PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FILIBERTO ZARATTI,, legge il processo verbale della seduta del 3 gennaio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, mi è stato rappresentato da diversi gruppi parlamentari che questa mattina vi sono stati problemi nei collegamenti ferroviari, che hanno reso difficoltoso l'arrivo a Roma da parte di diversi deputati. Conseguentemente, secondo quanto convenuto tra i gruppi, sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 13 fino alle ore 14. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 13.
PRESIDENTE. Colleghe e colleghi, credo di interpretare un sentimento che condividiamo in tutta l'Aula, quello della grande gioia per la notizia della liberazione della nostra concittadina, la giornalista Cecilia Sala, che sta tornando in Italia, libera. Il grazie, da qui, va a tutti coloro che hanno lavorato per ottenere questo straordinario risultato . Su questo argomento ora ci saranno alcuni interventi.
Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Loperfido. Ne ha facoltà.
EMANUELE LOPERFIDO(FDI). Grazie, Presidente. È veramente una grande notizia. Alle ore 11,25 abbiamo appreso dalle agenzie di stampa la fine di un incubo: Cecilia Sala torna a casa, è a bordo di un aereo che la riporta dai suoi familiari . Questo applauso, così come quello che è seguito all'intervento da parte sua, è un applauso che va alle istituzioni italiane, ai nostri diplomatici, al lavoro della Farnesina, al lavoro del Ministero degli Affari esteri, ai nostri Ministri, al nostro Governo e alla nostra Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni .
Sin dal primo momento era stato chiesto di porre un velo di silenzio, per consentire che vi fosse il lavoro incessante della diplomazia, il lavoro incessante, silenzioso, alacre e instancabile da parte dei nostri diplomatici, i quali, grazie al fatto di poter vantare di essere rappresentanti del nostro Paese, hanno potuto tessere la loro tela e arrivare al risultato di oggi. È stato un lavoro di altissimo livello. Il silenzio calato era direttamente proporzionale alla mole di lavoro che ha portato a questo risultato. E veramente, per questo, siamo emozionati, felici e orgogliosi di far parte di questo Paese, un Paese che non lascia da solo nessuno e che oggi è stato in grado di riportare a casa questa cittadina .
Alessia Piperno, Patrick Zaki, Chico Forti ed oggi Cecilia Sala si aggiungono alla lista delle persone che il Governo Meloni e le istituzioni del Governo italiano, grazie all'autorevolezza che questo Governo e questo Paese stanno assumendo ogni giorno sempre più, sono stati in grado di portare a casa. Questo è l'esempio di come, con questo Governo, gli italiani possano sentirsi orgogliosi di essere rappresentati da un Governo che si pone nei confronti degli interlocutori in modo sempre retto, ritto, mai domo, mai prono, per fare in modo che i diritti individuali, la libertà di stampa, la libertà di fare stampa in modo libero, possano essere garantiti grazie a questo Governo e che nessuno debba avere timore di poterlo fare in qualsiasi angolo del mondo. Questo dobbiamo al Governo Meloni per avere riportato a casa Cecilia Sala .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Provenzano.
GIUSEPPE PROVENZANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. In questi minuti Cecilia Sala sta tornando a casa e questo per noi è quello che davvero conta. Per chi la conosce e la stima c'è una grande commozione in questi minuti, per tutti noi, credo, un profondo sollievo, una grande soddisfazione e anche un forte sentimento di gratitudine, perché, Presidente, c'è un tempo per la polemica, c'è stato e verrà ancora, e c'è un tempo in cui bisogna unirsi tutti, come Paese, per essere più forti. I giorni angosciosi della detenzione di Cecilia Sala sono stati esattamente questo: un tempo in cui tutti ci siamo uniti per la priorità assoluta, che è stata quella di portarla a casa .
Ecco perché anch'io, a nome del gruppo del Partito Democratico, voglio unirmi ai ringraziamenti al Governo, agli uomini e alle donne della diplomazia e dell', che hanno lavorato con grande determinazione e discrezione per ottenere questo risultato. Dietro all'appello del Presidente Mattarella per la liberazione di Cecilia Sala si è raccolto tutto il Paese. Allora mi consenta, Presidente, di esprimere un ringraziamento anche ai colleghi e alle colleghe delle opposizioni, che si sono attenuti, con grande responsabilità, alla massima discrezione richiesta nelle interlocuzioni informali che abbiamo costantemente avuto con il Governo.
Mi lasci dire che ringrazio anche coloro che sono rimasti in silenzio, che si sono astenuti, solo e soltanto per senso di responsabilità, dal manifestare tutta la rabbia e l'indignazione nei confronti dell'ingiusta detenzione del regime iraniano nei confronti di Cecilia Sala . È stato solo per senso di responsabilità che le voci del mondo femminista e le voci delle opposizioni non si sono levate in una forte protesta.
Allora, nel chiudere rivolgo un pensiero ai colleghi e alle colleghe di Cecilia Sala, che rischiano ogni giorno in scenari difficili, spesso nei teatri di guerra, perché proteggere loro, proteggere la libertà di stampa significa proteggere la democrazia e bisogna ricordarsi che il giornalismo non è mai un crimine.
Penso in questo momento anche ad altri connazionali, che si sono trovati e si trovano in condizioni di ingiusta detenzione - di ingiusta detenzione -, e dico, concludendo, che verrà il momento per fare piena luce anche su questa gravissima vicenda, chiarirne tutti i contorni. Ma oggi è il momento di gioire insieme alla famiglia e di festeggiare come istituzioni, perché noi lo abbiamo detto: chi ha calpestato la dignità di Cecilia Sala calpestava la dignità dell'Italia intera. La liberazione di Cecilia Sala restituisce onore a tutto il Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Per esprimere, per conto del gruppo di Azione, non solo soddisfazione. Queste sono ore che succedono a quasi 20 giorni di angoscia, di un'angoscia vera, che ci ha unito, lo ricordava il collega Provenzano. E fatemi ricordare una cosa: di fronte alla richiesta del Ministro Tajani, che credo sia avvenuta nei confronti di tutti i gruppi, non solo di un atteggiamento responsabile e discreto, ma anche di quella capacità di non mettere la polemica prima dell'obiettivo comune, abbiamo saputo, come gruppi parlamentari, insieme, tenere quell'atteggiamento dentro a quell'obiettivo.
Questo mi fa sorgere una considerazione, Presidente, ossia che noi sappiamo fare cose importanti solo quando chiamati da situazioni di emergenza. Noi sappiamo ricondurre i nostri comportamenti ad un atteggiamento di responsabilità e anche di reciproco riconoscimento solo di fronte a situazioni di emergenza massima e l'ingiusta detenzione di Cecilia Sala è stata una condizione di emergenza massima.
Anche perché, lo ricordava il collega Provenzano, le ragioni di quella detenzione non ci sono mai state ed era incauto andare dentro questo termine di considerazione, ma oggi è il giorno nel quale, davvero, questo Parlamento ringrazia le ambasciate, le , il lavoro di diplomazia che ha sempre contraddistinto l'Italia come un grande Paese. Aspettiamo Cecilia non solo di nuovo sul suolo italiano, ma anche al suo posto, perché Cecilia Sala è una delle espressioni migliori del giornalismo italiano e quindi l'aspettiamo in Italia per continuare a rendere omaggio all'informazione e al lavoro che rende più forte la nostra democrazia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la collega Baldino. Ne ha facoltà.
VITTORIA BALDINO(M5S). Grazie, signora Presidente. Colleghi e colleghe, la notizia della liberazione di Cecilia Sala ci riempie il cuore di gioia, soddisfazione, emozione e commozione. Per questo, io desidero prima di tutto ringraziare tutti gli uomini e le donne delle istituzioni che hanno lavorato instancabilmente fin dal giorno della sua detenzione, per la sua liberazione.
Lasciatemi però fare un ringraziamento particolare alla famiglia di Cecilia Sala, che ha reagito alla notizia della detenzione della propria figlia con estrema compostezza e fiducia nelle istituzioni, invitandoci ad un rispetto e ad un silenzio stampa che tutti abbiamo rispettato. Quindi, la mia gratitudine e soddisfazione vanno non soltanto alle istituzioni, che hanno fattivamente lavorato per la liberazione di Cecilia, ma a tutta la politica, questa volta, maggioranza e opposizione, che hanno reagito con compostezza, discrezione e speranza che questa situazione si potesse risolvere nel miglior modo possibile. Questa è la dimostrazione che, con determinazione ed unità, riusciamo a proteggere e difendere i nostri cittadini, ovunque essi si trovino.
Ci sarà tempo e modo per riflettere su quanto accaduto, per riflettere sui motivi della detenzione di Cecilia Sala, sulle sue condizioni inumane di detenzione. Ci sarà tempo e modo di riflettere e approfondire se ci siano stati errori o negligenza nella gestione delle informazioni, ma oggi non è quel giorno. Oggi è il giorno della soddisfazione e di gioire per la liberazione di una nostra connazionale.
Lasciatemi però una riflessione, colleghi e colleghe: non dimentichiamo che ci sono tanti giornalisti, cooperanti e cittadini italiani e cittadine italiane che vivono e lavorano in situazioni di rischio all'estero. Quindi, la liberazione di Cecilia oggi deve rinnovare in tutti noi l'impegno perché il diritto di raccontare i fatti e di cooperare anche in contesti difficili sia sempre difeso.
Cecilia oggi torna a casa, ma porta con sé un bagaglio di esperienze, sofferenze e dolore che soltanto chi ha vissuto sulla propria pelle situazioni così estreme può raccontare e può vivere. Quindi, a lei, alla sua famiglia, a tutti i suoi amici, a tutti coloro che oggi la accoglieranno a casa mandiamo il nostro abbraccio.
Bentornata a casa Cecilia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Anche noi, come gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, perché è giusto e doveroso dirlo, ringraziamo il lavoro di diplomazia, l' e il Governo per il lavoro che ha compiuto, e diciamo oggi: bentornata Cecilia in Italia .
Questo dimostra che la diplomazia, quando è utilizzata, può riuscire a ottenere risultati, in un mondo in cui i conflitti oggi determinano situazioni drammatiche non solo dal punto di vista delle guerre, ma anche dal punto di vista del restringimento delle libertà personali.
Il nostro auspicio è che, in una prospettiva e in un futuro che vediamo molto negativamente per i conflitti e il restringimento delle libertà, la diplomazia abbia sempre un ruolo importante e fondamentale nell'azione del nostro Paese.
Quando il 27 dicembre - oggi lo possiamo dire - il Sottosegretario Mantovano ci ha chiamato, mi ha chiamato, ha chiamato i vari di opposizione, chiedendo una cooperazione in una fase molto delicata, che vedeva l'arresto nel carcere di Evin di Cecilia Sala, abbiamo ovviamente subito acconsentito, non abbiamo fatto alcuna polemica, non certamente nei confronti del Governo, anche se la prima reazione sarebbe stata quella di andare, come abbiamo fatto altre volte, sotto l'ambasciata dell'Iran per protestare contro la sistematica violazione dei diritti umani . Abbiamo accolto questo invito, come abbiamo accolto l'appello della famiglia di Cecilia Sala al silenzio stampa e oggi siamo ben contenti della soluzione positiva e del ritorno in Italia di Cecilia Sala .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Intervengo a nome di tutto il gruppo di Noi Moderati per unirmi a quanto già ascoltato in quest'Aula, per dichiarare ovviamente la nostra gioia, la nostra felicitazione. I complimenti e i ringraziamenti per questo risultato eccezionale vanno sicuramente a tutto il Governo, a tutti i Ministri che si sono impegnati, a tutte le nostre forze dell', a tutta la nostra diplomazia e vanno sicuramente alla nostra Premier Giorgia Meloni non soltanto per un risultato non scontato e, ribadisco, eccezionale, ma anche per le modalità e per i tempi con cui è stato conseguito, che non sono secondari chiaramente.
Mi permetto di intervenire con lo spirito di parlamentare, chiaramente, ma anche con quello che ho, lo spirito giornalistico di chi questa professione l'ha svolta per tanti anni e che non può non sentire e non aver sentito vicinanza in questi giorni per tutto quello che stava accadendo, nella speranza ovviamente di una soluzione che significa libertà, affermare la libertà di stampa; la libertà in generale, ma soprattutto la libertà di stampa e la libertà di informazione; non possiamo che unirci alla gioia di accogliere e di dare il bentornato a casa a Cecilia con l'auspicio che possa continuare a svolgere con grande serietà, come ha sempre fatto, e con grande libertà il suo lavoro, che è uno dei lavori più importanti per la nostra democrazia.
Ho letto una frase del papà in queste giornate molto complesse, in questa mattinata di sollievo. Ha detto: “sono orgoglioso di lei”.
Credo che tutti possiamo unirci nelle parole di suo padre, nell'atteggiamento della sua famiglia, ringraziando per compostezza e discrezione la famiglia e anche lei, che ha saputo dare, credo, un grande esempio in queste giornate complesse. E non possiamo che dirci, io penso, tutti orgogliosi di lei e del risultato del nostro Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Naturalmente su questa vicenda non possiamo che confermare il giudizio impietoso sul regime.
La vicenda di Cecilia Sala dimostra questo giudizio nei confronti di chi non ha tenuto in detenzione una persona. Io credo non sia stata detenuta ma sia stato questo - quello ha subito Cecilia Sala - un sequestro di persona. Nonostante il nostro giudizio nei confronti di quel regime e nonostante il giudizio rispetto a quello che è accaduto, siamo convinti che sia stato giusto fare di tutto per liberare Cecilia Sala.
Per questo vogliamo ringraziare il Governo, vogliamo ringraziare l', vogliamo ringraziare tutte le forze politiche che hanno dimostrato grande maturità che spero sia una maturità che prosegua nelle prossime ore ossia che non ci si lasci prendere la mano. E spero che quel clima che stiamo avvertendo in quest'Aula - di unità - rispetto a una questione così importante contraddistinguerà anche le prossime ore e i prossimi giorni. Per cui, bene che Cecilia sia libera e bene che sia passato un messaggio che nella nostra democrazia è chiaro: fare i giornalisti è un mestiere importantissimo per la libertà, quindi non è un reato, così come considerato in alcuni regimi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. La notizia della liberazione di Cecilia Sala è una notizia straordinariamente positiva e felice. Le auguriamo di riprendersi al più presto da un'esperienza che sono certo sia stata terribile. Come hanno detto altri colleghi, il pensiero va a tutte le donne e agli uomini ingiustamente detenuti nei vari regimi del mondo, in particolare alle donne e agli uomini detenuti nelle carceri del violento regime iraniano, donne e uomini che vanno a infoltire le fila delle persone impiccate. Nel 2024 in Iran ci sono state 901 esecuzioni. I complimenti più vivi e sinceri vanno a chi ha lavorato per questa liberazione, ai servizi, alla diplomazia. Poi, verrà il momento di capire un po' di più, nelle sedi competenti e anche in quest'Aula, quello che è accaduto dopo il rapimento di Cecilia Sala e ciò che ha portato alla sua liberazione, che salutiamo davvero con gioia dal profondo del cuore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Questa è la notizia che tutti quanti stavamo aspettando. Cecilia è il simbolo dei giornalisti rapiti e uccisi, quindi riscatta la loro memoria. Questo è stato un lavoro di squadra straordinario. Ha vinto la libertà. Hanno vinto la diplomazia, i servizi, il nostro Ministro degli Esteri e la Premier Giorgia Meloni. Quindi, non ci resta che dire: bentornata a casa Cecilia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Formentini. Ne ha facoltà.
PAOLO FORMENTINI(LEGA). Grazie, Presidente. Anche noi ci uniamo ai ringraziamenti al nostro Governo, alla Premier, al Ministro degli Esteri, al nostro Vice Premier Matteo Salvini. È il successo di un Paese, è il successo di chi si è saputo unire in quel silenzio richiesto dalla famiglia, in un'operazione davvero proficua dei nostri servizi, della nostra diplomazia. Però, in questo momento di gioia, non possiamo non ricordare chi è ancora nel carcere di Evin, quelle donne che soffrono, che sono in terribili condizioni. Non possiamo non ricordare che quello è un regime terribile, che minaccia la stabilità globale e che mette a rischio non solo il Medio Oriente, come tutti noi istintivamente potremmo pensare, ma il mondo intero. Quindi, bentornata Cecilia, ma la nostra lotta per la libertà continua .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Grazie colleghe e colleghi per questa dimostrazione di unità.
PRESIDENTE. Passiamo ora alle altre richieste di intervento volte a richiedere alcune informative urgenti.
Ha chiesto di intervenire il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Come abbiamo appena detto, Cecilia Sala è libera, sta volando verso l'Italia e questo ci riempie di gioia e sollievo. Ci faccia dire che, se siamo stati in silenzio e in apnea fino a qualche ora fa, ora non possiamo non riprendere la parola in questa sede per dire cosa è successo non solo attorno a questa vicenda, ma, nelle ultime ore, nel complesso quadro geopolitico che ha originato anche la cattura di Cecilia Sala. Lo diciamo perché è al centro di una politica degli ostaggi che il Governo di Teheran porta avanti in modo spregiudicato. Attorno ai venti di guerra, vogliamo riprendere la parola in questo Parlamento, a partire proprio dalle parole di Trump di ieri. Meno male che, secondo la destra nostrana, l'arrivo di Trump doveva portare la pace nei vari contesti internazionali. Non si è ancora insediato e, come una partita a del Terzo millennio, il neo Presidente nemmeno insediato ha già dichiarato guerra a tutte e tutti, dalla Kamchatka alla Groenlandia, passando per il Messico, per Panama e per il Canada. Ci sarebbe da sorridere, ovviamente, ma parliamo dell'uomo più potente della terra, parliamo di un uomo che ieri ha sfidato tutti, tutte le democrazie occidentali, dicendo che dobbiamo passare oltre quel 2 per cento del PIL per arrivare al 3, al 4 o al 5 per cento. Parliamo di 3, 4 o 5 leggi finanziarie. Parliamo di venti di guerra che portano ad armarci. Non so per cosa, forse per difendere la Danimarca, forse, chiedendo a tutti noi di fare un esercito europeo, per difenderci da lui.
Ma questa vicenda ci dimostra che c'è qualcosa di più cupo. Non c'è solo un sodalizio con Musk, come Zaratti ieri diceva in quest'Aula, all'insegna di un suprematismo bianco e di un iper-maschilismo che ormai ha superato ogni barriera, ma segna anche la discesa in campo di una nuova - mi faccia dire - oligarchia tecnologica, al fianco dei fondamentalisti evangelici. Trump scommette su un contesto, quello dei sovranisti, dei nazionalisti, l'uno armato contro gli altri, altro che Internazionale nera! Vedremo qual è l'esito di questa .
E - mi faccia chiudere su questo - promette anche di scatenare l'inferno, lo ripeto, di scatenare l'inferno, in Medio Oriente, a Gaza, qualora Hamas non rilasci gli ostaggi. Siamo impegnati dal 7 ottobre a dire che quegli ostaggi vanno rilasciati, che la diplomazia deve avere la forza delle parole, come diceva adesso il collega Bonelli. Ma mi faccia dire, e concludo, Presidente, che l'inferno a Gaza c'è già e non sono solo i 45.000 morti che lo dimostrano ! Lo dimostrano gli ospedali distrutti, i bambini che muoiono di fame, di povertà e, come avete visto, proprio a Natale, congelati, perché non c'è più niente, non c'è più scampo per loro!
Allora, lo dico, a Gaza non ci sono più case, non ci sono più strade, non ci sono più ospedali, solo macerie, cadaveri e bambini ustionati che bevono acqua e zucchero per sopravvivere. Se questo non è l'inferno, ci spieghi Trump che cos'è. Questa è l'apocalisse. E per quanto i rapporti fra il nostro Paese e gli Stati Uniti debbano continuare a essere di leale collaborazione, credo che non si possa rimanere in silenzio davanti a queste parole.
Per questo continueremo ad alzare la voce, perché le parole di pace devono continuare a esistere e a togliere lo spazio a questi venti di guerra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci associamo alle parole dell'onorevole Grimaldi e, in particolare, alla richiesta al Governo di informarci sulle sue azioni, anche a seguito delle parole gravi e pericolose del Presidente eletto, Trump, sulla questione della trattativa per riportare giustamente a casa gli israeliani rapiti, il quale ha dichiarato che, se Hamas non rilascerà gli ostaggi, in Medio Oriente si scatenerà l'inferno. Crediamo che siano parole gravissime che vanno a mettere a rischio il già debole tentativo di un accordo. Concordo con ciò che abbiamo sentito prima: sono parole che non rappresentano e non considerano neanche la realtà attuale, perché a Gaza l'inferno lo stanno già vivendo, lo vivono quotidianamente, dopo molti mesi, con oltre 45.000 morti in particolare donne e bambini, con la carestia, la fame, la distruzione sistematica degli ospedali, per il blocco degli aiuti, la negazione della possibilità di cura.
Signor Presidente, c'è un inferno più inferno di questo che si può pensare di far vivere ai bambini di Gaza? Altro che le promesse di pace della campagna elettorale di Trump, siamo di fronte a un Presidente che non si è ancora insediato e che non esclude l'uso delle armi ovunque, a Panama, in Groenlandia. Un anno fa, proprio in questi giorni, forse poco dopo, in quest'Aula abbiamo votato un percorso di attivazione concreto per il cessate il fuoco, ma di fatto non abbiamo visto nulla di concreto nei mesi successivi.
Quindi, davvero, cogliamo questa occasione di stigmatizzazione delle gravissime e pericolose parole di Trump per chiedere al Governo di uscire dal silenzio perché il nostro Paese si faccia promotore attivo di una reale iniziativa di pace, per un immediato cessate il fuoco a Gaza, per un immediato rilascio degli ostaggi israeliani, come chiediamo dal primo giorno, e per una immediata attivazione per salvare i civili palestinesi che da mesi vivono un inferno assoluto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. In queste ore stiamo ascoltando, stiamo vedendo e stiamo assistendo a delle dichiarazioni che sono veramente preoccupanti per quanto riguarda la situazione globale. Il Presidente degli Stati Uniti d'America non ancora insediato ha già mostrato una cartina nuova della nuova composizione del territorio degli Stati Uniti, è un momento veramente delicatissimo. In contemporanea ha anche affermato, dando una sorta di ultimatum ad Hamas, che, se non venissero liberati subito gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, ci sarà l'inferno a Gaza.
Mi chiedo qual è la concezione dell'inferno di chi usa queste parole, visto che, se digitiamo su Google la parola “Gaza”, escono fuori delle notizie che riguardano delle stragi che non sono nemmeno più una novità, ormai sono entrate nell'ordinario. Ogni giorno, se proviamo ad aprire il computer e scriviamo “Gaza”, esce fuori: strage di 29 bambini, strage di 74 bambini, bambini che muoiono di fame, bambini che muoiono di freddo, bambini che muoiono di malattie.
Presidente, ritenendomi occidentale, ritenendomi italiano, io, che amo questo Paese, credo che la parola “basta” l'Italia la debba far sentire in maniera chiara, in maniera forte, senza più ambiguità. Soprattutto quando si chiede di riconoscere lo Stato della Palestina , non si può dire che non serve a nulla per il processo di pace. È un inizio, non è la soluzione. Quindi, Presidente, credo che sia arrivato il momento che le nostre coscienze abbiano il primato sulle convenienze geopolitiche di tutti i Paesi che oggi devono intervenire, perché è vero che non abbiamo iniziato noi italiani la guerra, l'invasione o il 7 ottobre. Noi condanniamo fermamente Hamas per quello che ha fatto il 7 ottobre.
Non è colpa nostra, non è stata nostra responsabilità, ma la nostra responsabilità è quella di assumere un atteggiamento chiaro e univoco per far finire quell'inferno che già c'è a Gaza in questi mesi, 45.000 morti; lì stanno morendo non terroristi di Hamas, lì stanno morendo anziani, donne, bambini e - aggiungo anche - giornalisti. L'inferno che Trump ha promesso a Gaza nel caso in cui non venissero rilasciati gli ostaggi israeliani non riguarda Hamas, riguarda i civili; ripeto, riguarda i civili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Spesso leggiamo i cosiddetti romanzi distopici e vediamo delle serie o dei film che ci fanno vedere un futuro, che sembra molto lontano da noi, dove vediamo che poche persone controllano le informazioni o ci sono delle restrizioni nei diritti civili, e pensiamo che siano sempre tempi lontani. Però, quando poi si leggono le notizie di questi giorni, come la trattativa che Giorgia Meloni ha fatto con Elon Musk, a casa di Trump, sulle informazioni e sulla sicurezza delle informazioni e dei dati di tutti noi e delle nostre istituzioni governative, sembra che stiamo costruendo quel mondo.
Perché non esiste che si affidi, con una procedura inesistente, probabilmente in mezzo a un brindisi, la sicurezza delle nostre reti a una persona . È una cosa che ci porterà in una situazione che oggi riteniamo inimmaginabile. E come lo si fa? Lo si fa tramite un bando, lo si fa tramite una procedura pubblica? No, lo si fa con gli amici, con l'ospite, con colui che viene ad Atreju, colui che ogni tanto su interviene sui centri in Albania, attaccando la magistratura italiana, ed è notizia di qualche secondo fa che ha attaccato, con un insulto omofobo, il Premier canadese. Lo facciamo con una persona impegnata politicamente e gli diciamo: tieni, questa è l'Italia, questi sono i dati dei nostri concittadini, questa è la nostra sicurezza.
Allora, noi chiediamo che Giorgia Meloni venga immediatamente in Aula a riferirci su questa trattativa che sta mettendo in piedi, che si smetta l'indecenza di vedere che su un di Musk lo stesso Musk e il Ministro Salvini si scambiano informazioni e complimenti su una cosa che non è loro, sul futuro di questo Paese . È una cosa indecente, perché questa non è gente che fa impresa - attenzione anche a questo punto -, perché un conto è fare impresa con delle idee e creare lavoro e un conto è svendere l'Italia a degli ultracapitalisti, a un capitalismo che non è quello sano.
E noi lo stiamo facendo svendendo ai fondi finanziari gran parte dei nostri strategici e industriali e lo stiamo ora facendo in questa delicata operazione. Siamo alla barzelletta, una barzelletta che, però, non fa ridere e non fa neanche piangere; fa terrore e orrore, perché ci state portando in un futuro terrificante .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Presidente, intervengo associandomi alla richiesta del collega Ricciardi e rinnovando, a nome del mio gruppo, il gruppo del Partito Democratico - e lo ricordo dopo averlo fatto ben 2 mesi fa, lo scorso 12 novembre -, la richiesta che il Governo, la Presidente Meloni venga in Aula a dirci esattamente quali sono i termini di quel negoziato che ha in corso con Elon Musk, di cui crediamo, salvo smentite effettive, che abbia parlato anche in questi ultimi giorni, di quali sono i termini di un'interlocuzione confermata sempre di più da voci autorevoli, qual è il costo di questa operazione e quale interesse viene spartito tra l'uomo più ricco del mondo e il nostro Paese.
Non è sufficiente la smentita, che poi non è una smentita, letta nella velina di Palazzo Chigi, quando da giorni, sugli organi di stampa, una delle agenzie più accreditate, Bloomberg, e anche alcuni esponenti di Governo autorevoli, come il Vice Premier Salvini - e non l'ultimo Sottosegretario, con tutto il rispetto per i Sottosegretari -, rilanciano riferimenti, più o meno espliciti, a questa contrattazione in corso, e lo stesso Elon Musk usa la sua piattaforma per scambiarsi complimenti e civetterie proprio con Salvini.
Allora, noi vogliamo semplicemente sapere dalla Presidente del Consiglio se è vero che sta impegnando il nostro Paese su una cifra rilevante di un miliardo e mezzo per questa fornitura, perché noi sappiamo che siete abituati agli sprechi, come gli 800 milioni per i centri per gli immigrati in Albania che sono completamente vuoti .
È inaccettabile, però, che una spesa di questo tipo possa essere pensata - non sancita - senza i necessari passaggi di informazione e di condivisione con il Parlamento, di verifica dell'esistenza di un effettivo interesse nazionale, che non può essere discusso nelle segrete stanze, neanche dall'altra parte dell'oceano, ma che chiede un confronto pubblico e trasparente in Parlamento; perché l'aspetto più preoccupante di questa vicenda - lo abbiamo denunciato in questi giorni - è l'ipotesi di affidare a un interlocutore straniero dati sensibili, che sono in possesso dello Stato, in cambio di servizi di telecomunicazioni, con informazioni che interessano il Governo di una delle più grandi democrazie del mondo e che di fatto determinerebbero l'uscita del nostro Paese dalla dimensione europea nella gestione di servizi strategici di cui riconosciamo l'assoluta rilevanza.
Guardi, oggi è ancora più urgente che la Meloni venga in Parlamento a riferire su questa vicenda perché non solo sono inaccettabili - lo diciamo - la disinvoltura e la superficialità con cui si trattano questi temi, ma anche perché abbiamo preso atto che c'è una spaccatura all'interno della sua maggioranza. C'è Forza Italia, che esprime l'altro Vice Premier, il Ministro degli Affari esteri, che frena sul progetto, a riprova di intendimenti più che seri che possono mettere in luce seri rischi sulla stabilità e sulla credibilità del nostro Paese.
Lo ribadiamo ancora una volta: l'Italia non si svende. Noi non lo consentiremo. Non vogliamo garantire che venga messa nelle mani di un privato con queste caratteristiche, che non è solo un uomo d'affari ma che ha chiari interessi politici che esercita con quegli interventi, ripetuti e gravissimi, sull'autonomia e sull'indipendenza della nostra magistratura.
Le chiediamo, Presidente, di farsi parte attiva perché questa richiesta, che - ribadisco - non è di oggi ma è da mesi che giace inevasa, trovi rapidamente una risposta da parte del Governo, anticipando che la ribadiremo anche nella Conferenza dei capigruppo che si svolgerà domani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, credo che in quest'Aula sul tema che riguarda Elon Musk stia emergendo chiaramente un atteggiamento da parte di alcuni partiti di maggioranza abbastanza ridicolo e faccio riferimento all'atteggiamento di Fratelli d'Italia e della Lega; Presidente, io sono distante anni luce da loro e dal loro sovranismo; sono distante dalle loro idee, però credo che quando uno le idee le manifesta debba poi essere a difesa di quelle idee con grandissima determinazione.
Io apprezzo la determinazione nella difesa delle idee anche quando sono diverse dalle mie. Quello che possiamo verificare, Presidente, su questa vicenda Elon Musk, è che sul sovranismo, che è la carta d'identità di due forze politiche importanti della maggioranza e una addirittura esprime la Presidente del Consiglio, si è sovranisti “: nel senso che su alcuni temi e su alcune questioni il sovranismo viene sventolato come elemento caratterizzante di queste forze politiche e anche divisivo rispetto ad alcune istituzioni, perché, se parliamo, ad esempio, dell'Europa, c'è questo atteggiamento di scontro in nome di questo sovranismo. Poi, però, il nostro Paese viene svenduto e il loro sovranismo e le loro pseudo-identità sovraniste vengono svendute in nome di convenienze che sono poco trasparenti.
Presidente, reputiamo sia giusto quello che hanno chiesto i nostri colleghi dell'opposizione, ossia che venga la Premier e non qualcuno in sostituzione della Premier. Deve venire lei a dirci cosa c'è dietro quello che si sta portando avanti in questo momento, perché l'ha confermato. Infatti, al di là di aver detto, la Meloni, che non c'è nulla di concluso, ha confermato, però, che c'è una trattativa in corso.
Poi, c'è l'altro scienziato che lavora sempre a scavalcare la Meloni, perché deve essere più sovranista di lei, che fa il in inglese naturalmente. Il sovranista fa il in inglese perché non lo devono capire gli italiani, lo deve capire Elon Musk quello che scrive, perché poi gli deve rispondere e lui si può crogiolare, con questo provincialismo veramente ridicolo, rispetto al fatto che, addirittura, Elon Musk gli ha risposto a un .
Io credo che in tutta questa storia c'è tanto di provinciale ma c'è tanto anche di oscuro, perché stiamo parlando di soldi pubblici, stiamo parlando delle nostre tasse. Un miliardo e mezzo di euro che devono essere investiti su quel settore lì. Non c'è dubbio, perché è un settore strategico. Il problema è capire perché vanno a quello lì e non a qualcun altro. Tutto questo normalmente si fa con delle gare pubbliche, si fa con evidenza pubblica, Presidente. Noi di evidenza pubblica in questa storia non vediamo assolutamente nulla. Vediamo tutto molto oscuro e sotterraneo.
Per cui chiediamo che la Meloni venga in Aula: non scappi, così com'è scappata finora, dal confronto con il Parlamento, non scappi dal confronto con i giornalisti e le conferenze stampa. Venga qui e ci spieghi serenamente come stanno le cose in modo che potremo esprimere anche il nostro giudizio e le nostre idee .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ci uniamo alla richiesta di avere qui la Premier Meloni a riferire su questo argomento e vorremmo aggiungere qualche riflessione, rispetto a quelle che ci hanno preceduto, soprattutto su come sia stata posta questa questione e su come l'abbiamo appresa in queste ore e nelle ultime settimane, perché parliamo di un tema che ha una complessità importante e che richiederebbe da parte di quest'Aula una conoscenza dettagliata, prima di tutto, per poter giudicare e valutare cosa il Governo pensi e intenda fare. Lo vogliamo sapere non dal chiacchiericcio che si è rincorso sui e sui ma dalla Presidente del Consiglio: ritiene il Governo che i 4 miliardi di euro investiti nel programma Ariane 6 siano stati male investiti?
Intende il Governo continuare a investire in un satellitare europeo? O invece il Governo italiano ritiene che la strada sia quella di un infrastrutturale privato? Vuole viceversa perseguire questa strada? A partire da Elon Musk, che può erogare servizi di connettività, assolutamente sì. Ma è questa l'intenzione del Governo? Sta dialogando in questo senso? Perché, vedete, un accordo con un imprenditore privato per erogare servizi di connettività non è né illegittimo né privo di precedenti, ma in questo caso il Governo dovrebbe riferire in merito a come intenda tutelare i cittadini italiani rispetto alle implicazioni in termini di sicurezza dei dati e accesso alle informazioni, nonché in relazione a tutte le altre questioni che a livello europeo si stanno ponendo.
Noi non siamo contrari e non abbiamo pregiudiziali a nessuno scenario tranne che a uno: quello della sciatteria e del pressappochismo con cui si sta affrontando un tema cruciale per il Paese. Parliamo delle reti, delle informazioni e di come si mischia la proprietà delle infrastrutture di rete europea e mondiale con i risultati delle elezioni.
È cronaca degli ultimi mesi la complessità di gestione delle informazioni in questi casi. È un tema enorme. È il tema dei temi. È giusto che venga la Premier e nessun altro a riferirne in Aula. È giusto che il Parlamento sia informato rispetto a quali sono i programmi. È giusto anche che venga fatto con le modalità istituzionali. Non ci offende nessuno scenario. Quello che è, sì, offensivo - è forse l'elemento più inquietante di questa vicenda - è apprendere le cose prima dalle agenzie di stampa statunitensi e poi dai su di Elon Musk.
Poi c'è stata la smentita del Governo, ma solo di un pezzo del Governo, perché contestualmente il Vice Premier Salvini ha confermato lo scenario. E poi parla Andrea Stroppa- che per i più è uno sconosciuto - che invece si presenta come referente italiano di Elon Musk e ci dice che l'Italia non è giusto che continui a investire sul satellitare europeo.
Ebbene, questo, sì, è davvero offensivo per gli italiani e per il Parlamento che gli italiani rappresenta.
Ci venga a riferire la Meloni su che cosa ha in testa su un tema così strategico come l'infrastruttura di rete europea e l'erogazione di servizi digitali italiani e ci metta nelle condizioni di valutare se questo progetto fa il bene dell'Italia o meno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il deputato Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo per chiedere un'informativa urgente al Ministro Pichetto Fratin su un problema che riguarda e preoccupa milioni di cittadini, che è quello dell'aumento delle bollette, previsto addirittura del 30 per cento per luce e gas. Se c'era un regalo sotto l'albero che gli italiani non avrebbero mai voluto ricevere è proprio questo: l'ennesimo aumento delle bollette. Consideriamo che addirittura per i soggetti più fragili, ossia coloro che sono in situazioni di difficoltà e che sono stati inseriti proprio per questo motivo nel regime di mercato tutelato, l'aumento, solo per il primo trimestre, è annunciato essere del 18 per cento.
Federconsumatori ha stimato che gli aumenti nel 2025 avranno un peso per famiglia di circa 1.000 euro. Questi 1.000 euro richiamano alla mente un impegno del Presidente Meloni: “Daremo a tutti gli italiani 1.000 euro con un click”. Forse avevamo capito male, volevate dire: “Preleveremo 1.000 euro a tutti gli italiani con un click” .
Come affrontare questo problema del caro bollette? Qualche Ministro il problema l'ha risolto. Lo abbiamo visto in legge di bilancio, non ci saranno problemi visto che si sono aumentati i fondi per integrare il già lauto stipendio. Il problema però - chiaramente lo cito come provocazione, ma è un problema vero - esiste per i pensionati, cioè coloro che dovranno in questo momento pagare il rincaro delle bollette con quell'euro e ottanta di aumento delle pensioni mensili che avete riconosciuto in legge di bilancio.
Il problema vero, al di là di questo, è che il Governo non ha fatto e non prevede nulla di concreto contro il caro bollette. Ma che cosa fare? Guardiamo cosa dice il presidente di ARERA, Besseghini. Lo cito testualmente: “L'unico strumento che abbiamo per compensare gli andamenti del prezzo delle bollette è il risparmio energetico”. Lo ripeto, perché forse qualcuno non ha capito bene. Il presidente di Arera dice: “L'unico strumento che abbiamo per compensare gli andamenti del prezzo delle bollette è il risparmio energetico”.
Forse questa dichiarazione dovrebbe essere commentata da voi dalla maggioranza che dall'inizio della legislatura avete smantellato tutti gli strumenti che andavano nella direzione del contenimento energetico in questo Paese ! E poi fate questo tipo di dichiarazioni!
Comunque, il risparmio energetico a parte, le fonti energetiche in grado di fornire energia al prezzo più basso ci sono e sono le rinnovabili, lo sappiamo tutti: sono l'idroelettrico, l'eolico, il solare, la geotermia. Queste fonti energetiche sono più economiche del gas e man mano che aumenta la loro presenza nel nostro Paese diminuiscono le bollette, perché diminuisce il costo di produzione dell'energia. Ma la risposta del Ministro qual è? Beh, è di tutt'altro tenore. Poiché il costo dell'energia è troppo alto in Italia, perché il gas costa di più, costa troppo, apriamo la strada al nucleare che, secondo tutti i centri studi internazionali, produce energia più costosa, non solo delle rinnovabili, ma addirittura del gas ! Parliamo dell'ordine di due volte tanto. E questo sulla media degli ultimi vent'anni. Comunque, non può essere considerato competitivo se non viene sovvenzionato. Tradotto: pagato due volte dagli italiani.
Sarebbe una decisione scellerata, antistorica, contro l'interesse nazionale, contro la competitività delle aziende e contro l'interesse delle famiglie e dei cittadini. Insomma, la soluzione per ridurre le bollette c'è ed è fin troppo chiara ed è seguita praticamente in tutto il mondo: ci vogliono maggiori fonti di energia sostenibile. Certo, nel rispetto e nella tutela dell'ambiente.
Venga dunque il Ministro in Aula a spiegare cosa intenda fare concretamente per ridurre il costo delle bollette e confrontiamoci su questo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, il deputato Caramiello.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, signora Presidente, io invece vorrei chiedere un'informativa urgente al Ministro Lollobrigida in merito a ciò che è stato denunciato dalla trasmissione sul servizio pubblico e, precisamente, domenica 5 gennaio, su Rai 3, in merito all'ENCI, che è l'Ente nazionale cinofilia italiana, un ente no profit, ma con una movimentazione economica molto importante: parliamo di più di 10 milioni di euro.
È un'inchiesta che parte da lontano; è stata fornita tutta una serie di fonti. Io ho depositato un'interrogazione il 27 novembre, ancora non pubblicata, perché è iniziato un carteggio con il sindacato ispettivo, il quale mi ha chiesto tutta una serie di fonti, perché gli argomenti sono delicati rispetto a ciò che ha denunciato , rispetto anche alle interrogazioni dei miei colleghi degli altri partiti e, quindi, di opposizione.
Io vi voglio ricordare che l'ENCI è un ente vigilato dal MASAF, con consiglieri di collegamento proprio tra il Ministero e l'ente stesso. Il Ministro Lollobrigida, intervistato a , aveva risposto che non sussistono motivazioni per commissariare l'ENCI. Tuttavia, come MoVimento 5 Stelle, chiediamo chiarezza perché c'è una serie di questioni che vanno chiarite. Infatti, prima della trasmissione , il 29 novembre, già su , fu pubblicato un articolo a valle di altre prove documentali.
Quindi, vorrei sapere dal Ministro - e spero che venga quanto prima a riferire in Aula - se gli risulta, secondo un documento sottoscritto dal Vicepresidente del Consiglio direttivo nazionale della Società Italiana Rottweiler, che è già membro, tra l'altro, del comitato Addestratori e Handler ENCI e già consigliere di collegamento a nomina proprio ENCI per la Società Amatori Mastino Napoletano, che questa persona sia stata destinataria di una lettera intimidatoria con all'interno un bossolo di pistola inesploso, posto sotto sequestro dai Carabinieri. Un dipendente dell'ENCI avrebbe inviato alcune denunce al prefetto di Milano, alla Commissione parlamentare antimafia e all'Anac, portando alla loro attenzione le modalità di svolgimento delle prove zootecniche che vanno in contrasto con le previsioni del regolamento approvato proprio dal MASAF.
Vorrei poi sapere se sia a conoscenza del fatto che sembrerebbe che alcuni esperti giudici ENCI siano stati raggiunti da sentenze penali di condanna per l'importazione clandestina di cuccioli; sembra che, attualmente, continuino a giudicare e a far parte dell'associazione ENCI, così come altri giudici e presidenti di club sono stati denunciati per continui reati di maltrattamento animale, ma risultano essere membri del comitato consultivo, esperti giudici dell'ENCI; quel comitato proprio disciplinato dal Ministero, quindi dal MASAF, che ha l'obbligo di accertare la correttezza dei giudici. Se sia, inoltre, a conoscenza dell'inquinamento del libro genealogico del cane di razza, che non arriva solo dalle false dichiarazioni di cucciolata, ma bensì anche dalle trascrizioni di dati falsi, a seguito delle prove zootecniche di utilità e di difesa selezione; se sia a conoscenza dell'intervento dei Carabinieri per le prove di utilità e difesa svoltesi a Cassino, a Qualiano, in provincia di Napoli, dove gli stessi Carabinieri posero sotto sequestro decine di libretti di qualifica, firmati da giudici ENCI per prove mai effettuate. I giudici, poi, furono rinviati a giudizio; se sia a conoscenza di quanto esposto e delle denunce per il reato di maltrattamento animale, per violazioni dei disciplinari in seno all'ENCI.
È stata inviata anche una serie di alla collega Brambilla che, purtroppo, non vedo in Aula; vorrei sapere se i consiglieri di collegamento hanno mai relazionato in merito a questi fatti, essendo a tutti gli effetti presenti ai consigli direttivi dell'ENCI e se risulta che, durante gli allenamenti, prima delle prove zootecniche, i cani vengono sottoposti a vere e proprie sevizie, con metodi coercitivi, come mostrato nel video di .
Presidente - vado a concludere -, un libro genealogico falso inquina centinaia di , attribuendo a quei cani falsi doti caratteriali. Ecco, da qui, poi, scaturiscono cani potenzialmente pericolosi, perché non sottoposti seriamente alle prove e accadono tragedie come i cani lupo cecoslovacchi, comprati da un allevatore ENCI…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). … quindi, con regolare che in Piemonte, nel 2020, hanno sbranato la proprietaria. Ci sarebbe ancora tanto da dire, spero che Lollobrigida venga quanto prima a riferire in Aula in merito a questa situazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Vaccari. Ne ha facoltà.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Grazie, Presidente, intervengo per associarmi alla richiesta di informativa urgente del collega Caramiello nei confronti del Ministro Lollobrigida. Quella che ha presentato domenica è un'inchiesta che rileva a nostro avviso fatti molto gravi. È il Ministero dell'Agricoltura che deve vigilare sull'attività dell'ENCI, ma nonostante le denunce presentate in più occasioni dai soci sulle criticità emerse, sia sul libro genealogico, portate all'attenzione del Ministero, sia sugli altri aspetti che il servizio di ha descritto, non è ancora accaduto nulla.
Riguardo a questo , che è da mesi nelle mani del Ministro e del Ministero all'Agricoltura, si tratterebbe di ben 400 falsi, ai quali ora vanno aggiunte anche le clamorose rivelazioni emerse attraverso l'inchiesta della trasmissione citata su come vengono spesi anche i soldi da parte dell'ENCI e sulle inadeguate operazioni di controllo degli allevamenti.
A nostro avviso è urgente che il Ministro venga in Aula a riferire circa l'atteggiamento e soprattutto le scelte che vuole adottare, perché nel servizio che ho citato è emerso che all'interno dell'ENCI vigerebbe un sistema di distrazione anche dagli scopi istituzionali per il conseguimento di utilità personali e particolari, che nulla hanno a che fare con la grande tradizione della cinofilia italiana.
Siamo in presenza di elementi molto gravi, che hanno bisogno di risposte serie, all'altezza dell'importanza di questo ente e, soprattutto, del libro genealogico delle razze canine italiane. Pertanto, chiediamo con urgenza se il Ministro non valuti opportuno prendere in considerazione, in autotutela, l'ipotesi del commissariamento di questo ente, vista la gravità delle inadempienze che sono state rilevate nelle sue proprie funzioni di controllo .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Riferirò naturalmente al Presidente delle diverse richieste di informativa giunte dai gruppi.
Colleghe e colleghi, essendo giunti alle 14, sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro della Difesa, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro dell'Istruzione e del merito e la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. L'onorevole Orsini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01642 .
ANDREA ORSINI(FI-PPE). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro degli Affari esteri, la straordinaria notizia della liberazione di Cecilia Sala premia soprattutto il suo personale impegno e, con lei, quello del Governo intero, della nostra diplomazia, degli apparati dello Stato. Questa svolta dimostra anche la capacità dell'Italia di essere interlocutore privilegiato nel Medio Oriente, come in altri teatri di crisi. I successi di questo Governo sono del resto in perfetta continuità con la grande politica estera dei Governi Berlusconi.
Tutto questo conferma che, anche in una situazione complessa come quella siriana, l'Italia è in una posizione privilegiata, innanzitutto grazie alla scelta coraggiosa e lungimirante di riaprire nei mesi scorsi la nostra sede diplomatica a Damasco, pur decidendo di non presentare le credenziali al dittatore Assad.
Siamo oggi nelle condizioni di lavorare, anche con incontri diretti, per una Siria davvero pacificata e fattore di stabilità. In questo ambito, è molto importante l'iniziativa da lei assunta, signor Ministro, di convocare la riunione del “Quint” a Roma per parlare proprio di Siria. Le sarò grato, quindi, se vorrà illustrare all'Aula le iniziative assunte dal nostro Paese .
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionaleAntonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Grazie, signor Presidente. Sono molto lieto di poter condividere con voi oggi, in quest'Aula, la gioia per la liberazione di Cecilia Sala e sono orgoglioso anche del grande lavoro di squadra - insisto, di squadra - che ha portato a questo risultato. Il Governo, a cominciare dal Presidente del Consiglio, ma anche il Sottosegretario Mantovano, la diplomazia, l' e il Parlamento, che ho voluto coinvolgere fin dall'inizio, hanno tutti lavorato nella stessa direzione per riportare a casa in tempi brevi la nostra connazionale .
La fine della brutale dittatura di Assad è una svolta storica per la Siria e per il Medio Oriente. L'Italia è al fianco del popolo siriano per favorire la stabilizzazione politica e garantire la tutela dei diritti umani. È essenziale preservare l'integrità territoriale e impedire che il suo territorio venga sfruttato da organizzazioni terroristiche e da attori ostili. A tale riguardo, voglio comunicare a quest'Aula che venerdì mi recherò in missione a Damasco
Ribadirò alle nuove autorità siriane l'importanza di un processo politico inclusivo, che garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e riconosca e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza di diritti. L'Italia sta svolgendo un ruolo di primo piano nel processo di transizione anche grazie alla nostra presenza diplomatica sul terreno. Siamo, infatti, l'unico Paese del G7 con un'ambasciata operativa a Damasco. Da mesi chiedevamo all'Unione europea di accendere i riflettori sulla Siria, un approccio che ho più volte condiviso anche con il Parlamento, e i fatti ci hanno dato ragione.
Abbiamo agito con prontezza e visione strategica. La nostra prima preoccupazione è stata la tutela di circa 300 connazionali presenti in Siria. Nei giorni della caduta del regime ho chiesto all'ambasciata di attivarsi immediatamente per assistere gli italiani che volevano lasciare il Paese e la nostra sede rimane in costante contatto con i connazionali che hanno deciso di restare. Il nostro Governo è stato tra i primi ad avviare un'interlocuzione diretta con le nuove autorità e a coordinarsi con i principali attori regionali, a partire dalla Turchia, con i cui vertici, in queste settimane, il Presidente del Consiglio ed io siamo stati in costante contatto.
Poco fa ho anche parlato con il Ministro degli esteri saudita. Dal 22 al 24 dicembre - finisco, signor Presidente - ho inviato a Damasco una delegazione diplomatica per discutere dell'avvio del processo di transizione, del rilancio economico e delle misure di assistenza alla popolazione civile. Domani presiederò a Roma una riunione con i Ministri degli esteri del Quintetto (Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) e con l'Alta rappresentante dell'Unione europea per coordinare la nostra azione diplomatica sulla Siria e sul Medio Oriente.
Nel corso della mia visita a Damasco annuncerò un primo pacchetto di interventi di cooperazione allo sviluppo, che vedrà coinvolte le organizzazioni della società civile italiana. Sempre sul piano umanitario, in coordinamento con i internazionali e le Nazioni Unite, siamo impegnati sul fronte dei rifugiati. Vogliamo favorire il loro rientro in Siria su base volontaria e in maniera sicura e dignitosa. A Damasco incontrerò anche i rappresentanti della società civile e della comunità cristiana per ribadire il loro sostegno.
In conclusione, le prospettive dei rapporti con le attuali autorità dipenderanno naturalmente dal rispetto degli impegni che stanno assumendo sul piano interno e internazionale. Il Governo è pronto a fare la sua parte per contribuire al processo di transizione politica in Siria, che deve essere pacifica e inclusiva. È una sfida cruciale per la sicurezza del Mediterraneo, anche in un'ottica di prevenzione e gestione dei flussi migratori. L'Italia continuerà ad essere in prima linea per la stabilità della Siria e dell'intero Medio Oriente
PRESIDENTE. L'onorevole Orsini ha facoltà di replicare.
ANDREA ORSINI(FI-PPE). Grazie, signor Ministro. Voglio esprimerle piena soddisfazione non soltanto per la sua risposta, ma per le importantissime novità che ha annunciato all'Aula. La sua missione in Siria può avere un'importanza cruciale, non solo per l'Italia, ma per l'Europa e per l'Occidente, proprio perché l'Italia ha sviluppato nel tempo una politica di attenzione e di presenza in Siria anche nei momenti più difficili, pur senza nulla concedere al regime terroristico di Assad.
Ora la Siria può essere la chiave di volta di una nuova stabilità che tutti auspichiamo nel Medio Oriente, indebolendo il legame anche territoriale fra l'Iran e il gruppo terroristico di Hezbollah, stabilizzando i confini con Israele, sviluppando con la Turchia un rapporto costruttivo e importante, che però non deve essere alternativo, ma deve essere complementare a quello con l'Unione europea e con l'Occidente. Vi sono temi delicatissimi da affrontare, come il rientro ordinato di milioni di profughi fuggiti nell'era Assad.
Vi è il tema, che lei ha ricordato, della tutela della comunità cristiana, che a noi sta particolarmente a cuore. La tradizione cristiana in Siria è antichissima e illustre: due Vangeli, quello di Luca e quello di Matteo, sono stati redatti in Siria; lo stesso termine “cristiani” nacque ad Antiochia, che allora era Siria; San Giovanni Battista è sepolto a Damasco; sette papi vennero dalla Siria, e fra questi Gregorio III, che fu l'ultimo Papa non europeo a salire al soglio pontificio prima di Papa Francesco.
Signor Ministro, il Governo siriano ha pronunciato finora parole rassicuranti, che consentono un cauto ottimismo, ma noi dobbiamo aiutarli - e lei lo farà - a passare dalle parole ai fatti. È un compito molto complesso, ma la Siria non può permettersi un fallimento e l'Italia, l'Europa e l'Occidente non possono permettersi il fallimento della Siria. Il popolo siriano tutto ha diritto a costruire il suo futuro in pace e libertà. Non è solo nel loro interesse, è anche nel nostro .
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01638 .
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Ciriani, arriveremo subito al punto. Questo è presentato al Ministro Roccella - e la ringraziamo di essere qui in sua vece - ed è volto a verificare come verranno impiegati i 500.000 euro incrementati al Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per la formazione nell'ambito della salute sessuale e riproduttiva per gli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado.
Questo perché, Ministro, il partito che qui rappresentiamo ha molto a cuore la formazione dei giovani, tant'è che nell'ambito dell'educazione affettiva il Ministro Valditara è impegnato con dei progetti pilota.
Abbiamo una proposta legislativa per introdurre l'educazione al rispetto delle donne, che adesso, attualmente, è in VII Commissione.
Naturalmente tutti abbiamo a cuore anche la salute sessuale, però il Fondo è destinato a tre punti: educazione affettiva, salute sessuale ed educazione sessuale. Su quest'ultimo punto, Ministro, siamo un po' più perplessi, perché non vorremmo che venissero introdotte delle materie ideologiche, quali le cosiddette materie e per questo la interroghiamo sul tema .
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Come ricordava adesso l'interrogante, nel corso dell'esame della legge di bilancio è stato approvato un emendamento, presentato da un parlamentare di opposizione, che prevede un incremento di 500.000 euro del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità per l'anno 2025, al fine di promuovere, nell'ambito dei piani triennali dell'offerta formativa, interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione rivolti a studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado, relativamente alle tematiche della salute sessuale e dell'educazione sessuale ed affettiva. Nell'ambito della stessa legge di bilancio, è stato approvato da quest'Assemblea un ordine del giorno che impegna il Governo a impiegare tali risorse per fornire moduli formativi, rivolti agli insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per aggiornare sui contenuti per interventi educativi e corsi di informazione e prevenzione, prioritariamente riguardo alle tematiche della fertilità maschile e femminile, con particolare riferimento all'ambito della prevenzione dell'infertilità, ciò coerentemente sia con la disposizione approvata, sia con le finalità del Fondo, che l'emendamento incrementa.
Il Governo si conformerà dunque alle deliberazioni parlamentari, certo di interpretare, attraverso un'attenzione specifica al tema dell'infertilità maschile e femminile, l'esigenza che l'emendamento rappresenta per incrementare l'informazione circa il tema della salute sessuale e riproduttiva. La somma stanziata non avrebbe, del resto, consentito iniziative a più ampio spettro e la scelta dei proponenti dell'emendamento di attribuirla al Fondo per le pari opportunità non consente, anche in ipotesi, attività dirette nelle scuole e interventi nell'organizzazione scolastica di pertinenza del Ministero dell'Istruzione e del merito, alle quali la norma approvata non fa alcun riferimento.
PRESIDENTE. L'onorevole Sasso ha facoltà di replicare.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Ciriani, la Lega è soddisfatta della sua risposta. È giusto tranquillizzare le famiglie e dire chiaramente alle mamme e ai papà che ci stanno seguendo in questo istante che nella scuola italiana non ci sarà mai spazio per l'ideologia ; non ci sarà spazio per chi, abusando del proprio ruolo di educatore, intende strumentalizzare bambini e adolescenti; non ci sarà spazio per chi, utilizzando come cavallo di Troia la sacrosanta lotta alle discriminazioni omofobiche, vorrebbe insinuare teorie e derive ideologiche care alla sinistra, come l'ideologia . Perché Presidente, l'ideologia esiste, esiste quando docenti politicizzati e cosiddetti esperti esterni vorrebbero impartire lezioni di educazione sessuale a bambini di prima elementare. Ma come si fa ? Come si può pensare di parlare di argomenti come il coito, il piacere sessuale, la masturbazione con bambini di 5 anni? La Lega ritiene che su temi delicati e con bambini di una certa età sia più giusto che siano i genitori a parlarne e non qualche esperto esterno, magari con qualche tessera arcobaleno in tasca.
L'ideologia esiste, esiste quando qualche università consente, per esempio, a una – com'è successo a Napoli - di tenere una ; esiste quando concede il patrocinio a un laboratorio per bambini di quattro anni, com'è successo a Roma; l'ideologia esiste, ancora, quando si incentivano, si promuovono, si divulgano concetti come il superamento del binarismo sessuale, il disorientamento, la perdita della propria identità, la confusione sessuale.
Presidente, con la proposta della collega Ravetto, con la risoluzione già approvata a settembre in Commissione cultura e condivisa da tutta la maggioranza, con l'ordine del giorno approvato in legge di bilancio, con cui si ribadisce che quell'emendamento non avrà mai niente a che fare con l'ideologia , la Lega è fortemente determinata a limitare tale deriva, a tutelare i bambini e a tutelare la libertà di scelta educativa delle famiglie. E finché ci saremo noi al Governo, finché ci sarà la Lega al Governo e ci sarà il centrodestra a guidare il Paese, potremo tranquillizzare le famiglie e dire che non ci sarà spazio per l'ideologia , né oggi, né mai .
PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01639 .
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io leggo al Ministro Ciriani un che ho ricevuto stamattina. Un cittadino mi diceva che era andato a un laboratorio di analisi e aveva pagato 140 euro per un'analisi, in quanto la regione, sostanzialmente, non essendosi ancora adeguata a un regime tariffario nuovo - c'è il ricorso al TAR presentato e, quindi, in questo momento, il regime tariffario operante è quello del Governo nazionale -, le tariffe che sono costretti a pagare i cittadini sono quelle del regime libero-professionale, perché è sconveniente per i laboratori utilizzare tariffe che sono state previste dal Governo.
Ho chiesto allo stesso cittadino quanto pagasse prima dell'intervento del Governo e mi ha detto: “Non pagavo perché esente per patologia”. Quindi, signor Ministro, io credo che quello che si sta verificando in questi momenti, nel Paese, è incredibile. Avete messo una nuova tassa, che non solo penalizza coloro che fanno sanità accreditata nel Paese, ma penalizza soprattutto i cittadini, costretti a pagare 140 euro, a fronte di zero euro, prima che il Governo Meloni facesse questo nuovo e bel provvedimento.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, ringrazio l'interrogante per il quesito, che consente di fornire chiarimenti in merito al decreto del Ministro della Salute del 26 novembre 2024, con il quale sono state determinate le tariffe massime di riferimento per la remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica e di assistenza protesica, consentendo, nel contempo, l'entrata in vigore dei nuovi livelli essenziali di assistenza, di cui al DPCM del 12 gennaio 2017, su tutto il territorio nazionale.
Come risulta dalla relazione tecnica che accompagna il provvedimento in questione, il nuovo tariffario impiega circa 550 milioni di euro in più rispetto alle risorse che sostenevano le precedenti tariffe. Pertanto, appare evidente che, nel loro complesso, le nuove tariffe risultano, in genere, più remunerative. Rispetto al decreto ministeriale del 23 giugno 2023, mai entrato in vigore, per consentire una valutazione più ampia della revisione delle tariffe, che già impiegava maggiori risorse per 402 milioni di euro, il nuovo decreto prevede un incremento del finanziamento di oltre 121 milioni di euro per le visite specialistiche e di oltre 56 milioni di euro per le terapie, nonché di oltre 270 milioni di euro per le prestazioni di laboratorio.
Occorre poi precisare che, sotto l'aspetto metodologico, il lavoro condotto fin dal 2017 si è basato su dati di costo per prestazioni raccolti da un campione rappresentativo di strutture. Tale analisi è stata integrata, come è normativamente previsto, anche con il confronto dei valori tariffari precedentemente definiti con i corrispondenti valori tariffari regionali. Ogni passaggio amministrativo e metodologico è stato, quindi, svolto in coerenza con la normativa nazionale vigente. In questo contesto, devo ancora ricordare la previsione introdotta dalla legge di bilancio 2025, circa la possibilità concessa a tutte le regioni di fissare tariffe anche superiori a quelle nazionali, a patto che le stesse regioni abbiano congrue risorse per garantire la conseguente spesa.
Infine, ritengo importante sottolineare che il lavoro di manutenzione delle tariffe avviene ininterrottamente e che il Ministro della Salute conduce costantemente l'attività per la revisione tariffaria, anche in coerenza con quanto previsto dalla legge di bilancio 2025, che ha stanziato risorse sia per l'aggiornamento dei LEA, sia per la revisione delle tariffe massime nazionali.
Sarà quindi possibile, in tempi ragionevolmente brevi, apportare tutte le eventuali modifiche che si riterranno opportune al tariffario vigente al fine di renderlo sempre più coerente con l'evoluzione dei costi di produzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di replicare.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Io intanto ringrazio il Ministro Ciriani perché viene in sostituzione del Ministro Schillaci che non rispetta minimamente Ciriani, che lo sostituisce, perché Schillaci si sarebbe vergognato di dire e di leggere quelle cose che ha fatto leggere al suo collega. Io ho raccontato un esempio concreto: quello di un cittadino, che va al laboratorio d'analisi, a cui chiedono 140 euro, a fronte di 0 euro, prima del tariffario. Il Ministro Ciriani mi fa un elenco e mi dice: “abbiamo messo 500 milioni in più”, dopodiché non si capisce per quale ragione tutti i laboratori d'analisi o comunque le strutture accreditate abbiano fatto ricorso al TAR contro il meccanismo previsto da questo Governo.
Io ricordo che quel sistema non viene aggiornato da 26 anni, signor Ministro; considerando che non viene aggiornato da 26 anni, lei si renderà conto che ci saranno stati un po' di inflazione e costi in più per i laboratori di analisi. Voi, a fronte dell'inflazione, proponete, dopo 26 anni, un ribasso; da 741 l'intervento del tumore alla prostata passa a 395; la diagnosi del diabete passa da 741 a 470; una visita specialistica cardiologica da 12 euro a 6,30 euro; dopo 26 anni loro prevedono questo ribasso e non si aspettano poi la protesta dei laboratori e che i cittadini siano costretti a pagare 140 euro.
In più il Ministro ci dice che le regioni, se hanno disponibilità economiche, possono incrementare; il Veneto, la Lombardia, l'Emilia-Romagna hanno incrementato. Sono andato a guardare il dato del Veneto; a fronte di 191, per fare un esempio, sulla risonanza magnetica il Veneto paga 240. Signor Ministro, e le regioni in piano di rientro? Il Piemonte, quindi non solo quelle del Sud, la Sicilia, quelle commissariate, la Calabria e quelle che non hanno le risorse per incrementare le risorse che il Governo nazionale mette che fanno? Cosa fanno, signor Ministro? Ve ne fregate.
Quindi le regioni in piano di rientro non incrementano le tariffe. Quindi l'autonomia differenziata, Ministro Calderoli, che è accanto al Ministro Ciriani, non è che deve passare, perché c'è il referendum: è già operativa. Poi si viaggia e si va al Nord per curarsi e nel Sud e nelle regioni in piano di rientro la sanità va allo sfacelo.
Questo è quello che ci propone Ciriani; Schillaci non ha la faccia di venire in quest'Aula a dire quelle cose che fa leggere al povero collega Ciriani che stimo e apprezzo, ma mi dispiace, non sono d'accordo con tutto quello che ci ha detto .
PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01640 .
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro su questo tema si è detto e scritto molto in questi giorni, le notizie si sono affastellate l'una all'altra, compresa la smentita ufficiale di Palazzo Chigi che ci dice che non c'è nessun accordo firmato né nessuna trattativa conclusa e, dunque, non torneremo su questo punto. Tra queste notizie, però, ce n'è una, su cui vogliamo qualche chiarimento, che dice - secondo l'agenzia Bloomberg - che il suo Ministero, oltre ai servizi, avrebbe dato un sostanziale via libera, una valutazione positiva alla possibilità che questa trattativa, questo accordo vada in porto.
Ora noi, Alleanza Verdi e Sinistra, siamo qui a chiederle, primo, se questo è vero e comunque qual è la sua valutazione, quella del Ministro della Difesa del nostro Paese, e del suo Governo, che lei autorevolmente rappresenta oggi qui, e la ringrazio per essere venuto personalmente a risponderci sulla possibilità che questo accordo si concluda .
PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha facoltà di rispondere.
GUIDO CROSETTO,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, onorevole Fratoianni. Desidero preliminarmente ricordare, come lei stesso ha riferito, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha già smentito con una nota che siano stati firmati contratti o siano stati conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX. Colgo poi l'opportunità per precisare che anche la Difesa non ha approvato alcun accordo al riguardo.
Per quanto di interesse del Dicastero - la seconda parte della sua domanda - evidenzio che le nostre Forze armate sono chiamate spesso a operare a tutela degli interessi nazionali oggi più che mai anche a grande distanza dall'Italia e non sempre in presenza di adeguati servizi e infrastrutture.
Nell'anno appena concluso, a titolo di esempio, siamo stati presenti nel quadrante indo-pacifico nell'Africa, in Medio Oriente, nel Nord ed Est Europa, ponendo in essere attività che richiedono comunicazioni affidabili, sicure e continue nonché connettività e servizi di posizionamento e navigazione.
In ambito nazionale, a livello militare, detti servizi vengono erogati grazie a sistemi in orbita geostazionaria Sicral che sono affidabili, ma offrono una copertura geografica e banda limitate. Ne consegue che la Difesa è interessata - anzi obbligata, forse - a integrare tale capacità con quelle fornite da satelliti in orbita bassa, che offrono maggiore continuità, copertura e minor tempo di latenza. In merito l'Autorità delegata per lo spazio ha dato mandato all'ASI di avviare uno studio teso a sviluppare tali servizi, esplorando ogni possibile soluzione presente al mondo.
A livello europeo rammento che il programma più noto di connettività sicura, appena avviato e noto come IRIS 2, prevederà a regime circa 290 satelliti con i tempi di realizzazione ancora da quantificare e comunque che oggi si collocano oltre il 2030. Le citate iniziative di grande interesse per la Difesa quando disponibili potranno certamente contribuire ad assicurare quanto necessario alle nostre Forze armate.
Per quanto precede sussiste, quindi, l'esigenza di studiare e valutare ogni soluzione tecnicamente atta a fornire le capacità quantomeno nelle more del completamento dei programmi proprietari e/o di collaborazione.
Relativamente a SpaceX, che conta oltre 6.700 satelliti in orbita bassa e ha una previsione di 42.000, è oggi un operatore che riunisce requisiti e possiede capacità necessarie per servire il servizio in parola, ma questo non esclude che un Paese sovrano e tecnologicamente avanzato come il nostro possa gestire l'instradamento e la cifratura dei suoi dati sensibili utilizzando apparati e tecnologie proprietarie, a ulteriore tutela degli interessi nazionali. Soggiungo, infine, che laddove il Governo dovesse optare per soluzioni commerciali a vantaggio anche di altri Dicasteri e istituzioni, qualora il Governo dovesse orientarsi e optare per questo, la Difesa attiverà un tavolo tecnico dedicato per approfondire la sussistenza dei requisiti specifici necessari a soddisfare le esigenze peculiari dello strumento militare.
PRESIDENTE. L'onorevole Fratoianni ha facoltà di replicare.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi ritengo soddisfatto a metà - le devo dire la verità - da questa risposta. Nelle pieghe del suo discorso emerge un interesse: ci ha spiegato la tecnica, i satelliti a bassa…
ANGELO BONELLI(AVS). Ad orbita bassa.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). …orbita bassa, grazie all'onorevole Bonelli che è sempre presente in ogni momento di bisogno. Ci ha spiegato gli aspetti tecnici, ma ha omesso la questione fondamentale che è la ragione della nostra preoccupazione. Sono soddisfatto a metà e preoccupato il doppio, se possibile, rispetto all'inizio di questo perché la questione che stiamo ponendo sul tavolo non ha nulla a che fare con le idee politiche di Elon Musk e con le amicizie - che siano più spiccate quelle con la nostra Presidente del Consiglio o con qualche altro esponente politico -, ma ha a che fare con una questione fondamentale che un uomo come lei credo abbia molto presente: cioè il fatto che, in materia di infrastrutture strategiche, di sicurezza nazionale e di difesa l'affidamento di uno Stato sovrano e sottoposto al controllo democratico a un monopolista privato chiunque esso sia, è un gigantesco problema politico che riguarda noi in questa vicenda, riguarda il mondo intero, riguarda l'Europa, in un quadro nel quale i centri dell'innovazione sono collocati, da un lato, negli Stati Uniti e, dall'altro, in Cina, con un'Europa fuori dai giochi dell'innovazione e della competitività.
Allora, io chiedo, pretendo, noi pretendiamo, Alleanza Verdi e Sinistra, che il nostro Paese sia in prima fila nel chiedere all'Europa un'accelerazione e di investire di più perché siano autonome, proprietarie e pubbliche soprattutto le infrastrutture strategiche su questioni così decisive. Finisco, signor Presidente, ne approfitto perché è qui.
Le chiedo anche uno sforzo in più, un po' “fuori sacco”, visto che è il Ministro della Difesa e quando torna a Palazzo Chigi ne discuta con la Presidente del Consiglio che domani ha una conferenza stampa importante: dite qualcosa sul fatto che l'uomo più potente del mondo, quasi, il nuovo Presidente degli Stati Uniti ieri ha trovato il modo, in pochi minuti, di minacciare due, tre Paesi sovrani ; due di questi fanno parte della NATO; due di questi li ha minacciati di usare addirittura le armi.
Sarebbe bene che il nostro Paese, il Ministro della Difesa e la Presidente del Consiglio dicessero qualcosa di chiaro. Non vorrei che io, Angelo Bonelli ed Alleanza Verdi e Sinistra ci trovassimo, a un certo punto, costretti - pensi un po' - a chiederle di aumentare la spesa militare per difenderci da Trump. Ecco, non ci faccia questo scherzo, grazie .
PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01641 .
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro Calderoli, lei sa che in Italia, più che di un vero e proprio sistema sanitario nazionale, dovremmo parlare di 20 sanità diverse, una per ogni regione. Questo assetto ha tante conseguenze negative. Una di queste, banalmente, è che non esiste un sistema unificato per la raccolta dati, non esistono criteri standardizzati ed è molto difficile la condivisione delle cartelle cliniche elettroniche tra regioni diverse. Ed è questo il della nostra interrogazione, il fascicolo sanitario elettronico è proprio un esempio lampante di questa situazione di inefficienza.
Il fascicolo dovrebbe raccogliere la storia clinica di ogni paziente, ma se vado a curarmi in un'altra regione, perché ad esempio nella mia regione le liste d'attesa sono troppo lunghe, rischio che tutti i miei dati vadano persi e non siano più reperibili. Questo vuol dire che potrei dover fare l'ecografia o la TAC due volte, vuol dire spreco di risorse pubbliche. La sanità differenziata è spreco di risorse pubbliche e, di fatto, un ostacolo alla salute dei cittadini italiani. Ministro, le chiediamo come pensa che possa funzionare l'autonomia differenziata applicata a materie di rilevanza nazionale se già applicata alla sanità si è rivelata un completo disastro.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CALDEROLI,. Grazie, Presidente. L'editoriale della rivista autorevole rivista, ma non nuova a controversie rilevanti e molto discutibili, affronta principalmente il tema della raccolta e utilizzazione dei dati relativi alla tutela della salute nel nostro Paese. Ebbene, in base alla Costituzione, il coordinamento informativo, statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale spetta esclusivamente allo Stato, e, come tale, non può costituire oggetto di autonomia differenziata.
Quanto alle disparità tra le regioni nella ripartizione della spesa sanitaria, l'editoriale, e con esso l'interrogazione, trascura poi meccanismi di riparto del fabbisogno sanitario nazionale, peraltro oggetto di intesa fra lo Stato e tutte le regioni. In tal senso, da un lato, il riferimento alle regioni nella determinazione dei fabbisogni regionali di per sé presuppone una confrontabilità tra le situazioni regionali e costituisce una spinta per una maggiore efficienza, dall'altro, dal 2023, al criterio della popolazione, che tiene conto anche dell'influenza dell'età sui consumi sanitari, sono stati affiancati i parametri della mortalità e alcuni indicatori delle condizioni socioeconomiche.
Sulla base degli elementi forniti dal Ministero della Salute, occorre inoltre ricordare che l'Italia sta profondendo un notevole sforzo per la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale, per garantire uniformità nelle prestazioni sanitarie ed equità nell'accesso alle stesse su tutto il territorio nazionale. Da anni il nuovo sistema informativo sanitario costituisce un elemento fondamentale di condivisione e di standardizzazione delle informazioni tra lo Stato, le regioni e le province autonome, per monitorare le prestazioni sanitarie, misurare i risultati e supportare la pianificazione sanitaria. Esso è anche alla base del nuovo sistema di garanzia che valuta l'erogazione dei LEA da parte delle regioni.
Le capacità del sistema saranno ulteriormente potenziate grazie ai recenti investimenti del PNRR, volti più in generale a rafforzare la Strategia nazionale italiana per la salute digitale, basata su tre pilastri: fascicolo sanitario elettronico, Ecosistema dati sanitari, piattaforma nazionale di telemedicina. Non si vede, quindi, come l'autonomia differenziata possa mettere a repentaglio la raccolta e gestione dei dati o l'unitarietà del diritto alla tutela della salute, come declinato attraverso i LEA.
Al contrario, l'autonomia differenziata rappresenta un potenziamento delle facoltà delle regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei medesimi LEA, che sono determinati a livello statale, con l'obiettivo di una maggiore efficienza nell'erogazione delle prestazioni sanitarie. Tutto ciò non toglie che il Governo e le regioni siano impegnate per il costante miglioramento complessivo del sistema sanitario, ivi compresa la raccolta dati, in modo da cogliere positivamente le sfide poste nel tempo da molteplici fattori, fra cui demografia, tecnologia e finanza pubblica.
PRESIDENTE. La deputata Bonetti ha facoltà di replicare.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Ci spiace dire che non possiamo ritenerci soddisfatti rispetto alla nostra interrogazione. Innanzitutto, perché avremmo atteso commenti sulla qualità e il valore di una rivista scientifica come da lei citata, la quale, tra l'altro, si basa sul meccanismo proprio del mondo scientifico, che è quello della e della validazione dei dati, che vengono sottoposti a verificabilità. Ed è proprio su questo che, invece, noi vogliamo tornare. La necessità di accelerare nel nostro Paese un sistema unitario che lo Stato possa gestire nella raccolta dei dati sanitari e, quindi, conseguentemente, nell'implementazione di una piattaforma nazionale sulla telemedicina, impone una regia nazionale che - dalle sue parole veniamo rassicurati - non entrerà nell'oggetto dell'autonomia differenziata.
Quindi, forse, la vera grande notizia è che l'autonomia differenziata imporrà, in realtà, alle regioni una gestione organizzativa dei dati e della procedura di raccolta e di analisi dei dati a livello nazionale. Se così fosse, di questo saremmo contenti, non so quanto i fautori dell'autonomia differenziata. Sul tema, però, della raccolta dei dati - e arrivo al punto - noi non abbiamo alcuna contezza di come, quante e quali regioni stiano adottando il fascicolo sanitario elettronico, perché rimane uno dei progetti del PNRR che è stato posticipato in alcune scadenze, ma nulla è dato di sapere riguardo a che punto siamo nelle regioni. Quindi, bene se il Governo, invece, va ad accelerare e possa portare a quest'Aula un elenco puntuale di quali regioni lo hanno adottato, con quali procedure organizzative e a che punto siamo con la conseguente piattaforma di telemedicina
PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01643 di cui è cofirmatario.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, secondo il Istat, le competenze digitali dei cittadini italiani all'interno dei Paesi dell'Unione europea si collocano alla ventitreesima posizione, circa 10 punti sotto la media europea: soltanto il 45,9 per cento dei cittadini italiani è digitalmente alfabetizzato. Ciò significa che hanno un approccio consapevole con strumenti che, invece, vengono utilizzati in massima parte da giovani adolescenti, senza la conoscenza dettagliata dello strumento che stanno utilizzando.
Il rapporto Eurydice “” mostra come, a differenza di molti Paesi europei, la strada italiana è stata quella di integrare pillole informatiche a scuola, anziché una vera e propria iniziativa tendente a formare prima gli insegnanti e poi i giovani studenti. Vogliamo quindi sapere, anche in funzione del fatto che in Italia, dal marzo 2023, è presente una piattaforma Syllabus che rilascia pillole di insegnamento alla pubblica amministrazione, se questa piattaforma possa essere utilizzata anche presso le nostre scuole per fare un'operazione di alfabetizzazione, in questo caso presso le nostre scolaresche.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE VALDITARA,. Signor Presidente, gentili onorevoli, lo sviluppo delle competenze digitali è fondamentale per la partecipazione attiva nella società. Ciò implica promuovere la consapevolezza dell'etica digitale e i diritti della responsabilità nell'utilizzo delle tecnologie, nonché la capacità di valutare criticamente le informazioni partecipando in modo attivo e responsabile al progresso digitale.
Per tale ragione, al centro delle azioni del Ministero dell'Istruzione e del merito vi è la promozione dello sviluppo della cultura dell'innovazione e la diffusione delle competenze digitali, sia tra i docenti e il personale di tutte le scuole del primo e del secondo ciclo di istruzione, sia anche fra gli studenti di tutto il territorio nazionale.
In questa prospettiva si collocano, innanzitutto, le nuove linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica, che riconoscono la cittadinanza digitale come parte integrante del curricolo formativo, in linea con i cambiamenti sociali e tecnologici che stanno ridefinendo il concetto stesso di cittadinanza. Il concetto di cittadinanza digitale non si limita all'uso corretto della tecnologia, ma abbraccia un insieme di competenze cognitive, sociali ed etiche che consentono agli individui di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita digitale.
Nondimeno, il Ministero dell'Istruzione ha investito ingenti risorse, nell'ambito del PNRR, per la formazione sulla didattica digitale e sullo sviluppo delle competenze digitali: oltre 800 milioni per la formazione digitale del personale scolastico, per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti e oltre 2,1 miliardi di euro per la trasformazione delle aule didattiche in ambienti innovativi e in ambienti digitali.
Per la formazione dei docenti, fondamentale per accrescere le competenze digitali dei giovani, e per la formazione di tutto il personale scolastico, il Ministero dell'Istruzione si è dotato di una specifica piattaforma, denominata “Scuola futura”. È stato creato un sistema di formazione continua per docenti e personale scolastico attraverso la piattaforma, con percorsi formativi multipli sull'educazione digitale, le metodologie didattiche innovative, la formazione sul multilinguismo e con un catalogo di offerta, che, ad oggi, è pari ad oltre 60.000 percorsi formativi, destinati ad oltre 650.000 docenti e personale scolastico.
I corsi sono progettati secondo il quadro europeo delle competenze digitali e i docenti hanno la possibilità di fare una verifica per valutare il proprio livello di competenze digitali. La piattaforma è integrata con l'anagrafe del personale scolastico e con il Sistema informativo dell'istruzione. I percorsi riguardano una serie di argomenti e tematiche, che spaziano dall'uso responsabile dell'intelligenza artificiale, all'orientamento personalizzato, al potenziamento della formazione linguistica dei docenti, alla didattica innovativa e digitale, alla prevenzione della dispersione scolastica.
La piattaforma “Scuola futura” costituisce ad oggi la più grande piattaforma europea di per i docenti. Sono attualmente oltre un milione le iscrizioni ai percorsi formativi da parte dei docenti e del personale scolastico del sistema formativo nazionale italiano gestiti da questo sistema.
Infine, consentitemi di segnalare che, al fine di promuovere l'alfabetizzazione e l'educazione digitale di tutta Italia, in particolare tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie, è in procinto di essere approvato in Senato il disegno di legge sull'istituzione della Giornata nazionale della cittadinanza digitale.
Mi accingo a concludere. Onorevole, quanto fin qui rappresentato dimostra come il Ministero abbia provveduto ad assicurare la formazione del proprio personale con strumenti specifici ed ulteriori rispetto a quelli previsti per tutti i pubblici dipendenti, quale la piattaforma , che resta, comunque, uno strumento utile e non escluso per i docenti. Ciò in ragione della piena consapevolezza della specificità e della delicatezza del ruolo del personale docente e del suo compito fondamentale di trasmettere un utilizzo responsabile degli strumenti digitali.
PRESIDENTE. L'onorevole Romano ha facoltà di replicare.
FRANCESCO SAVERIO ROMANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, apprezziamo l'impegno del Governo, e quello suo in particolare, che va nella direzione da noi auspicata. Del resto, un Paese come il nostro, che sta facendo uno sforzo enorme, investendo ingenti risorse per la trasformazione digitale, non può non partire dalla scuola, che è l'elemento principale di formazione e di informazione per coloro che nel futuro dovranno, poi, essere i cittadini digitalizzati di questa nostra Italia.
In Commissione bicamerale per la semplificazione, che presiedo, già siamo alla terza audizione sull'indagine conoscitiva sulla digitalizzazione e, quindi, ci farebbe piacere invitarla in quella sede, magari concordando con lei qualche data, perché gli elementi e i dati che lei sta fornendo a tutto il Parlamento, anche in quella Commissione, che è una bicamerale, possono essere utili al fine di mettere insieme sinergicamente tutte le attività che ogni comparto della pubblica amministrazione sta ponendo in essere per far sì che il nostro Paese scali la graduatoria, eviti di essere considerato in Europa il fanalino di coda e metta nelle condizioni le nuove generazioni di essere cittadini a tutto tondo e non limitati da un analfabetismo che noi non possiamo consentire .
PRESIDENTE. Il deputato De Bertoldi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01644 .
ANDREA DE BERTOLDI(MISTO). Signor Ministro, lei è sicuramente a conoscenza che, grazie a un mio emendamento, sottoscritto peraltro trasversalmente dalla politica, alla legge di bilancio 2022, nella scorsa legislatura, i professionisti italiani hanno ottenuto finalmente, nell'ambito tributario, il diritto di potersi ammalare o di infortunare senza doverne pagare le conseguenze sanzionatorie. Ciò grazie al differimento termini.
Nell'ultimo disegno di legge Lavoro, sempre grazie a un emendamento, siamo riusciti ad allargare le tutele ai figli minori dei professionisti e alle professioniste partorienti. Purtroppo, però - e questo mi dispiace -, nella recente legge di bilancio, il Governo e proprio il suo Dicastero, signor Ministro, ha dato parere contrario al mio emendamento e al mio ordine del giorno per estendere anche al settore previdenziale, che lei dovrebbe ben conoscere per il suo passato professionale, tale copertura.
Glielo domando da parlamentare del centrodestra: mi può dire quando il suo Dicastero intenderà estendere anche agli adempimenti contributivi questo diritto dei professionisti? Da parte mia, sappia che ad ogni provvedimento utile ripresenterò un emendamento.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Ringrazio l'onorevole interrogante perché ha sollevato un tema, che è quello oggetto della presente interrogazione, e in questo modo mi consente di illustrare le ragioni del parere contrario espresso dal Governo.
Pur essendo condivisibile l'esigenza sottesa all'emendamento proposto dall'onorevole interrogante, di sostegno e tutela dell'attività dei liberi professionisti, tuttavia vanno evidenziate alcune criticità che emergerebbero da un'eventuale estensione, secondo le modalità contenute nell'emendamento, anche agli adempimenti contributivi delle disposizioni di cui all'articolo 1, commi da 927 a 944, della legge n. 234 del 2021.
Si rileva, innanzitutto, la difficoltà di individuare in modo certo un termine iniziale e finale nel quale possa operare la previsione della sospensione dei termini per gli adempimenti. La stessa sospensione dovrebbe comportare una corrispondente sospensione dei termini di prescrizione e decadenza per tutto il periodo interessato dall'evento, potendosi diversamente determinare un pregiudizio al recupero del credito contributivo. Dall'ampia portata della formulazione dell'emendamento discende, infatti, la possibilità di ricomprendere in essa non solo la sospensione degli adempimenti correnti, ma anche di quegli adempimenti di denuncia e versamento, riferiti a periodi pregressi, che si determinino nell'arco temporale della sospensione.
Si evidenzia ulteriormente che la previsione della sospensione dell'adempimento, ove riferito alla denuncia mensile periodica da parte del datore di lavoro committente ovvero al versamento dei contributi da parte dei lavoratori autonomi, comporterebbe la mancata implementazione e valorizzazione dei periodi contributivi e assicurativi delle rispettive posizioni ai fini dell'accesso alle prestazioni a sostegno del reddito e alle prestazioni pensionistiche. Trattandosi di previsione indirizzata a gestire la singola situazione riconducibile al singolo professionista, si renderebbe inoltre necessario sviluppare un apposito sistema in grado di governare l'evento della sospensione caso per caso, in modo da garantire un'adeguata trattazione della documentazione sanitaria attestante la condizione di impedimento legittimante la sospensione. Laddove la trasmissione di questa documentazione sanitaria avvenisse con modalità differenti da quelle che ordinariamente regolano l'invio telematico all'INPS della certificazione di malattia o di ricovero, si imporrebbe anche un'apposita regolamentazione riferita al trattamento dei dati.
Va evidenziato, infine, come la sospensione dei termini connessi all'invio delle denunce obbligatorie e al conseguente versamento di contributi avrebbe impatto anche in sede di verifica della regolarità contributiva articolo 4 del DL 20 marzo 2014, n. 34, determinando uno stato di incertezza giuridica, per un tempo indefinito, per tutte le posizioni contributive per le quali risulta già definito l'esito della verifica.
Alla luce delle rilevanti criticità emerse, è stato pertanto espresso il parere contrario del Governo rispetto a questa proposta emendativa, seppure la stessa fosse assolutamente condivisibile nei propositi.
Rassicuro, a questo punto, l'onorevole interrogante sul fatto che la materia di cui alla proposta emendativa è comunque meritevole di approfondimento per valutare modalità di gestione della sospensione degli adempimenti che portino i benefici attesi dai liberi professionisti e dai lavoratori autonomi.
PRESIDENTE. L'onorevole De Bertoldi ha facoltà di replicare.
ANDREA DE BERTOLDI(MISTO). Grazie, signor Ministro. Innanzitutto, oggi è una bella giornata perché sta tornando in Italia - anzi è tornata in Italia - una professionista, una giornalista, Cecilia Sala. Facciamo in modo, quindi, che per tutti i professionisti - e dico per tutti i professionisti e per tutti gli ambiti nei quali noi professionisti siamo impegnati - in caso di impedimenti, di infortuni, di malattie ci sia la possibilità di avere la giusta tutela.
Io su questo aspetto, signor Ministro, sa che non mollerò e che le sarò al fianco in modo, spero, costruttivo e auspico che lei, con la competenza sua personale e del Dicastero che ha l'onore di dirigere, possa risolvere quelle problematicità che certamente ci sono, ma che io ritengo non ostino al risolvimento del problema.
Seguirò certamente l'evolversi della situazione fino a che non arriveremo a dare la più ampia copertura al differimento termini.
Il diritto alla salute, signor Ministro, è un diritto costituzionalmente garantito. Anche qui, lei lo ricorda molto bene perché nella scorsa legislatura, quando lei presiedeva l'organo supremo della sua categoria professionale, noi riuscimmo a far passare il principio che anche per i professionisti c'è il diritto di ammalarsi o di infortunarsi senza dover essere sanzionati e dover conseguentemente risarcire i propri clienti. Permaneva in Italia un vergognoso di assoluta mancanza di tutele sociali verso un settore portante della nostra economia. Abbiamo ottenuto dei risultati, come detto, nella scorsa legislatura in ambito tributario; in questa legislatura abbiamo allargato ai figli minori e alle donne partorienti, alle colleghe partorienti.
Ora tutti i professionisti, in tutti gli ambiti - ora in quello previdenziale, ma io vorrei estendere tale previsione, entro questa legislatura, anche al campo amministrativo e giuridico - devono trovare più serenità, avere un futuro più sereno, così da dare anche nuova linfa alla crescita dei professionisti in Italia.
Il mio impegno - e concludo, signor Ministro - è quello di seguire e monitorare l'operato del Governo su questa tematica e di essere da stimolo, come ho detto, con la presentazione in ogni provvedimento utile di emendamenti.
Sarò felice che questi emendamenti vengano fatti propri dal Governo, vengano arricchiti per superare le difficoltà. Credo che questo sia coerente con le proposte e i programmi che noi del centrodestra ci siamo dati e con i quali ci siamo confrontati con gli elettori. Sono certo che lei, Ministro Calderone, voglia farsene interprete come Ministro espressione del centrodestra, ma anche come professionista che ha avuto per tanti anni l'onore e l'onere di reggere un'importante categoria professionale.
PRESIDENTE. L'onorevole Tucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barzotti ed altri n. 3-01645 di cui è cofirmatario.
RICCARDO TUCCI(M5S). Grazie, Presidente. Ministro, con il reddito di cittadinanza noi avevamo introdotto una misura universale, una misura che nel corso della sua operatività ha dato benefici e ha sostenuto quasi due milioni di persone. Una misura universale che, allo stesso tempo, aveva dalla sua un'altra grande forza, cioè la trasparenza. Infatti, Ministro, ogni mese sul sito dell'INPS venivano puntualmente pubblicati i dati di tutti i percettori di reddito, divisi per sesso, per famiglie, per residenza, per categoria, per età e così via. Aveva una trasparenza totale.
Vede, Ministro, con l'introduzione dell'assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e il lavoro, questa trasparenza è venuta meno. Infatti, Ministro, nella legge che voi avete scritto - anzi che lei ha scritto -, risulta che il Governo si prende l'impegno annualmente di fornire alle Camere i dati dei percettori di assegno di inclusione e di coloro i quali usufruiscono del Supporto per la formazione e il lavoro.
Le do un'informazione, Ministro. L'annualità per l'assegno di inclusione è scaduta il 1° gennaio. Questo Parlamento non ha, ancora ad oggi, ricevuto nulla. Addirittura l'annualità per il Supporto per la formazione e il lavoro è scaduta a luglio del 2024. Quindi, ci troviamo con sei mesi di ritardo.
E allora, Ministro, le chiedo: avete oggi i dati da fornirci per sapere qual è stata l'incisività di una misura che, comunque, ha lasciato a casa centinaia di migliaia di persone? Perché se non ce li avete, Ministro, siamo di fronte al fatto che il suo Governo oggi non rispetta una legge che lo stesso Governo si è dato .
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociale, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, signor Presidente. Gentili onorevoli, come ben noto, l'assegno di inclusione (ADI) e il Supporto per la formazione e il lavoro, fin dalla loro introduzione, hanno operato un importante cambio di rotta rispetto alle misure previste in passato.
Con questi strumenti, che stanno dimostrando la loro efficacia, si è inteso contrastare in modo diretto la povertà, la fragilità, la marginalizzazione sociale mediante misure volte a fornire l'opportunità di un autonomo inserimento stabile nel mondo del lavoro, consentendo di creare e sviluppare un set di competenze funzionali a garantire la professionalità dei beneficiari.
Detto questo, in merito alle preoccupazioni sollevate dagli onorevoli interroganti circa il paventato ritardo relativo alla pubblicazione dei dati concernenti lo stato di attuazione del beneficio economico dell'assegno di inclusione, intendo fornire chiarimenti al fine di fugare ogni dubbio.
Innanzitutto, si deve chiarire che non trattasi di ritardo poiché i dati in questione emergono, per quanto riguarda il primo semestre, dal primo report dell'Osservatorio dell'INPS dedicato a queste nuove prestazioni.
Per quanto riguarda la tempistica concernente la pubblicazione dei dati, mi preme evidenziare che, essendo la misura dell'assegno di inclusione in vigore dal 1° gennaio 2024, pertanto in fase di prima attuazione, è assolutamente coerente con la necessità di implementare la misura e di costruire delle di monitoraggio avanzate la scelta, condivisa con l'INPS, di procedere con una pubblicazione per il primo anno di attivazione della misura dei dati a cadenza semestrale.
È bene precisare che l'attività di monitoraggio e attuazione dell'assegno di inclusione è svolta in maniera sistematica e continuativa da parte del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, in base all'articolo 11 del decreto-legge n. 48 del 2023. In virtù di questa disposizione normativa, la struttura competente del Dicastero ha messo in atto un'apposita strategia di monitoraggio e contrasto alla povertà, anche attraverso l'implementazione di specifiche , ossia pannelli di controllo.
In particolare, segnalo la per la programmazione locale riservata agli operatori di regioni, ambiti territoriali e sociali e comuni per favorire l'accesso a dati utili al monitoraggio e alla programmazione della misura con riferimento al territorio di competenza. Quest'ultima consente di visualizzare in modalità interattiva tabelle, mappe e grafici con dati aggiornati, anonimizzati, aggregati ed è accessibile previo accreditamento dal maggio 2023, come da nota del Ministero.
È poi attiva una piattaforma per la gestione dei patti per l'inclusione sociale che costituisce parte integrante del sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa riservata agli operatori, utile al monitoraggio del lavoro e alla supervisione del personale.
È già stata implementata e collaudata ed è pronta per la pubblicazione una ai fini dell'accesso ai dati sulla misura da parte dei cittadini, con cui si intende mettere a disposizione in tempo reale informazioni sulla misura dell'ADI in formato , in base al principio di trasparenza. L'interfaccia che sarà accessibile al pubblico contiene i dati relativi ai diversi livelli territoriali: nazionale, regionale, di ambito territoriale e sociale, comunale. Al fine di garantire l'impossibilità di risalire alle persone fisiche, i dettagli specifici verranno oscurati secondo gli standard internazionali.
Concludo, pertanto, chiarendo che i dati aggiornati sono oggetto di monitoraggio e controllo.
Entro la fine di gennaio, saranno pubblicati i dati del secondo semestre 2024 e il riepilogo annuale, in modo da ricollegare i dati del primo anno di attuazione con le importanti novità su ADI e SFL perché la mensilità del mese di dicembre viene pagata nel mese di gennaio.
Come dicevo, importanti novità su ADI e SFL sono state approvate con la legge di bilancio, a riprova dell'importanza che il Governo assegna ai due strumenti e sui quali non mancherà di fornire adeguate e complete rendicontazioni .
PRESIDENTE. L'onorevole Carotenuto ha facoltà di replicare.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Ministro, noi abbiamo chiesto i dati, non scuse, dati. Non ce li ha dati, ha detto che, forse, aspetteremo gennaio. No, entro il 1° gennaio dovevamo avere già i dati e non ce li ha forniti. La realtà è quella che voi cercate di nascondere con delle note che sono buone forse per le redazioni di giornali e telegiornali, quelli che vi stanno facendo da palo mentre state rubando il futuro alle giovani generazioni perché la realtà è quella dei NEET. L'unica statistica che dovrebbe interessarle è quella di chi non cerca più lavoro perché è disperato, di chi non studia e non cerca lavoro, è quella dei numeri record, signora Ministro.
È quello il dato che certifica il vostro fallimento, come i numeri sul lavoro povero. La Caritas in Lombardia, non la Caritas di Scampia, ma quella in Lombardia, dice che a Natale c'erano persone che lavorano e che non arrivano alla fine del mese, e che hanno dovuto trascorrere il Natale lì, alla mensa della Caritas. A questo dovreste pensare. E cresce anche il numero delle bugie che dite sul reddito di cittadinanza. Allora voglio cogliere questa opportunità per dire che i dati, in realtà, raccontano altro, e cioè che grazie a quella misura, tra il 2000 e il 2022, 2 milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta. Ora, di fronte a questi numeri, voi avreste dovuto rafforzare quella misura.
Quello che avete fatto è stata toglierla perché dovevate aiutare i presidenti delle squadre di serie A, perché dovevano pagare i debiti con il fisco. Questa è una cosa scandalosa di cui vi siete macchiati. E che i beneficiari del reddito di cittadinanza non fossero tutti divanisti o fannulloni, come li definisce una sua collega che froda l'INPS, lo dimostra l'ANPAL, un vostro ufficio, che ci diceva che grazie al reddito di cittadinanza, con quell'operazione, c'erano stati 1,2 milioni di contratti di lavoro nuovi. Voi che cosa avete fatto di fronte a questi numeri che vi forniva l'ANPAL? Avete chiuso l'ANPAL perché evidentemente anche quella voce andava chiusa.
Ma anche il suo Ministero ci dice che quella che prendevano quasi 450.000 beneficiari del reddito di cittadinanza era un'integrazione rispetto al salario povero che avevano, perché qui la realtà è che purtroppo, come ci diceva appunto la Caritas in Lombardia, i lavoratori non arrivano più alla fine del mese. Voi, quindi, togliendo il reddito di cittadinanza, avete tolto anche quello, e quindi state condannando anche i lavoratori che, secondo la Costituzione, non secondo il MoVimento 5 Stelle, dovrebbero vivere una vita dignitosa, che secondo quel testo su cui lei ha giurato dovrebbero vivere una vita dignitosa, a non poterlo fare, perché voi, invece di rafforzare le misure di sostegno al reddito, invece di fare il salario minimo, come vi stanno chiedendo anche i cittadini, non solo il MoVimento 5 Stelle, vi beate di questa stampa che in qualche modo nasconde la realtà delle cose.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Ma, se non riuscite a rispettare la Costituzione, noi vi stiamo chiedendo con questa interrogazione di rispettare almeno la legge che avete scritto voi. Voi avete scritto una legge che vi chiede di pubblicare i dati, almeno quelli sarebbe il caso di pubblicarli .
PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01646 .
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, la Covip è l'organismo di vigilanza sui fondi pensione, istituito nel 1993 per tutelare gli iscritti e i beneficiari del sistema di previdenza complementare e per controllare gli investimenti e le risorse finanziarie delle casse di previdenza. Sono richiesti, per accedere alla presidenza, come recita la legge, criteri di indiscussa moralità, indipendenza ed elevata qualificazione professionale nelle materie di riferimento. La Covip vigila su un patrimonio complessivo di 338 miliardi di euro, un terzo del bilancio statale.
Lei ha proposto, per un incarico così delicato, l'onorevole Mario Pepe, per tre legislature deputato di Forza Italia. Dalla lettura del che abbiamo allegato all'interrogazione e dalle audizioni tenute nelle Commissioni lavoro di Camera e Senato emerge una palese estraneità, per usare un eufemismo, alla materia di cui dovrebbe occuparsi. Il decreto legislativo n. 252 del 2005 prevede che gli amministratori Covip debbano avere requisiti stringenti e circoscritti. Le chiediamo di rivedere la nomina .
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dagli onorevoli interroganti, rilevo quanto segue. Com'è noto la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, la Covip, avuto riguardo alla tutela degli iscritti e dei beneficiari e al buon funzionamento del sistema di previdenza complementare, esercita la vigilanza prudenziale sulle forme pensionistiche complementari, perseguendo la trasparenza e la correttezza dei comportamenti, la sana e prudente gestione e la loro solidità.
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali vigila sulla Covip, che ha personalità giuridica di diritto pubblico ed esercita l'alta vigilanza sul settore della previdenza complementare, adottando direttive generali rivolte alla Commissione, oltre alla proposta di nomina dei commissari, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze. In relazione alla procedura di nomina del presidente della Commissione di vigilanza sui fondi pensione, evidenzio che tale nomina è stata deliberata dal Consiglio dei ministri, ed è stata quindi sottoposta al prescritto parere delle Commissioni parlamentari competenti, ai sensi della legge 24 gennaio 1978, n. 14, ricevendo il parere favorevole delle Commissioni lavoro della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Più specificamente, per quanto riguarda l'oggetto della presente interrogazione parlamentare, come risulta dal del dottor Mario Pepe, depositato e verificato in sede istruttoria dai competenti uffici, lo stesso risulta esperto in materia di aziendale; ha altresì collaborato con istituti di credito, nonché con INPDAP e INPS a progetti e attività inerenti sempre alle materie del integrativo. Nel corso della sua attività professionale e politica si è occupato della materia previdenziale con particolare riferimento al funzionamento dei fondi gestori di previdenza complementare, seguendo in qualità di deputato l'attività della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
Nell'ambito dell'attività parlamentare svolta, tra le diverse proposte legislative di cui è stato cofirmatario si possono annoverare quelle in tema di gestione di forme pensionistiche complementari da parte di enti previdenziali privati, nonché quelle in materia di cessione e cartolarizzazione dei crediti contributivi vantati dall'INPS nei confronti delle aziende agricole, di incremento delle detrazioni per carichi di famiglia in favore delle donne lavoratrici, nonché di disciplina del rapporto di lavoro speciale. Infine, anche alla luce del parere favorevole reso dalle Commissioni parlamentari competenti, il profilo del dottor Pepe è risultato in linea con i requisiti richiesti.
PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di replicare.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Non siamo soddisfatti; al contrario, siamo molto allarmati. Fare le nomine è sempre un esercizio di equilibrismo complicato, tant'è che la Ministra ha precisato tutta la procedura tirando dentro tutto il resto del Governo. Eppure, c'è un limite: se un ex parlamentare, che di professione fa il medico endocrinologo, non si è mai occupato della materia previdenziale, forse dovevate nominarlo altrove, e le dico perché. Perché l'onorevole Pepe ha fatto parte della Commissione affari sociali, di quella sulle politiche dell'Unione europea, di quella cultura e istruzione, della Giunta per le autorizzazioni, persino del Comitato per l'attività del servizio sanitario di pronto soccorso della Camera dei deputati, ma - lei lo sa benissimo, perché il lo ha letto come me - mai della Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori, mai!
È stato incaricato? Ma questo non significa averne fatto parte. Si è occupato legittimamente di istituire case da gioco stagionali nei comuni di Anzio e di Ariccia o della tutela della qualità dell'olio extravergine di oliva, ma mai di queste questioni, eccetto, come ha spiegato nelle audizioni, di aver condiviso le idee luminose - testuali parole - del presidente Berlusconi sulle pensioni minime, scivolone che avrebbe potuto risparmiare al Parlamento, visto che dovrebbe essere indipendente rispetto ai partiti che l'hanno nominato . Dal nostro punto di vista, signora Ministra, c'è una violazione palese della legge, perché chi deve dirigere la Covip non può avere requisiti inferiori a quelli richiesti ai gestori dei fondi su cui il presidente deve vigilare. Il controllore non può saperne di meno di chi deve controllare. Continueremo a denunciarlo, anche perché questa idea dell'occupazione di tutti gli spazi pubblici dello Stato e di tutti i suoi gangli, che sembra essere la vostra caratteristica principale, è pericolosa per la stabilità e la credibilità del Paese .
PRESIDENTE. La deputata Schifone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01647 di cui è cofirmataria.
MARTA SCHIFONE(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, gli ultimi dati Istat mostrano un quadro incoraggiante del mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione al 5,7 per cento, un tasso mai registrato nelle serie storiche negli ultimi 20 anni. È un risultato storico, che il Governo Meloni può e deve rivendicare con orgoglio, a cui si aggiungono il record occupazionale, l'aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, la crescita costante dei contratti a tempo indeterminato. Molti sono stati gli interventi legislativi messi in campo da questo Governo e dal suo Ministero fino ad oggi: penso al decreto Coesione, che ha introdotto importanti incentivi su donne, giovani e ZES.
Quindi, chiedo al Ministro quali iniziative intenda adottare per consolidare questo positivo dell'occupazione, con particolare attenzione alle aree del Mezzogiorno e tenuto conto anche delle misure introdotte nell'ultima legge di bilancio.
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, signor Presidente. Voglio ringraziare gli onorevoli interroganti per aver posto questo quesito, che ci consente di fare un di quelle che sono le iniziative del Governo e del Ministero del Lavoro.
Appare opportuno evidenziare che con il decreto legge n. 60 del 2024 sono state introdotte complesse e articolate misure che incentivano l'occupazione, tutte accomunate da una particolare attenzione ai giovani, alle donne e ai lavoratori in condizione di svantaggio. Questi poderosi strumenti consentono di consolidare il già confortante incremento occupazionale, incremento che evidenzia la correttezza delle scelte e delle iniziative di questo Governo, volte a promuovere politiche attive del lavoro e, soprattutto, lavoro di qualità. Con riferimento, per esempio, al ZES, zona economica speciale, destinato ad incentivare l'assunzione dei lavoratori meridionali privi di impiego da 24 mesi e non rientranti nella fascia giovanile della popolazione, comunico che, proprio stamane, ha completato il suo iter di approvazione il relativo decreto attuativo, adottato di concerto con il MEF, e che questo incentivo sarà applicato alle assunzioni effettuate a decorrere dal 1° settembre 2024.
Dopo un iter complesso e una fitta interlocuzione con la Commissione europea, sono prossime all'autorizzazione le misure che promuovono l'autoimprenditorialità e il lavoro autonomo per tutto il territorio nazionale mediante importanti contributi economici e formativi, nonché il applicabile all'assunzione di dipendenti e alla creazione di nuove imprese da parte di giovani che decidano di investire in settori ritenuti strategici per la transizione e digitale.
Mi piace sottolineare che, in questo intervento, non solo promuoviamo la creazione di nuova impresa, ma anche la creazione di studi professionali e di società tra professionisti.
Per quanto riguarda il sostegno all'occupazione giovanile e anche il sostegno all'occupazione femminile, l'attenzione è estesa all'intero territorio nazionale mediante strumenti agevolativi che tengono conto del divario territoriale attualmente esistente. Per queste ragioni è stata approvata, in seno alla legge di bilancio 2025, la nuova Decontribuzione Sud 2.0, che confermerà, in relazione alle assunzioni a tempo indeterminato già in essere al 31 dicembre 2024, le possibilità per i datori di lavoro di beneficiare di agevolazioni in quei territori dove il tessuto socioeconomico è particolarmente fragile. È stato in questo modo assicurato il sostegno dell'occupazione in essere nelle regioni del Sud, confermando Decontribuzione Sud, che va ad integrarsi con le misure previste per donne, giovani e lavoratori svantaggiati. Quindi, nel 2025 avremo a disposizione, da un lato, una misura che sostiene il mantenimento della base occupazionale, come Decontribuzione Sud, e, dall'altro lato, una serie di misure che incentivano le assunzioni di donne e giovani svantaggiati, ma, soprattutto, incentivano lo sviluppo di nuova impresa e nuova attività professionale. Questo per noi va a collegarsi a tutte le altre misure in materia di gestione e implementazione di politiche attive per il lavoro, creando un mercato del lavoro moderno, con strumenti moderni, quale è la nostra piattaforma di inclusione sociale e lavorativa, che diventa una piattaforma tecnologica aperta a tutti gli operatori del mondo del lavoro, alle imprese e ai cittadini, per creare un incrocio tra domanda e offerta di lavoro pubblico che possa, poi, costituire un modello tecnologico avanzato che consenta di portare l'ufficio del lavoro a casa delle persone, a casa dei cittadini, a casa di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che si trovano in una condizione di ridotta mobilità e di aver bisogno di un supporto vicino e diretto da parte dello Stato .
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare.
WALTER RIZZETTO(FDI). La ringrazio, Presidente. Buongiorno, Ministro Calderone. Ministro, i dati che ci riporta non la politica, ma che ci riportano Istat, anche Caritas e chi in questo momento è deputato a fornirceli sono assolutamente inequivocabili rispetto al mercato del lavoro. Questi dati, Ministro, sono frutto di un impegno costante da parte del Ministero del Lavoro, da parte del Governo e da parte del Parlamento, un impegno costante e scelte vantaggiose e coraggiose, soprattutto a favore dei lavoratori.
Ma vede, Ministro, i dati, seppure inconfutabili, lasciano un'aura poco politica, una sfumatura poco politica, perché i dati, Presidente, sono evidentemente asettici. Allora, per mettere un po' di sano pepe rispetto a quanto abbiamo appena ascoltato, io ho brevemente sentito quanto ricordato dai banchi delle opposizioni e vado a citare: “avete lasciato a casa centinaia di migliaia di persone”. No, è sbagliato. Centinaia di migliaia di persone che potevano avere un lavoro oggi hanno un lavoro . Un milione di posti di lavoro in 24 mesi di Governo: è questa, colleghi, la differenza sostanziale. L'occupazione, come ricordava la collega capogruppo Schifone, è al 62,4 per cento e lei ricorderà e sa perfettamente che, anche in seno alla scorsa legge di stabilità, rispetto all'assegno di inclusione, abbiamo aumentato la platea dei beneficiari con risorse aggiuntive, per cui oggi chi prende l'assegno di inclusione prende ben più della media, dei 586 euro che prendeva con il reddito di cittadinanza . Quindi, coloro che non possono lavorare sono evidentemente coperti maggiormente anche sotto un mero profilo monetario.
Dopodiché, anche in questo caso - e concludo, ringraziandola Ministro -, non siamo noi a dire questa cosa, lo dice Caritas in un suo rapporto di qualche mese fa. Caritas ha affermato e scritto che oltre due terzi dei reali poveri di questo Paese sono stati esclusi dalla misura del reddito di cittadinanza ed è esattamente lì che noi vogliamo andare, grazie all'estensione della platea rispetto all'assegno di inclusione.
Quindi, Ministro, grazie, avanti così. Il Parlamento, in questo caso la maggioranza, ma, nello specifico, se posso permettermi, la Commissione lavoro pubblico e privato alla Camera dei deputati è al suo fianco per queste ed altre misure che possono far ritornare l'Italia un Paese produttivo e che danno la possibilità, a coloro che possono lavorare, di avere un lavoro serio e possibilmente duraturo nel tempo .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,30.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 82, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Federico Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo in merito all'articolo 85, comma 3, del Regolamento, come modificato il 16 ottobre scorso. Siamo in prima applicazione di una modifica regolamentare che prevede quanto segue. La leggo anche a beneficio dei colleghi: “Un deputato per ciascun gruppo può intervenire nella discussione degli articoli per non più di dieci minuti. Il Presidente concede la parola a un deputato per ciascuna delle componenti politiche costituite nel gruppo Misto stabilendo le modalità e i limiti di tempo degli interventi. Il termine è di trenta minuti per i progetti di legge costituzionale e in materia elettorale”. Dov'è l'innovazione?
In passato, questa fase poteva essere sviluppata - anche se di fatto la cosa era andata abbastanza in desuetudine - da ogni singolo parlamentare. Qual è il problema? È evidente che, nel momento in cui interveniamo sulla discussione degli articoli e degli emendamenti, andiamo a essere compressi rispetto al fatto che questo provvedimento - come altri, ma questo in particolare, che, ricordo, è un progetto di legge costituzionale, mi riferisco a quello dello sdoppiamento del CSM - è contingentato. Quindi, che cosa può avvenire in linea teorica? Soprattutto, lo dico anche per i piccoli gruppi. Può avvenire che, teoricamente, un rappresentante del gruppo può intervenire fino a 30 minuti, avendo, come nel caso in specie, per esempio, il gruppo di AVS 38 minuti complessivamente.
Quindi, questa, che è una fase nuova e, a nostro giudizio, utile anche per dare conto del lavoro che è stato fatto in Commissione, confligge in maniera molto chiara con l'elemento del contingentamento.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Mi rifiuto di andare avanti, però, Presidente. Sto parlando del Regolamento, è una questione seria. Credo che un minimo di attenzione la meriti.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, un po' di silenzio. Grazie.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Qual è il punto e qual è la nostra richiesta? La nostra richiesta, ovviamente, è che ci sia una pronuncia della Giunta per il Regolamento a chiarimento, perché ovviamente gli uffici in questo momento stanno applicando correttamente la norma regolamentare. Questa è una fase, sostanzialmente, del dibattito e la fase del dibattito sta dentro il contingentamento. Gli effetti, però, del combinato disposto di questa norma nuova e del contingentamento provocano ovviamente quello che ho poc'anzi sottolineato, e cioè un restringimento oggettivo dei tempi.
Quindi, noi chiediamo che ci sia un chiarimento. Detto in altri termini, che la Giunta per il Regolamento si esprima per chiarire se questa fase, come nei fatti è, nella prassi, la dichiarazione di voto, stia fuori dal contingentamento. In attesa di un pronunciamento, in via... No, mi rifiuto.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Il richiamo al Regolamento è una cosa particolarmente precisa.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). La richiesta, la ribadisco, è questa: primo, che ci sia una pronuncia della Giunta per il Regolamento per comprendere se quanto disposto dall'articolo 85, comma 3, rientri o meno nel contingentamento; in subordine e nell'immediato, perché noi potremmo applicare questo articolo immediatamente iniziata la fase emendativa relativa al provvedimento sulla separazione delle carriere, chiediamo che ci possa essere, da parte della Presidenza, una deroga alla norma del contingentamento, e, quindi, sia data la possibilità per un deputato per ciascun gruppo di poter intervenire per non più di dieci minuti o il tempo che il Presidente riterrà più corretto, tenuto conto che qui siamo dentro un progetto di legge costituzionale, non considerando questo tempo utilizzato nel contingentamento.
Questa ovviamente è una proposta, è una richiesta che noi facciamo, perché ci sembra più coerente con lo spirito nuovo dell'articolo 85, comma 3, e soprattutto perché, lo ricordo, quando ci arriveremo, stiamo parlando di un progetto di legge costituzionale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento, per un richiamo al Regolamento, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Ho chiesto la parola perché anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra intende associarsi alla richiesta del collega Fornaro. Quando, nella Giunta per il Regolamento, abbiamo esaminato le proposte di modifica, il nostro gruppo, come altri costituiti da pochi deputati, aveva delle enormi perplessità rispetto al restringimento dei tempi del dibattito in Aula. Insomma, siamo stati contenti che i colleghi Fornaro e Iezzi abbiano accolto alcune nostre proposte emendative, in particolare che riguardano i disegni di legge costituzionale e ad altre fattispecie.
Tuttavia, in questo caso, ci troviamo in questa situazione per cui ci sono problematiche legate all'entrata in vigore delle modifiche al Regolamento dal 1° gennaio e al contingentamento. Quindi, anche noi ci associamo alla richiesta di rinviare a un parere della Giunta o, quantomeno, che il Presidente Fontana dia delle indicazioni rispetto al contingentamento, perché, diversamente, il nostro gruppo, come gli altri composti da un numero ristretto di deputati, sarebbe penalizzato durante il dibattito di un'importante modifica a un disegno di legge come quello che andremo a vedere sulla separazione delle carriere .
PRESIDENTE. In ordine ai due interventi, con riferimento alla questione sollevata relativa all'imputazione nel contingentamento dei tempi utilizzati per la fase della discussione sul complesso degli articoli ed emendamenti riferiti alla proposta di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, anche in ragione dell'intervenuta riforma dell'articolo 85 del Regolamento, che ha accorpato in un'unica fase la discussione di tutti gli articoli e dei relativi emendamenti, faccio presente che le norme regolamentari contenute nell'articolo 24, comma 7 e seguenti, sono univoche nel senso che il contingentamento, ove disposto, comprende tutte le fasi di esame di un provvedimento.
Nel caso di specie, trattandosi di un disegno di legge costituzionale, il relativo contingentamento, ai sensi dell'articolo 24, comma 12, è stato disposto dalla Presidenza non nel primo calendario in cui è risultato iscritto l'esame degli articoli (ossia a dicembre scorso, per intenderci), ma solo a partire dal secondo calendario, ossia quello di gennaio corrente, essendosi realizzati a tal fine i presupposti, chiariti nella riunione della Giunta per il Regolamento del 25 marzo 2003, che impongono alla Presidenza l'obbligo di contingentare per il solo fatto che l'esame di un progetto di legge non si sia concluso nell'ambito del primo calendario.
Dunque, una volta disposto il contingentamento, esso, come stabilisce il Regolamento, comprende tutte le fasi di esame di un provvedimento fino al suo voto finale, sicché non è possibile - allo stato delle norme regolamentari - escluderne alcune. Altro conto è chiedere che, nell'attribuzione dei tempi del contingentamento, la Presidenza tenga conto della particolare rilevanza di un provvedimento, nel caso di specie di rango costituzionale.
Poiché la questione ora sollevata in Aula è stata correttamente anticipata per le vie brevi alla Presidenza della Camera, questa, valutate le circostanze, ha ritenuto, senza derogare ai principi generali in tema di contingentamento, ma facendosi carico della rilevanza del provvedimento in discussione e del fatto che ci troviamo in sede di prima applicazione della riforma dell'articolo 85 del Regolamento, di concedere fin da ora nel contingentamento dieci minuti aggiuntivi a ciascun gruppo e cinque minuti alle componenti politiche del gruppo Misto, al fine di consentire gli interventi sul complesso degli articoli e degli emendamenti, così da garantire una estensione del dibattito comunque compatibile con l'esigenza regolamentare, alla base del contingentamento, di certezza nei suoi tempi di conclusione.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2031: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e lo Stato di Libia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatta a Roma il 10 giugno 2009, con Scambio di Note emendativo fatto a Roma il 7 e il 22 agosto 2014.
Ricordo che, nella seduta del 7 gennaio, si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
La Commissione V (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame degli articoli. Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo all'articolo 2, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 3, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 4, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
GIORGIO SILLI,. Parere favorevole, previa espunzione delle premesse.
PRESIDENTE. Onorevole Amendola, accetta?
VINCENZO AMENDOLA(PD-IDP). No, chiedo di metterlo al voto così com'è, perché c'è una ragione, anche molto semplice, che dico adesso, anche in dichiarazione di voto.
Caro Sottosegretario, in quest'ordine del giorno noi facciamo un atto nel benessere e direi nell'interesse nazionale, perché stiamo ratificando un Accordo fatto nel 2009 e rinnovato nel 2014 con la Libia ed è evidente che c'è un interesse nazionale soprattutto per le nostre aziende, perché l'oggetto di questo Trattato serve soprattutto a far sì che i nostri concittadini non abbiano ricadute.
Però, c'è un problemino, che non è proprio di tecnica commerciale, ma è di politica estera e di politica del nostro Governo. In quest'ordine del giorno noi stiamo dicendo - e le premesse credo siano le più didascaliche e cronologiche possibile - che dal 2014 ad oggi in quel Paese, che a noi è molto vicino per le vicende non solo della storia, ma anche della cronaca, è successo qualcosa. C'è stata una guerra civile dopo gli accordi del 2015, c'è stata una guerra civile durissima nel 2019, e, ad oggi, tutto il processo politico delle Nazioni Unite, fino alla convocazione delle elezioni del 2021, non ha portato a niente, tanto che abbiamo un Governo di unità nazionale a Tripoli e un Governo con sede a Bengasi.
Il processo di stabilizzazione politica, che ha un'influenza drammatica su tante vicende, incluse quelle che sono tutti i giorni sotto i nostri occhi, la condizione dei migranti africani e come vengono trattati in quel Paese, sono vicende che dovrebbero interessarci.
Allora, l'obiettivo di quell'ordine del giorno è dire: noi per l'interesse dei nostri cittadini ratifichiamo questo Accordo, ma chiediamo al Governo, a tutti i parlamentari e al Parlamento italiano di spiegarci qual è l'azione diplomatica italiana ed europea in Libia. Questo perché se sappiamo che ci sono due Governi, se sappiamo che c'è una presenza militare di Stati come la Turchia o addirittura la Russia, che si sta riorganizzando dopo la Siria, in Libia, noi vorremmo capire. Possiamo ratificare quello che volete, ma se ha un effetto - ed ha un effetto - sulla stabilizzazione del Paese.
Se leggete le premesse di quest'ordine del giorno sono proprio per dire: caro Governo, dato che dal 2014 ad oggi è successo qualcosa, possiamo ratificare quello che volete, ma, se non abbiamo una linea di politica estera, di diplomazia e di stabilizzazione del Paese, stiamo facendo qualcosa che non funziona. Quindi, non capisco e onestamente chiedo, magari, al Sottosegretario di accantonare e di rileggere bene le premesse, perché non c'è niente di stravolgente in quella che è la realtà.
Il punto, Presidente, - vado a concludere - è che possiamo ratificarlo, come l'ha fatto il Senato, possiamo discutere se questo Trattato fatto nel 2009 e rinnovato nel 2014 oggi, nel 2024, abbia efficacia, ma almeno chiediamo al Governo di farci capire sulla Libia come ci stiamo muovendo, con chi realizzeremo questo Trattato, quali sono gli organi istituzionali e politici che dovranno far fronte a questa realtà, perché la vita politica di quel Paese ci interessa, e credo che non sia un interesse dell'opposizione, ma un interesse dell'intero Paese .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2031/1 Amendola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Prima di andare oltre, desidero informare l'Assemblea che l'anno nuovo inizia con una bella notizia: il nostro collega, Antonio Ferrara, è diventato papà del piccolo Luca. Esprimiamo alla mamma e al papà i più sinceri auguri .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Grazie, Presidente. Ci sono aspetti, quali quelli relativi ai diritti umani, che non trovano spazio in questo provvedimento. Si sa bene che in Libia ci sono esseri umani che vengono messi in carcere per il semplice fatto che hanno il colore della pelle nera; ci sono donne che vengono violentate per il semplice fatto che sono donne; ci sono persone che vengono messe all'interno dei per il semplice fatto che sono in cerca di un futuro migliore. Bene sottoscrivere un accordo, ma quando questi accordi tengono insieme il lato dei diritti umani il tema della tutela dei diritti delle donne diventa un elemento importante perché al centro ci devono essere sempre i diritti delle persone, la tutela dei diritti umani.
Di tutto ciò non vi è traccia in questo accordo e, pur dando un voto favorevole, penso e ritengo che il nostro Governo non possa fare a meno di mettere al centro di ogni iniziativa la tutela dei diritti umani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Annunciando il voto favorevole di Italia Viva, mi consenta di esprimere qualche breve osservazione. Com'è già stato detto in quest'Aula, la Libia è un Paese che, da oltre tre anni, rinvia regolari elezioni nazionali. Quindi, in questa sede, dove ribadisco il nostro voto favorevole, avremmo chiesto un'attenzione particolare e nuova da parte del Governo, perché questo è un accordo che è stato ratificato il 10 giugno del 2009, modificato nel 2014; da allora, la situazione in Libia è mutata non in meglio ovviamente, perché in questo momento è difficile comprendere chi possa essere un interlocutore in quel Paese.
Quindi, da un lato, abbiamo la necessità di tutelare gli interessi dei cittadini che operano anche in questo Paese, cittadini italiani, imprese italiane che operano in questo Paese, ma, dall'altro, stiamo andando a ratificare un testo che non è aggiornato con lo stato dell'arte, ma nemmeno con le prospettive. Peraltro, questo è un accordo che non contiene alcuna condizionalità, alcuna clausola di condizionalità.
Quindi, è abbastanza anomalo o meglio credo sia un po' la caratteristica di questo Governo, che tace, che non risponde. Non abbiamo avuto una risposta rispetto a quanto è avvenuto pochi minuti fa. Io condivido moltissimo le osservazioni che ha fatto il collega Amendola, presentando un ordine del giorno dove semplicemente si chiedeva di relazionare alle Camere rispetto agli accordi diplomatici e allo stato delle relazioni che il nostro Paese sta provando a costruire rispetto a un Paese che non ha, in questo momento, interlocutori eletti attraverso regolari elezioni nazionali.
Quindi, questa reticenza nel relazionare alle Camere è, forse, segno anche del nostro tempo e chiediamo davvero che, invece, il Governo ci ripensi, perché il nostro voto c'è ed è favorevole, ma dovrebbe esserci una reciprocità non soltanto nella ratifica degli accordi, ma anche nel rapporto tra opposizione e maggioranza, in una trasparenza che ci deve essere anche in questo Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Non so se ha visto il video denunciato dall'organizzazione in Libia, un nuovo drammatico sequestro di migranti nella città libica di Kufra, dove decine di persone sono state rapite dai trafficanti e sottoposte a torture per estorcere un riscatto. Tra le vittime - non so se avete letto i giornali - c'è Naima Jamal, una giovane etiope di vent'anni, rapita a maggio, poco dopo il suo arrivo in Libia, e da allora la sua famiglia è stata tormentata con richieste di denaro sempre più alte, telefonate cariche di terrore.
L'ultima richiesta dei sequestratori ammontava a 6.000 dollari. Ecco, i trafficanti hanno inviato alla famiglia di Naima un video in cui la giovane viene torturata. Le immagini ricevute ovviamente con orrore, con sgomento, testimoniano la brutalità della rete della tratta in Libia.
A denunciare tutto questo ci sono attivisti che sono sopravvissuti alla tratta, che in un duro messaggio a tutti noi ci dicono: “Questa è la realtà della Libia di oggi. Chiamarla caotica o senza legge sarebbe un eufemismo. È una macchina costruita per ridurre i corpi neri in polvere. I trafficanti calcolano il valore di un uomo dalla forza delle sue braccia, di una donna dalla curva della sua schiena, di un bambino dal numero degli anni che potrà ancora servire”.
Ecco, Presidente, il caso di Naima è solo uno dei tanti. La Libia è diventata un cimitero per i migranti africani, un luogo in cui la disumanizzazione delle persone nere non è né nascosta, né condannata e i trafficanti operano alla luce del sole, protetti dall'impunità e dall'indifferenza della comunità internazionale.
Ora, vorrei fare un passettino in più rispetto a quanto detto prima dal collega. Esattamente, con chi stiamo ratificando questo accordo internazionale? Lo chiedo perché, nonostante l'unanimità spesso riscontrata di queste votazioni, è utile non solo evidenziare le riserve sull'opportunità di procedere alla ratifica, ma anche chiederci quanto valore abbia un accordo sottoscritto con un Paese come la Libia che oggi attraversa, per eufemismo, una profonda crisi politica e istituzionale, con un Governo di fatto, riconosciuto a livello internazionale, che esercita la sua sovranità solo sulla Tripolitania, e un'altra autorità di fatto che controlla la Cirenaica. Ecco, oggi la Libia è un Paese sostanzialmente spaccato, con un Governo appunto insediato a Tripoli e con il generale Haftar che controlla la Cirenaica e quindi non è chiaro a quale istituzione sarà demandata l'attuazione, da parte libica, di questo accordo.
Ecco, noi crediamo che non sia il caso - e come sapete interveniamo poco su queste ratifiche - di esprimere un voto favorevole. L'intesa che di fatto abbiamo in esame è stata firmata in una fase in cui la comunità internazionale era impegnata nello sforzo di consolidare il Governo di Al-Sarraj.
Considerando che da allora il percorso è sostanzialmente naufragato, sarebbe stato più opportuno valutare il rinvio di questa ratifica in esame e fare a tutti noi una grande domanda: se siamo convinti - lo dico alle opposizioni - che la Libia in questo momento non esista, non sia un'entità unica, chiedo a tutti voi esattamente cosa stiamo per fare? Per questo la nostra astensione è una domanda a tutti noi, anche sul valore delle parole, su quello che sta succedendo oggi in Libia, che è un territorio non solo di guerra, ma di oppressione di tante e tanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare un disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione fra l'Italia e la Libia, per evitare - lo voglio ricordare perché è bene ricordarci di cosa tratta questo Accordo - le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e prevenire le evasioni fiscali. Ora, chiaramente con i vari Paesi del mondo si intrattengono relazioni che sono sfaccettate, sono multidimensionali; che variano nel tempo, sono complesse e vanno interpretate sempre dentro una cornice chiara, geografica e temporale.
Questo Accordo, che è stato già votato al Senato all'unanimità, venne esaminato già nel corso della scorsa legislatura dall'allora Commissione affari esteri e non vide la luce semplicemente perché la legislatura terminò in modo anticipato. È una Convenzione antica, è stato ricordato, perché è stata sottoscritta nel 2009, un tempo diverso, perché il 2009 era esattamente due anni prima che l'ondata di rivolte della cosiddetta “primavera araba” determinasse la caduta del regime del colonnello Gheddafi, come riporta il del provvedimento, ed è stata poi aggiornata, attraverso quello che viene chiamato uno “Scambio di Note”, nell'agosto 2014, semplicemente per una mera modifica sul nome del Paese, che oggi si chiama “Stato di Libia”.
Che cosa costituisce questo provvedimento? Costituisce una nuova base giuridica per le relazioni economiche che l'Italia ha con la Libia. Già avendole e non avendole mai interrotte neanche nei passati Governi, è bene che queste relazioni economiche possano svolgersi con i principi migliori, ad esempio quelli che prevedono alcuni modelli dell'OCSE, dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, modello di convenzione fiscale che appunto è stato utilizzato per il provvedimento in esame. Costituirà una nuova base giuridica per le relazioni economiche, e, in questo senso, costituisce una risposta normativa alle scelte operate verso la Libia da parte di alcuni segmenti del mondo imprenditoriale italiano, che pure sono lì, che ci sono sempre stati e che vanno messi nelle condizioni, evidentemente, per lavorare al meglio e per fare in modo che le relazioni economiche possano essere sempre più un , un fattore di sviluppo e di progresso, non solo della relazione bilaterale Italia-Libia, ma, evidentemente, anche delle condizioni molto difficili di questo Paese, lì dove l'Italia volesse dare un supporto in questi termini.
E, ovviamente, ci sono anche investimenti libici in Italia, in un'ottica di rapporto paritario con i Paesi del mondo, come immagino tutti siamo d'accordo che debba accadere. Questo Accordo riguarda anche un miglioramento della cooperazione amministrativa. Ecco perché ha definito una base giuridica che garantisce lo scambio di informazioni in materia fiscale, conformemente - questo è molto importante - all'obiettivo prioritario della lotta all'evasione; immagino siamo tutti d'accordo a combattere l'evasione, nonché agli standard dell'OCSE, prevedendo in particolare - anche questo molto importante - il superamento del segreto bancario. Cosa volevo dire, avendo in qualche modo provato a illustrare, dal nostro punto di vista, questo provvedimento?
Questo provvedimento non diminuisce le criticità della Libia, così come non diminuisce le difficoltà ad intrattenere rapporti bilaterali con questo Paese. Rappresenta però evidentemente - quantomeno dal nostro punto di vista e anche dal punto di vista del Senato all'unanimità, che già si è pronunciato su questo provvedimento - un passo in avanti, un miglioramento di condizioni se vogliamo tecniche, di natura fiscale, e che però sono importanti perché - ripeto - migliori relazioni economiche nell'alveo della legalità, della trasparenza, della lotta all'evasione fiscale necessariamente rappresentano un miglioramento, quanto grande o quanto piccolo lo vedremo.
Sicuramente il fatto di poter coinvolgere di più il Parlamento è sempre una proposta buona, una proposta da accettare, una proposta da supportare, ed è quello che abbiamo fatto. Ma, se posso permettermi di delineare il tipo di approccio che abbiamo scelto per questo tipo di provvedimenti, è quello di leggerli, valutarli nel merito, provare a stare dentro i confini di quello che dicono, e, in questo senso, speriamo di fare il bene del Paese
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Intervengo solo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati e chiedo l'autorizzazione a depositare il mio intervento.
PRESIDENTE. Certamente, grazie, onorevole Bicchielli. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Anche noi chiediamo di poter depositare la dichiarazione di voto, annunciando il voto favorevole di Forza Italia.
PRESIDENTE. Grazie, deputata Marrocco. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Coin. Ne ha facoltà.
DIMITRI COIN(LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per dichiarare anch'io il voto favorevole del gruppo Lega.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.
VINCENZO AMENDOLA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io prenderò dei minuti, perché, come sempre quando ci sono le ratifiche, sembrano degli automatismi: sono accordi, si ratificano, sono elementi anche di condivisione, di corresponsabilità e di amicizia tra Paesi che costruiscono qualcosa insieme. Quindi questa Camera, giustamente, molte volte si fida della Commissione esteri e del presidente Tremonti, e dice “se la Commissione ha approvato avrà verificato tutti gli elementi al riguardo”. È evidente che un partito, il nostro partito, figurarsi se è suscettibile o critico sulle ratifiche, soprattutto quelle che datano anche periodi in cui eravamo al Governo.
Però qui è successo qualcosa di un po' particolare, e su questo vorrei chiedere l'attenzione non dei colleghi, ma del Sottosegretario, perché noi già al Governo avevamo posto in Commissione questo quesito: noi abbiamo una ratifica con un Paese a cui siamo legati da una storia, da un presente e da tante difficoltà. Non abbiamo lontananza a dire che è un elemento di condivisione e di corresponsabilità, però vorremmo capire come funziona un regime, anche dal punto di vista fiscale, della condivisione con uno Stato che sta attraversando un periodo un po' complicato.
Non è arrivata una risposta. Abbiamo iniziato a votare adesso, abbiamo votato gli articoli, abbiamo presentato un ordine del giorno che il Governo ha negato. Per questi motivi, caro Presidente, le premesse che sono state respinte dal Governo recitano: il provvedimento in esame reca la ratifica ed esecuzione, la Convenzione in via di ratifica sottoscritta nel 2009, l'intesa bilaterale, cioè è un elemento puramente descrittivo di quello che è all'ordine del giorno. Allora, l'interesse nazionale e la condivisione, che è una pagina bella come stiamo celebrando oggi, dice che l'opposizione sulla politica estera è disponibile sempre a guardare l'interesse generale, a guardare quello che è il nostro posizionamento e anche a votare delle ratifiche del 2009-2014, in un mondo ed in un Paese completamente cambiato.
Però noi chiediamo un ordine del giorno al Governo in cui si dice: scusa, caro Governo, dato che dal 2014 è successo di tutto in Libia - guerra civile, costruzione di 2 Governi, eliminazione delle elezioni, sono saltati gli inviati speciali delle Nazioni Unite - possiamo sapere come funziona? Perché anche un nostro cittadino, che ha il diritto di essere tutelato quando va a fare economia o commercio in Libia, deve sapere pure a chi si deve affidare per la coercizione, nel caso le doppie imposizioni non vengano rispettate. A una milizia di Tripoli? A una milizia di Bengasi? Questo è il punto politico, non tecnico, non a caso abbiamo votato gli articoli.
Politico è dire: caro Governo, noi stiamo lavorando con la Libia e sappiamo le difficoltà e le drammatiche condizioni, a partire da quelle che sono relative all'immigrazione. Possiamo sapere quali sono i passi? L'opposizione sostiene il Governo se c'è un'iniziativa di cui questo sappia la finalità, gli interlocutori e anche la realtà. Non vorrei essere catastrofista, figurarsi, bisogna, in questo mondo confuso, dotarsi di molto ottimismo della volontà, però è evidente che, se uno va in Libia e cerca di capire e di comprendere la stabilizzazione a che punto sta, deve parlare con un Parlamento a Bengasi e deve parlare con un Governo provvisorio che dal 2021 è stato contestato come Governo non in esecuzione.
È criticare qualcosa? No, è parlare di politica estera e di interesse generale e, soprattutto, anche di combinare l'intelligenza di quello che leggiamo, cioè una ratifica, con la realtà di quello che viviamo. Qui non c'è scritto da nessuna parte che quello che abbiamo sottoscritto nel 2009-2014 non è che non sia rivedibile, perché nell'interesse dei nostri cittadini è fondamentale, ma è rivedibile l'attore politico con cui noi stiamo discutendo; abbiamo chiesto solo questo e il Governo ci ha bocciato l'ordine del giorno. Allora, per serietà, perché siamo persone serie e la politica estera per noi non è un dettaglio, non è un automatismo o un tecnicismo: abbiamo votato gli articoli, ma dato che il Governo ci nega la possibilità di discutere della Libia, di discutere e di risponderci soprattutto sui quesiti posti in Commissione e posti anche in Aula, noi non possiamo non astenerci come segnale politico.
Lo dico anche per una questione di correttezza, caro Sottosegretario , noi non facciamo opposizione così, per menare il can per l'aia, ma stiamo facendo un ragionamento che riguarda l'interesse del nostro Paese che è avere una politica estera verso la Libia di stabilizzazione.
Dal 2014 è successo di tutto: abbiamo le truppe turche in Libia; abbiamo le basi russe che si spostano dalla Siria verso Bengasi; abbiamo, attorno alla Libia, Paesi che sono saltati in aria con colpi di Stato e che stanno riversando sulla Libia gravi problemi.
E noi di fronte a questo diciamo: vabbè, ma questa è una ratifica del 2009, ma che ci frega, tiriamola avanti e ratifichiamola. No, non abbiamo problemi a difendere i nostri interessi, ma possiamo discutere una volta per tutte di politica estera in questo Parlamento? Possiamo utilizzare anche una ratifica per capire che cosa succede in quel Paese oppure dobbiamo sempre assistere, come sempre è avvenuto nelle ultime settimane, a decisioni del Governo che arrivano dopo?
Oggi abbiamo una pagina spettacolare in questo Paese: opposizione e Governo compatti ed uniti per salvare una nostra cittadina; questo è il senso della politica estera, mossa da valori, mossa dalla Costituzione e mossa da un interesse collettivo. Ma se noi poniamo un problema, come abbiamo fatto in Commissione esteri e come facciamo qui, non è per fare opposizione strumentale ma per dire che l'Italia, nel Mediterraneo, come nel mondo, ha bisogno di avere una visione, una strategia e anche un modo di interpretare; e di fronte a un quesito semplicissimo e a premesse che potevano essere sottoscritte credo da tutti quanti, il Governo dice no. Perché? Non si sa. Perché sono maggioranza e noi siamo l'opposizione.
Allora io credo che la politica estera debba essere libera da questo tipo di , perché nessuno di noi è troppo risoluto per pensare che quello che decidiamo o facciamo abbia un senso. Se siamo uniti, nell'interesse dei nostri valori costituzionali, possiamo aiutare un popolo, come quello libico, nella stabilizzazione, perché, se non c'è stabilizzazione politica, non ci sarà mai la risoluzione della violazione dei diritti umani dei migranti, non ci sarà mai la risoluzione di un problema come quello dei traffici dall'Africa all'Europa e non ci sarà mai il diritto del Paese e del popolo libico di avere uno Stato unitario e democratico, dopo tanti problemi.
Caro Sottosegretario, non me l'aspettavo, glielo dico francamente nel rispetto che ci deve legare. Non me l'aspettavo. Un ordine del giorno facilitava anche un lavoro che si può fare tra la democrazia e la diplomazia parlamentare e il Governo. Avete detto che in Libia va tutto bene, che le premesse non ci sono, ratifichiamo e poi aspetteremo qualche altro evento. Io non credo sia così, soprattutto in Medio Oriente e nel Mediterraneo dove c'è bisogno di unità, di intelligenza e di visione.
Avete aperto l'ambasciata in Siria un mese prima che le truppe entrassero a Damasco, avete fatto delle cose senza passare dal Parlamento e, invece, quando si passa dal Parlamento e dalle forze anche di opposizione, come avviene nella pagina che abbiamo vissuto oggi, si migliora tutti e si migliorano anche l'interesse collettivo, i nostri valori e il nostro modo di fare.
Per un motivo politico e non per un motivo tecnico, perché abbiamo votato gli articoli, dinanzi alla chiusura del Governo, non possiamo che non astenerci su questa ratifica, pensando che il futuro della Libia si debba costruire passo dopo passo, tutti insieme; questo Parlamento dal 2014 ha visto pagine meravigliose e pagine dolorosissime della storia libica; quindi credo abbiano il diritto di avere il Governo in Commissione, in Parlamento a riferire su quello che succede, non perché c'è una ratifica del 2009, ma proprio grazie a una ratifica al 2009, per avere una visione che unisca questo nostro Paese
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maullu. Ne ha facoltà.
STEFANO GIOVANNI MAULLU(FDI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole al provvedimento da parte del gruppo di Fratelli d'Italia e la consegna dell'intervento.
PRESIDENTE. Grazie onorevole Maullu.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2031: S. 1128 - “Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e lo Stato di Libia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, fatta a Roma il 10 giugno 2009, con Scambio di Note emendativo fatto a Roma il 7 e il 22 agosto 2014” .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1916-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2024.
Ricordo che nella seduta del 7 gennaio si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
In particolare, tale parere reca una condizione riferita all'articolo 3 del provvedimento, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che è in distribuzione e che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 2, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 della Commissione bilancio, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 4, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà, per un minuto.
ABOUBAKAR SOUMAHORO(MISTO). Presidente, inizio col dire che il mio è un voto favorevole a questo provvedimento, perché consentire alle cittadine e ai cittadini albanesi che lavorano nel nostro Paese di avere garanzie e certezze sulle loro pensioni è una cosa giusta; così come, del resto, consentire alla cittadina Aicha, che è del Senegal, di avere certezza sulla propria pensione sarebbe altrettanto una cosa giusta; così come, del resto, consentire a Mohamed, che è del Marocco, o ad Issa, che è dell'Egitto, di avere certezze sulle proprie pensioni sarebbe altrettanto una cosa giusta; così come consentire ad Amani, che è della Costa d'Avorio, o a Shahid, che è del Pakistan, di avere certezze sulle proprie pensioni sarebbe una cosa altrettanto giusta. È una questione di equità, è una questione di giustizia. Sia Ada, che è albanese, che Aicha, che è del Senegal, lavorano nel nostro Paese: dare loro questa possibilità sarebbe una cosa giusta. Eppure, ahimè, questa possibilità oggi non viene data ad Aicha, che è del Senegal.
Allora mi chiedo - concludendo, Presidente, il mio intervento - perché ad Ada, che è dell'Albania, sì e ad Aicha, che è del Senegal, no? Perché agli altri Paesi africani no e agli albanesi sì? Ovviamente, sostenere la ratifica di questo Accordo per una questione di equità, però dando questa possibilità a tutti, vorrebbe dire affermare un principio molto chiaro, che è sancito all'articolo 3 della nostra Carta costituzionale: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli (…) che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, anche sul piano dell'equità, sul piano delle pensioni. Per questo motivo, dichiaro il voto favorevole, invitando il Governo ad intraprendere iniziative con altri Stati per sanare questa ingiustizia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. La comunità albanese è molto presente nel nostro Paese. Allo stesso modo, gli interessi delle aziende italiane in Albania sono cresciuti nel corso del tempo. Quindi è importante che il nostro Parlamento approvi favorevolmente questo Accordo con l'Albania, che riguarda temi molto importanti: prestazioni pensionistiche, indennità di disoccupazione, malattia, maternità, assicurazioni volontarie e obbligatorie. Quindi, con queste brevi considerazioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Mi faccia dire che, in quest'anno, sull'Albania abbiamo visto una veemente e poderosa campagna di comunicazione, oltre che di relazioni istituzionali. Abbiamo visto la - non so se vi ricordate, una delle ammiraglie della nostra Marina - arrivare lì e fare più di un migliaio di chilometri per portare a destinazione i primi deportati. Perché dico questo? Perché, come hanno fatto alcuni colleghi anche prima, si potrebbe parlare solo del senso di questa ratifica, e noi, per carità, voteremo a favore, perché qua uno Stato c'è e, secondo i dati contenuti nella relazione illustrativa, al 1° gennaio dello scorso anno, i cittadini albanesi residenti in Italia erano 416.000, mentre i nostri connazionali residenti in Albania erano più di 2.600. Ed è chiaro nella relazione illustrativa che il Governo precisa che questo Accordo si inserisce in un contesto certamente caratterizzato da eccellenti relazioni politiche, economiche e commerciali bilaterali, favorite ovviamente dalla prossimità geografica, dalla posizione strategica di vicinato del mercato dell'Unione europea, dalla forte integrazione economica, dalla prospettiva, fortemente sostenuta dall'Italia, anche dell'adesione dell'Albania all'Unione europea.
Però, fateci dire che l'attività di rinnovo e di stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale è senz'altro un'esigenza delle comunità italiane all'estero, soprattutto a fronte di intese bilaterali, che o non sono mai state ratificate dall'Italia oppure necessitano di un adeguato aggiornamento. Tuttavia, sommessamente, possiamo sottolineare che l'urgenza con la quale il provvedimento in titolo è sottoposto all'esame del Parlamento non sembra motivata tanto dall'esigenza di tutelare i legittimi interessi dei lavoratori e delle lavoratrici italiane quanto da considerazioni politiche contingenti? Infatti - lo dico così -, non sembra che il Governo operi con la stessa solerzia e tempestività anche nei negoziati per il rinnovo o la stipula delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con altri Paesi.
Concludendo, vorrei dire che ci sono alcuni provvedimenti, come, per esempio, quello con la Moldova, con riferimento al quale sono passati più di tre anni o quello con il Giappone, con riferimento al quale ne sono passati più di sei, ma anche il Governo della Nuova Zelanda ci ricorda che sono stati firmati accordi il 22 giugno 1998, presentati al Senato da tempo e l'iter non è ancora iniziato. Fate le dovute considerazioni, tenuto conto del nostro parere contrarissimo all'operazione mediatica, allo sperpero di denaro pubblico, alla figuraccia internazionale che abbiamo appena fatto bilateralmente con l'Albania. Voteremo a favore, ricordando a tutti, però, di non utilizzare strumentalmente questi accordi per altri fini .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Un altro Accordo, parliamo adesso di quello tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, questa volta in materia di sicurezza sociale. Dichiaro, innanzitutto, il voto favorevole del gruppo di Azione, perché questo è un Accordo molto importante. Questo è un Accordo che è stato fortemente voluto e su cui tantissimi hanno lavorato: diversi Governi italiani, diversi Governi albanesi, l'ambasciata italiana a Tirana, che voglio ringraziare, perché è stato un ente, un soggetto assolutamente importante perché si potesse giungere alla ratifica di un Accordo che ha un costo non indifferente e che, nonostante questo, è un Accordo giusto, anzi è un Accordo che arriva in ritardo.
Entrerà, infatti, in vigore il primo giorno del secondo mese successivo a quello dell'approvazione. Questo vuol dire che i primi mesi del 2025 non saranno coperti da queste nuove condizioni, che sono condizioni - dicevo prima - giuste, perché riguardano diritti importanti, diritti previdenziali, ma non solo: diritti di assicurazione, legati a condizioni di invalidità, vecchiaia, maternità.
Cosa vuol dire questo? Un lavoratore albanese, che dovesse lavorare alcuni anni in Italia o che ha già lavorato alcuni anni in Italia, non perderà i contributi versati in previsione della propria situazione previdenziale. Non solo, ma, appunto, in caso di invalidità o di maternità, si vedrà riconosciuti dei diritti, che sono diritti di base per i lavoratori.
Questo Accordo è importante perché non solo avrà delle ricadute sul riconoscimento di diritti fondamentali sui singoli lavoratori albanesi in Italia, lavoratori italiani in Albania, ma anche perché rafforzerà davvero nei fatti, ripeto, con un sacrificio da parte dell'Italia, che l'Italia deve fare e che, anzi, l'Italia è in ritardo nel fare. Dicevo prima che a questo Accordo hanno lavorato in tanti, non da ultimo le comunità albanesi in Italia, che con pazienza, con tenacia e sempre con grande rispetto hanno ricordato, tutte le volte che fosse possibile, quanto fossero rilevanti tali accordi tra l'Italia e i Paesi dirimpettai, Paesi importanti per noi, perché moltissime imprese italiane - prima è stato detto - sono in Albania e moltissimi lavoratori albanesi sono in Italia.
Se l'Italia vuole essere seria e credibile nel dire che l'Albania deve avere un ruolo importante in Europa, nel dire che l'Albania è un fondamentale nella regione euro-adriatica, questo è un passo assolutamente necessario. Appunto per questo, come dicevo, annuncio il voto favorevole del gruppo di Azione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Questo Accordo è volto a coordinare la legislazione sulla ricerca sociale dei due Paesi per migliorare le condizioni dei lavoratori e delle loro famiglie nella mobilità tra Italia e Albania, e a regolare, soprattutto, le prestazioni pensionistiche per vecchiaia e invalidità e l'indennità di disoccupazione, malattia e maternità di coloro che esercitano o hanno esercitato un'attività subordinata o autonoma nei due Stati.
Con l'auspicio che anche il Senato possa concludere rapidamente l'iter di ratifica per rendere operativo questo Accordo, preannuncio il voto favorevole di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lomuti. Ne ha facoltà.
ARNALDO LOMUTI(M5S). Grazie, Presidente. L'Accordo che ci apprestiamo a votare riguarda la sicurezza sociale bilaterale tra Italia e Albania attraverso un'intesa per rafforzare le tutele per tutte le lavoratrici e i lavoratori italiani e albanesi. A distanza di circa un anno dalla sua sottoscrizione, oggi arriva a un primo traguardo, che è quello della prima approvazione alla Camera dei deputati. Siamo tutti contenti di farlo. Prevedo un voto favorevole all'unanimità e personalmente sono doppiamente soddisfatto, in qualità di presidente della sezione bilaterale Italia-Albania.
Oggi compiamo un passo significativo nella tutela dei diritti dei lavoratori italiani e albanesi, in quanto garantiamo loro una maggiore sicurezza sociale e una prospettiva previdenziale più solida. L'obiettivo che ci eravamo posti era quello di arrivare entro la fine dell'anno alla sua ratifica definitiva e alla concreta operatività; lo facciamo oggi, ma poco importa, Presidente. Lo scopo che raggiungiamo è quello di regolare le prestazioni pensionistiche, assistenziali e previdenziali, come l'indennità di disoccupazione, come la malattia, la maternità, per coloro che esercitano o hanno esercitato un'attività subordinata o autonoma nei due Stati.
Siamo dinanzi un traguardo significativo, in quanto mira a coordinare le legislazioni di sicurezza sociale dei due Paesi, per migliorare la condizione dei lavoratori e dei componenti delle loro famiglie che si spostano in entrambi i Paesi. Teniamo presente che negli ultimi decenni questi flussi si sono intensificati: in Italia è presente una comunità di circa 400.000 albanesi, mentre diverse migliaia di italiani si sono trasferiti in Albania. Gli italiani iscritti all'AIRE nel 2022 risultano circa 2.200, ma i dati forniti dall'ambasciatore Bucci stimano in oltre 20.000 le presenze a vario titolo degli italiani sul suolo albanese.
Per meglio comprendere la portata di questo risultato, la Camera nel suo ha stimato un bacino di prestazioni potenziali di richieste di supporto di circa 200.000 persone tra Italia e Albania.
Prima di concludere, Presidente, voglio rappresentare quali sono i punti centrali dell'Accordo. Totalizzazione dei contributi: ogni contributo versato sarà valorizzato in Italia e in Albania per garantire un futuro pensionistico dignitoso. Parità di trattamento dei lavoratori: i lavoratori albanesi in Italia avranno gli stessi diritti dei lavoratori italiani e viceversa. Esportabilità delle prestazioni: le pensioni e le altre prestazioni potranno essere erogate anche se il beneficiario si trasferisce in un altro Paese.
Poi diamo la protezione per malattia, la maternità, la disoccupazione. Insomma, è un testo veramente importante. Oggi garantiamo la piena esigibilità dei diritti previdenziali che tantissimi cittadini italiani e albanesi possono far valere fin da subito, non appena l'Accordo diventerà operativo. Permettetemi di ringraziare tutti gli attori che hanno dato un contributo prezioso, le ambasciate albanese e italiana, per il risultato di oggi, che può e deve essere ripetuto per tutti gli accordi analoghi, ma ancora pendenti, con molti altri Paesi del mondo. Per tutti questi motivi, Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. Questo Accordo rafforza i diritti sociali dei nostri 2.602 connazionali in Albania e degli albanesi in Italia, promuovendo una maggiore cooperazione e solidarietà tra i nostri due Paesi. Pertanto, il gruppo Lega-Salvini Premier esprime voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Signor Presidente, credo che dobbiamo tutti sottolineare con grande forza e credo anche con grande unità la portata di questo Accordo, perché stabilisce un principio e anche un precedente importante. Chi in questo Paese ha lavorato per anni - ha contribuito, per esempio, in settori importanti come l'agricoltura, l'edilizia, il settore metalmeccanico e non solo - e dopo torna in patria, dopo anni di duro lavoro, deve avere la possibilità di vedere riconosciuti fino all'ultimo centesimo i contributi e i diritti acquisiti, come se fosse un cittadino nato in Italia .
Questo Accordo parte da questo principio, ed è un Accordo - veniva sottolineato da molti colleghi che mi hanno preceduto - che scaturisce non soltanto dall'abilità e dalla forza della nostra diplomazia, da Governi che si sono succeduti e da parlamentari che si sono impegnati - dopo proverò brevemente a costruire una cronologia dei fatti -, ma anche e soprattutto dall'iniziativa di attivisti della comunità albanese che hanno posto all'attenzione dei Governi e del Parlamento la centralità del diritto alla pensione di migliaia e migliaia di cittadini albanesi.
Lo dico perché qualche anno fa, con un altro Governo, una petizione lanciata dalla comunità albanese e dall'attivista Geri Ballo raccolse migliaia di firme e portò all'attenzione dell'allora Ministro per gli Affari europei Amendola e del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Orlando la questione fondamentale di attivare rapidamente un'iniziativa per costruire un accordo. Fu poi l'iniziativa del Parlamento, del senatore Nannicini, a favorire, attraverso un emendamento alla legge di bilancio del 2021, un investimento economico.
Allora non tutti votarono a favore di quell'emendamento, che passò, e non si tratta dei banchi dell'opposizione, che metteva le risorse per poter costruire e applicare questo Accordo. Questo Accordo fu siglato, poi, attraverso un negoziato bilaterale il 25 e 26 luglio 2022 a Tirana con una delegazione guidata, a nome del Ministro Orlando, dal senatore Nannicini e con responsabili dell'INPS, dei Ministeri del Lavoro e degli Affari esteri.
Abbiamo chiesto in questa legislatura che si accelerassero la ratifica e la firma del Governo, anche attraverso un'interrogazione presentata dal PD il 14 febbraio del 2023. Purtroppo, siamo arrivati anche un po' tardi perché la ratifica, la firma da parte dei Ministri degli Esteri è arrivata nel febbraio del 2024. Dunque, ci troviamo di fronte a una scelta che probabilmente poteva essere accelerata perché stiamo parlando di lavoratori e lavoratrici in carne ed ossa. E vorrei ricordare che questa misura, che riguarda innanzitutto la condizione previdenziale, ma anche la malattia, la disoccupazione e la maternità, ha un elemento di reciprocità. Perché, se è vero che, nel corso degli ultimi trent'anni, sono state decine di migliaia i lavoratori che dall'Albania venivano qui, si contano oggi circa 600.000 lavoratori, di cui 200.000 hanno anche la cittadinanza italiana. La reciprocità sta nel fatto che ci sono tanti lavoratori e tante lavoratrici italiani che oggi lavorano in Albania, contribuiscono alla ricchezza di quel Paese e che giustamente vogliono avere le coperture previdenziali e sociali a cui hanno diritto.
Dunque, oggi andiamo ad approvare questa ratifica. Questo non cambia - lo voglio dire - il giudizio che noi abbiamo espresso e lo abbiamo fatto con diverse visite in Albania in questi ultimi mesi, con diversi atti di sindacato ispettivo, con una linea politica sempre coerente che ha portato a dire che l'Accordo Italia-Albania era uno spreco sull'immigrazione, oltre che una terribile ingiustizia. E continueremo a denunciarlo; e non vorremmo che questo Accordo, costruito nel tempo, con un'iniziativa che ha visto protagonista anche l'attuale opposizione, sia stato siglato così tardivamente perché evidentemente si voleva far passare quell'altra operazione, che noi continuiamo a considerare molto grave e anche una forma, come dire, di calcolo cinico da parte del Governo nei confronti di un problema gigantesco come il tema dell'immigrazione che non può essere trattato come una vicenda da ordine pubblico .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loperfido. Ne ha facoltà.
EMANUELE LOPERFIDO(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere il nostro voto sulla ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica d'Albania, firmato a Roma il 6 febbraio 2024. È importante sottolineare che l'Accordo si inserisce in un contesto di eccellenti relazioni politiche economiche e bilaterali favorite dalla prossimità geografica, dalla posizione strategica vicino ai mercati dell'Unione europea, dalla forte integrazione economica e la prospettiva, fortemente sostenuta dall'Italia, dell'adesione dell'Albania all'Unione europea.
In tutta questa serie di azioni, è importante sottolineare anche l'azione fatta in modo costante, tramite la diplomazia parlamentare, dal collega che ha voluto dare spunto alla collaborazione tra Camera e Parlamento dell'Albania, il collega Salvatore Deidda della Commissione trasporti che ha lavorato alacremente per fare in modo che questo sia soltanto uno dei primi passi per continuare a stringere rapporti tra il nostro Paese e il Paese dell'Albania. Perché vede, collega Scotto, nel momento in cui c'è un atto che viene approvato in modo unitario da parte di quest'Aula, nell'interesse della comunità albanese - vedo qui presenti anche tra le tribune una delle promotrici che ha contribuito a fare in modo che questo Accordo venga sviluppato - pare un po' sgradevole che qualche partito voglia continuare a mettere le bandierine. Perché se è vero che è partito durante la vostra legislatura, non credo sia un caso che questo Accordo venga fatto durante il periodo del Governo Meloni .
È questo comunque il modo del Governo Meloni di operare, grazie anche a un Parlamento che sostiene la forte azione del Governo nel voler allargare l'Unione europea ai Balcani. E questo è proprio uno degli elementi fondamentali: fare in modo, grazie anche a questo tipo di accordo, di riconoscere diritti a quella forte comunità albanese presente in Italia, che da anni contribuisce al nostro progresso economico, sociale e culturale; per quanto riguarda il progresso del nostro Paese era giusto che oggi arrivassimo a questo Accordo, a questa ratifica che questo Parlamento sostiene.
Ci tengo a sottolineare che questo Accordo non rafforza soltanto i legami tra i nostri due Paesi, ma rappresenta anche un riconoscimento della forte volontà, appunto, di voler estendere ai Balcani e in particolar modo all'Albania il processo di allargamento dell'Unione europea.
Auspichiamo, quindi, che una rapida approvazione dell'Accordo, sia qui, come sta avvenendo, sia al Senato, porti a far sì che questa ratifica contribuisca a creare un futuro migliore per i lavoratori italiani e i lavoratori albanesi e le loro famiglie, promuovendo un miglioramento delle loro condizioni e garantendo loro stabilità, nonché a consolidare ulteriormente i rapporti tra Italia e Albania .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1916-A: “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2024”.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1586: Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti, fatto a Dubai l'8 marzo 2022.
Ricordo che, nella seduta del 7 gennaio 2025, si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere , che è in distribuzione.
In particolare, tale parere reca due condizioni riferite all'articolo 3 del provvedimento, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 2, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento , con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento , con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 , nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Annunciando il voto di Italia Viva, mi permetto in questo caso di svolgere alcune considerazioni. Questa ratifica è importante, perché è un atto di buonsenso, di civiltà, di ragionevolezza. Di che cosa stiamo parlando? Questa ratifica tra l'Italia e gli Emirati Arabi Uniti prevede che, previo accordo tra questi due Paesi, ma anche previo parere favorevole da parte del detenuto, si possa scontare l'ultima parte della pena nel Paese d'origine, dove vi sono gli affetti, dove ci può essere continuità lavorativa e dove ci sono i legami. Questo credo sia un elemento molto importante e troppe volte sottovalutato anche nel nostro Paese. Infatti, tante volte si parla a sproposito di carcere, ma sicuramente, quando si parla di carcere, non ci si chiede mai cosa succeda nella parte finale della pena, cosa succeda quando si apre la porta del carcere e tante persone si ritrovano senza alcun tipo di prospettiva lavorativa, senza legami familiari, senza quei rapporti umani che sono l'elemento fondamentale e imprescindibile, anche durante la pena, per consentire di abbassare la recidiva, nell'interesse del detenuto e nell'interesse di tutti noi.
Approfitto di questa occasione per ricordare che ieri - stiamo parlando di un inizio di anno veramente pessimo -, nel nostro Paese, in un carcere c'è stato l'ennesimo suicidio o, meglio, gli ennesimi, perché, nello stesso carcere, si sono suicidati un detenuto e un agente di custodia.
Ricordando e ribadendo il voto favorevole del gruppo di Italia Viva su questa ratifica, credo che oggi si possa iniziare con una sveglia per tutti noi, per questo Governo e per questo Parlamento, perché la situazione nelle carceri italiane non è più tollerabile. Lo dico guardando il Governo che siede tra questi banchi: cerchiamo di cogliere questa occasione per dare un punto di svolta, perché le parole sono già state dette a sufficienza, i fatti, invece, sono stati assolutamente carenti, come certificano i numeri relativi ai suicidi. Lo certifica anche il fatto che appunto non si è fatto nulla - scusate il gioco di parole, ma è voluto - per diminuire la recidiva. I rapporti umani, i legami, le prospettive lavorative invece sono il primo passo per costruire la differenza che è nell'interesse della collettività .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Sarò brevissimo, perché questo accordo è finalizzato a consentire il trasferimento dei cittadini residenti detenuti nel territorio dell'altro Stato contraente, in modo da permettere loro di scontare nel proprio Paese di origine la pena irrogata a seguito di sentenza di condanna definitiva, anche al fine di favorirne il reinserimento sociale. Tra i presupposti necessari per il trasferimento ci sono in particolare la concorde volontà, ovviamente, dei due Stati e il consenso del diretto interessato. L'accordo è conforme al modello comune già utilizzato con altri Paesi e il suo scopo è quello di innalzare il livello della collaborazione nel settore giudiziario anche con gli Emirati Arabi Uniti.
È importante dire - ed è forse l'ultima cosa - che nella relazione illustrativa allegata a questo disegno di legge il Governo giustamente fa presente che questo accordo si rende necessario perché gli Emirati Arabi Uniti non hanno aderito alla Convenzione del Consiglio d'Europa del 1983, che costituisce, di fatto, lo strumento giuridico di più ampia applicazione in materia di trasferimento internazionale di soggetti detenuti al fine di eseguire condanne definitive.
Insomma, è un accordo simile a quello già sottoscritto con gli altri Paesi. Per questo, per debito d'ufficio e loro norma, voteremo a favore come Alleanza Verdi e Sinistra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Dichiaro il voto a favore del gruppo di Azione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Annuncio il voto favorevole del gruppo Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questa ratifica, che si configura nei termini di un rafforzamento delle relazioni tra i nostri Paesi e, più in generale, con le realtà esterne dell'Unione europea in materia di cooperazione internazionale e giudiziaria, con inevitabili e benefiche ricadute sul terreno del contrasto ai fenomeni criminali .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Coin. Ne ha facoltà.
DIMITRI COIN(LEGA). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier e, se possibile, consegno poi l'intervento .
PRESIDENTE. Assolutamente sì.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate, concluso tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti l'8 marzo 2022 a Dubai, rappresenta un'importante iniziativa normativa che si colloca nel quadro della crescente cooperazione internazionale in materia di giustizia penale e tutela dei diritti fondamentali. La ratifica del Trattato consente di consolidare i rapporti tra l'Italia e gli Emirati Arabi, due Paesi che intrattengono relazioni sempre più strette in ambito politico, economico e culturale. L'accordo sul trasferimento delle persone condannate rappresenta un segno tangibile di questa collaborazione, favorendo l'armonizzazione dei rispettivi sistemi giudiziari e penitenziari. Tale armonizzazione è fondamentale per garantire un trattamento equo e rispettoso delle persone condannate, nel rispetto delle norme internazionali e dei princìpi di reciprocità tra gli Stati.
Il Trattato prevede la possibilità per i cittadini italiani condannati negli Emirati Arabi di essere trasferiti in Italia per scontare la pena detentiva nel proprio Paese d'origine e viceversa per i cittadini emiratini condannati in Italia. Questa misura ha un impatto rilevante sul piano umano, poiché consente ai detenuti di scontare la pena in un contesto culturale, linguistico e familiare più vicino alle proprie esigenze, garantendo una maggiore possibilità di reinserimento sociale. Inoltre, tale disposizione contribuisce a migliorare le condizioni di vita dei detenuti, favorendo un'esecuzione della pena più in linea con i principi di dignità e umanità sanciti dalle convenzioni internazionali.
L'attuazione del Trattato permette una gestione più razionale ed efficiente dei detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane, trasferendoli nel Paese d'origine per l'esecuzione della pena. Questo contribuisce a ridurre il sovraffollamento delle carceri italiane, un problema strutturale che da anni rappresenta una sfida per il nostro sistema penitenziario; al contempo, permette agli Emirati Arabi di gestire direttamente i cittadini condannati secondo il proprio sistema giuridico e penitenziario.
Questo scambio di responsabilità migliora la funzionalità complessiva dei rispettivi sistemi penali e penitenziari. La ratifica del Trattato è coerente con i principi sanciti dalle convenzioni internazionali in materia di trasferimento dei detenuti, come la Convenzione del Consiglio d'Europa del 1983 sul trasferimento delle persone condannate.
L'Italia, con l'approvazione di questo Accordo, riafferma il suo impegno verso il rispetto delle norme internazionali e il rafforzamento dello Stato di diritto, dimostrandosi un credibile e affidabile sulla scena internazionale.
Dal punto di vista finanziario i costi derivanti dall'attuazione del Trattato sono stati stimati in soli 22.120 euro annui a partire dal 2023. La copertura finanziaria è stata garantita mediante una riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente nell'ambito del bilancio triennale 2023-2025, senza gravare ulteriormente sulle risorse pubbliche. Inoltre, gli eventuali oneri aggiuntivi previsti dal Trattato saranno affrontati attraverso appositi provvedimenti legislativi futuri, garantendo così una gestione finanziaria trasparente e sostenibile.
Il Trattato si inserisce in un contesto di relazioni bilaterali sempre più strette con gli Emirati Arabi Uniti, un strategico per l'Italia nel Medio Oriente e nella regione del Golfo. Gli Emirati rappresentano un attore chiave per il commercio, gli investimenti e la cooperazione energetica, oltre a essere un interlocutore rilevante nella lotta al crimine transnazionale.
La ratifica di questo Accordo rafforza il dialogo politico e istituzionale tra i due Paesi, creando le basi per ulteriori collaborazioni future. L'articolo 2 del disegno di legge garantisce piena e intera esecuzione al Trattato a partire dalla sua entrata in vigore, secondo le disposizioni dell'articolo 25 del medesimo Accordo. Questa previsione assicura una rapida attuazione delle norme, evitando lungaggini amministrative e garantendo l'efficacia delle disposizioni pattuite. Inoltre, la legge entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella , dimostrando l'urgenza e l'importanza attribuita a questo provvedimento.
In conclusione, Presidente, la ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra Italia ed Emirati Arabi rappresenta un'iniziativa di grande rilevanza strategica giuridica e umanitaria. Questo Accordo non solo rafforza la collaborazione bilaterale fra i due Paesi amici, ma contribuisce anche a promuovere i diritti umani, migliorare l'efficienza del sistema penitenziario e garantire un trattamento più equo e dignitoso per i detenuti. Gli oneri finanziari limitati e la coerenza con le norme internazionali rendono questa ratifica un passo responsabile e lungimirante che proietta l'Italia verso una nuova posizione che è sempre più solida nel panorama delle relazioni internazionali e della cooperazione giudiziaria.
La sua approvazione rappresenta, dunque, un atto di responsabilità e di impegno verso valori condivisi di giustizia, dignità e reciprocità tra le Nazioni. È per questo motivo che il gruppo del Partito Democratico voterà a favore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maullu. Ne ha facoltà.
STEFANO GIOVANNI MAULLU(FDI). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia e consegno l'intervento.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1586: S. 857 - "Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti, fatto a Dubai l'8 marzo 2022 " .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1922: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese relativa alla manutenzione ordinaria e all'esercizio del tratto situato in territorio francese della linea ferroviaria Cuneo-Breil-Ventimiglia, fatta a Milano il 12 aprile 2024, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno.
Ricordo che nella seduta del 7 gennaio si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato .
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su di esso.
GIORGIO SILLI,. Grazie, Presidente. Con riguardo all'ordine del giorno n. 9/1922/1 Gribaudo, il parere è favorevole sui capoversi 1), 2), 3) e 5) delle premesse; viceversa, il parere è contrario sul capoverso 4) delle premesse.
Per quanto concerne gli impegni, esprimiamo parere favorevole sull'impegno n. 1), previa la seguente riformulazione: “A porre in essere ogni utile iniziativa per continuare a garantire periodicamente la partecipazione di rappresentanti degli enti territoriali delle aree alpine meridionali, con un'attenzione specifica ai comuni interessati e alle istituzioni provinciali, nonché quella di parlamentari designati presso il Comitato di cooperazione transfrontaliera, secondo le modalità previste dal Trattato del Quirinale”.
Sugli impegni nn. 2) e 3), invece, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Non vedo in Aula l'onorevole Gribaudo. Chiedo, quindi, all'onorevole Candiani se accetta la riformulazione.
STEFANO CANDIANI(LEGA). Grazie, Presidente. Il Governo ha colto lo spirito del coinvolgimento dei territori.
PRESIDENTE. Quindi accetta la riformulazione. Considerando le nuove modifiche al Regolamento, una volta accettata la riformulazione non si pone in votazione l'ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.
MONICA CIABURRO(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Intervengo per sottoscrivere anche io l'ordine del giorno.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole da parte del gruppo di Italia Viva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Non posso non intervenire sulla Cuneo-Ventimiglia, che è definita, non solo da noi piemontesi, come la “Ferrovia delle Meraviglie”. Lo dico per tanti colleghi: forse è uno dei tratti, non solo italiani, anche internazionali, più stupefacenti. Basterebbe andare a vedere questa linea storica, che congiunge le Alpi al mare, per capire quanto l'ingegneria ci ha portato a fare cose incredibili, non solo se guardate i ponti arditi che ci sono, ma anche il fatto di stare attorno alle rocce.
Insomma, questa vicenda ci porta anche alla recente lotta sindacale che c'è stata proprio la scorsa estate: la linea è stata al centro di una forte agitazione sindacale, con l'interruzione del servizio ferroviario da Limone a Ventimiglia. Lo sciopero, a oltranza o a intermittenza, da parte soprattutto del personale francese della SNCF, è stato indetto dai sindacati della CFDT per protestare contro la chiusura della biglietteria di Breil-sur-Roya nel tratto francese. Lo dico perché sembra una piccola cosa, ma la stazione di Breil, oltre a essere rimasta l'unica stazione di fatto con biglietterie e personale in tutta la linea, è un importante snodo tra i due rami, quello che va verso Ventimiglia e quello che va poi verso Nizza.
La chiusura della biglietteria, dove lavoravano 8 persone, è stata al centro di un grande dibattito, non solo in Francia, ma anche in Italia. Da decenni quella ferrovia è minacciata da tagli, chiusure di stazioni e riduzioni di corse, ma è strenuamente difesa, di fatto, dai cittadini italiani e francesi. Forse in pochi si ricordano che nel 2013, Mauro Moretti, ex dirigente di RFI, tentò di chiudere l'intera linea, considerandola di fatto un ramo secco. Fu proprio una mobilitazione di nostri concittadini - se lo ricorderanno bene i deputati piemontesi - che evitò la chiusura. Furono ridotte le corse: solo due coppie di treni, invece delle otto preesistenti, al giorno.
Solo grazie alle proteste sono poi risalite a quattro coppie, ma ovviamente sono ancora oggi insufficienti. Cogliamo questo atto internazionale, che di fatto mira a rideterminare una più equa ripartizione dei costi di manutenzione ordinaria di questo tratto ferroviario, per dire che le ferrovie possono essere ancora un grande mezzo di trasporto collettivo. La “Ferrovia delle Meraviglie” è stata anche eletta come “Luogo del cuore - FAI” nel 2020 ed è considerata una delle dieci più belle ferrovie del mondo. Un gioiello di ingegneria ferroviaria.
Pensate che con i suoi 100 chilometri ha fatto non solo la storia di questo Paese, ma anche della riappacificazione fra l'Italia e la Francia dopo l'accordo fra Mussolini e Hitler. Insomma, dietro questa storia c'è tanto del nostro passato e anche del nostro futuro. E fatemi dire un'altra cosa, visto che siamo a qualche giorno dall'annuncio della riapertura di tantissimi treni che vanno da Torino alla Francia e visto che siamo stati dentro una bolla, quella per cui ci hanno spiegato che senza l'alta velocità fra Torino e Lione non si poteva quasi attraversare le Alpi.
Come se non ci fosse, invece, una storia che va preservata e mantenuta, perché quelle ferrovie possono essere ancora messe in sicurezza. E ve lo dico: per risparmiare tempo per cosa? Lo dico perché con quei miliardi e miliardi che avete speso - e dico “avete”, perché non con il nostro voto e mai nel nostro nome - spiegatemi quante cose avremmo fatto. Ossessionati da un buco, per portare dove? E ve lo dico adesso che avete messo un ulteriore miliardo di euro sulla Torino-Lione, per fare un buco che non ha uno snodo, per non portare nemmeno le merci, perché mai fosse che si decida un giorno di togliere dal traffico e dalla gomma parte delle merci: un vero bluff ai danni degli italiani.
Per questo siamo convintissimi che si possa fare la stessa cosa che facciamo qui oggi sulla tratta storica della Torino-Lione. Ve lo diciamo, guardate che esiste anche l'alta velocità, a un certo punto riparte, non c'è bisogno di fare un tunnel a tutta velocità. Ma che cosa ve ne fate di 30 minuti in meno, con miliardi e miliardi di euro per distruggere una valle! Per questo, lo diciamo al popolo no-TAV, al popolo della Val Susa, ma così come ai piemontesi che hanno difeso questa ferrovia storica: si può fare, si può ancora viaggiare in treno, basta prendere la giusta velocità e l'alta felicità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Nell'annunciare il voto favorevole del gruppo di Azione a questa ratifica, mi unisco solo con un breve intervento per sottolineare l'importanza strategica della linea ferroviaria Cuneo-Breil-Ventimiglia, come è stato detto anche nota come “Ferrovia delle Meraviglie”, quale collegamento cruciale, non solo storico, ma a tutt'oggi, fra Italia e Francia attraverso le Alpi Marittime. La linea, si è ricordato, è stata inaugurata nel 1928 e ha subito danni significativi durante la Seconda guerra mondiale, ricostruita poi in base alla Convenzione del 1970.
È stato sottolineato come, negli anni, la gestione e la manutenzione della tratta in territorio francese ha sollevato questioni operative e finanziarie che rendevano necessaria una revisione degli accordi del 1970. Per questo si è addivenuti a una nuova Convenzione, firmata a Milano lo scorso aprile. Ovviamente, la nuova Convenzione è anche una convenzione che guarda all'Europa. Fin dalla direttiva n. 34 del 2012, con l'istituzione dello spazio ferroviario europeo, si è iniziato a ragionare in un'ottica di politica unica dei trasporti, ed è pertanto diventato evidente come fosse obsoleta una Convenzione che prevedeva una distribuzione degli oneri farraginosa e iniqua, in parte, fra Italia e Francia.
Pertanto arriva questa Convenzione, che stabilisce una ripartizione più equilibrata dei costi di manutenzione ordinaria del tratto ferroviario situato in territorio francese, basandosi sui principi di territorialità e proporzionalità. Noi ci uniamo al parere positivo su questa Convenzione, non solo perché è più equa e risponde alla cornice normativa europea, ma anche perché favorisce la cooperazione transfrontaliera, migliora i collegamenti ferroviari e promuove lo sviluppo economico e turistico delle regioni interessate. In ultimo, in una giornata così dedicata al dialogo internazionale, è un tassello ulteriore per il rafforzamento dello spazio ferroviario europeo unico e una politica unica dei trasporti, che non può che vederci a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole a questa ratifica da parte del gruppo di Noi Moderati e mi riservo di consegnare il nostro intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole di Forza Italia e consegniamo la dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Anche noi annunciamo il voto favorevole a questa ratifica su una linea ferroviaria importante dal punto di vista trasportistico ma anche turistico e che aiuta anche a gestire tutta una serie di fondi in cooperazione con i nostri vicini francesi. Quello che non possiamo però ratificare è l'operato del Ministro Salvini per quanto riguarda la gestione delle infrastrutture ferroviarie e i soldi che vengono spesi su questo tema, specialmente in regione Piemonte.
Ricordo che i 2 miliardi buttati per il TAV - un'opera che è lì da anni, che è inutile e dispendiosa e che sta bloccando tutto lo sviluppo, tra l'altro, di un territorio - sono una ferita aperta per la nostra regione, quando si potrebbero fare tantissime opere di infrastruttura ferroviaria, sempre per la regione Piemonte, che avrebbero un impatto immediato e dei risultati eccezionali. Ne cito due: uno è il parco smistamento di Alessandria, che potrebbe essere sì un strategico per il trasporto merci e per lo sviluppo della città; un che, tra l'altro, è stato fortemente voluto dal nostro MoVimento, con un emendamento all'ultimo momento utile del Governo Draghi, da parte della nostra ex senatrice Susy Matrisciano, che ha fatto partire questa iniziativa che è bloccata da anni dopo annunci, continui annunci e continue conferenze stampa da parte dei deputati della Lega e del Ministro Salvini stesso; poi tutte le infrastrutture di ferrovie locali che aspettano manutenzioni e aspettano l'utilizzo e l'acquisto di nuovi treni e la manutenzione della rete che interessa i pendolari piemontesi.
Tutto questo rimarrà fermo non solo perché si prosegue a buttare soldi per il ponte sullo Stretto - denaro pubblico per opere inutili dal punto di vista trasportistico - ma anche perché si persegue un'idea di cantiere, un'idea di opera che ormai è palesemente inutile, ma che dobbiamo portare, purtroppo, avanti solo per favorire una spesa e un dispendio di risorse per appalti pubblici che non avranno un riscontro positivo per la nostra regione; tutto ciò quando si potevano fare cose molto più impattanti e molto più importanti per la regione Piemonte, ma direi per tutto il Nord Ovest .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Billi. Ne ha facoltà.
SIMONE BILLI(LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, questo è un Accordo molto importante, perché costituisce uno snodo fondamentale per la regione Liguria ed è ampiamente utilizzato sia dai lavoratori sia dai turisti, dai frontalieri e dai pendolari. Inoltre, è molto importante per l'integrazione del settore dei trasporti dell'Unione europea e, quindi, è essenziale per il completamento del mercato interno. Pertanto, il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questa ratifica. Come altre, si tratta di una ratifica che esprime la volontà del nostro Paese di collaborare su questioni importanti: in questo caso riguarda le infrastrutture di collegamento Italia-Francia e, in particolare, la manutenzione e la disciplina di esercizio del tratto francese della linea ferroviaria Cuneo-Breil-Ventimiglia.
È un atteggiamento, quello della cooperazione con altri Paesi per la gestione, per la risoluzione di questioni comuni, che il nostro Paese tiene da anni, non solo da ora, e che oggi, in una situazione internazionale complessa come quella che stiamo vivendo, da diversi punti di vista, assume un'importanza ancora maggiore.
In particolare, in questo caso, parliamo di viabilità ferroviaria, con implicazioni transfrontaliere, che riguarda collegamenti di regioni come il Piemonte, come la Liguria, che presentano gravi deficit, sia rispetto alla viabilità stradale che a quella ferroviaria, anche per la mancata attuazione di diversi interventi attesi e promessi.
Peraltro, occorre ricordare come l'importanza di queste forme di cooperazione, funzionali all'efficientamento delle reti, stia anche nell'ambito di una politica comune europea dei trasporti, che noi sosteniamo, finalizzata naturalmente, da una parte, a garantire la libera prestazione dei servizi - e questo richiede l'armonizzazione delle normative tecniche, amministrative, di sicurezza, che è essenziale per conseguire l'interoperabilità dei vari sistemi nazionali ed è questa una delle ragioni di questa nuova convenzione -, ma che riguarda anche misure di protezione dell'ambiente.
Sostenere e potenziare il trasporto ferroviario è una parte fondamentale della politica europea dei trasporti, che avrebbe bisogno anche di interventi molto più incisivi in questo senso da parte del Governo del nostro Paese; molto più incisivi di quelli, ad esempio, posti nell'ultima manovra su questi temi.
Sono interventi che servono anche per rispondere agli obiettivi del libro bianco del 2011 per una politica dei trasporti competitiva e sostenibile, che ha proprio fissato l'obiettivo di garantire, entro il 2050, la maggior parte del trasporto di passeggeri a media percorrenza su rotaia, e anche l'obiettivo di dare attuazione al europeo, che richiede che una parte sostanziale del 75 per cento dei trasporti merci che oggi avviene su strada si trasferisca su ferrovie.
Però, l'accordo su questa ratifica - che ribadiamo - non deve far dimenticare le grandi questioni aperte su quei territori, le promesse mancate sulla viabilità e la gestione totalmente inadeguata a cui assistiamo da mesi, del sistema ferroviario da parte del Ministro Salvini. L'incubo dei pendolari della Cuneo-Ventimiglia non finisce mai: così titolavano diversi giornali negli ultimi mesi del 2024 e ancora nei primi giorni del 2025. Proprio in questi giorni, la linea ferroviaria di cui trattiamo ha fatto vivere dei veri e propri momenti di incubo, di disagio, ritardi continui sulla linea, così come è accaduto durante tutto il 2024, in particolare d'estate, determinando soppressioni di navette, ritardi di ore, disagi per i turisti e per i pendolari transfrontalieri. Con lo stop al tunnel di Tenda, che ormai ha raggiunto e superato i 4 anni, davvero questo territorio meritava una maggiore considerazione, una maggiore attenzione alla linea ferroviaria, che, invece, fino ad oggi sembra lasciata a se stessa.
Ci auguriamo che a questa ratifica seguano davvero azioni concrete per ridurre i ritardi cronici della linea, che seguano adeguati lavori necessari sul tracciato, che segua la messa in opera di mezzi nuovi ed efficienti, oltre che lo sblocco della viabilità sul Colle di Tenda.
Ci auguriamo che a questa ratifica segua altrettanto zelo per avviare un'altra opera su una linea ferroviaria dello stesso territorio, in particolare del Ponente ligure, ovvero il raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, nella tratta Finale-Andora, attesa da tempo, che dopo diversi anni è ancora in fase autorizzativa. RFI ha depositato il progetto, ma ancora non ci sono le risorse necessarie. Si tratta di un progetto importantissimo, che consentirà il raddoppio, nella tratta Andora-Finale, di 32 chilometri, di cui 25 in galleria, consentendo di aumentare la frequenza dei treni, di ridurre i tempi di percorrenza, di migliorare la capacità complessiva del trasporto.
Sono complessivamente interventi che il territorio non può più attendere per migliorare la mobilità di queste regioni, per superare le criticità grandi che persistono nel sistema dei trasporti. Anche su questa linea, abbiamo assistito in queste settimane, in questi mesi, all'ennesima situazione insostenibile di giornate di blocchi autostradali, di ritardi ferroviari, di soppressione di treni. Quindi, ci auguriamo che seguano davvero misure a questa ratifica, che possano superare quello stato di gravi disfunzioni che non solo non ci avvicinano alla mobilità europea, ma allontanano questi territori dagli standard minimi della mobilità di un Paese civile.
Quindi, voteremo a favore di questa ratifica, che consente un passo avanti nella cooperazione europea per la gestione delle infrastrutture ferroviarie; ma che quel passo sia davvero di monito e di esempio per andare avanti e dare risposte ad un sistema di trasporto ferroviario che in molte aree del nostro Paese è spesso al collasso .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.
MONICA CIABURRO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario, il provvedimento in esame mi tocca in modo particolare, provenendo dalla provincia di Cuneo, in quanto riguarda la linea ferroviaria Cuneo-Breil-Ventimiglia, la cosiddetta - come è già stato detto - “ferrovia delle meraviglie”, Luogo del cuore FAI, da poco ottenuto. È una linea che ha una storia, un fascino, una suggestione per chiunque l'abbia mai provata, ma anche per quanto riguarda l'ordinarietà nel trasporto di un'area che è transalpina, quindi il transito di un colle da parte italiana che va verso la Francia, attraversando territori un po' italiani e un po' francesi per ritornare in Italia.
È stata realizzata nel 1928, dopo tre quarti di secolo tra l'idea e, poi, la caduta a terra, e trova le sue origini nell'allora Regno di Sardegna, con l'idea di creare una linea ferroviaria che attraversasse il Colle di Tenda, per sviluppare quegli scambi commerciali anche tra Torino e Nizza, tra la pianura del Po ed il Mediterraneo, quando queste due città, Torino e Nizza, erano all'interno del medesimo Stato, cioè dell'Italia. Questa linea ferroviaria ha avuto una gestazione molto travagliata ed una vita relativamente breve. Infatti, fu inaugurata nel 1928 ed è stata in vita per soli 10 anni, dopo una lunga attesa per la realizzazione. Poi, fu distrutta dalla brutalità della guerra, con una ricostruzione e rimessa in efficienza dell'intero tracciato solamente nel 1979.
Parliamo di una delle linee ferroviarie alpine più belle, riconosciuta come tale a livello internazionale. Si tratta di una linea che è riuscita a vincere le difficoltà orografiche delle catene montuose, con l'ardimento di decine di ponti, viadotti, gallerie, sdoppiandosi ed assicurando un collegamento a Nizza e Ventimiglia. Negli ultimi anni, la linea è stata oggetto di varie chiusure a livello manutentivo, sia per la messa in sicurezza della tratta, che, attraversando una zona alpina, è purtroppo molto sollecitata, frequentemente anche, da condizioni climatiche molto avverse e maltempo, ma anche da queste condizioni che sono tipiche del panorama alpino.
Il DNA stesso di questa ferrovia, la sua storia, vuole una collaborazione stretta tra l'Italia e la Francia nel garantirne la bellezza, la funzionalità e tutti gli scambi commerciali e turistici, ma anche quelli ordinari e quotidiani di collegamento in quest'area interna molto particolare. Trovano il loro posto nel trattato che con questo provvedimento ci troviamo a ratificare, che permetterà di ripartire in modo molto più equo i costi di manutenzione ordinaria del tratto ferroviario francese, con una migliore suddivisione delle responsabilità tecniche e amministrative tra Italia e Francia. Questa linea è la testimonianza di quanto occorra stimolare e sviluppare i collegamenti transfrontalieri che garantiscono alla nostra penisola e, in questo caso, alla provincia di Cuneo, in particolare, un ruolo strategico per lo sviluppo dei flussi commerciali e di quella che, a livello comunitario, definiamo politica comune dei trasporti.
L'accordo che oggi andiamo a ratificare è frutto di una grande sensibilità tra Italia e Francia, che auspico possa permeare ulteriormente i nostri cugini d'Oltralpe, anche in riferimento alla riapertura del traforo del Tenda, un'opera viaria fondamentale, il cui ripristino è stato coperto per il 58 per cento da parte italiana e che siamo ormai pronti a far ripartire con l'apertura.
Signor Presidente, senza le infrastrutture non può esserci vita, né futuro per i nostri territori. Per più vita, futuro e prospettive per la nostra terra, per il Piemonte, per la provincia di Cuneo, per le nostre valli alpine e le aree interne, dichiaro, quindi, il voto favorevole di Fratelli d'Italia a questa ratifica
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1922: "Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese relativa alla manutenzione ordinaria e all'esercizio del tratto situato in territorio francese della linea ferroviaria Cuneo-Breil-Ventimiglia, fatta a Milano il 12 aprile 2024, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno".
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 1703: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, detto Sovrano Militare Ordine di Malta - SMOM, fatto a Roma il 23 ottobre 2023.
Ricordo che nella seduta del 7 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Poiché non sono state presentate proposte emendative, li porrò direttamente in votazione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 2, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 3, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo 4, se nessuno chiede di intervenire lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 .
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Annuncio il voto favorevole da parte del gruppo di Italia Viva. Credo che questa ratifica abbia un elemento importante, perché consente al Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta di iscriversi al registro nazionale del Terzo settore. Questo è importante in un'ottica di trasparenza, ma, soprattutto, per poter accedere ai benefici e alle agevolazioni che il codice del Terzo settore porta con sé. E colgo questa occasione, ribadendo il voto favorevole da parte del gruppo di Italia Viva, per ringraziare i tantissimi volontari dell'Ordine di Malta che sono presenti sul nostro territorio, che intervengono durante le catastrofi naturali, che recuperano e distribuiscono eccedenze alimentari e che sono nei luoghi del bisogno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente, solo per annunciare il nostro voto di astensione come Alleanza Verdi e Sinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grippo. Ne ha facoltà.
VALENTINA GRIPPO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Azione e unirmi nel riconoscimento del ruolo storico e umanitario del Sovrano Militare Ordine di Malta che, come sappiamo, svolge un ruolo importante di sussidiarietà nel sistema sanitario ed assistenziale a livello nazionale ed internazionale. Quindi, ci uniamo anche ai ringraziamenti al personale sanitario e volontario che opera non solo in Italia, ma in 120 Paesi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente, per annunciare il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati. Depositiamo l'intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.
PATRIZIA MARROCCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Depositiamo anche noi la dichiarazione di voto, annunciando il voto favorevole di Forza Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente, per annunciare il voto di astensione del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Presidente. Il provvedimento riguarda un importante accordo bilaterale fra l'Italia e il Sovrano Militare Ordine di Malta. È un provvedimento importante, perché permette al Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta (CISOM) di iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore, con le conseguenti agevolazioni. Il CISOM, dal 1970, svolge nel nostro Paese un importante intervento caritatevole, di protezione civile. Ha svolto un ruolo determinante durante la recente alluvione in Romagna.
È una fondazione di diritto melitense, senza scopo di lucro, con finalità di protezione civile, sanitaria, assistenziale, sociale, umanitaria e di cooperazione. Conta più di 100 gruppi locali sul territorio italiano e ha oltre 3.500 volontari. Una rappresentanza dei volontari del CISOM, riconoscibili con i caratteristici baschi rossi, sfila annualmente nella parte riservata all'Associazione dei Cavalieri dell'Ordine di Malta nelle celebrazioni del 2 giugno, per la festa della Repubblica italiana. Comprende volontari medici, infermieri, psicologi, farmacisti, soccorritori e svolge attività importanti, anche quotidiane, in supporto dei servizi del 118 e di assistenza e protezione nelle manifestazioni e nei grandi eventi, come ad esempio il Giubileo del 2025. Inoltre, svolge il servizio di trasporto di infermi e disabili ed opera quotidianamente in molte città per sostenere i senza tetto. Ha sezioni specializzate, come quelle cinofile, di ricerca, di soccorso acquatico e idrogeologico per le alluvioni, di tutela dei beni culturali e telecomunicazioni in emergenza. Svolge soprattutto un'importante attività a livello internazionale.
Nell'ambito del , i volontari del CISOM partecipano alle missioni umanitarie nelle zone di conflitto e nelle aree più depresse del mondo, in occasione di grandi catastrofi all'estero. Inoltre, partecipano ai progetti nell'ambito del Meccanismo di protezione civile dell'UE. È, quindi, doveroso per la nostra Aula approvare questa ratifica e annuncio il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Care'. Ne ha facoltà.
NICOLA CARE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il disegno di legge di ratifica n. 1703 rappresenta un'opportunità significativa per il nostro Paese di rafforzare la cooperazione con un storico di grande rilevanza internazionale, il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM).
La ratifica e l'esecuzione dell'Accordo sottoscritto il 23 ottobre 2023 a Roma sono atti di responsabilità e lungimiranza, che consentiranno di consolidare ulteriormente il legame tra la Repubblica italiana e questa istituzione, garantendo benefici concreti per il sistema del Terzo settore e per i cittadini italiani.
Il principale obiettivo dell'Accordo è di permettere al Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta, (CISOM), ente di diritto melitense, di iscriversi al Registro unico nazionale del Terzo settore, così come è previsto dal codice del Terzo settore italiano, decreto legislativo n. 117 del 3 luglio 2017.
Il CISOM da molti anni è già impegnato in attività di interesse generale sul territorio italiano, come il soccorso in caso di emergenze naturali e la salvaguardia della vita umana in mare. La sua inclusione nel registro nazionale del Terzo settore non solo formalizza il suo ruolo all'interno del nuovo sistema legislativo, ma consente anche di armonizzare le sue attività con le normative italiane, garantendo maggiore trasparenza e conformità normativa.
Uno dei punti di forza di questo Accordo è che la sua attuazione non comporta alcun onere finanziario aggiuntivo per la Repubblica italiana. Come evidenziato nella relazione tecnica e dalla verifica positiva del Ragioniere generale dello Stato, l'iscrizione al Registro unico nazionale del Terzo settore del CISOM non genera nuovi costi né per lo Stato, né per le istituzioni italiane coinvolte. Questo aspetto rende l'Accordo particolarmente vantaggioso, poiché permette di ottenere significativi benefici operativi senza gravare sul bilancio pubblico.
Il Sovrano Militare Ordine di Malta è da tempo un privilegiato dalla Repubblica italiana in ambiti cruciali, come l'assistenza sanitaria e umanitaria. Precedenti accordi bilaterali, come quello del 1991 per l'assistenza in caso di emergenza e quello del 2020 per la salvaguardia della vita umana in mare, testimoniano l'importanza di questa collaborazione. La ratifica di questo Accordo rappresenta un ulteriore passo in avanti in questa direzione, rafforzando la cooperazione internazionale e valorizzando il contributo del CISOM alle attività di solidarietà e di soccorso sul nostro territorio.
L'Accordo è stato attentamente valutato sotto il profilo giuridico e non presenta alcuna criticità in termini di compatibilità con il diritto internazionale o con gli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. La sua attuazione avverrà nel pieno rispetto delle normative italiana ed europea, preservando al contempo la peculiarità del Sovrano Militare Ordine di Malta come ente di diritto pubblico melitense. L'iscrizione del CISOM al RUNTS consentirà a questo ente di accedere ai benefici previsti del codice del Terzo settore, migliorandone l'efficienza operativa e la capacità di intervento; ciò si tradurrà in un potenziamento delle attività svolte a favore delle comunità locali, in particolare nei settori dell'assistenza sanitaria, del soccorso in emergenza e della protezione civile.
L'inclusione del CISOM nel sistema del Terzo settore italiano rappresenta un riconoscimento del suo impegno e del suo contributo al benessere collettivo. Inoltre, l'Accordo dimostra come sia possibile integrare efficacemente un ente di diritto pubblico melitense, come il CISOM, nel sistema giuridico italiano, preservandone al contempo la specificità. Alcune disposizioni del codice del Terzo settore non saranno applicate al CISOM, al fine di rispettarne la natura peculiare, ma ciò non ostacolerà la sua piena operatività e il rispetto delle normative italiane. Questa sinergia tra ordinamenti rappresenta un modello virtuoso di cooperazione internazionale.
In conclusione, questa ratifica rappresenta un'opportunità unica per valorizzare il contributo del Sovrano Militare Ordine di Malta e del CISOM al nostro Paese. Senza costi aggiuntivi per lo Stato, l'Accordo consentirà di rafforzare le attività di solidarietà e assistenza sul territorio italiano, garantendo al contempo un quadro normativo chiaro e trasparente.
Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del gruppo Partito Democratico, riconoscendo il valore di una collaborazione che, da tempo, contribuisce al benessere della nostra società. Ratificare questo Accordo significa scegliere di promuovere solidarietà, responsabilità e cooperazione internazionale in linea con i valori fondanti della nostra Repubblica e del Terzo settore.
Mi aggiungo anche ai ringraziamenti, che hanno già espresso i miei colleghi, verso tutti i volontari che lavorano nel mondo per aiutare quelle comunità che sono state soggette a catastrofi naturali e ambientali.
Lavorano non soltanto qui in Italia, ma in qualsiasi angolo del mondo, soprattutto in quelle Nazioni che noi chiamiamo emergenti e che hanno, ancora oggi, dei problemi a livello di aiuti sociali. Come ho detto prima, per questo motivo il Partito Democratico voterà a favore di questa ratifica: una ratifica importantissima fra la Repubblica italiana e lo SMOM .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maullu. Ne ha facoltà.
STEFANO GIOVANNI MAULLU(FDI). Grazie, Presidente. Credo che in questa sede non sia possibile ricordare tutte le numerose benemerenze del Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta. Mi limito a ricordare che esso è stato costituito nel 1970, quale Corpo di volontariato e ordinamento civile dell'Associazione dei cavalieri italiani del Sovrano Ordine di Malta. Ha operato in moltissime situazioni di crisi, a partire dal terremoto in Friuli del 1976. Nel 1991 è stato formalmente riconosciuto come struttura di Protezione Civile operante in Italia e ha svolto un ruolo importante nel terremoto dell'Umbria, delle Marche, del Molise e dell'Abruzzo, e poi nel sisma del Centro Italia 2016-2017.
Va anche ricordato che il CISOM ha prestato la propria attività durante la pandemia del COVID e nelle operazioni di soccorso in mare a Lampedusa e nel Mar Egeo, e nella crisi umanitaria aperta dall'invasione russa all'Ucraina. Grazie a questo Accordo - come è stato ripetuto più volte, ma occorre riaffermarlo - il CISOM potrà fruire dei benefici del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017, ed essere quindi iscritto nel Registro unico nazionale del Terzo settore. Ciò garantirà al CISOM i requisiti necessari per avviare nuove collaborazioni con la pubblica amministrazione italiana ed ampliare la propria operatività e l'interesse generale in Italia. Per questo motivo, preannuncio il voto convinto e ovviamente favorevole del gruppo Fratelli d'Italia .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1703: “Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, detto Sovrano Militare Ordine di Malta - SMOM, fatto a Roma il 23 ottobre 2023”.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, poiché abbiamo avvertito, da parte di alcuni gruppi, la volontà di modificare i lavori che avevamo previsto nella passata Conferenza dei presidenti di gruppo, chiedo che venga convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo per qualunque modifica del calendario dei lavori. Naturalmente, qualora, invece, non dovessero esserci modifiche, e quindi si proseguisse regolarmente come ci siamo detti, ritiro la proposta di convocazione della Conferenza dei presidenti di gruppo. Ma se ci dovesse essere una modifica, la prego di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo.
PRESIDENTE. Onorevole Faraone, veramente a me non è arrivata alcuna richiesta da parte di alcuno, salvo che non vi siano, in questo momento, proposte che volete fare voi stessi, però a me, finora almeno, non è arrivato niente. Andiamo avanti allora.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione della questione pregiudiziale di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1, riferita al disegno di legge costituzionale n. 1917: “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” e alle abbinate proposte di legge costituzionale: Enrico Costa; Giachetti; Calderone ed altri; Morrone ed altri nn. 23-434-806-824.
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di 10 minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di 5 minuti.
Illustra la questione pregiudiziale di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1 l'onorevole Alfonso Colucci. Prego, onorevole.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor Vice Ministro, la separazione delle carriere è incompatibile con i principi cardine della nostra Carta costituzionale e con gli obblighi che l'Italia ha assunto in ambito europeo. La Costituzione, all'articolo 104, sancisce che la magistratura è un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Il disegno di legge in esame, che separa le carriere tra giudici e pubblici ministeri e che crea due distinti Consigli superiori della magistratura, spezza l'unità della magistratura e la sua unitaria cultura giuridica. Il sistema giudiziario diviene così vulnerabile alle ingerenze della politica.
L'unità della magistratura non è, infatti, un mero aspetto organizzativo: è il presupposto fondamentale per garantire che tutti i cittadini siano veramente uguali davanti alla legge, come sancito dall'articolo 3 della Costituzione, che costituisce applicazione dell'articolo 24. Questo disegno di legge, invece, frattura il sistema giudiziario, separa la magistratura giudicante dalla magistratura requirente, e così il pubblico ministero si allontana dall'unitaria funzione pubblica della giurisdizione e si trasforma progressivamente in avvocato dell'accusa.
Diventa così il superpoliziotto, organo di accusa e non di giustizia, lontano dalla giurisdizione, vicino alla Polizia giudiziaria, e quindi al Governo di turno. Purtroppo alla maggioranza non è servito a nulla l'insegnamento di Togliatti, di La Pira, di Calamandrei, che affermavano la necessità di tenere lontano il potere inquirente dal potere esecutivo, affinché i magistrati non abbiano nulla da temere, né nulla da sperare dagli uomini di Governo. Questo disegno di legge indebolisce l'indipendenza del nostro pubblico ministero dal potere esecutivo e confligge con i principi europei, che richiedono, all'opposto, di rafforzare la giurisdizione, al fine della compiuta attuazione dello Stato di diritto, per una giustizia davvero equa, imparziale ed efficiente.
La separazione dei poteri è principio costitutivo dello Stato di diritto, valore fondativo dell'Unione europea, precondizione per l'esercizio di tutti gli altri diritti. Questa riforma viola, quindi, l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea. Il pubblico ministero non sarà più, per usare un ossimoro, parte imparziale, disinteressata all'esito del giudizio. I cittadini perderanno così il proprio diritto al giusto processo, nel quale il pubblico ministero ricerca la verità processuale e raccoglie le prove anche a favore dell'indagato. Invece d'ora innanzi si troveranno un pubblico ministero che eserciterà esclusivamente l'accusa. Mi rivolgo alla maggioranza: volevate parificare accusa e difesa? Otterrete l'effetto opposto, è l'eterogenesi dei fini.
Il cittadino comune sarà schiacciato dall'accusa, mentre chi ha soldi e potere potrà salvarsi. Ma già, voi di centrodestra volete una giustizia classista e non una giustizia eguale per tutti: avete eliminato il reato di abuso d'ufficio, ridimensionato le norme anticorruzione, indebolito le intercettazioni, avete limitato i controlli sugli appalti pubblici e introdotto punizioni per chi dissente. Voi, addirittura, mandate in carcere anche chi protesta con la desistenza passiva. Il fatto non sussiste: questa è stata la formula dell'assoluzione del Ministro Salvini nel processo Open Arms.
Quella sentenza dimostra la natura non politica, ma strettamente giudiziaria di quel processo. Dimostra anche che la magistratura giudicante non è affatto accondiscendente verso la magistratura requirente, ma la vostra furia ideologica è sorda e cieca. Vi chiedo: se la separazione è il rimedio, perché allora non separate anche i giudici di primo grado da quelli d'appello, e così via? Perché indebolite il ruolo del Presidente della Repubblica, sdoppiando la sua Presidenza nei due separati Consigli superiori della magistratura? La verità è che voi volete una giustizia cucita addosso ai vostri sodali e non una giustizia giusta.
L'articolo 111 della Costituzione stabilisce che ogni processo si deve svolgere nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale. La relazione illustrativa della Meloni pretende di fondare la necessità della riforma proprio su questo principio, sostenendo che la separazione delle carriere garantirebbe una maggiore imparzialità del giudice, ma, onorevoli colleghe e colleghi, questa interpretazione è fuorviante. L'imparzialità del giudice, come già previsto dalle norme vigenti, è garantita da strumenti quali l'astensione, la ricusazione, l'incompatibilità funzionale e territoriale. Separare le carriere non rafforza affatto la terzietà del giudice; al contrario, rischia di comprometterla. La parità tra le parti è principio endoprocessuale da garantire ed eventualmente rafforzare con legge ordinaria, e non già con questa riforma costituzionale.
Mi permetto di ricordare che l'Italia, Stato membro dell'Unione europea, è tenuta a rispettare gli standard dello Stato di diritto fissati dai trattati e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea. La separazione delle carriere, così come delineata in questo disegno di legge, rischia di avvicinare il nostro Paese a modelli che sono già stati oggetto di censura da parte delle istituzioni europee. La Commissione europea ha più volte sottolineato che qualsiasi riforma del sistema giudiziario deve preservare l'indipendenza della magistratura e garantire un controllo effettivo contro le ingerenze del potere politico. E nella sua relazione sullo Stato di diritto in Italia nel 2024 ha espresso dubbi proprio su questa riforma, con particolare riguardo al sistema di sorteggio per la nomina dei magistrati componenti i due Consigli superiori della magistratura, che non assicura l'obiettività della selezione perché il sorteggio - e cito letteralmente - “non sembra garantire che tali membri siano eletti dai loro pari”.
Per non parlare poi dell'istituzione dell'Alta Corte disciplinare, un vero e proprio ritorno al passato, al modello delineato dal regio decreto del 1946, poi superato dai padri costituenti. Non solo si sottraggono le competenze disciplinari al Consiglio superiore della magistratura, ma si concentra un potere così rilevante in un organismo - l'Alta Corte - non soggetto a controlli esterni. Molteplici i rilievi sull'impugnativa dei suoi provvedimenti e sul coordinamento con l'articolo 111 della Costituzione. State creando un sistema opaco e potenzialmente abusivo.
Dunque, parliamo di una riforma non solo incostituzionale, ma davvero pericolosa. Non è un intervento, questo, pensato per migliorare il funzionamento della giustizia, ma per indebolire le garanzie dei cittadini .
Questo disegno di legge non rappresenta un passo avanti verso una giustizia migliore, ma un passo indietro verso un sistema in cui man mano il potere politico potrà esercitare un controllo sul potere giudiziario. E così le conquiste dello Stato di diritto vengono da voi sacrificate sull'altare del patto scellerato tra Meloni, Salvini e Forza Italia.
E allora, Presidente, difendiamo la nostra Costituzione; difendiamo la nostra democrazia; respingiamo con forza questa riforma. Si tratta del futuro del nostro sistema di giustizia e delle libertà di tutti i cittadini e, pertanto, alla luce delle osservazioni da me poste con questo intervento, invito l'Aula a non procedere ulteriormente all'esame del provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). La ringrazio, signor Presidente. Noi, come qualcuno forse saprà, in questa legislatura in modo particolare, siamo sempre stati attenti, a prescindere dalla valutazione che avevamo nel merito dei provvedimenti, a cercare di circoscrivere le pregiudiziali di costituzionalità finalizzate esattamente alla messa in evidenza di evidenti problemi di costituzionalità, riservandoci poi sul piano del merito politico di assumere decisioni, a volte a favore e a volte contro i provvedimenti che venivano posti dal Governo.
Ora, io ho una particolare stima nei confronti del collega Colucci e della sua conoscenza della dottrina e, pertanto, ho seguito con grande attenzione il suo intervento, dopo aver letto con grande attenzione la questione pregiudiziale, per cercare di capire dove potessero essere raggiunti i presupposti per presentare una pregiudiziale di costituzionalità a una riforma costituzionale. E, nella mia totale ignoranza, rispetto a tutte le considerazioni che ho sentito fare dal collega Colucci, sul piano politico assolutamente legittime, non ho avvertito che cosa mettesse in contrasto una riforma costituzionale con l'unica cosa che può essere intoccabile attraverso una procedura di revisione costituzionale, cioè la prima parte della Costituzione, quella relativa ai 12 articoli che sono i principi fondamentali. Perché, colleghi del MoVimento 5 Stelle, se noi abbiamo una legge ordinaria e vogliamo evidenziare che vi è una incostituzionalità, abbiamo lo strumento della pregiudiziale che fa riferimento alla Costituzione e dice che quella legge viola la Costituzione. Ma se questo Parlamento - e chiunque, su qualunque materia - ha come strumento per modificare la Costituzione quello di modificarla attraverso una procedura costituzionale (che significa una legge costituzionale che, se approvata con una determinata maggioranza, è automaticamente in vigore, altrimenti si ricorre al referendum), se quello è l'unico modo che abbiamo per modificare la Costituzione, spiegatemi come si può presentare una pregiudiziale di costituzionalità su un articolo che non fa parte dei 12 punti della Costituzione che sono intoccabili. È una contraddizione in termini.
Lo ripeto, nelle mie scarsissime competenze sul piano del diritto e della Costituzione, però, non capisco. Possiamo essere d'accordo o meno. Io sono assolutamente d'accordo col collega Colucci sul fatto che possiamo essere d'accordo o meno nel merito delle riforme. Ma, tolta la prima parte, cioè i 12 articoli intoccabili della Costituzione, una maggioranza qualificata (e, se non qualificata, attraverso il referendum) ha il diritto di cambiare. E l'unico strumento che ha per cambiare la Costituzione è quello di una proposta di riforma costituzionale.
Come si fa a considerare una pregiudiziale che dice che non posso neanche riformare la Costituzione? Perché in questo modo è tutta la Costituzione ad essere intoccabile.
Quindi, io obiettivamente ho fatto fatica anche a cercare di capire come la Presidenza abbia potuto rendere ammissibile una questione pregiudiziale di costituzionalità. Mi si spiega che, con un pindarico volo estensivo, si ritiene che il contesto generale della Costituzione venga leso da una cosa del genere. Mi permetto anche di dire - e mi avvio a concludere perché ho pochi minuti - che in questo caso, paradossalmente, noi non solo non siamo in una fase di anticostituzionalità, ma dopo anni forse arriviamo ad attuare una riforma costituzionale che è stata fatta quando si è deciso di passare dal rito inquisitorio a quello accusatorio; cioè, tutte le considerazioni che il collega Colucci ha svolto sono previste da una riforma costituzionale che non è stata mai attuata fino alla fine.
Si può essere d'accordo, si può non essere d'accordo, benissimo. Ma questa sicuramente, da parte di chi la propone (io ho fatto una proposta di legge diversa da quella che arriverà qui, altri ne hanno presentate altre, come il collega Costa, vi è quella sulle camere penali e via dicendo), fa parte - e ho finito, signor Presidente - di una serie di proposte che hanno come fine quello di dare finalmente attuazione a una riforma costituzionale fatta negli anni scorsi e che ha sempre vissuto la contraddizione di aver stabilito un principio e di non averlo poi mai realizzato fino in fondo.
È l'attuazione della Costituzione, di quanto già previsto e modificato rispetto alla fase costituente nella quale era stato previsto il rito inquisitorio, e via seguitando. Poi si può essere d'accordo, comprendo perfettamente chi è contrario, comprendo chi è favorevole. Si può essere d'accordo o meno, ma, se c'è una volta in cui stiamo addirittura finalmente attuando un pezzo della nostra Costituzione, che è rimasta appesa a un filo per anni, è esattamente quello che si fa con questi progetti di legge.
Chiudo. Siccome nella questione pregiudiziale di costituzionalità - io l'ho letta attentamente - si fa anche riferimento al referendum che c'è stato nel 2022, faccio presente che non era un referendum sulla separazione delle carriere quello che è stato presentato, ma era un referendum sulla separazione delle funzioni. Non ho il tempo di spiegare - e non lo devo spiegare io -, ma è una cosa diversa. Poi, però, si dice che il popolo italiano ha respinto quel referendum, sul quale c'è stata una straordinaria informazione, uno straordinario pubblicitario, per cui il popolo ha deciso - ho finito, Presidente - di non andare a votare.
Purtroppo, in quell'occasione, come spesso accade quando ci sono i referendum, se almeno l'informazione pubblica, quella di Stato, avesse informato effettivamente sui temi referendari, su quello che rappresentavano, io penso che, come per tanti altri referendum, il si sarebbe raggiunto. Ma faccio presente al collega Colucci che, di quel poco “per cento” che è andato a votare, l'80 per cento ha votato a favore della separazione delle funzioni o delle carriere, come si vuole, dando un segnale molto chiaro. Se così è, io mi auguro che effettivamente si vada a un altro referendum su questo e magari che non succeda, come è successo sulla responsabilità civile dei magistrati, che si fa un referendum, si vince il referendum e poi il Parlamento tradisce quello che il popolo ha chiesto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi abbiamo più volte chiarito la nostra posizione, come approccio generale e come linea interpretativa, su come utilizzare lo strumento delle pregiudiziali di costituzionalità. Noi riteniamo che questo sia uno strumento del quale non si debba abusare. Questo spazio deve essere considerato uno strumento da utilizzare raramente, previa una valutazione rigorosa dell'opportunità del ricorso, appunto, alle questioni pregiudiziali. Tutto ciò, invece, che ha a che fare con le scelte legislative che attengono alla sede propria del dibattito politico, va esaminato, valutato, dibattuto e votato nel merito. È quella la sede propria, altrimenti qui diventa un pre-dibattito, un piccolo dibattito circoscritto da un punto di vista temporale, in cui anticipiamo quello che vogliamo fare.
Poi c'è un'ulteriore perplessità che, per la verità, ha anticipato il collega Giachetti. Qui andrebbe valutata la compatibilità del provvedimento con le norme costituzionali, ma il provvedimento mira proprio a cambiare - si può essere d'accordo o meno - la Costituzione e le norme costituzionali, quindi andrebbe preso in considerazione solo laddove contrastasse o ci fosse il rischio di un contrasto con i principi generali. Non mi sembra questo il caso assolutamente. Noi, ovviamente, ci riserviamo ogni valutazione, anche sul voto, alla luce delle riflessioni che faremo nel merito.
Voglio solo anticipare qui che a noi non piace come siamo andati a declinare quella che era un'idea che noi abbiamo condiviso dall'inizio, quella della separazione delle carriere, che non deve far paura. Qui stiamo parlando del processo penale e già abbiamo un esempio, nel processo civile, di come può funzionare la difesa di uno Stato: l'Avvocatura dello Stato.
L'Avvocatura dello Stato difende i principi e i diritti e tutela lo Stato nel processo civile e si contrappone processualmente, in maniera legittima, piena e autorevole, alla difesa del singolo cittadino. Non con questo possiamo immaginare che gli avvocati dello Stato siano dei magistrati. Hanno una carriera altra, hanno una carriera prestigiosa, sono autorevoli, difendono lo Stato nel processo civile e contrastano le tesi dell'avvocatura del libero foro, che difende il cittadino. Che cosa c'è da avere paura nella divisione e nella separazione delle carriere da un punto di vista teorico e astratto? Non sono dei giudicanti gli avvocati dello Stato, ma fanno gli interessi dello Stato. Quindi, anche i pubblici ministeri, naturalmente con una serie di specificità che non ho il tempo di andare a rappresentare, fanno una carriera diversa da quella dei giudicanti. Tuttavia, devo dire che siamo molto delusi - lo anticipo - da come si è andato a declinare l'atteggiamento del Governo, che ha chiuso a ogni tentativo di migliorare il provvedimento con degli emendamenti. Poi, ci sono tante cose che ci lasciano perplessi, dal meccanismo del sorteggio al concorso non diversificato, alla contraddizione del meccanismo per cui nell'Alta Corte si ritrovano giudici e PM, come anche la voglia che ha avuto il Governo di forzare i tempi, in barba a quella che era la necessità, avvertita un po' da tutti, anche dalla stessa maggioranza, di avere qualche momento di riflessione in più.
Però, come si vede, noi stiamo andando a fare delle considerazioni nel merito e non è questa la sede propria. Questa è la sede pregiudiziale, per cui ci riserviamo ogni valutazione, anche con riferimento al voto, nella sede propria, che è quella del merito. Quindi, dobbiamo ovviamente giungere alla conclusione che voteremo contro questa proposta di pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.
GIANLUCA VINCI(FDI). Grazie, Presidente. Io penso che anche questa volta - non dico le opposizioni, perché le opposizioni in realtà, per gran parte, si sono rifiutate e non hanno presentato la pregiudiziale - la colpa è tutta del MoVimento 5 Stelle, che esordisce con questa pregiudiziale di costituzionalità contro un disegno di legge costituzionale che, chiaramente, essendo un disegno di legge costituzionale e andando a richiedere la modifica della Costituzione, non può essere conforme all'attuale formulazione della Costituzione. Questa pregiudiziale esordisce dicendo letteralmente: “(…) ad avviso dei firmatari, la lettura della relazione illustrativa del provvedimento in titolo, in combinato disposto con la lettura del testo proposto, procura, parola dopo parola, la maturazione di una sensazione di straniamento e distopia (…)”. Questo, in realtà, si percepisce durante tutta la lettura di questa questione pregiudiziale di costituzionalità, perché, andando a leggerla con attenzione all'interno - non tanto per il contenuto pregevole, perché pregevole non è, ma per andare a vedere cosa fosse scritto all'interno di questo provvedimento -, si riesce a leggere qualche evidente contraddizione.
Al di là del fatto che riteniamo che non vi possano essere questioni di costituzionalità o pregiudiziali su questa norma, si va però - e voglio richiamarlo testualmente - a leggere all'interno della pregiudiziale, a pagina 4, quanto segue: “(…) la realtà dei fatti smentisce l'assunto che il giudice sia «culturalmente adesivo» alla prospettazione del pubblico ministero, essendo «collega»: nel 48 per cento dei giudizi penali” - e questo è scritto nella stessa questione pregiudiziale - “di primo grado l'esito è di assoluzione (…)”. Allora, se vi è un 48 per cento di esito di assoluzione e si sostiene che, quindi, non vi è un'adesione del pensiero del giudicante rispetto a quanto dichiara l'inquirente, perché quasi il 50 per cento, il 48 per cento dei giudizi penali di primo grado termina con un'assoluzione, poche righe dopo, nella stessa questione pregiudiziale, si va a leggere che i pubblici ministeri, ad oggi, non sono l'avvocato dell'accusa, “non perseguono finalità di condanna, ma finalità di giustizia e un eventuale intervento normativo (...)” e poi si prosegue: “(…) oggi il pubblico ministero non è «l'avvocato dell'accusa», ma è il primo garante della legalità (…)”.
Allora, se oggi non è l'avvocato dell'accusa, se oggi è il primo garante della legalità, non si capisce perché avete scritto a pagina 4, che precede pagina 5, che nel 48 per cento dei procedimenti che oggi il pubblico ministero - che voi dite non essere “avvocato dell'accusa” - porta a giudizio, i giudici requirenti assolvono.
Quindi - vado a rileggere le vostre parole -, qualcosa di assolutamente distopico e con una sensazione di straniamento lo si legge esattamente in quello che oggi voi ritenete l'ordinamento giudiziario. In realtà, la normativa che riguarda la separazione delle carriere, in questa Repubblica, è allo studio già da oltre vent'anni. Nessuno aveva mai sollevato il problema di costituzionalità della stessa, perché già molti Paesi occidentali hanno questo tipo di ordinamento e non si capisce quali principi fondamentali dovrebbe andare a violare, non certo quelli di libertà e di tutela dei cittadini. Per questo motivo, il voto sarà assolutamente contrario sulla questione pregiudiziale di costituzionalità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.
ANNARITA PATRIARCA(FI-PPE). Grazie, Presidente. La questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dal MoVimento 5 Stelle al disegno di legge costituzionale n. 1917 contesta con forza la riforma sulla separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Secondo i firmatari, il provvedimento minerebbe l'assetto costituzionale, comprometterebbe l'indipendenza della magistratura e sarebbe finalizzato a un controllo politico sul pubblico ministero. Tuttavia, un'analisi approfondita dimostra che tali obiezioni sono infondate sotto il profilo tecnico, giuridico e costituzionale.
La critica principale della pregiudiziale è che la riforma snaturi il principio di indipendenza della magistratura sancito dalla Costituzione. In realtà, la separazione delle carriere è una misura finalizzata a rafforzare la terzietà del giudice e a migliorare la qualità del sistema giudiziario. Il giusto processo, garantito dall'articolo 111 della Costituzione, impone che l'accusa e la difesa siano su un piano di parità e che il giudice sia effettivamente ed apparentemente terzo. Questo principio è da anni affermato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, secondo cui il giudice non deve appartenere alla stessa struttura organizzativa del pubblico ministero. L'attuale assetto dell'ordinamento italiano, che vede PM e giudici parte dello stesso ordine, non garantisce questa netta distinzione e, anzi, rende l'Italia un'anomalia rispetto agli altri Paesi occidentali.
L'opposizione denuncia il rischio che la separazione delle carriere possa aprire la strada a un controllo politico della magistratura. Questo allarme è ingiustificato, per diverse ragioni. L'articolo 104 della Costituzione continuerà a garantire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Il pubblico ministero non diventerà subordinato all'Esecutivo, mantenendo la propria autonomia funzionale, come già previsto dall'articolo 112 della Costituzione, che sancisce il principio di obbligatorietà dell'azione penale. La riforma introduce due distinti Consigli superiori della magistratura, che avranno le stesse garanzie di indipendenza attualmente riconosciute al CSM unitario. Anzi, il nuovo assetto elimina potenziali commistioni tra giudici e pubblici ministeri, evitando dinamiche di vicinanza professionale, che potrebbero alterare la percezione d'imparzialità del giudice. Il vero pericolo per la giustizia non è la separazione delle carriere, ma la loro commistione.
Altro punto contestato è l'istituzione dell'Alta Corte disciplinare che sostituirà il CSM nell'applicazione delle sanzioni ai magistrati. I firmatari della pregiudiziale la considerano un esproprio delle prerogative della magistratura. In realtà, questa misura risponde all'esigenza di una maggiore terzietà nei giudizi disciplinari, evitando che i magistrati giudichino sé stessi. Attualmente, i procedimenti disciplinari sono decisi da colleghi della stessa magistratura con evidenti problemi di indipendenza. L'Alta Corte, invece, prevede una composizione mista, che garantisce maggiore imparzialità.
Altro aspetto criticato è l'introduzione del sorteggio per la nomina di parte dei membri dei due nuovi Consigli superiori della magistratura. La pregiudiziale lo definisce un sistema punitivo, che ridurrebbe la rappresentatività della magistratura. In realtà, il sorteggio è stato proposto per porre fine al fenomeno delle correnti che, negli ultimi anni, ha generato scandali e ha minato la credibilità stessa della magistratura. Il sorteggio non sarà indiscriminato. I candidati dovranno comunque possedere i requisiti di alta professionalità.
Altra argomentazione usata dall'opposizione è che la riforma costituirebbe un pericoloso. Questo è smentito dai fatti: la separazione delle carriere è già presente in quasi tutti i Paesi occidentali, tra cui Francia, Germania, Spagna e Stati Uniti. L'Italia è una delle poche eccezioni in cui giudici e pubblici ministeri appartengono allo stesso ordine, il che crea un'anomalia sistemica che questa riforma intende correggere.
Questa riforma è una riforma necessaria, che garantirà efficienza e certezza del diritto. La separazione delle carriere, infatti, mira a snellire i processi, riducendo la durata dei processi penali, a garantire una maggiore imparzialità del giudice con un'accusa realmente separata dalla funzione giudicante, rafforzare il principio del giusto processo, come indicato dall'articolo 111 della Costituzione.
Questa riforma è un passo avanti per rendere il sistema giustizia più efficiente, migliorando non solo l'equità dei processi, ma anche l'attrattività economica del Paese. Una giustizia più rapida favorisce investimenti, insieme alla stabilità giuridica.
Superare il corporativismo per una magistratura più indipendente, separare i ruoli, significa rafforzare le libertà di giudizio del magistrato. Il sistema attuale ha favorito la formazione di gruppi di potere e correnti interne alla magistratura, con meccanismi di cooptazione che spesso incidono sulla progressione di carriera e sulla distribuzione degli incarichi. La separazione delle carriere è un'occasione per superare il corporativismo e garantire una magistratura più indipendente e imparziale, dove i giudici siano scelti per merito e non per appartenenza a gruppi di influenza.
È paradossale, poi, che oggi il centrosinistra si opponga a una riforma che per decenni ha fatto parte della sua stessa visione della giustizia. Nel 1989 la riforma del processo penale, voluta dal professor Giuliano Vassalli, socialista, prevedeva proprio un rafforzamento della separazione tra giudici e pubblici ministeri.
In conclusione, questa è una riforma che rafforza, ma non indebolisce la Costituzione.
Alla luce di questa analisi tecnico-giuridica, appare evidente che la questione pregiudiziale di costituzionalità non ha fondamento. La separazione delle carriere non minaccia l'indipendenza della magistratura, ma la rafforza; non introduce ingerenze politiche, bensì elimina sovrapposizioni che possono minare la terzietà del giudice; non è un'invenzione politica, ma un'esigenza riconosciuta dalla dottrina giuridica e dalla giurisprudenza internazionale.
Il Parlamento ha il dovere di superare le resistenze ideologiche e garantire un sistema giudiziario più equo, trasparente ed efficiente. Questa riforma rappresenta una necessaria evoluzione del sistema giustizia italiano, in linea con i principi costituzionali e con le migliori esperienze internazionali.
Per questi motivi, dichiaro il voto contrario di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Buonasera, Ministro Nordio. La separazione delle carriere non è un fine, ma un mezzo. La separazione delle carriere ce la impone l'articolo 111 della Costituzione: un giudice non solo imparziale, ma anche terzo. La terzietà la si garantisce solo con l'appartenenza ad un ordine terzo, diverso. La crisi del diritto è inequivocabilmente propria del mondo occidentale, ma in Italia assume caratteristiche specifiche solo italiane, partendo dalla cultura della giurisdizione che, per una perversione solo - ripeto - italiana, diventa lotta ai fenomeni criminali.
Il requisito della terzietà del giudice deve essere un requisito costituzionale e di qui la necessità di una legge che si intitola proprio “legge costituzionale di iniziativa popolare”.
In Italia i giudici, proprio perché privi di terzietà, governano la politica, occupano spazi non loro, dichiarano guerra a leggi non gradite con proclami, appelli e minacce di sciopero. Quello che negli altri Paesi è un problema politico e ideologico, nel nostro Paese diventa un costituzionale, all'interno del quale la certezza del diritto sprofonda. A questo sovvertimento va posto un argine, che non è una punizione nei confronti dell'ordine giudiziario, sia ben inteso. Noi dobbiamo dotarci di un giudice che rispetti la cultura del limite, la cultura della separazione dei poteri, la cultura della non prevaricazione di un ordine su un altro .
Il PM è colui che promuove l'azione penale, ma il controllore del suo operato è il giudice, che deve appartenere ad un ordine diverso, perché diversi devono essere controllore e controllato. Il problema non è il tu, non sono i caffè che si prendono insieme, che governano i rapporti tra PM e giudici, ma è quello di una inevitabile contiguità tra persone che appartengono allo stesso ordine . Il problema è sentirsi impegnati nella lotta alla criminalità, che non è compito né dell'uno, né dell'altro.
La separazione dei poteri viene da lontano e la “non amicizia” - lo dico tra virgolette - è garanzia di controllo di un potere sull'altro. Dicevamo all'inizio che la separazione delle carriere non è un fine, ma un mezzo per raggiungere un vero equilibrio ordinamentale proprio delle democrazie. Ricordo ai detrattori di questa legge che le funzioni di accusa e difesa, non distintamente separate, sono proprie dei regimi autoritari e addirittura dittatoriali. I principi costituzionali cardine sono due: il giudice è terzo, il PM è parte; il giudice è soggetto soltanto alla legge, quindi è portatore del principio di legalità, il PM è il titolare dell'azione penale, che, pur nella sua doverosità, ha elementi intrinseci di discrezionalità.
Sono due soggetti costituzionalmente diversi, non possono fisiologicamente stare nella stessa organizzazione ordinamentale. L'assetto pensato dai costituenti era quello del modello inquisitorio. Noi siamo passati a quello accusatorio, ma è stata una riforma imperfetta, perché mancava questo tassello, che è un tassello, ripeto, fondamentale. È lo stesso Parlamento europeo che ce lo chiede, insistendo sul valore della terzietà. In Germania, Francia, Svizzera, Austria, Portogallo ed Olanda, per esempio, questa distinzione è già una realtà. In Germania il CSM non esiste, le carriere, le promozioni e gli avanzamenti sono decisi dai funzionari dello Stato.
Il nostro sistema rappresenta, purtroppo, un'eccezione tutta italiana. La stessa obbligatorietà dell'azione penale è stata di fatto minata dall'oggettiva difficoltà di smaltire un'enorme mole di lavoro che grava sugli uffici giudiziari, creando delle corsie preferenziali, persino il nostro codice rosso ne è un esempio. Le stesse sentenze disciplinari del CSM assolvono magistrati che avevano privilegiato alcuni reati ritenendoli più importanti rispetto agli altri, e questo ne è una riprova, ed è la vita dei tribunali che rende di fatto oggettiva ed esistente la discrezionalità. Senza parlare della prescrizione, da me ritenuta personalmente una sciagura, che è la prova lampante di una discrezionalità portata alle estreme conseguenze.
La finalità della riforma non è quella di porre la magistratura inquirente sotto il potere esecutivo, ma è invece quella di assicurare piena autonomia alla magistratura giudicante, con una distinta collocazione ordinamentale. Un articolo come quello a cui fa riferimento l'opposizione, cioè di una presunta sottoposizione della magistratura al potere esecutivo, non c'è, né lo troverete mai in futuro. Esprimo quindi, a nome della Lega, il parere contrario all'accoglimento dell'eccezione presentata
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. Abbiamo sentito di tutto su questa riforma, e quindi vale la pena, con questa occasione, di mettere qualche punto, anche perché stiamo parlando di un disegno di legge costituzionale, per di più in prima lettura. Allora è importante sgombrare il campo dai falsi scopi. Abbiamo sentito dire che questa riforma metterebbe fine all'influenza, per il solo fatto di appartenere al medesimo ordine, dei magistrati requirenti nei confronti dei giudici, quando le statistiche dicono che già oggi, in più del 40 per cento dei casi, le decisioni giudiziarie non confermano le ipotesi accusatorie. Abbiamo sentito dire che questa riforma serve per portare a compimento l'introduzione, avvenuta nel 1988, del sistema accusatorio nel nostro codice di procedura penale, con accusa e difesa che si scontrano alla pari davanti a un giudice terzo ed imparziale, ma ricordo che la parità è garantita dalle regole del processo, non serviva una modifica costituzionale.
E non solo, a detta di un famoso avvocato, che è uscito pubblicamente e che non può certo vantare amicizie di sinistra, non si capisce perché, solo per effetto del nuovo sistema, il giudice non dovrebbe continuare a ritenere il PM più imparziale e l'avvocato del cliente meno. Ma abbiamo sentito anche dire che questa riforma porterà a una migliore efficienza e qualità della giurisdizione, ma non si capisce come, visto che, peraltro, non si investe un euro, anzi, al comparto sono stati tagliati, con l'ultima legge di bilancio, 500 milioni da qui al 2027. E ancora, abbiamo sentito dire che questa riforma garantirà finalmente al cittadino e alle imprese, che si misurano ogni giorno con le inefficienze del nostro sistema, una giustizia più giusta.
Ma, al di là dei buoni propositi, il presupposto per una giustizia più giusta, per esempio, è quello che un cittadino comune non debba aspettare anni per vedere valere un proprio diritto e che non debba aspettare che la prima udienza di fronte al giudice di pace sia fissata al 2030, come invece succede oggi . E se è vero, come sostengono molti giuristi, che la lungaggine dei processi sia anche la conseguenza dell'eccessivo numero delle inutili figure di reato nel nostro ordinamento, allora possiamo dire che in 2 anni, con il vostro approccio panpenalistico emozionale, che a ogni problema fornisce alla bisogna una nuova fattispecie di reato, avete persino peggiorato la situazione.
Non si illudano i cittadini che le cose possano cambiare per loro, perché non è all'orizzonte nessuna politica, e men che meno questa riforma, che affronti le vere priorità del sistema giudiziario, che sono la velocizzazione dei processi, come dicevamo prima, e il rafforzamento degli organici, in particolare negli uffici giudiziari. Non c'è niente su come far fronte a sistemi informatici obsoleti e precari, niente sulla digitalizzazione dei processi, niente su come mettere fine alla penosa situazione delle carceri italiane, dove con il cronico sovraffollamento viene meno anche il principio costituzionale della rieducazione della pena . Questo provvedimento, a dispetto del nome, non separa nemmeno le carriere, perché le carriere sono già separate: ci ha pensato il Governo Draghi con la Ministra Cartabia, che aveva già fissato limiti stringenti e rigorosi, tant'è che i passaggi di funzione da magistratura requirente a giudicante e viceversa sono oggi meno dell'1 per cento.
E allora perché fare una riforma? Questo disegno di legge abbiamo detto che non separa le carriere, ma separa le magistrature, questo sì, con la creazione di 2 CSM e un'Alta Corte con poteri disciplinari, dove il sedicente Governo del merito non trova di meglio, per combattere la degenerazione correntizia, che affidarsi al criterio del sorteggio, con i componenti che saranno selezionati dal caso anziché dalla competenza, come si converrebbe a chi deve svolgere compiti così delicati. Tant'è che qualche scrupolo deve essere venuto anche a Forza Italia, visto che era stato presentato un emendamento per cancellare questo sistema di selezione, che poi magicamente è stato ritirato.
Devo dire che Forza Italia sta registrando il record degli emendamenti presentati e ritirati prima di discutere . È bene dire, allora, che alla fine la verità è che questa riforma, che prevede 2 CSM, ha un solo obiettivo, che è quello di dividere l'ordine giudiziario e indebolire l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, perché il risultato sarà quello di creare una casta separata di procuratori autoreferenziale con un proprio CSM di riferimento, è questo il punto. Allora lì sarà ineluttabile, prima o poi, una forma di controllo diretto o indiretto del potere esecutivo sulla pubblica accusa, come succede in tutti i sistemi che prevedono il PM separato dai giudici.
È per questo che noi non possiamo condividere questo disegno costituzionale, perché il fine ultimo a cui porta questa riforma non è quello di mettere la giustizia al servizio del cittadino, ma quello di mettere la magistratura al servizio della politica , dove è la politica a dire che cosa va perseguito e cosa no, quali sono i reati sui quali indagare e quali no, e attraverso questa strada cancellare anni di cultura giuridica italiana, fare carta straccia del principio della separazione dei poteri alla base delle Costituzioni liberali e, lo voglio dire, alla fine rendere il cittadino più debole nei confronti della giustizia.
E allora la battaglia contro questa riforma è la battaglia per difendere il sacrosanto principio dell'indipendenza della magistratura, che è un pilastro costituzionale che distingue un sistema democratico autentico da uno in cui il potere giudiziario è subordinato all'interesse di pochi. Alle accuse di chi dice che noi vogliamo mantenere la situazione e lo ribadiamo che noi siamo disponibili a un impegno comune per le riforme che assicurino davvero funzionalità e garanzie al processo, ma per questo siete voi che dovete abbandonare i vostri feticci ideologici sulla giustizia.
Quand'anche pensiate di non considerare le opposizioni, bocciando tutti gli emendamenti, e di rivolgervi direttamente ai cittadini con il referendum, sappiate che non vi basterà chiedere agli italiani se sono contenti del lavoro della magistratura, ma dovrete chiedere loro se accettano di vedere stravolto l'equilibrio dei poteri costruito dal saggio lavoro dei costituenti, e il tutto per motivi ideologici e logiche punitive che niente hanno a che fare con un buon modello di giustizia giusta davvero nell'interesse dei cittadini e delle imprese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Nella scarna relazione illustrativa del disegno di legge costituzionale si precisa la di questo provvedimento.
Sarebbe quella di consolidare e dare concreta attuazione al principio del giusto processo, di cui all'articolo 111 della Costituzione, e anche il miglioramento della qualità della giurisdizione. Se davvero fossero queste le finalità di questo DDL, in realtà saremmo tutti d'accordo. Come non essere d'accordo sul fatto che debba migliorare la qualità della giurisdizione? Ma nei fatti non è così. Infatti, in quale modo il Governo pensa di migliorare la qualità della giustizia? Separando le carriere fra magistratura requirente e giudicante. Questa è la ricetta del Ministro Nordio per risolvere i problemi della giustizia. Potrei dire un miracolo, ma in realtà non c'è alcun miracolo, è un vero e proprio falso. La giustizia non funziona per altri motivi. Basta vedere il caos di questi giorni, Ministro, con il processo penale telematico che non sta funzionando. Ci sono processi bloccati. Ed è davvero incredibile come stamattina il Governo abbia scaricato la responsabilità di questo caos - procedimenti che non si possono tenere, quindi con la compromissione dei diritti dei cittadini - ancora sui magistrati. Il processo penale non funziona non perché il Ministero non è stato in grado di garantire il suo funzionamento dal 1° gennaio, ma perché i magistrati non sono in grado di utilizzare quel
Trattandosi di una riforma costituzionale noi ci saremmo aspettati un coinvolgimento della magistratura e non un DDL contro i magistrati. E noi sappiamo che la giustizia si migliora con altri strumenti, velocizzando i processi con assunzioni di personale amministrativo, di magistrati che sono sotto organico, di risorse strutturali e materiali. Invece voi portate qui una riforma denominata, sì, di separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri, ma che in realtà mira a qualcosa di diverso, forse anche a qualcosa di più. È il tentativo di ridefinire in termini distanti dal modello costituzionale l'intero assetto del potere giudiziario, con ciò rischiando davvero di compromettere il principio cardine, quello sì, della separazione dei poteri. È il progetto di riscrivere i complessivi rapporti tra i poteri dello Stato, depotenziando la magistratura e il suo governo autonomo, limitando le prerogative e le garanzie forti del potere giudiziario e della giurisdizione come voluta dai nostri costituenti.
Del resto, che la separazione delle carriere, Ministro, sia diventata un'etichetta, solo un'etichetta apposta a una merce molto differente ormai è chiaro. Il tema tecnico, giuridico e istituzionale che avrebbe e ha il suo valore, in realtà è diventato un tema meramente politico. E nonostante alcune rassicurazioni di facciata del Ministro Nordio, che abbiamo visto, però, spesso cambiare idea su vari temi, la separazione delle carriere, la costituzione dell'Alta corte e dei due CSM possono aprire la porta davvero al tema della responsabilità del pubblico ministero rispetto al potere esecutivo. E la nostra preoccupazione è che questo possa essere solo il primo di un disegno più ampio: prima, con questo provvedimento, si distanziano fra loro la magistratura giudicante e la magistratura requirente; poi si creerà un solco sempre più profondo fra le due magistrature; quella requirente sarà ricondotta sotto il controllo dell'Esecutivo e, a quel punto, con un PM svincolato dalla funzione giurisdizionale, si arriverà alla riforma delle riforme, che evidentemente è già nella vostra testa ed è il vero obiettivo, di cui questa riforma è solo il primo , e cioè l'eliminazione dell'obbligatorietà dell'azione penale, l'abrogazione dell'articolo 112 della Costituzione . Ministro, non vorrei davvero metterle in testa delle cattive idee rispetto all'obbligatorietà dell'azione penale, ma sono sicuro che nella sua testa, da questo punto di vista, c'è già qualcosa che frulla.
Mentre noi, quindi, siamo qui a discutere oggi di questa riforma, in realtà i cittadini non trarranno alcun beneficio da questa riforma, perché non si risolveranno i veri problemi. Il vero problema che incide sui cittadini e anche sulle imprese, sulle tasche dei cittadini e delle imprese, è la celerità dei processi, cioè di non vedersi rinviare le udienze di vari mesi.
Per tutto quello che ho poco fa esposto, come Alleanza Verdi e Sinistra voteremo a favore della questione pregiudiziale affinché non si proceda all'esame di questo disegno di legge .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.
Colleghi, prima di passare al voto, mi preme rammentare che la Presidenza della Camera, nel vaglio di ammissibilità della questione pregiudiziale presentata, si è attenuta rigorosamente a specifici precedenti. Non entro nel dettaglio dei precedenti specifici, nel senso che non li chiarisco fino in fondo, ma vi dico due casi nella XVIII legislatura, un caso nella XVII e, via via, risalenti, ce ne sono degli altri.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Alfonso Colucci ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Colleghi, dovremmo ora passare al seguito dell'esame del disegno di legge all'ordine del giorno, tuttavia, poiché siamo giunti a circa 10 minuti dalle ore 20 e il vigente calendario dei lavori prevede che la parte pomeridiana della seduta termini, appunto, alle ore 20, se non vi sono obiezioni, il seguito dell'esame del provvedimento si intende rinviato alla seduta di domani, che avrà inizio alle ore 9,30. Mi pare di non vedere obiezioni, quindi lo diamo per acquisito agli atti.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Congedo. Ne ha facoltà.
SAVERIO CONGEDO(FDI). Grazie, Presidente. Come è noto a molti dei colleghi, ieri cadeva il 47° anniversario di quella che è stata definita la strage di Acca Larentia, in cui…
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi, silenzio.
SAVERIO CONGEDO(FDI). Un commando dell'ultrasinistra uccise due militanti dell'allora Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti, di 20 anni, e Francesco Ciavatta, di 18. Un terzo militante del Fronte della Gioventù, Stefano Recchioni, di 20 anni, fu ucciso qualche ora dopo, a seguito di scontri con le Forze dell'ordine.
In molte città italiane questo anniversario è stato ricordato con una commemorazione, che, in particolare, qui a Roma ha visto anche la partecipazione delle istituzioni capitoline e della regione. Questo pluriomicidio è rimasto senza giustizia. A Lecce, i movimenti giovanili di Fratelli d'Italia, quindi Gioventù Nazionale, Azione Universitaria e Azione Studentesca hanno deciso di ricordare questo anniversario con una manifestazione pacifica, ordinata, rispettosa delle direttive delle autorità di Polizia, senza nostalgismo, senza rituali che richiamassero il passato, ma animati dal senso del dovere del ricordo verso queste vittime giovanissime dell'odio politico. Contro questa manifestazione se ne sono svolte altre due, anzi due contromanifestazioni, di cui una organizzata dal sindacato della CGIL e dall'Anpi, e non si comprende come mai un sindacato e l'Anpi debbano contromanifestare una cerimonia in cui si ricordano dei ragazzi morti e questo dà la misura di come il diritto costituzionale alla libera espressione del pensiero esista per CGIL e Anpi solo a corrente alternata.
Ciò detto, c'è stata anche una seconda contromanifestazione, questa più animata, che ha reso necessario l'intervento delle Forze dell'ordine, e organizzata da gruppi dell'ultrasinistra, dalla galassia antagonista, dai centri sociali e similari. Una manifestazione non autorizzata, tenuta provocatoriamente appena 20 metri da dove veniva svolta quella dei ragazzi di Fratelli d'Italia, all'insegna del consueto repertorio: minacce, insulti, lancio di oggetti, slogan intrisi di violenza e di odio, del tipo “10, 100, 1.000 Acca Larentia”.
Erano offese rivolte al sottoscritto, che partecipava insieme ai ragazzi di Gioventù Nazionale, ai ragazzi stessi e anche alle Forze dell'ordine, come di consueto. Lascia perplessi il fatto che ad ora, quindi circa alle ore 20 di oggi, non ci sia stata dalle forze politiche della sinistra cittadina di Lecce una presa di distanza chiara da quello che è successo, da questa vergognosa esibizione dell'ultrasinistra, che dimostra non solo come la strada della pacificazione e della memoria condivisa rispetto a quei terribili anni di piombo degli anni Settanta sia ancora lunga e tutta da compiere, ma anche come quella sinistra, almeno quella leccese, sia molto diversa da quella, ad esempio, di un sindaco di Roma come Walter Veltroni, che, nel trentesimo anniversario della strage, definì il ricordo come un dovere civile , . Per la mia città, Lecce, è una pagina buia e triste perché è una città nella quale anche il confronto politico più aspro è stato sempre rispettoso dell'avversario, si è sempre svolto all'insegna della civiltà. In questa sede voglio non solo stigmatizzare quanto accaduto a Lecce, questo episodio, torno a dire, vergognoso, ma anche esprimere solidarietà alle Forze dell'ordine e ai ragazzi di Gioventù Nazionale, Azione Studentesca, Azione Universitaria, e dire di continuare così a tenere vivo il ricordo di tante vittime di quegli anni bui e terribili della storia italiana , .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE(LEGA). Grazie, Presidente. Il mio primo intervento del 2025 va anch'esso, come il collega che mi ha preceduto, nel solco del ricordo. Voglio omaggiare tre giovani che hanno pagato con la vita, 47 anni fa, il coraggio di difendere le proprie idee. Tre giovani che sono morti ad Acca Larenzia per mano del terrorismo. Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni ad Acca Larenzia sono morti. La loro è una ferita della memoria, ma non solo. È un monito che ci richiama alle radici della tradizione, di una tradizione che è fatta di identità, di sacrificio e di militanza.
Franco, Francesco e Stefano non erano degli eroi lontani, erano dei ragazzi come tanti altri che hanno avuto il coraggio di tenere alta la testa e di pensare ad un'Italia radicata nei valori della comunità, nei valori della tradizione. Ricordarli significa andare oltre la ritualità, significa incarnare quello spirito di coerenza e di lotta che ha contraddistinto la loro vita. Un messaggio forte da lasciare alle nuove generazioni, un messaggio che dice ai giovani: ragazzi, abbiate il coraggio di prendere una posizione; ragazzi, abbiate il coraggio di difendere quella posizione; ragazzi, abbiate il coraggio di difendere i vostri ideali. Viviamo in un'epoca che purtroppo rifugge le tradizioni, un'epoca dove gli orientamenti sono sovvertiti, un'epoca che purtroppo va verso la decadenza.
Ma in questo contesto il ricordo di quella memoria può essere sicuramente una bussola che ci richiama all'essenza della nostra storia, all'essenza del nostro futuro. Onorare la loro memoria significa costruire un'Italia diversa, che riscopre l'orgoglio delle proprie radici, che educa i giovani a porsi delle domande oltre il politicamente corretto, oltre il pensiero unico. Educa questi giovani a scegliere la via più difficile, che è la via del sacrificio, che è la via della difesa e della fede nei propri ideali. Noi, signor Presidente, continueremo a ricordare e trasformeremo quel ricordo in un'azione costante che si mostrerà giorno dopo giorno. Franco, Francesco e Stefano, presenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caso. Ne ha facoltà.
ANTONIO CASO(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo nuovamente in quest'Aula per ricordare al Ministro Musumeci che ci sono 1.500 cittadini flegrei che stanno ancora attendendo i fondi per ripristinare le proprie abitazioni, 400 famiglie che, a seguito, lo ricordo, del terremoto dello scorso 20 maggio, sono state sgomberate dalle proprie case perché inagibili, cittadini che attendono un decreto attuativo che per legge, ricordiamolo, doveva essere pronto il 1° settembre. Presidente, oggi siamo all'8 gennaio e questo ritardo sinceramente è inaccettabile, perché queste 400 famiglie hanno dovuto cambiare la loro vita e stanno vivendo grosse difficoltà. C'è, ad esempio, chi sta pagando anche un mutuo per una casa, un'abitazione in cui non può vivere.
Ci sono 1.500 cittadini che non vogliono altro che tornare nelle proprie case, nella propria città, in una terra che, lo ricordo, sta vivendo anche altre difficoltà di livello socioeconomico, e con l'occasione ne approfitto proprio per ricordare, ad esempio, gli oltre 60 dipendenti dell'azienda Metro Italia di Pozzuoli, che purtroppo stanno per finire per strada. Insomma, Ministro Musumeci, tiri fuori questo decreto attuativo e sblocchi questi fondi che i cittadini flegrei stanno aspettando. Si è perso già troppo tempo e non vogliamo più attendere .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Malavasi. Ne ha facoltà.
ILENIA MALAVASI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Prendo la parola per ricordare a tutti noi che ieri c'è stato un devastante terremoto in Tibet, che ha colpito una regione remota del Tibet meridionale a ridosso della catena dell'Himalaya. È stato un terremoto importante, secondo le fonti che ci sono tra i 6,8 e 7,1 gradi di magnitudo, che ha causato oltre un centinaio di vittime, quasi 200 feriti, secondo i dati ovviamente che ci sono ad oggi, e grandissimi danni, molto ingenti. Si tratta di uno dei terremoti più gravi, più violenti della storia recente del territorio tibetano.
Sono più di 3.600 gli edifici che sono crollati, 46.000 le persone evacuate, 400 le persone soccorse, in una zona, tra l'altro, abbastanza impervia e con temperature molto rigide durante la notte, che rendono difficili anche le operazioni di soccorso. Al momento, ci sono oltre 14.000 operatori. Il primo pensiero che rivolgiamo da quest'Aula, come Partito Democratico, è alle vittime; il nostro pensiero va alle vittime e alle loro famiglie che sono state colpite, con la speranza che la comunità internazionale e anche il nostro Paese possano fare la loro parte per soccorrere la popolazione.
In aggiunta, il nostro pensiero va anche agli operatori che stanno lavorando, ma l'auspicio che facciamo per suo tramite è che anche il nostro Governo si attivi per aiutare una popolazione così gravemente colpita, con tempestività e anche con l'umanità che è necessaria. Il nostro è un invito, infatti, affinché il Governo italiano offra alle autorità cinesi la propria disponibilità, forte anche dell'esperienza, della competenza e dell'impegno da sempre dimostrato con la nostra Protezione Civile, affinché si possa concorrere attivamente a supportare e a soccorrere le popolazioni tibetane colpite.
In questi frangenti, infatti, crediamo che la solidarietà internazionale, l'amicizia e la fratellanza debbano rimanere un faro prezioso per il nostro Paese. Pertanto, l'auspicio è che il Governo si attivi e che faccia presto, per supportare la popolazione così gravemente colpita .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. In molti in queste ore parlano delle immagini di Corvetto, di quello che è successo a un giovane di 19 anni, Ramy. Fatemi dire che ciò che mi ha indignato di più non sono nemmeno quei suoni, anche se quelle parole sono dette da chi indossa una divisa e rappresenta lo Stato: “chiudilo … merda, non è caduto”. O quando addirittura Ramy perde il casco, il volere far capire che c'è ancora la possibilità di farlo cadere. Quello che mi indigna di più non è ciò che accerterà poi la giustizia italiana; sono aperte delle inchieste, ci sono anche ipotesi di reato molto gravi.
Quello che mi indigna e ci indigna di più è che qualcuno ha voluto non solo occultare, cancellare e riscrivere quella storia, ma metterla anche sulle spalle di quella gente di Corvetto, che, nelle ore successive, chiedeva semplicemente verità e giustizia, perché aveva visto quegli 8 chilometri di inseguimento, perché aveva sentito quelle parole, perché era chiaro, sin dalle prime testimonianze, che qualcuno voleva cancellare quello che era successo.
Allora, fatemi parlare della rabbia di quei ragazzi, spesso sottoproletari sfruttati, magari dentro a meccanismi che tutti noi dovremmo sfavorire in altro modo. Io credo sia dinanzi a tutti il fatto che i decreti Caivano non servono a nulla in questo Paese, non servono a nulla. Non serve aumentare le pene per questi ragazzi, non serve oggi. Lo dico a chi, da Vannacci in poi, chiede: cosa dovevano fare i Carabinieri davanti a un ragazzo che non si ferma? Qual è la risposta, generale, onorevole, eurodeputato? Qual è la risposta? Farlo cadere? Ammazzarlo? Sbatterlo contro un palo? Dove è il lecito in tutto questo?
Allora, lo dico così: credo che chi ha disonorato e infangato quella divisa alla fine delle indagini interne dell'Arma dei carabinieri, che immagino verranno fatte (noi siamo sicuri che verranno fatte), dovrà lasciarla ad altri, che, con disciplina e onore, svolgono ogni giorno il loro ruolo e non hanno paura di niente, non hanno paura delle videocamere e non avrebbero paura nemmeno dei codici identificativi dietro le loro divise.
Noi non chiediamo giustizia sommaria. Non c'è nessun processo all'Arma dei carabinieri. Noi diciamo semplicemente che invece c'è stato un processo sommario a quel quartiere e a quei ragazzi, giudicati prima di vedere quei video. Hanno detto che raccontavano bugie, che erano fandonie. Chi ha partecipato a quelle manifestazioni è stato messo alla berlina, dicendo che andava con criminali, che andava a fianco di chi non si meritava la solidarietà.
Guardate che quelle scene, che ci ricordano alcune scene americane, alcune scene in altri Paesi, sono del nostro Paese. Noi tutti dobbiamo essere indignati per quello che è successo. Non sono le immagini : quello che è scioccante è indossare una divisa e fare a tal punto un abuso di potere da voler riscrivere una storia. Questo è inaccettabile. Lo Stato non lo deve accettare, non solo per Ramy, non solo per Corvetto, ma per tutti noi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO(LEGA). Grazie, Presidente.
Ciò che è più difficile per me ora è ricordare quei momenti, quei ricordi che spero di cancellare al più presto; erano in tanti, immigrati, di origine straniera; insultavano gli italiani, insultavano la Polizia italiana. Ci toccavano sopra e sotto i vestiti. Eravamo circondate da persone tra i 20 e i 40 anni. Ho urlato, ho provato a liberarmi. Ci tenevano bloccate. Non ce l'ho fatta, era difficile liberarsi. Io e le mie amiche siamo salve grazie a una coppia di italiani.
Presidente, queste sono le parole di Laura Barbier, una studentessa belga di 19 anni che, la notte di Capodanno, a Milano, ha subito violenze sessuali da parte di decine di immigrati, probabilmente di fede islamica. La rabbia per questo episodio è tanta, Presidente. Giunga a questa ragazza e ai suoi amici dal Parlamento italiano la massima solidarietà, ma evidentemente non basta.
Vorrei dire a Laura che da italiano mi vergogno per quello che le è capitato nella mia Nazione e nella mia Patria. Vorrei anche dire a Laura che noi stiamo provando - e ci stiamo riuscendo - a fermare l'immigrazione clandestina e che un nostro Ministro, Matteo Salvini, per averci provato e per esserci riuscito qualche anno fa, è finito sotto processo, rischiando addirittura sei anni di galera per questo. Vorrei dire a Laura anche che l'attuale Governo ci sta provando a collocare, ad esempio, in Albania, i clandestini che non hanno diritto a rimanere in Italia, ma che c'è qualche giudice che non è d'accordo e che quindi ci impedisce di farlo. Vorrei dire a Laura che, purtroppo, chi ci ha preceduto al Governo di questa Nazione per anni non ha bloccato gli sbarchi e ha consentito che le nostre città si riempissero di delinquenti, come quelli che la notte di Capodanno, a Milano, l'hanno molestata!
A Laura e ai suoi amici, se non fosse stato per quella coppia di italiani, Presidente, sarebbe potuto andare anche peggio. Le cronache degli ultimi anni ci ricordano tristemente i nomi di Sharon Verzeni, di Pamela Mastropietro, di: giovani donne italiane molestate, stuprate, uccise, trucidate da immigrati. E sono migliaia e migliaia gli italiani vittime dell'odio e del razzismo da parte degli immigrati.
E allora è arrivato il momento di agire ancora più duramente e di reagire. Non ci serve, non ci basta più semplicemente limitare gli sbarchi. Bisogna dire a chi odia l'Italia, a chi non accetta le nostre leggi, a chi molesta le ragazzine la notte di Capodanno, che non sono più graditi. Bisogna aumentare il numero dei rimpatri, bisogna sostenere le Forze dell'ordine e bisogna dire a certi delinquenti che per loro l'unica soluzione si chiama “remigrazione” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ida Carmina. Ne ha facoltà.
IDA CARMINA(M5S). Grazie, Presidente. Da siciliana, ma anche da italiana, voglio ricordare a questa Assemblea Piersanti Mattarella, ucciso da Cosa Nostra il 6 gennaio 1980. Sono passati 45 anni dal giorno in cui, con freddezza, due killer spararono a Piersanti Mattarella di ritorno dalla messa dell'Epifania, dinnanzi alla moglie e ai suoi due figli (Maria, fra l'altro, è deceduta da poco).
Che dire? Una persona esemplare che aveva come riferimenti Giorgio La Pira e Aldo Moro, tanto che veniva considerato il novello Moro, il giovane Moro siciliano, e che, in tutta la sua attività politica, sin dagli esordi, si ispirava ai principi del cattolicesimo democratico nel perseguire la legalità e la giustizia, perché la Sicilia fosse liberata dalla piovra della Mafia. Soprattutto, agì contro i sistemi di corruttela politico-mafiosa e di clientela, anche con provvedimenti concreti e con normative sugli appalti, cercando soluzioni a pratiche disoneste, immorali e sicuramente dannose per la nostra amata Sicilia.
Io spero che i cittadini perbene vedano sempre in lui un riferimento e anche se, ad oggi, non si sa con esattezza chi siano stati i killer (pare che siano state riaperte le indagini), noi non dimenticheremo mai che, in quell'epoca, il sangue versato, certamente, non fu soltanto di mano criminale, ma che ci fosse una strategia, anche legata ai servizi deviati, di cui sono espressione le varie sentenze che hanno accertato depistaggi di carattere nero, rispetto a quanto avvenne in quegli anni in Sicilia.
In particolare, ricordiamo che la moglie Irma riconobbe in Valerio Fioravanti l'assassino del marito, anche se poi la sentenza lo scagionò. Ma, ad oggi, questo delitto impunito grida vendetta.
Spero che tanti giovani possano seguire le orme del grande Piersanti Mattarella.
PRESIDENTE. Sono dunque terminati gli interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. (C. 1917)
e delle abbinate proposte di legge costituzionali: ENRICO COSTA; GIACHETTI; CALDERONE ed altri; MORRONE ed altri.
(C. 23-434-806-824)
: NAZARIO PAGANO, MICHELOTTI e BORDONALI.
2.
3.
4.
5.
6.
S. 226 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: CANTU' ed altri: Istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione veterinaria (Approvata dal Senato). (C. 1305)
: PANIZZUT.