislativo, che ci ha portato alla Commissione bicamerale d'inchiesta nel febbraio del 2023, con le relative modifiche al codice rosso, come il rafforzamento dell'utilizzo del braccialetto elettronico, per rendere dinamica la vicinanza delle donne vittime di violenza, ma vediamo nei dati e nelle cronache come questa misura non basti.
Abbiamo chiesto che venisse rafforzato il reddito di libertà, per dare alle donne quell'indipendenza economica molto spesso determinante per uscire dalla casa dove, di frequente, convivono con il loro aguzzino, ma anche su questo non riusciamo a mettere a disposizione celermente le risorse e, soprattutto, a distribuirle in tempi certi a chi ne fa richiesta. Con il bilancio del 2023 le opposizioni hanno messo a disposizione il budget loro assegnato di 40 milioni di euro, dei quali ancora oggi non abbiamo contezza di come siano stati ripartiti sui diversi obiettivi che ci eravamo dati e se siano arrivati alle regioni. Insomma, buoni i propositi, ma il risultato finale tarda a concretizzarsi e, soprattutto, il numero delle vittime di femminicidio non accenna ad arrestarsi: una ogni tre giorni, più di 90 ad oggi.
Chi ha ruoli di responsabilità politica, come il nostro, deve agire concretamente per arrivare all'effettiva applicazione della Convenzione di Istanbul. Abbiamo l'obbligo di intervenire sulla prevenzione e sulla protezione con strumenti e politiche che funzionino davvero. Serve un cambio di cultura, di linguaggio; per questo vanno assunte iniziative per introdurre, nell'ambito delle istituzioni scolastiche, percorsi e progetti mirati a garantire l'educazione delle nuove generazioni alla parità tra uomo e donna, all'affettività, all'indipendenza economica, e vanno definite le linee guida che forniscano indicazioni per includere nei programmi scolastici i temi del contrasto alla violenza sulle donne.
Ci sono già depositate proposte di legge sull'educazione all'affettività e alla parità: bene, portiamole in Aula, ma facciamolo subito. Nei giorni scorsi c'è stata la sollecitazione, anzi, meglio, la dichiarazione del Ministro Valditara per l'inserimento di un'ora di educazione all'affettività nei programmi scolastici. Bene, non abbiamo bisogno dell'ennesimo annuncio e del coinvolgimento di professionisti a loro insaputa. Diamo alle scuole questa possibilità senza timori o condizionamenti ideologici, anche perché molte scuole illuminate, nella loro autonomia, già lo fanno, ma è ancora poca cosa rispetto al numero crescente di vittime di violenza.
Per la stessa ragione, vanno approvati con urgenza i decreti attuativi della legge sui numeri e le statistiche della violenza; in questo modo eviteremmo brutte figure al Ministro Valditara, che, alla presentazione di ieri della Fondazione Giulia Cecchettin, ha evocato l'immigrazione illegale come una delle cause legate all'incremento dei fenomeni di violenza sessuale. La violenza contro le donne - è noto a chiunque se ne occupi veramente- è esercitata da uomini prevalentemente italiani, ma non solo, di ogni origine geografica, posizione sociale, livello di studio e avviene, in particolare, all'interno delle mura domestiche, non per strada ad opera di sconosciuti, e si chiama violenza domestica .
È immorale che un Ministro che ha la responsabilità dell'educazione dei giovani e delle giovani italiane, anziché impegnarsi per contrastare le basi culturali che legittimano i pregiudizi e le discriminazioni di cui si nutre la violenza contro le donne, cerchi responsabilità altre, additando, ancora una volta, lo straniero come causa di una piaga che è invece sociale e affonda profondamente nella cultura italiana. Giulia è stata uccisa da un ragazzo italiano, bianco e considerato perbene, come ha scritto la sorella di Giulia.
Nella scuola si formano le coscienze e si tratta di una funzione fondamentale per la qualità della convivenza civile, che va espletata in maniera laica, scientifica e inclusiva, e non alla stregua di uno strumento di propaganda a cui il Ministro Valditara, dopo le disarmanti dichiarazioni che abbiamo ascoltato ieri, sembra volerla piegare.
Anche il tema della formazione del personale non vede, ad oggi, l'assunzione di iniziative per stanziare e investire adeguate risorse finanziarie e organizzative finalizzate ad assicurare un programma di formazione, di aggiornamento e di riqualificazione a carattere obbligatorio, continuo e permanente destinato agli operatori delle Forze di Polizia e della Polizia municipale, ai magistrati e al personale del settore giudiziario, al personale sanitario e sociosanitario, al personale della scuola di ogni ordine e grado e al personale della pubblica amministrazione, che può entrare in contatto con la vittima per una corretta valutazione e gestione del fenomeno e per un'efficace e tempestiva azione di contrasto della violenza di genere e domestica, perché è importante porre le domande giuste.
La vittimizzazione secondaria non è più tollerabile, basta con domande che non colgono il punto. La responsabilità è in capo a chi compie la violenza, ma accade che questo non venga riconosciuto proprio nelle aule di tribunale, e porto l'esempio di un recentissimo caso accaduto in provincia di Mantova, relativo a uno che è stato assolto dall'accusa di essersi avvicinato troppo alla casa dell'ex compagna perché il suo braccialetto elettronico non aveva funzionato adeguatamente. Il suo dispositivo non aveva suonato, mentre quello dei Carabinieri sì.
Quando i Carabinieri sono intervenuti, l'uomo si trovava a meno di 500 metri dalla casa dell'ex compagna, nel cuore della notte, e si è giustificato affermando, tra le altre cose, che era uscito per fare il bancomat, ed è stato assolto. Continuo con gli esempi della mia provincia, a dimostrazione di quanto il fenomeno si sia incistato e faccia leva su dinamiche diffuse. Sulla necessità di rafforzare il reddito di libertà porto i dati dell'ospedale di Castiglione delle Stiviere - città dove a gennaio 2023 la giovane Yana Malayko, di 23 anni, è stata brutalmente assassinata dall'ex fidanzato - che evidenziano come il 90 per cento delle donne arrivate al pronto soccorso nel corso di quest'anno per avere subito violenze tra le mura domestiche siano tornate a casa subito dopo avere ricevuto le medicazioni.
Ci richiama all'obbligo di non perdere altro tempo anche la giovane Chiara Balestrieri, che in questi giorni, alla notizia dell'evasione dagli arresti domiciliari dell'ex fidanzato che 2 anni fa l'aveva massacrata di botte, ha pubblicato un appello sui con le parole: “registro questo video da viva, prima di diventare l'ennesima vittima di femminicidio”. Un messaggio disperato, senza speranza, che rappresenta un atto di accusa impietoso nei confronti del sistema e che noi non possiamo permettere.
La mozione vuole essere uno strumento utile di lavoro che impegnerà la Commissione d'inchiesta sul femminicidio e a cascata il Governo a dar seguito a questi impegni, investendo, però, risorse adeguate per fermare la violenza contro le donne. È una responsabilità che tutti noi dobbiamo assumerci .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maddalena Morgante. Ne ha facoltà.
MADDALENA MORGANTE(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, in merito alla mozione che oggi andiamo a discutere, a pochi giorni dal 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, vorrei iniziare sottolineando la drammaticità di un fenomeno che, purtroppo, continua a occupare la nostra cronaca. Una lettura dei dati ci dice che molto è stato fatto e che molto è ancora da fare. L'ultimo del Ministero dell'Interno parla di 80 donne uccise in ambito familiare o affettivo nel periodo che va dal 1° gennaio 2024 al 27 ottobre 2024, 50 delle quali uccise per mano del o dell'ex .
Sulla base del documento prodotto settimanalmente dal Viminale, si registra una leggera flessione rispetto al 2023. I delitti con vittime donne commessi in ambito familiare o affettivo sono passati da 84 a 80, registrando una diminuzione del 5 per cento, e quelli commessi da o ex da 54 a 50, registrando una flessione del 7 per cento. Presidente, il tema della violenza sulle donne è sempre stato un tema caro a Fratelli d'Italia e caro a questo Governo, Governo che ringrazio sin da ora.
Fin dal suo insediamento il Governo Meloni ha intrapreso numerose iniziative per contrastare e per prevenire il fenomeno della violenza sulle donne, e a pochi mesi dall'insediamento del Governo Meloni, esattamente in data 7 giugno 2023, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, del Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, e del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha approvato un disegno di legge recante disposizioni per il contrasto alla violenza sulle donne e contro la violenza domestica, disegno di legge approvato dal Parlamento all'unanimità, legge che integra e migliora quanto già era previsto dal codice rosso.
L'approvazione all'unanimità del DDL Femminicidio è un risultato esemplare, frutto di un grandissimo lavoro di squadra sia a livello governativo, ma anche in sede parlamentare, in Commissione e poi nelle Aule. È una legge orientata soprattutto alla prevenzione per fermare le situazioni violente prima dell'irreparabile. Il provvedimento, come ben sappiamo, contiene, tra l'altro, il potenziamento di molte misure, come, ad esempio, il rafforzamento dell'ammonimento del questore, l'aumento della distanza minima di avvicinamento, l'arresto in flagranza differita, tempi stringenti per l'adozione delle misure cautelari da parte dell'autorità giudiziaria, l'introduzione di una provvisionale a titolo di ristoro anticipato e procedure che favoriscono anche la specializzazione dei magistrati in tema di contrasto alla violenza sulle donne.
È un'iniziativa che va nella direzione della giustizia e che segna un contributo sicuramente aggiuntivo, ma anche importante, rispetto alla normativa precedente, soprattutto in termini di valutazione del rischio a cui è esposta una donna già a partire dai reati spia. Oltre, però, all'approvazione del DDL Femminicidio, il Governo Meloni, sin dai primi mesi e nei primi due anni di Governo, ha messo in campo numerose iniziative sul tema del contrasto e della prevenzione alla violenza sulle donne. Penso, innanzitutto, all'aumento dei fondi destinati al contrasto della violenza sulle donne, ma penso anche alla predisposizione di diverse iniziative di sensibilizzazione e di prevenzione della violenza.
Più nello specifico, penso all'aumento dei fondi strutturali, che sono passati da 35 a 55 milioni, con più 20 milioni per il finanziamento del piano antiviolenza. Si tratta, e va detto con estrema chiarezza, dell'importo più alto di sempre, che il Governo Meloni ha avuto il coraggio di mettere. Sono stati stanziati, poi, per il 2024, 9 milioni dal Ministero per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, per l'emancipazione delle donne vittime di violenza. Sono state rafforzate le norme sulla prevenzione per fermare le situazioni violente prima che giungano a conseguenze irreparabili.
Sono state, poi, promosse delle campagne di diffusione del numero 1522 mediante , accordi con enti e reti di servizi, come, ad esempio, Poste Italiane, e anche coinvolgendo il mondo dello sport. È stato, poi, rifinanziato, con la legge di bilancio 2024, e reso strutturale il cosiddetto reddito di libertà, ossia un contributo economico per le donne vittime di violenza, e ora si parla di 10 milioni di euro. Infine, è stato avviato un lavoro per avere una formazione adeguata, specifica e omogenea di tutto il personale che a diverso titolo entra direttamente in contatto con le donne vittime di violenza, come, ad esempio, magistrati, Forze dell'ordine e personale sanitario.
Poi, nella prossima manovra, nel DDL bilancio 2025, è stato previsto un Fondo di 3 milioni strutturali per la formazione e l'orientamento delle donne vittime di violenza. Il fenomeno non è, e non può essere, solo un fatto individuale, ma deve essere considerato un fatto sociale, e per questo è necessaria una prospettiva ampia, che guardi al valore della donna, dalla quale tutta la società trae beneficio, la famiglia. La violenza sulle donne, infatti, è una delle più drammatiche conseguenze di un cammino culturale che nel tempo non ha saputo coltivare e accrescere una sana cultura del rispetto per la persona, fondata, a sua volta, sulla valorizzazione della donna in quanto donna e dell'uomo in quanto uomo.
Ecco perché possesso, dominazione e discriminazione sono offese gravi alla persona, trattata come se fosse un oggetto, anziché un soggetto, e la violenza sulle donne è uno di questi fenomeni che minano il principio di uguaglianza. Questo fenomeno non può essere affrontato in modo settoriale. Non si tratta di atti compiuti solamente in ambiente domestico; al contrario, investono tanti e diversi ambienti e condizioni eterogenee, che vanno dalle mura domestiche ai luoghi di lavoro, ai luoghi pubblici.
Oggi la violenza ha anche assunto forme nuove, ad esempio in alcuni usi dei , o in altre proposte diseducative e violente, nella cinematografia, ma coinvolge anche tanti altri campi, e sono tutte forme che offendono la dignità della persona in modo grave, contribuendo ad alimentare una mentalità incapace di riconoscere il valore dell'essere umano e di rispettarlo. Anche quella pratica abominevole dell'utero in affitto, che lede fortemente la dignità della donna e tratta i bambini come merci, è una forma di violenza, è la schiavitù del terzo millennio, e noi siamo fieri che la legge per rendere questa disumana e abominevole pratica dell'utero in affitto reato universale sia in vigore da ieri, perché rende l'Italia un esempio di civiltà, rende la nostra Nazione esempio del rispetto dovuto alle donne.
Un punto fondamentale è proprio quello appena menzionato: costruire una cultura del rispetto cambiando quella mentalità nociva che porta a considerare la persona, e la donna in particolare, come oggetto di possesso, di controllo, di dominio e di compravendita, come nel caso dell'utero in affitto. Dovremmo allora compiere una riflessione più approfondita ed individuare le radici del problema, altrimenti ogni sforzo rischierebbe, davvero, di restare insoddisfacente. Quando infatti prevenzione, protezione e certezza della pena vengono attuate e garantite, il nostro dovere è cercare di indagare su quei fattori socio-culturali che alimentano la violenza, con particolare attenzione a quella compiuta contro le donne, e anche questa è prevenzione, forse tra le forme più incisive e più importanti.
Alle misure più rigide e incisive e alle pene certe si deve, quindi, affiancare, nell'intera società, un impegno educativo e culturale mediante uno sforzo corale che coinvolga la famiglia, le istituzioni, il mondo dello sport e la società intera. La comunità intera ha il compito di non girare le spalle a questo dramma sociale e deve contribuire a creare una cultura del rispetto, che non dovrebbe avere colore politico. L'indifferenza, al contrario, provoca nuove ferite, e ogni tragico episodio di violenza, signor Presidente, ogni donna uccisa o abusata è una ferita per tutta la società. E la violenza genera una ferita totale sul corpo, sulla psiche e sull'anima di chi la subisce, che ha ripercussioni nella vita di tutti i giorni, e ogni ferita è una ferita di tutti noi, della società e della comunità che deve farsene carico.
Allora ringrazio il Governo Meloni, ancora una volta, per avere rafforzato l'impianto normativo che già esisteva contro la violenza sulle donne. Il Governo Meloni sta quotidianamente facendo la sua parte, e ci ha indicato con precisione la rotta da seguire nella prevenzione e nel contrasto al fenomeno della violenza e della violenza sulle donne. Ma le leggi da sole non bastano e non saranno mai sufficienti, se non viene compiuto uno sforzo comune per lavorare sull'orizzonte antropologico ed etico sul quale si costruiscono i rapporti interpersonali.
In tal senso, signor Presidente, credo che la specificità maschile e quella femminile siano valori essenziali da riaffermare, non da cancellare, sui quali si regge l'intera società. È necessario lavorare per abbassare i toni dell'antagonismo ideologico e rafforzare una sana alleanza tra l'uomo e la donna, su cui si fonda l'intera struttura sociale. È fondamentale un accordo trasversale a tutti i livelli, istituzionali e non, su questo tema, partendo da ciò che è stato già fatto. La repressione non è sufficiente, perché il fenomeno non ha più tratti solo individuali, ma ha acquisito anche rilevanza sociale.
Il problema va affrontato con una visione più ampia, che vada al di là del singolo episodio. Le donne vittime di violenza hanno, molto spesso, difficoltà a denunciare le violenze subite per la mancanza di autonomia dal punto di vista economico, ad esempio, per paura a volte, per la presenza di figli o per altre innumerevoli ragioni.
Il grande tema dell'autonomia delle donne ci rivela che molte donne - e cito anche i dati Istat, che quindi sono facilmente riscontrabili e conoscibili - che non hanno sicurezza economica, che non hanno un'autonomia, una vita indipendente, un lavoro, un proprio tetto sopra la testa, sono più inclini a non denunciare e sono coloro che hanno più difficoltà a uscire dai singoli episodi di violenza.
Allora vorrei ringraziare, Presidente, il Governo Meloni, perché il reddito di libertà va proprio in questa direzione, perché è una misura che punta a favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà. Per questo, a nostro avviso, bisogna anche investire sul reinserimento lavorativo, sulla possibilità che sia raccontato alle donne vittime di violenza che rivolgersi allo Stato, denunziando, vuol dire uscire da quella spirale di violenza e che quello Stato risponde loro che c'è.
Ed è per questo che ringrazio l'impegno costante del Governo Meloni e del Ministro Roccella, anche alla luce di tutti i risultati concretamente ottenuti. Chiudo la riflessione, signor Presidente, con l'auspicio che tutte le donne, davvero tutte, possano esprimere la loro creatività e la loro irrepetibile specificità in quanto donne, il genio femminile, come ricordava il Santo Padre Giovanni Paolo II; che possano sentire che lo Stato c'è, che non sono sole e che faremo sempre di più affinché il loro valore e la loro dignità trovino sempre maggiore affermazione nella nostra società .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie Presidente, grazie Sottosegretaria. La violenza sulle donne è, evidentemente, un tema che non può dividere e non deve dividere quest'Aula, ed è evidente anche nelle premesse di questa mozione il lavoro che i Governi di tanti colori hanno fatto, soprattutto negli ultimi anni, per contrastare la violenza di genere e mettere, dal punto di vista operativo, degli interventi mirati per prevenire e combattere questo fenomeno.
Però se siamo oggi, a novembre, a parlare di oltre 90 femminicidi nel nostro Paese, manca ancora un pezzo, non possiamo sicuramente compiacerci ed essere soddisfatti delle azioni messe in campo, bisogna fare di più. Questa mozione deve essere un'occasione non solo di discussione, ma anche di mettere in pratica delle azioni vere e concrete che vadano in quella direzione, e lo dobbiamo fare guardando con lungimiranza al breve periodo, ma, soprattutto, al medio e lungo periodo.
Sul breve periodo sappiamo quali sono le azioni, sono contenute, lo abbiamo visto, nelle mozioni; breve periodo vuol dire prevenzione, vuol dire dare gli strumenti di prevenzione ai territori, vuol dire dare gli strumenti di denuncia alle donne. Vuol dire far funzionare questo maledetto braccialetto elettronico, che è uno strumento pensato e immaginato per prevenire, soprattutto a seguito dell'introduzione del reato di , eventuali violenze ed eventuali femminicidi, ma che ancora oggi conosciamo perché non funziona dal punto di vista pratico e operativo.
Su questo si deve investire, questo bisogna risolverlo. Lo facciamo dal punto di vista della formazione delle Forze dell'ordine, dei giudici e delle scuole nella capacità di approcciare le donne vittime di violenze e di aiutare ed essere punti di prevenzione rispetto a eventuali casi di violenza. Ma lo dobbiamo fare negli strumenti a supporto delle donne che denunciano, perché, come sappiamo, l'emancipazione economica è ancora una difficoltà. E allora gli strumenti che prima abbiamo citato - il reddito di libertà, il microcredito di libertà - sono strumenti fondamentali per permettere alle donne di essere libere di denunciare, libere da un vincolo economico che le lega, magari, a un parente, un amico o un marito violento.
Ma su questo dato bisogna accelerare sui decreti attuativi. È inutile che ci diciamo che siamo bravi a costruire provvedimenti, se poi perdiamo troppo tempo nei decreti attuativi e nella messa a terra di questi provvedimenti. C'è il tema dell'inserimento al lavoro delle donne vittime di violenza, c'è il tema del finanziamento ai centri antiviolenza e c'è il tema della certezza della pena dal punto di vista anche di quei nuovi reati che sono protagonisti e che continuano ad incrementare il proprio numero. Ecco, speriamo che questa mozione, in occasione del 25 novembre, sia l'opportunità per tradurre le parole che ci stiamo dicendo, soprattutto quelle che abbiamo scritto, in fatti concreti. Ogni femminicidio che aiuteremo a prevenire è un grande risultato per questo.
Tuttavia, sappiamo bene che la battaglia è un'altra: è quella di lungo periodo, è quella di un cambio di passo culturale di questo Paese, che vada a creare una generazione futura che abbia un approccio diverso riguardo la parità tra uomo e donna e magari dove a fare le battaglie contro la violenza sulle donne siano gli uomini stessi; non lasciamo alle donne questa battaglia.
Per fare questo, però, bisogna uscire dall'ideologia ed avere il coraggio di intervenire nelle scuole: l'unico strumento di lungo periodo che abbiamo sono le scuole. Riguardo a ciò, chiudo con una vena di polemica: c'è un passaggio della mozione che dice che bisogna lavorare tanto sulle statistiche. Le statistiche sono i numeri e aiutano la politica a comprendere i fenomeni, a ragionare e ad intervenire. Ecco, ci saremmo aspettati che un Ministro dell'Istruzione applicasse il metodo scientifico nelle sue parole e quando ieri ha fatto quella dichiarazione - fuori luogo - rispetto alle violenze di genere a causa dell'immigrazione è stato grave non solo perché non ha alcun approccio scientifico (gli stessi dati scientifici dei Ministeri ci dicono che il fenomeno è tutto dentro le case, tutto dentro i rapporti personali, tutto dentro le famiglie), non solo perché l'ha fatta di fronte a una Fondazione dedicata a una ragazza, una giovane donna, uccisa non da un immigrato per strada, ma da un rapporto e da un giovane italiano, ma anche perché l'approccio scientifico dovrebbe evitare di usare il becero populismo, per portare la paura dell'immigrazione in qualcosa che non c'entra nulla, che è il fenomeno della violenza sulle donne.
Chiudo con l'ultimo passaggio. L'introduzione dell'educazione affettiva e sessuale nelle scuole è lo strumento fondamentale per arrivare a quella cultura che vorremmo tutti trasmettere; nascondersi dietro l'ideologia per la paura di portare un'educazione sessuale nelle scuole è qualcosa che non vogliamo vedere in quest'Aula.
Noi saremo a disposizione per lavorare tutti insieme, ma bisogna abbandonare l'ideologia e, purtroppo, in quest'Aula, in questi mesi di lavoro, ne stiamo sentendo tanta .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Rossi. Ne ha facoltà.
ANDREA ROSSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi, ci troviamo di fronte a uno di quei momenti in cui le parole non possono essere semplici strumenti di retorica o di convenienza politica. Oggi, le nostre parole devono assumere il peso e la responsabilità di una battaglia, che coinvolge ognuno di noi: la lotta contro la violenza sulle donne.
Parlare di violenza contro le donne significa, innanzitutto, riconoscerla per quella che è: un fenomeno strutturale, una ferita aperta nel tessuto della nostra società, un'ingiustizia profonda, che interroga le nostre coscienze, una violazione non solo dei diritti umani, ma del senso stesso di umanità, perché, ogni volta che una donna subisce violenza, è la nostra collettività a perdere.
Questo tema non può essere confinato al campo delle politiche di genere o della solidarietà femminile. È una battaglia che chiama in causa tutti noi, uomini e donne, giovani e anziani, perché ciò che è in gioco non è solo la libertà femminile, ma è l'equilibrio stesso delle relazioni umane e il progresso della civiltà. Come rappresentante delle istituzioni, come cittadino, come uomo sento il dovere e, sì, l'onore - idealmente universale, purtroppo assai poco diffuso - di schierarmi al fianco delle donne in questa battaglia. Combatterò contro la violenza: non è un atto di generosità, né un gesto eroico, è una questione di giustizia, di dignità e di impegno per un futuro migliore.
Eppure, in questo impegno collettivo, non possiamo ignorare quanto sia ancora fragile la coerenza istituzionale. Lo dico in modo molto educato al Ministro Valditara: è inaccettabile, sì, è inaccettabile che, persino in un contesto in cui, in politica, si celebra la forza e l'affermazione femminile, si verifichino atteggiamenti e dichiarazioni che sembrano voler spostare il del dibattito; invece di affrontare con serietà le radici della violenza, sceglie di rifugiarsi in letture giustificazioniste o di cercare nemici comodi su cui riversare la colpa. Questi atteggiamenti non solo tradiscono una superficialità pericolosa, ma rischiano di alimentare una narrazione distorta e divisiva, lontana dalla realtà e dalle vere responsabilità. In quello stesso contesto, voglio invece fare eco alle parole profonde e toccanti del cardinale Matteo Zuppi, che ci ricordano una verità fondamentale: l'amore non è mai possesso, ma è sempre dono e rispetto. Queste parole, rivolte alla famiglia di Giulia Cecchettin, ci offrono una chiave di lettura universale per comprendere la radice della violenza di genere, il fallimento di riconoscere l'altro come persona libera, autonoma e degna di rispetto. Il possesso e il controllo sono l'antitesi dell'amore e il terreno fertile su cui la violenza cresce.
Tuttavia, dobbiamo essere onesti con noi stessi: non siamo ancora dove dovremmo essere. La violenza di genere non è solo un'ombra, che grava sulle singole vittime, ma è il riflesso di una cultura patriarcale, ancora troppo radicata; è il sintomo di una società che, nonostante i progressi, non ha ancora saputo liberarsi di disuguaglianze profonde, di ruoli imposti, di stereotipi, che limitano o soffocano.
Come uomini, dobbiamo anche interrogarci circa i privilegi di cui godiamo in quanto tali: uno di questi è proprio il non essere costretti a confrontarci, ogni giorno, con la violenza di genere o con le disuguaglianze, che le donne vivono sulla loro pelle; è il privilegio di non dover fare i conti con la realtà. Questo privilegio, in realtà, è un limite: non riconoscere che la violenza sulle donne ci riguarda, significa accettare, implicitamente, che i rapporti di forza restino inalterati. Invece, dobbiamo sentirci responsabili, non perché sia una questione di dovere morale, ma perché il benessere delle donne è il benessere di tutta la società.
Per sconfiggere questa violenza, dobbiamo avere il coraggio di affrontare le sue radici. Non basta condannare i singoli episodi, per quanto brutali e ingiusti essi siano. Dobbiamo intervenire là dove la violenza trova terreno fertile: nell'asimmetria dei rapporti, nella disparità economica, nella mancanza di condivisione dei carichi familiari, nell'educazione che perpetua i modelli sbagliati.
La questione economica, ad esempio, è fondamentale. La violenza economica priva le donne della possibilità di essere libere, lasciandole intrappolate in relazioni di dipendenza. È nostro dovere potenziare strumenti come il reddito di libertà, offrire incentivi alle aziende che assumono vittime di violenza e ridurre il cuneo fiscale per quelle donne che, con coraggio, scelgono di ricominciare; non si tratta solo di politiche sociali, ma di una vera e propria lotta per l'emancipazione.
Mi si lasci ricordare che il percorso di emancipazione femminile, al netto del tema della violenza, passa però anche necessariamente per politiche sul lavoro e sulla famiglia: per esempio, come non ricordare il tema del , oppure la necessità di congedi parentali, o ancora la necessità di politiche di che permettano di conciliare la vita familiare con quella lavorativa, come nel caso degli asili nido. Mi si permetta, per esempio, una punta di orgoglio in questo richiamo, provenendo da una regione, come l'Emilia-Romagna - della quale saluto il neo presidente eletto, Michele De Pascale -, una regione in cui il è sempre stato all'avanguardia e dove, non a caso, l'occupazione femminile è decisamente più alta che in altre regioni. La questione economica, la politica sulla famiglia e, poi, la sfida più grande, quella delle trasformazioni culturali. Non è una strada semplice. I cambiamenti profondi richiedono tempo, ma soprattutto visione e determinazione. Una società che vede ancora il lavoro domestico e la cura dei figli come compiti femminili è una società che non ha capito quanto la vera parità sia una ricchezza per tutti. Una società che non sostiene le donne economicamente, che tollera molestie sui luoghi di lavoro e che lascia sole le è una società che accetta, magari inconsciamente, la violenza come parte del suo sistema.
Non possiamo accettare che le donne continuino a portare il peso di una cultura che le rende vittime due volte: una prima volta per la violenza subita e una seconda volta per l'indifferenza o la lentezza con cui le istituzioni rispondono.
Nei tribunali, dove dovremmo trovare giustizia, quante volte accade il contrario? Quante volte una donna non è protetta, ma giudicata? I processi si trasformano in un esame delle sue scelte e della sua moralità, come se il comportamento della vittima potesse giustificare l'azione del carnefice. Come non osservare che il sacrosanto principio di presunzione di innocenza in capo all'imputato venga, di converso, avvertito come un principio di menzogna in capo alla vittima? Questa è una forma di violenza e di vittimizzazione secondaria, che non possiamo più tollerare. Tuttavia, è qui che possiamo intervenire con forza, garantendo che la giustizia non si trasformi in ulteriore sofferenza. La riforma dei tribunali e la formazione obbligatoria degli operatori del diritto devono essere priorità assolute; giudici, avvocati, assistenti sociali e Forze dell'ordine, tutti coloro che operano in questo ambito devono essere preparati a trattare con sensibilità e rispetto i casi di violenza di genere, perché la giustizia non sia solo un'enunciazione, ma una realtà concreta per le vittime. Eppure non è tutto buio.
Negli ultimi anni, sono stati fatti passi avanti importanti: il potenziamento dei centri antiviolenza, la legislazione sul e il diritto di libertà per le vittime sono segnali di una consapevolezza crescente, ma che non basta.
Serve una visione sistemica, un impegno che parta dall'educazione nelle scuole fino alla tutela delle vittime nei tribunali, come dicevamo prima, ma soprattutto serve un cambio di prospettiva. Dobbiamo fare della lotta alla violenza una priorità dell'intera società, non solo il 25 novembre, ma 365 giorni all'anno, come ci ricordano le donne della Conferenza delle donne democratiche nella loro recente campagna. Solo coinvolgendo ogni cittadino, solo educando le nuove generazioni al rispetto e alla parità, solo lavorando insieme potremo sradicare davvero questa piaga.
È una sfida che possiamo vincere se ognuno di noi farà la sua parte, e credo profondamente che sia possibile. Credo che il giorno in cui le donne non saranno più costrette a temere per la loro libertà, il giorno in cui potranno camminare sicure, lavorare senza subire discriminazioni, vivere senza paura, sarà il giorno in cui avremo davvero costruito una società giusta. Quel giorno non è ancora arrivato, ma può essere più vicino se oggi decidiamo di agire con responsabilità e con coraggio, perché combattere la violenza contro le donne non è solo un dovere, è una promessa che facciamo a noi stessi, alle nostre figlie e ai nostri figli, i quali devono trovare risposte e riflessioni nel luogo principe dell'educazione come la scuola.
È nelle scuole, è nelle aule dove crescono le nuove generazioni che possiamo seminare il rispetto e l'uguaglianza. Dobbiamo introdurre, infatti, nelle scuole di ogni ordine e grado programmi che educhino all'affettività e alla parità, che mostrino come la diversità di genere non sia una minaccia, ma una ricchezza. È attraverso questi percorsi che possiamo prevenire la violenza prima che si manifesti, che possiamo rompere la catena di pregiudizi che da generazioni limita le donne e distorce le relazioni tra i generi.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di questo impegno concreto da parte di tutte le forze politiche, ma anche della società civile, per garantire che ogni donna che subisce violenza possa trovare supporto immediato e che ogni aggressore venga punito con la massima severità. È nostro compito non solo, quindi, combattere la violenza, ma anche prevenire che essa si manifesti, educando al rispetto e all'uguaglianza fin dai primi anni di vita. La violenza maschile contro le donne, Presidente, è una violazione dei diritti umani che non possiamo più tollerare.
Il nostro impegno oggi deve essere, quindi, un impegno senza ritorno, per garantire che le generazioni future possano vivere in un mondo in cui nessuna donna debba temere per la propria sicurezza, per la propria dignità; in quel mondo che le donne per secoli hanno meritato, ma che non hanno mai avuto. A mia figlia, che ha 4 anni, alle mie nipoti, alle nostre figlie questo dobbiamo. Se non iniziamo ora, quando? Se non lo facciamo noi, chi lo farà ?
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Prendo atto che si riserva di farlo successivamente.
Il seguito della discussione è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Richetti ed altri n. 1-00250 concernente iniziative di competenza a favore dell'attivista russo Vladimir Kara-Murza, con particolare riferimento al conferimento della cittadinanza italiana .
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
Avverto che è stata presentata un'ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00250, la quale è stata sottoscritta anche dai deputati Quartapelle Procopio e Della Vedova, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo e il terzo firmatario. Il relativo testo è in distribuzione .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
È iscritta a parlare la deputata Grippo, che illustrerà anche la mozione Richetti, Quartapelle Procopio, Della Vedova ed altri n. 1-00250 , di cui è cofirmataria. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Signor Presidente, colleghi, oggi affrontiamo una mozione che rappresenta non solo un atto formale, ma un impegno morale e politico per riaffermare i valori fondanti della nostra democrazia. Aveva preso il suo percorso in uno scenario tutto diverso, con Vladimir Kara-Murza imprigionato; oggi siamo a chiedere nuovi impegni, anche questi importanti, ma, per fortuna, con un valore più simbolico e meno legato alla sopravvivenza stessa. Cionondimeno, riteniamo importante, per quello che Vladimir Kara-Murza ha rappresentato e rappresenta in termini di difesa della libertà, dei diritti umani, della giustizia, portare avanti questa discussione.
Kara-Murza era stato condannato - per chi non conoscesse nel dettaglio la storia di questo attivista e giornalista -, nel 2023, a 25 anni di carcere, con accuse di alto tradimento e diffusione di informazioni false sulle Forze armate russe. In realtà, il suo reato era stato quello di criticare apertamente l'invasione russa dell'Ucraina e di partecipare a conferenze internazionali dove aveva raccontato la verità. Questo aveva dato luogo a conseguenze drammatiche: due tentativi di avvelenamento, condizioni di detenzione inumane e diniego di cure mediche adeguate, che hanno reso la sua esperienza ancora più drammatica, minacciando la sua salute, oltre che, evidentemente, privandolo delle libertà fondamentali.
La sua liberazione, avvenuta lo scorso 1° agosto grazie a uno scambio di prigionieri che ha avuto un grande peso dal punto di vista geopolitico, dal punto di vista dei rapporti internazionali, è stata una tappa importante per la comunità internazionale, ma rappresenta solo una tappa del percorso che deve continuare. Consentitemi una digressione personale: ho avuto l'onore di incontrare Vladimir Kara-Murza e sua moglie Evgenia a Strasburgo, insieme alla mia collega Elena Bonetti, poco dopo la sua liberazione. È stato un incontro carico di emozioni, che ci ha permesso di conoscere da vicino l'esperienza umana che c'era dentro l'esperienza simbolica e politica.
Mi ha molto colpito come Kara-Murza, nonostante le sofferenze, nonostante tutto quello che ha dovuto soffrire, e, con lui, la moglie, abbia mantenuto intatta la propria determinazione. Ci ha raccontato come le mobilitazioni internazionali abbiano giocato un ruolo cruciale nella sua scarcerazione e ha sottolineato, come facciamo noi oggi con questa mozione, l'importanza di non abbassare la guardia. Sua moglie Evgenia, instancabile voce della sua causa, ci ha ricordato che la loro battaglia non è solo personale - non lo era quando Vladimir era incarcerato, non lo è oggi -, ma rappresenta la speranza per tanti attivisti e giornalisti ancora detenuti in Russia.
La vicenda di Kara-Murza, infatti, ci deve spingere a riflettere sui tanti che, come lui, sono perseguitati per il loro impegno. In Consiglio d'Europa, abbiamo analizzato i dati presentati dal , che ci ha illustrato - ne abbiamo parlato in quest'Aula più volte - come la Russia sia oggi uno dei Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti, per la libertà di opinione: dal 2000 ad oggi, almeno 58 sono stati uccisi, più tutti quelli di cui si sono perse le tracce. Le voci indipendenti sono ridotte al silenzio attraverso arresti, intimidazioni e persino omicidi.
L'arresto di figure di spicco, con la vicenda di Aleksei Navalny, come anche l'arresto di migliaia di altri attivisti ci hanno dimostrato come il regime di Putin consideri ogni forma di dissenso una minaccia da eliminare. Per questo abbiamo voluto, con questa mozione, sicuramente segnare una vicinanza, un rafforzamento a sostegno di Kara-Murza, ma anche un rafforzamento del nostro ruolo nella difesa dei diritti umani e della democrazia. Come primo punto, abbiamo proposto di conferire la cittadinanza italiana a Vladimir Kara-Murza, non solo come gesto simbolico, ma come un riconoscimento concreto della Nazione per il suo coraggio.
Questo atto darebbe il segnale di un'accoglienza, di una protezione di tutti quanti, al pari suo, si espongano non su base individuale, ma per rappresentare le battaglie di tutti noi. Al contempo, con questa mozione, proprio perché è stato lo stesso Kara-Murza a sottolineare l'importanza del lavoro e del coordinamento internazionale per la sua scarcerazione, chiediamo di incrementare il lavoro di pressione internazionale sul regime russo per ottenere il rilascio di attivisti, giornalisti e oppositori politici imprigionati. L'Italia, che ha una forte tradizione di diplomazia per i diritti umani presso il Consiglio d'Europa, direttamente, nei suoi rapporti bilaterali, può giocare un ruolo cruciale su questo e noi chiediamo al Governo che lo eserciti fino in fondo.
Chiediamo anche, tra gli impegni della mozione, un lavoro per la libertà di espressione in Russia.
Abbiamo già parlato in quest'Aula della necessità di liberare tutti gli attivisti e i giornalisti detenuti in Russia, pensiamo anche ai tantissimi giornalisti ucraini morti sul fronte per poter continuare a informare correttamente il resto del mondo.
Riteniamo che il dialogo internazionale e il sostegno alle organizzazioni della società civile che lottano per questo sia fondamentale, così come è fondamentale il contrasto alla disinformazione russa. Abbiamo fatto incontri e analisi, e, nella mia qualità di per la tutela dei giornalisti, in Consiglio d'Europa, ho potuto incontrare moltissimi attivisti e informatori che non possono neanche più aggiornare le proprie pagine sulle piattaforme; molti di loro sono stati costretti a lasciare la Russia e a informare da Berlino o da altre capitali europee. Anche questo ci vede impegnati e deve vedere lo Stato italiano impegnato in prima linea. Così come servono una maggiore mobilitazione e organizzazione per facilitare visti e protezioni per i perseguitati e consolidare il dialogo strutturato con l'opposizione democratica russa.
Tutto questo, evidentemente, non si può fare solo con una mozione. Siamo contenti, però, che questa mozione abbia visto la sottoscrizione di altri colleghi e auspichiamo che l'Aula si esprima in modo unanime per sostenere una battaglia che non può che essere una battaglia di tutti, di tutto il Parlamento e di tutta la Nazione italiana.
Il coraggio di Kara-Murza, e di tanti come lui, ci ricorda che la libertà non è mai garantita, ma va difesa ogni giorno. Auspichiamo davvero che questa occasione non sia sprecata dal Parlamento
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. In apertura del mio intervento, vorrei ringraziare molto i parlamentari di Azione, Matteo Richetti e Valentina Grippo, per questa mozione. Forse si tratta di un argomento che non raccoglie l'interesse della stragrande maggioranza del Parlamento italiano, ma credo che sia una mozione di indubbia importanza perché è nata, come ricordava la collega Grippo, durante la prigionia del dissidente russo Vladimir Kara-Murza.
Kara-Murza è un giornalista, un politico, un attivista anticorruzione, incarcerato nel 2022 per le sue critiche al Governo russo e all'invasione dell'Ucraina e anche - si crede - per fargliela pagare per aver promosso le legislazioni internazionali per sanzionare gli oligarchi e le persone che sono state complici della repressione di Putin.
Nel 2023, Vladimir Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di carcere e trasferito in Siberia. Precedentemente alla condanna, aveva già subito due tentativi di avvelenamento, nel 2015 e nel 2017, ed era sopravvissuto. I mesi di prigionia sono stati particolarmente duri per Kara-Murza e per la sua famiglia. Nel corso della sua prigionia, la moglie Evgenia, che abbiamo anche ospitato qui, in questo Parlamento, per un'audizione in Commissione esteri, si è fatta portavoce della sua causa e della causa di tutti i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri di Putin.
A luglio del 2024 si è temuto il peggio. Si è temuto che Vladimir Kara-Murza potesse morire: è stato ricoverato in ospedale per un aggravamento della polineuropatia dovuta agli avvelenamenti, la quale poteva condurre alla paralisi delle gambe. Poi, il 24 agosto, c'è stata la notizia della sua liberazione, insieme a tanti altri attivisti, in uno scambio di prigionieri in cui la Russia ha riavuto indietro spie, assassini e trafficanti di armi, lasciando liberi, per andare in Occidente, giornalisti, attivisti e oppositori della guerra in Ucraina. Ed è anche solo nello scambio che si vede la qualità dell'opposizione russa, rispetto, invece, alle persone che la propaganda e il regime hanno rivoluto indietro.
Come ha ricordato l'onorevole Grippo, la mozione lancia un segnale più ampio rispetto alla semplice concessione della cittadinanza: è un appello alla tutela di tutti coloro che lottano per la democrazia, per la libertà e contro la repressione delle dittature.
La democrazia, lo sappiamo, non è garantita: va difesa, sia qui in Italia, che nel resto del mondo, e vanno difesi soprattutto tutti coloro che credono nella democrazia e si battono per la democrazia, soprattutto in quei Paesi dove la democrazia liberale non c'è.
Voglio riprendere le parole che Carlo Rosselli usò per incoraggiare il sostegno al Governo repubblicano spagnolo contro le truppe fasciste di Francisco Franco durante la guerra civile: “Oggi in Spagna, domani in Italia”. Per attualizzarle, oggi potremmo dire: oggi in Russia e in Ucraina, domani - speriamo - non in Europa. Questo perché le minacce alla democrazia in un Paese possono, purtroppo, estendersi rapidamente agli altri. E quindi parlare di Vladimir Kara-Murza e fermare l'attenzione di questo Parlamento rispetto alla tutela dei dissidenti russi non è solo un gesto simbolico verso alcuni individui, coraggiosissimi e straordinari, ma è un impegno concreto nella difesa dei valori democratici che ci accomunano tutti, in questo Parlamento e in tutto l'Occidente.
Un anno dopo le parole di Carlo Rosselli, egli fu assassinato in Francia, presumibilmente su ordine del regime fascista italiano. Il suo fato, purtroppo, è simile a quello che il Governo russo infligge, con inquietante regolarità, persino sul territorio europeo, a vari dissidenti. Il caso più noto, più drammatico, più eclatante e anche più di esempio, è stato quello di Aleksei Navalny, ucciso mentre era nella custodia del regime di Putin, ma non messo sotto silenzio. Le centinaia e migliaia di persone che hanno partecipato al suo funerale sono il segno di quanto anche in Russia, sotto la brace, sotto un regime assolutamente repressivo, covi una voglia di libertà, una voglia di solidarietà, una voglia di coraggio, una voglia di democrazia, che neanche le brutalità di Putin riescono a spegnere.
Sono molti i dissidenti russi che meritano il nostro supporto ed è per questo che la mozione chiede non solo di lavorare per una o per alcune persone, ma di sviluppare un dialogo con tutta l'opposizione democratica russa e con la diaspora, istituendo un ufficio dedicato presso l'ambasciata italiana a Vilnius e promuovendo un programma del nostro Ministero degli Affari esteri di sostegno mirato alle organizzazioni attive con la diaspora russa in Europa.
I nomi delle persone che in questi anni hanno pagato sono molti. Io voglio ricordare, oltre alle persone liberate nel famoso scambio del 2 agosto, come Ilya Yashin e Andrei Pivovarov, anche altre persone che in questo momento si trovano ancora in Russia in carcere: Alexei Gorinov, così come Nadezhda Buyanova, una pediatra di 68 anni che, una settimana fa, è stata condannata a 5 anni e mezzo di carcere perché accusata dalla madre di un suo paziente di aver affermato che il marito della donna, un soldato russo morto in Ucraina, era un obiettivo legittimo e che la Russia era colpevole della guerra in corso.
Questi sono solo alcuni dei casi più drammatici dei cittadini russi silenziati, incarcerati o uccisi per aver espresso il loro dissenso. Molti altri senza nome restano incarcerati o esposti al rischio di persecuzione. Penso a tutte le persone che si trovano ancora in Russia, coinvolte, ad esempio, nel lavoro straordinario di documentazione di Memorial Italia, l'organizzazione non governativa creata da Sacharov per documentare i crimini staliniani, che oggi è stata messa fuori legge dal regime di Putin perché una lettura oggettiva e documentata della storia risulta essere un pericolo che, sempre per il regime di Putin, appare paragonabile al pericolo terroristico.
Tra le tante persone esposte al rischio di persecuzione ci sono, poi, coloro che si sono sottratti agli obblighi militari, chi è legato a organizzazioni che sono state etichettate nel corso degli anni come agenti stranieri o estremiste, chi rischia procedimenti penali per presunta diffusione di informazioni false sulle Forze armate.
Non dimentichiamo che in Russia è proibito dire che la Russia è responsabile di una guerra contro l'Ucraina; si può semplicemente dire che la Russia è impegnata in un'operazione speciale.
Tra gli altri oppositori che voglio ricordare qui, ci sono le persone che sono in carcere per violazione della legge sulla cosiddetta propaganda o per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra, anche solo in silenzio, anche solo portando il libro , anche solo tenendo un cartello su cui non c'era scritto niente, perché era proibito dire di essere contro la guerra.
Sono moltissimi i cittadini russi in queste condizioni, molti di più di quelli che sappiamo. Tantissimi di loro cercano di fuggire, tanti cercano di restare, ma alcuni cercano di fuggire e vorrebbero venire in Europa, ma questo percorso è estremamente complicato, anche per l'Italia. La nostra legislazione, in particolare, prevede che, per rinnovare un visto, nella maggior parte dei casi, sia necessario tornare nel proprio Paese di cittadinanza; quindi, per quelli tra loro che hanno fatto attività di opposizione legale e non violenta qui in Italia c'è il rischio che, se dovessero tornare in Russia, siano esposti alla persecuzione, tra l'altro, avendo cercato rifugio in un Paese straniero.
Per questo, con questa mozione, chiediamo al Governo un impegno per facilitare il rilascio di visti e di nulla osta al lavoro per i cittadini russi a rischio di persecuzione, prevedendo l'estensione automatica dei visti già in essere. Su questo, già qualche anno fa, abbiamo presentato una proposta di legge che delinea le caratteristiche di questo intervento, sottolineando chi è a rischio di persecuzione. Speriamo che il Governo, nell'accogliere la mozione del collega Richetti, accolga anche questo tipo di richieste. Si tratta di richieste che nascono dall'aver ascoltato le storie di tanti cittadini russi - come abbiamo fatto, spesse volte, anche con l'onorevole Della Vedova -, che, a seguito dell'invasione russa in Ucraina, vengono in Italia per fuggire il prima possibile dal rischio di persecuzioni e che tante volte rimangono impigliati nella nostra burocrazia.
Sottopongo al Governo un ultimo caso: Vania - che è un nome di fantasia -, un diciannovenne russo, arrestato in Russia per aver partecipato alle proteste contro la guerra nel 2022, quando era ancora minorenne, dopo l'arrivo in Italia, è stato segnalato sui per il suo attivismo con i russi contro la guerra, a Roma. A causa di informazioni errate, Vania è entrato in un vicolo cieco burocratico e, oggi, non riesce ad ottenere il permesso di soggiorno; è irregolare, rischia la deportazione e la sua è una delle tante storie di complicazioni burocratiche per questi cittadini, che sono contro Putin, scelgono l'esilio, dovrebbero avere un benvenuto nel nostro Paese per il loro coraggio e per la loro esposizione, invece, in quanto russi, si ritrovano ad affrontare una valanga di pregiudizi e di difficoltà burocratiche, che ne pregiudicano la stessa sicurezza.
Per questo, con questa mozione, chiediamo un'attenzione speciale da parte del Governo, del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e del Ministero dell'Interno e che a questi casi sia dedicato uno sforzo particolare, che vengano valutati e seguiti con la massima attenzione. Infatti, sappiamo che, in altri Paesi questi, questo tipo di cittadini, questo tipo di esuli, questo tipo di dissidenti sono stati oggetto di violenze e, in alcuni casi, di omicidi da parte degli sgherri di Putin.
Chiediamo davvero un impegno del Governo per non esporre nessuno di loro alla repressione politica del regime russo e per tutelarli, facilitando la loro presenza qui in Italia. Sostenere i dissidenti russi non è solo un atto di solidarietà verso chi lotta per la democrazia e i diritti umani, ma è anche un investimento per tutti noi, nella difesa dei valori che sono alla base della nostra Repubblica e dell'Unione europea .
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il Governo si riserva di intervenire.
Il seguito della discussione è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 88, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Alberto Monaci, già membro della Camera dei deputati nella X legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la deputata Michela Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire, oggi, in quest'Aula, per richiedere una informativa urgente al Ministro Nordio sulle parole che ha pronunciato il Sottosegretario Delmastro, che, in occasione della presentazione della nuova auto della Polizia penitenziaria, dice (cito testualmente): “Sarò forse anche infantile, un po' fanciullesco, ma l'idea di vedere sfilare questo potente mezzo (…), far sapere ai cittadini chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi sappiamo trattare chi sta dietro a quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, credo sia una gioia. È, sicuramente, per il sottoscritto un'intima gioia”.
Chiedo al Ministro Nordio di venire in quest'Aula a riferire, perché le parole dette dal Sottosegretario Delmastro non sono compatibili con il ruolo istituzionale che lui riveste ! Il Sottosegretario Delmastro ha pronunciato parole incomprensibili, gravissime, incompatibili, Presidente, con il giuramento che ha prestato sulla Costituzione. Non so neanche se se ne sia reso conto. Non so se ci troviamo davanti a un , che non si rende conto delle cose che dice. Tant'è che - fatemi dire - è intervenuto lui stesso per autenticare il suo pensiero rispetto alle parole che ha detto.
Insomma, davvero ci aspettiamo che venga il Ministro, perché penso sia stato superato il confine, sia stato superato il limite. Penso che davvero siamo usciti fuori dal confine dello Stato di diritto .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Biase, prendo atto della sua richiesta.
Non essendo decorsi i 20 minuti secondo il preavviso, colleghi, a questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,25.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Poiché si sta lavorando per provare a trovare un'intesa il più ampia possibile sulla mozione riguardante la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, chiederei un'inversione dell'ordine del giorno, spostando il punto n. 3 dopo il punto n. 5.
PRESIDENTE. Allora, colleghi, sulla richiesta di inversione dell'ordine dei lavori, nel senso di passare direttamente al punto n. 4, che, per intenderci, è quello relativo all'attivista russo Vladimir Kara-Murza, e, successivamente, ai punti n. 5, che è quello sull'autonomia differenziata, e n. 3, relativo alla violenza di genere, potrà intervenire, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, un deputato contro ed uno a favore, per non più di 5 minuti.
Qualcuno chiede di parlare contro? L'onorevole Ghio? No, non chiede di intervenire, chiedo scusa. Allora, andiamo avanti. Nessuno parla contro, quindi? Bene. Qualcuno chiede di intervenire a favore? Nessuno chiede di parlare a favore.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Non abbiamo compreso - se non per il fatto che vi è una richiesta di ulteriore tempo per provare a capire se vi sia un'intesa - perché questo, che è il primo punto, scelto ovviamente anche dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, dovrebbe diventare il terzo punto. Credo che abbiamo davanti, se capisco bene, almeno un'altra mozione, credo che ci siano tutti i tempi, visto che mi dicono che siamo vicini a una sintesi, e non capisco perché questo debba diventare l'ultimo punto della giornata.
Quindi, se non ho capito male, se stiamo chiedendo una sospensione su questo punto, verifichiamo questa mozione e, se si arriva alla sintesi, la esaminiamo subito dopo; e allora possiamo anche comprendere. Altrimenti, devo dire la verità, poiché non è da qualche minuto che questo punto è all'ordine del giorno, mi chiedo anche se ci siano altri intendimenti dietro. Quindi, chiederei a chi lo ha proposto se l'intendimento è una sospensione per questa mozione o si chiede, invece, di spostarla all'ultimo punto della seduta.
PRESIDENTE. Onorevole Bicchielli, sostanzialmente la richiesta è di capire se, nella seduta odierna, all'esito del punto n. 4 e del punto n. 5, sarete in grado di affrontare il punto n. 3, che è quello relativo alla violenza di genere. Prego, se può dare questo chiarimento; viceversa andiamo avanti.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Sì, Presidente, le confermo che la nostra richiesta è quella di spostarla al termine del punto n. 5, in modo da avere la certezza che i nostri colleghi siano pronti.
PRESIDENTE. Chiarissimo. Dunque, a questo punto, colleghi, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare direttamente al punto n. 4, che reca il seguito della discussione della mozione concernente iniziative di competenza a favore dell'attivista russo Vladimir Kara-Murza, con particolare riferimento al conferimento della cittadinanza italiana, e, successivamente, ai punti n. 5, in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, e n. 3, relativo alla violenza di genere, all'ordine del giorno.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 31 voti di differenza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione Richetti, Quartapelle Procopio, Della Vedova ed altri n. 1-00250 concernente iniziative di competenza a favore dell'attivista russo Vladimir Kara-Murza, con particolare riferimento al conferimento della cittadinanza italiana .
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
GIUSEPPINA CASTIELLO,. Grazie, Presidente. Prima di esprimere i pareri, voglio fare un breve intervento circa la mozione e i temi in essa contenuti. È chiaro che c'è da sempre forte preoccupazione, da parte di questo Governo, rispetto a quella che è la situazione dei diritti umani in Russia, nonché al trattamento che viene riservato alle voci critiche nel Paese.
Continuiamo, come Governo, a condannare con ogni mezzo la riduzione degli spazi della società civile in Russia, comprese le restrizioni ai difensori dei diritti umani e ai indipendenti e l'intensificazione della repressione del dissenso, nonché delle manifestazioni pacifiche.
All'indomani della sentenza contro il giornalista e attivista Vladimir Kara-Murza, ad aprile 2023, l'Unione europea e diversi Paesi, tra cui, appunto, l'Italia, hanno prontamente rilasciato dichiarazioni per deplorare la condanna e chiedere il suo rilascio. Come Unione europea e nell'ambito del regime globale di sanzioni in materia di diritti umani abbiamo imposto sanzioni nei confronti di 9 persone responsabili della condanna per trattamenti disumani e degradanti ai danni di Kara-Murza.
Il regime sanzionatorio europeo per gravi violazioni dei diritti umani è periodicamente soggetto ad aggiornamenti e revisioni. L'Italia si adopera regolarmente per migliorarne ulteriormente l'efficacia, anche alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani in numerosi parti del mondo.
La liberazione di alcuni detenuti politici lo scorso 1° agosto, tra i quali proprio Kara-Murza, pur essendo motivo di sollievo, nonché di soddisfazione, non può far dimenticare il gran numero di attivisti e dissidenti tuttora sottoposti a detenzione arbitraria nelle carceri di massima sicurezza della Federazione russa, né può far dimenticare la tragica scomparsa del dell'opposizione Aleksei Navalny.
Il Vicepresidente del Consiglio e il Ministro degli Affari esteri, onorevole Tajani, a più riprese ha evidenziato la chiara posizione del Governo, anche incontrando la vedova di Navalny proprio nei giorni seguenti al decesso del dissidente. Sono numerose le iniziative sostenute dall'Italia per esercitare pressione sulle autorità russe, affinché rispettino i loro obblighi internazionali in materia di diritti umani, tra cui proprio la libertà di espressione e di associazione.
Come Presidenza del G7, il Governo, insieme ai , ha rivolto vari appelli a Mosca, affinché ponga fine all'inaccettabile repressione del dissenso politico, alla sistematica violazione della libertà di espressione e alla restrizione dei diritti civili nel Paese. La nostra ambasciata continua a seguire attentamente diversi casi giudiziari che vanno a coinvolgere i prigionieri politici nel Paese, partecipando alle udienze in segno di solidarietà e di sostegno, previo accordo con gli avvocati difensori dei detenuti.
Il Governo intrattiene già da tempo un solido dialogo con esponenti di organizzazioni dell'opposizione e della società civile russe, come testimonia anche il citato colloquio del Ministro Tajani con la vedova Navalny, e altri numerosi contatti a livello tecnico, ad esempio con organizzazioni come Memorial. Questi stessi esponenti hanno ripetutamente elogiato l'approccio seguito dal nostro Paese, che deve proseguire in costante e stretto coordinamento con e istituzioni europei.
Procedo, dunque, a fornire il parere del Governo sul testo della mozione. Previa espunzione della settima e dell'ottava premessa, il parere è favorevole con riformulazione sulla quarta premessa. Leggo la riformulazione: “Le condizioni di salute di Kara-Murza, già precarie, si sono ulteriormente deteriorate durante la detenzione in carcere. Oltre ad aver denunciato di aver subito due tentativi di avvelenamento, su cui le autorità russe non hanno mai indagato, mostrando un chiaro disinteresse per la sua sicurezza e integrità fisica, il detenuto ha dichiarato di non aver mai ricevuto le cure mediche urgenti per la grave neuropatia ai piedi di cui soffre”.
Per quanto riguarda il primo impegno, il parere è favorevole, con la seguente riformulazione…
PRESIDENTE. Facciamo un attimo di ordine. La prima, la seconda e la terza premessa hanno il parere favorevole.
GIUSEPPINA CASTIELLO,. Esatto.
PRESIDENTE. La quarta premessa è riformulata; la quinta e la sesta hanno il parere favorevole, mentre la settima e l'ottava, invece, hanno parere contrario. È corretto?
GIUSEPPINA CASTIELLO,. Sì.
PRESIDENTE. Il parere sulla nona è favorevole.
GIUSEPPINA CASTIELLO,. Esatto.
PRESIDENTE. Passiamo agli impegni.
GIUSEPPINA CASTIELLO,. Il parere è favorevole, con riformulazione, sul primo impegno. La riformulazione è la seguente: “A continuare a sostenere la causa dei dissidenti politici russi, a partire dalla significativa testimonianza di Vladimir Kara-Murza”.
Il parere è favorevole, con riformulazione, sul quinto impegno. La riformulazione è la seguente: “A facilitare tutte le forme di protezione previste dalla legge per i cittadini russi a rischio di persecuzione”.
Il parere è favorevole, con riformulazione, sul sesto impegno. Leggo la riformulazione: “A proseguire il dialogo avviato con l'opposizione democratica russa e la diaspora, avvalendosi delle opportune istanze, anche in sede europea, e delle relative misure di sostegno mirato ad organizzazioni attive con la diaspora russa in Europa”.
Il parere è favorevole su tutte le altre premesse e su tutti gli altri impegni.
PRESIDENTE. Sostanzialmente, abbiamo riformulato, per gli impegni, il primo, il quinto e il sesto. Sugli altri impegni, il parere si intende favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Vladimir Vladimirovich Kara-Murza è un eroe del nostro tempo. Nel preambolo di questa mozione, che ho firmato con i colleghi Richetti e Quartapelle Procopio, c'è solo un'estrema sintesi del coraggio fisico e politico che Kara-Murza ha dimostrato nell'opporsi al regime autocratico e funereo di Putin.
È significativo che, proprio oggi, che è il millesimo giorno dell'offensiva della guerra imperialista russa contro l'Ucraina, siamo qui a chiedere al Parlamento italiano di pronunciarsi a favore di un atto che rende giustizia a una personalità che, per opposizione a quell'aggressione militare, è stata imprigionata e avvelenata, ma, per quel che la riguarda, non uccisa, come è successo a Navalny, alla Politkovskaja, a Boris Nemtsov, con cui Kara-Murza collaborò; imprigionato come Oleg Orlov, il rappresentante di Memorial, che, di recente, è stato imprigionato e condannato a 2 anni e 6 mesi, con il quale avevo avuto modo di parlare, come Sottosegretario, quando Putin decise di distruggere Memorial in Russia.
Domenica scorsa, a Berlino, l'opposizione russa in esilio ha manifestato davanti all'ambasciata della Federazione Russa per chiedere il ritiro dall'Ucraina, un processo a Putin per crimini di guerra, per il quale è stato spiccato un mandato d'arresto dalla Corte penale internazionale, e il rilascio dei prigionieri politici. Ma il messaggio principale emerso dalla manifestazione è che qualsiasi iniziativa di nei confronti dell'aggressore è pericolosa.
Oggi abbiamo l'Ucraina che si trova di fronte all' russa, perché l' è quella russa, non è il via libera di Biden all'uso di missili per difendersi; l' è quella che, la scorsa settimana, gli scorsi giorni, Putin ha messo in campo con un bombardamento mai visto delle infrastrutture civili. Per ripicca, Putin ha firmato il decreto che aggiorna la dottrina nucleare di Mosca. È propaganda. Ci auguriamo che resterà folle propaganda e non follia messa in pratica. Questa è l' a cui dobbiamo rispondere, aiutando gli ucraini. Tuttavia, dobbiamo rilanciare e continuare a raccontare i fatti all'opinione pubblica dei nostri Paesi, senza cedere all'illusione delle scorciatoie. Una pace giusta e sostenibile arriverà solo quando l'offensiva putiniana verrà fermata e respinta. Siamo noi italiani ed europei ad aver bisogno di un'Ucraina libera e democratica ancora più di quanto loro abbiano bisogno di noi.
In questi 1.000 giorni di resistenza, a costo di enormi sacrifici, Kiev ha saputo contenere l'offensiva di Putin. Oggi, quello che possiamo e dobbiamo fare è dare riconoscimento al coraggio di chi lotta all'interno per contrastare il regime di Putin, prendendo in consegna il testimone da Aleksei Navalny, a cominciare dalla moglie Yulia Navalnaya e da altri come Kara-Murza, e dobbiamo spingerli a parlare con una voce sola.
Perché dobbiamo occuparci - qualcuno dice - di ciò che accade nella Russia di Putin? Perché la Russia di Putin, questa Russia di Putin, si occupa di noi, nella propaganda, nella guerra ibrida e nella guerra guerreggiata contro l'Ucraina. Mi auguro che quanto abbiamo scritto nel preambolo della mozione, ossia che il rispetto dei diritti umani è un principio fondamentale per la comunità internazionale e un pilastro della diplomazia italiana, continui ad essere vero e si traduca anche nei fatti.
Abbiamo discusso della concessione della cittadinanza, ma comunque dobbiamo fare ogni sforzo - e questo è il messaggio di questa mozione - perché i dissidenti russi, come li avremmo chiamati qualche decennio fa, sono quelli che vogliono dall'interno una Russia libera, una Russia che guardi all'Occidente, che rispetti le democrazie, che cerchi una propria via alla democrazia, affinché questa non venga spenta sotto il tallone putiniano.
Voglio chiudere con una considerazione. Ho presentato e richiamato alcune interrogazioni, perché, mentre discutiamo dei dissidenti russi, della loro condizione, di come aiutarli, di come, in prospettiva, garantirgli tutte le protezioni umanitarie - e, a qualcuno di loro, anche concedere la cittadinanza italiana -, continuiamo ad avere gerarchi putiniani, a partire da Dmitrij Peskov, il portavoce che ogni giorno lancia i messaggi di violenta propaganda putiniana contro l'Occidente e contro l'Italia, che ancora hanno le onorificenze al merito della Repubblica italiana. Peskov è commendatore al merito della Repubblica italiana, come altri 13,14 personaggi…
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). …che sono complici del regime putiniano.
Abbiamo chiesto al Governo - insieme chiediamo al Governo -, oltre alla difesa di Kara-Murza e di tutti gli altri che si battono per la libertà in Russia, di togliere anche tali onorificenze, che certamente non danno lustro alla Repubblica italiana. Gliele abbiamo concesse. È il momento di toglierle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi siamo chiamati a votare una mozione che ci invita a riaffermare i valori fondanti della nostra democrazia: la libertà, la giustizia, il rispetto dei diritti umani, dei diritti civili, dei diritti politici e dei diritti sociali.
Nel dichiarare il voto favorevole del nostro gruppo parlamentare, vorrei sottolineare l'importanza di una risposta chiara e risoluta da parte del nostro Paese e di quest'Aula. La vicenda di Vladimir Kara-Murza ci interpella profondamente. Kara-Murza non è solo un attivista e giornalista, ma un simbolo vivente della resistenza al regime repressivo russo. Il suo impegno per la democrazia, il suo coraggio nel denunciare l'invasione dell'Ucraina e la sua lotta per i diritti umani hanno fatto di lui un bersaglio del Cremlino. Per questo, il Cremlino l'ha ingiustamente condannato a 25 anni di carcere, in chiara violazione dei principi sanciti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Ma la liberazione di Kara-Murza, ottenuta grazie a pressioni internazionali e allo scambio di prigionieri, di cui poi vorrò dare un racconto fatto dallo stesso Kara-Murza, dimostra come la diplomazia e la solidarietà globale possano portare risultati concreti.
Questo episodio deve essere un monito, deve essere uno stimolo, colleghi, per tutti noi. Le pressioni internazionali, unite alla solidarietà tra le democrazie, possono fare la differenza per chi si batte contro l'oppressione. Il conferimento della cittadinanza a Vladimir Kara-Murza e la difesa dei diritti dei dissidenti russi, così come li chiamavamo e continuiamo a chiamarli, sono non solo un atto simbolico, ma anche un gesto di solidarietà verso chi, con immenso coraggio, si batte per questi nostri stessi valori; significa riaffermare l'impegno del nostro Paese a fianco di chi lotta per la dignità umana e la libertà, in linea con gli obblighi sanciti dall'articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite.
In quest'ambito, Kara-Murza spesso ha messo in guardia il mondo democratico, anche nell'ambito dell'ingerenza della Russia e degli Stati autocratici come lei all'interno delle nostre democrazie, all'interno dei fragili meccanismi di costruzione del consenso e dell'opinione pubblica, sottolineando come la manipolazione delle informazioni sia una delle armi più potenti utilizzate dai regimi autoritari per mantenere il controllo interno e destabilizzare i sistemi democratici. L'Italia, in quanto membro dell'Unione europea e della NATO, ha il dovere di difendere la nostra sovranità democratica. Aderire a questa mozione significa rafforzare il nostro impegno per la trasparenza, la resilienza digitale e la lotta alla manipolazione dell'informazione. È fondamentale, colleghi, che il Governo italiano si faccia promotore di iniziative concrete per contrastare la propaganda e per promuovere un'alfabetizzazione digitale e capillare tra i cittadini.
Abbiamo detto che oggi Kara-Murza può dirsi un cittadino libero in virtù delle pressioni internazionali che hanno portato al più grande scambio di prigionieri. È lo stesso Kara-Murza, però, a parlarci di questa vicenda in un articolo pubblicato dal , e credo che valga la pena ricordare le sue parole proprio in questo momento: “Quando un gruppo di agenti ha fatto irruzione nella mia cella alle tre del mattino del 28 luglio, mi ha detto di alzarmi e prepararmi entro dieci minuti, il mio primo pensiero è stato: mi porteranno fuori per giustiziarmi. Era uno scenario fin troppo plausibile, perché era successa una cosa bizzarra all'inizio della settimana: un importante funzionario del carcere mi aveva accompagnato nel suo ufficio e mi aveva detto di firmare una richiesta di grazia indirizzata a Vladimir Putin, con tanto di ammissione di colpa. Gli avevo detto che non avrei mai chiesto nulla a Putin - tantomeno la grazia - perché lo considero un usurpatore e un assassino, non un Presidente legittimo; e perché i veri criminali sono quelli che hanno scatenato la guerra in Ucraina, non quelli di noi che la contrastano. Il funzionario non sembrava soddisfatto e mi chiese di mettere tutto per iscritto. Lo feci volentieri, e aggiunsi anche che speravo di vedere Putin, un giorno, processato per tutti i suoi crimini. Questa era stata la mia ultima interazione con i funzionari della prigione di Omsk, prima del risveglio imprevisto di quella domenica”. Il risveglio lo porterà in Turchia, scortato dagli agenti dell'FSB, per questo scambio, di cui ci dice: “Lo scambio è durato meno di un'ora: i prigionieri russi sono stati imbarcati su una serie di autobus e quelli che Putin riceveva in cambio dall'Occidente - le sue spie, i suoi e i suoi assassini - sono saliti sull'aereo russo da un altro autobus. “” sono state le prime parole di Jens Plötner, il consigliere per la Sicurezza nazionale del Cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ci ha accolto nel . E proprio quando pensavo che le cose non potessero essere più surreali, un diplomatico dell'ambasciata americana mi ha avvicinato con un cellulare in mano e mi ha detto che il Presidente degli Stati Uniti era in linea. Accanto a lui, ho sentito le voci di mia moglie e dei miei figli, che mi era stato proibito di chiamare dalla prigione per più di due anni”. Ecco, così è avvenuto lo scambio: sulla pressione di noi, Stati liberi occidentali. Guardate che uno scambio di prigionieri si fa laddove si opera per consegnare alla giustizia gli , gli assassini e le persone che tentano di influenzare la nostra democrazia, rispondendo agli ordini di un'autocrazia. Conclude, Kara-Murza: “Poche cose dovrebbero essere più importanti per una democrazia della vita umana; e con questo scambio, i Governi statunitense e tedesco hanno salvato 16 vite dall'inferno del di Putin. Se c'è una ragione per cui il Presidente Joe Biden e il Cancelliere tedesco Olaf Scholz saranno ricordati tra qualche anno, è questa”.
Ecco allora, colleghi, ho voluto ricordare, tramite le parole di Kara-Murza, come nel concreto si difendono libertà, diritti umani, diritti politici, diritti civili e diritti sociali. Io credo che anche noi abbiamo bisogno dell'opera dei dissidenti russi per difendere la nostra democrazia e dovremmo ricordarcelo non solo in questa mozione, ma lungo tutta la vicenda che riguarda gli attuali conflitti e le attuali ingerenze degli Stati autocratici, in particolar modo della Russia, nella nostra vita democratica. Questa mozione, forse, non attribuisce all'Italia un ruolo determinante e coraggioso, come il nostro protagonista ha potuto affermare relativamente agli Stati Uniti e alla Germania. Tuttavia, sarebbe un atto simbolico, concreto, fattivo e chiaro che non serve solo al dissidente Kara-Murza, ma anche al nostro Paese, per assumere la postura che, in un clima internazionale, come quello che stiamo vivendo, le competerebbe e le compete .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Noi votiamo contro la mozione e depositiamo il testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Alleanza Verdi e Sinistra su questa mozione per una ragione molto semplice. Consideriamo intollerabile ogni forma di repressione del dissenso, a qualunque latitudine questa si produca e non c'è dubbio che nella Russia putiniana la repressione del dissenso abbia assunto dimensioni ormai endemiche e venga praticata con particolare violenza. Per questo - ripeto -, voteremo convintamente a favore della mozione di cui stiamo discutendo.
Aggiungo solo pochissime cose, perché credo che questa discussione dovrebbe indurre quest'Aula, tutti e tutte noi, ad affrontare con sguardo più largo questo tema, dato che il mondo che abbiamo di fronte propone sovente il tema della repressione del dissenso, anche laddove appare talvolta meno visibile o laddove le relazioni internazionali, la , consigliano maggior prudenza nella reazione e nel commento.
Siamo un Paese curioso che si appresta, spero con largo consenso, ad approvare una mozione come questa - ho ascoltato le parole del Governo, che sostanzialmente esprime un parere generalmente favorevole con qualche moderata riformulazione - e che, nello stesso tempo, ha incarcerato per molti mesi Maysoon Majidi, accusata di essere una scafista, una dissidente curdo-iraniana , vittima di repressione come tante donne curdo-iraniane, e non solo, in quella condizione.
Siamo un Paese che fatica a commentare la repressione quotidiana del dissenso che si produce in un Paese come la Turchia , potente alleato nostro e della NATO, protagonista della politica internazionale.
Allora - e ho davvero finito - vorrei che su temi così rilevanti, così importanti, su cui, come si vede, la nostra posizione è di assoluta coerenza, ci fosse, da parte di tutti e tutte noi, non solo più coerenza, ma il coraggio di uno sguardo completo e netto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È un vero piacere intervenire in Aula su questa mozione, proposta dal gruppo di Azione, su un tema che a noi sta davvero molto a cuore: il tema delle libertà individuali, della democrazia, dell'ordine internazionale e della lotta alla repressione delle dittature.
Oggi, in quest'Aula, parliamo di un personaggio dei nostri tempi molto importante: Vladimir Kara-Murza. Vladimir Kara-Murza è un politico, un giornalista e un attivista che si è opposto al regime dittatoriale di Putin, criticando - banalmente criticando - l'aggressione su larga scala che la Federazione Russa ha compiuto ai danni dell'Ucraina. Bene, per il solo fatto di aver criticato ciò che faceva il Governo di Putin, nel febbraio 2022, Kara-Murza è stato condannato a 25 anni di carcere. Abbiamo audito in Commissione Esteri, ormai un anno fa, la moglie Evgenia che, tra le tante cose che ci ha raccontato, ha detto una frase che a me è rimasta particolarmente nel cuore: la paura è una scelta. Perché Kara-Murza è tornato in Russia, anche quando c'erano stati 2 tentativi di avvelenamento ai suoi danni e le condizioni di quel Paese non erano tali da garantirgli la possibilità di parlare liberamente? Perché ha scelto di non avere paura.
Ora, è chiaro che queste sono scelte personali. Non possiamo criticare chi ha paura, perché la paura è un'emozione umana e non tutti sono capaci di non avere paura o, meglio, di affrontare e attraversare le proprie paure. Ma chi è in grado di farlo merita, secondo me, tutto il sostegno, la visibilità e il supporto della comunità internazionale, in questo caso. La comunità internazionale è stata incredibilmente importante per il rilascio di Kara-Murza stesso, dopo ormai anni di pressante prigionia, nell'agosto scorso, quando è avvenuto il rilascio reciproco: la Russia ha richiesto - come alcuni colleghi dicevano in discussione generale - l'ingresso di spie e uccisori di vario tipo, mentre ha rilasciato liberi giornalisti che, nel frattempo, erano in prigionia per aver espresso dissenso nei confronti del regime.
La storia di Kara-Murza ci ricorda quanto sia importante difendere la possibilità di dissentire rispetto alle iniziative del proprio Governo: è una lezione quanto mai attuale, se pensiamo al fatto che il dissenso viene spesso additato come tentativo di parlare male del proprio Paese o di andare contro il proprio Governo per i motivi più vari e più leggeri, mentre in realtà esso è la possibilità di dire “no, non sono d'accordo, penso che tu stia sbagliando e che il mio Paese non debba aggredire un altro limitrofo”. Ebbene, questo non è scontato e chi ha il coraggio di farlo - e torno al tema della paura che avevo aperto poc'anzi - merita tutto il nostro supporto.
Questa mozione ha questo significato: se vogliamo è un significato morale, simbolico e, in questo senso, un significato politico, perché Kara-Murza è stato già rilasciato. Ci tengo a dire che questa mozione nasce, invece, durante i mesi di prigionia e, quindi, ai tempi, noi chiedevamo il rilascio e che il nostro Paese potesse avere un ruolo importante in questi termini. Ora chiediamo, invece, che noi si sostenga tutti la causa dei dissidenti russi. Infatti, non parliamo solo di Kara-Murza: ho il piacere di menzionare altre due persone. La prima è Alexandra Skochilenko, artista e musicista russa, che, nel 2022 - anche lei non era d'accordo sul fatto che la Russia potesse aggredire un Paese limitrofo -, aveva inventato e aveva pensato a questa iniziativa di pace: lei inseriva messaggi di pace al posto delle etichette dei prezzi nei supermercati di Pietroburgo. Quando ho letto questa notizia, rimasi davvero sorpresa per la creatività e anche per la dolcezza. Inserire messaggi di pace accanto ai prezzi dei generi alimentari in un supermercato è cosa che assolutamente non può essere tacciata di violenza, eppure lei è stata condannata a ben 7 anni di carcere nel 2023 e anche lei, per fortuna, però, rilasciata ad agosto.
Chi non è stato rilasciato e, anzi, ha perso la vita è, invece, un ballerino di fama mondiale: Vladimir Shklyarov, uomo di punta del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, anche lui, un'altra voce critica di Putin. Vladimir si era, infatti, espresso in maniera molto netta contro l'invasione dell'Ucraina e si era espresso contro l'invasione russa in questo modo. Lui scriveva: “Sono contro la guerra in Ucraina, sono per il popolo, per un cielo pacifico sopra le nostre teste. I politici dovrebbero essere in grado di negoziare senza sparare e uccidere civili, per questo hanno ricevuto una lingua e una testa”. Ebbene, Vladimir è accidentalmente caduto dal balcone.
Gli strani avvelenamenti, le strane cadute da vari balconi e terrazzi di cui periodicamente abbiamo notizia non sono una novità in Russia, è anche così che il dissenso viene zittito, perché nella pratica c'è una questione fondamentale, che è la seguente: i regimi uccidono, i regimi mettono in crisi l'ordine internazionale che, lungi dall'essere perfetto, è sicuramente perfettibile, e il Novecento ci insegna che gli strumenti della perfettibilità sono nelle mani della diplomazia e della politica, laddove queste li volessero usare.
Quindi, questa mozione serve per dimostrare che c'è attenzione da parte nostra che la stiamo proponendo, da parte di Azione, e speriamo che ci sia l'appoggio pieno di tutto il Parlamento, per dire che l'Italia è accanto alla dissidenza russa, perché la Russia non è Putin. Anche questo è un messaggio importante da mandare, io penso, oggi: esiste una Russia che, chiaramente, non è maggioritaria, ma esiste un'importante parte della popolazione russa che non si rivede nelle azioni di Putin ed è quella che quando, ad esempio, ci sono dei sondaggi nella Federazione Russa non risponde, perché anche questo è un dato. Evgenia, la moglie di Kara-Murza, ci parlava anche di questo aspetto molto interessante, ovvero la libertà di un popolo la si può cogliere anche da un indicatore secondario, se vogliamo, che è la propensione a rispondere a questionari che riguardano la vita propria, della propria famiglia e della comunità a cui si appartiene. Ebbene, la propensione a rispondere a questionari in Russia è particolarmente bassa e questo la dice lunga, io credo - ed Evgenia lo suggeriva -, sulla percezione di libertà che hanno i cittadini russi nel loro Paese.
Io penso che non ci sia modo migliore di concludere questo intervento che è volutamente breve, perché quello di cui parliamo non ha bisogno di troppi giri di parole. Bastano davvero tre parole: democrazia, libertà, giustizia. Credo che non ci sia modo migliore di chiudere che con le parole di Anna Politkovskaja, anche lei nota per le sue critiche al regime russo e per i sulla guerra in Cecenia, su cui larga parte della comunità internazionale, ai tempi, si girò dall'altra parte, e ora vediamo qual è il prezzo che si paga quando non si sanno valutare gli eventi storici che succedono davanti ai nostri occhi.
Indimenticabili le sue parole, ormai consacrate nel sangue, perché anche lei uccisa in circostanze misteriose, anche lei una voce del dissenso, che non ha potuto continuare a parlare: “Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano”. Non si può dire sempre ciò che si pensa: libertà non è un dono che viene dato, è una battaglia continua che dobbiamo combattere ogni giorno. Io spero che il Parlamento italiano sceglierà di non aver paura, esattamente come Kara-Murza ha scelto di non avere paura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deborah Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Domenica scorsa, a Berlino, quasi 2.000 persone, tra queste centinaia i russi in esilio, hanno partecipato a un corteo organizzato dall'opposizione russa guidata da Yulia Navalnaya, vedova dell'oppositore Alexei Navalny, che ha preso la guida del movimento politico fondato dal marito dopo la sua morte in carcere. Insieme a lei erano presenti altre due figure di riferimento dell'opposizione a Putin: l'ex consigliere comunale di Mosca Yashin e il giornalista, premio Pulitzer, Vladimir Kara-Murza. La marcia voleva unire tutti coloro che si oppongono alla guerra di aggressione in Ucraina e alle repressioni politiche in Russia. I tre oppositori chiedono che a Putin siano sottratti i poteri di Presidente, la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici e il ritiro delle forze russe dall'Ucraina. Per loro, i russi in esilio possono ancora dimostrare che esiste la possibilità di una Russia pacifica e libera. Si è trattato di un tentativo di unire l'opposizione russa in esilio contro la guerra, un'opposizione che finora non è riuscita a parlare con una sola voce né a presentare un chiaro piano di azione unitario e i cui sono stati recentemente definiti da Putin nientemeno che “persone mostruosamente distaccate dal loro Paese, di cui il loro Paese non ha bisogno”.
Sia Yashin che Kara-Murza sono stati liberati dal carcere dopo uno scambio di prigionieri con l'Occidente. La sera del 1° agosto scorso, ad Ankara, è avvenuto, infatti, il più grande scambio di prigionieri tra Est e Ovest dai tempi della Guerra fredda. Mosca ha rilasciato 16 persone, fra cui cittadini tedeschi e russi, prigionieri politici nel loro Paese, in cambio della consegna di criminali russi che stavano scontando pene nelle carceri europee e americane.
Kara-Murza, cittadino britannico e russo, politico, autore, storico, è stato imprigionato in Russia nell'aprile del 2022 e condannato per tradimento. La sua colpa? Aver denunciato la guerra in Ucraina. Kara-Murza ha vinto il premio Pulitzer come collaboratore dal carcere per il . Nel 2022, il Consiglio d'Europa gli ha assegnato il premio Havel. Kara-Murza è diventato, di fatto, una tra le personalità più note dell'opposizione in Russia, essendo stato anche vice presidente di “Russia aperta”, una delle più importanti associazioni per la democrazia.
Con l'invasione russa dell'Ucraina, quella che Mosca ha continuato per lunghi mesi a definire una missione speciale, una sorta di missione di de-nazificazione dell'Ucraina - così è stata definita -, il giro di vite verso l'opposizione interna si è ulteriormente acuito. Ricordiamo tutti le immagini degli arresti a Mosca, a San Pietroburgo, di chiunque si azzardasse solo a riunirsi, anche in silenzio, per protestare contro l'assurda aggressione armata ad una nazione ritenuta fino a poco prima sorella. Lo scorso 30 settembre, Kara-Murza, in un discorso pronunciato all'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa a Strasburgo, ha reso omaggio ai vincitori del passato, ancora tenuti prigionieri per il solo reato di aver espresso opinioni diverse da quelle dei loro Governi e ha invitato a continuare a lottare per il loro rilascio e per il rilascio di tutte le persone ingiustamente detenute in tutto il mondo.
Secondo alcune organizzazioni di diritti umani, sarebbero oltre 20.000 le persone detenute in tutta la Russia dal febbraio 2022 per aver protestato contro la guerra, un migliaio delle quali sono state incriminate, processate o imprigionate sulla base di questa accusa, e oltre 9.000 sono state oggetto di arresti o sanzioni amministrative. E già si parla di un nuovo possibile scambio di prigionieri fra Russia e Stati Uniti che dovrebbe avvenire a febbraio, qualche settimana dopo l'insediamento di Donald Trump, e sul quale sarebbero in corso trattative.
Kara-Murza considera il premio Havel del Consiglio d'Europa come un riconoscimento per tutti i suoi concittadini russi che hanno avuto il coraggio di opporsi a Putin e denunciare la sua sanguinosa aggressione dell'Ucraina, sapendo bene quale sarebbe stato il prezzo da pagare. Ha concluso il suo intervento, affermando che la migliore promessa di sicurezza, stabilità e democrazia a lungo termine nel nostro continente risiede in una Russia democratica. Kara-Murza e tutti gli oppositori al regime che Putin ha voluto instaurare in Russia non possiamo certamente considerarli soltanto degli effetti collaterali della storia o degli effetti collaterali, in questi ultimi anni, dell'aggressione russa ai danni dell'Ucraina; commetteremmo un errore molto grave per la tutela dei diritti umani, dello Stato di diritto e della democrazia, non soltanto in Russia, ma in tutto il mondo.
Proprio in questi giorni di aumento degli attacchi russi in Ucraina occorre ribadire il sostegno all'Ucraina come stabilito dal G7 e, nel contempo, occorre rilanciare ogni sforzo credibile volto a promuovere una nuova conferenza di pace, cui partecipino, oltre ai diretti interessati, l'Unione europea, gli Stati Uniti, la Cina, l'India e altri Paesi.
Lo ribadisco, il nostro sostegno all'Ucraina è stato costante fin dall'inizio dell'aggressione russa e continuerà ad esserlo. Una pace per essere tale deve, però, essere giusta ed equa e non deve poter fornire ulteriori alibi a Putin. La storia ce lo insegna: trovare dei nemici esterni è il miglior strumento in mano agli autocrati per riuscire a mantenere il proprio potere. Costringerli, invece, a tornare alla realtà, dover dare delle risposte alle esigenze, alle necessità del proprio popolo senza che ci sia la priorità assoluta di un conflitto, questo, è il vero preludio per un cambiamento.
Se è indubbio che forte preoccupazione suscitano le gravi minacce che incombono sui diritti civili, sulle libertà di associazione e di espressione in Russia e in Bielorussia, è altrettanto vero che, più in generale, stiamo assistendo a livello mondiale a un pericolosissimo arretramento della democrazia e dello Stato di diritto. Tre quarti della popolazione mondiale ha visto peggiorare la situazione della tutela dei diritti umani e civili nel proprio Paese nel corso di questi ultimi anni. È un dato che dobbiamo saper guardare per quello che è, in un momento di profondissima trasformazione di tutti gli assetti geopolitici, sociali ed economici che attraversano il mondo. Violazioni dei diritti umani e coercizioni delle libertà individuali sono all'ordine del giorno in un numero sempre crescente di luoghi, senza che qualcuno, in realtà, sia mai, poi, chiamato a rispondere di queste violazioni.
La pandemia da COVID, la guerra di aggressione russa all'Ucraina, i risvolti legati ai drammatici cambiamenti climatici in diffuse aree del nostro pianeta e la sfida posta dalla crescente disinformazione sono soltanto alcuni dei fenomeni che stanno incidendo sul declino della democrazia e dei processi democratici. La tutela dei diritti umani e civili e la difesa delle libertà individuali devono invece continuare a costituire il faro, non solo un obbligo, ma il faro, la luce, delle nostre democrazie. L'Unione europea, sul piano delle relazioni esterne con i Paesi terzi e le istituzioni internazionali, può e deve fare moltissimo, questa è la culla dei diritti umani, del rispetto dello Stato di diritto, del rispetto dei principi democratici. In un complesso scenario politico e geopolitico sempre più articolato, l'Italia, l'Unione europea e i suoi Stati membri devono puntare - e possono farlo - a svolgere un ruolo guida a livello mondiale nella promozione e nella tutela dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, conformemente a quei valori che stanno alla base del nostro saper ancora vivere assieme.
Occorre restare uniti, fare pressione sulla Russia e su tutti quei Governi, a cominciare dal Venezuela e dall'Iran, affinché venga rispettato il diritto internazionale, siano liberati tutti i prigionieri politici e si ponga fine alla persecuzione di chi ha il coraggio di denunciare l'oppressione, le violazioni, la mancanza di libertà di espressione e di manifestazione.
Il nostro Paese, l'Italia, come sempre ha fatto, continuerà nelle sedi e nelle forme opportune a fare pressione sui Governi, affinché siano rispettati questi diritti, continuerà a esprimere tangibilmente tutto il proprio sostegno e la propria solidarietà alle famiglie dei prigionieri politici che restano detenuti illegalmente nella Federazione Russa, come in ogni altro paese totalitario, e sosterranno quelle forze democratiche che condividono i nostri valori di libertà e di rispetto dell'integrità umana.
Per questo riteniamo il conferimento della cittadinanza italiana a questo coraggioso dissidente un passaggio di importante civiltà e gli riconosciamo un grande valore anche simbolico. Per questo, Forza Italia dichiara il voto favorevole su questa mozione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle su questa mozione. Noi, a tutte le latitudini e a tutte le longitudini, sosteniamo la lotta per la libertà di espressione, la lotta per la democrazia e la lotta per i diritti. Ovviamente, sosteniamo anche questa mozione. Mi consenta una dichiarazione molto breve, però, perché sento sempre in quest'Aula, quando si parla di queste cose, una lezione sui diritti e sulla democrazia a Paesi alterni - diciamo così -, sempre con un doppiopesismo che purtroppo tradisce in qualche modo un'ipocrisia di fondo. Infatti, oggi ho sentito citare, in queste dichiarazioni, tantissimi Paesi del planisfero, ma, proprio perché non ci si riesce, non ho sentito dire che, nella Striscia di Gaza, in Israele, 168 giornalisti palestinesi sono stati uccisi non imprigionati, ma uccisi. Un cecchino israeliano ha colpito Fadi Al-Wahidi al collo; c'è un appello della madre che, da mesi, chiede di farlo uscire dalla Striscia di Gaza, ma di questo palestinese si è completamente persa qualsiasi notizia, perché proprio non si riesce a condannare Israele.
Io so che qualcuno potrà citare questa orrenda parola, che è “benaltrismo”, uno di questi neologismi che vengono coniati e si usano a seconda delle convenienze. Tuttavia, questo non è benaltrismo, questo è sostenere con forza questa mozione, ma non voler sentire parlare con questa ipocrisia, non citare la Turchia , con cui organizzeremo gli Europei di calcio, mentre la Turchia tiene segregato un popolo, come quello curdo.
Io vorrei anche precisare una cosa, perché sento mescolare i piani. Capisco relativamente poco che cosa c'entri il sostegno a Vladimir Kara-Murza con il continuare la politica che stiamo facendo con la guerra in Ucraina da due anni, cioè sostenere, sostanzialmente, tra le righe, che, se una parte politica chiede un atteggiamento diverso nel conflitto russo-ucraino, allora è contro i dissidenti del regime putiniano e contro personaggi come Kara-Murza. Non è così! Abbiamo assolutamente tutta la legittimità di sostenere una mozione di questo tipo e rivendichiamo tutta la legittimità della nostra posizione sull'Ucraina, che, da due anni a questa parte, è terribile ed è controproducente. Oramai, sono rimaste poche persone che continuano a ripetere: noi dobbiamo continuare con questo sforzo bellico continuo.
Quindi, non confondiamo piani che da troppo tempo vengono confusi, perché chiedere una politica di questo tipo, in Ucraina, ci ha fatto accusare, spesso e volentieri, di essere filo-putiniani. Ebbene, noi non siamo filo-putiniani. Noi votiamo convintamente questa mozione, ma invitiamo tutti a riflettere su questa guerra per procura che da due anni stiamo facendo sulla pelle del popolo ucraino .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente Mule'. Sottosegretaria Castiello, gentili colleghi, questa mozione sollecita iniziative in favore del dissidente russo Vladimir Kara-Murza e, più in generale, vuole promuovere la causa della democrazia e della libertà di espressione in Russia.
Le relazioni tra Occidente e Federazione Russa certamente non sono più quelle di un tempo: il loro deterioramento è da ascriversi al comportamento tenuto da Mosca, tanto nei rapporti con i Paesi vicini, quanto sul piano del rispetto dei diritti umani. La Russia si è macchiata di un crimine gravissimo, aggredendo l'Ucraina. Abbiamo assistito impotenti a un'intensificazione della repressione del dissenso, che ha portato anche alla scomparsa di personalità di grande notorietà e levatura morale; mi riferisco in particolare ad Aleksei Navalny.
Vladimir Kara-Murza, giornalista e attivista, è stato condannato nell'aprile del 2023 a causa del proprio impegno sociale e politico. In seguito alla sentenza che ne aveva disposto l'incarcerazione, sia l'Unione europea che l'Italia avevano provveduto a censurare le decisioni della magistratura russa, chiedendo la revoca della condanna e la liberazione di Kara-Murza. Sono state imposte altresì sanzioni a carico di nove persone, ritenute responsabili di aver provocato non soltanto la condanna dell'attivista, ma anche i maltrattamenti a cui Kara-Murza è stato sottoposto durante la detenzione. Così facendo, siamo riusciti a evitare una nuova tragedia. Kara-Murza è stato liberato e, avendo la doppia cittadinanza, sia russa, sia britannica, ha lasciato il proprio Paese per recarsi negli Stati Uniti.
Presidente Mule', bisogna continuare a mantenere alta la guardia e a richiamare le autorità russe al rispetto dei diritti umani, perché sono ancora tanti i detenuti politici.
Sottosegretario Castiello, questa mozione ha il merito di attirare la nostra attenzione su questa necessità, con l'auspicio che anche in Russia i diritti umani possano trovare adeguata tutela. Ne beneficerebbero non soltanto i dissidenti russi, ma tutti noi, perché vorrebbe dire che l'ordinamento russo ha finalmente cambiato natura.
Pertanto, il gruppo Lega-Salvini Premier esprime il proprio apprezzamento per questa iniziativa. Sì alla difesa dei diritti umani in Russia e sì alla protezione dei perseguitati.
Il gruppo Lega-Salvini Premier dichiara, quindi, il voto favorevole sulla mozione, come riformulata dal Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa mozione nasce per iniziativa dell'onorevole Richetti, che ringrazio, durante la carcerazione del dissidente russo Vladimir Kara-Murza. Vladimir Kara-Murza è un esempio luminoso dell'amore per il proprio Paese e del coraggio della nuova generazione di dissidenti russi, ed è - credo - giusto che in quest'Aula risuonino i loro nomi: Vladimir Kara-Murza, Ilya Yashin, Aleksei Navalny, Anna Politkovskaja, Boris Nemcov, Oleg Orlov. Alcuni sono vivi e liberi, altri sono morti, altri ancora sono ancora in carcere.
Vladimir Kara-Murza è un giornalista, un politico, un attivista. Ha iniziato a fare politica con Boris Nemcov. Ha subìto due tentativi di avvelenamento, nel 2015 e nel 2018, a seguito dei quali è sopravvissuto, ma ha sviluppato una grave neuropatia che gli rende più difficile camminare. Nel 2023, è stato condannato a 25 anni di carcere per le sue posizioni contro l'invasione dell'Ucraina ed è stato trasferito in Siberia. Ma il regime di Putin non gli ha mai perdonato soprattutto di aver collaborato con Sergei Magnitsky, l'avvocato che ha reso nota in Occidente una lista di oligarchi colpevoli di corruzione e di violazioni dei diritti umani, con cui ha fatto approvare negli Stati Uniti e poi in Europa la legislazione che permette di sanzionare chi viola i diritti umani, le persone individuali responsabili di gravi crimini contro i diritti umani. Sergei Magnitsky per questo lavoro ha perso la vita e Vladimir Kara-Murza è stato incarcerato.
Kara-Murza, per fortuna, nel corso di questi mesi è stato scambiato, il 2 agosto 2024, insieme ad altri dissidenti. Artisti scambiati contro spie, giornalisti liberati e il regime si è fatto restituire trafficanti di armi. Attivisti non violenti lasciati liberi di raggiungere i propri cari in Occidente contro assassini. È questa la differenza del valore che danno i regimi e le democrazie, è questa la faccia luminosa della dissidenza contro il volto oscuro del regime di Vladimir Putin. Kara-Murza è solo uno dei tantissimi dissidenti russi che meritano il nostro supporto. Per questo la mozione chiede, a partire dal suo caso, di sviluppare un dialogo con l'opposizione democratica russa e la diaspora, e di sostenere il percorso dell'esilio in Italia. Molti dei dissidenti russi restano ancora in Russia, a rischio di persecuzione.
Tanti li abbiamo auditi in Commissione, grazie anche al lavoro della Presidente Boldrini. Queste sono persone che si sono sottratte agli obblighi di leva, sono persone legate a organizzazioni che sono state, nel corso degli anni, etichettate come agenti stranieri o estremiste, sono persone che rischiano procedimenti penali per la presunta diffusione di informazioni false sulle Forze armate, per avere violato la legge sulla cosiddetta propaganda gay, quindi magari semplicemente per avere amato la persona di cui si sono innamorati, o per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra.
C'è addirittura il paradosso di persone che sono in carcere o sono state in carcere per avere fatto delle manifestazioni da sole, con un cartello bianco in mano, perché non potevano scrivere “guerra”, una parola che oggi, in Russia, è proibita, la guerra di aggressione contro l'Ucraina si chiama “operazione speciale”. Molti di loro sono morti: penso, tra tutti, ad Aleksei Navalny, ucciso in carcere dalla repressione crudele e al tempo stesso spaventata di Vladimir Putin. Per capire chi è Vladimir Kara-Murza, vorrei pronunciare in quest'Aula le parole che lui stesso ha utilizzato il giorno della sua condanna, nel 2023, e che sono, secondo me, una testimonianza limpida, dura e precisissima di cosa sono i regimi, di che cos'è il regime russo.
Kara-Murza, il giorno della sua condanna, ha detto: “Questo, al momento, è il prezzo che si paga in Russia per non volere stare zitti, ma so anche che verrà il giorno in cui le tenebre sul nostro Paese si disperderanno, in cui il nero sarà chiamato nero e il bianco sarà chiamato bianco, in cui si riconoscerà ufficialmente che 2 più 2 fa comunque 4, in cui la guerra sarà chiamata guerra e l'usurpatore sarà chiamato usurpatore, e saranno detti criminali quelli che l'hanno fomentata e scatenata, e non quelli che hanno cercato di fermarla”.
In Russia c'è chi è pronto a dire che il bianco è bianco e ad andare anche in esilio o in carcere, rischiando la vita, per farlo. Ed è un bene che il Governo, con questa mozione, abbia accettato alcune proposte delle opposizioni per rendere più incisiva l'iniziativa italiana, che finora non è stata tra le prime a sostegno dei dissidenti russi. È un bene sostenere queste persone, perché sono loro il futuro della Russia libera e democratica. Sappiamo bene che la migliore promessa di sicurezza e stabilità a lungo termine del nostro continente risiede in una Russia democratica.
L'Europa non sarà sicura finché in Russia ci sarà un regime, ma sappiamo che la possibilità che queste persone, che lottano a caro prezzo per la libertà e la democrazia nel proprio Paese, possano costruire effettivamente un futuro libero per il proprio Paese dipende molto da come evolverà l'aggressione russa contro l'Ucraina. Di fronte al loro coraggio, quindi, oggi non posso che porre una questione più politica, al di là del necessario sostegno e della necessaria solidarietà alla loro lotta.
Mi chiedo, quindi, se noi, Occidente democratico, siamo in grado di capire che 2 più 2 fa 4; se siamo in grado, cioè, di guardare in faccia la realtà, mettendo da parte convenienze, viltà e calcoli elettorali, e se siamo in grado di farlo dopo che una telefonata a Vladimir Putin è seguita dal peggiore bombardamento sull'Ucraina dall'agosto del 2023. Vorrei capire se siamo in grado di leggere la natura del regime di Putin come risposta a quella telefonata e se siamo pronti a capire che ci stiamo illudendo su quanto il regime di Putin sia pronto e disponibile a negoziare.
Lo dico anche rispondendo al collega Ricciardi, credo che la vicenda di Kara-Murza sia profondamente legata alla vicenda del nostro sostegno all'Ucraina. Questi dissidenti sono dissidenti perché combattono il regime che, in questo momento, aggredisce l'Ucraina. Loro non potranno mai essere liberi, non potranno mai essere sicuri finché quel regime persisterà, e, allo stesso modo, non ci sarà sicurezza sul continente europeo finché quel regime persisterà. Quindi, non basta semplicemente esprimere solidarietà e votare a favore di una mozione, come farà anche il gruppo del MoVimento 5 Stelle. Bisogna guardare in faccia la realtà, bisogna avere risolutezza e chiarezza strategica, che sono le cose che servono per fermare chi ha fomentato e scatenato la guerra.
Lo dico anche dopo la decisione, giusta, dell'amministrazione americana di concedere la possibilità di utilizzare le armi di lungo raggio per colpire esclusivamente obiettivi militari russi in territorio russo. Questa decisione è una decisione che arriva tardivamente, che, se fosse arrivata prima, in modo meno rallentato, meno confuso, avrebbe permesso di risparmiare molte vite. Chiedo a tutti noi, onorando, sostenendo, essendo a fianco di quegli uomini e quelle donne coraggiose, che combattono per un futuro diverso del proprio Paese, se noi siamo in grado di guardare la verità in faccia, di raccontarla ai nostri cittadini e di fare tutto quello che è necessario perché l'aggressione russa, che è un'aggressione alla libertà dell'Europa, alle regole di convivenza, abbia un termine e perché si possa finalmente ristabilire una relazione feconda e fruttifera europea con una Russia libera e democratica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pisano per una precisazione sulla dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente, per un problema, un refuso: il voto del gruppo Noi Moderati è favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, l'occasione che oggi ci riunisce in quest'Aula non è semplicemente un esercizio di voto su una mozione parlamentare. Infatti, oggi, grazie a questa mozione, abbiamo un'opportunità per ribadire i valori che fondano la nostra Repubblica e che, a buon diritto, devono continuare a illuminare il nostro operato a livello istituzionale. La libertà e la dignità della persona e il diritto all'esercizio di questi valori non sono beni negoziabili, non sono prerogative di pochi privilegiati, ma principi universali che ci impegnano a un'azione coerente e coraggiosa, dentro e fuori dai confini nazionali.
Viviamo un tempo in cui l'autoritarismo, in diverse parti del mondo, avanza con modalità sempre più insidiose e sempre più brutali, avanza in modo incontrastato, talvolta silente, senza che neppure ormai qualcuno se ne accorga. Dall'Iran al Venezuela, dalla Siria alla Corea del Nord, sono sempre di più le zone del mondo dove la libertà non è più un valore riconosciuto. Non è il primo caso, ormai, in cui alcune leggi, trincerandosi spesso dietro la richiesta di una maggiore sicurezza a livello nazionale, riescono poi a costituire lo strumento di un sistematico annientamento del pluralismo politico.
democratici incarcerati, giornalisti costretti al silenzio, cittadini privati del diritto di manifestare in alcuni posti, spesso simbolo di libertà, diventano poi l'ombra di ciò che erano, rappresentando un ammonimento per la comunità internazionale. Non possiamo negare che, laddove si consente che i diritti vengano sacrificati in nome del potere, le libertà di tutti sono a rischio. Ed in questo contesto globale la Russia rappresenta uno degli esempi più drammatici di repressione e negazione delle libertà fondamentali.
La guerra contro l'Ucraina, l'aggressione contro l'Ucraina, che l'Italia e i suoi alleati hanno fermamente condannato, non è solo un atto di aggressione militare contro uno Stato sovrano, ma anche il pretesto per una stretta autoritaria senza precedenti all'interno della Federazione Russa. Le voci dissidenti sono ridotte al silenzio, i indipendenti oscurati e chiunque osi opporsi al regime imposto viene sistematicamente perseguitato, incarcerato e, in taluni esempi, anche eliminato. La repressione non colpisce solo gli oppositori politici, ma interi settori della società civile, da giornalisti a difensori dei diritti umani, tutti accusati di tradimento per avere esercitato il diritto alla libertà di espressione.
È in questo quadro che si colloca il caso di Vladimir Kara-Murza, una figura che incarna la resistenza morale e politica contro la tirannia. Giornalista di straordinaria levatura, attivista infaticabile e oppositore di lungo corso, Kara-Murza ha dedicato la sua vita a denunciare le violazioni dei diritti umani in Russia e a combattere per un futuro democratico nel suo Paese.
La sua condanna, basata su accuse palesemente fasulle e infondate, è l'ennesima dimostrazione della brutalità del regime russo, ma ciò che colpisce, oltre alla totale arbitrarietà del procedimento giudiziario, è il trattamento inumano a cui è stato sottoposto durante la detenzione. Privato delle cure mediche essenziali, nonostante condizioni di salute molto gravi, vittima di due tentativi di avvelenamento su cui le autorità non hanno mai voluto indagare, Kara-Murza ha subito una violenza che non è solo fisica, ma è anche simbolica, un tentativo di piegare la sua resistenza morale. Bene ha fatto, quindi, oggi l'Aula a parlare di queste atrocità, per iniziativa dell'onorevole Richetti. Bene ha fatto l'Italia, con il Governo Meloni, in prima fila, a rilasciare dichiarazioni di condanna, chiedendo la liberazione dello stesso Kara-Murza. Bene ha fatto il nostro Paese a chiedere di imporre sanzioni per i maltrattamenti disumani e degradanti a cui è stato sottoposto l'oppositore russo. E bene fa ancora e dovrà fare la nostra ambasciata a Mosca a vigilare ancora con attenzione su quanto accade in un Paese che utilizza in modo sistematico la violenza nei confronti di chiunque.
Non possiamo però fermarci alla sola vicenda personale: Kara-Murza è il volto noto di una tragedia più ampia, che coinvolge decine o forse centinaia di attivisti, dissidenti e giornalisti che languono nelle carceri russe. Parliamo di uomini e donne il cui unico crimine è stato quello di opporsi alla guerra, denunciare la corruzione o chiedere libertà. Allora, tra questi, non possiamo dimenticare figure come Alexei Navalny, il dell'opposizione, il cui caso è emblematico di una repressione che non conosce limiti. Sono storie che ci impongono di agire, di non limitare la nostra solidarietà a dichiarazioni di principio ma di tradurla in atti concreti . L'Italia e il suo Governo hanno una responsabilità particolare, questo significa sostenere con determinazione tutte le iniziative internazionali, che mirano a esercitare pressioni sul regime di Mosca, affinché cessi le sue sistematiche violazioni dei diritti umani. Come membri dell'Unione europea e del G7 dobbiamo continuare a mantenere alta l'attenzione su questi casi e lavorare per costruire un fronte comune, che non lasci spazio all'indifferenza.
PRESIDENTE. Perdoni, onorevole Calovini. Colleghi, per favore, facciamo silenzio. Per favore, colleghi, permettiamo al collega Calovini di poter concludere nel silenzio che merita l'intervento. Prego.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. Eppure, c'è anche un'altra lezione da trarre, la storia di Kara-Murza ci ricorda che i diritti umani non sono concetti astratti, ma realtà vissute nelle vite delle persone. Ogni dissidente imprigionato, ogni oppositore ridotto al silenzio, ogni cittadino privato della propria dignità è un monito per tutti noi. È un monito che il nostro Paese può affrontare e può essere un faro per quei principi che ci rendono una nazione libera e giusta. È per questi motivi, Presidente, colleghi, che dichiaro il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia alla mozione riformulata dal Governo, perché crediamo che la libertà, la democrazia e la dignità umana siano valori che non possono essere sacrificati. Sostenere Kara-Murza e tutti coloro che, come lui, si oppongono all'oppressione non è soltanto un dovere morale, ma un atto politico che definisce chi siamo e perché cosa vogliamo essere ricordati !
PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto. Passiamo ai voti.
Avverto che i presentatori della mozione Richetti, Quartapelle Procopio, Della Vedova ed altri n. 1-00250 hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo - ivi compresa l'espunzione dei capoversi 7° e 8° della premessa - e, pertanto, il parere deve intendersi favorevole alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti, Quartapelle Procopio, Della Vedova ed altri n. 1-00250 , come riformulata, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Francesco Silvestri ed altri n. 1-00309 Zaratti ed altri n. 1-00339, Sarracino ed altri n. 1-00340, Richetti ed altri n. 1-00350 e Boschi ed altri n. 1-00353 in materia di attuazione dell'autonomia differenziata, con particolare riguardo alla prioritaria definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, anche al fine di ridurre il divario tra le diverse aree del Paese .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 7 ottobre 2024 e nel corso della quale è intervenuto il rappresentante del Governo, sono state presentate le mozioni Richetti ed altri n. 1-00350 e Boschi ed altri n. 1-00353, che sono state già iscritte all'ordine del giorno.
Avverto inoltre che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Boschi ed altri n. 1-00353 .
Avverto, infine, che è stata testé presentata la mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella, Faraone, Magi, Richetti ed altri n. 1-00367 , il cui testo è in distribuzione, e contestualmente le altre mozioni sono state ritirate dai presentatori.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione presentata.
ROBERTO CALDEROLI,. Presidente, mi scuso, ma sono a richiederle una breve sospensione, perché il testo mi è stato consegnato qualche minuto fa.
PRESIDENTE. Essendo stata, appunto, testé presentata la mozione. Signor Ministro, di quanto tempo ha bisogno? Cinque minuti, dieci…
ROBERTO CALDEROLI,. Un quarto d'ora. Dipende dalla lunghezza.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulla mozione presentata.
ROBERTO CALDEROLI,. Grazie, Presidente. Il primo impegno della mozione unitaria chiede di non procedere alla stipula di nuove intese…
PRESIDENTE. Chiedo scusa: è la mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella, Faraone, Magi, Richetti ed altri n. 1-00367?
ROBERTO CALDEROLI,. Mi è stata consegnata, ma è rimasta di là. Se è quella che mi ha consegnato la funzionaria, allora sì. È quella con i tre impegni, l'unica rimasta.
PRESIDENTE. Allora, cominciamo dalle premesse, per favore, della mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella, Faraone, Magi, Richetti ed altri n. 1-00367, che è quella che ha in mano. Qual è il parere sulle premesse?
ROBERTO CALDEROLI,. Parere contrario.
PRESIDENTE. Qual è il parere sugli impegni?
ROBERTO CALDEROLI,. Il primo impegno della mozione unitaria chiede di non procedere alla stipula di nuove intese e di sospendere i negoziati avviati con le regioni che hanno chiesto forme e condizioni particolari di autonomia. Sul punto, il Governo non può che esprimere parere contrario. Ricordo, infatti, ai presentatori che le richieste pervenute dalle regioni riguardano esclusivamente le materie non LEP. Pur in attesa di conoscere la sentenza della Corte costituzionale, non posso non rilevare come quanto emerga dal comunicato abbia un impatto limitato sulle materie non LEP e sia perfettamente coerente con il negoziato avviato, che allo stato riguarda soltanto una specifica materia non LEP. Le richieste delle regioni e, conseguentemente, l'oggetto del negoziato si riferiscono, infatti, a specifiche funzioni piuttosto che a intere materie o ambiti di materia. Peraltro, in linea con l'interpretazione che emerge dal comunicato, le richieste regionali in materie non LEP aventi un'attinenza a funzioni riconducibile a materie LEP, non costituiscono oggetto del confronto e già dall'avvio del negoziato sono state escluse per essere affrontate soltanto dopo la determinazione dei relativi LEP. Nel corso del negoziato, inoltre, anticipo che sarà riservata particolare attenzione al profilo della sussidiarietà ai fini della valutazione dell'idoneità della distribuzione delle competenze conseguente all'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia. Rassicuro, comunque, i presentatori sul fatto che è mia intenzione non procedere a nuovi tavoli negoziali sino al deposito della sentenza.
Analogamente, non posso che esprimere parere contrario sul secondo impegno relativo alla sospensione dell'attività del CLEP. Ricordo che si tratta, infatti, di un organo tecnico-scientifico con funzioni meramente istruttorie ai fini del percorso di determinazione dei LEP. A prescindere dalle modalità di determinazione dei LEP, che naturalmente dovranno essere valutate alla luce della sentenza della Corte costituzionale, il lavoro che il CLEP ha finora svolto e che è chiamato a svolgere fino al 31 dicembre, sulla base della normativa vigente e degli atti istitutivi, non potrà che rivelarsi prezioso in tale percorso. La Corte ha più volte sollecitato al legislatore la determinazione dei LEP e, sulla base di quanto emerge dal comunicato, non chiede adesso di arrestare il processo di determinazione dei LEP, ma di meglio definire i contorni della delega.
Con riferimento all'ultimo impegno, infine, esprimo parere favorevole condizionatamente alla sua riformulazione, nel senso di sopprimere le parole: “e scongiurare derive illiberali fondate unicamente sui rapporti di forza”, cosa che non si è mai verificata .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Vede, Ministro Calderoli, l'ho ascoltata con attenzione, ma io le darei un consiglio: fermatevi, fermiamoci. Questo lavoro che lei ha cercato di fare, anche oggi pomeriggio, di taglia e cuci al contrario, non va bene, non fa nemmeno onore al principio che volevate inverare con questa legge dell'autonomia. Se il tema è quello dell'autonomia, non è che adesso proseguiamo nelle more, mentre aspettiamo il pronunciamento effettivo della Corte costituzionale e ci limitiamo al comunicato: non è così e ciò non fa nemmeno onore a lei e al disegno di riforma complessivo che la Corte costituzionale, nel comunicato, ha sostanzialmente bocciato. Infatti, ha stabilito che parti importanti non fungibili della riforma dell'autonomia, come noi avevamo ben spiegato prima del voto, non rispettano la Costituzione.
Vede, più volte lei ha detto che c'è la riforma del Titolo V, e che, quindi, semplicemente, la stiamo attuando. Premesso che, ai tempi, ero contrario alla riforma del Titolo V - era meglio la sua , per capirci, quella del 2005, che aveva un disegno più razionale -, era evidente, fin dall'inizio, che, dal mio punto di vista, vi muovevate politicamente con uno schema vecchio, ispirato agli anni ‘80, che non può più dare nulla per i prossimi 30-40 anni a questo Paese, che saranno gli anni dell'intelligenza artificiale e di una rivisitazione, anche tecnologica, della modalità di fornire e di fruire dei servizi pubblici a livello locale o a livello nazionale. Ma, dal punto di vista tecnico-giuridico, era evidente che facevate alcune forzature: prendevate un testo - che per me già era sbagliato - e lo forzavate, così come vi ha detto la Corte costituzionale sui LEP, sui quali non ha senso proseguire con il lavoro. Lei dice: ma tanto è un lavoro istruttorio, poi lo buttiamo via. Meglio fermarlo subito.
La Corte costituzionale ha detto quello che noi dell'opposizione avevamo cercato di dirvi con chiarezza, ossia che quella formulazione sui LEP umiliava la funzione parlamentare, e il richiamo è stato esattamente quello che avevamo previsto ci sarebbe stato da parte della Corte costituzionale.
Vede, lei oggi, per fortuna, non ha usato questa chiave che usano alcuni suoi colleghi di Governo, ma noi siamo stati eletti per questo, facciamo quello che abbiamo promesso in campagna elettorale. Non va bene! Quella non è la democrazia, è un'altra cosa! Da qui, le derive illiberali della formulazione.
Siete stati eletti per operare secondo la Costituzione, nel rispetto dei principi basilari dello Stato di diritto. Vi avevamo avvisato (come su tante altre cose: l'Albania eccetera), che non potete fare quello che volete, e, anche sull'autonomia, non potevate fare quello che pensavate di voler fare, indipendentemente e prescindendo dalla Costituzione.
Per questo, +Europa voterà a favore di questa mozione, ma, a prescindere dalle polemiche, la invito a chiudere questa pagina. Riapriamo una discussione anche sul regionalismo, sul federalismo, in chiave europea e tecnologica - quello che si può fare -, ma la bandierina ideologica agitata in campagna elettorale si è rivelata, come vi avevamo detto, piena di buchi, non regge al vento. Quindi, approfittate - approfittiamo - della Corte costituzionale per stoppare e ridiscutere.
Pensare - come lei oggi ha detto, preannunciando il voto negativo sui primi due impegni - che, invece, si possa andare avanti, comporterebbe ulteriori forzature inutili con le regioni che hanno già avanzato richieste, mentre a quelle che le volevano avanzare gli si dice di “no”.
Almeno fermate i motori! Aspettiamo il documento, la sentenza della Corte costituzionale. Ci saranno altri elementi per giudicare quello che si può fare e quello che non si può fare. Evitiamoci, invece, di andare avanti, facendo ulteriori inutili strappi, visto che ormai siamo nella sessione di bilancio. L'anno prossimo poi ridiscuteremo di tutto, nell'interesse non solo del Parlamento, ma anche nell'interesse complessivo della politica legislativa.
Siete andati incontro a una stroncatura che era prevista, evitiamo di proseguire e alzare lo scontro, sarebbe totalmente inutile. Fermatevi, grazie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io, signor Ministro, la ammiro. Sinceramente, ammiro la sua compostezza e la sua serenità di fronte a una di ceffoni che ha ricevuto dalla Corte costituzionale, cioè 7 ceffoni in pieno volto, che hanno stravolto radicalmente la sua riforma, e lei ha reagito con una vena, un - mi suggeriscono - che veramente è ammirevole, e anche il parere che ha dato alla mozione che abbiamo presentato è surreale. Lei sembra che viva su Marte, più che in questo Parlamento, perché abbiamo semplicemente chiesto di interrompere un iter di approvazione di una riforma che, di fatto, è stata bocciata radicalmente, e lei, invece, si è messo lì a lavorare di cesello per vedere che parola poteva togliere o che parola poteva modificare.
Ministro, qua non va bene nulla di quello che lei ha presentato. È stato bocciato su tutto, e l'idea che, invece, lei faccia finta di nulla ricorda un po' quei personaggi che inciampano, cadono per terra, sperano che nessuno li abbia visti cadere, si rialzano e si danno una ripulita, ma il tonfo lo abbiamo sentito tutti, e tutti l'abbiamo vista cadere, signor Ministro, e anche la solitudine con cui lei è costretto a difendere questa riforma. Non siete stati in grado neanche di presentare una mozione di maggioranza per contrastare una mozione delle opposizioni, e il fatto che non potete scrivere una mozione insieme è perché non la pensate allo stesso modo rispetto a quello che va scritto in quel testo, perché, signor Ministro, una delle sue dichiarazioni è stata quella di dire: è stata confermata la bontà dell'autonomia delle regioni, la Corte costituzionale ci ha dato ragione. Benvenuto in questo mondo, Ministro, perché nessuno ha mai messo in discussione l'autonomia delle regioni, è prevista dalla Costituzione.
Per cui la Corte costituzionale, essendo scritta nell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, non poteva bocciare l'autonomia delle regioni. Tutti noi siamo a favore dell'autonomia delle regioni, ma lei, signor Ministro, non ha messo in campo un progetto di autonomia delle regioni che fosse un progetto in cui la sussidiarietà e la collaborazione tra le regioni che fanno parte dello stesso Stato fossero centrali. Lei ha messo in campo un progetto di autonomia che è competitivo, una guerra per bande sarebbe diventata questa legge se fosse passato il modello che lei ha messo in campo, con regioni che dovevano sperare che il Governo nazionale potesse avviarle su progetti di autonomia su singole materie, per cui, nella competizione fra regioni, alcune avrebbero avuto la meglio e altre, invece, avrebbero avuto la peggio, ossia quelle che sarebbero partite più indietro, proprio perché oggi questo non è un Paese eguale nell'opportunità data a tutti i suoi cittadini.
Poi credo che lei, signor Ministro, si trovi solo anche perché è un po' contraddittoria questa storia che il partito nazionalista per eccellenza, come Fratelli d'Italia, dovrebbe sostenere tale riforma, cosa che ha fatto fino a oggi; poi, naturalmente, lo abbiamo visto imbarazzato, dopo che la Corte costituzionale si è pronunciata. Ma ancora più comica è stata Forza Italia, che non era soltanto imbarazzata, ma ha addirittura ringraziato la Corte. Dopo che hanno votato con voi il provvedimento, hanno fatto dichiarazioni in cui ringraziavano la Corte per avere corretto il provvedimento che voi avete votato.
Per cui, signor Ministro, a me sembra una barzelletta questa vostra comparsata in questo Parlamento, perché da un lato c'è lei, che difende come un giapponese una cosa che ormai è indifendibile, ed è stato scritto da tutti e in tutti i luoghi; dall'altro lato, ci sono i nazionalisti che dicono che va bene questa frammentazione del Paese; infine, c'è Forza Italia, che, come al solito, fa più parti in commedia, vota la riforma e poi dichiara che la stessa non va bene e fa questo grande ringraziamento alla Corte costituzionale.
Credo, signor Ministro, che tutti i rilievi della Corte costituzionale noi li avevamo già detti in questo Parlamento, li avevano detti i parlamentari che erano intervenuti e tutti quelli che si sono dimessi da questo fantomatico comitato che sta andando avanti sulle questioni che riguardano i LEP. Infatti ciò che è scritto nel comunicato della Corte costituzionale - vedremo poi il testo definitivo - sostanzialmente era quello che noi avevamo detto, 7 rilievi fondamentali, e, quindi, che le regioni non possono chiedere il trasferimento di intere materie, ma solo di specifiche funzioni. Le sembra poco questo rilievo fatto dalla Corte costituzionale? A me no, mi sembra abbastanza essenziale.
Commercio estero, istruzione, energia e transizione ambientale sono temi che vedono un confronto in ambito planetario. Noi ne stiamo parlando, se ne parla in Brasile, si cerca di capire come tutta l'Europa insieme possa arginare un fenomeno che rischia di travolgere le popolazioni, e lei, invece, pensava che il Molise da solo potesse inserirsi in questo dibattito e capire come, eventualmente, immaginare una transizione energetica regionale, così come l'Abruzzo e la Sicilia. Un'idea strampalata di trattazione di materie che, secondo noi, hanno una portata globale, e lei voleva spezzettarle su 20 regioni. Non vi è servito neanche vedere come si è gestita male tutta la fase del COVID con quello spezzettamento regionale sulla sanità: si va dritti verso il burrone senza frenare minimamente, perché questa è la vostra idea.
Riguardo poi ai diritti sociali e civili previsti dai LEP volevate esautorare il Parlamento. Noi, eletti dal popolo, radicati in questa terra e in questo Paese, non avevamo il diritto di poter dire la nostra sui livelli essenziali delle prestazioni, perché vi dovevate vedere voi, esponenti del Governo, in una stanza chiusa e stabilire e comunicarci quali fossero i livelli essenziali delle prestazioni. Benedetta Corte, che ha impedito questo profilo antidemocratico che voi volevate mettere in campo! Quindi un'altra sportellata, signor Ministro, su un tema fondamentale.
Così come, signor Ministro, lei continua a dire che dei LEP si è discusso e c'è scritto tutto in legge di bilancio. Ma dove? Io l'ho letta la legge di bilancio e l'andremo a votare, signor Ministro. Non mi sembra che ci sia scritto quante scuole e quanti ragazzi avranno diritto al tempo pieno nei territori, nelle scuole e nei luoghi dove il tempo pieno non c'è, dove non sono aperte le scuole nel pomeriggio e, quindi, i bambini stanno per strada, magari a delinquere. La vera sicurezza si costruisce attraverso gli assistenti sociali e attraverso i professori che fanno azioni compiute positive su questi bambini, non alimentando il codice penale .
Invece lei, signor Ministro, sulla questione che riguarda i LEP dice che in legge di bilancio ci sono delle misure, così come sul tema delle risorse. Dove sono le risorse sui livelli essenziali delle prestazioni? A meno che lei non pensi che i livelli essenziali delle prestazioni debbano essere un libro dei sogni, in cui scrivete su un pezzo di carta che tutto va equiparato, e poi, però, senza risorse non si capisce in che modo tutto questo debba verificarsi.
L'unica funzione positiva, signor Ministro, che hanno avuto i parlamentari del suo partito del Sud - rimango allibito di come i parlamentari del Sud della Lega Nord possano avallare un progetto come quello che lei ha portato avanti - è che sono stati una sorta di foglia di fico rispetto al suo convincimento, che è coerente: da quando è nata la Lega Nord ad oggi, lei la pensa sempre allo stesso modo, e quello che diceva prima lo ha scritto oggi; loro stanno semplicemente evitando che dica che quelli del Sud sono degli straccioni e che cercano risorse per campare di elemosina da quelli del Nord.
Questo soltanto è stato inibito dalla presenza di parlamentari del Sud all'interno della Lega Nord, ma nella sostanza però lei è furbo, perché sta portando avanti, con la copertura di suoi colleghi parlamentari del Sud, il progetto che ha sempre avuto in testa di frammentazione nel nostro Paese.
Io credo che tutto questo le debba essere impedito e che vada impedito a questo Governo il massacro del Sud che non è solo perpetrato con l'autonomia differenziata, ma anche con l'8 per cento in meno che viene garantito ai lavoratori quando tagliate le risorse e la decontribuzione - chiudo, signor Presidente -, con il PNRR che non rispetta più il 40 per cento e con i Fondi di sviluppo e coesione, tolti all'80 per cento, e con un gioco di prestigio, dati al Nord. State andando avanti così, ma state facendo andare a sbattere il nostro Paese. Per cui, signor Presidente, io credo che il Ministro debba svegliarsi dal suo lungo sonno, che lo ha portato a sognare che questo Paese potesse essere diviso e, invece, dovrebbe dare parere favorevole alle nostre mozioni o, magari, presentarne una di maggioranza, per esprimere una vostra idea !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.
FILIBERTO ZARATTI(AVS). Signor Presidente, signor Ministro. Cosa doveva dire di più la Corte per farle capire che forse avete sbagliato? Guardi, c'è un animale interessante, lo struzzo, che quando ha paura mette la testa sotto terra, convinto che mettendo la testa sotto terra non correrà alcun pericolo, ma non è così! È esattamente quello che lei sta facendo in quest'Aula, mettere la testa sotto terra facendo finta che non stia accadendo nulla che la pronuncia della Corte costituzionale non ci sia stata e arriva, quindi, a una negazione della realtà.
Guardi, mi dispiace, signor Ministro, perché lei è una persona autorevole e le devo dare atto del fatto che, durante la discussione sull'autonomia differenziata, è stato lì presente in Commissione e anche in Aula, uno dei pochi Ministri che esercita questa funzione. Tuttavia, altrettanto sinceramente mi deve consentire di dirle che, in questa lunga discussione che c'è stata alla sua presenza, non ha avuto mai l'occasione e la volontà di interloquire con l'opposizione, di interloquire con il Parlamento. I deputati del Parlamento, i deputati dell'opposizione più e più volte le hanno indicato i limiti di questa legge, più e più volte le hanno indicato quali erano i problemi profondi su questioni fondamentali che riguardavano l'unità del Paese, la questione dei LEP e i poteri del Parlamento: devo dire che, in qualche modo, noi l'avevamo detto.
Signor Ministro, ma lei, esponente di un partito di maggioranza, può stare in una discussione come questa quando c'è la sonora bocciatura della Corte costituzionale di quella che voi avete spacciato come una bandiera della vostra maggioranza? E i partiti suoi alleati, cosa dicono? Forza Italia ha detto subito: noi l'avevamo detto anche durante la discussione che questi erano i punti che non andavano.
C'è da domandarsi perché alla fine hanno approvato e hanno votato la legge, tutti contenti e festosi. Anche Fratelli d'Italia si è defilato dal difendere lei e questa legge pessima. Ma allora la visione di questo Governo, la visione di questa maggioranza sui poteri regionali e sulle regioni, quale è? Quella che è stata bocciata, per l'ennesima volta, dalla Corte costituzionale!
Guardi, anche noi siamo per l'applicazione dell'articolo 116, comma 3. Noi riteniamo che l'autonomia delle regioni sia una cosa importante, ma che cosa veniva fuori da questa legge che lei ci ha propinato con una certa dose - mi lasci dire - di arroganza e senza alcuna discussione? Lei nei pareri che ha espresso al dispositivo della nostra mozione dice, al punto 3: io sono d'accordo, però bisogna eliminare la parte fondata unicamente sui rapporti di forza e scongiurando le derive illiberali. Ma voi avete fatto esattamente questo. Signor Ministro, voi avete fatto una prova di forza. Voi avete ricattato il Parlamento e non ci avete dato la possibilità di approvare neanche un emendamento ! Quest'Aula non ha approvato un emendamento sull'autonomia differenziata: tutti zitti e muti, a cominciare da lei, ad ascoltare le osservazioni dell'opposizione, che si ritrovano puntualmente nel dispositivo della Corte costituzionale.
Ma, se questa legge non fosse stata contestata dalle regioni governate dal centrosinistra e la Corte non si fosse pronunciata, che cosa avremmo avuto? Avremmo avuto una confusione terribile, signor Ministro, perché non è detto che tutte le regioni avrebbero chiesto competenze sulle stesse materie. Avremmo avuto una regione che avrebbe chiesto competenze sull'energia, un'altra le avrebbe chieste sulla sanità, un'altra le avrebbe chieste sulla scuola, un'altra sul fisco. A quale confusione era destinato il nostro Paese dal punto di vista istituzionale? Come potevate pensare che questo avrebbe mantenuto in campo un valore fondante, un valore costituzionale, come quello dell'unità della Nazione, come quello dell'unità dell'Italia? Era un sistema scientifico per distruggere l'unità!
Certo, lei ha sognato che i vecchi ragionamenti fatti nelle osterie del Nord dai primi fondatori della Lega finalmente potessero realizzarsi, ma guardi, signor Ministro, che le battaglie bisogna farle sempre alla luce del sole, le cose bisogna dirle per ciò che sono. Volevate spaccare l'Italia, volevate rendere il nostro Paese una somma di piccoli staterelli e non ci siete riusciti, perché i pesi e contrappesi che garantiscono la nostra Costituzione, che voi volete smontare, hanno funzionato ancora una volta e, ancora una volta, la Corte costituzionale è intervenuta per dirvi: no, l'unità d'Italia non è sul tappeto, non la potete smontare!
E anche rispetto al Parlamento, per avere rispetto del Parlamento, non basta essere presenti su quel banco e stare zitti, per avere rispetto del Parlamento, è necessario che al Parlamento vengano riconosciute le proprie funzioni, che il Parlamento possa esercitare la funzione che la Costituzione gli attribuisce. Doveva essere la Corte costituzionale a dire che sui LEP avete usurpato i poteri del Parlamento ! Soltanto attraverso la Corte è venuta fuori questa ovvia e indiscussa verità.
Qui non stiamo parlando soltanto di questioni fondamentali, come quella dell'unità, ma parliamo dei diritti civili, dei diritti sociali dei nostri concittadini e i diritti civili e sociali, per come sono declinati sulla nostra Carta, sono diritti uguali per tutti: sono uguali per il cittadino di Taranto e per quello di Trento, per quello di Torino e per quello di Messina, non questo fantomatico Stato quasi federale che voi avete immaginato, laddove in Molise non ci sarà mai una sanità che funziona, laddove in Basilicata non ci sarà una politica energetica.
Ha ragione il collega Faraone quando dice che, in un mondo più difficile e più pericoloso come quello che abbiamo di fronte, pensare che questa vostra riforma possa andare in porto significa destinare il nostro Paese alla marginalità e al sottosviluppo. Ma come potevate pensare che, in materia energetica, le piccole regioni potessero sedere ad un tavolo di discussione con la Cina e con gli Stati Uniti d'America? Ce lo vedete il presidente della Basilicata, che peraltro è anche del vostro campo, andare a discutere con Trump del problema delle importazioni di gas? Ce la vedete voi una regione piccola che non ha capienza fiscale, come il Molise, gestire la sanità e garantire gli stessi diritti che hanno i cittadini di Milano? Ma come vi può essere venuta in mente una tale mostruosità? A forza sempre di ricatti, a forza di forzature, a forza di non voler ascoltare e, ancora oggi, di negare la realtà che emerge dalla sentenza della Corte costituzionale.
Vi dovete fermare, signor Ministro. Faccio appello a quei partiti che, il giorno dopo la sentenza della Corte costituzionale, hanno detto che la Corte ha fatto un piacere, un regalo alla Nazione e mi riferisco a Forza Italia, mi riferisco anche a Fratelli d'Italia: impedite questo scempio, bisogna fermarlo, ritirate questa pseudo-riforma e applicate quanto la Corte costituzionale ha affermato, perché, nel momento in cui si applicano le indicazioni della Corte costituzionale, l'autonomia differenziata, come l'avete pensata voi, è finita, è morta, perché quella legge, per quello che rimane, non può cambiare assolutamente nulla!
E non bastano le vostre affermazioni sui giornali, non basta raccontare le quattro sciocchezze che questa sera lei ci è venuto a propinare, non bastano per convincere il Paese, che già aveva raccolto 1.300.000 firme per dirvi “no”, per dirvi sonoramente “no”. Oltre agli schiaffi dei cittadini, avete preso anche quelli della Corte. Dovete avere rispetto per il Parlamento, per il nostro Paese, per l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, verrebbe da dire “eppur si muove”; eppur si muove qualcosa che fa prevalere la democrazia rispetto al rumore scomposto di una politica che sempre più si fa arrogante, oltre che inconcludente; eppur si muove, in una realtà che finalmente prevale sulla retorica.
Il principio costituzionale dell'articolo 1, quella sovranità che appartiene al popolo e che il popolo deve esercitare nelle forme e nei limiti della Costituzione, definisce quel massimo livello di libertà e di responsabilità che non solo impegna il popolo, ma impegna, a maggior ragione, chi ha il grande onere ed onore di servire le istituzioni in nome del popolo; ed è quello di guidare un Paese sapendo che il potere non è mai posseduto in se stesso, non è mai esercitato da una politica che si autocompiace della propria capacità di potenza, ma è la capacità di agire nei limiti e nelle forme che la Costituzione prevede. Qualcosa di estremamente semplice, che dovrebbe essere maggiormente richiamato quando ci si accinge a definire una modifica dell'impianto istituzionale e democratico del nostro Paese.
La questione di fondo oggi è di merito e di metodo, sulla quale non possiamo tacere. Noi, da questi banchi, abbiamo più volte richiamato, proprio nel dibattito sulla legge sull'autonomia differenziata, ad un utilizzo di un metodo diverso che avrebbe imposto un dialogo e un concerto tra tutte le forze che sono presenti in quest'arco parlamentare, ma anche un coinvolgimento delle voci che nel Paese non solo si sono levate, ma hanno voluto portare un contributo fattivo, concreto, di indirizzo, anche rispetto a questa riforma.
Il tema non è che il centrodestra doveva fare la riforma dell'autonomia differenziata semplicemente perché era nel programma elettorale; la domanda è come si riforma l'autonomia differenziata rispettando i principi costituzionali e per fare il bene dell'Italia, per fare il bene del Paese. I punti che la Corte ha toccato, Ministro, lei se lo ricorderà, sono esattamente i punti che, nel nostro dibattito a livello di Commissione, nel nostro dibattito in quest'Aula, noi abbiamo posto come dirimenti. E ricordiamo tutti la forzatura di quelle votazioni in Commissione, fatte, rifatte e non accolte, la necessità di andare avanti e di non rispondere a istanze che non le frange eversive della sinistra extraparlamentare, che oggi non sappiamo neanche più cosa sia, ma Banca d'Italia ha posto nelle audizioni, che Confindustria ha posto nelle audizioni, che la Conferenza episcopale italiana ha posto nel dibattito pubblico del nostro Paese. Queste sono le voci di un Paese che non stava facendo l'opposizione al Governo, ma di un Paese che si preoccupava di definire un impianto organico, stabile, strutturale.
Questo era sul tema della questione fiscale, come ha detto Banca d'Italia, il rischio della perdita di competitività per il sistema imprenditoriale del nostro Paese. E lo dico da cittadina del Nord, di una regione del Settentrione, quanto questa riforma - gli stessi mondi industriali hanno significato - avrebbe indebolito quel sistema, è già stato richiamato. Stiamo parlando di portare avanti l'Agenda Draghi per la competitività europea, che dice che o l'Europa agisce come un soggetto unitario nelle materie energetiche, industriali, del commercio, o scomparirà, perché piccoli siamo frammentati.
Figurarsi, noi vogliamo frammentarci, nel piccolo che siamo come Italia, ulteriormente tra tutte le regioni del nostro Paese. Questo per noi non era e non è, oggi, tuttora accettabile. La Corte costituzionale richiama la questione dei LEP e il fatto che ci debba essere un Parlamento che si esprima su questa materia. Che cosa strana che nella democrazia parlamentare italiana si debba dare agibilità al Parlamento nell'ambito legislativo!
E sulla questione dei LEP, vorrei ricordare a tutti noi che, al di là del gran , oggi noi abbiamo dei LEP che sono stati definiti e finanziati con una legge, che era la legge di bilancio del 2022, che quest'Aula ha dibattuto e approvato e che ha finanziato i LEP per gli asili nido; guarda caso, quei LEP che voi avete annunciato di dimezzare nel Piano strutturale di bilancio, perché da quella garanzia del 33 per cento dei posti per ogni regione avete deciso che l'obiettivo diventava il 15 per cento, non si sa in virtù di quale ragione, alla faccia del rispetto della sovranità espressa dal Parlamento.
Va bene, e quindi, adesso, che cosa facciamo? Certamente, aspettiamo la sentenza della Corte, ma è evidente che la sentenza della Corte prevederà l'urgenza di provvedere come Parlamento ad una modifica di questa legge. Vogliamo andare avanti ancora con lo stesso atteggiamento arroccato che esclude qualsiasi forma di modifica e di dialogo pre-condizionato, nemmeno con le opposizioni, ma anche all'interno della stessa maggioranza, o vogliamo finalmente avere uno scarto di maturità in questo Parlamento e dire, tutti noi, che le riforme, quelle grandi, del Paese, si fanno insieme , e si fanno insieme perché le riforme non possono appartenere ad una parte? Siamo i figli delle madri e dei padri costituenti che in quest'Aula hanno intuito che l'unico futuro possibile per l'Italia fosse una definizione repubblicana, ma condivisa nella sua interezza.
Mi chiedo con quale pusillanime coscienza, oggi, invece non sentiamo l'orgoglio di riappropriarci di quel mandato e di reincarnarlo anche nelle riforme che siamo chiamati a fare e di cui il Paese necessita, perché, sì, Ministro, noi siamo convinti che il regionalismo vada riformato, e nessuno di noi ha mai posto dei dubbi sul fatto che la questione dell'autonomia differenziata in se stessa fosse non costituzionale, ma per noi, per esempio, il regionalismo va riformato per il fatto che oggi una sanità totalmente frammentata ha reso la spesa pubblica per la sanità non solo inadeguata in quantità, ma anche inefficiente nell'utilizzo, e che, quindi, per esempio, la prevalenza dell'interesse nazionale nell'ambito sanitario debba essere riaffermata come un principio costituzionale, sul quale essere, invece, fermamente tutti quanti uniti a marciare convinti.
E siamo convinti che altrettanto si debba fare sulla politica di strategia energetica. Noi stiamo lavorando sui grandi temi della transizione energetica, del energetico, dal nucleare alle rinnovabili, si figuri se le singole regioni possono in modo autonomo differenziare questi temi. Così come la questione dei percorsi educativi della scuola, come si può pensare che la formazione dell'alta innovazione per le nuove generazioni venga demandata a una frammentazione burocratica, che impedirebbe qualsiasi processo non solo di tutela delle pari opportunità, ma di reale formazione e di sviluppo per le nuove generazioni per il nostro Paese.
C'è chi, tra i banchi della maggioranza, ha anche detto che va tutto bene, va tutto bene perché, in fondo, semplicemente, la Corte ci ha detto: avete scritto male una legge, adesso vi diciamo che avete il tempo di scriverla bene. Vorrei capire una cosa, colleghe e colleghi: se non c'era la pronuncia della Corte costituzionale, andava bene avere approvato una legge scritta male ? Qui ci dobbiamo intendere, perché noi il sospetto lo abbiamo sempre avuto: ma voi vi accingete a scrivere e approvare le leggi solo per approvarle a macchinetta o pensate che il dovere di questo Parlamento sia scrivere delle buone leggi e approvarle, se sono delle buone leggi, oppure modificarle?
Allora, confesso che trovo estremamente bizzarro il fatto che ci si dica: va be', bene o male abbiamo tempo per fare le cose bene. Il tempo lo abbiamo sempre e non solo abbiamo il tempo per fare le cose bene, ma abbiamo il dovere di farle al meglio di quello che possiamo.
È per questa ragione, Ministro, colleghe e colleghi, che noi confermiamo, non solo, la nostra disponibilità a un lavoro trasversale di dialogo per dare le risposte che servono a questa riforma importante, ma, anche, la nostra piena volontà ad agire in quest'arco parlamentare e anche nei contesti istituzionali affinché questo dialogo trovi finalmente uno spazio, non solo, per concretizzarsi, ma per portare a risoluzione una sfida strategica per l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS(FI-PPE). Presidente, colleghe e colleghi, il dibattito sulle mozioni presentate dalle opposizioni sull'autonomia differenziata ruota - e non poteva essere diversamente - attorno alla pronuncia della Corte costituzionale dello scorso 14 novembre sul ricorso presentato da quattro regioni. Tuttavia, io penso che bisogna preliminarmente fare una operazione di verità, perché bisogna intendersi su cosa ha detto la Consulta nel comunicato che è stato diramato, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza. Il giudice delle leggi ha detto sostanzialmente due cose. La prima è che la legge n. 86 del 2024, in materia di autonomia differenziata, nel suo complesso è conforme alla Costituzione. I ricorsi presentati chiedevano di dichiarare incostituzionale l'intera legge e questa richiesta è stata ritenuta non fondata dalla Corte ! E questo è un dato molto importante da un punto di vista istituzionale, oltre che politico e, quindi, io invito l'opposizione a leggere attentamente il comunicato diramato dalla Corte.
Il secondo dato che emerge dalla medesima sentenza, ugualmente rilevante, è che alcune disposizioni contenute all'interno della legge sono state dichiarate incostituzionali. Allora, vediamo quali sono i profili: sono esattamente 7 i profili della legge ritenuti incostituzionali, tra i quali c'è la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri a determinare l'aggiornamento dei LEP, e su questa materia di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri l'onorevole Conte, quando era Presidente del Consiglio, ne sa qualcosa , posto che si andava avanti a forza di DPCM! E la Corte costituzionale, giustamente, questa volta lo ha ribadito. Così come la previsione del conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei LEP sui diritti civili e sociali senza idonei criteri direttivi.
Il giudice delle leggi ha, inoltre, censurato la disposizione che prevedeva la possibilità di modificare con decreto interministeriale le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali per finanziare le funzioni trasferite in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l'andamento dello stesso gettito. E perché? Lo dice chiaramente il comunicato: perché potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti che dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all'esercizio delle funzioni trasferite non sono in grado di assicurare, con quelle risorse, il compiuto adempimento delle stesse funzioni.
Ecco, dove sta la bocciatura della Corte costituzionale dell'autonomia differenziata? Anzi, se leggiamo bene quel comunicato - e siamo impazienti di leggere, dunque, anche le motivazioni - intravediamo il riconoscimento da parte dei giudici delle leggi della valenza costituzionale dell'autonomia di cui, peraltro, ricordatevene dai banchi dell'opposizione, godono già cinque regioni italiane e non mi pare che si sia creato chissà quale problema al sistema statale !
Allora, nel pronunciamento della Corte ci sono anche aspetti positivi che rafforzano la posizione politica della maggioranza nel ritenere che l'autonomia debba essere considerata come una grande opportunità anche e soprattutto per il Meridione e non un pericolo come, con questa enfasi propagandistica, è stato fatto credere. Tra gli aspetti assolutamente condivisibili della sentenza, penso all'interpretazione, costituzionalmente orientata, sulle modalità di approvazione da parte del Parlamento della legge di approvazione dell'intesa tra regione e Governo. Il Parlamento non si dovrà limitare alla semplice approvazione o reiezione in blocco, ma potrà, se lo riterrà opportuno, modificare il contenuto dell'intesa. Questa interpretazione amplia ancora di più una garanzia fondamentale, che già la legge prevedeva e che è rappresentata dal fatto che l'ultima parola spetta sempre e comunque al Parlamento.
E allora, qual è il percorso che ora ci troviamo davanti? Sicuramente non è l'archiviazione definitiva dell'autonomia differenziata, come chiesto strumentalmente dalle opposizioni. Nel pieno rispetto del pronunciamento della Consulta, dovranno essere apportate le necessarie ed opportune modifiche normative. Del resto, le leggi, come tutto ciò che è opera umana, sono perfettibili. E per centrare questo obiettivo, che Forza Italia è sicura sia a portata di mano, è necessario lavorare con quel di riflessione che, sia chiaro, non significa procrastinare l'iter per la modifica del testo già approvato. Attendiamo, dunque, di leggere attentamente le motivazioni della sentenza e sono certo che la maggioranza, sui punti indicati dalla Corte costituzionale, saprà trovare le soluzioni, soprattutto quelle che riguarderanno la definizione dei LEP.
Politicamente, la posizione che da sempre ha sostenuto Forza Italia, sia nel corso dell'esame di approvazione della legge che nei mesi successivi, è quella per la quale il processo dell'autonomia nel suo complesso non potesse partire prima di una definizione compiuta del quadro dei livelli essenziali di prestazione: posizione che, qui alla Camera, voglio ricordare, avevamo tradotto in due ordini del giorno, che sono stati accolti dal Governo. Dunque, noi riteniamo di essere assolutamente sereni nella strada intrapresa, lo eravamo ieri, lo siamo oggi e lo saremo domani, con ancora maggiore determinazione.
Con il programma del centrodestra ci siamo impegnati ad approvare una legge quadro sull'autonomia differenziata. L'impegno è stato da noi mantenuto e rispettato. Sono certo che la maggioranza lavorerà per adeguare la legge ai dettami forniti dalla Corte costituzionale. Tornare, quindi, alla centralità del Parlamento, affrontare il tema dei LEP con serietà e con un forte ruolo delle Camere: ci sembra che questa sia la strada giusta da percorrere.
Per quanto riguarda le opposizioni, onorevole Bonetti, sono assolutamente d'accordo con lei che il lavoro si possa e si debba fare con la maggiore partecipazione possibile anche di quei settori delle opposizioni che non utilizzano l'argomento in funzione strumentale. Quindi, se da parte di alcune forze verrà un contributo fattivo, lo accoglieremo, soprattutto se è un contributo per ammodernare il Paese, per superare quel ruolo da succursale che ancora oggi ha il sistema regionale. Poi non lamentatevi del centralismo dello Stato: ciò che sentiamo più volte gridare contro questa visione ancora presente nel nostro sistema dell'ordinamento dello Stato. È un'opportunità per dare ruolo, per restituire efficienza e, soprattutto, per garantire davvero livelli essenziali a tutti i cittadini italiani.
Questa è una legge che fa bene alle regioni del Nord, che fa bene alle regioni centrali e che fa bene alle regioni del Sud. Questa è una legge che … mi permetto, da autonomista, provenendo da una regione speciale e autonoma come la Sardegna … l'invito è semmai a riconsiderare il livello di autonomia e di specialità che dev'essere portata a pieno compimento. Dunque questa è la strada giusta imboccata. Ministro Calderoli, su queste premesse, Forza Italia darà il sostegno ad un'azione convinta e partecipata, e respingeremo logicamente al mittente il contenuto di mozioni che sono soltanto strumentali !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuseppe Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Grazie, Presidente. Ministro Calderoli, colleghi tutti, vi chiediamo di fermarvi. Fermatevi con questo progetto sciagurato, scombinato. Ma davvero voi pensate che la soluzione ai problemi degli italiani, di chi, in questo momento, attende anni per una prestazione sanitaria o un esame diagnostico, di chi attende ore o addirittura anche qualche giorno per un intervento d'urgenza al pronto soccorso, di chi ogni giorno è costretto a misurarsi con le difficoltà e i disagi del trasporto pubblico locale, dei pendolari che arrivano sempre tardi agli appuntamenti, a scuola, al lavoro, di chi è costretto a macinare chilometri e chilometri per raggiungere la scuola dove insegna o dove semplicemente è un alunno che sta attendendo al suo processo di formazione, che la soluzione a tutti questi problemi che attanagliano gli italiani sia il vostro progetto di autonomia differenziata? Perché guardate che è proprio il contrario!
Quel progetto, e non potete non esserne consapevoli, ha l'effetto o produrrebbe l'effetto di impoverire le aree già impoverite, di distruggere le aree in questo momento a rischio di spopolamento, dove non si riesce neppure ad assicurare quelle prestazioni essenziali per sentirsi partecipi di una medesima comunità nazionale; quelle sono aree, ormai, con il vostro progetto, a rischio deserto. E allora mi chiedo: com'è possibile che vi siate così tanto incaponiti nel realizzare questo disegno? È un disegno che la Corte costituzionale ha distrutto, Ministro Calderoli, lo ha demolito completamente.
Noi non abbiamo ancora la sentenza tra le mani, quindi non possiamo leggere ancora le motivazioni, però è evidente. E qui mi sembra, invece, che, negli interventi che mi hanno preceduto, voi stiate facendo finta di nulla. State fischiettando . Ma avete letto il comunicato della Corte costituzionale? Colleghi, tutti i pilastri su cui poggia questo disegno di autonomia differenziata sono stati, uno per uno, demoliti dalla Corte costituzionale, a partire dalla pretesa di definire i livelli essenziali delle prestazioni che riguardano diritti civili e sociali, quindi essenziali, i LEP, esautorando il Parlamento e affidando la decisione sostanziale nelle mani del Governo. E questo è il primo pilastro fondamentale.
E poi, ancora, ma secondo voi c'è un Paese che ha realizzato un progetto di autonomia differenziata così radicale da poter funzionare? Neppure nei tedeschi hanno realizzato un progetto così spinto di autonomia differenziata, neppure le autonomie spagnole hanno la devoluzione di intere materie. E la Corte costituzionale vi ha detto che non si può fare, non si possono delegare intere materie! E poi che cosa dire per quei vincoli di solidarietà, di compartecipazione al gettito dei tributi erariali, per gli obiettivi di finanza pubblica? E ancora: ma è possibile che sia la Corte costituzionale che vi debba spiegare, su sollecitazione della nostra Alessandra Todde, che le regioni a statuto speciale non possono essere compresse nei loro diritti di autonomia ? A voi, che siete autonomisti!
Allora mi chiedo: cosa c'è dietro tutto questo disegno? Ministro Calderoli, lei ha dimostrato anche una qualche furbizia sul piano degli accomodamenti normativi e legislativi, però, non me ne voglia, qui, alla fine, sul terreno, quello che rimane è solo il vostro pressappochismo , il vostro dilettantismo, che, unito all'arroganza, alla tracotanza, produce effetti perniciosi per gli italiani. Infatti, in quest'Aula, se vi andate a rileggere il dibattito che c'è stato, tutte le questioni che sono emerse in termini di profili di incostituzionalità davanti alla Corte sono state tutte discusse, una per una, in un pieno dibattito civile, in quest'Aula.
E attenzione, guardate che, per la Corte costituzionale, le parti che sembrano di primo acchito salvate, in realtà, sono tutte rilette e, quindi, salvate in termini di costituzionalità, a patto che siano reinterpretate secondo un'interpretazione costituzionalmente orientata. Allora, mi chiedo: ma qual è la logica politica che ha ispirato? Capisco che la Lega sia nata su basi autonomiste spinte, il disegno bossiano, posso capirlo, ma quel che non capiamo è come mai un partito che ha la fiamma tricolore ancora orgogliosamente nel vessillo, nella propria bandiera, come Fratelli d'Italia - un partito che si autodefinisce di patrioti - abbia potuto sottoscrivere un progetto del genere.
Come lo abbia potuto fare anche Forza Italia , che pure dimostra di avere una visione unitaria del Paese. Noi siamo arrivati all'assurdo che addirittura esibire il Tricolore italiano - qui abbiamo il nostro Donno - provoca una tale allergia, una tale reazione schizofrenica, addirittura da provocare un'aggressione, una rissa. Ma cosa avete contro il Tricolore italiano ?
È mai possibile che pensate che, con la situazione attuale, 20 mesi di calo della produzione industriale, tagli dappertutto, il principio della spesa storica possa essere cristallizzato in modo da rendere le regioni attualmente più povere sempre più povere e quelle ricche sempre più ricche? E allora permetteteci di parlare di dilettantismo e di pressappochismo, perché lo avete dimostrato e lo state dimostrando in tantissime occasioni.
Eppure, basta anche circondarsi di consulenti competenti per scongiurare la figuraccia che state facendo con il progetto albanese, dove stiamo buttando 800 milioni semplicemente perché disconoscete le basi del diritto europeo . Eppure, basterebbe avere e circondarsi di qualche consulente che conosce i princìpi di finanza e contabilità pubblica per capire in anticipo che quell'accordo franco-tedesco era un “pacco di instabilità”, come vi abbiamo avvertito. E oggi, che vi trovate a fare tagli annuali di 13 miliardi, state adesso comprendendo che l'austerità non ci fa bene.
Però, attenzione, all'austerità non possiamo rispondere, come state facendo a Varsavia, pensando a eurobond per alimentare la guerra in Ucraina . Abbiamo bisogno di alimentare la transizione energetica, ci sta sparendo sotto gli occhi l'. Abbiamo bisogno di alimentare il sociale europeo, abbiamo bisogno di alimentare e finanziare con gli eurobond una transizione occupazionale, perché sta arrivando uno , ve lo diciamo, fate attenzione. L'intelligenza artificiale, coniugata alla robotica, farà sparire milioni di posti di lavoro .
È questo che ci chiedono gli italiani, è questo che chiedono ai patrioti gli italiani. Concludo: noi non ci fermeremo, non ci fermeremo affatto, il progetto è bello e demolito. Quindi, Ministro Calderoli, metta da parte il suo nervosismo; è comprensibile, ma non è affatto giustificabile, perché a noi, MoVimento 5 Stelle, nessuno ha mai messo il bavaglio. Ci hanno attaccato tutti, ci continueranno ad attaccare, sentirete la nostra voce sempre più forte .
E a voi diciamo: se proprio avete perso quello spirito di comune appartenenza, che ci fa sentire tutti cittadini italiani e, quindi, avete giocato a dividere, frammentare e impoverire l'Italia, io vi chiedo un attimo di darvi una pausa, una pausa politica. Riunitevi tutti insieme - permettetemi questo consiglio -, recuperate le immagini più dure della nostra storia, alluvioni, pandemie, tutti quei momenti in cui i cittadini ci hanno dato una risposta concreta, senza distinguere Nord, Sud, centri e isole Si sono spostati volontari, sanitari, per aiutare, senza distinzioni geografiche, coloro che erano in difficoltà. Ecco, fate questa pausa e può essere che ritornerete qui in quest'Aula, avendo recuperato quel senso di comunità nazionale, di comune spirito di appartenenza a un comune unico destino, viva l'Italia una, indivisibile, l'Italia solidale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefani. Ne ha facoltà.
ALBERTO STEFANI(LEGA). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, onorevoli colleghi, voglio vedere la parte costruttiva di questa votazione, della votazione di questa mozione, perché ci permette di smontare, una ad una, le strumentalizzazioni che abbiamo sentito da mesi su questa riforma, le strumentalizzazioni che ancora oggi sentiamo e che si sono verificate anche negli interventi che mi hanno preceduto. La prima, quella per cui questa riforma sarebbe stata smantellata dalla Corte costituzionale, come se la Corte avesse accolto la questione di incostituzionalità generale. Io voglio leggervi, visto che nessuno l'ha fatto finora in quest'Aula, cosa ha detto l'Ufficio Comunicazione della Corte costituzionale, quello che l'onorevole Conte prima sventolava in Aula. Dice questo: la Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità della legge n. 86 del 2024 . Rileggo: la Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità della legge n. 86 del 2024 . Questo, perché, colleghi? Questa riforma attua la Costituzione, attua un preciso articolo della Costituzione, l'articolo 116, comma terzo, che deriva da una riforma costituzionale, che non ha fatto il centrodestra, ma che ha fatto il centrosinistra ed è la riforma di cui alla legge costituzionale n. 3 del 2001 . Quel 18 ottobre, al Governo c'era il centrosinistra e, quando si parla, negli interventi che mi hanno preceduto, di materie trasferibili che non dovrebbero essere trasferibili, quelle materie sono le materie contenute nell'articolo 117, comma terzo, le materie concorrenti che avete scritto voi . Questo dice la Costituzione, è troppo comodo, è troppo comodo non ricordarselo. Allora, io credo che, quando si facciano certe dichiarazioni, soprattutto da esponenti di centrosinistra, il centrosinistra offenda la sua storia politica, perché quella riforma è stata approvata dal centrosinistra, e tacendo del MoVimento 5 Stelle che, quando era al Governo con noi, invece, voleva l'autonomia e voleva continuare il percorso anche senza legge quadro, direttamente con il negoziato con le regioni . Io sono veneto, Presidente, lo ricordo molto bene.
La seconda strumentalizzazione: questa legge pregiudica lo spirito repubblicano, pregiudica l'unità nazionale e l'indivisibilità della Repubblica. Qualcuno ha addirittura detto, negli interventi che mi hanno preceduto, che sarebbe una riforma nata nelle osterie del Nord. Io vorrei ricordare a chi mi ha preceduto che, forse, la sua presunzione non gli permette di ricordare cosa dice l'articolo 5 della Costituzione, uno dei principi fondamentali della Costituzione, che non potrebbe nemmeno essere oggetto di revisione costituzionale, proprio perché è un principio fondamentale.
Esso dice che l'Italia è, sì, una e indivisibile ma, subito dopo, riconosce e promuove le autonomie locali , attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento politico e amministrativo, adegua i principi e i metodi della legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento e non usa parole a caso quando dice “riconosce le autonomie locali”, come qualcosa che viene anche prima della Repubblica, qualcosa che la Repubblica deve assolutamente riconoscere e promuovere come un'entità a se stante. È questo quello che ci dice la nostra Carta costituzionale . Troppo comodo sventolarla, bisogna usare del tempo anche per studiarla e per approfondirla.
Alcide De Gasperi, che il 23 luglio 1944 diceva che per fondare la Repubblica occorre partire dal principio dell'autonomia, sosteneva che la base dev'essere il comune e dev'essere la regione. Gonella, nel congresso di Berna del 1946, diceva che la regione deve essere un ente autonomo, nonché mezzo di decentramento dell'amministrazione statale e che i rapporti tra regione e Stato devono essere informati dal criterio di favorire il massimo grado di autonomia locale.
Prima ho sentito parlare anche di basi del diritto europeo, per cui questa legge contrasterebbe con le basi del diritto europeo. Vorrei ricordarvi che la Carta europea dell'autonomia locale del 1985, una delle carte più importanti per quanto riguarda il regionalismo territoriale, dice che l'esistenza di enti locali investiti di responsabilità effettive, di enti territoriali, consente un'amministrazione efficace e vicina al cittadino . È questo quello che ci dicono le basi del diritto europeo, che forse la supponenza e il pregiudizio di qualcuno ha dimenticato.
La terza strumentalizzazione è che la riforma creerà divari tra Nord e Sud. Ebbene, io vorrei ricordare che questi divari si sono verificati in un regime di centralismo, perché l'autonomia non è ancora entrata in vigore nel suo effettivo esercizio e, quindi, se questi divari si sono verificati, questi sono avvenuti in un regime di centralismo che noi abbiamo il dovere di superare in quest'Aula e il regionalismo dovrebbe unire destra e sinistra e non dividere come voi state cercando di fare in questo momento.
Questa riforma - altra strumentalizzazione - calpesta i diritti dei cittadini, frammenta i diritti dei cittadini. Noi potevamo procedere con le intese, così come voleva fare anche il Governo gialloverde all'inizio della sua esperienza politica, della sua esperienza governativa. Abbiamo scelto, invece, responsabilmente di chiedere la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, uno standard sotto il quale lo Stato non potrà andare da Nord a Sud e dobbiamo ringraziare - io ringrazio a nome del gruppo parlamentare della Lega - i tecnici e gli esperti del Comitato LEP che hanno effettuato un lavoro prezioso senza entrare nella politica , un lavoro prezioso che sarà utile a questo Governo e ai Governi successivi, che sarà utile a tutte le regioni, che sarà utile anche a ottenere quel risultato che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ci ha chiesto di ottenere entro il primo trimestre del 2026, cioè la riforma del quadro fiscale subnazionale e la determinazione dei LEP. Questo ci dice il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che qualcuno forse ha festeggiato e dimenticato .
L'ultima strumentalizzazione è quella per cui l'accelerazione sull'autonomia pregiudicherebbe le regioni che non hanno chiesto l'autonomia. Forse qualcuno non ha letto la legge, che afferma che il trasferimento delle materie LEP può avvenire soltanto dopo che vengono determinati i LEP, con una clausola di invarianza finanziaria per le regioni che non hanno chiesto l'autonomia. Questo è quello che è scritto nella legge.
Allora, colleghi, noi abbiamo una colpa, che è quella di attuare la Costituzione. Abbiamo la colpa di attuare il principio di preesistenza delle autonomie locali sancito nell'articolo 5 della Costituzione, che è uno dei principi fondamentali; abbiamo la colpa di attuare l'articolo 117, peraltro così com'è stato scritto da una maggioranza di centrosinistra nel 2001; abbiamo la colpa di attuare il principio di sussidiarietà verticale, che ci dice che più si avvicina l'amministrazione al cittadino migliore sarà l'efficienza dell'esercizio di quell'azione politica. Ma noi questa colpa intendiamo assumercela fino in fondo, perché ne va del destino del nostro Paese .
Allora, a chi chiede, con questa mozione, di sospendere il lavoro dell'autonomia, di sospendere questo processo importantissimo per il nostro Paese, noi dobbiamo rispondere accelerando nella direzione dei territori, nella direzione dell'autonomia, nella direzione delle regioni, nella direzione dell'identità, nella direzione del buon governo, perché stiamo superando decenni di inefficienze e di mancate decisioni sul punto, che è ora di assumere .
Colleghi, Ministro, il futuro non lo scrive chi chiede di sospendere riforme istituzionali così importanti; il futuro non lo scrive chi cerca di rallentare una riforma di questo tipo; il futuro lo scrive chi ha il coraggio di assumere delle decisioni e di affrontare le sfide che questo Paese ha la necessità di affrontare. Grazie colleghi, grazie Ministro. Evviva l'autonomia, evviva l'identità dei territori .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Vede, Presidente, anche alla luce dell'ultimo intervento, noi abbiamo la sensazione che quanto accaduto con la pronuncia della Corte non sia stato ancora percepito dalla maggioranza. Allora, lo ribadiamo noi una volta per tutte, così da fare una bella operazione verità. Ministro Calderoli, la sua autonomia differenziata non esiste più è finita, . L'impianto su cui si reggeva è stato totalmente demolito. Dica definitivamente addio al suo progetto di autonomia differenziata, alla sua idea sbagliata e ingiusta di spaccare l'Italia, perché il suo disegno è stato cancellato. Se ne faccia una ragione e se ha problemi o difficoltà a spiegarlo a Zaia e a Fontana non può essere un problema nostro.
Noi, Ministro, glielo avevamo detto. Gliel'avevano detto tutti gli esperti auditi in Commissione, la Commissione europea, la Banca d'Italia, la Conferenza episcopale italiana, Confindustria, i sindacati e oltre un milione di italiani che in pochissimi giorni hanno raccolto le firme per il referendum. Voi siete andati avanti lo stesso ed ecco i risultati, che poi sono anche i risultati di ieri, per tornare un po' alle cronache, con le bellissime vittorie dell'Umbria e dell'Emilia-Romagna , con un segnale chiaro ai dell'autonomia differenziata.
Allora, Presidente, noi abbiamo sempre criticato nel merito questo provvedimento, sempre nel merito, e lo abbiamo definito innanzitutto antistorico, perché non c'è Paese al mondo, Presidente, che dopo il COVID non abbia deciso di accentrare la propria catena di comando. È valso soprattutto nell'ambito sanitario, proprio per garantire una maggiore efficienza di intervento. Vale anche, però, sul campo economico, anche per provare a combattere quelle diseguaglianze che non sono soltanto ingiuste ma sono anche un freno alla competitività del nostro Paese. Voi, invece, vi siete mossi sul versante opposto, senza mai ascoltare le opposizioni, e l'abbiamo visto a partire dal tema delle politiche energetiche. Averne una per regione, con quello che sta accadendo nel mondo, fa semplicemente ridere. Noi siamo già il Paese che in Europa paga di più l'energia. Voi, con venti politiche energetiche differenti, stavate mettendo a rischio le nostre imprese; la sicurezza energetica del Paese era a rischio. Ma come pensavate di competere? Noi oggi dovremmo porci il tema di avere una grande politica energetica dell'Unione europea. Voi, invece, volevate farne addirittura venti.
Anche sulla sanità e sulla scuola ve lo abbiamo ripetuto mille volte che facevate male a tutto il Paese, perché se i cittadini del Mezzogiorno sono costretti ad andare a curarsi al Nord non è un problema solo dei meridionali, perché le liste di attesa si allungano per tutti. Se il personale sanitario emigra dalle aree interne, in quei territori non resta più nessuno. Allo stesso modo sulla scuola, dove voi volevate pagare i docenti del Sud meno di quelli del Nord, fare i concorsi differenziati, i programmi scolastici differenziati. Insomma, voi volevate realizzare una vera e propria secessione, chiamiamo le cose col loro nome e cognome.
Allora, Presidente, almeno oggi spieghiamo come stanno le cose ad alcuni presidenti di regione che anche in questi minuti si avventurano in comunicati un po' strani. Smettetela di parlare di trasferimento di materie - e lo dico anche ai colleghi della maggioranza che sono intervenuti prima - perché le materie non potranno essere più devolute dopo la sentenza della Corte . Se si vorrà chiedere una funzione quest'ultima dovrà essere legata a una specificità, a una particolarità di quel territorio che giustifichi tale richiesta, e questo fino ad oggi non era mai avvenuto. Ma soprattutto per trasferire una funzione la regione dovrà provare di essere in grado di garantire una migliore efficienza rispetto alla gestione dello Stato e dovrà rispettare gli equilibri di bilancio, oltre che i principi di sussidiarietà, di solidarietà e di uguaglianza. Insomma, dopo la sentenza della Corte voi non potete mettere più in discussione la coesione e l'unità della nostra Repubblica.
Oggi, Presidente, quello che resta è fondamentalmente un guscio vuoto. Voi non potete fare praticamente più nulla, e non c'entra niente - anche prima è stato detto proprio dal Ministro - la distinzione tra materie LEP e materie non LEP, perché anche su questo la Corte è stata chiarissima. Ministro, gli eventuali trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. Che cosa significa? Ve lo traduciamo in termini concreti che cosa significa: la Protezione civile, che avete già chiesto, non la potete più richiedere ; l'istruzione resterà allo Stato, le politiche energetiche, le reti di trasporto, i porti, gli aeroporti idem.
Quindi, Presidente, attenzione su questo, lo dico in particolar modo ai colleghi di Forza Italia. Se vogliamo rispettare la Corte, le intese che il Ministro Calderoli si affrettava a chiudere con Liguria, Piemonte, Veneto e Lombardia vanno fermate immediatamente, non domani, non domani ma oggi, e lo chiediamo con questa mozione, e lo ripeto ai colleghi di Forza Italia: è finito il tempo delle dichiarazioni e delle interviste, oggi è il giorno della verità , il Parlamento è chiamato a pronunciarsi anche su questo.
Se chiedete la moratoria, come dice il presidente Occhiuto, allora la prima cosa da fare è bloccare quelle intese e votare per questo impegno di questa mozione, altrimenti sarete ancora una volta complici della peggiore legge di questa legislatura, e non vi basterà neanche dire: prima facciamo i livelli essenziali delle prestazioni, anche perché il tema - lo abbiamo sempre detto - non è mai stato solo determinarli, ma anche garantirli, metterci le risorse, renderli reali, non un foglio di carta. E non ci venite a dire che c'era il Comitato CLEP per fare questa cosa, perché tra i criteri che si volevano utilizzare nel CLEP c'era anche quello del costo della vita, e se tu realizzi i livelli essenziali delle prestazioni in base al costo della vita stai dicendo che i diritti e le opportunità di un cittadino di un'area metropolitana valgono di più di quelli di un cittadino di un'area interna o di un cittadino del Mezzogiorno , e questo non può essere previsto proprio dalla nostra Costituzione.
Allora, Presidente, noi ci opponiamo, ma non siamo sorpresi, perché quello che volevate fare è del tutto coerente con l'attuale disegno della destra italiana. Sono due anni, infatti, che questo Governo se la prende sempre con chi è più debole, con chi è più povero, con i cittadini del Sud, con quelli delle aree interne. Presidente, questo è il Governo più anti-meridionalista della storia repubblicana . Nelle ultime due leggi di bilancio ci sono stati tagli importanti a risorse del Sud e delle aree interne, una roba che non è mai avvenuta nella storia repubblicana: 5 miliardi di decontribuzione per il Sud presi e tagliati, non avete neanche avviato una trattativa con la Commissione europea; avete tagliato 2,5 miliardi di risorse agli enti locali, che faranno ancora più fatica a garantire i servizi; a proposito della responsabilità degli amministratori, prima gli togliete le risorse, poi volete la responsabilità degli amministratori; mancano le risorse per il trasporto pubblico locale e per le infrastrutture, e la vostra risposta è stata tagliare 3,5 miliardi dal Fondo perequativo infrastrutturale, un Fondo che serviva per i nostri porti, le nostre strade, le nostre autostrade, le nostre reti idriche, presi, cancellati. E anche oggi, nell'intervento dei colleghi della Lega, si diceva che bisogna andare avanti sull'autonomia, in un Paese in cui un cittadino del Veneto ha di spesa pubblica 18.500 euro e un cittadino del Mezzogiorno 13.500 euro. Voi oggi state continuando a legittimare l'idea che, in questo Paese, debbano esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B, e questa roba noi la contrasteremo sempre.
Presidente, vado a chiudere, oggi il Ministro sarebbe dovuto venire qui, in Parlamento, per chiedere scusa all'Italia, e invece si presenta dopo aver, ancora una volta, dimostrato a tutti la sua arroganza, il suo mancato rispetto per la Costituzione e la sua idea di democrazia per il nostro Paese, un Paese in cui i professori che criticano il Governo vanno sospesi, un Paese in cui è normale che i Ministri attacchino ogni giorno la magistratura, un Paese in cui, per lei, le opposizioni dovrebbero tacere per sempre. No, Presidente, ci dispiace, ci dispiace deludere il Ministro, noi non staremo in silenzio davanti ai vostri disastri, noi non staremo in silenzio davanti a chi esercita il potere come una clava contro chi vi si oppone, noi non staremo in silenzio dinanzi a chi è stato bocciato, ancora una volta, dalla Corte costituzionale . Anzi, noi continueremo ad opporci con maggiore forza nei confronti di chi vuole spaccare l'Italia e mettere in discussione la coesione, e non vi avventurate - accettate almeno questo consiglio - nel dibattito referendum sì/referendum no, perché noi non ci fermeremo fino a quando questa legge non verrà cancellata, ve l'abbiamo detto centinaia di volte e continueremo a farlo anche oggi.
Caro Governo, caro Ministro, l'Italia è una e indivisibile, e resterà tale nonostante voi, fatevene una ragione !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Urzì. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO URZI'(FDI). Grazie, Presidente. L'intervento che mi ha preceduto mi dà veramente il destro per poter intervenire sulle prime comunicazioni, i primi commenti rispetto al pronunciamento della Corte costituzionale. È una grande opportunità che, onestamente, non vogliamo farci sfuggire per fare chiarezza su numerose questioni sulle quali, o per scarsa attenzione, o per malafede, è ripartita la giostra della disinformazione, ben orchestrata dalle sinistre (
C'è un dato assoluto da cui partire, e non ho bisogno di interpretare la parola di nessuno, perché cito anch'io, Presidente, testualmente il comunicato della Corte costituzionale, che così dice: La Corte ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell'intera legge sull'autonomia differenziata delle regioni ordinarie .
Partiamo, quindi, da qui, Presidente. La legge sull'autonomia differenziata è legge a tutti gli effetti, non ha perduto la sua efficacia. Semmai, grazie alla precisione delle indicazioni della Consulta, che è vero ha dichiarato illegittimi alcuni suoi passaggi, potrà acquisire virtuosamente una efficacia ancora migliore per garantire, con la massima efficacia, l'applicazione dei principi di sussidiarietà.
Non siamo abituati - lo riconosco - a ringraziare in quest'Aula, ma io, invece, sinceramente lo faccio, Presidente. Ringrazio la sinistra perché ha dato la possibilità alla Corte costituzionale di chiarire un passaggio fondamentale: la legge sull'autonomia differenziata è legge (! Semmai, grazie ai ricorsi, oggi possiamo meglio definirne - lo faremo qui, in Parlamento - i punti più controversi per rasserenare i corvi e realizzare quello che la stessa Corte costituzionale ci indica come obiettivo della Carta fondamentale, quando fa riferimento alle intese per la concessione di spazi di gestione autonoma di funzioni e competenze. L'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che disciplina l'attribuzione alle regioni ordinarie di forme e condizioni particolari di autonomia, deve essere interpretato, e sto leggendo: «nel contesto della forma di Stato italiana. Essa riconosce, insieme al ruolo fondamentale delle regioni e alla possibilità che esse ottengano forme particolari di autonomia, i principi dell'unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell'eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell'equilibrio di bilancio. I giudici» - leggo ancora il comunicato - «ritengono che la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo (…) non debba corrispondere all'esigenza di un riparto di potere tra i diversi segmenti del sistema politico, ma debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. A tal fine, è il principio costituzionale di sussidiarietà» - sto leggendo ancora - «che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni. In questo quadro, l'autonomia differenziata deve essere funzionale a migliorare l'efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini». Esattamente i principi, Presidente, su cui ci siamo sempre mossi e per cui, da sempre, la destra si è impuntata con la convinzione che responsabilità politica nella sussidiarietà corrisponda a buon governo.
Sulla conferma dell'efficacia della legge sull'autonomia spenderei due parole ancora. D'altronde, è la logica e la ragione che supportano un concetto di fondo indiscutibile. Non avrebbe potuto essere dichiarata illegittima una norma che attua, ponendo regole di garanzia - che quella che oggi è minoranza, quando era maggioranza mai si spinse a definire -, il Titolo V della Costituzione, riscritto dalla riforma imposta al Parlamento dalla sinistra nel 2001 - e precisiamo, Presidente -, per tre voti fu imposta quella riforma della Carta fondamentale della Repubblica! Lo ricordino i censori della sinistra, maestri della retorica del vittimismo, con il quale si vorrebbe scrollarsi di dosso la propria responsabilità primigenia in materia di autonomia. Il Titolo V lo avete scritto voi !
Considerato che oggi ho imboccato la strada delle citazioni, Presidente, cito espressamente l'articolo 116, comma 3, della Costituzione: ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia possono essere attribuite alle regioni - ad altre regioni, per l'esattezza, quindi oltre a quelle a statuto speciale - con legge dello Stato, su iniziativa della regione interessata; la legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la regione interessata. L'avete scritto voi, signori della sinistra, e avete scritto anche che le materie come quelle legate alla tutela della salute, piuttosto che al commercio estero e alle grandi reti di comunicazione possono essere delegate, come funzioni, alle regioni, l'avete scritto voi!
Il grande buco nero, nel quale è sprofondata troppo spesso la verità storica e anche l'onestà intellettuale, è proprio questo, Presidente: la legge sull'autonomia differenziata ha applicato l'articolo 116 della Costituzione, riscritta dalla sinistra a spallate di maggioranza. Diciamolo anche con grande chiarezza e senza infingimenti, perché allora la sinistra aveva ingaggiato una competizione per tamponare la libera uscita di consenso verso le grandi battaglie storiche della Lega, dobbiamo avere il coraggio di dirlo, autonomia ! La sinistra fece propria quella battaglia per puro opportunismo, in quella sola stagione storica, per mantenere il proprio potere senza alcuno slancio ideale, puro opportunismo: oggi hanno negato le ragioni stesse di quella loro riforma!
Lo stesso presidente Bonaccini per puro opportunismo chiese e ottenne, dall'allora Sottosegretario Bressa del suo stesso partito, la sottoscrizione della pre-intesa per il passaggio di 7 competenze poi diventate, quando in giunta entrò Elly Schlein, molte di più. Nella NADEF 2018 - ma lo avete inserito sino al 2020 -, presidente Conte e cari colleghi del MoVimento 5 Stelle, avete sempre compreso un capitolo sull'autonomia differenziata, facendolo votare da quest'Aula, ma allora avevate la maschera degli autonomisti. Ecco, questo era quando voi eravate in maggioranza, oggi il vostro maggiore complimento verso l'autonomia, in attuazione della vostra riforma costituzionale, è “Spacca Italia”, tanto per rimestare nello stomaco di chi ha scarsa memoria. Quando eravate in maggioranza dicevate altro: vi ricordate, presidente Conte, quando nei vostri accordi di programma avevate sempre centrale l'attuazione dell'autonomia, coerentemente dico peraltro; l'avevate scritta in Costituzione, caro PD, ne avete avviato anche le politiche di ottenimento con Bonaccini; anche la campagna del presidente De Luca, a suo tempo, era innamorata dell'autonomia e poi, quando è arrivato al Governo il centrodestra a realizzarla l'autonomia in un sistema di garanzia, il presidente De Luca si è sfilato.
Ma quindi di che cosa abbiamo parlato in tutti questi mesi? Di cosa ha parlato la macchina della controinformazione della sinistra, qui, in questo Parlamento e nelle piazze italiane, sempre più nelle piazze italiane, seguendo quella rivolta sociale che Landini vi ha indicato? Ora ci sono le mozioni che oggi esamineremo e contro cui voteremo convintamente, perché sono la rappresentazione non solo dell'infingimento e della menzogna, ma anche della paura del nuovo e la espressione della volontà di mantenere lo : ci troviamo di fronte a 81 premesse e 39 impegni con una sinistra unita esclusivamente dal no. A chi esprime i timori attraverso la rinuncia a provarci e a chi sostiene che una certa autonomia potrebbe portare alla divisione dell'Italia chiedo se ritiene davvero il nostro Paese un Paese in cui si è superato ogni divario e differenza. Voi questa Italia divisa la volete mantenere divisa. Sui LEP si procederà: i livelli essenziali delle prestazioni sono previsti dalla Costituzione e dal buon senso e il Parlamento farà la sua parte.
Presidente, questo Governo è nato per fare le riforme, ne ha fatte e continuerà a farne, perché è la sua ragione sociale, quella per cui ha ricevuto la fiducia degli italiani. Non ci fermeranno certamente coloro che vorrebbero lasciare l'Italia come ci è stata consegnata: soffocata dalle paghette di Stato per i nullafacenti per scelta; con i conti pubblici stritolati dal superbonus per i ricchi; con i porti aperti e il delle ONG conniventi
ALESSANDRO URZI'(FDI). …avvitata attorno alle logiche del conservare tutto e non cambiare nulla!
Ora, Presidente, si respira aria nuova e non negheremo questo diritto agli italiani. Avanti, allora!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che i presentatori della mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella, Faraone, Magi, Richetti ed altri n. 1-00367 non hanno accettato la riformulazione proposta dal Governo e, pertanto, il parere deve intendersi contrario alla mozione nella sua interezza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Francesco Silvestri, Braga, Zanella, Faraone, Magi, Richetti ed altri n. 1-00367, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge Vergogna, vergogna!.
Colleghi, scusate. Colleghi, per favore, sapete che il nostro Regolamento non consente questo, vi invito a ritirare le bandiere. Colleghi, non costringetemi a sospendere la seduta. Colleghi, per favore. Invito gli assistenti a piegare, dolcemente, le bandiere, che vengono esposte in quest'Aula, rispettando la sacralità di una bandiera anche come esempio a chi, qualche giorno fa, ha ritenuto di non avere nessun tipo di rispetto per la bandiera. Grazie, colleghi, siete anche intonati, ottimo, ma non sapete la strofa successiva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Braga. Ne ha facoltà. Non c'è il Governo… se è sull'ordine dei lavori posso bastare io. Colleghi, per favore, deposte le bandiere, cantato l'inno, le squadre vanno in campo e si osserva silenzio. Prego.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, prima di passare alla trattazione del prossimo punto all'ordine del giorno, perché oggi abbiamo assistito ad alcune dichiarazioni della Presidente Meloni, che ha sentito il dovere, a pochi giorni dalla giornata del 25 novembre, di difendere l'indifendibile, cioè di condividere le parole espresse ieri, in una sede istituzionale, qui, alla Camera, dal Ministro dell'Istruzione, Valditara, e di farlo sostanzialmente condividendo quella convergenza, quell'equazione che il Ministro ha ritenuto di fare tra il tema importantissimo del contrasto alla violenza sulle donne e l'immigrazione.
Noi siamo rimasti basiti nel sentire quelle parole e abbiamo atteso un giorno di sentire, invece, parole inequivocabili da parte della Presidente del Consiglio di presa di distanza, anche un giorno che è stato speso, come sanno bene molte delle colleghe, a ricercare qui, in quest'Aula, tra le forze politiche, una condivisione sulla mozione che andremo a discutere. E, invece, abbiamo assistito, sostanzialmente, ad una presa d'atto e ad una condivisione di quelle parole gravissime, che si fondano su un pregiudizio, su una volontà di strumentalizzare e di declinare in maniera inaccettabile il tema del contrasto della violenza sulle donne con la questione dell'immigrazione.
La cosa più grave, signor Presidente, ed è il motivo per cui intervengo, è che quelle dichiarazioni non sono sostenute da alcun dato . Se voi vi foste presi la briga di approvare i decreti attuativi della legge n. 53 del 2022, che è quella che prevede le statistiche in materia di violenza sulle donne, avreste anche tra le mani dei dati istituzionali a disposizione del Ministero.
Ma ci sono tanti dati, quelli della Rete sulla violenza delle donne, quelle dei fatti, che dicono che, dei 96 femminicidi che ci sono stati dall'inizio dell'anno, 83 sono stati compiuti da mariti, da , da persone che vivono all'interno dello stesso nucleo familiare, e che non c'è nessun legame, se non per una volontà di strumentalizzazione di questo tema gravissimo, tra la questione dell'immigrazione, sulla quale voi state producendo risposte inumane e inaccettabili, che stiamo vedendo anche in queste ore in I Commissione, e la questione del contrasto della violenza sulle donne.
Voglio manifestare tutta la nostra incredulità per avere sentito queste parole pronunciate dalla prima Presidente donna di questo Paese, che si vanta di essere tale. Ancora una volta, ha perso l'occasione per accompagnare, invece, uno sforzo comune nella ricerca di un impegno su un tema così importante, impegno che non ci può essere. Però chiediamo, Presidente, che vengano qui, in quest'Aula, i Ministri competenti a dirci sulla base di quali dati, che non esistono, hanno pensato di poter fare quelle affermazioni.
Noi siamo perché, di fronte ai vostri ritardi, alle vostre mancanze, alla vostra strumentalizzazione - penso alle parole di poco fa del Ministro Salvini, che, ancora una volta, ha perso l'occasione di tacere, rispolverando il suo della castrazione chimica -, si discuta, invece, di questo tema, che è un tema gravissimo, importante, che ci sta a cuore, quello di difendere le donne, promuovere la parità di genere e combattere la piaga dei femminicidi in maniera seria.
Non lo possiamo fare in questo modo, ma vi chiediamo di venire qui a prendervi le vostre responsabilità e di dirci su quali dati inesistenti state sostenendo queste posizioni inaccettabili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire per associarci, come Alleanza Verdi e Sinistra, alle richieste della presidente Braga. Eravamo già increduli ieri dopo avere sentito, in occasione della presentazione, tra l'altro, della Fondazione Giulia Cecchettin, parole del tutto inopportune da parte del Ministro Valditara, perché parliamo di una ragazza che è stata assassinata da un italianissimo bianco, che, nonostante l'efferato gesto, è stato ancora definito un ragazzo perbene .
In questo contesto, il Ministro Valditara ha sostenuto che il patriarcato fosse un'ideologia che portiamo avanti noi e ha sostenuto che i femminicidi si siano aggravati a causa dell'immigrazione illegale. Penso che questo sia un clima di odio e razzismo che state fomentando. Oggi le parole del Ministro Valditara sono state seguite prima da quelle della Presidente Meloni, come ricordava la collega, e poi persino da quelle del Ministro Salvini, che non si è potuto esimere dal richiamare la castrazione chimica.
Penso che sia gravissimo che, in una situazione in cui il nostro Paese vede numeri vertiginosi di femminicidi, lesbicidi, transcidi, ancora si continui a rincorrere il tema delle immigrazioni per individuare uno spauracchio e spostare l'attenzione da un fenomeno che dovrebbe vederci uniti in una lotta contro chi commette reati, che, purtroppo, spesso si trova all'interno delle case di queste vittime, e pensare a come prevenirli attraverso forme di educazione all'affettività, rispetto alla sessualità, cosa che voi non volete sentire.
Ringrazio la presidente Semenzato per aver provato a trovare una sintesi tra le nostre posizioni, ma questa è, ovviamente, irraggiungibile, vista la vostra visione del mondo.
Pretendiamo che la Presidente venga qui, con i Ministri, a fornire i dati su cui si fondano le menzogne che vengono portate avanti dal Governo rispetto al tema dell'immigrazione . Ma non vi vergognate che ieri sia dovuta intervenire Elena, la sorella di Giulia, a smentire il Ministro e a far presente che le politiche che state portando avanti sono del tutto inadeguate? Smettetela di individuare spauracchi e nemici dove non ci sono! Non continuate con questa narrazione tossica che fa solo male al nostro Paese! Intervenite, invece, con politiche che servano a tutelare le donne e i bambini che vivono in famiglie dove sono presenti persone violente, per scardinare finalmente questo fenomeno e ribaltare i paradigmi di una società che, anche se ritenete sia ideologico dirlo, è completamente impregnata di cultura patriarcale , determinando uno squilibrio nei rapporti tra uomo e donna, che, spesso, sfociano in forme di violenza inaccettabili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Vorrei che fossimo consapevoli di cosa sta producendo questo approccio che ieri il Ministro ha avuto nei confronti del tema della violenza di genere. Cosa sta producendo? Si possono affermare le parole “il contrasto al patriarcato è una guerra ideologica”?
Signori, ma, se esiste il femminicidio, è perché ci sono uomini che uccidono le donne . Siamo oltre l'interpretabile. E se tu sei Ministro e pronunci queste parole il giorno che si dà vita a una fondazione che ricorda Giulia Cecchettin, ti sfuggono due questioni: non sono solo i fatti, ma anche la necessità di fare un lavoro di contrasto a ciò che ha prodotto la morte di Giulia Cecchettin. E il secondo grande danno è che, invece che essere qui a costruire insieme politiche di contrasto alla violenza sulle donne, siamo qui a chiedere perché nessuno della maggioranza abbia stigmatizzato quelle parole e quei comportamenti.
Tralascio il tema per cui, se si scomodano questioni sacrosante, come l'insegnamento nelle scuole e l'educazione dei nostri ragazzi, continuare a creare un tra l'immigrazione e la violenza sulle donne è esattamente il contrario che creare una cultura di sostegno, di supporto, di condivisione, di reciprocità e di autoriconoscimento . Io penso davvero che questo Parlamento sia chiamato a un esercizio inverso rispetto a ciò che di gravissimo è accaduto ieri, con protagonista il Ministro, in un luogo come la Camera dei deputati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà (). Colleghi, colgo un non giustificato disappunto. Prego.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente …
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Forse meraviglierò i colleghi, ma, evidentemente, qui tutti hanno il diritto di opinione e di parola.
Senza offendere nessuno, intervengo sull'ordine dei lavori. Anch'io vorrei sentire il Ministro Valditara, però proverò non ad interpretare quello che è stato detto ieri, ma a confutare quello che ho sentito in quest'Aula. Infatti, perdonatemi, colleghi, ma nel momento in cui si dice che anche gli immigrati clandestini hanno contribuito alla violenza sulle donne, non si esprime un'opinione, si spiega un dato di fatto …
ROSSANO SASSO(LEGA). E, se qualcuno dice che, oltre alle violenze, che vanno condannate - ci mancherebbe altro! -, negli ultimi 10, 15, 20 anni, da quando sono state applicate le politiche dei porti aperti e sono state spalancate le porte di casa nostra a persone che, evidentemente, hanno picchiato, stuprato, assassinato donne, non si esprime un'opinione! Vi citerò qualche nome …
PRESIDENTE. No, no, colleghi, non va bene così. Un attimo, collega Sasso. Colleghi, non è possibile… Colleghi, ha lo stesso identico diritto che avete voi; potete non condividerlo, ma non potete interromperlo in questa maniera.
Prego, onorevole Sasso.
ROSSANO SASSO(LEGA). Citerò solo alcuni nomi tristemente noti, purtroppo, alle cronache degli ultimi mesi, di donne che, evidentemente, sono state vittime non di un patriarcato, ma di una cultura che prevede la sottomissione della donna, una cultura propriamente islamica, che considera le donne come esseri inferiori . E, allora, purtroppo, a malincuore, dovrò citare, ad esempio, i nomi di Sharon Verzeni, di Pamela Mastropietro, di Desirée Mariottini, tutte figlie italiane che non sono state stuprate, uccise e fatte a pezzi da italiani .
Quindi, quello che è stato detto ieri è stato semplicemente un dato di fatto . Può dar fastidio, lo ripeto, può dar fastidio, me ne rendo conto, però, qui, dobbiamo pesare le parole per quelle che sono state. Non sono state espresse opinioni: o si capisce che le violenze si condannano tutte …
PRESIDENTE. Basta colleghi!
ROSSANO SASSO(LEGA). …oppure sarà sempre e solo frutto della vostra ideologia !
PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, è inutile parlarvi così, a distanza… Collega, per favore! Onorevole Raffa, per cortesia, è inutile così. A distanza è inutile. Lo ripeto: si può non condividere, però, non si può fare così, perché non ci capiamo.
Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Ascari. Se era su questo, mi devo scusare con lei, perché avevo inteso che fosse su un altro argomento; invece, se è su questo, mi scuso con lei, perché avrebbe dovuto parlare prima.
Prego, onorevole Ascari.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sempre sullo stesso argomento, per chiedere spiegazioni ai Ministri di competenza, visto che le dichiarazioni di ieri del Ministro Valditara ci hanno lasciati veramente sgomenti e ci fanno capire che questa maggioranza non ha ancora ben chiara la matrice patriarcale della violenza .
Dire che il patriarcato non esiste ed è una reliquia del passato significa non avere chiaro che la violenza sulle donne è soprattutto un problema culturale, che non può essere affrontato solo con leggi punitive. Quando si denuncia il patriarcato come radice dei femminicidi, non si parla solo di vecchie leggi ormai superate, ma di tutto un sistema di pregiudizi, di disuguaglianze di genere, di stereotipi che ancora oggi pongono la donna in una posizione di subordinazione in tutti i contesti sociali. E questo è il punto di partenza, se si vuole trattare in maniera seria il tema della violenza di genere.
Per diffondere cultura bisogna prima possederla e voi state dimostrando di non averne . E i primi che dovrebbero studiare sono il legislatore e coloro che rivestono ruoli apicali.
Dire che la violenza sulle donne è responsabilità da attribuirsi all'immigrazione irregolare è una falsità ed è stato gravissimo e fuori luogo averlo fatto ieri, alla presentazione della fondazione del papà di Giulia Cecchettin, davanti a un padre che ha perso la figlia per mano di un ragazzo italianissimo, bianco e cosiddetto “perbene” . È stato imbarazzante per la classe politica, quando i dati ci dicono che tre volte su quattro a fare del male è chi ha le chiavi di casa: ex-, fidanzati e familiari. Fatevene una ragione! Il patriarcato esiste e si alimenta anche grazie a queste dichiarazioni, che creano solo confusione e non aiutano il contrasto alla violenza sulle donne. Non sono mostri mitologici gli assassini, ma sono uomini normali, figli della cultura dello stupro e del possesso. Questa propaganda razzista e misogina da parte del Governo sulla pelle delle donne è aberrante! Vi dovreste vergognare di quello che sta succedendo !
Per tutte queste ragioni, noi portiamo e insistiamo e ci battiamo perché venga discussa la proposta di legge per introdurre l'educazione affettiva e sessuale dai primi banchi di scuola , che voi considerate una porcheria. Per noi è la base per costruire delle relazioni sane .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente ...
PRESIDENTE. Colleghi, sono gli stessi mugugni che avete fatto all'onorevole Sasso, è uguale. Non sono ululati, sarebbero già tutti fuori dall'Aula …
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Presidente, è da ore che avevo deciso di non intervenire su questo argomento, per un motivo che consideravo molto semplice, come dovrebbe essere, indipendentemente da dove siede in quest'Aula, per ogni singolo collega e ogni singola collega: chi commette una violenza su una donna, indipendentemente dal colore della pelle, va condannato. Penso che questa dovrebbe essere la ragione basilare di qualsiasi tipo di ragionamento, però sentire un Ministro della Repubblica, che ha giurato sulla nostra Carta costituzionale, dire il falso e anche esternare un ragionamento che viene smentito dai dati scientifici penso che sia di una gravità inaudita.
I dati lo smentiscono, tre quarti delle violenze sulle donne sono stati commessi da un italiano, da nostri connazionali. Dico nostri connazionali perché per alcuni ancora l'italianità dovrebbe consistere in una determinata proiezione lombrosiana, ma siamo oltre, io sono italianissimo .
Il secondo elemento, Presidente, riguarda il tema dell'etnicizzazione del comportamento e dei reati. Prendiamo la storia dei nostri emigranti Sacco e Vanzetti, prendiamo la storia dei nostri minatori nel Belgio, prendiamo la storia dei nostri emigranti che sono partiti con scatole di cartone al posto di una valigia verso orizzonti alla ricerca di un futuro migliore. Non erano tutti mafiosi, non erano tutti mafiosi. Hanno fatto tanta fatica e questo ha fatto di loro, oggi, italo-americani, italo-svizzeri, italo-francesi, ma sono i nostri figli di oggi che, in assenza di una speranza che noi come Stato non riusciamo a garantire loro, partono dal profondo Sud verso il Nord del Paese.
Alcuni si ritrovano negli Stati Uniti, oggi, altri ancora, nel Regno Unito, e sa, Presidente, cosa continuano a subire quando parliamo della Brexit? Sono nostri figli, nostri nipoti che si ritrovano a vivere e a subire, in alcuni casi, comportamenti ingiusti. Noi possiamo partire da lì e continuare a fare un ragionamento che non reggeva neanche nel Novecento: i reati sono reati, etnicizzare il reato è razzismo puro, è discriminazione pura, ed è ancora più grave quando tale comportamento, tale linguaggio, tale degrado culturale e linguistico viene espresso da un Ministro della Repubblica.
Presidente, concludo: noi siamo all'interno di un contesto dove vi è un'architettura legislativa, un tessuto legislativo. Voglio, per suo tramite, ricordarlo a chi ancora continua a pensare che vi sia un'altra legge da oltre 20 anni nel nostro Paese, se non la legge Bossi-Fini. È il tessuto, è una legge che genera illegalità, è una legge che genera marginalità, è una legge che genera povertà, è una legge che genera degrado, è una legge che genera invisibili. E quella invisibilità, quella marginalità, non tocca più gli emigranti, non tocca più i migranti.
È una marginalità che colpisce i nostri lavoratori, i pensionati, i giovani, gli studenti, questo è! Chi costruisce una legge per colpire una parte, un segmento della popolazione, finisce per colpire la popolazione intera. Per questo motivo, abolire la Bossi-Fini è un atto di civiltà per salvare l'Italia intera
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, molto brevemente, perché i colleghi che sono intervenuti, tranne il collega Sasso, mi hanno rappresentato ampiamente. E sottolineo ‘tranne il collega Sasso', Presidente, perché lei ha detto poco fa che lui aveva diritto, come tutti noi, ad intervenire e dire quello che pensava. Sono d'accordo con lei, qualora il collega Sasso non utilizzasse termini ed espressioni che prendono, che travolgono, termini che posso definire, senza alcun elemento di smentita, razzisti.
Infatti, credo che collegare un reato pesante come quello di femminicidio, la violenza nei confronti delle donne, al colore della pelle di una persona, sia un'affermazione razzista, che meritava di essere interrotta non dal brusio dei colleghi, ma dalla Presidenza ! Per cui, signor Presidente, siccome probabilmente lei si sarà distratto, la invito a riascoltare quello che ha detto Sasso…
PRESIDENTE. No, mi scusi, ma allora è un richiamo al Regolamento sull'articolo 8, il suo?
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Sì, assolutamente sì.
PRESIDENTE. Allora concluda il suo richiamo al Regolamento.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). La invito a riascoltare quello che ha detto Sasso - completo il richiamo al Regolamento - e verificare se è il caso di prendere provvedimenti rispetto alle dichiarazioni di Sasso che sono state dichiarazioni sulla falsariga di quelle del Ministro dell'Istruzione, il Ministro che dovrebbe valutare l'insegnamento e l'educazione dei nostri ragazzi, il quale ha detto delle cose gravissime, che Sasso ha ribadito in quest'Aula e che non meritavano di essere nemmeno ascoltate.
Per cui, signor Presidente, per richiamo al Regolamento, le chiedo di riascoltare l'intervento di Sasso e mettere in campo, qualora ne ravvisasse le condizioni, i provvedimenti necessari per quello che Sasso ha detto .
PRESIDENTE. Onorevole Faraone, le assicuro che sono stato molto attento, anche perché sono fasi della nostra seduta che pretendono la massima attenzione. Ove avessi rilevato frasi lontanamente simili a qualcosa che somigliasse al puzzo del razzismo, avrei immediatamente interrotto l'onorevole Sasso, ma così non è stato. Dopodiché, il Presidente della Camera ha seguito anche il suo intervento, quindi eventualmente sarà il Presidente a voler intervenire, se non condividerà quello che in questo momento ha fatto la Presidenza .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tucci. Ne ha facoltà. Su un altro argomento, immagino, non su questo.
RICCARDO TUCCI(M5S). Sì, grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente al Ministro Calderoli sul fatto che lo stesso Ministro Calderoli, che, ricordiamolo, è un Ministro della Repubblica italiana, ogni qualvolta intravede anche lontanamente la bandiera della Repubblica italiana scappa da quest'Aula Quindi, Presidente, faccio questo intervento per sottolineare…
PRESIDENTE. Mi scusi, non è un'informativa urgente, nel senso che il Ministro Calderoli si è alzato perché aveva finito il suo impegno in Aula ed è andato via. Dopodiché …
RICCARDO TUCCI(M5S). Presidente, il Ministro Calderoli è uscito ed è rientrato…
PRESIDENTE. Però, abbia pazienza, non può chiedere un'informativa urgente sul fatto che Calderoli magari andava…
RICCARDO TUCCI(M5S). Appena ha visto la bandiera, è uscito ed è rientrato!
PRESIDENTE. Ma non può chiedere un'informativa urgente sul fatto…
RICCARDO TUCCI(M5S). Signor Presidente, posso finire?
PRESIDENTE. No, non può finire.
RICCARDO TUCCI(M5S). Presidente, il Ministro ci deve spiegare perché…
PRESIDENTE. Per favore, spegnete il microfono dell'onorevole Tucci. Allora, lei non può finire perché, se lei chiede un'informativa urgente su un fatto politico che attiene al Ministro, la faccio richiedere. Ma se lei chiede l'informativa urgente sul perché è uscito, non lo può fare. Quindi, se è questo l'argomento, sono costretto a toglierle la parola . Chi è che mi sta urlando? Non capisco, onorevole, ha un problema con me? Allora, con ordine e con rispetto, con ordine e con rispetto, onorevole Tucci, la sua informativa urgente è sul fatto che l'onorevole Calderoli si è alzato? È su questo?
RICCARDO TUCCI(M5S). Sì, anche.
PRESIDENTE. Non può essere su questo.
RICCARDO TUCCI(M5S). Presidente, anche, ma non solo …
PRESIDENTE. Allora mi dica l'“anche”.
RICCARDO TUCCI(M5S). Il Ministro, oltre ad essersi alzato questa volta, l'ha rifiutata qualche mese fa, lo ricorderete tutti mandando avanti i suoi scagnozzi a picchiare uno dei nostri…
PRESIDENTE. Abbia pazienza, ma non è un intervento sull'ordine dei lavori e non è una richiesta di informativa, sono costretto a toglierle la parola, abbia pazienza. Onorevole Tucci, mi dispiace, ma davvero non è sull'ordine dei lavori. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Faccio questo intervento con un po' di amarezza cercando di riportare il della mia Commissione sul tanto lavoro che è stato fatto in questi giorni per trovare una quadra comune sul tema della violenza. Io penso che gli interventi di oggi, a vario titolo, abbiano avuto una deriva e ci siamo spostati dal fondamentale della lotta alla violenza di genere e della tutela delle donne, che penso poco si interessino delle questioni che ho sentito in quest'Aula ed hanno bisogno di provvedimenti pratici e seri. È un anno che sono presidente della Commissione sul femminicidio e questa Commissione non ha mai prestato il fianco alla strumentalizzazione e alla politicizzazione, perché ritengo che il lavoro debba essere comune, con obiettivi comuni.
Presidente, io ritengo che non ci siano le condizioni, per il bene delle donne, di affrontare oggi delle dichiarazioni di voto sulle mozioni e chiedo - essendo io, tra l'altro, la donna del 26 novembre o del 9 marzo - di rimandare questa discussione, per un confronto costruttivo con le mie commissarie e i miei commissari, alla prossima settimana
PRESIDENTE. Fate concludere, colleghi, e poi argomentiamo. Prego.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Io non penso che ognuno di noi debba legare un provvedimento ad una data e mettersi una “etichettina” dicendo che ha fatto un provvedimento legato al 25 novembre, perché la lotta alla violenza di genere non è legata solo al 25 novembre o agli che peraltro si concludono - ricordo a tutti - il 4 dicembre. La lotta alla violenza di genere è una lotta quotidiana. Ripeto: quotidiana !
Quindi, se la vostra preoccupazione - e lo dico in maniera obiettiva - è quella di fare mozioni per il 25 novembre, abbiamo già perso in partenza, perché noi, le mozioni per la violenza di genere, le dobbiamo fare il 6 dicembre, il 10 gennaio e il 20 luglio ! Poi, se qualcuno si vuole attaccare l'etichetta del 25 novembre, la faccia sua. Però io preferisco lavorare e sviscerare quei temi - che ho sentito anche sollecitati dall'opposizione - per il bene delle donne.
Quindi, Presidente, chiedo di mettere in votazione il rinvio delle dichiarazioni di voto alla prossima settimana, con quel lavoro costruttivo che viene fatto in Commissione tutti i giorni, in maniera, tra l'altro, trasversale
PRESIDENTE. Dunque, colleghi, la collega Semenzato chiede il rinvio del seguito dell'esame delle mozioni sulla violenza contro le donne alla prossima settimana. Come sapete, il Regolamento prescrive che, ove non vi siano obiezioni, la richiesta sia accolta, ove invece qualcuno di voi voglia intervenire, possiamo ascoltare uno a favore e uno contro. Chi vuole parlare contro? Prego, onorevole Ghio.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi non crediamo che sia un clima particolare a deviare una discussione, che riteniamo importante e quotidiana. Quindi, noi siamo pronti a votare oggi questa mozione e a discutere nel merito. Certamente non possiamo non stigmatizzare quello che è accaduto ieri e che sta accadendo in queste ore, in cui la Premier e figure rilevanti del Governo sconfessano il contenuto di un caposaldo della lotta alla violenza contro le donne come la Convenzione di Istanbul, che individua chiaramente nella cultura e nella battaglia culturale un tema da affrontare. Credo che i fatti concreti siano quelli che abbiamo visto in questi due anni. Ad esempio, in questi due anni, nonostante gli impegni concreti nella mozione votata nel 2022, non ci sono stati passi avanti rispetto ai temi fondamentali della prevenzione primaria, come ad esempio la formazione e l'educazione. Noi crediamo che alcuni Ministri e la Premier stiano avvelenando il clima, con mistificazioni che nulla hanno a che fare con la reale volontà di affrontare un tema come il contrasto alla violenza contro le donne, che fa sì che una donna ogni tre giorni sia uccisa. Noi riteniamo urgente la discussione, la riteniamo sicuramente da affrontare in ogni momento e siamo pronti e, quindi, per quanto ci riguarda, oggi, domani, ma già oggi pomeriggio siamo in grado di affrontare la discussione e di votarla, sono altri che stanno avvelenando i pozzi .
PRESIDENTE. Molto chiaro, grazie. Qualcuno chiede di parlare a favore? Nessuno. Dunque, colleghi, passiamo alla votazione della proposta di rinvio alla prossima settimana del seguito dell'esame delle mozioni in materia di violenza contro le donne...
ANDREA CASU(PD-IDP). Deve dire “come primo provvedimento” ...
PRESIDENTE. No, va alla settimana prossima. E poi, a quel punto, nel calendario l'esame è previsto tra mercoledì e giovedì, dopo il DDL Concorrenza, già da calendario della Capigruppo era previsto l'eventuale seguito dell'esame. Però, magari c'è una proposta che interviene, nel frattempo, per cui i gruppi, insieme, si mettono d'accordo diversamente. Ha chiesto di parlare la presidente Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Intervengo sull'ordine dei lavori. Io vorrei, soltanto, che fosse chiaro quello che ci state proponendo di fare, due cose: rinviare la discussione su questo tema alla settimana successiva, cioè dopo la ricorrenza del 25 novembre, per un'incapacità della maggioranza e del Governo di venirne fuori . La seconda cosa, come lei ben sa, perché è stato oggetto di una discussa Capigruppo, la scorsa settimana abbiamo faticosamente definito una programmazione dei lavori, rinviare questo punto alla settimana prossima significa non farlo. Io vorrei che non ci prendessimo in giro, perché se ci state chiedendo di rinviare la discussione sul tema del contrasto alla violenza sulle donne, state facendo un atto gravissimo e io la prego di informare di questo anche il Presidente della Camera .
PRESIDENTE. Ripeto, si tratta di una valutazione politica della quale io prendo atto e le ho segnalato che, a questo punto, secondo il calendario della Capigruppo, andrebbe dopo il DDL Concorrenza. Dopodiché, se intervengono degli accordi diversi, di qui alla prossima settimana, evidentemente, si cambierà, ma io prendo atto di questa proposta. Ho ascoltato e lei ha ulteriormente sottolineato il punto che, a questo punto, è chiaro a tutti. Sulla base di quello che è stato detto, allora, passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio alla prossima settimana del seguito dell'esame delle mozioni in materia di violenza contro le donne.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva per 20 voti di differenza (Vergogna!.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 30-A: “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali” e delle abbinate proposte di legge nn. 468-842-1109-1393.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle ne hanno chiesto l'ampliamento.
La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Michela Vittoria Brambilla.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLAOnorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame della proposta di legge, a mia prima firma, relativa a modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni, per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali (A.C. 30-A Brambilla e proposte di legge abbinate).
Preliminarmente, vorrei sottolineare che la proposta di legge è sottoscritta, oltre che da me, da deputati appartenenti a diversi gruppi politici, a testimonianza della volontà di dare attuazione, anche per questa via, all'impegno di rafforzare la tutela degli animali, alla luce del nuovo testo dell'articolo 9, terzo comma, della Costituzione, secondo cui la Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Per numero ed importanza degli articoli modificati, si tratta, senza dubbio, su questa materia, della riforma più incisiva da decenni a questa parte, frutto di un serrato e proficuo confronto tra le forze politiche in Commissione giustizia. Consentitemi di aggiungere un'annotazione personale: con l'esame in Assemblea di questo testo, giunge a compimento un percorso che ho avviato fin dalla XVI legislatura, per rispondere alle istanze di tutti gli italiani - e sono la maggioranza - che amano gli animali e vogliono vederli rispettati. Alla percezione di sostanziale impunità che accompagna chi commette tali crimini, corrisponde infatti un sentimento di profonda indignazione, in ampi settori dell'opinione pubblica, un sentimento che non era e non è possibile ignorare. Aumentano, dunque, le pene per i reati, come l'uccisione di animali, per cui si introduce anche una sanzione pecuniaria, e per i combattimenti tra animali, come importante novità: sarà punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5 a 30.000 euro, anche chi partecipa a qualsiasi titolo ai combattimenti o alle competizioni. Diventa finalmente perseguibile d'ufficio, come quelli del Titolo IX-, il reato di uccisione o danneggiamento di animali altrui, che sarà applicabile anche alla morte di un solo bovino o equino. Si prevedono nuove aggravanti, ma vediamo nel dettaglio.
Il testo, come dicevo, è stato oggetto di un approfondito e articolato esame in sede referente e su di esso si sono espresse favorevolmente le Commissioni I, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XIII e XIV, mentre le Commissioni V e XIII hanno formulato alcune condizioni. Al riguardo, nel testo che la Commissione porta oggi all'esame dell'Assemblea, sono state recepite tutte le condizioni della Commissione bilancio e una delle tre condizioni poste dalla Commissione agricoltura. L'articolato licenziato dalla Commissione, come risultante dai numerosi emendamenti approvati, ha la principale finalità di adeguare alla mutata e più elevata sensibilità della collettività la disciplina penalistica concernente i reati contro gli animali, a partire da quelli contenuti nel Titolo IX- del codice penale attualmente rubricato “Dei delitti contro il sentimento per gli animali”. Significativamente, proprio questa rubrica viene modificata dall'articolo 1, che elimina il riferimento al “sentimento per gli animali”, specificando in tal modo che, al centro della tutela penale, sono posti direttamente gli animali in quanto tali. Viene tutelato non più il sentimento dell'uomo ma direttamente l'animale.
L'articolo 2, tenendo ferme la pena della reclusione da quattro mesi a due anni, inasprisce la pena pecuniaria per il reato previsto dall'articolo 544- del codice penale, che riguarda chi organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali. La disposizione in commento aumenta la pena pecuniaria, che dovrà essere determinata tra un minimo di 15.000 ad un massimo di 30.000 euro, mentre nel testo attualmente vigente i limiti sono fissati rispettivamente in 5.000 e 15.000 euro.
L'articolo 3 aumenta la pena della reclusione da due a quattro anni, che attualmente è da uno a tre anni, prevista dall'articolo 544- del codice penale, per chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali, che possono mettere in pericolo l'integrità fisica. Inoltre, si estende la pena attualmente applicata ai proprietari o ai detentori degli animali impiegati nei combattimenti e nelle competizioni non autorizzate, se consenzienti, reclusione da tre mesi a due anni e multa da 5.000 a 30.000 euro a chiunque partecipa a qualsiasi titolo ai combattimenti o alle competizioni suddette.
L'articolo 4 introduce l'articolo 544-, che prevede un'aggravante ad effetto comune che consente, quindi, l'aumento di pena fino a un terzo per i delitti previsti da diversi articoli del codice penale: 544-, uccisione di animali; 544-, maltrattamento di animali; 544-, spettacoli o manifestazioni vietate; 544-, divieto di combattimento tra animali; 638, uccisione o danneggiamento di animali altrui, qualora ricorra una delle seguenti circostanze: in primo luogo, l'aver commesso il fatto in presenza di minori; in secondo luogo, l'aver commesso il fatto nei confronti di più animali; in terzo luogo, l'aver diffuso i fatti attraverso strumenti informatici o telematici. Quindi, potranno derivare condanne più severe. Richiamo, in particolare, l'attenzione sull'aggravante che mira a tutelare le persone di minore età.
L'articolo 5, comma 1, innalza la pena prevista dall'articolo 544- del codice penale, che punisce chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale, prevedendo la pena della reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 5.000 a 30.000 euro. La disposizione attualmente vigente prevede, invece, il limite di pena della reclusione rispettivamente in quattro mesi e due anni, senza prevedere alcuna pena pecuniaria. Con questo testo la pena detentiva sarà invece sempre accompagnata da una multa pesante. Inoltre, si prevede che se il fatto è commesso adoperando sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell'animale, la pena sia della reclusione da 1 a 4 anni e della multa da 10.000 a 60.000 euro. Il comma 2 del medesimo articolo 5 innalza la pena prevista dall'articolo 544- del codice penale, che punisce il maltrattamento di animali, prevedendo la pena della reclusione da sei mesi a due anni, congiuntamente alla pena della multa. Attualmente la pena è la reclusione da tre a 18 mesi o, in alternativa, la multa da 5.000 a 30.000 euro. Da ora in avanti, invece, la multa ci sarà sempre. Un'altra modifica riguarda l'aggravante della morte dell'animale articolo 544-.
Le pene saranno aumentate della metà anche nel caso in cui la morte derivi dalla somministrazione di sostanze stupefacenti o vietate e di sottoposizione a trattamenti che procurano un danno alla salute. Il comma 3 riformula l'articolo 638, ovvero uccisione o danneggiamento di animali altrui. Nella nuova formulazione l'articolo consta di un unico comma, che punisce con la reclusione da uno a quattro anni chiunque senza necessità uccide, rende inservibili o, comunque, deteriora tre o più animali raccolti in gregge o in mandria, ovvero compia il fatto su animali bovini o equini anche non raccolti in mandria. Infine, il comma 4 innalza l'importo minimo dell'ammenda prevista dall'articolo 727 del codice penale, che prevede la contravvenzione in caso di abbandono di animali, dagli attuali 1.000 euro a 5.000 euro. Rimane, invece, inalterato l'importo massimo dell'ammenda, pari a 10.000 euro. Il combinato disposto, con l'aggravante introdotta nel nuovo codice della strada, che prevede un aumento di pena fino a un terzo quando l'abbandono avviene su strada o nelle pertinenze, fa sì che l'ammenda minima possa arrivare a 6.666 euro.
L'articolo 6 apporta alcune modifiche al codice di procedura penale relative al sequestro e alla confisca di animali oggetto di reato. In particolare, la lettera attribuisce la legittimazione a partecipare a giudizi cautelari reali nonché all'appello e riesame di provvedimenti di sequestro preventivo e probatorio alle associazioni o agli enti potenzialmente affidatari di animali oggetto dei medesimi provvedimenti, individuati con decreto del Ministero della Salute ai sensi dell'articolo 19-, disposizioni attuative del codice di procedura penale. È una facoltà, questa, che il mondo associativo attendeva da tempo. La lettera introduce il nuovo articolo 260-, relativo all'affido definitivo dell'animale oggetto di sequestro o confisca, secondo cui l'affidamento ai predetti soggetti in via definitiva è disposto con decreto motivato dell'autorità giudiziaria, che può intervenire anche su istanza della persona offesa o delle medesime associazioni o enti di cui al citato articolo 19-, disposizioni attuative del codice di procedura penale.
Questi ultimi enti sono altresì legittimati a individuare persone fisiche o enti quali subaffidatari dell'animale oggetto del provvedimento. L'affidamento da parte del giudice avviene previo versamento di una cauzione per ogni animale affidato, che costituisce condizione di efficacia del decreto ed è stabilita dall'autorità giudiziaria tenendo conto della tipologia dell'animale, dello stato sanitario dello stesso, nonché delle cure e dei costi che la gestione dell'animale richiede nel lungo periodo. Tale cauzione è versata al Fondo unico della giustizia, rimanendo a disposizione dell'autorità giudiziaria fino alla sentenza definitiva. Se la sentenza definitiva è di condanna la cauzione è acquisita dall'erario.
Il comma 2 dell'articolo in commento dispone che a coloro che commettono abitualmente i reati di cui agli articoli 544- (spettacoli e manifestazioni vietati), 544- (divieto di combattimento tra animali) del codice penale e 4 della legge n. 201 del 2010 (traffico illecito di animali da compagnia) si applicano le misure di prevenzione personali e prevenzione patrimoniali. Tali misure si applicano limitatamente ai casi di abitualità presunta dalla legge, di cui all'articolo 102 del codice penale, e di abitualità ritenuta dal giudice, di cui all'articolo 103 del codice penale.
L'articolo 7 prevede il divieto di combattimenti degli animali o di alienazione degli stessi a terzi nel corso delle indagini o durante il dibattimento per accertare la sussistenza di un reato consumato o tentato nei confronti di animali. Tali divieti sussistono dall'inizio delle indagini e per tutto lo svolgimento dell'eventuale dibattimento, fino alla pronuncia della sentenza definitiva. Anche se non ne è stato disposto il sequestro, gli indagati non potranno disfarsi degli animali.
L'articolo 8 introduce il nuovo articolo 25- nel decreto legislativo n. 231 del 2001, concernente la disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni, anche prive di personalità giuridica, al fine di stabilire le sanzioni applicabili agli enti coinvolti nella commissione di taluni reati contro gli animali. Il comma 1 dispone una sanzione pecuniaria, mentre il comma 2 specifica che, in caso di condanna dell'ente per uno dei reati indicati al comma 1, si applicano altresì le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9, comma 2, del medesimo decreto n. 231. Il comma 3, infine, specifica che le disposizioni di cui ai precedenti commi 1 e 2 non si applicano ai casi previsti dall'articolo 19- delle disposizioni di coordinamento e transitorie per il codice penale, ovvero ai casi previsti dalle leggi speciali in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione degli animali, di sperimentazione scientifica sugli stessi, di attività circense, di giardini zoologici e dalle altre leggi speciali in materia di animali, nonché alle manifestazioni storiche o culturali.
L'articolo 9 reca modifiche alla legge 4 novembre 2010, n. 201, in materia di protezione degli animali d'affezione e da compagnia. In primo luogo, viene modificato l'articolo 4 della citata legge in materia di traffico illecito di animali da compagnia, con un inasprimento della cornice sanzionatoria ivi prevista. Attraverso tale modifica chiunque introduca nel territorio nazionale animali da compagnia privi di sistemi per l'identificazione individuale o delle necessarie certificazioni sanitarie o non muniti, ove richiesto, di passaporto individuale al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, reiteratamente o tramite attività organizzate, è punito con la reclusione da 4 a 18 mesi e con la multa da 6.000 a 30.000 euro (comma 1, lettera ). Vengono, inoltre, inasprite le pene in caso di introduzione illecita nel territorio nazionale di animali da compagnia di cui all'articolo 5 della citata legge n. 201 del 2010. Anche per tale fattispecie si prevede l'innalzamento della sanzione amministrativa se essi sono privi di sistemi per l'identificazione individuale. In tal caso la sanzione va da 200 a 2.000 euro per ogni animale introdotto, mentre nel testo vigente è prevista una sanzione da 100 a 1.000 euro per ogni animale introdotto. Nel caso in cui l'introduzione illecita avvenga, invece, in violazione dei requisiti previsti dalla legislazione vigente è comminata una sanzione pecuniaria da 1.000 a 1.500 euro per animale introdotto, invece della vigente sanzione da 500 a 1.000 euro per animale introdotto. Quando invece gli animali introdotti illecitamente hanno un'età accertata inferiore a 12 settimane, ovvero provengono da zone sottoposte a misure restrittive di polizia veterinaria adottate per contrastare la diffusione di malattie trasmissibili proprie della specie, è prevista la sanzione da 1.500 euro a 3.000 euro per animale introdotto, invece degli attuali da 1.000 euro a 2.000 euro (comma 1, lettera .
Il medesimo articolo 9 inasprisce anche le sanzioni amministrative accessorie previste dall'articolo 6 della citata legge n. 201 del 2010. In particolare, si prevede la sospensione dell'autorizzazione per l'esercizio dell'attività da 2 a 6 mesi, invece degli attuali da 1 a 3 mesi, nei confronti dei trasportatori o del titolare dell'azienda commerciale che, nel periodo di 3 anni, commetta 2 violazioni, in luogo delle attuali 3, delle disposizioni relative all'introduzione illecita di animali da compagnia.
Inoltre, si prevede la sospensione dell'autorizzazione per l'esercizio dell'attività da 2 a 6 mesi, invece degli attuali da 1 a 3 mesi, nei confronti del titolare di un'azienda commerciale che, nel periodo di 3 anni, commetta 2 violazioni, in luogo delle attuali 3, delle disposizioni previste dall'articolo 13-, comma 3, del decreto legislativo 30 gennaio 1993, n. 28, accertate in modo definitivo.
Infine, viene introdotta la revoca dell'autorizzazione per l'esercizio dell'attività nei confronti del trasportatore o del titolare dell'azienda commerciale che, nel periodo di 3 anni, commetta 3 violazioni, in luogo delle attuali 5, delle disposizioni relative all'introduzione illecita di animali da compagnia o delle disposizioni previste dall'articolo 13-, comma 3, del decreto legislativo del 30 gennaio 1993, n. 28, accertate in modo definitivo. Si specifica, inoltre, che, a seguito della revoca dell'autorizzazione, non vi è possibilità di conseguirla nuovamente.
L'articolo 10 vieta, poi, al proprietario o al detentore, anche temporaneo, di animali d'affezione di custodirli nel luogo di detenzione e di mora tenendoli legati con la catena o con altro strumento simile che ne impedisca il movimento, salvo che ciò sia imposto da documentate ragioni sanitarie certificate dal medico veterinario o da temporanee esigenze di sicurezza. Salvo che il fatto costituisca reato, è previsto che, in caso di violazione del predetto divieto, si applichi la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 500 a 5.000 euro.
L'articolo 11 reca, poi, modifiche all'articolo 20 del decreto legislativo 5 agosto 2022, n. 134, relativamente alle sanzioni amministrative previste in caso di violazioni delle disposizioni in materia di identificazione…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Brambilla, se lei sta per concludere bene…
MICHELA VITTORIA BRAMBILLASì.
PRESIDENTE. …altrimenti può anche depositare il resto, se vuole.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLANo, sto per concludere.
MICHELA VITTORIA BRAMBILLACi tenevo a dare conto anche i colleghi, sono alla fine. Dicevamo. Si prevede, al riguardo, che il proprietario, il detentore o l'operatore di un animale da compagnia che non adempie all'obbligo di identificazione non sia soggetto al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria prevista in caso di mancata identificazione, nell'ipotesi in cui adempia volontariamente all'obbligo di identificazione, e sempre che la violazione non sia già stata contestata. Infine, l'articolo 12 reca disposizioni riguardanti la polizia giudiziaria nell'ambito delle attività di prevenzione e di contrasto ai reati in danno di animali. In particolare, si prevede che per l'emanazione del decreto del Ministro dell'Interno, che stabilisce le modalità di coordinamento tra le varie Forze di polizia in materia di reati contro gli animali, debba essere sempre sentito anche il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica.
L'articolo 13, al comma 1, interviene sul primo comma dell'articolo 727- del codice penale, relativo alla contravvenzione per uccisione, cattura e detenzione di esemplari di specie animali selvatiche protette. In particolare, si inasprisce la cornice sanzionatoria, prevedendo l'arresto da 3 mesi a un anno e l'ammenda fino a 8.000 euro, in luogo dell'attuale previsione dell'arresto da 1 a 6 mesi e dell'ammenda fino a 4.000 euro. Il comma 2 interviene sull'articolo 733- del codice penale, relativo alla contravvenzione per distruzione o deterioramento di all'interno di un sito protetto, inasprendo le relative sanzioni. Si prevede, infatti, l'arresto da 3 mesi a 2 anni e l'ammenda non inferiore a 6.000 euro.
Concludo con l'articolo 14, che modifica la legge n. 189 del 2004, prevedendo il divieto di utilizzare, a fini commerciali, pelli e pellicce di gatti della specie , ovvero gatto domestico.
L'articolo 15, infine, regola la clausola di invarianza finanziaria. Ho concluso, grazie Presidente.
PRESIDENTE. La ringrazio molto per la sua relazione realmente esaustiva, onorevole Brambilla.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che vi rinunzia.
È iscritta a parlare la deputata Scarpa. Ne ha facoltà.
RACHELE SCARPA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, oggi discutiamo di una proposta di legge che affronta un tema di indubbia rilevanza, un tema che smuove universalmente le coscienze, cioè la prevenzione e il contrasto della violenza e dei delitti contro gli animali. Si tratta, chiaramente, di un obiettivo importante, di cui non possiamo che condividere i principi generali anche di questa proposta di legge.
Non posso non sottolineare, tuttavia, qui in discussione generale, come ancora una volta, purtroppo, ci troviamo di fronte a un'occasione persa: è una proposta di legge al ribasso che valorizza molto di più l'aspetto di inasprimento delle pene e trascura un po' tutto ciò che di contorno dovrebbe e potrebbe esserci, proprio anche in virtù del fatto che c'è una forte condivisione tra le forze parlamentari sugli obiettivi. Penso che dovremmo chiederci: è davvero questo il massimo che possiamo e potevamo fare? Penso che, probabilmente, dovremmo risponderci di no.
Non fraintendetemi, ci sono molte cose, in questa proposta di legge, che vanno bene: l'adeguamento delle pene e delle sanzioni rispetto ad alcuni reati di particolare efferatezza, soprattutto, appunto, se commessi in determinati contesti o, ad esempio, il fatto che si dà finalmente soggettività giuridica all'animale, superando la dicitura nel codice penale che dice: “dei delitti contro il sentimento per gli animali”, e non verso l'animale stesso, quindi andando verso una concezione più paritaria e meno proprietaria del nostro rapporto con gli animali. Ma, ancora una volta, è mio dovere sottolineare come le esperienze passate - oserei dire la cronaca quotidiana, anche - ci insegnano che il mero inasprimento delle pene non basta, che spesso è un approccio che si rivela inefficace non solo perché - ed è dimostrato - difficilmente dissuade i potenziali autori di reati, ma anche e soprattutto perché non affronta le cause profonde di un problema. Questo è un discorso che ci ritroviamo, purtroppo, a fare sempre, perché non è la prima e non sarà l'ultima occasione in cui discutiamo anche di tematiche che condividiamo, ma ne discutiamo solo ed esclusivamente in chiave penalistica. Posso dire che è un peccato, soprattutto su argomenti su cui siamo tutti d'accordo.
Quindi, i reati contro gli animali, così come molti fenomeni sociali, richiederebbero un'azione più ampia, un'azione strutturale e mirata che, purtroppo, questa proposta tende a non considerare. Crediamo che questa legge potrebbe essere migliorata attraverso degli interventi più incisivi e concreti. Non basta punire, bisogna fare prevenzione, educare e farlo in modo strutturale. Noi questo proponevamo con i nostri emendamenti che però, purtroppo, anche qui, un'altra volta, come spesso accade, non hanno trovato spazio all'interno della discussione e del lavoro di Commissione che affrontava questa legge.
Ad esempio, proponevamo di rafforzare le infrastrutture. Gli animali vittime di reato non possono essere lasciati abbandonati a loro stessi, senza un sostegno concreto, e quindi chiedevamo che lo Stato investisse nella realizzazione di centri di accoglienza su tutto il territorio nazionale, delle case rifugio in sostanza, adeguatamente finanziate e gestite anche secondo standard chiari; quindi, luoghi di vera riabilitazione e di vera protezione dell'animale, ovviamente adeguatamente finanziati.
Un altro punto chiave era la formazione. Vorremmo dei percorsi obbligatori per le Forze dell'ordine, per la magistratura e per i veterinari affinché siano meglio preparati a prevenire e anche a perseguire i delitti contro gli animali.
Avremmo voluto un intervento, anche qui di nuovo strutturale, che iniziasse dalle scuole, con dei progetti educativi che sensibilizzassero le nuove generazioni al rispetto nei confronti degli animali e anche qui, purtroppo, ciò è venuto a mancare.
Proponevamo, poi, anche che le sanzioni pecuniarie, derivate dai reati contro gli animali, fossero reinvestite nello stesso ambito sostanzialmente, cioè nella tutela e nella prevenzione, in modo da creare un circolo virtuoso che si trasformasse in quello che anche noi avremmo voluto rivendicare come l'impegno concreto e unitario del Parlamento per il contrasto alla violenza nei confronti degli animali.
Purtroppo tutte queste modifiche non sono state integrate all'interno di questa proposta di legge, probabilmente un po' per un problema di costi che si ripresenta sempre e a cui dovremo fare fronte decidendo, una volta per tutte, quali sono le cose prioritarie e decidendo anche di investirci in modo serio, un po' per un'abitudine a bypassare le proposte dell'opposizione nel percorso di discussione di una proposta di legge.
Colleghi, è semplicemente un peccato. Io non penso che il nostro compito, qui, sia approvare delle misure e delle leggi simboliche, ma che sia cercare delle strade e degli strumenti concreti. Quindi, dobbiamo chiederci con onestà intellettuale, nel momento in cui andiamo a votare e a discutere una proposta: questa proposta è il massimo che potevamo fare? Io temo che la risposta sia, purtroppo, “no”.
Avevamo l'opportunità di fare di più - forse ce l'abbiamo ancora, visto che siamo nella fase della discussione generale -, penso che sia un obiettivo che dovremmo porci e vi invito, anche in questa sede, a riconsiderare le proposte che le opposizioni vi hanno fatto, perché non nascevano da nessuno spirito pregiudiziale ed ostruzionistico, ma erano semplicemente volte a migliorare questo testo e a renderlo un qualcosa di cui tutti possiamo parlare con orgoglio profondo.
Questo è un tema che sta a cuore a tutti quanti e io credo che l'opportunità, rappresentata dalla grande sensibilità che troviamo nei nostri circoli e nelle sagre, quando giriamo sui territori, verso il tema della tutela degli animali, vada convogliata in un'azione parlamentare che sia, almeno una volta, costruttiva.
Oggi e nelle prossime settimane, forse, abbiamo ancora l'occasione per farlo. Vi invitiamo a considerare, almeno su questo fronte, questo aspetto: non solo inasprimento delle pene, ma qualcosa di più. Io penso che, se lo facessimo, daremmo un grande esempio, anche per altre discussioni che dovremmo affrontare in sede parlamentare e forse cominceremmo a riabituarci a un lavoro che, dall'inizio di questa legislatura, purtroppo, non mi sembra che abbiamo ancora iniziato a fare .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, un grazie doveroso alla relatrice, che ha correttamente rappresentato un testo normativo che porta in sé modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e ad altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia dei reati contro gli animali.
Oggettivamente è un testo estremamente articolato e complesso che, come correttamente è stato evidenziato sino ad oggi, è anche il frutto di un complesso lavoro svolto all'interno della Commissione giustizia, anche con un significativo apporto dalle altre Commissioni. Un passaggio credo che sia necessario su questo tema, quand'anche fosse semplicemente una parentesi: intervenire positivamente sulla difesa del mondo animale equivale a intervenire - anche per quanto proverò a chiarire successivamente - sul tema dell'ambiente e delle biodiversità. Non è tanto una discussione tra destra o sinistra, perché qui si tratta di individuare un paradigma nuovo per quanto attiene ai cosiddetti ecosistemi che, in un modo o nell'altro - lo voglio riaffermare anche in questa occasione -, devono vedere sempre e comunque la centralità dell'uomo, spogli da qualsivoglia tipo di pregiudizio ideologico o, anche, da qualche teoria più propria di qualche salotto.
Vede, Presidente, io non so se questo testo sia il massimo, non lo so, ma mi hanno insegnato che nella vita bisogna dare il meglio il meglio di sé. Questo credo che sia un passaggio assolutamente importante rispetto a questo testo normativo, che porta in sé delle significative novità non semplicemente rispetto alle modifiche che sono state apportate al codice penale o al codice di procedura penale ma, come direbbero quelli che parlano bene, ossia i giuristi sopraffini, del testo. Perché? Perché questo testo porta in sé un recepimento pieno di quanto è stato fatto, in passato, rispetto alla modifica della nostra Carta costituzionale - mi riferisco alla legge costituzionale n. 1 del 2022 -, dove si è intervenuto attribuendo alla Repubblica il compito di tutelare l'ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi: questo testo si muove proprio nel solco di questa riforma; modificare - parlo dell'articolo 1 - la rubrica del codice penale, passando da “dei delitti contro il sentimento per gli animali” a “dei delitti contro gli animali” è una significativa modificazione del paradigma interpretativo di quella che è la normativa nel suo complesso. Come direbbe il mio vecchio avvocato, Presidente, non è semplicemente una modifica sostantivale, è una modifica sostanziale, proprio perché viene a cambiarsi il paradigma normativo.
Io resto convinto che il diritto, materia che ho studiato e per cui sento un particolare amore, riesce a cogliere delle sfaccettature e delle regole della quotidianità che molte volte appartengono ad altre scienze, che di per sé non riescono a comunicare. È proprio sul tema degli animali e della loro tutela che dobbiamo partire da un concetto particolare: in questa legge mi sembra chiaro che noi affermiamo il valore degli animali nel loro essere senzienti, ma senza cadere - con le modifiche che sono state apportate - in leggerezze o, come dicevo prima, in dissertazioni da salotto. Dico questo perché? Perché ricordo che un biologo statunitense affermava che il sostenere che gli animali - me lo sono voluto riprendere, quasi nella sua interezza - sono intelligenti o che hanno vite emotive molto ricche e profonde non costituisce affatto un tentativo di umanizzarli; invero, quando poniamo davvero attenzione alla teoria evolutiva e alla idea di Charles Darwin riguardo alla continuità evolutiva, vediamo che noi esseri umani non siamo gli unici esseri intelligenti, senzienti ed emotivi; derubare gli animali della loro capacità cognitiva ed emotiva significa fare della cattiva biologia e, allo stesso tempo, riconoscere loro tali caratteristiche non significa affatto attribuire loro qualcosa di umano, che essi stessi già possiedono.
Ecco perché credo che questo testo, così come portato oggi nella discussione generale, costituisca una oggettiva novità rispetto a ciò che nelle precedenti legislature e nei precedenti interventi, che si sono susseguiti sul codice penale, sul codice di procedura penale o anche in altre leggi collegate, non si è mai fatto. Questo è evidente, perché è vero che noi siamo intervenuti inasprendo le pene attualmente previste per i reati commessi in danno degli animali e abbiamo introdotto, per certi versi, anche delle nuove fattispecie penali e delle nuove aggravanti, prevedendo la punibilità di alcuni delitti contro gli animali, anche quando commessi in condizioni assolutamente peculiari. Noi siamo andati ad estendere alcune previsioni e abbiamo introdotto delle sanzioni applicabili per la commissione di determinati delitti in determinate condizioni. Questo è evidente non soltanto dalla lettura dell'articolo 1, ma dalla lettura sistemica e sistematica di tutti gli articoli che, in sede di Commissione, sono stati approvati. Mi sembra che il testo finale sarà il frutto di un lavoro estremamente significativo. Un lavoro estremamente significativo, perché? Perché sono proprio le previsioni che sono state portate, l'individuazione di specifiche circostanze aggravanti a tradurre in atti normativi ciò che nella realtà molte volte si consuma. Ed è anche molto importante ricordare, come dicevo prima, che c'è stato un lavoro significativo anche nel rapporto tra la Commissione giustizia e le altre Commissioni che sono intervenute per addivenire al testo finale, che la collega relatrice ha correttamente esposto, operando anche significativi distinguo tra gli animali da affezione e la fauna selvatica. Ricordo, ad esempio, gli emendamenti della collega Varchi o del collega Bruzzone.
Siamo intervenuti - è stato già ampiamente detto - anche per quanto attiene specifiche attività. Ad esempio, ricordo l'articolo 11, che reca una pluralità di disposizioni riguardanti le attività della Polizia giudiziaria nell'ambito delle attività di prevenzione e contrasto dei reati, o anche l'articolo 14, che apporta una serie di modificazioni al codice penale, ma contiene in maniera chiara anche disposizioni di natura comunitaria, come, ad esempio, la tutela dell' naturale o dell' di specie.
Presidente, io mi avvio a concludere per non sottrarre tempo ai colleghi che devono intervenire, però una cosa credo che sia significativa e credo che sia evidente: questo testo è oggettivamente un elemento di novità in un contesto normativo che, per troppe volte, ha postergato l'interesse dell'animale all'interesse dell'uomo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Cherchi. Ne ha facoltà.
SUSANNA CHERCHI(M5S). Grazie, Presidente. La montagna ha partorito il topolino. È fondamentale essere qui, oggi, in quest'Aula, per discutere la proposta di legge, Atto Camera n. 30, che ha l'intento di disciplinare i reati contro gli animali.
Diceva Émile Zola: “Il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà”, e io condivido questa idea. L'argomento è importantissimo, è stato molto dibattuto nel corso dei secoli: abbiamo l'obbligo morale di trattarli con rispetto e tutelare il loro benessere e abbiamo il dovere di proteggere e valorizzare la biodiversità, essenziale per la vita sulla Terra. La salute del pianeta è un'unica entità, che comprende la salute degli esseri che la popolano e dell'ambiente. A tale proposito mi piace l'idea di ricordare anche le parole di San Francesco: “E tutte le creature che sono sotto il cielo, ciascuna secondo la loro natura, servono, conoscono e obbediscono al loro Creatore meglio di te, o uomo”. E Alda Merini scrive: “Perché amo gli animali? Perché io sono una di loro. Perché io sono la cifra indecifrabile dell'erba, il panico del cervo che scappa, sono il tuo oceano grande e sono il più piccolo degli insetti. E conosco tutte le tue creature: sono perfette in questo amore che corre sulla terra per arrivare a te”.
Voglio poi citare l'articolo 9 della Costituzione, con la modifica fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle: “La Repubblica tutela l'ambiente, la biodiversità, gli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
Purtroppo, persistono in Italia situazioni di maltrattamento degli animali, sia di affezione che selvatici, come dimostrato dai numerosi casi riportati dai e dalle organizzazioni nate per la loro protezione. La radice di tanta ferocia e crudeltà risiede in una visione antropocentrica del mondo, a causa della quale l'uomo si considera superiore, legittimato a sfruttare e a dominare tutte le altre specie. Tale visione è evidentemente incompatibile con i principi di rispetto e tutela degli esseri viventi.
La cattiveria fine a se stessa, la ferocia di cui sono vittime colpisce il nostro cuore. Non possiamo rimanere indifferenti, sono troppi i terribili racconti di crudeltà gratuita nei loro confronti che ogni giorno gli organi di stampa riportano. È di due giorni fa una notizia scioccante di un gatto accoltellato dal proprietario perché gli ha rubato un pezzo di pancetta dalla tavola. Pandek è il suo nome, ha ferite gravissime in tutto il corpo, terribili ferite da taglio all'addome, alla schiena, alla testa, alle zampine. Il proprietario, questo delinquente, gli ha danneggiato il bulbo oculare e la lingua. E come non ricordare il gattino Leone, scuoiato vivo e lasciato agonizzante in strada ad Angri, o Aron, il cane legato e bruciato vivo dal suo padrone.
Ricordo con sofferenza anche quello che è avvenuto ad Anagni, dove è stata presa a calci una capretta, e poi questi ragazzi spietati l'hanno successivamente buttata da una finestra, postando il video sui . Le nostre coscienze sono state scosse anche dalla vicenda del gattino Green, il micio pestato a sangue perché regalato alla fidanzata dal suo ex, un micio deceduto a causa delle emorragie interne dopo che una bestia immonda, con una crudeltà inaudita, lo ha massacrato, scaricando tutta la sua rabbia, cieca gelosia, su un piccolo essere indifeso.
E, poi, è terribile anche il fatto che è successo nella mia terra, in Sardegna, dove un ragazzino si è fatto riprendere mentre lanciava il gattino Nerino da un ponte, fra le risate e il divertimento di due amici che erano con lui. Un filmato shock, che ci intristisce, perché il fatto è stato compiuto da un adolescente, è l'ennesima volta che un adolescente compie gesti efferati. Dostoevskij: “La gente spesso parla di crudeltà bestiale dell'uomo, ma questo è terribilmente ingiusto e offensivo per le bestie: un animale non potrebbe mai essere crudele quanto un uomo, crudele in maniera così artistica e creativa”. Questo è Dostoevskij. E parliamo delle parole di Indira Gandhi, questo è terribile: “È tutto collegato. Quello che accade ora agli animali succederà in seguito all'uomo”.
Purtroppo, come nei casi descritti sopra, sono spesso i giovani ad essere protagonisti di numerosi atti violenti, atti cruenti verso queste povere creature, commessi da ragazzi che palesano una preoccupante mancanza di empatia e di affettività. Questa crudeltà rappresenta una minaccia sociale per tutti. Abbiamo l'obbligo morale di fermare questa , che può portare a crimini ancora più gravi. Purtroppo anche nel caso della capretta si rischia l'archiviazione ed è per questo che è urgente una legge chiara che non dia adito ad interpretazioni. I nostri giovani non sono educati all'empatia e all'affettività.
Vi ricordo che, in Danimarca, empatia e affettività sono materie curricolari, un'ora a settimana per tutti i giovani dai 6 ai 16 anni. Invito, pertanto, l'attuale Governo a prendere seriamente in considerazione la proposta che il MoVimento 5 Stelle ha avanzato da tempo grazie alla senatrice Vincenza Aloisio e alla deputata Stefania Ascari, perché soltanto investendo nell'educazione all'affettività possiamo sperare di costruire un futuro in cui la violenza non trovi più spazio. San Francesco dice: “Se avrai uomini che escluderanno qualsiasi creatura di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrai uomini che tratteranno allo stesso modo i loro simili umani”.
Quindi, come si evince dalle varie citazioni che sto facendo, il rispetto e la tutela degli animali è un argomento molto dibattuto fin dal 1200, quindi da San Francesco in poi. Adesso voglio elencare delle barbarie indegne e ne farò un breve e triste elenco. Vivisezione: ormai è risaputo che non serve alla scienza, ma al che gira attorno ad essa. Dal 2019 al 2022 sono 2 milioni gli animali soppressi nei laboratori. È quanto emerge dai dati pubblicati in , anno record è il 2019, con oltre 549.000 esemplari utilizzati.
Queste povere creature viventi sono delle vere e proprie cavie uccise per una falsa scienza. Un'altra barbara usanza è quella di tenere i cani a catena. Moltissimi, ogni anno, muoiono, soprattutto in estate, a causa del caldo e degli incendi, muoiono bruciati vivi, muoiono bruciati vivi. Per fortuna, già in 10 regioni italiane e in vari Stati dell'Unione europea è stata vietata la detenzione di cani a catena. Non basta quanto viene inserito in questo testo, non servirà come deterrente a questa barbara usanza, perché ci sono delle deroghe, quindi non è sufficiente.
Degli animali nei circhi vogliamo parlarne? Prigionieri addestrati con metodi coercitivi, trasportati da un luogo all'altro del Paese, costretti a esibirsi, rinchiusi in gabbie e camion, affrontando pesanti trasferte che si susseguono una dopo l'altra, addestrati con metodi severissimi e forzati ad esibirsi davanti a un pubblico che non capisce la cruda realtà nascosta dietro spettacoli assolutamente anacronistici. La loro dignità è calpestata. Sono animali prigionieri, torturati e sfruttati per un assurdo divertimento. Basta a tutto questo, vogliamo un circo senza animali.
E come non ricordare la pratica disumana delle botticelle. Ne ho vista una, oggi, che galoppava sull'asfalto. I cavalli delle botticelle sono animali sottoposti a una condizione di sofferenza continua, sono costretti, contro la loro volontà, a trainare tutti i giorni carichi talmente pesanti che è impressionante anche soltanto dirlo: la carrozza vuota pesa 800 chili, immaginiamoci con 5 persone sopra che cosa deve portare questa creatura. Le condizioni di lavoro sono atroci, perché l'animale viene condotto lungo strade a scorrimento veloce, dove la vicinanza delle automobili, la velocità e il frastuono del traffico lo terrorizzano, con conseguenze gravi quali incidenti spesso mortali.
E cosa vogliamo dire dei pulcini maschi, triturati vivi nell'industria avicola? Per i ricercatori i divieti di abbattimento non bastano. Nei Paesi in cui l'uccisione è stata resa illegale, i pulcini maschi vengono esportati per essere poi macellati legalmente. Fatta la legge, trovato l'inganno. Gli animali sono esseri senzienti e non possono più essere considerati solo scarti industriali. Le alternative esistono, ma è l'intero settore che andrebbe ripensato, in quanto questa filiera non ha niente di etico, perché è tutto disumano. E gli allevamenti intensivi, che infliggono sofferenze inimmaginabili a miliardi di animali, oltre a causare gravi danni all'ambiente e alla salute pubblica?
Intendiamoci: gabbie anguste, estreme costrizioni dei movimenti, trasporti estenuanti verso la morte, manipolazioni genetiche e sfruttamento continuo. Negli allevamenti intensivi viene usata un'enorme quantità di farmaci, perché gli animali sono allevati in condizioni così estreme che la loro sopravvivenza nei capannoni sovraffollati, malsani e pieni di topi - non so se avete visto il topo che mangiava l'orecchio a un maiale, è una scena orribile - è spesso garantita solo dagli antibiotici. L'abuso di queste medicine, attenzione, contribuisce alla diffusione dell'antibiotico-resistenza anche tra le persone. Quindi, anche noi usiamo antibiotici che, poi, alla fine, non ci fanno un tubo perché abbiamo già antibiotici nel corpo che però non stanno più funzionando.
Veniamo adesso al provvedimento. In prima battuta ci siamo trovati davanti a un testo iniziale condiviso, efficace per il raggiungimento degli obiettivi che si prefissava. Purtroppo, il testo risultante dall'esame in Commissione giustizia, a seguito dell'approvazione di diverse proposte emendative della maggioranza, risulta gravemente indebolito e svuotato in diversi aspetti. Le pene previste per i reati di uccisione e maltrattamento risultano più basse rispetto a quelle introdotte nella versione iniziale e, in sostanza, poco cambia rispetto a quelle attualmente previste dalla legge n. 189 del 2004, che è tuttora in vigore.
È stata infatti solo innalzata la multa prevista per punire gli spettacoli e le manifestazioni vietate, eliminando dal testo, invece, la disposizione che avrebbe previsto la punibilità per chi avesse anche solo assistito, perché, colleghi, se non ci sono spettatori non ci sono nemmeno gli spettacoli. Inoltre, le pene relative ai combattimenti tra animali sono lievemente aumentate, passando dalla previsione da uno a tre anni, come previsto dalla legge n. 189 del 2004, a quella da due a quattro anni. Sono ancora troppo poche per punire i fenomeni zoo-mafiosi.
Il MoVimento 5 Stelle, inoltre, trova grave la soppressione dell'intero articolo 4, relativo all'estensione della previsione della confisca degli animali e all'eliminazione delle fattispecie colpose, quali, ad esempio, la condotta colposa dei reati di uccisione e di maltrattamento e l'eliminazione di alcune specifiche circostanze aggravanti per tali delitti.
Troviamo negativa anche l'eliminazione dell'introduzione del reato utile a punire gli avvelenamenti da esche e bocconi intossicati. Avete mai visto un cane che muore avvelenato? Ebbene, dovreste guardarlo, perché vi cambierebbe la vita.
È grave anche avere eliminato dal testo base il fatto di considerare, come maltrattamento, la somministrazione agli animali di farmaci per finalità non terapeutiche. Riteniamo inammissibile l'introduzione del nuovo articolo 10, in merito alla detenzione degli animali d'affezione a catena, in quanto, di fatto, legittima paradossalmente tale condotta. Tutto ciò è aggravato dal fatto che, per certificate ragioni sanitarie, documentate dal medico veterinario, o per temporanee esigenze di sicurezza, la contenzione può essere addirittura tale da impedire qualsiasi movimento. Tale previsione, peraltro, è in contrasto rispetto a quanto già disposto da alcune regioni, che hanno vietato , senza eccezioni, la detenzione a catena.
Purtroppo, sempre a seguito dell'approvazione di un emendamento durante l'esame in Commissione, l'attuale proposta di legge elimina anche la possibilità di estendere l'attività delle guardie zoofile volontarie ad animali diversi da cani e gatti. Onestamente, non capisco la ragione per cui questa cosa sia passata. Non lo capisco, non riesco a capirlo.
Questo testo inoltre non contiene l'esplicito riconoscimento del personale medico veterinario come pubblico ufficiale in occasione dei controlli anche in merito al benessere animale. Elimina la disposizione relativa all'utilizzo degli agenti sotto copertura per reati zoo-mafiosi, come le manifestazioni vietate, le scommesse clandestine, il combattimento tra animali e le corse clandestine di cavalli, e anche per il contrasto del traffico dei cuccioli. Ma mi chiedo: ? Perché? Colleghi, non credete che possa esistere il rischio concreto che finisca per favorire le mafie il fatto di non avere agenti sotto copertura?
Dal testo iniziale sono state stralciate tutte le disposizioni in materia di tutela della fauna protetta, anche alla luce del mutato quadro del diritto europeo. In particolare, la versione iniziale del testo introduceva una nuova fattispecie delittuosa, collegata all'ambito dei delitti contro l'ambiente, che puniva chiunque catturasse, cedesse o ricevesse animali appartenenti a specie protette, assistita da pene finalmente efficaci. Il testo elaborato dalla Commissione si è limitato, invece, a ritoccare blandamente le sanzioni previste dagli articoli 727- e 733- del codice penale, perdendo quindi l'occasione per apportare una bonifica organica a tutela della fauna e dei siti protetti.
Un'altra occasione persa è quella di introdurre una formulazione più ampia e articolata delle condotte costituenti reati in tema di produzione o confezionamento di pelli, pellicce, capi di abbigliamento e articoli di pelletteria, previste dall'articolo 2 della legge n. 189 del 2004. Infatti, in conseguenza dell'approvazione di alcuni emendamenti, si prevede solo la positiva estensione del divieto di impiegare le pellicce di gatti domestici - e ci mancherebbe pure! -, ma è stata inspiegabilmente eliminata dal testo l'aggravante prevista per chiunque introduca o impieghi etichettature false o contraffatte che possano trarre in inganno il consumatore e la punibilità per queste condotte. Anche qui, mi chiedo: ma a chi serve? ? Faccio un piccolo inciso veloce, veloce: gli animali a cui prendono la pelliccia vengono scuoiati vivi. Bisogna che uno se lo ricordi quando si mette la pelliccetta: sono scuoiati vivi!
Sicuramente, non siamo soddisfatti, per quanto potenzialmente sarebbe stato possibile fare. È evidente che c'è stato un compromesso al ribasso, in seguito all'esame in Commissione giustizia. Per quanto riguarda la nostra forza politica, continueremo le nostre battaglie, continueremo a spiegare a voi, rappresentanti della maggioranza e del Governo, quali sono le nostre posizioni e dove è urgente intervenire per apportare cambiamenti migliorativi alle leggi che normano i reati contro queste creature indifese.
Colleghi, siete ancora in tempo per punire con pene esemplari chi commette reati contro gli animali. Mi rivolgo a voi, che affermate di essere animalisti e che occupate i banchi della maggioranza: mettetevi una mano sul cuore e votate secondo coscienza.
Questa è una battaglia trasversale, non sono argomenti su cui porre una bandiera politica. Non è né di destra né di sinistra questa lotta, la dobbiamo fare insieme.
Se non lo fate, dobbiamo pensare che siate ipocriti, perché, a parole, riconoscete la giustezza e la bontà delle nostre battaglie, ma, in pratica, ci voltate le spalle, votando contro. Soprattutto, voltate le spalle a quelle creature che voi dite di voler difendere. Noi, del MoVimento 5 Stelle, da sempre, lottiamo e combattiamo per la difesa e il benessere degli animali. Sono creature che non hanno voce, sono più deboli, e noi possiamo difenderli.
Vorrei terminare con due citazioni. Anatole France: “Fino a quando non hai amato un animale, una parte della tua anima sarà sempre senza luce”. E, da ultimo, le parole di Dostoevskij: “Amate gli animali: Dio ha donato loro i rudimenti del pensiero e una gioia imperturbata. Non siate voi a turbarla, non li maltrattate, non privateli della loro gioia, non contrastate il pensiero divino. Uomo, non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali. Essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te; purtroppo questo è vero per quasi tutti noi!” Queste sono parole di Dostoevskij
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.
RITA DALLA CHIESA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Io chiederei il permesso alla Presidenza di consegnare il testo del mio intervento, aggiungendo però che sono assolutamente d'accordo con quanto ha detto la collega Cherchi, perché è una battaglia che in Parlamento stiamo facendo insieme, con l'onorevole Brambilla e con gli altri colleghi, ed è abbastanza particolare e frustrante il fatto l'Aula sia vuota, mentre si parla dei diritti degli animali. Anche perché, quando usciamo di qui, la gente chiede come mai non ne parliamo mai e chiede anche un aumento delle pene per quanto riguarda gli animali. Io sono convinta che, più che l'aumento delle pene - che sicuramente ci vorrebbe -, ci vorrebbero una maggiore cultura e maggiore amore, a cominciare dai bambini quando sono a scuola, cioè nel loro naturale, ossia la scuola e gli insegnanti, ma anche nella famiglia
PRESIDENTE. Onorevole Dalla Chiesa, come sa, nelle discussioni generali, la presenza dei colleghi deputati è sempre abbastanza rarefatta, ma vedrà che domani l'Aula sarà piena e partecipe del dibattito sulla proposta di legge.
È iscritto a parlare l'onorevole Devis Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Noi, oggi, in Commissione, sul mandato alla relatrice, ci siamo astenuti. L'ho definita un'astensione con fiducia, ho utilizzato questa formula, cioè mi astengo, ma con la fiducia che, poi, in Aula, qualche emendamento possa essere approvato.
Effettivamente, abbiamo presentato vari emendamenti e spero che domani la maggioranza possa fare quello che, in realtà, non ha fatto durante i lavori in Commissione, in particolare sulla proposta di legge Brambilla, che - qui lo ribadisco - era davvero un ottimo punto di partenza. Tuttavia, è stata abbinata anche ad altre proposte di legge, tra cui anche una a mia prima firma, di cui ho fatto una trasposizione in emendamenti, ma, purtroppo, nulla è stato accolto, nonostante in Commissione tutti gli auditi avessero detto che erano testi di legge perfettamente conciliabili tra di loro e che davvero si sarebbero potuti arricchire reciprocamente.
Noi, infatti, avevamo espresso un voto favorevole sul testo base della collega Brambilla. Qui ribadisco nuovamente la nostra solidarietà alla collega Brambilla, che davvero ci ha messo tanto sforzo e impegno: da questo punto di vista, ci ha creduto e va riconosciuto. Tuttavia, il testo che è uscito dalle Commissioni - parlo al plurale, perché, pur essendo incardinata in Commissione giustizia, è arrivata anche la tagliola delle Commissioni agricoltura e bilancio -, in realtà, è stato oggettivamente spolpato.
Da un lato, sono rimasti effettivamente alcuni aumenti di pena, anche alcune aggravanti, che poi erano presenti anche nella PDL a mia prima firma, ma sappiamo benissimo che, quando si parla di un problema sociale - e nel caso specifico di violenza, di maltrattamento, di crudeltà nei confronti di animali -, non basta la sanzione o sperare nell'effetto deterrente del codice penale, cosa che, invece, sappiamo bene, dall'inizio di questa legislatura il Governo e la maggioranza invece investono tanto sul codice penale e, quindi, sugli aggravamenti delle pene.
Va bene, da quel punto di vista, nella misura in cui effettivamente oggi le pene erano oggettivamente molto, molto basse e, quindi, questo serve anche per dare un segnale di importanza e di consapevolezza, anche da parte della politica, rispetto alla gravità di questi atti. Tuttavia, parallelamente, serviva anche tutta una parte, che poi noi ripresenteremo con emendamenti, che è la parte, invece, della formazione. Ecco, da questo punto di vista, nel testo - basta analizzarlo -, benissimo l'articolo 1, laddove si va a modificare il Titolo IX-, del Libro II, del codice penale ,con la rubrica, che passa da “Dei delitti contro il sentimento per gli animali” a “Dei delitti contro gli animali”; quindi, l'importanza degli animali, non in proporzione al sentimento che l'uomo nutre nei confronti dell'animale stesso, ma gli animali come oggetto-soggetto di tutela, in quanto esseri viventi senzienti, che provano emozioni, provano dolore. Ecco, da tale punto di vista, davvero, questo sembra un piccolo passo in avanti, aver modificato la rubrica del Titolo IX- del codice penale. In realtà, davvero, dietro c'è comunque un'evoluzione, anche da un punto di vista culturale. Infatti, qui stiamo parlando anche di un percorso culturale di consapevolezza. Forse, qualche anno fa, l'approvazione di questo testo, seppur - come dico - ridotto rispetto agli intendimenti che avevamo nei lavori in Commissione, però è comunque un passo in avanti ed è il motivo per il quale non esprimeremo un voto contrario al disegno di legge. Tuttavia, speriamo che, accogliendo dei nostri emendamenti, si possa giungere invece a un'approvazione all'unanimità, favorevole, però i precedenti, come abbiamo visto nei lavori in Commissione, sono un po' sconfortanti. Se andiamo a vedere il testo, effettivamente qua e là, ci troviamo la soppressione di numerosi articoli. Pensiamo a tutto quello che riguardava la confisca degli animali: articolo 4, che è stato soppresso, dell'articolo 5 praticamente ne rimane quasi nulla, dell'articolo 6 praticamente un paio di commi. Poi abbiamo la soppressione dell'articolo 7, quello completamente, poi anche sostanzialmente l'articolo 8 è rimasto identico. Poi, arriviamo a degli articoli che sarebbe stato, invece, importante mantenere all'interno della proposta di legge, che hanno avuto, da parte della Commissione bilancio, in particolare, una condizione per la loro soppressione: articolo 12, centri per gli animali vittime di reato e l'istituzione del contributo per la detenzione di animali sequestrati e confiscati, ed anche l'articolo 13, che già, devo dire era un po' al ribasso rispetto alle attività formative, però almeno metteva il tema della formazione sul tavolo. Invece, qui, addirittura, è stato spazzato via il tema della formazione. Questo vale un po' per tutti i temi che abbiamo già trattato dalla scorsa legislatura in questa legislatura, temi importanti.
Oggi abbiamo anche iniziato - verrà, immagino, trattata la settimana prossima la mozione sulla violenza sulle donne -, e nei mesi scorsi abbiamo parlato di bullismo e cyberbullismo. Ecco, lì, a fronte del riconoscere la gravità degli atti, serve però un percorso culturale, attraverso anche la formazione di coloro che operano sul campo. In particolare, ad esempio nella mia proposta di legge avevo inserito una formazione obbligatoria per alcune categorie professionali, pensiamo alle Forze di polizia, ai magistrati, al personale scolastico, ed operatori anche nell'ambito sanitario, cioè tutti quei professionisti che nello svolgimento della loro attività lavorativa possono trovarsi di fronte davvero ad atti di crudeltà, che però devono essere riconosciuti; ciò rispetto al fatto che la crudeltà sugli animali è indice anche di pericolosità sociale. Infatti, la proposta di legge a mia prima firma, la n. 468, è intitolata: modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di prevenzione dei processi di correlazione tra gli abusi sugli animali e la violenza contro le persone.
Questo è il cosiddetto , ringrazio, in particolare, l'associazione Link-Italia che già da una ventina d'anni ha portato in Italia gli studi - soprattutto dagli Stati Uniti - e, quindi, ha un fondamento scientifico il fatto che chi commette un atto di violenza nei confronti delle persone in età adulta è passato, nella stragrande maggioranza dei casi, da atti di violenza, di crudeltà, di maltrattamento o addirittura di uccisione nei confronti di animali. Hanno condotto, anche direttamente, nelle nostre strutture carcerarie, qualche anno fa, questa indagine, dimostrando che ben nell'89 per cento dei casi chi si trovava all'interno della struttura carceraria per aver commesso atti di violenza nei confronti delle persone era passato, in una continua, da atti di crudeltà o maltrattamento - o aver assistito soprattutto nell'ambito familiare - nei confronti di animali.
Questo cosa significa? Che noi dovremmo attenzionare questi atti da subito, senza trascurarli, senza sottovalutarli, senza tacciarli come uno scherzo o una ragazzata. Questo è il motivo per cui bisogna avere un specifico e un'attenzione specifica anche rispetto a quando sono dei minorenni a porre in essere questi atteggiamenti di crudeltà. Da questo punto di vista c'è la necessità di saper riconoscere questo , questa correlazione, perché se la risposta ambientale non è adeguata potrebbe davvero andare in e, quindi, produrre, in prospettiva futura, anche degli atti di violenza nei confronti delle persone. Pensiamoci quando ci riempiamo la bocca rispetto a cosa si può fare per prevenire anche la violenza di genere, perché anche da questo punto di vista se noi non sottovalutassimo fin dalla tenera età gli atti di maltrattamento e di crudeltà compiuti nei confronti degli animali probabilmente potremmo anche evitare, in prospettiva futura, tanta violenza nei confronti delle persone.
Devo dire che, purtroppo, in questo articolo 15, cioè l'ultimo articolo di chiusura - anzi, forse è diventato il 12, perché a furia di tagliare chiaramente si perde anche il conto degli articoli -, la norma è quella della clausola di invarianza finanziaria. Questo è un grosso problema, perché è un po' la pietra tombale degli emendamenti che abbiamo presentato, nei quali noi oggettivamente crediamo molto. Ma - tra l'altro siamo anche in sessione di bilancio - già avere quella clausola di invarianza finanziaria mi fa intendere che in un modo o nell'altro questi nostri emendamenti avranno la copertura o la giustificazione con un parere contrario della Commissione bilancio. Noi pensavamo che per trattare un tema così delicato e così importante la maggioranza non si nascondesse dietro questo e magari si prendesse il suo tempo, magari a gennaio o a febbraio, così liberata anche dalla sessione di bilancio, per poter prevedere dei fondi per la formazione. Qui ci sono gli articoli e i nostri emendamenti - se domani vorrete approvarli - sono proprio sulla formazione del personale.
Abbiamo previsto anche i percorsi destinati, tra l'altro, a studenti e a studentesse, al personale docente e, quindi, nell'ambito della scuola, così come anche tutto il tema della colpa e non solo del dolo rispetto ai reati previsti, in particolare, dagli articoli 544- e 544-.
Poi abbiamo posto - e qui vado verso la conclusione - con altri emendamenti anche tutto il tema dei circhi che impiegano animali. Come sapete, è già stata approvata nel 2022 la legge n. 106, ma è una legge delega che, quindi, presuppone dei decreti che attuino quelle disposizioni. Ma, come sapete, si continua a prorogare, a rimandare verso un futuro indefinito l'introduzione di questi decreti attuativi. Invece noi domani, volendo, approviamo questo emendamento, gli diamo disposizione, quindi, senza dover aspettare che arrivi un decreto attuativo di una legge delega ormai di due anni fa, possiamo approvarlo e ci mettiamo subito d'accordo che i circhi possono, chiaramente, continuare ad operare come intrattenimento e spettacolo, ma senza l'impiego di animali, perché queste sono forme di maltrattamento a tutti gli effetti, così come anche i colleghi che mi hanno preceduto - e lo poniamo anche, davvero, con un emendamento - il tema delle cosiddette botticelle, e quindi anche queste sono forme di maltrattamento rispetto all'utilizzo inappropriato di un animale addirittura, in questo caso, quindi, con una finalità di trasporto.
Quindi, noi stiamo un po' in attesa. Ecco quello che dicevo prima, rimaniamo fiduciosi perché io sono convinto che anche una parte della maggioranza creda davvero in questo tema, cioè la tutela degli animali, però vorremmo vedere poi anche dei dati concreti, come l'approvazione di qualche emendamento, perché l'obiettivo sarebbe davvero quello di arrivare a un'approvazione all'unanimità di questo testo. Comunque, in Commissione il lavoro l'abbiamo fatto, l'abbiamo svolto.
Quante audizioni abbiamo ascoltato, in quanti ci siamo accorti anche della pressione, a livello di opinione pubblica da fuori le Camere, che premeva rispetto al fatto di una sensibilità che sta davvero crescendo nel Paese rispetto alla tutela degli animali. Quindi rimango davvero fiducioso, in attesa di vedere domani quanti emendamenti ci verranno approvati e poi, di conseguenza, chiaramente, decideremo come orientare il nostro voto finale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Orso. Ne ha facoltà.
VALENTINA D'ORSO(M5S). Grazie, Presidente. Io non mi soffermerò sugli stessi aspetti che ha, in modo assolutamente esaustivo e appassionato, illustrato la collega Cherchi. Io, invece, trovo utile, anche per spiegare la ragione di certe scelte che poi, come forza politica, abbiamo fatto e che faremo, ripercorrere un po' l'iter di questo provvedimento; un iter che - già lo dico - è stato abbastanza travagliato; nato condiviso, questo provvedimento poi ha avuto - dobbiamo dirlo - un iter travagliato. Sono andata a guardare il giorno, la data di inizio dell'esame in Commissione e mi sono resa conto che era il 31 maggio 2023, quindi siamo ad oltre un anno e mezzo. Qual è il momento in cui l'iter si è un po'inceppato? Ci arriveremo. In fase emendativa, e ora ci arriveremo. Prima di quella fase, devo dire, che anche da parte del MoVimento 5 Stelle c'è stato un passo indietro, e mi spiego. Noi avevamo una proposta di legge che prevedeva proprio delle modifiche incisive in materia di reati contro gli animali, e non solo di reati, ma una proposta assolutamente omnicomprensiva, che era la proposta a prima firma della collega Carmen Di Lauro, la n. 518, depositata in questa legislatura; una proposta che, però, andava a ricalcare il provvedimento cosiddetto Proteggi animali, che vedeva la firma nella scorsa legislatura e l'impegno e la fatica di Vittorio Ferraresi e di Gianluca Perilli. Ora, quel testo - lo ricordo, lo ricordo a me stessa, e lo ricordo anche a chi ci sta ascoltando - ripeto, era un testo molto, molto completo; un testo così completo da andare, per talune sue parti, fuori perimetro. Questo è un tecnicismo che magari sappiamo noi parlamentari, ma lo vorrei spiegare a casa. Fuori perimetro è quel provvedimento che non può essere abbinato d'ufficio al provvedimento madre dell'iter legislativo perché, appunto, ha delle previsioni ulteriori rispetto al provvedimento principale.
Ora, malgrado in un primo tempo abbiamo insistito per chiedere un voto e per poter abbinare questa nostra proposta di legge, non avendo raccolto la disponibilità da parte delle forze di maggioranza - ripeto -, il MoVimento 5 Stelle, pur di andare avanti con questo tema e di dare tutela effettiva, tempestiva e efficace ai nostri animali e alle nostre creature - creature molto spesso più nobili di noi - ha deciso di abbracciare il provvedimento della collega Brambilla, anche perché non vi sfuggirà - è stato detto ed è correttissimo - che c'erano anche delle firme dei nostri colleghi del MoVimento 5 Stelle: c'erano le firme della collega Ascari, del collega Carotenuto e del Vicepresidente, Sergio Costa, perché comunque si riconoscevano tantissime disposizioni in comune rispetto alla proposta di legge Di Lauro, quella più identitaria, per quanto ci riguarda. Ebbene abbiamo, quindi, fatto un passo indietro rispetto a quella proposta e abbiamo abbracciato e difeso - io lo rivendico e penso che anche la collega Brambilla può dire di avere trovato degli alleati in noi per portare avanti questo testo - il testo, però, quello originario, a prima firma Brambilla, che vedeva anche alcune firme dei nostri deputati. Ma cosa è successo, poi? In fase emendativa devo dire che è cambiato tutto e ce ne siamo accorti già al primo emendamento votato, perché è successa anche una cosa anomala: noi siamo andati a votare, come primo emendamento, un emendamento soppressivo dell'articolo 7, perché l'articolo 7 aveva avuto la spregiudicatezza, oserei dire, l'ardire e l'ardore di andare a abrogare l'articolo 19 delle disposizioni di coordinamento e transitorie per il codice penale. Ora, cosa prevedeva questo articolo 19? Prevedeva che le disposizioni del Titolo 9, del libro II del codice penale non si applicano ai casi previsti dalle leggi speciali e declinava: in materia di caccia, di pesca, di allevamento, di trasporto, di macellazione di animali, di sperimentazione scientifica, di attività circensi, di giardini zoologici e chi più ne ha più ne metta. Perché doveva essere spazzato via questo articolo 7? Era la precondizione, l'abbiamo avuto chiaro fin dall'inizio, perché ripeto l'anomalia era andare a votare un emendamento sull'articolo 7 senza iniziare dall'articolo 1. Era la precondizione forse per sederci tutti quanti a un tavolo, ma una precondizione è dettata - si badi - dalle forze di maggioranza perché, dobbiamo dirlo, l'iter travagliato di questo provvedimento è tutto responsabilità e farina del sacco delle forze di maggioranza, perché - è inutile che ci prendiamo in giro - non tutte le forze che costituiscono la maggioranza hanno la medesima sensibilità per questo tema: si è scontrata con questa evidenza proprio la relatrice, la collega Brambilla.
Il provvedimento, quindi, è rimasto ostaggio degli equilibri tra le forze di maggioranza: abbiamo assistito, più volte, all'auto-ostruzionismo, tutto interno alla maggioranza. Ora, cosa è passato in Commissione, cosa è diventato questo testo? Purtroppo noi abbiamo visto approvare in Commissione, dalle forze di maggioranza, emendamenti prevalentemente soppressivi di tutti quei profili innovativi che andavano oltre quello stretto perimetro di aggravanti - forse di reato nuovo ce n'è solo uno inserito, non ci sono neanche fattispecie nuove, ci sono proprio innalzamenti di pena e basta, quindi intervento minimale - o emendamenti integralmente sostitutivi in favore di soluzioni - lo devo dire, purtroppo - sempre al ribasso. Quando c'è stata la riscrittura di interi articoli, c'è stata una riscrittura al ribasso, un compromesso al ribasso. Ora, qual è il tema qui? Il tema è che è stato palese che per alcune forze di maggioranza esistono degli animali di serie A e degli animali di serie B e noi in questo non vi possiamo seguire, perché non la pensiamo così. La nostra precondizione, invece, quella che era della PDL Di Lauro e che riconoscevamo anche alla PDL Brambilla era che non c'erano animali di serie A e di serie B.
C'erano tante novità, perché non c'erano solo nuove fattispecie di reato, come quelle che ricordava la collega Cherchi, come le fattispecie colpose, ma c'era anche la punibilità di chi assiste alle manifestazioni e agli spettacoli vietati, c'era anche la punibilità di chi utilizza esche e bocconi avvelenati, quindi causa l'avvelenamento non solo degli animali, ma certe volte mette a rischio la salute anche di uomini e donne. C'era questo, ma c'era anche di più. C'erano le guardie zoofile, che venivano valorizzate; c'erano le attività formative, che venivano rilanciate, e sappiamo quanto, in termini di prevenzione, sia fondamentale la formazione, e ve lo ribadiremo domani con i nostri emendamenti; c'erano, soprattutto, i centri di aiuto per il recupero degli animali maltrattati.
Era fondamentale, finalmente, mettere ciò a sistema e non lasciarlo solo alla buona volontà di tante associazioni di volontariato, che veramente hanno un impegno massimo su questo fronte. C'era la possibilità di mettere a sistema, di prendere in carico da parte dello Stato un riconoscimento di queste attività, che sono più che meritorie. E c'erano anche dei soldini da metterci, perché poi qui è anche tutto il tema. Il tema è che questa proposta di legge esce dalla Commissione, anche a causa della Commissione bilancio, assolutamente azzerata, neutralizzata rispetto a tutte quelle disposizioni che prevedevano un minimo di risorse da mettere in campo.
Questo non può continuare così, non potete continuare a fare provvedimenti che vanno bene solo, al solito, per la propaganda, per dire che si è fatto qualcosa. L'unica cosa che realmente si fa in questo provvedimento e che riconosco a questo provvedimento è la sostituzione della rubrica, del titolo relativo del codice penale, che prevede che il bene giuridico tutelato sono gli animali e non più il sentimento umano verso gli animali. Ma questo era anche dovuto dopo che abbiamo modificato - è stata una modifica voluta fortemente dal MoVimento 5 Stelle - l'articolo 9 della Costituzione.
Infatti, ce lo impone la Costituzione, la Costituzione dice che dobbiamo tutelare gli animali, non il sentimento degli uomini verso gli animali. Quindi, anche quello è un adattamento, un adeguamento a qualcosa che era dovuto. Quindi, anche noi ci siamo messi in attesa, in fiduciosa attesa, come diceva il collega Dori, perché speriamo, domani, di riuscire a fare breccia con i nostri emendamenti e ripristinare alcune disposizioni che per noi erano essenziali e di impatto, che avrebbero costituito una svolta per il nostro Paese nella legislazione a tutela degli animali, dei diritti degli animali.
Siamo in attesa, vediamo se domani riusciremo a fare breccia nelle coscienze di tutti, perché so che qui, in Aula, moltissimi saranno sensibili a questo tema. Vediamo tutti insieme di migliorare questo testo, anzi, di ripristinare la dignità di questo testo. Non vi sarà sfuggito che i nostri hanno ritirato le firme, non c'è più la firma Ascari, non c'è più la firma Carotenuto, non c'è più la firma del vicepresidente Costa, perché non ci riconosciamo nel testo uscito dalla Commissione. Speriamo, domani, di poterci riconoscere in un testo per come uscirà da quest'Aula .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Brambilla: prendo atto che rinuncia.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo: prendo atto che rinuncia.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Prendo la parola per raccontare a quest'Aula cos'è accaduto ieri ad Ercolano, un comune della provincia di Napoli.
PRESIDENTE. Onorevole, ha bisogno di acqua?
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). No, grazie. Dicevo, in contrada Patacca, dove è esploso un deposito, un laboratorio abusivo di fuochi di artificio. Sono morte tre persone: due sorelle gemelle originarie di Marigliano, 26 anni, e un ragazzo appena maggiorenne e appena padre di origine albanese. Faccio fatica a considerare questo esclusivamente come l'ennesimo incidente sul luogo di lavoro. In Campania, dall'inizio dell'anno siamo intorno ai 67 morti. In Italia sappiamo che ormai la contabilità ci consegna 3 morti al giorno.
Però qui c'è qualcosa di più, qui siamo di fronte a una storia di soprusi, di miseria, di mancanza di alternativa. Siamo dentro uno schema ormai oliato e per cui, più si avvicinano le feste natalizie, più diventa qualcosa di normale che si possa lavorare a qualsiasi prezzo, in qualsiasi ambiente, in qualsiasi condizione, per qualsiasi paga. Qui parliamo di lavoratori in nero, parliamo di imprenditori in nero, parliamo di qualcosa di più di un padroncino, parliamo di qualcosa che assomiglia profondamente alla criminalità, alla criminalità di chi pensa di poter sfruttare il lavoro dell'uomo, di chi pensa di poter fare soldi nell'illegalità attraverso i fuochi d'artificio.
Oggi i carabinieri e la magistratura hanno scoperto che quel manufatto, tra l'altro abusivo, in larga parte abusivo, era intestato a una bambina di 13 anni. Il padre, ovviamente, probabilmente, era colui che aveva deciso di usare quel luogo, in mezzo a un abitato, in mezzo a un rione densamente popolato, per cui ci troviamo di fronte a una tragedia mancata, e che oggi rischia il carcere e sarà imputato per disastro colposo, per omicidio plurimo colposo e per detenzione illegale di materiale esplodente. Ora, di fronte a questo, a quello che accade, non so quali siano le risposte.
Certo, c'è la risposta dello Stato, che deve essere ferma e severa; deve essere severa nei confronti dei colpevoli e deve essere severa rispetto a un fenomeno diffuso che riguarda l'illegalità dell'uso, della vendita e della fabbricazione dei fuochi d'artificio. Bisogna aiutare i nostri sindaci, soprattutto quelli che amministrano città complesse, perché non gli si può lasciare soltanto lo strumento dell'ordinanza. Ci vogliono controlli, ci vogliono controlli contro l'abusivismo, ci vogliono controlli contro lo sfruttamento, ci vogliono controlli per garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Lo dico - e chiudo - perché questi episodi potrebbero ripetersi, potremmo trovarci nelle prossime settimane, purtroppo, come è macabra tradizione in alcuni territori, in particolare nella provincia di Napoli, di fronte ad altri episodi di questo tipo. Per cui il mio appello è a non girarsi dall'altra parte, a non derubricare questa vicenda come un esclusivo episodio di cronaca, ma a vigilare e a mettere in campo tutti gli strumenti possibili per evitare altre tragedie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zurzolo. Ne ha facoltà.
IMMACOLATA ZURZOLO(FDI). Presidente, onorevoli colleghi, in questo 2024, solo nella sezione di Torino, la più antica d'Italia, e tra queste la sezione di Giaveno Valgioie, sono stati 15 i gruppi alpini locali che hanno festeggiato o festeggeranno il traguardo dei 100 anni di presenza e di attività. L'Associazione Nazionale Alpini, radicata in tutto lo stivale con sezioni e gruppi, testimonia e trasmette in tante forme e settori i valori dell'alpinità, un costante impegno solidale, sociale e culturale che contribuisce al bene comune della Nazione e delle sue comunità.
Gli alpini - e non si è mai “ex” - sono attivi in ambiti rilevanti, come ad esempio la Protezione Civile, ma non c'è campo della solidarietà dove, dalle Alpi a Pantelleria, e anche al di fuori dei nostri confini, facciano mancare il loro contributo.
Solo per elencarne alcuni: nelle scuole, a fianco di anziani e disabili, in progetti di aggregazione, la cura dell'ambiente e l'annuale colletta del banco alimentare, e tanto tanto altro. Io stessa, avendo iniziato il mio servizio politico nelle istituzioni locali, ho potuto fare esperienza diretta della vitalità solidale delle Penne nere. Condividendo il cammino anche sul campo, ho avuto in loro maestri nell'attenzione all'altro e alla collettività. Gli alpini sono interpreti di un patriottismo nella e della solidarietà, che ne fa un'eccellenza della quale dobbiamo essere orgogliosi.
Al presidente nazionale Sebastiano Favero e, attraverso lui, a tutti i gruppi dirigenti, nazionali, regionali, sezionali e locali, da quest'Aula, certa di interpretare il sentimento dei colleghi e dei cittadini che rappresentiamo, voglio esprimere il grazie per il concreto servizio di pace e segno di civiltà. Il valore e i valori degli alpini e di chi si impegna, pur non essendolo stato, nell'Associazione nazionale alpini, che compie quest'anno i suoi 105 anni, davvero onorano il motto La grande rete comunitaria dell'Associazione nazionale alpini, infatti, tende alle vette, al meglio e all'eccellenza, e stimola tutti noi, rappresentanti del popolo chiamati al servizio politico, a fare altrettanto.
Viva gli alpini, viva l'Associazione nazionale alpini !
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
BRAMBILLA ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni per l'integrazione e l'armonizzazione della disciplina in materia di reati contro gli animali. (C. 30-A)
e delle abbinate proposte di legge: DORI ed altri; RIZZETTO; BRUZZONE ed altri; ZANELLA ed altri. (C. 468-842-1109-1393)
Relatrice: BRAMBILLA.
2.
3.
MATTIA ed altri: Disposizioni in materia di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata e di interventi di ristrutturazione edilizia connessi a interventi di rigenerazione urbana (ove il parere della Commissione Bilancio confermi che dal provvedimento non derivano oneri finanziari). (C. 1987)