Contenuto
Martedì 17 Dicembre 2024 ore 10:00
AULA, Seduta 399 - Consiglio europeo, approvata risoluzione su comunicazioni Meloni
Resoconto stenografico
Download video della Seduta
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte.
LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Nella seduta odierna la Camera, a seguito delle comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del Consiglio Europeo del 19 e 20 dicembre, ha approvato la risoluzione di maggioranza presentata e parti di quelle delle opposizioni.
XIX LEGISLATURA
399^ SEDUTA PUBBLICA
Martedì 17 dicembre 2024 - Ore 10
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024.
Download video della Seduta
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte.
LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
Download video della Seduta
Se il download non si avvia con un semplice click, potrebbe essere necessario cliccare con il tasto destro del mouse e selezionare "salva destinazione con nome", "salva oggetto con nome" o dicitura simile a seconda del browser utilizzato. Si ricorda che l'utilizzo dei contenuti del sito della Camera dei deputati è autorizzato alle condizioni stabilite nell' avviso legale ed in particolare esclusivamente nei limiti in cui avvenga nel rispetto dell'interesse pubblico all'informazione, per finalità non commerciali, garantendo l'integrità degli elementi riprodotti e mediante indicazione della fonte.
LINK DIRETTO AL VIDEO
Una volta effettuata la selezione, copia e incolla il codice riportato sopra.
- Lettura Verbale
- Missioni
- Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024.
- La seduta e' sospesa, riprenderà alle 11:35
- Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024.
- Svolgimento
- Discussione
- Vice Presidente RAMPELLI Fabio
- Deputato PROVENZANO Giuseppe (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata DE MONTE Isabella (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato MARATTIN Luigi (MISTO)
- Deputato CANDIANI Stefano (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputato DELLA VEDOVA Benedetto (MISTO)
- Deputato BICCHIELLI Pino (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC E ITALIA AL CENTRO)-MAIE-CENTRO POPOLARE)
- Deputata PASTORELLA Giulia (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato CALOVINI Giangiacomo (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato BONELLI Angelo (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputata SCUTELLA' Elisa (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato ORFINI Matteo (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputato CAIATA Salvatore (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato RICCIARDI Riccardo (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Annunzio di risoluzioni
- Replica e parere del Governo
- Discussione
- Svolgimento
- Preavviso di Votazioni Elettroniche
- Si riprende la discussione
- Svolgimento
- Dichiarazioni di voto
- Deputato DELLA VEDOVA Benedetto (MISTO)
- Deputato FARAONE Davide (ITALIA VIVA-IL CENTRO-RENEW EUROPE)
- Deputato FRATOIANNI Nicola (ALLEANZA VERDI E SINISTRA)
- Deputato RICHETTI Matteo (AZIONE-POPOLARI EUROPEISTI RIFORMATORI-RENEW EUROPE)
- Deputato LUPI Maurizio (NOI MODERATI (NOI CON L'ITALIA, CORAGGIO ITALIA, UDC E ITALIA AL CENTRO)-MAIE-CENTRO POPOLARE)
- Deputata BERGAMINI Deborah (FORZA ITALIA - BERLUSCONI PRESIDENTE - PPE)
- Deputato CONTE Giuseppe (MOVIMENTO 5 STELLE)
- Deputato GIGLIO VIGNA Alessandro (LEGA - SALVINI PREMIER)
- Deputata SCHLEIN Elly (PARTITO DEMOCRATICO - ITALIA DEMOCRATICA E PROGRESSISTA)
- Deputata MONTARULI Augusta (FRATELLI D'ITALIA)
- Deputato SOUMAHORO Aboubakar (MISTO)
- Votazioni
- Dichiarazioni di voto
- Svolgimento
- La seduta e' sospesa
- Ordine del giorno della prossima seduta
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNARITA PATRIARCA, legge il processo verbale della seduta dell'11 dicembre 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024.
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI,. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il prossimo Consiglio europeo sarà, di fatto, il primo Consiglio di questa nuova legislatura europea, il primo presieduto dal nuovo Presidente António Costa che ha manifestato a me e agli altri Capi di Stato e di Governo la volontà di rendere i lavori del Consiglio più snelli e concreti, focalizzando maggiormente l'attenzione su dibattiti di carattere strategico ed evitando, invece, di addentrarsi, anche nelle conclusioni, in questioni di dettaglio che possono essere più efficacemente affrontate nei tavoli negoziali e consiliari. È personalmente una impostazione che condivido molto perché, oggi più che mai, di fronte a sfide sempre nuove e sempre più complesse e stante il concreto rischio di marginalizzazione, se non addirittura di irrilevanza, che l'Unione europea fronteggia in diversi ambiti, settori e quadranti geopolitici, abbiamo bisogno di focalizzare la nostra attenzione su quale debba essere, invece, la missione dell'Europa, partendo dalle ragioni profonde che ci tengono insieme.
Questo sarà anche il primo Consiglio europeo dopo l'insediamento della nuova Commissione e proprio da qui vorrei partire. L'ultima volta che sono venuta in quest'Aula dovevamo ancora attraversare il percorso parlamentare necessario alla conferma del Collegio dei commissari, proposto e guidato, per la seconda volta, da Ursula von der Leyen. Certamente non si è trattato di un percorso semplice né immune da polemiche politiche anche aspre, ma al termine di quel percorso mi sento di poter dire con orgoglio: missione compiuta .
Un italiano è stato nominato Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, un politico di valore, stimato in Italia e in Europa. A lui, a Raffaele Fitto, è stato affidato un portafoglio importante che vale complessivamente circa 1.000 miliardi di euro, tra i fondi delle politiche di coesione del bilancio 2021-2027, circa 400 milioni di euro ai quali vanno sommati quelli della nuova programmazione che verrà in ogni caso definita da questa Commissione, e le risorse del , circa 600 milioni di euro, competenza che Fitto condividerà con il Commissario Dombrovskis. Così come la Vicepresidenza esecutiva assegnata al Commissario italiano non è, per noi, semplicemente un titolo onorifico, ma è piuttosto uno strumento concreto che consentirà al Commissario italiano di supervisionare e coordinare le politiche dell'Unione europea in settori strategici come l'agricoltura, la pesca, i trasporti, il turismo, l'economia del mare e l' sociale; settori nei quali una sensibilità italiana può certamente contribuire a riportare il dibattito su un approccio pragmatico, superando quella deriva ideologica e dogmatica che Bruxelles ha mostrato in troppi ambiti negli ultimi anni.
Credo che tutti in quest'Aula possiamo riconoscere come il ruolo assegnato all'Italia nella nuova Commissione sia adeguato al peso della nostra Nazione in Europa: è un risultato che conferma la centralità dell'Italia nel nuovo contesto europeo e, dal mio punto di vista, anche la capacità del nostro Governo di far valere le ragioni dell'Italia; ma si tratta anche di un riconoscimento personale per Raffaele Fitto e per gli ottimi risultati che ha raggiunto in questi due anni da Ministro della Repubblica italiana. Se oggi l'Italia è al primo posto in Europa per obiettivi raggiunti e avanzamento finanziario del Piano nazionale di ripresa e resilienza, lo si deve soprattutto all'ottimo lavoro svolto da lui e dai suoi uffici, oltre che all'impegno di tutti i Ministri e di tutti i livelli istituzionali del sistema Italia nel suo complesso .
Come sapete, questa difficile eredità è stata raccolta dall'onorevole Tommaso Foti, una persona seria e capace che quest'Aula ha imparato a conoscere, al quale rinnovo, a nome dell'intero Governo, i migliori auguri di buon lavoro .
Direi in sostanza che, nonostante vi sia ancora chi, non curante della realtà, continua a ripetere il mantra di un presunto isolamento internazionale dell'Italia, i fatti sembrano dimostrare l'esatto contrario. Il Governo italiano è sempre più indicato dagli osservatori internazionali come centrale in numerose dinamiche ed è un cambiamento in positivo che, al di là delle personali convinzioni politiche, dovrebbe inorgoglire ogni sincero italiano, così come l'Italia è sempre più protagonista nei nuovi formati di dialogo che nascono in Europa per cercare di affrontare in modo pragmatico e concreto i numerosi strategici che stiamo discutendo: penso alla riunione sulle migrazioni, inaugurata a margine dello scorso Consiglio europeo nella sede della delegazione italiana a Bruxelles, un promosso da Italia, Danimarca e Paesi Bassi che raccoglie diverse Nazioni, al quale partecipa anche la Presidente della Commissione europea, per fare stato dell'avanzamento della nuova politica migratoria dell'Unione e ragionare insieme su soluzioni innovative.
Ma penso anche al Vertice Nord-Sud sulla sicurezza, che si svolgerà nei prossimi giorni in Finlandia, promosso dal Primo Ministro Orpo, al quale l'Italia è stata invitata a partecipare insieme ai Primi Ministri di Grecia e Svezia e all'Alto rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Mi sono soffermata su questi aspetti perché mi piacerebbe che insieme provassimo a fare un salto di livello, nel nostro dibattito sull'Europa, nel merito delle scelte da compiere e sul ruolo che l'Italia deve svolgere.
È un fatto che la nostra straordinaria condizione di stabilità - straordinaria non solo rispetto al passato della nostra Repubblica, ma anche rispetto alle turbolenze politiche che diverse grandi Nazioni europee si trovano ad affrontare - sia un importante capitale, che l'Italia può e deve saper mettere a frutto e che è nel nostro interesse nazionale saper evidenziare in ogni occasione.
Consolidare l'idea di un'Italia stabile consente di rafforzare la nostra cooperazione con i , consente di attrarre maggiori investimenti esteri, consente di lavorare per riportare a casa i nostri troppi cervelli in fuga, ai quali dobbiamo provare, insieme, a regalare un nuovo gratificante sogno in patria .
Naturalmente, il primo dovere per garantire questa stabilità spetta alla maggioranza, che approfitto per ringraziare della compattezza che sta dimostrando nella quotidiana azione di Governo e nell'attività parlamentare, ma il valore aggiunto dato da questa stabilità è certamente una carta preziosa da giocare anche all'interno del Consiglio europeo. Detto questo, il Consiglio di giovedì verrà preceduto, nella giornata di mercoledì, dal Vertice dell'Unione europea con i Balcani occidentali. Grazie anche all'Italia, l'adesione delle Nazioni dei Balcani occidentali è oggi in cima alle priorità dell'Unione europea. Parliamo di Nazioni che si trovano nel cuore del nostro continente, che sono europee per storia e per questo siamo convinti che il loro ingresso nell'Unione sancirebbe finalmente il completamento della riunificazione dell'Europa.
È arrivato il momento di riconoscere concretamente i progressi che hanno compiuto e di premiare i loro sforzi, continuando a lavorare anche con loro per la stabilità e la sicurezza europea. Il Consiglio europeo si occuperà quasi esclusivamente, come è giusto che sia, delle grandi crisi geopolitiche che stanno attraversando e sconvolgendo il nostro tempo, a partire, ovviamente, dall'Ucraina. Il 19 novembre scorso abbiamo ricordato i mille giorni dell'eroica resistenza ucraina alla guerra di aggressione russa.
L'Italia ha ribadito, in ogni occasione internazionale, il proprio sostegno alla legittima difesa dell'Ucraina, alla sua indipendenza, alla sua sovranità territoriale: principi a cui abbiamo ispirato anche la nostra azione come Presidenza G7, nel corso della quale abbiamo raggiunto l'accordo per mettere a disposizione di Kiev una linea di credito da 50 miliardi di dollari, un prestito che sarà presto erogato e che sarà garantito dagli extraprofitti sui beni russi immobilizzati in Europa. Si è trattato di un lavoro estremamente complesso, che ha portato a un risultato estremamente importante. Si è trattato di un successo della Presidenza italiana del G7.
In questa fase, desta particolare preoccupazione la sistematica azione russa volta a colpire le infrastrutture energetiche ucraine in vista dell'inverno. Garantire la loro sicurezza, così come quella della centrale nucleare di Zaporizhzhia, è per noi un obiettivo fondamentale. L'Italia continua, inoltre, a sostenere finanziariamente e politicamente le iniziative europee in favore dell'Ucraina, partecipando alla missione militare di addestramento EUMAM, alla missione civile di assistenza EUAM e al sostegno militare, tramite lo Strumento europeo per la pace.
La fine della guerra e la costruzione di una pace giusta, complessiva e duratura, fondata sui principi della Carta ONU, rimangono i nostri obiettivi, perché è interesse vitale dell'Italia e dell'Europa il mantenimento di un sistema di regole basato sul rispetto del diritto internazionale. Come ho già detto tante volte in quest'Aula, da membro dell'opposizione e da Capo del Governo, non c'è alcuna convenienza per noi a vivere in un mondo basato sulla forza delle armi e della sopraffazione. Vogliamo continuare a spendere ogni energia in questa direzione, coinvolgendo in questo sforzo anche altri attori globali, per giungere il prima possibile a una pace giusta.
Proprio per questa ragione, l'Italia continuerà a fare la propria parte anche nel rafforzamento delle sanzioni, assistendo le imprese che svolgono la loro attività nel rispetto delle stesse. Abbiamo sostenuto la recente adozione del quindicesimo pacchetto di sanzioni, mentre già un sedicesimo è in corso di elaborazione. L'incontro che avrò con il Presidente Zelensky alla vigilia del Consiglio europeo, insieme ad altri europei e al Segretario generale della NATO, Rutte, permetterà di ribadire questi principi e di riaffermare la linea di azione comune. Si tratta di un'occasione importante anche per discutere del futuro del conflitto, mantenendo uno stretto coordinamento sui prossimi passi da compiere.
Come sempre, guardare al futuro dell'Ucraina significa anche immaginare la sua ricostruzione, che va sostenuta insieme alle istituzioni finanziarie internazionali e al settore privato. Il 10 e l'11 luglio 2025 l'Italia ospiterà la Conferenza sulla ricostruzione, importante evento sul quale il Governo è già al lavoro e per il quale conta sul sostegno di tutte le forze politiche e di tutto il sistema Italia. Ma pace e ricostruzione non sono una priorità solamente in Ucraina, anche il Medio Oriente merita una prospettiva di stabilizzazione da questa crisi permanente in cui è precipitato, ulteriormente complicata da ciò che abbiamo visto accadere in Siria in pochi giorni.
La caduta del regime di Bashar al-Assad è una buona notizia, giustamente celebrata dalla popolazione siriana dopo oltre un decennio di guerra civile. Le forze ribelli che si sono affermate sono eterogenee, hanno una diversa estrazione e interessi potenzialmente contrastanti. C'è ovviamente preoccupazione per il futuro della Nazione. L'Italia, unica tra le Nazioni del G7 ad avere un'ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire con la nuova siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condivise con i europei e internazionali. I primi segnali sembrano incoraggianti, ma serve la massima prudenza.
Alle parole devono seguire i fatti e sui fatti giudicheremo le nuove autorità siriane. Elemento decisivo sarà l'atteggiamento verso le minoranze etniche e religiose, e penso, in particolare, ai cristiani , che hanno già pagato un prezzo altissimo e sono stati troppo spesso oggetto di persecuzione. Come ci ha insegnato Papa Benedetto XVI - ma consentitemi di approfittare per fare, a nome del Governo, e penso anche dell'Aula, gli auguri di buon compleanno a Papa Francesco - oggi la libertà religiosa è un bene che appartiene al nucleo essenziale dei diritti dell'uomo, a quei diritti universali e naturali che la legge umana non può mai negare.
La lotta al terrorismo è un altro aspetto determinante di questo scenario, non ci deve essere spazio per un ritorno dell'ISIS o ambiguità verso gruppi che intendano fare della Siria una base per nuovi nuclei terroristici. Di questo intendo parlare a Bruxelles con i europei, anche perché sono convinta che l'Unione europea abbia un ruolo fondamentale da svolgere in Siria, particolarmente in materia di ricostruzione di una Nazione profondamente devastata. I siriani avranno un ruolo guida, ovviamente, nella ricostruzione, ma avranno bisogno del sostegno europeo e internazionale, particolarmente con le Nazioni arabe.
È un tema su cui è urgente non solamente riflettere, ma anche individuare i migliori strumenti di azione. Sullo sfondo, l'annosa questione dei rifugiati siriani: negli scorsi mesi molti rifugiati hanno fatto ritorno in Siria, si è trattato di movimenti che non erano determinati dalla volontà di rientrare in patria, ma dalla necessità di sfuggire agli scontri in Libano. Dopo la caduta di Assad, abbiamo assistito a ulteriori movimenti di ritorno. L'Italia, come sapete, è da tempo impegnata per favorire i ritorni che siano volontari, sicuri, dignitosi, sostenibili, e intende continuare a lavorare in questa direzione con i UE, con le agenzie ONU, prima fra tutte l'UNHCR, che è in prima linea sul e - lo auspico - con le nuove autorità di Damasco.
La recente visita della Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e l'annuncio della prossima conclusione di un'intesa strategica tra UE e Giordania vanno anche in questa direzione, una direzione che è stata promossa con convinzione da parte italiana. Chiaramente, la situazione siriana si inserisce nel più ampio e complesso scenario mediorientale. Il raggiungimento di una tregua in Libano è un importante passo in avanti, sul quale il Governo italiano è stato costantemente impegnato.
L'Italia, come ho avuto modo di confermare anche sabato scorso al Primo Ministro libanese Mikati, farà la sua parte per contribuire al monitoraggio del rispetto dell'accordo e garantire piena sovranità al Libano. Lo faremo soprattutto continuando a lavorare per coordinare il sostegno internazionale alle Forze armate libanesi tramite il comitato tecnico-militare per il Libano, alla cui guida è, non a caso, un generale italiano, e lo faremo con i nostri soldati presenti in UNIFIL che questo Governo non ha mai voluto ritirare proprio perché era consapevole che sarebbero stati fondamentali una volta cessate le ostilità. E consentitemi, in quest'Aula, di inviare, a nome di tutta la Nazione, un ringraziamento sentito e convinto alle donne e agli uomini delle nostre Forze armate in Libano - che, così come hanno sempre fatto e fanno in tutto il mondo, sono rimasti al loro posto, con coraggio e senso del dovere, al servizio della Nazione e della pace.
Un impegno molto forte, quindi, dell'Italia a favore della stabilità e della sovranità libanese, ma è ovvio che anche l'Unione europea può e deve contribuire al nuovo equilibrio nel Paese dei cedri e sono soddisfatta del fatto che, anche su impulso italiano, l'Unione europea abbia, a sua volta, cominciato a sostenere le Forze armate libanesi con un primo contributo di 15 milioni di euro, che è stato deliberato lo scorso settembre.
Al contempo, occorre mantenere alta l'attenzione su Gaza. Rinnoviamo la nostra richiesta forte per un immediato cessate il fuoco basato sul non più rinviabile rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas e sulla fornitura di un'assistenza umanitaria adeguata a Gaza.
L'Italia è in prima linea nel sostegno alla popolazione civile palestinese. Abbiamo stanziato 70 milioni per la risposta alla crisi e con l'iniziativa abbiamo organizzato due voli umanitari per oltre 100 tonnellate di aiuti. Ma il nostro obiettivo non è solo l'assistenza immediata: il nostro obiettivo in prospettiva è di contribuire alla stabilizzazione e alla ricostruzione materiale e sociale della Striscia e dobbiamo continuare a lavorare per la ripresa di un processo politico credibile. Una pace giusta e sostenibile nella regione potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati che garantisca, tanto agli israeliani quanto ai palestinesi, sicurezza e mutuo riconoscimento.
Ho incontrato venerdì scorso il Presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Abbas, al quale ho garantito il sostegno italiano al processo di riforma di quello che è l'unico interlocutore possibile della Palestina e al quale ho ribadito la convinzione che debba essere l'Europa a giocare il ruolo di protagonista nell'impulso a una soluzione strutturale e definitiva per la questione israelo-palestinese. Il Presidente Abbas, dal canto suo, ha ringraziato l'Italia che l'Autorità nazionale palestinese considera una Nazione amica per la sua postura equilibrata e per il suo impegno in prima linea.
Sempre a proposito di sicurezza, voglio brevemente ricordare anche che l'Italia continua a mantenere alta l'attenzione sulla sicurezza della navigazione nel mar Rosso grazie soprattutto al nostro ruolo di punta nella missione navale Aspides. In Consiglio europeo discuteremo poi anche del rapporto predisposto dall'ex Presidente della Repubblica finlandese, Sauli Niinistö, sul rafforzamento della preparazione civile e militare europea in materia di pronto intervento. Un rapporto che evidenzia la necessità di moltiplicare gli sforzi per assicurare all'Unione europea una maggiore preparazione in tutti i settori di riferimento per rafforzare le nostre capacità di reazione e garantire la nostra sicurezza in qualsiasi scenario.
L'Italia è più che interessata a contribuire al dibattito politico sul futuro ruolo dell'UE come gestore di crisi e come fornitore di sicurezza, partendo non tanto da proposte legislative della Commissione, che in questa fase rischierebbero di essere premature, ma dalla necessità di massimizzare l'impatto combinato degli sforzi nazionali ed europei nella gestione delle crisi, in linea con il principio di sussidiarietà. In particolare, l'Italia non è disposta a rinunciare a un'eccellenza nazionale come quella rappresentata dalla nostra Protezione civile , ma possiamo senz'altro condividere la nostra esperienza e il nostro saper fare con i nostri .
Un'importante discussione strategica sarà poi dedicata al macro-tema: l'Unione europea nel mondo. L'interazione sempre più stretta tra le crisi e le guerre che ci circondano, disegnando un arco di instabilità che va dall'Artico al Sahel, impone una lettura di insieme e maggiori sforzi per rilanciare il ruolo globale dell'Unione europea, a partire da un suo rinnovato dialogo con tutti i basato sul rispetto e non su un approccio paternalistico. E chiaramente, un'Europa che abbia la pretesa di essere più forte e più autonoma non può prescindere da un comune impegno per rafforzare la sua difesa, costruendo finalmente un pilastro europeo della NATO da affiancare a quello nordamericano, con pari peso e pari dignità. Il nostro impegno nei confronti dell'Alleanza atlantica rimane la pietra angolare della nostra sicurezza, ma certamente l'Europa deve puntare ad avere un ruolo maggiore al suo interno.
Per fare questo è però vitale progredire rapidamente sulla strada dell'autonomia strategica aperta e cercare soluzioni innovative per garantire fondi adeguati agli investimenti necessari, ad esempio, avviando un dibattito concreto sulla possibilità di emettere obbligazioni europee per gli investimenti nella difesa, continuando a spingere per l'esclusione degli investimenti sulla difesa dal calcolo del rapporto deficit/PIL del Patto di stabilità.
Anche in questa chiave è indispensabile mantenere un approccio pragmatico, costruttivo e aperto con la nuova amministrazione Trump, sfruttando le aree di potenziale e fruttuosa cooperazione UE-USA e cercando di prevenire diatribe commerciali che certamente non farebbero bene a nessuno. A proposito di commercio internazionale, non voglio sottrarmi a fornire uno spunto di riflessione su un tema di forte dibattito in questi giorni che è la questione dell'Accordo UE-Mercosur, anche se non sarà all'ordine del giorno del Consiglio europeo.
L'Italia condivide la priorità geopolitica di tornare a investire su una forte presenza europea in America latina: un continente di cultura molto simile alla nostra, che rischiamo di abbandonare alla penetrazione politica ed economica di attori globali non occidentale. Una prospettiva già in atto che indebolisce l'Europa e l'Occidente, in un contesto globale in cui le crisi regionali e la forte spinta del sud globale e dei BRICS portano a ridiscutere gli assetti di un mondo non più soltanto multipolare ma profondamente frammentato.
Il problema che si pone oggi non è quindi l'opportunità geopolitica di procedere verso una nuova stagione di accordi di cooperazione politica e commerciale con i Paesi terzi, quanto la sostenibilità dell'impatto di questi accordi su alcuni settori, come l'agricoltura, che hanno spesso pagato il prezzo più alto con l'apertura del mercato europeo a prodotti realizzati in Paesi terzi, nei quali non vengono rispettati gli stessi standard ambientali e di sicurezza alimentare che imponiamo ai nostri produttori .
L'accordo UE-Mercosur deve quindi offrire garanzie concrete e opportunità di crescita anche al mondo agricolo europeo, la cui redditività e competitività è stata in questi anni minata da una devastante deriva ideologica. In questi anni ci siamo battuti affinché gli agricoltori non venissero più trattati da nemici dell'ambiente ma da ciò che sono, ovvero i primi custodi della natura, e ci siamo battuti per far cadere l'assurda contrapposizione tra sostenibilità ambientale e competitività che quella deriva ideologica aveva imposto. Importanti segnali sono arrivati in questo senso, ma c'è ancora molto da lavorare e dunque non possiamo ignorare le preoccupazioni del nostro settore agricolo.
Vanno attuati meccanismi efficaci di salvaguardia, incluso un sistema di adeguate compensazioni per le filiere che dovessero essere danneggiate. Stiamo studiando con attenzione l'intesa preliminare chiusa la scorsa settimana dalla Commissione europea a Montevideo e sosterremo con convinzione le nostre posizioni, prendendo il tempo necessario a valutare se le nostre richieste verranno soddisfatte. In assenza di questo indispensabile riequilibrio, il sostegno dell'Italia non ci sarà perché siamo convinti che l'Accordo UE-Mercosur debba portare vantaggi per tutti e non solo per alcuni.
Nel frattempo, continueremo a batterci con forza e con coerenza a sostegno di un'agricoltura europea forte e competitiva. La sovranità alimentare europea rimane una risorsa strategica alla quale l'Europa non può e non deve rinunciare.
Rimane poi centrale il tema delle relazioni con l'Africa: una vera e propria priorità nell'agenda internazionale dell'Italia, come dimostrato dalla centralità che vi abbiamo voluto attribuire nell'ambito della Presidenza del G7 che sta per concludersi.
Consentitemi, su questo punto, di rinnovare la mia soddisfazione per le iniziative ad alto potenziale lanciate in ambito G7 sotto la nostra Presidenza - l'sulla produzione agricola, la in Africa per lo sviluppo dell'energia verde, l'sull'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici -, ma, soprattutto, per la condivisione dell'impegno italiano a costruire, non solo con l'Africa, ma con tutto il Sud globale, un nuovo modello di cooperazione e di sviluppo, da pari a pari. Credo che questa sia una delle eredità più importanti della Presidenza italiana, che si concluderà formalmente tra pochi giorni.
È stato un anno importante, ma, in chiusura della nostra Presidenza del G7, voglio ringraziare, anche di fronte a quest'Aula, tutti coloro che hanno lavorato con dedizione per il successo dell'Italia, un successo che viene riconosciuto anche pubblicamente da tutti i nostri alleati , da tutte le Nazioni che hanno partecipato al dei , alle 23 riunioni ministeriali. Voglio ringraziare per questo anche tutti i Ministri e, particolarmente, il Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani .
Il nostro Piano Mattei, che è già in fase di attuazione avanzata, continua a raccogliere interesse tra i nostri . Non è un Piano di questo Governo, ma è piuttosto un'iniziativa di interesse nazionale e, a mio avviso, è un'iniziativa di interesse europeo. Anche per questo, stiamo lavorando per europeizzare e internazionalizzare sempre più questa iniziativa, rafforzando la sinergia, da una parte, con il dell'Unione europea e, dall'altra, con la , che è stata lanciata in ambito G7.
Un nuovo partenariato tra l'Unione europea e le Nazioni africane è fondamentale per affrontare le sfide globali comuni. Tra queste, come sempre, naturalmente, c'è anche il governo dei flussi migratori, a maggior ragione oggi, con la nuova crisi siriana, che rischia di generare nuovi flussi.
La lotta al traffico di esseri umani resta per noi fondamentale. Abbiamo accolto con favore la nuova direttiva europea in materia di traffico di esseri umani, che amplia la fattispecie di reato, ricomprendendo anche lo sfruttamento della maternità surrogata. Dall'altra parte, siamo impegnati nel negoziato per la nuova direttiva anti-traffico di migranti, al fine di rafforzare il quadro normativo europeo sulla materia. Il lavoro svolto finora per rafforzare la collaborazione dell'UE con alcune Nazioni di origine e transito - penso alla Tunisia, ma non solo - ha contribuito a una diminuzione dei flussi irregolari del 60 per cento rispetto al 2023 lungo la rotta del Mediterraneo centrale. Continuare in questa direzione è l'unico modo per contenere gli arrivi irregolari, diminuire le tragedie nel Mediterraneo, rendere più sicure le frontiere esterne dell'UE e affrontare le cause profonde della migrazione.
L'Italia ha avuto un ruolo decisivo nell'avviare il dibattito in corso a livello UE sulla ricerca di soluzioni innovative al fenomeno migratorio, soprattutto per quello che riguarda la politica dei rimpatri. Consideriamo improcrastinabile una revisione della direttiva rimpatri e un'accelerazione della Commissione sulla revisione del concetto di Paese terzo sicuro Così come consideriamo importante anticipare il più possibile quanto previsto dal nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro, anche al fine di fare definitiva chiarezza su un argomento che è stato oggetto di recenti provvedimenti giudiziari dal sapore ideologico, che, se fossero sposati nella loro filosofia di fondo dalla Corte di Giustizia UE, rischierebbero di compromettere, almeno fino all'entrata in vigore del 2026 delle nuove regole UE in materia di procedure di asilo, le politiche di rimpatrio di tutti gli Stati membri : una prospettiva preoccupante e inaccettabile, che occorre prevenire con determinazione.
Allo stesso modo, continueremo a lavorare con i 15 Stati membri firmatari della lettera con la quale si chiedeva alla Commissione di individuare soluzioni innovative per contrastare l'immigrazione illegale e agli altri 4 che, nel frattempo, hanno chiesto di partecipare ai gruppi tecnici di lavoro nati a seguito di quella iniziativa. Tra queste soluzioni innovative, c'è, ovviamente, anche il Protocollo tra Italia e Albania. E voglio ribadire, anche in quest'Aula, che intendiamo andare avanti nell'attuazione di questo Protocollo, nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee .
Infine, nel prossimo Consiglio europeo non tratteremo dei temi più strettamente economici, ma, ovviamente, rimane centrale la questione della competitività. Consentitemi di fare un passaggio anche su questo. Dando seguito ai Rapporti Letta e Draghi, la Presidenza di turno ungherese dell'UE ha organizzato, il mese scorso, un Consiglio europeo informale, da cui è scaturita la Dichiarazione di Budapest. È un documento ambizioso, che sancisce un nuovo patto per la competitività europea e fissa obiettivi condivisi per colmare il divario che l'Europa ha accumulato in termini di produttività e innovazione con i suoi concorrenti globali.
Allora, parlando di competitività, voglio cogliere l'occasione per un importante aggiornamento sul lavoro che il Governo sta facendo su un tema davvero molto importante, che sta animando anche il nostro dibattito nazionale: mi riferisco, segnatamente, alla crisi dell'. Parliamo, come tutti sappiamo, di un settore fondamentale per il futuro e per la competitività dell'industria europea. Eppure, il quadro che abbiamo davanti oggi è un quadro tutt'altro che positivo. Le cause all'origine delle difficoltà del settore sono diverse e, tra queste, figura certamente l'aver imposto un modello di decarbonizzazione basato unicamente sull'elettrico, che, se fosse confermato, rischierebbe di portare al collasso l'intera industria automobilistica europea. Per questo motivo, come Italia, insieme alla Repubblica Ceca e con il sostegno di altri europei, ci siamo fatti promotori di un'importante iniziativa finalizzata a proporre una strategia alternativa. Lo scopo di questa nostra iniziativa, contenuta nel per una nuova politica europea per l', promosso dal Ministro Urso, è di fornire idee e spunti per agire con urgenza a livello europeo e scongiurare conseguenze irreversibili.
Chiediamo nell'immediato la sospensione delle multe nei confronti delle case costruttrici, multe che stanno già portando alla chiusura di importanti stabilimenti, proprio per evitare di incorrere in quelle penalità , ma, nel medio periodo, ci diamo l'obiettivo più ambizioso di riaprire il capitolo della neutralità tecnologica, rendendo utilizzabili tutte le tecnologie mature che possano contribuire alla riduzione delle emissioni inquinanti.
Cogliamo con favore le aperture che stanno emergendo in questi giorni dalle parole del Commissario europeo all'industria Séjourné, nonché da importanti gruppi politici al Parlamento europeo. Ci auguriamo di poter fare ulteriori e significativi passi avanti per correggere una traiettoria sbagliata, che sta causando fortissime difficoltà. Colleghi - e vado alla conclusione -, il prossimo Consiglio europeo celebra anche un anniversario simbolico molto importante: sono trascorsi, infatti, 50 anni dal primo Consiglio europeo della storia. Era il 1974 quando i Capi di Stato e di Governo dell'allora Comunità europea decisero, nel corso del Vertice di Parigi, di formalizzare la prassi di riunirsi periodicamente per confrontarsi sulle priorità comuni e delineare insieme l'indirizzo politico dell'Unione.
Da allora, il mondo è profondamente cambiato, l'Europa è profondamente cambiata, l'Italia è profondamente cambiata. Quello che non può e non deve cambiare, invece, è il bisogno di un'Europa che sia consapevole del ruolo che ha nella storia. Non sempre il continente ha dimostrato di saper coltivare questa consapevolezza, offuscato, com'è stato a volte, da dannosi schemi ideologici e dalle troppe regole imposte, forse proprio per sopperire alla debolezza di visione e di strategia. In fondo, se tornassimo indietro a quel 1974, troveremmo un'idea d'Europa molto diversa da quella che, spesso, abbiamo visto realizzare.
Disse Aldo Moro, che partecipava in rappresentanza dell'Italia in quel consesso, che l'Europa è il luogo in cui le Nazioni diventano più grandi, senza perdere la loro anima. È una casa comune per le differenze
È una lettura che condivido, è una lettura che condivido molto più di letture che ho sentito dare decisamente più di recente. E, allora, forse, per andare avanti dobbiamo, soprattutto, tornare all'origine del progetto, e credo che questa legislatura europea ci dia l'occasione storica per farlo, perché le crisi, come sempre, nascondono anche delle opportunità. Sta a noi saper cogliere quelle opportunità, e l'Italia, ovviamente, intende fare la sua parte fino in fondo. Vi ringrazio .
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 11,35, al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei ministri di consegnare il testo delle comunicazioni, testé rese, presso il Senato della Repubblica.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il deputato Giuseppe Provenzano. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Presidente del Consiglio, sarà - lo ha ricordato - il primo Consiglio presieduto da António Costa. Noi gli auguriamo buon lavoro; è un amico, un uomo del Sud e sarà fondamentale per accompagnare l'Europa in anni cruciali, e lo saranno soprattutto dopo le elezioni americane. Lì ha vinto un suo amico che però, piccolo particolare, è un nemico dell'Europa. Anche questa è una sfida e, a tratti, una minaccia, che si aggiunge alle molte e gravi che dovremo fronteggiare sul piano geopolitico, strategico e commerciale. La nuova Commissione sarà attrezzata a farlo? E l'Italia? Sono tempi che avrebbero bisogno di un'Europa e di un'Italia unite e forti e voi siete un ostacolo all'una e all'altra.
Anche von der Leyen sta commettendo molti errori: il principale è aver reso la nuova Commissione più fragile e lo ha fatto indebolendo i commissari, allentando il vincolo politico con il Parlamento europeo e replicando una logica governativa che frena l'integrazione, e parte del problema - Presidente, spiace dirlo - siete stati voi, ma la vostra strategia sarà studiata nei manuali di scienza politica: è l'unico caso nella storia di un allargamento che restringe i voti; la Commissione passa con appena 10 voti di scarto, ma le vostre contraddizioni restano. Non so cos'è accaduto ai colleghi della Lega oggi - spero nulla di grave - per spiegare quest'assenza, ma lei ha esultato per una missione compiuta. Lo può fare senza la sua maggioranza, Presidente: la Lega ha votato contro Fitto e le istituzioni europee rischiavano di impantanarsi.
Noi, prima forza progressista in Europa, non potevamo permetterlo e per questo abbiamo dato il via libera, ma proprio per questo ora non faremo sconti su errori e inadeguatezze che già si manifestano e che con Trump rischiano di aggravarsi. Il protezionismo potrebbe costare all'Unione l'1 per cento di PIL e il danno per l'Italia, che già con voi si è fermata, potrebbe essere ancora più grave. Lei è caduta nella trappola della bilateralizzazione dei rapporti con l'America: vuole fare l'amica e l'americana per qualche sconto sui dazi, ma il grave impatto sull'Italia di una crisi europea - lo vede con le ricadute sulla produzione industriale della crisi tedesca? - dimostra che questa è una strada sbagliata.
La risposta doveva essere investimenti comuni e politica industriale. Voi avete rinnegato la svolta compiuta durante la pandemia, negoziato male un accordo sul Patto di stabilità, che ora ci lascia scoperti, e affossate i progetti europei di rilancio dell', rifiutando, qui sì, ideologicamente un che dovrebbe accompagnare alla reindustrializzazione. Vede, Presidente, ogni tanto bisogna guardare al mondo fuori dai tappeti rossi, dalle , dalle cene di gala, dalla saga dell'ultradestra globale andata in scena ad Atreju, un mondo, per usare le parole di ieri del Presidente Mattarella, in cui si affacciano nuovamente, con ricette stantie, le sirene del settarismo nazionalistico.
È il ritorno del nazionalismo che mette in crisi le istituzioni multilaterali e l'ordine internazionale, basato sulle regole, e che porta solo disgregazione e conflitti. Non sarà assumendo una mentalità di guerra che ridaremo un ordine al mondo e ritroveremo un nostro ruolo, ma solo se saremo capaci di rimetterci la politica; non lo sta facendo l'Europa e non lo state facendo voi. Noi rivendichiamo la scelta di sostenere l'Ucraina, con ogni mezzo necessario, ancora vittima della criminale invasione di Putin. È una scelta priva di ambiguità, la nostra, ma che andava accompagnata con un'iniziativa diplomatica che, invece, è mancata. Non che il mondo l'abbia notato, ma in questi mesi lei ha presieduto il G7 e questa inerzia, questo rassegnarsi al protrarsi delle guerre, è anche sua responsabilità.
Con un maggiore protagonismo dell'Europa le ragioni dell'Ucraina sarebbero difese meglio a un tavolo negoziale rispetto a quanto si propone di fare Trump. Noi siamo quelli che, con le ragioni della pace, dobbiamo portare anche quelle della giustizia, perché questo è il cuore dell'Europa. È in Medio Oriente, tra l'orrore che dilaga a partire da Gaza, che si sta ridisegnando la mappa politica del mondo e noi non ci siamo. Anche l'Italia poteva fare la sua parte e non l'ha fatta: penso al Libano, dove eravamo stati protagonisti della pace nel 2006. Sa chi era a capo del Governo, Presidente? Romano Prodi , ne abbia rispetto.
Nella tregua, oggi, c'è la Francia, c'è l'America, mentre noi non abbiamo alcun ruolo, ma lì ci sono i nostri soldati, 1.000 soldati. Dov'è il vostro coraggio? Non lo abbiamo visto di fronte agli attacchi voluti dal suo amico Netanyahu. Cosa ha fatto, concretamente, per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza, alla liberazione degli ostaggi israeliani e a fermare il massacro del popolo palestinese? Vuole la verità, Presidente? Lei si è voltata dall'altra parte. Con che faccia ha detto ad Abu Mazen - non Abu Abbas - che lei è contro il riconoscimento della Palestina? Con le astensioni vergognose alle Nazioni Unite e con la delegittimazione, per bocca di Salvini, di La Russa e di altri, della Corte penale internazionale, che lei, invece, ha il dovere di difendere contro gli attacchi che sta subendo, perché è un'acquisizione fondamentale della giustizia internazionale su cui proprio l'Italia ha avuto un ruolo decisivo con lo Statuto di Roma.
Mediterraneo e Medio Oriente sono le priorità che mancano all'Europa e sa chi ha il compito di portarcele? Lei, e non lo ha fatto. Il primo passo, dopo essere sparita per mesi, è stato un passo falso: parlo della Siria. Quando è il momento di avere coraggio e di far valere la tradizione diplomatica italiana, voi vi nascondete dietro agli alleati; quando dovreste avere l'intelligenza di coordinarvi in Europa scartate di lato con furbizia e mettete a repentaglio la credibilità nazionale, mentre ora si vuole coordinare. Perché non l'ha fatto prima?
La verità è che non ci avevate capito nulla, Presidente. Avete lavorato per mesi a normalizzare le relazioni con Assad, avete mandato l'ambasciatore 2 settimane prima della caduta di quel regime criminale. Il Ministro degli Affari esteri, in una conferenza stampa tragicomica, ha informato il mondo che i ribelli sono entrati in ambasciata e si sono portati via 3 macchine. Chiedete a qualcuno che conta di riportarcele indietro almeno. E la vicenda dei servizi deve spiegarcela lei, perché nasce nel contesto del vostro errore politico, compiuto solo per cercare di rispedire i rifugiati in Siria. È questa ossessione dei migranti che vi impedisce di fare una politica estera degna di questo nome, degna dell'Italia .
Questa è l'ossessione che state trasmettendo in Europa, che, dopo avere guardato impotente all'affermazione del disegno neo-ottomano di Erdogan, ha avuto, come unica reazione, la sospensione delle richieste d'asilo: una decisione illegale, immorale, ma soprattutto miope . Non sarò io a ricordarle l'articolo 10 della Costituzione, perché l'hanno fatto altri. Ma si rende conto che immagine diamo al mondo? Una fortezza chiusa, che alterna paura e indifferenza. Lei corre a Bruxelles solo per parlare del progetto Albania, che non ha retto di fronte al diritto. Questo per lei è inaccettabile? L'unica cosa inaccettabile, qui, è l'inutile cattiveria per i naufraghi e la beffa per gli italiani, a cui è costato un miliardo di euro, ed è qualcosa di comico, se non fosse anche tragico - ne parlerà dopo l'onorevole Orfini -, che lei parli di protagonismo dell'Italia, Presidente.
Concludo. Non si confonda, però, lei non è l'Italia. Qui di protagonismo c'è solo la sua smania personale, come quando vola a Parigi per imbucarsi a una cena riservata ai Capi di Stato con Trump e Musk , a cui il suo Governo procura affari pubblici per Starlink, in un inquietante intreccio di interessi privati e sicurezza nazionale.
PRESIDENTE. Concluda. Ha esaurito il suo tempo.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Non veniteci a parlare più di interesse nazionale e di popolo: lei parla solo con gli amici famosi - e chiudo, Presidente - come Milei, a cui è corsa a dare alla cittadinanza.
PRESIDENTE. La ringrazio.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Non so cosa le è successo oggi, sembra un'altra persona, Presidente.
PRESIDENTE. Deve concludere; è un minuto fuori dal tempo.
MAURO ROTELLI(FDI). Chiudi che ci hai convinto!
MARCO OSNATO(FDI). Basta!
MAURO ROTELLI(FDI). Basta!
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Dovrebbe essere la Presidente del Consiglio di tutti, anche di quelli che ha insultato dal palco di Atreju, rabbiosamente…
PRESIDENTE. Non si faccia togliere la parola, deve concludere!
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). …l'altro giorno sembrava Vannacci, ma non è un problema suo, è un problema per l'Italia .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Isabella De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il prossimo Consiglio europeo sarà un Consiglio molto importante per gli argomenti che verranno trattati, ma anche perché si tratta del primo Consiglio europeo dopo delle novità di carattere istituzionale. Mi riferisco al primo insediamento del nuovo Presidente del Consiglio europeo, António Costa, ma anche perché si tratta del primo Consiglio europeo dopo la nuova Commissione europea. A questo proposito, desidero esprimere la soddisfazione per il fatto di avere il nuovo commissario, Raffaele Fitto che abbiamo sostenuto come Forza Italia e lo abbiamo sostenuto nel PPE: è una persona competente.
A questo proposito, vorrei dire, però, due cose: noi tutti siamo orgogliosi di essere italiani, lo manifestiamo in varie circostanze, più volte anche in quest'Aula abbiamo esibito la bandiera italiana, ci siamo accompagnati nell'inno d'Italia. Però, penso anche che bisogna ricordarsi di essere orgogliosamente italiani anche nelle istituzioni europee, quando si tratta proprio di avere un commissario italiano, peraltro con un ruolo così importante come quello di Vicepresidente esecutivo della Commissione europea.
Un'altra considerazione riguarda i padri fondatori dell'Unione europea, perché nel loro intento c'era un intento inclusivo, non era esclusivo, per cui ogni passo che va in una direzione diversa rispetto a questa, rispetto a un progresso, rispetto ad avere una maggioranza più ampia, credo che vada contro quel sogno, che noi tutti oggi ancora coltiviamo. Vengo ora agli argomenti che sono all'ordine del giorno del Consiglio europeo, a partire dall'Ucraina. Ho fatto questa premessa, anche di carattere istituzionale, perché, secondo me, bisogna anche nuovamente affermare la condanna dell'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina, ma anche, al contempo, affermare un sostegno all'Ucraina che sia di carattere multidimensionale.
A questo proposito, è necessario, quindi, che vi sia un intervento di carattere politico-diplomatico, di carattere economico-finanziario, di carattere militare, di carattere umanitario. Quindi, l'aspetto dei diritti umani deve rimanere assolutamente prioritario e ci deve essere assolutamente una condanna di ogni attività illegale di detenzione dei civili ucraini. Oltre a questo, è chiaro, anche una reazione di tipo diverso: abbiamo sentito delle nuove sanzioni che devono essere applicate alla Federazione Russa, insieme anche, però, a un contrasto a tutte quelle attività elusive che vengono fatte nel facilitare addirittura queste elusioni da parte dei Paesi terzi.
Poi l'obiettivo finale, che è quello senz'altro della pace. È un obiettivo importante, alto e nobile, certo difficile, ma dobbiamo guardare anche a una programmazione della ricostruzione, anche in vista del vertice che si terrà a Roma il prossimo luglio. L'offesa russa è stata imponente sotto vari profili, lo è stata anche in modo vile, in modo crudele, che è stato quello dell'attacco al patrimonio culturale. Sappiamo, Presidente, che questo è il modo, purtroppo, per tentare di annientare l'identità di un Paese. Quindi, dobbiamo essere vicini al popolo ucraino anche in questo, anche nel tentare di contrastare la distruzione del patrimonio culturale, perché, come italiani, sappiamo benissimo quanto conti il patrimonio culturale nell'identità di un Paese.
Anche nella ricostruzione siamo fortemente orgogliosi delle imprese italiane, perché sappiamo bene quanto lo spessore, quanto la specializzazione, quanto la qualità della nostra imprenditoria possa un domani - speriamo nel più breve tempo possibile - accompagnare questa ricostruzione. Vengo, però, al tema geopolitico, che è quello di una forte tensione internazionale, come sappiamo. Quindi, credo che sia il momento davvero di concretizzare un obiettivo importante, che è quello della difesa europea, per la capacità di difendersi e la capacità di essere più forti.
Quindi, dobbiamo agire in questa direzione, più volte è stato affermato in sede di Consiglio europeo, e dobbiamo farlo in questa legislatura ormai che si è aperta, perché non possiamo più accontentarci di un'Unione europea che organizza le politiche comuni, dobbiamo avere qualcosa decisamente di più forte.
Quando parliamo di difesa europea, anche qui, certo, è l'obiettivo più facile e più immediato avere l'organizzazione della messa in comune delle Forze armate, ma dobbiamo andare oltre. Allora, penso che, come ben detto dai Ministri Tajani e Crosetto, ci sia anche lo spazio per un rafforzamento in questa direzione, per quel famigerato obiettivo del 2 per cento del PIL nazionale, ma, per poter fare questo, ci deve essere una maggiore flessibilità nei conti e nel Patto di stabilità.
A chi dice che questo è impossibile da raggiungere, rispondo che c'è un precedente, rappresentato dalla comunicazione della Commissione europea del 2015, quando, in risposta alla crisi economica, si consentì il discostamento parziale temporale dal Patto per effetto della possibilità di fare investimenti, per fare riforme di carattere strutturale, oppure, semplicemente, per dare una risposta anticiclica. Quindi, in questa direzione noi possiamo andare. Poi tutto questo è anche coerente con il piano che lei ha citato, che è quello della resilienza, preparazione, ma anche resistenza alle crisi, che è stato denominato “Più sicuri insieme” e che è stato redatto dal consigliere speciale, l'ex Presidente finlandese Sauli Niinistö.
Quindi, Presidente, arriviamo a un concetto nuovo di sicurezza, ma indispensabile, che ci riguarda, che è una sicurezza non solo dell'integrità territoriale, ma anche di difesa dei nostri valori, della nostra economia e della nostra competitività. La situazione in Medio Oriente ci mette di fronte a questa sfida, che è necessaria e che deve portare, certamente, a una soluzione di tipo diplomatico. Accanto a questo, Presidente, vorrei anche dire che è necessario che anche a livello europeo ci sia una costante lotta contro l'antisemitismo e la più ferma condanna della discriminazione e di ogni determinazione contro la comunità ebraica .
Un argomento importante sarà anche quello di come sta l'Europa nel mondo, perché l'Unione europea deve avere, io dico, una diversa statura rispetto al passato, deve stare nel mondo in modo autorevole nello scacchiere internazionale. Per questo, ovviamente, c'è un'attività diplomatica degli Stati, c'è da parte dell'Unione europea, ma ci sono anche altri due canali molto importanti, che hanno a che fare con gli investimenti e con il commercio. È importante, quindi, la presenza in altri contesti mondiali, e questo lo ha ben fatto l'Italia con il Piano Mattei.
Questo, peraltro, è un modello che si inserisce anche nel più ampio programma del , che è un programma settennale che è stato creato nel 2021 e che, in questi 7 anni, vedrà in campo addirittura 300 miliardi, di cui 150 per l'Africa. Per cui tutto quanto si inserisce in questo contesto va esattamente nell'ottica europea degli investimenti, ma anche della cooperazione allo sviluppo. Poi c'è l'aspetto degli accordi commerciali. Perché sono così importanti? Presidente, perché quando un mondo si muove, e si muove nelle materie prime, nelle materie prime critiche, nelle infrastrutture, nella logistica, di fronte a questo non possiamo stare fermi. È ovvio che ci deve essere un contemperamento delle necessità e dei vantaggi, però Forza Italia è a favore dell'accordo commerciale sul Mercosur, ovviamente a queste condizioni negoziali e, in particolar modo, a garanzia delle nostre produzioni agricole.
Verrò, quindi, ad altri due temi che saranno molto importanti, in particolare domani: il Vertice sui Balcani occidentali. Bene, questi Paesi da tempo attendono ormai l'ingresso nell'Unione europea. Ricordo la dichiarazione che fece il precedente Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al Bled Strategic Forum del 2023. Certo, parliamo dello scorso anno, ma fece molto parlare perché dichiarò che l'ingresso era previsto per il 2030. Siamo nel 2025, quindi ormai l'orizzonte temporale è, se vogliamo, anche abbastanza breve, se guardiamo al passato.
Però dobbiamo pensare anche alla delusione di questi Paesi, che, invece, un tempo avevano un orizzonte diverso, che era quello del 2024 e del 2025. Quindi, quello che si chiede è il fatto di avere certamente chiarezza - lei lo ha detto, Presidente, il Governo lo ha detto - anche perché, comunque, con il fatto di avere nuovi Paesi candidati è chiaro che si creano anche altre situazioni di incertezza, soprattutto nel contesto, lo dico spesso, del mercato unico, che deve essere salvaguardato, insomma che si abbia un equilibrio tra tutti gli Stati membri.
Ed infine vi è il tema del Patto sulla migrazione e l'asilo: l'Italia ha avuto il merito di riportare il tema della migrazione e dell'asilo al centro della politica europea, tema che deve essere accompagnato, come ha anche sottolineato nel suo intervento, da una serie di modifiche e di direttive, come la direttiva Rimpatri che deve essere oggetto di aggiornamento. Ma il principio secondo il quale chi arriva in Italia, arriva in Europa, a volte, dobbiamo dirlo, è rimasto un principio e basta, mentre, invece, davvero bisogna arrivare alla concretezza di una responsabilità comune da parte di tutti gli Stati membri. E questo poi deve essere accompagnato dal contrasto alla tratta delle persone, cosa che ovviamente va scongiurata, e all'immigrazione irregolare. Solamente attraverso tutto questo riusciremo a realizzare davvero quell'obiettivo della Convenzione di Dublino e del relativo regolamento.
Concludo con un auspicio: naturalmente credo che ci siano tutti i presupposti; il prossimo sarà un anno importante di sfide che riguardano l'Europa, proprio per l'inizio di questa legislatura, per l'avvio anche del lavoro delle sue istituzioni. Sono certamente sfide importanti, ma sono certa che vi siano anche tutti i presupposti per gli indirizzi che vengono dati dal Consiglio europeo, per la nuova Commissione europea, anche per l'attività dei colegislatori; tutti presupposti per andare nella direzione giusta e quella direzione giusta è la creazione della casa comune dell'Europa voluta dai padri fondatori .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Marattin. Ne ha facoltà.
LUIGI MARATTIN(MISTO). Grazie, Presidente. Buongiorno, Presidente Meloni, lei guida - ha ragione - il Governo più stabile in Europa, forse più per demerito altrui che per merito vostro, ma non importa, è un fatto. Le faccio solo tre domande per sapere come intende usare questo vantaggio comparato. Oggi Antonio Polito, sul lo chiama “il patrimonio”, qualcuno lo chiama “capitale politico”, non importa: come intende usarlo?
Prima questione, il Mercosur: non ho capito quello che lei ha detto. L'intesa è fatta, non si può cambiare. In cosa esattamente intende modificare quello ? Il libero mercato fa bene, Presidente Meloni, non gliel'ha detto Milei l'altra sera? E ha un precedente. Il CETA - l'accordo simile fatto col Canada, che tutti, a partire da Coldiretti, dicevano che avrebbe distrutto la nostra economia - ha creato un di esportazioni e di posti di lavoro. Presidente, il libero mercato fa bene. Non abbia paura, non ceda al populismo, non ceda al conservatorismo: quell'accordo va appoggiato.
Secondo punto: in Europa questo capitale politico lei intende usarlo per chiedere un inutile scorporo di alcune spese dal - che non glielo daranno mai e sarebbe dannoso, perché i bilanci quelli sono, non vale la pena fare bilanci paralleli - o vuole chiedere con forza, perché anche questo non ho capito, che la scadenza del 2035, per la fine del motore endotermico, venga rimandata? E che l'agenda Draghi, con l'integrazione dei mercati, a partire dal mercato unico dei capitali, venga assunta come priorità al prossimo Consiglio europeo?
Terza e ultima cosa: in Italia, la seconda parte di legislatura, Presidente Meloni, non rincorra il populismo, non rincorra i , non fate come stanotte, che avete ceduto al populismo sulla sacrosanta norma sull'indennità dei Ministri. Le proponiamo un patto sulla produttività, la seconda parte di legislatura la dedichi a un grande patto, come quello del 1993, ma sulla produttività: detassazione per le aziende piccole che si fondano, detassazione degli aumenti retributivi sulla contrattazione di secondo livello. E, terzo, Presidente, si faccia crescere le basette, come Milei: nei prossimi tre anni di legislatura due punti di PIL di taglio della spesa pubblica da destinare a due punti di riduzione della pressione fiscale. Presidente, coraggio, !
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stefano Candiani. Ne ha facoltà.
STEFANO CANDIANI(LEGA). No, Presidente, la prego, non si faccia crescere né le basette, né la barba, se no somiglierebbe a Marattin, il che non sarebbe un augurio e . Presidente, vede, prima qui, in Transatlantico, un giornalista mi chiedeva: “che opinione ha sull'intervento fatto dal Presidente Meloni?”. E ho risposto in maniera molto sintetica: l'ho apprezzato, perché è un intervento molto pragmatico che tiene conto di una situazione che non si può negare.
Anzi, mi stupisce sempre molto ascoltare qualche telegiornale italiano nel quale c'è una narrazione quasi del “tutto va bene”, che è surreale quanto una giornata nevosa nel mese di agosto. È ovvio che, in questo momento, in Europa le cose non vanno bene, perché non è la questione solo della Commissione europea che si è creata dopo molti mesi di stallo, ma è anche la questione di Paesi come la Francia che sono instabili, quanto a Governo, la Germania che è in crisi e dovrà andare alle elezioni, la Spagna che è in crisi. Ecco, questo ovviamente ci porta a descrivere uno scenario probabilmente di nei prossimi mesi, temo anche nei prossimi anni, per quanto riguarda l'Unione europea.
In questo scenario, indubbiamente, lei, Presidente Meloni, presiede un Governo e ha una maggioranza stabile come nessun altro Paese in Europa oggi . Questo è un punto di partenza importante, in termini proprio di squisita osservazione politica, ma è anche una responsabilità molto forte perché, chiaramente, c'è un'opportunità di che il nostro Paese ha e probabilmente, in passato, così non ha mai avuto. È evidente, poi, che bisogna confrontare il tutto anche con quanto sta per accadere oltreoceano. Nei prossimi mesi si insedierà il nuovo Governo americano, ci sarà una nuova Presidenza Trump, cambieranno anche le visioni rispetto allo a livello mondiale.
Ci auguriamo che questo possa produrre una giusta chiusura del conflitto tra la Russia e l'Ucraina; ci auguriamo che questo possa preludere a una stabilizzazione nello scacchiere mediorientale; ci auguriamo che questo possa corrispondere anche a un raccordo tra l'Europa e gli Stati Uniti, con l'Italia a condurre partite politiche che, altrimenti, se gestite in maniera ideologica dalla Commissione europea, come stiamo vedendo anche in queste ore per quanto riguarda il Mercosur, rischiano di mettere l'Unione europea e l'Italia in grave difficoltà quanto al rischio di subire sanzioni economiche e contraccolpi. Quindi, l'apprezzamento che ho dato prima al giornalista riguardo al suo intervento mutuava, appunto, da queste considerazioni: pragmatismo e consapevolezza sia del ruolo che deve giocare l'Italia, sia di quelle che sono le difficoltà che dobbiamo affrontare a livello europeo. Un livello europeo che non può essere in continuità rispetto ad ubriacature ideologiche, come quelle che hanno caratterizzato la visione della transizione , che stanno dando - cosa che avevamo denunciato anzi tempo e abbondantemente in anticipo - danni enormi alla nostra economia e a quella degli altri Paesi europei , perché stiamo parlando di scelte, come quelle sull' stiamo parlando di scelte, come quelle legate all'efficientamento energetico, svincolate dalla realtà, che non solo non possono essere sostenute economicamente dal nostro e dai nostri Paesi, ma addirittura hanno creato un indebito vantaggio a un gigante economico come la Cina, che oggi paghiamo carne salata. Quindi, troppa retorica europeista e troppa euro-esaltazione autoreferenziale non va bene; va bene invece il pragmatismo che abbiamo letto nelle sue parole.
Presidente, c'è una necessità ovviamente, che è quella anche di essere molto concreti quando si parla del tema “disinformazione”. Attenzione, perché noi siamo portatori di valori positivi; non vorrei che - mutuando ovviamente da quanto è accaduto in alcuni Paesi dell'Est europeo - oggi si possa instaurare, chiamiamola così, una dittatura del controllo, una censura preventiva sull'opinione, sul diritto di parola, sulle libertà, a partire da quella fondamentale di espressione del pensiero. Attenzione! Attenzione, Presidente Meloni, perché abbiamo subito troppe volte la dittatura della sinistra che, quando perde alle urne, condiziona, poi, attraverso i mezzi di informazione - quelli sì, veramente lontani dalla realtà -, l'opinione della gente fino a deformare la realtà.
Ecco, questa disinformazione rispetto a chi si arroga il diritto di dare la patente di legittimità a chi è nel giusto o a chi è nello sbagliato ci fa molta paura e diciamo anche a lei: attenzione a non assecondare, per quieto vivere, impostazioni europee che sono in questa direzione; a favorire, attraverso regole che vincolano e bloccano l'espressione dell'opinione, una sinistra che è perdente a livello continentale.
C'è un vecchio detto:
Attenzione, perché quando si mette qualcuno a stabilire chi sia nel bene e chi nel male, bisogna essere consapevoli che questo qualcuno va controllato, altrimenti siamo all'autoreferenzialità, con il rischio realmente di perdere il controllo delle nostre libertà.
Abbiamo parlato prima della transizione . Nella risoluzione di maggioranza che presentiamo in maniera molto chiara è scritto che deve esserci sostenibilità delle scelte europee. Non possiamo trascurare quello che sta accadendo in questi giorni: abbiamo visto la crisi dell' con FIAT, Stellantis e compagnia cantante. Ciò non può lasciarci indifferenti, perché, adesso, occorre sostenere un mercato, che altrimenti è in crisi, ma, prima di tutto, occorre cambiare le regole che hanno messo in crisi questo mercato. Occorre tempo per una sostenibilità ? Sì, certo. Ma occorre anche una consapevolezza, ossia che, da troppo tempo, l'Unione europea sta imponendo all'Europa regole che sono , non nel senso che valgono per tutto il mondo, ma nel senso che valgono all'interno dell'Unione europea, per chi fa parte dell'Unione europea, mentre il resto del mondo va in tutt'altra direzione. Questa situazione conduce a un risultato alla fine frustrante, perché ci sottoponiamo a vincoli che gli altri non hanno, creandogli condizioni di concorrenza sleale nei nostri confronti e arrivando a pagare, alla fine, quel prezzo in termini di perdita di posti di lavoro e di economia. Tutto ciò per avere comunque sul mercato mezzi che non sono acquistati da nessuno e un inquinamento globale che è in relazione non a quello che facciamo o che non facciamo, ma al fatto che il mondo si appresta a superare gli 8 miliardi di abitanti (che poi diventeranno 9, 10 miliardi). Questi numeri, certamente, non sono in Europa, così come non sono europee quelle immagini che ci vengono propinate in televisione di maree di plastica che galleggiano nel mare. Quelle immagini non appartengono al Mediterraneo , ma a Paesi asiatici e a qualche Paese del terzo mondo non sviluppato, ma che vengono brandite nei confronti degli europei per farli sentire con la coscienza pesante.
Quindi, le regole a cui ci sottoponiamo - ripeto - creano una disequazione in termini di competitività e non risolvono i problemi del mondo intero. Occorrono pragmatismo, consapevolezza quando si parla di chi vuole partecipare all'Unione europea. Oggi parliamo di Georgia e, in ogni risoluzione, parliamo continuamente di adesione all'Unione europea dei Paesi dell'area balcanica: per l'amor del cielo, ben venga tutto, purché crei stabilità e, ovviamente, benessere e crescita. Però - lo dico in ogni intervento e lo ripeto anche questa volta - poniamoci una ragione, poniamoci un limite e poniamoci una riflessione su che cosa devono essere l'Unione europea e l'Europa, perché, se si fondano su un Trattato che non ha alcun confine, fra poco anche il Giappone farà parte dell'Unione europea. Ma attenzione: ci devono essere equilibri, perché i Paesi terzi - nonostante gli entusiasmi di qualche Paese che si trova a vivere condizioni di estrema difficoltà (penso ai Paesi ai margini, alla Georgia, a tutto quello che riguarda la Romania o la stessa Ucraina) - devono essere consapevoli che l'adesione all'Unione europea non significa solamente un ombrello di tutela rispetto a un'aggressione, perché per questo ci sono altri trattati internazionali. Partecipare all'Unione europea significa rispettare i diritti, avere anche un'equazione differente tra l'economia e il diritto al lavoro ed essere sottoposti a una serie di vincoli (non bastano solamente l'entusiasmo e la partecipazione al primo istante). Partecipare all'Unione europea significa fare sacrifici, sacrifici che i nostri cittadini hanno già fatto e che, certamente, non sono sostenibili da parte di tutti i Paesi che vogliono aderire all'Unione europea.
Presidente, occorre sostenibilità e - lo ribadisco - attenzione al Mercosur e a quelli che possono essere i riverberi sull'agricoltura. Noi dobbiamo difendere quest'agricoltura, non come una semplice etichetta, ma come la spina dorsale della nostra stessa identità di Paese. E occorre un'attenzione particolare sulla questione migranti.
Attenzione: in Europa, da troppo tempo, si parla di soluzioni che non arrivano, mentre in Italia ci troviamo addirittura ad avere, nei prossimi giorni, la conclusione di un processo a carico di un Ministro del suo Governo, Matteo Salvini . Se dovesse essere condannato, si darebbe l'immagine di un Paese che condanna chi fa valere il rispetto della legge e chi difende i confini e che non va a perseguire, invece, gli scafisti e i trafficanti di uomini . Questo sarebbe un messaggio devastante e dirompente non solo per l'Italia, ma per tutta l'Unione europea.
Presidente, su questo, ovviamente, le chiediamo di essere molto determinata e di non cedere a qualsiasi pressione dovesse arrivare, a livello europeo, per posizioni ideologiche. A noi serve un sano pragmatismo che riporti l'Europa ad essere un contenitore di libertà, ma anche un contenitore che tutela e protegge chi vi fa parte, a partire dalla propria economia, e che non svende l'economia a favore del gigante cinese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, finisce questa indecorosa Presidenza ungherese guidata da Orbán. Vi avevamo chiesto di farvi parte diligente per farla slittare e non l'avete fatto: è finita com'è iniziata, cioè, male. È finita con il veto ungherese alle sanzioni per quello che sta succedendo in Georgia con la repressione di chi chiede la libertà e la democrazia all'Europa. Su Fitto, signora Presidente, adesso anche basta: lasciamolo e lasciatelo lavorare. È un commissario come tutti gli altri ed è uno dei tanti vicepresidenti. Il portafoglio, per quanto lei possa citare i fantastilioni, sappiamo tutti che non è uno dei portafogli principali ed è meno di quello che avevano prima. Basta. Basta applausi. Lavori nell'esclusivo interesse dell'Unione europea.
Sull'Ucraina: signora Presidente, bene, sosteniamo il Governo su questo, ma attenti a Trump. Trump vuole la pace e continua a dirlo - dice che la farà, anzi, doveva averla già fatta -, ma, come lei ha detto, deve essere non una pace qualunque o transattiva, come vorrebbe Trump, “quattro anni, finché io sto alla Casa Bianca non si spara, poi quello che succede lì intorno non ci interessa”. Deve essere una pace giusta e duratura, come lei ha detto. Per noi - come ha detto ieri un suo predecessore a quel seggio, Paolo Gentiloni -, i confini dell'Ucraina sono i confini delle nostre democrazie: se va male lì, va male per noi. E questo non è quello che vuole Trump. A lui, di quello che succede in Bielorussia ai bielorussi, in Ucraina agli ucraini, in Georgia ai georgiani e in Romania ai rumeni - e mi sarebbe piaciuto sentirla parlare di questi Paesi -, non interessa. A noi sì: sono in gioco i nostri valori, le nostre libertà e le nostre democrazie. Siamo noi che dobbiamo difenderli (e difenderci) dalla guerra guerreggiata e ibrida di Putin, attraverso le sue .
Sul Mercosur: signora Presidente, diamo il via libera. Siamo il Paese più interessato fra tutti gli altri. È giusto citare il CETA. Ci avete impedito, fino ad oggi, ancora oggi, di ratificare definitivamente il CETA, che, , è stato un accordo che ha favorito le aziende italiane e perfino il settore agroalimentare. Evitate di farvi zavorrare anche qui da Coldiretti, che ormai sono gli ultimi rimasti a dire che il CETA non va bene; tutte le altre organizzazioni sono a favore. Rispondiamo al protezionismo trumpiano con un grande accordo - lei l'ha citato - con i grandi Paesi del Sud America.
PRESIDENTE. Concluda.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). È nell'interesse dell'Italia. Non mettetevi di traverso! Evitate di essere vittima di corporazioni. Ci sono le clausole di salvaguardia per i prodotti agricoli: facciamole funzionare! Mettiamo risorse su quello, ma non blocchiamo un accordo che è nell'interesse dell'Italia e della Nazione per un settore che non è e non può essere quello trainante .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, parto dal ringraziarla per la chiarezza e la linearità delle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo. Un Consiglio europeo che rappresenta un passaggio cruciale per l'Europa e soprattutto per il ruolo centrale che l'Italia, grazie proprio alle azioni messe in atto dal suo Governo, sta tornando a rivestire a livello comunitario e internazionale. Il dibattito odierno deve essere appunto l'occasione per ribadire la nostra visione di un'Unione europea più resiliente, più forte e protagonista in un contesto globale sempre più complesso e sfidante e, soprattutto, come ha correttamente detto lei questa mattina, di un'Unione europea più concreta, più pragmatica, meno ideologica e meno dogmatica.
È dovere dell'Europa sostenere l'Ucraina, non solo con aiuti finanziari e militari, ma soprattutto con una visione di pace giusta e duratura, fondata sui principi della Carta delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale. È altrettanto chiaro, però, che una pace non può prescindere dal coinvolgimento diretto dell'Ucraina stessa e il sostegno dell'Unione europea, con oltre 124 miliardi di euro mobilitati, ha rappresentato una scelta di responsabilità e di civiltà. E l'Italia deve continuare ad agire con equilibrio e fermezza, come già state e stiamo facendo.
Il Medio Oriente resta un'area di profonda instabilità e in continuo allargamento, che esige un ruolo attivo e strategico da parte dell'Unione europea, e la fragilità del cessate il fuoco tra Israele e Libano deve necessariamente rafforzare la missione UNIFIL. Ci tengo, signor Presidente, a ricordare l'impegno del nostro contingente in quel difficile quadrante. La delicatezza, poi, dell'evoluzione della situazione in Siria, in bilico tra un futuro libero dalla dittatura e il caos, e poi il complesso processo di pace israelo-palestinese, di cui l'autentica prospettiva di futuro risiede nella soluzione a due Stati, come ribadiva ieri, ancora una volta, il Presidente Mattarella. Sono tutti che richiedono la costruzione di una strategia condivisa e l'Italia, forte della sua capacità di dialogo e della credibilità riconquistata, può essere ponte tra le diverse parti in causa, promuovendo soluzioni concrete per una pace duratura.
Poi, il tema delle migrazioni rimane una sfida prioritaria e non più rinviabile. Come già ribadito in passato, serve un approccio pragmatico e strutturato. Rafforzare i controlli alle frontiere esterne, combattere i trafficanti di esseri umani e lavorare con i Paesi di origine e di transito sono delle priorità irrinunciabili. Soprattutto, però, occorre accelerare i rimpatri e promuovere politiche che affrontino le cause profonde delle migrazioni. Tutte azioni che questa maggioranza e questo Governo stanno mettendo in campo, dopo anni di incertezze e di immobilismo su questo fronte specifico.
L'Italia, con il Piano Mattei per l'Africa, ha indicato una strada chiara, una strada innovativa che può diventare modello per tutta l'Unione, Unione europea, appunto, signor Presidente, che attraversa una fase di riposizionamento strategico. L'asse franco-tedesco sta mostrando forti segnali di debolezza, mentre le tensioni interne ai due Paesi riflettono difficoltà economiche e politiche. In questo contesto emerge, con chiarezza, un dato evidente: l'Italia è più forte e non per demeriti altrui, come diceva prima qualcuno, bensì per la chiarezza e la linearità delle politiche che stiamo portando avanti a livello comunitario e a livello internazionale.
Avere una linea chiara e portarla avanti senza tentennamenti dovuti alle tempeste nazionali e globali rappresenta, oggi come oggi, un fattore di stabilità. Oggi l'Italia ha un Governo stabile e coeso, riconosciuto e rispettato in Europa e fuori dall'Europa. Come sono lontani i tempi - ricorderete tutti - di quei gufi che, appena si insediò questo Governo, dicevano che non avremmo avuto nessuna credibilità in Europa e avremmo trovato ovunque le porte chiuse. E invece no, perché oggi guidiamo i processi politici. L'Italia per questo ha un'opportunità unica, quella di esercitare una costruttiva e propositiva, e a dirlo non siamo noi, non siamo solo noi, perché le parole con cui la stampa internazionale ha descritto la Presidente Meloni confermano che il nostro Paese sta riconquistando quel ruolo di protagonista che merita. Il ruolo di prim'ordine assegnato all'Italia in Commissione europea è con il Vicepresidente vicario Raffaele Fitto, che, ancora una volta, a nome di tutto il nostro gruppo, il gruppo di Noi Moderati, voglio salutare e a cui auguro, ancora una volta, buon lavoro .
Dicevo, è il riconoscimento che rappresenta, ancora una volta, la centralità ritrovata dal nostro Paese. L'Italia non è più il malato d'Europa di pochi anni fa. Siamo un Governo stabile, come riconosciuto, appunto, a livello internazionale, capace di attrarre investimenti e di offrire certezze. Le scelte compiute da colossi come Amazon e Microsoft confermano questa linea. Inoltre, grazie alle recenti politiche economiche, si è aperto uno spazio per la ripresa, sostenuto anche dalla riduzione dei tassi da parte della BCE. Un segnale positivo, che aiuta famiglie e imprese, fortemente sostenuto anche dal nostro gruppo, Noi Moderati, ma che deve essere accompagnato da un impegno ancora più forte per la crescita e l'occupazione e la legge di bilancio, che ci apprestiamo ad approvare, è un altro tassello importante. Nonostante risorse limitate, siamo riusciti a sostenere imprese, famiglie, scuola e sanità, senza lasciare indietro nessuno ed era proprio questo l'obiettivo della maggioranza e l'obiettivo del nostro gruppo. Questo è il segnale di un Governo che ha chiara la direzione in cui vuole portare il Paese.
Onorevoli colleghi, l'Italia oggi si presenta al Consiglio europeo con una credibilità rinnovata e con una visione chiara del futuro. Come ha detto il Presidente del Consiglio, non è più il tempo dei passi incerti ma di corse audaci. Questa è la nostra responsabilità per un'Europa più forte, più unita e più vicina ai cittadini e per un'Italia finalmente protagonista, al centro dello scenario internazionale .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, sedia della Presidente, sono contenta - contenta si fa per dire - del fatto che, sia in quest'Aula che fuori, ci si renda conto che il momento è davvero drammatico. Siamo un'Europa stretta tra il nazionalismo e il protezionismo degli Stati Uniti, tra il cinese e l'instabilità nel Medio Oriente. Insomma, è un momento davvero grave. Io mi auguro - e vorrei condividere l'auspicio del Presidente Meloni - che, nel momento in cui il motore franco-tedesco sta arrancando per l'instabilità di questi due Paesi, l'Italia si possa fare, invece, promotrice dell'integrazione europea e del rilancio dell'Europa stretta in questa morsa.
Tuttavia, le premesse non sono delle migliori, perché se è vero che abbiamo un Governo, in teoria, stabile, andiamo a vedere come questo Governo e come questa maggioranza hanno affrontato la prima sfida della nuova Commissione europea, ovvero il voto per la stessa Commissione europea. L'ha affrontato in maniera completamente sparigliata, con un partito che votava contro, uno che si asteneva e uno che votava a favore, e continuare a ribadire che un grande segno di forza è stato ottenere quello che, in un certo senso, per prassi era dovuto a un Paese fondatore come l'Italia, ovvero la Vicepresidenza della Commissione europea, mi sembra di continuare a bearsi di un successo che, per carità, è un'ottima notizia per il nostro Paese ma non è certo indice d'influenza. Quindi, io temo le divisioni della maggioranza, che stiamo vedendo anche in sede di bilancio, e che queste si possano ripercuotere anche sull'Italia, che oramai è rimasta, in teoria, un po' un baluardo di stabilità all'interno dell'Unione europea.
Quello che anche mi ha lasciato un po' perplessa del racconto della Presidente su come e cosa dovremmo fare e su cosa dovremmo spingere è il pochissimo accento sulla competitività e sul tema, che anche Draghi ha sollevato recentemente, della produttività e dell'innovazione, perché, come ci ha ricordato proprio ieri, se non ci impegniamo a fare delle riforme, quali impegni di spesa corrente, passività pensionistiche e investimenti in energia (tutto questo), tra 25 anni l'economia avrà esattamente le stesse dimensioni e, quindi, ci troveremo in un'Europa che non potrà andare avanti. E non basta dire, come ha detto il Presidente, che toglieremo le multe nel settore dell'. Questo non è un rilancio - benissimo la neutralità tecnologica -, ma ci vuole ben altro. Il rilancio può anche, per esempio, passare per gli accordi commerciali, gli accordi commerciali che il nostro Presidente Mattarella ci ricorda che sono positivi. “La storia insegna che il protezionismo” - lo sto citando - “non ha mai portato vantaggi di lungo periodo e a volte è stato persino causa di conflitti armati, mentre il libero commercio” - conclude il Presidente - “è un fattore di crescita formidabile”.
Su questo, purtroppo, il Governo è altalenante. Prima, quando non era ancora al Governo, la Presidente Meloni era in piazza contro il CETA, mentre adesso pare che lo ratificheremo. Prima c'era un “no” al Mercosur, adesso siamo venuti a più miti consigli. Credo che bisogna assolutamente scongiurare, per quanto possibile, la guerra commerciale, ovviamente prevedendo le giuste protezioni e i giusti standard, ma dire “no” non ha senso e, grazie al cielo, il fatto di essere il Governo porta a non poter dire un “no” , ma a dover negoziare. È importante e interessante anche per il nostro Paese ampliare gli scambi commerciali, quindi attirare anche le merci dall'estero, quelle che ci mancano, perché l'indipendenza e l'autarchia, auspicata in certi momenti da questo Governo, non è possibile, così non è possibile andare avanti senza persone che vengano da fuori.
Persone che vengono da fuori significa immigrazione, naturalmente immigrazione controllata, non illegale, ma in questo momento non c'è una strategia. C'è solo la strategia del tentare di bloccare quella illegale, ma sull'altro fronte non si fa nulla e questo è un problema per le nostre aziende ed è un problema per la nostra economia. Dire che si continuerà e si persevererà sulla strada dell'Albania è incredibile. Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Quindi, cerchiamo di guardare in faccia alla realtà e guardiamo anche in faccia alla realtà rispetto al Patto europeo sulla migrazione e l'asilo, rivendicato dal Presidente in quest'Aula come un grande traguardo ma che, in realtà, non cambia di una virgola il regolamento di Dublino e, di conseguenza, non cambia di una virgola la questione della redistribuzione e della potenziale solidarietà tra gli Stati. Quindi, cerchiamo di avere anche l'onestà intellettuale di non vendere come soluzioni quelle che sono solo delle interlocuzioni e dei primi passi.
Venendo alla politica estera, è incredibile vedere che, sebbene - e questo lo apprezziamo moltissimo - il Presidente Meloni reiteri il nostro supporto all'Ucraina, in fase sia bellica, sia di ricostruzione, tuttavia il suo alleato preferito sia il Presidente Trump, che ha già detto che ritirerà il supporto all'Ucraina, che vuole avallare uno che, di fatto, certifica le conquiste russe e che è stato molto timido sulla questione Georgia. Insomma, non ha senso, da una parte, dire “noi manterremo una posizione”, e dall'altra lavorare in questo modo e ammirare così tanto un'altra forza politica, che, invece, vuole una situazione completamente diversa.
Vorremmo impegnare il Governo Meloni a proseguire non solo con il supporto fermo che sta dando fino ad adesso, ma anche nel percorso di integrazione europea dell'Ucraina, evitando di abbandonarla per altri interessi. In effetti, a proposito del rapporto stretto che il Presidente del Consiglio ha rispetto agli Stati Uniti e a Trump, sarà interessante vedere come utilizzerà questa sua influenza e questo suo rapporto. L'abbiamo visto in termini di investimenti stranieri, che, per fortuna, sono visti come qualcosa di positivo, nonostante le premesse di questo Governo fossero di tutt'altro stampo. Adesso accettiamo a braccia aperte investimenti stranieri e anche imprenditori stranieri. Io, da liberale, non posso che essere contenta, però è un cambio di atteggiamento a cui, poi, deve seguire un perseguimento degli obiettivi e degli interessi europei, e non un percorso di svendita.
Mi piace concludere, visto che il Presidente del Consiglio ha citato l'Europa come una casa comune per le differenze, ricordando il motto dell'Unione europea: , uniti nelle diversità. Pare che a questo Governo piaccia di più mettere l'accento sulla parola “diversità”. Però, vista la situazione geopolitica, vista la situazione e il pericolo in cui si trova l'Europa se non agisce, auspicherei che questo Governo mettesse più l'accento sulla parola “uniti” che sulla parola “diversità”
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghe e colleghi, all'indomani dello storico voto dell'8 e 9 giugno scorsi, spesso ci siamo soffermati sulla necessità di un nuovo paradigma politico all'interno dell'Unione europea. Oggi, come allora, l'Unione si trova esposta sempre al medesimo dilemma: rischia di partire e di essere ai lati della marginalizzazione dei principali problemi e internazionali. Tuttavia, credo che qualcosa abbia iniziato a mutare e il prossimo Consiglio europeo, previsto per il 19 e 20 dicembre, segnerà il debutto non solo di una nuova legislatura europea, ma anche di una rinnovata Commissione, offrendo a tutti l'opportunità di una nuova importante ripartenza.
Questa Commissione, grazie anche agli sforzi e alla determinazione del Presidente Meloni, sarà guidata, per la seconda volta consecutiva, da Ursula von der Leyen. Inoltre, vi è un riconoscimento di grande rilievo: è giunta all'Italia la nomina di Raffaele Fitto a Vicepresidente esecutivo della Commissione, con l'attribuzione di un portafoglio quanto mai strategico, determinante e cruciale. È una nomina non casuale, frutto dell'ottimo lavoro di Palazzo Chigi, che, nei primi due anni di lavoro, ha ottenuto un'indiscutibile credibilità a livello internazionale, così come dell'ottimo lavoro del commissario Fitto, che ha gestito, in modo impeccabile, il non facile del PNRR ed i continui rapporti tra Roma e Bruxelles.
A loro, a nome del mio gruppo, Fratelli d'Italia, mi permetto di rivolgere ancora un ringraziamento, così come vorrei rivolgere - me lo conceda, Presidente - un ringraziamento in anticipo al Ministro Foti, che siamo certi non farà bene, ma benissimo, in questo suo nuovo ruolo e in questa nuova sfida .
Tutto questo, colleghi, rappresenta un'ulteriore dimostrazione dell'erroneità delle previsioni di chi prospettava un isolamento internazionale del nostro Paese. Certo, l'Italia è forte e solida, ma siamo consapevoli che serve anche un'Europa diversa, altrettanto forte e altrettanto solida. Un'Europa che si interroghi sulle proprie scelte strategiche, che ammetta i molti errori del passato, ma che guardi con fiducia e realismo al proprio futuro. Non posso non pensare alle assenze di coraggio degli anni passati, alla miopia nel non avere un'adeguata politica di difesa, alla non volontà di combattere insieme la sfida dell'immigrazione o ad aver tolto ogni politica industriale dai principali , pensando che la finanza o la globalizzazione avrebbero portato benessere e progresso per tutti, ma chiaramente non è così.
E la ringrazio, Presidente Meloni, per aver sottolineato, nel suo intervento di oggi, il grido di allarme del settore dell', perché chi le parla viene da una provincia che soffre, oggi come non mai, le follie di un che hanno portato a una profonda povertà sociale, ancor prima che economica.
In un quadro di incertezza geopolitica ed economica, le decisioni devono essere improntate a visioni di lungo periodo e di pragmatismo. L'Italia, forte della resilienza del proprio sistema finanziario e dell'alta propensione al risparmio dei suoi cittadini, oggi può far valere le proprie ragioni con maggiore credibilità, dimostrando che il nostro Paese non è più la Cenerentola d'Europa, ma è un esempio virtuoso di come coniugare crescita e sostenibilità.
A conferma di questa ritrovata centralità, emblematico è anche il riconoscimento di , che ha indicato il Presidente Meloni come la persona più potente d'Europa. Ma conoscendola - mi permetta la presunzione - ho l'idea che questa indicazione che le è arrivata non sia, per lei, una mostrina da indossare, ma un'ulteriore sfida di responsabilità che si dovrà assumere in futuro per portare ancora di più l'Italia al centro delle dinamiche europee e internazionali .
E a proposito di sfide, il ritorno di Donald Trump alla guida degli Stati Uniti costituisce un evento di portata globale, che interpella con urgenza l'Europa sul proprio ruolo e sulle proprie responsabilità nello scacchiere internazionale. La sua Presidenza non può che rappresentare, per il vecchio continente, un potente stimolo a compiere quelle scelte strategiche che, troppo spesso, sono state rimandate o diluite in interminabili compromessi. È una sfida, certo, ma è anche un'occasione storica per rafforzare la coesione interna dell'Unione e riaffermarne la centralità in un mondo sempre più frammentato e competitivo.
La determinata di Trump obbliga l'Europa a confrontarsi con le proprie ambizioni e a dimostrare di essere non solo un interlocutore affidabile, ma un alla pari, capace di contribuire attivamente alla definizione di un ordine internazionale basato su equilibrio, sicurezza e prosperità condivisa. In questo quadro, l'Italia si colloca in una posizione privilegiata, con la possibilità di porsi come interlocutore chiave tra le sponde dell'Atlantico, sapendo perfettamente che i , in qualche modo, sono lontani centinaia di chilometri da qui.
La storica amicizia con gli Stati Uniti conferisce al nostro Paese una responsabilità ulteriore: quella di promuovere un dialogo costruttivo e di fungere da catalizzatore per un rinnovato asse atlantico, capace di affrontare congiuntamente le sfide del nostro tempo, sapendo che i rivali sono altrove. Sicurezza, innovazione, sviluppo sostenibile e rapporti commerciali sono terreni sui quali l'Italia può esercitare la propria influenza, contribuendo a rafforzare l'alleanza con gli Stati Uniti e, al contempo, a valorizzare il ruolo dell'Europa nello scenario internazionale.
È, dunque, con questo spirito che dobbiamo guardare a questa nuova fase delle relazioni tra Roma e Washington: non con timore, ma con la consapevolezza che le grandi sfide si trasformano in grandi opportunità solo per chi sa coglierle con lungimiranza e determinazione.
Proprio per questo, non posso non pensare, poi, alla resistenza del popolo ucraino e alla guerra di aggressione russa, che, negli ultimi anni, ha sconvolto l'Europa, e non soltanto l'Est. La crisi ucraina persiste come una lacerazione dolorosa nel cuore dell'Europa ed è un monito alla necessità di coesione e determinazione nell'affrontare le sfide che minacciano i princìpi fondanti del nostro continente.
L'invasione russa, fonte di devastazione e instabilità, ha messo a nudo la portata delle responsabilità europee globali. È imperativo che l'Unione europea mantenga e rafforzi il proprio impegno, sia mediante sanzioni vigorose, sia attraverso un sostegno concreto e coordinato, che abbracci non solo la legittima difesa militare di Kiev, ma anche la sua ricostruzione e il cammino verso una piena integrazione nel sistema europeo. In tale quadro, l'Italia deve continuare a distinguersi per il suo saldo e incrollabile sostegno alla sovranità e all'integrità territoriale ucraina. Al contempo, è nostro dovere guardare oltre il conflitto, immaginando un futuro per l'Ucraina in cui pace, prosperità e coesione possano finalmente prevalere.
La ricostruzione del Paese rappresenta una priorità strategica e morale, un'impresa collettiva che l'Italia si è impegnata a guidare, ospitando - ed è fondamentale -, nel luglio del 2025, la Conferenza sulla ricostruzione. La nostra solidarietà verso l'Ucraina non è solo l'espressione di un principio morale, ma è una scelta politica lungimirante, necessaria per salvaguardare la sicurezza e la credibilità del sistema europeo. È con questa consapevolezza che l'Italia e l'Unione devono continuare a operare, affinché Kiev possa emergere da questa tragedia come un baluardo di libertà e un membro a pieno titolo della Comunità europea.
Anche il Medio Oriente, con le sue molteplici crisi irrisolte, rimane una priorità per la comunità internazionale e per tutti noi, chiamati a confrontarci con sfide diverse, ma di certo interconnesse. La Siria, il Libano e la Striscia di Gaza rappresentano tre teatri emblematici della complessità geopolitica regionale e richiedono un approccio mirato e multidimensionale per costruire le condizioni di stabilità, sicurezza e pace duratura. In Siria, la caduta del regime di Assad ha aperto uno scenario delicato, in cui si intrecciano la necessità di ricostruzione e le istanze di tutela delle minoranze etniche e religiose, spesso vittime di persecuzioni e violenze.
L'Italia, unica tra i Paesi del G7 a mantenere aperta un'ambasciata a Damasco, deve continuare a porsi come interlocutore privilegiato per sostenere una nuova siriana, valutando, però, l'operato sulla base di azioni concrete e dell'impegno a garantire le libertà fondamentali, tra cui la libertà religiosa, e a prevenire la possibilità di una recrudescenza terroristica. Allo stesso tempo, la sfida della ricostruzione, con il coinvolgimento della comunità e delle istituzioni finanziarie internazionali rappresenta un'opportunità per promuovere la rinascita di un Paese devastato da oltre un decennio di guerra civile. In Libano l'Italia conferma il proprio ruolo centrale sia attraverso la presenza delle Forze armate nell'ambito della missione UNIFIL, sia mediante un sostegno diretto all'istituzione libanese.
Con il supporto europeo e il contributo italiano dobbiamo lavorare incessantemente per prevenire un ulteriore deterioramento della situazione.
Infine, per quanto riguarda Gaza, la situazione umanitaria rimane certo drammatica. L'Italia, attraverso programmi umanitari, ha fornito aiuti tangibili per alleviare le sofferenze della popolazione civile, ma il nostro sforzo non si è fermato e non deve fermarsi all'assistenza contingentale. Dobbiamo continuare a credere e ad operare per stabilizzare la Striscia e rilanciare un processo politico credibile, basato su una soluzione a due Stati democratici, che garantisca sicurezza e mutuo riconoscimento sia per israeliani che per palestinesi.
Alla luce di ciò, l'obiettivo dell'Italia in questo quadrante deve essere quello di guidare il dibattito all'interno dell'Unione europea verso un'affermazione di fornitore di sicurezza per il nostro vicinato; e, in tal senso, non posso non menzionare il Mediterraneo che si conferma un epicentro strategico di primaria importanza per la sicurezza e la prosperità dell'Europa. Questa regione, per lungo tempo marginalizzata nelle priorità europee, è stata riportata al centro dell'agenda grazie alla visione dell'Italia. Il Mediterraneo non è più una periferia trascurata, ma il fulcro di un rinnovato impegno collettivo che coniuga stabilità regionale e ambizioni globali. Tale visione si riflette, inoltre, nel riconoscimento del fronte Sud della NATO, per noi fondamentale, un presidio essenziale per affrontare le crescenti minacce ibride e convenzionali che insidiano quest'area critica.
In questo contesto, il Piano Mattei per l'Africa emerge come un paradigma innovativo di cooperazione internazionale; e non si tratta di un mero programma di assistenza economica, ma di una visione strategica che da troppo tempo mancava e che promuove un partenariato equo che mira a ridefinire le relazioni tra il continente africano e il continente europeo, trasformandole in un pilastro di stabilità politica, una crescita condivisa a cui tutti, maggioranza e opposizione, devono partecipare. Proprio parlando di Mediterraneo, il contrasto all'immigrazione irregolare e al traffico di esseri umani rimane una priorità irrinunciabile per il nostro Paese.
La collaborazione con Stati chiave di origine e transito, come la Tunisia, ha permesso di ridurre dell'80 per cento gli arrivi da questo Paese, portando a una significativa riduzione dei flussi migratori lungo la rotta del Mediterraneo, dimostrando l'efficacia di un approccio fondato sul dialogo, sulla cooperazione e il rafforzamento delle capacità e del dialogo locale. Tuttavia, questa politica richiede continuità e determinazione per garantire che le frontiere esterne dell'Unione europea siano sicure e, al contempo, gestite nel rispetto della dignità umana e del diritto internazionale.
È con piacere, quindi, che apprendiamo che la stessa Commissione accelera il processo di revisione del concetto di Paese sicuro, perché vedete, colleghi, questa battaglia non è contro l'immigrazione ma è contro il traffico dell'immigrazione clandestina, è contro il traffico di esseri umani; e vi comunico che perseguiamo questa strada non per il consenso elettorale - che di certo non manca a questo Governo -, ma per salvare vite umane che dovrebbe, anzi deve, essere di tutti la priorità .
Colleghe e colleghi, ciò che emerge - e mi avvio alla conclusione - con chiarezza da questa lunga riflessione è il rinnovato protagonismo dell'Italia, un protagonismo che si inserisce con convinzione, oggi più che mai, nel solco di un'Europa più forte, coesa e proiettata verso il futuro. Sotto la guida del Presidente Meloni l'Italia ha saputo ridefinire il proprio ruolo come motore propulsore di una nuova stagione della politica europea, portando al centro del dibattito questioni cruciali a lungo trascurate, come la gestione ordinata dei flussi migratori - come ho detto prima -, la sicurezza del Mediterraneo e il rilancio della competitività industriale. Non siamo più spettatori passivi delle dinamiche globali, non siamo più osservatori disincantati delle trasformazioni interne all'Unione.
Siamo attori determinati, impegnati a costruire un'Europa che sappia affrontare con coraggio le sfide del nostro tempo. Il Consiglio europeo che si appresta a svolgersi rappresenta un'occasione straordinaria non solo per consolidare i risultati ottenuti, ma anche per tracciare una rotta chiara verso un'Europa più ambiziosa, capace di rispondere alle esigenze dei suoi cittadini e di riaffermare il ruolo del mondo. In questo cammino l'Italia non si deve limitare a partecipare, ma deve guidare con determinazione e visione.
Possiamo costruire un futuro che sia all'altezza delle aspirazioni dei popoli, confermando l'Italia come esempio virtuoso e l'Europa come faro di stabilità, innovazione e solidarietà. Insieme a lei, Presidente Meloni, siamo pronti a questa ulteriore sfida .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Buongiorno, signora Presidente, abbiamo ascoltato il suo intervento e, prima di entrare nel merito delle questioni più rilevanti, voglio farle notare che lei ha esordito facendo gli auguri al Commissario Fitto e dicendo: un italiano è stato nominato alla Commissione europea. Le faccio presente che Prodi, Emma Bonino, Monti e Gentiloni non sono islandesi, non sono tedeschi, sono italiani. No, perché lei ha questa postura costante come ogni cosa che lei fa rappresenti la novità che qualcun altro non ha mai fatto in questo Paese. Lei consideri questo aspetto, però il dato più rilevante del suo intervento - che come Alleanza Verdi e Sinistra non condividiamo nella maniera più categorica - è la logica del riarmo, di subordinare in tutto la politica di questo Governo all'accelerazione verso il riarmo in Europa e nel mondo. Lei anche ha fatto un riferimento sul chiedere lo scorporo delle spese per armamenti dal Patto di stabilità. Noi stiamo vedendo, invece, come questa corsa al riarmo stia alimentando sempre di più le guerre: non sta costruendo negoziati, non sta costruendo politiche di pace.
Però, signora Presidente, lei chiede lo scorporo dal Patto di stabilità delle spese per armamenti, ma non lo chiede per assumere medici e infermieri, non lo chiede per costruire ospedali , non lo chiede per quei comuni che non possono realizzare scuole in molte città, perché il Patto di stabilità glielo impedisce. Non chiede tutto ciò, signora Presidente, però non ci venga a raccontare nella replica che noi non abbiamo a cuore la difesa del nostro Paese, perché ora le darò dei dati e su questi dati pretenderei una risposta da parte sua.
Guardi, nel 2014 l'Europa spendeva in armamenti 211 miliardi di dollari, mentre il 2024 si chiuderà con 476 miliardi di dollari. Sa, secondo il SIPRI e secondo anche la Rivista italiana di difesa, quant'è stata la spesa per armamenti in Russia, nonostante l'impennata? È pari a 145 miliardi di dollari, vale a dire che tutto il budget attuale di spesa in Europa è tre volte, e anche di più, di quello che spende la Russia. Il punto è un altro: è come, invece, si costruiscono politiche che decelerano rispetto alla logica degli armamenti che sta sottraendo risorse, perché poi una risposta ce la deve dare, signora Presidente. Dove le prendete queste risorse? A chi le togliete queste risorse?
Quali scelte farete rispetto, invece, a problemi molto, molto seri che abbiamo nel nostro Paese, che attengono, ad esempio, al trasporto pubblico? Vedo i banchi della Lega vuoti. Le esprimo la mia solidarietà per i banchi della Lega vuoti. Ho letto che sono molto in ritardo perché hanno perso i treni . Oddio, oggi l'Italia è piena di chiodi, signora Presidente, è piena di chiodi che hanno bloccato i treni. Devo dire che anch'io sono venuto in ritardo, mi sono svegliato alle 5 del mattino e sono venuto dal Trentino, dove c'è la mia famiglia, e ormai ci devi fare l'abitudine, se non ti becchi 40 minuti o non ti cancellano i treni non sei sicuro.
Ma andiamo avanti. C'è una questione molto rilevante che attiene alla questione delle spese per gli armamenti: noi non possiamo tollerare che, di fronte alla crisi sociale che c'è, nonostante quello che lei ha detto ad Atreju, la risposta è dire: “armiamoci, armiamoci”, quando le guerre, invece, aumentano, aumentano sempre di più.
La Siria: lei ha parlato di fatto rilevante per la pace, però ci dovrebbe spiegare - visto che ha il Vicepresidente del Consiglio, nonché Ministro degli Esteri, vicino - come mai 5 giorni prima dell'entrata dei ribelli a Damasco e della cacciata di Assad, il sanguinario Assad, il suo è stato tra i Governi che spingeva per normalizzare i rapporti con Assad.
Sarei curioso di sapere perché il capo dell'e dell'AISE aveva avuto, secondo la stampa israeliana e secondo molto stampa araba, un colloquio molto diretto con l'omologo siriano di al-Assad per cercare di fermare l'avanzata dei ribelli. Ce lo può spiegare? Perché avete questa capacità di avere posizioni totalmente diverse?
Sulla Palestina ci risparmi l'ipocrisia, per favore; veramente ci risparmi l'ipocrisia. Non venga a dire qui due Stati e due popoli, quando non fa l'unica cosa che dovrebbe fare, mancante nel suo ragionamento: riconosca lo Stato di Palestina , come ha fatto il Governo spagnolo. Lo faccia. Lo faccia!
Ma c'è una questione su cui dobbiamo metterci d'accordo e non venga a dirci dell'antisemitismo, per favore, non ce lo dica, perché casomai lo dovrebbe dire a Gioventù Nazionale, che lei ha difeso ad Atreju , che ha fatto e detto cose antisemite e razziste, e lei l'ha difesa ad Atreju. C'è una questione che può essere lessicale: non vogliamo usare il termine “genocidio”? Ebbene, non lo usiamo, lascio a lei la possibilità e la proposta di decidere quale parola usare per descrivere l'orrore che è avvenuto a Gaza. Mi dica lei qual è la parola che lei può usare, perché 45.000 civili uccisi, 3.000 persone al mese da quando è iniziato il conflitto, ospedali e campi profughi bombardati: come vogliamo chiamare tutto ciò? Me lo dica lei, spero che me lo potrà dire.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ANGELO BONELLI(AVS). Sulla questione, e concludo, della transizione ecologica: siete voi ad avere una posizione profondamente e ferocemente ideologica. Gli agricoltori hanno come nemica, non la transizione ecologica, ma la crisi climatica. Lei lo sa quanto costa un litro d'olio, adesso? Lei lo sa? Non vada a vedere poi sul telefonino per rispondermi. Lo sa quanto costa un litro d'olio, adesso? È aumentato del 30 per cento, perché la desertificazione e la siccità, specialmente in Sicilia e nel Sud, hanno devastato le colture. Quelle sono le nemiche dell'agricoltura e voi, oggi, state difendendo quella realtà, questa realtà. Lei non è più anzi, lei non è mai stata signora Presidente del Consiglio, lei è “”, perché lei oggi concentra in sé tutta quella serie di interessi.
Ultima questione, e non me ne voglia il Presidente della Camera: lei tra poco convocherà il CIPESS per approvare il ponte sullo Stretto di Messina. Lei sa che non c'è alcun organismo tecnico che lo abbia validato? Lei mi deve spiegare se è consapevole di questo, oppure, se è ostaggio di Salvini che blocca l'Italia avendo azzerato il fondo sul trasporto pubblico . La ferocia è la vostra, perché questo è il problema: la transizione ecologica è un elemento fondamentale per dare una risposta al futuro, dopodiché siamo anche noi d'accordo che deve essere socialmente ed economicamente sostenibile .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Elisa Scutella'. Ne ha facoltà.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, arrivo alla discussione di oggi con una consapevolezza, ossia che molti principi sanciti dalla nostra Carta costituzionale sono lettera morta, lo ripeto, lettera morta, a volte da mettere in soffitta. Perché le dico questo? Perché lei, Presidente, e il suo Governo avete giurato di osservare i principi sanciti dalla nostra Costituzione; e sa cosa dice la nostra Costituzione? Che l'Italia ripudia la guerra. E, allora, mi chiedo: com'è possibile che la sua azione di Governo sia incentrata, sia in Italia sia in Europa, nel foraggiare la guerra, in un continuo veloce ricorso alle armi? Io me lo chiedo.
Allora, questa guerra chi la vuole? Sicuramente, non la vogliono i cittadini italiani, che spendono, grazie alla guerra, 22 miliardi di euro in più, per fare la spesa; sicuramente, non la vogliono le nostre imprese italiane, che spendono 19 miliardi di euro in più di bollette rispetto ai europei; sicuramente non la vuole l'economia italiana, che spende 84 miliardi di euro in più, grazie alla guerra, per energetico; sicuramente non la vuole l'economia, per l'1,2 per cento in più di PIL.
E, allora, chi può volere questa guerra? Sicuramente, la guerra la vogliono le delle armi, e perché? Perché c'è un incremento del 55 per cento del giro di interessi a favore di chi produce e vende armi e questo nonostante ci sia un dato davvero inquietante, che riguarda persone, vite umane: ad oggi, nel conflitto russo-ucraino si conta mezzo milione di vittime e molte di queste vittime sono bambini, bambini a cui è stata tolta la vita, a cui è stato tolto il sogno di crescere e tutto quello che ne comporta. Alla fine, non c'è niente che ci possa sorprendere, perché il suo Ministro Crosetto decide una politica che ha un'impronta bellicista, rilasciando addirittura un'intervista, qualche giorno fa, assurda.
Il Ministro Crosetto che cosa fa? In un'intervista dice, dando ragione al MoVimento 5 Stelle, a quello che noi stiamo dicendo da sempre: è vero, se noi mettiamo soldi nelle armi andiamo automaticamente a togliere soldi per sanità e per scuola, ma è anche vero che se noi non mettiamo i soldi nelle armi arriva la guerra e la sanità e la scuola non esistono più. È un ragionamento assurdo. Allora, seguendo questo ragionamento assurdo del Ministro Crosetto potremmo anche chiudere la Camera e il Senato, oggi, non fare nessuna legge di bilancio, prendere tutti i soldi dello Stato e investirli in armi, tanto non ha senso investire in altro, non ha senso investire in scuola, in sanità, nell'industria, in niente, perché, secondo il Ministro Crosetto, se arriva una guerra, siamo tutti spacciati.
Ora, detto questo, bisogna anche sottolineare un altro aspetto e cioè che le delle armi, le uniche che ci guadagnano in questi conflitti, non si accontentano mai e, difatti, attraverso i buoni uffici di Draghi, consegnano la proposta di un pacchetto di 500 miliardi di euro per un ulteriore acquisto di armi che proporranno alla Commissione “Ursula-”, che noi coerentemente, come MoVimento 5 Stelle, a differenza di altri, non abbiamo votato .
Allora, che cosa accade? Nel momento in cui vengono presentati una proposta e un pacchetto per spendere 500 miliardi di euro in armi, il MoVimento 5 Stelle, attraverso il Presidente Conte, contemporaneamente, presenta un pacchetto dove spendere 500 miliardi di euro in , nell'industria, in qualcosa che possa far riprendere la nostra economia e il nostro Paese; perché le dico una cosa, Presidente Meloni, forse, lei non lo sa, ma quest'ultimo periodo è stato contrassegnato da licenziamenti e ci sono famiglie monoreddito che arrivano a 1.000, a 1.200, quando va bene a 1.500 euro, che non potranno neanche garantire ai propri figli, la cosa più importante per noi genitori, il regalo di Natale o un desiderio in più, perché non ci sono soldi, però, il vostro Governo pensa di fare il regalo di Natale a Ministri e Sottosegretari con 7.000 euro in più .
In un momento del genere, dove ci sono famiglie che non arrivano a fine mese, voi - non so con quale faccia, anzi, lo so, ma non lo dico, perché ho troppo rispetto di quest'Aula - presentate un emendamento per dare 7.000 euro in più a Ministri e Sottosegretari, al mese, perché, poveracci, forse non riuscivano a fare bene il Natale. Allora, Presidente, mi avvio alla conclusione. Io vorrei lasciarla con una domanda; vorrei sapere e attendo fiduciosa una risposta che so che mi arriverà: lei, in Europa, esattamente, nei prossimi giorni, che cosa va a fare?
PRESIDENTE. Concluda.
ELISA SCUTELLA'(M5S). Va a proporre una continua vendita d'armi, un continuo acquisto d'armi e, quindi, foraggiamo ancora di più questo mercato? Va a proporre il modello fallimentare dell'Albania o si rende conto di essere la Premier di un Paese che attraversa difficoltà e propone qualcosa di concreto per i cittadini? Attendiamo fiduciosi .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Orfini. Ne ha facoltà.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, oggi, lei ha confermato l'impianto del Governo sulle politiche migratorie, quello di questi anni. Peccato che quell'impianto sia già fallito: lo dimostrano i fatti e gli eventi di questi mesi. Non ha funzionato, non sta funzionando. È fallita l'idea della difesa dei confini, che poi è un modo propagandistico di chiamare l'esternalizzazione delle frontiere, che vuol dire - leviamo l'ipocrisia da questa discussione - far fare ai dittatori il lavoro sporco, significa violare i diritti umani per procura.
Lei ha rivendicato l'accordo con la Tunisia: peccato che qualche settimana fa è arrivato un rapporto delle Nazioni Unite che racconta - virgolette - di “violenze e abusi sistematici sui migranti, donne e bambini inclusi”, che racconta di deportazioni nel deserto, dove donne e bambini vengono lasciati a morire di sete e di fame nel deserto, che racconta l'operato della Guardia costiera di quel Paese, che ha causato, secondo le Nazioni Unite, non secondo me, centinaia di morti per il modo in cui opera nel Mediterraneo - lo segnalo - addestrata e rifornita da noi.
Allora, ci deve dire se tutto questo va bene, perché, siccome ha detto che questa è l'unica strada, ci deve spiegare se questo prezzo di vite umane, di sofferenze e di diritti umani violati sia per lei accettabile. Guardi, il modello della Libia l'avevamo fatto noi ed è stato un errore, non ho difficoltà a riconoscere quell'errore, però rifare lo stesso errore con quella lezione alle spalle è ancora più grave. Vede, lei non sta difendendo i confini dell'Italia e dell'Europa, lei sta mettendo le chiavi dell'Europa nelle mani di dittatori sanguinari, di criminali, come Saied. Questo state facendo. Mi chiedo come ciò sia compatibile con l'evocazione delle radici cristiane dell'Europa che, ogni tanto, vi capita di fare.
È fallita l'idea che questo sia l'unico modo per diminuire le tragedie e lei l'ha detto anche qui oggi, ma purtroppo c'è una storia di tragedie di questi mesi che racconta il contrario: Cutro e Roccella, che avete provato, in qualche modo, a nascondere all'opinione pubblica. Guardi, penso che lei, come me e come tutti noi, abbia letto quello che è accaduto nel Mediterraneo qualche giorno fa: erano le 3 di notte, c'era una nave che stava navigando nel Mediterraneo e ha sentito un rumore strano; quindi, ha fatto spegnere i motori per sentire meglio; quel rumore c'era ed erano delle urla; subito è stato acceso un faro e messo un gommone a mare; si è andati verso quelle urla e si è trovata una bambina di 11 anni, aggrappata a una camera d'aria, che stava là da ore; sola, nella notte e nel gelo del Mediterraneo, aggrappata a quella camera d'aria ed alla vita, ed è stata salvata.
Ora, io e lei abbiamo figli più o meno della stessa età di quella ragazzina e penso che, di fronte al miracolo di quel salvataggio di una bambina, che, nelle ore precedenti, aveva visto morire le 40 persone che erano con lei su un'imbarcazione di emergenza, siamo stati felici. Poi possiamo essere divisi e siamo divisi su come gestire i flussi migratori. È politica, ci sta; destra e sinistra su questo hanno visioni diverse, però di fronte - vedo che annuisce - al salvataggio, ovviamente, lei, come me e come tutti noi, è stata felice. Ecco, quel salvataggio è stato reso possibile da una nave, che era una nave delle ONG , una nave delle ONG, di quelle ONG a cui voi state sistematicamente impedendo di fare questo, che è quello che fanno: salvare vite umane.
Allora le chiedo: possiamo, almeno in questo caso, ringraziare per questo salvataggio quelle ONG, visto che, nella precedente sessione di questi lavori, lei aveva attaccato le ONG in quest'Aula? Perché, vede, anche gli argomenti che usavate contro quelle navi sono caduti uno ad uno. Voi le avete sempre contrastate, dicendo che erano un ed ora questa tesi del è stata sistematicamente smentita da tutto: dalle indagini, dalle ricerche scientifiche, persino dai dati del Viminale ed anche da Frontex, che voi evocavate sempre come argomento, che è venuto in audizione e ha detto “no, non è vero che le ONG sono un ”.
Allora, possiamo evitare in ogni decreto - lo avete fatto anche nel decreto Flussi - di mettere norme che impediscono alle navi di salvare vite? Perché questo fanno. Altrimenti viene anche il sospetto che, oltre a non volerle salvare, l'obiettivo sia impedire che si sappia di quei naufragi. Infatti, se quella nave non fosse stata lì, non avremmo salvato Jasmine, ma non avremmo neanche saputo del naufragio di 45 persone. Quel calo dei dati dei morti, probabilmente, è anche figlio del fatto che nel Mediterraneo non c'è più nessuno che controlla e quindi non ce ne accorgiamo.
Veniamo all'altro capolavoro di cui le devo fare i complimenti: l'Albania. I centri in Albania dovevano essere inaugurati il 20 maggio, 7 mesi fa. In questi 7 mesi - fra i ritardi, eccetera -, da quando dovevano aprire, avete portato 19 migranti in Albania, tenuti lì per qualche giorno.
Ora, per darle una mano a visualizzare di cosa stiamo parlando, le sedie nei banchi del Governo credo siano 20. Quindi, l'equivalente di quelli che siedono lì oggi sono stati portati in 2 viaggi, andata e ritorno, quindi 4 tragitti, da un incrociatore militare costosissimo. Diciannove migranti, 800 milioni di euro di costi in 5 anni. Lei ha detto “no, non calcolate in 5 anni, facciamo la divisione per anno” ed okay, ci sto, le vengo dietro: 130 milioni per l'anno in corso, per portare 19 migranti. Se facciamo una banale divisione, questo fa un 1,5 milioni quasi per ognuno di quei migranti, questo avete fatto. Mi dica se le pare una cosa di successo e normale. Lei, infatti, siccome sa che non è così, ha detto “ma è la deterrenza, questa roba serve a evitare che partano”. Le segnalo - prendo l'ultimo dei due tragitti, quello dei 7 migranti - che, mentre facevate questa roba, con tutto l'apparato propagandistico, quindi, tutto il mondo sapeva dei centri in Albania ed i 7 migranti venivano portati in Albania, ne sono arrivati 2.033 negli stessi giorni a Lampedusa.
I dati li ho presi dal Ministero dell'Interno - Piantedosi - quindi, almeno su questi, saremo d'accordo: 2.033 contro 7, non mi pare che questa deterrenza stia funzionando magnificamente. Lei ha detto allora, visto che neanche la deterrenza le funzionava, che lo fate per fermare e per combattere la mafia. Ora, deve spiegare a me, ma soprattutto a quest'Aula e agli italiani, come si contrasta la mafia, tenendo centinaia di operatori delle Forze dell'ordine a fare la guardia ai cani randagi albanesi e a passare le giornate nella sauna in un , come hanno raccontato loro in un servizio - che penso l'abbia imbarazzata, come, da italiano, ha imbarazzato me - della TV albanese.
Sul Piano Mattei, che le devo dire? Noi siamo ancora in attesa delle risorse, che non ci sono, aggiuntive sulla cooperazione internazionale e soprattutto dei progetti: è da 5 mesi - e quasi 7 per quelli riferiti all'Albania - che attendiamo un DPCM sul Piano Mattei per farci capire come si mettono a terra quei progetti; quelli nuovi, non quelli che già c'erano. È fallita. Questa strategia è fallita. Un'alternativa c'era: la redistribuzione, che lei non ha mai voluto perseguire, chi arriva in Italia arriva in Europa e chiedere, quindi, collaborazione, canali legali, quindi superare la Bossi-Fini; la cooperazione internazionale su cui investire; una Mare Nostrum europea; l'accoglienza diffusa.
Ecco, le dico solo questo, Presidente: intanto, forse meno trionfalismi, questo in generale. La mia compianta nonna, quando ero bambino, mi diceva sempre che chi si loda si imbroda; è un suggerimento di saggezza popolare che le consegno. Poi basta indicare nemici: il problema non è chi fa applicare la legge, il problema è pretendere che un Governo non sia sottoposto alla legge e al rispetto delle leggi, nazionali ed internazionali.
Concludo, Presidente, questo breve intervento con una citazione di chi ci ha ricordato che nella Costituzione è previsto “il diritto d'asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l'esercizio delle libertà democratiche”, è previsto “il ripudio della guerra e il perseguimento della pace e della giustizia tra le Nazioni, anche attraverso le limitazioni alla sovranità, in condizioni di parità con gli altri Stati. Di qui l'integrazione d'Europa (…) e le Corti di giustizia che ne sono derivate, a tutela dell'applicazione degli ordinamenti”. Sono, come sa, parole di Sergio Mattarella, che dobbiamo ringraziare e ricordare .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.
SALVATORE CAIATA(FDI). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, Ministri, colleghi, mi lasci esprimere, in preambolo, la soddisfazione del gruppo di Fratelli d'Italia per l'importante risultato conseguito in Europa, con la nomina a Vicepresidente esecutivo del Ministro Raffaele Fitto a dimostrazione di un eccellente lavoro svolto in una missione delicata come quella del PNRR, che ha portato l'Italia ad essere il primo Paese in termini di riforme raggiunte e raggiunti. Insieme a questo, mi consenta anche, Presidente, di fare un augurio e un in bocca al lupo - mi emoziono - al nostro presidente di gruppo, Tommaso Foti che raccoglie l'eredità e che siamo sicuri farà altrettanto bene.
Questo, che è stato un capolavoro di strategia del Governo Meloni, ha posto questo Governo come ospite d'onore, mi verrebbe da dire, per suo tramite, Presidente, al collega Provenzano, che ha detto al Presidente Meloni che era imbucata a una cena; in realtà, forse, era ospite d'onore di quella cena. Vorrei ricordare al collega Provenzano che a tavola si può stare in due modi, Presidente: o da commensali con la dignità - anzi, direi in questo caso da capotavola, come siede la Presidente Meloni - oppure nella lista delle pietanze , come avevano ridotto il nostro Paese, il Governo del PD o il Presidente Prodi, quando aveva dato letteralmente in pasto alle potenze straniere il nostro Paese.
Quindi, prima di parlare di cene, mi farei un approfondito esame di coscienza. E se proprio vogliamo dirla tutta, nella nostra storia dei Presidenti del Consiglio non eletti, possiamo anche ricordare un altro Presidente del Consiglio che, alle cene dei Capi di Governo, sembrava quasi un cameriere, così com'era impegnato a inseguire i Capi di Stato per elemosinare qualcosa per il nostro Paese.
Il Presidente del Consiglio non esitò all'epoca - e ho sentito dai banchi del MoVimento 5 Stelle una dura critica in riferimento alle spese militari - a firmare l'impegno per l'Italia, sottoscrivendo il 2 per cento di spese militari della NATO, e oggi noi manteniamo fede a quell'impegno che loro avevano sottoscritto . Tuttavia, poiché sono impegnati a fare due parti in commedia o voltafaccia, per cui tengono una posizione quando sono nei banchi del Governo e un'altra posizione quando vanno nei banchi dell'opposizione, è chiaro che se ne sono forse, troppo semplicemente, dimenticati.
Presidente, il prossimo Consiglio europeo è il primo della nuova legislatura europea, è il primo della nuova Commissione europea. Devo dire che siamo molto soddisfatti anche noi che il Presidente Costa abbia dato un'impostazione di tipo anche geopolitico e geostrategico al Consiglio europeo e siamo estremamente soddisfatti - lo dico - che nell'ordine del giorno compaia un punto dove si parla di resilienza, di affrontare e gestire le crisi che l'Europa si troverà di fronte. Sa perché, Presidente, sono estremamente soddisfatto?
Perché ricordo spesso che nei Trattati istitutivi dell'Unione europea non è mai menzionata la parola “crisi”, mai. L'Europa, quando è nata, è nata nella convinzione di dover gestire un lungo e prosperoso periodo di pace. Era nata convinta che non si sarebbe mai trovata nella situazione di dover gestire delle crisi, né mai trovata nella situazione di dover gestire dei conflitti. Quindi, l'Europa prende coscienza di questo, che l'ha resa estremamente debole ed estremamente impreparata, così come lo è stata, nella gestione di queste situazioni, perché la grande sconfitta di questo momento geopolitico mondiale è l'Europa, che non ha saputo far valere la sua voce nei tavoli che contano. Perché non lo ha fatto?
Perché dal punto di vista geopolitico, per imporre la propria voce, è fondamentale avere un potere che si chiama deterrenza, Presidente, e il potere della deterrenza viene dalla propria forza militare : chi non ha forza militare non ha potere di deterrenza e chi non ha potere di deterrenza non ha capacità di sedersi al tavolo delle trattative in maniera importante.
Allora, non possiamo dimenticare quello che diceva Platone nelle : se vuoi la pace, preparati alla guerra. Questo ci impegna a dover essere pragmatici e coscienti che l'Europa deve fare un passaggio in più, da questo punto di vista. Deve crescere come politica estera comune, deve crescere come politica militare comune, deve crescere nella dotazione delle risorse, anche per adempiere a quell'obbligo, di cui parlavo prima, che abbiamo sottoscritto e che ha sottoscritto il presidente Conte nei confronti della NATO, a cui noi, invece, vogliamo tenere fede.
È importante, quindi, Presidente, ribadire in Europa che vanno trovate le risorse giuste per perseguire questa strada e, soprattutto, invitiamo, Ministro, Presidente, a rivendicare la possibilità che queste spese siano scorporate dal Patto di stabilità, perché sono spese di natura strategica che non possono e non devono incidere nei bilanci singoli dei Governi nazionali .
Presidente, noi oggi parliamo di molti conflitti: del conflitto israelo-palestinese, anche se non mi piace dire israelo-palestinese, perché, in realtà, è un conflitto fra Israele e gruppi terroristici, fra Israele e Hamas, fra Israele e Hezbollah, fra Israele e Houthi e, quindi, non è giusto parlare di conflitto israelo-palestinese.
Assistiamo poi al conflitto russo-ucraino, ormai tristemente arrivato a mille giorni. A fronte di questi conflitti, ce n'è uno meno rumoroso, meno sanguinoso, che forse non provoca morti e sangue, ma provoca, comunque, una vittima e questa vittima si chiama verità. Diceva Winston Churchill che “la prima vittima di una guerra è la verità” e lo diceva in tempi non sospetti, quando ancora non esistevano i , quando ancora non esistevano i mezzi di comunicazione, quando ancora non poteva immaginare che saremmo arrivati a un punto in cui si combatte una nuova guerra, la guerra della disinformazione, la cosiddetta guerra ibrida, rispetto alla quale noi, come Europa, non possiamo non farci trovare pronti, perché se siamo stati già impreparati rispetto al conflitto militare, dobbiamo essere pronti rispetto a questo nuovo conflitto, che colpisce i Paesi europei.
Ministro, lo sa bene: assistiamo e vediamo oggi quello che è successo in Georgia, che è proprio un caso emblematico di questa guerra ibrida, e quello che è successo in Moldavia. Mi piace ricordare che in Moldavia si è appena votato per il rinnovo della Presidenza della Repubblica e la Presidente Maia Sandu è stata confermata, anche se con un piccolissimo scarto, così come ha avuto successo il referendum europeo, con un piccolissimo scarto, e mi piace anche pensare che noi, come Paese, abbiamo contribuito a questa vittoria. Abbiamo contribuito perché la diaspora italiana-moldava è la più numerosa - 300.000 persone - e questo Governo ha firmato un importante accordo di previdenza sociale, per questa diaspora, che ci piace pensare sia stato determinante per arrivare a questo risultato. Quindi, un plauso a questo Governo, che ha contribuito in maniera fattiva ad arrivare a questo risultato
Lo stesso conflitto tra Israele e Hamas è un emblema della guerra ibrida, perché come si può giustificare, altrimenti, quello che abbiamo visto succedere? Un attacco violento, il 7 ottobre, di un gruppo terroristico: 1.500 terroristi che spettacolarizzano un attacco e, per la prima volta, con le telecamere riprendono uno scempio mai compiuto: decapitano, violentano, bruciano corpi, tagliano arti e lo mettono in rete perché sia fortemente cruento, perché segni un odio profondo, perché deve andare a destabilizzare quello che era un accordo ormai vicino, quello della firma dei Patti di Abramo, con cui alcuni Paesi mediorientali per la prima volta riconoscevano l'esistenza di Israele; e poi, dopo pochi mesi, vediamo nelle piazze la gente che protesta contro Israele. Come è potuto succedere?
È potuto succedere solamente con una grande campagna di disinformazione, che ha portato alcune sinistre a protestare contro Israele, quasi a favore di Paesi come l'Iran, che, in silenzio, avevano organizzato questo attacco terroristico con i loro bracci armati e poi le stesse persone che avevano protestato precedentemente per la soppressione dei diritti minimi delle donne in Iran si ritrovano a manifestare in suo favore. È evidente che si tratta di una grande campagna di disinformazione e, quindi, chiediamo che in Europa si continuino a rafforzare tutte le misure di contrasto alle attività di disinformazione che possono essere particolarmente influenti in occasione delle votazioni.
Altro elemento del prossimo Consiglio europeo sarà la caduta di Assad. Noi chiediamo che si vigili perché la caduta non sia una caduta dalla pentola alla brace. Tutti esprimiamo soddisfazione per la fine di un regime sanguinoso, quello di Assad, che ha provocato morti violente, che ha soppresso tutte le libertà, ma chiediamo di essere molto prudenti rispetto a chi si è insediato, perché troppe volte in passato, a cominciare dai talebani in Afghanistan e alle primavere arabe, abbiamo assistito a veri e propri scempi. Per cui, su questo crediamo che ci sia, come ha detto il Presidente del Consiglio l'altro giorno, un'occasione straordinaria, insieme al cessate il fuoco in Libano, per costruire un percorso di pace che porti a due Stati e due popoli, ma riteniamo che sia molto importante vigilare perché questo avvenga nella massima trasparenza possibile e, soprattutto, nella tutela dei diritti delle minoranze etniche e religiose che vivono in Siria, anche perché questa crisi potrebbe andare ad acuire ancora di più il fenomeno migratorio che è in corso e sappiamo bene che, da questo punto di vista, oggi, possiamo anche esprimere soddisfazione, perché, mentre in casa nostra qualcuno critica, fuori qualcuno ci elogia.
Infatti, non possiamo non prendere atto delle agenzie che abbiamo letto pochi minuti fa, in cui la Presidente von der Leyen, scrivendo una lettera sulle politiche migratorie ai dell'Unione europea, chiede di accelerare la revisione del concetto di Paese terzo sicuro, e questo a dimostrazione del fatto che, forse, avevamo visto bene quando abbiamo detto che c'era una lettura ideologica del Paese terzo sicuro
E, intanto, con dei dati, ci dice che in Tunisia continuiamo a implementare tutti i pilastri del partenariato firmato a luglio 2023. Eravamo stati derisi per questo accordo firmato dalla Presidente Meloni e dalla Presidente von der Leyen in Tunisia, ma la Presidente von der Leyen stessa, oggi, dice che gli sbarchi da parte della Tunisia sono diminuiti dell'80 per cento e gli arrivi dei migranti quest'anno sono diminuiti del 59 per cento, a dimostrazione del fatto che, ancora una volta, l'intuizione della Presidente Meloni era corretta che la politica migratoria è diventata un problema europeo, la difesa dei confini esterni dell'Unione è un tema europeo e, da questo punto di vista, mi permetta anche di dire, Presidente del Consiglio: vada avanti sul Protocollo Italia-Albania, vada avanti , perché Roma non si è fatta in un giorno e perché l'interesse che mostrano gli altri Paesi dell'Unione rispetto a questo Protocollo testimonia che è la strada giusta e che è la strada che noi dobbiamo perseguire, anche utilizzando il Piano Mattei. Il Piano Mattei che cos'è? È, sì, un approccio diverso, un approccio diverso rispetto ai Paesi dell'Africa…
PRESIDENTE. Concluda.
SALVATORE CAIATA(FDI). Un minuto e mi avvio a concludere, Presidente. Ma è anche un modo per tutelare…
PRESIDENTE. Guardi, è già fuori, quindi un minuto è troppo.
SALVATORE CAIATA(FDI). Allora vado a concludere. Presidente del Consiglio, lei lo ha detto domenica ad Atreju che questo è il momento … Atreju è una manifestazione fantastica, che fa impazzire la sinistra…Lei ha detto che è il momento di fare la storia. Noi siamo qui, Presidente del Consiglio, siamo qui, la supportiamo, siamo qui per darle il nostro sostegno .
Siamo qui per mantenere questo impegno e lo faremo come ha detto lei, con gambe dritte e cuore puro, ma mi permetto di aggiungere anche con spalle larghe, le nostre e le sue, perché il destino ha scelto le sue spalle e non le spallucce di qualche quaquaraquà che in passato ha ridotto questo Paese .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, lei oggi è qui, quasi afona, la ringraziamo per il suo sforzo. Sappiamo che, avendo urlato qualche giorno fa come se fosse la dell'opposizione, ad Atreju, oggi ha perso la voce. Però, sa, lei non è più all'opposizione, anche se noi abbiamo visto questa sua postura qualche giorno fa. E guardi, non ha fatto in tempo a parlare di stabilità che la Lega ha perso i treni e non è venuta a sentirla mentre faceva il suo discorso . Poi loro … probabilmente anche loro, in questa modalità opposizione, non sapevano a chi dare la colpa, hanno scoperto, hanno detto: “cavolo, ma il Ministro è il nostro, quello che ci fa perdere tutti i treni” e probabilmente erano in una crisi esistenziale. Questa è la farsa, diciamo, a cui ci state facendo assistere.
Veniamo però, purtroppo, alla tragedia che viviamo nel mondo. Vede, Presidente Meloni, lei ha fatto tutto un sulla situazione internazionale e non ha mai - mai - citato Benjamin Netanyahu.
Lei è riuscita a parlare di tutto e non è riuscita a parlare della persona su cui pende un mandato d'arresto, perché ha usato l'arma della fame per uccidere le persone; e lei non lo ha mai citato. Lei parla di diritto internazionale e non parla di un uomo che si scuda dietro l'immunità che noi gli andremo a garantire, probabilmente, anche se saremmo obbligati a non concedergliela. E davvero questo ci sembra proprio l'immagine più totale di un'ipocrisia davvero sconvolgente rispetto a quello che fa Netanyahu.
Lei ha parlato, poi, di Abu Mazen. Abu Mazen - che lei riconosce come interlocutore, che molti riconoscono come interlocutore - chiede una cosa: chiede il riconoscimento dello Stato della Palestina. Ma noi abbiamo preferito, vigliaccamente, astenerci da una votazione, da più votazioni all'ONU nel riconoscere lo Stato della Palestina e lei, oggi, ne parla come un interlocutore.
Interlocutori che ci scegliamo a seconda della contingenza storica, perché riconosciamo Abu Mazen; grazie a Dio non riconosciamo Hamas come interlocutore, ma qualche chilometro più su riconosciamo o cominceremo a riconoscere quello che è un tagliagole dell'ISIS, perché chi ha liberato la Siria è un tagliagole dell'ISIS. Ma c'è la moralità e c'è il riconoscimento degli interlocutori a seconda delle nostre comodità, perché Erdoğan, che sta utilizzando queste milizie in Siria, affama i curdi, persegue i curdi e uccide i curdi da anni, da decenni (e noi li utilizziamo, i curdi, a volte, come coloro i quali sono stati gli unici a resistere all'ISIS e poi ce ne dimentichiamo) e, nel frattempo, con Erdoğan, però, ci organizziamo anche gli europei di calcio del 2032, come Italia, perché anche qui Erdoğan a volte va bene, a volte va male; quasi sempre Erdoğan va bene, però.
E arriviamo all'Ucraina. Ricordo in quest'Aula e in moltissimi dibattiti televisivi quando vi dicevamo: signori, arriverete prima o poi a parlare di militari in Ucraina, perché le armi le potete fornire quando volete, quanto volete produrre, eccetera, eccetera, ma gli uomini, purtroppo, gli uomini finiscono e non si producono. Quindi, arriveremo a un punto in cui si parlerà di inviarli e oggi leggiamo un'intervista di Crosetto, che si nasconde ancora dietro un'ipotetica missione ONU, che comincia già a parlare di contingenti. Si sente nell'aria il “contingente europeo”, ci stiamo arrivando piano piano. E poi, mi scusi, ma mi dice cos'è la “pace giusta” ? Perché è anche ora di smetterla di nascondersi dietro questa retorica. Lei ai comici russi, ai comici russi, un anno e mezzo fa, disse: io ho una soluzione. Ma ci dice qual è la sua soluzione, al di là di questa frasetta fatta sulla pace giusta, che non si capisce bene cosa sia? Perché lei una soluzione non ce l'ha, lei ha un'unica soluzione: quella di seguire quello che dice il Presidente americano di turno; questa è la sua unica soluzione. La soluzione è parlare sempre di guerra.
E arriviamo poi a un altro passaggio del suo discorso: sinceramente ci siamo davvero stufati di sentire questa narrazione che fa la destra, non solo in Italia, per cui voi siete quelli che difendono il lavoro contro gli ambientalisti che vogliono mandare la gente a casa! C'eravamo noi davanti a Stellantis a difendere gli operai qualche giorno fa C'eravamo noi! E voi dovete smetterla, perché qui sulla transizione ecologica e sull'ambiente ci sono solo due atteggiamenti possibili: o si nega che ci sono i cambiamenti climatici e c'è un problema o si accetta che ci sono i cambiamenti climatici e vanno affrontati. Ma non si può far finta di niente, perché voi negate che ci sono i cambiamenti climatici. Negate il problema! E qual è la vostra soluzione rispetto a questo? Qual è? Non ce l'avete; e non venite qui, per favore, a dire, sempre col solito ritornello, riferiti a noi come MoVimento 5 Stelle, che siamo gli ambientalisti: “chissà cosa hanno fatto”! Guardi, Presidente Meloni, il Presidente Conte ha governato questo Paese due anni e mezzo e un anno lo ha fatto mentre il Paese era in pandemia, okay? La vostra classe politica ha gestito la transizione dalla lira all'euro e ha governato per 15 anni questo Paese, okay ?
C'era lei al Governo quando si facevano determinate scelte. Noi in questo periodo abbiamo governato il Paese, quindi le responsabilità è ora che ve le prendiate perché siete al Governo e non siete all'opposizione.
E sul tema dell', sul fatto che è l'ambiente che fa licenziare i lavoratori; no, è Stellantis, società che paga le tasse in Olanda. E, quando parlate nei Consigli europei, nella Commissione europea, parlerete mai, una volta, dei paradisi fiscali che ci sono all'interno dell'Unione europea, che drenano risorse al nostro Paese ? Stellantis, che paga le tasse in Olanda, preferisce dare i dividendi alle famiglie Elkann e Agnelli piuttosto che investire nella produzione. Ma non è colpa dell'ambiente, non è colpa di politiche che si fanno per contenere il cambiamento climatico.
È colpa di chi ha gestito questa società in questa maniera, tagliando sui costi del lavoro e non investendo in prodotti buoni, diciamo così. Quindi, Presidente, è ora di smettere di scaricare le colpe sempre sugli altri, è ora di smetterla. Siete qui a fare la terza manovra di bilancio e avete votato una Commissione europea in cui siete maggioranza. Lo dico a chi fa parte di questa maggioranza in Europa , che non è solo lei, Presidente Meloni. Lo dico a tutti. Qual è la direzione che vogliamo dare all'Europa?
Perché quella di questa Commissione europea ha due strategie: finanza e armi, armi e finanza. Perché se vogliamo parlare di dove vogliamo andare, forse dovremmo cominciare a parlare della difesa dello Stato sociale, della scuola, della sanità e dell'innovazione tecnologica e digitale...
PRESIDENTE. Concluda.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). ...non solo di armi e finanza. E bisogna farlo seriamente, perché...
PRESIDENTE. La prego di concludere, sta un minuto fuori.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Sto per concludere. Perché qui ci sono persone che non arrivano alla fine del mese e abbiamo visto come le avete trattate per anni: colpevolizzandoli e dicendogli che erano i “furbetti del divano”. Noi abbiamo visto qual è il problema: il problema sono i “furbetti della poltrona”, a cui avete aumentato lo stipendio vergognosamente sotto Natale .
PRESIDENTE. La ringrazio.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Questi sono i problemi del Paese...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole.
RICCARDO RICCIARDI(M5S)....non chi cercava solo un aiuto dallo Stato, una volta nella vita .
PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Candiani, Mantovani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna n. 6-00140, Richetti ed altri n. 6-00141, Braga ed altri n. 6-00142, Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, Zanella ed altri n. 6-00144, Faraone ed altri n. 6-00145 e Della Vedova e Magi n. 6-00146. I relativi testi sono distribuzione .
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI,. La ringrazio, Presidente. Voglio ovviamente ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti. Cercherò di dare qualche risposta rispetto alle cose che ho sentito, chiaramente andando in ordine rispetto al dibattito che ho ascoltato. Vorrei partire con il collega Provenzano. Voglio dire al collega Provenzano che ho trovato i suoi toni molto nervosi e penso che questi toni nervosi tradiscano qualcosa. Mi stupisce sempre, intanto, come si parli di politica estera e nell'affrontare le grandi questioni di politica estera alcune delle parole che vengono più spesso alla bocca di alcuni esponenti dell'opposizione siano le parole “amico” e “nemico”.
Penso che il filtro dell'amico e del nemico, quando si parla di politica estera, particolarmente quando si parla di Nazioni alleate, sia un filtro sbagliato. Ma penso anche che sia il filtro tipico di chi mette la difesa della propria fazione prima della difesa della propria Nazione .
In questo credo che ci sia una grande differenza tra noi e gli attuali membri dell'opposizione. Tra i nemici che il collega Provenzano indica c'è anche il nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che sarebbe un nostro nemico. Ora, non so in base a che cosa il Presidente eletto degli Stati Uniti si debba definire un nostro nemico . Se si sta parlando - e io ne ho parlato nella mia relazione introduttiva - chiaramente del rischio di una politica economica protezionistica, è ovvio che è qualcosa su cui noi dobbiamo lavorare per evitarla.
Non so se presentarsi da qualcuno definendolo un nemico possa aiutare questo dialogo , però le voglio dire questo, collega Provenzano: le persone serie che leggono la politica estera con un po' più di completezza sanno anche che vi è un problema di un rapporto tra Europa e Stati Uniti per cui gli Stati Uniti pongono all'Europa da sempre due questioni: da una parte, le spese per la difesa, e quindi la contribuzione in ambito NATO; dall'altra, il grande commerciale che l'Europa ha nei confronti degli Stati Uniti. Ma non è un tema che si è inventato Donald Trump, se vogliamo essere onesti.
Voglio dire, quando noi, almeno in questi 2 anni in cui ero presente io, e particolarmente lo scorso anno, al Consiglio europeo abbiamo cominciato a parlare seriamente del tema della competitività europea, lo abbiamo fatto rispondendo all', cioè a un'iniziativa con la quale l'attuale amministrazione democratica americana, guidata da una persona che non penso lei consideri un nemico al pari di Donald Trump, Joe Biden, metteva 400 miliardi di euro per proteggere le industrie americane , e questo ha portato in Europa un dibattito per capire come potevamo difenderci da quella che era una politica protezionistica americana.
Allora, cerchiamo di essere seri quando affrontiamo queste materie, perché altrimenti non riusciamo a leggere i fenomeni e non riusciamo a dare le risposte. Dopodiché, sempre il collega Provenzano dice che Ursula von der Leyen, che non ho capito più se è amica o nemica - questo un giorno lo scopriremo -, ha indebolito i commissari in questa nuova Commissione. Ora, non so cosa lei intenda sostenendo che Ursula von der Leyen abbia indebolito i commissari, ma posso dirvi qual è l'unico commissario che il gruppo europeo del quale fate parte voi in Europa ha tentato di indebolire, e si chiama Raffaele Fitto .
Perché non dobbiamo dimenticare che all'atto della votazione di Raffaele Fitto, il Partito Socialista, del quale i nostri amici del Partito Democratico fanno parte, come tutti sapete, ha inviato alla Presidente von der Leyen una lettera nella quale continuava a chiedere che a Raffaele Fitto e all'Italia non fosse riconosciuta una Vicepresidenza in seno alla Commissione europea. E allora, penso che anche su questo dobbiamo dirci le cose come stanno. Penso che il vostro problema non sia, collega Provenzano, che la Presidente von der Leyen ha indebolito i commissari. Penso che il vostro problema sia che non la Presidente von der Leyen, ma gli elettori, con il loro voto dello scorso giugno, hanno indebolito la sinistra in Europa , ma si chiama democrazia.
E quello che non va giù ai colleghi della sinistra è che, come ho già detto, noi, con la nomina di Raffaele Fitto alla Vicepresidenza della Commissione europea, cioè con la nomina ai massimi vertici della Commissione di una persona indicata da un Governo conservatore, abbiamo rotto un altro tetto di cristallo, che era il tentativo di isolamento, la famosa , che in Europa si chiama (il cordone sanitario), che deve esserci con tutti quelli che non sono di sinistra o non fanno gli accordi con la sinistra o non fanno finta di essere di sinistra .
Ma anche questo, se mi consente, è un tantino poco democratico, perché se i cittadini di questa Nazione hanno deciso di dare la loro fiducia a un Governo di centrodestra, voi non potete chiedere che il ruolo dell'Italia in Europa venga indebolito per difendere, come sempre, il vostro partito prima della Nazione. Su questo noi non ci capiremo oggettivamente mai. Dopodiché, come le è stato già risposto, non sono abituata a imbucarmi alle cene. Non so se voi eravate abituati così, nel qual caso avete la mia solidarietà, ma penso, invece, che nei momenti importanti sia importante esserci per cercare di difendere gli interessi della Nazione. Dopodiché, approfitto del suo intervento, ma ci sono molti altri colleghi che sono intervenuti su queste materie, per dare qualche altra risposta.
Sulla questione israelo-palestinese, sempre al collega Provenzano, non mi pare francamente, perché ci ho parlato non più tardi, come dicevo, di tre giorni fa, che la sua visione sul ruolo dell'Italia nel conflitto israelo-palestinese sia anche la visione che ha Abu Mazen, che hanno i palestinesi, che ha l'Autorità nazionale palestinese. Né tutto si lega alla questione del riconoscimento dello Stato della Palestina. Anche qui, vale la pena rimettere il tema all'interno del suo scenario. Lo Stato di Palestina, come voi sapete, è storicamente riconosciuto in Europa dalle Nazioni del Patto di Varsavia. Gli Stati occidentali dell'Europa, che hanno riconosciuto la Palestina, sono una netta minoranza: tra questi, veniva citata la Spagna e c'è anche l'Irlanda.
Lo Stato di Palestina non è riconosciuto dalla Germania, non è riconosciuto dalla Francia, non è riconosciuto dalla Gran Bretagna, non è riconosciuto dai nostri colleghi del G7, e, quindi, è una scelta che noi condividiamo con moltissimi dei nostri internazionali. Perché? Io ho già risposto in quest'Aula e ho risposto anche l'ultima volta che sono venuta: penso che non giovi al risultato dell'ottenimento dell'obiettivo “due popoli in due Stati” compiere accelerazioni che non siano finalizzate al concreto raggiungimento dell'obiettivo. L'opzione del riconoscimento di uno Stato che oggi non esiste, mi pare più quello che rischia di diventare anche uno specchietto per le allodole, rispetto a una questione che, invece, noi prendiamo con estrema serietà.
Esattamente come le rispondo volentieri sulla questione della Siria. Lei diceva che noi abbiamo aperto al regime di Assad, perché abbiamo questa fissazione degli immigrati. La questione dei rifugiati siriani non è una questione prevalentemente legata al tema dell'immigrazione, è un problema enorme legato alla stabilità della regione. Ha parlato mai con i libanesi di questa materia? Ha parlato mai con i giordani di questa materia? In Libano, su 5 milioni di abitanti, ci sono un milione e mezzo di rifugiati siriani. In Giordania siamo più o meno a 1.400.000. E sono, purtroppo, un fenomeno di enorme ulteriore destabilizzazione per Nazioni che sono già in difficoltà in quel contesto. È la ragione per la quale, diverso tempo fa, e quindi non oggi, almeno 7 Stati europei hanno scritto una lettera alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, per chiedere all'Europa di affrontare una volta tanto tale questione. È la ragione per la quale l'UHNCR era ed è impegnata in Siria anche con contatti che sono inevitabili, se si vuole provare ad affrontare la questione per risolvere questo tema. Ma anche il fatto di tenere - e lo rivendico - un'ambasciata aperta a Damasco non è un riconoscimento del regime.
Tra l'altro, immagino che voi sappiate che il nostro ambasciatore non ha mai presentato le credenziali. Quindi, non confondiamo cose che l'Italia cerca di fare, ritenendo di dover, come poi voi chiedete in altri momenti dei vostri dibattiti, avere un ruolo per la stabilizzazione di alcune Nazioni e di alcune regioni che sono particolarmente delicate. Ma evitiamo di semplificare tutto, come ho sentito fare. Dopodiché, anche sulla questione delle indiscrezioni circa una telefonata tra il capo della nostra , segnatamente dell'AISE, e l' siriana, voglio dirvi come la penso. Avrei considerato più un'anomalia, se il capo della nostra , in un momento così delicato per una Nazione così delicata, non avesse cercato di ottenere informazioni su quello che stava accadendo. Temo che questo sia il ruolo, ragazzi, della nostra e .
E penso che rientri nei doveri della nostra cogliere tutti gli elementi possibili da riferire all'autorità di Governo per consentire all'autorità di Governo di avere maggiori elementi possibili per poter prendere le misure e le contromisure di quello che sta accadendo. Quindi, aggiungo: un conto è l'esistenza di un canale di interlocuzione, un conto è il contenuto delle conversazioni che viaggiano su questo canale. Non penso che sarebbe utile soffermarmi su quanto possa essere attendibile il della telefonata con il direttore di AISE che fa il direttore del servizio siriano uscente. Chiaramente, resta ferma la disponibilità, immagino, del generale Caravelli a venire a riferire al Copasir, che è l'organo predisposto per dare questo genere di informazione.
Però voglio dire anche che, a proposito della capacità della nostra di interloquire con chiunque, chiaramente, per difendere e tutelare l'interesse nazionale, penso che qualcosa voglia dire, se, in una nota a firma di uno dei della rivolta contro il Presidente Assad, l'Italia è il solo Stato occidentale che viene espressamente menzionato positivamente, unitamente a una serie di Paesi del Golfo, per la ripresa dell'attività diplomatica a Damasco, il che, in teoria, dovrebbe confermare che non c'è stato, da parte dei nostri servizi di né da parte del nostro Governo per il tramite dei servizi di , nessun appoggio al precedente regime siriano.
Ultimo elemento, sempre per rispondere a varie questioni che il collega Provenzano - ma che, ripeto, anche altri colleghi hanno citato - ha collegato nel suo intervento, riguarda la vicenda della Corte di giustizia dell'Aja e della decisione che riguarda il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Voi sapete che l'Italia ha sottoscritto, a suo tempo, la Convenzione dell'Aja che istituisce la Corte penale internazionale e la sostiene nel suo funzionamento, e questo è. Dopodiché, però, le decisioni assunte dalla Corte, sia sul conflitto a Gaza, sia anche sul conflitto dell'Ucraina, sollevano, a molti, diversi interrogativi, che io penso meritino un dibattito, anche qui, non ideologico e, se vogliamo, un approfondimento.
Su entrambi i fronti, i provvedimenti della Corte, per la prima volta, intervengono non a guerra conclusa, ma a conflitto in corso e questo, chiaramente, rischia di trasformare un organo giurisdizionale in una parte del conflitto stesso … un attimo, provo a spiegare, con ricadute sulle prospettive che riguardano la conclusione di quei conflitti. Provo a spiegarmi meglio. Se uno degli Stati che aderiscono alla convenzione dell'Aja intraprendesse un'iniziativa finalizzata a un accordo di pace o a una tregua, non potrebbe ospitare sul proprio territorio nazionale una o più delle parti in causa. È la ragione per la quale è consuetudine del diritto internazionale e degli accordi bilaterali riconoscere l'immunità per i Capi di Stato e di Governo. Presumo che arrivi da questo. Quindi, penso che su questi temi ci si debba interrogare. Fermo restando questo, l'Italia è, ovviamente, in prima fila per un'equa definizione dei conflitti in corso, senza far venire meno, chiaramente, il rispetto, la considerazione che ha per il lavoro della Corte penale internazionale.
Dopodiché, l'ultima risposta che ho da dare al collega Provenzano è sul G7. Il collega Provenzano dice che nessuno si è accorto che l'Italia è stata Presidente del G7 . Ora, io penso che delle volte ci si debba un po' rendere conto di che cosa significano le cose che si dicono, nel tentativo spasmodico di attaccare il Governo su tutto. Voglio dire al collega Provenzano che dire una frase del genere, dopo l'anno che abbiamo trascorso, non è un insulto a me è un insulto agli , ai diplomatici, alle Forze dell'ordine, a Papa Francesco, ai funzionari e a tutte le persone che hanno lavorato perché il G7 italiano potesse essere un momento di orgoglio per la nostra Nazione, mentre voi stavate lì a fare le macumbe, sperando che anche questo fosse un fallimento, perché come sempre, tifate contro la vostra Nazione, se non siete al potere !
Dopodiché, penso che prima o poi dobbiate fare un corso di riti vudù, perché le non stanno funzionando. Collega Marattin…
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Il nervoso ero io!
GIORGIA MELONI,. Sì, questo mi ha molto innervosito, perché so quanto lavoro c'è stato e so quanto lavoro hanno fatto queste persone che in passato hanno lavorato anche per voi, quando avevate la decenza di rispettarle, quando avevate la decenza di rispettarle .
Collega Marattin, chiaramente non devo dire niente sulle basette, immagino che lei abbia provato a focalizzare questa immagine, agghiacciante, però voglio dirle questo: a differenza di altri, che sono abituati a basare il loro agire politico su testi sacri, dogmi ideologici, come posso dire, santoni vari, di volta in volta individuati tra i stranieri, a me diverte sempre un po' che, particolarmente con Atreju, ma anche con la politica internazionale, con gli incontri bilaterali che facciamo, ogni volta che si parla con un è sempre lo schema amico-nemico, prendi tutto o non prendi niente.
Non ragiono così. Considero Javier Milei un'interessantissima novità nel panorama argentino, sappiamo qual è la situazione argentina, non apro su questo il . Penso che Javier Milei abbia il profilo giusto per affrontare i problemi che ci sono in Argentina. Chiaramente non considererei mai quel modello replicabile da noi, però penso che noi, particolarmente in questa fase, visto che l'Argentina è anche una Nazione sorella dell'Italia, dobbiamo fare quello che possiamo fare per dare all'Argentina una mano. Ci sono degli spunti molto interessanti nelle cose che fa Milei.
Chiaramente c'è questa idea, che, lo ripeto, non sarebbe mai replicabile da noi, ma c'è questa idea di fondo, insomma, che bisogna lasciare spazio alla capacità del sistema produttivo, che trovo interessante. Penso che per l'Italia si possano aprire degli spazi di cooperazione forti, però non è un modello che penso si possa replicare in Italia. Dopodiché, le do volentieri le tre risposte che lei ha chiesto. Sul Mercosur, come ho detto nella mia relazione, penso che la Presidente von der Leyen debba sedersi al tavolo con le associazioni degli agricoltori e debba individuare le compensazioni, almeno, e una serie di altre cose, ma partendo dalle compensazioni, per i settori che rischiano di essere pesantemente colpiti da questo accordo.
Bisogna tentare di mettere insieme le due cose e penso che si possa fare. Con un po' di pazienza, con un po' di buona volontà, penso che si possa fare e penso che si debba fare. E l'Italia farà tutto quello che può per fare in modo che si diano delle risposte a un settore che è fondamentale, non solo per l'Italia, ma per la competitività europea. Esattamente come sono d'accordo con lei sulla questione dell'unione dei mercati dei capitali, sulla quale lei conosce la posizione italiana: non siamo noi che stiamo bloccando, da questo punto di vista, il mercato dei capitali.
Ci sono altre Nazioni molto europeiste che sono in prima fila da questo punto di vista, ma sicuramente spenderemo il nostro ruolo e il nostro lavoro per andare in questo senso. Così come voglio dirle che sono d'accordo sulla detassazione, per esempio, degli aumenti contrattuali di secondo livello. È una questione sulla quale il Ministro Giorgetti sa che ho tentato varie volte di cercare le coperture, perché il problema, come sempre, sono le coperture. In questo, insomma, la ricetta di Milei - aspetti, ci arrivo - qui è difficilmente applicabile, perché, come lei saprà, e questo davvero non è solo merito mio, perché è da un po' di tempo che è così, l'Italia è una Nazione che sta in avanzo primario, tolti gli interessi che paghiamo sul debito, già da tempo, per cui poi ci si deve dire anche dove si taglierebbe.
È un tema sul quale lavoro da 2 anni e, poi, tutti questi miliardi che uscirebbero, salvo fare come dice Milei: Ministero della Cultura, ! Per carità, è una proposta che lei può fare, ma non mi sento francamente di replicarla in Italia. Però sicuramente sono d'accordissimo sul fatto che - abbiamo tentato di lavorarci varie volte - il tema della detassazione degli aumenti contrattuali sarebbe sicuramente un aiuto, forse il più concreto che si possa dare sul tema dell'aumento salariale. In risposta al collega Della Vedova, e anche la collega Pastorella mi pare che lo dicesse, relativamente alla questione del rapporto tra la nuova amministrazione americana e l'Ucraina, anche qui vedo che si parla parecchio per sentito dire.
Tutti ci siamo interrogati e ci interroghiamo su quale sarà la postura della nuova amministrazione americana in materia di conflitto in Ucraina, però mi pare che le dichiarazioni che Donald Trump ha reso qualche giorno fa chiariscano molte cose. Donald Trump dice: Putin dovrebbe pensare che è arrivato il momento di fare la pace perché ha perso, quando perdi 700.000 persone è il momento. E ancora: voglio arrivare a un accordo e il solo modo di arrivarci è quello di non abbandonare l'Ucraina. È una posizione che dovreste avere già sentito, è la posizione che io, ad esempio, come molti altri colleghi, ma io in quest'Aula ho espresso varie volte: l'unico modo di costruire pace è non abbandonare l'Ucraina , perché, se abbandonassimo l'Ucraina, ci ritroveremmo con una banale invasione; se ci fosse un'invasione, non ci sarebbe bisogno di alcun tavolo di pace.
Mi pare che queste dichiarazioni chiariscano un po'. Vedremo poi quando entrerà in carica la nuova amministrazione concretamente cosa accadrà, ma mi pare che queste dichiarazioni non si discostino, ad esempio, dalla linea che l'Italia, noi, questo Governo ha portato avanti. Collega Bonelli, si lamenta perché ho detto che c'è un italiano nominato alla Commissione e c'è sempre stato un italiano nominato alla Commissione. Solo che non ho detto che c'è stato un solo commissario, e diciamo che lì ci arrivo, ogni Stato membro nomina un commissario. Io ho detto che c'è stato un italiano nominato Vicepresidente della Commissione, che è una cosa che, per esempio, nella scorsa legislatura non avevamo. Non ho detto che è la prima volta che accada, ho detto che abbiamo un Vicepresidente della Commissione, e che, quindi, dobbiamo essere contenti. Non so perché questa cosa vi dia tanto fastidio . Dopodiché, sulla difesa…
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Alla Lega dà fastidio, non a noi!
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Alla Lega!
GIORGIA MELONI,. Non so cosa c'entri la Lega … Ah, va bene, sì, va bene…
PRESIDENTE. Colleghi!
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Noi abbiamo votato, la Lega no!
GIORGIA MELONI,. La Lega però ha votato Fitto e non ha scritto lettere per chiedere che a Fitto venisse tolta la Vicepresidenza . E non mi risulta il vostro voto contrario nella riunione del gruppo dei socialisti, quando i socialisti hanno deliberato di scrivere una lettera alla von der Leyen per dire che dovevano togliere all'Italia la Vicepresidenza della Commissione! Vi prego, signori, sappiamo chi è stato con l'Italia e chi, purtroppo, non è stato abbastanza con l'Italia in questa vicenda!
Dopodiché, sulla difesa sono intervenuti sempre il collega Bonelli e la collega Scutella', e anche qui sapete come la penso. Penso che investire in difesa sia particolarmente necessario nel contesto nel quale ci muoviamo, perché guardiamoci intorno: è un mondo nel quale il caos si moltiplica e il caos genera caos. Il tema della difesa è il tema principe della difesa della sicurezza - si chiama difesa per questo - dei propri cittadini, e dico di più: si tratta anche di difesa della propria sovranità, si tratta anche della difesa della propria capacità di incidere e di difendere i propri interessi. La cosa che mi ha sempre abbastanza divertito è che, di solito, quelli che dicono che noi non dobbiamo mettere risorse per la difesa sono anche quelli che si lamentano di una troppo eccessiva ingerenza, ad esempio, degli Stati Uniti d'America o di un peso forte degli Stati Uniti d'America all'interno dell'Alleanza atlantica.
Se si pensa che si può demandare a qualcun altro la propria sicurezza, si deve anche sapere che c'è un prezzo che si paga per questo. Io penso che noi dobbiamo guadagnare la nostra capacità di contare il più possibile a livello internazionale.
Dopodiché, però, anche qui trovo dei toni un po' ingenerosi, perché le spese per la difesa che l'Italia ha nel suo bilancio in questi anni non sono spese con le quali siamo andati in giro - capiamoci - a militarizzare, a creare guerre. Sono le spese che ci servono per difendere la libertà di navigazione commerciale nel mar Rosso, sono le spese che ci servono per pagare i nostri militari impegnati nelle missioni di pace all'estero, che costruiscono pace e non costruiscono guerra. Queste sono le spese della difesa italiana .
Quindi, francamente, mi pare anche un po' ingeneroso continuare a raccontare di questa deriva bellicista del Governo italiano, che nello scenario nel quale si trova si pone il problema, chiaramente, da una parte di rafforzare queste risorse e, dall'altra, di costruire un'industria europea competitiva della difesa, che è un tema di competitività; piaccia o no, è un enorme tema di competitività che l'Europa ha di fronte. Allora, parliamo di competitività o non parliamo di competitività? Io parlo di competitività e, quindi, anche di industria della difesa, perché l'industria europea, purtroppo, attualmente, rispetto a quello che l'Europa dovrebbe essere, non è competitiva con gli altri globali . Questa è la materia della quale ci stiamo occupando.
Dopodiché, ringrazio - mi pare - il collega Caiata per aver ricordato, particolarmente ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che non sono stata io a impegnarmi, come Stato italiano e come Governo italiano, ad arrivare in pochi anni al 2 per cento del PIL in spese di difesa, ma è stato un signore che si chiamava Giuseppe Conte . Poi, io la considero una cosa giusta e non ho avuto problemi a dirlo quando ero all'opposizione. Però, vi prego, questo fatto che si cambiano completamente le posizioni, tra quando si sta al Governo e quando si sta all'opposizione, io lo trovo bizzarro . Sarà che le stesse tesi che sostengo oggi le sostenevo anche quando ero all'opposizione, compresa questa .
Dopodiché, una battuta veloce per il collega Bonelli, che diceva che sono arrivati tutti in ritardo per il Ministro Salvini e i treni. Guardi, sono arrivata in ritardo anche io che vengo in macchina e il sindaco di Roma non è della Lega
ANGELO BONELLI(AVS). È caduta in basso! Ha sbagliato la battuta…
GIORGIA MELONI,. Allora, sono d'accordo.
Dopodiché, collega Scutella': mi pare che sia stata citata anche da altri colleghi la proposta parlamentare di equiparazione del trattamento dei Ministri non parlamentari al trattamento dei Ministri parlamentari. Voglio dire solo, velocemente, che sono d'accordo con il collega Crosetto e che, quindi, mi unisco alla sua richiesta di proposta di ritiro dell'emendamento, perché la legge di bilancio che abbiamo varato è una legge di bilancio che concentra interamente le sue risorse sui lavoratori, sulle famiglie e sui redditi medio-bassi e non credo che l'attenzione da questa manovra debba essere spostata per un'iniziativa del genere, che, in ogni caso - questo per dovere di giustizia - è un tantino diversa da come è stata raccontata anche stamattina in quest'Aula, ossia volete aumentare di 7.000 euro lo stipendio dei Ministri. No, l'emendamento che è stato proposto da alcuni parlamentari voleva equiparare, come ho già detto, il trattamento del Ministro parlamentare al trattamento del Ministro non parlamentare. Sono due persone che fanno esattamente lo stesso lavoro e sarebbe normale, in qualsiasi contesto, che abbiano anche lo stesso trattamento.
Dopodiché, prendo atto che, per alcuni colleghi dell'opposizione, lo stipendio dei parlamentari è troppo alto per un Ministro. Forse bisognerebbe essere conseguenti nelle proposte che si fanno, però sicuramente eviterei su questo di farmi dare lezioni, particolarmente dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché è possibile che questa norma non vada bene, però, detto da quelli che hanno speso soldi degli italiani per dare 300.000 euro l'anno a Beppe Grillo, se consentite, anche no, anche no
DANIELA MORFINO(M5S). Ma cosa c'entra?
GIORGIA MELONI,. Sì, sono soldi pubblici quelli che prendono i gruppi parlamentari e quelli che prendono i partiti e, quindi, gli avete dato dei soldi pubblici .
Collega Orfini, sulla migrazione. A me ha colpito molto - l'ho detto anche un paio di giorni fa - la vicenda della piccola Jasmine, però credo che il salvataggio si renda necessario alla fine, collega Orfini, perché - e torniamo sempre al tema - ci sono dei trafficanti senza scrupoli che si prendono migliaia di euro, 5.000, 8.000, 9.000 euro, per mettere delle persone disperate in mezzo al mare e lasciarle alla deriva. Se noi non fermiamo questo, non fermeremo mai queste tragedie .
Allora, penso che la priorità di tutti - in riferimento alla mafia, che facevo un paio di giorni fa - debba essere fermare questi trafficanti. È anche la ragione per la quale sono convinta che il Protocollo con l'Albania debba andare avanti, perché le dico con certezza che non c'è nessuna altra iniziativa italiana ed europea sulla materia della lotta ai trafficanti che sia così - diciamo così, mettiamola così - preoccupante per i trafficanti. Perché? Perché quei 5.000, 8.000, 9.000 euro - come ho spiegato molte volte - che questi trafficanti estorcono alle persone disperate, vengono pagati in cambio della promessa di arrivare in Europa. Lei capisce bene e penso che tutti capiamo bene che se i trafficanti non possono mantenere la promessa che si arrivi in Europa, allora quei 5.000, 8.000, 9.000 euro forse le persone non saranno più disposte a pagarli e questo vuol dire, anche e soprattutto, stroncare una delle più potenti mafie internazionali di questo tempo e vuol dire anche limitare le morti in mare.
Dopodiché, quello che non capisco della posizione della sinistra, a vari livelli, è: ma se il progetto lo considerate così inutile, se il progetto è così ridicolo, perché tutta questa energia per fare di tutto per bloccarlo? Non sarà, invece, che l'energia si mette in campo, nel tentativo di bloccarlo , proprio perché si capisce che il progetto potrebbe avere un'efficacia straordinaria e, per quelli che hanno sostenuto la tesi che invece noi dobbiamo accogliere tutti, il progetto è preoccupante ? Perché io la penso così.
MARCO GRIMALDI(AVS). Ma non sono soldi tuoi!
GIORGIA MELONI,. Dopodiché, stamattina scopriamo …
PRESIDENTE. Colleghi!
GIORGIA MELONI,. Ancora una volta stamattina scopriamo - grazie - che la proposta del PD sono le redistribuzioni. Lo sappiamo da tempo, però, voglio dire, che io non sono d'accordo su questo. Ho sempre pensato che noi non possiamo pretendere di risolvere un problema che abbiamo tentando di scaricarlo sugli altri. Penso che l'unico modo per lavorare in modo unitario, in Europa, facendo un lavoro che non ha vinti e non ha vincitori sia lavorare sulla dimensione esterna. L'ho sempre pensato, lo continuo a pensare, è quello che ho detto al primo Consiglio europeo e pare anche che io abbia convinto qualcuno nel corso di questi due anni.
Però, mi stupisce, perché il collega Orfini dice: le redistribuzioni sono fallite, il Governo, e via dicendo. Guardi che non è che sono fallite quando siamo arrivati noi; erano fallite ben prima.
MATTEO ORFINI(PD-IDP). Infatti, l'ho detto!
GIORGIA MELONI,. Lei saprà che, delle 3.000 persone che erano in Italia e che dovevano essere distribuite tra i nostri alla fine era finita che la Francia ne aveva prese 30 e la Germania 57.
Quindi, forse, non è un problema legato a questo Governo, è un problema legato a un dibattito che è stato molto formale e molto ideologico, ma che non ha portato a risultati, e io voglio arrivare ai risultati. Dopodiché, sul tema dei Paesi sicuri, mica Paesi sicuri: chiaramente la Libia non è sicura, l'Egitto non è sicuro, il Bangladesh non è sicuro, la Tunisia non è sicura, il Sahel non è sicuro. In buona sostanza, noi non siamo nella condizione, secondo il vostro punto di vista... Anche il Piano Mattei non va bene, perché, anche se cerchi di lavorare sullo sviluppo africano e di aiutare i Paesi africani a vivere e a processare le molte risorse che hanno, anche questo non va bene. Anche su questo l'opposizione si è sbracciata contro un'iniziativa che invece penso sia di interesse italiano .
Quindi, francamente, sono consapevole che ci sono dei problemi da risolvere in molti Paesi africani: è quello che stiamo cercando di fare anche con il nostro aiuto e penso che, almeno su questo, avremmo dovuto essere d'accordo, ma è il mio punto di vista. Dopodiché, chiaramente, se nessun Paese è sicuro - compreso il Bangladesh e compagnia cantante, e sicuramente nessun Paese è sicuro nel Nordafrica, noi non possiamo rimpatriare nessuno e non possiamo fermare nessuno.
Penso che alla fine, quindi, la soluzione del PD sia quella che magari non facciamo il ponte sullo Stretto tra Calabria e Sicilia, ma possiamo fare un bel ponte tra la Sicilia e il Nordafrica così da fare arrivare tutti .
ANDREA CASU(PD-IDP). Ma che c'entra?
GIORGIA MELONI,. Solo che lo farete voi quando sarete al Governo, perché questo non intendo farlo e continuerò a lavorare per fermare l'immigrazione illegale di massa. Ultime due cose per il collega Ricciardi sull'Ucraina. Confesso, non ho ancora letto l'intervista al collega Crosetto, ma da quello che lei diceva e da quello che posso immaginare presumo che il collega Crosetto non parlasse di mandare dei militari a combattere in Ucraina, immagino. Perfetto. Presumo che il collega Crosetto abbia detto che, se ci sarà una pace, che mi pareva chiedeste anche voi… perfetto… se ci dovesse essere un tavolo, una pace, e dovesse essere chiesto il contributo della comunità internazionale per garantire quell'accordo, noi siamo disposti a fare la nostra parte.
Quindi, la prego, da una parte chiedete la pace, sono 2 anni che chiedete la pace e la chiedete ad ogni condizione, poi quando uno dice “siamo disposti ad andare a costruire la pace”, non va bene . Insomma, mi pare che ci siano obiettivamente delle contraddizioni abbastanza evidenti in questo ragionamento. E la seconda cosa, me lo consenta, su Stellantis. C'eravate voi davanti ai cancelli di Stellantis?
Diciamo che c'eravate voi quando il Governo Conte ha deciso di non utilizzare i poteri speciali per fermare l'operazione di fusione tra FIAT Chrysler e Peugeot .
ALFONSO COLUCCI(M5S). Non è vero!
GIORGIA MELONI,. Facciamo che c'eravate voi quando è stato garantito, con i soldi dello Stato italiano, un prestito da 6 miliardi e mezzo e ci si è detto che in cambio sarebbero stati mantenuti i livelli occupazionali e le produzioni in Italia, mentre quello che è accaduto l'anno dopo è che FIAT Chrysler e Stellantis staccassero 5 miliardi e mezzo di dividendi per i soci. Questo è successo quando c'eravate voi. C'eravate voi quando la politica non era in grado di difendere gli interessi nazionali al cospetto delle grandi concentrazioni economiche, ma quel tempo per fortuna è finito
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.
TOMMASO FOTI,. Sulla risoluzione Candiani, Mantovani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna n. 6-00140 il parere è favorevole. Per quanto riguarda la risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141, il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni nn. 6, 8 e 17; il parere è favorevole sugli impegni nn. 2, 4, 9, 10, 12, 15 e 16.
Sull'impegno n. 1 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “di cui le ripetute operazioni” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 3, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a chiarire che qualunque accordo sull'Ucraina non può essere realizzato contro e senza l'Ucraina”. Sull'impegno n. 5 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole da “da parte di entità legate alla Federazione russa” con le seguenti “da parte di alcuni Paesi terzi”. Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere dopo le parole “a Gaza e arrivare” le seguenti “al cessate il fuoco”, ed espungere le parole “e al ritiro delle truppe israeliane”.
Sull'impegno n. 11, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “contro barriere tariffarie” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 13 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “con l'obiettivo ultimo di creare” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 14 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole “a portare” con le seguenti “ad incrementare nel tempo” ed espungere le parole “comune a livello europeo”.
TOMMASO FOTI,. Passiamo alla proposta di risoluzione n. 6-00142, prima firmataria onorevole Braga. Sulle premesse il parere è contrario. Sugli impegni nn. 5, 7, 11 e 22 il parere è contrario. Sugli impegni nn. 1, 2, 3, 4, 8, 10, 12, 14, 18, 19 e 20 il parere è favorevole.
PRESIDENTE. Può ripetere l'ultimo, per favore.
TOMMASO FOTI, . No, non c'è il n. 12 due volte, scusate, c'è una volta sola. Il parere contrario è sugli impegni nn. 5, 7, 11 e 22.
Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole “e le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele”. Sull'impegno n. 9 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “nonostante l'approvazione” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 13 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “anche relativo alle domande” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 15 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “e l'istituzione permanente” fino a “salvataggio nel Mediterraneo”. Sull'impegno n. 16 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “evitando in ogni caso” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 17 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole “anche attraverso il superamento dell'unanimità”. Sull'impegno n. 21 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole “e a tali fini” fino alla fine del periodo.
Passiamo alla risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143. Su tutte le premesse il parere è contrario. Sugli impegni si comunica il seguente parere. Sul paragrafo riferito al ciclo istituzionale n. 1, il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: espungere le parole “a dispetto di quella militare” e il parere è contrario sulla lettera . Sul paragrafo n. 2, circa il Medio Oriente, il parere è contrario sulle lettere , , , mentre il parere è favorevole sulle lettere ,,. Il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: espungere le parole da “e intraprendendo altresì” fino alla fine del periodo; il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: espungere le parole da “anche alla luce” fino alla fine del periodo; il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: espungere le parole da “dando esecuzione agli obblighi” fino alla fine del periodo; il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: sostituire le parole “a farsi promotore in sede europea della” con le seguenti “sostenere in sede europea la” ed espungere le parole da “nonché considerata la decisione” fino alla fine del periodo; il parere è favorevole alla lettera con la seguente riformulazione: espungere le parole da “astenendosi dall'orientare le politiche nazionali” fino alla fine del periodo.
Quanto al paragrafo sull'Ucraina n. 3, il parere è contrario sulle lettere mentre il parere è favorevole sulle lettere ; il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: espungere le parole da “portando il nostro Paese” fino alla fine del periodo. Per quanto riguarda il paragrafo sulla migrazione n. 4, il parere è contrario sulla lettera , il parere è favorevole sulla lettera con la seguente riformulazione: sostituire le parole “quale strategia primaria” con le seguenti “come una delle strategie”. Quanto al paragrafo sull'impegno globale dell'UE, il parere è contrario alle lettere e .
Passiamo alla risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144. Il parere è contrario sulle premesse. Il parere è contrario sugli impegni nn. 2, 4, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 18 e 19. Il parere è favorevole all'impegno n. 3. Il parere è favorevole all'impegno n. 1 con la seguente riformulazione: sostituire le parole “impegni stringenti per garantire” con le seguenti “di garantire”. Sull'impegno n. 5 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: sostituire le parole “che imponga” con le seguenti “a favore di”. Sull'impegno n. 11 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere le parole da “promuovendo un rafforzamento” fino alla fine del periodo. Sull'impegno n. 17 il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “in sede di esame dell'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e il Mercosur, a perseguire ogni utile iniziativa a tutela degli agricoltori italiani, anche attraverso il riconoscimento di apposite compensazioni”.
Passiamo alla risoluzione del gruppo Italia Viva, Faraone ed altri n. 6-00145. Il parere è contrario sulle premesse. Il parere è contrario sugli impegni nn. 1, 7, 9, 11, 13, 14, 15 e 16. Il parere è favorevole sugli impegni nn. 2, 3, 4, 5, 6, 8, 10 e 22.
PRESIDENTE. Mi scusi. È sicuro il riferimento all'impegno n. 22? Perché non mi pare che ci sia nella risoluzione. Può, per cortesia, ripetere i pareri sugli impegni?
TOMMASO FOTI,. Un attimo che cerco. Mi dice il numero della risoluzione?
PRESIDENTE. È la n. 6-00145, primo firmatario Faraone.
TOMMASO FOTI, . Ma non c'è il n. 22 sulla n. 6-00145…
PRESIDENTE. Esatto. Dovrebbe essere il n. 12.
TOMMASO FOTI, . Sì, è il n. 12.
PRESIDENTE. È il n. 12, invece aveva detto 22. Va bene, a posto così.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Complimentandomi con il collega Foti - se avrà la cortesia di ascoltarmi - per il suo nuovo incarico, voglio sottolineare che lei ha dato parere contrario alla risoluzione che abbiamo presentato, che riprende letteralmente le parole della Presidente del Consiglio di queste comunicazioni, come di quelle precedenti. Se la Presidente del Consiglio dice “(…) vitale progredire rapidamente sulla strada dell'autonomia strategica e cercare soluzioni (…) avviando un dialogo concreto sulla possibilità di emettere obbligazioni europee per investimenti nella difesa”, cosa che aveva già detto in precedenza, “dovremo essere pronti a verificare la possibilità di nuovi strumenti di debito comune”, noi impegniamo il Governo “a lavorare con gli altri Stati membri e le istituzioni europee per l'individuazione di strumenti di debito comune europeo per beni pubblici europei, a partire dal finanziamento degli investimenti sulla difesa”; e lei dice di “no”? Allora mettetevi d'accordo, collegate il cervello: siete a favore o no, come dice la Presidente Meloni, dell'apertura a impegnarsi per avere debito comune per la difesa? È due volte che lo dite. Poi, però, carta canta, quando c'è da prendere una decisione “sì o no”, è “no”.
Mi spiace, collega Foti, e mi rivolgo anche al Ministro Tajani, questa è paradigmatica, qualche bella chiacchera, un po' di distintivi, ma quando poi c'è da dare concretezza alle parole, sull'Europa, sull'europeismo, vi tirate indietro. Signor Presidente, mi rivolgo anche a lei, che sono certo condivide questa risoluzione: com'è possibile che a parole arrivi Meloni, tra le tante cose, bacchetta tutti, ha sempre da riprendere tutti come una maestrina, poi, però, votate contro le sue parole quando c'è da fare veramente un salto di qualità in termini di europeismo? Io trovo che questo sia molto grave e spero che anche qualcuno dei se ne accorga, perché, certamente, questo è un episodio, ma è un episodio paradigmatico: tante belle parole, poi però, quando c'è da prendere una decisione, si ritorna ai sovranisti di un tempo, anti europei, anti euro e, a maggior ragione, anti debito comune, perché trasferimento di debito comune implica trasferimento di competenze e ruoli, in questo caso sulla difesa. Potevate dire “sì” e, ovviamente, avete detto “no”. È incomprensibile, naturalmente, per chiunque in quest'Aula, fuori da quest'Aula e anche in Europa.
Se posso dare un consiglio al Presidente Meloni: con questa storia di Fitto basta; applausi scroscianti, lasciatelo lavorare, evitate di ributtarlo nel tritacarne.
Chiudo sul tema dell'immigrazione, dove Meloni non ha convinto, come non ha convinto sulla Siria. Ho presentato un'interrogazione e lo dico anche al Ministro Tajani: bisogna chiarire. Caravelli è un galantuomo, nessuno mette in discussione il suo lavoro, però la doppia circostanza di questo dei Servizi, magari falso, e dell'apertura imminente… Certo, Presidente Meloni, che non ha presentato le credenziali, ha chiuso il palazzo, però non mi sembra una grande difesa. C'è da spiegare.
PRESIDENTE. Concluda.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Chiudo. Sull'immigrazione, l'atteggiamento proibizionista della blindatura dei confini, l'idea che con gli scafisti si risolva; con gli scafisti, si passerà da 9.000 a 18.000, lo sapete benissimo; sembra la guerra alla droga d'altri tempi. Servono ingressi regolari. Scusi, mi prendo 30 secondi, così interloquisco direttamente con la Presidente del Consiglio, che è tornata.
PRESIDENTE. Ha deciso, avrei da ridire però….
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Ha vinto il jolly!
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). A livello europeo, Presidente Meloni, mi spiace, la politica è sbagliata, perché gli immigrati arrivano, pagheranno di più.
Il modello albanese non esiste. Gliel'avevamo detto prima che cominciasse: costerà troppo, sarà fonte infinita di contenziosi giudiziari e riguarderà pochissime persone rispetto a quelle che arrivano. Sui primi due punti ci abbiamo azzeccato, sul terzo siamo stati ottimisti, perché 20 persone era molto al di sotto. Con riferimento alla redistribuzione, lei ha detto: pagano 9.000 euro per venire in Europa. È esattamente quello che dobbiamo spiegare a tutti gli altri, ossia che non arrivano in Sicilia, ma arrivano in Europa. Quelli che arrivano devono diventare un tema europeo, altrimenti ci daranno tante pacche sulle spalle, dicendo: è vero, ha ragione Meloni, una volta che arrivano in un Paese, devono rimanere lì; dobbiamo impedire che arrivino. Continueranno ad arrivare e sarà un problema suo. Ci prova con l'Albania, ma non le è andata bene e non le andrà bene neanche in futuro, nonostante le parole al suo comizio ad Atreju.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io devo dire che provo una sincera ammirazione per la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, perché credo di non essere minimamente capace di fare quello che fa lei, e cioè trasformare totalmente, ad oggi, un pensiero che ha contraddistinto la sua attività politica maggiormente negli anni d'opposizione, e farlo con quel tono così composto, come se avesse sempre detto quelle cose lì. Io non ne sarei capace, signor Presidente. L'ammiro per questo. Oggi, poi, si è superata, perché, oltre ad essere colei che ci aveva sempre detto e spiegato alcune cose, addirittura è riuscita anche a dare lezioni di coerenza rispetto ad alcuni partiti che sono intervenuti e addirittura a contestare lo schema amico-nemico, che è stato proprio lo schema che ha caratterizzato tutta l'attività politica della Premier Meloni, quando era all'opposizione: indicare il nemico e, su quello, costruire le sue fortune elettorali. Oggi, invece, abbiamo appreso che, anche su questo, ha cambiato idea. È la Premier Meloni, detta “inversione a U”, perché è così, di fatto: era no-euro, è diventata Altiero Spinelli, oggi! Una cosa incredibile! Ci ha spiegato le politiche comunitarie più efficaci.
Poi Presidente, ricordo bene (se serve prendiamo anche i resoconti delle sedute precedenti) la Meloni dirci: mai coi socialisti. Era rimasto l'ultimo . Ha abbattuto tutti, i : il no-euro, il blocco navale. Li posso elencare, senza avere preoccupazione di essere smentito. L'ultimo è stato: mai coi socialisti. Oggi, la Premier Meloni ci parla di tutto, tranne che spiegarci come sia possibile che governa l'Europa assieme a colei che reputa la responsabile delle politiche comunitarie che hanno portato i disastri sull', sul e tutte quelle altre cose lì. Infatti, sembra che la von der Leyen non abbia nulla a che fare con la passata Commissione e che tutto quello che è stato fatto nella passata Commissione non riguardasse colei che oggi guida questa Commissione.
Ma non è soltanto questo il tema. Il tema è che oggi la maggioranza politica che sostiene questa Commissione è fatta dalla Meloni e dai socialisti. Lei, però, ci ha sempre spiegato che, se avesse governato con i socialisti, avrebbe portato avanti compromessi al ribasso. Ci sono fior di video su che testimoniano le cose che sto dicendo. Naturalmente, non ci spiega quello che fa finta di non comprendere, e cioè come mai abbia chiesto a tutti noi, facendoci una testa come un pallone, di sostenere la candidatura di Fitto. Le assicuro, Presidente, che non c'era bisogno, perché abbiamo sostenuto Fitto dal primo minuto, perché reputavamo che quella fosse una candidatura dell'Italia e non della Meloni. Però lei ha tenuto a spiegarci continuamente l'interesse nazionale nel sostenere Fitto; naturalmente, lo ha fatto di più con alcuni interlocutori che tardavano ad arrivare su quella posizione, ma lo ha fatto per tutti. Però, poi, non ci spiega perché questo interesse nazionale non valga per un suo alleato. Infatti, la Lega non ha votato nell'interesse dell'Italia, secondo il suo principio, però quel comportamento lì va bene.
Se fosse corretta, Presidente del Consiglio, dovrebbe stigmatizzare quel comportamento, che ha indebolito il suo Governo ancor di più, perché quella posizione è stata espressa dal suo Vice Premier, non da una forza d'opposizione, ma dal suo Vice Premier!
Poi, Presidente, la cosa che mi colpisce anche è che alcuni elementi di continuità li mantiene, e sono più preoccupanti quelli. Io ho letto qualche giorno fa, in occasione della visita di Orban a Palazzo Chigi - ha incontrato la Premier Meloni -, che si sono visti per consolidare il concetto di Paesi di origine sicuri. Signora Premier, mi scusi, il fatto che lei definisca i Paesi di origine sicuri con Orbán mi preoccupa parecchio, perché la concezione della sicurezza di un Paese è espressa da una persona che, naturalmente, reputa Soros uno che non può mettere piede in un Paese, mentre può farlo Putin, che può scorrazzare nonostante l'ordine di cattura internazionale, o perché considera di poter individuare i Paesi sicuri con colui che utilizza, nei suoi tribunali, le manette ai piedi e ai polsi, che utilizza il guinzaglio. Se lei pensa che quella persona lì, quell'interlocutore possa essere colui che può individuare, insieme a lei, i Paesi sicuri, mi consenta, sono molto preoccupato. Così come credo sia improbabile immaginare di costruire un'idea di Paesi sicuri a chi ha un'idea della stampa e dei giornalisti, come quella che la accomuna ad Orban. Lei si è dimenticata cosa sono le conferenze stampa. Abbiamo visto in TV quel povero Mammuccari scappare dalla Fagnani; penso debba prendere esempio dal coraggio (Mammucari è proprio uno che enfatizza il vittimismo), che ha la Meloni nel farsi intervistare da Vespa, nel farsi intervistare da Porro, nel farsi intervistare da Sallusti! Ma quale Fagnani! Ma seguisse l'esempio e il coraggio della Premier Meloni, che, invece, riesce a mettere in campo tutta la sua voglia di costruire dialettica e interlocuzione con coloro che dovrebbero fare domande, e non concordarle.
Così come, Presidente, in Albania. Lei ha utilizzato l'espressione: contrastare la mafia. Io sinceramente, in questo momento, l'azione che state facendo in Albania è il contrasto al randagismo e, al tempo stesso, la promozione dei centri benessere, perché queste sono le uniche che vi abbiamo visto compiere in questi ultimi periodi. E non vale il tema del vittimismo, come al solito, del magistrato che sta lì a dire: blocca questo, blocca quell'altro. A prescindere dai magistrati, al netto di un intervento dei magistrati, voi 24 gliene stavate portando in Albania, signora Presidente del Consiglio! Per cui, quali magistrati che intervengono per impedire al Governo la sua azione? Secondo i principi attualmente in vigore, voi avreste portato 24 persone nel centro albanese.
Poi, cara Presidente del Consiglio, sinceramente, non capisco questa storia di utilizzare la questione della mafia, utilizzata anche dal Sottosegretario Delmastro, quando ha detto che non li avrebbe fatti respirare, poi ha detto che si riferiva alla mafia. Noi abbiamo capito che si era riferito a tutti coloro che avevano a che fare con le carceri in questo Paese e con la Polizia penitenziaria, ma va bene così. Io credo che bisognerebbe avere rispetto del tema che riguarda la mafia, proprio nel periodo in cui, con il suo Governo e senza alcun intervento da parte vostra, i mafiosi vengono scarcerati e ritornano nei quartieri delle città dove la mafia ha imperversato a comandare. Su questo, da parte del Governo, non vediamo alcuna efficace azione, se pensiamo che, addirittura, fra gli scarcerati ce ne sono 9 che sono complici del Matteo Messina Denaro.
Poi, cara Premier, sul tema del credo - l'ho detto poco fa - che la von der Leyen abbia tante cose da farsi perdonare. Anziché individuare responsabili comodi, penso che il primo elemento di discontinuità per un suo ingresso nel governo dell'Unione europea doveva essere colei che ha guidato in questi cinque anni, e che lei ha contrastato.
Però, in questi anni, con il operativo, Urso, il suo Ministro, era seduto accanto a Tavares quando ci garantivate il milione di auto elettriche che sarebbero state realizzate. Tavares è andato a casa e Urso perché ancora sta lì, visto che condivide la stessa responsabilità - ripeto - al netto del su cui, sicuramente, vanno messe in campo delle azioni?
Poi, Presidente - e chiudo -, vi è l'atteggiamento che si ha nei confronti di un tema che io reputo centrale, cioè tutto il tema che riguarda gli stipendi in questo Paese, che c'entra tanto con l'Europa, tant'è vero che è una questione che ha posto Draghi in questi giorni. C'è la politica dei redditi, che sarebbe decisiva soprattutto per l'Italia. Voi state chiudendo una legge di bilancio in cui potete mettere - e infatti di calcolatrici non ne vediamo più nelle sue mani; le ha dismesse dal giorno in cui, con Vespa, ha creato quel problema - nei conti, se dovessimo veramente farli rispetto alla politica dei redditi, tra le azioni del Governo i 7 euro in più agli infermieri, i 18 ai medici e 1,80 ai pensionati al minimo.
PRESIDENTE. Grazie…
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Questa è stata l'azione che è stata svolta dal Governo Meloni, e chiudo. Io credo che sul Piano nazionale di ripresa e resilienza sia successo esattamente il contrario di quello che ha detto la Premier Meloni, perché siamo molto indietro e, quindi, è vero che Fitto va lì e ci rappresenta, ma il lavoro che dà, l'eredità che consegna al Ministro Foti è un'eredità parecchio gravosa, perché su quel settore lì l'Italia è indietro e io sono molto preoccupato su quello che riusciremo a consegnare all'Europa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signora Presidente, meno male che all'inizio della sua replica ha invitato l'Aula a prendere seriamente il dibattito sulle questioni internazionali e ad affrontare con serietà, e non con spirito di parte, la complessità di questo enorme argomento, di questa enorme questione, che riguarda il destino del mondo intero e, dunque, anche di noi, tutti e tutte, dentro questo mondo terribile. Dico meno male, perché se non lo avesse fatto non oso immaginare come avrebbe articolato la sua replica piuttosto focosa, come spesso ci ha abituato.
Parto da una questione, perché ci è tornata alla fine ed è stata oggetto di grande impegno nei suoi discorsi pubblici negli ultimi giorni, cioè la questione dei centri in Albania. Mi permetta un'osservazione, a proposito di serietà. Lei ci ha spiegato, in sostanza, che siccome c'è una mafia terribile - quella che si organizza sulla tratta degli esseri umani e che estorce cifre importanti a esseri umani disperati in cambio di una promessa: vi faremo arrivare in Europa -, grazie alla esportazione dei centri di detenzione in un Paese extraeuropeo stroncherete questa mafia. Insomma, più o meno, ci ha detto che il suo progetto è il seguente: quello che, di fronte alla mafia che si rivolge al commerciante estorcendogli il pizzo, andate ad arrestare il commerciante , invece che la mafia. Fate la stessa cosa: voi prendete i migranti, a cui sono stati estorti 8.000 euro in cambio della promessa di finire in Europa, li chiudete in un centro extraeuropeo e così avete risolto il problema, continuando - vede, Presidente Meloni, la questione è più seria di quella che può emergere da una battuta - a rimuovere una questione di fondo, ossia che se volete fermare le partenze occorre cominciare a riflettere sulle ragioni delle partenze.
Perché la gente scappa? La gente scappa perché ci sono i cambiamenti climatici e le assicuro che i cambiamenti climatici non sono il frutto di una deriva estremista ideologica di qualche matto ecologista, ma sono il frutto di politiche che hanno investito, per troppo tempo, sul fossile, sull'inquinamento e sulle emissioni, che non fanno i conti con l'ineguale distribuzione della ricchezza e che scaricano, come sempre, sui più deboli i costi dei danni che producono. Di tutto questo, però, non c'è mai traccia nel vostro approccio al fenomeno delle migrazioni. È completamente assente un impianto che si ponga il problema, di fronte a un fenomeno strutturale, di mettere in campo risposte che abbiano questa caratteristica. Aumentate i centri di permanenza, di detenzione - lo volete fare in Italia, lo fate in Albania - e sorvoliamo sugli sprechi di tutto questo: un miliardo di euro per un centro vuoto, che, nella migliore delle ipotesi, oggi si trasforma in un canile d'eccellenza, soldi che potrebbero essere investiti in obiettivi più fruttuosi. Con quel miliardo, pensi Presidente, avreste potuto risolvere il problema dell'equiparazione dello stipendio dei Ministri con quello dei parlamentari - cosa che io non considero, peraltro, nemmeno scandalosa - e molte più cose. Con quello avreste potuto fare quello e con tanti di quei soldi avreste potuto assumere un sacco di medici e infermieri, assumere più insegnanti, evitare il taglio alla sanità e all'istruzione, insomma, fare un sacco di cose buone.
Chiuso questo capitolo, veniamo al resto e torniamo alla sua richiesta: affrontiamo con serietà i problemi che abbiamo davanti. Per affrontarli con serietà, innanzitutto, abbiamo bisogno di un po' di verità e di un po' di sforzo per confrontarci con quello che accade concretamente. Vado per ordine. Sull'Ucraina, signora Presidente, non ci ha detto una parola; che cosa sta succedendo sul campo? Che cosa succede? Dove sta la verifica di ciò che si è fatto in questi tre anni, in questi terribili mille giorni di guerra, di invasione criminale della Russia putiniana ai danni dell'Ucraina? Dopo questi mille giorni - nei quali l'unica strategia messa in campo è stata quella delle armi e dell' militare, in nome di un assunto: diamo le armi così guadagneremo una condizione migliore sul campo tale da garantire al momento delle trattative un qualche vantaggio a chi è stato invaso, in violazione del diritto internazionale - che cosa sta succedendo oggi? Perché, da quel che si legge in giro, ovunque, quello che succede è che la Russia avanza, anche piuttosto rapidamente, che la situazione sul campo sta peggiorando per gli ucraini e che il rischio concreto che abbiamo di fronte è che quando arriverà il momento della trattativa, accelerato da Trump o dalla condizione sul campo, quella trattativa si svolgerà in un contesto più sfavorevole per gli ucraini.
È possibile prenderne atto? Prenderne atto e scegliere di cambiare passo, di giocare un ruolo, naturalmente sulla base della nostra forza e con le nostre possibilità? Non accollo sulle sue spalle tutto il compito di costruire la pace nel mondo, quindi, anche questa replica, che oggi non farà, perché l'ha già fatta, ma, insomma, che posso immaginare, è inutile metterla in campo. Io non l'accuso di essere la responsabile di tutti i problemi del mondo; le chiedo, però, di svolgere la sua funzione e di prender parte, di promuovere in Europa un'iniziativa perché sia l'Europa come tale a muoversi sul terreno della diplomazia, perché questo non è avvenuto e l' delle armi ha portato soltanto a un peggioramento della situazione sul terreno.
Secondo: la Siria. Anche qui non basta dire che ci auguriamo che il nuovo regime, dopo la felice, dal mio punto di vista, caduta del macellaio Assad, rispetti i diritti (ce lo auguriamo tutti). Avrei voluto, però, sentire una parola su quello che accade in questo momento, su quello che accade nel Nord e nell'Est della Siria, nell'Amministrazione autonoma della Siria del Nord-Est, dove i curdi che hanno combattuto per noi contro l'ISIS sono oggi sotto attacco delle milizie turche e filo-turche. Una parola su questo la vogliamo dire? È uno degli elementi che condizioneranno le nostre relazioni col nuovo regime siriano, sì o no ? Perché siccome i curdi sono ogni volta la merce di scambio della sarebbe anche arrivato il momento di fare un qualche cambio di passo anche su questo. Non l'ha nominata: la parola “curdi” nel suo discorso è scomparsa. La invito a fare mente locale, perché è una questione che, per quel che ci riguarda, chiama in causa l'altro grande tema su cui tra poco verrò, che è quello del diritto internazionale.
Terzo: Gaza. Anche qui, troppa retorica e anche qualche ipocrisia. Signora Presidente, è inutile che ci ripete ogni volta, qui, che il riconoscimento dello Stato palestinese non risolve di per sé tutti i problemi. Noi lo sappiamo, ma intanto lo riconosca. Intanto scelga di fare un atto politico, che è nella sua piena disponibilità, perché non si può continuare a dire che si è per due Stati e due popoli quando si è consapevoli che uno di quei due Stati non c'è ed è ogni giorno vittima di un massacro , di quello che noi chiamiamo un genocidio, di una sottrazione di terre, di spazi e di diritti. Allora, forse, anche qui un cambio di passo sarebbe il segno di un posizionamento, il segno della necessità di un'accelerazione nella direzione della costruzione della pace.
Signora Presidente, tutto questo però chiama in causa la penultima delle questioni di cui voglio parlare, che però è una delle più rilevanti e che riguarda il ruolo dell'Europa nel mondo, il nostro approccio alle questioni globali, e cioè il nodo del diritto internazionale e del suo tragico naufragio; quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti e tutte noi, forse impotenti, forse colpevoli, forse complici, non lo so e mi interessa anche fino a un certo punto, ma vorrei che ne avessimo insieme la consapevolezza, visto che ci chiede un comune sforzo di ragionamento. Allora, facciamolo insieme: sta naufragando il diritto internazionale, ve ne siete accorti? Vi siete accorti che il doppio standard che continuamente viene applicato alle questioni internazionali in nome della determina il naufragio definitivo del diritto internazionale? Ci sarà un problema se siamo, come lei ha detto, alla vigilia del sedicesimo pacchetto di sanzioni alla Russia? E io condivido le sanzioni alla Russia, ma non ce n'è stato uno di pacchetti di sanzioni al criminale di guerra Benjamin Netanyahu . Ma ci sarà un problema che rischia di mandare a questo mondo terribile, attraversato da crisi sempre più drammatiche, un messaggio? Ci sarà un problema? Allora, noi torniamo a chiederle, qui, atti concreti. Si chieda all'Europa di sospendere l'accordo di associazione UE-Israele, si chieda all'Europa di mettere in campo un meccanismo sanzionatorio nei confronti del Governo di Israele.
Ancora: il diritto internazionale, non solo, si rispetta, ma si difende. La Corte penale internazionale è sotto un attacco terribile: l'attacco del Congresso americano che si prepara ad emettere addirittura sanzioni nei confronti di chi lì opera; l'attacco della Knesset che si prepara ad approvare una legge che considera atto di terrorismo collaborare in qualsiasi forma con la Corte penale. Che cosa volete fare per tutelare la Corte penale internazionale? Anche rispetto a quello che ha detto, abbia pazienza, ma siamo stati ad incontrarla, pochi giorni fa, la Corte penale internazionale e un giudice - peraltro un giudice italiano - di fronte a una domanda sull'immunità ci ha detto una cosa molto semplice, gliela consegno per evitare che ripeta quello che ha detto qui: l'emissione dei mandati di arresto intanto quando la vuole fare? Quando è finito tutto? È come per una rapina: facciamo finire la rapina e poi lo arrestiamo? Se vediamo una rapina, interveniamo…
PRESIDENTE. Concluda.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). C'è un crimine di guerra e su quello - arrivo subito, Presidente - si interviene. Può essere sospeso in qualsiasi momento dalla Corte, se si avvia un processo di pace in grado di dare soluzione al conflitto ; lo prevedono le norme della Corte e, allora, quel mandato d'arresto non lo emette in nessun modo.
Infine, un'ultima cosa, Presidente, mi dia solo cinque secondi, dieci secondi. L'unica cosa che ci ha detto in dettaglio, invece, Presidente, parlando del ruolo dell'Europa nel mondo, è che dobbiamo aumentare la spesa militare, adesso. L'economia di guerra è una scelta, è una scelta che qualifica il nostro modo di guardare al mondo, ma che segnala anche le nostre priorità.
PRESIDENTE. Deve concludere.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Ogni carro armato, ogni bombardiere, ogni missile sono un'alternativa, sono un ospedale in meno, una scuola in meno, una linea di trasporto pubblico locale in meno, sono una sconfitta rispetto a un mondo che chiede politiche in grado di proteggere i più fragili.
Allora, signora Presidente, siccome è Natale per tutti, nonostante quello che lei ci ha ripetuto, io le faccio volentieri un regalo ; adesso glielo porterò, ma non lo prenda come un assalto ai banchi del Governo, che, come sa, non è mio costume fare. È un invito a riflettere: ogni spesa in più per armi cancella un diritto, che sia il diritto alla scuola, il diritto a poter fare la spesa con stipendi troppo magri, perché, anche qui, ha parlato molto della nostra stabilità…
PRESIDENTE. Onorevole Fratoianni…
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Ma la stabilità che conoscono gli italiani è quella ai salari troppo bassi, alle liste d'attesa troppo lunghe, ed è su questo che forse vorrebbero una discontinuità in più .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Lascio volentieri che si consumi questo momento natalizio tra il Presidente e l'onorevole Fratoianni…
PRESIDENTE. Sì, non è Babbo Natale, insomma, gli manca qualche capello bianco, ma ognuno fa quello che può. Anche la barba gli manca…
Prego, Onorevole Richetti.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Io però, Presidente, comincio ad avere un dubbio, perché è più di una volta che, quando la Presidente viene in Aula prima del Consiglio europeo in occasione delle proprie comunicazioni, c'è una Presidente che fa un'informazione attenta, pacata ed equilibrata e devo dire anche per molti aspetti, soprattutto per quelli che riguardano l'approccio che il nostro Paese ha sulla politica estera, condivisibile; poi, a un certo punto viene sostituita da questa sosia che si è impossessata del palco di Atreju qualche giorno fa e che adesso ha rimpiazzato la Presidente nelle repliche dove si perde completamente un tono di voce che servirebbe non solo a questo Parlamento, ma al Paese in questo momento. Presidente Meloni, questa notte in Commissione, mentre si evocavano le sue parole rispetto a cifre mai viste prima sulla sanità, ho cercato di dare una chiave di lettura ai colleghi, perché non è che possiamo assistere e far assistere agli italiani Fratoianni che denuncia i tagli alla sanità e lei che spiega che non ci sono mai stati così tanti soldi. Da qualche parte la politica ha la responsabilità di condurre a verità, altrimenti stiamo facendo un esercizio anche un po' irresponsabile.
Credo che la verità stia nel fatto che, se noi ragioniamo rispetto ai fabbisogni che ha la sanità, nei 4 anni che hanno preceduto il suo Governo, con l'inflazione addirittura a volte allo 0 a volte in negativo, la sanità, come tutte le imprese di questo Paese, chiamava 4,2 miliardi di risorse per mantenere i livelli come erano; durante i suoi 3 anni di Governo, per un'inflazione che non ha creato lei, la sanità chiama 19 miliardi per rimanere ai livelli precedenti. Cosa succede? Che nei 4 anni precedenti hanno risposto a quel fabbisogno di 4,2 miliardi con 11 miliardi e oggi rispondiamo con 10, questo è il problema. Per cui, come dice il libro di Paolo Sorrentino, hanno tutti ragione. Lei ha ragione nel dire che ci ha messo quelle risorse, ma è come il lavoratore che riceve 100 euro di aumento e il suo carrello della spesa aumenta di 200. Il lavoratore ha avuto l'aumento? Si. Guadagna come mai prima? Sì. Il lavoratore è più povero? Altrettanto sì.
E allora il punto è molto semplice, Presidente: interpretare il rapporto tra lei e l'opposizione, perlomeno la nostra opposizione, che è quella che non le racconterà mai che per ogni investimento nelle armi mancano scuole, strade e ponti, perché, nelle parole del Presidente della Repubblica di ieri, che sono state parole attente, è triste vedere tante spese per armamenti, ma vi siamo costretti.
Quando qualcuno non è chiamato a fare della propaganda riconosce che la guerra non la vuole nessuno, la sicurezza la vogliono tutti e per garantire sicurezza eccome se servono le spese per la difesa e vanno fatte con attenzione e senza arretramento. Però, Presidente, non è possibile, ogni volta che interloquiamo, fosse la sanità, sulla quale abbiamo chiesto uno sforzo ulteriore, e non c'è stato, fosse il tema dell'… Lei ci ha dato un aggiornamento importante, dal punto di vista del Governo, su cosa si intenda fare per quel settore; io umilmente gliene do uno dal punto di vista del Parlamento: nella manovra di bilancio che ci avete sottoposto il Fondo Draghi sull' è tagliato, in 3 anni, di oltre 2 miliardi: 550 milioni, 800 milioni, 800 milioni. E questa notte in un emendamento ne avete rimessi 200 per il 2026. Presidente, non ci arriva questo settore al 2026. E anche qui non è colpa della politica di Urso, di chi c'era prima o, meglio, ci sono responsabilità importanti, ma o ci facciamo carico del fatto che uno dei pezzi di manifattura più importanti di questo Paese sta saltando per aria oppure continueremo a recriminare chi ha regalato agli Elkann qualche miliardo come prestito, poi per l'amor di Dio restituito, e non ha utilizzato il e chi svuota i fondi che Draghi aveva messo.
Si può, su alcune questioni, avere un terreno di proposta, di intesa, di ragionamento comune? Così come è vero e sacrosanto, Presidente, che ci sono numeri sull'occupazione che parlano da soli, che parlano di un incremento dell'occupazione. Si può dire che, in questi numeri relativi all'occupazione, ci sono tanti figli, compresi i miei, assunti a 500 euro al mese per lavorare 14 a Milano ore , a fronte di un affitto di 1.200 euro? È un attacco alla Presidente? No, è un messaggio che dice: ha ragione, Presidente, l'occupazione cresce, ma ci dobbiamo occupare anche della qualità dell'occupazione, oltre che della quantità; non l'ha mica inventato lei il tirocinio extracurricolare, lo formativo, la modalità; e non riusciamo a superare questa roba. Era questo l'intento: creare, proprio insieme a lei e proprio convocati da lei, un tavolo sul salario minimo, che trovasse una soluzione rispetto a questa questione.
Vengo ora ai temi oggetto del Consiglio europeo. Il Presidente Mattarella ci ha ricordato che ci sono 56 scenari di guerra aperti nel mondo e sono 56 scenari uno più preoccupante dell'altro. La sua posizione sull'Ucraina è totalmente condivisibile. Bene l'ulteriore pacchetto di sanzioni, bene il sostegno a Kiev. Tuttavia, Presidente, ci sono alcune questioni oggetto anche di richiesta di riformulazione: ci fate cancellare il punto sul quale diciamo che il rapporto con gli Stati Uniti è fondamentale nella creazione di un accordo di pace giusto, perché, da come si chiuderà quel conflitto dipenderà moltissimo il futuro dell'Europa e di quei Paesi - Georgia, Moldavia e Romania -, che stanno cambiando atteggiamento, ma non perché d'improvviso diventano tutti filo-putiniani; stanno cambiando atteggiamento, perché preoccupati dell'evoluzione di chi, in prossimità del confine russo - anche loro, tanto il Sud dell'Ossezia, come il Donbass, vivono situazioni di occupazione -, ovviamente, non ci stanno a essere lasciati soli in quel contenzioso.
Allora nella nostra risoluzione chiediamo: abbiamo consapevolezza di quella che tutti gli analisti definiscono guerra ibrida della Russia? Farci togliere quelle parole, farci togliere il riferimento alla Federazione Russa, sono convinto, Presidente, che sia necessità di quell'equilibrio che deve tenere in una eterogeneità di Governo che a me non fa piacere. Io la rispetto, però non faccia l'aggressiva rispetto all'idea che c'è della von der Leyen, quando in questa maggioranza su 3 componenti ci sono 4 posizioni diverse tra chi la vota, chi si astiene e chi vota contro. Non mi spieghi che la posizione che abbiamo sull'Ucraina e che lei ha avuto coraggiosamente tanto come l'ex Presidente Draghi è condivisa da tutta questa maggioranza. È questo il problema, ed è il problema per cui, anche sul tema della difesa comune, ci chiedete di togliere ogni riferimento. Allora, vorrei capire se questo è un orizzonte al quale guardiamo concretamente, se tentiamo di arrivarci davvero. Io so benissimo le difficoltà e ne ho parlato col Ministro Crosetto; so che l'esercito comune non è una possibilità che possiamo immaginare nel giro di un breve periodo, però se non spostiamo oltre a quella questione, come contenuto nel Draghi, una serie di grandi funzioni di investimento, di sicurezza, di politiche industriali, anche di omogeneità di politiche fiscali per evitare concorrenza sleale sul livello europeo, ci mancherà un pezzo fondamentale. L'indicazione di quegli 800 miliardi di investimento che Draghi fa, è un'indicazione fondamentale per garantire all'Europa una prospettiva.
Allora, Presidente, vado verso le conclusioni solo con tre telegrammi. Il primo è che sul Medio Oriente. L'abbiamo detto tutti e non basta più dirlo: la soluzione dei due popoli in due Stati deve trovare una sua praticabilità. Ringrazio il Ministro Tajani che sta ascoltando queste considerazioni. Oggi, se non vogliamo attendere ciò che da solo non si realizza, cioè due popoli in due Stati, serve un'iniziativa di pace europea, serve che questo Consiglio europeo non si riduca solo all'individuazione di una posizione condivisa, ma abbia la capacità di mettere a fuoco un'azione condivisa, altrimenti - e lei è stata puntuale nel riferire al Parlamento l': abbiamo avuto il Libano, le agenzie dicono a poche ore lo Yemen, abbiamo avuto gli accadimenti in Siria -, quella parte del mondo non trova un equilibrio e un'autonomia senza una conclusione forte di pace.
L'ultima questione è quella dei migranti. Non faccio nessuna polemica, non ricordo perché non abbiamo revisionato l'Accordo di Dublino. Dico solo una cosa: non stupitevi del fatto che sull'Albania ci sia una posizione così compatta. Le sacrosante parole del collega Calovini, il contrasto al traffico di persone, di bambini e di donne sarà sempre oggetto di un'azione comune e di una condivisione, ma l'operazione dell'Albania tutto significa tranne questo, perché non sta producendo nulla, da questo punto di vista .
Quando in maniera veemente ci chiedete: perché, se è così insignificante, la ostacolate questa grande intuizione dell'Albania? Sapete perché? Perché, con un miliardo, avremmo preferito garantire cure e sanità migliori agli italiani, invece che lo scempio che sta andando in onda
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Vice Presidente del Consiglio, colleghi parlamentari, il gruppo Noi Moderati voterà convintamente la risoluzione di maggioranza e sottoscrive sia l'intervento, la relazione del Presidente del Consiglio, che quanto detto dal Presidente del Consiglio in replica. Lo dico subito: non perché il Presidente del Consiglio abbia bisogno di una difesa. Non c'è nessuna contraddizione tra una relazione che viene fatta alle Camere, che, ovviamente, deve avere il tono che ha avuto la relazione del Presidente del Consiglio - questa, come le relazioni di altri Presidenti del Consiglio - e, poi, la dinamica e la dialettica tra un dibattito parlamentare e la risposta che si deve a un dibattito parlamentare. La passione che ci si mette è esattamente lo strumento con cui, poi, quella relazione istituzionale, che deriva dal compito che il Presidente del Consiglio ha, diventa poi operativa.
Questo semplicemente per arrivare a fare alcune osservazioni più puntuali. Le prime generali e la seconda sulla politica estera, perché poi è stato e sarà il cuore del primo Consiglio europeo che si terrà a fine settimana.
La Presidente del Consiglio, o il Presidente del Consiglio, ha usato due aggettivi nel fotografare la sfida che abbiamo davanti, sottolineando il compito che l'Italia, ma anche l'intera Europa, ha in questo nuovo inizio. L'Europa deve essere consapevole del ruolo che ha avuto nella storia, ma che ha anche oggi, nella storia. L'Europa deve tornare alle sue origini, a quella casa comune che fa delle differenze un valore, che si ritrova nella casa comune europea, con un obiettivo comune, che è il benessere, che è la condizione, per cui costruire una pace deve avere l'azione di questi cinque anni.
I due aggettivi usati sono quello del pragmatico: l'azione dell'Unione europea deve tornare ad essere pragmatica, deve tornare ad essere concreta e, in qualsiasi modo, proprio per ritornare ad avere un ruolo da protagonista nella storia, deve lasciare da parte ogni approccio ideologico.
Nella replica e anche negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, ho sentito, invece, un sostantivo, che si chiama verità. La verità non può essere piegata, ma la verità è un dato oggettivo che abbiamo davanti, a cui guardare, e che provoca i nostri ideali, i nostri valori e le nostre visioni.
Sulla questione, per esempio, dei flussi migratori - lo dico, attraverso di lei, al collega Bonelli, perché il collega Fratoianni non c'è -, abbiamo tutti davanti una verità, un fenomeno epocale, che, da anni, coinvolge il continente africano e che vede un flusso continuo di immigrazione verso i Paesi più ricchi della parte del mondo. Questi flussi migratori hanno avuto un elemento che ha connotato la gestione di questi flussi migratori: lo svilupparsi di delinquenti del traffico di esseri umani che, sfruttando le condizioni di quel continente africano, ovviamente usano quella condizione per fare soldi e per essere delinquenti e assassini, cioè creare speranza e speculare su quella speranza per portare alla morte. Questa è la situazione che abbiamo davanti.
Quali soluzioni si possono dare? Si possono dare le soluzioni che siano integrate, di cui una sola non sia sufficiente. Primo: la difesa dei confini dell'Europa è una difesa fondamentale, il contrasto all'immigrazione clandestina e alla lotta ai criminali della morte è fondamentale. Allora, però, c'è la sfida nella sfida: perché dimenticarsi, per esempio, se si parla del continente africano, che mai la prima grande responsabilità dell'Europa e anche dell'Italia negli anni precedenti è stata quella di abbandonare quel continente, di abbandonarlo nelle mani di chi non voleva lo sviluppo di quel continente - certamente, i cambiamenti climatici -, ma innanzitutto lo sfruttamento di quel continente e ha ripensato al continente africano come a una mucca da mungere. Parlo dei cinesi, parlo dei turchi, parlo dei russi, che hanno fatto man bassa di materie prime, ma hanno speculato e sfruttato su quell'operazione.
Allora, da una parte, c'è la gestione dei flussi migratori, piaccia o non piaccia, il contrasto, la lotta all'immigrazione clandestina. Secondo elemento fondamentale: il progetto Albania. Altri hanno fatto altri progetti nei Governi precedenti. Ricordo Gentiloni con il progetto Tunisia e i tanti miliardi spesi per fermare l'immigrazione lì e per fare i famosi campi di accoglienza lì, il progetto Turchia sui Balcani. Noi sperimentiamo uno degli elementi che, secondo noi, è fondamentale nel rapporto costi-benefici, che è il progetto Albania, che, tra l'altro, viene visto come modello anche dall'Europa.
Ma, contemporaneamente, perché - è ritornato il collega Fratoianni - dimenticarsi di una sfida su cui noi dovremmo collaborare tutti, che per la prima volta vede l'Italia essere protagonista riguardo al continente africano, non come un elemento di sfruttamento, ma come un elemento di sviluppo. Il Piano Mattei, il Piano che rimette in gioco, finalmente, una visione di investimenti, di valorizzazione, di rapporto, di una cultura che torna a vedere nel Mediterraneo il cuore dell'azione di politica estera. Affrontare con pragmatismo e concretezza, ma nella verità, vuol dire lavorare e confrontarsi su questo. Altrimenti, è pura speculazione politica, legittima, che con passione qualcuno afferma e qualcun altro risponde.
Da questo punto di vista, c'è un altro elemento, prima di entrare nei temi della politica estera. Al collega Richetti sottolineo solo una cosa: l'esperienza del collega Richetti è fondamentale, insieme all'esperienza di tutti noi. Appostare delle risorse non vuol dire usarle. Due miliardi di euro per l' certamente erano un elemento fondamentale. La riflessione che dobbiamo farci è come mai nel bilancio del 2024 sono avanzati 425 milioni di euro, che non sono mai stati utilizzati da quel comparto e da quel settore, che noi abbiamo rimesso e ridato la possibilità di riutilizzare nel 2025.
È un dato oggettivo, a cui abbiamo aggiunto, poi, le altre risorse, che portano complessivamente ad avere un miliardo di euro su questa gestione e collaborazione della transizione del settore dell'. L'altro elemento politico veloce che preme a Noi Moderati sottolineare è quello detto dalla Presidente del Consiglio sulla compattezza e sulla stabilità. L'elemento della compattezza e della stabilità di un Governo è, in politica estera come in politica economica, diventato l'elemento strategico e fondamentale. Se oggi l'Italia viene vista comunque come un punto di riferimento nello scenario internazionale, è perché certamente la stabilità e la compattezza sono diventati un elemento di certezza e di politica che guarda al futuro.
Non è un caso che l'indicatore che dà più affidabilità o meno in Europa rispetto ai diversi Paesi, che è lo , da quando c'è questa non percezione, ma concretezza di visione e compattezza e stabilità di Governo, dà un'indicazione. Nel 2022 lo era 250 punti base, oggi lo dell'Italia è 115 punti base. Se all'interno abbiamo la Germania che è instabile da un punto di vista politico e che andrà alle elezioni di febbraio, e la Francia che sta sperimentando modelli di Governo a cui non era assolutamente abituata, e, quindi, instabilità di Governo, l'Italia, con la stabilità e la compattezza di Governo, può essere protagonista di un'Europa che ritorna a guardare al proprio futuro.
Credo che questo, piaccia o non piaccia all'opposizione, sia un elemento fondamentale. Si entri nel merito della discussione delle proposte alternative, ma la si smetta di descrivere sempre l'altro come diviso, non stabile, non compatto, eccetera. Questi sono elementi che permettono di lavorare nella direzione giusta riguardo alla sfida delle sfide. La politica estera è diventata strumento fondamentale per le politiche anche dei singoli Paesi. Lo percepiva - lo ha citato il Presidente del Consiglio - Alcide De Gasperi proprio quando sottolineava l'elemento fondamentale, perché la politica estera è sempre stata la chiave fondamentale della politica interna.
Allora, le grandi sfide che abbiamo davanti, che sono oggi sullo scenario di gestione della politica estera, dovrebbero vederci, da questo punto di vista, più compatti e più unitari. Ucraina, Siria, Libano, Medio Oriente sono le sfide che l'Europa ha davanti. Come affrontarle, secondo quale chiave, secondo quale criterio? Mi sembra che qui sia stata tracciata una strada. Per non ripetere tutte le cose che sono state già dette, sull'Ucraina la posizione di questi mille giorni è stata una posizione netta e chiara da parte dell'Italia e che ha portato l'Europa a sostenere la stessa posizione dalla parte dell'Ucraina, contro la criminale invasione della Russia, e, dall'altra parte, lavorare però per una pace giusta e duratura. Questa è la strada che bisogna percorrere, non un'altra.
Togliere il sostegno anche militare, con l'invio di armi, e il sostegno economico all'Ucraina vuol dire non creare le condizioni per una pace giusta e duratura.
PRESIDENTE. Grazie.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)M-CP). Ho già finito il tempo?
PRESIDENTE. È già fuori di 30 secondi.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)M-CP). La ringrazio, è meraviglioso, volevo solo ribadire il voto consapevole e coerente, positivo da parte del gruppo di Noi Moderati, e le altre considerazioni le affideremo al resoconto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bergamini. Ne ha facoltà.
DEBORAH BERGAMINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Forza Italia condivide totalmente il senso delle comunicazioni che ci ha dato la Presidente del Consiglio Meloni, comunicazioni certamente non rituali, perché hanno una rilevanza particolare data dal momento storico, perché si apre, di fatto, una nuova pagina della storia europea con il Consiglio europeo dei prossimi giorni, con nuovi vertici e con la necessità di essere più che mai saldi e concreti. Apprezziamo molto il costante richiamo alla concretezza fatto dalla Presidente Meloni nelle sue comunicazioni, perché ci riconosciamo pienamente in questo spirito.
Abbiamo detto che c'è una nuova Commissione europea: all'interno di questa Commissione l'Italia esprime un ruolo molto importante, se ne è parlato, il ruolo per Raffaele Fitto di Vicepresidente esecutivo. A Fitto vanno gli auguri di Forza Italia , e , farà un ottimo lavoro, così come vanno al nuovo Ministro Foti, buon lavoro anche a lei, Ministro , e .
Lei è apprezzato e stimato da tutto il Parlamento, e quando si è apprezzati e stimati si lavora meglio e si prendono decisioni migliori, buon lavoro. Forza Italia è molto orgogliosa di poter rivendicare il proprio ruolo per avere raggiunto il traguardo di avere Fitto Vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Abbiamo saputo intavolare un dialogo proficuo all'interno del Partito Popolare Europeo, di cui siamo la colonna portante italiana, a partire dal continuo confronto che c'è stato fra il nostro Ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, e il presidente del PPE, Manfred Weber, affinché si potesse creare un argine popolare all'offensiva politica di quella sinistra europea che ha rivolto contro Fitto e contro l'Italia pregiudizi e contumelie ideologiche per evitare che questo ruolo ci fosse assegnato, non a noi del Governo, ma all'Italia.
Ci siamo riusciti e abbiamo costruito un'ulteriore credenziale italiana nel contesto comunitario, che si va ad aggiungere a quelle che sono già state espresse in questi 2 anni di lavoro dalla Presidente Meloni, dal Ministro Tajani, da tutto il Governo.
È un lavoro che oggi ci accredita - è un fatto - come un fattore stabilizzante e propositivo all'interno dell'Unione, questo sia per la serietà che abbiamo portato ai vari tavoli, sia per la solidità dell'azione politica di questo Governo. Se ci guardiamo attorno, infatti, vediamo i principali Paesi europei alle prese con profonde criticità: dalla Germania, dove sappiamo che ci saranno elezioni anticipate, alla crisi politica in Francia, che assomiglia sempre di più ad una crisi di sistema, per arrivare alla Spagna, dove il Governo è sostenuto con difficoltà da forze che stanno mostrando tutta la loro incompatibilità.
Noi certamente non gioiamo di tutto questo. Per un'Europa forte occorrono Nazioni forti, però è un fatto, così come è un fatto che l'Italia oggi esprima un Governo legittimato dal popolo italiano, figlio di un patto di alleanza trentennale, che ha ricevuto dagli elettori il mandato a guidare il Paese .
E questo ci consente di rafforzare l'iniziativa per imprimere una via italiana a quello che è il tema di questo Consiglio europeo, ovvero il percorso che l'Europa deve intraprendere per esercitare un ruolo nel quadro geopolitico in evoluzione. In questi due anni noi abbiamo già cominciato e lo abbiamo fatto in modo tangibile e per questo mi dispiace, quando poi sento provenire dai banchi delle minoranze dichiarazioni non solo nervose - come ha ricordato la Premier Meloni - ma addirittura livorose, rancorose e anche - consentitemi - prive di rispetto istituzionale. Ma come si fa a dire che un Presidente del Consiglio si è “imbucato” a un evento ? Ma guardate che non offendete la Meloni, voi offendete l'Italia, offendete gli italiani.
Allora, se l'Italia non c'è non va bene perché vuol dire che è marginalizzata, se l'Italia c'è non è che ci può essere perché è invitata, no, si è imbucata. Ma perché bisogna fare l'opposizione in assenza di proposte, diventando e dichiarandosi anti-italiani? Ma perché? Ma che modo è di fare l'interesse del nostro Paese ? Io continuo a non capirlo, sono anni che andiamo avanti così, bisogna cambiare passo. A me sembra che noi lo stiamo cambiando, sarebbe bello e utile alla democrazia che anche le minoranze lo facessero ma, vabbè, magari, noi continuiamo a essere ottimisti.
Sul che più ha scosso il cammino di integrazione europea nell'ultimo decennio, l'immigrazione illegale, siamo stati interpreti in realtà, al netto di tutte le critiche legittime, di una linea che ha coniugato legalità e cooperazione. Questo ha fatto sì che gli arrivi irregolari calassero di oltre il 60 per cento, anche qui la stessa Frontex ha riconosciuto, intorno a questo risultato, il merito degli accordi politici che abbiamo fatto con i Paesi di partenza dal Nordafrica. Sull'Ucraina, non abbiamo mai esitato a schierarci a fianco dell'aggredito, ma nel contempo siamo stati fermi nel chiedere che le nostre armi non fossero utilizzate sul suolo russo; riprendo le parole del nostro Ministro degli Affari esteri: non siamo in guerra contro il popolo russo, ma vogliamo impedire che si protragga quest'aggressione che viola tutte le norme del diritto internazionale. Lo stesso Presidente ucraino, Zelensky, ha riconosciuto che il nostro sostegno è stato ed è fondamentale e, chiaramente, la partita è ancora lunga. Lo vediamo dagli accadimenti di questa mattina, che addensano ulteriori nubi sulla costruzione di un percorso e di un negoziato di pace. In Medio Oriente siamo sostenitori convinti del diritto di Israele a difendersi e ad esistere e, siccome crediamo nella solidarietà, nella dignità della persona, abbiamo fatto la scelta di essere in campo prima e più di altri per il sostegno concreto - non di parole - umanitario alla popolazione di Gaza, già da anni schiacciata dal dominio di Hamas e ora martoriata da un'ondata di indicibile morte e distruzione. L'iniziativa , che ha assicurato a quella popolazione aiuti veri, alimentari e sanitari, si sta rivelando un modello, come ha dimostrato l'attenzione ricevuta dalla recente Conferenza del Cairo. Sulla Siria, qualche mese fa l'Italia aveva promosso una sinergia con un gruppo di altri Paesi europei, per promuovere la richiesta di una forte iniziativa politica da parte dell'Unione europea, in una terra afflitta da una dittatura e da una crisi sociale devastanti. Abbiamo anche scelto di inviare l'ambasciatore, senza che consegnasse le credenziali ad Assad, per dare senso compiuto, ancora una volta, alla concretezza della nostra iniziativa politica.
Per quanto riguarda il Libano, non abbiamo mai cessato di far sentire la nostra voce nella promozione di una tregua tra Israele ed Hezbollah e qui bene ha fatto la Presidente Meloni a ricordare e a riconoscere il lavoro dei nostri militari della missione UNIFIL , costruttori di pace, che in questi mesi hanno corso rischi pesantissimi, essendo stati bersaglio di attacchi prima del cessate il fuoco.
Se noi congiungiamo con una linea ideale, Presidente, i punti dell'azione italiana in questi due anni di Governo, otteniamo una rotta seguita con l'orientamento di tre valori: la libertà, il pragmatismo e la ricerca della pace. È quella che amo chiamare la “dottrina Berlusconi” , il quale fissò le coordinate della politica estera del centrodestra, che ancora oggi continuano ad essere fertili, aggiornate naturalmente rispetto a un contesto geopolitico profondamente rivoluzionato. Ebbene, noi vogliamo esprimere anche un europeismo consapevole, partecipe, politicamente laico. Siamo ben consci che in un mondo dove la globalizzazione si sta ridisegnando, non senza traumi, di Unione europea c'è bisogno; ma un'Unione in grado di saper governarla la storia, non di subirla, e che deve pensare con concretezza alla propria sicurezza. Questo confidiamo sarà il messaggio che la Presidente Meloni porterà al Consiglio europeo. In un'epoca in cui, come abbiamo visto, le crisi seguono le dinamiche del contagio, travolgendo gli assetti politici ed economici, è necessario che la culla della democrazia rivendichi la propria soggettività politica in tutti gli scenari: in Ucraina, in Medio Oriente e anche nei Paesi a noi più vicini, laddove certe pulsioni novecentesche rimestano e producono preoccupazione. Pensiamo alla Moldavia, pensiamo alla Georgia, pensiamo ai Balcani: terre e popolazioni destinatarie di continue pressioni politiche egemoniche da parte della Russia. Questa è la posta in gioco di una partita che parte dal Consiglio europeo di dopodomani. L'Italia vi si presenta in perfetto ordine. Per noi, lei, Presidente, ha un solo obbligo: quello di continuare a fare il lavoro, assieme al Ministro Tajani e assieme a tutto il Governo, che ha fatto sin qui per il nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Gentile Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, per l'ennesima volta ci avviciniamo al Consiglio europeo senza una reale spinta per cambiare le cose. Nei giorni scorsi, Presidente Meloni, io sono stato anche ad Atreju. Ho visto il Circo Massimo tappezzato di manifesti: lo è “la via italiana”. Qual è questa via italiana? Il vicolo cieco in cui ci avete infilati tutti convincendoci che riporteremo una vittoria militare sulla Russia? Prima di lei, Draghi, da Chigi, invitò gli italiani a scegliere: condizionatori o pace. La pace è lontana, mentre invece i condizionatori non sono messi bene, perché questo inverno si preannuncia come uno tra i più costosi per le famiglie italiane degli ultimi anni. E anche le imprese non se la passano bene, perché hanno uno svantaggio competitivo con i europei: più 40 per cento pagano per le bollette.
Noi non abbiamo mai proposto una resa dell'Ucraina, però, attenzione: lei ci aveva illuso, con i comici russi, che avesse in tasca una svolta negoziale. E la verità è che questa guerra ad oltranza, questo baratro della terza guerra mondiale, non fa bene all'Europa, ma non fa bene neppure all'Ucraina, che dopo tante distruzioni, morti e carneficine è stanca di combattere una guerra per procura della NATO. Ancora, avete sempre la stessa ricetta: questa “via italiana” ormai la conosciamo. Siamo al decimo pacchetto di armi. Crosetto festeggia per i 39 miliardi di spese militari nel prossimo triennio. Intanto, però, noi abbiamo la sanità ai livelli più bassi degli ultimi 17 anni. Ormai, oltre il 50 per cento dei cittadini ricorre ai suoi risparmi privati per curarsi e 4 milioni e mezzo di pazienti ormai ha rinunciato alle cure. È cronaca di questi giorni: per un esame oncologico vi sono attese fino a 480 giorni.
Guardi che noi siamo i più grandi tifosi per quanto riguarda il nostro Paese in Europa, però la “via italiana” che noi auspichiamo è quella che rompe il piattume europeo, è quella che contrasta il declino dell'Europa nello scenario internazionale. Voi, invece, come intendete questa via? Piegandovi sempre alle istruzioni che ricevete ovunque, a Bruxelles, a Washington? Guardi, adesso lei si è ritrovata, dopo tutte le promesse clamorose, a votare con il centrosinistra in Europa per insediare la Commissione Ursula von der Leyen 2, molto diversa da quella che noi avevamo fatto partire. In realtà, questa non è una Commissione europea, è un gabinetto di guerra, diciamocelo, è una economia di guerra .
Addirittura, si sta discutendo un progetto per 500 miliardi, basati sul debito pubblico comune, da investire per più armi. Noi abbiamo fatto una proposta, perché noi siamo costruttivi. Siamo stati in Europa e abbiamo consegnato una lettera alla von der Leyen ed alla Presidente Metsola, la apriamo anche ai vostri europarlamentari. Firmiamo insieme un progetto: di quei 500 miliardi, 200 li destiniamo a tutta la filiera dell' e dei trasporti, con un piano industriale europeo per proteggere l'occupazione; i restanti 300 miliardi utilizziamoli per le altre filiere in difficoltà , perché si sta abbattendo lo che distruggerà, nelle previsioni, sino a 20 milioni di posti di lavoro per l'intelligenza artificiale e la robotica.
Lei ha parlato nel suo intervento di una straordinaria stabilità dell'Italia. Attenzione, ma si è accorta che il Paese è fermo? Qual è questa stabilità? Noi ormai assistiamo al crollo della produzione industriale, sono 21 mesi consecutivi. Addirittura, abbiamo il 30 per cento in più di cassa integrazione. Sta crollando anche l'. A fronte della vostra previsione di un PIL al più 1 per cento per quest'anno, abbiamo un dimezzamento dello 0,5. Come fate a dire che va tutto bene ?
Ma che siete, impostori o incoscienti? Presidente Meloni, ci vuole coraggio per la “via italiana”, lo so. Però noi l'abbiamo disegnata, ha visto cosa abbiamo fatto con il ? Noi abbiamo portato 109 miliardi, che è l'unica misura che lei sta utilizzando per tenere i cantieri aperti e per le strade, i ponti, la sanità, la scuola e gli asili nido. Siete, e lei è, in una posizione invidiabile, fortunata. Non ricordo, a memoria, un Presidente del Consiglio che si è trovato in una congiuntura politica così favorevole. Presidente, la Presidenza Macron è fortemente indebolita, in Germania stanno andando ad elezioni per trovare un nuovo equilibrio di Governo. Lei come sta sfruttando questa congiuntura favorevole? Sottoscrivendo il patto franco-tedesco che ci riporta all'austerità, con tagli per 13 miliardi in casa ? Lo stiamo vedendo con questa manovra “lacrime e sangue”. E poi questa “via italiana”, sullo scenario internazionale, qual è? A Gaza, di fronte a 40.000 vittime palestinesi, abbiamo visto la vostra vigliaccheria, quando vi siete astenuti all'Assemblea delle Nazioni Unite . Poi Netanyahu lo nomini più spesso e prenda posizione, perché c'è un mandato di arresto ! Quanto tempo vuole per valutarlo?
Guardi che se la “via italiana” è distruggere la legalità internazionale, quella non si chiama “connivenza politica con il Governo amico”, si chiama “connivenza criminale” !
Qual è la “via italiana” sull'immigrazione? Avete sottoscritto un Patto europeo sull'immigrazione che ci lascia soli come Paese di primo approdo. Facciamo tutto da soli e la redistribuzione è pressoché nulla. E poi va ad investire un milione di euro per i due centri albanesi con 300 agenti. Ma lì non c'è nessuno, se n'è accorta? Nel mese di novembre, che non è facile per gli sbarchi, data la rigidità del clima, abbiamo avuto 8.000 migranti sbarcati in Italia, zero in Albania .
Quegli agenti - non sia tignosa, come ha detto ad Atreju - li prenda e li porti qui nelle nostre strade. Gli italiani hanno bisogno di sicurezza. Abbiamo più 23 per cento di rapine nel 2024 rispetto...E non rida! Che ride? Se gli italiani non escono la sera lei ride ? Abbiamo più 23 per cento di rapine rispetto al 2019. Ma lei ha letto le cronache? Addirittura, nei centri abitati usano pale meccaniche e ruspe per sventrare gioiellerie e tabaccherie. Che fine hanno fatto le vostre ruspe degli sulla sicurezza ? Gli italiani chiedono sicurezza? Certo che c'è un bisogno di sicurezza.
Anche nei trasporti, i pendolari, per i disagi e i disservizi, non possono programmare l'andata a scuola e al luogo di lavoro o il ritorno a casa, e voi che fate? Assecondate un progetto faraonico illusorio e fallato di 15 miliardi sul ponte sullo Stretto Ma è una follia! Gli italiani chiedono certo sicurezza - la “via italiana” per la sicurezza -, ma contro il crollo del potere d'acquisto. Beh, possiamo dirlo: il concordato fiscale è un fallimento. Le adesioni sono scarsissime e quindi non potrete ridurre le promesse tasse.
Però, attenzione, avete cancellato il “fisco amico”? Ha letto quella lettera minatoria che state inviando? Quello non è “fisco amico” . Noi abbiamo proposto un pacchetto di emendamenti in legge di bilancio e lo scudo contro il carovita. Poche cose: 100 euro per chi ha la pensione minima, qualcosa in più per i cassintegrati; e poi, attenzione, quasi 4 milioni di lavoratrici e lavoratori sono con salario minimo, stipendi da fame.
Voi avete detto “no” non al nostro pacchetto di emendamenti, avete sbattuto la porta in faccia a chi maggiormente in questo momento è in difficoltà. Presidente, lei domenica, ad Atreju, con grande forza retorica - questa la contraddistingue, glielo riconosco - ha invitato i suoi iscritti al partito ad avere cuori puri e passi audaci. Ma questo cuore puro lei verso chi lo dimostra? Verso banche e industrie delle armi, a cui non preleva un euro? Verso Elon Musk, al quale apre ponti d'oro per fare affari per la sua rete satellitare Starlink ? Verso i fondi di investimento, ai quali sta offrendo pezzi dei nostri residui gioielli, Poste, Ferrovie, ENI ? Allora, il passo audace, invece, lo riserva a chi? Agli italiani che hanno stipendi da sfruttamento, stipendi indegni, oppure ai pensionati ai quali offre 1,80 euro? Allora questa sua retorica si traduce in cuore puro e servilismo per i potenti e, invece, passo audace e protervia contro chi è in difficoltà, diciamolo .
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Ha messo in sicurezza, sì, una categoria di cittadini: sono i politici. In questi due anni abbiamo visto abolire reati come l'abuso d'ufficio, ridimensionare il traffico di influenze; non rimuovete la Ministra che si è resa responsabile di truffa sui fondi COVID, addirittura fate passare in Senato i vitalizi e non fate nulla. Avete provato qualche giorno fa a raddoppiare anche i finanziamenti ai partiti politici, ma eravate in buona compagnia. Avete presentato addirittura, qualche mese fa, un emendamento per nominare nei comuni i condannati per corruzione.
Ve lo abbiamo stoppato. E allora vi dico: il vostro obiettivo non è combattere le diseguaglianze nel Paese, ma nel Consiglio dei ministri rispetto a Ministri e Sottosegretari. È una vergogna quella proposta di aumento di 7.000 euro al mese . Sono cinque volte lo stipendio di un insegnante. Ma come vi permettete? E dice a noi che non accetta lezioni dal MoVimento 5 Stelle. Ma lo sa che facciamo noi da anni? Cento milioni, tagliandoci gli stipendi, li restituiamo alla collettività .
PRESIDENTE. Deve concludere, presidente Conte.
GIUSEPPE CONTE(M5S). E allora dico, Presidente, che ancora adesso saremo al fianco dei lavoratori di Manfredonia della Coopla Green, che stanno cercando di mettersi in proprio; alle lavoratrici di La Perla, che con grande arte stanno cercando di combattere la finanza speculativa; ai lavoratori della Bosch di Bari; ai lavoratori degli stabilimenti della Beko e a tutta la filiera dell'indotto. Noi siamo lì, siamo cuori indomiti, ma sul serio, con chi è in difficoltà, non come voi. Lei continui ad aiutare i suoi privilegiati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Grazie, signor Presidente. Grazie, onorevoli colleghi. Siamo soddisfatti, Presidente del Consiglio. Siamo soddisfatti del suo passaggio sull' e, in particolare, sull'aspetto inerente alla transizione verde. E poi vi sono anche altri settori, oltre quelli dell', che, durante gli ultimi 5 anni della vecchia Commissione europea, hanno subito e sono stati investiti da una serie di politiche turbo-ambientaliste, una serie di politiche turbo- sull'altare di un'ideologia alla Greta Thunberg. È chiaro che oggi in Europa c'è un grande dibattito. Ci sono Paesi e ci sono Paesi che invece vogliono, come l'Italia, una transizione verde che sia socialmente sostenibile, una transizione verde che tenga conto dei diritti dei lavoratori e delle imprese italiane e dei lavoratori e delle imprese europee .
E noi siamo molto soddisfatti, signora Primo Ministro, che nelle sue comunicazioni questi temi hanno sempre e comunque spazio. Noi guardiamo sinceramente con ottimismo, perché pensiamo che, da parte di Bruxelles, la china sia stata oramai superata, per pragmatismo probabilmente, per il fatto che molte di queste politiche turbo- e molti di questi regolamenti sono naufragati durante la scorsa legislatura dell'Europarlamento, durante la scorsa Commissione Europea. Siamo ottimisti perché c'è sempre più consapevolezza che la transizione verde può essere una transizione verde non ideologica, una transizione verde che non metta il sistema produttivo dell'Unione europea in mano o in balia della Repubblica popolare cinese e alle filiere del litio extraeuropee, una transizione verde che sia neutralmente tecnologica, Paese per Paese, Stato membro per Stato membro.
Passando agli argomenti all'ordine del giorno del Consiglio europeo, salta all'occhio evidentemente l'allargamento ai Balcani occidentali. È chiaro che l'Unione europea, il nostro mondo, la nostra parte di mondo, ha bisogno di tenersi vicini i Paesi dei Balcani occidentali perché, in geopolitica come anche in politica, il vuoto non esiste ed è chiaro che se l'Unione europea tergiversa nell'area dei Balcani occidentali qualche altro attore entrerà all'interno di quell'area e in alcuni Paesi dei Balcani occidentali qualche altro attore ha già provato a entrare ed è chiaro che l'Unione ha bisogno di tenersi vicini quei Paesi, quanto quei Paesi hanno bisogno di approcciarsi e di andare nella direzione dell'Unione europea.
Ma se i Paesi dei Balcani occidentali devono ancora fare dei passi avanti nella via verso l'Unione europea, è chiaro che anche l'Unione europea deve avvicinarsi e Bruxelles deve capire che se si vuole fare un allargamento ad Est verso quelle aree, quell'allargamento non deve essere un allargamento che metta i principi tecnici sopra tutto, ma che metta sopra tutto la politica. Se, come dicevamo prima, molti regolamenti e molte direttive sono naufragati negli ultimi cinque anni a Bruxelles, è chiaro che molti di quei Paesi non sono e non saranno pronti e probabilmente non hanno neanche la volontà politica di andare ad abbracciare alcune di queste politiche dell'Unione europea. Immaginiamo in Bosnia l'applicazione del regolamento Imballaggi o immaginiamo nei Paesi dei Balcani occidentali la Bolkestein, per esempio. E, quindi, questo è un tema chiaro: l'Unione europea deve fare dei passi in avanti e deve tornare a essere forse un po' più Comunità economica europea e un po' meno questo modello di Unione europea che abbiamo visto in questi anni.
La situazione di Israele è presente nella nostra risoluzione di maggioranza, di cui anche lei ha parlato, e siamo senza se e senza ma dalla parte di Israele. Israele è mondo occidentale; Hamas è un gruppo terroristico. La soluzione di due popoli, due Stati può avere di sicuro una ragione di tipo politico, ma due popoli, due Stati devono essere due popoli guidati da due Stati democratici. In quell'area abbiamo un popolo, Israele, guidato dallo Stato di Israele, che è uno Stato democratico, con un Governo legittimamente eletto da elezioni, e, dall'altra parte, c'è un territorio che, sì, ha un'autorità governativa con cui è importante continuare a parlare, ma che, di fatto, è purtroppo sostenuto da gran parte della popolazione palestinese e purtroppo è guidato, come territorio, da un gruppo terroristico: Hamas . Lo Stato di Israele non può essere paragonato ad Hamas. Hamas è un gruppo terroristico, Israele è uno Stato democratico. Quindi, cercando, ovviamente, come Parlamento, come Governo, come Repubblica e come Paese, di fare di tutto per la popolazione colpita dalla guerra nella Striscia di Gaza e in tutta l'area, mai mischiare gli argomenti, mai mischiare le carte, mai fare fumo su questa questione, perché un conto è uno Stato democratico e un conto è un'organizzazione terroristica che, purtroppo, ha il sostegno della gran parte del popolo e guida un territorio.
Sulla Siria, è chiaro che la Russia ha incassato un colpo. La Russia ha perso un alleato, Assad, alleato della Russia. È chiaro che sulla Siria la situazione è in uno stato di evoluzione giorno per giorno, ma, addirittura, ora per ora, ed è quasi difficile fare dei ragionamenti visto l'evolversi della situazione. Lei ha citato i cristiani di Medio Oriente. È giusto, come Paese, tutelare quella minoranza, com'è giusto tutelare tutte le altre minoranze. Io faccio riferimento, per esempio, al glorioso e valoroso popolo curdo, che, in questa crisi internazionale, sta combattendo di nuovo per vedere i propri diritti di popolo non cancellati. Quindi, è chiaro che, come Paese, dobbiamo anche essere vicini al valoroso popolo curdo e auspicare che in quell'area nasca un'autorità perlomeno regionale che rappresenti il popolo curdo.
Passando al tema dell'esercito europeo, o meglio, al tema dell'industria della difesa, è chiaro che dobbiamo, come Unione europea e come Paese, rafforzare la nostra industria della difesa, perché è palese che, in questo momento, la situazione internazionale lo richiede. È anche vero, signor Presidente e onorevoli colleghi, che oggi parlare di esercito unico europeo è ancora qualcosa di impossibile. L'Europa non ha ancora una politica estera e, quindi, è impossibile che esista e che si vada nella direzione di un esercito unico europeo. Quello che dobbiamo pragmaticamente fare è rafforzare il lato europeo del Patto Atlantico.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA(LEGA). Vado a concludere, signor Presidente. Il lato europeo del Patto Atlantico è parte della NATO, è parte del Patto Atlantico. Quello è l'esercito unico dell'Occidente, l'esercito unico che difende l'Occidente.
Signor Presidente, se l'Europa, intesa come continente, ha dei confini, è anche vero che è Occidente tutto quello che si riconosce nella famiglia della democrazia e che oggi si contrappone ad altro, ad altre forme di Stato e ad altre forme di cultura giuridico-istituzionale. Allora, Presidente, in un'altra epoca politica, chiamavamo questa parte di mondo la nostra parte di mondo: il mondo libero, i Paesi dell'Unione, i Paesi del vicinato, i Paesi che vogliono entrare nell'Unione, evidentemente anche la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Canada, Israele, Taiwan e molti, moltissimi altri Paesi del mondo.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, visti i temi di questo Consiglio europeo, l'appello che noi oggi facciamo è: difendiamo l'Occidente, difendiamo il mondo libero. Annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente Meloni, faccio una premessa: scenda dal ring, perché questo è un luogo serio. Io capisco la necessità di cercare un nemico al giorno per coprire i fallimenti del suo Governo, ma le ricordo che lei è la Presidente del Consiglio di tutti gli italiani e che, se avesse messo un euro sulla sanità pubblica per ogni volta che ci attacca, a quest'ora avrebbe già dimezzato le liste d'attesa .
Rispetto all'ultima volta in cui ci siamo riuniti in quest'Aula in vista del Consiglio europeo, lo scenario internazionale è più preoccupante e muta sempre più in fretta. Si sono svolte le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, con la vittoria di Trump che minaccia un nuovo protezionismo globale. Chi l'ha festeggiato per ragioni di parte - e voglio salutare il ritorno dei colleghi della Lega, che questa mattina non sono venuti ad ascoltarla; alcuni hanno detto che era per i treni, allora sanno con chi prendersela: con il peggiore Ministro dei trasporti della storia repubblicana ! - smetterà molto presto, quando capirà che gli effetti delle sue scelte colpiranno imprese e lavoratori italiani.
In Siria, gruppi di ribelli e terroristi hanno abbattuto il sanguinoso regime di Assad, ma davanti a tutto questo è inaccettabile che l'unica preoccupazione degli Stati europei, tra cui l'Italia, sia quella di bloccare le richieste d'asilo dalla Siria. È dovuto intervenire anche il Segretario generale dell'Agenzia ONU per i rifugiati, per ribadire che in questo momento non ci sono le condizioni per dei rimpatri sicuri, volontari e dignitosi in Siria. Questa vostra ossessione sui migranti vi impedisce di avere una politica estera che sia all'altezza della tradizione diplomatica di questo Paese.
Nel cessate il fuoco in Libano non avete avuto alcun ruolo, nonostante lì ci siano i nostri soldati. E fa male la totale assenza di qualsiasi ruolo diplomatico e politico da parte dell'Unione europea in questo scenario internazionale in cui vecchi e nuovi pericolosi assi si fondono con l'obiettivo di riscrivere un ordine mondiale non più basato sul diritto internazionale, sul dialogo, sulle istituzioni multilaterali e sulla convivenza pacifica, ma basato, invece, sull'uso della forza, della guerra e sulla repressione delle libertà. Assistiamo a un ritorno di nazionalismi che, in Europa, hanno sempre prodotto una cosa sola: la guerra, con milioni di morti alle spalle. Il suo Governo da che parte sta? Noi abbiamo tutti il dovere, Presidente, di far avanzare quel progetto di integrazione europea fatto di pace, di lavoro, di giustizia, di diritti, di prosperità per tutte e tutti. Nella maniera più assoluta non possiamo accettare la normalizzazione della guerra.
Serve per questo un'iniziativa politica e diplomatica dell'Unione europea per ricostruire la pace in Ucraina, dove il nostro pieno sostegno a un popolo colpito da un'invasione criminale andava accompagnato da un'iniziativa diplomatica europea e italiana, che fin qui non abbiamo visto, per far finire il conflitto verso una pace giusta, mentre ora si rischia invece di lasciare il campo ad alcuni falsi interpreti come Trump, che asseconderebbero, probabilmente, gli interessi sbagliati.
Serve un'iniziativa europea di pace per ottenere un immediato cessate il fuoco anche a Gaza, dove ci sono state più di 45.000 vittime, specialmente donne e minori, per salvare i civili, per liberare gli ostaggi israeliani, per garantire la tregua in Libano e scongiurare futuri attacchi da parte di Hezbollah e dell'Iran, ma pure per fermare le violazioni del diritto internazionale e le occupazioni illegali da parte di Israele. Servono aiuti umanitari e serve anche un embargo di armi ad Israele da parte di tutti gli Stati. La sua posizione sulla Palestina, Presidente, sta arretrando, anziché avanzare. L'ho ascoltata oggi. È proprio per avvicinare la pace di fronte a chi nega i “due popoli, due Stati” che bisogna riconoscere pienamente la Palestina, per affermare il diritto dei palestinesi, esattamente come degli israeliani, di vivere in pace e in sicurezza in uno Stato .
E mi hanno colpito le sue parole sulla Corte penale internazionale, perché dovrebbe difendere le decisioni che prende, anziché delegittimarle, perché quello che si rifiuta di capire è che nessun Governo, tanto meno in un conflitto, è al di sopra delle leggi, tanto meno il suo, Presidente.
La cosa ancor più grave è che, nell'assenza di un'iniziativa politica e diplomatica, sia europea che italiana, nelle divisioni fomentate dai Governi nazionalisti dei vostri alleati in Europa, si sta facendo largo l'idea che l'integrazione europea si faccia solo sulle spese militari. Noi non ci stiamo, noi siamo favorevoli ad una difesa comune europea, ma si fa mettendo in comune risorse e competenze, e non con la corsa al riarmo di ogni singolo Stato europeo . Non accetteremo, Presidente, di sostituire il , il più grande Piano di investimenti comuni europei, che intreccia obiettivi di innovazione, di conversione ecologica e di giustizia sociale, con dei europei dedicati unicamente alla spesa militare, fermando tutto il resto . Vuole davvero far valere le ragioni dell'Italia, Presidente, come ha detto stamattina? Allora fate anche voi, come noi, una battaglia per replicare e rafforzare gli investimenti comuni europei e per convincere i vostri alleati a smettere di bloccarli, perché non ci hanno mai creduto e l'Italia è il Paese che ne ha più bisogno per un grande Piano industriale europeo, che accompagni le imprese nella conversione ecologica e nella transizione digitale. Per sostenere settori in crisi, come l', e per ridurre le diseguaglianze, battetevi per un Fondo europeo per l', come stiamo facendo noi, anziché litigare con le date, mentre altri Paesi europei ci battono e ci superano in innovazione. Abbiamo fatto una mozione unitaria delle opposizioni e abbiamo fatto proposte concrete - che la invito a guardare e a raccogliere per richiamare sia voi che Stellantis alle proprie responsabilità - per riportare produzione in Italia e garantire l'occupazione. Ma il suo Governo, invece, cosa ha fatto? Ha cancellato l'80 per cento dei fondi per questo importante settore nel momento della sua più grave crisi.
Allora, Presidente, le dico: da una parte, c'è il “favoloso mondo di Ameloni”, quello della propaganda che ogni giorno vi raccontate, quello che avete messo in scena ad Atreju qualche giorno fa, ma, dall'altra parte, c'è la realtà, quella testarda dei numeri. Ha detto che i centri in Albania funzioneranno. Ci ha messo un po', Presidente, ma la ringrazio di aver ammesso che oggi non funzionano, sono il clamoroso fallimento della sua propaganda .
Lei prima ha detto che la Corte di giustizia europea non segua i giudici italiani, ma ha capito male, Presidente: sono i giudici italiani che hanno applicato la sentenza della Corte di giustizia europea, non il contrario. È la Corte europea che ha stabilito che non può essere considerato sicuro un Paese dove si praticano sistematicamente torture, ed è una vergogna che il Governo italiano abbia deciso per decreto che l'Egitto è un Paese sicuro, quando un ricercatore italiano, Giulio Regeni, è stato torturato e ucciso in quel Paese, come migliaia di egiziani . Le poche persone che avete deportato in Albania, violandone i diritti fondamentali, le avete dovute riportare indietro per effetto delle leggi e delle sentenze europee. Ora quei centri sono vuoti, Presidente, e lo rimarranno. Io ci sono stata venerdì, le ho portato anche delle foto , se le vorrà far vedere domani ai colleghi del Consiglio europeo. Sono centri vuoti, dove c'è solo il personale di grande professionalità, che venerdì scorso mi ha mostrato le strutture; personale che meglio potrebbe essere impegnato in Italia, dove c'è carenza di organico ovunque, a proposito di sicurezza di cui tanto vi riempite la bocca . Invece, sarà lì anche a Natale, lontano dalle famiglie, a sorvegliare una prigione vuota, ma intanto avete buttato 800 milioni di euro per costruirla, che potevate utilizzare per 50.000 nuovi posti di asili nido, per pagare per 5 anni 6.000 infermieri o insegnanti, anziché tagliarli come avete fatto nella vostra manovra . Chissà se le porterà queste foto domani, Presidente, perché l'unica deterrenza del modello Albania, Presidente, è prendere lei sul serio .
Rivendica di non volere redistribuzione di chi arriva in Italia, e di aver convinto gli altri Paesi europei. Caspita, Presidente, deve essere stato difficile convincere chi ha sempre voluto bloccare le persone in Italia che andava bene così, che vi siete arresi, che non lo chiedete nemmeno di condividere l'accoglienza delle 2.000 persone arrivate a Lampedusa nei 3 giorni in cui ne deportavate 8 in Albania.
Abbia il coraggio di dire ai suoi alleati, come Orbán, che chi arriva in Italia arriva in Europa, che non si possono volere solo i benefici di far parte dell'Unione europea senza mai condividere le responsabilità che ne derivano. E le chiedo: di quale Paese racconterà in Europa? Racconterà del suo favoloso mondo in cui va tutto a gonfie vele, mentre l'Istat dimezza le prospettive di previsione di crescita del Governo?
Non è la prima volta che sbagliate i conti; deve essere la stessa calcolatrice con cui litigava sui fondi alla sanità. Mi chiedo se racconterà che avete fatto il più grande investimento della storia sulla sanità. Quanto le piacciono le cifre assolute, Presidente. Solo che il problema è che - lo sa -, in percentuale, stanno scendendo. Parlerà, allora, forse, dell'Italia, anziché del suo favoloso mondo, perché, in Italia, 4,5 milioni di persone non riescono più a curarsi. È lo stesso Paese in cui ieri la sua maggioranza ha affossato l'emendamento unitario delle opposizioni, che chiedeva di mettere 5,5 miliardi in più sulla sanità pubblica . Racconterà che avete alzato le pensioni minime, o dirà che le avete alzate di 3 euro, prendendo in giro le persone anziane? Racconterà che siamo primi - come ha detto nel suo intervento - sul PNRR in Europa? Lo racconterà domani ai suoi colleghi che invece sono più avanti di noi, in percentuale di obiettivi raggiunti, mentre qui, con i vostri ritardi, abbiamo speso meno di un quarto dei fondi? Racconterà che in Italia si sta meglio, mentre vi preoccupate dei rimborsi spese dei Ministri, ma negate il salario minimo a 3,5 milioni di lavoratori e lavoratrici , o mentre cancellate, Presidente, il Fondo affitto, mentre c'è chi muore di freddo in un , mentre la produzione industriale è in calo da 20 mesi e, in Italia c'è ancora il costo dell'energia più alto d'Europa?
Sa qual è il suo problema, Presidente? È che ormai, da tempo, lei si è chiusa nel Palazzo e le persone le vede dai palchi o dai balconi. Non le ascolta più. Non ascolta più chi non riesce a curarsi, perché la sanità è al collasso, chi non arriva a fine mese con stipendi da fame, chi vede i propri figli costretti a partire per trovare un futuro altrove, chi non ha i soldi per la , mentre lei pontifica…
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). …che le donne non devono rinunciare al lavoro se fanno figli. Si è rinchiusa nel suo favoloso mondo, ma ha smesso di camminare tra le persone e di capirne i bisogni. L'Italia vera, quella che soffre e che lotta, quei lavoratori e lavoratrici che mandano avanti il Paese ogni giorno, nonostante voi li attacchiate e attacchiate ogni giorno pure i sindacati, ecco, stanno lì, non stanno nel Palazzo dove lei si è chiusa, lì dove ci siamo e ci saremo noi per dare voce a chi oggi non ce l'ha .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Montaruli. Ne ha facoltà.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Presidente Meloni, soprattutto per la pazienza. Nel “fantastico mondo di Aschlein”, probabilmente, si vorrebbe l'Italia dei fallimenti. Invece, per 6 trimestri consecutivi, il potere d'acquisto delle famiglie italiane aumenta, e così anche la propensione al risparmio degli italiani. L'occupazione sale, sale il PIL, scende lo e le agenzie di addirittura, ci promuovono e, se dobbiamo guardare alla spesa sanitaria, aumenta a livelli è proprio così.
Ho sentito, da un autorevole collega, che, se diminuissero le spese per la difesa, le spese militari, aumenterebbero i servizi. Bene, sono andata a guardare gli anni in cui le spese militari erano come volevano loro, cioè nei Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e i due consecutivi di Conte, fino a Draghi: meno 37.000 posti letto nei nostri ospedali ! Meno 70.000 infermieri nei nostri ospedali! Meno 30.000 specialisti nei nostri ospedali! 124 ospedali chiusi e mai sostituiti da ospedali nuovi, quando governavate voi !
Sapete che c'è, Presidente? Ogni volta che lei entra da quella porta e ci troviamo - si trovano - a discutere di come lei dovrà rappresentare l'Italia al Consiglio europeo, viene fuori la smentita più grande della narrazione, perché loro speravano che, quando lei sarebbe arrivata al Governo, l'Italia sarebbe fallita, e così non è stato . Questo risultato è dimostrato anche da tutte le volte - e sono rimasta stupita anche di questo - che è stata richiamata Atreju, la nostra manifestazione. Io ringrazio, perché, evidentemente, abbiamo colto nel segno con la più grande della politica italiana . Tuttavia, mi rendo conto che, oltre alla nostra “storia infinita”, esiste un'altra storia infinita: la storia infinita delle sinistre, del “rosicamento” . E il più grande “rosicamento” l'hanno ottenuto, quando hanno visto il Commissario Fitto ricevere le deleghe da Ursula von der Leyen. E sa perché? Perché noi, di Fratelli d'Italia, la Presidente della Commissione, non l'abbiamo votata, perché lei ha tenuto la barra dritta sui contenuti, sulle posizioni, su quello che l'Europa doveva fare e ha dato un voto coerente con la linea che vogliamo tracciare in Europa. Questa è la cosa che più vi dà fastidio, perché voi non siete mai riusciti a tenere una posizione di coerenza, né in Italia, né, tanto meno, nei consessi europei.
Solo pochi giorni fa, Trasnova ritirava le procedure di licenziamento collettivo per 249 lavoratori (ricordo la proroga di 12 mesi delle commesse Stellantis). Questo è un risultato del Governo Meloni a proposito di occupazione. E perché lo chiamo in causa? Perché in Europa, nel 2024, vi è stato un picco delle vendite dei veicoli elettrici: meno 43,9 per cento. E questo dato, che è drammatico e che esalta ancora di più il successo nella procedura che ha interrotto i licenziamenti di Stellantis della scorsa settimana del Governo italiano, colpisce tutte le case automobilistiche, tutta l'Europa. Le case automobilistiche sono al collasso, ma purtroppo è il risultato di politiche scellerate di proprio in sede europea.
È, quindi, evidente che quella revisione delle regole del non solo serve, ma è indispensabile, a partire dallo stop delle verifiche e delle multe per chi non è ancora in linea con le emissioni di CO2. È così, perché riteniamo che de-carbonizzare non possa significare de-industrializzare, cosa che invece sta avvenendo.
Serve neutralità tecnologica e la ringrazio, Presidente, per aver ricordato anche questo impegno del Governo italiano. Nonostante questo scenario, come dicevo, la nostra economia risulta straordinariamente stabile e solida e questo dato è ancor più confermato dal record delle esportazioni italiane nel mondo. Lei, qualche giorno fa, ricordava che ha girato il mondo più volte e che, sempre andando nei Paesi stranieri con la sua autorevolezza e la sua carica istituzionale, è riuscita a portare qualcosa in Italia; questo è il più grande risultato di sempre . Ma questo risultato ha cambiato anche la posizione dell'Italia in Europa e nel consesso internazionale, perché le ha restituito credibilità. L'Italia è un Paese credibile con Giorgia Meloni. L'Italia è un Paese credibile con un Governo stabile. Che cosa avveniva, a cosa erano abituati gli italiani prima che noi arrivassimo? Al fatto che, dopo due anni di Governo, ci fosse l'ennesimo gioco di palazzo, cambiassero le compagini e cambiassero i Governi senza passare dalle urne.
Questo con noi non avviene ) e il fatto che non avvenga sta trasformando il Governo Meloni nel Governo più stabile d'Europa, mentre altri Governi in Paesi confinanti hanno la sorte che avevamo noi prima, cioè hanno i cambi, cambi di posizionamento politico che rendono la loro politica ed economia estremamente fragili. Ora avviene il contrario: questa stabilità è un fatto unico nella storia…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Lasciamo finire l'intervento della collega Montaruli nel silenzio che ognuno di voi ha avuto.
AUGUSTA MONTARULI(FDI). …nella storia d'Italia e ci permette anche di avere un orizzonte sui grandi temi che non hanno avuto in passato altri Governi e questo ci dà anche la dimensione di come il periodo che noi stiamo attraversando come forza politica sia veramente unico.
Uno di questi temi è senza dubbio l'immigrazione: ho sentito quantificare i costi del Protocollo con l'Albania, che noi rivendichiamo, che noi vogliamo difendere e che noi vogliamo portare avanti. Ma vi chiedo, perché gli italiani lo sanno benissimo: quanto è costata agli italiani la vostra politica immigrazionista di tutti questi anni a cui siamo chiamati a porre rimedio? Vedete, oggi è proprio una giornata particolare, perché voi eravate andati, proprio per il caso Albania, a chiedere in Europa procedure e sanzioni nei confronti dell'Italia, con un atteggiamento anti-italiano e anti-nazionale; e oggi vi è arrivata la risposta più importante, forse della stessa Ursula von der Leyen che, scrivendo una lettera sulle politiche di immigrazione ai dell'Unione europea, in vista proprio di questo Consiglio europeo, ha portato i risultati dell'Italia - meno 80 per cento di sbarchi dalla Tunisia - e ha posto proprio al centro della sua lettera la necessità di ridefinire, fin da subito e senza aspettare il regolamento del 2026, la lista dei Paesi sicuri, esattamente quello che ha fatto il Governo Meloni col decreto Paesi sicuri, poi assorbito dal decreto Flussi; anche qui abbiamo anticipato e abbiamo segnato la via europea.
Poi, Presidente, la sua diversa caratura rispetto a tutte le forze politiche, me lo conceda, in conclusione del mio intervento: perché lei è stata l'unica ad aver ricordato i cristiani in questo momento in Siria . L'unica. L'unica che ha ricordato la loro situazione. Per la Siria è evidente come non posso che unirmi a quanti vogliono guardare nella sua azione, nella sua sensibilità dimostrata, anche oggi, con le sue parole, la capacità di dare risposta a tutto il popolo siriano. Per questo voglio richiamare, in conclusione, le parole dei cristiani in Siria in queste ore che hanno detto: non siamo ospiti in questa terra, noi siamo figli di oggi e figli di ieri, figli di ieri e figli di oggi. Visto che lei è stata unica oggi qui a ricordarli, a differenza di tutti coloro che invece sono intervenuti, questo ci dà la dimensione di quanto la sua presenza, quale Presidente del Consiglio in Consiglio europeo, potrà veramente cambiare i destini di tanti popoli, quei popoli che oggi sono ingiustamente in una situazione di conflitto e che vedono in lei una luce di speranza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Soumahoro per due minuti. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. Presidente ho ascoltato con molta attenzione la relazione della Presidente del Consiglio Meloni in relazione al prossimo Consiglio europeo, che si terrà a Bruxelles. Vorrei soffermarmi su uno degli aspetti della sua relazione e, in particolar modo, il tema dei processi migratori e anche il nostro rapporto con il continente africano. Presidente, chi, come me, ha migrato sa benissimo che i processi migratori sono caratterizzati da tre tappe fondamentali: la partenza, il transito e l'arrivo.
Governare i processi migratori significa tenere insieme questi tre aspetti, queste tre tappe. Però, finora si è intervenuti soltanto sul transito e sull'arrivo. Non a caso, dare i soldi alla Libia o alla Tunisia per fermare i migranti significa intervenire sul transito e costruire CPR in Italia o in Albania significa intervenire sull'arrivo. Questi due interventi, Presidente, ovvero sul transito e sull'arrivo, oltre ad essere molto costosi per i contribuenti italiani, non sono riusciti a fermare gli scafisti, ad eliminare o ridurre le morti in mare o impedire di arrivare in Italia, come avevate promesso agli italiani.
Per questo motivo, Presidente, vado a presentare di nuovo una proposta al Governo, soprattutto da parte di chi, nelle mie vesti, in questi anni, in questi mesi e in queste settimane, ha continuato a frequentare l'Africa, ad incontrare, in particolar modo, Governi, giovani, diaspore. Ma, soprattutto, posso assicurarvi che in questi colloqui, che ho continuato ad avere, nessuno vorrebbe lasciare la propria terra, se non attraverso la possibilità di veder garantite nel proprio Paese opportunità . E qui la mia proposta al Governo, Presidente: chiediamo alle aziende partecipate dello Stato, che operano sul continente africano o che operano all'interno dei Paesi di provenienza dei migranti, di destinare quota parte delle loro risorse in attività di formazione professionale . Perché questo cosa vuol dire?
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Soumahoro.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Vuol dire - Presidente, vado a concludere - che è un'attività a costo zero, vuol dire dare prospettive, vuol dire portare una proposta del genere in Europa e inserire la stessa Europa in un'ottica di prospettiva, in particolar modo in un contesto dove abbiamo oggi sfide in un mondo plurale, multipolare, ma, soprattutto, sfide che possono trasformarsi in opportunità, perché i nostri destini sono legati.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Candiani, Mantovani, Rossello, Pisano e Giglio Vigna n. 6-00140, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente, i capoversi 2°, 4°, 10°, 12° e 16° del dispositivo; a seguire, distintamente, i capoversi 9°, 14° e 15° del dispositivo; infine, la premessa congiuntamente ai capoversi 1°, 3°, 5°, 6°, 7°, 8°, 11°, 13° e 17° del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 4°, 10°, 12° e 16° del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141, con parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 14° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141, con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 15° capoverso del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sui capoversi 1°, 3°, 5°, 6°, 7°, 8°, 11°, 13° e 17° del dispositivo della risoluzione Richetti ed altri n. 6-00141. Parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Braga ed altri n. 6-00142. Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo. Avverto, altresì, che è stata avanzata richiesta di votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è favorevole distintamente da quelle su cui il parere del Governo è contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, 2°, 3°, 4°, 8°, 10°, 12°, 14°, 18°, 19° e 20° del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00142. Parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa e sui capoversi 5°, 6°, 7°, 9°, 11°, 13°, 15°, 16°, 17°, 21° e 22° del dispositivo della risoluzione Braga ed altri n. 6-00142. Parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Per cortesia, Presidente, per le prossime risoluzioni chiediamo comunque la parte separata relativa alle premesse.
PRESIDENTE. Ok, grazie, adesso predisponiamo allora. Passiamo alla votazione della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143.
Avverto che i presentatori hanno accettato unicamente la riformulazione proposta dal Governo relativa alla lettera del 4° capoverso del dispositivo.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, distintamente le lettere , del 1° capoverso del dispositivo, le lettere , , , del 2° capoverso del dispositivo, le lettere , , , del 3° capoverso del dispositivo, la lettera del 5° capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente, le lettere , , del 2° capoverso del dispositivo, la lettera del 3° capoverso del dispositivo e la lettera del 4° capoverso del dispositivo; quindi, le restanti parti della risoluzione, ad eccezione della premessa, e poi la premessa distintamente.
Avverto, infine, che a seguito delle votazioni precedenti, la lettera del 3° capoverso del dispositivo risulta preclusa limitatamente alle parole “che non lo impegni in ulteriori forniture di materiali di armamento”.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143. Parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 1° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143. Parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143. Parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 2° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera , per la parte non preclusa, del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla lettera del 5° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle lettere , ed del 2° capoverso del dispositivo, sulla lettera del 3° capoverso del dispositivo e sulla lettera , quest'ultima come riformulata, del 4° capoverso del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle parti restanti del dispositivo della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Francesco Silvestri ed altri n. 6-00143, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144.
Avverto che i presentatori hanno accettato unicamente la riformulazione proposta dal Governo relativa al 1° capoverso del dispositivo.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 1° e 3° del dispositivo; a seguire, distintamente i capoversi 7°, 13° e 17° del dispositivo; quindi, la restante parte del dispositivo e, infine, la premessa.
Avverto, infine, che, a seguito delle votazioni precedenti, il 13° capoverso del dispositivo risulta precluso e, pertanto, non verrà posto in votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 1°, come riformulato, e 3° del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 7° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 17° capoverso del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle restanti parti del dispositivo della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della risoluzione Zanella ed altri n. 6-00144, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00145.
Avverto che i presentatori non hanno accettato le riformulazioni proposte dal Governo.
Avverto, altresì, che sono state avanzate richieste di votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 8°, 10° e 12° del dispositivo; a seguire, il 9° capoverso del dispositivo; quindi, le restanti parti del dispositivo; infine, le premesse.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui capoversi 2°, 3°, 4°, 5°, 6°, 8°, 10° e 12° del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00145, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 9° capoverso del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00145, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle restanti parti del dispositivo della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00145, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse della risoluzione Faraone ed altri n. 6-00145, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione della risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00146.
Avverto che è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul dispositivo della risoluzione Della Vedova e Magi n. 6-00146, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
In virtù della reiezione del dispositivo, non si procederà alla votazione della premessa.
Colleghi, sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2024.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.