PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta del 29 gennaio 2025.
ROBERTO GIACHETTI, legge il processo verbale della seduta del 29 gennaio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore Marconi-Mangano di Catania e dell'Istituto comprensivo Volsinio, scuola secondaria di I grado Esopo di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish.
Avverto che è stata disposta la ripresa televisiva diretta.
Dopo l'intervento dei rappresentanti del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per dieci minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio.
CARLO NORDIO,. Grazie, signor Presidente, grazie a voi, grazie anche ai gentili telespettatori che ci ascoltano in diretta. Una breve ricostruzione dei fatti preliminari. Il 18 gennaio 2025, la Corte penale internazionale emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Osema Almasri Najeem per una serie di reati di cui vi parlerò dopo. Il mandato di arresto veniva eseguito dalla DIGOS di Torino domenica 19 gennaio 2025 alle ore 9,30. Una notizia informale dell'arresto veniva trasmessa via e-mail da un funzionario dell'Interpol a un dirigente del Dipartimento degli affari di giustizia del nostro Ministero alle ore 12,37, sempre della domenica 19 gennaio 2025. Si trattava, come ho detto, di una comunicazione assolutamente informale, di poche righe, priva di dati identificativi, priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non vi era nemmeno allegata la richiesta di estradizione.
Il 20 gennaio, invece, alle ore 12,40 il procuratore generale di Roma trasmetteva il complesso carteggio a questo Ministro; quindi, ufficialmente il carteggio è arrivato al Ministero protocollato il 20 gennaio alle ore 12,40. Successivamente, alle ore 13,57 l'ambasciatore dell'Aja trasmetteva al Servizio affari internazionali del Ministero e al Dipartimento per gli affari di giustizia la richiesta di arresto provvisorio del 18 gennaio 2025. Conviene sinora notare che la comunicazione della questura di Torino era pervenuta al Ministero ad arresto già effettuato e, dunque, senza la preventiva trasmissione della richiesta di arresto a fini estradizionali emessa dalla CPI al Ministro, come prescritto dagli articoli 2 e 4 della legge n. 237 del 2012.
In data 22 gennaio perveniva al gabinetto del Ministro, per il tramite del Dipartimento per gli affari di giustizia, il provvedimento di scarcerazione della corte d'appello, scarcerazione che era stata data il 21 gennaio su istanza del difensore. Prima di entrare nel merito della vicenda, devo informare che il giorno 28 gennaio, alle ore 16,50, è stata consegnata al sottoscritto un'informativa ai sensi dell'articolo 335 del codice di procedura penale, dalla quale si evince che l'onorevole Carlo Nordio è indagato per i reati di favoreggiamento e omissione di atti di ufficio. La qualità di indagato, iscritto nel registro citato, è sottolineata in grassetto nell'informazione di garanzia.
Devo dire che ho vista con una certa tenerezza questa sottolineatura che sarei persona indagata, perché un pubblico ministero, avendolo fatto per 40 anni, sa benissimo che, se è iscritto nel registro del 335, è persona indagata, non è iscritto all'associazione dei bocciofili .
Questa notifica, pervenuta il giorno prima di quella fissata per le comunicazioni in Parlamento - per questo l'ho detto, è pervenuta il giorno prima della comunicazione che era stata programmata qui -, ha determinato un momento di riflessione, perché, sia in ossequio all'indipendenza e alle prerogative della magistratura, sia anche in relazione alla posizione di indagato, che, come tale, sapete, deve essere sempre assistito da un difensore, presentarsi il giorno dopo senza avere quantomeno interloquito con chi di dovere poteva essere un atto anomalo. Naturalmente, ho dimostrato subito la disponibilità ad essere ascoltato il prima possibile - e infatti eccomi qui - proprio per chiarire questa vicenda, sulla quale, come vedrete, ci sono state tantissime incertezze, tantissime inesattezze e anche talune grossolane contraddizioni da parte degli uffici, come vedremo.
Prima di tutto è necessario stabilire i poteri del Ministro della Giustizia così come sono disciplinati dagli articoli 2 e 4 della legge n. 237 del 2012 per i casi analoghi a quello in oggetto, perché senza di questi capiremmo poco di quanto sta accadendo. In realtà, si tratta di una disciplina molto complessa, che fino a oggi non ha mai trovato applicazione e sulla quale, com'è noto, in questi giorni si è acceso anche un dibattito con diverse conclusioni tra i giuristi. Addirittura un autorevole giurista, che potremmo chiamare di sinistra, ha sostenuto, l'altro giorno, che non c'era assolutamente la necessità che il Ministro approcciasse la corte d'appello, perché la corte d'appello aveva tutti i poteri in sé per poter convalidare quell'arresto.
Questo per dire che è una materia abbastanza oggetto di discussione. Comunque, l'articolo 2 prevede testualmente che i rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte penale internazionale siano curati in via esclusiva dal Ministro della Giustizia, al quale compete di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e di darvi seguito. Il Ministro della Giustizia, ove ritenga ne ricorra la necessità - ove ritenga ne ricorra la necessità - concorda la propria azione con altri Ministri interessati, con altre istituzioni o con altri organi dello Stato, e vi lascio immaginare quali possano essere questi altri organi dello Stato. Al Ministro della Giustizia compete, altresì, di presentare alla Corte, ove occorra, atti e richieste.
Da questa formulazione si evince che il ruolo del Ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste che arrivano dalla Corte; non è un passacarte, è un organo politico che deve meditare il contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con gli altri Ministeri, con le altre istituzioni e con gli altri organi dello Stato. Questo è ciò che dice la legge, non è che arriva il fascicolo e io faccio da passacarte e lo passo. No, ho il potere-dovere di interloquire con altri organi dello Stato, laddove se ne presenti la necessità. Come vedremo, questa necessità si presentava eccome.
Tanto più la richiesta proveniente dalla Corte penale internazionale è articolata e complessa, tanto maggiore deve essere la riflessione, anche una riflessione critica, sul suo procedere logico, sulla sua coerenza argomentativa, sui dettagli degli elementi citati e sulla coerenza delle conclusioni cui perviene. Coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Corte. Come vedremo , questa coerenza manca assolutamente e quell'atto, secondo noi, è radicalmente nullo .
Mentre il Ministero procedeva all'esame di questa richiesta pervenuta in lingua inglese, con svariati allegati in lingua araba, la corte d'appello di Roma, ritenendo che l'arresto di iniziativa della polizia giudiziaria nella procedura di consegna sul mandato della CPI debba ritenersi escluso - relativo alla compressione dello delle persone - ordinava la scarcerazione, aderendo all'istanza difensiva, di cui, peraltro, il Ministero non poteva e non doveva avere conoscenza, nel rispetto del diritto della difesa e delle prerogative di indipendenza e di autonomia della magistratura.
Adesso veniamo al punto fondamentale. Fin dalla prima lettura, peraltro in lingua inglese … l'atto è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto.
PRESIDENTE. Colleghi, silenzio, per cortesia! Colleghi!
CARLO NORDIO,. Sin dalla prima lettura, il sottoscritto notava tutta una serie di criticità sulle richieste di arresto che avrebbero reso impossibile una immediata richiesta alla corte d'appello. Infatti, vi prego di prestare attenzione, nella prima parte del provvedimento della Corte si dava atto che il 2 ottobre 2024 l'organo dell'accusa della Corte aveva richiesto l'emissione di un mandato di arresto nei confronti di Osama Almasri Najeem per delitti contro l'umanità e altri delitti particolarmente gravi avvenuti nel carcere libico di Mitiga, e commessi secondo l'accusa - e, quindi, questa è l'accusa che chiede - a partire all'incirca dal febbraio 2015 fino al giorno in cui era pervenuta la richiesta dai membri delle Forze speciali di dissuasione.
Peraltro, nel preambolo invece il provvedimento menzionava la situazione nella Giamahiria Araba Libica a partire dal febbraio 2011. Nel febbraio 2011 Gheddafi era ancora al potere e, quindi, già qualcosa non quadrava. L'idea che un torturatore anti-gheddafiano potesse torturare qualcuno mentre Gheddafi era al potere doveva illuminarci un poco . Dalla lettura dei paragrafi nn. 5 e 7 emergeva un'incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi, prospettandosi, da un lato, un inizio nel febbraio 2011, allorquando erano iniziati i moti violenti, e, dall'altro, il febbraio 2015, data cui faceva riferimento l'atto di accusa all'esame della stessa Corte penale.
In poche parole, in questo mandato di arresto si oscillava dal 2011 al 2015 e non si riusciva a capire se il reato fosse iniziato nel 2011 o nel 2015; non è una cosa di poco conto, trattandosi di un reato continuato e poiché in quei 4 anni, secondo quanto espresso dalla stessa Corte, sarebbero stati commessi numerosi atti di stupro, di violenza, di aggressione, di omicidio, eccetera.
Nel paragrafo n. 13 la Corte penale segnalava, tra l'altro, che la terza giudice - la Corte è composta di tre giudici -, la giudice Socorro Flores Liera si era espressa in disaccordo con i colleghi, ritenendo che i crimini presunti descritti nella richiesta - cito tra virgolette - “non sono sufficientemente collegati alla situazione che ha comportato la competenza della Corte tramite il deferimento del Consiglio di sicurezza”. Lo vedremo dopo.
Allora, questa non è stata allegata al primo atto che ci è stato mandato e vedremo poi come l'avremo. Il provvedimento della CPI segnalava anche che avrebbe allegato appunto questo parere contrario, che però non è pervenuto.
Nel prosieguo della parte cosiddetta motiva, la Corte penale continuava a far riferimento ai fatti commessi tra il febbraio 2015 e il marzo 2024, periodo - come si è visto - indicato nello stesso atto d'accusa. Ci sono tutte le trascrizioni: durante il periodo di tempo considerato, compreso tra febbraio 2015 e marzo 2024, diverse migliaia di persone erano detenute in queste strutture, eccetera. Questi concetti venivano ribaditi ai paragrafi dal 27 al 90, quindi una sessantina di paragrafi, in cui vi è tutta la sequenza di questi crimini orribili addebitati al catturando. Ecco allora, con un incredibile e incomprensibile salto logico e con una contraddizione che, almeno secondo la procedura penale italiana, renderebbe viziato l'atto, le conclusioni del mandato di arresto risultavano completamente differenti sia rispetto alla parte motiva sia rispetto alle stesse conclusioni dell'accusa.
Infatti, al paragrafo 101 si legge testualmente: per i crimini di guerra, i crimini contro l'umanità, i crimini di persecuzione commessi nella prigione di Mitiga dal 15 febbraio 2011 in poi.
ANGELO BONELLI(AVS). Quindici, c'è scritto ‘15 )!
CARLO NORDIO,. Guardi, questa è la Camera preliminare…
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, lasciamo parlare il Ministro. Prego, Ministro.
CARLO NORDIO,. Ma, poi, onorevole Bonelli, sa cosa? Che lei sarà smentito dalla stessa Corte, perché poi glielo spiego, quindi abbia pazienza, vedrà .
Perché, vedete, la cosa che più mi stupisce è che non avete letto le carte . Avete discusso sul nulla, non avete letto le carte, non sapevate neanche di cosa steste parlando . Allora, noi siamo abituati a discutere… come magistrati o come giuristi, si dice , secondo gli allegati e i provati; . Ma come fa a dire che è del ‘14, quando non soltanto è scritto a chiare lettere dal 2011, ma è la Corte stessa che poi lo corregge, come tra poco vedremo? Le ha lette le carte o no, Bonelli (“Le ho lette, le ho lette!”)? No, non le ha lette, non le ha lette : “).
PRESIDENTE. Ministro, per cortesia, si rivolga alla Presidenza, così diamo un ordine ai lavori, cortesemente. Anche i colleghi non si rivolgano al Ministro, perché non è un dibattito.
CARLO NORDIO,. Allora, se a queste contraddizioni si aggiungono le perplessità manifestate dalla giudice dissenziente Socorro Flores Liera, delle cui argomentazioni noi non avevamo contezza - come ho detto - per non esserci stato tempestivamente trasmesso dalla CPI il relativo verbale, la trasmissione richiesta al procuratore generale presso la corte d'appello, prima di aver risolto queste discrasie e queste incongruenze, sarebbe stata, da parte mia, non solo inopportuna, ma prima ancora illegittima, perché sarebbe stata fondata su un arresto che, secondo i principi generali della procedura penale, era irrazionale e contraddittorio nell'elemento fondamentale della struttura del reato, che è quello del tempo del delitto commesso. Quattro anni di differenza in un reato continuato, tra il 2011 e il 2015, in cui sarebbero stati commessi tutti i reati più infami di questo mondo, non sono un errore materiale; è un vizio assoluto nel contenuto della struttura del reato, che viene esposta in un capo di imputazione, in un mandato di cattura internazionale, che poi si rivela completamente sbagliato. E perché si rivela sbagliato? Perché lo dice la Corte stessa. E adesso arriviamo alla seconda parte della vicenda che è quella ancora più interessante.
Allora a questo punto queste perplessità trovano conferma proprio da parte della stessa Corte che, senza neanche avvertire il nostro Governo della fissazione di una nuova udienza e senza comunicarci nemmeno l'esito, correggeva o, meglio, ribaltava completamente il precedente mandato di arresto, qualificando il secondo pronunciamento come una mera integrazione formale. Infatti, questo nuovo e diverso pronunciamento - che è questo, onorevole Bonelli - dice che la Corte si è nuovamente riunita il 24 gennaio, quindi 4 giorni dopo, e non ci è stato mandato, lo abbiamo ottenuto guardando il sito della Corte - anche qui in lingua inglese - e, come dicevo, allo stato attuale non ci è nemmeno stato inviato.
Allora, questo atto ufficiale, che è intitolato “ (corretta versione del mandato di arresto), che cosa dice? Allora, cambia completamente tutta una serie di capi di imputazione. Ho qui una tavola sinottica , dove sono esplicitate tutte le differenze sui capi di imputazione tra la versione del 2018 e quella del 2024. Sono lunghe, sono prolisse, le metto a disposizione. Ne cito alcune, nelle contestazioni, relative al paragrafo 2.1, lettera ), dello Statuto, sono contestati tutti i reati possibili e immaginabili; bene, sono stati tutti cambiati, ma - ma, e qua voglio arrivare - il vizio genetico dell'ordinanza del 18 gennaio è certamente il mutamento della data del commesso reato. Perché? Perché nella parte dispositiva (PQM) dell'ordinanza del 24 gennaio, per il mandato di arresto si dice “ - eccetera eccetera - commessi dal 15 febbraio 2015 ; cioè la Corte si riunisce 5 giorni dopo per dire che il primo , il primo mandato di arresto era completamente sballato, perché aveva sbagliato niente meno che la data del commesso reato e noi ce ne eravamo accorti . Se noi non ce ne fossimo accorti e se noi avessimo inviato quella richiesta alla corte d'appello italiana, probabilmente ce l'avrebbe rimandata indietro dicendo che non c'eravamo accorti che quel mandato di arresto era assolutamente contraddittorio. Il fatto che sia contraddittorio ce lo dice la stessa Corte - ripeto - perché ha fatto una riunione apposta per cambiare la data del delitto commesso dal 2011 al 2015 e non è un errore materiale, dal 20 al 21 aprile, si tratta di 5 anni di crimini, che erano stati contestati in 45 paragrafi del primo mandato di arresto e che sono svaniti nel nulla perché, dal 2011 al 2015 - insomma 4 anni di reato continuato - non è una cosa da poco.
E questo trova anche conferma - e questo, per certi aspetti, è anche forse la cosa più grave ) - nel fatto che la giudice Liera si era accorta di questo e nella sua aveva detto che mancava la giurisdizione. La giudice, la terza giudice componente, ha detto che la Corte non aveva giurisdizione per fare quello che ha fatto.
Cito testualmente: sulla base delle limitate informazioni, non è possibile valutare se i combattimenti, durante il periodo delle presunte condotte, siano stati in un conflitto armato non internazionale, per il quale è richiesto un livello sufficiente di intensità delle ostilità tra due o più attori armati sufficientemente organizzato o se il presunto conflitto armato non internazionale sia stato lo stesso o piuttosto un conflitto diverso da quello che ha avuto luogo all'inizio del 2011. Poi aggiunge - frase tremenda-: sembra che ci sia uno sforzo per forzare un collegamento con gli eventi che hanno fatto scattare la giurisdizione della Corte internazionale che, se accettato in pratica, significherebbe che la Corte può continuare a esercitare la sua giurisdizione indefinitamente su una parte non statale.
Questo non l'ho detto io (, questo lo ha detto la terza giudice che ha manifestato la sua proprio perché si era accorta di queste gravissime anomalie (…
PRESIDENTE. Colleghi, silenzio, perché altrimenti comincio a richiamare all'ordine! Basta, per cortesia! Facciamo parlare, poi ogni gruppo ha la possibilità di dire quello che desidera. Facciamo finire il Ministro, grazie
CARLO NORDIO,. Capisco che vi sia una certa delusione, perché si pensava forse (È lui però! È lui!”…
PRESIDENTE. Onorevole Faraone, per cortesia, facciamo finire il Ministro “Non lo fate parlare?”Basta, lasciatevi informare!). Facciamo finire il Ministro. Prego, Ministro, concluda.
CARLO NORDIO,. Bene. Allora, alla luce di queste considerazioni - sono, ripeto, squisitamente giuridiche - credo che ogni altra mia iniziativa sarebbe stata impropria e frettolosa nei confronti della corte d'appello e che avrebbe, anzi, dimostrato una carenza di attenzione da parte mia nel non aver rilevato queste gravissime anomalie, che sono state, ripeto, rilevate dalla stessa Corte - ancora una volta ripeto -, che si è riunita apposta per cambiare mezza struttura del primo atto che era stato notificato a noi e sulla base del quale io avrei dovuto chiedere quel provvedimento.
È stata la Corte che si è corretta, non sono io che ho rilevato dei difetti della Corte; li ha rilevati lei e ha cercato di cambiarli 5 giorni dopo, perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio .
La ragione di questo pasticcio frettoloso sarà discussa, sarà forse trovata e sarà sospettata in altre sedi e situazioni. Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne come un mandato di cattura internazionale e comunque aggiungo e concludo che è mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte penale giustificazione circa le incongruenze di cui è stato mio dovere riferire. Vorrei concludere. Capisco e rispetto ovviamente le ragioni dell'opposizione che esercita il suo compito e il suo dovere anche in modo, diciamo così, aggressivo, “”.
Capisco anche la stampa, anche se ha diffuso in questi giorni tutta una serie di notizie che, come si vede, erano inventate e in parte sbagliate. Quello che mi ha un po' deluso, anche se non è arrivato inaspettato, è stato l'atteggiamento di una certa parte della magistratura , parte della magistratura che si è permessa di sindacare l'operato del Ministro senza aver letto le carte, cosa che può anche essere perdonata ai politici, ma non può essere perdonata - non può essere perdonata - a chi per mestiere è deputato e per prudenza le carte le dovrebbe leggere. Allora a questa parte della magistratura mi limito a dire che, tenuto anche conto dei precedenti talvolta anche un po' troppo polemici cui abbiamo assistito all'inaugurazione dell'anno giudiziario, a questa parte della magistratura, se questo è il loro modo di intervenire in modo imprudente, in modo per certi aspetti sciatto, senza aver letto le carte , questo rende il dialogo molto, molto difficile. Il dialogo che ci viene suggerito e talvolta anche così a calde lettere in questo modo diventa molto, molto, molto, molto più difficile.
E se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme debbano essere rallentate …
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo terminare il Ministro! Ministro, concluda, per cortesia.
CARLO NORDIO,. Allora posso dire che hanno raggiunto … Non me la sto prendendo con l'opposizione, sto facendo…
PRESIDENTE. Colleghi, facciamo concludere il Ministro, per cortesia!
CARLO NORDIO,. Volevo solo concludere. L'altro giorno un magistrato, un po' ironicamente ha ringraziato… Ho proprio finito
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Facciamo concludere il Ministro! Colleghi, per cortesia! Poi potrete rispondere.
CARLO NORDIO,. …Devo solo finire. L'altro giorno un magistrato ha ringraziato ironicamente il Ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Sono io che ringrazio questa parte della magistratura, perché ha compattato la nostra maggioranza come mai si era visto: se agli inizi vi erano delle esitazioni, oggi non vi sono più. Andremo avanti, andremo avanti fino in fondo, senza esitazione e fino alla riforma finale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Ne ha facoltà.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. Dopo quanto riferito dal collega Nordio, mi soffermerò sulle questioni di mia più stretta competenza relative all'arresto e alla successiva espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Merita di essere preliminarmente precisato e sottolineato che il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio e smentisco, nella maniera più categorica, che nelle ore in cui è stata gestita la vicenda il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere anche solo lontanamente considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o a ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni; al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni, anche in chiave prognostica, nella esclusiva prospettiva di tutela degli interessi del nostro Paese.
Come già detto al Senato, durante il del 23 gennaio scorso - precedenti occasioni in cui il Governo aveva già risposto in Parlamento sul caso in argomento - l'espulsione di Almasri è da inquadrare per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell'ordine pubblico, che il Governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell'interesse nazionale, che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell'obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese ed ai suoi cittadini. Ma è importante evidenziare la scansione dei fatti che si sono susseguiti: lo scorso 2 ottobre - 2 ottobre - il procuratore della Corte penale internazionale ha formulato una richiesta di mandato di arresto internazionale per la commissione da parte di Almasri di crimini di guerra e contro l'umanità quale membro delle forze speciali di deterrenza libiche in base a Mitiga; la Corte penale ha dato seguito a tale richiesta emettendo il mandato di arresto soltanto il 18 gennaio, quando Almasri si trovava in territorio italiano.
Evidenzio, altresì, che, prima di giungere in Italia, Almasri è transitato in diversi Paesi europei dove risulta essersi recato abitualmente anche in passato e come attestano i documenti di viaggio in suo possesso, tra i quali un passaporto della Repubblica della Dominica, che riporta, tra l'altro, un visto per gli Stati Uniti con validità di 10 anni a partire dal novembre scorso; il suo ultimo viaggio risale allo scorso 6 gennaio, quando, provenendo da Tripoli, è solo transitato da Fiumicino per dirigersi a Londra senza essere per questo sottoposto a controlli di frontiera in Italia.
Alla frontiera aerea londinese Almasri ha esibito il predetto passaporto dal quale risulta essere entrato, il successivo 13 gennaio, in area Schengen attraverso la frontiera francese con transito dal tunnel della Manica.
Il 15 gennaio una delle persone che lo accompagnava ha noleggiato un'autovettura a Bonn con restituzione prevista per il successivo 20 gennaio presso l'aeroporto di Fiumicino; e, sempre il 15 gennaio, nel tratto autostradale tra Bonn e Monaco, l'autovettura è stata sottoposta a controllo da parte della polizia tedesca, controllo durante il quale Almasri ha mostrato, tra l'altro, un biglietto ferroviario a suo nome da Londra a Bruxelles datato 13 gennaio, all'esito del quale la polizia tedesca non ha adottato alcun provvedimento.
Veniamo ora alle fasi più propriamente collegate alla richiesta di arresto di Almasri, che si intrecciano con la sua prolungata presenza in Europa e con le iniziative attivate dalla Corte penale internazionale attraverso i canali Interpol
Credo sia di qualche rilievo evidenziare che risale al 10 luglio dell'anno scorso, ben 3 mesi prima della richiesta del procuratore del mandato di arresto, l'inserimento da parte della Corte, nei predetti canali, di una nota cosiddetta di diffusione blu, diretta solo alla Germania e non visibile agli altri Paesi, luglio scorso. Tale nota, nella codificazione del canale di comunicazione di Interpol, era finalizzata alla raccolta discreta di informazioni su dati e documenti di viaggio, telefoni e mezzi di pagamento, persone e contatti durante la presenza in Germania di Almasri, con richiesta, per le autorità tedesche, di informare immediatamente l'ufficio del procuratore della Corte penale internazionale.
La nota sottolineava, in particolare, la necessità di non mettere in allarme la persona e di non arrestarla, in quanto avente lo di testimone. È appena il caso di aggiungere che il nominativo di Almasri veniva inserito nelle banche dati federali tedesche, per questa sorveglianza discreta, a partire dal 4 novembre 2024. Veniamo ora al 18 gennaio di quest'anno, quando la Corte penale estendeva la predetta nota di diffusione blu anche a Belgio, Regno Unito, Austria, Svizzera e Francia, e quindi non anche all'Italia. Nota che, ripeto, sempre secondo la codificazione descritta in precedenza, richiedeva, in caso di rintraccio, di non arrestare la persona.
Nel pomeriggio dello stesso giorno, qualche ora prima dell'emissione del mandato di arresto, l'esperto per la sicurezza presso l'ambasciata d'Italia all'Aja contattava il coordinatore dell'Unità crimini internazionali della Polizia criminale del Ministero dell'Interno, segnalando di avere ricevuto una richiesta di cooperazione da parte di un funzionario della Corte penale internazionale. Nella serata del 18 gennaio il funzionario della Corte forniva al citato coordinatore dell'Unità crimini internazionali i contatti dell'agente della Polizia criminale tedesca che aveva trasmesso alla Corte le informazioni sui possibili spostamenti del cittadino libico verso il territorio italiano.
Successivamente, lo stesso agente della Polizia tedesca trasmetteva all'Unità crimini internazionali una scheda riassuntiva degli accertamenti effettuati in Germania, ivi compreso il controllo su strada del 15 gennaio cui ho fatto prima riferimento. Ed è bene evidenziare che tutto questo accadeva mentre, all'interno dei più volte citati canali Interpol, non vi era ancora alcuna indicazione di arresto del cittadino libico e neanche alcun'altra indicazione specificatamente diretta all'Italia.
Ed è infatti solo alle ore 22,55 del 18 gennaio, cioè 3 giorni dopo il controllo del 15 e nella notte tra sabato e domenica, che la Corte penale internazionale chiedeva al Segretariato Generale Interpol di Lione di sostituire la nota di diffusione blu con una nota di diffusione rossa, ovvero contenente indicazioni per l'arresto, rivolta solo a questo punto anche all'Italia, unitamente agli altri Paesi, che, al contrario, erano stati già in precedenza investiti. E sempre nella notte tra sabato e domenica, e precisamente alle ore 2,33 del 19 gennaio, il Segretariato Generale Interpol validava la nota di diffusione rossa per l'arresto provvisorio e la successiva consegna alla Corte penale internazionale del cittadino libico.
A tale flusso informativo, tutto concentrato in poche ore, ha fatto seguito, indubbiamente, la tempestiva attività delle articolazioni centrali e territoriali della Polizia di Stato, che io voglio ringraziare perché la notevole professionalità e la spiccata capacità operativa del personale impegnato hanno consentito il rapido rintraccio e l'arresto di Almasri . Più nel dettaglio, la sala operativa internazionale della Direzione centrale della Polizia criminale trasmetteva alla questura di Torino la nota di diffusione rossa Interpol, avendo rilevato, a seguito della consultazione della Banca Dati Interforze, che nella mattinata del 18 gennaio era stato effettuato a Torino un controllo di polizia nei confronti di un'autovettura con targa tedesca.
A bordo del veicolo c'erano, appunto, Almasri e 3 suoi concittadini, tutti precedentemente sconosciuti e nei confronti dei quali non pendeva alcun provvedimento restrittivo al momento del controllo. Sulla base di tali indicazioni della Polizia criminale, la questura di Torino effettuava un controllo nella banca dati alloggiati e verificava il soggiorno di Almasri presso una struttura alberghiera della città. Pertanto, alle ore 3 del 19 gennaio venivano inviati presso tale struttura equipaggi della DIGOS e della Squadra mobile, che procedevano alle ore 9,30, in questura, all'esecuzione del provvedimento di arresto richiesto dalla Corte penale internazionale (
Nella circostanza venivano anche fermati gli altri 3 cittadini libici, successivamente deferiti alla locale procura della Repubblica in stato di libertà per il reato di favoreggiamento personale, poi espulsi con provvedimento del prefetto di Torino, previo nulla osta dell'autorità giudiziaria, e successivamente rimpatriati. Almasri era temporaneamente associato alla locale casa circondariale Lorusso e Cutugno e, quindi, messo a disposizione dell'autorità giudiziaria competente, ossia la corte di appello di Roma e la procura generale presso la corte di appello di Roma. Ad avvenuta esecuzione dell'arresto, la questura di Torino procedeva ad informare i soggetti e le autorità di rito.
Dopo la mancata convalida dell'arresto mi è apparso chiaro che si prospettava la possibilità che Almasri permanesse a piede libero sul territorio nazionale per un periodo indeterminato, che ritenevo non compatibile con il suo profilo di pericolosità sociale (, come emergeva dal mandato di arresto e dalle risultanze di e forze di Polizia.
Per tali motivi, il 21 gennaio ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del testo unico in materia di immigrazione, e ricordo che, dall'insediamento del Governo, sono stati ben 190 i provvedimenti di espulsione per motivi di sicurezza, dei quali 24 adottati ai sensi proprio dello stesso articolo 13, comma 1 .
Il provvedimento è stato notificato all'interessato, che nella serata del 21 gennaio ha lasciato il territorio nazionale. La scelta delle modalità del rimpatrio, in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi anche in anni precedenti e con Governi diversi dall'attuale, è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l'espulsione di Almasri. In buona sostanza, si è reso necessario agire rapidamente proprio per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato, soprattutto con riguardo a valutazioni concernenti la sicurezza dei cittadini italiani e degli interessi del nostro Paese all'estero, in scenari di rilevante valore strategico, ma, al contempo, di enorme complessità e delicatezza.
La predisposizione dell'aereo già dalla mattina del 21 gennaio rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte ad ogni possibile scenario , ivi compresa l'eventuale necessità di trasferimento in altro luogo di detenzione, che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico di tale rilevanza.
Ribadisco pertanto che, una volta venuta meno, su disposizione della corte d'appello di Roma, la condizione di restrizione della libertà personale, l'espulsione che la legge attribuisce al Ministro dell'Interno è stata da me individuata come misura, in quel momento, più appropriata per salvaguardare insieme la sicurezza dello Stato e la tutela dell'ordine pubblico; sicurezza dello Stato e tutela dell'ordine pubblico quali beni fondamentali che insieme costituiscono espressione di quella concezione dell'interesse nazionale la cui tutela è prerogativa e dovere di ogni Governo, e che noi consideriamo cruciale difendere in ogni campo , e lo facciamo dalla complessa gestione dei flussi migratori alle correlate iniziative di cooperazione allo sviluppo, dalla tutela degli interessi economici nazionali in quadranti politici strategici alla, non da ultimo, sicurezza personale dei nostri concittadini all'estero.
E su questa linea, è bene saperlo, il Governo è fermo e continuerà ad agire, all'occorrenza, allo stesso modo: con determinazione, responsabilità e orgoglio, sempre e solo nell'interesse dell'Italia e dei suoi cittadini .
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà. Colleghi, silenzio, per cortesia.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Grazie, Presidente, grazie ai Ministri Nordio e Piantedosi e al Governo intero. Grazie non solo per le chiare parole di oggi, che, per chiunque sia in buona fede, tolgono ogni dubbio sulla correttezza dell'operato del Governo e .
Grazie non solo per aver dato massima dimostrazione di trasparenza e disponibilità in qualsiasi momento a parlare, come si è dimostrato il 23 gennaio, quando il Ministro Piantedosi ha riferito al e come avevano dimostrato i Ministri Nordio e Piantedosi, dando la disponibilità immediata a riferire per il 29 gennaio in Parlamento. Grazie anche per averlo fatto oggi e non il 29 gennaio, perché la scelta della Procura della Repubblica di Roma di notificare l'atto il 28, il giorno prima - ed era noto a tutti che il Governo riferisse in Parlamento e in quest'Aula - non so se è stata causata da una grave disattenzione istituzionale o da altre strategie; so però sicuramente che avrebbe condizionato e sta condizionando in maniera inaccettabile il dialogo fra il Parlamento e il Governo di questa Nazione .
Non è mai successo nella storia della nostra democrazia che fossero contemporaneamente indagati il Presidente del Consiglio, il Ministro degli Interni, il Ministro della Giustizia e l'Autorità delegata ai Servizi per lo svolgimento delle proprie funzioni. E allora, aver atteso questi sette giorni non è un tentativo di fuga ma è un'attenzione verso quest'Aula, di cui ringrazio il Governo, che dimostra una sensibilità istituzionale che altre istituzioni non hanno avuto in questa occasione .
Ma, soprattutto, grazie al Governo per aver difeso la sicurezza nazionale perché di questo si parla . Da cittadino italiano sono contento, dopo la scarcerazione da parte della Corte d'appello - e non del Governo -, avvenuta in seguito agli errori della CPI, come ha detto chiaramente oggi il Ministro Nordio, che Almasri non sia libero in Italia ma sia in Libia. Sono contento di questo e ringrazio il Governo italiano .
Sono contento per la sicurezza nazionale in Italia ...
PRESIDENTE. Colleghi! Portiamo rispetto all'onorevole Donzelli, poi avrete il tempo per intervenire. Prego, onorevole.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Sono contento per la sicurezza degli italiani in Libia, perché ci sarebbero potute essere delle ritorsioni. Sono contento anche che l'Italia abbia e continui ad avere un ruolo strategico nei rapporti con l'Africa. Ebbene, sì. Ho sentito tante falsità in questi giorni. Ho sentito dire che Nordio non avrebbe risposto in tempo o avrebbe perso del tempo utile. Il Ministro oggi è stato impeccabile e quindi non mi consente di aggiungere altro. Faccio soltanto notare che tra la richiesta di arresto della Procura della Corte penale internazionale e il mandato d'arresto della Corte penale (il primo, non il secondo, cioè quello che poi è stato sbianchettato) sono intercorsi 108 giorni.
E allora, vorrei sapere dai signori che vogliono dare lezioni di legge al Ministro Nordio: come poteva il Ministro Nordio, in meno di 38 ore, valutare dei documenti, mentre la Corte penale internazionale ci ha impiegato 108 giorni , facendo poi degli atti di arresto così sballati che hanno consentito la scarcerazione, purtroppo, grave di Almasri.
Io, tra le bugie che ho sentito, ho sentito dire che “l'Italia ha rimandato il torturatore a fermare gli sbarchi” . Allora, faccio presente ai cuori nobili preoccupati delle opposizioni che nella richiesta di arresto della Corte penale internazionale non è mai citata la parola “immigrati” o “migrazione”. Questo, per dimostrare che quest'arresto non c'entra niente con la vicenda dell'immigrazione .
Ma, sempre a chi vuole dare lezioni di moralità sull'accoglienza, voglio far presente che il termine “immigrazione” è ben presente negli atti giudiziari dell'arresto del tesoriere del Partito Democratico in Campania, Nicola Salvati - , confermato nel ruolo di tesoriere del Partito Democratico dai commissari Boccia e Misiani, legatissimi alla Schlein prima nel 2022 e poi nel 2023. E questo arresto è collegato ai falsi permessi di soggiorno per lavoro. Si sente nelle intercettazioni: “Con i migranti facciamo soldi”. E tutto questo è venuto alla luce grazie alle denunce di Giorgia Meloni che ha avuto il coraggio di denunciare esattamente questa vergogna . E mentre Giorgia Meloni lo denunciava, le opposizioni irridevano la denuncia corretta di Giorgia Meloni.
Allora, io dico, Presidente, a chi chiede sempre spiegazioni al Governo Meloni e dice “dovrebbe venire la Meloni” o “date spiegazioni”: perché non provate a dare voi spiegazioni agli italiani, se questa vostra passione per difendere gli sbarchi è causata da umanità di coscienza o dagli incredibili interessi economici che ci sono da parte delle mafie, delle cooperative rosse e, a quanto pare, anche del tesoriere del PD in Campania - ?
Io mi auguro che sia per la coscienza… e allora alla vostra coscienza dico e faccio presente che, da quando c'è il Governo Meloni e si controllano gli sbarchi, sono crollate le morti in mare. Siamo umani. Ecco, grazie al Governo Meloni crollano le morti nel Mediterraneo. Noi siamo umani .
Sempre a chi ha le coscienze, a chi ci vuole spiegare come si tengono i rapporti internazionali, vorrei spiegare che non spetta a noi scegliere chi governa le Nazioni dell'Africa; spetta a noi decidere se dialogare o no con le Nazioni dell'Africa. E voi lo sapete bene da questo punto di vista, perché avete e abbiamo, come Occidente, imparato la lezione delle Primavere arabe, quando volevamo decidere noi chi governava in Africa e i risultati sono stati drammatici.
E noi l'abbiamo imparato bene tutto questo e lo conosciamo bene, ma lo conoscete bene anche voi. Lo conoscete bene anche voi perché non vi siete fatti problemi di coscienza quando avete stabilito la Via della Seta e non vi siete preoccupati dei diritti umani in Cina e non vi siete preoccupati dei diritti umani in Venezuela quando il MoVimento 5 Stelle andava a scodinzolare da Maduro Non vi preoccupavano i diritti umani. Ma lo sanno bene a sinistra e nei 5 Stelle perché non si erano preoccupati nemmeno dei diritti umani in Libia, quando il 2 febbraio del 2017, Gentiloni...
MARCO PELLEGRINI(M5S). …i truffatori del tuo partito!
PRESIDENTE. Onorevole Pellegrini, la richiamo all'ordine.
GIOVANNI DONZELLI(FDI). Non si sono preoccupati dei diritti umani nemmeno in Libia quando il 2 febbraio del 2017 Gentiloni e Minniti firmavano il tra Italia e Libia . E non si sono preoccupati dei diritti umani in Libia nemmeno il 2 febbraio 2020 quando a confermare e a firmare questo c'era Conte, a nome del MoVimento 5 Stelle, sostenuto dal Partito Democratico che governava col MoVimento 5 Stelle . E faccio presente - come oggi ha anche ricordato Nordio nella sua informativa - che Almasri non era un era esattamente quello che è oggi: aveva lo stesso compito di controllare le guardie esattamente nelle stesse carceri. Eppure, firmavate gli accordi con la Libia e non vi preoccupavate certamente di questo .
Allora, vedete, cari colleghi, caro Presidente, la difesa della sicurezza nazionale è una cosa seria, non è materia da propaganda becera, superficiale e sciatta, come abbiamo visto in questi giorni. Per fortuna al Governo c'è Giorgia Meloni. Per fortuna al Governo c'è una maggioranza di centrodestra seria, coerente e chiara che difende la sicurezza nazionale .
Non voglio pensare se ci fossero coloro che oggi si stracciano le vesti, a cui magari piace fare i girotondi coi centri sociali, ad occuparsi della sicurezza nazionale. Ma rassegnatevi, ci siamo noi al Governo e gli italiani sono tranquilli perché sanno che continueremo a governare l'Italia ma più che altro non ci faremo condizionare .
Faremo ciò che abbiamo promesso agli italiani per fermare l'immigrazione clandestina e anche per riformare la giustizia. Messaggio chiaro a tutti: non ci faremo intimorire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Schlein. Ne ha facoltà. Silenzio per cortesia, colleghi.
ELLY SCHLEIN(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questa è una giornata triste per la democrazia. I Ministri Nordio e Piantedosi sono venuti in Aula a coprire le spalle della Presidente del Consiglio. Si sono degnati finalmente, dopo più di due settimane, di riferire in Parlamento ma oggi in quest'Aula doveva esserci Giorgia Meloni . Invece, ancora una volta, manca di rispetto a quest'Aula e manca di rispetto al Paese. Non può pensare di cavarsela con i video e le dirette sui . Non è ai suoi su Instagram che deve spiegare, ma è all'Italia, la cui credibilità internazionale è stata sfregiata dalla vostra deliberata scelta - oggi rivendicata - di liberare e riaccompagnare a casa un torturatore libico .
Su Almasri pende il mandato d'arresto della Corte penale internazionale che lo accusa di avere picchiato, torturato e stuprato anche un bambino di cinque anni e ucciso personalmente detenuti a Mitiga. Ma nonostante questo viene scarcerato e fatto salire su un aereo di Stato con tutti gli onori. Come un eroe è stato accolto in Libia. Una cosa vergognosa .
Doveva esserci Giorgia Meloni qui oggi a chiarire il perché. Ve la ricordate? Diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti in tutto il globo terracqueo e, invece, li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia d'Italia Ci ha abituati alla sua incoerenza, ma qui stiamo parlando della sicurezza nazionale. Si nasconde dietro di voi, Ministri. Vi abbiamo ascoltati e quel che dite è inaccettabile.
Guardi, lei non ha parlato da Ministro in quest'Aula, ha parlato da avvocato difensore di un torturatore . Le domande a cui dovreste rispondere sono molto semplici, Ministri: perché il Ministro Nordio, che era stato informato già dal giorno dell'arresto, non ha risposto alle richieste del procuratore generale, trasmettendo gli atti, che è l'unica cosa che dovevate fare? La vostra inerzia ha causato la scarcerazione. Prima ci dice che è stato liberato perché non ha fatto in tempo a tradurre 40 pagine dall'inglese, poi però ci dice che, in realtà, le aveva lette così bene che ha rinvenuto dei vizi Bene, avete ammesso che è stata una scelta politica, finalmente. Lo dica anche all'onorevole Donzelli.
Secondo, perché, se il problema fosse davvero stato un cavillo procedurale, non avete provveduto a farlo riarrestare il minuto dopo? Perché ha mentito al Paese con una nota che tutti abbiamo ricevuto alle ore 16,04, battuta dall'ANSA, il giorno in cui è stato scarcerato, in cui affermava di avere ricevuto gli atti dalla Corte penale e che li stava valutando, quando già alle ore 11,13 un aereo Falcon 900, autorizzato da Palazzo Chigi, attendeva all'aeroporto di Torino il torturatore per riportarlo a casa ?
Non vi eravate parlati, Ministro? Che cosa doveva valutare, quando l'articolo 4 della legge n. 237 parla chiaro: il Ministro deve trasmettere gli atti, non valutarli, non le dà alcuna valutazione discrezionale sugli atti della Corte . Lei ha accusato noi di non avere letto le carte, ma lei non ha letto la legge, Ministro, e l'ha violata davanti al Paese. Ha citato gli articoli 2, 3, 4, che ho letto - guardi, li ho portati con me -, ma nessuno di questi articoli parla mai di informazione preventiva .
In qualsiasi momento lei poteva trasmettere gli atti ed evitare la scarcerazione, ma non lo ha fatto. Chi le ha chiesto di stare fermo, Ministro? È stato Palazzo Chigi? Lei è venuto qui a dire che, mentre interloquiva con gli altri Ministri, vi siete lasciati scappare un criminale internazionale: ma le sembra serio da parte sua? Le faccio una domanda in più, guardi: perché Meloni, come il Ministro Piantedosi, insiste che il torturatore Almasri sia stato rimpatriato per ragioni di sicurezza? Quindi, ci state forse dicendo che i criminali per sicurezza è meglio liberarli e lasciarli fuori dal carcere ? Spiegatelo all'Italia.
Se Almasri rappresenta una minaccia per la sicurezza in Italia, perché non in Libia, dove lo avete mandato a continuare a torturare? E poi, se erano tanto sbagliate le accuse della Corte penale internazionale, perché lo avete rimpatriato con urgenza? Mettetevi d'accordo. Il Ministro Piantedosi ha appena spiegato che erano tanto valide quelle accuse che bisognava velocemente mandarlo fuori dal Paese Mettetevi d'accordo, non vi siete parlati prima di venire in quest'Aula?
Quindi, il paradosso è che Meloni ha ammesso la pericolosità del soggetto, come indicato dalla Corte, ma, per gli stessi motivi per cui la Corte lo voleva all'Aja per processarlo, ha preferito liberarlo. Ma è evidente che il vostro concetto di repressione, il vostro modello Caivano, securitario e punitivo, vale solo per i poveri cristi Quando, la settimana scorsa, voi vi siete sottratti all'informativa in quest'Aula, ce n'è stata un'altra, quella delle vittime delle torture di Almasri, che chiedono giustizia; giustizia che voi avete scelto di negare loro. Dicono che ancora lo sognano la notte, che ricordano ancora le botte.
Dicono che non capiscono come fa chi si professa donna, madre e cristiana a liberare un torturatore di bambini . È una domanda piuttosto semplice. Oggi vi nascondete dietro i cavilli e il giuridichese e non precisate le ragioni di sicurezza nazionale, ma qui non si tratta di un difetto formale, si tratta di una scelta politica. Ce lo avete chiarito, avete chiarito che avevamo ragione. Allora assumetevi per una volta di fronte al Paese una responsabilità.
La verità è che vi vergognate di quello che fate, e per questo mentite, come i tagli sulla sanità che diventano il più grande investimento della storia ; come le pensioni, che dovevate portare a mille euro e avete aumentato del costo di un caffè. Qui, insisto, doveva esserci Giorgia Meloni, non smettiamo di ricordarvelo. Invece, con il solito vittimismo, vi siete limitati, a partire da Giorgia Meloni, e oggi lei, Ministro, in Aula, ad attaccare i magistrati. Questo attacco frontale alla magistratura per una comunicazione prescritta dalla legge è fumo negli occhi per coprire il merito della vostra scelta politica. Non compete a me, né a noi, entrare negli aspetti strettamente giudiziari di questa vicenda, ma è sulle responsabilità politiche che noi vi chiediamo conto.
Vi siete spinti ad attaccare la Corte penale internazionale, quando ci sono voluti decenni per avere una giustizia penale internazionale. Guardate, la Corte è nata proprio qui a Roma per essere la risposta alla domanda di giustizia che si contrappone alla cultura dell'impunità. La vostra arroganza non ha limite, tanto che, mentre noi discutiamo di un criminale impunito che avete graziato, proponete leggi per trasformare anche la vostra immunità in impunità
La differenza tra noi e voi - e mi rivolgo, per il suo tramite, all'onorevole Donzelli - è che noi ieri abbiamo immediatamente rimosso e sospeso quel tesoriere , mentre voi avete una Ministra che è indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato, rinviata a giudizio, e Giorgia Meloni non riesce a farla dimettere .
Meloni ha mandato i suoi amici Ministri in Aula. È un atteggiamento da “Presidente del coniglio”, più che da Presidente del Consiglio. Scappa, scappa dalle sue responsabilità Ma la domanda è semplice: ha dato lei l'ordine di riaccompagnare a casa il torturatore libico? Presidente Meloni, delle due l'una: o lei ha guidato questa filiera di comando e se ne assume la responsabilità oppure non ha più il controllo, e, dunque, ne tragga le conseguenze. Doveva esserci lei oggi qui, perché quello che hanno detto i suoi Ministri non è una risposta.
Chi ha deciso di riportarlo con volo di Stato in Libia e perché non ce lo dice? Che cosa nasconde colei che ogni due per tre grida al complotto dei poteri forti e di non essere ricattabile? La verità è molto più semplice di così, Ministri, basta dirla. La verità è che avevate paura che smettessero di fare il vostro lavoro sporco in Libia e che, facendo ripartire i barconi, sarebbe emerso tutto il fallimento dei vostri inumani centri in Albania e della balla dell'effetto deterrente.
E così in quei centri, anche la settimana scorsa - lo hanno visto i nostri parlamentari - avete deportato i torturati di Almasri, mentre riportavate lui a torturare. Che Paese vogliamo essere, colleghi? Dalla parte dei torturati o dalla parte dei torturatori? Noi vi tormenteremo democraticamente finché non risponderete, e mi rivolgo alla Presidente Meloni “Meloni dove sei?”“Meloni la patriota in fuga”.
PRESIDENTE. Colleghi, rimuovete i cartelli, per cortesia, grazie. Invito gli assistenti a intervenire .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà. Cortesemente, silenzio.
DAVIDE BELLOMO(LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli Ministri e colleghi tutti, qua mi sembra che abbiamo assistito poc'anzi alla saga del pregiudizio e - consentitemi - anche alla saga dell'ignoranza crassa rispetto alle norme che governano il nostro Paese e, perché non si può fare una questione di merito legislativo se non si analizzano le norme in maniera compiuta.
E qui siamo di fronte a chi è stato magistrato per 40 anni, a un prefetto della Repubblica che oggi governa tutti i prefetti, che hanno come unica base del proprio lavoro il rispetto delle regole e delle norme. Questo prescinde dal merito delle accuse, perché credo che non ci sia nessuno in quest'Aula che non può rimanere inorridito di fronte al merito delle vicende che riportano il soggetto libico come accusato di gravi reati, e dico accusato di gravi reati.
Dico questo perché, dalla relazione del Ministro della Giustizia, noi apprendiamo, in maniera evidente, che, dal punto di vista normativo, sono state commesse cose completamente sbagliate. Perché il rispetto assoluto della norma, che la è n. 237 del 2012… E quando dico “pregiudizio” è perché chi mi ha preceduto ha letto un intervento senza neanche ascoltare ciò che il Ministro ha detto con compiutezza rispetto alle norme che il Ministro doveva e deve rispettare .
La norma prevista dalla legge n. 237 del 2012 è una cosa diversa rispetto all'arresto, che avviene attraverso un mandato di cattura internazionale, perché il mandato di cattura internazionale prevede la possibilità, da parte degli organi di Polizia giudiziaria, di arrestare e, quindi, di chiedere la convalida dell'arresto al giudice, attraverso il procuratore generale. La legge n. 237 del 2012 prevede che il Ministro della Giustizia veda e legga gli atti - quindi non una trasmissione pura e semplice -, e che li trasmetta al procuratore generale della corte di appello, il quale, analizzando gli atti, richiede o meno l'arresto, e il giudice, analizzando gli atti, provvede, eventualmente, all'arresto. Quindi, il Ministro della Giustizia non è un passacarte. La collega che mi ha preceduto dovrebbe vedersi tutte le sentenze della Corte penale internazionale , tutta la norma che prevede la cooperazione tra lo Stato italiano e il mandato di cattura europeo! Perché questo è quello che deve fare il Ministro della Giustizia. Sarei stato il primo suo accusatore nel momento in cui avesse arrestato il più grave dei criminali, il peggiore dei criminali, non rispettando la norma.
La forza di uno Stato non risiede nella sua capacità di agire solo perché riteniamo che la giustizia sia arrestare una persona che riteniamo apoditticamente colpevole, ma nel rispetto delle regole. E la rigidità nel rispetto delle regole si fa poco alla volta, perché uno Stato di diritto si mantiene così. E qui si tratta di due persone del calibro del Ministro della Giustizia e - chiedo scusa, Ministro - del prefetto Piantedosi, che è lì per fare in modo che le norme, anche quando non ci piacciono, siano rispettate. E, quindi, cosa è accaduto nel rispetto di quelle norme, che il Ministro della Giustizia ha letto, come voi dite, in maniera ilare, in inglese? Le ha lette. Si è accorto. E non è che se ne è accorto solo il Ministro della Giustizia, perché se, quattro giorni dopo, lo stesso organo che ha emanato il provvedimento di arresto sente il dovere e la necessità di correggere la data (è stato commesso il 20 aprile, piuttosto che il 21 aprile), perché, se sono accusato di molteplici reati commessi dal 2011 al 2015 - quindi in 4 anni -, mi devo difendere da quelle accuse. E invece se ciò si riscontra, non da parte del sottoscritto, né del Ministro della Giustizia, ma, ripeto, dalla Corte penale, al cui interno addirittura si è sentita la necessità, da parte di uno dei suoi componenti, di mettere per iscritto l'anomalia di quel provvedimento, è evidente che qui non stiamo parlando di un una lesione di poco conto.
E quindi, nel momento in cui si è studiato, di domenica e in inglese … Li ha studiati, sì, nella lingua inglese, e non ha accampato alcuna scusa in ordine al fatto …
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
DAVIDE BELLOMO(LEGA). Dico esattamente l'opposto di quello di cui voi accusate il Ministro. Il Ministro non ha mai accampato la scusa che il provvedimento fosse in inglese e non l'ha letto. Ha detto esattamente il contrario .
E, quindi, che cosa avrebbe dovuto fare, secondo legge, il Ministro? Avrebbe dovuto riprendere l'atto, ritrasmetterlo alla Corte penale per rivedere le anomalie, la Corte penale avrebbe dovuto rivedere, come ha fatto in maniera autonoma, le anomalie, rimettere il mandato di arresto, nuovamente ritrasmetterlo al Ministro di Giustizia, il quale, eventualmente, dopo averlo letto, avrebbe trasmesso tutto l'incartamento al procuratore generale. E nessuno ha detto che la scarcerazione è avvenuta su richiesta del procuratore generale, che sicuramente non è né amico dell'onorevole Bellomo, né del Ministro della Giustizia. E la scarcerazione è avvenuta in conformità con la richiesta del procuratore generale, proprio per violazione di tutte quelle regole che governano la legge che governa tutta la materia, e quindi è stato scarcerato.
E il provvedimento - che nessuno ha letto - prevede esplicitamente che debba essere espulso dallo Stato italiano con immediatezza ! E, quindi, il Ministro dell'Interno, nel rispetto assoluto della norma, ha fatto in modo che il libico fosse accompagnato al di fuori dello Stato, come accade per ogni provvedimento dove vi è un'imposizione di tale genere. Questo è quello che è accaduto, null'altro. E, quindi, ringrazio che vi siano persone, come i Ministri che ci hanno parlato poco fa, i quali antepongono il rispetto della norma al proprio partito, al proprio pensare, anche, sì, nel rilasciare una persona che, se ha commesso quei delitti, sono il primo a rimanerne sgomento.
Ma io non posso arrestare qualcuno solo perché lo ritengo colpevole di gravi delitti, perché le norme in uno Stato di diritto servono proprio a questo, servono a garantire il rispetto delle regole, perché, altrimenti, se non garantiamo il rispetto delle regole per gli ultimi, non è uno Stato di diritto. E questo è quello che noi dobbiamo fare. Ed ognuno di noi, se avesse rispettato la norma e le leggi, sarebbe stato costretto - vogliamo usare la parola costretto? - ad adempiere al proprio mandato.
Per questo ringraziamo sia della vostra informativa, sia di esservi comportati come rispettosi dello Stato e delle leggi che lo governano. E il mio partito non può far altro che rivolgervi un invito a continuare così .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONTE(M5S). Presidente, oggi c'è una grande assenza del Presidente Meloni: scappa dal Parlamento e scappa davanti agli italiani. È un atto di grande viltà istituzionale. E io mi rivolgo direttamente a lei, Presidente Meloni: lo so che ci sta guardando, nascosta semmai dietro a un computer . Ha parlato per tre volte di questa vicenda, fornendo versioni diverse. Adesso non parli più, perché, se non è venuta qui e non vuole parlare qui, non si permetta per vigliaccheria di parlare davanti a qualche scendiletto - ! Non tocchi più la questione e parli solo al Tribunale dei ministri!
Per quanto riguarda i Ministri qui presenti, dico solo una cosa: non siamo sorpresi che qui scappano tutti. Meloni scappa dal Parlamento e voi lasciate scappare anche i criminali. Avete scritto anche una riforma. Adesso avvertite i criminali prima di arrestarli. Qualche settimana fa, un grande spacciatore, con la sua riforma, Nordio, è scappato. Va bene? Così voi contrastate il pericolo di fuga. Ormai siamo diventati un porto franco, un Paese dei balocchi dei criminali .
E per quanto riguarda questo passaggio di oggi, Ministro Nordio, lei è stato scandaloso . Con la sua difesa, oggi, lei non è stato il difensore di Almasri, lei è stato il giudice assolutore: peggio ! Se il suo intervento fosse proiettato e discusso in un'aula di giurisprudenza, lei si dovrebbe vergognare ! È scandaloso!
È scandaloso che, di fronte a tutte le giustificazioni menzognere e contraddittorie che sono state date sin qui, lei ne abbia aggiunta qualcuna ancora più ridicola. Perché, sino ad ora, vi siete fermati a dire che era colpa dei giudici, vi siete fermati a dire che era colpa di un complotto internazionale della Corte dell'Aja, ci avete messo di mezzo anche gli 007 tedeschi. La Meloni nel video ha detto che lei non era informato! Poi ancora, che era tutto in inglese. Oggi ha aggiunto che ci sono anche degli allegati arabi. Poi ha detto che era troppo corposo. Adesso, invece, che cosa ha fatto? È entrato nel merito di un provvedimento, ma non solo del provvedimento che aveva ricevuto il mandato di arresto. Oggi è entrato nel merito di un provvedimento che non conosceva, quello successivo, quello integrativo , che è intervenuto a corroborare non le ragioni della liberazione - vergogna! -, ma le ragioni del mandato di arresto!
E la legge italiana: lei addirittura oggi ha detto che si applica qui il codice di procedura penale italiano, il codice penale sulla vicenda e sui delitti di Almasri. Guardi che è compito della Corte penale internazionale; è stata istituita qui a Roma con lo Statuto. Lei doveva, ai sensi della legge n. 237, dare seguito al provvedimento dell'Aja . Vergogna, vergogna, vergogna !
Ma voi pensate davvero che gli italiani siano tutti idioti? Ministro Nordio, lei viene qui, 3-4 lingue, recupera anche le lingue straniere e poi, con tutte queste espressioni leguleie, lei pensa che gli italiani non capiscano nulla? Gli italiani hanno capito bene , qui dietro c'è una sostanza politica, c'è la sostanza politica della vostra irresponsabilità politica, c'è la vostra sostanza politica della riprovevolezza morale di quello che avete fatto, c'è l'insipienza giuridica. E oggi - attenzione - c'è un passaggio importante, lei ha detto: “ma non ho preso solo io la decisione, mi sono consultato”; quindi oggi lei ha chiamato in gioco Meloni, la Presidente Meloni , ne parlerete al Tribunale dei ministri.
Per quanto riguarda la sostanza politica che rimane sul tavolo, è una pagina vergognosa per l'Italia, questa non verrà cancellata, è una vergogna nazionale e internazionale; e attenzione - attenzione - è ben chiaro a tutti gli italiani che dietro c'è il fallimento delle politiche migratorie perché tutto questo nasce dal fatto che questo Governo si trova lì, voi siete seduti lì perché avete fatto una campagna elettorale dicendo che avevate la soluzione del blocco navale. Quando si è insediata Meloni, dal giorno dopo, non ci ha neppure provato a realizzare il blocco navale. È stata una presa in giro in campagna elettorale, sapeva che era irrealizzabile .
Dopodiché c'è stata la vicenda Cutro e lì è stata una pagina vergognosa non solo perché è una tragedia vergognosa in sé, ma perché avete organizzato un Consiglio straordinario: la Presidente Meloni si è presentata a Cutro del tutto disinformata e ha fatto una sceneggiata vergognosa , dicendo che avrebbe combattuto le mafie di mare lungo tutto l'urbe terraqueo “orbe!” … Grazie per la correzione, vedo che siete attenti quando dice fesserie la vostra Presidente .
E poi, ancora, avete organizzato uno fallimentare investendo un miliardo di euro, trecento agenti che, anziché stare sulle nostre strade, adesso guardano il vuoto dei centri di detenzione, perché quella fuga in avanti vi serviva; anche qui propaganda, non vi siete neppure studiato il diritto europeo. E ancora, il Piano Mattei, ne vogliamo parlare? Vuoto di idee e di contenuti, un completo fallimento e, ancora, avete subito la riforma del piano per l'emigrazione e l'asilo, che penalizza ancor di più l'Italia, perché, quando andate a Bruxelles e a Washington, vi inchinate, vi genuflettete ; e avete subito anche una riforma che, di fatto, lascia l'Italia come Paese di primo approdo senza nessuna reale solidarietà .
Voi siete forti quando parlate in TV, battete i pugni come la Presidente Meloni, ma non riuscite a ottenere nulla. Massima insipienza politica ! E allora ci ritroviamo - e concludo, perché le questioni sono molto chiare - dal blocco navale al blocco morale, al blocco politico, al blocco giuridico. Siete bloccati in tutto, solo una via d'uscita avete: distrarre gli italiani dalla realtà, dalla realtà dei 22 mesi di crollo della produzione industriale, dalla realtà dei 10 miliardi del caro energia per gli imprenditori, dalla realtà di 100 euro tolti addirittura a chi guadagna 700 euro al mese, dalla realtà di 5.700.000 poveri assoluti , dalla realtà di un PIL che con voi non cresce, nonostante i soldi che vi abbiamo portato.
E cosa fare di meglio che non prendersela coi giudici? Ma io dico, Ministro Nordio, lei ha voluto far vedere che addirittura ha voluto sottolineare, quasi scandalizzato, che il procuratore Lo Voi ( ha sottolineato “persona indagata”; lo ha mandato anche a me, anche a me ha sottolineato “persona indagata”, è una semplice comunicazione. Io non ho fatto video, non sono andato in giro a prendermela e non ho mai fatto la guerra ai magistrati . Mi ha mai sentito dire una parola contro i magistrati? Allora le chiedo una cosa: lei ormai vive una dissociazione, lei per anni ha fatto il Procuratore della Repubblica: se avesse firmato lei questo, che è un atto dovuto, l'avesse trasmesso al Presidente del Consiglio in carica e il Presidente del Consiglio avesse fatto un video, in cui diceva che lei è un magistrato fallimentare, fallito, che addirittura ha gettato disdoro sull'immagine dell'Italia a livello internazionale, come si sarebbe sentito? Ma non si vergogna ? Ma non si vergogna? Cos'è, ha cancellato il suo passato?
Adesso che è passato di qui, che cosa le hanno fatto i magistrati? Si scatena contro i magistrati a testa bassa in questo modo?
Allora concludo, vorrei esser chiaro: noi siamo diversi da voi, perché noi la legge la rispettiamo e riteniamo che sia uguale per tutti. Non ci sentiamo al di sopra della legge, vi contrasteremo in ogni modo e sappiate - vi meraviglierà - non vi auguriamo la condanna giudiziaria, noi non auguriamo una condanna giudiziaria a nessuno, però vogliamo che andiate davanti al Tribunale dei ministri, con rispetto della legge, non rivendicando impunità, privilegi, tracotanza . Andateci, fatevi assolvere e saremo i primi contenti. La condanna politica, quella morale, gli italiani l'hanno già data .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mule'. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE'(FI-PPE). Grazie, Presidente…
PRESIDENTE. Colleghi, silenzio, grazie.
GIORGIO MULE'(FI-PPE). Signor Presidente, signori Ministri, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, con l'informativa di oggi il Governo ha assolto pienamente al compito di fornire al Parlamento, come ha fatto fin dal primo momento, tutti gli elementi necessari per chiarire i fatti accaduti intorno al caso Almasri. Sono state dette parole chiare, anzi chiarissime, per le orecchie che hanno voluto ascoltare, in nome del principio di trasparenza e di verità. Il Governo, per quanto ci riguarda, esce da questa vicenda con la ferma consapevolezza di aver fatto il proprio dovere rispettando le regole.
Non un'assoluzione, perché non c'è e non ci può essere, nonostante le impertinenze di un frettoloso procuratore della Repubblica, un addebito, una qualsivoglia imputazione. La puntuale ricostruzione fornita dal Ministro della Giustizia, anche sul mandato di cattura geneticamente modificato, insieme a quella, altrettanto chiara, precisa, genuina del Ministro dell'Interno, ci hanno dato conferma che è stato fatto ciò che andava fatto nel merito e nel metodo.
Questa è un'Aula dove non si celebrano processi, ripeto, questa è l'Aula in cui la sovranità della Nazione trova il suo fondamento nell'attività di chi la rappresenta e nelle decisioni che il Governo e i suoi rappresentanti si assumono nel nome dei principi scolpiti nella Carta costituzionale. Il diritto a vivere in serenità, prima di tutto, che è diritto alla vita, a una convivenza pacifica. Questa non è l'aula di un tribunale, quel banco dove siedono i Ministri non è il banco degli imputati e da questa parte non ci sono dei giudici.
Allora, in coscienza, la domanda da porsi davanti ai fatti di cui oggi ci occupiamo è semplice: la scelta del Governo, quella del Ministro Piantedosi, quella del Ministro della Giustizia, soprattutto quella del Ministro dell'Interno di espellere quel criminale di fronte al quale ognuno di noi prova ribrezzo, con le sue azioni che marcano la differenza tra la civiltà e la barbarie, ecco, quel criminale ha fatto bene il Ministro dell'Interno a rispedirlo di gran carriera nel Paese di origine?
Vedete, colleghi, la domanda semplice e banale, nella sua formulazione, è ancora una: che cosa sarebbe successo, cosa sarebbe potuto accadere, a quali rischi sarebbero stati esposti i cittadini italiani se il generale Almasri non fosse stato espulso? C'era un'ipotesi alquanto fondata che l'atto pasticciato, sbagliato, tardivo, certamente così come la procedura seguita dalla Corte, ove fosse stato dato seguito, avrebbe potuto scatenare eventi nefasti per la nostra sicurezza.
È tutto qui il senso della decisione assunta dal Governo. La domanda è, ancora una volta, in una locuzione inglese, visto che va tanto di moda, lo parlate bene: “”; cioè qual era lo scenario a cui andavano incontro l'Italia e gli italiani nel caso del trattenimento di Almasri? Che cosa sarebbe potuto accadere l'indomani?
La verità è che i dati in nostro possesso - e mi riferisco a evidenze del presente e del passato legati alla solare situazione in Libia - consentivano di elaborare scenari, insieme drammatici e terribili, su quanto sarebbe potuto accadere.
Non era necessario scomodare l'intelligenza artificiale, affidarsi a un sistema di elaborazione complessa e predittiva per avere indietro una gamma di strade possibili, perché è stato sufficiente considerare la realtà. La Libia - ce lo raccontano proprio quel mandato d'arresto e la cronaca di ogni giorno - è un Paese dove non gruppi criminali sfuggiti al controllo dell'autorità ma un sistema che si è fatto, esso stesso, autorità è portatore di quei disvalori di fronte ai quali ognuno di noi esprime convinta ripugnanza.
È il principio di realtà, colleghi, quello che obbliga un Governo a poter sopportare - a dover sopportare - di sacrificare sull'altare del più alto valore, che è quello della vita e della protezione dei suoi cittadini e dei suoi interessi, qualsiasi altra cosa: . La verità, se in quest'Aula ci si spogliasse dalla camicia di forza che imprigiona alcuni per obbedire alla logica di schieramento, è che all'arresto di Almasri avrebbe corrisposto la condanna, anche a pene sconosciute alla civiltà giuridica italiana, di chissà quanti dei 1.500 italiani presenti oggi in Libia o anche la ritorsione con atti violenti nel nostro territorio. Il Governo, che subisce la procedura di un arresto irrituale e che deve prendere, suo malgrado, atto della scarcerazione disposta non dal Governo stesso ma da tre giudici su richiesta di un altro giudice, doveva espellere Almasri immediatamente, così come ha fatto.
La Libia, non da ora, è un cimitero dei diritti e delle garanzie e questo lo sappiamo e lo sapete. È il Paese dove si tortura, dove si è ucciso ricorrendo alla decapitazione e alla crocifissione. È quel Paese che, quando neanche dieci anni fa imperava e imperversava lo Stato islamico con i boia incappucciati di nero che brandivano i loro coltellacci, mostrava al mondo l'orrore di prigionieri messi in fila sul bagnasciuga, proprio davanti alle coste della civiltà europea, e li uccideva solo perché cristiani. Succedeva quando un Governo guidato dal Partito Democratico nel 2017 volle, fortissimamente volle, firmare il primo d'intesa con la Libia e continua a succedere ancora, sì. Dal 2018 al 2021 accettaste di imbarcare, senza pagare dazio alla coscienza, il bagaglio di orrori sui centri di detenzione trasformati in , sulle violenze, sugli abusi, sugli stupri, sulle munizioni consumate in quelle terre . Governavate voi; voi, presidente Conte e rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, che avete messo la firma sulla proroga di quei , mentre l'ONU, le associazioni non governative e la flebile voce di chi riusciva a sopravvivere a quelle sevizie, di cui già il generale Almasri era protagonista, vi raccontavano ciò che era la Libia. La storia si è occupata alla svelta di voi e vi ha riconosciuto un capolavoro di inettitudine e di dilettantismo, improvvisazione e totale mancanza di strategia. Lo straordinario risultato fu quello di ridurre a zero elevato all'impotenza il peso di Roma a Tripoli e a Bengasi.
Oggi che vestite i panni dell'opposizione, fortunatamente, venite a moraleggiare in quest'Aula e in televisione, puntate il dito contro il Governo senza rendervi conto di voler mettere al muro la sicurezza e la serenità degli italiani. Parlate di bugie, parlate di menzogne, sventolate le vostre falsità affermando che il Governo, che ha dichiarato lotta senza quartiere ai trafficanti di uomini, è lo stesso che protegge un torturatore e arresta i poveri cristi. Signor Presidente, per suo tramite all'onorevole Schlein: ma con quale coraggio, con quale dignità politica affermate questo? I poveri cristi sono gli immigrati minacciati, ricattati, quelli che pagano gli scafisti e che l'Italia salva in mare . I poveri cristi sono gli extracomunitari taglieggiati dai colletti bianchi o dai colletti rossi per avere permessi di soggiorno, quei 2.000 poveri cristi che, pur di arrivare in Campania, pagavano i componenti di un'associazione per delinquere che, secondo i magistrati, erano dei fuoriclasse di un sistema basato sull'immigrazione clandestina e lo sfruttamento di disperati, ai quali venivano estorti 6.000-7.000 euro ognuno, intascando milioni di euro. Eccoli i veri poveri cristi!
Voi, oggi, sposate la linea di un procuratore della Repubblica che, alla maniera di Ponzio Pilato, rinuncia ad esercitare il dovere del discernimento, l'obbligo della valutazione in favore di una scelta dissennata e, come lui, fate accomodare su quell'aereo, accanto ad Almasri, come favoreggiatori, la Presidente del Consiglio, i Ministri della Giustizia e dell'Interno, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. No, colleghi, su quell'aereo viaggia la vostra ipocrisia, con il bagaglio di doppiezza, ambiguità, falsità, fariseismo che state dimostrando in questi giorni, dimenticando ciò che siete stati e ciò che avete fatto. Siete dei rinnegati. Il vostro posto è nella sesta bolgia al cerchio ottavo, tra gli ipocriti, condannati a camminare vestiti di un saio dorato ma fatto di piombo e calpestando altri dannati. Adesso continuate pure a fare i vostri interessi di bottega e di partito, a inseguire il miraggio di un consenso che viene negato dall'evidenza perché poggia sulla mistificazione. Fate pure e state sereni: alla vostra sicurezza ci pensiamo noi. Grazie, Ministro Nordio, grazie, Ministro Piantedosi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. La prima considerazione che faccio, a nome del mio gruppo di Noi Moderati, è molto semplice. La del Partito Democratico, l'onorevole Elly Schlein, ha definito il dibattito e l'informativa che l'opposizione ha chiesto in questo Parlamento: ridicoli. “Si è sfiorato il senso del ridicolo, è stata una giornata triste - queste sono le parole testuali del segretario del Partito Democratico - per le istituzioni e il Parlamento”. Noi condividiamo questa affermazione, la condividiamo fino in fondo, perché chi ha avuto la pazienza, in quest'Aula, di seguire il dibattito, l'informativa, gli interventi della maggioranza e dell'opposizione e ancora chi ha avuto la pazienza di seguire il dibattito a casa, in tutti gli interventi ha notato una differenza essenziale e fondamentale tra una concezione della politica legittima che appartiene a Noi Moderati e al Governo di centrodestra, che è quella della politica, della politica estera, della politica di sicurezza, della politica che si sviluppa nel dialogo internazionale come responsabilità nei confronti di uno Stato ma, ancora di più, come responsabilità nei confronti di un popolo che siamo stati chiamati a rappresentare.
Invece, mi dispiace per chi, ancora una volta, ha perso l'occasione - e penso, appunto, agli interventi che ho citato prima - di far capire che si può essere all'opposizione, anche dura, ma comunque con una proposta alternativa. E invece, quello che in questo dibattito pubblico è emerso è solo l'intenzione di opporsi a qualsiasi costo e questa - come mi insegnava un rettore, il mio rettore dell'università, Giuseppe Lazzati - è l'idea di una politica che ha bisogno sempre di un nemico davanti per porsi. Porsi per opporsi: se manca un'identità e se manca una proposta politica è evidente che l'unico problema è cercare un nemico ed è inutile anche ascoltare le informative che vengono proposte, perché è indifferente quello che qui viene detto; serve solo opporsi per opporsi .
Allora, ho cambiato il nostro intervento e vorrei dimostrare a chi ci ascolta, in quest'Aula e a casa, cosa vuol dire l'interesse nazionale, la difesa e la responsabilità, e cosa vuol dire opporsi per opporsi. Sono molto semplici le cose e molto chiare ormai per il dibattito che abbiamo ascoltato. La prima è che il Governo è scappato; il Governo non è voluto venire in quest'Aula a riferire; la Presidente del Consiglio è scappata. Onorevole Conte, lei ha definito la Presidente del Consiglio come una persona che si è andata a inchinare dinanzi a Donald Trump. Siccome io ho un poco di esperienza parlamentare - lo dico per chi non mi conosce - mi ricordo che un certo Donald Trump - purtroppo, ho una buona memoria - definiva il mio amico “Giuseppi” quando un certo Presidente del Consiglio Conte andava a Washington . Qui almeno non abbiamo usato neanche l'aggettivo “Giuseppi”. Il paradosso è che lei non ha neanche il senso del ridicolo. Entriamo nel merito dell'opposizione, diciamo cosa non va o cosa non si fa, ma smettiamola di dire queste cose: il Governo è scappato. Il Governo era pronto a riferire senza alcun problema - ed è un dato oggettivo - la settimana scorsa.
Che cosa è accaduto per cui il Governo è scappato? Che il Governo non voleva venire a riferire? Tra l'altro, l'opposizione non aveva chiesto - lo dico a chi è a casa - il Presidente del Consiglio, la settimana scorsa, ma aveva chiesto il Ministro dell'Interno, giustamente, e poi aveva chiesto il Ministro della Giustizia . Perché improvvisamente si chiede il Presidente del Consiglio? Non serve per un'informativa. Stiamo parlando di un'informativa, cioè mi devi spiegare che cosa è accaduto. Chi meglio di chi è competente, Ministro dell'Interno o Ministro della Giustizia, può dare questa informativa? Se ti interessa l'informativa. Se ti interessa altro, porsi per opporsi, perché non hai un'identità e non sai che cosa dire, ovviamente alzi i toni e cerchi sempre il nemico da abbattere .
E cosa è accaduto? È accaduta una cosa su cui Noi Moderati ci saremmo aspettati la solidarietà di tutto il Parlamento e di tutta l'istituzione. Ma è mai pensabile che il giorno prima di un'informativa su quell'esposto che ha presentato un certo avvocato con allegati solo ritagli di giornale - solo ritagli di giornale!- … il giorno dopo ci sarebbe stata l'informativa in Parlamento dei Ministri, oggetto e soggetto dell'esposto, che forse anche al procuratore avrebbero chiarito se c'erano gli elementi per procedere oppure no. Atto voluto o atto dovuto: non prendiamoci in giro con le foglie di fico, è evidente che il Governo non è scappato, ma non ha potuto rivolgere l'informativa, che magari avrebbe risposto anche ai dubbi del procuratore, solo perché è intervenuto, che cosa? Non è un avviso di garanzia, ma è un'informazione di garanzia. Porsi per opporsi: la sostanza è che un procuratore ha deciso di indagare, non un Ministro, non due Ministri, non un Sottosegretario: l'intero Governo e la Presidenza del Consiglio ).
Che cosa vuol dire questo? Ma dobbiamo essere all'opposizione o in maggioranza per dire che fa del male questa cosa alla magistratura, alle istituzioni e a noi che vogliamo onorare la politica?
Seconda osservazione: il Governo ha liberato Almasri, detta dal presidente Conte e dalla segretaria Schlein. Lo dico come suggerimento e lo dico con chiarezza: non è che ripetendo una falsità, questa falsità - ve lo suggerisco - diventa una verità. Al massimo può diventare un luogo comune, al massimo può diventare un'opinione che si genera, ma la falsità rimane una falsità, perché anche uno studente di giurisprudenza sa la differenza tra chi deve fare un provvedimento di espulsione e chi deve fare un provvedimento di arresto o deciderne la liberazione. Nel secondo caso, non lo fa il Governo, che libera, lo fa il tribunale e la corte d'appello ha liberato questo signore !
Che cosa poteva fare il Governo nella figura del suo Ministro dell'Interno? Se sto dicendo banalità, chi mi ascolta, ovviamente, si saprà fare un giudizio. Poteva fare solo un provvedimento di espulsione, se si riteneva che quel soggetto fosse pericoloso per l'interesse nazionale, per l'ordine pubblico, per la sicurezza.
Seconda falsità. Ecco, come sempre, quando non si sa che fare, si usa la moralità. Si sono usati i voli di Stato: accusa di peculato. Lo posso capire per chi vuole fare opposizione politica senza entrare nel merito, non lo posso capire per chi poteva vedere le carte, come un procuratore, per capire che almeno l'accusa di peculato era una fandonia di dimensioni stratosferiche.
La segretaria Schlein dice: scarcerato ed espulso con tutti gli onori e con aerei di Stato. Collega, lei sa che dal 2015 ad oggi ci sono stati 826 espulsioni per ragioni di sicurezza nazionale , 366 volte con il centrosinistra al Governo, 311 volte con i due Governi Conte, 59 con il Governo Draghi. Domanda fondamentale: come sono stati mandati via questi signori? Con un aereo dell'ITA, con un biglietto pagato, o sono stati mandati via con aerei della Guardia di finanzia dello Stato, aerei operativi ? Tutti sono stati mandati via, per il 90,99 per cento, con aerei cosiddetti operativi. Nel 2025, prima di questo signore, che è stato espulso - lo dico perché basta informarsi -, sono state espulse altre 9 persone indesiderate - mi corregga, Ministro dell'Interno - in questo Paese. Come li abbiamo mandati via? È stato un onore, che è stato dato a questo signore, di aver preso un aereo della Guardia di finanza oppure questo signore è stato trattato come tutti gli altri 9? Esattamente come tutti gli altri 9, esattamente come faceva un Ministro dell'Interno di sinistra, un Ministro dell'Interno di destra, un Ministro dell'Interno del centro, un Ministro dell'Interno tecnico.
Ultima osservazione, e vado verso la conclusione, perché questa è la giornata triste. Abbiamo ascoltato considerazioni importanti, abbiamo ascoltato un'informativa che ci può piacere o non piacere, che possiamo condividere o non condividere politicamente, ma era fondamentale perché ci ha chiarito alcune cose. Ci è stato detto perché si è agito in un certo modo e perché si è agito in un altro; è stata riaffermata con forza la ragione della politica, del Governo, del Parlamento, delle opposizioni e della maggioranza. Questo è quello che abbiamo visto, questo è quello a cui abbiamo assistito, ma ci sono delle cose, delle tematiche su cui moderazione e responsabilità, moderazione e ascolto sono necessari prima di esprimere un giudizio, non perché non si vuole intervenire nel dibattito, non perché non si vuole fare con forza l'opposizione a questa maggioranza, ma perché, per fare opposizione a questa maggioranza, occorre osservare la realtà e capirla, comprendere quello che sta accadendo.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lupi.
MAURIZIO LUPI(NM(N-C-U-I)M-CP). Sulla politica estera, sui temi di sicurezza nazionale - e vedo qui anche il presidente del Copasir -, su questi temi, occorre ascolto, occorre responsabilità, occorre moderazione. Non dividiamoci e non facciamo polemiche. Purtroppo, ancora una volta - è questa la giornata triste - l'opposizione ha scelto quella che, per l'opposizione, sembra la strada più semplice, quella del porsi per opporsi, ma la storia politica di questo Paese, Presidente, ha sempre insegnato che questa strada non porta da nessuna parte e fa solo male alla democrazia e alle istituzioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signori Ministri, colleghi, mi consenta di iniziare con un tema che avrei avuto piacere venisse affrontato anche dal Governo e che non è stato proprio toccato. Devo dire che anche nel dibattito è restato assolutamente marginale. Quello che accade nei campi libici è inaccettabile agli occhi di qualsiasi cittadino italiano Non ce lo dice la Corte penale internazionale, ce lo dicono osservatori autorevoli, che vedono e raccontano di torture, ricatti e detenzioni abusive e che meritano, così come vengono descritte, che noi non restiamo indifferenti come Paese.
Questo non lo scopriamo oggi e non accade solo in Libia. Sappiamo che il traffico di esseri umani è la seconda più lucrosa attività della criminalità organizzata nel mondo. Quando, il 1° febbraio 2017, il Governo italiano, che era presieduto dal Presidente Gentiloni, firmò per l'utilissimo e prezioso lavoro dell'allora Ministro Minniti il tra l'Italia e la Libia, c'era una situazione ingestibile di morti nel Mediterraneo e di flussi di immigrati sulle nostre coste. Nel 2016 arrivavano 181.000 persone, nel 2018, a effetto di quel Protocollo, ne sono arrivate 23.000. Per capirci, oggi sono 65.000.
Quel Protocollo prevedeva una serie di cose, una serie di collaborazioni forti tra l'Italia e la Libia, alcune si sono concretizzate, altre non si sono concretizzate più. In quel protocollo c'erano anche i centri di detenzione in Libia e c'era anche la possibilità, per la prima volta, delle Nazioni Unite di rientrare in Libia. Prima le Nazioni Unite operavano dalla Tunisia.
Faccio questa premessa, perché quello che accade in Libia è essenziale e strategico per il nostro Paese sotto il profilo politico, sotto il profilo economico e sotto il profilo sociale e ci responsabilizza anche più degli altri Paesi, perché quello che accade in Libia è più importante per l'Italia che per gli altri Paesi occidentali. Libia e Tunisia sono le nostre frontiere sul Mediterraneo, abbiamo la responsabilità di sapere quello che accade.
Per questo, voglio ricordare che c'è anche una responsabilità: dopo quel Governo Gentiloni, è arrivato il Governo Conte 1 e lì, il 7 maggio 2019, anche in un incontro pubblico del Presidente del Consiglio al-Sarraj con il nostro Presidente del Consiglio Conte, ci fu una richiesta forte di aiuto da parte della Libia. A quella richiesta forte di aiuto, noi non volemmo rispondere. Quella richiesta era di mandare truppe di assistenza militare italiane in Libia. Noi non abbiamo risposto. Ci sono andati i turchi, che hanno mandato 3.000 miliziani siriani. Dopodiché non possiamo pensare che questo non abbia avuto effetto rispetto alla gestione di quei centri.
Quindi, ci sono delle responsabilità che non possono essere racchiuse in una. Io mi aspettavo che il Governo dicesse cosa vuole fare in Libia, perché il problema è questo: come vogliamo operare noi in Libia. C'è il Piano Mattei, benissimo, io l'ho sempre detto, una bellissima scatola, ma bisogna capire cosa c'è dentro nella scatola. Non bastano i nostri soldi, non bastano le nostre risorse, ci vuole l'Europa e ci vuole un'attività politica che vada lì a portare pace e stabilità politica, perché senza la stabilità politica non ci sarà mai un recupero dei diritti. Noi non vogliamo discutere tra diritti di chi arriva lì e deve essere accolto in maniera decorosa e diritto alla vita di chi, altrimenti, attraversa il Mediterraneo senza nessuna protezione.
Signor Ministro Nordio, lei è intervenuto anche su un aspetto riguardo al quale voglio dirle che non sia questo il modo di affrontarlo: lo scontro tra la magistratura e la politica io con un po' di esperienza parlamentare l'ho sempre visto in queste Aule, ma non penso che a ogni atto di un magistrato - buono o cattivo che sia e dopo darò il mio giudizio -, noi dobbiamo dire che se non siamo d'accordo è perché il Governo fa delle riforme; c'è un atto di un magistrato sindacabile, perché noi abbiamo diritto di dire cosa pensiamo su un atto di un magistrato - poi al giudice spetta emettere le sentenze, al pubblico ministero spetta fare le sue indagini -, ma non è che ogni volta ci deve essere uno scontro perché noi facciamo delle riforme più o meno condivise della magistratura, perché altrimenti non possiamo più neanche giudicare e dare la nostra valutazione.
Io voglio dare una valutazione su quello che è successo: io penso che non sia corretto, per il rapporto tra le istituzioni, che un pubblico ministero prenda una denuncia di 8 righe - perché andrebbe letta questa denuncia - in cui si dica e si alleghi all'uopo la rassegna stampa e questa denuncia si trasformi in un atto di accusa e di apertura di un procedimento disciplinare contro il Presidente del Consiglio, i Ministri, eccetera. Penso che questo non sia utile, in quanto non è un atto dovuto o quantomeno si deve dire: non è un atto dovuto, ho fatto una valutazione, perché non è un atto dovuto. Nella mia casella di posta elettronica e in quella dei colleghi arrivano continuamente accuse contro il Presidente della Repubblica, contro i Ministri, contro i parlamentari, che vengono trasmesse anche alle procure: non è questo il lavoro del pubblico ministero, che è preposto a interloquire con il tribunale dei Ministri. Non possiamo trasformare ogni cosa in una lotta contro il Governo perché fa le riforme: non fa bene alle riforme, non fa bene al rapporto tra la politica e la magistratura.
Oggi il Ministro Crosetto, in una sua intervista, dice una cosa che io condivido, ossia che bisogna ritrovare la modalità - e io dico che compete prima di tutto alla politica - di un dialogo tra politica e magistratura, perché ognuno faccia il suo mestiere nell'interesse degli italiani e penso che anche il Ministro e il Governo debbano fare la loro parte su questo, rivendicando le loro ragioni, ma affermando che il principio del dialogo serio tra magistratura e politica vada recuperato in questo Paese.
Vado sulla vicenda di Almasri: si tratta di una ricostruzione, ma non è qui che dobbiamo fare il processo ad Almasri, che va fatto. La prima cosa che mi preoccupa di tutto questo, signor Ministro, è che c'è stato uno scontro con la Corte penale internazionale che io giudico negativo. Penso che la Corte penale internazionale abbia sbagliato; ascolto la sua ricostruzione - e quando ascolto un Ministro io penso che mi dica delle cose giuste e vere - e mi preoccupo. Mi preoccupo, per esempio, perché l'Italia non è stata coinvolta dal primo momento su questa vicenda, visto che si trattava di una persona che passava per il territorio italiano. C'è forse una mancanza di fiducia tra noi e la Corte penale internazionale? Va recuperata, perché quell'organismo da parte nostra va difeso, non demolito. La Corte penale internazionale - lo sappiamo - è in un momento difficile. Noi non siamo la Mongolia: quando la Mongolia doveva arrestare Putin, ci sono state voci altisonanti che dicevano al povero Governo mongolo, preso lì tra la Russia e la Cina, che doveva arrestare Putin; ma noi non siamo la Mongolia, noi non possiamo fare così. Noi dobbiamo dire e chiedere una collaborazione leale alla Corte, offrirla e ottenerla. Inviterei veramente il Ministro, che ha detto che farà delle verifiche, che queste determinino un miglioramento e un recupero delle relazioni.
La seconda cosa che voglio dire è che la ricostruzione che abbiamo fatto e l'impressione che ne ho tratto è che voi volevate tenere questa vicenda così, sottotraccia, cosa che non è riuscita e siamo finiti con i palloncini a Tripoli che aspettavano comunque un ricercato internazionale, questo perché una gestione di questo tipo non può essere fatta.
Voi dovevate rivendicare con forza l'interesse nazionale su questa vicenda e, senza tanto tergiversare e giochi di parole, dire: abbiamo tutelato l'interesse nazionale, abbiamo fatto questo e questo, punto. Dovevate venire subito, perché in questo Parlamento - io ricordo la passata legislatura - c'erano parecchi Ministri con tanti avvisi di garanzia a seguito del COVID e dei provvedimenti che la magistratura adottava; venivano lo stesso, chiamati dall'opposizione, subito, in quest'Aula, a rispondere, non è che si nascondessero dietro al fatto che ci fosse un provvedimento giudiziario; le stesse cose potevate farle benissimo voi, avremmo risparmiato al nostro Paese dieci giorni di inutile dibattito su questo. Quindi, mi auguro veramente che questa discussione…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). …per noi - e concludo Presidente - provochi una cosa, una parola chiara di cosa e come l'Italia voglia agire sulla Libia, nell'interesse di questo Paese e nell'interesse di chi, in quei campi, oggi, vive condizioni inaccettabili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente e così, ancora una volta, Giorgia Meloni è scappata: non è venuta in quest'Aula, come tutte le opposizioni le avevano chiesto, a riferire su una vicenda che resterà un'onta di infamia sulla storia delle istituzioni di questo Paese.
Vede, signor Presidente, colleghe, colleghi, signori e signore del Governo, io la capisco la nostra Presidente del Consiglio: per una politica, che ha tanto investito sul racconto di lei, donna, madre e cristiana, era assai difficile, forse impossibile, venire qui a schiena dritta, con la testa che guarda i colleghi e le colleghe e non nascosta nel cappotto, come ha avuto modo di fare altre volte, a giustificare la scelta del suo Governo di liberare un torturatore, uno stupratore di bambini, di bambine, figli di altre madri che non hanno più neanche gli occhi per piangere il dolore dei loro figli e delle loro figlie . È per questo che ha inviato qui due autorevoli prestanome, il Ministro dell'Interno e il Ministro della Giustizia, a raccontare una lunga storia fatta di cavilli, di ricostruzioni burocratiche, una storia che è stata capace perfino di contraddirsi tra l'uno e l'altro e ci verrò.
Andiamo per ordine, cominciamo dal primo di questi due prestanome di successo, il Ministro della Giustizia che con un uso - diciamo - diffuso della sua innegabile cultura - in più - giuridica naturalmente, ci ha spiegato perché era tutto sbagliato. È vero, Ministro? Qualcuno l'ha definita l'avvocato difensore del torturatore Almasri, altri - con altrettanta competenza giuridica, che io non ho - un giudice assolutore. Non so quale sia la definizione, ma in entrambi i casi - perché la sostanza non cambia -, signor Ministro della Giustizia, vorrei farle una domanda, perché poi c'è la vita, sa? Insieme alle procedure c'è la vita, ci sono i corpi, c'è la realtà che voi avete in tutte queste settimane tentato disperatamente di cancellare; l'avete fatto spostando l'attenzione, attaccando la magistratura, chiamando cavillo ciò che era sostanza, attaccando e delegittimando, ancora una volta, la Corte penale internazionale e, infine, contraddicendovi goffamente gli uni con gli altri. Allora, signor Ministro della Giustizia, mi dica una cosa: questa bambina “Refugees in Libya”, le torture inferte sul corpo di questa bambina quando sono state fatte dal criminale di guerra Almasri, secondo lei che ha approfondito così bene?
NICOLA FRATOIANNI(AVS). No, guardi, signor Presidente, non c'è niente di inopportuno…
PRESIDENTE. Sa benissimo che non si possono mettere le immagini.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). …perché questo è il punto, capisce? Questo è il punto della questione e bisogna che al punto si torni una buona volta .
Allora, signor Ministro, lei che ha studiato con tanta attenzione, quando è stata torturata quella bambina da Almasri ? Nel 2014? Nel 2012? A ottobre del 2015, del 2016? Ce lo dica, visto che, in nome di questa ricostruzione, ha giustificato una scelta politica e l'ha rivendicata come tale. Lei si è assunto la responsabilità di non fare il suo dovere e di consentire che un criminale venisse prima liberato e poi riaccompagnato a casa.
Ce lo dica, ci risponda, perché lei, in fondo, non è stato affatto un passacarte, nessuno l'ha mai accusata di doverlo diventare. Lei è fino in fondo un'autorità politica e oggi ne ha rivendicato la responsabilità. Lei ha deciso. Lei ha deciso al punto di definire, fino nel dettaglio, la congruità di un ordine d'arresto di un ente, la Corte penale internazionale, con il quale lei, secondo la legge che ha più volte ricordato - scordandosi sempre, però, di citare uno degli articoli fondamentali, l'articolo 4 di quella legge - doveva semplicemente cooperare eseguendo alcuni atti ( che lei, invece, ha omesso.
Voi avete oggi, ancora una volta, raccontato delle bugie. Siete degli imbroglioni di fronte a questo Paese, che chiede semplicemente il coraggio di assumervi una responsabilità: quella di una scelta. E veniamo invece alle contraddizioni, non quelle legate alla sua ricostruzione, abbia pazienza. Ci sono troppe cose su cui lei non ci ha dato una risposta. Se l'ambasciata italiana in Olanda vi ha avvertito solo il 20, visto che era stata avvertita il 18, perché era quello il luogo di contatto designato dal nostro Governo per le comunicazioni della Corte - questo è previsto dal trattato -, che cosa avete detto ai funzionari di quell'ambasciata? Hanno operato correttamente? Dov'è, dov'è che si è interrotta la catena? Perché la Corte penale vi ha già smentito più e più volte. Evitate di farvi smentire ancora un'altra volta (! Evitate un'altra figuraccia al nostro Paese di fronte al mondo.
E poi, e poi è intervenuto il suo collega, l'altro prestanome di successo: il Ministro dell'Interno, che è il primo che l'ha smentita. Poi si sono aggiunti rapidamente tutti i colleghi della maggioranza - della sua maggioranza - che, uno dopo l'altro, l'hanno smentita perché il Ministro Piantedosi si è presentato qua e, ripetendo la storiella del , ci ha detto: intanto che l'aereo di Stato (il Falcon) noi l'abbiamo mobilitato prima perché noi avevamo capacità previsionale. Poi ci direte perché tre ore prima che l'aereo - molte ore prima, cioè la mattina del 21 - partisse da Roma per andare a Torino - tre ore prima che l'aereo partisse, quindi molto prima - a Tripoli stavano già preparando palloncini e bottiglie , senza alcol naturalmente, visto che quello è il capo di milizie fondamentaliste islamiche, quindi, probabilmente, non stappavano , ma qualcos'altro stavano preparando, per festeggiare l'arrivo di un criminale che era già noto in quel luogo.
Ma, insomma, il Ministro dell'Interno l'ha smentita, perché ci ha detto quello che in fondo, poi, la maggioranza ha più volte ripetuto: che alla fine, questa scelta ha a che fare con un'idea della sicurezza nazionale che è molto più affine al concetto di interesse nazionale. Perché vede, signor Ministro dell'Interno, l'articolo 13 del testo unico sull'immigrazione dice cose chiare: si espelle uno straniero dal territorio quando mette a rischio la sicurezza nazionale perché è responsabile di gravi reati sul territorio nazionale o perché nel nostro territorio nazionale sostiene o fomenta associazioni di tipo criminale o terroristico. Non è questo il caso di Almasri, i suoi crimini terribili li ha fatti tutti in Libia e continuerà, grazie a voi , a farli in Libia, perché l'avete riportato lì per garantire a lui che potesse continuare a perpetrare quei crimini orribili che voi stessi avete riconosciuto.
Allora, il problema di sicurezza a che cosa attiene, visto che stava bello rassicurato dentro un carcere della Repubblica, grazie al lavoro degli uomini delle nostre Forze dell'ordine È inutile che lei li ringrazia qui perché lei, Ministro dell'Interno, insieme al suo collega e al Governo, quegli uomini e quelle donne delle Forze dell'ordine li ha umiliati . Voi, i difensori, voi che dite a noi che siamo lontani… Voi li avete umiliati gli uomini delle Forze dell'ordine che avevano fatto il loro dovere per difendere l'onore dell'Italia davanti al diritto internazionale. Voi li avete umiliati: umiliati, umiliati! E allora, allora la verità è che è l'interesse nazionale che salta fuori, e io di questo vorrei un poco discutere qui dentro, perché vorrei discutere di che cosa intendiamo per interesse nazionale e, soprattutto, a chi ci affidiamo perché questo interesse nazionale sia garantito e tutelato.
L'interesse nazionale è quello di difendere i nostri accordi in materia energetica che portano grandi aziende di questo Paese, l'ENI in testa , in quei territori a fare affari? L'interesse nazionale ha che fare con il controllo delle migrazioni? Sono tutti temi molto seri, e non venite a dirci che noi siamo anime belle che non ci preoccupiamo delle grandi questioni della realtà, che è dura e cinica.
Sono in tanti a rivendicare la bellezza di una politica che esercita e si esercita nella lotta tra il bene e il bene, stendiamo un velo pietoso. La verità è che c'è modo e modo di affrontare anche il cinismo della . Io voglio discutere anche con Paesi brutti, sporchi e cattivi. Ma perché, quando noi costruiamo accordi e diamo risorse, non mettiamo un vincolo semplice? Ossia che quegli accordi e quelle risorse servano a tutelare (i diritti umani fondamentali, ad aumentare gli , la qualità della vita, i diritti fondamentali? No, di questo ce ne freghiamo.
La verità è che voi, voi, signor Ministro, e altri prima di lei - ci arrivo, in conclusione -, altri prima di lei… perché su questo, lo dico ai colleghi della maggioranza che continuano a dire: ma l'hanno fatto altri. Si, è vero, lo hanno fatto altri prima, e io, per esempio, con tanti e tante altre, con chi mi sta accanto, con il nostro gruppo, con quelli che per anni, anni e anni si sono battuti anche in solitudine contro questa enorme ingiustizia, abbiamo criticato anche quando a fare queste cose c'erano altri, di altro segno.
Voi avete appaltato la tutela del nostro interesse nazionale ad una banda di tagliagole, di stupratori (, di assassini, a criminali di guerra, a criminali contro l'umanità, e di questo - mi dispiace - ma dovrete rendere conto, voi come altri prima di voi. Non se ne scappa con i cavilli, signor Ministro della Giustizia, hai voglia a citare frasi in latino! Non si scappa dalla realtà! Voi ci state dicendo che è giusto, in nome del nostro interesse, che uno stupratore di bambini continui a stuprare i bambini; che chi ammazza, uccide e violenta continui a farlo, anche grazie alla nostra cooperazione, non solo al nostro girarci…
NICOLA FRATOIANNI(AVS). …dall'altra parte, e concludo. Tutto questo, però, chiama in causa una vicenda, che riguarda tutto il Parlamento, non solo chi oggi governa, e chiama in causa il famoso con la Libia, quello sulla base del quale si continuano a rinnovare accordi sotto forma di missioni internazionali e sulla base del quale personaggi come questi godono - finisco, Presidente - di impunità. È arrivato il momento di discutere di un ( che si è rivelato, al di là delle intenzioni di chi lo firmò, un fallimento indecente per la cultura del diritto, non quella della sinistra, quella di qualsiasi essere umano che voglia definirsi degno di questo nome (Refugees in Libya.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà... per cortesia, i cartelli. Sapete benissimo che non si possono esporre cartelli. Gli assistenti prego intervengano, grazie .
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori Ministri, una settimana fa i giornali erano pieni delle dichiarazioni perentorie dei Ministri Piantedosi e Nordio, che dicevano che non potevano venire in Aula perché c'era il segreto istruttorio; dichiarazioni rese da autorevoli personalità (un prefetto, un magistrato), e noi questo ve lo riconosciamo a prescindere dallo scontro politico e istituzionale, perché per noi deve rimanere alto il livello di civiltà nel confronto politico, nelle relazioni umane, esattamente il contrario di quello che faceva Giorgia Meloni con Fratelli d'Italia quando al Governo c'eravamo noi .
Però la prima domanda, lecita, è: che cosa è cambiato in questa settimana? Come mai non c'è più il segreto istruttorio? Perché se c'era un vincolo politico sul segreto istruttorio, la prima ad averlo violato è stata la Presidente Giorgia Meloni con la sua comunicazione sui , scegliendo con quali giornalisti parlare e con quali non parlare e continuando nella sua comunicazione a reti unificate per un'intera settimana.
Dopo una settimana vi degnate di venire in Parlamento ma, ovviamente, Giorgia Meloni scappa, manda voi, e non c'è, effettivamente, un tentativo di fuga da parte di Giorgia Meloni. No, c'è una fuga riuscita a tutti gli effetti, perché noi avevamo chiesto l'informativa di Giorgia Meloni, non dei Ministri Piantedosi e Nordio, ma Giorgia Meloni non è venuta, perché il coraggio della Presidente del Consiglio finisce quando c'è da confrontarsi con qualcuno. Lei è coraggiosissima quando è sola, quando fa i monologhi sul palco di Atreju, quando si accende la luce rossa della diretta su , sui suoi social è coraggiosissima. Ma scappa dal Parlamento, fugge dal confronto e si nasconde dietro il segreto, solo che non c'è il segreto istruttorio, non c'è il segreto di Stato, c'è solo il segreto di Pulcinella. Giorgia Meloni ha paura di confrontarsi con la realtà.
Guardi, a me colpisce molto quello che ha fatto Giorgia Meloni nell'ultima settimana. Nei suoi ha pubblicato un dato mediante un grafico di una curva che sale. Noi ci saremmo aspettati che pubblicasse il dato di una curva che è salita in modo preoccupante nel mese di gennaio: quella degli sbarchi irregolari nel nostro Paese. A gennaio 2025, 132 per cento di sbarchi irregolari in più rispetto all'anno scorso, quando al Governo c'eravate voi, gennaio del 2024. Questo non per il clima, per le congiunture astrali o per colpa della sinistra. No, succede perché, dopo tre anni di Governo Meloni e di politiche sull'immigrazione (o meglio di propaganda sull'immigrazione), viene fuori la verità e cioè che le cose che avete sempre detto, “blocchi navali”, “guerra ai trafficanti di esseri umani”, erano soltanto menzogne. Allora, sapete qual è il dato che pubblica Giorgia Meloni? Quello dei sondaggi. Il suo consenso: Fratelli d'Italia è al 30 per cento; “la gente sta con me”. Questo è il succo del vostro Governo, di come voi governate il Paese. A voi non interessa vedere se c'è la curva che sale degli stipendi, perché con voi gli stipendi delle persone non aumentano, o la curva che sale delle pensioni, perché con voi non aumentano; ma nemmeno la curva che scende delle bollette, perché con voi non calano, o delle liste d'attesa negli ospedali, perché con voi non si riducono. A voi non interessa risolvere i problemi concreti degli italiani; a voi interessano i sondaggi perché vi sta a cuore offrire agli italiani solo una cosa: una narrazione, la comunicazione.
Ed è quello che avete fatto anche in questa vicenda, cioè nella vicenda del generale Almasri. Il generale libico Almasri è riconosciuto dalla Corte penale internazionale come un criminale di guerra per crimini di guerra e crimini contro l'umanità: c'è un mandato d'arresto internazionale. Ma soprattutto, Ministro Nordio - mi rivolgo soprattutto a lei - ci sono molteplici testimonianze di persone che hanno, sulla propria pelle e sulla propria vita, i segni delle torture, delle violenze e degli abusi del generale Almasri. Alcune di queste persone sono venute qui alla Camera dei deputati, perché Giorgia Meloni non è venuta, ma le persone fuggite dai in Libia sono venute a raccontarci la loro esperienza col generale Almasri. Le abbiamo ascoltate con le nostre orecchie e, siccome non andranno mai in televisione in prima serata, vi invito ad ascoltarle quelle parole, perché forse, Ministro Nordio, anche lei questa mattina non sarebbe venuto in quest'Aula con tutta questa superbia e con questa a disquisire sul 2011 e il 2015, come se non si trattasse di carne viva delle persone, come se non si trattasse di vite di esseri umani e di bambini che sono stati violentati e abusati dal generale Almasri .
Questo vi rimarrà addosso. Il generale Almasri non era nascosto in un covo in Afghanistan o in una tenda nel deserto libico, per cui non serviva mandare la Folgore a cercarlo. Quel generale Almasri (che è un criminale, un trafficante di esseri umani, uno di coloro ai quali Giorgia Meloni aveva detto che avrebbe dato la caccia in tutto il globo terracqueo dopo la tragedia di Cutro), era tranquillamente allo stadio, a Torino, a vedere una partita di calcio. Infatti, è bastato che intervenisse la DIGOS, che giustamente lo ha arrestato e lo ha consegnato alla Polizia penitenziaria. Perciò, noi diciamo grazie alle donne e agli uomini delle Forze di polizia, della Polizia di Stato, perché hanno fatto il loro dovere .
Chi non ha fatto il proprio dovere, chi è venuto meno al giuramento di servire la patria con onore e disciplina è la Presidente Giorgia Meloni, perché Almasri l'ha scarcerato, liberato e rimandato in Libia con un volo di Stato, un volo dei servizi segreti italiani . Ministro, è veramente estenuante inseguire i vostri continui cambi di giustificazioni. All'inizio avete detto che l'avete scarcerato perché ha deciso la corte d'appello, poi che c'era un cavillo giuridico (peraltro tranquillamente sanabile), poi avete veramente sfidato il ridicolo con le 40 pagine in inglese da tradurre, perché sappiamo benissimo, Ministro, che è in grado di farlo da solo (o, insomma, è impossibile che in tutto il Governo italiano non ci sia qualcuno in grado di interpretare le pagine; altrimenti, c'è sempre ChatGPT che aiuta tutti). Oggi, però, Ministro, ci viene a dire una versione ancora nuova. Peraltro, segnalo che, forse, al Ministro Nordio e al Ministro Piantedosi sarebbe servita una telefonata prima di venire in Aula: almeno per concordare la stessa versione, visto che avete detto, uno, una cosa, e l'altro, la cosa esattamente opposta .
Oggi, ci avete detto che c'è una nuova motivazione: la nullità dell'atto della Corte penale internazionale. Evidentemente, i vostri avvocati vi hanno consigliato questa linea difensiva e oggi ce la propinate qua in Aula. Peccato che in 14 giorni non sia mai venuto fuori questo profilo, né pubblicamente né contestato alla Corte penale internazionale, mai. Viene fuori oggi per la prima volta. La verità vera, Ministri, è che avete avuto paura. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto paura del generale libico Almasri e per questo lo ha liberato. La coraggiosa Presidente del Consiglio ha avuto paura. Punto. Guardate che avete rimandato in patria con un volo di Stato, a continuare a perpetrare quei reati, il generale Almasri, quando qua, ai bambini ed ai ragazzini che arrivano in Italia da soli, dopo un viaggio nel deserto e nel Mediterraneo, negate una telefonata alla famiglia per dire che sono ancora vivi, perché gli togliete anche i cellulari .
Voi mandate in carcere le donne incinte e i bambini di pochi mesi, ma il generale libico lo rimandate a casa col volo di Stato. E allora, di fronte a questa figuraccia internazionale, che cosa fate? Fate quello che vi riesce meglio: cercate di agire con la propaganda. E allora, l'atto della procura diventa una dichiarazione di guerra della magistratura nei confronti del Governo. E allora, cominciate ad attaccare il procuratore Lo Voi e le toghe rosse (peccato che Lo Voi sia iscritto alla stessa corrente di Mantovano). Cominciate a mandare i pizzini alle redazioni dei giornali e dei telegiornali e a rivelare anche segreti o notizie riservate che ha in qualche modo la Presidenza del Consiglio sui voli di Stato per attaccare sul personale il magistrato Lo Voi. Ovviamente, la Meloni riesce a fare quello in cui è campionessa mondiale: cerca di passare come vittima e applica il vittimismo, solito, conosciuto della Meloni. Però, se in questa vicenda ci sono delle vittime, vi assicuro che non stanno a Palazzo Chigi e non si chiamano “Giorgia Meloni”. Le vittime sono quelle del generale Almasri. Le vittime sono le donne in Libia - come me e come la Presidente del Consiglio, anche più giovani di me e della Presidente del Consiglio - che il generale Almasri usa come giocattolo suo e dei suoi uomini.
Peraltro, mi dispiace e non fa onore al collega Donzelli dire che, per fortuna, il generale Almasri, che è così pericoloso, lo abbiamo rimandato in Libia per continuare a umiliare, rendere schiave e violentare quelle donne . Tanto sono in Libia e quindi non le vediamo. Non sono italiane, non contano quanto noi, evidentemente. Per noi non è così. Presidente, io da donna delle istituzioni sono preoccupata però da una cosa in più. Voi avete creato un clima tremendo nel Paese. I servizi di sono dilaniati da uno scontro al loro interno. Avete messo il potere esecutivo contro il potere giudiziario. Avete reso ormai inerme e avete ridotto al silenzio il potere del Parlamento, il potere legislativo: nemmeno possiamo fare emendamenti alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, che pure noi condividiamo. Avete messo in discussione la DIGOS oggi, Ministro Nordio, a cui va la nostra solidarietà.
Ormai negli uffici cercano tutti il complotto. C'è un clima tremendo nel Paese. Ma il vero capolavoro l'ha fatto Fratelli d'Italia: il capolavoro del trasformismo. Oggi vi ergete a difensori del garantismo: proprio voi che avete massacrato noi e le nostre famiglie per anni su Bibbiano, UNICEF e Banca Etruria Io non so con quale faccia oggi voi siate la bandiera del garantismo, non per cambiare il Paese ma perché pensate che vi serva a tenere alti i sondaggi. Ma prima o poi questo incantesimo finirà: l'incantesimo di poter dire tutto e il contrario di tutto senza che nessuno vi chieda conto della vostra ipocrisia finirà prima di quanto vi immaginiate.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Noi di Italia Viva vogliamo però che resti agli atti, Presidente - e concludo - che la donna che aveva promesso di perseguire su tutto il globo i trafficanti di esseri umani ha fatto un favore a un trafficante di esseri umani. Io non so se è favoreggiamento e non mi interessa. So che la liberazione di Almasri è stato un gigantesco favore a chi gli esseri umani li rende schiavi, li tortura, ne abusa e fa soldi con il della tratta
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Aver visto un volo di Stato riportare Almasri in Libia è la prova provata che Giorgia Meloni ha mentito agli italiani e gli italiani se ne stanno rendendo conto
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Quella sedia vuota al centro dei banchi del Governo è un'offesa, non solo per il Parlamento, è un'offesa per il diritto internazionale e per la giustizia internazionale. E se, come dice Arianna Meloni, sua sorella è Frodo, l'anello del potere l'ha già indossato e le ha dato alla testa e ha liberato Sauron-Almasri, che è a capo di un battaglione di orchi torturatori di bambini in Libia. Fuor di metafora, noi abbiamo ascoltato incredibilmente il Ministro della Giustizia del Governo italiano indossare gli abiti del difensore d'ufficio di quello che il Ministro dell'Interno del Governo italiano ha definito un “personaggio pericoloso”.
Ministro Nordio, non spettava a lei, in questa fase, entrare nel merito della collocazione temporale delle ipotesi di reato rivolte dalla Corte, che non avrebbero mai e poi mai dovuto inficiare l'esecuzione del mandato d'arresto. Punto.
Le concediamo solo una cosa: che c'è stato un concorso nell'omissione dell'esecuzione di questo mandato. Il concorso è avvenuto tra la procura della corte d'appello, che ha una responsabilità in quota parte, e il Governo italiano, che ha un'enorme responsabilità. È una responsabilità di cui la Presidente Meloni non poteva non essere al corrente. La Presidente del Consiglio italiano non poteva non sapere - e di sicuro sapeva - che c'era un mandato di cattura spiccato il 18 di gennaio, che era avvenuto l'arresto il 19 di gennaio e che stavano per avvenire la scarcerazione e l'espulsione, eseguite esattamente dai suoi Ministri, che oggi sono qui presenti, per provare ad interpretare un gioco delle parti, che è diventato un gioco delle tre carte, che ha danneggiato pesantemente la credibilità del nostro Paese, che sicuramente porterà anche a una procedura all'interno del funzionamento stesso della Corte. Questo perché ci chiederanno - e le risposte che avete dato finora sono state evasive - che cosa non ha funzionato, perché non avete rispettato l'obbligo di cattura e di consegna. Poi, ci sarebbe stato il processo, il dibattimento, nel quale si sarebbe entrati, con i suoi difensori - che non è il Ministro della Giustizia Nordio -, nel merito di tutte quante le questioni.
È un personaggio pericoloso Almasri: sì, ha ragione Ministro Piantedosi. Ha ragione. La sua affermazione segna e deve segnare un punto di svolta nella politica, nella cooperazione tra il nostro Paese e la Libia, perché è la prima volta - è la prima volta - che un rappresentante di un Governo italiano fa un'affermazione del genere, cioè ci dice che a capo di un apparato dello Stato libico c'è un personaggio pericoloso, al punto che deve essere rapidamente e frettolosamente espulso dal nostro Paese. Sapete l'articolo 5 del Italia-Libia cosa dice? Che tutte le operazioni che sono previste da quel , da quell'accordo Italia-Libia, devono essere eseguite nel rispetto degli obblighi internazionali del nostro Paese, tra cui lo Statuto della Corte penale internazionale, e di tutte le convenzioni internazionali che tutelano i diritti umani. Allora, è arrivato il momento di aprire una valutazione.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
RICCARDO MAGI(MISTO-+EUROPA). Noi crediamo che debba costituirsi una commissione parlamentare d'inchiesta - ci dica il Governo con quale altro modo - sull'attuazione degli accordi Italia-Libia. Continueremo ad incalzare - concludo, Presidente - la Presidente del Consiglio, ma anche il Ministro Nordio su questo fronte. Ministro, che fine ha fatto il codice dei crimini universali? Ce lo spiega che fine ha fatto? Doveva essere il suggello sull'inserimento organico e definitivo dell'ordinamento della Corte penale internazionale e sul recepimento nell'ordinamento italiano. Lo avete tolto di mezzo dal tavolo del Consiglio dei ministri quando ci si era arrivati. Anche su questo dovrete rispondere al Parlamento e al Paese .
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali e il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Richetti ed altri n. 3-01702.
Chiedo alla deputata Onori se intenda illustrare l'interrogazione di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Membri del Governo, l'Accordo con l'Albania sottoscritto dall'Italia prevede che le persone migranti soccorse nel mar Mediterraneo, se ritenute non vulnerabili, siano trasportate verso centri in Albania. Si stima che questa operazione abbia un costo di più di 650 milioni di euro, per intenderci l'equivalente dell'assunzione in Italia di 5.000 medici e 10.000 infermieri.
Ora, l'obiettivo dichiarato del Governo è quello di prevenire, cioè scoraggiare l'immigrazione irregolare, ovvero io che vivo in Eritrea, in Sudan, in Egitto e in Bangladesh, poiché è possibile che alcune pratiche amministrative relative al mio ingresso in Italia verranno espletate non direttamente subito in Italia, ma in Albania, cioè comunque qui dietro, allora io non parto più. Ci dite, per favore, su quali basi scientifiche, su quali studi, su quali evidenze, banalmente su quale logica questo ragionamento dovrebbe stare in piedi?
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, innanzitutto voglio precisare che rispondo in vece del Ministro Piantedosi, che, in questo stesso momento, è impegnato in Senato per l'informativa che ci ha visto protagonisti fino a qualche minuto fa. Venendo al merito della questione, in merito al Protocollo Italia-Albania, il Governo ha avuto modo di riferire più volte in Parlamento, ribadendo il forte interesse per l'iniziativa da parte dei 15 Paesi europei. Anche la Presidente della Commissione europea ha espressamente sottolineato l'importanza di continuare a esplorare l'idea di sviluppare un di rimpatrio fuori dall'Unione europea e di guardare con grande attenzione a quanto l'Italia sta facendo in Albania.
Il recente Consiglio europeo degli affari interni che si è tenuto a Varsavia lo scorso 30 gennaio, al quale ha partecipato il Ministro Piantedosi, è stata l'occasione per un ulteriore confronto sullo sviluppo di soluzioni in ambito migratorio. In quella sede, la posizione italiana è stata largamente condivisa al punto che il documento di discussione della Presidenza polacca contiene un esplicito riferimento proprio al Protocollo, come valido esempio di cooperazione innovativa in un Paese terzo. Il confronto si è concentrato anche sulla possibilità di effettuare i rimpatri dei migranti legali in Stati terzi diversi da quelli di origine, dove dovrebbero essere realizzati gli europei per la gestione delle procedure di rimpatrio verso il proprio Paese di origine.
Il progetto in Albania - come è evidente - è un'operazione che presenta profili di complessità rispetto ai quali il Governo è al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli sinora incontrati, al fine di consentire la piena funzionalità dei centri realizzati. Tra l'altro, va evidenziato che le procedure accelerate di frontiera, a partire dal 2026, costituiranno un obbligo per gli Stati membri in virtù del nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo. Le nuove regole europee impongono all'Italia di organizzarsi per l'accoglienza e il trattenimento di diverse migliaia di persone. Pertanto, gli 880 posti della struttura in Albania rappresentano una indiscutibile opportunità.
La prosecuzione del progetto si inserisce nella linea tracciata dal Governo sin dal suo insediamento, che mira a ricondurre i flussi migratori entro una cornice di legalità e sostenibilità. In piena coerenza con tale impostazione, il progetto andrà avanti nella convinzione che il contrasto all'immigrazione irregolare, che si avvantaggia dell'utilizzo strumentale delle richieste di asilo, sia stata da perseguire per combattere gli affari di trafficanti senza scrupoli.
PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di replicare.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro per la sua replica, che dimostra, in maniera evidente, plastica, come non ci siano alcun dato, alcuno studio, alcuna evidenza, alcun ragionamento logico alla base dell'assunto da voi proposto, per cui questo Accordo Italia-Albania dovrebbe scoraggiare gli immigrati irregolari.
Voi avete parlato, lei ha parlato, Ministro, di altri Paesi che guardano con interesse. Non ha parlato, però, di quei Paesi che già hanno provato - perché chiaramente non siete i primi - ad esternalizzare, perché così si dice, il tema dell'accoglienza dei migranti e non ci sono riusciti. L'Accordo UE-Turchia 2016 non ha fermato i flussi migratori. Il Regno Unito ha siglato, nel 2022, un Accordo con il Rwanda di 140 milioni di sterline, che a luglio 2024 è stato cancellato. Non so se avete parlato anche con questi Paesi. L'Australia - un po' lontano, ma abbiamo problemi simili, sembrerebbe - ha implementato nel 2013 una politica simile, trasferendo i migranti in alcune isole lì vicino: 7 miliardi di dollari, politica inefficace, oltre ad aver subìto enormi critiche per questioni di diritti umani anche da UNHCR, che non ho neanche toccato.
Allora, perché abbiamo presentato un su questo tema, con questo taglio? Perché dobbiamo metterci tutti in testa che chi vince le elezioni, non viene qui a fare il padrone. Questi sono i soldi di chi in Italia paga le tasse, e ci tengo a dire che non sono solo gli italiani, perché tanti non italiani, in Italia, pagano le tasse. Chi propone un'iniziativa politica che ha questi costi, ha il dovere di dimostrare, argomentando, perché questo progetto dovrebbe funzionare. Con il superbonus, abbiamo buttato dalla finestra miliardi di euro, non era stata fatta questa verifica ed evidentemente non si era pensato di avere il dovere di spiegare perché quella roba dovesse funzionare. Voi state facendo esattamente la stessa cosa, con un importo ridotto, è vero, ma non meno grave
PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di illustrare l'interrogazione Faraone ed altri n. 3-01703 di cui è cofirmataria.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, 2 anni per una mammografia, 4 anni per una colonscopia, 3 mesi per una visita gastroenterologica urgente, che si dovrebbe fare entro le 72 ore. Anche il tumore può aspettare, perché ci vogliono più di 3 mesi, in media, per avere una prima visita oncologica. Tempi che possono cambiare il decorso della malattia, signor Ministro. Si muore di più, oltre 4 milioni e mezzo di cittadini hanno rinunciato alle cure, esplodono i costi della sanità, perché mancano prevenzione e cura. Voi, durante la campagna elettorale delle europee, avete in pompa magna presentato il decreto per la riduzione delle liste d'attesa. Che ne è di questo decreto? Perché dei sei decreti attuativi, soltanto uno è stato fatto, quello sulla piattaforma nazionale, che non funziona, ma nulla sul superamento del tetto per le assunzioni del personale. Che ne è dei percorsi di tutela dei cittadini, da attivare nel caso il pubblico non dovesse rispondere a queste esigenze? Era solo campagna elettorale o avete qualcosa di nuovo da dirci oggi?
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, con riferimento alle questioni poste dagli interroganti, sottolineo in primo luogo che, come si evince palesemente dal testo del citato decreto-legge, numerose misure sono già pienamente operative, senza necessità di ulteriori atti attuativi o stanziamenti. Tra queste, l'unificazione dei centri per le prenotazioni, il controllo dell'attività libero-professionale, che non può eccedere il 50 per cento, l'obbligo tassativo di rispetto dei tempi e la presa in carico del paziente, con garanzia di prestazione in o presso strutture convenzionate.
Ad ogni buon fine, specifico che il modello nazionale di classificazione e stratificazione della popolazione è stato adottato in data 29 ottobre 2024. Preciso, inoltre, che i decreti attuativi fondamentali, relativi al decreto-legge n. 73, sono attualmente all'esame della Conferenza Stato-regioni per l'acquisizione del previsto parere.
Si tratta, in particolare, dei seguenti provvedimenti: quello relativo all'adozione dei criteri di realizzazione, funzionamento e interoperabilità tra la piattaforma nazionale e quelle regionali delle liste di attesa; quello concernente le modalità di attivazione dei poteri sostitutivi riconosciuti in capo all'organismo di verifica e controllo, istituito presso il Ministero della Salute; quello concernente l'adozione di un piano d'azione finalizzato al rafforzamento delle capacità di erogazione dei servizi sanitari e all'incremento dell'utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio.
Il provvedimento relativo alle linee di indirizzo a livello nazionale, contenenti le indicazioni tecniche per gestire, da parte del CUP, un nuovo sistema di disdetta delle prenotazioni e ottimizzazione delle agende di prenotazione, è in fase di imminente invio alla Conferenza Stato-regioni, mentre il provvedimento recante la definizione delle metodologie per la definizione del fabbisogno di personale degli enti del servizio sanitario è attualmente in fase di completamento.
Quanto, poi, all'asserito peggioramento dei tempi di attesa riferito dagli interroganti, faccio presente che occorrerebbe far riferimento a fonti autorevoli, come Agenas, piuttosto che affidarsi a fondazioni private.
Da ultimo, tengo ad evidenziare che il Governo prosegue nel suo impegno concreto per il miglioramento dell'accesso alle prestazioni sanitarie, basandosi su dati verificabili e non su polemiche strumentali.
PRESIDENTE. L'onorevole Faraone ha facoltà di replicare.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Io tanto apprezzo il Ministro Ciriani per l'abnegazione, per la frequenza in questo Parlamento, quanto non apprezzo il Ministro Schillaci, detto “il fuggitivo”, perché non riusciamo mai a parlare con lui in materia di sanità. Credo che l'unica urgenza che aveva questo Governo sulle liste d'attesa fosse quella legata alla campagna elettorale, visto che avete presentato un decreto, scrivendo voi delle scadenze sui decreti attuativi. Non abbiamo scritto noi che c'erano le scadenze del 31 agosto 2024 e del 30 settembre 2024 dei decreti attuativi, le avete scritte voi. E lei, Ministro Ciriani, con la sua risposta, ci conferma che i decreti attuativi, di fatto, non sono operativi e che non sono state rispettate le scadenze che voi stessi vi eravate dati. Quindi, l'unico problema che avevate è che in pompa magna dovevate dire, in piena campagna elettorale, che vi stavate occupando di liste d'attesa, salvo poi non riuscire, ad oggi, a mettere in riga quello che, sostanzialmente, pensavate essere uno strumento risolutorio. Noi già allora dicemmo che, comunque, quel decreto non sarebbe servito a nulla, perché non ci avevate messo un euro. Quindi io vorrei capire, sulle liste d'attesa, senza il personale e senza strutture abilitate, come fate ad agire in maniera incisiva.
Ma poi, anche nello strumento che vi eravate dati voi, non avete rispettato le scadenze, secondo quello che lei ci ha detto, tra l'altro attaccando i camici rossi, perché dopo le toghe rosse ci sono pure i camici rossi, che vi indicano come coloro che stanno facendo chissà che cosa. E invece siete voi, semplicemente, che non mantenete le promesse e che state colpendo la sanità pubblica, la sanità accreditata e convenzionata, il nomenclatore, i laboratori di analisi: tutti questi colpiti costantemente. E come volete che si rispettino i tempi sulle liste d'attesa, rispetto ai dati che ha dato la collega Gadda, che sono dati clamorosi? Voi sulle liste d'attesa siete terribilmente in ritardo e gli italiani rinunciano a curarsi, mentre voi vi preoccupate della sanità soltanto per farvi campagna elettorale. Io reputo che questo sia un comportamento a dir poco immorale
PRESIDENTE. L'onorevole Borrelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01704 .
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Egregio Ministro, con sentenza del 30 gennaio 2025 - quindi, pochi giorni fa -, la Corte europea dei diritti umani ha condannato lo Stato italiano per violazione del diritto alla vita degli abitanti della Terra dei fuochi, l'area campana coinvolta per decenni dall'interramento di rifiuti tossici ad opera della criminalità organizzata, che da anni gestisce e smaltisce illegalmente rifiuti speciali provenienti da tutta Italia.
In particolare, è stato riconosciuto un rischio per la vita dei cittadini, sufficientemente grave, reale e accertabile, che può essere qualificato come imminente, ritenendo che non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa, da parte delle autorità, nell'affrontare la situazione della Terra dei fuochi. Ministro, io vorrei farle un appello come fece quando ci fu il terremoto in Irpinia: “fate presto” .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie Presidente e un grazie agli interroganti. In relazione al tema posto dagli onorevoli interroganti, è costante l'attenzione del Governo e delle autorità locali sulla nota e triste vicenda della Terra dei fuochi. Già nei mesi scorsi, il prefetto di Napoli ha avviato un primo confronto tra le amministrazioni interessate sul tema specifico delle bonifiche, con l'ipotesi di arricchire il quadro degli strumenti attualmente a disposizione del modello elaborato a livello nazionale dalla del commissario straordinario Vadalà, riconosciuto, peraltro, come in materia.
Per quanto di competenza del MASE, sulla base di quanto previsto dal decreto-legge n. 136 del 2013, sono state portate avanti, anche attraverso un apposito gruppo di lavoro, le indagini tecniche per la mappatura dei terreni destinati all'agricoltura, al fine di accertare l'eventuale esistenza di contaminanti causati da sversamenti e smaltimenti abusivi. In tal modo, sono state individuate le aree che non possono essere destinate alla produzione agroalimentare, ma esclusivamente a colture diverse, in considerazione delle capacità fitodepurative. Inoltre, stiamo costantemente monitorando le azioni di bonifica attuate dalla regione sulla base dei vari accordi e convenzioni.
In merito al contenzioso citato in premessa dall'interrogante, si precisa che l'Avvocatura, nel corso del 2024, ha espresso parere favorevole all'avvio di un'azione risarcitoria del danno ambientale. È stato richiesto, altresì, di attivare l'ISPRA per il necessario supporto tecnico, volto all'accertamento dello stato dei siti coinvolti e alla quantificazione dei costi delle attività necessarie a conseguire la completa e corretta riparazione. Il valore monetario del danno ambientale, complessivamente stimato in circa 33 milioni di euro, rappresenta, pertanto, la quantificazione delle misure ambientali e complementari, che dovranno essere realizzate a spese dei responsabili, anche presso altri siti.
Infine, il prefetto di Napoli ha tempestivamente convocato, già lo scorso 1° febbraio, una riunione di approfondimento delle misure da assumere in ordine alla citata pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo a tutela del diritto alla salute, in modo tale da dare continuità alle misure di risanamento del territorio, oltre a quelle di prevenzione e controllo.
PRESIDENTE. Il deputato Borrelli ha facoltà di replicare.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Ministro, io quello che le avevo chiesto e quello che chiedo al Governo è un intervento chiaro e determinato rispetto a tre temi. Uno: le vittime. Per anni, sono stati colpevolizzati i cittadini che sono morti di tumore. Lei sa com'è nata la questione della Terra dei fuochi? È nata perché c'erano troppi bambini che morivano di tumore, troppi e, per anni, è stata colpevolizzata la popolazione locale, le popolazioni. Ci sono persone con cui ho combattuto personalmente, da padre Maurizio Patriciello ad Alessandro Cannavacciuolo. Lei si riferiva alla sentenza dei Pellini. Quando lo Stato ha vinto e ha condannato degli inquinatori, condannati per disastro ambientale a 7 anni e con un sequestro di 220 milioni di euro, si è perso tempo, al punto tale che erano stati restituiti 220 milioni di euro, che dovevano essere utilizzati, invece, dallo Stato per bonificare e indennizzare le vittime, per aiutare le persone che oggi sono malate e che non hanno percorsi prioritari per potersi curare o per poter evitare tutto ciò, facendo indagini prima sulla loro salute, visto che vivono in un territorio particolarissimo.
E, poi, le bonifiche. Ministro, io sono tra quelli che non buttano la croce addosso a una parte politica, ma bisogna fare presto. Si sta ancora aspettando un'azione risolutiva. Certo, una parte dei siti - lo sappiamo -, circa il 2 per cento, è risultata inquinata al punto tale che non si può più realizzare e fare agricoltura, ma non dimentichiamo che tutti gli interramenti avvenuti in Campania, nella Terra dei fuochi, come è stato dimostrato dalle indagini, sono frutto dell'arrivo di materiali industriali dal Nord . Non ci sono industrie nel Sud, in Campania, che facevano questi tipi di interramenti, e ancora si parla di abitudini alimentari.
Per concludere, Ministro, io quello che le voglio chiedere è di impegnarsi in prima persona anche oltre le sue responsabilità formali, perché in questo momento, dopo questa sentenza, noi non possiamo deludere questi cittadini, che sono stati loro a fare ricorso, e c'è un intero territorio che chiede al Parlamento e al Governo, al di là delle espressioni politiche, di fargli giustizia.
È questo che chiediamo, Ministro: giustizia, subito !
PRESIDENTE. L'onorevole Marattin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01705 .
LUIGI MARATTIN(MISTO). Grazie, Presidente. Buongiorno signor Ministro, penso che lei concordi sul fatto che un Governo, nel rispetto alle dinamiche di mercato, debba fare il possibile per abbassare le bollette, non per alzarle.
Concessioni delle reti elettriche, quelle che arrivano a casa: voi avete deciso in legge di bilancio, un po' nottetempo, di dire: non facciamo una gara, le riassegniamo ai concessionari Enel, ma non solo, per vent'anni. Noi un po' storciamo il naso, perché siamo gente strana. Noi pensiamo che le gare siano strumento di democrazia economica, di opportunità, di concorrenza, di prezzi più bassi, ma lasciamo stare. Voi avete detto: vi ridiamo le concessioni per vent'anni in cambio di una somma, 100 euro, che lo Stato incassa. Questi 100 euro vanno in bolletta, maggiorati del 5,3 per cento, perché vengono considerati capitale investito. Quindi Enel paga 100 euro allo Stato e noi tutti in bolletta paghiamo 105,3 a Enel. Mi spiega il perché? Non mi dica, Ministro, per favore, che voi, con quei soldi, poi abbasserete le bollette, perché quei soldi vengono dalle bollette e un Governo - chiudo come ho iniziato - dovrebbe perlomeno provare a non far nulla per alzare in questo periodo le bollette degli italiani.
Questa vostra decisione, di cui non capisco il senso, è fatta invece per alzare le bollette degli italiani e fare un regalo ingiustificato ai concessionari, se mi spiega il motivo, ne sarei contento.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie Presidente, grazie agli interroganti. In merito al quesito posto dall'onorevole interrogante, giova preliminarmente evidenziare che lo scopo della citata norma è quello di migliorare la sicurezza, l'affidabilità e l'efficienza della rete di distribuzione dell'energia elettrica, che consentirà un più celere raggiungimento degli obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili, diminuendo, al contempo, la dipendenza del nostro Paese dai combustibili fossili. Questo consentirà un contenimento del prezzo dell'energia elettrica per i clienti finali.
La disposizione affida ad ARERA il compito di elaborare una proposta di decreto relativa alle modalità, ai termini per la presentazione dei piani di investimento e alla determinazione degli oneri in capo ai concessionari del servizio di distribuzione, che avranno beneficiato della rimodulazione. Solo in esito alla presentazione della proposta di decreto da parte di ARERA potranno compiersi le prime stime degli oneri concessori dovuti nel caso di rimodulazione delle concessioni in essere, rimodulazione che, in ogni caso, dipenderà dalla qualità dei piani presentati e dalla durata degli investimenti in essi previsti. Analogamente, l'analisi dell'impatto dei nuovi investimenti dei concessionari sulle tariffe a carico degli utenti sarà possibile solo a valle della definizione della proposta di ARERA e delle successive valutazioni da parte del MASE e del MEF, in particolare. Bisogna ricordare, infine, che la stessa disposizione della legge di bilancio pone un espresso vincolo, come lei ha detto, di destinazione delle eventuali maggiori entrate derivanti dalla procedura che devono essere destinate prioritariamente alla riduzione dei costi energetici degli utenti finali del servizio elettrico.
PRESIDENTE. L'onorevole Marattin ha facoltà di replicare.
LUIGI MARATTIN(MISTO). Signor Ministro, quasi tutto giusto, nel senso che lei dice: oh guarda che, se gliela ridiamo agli attuali concessionari, in cambio anche di investimenti, c'è maggiore certezza sulla durata, quindi, il concessionario può fare investimenti con più certezza, ne beneficiano i consumatori, l'elettrificazione dei consumi, le rinnovabili. Tutto giusto, ma quando lei mi dice, signor Ministro, che, gli oneri concessori, dobbiamo capire quanto saranno, ci deve guardare l'autorità di regolamentazione, ma io le ho chiesto: ma perché vanno in bolletta? Lasciateli pagare ai concessionari. Gli state facendo un bel regalo, evitandogli la gara. I margini operativi lordi dei concessionari sono amplissimi, se lo possono permettere. Se, invece, lo considerate capitale investito, oltre al danno, la beffa, perché, per ogni 100 euro, non è che in bolletta noi ci troviamo 100; ci troviamo 105,3. Quindi, i concessionari ci guadagnano due volte: hanno una concessione in regalo per vent'anni senza gara e, in più, ci guadagnano il 5,3 per cento degli oneri che vi devono versare, che lei dice: sì, poi tornano alle bollette, ma è pari e patta alla fine, anzi no, il 5,3 è comunque in più.
Quindi, il punto non è tutto quello che lei ha detto. Cambiate la legge e dite che gli oneri concessori se li cuccano i concessionari e non vanno in bolletta, perché altrimenti aumentano le bollette, , fatte salve le altre condizioni, state aumentando le bollette degli italiani e non mi sembra il caso, perché, sul fronte del gas, soprattutto in questo periodo, le bollette che stanno arrivando a casa di tutti noi non sono propriamente quelle che desidereremmo.
Quindi, signor Ministro, tutto giusto, però cambiate quella parte. Sugli oneri concessori, facciano un sacrificio i concessionari, perché stanno avendo una concessione per vent'anni senza essere esposti alla pressione competitiva che tutti noi abbiamo nei nostri lavori (persino in politica c'è pressione competitiva). Qualcuno, in questo Paese, bisogna sempre metterlo al riparo dalla concorrenza e dalla pressione competitiva. Chissà, un giorno capiremo il perché.
PRESIDENTE. L'onorevole De Palma ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01706 .
VITO DE PALMA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'interrogazione di quest'oggi è finalizzata a conoscere gli interventi che il Ministro dell'Ambiente ha messo in atto in merito al risanamento ambientale di Taranto e soprattutto anche a sollecitarne l'attuazione. Io so benissimo - abbiamo avuto diverse interlocuzioni - quanto lei sia sensibile a questo tema. Abbiamo ritardi del passato da recuperare e abbiamo risposte da dare ai cittadini di Taranto e del territorio ionico, soprattutto in merito a un tema molto, ma molto importante, sul quale, come parlamentari del territorio, abbiamo un'attenzione elevata e particolare.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie Presidente, e un grazie all'interrogante. In merito al quesito posto dall'onorevole interrogante, è necessario rammentare che, dal 2015, con l'istituzione del tavolo istituzionale permanente, è stato intrapreso un nuovo percorso integrato e organico di azioni di risanamento ambientale finalizzato alla crescita e allo sviluppo del territorio. Il programma di misure a medio e lungo termine predisposto dal commissario straordinario è attuato secondo le disposizioni contenute nel contratto istituzionale di sviluppo di Taranto, nell'ambito del quale le risorse stanziate dal Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica per interventi a finalità ambientale ammontano a quasi 89 milioni, di cui 40 a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020. Il predetto contratto ricomprende, complessivamente, 151 interventi, per un valore di circa 1.540 milioni, di cui una consistente parte, pari a 833 milioni, posta a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione.
Alla data del 30 giugno scorso, lo stato d'avanzamento complessivo registrato sui sistemi di monitoraggio è pari al 51 per cento con riferimento agli impegni e al 38 per cento con riferimento ai pagamenti.
Allo scopo di agevolare e velocizzare l'attuazione degli interventi, tra cui quello relativo alla bonifica del Mar Piccolo, è attualmente in fase di registrazione, presso la Corte dei conti, il decreto del Ministro per gli Affari europei del 9 gennaio 2025, che, sulla base della riforma della del contratto istituzionale di sviluppo, prevede espressamente la possibilità di individuazione di un responsabile unico del contratto con la funzione di dare impulso e garantire l'attuazione delle misure mediante un'azione di costante monitoraggio finanziario e procedurale.
Infine, dal punto di vista finanziario, appositi stanziamenti potranno essere previsti nella nuova programmazione dei Fondi di sviluppo e coesione, in sinergia con le azioni e le priorità individuate dal commissario straordinario.
Confermo, in ogni caso, la massima attenzione del Governo per l'azione di carattere ambientale, sanitario e di sviluppo dell'intera area di Taranto.
PRESIDENTE. L'onorevole De Palma ha facoltà di replicare.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Grazie. Signor Ministro, io sono soddisfatto della risposta e la ringrazio per la l'attenzione, soprattutto perché il Governo continua a tenere al centro dell'attenzione, sul territorio, Taranto per i suoi aspetti ambientali.
Io so benissimo che una serie di iniziative è già stata posta in essere e, in particolar modo, voglio darle atto, signor Ministro, dello smaltimento, finalmente dopo dieci anni, dei fusti radioattivi dal sito Cemerad di Statte; così come le devo dare atto di aver voluto condividere, in particolar modo, un mio emendamento che inseriva una struttura commissariale di supporto al commissario per le bonifiche diversa rispetto al metodo utilizzato nel passato, che vedeva il commissario per le bonifiche individuato nella prefettura.
Dunque, tante iniziative e una serie di interventi. Mi fa piacere ascoltare che il Ministro per gli Affari europei ha voluto già mettere in atto le attività per recuperare anche il tempo che è stato perso in passato in merito al CIS e, in particolar modo, per dare risposte ai mitilicoltori tarantini.
Signor Ministro, noi continueremo a prestare attenzione all'argomento, saremo da stimolo, da un lato, ma anche osservatori che tutto funzioni.
Dobbiamo anche dare atto a lei e a tutto il Governo di voler finalmente rispondere alle esigenze del territorio tarantino rispetto alle fantasie del passato, che vedevano il risanamento ambientale di Taranto passare attraverso proposte fantasiose che non hanno mai avuto attuazione. Le risorse vanno destinate al territorio e le risorse finalmente daranno la possibilità a Taranto e a tutta la provincia ionica di dire che la politica è presente e che il Governo ha prestato attenzione a quelli che sono i bisogni della città e del territorio .
PRESIDENTE. L'onorevole Cavandoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01707 .
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Presidente. Questo Governo ha posto grande attenzione alle infrastrutture idriche e lo ha fatto ancora prima che si verificassero le emergenze della siccità e delle alluvioni. Infatti, nella primavera del 2023, il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti assegnò una somma consistente, in particolare 3.200.000 euro, all'Autorità di bacino sul fiume Po, per la realizzazione della diga di Vetto. Leggo esattamente il contenuto: “per la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica dell'invaso a scopi plurimi in ambito montano (…), per la mitigazione di rischi di esondazione e il soddisfacimento dei fabbisogni idrici per agricoltura, industria e usi civili della Val d'Enza”, nelle province di Parma e Reggio.
Recentemente il Ministro Salvini ha chiesto all'Autorità di bacino di dare una tempistica sulla prima parte della progettazione e, di risposta, ha avuto un comunicato stampa in cui si chiedevano più soldi, dando una tempistica addirittura verso fine anno 2025, su un primo passo per la progettazione.
Chiedo, quindi, al Ministro che cosa ci vuol dire su quello che è adesso lo stato di avanzamento dei lavori.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie Presidente e un grazie agli onorevoli interroganti. Il progetto della diga in Val d'Enza, anche nota come diga di Vetto, riveste grande rilievo sotto molteplici aspetti, come evidenziato dall'onorevole interrogante e, in particolare, nell'azione di contrasto alla scarsità idrica e nell'attività di prevenzione del dissesto idrogeologico.
L'infrastruttura rientra tra quelle ricomprese nel Piano stralcio di programmazione, presentato dal Ministro Salvini nella cabina di regia idrica del 29 maggio 2024, in relazione alle quali il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha messo a disposizione finanziamenti per un ammontare pari a 900 milioni, cui debbono aggiungersi altre risorse funzionali a incentivare l'avanzamento della programmazione.
Del resto, la strategicità dell'opera di cui si discute è comprovata dall'inserimento della stessa nel Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri lo scorso 17 ottobre.
L'iter di realizzazione dell'opera è a uno stadio che non vede ancora il Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica rivestire un ruolo attivo, proattivo.
Certamente, il Ministero che rappresento svolge compiti di controllo e di vigilanza sull'autorità di bacino, compresa l'autorità di bacino del Po, che tuttavia, nel caso di specie, è stata individuata quale soggetto attuatore di un investimento intestato al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e a valere su risorse attribuite alla gestione del medesimo Dicastero.
Ad ogni modo, nell'ambito dell'azione di controllo e di vigilanza sull'operato dell'autorità di bacino e in considerazione della molteplice rilevanza del progetto, le strutture competenti del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica si informano periodicamente sulle attività poste in essere, fornendo altresì, per quanto di competenza, ogni necessario impulso.
Tutto ciò premesso, resta fermo l'impegno del Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, pur sempre nei limiti delle proprie attribuzioni, al fine di un pronto sviluppo progettuale della diga di Vetto.
PRESIDENTE. La deputata Cavandoli ha facoltà di replicare.
LAURA CAVANDOLI(LEGA). Grazie, Ministro, per l'interessamento e per l'impegno, anche futuro, a monitorare la situazione e l'andamento della realizzazione di questa diga. Lei lo ha detto bene: sono oltre 100 anni che se ne parla. Nel 1988 i lavori dovevano partire, eppure ci fu un'opposizione ambientalistica e ideologica che li bloccò.
Adesso siamo ripartiti e dobbiamo andare avanti. Dobbiamo andare avanti tenendo presente due importanti priorità. Una è la tempistica - e, su questo, lei mi ha rassicurato sul fatto che ci staremo attenti, noi dal Parlamento e lei dal Governo, per cui la ringrazio per questo -, ma vi è anche e soprattutto la destinazione a usi plurimi. Lo dice l'investimento: questa diga deve avere una consistenza, una dimensione rilevante, proprio per rispondere alle esigenze dell'agricoltura.
Ricordo che nella nostra zona si produce il parmigiano reggiano, il re dei formaggi, e serve acqua per l'erba medica per alimentare le mucche che fanno poi il latte, per il pomodoro, addirittura per l'industria che trasforma il pomodoro, poi per l'idroelettrico, che è una importantissima in questo momento di problematiche energetiche; e, infine, l'acqua per gli usi civili, e anche, ovviamente, l'acqua potabile.
Soprattutto - lo ha detto anche lei – vi sono le problematiche che riguardano la difesa del suolo e, quindi, l'opera come bacino di laminazione. Questa diga deve avere una dimensione tale da poter trattenere una grande quantità d'acqua, perché non possiamo dimenticarci quando, il 12 dicembre 2017, Lentigione di Brescello andò sott'acqua, con oltre 1.000 sfollati e milioni di danni. Fortunatamente, non ci furono vittime, ma tutti gli anni, tutte le volte che ci sono piogge importanti, si verificano esondazioni nel fiume Enza e non possiamo permetterci di avere dei danni così ingenti, rischiando anche vittime umane.
Concludo dicendo, Ministro, che credo che tutto il Governo debba insistere anche per preservare le falde acquifere. La diga ha un duplice scopo ed è importante dire che, comunque sia, non possiamo non rispettare l'ambiente circostante e, proprio facendo così, possiamo preservarlo dai danni che si possono verificare .
PRESIDENTE. La deputata Pavanelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01708 .
EMMA PAVANELLI(M5S). Ministro, alcuni giorni fa lei ha ammesso che, se il prezzo del gas non scende, dovrà intervenire. Che dire, Ministro, benvenuto nel mondo reale. Eppure le avvisaglie ci sono state. Sono mesi che il MoVimento 5 Stelle denuncia il problema del caro bollette, che impatta su cittadini e imprese per più di 10 miliardi di euro in più rispetto all'anno scorso. Poi l'assurdo: invece di abbattere gli oneri di sistema, ha già annunciato di volerli aumentare per coprire i costi del nucleare. Una follia. Lei sa benissimo gli impatti che il caro bollette ha sui cittadini e sulle imprese. Noi oggi vogliamo sapere una volta per tutte quali sono le reali iniziative del Governo per risolvere il problema .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere.
GILBERTO PICHETTO FRATIN,. Grazie, Presidente, un grazie agli interroganti. Come noto, gli incrementi dei prezzi dell'energia per famiglie e imprese registrate nell'ultimo periodo sono riconducibili all'elevata variabilità del livello dei prezzi sul mercato all'ingrosso delle materie prime energetiche, tendenzialmente in crescita in tutta Europa, che a sua volta dipende da una serie di fattori, tra cui, in particolare, le tensioni geopolitiche in alcune aree del mondo.
Le iniziative governative per ridurre il costo dell'energia per famiglie e imprese si muovono nell'ambito del percorso per la decarbonizzazione individuate dal PNIEC (Piano nazionale integrato energia e clima). In tale direzione, si colloca anche la misura dell', finalizzata a promuovere il contributo delle imprese energivore alla creazione di nuove capacità di generazione di energia elettrica da fonte rinnovabile. Per quanto attiene alle misure in favore dei soggetti vulnerabili, con la delibera di ARERA del 21 gennaio 2025, sono state disciplinate le modalità per richiedere l'accesso al servizio a tutele graduali da parte dei clienti domestici vulnerabili. In tal modo, anche i clienti vulnerabili che, entro il 30 giugno 2025, faranno richiesta di accesso al servizio a tutele graduali potranno beneficiare dei prezzi particolarmente favorevoli del richiamato servizio in esito allo svolgimento delle procedure d'asta.
Infine, con riferimento al tema dei costi di produzione dell'energia da fonte nucleare, ho più volte ribadito che, solo nel momento in cui vi sarà lo strumento di valutazione del costo della produzione di energia nucleare a valle del quadro normativo che si sta delineando, lo Stato valuterà se ed eventualmente di quanto integrare le tariffe, allo stesso modo che sta facendo con il fotovoltaico e l'eolico, per creare le condizioni di maggior vantaggio possibile. Se non ci sarà vantaggio, non lo farà.
Tutto ciò premesso, si conferma che il Governo è impegnato a valutare possibili misure strutturali e contingenti atte a mitigare gli effetti dei prezzi dell'energia, tenuto conto dell'esigenza di porre in essere un attento bilanciamento tra la tutela delle famiglie e il supporto del sistema produttivo nazionale per una transizione energetica sostenibile.
PRESIDENTE. L'onorevole Cappelletti ha facoltà di replicare.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Signor Ministro, io mi sarei aspettato da lei, di fronte al dramma dell'aumento delle bollette, che rappresenta un problema veramente gigantesco per le famiglie e le imprese, una parola, una parola di scuse, perché una quota importante della responsabilità dell'aumento delle bollette sta nelle politiche adottate dal Governo. Lei ha citato poc'anzi: non è colpa nostra, è aumentato il costo del gas . Ma chi è? Qual è la Presidente del Consiglio che ha dichiarato “voglio trasformare l'Italia in un del gas”. E voi non avete aggiunto nulla: sì, va bene, facciamo l' del gas. È chiaro che se nel nostro energetico il gas pesa moltissimo, se aumenta il prezzo nei mercati internazionali aumenta il costo dell'energia per le nostre imprese. Infatti, siamo a 22 mesi continui di calo della produzione industriale.
Signor Ministro, io non so se ha letto oggi l'intervista di un suo collega, il Ministro Foti, su il . Alla domanda, rivolta dal giornalista a Foti - “signor Ministro, come mai la Spagna cresce con un tasso di crescita 6 volte superiore a quello dell'Italia?” - lo sa che cosa ha risposto il suo collega? Ha risposto: perché paga poco l'energia, perché i due terzi di energia della Spagna viene da fonti rinnovabili. E voi cosa avete fatto? Siete andati in direzione opposta e contraria . Eppure sarebbe facile invertire la direzione: bisogna sviluppare, non contrastare le energie rinnovabili; bisogna promuovere l'efficientamento energetico, signor Ministro, se noi promuoviamo l'efficientamento energetico paghiamo meno le bollette. Poi, se ne è parlato e ne parleremo, bisogna scorporare una parte degli oneri di sistema: in parte siete d'accordo con noi, va bene, ma facciamolo. E ancora: andiamo avanti spediti sul passaggio dal prezzo unico nazionale al prezzo zonale, perché bisogna premiare le regioni che hanno investito sulle rinnovabili, premiare i loro cittadini, premiare le loro aziende e questo già lo si può fare con la normativa esistente, non c'è più tempo, signor Ministro. Il nucleare non è una risposta, specialmente quello che proponete voi che non esiste: forse esisterà tra 30 anni; noi, le aziende in Italia e i cittadini abbiamo bisogno di una risposta, oggi, contro il caro bollette . Allora noi l'aspettiamo - e concludo, signor Presidente -, la aspettiamo, proprio in quest'Aula, per discutere di una mozione per ridurre il costo delle bollette degli italiani, una mozione che abbiamo già depositato. Ci confronteremo su questa e sulle nostre proposte .
PRESIDENTE. L'onorevole Marco Sarracino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Scotto n. 3-01709 di cui è cofirmatario.
MARCO SARRACINO(PD-IDP). La ringrazio, Presidente. Ministra, le questioni sono semplici: che fine ha fatto la delega che, nel dicembre 2023, il suo Governo si è preso sul salario minimo? Ma che dobbiamo andare a “Chi l'ha visto?” per sapere la verità ? Guardi, i dati sono chiari: 500.000 giovani negli ultimi anni hanno lasciato il nostro Paese nel silenzio generale. Il motivo principale? I bassi salari. Gli altri motivi? Le poche opportunità di una generazione precaria e che va via non perché vuole farlo, ma perché è costretta a farlo. La vostra risposta è stato il silenzio. Allora, Ministra, davanti a questi numeri e a questi dati noi vi chiediamo: perché siete contrari al salario minimo? Cosa vi hanno fatto 4 milioni di italiani che nonostante abbiano un lavoro si ritrovano in condizioni di povertà? Per voi è tutto normale? Per noi no, è una grande ingiustizia e la combatteremo .
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Intervengo volentieri sul tema della giusta retribuzione dei lavoratori richiamato dagli onorevoli interroganti. Nel nostro ordinamento - ricordo - l'adeguatezza dei livelli salariali è demandata alla libera negoziazione delle parti sociali, le quali attraverso lo strumento della contrattazione collettiva definiscono per ogni settore le condizioni normative ed economiche applicabili al mercato del lavoro. È, quindi, chiaro che un livello minimo di retribuzione, stabilito per legge e uguale per tutti, che non tenga conto delle peculiarità e variabilità dei diversi settori e ambiti lavorativi, oltre a limitare la libertà negoziale tra le parti, sarebbe eccessivamente rigido o se non addirittura dannoso per le lavoratrici e i lavoratori, che correrebbero il rischio di vedere ridotte le tutele economiche e normative previste dai contratti collettivi nazionali e aziendali. Se si vuole promuovere la crescita salariale, l'introduzione di un salario minimo legale, a parere del Governo, non è la soluzione più efficace. La stessa direttiva relativa a salari minimi adeguati dell'Unione europea non impone ai Paesi membri l'obbligo di introdurre un salario minimo legale, laddove la formazione dei salari sia garantita esclusivamente mediante contratti collettivi, anzi la stessa riconosce che la tutela garantita dal salario definito mediante contratti collettivi è vantaggiosa per i lavoratori, i datori di lavoro e le imprese. Ricordo, per inciso, che per la stessa direttiva è pendente un ricorso di annullamento dinanzi alla Corte di giustizia europea promosso dalla Danimarca, sostenuto dalla Svezia e nel suo parere l'avvocato generale ha proposto alla Corte di accogliere l'istanza dei ricorrenti con il conseguente annullamento della direttiva, poiché lesiva del principio fondamentale di attribuzione delle competenze. È proprio per questo che sosteniamo e promuoviamo il confronto tra le parti sociali finalizzato al progressivo rinnovo dei contratti collettivi nazionali e sul punto possiamo vedere alcuni primi risultati: l'Istat ci dice che, a seguito dei rinnovi contrattuali, nella media 2024 l'indice delle retribuzioni orarie è cresciuto del 3,1 per cento rispetto all'anno precedente; aumenti superiori alla media caratterizzano il comparto industriale e quello dei servizi privati.
Sempre secondo l'Istat, nella media 2024, le retribuzioni contrattuali fanno registrare un primo sensibile miglioramento che, unito a una crescita dei prezzi, sta sostenendo il graduale recupero del potere d'acquisto degli italiani. Per sostenere i redditi dei lavoratori e promuovere nuovi rapporti di lavoro stabili, il Governo ha previsto la riduzione del cuneo fiscale, incentivi alle imprese che assumono donne, giovani, lavoratori svantaggiati e misure di sostegno al aziendale e alla genitorialità. In più, i numeri attuali del mercato del lavoro delineano un'ormai consolidata tendenza al ricorso a contratti di lavoro stabili, a una riduzione dei contratti a termine, a un incremento della platea dei lavoratori occupati, a un aumento delle ore di lavoro, ad una riduzione delle ore di cassa integrazione realmente fruite rispetto a quelle nominali autorizzate preventivamente.
In conclusione, ribadisco il rispetto del Governo per la libertà contrattuale delle parti sociali e l'impegno a garantire ogni utile supporto volto a promuovere la contrattazione collettiva di qualità. Nel rispetto della volontà e del lavoro del Parlamento, seguiamo con attenzione l'iter di approvazione della proposta di legge che hanno citato gli onorevoli interroganti, attualmente all'esame della X Commissione del Senato, che, proprio la settimana scorsa, ha audito le organizzazioni sindacali, rinnovando alle Camere la disponibilità al confronto.
PRESIDENTE. L'onorevole Scotto ha facoltà di replicare.
ARTURO SCOTTO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Noi abbiamo fatto una domanda precisa alla Ministra Calderone, ossia se, dopo un anno e 2 mesi in cui lei si è presa la delega da questo Parlamento, cancellando la proposta delle opposizioni sul salario minimo - il Senato ha scelto, ancora oggi, di non convertirla in legge -, ritenesse che fosse giusto ripensarci. Ci ha risposto di no, però prendiamo atto che, se il Senato non le ha rinnovato la delega, vuol dire che, tecnicamente, dopo 14 mesi, l'ha sfiduciata, per una semplice motivazione: non si può rispondere sempre con la stessa frase “siamo per la libera contrattazione”. Benvenuti nel mondo reale, noi lo diciamo da 60 anni, tant'è che siamo per l'applicazione piena dell'articolo 39 della Costituzione e, dunque, di una legge sulla rappresentanza che introduca contratti ed eviti contratti pirata, come, ad esempio, quelli che avete anche voi legittimato, qualche settimana fa, con l'accordo tra Assocontact e la CISAL sui contratti dei che dimezzano lo stipendio e superano i contratti firmati dai sindacati più rappresentativi.
Voi non rispondete a un punto: il salario minimo c'è in tutta Europa, in tutti i grandi Paesi europei; c'è in Spagna e, addirittura, l'hanno aumentato di 50 euro; c'è in Germania, c'è in Francia, c'è persino in Gran Bretagna. In Italia non lo volete perché pensate di fare la competizione su salari bassi, su tutele scarse e senza nessuna innovazione. Questa scelta mette l'Italia indietro rispetto agli altri Paesi, tant'è che da 22 mesi la produzione industriale è ferma. Lei parla di aumenti salariali, omettendo che ci sono ancora quasi 7 milioni di lavoratori e lavoratrici che aspettano il rinnovo contrattuale e che avete rinnovato il contratto delle funzioni centrali del pubblico impiego senza riconoscere integralmente l'inflazione persa. Quindi, state programmando la riduzione del potere d'acquisto e, contemporaneamente, avete fatto scelte sul mercato del lavoro che spingono soprattutto le generazioni più giovani dentro il limbo della precarietà. Noi a tutto questo ci opponiamo, continueremo a chiedere l'istituzione del salario minimo per legge e lo riporteremo qui, in Parlamento, grazie alle firme di decine di migliaia di italiani che hanno sottoscritto la legge di iniziativa popolare delle opposizioni .
PRESIDENTE. L'onorevole Schifone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01710 di cui è cofirmataria.
MARTA SCHIFONE(FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, apprendiamo da fonti di stampa, da inchieste giornalistiche, che sarebbero state commesse delle presunte, ma gravissime, irregolarità dal patronato INCA-CGIL, che ha sede in Italia ma, soprattutto, all'estero, irregolarità nella gestione delle pratiche e non solo. Ci consta anche che ci siano state delle attività ispettive da parte del Ministero, soprattutto all'estero.
Per questo, chiediamo quali iniziative ha adottato o intende adottare il Ministero per accertare la sussistenza di queste eventuali irregolarità, l'ammontare complessivo del finanziamento erogato ai patronati e per recuperare quelle somme percepite, eventualmente, in maniera indebita. Ricordando, Ministro, a me e anche a quest'Aula, che questi patronati sono finanziati da fondi pubblici derivanti dai contributi versati dai cittadini italiani .
PRESIDENTE. La Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Elvira Calderone, ha facoltà di rispondere.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Il quesito posto dagli onorevoli interroganti mi consente di riferire in merito agli sviluppi dell'ispezione ministeriale condotta nel 2023 presso la sede del patronato INCA-CGIL di New York, presso cui sono state rilevate importanti irregolarità relative all'attività svolta negli anni 2020 e 2021.
Preliminarmente, segnalo che, in qualità di amministrazione vigilante, il Ministero può effettuare non solo controlli ordinari sulle attività degli istituti di patronato con sedi in Italia e all'estero, con verifiche annuali sull'attività svolta, ma anche ispezioni straordinarie ogniqualvolta ne ravvisi la necessità, anche sulla scorta di eventuali segnalazioni che provengano da assistiti o autorità diplomatiche. Per consentire un preventivo contrasto a talune irregolarità riscontrate, l'attività ispettiva si è intensificata negli ultimi anni, anche attraverso strumenti ispettivi di , funzionali a una più efficace e selettiva individuazione di eventuali anomalie.
Per quanto concerne, in particolare, il patronato INCA-CGIL oggetto dell'interrogazione, faccio presente che lo stesso, nel corso dell'ultimo biennio, è stato interessato da un programma di ispezioni sia negli Stati Uniti, per le annualità 2020 e 2021, sia in Sud America, per le annualità 2021, 2022 e 2023. Le decurtazioni del punteggio operate in sede di accertamento, a valle dell'attività ispettiva, hanno inciso negativamente sulla percentuale del finanziamento destinato allo stesso patronato, con un aumentare delle risorse riconosciute con il riparto definitivo inferiore rispetto a quanto riconosciuto in sede di anticipazione.
Infatti, secondo il sistema previsto dalla legislazione vigente, relativamente ai finanziamenti dei patronati - corrisposti secondo un sistema a punti basato proprio sulla valutazione effettuata in sede ispettiva dell'attività svolta -, le eventuali somme eccedenti percepite in sede di erogazione delle anticipazioni sono recuperate in sede di adozione del decreto di riparto definitivo dell'apposito fondo e redistribuite a tutti i patronati aventi diritto, con la prima successiva erogazione utile.
I patronati sono chiamati ad erogare servizi in favore dei cittadini e, per questo, sono destinatari di trasferimenti di risorse pubbliche. È, dunque, necessario che queste siano riconosciute agli istituti virtuosi, le cui attività vengono svolte nel pieno rispetto della legge. Non a caso, tra gli strumenti utilizzati in sede preliminare ed ispettiva da parte del Ministero, vi è un rigido sistema di controlli incrociati della documentazione fornita dalle strutture in grado di individuare pratiche a rischio, come, ad esempio, per l'anomala reiterazione della medesima tipologia di prestazione.
Segnalo inoltre che, lo scorso 30 gennaio, ho provveduto ad inviare alle Camere la relazione sull'attività degli istituti di patronato, relativa al periodo 1° gennaio 2023-31 dicembre 2023, ai sensi dell'articolo 19 della legge n. 152/2001, dalla quale si rilevano le complessità istruttorie degli accertamenti, dovute a metodologie superate e risalenti negli anni, che hanno sempre determinato consistenti ritardi nella definizione degli esiti finali del controllo.
A questo proposito, segnalo che è in fase di definizione, per il successivo invio agli organi di controllo per i prescritti pareri, il decreto di riordino del sistema di vigilanza sugli istituti di patronato, che prevede, tra l'altro, la costituzione di un sistema informativo integrato, che consenta l'interoperabilità tra tutti i soggetti coinvolti, anche al fine di rendere automatici e tempestivi i controlli. Rassicuro, in conclusione, che il Ministero continuerà a monitorare con attenzione la situazione, mantenendo alta la vigilanza sull'attività dei patronati in Italia e all'estero, per garantire trasparenza, legalità nell'erogazione di un servizio di pubblica utilità, da rendersi nell'esclusivo interesse della collettività.
PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
WALTER RIZZETTO(FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Calderone. Sì, siamo soddisfatti della sua risposta. Lei ha parlato - ma ne abbiamo parlato anche noi molto spesso - di quelle che sono gravi irregolarità nella gestione di pratiche previdenziali ed assistenziali. Queste pratiche, irregolari, di fatto, hanno un substrato, che è già stato richiamato in premessa e anche rispetto alla sua risposta: Ministro, questo è finanziamento pubblico e non possiamo toccare un euro dei soldi dei cittadini per pratiche che poi si evidenziano essere fallaci. Dopo un'ispezione ministeriale rispetto alle pratiche annullate in seno al patronato INCA CGIL di Astoria nel Queens, nello Stato di New York, c'è un dato che è record: oltre il 99,5 per cento nel 2020 e il 99,8 per cento nel ‘21 a causa di irregolarità, ecco, queste sono decadute. Quando parliamo di irregolarità da parte di INCA CGIL, parliamo di pratiche inesistenti, duplicazioni, assenza di firme nei mandati, assenza di firme necessarie per pensioni di reversibilità: non sono errori, questo, signori, è un sistema, a cui noi cercheremo di porre un limite.
Dopodiché, Presidente, per chi dice che INCA e CGIL non si conoscono quasi, io ricordo che INCA è il patronato di riferimento della CGIL. INCA sapeva probabilmente anche delle pratiche a Zurigo, laddove c'è stata un'inchiesta per 400 pensionati truffati; e tutti, in quel caso, lo sapevano, ma fondamentalmente sappiamo anche che, nel consiglio di amministrazione dello stesso INCA, sono nominati tutti esponenti della CGIL. Quindi, non è possibile che, quantomeno, non si conoscano, sotto questo punto di vista, le presunte irregolarità. Io vorrei ringraziare qui l'onorevole che siede accanto a me, l'onorevole Andrea Di Giuseppe, che già nel novembre del 2023 denunciava questa situazione e che ha frequentato Astoria molto più del segretario Landini. Quindi, invitiamo il segretario Landini a recarsi sul luogo per cercare di capire che cosa succede in seno a quel patronato.
Tutto quanto lei ha definito e ha detto ci soddisfa, anche e soprattutto, rispetto - Presidente, chiudo - al cosiddetto decreto di riordino. Infatti, se noi - noi, un Governo di centrodestra -, andremo avanti con un decreto di riordino, significa che il Ministro Poletti, il Ministro Orlando, il Ministro Di Maio, il Ministro Catalfo se ne sono fregati di questo tipo di iniziative che venivano fatte.
Un'ultima cosa e veramente mi taccio, Presidente, e la ringrazio: consiglio, anzi invito, il segretario Landini ad andare a parlare e a ricevere quei due pensionati che, durante la trasmissione , condotta da un giornalista, Massimo Giletti, volevano parlare con lui ma lui ha negato loro addirittura la parola. Diciamo ai cittadini e ai contribuenti che queste pratiche non devono essere pagate e chi vi chiede dei soldi per fare questo tipo di attività è esattamente fuori dai canoni della legge .
PRESIDENTE. La deputata Carfagna ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01711 di cui è cofirmataria.
MARIA ROSARIA CARFAGNA(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la nostra interrogazione nasce da una considerazione molto semplice: le sentenze della Corte costituzionale, prima quella che non ha dichiarato l'incostituzionalità dell'intera legge ma ha rilevato diversi profili di illegittimità e quella successiva che ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo, aprono, a nostro avviso, una grande opportunità sotto almeno due profili.
C'è la possibilità di migliorare il testo della legge riguardo ad alcuni capitoli più delicati e complessi: penso, per esempio, alla questione dei LEP e, cioè, alla necessità di garantire uniformità e omogeneità di prestazioni e servizi su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dal luogo di nascita e di residenza. E, poi, c'è la possibilità di rilanciare l'autonomia, non come percorso di una parte, non come legge di una parte del Paese contro l'altra - così come è stata rappresentata - ma come percorso virtuoso e condiviso, perché legato ad una disposizione costituzionale che la stessa sinistra ha proposto e approvato nel 2001. Quindi, in questo contesto che definirei “favorevole” per migliorare la legge, le chiedo, Ministro, quali sono le iniziative che intende portare avanti per proseguire sul percorso avviato, nel rispetto però dei principi di uguaglianza, unità nazionale, solidarietà tra i territori e coesione territoriale.
PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO CALDEROLI,. Signor Presidente, onorevoli deputati, è mia intenzione conseguire proprio quanto suggerito dagli interroganti. L'autonomia differenziata può effettivamente rappresentare - testualmente - un volano per lo sviluppo dei territori, consentendo di realizzare una migliore e più efficiente allocazione delle funzioni e delle relative risorse. Naturalmente, tale percorso deve avvenire nel rispetto dei principi costituzionali richiamati dallo stesso articolo 1 della legge di attuazione e declinati nella recente sentenza n. 192 del 2024 della Corte costituzionale. Fra essi, in particolare, va ricordato il principio di sussidiarietà. Come chiarito dalla Consulta, tale principio è posto alla base dell'individuazione del livello territoriale più adeguato ai fini dell'eventuale trasferimento delle funzioni. Ho già provveduto a richiedere alle quattro regioni che hanno presentato atti di iniziativa di indicare se le richieste siano giustificate alla luce del principio di sussidiarietà. Ciò consentirà di svolgere un'istruttoria approfondita, a cui potrà anche contribuire la consolidata esperienza maturata a livello europeo in tema di sussidiarietà.
I negoziati già avviati proseguono per singole funzioni attinenti alle materie non LEP, nel pieno rispetto delle indicazioni della Corte. La legge n. 86 del 2024, infatti, è pienamente efficace, avendo la Corte fatto ricorso alla consolidata tecnica delle sentenze manipolative, sostituendo direttamente le disposizioni dichiarate illegittime con altre disposizioni conformi a Costituzione. Quanto invece alle materie LEP, sulla base della medesima legge, come ribadito dalla Corte costituzionale, l'attribuzione di funzioni alle regioni presuppone la previa determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Il Governo è al lavoro per dar seguito alle indicazioni fornite dalla Corte circa la procedura di determinazione dei LEP, a tal fine avvalendosi degli esiti del lavoro svolto dal Comitato tecnico-scientifico presieduto dal professor Sabino Cassese, le cui attività, concluse lo scorso dicembre, sono espressamente preservate proprio dalla sentenza n. 192 del 2024.
Sarà presentato a breve alle Camere un corposo disegno di legge di delega al Governo per la definizione dei LEP nelle materie di cui all'articolo 3, comma 3, della legge n. 86 del 2024. Lo schema, che è composto da più di 30 articoli, oltre a prevedere principi e criteri direttivi generali per l'individuazione, l'aggiornamento e il monitoraggio dei LEP, recherà anche indicazioni specifiche al Governo in funzione delle peculiarità dei singoli settori, proprio come richiesto dalla Corte costituzionale, e garantirà comunque un adeguato coinvolgimento del Parlamento nell'esercizio della delega.
Sono quasi 24 anni che la Costituzione attende di essere attuata con riguardo ai LEP, che dovranno essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Con questo processo di attuazione sarà assicurato il superamento dei divari tanto nelle regioni differenziate, quanto nelle altre regioni.
PRESIDENTE. La deputata Carfagna ha facoltà di replicare.
MARIA ROSARIA CARFAGNA(NM(N-C-U-I)M-CP). La ringrazio, signor Ministro, per la sua risposta. Non posso che confermare la mia posizione, la posizione che ho sempre espresso in quest'Aula e fuori da quest'Aula nel dibattito sul tema della riforma dell'autonomia. Io penso che noi possiamo e dobbiamo tenere insieme i nuovi poteri delle regioni con la salvaguardia, la tutela e l'attuazione dei diritti costituzionali di ogni singolo cittadino con il principio di solidarietà tra i territori, con il principio di sussidiarietà, con il principio di unità nazionale e di coesione sociale e con il principio che lei ha richiamato e in base al quale il trasferimento, non delle materie - come ricorda la Corte - ma delle funzioni, deve avvenire soltanto se risponde a criteri di efficienza e di miglioramento dei servizi.
Quindi, ribadisco questa posizione e aggiungo in questa sede che i moderati italiani, che Noi Moderati è pronto a fare la sua parte per andare in questa direzione perché, come ha detto e ricordato la Corte, spetta al Parlamento colmare i vuoti che sono generati dalla sentenza stessa per assicurare la piena funzionalità della legge che evidentemente oggi non c'è per quello che riguarda le materie LEP.
Io penso che nessuno in quest'Aula vorrà sottrarsi a questa responsabilità. Sicuramente non lo faremo noi e siamo consapevoli, signor Ministro, che l'architrave di una buona legge posa non solo sulla definizione, ma sul finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni. Lo dico a ragion veduta e con cognizione di causa, perché nessuno lo ricorda mai ma, da Ministro per il Sud e la coesione territoriale, ho portato all'approvazione di questo Parlamento non solo la definizione ma, nella legge di bilancio 2021, il finanziamento del primo LEP sugli asili nido per oltre un miliardo di euro.
Allora, io penso che l'idea di un'Italia dove la sanità, i trasporti, la scuola, le mense, le palestre, il tempo pieno e gli asili nido rispettino un livello minimo uguale per tutti, questa idea di Italia possa finalmente trasformarsi in una priorità politica e in un obiettivo politico per una maggioranza così solida.
Noi faremo la nostra parte per arrivare all'approvazione di un disegno di legge di riforma dell'autonomia - al quale, come lei ci ha detto, sta lavorando il Governo - che tenga insieme le due esigenze: riformare il Paese all'insegna dell'efficienza, dell'efficacia e della trasparenza dell'azione amministrativa, ma anche contrastare quelle disuguaglianze non solo tra Nord e Sud del Paese, ma tra centro e periferie, tra aree interne e tra aree metropolitane, tra aree montane e tra aree costiere, che ha penalizzato e continua a penalizzare cittadini più deboli e territori più deboli .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,20.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Colleghi, dovremmo ora passare alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta sul decreto recante misure urgenti in materia di cultura. Poiché, tuttavia, ho ricevuto alcune richieste di intervento sull'ordine dei lavori per la richiesta di un'informativa urgente, occorre contemperare il loro svolgimento con la necessità di iniziare al più presto le dichiarazioni di voto, il cui orario di inizio è stato convenuto con l'accordo di tutti i gruppi nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri. Pertanto, sentito il Presidente della Camera, concederò la parola per due minuti per ciascun intervento sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Chiara Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo alla luce dell'informativa che abbiamo sentito questa mattina in quest'Aula, un'informativa che non possiamo che definire insoddisfacente e inadeguata. Due Ministri della Repubblica, il Ministro dell'Interno e il Ministro della Giustizia, hanno dato risposte non esaustive, hanno mostrato anzi due linee completamente divergenti, diverse del Governo. Uno ha raccontato che il torturatore Almasri non poteva essere arrestato perché ha torturato solo per 9 anni, anziché per 13, e l'altro, invece, ha spiegato che, siccome era un pericoloso criminale, doveva essere allontanato immediatamente dal territorio nazionale e rimpatriato con tutti gli onori e un volo di Stato. C'è una cosa sola però che ha unito entrambi: entrambi hanno chiamato in causa la sicurezza nazionale e hanno richiamato il ruolo della Presidente del Consiglio. Noi oggi ribadiamo la nostra richiesta di avere qui, in quest'Aula, un'informativa urgente della Presidente Meloni perché oggi, su quei banchi del Governo che erano pieni, mancava solo una persona: mancava lei, mentre è lei che deve riferire qui, dire qual è la verità, rendere conto a noi e al Paese, smettere di nascondersi e di scappare, perché è ora che la patriota d'Italia venga qui a dire perché ha liberato un criminale che tortura donne, bambini e persone dall'altra parte del Mediterraneo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo avuto una delle immagini più indegne e più vili della storia della nostra Repubblica: quell'unica sedia vuota in mezzo a tutti i banchi del Governo pieni. E il problema non è di chi ricopre temporaneamente quell'incarico, il problema è di cosa rappresenta quella sedia per la nostra Istituzione, per la nostra Repubblica e per il nostro Paese. E vederla vuota, vedere scappare e vedere una Presidente del Consiglio che in maniera vile utilizza solamente i leccapiedi giornalisti che non le fanno le domande utilizza solamente i per mentire - perché questo ha fatto la Meloni - e Nordio oggi l'ha sbugiardata… La Meloni a Gedda, mentre era in tenda dal suo amico bin Salman, ha detto che era stata la corte penale di Roma a scarcerare Almasri. Loro non ne sapevano niente. Nel video ha detto che il Ministero della Giustizia non ne sapeva niente. Oggi Nordio ha detto che hanno letto, deliberato e deciso di scarcerare uno stupratore di bambini coscientemente . E Nordio, che ha detto che lui non è un passacarte - bene, forse, un passacarte farebbe meno danni al Ministero della Giustizia -, ha detto che non aveva il traduttore, non riusciva a tradurre 40 pagine in inglese. Io francamente il traduttore dall'inglese all'italiano lo trovo, avrei bisogno di un traduttore da quello che dice Nordio all'italiano, perché io certe cose non le ho capite, perché non le ho proprio capite. Però, oggi certifichiamo che il Ministro della Giustizia sbugiarda la Premier e lei deve venire in Aula, non può nascondersi dietro ai suoi servi costantemente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Oggi abbiamo assistito a una pagina indecorosa della democrazia del nostro Paese: due Ministri che sono venuti a delegittimare delle istituzioni e, in particolar modo, il Ministro Nordio che ha attaccato la Corte penale internazionale, dove qui, proprio a Roma, ne è stato sottoscritto lo statuto. Un Ministro che è venuto a raccontare delle bugie inaccettabili, un Ministro che ha trasformato quest'Aula in un comizio. Ma il punto è che vi sono nel Governo tre posizioni differenti: quella della Premier Giorgia Meloni, che ha detto che la responsabilità della scarcerazione del libico era in capo alla corte d'appello di Roma, quella del Ministro Nordio che ha rivendicato il fatto, anzi ha smontato il mandato d'arresto internazionale, come se Nordio fosse la Cassazione, un qualcosa al di sopra della Corte penale internazionale, e poi il Ministro Piantedosi che ci ha parlato di sicurezza nazionale. Noi vogliamo sapere dov'è la verità perché nel Parlamento italiano le bugie non si possono raccontare. Ma quello che è più grave, signor Presidente, è che sono e stanno venendo imbrogliati gli italiani. Ecco, questo imbroglio è inaccettabile. La Premier Meloni deve assolutamente venire in Aula e dire quello che è accaduto, perché non può continuare a fuggire dal Parlamento mentre parla sui e continua a raccontare le sue bugie .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Faraone. Ne ha facoltà.
DAVIDE FARAONE(IV-C-RE). Presidente, intervengo soltanto per dire che avevamo ragione quando abbiamo chiesto che dovesse venire la Meloni e non due Ministri ipoteticamente tecnici di questo Governo. La ragione è stata confermata dall'informativa di oggi e dalle due relazioni dei due Ministri, che sono state la tesi sostanzialmente, cioè colui che ha santificato Almasri, e l'antitesi, cioè colui che, addirittura, prima ce lo leviamo da questo Paese meglio è, perché è un pericolo pubblico. È mancata sostanzialmente la sintesi, cioè una parte politica che dicesse qual è la linea del Governo, perché oggi, se dovessimo andare a interpretare le due relazioni, la linea non si capisce, non prende, perché ognuno ha detto una cosa diversa. Per cui non mancava solo la Meloni - devo dire -, mancavano anche le altre due espressioni di altri due partiti, le espressioni politiche, cioè Salvini e Tajani.
Quindi, è stata affidata alla tecnica quella che doveva essere una presa di responsabilità della politica. Si è visto, tra l'altro, che Nordio e Piantedosi con la politica c'entrano molto poco. Per cui, Presidente, noi rinnoviamo, così come gli altri colleghi, la richiesta che la Meloni venga in Aula.
È ridicolo che si debba richiedere la Premier in Aula e la Premier non senta la responsabilità autonoma di venire in Aula una volta che è stata richiesta costantemente da tutte le forze parlamentari e trova solo la forza di parlare sui suoi senza alcun contraddittorio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Senza toni accesi e con un approccio molto pacato e rispettoso, anche noi ci uniamo alle voci delle altre opposizioni per rinnovare la richiesta di un intervento della Presidente Meloni in Aula, anche alla luce dell'informativa di questa mattina che non solo non ha chiarito, nei termini che erano stati richiesti, la situazione e la verità della situazione ma, se si poteva in qualche modo, l'ha ingarbugliata; l'ha ingarbugliata perché sono emerse posizioni evidentemente contraddittorie tra quelle che sono state ragioni di sicurezza che il Ministro Piantedosi ha portato e, invece, una contestazione da parte del Ministro Nordio nei confronti della Corte penale internazionale. Tra l'altro, apprendo anche - lo ha ricordato il collega Rosato - di una conflittualità verso questa Corte in modo ufficiale da parte del nostro Paese, qui nella sede istituzionale, e nuovamente uno scontro tra il potere di fatto dell'esecutivo e della magistratura, che in questo momento riteniamo essere molto dannoso per il Paese.
Riteniamo, quindi, che la chiarezza da parte della Presidente sia a questo punto dovuta non tanto e non soltanto alle opposizioni e a questo Parlamento, ma richiesta per l'intero Paese. Si assuma la responsabilità della guida del Paese, dando e portando le ragioni, quelle definitive, chiare e di sintesi, che il Governo ha messo in campo in questa - ahimè - triste e grave vicenda .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, l'onorevole Pulciani. Ne ha facoltà.
PAOLO PULCIANI(FDI). Grazie Presidente. Il richiamo al Regolamento, articolo 8, commi 1 e 2, per quanto riguarda l'asserzione fatta dall'onorevole Riccardo Ricciardi, dal collega Ricciardi poco fa, perché venga significato a verbale, e sia anche oggetto di valutazione da parte della Presidenza, quando ha definito, servi della Meloni sia i due Ministri oggi intervenuti nonché anche, mi pare, affermazione estesa a tutta la compagine di Governo che era presente qui in Aula, ritenendo tale affermazione, tra l'altro, non suffragata da alcun tipo di ragionamento e non a sostegno di alcun ragionamento ma puramente offensiva, non solo delle persone ma dell'organismo del Governo e di quanto rappresentano
PRESIDENTE. Grazie onorevole Pulciani, ovviamente registriamo la sua richiesta.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2183-A: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura.
Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Roberto Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie Presidente. Siamo in una fase che è quella delle dichiarazioni di voto sulla fiducia, sull'ennesima fiducia chiesta dal Governo, sull'ennesimo decreto, e quindi cercherò di concentrarmi più su questo che sul merito. Mi consenta di ringraziare i vertici del gruppo che mi danno l'onore di poter intervenire, sia sulla fiducia che nel merito, nella dichiarazione di voto finale, segno, evidentemente, che il lavoro che abbiamo svolto, anche in Commissione, è stato condiviso. E questo non può che aiutarmi a portare avanti un ragionamento che però, ripeto, concentrerò nel merito più nella dichiarazione di voto finale, concentrandomi su che cosa? Signor Presidente, signor Sottosegretario, mi dispiace che non sia qui presente il Ministro Ciriani, che però, diciamo, queste cose se le è sentite dire un sacco di volte, perché avrei ricordato lui le affermazioni roboanti che, quando era capogruppo al Senato, di Fratelli d'Italia, rivolgeva nei confronti dei Governi di allora a proposito della lesione del processo democratico, del soffocamento della parola delle opposizioni, del corto circuito che si portava allo svolgimento democratico dell'attività parlamentare a causa delle fiducie che venivano poste dai Governi sui decreti che venivano emanati dai Governi, e via dicendo.
Insomma, diciamo, parlo del Ministro Ciriani perché è il Ministro per i Rapporti col Parlamento ma se andiamo a guardare i rappresentanti dell'attuale maggioranza, e che non erano in maggioranza, perché poi anche qui le cose sono un po' confuse: anche oggi ho sentito, quando alcuni intervenivano dalla maggioranza, parlare, fare riferimento a Governi del Presidente Conte che avevano fatto non so che cosa, dimenticando che una parte dell'attuale maggioranza era al Governo con il Presidente Conte, quando il Presidente Conte era Presidente del Consiglio.
Quindi, diciamo, le contraddizioni - non voglio passare da un argomento all'altro - non erano relative soltanto alla, diciamo, opposizione dei due Ministri ma anche, diciamo, dei corti circuiti sul piano della memoria, neanche storica ma recente, di quello che è accaduto in questo Paese. Ma, che il tema della decretazione d'urgenza, con il combinato disposto della posizione della fiducia, non sia certo una peculiarità di questo Governo, non c'è dubbio, è una degenerazione che, a mano a mano che andiamo avanti, sta rendendo obiettivamente la forza, l'efficacia di una componente così importante nella nostra democrazia, come quella del Parlamento, ridotta quasi praticamente a nullità. Ed è cominciata, ripeto, ormai da parecchi anni ma se è possibile ogni Governo che si succede fa qualcosa di peggio, e i miei uffici mi hanno ricordato che, in poco più di due anni, il Governo Meloni ha già posto 77 fiducie (44 le ha poste in quest'Aula e 33 le ha poste al Senato).
Io non so se siete nel primo gradino, ma avrete, augurandovi sul piano umano lunga vita, mentre su quello politico mi auguro che la vita sia brevissima, sicuramente la possibilità di battere tutti i record, oltre che per la longevità del Governo anche per il numero di fiducie che vengono poste. Ma la cosa che voglio sottolineare è - addirittura viene prima della fiducia - la decisione di fare un decreto-legge, l'ennesimo decreto-legge, dimenticando completamente e mettendo sotto i piedi completamente i precetti costituzionali che motivano la sostituzione del Governo, rispetto al Parlamento, nell'attività legislativa - di questo si tratta - con la previsione poi, ovviamente, che questo venga sanato con un voto sul decreto di conversione, proprio perché il presupposto di un decreto-legge è la necessità e l'urgenza.
Ora, è chiaro che in linea teorica, signor Sottosegretario e colleghi della maggioranza, se noi andiamo in giro per l'Italia, andando in qualunque bar o in qualunque supermercato, ciascuno di noi probabilmente ritiene necessario e urgente che venga fatto qualcosa. Poi, rispetto a quella che è la vita del nostro Paese e rispetto alle materie che andiamo a toccare, si avrebbe il dovere di spiegare qual è la necessità e l'urgenza, non dal punto di vista filosofico ma nel merito dei provvedimenti che si fanno. Perché se lei ci chiede, se voi ci chiedete, se in questo Paese il tema della cultura sia di importanza straordinaria e rilevante, noi siamo assolutamente d'accordo. Non parliamo soltanto di quello che significa dal punto di vista del PIL, di quello che significa dal punto di vista del volano economico di questo Paese, anzi, addirittura, quanto poco sfruttiamo la cultura e quello che potremmo mettere in campo per migliorare le condizioni economiche del nostro Paese. Quindi, siamo tutti assolutamente d'accordo - anche gli interventi che sono previsti, dalla rigenerazione urbana e tutta una serie di cose - sono tutte cose di straordinaria importanza che difficilmente si potrebbero non condividere. Le dico di più, difficilmente, se fossero cose concrete - e arrivo al tema della concretezza -, potrebbero non essere condivise anche nello strumento che viene utilizzato, quello del decreto-legge. Ma voi, come è successo in tante altre occasioni, fate i decreti-legge semplicemente per fare degli , per evocare dei titoli che in qualche modo vi possano consentire, nelle reti unificate dove avete praticamente accesso soltanto voi o i vostri portavoce come il collega - ormai lo possiamo chiamare così - della terza Camera, Bruno Vespa, che si fa, come dire, portavoce delle vostre fondamentali iniziative e della vostra difesa. Voi avete fatto un decreto dal titolo altisonante, da un titolo accattivante - la cultura, ci mancherebbe altro - che semplicemente è una presa… - in realtà signor Presidente, l'articolo che doveva citare il collega prima era un altro, non era l'articolo 8, comma 1, ma era quello delle frasi sconvenienti; non vorrei adesso chiedere a lei di indicarmi qual è l'articolo, quindi evito di dire che tipo di presa -, diciamo che era una presa in giro, va bene? Sennò intanto può andare sul Regolamento, io le dico qual è la frase e lei mi può dire “no, quella frase lei non la può dire perché è sconveniente”, ma lasciamo perdere. Presa in giro, al bar sicuramente hanno capito: avrei voluto dire altro che non posso dire in quest'Aula. Perché, semplicemente, in questo decreto, signor Presidente, “”, come si dice al bar e come si dice da altre parti. Si evocano tutta una serie di cose.
Il Ministro Giuli è venuto e ci ha spiegato; devo dire che molti di noi, vedo qui la collega Manzi ma anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, in Commissione, ci siamo resi conto che, quando è arrivato il Ministro Giuli, pur essendo dalla parte avversa, abbiamo detto: ci sarà sicuramente un salto di qualità dal punto di vista dell'interesse concreto nei confronti dei temi della cultura. Ci sarà una spinta perché, diciamo, quell'altro si era occupato di altre faccende; per fortuna, siamo tranquilli che adesso non ha sparso figli per il mondo, però, comunque sia, resta il fatto che poco si è occupato di cultura. E, invece, il Ministro Giuli, addirittura, ormai, noi i provvedimenti li facciamo: il Piano Mattei e ora ce ne siamo usciti col Piano Olivetti.
Io spero che né l'uno né l'altro debbano rivoltarsi, come si dice, da qualche parte, per essere evocati rispetto a provvedimenti che, oltre al nome, non hanno nulla dell'approccio culturale che una persona come Mattei ha rappresentato per questo Paese. Semplicemente, vengono messi dei titoli, vengono messe delle frasi che, però, sono zero, perché non sono finanziate, perché non c'è nessun intervento. Devo dire che il tema della fiducia è anche imbarazzante, perché in Commissione le opposizioni hanno cercato di dare il loro contributo e se obiettivamente qualche cosa è migliorata rispetto al provvedimento che è arrivato in entrata, è migliorata grazie ad alcuni emendamenti che sono stati portati dalle opposizioni e anche approvati…
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Ho già finito il tempo, Presidente? Questa è una cosa che mi addolora. Mi addolora perché avrei avuto ancora molte cose da dire, ma - come ho detto all'inizio - grazie alla fiducia del gruppo avrò la possibilità di dirle nella dichiarazione di voto finale. Vorrei semplicemente rimarcare che abbiamo presentato, a questo punto, degli ordini del giorno, visto che, grazie alla fiducia, avete fatto fuori gli emendamenti e, quindi, anche quel possibile dialogo - quasi sul nulla, perché, non essendoci soldi, è una discussione accademica -, almeno quello, si sarebbe potuto sviluppare in Aula; non lo abbiamo potuto sviluppare perché con la fiducia sono stati fatti fuori anche tutti gli emendamenti. Ci rimangono gli ordini del giorno e cercheremo attraverso quelli - che, come sappiamo perfettamente, hanno un peso specifico molto, molto basso - di portare alla vostra attenzione il fatto che la cultura non è semplicemente il lancio dei dadi, ma è qualcosa di molto serio per questo Paese rispetto al quale ci vorrebbe un po' più di serietà, almeno un po' più di serietà, e poi, magari, anche qualche euro in più .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI(AVS). Presidente, gentili colleghe e colleghi, visto che ci chiedete di accordare la fiducia a questo Governo su un decreto che è dedicato ai temi che dovevano essere urgenti della cultura, è bene provare a chiarire quali siano per noi di Alleanza Verdi e Sinistra le questioni più urgenti e anche vergognosamente dimenticate da molti anni in questo Paese.
Ebbene sì, sicuramente, Sottosegretario, erano urgenti le risorse per le librerie e le biblioteche che questo Governo aveva a lungo bloccato, ma sul resto - in tutta franchezza - noi vediamo mancare quelle caratteristiche di urgenza e di impellenza che dovrebbero essere al centro di un'azione di Governo, oggi. Quindi, voglio provare a prendere spunto da storie, emerse anche in questi giorni grazie ad alcune inchieste della magistratura, che sono storie come ce ne sono a migliaia in Italia e portarle qui, in Aula, nella speranza che qualcuno un attimo rinsavisca, torni nel mondo reale della cultura, che è costruita, curata e in qualche modo diffusa ogni giorno da lavoratori e lavoratrici, e si ricordi che il compito del Governo italiano e di questo Parlamento dovrebbe essere, prima di tutto, quello di migliorare la vita delle persone e, in particolare, in questo caso, delle persone che per vivere lavorano nel mondo della cultura oppure lo fanno per passione.
Allora andiamo un attimo a Milano, andiamo da Mbaye che, per poche centinaia di euro, doveva garantire 9 ore al giorno di lavoro ad una cooperativa di servizi che offriva maschere, custodi, guardiani e operatori della biglietteria a numerose istituzioni culturali della città, anche di rilievo nazionale come la Scala, i Pomeriggi Musicali, La Società dei concerti, l'Orchestra e il Coro sinfonico, il Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia, la Filarmonica, il Teatro Arcimboldi, il Conservatorio “Giuseppe Verdi” e il Teatro Dal Verme. Mbaye lavorava 9 ore; il suo collega, Adolfo, ha raccontato ai PM di essere costretto a saltare il riposo settimanale per arrotondare lo stipendio, perché altrimenti non sarebbe riuscito nemmeno ad avere il minimo indispensabile; Nunzio, un altro collega, ha calcolato che per mettere insieme uno stipendio mensile decente ci sarebbero volute almeno 230 ore di servizio, cioè 50-60 ore alla settimana; Simone, un giovane che ha provato ad investire nel lavoro culturale, si è ritrovato povero ed è dovuto tornare a vivere con i genitori; Iosif ha riferito che, quando si concedeva qualche giorno di vacanza oppure si ammalava, non riusciva a superare gli 800 euro. E Laura ha raccontato di avere uno stipendio mensile di 600 euro netti che, naturalmente, non sarebbero bastati per vivere, se non ci fosse stato anche lo stipendio di suo marito.
Sono tutti lavoratori e lavoratrici che hanno dalle cooperative, che offrono servizi alle istituzioni culturali, ricevuto stipendi al di sotto della soglia di povertà: da poco meno di 5 euro a quasi 6,50 euro all'ora. Tutti lavoratori e lavoratrici che sanno bene che questo Governo da 2 anni, cioè da quando noi abbiamo messo in discussione la proposta di legge, sta negando loro il salario minimo, che sarebbe anche il minimo della dignità .
Allora, Sottosegretario, sono urgenti o non lo sono - e mi rivolgo, per suo tramite, anche al Ministro Giuli - misure che impediscano lo sfruttamento del lavoro in questo settore? Sono o non sono urgenti misure che responsabilizzino le istituzioni appaltanti e che impongano controlli ferrei sulle cooperative e le società che lavorano nei nostri luoghi culturali? No, per voi non sono urgenti, però, è urgente decretare la nascita di una scatola vuota - che avete chiamato Piano Olivetti - in cui non mettete un euro, che è un'operazione completamente propagandistica e che si presenta, in questo decreto, come una sfilza di titoli generici su periferie e aree svantaggiate che, facendo così, offende il nome dell'imprenditore che più di altri, in questo Paese, si fece carico del problema della dignità del lavoro e dei lavoratori, della loro istruzione, delle comunità culturali e del loro benessere.
Lui operò concretamente per la riduzione dell'orario di lavoro, aumentò gli stipendi, creò il aziendale, offrendo asili nido, luoghi di cultura, assistenza sanitaria, risorse per i trasporti; voi, invece, vi riempite la bocca di periferie e, contemporaneamente, ignorate i bisogni di quei lavoratori che in quelle periferie ci vivono e li ignorate persino quando lavorano nei vostri progetti per le periferie, negli spazi culturali che finanziate, nei luoghi di ricerca culturale e scientifici, in cui imponete un regime intollerabile di precariato che nega futuro e sicurezza. E se qualcuno si ribella? Se qualcuno protesta? Se qualcuno nel mondo della cultura osa disturbare il manovratore, riceve proprio da voi in cambio immediatamente una reprimenda.
Vorrei, infatti, ricordare la storia dei lavoratori del Teatro La Fenice che hanno fatto saltare la prima, scioperando per chiedere salari più alti e migliori condizioni di lavoro e che, invece di trovarsi dalla loro parte un Governo impegnato a risolvere i problemi, hanno dovuto sentire il Sottosegretario Mazzi - proprio lei - che ha spiegato loro che lo sciopero è autolesionismo, perché a causa delle loro proteste il teatro ha perso gli introiti dei biglietti. Oltre il danno, anche la beffa. E, ancora, possiamo raccontare dei lavoratori del cinema che, dopo tante lotte e mobilitazioni, avete letteralmente messo sul lastrico, senza mostrare alcuna forma di empatia e di preoccupazione. Nel 2024, il 66 per cento delle produzioni è rimasto fermo, non per colpa del fato o del destino cinico e baro, ma per colpa del Governo, che ha impiegato più di un anno e mezzo per promulgare i bandi del e, quando li ha emanati, erano talmente sballati che, dopo tantissime proteste, anche il TAR del Lazio ha bloccato i finanziamenti all'industria cinematografica, generando uno stallo senza precedenti.
Oggi sul sito di ci sono solo 19 produzioni sul . Sapete, dai banchi del Governo, che cosa significhi materialmente? Ebbene, significa che migliaia di persone non hanno un reddito, non sanno come pagare l'affitto, non sanno cosa sarà di loro in futuro. Dario, uno di questi lavoratori, al telefono mi ha confessato di esser dovuto tornare a casa, dai genitori, da Roma in Sicilia, in età adulta e con i figli, perché aveva perso ogni tipo di impiego.
Avete prodotto umiliazioni e difficoltà per le quali dovreste chiedere scusa, battervi il petto e, invece, incuranti, avete ben pensato di continuare sulla vostra strada, preparando un decreto che investe circa un milione di euro per nuove strutture di missioni, per un nuovo dirigente, per creare postazioni, ben pagate, su un Ministero che avete trasformato in un Titanic dal quale continuate a suonare come un'orchestrina surreale e inconsapevole.
Senza misure concrete e immediate il collasso del cinema italiano è inevitabile: non sono parole mie ma sono le parole delle associazioni di categoria che vi hanno chiesto l'attivazione immediata di strumenti di sostegno al reddito per il 2025, il riconoscimento e il recupero dell'anno contributivo, e un sistema di efficace che possa garantire la sopravvivenza economica delle migliaia di famiglie che dipendono da questo settore.
Ovviamente la risposta è stata “no”. Questo non era urgente per voi e non meritava un decreto.
E, ancora, possiamo parlare del caos più totale che regna con l'associazione Festival italiani di cinema che ha denunciato in questi giorni una condizione incredibile perché, dopo una serie allucinante di ritardi nell'erogazione dei fondi dei bandi per la promozione, oggi non riescono a chiudere regolarmente i pagamenti delle edizioni dei festival già svolte, non riescono a pagare i fornitori, ad attribuire i compensi spettanti ai dipendenti, ai collaboratori e ai professionisti coinvolti.
E, ancora, possiamo parlare di Quello rivolto ai lavoratori dello spettacolo che, ricordiamolo, secondo l'INPS hanno un reddito medio annuo di 11.000 euro. Bene, qui la faccio semplice, perché voglio solo ricordare il titolo di sei giorni fa de : “Spettacolo, più debole. (…) La legge di bilancio conferma l'indennità di discontinuità per artisti e creativi ma i fondi in calo e le modalità di accesso ne ridimensionano gli effetti: nel 2023 pagati 20,9 milioni scesi a 7,9 milioni nel 2024. Le domande passano da 12.187 a 9.224”. E quindi, di fronte a questi grandi successi, avete anche il coraggio di chiedere la fiducia.
Ebbene no, signori del Governo, noi non vi accorderemo la nostra fiducia perché la nostra può essere soltanto una fiducia condizionata. Condizionata al fatto che i provvedimenti in discussione si propongano davvero di affrontare i problemi veri del Paese, smettano di fare propaganda e provino a migliorare la vita delle persone comuni, e questo non è un provvedimento di questo tipo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.
ELENA BONETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi, ci troviamo a votare la fiducia su un provvedimento che reca il titolo “misure urgenti in materia di cultura”. Allora, la prima domanda che dovremmo farci, che noi ci siamo fatti, è dove risieda questa ragione di urgenza. Ed in effetti, sì, io credo che tutti noi possiamo convenire che c'è urgentemente bisogno di intervenire sulla cultura, sulle politiche a sostegno della cultura nel nostro Paese. Lo diciamo alla luce del fatto che il settore, anche lavorativo - è stato richiamato -, del mondo della cultura è un settore strategico per l'Italia e lo è non solo in virtù dell'impatto economico che ha nel sistema Paese - dai 6 ai 10 punti del nostro PIL, a seconda che lo si consideri in modo più restrittivo o nell'ambito di tutto l'indotto - ma anche per quell'evidente capacità che l'intero comparto della cultura ha di rappresentare l'eccellenza italiana, quel laboratorio di genio creativo che nella storia del nostro Paese ha fatto e continua a fare la differenza.
È un'Italia che si fa promotrice di cultura, anche in virtù di una identità storica ed artistica che ha saputo esprimere, probabilmente al massimo, il potenziale di bellezza in questa direzione. È un'Italia che ha definito, anche sulla matrice culturale, quelli che sono i fondamenti della propria scelta democratica e repubblicana.
Allora, certo c'è un tema di urgenza rispetto, invece, ad un'evidente criticità nella quale i lavoratori di questo settore oggi si trovano, nella quale l'industria in questo settore oggi versa, nella quale noi manchiamo di strumenti adeguati, da un lato, per sostenere questi lavoratori e queste lavoratrici, ma anche per dotare l'intero sistema di quella spinta, innovativa e propulsiva, che deve necessariamente essere promossa per mantenere il ruolo di che l'Italia deve avere in Europa e nel contesto internazionale.
Accanto a questo c'è un tema di carattere pedagogico, educativo, formativo nell'ambito della cultura, che noi rileviamo come urgente. L'Italia è un Paese con un analfabetismo funzionale altissimo, ma è un analfabetismo che sta arrivando a livelli cognitivi non più sostenibili che, anche in questo senso, vanno a minare le nostre coscienze e le nostre capacità critiche quando rileviamo che i nostri studenti sono agli ultimi posti, magari per capacità di comprensione di testi; quando vediamo quegli esiti di competenze culturali, letterarie, artistiche - non solo nelle materie umanistiche, ma anche in quelle tecniche - che evidentemente amplificano delle disuguaglianze, delle discriminazioni territoriali e sociali.
La povertà educativa e anche il tema di questa nostra non capacità di utilizzare un patrimonio culturale e artistico tra i più ricchi che abbiamo a livello internazionale. Non si legge più nel nostro Paese, i ragazzi non sono abituati alla lettura; non si visitano più i siti culturali; non si capisce più che l'investimento in cultura è quella leva di sviluppo e di crescita del Paese che più volte il Presidente Mattarella ha ricordato. Non ricordiamo come la cultura sia il percorso di costruzione e di inclusione, anche delle diversità e delle dimensioni culturali diverse. Penso, in questo senso, al grande lavoro che fanno anche le reti museali, e che fortemente possono diventare un modello anche internazionale a livello europeo.
Allora, a fronte di tutto questo, la domanda - e poi arriviamo al succo del provvedimento - è: queste forti ragioni di urgenza ci sono in questo provvedimento, non solo nelle cause che lo motivano, ma nelle risposte che il provvedimento stesso porta avanti? E la risposta che, come sempre, ci troviamo a dare, con grande svilimento, ormai personale e politico, è “no”. No, perché a fronte certamente di qualche miglioramento che è stato fatto - ringrazio la collega Grippo che ha fortemente lavorato per portare a casa qualche punto, pensiamo ad esempio al tema delle biblioteche, della lettura, della sottolineatura, anche su comparti importanti come quello dell'audiovisivo - questo provvedimento, a parte definire, nuovamente, qualche ruolo dirigenziale, non dà le risposte strategiche e di visione che ci sono.
Noi abbiamo anche rispetto dell'intenzione del Ministro Giuli che ci aveva fatto una promessa: “in legge di bilancio non riesco ad accogliere i vostri giusti e condivisibili emendamenti” - e lo aveva detto alla maggioranza e all'opposizione, non solo all'opposizione - “perché questo è un momento di tagli, ma vedrete che arriverà uno straordinario decreto Cultura che darà tutte le risposte che mancano”.
Allora, questo Piano Olivetti che è stato richiamato, noi pensiamo dovesse avere un impianto più ampio, organico, di visione più ampia. Pensavamo che gli investimenti strutturali in cultura dovessero tornare ad una - come dire - entità di leva, dal tema educativo, alla 18app, agli investimenti sull'audiovisivo, alla ridefinizione anche delle procedure fiscali (penso al e così via), ma il di tutto quello che ci siamo detti, ed è la ragione della totale e non sostenibile incoerenza di questo provvedimento, è nell'articolo 12. Infatti, se noi facciamo un provvedimento che ha tanti titoli e tanti annunci, e per l'ennesima volta ci ritroviamo, di nuovo, con una clausola di invarianza finanziaria, stiamo dicendo che le risposte che mancavano nella legge di bilancio, su cui noi abbiamo discusso in Commissione bilancio, e che dovevano essere ed erano attese in questo provvedimento, per l'ennesima volta sono risposte mancate.
È il “vorrei, ma non posso” di un Governo che, magari definisce anche che l'elemento culturale deve essere un elemento di rilancio ma, a parte l'annuncio, non dà seguito e concretezza a questo con un provvedimento serio e coerente.
Allora, in un momento così drammatico, nel quale il nostro Paese si trova, anche da un punto di vista del tema della tenuta sociale - e qui fatemi tornare sulla questione delle nuove generazioni dei più giovani - a rischiare di essere escluso dai processi di innovazione e di sviluppo per le nuove competenze, un Paese che ha in sé, nel proprio DNA, la scrittura della cultura europea umanistica e scientifica, che ha fondato gli elementi costitutivi della democrazia europea, un Paese che oggi può e deve giocare nuovamente il ruolo che abbiamo saputo giocare negli anni passati, noi non ci possiamo permettere di balbettare su questo tema, annunciando provvedimenti e non facendo conseguire a questi annunci la pratica dei fatti e dell'esecuzione.
Sul tema della cultura, o si inizia a cambiare rotta o ci sarà un declino irreversibile e saremo ricordati per quelli che hanno sperperato lo straordinario patrimonio che le nostre madri e i nostri padri ci hanno consegnato, abbandonando all'oblio, invece, tutta la generatività, la forza potenziale che un investimento serio e costruttivo potrebbe promuovere nel Paese. Per tutte queste ragioni, sono a confermare il “no” alla fiducia da parte del nostro gruppo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisano. Ne ha facoltà.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. “La nostra società crede nei valori spirituali, nei valori della scienza, crede nei valori dell'arte, crede nei valori della cultura, crede che gli ideali di giustizia non possano essere estraniati dalle contese ancora ineliminate tra capitale e lavoro. Crede, soprattutto, nell'uomo, nella sua fiamma divina, nella sua possibilità di elevazione e di riscatto”: inizio il mio intervento di oggi - in cui il gruppo Noi Moderati conferma la fiducia a questo Governo - con una frase di Adriano Olivetti, l'uomo a cui è dedicato il primo articolo del provvedimento, su cui viene posta la questione di fiducia. Non c'è niente di più vero nel dire che la nostra società crede nei valori come l'arte e la cultura e non è un caso se il nostro Paese è riconosciuto in tutto il mondo come culla della cultura, basti pensare che circa il 78 per cento del patrimonio artistico mondiale ha sede proprio in Italia.
Sembrerò ripetitivo nei miei discorsi, ma ci tengo a ribadire, ancora una volta, l'importanza di città come la mia Agrigento che, proprio pochi giorni fa, ha inaugurato, alla presenza del Presidente Mattarella, l'anno della capitale della cultura. Agrigento, come tante altre città che l'hanno preceduta e che seguiranno, ha l'onore, per un anno intero, di rappresentare la cultura italiana a livello internazionale, con un flusso notevole di turisti atteso da tutto il mondo. Ma la mia città non sarebbe nulla senza provvedimenti come questo, che puntano a migliorare i quartieri più degradati, molto spesso lasciati in mano alla criminalità, puntando ad esaltarne le bellezze e garantendo così un prospero futuro agli abitanti.
Ma questo provvedimento non si ferma qui, dimostrandosi una vera potenza di fuoco per tutto il mondo della cultura, dalle infrastrutture ai , ai sostegni al commercio. Si interviene, infatti, con misure volte all'aiuto concreto al mondo delle librerie e dell'editoria, in un momento in cui i dati ci confortano e gli italiani leggono e leggono tanto. I dati del 2023, infatti, dimostrano come il 74 per cento degli italiani legga almeno un libro all'anno. Sono cambiate le abitudini, però, dei cittadini, che ai libri acquistati in libreria o presi in prestito dalla biblioteca preferiscono acquistare i libri digitali.
CALOGERO PISANO(NM(N-C-U-I)M-CP). Una scelta utile per l'ambiente, ma che penalizza fortemente il commercio fisico, che va sostenuto.
Questo provvedimento interviene anche sul cultura, un che, sin dall'insediamento di questo Governo, ha subito importanti modifiche, sia nel contenuto - oggi votato al merito più che all'assistenzialismo - sia nella portata. Infatti, oggi, il ammonta a 1.000 euro. Un a cui aderiscono oltre 600.000 diciottenni, utile ad avvicinare i ragazzi alla cultura anche musicale.
Questo Governo ha posto, sin dall'inizio, l'accento sulla necessità di promuovere e valorizzare la nostra storia e cultura all'interno del nostro Paese. Pensiamo come, a volte, molte specialità regionali - magari le più storiche e particolari - siano sconosciute ai più. Penso al , alle feste anche dei piccoli comuni: tradizioni che si tramandano da sempre e che vale la pena far conoscere dentro e fuori dai nostri confini.
La nostra Premier, i nostri Ministri hanno fatto di questo obiettivo la luce guida del mandato che caratterizzerà questa legislatura ed io, orgogliosamente, non posso che confermare, a nome del gruppo Noi Moderati, la fiducia a questo Governo
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, oggi siamo qui per approvare un decreto che dimostra quanto sia importante, per noi e per il Governo, il tema della cultura. Come Forza Italia, abbiamo l'onore di portare avanti il pensiero di Silvio Berlusconi che ha sempre dichiarato che la cultura non è un semplice ornamento o una spesa, ma l'investimento più importante che possiamo fare per il nostro futuro e, aggiungo, per quello dei nostri figli. Questo concetto è tanto più vero per un Paese, come l'Italia, in cui la cultura non è uno fra i beni di cui disponiamo, ma è la forma stessa della nostra identità nazionale, il nostro capitale più importante.
In Italia, si trova il 72 per cento dei beni artistici europei e il 50 per cento dei beni artistici del mondo. Ci sono più di 100.000 chiese e monumenti, 40.000 case storiche, più di 1.000 teatri e 2.500 siti archeologici. Questo patrimonio deve essere valorizzato per formare le giovani generazioni e per attrarre turisti da ogni parte del mondo.
Il decreto che stiamo approvando contiene norme che riportano la cultura al centro dell'attività parlamentare ovvero, , il Piano Olivetti per la cultura. Si apre così il primo articolo del decreto, con l'obiettivo di rafforzare il ruolo della cultura come elemento centrale per il benessere delle comunità e per la coesione sociale. Il Piano Olivetti introduce strumenti per la valorizzazione delle biblioteche come luoghi di educazione intellettuale, civica e di connessione sociale, la promozione della filiera dell'editoria libraria, in particolare le librerie di lunga tradizione, di interesse storico-artistico e di prossimità. Viene, inoltre, riconosciuto il ruolo centrale degli archivi e degli istituti storici e culturali, come custodi della storia e della memoria della Nazione.
In sintesi, gli obiettivi del Piano sono i seguenti: favorire lo sviluppo della cultura come bene comune, accessibile e integrato nella vita della comunità, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale; promuovere la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, in particolare quelle caratterizzate da marginalità sociale ed economica, degrado urbano, denatalità e spopolamento; valorizzare le biblioteche, con il loro patrimonio materiale e digitale, quali strumenti di educazione intellettuale e civica, di socialità e di connessione con il tessuto sociale; promuovere la filiera dell'editoria libraria, anche attraverso il sostegno alle librerie caratterizzate da lunga tradizione, interesse storico-artistico e di prossimità; tutelare e valorizzare il patrimonio e le attività degli archivi, nonché degli istituti storici e culturali quali custodi della storia e della memoria della Nazione.
Per realizzare il Piano, il Ministero della Cultura dovrà adottare, entro 90 giorni, di concerto con il Ministero dell'Economia, i decreti necessari, nel rispetto delle risorse disponibili e in coerenza con strategie nazionali già esistenti, come quelle dedicate allo sviluppo delle aree interne e alla rigenerazione dei territori.
Una grande attenzione è, poi, rivolta ai progetti di cooperazione culturale con l'Africa e il Mediterraneo allargato, anche attraverso l'istituzione di una unità di missione. La struttura, di concerto con il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, avrà tra i compiti: l'indirizzo e il coordinamento di progetti culturali con Stati e organizzazioni africane; la promozione del dialogo culturale tra istituzioni italiane e quelle dei Paesi africani mediterranei, con particolare attenzione ai progetti di rigenerazione culturale nelle aree del Mezzogiorno; l'organizzazione di programmi di ricerca e alta formazione, prossimi al Ministero della Cultura, a beneficio di enti e istituzioni dell'Africa e del Mediterraneo allargato; il patrocinio di forme di partenariato pubblico-privato per il sostegno e la valorizzazione del patrimonio culturale africano. L'unità operativa opererà in sinergia con il Piano Mattei, favorendo un raccordo istituzionale per iniziative comuni.
Nel decreto troviamo misure urgenti in materia di editoria, biblioteche e librerie. Sono stati stanziati 44 milioni di euro per rafforzare il settore culturale. I fondi sono ripartiti in questo modo: 4 milioni di euro per l'anno 2024 per favorire l'apertura di nuove librerie sul territorio nazionale da parte di giovani fino a 35 anni di età; 25 milioni di euro per l'anno 2025 e 5 milioni per l'anno 2026, per sostenere la filiera dell'editoria libraria, anche digitale, nonché le librerie caratterizzate da lunga tradizione e di interesse storico-artistico e le librerie di prossimità esistenti sul territorio nazionale.
Le risorse sono assegnate anche alle biblioteche statali aperte al pubblico, per l'acquisto di libri anche in formato digitale. Grazie ad un emendamento, proposto da Forza Italia, si destina un milione di euro per sostenere la vendita dei libri nei piccoli centri abitati. Un provvedimento che rappresenta un segnale concreto per la promozione della lettura e il sostegno agli esercizi commerciali che, pur non essendo librerie in via esclusiva, contribuiscono alla diffusione del libro nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Grazie a questo fondo potranno beneficiare del sostegno economico anche le edicole, le cartolerie e gli altri esercizi commerciali che vendono libri, purché questa attività rappresenti almeno il 30 per cento del loro fatturato globale. La misura è riservata ai giovani imprenditori con meno di 35 anni, con l'obiettivo di favorire anche l'imprenditoria giovanile e incentivare nuove iniziative economiche legate alla cultura. Un intervento mirato a contrastare la desertificazione culturale e a garantire un accesso più capillare alla lettura, anche nelle aree meno servite dalle grandi catene commerciali.
Crediamo fortemente nel valore della lettura e nella necessità di renderla accessibile a tutti, indipendentemente dal luogo in cui si vive. Questo emendamento è un passo importante per rafforzare la rete di distribuzione dei libri e sostenere i piccoli commercianti, che, con il loro lavoro quotidiano, svolgono un ruolo essenziale alla promozione della cultura.
L'approvazione di questa misura testimonia la volontà di investire nella crescita culturale del Paese, favorendo la diffusione della lettura come strumento di conoscenza e anche di inclusione. Ulteriori 10 milioni sono stati stanziati, invece, in via sperimentale per ampliare l'offerta culturale dei quotidiani in formato cartaceo, digitale escluso, attraverso il potenziamento delle pagine dedicate a cultura, spettacolo e settore audiovisivo. L'obiettivo è arricchire l'offerta culturale nel panorama mediatico italiano. Ci sono, poi, misure per semplificare gli interventi sul patrimonio culturale, per il cinema e per il settore audiovisivo. Tra i provvedimenti del decreto, troviamo, infatti, anche alcune misure a beneficio del settore dello spettacolo dal vivo, in particolare, la stabilizzazione della norma che consente l'organizzazione semplificata di concerti e attività di spettacolo dal vivo all'aperto fino a 2.000 spettatori, che si svolgono tra le otto e l'una del giorno seguente, tramite la sola richiesta di SCIA. Non sarà quindi più necessario ottenere autorizzazioni, licenze, concessioni, permessi e nulla osta, a meno che non vi siano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali nel luogo dell'evento. Si tratta di una semplificazione significativa per l'organizzazione di spettacoli dal vivo, già prevista nel decreto-legge del 16 luglio 2020 n. 76 e successivamente prorogata, che comprende attività culturali come teatro, musica, danza, e proiezioni cinematografiche.
Un'altra novità, sempre nello stesso campo, è la nuova classificazione per le opere audiovisive, aggiungendo la categoria delle opere non adatte ai minori di 10 anni. La modifica mira a fornire una protezione aggiuntiva per i bambini più piccoli, assicurando che quei contenuti non appropriati per questa fascia di età siano chiaramente identificati e regolamentati. Un'iniziativa importante per garantire una maggiore tutela dei minori e per aiutare i genitori a fare scelte informate sui contenuti audiovisivi accessibili ai loro figli.
Per celebrare poi i 25 anni dalla firma della Convenzione europea sul paesaggio, ratificata dall'Italia nel 2006, si destinano 800.000 euro per il 2025. Questi fondi, prelevati dal Fondo speciale della missione “Fondi da ripartire” gestito dal Ministero dell'Economia e delle finanze, finanzieranno iniziative commemorative.
Si prevede un finanziamento annuale per istituzioni culturali, quali la Giunta storica nazionale, l'Istituto italiano per la storia antica, l'Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea e l'Istituto italiano di numismatica. Viene, inoltre, nominata la Scuola dei beni e delle attività culturali come Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali, affidandole il coordinamento dei corsi di formazione del Ministero della Cultura, senza oneri aggiuntivi. I fondi pubblici destinati alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale diventano impignorabili, per evitare che vengano distratti da queste finalità importanti. Vengono poi introdotte misure urgenti per la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale, quali la Fondazione Museo di fotografia contemporanea, sempre destinate per il 2025.
Un ulteriore importante provvedimento è il finanziamento del Museo della di Milano, anche grazie al contributo del Ministero dell'Università e della ricerca. Per questo, ringrazio il Ministro, Anna Maria Bernini, per la sua sensibilità. La cultura, in senso lato, può essere considerata come l'insieme degli aspetti spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali che contraddistinguono la società o un gruppo sociale. Essa non comprende solo l'arte e la letteratura, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali degli esseri umani, i sistemi, i valori e le tradizioni e questo provvedimento supporta, pienamente, queste caratteristiche. Per questo motivo, il gruppo Forza Italia voterà, convintamente, la fiducia a favore del provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO(M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi. Lo dichiaro immediatamente: il MoVimento 5 Stelle non voterà la fiducia a questo Governo. Non ha mai votato la fiducia in generale, figuriamoci sulle politiche culturali. Già il fatto stesso che su un tema, come la cultura, questo Governo debba ricorrere al voto di fiducia, non depone affatto a vostro favore. Questo significa che neppure sulle questioni di buonsenso, sui temi della cultura riuscite a trovare un accordo. Però siete sempre d'accordo, quando si tratta di creare rendite di potere, per alimentare clientele e amici, anche se questi non hanno le competenze per ricoprire importanti ruoli nelle agenzie culturali e nelle istituzioni culturali del nostro Paese o sono addirittura criminali di guerra, carcerieri efferati, stupratori di innocenti.
Ma andiamo al merito perché il Governo sceglie di porre la questione di fiducia su un provvedimento che, alla fine, è innocuo (non ci sono riforme e non ci sono grandi investimenti). Per capirlo, dobbiamo riavvolgere il nastro alla settimana scorsa, quando, in Commissione cultura, la Lega decide di presentare un emendamento per cancellare, con un colpo di penna, il parere vincolante delle sovrintendenze sugli interventi che riguardano beni culturali e paesaggi sottoposti a vincolo di tutela, come, per esempio, gli interventi per la realizzazione di strade, di cave, di grandi impianti, un po' come avete fatto con il ponte sullo Stretto di Messina , dove avete reso inutili tutti i pareri delle soprintendenze e dove vi apprestate a realizzare un'opera, non prioritaria, che devasterà il paesaggio, l'ambiente e la salute dei cittadini. E, sì, perché la tutela del paesaggio vuol dire tutelare la qualità della vita e la salute dei cittadini, favorendo uno sviluppo economico sostenibile e più equilibrato nel rapporto tra costi e benefici per una comunità.
Ma per voi il patrimonio culturale, così come quello paesaggistico, sono un orpello e diventano addirittura un ostacolo all'attività economica, mentre in molti territori sono il solo argine alla devastazione, alla speculazione edilizia, alla cementificazione selvaggia, agli interessi delle mafie e ai loro appetiti criminali. Ma, d'altronde, per quali iniziative questo Governo dovrebbe distinguersi sulle politiche culturali? C'è una Sottosegretaria al Ministero della Cultura che non si sente mai, non parla mai, è la Sottosegretaria Borgonzoni, che però ha azzerato, in un anno e mezzo, l'industria del cinema con una riforma che ha bloccato il comparto e messo sul lastrico 300.000 famiglie che lavorano in questo settore . Anche qui, una riforma decisa a tavolino, nelle segrete stanze di via del Collegio romano, senza interpellare la filiera di questa importantissima industria del nostro Paese.
Avete anche soppresso il contributo selettivo per l'esercizio cinematografico e, invece, in questo decreto Cultura, volete andare ad investire sulle aree marginali, attraverso la rigenerazione culturale. Ma, avendo soppresso l'investimento sulle sale cinematografiche, non vi rendete conto che le sale cinematografiche stesse sono presìdi culturali, sociali e di legalità nelle periferie, nelle aree marginali e in tutte quelle aree a rischio di spopolamento, che voi vi prefiggete di tutelare e di rigenerare con questo decreto Cultura e con il Piano Olivetti.
Già, il Piano Olivetti, un grande piano senza investimenti. Ovviamente non è una novità e non ci fa affatto ben sperare, perché, purtroppo, il Ministero della Cultura con voi sta vedendo un'epoca solo di tagli. Avete tagliato 500 milioni di euro in legge di bilancio, il Ministro Fitto ha avuto la splendida idea di ridurre del 90 per cento il Fondo di sviluppo e coesione, per cui al Ministero della Cultura sono rimasti solo 130 milioni di euro da destinare a tutte le regioni del Mezzogiorno. Cosa ci farete mai con soli 100 milioni ?
Meno male, direbbe qualcuno, che almeno state gestendo, per vostra fortuna, gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ebbene, neppure su questo siete bravi, perché ancora la spesa al Ministero della Cultura è appesa al 30 per cento. Vi ricordo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza e gli investimenti che prevede vanno fatti entro il 2026, non so se vi siete resi conto che mancano appena 2 anni. Insomma, questo modo che avete di governare la cultura è un modo di governare attraverso un feroce , a colpi di commissariamento.
Un esempio su tutti: quello che avete combinato al Centro sperimentale di cinematografia, un'istituzione nel nostro Paese che avete commissariato per sostituire chi ancora doveva finire il proprio mandato con qualche vostro amico, o, tutti ricorderanno, la famosa norma Fuortes, fatta all'inizio di questa legislatura per liberare la presidenza della Rai. E già, la Rai, povera mamma Rai, perché sulla Rai veramente state dando il meglio di voi stessi. La Rai, ormai, è diventata il megafono imbarazzante che si presta all'uso personalistico.
Avete scritto pagine vergognose, come l'intervista, con tanto di piagnisteo, del Ministro della Cultura Sangiuliano , in prima serata su Rai Uno, intervistato dal direttore del TG1, oppure, e questa è più recente, quindi di freschissima memoria, la difesa in prima serata di Bruno Vespa al vergognoso rimpatrio del carceriere libico Almasri. E ancora, il blocco dei lavori della Commissione di vigilanza Rai, perché volete nominare un presidente che non sarebbe garanzia di equilibrio, ma che di fatto cristallizzerebbe la dittatura della maggioranza che state portando avanti.
E quindi per voi la soluzione, la soluzione della maggioranza, è non presentarsi in Commissione vigilanza Rai, bloccare i lavori e, quindi, bloccare l'esercizio del controllo che deve fare la Commissione di vigilanza Rai sul servizio pubblico. Quel servizio pubblico che ha alfabetizzato gli italiani a partire dal secondo dopoguerra, quel servizio pubblico che ha consentito agli italiani di conoscere la straordinaria bellezza del nostro Paese attraverso il proprio patrimonio culturale, attraverso la storia, la filosofia, la letteratura, i grandi intellettuali, i grandi politici, che avevano sì una visione delle politiche culturali. Ecco, oggi la Rai è solo strumento di propaganda, quella propaganda becera che ha un unico obiettivo: creare ignoranza, rafforzare l'ignoranza, perché governare un popolo ignorante è facilissimo .
Il comparto cultura, ovvero il sistema produttivo culturale e creativo nel nostro Paese cresce in termini di valore aggiunto del 5,5 per cento. Nel 2024 il valore prodotto dalla cultura nel nostro Paese in termini economici è arrivato a sfiorare i 104 miliardi di euro, con 1,5 milioni di lavoratori impiegati. La maggior parte, però, di questi lavoratori sono lavoratori precari, sono addirittura volontari in alcuni casi, sono lavoratori che collaborano a progetto con le nostre soprintendenze all'interno dei musei, ne garantiscono la vigilanza. Sono lavoratori che hanno salari bassi, ben al di sotto dei 3 euro all'ora.
Sono però persone di una grande professionalità, persone per le quali noi ci siamo spese nell'esame del decreto Cultura, ponendo delle proposte che cercavano di superare la precarietà, di garantire dei salari degni di tanti anni di studio, di tanti anni di impegno, spesi a tutelare il patrimonio culturale, quel patrimonio culturale che ogni giorno voi svergognate, ma che noi cerchiamo, nonostante tutto e tutti, di preservare e di portare in alto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loizzo. Ne ha facoltà.
SIMONA LOIZZO(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, farò una dichiarazione di voto sulla fiducia, senza partire da argomenti che su questa fiducia non c'entrano niente, come la Rai o la riforma del premierato Oggi giunge in Aula il disegno di legge che introduce il Piano Olivetti per la cultura, un'iniziativa che riteniamo fondamentale al fine di percorrere l'obiettivo di promuovere e rafforzare il sistema culturale italiano. Questo provvedimento prende il nome da Adriano Olivetti, un uomo straordinario, che ha saputo coniugare innovazione tecnologica e progresso culturale.
Olivetti è stato un visionario che ha compreso l'importanza della cultura come motore di sviluppo sociale ed economico, e la sua eredità rappresenta un modello imprescindibile per chiunque voglia rilanciare il settore culturale in Italia. A lui possiamo accostare un'altra figura, quella di Enrico Mattei. Non a caso il Governo si ispira a queste due grandi personalità per realizzare importanti piani di riforma, come già avvenuto con il Piano Mattei per l'Africa. Il Ministero della Cultura si doterà, infatti, di un'unità di missione per la cooperazione culturale con l'Africa e il Mediterraneo - e noi, che siamo gente del Sud, sappiamo che cos'è il Mediterraneo allargato - al fine di promuovere iniziative culturali di grande rilievo, che potranno dare lustro alla cultura italiana e aiutare in maniera concreta i Paesi confinanti con noi dall'altro lato del mare.
L'Italia deve tornare centrale nel Mediterraneo con i Paesi che su di esso si affacciano, anche attraverso politiche culturali che promuoveranno la cultura come fattore di crescita economica e come arma di dialogo con i Paesi che condividono con noi la storia di questo grande mare, il Mediterraneo. Le finalità sono multiple, come favorire lo sviluppo della cultura come bene comune accessibile e integrato nella vita delle comunità, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale. Questa legge, finalmente, promuove la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne, delle aree svantaggiate e, in particolare, caratterizzate da marginalità sociale ed economica, degrado urbano, denatalità e spopolamento.
Questa legge porta la cultura dove più ce n'è bisogno, la riporta tra la gente per farla diventare patrimonio di tutti e non uno strumento ad uso e consumo di piccole di radicali che la brandiscono come arma per dimostrare la propria superiorità . Valorizziamo le biblioteche con il patrimonio materiale e immateriale quali strumenti di educazione intellettuale e civica, di socialità e connessione con il tessuto sociale; avviciniamo le nuove generazioni attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie, creando un ponte tra tradizione e futuro.
Sosterremo la filiera dell'editoria libraria anche attraverso le librerie caratterizzate da lunga tradizione, interesse storico, artistico e di prossimità, e tutela e valorizzazione del patrimonio e delle attività degli archivi storici, degli istituti storici e culturali, quali custodi della storia e della memoria di questa Nazione. È una legge che guarda al futuro, ma che nel futuro porta tutto quello che rende l'Italia riconosciuta e apprezzata, come l'editoria, come le biblioteche, come gli archivi storici.
Essere fieri delle nostre tradizioni e di tutto quello che siamo stati attraverso la promozione della creatività giovanile e investire sul futuro è quello che a noi interessa. Prevedere misure specifiche per supportare i giovani artisti e creativi, incoraggiando la loro partecipazione attiva e fornendo loro opportunità di espressione e, finalmente, visibilità, e, soprattutto, avere fiducia nella creatività dei giovani talenti italiani.
Come Lega abbiamo sempre posto grande attenzione al settore dell'editoria, delle librerie, dei presìdi culturali nei borghi, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella diffusione della conoscenza e del mantenimento dell'identità culturale del nostro Paese.
Crediamo da sempre nel valore unico e assoluto delle identità. Le librerie, le biblioteche e i piccoli centri di aggregazione culturale rappresentano un argine prezioso contro le sfide che la rivoluzione digitale e l'intelligenza artificiale porteranno con sé. È un argine che non ferma il futuro, ma che non rinnega mai il passato. Proprio per questo riteniamo essenziale incentivare la creazione e il mantenimento di presìdi culturali, che mettano al centro il pensiero critico e la persona. Senza di essi rischiamo di trovarci di fronte a una società priva di umanità. Inoltre, è nostro dovere sostenere un settore che, senza interventi mirati, rischia di andare rapidamente in crisi nei prossimi anni.
Sono particolarmente lieta che il provvedimento contenga misure a sostegno dell'editoria e delle librerie: un Fondo con una dotazione di 4 milioni di euro per finanziare l'apertura di nuove librerie da parte di giovani fino a 35 anni di età; un Fondo, con una dotazione di quasi 25 milioni per l'anno 2025 e di 5 milioni per l'anno 2026, per l'acquisto di libri, anche in formato digitale; un Fondo da ripartire con una dotazione di 10 milioni di euro per il 2025, finalizzato ad ampliare l'offerta culturale dei quotidiani finalmente in formato cartaceo, attraverso il potenziamento delle pagine dedicate alla cultura, allo spettacolo e al settore audiovisivo.
Per quanto riguarda la promozione della lettura, riteniamo che essa debba essere sostenuta sin dalle scuole. Questo decreto rappresenta un primo passo nella giusta direzione, ma è fondamentale proseguire con azioni concrete. È necessario rafforzare il sostegno al libro, incentivare iniziative educative nelle scuole, come incontri con pensatori e intellettuali, soprattutto per spostare l'attenzione dei giovani sugli eventi culturali e allontanarli da quell'informazione spazzatura che a tanti piace ma non a noi.
Spiace che non si sia trovato il modo per inserire in questo decreto una richiesta storica della Lega, ovvero la semplificazione burocratica con riguardo ai pareri della sovrintendenza , ma non dubito che sarà intendimento comune della maggioranza affrontare questo tema attraverso l'analisi e le proposte di legge. La proposta che sosteniamo, onorevole Orrico, con convinzione prevede la limitazione del parere vincolante delle sovrintendenze in materia urbanistica e paesaggistica, intervenendo sulla terza parte del decreto n. 42 del 2004, che non include, come lei vuole far pensare, beni culturali e monumentali ma, per l'appunto, solo paesaggistici, affidando maggiore autonomia agli enti locali e ai comuni, che sono i primi custodi del territorio e che meglio conoscono le esigenze della loro comunità.
Non stiamo parlando di un attacco, come dice l'onorevole Orrico, al patrimonio storico e culturale, che rimane e rimarrà sempre una priorità di tutti noi, nessuno escluso . Stiamo parlando di modificare procedure che ingessano la possibilità di essere veloci e anche, soprattutto, di realizzare degli interventi messi in campo dalle amministrazioni pubbliche. È vero o non è vero che l'ottenimento di un parere non di rado rallenta di anni la realizzazione di un'opera? Stiamo parlando di semplificare, di rendere più snelle le procedure ed evitare che cittadini, imprenditori e amministratori locali debbano attendere per anni un'autorizzazione per interventi spesso di ordinaria amministrazione. Non possiamo più consentirlo e la Lega ne farà una battaglia .
Esprimo grande soddisfazione anche per l'autorizzazione della spesa per l'anno 2025 per il funzionamento della Fondazione Museo di fotografia contemporanea. Tale Museo è il primo museo pubblico dedicato alla fotografia contemporanea ed è una struttura attiva nel campo della conservazione, catalogazione, studio e divulgazione della fotografia, che dispone di un patrimonio di 2 milioni di fotografie organizzate in 35 fondi fotografici. Era davvero necessario che anche in Italia, finalmente, la fotografia - abbiamo partorito grandi fotografi in questo Paese - riuscisse ad ottenere il proprio spazio nel sistema istituzionale dell'arte, ma anche qui, come da accordi, l'importo va raddoppiato e confido che venga approvata in tempi brevi la proposta di legge in Commissione che disciplina questo aspetto, in modo da potenziare sempre più il settore.
Per questo e per tutte le ragioni, eccetto Rai e premierato, a nome della Lega annuncio il nostro voto favorevole su questa proposta di legge, consapevoli che rappresenta l'inizio di un percorso condiviso. Come affermava Adriano Olivetti, “la bellezza, insieme all'amore, la verità e la giustizia, rappresenta un'autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli Stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici, non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà”
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iacono. Ne ha facoltà.
GIOVANNA IACONO(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, ci aspettavamo molto di più da questo DL, che era stato annunciato come una vera e propria riforma del settore culturale ed è finito per essere l'ennesimo provvedimento senza visione, senza sostanza e senza risorse. Olivetti come Mattei: avete fatto un uso distorto e improprio di due italiani illustri per un'altra operazione di per due provvedimenti che, nella realtà, sono vuoti. Abbiamo confidato molto in questo decreto, un provvedimento intitolato ad Adriano Olivetti, annunciato dal Ministro Giuli al momento del suo insediamento al Ministero della Cultura, sicuramente dalle buone intenzioni ma che nella realtà sono rimaste soltanto delle buone intenzioni.
Si tratta di un provvedimento che avrebbe dovuto individuare obiettivi importanti, come la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, di tutte quelle aree caratterizzate da marginalità sociale ed economica, che avrebbe potuto incidere positivamente sul degrado urbano e sullo spopolamento; un provvedimento che avrebbe dovuto elaborare interventi concreti per la valorizzazione delle biblioteche e per il sostegno alla filiera del libro e dell'editoria, che chiede, ormai da tempo, interventi strutturali e non più sostegni precari.
Noi condividiamo alcune delle misure introdotte dal Governo, come i 30 milioni da destinare alle biblioteche e ad altri enti di promozione della cultura libraria e archivistica, o come la misura con la quale viene istituito un Fondo da 4 milioni già a valere sul 2024 dedicato agli 35 e al fine di favorire l'apertura di nuove librerie da parte dei giovani. Peccato, però, che si tratti di provvedimenti non strutturali e che non potranno andare oltre il biennio 2025-2026.
Il confronto tra la filiera del mondo del libro e il Ministero va avanti da mesi e i fondi destinati al comparto erano stati annunciati dal Ministro Giuli già in occasione della presentazione delle sue linee programmatiche. Nulla era stato destinato a questi settori nella legge di bilancio, nella quale l'editoria e le biblioteche sono risultate essere le grandi assenti. Oggi parrebbe che l'intenzione sia quella di colmare le carenze della legge di bilancio, che, come abbiamo più volte sottolineato, non ha tenuto per nulla conto di queste importanti sezioni della cultura del nostro Paese.
Io vorrei anche spiegare le azioni che abbiamo portato avanti in Commissione per migliorare il testo, azioni che sono il frutto di quanto emerso nel corso delle audizioni, purtroppo quasi tutte rimaste inascoltate. Cito, per tutti, gli interventi che abbiamo richiesto rispetto al settore del cinema, dell'audiovisivo, dello spettacolo dal vivo e anche rispetto alla drammatica vicenda dei lavoratori del Ministero della Cultura. Con un nostro emendamento, finalizzato a promuovere e a valorizzare tutte le attività di spettacolo anche attraverso il sostegno dei teatri e delle sale cinematografiche, abbiamo fatto sì che il piano Olivetti tenesse conto di una sezione importante per lo sviluppo della cultura in Italia e abbiamo fatto sì che fossero posti al centro dei processi gli enti locali. Per fortuna, queste sollecitazioni dell'AGIS e di ANCI sono state accolte. Abbiamo anche provato, sempre su sollecitazione di ANCI e consci dell'importanza che le biblioteche pubbliche e la lettura rivestono per le comunità, a proporre un incremento a 10 milioni di euro l'anno delle risorse a disposizione del Piano nazionale d'azione per la promozione della lettura, perché riteniamo che l'attuale dotazione finanziaria, pari a poco più di 4 milioni di euro annui, sia del tutto insufficiente a raggiungere gli ambiziosi obiettivi del provvedimento, che dovrebbe incidere su un ambito di grande importanza dal punto di vista culturale, sociale ed economico.
E poi, signor Sottosegretario, è mancata la revisione del cultura. Si sono tirate le somme del primo anno della carta del merito e della carta cultura giovani, che nel 2024 hanno sostituito l'ex 18app. Introducendo i criteri di merito e situazione economica, la platea dei beneficiari è nettamente diminuita e con essa anche gli introiti degli operatori del settore, che hanno sperato invano in un cambio di rotta della misura, poi disattesa a seguito della bocciatura degli emendamenti a questo provvedimento. È evidente che non è stata fatta alcuna valutazione dell'impatto negativo di questo cambiamento, eppure il principio con cui era nato era diverso: far avvicinare tutte le ragazze e tutti i ragazzi alla cultura, a prescindere dalle loro disponibilità economiche. Nonostante in questo Paese ci sia una grande emergenza culturale che riguarda soprattutto le nuove generazioni - e basta guardare i dati Istat, che ci consegnano una situazione preoccupante -, la cultura a disposizione delle giovani e dei giovani non può essere vista come una spesa, ma come un investimento.
Il nostro compito è quello di creare le condizioni per aumentare le esperienze culturali, educative e sociali, promuovendo i servizi e aumentando gli strumenti per la loro fruizione. Riteniamo positivo il fatto che sia stata resa stabile una nostra passata misura finalizzata alla semplificazione per la realizzazione degli spettacoli dal vivo: ciò comporta che le autorizzazioni, le licenze e le concessioni saranno sostituite dalla segnalazione certificata di inizio attività, e questo porterà una velocizzazione dell'iter per l'organizzazione e la realizzazione degli spettacoli. Bene, ma non benissimo, dal nostro punto di vista, perché noi abbiamo chiesto, avendo fatto nostra la richiesta di Assomusica in audizione, di ampliare quella misura agli spettacoli fino a 2.500 partecipanti. Voi, invece, avete scelto di prevederla per gli spettacoli fino a 2.000 partecipanti.
Male, anzi malissimo, per quel che riguarda la , il credito d'imposta in materia di spettacoli di musica dal vivo. Ci abbiamo provato. Per l'ennesima volta abbiamo provato a introdurre finalmente, come più volte promesso anche da questa maggioranza di Governo, il a favore degli organizzatori di musica popolare contemporanea. Una misura che riteniamo di buonsenso. Purtroppo, ancora una volta, non ci siamo riusciti.
Siamo anche intervenuti, su sollecitazione dei sindacati, con degli emendamenti diretti a favorire una soluzione per l'ormai annosa situazione in cui versano i lavoratori titolari di contratti di collaborazione con il Ministero della Cultura, quella dei funzionari, del personale dirigenziale e dei professionisti del MIC. Questi lavoratori, pur assicurando lo svolgimento delle funzioni di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio e del paesaggio, si trovano in una condizione ingiustificata e inaccettabile, di cui dovremmo occuparci e farci carico. Questo provvedimento poteva essere l'occasione, ma è stata sprecata. Per quei lavoratori non si sono trovate le risorse. Non si sono trovate le risorse nemmeno per finanziare realmente il Piano Olivetti, ma per finanziare l'ennesimo Comitato di missione sì, per quello sì ! Un'unità di missione che lavorerà in stretto raccordo e coordinamento con la cabina di regia del Piano Mattei, della quale non ci rimane che attendere le nomine dei componenti.
Signor Presidente, questa è l'ennesima fiducia da quando si è insediato questo Governo. L'ennesima restrizione del dibattito parlamentare. L'ennesima limitazione delle prerogative del Parlamento. Votazioni di questo tipo si stanno svolgendo con sempre maggiore frequenza rispetto anche alle passate legislature, ma noi abbiamo compreso le ragioni di questa scelta: la necessità di blindare e velocizzare l'iter di approvazione di questo provvedimento e del ricompattare una maggioranza che è risultata in frantumi in Commissione attorno alla questione relativa alle soprintendenze, con la Lega costretta a un dietrofront anche grazie alla nostra ferma e tempestiva reazione, unitamente alle altre opposizioni. Il Governo ha dovuto imporre il ritiro di un emendamento che rendeva non più vincolante il parere delle soprintendenze e che avrebbe colpito la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico italiano.
Abbiamo ascoltato dalla collega della Lega, che mi ha preceduta, il nuovo annuncio della loro volontà di presentare un DDL, con carattere d'urgenza, dello stesso contenuto. Il Partito Democratico si opporrà con determinazione al disegno di legge annunciato, continuando a difendere un sistema di protezione dei nostri territori e del nostro patrimonio culturale. Noi, su questo, continueremo a vigilare affinché l'Italia non rinunci a strumenti fondamentali per la tutela del proprio patrimonio.
Concludo, signor Presidente. Questo provvedimento non incide sulle questioni ormai emergenziali inerenti alla cultura e il settore culturale nel nostro Paese e ci auguriamo che i prossimi provvedimenti abbiano un'anima e una visione politica, la concretezza e le risorse necessarie affinché il settore della cultura possa uscire dalla paralisi in cui lo avete costretto da tempo. Nell'attendere che ciò finalmente accada, annuncio che noi voteremo contro la fiducia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE(FDI). Onorevoli colleghi, signor Presidente, Sottosegretario Mazzi, il DDL Cultura è un primo passo per rispondere alle esigenze del settore della cultura. Abbiamo dato una prospettiva e affermato una visione che materializza e mette a terra il programma elettorale di Fratelli d'Italia e del centrodestra, di sostegno all'editoria, allo spettacolo dal vivo, ai borghi, all'audiovisivo, alle identità locali e nazionali. Lo abbiamo fatto con due principali direttrici: il Piano Olivetti, da un lato, e la cooperazione culturale con Africa e Mediterraneo allargato, dall'altro. Abbiamo finalmente dato una risposta alle esigenze della filiera editoriale. Abbiamo stanziato 10 milioni di euro per sostenere il giornalismo culturale. Abbiamo riformato i finanziamenti per gli istituti culturali, aggiungendone dei nuovi. Il Piano Olivetti, grazie al lavoro della Commissione, della maggioranza e dell'opposizione, che ringrazio, vedrà ulteriori riferimenti alla cultura del movimento, alla promozione dello spettacolo dal vivo, del cinema e dell'audiovisivo, alla promozione della digitalizzazione del patrimonio librario, dell'alfabetizzazione digitale, della produzione culturale e artistica giovanile, alla diffusione delle biblioteche scolastiche e delle librerie per bambini, e alla necessità di coinvolgere il Terzo settore nelle attività di rigenerazione culturale delle periferie.
Al fine di favorire l'apertura di nuove librerie sul territorio nazionale da parte di giovani fino a 35 anni di età, abbiamo istituito un Fondo con una dotazione di 4 milioni di euro. Saranno stanziati dando priorità alle aperture esattamente in aree interne e svantaggiate, in aree prive di librerie o di biblioteche, ed è prevista una specifica destinazione, quanto ad 1 milione dei 4 stanziati, per le librerie collocate in talune tipologie di piccoli comuni, ove siano l'unico punto vendita di libri nel comune, andando a smentire sostanzialmente tutto quello che gli italiani hanno sentito fino ad ora da parte dell'opposizione.
Abbiamo istituito un Fondo, quindi, di 25 milioni al fine di sostenere la filiera dell'editoria libraria, anche digitale, nonché le librerie caratterizzate da lunga tradizione o interesse storico-artistico, le librerie di prossimità e le librerie di qualità esistenti sul territorio nazionale. Vedete, quindi, come la cultura sia per noi un elemento essenziale dell'identità italiana nel mondo. La visione del Piano Mattei in questo senso - e fummo i primi dalla scorsa legislatura a citarla più volte e a evocarla negli interventi d'Aula, per poi realizzarla con il Governo Meloni - è la testimonianza di quanto, per noi, la promozione culturale e la diplomazia culturale ricoprano un ruolo fondamentale ed essenziale nella politica estera della nostra Nazione, arrivano prima e dopo i contatti con gli altri Paesi.
E proprio nel quadro del Piano Mattei, il Governo ha dato un forte impulso alla politica culturale dell'Italia in senso inclusivo e concreto.
Abbiamo avviato un dialogo con i Paesi africani, singolarmente, come membri dell'Unione africana e come parte delle organizzazioni internazionali, a cominciare dall'UNESCO. La promozione degli scambi interculturali e la valorizzazione del patrimonio culturale rappresentano per noi un fondamentale volano di sviluppo socio-economico e di prosperità a lungo termine. Ed è per questo che dobbiamo ringraziare il Ministro Giuli e il Presidente Meloni proprio per il sostegno e la centralità del settore culturale.
Mi fa piacere simbolicamente, non per il sostegno economico in quanto tale, ma per il simbolo, citare lo stanziamento di 300.000 euro annui a decorrere dal 2025 a favore della Fondazione memoriale della Shoah di Milano, al fine di favorirne la fruizione e la valorizzazione .
Questo intervento, suscitato dalle comunità e dalla senatrice Ester Mieli, rende una visione culturale, in una politica attiva del Governo Meloni, del Ministro Giuli, del Ministro Bernini e del Ministro Valditara. Non possiamo dimenticare, non possiamo non mantenere viva la fiamma del ricordo della terribile tragedia della Shoah, anche tramite l'azione del Parlamento . Un ringraziamento, colleghi, che risulterà inaspettato, esattamente all'opposizione: gli onorevoli Manzi, Orfini, Orrico, Grippo, Giachetti, Piccolotti, tutti coloro che fanno parte della Commissione cultura, che rappresentano l'opposizione, che hanno lavorato intensamente, in VII Commissione con un approccio collaborativo. Il 40 per cento degli emendamenti approvati, infatti, è a firma delle opposizioni! E questo, colleghi, che cosa dimostra? Dimostra che c'è stata un'attenzione, un ascolto, un confronto, che per noi la cultura non significa e non rappresenta egemonia, ma significa e rappresenta sintesi di più culture nazionali.
Colleghi, oggi ribadiamo la nostra fiducia al Governo Meloni e il nostro totale sostegno al Ministro Giuli, come abbiamo dimostrato ogni giorno e in Commissione, sostenendo questo DL Cultura. Lo ribadiamo, perché abbiamo il tasso di occupazione più alto dalla spedizione dei Mille e il tasso di disoccupazione più basso da quando è stato lanciato il primo iPhone, come ha rilevato il Presidente Meloni con una battuta. I dati Istat hanno confermato questa tendenza e ci dicono che il tasso di occupazione è arrivato al 62 per cento e che la disoccupazione continua a calare, con una riduzione dello 0,6 per cento rispetto al trimestre precedente! Il tasso di occupazione femminile, colleghi, è il più alto di sempre e abbiamo superato il tetto dei 10 milioni di donne lavoratrici! Questo lo diciamo, perché, in questi giorni, in queste ore, molto spesso, i colleghi dell'opposizione sono andati fuori tema.
Ecco, è bene fare un quadro dell'economia nazionale all'interno del quale si inseriscono gli indicatori della cultura. Lo ribadiamo, questo sostegno alla fiducia, perché siamo il Governo, che, con oltre 305 miliardi di , ha raggiunto il valore più alto degli ultimi dieci anni, un segno positivo della forza del nostro sistema produttivo e della competitività globale.
Appena poche settimane fa, abbiamo superato il Giappone, colleghi dell'opposizione, siamo ormai la quarta potenza mondiale per il volume di beni e servizi venduti all'estero. Stiamo riportando al centro esattamente la bellezza e la grandezza dell'Italia nel mondo e concludiamo con una citazione, che forse non vi farà piacere, ma, proprio perché è finita l'egemonia di una certa cultura di sinistra e stiamo affermando una sintesi di una cultura e di più culture nazionali, chiuderò con le parole di Adriano Olivetti, a cui si ispira questo decreto-legge: “Abbiamo portato in tutti i villaggi le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell'ingegno e dell'arte”.
Con questa stessa visione culturale, colleghi, per proseguire quella rivoluzione dolce per cui i milioni di italiani ci hanno votato e che stiamo conducendo con il Presidente Meloni, con il ministro Giuli e con tutto il Governo, voteremo convintamente la fiducia al Governo del Presidente Meloni .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri.
La chiama avrà quindi inizio dal deputato Tommaso Foti.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo già pervenute.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltose le operazioni di voto.
Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti: ………………... 312
Votanti: ………………… 308
Astenuti: …………………... 4
Maggioranza: …………... 155
Hanno risposto : ……… 196
Hanno risposto : …….. 112
La Camera approva.
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
sì:
Albano Lucia
Almici Cristina
Ambrosi Alessia
Amich Enzo
Amorese Alessandro
Andreuzza Giorgia
Antoniozzi Alfredo
Bagnasco Roberto
Baldelli Antonio
Barabotti Andrea
Barelli Paolo
Battilocchio Alessandro
Bellomo Davide
Benvenuti Gostoli Stefano Maria
Benvenuto Alessandro Manuel
Bergamini Davide
Bergamini Deborah
Bicchielli Pino
Billi Simone
Bisa Ingrid
Bof Gianangelo
Bordonali Simona
Boscaini Maria Paola
Brambilla Michela Vittoria
Bruzzone Francesco
Buonguerrieri Alice
Caiata Salvatore
Calderone Tommaso Antonino
Candiani Stefano
Cangiano Gerolamo
Cannata Giovanni Luca
Caparvi Virginio
Cappellacci Ugo
Caramanna Gianluca
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carloni Mirco
Caroppo Andrea
Carra' Anastasio
Casasco Maurizio
Castiglione Giuseppe
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cavo Ilaria
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Chiesa Paola Maria
Ciaburro Monica
Ciancitto Francesco Maria Salvatore
Ciocchetti Luciano
Coin Dimitri
Colombo Beatriz
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comba Fabrizio
Congedo Saverio
Coppo Marcello
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Crippa Andrea
Dalla Chiesa Rita
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Bertoldi Andrea
De Corato Riccardo
De Monte Isabella
De Palma Vito
Deidda Salvatore
Di Giuseppe Andrea
Di Maggio Grazia
Di Mattina Salvatore Marcello
Dondi Daniela
Donzelli Giovanni
Ferrante Tullio
Ferro Wanda
Filini Francesco
Formentini Paolo
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Frijia Maria Grazia
Furgiuele Domenico
Gabellone Antonio Maria
Gardini Elisabetta
Gatta Giandiego
Gava Vannia
Gemmato Marcello
Giaccone Andrea
Giagoni Dario
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Antonio
Giorgianni Carmen Letizia
Giovine Silvio
Iaia Dario
Iezzi Igor
Kelany Sara
La Porta Chiara
La Salandra Giandonato
Lampis Gianni
Lancellotta Elisabetta Christiana
Latini Giorgia
Lazzarini Arianna
Loizzo Simona
Longi Eliana
Loperfido Emanuele
Lovecchio Giorgio
Lucaselli Ylenja
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Maccari Carlo
Maerna Novo Umberto
Maiorano Giovanni
Malagola Lorenzo
Malaguti Mauro
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Marchetti Riccardo Augusto
Marrocco Patrizia
Mascaretti Andrea
Maschio Ciro
Matera Mariangela
Matone Simonetta
Matteoni Nicole
Mattia Aldo
Maullu Stefano Giovanni
Mazzetti Erica
Mazzi Gianmarco
Messina Manlio
Michelotti Francesco
Miele Giovanna
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Montaruli Augusta
Morgante Maddalena
Mule' Giorgio
Mura Francesco
Nevi Raffaele
Nisini Tiziana
Orsini Andrea
Osnato Marco
Ottaviani Nicola
Padovani Marco
Pagano Nazario
Palombi Alessandro
Panizzut Massimiliano
Patriarca Annarita
Pella Roberto
Pellicini Andrea
Perissa Marco
Pierro Attilio
Pietrella Fabio
Pisano Calogero
Pittalis Pietro
Pizzimenti Graziano
Polo Barbara
Pozzolo Emanuele
Pretto Erik Umberto
Pulciani Paolo
Raimondo Carmine Fabio
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Rizzetto Walter
Romano Francesco Saverio
Roscani Fabio
Rossi Fabrizio
Rosso Matteo
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Russo Gaetana
Russo Paolo Emilio
Saccani Jotti Gloria
Sala Fabrizio
Sasso Rossano
Sbardella Luca
Schiano Di Visconti Michele
Schifone Marta
Semenzato Martina
Silvestri Rachele
Siracusano Matilde
Squeri Luca
Stefani Alberto
Tassinari Rosaria
Tenerini Chiara
Testa Guerino
Toccalini Luca
Trancassini Paolo
Tremaglia Andrea
Urzi' Alessandro
Vietri Imma
Vinci Gianluca
Volpi Andrea
Ziello Edoardo
Zinzi Gianpiero
Zoffili Eugenio
Zucconi Riccardo
Zurzolo Immacolata
no:
Aiello Davide
Alifano Enrica
Amendola Vincenzo
Auriemma Carmela
Bakkali Ouidad
Baldino Vittoria
Barzotti Valentina
Berruto Mauro
Boldrini Laura
Bonelli Angelo
Bonetti Elena
Bonifazi Francesco
Bruno Raffaele
Cafiero De Raho Federico
Cantone Luciano
Cappelletti Enrico
Caramiello Alessandro
Carmina Ida
Carotenuto Dario
Casu Andrea
Cherchi Susanna
Ciani Paolo
Colucci Alfonso
Cuperlo Gianni
D'Alessio Antonio
D'Alfonso Luciano
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Micheli Paola
Del Barba Mauro
Dell'Olio Gianmauro
Di Biase Michela
D'Orso Valentina
Evi Eleonora
Fassino Piero
Fede Giorgio
Fenu Emiliano
Ferrara Antonio
Ferrari Sara
Filippin Rosanna
Forattini Antonella
Fornaro Federico
Fossi Emiliano
Fratoianni Nicola
Furfaro Marco
Gadda Maria Chiara
Ghio Valentina
Ghirra Francesca
Giachetti Roberto
Gianassi Federico
Girelli Gian Antonio
Giuliano Carla
Gnassi Andrea
Graziano Stefano
Grimaldi Marco
Gubitosa Michele
Guerra Maria Cecilia
Iacono Giovanna
Iaria Antonino
L'Abbate Patty
Lacarra Marco
Lai Silvio
Laus Mauro Antonio Donato
Lomuti Arnaldo
Madia Maria Anna
Malavasi Ilenia
Mancini Claudio
Manzi Irene
Marattin Luigi
Mari Francesco
Marino Maria Stefania
Merola Virginio
Morassut Roberto
Morfino Daniela
Onori Federica
Orfini Matteo
Orrico Anna Laura
Pagano Ubaldo
Pandolfo Alberto
Pastorella Giulia
Pastorino Luca
Pavanelli Emma
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
Penza Pasqualino
Piccolotti Elisabetta
Porta Fabio
Prestipino Patrizia
Quartini Andrea
Raffa Angela
Ricciardi Toni
Roggiani Silvia
Romeo Nadia
Rossi Andrea
Ruffino Daniela
Santillo Agostino
Sarracino Marco
Scarpa Rachele
Schlein Elly
Scotto Arturo
Serracchiani Debora
Simiani Marco
Sottanelli Giulio Cesare
Soumahoro Aboubakar
Speranza Roberto
Stefanazzi Claudio Michele
Stumpo Nicola
Tabacci Bruno
Torto Daniela
Traversi Roberto
Vaccari Stefano
Zanella Luana
Zaratti Filiberto
:
Gebhard Renate
Manes Franco
Schullian Manfred
Steger Dieter
:
Ascani Anna
Bagnai Alberto
Barbagallo Anthony Emanuele
Battistoni Francesco
Bellucci Maria Teresa
Bignami Galeazzo
Bitonci Massimo
Braga Chiara
Calovini Giangiacomo
Cesa Lorenzo
Cirielli Edmondo
Colosimo Chiara
Costa Sergio
Della Vedova Benedetto
Delmastro Delle Vedove Andrea
Dori Devis
Faraone Davide
Freni Federico
Giorgetti Giancarlo
Gribaudo Chiara
Grippo Valentina
Guerini Lorenzo
Gusmeroli Alberto Luigi
Leo Maurizio
Lollobrigida Francesco
Magi Riccardo
Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo
Meloni Giorgia
Minardo Antonino
Molteni Nicola
Morrone Jacopo
Nordio Carlo
Pellegrini Marco
Pichetto Fratin Gilberto
Polidori Catia
Prisco Emanuele
Quartapelle Procopio Lia
Ricciardi Marianna
Ricciardi Riccardo
Richetti Matteo
Rixi Edoardo
Roccella Eugenia
Rosato Ettore
Rossi Angelo
Scerra Filippo
Sportiello Gilda
Tajani Antonio
Tremonti Giulio
Varchi Maria Carolina
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Sto per raccontarle una storia che ha dell'incredibile e con questo chiedere un'informativa urgente alla Ministra Calderone e al Ministro Urso. Sono qui per raccontarvi di una finanziaria molto nota, si chiama Richemont, ha sede in Svizzera. Forse qualcuno di voi ha in mente, dietro questo nome, alcuni grandi marchi. Pensate a Cartier o pensate ad alcune delle vostre penne: vi ricordate il nome Montblanc? Ecco, sono un simbolo del lusso, hanno un fatturato di 20 miliardi di euro solo lo scorso anno e un utile operativo di 5 miliardi di euro.
Ecco, questo gigante riunisce numerosi marchi, fra cui appunto Montblanc. Poi c'è la Z Production, mettetela lì, è a Campi Bisenzio, una città molto nota per altri modelli di sfruttamento, ne abbiamo già parlato. È un'azienda, appunto, dell' fiorentino, che per anni ha prodotto borsette di lusso per Montblanc. I lavoratori della Z Production, insieme al loro sindacato, hanno denunciato le condizioni di sfruttamento. Di che cosa parliamo? Di turni di 12 ore e salari di appena 3 euro l'ora per produrre borsette da 1.700 euro.
MARCO GRIMALDI(AVS). Presidente, basterebbe questa illustrazione, ma Montblanc ha ignorato questo sfruttamento, sostenendo che non è una sua azienda, no. Perché nel frattempo, per anni, in quell'azienda c'era una figura riconducibile alla Richemont, la pelletteria Richemont. Che cos'è? Una società italiana di quel gruppo finanziario che si occupa proprio di gestire la trama degli appalti, perché la produzione, come potete immaginarvi, è tutta esternalizzata. Davvero, lo dico ai Ministri, Montblanc poteva non essere al corrente?
Poi viene sottoposta a sequestro preventivo da parte di un tribunale che ha nominato un custode giudiziario; infatti c'è un'indagine della Guardia di finanza per falsa fatturazione e irregolarità societarie. Questa indagine ha fatto luce anche sulla continuità tra le varie ditte che negli anni - caso strano, tutte uguali le storie, no? - sotto falso nome, con nomi diversi, continuavano, di fatto, ad occultare la proprietà che c'è dietro.
Il committente di queste ditte è sempre Richemont, per i prodotti Montblanc, che quindi, invece di fingere di non sapere, dovrebbe, per noi, rispondere di tutto ciò. E invece che fa, Presidente? E arrivo alla parte più grave: dopo che i lavoratori di Z Production, con la loro vertenza, ottengono la firma con accordi sindacali più vantaggiosi, cosa fanno? Interrompono le commesse. Quindi, ora che l'azienda è in regola, con il rispetto del contratto collettivo nazionale, cosa fa? Non va più bene. E quindi siamo davanti a un caso di delocalizzazione per punizione. Non so se ci rendiamo conto della gravità.
Ma non è tutto. Che cosa succede a quel punto? Richemont presenta al tribunale una misura d'urgenza, e sa per cosa? Per impedire ai lavoratori di protestare davanti alla Montblanc, quindi per disporre un divieto a manifestare nel raggio di 500 metri. In sostanza, la è preoccupata del danno di immagine. Glielo facciamo noi il danno di immagine, chiedendo un'informativa qua, in Parlamento, perché loro nel frattempo ritirano dicendo: ci avvarremo della facoltà e del diritto di adottare misure analoghe. No, guardi, rispondiamo noi, se non verranno i Ministri: c'è un diritto, un diritto sindacale, ed è stabilito dall'articolo 40 della nostra Costituzione, e ho concluso. Ministra, Ministro, quando pensate di intervenire per impedire a società spregiudicate di avere questo tipo di attività antisindacali? Lo continuiamo a dire: basta lavoro povero pagato da società molto, molto ricche e molto impunite
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, ma su altro argomento, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie Presidente. Intervengo per ribadire la richiesta di informativa urgente della Ministra Calderone avanzata dalla collega Piccolotti lo scorso 16 gennaio, ma chiedo che venga anche il Ministro Urso a spiegarci cosa intendano fare per il comparto dei . Lunedì tante e tanti di noi erano in piazza insieme a lavoratrici e lavoratori, a CGIL, CISL e UIL, per protestare contro il nuovo contratto pirata siglato da Assocontact con un sindacato non rappresentativo come CISAL, che rischia di far tornare indietro il settore di almeno 15 anni.
Sono previsti, infatti, solo 7 euro di aumento iniziale, mentre la trattativa sul contratto telecomunicazioni propone aumenti tra i 160 e i 260 euro mensili; la riduzione del 50 per cento delle ore di permesso, passando dalle 104 previste dal contratto collettivo telecomunicazioni a sole 48 ore; il progressivo azzeramento dell'indennità di malattia; il taglio da 180 a 120 giorni del periodo massimo di assenza per malattia oltre il quale scatta il licenziamento; l'eliminazione degli scatti di anzianità automatici, legati ora a test individuali; l'eliminazione della clausola sociale nel cambio di appalto; l'istituzionalizzazione della presenza dei datori di lavoro nelle assemblee sindacali.
Anche l'Asstel, l'associazione di categoria aderente a Confindustria, oggi, in Commissione, ha sottolineato l'importanza di tutelare il settore attraverso il contratto delle telecomunicazioni. Presidente, ci rivolgiamo al Governo, ma ci rivolgiamo anche a Poste, ENEL, AGOS, UniSalute, gestori delle commesse più importanti. Come si comporteranno i grandi committenti e le aziende a partecipazione pubblica? Terranno fede ai valori ed ai pilastri dell'etica aziendale nel mondo degli appalti? Ai propri regolamenti etici per le gare e i contratti? O cederanno alla logica del risparmio e del profitto?
Noi chiediamo che il Governo intervenga per dire basta alle trattative al ribasso, basta a risparmi sulla pelle di lavoratrici e lavoratori . Ma lo sa, Presidente, cosa rende questa situazione ancora più grave? Che questo colpo di mano, questa contrattazione al ribasso è avvenuta nel momento in cui la IX e la X Commissione stanno esaminando proposte di legge che si occupano esattamente di questo settore, chiedendo garanzie e tutele per lavoratrici e lavoratori, il rafforzamento delle clausole sociali, non certo la loro eliminazione, norme stringenti sulla delocalizzazione e la scelta di contratti collettivi sottoscritti dai sindacati maggiormente rappresentativi.
Qui, invece, si aggirano le norme sul controllo a distanza, la contrattazione sindacale è stata sostituita da un comitato di lavoratori, le clausole sociali sono state eliminate e in caso di cambio di appalto non sarà più garantita né la territorialità delle commesse né la stessa retribuzione. Siamo davanti a un vero e proprio caso di contrattuale. Visto che il 12 febbraio è previsto un incontro al Ministero, chiediamo un impegno ai Ministri Urso e Calderone perché sia rispettato e applicato il contratto delle telecomunicazioni e sia salvaguardata la dignità di tantissime lavoratrici e lavoratori che svolgono questa professione da decenni e che oggi rischiano di perdere i diritti conquistati in anni e anni di lotte, vedendosi costretti, in prospettiva, a fare anche cinque o sei lavori per poter avere uno stipendio che consenta loro di campare dignitosamente.
Abbiamo anche depositato la terza interrogazione in merito, visto che finora non abbiamo avuto alcuna risposta, e confidiamo che, almeno questa volta, facciate la cosa giusta .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. Mi associo alla richiesta di informativa urgente sulla vicenda di Z Production di Campi Bisenzio. Ritengo che sia fondamentale che si vada a tutelare la nostra Costituzione, in particolare l'articolo 40 sul diritto di sciopero. Credo che sia davvero fondamentale perché si sta parlando di lavoratori precari, di lavoratori poveri, dove si sta facendo un'operazione di delocalizzazione punitiva.
Credo che questa sia una questione essenziale per questo Parlamento, perché si tratta di difendere il diritto di sciopero. E questo provvedimento di intervenire entro 500 metri attorno al luogo, per difendere un marchio multinazionale com'è la Montblanc, è assolutamente inaccettabile. Quindi, da questo punto di vista, chiaramente noi ci ritroviamo, insieme al collega Grimaldi, in una richiesta che va proprio in questa direzione. Credo che il Ministero del Lavoro debba venire a rispondere e venga a dirci quali strategie ha per evitare queste delocalizzazioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Anch'io mi unisco alla richiesta della collega Ghirra perché con il nuovo contratto siglato - il contratto che dovrebbe riguardare i lavoratori delle telecomunicazioni - da Assocontact e CISAL, un vero e proprio contratto pirata, sono stati eliminati dei diritti innanzitutto per quanto riguarda le clausole sociali dei lavoratori delle telecomunicazioni in caso di cambio di appalto. Questo significa che, come succede spesso, nel caso in cui si cambi un appalto riguardante il settore delle telecomunicazioni, i lavoratori rischieranno di perdere il lavoro.
Sempre con lo stesso contratto si sono previsti degli aumenti che sono ridicoli, di appena 7 euro, quando il contratto nazionale prevede 150-250 euro, e questo porterebbe, in caso di applicazione di questo contratto, a una riduzione del salario reale del 15 per cento per i lavoratori. È colpita tutta l'Italia da questo contratto e il rischio è che i soggetti, e quindi le aziende, ma soprattutto le società pubbliche che si affidano a questo tipo di servizi, utilizzino questo contratto.
Quindi, noi abbiamo presentato un'interrogazione in Commissione lavoro e domani mi auguro che il Ministero del Lavoro ci risponda su quello che intende fare, ma noi chiederemo soprattutto che le società pubbliche, che gli enti pubblici e che le partecipate - l'ENEL, ad esempio -, tutti quei committenti che si rivolgono a questo tipo di servizi impongano ai loro fornitori l'applicazione del contratto nazionale di riferimento per il settore .
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Comunico che, quanto all'organizzazione dei nostri lavori, si passerà ora all'espressione del parere del Governo, ma chiarisco che le votazioni - ripeto, le votazioni - non avranno, invece, inizio prima delle ore 20,30. Invito, a questo punto, il Sottosegretario per la Cultura, l'onorevole Mazzi, ad esprimere il relativo parere.
GIANMARCO MAZZI,. Grazie, Presidente. Allora, sugli ordini del giorno n. 9/2183-A/1 Tassinari e n. 9/2183-A/2 Mule' il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/3 Simiani il parere è favorevole, espunte le premesse, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di accompagnare gli interventi contenuti all'articolo 7 con ulteriori misure volte a inserire lo spettacolo viaggiante, in coerenza con quanto espresso in premessa, tra i beneficiari del regime di semplificazione degli spettacoli dal vivo, regolamentato dall'articolo 38 del decreto-legge n. 76 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 120 del 2020, integrando, conseguentemente, la circolare n. 15015 del 7 maggio 2024”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/4 Fossi il parere è favorevole, espunte le premesse, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di accompagnare le misure contenute all'articolo 10 del provvedimento in esame con interventi ulteriori volti a sostenere e promuovere la realizzazione di un Museo del ricordo della strage di Viareggio del 29 giugno 2009, per conservarne la memoria, farne conoscere le cause, le conseguenze prodotte e rendere omaggio alle vittime e alle loro famiglie”.
Sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/5 Manzi il parere è favorevole, espunte le premesse, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo: a valutare l'opportunità di accompagnare gli interventi contenuti all'articolo 5 del provvedimento in esame con ulteriori iniziative volte ad affrontare le problematiche connesse al sistema degli istituti culturali in ogni aspetto, anche sulla base dei dati raccolti nel recente censimento degli istituti culturali, pubblicato negli scorsi mesi dalla Direzione generale educazione e ricerca del Ministero della Cultura e realizzato con il contributo dell'AICI; a dare se