PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FRANCESCO BATTISTONI, legge il processo verbale della seduta del 7 gennaio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2196: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 novembre 2024, n. 178, recante misure urgenti in materia di giustizia.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Daniela Dondi.
DANIELA DONDIGrazie, signora Presidente. L'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 178 del 2024, recante misure urgenti in materia di giustizia, già approvato dal Senato. La Commissione giustizia, in relazione ai ristretti tempi disponibili e all'esito di un dibattito che, pur serrato nei tempi, è stato comunque approfondito su ciascuna proposta emendativa oggetto di esame, ha ritenuto di confermare integralmente il testo approvato dal Senato. Tengo a precisare che in sede referente non si è registrato alcun voto contrario, a testimonianza della sostanziale condivisione dell'intervento normativo. Sono stati, altresì, acquisiti i pareri favorevoli delle Commissioni I, VIII, IX, X e XI, nonché del Comitato per la legislazione.
Vengo, quindi, ad illustrare analiticamente il contenuto del provvedimento, che trova la sua ragione d'essere nell'esigenza di affrontare rilevanti problematiche che riguardano l'amministrazione della giustizia in relazione a molteplici aspetti che concorrono a garantirne il buon funzionamento.
L'articolo 1 differisce al mese di aprile 2025 le elezioni dei consigli giudiziari e del consiglio direttivo della Corte di cassazione, previste per lo scorso dicembre.
Inoltre, a seguito di una modifica introdotta al Senato, si consente anche agli avvocati e ai docenti universitari che formano il consiglio giudiziario di poter partecipare alle discussioni sulle incompatibilità di sede dei magistrati, nonché sulle assegnazioni di sede, sul passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e infine sul conferimento delle funzioni semidirettive e direttive dei magistrati.
L'articolo 2 consente di partecipare al concorso per il conferimento delle funzioni direttive di legittimità anche a chi non abbia il requisito dei 4 anni di servizio residui prima della data di collocamento a riposo; inoltre, consente a tutti i titolari delle funzioni direttive di legittimità di presentare domanda per il conferimento di un nuovo incarico prima che siano trascorsi 5 anni dal giorno in cui sono state assunte funzioni direttive o semidirettive, facoltà che nella norma previgente era riservata al primo presidente e al procuratore generale della Corte di cassazione.
L'articolo 3 esclude, al comma 1, l'applicazione del limite triennale di permanenza nell'incarico presso lo stesso ufficio, introdotto dalla riforma Cartabia, nei confronti dei giudici assegnati alla trattazione dei procedimenti in materia di famiglia. Inoltre, al Senato, è stata altresì introdotta la proroga fino al 30 giugno 2026 del termine di permanenza dei magistrati giudicanti che non svolgono funzioni direttive e semidirettive presso lo stesso ufficio giudiziario.
L'articolo 4 dispone che la partecipazione obbligatoria ai corsi di formazione per incarichi direttivi e semidirettivi si riferisca ai magistrati che abbiano già ottenuto il conferimento o la conferma dell'incarico e non opera più quale requisito per il conferimento degli stessi. L'articolo 5, modificato al Senato, riduce da 24 a 6 mesi successivi al conferimento dell'incarico il periodo in cui i giudici di pace, nominati fino al 31 dicembre 2026, sono chiamati a prestare servizio presso l'ufficio del processo.
L'articolo 6 introduce disposizioni urgenti in materia di edilizia penitenziaria e per la funzionalità del sistema giudiziario, principalmente intervenendo sulla disciplina concernente il commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria. Al comma 1, lettera , si posticipa il termine entro cui tale soggetto deve redigere un programma dettagliato degli interventi necessari, che ora è fissato in 120 giorni dalla registrazione del decreto di nomina da parte della Corte dei conti; nel testo previgente il termine decorreva dal momento della nomina.
Inoltre, si modifica il procedimento di adozione del programma medesimo, precisando che il potere di proposta del medesimo spetti al Ministero della Giustizia e non più al Ministero delle Infrastrutture. La lettera , in primo luogo, inserisce la possibilità per il commissario di stipulare protocolli a titolo gratuito per avvalersi delle stazioni appaltanti qualificate e del supporto delle società partecipate dallo Stato, nonché di richiedere la vigilanza collaborativa dell'Anac; in secondo luogo, sopprime la disposizione secondo cui l'approvazione dei progetti da parte del commissario straordinario, che è sostitutiva di ogni altra autorizzazione occorrente per i lavori, deve avvenire d'intesa con i presidenti delle regioni territorialmente competenti.
La lettera precisa il momento dell'attribuzione dei poteri, anche sostitutivi, al commissario, che decorre dalla registrazione del decreto di nomina da parte della Corte dei conti, e non dalla nomina, come invece era previsto. La lettera prolunga al 31 dicembre 2026 rispetto alla precedente data del 31 dicembre 2025 l'incarico del commissario straordinario, prevedendo sia una relazione annuale entro il 30 giugno sia una relazione finale ai Ministeri della Giustizia, delle Infrastrutture e dell'Economia e delle finanze sulla propria attività.
La lettera modifica la disciplina relativa alla struttura commissariale, composta fino a un massimo di 5 esperti, cui, con la novella in esame, si possano affiancare 5 unità di personale distaccato o di temporanea assegnazione da enti, amministrazioni pubbliche e società partecipate. La lettera precisa che la competenza del commissario è esclusa per gli interventi finanziari a valere sulle risorse destinate alle infrastrutture carcerarie iscritte nello stato di previsione del Ministero delle Infrastrutture, ma solo se per esse risulta già affidato l'incarico di progettazione alla data del 1° dicembre 2024.
La lettera puntualizza che il compenso del commissario, determinato con il decreto di nomina di cui al comma 1, è stabilito in ragione della complessità dell'incarico ed è determinato in misura non superiore al doppio, sia della parte fissa che della parte variabile, di quella indicata all'articolo 15, comma 3, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98. La lettera modifica l'autorizzazione di spesa previgente per il compenso del commissario straordinario e per il funzionamento della struttura di supporto, fissandola nel limite massimo di 338.625 euro per l'anno 2024 e di euro 995.400 euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026 e indicando, nel contempo, la copertura di tali oneri.
La lettera precisa che nella contabilità speciale, intestata al commissario straordinario per l'esercizio delle sue funzioni, confluiscono le risorse disponibili destinate, per ciascuna annualità, non più solo all'edilizia penitenziaria, ma anche alle infrastrutture carcerarie iscritte nello stato di previsione del Ministero della Giustizia e del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. I commi 3 e 4 dispongono, invece, l'incremento delle risorse di bilancio del Ministero della Giustizia destinate alle spese di giustizia e per le intercettazioni pari a 95.724.000 euro per l'anno 2024.
L'articolo 7, invece, si occupa della materia di procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, i cosiddetti braccialetti elettronici. In particolare, la lettera , a modifica dell'articolo 275 del codice di procedura penale, prevede che la Polizia giudiziaria deve preventivamente accertare la fattibilità operativa, oltre alla già richiesta fattibilità tecnica, dell'utilizzo dei mezzi elettronici e degli strumenti tecnici di controllo, al fine di permettere al giudice di prescrivere l'applicazione del braccialetto elettronico congiuntamente alla misura degli arresti domiciliari.
PRESIDENTE. Devo chiederle di andare alla conclusione, onorevole.
DANIELA DONDIVado alla conclusione. Tutto l'articolo 7 riguarda la gestione del cosiddetto braccialetto elettronico. L'articolo 8 reca norme di interpretazione autentica dell'articolo 56, comma 4, del decreto legislativo n. 136 del 2024. L'articolo 9 estende la copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali anche ai soggetti che svolgono lavori di pubblica utilità. Gli articoli 10 e 11 recano, rispettivamente, le clausole di invarianza finanziaria e di entrata in vigore.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo: si riserva di farlo successivamente.
È iscritta a parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Oggi siamo chiamati a discutere questo ennesimo decreto-legge, che dovrebbe contenere misure urgenti in materia di giustizia.
Ebbene, purtroppo, ancora una volta siamo davanti a un'occasione persa, perché è un provvedimento assolutamente evasivo, che non coglie e non cerca di risolvere il cuore dei problemi, che, purtroppo, nel settore giustizia sono moltissimi. Parto proprio con l'enunciare alcuni numeri, per dare la plastica idea di quelli che sono i problemi e di come questo Governo e questa maggioranza non li risolvano, anzi li aggravino. Infatti, con la recente legge di bilancio, approvata da questo Governo e da questa maggioranza, il comparto giustizia, purtroppo, ha subito ennesime riduzioni ed ennesimi tagli per più di 500 milioni di euro. Di contro, invece, proprio in questo settore nevralgico anche per l'economia del nostro Paese, oltre che per garantire anche la sicurezza dei nostri territori, servirebbero degli investimenti veramente significativi. Sappiamo che i nostri istituti penitenziari, le nostre carceri sono, purtroppo, al collasso. Ormai, il numero dei detenuti sfiora quasi le 63.000 unità, a fronte di posti regolamentari che si aggirano intorno ai 47.000. Sappiamo che l'anno appena trascorso ha visto un numero di suicidi record, con circa 90 suicidi e sette agenti di Polizia penitenziaria che, purtroppo, si sono tolti la vita e anche i primi giorni del nuovo anno non sono iniziati nel migliore dei modi. Con questa progressione, secondo dei dati che noi riteniamo assolutamente allarmanti, probabilmente arriveremo a quasi 160 suicidi alla fine dell'anno e speriamo, ovviamente, di no.
L'edilizia carceraria, purtroppo, è un'emergenza permanente. A questa si aggiunge l'assoluta mancanza di personale. Sappiamo che la Polizia penitenziaria ha una carenza di organico spaventosa e a nulla, purtroppo, serviranno - ecco perché parlavo di un provvedimento assolutamente evasivo e assolutamente vuoto - le 1.000 assunzioni previste tra il 2025 e il 2026. Probabilmente, secondo quello che ci hanno riferito gli auditi in Commissione giustizia al Senato, perché alla Camera c'era talmente tanta fretta di licenziare questo provvedimento che non si è previsto neanche un breve ciclo di audizioni, queste 1.000 unità serviranno a malapena a coprire i pensionamenti. E, ancora, mancano nei nostri istituti penitenziari psichiatri e psicologi e sappiamo, purtroppo, quanto le malattie psichiatriche, anche derivate dall'uso di sostanze stupefacenti, abbiano un'incidenza enorme negli istituti penitenziari. Quindi, è assolutamente necessario prevedere un'aggiunta, con maggiori assunzioni per il personale medico anche negli istituti penitenziari.
Sappiamo che le attività trattamentali sono assolutamente scarse e parlo della formazione anche scolastica, perché il tasso di analfabetismo tra la popolazione detenuta italiana è sempre molto elevato. L'impossibilità di svolgere adeguate attività trattamentali ha un'incidenza diretta sulla recidiva dei detenuti, che nel 70 per cento dei casi tornano a delinquere una volta scontata la pena nell'istituto penitenziario. Ben altri riteniamo che dovevano essere - devono essere - gli interventi in materia di giustizia e, in primo luogo, in materia di detenzione. Voi vi siete affidati per risolvere il problema dei nostri istituti penitenziari a un commissario straordinario. Tra l'altro, per nominare questo commissario e per dare vita a questa struttura commissariale, di cui non abbiamo ancora notizia, avete adottato l'ennesimo decreto-legge a luglio 2024. Sono passati diversi mesi e non abbiamo notizie, non abbiamo segni di vita da parte del commissario straordinario e della struttura commissariale. Non abbiamo notizia di un programma di interventi che il commissario avrebbe dovuto stilare e che dovrebbe terminare e portare avanti in appena due anni.
Credo che il metodo sia assolutamente sbagliato, anche perché gli autorevoli auditi in Senato vi hanno posto di fronte a una difficoltà materiale oggettiva. Infatti, se anche il commissario straordinario fosse ipoteticamente in grado di costruire nuovi istituti penitenziari in appena due anni, a fronte delle carenze di organico gravissime, di cui dicevo prima, vi siete domandati con quali risorse e con quale personale andrete a gestire questi nuovi istituti penitenziari se già quelli esistenti sono assolutamente al collasso, se già in quelli esistenti abbiamo un tasso di stress e di lavoro straordinario dei nostri agenti di Polizia penitenziaria che è veramente al limite?
Purtroppo, siete abituati da tempo, da quando siete al Governo, a fare pura propaganda, a mettere insieme una serie di interventi che, però, non hanno una visione organica e complessiva, che non mirano a tentare - non dico a risolvere, ma a tentare di risolvere - i problemi, ma sostanzialmente, hanno l'unico effetto di gettare fumo negli occhi e dare l'impressione all'esterno che state risolvendo i problemi. Ebbene, per risolvere i problemi della giustizia, così come quelli del mondo penitenziario, servono risorse, soldi e personale. Serve personale di Polizia penitenziaria, servono educatori e servono direttori dei nostri istituti penitenziari. Nonostante lo sblocco delle graduatorie, abbiamo ancora tanti istituti penitenziari che sono retti a scavalco da direttori che sono direttori anche di altri istituti penitenziari. Paradossale è la situazione, per esempio, della regione Sardegna, dove a fronte di tanti istituti penitenziari i direttori sono davvero pochissimi e ci sono direttori che seguono tre o quattro istituti penitenziari.
È chiaro che così non si può andare avanti. La gestione dei nostri istituti penitenziari è lo specchio della nostra società e ricordiamoci, tra l'altro, che i detenuti, una volta scontata la loro pena, dovranno ritornare nella società. Allora, se nel percorso di espiazione della pena non mettiamo i detenuti in grado di seguire un percorso di formazione, di cultura e di reinserimento non potremo mai aspettarci un adeguato reinserimento di queste persone all'interno della società.
Tra l'altro, una serie di interventi seri nel settore penitenziario consentirebbe anche a tutti gli operatori, che lavorano con dedizione e abnegazione ogni giorno all'interno dei nostri istituti penitenziari, di svolgere il loro lavoro con maggiore tranquillità, perché tenere impegnati i detenuti nelle opportune attività di formazione, nella scuola e nel lavoro, consente anche di abbassare quella aggressività e quella tendenza alla violenza presente nei nostri istituti penitenziari e, quindi, questo va a tutto vantaggio sia dei detenuti stessi sia del lavoro che devono svolgere i nostri operatori, sia quelli della Polizia penitenziaria sia tutti quegli altri operatori, a partire dai medici e fino agli educatori e ai mediatori culturali, che cercano di svolgere nel miglior modo possibile, con le risorse scarse che hanno, il loro prezioso lavoro.
Proprio per cercare di dare una mano e cercare di ampliare anche le competenze del commissario straordinario avevamo presentato una serie di emendamenti, che, purtroppo, sono stati bocciati, proprio per fare in modo che il commissario straordinario - anche in linea con quelle che sono le indicazioni ultime della Corte costituzionale, riprese anche da una recentissima sentenza della Corte di cassazione - potesse fare degli interventi tali da garantire obiettivamente dei circuiti trattamentali differenziati per i nostri detenuti.
Attualmente - e non è pensabile in un Paese civile - la suddivisione dei detenuti viene fatta generalmente soltanto su una valutazione di sicurezza, quindi detenuto tra media e alta sicurezza. Non viene preso in considerazione, invece, tutto il percorso trattamentale, di cui ogni detenuto ha bisogno, anche quello di cura. Non possiamo assolutamente tenere in un unico contenitore, che diventa poi un calderone, detenuti con problemi psichiatrici, detenuti con problemi di tossicodipendenza, detenuti più o meno pericolosi e detenuti comuni.
Tenere le nostre strutture carcerarie in questa condizione vuol dire semplicemente ignorare il problema, girarsi dall'altra parte e considerare, purtroppo, i nostri istituti penitenziari come pattumiera della società e, quindi, relegare il problema e far finta che questo non esista.
A fronte di tutta questa situazione, non prevedete un euro, non prevedete un concorso in più in materia di giustizia e sugli istituti penitenziari. L'unica cosa che prevedete con questo decreto-legge è aumentare le indennità del Commissario straordinario e della struttura che coadiuverà il Commissario straordinario, di cui, dicevo, non abbiamo traccia e non abbiamo nemmeno potuto leggere uno straccio di programma.
La cosa ancora più grave è che assolutamente avete tenuto e terrete all'oscuro, come vostro solito, il Parlamento di quanto farà il Commissario, perché avete bocciato un nostro emendamento che prevedeva una relazione semestrale o al limite annuale del Commissario straordinario dinanzi al Parlamento e alle Commissioni competenti. Questo serviva a noi per avere un del lavoro svolto dal Commissario e anche al Commissario per recepire eventuali suggerimenti che potessero aiutarlo nello svolgimento del suo lavoro.
Ancora più grave è che per aumentare le indennità - ripeto - che verranno versate a questo Commissario straordinario andate a toccare fondi specifici previsti per il settore giustizia che noi riteniamo assolutamente fondamentali.
Da dove prendete i soldi per pagare il Commissario straordinario, tra l'altro, raddoppiando la sua indennità e la struttura di supporto? Li andate a prendere sostanzialmente da tre fondi e questo è indicativo della vostra idea di giustizia: andate a depauperare il fondo previsto per l'attuazione della riforma in materia di magistratura onoraria. Ancora una volta fate una cosa, anzi dite una cosa e poi ne fate un'altra, perché, con il consenso di tutte le forze politiche, è stata da poco approvata la riforma della magistratura onoraria e voi che cosa andate a fare? Togliete fondi che servono per attuare quella riforma, in un momento in cui, tra l'altro, la magistratura onoraria, i nostri giudici di prossimità sono in forte difficoltà anche per le carenze di organico assolutamente non colmate.
Nell'articolo 5 inserite una norma per prorogare il servizio dei giudici di pace presso l'ufficio del processo ma non vi interessate minimamente delle carenze di organico dei giudici di pace e non vi interessate minimamente delle carenze di organico che saranno ancora più evidenti quando ci sarà l'ampliamento delle competenze dei giudici di prossimità.
La giustizia di prossimità era ed è stata negli anni un fiore all'occhiello della giustizia italiana. Sono persone che hanno dato al nostro sistema giustizia davvero l'anima e che, in alcuni momenti, davvero hanno retto il sistema giustizia. Voi li ringraziate sostanzialmente disinteressandovi delle scoperture di organico, diminuendo i fondi per dare vita a una riforma che era molto attesa dal settore.
Ancora, andate a depauperare il fondo per la copertura delle spese legali agli imputati assolti. Alla faccia del garantismo che dite di voler perseguire e che sbandierate! Si tratta di una norma - tra l'altro inserita dal precedente Governo, il Governo Conte, con il Ministro Bonafede - che voi totalmente andate a ignorare, a distruggere.
Inoltre, aspetto ancora più inquietante, andate a depauperare il Fondo per la giustizia riparativa. È un settore che a noi, come MoVimento 5 Stelle, è particolarmente caro e, ancora una volta, in questo modo, andate a manifestare il vostro totale disinteresse nei confronti delle vittime dei reati e delle persone offese che nella giustizia riparativa possono trovare un momento di risposta concreta e reale al loro bisogno e alla loro domanda di giustizia.
Avevamo presentato, anche in questo caso, emendamenti per indirizzare verso altri fondi le risorse che voi volete dare a questo Commissario straordinario ma, ancora una volta, siamo stati totalmente ignorati. Ripeto, ancora una volta, non troviamo niente, se non un aumento dell'indennità per favorire un maggiore reinserimento sociale dei nostri detenuti.
Vi abbiamo proposto emendamenti che riguardavano anche le case di comunità, lo sviluppo delle relazioni affettive dei detenuti e un ampliamento delle ipotesi trattamentali con l'ampliamento dei percorsi di formazione, di lavoro, di cultura. Proprio di recente, nella legge di bilancio, è stato approvato un emendamento che istituisce un fondo per rafforzare l'attività teatrale in tutti gli istituti penitenziari.
Con questo ennesimo provvedimento, dimostrate, purtroppo, una non conoscenza o, forse, peggio ancora, un'indifferenza rispetto ai reali problemi del nostro mondo penitenziario, che pensate di risolvere soltanto con un Commissario straordinario e soltanto aumentandone l'indennità.
Ancora, avete inserito una norma, quella sui braccialetti elettronici. Questo è un tema che costituisce ormai un'emergenza strutturale del nostro Paese. Avete inserito una norma che, purtroppo, è molto poco rispetto a quello che si può fare e si sarebbe dovuto fare in questo settore.
Con questo ennesimo decreto-legge, anche a seguito dei malfunzionamenti dei braccialetti elettronici che si sono verificati nell'ultimo periodo e che hanno portato, poi, a conseguenze nefaste per molte donne che avevano avuto il coraggio di denunciare e affidarsi allo Stato, ci saremmo aspettati una risposta concreta del Ministro dell'Interno - anche del Ministro dell'Interno - il quale, quando domandammo, lo sollecitammo a intervenire per porre rimedio ai malfunzionamenti, ci disse che era in programma o meglio era in atto un tavolo operativo, di cui, però, non abbiamo avuto più notizie.
Allora, con questi piccoli ritocchi che avete fatto, troppo piccoli, riteniamo che non abbiate colto nel segno, ancora una volta, il problema dei braccialetti elettronici.
Quello del braccialetto elettronico è uno strumento sacrosanto per dare maggiore sicurezza alla donna, vittima di violenza, che decide di denunciare e di affidarsi allo Stato e per controllare l'imputato che si è reso colpevole di atti persecutori, di . Però, come ci è stato evidenziato da autorevoli esperti, in particolare dal procuratore di Tivoli in audizione al Senato, c'è tutta una serie di distonie, di interventi ulteriori che avrebbero potuto ulteriormente essere inseriti per aiutare ancora di più le donne, per dare loro maggiore sicurezza e per consentire un efficace utilizzo di questi braccialetti elettronici.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere. Ha esaurito il suo tempo.
CARLA GIULIANO(M5S). In particolare - e vado a concludere -, in questo settore, è fondamentale la formazione e che la donna sappia, in ogni momento, dove si trova il suo aggressore.
Ancora una volta non avete voluto guardare in faccia i reali problemi della giustizia. Ancora una volta vi siete riempiti la bocca di grandi parole senza grandi risultati.
Concludo con una domanda. Vorrei chiedere a questo Governo e a questa maggioranza quando avranno intenzione di farsi carico dei reali problemi della giustizia e quando smetteranno di fare pura propaganda.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA(FDI). Grazie, Presidente. Proverò a rispondere agli interrogativi che ha posto la collega, ma, quasi come se fosse un atto dovuto, facendo due cose: da un lato, per quanto attiene la discussione generale, sul corpo degli articoli e sul contenuto del testo normativo, che mi sembra che la collega non abbia inteso nel suo semplice tenore letterale, faccio una discussione generale ringraziando la relatrice per la sua la sua esposizione; dall'altro lato, credo che qualche considerazione vada fatta rispetto a questo specifico decreto Giustizia. Non è l'ennesimo decreto Giustizia, ma uno specifico decreto Giustizia, che porta in sé una serie di disposizioni normative; tali disposizioni non solo presentano - come ha correttamente evidenziato la relatrice - un carattere di funzionalità rispetto alle esigenze del sistema giustizia, per renderlo estremamente funzionale nella sua interezza, ma prestano anche particolare attenzione ai temi che probabilmente i precedenti Governi non hanno voluto affrontare, per equilibri di maggioranza.
La collega ha fatto una grande disquisizione, anche citando tutte le proposte emendative del MoVimento 5 Stelle, su cui mi soffermerò in un secondo momento, in particolare con riferimento al tema del braccialetto elettronico. Tuttavia, quando si parla di giustizia, mi sembra che una parte di questo Emiciclo sia solita stracciarsi le vesti, invece, quando si parla di giustizia e, mi sia concessa una parentesi, quando si parla di sistema carcerario, bisognerebbe ricordarsi le di Giosuè Carducci: non si può parlare del sistema carcerario, come se si volesse cercare le farfalle sotto l'Arco di Tito.
La mia discussione sostanzialmente si fermerà su pochi articoli che ritengo estremamente essenziali. Magistratura onoraria. Sulla magistratura onoraria, signor Presidente, mi sembra che questo Governo sia intervenuto in termini assolutamente concreti. Mi sembra che, se oggi siamo all'ultimo miglio, probabilmente, le inefficienze del passato hanno portato - mi sia concessa una digressione cinematografica - la magistratura onoraria a collocarsi quasi in una sorta di “nuovo miglio verde”. Invece noi oggi siamo arrivati all'ultimo miglio sulla magistratura onoraria.
Perché dico questo? Perché la riforma della magistratura onoraria e questo decreto-legge - convertito dal Senato e che oggi, come correttamente ha detto la relatrice, ha visto sostanzialmente una certa unitarietà nel suo complesso - ci hanno portato a dire che, ancora una volta, siamo andati avanti con coraggio, ma con razionalità. Infatti, quando si parla di magistratura onoraria, quando si parla dei giudici di pace, quando si parla della giustizia di prossimità, intesa come quella componente della giustizia che più è vicina alle esigenze del cittadino, siamo intervenuti con coerenza e con maturità, riconoscendo a questi servitori del diritto quella dignità che, per legislature intere, si è dimenticata.
Lo abbiamo fatto perché questo era un impegno che era stato preso. Sono contento che qui sia presente il Sottosegretario Delmastro, sono contento, le dico la verità. Mi sia concesso, Sottosegretario, di fare mie le sue parole - ho un'intima soddisfazione nell'avere qui il Sottosegretario Delmastro - sul tema della magistratura onoraria, perché questa parte dell'Emiciclo, quando assume un impegno, ha come unico obiettivo quello di portarlo a termine.
Anche nella NADEF, già allora, siamo intervenuti sulla magistratura onoraria. Infatti, non si tratta di avere ennesimi decreti Giustizia, perché - come ha detto il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni - la giustizia è centrale nell'agenda di Governo e questa centralità va affrontata con razionalità, maturità e competenza. Dico questo perché, quando si parla di giustizia, bisogna misurare le suole delle scarpe di coloro che entrano in un tribunale, di coloro che entrano nell'ufficio del giudice di pace e di coloro che entrano in un istituto di pena non per prendere i volumi, ma per avere contezza della realtà di una struttura carceraria.
L'articolo 5 - lo dirò molto velocemente - ha introdotto alcune specifiche deroghe alla disposizione contenuta nell'articolo 9, comma 4, del decreto legislativo n. 116 del 2017, che prevede un periodo di due anni. In particolare, proprio il comma 1, così come modificato dal Senato, riduce a 6 mesi, successivi al conferimento dell'incarico, il periodo in cui i giudici di pace, nominati fino al 31 dicembre 2026, sono chiamati a prestare servizio presso l'ufficio del processo. Mi sembrano norme estremamente razionali, che hanno, come unico obiettivo, quello di velocizzare e rendere più funzionale quella che la collega, con molta maturità e attenzione, ha definito giustizia di prossimità.
Sistema carcerario. A casa mia di solito si dice che, quando qualcuno non sa fare qualcosa, tende ad insegnarla. Non devo ricordare in questa sede come funzionava il Ministero di Bonafede, quando, con una circolare, diede libero sfogo a una categoria specifica di distretti. È corretto, la matematica non è un'opinione: oggi ci troviamo di fronte a un'emergenza, ma, signor Presidente, mi consenta la mia cultura contadina, di solito le emergenze non arrivano all'improvviso. Le emergenze, quali quelle del sistema carcerario, maturano nella misura in cui non si interviene progressivamente. Ecco perché i numeri vanno visti nel loro complesso rispetto al fenomeno del sistema carcerario, perché, secondo me, va definito in questi termini.
Ripeto: sono contento di intervenire nella discussione dopo la collega, con la quale mi unisce la geografia del territorio, e sono contento che è presente il Sottosegretario Delmastro, perché la collega giustamente è dovuta ricorrere alla Sardegna, ma mi correggerà qualcuno se anche in Sardegna questo Governo non è intervenuto. Lo dico perché questo Governo è intervenuto - e il Sottosegretario avrà modo, quantomeno con un cenno del capo, di confortare la mia memoria - con l'individuazione di ben 57 dirigenti e, tra questi 57 dirigenti, c'è proprio un dirigente della provincia di Foggia, il dirigente dell'istituto penitenziario. Mi consenta questo spaccato legato al mio territorio, ma, quando questo Governo, quando Roma si avvicina ai territori rispetto alle loro esigenze, questo va detto. Va detto perché legittimamente possiamo andare a guardare che cosa succede in altre realtà, ma, se consideriamo i 445.000 euro per la ristrutturazione di un braccio del penitenziario di Foggia, mi sembra che questo Governo sia intervenuto. Ecco perché parlavo dello spessore delle suole delle scarpe.
Quando si parla di sistema carcerario, ci sono due atteggiamenti, due modi di interpretare. Uno di questi è quello di coloro che intervengono con proposte normative da sviluppare dinanzi ai magistrati di sorveglianza - legittime, sicuramente -, che fanno parte di una cultura della quale non mi sembra che in questo Emiciclo abbia trovato eredi, grandi liberali, ma comprendo che ci siano determinate dinamiche, con degli strumenti normativi che sono molto prossimi ai cosiddetti Svuotacarceri. Io credo, però, che questa maggioranza e Fratelli d'Italia credano nel giusto processo, credano in un processo giusto e un processo è giusto nella misura in cui la pena è certa. Una pena certa si sviluppa non attraverso un sistema cosiddetto Svuotacarceri, ma si sviluppa nel modo in cui ha fatto questo Governo ed esattamente con questo decreto-legge e con anche quello precedente, perché dobbiamo guardare alla realtà carceraria e alle strutture carcerarie.
Abbiamo individuato un commissario, oggi siamo andati a individuare ulteriori disposizioni, perché gli obiettivi di riforma del sistema carcerario, inteso nella sua interezza, possano essere raggiunti in tempi brevi. Infatti, solo chi non vuole che si fa di solito si lamenta. Perché dico questo? Perché a me hanno insegnato che chi ti critica spesso lo fa perché, facendo meno di te, ha più tempo a disposizione per criticarti. Perché? Perché va così, va così. È importante questo, perché il commissario straordinario individuato nel decreto Carceri è chiamato proprio a raggiungere determinati obiettivi.
È l'articolo 6 che apporta una serie di modifiche all'articolo 4- del decreto-legge 92 del 2024, che prevede proprio la nomina e individua misure legate alla durata dell'incarico. Nello specifico, ha come obiettivo proprio quello di far fronte alla grave situazione di sovraffollamento del sistema carcerario, a cui però bisogna rispondere con prontezza, ma anche con competenza. Se andiamo a vedere le disposizioni che sono contenute in questo decreto-legge, proprio la misura della competenza è qualcosa di assolutamente pregnante, a fronte di un passato in cui le nomine avvenivano - mi sia concesso il termine - un po' alla Jean Valjean.
Vengono dettati quelli che sono gli elementi essenziali perché il sistema carcerario trovi una guida caratterizzata dalla competenza. Si parla di interventi di manutenzione straordinaria, ristrutturazione, completamento e ampliamento delle strutture penitenziarie esistenti, così come la realizzazione di nuovi istituti penitenziari e di alloggi al servizio della Polizia penitenziaria. Per questo parlavo di complesso del sistema penitenziario, inteso nel suo complesso, perché è vero che ci sono i distretti, ma c'è anche la Polizia penitenziaria, che svolge un ruolo di frontiera, e questo Governo più volte ha dimostrato da che parte si sceglie di stare.
Poi l'articolo 7, il cosiddetto braccialetto elettronico: il MoVimento 5 Stelle - la relatrice ricorderà in Commissione - è un gruppo che si è prodotto in un numero considerevole di proposte emendative, però, in questi 2 anni di Parlamento, ho compreso che una proposta emendativa va valutata nella misura in cui questa può portare un oggettivo contributo al testo. Quando, invece, una proposta emendativa si traduce esclusivamente in una sorta di momento di vanità, probabilmente la proposta emendativa rimane vuota, perché non riesce neanche a essere funzionale alla di un testo inteso nella sua interezza o della norma che si intende emendare. Perché?
Perché probabilmente il legislatore deve sempre - così mi hanno insegnato - superare quella sorta di dualismo tra natura e ragione, e prodursi in testi che siano razionali e funzionali. Se andiamo a vedere come si è intervenuto, si è superata con questo decreto-legge tutta una serie di problematicità che il braccialetto elettronico portava, anche superando alcuni aspetti di natura interpretativa. Infatti, come dicevo, proprio l'articolo 7 integra le norme relative alle particolari modalità di controllo del cosiddetto braccialetto elettronico, precisando, tra gli accertamenti già previsti da parte della Polizia giudiziaria, in relazione alla fattibilità tecnica dell'utilizzo di tale strumento.
Vediamo come si interviene in maniera precisa, perché, preliminarmente alla scelta da parte del giudice della misura cautelare ritenuta più idonea, la Polizia giudiziaria verifica l'attivabilità, l'operatività e la funzionalità dei mezzi elettronici o degli altri strumenti tecnici nei casi specifici. Dico questo - e mi avvio, Presidente, alla conclusione, così da rispettare i tempi che mi sono stati imposti - proprio perché su questo tema non possiamo perderci in esercizi di semantica o in atti di vanità. Se andiamo a prendere il testo e i tempi che sono imposti, è chiaro che questo Governo è dalla parte delle vittime ed è dalla parte della giustizia, intesa in termini razionali, e non prestandosi al gioco della mamma di Arlecchino, che, per risolvere i problemi del figlio, il giorno della festa, si cimenta in tante pezze a colori .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il decreto che arriva oggi in Aula alla Camera, per la conversione in legge, è l'ennesima occasione persa, dal nostro punto di vista, per entrare nel merito di quelle che sono le questioni che riguardano il campo della giustizia e provare anche a risolverle. Ancora una volta si ricorre alla decretazione d'urgenza per modifiche normative che avrebbero potuto avere ben altro esito, dal nostro punto di vista, e ben altra portata, se naturalmente fossero state inserite in un vero confronto parlamentare, che purtroppo non mi pare essere possibile, almeno nei giorni che viviamo.
È un provvedimento che tocca alcuni temi importanti, si pensi al sovraffollamento carcerario, senza però - me lo faccia registrare - individuare soluzioni strutturali al tema. Titoli, forse qualche slogan, a cui purtroppo siamo abituati, ma non si intravede una reale volontà di risolvere i problemi strutturali che attanagliano le carceri italiane e che, dal mio punto di vista, imporrebbero una riflessione diversa a questo Governo, visto che siamo davvero vicini a condizioni di violazioni di diritti umani e norme europee, come avviene all'interno delle nostre carceri.
Certo, non possiamo negare, e non lo faremo, che ci sono alcune questioni all'interno di questo decreto anche condivisibili. Mi riferisco alla riduzione della durata dei tirocini per i giudici di pace o altri interventi derogatori, ma sono piccole cose inserite dentro un provvedimento che poteva e doveva avere un respiro molto più ampio. Leggendo le norme contenute in questo decreto, emerge una sostanziale assenza di visione del Governo italiano sui temi dell'amministrazione della giustizia.
Ci è già capitato in passato di sollevare le nostre critiche, e purtroppo questo decreto non fa che confermare i nostri timori. Si inserisce qualche correttivo, ma non si entra nel merito dei problemi che riguardano uno dei pilastri della nostra democrazia. In alcuni casi, addirittura, si fa peggio, avrò modo di dirlo più approfonditamente nel corso di questo mio intervento, visti i tagli, che riteniamo gravissimi, agli interventi, ad esempio, per la giustizia riparativa e al Fondo per il rimborso delle spese legali degli imputati assolti.
Dopo la legge di bilancio e i tagli di oltre 500 milioni operati sulla giustizia, ci saremmo aspettati un cambio di passo per recuperare quelle risorse che sono fondamentali per un buon funzionamento di ogni singolo settore. Niente di tutto questo: si spostano i fondi da una parte all'altra, con scelte, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, discutibili, e senza, però, che poi si faccia realmente un passo avanti, anche sulle risorse finanziarie, ma non ci aspettavamo niente di meglio, visto il recente passato.
Proprio su queste, sulle risorse finanziarie, il decreto non riesce a dare risposte alle criticità della giustizia italiana. Tornate di nuovo sul tema delle carceri ma, ancora una volta, dobbiamo constatare che sbagliate il punto di attacco per trovare soluzione all'emergenza che si vive all'interno dei penitenziari.
Non mi stancherò mai di ricordare i numeri drammatici che riguardano le carceri italiane, lo faccio ogni volta che intervengo sui temi della giustizia, perché, veramente, penso sia doveroso: nel 2024 si sono registrati 83 suicidi accertati in cella (i dati che sto dando, naturalmente, sono fonte del Ministero della Giustizia), toccando un record drammatico. Io, insomma, riporto alla memoria i numeri tragici che furono alla base della sentenza Torreggiani.
Il 2025 è iniziato in maniera anche più drammatica, peggiore, come neanche immaginavamo fosse possibile: in 20 giorni abbiamo già avuto 8 suicidi. È una situazione insostenibile, un'emergenza a cui nessun parlamentare, in quest'Aula, può assuefarsi e non possiamo permetterci di abituarci al fatto che ciò trovi origine, come ormai penso sia evidente agli occhi di tutti, di tutti coloro i quali frequentano le carceri, nelle condizioni di detenzione che vivono le persone private della libertà personale.
Accanto all'aumento dei suicidi e dei fenomeni di autolesionismo cresce anche il sovraffollamento. Gli ultimi dati di pochi giorni fa del Garante dei detenuti nazionale parlano di percentuali superiori, in media, al 130 per cento, con istituti nei quali i numeri si fanno ancora più gravi: a Milano San Vittore il sovraffollamento arriva al triste primato del 220 per cento; il che significa che i detenuti sono costretti a vivere ammassati nelle celle senza spazi, senza spazi per respirare - fatemi usare un'affermazione cara al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che oggi è in Aula -, ma il problema, purtroppo, è generalizzato. In Puglia, il sovraffollamento è al 171 per cento, in Lombardia al 151 per cento, nel Lazio al 146 per cento.
Ecco, davanti a questo quadro drammatico delle condizioni delle carceri italiane, qualunque persona di buon senso si sarebbe attesa un intervento deciso del Governo e del Ministro Nordio per risolvere il problema - per provare a risolvere il problema -, investendo su forme alternative alla detenzione e sui servizi di assistenza sanitaria e psicologica negli istituti di pena. Invece, non c'era nulla nel fantomatico decreto Carceri dell'estate scorsa e c'è ancora meno in questo decreto, in cui troviamo solo nuove norme per il commissario delegato all'edilizia penitenziaria, come se questo, appunto, bastasse a risolvere o a essere più incisivi nella risoluzione di questi drammi a cui assistiamo, ormai, quasi quotidianamente.
È un Governo che, alla fine del proprio mandato, segnerà il delle figure commissariali inventate da zero - questo è l'altro primato che appartiene al Governo - come se non esistessero già articolazioni dello Stato in grado di affrontare i problemi. Peggio, come se il problema non fosse l'assenza di risorse piuttosto che di figure da mettere in campo per affrontare quelle emergenze.
Il commissario a cui aumentate l'indennità con questo decreto dovrà occuparsi, nei prossimi 2 anni, di trovare soluzioni a cui, fino ad oggi, parrebbe non siete stati capaci di mettere mano. Trovate le risorse per la struttura commissariale, ma non ci sono fondi per invertire la rotta, per intervenire sul sovraffollamento. Questo Governo continua ad inseguire, a parole, un fantomatico Piano carceri di cui, però, non si vede l'attuazione; sembra una sorta di miraggio. Si continuano a nascondere le cifre che servirebbero per costruire nuovi istituti e, nel frattempo, in Italia ci sono quasi 10.000 detenuti in più rispetto a quanto possano sostenere le nostre carceri.
Per trovare una soluzione servirebbe, come dire, provare ad abbandonare gli e il populismo per constatare la realtà. Basta tornare - anche qui - alla relazione del Garante dei detenuti per scoprire che più di 23.000 detenuti in Italia hanno una pena residua inferiore ai 3 anni. Di questi, 19.592 potrebbero accedere a misure alternative, ma non succede. Attendiamo il giorno in cui questo Parlamento possa occuparsi davvero delle iniziative per superare il sovraffollamento senza paletti ideologici, ma con la consapevolezza che è compito dello Stato garantire che la pena non sia ispirata solo all'aspetto repressivo, ma sia capace di attuare il principio costituzionale della rieducazione e non sia contraria al senso di umanità.
Mi faccia fare una breve parentesi. Oggi sono stata nella città di Colleferro, perché è la Giornata del Rispetto: come sapete questo Parlamento ha votato per la sua istituzione. Ecco, io oggi a Colleferro ho ascoltato le parole della madre e della sorella di Willy e ne sono rimasta colpita, perché una madre che ha perso il figlio con quella ferocia, con quella cattiveria ha esortato tutti a mettere da parte l'odio - rivolgendosi ai ragazzi - e a non essere vendicativi. Ecco, io oggi, in quest'Aula - consentitemi, visto che stiamo parlando di giustizia - penso sia giusto anche darne conto per ribadire come sia importante tenere in considerazione questo tipo di messaggi che, dal mio punto di vista, vanno custoditi e divulgati con forza.
Torno sul provvedimento che discutiamo oggi. Ritengo che avreste potuto tenere in maggiore considerazione le nostre proposte, i nostri emendamenti. Invece, il fatto che ogni volta ricorriate al tema della decretazione d'urgenza davvero non ci consente di svolgere il nostro ruolo così come vorremmo. In Commissione - dove questo decreto è stato per non più di un paio d'ore, insomma, un parere , diciamo - avete rigettato ogni proposta che andava nella direzione di un miglioramento della situazione all'interno degli istituti carcerari, come quelle che abbiamo proposto per le relazioni affettive dei detenuti e per la realizzazione di circuiti penali differenziati.
Ancora, avevamo presentato emendamenti per il personale, per gli educatori e per l'inserimento lavorativo dei detenuti. La vostra è stata una risposta di una chiusura totale su tutti i fronti.
A queste considerazioni, signora Presidente, c'è da aggiungere un rilievo che non può passare in secondo piano. Con questo decreto, appunto, come ho già avuto modo di dire, trovate le risorse per la struttura del commissario per l'edilizia penitenziaria, tagliando fondi di importanza strategica (come quelli per il rimborso delle spese legali degli imputati assolti) e tagliando il Fondo per gli interventi della già citata giustizia riparativa.
Seppur velocemente, non ci si può non soffermare sul punto. Con la riforma Cartabia si sono fatti passi in avanti, approvando una disciplina organica sui programmi consensuali tra vittime e autori di reato ma, dall'insediamento di questa legislatura, si è di nuovo fermato il processo di attuazione di queste riforme. Nella passata legislatura è stato approvato anche un fondo destinato a questi interventi che, però, continua ad essere impoverito.
Questa maggioranza ha prima rigettato i nostri emendamenti in legge di bilancio per aumentare, appunto, le risorse legate a questo fondo e, con questo decreto, produce ancora ulteriori tagli. È una scelta - fatecelo dire con chiarezza - che noi reputiamo sbagliata, perché ferma un percorso, un processo di innovazione del diritto penale che è complementare - ricordiamolo - alla giustizia punitiva e che ha dimostrato di produrre risultati potenti, importanti sulla riduzione della recidiva.
Concludo. Noi pensiamo sia necessario completare un processo di riforma per una giustizia che sia davvero al servizio della comunità, ma è su questo punto che emergono le distanze, purtroppo, più grandi rispetto alla visione di questo Governo e di questa maggioranza.
Noi continuiamo ad osservare un'ossessione per le politiche securitarie, che rischia di produrre i danni maggiori proprio sul terreno della giustizia. Questo decreto che - lo ripeto - pur contiene alcuni correttivi condivisibili, è l'immagine esatta di un Esecutivo che rifiuta di entrare nel merito delle questioni che riguardano la giustizia per inseguire ancora una visione della giustizia che è repressiva. Se parlate di giustizia, tagliate i fondi e poi entrate ideologicamente nel campo della sicurezza per aumentare le pene e inventare nuovi reati. Insomma, a questo siamo stati abituati, perché sono anni che vediamo una proliferazione di reati di cui, tra l'altro, non mi pare che si sentisse la necessità, a maggior ragione constatando qual è lo stato dei nostri istituti penitenziari, con la conseguenza, che mi pare evidente, che le nostre comunità non ne traggano un grandissimo beneficio .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice - che, peraltro, avrebbe esaurito i tempi - e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dal Senato, n. 1424: “Disposizioni per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei Nuovi giochi della gioventù” e delle abbinate proposte di legge nn. 947-990.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Rossano Sasso.
ROSSANO SASSOGrazie, Presidente. Il provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea reca: “Disposizioni per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei Nuovi giochi della gioventù”. Il testo al nostro esame è stato approvato all'unanimità dal Senato il 20 settembre 2023. La convergenza unanime delle forze politiche si è verificata anche qui da noi alla Camera, dove, nel corso dell'esame in sede referente, svoltosi in Commissione cultura, dopo aver proceduto all'abbinamento di due proposte di legge di opposizione, d'iniziativa del deputato Berruto e del deputato Amato, tutti i gruppi hanno concordato in ordine all'adozione, come testo base per il seguito dell'esame, del testo approvato dal Senato, e hanno, altrettanto unanimemente, rinunciato alla presentazione di proposte emendative.
Veniamo all'analisi degli articoli e cercherò di essere abbastanza snello. L'articolo 1 reca le finalità e gli obiettivi della proposta. Ai sensi del comma 1, essa “si propone di promuovere la formazione sportiva quale strumento di apprendimento cognitivo, formativo, relazionale e di socializzazione, nonché quale parte integrante del percorso scolastico, a partire dalla scuola primaria, e di riconoscere l'educazione motoria e la pratica sportiva quali valori fondamentali per l'inclusione, la promozione delle pari opportunità e l'espressione della personalità giovanile. A tal fine, essa è volta a promuovere il più ampio accesso degli studenti a tutte le discipline sportive, secondo le attitudini e le preferenze individuali”.
L'articolo 2 reca l'istituzione dei citati Nuovi giochi della gioventù. Sono istituiti, dunque, i Nuovi giochi della gioventù “promossi e organizzati dal Ministero dell'Istruzione e del merito, di concerto con il Dipartimento per lo sport e con il Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei ministri, anche avvalendosi della società Sport e salute Spa, sentite le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, nonché il Comitato olimpico nazionale italiano e il Comitato italiano paralimpico”.
Dopodiché abbiamo l'articolo 3, che disciplina l'organizzazione dei Giochi e, nello specifico, si prevede che: “Lo svolgimento dei Giochi è coordinato, a livello nazionale, dalla Commissione organizzatrice nazionale (…), composta da rappresentanti del Ministero dell'Istruzione e del merito, dei Dipartimenti per lo sport, per le politiche giovanili e il servizio civile universale e per le politiche in favore delle persone con disabilità della Presidenza del Consiglio dei ministri, della società Sport e salute Spa, del CONI e del Comitato italiano paralimpico. Ai fini del coordinamento dello svolgimento dei Giochi, la Commissione può sentire le amministrazioni competenti a dare un supporto”.
L'articolo 4 regolamenta le attività sportive per la partecipazione ai Giochi. Nel dettaglio, si prevede che: “Ai fini dell'avviamento alle discipline sportive degli studenti a partire dalla scuola primaria e fino all'ultimo anno della scuola secondaria, gli istituti scolastici, sulla base del numero degli aderenti a ciascuna disciplina, nell'ambito della propria autonomia, possono collegarsi in rete (…), con il coordinamento degli enti locali territorialmente competenti, per la stipula di protocolli annuali o pluriennali con gli organismi sportivi, per la realizzazione, come attività complementari e integrative dell'iter formativo degli studenti (…), di corsi di avviamento e perfezionamento alle discipline sportive”.
L'articolo 5 reca: “Misure di prevenzione sanitaria”, mentre l'articolo 6 reca: “Disposizioni transitorie e finanziarie”.
PRESIDENTE. Onorevole, mi perdoni, ma credo ci sia un problema con il suo microfono. Provi a usare quello accanto e vediamo se migliora.
ROSSANO SASSOSì, decisamente meglio. Come dicevo, l'articolo 6 reca disposizioni in materia finanziaria. Segnalo altresì che, in considerazione del fatto che questo provvedimento è arrivato all'esame dell'Aula da poco, si è reso necessario un allineamento temporale del dispositivo, che si limita al solo anno scolastico 2024-2025, le cui attività inerenti ai Giochi della gioventù sono già in corso. Dunque, si prevede l'avvio in forma sperimentale dei Giochi per gli anni 2024-2025 e 2025-2026.
In materia finanziaria, poi, abbiamo il comma 2 che prevede che, agli oneri derivanti dall'attuazione della norma, quantificati in un milione di euro per l'anno 2025 e in 10,03 milioni di euro per l'anno 2026, si provveda in questo modo. Quanto al milione di euro per l'anno 2025, mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente, iscritto ai fini del bilancio triennale 2025-2027 relativo al Ministero dell'Istruzione e del merito. A queste risorse vanno aggiunte quelle già esistenti per lo svolgimento dei campionati studenteschi a carico del Ministero dell'Istruzione e del merito, nonché quelle già stanziate e impegnate in attività in corso che fanno capo a Sport e salute Spa. Gli stanziamenti citati consentiranno la chiusura delle attività dell'anno solare in corso, nonché la pubblicizzazione, la promozione e la realizzazione dei Giochi dell'anno scolastico 2025-2026.
Quanto, invece, ai 10 milioni di euro per l'anno 2026, si provvede per 5 milioni di euro mediante corrispondente riduzione del Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano e per 5 milioni di euro mediante corrispondente riduzione dell'accantonamento relativo al Ministero dell'Istruzione e del merito. Le risorse per l'anno 2026 saranno finalizzate principalmente all'estensione dei Nuovi giochi anche alle scuole primarie e al potenziamento, per le scuole secondarie che già prevedevano queste competizioni, delle attività esistenti per realizzare le finalità del provvedimento in esame. Il finanziamento in parola costituisce, pertanto, un mero limite di spesa in relazione al quale andranno concretamente commisurate le attività dei Giochi, che si presume potranno avere uno sviluppo anche superiore dal punto di vista dei partecipanti rispetto a quanto è avvenuto nel primo anno. Con questo ho concluso.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.
È iscritto a parlare il deputato Andrea Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non c'è necessità di dimostrare il convinto sostegno del Partito Democratico al rilancio dei Giochi della gioventù, un progetto che per decenni ha rappresentato un pilastro fondamentale per il benessere fisico, sociale e culturale dei giovani del nostro Paese e, in qualche caso e senza che quella fosse la priorità, ha anche contribuito a trovare giovani talenti, che hanno reso onore al Paese con la loro successiva carriera sportiva.
È sufficiente, però, ricordare che, all'inizio di questa legislatura depositammo una proposta di legge sullo stesso tema a prima firma dell'onorevole Mauro Berruto, che oggi è abbinata al testo che ci auguriamo potremo approvare con il più largo consenso.
Non avevamo e non abbiamo dubbi sul fatto che i Giochi della gioventù non siano semplicemente un evento sportivo, ma piuttosto un'occasione unica per promuovere valori essenziali come la solidarietà, il rispetto, l'inclusione e la sana competizione. In un momento storico in cui le nostre giovani generazioni affrontano sfide sempre più complesse, iniziative come questa rappresentano un investimento nel futuro, non solo per quanto riguarda la salute fisica, ma anche per lo sviluppo personale e sociale, senza dimenticare che l'attività sportiva è una delle poche che riguarda le nostre ragazze, i nostri ragazzi, giovani, giovanissimi, che può essere fatta, diciamo, nella dimensione , cosa che riteniamo utile possa accadere in una società che si sta dimenticando della bellezza dell'attività fisica e delle relazioni che essa genera.
Forse l'aspetto fondamentale dei Giochi della gioventù è il loro contributo alla lotta per la diffusione della cultura del movimento per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze, dunque contro la sedentarietà e le malattie ad essa associate, come l'obesità, come il diabete, che purtroppo sono in aumento tra i giovani italiani. Attraverso la partecipazione a queste attività e con il contributo decisivo e il ruolo della scuola e dei loro insegnanti, gli studenti imparano l'importanza di uno stile di vita sano e attivo. Lo sport, infatti, non è solo competizione, ma anche soprattutto prevenzione. Investire nei giochi significa ridurre i costi sanitari futuri e migliorare la qualità della vita delle generazioni a venire. I Giochi della gioventù rappresentano anche un potente strumento di inclusione sociale: ogni ragazzo e ragazza, indipendentemente dal contesto socio-economico, dal livello di abilità e dalla provenienza geografica, ha la possibilità di partecipare e sentirsi parte di una comunità, di rendere consapevole ed esplicito il suo senso di appartenenza a una bellissima squadra, la sua scuola. Questo aiuta a combattere il senso di isolamento che spesso circonda le nuove generazioni, a promuovere il rispetto per le differenze, anzi a valorizzarle come una ricchezza.
Proprio attraverso lo sport e la scuola, in questo caso lo sport a scuola, i giovani imparano a lavorare in squadra, a condividere obiettivi comuni e a valorizzare il contributo di ciascuno. Crediamo che tutto ciò possa avere un valore ulteriore nella lotta all'abbandono scolastico: gareggiare per la propria scuola genera un senso di appartenenza, che non può che migliorare il rispetto e la gratitudine e l'affetto di uno studente per il luogo dedicato alla sua formazione culturale e, in questo caso, anche sportiva. Lo sport, lo sappiamo, è anche un'eccezionale palestra di vita: i giochi insegnano prima di tutto a giocare, poi a vincere e a perdere con dignità, a rispettare le regole, gli avversari, gli arbitri, a comprendere l'importanza dell'impegno personale e del sacrificio nel senso più nobile del termine. Sono valori che travalicano l'ambito sportivo e che contribuiscono a formare cittadine e cittadini responsabili e consapevoli e il contributo del Partito Democratico, attraverso la fase emendativa al Senato, ha voluto sottolineare l'importanza nell'inserimento dei nuovi Giochi della gioventù anche di discipline sportive dove i ragazzi con diverse abilità possono gareggiare insieme, come per esempio il o il .
Ci auguriamo che i nuovi Giochi della gioventù possano offrire alle scuole anche l'opportunità di svolgere un ruolo centrale nella promozione stessa dello sport. Gli istituti scolastici, grazie a queste iniziative, possono rafforzare il legame con le famiglie e il territorio, trasformandosi in veri e propri centri di aggregazione, anche grazie alla passione e alle emozioni che lo sport regala; così come ci auguriamo che i Giochi potranno offrire agli insegnanti - e non solo a quelli di educazione fisica - l'occasione di valorizzare la propria professionalità e di motivare gli studenti a scoprire e sviluppare i propri talenti. Non possiamo nascondere il fatto che il rapporto tra scuola e sport sia stato troppo a lungo complicato e lo sport abbia purtroppo visto riconoscere poco la propria dignità all'interno delle discipline e delle materie che nella scuola vengono insegnate.
Infine, i Giochi della gioventù sono una straordinaria occasione per rilanciare la cultura sportiva in Italia. Viviamo in un Paese che è di fronte a un clamoroso paradosso: grandi successi nello sport di vertice, non ultimi i bellissimi risultati dimostrati dal medagliere dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024, ma che purtroppo è nelle ultime posizioni delle classifiche europee in termini di pratica sportiva di base, di lotta alla sedentarietà e che deve fare di più tanto per coltivare i talenti del futuro, quanto, forse soprattutto, per garantire che lo sport sia accessibile a tutti, anche a coloro che campioni o campionesse non diventeranno mai.
Investire sul rilancio dei Giochi significa piantare semi che domani potranno dare frutti, non solo in termini di medaglie, ma anche di benessere collettivo. Siamo certi che un impegno corale nell'approvazione di questa proposta di legge e la sua natura trasversale siano un segnale coerente con l'approvazione, altrettanto unitaria, dell'inserimento del settimo comma all'articolo 33 della Costituzione. Quei valori educativi, sociali e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme non solo rafforzeranno il sistema educativo e sportivo italiano, ma contribuiranno anche a costruire una società più coesa, inclusiva, equa e orientata al futuro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Perissa. Ne ha facoltà.
MARCO PERISSA(FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno Sottosegretario, colleghi, arriviamo in questa fase di discussione generale ad affrontare un argomento su cui il Parlamento, sia la Camera e sia il Senato, si è dato molto da fare, con grande attenzione del Governo. Da due anni a questa parte sono state diverse - come hanno anticipato i colleghi che hanno parlato prima di me - le proposte di legge presentate da diversi gruppi parlamentari, sia alla Camera che al Senato. Questo dimostra, in un certo qual modo, quanto la sensibilità rispetto alle dinamiche dello sport, in particolare alle dinamiche dello sport nel mondo della scuola, sia largamente condivisa dai gruppi parlamentari, dai partiti rappresentati in Parlamento. È stata una buona prassi quella di accorpare le diverse proposte che arrivavano da Camera e dal Senato e dai diversi gruppi parlamentari per cercare di tirare fuori quello che poteva essere il testo migliore, alla luce di un bisogno condiviso da tutti - come ho detto in precedenza -, ma anche di un'esigenza, che era quella di una copertura economica, che andava posta per dare poi una concretezza all'affermazione di principio.
L'affermazione di principio risiede nel fatto che i Giochi della gioventù sono - ha detto bene il collega Casu - sicuramente un'opportunità importante, sono però anche un modello. Le prime edizioni dei Giochi della Gioventù si sono celebrate in Italia nel 1969 su impulso di Giulio Onesti. Per esperienza personale e per la passione che ho nei confronti di questo mondo, considero Giulio Onesti il padre nobile dello sport italiano, cioè quella persona grazie alla quale questo Paese ha ereditato una visione dello sport che andasse ben oltre la semplice partecipazione agonistica all'attività e alla pratica sportiva; l'uomo grazie al quale la dimensione dello sport in Italia è diventata anche cultura dello sport e partecipazione - come abbiamo detto in più occasioni - anche ai fini della socialità, dell'inclusione sociale, della salute psicofisica e quant'altro.
I precetti, che Giulio Onesti rappresentava alla guida di una fase dello sport italiano davvero tanto importante per questi cambiamenti, sono poi quelli che all'inizio di questa legislatura abbiamo ritrovato in qualche modo scritti, in maniera estremamente coerente, nella modifica costituzionale che ha visto il riconoscimento dei valori dello sport come valori di rango costituzionale, adeguando, tra l'altro, il precetto costituzionale italiano sulla dinamica sportiva agli intendimenti europei già sanciti all'inizio degli anni Duemila con il Libro bianco sullo sport varato dalla Commissione europea; anche lì si considerava una dimensione sportiva che abbracciava uno spettro molto più ampio del semplice allenamento e del semplice risultato alla competizione, che vedeva nello sport non tanto l'obiettivo, ma lo strumento attraverso il quale rappresentare, far vivere determinati valori.
I Giochi della gioventù sono esattamente questo: per tanti anni hanno caratterizzato e caratterizzano tutt'oggi i ricordi di tantissime persone che, nei loro anni della scuola, hanno avuto modo di partecipare a quelle che tutti raccontano, in maniera unanime e condivisa, come straordinarie esperienze di socialità, prima ancora dei risultati che si ottenevano. Ciò dà un po' l'idea di come questo Governo abbia inteso operare sul sistema sportivo a 360 gradi. Ho citato prima la riforma costituzionale, con l'occasione del tempo che ho a disposizione tengo anche a ribadire quanto questo Governo si sia operato sulla riforma del lavoro sportivo, correggendola, mettendola in campo e poi migliorandola mese dopo mese nelle imperfezioni, che sono emerse dopo la sua applicazione.
Sempre per quanto riguarda un elemento di importante connettività tra il mondo dello sport e il mondo della scuola, è stato approvato in legge finanziaria il potenziamento del programma sullo studente-atleta, che è una figura fondamentale nella vita del nostro sistema scuola. Tantissimi ragazzi e ragazze praticano attività sportiva. Fino a novembre 2024, era prevista la possibilità di accedere a programmi didattici particolareggiati e specifici soltanto per quei ragazzi e per quelle ragazze che facevano sport agonistico e che rientravano nella definizione di “atleti di interesse nazionale”. Tuttavia, da gennaio 2025, con questa importante modifica normativa, si è allargato il concetto di studente-atleta non soltanto ai ragazzi e alle ragazze definiti di interesse nazionale, ma a tutti gli studenti e a tutte le studentesse che praticano attività sportiva agonistica con continuità, affermando, secondo me, un principio di fondamentale importanza e, cioè, che chi partecipa a una competizione agonistica, che arrivi primo o decimo, sottopone il suo corpo al medesimo allenamento; quello che cambia è soltanto il risultato.
Credo sia un segnale importante quello che questo Governo dà ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze, dicendo loro che, quando una persona, oltre all'impegno curricolare nelle ore di lezione che segue quotidianamente dal lunedì al venerdì o al sabato mattina nella propria scuola, accosta, a questo impegno, un allenamento di qualunque disciplina sportiva che occupi altri 2-3 giorni a settimana, la scuola prende talmente tanto in considerazione il valore dell'impegno che quel ragazzo o quella ragazza assume da mettere il corpo docente nelle condizioni di accompagnarlo nel suo percorso didattico e scolastico.
Infine, ma solo in ordine cronologico, oggi ci troviamo a discutere dei Giochi della gioventù. Sono stati sospesi nel 1996. C'è stato un tentativo di recupero di questa lodevole iniziativa nel 2007, con un altro nome, ma è stato un tentativo che si è disperso nel nulla. Oggi, siamo, di nuovo, di fronte alla possibilità di rimettere in piedi, in maniera strutturata, quello che poc'anzi ho definito un modello e che, ripeto, come hanno anticipato i miei colleghi - e condivido - è certamente un'opportunità per i nostri ragazzi e per le nostre ragazze. Lo facciamo, forse, nel migliore dei modi possibili, non soltanto, com'è giusto che sia, anche se, ovviamente, non è scontato, trovando un consenso unanime da parte dei gruppi parlamentari sulla bontà della proposta, ma andando a sottoporre all'attenzione delle Aule una proposta che preveda, nella sua genesi, un'importante sinergia istituzionale, una proposta di legge che, nella riorganizzazione dei nuovi Giochi della gioventù, preveda un ruolo centrale del Ministero dell'Istruzione - per questo ringrazio il Sottosegretario Frassinetti non soltanto per la presenza in Aula, ma anche per la dedizione che ha avuto su questa iniziativa -, un coinvolgimento dell'autorità di Governo che si occupa di sport, del Comitato olimpico, del Comitato paralimpico, delle regioni - perché la materia che viene affrontata con questa proposta di legge è una materia concorrente -, dei comitati regionali, delle federazioni sportive, per cercare di significare un messaggio estremamente semplice e, cioè, che, di fronte all'interesse dei nostri figli e delle nostre figlie, certamente, serve qualcuno, come il Ministero dell'Istruzione, che si faccia capofila di un messaggio. E il messaggio, detto in maniera estremamente semplice, è: “bentornato sport nella scuola”. Infatti, in passato questo messaggio forse è stato trasmesso in maniera poco cristallina, poco forte, poco convinta. Oggi torniamo a dire con chiarezza e con fermezza che lo sport è il benvenuto nelle nostre scuole e che, partendo dai limiti del sistema scuola in ambito sportivo, abbraccia sinergie strutturate e organizzate in ambito istituzionale per andare a dotare questa progettualità di competenze senza le quali, altrimenti, non avrebbe la possibilità di decollare.
Un provvedimento che - mi accingo a concludere -, facendo mia, se me lo consente, la citazione del collega La Salandra, poteva diventare, come direbbe la mamma di Arlecchino, un insieme di pezzi a colori e che, invece, diventa un provvedimento fondato su un presupposto di armonia istituzionale, di collaborazione istituzionale, di orizzontalità parlamentare, che spero metta, nel più breve tempo possibile, con i tempi dell'Aula ovviamente, i nostri ragazzi e le nostre ragazze nella condizione di tornare a vivere questa straordinaria opportunità, conoscendo, attraverso questa partecipazione, un modello virtuoso di come si gestiscono la cosa pubblica e l'interesse pubblico .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, il deputato Rossano Sasso: si intende che abbia rinunciato.
Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo: si intende che vi abbia rinunciato.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 805-A: “Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo” e dell'abbinata proposta di legge n. 347.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Andrea Casu.
ANDREA CASUGrazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, innanzitutto fatemi dire che per me è un grande onore poter riferire, per la prima volta nella mia vita, come relatore in quest'Aula proprio su questa proposta di legge.
Riferisco sulla proposta di legge n. 805, a prima firma della collega Gaetana Russo, e sull'abbinata proposta di legge n. 347, a mia prima firma, recanti modifiche alla disciplina vigente in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo, al fine di superare un problema pratico, ripetutamente fatto presente dalla collettività e rimasto irrisolto per numerosi anni.
Ricordo che per la demolizione di un veicolo iscritto al Pubblico registro automobilistico (PRA), la normativa vigente richiede la radiazione ovvero la cancellazione del mezzo medesimo dal suddetto registro. La rottamazione, poi, può essere effettuata attraverso due modalità alternative: la consegna presso un centro di autodemolizioni autorizzato oppure la consegna alla concessionaria all'atto dell'acquisto del nuovo veicolo, a fronte del beneficio di incentivi o sconti per la rottamazione.
La problematica che il provvedimento intende superare si concretizza nel momento in cui il veicolo fuori uso risulta sottoposto a fermo amministrativo cosiddetto fiscale, ovvero quella misura sanzionatoria e cautelare amministrativa con la quale le amministrazioni immobilizzano un bene mobile del debitore, iscritto in pubblici registri, mediante l'imposizione di un obbligo di non circolazione, al fine di riscuotere i crediti non soddisfatti e concernenti tributi, tasse o multe relative a infrazioni del codice della strada.
Ebbene, come si evince dalle note adottate nel 2009 dalla Direzione centrale dei servizi delegati dell'Automobile Club d'Italia (ACI), la sussistenza su un veicolo fuori uso di un fermo amministrativo ne impedisce la cancellazione dai pubblici registri e, conseguentemente, la demolizione. Risulta, infatti, irragionevole che un bene costituente una garanzia per il soddisfacimento di un credito erariale possa rientrare nella disponibilità del privato e, addirittura, essere utilizzato per accedere a misure premiali. Tuttavia, la normativa vigente non tiene conto delle problematiche sottese al divieto di rimuovere veicoli che oramai risultano inservibili. Tali veicoli, infatti, non soltanto non presentano più alcun valore economico effettivo, risultando, dunque, insufficienti ai fini della soddisfazione del credito erariale, ma costituiscono un aggravio per la collettività, dal punto di vista sia ambientale e di decoro urbano, sia dei costi di custodia in caso di giacenza presso i depositi.
La proposta di legge in esame intende, dunque, superare questo problema, che, purtroppo - e ce ne accorgiamo tutti, camminando nelle nostre città, soprattutto nelle periferie delle nostre città -, si pone ripetutamente nella pratica. Essa introduce, quindi, disposizioni che consentano la cancellazione dai registri pubblici di veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo, al fine di renderne possibile la demolizione e, al contempo, vietino al privato debitore dell'erario la possibilità di accedere a benefici economici legati alla rottamazione. È, invece, naturalmente, esclusa la possibilità di applicare tale previsione al caso di radiazione per esportazione anche di veicolo fuori uso.
Nell'ambito dell'approfondimento istruttorio svolto presso la Commissione trasporti, grazie al lavoro dei gruppi parlamentari e al confronto con gli operatori del settore, che ringrazio per aver partecipato alle audizioni e ai lavori preparatori, sono peraltro emerse ulteriori esigenze, alle quali la proposta di legge fa specificatamente fronte mediante le disposizioni introdotte nel corso dell'esame in sede referente.
In primo luogo, viene posto in capo ai comuni, alle province, alle città metropolitane o all'ente proprietario della strada il compito di attestare l'inutilizzabilità del veicolo fuori uso iscritto al PRA, rinvenuto dagli organi pubblici e non reclamato dal proprietario o acquisito per occupazione, nonché di darne comunicazione al proprietario risultante al PRA entro 7 giorni. Trascorsi 60 giorni, in caso di mancata opposizione da parte del proprietario, si introduce la possibilità per l'ente procedente di provvedere alla rimozione del vincolo medesimo, nonché la sua demolizione e cancellazione dal PRA.
In secondo luogo, è stata introdotta la possibilità di attuare interventi di rimozione immediata in presenza di motivi di incolumità pubblica, di sicurezza pubblica o di sicurezza della circolazione stradale, di tutela ambientale, per esigenze di carattere militare, ovvero per urgenti e improrogabili motivi attinenti alla tutela del patrimonio stradale.
Faccio presente, inoltre, che l'articolo 1 introduce un inasprimento delle sanzioni previste dalla normativa vigente in caso di violazione delle norme relative alla raccolta e alla gestione dei veicoli fuori uso destinati alla demolizione.
L'articolo 3 qualifica, invece, in termini di servizi a domanda individuale il rilascio della dichiarazione di inutilizzabilità dei veicoli fuori uso ai fini della rottamazione. Tuttavia, nei casi eccezionali di cui agli articoli precedenti, all'attestazione di inutilizzabilità procede il competente ufficio della Polizia locale, ovvero l'ufficio individuato dall'ente proprietario della strada.
L'articolo 4 reca, infine, la clausola di invarianza finanziaria.
Nel richiamare il lavoro condiviso, svolto dalla Commissione trasporti, che ha portato a raggiungere l'unanimità sulla proposta di legge, auspico che l'Assemblea pervenga il quanto più rapidamente possibile all'approvazione della stessa.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.
È iscritta a parlare la deputata Maria Grazia Frijia. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA FRIJIA(FDI). Grazie, Presidente. Intanto un ringraziamento alla collega Russo che è stata la promotrice di questa iniziativa, insieme al collega Casu: insieme hanno lavorato all'interno della Commissione trasporti per arrivare a questo risultato che mette in evidenza il lavoro nonché l'approccio della Commissione trasporti nei confronti di tematiche molto tecniche, che vogliono rispondere anche a sensibilità della vita quotidiana delle persone. Infatti, alla fine, questa legge, composta da pochi articoli, dà una risposta concreta a un problema reale che, come ha sottolineato bene il collega Casu, è sotto gli occhi di tutti e viviamo quotidianamente andando in giro per le strade della nostra città. Quindi, credo che, quando la politica si mette a lavorare per cercare di trovare soluzioni, alla fine ci riesce.
La dimostrazione è anche plastica ed evidente in quest'Aula, oggi, perché il collega Casu è relatore di questa proposta di legge, proprio a significare il fatto che si è lavorato per andare a rispondere concretamente a una lacuna normativa che di fatto c'era. Non vi era, infatti, la possibilità di rottamare queste autovetture o questi mezzi che, in qualche modo, erano sottoposti a un fermo amministrativo e, di fatto, avevano perso totalmente il loro valore. Quindi, concretamente, la Commissione, attraverso il lavoro della collega Russo e del collega Casu, si è messa a lavorare per dare una risposta a una lacuna normativa.
Ma non solo. Questa proposta di legge, nella sua concretezza, risolve anche il tema del degrado della città e del paesaggio urbano. Perché lo dico? Perché c'è una teoria; la conoscete? È la teoria della finestra rotta: laddove c'è una situazione di piccolo degrado, alle volte, si dà modo a chi vuole intraprendere un tipo di percorso, che non è quello del rispetto delle cose altrui o delle cose dello Stato, di continuare a rompere finestre, simbolicamente. Ecco, in questo caso rispondiamo, come Commissione trasporti, a una situazione di degrado, perché le macchine e gli autoveicoli abbandonati in mezzo alle strade o comunque in luoghi pubblici di fatto certificano un degrado di un territorio e di un'area. In questo modo non solo andiamo a risolvere un problema di degrado, ma diamo una risposta anche in tema di ambiente, perché questi mezzi abbandonati, spesso, quando cominciano a distruggersi e a rovinarsi sempre di più, diventano anche un problema ambientale per le acque reflue e per il terreno. Quindi è una risposta, come abbiamo detto, per affrontare il degrado, una risposta in termini di intervento per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni, che, magari, volendo intervenire non riuscivano a farlo, perché c'era una lacuna nella norma di riferimento; una risposta ambientale, ma perché no, anche una risposta in termini di semplificazione.
Oggi andiamo a semplificare una norma che, di fatto, non prevedeva un aspetto che comunque era importante e la chiariamo in maniera semplice, chiara e trasparente con un provvedimento che va a certificare un percorso e un processo che consentono alle amministrazioni pubbliche, ma anche ai privati, di liberarsi di mezzi che, di fatto, hanno perso la loro utilità. E ciò si fa seguendo un percorso di legge, non consentendo a chi vorrebbe mettere in atto atteggiamenti furbeschi, per non pagare quello che deve o per liberarsi di automezzi vecchi che non gli servono più, di lasciarli alla mercé di quell'amministrazione, che non tollererebbe o non tollerava - prima - che ci fossero mezzi abbandonati in quel modo: si prevede in questo caso un meccanismo di controllo, verifica e ulteriori sanzioni nei confronti di coloro che mettono in campo questo tipo di atteggiamento.
Io credo, Presidente, che questo lavoro che abbiamo portato avanti, come Commissione trasporti, attraverso - ripeto - l'impegno dei due colleghi che oggi sono anche in Aula e che noi ringraziamo, metta in evidenza molteplici aspetti e vantaggi sotto il profilo amministrativo, ambientale, sociale e soprattutto di semplificazione.
Quindi, signor Presidente, questa proposta di legge rappresenta un importante passo avanti verso un sistema amministrativo più moderno, efficace e sostenibile che tiene conto delle effettive esigenze della collettività. Non si tratta semplicemente di risolvere una questione burocratica ma di affrontare in modo organico problemi che incidono profondamente sulla qualità della vita dei nostri cittadini, sul decoro urbano e, più in generale, sullo stato del nostro ambiente. Invito pertanto tutti voi a sostenere questa proposta, che noi in Commissione trasporti abbiamo sostenuto in maniera , contribuendo a costruire un Paese più efficiente e attento alle esigenze concrete dei cittadini .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Di Biase. Ne ha facoltà.
MICHELA DI BIASE(PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il tema di intervenire normativamente sulle disposizioni in materia di cancellazione dei pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo è un'evidente necessità; lo testimonia anche il percorso delle proposte di legge abbinate, oggi in discussione.
Come gruppo del Partito Democratico, avevamo già avviato questa iniziativa nella scorsa legislatura con la proposta di legge A.C. 3640, a prima firma del collega Andrea Casu. L'interruzione anticipata della legislatura ha bruscamente fermato anche il percorso di questa proposta, che abbiamo voluto fortemente depositare nuovamente nei primissimi giorni della XIX legislatura, il 14 ottobre 2022 (A.C. 347).
Successivamente, sullo stesso tema è stato presentato anche un altro testo, adottato, poi, come testo base della IX Commissione (Trasporti), quello del gruppo di Fratelli d'Italia, a prima firma della collega Gaetana Russo. Le due proposte originarie, al netto di alcune differenze, erano entrambe finalizzate a raggiungere un unico obiettivo: introdurre previsioni di legge volte a semplificare la cancellazione dai registri pubblici dei veicoli abbandonati e fuori uso sottoposti a fermo amministrativo, in modo da favorirne, nei tempi più rapidi possibili, la rottamazione.
Il fermo amministrativo cosiddetto fiscale, come ha ben ricordato il relatore, è, infatti, uno strumento che le amministrazioni utilizzano per immobilizzare il bene mobile di un debitore iscritto nei pubblici registri, mediante l'imposizione di un obbligo di non circolazione, al fine di riscuotere crediti non soddisfatti. Una nota del 2009, emanata dalla Direzione centrale dei servizi delegati dell'ACI, afferma che la sussistenza su un veicolo fuori uso di un fermo amministrativo ne impedisce la cancellazione dai pubblici registri e, conseguentemente, anche la demolizione, in quanto sarebbe illogico prevedere che un bene costituente una garanzia per il soddisfacimento di un credito erariale possa rientrare nella disponibilità del privato e, addirittura, essere utilizzato per accedere a misure premiali, qualora la rottamazione fosse accompagnata da incentivi. Si tratterebbe, chiaramente, di un ingiusto premio che non potrebbe essere concesso a un debitore moroso.
È necessario, però, considerare anche l'altrettanta grave illogicità di un divieto di rimuovere i veicoli che oramai risultano inservibili e che non solo non presentano più alcun valore economico effettivo, ma costituiscono anche un aggravio per la collettività, sia dal punto di vista ambientale e di decoro urbano, quando occupano suolo pubblico, sia dal punto di vista dei costi di custodia in caso di giacenza presso i depositi. Manca, infatti, una normativa univoca al riguardo e, come rilevato nella proposta di legge della collega Russo, dal 2009 i PRA territorialmente competenti, tenendo conto dell'azzeramento del valore commerciale del veicolo e ai fini della corretta attuazione delle politiche ambientali e di smaltimento dei rifiuti, erano stati autorizzati a valutare e, conseguentemente, ad accogliere, secondo la propria discrezionalità, le richieste di radiazione e di demolizione di veicoli pur se gravati da fermo, ma la discrezionalità comporta scelte che possono essere incoerenti e non sistematiche.
I testi in discussione oggi intendono proprio fare chiarezza e, finalmente, colmare questo vuoto legislativo, consentendo di far demolire i veicoli sopra ricordati ma vietando, nel contempo, al privato debitore dell'erario la possibilità di accedere a benefici economici legati alla rottamazione. È, invece, esclusa la possibilità di applicare tale previsione al caso di radiazione per esportazione anche di veicolo fuori uso. La proposta di legge, quindi, affida ai comuni, alle province, alle città metropolitane o all'ente proprietario della strada il compito di attestare l'inutilizzabilità del veicolo fuori uso iscritto al pubblico registro automobilistico rinvenuto dagli organi pubblici e non reclamato dal proprietario o acquisito per occupazione, nonché di darne comunicazione al proprietario risultante dal PRA entro sette giorni. Trascorsi 60 giorni, in caso di mancata opposizione da parte del proprietario, si introduce la possibilità per l'ente procedente di provvedere alla rimozione del veicolo medesimo, nonché alla sua demolizione e cancellazione dal PRA. È importante anche la possibilità di intervenire per rimuovere immediatamente i veicoli abbandonati, qualora sia messa a rischio l'incolumità pubblica o la sicurezza e anche per la tutela dell'ambiente. Inoltre, vengono aumentate le sanzioni, già previste, qualora si verifichino violazioni delle norme per la raccolta e la gestione dei veicoli fuori uso destinati alla demolizione. L'articolo 3 del testo in discussione prevede che la dichiarazione di inutilizzabilità dei veicoli fuori uso per la rottamazione sia un servizio a domanda individuale, ma, nei casi eccezionali, come quello ho citato poco fa, la dichiarazione viene affidata al competente ufficio della Polizia locale o all'ufficio individuato dall'ente proprietario della strada. L'articolo 4 reca, infine, la clausola di invarianza finanziaria.
Questa legge serve, inoltre, a dare un segnale chiaro e univoco di intervento su un problema che è molto sentito in tutte le nostre città, soprattutto nei quartieri che vivono gravissime condizioni di disagio, con difficoltà crescenti, quelle periferie geografiche ed esistenziali sempre ricordate da Papa Francesco. In queste periferie, le cittadine e i cittadini non sono soli: ci sono i nostri amministratori, i sindaci, i consiglieri e nella mia città, Roma, i presidenti e gli eletti nei municipi, che sono in prima linea ogni giorno. Ma non sono soli, perché ci siamo anche noi: i parlamentari del territorio, che provano a tenere sempre aperti gli occhi sui problemi, pronti a portarli anche in quest'Aula, aspettando lo spiraglio giusto che può consentirci di affrontarli e di risolverli. Non è un caso che parlamentari di diverse regioni e di diversi partiti, al di là delle differenze politiche, si riconoscano nell'esigenza di intervenire, qui in Parlamento, per dare, nelle loro città e nelle loro comunità, ai sindaci e alla Polizia locale più strumenti per poter affrontare i problemi di ogni giorno, come nel caso della rimozione delle auto abbandonate.
Questa iniziativa, quindi, ha sia un valore ambientale che un valore sociale, perché nelle città e nelle periferie liberare spazio pubblico, rimuovendo auto abbandonate, significa far camminare assieme la transizione ecologica con quella sociale. Questo intervento aiuta in questo campo, perché noi vogliamo sostenere e aiutare le nostre città, tutte le nostre città, a essere più pulite e a rimuovere quelli che sono veri e propri monumenti al degrado. È chiaro che questo provvedimento è solo un primo passo: serviranno altri interventi, altri finanziamenti e altri strumenti. Per questo continueremo a chiedere al Governo di fare di più, ma pensiamo anche che il passo che stiamo compiendo oggi abbia un forte senso politico. Stiamo dimostrando, infatti, che su questo tema è possibile, nel rispetto delle reciproche differenze, trovare un campo d'azione che ci consenta di lavorare insieme.
Sulle auto abbandonate lo stiamo facendo grazie a due iniziative che nascono distinte e distanti politicamente, una del Partito Democratico e una di Fratelli d'Italia, ma che nel lavoro di Commissione sono state abbinate e, poi, sostenute e votate da tutte le forze di maggioranza e opposizione. Si tratta di un percorso che può dare un segnale unitario comune anche nella direzione della difesa del ruolo che la Costituzione attribuisce al Parlamento, a quello che dovremmo essere sempre, al fatto che non possiamo essere solo il luogo dove vengono convertiti i decreti o dove vengono svolte informative ma, anche e soprattutto, il luogo dove si votano le leggi frutto del confronto parlamentare.
Naturalmente, siamo e restiamo aperti. Credo che sia nell'interesse di tutte e tutti, visto che questo testo incide su alcuni aspetti, anche limitati, rispetto a tutte le questioni che erano state poste originariamente sia dal testo presentato dal PD che da quello di Fratelli d'Italia, a valutare ulteriori iniziative e ordini del giorno utili a rafforzare questo impegno, nella speranza che lo spirito di collaborazione che ha animato i lavori fino a oggi possa continuare fino a quando non avremo raggiunto l'obiettivo comune che ci stiamo dando: mai più auto abbandonate sul territorio delle nostre città, mai più auto abbandonate che feriscono le nostre comunità, in particolare le periferie, che devono essere sempre al centro dei nostri pensieri e delle nostre azioni .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore, deputato Andrea Casu, e la rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
2.
S. 1315 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 novembre 2024, n. 178, recante misure urgenti in materia di giustizia (Approvato dal Senato). (C. 2196)
: MASCHIO e DONDI.
3.
4.
5.
6.
7.
S. 403 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: ROMEO ed altri: Disposizioni per la promozione della pratica sportiva nelle scuole e istituzione dei Nuovi giochi della gioventù (Approvata dal Senato). (C. 1424)
e delle abbinate proposte di legge: BERRUTO ed altri; AMATO ed altri.
(C. 947-990)
: SASSO.
8.
GAETANA RUSSO ed altri: Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo. (C. 805-A)
e dell'abbinata proposta di legge: CASU ed altri. (C. 347)
: CASU.