PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
FABRIZIO CECCHETTI, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 89, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle iniziative in relazione al rincaro dei costi dell'energia per famiglie e imprese.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 7 minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente secondo la rispettiva consistenza numerica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in relazione al tema dell'informativa, preme rappresentare che l'attuale contesto di mercato è attraversato da fattori di rischio che meritano attenzione.
La crescente domanda di energia in atto in Asia, i rischi della frammentazione delle a livello europeo, le tensioni geopolitiche in alcune aree del mondo - Ucraina e Medio Oriente - e i possibili impatti derivanti dalla situazione politica internazionale implicano, tra i diversi effetti, il persistere di condizioni di volatilità dei mercati energetici e di possibili speculazioni.
Con riferimento ai mercati all'ingrosso del gas e dell'energia elettrica, inizio, a questo punto, a relazionarvi sulle dinamiche dei costi relativi al gas naturale. Negli ultimi mesi, i prezzi del gas in Italia e in Europa sono aumentati a causa di vari fattori, come la fine del contratto di transito del gas tra Gazprom e l'Ucraina, la riduzione dei flussi di gas provenienti da Algeria e Azerbaijan, nonché l'offerta stagnante di gas naturale liquefatto (GNL).
Dal 1° gennaio 2025 le forniture di gas russo tramite l'Ucraina sono cessate, comportando una riduzione a livello europeo di 15 miliardi di metri cubi, pari al 5 per cento delle importazioni complessive dell'intero continente del 2024.
Questo ha colpito principalmente Slovacchia e Austria, con ripercussioni parziali sui prezzi anche in Italia. Al riguardo, preciso che, nel 2024, l'Italia ha importato da Tarvisio 5 miliardi di metri cubi di gas.
Da qualche mese, il flusso di gas dall'Algeria è diminuito, attestandosi su valori tra i 50 e i 60 milioni di metri cubi al giorno, rispetto agli 80-90 milioni di metri cubi precedenti. Inoltre, il gas azero via TAP è calato di un terzo nelle ultime due settimane, presumibilmente a causa dei problemi di produzione in Azerbaijan.
Questi eventi hanno portato a un maggiore utilizzo degli stoccaggi e ad un aumento delle importazioni dal Nord Europa, influenzando quindi i prezzi in Italia, anche in riferimento al prezzo sui mercati europei.
Per quanto riguarda il GNL, ossia il gas naturale liquefatto, nel 2024 esso ha costituito il 38 per cento dell' di gas dall'Unione europea, in calo rispetto al 42 per cento del 2023. La flessione è stata causata dalla maggior convenienza dei flussi via gasdotto, dalla maggiore disponibilità di gas stoccato e dalla domanda asiatica in crescita, che assorbiva il GNL.
Il 2024 si è chiuso con livelli di stoccaggio di gas in Europa inferiori rispetto ai due anni precedenti, a causa degli alti consumi per riscaldamento e produzione termoelettrica. La domanda è aumentata per via delle temperature inferiori rispetto agli anni passati e della scarsa ventosità, con relativa minore produzione da parte degli impianti eolici, in particolare nel Nord Europa.
Questi fattori hanno aumentato la domanda di produzione termoelettrica a gas, in Germania, con effetti immediati sull'offerta di gas nei mercati europei e dell'Unione europea.
Per quanto riguarda i prezzi, il prezzo del gas in Italia, nel 2024, ha registrato il secondo calo annuo consecutivo dal 2022, raggiungendo i 36,4 euro al megawattora: un prezzo notevolmente inferiore a quello registrato mediamente nel 2022 e nel 2023, seppure ancora superiore, molto superiore, rispetto al prezzo di mercato COVID.
A dicembre 2024, il prezzo è salito a 47,6 euro al megawattora, con aspettative simili per i prossimi tre mesi.
Il prezzo del gas italiano ha seguito il del mercato olandese e il relativo TTF, il quale costituisce il riferimento sul mercato europeo, che ha toccato il massimo di 45 euro al megawattora a dicembre per il 2024, con aspettative di rialzo per il trimestre successivo (il prezzo registrato ieri, l'altro ieri, è, purtroppo, di 50 euro al megawattora; questa mattina non ho fatto la verifica).
Rispetto all'indice TTF, il prezzo italiano mantiene un differenziale legato ai costi di trasporto, in media di 2 euro al megawattora, quindi non sale a nostro danno. La guerra in Ucraina ha determinato non solo tensioni immediate sui costi dell'energia, ma ha anche modificato la struttura di approvvigionamento nazionale ed europea. A seguito del conflitto, venendo meno le importazioni di gas dalla Russia, la fonte marginale, che fa il prezzo, nei mercati europei è diventata il GNL. Ciò ha, di fatto, comportato che il prezzo europeo del gas sia dipendente da logiche globali e non dipenda più strettamente dall'andamento stagionale del fabbisogno europeo.
In questo contesto, un elemento di possibile mitigazione del prezzo del gas è il previsto aumento della capacità di liquefazione mondiale, che, secondo le stime, crescerà di 47 milioni di tonnellate nel 2025, più del triplo rispetto all'incremento registrato nel 2024. I volumi maggiori (42 milioni di tonnellate) arriveranno dall'entrata in operatività dei progetti statunitensi e canadesi. Questo dato aiuterà il mercato a superare l'attuale fase di contrazione dell'offerta, alla base delle cause di relativa volatilità del prezzo del gas in Europa. Tra le azioni che stiamo studiando per l'abbassamento del prezzo del gas va menzionata quella concernente l'anticipazione delle aste relative al gas stoccato.
Gli stoccaggi gas consentono di immagazzinare e rilasciare il gas a costi contenuti, permettendo di ridurre le tensioni sui prezzi. Si accumula gas a prezzi bassi e si rilascia a prezzi alti, spostando così una parte della domanda in periodi a prezzo più basso, ed evitando di far salire i prezzi nei periodi in cui la domanda risulta maggiormente concentrata. Al tempo stesso, gli stoccaggi, riducendo la domanda nei periodi critici, permettono di mettere in sicurezza il sistema.
Generalmente, il gas viene acquistato nel periodo compreso tra aprile e ottobre e rilasciato nel periodo invernale, quando la domanda è maggiore. Attualmente, però, per via delle tensioni geopolitiche in corso e delle possibili speculazioni, esiste il rischio per il 2025 che i prezzi all'ingrosso del gas nella prossima estate siano superiori a quelli del prossimo inverno, com'è avvenuto durante la crisi energetica del 2022 - ci basiamo su un precedente che si è verificato -, incidendo negativamente sulle dinamiche del mercato dello stoccaggio.
A tal proposito, proprio al fine di mitigare gli effetti connessi a queste dinamiche, stiamo valutando, con gli uffici del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, la possibilità di anticipare le tempistiche delle aste di assegnazione almeno per una parte della capacità di stoccaggio. L'anticipo delle tempistiche permetterà, da una parte, di sfruttare eventuali situazioni che potrebbero verificarsi tra febbraio e marzo, in cui il differenziale tra i prezzi a termine estivi e quelli della prossima stagione invernale si rivelino più favorevoli; dall'altro, di consentire il mantenimento di maggiori volumi di gas stoccato, nel caso in cui il prezzo attuale resti più basso di quello atteso per l'estate.
Inoltre, ricordo che per contenere il costo del gas naturale delle imprese maggiormente esposte al problema del caro energia, è stato introdotto - o sarà introdotto, perché, a seguito di modifiche avvenute rispetto al PiTESAI, va ridefinito - il cosiddetto . L'implementazione di tale misura permetterà di incrementare la produzione nazionale di gas naturale da destinare, a un prezzo calmierato, ai clienti finali industriali a forte consumo energetico appartenenti ai settori manifatturieri maggiormente colpiti dall'aumento dei prezzi del gas (chimica, carta, ceramica, cemento).
Nel frattempo, in sede europea, ci stiamo battendo perché siano messi a punto meccanismi strutturali funzionali a prevenire che eventuali fenomeni speculativi determinino l'aumento dei prezzi del gas sul TTF, mentre il gas sul TTF è dovuto a contrattazioni, che possono essere anche di natura speculativa, con anche presenze ingenti di derivate su quel mercato. Infine, anche in una prospettiva di più ampio periodo, il Governo continuerà a diversificare le fonti di approvvigionamento per ridurre la dipendenza da singoli fornitori, come ha fatto dal suo insediamento.
Sempre sul gas vorrei ricordare che fra pochi giorni arriva a Ravenna il secondo rigassificatore. Con il secondo rigassificatore arriviamo a 28 miliardi di metri cubi di capacità dei rigassificatori nazionali, che è circa il 45 per cento di quella che è la domanda complessiva annua. Per quanto riguarda l'elettricità, nel 2024, in Italia il prezzo medio annuo all'ingrosso è sceso a 108,5 euro al megawattora, in diminuzione di 18,7 euro al megawattora rispetto all'anno precedente.
Tuttavia, i valori medi delle ultime settimane hanno superato i 130 euro al megawattora (ieri era di 145 euro al megawattora): la situazione attuale, sebbene ancora lontana dai picchi del 2022, è oggetto di massima attenzione da parte del Governo. In Italia, il prezzo dell'energia elettrica è determinato nel 70 per cento delle ore dalla generazione termoelettrica a gas, nonostante questa pesi poco più del 40 per cento sulla generazione complessiva. Per questa tipologia di impianti, al costo della materia prima gas si somma il costo della CO2, che sul mercato ETS ha fatto registrare nel 2024 il prezzo medio di circa 65 euro a tonnellata, equivalente a circa 25 euro al megawattora da caricare.
Tale extracosto si riflette per il 70 per cento delle ore su tutta la generazione elettrica, quindi non solo sulla generazione termoelettrica, indipendentemente dalla fonte di generazione, quindi praticamente su tutto. Al riguardo, si segnala che dal 2018 è stato registrato un deciso aumento dei prezzi della CO2, che sono passati da un valore medio di 7 euro a tonnellata nel periodo 2012-2017 a 65 euro a tonnellata nel 2024. Questo è attribuibile a interventi normativi da parte dell'Unione europea, come l'introduzione della Riserva Stabilizzatrice del Mercato, progettata per ridurre l'offerta di quote e aumentare l'efficacia del sistema, cioè la penalizzazione degli effetti di carbonizzazione.
La dipendenza dall'estero è rimasta stabile, con un saldo di 52,7 terawattora su un fabbisogno complessivo, nel 2024, di 312 terawattora a livello nazionale. I differenziali di prezzo con Francia e Germania sono aumentati rispetto alla fase pre-COVID 19, con differenze di circa 50 euro al megawattora con la Francia e 30 euro al megawattora con la Germania. Le differenze nei prezzi tra i diversi Paesi risentono anche delle specificità dei energetici locali. Al fine di contenere l'aumento dei prezzi dell'elettricità, il Governo è impegnato su più fronti, con interventi sia di impatto più immediato sia di natura più strutturale, in linea tra l'altro con i previsti dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, con gli obiettivi del PNRR e con la normativa europea di settore.
In tale contesto, le direttrici di intervento riguardano: da un lato, misure per accelerare lo sviluppo di nuova capacità da fonti rinnovabili, sia attraverso gli strumenti di sostegno sia attraverso misure di contesto volte a promuovere condizioni di mercato più favorevoli e procedure amministrative più chiare, rapide ed efficaci; dall'altro, misure per mitigare il prezzo di generazione termoelettrica. Con riferimento al primo punto, si evidenzia che la potenza FER installata nel 2024, dai dati ad oggi disponibili, risulta pari a circa 7,5 gigawatt installati a fronte dei 5,8 installati nel 2023.
Con riferimento agli strumenti di sostegno sta per partire il meccanismo di incentivazione per le tecnologie più mature (fotovoltaico ed eolico) previsto dal cosiddetto FER-X, che rappresenta il più importante strumento di sostegno delle fonti rinnovabili mai adottato in Italia.
Tra le misure di contesto per favorire l'accelerazione dello sviluppo della capacità FER, particolare attenzione meritano quelle riguardanti l'attività di semplificazione e riorganizzazione dei procedimenti amministrativi. Si tratta di un tema essenziale che richiama l'attenzione sulla necessità della collaborazione e del coinvolgimento attivo di tutti i livelli di governo e in particolare delle regioni, interessate all'attuazione della disciplina per quanto riguarda le cosiddette aree idonee.
Particolare menzione, nell'ambito dell'azione di semplificazione, merita la revisione del Testo unico sulle rinnovabili che ha introdotto le zone accelerazione sia marine che terrestri, che potranno dare un impulso all'installazione delle FER. È inoltre in fase di definizione una proposta normativa per la risoluzione delle criticità legate alla congestione virtuale della rete che sarà presentata nelle prossime settimane.
Entrando nel merito del disaccoppiamento tra il prezzo finale della fonte marginale e il costo dell'energia per il consumatore, preme evidenziare che è necessario adottare misure volte ad evitare che si creino rendite ingiustificate. Infatti, a fronte di 100 TWh di energia elettrica prodotta da impianti alimentati a gas naturale - 312 complessivo, 50 importati, quindi 100 TWh di energia elettrica prodotta da impianti a gas termoelettrici -, l'energia elettrica che viene valorizzata al prezzo fissato dagli impianti a gas è ben più del doppio. Queste misure devono quindi essere efficaci già nel breve termine, senza intaccare le regole di funzionamento dei mercati europei e nazionali; essere inattaccabili sotto il profilo della legittimità, altrimenti vengono impugnate; non scoraggiare i necessari investimenti nelle FER ed essere effettive, ovvero intercettare effettivamente una quantità elevata di energia: si ricordi che la misura adottata dal precedente Governo, quella dell'intervento del Governo Draghi, ha finito per interessare 15 TWh rispetto ai 100 TWh inizialmente ideati, quindi, una quantità minimissima.
A tal fine, come già ribadito, nei prossimi giorni avvieremo un tavolo di confronto con tutte le forze politiche per raccogliere proposte che vadano in questa direzione. In questo quadro, l'uso di soluzioni basate su contratti a lungo termine - come per l'appunto PPA o cosiddetti contratti per differenza - può aiutare ad attenuare il legame tra il costo della fonte marginale e il costo dell'energia per gli utenti finali. Tali misure consistono nell'acquisto a lungo termine di capacità rinnovabile a prezzo fisso. Questo consente ai consumatori finali di decarbonizzare i consumi energetici e di approvvigionarsi a costi inferiori e meno esposti alla volatilità dei mercati e ai produttori di disporre anche di strumenti di mercato per stabilizzare il finanziamento degli investimenti.
Anche il meccanismo del cosiddetto , introdotto da questo Governo col DL n. 181 del 2023, che loro ricordano, si muove in questa direzione. Tale meccanismo consiste nell'anticipazione dell'energia elettrica da fonti rinnovabili nella disponibilità del GSE a prezzo calmierato a favore delle imprese, in questo caso imprese energivore, configurandosi come un PPA di medio termine. In cambio, le imprese energivore hanno l'obbligo di realizzare capacità FER pari al doppio di quella anticipata: l'obiettivo finale è spingere l'autoproduzione sostenibile da parte delle imprese energivore.
In numeri, l'anticipazione di energia elettrica pari a 23 TWh per tre anni consentirà lo sviluppo di nuove capacità per oltre 5.000 megawatt di nuovi impianti fotovoltaici o eolici, 5 gigawatt.
Si tratta di una misura sperimentale dedicata ai soggetti energivori - sono circa 4.000 - che potrà fungere da apripista per l'applicazione più strutturale di un meccanismo di contratti a termine tra i consumatori industriali e il GSE, riguardanti l'energia elettrica da fonti rinnovabili contrattualizzata con i produttori dal GSE attraverso proprio contratti per differenza. Accanto all', stiamo lavorando allo sviluppo di una piattaforma PPA gestita da una controparte centrale, come è stato previsto dal decreto legislativo n. 199 del 2021, in attuazione di una delle riforme anche previste dal PNRR. Si tratterà di un'ulteriore piattaforma di mercato centralizzata gestita dal Gestore del mercato elettrico (GME), dove saranno negoziati contratti PPA standardizzati, anche attraverso il ruolo del GSE come garante di ultima istanza. Sempre, tutto ciò, con l'obiettivo di favorire il del prezzo dell'energia dal prezzo del gas, verrà inoltre valutata, nel più ampio dibattito sulla riassegnazione delle relative concessioni, anche l'opzione di una valorizzazione di una parte delle risorse idroelettriche a favore della competitività delle imprese.
Infine stiamo lavorando su soluzioni - e dico stiamo lavorando - che: annullino l'incidenza nel prezzo elettrico degli oneri di varia natura (ETS compreso), che oggi colpiscono il consumo di gas per la produzione termoelettrica; assicurino che le misure di compensazione di cui al punto precedente si trasferiscano appieno nei prezzi dell'energia elettrica su tutto il mercato; mantengano comunque il costo della produzione di energia elettrica con il gas a livelli che non scoraggino l'ingresso di nuova capacità rinnovabile. Solo ETS pesa 25 euro stimati.
Da ultimo, ma non per ultimo, chiudo con le misure per i clienti domestici. I clienti domestici vulnerabili hanno diritto alla fornitura di energia elettrica a un prezzo che riflette i costi del mercato all'ingrosso e i costi efficienti del servizio di commercializzazione. L'approvvigionamento centralizzato dell'energia è svolto da Acquirente unico Spa per la successiva cessione agli esercenti il servizio di vulnerabilità.
Nei prossimi mesi, ARERA definirà le procedure d'asta per individuare i fornitori e stabilire le condizioni contrattuali ed economiche per i vari clienti vulnerabili. Nel frattempo, la fornitura continua ad essere garantita dagli esercenti il servizio di maggior tutela ai prezzi definiti trimestralmente da ARERA, ricordando che la legge in materia di concorrenza per il 2024 prevede che i clienti domestici vulnerabili possano accedere al servizio a tutele graduali entro il 30 giugno 2025, beneficiando di condizioni di prezzo più vantaggiose. Erano state positive le aste previste a inizio 2024. Il servizio a tutele graduali terminerà comunque il 1° aprile 2027, mentre il servizio di vulnerabilità rimarrà stabile e regolato dall'Autorità.
Riguardo ai vulnerabili, stiamo facendo in questi giorni una valutazione per rendere i meccanismi di gara più efficienti ed evitare che possano esserci esiti negativi per gli interessati. L'obiettivo di tutte le misure indicate è rendere strutturale la riduzione dei prezzi dell'energia. Si muove in questa direzione anche la diversificazione delle fonti di produzione a disposizione del Paese, abilitando tutte le tecnologie, incluso il nucleare .
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, esprimo innanzitutto da parte del gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia tutto il mio apprezzamento per la sua esauriente informativa. Noi, tra l'altro, siamo consapevoli di un ruolo che le spetta e che è abbastanza ingrato, per molti motivi: per la crisi internazionale in campo energetico ma anche, dobbiamo dirlo oggettivamente, per la mancanza di una politica energetica nazionale che non abbiamo avuto nei decenni scorsi.
Purtroppo, la situazione in cui ci troviamo adesso si è creata anche perché in passato l'Italia non ha dato dimostrazione di andare direttamente e sinceramente verso l'implementazione delle fonti rinnovabili - mal detto, ma è così - e non sono state create nemmeno alternative per l'approvvigionamento a livello geopolitico internazionale dei combustibili fossili, da cui dipende in gran parte ancora oggi la produzione di energia elettrica. Una valutazione comparata fra il prezzo all'ingrosso dell'energia elettrica in Italia e quella di altri Paesi competitori, come la Francia, la Spagna e la Germania, viene proprio dalla differente composizione del energetico.
Noi sappiamo, innanzitutto, che Spagna e Francia si avvalgono ancora del nucleare e se ne avvalgono in percentuali molto forti (il 65 per cento della Francia, il 21 per cento della Spagna), cosa che noi non abbiamo più. La Germania, che ha pure una produzione da fonti rinnovabili - quindi, è andata in quel senso, il 62 per cento contro il 46 dell'Italia - ha, però, una produzione da carbone che per noi ormai è marginale, ma per la Germania rappresenta ancora un quarto della sua produzione.
Allora, noi dipendiamo dal gas naturale storicamente, non ci siamo creati in passato le sicurezze di cui avevamo bisogno, non abbiamo spinto nei decenni passati - non negli ultimi due anni, sia chiaro - verso la produzione da rinnovabili.
Ora, le ragioni generali di una crescita generalizzata dei prezzi l'ha già esposte lei, Ministro, non ci torno sopra perché è stato sicuramente esauriente; possiamo soltanto indicare, come Fratelli d'Italia, alcuni obiettivi, tenendo conto proprio delle sue indicazioni di stamattina, ossia intervenire con proposte compatibili con la nostra situazione di energetico e anche con le limitate risorse.
Io vorrei ricordare che la Germania, nel biennio 2024-2025, destinerà 100 miliardi alle politiche energetiche: purtroppo non è la nostra condizione, visto che anche in tutto il periodo del PNRR ne abbiamo potuti destinare più o meno la metà, soltanto la metà.
E allora sono iniziative geopolitiche internazionali che noi segnaliamo. Il tanto ottusamente dileggiato Piano Mattei sta già dando i suoi frutti, lo dobbiamo dire: contratti di fornitura di metano dal Qatar, un gasdotto per l'idrogeno - il South H2 - dalla costa dell'Africa, notate bene, firmato anche da Germania e Austria, e quindi si sta invertendo l'approvvigionamento a trazione tedesca che, con tutto il rispetto, però, vedeva nel Nord Stream l'unica fonte e che poi abbiamo pagato in occasione della guerra russo-ucraina; nuove interconnessioni elettriche con arrivo in Sardegna; il nuovo elettrodotto Elmed della Tunisia.
Quindi, lo sviluppo dell'Italia come energetico verso l'Europa, e non la dipendenza del gas che arrivava esclusivamente - lo ripeto - dal Nord Europa, è la strada giusta.
Ancora, si potrebbe ipotizzare di intervenire anche in ambito nucleare - oggi qui non è il caso di entrare sulle cose - stante l'attuale situazione di produzione del nucleare in Europa, per promuovere partenariati internazionali, investendo l'azione delle nostre grandi aziende dell'energia in progetti per la realizzazione e/o la gestione all'estero, e soprattutto in Europa, di centrali anche nucleari - visto che, tra l'altro, noi stiamo importando soprattutto dalla Francia energia elettrica prodotta con il nucleare - per cessione di quote di produzione all'Italia.
Questa sarebbe una via intermedia, in attesa che la maturità delle conquiste tecnologiche e scientifiche e le varie valutazioni su un nucleare a fusione di quarta generazione possano finalmente essere discusse in Italia.
Iniziative normative nazionali: questo Governo ha già compiuto un'imponente opera di semplificazione normativa e autorizzativa per la realizzazione delle infrastrutture in Italia e le suggeriamo una valutazione generale, ossia valutare di procedere a istituire meccanismi di disaccoppiamento per il prezzo dell'energia elettrica, diversificando fra quella prodotta con rinnovabili e quella da non rinnovabili, per abbassare il prezzo stesso.
Ancora, implementare meccanismi di : è una misura circostanziata, ma che qualche frutto in qualche caso lo dà; prevedere forme di per le industrie energivore italiane. Signor Ministro, lei sa quali sono le esigenze, le conosce meglio di me.
Qualche valutazione potrebbe essere fatta anche sul trasferire alla fiscalità generale parte degli oneri di sistema che aumentano le bollette per tutti in modo non proporzionale, ma indiscriminato.
Iniziative in Europa: intanto avremo un'occasione il prossimo 26 febbraio, quando sarà presentato dalla Commissione europea il , il documento che dovrebbe mettere sul tavolo le prime azioni concrete per affiancare agli ambiziosi e costosi obiettivi di decarbonizzazione un coerente sostegno all'industria.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
RICCARDO ZUCCONI(FDI). Se quella scampanellata è per dire che ho un minuto e basta, devo citare però un'altra cosa, sono pochi sette minuti. Noi, caro signor Ministro, dobbiamo tenerci quello che abbiamo, e quando parlo di “quello che abbiamo” è la minima produzione di gas che abbiamo in Italia, che non va ulteriormente costretta e, soprattutto, dovremmo risolvere il problema delle concessioni idroelettriche. Lei sa, tutti sanno di cosa parliamo, non può essere considerato un andare incontro agli obiettivi del PNIEC. Quindi, qui dobbiamo lavorare e lei ci avrà sicuramente al suo fianco.
Insomma, il lavoro è certo difficile, ma un programma e una visione indispensabili ci sono con questo Governo e noi abbiamo apprezzato e recepiamo favorevolmente la recente disponibilità e la proposta di una parte dell'opposizione a costituire momenti di confronto sui temi energetici essenziali, dei costi energetici.
E allora semplificazione, innovazione, sostegno pubblico alle filiere strategiche, alla riduzione dei costi dell'energia non in modo emergenziale, coinvolgimento collaborativo dell'altra sponda del Mediterraneo sono i capisaldi. Il gruppo di Fratelli d'Italia le augura buon lavoro, Ministro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, capisco che questa è la settimana nella quale un suo collega - collega che ha la delega sui trasporti - è venuto in Parlamento a dire che il caos delle ferrovie era di chiunque, ma non il suo; quindi, capisco che questo è un po' il clima nel Governo, ossia indicare sempre la responsabilità degli altri. Però, signor Ministro, lei oggi è venuto a fare un compitino burocratico, quando noi le avevamo chiesto quali sono le iniziative che il Governo intende prendere nell'immediato rispetto al costo delle bollette.
Io, dei tanti numeri che lei ha citato, ne terrei fermo uno ed è quello del prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso: il dato medio che lei ha citato sul 2024 di 108 euro al megawattora - che è il 38 per cento in più della Germania, il 72 per cento in più della Spagna, l'87 per cento in più della Francia, cioè Paesi con un energetico completamente diverso - segnala che c'è una specificità italiana.
Tra l'altro, nelle prime settimane del 2025 siamo arrivati a 150 euro al megawattora. Questo significa che ha un impatto diretto, immediato rispetto alla capacità competitiva delle imprese e al potere d'acquisto delle famiglie.
È arrivato in queste Aule parlamentari, l'altro giorno, il grido d'allarme delle imprese, che rischiano così 10 miliardi in più di costo; il che significa mettere fuori mercato interi settori e, soprattutto, mettere a rischio la ripresa dopo 22 mesi consecutivi di calo della produzione industriale.
Riguardo al potere d'acquisto delle famiglie, un terzo degli italiani fa fatica a pagare le bollette energetiche e qui c'è una specificità anche della fragilità sociale. Avete ridotto la capacità fiscale, facendola scendere a 9.530 euro di ISEE per il sociale; sui vulnerabili ARERA ha detto che, nel primo trimestre, avranno un aumento delle bollette del 18,2 per cento.
E allora, rispetto a questo, Presidente, cosa fare?
Spesso lei e la maggioranza parlate di pragmatismo, di senso della realtà: noi siamo convinti che ci sia bisogno di questo. Abbiamo bisogno di più energia a minor costo e oggi e nei prossimi anni questo è garantito dalle fonti energetiche rinnovabili: questo è il dato incontrovertibile.
Peraltro, quanto agli obiettivi indicati dal Governo nel PNIEC, noi li abbiamo giudicati insufficienti rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione: avete ridotto la quota delle rinnovabili rispetto ai consumi finali di energia, passando dal 40,5 al 39,4. Ma al di là di questo, anche rispetto a questi obiettivi, poi tutti gli atti di questo Governo, in questa legislatura, sono andati nella direzione opposta.
La legislatura è iniziata con i ritardi accumulati sul decreto attuativo delle comunità energetiche, per poi arrivare al Testo unico delle rinnovabili, che lei ha citato, provvedimento chiesto a gran voce da tutti gli operatori e poi, quando hanno letto il testo, hanno detto che era meglio la normativa precedente. Credo che non sia mai accaduto e i pareri parlamentari che sono stati espressi, quindi votati dalla maggioranza, hanno visto 92 osservazioni al Senato e tutte le lettere dell'alfabeto alla Camera.
Evidentemente, questa non è la strada per semplificare il percorso delle rinnovabili, per non dire il percorso a ostacoli dell', che aveva fatto il Governo precedente e a cui voi avete complicato la vita, così come quella che è la fonte principale delle rinnovabili, l'idroelettrico, che è in un limbo tra gare e ricorsi, in attesa, da un anno, di una quarta via per sbloccare il piano degli investimenti. Signor Ministro, dica qualcosa, visto che aveva lavorato anche lei su questa proposta.
Poi, l'altro tema è quello dell'efficienza energetica, che è dentro il PNIEC, ma poi negli atti di Governo è sparita, anzi contrastata; del recepimento della direttiva europea sulle case non si sa più niente; c'è la drastica riduzione delle agevolazioni fiscali per l'efficientamento nella legge di bilancio; così come l'altro aspetto fondamentale è quello dei contratti a lungo termine, che lei ha citato, il meccanismo dei PPE che permette strutturali contratti bilaterali tra le parti per stabilizzare il prezzo a lungo periodo (5-10 anni) e su questo c'è l'esperienza spagnola, con la loro cassa depositi e prestiti che fa da garante di ultima istanza. C'è la richiesta di Confindustria, nell'audizione dell'altro giorno, che prevede un ruolo di garanzia di ultima istanza del GSE; c'è la proposta che noi abbiamo depositato, qui e al Senato, che riguarda i vulnerabili per conferire maggiori poteri all'acquirente unico per le acquisizioni di lungo percorso.
Quindi, le proposte ci sono, però si tratta di iniziare il percorso di discussione in Parlamento e farle diventare atti normativi. Poi c'è, evidentemente, il tema del disaccoppiamento del prezzo dell'energia dal gas: per ottenerlo è fondamentale aumentare le rinnovabili, i contratti a lungo termine e un'iniziativa a livello europeo. Ho visto che l'altro giorno, Ministro, l'Ecofin ha parlato di approccio unitario sui costi dell'energia, con prezzo unico dell'elettricità europea: bene. Ursula von der Leyen ha parlato di un nuovo Piano energetico accessibile a febbraio: bene. Si tratta, però, di cogliere questo spazio, visto che è una necessità dell'Europa di abbattere i costi dell'energia per tutti i Paesi europei. Però, per poter competere con la Cina e con gli Stati Uniti bisogna assumere un'iniziativa politica in Europa, con l'Europa. Bisogna crederci, che è quello che finora non avete dimostrato.
Infine, Presidente, oltre alle cose da fare - ne abbiamo indicate alcune - ci sono le cose da non fare, come aggiungere ulteriori oneri in bolletta. Lo dico perché nella legge di bilancio nottetempo, con un emendamento presentato all'ultimo, avete rinnovato le concessioni alla rete di distribuzione elettrica. Si poteva fare in maniera più ordinata, attraverso un percorso. Lì c'è, però, il rischio di un ulteriore carico negli oneri di sistema; questo non è accettabile e noi su questo vigileremo.
Infine, l'altra cosa che di sicuro non si può fare - mi rivolgo, Ministro, soprattutto agli esponenti della sua maggioranza, che continuano a dire che la soluzione è quella del nucleare; se vuole, Ministro, una discussione ordinata si può fare in Parlamento, visto che è in corso l'indagine conoscitiva - è quello che fanno gli esponenti della sua maggioranza, ossia continuare a dire che il nucleare è la risposta di oggi: il nucleare ha problemi di sicurezza, di deposito, di costi e soprattutto non riguarda l'oggi, riguarda i prossimi 10-12 anni, forse. Noi dobbiamo dare una risposta alle bollette, alle famiglie e alle imprese italiane oggi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gusmeroli. Ne ha facoltà.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi. Grazie, Ministro, per la sua esauriente espressione della situazione sicuramente non facile relativamente ai prezzi delle bollette sia per le famiglie che per le imprese. Al di là di guerre, tensioni e speculazioni, a noi della Lega piace anche essere pragmatici e cercare di capire se si può fare qualcosa e che cosa si può fare. Allora, partiamo dai dati e, quindi, ho gli ultimi dati pubblicati dall'autorità garante, ARERA, sul tema dell'energia e abbiamo 3 mercati: il mercato libero, il mercato tutelato e il mercato a tutele graduali. Gli ultimi dati del terzo trimestre 2024 dicono che nel mercato libero abbiamo un prezzo della luce a chilowattora, per le famiglie, di 37 centesimi; nel mercato tutelato abbiamo, dai dati di ARERA, 25 centesimi a chilowattora; nel mercato a tutele graduali abbiamo 21 centesimi a chilowattora. Quindi, abbiamo una situazione per cui il mercato libero, che è il più concorrenziale o dovrebbe essere il più concorrenziale, è il più caro.
Andiamo oltre, sempre con i dati. Quante persone e quante utenze abbiamo nel mercato libero? Nel mercato libero abbiamo 23,6 milioni di utenze (utenze, perché i cittadini sono molti di più). Quindi, abbiamo 23,6 milioni di utenze che pagano il prezzo più caro, famiglie che pagano il prezzo più caro, cioè 37 centesimi a chilowattora. Di questi cittadini, 8 milioni sono vulnerabili, cioè sono persone che noi dovremmo proteggere, cioè gli 75, diversamente abili e fragili economici.
Poi abbiamo il mercato tutelato, che ho detto, a 25 centesimi a chilowattora, quindi abbondantemente meno del mercato libero. Abbiamo 3,3 milioni di vulnerabili che sono nel mercato tutelato e che sono tutelati. Poi, abbiamo l'anomalia del mercato a tutele graduali, dove abbiamo 3,3 milioni di non vulnerabili che pagano il prezzo più basso.
Allora, la Lega, la maggioranza e il Governo sono intervenuti e, con un emendamento della Lega, è stata approvata la possibilità sino al 30 giugno, con una modalità approvata ieri da ARERA, di permettere agli 8 milioni di vulnerabili che pagano nel mercato libero il prezzo più caro e a 3,3 milioni di vulnerabili che sono nel mercato tutelato e che pagano un prezzo meno caro del libero, ma più caro del mercato a tutele graduali, di andare nel mercato a tutele graduali meno caro. Allora, al di là delle rinnovabili, del nucleare, del gas e del energetico, eccetera, che cosa vogliamo fare tutti per aiutare 11,5 milioni di vulnerabili a risparmiare sulla bolletta elettrica? Aiutarli a finire, prima del 30 giugno, nel mercato a tutele graduali.
Sicuramente non riusciremo a essere così capillari e a incidere fortemente, ma se riusciremo a incidere cosa succederà, al di là del fatto che 11,5 milioni di utenze, che sono forse 15-16 milioni di italiani, possono risparmiare da domani mattina sulla bolletta elettrica? Noi cerchiamo in questo modo - e ci riusciremo - a rendere più concorrenziale il mercato libero, perché se il mercato libero in questo momento, a detta di ARERA, ha prezzi dell'energia elettrica più cari vuol dire che non è concorrenziale .
Allora abbiamo tutti una responsabilità. Possiamo far risparmiare i fragili, le persone diversamente abili 75 in un modo molto semplice: diffondendo quello che ieri ARERA ha approvato come meccanismo per spostarsi dal mercato libero al mercato a tutele graduali e dal mercato tutelato al mercato a tutele graduali. Cioè, nessuna polemica, perché, se guardiamo al passato, tutti hanno governato, i energetici non sono stati fatti, i confronti con Spagna e Germania o Francia non hanno un grande valore, nel momento in cui sappiamo benissimo che il tema è sul energetico e, in qualche modo, se guardiamo indietro, tutti hanno contribuito all'attuale situazione.
Allora, guardiamo avanti. Aiutiamo 11,5 milioni di utenze a risparmiare, da domani mattina, sulla bolletta della luce. Aiutiamo il mercato libero a essere veramente concorrenziale .
Allora, avremo fatto la politica a favore della gente, esattamente quella che si aspettano i cittadini da noi. Grazie, Ministro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.
CHIARA APPENDINO(M5S). Grazie, Presidente. Vede, Ministro, lei oggi doveva fare una cosa sola, semplice: venire qui e chiedere scusa agli italiani . Lei, proprio lei, Ministro, deve chiedere scusa a quelle migliaia di imprese che il prossimo anno avranno 14 miliardi in più di costi per l'energia, quelle imprese del Nord che saranno danneggiate, di cui vi riempite spesso la bocca. Lei doveva chiedere scusa a quei baristi, a quei ristoratori che riceveranno la bolletta e la vedranno con un rincaro del 30 per cento e penseranno che non ce la possono fare. Allora sa cosa fanno? Staccano il frigorifero.
Ecco, allora, dovreste chiedere scusa. Lei dovrebbe chiedere scusa, Ministro, al padre di famiglia, alla coppia giovane, alla madre, che magari è sola, che ricevono un aumento che può arrivare fino a 300 euro in più. E non ce la fanno già più con il carovita. Magari si tengono le giacche e le coperte in casa per spendere un pochino di meno. Perché vede, Ministro, non so se lei lo sappia - e non mi pare che lo sappia, vista la lezione che ci ha portato qui in Aula, in cui non ha citato una volta il tema del caro bollette -, ma già lo scorso anno una famiglia su tre non ce la faceva a pagare le bollette. E allora, le chiedo: ma con queste persone, voi ci parlate? I servizi che raccontano il dramma di queste famiglie - ce ne sono decine - li avete visti? Perché a me pare proprio di no. Vede, è a loro che dovete chiedere scusa, mica a noi! È a loro che dovete chiedere scusa, e per cosa? Intanto, per quello che avete fatto, cioè nulla di buono, e poi per quello che non avete fatto. Vede, Ministro, non so cosa sia peggio fra le due cose, però, una certezza, ce l'ho: voi siete responsabili di questi rincari, voi siete complici di questo disastro. E c'è ben poco da sorridere, c'è ben poco da fare delle ; c'è da avere paura, c'è da sentirsi il peso sulla coscienza per quello che vivono gli italiani fuori di qui.
Ministro, partiamo da quello che avete fatto. Cosa avete fatto? Avete posto fine al mercato tutelato. Avete detto che sarebbe andato tutto bene, benissimo, anzi che i cittadini avrebbero risparmiato. Io non le dimentico le sue testuali parole: “Il libero mercato farà risparmiare”. Altro che risparmi! Altro che tutto bene! Ci sono milioni di cittadini vulnerabili che avranno rincari fino al 18 per cento. Questo corrisponde a quello che lei ha detto? Mi pare proprio di no.
Avete dichiarato, Ministro, che volevate aiutare le imprese. Falso, falso! Lo dicono i fatti. C'era una misura - una soltanto! - buona che vi abbiamo lasciato: parlo di Transizione 4.0. Serviva per aiutare le imprese a ridurre i costi energetici. Cosa avete fatto? L'avete smantellata, avete cambiato il nome e l'avete resa inutilizzabile. Sei miliardi fermi. Sono poco più di 200 milioni quelli che hanno usato le imprese. E perché? Guardi che non c'è buona fede lì. Voi proprio non li volete spendere, quei soldi. Voi volete risparmiarli, perché così è andata dai vostri ex nemici, oggi amici, falchi di Bruxelles a portare loro in dono qualche miliardo, che non avete speso, perché ormai l'austerità è la cifra del vostro Governo , sulla pelle di quelle imprese.
Non solo, le prendete anche in giro. Ma, Ministro, le imprese fanno molta fatica. Con che coraggio, sulla pelle di imprenditori in difficoltà, promettete un nucleare che forse ci sarà tra vent'anni? Questa è propaganda, questa è presa in giro! Perché noi siamo i primi, lo ripeto, i primi a credere nella ricerca, ma voi siete in cattiva fede, Ministro, perché sapete benissimo che le soluzioni legate al nucleare non ci sono oggi e non ci sono domani, ma sarebbero servite ieri per ridurre il costo dell'energia a quelle imprese che stanno chiudendo. Quindi, non riempitevi la bocca di una soluzione che oggi non esiste, perché li state solo prendendo per i fondelli e le imprese meritano di più !
Ministro, parliamo delle cose non fatte. Avreste dovuto togliere gli oneri fiscali dalle bollette per dare un po' di sollievo a imprese e famiglie in difficoltà, ma eravate troppo impegnati ad alzare le accise sulla benzina. Avreste dovuto alzare il limite ISEE, che consente alle famiglie di percepire il , ma eravate troppo impegnati a bocciare tutte, ma proprio tutte, le nostre proposte per far fronte al carovita delle famiglie. Avreste dovuto istituire - quello che diciamo ve l'abbiamo proposto con una mozione, altro che tavoli, ci sono gli atti - fondi per ridurre i costi dell'energia; ad esempio, un fondo di solidarietà per le famiglie, un fondo per i comuni, perché altrimenti gli stessi comuni dovranno alzare i costi ai cittadini, un fondo di garanzia, ad esempio, per accelerare sulle comunità energetiche rinnovabili. Sa perché non l'avete fatto? Perché voi eravate troppo impegnati a costituire il fondo per aumentare gli stipendi ai Ministri e ai Sottosegretari, perché quelli sì, poverini, le bollette, proprio non riescono a pagarle, fanno fatica .
D'altronde, Presidente, non poteva che essere così, perché la cifra del vostro Governo sul tema del caro bollette sta tutta in una risposta di Giorgia Meloni alla conferenza stampa di fine anno. Ricordiamoci come ha risposto alla domanda la Presidente Meloni (testuale): “Non è una questione sulla quale si può rispondere in venti secondi”. Presidente Meloni, ma ce lo dica: cosa le impediva di dedicare uno, due, cinque, dieci, quindici minuti, di prendersi il tempo per rispondere ai tanti italiani che non dormono la notte perché il caro bollette per loro è un problema? Era davvero più importante difendere, in lungo e in largo, Trump e il multimiliardario Musk rispetto a dare una risposta alle migliaia di italiani che non dormono la notte per via del caro bollette?
Ho capito perché non ha risposto la Presidente Meloni, ho capito perché non ha affrontato la questione. Il problema è che la nostra Presidente vive e continua a vivere nel favoloso mondo di Giorgia. Lì, l'economia va benissimo, va a gonfie vele, i salari sono più alti, i treni arrivano in orario, addirittura i treni in orario, e, soprattutto, le bollette non sono care. Quindi, certo che non se ne deve occupare. Presidente Meloni, apra gli occhi, si svegli, perché il mondo reale è un altro! Quello che vivono i cittadini è altro!
Dunque, se Meloni vivesse nel mondo reale, capirebbe, capirebbe che è indecente che quei venti secondi, con cui ha liquidato senza risposta il tema del caro bollette, sono gli stessi venti secondi con cui ha cancellato il mercato tutelato, con cui ha deciso di non tassare gli extraprofitti delle banche, con cui ha eliminato Opzione donna, con cui date i soldi per le armi che alimentano le guerre, che aumentano il costo energetico, con cui avete preso in giro i pensionati con un misero aumento di 1,80 euro, con cui avete cancellato, sempre in quei venti secondi, il Fondo per la povertà educativa. E sono solo alcuni esempi.
Chiudo, Presidente. Guardi, penso che, sì, quei venti secondi, che non si è presa Meloni per parlare del caro bollette, passeranno alla storia, perché sono quei venti secondi con cui, per l'ennesima volta, Giorgia Meloni ha voltato le spalle al popolo. Sono venti secondi di assoluta vergogna che il Paese si ricorderà !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro, desidero iniziare, esprimendo il mio apprezzamento per il lavoro svolto dal Ministro Pichetto Fratin e dal suo staff, in un momento in cui le sfide che affrontiamo in tema di energia, transizione ecologica e competitività sono complesse e urgenti. Il quadro che ci è stato presentato oggi restituisce una strategia chiara e coerente per affrontare il problema cruciale dei costi energetici, una priorità assoluta per il nostro Paese.
Prima, però, di entrare nel merito, per tramite suo, Presidente, vorrei ricordare alla collega Appendino che, se c'è qualcuno che qui deve chiedere scusa alle famiglie e agli italiani, a quelle famiglie, che lei ha ricordato, che devono mettersi dieci giacchetti in casa, alle aziende, sono proprio loro.
E vorrei ricordare le centinaia di milioni di euro che le truffe dei loro provvedimenti , come il reddito di cittadinanza e il superbonus, hanno generato nelle casse dello Stato, che oggi soffre per quei provvedimenti. E meno male che alcuni dei vostri provvedimenti sono stati smantellati da questo Governo perché, citando chi, prima di me e meglio di me, rimarrà nella storia, cioè, il nostro Presidente, non siete in grado di governare nemmeno un condominio. Volevate governare l'Italia: questi sono i risultati .
Comunque, Confindustria ha lanciato l'allarme sulla competitività internazionale della nostra economia. A gennaio, il prezzo medio italiano è di 139 euro al megawattora. Nel febbraio 2024 era stato di 88 euro al megawattora. A dicembre 2024, in Germania, il prezzo all'ingrosso è stato pari a 108 euro al megawattora, in Francia a 98 e in Spagna a 111. Secondo i conti fatti da Assolombarda, a dicembre, le imprese hanno pagato l'energia il 33 per cento in più delle aziende francesi, il 25 per cento in più di quelle tedesche e il 21 per cento in più di quelle spagnole.
Secondo il Centro studi di Confindustria è sempre più urgente lasciare che il prezzo elettrico sia basato sui costi minori di generazione da fonti rinnovabili, separandolo quindi dal gas. La proposta di disaccoppiamento è stata rilanciata dal Ministro Pichetto assieme all'altra sul tetto europeo del prezzo del gas. Il Ministro ha avuto modo di osservare che le prime due manifatture d'Europa, Italia e Germania, oggi vivono un'emergenza indotta anche dal caro gas e che nessuno manifattura va avanti se paga l'energia il doppio dei concorrenti. Non si tratta di fissare un prezzo, ma di cercare un meccanismo stabile contro le speculazioni.
Questa proposta si basa sul fatto che c'è una quantità colossale di gas in vendita nel mondo comunque da commercializzare, indipendentemente dal prezzo, ma se dovesse verificarsi un evento negativo e la speculazione rialzasse la testa, con il la politica sarebbe già pronta a un intervento. L'Osservatorio del Politecnico di Milano sulle rinnovabili ha stimato che il costo di produzione di un megawattora di energia fotovoltaica, per un impianto nuovo da 20 megawatt, in Italia, è tra i 65 e i 75 euro al megawattora, compreso delle spese in conto capitale. Un prezzo che può benissimo stare sul mercato senza sussidi, di cui, teoricamente, non vi sarebbe necessità.
Il Governo, quindi, può dare spazio a contratti bilaterali di lungo termine, i PPA, e lasciare che le rinnovabili stiano sul mercato senza sussidi. Sotto questo aspetto è di grande importanza l'articolo 8 del decreto Emergenze, nel quale si prevedono misure per mitigazione del rischio finanziario dei contratti di compravendita a lungo termine di energia da fonti rinnovabili, nel quale il GSE assume il ruolo di garante di ultima istanza per la gestione dei rischi di inadempimento delle controparti. Secondo la relazione tecnica, la quantità di energia potenzialmente oggetto di contratti annuali negoziati PPA è pari a 15,7 terawattora l'anno: circa un ventesimo dei consumi elettrici annui nazionali, con adesione alla misura di impianti rinnovabili per una potenza di circa 10 gigawatt al 2030. I contratti PPA hanno una durata pari a cinque anni e sono conclusi a un prezzo che si aggirerebbe intorno ai 90 euro al megawattora.
La copertura del GSE è prevista per uno scostamento massimo di prezzo di 15 euro al megawattora, con una stima degli oneri a carico del GSE complessivamente pari a circa 224 milioni di euro, ovvero, circa 45 milioni di euro l'anno per cinque anni messi a carico dei proventi delle aste ETS.
Voglio qui accennare a un'altra norma di grande importanza, contenuta nella legge di bilancio, che ha posto le basi per una transizione significativa dei sistemi di distribuzione dell'energia elettrica in Italia. I distributori di elettricità attuali sono chiamati a presentare al Ministero dell'Ambiente piani d'investimento mirati a migliorare sicurezza, affidabilità ed efficienza della rete di distribuzione, contribuendo agli obiettivi di decarbonizzazione al 2050. In cambio di questi investimenti, le società distributrici otterranno un'estensione delle concessioni vigenti per vent'anni. Attenzione: le maggiori entrate sono destinate alla riduzione dei costi energetici delle utenze domestiche e non domestiche. Quanto appena detto mi porta, di conseguenza, a ragionare sul rinnovo delle concessioni per l'idroelettrico. Anche in questo caso, l'emergenza consiste nella necessità che gli investimenti volti ad aumentare la produzione delle nostre oltre 500 grandi dighe realizzate a scopo idroelettrico, che tuttora producono tra il 35 e il 40 per cento della produzione elettrica da fonte rinnovabile e il 20 per cento della produzione elettrica totale, siano fatti il più presto possibile.
Gli attuali gestori delle dighe, da anni, propongono investimenti miliardari in cambio della proroga delle concessioni. Ci sono studi che calcolano il potenziale incremento di producibilità del parco idrico nazionale fino a 25 terawattora l'anno. Poiché la gran parte delle concessioni scade nel 2029, nell'incertezza del rinnovo, gli investimenti fino a quella data non verranno fatti, né verranno fatti nelle concessioni già messe a gara, laddove, oltre al rischio di ingresso di gestori stranieri, i concessionari uscenti si oppongono in sede amministrativa.
Com'è noto, Forza Italia ha più volte presentato emendamenti nel senso di rinnovare i concessionari uscenti, e lo faremo di nuovo nel decreto Emergenze. Di fronte alla crescente competitività di Cina e Stati Uniti, la vera politica industriale che manca oggi è quella di Bruxelles. Il velleitario e la fine del motore endotermico sono stati i due più grandi errori strategici della precedente Commissione. Atti di imperio, senza alcun rispetto per il principio della neutralità tecnologica e per il principio della sostenibilità sociale e industriale, a cui la nuova Commissione deve porre dei rimedi. Ed è inutile girarci intorno: il più grande deficit competitivo dell'Europa resta l'energia.
Concludo ricordando che, nei giorni scorsi, il Vice Cancelliere dei Verdi tedeschi ha affermato: “Sarebbe stato possibile continuare a far funzionare le centrali nucleari esistenti, ma la maggioranza del Governo non lo voleva. Si è trattato di una decisione puramente politica, che ha avuto conseguenze importanti per l'industria e per il Paese. Le ultime sei centrali nucleari chiuse sotto l'attuale Governo producevano 65 terawattora di elettricità all'anno, prive di emissioni e indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, circa il 45 per cento del fabbisogno elettrico della Germania. Sarebbe stato positivo per le industrie ad alta intensità elettrica mantenere l'energia nucleare”.
Sempre per suo tramite, Presidente, voglio ricordare alla collega Appendino che il nucleare non è una vana promessa, ma un impegno coraggioso che questo Governo e il Ministro Pichetto Fratin hanno assunto nei confronti dell'Italia. Per cui noi, ancora, come Forza Italia, lo ringraziamo e lo sosteniamo nel suo lavoro e nel suo operato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro per questa sua dettagliata relazione, per questo aggiornamento e per come ha saputo individuare tematiche, problemi e obiettivi. Ha parlato di fattori di rischio e li ha tracciati in maniera molto chiara. Ha parlato di aumento del prezzo del gas e di una dinamica che è nazionale, ma che è soprattutto internazionale. Ha fatto riferimento ai blocchi di forniture dall'Ucraina, ma ci ha anche detto oggi, in maniera chiara, dall'Azerbaigian.
Un prezzo, quello che si pone in questo momento, in media, di 36,4 euro a megawattora. Giustamente, lei ha detto che è meglio del prezzo del 2022 e del 2023 ma, sicuramente, è peggio del periodo pre-COVID. Ci ha parlato delle prospettive, anche del prossimo trimestre, che ci obbligano a ragionare, a seguire e anche a sostenere le linee di intervento che lei qui ha tracciato.
Non voglio ripercorrere tutto il suo intervento, ma sicuramente i tratti che più ci hanno colpito, su cui la sosterremo. Una parola chiave è sicuramente il riferimento alle aste e, quindi, al meccanismo di anticipo delle tempistiche delle aste per evitare che gli acquisti vengano fatti nel periodo in cui il gas è a un prezzo più alto. Chiaramente, è questo un meccanismo che lei ha tracciato e su cui non possiamo che dare condivisione.
Un altro punto importante - sono tutti punti collegati, ma è giusto sottolinearli - è quello delle interlocuzioni con l'Unione europea per rendere strutturali le misure per evitare l'aumento dei prezzi dovuto alla speculazione. E la parola “speculazione” è ripercorsa molto nel suo intervento. Anche questo non può che vederci a fianco a lei in questo obiettivo, in queste interlocuzioni, ovviamente con l'obiettivo poi di arrivare a delle misure strutturali chiare. Sicuramente è positivo - e quindi ci saremo e daremo anche il nostro contributo - il tavolo, di cui lei ha parlato, tra le forze politiche, per arrivare soprattutto a soluzioni condivise.
L'obiettivo è il disaccoppiamento del prezzo dell'energia prodotta dalle rinnovabili rispetto all'energia prodotta dal gas. Chiaramente condividiamo anche l'obiettivo di superare il meccanismo del prezzo marginale, che lega di fatto il costo di tutta l'energia elettrica alla fonte più costosa, esponendo il mercato elettrico alle speculazioni finanziarie sul gas. Un meccanismo che ha avuto il merito di spingere nell'installazione delle rinnovabili, garantendo a queste fonti però un sovrapprezzo non giustificato dai reali costi di produzione, che oggi diventa insostenibile.
Un obiettivo, quello del disaccoppiamento, ambizioso, soprattutto nel tentativo di far convergere interessi diversi dettati da energetici molto differenti tra i Paesi. Vado, ovviamente, per punti. Ha tracciato il tema del costo, prima, del gas e, poi, dell'energia elettrica, e arriviamo all', quindi al sostegno dell'impostazione che lei ha dato, che, poi, significa incentivazione per il fotovoltaico, per l'elettrico e per gli energivori, in un sistema che predilige i contratti di lungo periodo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Ebbene, il tema dell' - lei ha aperto anche al nucleare, anche in quest'Aula, questa mattina - non può che vederci d'accordo.
Facciamo un rapido riferimento ai dati che sono circolati nelle ultime settimane, credo che non dobbiamo negarli. Secondo le previsioni della CGIA, le bollette potrebbero pesare sul sistema imprenditoriale italiano per ben 13,7 miliardi di euro, rispetto al 2024, con un incremento del 18,2 per cento, di cui 9 miliardi per l'energia elettrica e 3,9 per il gas. Questo per dare anche un contesto. L'impatto maggiore - quasi due terzi dell'aumento complessivo - sarebbe sulle imprese del Nord, quelle caratterizzate dai maggiori consumi. Questo per dire quanto è importante il ragionamento di oggi e quanto è importante l'impegno che lei si è preso, tracciando le linee di intervento.
Ho parlato di imprese con questi dati, però, mi ha colpito molto anche il riferimento che lei ha fatto ai vulnerabili. Su questo tema è intervenuto in maniera molto chiara il presidente della nostra Commissione, della X Commissione, di cui sono vice presidente, Gusmeroli, per spiegare anche tutto il lavoro che è stato fatto per la tutela dei vulnerabili, anche con un emendamento che, poi, io avevo sottoscritto, condividendo quell'impostazione di fondo. Così come oggi condivido quello che lei ha detto tracciando le linee di intervento e, soprattutto, le parole sulla valutazione per rendere efficienti i meccanismi di gara nelle gare che ci saranno e sulla necessità che sia prevista la tutela dei vulnerabili, rendendola anche attuale e attiva.
Lei non si è soffermato - probabilmente non era il contesto e a me fa piacere farlo, visto che, comunque, è coerente con il tema - sull'accordo firmato ad Abu Dhabi per la cooperazione energetica, un accordo triangolare tra Italia, Albania e Emirati Arabi da un miliardo di euro: energia rinnovabile prodotta in Albania da impianti installati e finanziati dagli emiratini di Masdar e trasportata in Italia attraverso un canale sottomarino che attraverserà l'Adriatico. Le interconnessioni rappresentano un'infrastruttura essenziale per costruire una rete che garantisca sicurezza negli approvvigionamenti. Parlando di questo accordo di Abu Dhabi, non si può non far riferimento - a me fa piacere farlo - alle parole della Premier in quell'occasione, visto che lei ha citato, in chiusura del suo discorso, il nucleare, per cui la fusione nucleare può produrre energia pulita, sicura e illimitata e trasformare l'energia da un'arma geopolitica a una risorsa accessibile che può cambiare la storia.
Allora io oggi le ribadisco, Ministro: cambiamola la storia. È stato citato anche dagli altri interventi, il nucleare. Qualcuno ha detto che si potrà fare anche una discussione ordinata in Parlamento e questo è ciò che ci auguriamo. Lei, ieri, rispondendo a una nostra interrogazione, qui, in quest'Aula, durante il , aveva annunciato di depositare - lo ha fatto ieri sera presso gli uffici giuridici di Palazzo Chigi - il suo provvedimento quadro sul nucleare. Oggi leggiamo anche sui giornali anticipazioni importanti circa l'agenzia che verrà prevista, l'Autorità per la sicurezza, e l'impostazione per l'autorizzazione degli impianti.
È un passaggio importante - aspetteremo, ovviamente, il Consiglio dei ministri - e lo voglio ribadire, perché il nostro gruppo di Noi Moderati ha presentato una proposta di legge sul nucleare, che è già incardinata nei lavori delle Commissioni riunite ambiente e attività produttive, in cui chiediamo sostegno alla ricerca e l'attivazione degli impianti di nuova generazione; ovviamente, è stata abbinata. Ci auguriamo che il dibattito possa partire dalla Camera, che possa avvenire in quest'Aula e che davvero possa essere un dibattito costruttivo, ordinato, perché le finalità sono quelle, come lei ha ribadito, di decarbonizzazione e di garantire sicurezza energetica.
Saremo al suo fianco per le linee che ha tracciato e, soprattutto, con l'ultimo obiettivo che, con la proposta di legge e con il suo annuncio legato al nucleare, ovviamente, diventa attuale .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo “La Giustiniana” di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, spero di non utilizzare i 7 minuti che ho a disposizione, perché questa è ed era un'occasione per condividere un percorso rispetto a quella che è una priorità del Paese. Un'informativa urgente sull'aumento dei costi dell'energia è per noi la priorità, perché partiamo dal presupposto che è un mancato potere d'acquisto per le famiglie italiane, ma, soprattutto, è un grave dato di non competitività per le imprese italiane, che sanno di pagare l'energia il doppio, il triplo, rispetto ai concorrenti.
Noi la ringraziamo per la sua relazione, che è stata condita di centinaia di dati che ci serviranno per approfondire e per ragionare insieme, però credo che la politica debba fare politica e debba riassumere in due o tre processi quelli che sono i nostri intendimenti e le nostre intenzioni per dare una risposta veloce ed efficace ai cittadini e alle imprese italiane.
Noi le tre proposte le abbiamo fatte - le ha sul tavolo e noi speriamo che voglia prenderle in considerazione e con noi voglia lavorare per portarle a termine il prima possibile -, sono di breve e di lungo termine. Quelle di breve termine sono due: la prima è lavorare sul disaccoppiamento del prezzo del gas dall'energia. È un dato, è un meccanismo pensato su energetici differenti, è un meccanismo pensato con costi del gas che sono completamente differenti da oggi ed è una soluzione che, se ci mettiamo intorno a un tavolo, possiamo portare a casa velocemente per dare una risposta immediata ai cittadini e alle imprese.
Il secondo aspetto è il non funzionamento di Transizione 5.0: è evidente che non sta funzionando. Il nostro , il nostro segretario potrebbe spiegare qualcosa di come funzionasse Industria 4.0 e di come oggi non funzioni, invece, questo meccanismo, che è burocratico, che non permette alle imprese di fare quegli investimenti che servirebbero per la transizione energetica e la transizione digitale. Sediamoci a un tavolo e troviamo le soluzioni.
Poi c'è la proposta di lungo termine, che è una sfida che voi state cercando di cogliere, ossia quella del nucleare, che è l'unico modo per associare al energetico la sicurezza energetica, per dare l'approvvigionamento con una fonte pulita, ma sicura, accanto alle rinnovabili, nella consapevolezza dei rischi delle rinnovabili, che sono l'intermittenza, la localizzazione e la rete di accumulo. Noi sappiamo che nel costo della bolletta gli italiani non pagano solo il prezzo di Borsa dell'energia: c'è il tema della rete - sappiamo che le rinnovabili sono al Sud, ma l'energia viene chiesta al Nord -, c'è il tema dell'intermittenza, che chiede le batterie di accumulo, che sono costosissime - peraltro, stiamo regalando ancora tecnologia cinese - e, invece, potremmo ragionare su un investimento di lungo periodo per portare il nucleare in questo Paese.
Io credo che, di fronte a questa emergenza, possiamo dividerci su tante ragioni politiche, ma su questo l'opposizione deve fare un'opposizione costruttiva, e anche la maggioranza deve esserlo. L'opposizione costruttiva è quella che non guarda con ideologia ai provvedimenti della maggioranza, che non fa opposizione ideologica, non fa ostruzionismo e la maggioranza deve dimostrare, in questo caso, che vuole trovare un tavolo di confronto e ragionare insieme su soluzioni che, però, possano essere portate a casa nel più breve tempo possibile, perché i tempi di cui stiamo parlando sono troppo lunghi per le risposte che questo Paese merita.
Allora noi gliele abbiamo date e la responsabilità la diamo a lei in questo momento. Lei ha tre scelte: può fare un bellissimo discorso, come quello odierno, che, poi, non corrisponde a dati concreti nel breve periodo e non porta a casa le soluzioni, e non credo che sia la sua volontà.
Può fare, come spesso il Governo di cui lei è membro sta facendo, cioè portare in Consiglio dei ministri provvedimenti chiusi, che arrivano in quest'Aula non emendabili, senza un confronto e chiedere anche alle opposizioni di condividerli senza neanche un tavolo di confronto.
O può fare quello che, come apprendiamo dalle agenzie, ha riscosso successo della nostra proposta, soprattutto da Fratelli d'Italia e da Forza Italia, ma che in pratica non c'è, e cioè, convocare la settimana prossima un tavolo politico, con i di partito, con i capigruppo della Camera, con chi vuole lei, per costruire insieme queste tre risposte al Paese e farlo nel più breve tempo possibile.
Noi ci siamo, lo facciamo come Azione e come opposizione responsabile. Su questi temi pensiamo di poter dire anche qualcosa, pensiamo di mettere le nostre proposte e il nostro a disposizione del Paese. La palla spetta a lei e noi su questo attendiamo le sue risposte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signora Presidente. Buongiorno, signor Ministro. Una piccola osservazione: quando si interviene nel Parlamento della Repubblica italiana dobbiamo evitare un rischio, un grande rischio, di parlare tra di noi, perché stiamo parlando al Paese e quando si parla al Paese dobbiamo pensare che, magari, incidentalmente, una pensionata, una casalinga, un pensionato, uno studente, che si è preso l'influenza ed è rimasto a casa, ci stanno vedendo e ci stanno ascoltando. Quindi, dobbiamo anche avere la capacità di parlare un linguaggio comprensibile, perché, con tutta franchezza, signor Ministro, è stato molto complicato comprendere quello che lei oggi ha detto, molto, molto complicato.
Non so se anche lei ha compreso il foglio che le hanno scritto. Non le voglio mancare di rispetto, però c'è un problema: oggi lei qui era venuto, ed è venuto, per dire all'Italia cosa intende fare il Governo Meloni per ridurre il prezzo del costo dell'energia e dell'energia elettrica. Abbiamo avuto difficoltà noi a comprendere quello che questo Governo intende fare, ma noi lo sappiamo perché leggiamo gli atti che questo Governo produce.
Signor Ministro, noi abbiamo anziani e famiglie che rinunciano a riscaldarsi. Mentre noi parliamo, abbiamo famiglie che non accendono il riscaldamento, perché non sono nella condizione di pagare le bollette. Lei questo lo sa, anche perché i dati ci dicono che la povertà energetica, in questo Paese, è aumentata ed è aumentata con il Governo Meloni. Non è aumentata solamente la povertà assoluta. Glielo dica alla Premier Meloni. Mi faccia una cortesia: la prossima volta che incontra la Premier Meloni, le spieghi come funziona e perché aumenta il prezzo dell'energia, visto che alla conferenza stampa con i giornalisti ha ritenuto di non dover rispondere perché era una domanda che non si poteva liquidare in 20 secondi. Magari si prendeva 2 minuti, perché questo è un problema urgente per le famiglie italiane.
Sa quante sono le famiglie italiane in povertà energetica? Sono 2,36 milioni. Dal 2022, da quando c'è il Governo Meloni, ad oggi, sono aumentate di 340.000 le famiglie in povertà energetica. Quindi, c'è un problema molto serio da questo punto di vista. Avete ridotto, con i vostri provvedimenti, le misure sociali a favore di famiglie economicamente deboli. Poi, c'è anche un altro aspetto relativo al passaggio dal mercato tutelato al mercato libero di 4,5 milioni di famiglie. Voi avete voluto questo passaggio, dicendo che avrebbero pagato di meno e che la concorrenza avrebbe aiutato. Invece no, signor Ministro, i dati smentiscono assolutamente questo, perché oggi il costo dell'energia elettrica sul mercato libero è maggiore rispetto a quello del mercato tutelato e se quelle famiglie fossero state nel mercato tutelato avrebbero risparmiato.
Al di là di questo aspetto, c'è un problema che riguarda il suo intervento, che la strategia energetica, che lei oggi ha portato qui alla Camera dei deputati, è una strategia energetica che ci dice che nel lungo periodo - non nel breve termine - l'impostazione del Governo Meloni è quella di aumentare la dipendenza del gas e, in particolar modo, dal GNL, ovvero dal gas liquefatto. Noi passiamo dalla dipendenza di Putin alla dipendenza di Trump e degli arabi, ovvero aumentando la capacità di rigassificazione, che significa esporre le famiglie e le imprese italiane alla volatilità, alla speculazione - che lei prima ha citato e su questo sono ovviamente d'accordo, perché sono i dati che parlano - del prezzo del gas.
Quindi, qual è l'obiettivo, tanto per far capire a chi ci sta ascoltando fuori da quest'Aula? Il Governo Meloni sta impostando una strategia energetica per i prossimi anni che farà pagare un prezzo maggiore rispetto a quello che pagheremo, perché il GNL costa molto di più e perché la speculazione sul gas verrà poi pagata da famiglie e imprese. Chi ci guadagna? Ci guadagnano le società dell'. ENI ha chiuso il 2024 con un utile complessivo di 10 miliardi di euro. Negli anni precedenti, dal 2022 ad oggi, le società in Italia che acquistano e distribuiscono gas, consentendo il riscaldamento e anche la produzione di energia elettrica, hanno fatto 70 miliardi di euro di extraprofitti. Questa è la situazione.
Quindi, il punto è uno: come vogliamo riuscire a costruire una politica energetica che risponda anche alle questioni legate al clima? Guardi, non ho per niente apprezzato il suo passaggio molto, molto brutto sul tema del sovraccarico del prezzo dell'energia delle quote di CO2 pari a 25 euro al megawattora, perché quei soldi sa a che cosa dovevano servire? Dovevano servire per investire e fare in modo che il nostro Paese si dotasse delle infrastrutture necessarie per produrre energia rinnovabile e abbassare il prezzo. Sa che in Spagna, in Portogallo e anche in Germania - che viene presa sempre dalla destra come elemento negativo e quant'altro; intanto cerchiamo di essere noi positivi e non di guardare quello che fanno gli altri, ma adesso lo faccio anche io - il disaccoppiamento del prezzo del gas dall'energia rinnovabile non è stato fatto con elementi normativi?
Signor Ministro, io le segnalo questo: non c'è bisogno di una norma; c'è bisogno solo di spingere le rinnovabili, facendo in modo che la produzione di energia elettrica da rinnovabili sia superiore a quella del gas, in maniera tale che saranno le rinnovabili che faranno il prezzo rispetto alla fonte marginale. È chiaro questo, è solo che voi state bloccando: non vediamo più il Ministro Lollobrigida in giro nel Parlamento e nemmeno nelle interviste e quant'altro. È stato silenziato evidentemente dalla Meloni, però lui ha bloccato le rinnovabili.
Vengo al dunque del nucleare. Per favore, sono qui per fare una discussione seria su questo punto, ma non vi potete permettere di prendere in giro gli italiani, perché il nucleare da fissione, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia, costa, sul mercato europeo, 170 euro al megawattora. Cosa volete fare? Volete ancora mettere le mani nelle tasche degli italiani e, invece, volete bloccare le rinnovabili? Noi lo diciamo chiaramente, perché questo è un passaggio politico: per quanto riguarda il gruppo parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, la questione della politica energetica è una questione fondante su cui costruire alleanze per andare al Governo; se ci sono differenze e se ci sono questioni di chi, anche dall'opposizione, pensa di avere posizioni che siano sovrapponibili a quelle della destra, gli diciamo, allora, di andare con la destra .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, intanto grazie per questa informativa, che ci propone una realtà che ben conosciamo e che grava sulle spalle di famiglie e imprese. È una realtà che penalizza il nostro Paese. Sono già stati ricordati i differenziali rispetto al costo dell'energia: il 38 per cento in più rispetto alla Germania, il 72 per cento rispetto alla Spagna, addirittura l'87 per cento rispetto alla Francia, che si giova della presenza del nucleare.
Questo cosa significa? Significa - come abbiamo già ascoltato - povertà energetica, sacrifici e rinunce per le famiglie, ma significa anche mancanza di competitività per le nostre imprese. Quando si cerca di stringere dei contratti con investitori esteri e ci troviamo - lei lo sa bene - in una fase dell'economia globale in cui i capitali si stanno riorganizzando e, quindi, sarebbe molto importante essere competitivi, il fattore energia inizia a diventare uno degli elementi che pesano sulle scelte degli investitori stranieri, come se non bastasse già una fiscalità molto elevata e come se non bastasse il fatto che la certezza delle regole da noi è molto spesso messa in discussione. Quindi, non possiamo certo metterci a competere per quanto riguarda la componente costo del lavoro. Credo che non sia questa la direzione a cui il Governo ci voglia portare o, almeno, speriamo che non sia così. Quindi, sono tutte perdite di opportunità preoccupanti per il presente, ma ancora più preoccupanti per il futuro, che si sommano alle tante crisi, che riguardano l'economia, che sembrano riguardarci nel momento in cui esauriremo la spinta al dei rimbalzi COVID e del PNRR.
Allora che fare? Intanto, quello che potete fare è intervenire su uno dei due aspetti che evidentemente non funzionano. Un aspetto è abbastanza fisiologico, perché è legato al energetico e a questioni fisiche, cioè l'approvvigionamento delle materie prime, e su questo, francamente, non me la sento di criticare il Governo.
Si sta procedendo lungo la strada che già il Governo Draghi perseguì dal giorno dopo lo scoppio della guerra in Ucraina a seguito dell'invasione russa. Credo che la diversificazione delle fonti di approvvigionamento sia l'unica strada, prima di tutto, per metterci al riparo dai temi di sicurezza e, poi, per metterci al riparo dal tema dei prezzi.
L'altra vicenda che macroscopicamente non funziona è il mercato: troppi interventi speculativi rispetto ai quali siamo stati disattenti. Da questo punto di vista, ci sembra anche interessante la proposta di anticipare gli stoccaggi, nel momento in cui sia fatta proprio per prevenire intenti speculativi che si sono osservati, evidentemente, nel passato. Perché è chiaro che, nel momento in cui qualcuno specula, e purtroppo è un mercato così asfittico per cui le speculazioni internazionali si possono attivare, sul fatto che noi, sistematicamente, ci approvvigioniamo da aprile a ottobre, allora in qualche modo va spiazzato. E da questo punto di vista, non ci resta che affidarci alla bontà dei tecnici che esaminano questi movimenti.
L'altro elemento su cui, invece, voi dovete intervenire è l'alleggerimento degli oneri di sistema. È una scelta che riguarda la fiscalità. È una scelta che potrà essere dolorosa per le ambizioni di questo Governo di realizzare propri programmi, ma che riteniamo necessaria e imprescindibile, soprattutto in presenza di un mercato che, come ci è stato mostrato, non funziona. E anche qui, non credo che ci si possa limitare a stare a guardare. È vero che esistono delle autorità, ma è anche vero che, quando un mercato non funziona, un Governo deve intervenire con le regole e deve farlo funzionare, perché il mercato è una delle principali garanzie di equità.
Detto questo, però, il mercato dell'energia è peggio del mercato del pesce: parliamo di qualcosa che, alla sera, non può essere messo in cella frigorifera, di qualcosa che, anche nella sua occorrenza alla formazione del prezzo, va trattato in modo diverso da quello che per molti è il modo più intuitivo. Quindi, bene anche che si ragioni su un meccanismo a due vie, fermo restando il fatto che, evidentemente, se a noi mancano componenti di produzione per arrivare a soddisfare i bisogni del Paese, è chiaro che il fattore di costo più alto sarà quello che, inevitabilmente, dovremo riuscire a coprire.
Questo è un tema insuperabile, ma è pur vero che dobbiamo trovare il modo per far sì che la spinta delle rinnovabili dia respiro a questi meccanismi di mercato, che, ripeto, non vanno semplicemente osservati da parte vostra. Che cosa si può fare allora, se nel quotidiano gli interventi sono quelli per evitare speculazioni, differenziare gli approvvigionamenti e migliorare il mercato? Bisogna guardare al lato investimenti. Da questo punto di vista, avrei voluto richiamarla a passare dai convegni ai fatti, per quanto riguarda il nucleare.
Il suo annuncio mi impone di invitarla a discutere con noi in modo fattivo, dalla realizzazione di tutte le procedure e le autorità che servono, alle modalità concrete per portare il nucleare, il mini nucleare, ad essere una realtà vera. Nel frattempo, però, le imprese hanno bisogno che funzioni Industria 5.0. Le sottolineo che, dentro il contesto di cui abbiamo parlato, questo è un problema. E chiudo parlando dell'idroelettrico. Perché parlo dell'idroelettrico? Perché, parlando di investimenti, dobbiamo privilegiare quegli investimenti che ci consentono di non buttare energia, di non buttare questo pesce che si potrebbe mettere in cella. Gli stoccaggi sono uno degli elementi. Perché non interveniamo? Perché ancora state fermi nel vostro balletto sul rinnovo delle concessioni, che impediscono investimenti. Allora vi invito a chiuderlo. Non c'è un mercato sulle grandi concessioni idroelettriche, lo ha detto chiaramente anche l'Europa. È ora e tempo di dar modo ai concessionari di investire. Bisogna modificare la legge, consentendo a chi deve scegliere, gli assessori e i presidenti di regione, le modalità più opportune, compresa quella dei rinnovi, che sono forse quelli più a portata di mano
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente.
A questo punto, prima di passare al prossimo punto all'ordine del giorno, facciamo una breve pausa tecnica. Sospendo quindi la seduta, che riprenderà alle ore 10,40.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Quartini ed altri n. 1-00369 Grimaldi ed altri n. 1-00373, Furfaro ed altri n. 1-00383, Richetti ed altri n. 1-00388 e Magi ed altri n. 1-00389 concernenti iniziative in materia di legalizzazione della cannabis per finalità di carattere terapeutico e ricreativo .
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 9 dicembre 2024, sono state presentate le mozioni Furfaro ed altri n. 1-00383, Richetti ed altri n. 1-00388 e Magi ed altri n. 1-00389 e una nuova formulazione della mozione Quartini ed altri n. 1-00369, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE,. Parere contrario.
PRESIDENTE. Grazie. A tutte le mozioni, quindi? Il parere è contrario su tutte le mozioni presentate, sta bene.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ci dispiace interrompere la conversazione telefonica del Sottosegretario, e del resto qualcuno potrebbe chiedersi: che senso ha questa discussione sulla cannabis, dal momento che non c'è alcuna possibilità di mutare, neanche parzialmente, l'orientamento del Governo su questa materia? In realtà, ha un grande senso non solo di cultura politica, ma io direi anche di apertura dello sguardo su quello che accade nel mondo. Si parla di priorità che uno Stato dovrebbe avere, la priorità nel contrasto alla criminalità organizzata che detiene il controllo del mercato degli stupefacenti, ed è falso che, quando si parla di cannabis, si parla di una porzione residuale di questo mercato.
In realtà, la relazione annuale sulle sostanze presentata dal Governo ci dice che si tratta del 40 per cento del mercato delle droghe illecite, con un mercato, appunto, del valore di circa 6,5 miliardi di euro, e ci sono - e sono stimati al ribasso - 6 milioni di consumatori nel nostro Paese. Quindi, si parla, innanzitutto, del contrasto al mercato illegale, si parla della tutela della salute dei cittadini e si parla, infine, anche - ma direi non come dato che va messo per ultimo quanto a importanza - del rapporto tra Stato e cittadini sulla libertà di scelta e sugli stili di vita dei cittadini stessi.
In alcune delle democrazie più avanzate - parliamo di più della metà degli Stati americani, del Canada, della Germania e, seppure in forme diverse, della Spagna - sono state, negli ultimi anni, adottate, o per decisione dei Parlamenti o perché ci si è arrivati per via referendaria, delle legislazioni che hanno portato a una forte depenalizzazione e decriminalizzazione dell'uso della cannabis o anche della coltivazione finalizzata all'uso personale o della vera e propria regolamentazione della produzione e del commercio della cannabis.
Questo a partire da quale considerazione? Evidentemente, dalla considerazione del fallimento degli approcci proibizionisti e iper-repressivi, che sono documentati dalla stessa relazione che il Governo ha presentato anche quest'anno al Parlamento, nel senso di una continua penalizzazione e criminalizzazione dei consumatori e di un aumento delle presenze in carcere, dovute anche a reati connessi alla cannabis. Pensiamo, da ultimo, al cosiddetto decreto Caivano, che questo Governo ha varato e che ha aumentato le pene persino per i reati di lieve entità, aumentando la pena in modo da non consentire più l'accesso alle misure alternative e portando anche - cosa che non avveniva da tempo - a un sovraffollamento degli istituti minorili.
Di fronte a questo fallimento, le democrazie più avanzate riflettono senza i paraocchi e riflettono anche con un contributo delle forze liberali e delle forze di destra. Basti vedere quello che è avvenuto negli Stati Uniti, dove una parte significativa del mondo conservatore della destra americana, anche per un approccio sicuramente più libertario a certi argomenti rispetto a quello che c'è nella destra reazionaria e con venature un po' bigotte che abbiamo nel nostro Paese, ha dato un contributo nell'arrivare a legislazioni di regolamentazione vera e propria della cannabis. A cosa hanno portato queste nuove legislazioni? Hanno portato a una sostituzione di un mercato illegale con un mercato legale, con tutti i benefici che questo comporta: le piante di cannabis che vengono coltivate e poi immesse sul mercato sono tracciate attraverso dei sistemi che sono esattamente quelli che noi usiamo per i prodotti della filiera agroalimentare e, quindi, c'è un controllo minuzioso dei principi attivi delle sostanze e delle percentuali di ogni principio attivo che c'è in quella cannabis che viene, poi, venduta sul mercato.
Nel nostro Paese non solo non si accede a una visione di questo tipo, ma l'ossessione proibizionista arriva addirittura a colpire quei prodotti da canapa che non hanno alcun effetto drogante. Quindi, contro ogni evidenza scientifica - e ne abbiamo la prova nel disegno di legge Sicurezza - si trattano come dei narcos degli imprenditori che, negli ultimi anni, hanno seguito i corsi di florovivaistica promossi dalle regioni italiane e hanno avuto accesso ai fondi europei della politica agricola comune per realizzare delle imprese.
Addirittura, questa ossessione proibizionista si scatena contro il settore terapeutico. È crescente, nel nostro Paese, il numero di malati che hanno bisogno di cannabis terapeutica. Ci spieghi il Governo, ci spieghi il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove se lui è a conoscenza di un altro farmaco la cui produzione nel nostro Paese è affidata in monopolio ai militari, alla difesa. Ci spieghi perché questo avviene con la cannabis terapeutica e non avviene, invece, con sostanze prodotte da sintesi chimica che hanno un effetto psicoattivo - anche creando dipendenza - che è incredibilmente maggiore di quello che avviene con la cannabis.
La risposta, che non avremo dal Governo, la diamo noi: per lo stigma che la parola cannabis porta con sé per l'ossessione proibizionista. Oggi questa discussione - concludo, Presidente - alla Camera non ha l'ambizione di modificare la linea del Governo, che è dettata, da quello che ci risulta, direttamente da Palazzo Chigi, con una - ripeto - ossessione proibizionista e bigotta, ma ha l'ambizione di aprire anche lo sguardo della Camera dei deputati sugli orientamenti più avanzati delle democrazie moderne nel mondo su un tema che riguarda milioni di consumatori, che non ne possono più di essere perseguitati da Stati etici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, signora Presidente. Noi, come si vede dagli atti, non abbiamo presentato una mozione su questo argomento per la ragione molto semplice che nel gruppo vi sono posizioni differenti. Io voglio ringraziare la decisione del capogruppo e dei vertici del gruppo di lasciare la libertà a ciascuno di noi di avere l'atteggiamento che vuole rispetto a queste mozioni. Per quanto mi riguarda uso soltanto 30 secondi, anche perché posso sottoscrivere, parola per parola, le parole del collega Magi, che mi ha preceduto, essendo una battaglia che porto avanti, ormai, da oltre 30 anni. Personalmente, voterò a favore di tutte le mozioni che sono all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Presidente, l'ipocrisia della guerra alle sostanze stupefacenti funziona più o meno così: si sventola il proibizionismo come una bandiera, sapendo benissimo che queste leggi hanno un unico vero effetto, che è quello di riempire le carceri, tra l'altro in gran parte di stranieri.
In ogni caso, è l'ultimo anello della catena del fenomeno dello spaccio - vogliamo ribadirlo - e intanto nessuno si preoccupa del perché il consumo cresca e perché si abbassi l'età del primo approccio dei giovani alle droghe. Tra gli studenti tra i 15 e i 19 anni aumenta l'uso di cocaina, stimolanti, allucinogeni, nuove sostanze psicoattive e psicofarmaci senza prescrizione.
L'unica sostanza il cui uso è in calo è proprio, tra l'altro, la cannabis. Si diffonde, invece, il fentanyl, un oppioide sintetico con una potenza 80 volte superiore a quella della morfina. Nel frattempo, nel 2023, circa 49.000 studenti, il 2 per cento, hanno deciso di isolarsi per un periodo di oltre sei mesi, vuol dire che non vanno a scuola e non fanno altro, non frequentano neanche gli amici. Nelle città come la mia dilaga di nuovo il crack, quasi sempre associato ovviamente a condizioni di marginalità.
Credete che le politiche repressive siano adeguate ad affrontare tutto ciò? A rispondere al crescente disagio psicologico di tante ragazze e tanti ragazzi, al disagio sociale che spinge tante persone nelle tossicodipendenze?
E vi pongo un'altra domanda scomoda: ma davvero credete che quei ragazzi che vengono arrestati in tutta Italia - spesso fanno parte della gran parte della popolazione carceraria - attraversino l'oceano, attraversino il nostro Mediterraneo, attraversino interi continenti, con il sogno di diventare degli spacciatori di strada? Davvero lo pensate?
Vi racconto cosa producono le leggi proibizioniste con i dati del XV Libro Bianco sulle droghe del 2024. La detenzione di sostanze è ancora il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri, e l'onorevole Delmastro lo sa bene. Tuttavia, nel 2023, il 26,3 per cento degli ingressi era dovuto alla violazione dell'articolo 73; il 38,1 per cento erano le persone classificate come tossicodipendenti. Il carcere - lo chiedo - è il luogo giusto per queste persone? Credo che qualcuno se lo dovrebbe chiedere. Le segnalazioni ai prefetti per detenzione di sostanze per uso personale producono più di 13.000 sanzioni l'anno, ma il 76 per cento di queste si riferisce ai consumatori di cannabis.
Già, dal 1990, oltre un milione di persone è stato segnalato per possesso di derivati della cannabis, il 97,3 per cento dei minori è segnalato per cannabis. Quindi, abbiamo già una legislazione con effetti criminogeni. Ecco dove ci ha portato la nei confronti di una pianta, la canapa, ma a voi non basta. Con il decreto Caivano avete inasprito proprio l'articolo 73: se il reato commesso è di lieve entità, la pena detentiva ora va da sei mesi a cinque anni.
Poi, con il DDL Sicurezza, sordi alle contestazioni di tanti soggetti sociali, avete bandito la cannabis , vietato di coltivarla e commercializzarla: un vero delirio proibizionista antiscientifico e ridicolo.
Il Sottosegretario Mantovano era sicuro di sé quando ha parlato di alterazione dello stato psicofisico e comportamenti rischiosi, poi è arrivato il TAR del Lazio e ha sbugiardato e sospeso il vostro DL Salute, quel decreto che già aveva inserito il CBD nella tabella delle sostanze stupefacenti. Semplicemente, vi hanno spiegato i giudici, non è droga. Ci spiace, signori, vi siete confusi e vi siete confusi un bel po'. Tuttavia, voi siete andati dritti con l'articolo 18 del DDL Sicurezza e vi siete abbattuti con le vostre ruspe ipocrite su una filiera di eccellenza del ; e sì, tra l'altro, un'eccellenza agro industriale: 500 milioni di fatturato annuo e più di 10.000 posti di lavoro.
Ora, tra l'altro, grazie a Salvini, abbiamo anche un nuovo scintillante codice della strada: quel bel codice sospende per tre anni la patente di chi ha assunto sostanze psicoattive, anche la cannabis. Ma, attenzione, non importa, tra l'altro, se quello stato di psico-alterazione si è verificato magari due o tre giorni prima, questa è la cosa più ridicola. Ovvero: non ti togliamo la patente perché in quel momento sei un pericolo per te e per gli altri, te la togliamo perché ti sei fatto delle cannette.
Intanto, si infrangono e si sbeffeggiano le amministrazioni che limitano, invece, la velocità delle auto, cioè il vero fattore delle morti sulle nostre strade. Ma che importa, voi volete solo continuare a perseguitare quei fumatori perché, per voi, alla fine, la verità è che sono dei drogati. È come dare - io lo dico così, a tutti gli onorevoli - degli alcolizzati a tutti voi, a tutti voi che alle 18 vi andate a fare il bianchetto lì fuori, che andate a fare lo spritz in . È esattamente la stessa cosa. Non vi propongo di sottoporvi ai test, come hanno fatto tanti onorevoli in questi anni. Non mi frega nulla, tra l'altro, di quello che fate nelle vostre stanze private. Però, lo dico così: davvero vi sentite di criminalizzare una pianta, una pianta che in tutto il mondo sta scoprendo la sua liberazione dopo tanti anni di terrorismo e ignavia?
Eppure, pensate che alla cannabis è riconducibile il 40 per cento del valore di mercato delle droghe illecite. Immaginate le entrate che avremmo con un monopolio di Stato su una sostanza legale, se solo fossimo meno ottusi. Uno studio de La Sapienza ha stimato che 5,5 miliardi di euro di imposte l'anno potrebbero entrare solo per il monopolio. Tanti Stati l'hanno capito e, badate bene, nessuno di loro ha mai pensato di tornare indietro sulla legalizzazione della cannabis. Sta succedendo anche in Europa, proprio in questi mesi, da Malta al Lussemburgo, ora anche in Germania.
Allora, bisogna invertire radicalmente la rotta, depenalizzare i derivati della cannabis per uso personale e terapeutico; legalizzare la coltivazione della cannabis; far nascere i cannabis social club anche in Italia, in cui ogni cittadino non solo può autoprodursela, ma può consegnarla a una cooperativa, a un'associazione, a un'impresa, a un'impresa italiana, quella parte diciamo delle 4-5 piantine (decidiamo quante sono), in un'azienda tracciata, dove tutto è schedato, dove tutto è tracciabile, dove le mafie non possono ritornare, tutto in sicurezza. Basterebbe fare l'unico condono, un condono grande così, l'unico condono che fa male alle mafie, l'unico ! Invece fate tutti gli altri. Poi spiegatemi che problemi avete a favorire l'accesso alla cannabis terapeutica. È una legge che c'è in Italia da anni e noi che cosa facciamo? La facciamo produrre ai militari. Oppure, ogni volta che non c'è… ma vi pare normale che le persone o che anche gli anziani debbano dare al proprio nipote quella boccetta di Bedrocan dicendo: è finita. Per far cosa? Per andarla a prendere dai ? Ma che senso ha che non ci sia un'azienda italiana che può produrre quello stesso prodotto? Ma che è? Ma che idiozia è? Per far cosa? Comprarla a 17, 18, 20 euro al grammo, quando possiamo produrla qua in Italia, in sicurezza? Ma perché godete a importarla dalla Svizzera, dall'Olanda, dal Canada?
Piantiamola, piantatela con la vostra ridicola messa al bando di una semplice pianta, una pianta di cui - forse non lo sapete -, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, l'Italia era il secondo produttore mondiale: 100.000 ettari erano coltivati a canapa. Si facevano tessuti, cosmetici, oli, combustibili e carta. Poi è arrivata la campagna internazionale contro gli stupefacenti e così è nata la maledizione, perché è di questo che parliamo. Anche la stessa parola “marijuana” era così, bisognava darla in testa, in testa a chi? Ai negri, anche lì, questo pensavano gli americani. Era l'erba del diavolo.
E chiediamoci, oggi, dopo 50 anni esatti dal proibizionismo, dalla legge Cossiga del 1975, se sia stato un successo o un tremendo passo falso. È ora di riaprire una nuova stagione alla luce del sole. Noi non abbiamo paura e mi rivolgo a tutte le opposizioni, perché c'è un'ottusità dall'altra parte. Siete pronte e pronti anche voi a legalizzare ciò che è già libero ma nel monopolio assoluto delle mafie? Già, perché l'erba è già libera, la trovate a ogni angolo della strada, ma quale ipocrisia, più del latte! Siete pronti e pronte ad applicare la più grande patrimoniale? È la più grande patrimoniale a Cosa Nostra, alla camorra, alla !
Siete pronti? Allora legalizziamola, facciamo partire una campagna, facciamo la DOCG, la DOCG italiana della canapa. Siete pronti a cambiare questa storia, a ridare un nome a quei falsi nomi, Maria, Maria Giovanna, Ganja, quell'erba della giovinezza? Ma smettiamola, piantiamola, accendiamo un semaforo verde e richiamiamola col suo nome: canapa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Io sono molto contenta che si parli di questo tema in Aula e sono davvero contenta perché non è un tema che riguarda quattro sballati o quattro giovani, è un tema che riguarda un'intera filiera industriale, è un tema che riguarda un'intera parte della medicina, è un tema che riguarda le carceri - di cui abbiamo discusso a lungo ieri - ed è, infine, un tema che riguarda la sicurezza stradale. Quindi, chi derubrica una discussione del genere a qualcosa che non è importante, che non è tra le priorità del Paese, non capisce veramente la portata di questo tema per tutti questi aspetti. Permettetemi di andare un pochino nel dettaglio di queste quattro ripercussioni, al di là dei quattro sballati.
La ripercussione su una filiera industriale demonizzata, oramai, tocca ben 3.000 imprese e 10.000 addetti, anzi con 30.000 addetti nei picchi di alta stagione e, quindi, non è qualcosa da derubricare. Voi che siete attenti alle piccole imprese, ai produttori italiani, queste sono imprese italiane; sono imprese spesso di giovani imprenditori che, fidandosi in maniera chiaramente sbagliata della normativa, hanno speso, hanno investito; hanno messo le loro risorse e il loro tempo in una filiera che adesso, grazie al meraviglioso DDL Sicurezza, su cui voi stessi state facendo passi indietro al Senato, si trovano veramente in braghe di tela.
E quindi questo DDL Sicurezza, che letteralmente ammazza tutto, senza vero motivo, con giustificazioni e un approccio punitivo e proibizionista, forse, andrebbe rivisto non solo per temi fondamentali come le detenute madri e le rivolte pacifiche, che vengono penalizzate, ma vi invito anche, visto che nella maggioranza non andate d'accordo, di riflettere magari sul fatto che vada rivisto questo particolare aspetto, perché veramente voi, che vi dite vicino alle piccole e medie imprese, le state penalizzando senza alcun motivo. Già nel passato erano penalizzate da continui controlli e controlli ingiustificati; adesso addirittura proprio gli avete tagliato le gambe, anzi tagliato le piante, se così vogliamo dire.
Per quanto riguarda la questione della medicina, la medicina, come già ricordavano alcuni colleghi, è un tipo di terapia sempre più diffusa, ma non per caso, ma perché è sempre più efficace; eppure, a una crescita della domanda non corrisponde assolutamente una crescita dell'offerta e non è solo questione di doverla importare. Voi che vi dite per l'autarchia e la sovranità, in quel campo, potremmo avere molta più autarchia, molta più produzione casalinga; eppure, preferite non aumentare questa produzione, non permettere ad alcune aziende di contribuire, facendo così spazio al mercato nero, a cui si deve rivolgere non chi si vuole divertire, ma chi si vuole curare.
E questo è inaccettabile, perché uno Stato decente è uno Stato che permette a tutti i propri cittadini di curarsi. Sappiamo bene la situazione della sanità quanto sia drammatica e noi di Azione lo abbiamo sottolineato tante volte. Questo è un aspetto non da sottovalutare come non è da sottovalutare la disparità di trattamento per quanto riguarda la cannabis terapeutica tra le diverse regioni; anche questo è inspiegabile; per carità, è l'autonomia, ma una malattia e un trattamento dovrebbero essere trattati nella stessa maniera su tutto il territorio nazionale.
Il tema delle carceri ieri ne abbiamo parlato a lungo: chi minimizza, chi invece cerca di trovare soluzioni. È chiaro che il sovraffollamento del quasi 120 per cento è un tema; e siamo tutti d'accordo. Andiamo a vedere però da chi è creato. Da cosa è creato questo sovraffollamento? Purtroppo, quasi un terzo dei detenuti è in carcere per questioni legate a detenzione e spaccio di sostanze psicotrope, con picchi del 97 per cento per quanto riguarda i minori. Quindi, la domanda che ci facciamo è: a fronte di questi numeri, a fronte dei quasi 200.000 cittadini, che hanno processi pendenti legati alle sostanze di cui sopra, che cosa stiamo facendo? Perché non pensiamo che forse questo è un tema invece che aumentare i reati, aumentare le pene, anche per questo tipo di reato? Che è ancora reato, ma non dovrebbe esserlo. Ecco, pensiamo a soluzioni perché anche sul tema delle carceri questo ha un grandissimo impatto.
E infine la sicurezza stradale: la sicurezza stradale è stata modificata con il nuovo Codice della strada, un codice che ha veramente creato scompiglio, scompiglio nei pazienti di cannabis terapeutica che si trovano penalizzati. Il Ministro Salvini ci dice: “no, no, non cambia nulla assolutamente, voi potrete andare in giro con le vostre ricette, che sia per la cannabis terapeutica, che sia per altri farmaci”, ma nella pratica le associazioni ci dicono: “non abbiamo più certezze, non abbiamo più sicurezza, abbiamo paura ad andare in giro con le nostre macchine pur avendo le ricette”.
Quindi il tema è che è stato creato un tale clima di aggressione e di antitesi, di proibizionismo verso anche quelle che sono medicine che io consiglierei una grande revisione. Una grande revisione che deve anche toccare il tema del legame tra lo stato di accertata alterazione e il consumo di sostanze tipo la cannabis, perché non è possibile che si vada a penalizzare un uso e un consumo che, magari, è successo diversi giorni prima. Questo è proprio contrario al diritto; se non c'è nesso di causalità tra un fatto e un potenziale incidente, un potenziale reato, ma esattamente di cosa state accusando i cittadini? Questo è davvero un problema di giustizia, non tanto di proibizionismo o di altro.
Quindi, per tutti questi motivi, che cosa chiediamo nella nostra mozione? Chiediamo cose molto semplici. Ci rendiamo conto che la legalizzazione sia quanto di più lontano possibile dalla vostra mentalità, dal vostro posizionamento, quindi noi tentiamo di fare incrementi, miglioramenti marginali che potrebbero davvero avere un impatto su tutti i temi che ho menzionato. Prima di tutto, la depenalizzazione delle misure alternative alla detenzione: questo per risolvere, almeno in parte, il tema che attiene al carcere, ma soprattutto per non condannare persone per piccoli reati a una vita, magari, di continue reiterazioni, perché sappiamo bene che, purtroppo, chi entra in prigione non sempre ne esce migliore; quindi, pensiamo ai nostri giovani e pensiamo alla popolazione carceraria e a che cosa accadrà.
Secondo, come dicevo prima, il codice della strada: per favore, reintroducete lo stato di alterazione psicofisica, evitate sanzioni indebite sia per chi non ha motivo di essere sanzionato che per chi, ancora peggio, semplicemente si sta curando e deve usare la macchina per andare al lavoro, per andare a studiare, per andare a fare quello che vuole.
E a proposito di pazienti della cannabis, come dicevo prima, per favore, assicuratevi - chiedo davvero in maniera non ideologica - che questi pazienti possano trovare le quantità sufficienti di medicine che servono, potenziando le capacità produttive nazionali e, come chiedevo prima, uniformando i criteri di rimborsabilità.
E infine il disegno di legge Sicurezza. Il disegno di legge Sicurezza ha tantissimi obbrobri, tantissimi punti altro che opinabili; sono punti che ledono davvero lo stato di diritto; quindi, visto che lo state rivedendo, ne state discutendo nel passaggio al Senato, credo davvero sia il momento di ristorare e ripensare a quegli imprenditori in buona fede che hanno investito, che si sono fatti una vita, una famiglia, che hanno dipendenti e che si trovano, dall'oggi all'indomani, fortemente penalizzati o addirittura impossibilitati nell'andare avanti nel loro mestiere.
Non è una questione di ideologia, è una questione di filiera industriale; voi dite sempre che volete avere un piano industriale serio; ecco, che questa parte ne faccia parte, stiamo parlando di un indotto di quasi un miliardo, forse ci dobbiamo pensare. Per concludere, la cannabis è un tema serio, è un tema con ripercussioni sul piano industriale, legale, medico e anche di viabilità e di sicurezza stradale.
Quindi, l'unica richiesta che facciamo è che davvero la smettiate di trattare questo tema con ideologia, che la smettiate di trattarlo con ipocrisia. Affrontiamo il tema in modo serio, perché di questo si tratta: è un tema serio e come tale dobbiamo affrontarlo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, onorevoli colleghi, quando si parla di consumo di droghe, certamente non ci sono opposizioni così chiare e nette all'interno dei gruppi parlamentari, perché è una tematica riferita molto anche alle esperienze personali, alle esigenze e ai bisogni e - qui mi riferisco soprattutto al tema dell'uso terapeutico di alcune sostanze - anche alle esperienze che ciascuno può avere rispetto ad amici, parenti.
E se le mozioni presentate alla Camera fossero state dedicate a questo argomento, certamente ci sarebbero state le condizioni per approfondirlo, per entrare bene nel merito e, magari, trovare una posizione condivisa.
Ma non si tratta solo di questo, se leggiamo le mozioni. Si tratta anche dell'uso ricreativo e ludico che, ovviamente, rispetto ad alcune istanze presenti nelle mozioni che riguardano la depenalizzazione, non ci può vedere assolutamente d'accordo. Perché un conto è quando è necessario per alleviare dolori di malati cronici o affetti da problemi collaterali, che purtroppo non si vedono, ma provocano dolori lancinanti; e un conto è quando si consuma la droga per altri motivi.
Allora, in Italia l'uso di droga non è un reato, come invece in altri Paesi, come la Francia, la Svezia o la Norvegia. Certamente, invece, la detenzione di sostanze stupefacenti comporta conseguenze, anche, ad esempio, sulla sospensione della patente, sulla sospensione del porto d'armi, sulla sospensione del passaporto, del permesso di soggiorno; prevede anche un programma terapeutico e socioriabilitativo.
Ancora peggio se si tratta invece di coltivazione, di produzione, di estrazione, di raffinazione, di vendita, di offerta, di una vera e propria cessione, e qui ovviamente le pene sono importanti, prevedono la reclusione e ci vedono concordi. Quindi la questione della depenalizzazione all'interno delle mozioni diventa certamente un elemento ostativo, per quanto riguarda il gruppo di Noi Moderati, nel votare a favore, anzi votiamo convintamente contro tutte le mozioni. Voglio anche sottolineare a tal proposito che è concesso in Italia l'uso di alcune sostanze da un punto di vista terapeutico, perché i medici possono prescriverle.
C'è una norma, magari particolarmente stringente, per la coltivazione e gli aspetti che riguardano l'uso terapeutico possono essere magari migliorati e sviluppati in accordo col Governo, dialogando, ma certamente non si può giustificare il contenuto di queste mozioni. Penso che ci sono alcuni argomenti su cui potremmo disquisire e lo faremo certamente in futuro: i pochi medici esperti di cannabis medica, ad esempio; va colta quest'attenzione che in una delle mozioni è presente; l'aspetto sottolineato sul codice della strada che recentemente ha trovato approvazione, magari può vedere una meglio definizione rispetto all'uso terapeutico di alcune sostanze, che possono comportare magari involontariamente nella originaria del codice della strada delle conseguenze.
Allora, penso che queste siano le prime ragioni più importanti con le quali motiviamo il nostro voto contrario. Ovviamente non mi soffermo su una che considero particolarmente urticante, che è quella relativa alle motivazioni economiche: non credo che possiamo pensare di esprimere un giudizio su un tema così delicato, sul quale dovremmo tutti noi ragionare in modo più serio e approfondito, semplicemente perché lo Stato può guadagnarci o perché il PIL del nostro Paese potrebbe aumentare; questo è uno di quei temi che non tengo minimamente in considerazione e che non potranno mai essere, per Noi Moderati, un punto di riferimento, di riflessione e di ragionamento.
Sono certo che il Governo su queste tematiche sta lavorando molto bene e noi continueremo a dare il nostro contributo. Mi sembra che l'ultima cosa che dobbiamo fare - e concludo, Presidente - è avere un atteggiamento ideologico: non lo deve avere la maggioranza, ma lo dico anche all'opposizione evitare di avere atteggiamenti ideologici, strumentalizzazioni, cercare l'articolo di giornale su un tema sul quale è troppo semplice avere un giornalista che dà attenzione e che fa l'articolo di giornale.
Penso che una delle ragioni per cui l'elettorato, con grande decisione, ha scelto di dare un voto politico alle elezioni del 2022 e ha scelto il centrodestra è perché ha dimostrato, in programmi semplici e chiari, la voglia di fare cose concrete e serie per dare delle risposte a dei veri bisogni. Penso che su questo potremo lavorare bene, come Parlamento e dare una mano al Governo, se ci attesteremo su delle riflessioni: alcune delle mozioni contengono degli elementi virtuosi, interessanti e qualcuno l'ho menzionato, ma penso che l'ultima cosa che debba accadere è rischiare di cadere in posizioni ideologiche per prendere un voto in più, per cercare di avere una crescita percentuale del proprio partito, perché non è la strada giusta con cui si affrontano tematiche così delicate sulle quali so che il Governo è attento. Ringrazio l'Esecutivo, ringrazio il Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che è sempre disponibile al confronto. Credo che con il confronto potremo fare cose utili, come maggioranza e opposizione, per fare del bene al Paese .
PRESIDENTE. Secondo accordi intercorsi tra i due gruppi darò ora la parola al deputato Quartini, poi alla deputata Patriarca. Prego.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, negli ultimi decenni il dibattito sulla legalizzazione della cannabis ha assunto una posizione centrale nei Paesi più avanzati del mondo. Basti pensare alla Germania, al Canada, a Malta, al Lussemburgo e a diversi Stati USA, mentre in Italia purtroppo persiste un atteggiamento di chiusura, frutto di un anacronistico e surreale proibizionismo. È una posizione che non solo ignora le evidenze scientifiche ed economiche, ma alimenta una spirale di criminalità, di inefficienza, di spreco, di disinformazione, di pregiudizi e di furori ideologici.
Un esempio per tutti è il nuovo codice della strada, che è stato usato per reprimere senza andare a valutare lo stato di alterazione reale durante la guida. Purtroppo il Governo insiste su una politica repressiva che nei fatti si è dimostrata fallimentare: l'approccio proibizionista non ha risolto il consumo di cannabis, non lo ha ridotto né ha arginato il traffico illegale, che rimane monopolio delle organizzazioni criminali. Anzi, la criminalizzazione dei consumatori li spinge nell'ombra, sottraendoli a un eventuale percorso educativo o sanitario.
Almeno il 10 per cento, 6 milioni di italiani, fa uso di cannabis: si tratta di una liberalizzazione di fatto; è evidente che il proibizionismo non protegge i cittadini, ma rafforza chi opera nell'illegalità , è fuori discussione questo aspetto. Eppure, ci sarebbero dei vantaggi legalizzandola e ve ne elenco cinque, Presidente, anche al Sottosegretario: il primo vantaggio sarebbe una riduzione della criminalità organizzata. Su due questioni la mafia è preoccupata, è preoccupata per il carcere duro ed è preoccupata della legalizzazione della cannabis . Legalizzare la cannabis significherebbe sottrarre alle mafie uno dei principali flussi di guadagno. Secondo alcune stime, il mercato illegale della cannabis in Italia vale miliardi di euro, denaro che potrebbe essere invece incanalato nelle casse dello Stato attraverso una regolamentazione trasparente. Secondo punto, incremento delle entrate fiscali: Paesi come il Canada e gli Stati Uniti dimostrano che la regolamentazione della cannabis genera ingenti introiti fiscali. Si calcola che in Italia si possono garantire entrate fiscali fino a 10 miliardi e questi fondi potrebbero essere utilizzati per finanziare l'istruzione, la sanità e campagne di prevenzione contro le dipendenze.
Ci sarebbe più sicurezza per i consumatori, infatti legalizzare significa controllare la qualità del prodotto, evitando che i consumatori entrino in contatto con sostanze adulterate o pericolose. Inoltre, la regolamentazione potrebbe garantire un accesso più sicuro alla cannabis terapeutica, spesso ostacolata dalla burocrazia , e finalmente potremmo valorizzare una nostra eccellenza: lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Ci sarebbe un alleggerimento sostanziale del sistema giudiziario: le Forze dell'ordine e i tribunali sono sovraccarichi di casi legati al possesso di cannabis. Legalizzando si potrebbero concentrare risorse preziose su reati più gravi, migliorando l'efficienza del sistema giudiziario; invece noi mettiamo in carcere 27.000 persone che hanno commesso reati connessi alle droghe, molti di queste sono giovani, ma allo stesso tempo si libera un pericoloso torturatore, criminale , ricercato dalla Corte penale internazionale: 27.000 a 1.
Ultimo punto sono le imprese, la filiera industriale, almeno 3.000 imprese e 15.000 lavoratori sono in difficoltà a causa del decreto Sicurezza, che penalizza il cannabidiolo, il CBD, equiparandolo alle droghe, ma droga non è e noi abbiamo una filiera industriale a rischio di fallimento totale. La contrarietà del Governo alla legalizzazione della cannabis dimostra una distanza preoccupante dalla società civile: i sondaggi rivelano che una grande parte della popolazione, soprattutto tra i giovani, è favorevole alla regolamentazione; eppure le Istituzioni continuano a ignorare queste richieste, probabilmente per timore di perdere il consenso sulle fasce conservatrici dell'elettorato.
C'è una stigmatizzazione, Presidente, da Medioevo culturale. La legalizzazione della cannabis non è solo una questione economica o sanitaria. È una battaglia anche culturale. Rappresenta un passaggio verso una società più libera, dove le scelte individuali sono rispettate e le politiche pubbliche sono orientate alla riduzione del danno e alla promozione del benessere collettivo.
Guardate, questa è anche una delle richieste delle società scientifiche di settore più accreditate che chiedono a gran voce di fare politiche diverse.
Noi chiediamo al Governo di abbandonare l'ideologia del proibizionismo bigotto e di aprire a un confronto serio sulla legalizzazione della cannabis.
È tempo di ascoltare gli esperti, di imparare dalle esperienze di altri Paesi e di mettere al centro le esigenze dei cittadini. Continuare a ignorare questa opportunità significa perpetuare un sistema ingiusto, inefficace e costoso, a scapito del progresso e della giustizia sociale.
Per questa ragione, noi voteremo favorevolmente a tutte le mozioni presentate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patriarca. Ne ha facoltà.
ANNARITA PATRIARCA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, Forza Italia è da sempre in prima linea nella lotta alla droga. Siamo contrari a qualsiasi concessione al ribasso e ad ogni tentativo di volere mascherare liberalizzazioni dietro altro. Diciamo no alla legalizzazione e alla liberalizzazione della cannabis e a qualsiasi tentativo in questa direzione. Le evidenze medico-scientifiche dicono che anche l'uso della cannabis può determinare gravi danni. Le droghe esercitano, tutte, un'azione distruttiva sia sull'organismo sia sul sistema nervoso, oggi ancor di più alla luce delle nuove valutazioni che ci fanno considerare le maggiori concentrazioni di THC nella cannabis e impongono, ancora di più, diverse riflessioni sugli effetti negativi che questa sostanza ha sull'organismo.
Dobbiamo ragionare in maniera ancora più , se non addirittura più restrittiva e non è una cosa che ci spaventa, perché dobbiamo capire cosa andiamo a tutelare. È vero: è una ragione culturale, è una questione di scelta, di priorità. La nostra priorità è tutelare i nostri giovani.
Se andiamo a guardare i numeri del consumo di sostanze psicoattive tra i giovani, ci rendiamo conto che gli aumenti ci sono soprattutto tra i ragazzi minori di 18 anni, ragazzi, per i quali ragioniamo, parliamo, cerchiamo di tutelare, di incentivare e ai quali parliamo di pericoli che arrivano da più parti.
Proprio per questa ragione, se l'obiettivo è di guardare ai ragazzi, il livello di attenzione deve essere ancora più alto e dobbiamo smontare la falsa idea che riconduce il consumo di droghe, delle droghe cosiddette leggere, a una forma di libertà.
La droga crea dipendenza e la dipendenza è l'antitesi della libertà. Dobbiamo, invece che aprire varchi, informare, chiarire e decidere, conseguentemente, da che parte stare. Noi stiamo dalla parte dei ragazzi, sempre. Per questo, vogliamo uno sviluppo consapevole, libero, nel senso di autodeterminato. Nessuna sostanza stupefacente rende liberi. Tutto quello che crea dipendenza, tutto quello che mina la libertà di formazione del pensiero è contro i ragazzi e la libertà. Per questa ragione, non abbiamo mai avuto dubbi su quale debba essere la posizione di Forza Italia.
Ribadiamo, con forza, che siamo contrari alla legalizzazione, alla liberalizzazione, all'uso incondizionato, alle aperture. Siamo favorevoli all'informazione, a far comprendere i danni che possono derivare dal consumo di sostanze stupefacenti , dal consumo di droghe più o meno pesanti.
Siamo contrari alla coltivazione, per tutto quello che comporta e che significa fare una cosa in casa per l'utilizzo personale. C'è un po' di sdegno da parte nostra, se consideriamo questo. Inoltre, l'uso personale, nel nostro ordinamento, è già depenalizzato. Le sanzioni amministrative sono il minimo indispensabile per esercitare il ruolo dello Stato in funzione sia di deterrenza, sia rieducativa, che, per noi, è fondamentale.
Per queste ragioni, riteniamo anche che l'utilizzo terapeutico importante della cannabis vada normato, controllato e segua tutti i protocolli indicati dal Ministero. L'utilizzo controllato non è in contrasto con la funzione terapeutica, anzi garantisce l'efficacia, l'efficienza e l'utilizzo, nella migliore maniera possibile, anche della cannabis.
Allora, la nostra è una scelta di campo, è una scelta culturale, è una valutazione che va al di là delle mode, va al di là del consenso diffuso, perché crediamo che la politica debba indicare orizzonti, a prescindere dalle statistiche o da che cosa pensano i più o i meno.
Noi riteniamo che le scelte fondamentali che deve fare la politica siano scelte di responsabilità, siano quelle che riguardano gli obiettivi prioritari. Gli obiettivi prioritari, per noi, sono garantire i nostri giovani e la loro libertà di crescere. Per questa ragione, siamo contrari a tutte le mozioni .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti, le studentesse e i docenti dell'Istituto comprensivo “Alvise Pisani” di Stra, in provincia di Venezia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Ha chiesto di parlare la deputata Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Sono molto contenta che ci siano giovani che ci ascoltano, perché il mio intervento sarà incentrato sulla loro tutela. I dati in nostro possesso dimostrano che, nel 2023, addirittura, 550.000 giovani, di età tra i 15 e i 19 anni, almeno una volta, hanno fatto uso di droga, riferendomi alle cosiddette canne. Settantamila di loro ammettono di avere fatto uso di droga almeno venti volte al mese. Ma ciò che, in questo quadro, allarma è l'aumento dell'uso della cocaina, che, in questo momento, però non ci interessa. Peraltro, accendiamo un allarme rosso su 70 nuove sostanze psicoattive sintetiche presenti sul territorio nazionale. Ora, vorrei fare un'osservazione che viene anche da dati personali, oggettivi e soprattutto processuali.
Allora, la storia di chi finisce in vicende legate allo spaccio di stupefacenti è una storia di uso misto, consumatore/spacciatore, perché, per poterti procurare le sostanze, comunque passi spessissimo il confine tra assumere la sostanza e poi spacciarla. Il dato che più inquieta è che tutti i tossicodipendenti di sostanze, per così dire, pesanti - cocaina, crack e tutte quelle che stanno invadendo il mercato della droga - non hanno debuttato con la cocaina, non hanno debuttato con l'eroina, ma hanno tutte debuttato con le droghe che vengono chiamate, per così dire, con grande superficialità, leggere.
Poi, vorrei fare un'altra osservazione: i mercati - perché di mercato si tratta, essendo il più grande investimento che si possa fare, perché 10 euro ne rendono 110, pensate - di cannabis, cocaina ed eroina sono mercati contigui, controllati dalle multinazionali della droga . Per quanto concerne l'Italia, le multinazionali italiane sono controllate dalla . Sono circa dieci famiglie mafiose.
La piccola riflessione è che, ogni volta che ti compri una canna, alimenti, anche se con 10 euro, questo schifoso mercato . Quindi, tu sostieni i signori della droga. Mercati immensi con regole ferree e con investimenti miliardari. È una filiera che non fa le distinzioni sofisticate e raffinate che le anime belle fanno in questa Aula. Io ribadisco: ogni volta aiuti la , ogni volta aiuti i killer - come li chiamo io - albanesi che hanno il dominio del controllo dell'hashish. Va anche detto che la cultura della cannabis - e questo mi pare evidente - non ci appartiene, come non ci appartiene la cultura dello sballo. Ma a riprova … capisco che suscito ilarità per la vostra mentalità, però vabbè.
Tornando alla contiguità dei mondi dello spaccio, che non fanno le distinzioni sofisticate e raffinate che si fanno in quest'Aula, sette giorni fa è stata sgominata una rete italo-albanese, con legami nella , e sono state arrestate 15 persone. La droga veniva da Albania, Kosovo, Ecuador, Colombia e Paesi Bassi. Sono stati accertati come “trafficati” - così si dice in giuridichese -, tutti insieme appassionatamente, 23 chili di cocaina, 6 chili di eroina, 80 chili di hashish e 200 chili di marijuana. Il mercato è lo stesso, i trafficanti pure. Questo si chiama narcotraffico, senza tanti raffinati distinguo. Vorrei anche ricordare che, quanto alla lotta alla droga, sono stati i Governi che hanno sottovalutato i problemi della tossicodipendenza, come il “Conte 2”, che ha quasi annullato il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga. Affermare che questo Governo voglia incidere sulla filiera agroalimentare della cannabis, crea un sistema - diciamo così - di paure di ogni genere. Il provvedimento per così dire incriminato non vieta la produzione di cannabis sativa. Questo vuol dire che non è vietata la coltivazione per uso tessile, per uso edile, per la produzione di carta e per la ricerca in campo medico.
La domanda che pongo sempre agli esperti del settore della liberalizzazione è questa: chi di loro attraverserebbe la strada sapendo che chi sopraggiunge si è appena fatto una canna ? Chi salirebbe in auto sapendo che chi guida si è appena fatto una canna? E poi vorrei che tutti voi vedeste un elettroencefalogramma - io l'ho visto in una trasmissione televisiva molto famosa dove ero ospite - che trasmette che cosa accade al cervello mentre si sta assumendo una droga cosiddetta leggera . Vi sfido a vederlo e a dire cosa ne pensate. Vi sfido a…
PRESIDENTE. Colleghi! Scusi, collega Matone. Colleghi, non è possibile fare il commento a tutto quello che dice la collega.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Eh beh, no!
PRESIDENTE. Poi ci sarà l'intervento dell'onorevole Furfaro...
SIMONETTA MATONE(LEGA). Tra un po' ce le faremo qui le canne, quindi...
PRESIDENTE. No, scusi, collega Matone, ci sono io per questo. Non dovete fare il commento a quello che dice la collega. È una costante da quando ha iniziato. Poi il collega Furfaro esprimerà la posizione del gruppo. Prego, collega Matone.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Avete mai parlato con medici seri che vi spiegano che cosa produce nel nostro cervello l'uso continuativo di droghe cosiddette leggere? Vi cito l'esempio del figlio di una mia amica, una nota conduttrice televisiva, che, essendosi rotto una gamba, non poteva essere operato perché era talmente tanto assuefatto che l'anestesia non funzionava. Questi sono dati tecnici, non sono opinioni. Bisogna venire qui e dimostrare che il cervello di un minorenne - soprattutto - che si fa le canne e se le fa in maniera continuativa non subisce danni. A quel punto, forse, noi ci convinceremo.
Ho sentito una frase meravigliosa: ho sentito parlare di oscurantismo bigotto. Non è oscurantismo bigotto; è tutela della salute dei giovani . È creare una società dove non ci sia la cultura dello sballo, non ci sia bisogno di sballarsi per essere felici. Io credo che noi abbiamo una grandissima responsabilità rispetto ai messaggi che noi mandiamo, ragion per cui, per questa serie di ragioni - e lo dico veramente convintamente - siamo assolutamente contrari alle mozioni che sono state presentate .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furfaro. Ne ha facoltà.
MARCO FURFARO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, oggi portiamo in Aula un tema che non riguarda solo una sostanza, ma qualcosa di molto più grande: la salute delle persone, la libertà individuale, la giustizia sociale, la sicurezza, la possibilità di fare impresa. Parliamo del fallimento del proibizionismo, di una politica che voleva combattere le droghe e che, invece, purtroppo, è finita per alimentarle. Non ne ha fermato il consumo e ha alimentato maggiore criminalità, con carceri sovraffollate e zero controllo sulla salute pubblica.
Un fallimento, purtroppo, soffocato da una strumentalizzazione politica continua - l'abbiamo sentito anche oggi - fatta di pregiudizi ideologici infondati e ben lontani dal discuterne in modo equilibrato e, soprattutto, basato su evidenze scientifiche. Eppure, la realtà, colleghe e colleghi, è sotto i nostri occhi: è fatta di dati, di persone e anche di fallimenti, purtroppo. Guardiamo i numeri: 6 milioni di italiani consumano cannabis regolarmente; il 40 per cento del mercato delle droghe illegali è legato alla cannabis; 6,5 miliardi di euro finiscono ogni anno nelle tasche delle mafie grazie al mercato nero. Sapete cosa significa? Sa cosa significa, Sottosegretario? Significa che, mentre vi riempite la bocca di slogan, un mercato occulto si ingrandisce ogni giorno, arricchisce la criminalità organizzata e indebolisce lo Stato. Significa finanziare le mafie, quelle che si infiltrano nelle nostre istituzioni e vogliono mettere le mani sugli appalti. Non lo dice l'opposizione, non lo dicono le anime belle, onorevole Matone: lo afferma l'UNODC, l'Agenzia internazionale che si occupa di crimine organizzato, citando proprio l'esempio dell'Italia . Dice l'Agenzia che le mafie - in Italia - mantengono intatte le loro capacità di condizionamento delle nostre istituzioni proprio grazie alle ingenti risorse che provengono dal traffico di stupefacenti.
Di fronte all'enorme gravità di queste affermazioni, il Governo che fa? Mentre la criminalità organizzata brinda per questo gentile monopolio, noi, Stato, cosa facciamo? Nulla. Non regolamentiamo, non proteggiamo i cittadini, non contrastiamo il crimine organizzato in modo efficace; anzi, facciamo di tutto per spingere sei milioni di italiani in un mercato che non conosce regole, che non rispetta il benessere delle persone, che non guarda in faccia a nessuno e dove, sì, dalla cannabis delle mafie si passerà presto a droghe ben più pesanti, suggerite dallo spacciatore di turno che vorrà aumentare i suoi guadagni.
Ma c'è di più: non stiamo parlando solo di sicurezza e di giustizia, ma soprattutto di salute pubblica, perché chi fa politica, quando parla di sostanze stupefacenti, dovrebbe innanzitutto orientare le proprie azioni verso la salute delle persone, verso la loro tutela e, in particolare, verso quella degli adolescenti, che sono, sì, i più esposti. Ma il Governo tace. Tanti proclami vuoti: li abbiamo sentiti adesso. Ma nessuna campagna di prevenzione, di informazione, di consapevolezza sui rischi e sugli effetti.
Eppure, l'utilizzo di cannabis negli adolescenti può avere effetti negativi sullo sviluppo cerebrale e sulla salute mentale ed è per questo che è necessario informare sui potenziali rischi, in modo da proteggere la salute e il benessere delle future generazioni. Ma se davvero vogliamo proteggere i giovani, dobbiamo togliere la cannabis dal mercato nero e investire in educazione. Continuare a ignorare questa necessità significa abbandonarli alle mafie. Dalla maggioranza, purtroppo, arrivano solo slogan, propaganda e ipocrisia.
Si criminalizza chi ne fa uso, ma non si fa niente per prevenire e regolamentare il fenomeno. E, mentre lo Stato tace, alla salute delle persone pensano direttamente le mafie, perché è proprio il mercato nero che mette a rischio i cittadini: nessun controllo sulla qualità dei prodotti e nessuna tutela per chi consuma. E, poi, ci sono i pazienti, quei cittadini che soffrono, che combattono ogni giorno contro dolori indicibili e malattie terribili, come la sclerosi multipla, l'epilessia resistente ai farmaci, gli effetti collaterali della chemioterapia. Per loro, la cannabis terapeutica è un'ancora di salvezza. Ma lo Stato che fa? Anche qua, poco o nulla. Non abbiamo abbastanza produzione nazionale, non si informano i pazienti, non si forma a dovere il personale sanitario e, al contempo, se ne complica l'accesso con una burocrazia insostenibile. Nel frattempo, Paese dopo Paese, il mondo fa meno retorica e fa un po' più politica.
Canada, Malta, Germania, Uruguay hanno regolamentato e hanno visto i benefici, hanno tolto risorse alle mafie, creato posti di lavoro, raccolto tasse per finanziare scuole, ospedali, servizi pubblici. Ma perché in Italia, allora, siamo fermi? Perché siamo governati da ignoranti nella migliore delle ipotesi, da spregiudicati nella peggiore . Perché argomenti così importanti non si possono governare con vuoti slogan. La droga fa male, la droga è morte: sono le uniche parole che riuscite a dire, che riesce a dire il Governo.
Che ipocrisia, siamo tutti d'accordo, perché la droga è ovvio che faccia male, ma non basta demonizzare per risolvere. La politica ha il dovere di affrontare la realtà, non di nascondersi dietro slogan che lasciano il problema irrisolto. Chi dice che la droga fa male dovrebbe investire in educazione e prevenzione, non in repressione inefficace. Ma dal Governo niente di niente e la dimostrazione è proprio oggi: discutiamo di un argomento così pesante, così importante e non avete presentato un testo, una riga che riguardi i nostri giovani, i nostri figli e la lotta alle mafie . Siamo ostaggio del vostro mestiere preferito, quello di diffondere paure e , che vogliamo affrontare qui, una per una.
Dite che regolamentare la cannabis aumenterebbe il consumo tra i giovani: falso. Le esperienze internazionali dimostrano il contrario: nei Paesi che hanno regolamentato il consumo tra i giovani è stabile o in diminuzione. Perché? Perché il mercato legale garantisce controllo e responsabilità, mentre il mercato nero vende senza scrupoli a chiunque, anche ai minori.
Dite che la cannabis sia una droga di passaggio verso sostanze più pericolose: falso. Non è la cannabis a portare i consumatori verso droghe più pesanti, ma sono le mafie, è il mercato nero, dove la cannabis è venduta insieme ad altre sostanze. Regolamentare significa eliminare questo rischio, separando nettamente i mercati.
Dite che legalizzare la cannabis rafforzerebbe le mafie: falso, ovviamente, è esattamente il contrario. Il 100 per cento del mercato della cannabis è in mano alle mafie. Regolamentarlo significherebbe togliere miliardi alle mafie e restituirli allo Stato e ai cittadini .
Dite che l'Italia non è pronta per un cambiamento così radicale: falso. Lo abbiamo visto con i referendum, 630.000 firme in poche ore. Non ultimo, il sondaggio di pochi giorni fa di BiDiMedia: il 54 per cento degli italiani è favorevole alla legalizzazione.
Dite che non esistono droghe leggere e droghe pesanti: falso. La scienza riconosce la minore pericolosità della cannabis rispetto alle sostanze pesanti. Per questo è stata rimossa dalla tabella IV della Convenzione sugli stupefacenti, in cui, al contrario, ovviamente, permangono la cocaina e la droga sintetica.
Infine, dite che la cannabis sia una droga pericolosa per la salute: , certo. Ma, se il principio è questo, non dovremmo proibire tutte quelle sostanze, oggi perfettamente legali, che presentano rischi ben maggiori, come l'alcol e il tabacco ? O come il ginepro, l'assenzio, il limoncello?
Ministro, sa cos'è la cultura dello sballo? Ve lo dimostro con una grande frase di un Ministro, un Ministro che oggi fa il Vicepremier, un certo Matteo Salvini, che aveva dichiarato, dopo aver consumato limoncello, di mettersi al volante con Vasco, perché “liberi, liberi siamo noi”. Ecco la solita ipocrisia di chi dice di voler combattere le droghe e, poi, si vanta di mettersi alla guida da ubriaco. Parlate a lui quando parlate della cultura dello sballo .
Sono le ricerche scientifiche a dirci che la cannabis è meno pericolosa dell'alcol e lo dicono i dati dell'Istituto superiore di sanità, secondo cui, ogni giorno, in media, sono 48 le persone che muoiono a causa dell'alcol, oltre 17.000 ogni anno. Non credo che presenterete una proposta di legge per mettere al bando l'uva.
Regolamentare significa permettere prodotti sicuri e di qualità. Per questo, colleghe e colleghi, è arrivato il momento di cambiare, non di fare scelte rivoluzionarie, ma pragmatiche e necessarie. La nostra proposta è chiara e concreta: regolamentare l'uso ricreativo e domestico della cannabis, stroncare il mercato nero, garantire la sicurezza dei cittadini, difendere il diritto alla cura con la cannabis terapeutica, sostenere la filiera industriale della cannabis che, già oggi, dà lavoro a migliaia di persone e che voi volete far licenziare.
Regolamentare la cannabis non significa promuoverla, ma controllarla, significa promuovere legalità, salute, giustizia. Ci hanno raccontato per anni che la guerra alle droghe avrebbe fatto piazza pulita, che sarebbe stata la panacea di tutti i mali, così non è stato. Sentiamo tante volte dalle vostre bocche venire fuori la frase che vogliamo liberalizzare la cannabis: non è vero, e non è vero perché, purtroppo, lo avete già fatto voi . Oggi la cannabis si trova ad ogni angolo delle nostre strade, purtroppo è alla portata di adolescenti, senza nessun controllo, che andranno ad acquistare sostanze pericolose, con la possibilità di finire in tunnel ben peggiori, come quello della droga pesante. Voi e la vostra ipocrisia avete fatto sì che le mafie sguazzassero nelle vostre politiche lassiste, fatte di chiacchiere e distintivo, illudendo gli italiani, tra una un'operazione e l'altra, con i cani antidroga nelle scuole, che il nuovo Pablo Escobar si nascondesse in qualche liceo o istituto professionale.
Oggi abbiamo la possibilità di fare la cosa più semplice di tutte: prendere atto della realtà. Voi avete liberalizzato la cannabis, quella spacciata dalle mafie, che contiene alti livelli di THC e chissà quali altre schifezze. Noi, invece, vogliamo fare politica: vogliamo regolamentare, prevenire, combattere l'abuso e regolamentare l'utilizzo di cannabis perché, a differenza vostra, abbiamo a cura la salute delle persone, non i , la lotta alle mafie, non gli slogan, la difesa delle nostre imprese, non le urla strappa applausi.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO FURFARO(PD-IDP). Perché il proibizionismo è la storia di un fallimento epocale, perché per decenni avete preferito i pregiudizi ai numeri, la paura ai fatti, la propaganda alla prevenzione, le mafie alla legalità. È arrivato il momento, colleghi e colleghe, di scrivere tutta un'altra storia contro le mafie e per dare davvero un futuro sicuro ai nostri figli .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciancitto. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MARIA SALVATORE CIANCITTO(FDI). Grazie, Presidente. Onorevole Sottosegretario, colleghi, sono anni che Fratelli d'Italia cerca di scuotere le istituzioni da una pressoché totale indifferenza rispetto alle politiche antidroga. Sono anni che denunciamo la situazione drammatica che vede l'Italia ai primi posti in Europa per l'utilizzo di cannabis e al quarto posto per l'utilizzo di cocaina.
La Relazione annuale sulle tossicodipendenze del 2024 conferma il dato preoccupante che vede i giovani sempre più coinvolti: oltre 580.000 studenti italiani, tra i 15 e i 19 anni, pari al 28 per cento, fanno uso di cannabis. Il 2023 ha fatto contare 8.596 accessi in pronto soccorso e il 10 per cento di questi accessi era di minorenni. I decessi sono stati 227.
Aumenta tra i giovani anche il consumo di cocaina, in crescita anche il numero di studenti che hanno utilizzato la sostanza prima dei 15 anni. A preoccupare, poi, è la sempre maggiore diffusione delle nuove sostanze psicoattive (NSP): nel corso dell'ultimo anno, il Sistema nazionale di allerta precoce ne ha identificate 70 circolanti sul territorio nazionale. Essendo composti sintetici facilmente manipolabili, risultano particolarmente rischiosi per la salute pubblica e anche difficili da rilevare e, non essendo immediatamente classificati nelle liste delle sostanze vietate dalla legge, sfuggono spesso ai controlli. Il consumo di NSP, in crescita da dopo la pandemia, interessa prevalentemente i giovani, più esposti a questo particolare mercato.
È inutile negarlo, la disinformazione gioca un ruolo cruciale: la cannabis è spesso etichettata come droga leggera, una definizione fuorviante. Non causa morti per , è vero, ma è altrettanto vero che può provocare arresti cardiaci e alimentare pensieri suicidi. La facile accessibilità alla cannabis, esposta fino a pochi mesi fa nei cannabis , ha contribuito a minimizzare i rischi. La definizione di droga leggera è una definizione vecchia. Poteva essere adeguata 50 anni fa, quando il THC era al 3 per cento; oggi, tecniche di coltivazione avanzate e semi geneticamente modificati hanno portato il THC al 40-50 per cento, rendendo la dipendenza più forte e rischiosa.
Uno studio di evidenzia che un consumo precoce e prolungato di cannabis può ridurre il quoziente intellettivo negli adolescenti dell'8-10 per cento, con ripercussioni anche sul rendimento scolastico. L'abuso di cannabis porta apatia e disinteresse per il futuro, spingendo molti giovani ad abbandonare anche gli studi. Anche le relazioni sociali ne risentono, con lo sviluppo di una sindrome amotivazionale che porta al ritiro sociale e all'aggressività, soprattutto in ambito domestico.
La cannabis non è una droga leggera e i suoi effetti possono essere devastanti, specialmente in età adolescenziale . Per chi invoca strumentalmente l'uso della cannabis per usi terapeutici, ricordiamo che le sue proprietà curative sono limitate a specifiche malattie e alla gestione del dolore in casi oncologici gravi.
L'uso di droghe è un problema sociale, ma anche sanitario, di salute pubblica. Dicevo poc'anzi che gli accessi al pronto soccorso sono stati 8.596, un 5 per cento in più rispetto agli anni precedenti, e ho detto quanti sono stati i morti. I ricoveri sono stati 1.028: di questi ricoveri il 34 per cento è avvenuto in reparti di psichiatria, un 15 per cento nei reparti di medicina generale, un 10 per cento nei reparti di rianimazione e un 4,2 per cento nei reparti di pediatria e neuropsichiatria infantile. Quindi, dobbiamo stare attenti, perché l'età si abbassa e, dunque, bisogna aumentare l'allerta.
Il Governo Meloni ha portato avanti sin dall'inizio un lavoro non solo dal punto di vista penale, ma anche sul fronte della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Il Ministero della Salute ha infatti istituito un gruppo di lavoro per definire le linee guida di indirizzo sull'identificazione precoce delle dipendenze patologiche. È stato già redatto un testo, che si basa su un sistema integrato di presa in carico, su cui sono in corso audizioni di società scientifiche, associazioni di auto mutuo aiuto del settore, esperti e altri , che possono apportare contributi significativi all'elaborazione della stesura finale del provvedimento.
Sono aumentati anche i progetti di prevenzione, specialmente di informazione, di comunicazione e di sensibilizzazione, specialmente nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, miranti all'incremento di conoscenze e a portare i ragazzi a capire cosa determina l'uso di droghe.
Più volte, Presidente, ho sentito oggi, in quest'Aula, parlare di proibizionismo e di limitazione delle libertà individuali da parte di questo Governo. Prima di accingermi a chiudere, voglio sottolineare che il comune di Milano - credo nel mese di dicembre 2024 - ha emanato un provvedimento in cui vieta il fumo all'aperto e lo fa per tutelare l'ambiente e la salute pubblica. Allora, mettiamoci d'accordo: quando la dobbiamo tutelare questa salute pubblica ? All'aperto? Dentro? Utilizzando le sigarette? Non utilizzandole? Le sigarette “no” e la cannabis “sì”? Dobbiamo avere un percorso unitario, dobbiamo dire “no” all'utilizzo di tutte le droghe, dobbiamo dire “no” a un nuovo modo della cultura del divertimento. Il divertimento non è fumare la canna, non è drogarsi, non è bere alcol e devo dire che, con il nuovo codice della strada, tanto criticato e tanto attaccato, se fate un sondaggio nei locali della notte il consumo di alcol si è ridotto del 50-60 per cento. Questo significa tutelare la salute pubblica, tutelare la vita dei cittadini che circolano di notte e tutelare - penso - tutti i cittadini italiani .
Ebbene, devo dire che per me, per il Governo e per Fratelli d'Italia, non esistono droghe leggere e pesanti: le droghe sono droghe e le droghe fanno male . Per questo motivo, annuncio il voto contrario di Fratelli d'Italia su tutte le mozioni .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini e altri n. 1-00369 (), con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Revoco l'indizione della votazione, scusate, perché c'è un intervento dell'onorevole Madia, a titolo personale. Mi scusi, collega, ma non c'era stato segnalato. Prego, onorevole.
MARIA ANNA MADIA(PD-IDP). Mi scusi, Presidente, occuperò davvero pochi secondi. Io voterò, insieme al mio gruppo - e questo lo dico in premessa -, però, anche da madre di preadolescenti e molto sensibile ai tantissimi appelli di neuropsichiatri infantili, voglio lasciare agli atti, in quest'Aula, che l'utilizzo di cannabis è molto pericoloso e che noi non possiamo non considerare quello che oggi tantissimi medici, che seguono ragazzi che hanno iniziato proprio facendo uso di cannabis, ci dicono.
Io voterò con il mio gruppo, ma vorrei che questo fosse agli atti di questo Parlamento e che qualunque decisione successiva si facesse alla luce di ciò che ci dicono gli esperti che seguono i ragazzi che hanno iniziato facendo uso di cannabis
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Quartini ed altri n. 1-00369 , con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Grimaldi ed altri n. 1-00373, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Saluto studentesse, studenti e docenti dell'Istituto “Osvaldo Conti”, di Aversa in provincia di Caserta, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Furfaro ed altri n. 1-00383, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00388, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Magi ed altri n. 1-00389, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Simiani. Ne ha facoltà.
Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio, come sempre, per consentire al collega Simiani di svolgere il suo intervento nel silenzio dell'Aula. Magari aspetti qualche secondo che si smaltisca il tutto. Ci vogliamo provare? Colleghi, per cortesia, se avete esigenza di parlare, fatelo fuori dall'emiciclo. Prego, collega Simiani.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Io vorrei parlare di un'azienda in crisi in Toscana, l'azienda Venator, che è l'unica azienda che in Italia produce biossido di titanio.
Un'azienda interessata ormai da due anni, da diverso tempo, da una vertenza per problemi legati al mercato. Una vicenda che riguarda anche i gessi rossi, su cui vi è stata una brutta relazione di qualche tempo fa legata ad indagini connesse al loro smaltimento. Questa è una vicenda molto delicata per la Toscana e per l'Italia intera; addirittura c'è stata, da parte dell'Europa, la possibilità di concedere strumenti , considerato che, in questo momento, il mercato è aggredito da aziende orientali che utilizzano questo prodotto a prezzi assolutamente stracciati.
Chiedo, quindi, al Governo un'azione di aiuto, di collegialità anche nel rapporto con la regione Toscana. Alcuni lavoratori sono stati ricevuti dalla Presidenza della regione in Toscana, dal presidente Giani, per capire come affrontare questa vicenda, che ha ripercussioni non solo per il settore in questione (si tratta di più di 200 persone) ma anche per tutto l'indotto dell'azienda, che è sita a Scarlino, in provincia di Grosseto. La vicenda ha anche un altro tipo di ripercussione: nello scarto da taglio del marmo, nella marmettola, in cui questo scarto veniva utilizzato proprio per lo smaltimento dei gessi rossi.
Chiedo al Governo, al Ministro Urso e anche al Ministro del Lavoro di poter intervenire su questa vicenda, perché abbiamo bisogno di poter superare questo momento difficile per l'intero comparto chimico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Latini. Ne ha facoltà.
GIORGIA LATINI(LEGA). Grazie, Presidente. Ieri si è riunita la Commissione nazionale italiana UNESCO presso il Ministero della Cultura per valutare le candidature UNESCO, ed è stata scelta la candidatura dei teatri storici delle Marche. Per me, come parlamentare marchigiana, questo risultato è un grandissimo orgoglio. Vedere che l'Italia candida i teatri storici delle Marche è per me veramente una grandissima emozione, perché ho iniziato questo percorso quando ero assessore alla cultura della regione Marche. Da questa unicità del patrimonio marchigiano, i teatri storici, si è iniziato il percorso, un che, finalmente, è stato riconosciuto, da parte della Commissione, come una candidatura nazionale e, quindi, rappresentativa per l'Italia intera.
Tale unicità è data dalla densità dei teatri marchigiani: ci sono molti più teatri rispetto al numero degli abitanti e al numero dei comuni rispetto a tutto il territorio nazionale. Pensate che nel Libro Bianco nelle piccole Marche erano registrati ben 113 teatri nel 1868. Ciò significa una ricchezza inestimabile.
Sono contenta che in questa candidatura si siano poi aggiunte anche altre due regioni: sono rappresentati anche dei teatri, anche se in minor numero, delle regioni Umbria ed Emilia-Romagna. Voglio ringraziare il Governo per l'impegno che, comunque, era stato dato, e anche la Commissione cultura, perché da poco avevamo discusso una mozione, proprio in Commissione, per attenzionare questa candidatura. Ringrazio anche i Sottosegretari Borgonzoni e Mazzi ed anche il Ministro Giuli con cui, neanche un mese fa, avevamo fatto un incontro proprio su questa tematica. Sono contenta che la Commissione abbia riconosciuto la rilevanza di questo patrimonio .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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