PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data 2 dicembre 2024, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera:
“Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, su mia proposta, con decreto in data 2 dicembre 2024, ha nominato Ministro senza portafoglio l'onorevole Tommaso Foti. Cordiali saluti, Giorgia Meloni”.
PRESIDENTE. Comunico che il deputato Antonio Maria Gabellone, proclamato il 2 dicembre 2024, ha dichiarato, con lettera pervenuta il 2 dicembre 2024, di aderire al gruppo parlamentare Fratelli d'Italia.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data 2 dicembre 2024, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Dori n. 3-00597 .
Il Sottosegretario di Stato, Gianmarco Mazzi, ha facoltà di rispondere.
GIANMARCO MAZZI,. Grazie, Presidente. Sono lieto di rispondere al quesito posto dall'onorevole interrogante, perché mi consente di ribadire ancora una volta che il miglioramento dell'efficienza del sistema giudiziario, e in particolare della giustizia civile, ha rappresentato una priorità per l'azione del Ministero della Giustizia sin dall'insediamento del nuovo Governo, non soltanto in ragione degli specifici obiettivi indicati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche per rispondere ad una più generale esigenza, avvertita dalla società civile e dal contesto economico.
L'attenzione del Ministero si è, però, concentrata non soltanto sul consolidamento del miglior percorso per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR, ma anche sulla rinegoziazione di alcuni del Piano, laddove era parso necessario valorizzare talune peculiarità di settore, interne al mondo giustizia. Tali modifiche hanno interessato, tra gli altri, proprio i di riduzione dell'arretrato nel processo civile, oltre che l'investimento in capitale umano e la riforma della digitalizzazione della giustizia.
In particolare, quanto alla riduzione dell'arretrato civile, in base al nuovo , entro il prossimo 31 dicembre occorrerà aver abbattuto il 95 per cento delle cause pendenti al 31 dicembre 2019, limitatamente, per i tribunali, ai fascicoli iscritti sino al 31 dicembre 2016, e, per le Corti d'appello, ai fascicoli iscritti sino al 31 dicembre 2017.
Ancora, sempre in base ai nuovi , entro il 30 giugno 2026 i tribunali dovranno aver ridotto del 90 per cento l'arretrato relativo ai fascicoli iscritti tra gennaio 2017 e dicembre 2022, mentre le Corti d'appello dovranno aver ridotto del 90 per cento l'arretrato relativo ai fascicoli iscritti tra gennaio 2018 e dicembre 2022.
È importante precisare, però, che questi obiettivi di riduzione sono espressi a livello nazionale. Pertanto, il raggiungimento o meno degli stessi è da valutarsi in maniera complessiva e non per ogni singolo ufficio giudiziario.
L'attività di rilevamento dei dati, funzionale al monitoraggio dell'andamento degli obiettivi fissati dal PNRR, è affidata al Dipartimento per l'innovazione tecnologica del Ministero della Giustizia, il quale, a questo fine, si avvale della competente Direzione generale di statistica e analisi organizzativa.
I dati sono pubblici e disponibili nella sezione tematica gestita dall'Unità di missione per l'attuazione del PNRR dedicata al Piano Giustizia del sito istituzionale del Ministero della Giustizia, raggiungibile al del Ministero della Giustizia https://www.giustizia.it/giustizia/page/it/pnrr, oltre che sul sito della Direzione generale di statistica e analisi organizzativa, raggiungibile al https://webstat.giustizia.it/SitePages/Monitoraggio%20PNRR.aspex.
Sono così fornite in modo trasparente, sia a livello nazionale che di singolo ufficio giudiziario, le informazioni sull'andamento dell'arretrato civile, del e delle pendenze civili e penali. I dati del monitoraggio sull'arretrato e sulle pendenze sono aggiornati con cadenza trimestrale, mentre quelli sul con cadenza semestrale. Ebbene, in base ai dati acquisiti al 30 giugno 2024 il primo per come rinegoziato risultava raggiunto ovvero prossimo ad essere raggiunto. La riduzione dell'arretrato civile formato al 31 dicembre 2019 presso i tribunali era, infatti, attestata, al 30 giugno 2024, all'89,4 per cento, con al 95 per cento, mentre la riduzione dell'arretrato civile formato al 31 dicembre 2019 presso le corti d'appello era attestata, sempre al 30 giugno 2024, al 98,7 per cento, con - come detto - al 95 per cento, e dunque pienamente raggiunto.
Nessuna delle sedi registrava, invece, un aumento di tale tipologia di arretrato. Ciò detto, ci limitiamo ancora ad aggiungere che a quella data le sedi di tribunale che si trovavano in maggiore difficoltà risultavano essere 9, con un tasso di abbattimento dell'arretrato civile formato al 31 dicembre 2019 pari al 69,7 per cento per l'ufficio con maggiori difficoltà. Quanto ai dati di dettaglio in merito alle sedi figuranti in tale elenco e alla misura della riduzione dell'arretrato per ciascuna di esse, ribadiamo che si tratta di informazioni già disponibili sul sito istituzionale del Ministero. Come da calendario delle pubblicazioni, a gennaio 2025 verrà fornito l'aggiornamento con i dati sull'arretrato e sulle pendenze relativi al terzo trimestre 2024, ossia con i dati al 30 settembre 2024.
PRESIDENTE. Il deputato Dori ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Allora, anzitutto sono dispiaciuto che il Ministero della Giustizia non abbia trovato un Sottosegretario o un Vice Ministro per venire a rispondere. Chiaramente non è tenuto, però, visto che ho atteso 14 mesi per avere questa pseudo-risposta, sostanzialmente si poteva attendere anche una settimana, due settimane in più, e avere magari qui anche un Sottosegretario del Ministero della Giustizia.
Ciò detto, comunque, in realtà sono abbastanza stupito della risposta, perché in realtà nell'interrogazione facevo riferimento in maniera esplicita a una relazione dell'ex Ministro Fitto, relativamente alla revisione del PNRR, dove il Ministro, ex Ministro, Fitto faceva riferimento a 45 sedi che avevano registrato un aumento dell'arretrato e non una diminuzione, come invece era auspicabile. Quindi l'obiettivo era capire quali erano queste 45 sedi, eppure abbiamo sentito adesso nella risposta che non erano 45, ma 9. Quindi, evidentemente, o c'era una mancata comunicazione tra i Ministeri, altrimenti i dati forniti dall'ex Ministro Fitto non erano né aggiornati, né corretti.
Ad ogni modo, meglio così se davvero le sedi erano soltanto 9, anziché 45, che registravano questo arretrato. Però c'è anche da dire che, per ridurre oggettivamente l'arretrato, noi dobbiamo puntare su due aspetti: da un lato, il tema del personale della giustizia, dall'altro quello - come, questo sì, correttamente ha riferito il Sottosegretario - della digitalizzazione. Quindi, da un lato il personale della giustizia, dove sappiamo che ci sono carenze di organico, di piante organiche e di dotazioni per quanto riguarda tutti i profili.
Quindi pensiamo ai cancellieri esperti, ai direttori, agli addetti dell'ufficio del processo e via di seguito, tutti quanti i profili, da un punto di vista numerico, ma anche e soprattutto da un punto di vista del riconoscimento economico per il personale della giustizia; altrimenti continuiamo ad assistere ad una fuga dalla giustizia, intendo dire come Ministero, come dipendenti del Ministero della Giustizia, soprattutto da parte di tanti giovani che trovano, invece, in altri Ministeri - pensiamo ad esempio al MEF - un approdo più sicuro e, anche da un punto di vista economico, più gratificante, quindi una fuga dalla giustizia.
Infatti registro anche il fatto che, solo settimana scorsa - ed ecco perché sarebbe stato utile avere qui presente, magari, il Vice Ministro Sisto -, in realtà, dalle notizie apprese dai giornali, per il contratto collettivo integrativo del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria sostanzialmente sia tutto da rifare il lavoro che era stato svolto al Ministero per mesi, perché ben 6 sigle sindacali su 7 si sono sfilate perché, evidentemente, giustamente, non ritengono soddisfacente quel lavoro che viene svolto dal Ministero nel revisionare tutti i vari profili, e quindi con uno scarso riconoscimento del loro valore professionale anche da un punto di vista retributivo.
Dall'altra parte - e qui concludo, Presidente - c'è il tema della digitalizzazione. È vero che ci sono dei passi in avanti, però bisogna anche continuare a riscontrare delle grosse problematiche. Anche il CSM ha rilevato costantemente il problema, ad esempio, dell' APP, cioè dell'applicazione APP del Ministero della Giustizia che continua ad avere blocchi e che, soprattutto, è sempre in fase sperimentale e si continua a rinviare, rinviare e rinviare l'entrata pienamente operativa di questo applicativo. Quindi, sostanzialmente, da questo punto di vista, auspico che davvero l'arretrato possa continuare a diminuire - anche per quelle 9 sedi di cui si è parlato poco fa, e troverò sicuramente, nel testo più completo della risposta, non solo il numero, ma anche quali sono effettivamente queste sedi che hanno riscontrato, invece, un aumento di arretrato -, però oggettivamente o si mettono fondi sulla giustizia o altrimenti non si va da nessuna parte.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Di Biase ed altri n. 3-01588 .
Il Sottosegretario di Stato Gianmarco Mazzi ha facoltà di rispondere.
GIANMARCO MAZZI,. Grazie, Presidente. Devo innanzitutto evidenziare, rispetto alle criticità indicate, che la circolare del 1° ottobre 2024, emanata dal Dipartimento di giustizia minorile e di comunità in ordine alla disciplina relativa all'uso delle uniformi del Corpo di polizia penitenziaria operante negli uffici, istituti e servizi del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, viene descritta, nell'atto ispettivo in disamina, come asseritamente contrastante con precedenti disposizioni ministeriali e, in particolare, con il DM Giustizia 24 febbraio 2004, nonché simbolicamente affermatrice di un carcere distante e autoritario anche nei confronti dei minori. Per tali motivi, secondo l'interrogante, la circolare sarebbe foriera di una presunta omologazione al sistema penitenziario dettato per la popolazione detenuta adulta.
In ordine alle descritte affermazioni, non ci si può esimere dallo svolgere diversi ordini di considerazioni. Giova premettere, innanzitutto, che tra la circolare sottoposta al vaglio e il richiamato DM Giustizia 24 febbraio 2004 non sussiste alcun contrasto. Ed infatti, nel provvedimento normativo citato si legge, all'articolo 1, che “L'uniforme del personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile è quella stabilita nel decreto ministeriale 24 gennaio 2002”. Quest'ultimo decreto, sempre all'articolo 1, descrive l'uniforme in uso agli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria senza prescrivere differenze o distinzioni di sorta per quanti sono assegnati al comparto della giustizia minorile, ma distinguendo unicamente tra le diverse tipologie di uniforme.
Il DM Giustizia 24 gennaio 2004, che si assume contrastante con la circolare emanata dal Dipartimento di giustizia minorile e di comunità, al comma 2 dell'articolo 1 citato si limita a stabilire che “L'uniforme del personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile, per quei servizi che per loro natura non possono essere espletati nell'uniforme di cui al comma precedente, è costituita da un insieme organico di vestiario a foggia civile”, tanto che il comma successivo stabilisce che il personale in servizio presso il comparto minorile debba essere dotato della predetta uniforme. La disposizione non definisce, peraltro, quali siano i servizi che non possano essere espletati in uniforme, lasciando evidentemente tale incombenza a disposizioni di rango inferiore.
E, infatti, l'articolo 2 del citato decreto ministeriale statuisce espressamente che “il personale del Corpo di polizia penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile, indossa l'uniforme ordinaria di servizio di cui al comma 1 del precedente articolo”, mentre il successivo comma 2 attribuisce al Capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità il compito di disciplinare, con apposito provvedimento, per l'appunto, la circolare in questione, “i singoli posti di servizio per i quali è previsto l'utilizzo delle uniformi di cui ai commi 1 e 2 del precedente articolo”.
Inoltre, il comma 3 del citato articolo 2 espressamente dispone che “il personale del Corpo di polizia Penitenziaria appartenente al contingente per la giustizia minorile indossa l'uniforme ordinaria di servizio (…) quando è impegnato in servizi continuativi a diretto contatto con detenuti minori”.
Secondo il disposto appena citato, dunque, appare chiaro che la circolare in commento non sia stata emanata in contrasto con il decreto ministeriale, ma ne costituisca una legittima specificazione.
Fatta tale doverosa premessa sotto il profilo giuridico, deve, altresì, evidenziarsi che la circolare - lungi dal costituire espressione di un'impostazione autoritaria da parte del dipartimento di giustizia minorile - ha rappresentato, invece, il frutto di un'attenta riflessione, volta a perseguire e a dare concreta attuazione ai principi fondamentali del procedimento penale e dell'ordinamento penitenziario minorile, in un'ottica volta alla rieducazione e alla risocializzazione.
In sostanza, è stato attuato un bilanciamento: da una parte, l'esigenza di restituire autorevolezza al Corpo di polizia penitenziaria assegnato al dipartimento di giustizia minorile, assicurando sicurezza e legalità all'interno delle strutture dove la Polizia penitenziaria ha l'importante compito di accompagnare i minori nella direzione di un recupero concreto; dall'altra, portare la Polizia penitenziaria ad una maggiore consapevolezza del ruolo istituzionale svolto, visto che l'uniforme rappresenta e simboleggia la fedeltà costituzionale e i connessi doveri giuridici di correttezza deontologica e legalità.
Invero, dunque, tale rimodulazione non può e non deve essere intesa come una svolta autoritaria, perché è scaturita dall'esigenza di favorire e riaffermare una corretta percezione del valore e del significato della pubblica funzione svolta dal personale di Polizia penitenziaria da parte di quanti sono detenuti negli istituti penali minorili; ciò - come detto - anche al fine di riportare la giusta serenità all'interno degli istituti, in favore sia dei detenuti sia del personale, garantendo sicurezza e corretto svolgimento delle attività trattamentali.
In proposito, è giusto ricordare il principio affermato dalla Costituzione in ordine alla potestà punitiva dello Stato, ossia l'articolo 27, secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”; ma, convintamente, crediamo che, rispetto a tale principio costituzionale, non si possa sostenere che l'utilizzo dell'uniforme richieda o implichi, quanto ai minorenni, il mancato rispetto del richiamato articolo 27 della Costituzione.
Dunque, sgombrato il campo dall'equivoco della presunta difformità rispetto al decreto ministeriale del 24 febbraio 2004, dobbiamo ancora ribadire come il competente dipartimento abbia ritenuto che l'uso dell'uniforme, anche nel comparto detentivo minorile, corrisponda all'esigenza di evidenziare e tutelare il principio di autorevolezza della pubblica funzione - anche nella percezione degli utenti -, quale segno formale e simbolico di legalità.
Infine, vale la pena ricordare che le previsioni introdotte dalla circolare non possono determinare un processo di omologazione tra il sistema della giustizia minorile penale e il sistema penitenziario per adulti, differenziati dall'approccio trattamentale, caratterizzato da modalità multidisciplinari e da valori e atteggiamenti educativi, nei confronti dell'utenza giovanile, intrinsecamente diversi dalle prassi in uso nelle carceri per adulti.
PRESIDENTE. La deputata Di Biase ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. No, naturalmente non posso definirmi soddisfatta. Anzi, mi faccia esprimere il mio rammarico e il mio disappunto per il fatto che, su un tema tanto sensibile, oggi, a rispondere in Aula alla mia interrogazione riguardante la giustizia minorile - tema delicatissimo nel nostro Paese -, anziché il Sottosegretario per la Giustizia o il Ministro competente, ci sia il Sottosegretario per la Cultura.
Per correttezza, Sottosegretario, già conoscevo la risposta che oggi le hanno dato da leggere in quest'Aula. La conoscevo perché è la stessa che ci ha letto il Capo dipartimento della giustizia minorile e di comunità - che, in qualche modo, ha anticipato questa sua risposta - durante un'audizione in Commissione giustizia.
Vede, non avevo bisogno che voi faceste questo tipo di lettura. Infatti, ho letto il succitato decreto del 24 febbraio 2004: è un atto che può essere facilmente riscontrabile e, anche in base a questo, naturalmente, ho presentato la mia interrogazione parlamentare.
Mi faccia dire che, però, le cose che lei ha detto, purtroppo, non sono assolutamente esatte. Infatti, questo decreto, ormai, ha vent'anni, e per vent'anni, all'interno degli IPM (gli istituti penali per i minorenni) è valso un principio che finora - mi sento di dire - ha assolutamente funzionato, che è quello di premiare la funzione rieducativa della pena rispetto ad altre fattispecie di comportamento.
Dico questo perché, durante l'audizione del Capo dipartimento Sangermano (e anche oggi, nella sua lettura) è emerso che la divisa, all'interno degli IPM, è impartita per questioni di autorevolezza percepita.
Vede, ritengo siano altre le questioni che, invece, stanno a cuore a questo Governo. Penso che la vostra prima preoccupazione dovrebbe essere quella di formare il personale di Polizia penitenziaria, che lavora all'interno degli IPM. Infatti, è chiaro - e su questo non c'è dubbio: è una difficoltà che riscontra la stessa Polizia penitenziaria, e di cui vogliamo farci carico - che c'è un tema legato alla formazione.
Allora, visto che voi stessi ammettete che c'è un problema di autorevolezza - mi piace parlare di autorevolezza, perché, troppo spesso, invece, i vostri provvedimenti ci hanno portato a parlare di autorità: sono due cose ben diverse, e su questo ci arriverò -, mi domando per quale motivo non abbiate deciso di puntare sul tema della formazione del personale che ha a che fare con questi ragazzi. A questa domanda, non ho avuto risposta, ma, naturalmente, quando tornerà il Capo dipartimento Sangermano, mi riserverò di chiedergli quali attività e azioni intendano intraprendere per colmare questa lacuna, che ci viene riportata su più fronti.
L'altra questione - che invece è tutta di natura politica, ma che, in questa sede mi sento di sottolineare - è che gli atti che avete portato avanti in questi due anni di legislatura, purtroppo, ci portano ad avvicinare gli istituti penali minorili alle carceri per gli adulti. Oggi lei ha detto: il principio di omologazione con gli istituti per adulti non esiste. No: esiste eccome, nel momento in cui smantellate il sistema minorile, per esempio con il decreto Caivano, sminuendo il sistema della messa alla prova.
Lo fate su tante altre questioni, Sottosegretario. Viene fatto, per esempio, quando, in seguito al decreto Caivano, per la prima volta, assistiamo al sovraffollamento degli istituti di pena minorile, sovraffollamento che, sinora, non c'era mai stato ed era un problema gravissimo che aveva riguardato solamente gli istituti penali per adulti.
Rispetto a queste domande, avrei voluto una risposta. Invece, purtroppo, ancora una volta, mi sono trovata a dover ascoltare una risposta del tutto burocratica, che nulla attiene all'interrogazione che avevo posto.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2022-A: Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023.
Ricordo che nella seduta del 28 novembre 2024 si è concluso l'esame degli ordini del giorno.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, grazie, signor Presidente. È bene che questa legge ci sia, la legge annuale sulla concorrenza, che arriva grazie alla spinta del PNRR che, ricordiamolo, sono finanziamenti per investimenti in cambio di riforme. È bene che arrivi, ma la legge per il mercato e la concorrenza non è un contenitore neutro, un automatismo; è uno strumento che va usato in una direzione, se c'è, che sia chiara e precisa. La domanda è se, da questa legge sulla concorrenza, emerga oppure no una direzione chiara e precisa, o se sia stato un esercizio più burocratico che altro per ottemperare a un impegno che abbiamo preso con il PNRR, rinviando o eludendo alcuni nodi centrali.
Negli ultimi due della Commissione europea si riconoscono alcuni progressi fatti grazie proprio alla spinta del PNRR, ma continuano ad emergere grandi difficoltà che si accompagnano alle difficoltà nelle riforme radicali della pubblica amministrazione, della giustizia, riforme necessarie a dare spinta e competitività.
Nel Piano strutturale di bilancio di medio termine il Governo ha inserito, come interventi principali per le prossime leggi annuali sulla concorrenza: interventi sulla riduzione dei limiti orari per il commercio al dettaglio e dei vincoli alle promozioni per il biennio 2027-2029, e successivamente interventi sulle professioni non regolamentate, spero non per fare una anche di quelle, sui trasporti ferroviari, il servizio postale, l'energia idroelettrica e acque minerali. Quindi, c'è un rinvio su questo e, pertanto, c'è da chiedersi complessivamente tra i rinvii, i punti elusi - penso, uno su tutti, i balneari - e quello che c'è, se il bicchiere vada considerato mezzo pieno o mezzo vuoto.
È vero che la legge c'è, l'impegno c'è, ma il bicchiere è, signor Sottosegretario, mezzo vuoto, anche perché non emerge una volontà e una visione, anche dal punto di vista dei mercati e della concorrenza, in un tempo piuttosto complicato. Steve Bannon, intervistato dal qualche settimana fa - poi possiamo discutere quanta influenza avrà in questa nuova amministrazione Trump, se ne avrà o non ne avrà -, ha detto una frase molto potente a suo modo, ossia che l'elezione di Trump rappresenta la fine del libero mercato. Parla, naturalmente, riferendosi ai dazi, ma quella di Trump sui dazi sarà inevitabilmente una politica anti-europea. Il del suo partito, nonché Ministro, Salvini, è un fan di Trump, ha continuamente sostenuto la sua campagna elettorale, da lontano naturalmente, e ha riconosciuto come di particolare valore e talento la squadra che Trump ha annunciato. Non so se lei condivida queste posizioni, ma la posizione di Trump sui dazi rischia di dare un colpo importante - mi auguro non mortale, seguendo il nazionalismo populista, che diventa protezionismo e che dà l'illusione che il mettere i dazi sistemi le cose - al commercio internazionale, all'Europa e all'Italia perché Trump è sostanzialmente un anti-europeo. Infatti, anche in questi giorni dice, sostanzialmente, che lui non vuole perdere tempo con le istituzioni europee e andare, direttamente in modo bilaterale, da gigante a nanerottoli, fossero anche i Paesi più grandi dell'Unione europea, a un negoziato bilaterale, dal quale io auspico l'Italia resti fuori. C'è, infatti, un filo che lega l'impostazione di Trump, protezionista, nazionalista, gli scambi economici tra Paesi non trainati dalle regole ma dai rapporti di forza in cui si scambiano questioni politiche con questioni commerciali, proprio come elemento costitutivo dei negoziati commerciali. E se per i nazional-populisti anche in Europa si dovrebbe andare verso la fine della supremazia del diritto internazionale, noi crediamo che invece questa sia la trincea non da abbattere, come vogliono loro, ma da difendere. E dico queste cose perché se dobbiamo ragionare sulla concorrenza e sui mercati, dobbiamo farlo pensando al ruolo che l'Unione europea ha avuto e continua ad avere, incalzando i Governi, anche il Governo italiano, sul tema dell'apertura dei mercati, dell'abbattimento delle barriere corporative, nell'interesse precipuo dei consumatori ma anche della concorrenzialità e, quindi, della competitività delle aziende che forniscono prodotti e servizi.
Ci sono stati di recente due rapporti molto importanti che hanno riguardato il futuro dell'Unione europea: quello di Mario Draghi e quello di Enrico Letta. Nel rapporto di Enrico Letta si ricostruisce il successo del mercato unico basato sulla concorrenza nei mercati europei. Il rapporto di Draghi spiega come quella europea sia una dimensione minima, anche per avere aziende in grado di competere con i giganti che provengono da Paesi come gli Stati Uniti e la Cina. Su questo noi dovremmo calare una visione della concorrenza in Italia e in Europa, ma non c'è. Forse non doveva essere necessariamente tutta dentro questa legge annuale sulla concorrenza, ma non c'è in questa legge, così come non c'è nella nuova legge finanziaria, mentre continuano ad emergere prese di posizioni anticoncorrenziali.
Spiace Sottosegretario, continuo a parlare solo di Ministri della Lega oggi, ma ricordo la posizione assunta da Giorgetti rispetto all'ipotesi di un'OPA di UniCredit verso BPM, con la minaccia di usare la disciplina del contro un'azienda che non sarebbe più italiana, ma che è una azienda milanesissima, con un azionariato diffuso e prevalentemente non italiano (peraltro, se quello dell'azionariato fosse il criterio, due squadre di calcio milanesi non sarebbero più né italiane né milanesi). Ma anche qui dalla Lega, in particolare, sono arrivati strali.
Eh sì, ci si scaglia contro una grande azienda creditizia italiana come UniCredit, nel momento in cui è impegnata in un'operazione in Germania con i nostri politici che dicono: ecco, i tedeschi non ci lasciano andare avanti con questa operazione. Ma se poi in Italia il risultato è questo, ossia la si tratta come azienda non italiana e si pensa di intervenire dirigisticamente, sostanzialmente per ragioni politiche, negli equilibri del sistema bancario, è evidente che si danno messaggi contraddittori.
Quindi, come italiani e come europei, dobbiamo insistere sul tema dell'apertura dei mercati, perché è la nostra vera forza. Lo è stato nella costruzione dell'Unione europea, lo è oggi nella dimensione della competitività internazionale e vado a chiudere, signor Presidente.
Di tutto questo sarebbe stato importante discutere e, invece, ci avete portato a discutere di quel poco che c'è e di quello che non c'è. Penso ai servizi pubblici locali: non c'è nulla sulla concorrenzialità sugli appalti nei servizi pubblici locali; penso alla difesa dei taxisti dal pericolo degli NCC, che fa anche un po' ridere, e nulla sui balneari. Le micro difese corporative riflettono un'impostazione che, nel fondo, non è quella che vorremmo. In Europa e in Italia la direzione è quella del mercato e della concorrenza regolata come elemento di forza, non come obbligo imposto da altri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER(MISTO-MIN.LING.). Colleghi, quando discutiamo di mercato e concorrenza, non stiamo parlando solo di regole economiche o di numeri, stiamo decidendo il volto che vogliamo dare al nostro sistema Paese, la direzione verso cui vogliamo condurre il nostro sviluppo economico e sociale. La concorrenza non è un fine a sé, ma uno strumento che, se ben utilizzato, può promuovere l'innovazione, garantire diritti, ridurre le disuguaglianze. Se, però, non è governata con attenzione, rischia di amplificare squilibri, penalizzare i più deboli e privilegiare i già forti.
Oggi siamo chiamati a esprimerci su un disegno di legge che ambisce a riscrivere alcune regole fondamentali del nostro mercato, aprendo spazi di nuove opportunità ma anche sollevando sfide che non possiamo sottovalutare. Questo provvedimento si colloca in un momento cruciale per il nostro Paese, in cui dobbiamo dimostrare di essere capaci non solo di rispettare gli impegni presi con l'Europa ma di costruire un modello di sviluppo moderno, inclusivo e sostenibile. Per questo motivo, il nostro giudizio su questa legge non può che essere articolato e ponderato. Essa contiene elementi di indubbio valore, ma anche criticità che non possiamo ignorare.
Vorrei, dunque, soffermarmi sugli aspetti che meritano di essere valorizzati e su quelli che, a nostro avviso, necessitano di miglioramenti per garantire un impatto realmente positivo sul sistema economico e sociale italiano. Tra i meriti principali di questa legge, vorrei sottolineare, innanzitutto, l'impegno nel promuovere una maggiore apertura dei mercati: la rimozione di barriere burocratiche normative in settori chiave, come le concessioni pubbliche e i servizi locali, costituisce un passo importante per aumentare la competitività e migliorare l'efficienza.
In un momento in cui le imprese italiane sono chiamate a confrontarsi con mercati globali sempre più complessi, questi interventi rappresentano un'opportunità per favorire la crescita e ridurre i costi, a beneficio di cittadini e imprese.
Un secondo aspetto positivo è rappresentato dalle tutele rafforzate per i consumatori. La maggiore trasparenza nelle offerte commerciali e l'accesso più chiaro alle informazioni sui beni e servizi sono misure che rispondono a un'esigenza reale, quella di proteggere il consumatore in un contesto economico sempre più complesso e digitalizzato.
Un altro punto di forza è il sull'innovazione tecnologica. La spinta verso la digitalizzazione e il potenziamento delle infrastrutture tecnologiche in settori strategici, come le telecomunicazioni e la mobilità, dimostra una visione proiettata verso il futuro. Questo approccio non solo accelera la transizione digitale del Paese, ma crea le condizioni per attrarre investimenti e competere a livello internazionale.
Infine, non possiamo non riconoscere l'importanza degli incentivi alla sostenibilità ambientale. L'attenzione al e alla transizione ecologica, seppure ancora in fase iniziale, segna un allineamento con gli obiettivi europei di neutralità climatica e rappresenta un passo nella direzione giusta per coniugare sviluppo economico e tutela dell'ambiente.
Un giudizio complessivo, signor Presidente e colleghi, su questo disegno di legge è il seguente: segna senza dubbio il tentativo di modernizzare il nostro sistema economico. Gli interventi in esso contenuti hanno il potenziale per rendere il nostro Paese più competitivo e allineato con gli standard europei. Tuttavia, non possiamo fare a meno di rilevare che questo provvedimento, sebbene necessario, non è ancora sufficiente. Le lacune normative, ad esempio sulla questione dei balneari e dei tassisti, i tempi incerti di attuazione e un approccio talvolta squilibrato rischiano di limitarne l'efficacia e di creare nuove disuguaglianze.
Per tutte queste ragioni, annunciamo il nostro voto favorevole, ma con senso critico. È essenziale che le criticità evidenziate vengano affrontate in sede di attuazione e nei successivi interventi normativi. Solo così potremo garantire che questa legge diventi non solo un insieme di buoni propositi, ma una vera opportunità per costruire un futuro di crescita, equità e sostenibilità per il nostro Paese.
Poi, c'è il tema dei decreti attuativi. Ci vogliono tanti decreti attuativi e invito il Governo ad essere celere nell'applicarli, perché abbiamo bisogno che l'Italia sia concorrenziale; concorrenziale a livello internazionale vuol dire anche avere un mercato unico vero. Quindi, ci dobbiamo adeguare alle necessità che ci impone anche la legislazione europea .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, grazie. Sinceramente il fatto che si affronti questa discussione su un provvedimento che si chiama “concorrenza” lo reputo abbastanza comico, Presidente, perché di concorrenza nel provvedimento e nelle azioni del Governo, ossia quelle che si possono compiere per favorire la concorrenza in questo Paese, ne vedo veramente poca.
Siete un ossimoro con la parola concorrenza; Tajani è un ossimoro con la parola concorrenza, lo è la Meloni, lo è Salvini. Infatti, quello che avete scritto in questo provvedimento è veramente pochissima cosa rispetto a quello che potrebbe essere fatto in questo Paese, a maggior ragione quando ci spiegate che, con la legge di bilancio, avete pochi margini di manovra, perché le risorse sono poche. Lo sappiamo, siete voi che avete fatto una campagna elettorale dicendo agli italiani che le risorse erano tante; sareste arrivati e avreste tagliato le tasse, ponendo in essere tutta una serie di provvedimenti importanti che poi, alla fine, non si possono mettere in campo perché non ci sono le risorse. Quindi, bisognerebbe agire su altre leve: sulle liberalizzazioni, sulla concorrenza per poter migliorare la qualità della vita degli italiani, perché è quello l'obiettivo che dovremmo raggiungere.
Invece, il provvedimento che ci presentate è a dir poco striminzito e le pochissime azioni che avete fatto, da quando siete al Governo, sono state messe in campo soltanto perché costretti dalle condizionalità del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, poi, scopriamo oggi dallo studio della Banca centrale europea essere un Piano in cui vi è un'evoluzione delle opere soltanto nel 18 per cento dei casi. Quindi, al di là di quello che dice la Meloni, è un Piano che sta registrando il fallimento del Governo.
Per cui, il Ministro Fitto è andato via lasciandoci un Piano nazionale di ripresa e resilienza che è un fallimento dell'evoluzione del Piano stesso. Tanti auguri al Ministro Foti, perché dovrà veramente fare uno sforzo titanico prima delle scadenze del 2026 per far sì che il Paese non faccia una brutta figura.
Ora, signor Sottosegretario, che ammiro per la sua stoica presenza, vista la totale assenza di Ministri che non ci vogliono mettere la faccia su questo provvedimento - e li capisco pure - credo che con la vostra azione stiate sostanzialmente mettendo in campo una serie di misure, lo dicevo poco fa, che con la libertà di impresa non c'entrano nulla. Se pensiamo, ad esempio, al tema dello scontro che c'è stato nella maggioranza sul canone RAI e ai temi per cui vi siete scontrati: la Lega voleva togliere 20 euro dal canone.
Tra l'altro, con la conseguenza che i 430 milioni di euro che venivano meno nelle entrate dello Stato sarebbero stati scaricati comunque sui contribuenti e, quindi, sarebbero andati a colpire chi le tasse le paga. Tuttavia, Forza Italia non ha contrastato questo provvedimento per la ragione che ho raccontato in questo momento, e neanche ha proposto di privatizzare una rete della RAI, in modo da liberalizzare maggiormente il mercato e garantire una maggiore concorrenza. Era contro semplicemente perché la RAI avrebbe dovuto fare un intervento sulla pubblicità, si sarebbero dovuti alzare i tetti alla pubblicità e questo avrebbe colpito Mediaset. Quindi, anche lì, non per maggiore concorrenza, ma per garantire che la concorrenza non ci fosse.
Se poi, signor Sottosegretario, facciamo l'esempio del settore dei taxi, anche lì voi in questo provvedimento intervenite soltanto, giustamente, colpendo gli abusivi, ma come se, poi, attorno non stesse accadendo nulla, come se l'unico problema fosse quello, come se voi non prendeste i taxi alle stazioni, all'aeroporto, e non vedeste con i vostri occhi che non ce ne stanno; e questa situazione non comporta alcun sussulto nella vostra azione di governo, perché il problema è soltanto quello degli abusivi, come intervento da compiere.
Così come dovete colpire gli NCC, con i venti minuti di pausa, con il ritorno laddove sono partiti, altrimenti la corsa non è valida, o multando colui che compie un percorso senza questo allungamento, sostanzialmente per rompergli le scatole. Tutto questo per voi va bene così, perché bisogna mantenere questo settore in protezionismo totale; il protezionismo e le licenze, altro che la concorrenza! Poi, quelli penalizzati sono gli italiani, sono i turisti che col Giubileo speriamo verranno in grande massa, ma si ritroveranno sempre gli stessi taxi e sempre il servizio che non funziona.
Poi vi sono i balneari, coloro ai quali vengono date in concessione le spiagge e le coste del nostro Paese che sono patrimonio pubblico. In quel caso, vi siete messi a fare un censimento anche delle pozzanghere. Avete fatto il censimento di tutto quello che era acqua in questo Paese per poter dimostrare che vi era lo spazio per poter concedere a tutti coloro che avessero voluto spazi a gogò per, poi, alla fine, mantenere le concessioni, buttare la palla in tribuna; e, poi, si vedrà col tempo quello che potrà essere messo in campo.
Nel frattempo, signor Sottosegretario, i prezzi salgono, le tariffe salgono, salgono le accise sulla benzina, salgono pure le multe. Chi sfora di 11 chilometri orari il limite di velocità paga fino a 4.000 euro di multa. Tutto questo accade - e lo fa il suo capitano, signor Sottosegretario - quando, invece, gli stipendi sono sempre inchiodati e sono sempre al palo. Quindi, il ceto medio viene colpito pesantemente e va a finire nell'ambito della povertà.
Così come le pensioni: inizialmente pensavamo fossero addirittura cresciute di 3,20 euro al mese, oggi l'aggiornamento dei calcoli sull'inflazione ci dice che l'aumento è di 1,80 euro al mese per le pensioni sociali. Questo è ciò che siete riusciti a produrre in due anni di Governo, dopo che avevate strapromesso l'impossibile.
Vi è poi l'idea che avete messo in campo, in legge di bilancio, concernente il componente del MEF dentro i consigli di amministrazione delle aziende che usufruiscono di un aiuto di Stato. Altro che concorrenza, altro che libertà: voi scambiate il sostegno per un investimento che un'impresa vuole compiere con la vostra occupazione quasi militare dell'azienda. C'è un'idea perversa che con la concorrenza e la libertà dell'economia non c'entra proprio niente, signor Sottosegretario.
Così come quell'idea strampalata del suo collega di partito, Ministro Giorgetti, per cui su un'operazione bancaria ipotetica che si stava mettendo in campo - italiana, tra l'altro - voi sareste intervenuti col per dire che il Governo non sapeva nulla e, quindi, il Governo doveva sapere. Non doveva sapere, il Governo, signor Sottosegretario; al limite, lo doveva sapere l'Antitrust, ma non il Governo. Non è il Governo che detta i tempi dell'economia, che controlla e che limita la concorrenza. Voi con questa parola - lo ripeto - non c'entrate proprio nulla, signor Sottosegretario.
Poi, credo che Giorgetti sia molto simile a Urso nella sua azione di Governo; è proprio il capo, colui che per eccellenza, possiamo dire, ha staccato tutti i Ministri in qualità di azioni che favoriscono la concorrenza nel Paese. Pensiamo, ad esempio, a tutto il tema di Stellantis, a come lo ha gestito, andando avanti insieme a Tavares. Il bello è, come ho letto ieri, che Fratelli d'Italia chiede a Elkann di venire in Parlamento, come se fossero dei passanti. Sono loro che governano, è Urso che dovrebbe venirci a dire perché insieme a Tavares diceva che le auto vendute sarebbero state 1 milione, mentre non arriveremo neanche a 500.000. Urso se ne dovrebbe andare a casa insieme a Tavares, altro che stare lì a pontificare, perché lui sul tema della concorrenza non ha fatto nulla. Ha preso una tranvata sulle compagnie aeree, ha preso una tranvata sui prezzi della benzina con i prezzi a confronto, ha preso una tranvata sul carrello della spesa, tutti temi che avevano a che fare con questioni riguardanti la concorrenza. Lui le ha sbagliate tutte e ancora sta lì a pontificare come un Ministro sovietico che di fatto mette in campo tutte le sue azioni; perché, poi, quello che c'entrate voi con la concorrenza - e chiudo, signor Presidente - sta scritto in una semplice azione di colei che ormai chiamiamo “signora inversione a U”, la Premier Meloni, che ci aveva raccontato, quando il Presidente Draghi stava per chiudere l'operazione Lufthansa-ITA…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). …che quella era un'azione in cui si sarebbe svenduta la compagnia italiana ai tedeschi, esattamente quello che - per fortuna, devo dire - si sta compiendo col vostro Governo.
Per cui, Presidente, noi voteremo contro perché voi con la concorrenza e con la libertà di mercato non c'entrate un tubo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA(AVS). Signor Presidente, il disegno di legge per il mercato e la concorrenza che stiamo per votare ha - o avrebbe - il fine di rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo e amministrativo, all'apertura dei mercati, nonché di garantire la tutela dei consumatori. Peraltro, questo disegno di legge rientra tra gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza da conseguire entro il 31 dicembre 2024.
In realtà, però, in relazione a norme che effettivamente rimuovono questi ostacoli - quelli, cioè, che inibiscono una crescita piena di produttività e investimenti, soprattutto nei settori strategici, come ci chiede anche la Commissione europea (e per strategici intendo i settori che si incrociano e implementano la transizione ecologica ed energetica) - nonostante le numerose modifiche introdotte durante l'esame del provvedimento nelle due Commissioni referenti, consideriamo questo testo assolutamente inadeguato, insufficiente e con numerose previsioni che ci vedono fortemente contrari.
Le critiche che muoviamo al provvedimento riguardano le norme che contiene, ma anche quello che non contiene, e non è poco.
Molte sono le segnalazioni che sono pervenute dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ma sono state completamente ignorate, lasciate lì, non prese in considerazione, neanche un pochino, quel tanto necessario per rivelare una forma di rispetto del lavoro effettuato da altri soggetti; segnalazioni utili e indispensabili per l'elaborazione di questo tipo di normativa.
Tra le tante norme che erano state segnalate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e che non hanno trovato patria in questo disegno di legge, ricordo le misure volte a incrementare la competitività delle gare pubbliche per l'acquisto dei farmaci: hai detto nulla. Oppure, le norme volte ad armonizzare e migliorare l'accesso ai canali di vendita dei prodotti dieto-terapeutici per celiaci.
Ci chiediamo, inoltre, perché non sia previsto un punto fondamentale, ossia il rafforzamento dei poteri della stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato attraverso la previsione del potere di irrogare sanzioni amministrative in caso di rifiuto o ritardo nel fornire informazioni, i documenti richiesti o in presenza di informazione ingannevole e omissiva. Potrei continuare su tutto ciò di cui non c'è traccia, ma passerò, invece, a evidenziare alcune delle molte criticità di questo provvedimento.
Prendiamo il Capo I, che riguarda il settore autostradale, in particolare la previsione di un quadro normativo per le concessioni autostradali all'interno del quale rendere obbligatorio lo svolgimento delle gare per i contratti di concessione. Dopo anni in cui in Italia abbiamo avuto privilegi e posizioni dominanti da parte dei gestori autostradali, spesso a discapito della qualità del servizio e a fronte di sempre maggiori oneri di pedaggio per i cittadini, con questo provvedimento si intende rimettere l'Italia in linea con l'Europa in materia di libera concorrenza.
Bene, direte voi, invece, no, nonostante questo, questa normativa lascia troppo spazio a possibili e - come noi sappiamo - ahinoi, prevedibili, rinnovi automatici delle concessioni attraverso l'istituto della proroga. Per questo, con i nostri emendamenti, abbiamo cercato di correggere possibili interpretazioni della norma, che rischiano di rendere addirittura vane le procedure ad evidenza pubblica nel rinnovo delle concessioni. Grazie a un nostro emendamento, va detto, in un solo caso è possibile la proroga alla scadenza quindicennale della concessione, ossia nel solo caso in cui il concessionario debba rientrare dagli investimenti effettuati. Sarebbe comunque quanto mai opportuno da questo punto di vista che l'ente concedente agisse in tempi utili prima dello scadere delle concessioni per avviare le procedure ad evidenza pubblica e assumere la gestione diretta, nelle more dell'individuazione del nuovo concessionario, di quelle tratte autostradali per garantire adeguati standard di sicurezza e viabilità.
Nel caso, poi, dell'affidamento delle concessioni , risulta ancora una volta deleterio aver cancellato nella riforma degli appalti pubblici l'obbligo dell'iscrizione all'albo degli operatori economici che operano gestito dall'ANAC. Si tratta di una scelta che rischia di non garantire trasparenza e tutela della legalità.
Che cosa dire, poi, delle norme iniziali pensate sulle e, in particolare, su quelle innovative? Erano davvero un'oscenità. Per fortuna, abbiamo scampato il pericolo. Si trattava di norme contestate fortemente dagli stessi soggetti interessati e penalizzanti, soprattutto per i giovani imprenditori. Chiedevate che queste società avessero dovuto avere, entro il secondo anno dall'iscrizione nella sezione speciale del registro delle , un capitale sociale di almeno 20.000 euro e almeno un dipendente come condizione per poter ottenere sostegni pubblici. Questo criterio avrebbe tagliato fuori - pensate - fino al 70 per cento delle oltre 13.000 iscritte al registro del 2023. Con un nostro emendamento avevamo chiesto, perlomeno, di portare il capitale minimo da 20.000 a 10.000 euro. Per fortuna all'ultimo momento avete provveduto a sanare e a riscrivere l'articolo e le norme sulle innovative e avete ripulito - di questo ne diamo atto - le parti più critiche e contestate: meglio tardi che mai, però sarebbe stato più semplice provvedere e prevedere prima.
Inoltre riteniamo assolutamente negativo - abbiamo presentato numerosi emendamenti a questo proposito - l'articolo 26, che introduce una delega al Governo per il riordino e il coordinamento delle norme relative alle concessioni di spazi e aree pubbliche a bar e ristoranti per l'installazione dei cosiddetti , un fenomeno che è esploso subito dopo la pandemia. Noi abbiamo condiviso la necessità di garantire un settore importante della nostra economia, però su questo va assolutamente previsto un intervento e, in combinato disposto con gli interventi delle autorità preposte a livello di territorio, va assolutamente garantita la viabilità, l'accesso, soprattutto nei centri storici, alle persone con disabilità, alle carrozzine, alle persone che devono accedere e spesso non trovano lo spazio vitale per potere, da pedoni, utilizzare la città.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LUANA ZANELLA(AVS). Chiudo, dicendo che consegnerò il resto dell'intervento, se mi consente Presidente, e comunicando la nostra ferma contrarietà al provvedimento per questi motivi e per altri, che sono espressi compiutamente in tutta la mia dichiarazione di voto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario. È difficile commentare una legge annuale sulla concorrenza che, in realtà, è una legge annuale contro la concorrenza o, forse, una “concorrenzina”. Dobbiamo chiarire cosa intendiamo per concorrenza e qual è l'intervento di questa legge e qual è la necessità, in questo Paese, di avere maggiore concorrenza, introducendo dei vincoli per crearne di più.
Forse l'obiettivo di tutti è quello di rimuovere gli ostacoli all'ingresso nei mercati, di produrre una crescita della concorrenza e di tutelare gli utenti, eppure, nonostante le decine di criticità che l'Autorità garante della concorrenza riporta ogni anno, questa legge annuale non interviene su quasi nulla.
Se è vero come è vero che questo Governo sta rispettando i tempi e ogni anno presenta la legge annuale sulla concorrenza - e non è scontato -, è vero come non è vero che non interviene su nessuno di quei temi su cui ci aspetteremmo un intervento deciso per creare concorrenza e per togliere quei vincoli che la limitano, con interventi incisivi e fattuali.
Quest'anno la legge è dedicata alle autostrade e su questo è difficile anche intervenire, perché c'è un intervento mirato e preciso con cui abbiamo cercato di migliorare, con i nostri emendamenti, anche questa parte ma devo dire facciamo fatica a contrastarla. Il tema è che non c'è alcun accenno ai grandi temi della concorrenza in questo Paese: nessun accenno ai balneari, un elemento che aspettiamo da anni, che la Corte europea e il Consiglio europeo dicono si debbano liberalizzare, e su cui questo Governo non emette parola.
Riguardo al trasporto pubblico locale (penso agli NCC e ai taxi) è una normativa che penalizza ulteriormente la concorrenza rispetto ad oggi e che impone regole - rispetto agli NCC - che sono ancora più contrastanti, rispetto alla concorrenza attuale e rispetto al resto dell'Europa. In un momento in cui il sistema pubblico di trasporto nazionale è nel pieno dissesto vogliamo dire che non ci interessa che ci siano trasporti alternativi pubblici: gli NCC sono il nemico, lo sono i monopattini, lo è il , lo è chiunque altro se non le corporazioni che vogliamo difendere e questo è molto chiaro da quello che stiamo facendo.
C'è, poi, un altro grande tema di discussione e penso anche di dibattito forte all'interno di quest'Aula: quello dei su cui nella nostra Commissione è attivo un procedimento di legge per regolamentarlo.
C'è un dibattito attivo tra chi pensa che, dopo il COVID, quelle normative che hanno liberalizzato e spazi pubblici andassero mantenute e chi invece pensa che, per il decoro urbano e per la tutela dei monumenti, vadano ridotte e quindi ridotta la possibilità dei soggetti di realizzarli. Il Governo sceglie semplicemente una cosa, ossia mandare in tribuna tutto ciò con una legge delega che chissà quando arriverà, chissà cosa farà; il Parlamento poteva avere una discussione, anche rappresentando decine di amministratori che conoscono bene il tema (il Sottosegretario lo conosce avendo fatto il Sindaco); invece lo mandiamo al Governo, con una legge delega in bianco sui e sull'occupazione pubblica.
Questo è il primo provvedimento rispetto al quale questa volta l'attività parlamentare, che di solito è esclusa, ha avuto un ruolo fondamentale, perché è riuscita a peggiorarlo: in tutti gli emendamenti accolti si è riusciti ad inserire temi che sono puri interessi corporativi nonché iniziative che vanno contro la concorrenza e non la favoriscono.
Ci sono due esempi dove è accaduto il contrario; va riconosciuto al Governo e lo riconosciamo. Il primo è quello delle : il testo che abbiamo ricevuto al riguardo era invotabile e, grazie al lavoro in Commissione con gli e a un emendamento dei relatori, siamo riusciti a intervenire in maniera soddisfacente.
La domanda che però rivolgo al Presidente e, per suo tramite, al Sottosegretario, è in merito a chi ha scritto la norma iniziale, perché chi l'ha scritta evidentemente non sa cosa sia una : non conosce nulla dei vincoli delle , le difficoltà di far crescere una nuova azienda, i vincoli per cui il capitale sociale è l'ultimo dei problemi ed è semplicemente accantonare un capitale che non si può investire, o quelli relativi al fatto di avere un dipendente quando i soci spesso per anni non prendono lo stipendio per investire e autoinvestire nelle proprie aziende, nelle proprie idee e in quello che stanno costruendo. È ancora più grave che venga corretta attraverso un emendamento una norma che era completamente sbagliata. Bene così, assolutamente, , il Governo ha ascoltato le richieste delle opposizioni, devo dire anche della maggioranza e, soprattutto, degli e l'abbiamo corretta.
Idem sulla . Su questo tema siamo tutti d'accordo che dobbiamo combattere una procedura anticoncorrenziale, che è quella per cui si ha una confezione che conosciamo per una certa dimensione e un certo contenuto, ma che ha un contenuto o una quantità di prodotto inferiore: benissimo evidenziarla all'interno della confezione con etichette o qualsiasi altra cosa. Tuttavia, la norma iniziale prevedeva il prezzo imposto sulla confezione, in una legge annuale sulla concorrenza, quando sappiamo che il prezzo finale lo fanno la terza e la quarta filiera (ci sono i produttori, i distributori e poi c'è la filiera finale, quella della grande distribuzione e quant'altro); e noi prevediamo il prezzo imposto sulla confezione?
Ma chi le ha scritte queste norme?
E poi arrivo agli emendamenti che hanno peggiorato notevolmente e che sono, forse, il motivo per cui noi votiamo contro: non l'unico, ma il principale. C'è un Governo Draghi che ha tentato di fare davvero concorrenza in questo Paese e ha fatto una normativa, una riforma, quella dell'accreditamento sanitario, che prevedeva che dal 2022 si andasse a gara per gli accreditamenti e che si aprisse alla concorrenza un settore che noi conosciamo. Fra due settimane votiamo il bilancio di questo Paese e ci diremo tutti che ci sono poche risorse, che la sanità è fondamentale, che dobbiamo trovare le risorse per la sanità pubblica.
Questa era la più grande riforma da applicare per trovare efficientamento negli accreditamenti privati e nelle prestazioni, per permettere concorrenza, perché oggi è impossibile, per qualcuno che vuole entrare in questo mercato, poterlo fare. Ebbene, questa riforma è stata prorogata dal Milleproroghe alla fine di quest'anno, al 31 dicembre 2024, e con un emendamento alla legge sulla concorrenza noi posticipiamo l'ingresso della concorrenza di altri due anni. Ma com'è possibile? Ma come si può fare? Come non si ha vergogna di fare questa operazione non nel Milleproroghe, ma nella legge sulla concorrenza, creando una misura che blocca la concorrenza?
E arrivo all'altra questione: c'era un bellissimo articolo, ieri, sul , sul tema dei buoni pasto. Se sulla sanità si vuole fare un favore ai poteri consolidati, a tutto ciò che oggi è convenzionato, evitando la concorrenza, evitando a tutti coloro che vogliono entrare in quel settore di poterlo fare, sui buoni pasto tocchiamo il , perché addirittura nella legge sulla concorrenza mettiamo un tetto alle commissioni.
Ho una semplice laurea in ingegneria gestionale, qualche esame di economia l'ho fatto, ma la concorrenza funziona esattamente al contrario: non mettendo i tetti e i vincoli, ma lasciando libero il mercato. Questa legge, eventualmente, deve intervenire per trovare le misure per poter fare maggiore concorrenza.
È la Consip che lo dice: da quando è stato inserito il tetto sulle commissioni per gli appalti pubblici, sono aumentati i costi per la pubblica amministrazione, perché i costi sono stati tutti svoltati sui committenti, cioè le aziende, soprattutto riducendo i servizi per i lavoratori e quindi per il aziendale. Non si capisce perché il 5 per cento, non c'è un dato empirico. Perché il 5 e non il 4, non il 2 o non il 7! Non si capisce. E soprattutto, solo qualche mese fa ci avete detto che il tetto sulle commissioni dei POS non era possibile, perché era anticostituzionale. Non si capisce perché questa volta sia, invece, a favore.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Concludo. Tutto questo ci fa dire che questa non è una legge sulla concorrenza votabile, è una legge che va contro la concorrenza e noi assolutamente siamo a favore del mercato e della libera apertura .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signor Sottosegretario, la concorrenza è la grammatica del commercio. Promuovere la concorrenza vuol dire tutelare i consumatori, ma anche le imprese, perché è in un regime di concorrenza che si può esplicare la libertà di impresa sancita dall'articolo 41 della nostra Costituzione.
Quest'anno la legge annuale per il mercato e la concorrenza è tra gli obiettivi da conseguire, entro il 31 dicembre, nell'ambito del programma dei traguardi e delle riforme del PNRR. Le leggi annuali sulla concorrenza sono, infatti, parte integrante del Piano nazionale di ripresa e resilienza e la loro approvazione non solo condiziona l'accesso alle risorse europee, ma consente di compiere passi importanti verso la modernizzazione e la competitività del nostro Paese.
Un impegno, quello della legge annuale per la concorrenza, che in questa legislatura è tornato ad essere rispettato nella sua periodicità: siamo alla terza legge consecutiva sulla concorrenza. La missione del PNRR che prevede l'adozione della legge di quest'anno contiene anche alcune indicazioni sui contenuti. Dunque, molti dei temi che stiamo discutendo fanno parte di quelle indicazioni fornite dall'Europa. Restano, infatti, alcuni ambiti in cui persistono ostacoli alla crescita della produttività e agli investimenti in Italia. Ad evidenziarli è il consueto , elaborato dalla Commissione europea, che riporta le valutazioni dei progressi dei Paesi membri in materia di riforme strutturali, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici.
Il del 2024 prevede che la competitività dell'Italia riceverà una spinta da forti investimenti pubblici e dallo slancio delle riforme nell'ambito del PNRR. L'Italia è relativamente aperta al commercio extra UE, sebbene più nei beni che nei servizi. La combinazione di riforme e investimenti inclusi nel PNRR in pubblica amministrazione, appalti, giustizia, istruzione, mercato del lavoro, concorrenza, sanità, energia, digitalizzazione, ricerca e innovazione, mobilità sostenibile e inclusione sociale, ha il potenziale per migliorare la competitività dell'Italia. Abbiamo ancora, dinanzi a noi, sfide per la competitività. , c'è margine per migliorare l'efficacia della pubblica amministrazione e renderla più reattiva alle esigenze delle imprese e dei cittadini.
Sempre la Commissione europea evidenzia la necessità di migliorare l'ambiente imprenditoriale, riducendo i tempi delle sentenze del sistema giudiziario e agevolando l'attrazione di investimenti esteri. Possiamo e dobbiamo lavorare ancora per creare un ecosistema in cui le imprese possano operare al meglio per lo sviluppo economico. Il testo giunto oggi in quest'Aula è, dunque, frutto sia delle indicazioni dell'Europa, ma anche di un lavoro approfondito delle Commissioni riunite, ambiente e attività produttive, anche attraverso un ciclo di audizioni informali che ha consentito di acquisire importanti elementi di informazione e valutazione.
Da vicepresidente della X Commissione, posso confermare che abbiamo avuto modo di dibattere, di confrontarci e anche di modificare il provvedimento in sede referente. Ne risulta una legge che interviene sulla disciplina delle concessioni autostradali, sulla portabilità dei dati delle scatole nere delle RC-auto, affidando anche a nuove competenze dell'Agcom la tutela degli utenti della telefonia mobile, o all'IVASS chiamato a mettere in campo un portale per il confronto delle polizze catastrofali obbligatorie. Una legge, dunque, che si prefigge l'obiettivo della tutela del consumatore anche in settori solo recentemente avviati.
Andando nel particolare del testo, si è provveduto al riordino delle concessioni autostradali, allo scopo di realizzare un modello di maggiore efficienza, in linea con la visione europea, che concepisca la concessione quale strumento contrattuale in grado di garantire un'efficace collaborazione tra la parte pubblica e la parte privata, assicurando la realizzazione degli interventi necessari e la prestazione di un servizio efficiente all'utenza, rendendo obbligatorio lo svolgimento delle gare per i contratti di concessione autostradale e impedendo il rinnovo automatico, prevedendo misure in materia di affidamenti e risoluzione del contratto.
Un'importante modifica in sede referente dispone che, ai fini dell'affidamento delle concessioni autostradali, l'ente concedente tenga conto degli ambiti ottimali di gestione delle tratte autostradali individuati dall'Autorità di regolazione dei trasporti.
Anche l'articolo 6, modificato in sede referente, si sofferma su un tema essenziale per la tutela dell'integrità e dell'efficienza delle infrastrutture, e soprattutto per la tutela degli utenti: definisce, infatti, l'oggetto del contratto di concessione autostradale prevedendo che includa l'attività di gestione e manutenzione ordinaria dell'infrastruttura autostradale, nonché, in relazione ai progetti posti a base di gara, la progettazione di fattibilità tecnico-economica, la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori e delle opere di manutenzione straordinaria individuati dalla convenzione di concessione e dai relativi aggiornamenti. C'è poi la parte che attiene alle materie di competenza della Commissione a cui appartengo, la X, in tema di rilevazione dei prezzi del settore assicurativo, dei trasporti, delle strutture amovibili funzionali all'attività dei pubblici esercizi e della concorrenza. È questa la parte dove il consumatore diventa centrale. Così come per quanto riguarda, ad esempio, i , dove la vivibilità delle nostre città e la tutela del patrimonio culturale rappresentano un elemento essenziale. In un Paese turistico come il nostro, infatti, sarebbe superficiale non comprendere l'importanza per le attività ricettive di offrire la possibilità di consumare all'aperto.
Non volendo citare tutte le misure introdotte, sarebbe impossibile in questi minuti a disposizione, ci tengo a ricordare la facoltà, introdotta in sede referente, per i clienti domestici vulnerabili dell'energia elettrica, di chiedere, entro il 30 giugno 2025, l'accesso al servizio delle tutele graduali. È una possibilità importante: io mi sono trovata a sottoscrivere un emendamento del presidente Gusmeroli, sono temi che riguardano la vita di tutti i giorni e che possono, in parte, anche cambiarla.
Di particolare rilievo è la sezione dedicata alle innovative, che introduce modifiche al quadro definitorio, delle stesse e degli incubatori certificati, previsto dallo , prevedendo un contributo sotto forma di credito d'imposta a favore degli incubatori certificati che effettuino direttamente o tramite altri organismi specializzati investimenti in innovative. La definizione di innovativa non è questione di poco conto, poiché consente realmente di supportare quelle realtà in grado di portare innovazione tecnologica o di processo. È stato il lavoro - è vero - della nostra Commissione in sede referente ad arrivare alla definizione di innovativa e, soprattutto, al , alla misura finanziaria alla base della innovativa, migliorando il testo che era stato sottoposto. Credo che quello che conti siano il risultato finale e il lavoro che è stato fatto in tutto questo legislativo. Come Noi Moderati abbiamo proposto diverse modifiche, ad esempio al Codice delle assicurazioni private, reperendo le istanze formulate dalle associazioni di rappresentanza delle imprese, anche al fine di evitare incertezze interpretative con riferimento alla copertura assicurativa di mezzi circolanti all'interno di stabilimenti produttivi o di magazzini, quali, tra gli altri, i carrelli elevatori, nei piazzali delle imprese di distribuzione e commercio di autoveicoli nuovi e usati e nei sedimi aeroportuali e portuali. Sembrano dettagli, in realtà sono particolari che aiutano l'attività delle imprese.
Abbiamo proposto anche l'istituzione di un cruscotto informativo per aiutare gli operatori della logistica, evitare di affidare i lavori a società non in regola con IVA e contributi dipendenti, per promuovere una crescita del settore logistico compatibile con l'ambiente sostenibile, finalizzato a prevenire l'insorgere di situazioni in grado di arrecare un danno alle imprese sane, ai lavoratori e all'erario.
Queste sono alcune delle proposte che abbiamo avanzato allo scopo di migliorare il testo, dando ascolto alle associazioni di categoria interessate, proposte che non sempre, in questo caso, non hanno trovato spazio in questo testo, ma che ci auguriamo possano trovare occasioni di approfondimento in altri provvedimenti.
Siamo soddisfatti di aver visto l'approvazione della proposta avanzata di utilizzo di veicoli più piccoli per il trasporto pubblico di linea nelle aree extraurbane a domanda debole, con una proposta inserita su richiesta della Conferenza unificata, per permettere anche alle linee extraurbane con pochi passeggeri di ricorrere a modalità particolari di espletamento del servizio pubblico di linea, con veicoli M1, massimo 8 posti, nel rispetto delle esigenze dei territori.
Non posso non sottolineare che permangono perplessità in merito all'ennesima proroga della riforma dell'accreditamento delle strutture sanitarie, varata dall'allora Governo Draghi nel 2022, che pone un limite alle prospettive di efficientamento del servizio sanitario, andando in senso opposto rispetto alla tutela della concorrenza, e sul tetto, quel 5 per cento di commissioni a carico degli esercenti - parlo ovviamente dei buoni pasto -, misura sicuramente gradita agli operatori del settore, ma che rappresenta di fatto un'ingerenza pubblica…
ILARIA CAVO…in un accordo tra le parti che, in altre circostanze, non è stata ammessa, pensiamo alla battaglia che avevamo fatto sulle commissioni sui POS. Sono temi su cui torneremo, abbiamo fatto approvare due ordini del giorno importanti al Governo da questo punto di vista e, ovviamente, terremo monitorata l'attuazione di questi ordini del giorno. Il principio di fondo, in alcune critiche che solleviamo nella condivisione di questo DDL Concorrenza, è che approviamo l'impostazione di fondo, che è quella di una legge…
PRESIDENTE. Fondo, fondo, siamo in fondo e quindi, essendo in fondo, dobbiamo chiudere.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). …che offre la possibilità di creare un ecosistema più fruttuoso per le imprese, nel rispetto e nella tutela, contemporaneamente, di consumatori e utenti. Pertanto, dichiaro il voto favorevole di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri. Ne ha facoltà.
LUCA SQUERI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci accingiamo a votare un testo legislativo che rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di riforma delineato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. La legge annuale per il mercato e la concorrenza non è solo un insieme di norme tecniche, ma uno strumento volto a migliorare la competitività del nostro Paese, rafforzando la trasparenza e l'efficienza in settori chiave della nostra economia.
E fatemi sottolineare alcune aree centrali del provvedimento che meritano particolare attenzione. Il Capo I della legge introduce una regolamentazione mirata a superare criticità storiche. Si punta a evitare il rinnovo automatico delle concessioni, introducendo gare trasparenti e un sistema di controllo più rigoroso sulla gestione delle infrastrutture. Questi interventi, in linea con la visione europea, sono cruciali per garantire efficienza e tutela degli utenti. Tuttavia, occorre vigilare affinché queste disposizioni non rallentino gli investimenti necessari per la manutenzione e l'ammodernamento della rete.
Forza Italia ha dato un contributo essenziale, precisando per esempio la definizione di “concessionario” e introducendo meccanismi che incentivano la sostenibilità economica e il controllo sui servizi essenziali. Un altro punto di rilievo riguarda l'accesso al mercato tutelato per i clienti vulnerabili. Dobbiamo prestare molta attenzione a questa norma, che di fatto va a modificare regole già acquisite, soprattutto per la parte delle aziende che hanno partecipato ai bandi relativi a questo argomento e, dunque, dobbiamo stare attenti affinché si trovi un equilibrio con le legittime esigenze delle imprese, che altrimenti rischierebbero di avere un danno rilevante.
Gli articoli dal 28 al 32 rappresentano un segnale positivo per il mondo dell'innovazione. Rafforzare il ruolo delle innovative e incentivare gli investimenti attraverso crediti d'imposta per gli incubatori certificati è una scelta lungimirante; tuttavia, bisogna dire che il limite di spesa fissato a 1,8 milioni di euro potrebbe risultare insufficiente a sostenere un settore che richiede risorse più significative per competere su scala globale.
Particolare attenzione meritano le norme sulle concessioni sanitarie e sul sistema di accreditamento. Riteniamo che la sospensione dell'applicazione delle gare per le strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, in attesa che il tavolo preposto fissi in maniera dettagliata quelle che devono essere le procedure più funzionali, rappresenti un passo importante per garantire la qualità dei servizi e la sostenibilità economica delle strutture.
La legge, dunque, si muove nella giusta direzione e persegue ambiziosi obiettivi: favorire un mercato più competitivo e trasparente, allineare la normativa nazionale agli europei, promuovere la sostenibilità e l'innovazione. E dobbiamo prestare particolare attenzione alla tempistica di attuazione, alle risorse finanziarie, all'equilibrio tra tutela degli utenti e sostenibilità delle imprese, un tema ricorrente che necessita di un dialogo costante tra pubblico e privato.
La legge annuale per il mercato e la concorrenza, dunque, rappresenta una risposta concreta agli impegni presi con il PNRR, è una chiara volontà di modernizzare il Paese; è giusto che Forza Italia faccia e metta in campo tutta la massima attenzione affinché ciò avvenga.
In tal senso, esprimo soddisfazione per il contributo che abbiamo apportato e che ha permesso di rafforzare punti cruciali del testo. E apro una parentesi sull'argomento dei dei . È stata una innovazione - fatemi dire - rivoluzionaria sul settore, ha introdotto un limite di commissione al 5 per cento, che è andata finalmente a togliere percentuali - fatemi dire - vessatorie rispetto agli esercenti sia di piccole dimensioni, sia di grandi dimensioni. Non è stato facile introdurre elementi per una transizione che non andasse a squilibrare eccessivamente uno strumento molto importante per il aziendale, dove i soggetti coinvolti erano diversi; e a me piace dire che siamo riusciti a trovare un equilibrio che ha scontentato in maniera paritetica tutti i soggetti coinvolti.
Concludo dicendo che l'approccio di Forza Italia è stato come sempre di tipo costruttivo, abbiamo espresso preoccupazioni su alcuni temi specifici, sottolineando la necessità di trovare un equilibrio tra la promozione della concorrenza e la tutela delle piccole e medie imprese italiane. In particolare, abbiamo lavorato per evitare modifiche che avrebbero potuto comportare un impatto negativo su determinati settori economici strategici per il Paese, come quello della distribuzione dei servizi, così come abbiamo lavorato per l'introduzione di misure che, pur non essendo confluite, riteniamo siano importanti per il futuro. Mi riferisco in particolare ai cosiddetti OTT, una questione delicata sulla quale dovremo tornare successivamente con provvedimenti .
Abbiamo ribadito il nostro impegno per un mercato competitivo, ma in modo da non creare disagi per le categorie più vulnerabili. In generale, abbiamo voluto portare avanti soluzioni che tutelino le imprese italiane e il lavoro, preservando l'equità del sistema competitivo e dobbiamo continuare a lavorare affinché questa legge non rimanga una dichiarazione di intenti, ma diventi un'opportunità reale per il nostro sistema economico e per i cittadini. Solo con un impegno congiunto possiamo garantire che le riforme promosse oggi si traducano in benefici tangibili domani. Annuncio il voto favorevole di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Sottosegretario, diciamo che la legge annuale per il mercato e la concorrenza - lo dice il titolo stesso - dovrebbe rimuovere gli ostacoli regolatori di carattere normativo e amministrativo. Deve promuovere lo sviluppo, l'eco-innovazione, deve essere il motore dell'economia globale, lavorare su questi vuoti normativi che non permettono alle nostre imprese di essere competitive, di creare utile, di creare lavoro lavoro per i nostri giovani, che, purtroppo, continuano a emigrare in altri Paesi, lasciando la propria casa e spopolando le nostre aree interne.
Credo che qui si dovesse fare molto di più, che si potesse fare molto di più e, invece, niente: non si è velocizzato il PNRR, il cammino del PNRR è tutto in salita, la messa a terra dei fondi è in un impacciato e tragico ritardo. A metà del 2028 sono stati solamente 51 i miliardi, sui complessivi 198. Non solo: dei 51 miliardi, 28 miliardi solo dovuti all'automatismo della cessione dei crediti fiscali.
Due misure: il superbonus e la transizione 4.0, entrambe misure del MoVimento 5 Stelle e, visto che erano nostre, le avete letteralmente prese di mira. Il danno non lo avete fatto al MoVimento 5 Stelle, l'avete fatto al Paese, l'avete condannato ad una catastrofica discesa verso il baratro. L'edilizia e la produzione industriale sono ferme da 20 mesi. L'economia è ferma.
Eppure, nel sistema di narrazione, nel campionario sterminato degli slogan della Meloni che vengono propinati agli italiani da più di due anni, uno degli slogan più quotati era “non disturberemo chi vuole fare”. Siete al Governo e la giravolta è spaziale: state mettendo in ginocchio le imprese, chi sa fare e vuole fare.
Voi di destra non avete le idee chiare, altrimenti non si spiegherebbero i 171 emendamenti (più di due terzi del totale). Sì, sono vostri, della maggioranza, Sottosegretario. Nelle Commissioni state facendo opposizione. Cosa succede nella famiglia della maggioranza? Cosa state progettando? Cosa state facendo?
Tornando alla legge sulla concorrenza, quest'ultima complica la vita delle imprese. Per quanto riguarda il delle concessioni - dalle concessioni alle tariffe autostradali, al , al trasporto pubblico, alle , ai taxi, agli NCC -, sulle concessioni autostradali la Banca d'Italia ha certificato l'irrilevanza delle misure legislative proposte perché non sono in grado di incidere né sull'affidamento dei contratti né sulla vigilanza.
La regolamentazione in tema di concessioni autostradali rischiava persino di ostacolare la flessibilità operativa dei concessionari. Eppure, il tema era rilevante, soprattutto ricordando il crollo del ponte Morandi, a Genova, che fa di quel 14 agosto 2018 una delle giornate più tragiche del terzo millennio. Da allora, grazie al MoVimento 5 Stelle, si è messo un argine alla prepotenza dei signori del casello, che potevano fare il bello e il cattivo tempo, arraffando utili spropositati grazie a una politica sempre più compiacente.
Le uniche novità sul fronte autostradale sono le tante spie rosse che indicano come il settore infrastrutturale e dei trasporti stia vivendo un tornante storico, tanto delicatissimo quanto nefasto. Da quando a Matteo Salvini è stato affidato lo storico Ministero di Porta Pia si sono verificati una serie di eventi catastrofali. Quello più eclatante è l'ipoteca dell'intero portafoglio destinato alle infrastrutture italiane per la sciagura numero uno, che risponde al nome “ponte sullo Stretto” , un'opera devastante per il territorio, economicamente inutile.
Miliardi buttati su un'opera da teatro dell'assurdo e i fondi non spesi del PNRR ci riportano a una visione chiara del disordine entropico che il Paese sta vivendo sul fronte dei trasporti. Le stazioni ferroviarie e anche gli aeroporti diventano deliranti luoghi di disperazione: lavoratori, pendolari e turisti lasciati al loro destino. È una cosa intollerabile, Presidente.
Un secondo aspetto è la pratica commerciale con la quale i diminuiscono la qualità del prodotto, lasciando inalterati il prezzo e la dimensione della confezione, dell'imballaggio primario. Significa danneggiare, significa mentire al consumatore. Allora, avete deciso, come Governo, di porre un'etichetta sulle confezioni? E cosa ci sarà scritto? E poi: il produttore pone un'etichetta e poi c'è la distribuzione, che può variare nel prezzo? Un pasticcio che, come al solito, non semplifica . Si complica.
Per non entrare nel merito del settore sanitario. La riforma del 2022 poneva le basi per favorire, attraverso gare e procedure trasparenti, il miglioramento dei servizi. Procedure trasparenti: ecco, qui vi siete spaventati. Avete posticipato di altri due anni. E poi? Poi il nulla. Avete fatto favori alla sanità privata, due anni di favori alla sanità privata. Questa è una cosa che non è tollerabile, Presidente. Siamo ancora in una fase di forte difficoltà, di rischio reale di conflittualità sociale.
Il Servizio sanitario nazionale è in ginocchio. I pronto soccorso sono pieni e voi vi preoccupate di fare favori alla sanità privata. Ma dove state andando ? Svegliatevi, non è assolutamente tollerabile una cosa del genere. Siamo al limite della possibilità di resistenza dei nostri sanitari. Che non ci sia un meccanismo in grado di far superare questo tetto alle assunzioni è assolutamente inaccettabile.
Presidente, mi avvio alle conclusioni. Per quanto riguarda la ripresa sostenibile ed economica del Paese, cosa state facendo? Nulla. Interi settori strategici ignorati del tutto. La gestione del tessile, dell'energia, la gestione del sistema taxi e del sistema NCC: sono prese in giro, Presidente. In conclusione, Presidente, poveri cittadini e povere imprese. Farete anche questa operazione non in nostro nome, Presidente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bof. Ne ha facoltà.
GIANANGELO BOF(LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, Sottosegretario, sinceramente in questi interventi, in quest'Aula, ho sentito dalla sinistra darci degli illiberali e fondamentalmente di non volere la concorrenza. Però, ho notato affermazioni molto contraddittorie, perché chi è liberale, chi è per la concorrenza, chi è per il libero mercato non può poi attaccare il fatto che vi possa esistere una concorrenza fra la sanità pubblica e quella privata e che ci sia una collaborazione in questo, perché chi pensa, ahimè, il contrario non è liberale .
Vorrei anche dire che l'Italia viene da una tradizione storica delle partecipazioni statali, dove la presenza dello Stato è sempre stata molto importante storicamente all'interno del nostro Paese. Quindi, anche attraverso le politiche europee si avvia una fase di transizione per il nostro Paese verso una maggiore concorrenza, però nulla può essere fatto o realizzato senza partire dalla nostra storia.
Ricordo che von Hayek, che è stato, a mio avviso, uno dei più grandi economisti liberali del nostro tempo, quando fu insignito, nel 1974, del premio Nobel, alla domanda: ma lei avrebbe introdotto il premio Nobel per l'economia, rispose: se io avessi dovuto scegliere avrei detto di no, perché l'economia si basa su teorie e, quindi, la loro applicazione, ovviamente, dipende dal contesto dove le si applica.
Queste teorie, spesso volute dalla sinistra e poi applicate - applicate male -, le vediamo anche in un altro saggio di William Easterly, che ho avuto modo di leggere di recente, , dove si vede che teorie economiche perfette ma applicate senza tener conto dei contesti socioeconomici creano dei disastri.
Ho fatto questa premessa per dire cosa? Per dire che, secondo me, il Governo ha usato il giusto approccio per intervenire, tenendo conto del contesto italiano, del contesto socioeconomico italiano e della storia del nostro Paese per avviare quel processo, che ci è stato indicato dall'Unione europea con il PNRR, e arrivare ad un processo di trasparenza, di liberalizzazioni e di libero mercato in alcuni settori.
Uno dei cardini principali di questo provvedimento - il disegno di legge Concorrenza del 2023 che ci accingiamo ad approvare nei termini così come previsto proprio dalle indicazioni del PNRR, cioè entro la fine del 2024 - è dato dalle concessioni autostradali che rivestono la massima importanza. Nel caso delle concessioni autostradali introduciamo finalmente l'obbligo di gara per i contratti di concessione autostradale, ovviamente fatta riserva per quella parte relativa all' prevista anche dalla normativa europea. In più con l'Autorità di regolazione dei trasporti andiamo anche a fare un calcolo preciso dei massimali tariffari secondo criteri chiari, uniformi e trasparenti.
Ho sentito prima dire che noi vogliamo fare i rinnovi. In realtà, in questo provvedimento c'è il divieto del rinnovo automatico dei contratti di concessione, c'è scritto esattamente il contrario di ciò che ho sentito affermare poc'anzi dai colleghi.
La limitazione delle condizioni nelle risoluzioni dei contratti è all'interno di questo provvedimento, anche con riferimento alla riduzione entro un periodo di tempo ragionevole della durata delle concessioni.
Quindi, se consideriamo tutto ciò, in realtà, vediamo che nel provvedimento c'è scritto qualcosa di diverso da quello che hanno illustrato i colleghi dell'opposizione fin qui. E finalmente - cosa storica, soprattutto negli ultimi decenni del nostro Paese - l'introito dei pedaggi, grazie al grande lavoro svolto dal Ministro Salvini, andrà in parte a finanziare due fondi nazionali che servono per fare nuovi investimenti nelle reti autostradali e creare un riequilibrio economico e finanziario delle concessioni; due fondi per cui una quota relativa al pedaggio entrerà nelle casse dello Stato, attraverso appunto questi due fondi, e consentirà di fare investimenti, ammodernamenti e nuove infrastrutture.
Grazie a un emendamento della Lega proprio in Commissione, noi abbiamo stabilito anche un termine secondo cui il concessionario dovrà riversare questi importi allo Stato, che è il termine di 30 giorni entro l'approvazione del bilancio. Quindi, abbiamo anche dei tempi certi per quanto riguarda la quota che spetta allo Stato. Una parte del fondo ovviamente non andrà solo per la rete autostradale ma anche per le tratte di adduzione, il miglioramento e la messa in sicurezza, quindi anche a tutte quelle opere complementari alla nostra rete autostradale. Abbiamo fatto anche chiarezza su cosa si intenda per concessionario, nel senso che abbiamo esteso il termine concessionario anche alla fase di progettazione e realizzazione di nuove tratte autostradali - oggi non era così - e questo sempre grazie a un emendamento della Lega. È stata prevista anche una procedura semplificata per l'aggiornamento quinquennale delle concessioni autostradali quando non vi siano nuovi investimenti o modifiche del sistema regolatorio.
Altra cosa importante che noi troviamo in questo provvedimento - a tutela proprio dei nostri consumatori e soprattutto della parte più debole dei nostri consumatori - è lo . Quando all'interno di un prodotto vi è una riduzione della quantità, noi prevediamo che questa cosa, a parità di prodotto, venga esplicitata in maniera chiara al consumatore, in modo che lo stesso non possa essere, in qualche modo, tratto in inganno dal mondo del commercio.
Sul fronte assicurativo abbiamo consentito, attraverso questo provvedimento, che, ad esempio, ci possa essere la portabilità e la trasmissione dei dati delle scatole nere che vengono installate all'interno delle nostre automobili tra una compagnia e l'altra, in modo che, fra virgolette, uno possa portare con sé i vantaggi che ha avuto, a fronte di una guida responsabile, anche se decide di cambiare compagnia (il passaggio dei dati). Altresì, a tutela delle nostre imprese e proprio per i fatti che molto spesso ci troviamo a discutere in quest'Aula come le calamità naturali, abbiamo fatto in modo, insieme all'IVASS, che ci sia un portale dove si possa fare una comparazione fra i costi delle assicurazioni per quanto riguarda le calamità naturali e gli eventi catastrofali, al fine di permettere alle nostre imprese di confrontare i vari prezzi.
Per quanto riguarda le fasce deboli, abbiamo previsto un intervento per il passaggio alle tutele graduali di tutti quei consumatori che si approvvigionano sul mercato energetico, per cui entro il 30 giugno 2025 queste persone possono scegliere di entrare in una formula a tutele graduali e attraverso le gare di ARERA avere dei vantaggi sulle loro bollette, che possono oscillare tra i 130 e i 180 euro che corrispondono a circa il 20 per cento di una bolletta. Quindi, a fronte del passaggio al libero mercato abbiamo organizzato, a livello nazionale, un sistema che consenta alle fasce più deboli di avere comunque una protezione in questo passaggio.
Una cosa importante a cui la Lega crede molto - e ci crediamo molto già dal 2018, perché stiamo portando avanti tutta una serie di provvedimenti e di recente anche una legge - sono le , a cui abbiamo voluto dare un forte incentivo, perché riteniamo che questo tipo di imprese possa essere un volano per lo sviluppo di alcuni settori. Riducendo il capitale necessario per la costituzione di queste , che prima era di 20.000 euro, si consente la nascita di una nuova imprenditoria, non a caso ma in settori specifici, che danno un valore aggiunto al nostro tessuto economico, prevedendo per questo tipo di imprese anche tutta una serie di semplificazioni.
Abbiamo introdotto semplificazioni anche per quanto riguarda il regime dei per i pubblici esercizi, dove abbiamo voluto, in base a quello che è lo spirito della Lega, coinvolgere i territori, le camere di commercio e i comuni nell'identificazione delle aree sensibili; abbiamo, però, esteso, comunque, la possibilità, per chi fa impresa e per chi fa mercato, di utilizzare questa opportunità.
Altra cosa importante per noi è anche semplificare tutto l'iter per le nostre imprese, creando degli standard uniformi che consentano ad esse di investire, di innovare e, attraverso l'obbligo per i comuni di dotarsi di uno sportello telematico SUAP, di velocizzare tutte quelle pratiche che sono di e di per gli uffici. In tal modo si consente alle imprese di aderire, in qualsiasi luogo, a una piattaforma chiara e univoca a livello nazionale ed avere…
GIANANGELO BOF(LEGA). … pratiche digitali rapide. Penso che quello in esame sia un provvedimento molto importante. È una sequela di una lunga progettazione che questa parte politica sta portando avanti proprio per modernizzare il nostro Paese. Il prossimo anno, probabilmente, inizieremo a lavorare anche sulle professioni. Ritengo questa la strada giusta verso il rispetto di quelle che sono le che ci dà il PNRR, e soprattutto…
PRESIDENTE. Concluda per favore.
GIANANGELO BOF(LEGA). …per vedere l'Italia un Paese moderno, competitivo e all'avanguardia, che tutela le fasce deboli e dà spazio alle nostre imprese, ai nostri lavoratori e ai nostri artigiani. Ringrazio il Sottosegretario Bitonci per il lavoro svolto in questo provvedimento e annuncio il voto favorevole da parte del gruppo Lega-Salvini Premier .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie. Illustre Presidente, colleghi e colleghe, se volessimo utilizzare una figura retorica in uso qualche anno fa potremmo sottolineare come si scriva “legge annuale per il mercato e la concorrenza” ma si legga “provvedimento approvato in tutta fretta per non restituire le risorse del PNRR”. Basterebbero queste brevi considerazioni per motivare il voto contrario del Partito Democratico, ma di fronte allo di questa destra, che crede di aver fatto ripartire il Paese, è bene approfondirne i contenuti.
Prima di tutto, come sempre, una puntualizzazione sul metodo. Questa legge, relativa all'anno 2023, è stata licenziata in Consiglio dei ministri nella seconda metà del 2024, peraltro poco prima di Ferragosto, mentre l'iter a Montecitorio è iniziato poche settimane fa. Ancora una volta, non solo i decreti, ma anche i disegni di legge vengono esaminati da un solo ramo del Parlamento, e sanciscono, di fatto, l'assoluta sottomissione e l'inesistente capacità di legiferare di questa maggioranza. Fatta questa premessa, che è sempre necessaria, non dimentichiamo le continue invettive di Giorgia Meloni, quando dall'opposizione denunciava il bavaglio del Governo alle Camere.
Prima di tutto, sui contenuti vediamo che ci sono dei punti di partenza che voglio analizzare. La Commissione europea ha ripetutamente evidenziato, nelle relazioni relative all'Italia inerenti alla valutazione dei progressi fatti in materia di riforme strutturali, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici, gli ostacoli alla crescita della produttività e agli investimenti, sottolineando la necessità di affrontare la restrizione alla concorrenza, specialmente nel commercio al dettaglio e nei servizi alle imprese. Infatti, come volevasi dimostrare, in questa legge non ci sono assolutamente norme sul commercio al dettaglio e sui servizi alle imprese, nonostante una crisi devastante. Infatti, secondo le ultime stime, nei primi tre mesi del 2024, il comparto del commercio al dettaglio ha registrato una scomparsa di 9.828 imprese, circa 1.000 unità in più del periodo dello scorso anno. Un settore, quindi, per cui questo Governo non ha fatto ancora niente, e basta vedere i contenuti della legge di bilancio e, soprattutto, del decreto fiscale. Continuando sui rilievi dell'Unione europea, rimangono numerosi settori critici: va migliorata l'efficacia della pubblica amministrazione, per renderla più reattiva alle esigenze delle imprese e dei cittadini; va semplificato l'ambiente imprenditoriale, ed in primo luogo vanno ridotti i tempi delle sentenze del sistema giudiziario; va ridotta l'evasione fiscale; vanno potenziati gli investimenti di ricerca e innovazione nella forza lavoro; vanno contrastati con rapidità ed efficacia i cambiamenti climatici.
Se, infatti, guardiamo con attenzione ai settori critici dell'Unione europea, emerge drammaticamente come questi comparti non siano stati affrontati nel provvedimento che stiamo esaminando e come tutte le politiche di questo Governo siano completamente in antitesi rispetto a tali principi: i tagli nei settori della giustizia e della pubblica amministrazione, nella lotta al dissesto dei comuni e ai condoni fiscali, che sono ripetuti, vanno nella direzione opposta rispetto a ciò di cui avrebbe bisogno il nostro Paese per aumentare la competitività e creare un sistema efficace ed equilibrato per la concorrenza.
Ora che abbiamo visto quali sono i settori di intervento mancanti, occorre analizzare il disegno di legge. Il testo affronta il riordino delle concessioni autostradali sulla rilevazione dei prezzi e degli usi commerciali delle . Per il secondo anno di seguito, ci troviamo in presenza di un disegno di legge debole riguardo alla rimozione degli ostacoli regolatori, all'apertura dei mercati, alla promozione della concorrenza e alla tutela dei consumatori. Nonostante evidenti carenze, durante l'esame delle Commissioni referenti, quasi tutte le proposte del Partito Democratico, finalizzate a migliorare il testo, sono state sistematicamente respinte.
Per quanto riguarda le concessioni autostradali, pur prendendo atto delle disposizioni che regolamentano la messa a gara, è stato fatto poco o nulla, soprattutto per garantire tariffe sostenibili per gli utenti, investimenti innovativi ed efficaci e tutela dei lavoratori coinvolti. Avevamo pronto un pacchetto di emendamenti che andava in questa direzione, ma tali emendamenti sono stati sistematicamente bocciati. La maggioranza, infatti, ha respinto altre nostre proposte volte a: prevedere una motivazione qualificata e rafforzata in caso di affidamento ; introdurre nei bandi l'obbligo di inserire le clausole sociali per i lavoratori; realizzare impianti lungo le autostrade per la produzione e la vendita di energia rinnovabile; rendere obbligatoria la trasmissione del Piano economico finanziario, anche attraverso l'Anac.
Inoltre, sono stati bocciati altri nostri emendamenti che prevedevano penalità per i concessionari inadempienti e misure per garantire il rispetto dei contratti collettivi nazionali. Insistendo, con grande fatica, siamo riusciti ad approvare alcuni emendamenti relativi a due norme: per quanto riguarda prima, si stabilisce un momento determinato e preciso per l'adozione, da parte del Ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, del decreto di approvazione della proposta definitiva di convenzione; quanto alla seconda, si vuole rendere il sistema più equilibrato e sostenibile, prevenendo limiti e parametri specifici in caso di deroghe, per dare qualche certezza in un contesto normativo debole e parziale.
Per quanto riguarda, invece, la disposizione sulla rilevazione dei prezzi ad usi commerciali, il Governo non ha dato prova di sé. Infatti, è subentrato sulle competenze proprie dei comuni, sulle strutture amovibili funzionali all'attività dei servizi pubblici locali, soprattutto i cosiddetti . Infatti, il provvedimento proroga di un anno le norme emergenziali. Viene da ridere, perché questa norma è regolata dalla norma COVID-19, e, con riferimento a un Governo, a un Parlamento in parte negazionista, viene veramente da ridere. Si tratta di una delega che nega il principio dell'assunzione di responsabilità da parte dei sindaci solo alle amministrazioni locali.
Poi c'è la parte del trasporto pubblico locale (gli NCC). Su questo punto, invece di contrastarlo, avete rafforzato l'abusivismo grazie al Ministro Salvini, che combatte contro almeno 28.000 imprese che si stanno mobilitando perché vogliono lavorare onestamente, ma con regole impossibili. La maggioranza, che ha parole critiche, poi va in Aula e vota compattamente sempre contro gli emendamenti del Partito Democratico. Questa cosa deve assolutamente finire.
L'altra cosa che volevo dire riguarda la deroga riferita alle attività private nel servizio sanitario. Ecco, su questo aspetto, oggi - permettetemi -, avete veramente superato voi stessi. Siete riusciti a prorogare una legge che, in questo caso, era la legge Draghi sulla concorrenza, che dava alle aziende la possibilità di concorrere, diminuendo, cercando di far risparmiare la sanità. Invece, questo procedimento, che avete messo in campo, di fatto, per due anni rimette in piedi le stesse risorse, facendo un favore netto alle imprese private, senza pensare agli interessi pubblici.
L'altro aspetto che vorrei evidenziare riguarda un emendamento importante sul . Voi avete detto “no” alla possibilità di togliere un fastidio a molti italiani, a molte famiglie, a molti utenti che ogni giorno vengono tempestati da telefonate senza senso, mettendoli in difficoltà.
L'altro aspetto - e concludo - riguarda il fatto che molte volte vi ergete a paladini del mercato libero. Ecco, non siete i paladini del mercato libero! Come sta avvenendo anche per questo provvedimento, state conservando l'attività che, in questi due anni, avete messo in campo, rendendo fermo il mercato anziché stimolarlo nella crescita e nella possibilità di attivare un percorso positivo.
Concludo, Presidente, segnalando alcune cose. In parole povere, metto in risalto questo aspetto: oggi, portate avanti questo disegno di legge, sicuramente con convinzione, ma vi posso dire che oggi gli italiani sono da un'altra parte. Credono nel mercato libero, credono nella concorrenza e credono in un'Italia giusta, che riguarda, non solo le , ma anche le imprese. Da parte nostra, diamo un voto contrario su questo disegno di legge. Per questo, vi ringrazio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
SILVIO GIOVINE(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, dopo aver ascoltato, lunedì scorso, gli interventi in discussione generale e, stamattina, in dichiarazione di voto, francamente mai mi sarei aspettato critiche così feroci sul provvedimento che ci apprestiamo a votare. Lo stupore non è tanto in relazione a una fisiologica difformità di vedute…
PRESIDENTE. Onorevole Giovine, mi scusi, ma dovrebbe avvicinarsi al microfono. E poi, se i suoi colleghi mi danno una mano, riesco anche a sentirla.
SILVIO GIOVINE(FDI). Grazie, Presidente. Forse così si sente meglio. Dicevo che lo stupore per queste critiche deriva non tanto da una fisiologica - che ci può stare - difformità di vedute sulle norme introdotte, quanto piuttosto sull'opportunità di fare valutazioni preliminari, prima di scagliarsi, nel merito, contro un Governo che, per la prima volta, rispetta la previsione della cadenza annuale con cui un disegno di legge sulla concorrenza dovrebbe arrivare in Aula. Una previsione che è stata introdotta nel 2009 e che solo con l'insediamento del Governo Meloni viene rispettata .
Mi fa piacere aver sentito i colleghi del PD e del MoVimento 5 Stelle realizzare l'importanza di concetti come la rimozione degli ostacoli regolatori, la promozione e lo sviluppo della concorrenza, la garanzia dei consumatori. Ma mi chiedo dove fossero e perché non l'abbiamo fatto presente i loro Ministri che, dal 2009 ad oggi, si sono alternati a Palazzo Piacentini (Patuanelli, Zanonato, Di Maio, giusto per citarne alcuni) e che puntualmente si sono scordati di portare in Aula un provvedimento che, concretamente, aumenta la competitività del nostro Paese, che finalmente, solo grazie all'Esecutivo Meloni, approda in Aula per il terzo anno di fila.
Ed è normale per chi cerca di rispettare gli impegni presi con gli italiani, perché quello della concorrenza non è banalmente un principio economico, ma uno strumento utile per migliorare, direttamente e indirettamente, la qualità della vita dei cittadini. Infatti, con un mercato competitivo, si ottengono prezzi più equi, servizi più efficienti, una maggiore e più virtuosa allocazione delle risorse. Con questo provvedimento, continua quel percorso di rimozione degli ostacoli normativi e amministrativi che di fatto soffocano il mercato.
Non è una legge che rispecchia un mero adempimento formale, perché, alla fine, contiene la visione stessa di un Governo che, su questi temi, dirimenti per il nostro comparto economico, intende avere un atteggiamento, concreto, pragmatico e soprattutto scevro da condizionamenti ideologici, quegli stessi condizionamenti ideologici che, per troppo tempo, hanno vessato il nostro tessuto imprenditoriale.
Ed è in quest'ottica, quindi, che nel provvedimento sono stati previsti tantissimi interventi: sono tantissimi settori e le materie toccati. Uno su tutti, però, è il principio cardine che ha ispirato tutto l'impianto normativo, ossia la tutela del consumatore, intesa come difesa e protezione delle imprese e dei cittadini dalle pratiche commerciali e industriali scorrette. E, quindi, con questo approccio, abbiamo affrontato diverse tematiche.
Si è deciso di affrontare, per esempio, l'annoso problema della portabilità dei dati delle scatole nere nel settore assicurativo per favorire una mobilità delle domande e, soprattutto, intervenire per ridurre drasticamente il fenomeno della fideiussione forzata.
Un altro esempio, forse uno dei pilastri del testo, è quello che riguarda le concessioni autostradali perché prevedere finalmente l'obbligatorietà delle gare nei nuovi affidamenti significa di fatto intervenire a gamba tesa, spezzando i monopoli, e rafforzare contestualmente il ruolo di garanzia dello Stato per evitare che interessi privati vadano a ledere quelli pubblici, soprattutto per investire in quel percorso di modernizzazione delle nostre infrastrutture, così come ci viene richiesto costantemente dal PNRR.
E ancora la stretta per fronteggiare - ho sentito che è stata banalizzata prima, evidentemente non condividiamo - il fenomeno dell'abusivismo sul trasporto pubblico non di linea, quindi taxi e NCC, ma soprattutto la regolamentazione finalmente su quella pratica ingannevole e disdicevole, secondo cui si rimpiccioliscono le confezioni e si vanno, però, a mantenere contestualmente inalterati i prezzi. Con l'introduzione degli obblighi di chiarezza sulle quantità dei prodotti tuteliamo finalmente la famiglia, i più anziani, in generale…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Non è possibile, colleghi…
SILVIO GIOVINE(FDI). Dicevo che con l'introduzione di questi obblighi di chiarezza tuteliamo finalmente i più fragili, le famiglie, i più anziani e, finalmente mettiamo fine a quello che, purtroppo, per troppi anni è diventato un vero e proprio raggiro.
Ma ci sono altri aspetti rilevanti che, per esempio, toccano il mondo delle con l'ampliamento degli incentivi fiscali, l'accesso facilitato al capitale di rischio, finalmente l'eliminazione di quel vincolo di 20.000 euro per l'accesso al capitale sociale, con la volontà evidente di creare un ecosistema imprenditoriale che vada a favorire e attragga le nuove generazioni e contestualmente possa accompagnare nel modo più opportuno la digitalizzazione e l'innovazione tecnologica.
Attenzione massima si è decisa di riservarla, ovviamente, agli esercizi pubblici e, quindi, al tema della rivitalizzazione dei centri storici, della valorizzazione dei nostri negozi di vicinato, degli esercizi di prossimità, quelli dei centri storici, dei quartieri. Sono vere e proprie sentinelle, presidi, che non svolgono solo un ruolo di natura commerciale ma un'imprescindibile funzione sociale.
Con la norma sui , finalmente, andiamo a garantire più servizi ai cittadini, più risorse per i comuni, maggiore attrattività per i centri storici con evidenti ricadute di natura turistica. Qui non mi sorprendono ovviamente le critiche che sono piovute dai banchi dell'opposizione. Diciamo che le esigenze dei nostri commercianti non sono mai rientrate tra le loro priorità. Nella migliore delle ipotesi si è trattato di indifferenza, spesso e volentieri è apparso, invece, come una sorta di accanimento. Basti pensare al biennio tragico del COVID, dove tra chiusure indiscriminate, prescrizioni improbabili abbiamo messo in ginocchio un vero settore. Ma su questo, per fortuna, grazie a Fratelli d'Italia, c'è una Commissione d'inchiesta che presto darà le risposte che gli italiani attendono .
Mi sia consentito anche un passaggio per l'importante lavoro che è stato svolto in Commissione; ringrazio i commissari, i Presidenti delle due Commissioni che hanno lavorato in seduta comune. Anche in questo frangente non è mancato il supporto fondamentale del gruppo di Fratelli d'Italia con proposte emendative migliorative. Grazie, infatti, alla sinergia con il Governo e con il resto della coalizione, attraverso l'emendamento sui buoni pasto siamo riusciti a correggere una stortura che negli anni ha portato la percentuale delle commissioni a sfiorare la soglia del 20 per cento, una soglia inaccettabile che ha minato per anni l'attività di bar, ristoranti, generando problemi sull'effettiva spendibilità di questi buoni, causando danni concreti a lavoratori, imprese e anche a consumatori in generale.
Grazie all'emendamento di Fratelli d'Italia, oggi i buoni pasto tornano a essere quello strumento utile di aziendale per cui sono stati concepiti. Bar e ristoranti torneranno ad accettarli serenamente, senza un aggravio di costi aggiuntivi, e, soprattutto, andiamo a equiparare il settore privato a quello pubblico, dove il tetto del 5 per cento, che abbiamo introdotto con l'emendamento, è già in vigore da diversi anni.
Chiudo anche con un ringraziamento inevitabile a tutta la squadra del MIMiT, al Ministro Urso, al Sottosegretario Bitonci, che ha seguito passo passo questo provvedimento, sia in Commissione che in Aula.
Si tratta di un provvedimento che, come abbiamo avuto modo di apprezzare sia in Commissione che in Aula, è fondato su equità, innovazione e competitività. Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Marattin. Ne ha facoltà per due minuti.
LUIGI MARATTIN(MISTO). Grazie, Presidente. Non volevo disturbare, volevo solo chiedervi come mai voi siete l'unica destra del mondo a cui non piace il mercato. Voi passate la maggior parte del tempo a difendervi dall'accusa del centrosinistra di non aver messo abbastanza soldi in sanità - ma quando stavate all'opposizione facevate la stessa cosa, perché funziona così ormai la politica italiana, in una gara a chi mette 5, 6, 7, 8 miliardi, non spiegando mai, poi, da dove si dovrebbero prendere -, quando in questo disegno di legge cancellate nei fatti una riforma, quella fatta dal Governo Draghi, che avrebbe consentito probabilmente miliardi di risparmi in sanità.
Il Governo Draghi - fra l'altro con una riforma votata da tutti, per lo meno, da Forza Italia e Lega - dice che quando un'ASL deve scegliere le aziende che partecipano al sistema dell'accreditamento, cioè quelli che forniscono i servizi convenzionati, non facciamo che chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, cioè facciamo le gare, le procedure di evidenza pubblica per vedere se non c'è qualcuno che offre una mammografia più velocemente, a una qualità migliore e a un costo minore.
Voi avete preso questa riforma e nei fatti l'avete buttata via, non sapendo che, così facendo, dimostrate che allora ha ragione chi ha perso ogni fiducia che una rivoluzione di mercato e concorrenza possano portare più risparmi per la finanza pubblica e, quindi, meno tasse per gli italiani e più opportunità alle aziende giovani che riescono a vivere nel nostro contesto.
Questo, assieme a quello che c'è sui buoni pasto: siete l'unica destra del mondo che fissa un prezzo di mercato per legge; siete l'unica destra del mondo che nel settore dei taxi, così palesemente anticoncorrenziale, difende la rendita invece che dare maggiore opportunità alle altre aziende e, soprattutto, agli utenti. Per tutti questi motivi, personalmente voterò contro questo disegno di legge, ma vi chiedo: è questo il modo corretto per garantire maggiori opportunità, maggior dinamismo e maggiore velocità alla nostra economia? Oppure difendere la rendita in questo modo, in realtà, sta difendendo soltanto i privilegi di un Paese fermo? Provate a rifletterci un po'.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2022-A: "Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Abbiamo delle richieste di informativa urgente. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Chiara Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del mio gruppo per chiedere alla Presidente Meloni - e non lo dico a caso - di venire qui in Aula a riferire in seguito alle dimissioni dell'amministratore delegato di Stellantis. Perché vede, Presidente, su Tavares ci sono due cose di cui siamo certi: la prima, non ci mancherà, non ci mancherà per nulla, non mancherà a noi, non mancherà a questo Paese.
PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo consentire alla collega Appendino di intervenire, perché altrimenti neanche io riesco a sentire chi deve chiedere un'informativa urgente. Allora, facciamo silenzio per favore. Prego, onorevole Appendino.
CHIARA APPENDINO(M5S). Presidente, intervengo per chiedere al Governo, e alla Presidente Meloni nello specifico, di venire in Aula a riferire rispetto alle dimissioni dell'amministratore delegato di Stellantis, perché, vede, noi abbiamo due certezze: la prima, non ci mancherà, non mancherà a noi e non mancherà certamente al Paese; la seconda, che cadrà in piedi, perché vede, Presidente, diciamo le cose come stanno. Possiamo dire che è indecente e indegno che abbia, come si legge, una buonuscita da 100 milioni di euro dopo che ha guadagnato milioni tra dividendi e maxi-stipendi, mentre migliaia di lavoratori faticano ad arrivare a fine mese?
Allora, io le do un dato, Presidente, uno solo: sa quanti anni ci metterebbe un operaio, con uno stipendio medio di Stellantis, a guadagnare 100 milioni di euro? Quattromila anni, quattromila anni ! Le pare normale? A me no.
Infatti, purtroppo, a cadere a terra, a differenza di Tavares, ci sono invece i dipendenti, gli impiegati, che vedono il proprio lavoro trasferito all'estero, gli operai che provano a sopravvivere con la cassa integrazione, il personale, messo alle porte tra buonuscite e licenziamenti. Anche tutto l'indotto sta scomparendo: imprenditori che non ce la fanno più, lavoratori, come quelli di Trasnova, che si sono visti le commesse azzerate. Noi eravamo lì ieri, col nostro Presidente Conte, con colleghi e colleghe ai cancelli, a lottare insieme a loro .
Presidente, a noi la fotografia è molto chiara, chiarissima. Da un lato, ci sono i lavoratori e le aziende, che sono allo stremo, protestano e fanno bene a farlo; dall'altro, invece, abbiamo questa fantastica coppia, Elkann-Tavares, che da anni si stacca dividendi milionari.
La politica deve decidere una cosa semplice: da che parte stare. Noi abbiamo deciso da che parte stare, mentre il Governo Meloni ha scelto i potenti. Noi, invece, da sempre, con coraggio siamo al fianco dei più fragili, anche se, magari, elettoralmente non conviene . Il presidente della mia regione e il sindaco della mia città si facevano i con Tavares, mentre noi stavamo ai cancelli con gli operai . Eppure, dovrebbe essere semplice scegliere da che parte stare: Tavares ha lasciato solo macerie.
Attenzione, Presidente: non è che Tavares sia stato l'unico responsabile di tutto ciò, perché c'è qualcuno che è il mandante. Il mandante è la proprietà e si chiama presidente Elkann. È per questo che deve venire in Parlamento. Deve venire a dirci cosa vuole fare per il Paese, come vuole tutelare le imprese, come vuole tutelare i lavoratori e presentare un piano industriale che sia serio. Perché io non ci sto, noi non ci stiamo, non ci basta la testa di Tavares come capro espiatorio. Non è che siamo scemi, c'è ben altro, ci interessa di più. Ci interessa che l'azienda cambi marcia e, allora, non è che si può lavare la coscienza, dicendoci che c'è il tavolo il 17 di dicembre.
Guardi, questa è la scusa più ridicola che ho visto: da una parte, il presidente Elkann che dice aspettiamo il tavolo e la usa come scusa per non presentarsi in Parlamento, dall'altra, il fantastico Ministro Urso che usa quel tavolo per non fare niente. Sa cosa dovrebbe fare, Presidente, il Ministro Urso? Farsi anche lui un bell'esame di coscienza, perché io al suo posto avrei un bel macigno sullo stomaco. Come si fa, come si fa a tagliare il Fondo di 4,6 miliardi di euro, prendendo soldi per darli agli armamenti ? Come si fa? Voti il nostro emendamento per rifinanziare subito il Fondo.
Come si può non capire, Presidente, vado a chiudere, che con la cassa integrazione non si vive, con mille euro al mese. Come si dà da mangiare ai figli, come si fa a mandarli a scuola e a comprare i libri? Allora, se lo capisce questo Governo, voti il nostro emendamento per integrare lo stipendio dei cassintegrati, per portarlo a uno stipendio pieno e avere una vita dignitosa. Ma, io ho capito che alla Presidente Meloni occuparsi degli operai scoccia. Occuparsi delle imprese in difficoltà non le piace; a lei piace fare una sola cosa: raccontare il favoloso mondo di Giorgia, in cui va tutto bene, tutto benissimo . Allora, si svegli, Presidente Meloni, faccia qualcosa di utile e convochi il tavolo presso la Presidenza del Consiglio: imprese, lavoratori e sindacati. Metta i soldi sull' e si occupi di questa crisi, perché di una Presidente del Consiglio che scappa dai problemi questo Paese non se ne fa nulla .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per chiedere un'informativa urgente del Governo, della Presidente Meloni, sull'emergenza . Signor Presidente, da ieri gli operai di Trasnova, azienda importante dell'indotto di Stellantis, stanno presidiando i cancelli dell'azienda a Pomigliano, Melfi, Mirafiori e Cassino. Si tratta, complessivamente, di 350 persone, a cui Stellantis ha deciso, dopo 35 anni, di non rinnovare la commessa. È un avviso chiaro di disimpegno, il primo pezzo dell'indotto che rischia di tirare giù, con un effetto domino, tutto il sistema italiano; è un presagio, è un avvertimento.
Qui, nessuno ha interesse ad aprire polemiche, vogliamo costruire soluzioni e aprire una discussione vera sul destino industriale del nostro Paese, ma i numeri purtroppo parlano chiaro: nel 2024, saranno 230.000 le auto prodotte in Italia su 1 milione di capacità produttiva. Nel corso degli ultimi quattro anni, invece, sono stati, nonostante il decremento della produzione, pari a 23 miliardi i dividendi distribuiti agli azionisti. Mentre questo accadeva, migliaia di lavoratori entravano in cassa integrazione, fino a quello che ha fatto discutere di più, ieri: 100 milioni di euro di buonuscita all'AD Tavares. Saranno anche le regole del capitalismo, ma quanto può reggere il patto democratico se l'amministratore delegato di una grande azienda guadagna 518 volte in più di un suo lavoratore, quanto può reggere ? Il rischio di scomparsa dell' dal nostro Paese è reale e, dunque, la fine dell'Italia così come l'abbiamo conosciuta: un grande Paese industriale, la settima potenza economica del mondo.
Quando parliamo di Stellantis parliamo della storia di generazioni, di vite in carne ed ossa, di competenze vere, di sacrifici personali e collettivi, di lotte sindacali, vinte e perse, di territori che si sono sviluppati e progrediti uscendo dal sottosviluppo attorno alla centralità della fabbrica. Oggi, rischiamo il deserto, l'esplosione definitiva della cassa integrazione, l'ulteriore processo di delocalizzazione delle produzioni.
Serve, dunque, una discussione vera, una politica industriale, che è assente, serve, signor Presidente, il ripristino integrale del Fondo per la transizione nell', da noi richiesto e da voi improvvidamente eliminato. Serve un messaggio a Elkann che deve essere più corale e più fermo. Non ci interessano le buone relazioni della Presidente Meloni. Se il Parlamento chiama, il capo di Stellantis risponde e il Governo non può immaginare che la vertenza non venga accentrata in maniera permanente a Palazzo Chigi.
Meloni decida se essere protagonista o semplice spettatrice di una dismissione strisciante, di un lento e inesorabile spegnimento di questo patrimonio nazionale.
Concludo, signor Presidente. Mentre parliamo qui, a quegli operai a Pomigliano d'Arco - che non sanno dove sbattere la testa e che hanno in corso un presidio permanente, dove rimarranno fino a quando non ci sarà una risposta, un tavolo convocato - proprio in questi minuti è stato intimato di sgomberare il presidio dalle Forze dell'ordine. Attenzione, lo dico ai signori del Governo che vedo assenti, tranne una breve e costruita comparsata del neo Ministro Foti: i conflitti sociali non si affrontano così, non si affrontano con la stretta dell'ordine pubblico e non è ancora entrato in vigore il vostro decreto Sicurezza che trasforma in illecito penale i blocchi stradali.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Per questo è urgente che Giorgia Meloni venga qui a riferire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento e sempre sull'ordine dei lavori, il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Ieri, eravamo davanti ai cancelli di Pomigliano con i lavoratori e le lavoratrici di Transnova. Eravamo davanti ai cancelli dell'Iveco, una delle poche aziende del gruppo Stellantis non in cassa integrazione. Eravamo davanti ai cancelli di Rivalta, sempre della Transnova. Ecco, fateci dare il primo abbraccio di sostegno a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori che in questo momento stanno perdendo il loro posto di lavoro ma anche a quelli che perdono il salario, perché l'unica notizia che gli è arrivata in queste settimane dal gruppo Stellantis è la cassa integrazione che va oltre Natale.
Presidente, non credo ci sia da indugiare ancora per chiedere un'informativa urgente da parte della Presidente Giorgia Meloni e lo farei utilizzando alcune parole che ho letto sui giornali di oggi: spremitore di fabbriche, tagliatore di costi, ingegnere anomalo, né dedito alla tecnologia né innamorato delle fabbriche, ma concentrato sulla loro trasformazione in numeri, indici e finanziari.
Con queste parole viene definito l'amministratore delegato Tavares, non da Lotta Comunista, non da Alleanza Verdi e Sinistra, ma da .
Il disastro è sotto gli occhi di tutti: fabbriche vuote, vendite in calo e zero nuovi modelli in Italia. Lo dico al Ministro Urso, vero assente di questa discussione: ma che film ha visto? Ma dove ha visto un milione di auto? Qui, ne faremo meno della metà e - lo dico così - tanta cassa integrazione e la minaccia ancora in campo di licenziamenti. Anzi, Urso aveva detto: l'unica certezza è che ci hanno garantito che non ci sarà nessun licenziamento. Ditelo ai 3.000 lavoratori ex interinali del gruppo Stellantis! Ditelo ai lavoratori della Transnova se quelli che hanno sulle spalle non sono licenziamenti ! Ma ditelo anche ai lavoratori della Delgrosso, a quelli della Lear, a quelli dell'indotto; ditelo anche alle tante aziende e ai tanti imprenditori che non vedono soldi dal gruppo Stellantis, che da mesi non paga nulla, non paga nemmeno le fatture .
Continuano le offerte però, le offerte e le buonuscite, non solo dei 10.000 lavoratori usciti in questi dieci anni; già, perché nessuno si ricorda di tutto questo, ma ce n'è una record, appunto. Una buonuscita record che grida vendetta: 100 milioni di buonuscita. Hanno ragione, colleghi, ma per accumulare quelle risorse, - facciamo in base al salario minimo legale di 9 euro che abbiamo chiesto come opposizione, visto che qualcuno della maggioranza scherza, loro vorrebbero il “salario minimo massimo” - sapete quanti anni ci vorrebbero per un lavoratore? Impiegherebbe circa 5.700 anni.
È di oggi la notizia anche del vostro amico, il vostro eroe, Elon Musk: ha avuto qualche problema con gli azionisti, un superpremio da 56 miliardi di dollari. Ormai, diciamo così, le cifre che circolano per queste figure sono ai confini della realtà. Lo dico a tutte e tutti noi: cosa deve ancora succedere perché questi alieni abbiano dei limiti sulla terra?
Voi ci guardate come dei pazzi perché diciamo di tassare i ricchi. Guardate, su questa vicenda non c'entrano nulla le tasse: non dovrebbero mai ricevere delle di questa natura. Non dovrebbero arrivare a questi limiti.
Ma andiamo oltre il , Presidente, e ho finito: noi non fingiamo che la crisi dell'auto sia opera di Tavares; la conosciamo ed è presente in Italia da più di 20 anni; il cuore e la testa della vecchia FIAT erano già fuggiti negli Stati Uniti, anzi con Marchionne nelle sedi in Olanda e nel Regno Unito. Venga John Elkann! Venga qui, perché un mese fa si è rifiutato di venire in Parlamento, dicendo che le sue parole erano quelle di Tavares: mentiva allora o ha cambiato idea?
Venga John Elkann, perché c'è una responsabilità sociale dell'impresa.
Noi lo diciamo al Governo italiano: noi siamo pronti a voltare pagina anche con il Governo, siamo pronti all'unità nazionale se siamo pronti a vincolare ogni impegno all'investimento della produzione in Italia; siamo pronti a voltare pagina se siete pronti a cancellare quel taglio da 4,6 miliardi sulla transizione ecologica e sull' per dire a questi prenditori che hanno un interlocutore pubblico, che vuole l'interesse nazionale per continuare a produrre in Italia nella piena e buona occupazione e nella transizione ecologica .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Presidente, mi unisco a questa richiesta di informativa urgente, che ha un'urgenza davvero più di altre volte. Non voglio ripetere le parole dei colleghi, ma questa vicenda non credo possa essere rimarcata come una contrapposizione tra maggioranza e opposizione: l' rappresenta, nel nostro Paese, il 5 per cento del PIL e un suo crollo corrisponde a una decrescita e ad una deflazione del nostro Paese importante, per cui l'unità nazionale dovrebbe essere la priorità.
Mi stupisce che non ci sia una parola della maggioranza su questa vicenda, che tenga unito questo Parlamento di fronte alla priorità del Paese, ossia audire gli azionisti di Stellantis per comprendere e capire le intenzioni rispetto al futuro del mercato.
In tutto ciò la gravità è che Azione prima, con Carlo Calenda, ha chiesto da mesi, vedendola arrivare, l'audizione di John Elkann; poi l'abbiamo fatto come opposizioni unite e John Elkann si è rifiutato di venire di fronte alle Commissioni a raccontarci quali erano i piani industriali di Stellantis e ha mandato Tavares, che ha risposto a tante domande dicendo: non posso rispondere, perché sono l'amministratore delegato, non sono l'azionista.
Ecco, noi da domani in Ufficio di Presidenza ricombattiamo per avere un'audizione con John Elkann, con il presidente di Stellantis e con gli azionisti per comprendere e capire cosa vogliono fare come politica industriale dell' e di Stellantis in questo Paese. Noi crediamo sia veramente vergognoso il rifiuto di venire audito di fronte alla Commissione attività produttive della Camera e del Senato e dire che basta il tavolo interministeriale.
Il Parlamento rappresenta la volontà del popolo: rifiutarsi di venire è una cosa che non è mai successa in passato, soprattutto per un'azienda che tanto deve a questo Paese e a questo Parlamento. Noi insistiamo sull'audizione di John Elkann, ma soprattutto che Giorgia Meloni venga in quest'Aula. Non lo facciamo per incalzarla negativamente, ma per darle la forza di una trattativa nei confronti di John Elkann per una politica industriale che riporti, in questo Paese, azioni a favore dell', del lavoro e delle persone, perché a pagarne le conseguenze, mentre qualcuno se ne va con 100 milioni di buonuscita, sono solo i lavoratori e le aziende dell'indotto che aspettano ancora i pagamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su un altro argomento, l'onorevole Marco Sarracino. Ne ha facoltà.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Intervengo per richiedere un'informativa urgente al Ministro Calderoli, per sapere come intenda proseguire sull'autonomia differenziata, dopo che, qualche ora fa, la Corte ha praticamente demolito l'impianto della sua ormai ex riforma.
Vede, Presidente, l'avevamo detto due settimane fa - anche se, per la verità, l'abbiamo detto nei due anni di legislatura -, parlando di quella che, per noi, è la peggiore legge di questa legislatura. Abbiamo detto e ribadito: fermatevi. Dopo il comunicato della Corte, avevamo detto al Ministro di fermarsi, perché, oggettivamente, quel comunicato smontava l'impianto su cui si reggeva l'autonomia differenziata. Il Ministro, invece, si è assunto la responsabilità di dare parere negativo sulla nostra mozione, che, tra le altre cose, chiedeva anche di bloccare le intese con le regioni Piemonte, Liguria, Lombardia e Veneto, dicendo che bisognava aspettare la sentenza della Corte.
Bene, Presidente, oggi è arrivata la sentenza della Corte e la sentenza della Corte è anche molto più dura del comunicato fatto due settimane fa. È arrivata la sentenza. L'impianto è stato smontato e, nel merito, è anche peggio di quel comunicato. Che cosa dice, Presidente, nei fatti, quella sentenza? Che non si può più fare nulla, che non possono essere più trasferite le materie, che molte funzioni non possono essere trasferite. Bisogna spiegarlo ai presidenti Zaia e Fontana, che, in questi minuti, rilasciando dichiarazioni ridicole, si affrettano a dire che la sentenza non è altro che un'istruzione per l'uso. Non possono fare più nulla e non possono essere più delegate le infrastrutture, le politiche energetiche, l'istruzione e il commercio: resta tutto allo Stato. Per non parlare della figuraccia fatta sul CLEP, che non esiste più: il CLEP è dichiarato incostituzionale.
Oggi, Presidente, siamo al di quella che probabilmente - lo ripeto - è una delle leggi più incredibili di questa legislatura. In qualsiasi Paese al mondo, probabilmente, a quest'ora, dopo un fallimento del genere, il Ministro competente si sarebbe già dimesso: sono le 16,15 e Calderoli, invece, non ha fatto ancora nulla e neanche si è pronunciato rispetto alla sentenza della Corte.
Oggi, nel giorno in cui la Presidente Meloni priva il nostro Paese del Ministero per il Mezzogiorno, salta il patto di sindacato su cui si regge questo Governo: l'autonomia salta e il prossimo sarà il premierato e, con lui, la vostra concezione del potere , mai utilizzato per cambiare l'Italia, ma usato solo per prendervela con qualcuno.
Presidente, termino questo intervento per una richiesta informativa, leggendo un passaggio della sentenza che, secondo noi, mette proprio la parola fine a questa legge. La sentenza dice: “Il popolo e la Nazione sono unità non frammentabili. Esiste una sola Nazione, così come vi è solamente un popolo italiano (…). Sul piano istituzionale, questa (…) rappresentanza e la (…) cura delle esigenze unitarie sono affidate esclusivamente al Parlamento e in nessun caso possono essere riferite ai consigli regionali”.
Insomma, Presidente, i patrioti volevano spaccare la Patria e, invece, la Patria si è salvata, nonostante voi. È il giorno in cui è meglio che ne prendiate atto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Ci farebbe piacere avere un'informativa del Ministro competente che non ha ancora fatto dichiarazioni, ma che è stato sempre protagonista di operazioni di carattere legislativo da lui stesso definite “porcate”: mi riferisco alle leggi elettorali da lui promosse. Noi crediamo che questa operazione debba essere la pietra tombale rispetto a un disegno che si aveva di Paese, che tozza con l'idea di Italia.
Il Ministro Calderoli e la sua parte politica hanno fatto muro nei confronti dell'unità del nostro Paese. Ed è gravissimo che alcune regioni - non intese come abitanti, ma come vertici politici - abbiano utilizzato alcuni strumenti di democrazia per tentare di portare avanti norme improvvide e improponibili.
Ancora adesso ci domandiamo: come possiamo reggere un sistema in cui alcuni Ministri realizzano norme che vengono smontate totalmente? Leggere sui giornali che la Corte ha semplicemente detto al Parlamento che deve intervenire? Ma noi, dall'opposizione, questo, l'avevamo detto fin dall'inizio. Abbiamo passato giorni e notti in Aula a dirglielo, davanti a una posizione ottusa, davanti a una visione di scambio: in nome dello scambio del potere, metto in ginocchio il mio Paese !
L'autonomia si deve fare, perché, altrimenti, la Lega di Salvini non è contenta. In cambio, c'è il premierato e, dall'altra parte, la separazione delle carriere in magistratura. Ma il nostro Paese si può reggere su uno scambio politico che non regge dal punto di vista di tenuta sociale, amministrativa e costituzionale? Perché questa cosa che è avvenuta è gravissima. La cosa grave è che è stata fatta, indipendentemente dalle leggi. Quello che sta avvenendo in queste ore, anche nel tentativo di zittire la Corte dei conti, come si è fatto su altre norme, come l'abuso d'ufficio, tozza con l'idea di un Paese in cui sembra che si voglia dare questo messaggio: noi siamo al di sopra della legge, noi siamo più della legge, noi non governiamo, noi comandiamo! Ecco, la Corte ha detto al Governo e a questa maggioranza che bisogna governare, non comandare l'Italia! E questa risposta non significa che si annulleranno i referendum, perché adesso tutti gongolano: non si faranno i referendum; avevano detto che se la sentivano, che il popolo avrebbe risposto e avrebbe sicuramente detto sì. La verità è che tanti cittadini, soprattutto del Centro Nord, si stanno rendendo conto di questo disegno distorto del Paese. E non è con il tentativo di far saltare il referendum che riusciranno a portarlo avanti.
Noi, oggi, abbiamo un dovere, che va al di là delle maggioranze: quello di tenere insieme un Paese, indipendentemente da chi, come hanno fatto l'attuale maggioranza e il Governo, in cambio di scambi politici, ha tentato di spaccarlo in due !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Chiediamo un'informativa urgente in quest'Aula da parte del Ministro Calderoli. Questa mattina, è stata pubblicata la sentenza della Corte costituzionale che ha demolito la legge Calderoli sull'autonomia differenziata, quella legge che avevamo denunciato spaccare l'Italia, sfregiare concetti fondamentali, quali l'unità d'Italia, deturpare il nostro amato tricolore, violare il principio di eguaglianza dei cittadini, violare la perequazione, che è un principio fondamentale che stabilisce equità tra regioni meno ricche e regioni più ricche, nonché un principio di uguaglianza territoriale e di coesione.
Oggi, dunque, la Corte costituzionale interviene con una sentenza, il cui contenuto è ancora più duro di quanto era apparso dal comunicato diramato qualche giorno fa. Demolisce punto per punto l'autonomia differenziata, ma, nei suoi punti salienti, ad esempio, riporta al centro il principio di leale collaborazione fiscale e tributaria: la partecipazione delle regioni al carico fiscale nazionale non è facoltativa, è obbligatoria. Riporta al centro del dettato costituzionale il principio di sussidiarietà e, in virtù di questo principio, esclude che possano essere oggetto di devoluzione intere materie, ma solo esclusive funzioni con specifica motivazione, in ragione del principio di sussidiarietà, per un'effettiva tutela delle ragioni di autonomia dei territori. Esclude addirittura o, comunque, impone massima cautela nella possibilità di trasferire alcune funzioni.
Parliamo di funzioni essenziali, quali ad esempio il commercio con l'estero, ma l'avevamo denunciato. Era incredibile che alle regioni potesse essere devoluta la potestà legislativa in materia di commercio con l'estero. Così come l'ambiente: era mai possibile che le regioni potessero svolgere autonomamente un'efficace politica ambientale , una politica che travalica ormai gli stessi limiti nazionali, diventando un problema di natura internazionale? Invece no! Il Molise e l'Umbria, secondo questo progetto, avrebbero dovuto svolgere la propria efficace politica ambientale.
E ancora, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia; porti e aeroporti non possono essere trasferiti, porti e aeroporti come le reti di trasporto e di navigazione. E ancora, l'istruzione: nega la possibilità che sia oggetto di devoluzione la materia relativa all'istruzione.
Insomma, signor Presidente, la Corte costituzionale nega la possibilità di applicare l'autonomia differenziata alle regioni a statuto speciale e stabilisce il principio per il quale il Parlamento dev'essere riportato al centro del dibattito, sia in relazione alla definizione dei LEP, sia in relazione alla definizione delle intese: il Parlamento non può meramente ratificare intese siglate tra Governo e regioni, ma deve poter intervenire nel merito.
Ci dice anche, la Corte, che le materie non LEP, quelle che secondo il Ministro Calderoli e il presidente Zaia avrebbero potuto essere trasferite immediatamente, non possono comunque incidere sui diritti fondamentali delle persone , per cui non possono essere oggetto di immediato trasferimento senza che prima si siano determinati e finanziati i LEP, dei quali la sentenza della Corte dà una definizione che non è il livello minimo e tanto meno un livello che può essere determinato sulla base del criterio della spesa storica, ma è un livello essenziale che ne consente l'esercizio in pieno.
Insomma, signor Presidente, noi chiediamo l'informativa urgente del Ministro Calderoli, che dovrebbe innanzitutto chiedere - lui, insieme al Governo Meloni e a questa maggioranza - scusa agli italiani. Non abbiamo sentito le scuse del Governo Meloni e della maggioranza agli italiani . Diciamo “basta” alle intese. Mandiamo a casa la commissione LEP, che la stessa Corte costituzionale ha bocciato.
Signor Presidente, noi continueremo ad avvolgere, col calore del nostro amato tricolore, anche questa maggioranza, che si oppone così aspramente ai princìpi fondamentali di unità e indivisibilità della nostra Repubblica. Chiediamo che il Ministro venga a riferire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori ma su un altro argomento, la deputata Gilda Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO(M5S). Grazie, Presidente. In questi giorni, sulle pagine del quotidiano a firma di Simone Alliva e Stefano Vergine, è stata pubblicata un'inchiesta a dir poco inquietante che coinvolge un'associazione, Pro Vita & Famiglia, la quale, secondo quanto riportato dall'inchiesta pubblicata dal giornale, avrebbe dei legami finanziari ed economici con il partito neofascista Forza Nuova.
Non è la prima inchiesta sul tema, ma gli scenari che stanno venendo fuori sono davvero molto inquietanti. E lo sono a maggior ragione - ed è il motivo per cui lo dico in quest'Aula - per due ordini di motivi: il primo è che questo Governo e questa maggioranza contano tra le loro fila non solo esponenti che hanno a che fare col mondo delle associazioni che si autodefiniscono per la vita, ma che sono in realtà anti-scelta, antiabortiste; il secondo perché stiamo assistendo, con questo Governo, ma anche con le istituzioni regionali, a politiche che aprono la porta, mettono in atto e costituiscono fondi da cui, poi, alcune realtà provenienti da questi mondi attingono.
Allora, Presidente, io capisco che - e ce lo ha dimostrato, dopo l'inchiesta di , quanto è emerso rispetto al rivivere del fascismo all'interno delle fila della maggioranza - questa maggioranza e questo Governo possano non sentirsi in difficoltà, ma noi siamo un Paese antifascista, fondiamo questo Parlamento sull'antifascismo e sulla nostra Costituzione , e abbiamo tutto il diritto che il Governo venga in Aula a riferire. Infatti, se il portavoce di un'associazione privata ideologicamente orientata, come Pro Vita & Famiglia, dopo le dimissioni di un capo di gabinetto nominato da un Ministro di un Paese democratico, si ritenga soddisfatto per aver ottenuto le sue dimissioni, non solo, ma aggiunge “che questo sia da monito per il Governo, gli elettori non tollereranno altri cedimenti” è qualcosa di estremamente inquietante.
E se queste associazioni - come è scritto in questi articoli - potrebbero o hanno dei legami con un'associazione neofascista, come Forza Nuova, e con il suo , che è stato esponente anche di un'altra realtà di estrema destra, Terza Posizione, allora forse il Governo deve venire in quest'Aula a riferire. E non solo su questo.
Qualche settimana fa ho chiesto al Governo di farci sapere, qui in quest'Aula, a noi e a tutti i contribuenti e alle contribuenti di questo Paese, dove esistono delle relazioni, quanti soldi vengono dati a questi movimenti dalle istituzioni pubbliche. E sa cosa mi ha risposto, il Governo? Mi ha risposto: è qualcosa che non sappiamo, è difficile da scoprire, da capire, perché non abbiamo questi dati. Soldi pubblici dati ad associazioni private e il Governo non ci sa dire di quante risorse parliamo.
Allora, io credo che sia veramente urgente che qualcuno ci venga a dare delle risposte in quest'Aula, perché quanto emerge è grave, perché ci sono in ballo i nostri diritti e noi non possiamo tollerare davvero nessun passo indietro, né tollerare che il Governo abbia pressioni da chi potrebbe intrattenere dei legami finanziari ed economici con associazioni neofasciste .
PRESIDENTE. Riferirò, come per gli altri colleghi, le varie richieste pervenute alla Presidenza.
Colleghi, facciamo una brevissima sosta prima di passare al prossimo punto all'ordine del giorno. Ricominciamo alle ore 16,35.
La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2150: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Carmen Letizia Giorgianni.
CARMEN LETIZIA GIORGIANNI, . Grazie, Presidente. Depositerò l'intera relazione e mi permetto quindi di fare un sunto dei punti principali del provvedimento.
L'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali.
Il provvedimento, inizialmente costituito da 11 articoli, a seguito dell'esame in prima lettura presso il Senato della Repubblica, si compone adesso di 28 articoli, suddivisi in quattro Capi.
Faccio presente che nel testo del decreto in esame sono confluite le disposizioni del decreto-legge 14 novembre 2024, n. 167, recante misure urgenti per la riapertura dei termini di adesione al concordato preventivo biennale e l'estensione di benefici per i lavoratori dipendenti, nonché disposizioni finanziarie urgenti per la gestione delle emergenze. Per tale ragione, l'articolo 1, comma 2, del disegno di legge di conversione prevede l'abrogazione del predetto decreto-legge n. 167 del 2024, stabilendo altresì che restano validi gli atti e i provvedimenti adottati, fatti salvi gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto-legge.
Passando all'illustrazione delle disposizioni del provvedimento in esame, rilevo innanzitutto che il Capo I reca interventi economici in materia di investimenti e lavoro. Più in dettaglio, ricordo che l'articolo 1, ai commi da 1 a 5, prevede rifinanziamenti che rivestono carattere di urgenza per l'anno 2024 ad autorizzazione di spesa vigenti relative, rispettivamente, alla gestione dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, al contratto di programma RFI, al servizio civile universale e al rifinanziamento del Fondo unico per gli investimenti ANAS.
Il comma 5-, inserito dal Senato, incrementa di 70 milioni per l'anno 2025 le risorse a disposizione del Fondo complementare per contratti di filiera distrettuali e per i settori agroalimentari.
Il comma 6-, anch'esso introdotto nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, stabilisce un incremento pari a 2,5 milioni di euro per l'anno 2024 del Fondo di cui all'articolo 1, comma 5-, del decreto-legge n. 121 del 2021, relativo al cosiddetto Programma patenti giovani autisti per l'autotrasporto.
Il comma 6-, introdotto nel corso dell'esame in Senato, reca alcune modifiche all'articolo 2 del decreto-legge n. 121 del 2021, con particolare riguardo alla nuova società Autostrade dello Stato Spa, per la gestione di autostrade statali a pedaggio, costituita ad aprile 2024 al fine di rafforzare la dotazione patrimoniale mediante l'assegnazione di 343 milioni di euro.
Il comma 6-, introdotto durante l'esame presso il Senato, attribuisce risorse finanziarie pari a 3,7 milioni di euro per l'anno 2024 al Commissario straordinario nazionale per l'emergenza del granchio blu.
L'articolo 1-, introdotto nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, prevede invece che le risorse disponibili nell'ambito del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri possano essere utilizzate, nel limite di 44 milioni di euro per l'anno 2024, per la gestione di una serie di emergenze della Protezione civile.
L'articolo 2 dispone il rifinanziamento dell'Ape sociale, incrementando la relativa autorizzazione di spesa, in misura pari a 20 milioni di euro per l'anno 2025, 30 milioni di euro per l'anno 2026 e 50 milioni per il 2027.
L'articolo 2-, introdotto dal Senato, è volto ad autorizzare l'utilizzo, tassativamente entro il 2025, delle risorse stanziate alle regioni e alle province autonome negli anni 2020 e 2021 per fronteggiare l'emergenza da COVID-19 e per la finalità dei piani operativi regionali dirette al recupero delle liste d'attesa.
L'articolo 3, commi da 1 a 4, stanzia un totale di 33,5 milioni di euro per l'anno 2024 per sostenere costi connessi alla realizzazione di quattro eventi di livello internazionale.
L'articolo 4 incrementa di 100 milioni di euro per l'anno 2024 le risorse destinate alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario già svolte dal personale delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
L'articolo 4-, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, autorizza la spesa di 20 milioni di euro per il 2024 per il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario svolte dal personale militare.
L'articolo 5 incrementa per il 2024 di 3 milioni di euro il Fondo unico nazionale per il finanziamento delle retribuzioni di posizione e di risultato. Il predetto incremento è destinato alla retribuzione di posizione di parte variabile dei dirigenti scolastici.
L'articolo 6-, introdotto in Senato, al comma 1 prevede la possibilità di demandare anche alle stazioni appaltanti dei comuni, o delle unioni montane interessate agli interventi, l'esecuzione degli interventi sugli impianti sportivi realizzati per lo svolgimento dei giochi olimpici invernali Torino 2026.
L'articolo 6-, introdotto presso il Senato, autorizza l'apertura, presso la Tesoreria dello Stato, di apposito conto corrente di tesoreria in favore dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) per la gestione delle risorse relative agli interventi del PNRR.
L'articolo 6- individua le competenze dei soggetti attuatori degli interventi e delle amministrazioni centrali titolari delle misure del PNRR, al fine di sistematizzare gli adempimenti in materia di controllo nell'attuazione.
L'articolo 6-, introdotto dal Senato, prevede che i Ministeri, i comuni con popolazione superiore a 60.000 abitanti, le province e le città metropolitane, che abbiano fatto registrare, al 31 dicembre 2023, un ritardo dei pagamenti delle fatture commerciali, adottino iniziative di formazione e riqualificazione professionale.
Il Capo II reca disposizioni fiscali e include le disposizioni dell'articolo 7 e dell'articolo 8.
L'articolo 7, comma 1, come modificato dal Senato, consente di poter usufruire del ravvedimento speciale introdotto dall'articolo 2- del decreto-legge n. 113 del 2024. Il comma 2 interviene sul decreto legislativo n. 13 del 2024 in materia di destinazione delle eventuali maggiori entrate da concordato preventivo biennale, prevedendo che le eventuali maggiori entrate derivanti dall'attuazione del regime di ravvedimento affluiscono al Fondo per l'attuazione della delega fiscale e siano prioritariamente destinate alla riduzione delle aliquote IRPEF.
L'articolo 7-, introdotto in Senato, al comma 1 rinvia, per il solo periodo d'imposta 2024, il versamento della seconda rata di acconto delle imposte sui redditi, con esclusione dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi assicurativi INAIL, da parte delle persone fisiche titolari di partita IVA che nel periodo d'imposta precedente dichiarino ricavi o compensi di ammontare non superiore ai 170.000 euro.
L'articolo 7-, introdotto dal Senato, limita l'operatività della causa di esclusione del concordato preventivo biennale relativamente all'ipotesi in cui la società o l'associazione sia interessata da modifiche della compagine sociale, ai soli casi in cui tali modifiche aumentino il numero dei soci e degli associati, fatto salvo il subentro di due o più eredi in caso di decesso del socio o associato.
L'articolo 8, comma 1, modifica la disciplina del credito d'imposta per gli investimenti nella ZES unica.
Passando a illustrare il Capo III, ricordo che esso reca disposizioni in materia di enti territoriali e include gli articoli da 9 a 9-.
L'articolo 9, comma 1, riconosce alla regione siciliana un contributo di circa 74 milioni di euro, per il solo 2024, a titolo di ristoro delle minori entrate conseguenti la riforma fiscale attuata con il decreto legislativo n. 2016 del 2023. Il comma 2 attribuisce alla provincia autonoma di Trento la somma di circa 5,49 milioni di euro, nell'anno 2024, a titolo di restituzione del maggior gettito della tassa automobilistica riservata allo Stato.
L'articolo 9- abroga le sanzioni applicabili in caso di mancata trasmissione entro il termine prescritto dalla procedura di certificazione per la verifica della perdita di gettito connessa al COVID-19.
L'articolo 9- modifica la disciplina delle procedure conseguenti all'eventuale superamento del limite della spesa farmaceutica ospedaliera per acquisti diretti.
Passando a illustrare il Capo IV, ricordo che reca disposizioni finanziarie e finali e include gli articoli 10, 10- e 11.
L'articolo 10, al comma 01, introdotto dal Senato, incrementa di circa 4,69 milioni di euro per l'anno 2024 il limite di spesa relativo alla quota del due per mille dell'imposta di reddito sulle persone fisiche, che i contribuenti possono destinare ai partiti.
L'articolo 10-, introdotto nel corso dell'esame presso il Senato, prevede che le disposizioni del decreto-legge in esame siano applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale n. 3 del 2021.
Infine, l'articolo 11 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione in .
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che rinuncia.
È iscritto a parlare il deputato Silvio Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo decreto, il decreto Fiscale 2024, cade un'altra parte del muro dell'ipocrisia che ha segnato l'attività di Governo della destra in questi due anni, una parte importante di quel muro dietro il quale spesso si nasconde, cioè dietro a una capace di fare propaganda ma dietro di sé senza un quadro dirigente in grado di supportarla e sostenerla senza scivoloni o travisamenti. Emergono così sempre di più interessi e culture radicalmente in conflitto tra loro, altro che unità e sintesi. Questo è il dato essenziale. Sì, con questo decreto Fiscale, soprattutto al Governo, il re è stato denudato ed è evidente. Il decreto Fiscale lo ha evidenziato con nettezza. Il patto di potere tra le forze che sostengono il Governo scricchiola e inizia a frantumarsi. Sono emerse differenze e obiettivi nel segno di una propaganda deleteria che sono solo interessi di parte e non certo quelli del Paese.
Al Senato la maggioranza è arrivata a bocciare i propri emendamenti, prima quello sul canone Rai, con una differenza evidente di posizioni tra due partiti della maggioranza, e poi, per reazione, per vendetta e anche in maniera quasi infantile, quello sulla Calabria, e le notizie ci dicono che avrebbero continuato in questo modo se non fosse intervenuto Palazzo Chigi. In realtà, nonostante l'intervento di Palazzo Chigi, dietro l'epiteto che il collega Nevi ha riservato al Ministro Salvini - che non ripeto - si cela una profonda spaccatura politica, che pure è evidente anche in Europa, dove è emersa allorché la Lega ha votato contro la Commissione che ricomprendeva, come Vicepresidente della stessa Commissione von der Leyen, il Ministro Fitto.
La Presidente del Consiglio dei ministri Meloni ci ha accusato - o ci ha richiamato, come Partito Democratico - di essere contro il Paese, di essere anti-italiani se il PD non avesse votato la Commissione europea, vista la presenza di un italiano Vicepresidente, cioè il Ministro Fitto. Il Partito Democratico ha votato quella Commissione, come sempre ha fatto nei momenti di responsabilità nei confronti del Paese, senza mai lucrare sulla possibilità di spendere o di cercare di ottenere qualche briciolo di consenso in più, al contrario del partito della , per esempio con l'ultimo Governo Draghi.
Ora per coerenza la Presidente Meloni dovrebbe dire la stessa cosa che diceva a noi al suo Vicepresidente Salvini e alla Lega, visto che quel voto è mancato. Perché non una parola? Perché gli interessi primari del Paese nei confronti dell'Europa diventano secondari se si deve tenere attaccati con la colla del potere una coalizione di Governo nazionale? Per l'opposizione deve venire prima - e viene prima - l'interesse del Paese mentre per la maggioranza no?
La verità è che questa maggioranza è sull'orlo di una crisi di nervi, la verità è che quello che tiene in piedi questo Governo è un equilibrio instabile, e si poggia su un racconto che si rivela ogni giorno meno credibile! Si basa sull'ipotesi che siate vincenti, ma non succede più così facilmente, né dappertutto. La verità è che avete creduto fosse semplice sostituire il Governo precedente con un Governo di fedeli e di amici o di amichetti. Insomma, c'è una grande confusione nel Governo, la cui unità, ostentata quanto finta, è andata in frantumi e si vanno preannunciando altre clamorose rotture con la legge di bilancio (lo vedremo nelle prossime settimane).
Il decreto Fiscale, che ci chiedete di votare, nel merito, però, è anche un clamoroso , che non risponde a nessuna vera necessità degli italiani, a cominciare da sanità e lavoro. Doveva essere il veicolo per la grande riduzione delle tasse, ma era innanzitutto una bugia sul piano tecnico, è diventato un danno economico sul piano finanziario e sarà un disastro sul piano concreto, perché il fallimento di questa iniziativa non sarà soltanto nella mancata adesione ma nella quantità di adesioni che, comunque, genererà un buco finanziario nel bilancio del Paese, nonostante il tentativo, presente in questo decreto, di riaprire i termini del concordato preventivo.
Alla fine il decreto Fiscale ci consegna un ennesimo condono, cioè la riapertura dei termini del concordato preventivo biennale approvata dal Consiglio dei Ministri il 12 novembre con decreto-legge e poi confluita nel decreto Fiscale per velocizzarne l'approvazione. Ancora una procedura istituzionale sbagliata, un decreto che confluisce in un altro decreto, norme che cambiano dopo dieci giorni che sono state esitate. Guardate che questa è una sfida molto forte alla qualità della legislazione, molto forte al corretto utilizzo del Parlamento e al ruolo del Parlamento.
Il concordato , per chi non ha ancora aderito alla prima , si apre con le stesse condizioni e una finestra che si chiuderà il 12 dicembre. Solo che così si continuano a premiare gli evasori a danno di chi paga regolarmente le tasse. Voi non accettate il fatto che la politica dei ravvedimenti operosi non funziona, ma insistete convinti che ci sia ancora qualcosa da spremere. Continuate a cercare risorse da dove non arriveranno. A questa misura sono associati 2 miliardi, che in modo più che prevedibile non arriveranno, per tentare di dare coperture che risulteranno aleatorie e che si trasformeranno nell'ennesimo buco finanziario per provare a ridurre l'Irpef.
Intanto, però, contemporaneamente si tolgono le risorse a chi ne ha bisogno, come, per esempio, l'assegno di inclusione, sono 200 milioni in meno, mentre si riservano 343 milioni per sanare i debiti delle concessioni autostradali. Non si possono contrastare così le disuguaglianze in essere, non si contrasta così la povertà, nonostante le vostre dichiarazioni, anzi, si fa esattamente il contrario. Con il decreto fiscale ritornate sulla ZES unica per il Sud, provando ad aumentare le risorse, ma perseguendo una strada sbagliata e un intervento a pioggia non selettivo e non indicativo di una strategia industriale per il Mezzogiorno.
Così i soldi vanno a chi avrebbe già investito e non a chi poteva investire in un percorso strategico, perché, se si danno incentivi a tutti nello stesso modo in un territorio, la parte che ne ha più bisogno non ne riceverà. Peraltro, andavano stanziate molte più risorse, perché quelle previste sono solo la metà di quelle necessarie, senza considerare che per questo andava introdotto e mantenuto, se non rinnovato, il concetto di una ZES differenziata, soprattutto perché nel sistema del Mezzogiorno c'è bisogno di scegliere e di fare le scelte.
In tutte le politiche industriali c'è bisogno di scegliere, ma nel Mezzogiorno ancora di più. Peraltro, nella legge di bilancio, a proposito di Mezzogiorno, si taglia il Fondo di agevolazione fiscale, che fin qui è stato un elemento di grande impulso dell'economia del Sud. La Svimez ci segnala che alla fine il saldo negativo per il Mezzogiorno sarà pari a quasi meno 6 miliardi. Cioè, avevamo misure complessive per circa 14 miliardi e avremo circa 6 miliardi in meno solo nel 2025 per il Mezzogiorno. Alla fine il gioco delle tre carte poi emerge, emerge la quantità di risorse che sono disponibili ed emerge anche il fatto che quelle risorse disponibili diminuiscono quantitativamente e peggiorano sul piano qualitativo.
Tra le diverse modifiche c'è quella al Natale, una misura che per noi è inaccettabile per principio: 100 euro dati senza nessun criterio; 100 euro a chi ha un figlio o a chi ne ha quattro; 100 euro per chi si trova sotto un certo reddito da lavoro subordinato con un'aliquota fiscale e 100 euro a chi è un lavoratore autonomo con un'altra aliquota fiscale. Adesso lo si estende alle coppie di fatto, ma non sta lì il problema, anzi.
Copre famiglie con redditi fino a 28.000 euro ed esclude completamente famiglie monoreddito, anche con più figli, con reddito fino a 35.000. È una vera e propria discriminazione per larghe fasce di cittadini. Se anche fosse distribuito con criterio, l'importo non è minimamente capiente a coprire l'incremento dei costi della vita per le persone. È solo una “marchetta”, servita per le elezioni europee, che costa quasi 400 milioni di euro, che potevano essere utilizzati per coprire altre esigenze più equilibrate e più ragionate che abbiamo cercato di proporvi con i nostri emendamenti.
E così, con i nostri emendamenti, che presentiamo anche alla legge di bilancio, abbiamo cercato di fermare quelle norme che rendono più difficile, se non impossibile, la vita al Terzo settore, e che voi promettete di correggere, sì, ma dopo. Eppure sono norme che scatteranno immediatamente, se nessuno fa niente, e trasformeranno il Terzo settore in un settore che sarà ridotto, dopo averlo acclamato, durante il periodo del COVID, come e quanto il sistema sanitario, a soggetti che vendono prestazioni piuttosto che soggetti che amplificano la qualità della vita sociale del Paese e che danno servizi di qualità, di integrazione e di coesione al Paese. Sempre dopo, ma poi il dopo arriva, i nodi vengono al pettine e i conti delle tante promesse non tornano.
Nel complesso, il decreto, anziché contenere interventi migliorativi, è solo una sommatoria di piccole misure, la maggior parte ingiuste, senza alcuna visione e senza alcuna prospettiva per il Paese. Serviva ben altro e forse vi eravate illusi che potesse servire per fare la grande riduzione delle tasse, ma in realtà si è consumata soltanto una resa dei conti nella maggioranza .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO(M5S). Grazie, Presidente. Questo Governo sta continuando a non affrontare le emergenze del Paese, e a questo punto credo che, oltre a essere incapaci, sono evidentemente del tutto disinteressati ai problemi dei cittadini e delle imprese, non c'è altra spiegazione. Ancora una volta ci si presenta qui, in Aula, con un provvedimento con misure che non forniscono soluzioni. Siete impreparati, colleghi della maggioranza, ma la cosa più grave è che state facendo perdere tempo prezioso non solo a noi, ma anche alle emergenze e ai cittadini italiani, che sono stufi di essere presi in giro.
Con voi al Governo aumentano le disuguaglianze, non ci sono risposte per i lavoratori e non ci sono risposte per i pensionati. Ma proprio sui pensionati si è palesata la vostra più becera propaganda, perché, oltre ad avere preso in giro milioni di persone, le avete pure umiliate, non contenti. Siamo passati dalla vostra promessa di abolire la legge Fornero alle - pensate - dentiere gratis a tutti i pensionati, fino alla famosa dichiarazione: porteremo le pensioni minime tutte a mille euro.
Ovviamente, non avete fatto nulla di tutto questo, anzi, ai pensionati minimi - pensate un po' - non avete dato 3 euro in più al mese, su questo ci siamo sbagliati. Avete dato 1,80 euro in più al mese, veramente indecente, cioè avete offerto ai pensionati minimi italiani un caffè al mese. Mi chiedo se veramente non conoscete la vergogna, se la mattina riuscite a guardarvi allo specchio. Poi, in questo provvedimento, che ovviamente non risolve nulla, come al solito, e crea solo problemi, non c'è nulla. Ma ancora più imbarazzanti - più allucinanti, anzi, direi - sono le dichiarazioni della Meloni, che continua a dire che “con noi l'Italia è tornata a correre”.
Che coraggio, ci vuole veramente tanto coraggio di fronte a una crescita dello zero virgola del prodotto interno lordo, come certificato dalla Commissione europea solo qualche settimana fa. Praticamente, siamo tornati quasi fanalino di coda in Europa e abbiamo avuto un crollo della produzione industriale. Ricordiamo, da 20 mesi consecutivi, a causa vostra, c'è il calo della produzione industriale. E ancora, milioni di lavoratori poveri che non arrivano alla metà del mese, non a fine mese, ma alla metà del mese, ai quali voi avete detto “no” al salario minimo, quindi non avete avuto la decenza di porgere una mano per aiutare questi milioni di lavoratori.
C'è il carovita, che sta soffocando tutti i cittadini, soprattutto il ceto medio, che avete totalmente abbandonato. Di fronte a chi non riesce più a pagare il mutuo e le bollette voi potevate, per esempio, fare qualcosa sui mutui, andare a tassare gli extraprofitti delle banche per andare a recuperare un bel gruzzoletto, un po' di miliardi per aiutare le famiglie italiane in difficoltà sulle rate dei mutui, ma avete detto “no” anche a questo. Di fronte a una sanità in crisi, in crisi nera, dove ci sono 4,5 milioni di italiani che, ormai, hanno rinunciato alle cure, e in cui oltre 2 milioni sono gli italiani che non si possono curare perché non se lo possono permettere, voi date risposte come questo provvedimento. Veramente, come dicevo prima, allucinante.
E come se non bastasse, in tutto questo quadro catastrofico, che cosa fate? Qual è il vostro pensiero davanti a queste emergenze? Quello di andare, magari, così, di nascosto, ad aumentare il finanziamento pubblico ai partiti tramite, magari, il due per mille. Una porcata, come l'abbiamo definita , alla quale solo il MoVimento 5 Stelle si è opposto, e per fortuna. Poi, ovviamente, non mi sorprendo, noi non ci sorprendiamo, come Movimento 5 Stelle, di queste proposte, perché ci ricordiamo anche la proposta che veniva dai banchi della maggioranza, esattamente dal collega Lupi, che era quella proposta, poi approvata, ovviamente, dalla maggioranza, di equiparare gli stipendi, le indennità dei deputati a quelle dei senatori.
Quindi, di fatto, prevedere un aumento degli stipendi dei deputati. Alla faccia della gente che non arriva alla fine del mese, per voi gli interessi sono, evidentemente, quelli per voi, ma non quelli dei cittadini. È chiaro che questo Esecutivo non ha una visione economica e lo ricorderemo, purtroppo, tra i peggiori Governi. Ma, d'altronde, che cosa c'è da aspettarsi da un Governo i cui Ministri sono Lollobrigida, Santanche', Salvini, Urso, Giuli? Guardate, l'elenco sarebbe lungo e il tempo è poco, ma, veramente, siamo molto in imbarazzo, siamo molto preoccupati, perché, mentre il Paese è in crisi nera, per esempio, buttate via 15 miliardi di euro su un'opera totalmente inutile, come il ponte sullo Stretto, e poi venite a raccontarci le favole della coperta corta. Oltre a queste opere inutili, basta citare anche i miliardi e miliardi di euro che continuate a mettere per nuove armi e armamenti.
Entrando nel dettaglio del provvedimento, ci rendiamo conto veramente di quanto poco vedete oltre i vostri , e per quanto riguarda, per esempio, l'Ape sociale, si interviene sul rifinanziamento ma non si rende strutturale con risorse che ovviamente non sono sufficienti: 27 milioni in media all'anno fino al 2028. Ovviamente, non basta.
Ancora. Grave che non vengano eliminate le discriminazioni nei confronti dei lavoratori che svolgono attività usuranti e che hanno una diversa aspettativa di vita. Altro punto riguarda i Giochi del Mediterraneo, dove il centrodestra si è limitato a confermare i finanziamenti già programmati dal Governo “Conte 2” per le strutture sportive. La maggioranza, però, ha dimenticato i finanziamenti, per esempio, sul trasporto, o anche la riconversione economica, sociale e culturale del territorio tarantino ed è chiaro che non siete interessati, cari colleghi di centrodestra, al rilancio di Taranto e al bene dei tarantini. Ancora, il lavoro straordinario svolto dalle Forze di Polizia e dai Vigili del fuoco: non vengono previsti fondi per gli aumenti dei salari, per la sicurezza e per il rinnovo dei contratti. Ed è questa l'attenzione che avete verso questi lavoratori, verso i nostri servitori dello Stato? Il Governo, praticamente, preferisce fare cosa? Spendere un miliardo di euro per pagare la propria propaganda, buttando via, anche qui, i soldi dei cittadini per fare la propaganda sui migranti da spedire in Albania, quando poi, invece, in Albania non ci vanno - abbiamo visto che ci sono solo i cani randagi in Albania - piuttosto che aiutare, magari, le Forze dell'ordine aumentando gli stipendi, facendo nuove assunzioni straordinarie o, ancora di più, garantendo più sicurezza ai cittadini nelle nostre città.
Ancora, sul PNRR andate avanti a colpi di fallimenti. In questo provvedimento prevedete l'ennesima modifica proprio del PNRR, ma la cosa più assurda è che, mentre vi vantate per l'arrivo delle nuove rate, dei nuovi soldi, non siete capaci di spenderli, perché ricordiamo che, ad oggi, avete speso solo il 30 per cento dei 219 miliardi di euro che, grazie al Presidente Conte e al MoVimento 5 Stelle, sono stati attribuiti a questo Paese. Un risultato, ovviamente, che non ci possiamo permettere di fronte a tutte le esigenze e alle urgenze del Paese.
Ma l'avete capito o no che siete al Governo e dovete governare, dovete fare? Evidentemente no, perché la risposta a tutto questo qual è stata? Premiamo Fitto, mandiamolo in Europa a fare l'interesse degli italiani. Bell'interesse, se penso al Patto di stabilità che avete accettato supinamente, che costerà ai cittadini italiani e agli imprenditori italiani, da qui ai prossimi 7 anni, 13 miliardi di euro di nuove tasse, oppure di tagli, ovviamente, sui servizi che sono rivolti ai cittadini e alle imprese. Roba da matti. Dovevate andare in Europa a battere i pugni sul tavolo, a sconfiggere e a combattere le tecnocrazie europee e, invece, che cosa avete fatto in Europa? Vi hanno messo il guinzaglio, la museruola e vi portano a spasso come vogliono , perché la verità è che non contate nulla in Europa! La Meloni va in Europa con il cappello in mano, non conta nulla, dice solo: signor sì. Questa è diventata la Meloni.
E ancora. Vi siete inventati il Babbo Natale. Pensate un po', non c'è limite alle vostre buffonate, dietro alle quali pensate di potervi nascondere. Ma veramente pensate che si possano risolvere i problemi di milioni di italiani - anzi, purtroppo, su questo di una parte limitata di lavoratori italiani - pagando a questi cittadini un pieno di benzina o pagando, regalandogli la spesa per una settimana? Evidentemente siete proprio su un altro pianeta, non conoscete la realtà e le gravi difficoltà dei cittadini in questo momento.
Sulla ZES avete promesso alle imprese il 50 per cento del credito d'imposta. Lasciando le risorse invariate però, quelle che erano state già programmate, relativamente al credito d'imposta, le imprese si sono ritrovate, anche in questo caso - parlavamo di Babbo Natale - sotto l'albero di Natale una brutta sorpresa: il credito d'imposta sarà solo del 18 per cento, un'altra presa in giro.
Ancora. Concordato preventivo biennale. A differenza delle vostre promesse e annunci, come al solito, l'ennesimo, un altro fallimento. Praticamente, spacciate per nuove misure vecchie, ma molto vecchie, che non risolvono nulla, perché abbiamo visto che i risultati sono disastrosi. L'evasione fiscale, in questo Paese, supera gli 80 miliardi di euro e voi mettete in campo strumenti deboli, inadeguati, come voi d'altronde.
Ma poi, guardate, in tutto questo la follia è leggere ed ascoltare i deliri - perché solo di questo si tratta - della Presidente del Consiglio Meloni che continua a dire che va tutto bene, che l'Italia corre, che le imprese volano, che l'economia cresce, che abbiamo un economico senza precedenti. Ma i dati li legge la Presidente del Consiglio? E se li legge, li capisce? Vabbè che ha problemi a fare i conti, anche con l'aiuto della calcolatrice, ma se non li capisce ci chieda aiuto, glieli spieghiamo o troviamo qualcuno che glieli spieghi. Insomma, facciamo qualcosa. Già ho citato una serie di dati disastrosi, purtroppo. Faccio un altro esempio, perché poi alla Presidente del Consiglio basterebbe andare a leggere i giornali, non ovviamente quelli faziosi di destra, ma i giornali. Insomma, faccio un esempio, non voglio fare pubblicità ma bastava andare a leggere la prima pagina de di ieri, che sicuramente non è il giornale del MoVimento 5 Stelle, dove si diceva che, nei primi nove mesi del 2024, abbiamo oltre 350 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione; un aumento del 23 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ci sono picchi che arrivano fino al 50 o addirittura più del 50 per cento in tanti settori, come l'abbigliamento e il tessile, la meccanica.
Ci rendiamo conto che questi sono dati disastrosi, allarmanti, preoccupanti? Però, per la Meloni, va tutto bene perché, oltre che bugiarda, evidentemente è anche in malafede, non c'è altra spiegazione. Ma gli italiani, ovviamente, che lottano contro mille problemi, si stanno accorgendo che ormai la Premier li prende costantemente in giro. La verità è che in questo momento di crisi l'unica cosa che cresce - dati alla mano - è proprio la dichiarazione dei redditi della Presidente del Consiglio che, proprio lo scorso anno, rispetto all'anno precedente, ha raddoppiato la sua dichiarazione dei redditi. E quindi, forse quando parla di economico parla del suo economico . Ecco la spiegazione! Adesso è tutto più chiaro. Oppure forse si riferisce alla situazione economica di fratelli, sorelle e amici, cognati, parenti, chi più ne ha più ne metta, che vengono piazzati qua e là nelle partecipate di Stato o ai quali magari fanno qualche favore. Alla faccia di chi non ce la fa più, alla faccia di chi non arriva alla fine del mese, alla faccia degli imprenditori che stanno abbassando la saracinesca!
Si vede che siete totalmente scollegati dalla realtà del Paese. Ma io dico: ma ci andate ogni tanto a fare la spesa? Ma ci parlate con le persone? Capite quali sono le difficoltà che milioni di italiani si ritrovano ad affrontare quotidianamente? Gente che non arriva, come dicevo prima, alla seconda, alla terza settimana del mese, non a fine mese. Con voi al Governo, a causa delle vostre non azioni, abbiamo il record di cittadini italiani in povertà assoluta. Sfioriamo quasi 6.000.000, sono dati ufficiali. Ecco, andate a leggere questi dati.
A Natale, altroché Natale, milioni di italiani non sapranno come comprare un giocattolo per i propri figli. Addirittura alcuni, molti, troppi non avranno nemmeno la possibilità o faranno fatica a mettere un piatto a tavola per la propria famiglia, per i propri figli. Questa è la situazione del Paese reale, non quella del fantastico mondo di Giorgia.
Questo Governo, come dicevo, sta continuando a non affrontare le emergenze del Paese e, a questo punto, credo che, oltre che incapaci, siano del tutto evidentemente disinteressati ai problemi dei cittadini e delle imprese. Non c'è spiegazione su questo.
Mi avvio alla conclusione, Presidente. Ci sarebbe tanto da dire, ma voglio essere breve. Sono senza vergogna perché la Meloni dice che l'Italia corre. È vero che corre, ce ne siamo accorti ma sta correndo dritta verso il baratro, verso un burrone e noi dobbiamo fare di tutto, di tutto e faremo di tutto - questo lo garantiamo ai cittadini, agli imprenditori che ci stanno chiedendo aiuto - per mandarvi quanto prima a casa perché state distruggendo l'economia di questo Paese. Siete un pericolo pubblico .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mascaretti. Ne ha facoltà.
ANDREA MASCARETTI(FDI). Grazie, Presidente. Il provvedimento Atto Camera n. 2150, oggi in discussione alla Camera dei deputati, è il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 155 del 2024, collegato alla manovra di bilancio con le misure in materia economica e fiscale, già approvato la scorsa settimana dal Senato. Questo provvedimento, dopo l'approvazione al Senato, è passato dagli iniziali 11 articoli agli attuali 28, suddivisi in quattro Capi.
Tra i numerosi interventi previsti dal provvedimento, pongo in evidenza l'imposta sostitutiva per le annualità ancora accertabili dei soggetti che aderiscono al concordato preventivo biennale, la normativa in materia di ravvedimento per coloro che aderiscono al concordato e che hanno dichiarato la presenza di una causa di esclusione dell'applicazione degli ISA in relazione alla diffusione della pandemia da COVID-19. Il decreto, inoltre, prevede il rifinanziamento dell'Ape sociale e la modifica delle disposizioni sul contributo ZES.
Proseguendo ora con l'illustrazione dei principali contenuti dei 28 articoli del provvedimento, iniziamo con gli articoli da 1 a 6 che rappresentano interventi economici in materia di investimenti e lavoro e costituiscono il Capo I.
L'articolo 1 si concentra sulle misure economiche a sostegno degli investimenti e del lavoro e, nei commi da 1 a 5, viene disposta una serie di rifinanziamenti urgenti a favore di autorizzazioni di spesa già in essere, riguardanti rispettivamente la gestione della rete ferroviaria nazionale, il contratto di programma con RFI, il servizio civile universale e il Fondo unico per gli investimenti di ANAS. Il comma 6, invece, introduce specifiche disposizioni di natura finanziaria. L'articolo 1, al comma 5-, prevede per il 2025 un incremento di 70 milioni di euro per il Fondo complementare per i contratti di filiera e distrettuali destinati ai comparti agroalimentari. Al successivo comma 5-, introdotto nel corso dell'esame al Senato, il Fondo nazionale destinato a sostegno del trasporto pubblico locale viene incrementato di 50 milioni di euro per il 2024. Il comma 6-, anch'esso inserito durante l'esame in sede referente, assegna al commissario straordinario nazionale per contrastare l'emergenza del granchio blu ulteriori 3,7 milioni di euro per il 2024. Lo stanziamento di tali fondi è finalizzato a compensare le perdite subite dalle imprese di pesca e acquacoltura delle regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Veneto colpite dalla diffusione incontrollata di questa specie invasiva.
L'articolo 1-, comma 2, che ha come oggetto i rischi catastrofali, prevede che la copertura assicurativa dei contratti stipulati obbligatoriamente dalle imprese con sede legale oppure con stabile organizzazione in Italia per eventi quali sismi, alluvioni, frane, inondazioni ed esondazioni faccia riferimento ai beni iscritti nello stato patrimoniale a qualsiasi titolo impiegati in attività di impresa.
Gli articoli successivi ampliano l'insieme delle misure. Tra quelli più rilevanti vi è l'articolo 2 che incrementa l'autorizzazione di spesa per l'indennità dell'Ape sociale con stanziamenti crescenti fino al 2028. In particolare, rifinanzia l'Ape sociale incrementando l'autorizzazione di spesa con 20 milioni di euro per il 2025, 30 milioni di euro per il 2026, 50 milioni di euro per il 2027 e 10 milioni di euro per l'anno 2028.
L'articolo 3 prevede uno stanziamento complessivo di 33,5 milioni di euro per il 2024 per gli eventi internazionali. Sono stanziati 25 milioni di euro per i Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026, 4 milioni di euro per il Comitato Italiano Paralimpico per la partecipazione alla diciassettesima edizione dei Giochi Paralimpici 2024; 4 milioni di euro in favore di Roma Capitale per la celebrazione del Giubileo e 500.000 euro per l'organizzazione della Conferenza internazionale per la ricostruzione dell'Ucraina che si terrà in Italia.
L'articolo 4 dispone un incremento di 100 milioni di euro per il 2024 per le prestazioni di lavoro straordinario già svolto dalle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco; mentre l'articolo 4- autorizza la spesa di 20 milioni di euro per il 2024 per il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario svolte dal personale militare.
Il Capo I affronta anche questioni strategiche legate al PNRR. In particolare, l'articolo 6 introduce, tra l'altro, obblighi per le amministrazioni pubbliche di predisporre piani annuali dei flussi di cassa per accelerare i pagamenti, con un controllo rigoroso da parte degli organi competenti. La verifica dell'effettiva predisposizione dei piani è demandata ai preposti organi di controllo di regolarità amministrativa e contabile.
Passiamo ora al Capo II che comprende gli articoli dal 7 all'8 e reca disposizioni fiscali. Sul fronte fiscale, questo Capo del decreto introduce misure di rilievo, come l'articolo 7 che, al comma 1, consente anche ai soggetti che negli anni dal 2018 al 2022 non abbiano dichiarato una causa di esclusione dall'applicazione degli ISA a causa della pandemia COVID-19 oppure alla presenza di condizioni straordinarie di svolgimento della propria attività, di poter usufruire del ravvedimento speciale introdotto dall'articolo 2- del decreto-legge n. 113 del 2024. Il comma 2 riguarda la destinazione delle eventuali maggiori entrate dal concordato preventivo biennale, prevedendo che affluiscano nel Fondo per l'attuazione della delega fiscale e siano destinate prioritariamente per la riduzione delle aliquote Irpef.
L'articolo 7- interviene sulla disciplina di indennità in favore dei lavoratori dipendenti per il 2024, sopprimendo la condizione che il lavoratore abbia fiscalmente a carico il coniuge. L'articolo 7- rinvia per il 2024 il versamento della seconda rata di acconto delle imposte sui redditi, con esclusione dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi assicurativi INAIL da parte delle persone fisiche titolari di partita IVA che, nel periodo d'imposta precedente, dichiarino ricavi o compensi di ammontare non superiore a 170.000 euro. Il versamento potrà essere effettuato entro il 16 gennaio 2025, ovvero potrà essere dilazionato a fronte del pagamento di interessi fino a cinque rate mensili da gennaio a maggio, con scadenza il giorno 16 di ciascun mese.
L'articolo 8 riguarda la disciplina del credito d'imposta per gli investimenti nella ZES unica e prevede che possano essere indicati ulteriori investimenti realizzati nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2024 e il 15 novembre 2024. Al comma 3 si prevede l'erogazione di un contributo fino a 50 milioni di euro per l'anno 2024, al fine di consentire il riequilibrio dei piani economici finanziari delle concessioni aventi a oggetto la progettazione, la costruzione e la gestione di un'infrastruttura passiva a banda larga nelle aree bianche delle regioni Lazio, Sicilia e Calabria.
Passando ora al penultimo Capo, che reca disposizioni in materia di enti territoriali e include gli articoli dal 9 al 9-, iniziamo con l'articolo 9. Viene destinato un contributo di 74,4 milioni di euro per il solo 2024 alla regione Sicilia a titolo di ristoro per le minori entrate conseguenti la riforma fiscale. Il comma 2 attribuisce alla provincia autonoma di Trento la somma di circa 5,4 milioni di euro per l'anno 2024 per il maggior gettito da parte della tassa automobilistica riservata allo Stato.
L'articolo 9- stabilisce che sono soggetti al regime del demanio pubblico i beni immobili appartenenti all'ente di cui all'articolo 102, terzo comma, del Testo unico delle leggi costituzionali concernenti lo statuto speciale per il Trentino-Alto Adige, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1972, n. 670.
Con l'articolo 9- vengono abrogate le sanzioni in caso di mancata trasmissione entro il termine prescritto per la verifica della perdita di gettito connessa all'emergenza epidemiologica COVID-19 da parte degli enti locali che utilizzano risorse del Fondo istituito per assicurare agli enti locali le risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni fondamentali.
Infine, il Capo IV, che include gli articoli dal 10 all'11, reca disposizioni finanziarie e finali. In particolare, l'articolo 10- prevede che, compatibilmente con i rispettivi statuti, le disposizioni del decreto-legge in esame sono applicabili anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano.
Infine, ultimo, l'articolo 11 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione in .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, su questo provvedimento ci avete fatto attendere i vostri comodi per settimane. Si tratta di settimane preziose, perse anche nelle schermaglie tra Salvini e Tajani, mentre la Commissione, come sapete, anche questa mattina ha dedicato pochissime ore di discussione al merito del decreto. Canone RAI contro “paraculetti” - scusi, Presidente, ma non sono parole nostre - e bramosi di nomina ministeriale, poi una cascata di emendamenti dei relatori e del Governo ha stravolto i testi originali. Così si è arrivati all'ennesimo privo di un filo conduttore, e all'ennesima fiducia, in totale disprezzo di questo Parlamento.
Come sempre, il vero tema è il cuore, neanche troppo nascosto, di questo decreto: un altro gesto di grazia nei confronti degli evasori.
Un altro regalo della campagna, chiamiamola così, Fisco amico, voluta da Palazzo Chigi per fare emergere l'evasione con l'alternativa degli adempimenti spontanei. Prolungamento ed estensione del concordato fiscale, si dice, tempi supplementari fino al 12 dicembre per aderire al Patto e sottrarsi ai controlli mirati dell'amministrazione finanziaria. Chiariamo bene questo punto: non per restituire quanto dovuto, no, per concordare una cifra giusta.
Avete sentito bene: ma giusta, esattamente, per chi? Non solo proroga dei termini, ma anche accesso ai benefici premiali e possibilità di optare per un'imposta sostitutiva con aliquote ridotte sul maggiore reddito concordato e possibilità di una sanatoria dei redditi per gli anni di imposta dal 2018 al 2022. Insomma, tutto questo - lo dico così, se qualcuno ci ascolta in questo deserto - per imprese che dichiarano al fisco 15.000 euro, ma pagano i dipendenti più di 20.000 euro. Già, e perché? Perché ben 2.200.000 partite IVA, soggette alle pagelle fiscali, non hanno aderito al cosiddetto accordo biennale entro il 31 ottobre.
Al momento chi ci ascolta si chiede: quante sono le adesioni? Sono il 12 per cento della platea potenziale. E come mai, vi chiederete? Ve lo dico così: ma veramente ve lo domandate? Davvero credete che di condono in proroga gli evasori non abbiano chiaro che ne arriverà sempre uno successivo e che con voi, che scrivete queste norme, avranno di fatto sempre una sorta di impunità? In questo modo, seguendo un approccio di persuasione, piuttosto che uno, più giusto, anche di repressione, è così che vi aspettate di finanziare quelle quattro misure inserite in manovra?
Con una strategia di inseguimento per rendere il concordato biennale sempre più appetibile, mentre di sicuro ha solo una perdita secca di gettito erariale? Lo sgravio Irpef è appeso ai risultati di un condono temporaneo che, anche se funzionasse - e ne dubitiamo -, non coprirà mai il gettito per una riduzione di imposte permanente, e ricordiamoci sempre che in questo modo non fate solo un favore a chi non paga le tasse, ma insultate anche tutti coloro che regolarmente le pagano senza trattamenti di favore, proprio quei pensionati e dipendenti con un reddito medio su cui grava quasi tutta l'Irpef, perché la gran parte della pressione fiscale progressiva pesa interamente sulla fascia medio-alta di lavoratori dipendenti che va da 40.000 a 70.000 euro, coloro sulle cui spalle si regge ciò che resta del nostro contratto sociale.
Sì, proprio così, quel patto con lo Stato che è anche un patto di solidarietà verso coloro che dei servizi dello Stato hanno più bisogno. E perché non lisciare anche il pelo a quei titolari di partita IVA con ricavi o compensi fino a 170.000 euro? È una platea di circa 1.700.000 contribuenti. Per voi merita una proroga per il secondo acconto Irpef al 16 gennaio 2025, volendo anche in 5 comode rate. Naturalmente, i soliti poveri cristi, pensionati e lavoratori, dovranno invece onorare integralmente quel versamento entro e non oltre il 2 dicembre.
Tuttavia, come dicevo, non c'è solo questo. Continuate nella logica della sottrazione di risorse al universale, alla sanità, alle pensioni, all'istruzione, e chi ne farà le spese? I più fragili, come sempre, quelli che già oggi hanno rinunciato alle cure mediche, e sono tantissimi, che non possono permettersi di attendere un anno per una visita specialistica, ma neanche di pagare il privato o l'. Ma voi, per fronteggiare l'emergenza delle liste d'attesa, drenate le risorse dei bilanci regionali erogate in pandemia; ne faranno appunto le spese, dicevo, quelli che sopravvivono con salari da fame e lavoro intermittente, a cui vi siete rifiutati di dare tutele, contratti giusti e un salario minimo legale.
Invece, chi accumula profitti e crede sia un diritto trovare per non contribuire al benessere collettivo continuerà ad arricchirsi e a farla franca, mentre solo lì è la strada per la giustizia fiscale e per una manovra che si regga in piedi, nella riallocazione della pressione fiscale verso chi oggi non è colpito, per esempio sulle proprietà mobili e immobili, sulle successioni e sulle donazioni, tassate in Italia, lo diciamo anche qui, molto meno che in Francia, Regno Unito e Spagna.
Il gettito dell'imposta sulle successioni e donazioni per l'Italia è poco meno di un miliardo, per la Francia si aggira attorno ai 18 miliardi. Continuiamo a dirlo e lo abbiamo reso in una proposta concreta, con i nostri emendamenti alla manovra, che presto vedrete. Redistribuire si può e si deve per sostenere la transizione ecologica nella piena e buona occupazione e per finanziare politiche sui salari, sul rispetto e sulla corretta applicazione dei contratti collettivi, oltre che sul rinnovo di tutti i contratti e sulla riduzione delle tipologie contrattuali precarie.
Tutto questo si può fare se qualche regalo agli evasori non è l'unico fisco giusto. Credo che presto, prima o poi - anche se che pure quest'anno credo siate già pronti a fuggire dalla discussione della legge di bilancio -, discuteremo di che idea fiscale e di bilancio avete in testa, ma soprattutto come e dove prendere le risorse. Già, perché l'unica cosa chiara, ed è chiara a tutti, è che siete riusciti, con i miliardi e miliardi di euro del PNRR, a riportarci all'austerità.
Con miliardi e miliardi di euro siete riusciti a rifare le stesse politiche che sentivamo quando eravamo giovani, cioè tagliare su tutti i Ministeri senza nessuna scelta politica; anzi, una c'è, perché l'unico settore in cui non ci sono stati tagli - la verità - è quello della difesa. Ci stiamo armando fino ai denti, perché non abbiamo un'alternativa di pace e benessere per questo continente. Credo che chi ci ascolta a casa sia sempre più impaurito, e non credo che sia la corsa al riarmo a dare certezze né per i salari, né per il futuro, né per le nostre tasse, né per gli investimenti che l'Italia deve fare.
Lo diciamo ancora più consapevoli, oggi, della crisi che ha il mondo produttivo italiano. Voi appoggiate i numeri di questa legge di bilancio e anche di questo decreto fiscale su numeri che sono già infinitesimali, una crescita del PIL irrilevante, ma non fate i conti con la nube che abbiamo davanti: quello che si vede nel mondo Stellantis, che è il mondo Volkswagen in Germania, è solo l'inizio di una crisi che, se non governata, rischia di portare via tutto. Non parlo del 5,4 per cento del PIL, ma del nostro , dell'essere fra le 7 più grandi economie del mondo.
Rischiamo di diventare marginali, e anche la politica dei dazi, che avete in testa, rischierà di sbaragliare tutta l'economia europea. Per questo spero che abbiate la voglia di ascoltare anche le opposizioni e di non fare troppo tardi quell'inversione che non solo parla di transizione ecologica, ma parla anche di piena e buona occupazione .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.
GIULIO CENTEMERO(LEGA). Grazie, signor Presidente. Grazie, Sottosegretaria Albano. Grazie a tutte le colleghe e i colleghi che sono qui in Aula. Vorrei innanzitutto dire che negli ultimi anni non sono state fatte solo delle mere norme, ma è cambiata la prospettiva del fisco e del rapporto tra fisco e contribuenti, a partire dalla delega fiscale, fino ad arrivare alla norma che discutiamo oggi, e sono sicuro che questo processo andrà avanti. È una piccola rivoluzione, che cambierà il rapporto con l'amministrazione finanziaria, che sarà più equilibrato.
Negli ultimi lustri, abbiamo visto un rapporto sempre più difficile tra il cittadino, il contribuente, le imprese e le agenzie: è questa la pura verità. Ma nel mondo dell'innovazione tecnologica, nel decennio dell'intelligenza artificiale, abbiamo tutti gli strumenti per compiere questa rivoluzione, che non solo è tecnologica, ma anche culturale.
E qual è l'obiettivo di questa piccola rivoluzione? L'obiettivo è quello di aumentare il livello di certezza sui temi rilevanti, sui temi che legano cittadino e amministrazione, perché, nell'ottica weberiana, la burocrazia è nata proprio a difesa del cittadino nei confronti delle prerogative del sovrano, cioè a difesa dei diritti. Ma, troppo spesso, la burocrazia si è trasformata nel di Hobbes. Adesso, dobbiamo ridurre un po' il peso della burocrazia, e lo facciamo proprio con questa piccola rivoluzione che menzionavo poc'anzi. Che cosa bisogna fare innanzitutto? Bisogna rimuovere alcuni ostacoli. Come? Facilitando l'accessibilità e la comprensione delle norme fiscali: vanno scritte e stiamo scrivendo norme fiscali molto più comprensibili e molto più semplici. Vanno semplificate le procedure dichiarative, di trascrizione, di trasmissione e di comunicazione. Anche stamattina, come gruppo Lega, ci siamo esposti, parlando di semplificazione, anche di semplificazione delle norme sugli affitti e sugli affitti brevi. Già nel 2018, per esempio, parlando di , come gruppo Lega al Senato, in un DL fiscale, riuscimmo a rafforzare l'istituto, rendendolo applicabile ai gruppi IVA.
Ma entriamo un po' nel merito del provvedimento. Intanto, come citava, in maniera eccellente, la relatrice poc'anzi, un nostro emendamento ha consentito di autorizzare l'apertura, presso la Tesoreria dello Stato, di un apposito conto corrente in favore di ISMEA, quindi, in favore dell'agricoltura, perché ci è cara, è un settore fondante della nostra economia e va facilitato anche dal punto di vista finanziario. Dopodiché, il concordato preventivo biennale: un nuovo istituto. Con un emendamento dei relatori, un emendamento del Governo, che cosa si fa? Innanzitutto, si consente di aderire al concordato entro il 12 dicembre 2024, presentando una dichiarazione integrativa dei redditi, quindi un allargamento. Per i soggetti a cui si applica il regime di ravvedimento c'è anche l'imposta sostitutiva prevista dalla legislazione vigente nei casi in cui l'adesione al concordato preventivo biennale sia avvenuta entro il 31 dicembre 2024.
Una cosa importantissima, che è anche un cavallo di battaglia del gruppo Lega, è il rinvio del versamento della seconda rata di acconto delle imposte dirette, con un emendamento al Senato del capogruppo Romeo e dei colleghi senatori Claudio Borghi, Dreosto e Pucciarelli (emendamento approvato). Quindi, si punta a mantenere la liquidità all'interno delle imprese.
Se volessimo paragonare questa piccola rivoluzione - che parte dalla , ma va molto più in là e sono sicuro che procederà; del resto, già nel 2018-2019, con la , abbiamo riscritto il rapporto fisco-contribuente - a un fenomeno musicale, la paragonerei a George Gershwin, che è iniziato come un fenomeno della musica puramente americana ed è riuscito a entrare nei migliori teatri del mondo, anche di musica classica, diventando musica classica.
La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria Albano e ringrazio la bravissima relatrice .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche. Allora colleghi, poiché l'ordine del giorno prevede che si possa passare al seguito dell'esame non prima delle ore 18,00, sospendo la seduta fino a tale ora. Dunque, la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 18,00.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, senatore Luca Ciriani. Ne ha facoltà.
LUCA CIRIANI,. Sì, grazie, Presidente. Onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2150: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
PRESIDENTE. Secondo quanto previsto dal vigente calendario dei lavori dell'Assemblea, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge n. 2150, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, la votazione per appello nominale avrà luogo nella seduta di domani, mercoledì 4 dicembre, a partire dalle ore 18, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16,20.
Dopo tale votazione, i lavori proseguiranno, anche nella parte notturna della seduta, per l'esame degli ordini del giorno e riprenderanno nella giornata di giovedì 5 dicembre, a partire dalle ore 9, per la fase delle dichiarazioni di voto finale e della votazione finale.
Ricordo altresì che, come già comunicato ai gruppi, il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 9 di domani, mercoledì 4 dicembre.
Estraggo a sorte il nominativo del deputato dal quale avrà inizio la chiama.
La chiama avrà inizio dal deputato Paolo Emilio Russo.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 3 dicembre 2024, il deputato Galeazzo Bignami ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ha deliberato, in pari data, la sua nomina a presidente del gruppo. Dunque, complimenti al collega Bignami e buon lavoro.
PRESIDENTE. Avverto che, tenuto conto della tempistica relativa alla trasmissione, da parte del Senato, del disegno di legge S. 1272 - Conversione in legge del decreto-legge n. 153 del 2024 in materia di tutela ambientale del Paese, nonché della convocazione, nella giornata di giovedì 5 dicembre, del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale (vi ricordo che siamo all'undicesimo scrutinio) e per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale (siamo al secondo scrutinio, in questo caso), è stata definita - sulla base delle intese intercorse tra i gruppi - la seguente riarticolazione dei lavori dell'Assemblea per le giornate di giovedì 5 e di venerdì 6 dicembre.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2150 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali ();
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1950-A - Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria .
, alle ore 14, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di un giudice della Corte costituzionale () e per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale (). La chiama avrà inizio dai senatori.
Esame del disegno di legge S. 1272 - Conversione in legge del decreto-legge 17 ottobre 2024 n. 153, recante disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell'economia circolare, l'attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico .
Avverto inoltre che, nell' al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi: per la discussione generale del disegno di legge costituzionale recante norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare; per l'esame della mozione concernente iniziative in materia di legalizzazione della cannabis per finalità di carattere terapeutico e ricreativo.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà. Prego, onorevole, la ascoltiamo per due minuti.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Grazie, Presidente. A seguito degli scioperi ai trasporti di venerdì scorso, è successo, a Torino Porta Susa, alla stazione di Torino, un fatto che volevo portare all'attenzione dell'Aula. Manifestanti si sono riversati sui binari e, ancora una volta, il sacrosanto diritto dei pendolari di tornare a casa è stato calpestato da individui che hanno come quello di passeggiare sulle rotaie del treno, da individui che hanno come quello di bloccare i treni. Sono scioperi già discutibili, di per sé, dal punto di vista politico; è un atto spregevole quello di impedire a chi arriva da fuori città, a chi arriva a Torino per lavorare, come i miei tanti concittadini che dal Canavese ogni giorno vanno in città, vanno a Torino per lavoro, di ritornare a casa.
Voglio dare tutta la mia solidarietà ai tanti canavesani, ma anche a tutti coloro che vivono nei territori, quindi fuori dalle grandi città, perché venerdì scorso è stato loro impedito di tornare a casa fino a mezzanotte, fino all'una, fino alle due di mattina. Chi, con tanta baldanza e con tanto coraggio, blocca i treni dei lavoratori che tornano in provincia, che tornano sui territori, molto probabilmente vive in città, molto probabilmente vive a Torino e, dopo una passeggiata di un quarto d'ora o di venti minuti, dopo una mezz'oretta arriva a casa a cena da mamma e papà, perché molti di questi, lo sappiamo, sono figli di papà che si divertono a fare i manifestanti e a fare i rivoluzionari, mentre ai tanti canavesani e ai tanti abitanti anche delle altre zone della provincia di Torino è stato impedito di tornare a casa, perché si sa che bloccare un treno porta poi evidentemente ritardi su ritardi, problemi logistici e, quindi, questi lavoratori sono tornati a casa anche alle due di mattina per colpa di questo atto spregevole.
Ancora una volta il diritto dei pendolari, il diritto di chi vive fuori città, il diritto di chi prende il treno tutti i giorni per lavoro è stato calpestato da persone che hanno come e come gioco quello di bloccare i binari e impedire ad altre persone, ai lavoratori che si alzano anche due ore prima per andare a lavorare in città, di tornare a casa ad un orario decente e consono. Da quest'Aula la mia solidarietà e la solidarietà di tutti i colleghi del gruppo Lega verso i pendolari del Canavese e degli altri territori della provincia di Torino. Grazie Presidente e grazie dell'attenzione, onorevoli colleghi .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
S. 1274 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 ottobre 2024, n. 155, recante misure urgenti in materia economica e fiscale e in favore degli enti territoriali (Approvato dal Senato). (C. 2150)
Relatrice: GIORGIANNI.