PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta del 28 febbraio 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 il deputato Galeazzo Bignami in sostituzione del deputato Andrea Tremaglia, dimissionario.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Aiello n. 3-01772 . Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere.
PAOLO ZANGRILLO,Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema sottoposto dall'onorevole interrogante mi permette di fornire gli opportuni chiarimenti in merito a quanto riportato da un comunicato stampa, su un tema - come quello della tutela delle nostre persone - attenzionato con i fatti da questo Governo.
L'Ispettorato per la funzione pubblica, non appena pervenuto l'atto di sindacato ispettivo in questione, ha chiesto al comune di Casteldaccia di fornire elementi di chiarimento riguardo ai profili evidenziati dall'onorevole interrogante e di precisare anche le misure che l'ente intende adottare per dare seguito all'applicazione degli istituti contrattuali, con riferimento anche agli anni pregressi.
Premetto che l'Ispettorato per la funzione pubblica, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, verifica che l'azione amministrativa sia conforme ai princìpi di imparzialità e buon andamento e che il suo svolgimento avvenga nel pieno rispetto dei criteri di economicità, efficacia, pubblicità e trasparenza, collaborazione e buona fede.
Nel riscontro fornito all'Ispettorato per la funzione pubblica con nota del 5 aprile del 2023, il comune si è dimostrato ben consapevole della circostanza che la mancanza del Fondo delle risorse decentrate e della contrattazione collettiva integrativa costituisca “una grave carenza” che “si protrae già dal 2010”. Tale mancanza è stata evidenziata anche dalla Corte dei conti-Sezione di controllo per la regione Sicilia, in sede di controllo dei rendiconti degli anni 2011, 2012 e 2013. Tuttavia, da quanto rappresentato dall'ente locale in parola, vi sono stati diversi tentativi di istituire tale Fondo, ma, per varie ragioni, fino ad oggi non è stato possibile raggiungere questo traguardo.
In particolare, il comune di Casteldaccia ha riferito all'Ispettorato per la funzione pubblica che, nell'anno 2010, è stato adottato dal responsabile della 1a area di attività il provvedimento n. 931 del 31 dicembre 2010, dal quale risulta che l'importo delle risorse stabili del Fondo fosse inferiore alle “somme erogate mensilmente ed utilizzate negli anni precedenti ed in quello corrente per finalità stabili”. Pertanto, l'importo del Fondo relativo alle risorse variabili, anziché essere distribuito, è stato utilizzato in parte per compensare lo sbilanciamento delle risorse stabili ed il residuo per “il pagamento di indennità contrattuali da porre a carico delle risorse del Fondo variabile”.
Nel 2015, poi, con determinazione n. 423, sempre del responsabile della 1a area di attività, sono stati quantificati i Fondi relativi agli anni 2011, 2012, 2013 e 2014, ma detta determinazione è stata annullata dal comune in autotutela, a seguito delle criticità evidenziate nella relazione ispettiva stilata dal dirigente dei servizi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'Economia e delle finanze.
Nel 2019, “dopo aver riapprovato i prospetti di costituzione dei Fondi 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018 è stato costituito il Fondo 2019”, ma il 4 dicembre 2019 non è stato raggiunto l'accordo e - cito testualmente - “accadimenti eccezionali avvenuti il 6 dicembre 2019 (…) hanno impedito il regolare svolgimento della riunione”.
Nel 2021 è stato costituito nuovamente il Fondo risorse decentrate, ma “non è stato avviato alcun negoziato perché sono emerse criticità”.
Infine, nel 2022, per ovviare a questi impedimenti, è stato dato incarico alla ditta Dasein Srl, che il 15 settembre dello stesso anno ha trasmesso gli atti necessari.
I prospetti di costituzione dei Fondi elaborati dalla società sono stati trasmessi al Collegio dei revisori dei conti, che ha espresso parere favorevole in relazione agli anni dal 2010 al 2016, chiedendo documenti integrativi e chiarimenti per quelli del 2017 e seguenti, sui quali l'organo di controllo ancora non si è espresso.
Anche per la costituzione del Fondo anno 2023 è stato conferito incarico alla predetta società. Il 10 marzo 2023, secondo quanto rappresentato dal suddetto comune, si è tenuta una riunione tra la delegazione trattante di parte datoriale e la delegazione sindacale per esaminare i Fondi sui quali i revisori si sono già espressi.
Le argomentazioni formulate dal comune, pervenute all'Ispettorato per la funzione pubblica nei tempi sopra citati, sembrano, dunque, prospettare una definitiva, seppur tardiva, risoluzione della problematica sottoposta dall'interrogante.
Tuttavia, nonostante le rassicurazioni dell'ente locale, tale situazione sarà oggetto di particolare attenzione da parte dell'Ispettorato per la funzione pubblica al fine di valutarne gli effettivi risvolti.
PRESIDENTE. L'onorevole Aiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
DAVIDE AIELLO(M5S). Grazie, Presidente. Intanto intervengo per salutare e ringraziare il Ministro per la risposta. Una risposta che non posso che definire tardiva. Questa è un'interrogazione presentata a marzo del 2023, sono passati ben due anni, ma, come si evince anche dalle parole del Ministro Zangrillo, che ha ripercorso la vicenda riguardante i dipendenti pubblici del comune di Casteldaccia, parliamo di un comune che rappresenta un nella storia italiana. Parliamo dell'unico comune che non è in grado di garantire il contratto collettivo decentrato ai propri dipendenti e, quindi, alcune figure, come ad esempio i Vigili urbani, percepiscono fino a dieci volte meno rispetto agli altri colleghi del resto d'Italia. Quindi, mi sento di evidenziare questa “criticità”, parola che è stata utilizzata più volte anche dal Ministro Zangrillo, il quale, oggettivamente, essendo anche esperto di enti pubblici, capisce bene che qui siamo di fronte ad un comune con dei problemi di gestione molto evidenti.
Quindi, io approfitto della giornata odierna e di questo mio intervento per sollecitare nuovamente il Ministero per la Pubblica amministrazione a fare tutte le dovute verifiche nei confronti della gestione di questo comune, che attualmente mi risulta essere in dissesto finanziario, quindi anche questo crea dei problemi rispetto alle esigenze dei lavoratori, i quali si trovano costretti, a volte, a lavorare senza avere certezze sul proprio futuro; parliamo di lavoratori spesso precari, che non ottengono la stabilizzazione. Nonostante questo, noi ci siamo sempre battuti per portare avanti la causa della stabilizzazione degli LSU e delle ASU, anche con degli atti concreti, con degli emendamenti che sono stati approvati anche in legge di bilancio. Per questo spero che la situazione, nonostante siano state individuate le risorse e siano stati fatti tutti i passaggi propedeutici, possa finalmente arrivare alla conclusione che tutti sperano, vale a dire alla salvaguardia di questi lavoratori, affinché tutti possano godere dei giusti trattamenti previsti dal contratto collettivo decentrato.
Detto questo, voglio sottolineare quanto sia importante, soprattutto nei comuni di piccole e medie dimensioni - qui parliamo di un comune di circa 11.000 abitanti -, l'azione di controllo da parte del Ministero affinché, appunto, vengano adottati tutti gli strumenti amministrativi necessari per garantire la salvaguardia dei diritti di questi lavoratori. So che il Ministro è molto sensibile sul tema e magari avremo modo di confrontarci, anche fuori dall'Aula, in modo da trovare insieme le giuste soluzioni per portare avanti queste tematiche che sono molto care ai cittadini, perché parliamo di lavoratori che, ogni giorno, sono la spina dorsale dell'ente pubblico e senza di loro, ovviamente, tutta la macchina amministrativa si fermerebbe e i cittadini sarebbero i primi a patirne le conseguenze. Quindi, ringrazio il Ministro per la pur tardiva risposta e mi auguro che, da qui in avanti, si possa intraprendere un percorso che vada a salvaguardare queste figure lavorative .
PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Girelli ed altri n. 3-01773 .
PAOLO ZANGRILLO,. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il tema sollevato dagli onorevoli interroganti richiede una disamina di tre pubblici concorsi, atti ad assumere a tempo indeterminato presso il consiglio regionale della Lombardia 3 dirigenti, 13 unità di personale di categoria D e 12 unità di personale di categoria C.
Nello specifico, per il profilo dirigenziale, con decreto del segretario generale 28 settembre 2020, n. 373, il consiglio regionale della Lombardia ha indetto un concorso pubblico per l'assunzione, a tempo indeterminato, di 3 dirigenti amministrativi.
Con successivo decreto del segretario generale del 29 novembre 2021, n. 513, il consiglio regionale della Lombardia ha approvato la graduatoria finale e ha disposto, contestualmente, lo scorrimento della stessa, prevedendo l'assunzione dei candidati collocati nella quarta e quinta posizione in graduatoria.
Con ulteriore decreto del segretario generale del 9 maggio 2022, n. 108, il consiglio regionale della Lombardia, autorizzato il trasferimento presso il consiglio regionale della Liguria per mobilità volontaria di un soggetto già assunto nei ruoli dirigenziali, ha disposto nuovamente lo scorrimento della graduatoria, prevedendo l'assunzione di una unità con qualifica dirigenziale.
Per quanto riguarda l'assunzione di personale di categoria D, con decreto del segretario generale 23 novembre 2021, n. 503, il consiglio regionale della Lombardia ha indetto un concorso pubblico per esami per l'assunzione a tempo indeterminato presso il consiglio regionale della Lombardia di 13 unità di personale di categoria D. Con successivo decreto del Segretario generale 27 maggio 2022, n. 241, il consiglio regionale della Lombardia ha approvato la graduatoria finale e, per l'effetto disposto, l'assunzione del personale neoassunto. Successivamente, con decreto del Segretario generale 26 gennaio 2023, n. 35, il consiglio regionale ha disposto lo scorrimento della graduatoria, prevedendo l'assunzione dei soggetti utilmente collocati nelle posizioni 16 e 17.
Infine, per l'assunzione del personale di categoria C, con decreto del Segretario generale 18 novembre 2021, n. 274, il consiglio regionale della Lombardia ha indetto un concorso pubblico per esami per l'assunzione a tempo indeterminato presso il consiglio regionale della Lombardia di 12 unità di personale di categoria C. Con successivo decreto del Segretario generale 30 maggio 2022, n. 245, il consiglio regionale della Lombardia ha approvato la graduatoria finale e per l'effetto disposto l'assunzione del personale neoassunto. Con decreto del segretario generale 29 novembre 2022, n. 579, il consiglio regionale della Lombardia ha disposto lo scorrimento della graduatoria, prevedendo l'assunzione dei soggetti utilmente collocati nella posizione 16 e 17. Con decreto del segretario generale del 21 dicembre 2022, n. 518, il consiglio regionale della Lombardia ha disposto lo scorrimento della graduatoria, prevedendo l'assunzione di un'ulteriore unità di personale. Inoltre, con decreto del segretario generale 26 gennaio 2023, n. 36, il consiglio regionale della Lombardia ha disposto lo scorrimento della graduatoria, prevedendo l'assunzione di ulteriori tre unità di personale.
Dall'esame, poi, degli atti di programmazione del fabbisogno di personale del consiglio regionale, sia per il triennio 2022-2024 (sottosezione del PIAO 2022-2024) - approvato con deliberazione dell'ufficio di presidenza n. 361 del 7 novembre 2022 - che per il triennio 2023-2025 (sottosezione del PIAO 2023-2025) - approvato con deliberazione dell'ufficio di presidenza n. 321 del 18 dicembre 2023 - non si evincono ipotesi di irregolarità nell'operato dell'amministrazione.
In particolare, per quanto riguarda il triennio 2022-2024, risultano essere state effettuate le previste assunzioni, sia del personale di categoria C che del personale di categoria D che quello di livello dirigenziale, mediante scorrimento delle graduatorie dei concorsi in questione, con l'adozione dei provvedimenti sopra descritti.
Per quanto riguarda la programmazione per il triennio 2023-2025, oltre a confermare quanto esposto, vengono previste anche nuove assunzioni di personale di categoria C e di categoria D mediante scorrimento delle dette graduatorie, previo esperimento della procedura di mobilità obbligatoria di cui all'articolo 34- del decreto legislativo n. 165 del 2001, precisandosi che, in caso di indisponibilità di quelle graduatorie, si procederà alla mobilità volontaria articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Circa il personale di livello dirigenziale, si legge che, alla data del 31 dicembre 2023, risultano coperte 17 delle 19 posizioni dirigenziali delle strutture organizzative del consiglio regionale, così come ridefinite con deliberazione n. 174 del 20 giugno 2022. La copertura dei posti programmati (2 unità) è previsto che venga soddisfatta mediante comando da altro ente pubblico o, in alternativa, mediante attivazione della procedura di mobilità volontaria articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001. Inoltre, preciso che, in relazione all'affermazione secondo la quale le graduatorie in questione non sarebbero state oggetto di scorrimento, l'analisi della documentazione sopra citata, rinvenuta sul sito del consiglio regionale, ha evidenziato, in realtà, che ciascuna delle graduatorie dei concorsi segnalati è stata oggetto di più di un provvedimento di scorrimento durante il periodo di validità delle stesse.
Dunque, non si ravvisano i presupposti per una verifica dell'Ispettorato per la funzione pubblica in relazione al profilo secondo cui l'ente le avrebbe “volontariamente” lasciate scadere, con una condotta lesiva sia degli interessi dell'amministrazione che dei candidati idonei.
Al riguardo, si rappresenta, infatti, che sulla base dei compiti attribuiti all'Ispettorato per la funzione pubblica, ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, lo stesso attiva la propria azione di controllo soltanto a fronte della prospettazione puntuale, sia in fatto che in diritto, di ipotesi di irregolarità amministrative cui, laddove confermate, sia connesso il pregiudizio dell'interesse pubblico al buon andamento dell'azione amministrativa. Si esclude - secondo un canone valutativo comune alle attività ispettive - l'avvio delle verifiche laddove queste non siano adeguatamente circostanziate oppure si fondino esclusivamente su ricostruzioni e opinioni soggettive del segnalante.
PRESIDENTE. La deputata Roggiani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interrogazione Girelli ed altri n. 3-01773, di cui è cofirmataria.
SILVIA ROGGIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intanto, ovviamente, ringrazio il Ministro per le verifiche che ha portato in quest'Aula. Noi ci faremo carico, a nostra volta, di effettuare ulteriori verifiche, anche perché rispetto alla sua ricostruzione, che ho apprezzato per chiarezza e per tutti i passaggi, a noi risulta, invece, che ci siano 15 persone all'interno di una di queste graduatorie che non è scorsa - quindi, non avete fatto lo scorrimento di una di queste graduatorie - con la scadenza per 15 persone della possibilità, poi, di essere assunti, e ci sia stato un nuovo concorso che è stato bandito subito dopo, che, peraltro, lei ha effettivamente citato. Quindi, ovviamente, procederemo anche noi alle nostre verifiche.
Penso, nella comune e condivisa idea, che, secondo l'articolo 97 della Costituzione, sia assolutamente importante per la pubblica amministrazione a tutti i livelli - e, quindi, anche nel consiglio regionale lombardo, per la regione più popolosa e più grande d'Italia, anche se non più locomotiva - accedere attraverso i concorsi e non, quindi, con una discrezionalità, come a volte ci è sembrato - ma lei ci ha dato informazioni diverse che, appunto, verificheremo - e garantire anche - tra l'altro, sono qui seduta accanto al collega Casu, che ne ha fatto una grande battaglia e ha presentato una proposta di legge - lo scorrimento delle graduatorie degli idonei, che pensiamo sia un altro dei grandi temi che in questo Paese, nella pubblica amministrazione, debba essere preso seriamente in considerazione.
Peraltro, sappiamo quanto le persone investano nel fare questi concorsi e sappiamo anche quanto, nella pubblica amministrazione, oggi ci sia una carenza molto forte di personale. Per questo, il tema dello scorrimento delle graduatorie credo che debba diventare patrimonio di tutta quest'Aula. Grazie per le sue risposte .
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Torto e altri n. 3-01028 e Benzoni n. 3-01774, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Rispondo congiuntamente alle due interrogazioni in esame, stante l'analogia dei contenuti, e ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto perché mi consente di fornire ulteriori aggiornamenti ai parlamentari su una vicenda importante come quella della carenza del farmaco Creon.
Al riguardo, rappresento che il Ministero della Salute ha seguito con grande attenzione la questione monitorando la carenza del farmaco fino ad oggi e, al contempo, ponendo in essere ogni iniziativa utile al fine di garantire la continuità terapeutica dei pazienti. Riferisco pertanto che, rispetto alle segnalazioni di carenza pervenute nello scorso anno, le attività poste in essere dall'Aifa per contrastare la carenza dello stesso Creon sono state ulteriormente implementate, al punto che, ad oggi, detto farmaco risulta pienamente disponibile.
Da mesi, infatti, l'Agenzia non riceve segnalazioni di carenza del farmaco da parte di pazienti e da parte delle farmacie. Nel caso in questione, ricordo che l'azienda farmaceutica Viatris Italia Srl, titolare dell'AIC, cioè l'autorizzazione immissione in commercio, del Creon, nonché della distribuzione dello stesso, aveva comunicato all'Aifa l'impossibilità di soddisfare la domanda per un eccesso di richiesta. L'Agenzia, pertanto, si è tempestivamente attivata per pubblicare sul proprio portale tutte le informazioni disponibili a beneficio dei pazienti e degli operatori sanitari, nonché le modalità per ottenere il farmaco in caso di difficoltà di reperimento. Inoltre, l'Aifa ha autorizzato le strutture sanitarie ad importare un farmaco analogo autorizzato all'estero, mentre alle farmacie è stata data la possibilità di effettuare un ordine diretto al titolare dell'AIC, tramite un apposito servizio di attivato dall'azienda Viatris Italia Srl. Grazie all'efficace e continuo monitoraggio delle giacenze delle forniture, le regioni e le province autonome hanno potuto integrare le proprie scorte di medicinali, importando dall'estero farmaci analoghi al Creon. Questi interventi hanno consentito di ridurre l'impatto sui pazienti nei periodi in cui la distribuzione negli usuali canali dovesse scendere al di sotto della soglia ottimale.
Concludo evidenziando che l'Agenzia - che è in costante contatto con l'azienda farmaceutica produttrice del medicinale - assicura il massimo sforzo affinché sia garantita la disponibilità del farmaco Creon.
PRESIDENTE. Il deputato Quartini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interrogazione Torto ed altri n. 3-01028, di cui è cofirmatario.
ANDREA QUARTINI(M5S). Sì, grazie, Presidente. Ringrazio anche il Sottosegretario Gemmato della risposta. Ci fa assolutamente piacere apprendere che abbiamo in qualche modo implementato e reso pienamente disponibile per i pazienti questo farmaco.
Devo sottolineare che l'insufficienza pancreatica - spesso causata dalla fibrosi cistica, piuttosto che da interventi chirurgici di asportazione del pancreas, piuttosto che da insufficienze pancreatiche croniche - è una malattia curabile e che, se non sono disponibili i sostituti pancreatici enzimatici, c'è un serio rischio di malnutrizione. Quindi, chiaramente, questo farmaco, il Creon, diventa assolutamente indispensabile, “salvavita” direi.
Da questo punto di vista, mi sembra assolutamente importante continuare il monitoraggio e la verifica della disponibilità del farmaco, proprio per evitare che ci siano questi rischi.
A dire il vero, veniva paventata l'indisponibilità del farmaco o l'insufficienza in termini di produzione dalla Abbott, cioè, dall'azienda produttrice, fino al 2026. Quindi, chiaramente, c'era una preoccupazione decisamente forte e decisamente significativa. Peraltro, la difficoltà a reperirlo era stata denunciata anche di recente da alcuni cittadini che erano in difficoltà. Vero è che le farmacie potevano fare una richiesta diretta a farmaci sostitutivi, ma i farmaci sostitutivi non sono mai in questo caso sufficienti a rispondere ai bisogni terapeutici, proprio perché questo farmaco è unico.
Io credo - e do un suggerimento al Sottosegretario Gemmato - che, rispetto al tema della carenza dei farmaci, noi dovremmo, come Paese, magari anche in collaborazione con l'EMA, riuscire a trovare un sistema di produzione autonoma, almeno nelle situazioni di emergenza: per esempio, attraverso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.
È un tema che io sto portando avanti da molto tempo, da quando sono in Parlamento, e credo che questo episodio sia di stimolo a fare questo tipo di percorso, perché credo che non dovremmo mai trovarci in una situazione di carenza di farmaci salvavita. Quindi, approfitto di questo contesto per sottolineare il fatto che, fino ad oggi, il Ministero della Salute è stato sordo a modifiche rispetto al ruolo dello Stabilimento chimico farmaceutico militare, che è ancora sotto la Difesa mentre, dal nostro punto di vista, dovrebbe fare un passaggio sotto il Ministero della Salute. Quella struttura, infatti, dovrebbe essere in grado di poter compensare rispetto a carenze importanti, oltre che a realizzare produzioni di prodotti farmaceutici che possano essere di sostegno e a costi decisamente più contenuti. Io credo che questa operazione andrebbe fatta e chiaramente ringrazio il Sottosegretario della risposta .
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-01774.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ringrazio anch'io il Sottosegretario Gemmato per avere scelto di rispondere a queste interrogazioni. L'interrogazione era datata 19 febbraio 2024 e, quindi, stiamo parlando di un anno dall'emergenza. La situazione, infatti, era emergenziale un anno fa.
Devo riconoscerle - e glielo riconosciamo - un impegno del Ministero e di Aifa per cercare di trovare una soluzione a questo problema. Peraltro, effettivamente, sia le farmacie che i pazienti riscontrano un netto miglioramento della situazione. Vero è che ancora ci sono molti disagi per riuscire ad ottenere il farmaco: si ottiene con più facilità e c'è una procedura di emergenza che aiuta ad averlo nei casi di mancanza, ma i dati dicono che, rispetto al regime, cioè rispetto agli anni 2021, 2022 e 2023, dove le confezioni consegnate nelle farmacie italiane superavano le 840.000, siamo ancora ben sotto le 700.000. Quindi, c'è un che ancora va recuperato rispetto a questo farmaco.
La speranza è che si possa, anche con un piano industriale della casa farmaceutica, investire affinché questa carenza - tutta industriale perché la domanda c'è e il riconoscimento del farmaco anche; è, quindi, una carenza industriale di produttività - possa essere risolta il prima possibile, perché ovviamente, visto anche quello che diceva il collega, stante l'urgenza di questo farmaco e la sua importanza, la presenza immediata di esso è davvero molto importante per tutti i pazienti. Quindi, grazie della risposta. Siamo parzialmente soddisfatti.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciocchetti n. 3-01069 .
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Ciocchetti che mi consente di riferire in merito alle iniziative finalizzate all'attivazione dei progetti regionali per la presa in carico dei pazienti con cefalea primaria cronica.
Al riguardo ricordo, innanzitutto, che sulla n. 167 del 19 luglio 2023 è stato pubblicato il decreto del Ministero della Salute 23 marzo 2023 recante “Sperimentazione nei progetti regionali sulla cefalea primaria” concernente l'adozione delle “linee di indirizzo per la realizzazione di progetti regionali finalizzati a sperimentare metodi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cronica”. Dette linee di indirizzo sono rivolte a favorire lo sviluppo di progetti regionali sperimentali ed innovativi sulle forme di cefalea primaria cronica, che possano migliorare l'appropriata e tempestiva presa in carico dei pazienti.
Nello specifico, le attività previste presentano un rilevante impatto organizzativo, economico e sociale, prevedendo il coinvolgimento di diverse figure professionali e di vari servizi per la diagnosi e la cura delle persone affette da cefalea cronica primaria, tra cui i medici di medicina generale, le farmacie, gli specialisti ospedalieri e territoriali, nonché i centri specialistici per le cefalee.
Inoltre, in virtù di quanto disposto nel decreto, viene richiesta alle regioni la compilazione di un'apposita scheda standardizzata per la presentazione dei progetti e di una scheda di rendicontazione sui risultati ottenuti.
Come noto, i progetti regionali hanno durata biennale e, per questi, sono assegnate risorse tramite lo stanziamento pari a 5 milioni di euro per il 2023 e 5 milioni di euro per il 2024.
Devo, al riguardo, specificare che i progetti sulla cefalea primaria cronica sono finalizzati con le risorse di cui all'articolo 1, comma 34, della legge del 23 dicembre 1996, n. 662, il quale, tra l'altro, prevede che il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), su proposta del Ministero della Salute, d'intesa con la Conferenza, può vincolare quote del Fondo sanitario nazionale alla realizzazione di obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale indicati nel Piano sanitario nazionale, da assegnare alle regioni per la predisposizione di specifici progetti.
Le risorse disponibili, pari a 10 milioni di euro, suddivisi per l'anno 2023 e 2024, sono state erogate dal Ministero dell'Economia e delle finanze, subordinatamente all'approvazione delle intese del riparto delle risorse degli obiettivi del Piano sanitario nazionale del 9 novembre 2023 e del 28 novembre 2024.
Risulta che, in attuazione a quanto previsto dall'articolo 3 del menzionato DM del 23 marzo 2023, tutte le regioni interessate abbiano trasmesso il rispettivo progetto regionale, approvato con propria deliberazione o con atto equivalente, entro il 31 dicembre del 2023.
A seguito delle accurate valutazioni effettuate su tali progetti regionali dai competenti uffici tecnici del Ministero della Salute, nei mesi di febbraio e marzo 2024, è stato trasmesso, a ciascuna regione, un parere di coerenza tra i progetti e le linee di indirizzo del decreto ministeriale più volte richiamato.
Da ultimo, stante la disposizione di cui al suddetto articolo 3 del medesimo decreto ministeriale, che prevede che “la relazione finale dei risultati raggiunti con il progetto viene trasmessa” - leggo testualmente il virgolettato - “da ciascuna regione al Ministero della Salute, Direzione generale della programmazione sanitaria, entro e non oltre il 31 gennaio 2025, con delibera o atto equivalente di approvazione”, il Ministero, con nota del 21 gennaio 2025, ha provveduto a comunicare alle regioni l'approssimarsi di tale termine.
Concludo riferendo che, allo stato attuale, le regioni hanno prodotto la documentazione richiesta e che la stessa è in fase di valutazione dei risultati raggiunti da parte dell'ufficio tecnico competente della citata Direzione generale della programmazione sanitaria.
PRESIDENTE. L'Onorevole Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
LUCIANO CIOCCHETTI(FDI). Chiaramente, sono soddisfatto della risposta data dal Sottosegretario Gemmato. Chiedo che il Ministero della Salute e il Dipartimento della programmazione, in particolare, svolgano un'azione di maggiore controllo però sui risultati di questi centri che dovevano essere attivati nelle singole regioni per la cura dei pazienti, perché il problema è la presa in carico.
Questi progetti prevedevano anche la possibilità di prendere in carico pazienti e di organizzare la rete - come lei diceva nella sua risposta - tra il territorio e i centri ospedalieri per la lotta alle cefalee, affinché si potesse, in qualche modo, aumentare il numero dei servizi sanitari messi a disposizione dei cittadini, dei pazienti che soffrono di questa patologia così invalidante.
Risulta all'interrogante che, in molte regioni, questo non sia stato fatto in maniera molto, per così dire, collegata a questa esigenza in particolare. E non vorrei che, appunto, dai controlli che si faranno sui progetti effettuati, ci siano molte lettere scritte e pochi fatti compiuti nell'azione di cura dei pazienti.
Quindi, il mio invito - oltre, chiaramente, a ringraziare per il lavoro che il Ministero della Salute sta facendo -, è di ulteriori controlli, perché, effettivamente, queste risorse siano messe a disposizione dei pazienti e della possibilità di aumentare la presa in carico e la cura dei pazienti soggetti a cefalea cronica .
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Marcello Gemmato, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Ciocchetti n. 3-01051.
MARCELLO GEMMATO,. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Ciocchetti per il quesito al quale rispondo a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri che mi consente di riferire in merito all'attuazione di quanto previsto dall'articolo 15- del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, convertito dalla legge 26 maggio 2023, n. 56.
Al riguardo desidero, da subito, assicurare che la tematica è stata positivamente superata dall'adeguamento delle fonti normative e regolamentari.
Come ricordato dall'interrogante, la norma richiamata prevede che per i laureati in odontoiatria e protesi dentaria e per i laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio della professione di odontoiatra, venga abolito il requisito della specializzazione ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra e ai fini dell'accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del Servizio sanitario nazionale.
Di conseguenza, con riferimento alla disciplina relativa all'accesso al sistema sanitario nazionale attraverso le procedure concorsuali, l'articolo 15-, comma 2, del menzionato decreto-legge ha disposto l'abrogazione della lettera dell'articolo 28 del DPR n. 483 del 1997 “Regolamento recante la disciplina concorsuale per il personale dirigenziale del servizio sanitario nazionale”, cioè la norma in cui veniva prevista la specializzazione nella disciplina, tra i requisiti specifici di ammissione al concorso, per titoli ed esami, per il livello primo dirigenziale odontoiatra.
Come segnalato dall'interrogante, in effetti, alla data entrata in vigore della novità introdotta dall'articolo 15- vigeva l'accordo collettivo nazionale del 31 marzo 2020, che nelle norme finali, n. 7, prevedeva, tra l'altro, “il necessario possesso del diploma di specializzazione per l'assegnazione di incarichi di specialista odontoiatra” e, contestualmente, prevedeva, solo in caso di indisponibilità di specialisti iscritti nella graduatoria, l'assegnazione di incarichi di specialista odontoiatra a tempo indeterminato, determinato o l'affidamento di sostituzione, ai laureati in odontoiatria e protesi dentaria e ai laureati in medicina e chirurgia, iscritti all'albo degli odontoiatri non in possesso della specializzazione.
Detto accordo, invero, oggi non è più vigente.
Riguardo ai requisiti di accesso alle funzioni di specialista odontoiatra ambulatoriale del sistema sanitario nazionale, infatti, devo evidenziare che, in data 4 aprile 2024, presso la Conferenza Stato-Regioni è stata sancita l'Intesa sulla “ipotesi di Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con gli specialisti ambulatoriali interni, veterinari ed altre professionalità sanitarie (biologi, chimici, psicologi) ambulatoriali, ai sensi dell'articolo 8, del decreto legislativo n. 502 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni - Triennio 2019-2021”.
Tale accordo collettivo nazionale, all'articolo 19, comma 4, lettera , ultimo periodo, ha espressamente previsto che “ai sensi dell'articolo 15-r del DL 30 maggio 2023, n. 34, convertito con la legge 26 maggio 2023, n. 56, “l'iscrizione in graduatoria è consentita ai laureati in medicina e chirurgia iscritti all'albo degli odontoiatri e ai laureati in odontoiatria e protesi dentaria”.
Inoltre, alle norme finali del medesimo accordo, alla n. 7, è stabilito che: “Per gli incarichi riferiti alla branca di odontoiatria, il criterio di priorità dell'anzianità di specializzazione è applicato solo in caso di possesso del titolo di specializzazione”, mentre la norma transitoria n. 3 ha previsto che: “I requisiti per l'iscrizione alla graduatoria di odontoiatria di cui all'articolo 19, comma 4, lettera , del presente accordo si applicano a partire dalla graduatoria predisposta in base alle domande presentate successivamente all'entrata in vigore del presente accordo. Fino ad allora continua ad applicarsi la norma finale n. 7 dell'ACN 31 marzo 2020 e s.m.i.”.
Concludo, pertanto, evidenziando che, in considerazione dell'abrogazione del requisito specifico della specializzazione nell'ambito dei concorsi pubblici per dirigente medico odontoiatra, intervenuta con l'adozione dell'ACN del 4 aprile 2024, la problematica segnalata con l'interrogazione dell'onorevole Ciocchetti risulta ad oggi risolta.
PRESIDENTE. Il deputato Ciocchetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
LUCIANO CIOCCHETTI(FDI). Grazie, Presidente. Sono chiaramente molto soddisfatto perché il Governo ha risolto il problema e ha adeguato, in tutte le procedure amministrative, quanto previsto dal decreto-legge richiamato anche nella risposta che il Sottosegretario Gemmato ha gentilmente offerto, oggi, in quest'Aula.
Quindi, credo che questo problema, che era stato posto da molte realtà e da molte strutture, anche territoriali, che avevano la difficoltà di poter coprire posti disponibili per i servizi di odontoiatria nelle ASL territoriali, hanno visto finalmente la soluzione con un'azione importante da parte del Governo. Quindi, grazie. Credo che sia un buon servizio a tutta la collettività.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Vaccari ed altri n. 3-01775 .
LUIGI D'ERAMO,. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, come è noto, ai sensi dell'articolo 44 del regolamento (UE) n. 2021/2116 e dell'articolo 75 del regolamento (UE) n. 1306/2013, a partire dal 16 ottobre dell'anno di domanda è consentito agli Stati membri di versare anticipi fino al 50 per cento per gli interventi sotto forma di pagamenti diretti e fino al 75 per cento per gli interventi di sviluppo rurale basati sulle superfici e sugli animali.
Tuttavia, per il 2024, la Commissione europea, con i regolamenti di esecuzione (UE) 2024/2434 e (UE) 2024/2445, ha innalzato le soglie citate permettendo l'erogazione degli anticipi fino al 75 per cento per gli interventi sotto forma di pagamenti diretti e fino all'85 per cento per gli interventi di sviluppo rurale basati sulle superfici e sugli animali.
Ciò premesso, in riferimento ai dati richiesti dall'interrogante relativamente alle domande PAC presentate nel 2024, rappresento che, sulla base dei dati forniti da Agea Coordinamento, per la campagna 2024 risultano presentate, tra i pagamenti diretti e sviluppo rurale, complessivamente 1.030.367 domande. Per tali domande è previsto un pagamento complessivo di euro 5.117.753.012, di cui euro 1.395.757.459,26 per le misure a superficie dei pagamenti diretti e dello sviluppo rurale, anticipati al 30 novembre 2024.
In particolare, preciso che gli importi richiesti per orientamento tecnico-economico sono suddivisi tra aiuti a superficie (coltivazioni) e zootecnia (aiuti a capo o unità bovino adulto - UBA), a loro volta suddivisi tra pagamenti diretti PSR 2024-2022 e il piano strategico PAC (FEAGA - FEARS 2023-2027). Nel complesso, l'88,7 per cento è commisurato alle superfici e l'11,3 per cento è assegnato per capo o per unità di bestiame adulto (UBA).
Relativamente, invece, alla distribuzione per genere dei percettori di domande PAC, il 71,8 per cento delle erogazioni è assegnato ad imprenditori di genere maschile, il 25,1 per cento al genere femminile, mentre nel 3,1 per cento il genere non è stato dichiarato.
Riguardo alla distribuzione degli aiuti per classe di età, risultano preponderanti gli importi percepiti dalla classe di età superiore a 55 anni, a cui è assegnato il 51,2 per cento degli aiuti; il 42,4 per cento degli aiuti è attribuito alla classe di età 31-55 anni e il restante 6,4 per cento alla classe di età tra i 18-30 anni.
In merito alla distribuzione per dimensione aziendale, risultano prevalenti le aziende con dimensioni superiori a 15 ettari, che percepiscono il 73,7 per cento degli aiuti; il 21,2 per cento degli aiuti è assegnato alle aziende di dimensione compresa tra i 3 e i 15 ettari; il restante 5,1 per cento è assegnato alle aziende con dimensione inferiore ai 3 ettari.
Per ultimo, riguardo agli anticipi suddivisi per organismo pagatore, fornisco all'interrogante una tabella riassuntiva recanti i dati forniti da AGEA.
PRESIDENTE. L'onorevole Vaccari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
STEFANO VACCARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio il Sottosegretario D'Eramo che viene sempre mandato in avanscoperta a rispondere alle interrogazioni un po' più scomode. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto nel senso che sono dati che noi abbiamo chiesto un po' di tempo fa e che arrivano oggi con un'ulteriore interrogazione e che mi fa piacere avere anche nel dettaglio, come il Sottosegretario ha precisato, perché danno - e potevano dare già da prima - una fotografia di come le risorse PAC, che sono le risorse principali attraverso cui la nostra agricoltura viene sostenuta e finanziata, potevano essere giudicate efficaci, non efficaci, corrispondenti agli obiettivi PAC che questo Paese si è dato.
Quindi, è chiaro che avere questi numeri serve anche a comprendere meglio come, in vista della discussione della nuova PAC, l'Italia possa avere un ruolo nella determinazione anche di correttivi importanti. Soprattutto, penso al tema dei giovani, penso al tema delle donne, penso al tema della dimensione delle aziende agricole. Serve anche capire dalla tabella, che il Sottosegretario ha detto che ci fornirà, la distribuzione geografica perché ovviamente ci sono tante agricolture nelle nostre regioni a cui fare riferimento. Se metto assieme questi elementi con le difficoltà legate alle rimodulazioni, alle revisioni, agli stralci eventuali delle risorse stanziate per questo settore sul PNRR, sul quale abbiamo depositato un'altra interrogazione, alla quale non abbiamo ancora ricevuto risposta, se penso alle difficoltà legate alle risorse stanziate sui contratti di filiera, che sono ancora bloccate e legate ai percorsi di ricorso che alcuni concorrenti hanno presentato, che hanno impedito l'erogazione di risorse che - ricordo a tutti e a me stesso, in prima persona - devono essere spese entro il 2026, è chiaro che abbiamo di fronte un quadro che rischia di non destinare tutte le risorse a disposizione per questo settore e, quindi, mette in seria difficoltà alcuni ambiti specifici.
In particolar modo, le filiere produttive, che, più di altre, sono in grado di garantire la giusta remunerazione agli agricoltori e ai produttori delle nostre eccellenze, attraverso percorsi, anche pasticciati, del Ministero per mettere a disposizione le risorse, invece sono state messe in seria difficoltà. Allora, è chiaro che i numeri sono importanti. È per questo che abbiamo interrogato il Ministero, sapendo che l'efficacia della gestione di queste risorse rappresenta un punto di forza importante.
Se vado a vedere come AGEA sia stata ristrutturata e riorganizzata in barba alle regole in questi ambiti, con scelte, anche discutibili, che riguardano le modalità di assunzione dei dirigenti di prima fascia piuttosto che del personale, attraverso rapporti con figli, parenti o sodali di partito, mi viene da pensare che questo tipo di gestione possa essere ulteriormente migliorabile e non essere occupata dal punto di vista politico.
Per questa ragione, la parziale soddisfazione riguarda la fornitura dei dati, che avevamo chiesto al Ministero. Serve, tuttavia, fare un ulteriore passo in avanti, provando - sulle altre questioni che ho sollevato - a mettere la nostra agricoltura nelle condizioni di usufruire e spendere entro il 2026 tutte le risorse che il PNRR e i contratti di filiera gli hanno assegnato.
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Colombo n. 3-01776 .
CLAUDIO DURIGON,. Grazie, Presidente. Preliminarmente sottolineo che il tema del contemperamento dell'attività lavorativa con la gestione di situazioni familiari di estrema difficoltà riveste particolare rilevanza per il Governo, come testimoniano le numerose iniziative in materia.
Con riferimento all'interrogazione in esame, acquisite le informazioni dagli uffici competenti, rappresento quanto segue.
La vigente Convenzione in materia di sicurezza sociale tra Italia e Repubblica di San Marino, in materia di assicurazione obbligatoria, prevede, all'articolo 7, comma 2, lettera , “che i lavoratori occupati sul territorio di uno Stato contraente sono soggetti alla legislazione di questo Stato, anche se risiedono sul territorio dell'altro Stato contraente, o se l'impresa o il datore di lavoro da cui dipendono ha la propria sede o il proprio domicilio sul territorio dell'altro Stato contraente”.
Ai lavoratori residenti a San Marino, che svolgono la prestazione di lavoro lavorativa in Italia, si applica, pertanto, la legislazione italiana in materia di sicurezza sociale, all'interno della quale rientrano anche le previsioni della legge 5 febbraio 1992, n. 104.
Per quanto riguarda, in particolare, i permessi e le prestazioni spettanti ai lavoratori dipendenti per i compiti di assistenza e cura di familiari con disabilità, l'articolo 3, comma 4, della citata legge n. 104 del 1992 dispone che la stessa “si applica anche agli stranieri e agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative prestazioni sono corrisposte nei limiti e alle condizioni previste dalla vigente legislazione o da accordi internazionali.”
Le prestazioni in questione sono specificamente elencate tra quelle oggetto della convenzione e, dunque, potrebbe essere questa la ragione ostativa al godimento dei benefici reclamati dai frontalieri sammarinesi.
D'altro canto, disposizioni analoghe a quelle della legge n. 104 sono contenute nella legge n. 129 del 2022 della Repubblica di San Marino che prevede, all'articolo 27, che “al componente della famiglia residente, lavoratore dipendente o autonomo nella Repubblica di San Marino, spetta il diritto di chiedere il congedo per prestatori di assistenza, per aiutare il proprio familiare, anch'esso residente”. Tuttavia, la fruizione del congedo in virtù della predetta legge non è consentita ai lavoratori italiani per via del principio della residenza.
Si evidenzia che, nel quadro di rapporti specifici con la Repubblica di San Marino, nel 2023 è stato istituito, presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, l'Osservatorio italo-sammarinese sul lavoro transfrontaliero.
Nel corso degli incontri dell'Osservatorio è stato anche avviato l'esame delle principali problematiche riscontrate in concreto e si ritiene, pertanto, che la problematica rappresentata dall'onorevole interrogante circa la necessità di sanare la lacuna normativa esistente e garantire il diritto ai permessi lavorativi per l'assistenza ai familiari in condizioni di disabilità o con gravi patologie possa ritenersi coerente con gli obiettivi del suddetto Osservatorio.
Appare opportuno sottolineare, inoltre, che l'Italia è impegnata nel sostegno, presso le competenti istituzioni comunitarie, inteso ad una rapida conclusione del negoziato di adesione della Repubblica di San Marino all'Unione Europea, che permetterà, più in generale, ai lavoratori frontalieri di beneficiare di tutti i vantaggi sociali previsti dalla normativa eurounitaria sulla libera circolazione delle persone.
Concludo, assicurando che l'impegno del Governo proseguirà senz'altro per garantire la massima tutela dei lavoratori frontalieri.
PRESIDENTE. La deputata Colombo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
BEATRIZ COLOMBO(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretario. Mi ritengo soddisfatta della sua celere risposta a quest'interrogazione, perché la questione preoccupa tante famiglie già alle prese, nella quotidianità, con difficoltà che coinvolgono i loro cari, affetti da malattie o da disabilità più o meno gravi. Desidero ringraziare anche il Governo Meloni per l'attenzione dedicata ai frontalieri sammarinesi, in questo caso, e alle disabilità anche in questo contesto. Come ha detto lei, ciò è sottolineato anche dall'istituzione, nel 2023, dell'Osservatorio italo-sammarinese.
Grazie a questa importante istituzione è stato istituito anche un tavolo interministeriale che si è riunito anche poche settimane fa (mi risulta il 24 febbraio). Questo è l'atto conclusivo di un iter iniziato nel 2020 per l'accordo fiscale Italia-Svizzera. Ecco, il mio auspicio è che questo valga anche per i lavori frontalieri con la Repubblica di San Marino. È fondamentale riconoscere il ruolo essenziale che questi lavoratori italiani ricoprono nell'economia delle aree di confine, contribuendo in maniera significativa allo sviluppo delle realtà produttive locali.
Tuttavia, la situazione attuale con San Marino presenta criticità che necessitano di un intervento urgente, perché la Repubblica di San Marino confina, a Sud-Ovest, con la regione Marche e, a Nord-Est, con l'Emilia-Romagna, in particolar modo con la mia provincia, la provincia di Rimini, anche se i lavoratori provengono anche dalla provincia di Forlì-Cesena. Da qui, appunto, la mia gratitudine, come parlamentare locale, per l'attenzione prestata.
Il problema, signor Segretario, va risolto e anche urgentemente. Siamo sulla strada giusta con l'istituzione di questo Osservatorio, con i tavoli interministeriali. Oggi, stiamo parlando di oltre 8.200 lavoratori italiani che, ogni giorno, attraversano il confine con San Marino, persone che contribuiscono in maniera essenziale all'economia e al tessuto produttivo locale. Eppure, questi lavoratori si trovano ad affrontare una problematica gravissima, con l'impossibilità di usufruire di permessi lavorativi e di assistere i loro familiari con disabilità o affetti da gravi patologie. In tale caso, appunto, abbiamo la legge n. 104 del 1992, come diceva, e la legge n. 129 del 2022 di San Marino. Tuttavia, a causa della mancata armonizzazione tra queste due normative, i frontalieri oggi si trovano privati di un diritto fondamentale, un diritto che non dovrebbe dipendere dallo Stato in cui si lavora o si risiede, ma dalla necessità di garantire dignità e protezione sociale a chi si prende cura di un familiare in difficoltà. Questo, quindi, non è un problema normativo, ma un problema umano, sociale ed economico.
Non possiamo permettere che chi lavora oltre confine sia penalizzato nell'accesso a tali diritti fondamentali. È necessario intervenire per armonizzare queste norme, per garantire la reciprocità tra i diritti e tra gli Stati. La mancanza di tutele sociali adeguate costringe i lavoratori frontalieri a gestire situazioni familiari veramente complesse senza il supporto necessario, creando una vera e propria discriminazione.
È fondamentale garantire che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro residenza, possano accedere ai permessi per assistenza familiare. È cruciale avviare, oltre al tavolo di cui lei parlava, anche un tavolo di monitoraggio per le autorità di San Marino, per definire un accordo bilaterale che riconosca tali diritti.
In conclusione, ringrazio per l'intervento tempestivo del Sottosegretario per garantire tale riconoscimento. Questo è un segnale forte di equità e giustizia sociale in un contesto di crescente interconnessione tra i Paesi, a cui Fratelli d'Italia è da sempre molto attento .
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 14,15. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 1976.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la IX Commissione (Trasporti) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
PELLA e TASSINARI: "Modifiche all'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada" (1976).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Intervengo per chiedere la presenza in Aula della Presidente del Consiglio, ma parto, ancora una volta, da quello che abbiamo visto ieri sera, sul servizio pubblico televisivo, utilizzato ancora una volta dalla Premier Meloni per parlare al Paese dei temi di principale attualità.
Devo dire che, con grande interesse, abbiamo appreso in prima serata alcune riflessioni interessanti, ma anche confuse: idee del Governo su questioni delicatissime che investono il nostro Paese, l'Europa e il mondo. Prendiamo atto, Presidente, che ancora una volta la Presidente del Consiglio ha scelto il video e le domande compiacenti di qualche intervistatore invece di venire qui in Parlamento a discutere in quest'Aula di questioni di una grande rilevanza.
Guardate, io non intendo entrare qui nel merito delle cose dette, anche delle provocazioni che la Presidente Meloni ha fatto in diretta TV chiedendo lì, alle opposizioni, che cosa ne pensassero sull'invio di truppe a Kiev, senza avere mai comunicato quali sono le intenzioni del Governo italiano nelle sedi ufficiali, senza avere mai ammesso pubblicamente che c'è una spaccatura tra le forze della sua maggioranza, senza avere mai detto cosa pensa delle politiche dei dazi dell'amministrazione Trump.
Non basta un incontro volante con i giornalisti a margine delle trasferte internazionali, quelle in cui si rifugia sistematicamente, pur di sottrarsi al confronto con le forze parlamentari.
Io mi limito, semplicemente, a rinnovare, a nome del Partito Democratico, la richiesta che abbiamo già fatto la scorsa settimana, in sede di Capigruppo, affinché la Meloni venga in Aula prima del vertice straordinario, che è convocato giovedì. Non abbiamo avuto alcuna risposta e non accettiamo che questa richiesta resti inevasa.
Lo chiedo a lei, Presidente, anche facendo appello alla sua funzione di garante di quest'Aula: è inaccettabile che la Presidente del Consiglio si sottragga a un confronto parlamentare, come ha fatto in queste settimane, quando si sta discutendo di questioni che hanno molto a che fare con la sicurezza del Paese e dei cittadini. Perché la vicenda dei conflitti internazionali, di quello che si discuterà giovedì in Europa sull'Ucraina, non è una sola questione di competenza di Palazzo Chigi.
Allora, la Presidente Meloni nega sistematicamente al Parlamento il ruolo, che, invece, è riservato dalla Costituzione, di rappresentanza degli italiani, oltre ad avere un atteggiamento irrispettoso - ma questo potrebbe anche essere secondario - delle opposizioni.
Noi lo diciamo ancora una volta con forza: il Parlamento non è il passacarte dei decreti del Governo e vorrei spiegarlo anche al Sottosegretario Mantovano che - abbiamo appreso in queste ore insieme al Ministro Ciriani - ha detto che sarà Palazzo Chigi, leggo testualmente, “a decidere gli emendamenti parlamentari prioritari, a definire i tempi e i rituali dell'Aula”. È inaccettabile che un rappresentante di Governo parli in questo modo del lavoro che si svolge nelle Aule parlamentari .
Allora, noi siamo abituati, ahimè, alla sedia vuota che ha lasciato la Presidente Meloni anche quando qui si trattava di spiegare e di difendere ragioni di sicurezza internazionale, ma siamo ancora più preoccupati della sua assenza in un dibattito parlamentare sui temi che ho citato prima.
Di fronte alle parole che abbiamo ascoltato del Vicepresidente Vance, che ha dichiarato che alcuni direbbero riservatamente in privato a Trump cose diverse da quelle espresse pubblicamente, qual è la posizione di Giorgia Meloni? Qual è l'atteggiamento che vuole avere sul dibattito, che si farà giovedì, sul protagonismo dell'Europa, sulle garanzie di sicurezza e sulle scelte che si dovranno fare? Perché la collocazione internazionale del nostro Paese e l'impegno delle risorse anche nella costruzione, di cui vogliamo discutere qui, di una difesa comune, del cessate il fuoco, della tregua, delle sanzioni, sono tutti nodi su cui la Meloni deve riferire al Parlamento, e lo deve fare nel rispetto di questa istituzione e del Paese. Tutto il resto, lasciatemi dire, è secondario, se non proteggiamo la pace. Quella pace che l'Europa ci ha garantito per decenni e ha consentito al nostro continente di avere un periodo di sicurezza e di sviluppo. Allora, noi chiediamo che la Presidente del Consiglio, del Governo italiano, venga qui e spieghi a tutti noi come intende continuare a lavorare per tutelarla e per difendere il nostro Paese e l'Europa
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, con un'ulteriore appendice, il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al Ministro Tajani perché, nelle scorse ore, il Governo Netanyahu ha bloccato gli aiuti alimentari alla popolazione stremata di Gaza. Un altro crimine di guerra dopo le bombe, le macerie e la distruzione, oggi si vogliono togliere pure il pane e l'acqua.
Ecco, chiediamo al nostro Governo di dire qualcosa, di uscire dal silenzio. E guardiamo quello che sta succedendo mentre il Segretario di Stato USA, Rubio, dice “vogliamo esplorare se la pace è possibile oggi, portando Putin al tavolo delle trattative”, dopo aver estromesso l'Europa e l'Ucraina, proprio dopo che abbiamo visto tutti le scene in mondovisione, dopo che Zelensky è stato bullizzato nella sala ovale, come non ci capitava dalle medie, insomma, nei campetti di calcio. Lampante e chiaro è il disegno mercantilista: quello della spartizione coloniale dell'Ucraina tra Trump e Putin.
In tutto questo, mentre il Governo sta zitto, si prepara il terreno di un'ulteriore umiliazione senza precedenti per un popolo che ha subito un attacco. Fatevelo dire da un gruppo che ha sempre votato contro l'invio delle armi perché pensavamo che l' diplomatica si dovesse fare. Dove siete voi, quelli che dicevano che dovevano battersi lì e riprendersi tutto il campo? Bisognava battere Putin sul campo militare. Dove siete? Non vi sento, non vi sentiamo. Altro che conigli! Siete dei conigli mannari , mannari perché non vi rendete conto di quello che sta succedendo!
Alla guerra delle armi di Trump, ora si affianca la guerra dei dazi e, anche su questo, state zitti. Una vera e propria frustata imperiale al vassallo che pensava di trovare la pace e l'equilibrio in questa “fanta-tirannia capitalista” e ha sbagliato di grosso. E infatti oggi è in imbarazzo, come tutti voi.
Gli appelli all'unità dell'Occidente suonano come, davvero, penosi ed esausti. Anzi, posso dirvi? L'Occidente, come l'abbiamo conosciuto o forse solo immaginato, non c'è più. Ma quale unità? Ma dove la vedete con Trump, dove?
Di sicuro è morta l'idea dell'Alleanza atlantica, ma sapete perché? Perché manca l'alleato. Ma quale alleato è Trump? Ma veramente volete prendere ordini ? Perché stiamo parlando di questo. È molto più semplice. Certo, forse hanno svelato delle cose che da sempre ci sono. Ma, guardate, mi pare chiaro che si dice “potete eseguire gli ordini, potete farlo in forma di acquisti di missili o satelliti o di dazi del 25 per cento sui propri prodotti”.
Vedete, non so se l'Europa morirà di dazi, nazionalismi, mercantilismo o della morsa a tenaglia fra Trump e Putin, però noi sappiamo che armarci fino ai denti non è la soluzione . Di sicuro non lo è la coalizione di volenterosi che, invece che 27, sarebbero probabilmente 25. Volete parlare di difesa comune? Facciamolo, ma si cessi di ingrassare le industrie di armamenti e si costruisca un unico pensiero su questo in Europa.
Dall'inizio dell'aggressione russa abbiamo sempre spinto per un protagonismo dell'Europa. Ora l'Europa paga tutta la sua inesistenza, i decenni persi senza costruirsi un'identità politica.
Mentre, appunto, il Governo Netanyahu blocca gli aiuti alimentari - quindi con un altro crimine di guerra - allora l'Europa, se pensa di esistere, deve abbandonare la retorica militarista e assumere un'iniziativa politica e diplomatica per la pace, come non ha mai fatto in questi 3 anni.
Se non si cambia passo si muore, anzi si tratta proprio di rinascere. Per esempio, tutta l'Europa riconosca la Palestina come Stato , anzi dobbiamo dire che siamo pronti addirittura al loro ingresso. Già, sì, avanziamo con più diplomazia e ho chiuso, Presidente.
Io non so se davvero gli USA intendano uscire dall'ONU o dalla NATO, ma è tempo di dire a Trump di rimanere dall'altra parte dell'oceano se questi sono gli intenti. Ci rivedremo su Marte o fra quattro anni, non lo so, ma nei cortei una volta si diceva: fuori l'Italia dalla NATO. Io credo che presto diremo che da quella NATO devono uscire gli Stati Uniti e, forse, iniziamo a dirci anche dalle nostre basi, dal nostro territorio, perché ce ne sono un centinaio di postazioni militari.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
MARCO GRIMALDI(AVS). Inizino a fare i bagagli, perché con questi Stati Uniti, con questi non alleati, non credo ci sia molto da spartire .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Presidente, non possiamo non associarci alla richiesta che arriva dalla collega Braga per un'informativa urgente della Presidente Meloni, perché troviamo davvero inconcepibile - visto quanto è accaduto nelle ultime settimane, eventi eccezionali - scoprire la posizione del Governo e del Premier di questo Paese da un'intervista concordata e non da un dibattito in questo Parlamento.
Quello che è successo alla Casa Bianca, nello Studio Ovale, in diretta televisiva, è un pestaggio morale in diretta che è inaccettabile. È inaccettabile quanto ha dichiarato il Vicepresidente Vance, più volte, rispetto alla minaccia di uscire dalla NATO, dall'ONU e da tanto altro; lo è stato l'evento eccezionale del Vertice di Londra, che ha visto riunirsi alcuni Paesi europei; lo sono state le 32 piazze che abbiamo portato questa domenica in favore del popolo ucraino e di vicinanza al popolo ucraino, con le bandiere ucraine ed europee . Di fronte a tutto ciò, è incomprensibile come la Premier continui a dare risposte sui giornali, esautorando il Parlamento dal suo ruolo ed esautorando la possibilità di discutere.
Non vorremmo, peraltro, che, soprattutto in vista del Vertice straordinario europeo, la paura di venire a riferire in Aula non sia la paura di confrontarsi con le opposizioni, ma sia la paura di confrontarsi con la sua maggioranza, dato che la Lega ha decisamente una posizione diversa da quella che, sui giornali, la Premier dice . Allora, su questo, noi chiediamo una risposta urgente, entro il 6, entro la data del Vertice straordinario, e siamo pronti anche a bloccare i lavori pur di avere una risposta dalla Premier Meloni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA(MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Mi associo alle parole della collega Braga e degli altri colleghi sulla richiesta di una presenza in Aula del Primo Ministro Meloni.
Vedete, quello del 6 marzo sarà un Consiglio europeo straordinario. Ammesso e non concesso - io ho qualche dubbio anche su questo, ma ci sono, come si dice in questi casi, precedenti - che, rispetto a un Consiglio europeo straordinario non sia richiesta dalla normativa vigente la presenza in Aula del Governo, la straordinarietà di questo Consiglio, per quello che sta accadendo nel mondo, richiederebbe il dovere etico-politico del Governo, proprio su questo Consiglio europeo, di presentarsi a maggior ragione alle Camere.
Non c'è un'agenda strutturata, perché è straordinario, ma c'è scritto chiaramente che si parlerà di Ucraina e di difesa europea e noi vorremmo capire dal Governo e dalla Presidente Meloni quale sarà la loro posizione: sarà la posizione della coalizione dei volenterosi? Sarà la posizione di chi spinge - come noi vorremmo che l'Italia facesse - verso gli Stati Uniti d'Europa e, quindi, verso una politica comune estera e di difesa? O sarà una posizione di chi si illude, a mio avviso, di poter non scegliere, in questa fase storica, oggi, tra le posizioni di Trump e le posizioni da costruire dentro l'Unione europea? Sarà la posizione di Salvini, che ha detto: viva Trump; i dazi non sono un problema? Oppure sarà una posizione più responsabile, che vede l'interesse nazionale oggi concretizzarsi solo in un'Europa più forte, più integrata, che sappia fare un salto di qualità, che noi abbiamo chiesto per decenni, che non c'è stato e che oggi è necessario?
Noi vogliamo che il Primo Ministro Meloni, così come per i Consigli ordinari molto meno rilevanti, venga per questo Consiglio straordinario, straordinariamente rilevante e importante, a spiegare quale sia la posizione che intende portare dentro il Consiglio. Sappiamo qual è la posizione di Macron; sappiamo qual è la posizione perfino del Cancelliere Merz; sappiamo - lo ha detto oggi - quale proposta porterà la Presidente von der Leyen al cospetto del Consiglio e non perché vogliamo fare la guerra. Io ho sentito dire, colleghi: va bene, che gli americani se ne vadano perfino dalle basi. Io mi auguro che non se ne vadano subito e mi auguro che avremo la forza di mettere in campo un sistema di sicurezza per i nostri cittadini sufficiente, prima che gli alleati, semmai, decidano di andarsene.
Certo, se è possibile con gli Stati Uniti, ma, come è stato detto, dobbiamo seguire lo scenario peggiore e, quindi, prepararci a sostenere l'Ucraina anche col sostegno militare, anche da soli se sarà necessario, per evitare la slavina di Trump sull'Ucraina, che finirebbe alle soglie dell'Europa o probabilmente dentro l'Europa.
Insomma, è di questo che vorremmo si discutesse in Parlamento e che il Presidente Meloni venisse a dirci quali sono le posizioni su questo. Quali sono - e chiudo, signor Presidente - le posizioni sugli finanziari russi congelati? Li vogliamo usare o no? Come? Usiamoli - questa è la mia proposta - come garanzia per un'emissione di titoli di Stato ucraini, così, se alla fine della guerra l'Ucraina sarà in grado, li ripagherà e perfino i russi potranno tornare in possesso delle loro risorse finanziarie. Ma, Presidente Meloni - e chiudo -, deve venire a spiegarlo a noi e agli italiani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Mercoledì scorso noi abbiamo chiesto in capigruppo non un'informativa, ma una comunicazione della Presidente Meloni, perché con le comunicazioni si vota, si votano dei documenti e volevamo sapere, nero su bianco, qual era la posizione del Governo in vista del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo, esclusivamente convocato sull'Ucraina. Già mercoledì era chiara l'urgenza di queste comunicazioni.
Nel frattempo, da mercoledì, è avvenuto quello che è avvenuto nello Studio Ovale tra Trump e Zelensky, i dazi che vengono ufficializzati e vengono esplicitati e un piano di riarmo dell'Europa da 800 miliardi annunciato da Ursula von der Leyen. Sono successe queste tre cose su un argomento già urgente e ancora oggi la Meloni non si degna di venire in Parlamento . C'è un piano da 800 miliardi che si chiama . Quando c'eravamo noi, i piani si chiamavano , Piano di ripresa e resilienza e non si chiamavano Riarmiamoci Europa. Questo accade da quando ci siete voi.
Nel frattempo, però, conosciamo l'opinione della Meloni sul Festival di Sanremo, perché dai suoi scendiletto in Rai si fa chiedere che opinione ha della canzone di Cristicchi, di fronte a una crisi di questo tipo. Però, non viene in Parlamento. E cosa fa? Tramite un comunicato stampa, vorrebbe sapere l'opinione delle opposizioni . Noi gliela diciamo la nostra opinione, sono tre anni che le diciamo la nostra opinione sull'Ucraina. Lei ha detto che aveva le idee per finire la guerra in Ucraina, ai comici russi, da cui si è fatta gabbare in quello scherzo; aveva la grande ideona per l'Ucraina.
Noi, tutte le volte che è venuta qui, glielo dicevamo di intavolare una trattativa di pace, che dovevamo parlare anche con Putin, che fomentare Zelensky e illudere un popolo, come quello ucraino, che li avremmo sostenuti fino alla fine. Era un'illusione, perché questa guerra sarebbe finita con un accordo tra Stati Uniti e Russia. Sono tre anni che glielo diciamo e oggi si sorprendono tutti , perché un continente serio avrebbe preso Trump e Zelensky e avrebbe detto loro: venite qua, in Europa, a parlare. Non avrebbe permesso quella roba che è avvenuta nello Studio Ovale, ma il continente serio non esisteva e, ancora oggi, di fronte a tutto questo, come gli ultimi giapponesi che ancora combattevano la guerra trent'anni dopo, leggiamo i comunicati dove dicono che dobbiamo continuare a riarmare l'Ucraina. A questo siamo! Ma il continente serio non esiste e la Meloni, tutte le volte, in Aula, ci diceva: no, dobbiamo sostenere l'integrità territoriale dell'Ucraina e c'è la violazione del diritto internazionale. Poi, però, quando si ammazzano 45.000 palestinesi e il Vicepremier va a stringere la mano a Netanyahu, quella non è violazione del diritto internazionale .
E, allora, 800 miliardi in un continente che sta diventando sempre più vecchio, che diventerà semplicemente un museo per turisti stranieri - poi, va beh, il fatto che noi affidiamo il turismo a una che spaccia borsette false è un altro capitolo -, un continente vecchio, dicevo, in calo di produzione industriale - noi, in Italia, siamo al ventitreesimo calo di produzione industriale consecutivo -, con una crisi demografica enorme, con problemi ad affrontare la crisi climatica e ad affrontare i problemi del , perché noi, in Italia, abbiamo gente che non riesce a fare un esame istologico all'ospedale e poi spendiamo 800 miliardi in armi. Per chi? Per fare un favore agli amici del Ministro della Difesa, Crosetto ?
Allora, sareste ridicoli e fareste tanto ridere se solo non fosse che siete al Governo di un Paese e di un continente che state portando sull'orlo del burrone .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per unirci alle richieste degli altri gruppi di opposizione di convocare il prima possibile, in Aula, la Presidente del Consiglio per delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo. È una richiesta che non soltanto abbiamo avanzato all'ultima capigruppo ma che, con lettera del 1° marzo, abbiamo rinnovato al Presidente della Camera. Dal 1° marzo non abbiamo avuto nessuna risposta, nemmeno di fronte a una richiesta formale per iscritto, di avere in Aula la Presidente del Consiglio.
Presidente, io credo che, nelle prossime 48 ore, questo Parlamento non potrebbe discutere nessun argomento più importante del dibattito sul Consiglio europeo straordinario. Con tutto il rispetto per i provvedimenti che esamineremo - peraltro, nessuno è in scadenza in questi giorni - qualsiasi argomento è secondario, in questa fase politica, rispetto al Consiglio europeo. Quindi, noi siamo disponibili a convocarci in qualsiasi momento, anche di notte, se necessario, se questo dovesse essere l'unico spazio disponibile nell'agenda della Presidente del Consiglio, perché non ci può essere nulla, nell'agenda della Presidente del Consiglio, di più importante, nelle prossime 48 ore, che confrontarsi in Parlamento in vista del Consiglio europeo straordinario, perché è un Consiglio europeo che tratterà degli argomenti che potrebbero veramente cambiare il volto della storia.
Allora, non può essere considerato al pari di altri appuntamenti internazionali, per quanto importanti. Né possiamo apprendere da interviste della Presidente del Consiglio l'esito dell'incontro che c'è stato a Londra, qualche giorno fa, tra i principali europei. Noi sappiamo che al Consiglio europeo si dovranno discutere temi fondamentali rispetto al supporto a Kiev. La Presidente von der Leyen ha annunciato un piano straordinario di 800 miliardi di investimenti in armi e gli Stati Uniti hanno annunciato di non sostenere più militarmente l'Ucraina. Si parla addirittura del possibile invio di militari europei in Ucraina.
Di fronte a tutti questi argomenti, è impensabile che il Parlamento italiano non affronti un dibattito con il Governo , che la Presidente del Consiglio non abbia il coraggio di presentarsi in quest'Aula e di dirci qual è la posizione che la Presidente del Consiglio terrà al Consiglio europeo, non a titolo personale, non in qualità di di Fratelli d'Italia, ma in quanto rappresentante del Governo italiano, di tutti noi. Lei porterà la voce anche di questo Parlamento, con il quale non si è confrontata. Inoltre, all'interno della sua maggioranza le voci sono assolutamente discordanti e alcune volte siamo veramente ai limiti del surreale, perché, dopo l'incontro nello Studio Ovale tra Trump e il Presidente Zelensky, vedere il Vicepresidente del Consiglio, Salvini, che esulta postando quel video, come se si trattasse di una partita di calcio, credo che svilisca la politica italiana e il Governo italiano. Non abbiamo sentito una parola chiara dalla Presidente del Consiglio Meloni, a differenza di quello che hanno fatto i Presidenti Macron, Starmer e von der Leyen.
Allora, va bene - anzi, non va bene - che la Presidente del Consiglio scappi da questo Parlamento sul caso Almasri, sul caso Paragon, quando si tratta di confrontarci sul PIL che non cresce abbastanza, o sulle tasse che vengono aumentate dal Governo, ma non può fuggire anche sul Consiglio europeo che tratterà del futuro non soltanto dell'Ucraina ma anche dell'Europa e del nostro Paese.
Basta fuggire dal Parlamento. Non può continuare a fare dirette sui suoi . Io mi ricordo quello che diceva la Presidente del Consiglio quando stava all'opposizione del Presidente Conte, ossia che, in piena emergenza COVID, ricorreva alle dirette . Qui non siamo in emergenza COVID, ma siamo in una emergenza rispetto ai rapporti internazionali e la Presidente del Consiglio continua a scappare, continua a non dare spiegazioni.
Credo - e qui chiudo - che il Presidente della Camera dovrebbe far valere il proprio ruolo e rappresentare tutti noi in una richiesta - stringente, questa volta - alla Presidente del Consiglio e, forse, la Presidente del Consiglio uscirebbe rafforzata da questo dibattito in Parlamento, perché se il Parlamento potesse dare un mandato chiaro alla Presidente del Consiglio, anche attraverso una votazione, in vista del Consiglio europeo, forse anche la Presidente del Consiglio sarebbe molto più forte perché non dovrebbe neanche appoggiarsi su una maggioranza così divisa e così traballante .
PRESIDENTE. Grazie onorevole. Naturalmente riferirò al Presidente delle richieste giunte dai gruppi. Il Presidente, come è già stato ricordato, aveva già ricevuto alcune richieste in questo senso nel corso dell'ultima Conferenza dei presidenti di gruppo e le aveva trasmesse al Governo. Riferirò di quelle giunte oggi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2240: Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria.
Ricordo che nella seduta del 3 marzo si è conclusa la discussione generale e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Ha chiesto di intervenire, sul complesso degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi riferiti agli articoli del disegno di legge, il deputato Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Circa un anno fa veniva approvata, in quest'Aula, la cosiddetta legge Capitali, con annessa delega per la revisione del testo unico sulla finanza. Quell'intervento fu, in sostanza, un'occasione persa, come è stato ampiamente discusso e dimostrato, sotto molti aspetti, che, peraltro, il Partito Democratico ha ampiamente sottolineato durante la discussione, presentando, peraltro, dei profili di complessità peculiari. Faccio riferimento, per esempio, al famigerato articolo 12 sulla costruzione e proposizione delle liste da parte dei consigli di amministrazione uscenti delle società quotate che, come immaginavamo e come avevamo predetto, ha creato confusione e incertezze che, ad oggi, non sono state ancora dissipate. Anche quel provvedimento comprendeva una delega in bianco per la riforma del TUF.
Oggi ci troviamo a rinnovare e a prorogare quella delega perché, sostanzialmente, il Governo non è, evidentemente, capace di esercitarla nei tempi stabiliti. Un fatto, questo, che, peraltro, non ci stupisce, data la diversità di vedute tra i vari di questo Governo. A quella proroga si aggiunge addirittura una nuova delega, anch'essa complessivamente priva dei necessari requisiti costituzionali, per la revisione del sistema sanzionatorio e per la sua riorganizzazione.
Riassumendo, si tratta di una maxi-delega per riscrivere norme che hanno un impatto enorme, direi fondamentale, in ambiti finanziari ed economici importanti del nostro Paese, dal citato sistema sanzionatorio, al TUF, all'arbitrato societario, alla partecipazione assembleare, al codice della crisi d'impresa. Il tutto, senza che siano minimamente garantiti i tempi per l'acquisizione dei pareri di legge e la trasmissione al Parlamento. Ne emerge, Presidente, un quadro che - mi lasci dire - è desolante, dal momento che questo passaggio odierno in Parlamento, in Aula, risponde a un'unica necessità, evidentemente: quella di prendere ulteriore tempo, perché il Governo non sa veramente cosa fare, soprattutto - e questo, direi, è preoccupante - rispetto ad alcuni temi che riguardano il riassetto del sistema bancario e finanziario nel nostro Paese. Oggi, infatti, rimane assolutamente ignota all'opinione pubblica e alla politica la posizione dell'Esecutivo rispetto a questioni che sono, come sappiamo, di straordinaria importanza. E al di là di qualche dichiarazione estemporanea di questo o di quel politico della maggioranza, traspare, evidentemente, la più totale assenza di una visione unitaria e strategica del sistema Paese; visione - questo bisogna dirlo con grande onestà - soppiantata da simpatie verso questo o quell'operatore finanziario, verso questa o quella operazione societaria, spesso con la sensazione che alcuni passaggi - direi necessari, forse addirittura auspicabili, nel riassetto complessivo del sistema finanziario di questo Paese - possano procedere o essere bloccati semplicemente perché questo o quel membro del Governo ha una simpatia particolare per gli operatori coinvolti.
Un anno fa il Partito Democratico decise di astenersi, malgrado il Governo non avesse accolto nessuna delle proposte fatte dal Partito Democratico. Abbiamo provato, voluto dare fiducia al Governo e una disponibilità a collaborare rispetto ad alcune tematiche che, come ho ricordato, sono fondamentali per la crescita della nostra economia. Purtroppo, il Governo non ha meritato il credito che il Partito Democratico ha voluto accordare e oggi ci ritroviamo per un nuovo capitolo di una saga che smette, onestamente, di essere una questione seria e - mi permetto di dirlo - rischia di virare, ormai, verso la farsa. Per questo motivo, considerato che, anche in questo caso, avete completamente ignorato le proposte di miglioramento del Partito Democratico, voteremo convintamente contro questo provvedimento.
Però, nel frattempo, signora Presidente, ci auguriamo che il Ministro Giorgetti voglia degnarci della sua presenza in quest'Aula per spiegare quali sono le intenzioni del Governo Meloni rispetto a ciò che sta accadendo nel sistema bancario e finanziario del nostro Paese. Anche perché, se il Governo non se ne fosse accorto, l'economia rallenta, la crescita del PIL si riduce, il PNRR è fermo al palo e la produzione industriale, , porta il segno meno da quasi due anni. Per non parlare, poi, di tutte le tensioni geopolitiche, che, certamente, finiranno per avere delle ripercussioni sul nostro Paese.
Occorre essere seri, lo dico all'ottimo Sottosegretario Freni. Bisogna dissipare le incertezze e provare a fare sintesi - sempre che il Governo sia in grado di farlo - rispetto alle molteplici voci dissonanti che si ergono ogni giorno sui temi della finanza all'interno del nostro Governo. Più passa il tempo e più, purtroppo, ci accorgiamo che il Governo marcia su temi fondamentali, come quello dell'economia, con una sorprendente pressapochezza, priva di strategia e di visione. E sempre suo tramite, Presidente, ancora all'ottimo Sottosegretario Freni dico che sospettavamo foste poco preparati quando vi siete insediati, ma non che foste così scarsi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Anch'io sul complesso degli emendamenti. Anch'io ricordo come, un anno fa, quando discutemmo del disegno di legge che, poi, venne approvato in forma di delega al Governo, l'ambizione, la finalità auspicata da tutti era di dare una risposta anche in termini di maggiore competitività e attrattività del nostro mercato dei capitali, alla luce anche di un periodo - che permane ancora - di abbandono da parte delle imprese della nostra Borsa. Io ricordo che 37 società hanno abbandonato il listino, a fronte di sole 21 nuove quotazioni.
Quindi, questa è una tendenza alla riduzione, che riguarda soprattutto la riduzione della raccolta di capitali, che è in calo dell'87 per cento. Quindi, in realtà, quella che doveva essere la finalità del provvedimento era condivisa, ma, già un anno fa, come ha ricordato anche il collega, il tutto si è trasformato in un'azione - soprattutto con l'introduzione delle norme di cui all'articolo 12 - più finalizzata a sostenere alcuni imprenditori per cui il Governo tuttora ha mostrato una certa simpatia, nell'ambito di un bancario, che pure permane, in cui vediamo dei grandi soggetti puntare al controllo della società Generali.
Purtroppo, questa, come direbbe qualche esponente politico, è “la mucca nel corridoio” anche di questo provvedimento e anche della richiesta di proroga - perché è questo che stiamo discutendo oggi - della delega originaria da 12 a 24 mesi. Quindi, già un anno fa, la condivisibile finalità del Governo di cercare di rendere più competitivo il mercato dei capitali, purtroppo, vedeva il sospetto di questa intenzione di fondo, che era quella di agevolare alcuni imprenditori amici. Anche la richiesta di proroga, purtroppo, ci fa sospettare della volontà di attendere, in vista di quelle che, poi, saranno le azioni nel mercato dei capitali, che riguardano i nostri grandi soggetti bancari e assicurativi.
Nel fare questo, non ci si è limitati a chiedere l'approvazione di una proroga, ma si sono introdotte, purtroppo, alcune estensioni della delega, rispetto a un anno fa, ma anche alcuni elementi che sono pericolosi - che mi limito, Presidente, ad accennare -, che riguardano la modifica del sistema sanzionatorio. In particolare, in questa richiesta di proroga della delega, si introducono alcuni elementi molto pericolosi perché riguardano la revisione degli istituti della confisca e del sequestro del profitto dell'illecito, ivi inclusa la loro eventuale soppressione.
Quindi, la pericolosità di questa disposizione sta nel fatto che potrebbe tradursi in un vero e proprio condono nei confronti di chi ha esercitato e posto in essere delle azioni illecite. Infatti, come viene richiamato anche nel testo e nel , oltre a prevedere questa possibilità di sopprimere la confisca del profitto illecito, si richiama anche il cosiddetto o l'ipotesi di retroattività. Infatti, io ricordo a tutti che, nel nostro ordinamento - penso all'ordinamento tributario, ma non solo -, nell'ambito dei procedimenti sanzionatori, qualora la norma introduca una sanzione più favorevole, quest'ultima si applica anche retroattivamente, quindi a fattispecie compiute prima della modifica normativa.
Questo cosa significa? Che, se qualche soggetto ha compiuto dei fatti illeciti e per la norma vigente è soggetto alla confisca e al sequestro del profitto illecito, se dovessimo oggi - come probabilmente sarà - approvare questa norma, il Governo ha la possibilità di modificare la norma, perché questa è una legge delega, con effetto retroattivo e, quindi, che agisce a favore anche di chi, questi illeciti, li ha commessi. Quindi mi sentivo di evidenziare questo, perché, forse, è l'aspetto più pericoloso di questo provvedimento. Poi ci saranno le dichiarazioni di voto, ma esprimo fin da ora il parere contrario al provvedimento da parte del MoVimento 5 Stelle .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite agli articoli del disegno di legge. Relatore?
SAVERIO CONGEDOGrazie, Presidente. Parere contrario su tutti gli emendamenti.
FEDERICO FRENI,. Grazie, Presidente. Il parere è conforme a quello del relatore e, quindi, contrario a tutti gli emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1000 Borrelli.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1000 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.3 Merola e 1.1001 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1002 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1003 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.12 Gubitosa e 1.1004 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.15 Merola e 1.1005 Borrelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Gubitosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Gubitosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Gubitosa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.25 Merola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Intervengo per riprendere quanto dichiarato sugli emendamenti complessivi dal nostro collega Stefanazzi. Abbiamo preso atto che tutti gli emendamenti sono stati respinti dal relatore di maggioranza, che ha preso congedo da una qualsiasi possibile discussione. Però intervengo, in particolare, su questo emendamento per richiamare un fatto: quando abbiamo cominciato a discutere, un anno fa, del cosiddetto decreto Capitali, il Governo ha rifiutato una nostra proposta di formare una commissione di esperti, ha bocciato quell'emendamento. Dopodiché una commissione è stata formata, saltando quello che chiede questo emendamento: un po' di criteri.
Non siamo a conoscenza dei criteri con cui è stata nominata una commissione, né è prevista la possibilità di una partecipazione, come chiedevamo, pubblica adeguata sulla discussione del decreto Capitali. Con questa altra richiesta di proroga si continua su questa strada e si rifiuta, appunto, la formazione di tavoli con la partecipazione di tecnici designati dall'amministrazione finanziaria e di esperti.
Quindi, siamo di fronte a un diniego, che poi il Governo sull'altro decreto ha recuperato in qualche modo, ma che sottolinea e dimostra l'insipienza con cui si vuole andare avanti rispetto anche a emendamenti di buonsenso, come quelli che ci ostiniamo a proporre anche questa volta, per cercare di mettere qualche paletto e dare qualche percorso a una delega in bianco che viene chiesta per l'ennesima volta .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.25 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.26 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciani. Ne ha facoltà.
Usi un altro microfono, quello mi sembra inutilizzabile. A questo punto la veemenza dell'intervento ha avuto la meglio, temo, onorevole.
PAOLO CIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente, mi hanno boicottato il microfono. In realtà volevo intervenire perché, continuando i ragionamenti dei colleghi che mi hanno preceduto, questo emendamento va nella direzione di dare un senso e un ruolo anche ai lavori parlamentari, ai lavori delle Commissioni e ai lavori dei deputati. Infatti in questo emendamento si chiede che i decreti legislativi di cui stiamo trattando siano trasmessi alle Camere ai fini dell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni parlamentari.
E poi, nel prosieguo di questo emendamento, molto ben motivato, si spiegano tutti i possibili ruoli che Parlamento, Commissioni e Governo possono svolgere in un equilibrio virtuoso, che non è affatto motivo ostativo, motivo di resistenza, ma è provare a contribuire in maniera positiva e in maniera virtuosa da parte del Parlamento, da parte delle Commissioni, da parte di ciascuno di noi, su questi temi, in maniera più precisa e puntuale.
Si mettono dei termini precisi, non c'è alcuna volontà ostruzionistica, e il fatto di non prenderli in considerazione ci preoccupa, anche alla luce di come, in questi anni, abbiamo visto svilire il ruolo delle Commissioni, del Parlamento e di ciascuno di noi nell'operato quotidiano del nostro lavoro. Per questo ci permettiamo di insistere agli occhi del Governo e della maggioranza per tenere conto del fatto che questi nostri richiami non sono una volontà di opporci a un lavoro di un certo tipo o alla snellezza dell'operatività dei decreti e delle leggi, ma sono una modalità che, magari, potrebbe servire in un futuro a chi oggi governa e, magari, passerà all'opposizione per svolgere pienamente il suo ruolo di parlamentare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Solo per sottolineare quanto già detto nel mio intervento a proposito del fatto che ci troviamo di fronte a questioni di tale rilevanza, anche prospettica, per il nostro Paese che appare davvero incredibile che li si voglia, come spesso è successo nella prassi parlamentare di questi 2 anni e mezzo, ridurre a un mero passaggio formale. Credo che mai come per le materie che sono oggetto di questa delega una partecipazione ampia e consapevole da parte delle varie Commissioni coinvolte sia necessaria; necessaria perché, come ho avuto modo di dire, signora Presidente, la confusione è massima ed è difficile anche per gli operatori economici districarsi in questa selva di incertezze che il Governo semina e ha fatto crescere in questi 2 anni.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.26 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.27 Raffa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.
ANDREA QUARTINI(M5S). Grazie, Presidente. A me sembra un emendamento di sostanziale buonsenso questo, quindi non si capisce perché venga respinto. In definitiva, si chiede di ritornare in sede di Commissione entro 10 giorni se non c'è un parere convergente da parte del Governo rispetto a questo tema.
Io credo sia davvero un emendamento che ha un significato estremamente di buon senso. Ha proprio il significato di mettere in condizioni sia il Parlamento, sia le Commissioni, sia le loro sedi di intervento di esprimere un parere e credo sia anche un meccanismo, il voto contrario, di ostilità nei confronti della sovranità di quest'Aula.
Ecco, credo che, da questo punto di vista, sia assolutamente poco ragionato il meccanismo con cui la maggioranza espone in qualche modo l'Aula stessa a questo piccolo oltraggio - mettiamola così -, quindi chiedo di rivedere il parere e di poter procedere all'approvazione di questo emendamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso emendamento, l'onorevole Toni Ricciardi. Ne ha facoltà.
TONI RICCIARDI(PD-IDP). Grazie, Presidente e, per suo tramite, mi rivolgo al Sottosegretario Freni. Ora, Sottosegretario, ieri ci eravamo confrontati e lei aveva espresso un auspicio; io le dissi che attendavamo, come dire, un'azione di sensibilità istituzionale, la dico così. Ella, in replica - cosa rara ma ci fu la replica -, auspicò la possibilità di vedere un cambio di posizionamento nell'espressione del nostro voto rispetto a questo provvedimento che, come ebbi a ricordare ieri, in una prima fase, trattandosi di un'ulteriore deroga, vide la nostra astensione attenta e attendista.
Ora, il presupposto dell'attesa… attendi, attendi, ma purtroppo il parto non è stato fruttuoso. Però, questo emendamento, Sottosegretario - sempre suo tramite, Presidente - chiede esattamente a questo Governo la possibilità che, nelle Commissioni competenti, o meglio, Sottosegretario Freni, che, in una Repubblica che si definisce parlamentare - e tale ancora è, non sappiamo per quanto, molti come me auspicano per tanti e tanti lunghi decenni, altri per poche settimane o mesi, staremo a vedere -, si abbia la partecipazione, la compartecipazione delle Commissioni competenti affinché possano esprimere un loro parere. Credo che così si faccia un bel gesto, nella speranza delle conversioni sentimentali rispetto al provvedimento che testé ci appresteremo a votare. E, soprattutto, si rende un servizio utile rispetto a quel processo, soprattutto in una fase storica come questa; poi noi sorridiamo ma l'ora è veramente buia, come sa anche lei. Probabilmente, alimentare la partecipazione, la condivisione, la scelta, la decisione democratica forse è utile e aiuta tutte e tutti noi a costruire provvedimenti, strumenti migliori anche con riguardo a temi così tecnici ma, allo stesso tempo, di vitale importanza come questo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso emendamento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Questo emendamento riporta una questione più generale che vorrei sottolineare ed è il tema anche un po' del nostro ruolo, cioè il ruolo del Parlamento rispetto al potere esecutivo. Perché il fatto che le Commissioni parlamentari possano esprimere un parere, e questo parere non sia vincolante, sta dentro il rapporto tra esecutivo e legislativo. Però, in questo caso, come in altri, la necessità che il Governo, qualora non intenda conformarsi, debba trasmettere proprie osservazioni e motivare il fatto per cui non si conforma al parere delle Commissioni è un elemento che credo meriti una riflessione aggiuntiva, su questo provvedimento; e mi dispiace che sia stato dato un parere contrario, ma è più in generale. Io credo sia rispettoso del Parlamento il fatto che il Governo, quando non ritiene di conformarsi ai pareri delle Commissioni, per lo meno debba motivare le ragioni per le quali assume questa decisione in dissenso, in questo caso, dal parere parlamentare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.27 Raffa, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 2. Non essendovi emendamenti riferiti all'articolo 2, se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 3. Non essendovi emendamenti riferiti all'articolo 3, se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 3.01 Merola.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di intervenire su questo emendamento, rispetto al quale noi voteremo a favore, perché il quadro che emerge da questo provvedimento ci preoccupa e non poco.
È un provvedimento che ci viene dal Senato; che è stato assolutamente trattato in Commissione finanze, e ora in Aula, in maniera del tutto affrettata; che non risponde a quelle che sono le esigenze attuali dei cittadini; che non contempera, adeguatamente, il rapporto tra cittadini e fisco.
Tra l'altro, un provvedimento del genere ci preoccupa ancora di più perché non sono state messe a terra alcune misure che dovevano essere già in vigore, tant'è che viene stabilito un ulteriore rinvio di due anni. Assolutamente preoccupante, per esempio, la norma sulla incompatibilità nelle cariche amministrative. Una norma che noi riteniamo pericolosissima e che apre la strada a possibili conflitti di interesse e, sicuramente, minaccia la trasparenza della societaria.
Ma ci preoccupano ancora di più l'assoluto silenzio e l'assoluta noncuranza di questa maggioranza e di questo Governo rispetto ai reali bisogni dei cittadini e a quelli che sono anche i dati attuali.
Sappiamo dagli ultimi dati che, purtroppo, la pressione fiscale in questo Paese anziché diminuire, come la destra aveva tante volte declamato in campagna elettorale, è addirittura cresciuta. Il fisco spesso - come dire - tartassa i nostri cittadini e, certo, la soluzione non è quella di portare a veri e propri condoni delle cartelle esattoriali.
Anche con questo provvedimento si introducono strumenti di conciliazione e si rivede il sistema sanzionatorio in una maniera che noi riteniamo assolutamente preoccupante. Credo che altri siano gli interventi che devono essere fatti in questo settore e che devono essere prospettati ai cittadini per dare loro un reale aiuto.
Concludo con un caso concreto, di tutti i giorni: nella mia provincia, la provincia di Foggia, sto ricevendo diverse segnalazioni di cittadini che, a seguito di un conguaglio Irpef, hanno ricevuto, in questi mesi, pensioni di appena 3 o 6 euro. Allora io dico: come pensate che un cittadino - che vuole vivere onestamente, che vuole pagare le tasse, vuole pagare l'affitto e vuole vivere dignitosamente - possa farlo con questo strumento, possa farlo con soli 3 euro al mese? È chiaro che il sistema fiscale deve essere ripensato complessivamente, aiutando coloro che vogliono giustamente pagare le tasse e colpendo molto, molto duramente chi tenta di evadere il fisco a danno di tutta la collettività .
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3.01 Merola, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 4.1 Merola e 4.1000 Grimaldi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Con questo emendamento, noi vorremmo evitare che il giusto sostegno alle banche di credito cooperativo e territoriali diventi un altro modo per eludere obblighi di correttezza e diligenza nella prestazione dei servizi, perché saremmo d'accordo sul sostegno alla specificità del sistema bancario, delle banche territoriali e di quelle a vocazione mutualistica, ma non si comprende perché il Governo intenda questo sostegno escludendo gli obblighi di diligenza, correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi, i contratti relativi ai servizi di investimento e le misure per garantire la correttezza nei servizi e attività di investimento. Ci pare questo un modo per risolvere, ancora una volta, in modo corporativo, temi più generali e rivolgersi a queste banche - che sicuramente meritano un sostegno - con il vostro solito metodo di una riforma fiscale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente, perché l'articolo, che è stato introdotto in Commissione finanze al Senato, esclude l'applicazione degli articoli 21, 23 e 24- del TUF, in materia di trasparenza e informativa alla clientela, alle prestazioni dei servizi e delle attività di investimento che hanno ad oggetto le azioni emesse dalle banche popolari. Questo, stabilendo un limite nel valore nominale di queste azioni, pari a 3.000 euro. Noi abbiamo chiesto la soppressione di questa parte dell'articolo, ma non abbiamo chiesto la soppressione del successivo comma 2, sempre dello stesso articolo, che è relativo, invece, alle banche di credito cooperativo. Perché? Perché, in realtà, per le banche di credito cooperativo la normativa vigente già prevede l'esenzione dall'applicazione di quegli articoli in materia di trasparenza e informativa. Questo perché le banche di credito cooperativo hanno già una legislazione che, in realtà, garantisce - anche per il fatto che gli acquirenti, spesso, sono anche i soci delle banche stesse e, comunque, anche per altre previsioni - maggiore trasparenza e tutela agli azionisti, cosa che, invece, non è sufficientemente garantita nel primo comma dell'articolo. Per questo motivo, noi ne abbiamo chiesto la soppressione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi, invece, voteremo contro questi identici emendamenti, perché riteniamo che l'applicazione degli articoli 21, 23 e 24- del TUF per la sottoscrizione di semplici azioni di BCC e di banche popolari, che sono di basso investimento di valore - parliamo di 2.000-3.000 euro -, a fronte di un titolo per cui non sono negoziabili facilmente, quindi non hanno una volatilità sul prezzo, sia una burocrazia che si può evitare alle piccole banche, che hanno problemi anche di personale. Quindi, siamo contrari a questi due identici emendamenti e voteremo anche a favore dell'articolo 4.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.1 Merola e 4.1000 Grimaldi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 4.2 Fenu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Non ripeto e sono validi gli stessi ragionamenti che ho fatto poc'anzi sul precedente emendamento, però preciso: perché è necessario conservare i diritti degli acquirenti, degli azionisti in materia di trasparenza e informativa alla clientela, come nel caso dell'acquisto di azioni di banche popolari, proprio con riferimento ai valori nominali inferiori a 3.000 euro? Perché chi acquista azioni di un valore così modico si presume sia un contraente, un azionista - tra virgolette - debole, quindi che necessita di maggiori garanzie, maggiori diritti in termini di informativa e trasparenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Fenu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 5.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Cambi Serrani” di Falconara Marittima, in provincia di Ancona, che assistono ai nostri lavori dalle tribune e partecipano alla giornata di formazione a Palazzo Montecitorio .
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FEDERICO FRENI,. Grazie, Presidente. Sugli ordini del giorno n. 9/2240/1 Barzotti, n. 9/2240/2 Merola, n. 9/2240/3 Stefanazzi e n. 9/2240/4 Borrelli, parere contrario.
PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2240/1 Barzotti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente. In questo provvedimento c'è una delega al Governo in materia di riforma del sistema sanzionatorio, di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998 e si stabilisce che i decreti legislativi da adottarsi debbano essere improntati al principio della tutela del risparmio e, in particolare, ai principi costituzionali, nonché dell'ordinamento dell'Unione europea e del diritto internazionale. Presidente, qui, in Italia, sta accadendo qualcosa di molto grave, perché l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha sanzionato con 1,4 milioni di euro Poste Italiane, sostanzialmente per aver tolto, a più di 30.000 risparmiatori, il capitale e gli interessi derivanti dai cosiddetti buoni fruttiferi postali prescritti.
Questo è un problema enorme, Presidente, perché, nel silenzio generale di questo Governo, di fatto queste persone stanno perdendo risparmi di una vita, perché il risparmio postale è il risparmio delle persone, dei nonni che lasciano i buoni ai loro nipoti. Purtroppo nel provvedimento dell'AGCM c'è proprio scritto chiaramente che Poste ha adottato comportamenti ingannevoli, ha indotto in errore questi consumatori, il piccolo risparmio. Ricordiamoci che su questo il MoVimento 5 Stelle non soltanto ha già fatto un'interpellanza nel corso dell'anno scorso, ma è tutto l'anno che porta avanti questa tematica, chiedendo che venga fatto un tavolo al Ministero con le associazioni dei consumatori e con le persone coinvolte, perché non è possibile che questi risparmiatori siano stati traditi in questo modo, senza alcun tipo di intervento da parte del Governo.
Rispetto a questo tema noi chiediamo la massima attenzione e chiedo anche al Governo di riformulare il parere che ha dato, perché, evidentemente, si tratta di un problema enorme e non lo state affrontando. Cogliete questa occasione per prendere un impegno nei confronti dei risparmiatori traditi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, per sottoscrivere, se la collega Barzotti lo ritiene, questo ordine del giorno. Ritengo che Poste non debba avere il privilegio di applicare normative Ritengo che siano società, quelle di tutto il gruppo Poste, che devono rispettare le regole come le rispettano tutte le altre aziende, e non avere regole
PRESIDENTE. Il Governo non dà segnali, direi che mantiene il parere espresso. Il deputato Fenu sottoscrive a nome di tutto il gruppo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2240/1 Barzotti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2240/2 Merola, con il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Come è stato ricordato, l'articolo 4 introduce specifiche modifiche alle regole per l'accesso ai servizi bancari e finanziari; in particolare introduce deroghe specifiche per alcune operazioni di natura finanziaria, in particolare, per alcune operazioni di investimento. In linea generale queste deroghe riguardano l'acquisto di quote o di azioni di banche, come le BCC o le popolari, che sono banche che, in alcune aree di questo Paese, hanno un radicamento ancora molto significativo e addirittura, soprattutto nel Mezzogiorno, sopperiscono all'endemica carenza di impieghi da parte dei grandi sistemi bancari.
Quindi, pur comprendendo la necessità di sostenere, nelle forme più disparate, evidentemente, la crescita o il consolidamento di questa tipologia di istituti di credito, non appare tuttavia condivisibile la modalità attraverso la quale il Governo ha inteso raggiungere questo obiettivo, in particolare attraverso la definizione dell'esclusione degli articoli 21, 23 e 24 del TUF, che, lo ricordo a me stesso, riguardano gli obblighi di diligenza, correttezza e trasparenza nella prestazione dei servizi di investimento (articolo 21); i contratti relativi ai servizi di investimento, comprese le norme sulla forma e sul contenuto (articolo 23); le misure per garantire la correttezza nei servizi e nelle attività di investimento (articolo 24).
Questa esclusione opera con la soglia di acquisto di quote di 3.000 euro oppure, qualora l'acquisto sia superiore ai 3.000 euro, nel limite della quota minima necessaria per diventare soci di una banca popolare, purché questo limite non ecceda i 4.000 euro.
Con questo ordine del giorno il Partito Democratico intende aprire un e chiedere al Governo di monitorare e di valutare attentamente la portata di questo intervento e, in particolare, se sia il caso di adottare misure di monitoraggio o, meglio ancora, di intervento normativo che consentano di reintrodurre l'obbligo di correttezza e diligenza nella prestazione di servizi di investimento a tutela di questi piccoli investitori.
Perché, Presidente, è stato ricordato poc'anzi dal collega Fenu, la categoria di questi investitori è una categoria del tutto peculiare. Parliamo di soggetti che, evidentemente, hanno una capacità di comprensione delle dinamiche finanziarie non particolarmente elevata, che spesso si trovano a interagire con realtà fortemente radicate nel territorio e fortemente legate al tessuto non solo imprenditoriale, ma proprio sociale, del territorio in cui operano anche i sottoscrittori.
Appare abbastanza contraddittorio che proprio verso questa categoria di investitori si consenta l'utilizzo di forme di diligenza e di attenzione inferiori. Quindi, mi auguro davvero che il Governo voglia riconsiderare la sua posizione e voglia, quantomeno, definire un percorso che serva a monitorare i rischi connessi a questa esclusione
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Mi rivolgo al Sottosegretario perché credo che sarebbe ora di mettere dei freni a queste proroghe e a queste deroghe, in particolare in casi come questo, perché il modo che trovate per sostenere - ed andrebbero giustamente sostenute - le banche popolari e le banche cooperative e territoriali è quello di far venir meno le tutele previste per i risparmiatori in caso di sottoscrizione di quote o acquisto di azioni per un valore non superiore a determinate soglie minime.
È evidente che una forma di sostegno che danneggia altre persone è una forma di sostegno molto discutibile e parziale ed è incomprensibile, anzi, è molto comprensibile perché, a questo punto, rifiutate anche questo ordine del giorno che si limita a chiedervi di monitorare gli effetti di questo vostro provvedimento e, all'esito di questa verifica, riconsiderare quanto oggi state proponendo. Mi rendo conto che contrasta con il vostro modo di fare la riforma fiscale, che non ha una strategia generale, se non quella di accontentare la corporazione di turno, ma permetteteci almeno di insistere
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2240/2 Merola, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2240/3 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ha quattro minuti residui.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame introduce una novità interessante all'articolo 2, perché adegua la normativa nazionale a quella comunitaria in materia di bonifici istantanei, che è un tema molto dibattuto, e non lo è, evidentemente, solo con riferimento alla riduzione dei tempi delle transazioni, che pure è un valore e in alcuni casi consente anche il raggiungimento di risparmi significativi.
Però, al di là della regola e dell'incidenza che questa può avere nelle macro-transazioni finanziarie, è evidente che questo tipo di provvedimento impatta, in maniera molto più importante, sui piccoli o piccolissimi risparmiatori o titolari di conti correnti bancari. Il Partito Democratico è preoccupato, semplicemente - e chiede che il Governo si faccia carico di questa preoccupazione - di monitorare la reazione del sistema bancario alla sacrosanta introduzione di questa innovazione, perché temiamo che ci possa essere un atteggiamento elusivo che consenta, attraverso l'aumento di alcuni dei costi indotti o non necessariamente relativi ai bonifici, di superare il divieto di prezzare il bonifico istantaneo attraverso altri corrispettivi a favore del sistema bancario.
Quindi, quello che chiediamo con quest'ordine del giorno è che il Governo monitori, attraverso la predisposizione di un tavolo tecnico, il tema della riduzione dei costi bancari in modo da prevenire eventuali attività elusive da parte del sistema bancario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Chiedo al collega Stefanazzi se posso sottoscrivere l'ordine del giorno perché ne condivido il senso. I bonifici istantanei, ormai, sono uno strumento che un po' tutti abbiamo imparato ad utilizzare e qui si introduce una norma che tutti non possiamo che condividere, ossia il divieto di prevedere costi aggiuntivi per l'utilizzo di questo strumento, cioè per l'effettuazione di bonifici istantanei.
Chiedo che il Governo dia un parere favorevole a un ordine del giorno che è di assoluto buon senso e che lo impegna, in qualche modo, a monitorare le banche affinché le stesse non eludano questo divieto aumentando i costi delle operazioni ordinarie per compensare il mancato aumento dei costi dei bonifici istantanei.
Ribadisco la necessità di promuovere l'utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili che andrebbero accompagnati anche dalla riduzione del tetto del contante. La promozione di questi strumenti tracciabili è importante perché il contante - è inutile continuare a negarcelo - resta ancora il principale strumento di evasione e di elusione per il semplice fatto che è occultabile. Gli strumenti che incentivino, in qualche modo, i pagamenti tracciabili sono assolutamente da promuovere. Invito, quindi, il Governo a dare parere favorevole a questo ordine del giorno .
PRESIDENTE. Non vedo ripensamenti del Governo quindi, se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2240/3 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2240/4 Borrelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Presidente, il nostro ordine del giorno riporta una riflessione - non me ne voglia il Sottosegretario Freni - per la questione che noi poniamo da sempre, ossia l'eccesso di attenzione per chi, volente o nolente, viola le regole e, in qualche modo, deve avere una posizione sanata rispetto a chi invece rispetta sempre le regole.
Noi contestiamo l'idea che ci sia una sorta di “tolleranza zero” per i poveracci e poi il massimo dell'allargamento delle maglie per furbetti cronici. Perché, in alcuni casi, parliamo di evasori o di soggetti che evadono il fisco o che fanno furberie con il fisco o che si comportano in modo illecito che non sono persone povere o disagiate o che, purtroppo, sono costrette da una condizione economica storica o momentanea a non pagare le tasse o a non onorare i propri impegni. Parliamo, come al solito, di furbetti che dell'evasione e dei condoni hanno fatto un grazie al fatto che c'è sempre qualcuno che promuove per loro la pace. La pace, che non è una parola che piace tantissimo a questo Governo, viene utilizzata addirittura da qualche Vice Ministro che urla “pace in Ucraina, pace fiscale”, che - diciamoci la verità - è veramente un'offesa per i veri pacifisti perché, molto spesso, la pace fiscale è condono per i furbetti, è condono per le banche, è condono per i grandi potentati e niente per i piccoli . E noi dalla parte di queste persone continueremo sempre ad essere.
Allora, lo voglio ribadire, ho stima personale… di Freni, assolutamente. Mi chiedevano conferma. È l'unico rappresentante del Governo, non ne vediamo altri; anzi, penso che meriterebbe una medaglia visto che è tra i più presenti, a differenza di tanti altri esponenti del Governo che qui non mettono mai piede, onestamente. Un applauso per la presenza, quantomeno, e per la costanza . Anche quando ho fatto parte della Commissione finanze è stato sempre tra i rappresentanti del Governo più presenti. E questo, al di là delle posizioni politiche, è una cosa che apprezzo e che apprezziamo .
Allora, questo non significa che non condividiamo un'impostazione generale fondata su condoni o, come vengono chiamate oggi, paci fiscali, che poi in realtà sono condoni. Io mi domando e noi ci domandiamo sempre: ma perché, con la stessa determinazione, il Governo non è intervenuto quando noi chiedevamo di intervenire per aiutare le persone vittime, cioè coloro che non riuscivano a pagare i fitti per morosità inconsapevole? Là avremmo votato, con grande determinazione, un intervento determinato e costante da parte del Governo. E perché, quando abbiamo proposto la norma per la tariffa unica per chi non commette sinistri nel nostro Paese, c'è stato un no pieno? Eppure, sono diritti che dovrebbero essere uguali per tutti. Sappiamo bene che determinati interventi legislativi vanno a favorire grandi potentati.
D'altronde, se avessimo voluto colpire in tempo utile gli extraprofitti multimiliardari di grandi , che poi affossano con la loro bravura aziende e mandano per strada centinaia di migliaia di lavoratori, l'avremmo fatto intervenendo sugli extraprofitti, ma no. Noi costruiamo un sistema finanziario in cui il furbetto e il condono sono la nostra stella cometa. Riteniamo che, da questo punto di vista, non ci sia alcuna possibilità che questi strumenti funzionino; porteranno soltanto, come sempre, problemi per il futuro e altri condoni perché condono chiama condono e mi riferisco, in particolare, a quelli fiscali. Continuiamo a costruire un sistema per cui, e concludo, il primo elemento su cui interveniamo sempre, a livello legislativo, è per aiutare, molto spesso, chi fa il furbetto e chi evade consapevolmente il fisco o le tasse o tutte le norme che vanno rispettate, ma mai una premialità per tutti quegli italiani, quei milioni e milioni di italiani che rispettano ogni sacrosanto giorno le regole e non vengono tenuti in considerazione da questo Governo. Per questo motivo, abbiamo presentato quest'ordine del giorno per il quale chiediamo, ovviamente, il voto positivo dell'Aula .
PRESIDENTE. Nonostante le lodi, non vedo ripensamenti da parte del Governo. Pongo quindi in votazione l'ordine del giorno… No, ha chiesto di parlare il deputato Stefanazzi. Colleghi, vi prego. Ne ha facoltà per 1 minuto e 50.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Intervengo solo per chiedere ai colleghi Borrelli e Grimaldi se posso sottoscrivere anch'io questo ordine del giorno e, in particolare, ricordare all'ottimo Sottosegretario Freni - e lo ripeto - quanto detto in Commissione, anche dal Sottosegretario, rispetto alla necessità di adeguare il sistema sanzionatorio italiano a quelle che erano le europee. Però, Sottosegretario - per suo tramite, Presidente - in realtà, il tema vero che riguarda la specificità del nostro Paese è, come lei sa perfettamente, la sovrapposizione fra le procedure amministrative e quelle penali.
Quindi, adottando i criteri che sono indicati e che vengono richiamati in quest'ordine del giorno, a causa di questa sovrapposizione, e a causa della depenalizzazione di reati e, quindi, della possibilità che alcuni soggetti scelgano quali sono le misure alternative, in realtà, si introduce l'ennesimo condono e si dà a chi delinque in maniera abituale, frodando il fisco e commettendo fattispecie di natura penale, di fatto, la possibilità di farla franca, mentre tanti, tantissimi, moltissimi piccoli, piccolissimi cittadini non hanno questa possibilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alfonso. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ALFONSO(PD-IDP). Presidente, grazie. Intervengo per fare un estremo tentativo nei confronti del rappresentante del Governo che riceve, anche da parte mia, riconoscimento per impegno e competenza. L'iniziativa espressa e spiegata dal collega Borrelli, secondo me, merita un supplemento di attenzione. Il condono ha, da una parte, un incasso istantaneo, dall'altra parte, un logoramento della capacità giuridica dell'ordinamento tributario. C'è un logoramento perché fa pensare, a livello di opinione degli interessi, che ci sarà presto un'altra rotativa con un altro condono. Tanto è vero questo che comincia a circolare, a livello di cittadinanza, la ripetuta domanda: quando c'è il prossimo? Anziché avere contezza di come si adempie al dovere fiscale di cui alla nostra Carta, ormai la domanda che viene rivolta anche ai rappresentanti del popolo è: quando ci sarà il prossimo?
È qui che si insedia il costo insopportabile, coincidente addirittura con un costo morale, ogni volta che si pronuncia e che si maneggia lo strumento dirompente del condono.
Ma perché ho preso la parola? Non solo per ripetere, forse con voce più alta, ma non differente sul piano dei contenuti, ma pure perché l'onorevole Freni, con la sua competenza riconosciuta, è stato rappresentante del Governo anche in un'altra circostanza, quando noi varammo, come Parlamento, i bollini blu per i comportamenti virtuosi.
Erano gli anni del COVID, perché volevamo costruire un sistema, come diceva Norberto Bobbio, sulla coppia sanzionatoria, sanzione negativa, sanzione positiva, riconoscimento positivo, che è quello del bollino blu, nei confronti di chi, correttamente, fa ciò che è atteso dall'ordinamento.
Perché non è possibile riprendere quella pratica virtuosa, positiva, che fa in modo, poi, che l'ordinamento disponga delle risorse necessarie per garantire i diritti, le opportunità e le comodità? Perché organizziamo questo logoramento devastante di quella regola tributaria sulla quale si costruiscono i diritti?
Allora, onorevole Freni, all'avvocato che è in lei, all'uomo di Governo che è in lei, alla persona giuridica che la vede oggi e ieri impegnata: valuti la direzione di marcia dell'iniziativa parlamentare del collega Borrelli, del suo gruppo, ma condivisa anche da altri, in maniera tale che guadagni compiutezza l'ordinamento tributario. Chi si comporta bene, chi corrisponde alla domanda dello Stato venga riconosciuto, anche con diritti in più. C'è una norma di questo tipo, del bollino blu, in quella stagione di legislazione, ancorché difficoltosa, ancorché emergenziale, che approvammo durante quel periodo di rottura di civiltà del COVID.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Intervengo per sottoscrivere la proposta del collega Borrelli e per tranquillizzare il Sottosegretario Freni: lo ringraziamo per l'assidua presenza, ma con questa proposta si introduce, in forma surrettizia, un'altra possibilità di condono, che si unirà alle ennesime che abbiamo dovuto subire fino adesso.
Io credo che il vero merito, ad oggi, di questo Governo e del Sottosegretario Freni sia molto semplice, non me ne voglia il collega Borrelli, ma ha costretto il collega Borrelli ad abbandonare la Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per chiedere di sottoscrivere l'ordine del giorno e per ribadire quanto detto dai colleghi. Come ho detto anche in sede di intervento sul complesso degli emendamenti all'articolo 1, è l'aspetto che induce più sospetto anche sull'eventualità che esistano soggetti interessati a questo tipo di provvedimento, perché qui, in materia di sanzioni, si introducono, come detto, strumenti di definizione o strumenti alternativi ai procedimenti sanzionatori o strumenti di facilitazione nel pagamento di sanzioni. Quindi, è una sorta di risoluzione bonaria, come è scritto nell'ordine del giorno, ma l'aspetto più inquietante è che si fa un richiamo al principio e all'ipotesi di retroattività. Quindi, effettivamente, come lo hanno chiamato i colleghi, si tratta di un vero e proprio condono. Si prevedono definizioni agevolate sugli illeciti compiuti in materia finanziaria, definizioni agevolate applicabili retroattivamente. Questo, di fatto, è un condono rispetto a quelli che potrebbero essere illeciti anche gravi e, quindi, chiedo al Governo di prendere in considerazione l'impegno richiesto dal collega Borrelli.
PRESIDENTE. Il collega Quartini sottoscrive e incredibilmente il Sottosegretario Freni ha chiesto di parlare per cambiare il parere. Quindi, è servito.
FEDERICO FRENI,. Grazie, Presidente. Allora, come ognun sa, la vanità è indubbiamente il mio peccato preferito, però credo che, escluse le ultime due premesse - vuoi perché la e il sono principi generali dell'ordinamento penale, assunti a rango costituzionale, quindi non sono certamente nella disponibilità del Governo - si potrebbe provare, visto che il fine è ampiamente condiviso dal Governo, a riformulare l'impegno come segue. Provo a rileggere una riformulazione: a scongiurare, in sede di definizione dei decreti legislativi articolo 1 del provvedimento (…), che le disposizioni in essi contenute possano originare situazioni di totale impunità nell'ambito del mercato dei capitali.
Questa potrebbe essere una riformulazione che accoglie lo spirito con cui è stato formulato l'ordine del giorno, escluse ovviamente le ultime due premesse, perché non condivise e non condivisibili proprio in punto di diritto costituzionale.
PRESIDENTE. Borrelli, mi deve dire se accoglie oppure no. Me lo dice Grimaldi? Se accoglie, accoglie e la chiudiamo qui. Altrimenti, può fare un intervento; se accolto, non si vota, come sa. Ci lascia con la …
MARCO GRIMALDI(AVS). Vorremmo accogliere. Volevamo solo magari usare la parola “scongiurare” e poi “impunità” senza togliere “totale”, perché vorrebbe dire altrimenti che l'impunità un po' ci piace...
PRESIDENTE. Qui non è che possiamo fare una contrattazione.
MARCO GRIMALDI(AVS). È una trattativa, non ho da offrirgli…
PRESIDENTE. Aspetti, collega Grimaldi, perché altrimenti diventa un mercato. Il Governo intende modificare ulteriormente? No.
FEDERICO FRENI,. Per quanto non sia una “scongiurare” sì, “totale” no, perché non è possibile escludere ad oggi la totalità, anche perché, come avete visto, nei criteri di delega è previsto che alcune fattispecie possano essere o innalzate da illecito amministrativo a illecito penale o dequotate da illecito penale a illecito amministrativo. Quindi, non possiamo dire “totale”, sarebbe un impegno che il Governo non è in grado di rispettare. Se lo assume, di solito lo vuole rispettare.
PRESIDENTE. A questo punto, dovete dirmi se accettate o no la riformulazione. Collega Borrelli, tocca a lei, perché la firma è sua. Mi dice se accoglie? Sì, ok.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Fulco Pratesi, già membro della Camera dei deputati nella XI legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Prima di passare al voto finale, ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per fare un appello, soprattutto al Ministro Piantedosi e alle autorità competenti, perché ci sono 32 migranti appesi a una piattaforma petrolifera da quattro giorni, senza acqua, né cibo, al freddo.
Basta vedere le immagini di Alarm Phone per capire esattamente cosa sta succedendo: ormai quasi cinque giorni fa, un gommone si è ribaltato, una persona è deceduta e 32 persone sono riuscite ad aggrapparsi a questa piattaforma, che è automatizzata, e di fatto non c'è nessuno là sopra se non queste 32 persone, fra cui anche quattro donne e alcuni bambini, che chiedono semplicemente di non fare la fine della persona che hanno perso in quella imbarcazione. Chiediamo alle autorità maltesi e alle autorità italiane di fare il possibile perché non ci sia una tragedia e usiamo questo microfono per far arrivare anche un messaggio al Governo. Io credo che l'umanità si gestisca, nelle relazioni internazionali, anche con gli altri Paesi, capendo che la soluzione non è certo quella di riportarli in Tunisia e di invocare altri Governi complici da cui stanno scappando. Quelle persone stanno scappando dalle guerre, dalla fame, dalla miseria ed è bene che le autorità italiane facciano di tutto, anche rispetto a quello che non è in nostro potere, perché non sono nelle nostre acque, per scongiurare una morte orrenda come quella che potrebbe colpire quelle persone che, da giorni, senza avere neanche una coperta addosso, senza avere né cibo né acqua, chiedono solo di essere salvate. Apriamo gli occhi; credo che sia ancora possibile prima di evitare un'ennesima tragedia .
PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Ovviamente, riferirò al Presidente della richiesta rivolta al Ministro Piantedosi.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, la deputata Gruppioni. Ne ha facoltà.
Colleghi, se qualcun altro deve uscire dall'Aula lo faccia nel silenzio, così consentiamo alla collega di parlare. Prego, onorevole Gruppioni.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, rappresentante del Governo, ci troviamo oggi a discutere un provvedimento che nasce con l'intento di prorogare la delega per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali, raddoppiando i 12 mesi previsti dal provvedimento originario agli attuali 24 mesi. La complessiva e organica riforma dei mercati dei capitali, che è indispensabile per garantire che ne venga sostenuta la competitività, era necessaria da tempo e pensavamo fosse stata risolta da un provvedimento che ha come data quasi un anno fa, a cui purtroppo, però, non sono seguiti i previsti decreti delegati. Pur consapevoli che la materia trattata fosse delicata e complessa, non possiamo non rimarcare come queste caratteristiche non potessero non essere note al Governo e ci piacerebbe conoscere i motivi per i quali i termini della delega debbano essere oggi così dilatati da vederli addirittura raddoppiare in questo provvedimento.
Inoltre, anche sul tema della delega per il riordino del sistema sanzionatorio, permetteteci di avanzare qualche dubbio non sulla sua opportunità ma sulla via su cui, con questo provvedimento, il Governo ha scelto di procedere. Questo perché, se, da un lato, i principi direttivi ci appaiono assai labili, seppur condivisibili, dall'altro un così ampio margine lasciato al Governo nella redazione dei decreti delegati potrebbe porre a rischio l'effettività della sanzione. Per questo motivo, sui decreti legislativi, quando li emanerete, vigileremo con grande attenzione, come, ovviamente, è nostro dovere fare. Quindi, se questo è il tema, poiché ci siamo già espressi negativamente oltre un anno addietro sul provvedimento originario e non vedendo concreti passi avanti sulle sanzioni, francamente oggi la decisione non potrà essere diversa.
A parte il tema delle deleghe, nel provvedimento ci sono ulteriori disposizioni che, pur soltanto in parte, invece, affrontano problemi assai concreti e propongono una soluzione. Non possiamo non considerare come un elemento migliorativo del testo, ad esempio, le nuove disposizioni volte a modificare la disciplina che regola l'attività dell'organismo di vigilanza e anche della tenuta dell'albo unico dei consulenti finanziari, anche se ci domandiamo se l'esclusivo assoggettamento dell'attività dell'organismo al diritto privato sia l'unica soluzione o, almeno, la soluzione migliore.
Anche le norme che mirano ad armonizzare la normativa nazionale con il recente regolamento europeo sui bonifici istantanei, facilitando l'adeguamento del sistema finanziario italiano agli standard comunitari, appaiono senz'altro positive ed erano attese da tempo. Tuttavia, gli elementi positivi - va detto - derivano da modifiche emendative presentate in Senato, col risultato che, come accade spesso, si procede a spanne con micro-provvedimenti sfilacciati e privi di una visione organica. In sostanza, quindi, emerge, anche da questo testo, che la sistematica tendenza di questo Governo a varare riforme senza un reale confronto in Parlamento sia sotto gli occhi di tutti.
Ebbene, signor Presidente, il nostro gruppo parlamentare è da sempre ispirato ai principi del liberalismo e dell'europeismo e ritiene essenziale garantire un mercato dei capitali competitivo, trasparente ed efficiente, nel quale le regole siano chiare, proporzionate e rispettose dei principi dello Stato di diritto. Vogliamo un mercato che attragga investimenti, che favorisca la crescita delle imprese e tuteli efficacemente i risparmiatori, così come vogliamo un sistema sanzionatorio equilibrato, non punitivo ma che ottenga risultati oggettivi nel combattere le violazioni gravi, ripetute o sistematiche, che rappresentano un problema sia in termini di concorrenza, con chi le tasse le paga, sia in termini di oggettivo recupero del gettito fiscale.
Per questi motivi, pur dando atto al Senato della Repubblica di avere tentato di migliorare un testo di per sé ancora lontano dal fornire soluzioni concrete, dobbiamo, però, dirci con franchezza che questo, purtroppo, non è assolutamente bastato. Annuncio il voto contrario del gruppo parlamentare di Italia Viva su questo provvedimento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Quello che a noi appare, da questo nuovo testo, è una sorta di nuova delega in bianco al Governo che non è riuscito, nei 12 mesi che già aveva avuto precedentemente, a realizzare granché e, quindi, si vanno a raddoppiare i tempi. Il problema è che, di solito, quando non si centra un obiettivo si riduce la mole di lavoro e si cerca di fare quello che effettivamente è nelle proprie capacità. In questo caso non si è riusciti a fare nulla, ma si allargano le deleghe, il Parlamento si auto-esautora - si esautorano anche le Commissioni bilancio e finanze - e noi continuiamo a dare deleghe al Governo.
Su questo noi abbiamo oramai una posizione molto, molto critica, e lo diciamo perché, di rinvii in rinvii, molto spesso le deleghe al Governo, in alcuni casi come questo, ad esempio, rappresentano una certezza di insuccesso o, meglio, si getta la palla in avanti. Abbiamo notevoli episodi come questo e faccio un esempio su tutti: sono anni che, di decreto in decreto, si rinvia al Governo la delega per il graduale smantellamento dei circhi con animali e il Governo, di Governo in Governo, rinvia questa norma.
È chiaro che sono norme totalmente diverse, ma è un andazzo che, in alcuni casi, addirittura esautora la stessa politica, perché il Parlamento si spoglia delle sue funzioni e il Governo, molto spesso, si affida ai peggiori burocrati e per peggiori intendiamo coloro che, nella migliore delle ipotesi, non scelgono o, nella peggiore, scelgono male.
Ringrazio il Sottosegretario per aver modificato il parere sull'ordine del giorno, però l'indirizzo lo voglio ribadire. Mi auguro che non sia così, ma a leggere i giornali - e soprattutto i di alcuni Vice Ministri - la sensazione, purtroppo, non è positiva.
Quando si paragona il dramma della guerra in Ucraina con la furbizia, in parte, perché, ovviamente, ci sono cittadini che non hanno potuto pagare e sono stati in difficoltà con il fisco, ma, se l'evasione del fisco è sistematica ed è organizzata da gruppi facoltosi o da grandi società, non è pensabile che sia un caso o un motivo di indigenza o di difficoltà momentanea. È strutturato in attesa, come dicevano prima i colleghi del PD, del prossimo condono fiscale.
Il che fa apparire veramente quasi offensivo, nei confronti del dramma che vivono i cittadini ucraini, leggere questo slogan: pace in Ucraina, pace fiscale. È un accostamento che trovo non solo irrispettoso, ma a tratti provocatorio, perché si vogliono mettere sullo stesso piano due cose che non lo sono. Una cosa è vivere una guerra, un'altra cosa è evadere il fisco. Una cosa è essere un cittadino debole, vittima della situazione, e quindi di una guerra di cui non è stato certamente parte attiva, un'altra cosa è essere a capo di una società per capitali che evade sistematicamente il fisco.
Una cosa è essere un cittadino senza corrente elettrica, chiuso nell'unica casa che ha, un'altra cosa è essere un furbetto sistematico . E questo accostamento è degno di un Vicepresidente che non ha rispetto per nessuno, a partire dalle vittime della guerra in Ucraina. Questa cosa ci ha molto colpito, così come ci colpisce l'idea che bisogna in qualche modo essere miti e favorevoli davanti ai rei, cioè a coloro che evadono sistematicamente il fisco. E allora qua mi domando: la tolleranza zero - lo voglio ripetere - è solo per i poveracci? È solo per gli sfigati? È solo per gli ultimi?
O noi dovremmo utilizzare questa parola per i più forti, per coloro che, dalla loro posizione di forza, impongono, certe volte, delle scelte sbagliate, evitando il controllo e la sanzione a sé stessi e facendola avere, casomai, a chi veramente è vittima delle circostanze? Tra l'altro, avere costruito un sistema in cui si attende sempre il prossimo condono ha creato un sistema sballato, non solo nel campo del fisco, ma anche nell'edilizia. Si dice sempre “questo sarà l'ultimo condono”, e poi tutti a costruire di nuovo. Si dice sempre “mai più condoni, mai più permetteremo che si possano costruire abitazioni nelle zone pericolose”, e poi si permette lo stesso di farlo.
“Dobbiamo essere duri con i grandi furbetti, con gli evasori, con quelli che sistematicamente evadono il fisco”, e poi non lo facciamo. Abbiamo più volte suggerito anche ai vertici della Guardia di finanza che uno dei sistemi più semplici per controllare alcuni grandi evasori è fare i controlli delle barche al mare. Le grandi imbarcazioni, molto spesso - lo abbiamo verificato con l'intervento della Guardia di finanza, ma anche con grandi servizi giornalistici -, risultavano intestate a nullatenenti o a persone che sulla barca non avevano mai messo piede, o a società .
È questo il vero contrasto che vogliamo fare? E sia chiaro, noi non siamo contro la ricchezza. Noi saremo sempre contro chi quella ricchezza non se l'è sudata, l'ha fatta speculando sui più deboli, fregando il fisco e casomai non pagando i propri dipendenti - ecco, quella è una ricchezza immeritata! - ed evadendo anche le tasse. Ed è per questo che il nostro parere è negativo, è negativo nel merito e nel metodo. Nel merito perché riteniamo che sia un fallimento per questo Governo e non crediamo neanche alla delega del raddoppio.
Dall'altra parte, non crediamo neanche nel metodo, continuo e costante, di esautorare il nostro Parlamento dai suoi poteri. È chiaro che è una materia ostica, è chiaro che una materia anche impopolare. Sappiamo benissimo che ci sono persone che, invece, attendono con grande attenzione l'ennesimo condono, eppure inviterei a leggere i dati. Man mano che si fanno questi condoni ci sono sempre meno persone che li pagano, perché sanno che forse ci sarà il condono successivo, anzi, quasi certamente ci sarà. E quindi qual è il metodo? Il metodo è che non c'è neanche più credibilità in questo strumento.
È per questo che noi di Alleanza Verdi e Sinistra abbiamo presentato tutta una serie di emendamenti alla norma. Abbiamo chiesto che il Governo, al massimo, potesse chiedere qualche altro mese per chiudere questa partita, o altrimenti il Parlamento prendesse pieni poteri, intervenendo, perché noi ci dobbiamo assumere anche le nostre responsabilità. Davanti ai cittadini dobbiamo avere il coraggio non di lanciare uno slogan, come quello che ha fatto il Vicepresidente Salvini, ma di assumerci la responsabilità. Un Paese - un Governo, in particolare - deve dare una linea, un'idea di che cos'è l'equità.
Non a caso noi parliamo sempre di giustizia sociale e giustizia ambientale, perché abbiamo un'idea chiara di chi sono i primi cittadini da dover aiutare, e soprattutto abbiamo un'idea chiara di quello che dev'essere un sistema in cui i furbetti devono pagare. L'idea che non paghi mai nessuno perché tanto arriva un condono ci ha portato nella situazione attuale, e non è una situazione positiva. Continuiamo a vedere persone che non riescono ad andare avanti. E voglio concludere il mio intervento dicendo che non basta parlare di piena occupazione se la media di gran parte di questi salari è tra i 700 e i 900 euro.
Non credo che si possa vivere in modo dignitoso in un Paese immaginando di guadagnare queste cifre . Voglio ricordare un ultimo episodio proprio legato a questo: tra qualche giorno chiuderà una libreria al centro di Napoli, realizzata da due ragazzi, oggi trentenni, che 6 anni fa, credendo nel nostro Paese, credendo nei fondi al Mezzogiorno, credendo nelle parole “sono donna, sono cristiana, sono italiana”, hanno messo in piedi questa libreria, che è anche un centro dove si vendono giocattoli per bambini. Insomma, è una struttura che fa cultura e anche commercio nel centro della città di Napoli.
Eppure, quando è arrivato il COVID, nonostante si siano annunciati tanti aiuti, non sono arrivati gli aiuti necessari. E quando sono entrati in difficoltà, come donna, perché hanno messo addirittura al mondo un bambino, pensate un po'… donna, uomo, italiani, bambini: niente, non c'è stato alcun aiuto. Se ne andranno via e chiuderanno un presidio culturale. Ho detto questo non perché direttamente collegato al provvedimento, ma perché, nell'ordine delle priorità, per noi non sono i furbetti da dover aiutare e condonare, ma sono i giovani imprenditori che addirittura investono nella cultura, addirittura investono nel Mezzogiorno e addirittura mettono al mondo dei bambini, come dite voi, italiani, che vengono abbandonati a sé stessi. È su di loro che dovremmo intervenire e invece, purtroppo, la vostra barca va in tutt'altra direzione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.
GIULIO CESARE SOTTANELLI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Sottosegretario Freni, gentili colleghi, oggi ci troviamo nuovamente a discutere un provvedimento che, ancora una volta, viene esaminato e arricchito da una sola Camera, confermando una preoccupante deriva verso un sistema che, di fatto, svuota il bicameralismo, trasformandolo in un monocameralismo mascherato. Questo testo, senza l'intervento dei colleghi del Senato, sarebbe rimasto una semplice proroga di termini, da inserire nel Milleproroghe. Fortunatamente, il lavoro svolto dai colleghi al Senato ha arricchito il provvedimento, ampliando il contenuto dell'articolo 1 e introducendo gli articoli 2, 3 e 4, rendendo il testo più articolato e aderente alle esigenze del settore finanziario.
Il contributo dei senatori, in particolare sulle aggiunte degli articoli 2, 3 e 4, ci trova favorevoli. Tuttavia, complessivamente, esprimiamo un voto contrario per due motivi. Il primo è che non ci è stata data la possibilità di modificare ulteriormente il testo qui alla Camera. Il secondo è quello di oggi, che rappresenta una proroga, una delega fondamentale per l'aggiornamento del Testo unico della finanza, il cosiddetto TUF; uno strumento che, invece, necessiterebbe di un adeguamento immediato per rispondere alle profonde trasformazioni del settore finanziario, caratterizzato da continui e rapidi mutamenti.
Il ritardo nell'attuazione di questa delega non è solo un problema di metodo, ma ha conseguenze dirette sul sistema economico e, potenzialmente, sui risparmiatori italiani. Un rischio che non possiamo permetterci di ignorare. Il Governo deve assumersi le proprie responsabilità e dimostrare maggiore tempestività nell'attuazione delle riforme in delega, in particolar modo, dal Parlamento. Presidente, suo tramite, mi consenta di fare una battuta al solerte Sottosegretario Freni.
Forse il suo cognome non sta portando fortuna a questa delega, visto che frena e non riusciamo ad averla completata e, quindi, alla Brembo, che è l'ottima società multinazionale italiana dei freni, dobbiamo dare un consiglio di allentare questi freni per fare in modo che, a breve, riusciremo a mettere a disposizione del mercato il nuovo testo unico della finanza.
Entrando nel merito del provvedimento, all'articolo 1, che inizialmente prevedeva la sola proroga da 12 a 24 mesi della scadenza della delega, è stata aggiunta dai colleghi del Senato la delega per la modifica delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di arbitrato societario. Inoltre, sono state fatte molte altre modifiche per rendere più adeguato il provvedimento.
Il Senato ha poi introdotto, completamente, l'articolo 2, che prevede l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) n. 2004/886 in materia di bonifici istantanei in euro. Questo intervento ha aggiornato la definizione di ente nei sistemi di pagamento, includendo istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica e altre entità finanziarie rilevanti, per garantire una maggiore uniformità con il quadro normativo europeo. Inoltre, l'articolo introduce modifiche al decreto legislativo n. 210 del 2001 e al decreto legislativo n. 11 del 2010, adeguando le regole sui sistemi di pagamento e ampliando le condizioni per la partecipazione a tali sistemi con nuove disposizioni sui requisiti di sicurezza finanziaria e resilienza operativa.
L'articolo 3, sempre inserito al Senato, riferito alla modifica della disciplina dell'Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei consulenti finanziari - quindi, l'OCF -, prevede l'esclusivo assoggettamento delle attività dell'Organismo al diritto privato, ma, soprattutto, amplia - e questo è molto importante - i soggetti ai quali l'Organismo può chiedere la comunicazione di dati e notizie, nonché la trasmissione di atti e documenti. Questa modifica rende la vigilanza dell'Organismo molto più efficiente ed efficace rispetto agli accertamenti di possibili frodi dei consulenti finanziari ai danni dei risparmiatori. È un provvedimento importante e a tutela dei cittadini. Inoltre, il comma 2 stabilisce che l'Organismo possa collaborare - io dico, debba collaborare - con Consob, Bankitalia, Covip e Ivass mediante scambio di informazioni, al fine di agevolare la vigilanza dell'OCF su determinate operazioni dei clienti e sull'operato dei consulenti finanziari. Ovviamente, rimane nel segreto d'ufficio e, pertanto, queste informazioni non potranno essere trasferite a terzi, senza, ovviamente, il consenso delle autorità.
Infine, l'articolo 4 esclude l'applicazione degli articoli 21, 23 e 24- del TUF, testo unico sulla finanza, per l'acquisizione di azioni delle BCC, le cosiddette banche di credito cooperativo, e delle banche popolari, laddove il valore nominale rientri nei rispettivamente, da 2.000 a 3000 per le BCC e da 3.000 a 4.000 per le banche popolari. Visti gli importi minimi e la non volatilità del valore di dette azioni, ci sembra un aggiustamento corretto al provvedimento. Infatti, questa semplificazione, certamente, può aiutare ad arricchire le basi sociali delle nostre banche del territorio - quindi, banche di credito cooperativo e banche popolari - che, essendo fortemente legate al territorio stesso, svolgono un ruolo molto importante per il sostegno territoriale delle piccole imprese e delle famiglie e, complessivamente, per l'economia italiana tutta.
Caro Sottosegretario - sempre tramite il Presidente -, se dovessi fare una sintesi, dare un giudizio su questo provvedimento, direi che, come Azione, siamo favorevoli alle norme inserite dai colleghi al Senato durante l'analisi del provvedimento, che sono condivisibili e giuste, mentre bocciamo il non operato, rispetto alla delega avuta da più di un anno, del Governo, che non è riuscito, in questo tempo, a mettere a disposizione del sistema finanziario e, soprattutto, di cittadini e risparmiatori un quadro normativo chiaro ed aggiornato al contesto contemporaneo. Per questi motivi, pur riconoscendo alcuni elementi positivi nel provvedimento, voteremo contro
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli, Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, non vi è occasione, relativa alle grandi rivoluzioni tecnologiche in atto, in cui non si richiami il ruolo dei capitali privati. Gli ingenti investimenti pubblici, supportati dalle risorse europee del e pianificati in base al programma di progetti previsti dal PNRR, non sono sufficienti a compiere le transizioni e tanto da rilevare spesso il ricercato effetto leva di questi investimenti. E, seppure tutti gli indicatori ci riportino un buono stato di salute dei mercati, rassicurati dalla stabilità del nostro Governo, i dati ci segnalano che il mercato dei capitali in Italia non è ancora in grado di sostenere la crescita dell'economia reale e fronteggiare le sfide in atto. Il mercato, in ogni caso, è in crescita. In linea con le principali borse azionarie, nell'ultimo anno sono affluiti alla Borsa di Milano circa 50 miliardi in più, portando la capitalizzazione complessiva a 800 miliardi di euro. I dati dell'Italia si posizionano al quarto posto per valore complessivo di operazioni e al terzo posto per numero di emissioni, senza contare il record di con 29 società che hanno lasciato il mercato.
Nonostante però i segnali positivi, il mercato azionario italiano non è ancora sufficientemente attrattivo per gli investimenti privati e per i capitali esteri e, soprattutto, non è adeguato all'economia reale del nostro Paese. Dobbiamo assumere la consapevolezza che la competizione sui mercati globali si giocherà sul campo tecnologico, sull'intelligenza artificiale e sulle sue applicazioni, sulla digitalizzazione dei processi produttivi e logistici, sull'abbattimento delle emissioni. In questo contesto, i a livello mondiale sono i colossi degli americani e l'economia pianificata cinese. Due modelli opposti, ma capaci di muovere ingenti capitali su settori da sviluppare. Soffermandoci, comunque, sul confronto con il modello industriale statunitense, le differenze sono rilevanti: il nostro tessuto imprenditoriale non può competere né in dimensione né in capitali. Anche i grandi gruppi nazionali sono spesso caratterizzati da guide familiari, basate sulla fedeltà a determinati principi, in alcuni casi all'identità del marchio e in ogni caso a un'etica aziendale, che esprimono strategie di lungo respiro. Ben diverso, come sappiamo, è il modello statunitense, in cui i fondi di investimento sono in grado di massimizzare nell'immediato le potenzialità di una realtà industriale, non premurandosi, al contempo, del futuro di lungo periodo.
Modelli dunque molto, molto diversi tra di loro. Non vi è dubbio che quello italiano presenta, chiaramente, le sue criticità, tuttavia, si caratterizza, principalmente, per le eccellenze in grado di proporre, e tutelate proprio dalla capacità di preservare identità, tradizione, e coniugarla all'innovazione tecnologica. Un modello, in sintesi, che non è assolutamente da bocciare, anzi, implica la necessità di lavorare affinché trovi supporto anche del risparmio privato. Ciò impone un impegno rafforzato nella creazione di un ecosistema, che consenta maggiormente l'attrazione degli investimenti privati e dei capitali esteri. Ed è quello che chiediamo al Governo, approvando, oggi, la proroga da 12 a 24 mesi del termine - che attualmente, ricordiamo, è fissato al 21 marzo di quest'anno - per l'adozione di uno o più decreti legislativi per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali. Conseguentemente, anche il termine per l'adozione degli eventuali decreti correttivi e integrativi è prorogato da 18 a 24 mesi. Si interviene, dunque, modificando la legge n. 21 del 2024, recante interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali. Questa legge era stata frutto di una consultazione pubblica fatta dal MEF, che aveva recepito le indicazioni della Consob, della Banca d'Italia e delle associazioni delle società quotate e degli imprenditori, nonché di alcuni tra i più importanti studi legali commerciali per la revisione del quadro normativo, con l'obiettivo di dare nuovo impulso e competitività ai capitali investiti in Italia e creare le condizioni per attrarre nuove risorse per la ripartenza e per sostenere la doppia transizione. Ricordo - l'hanno fatto anche altri colleghi - che al Senato è stata aggiunta una delega per la modifica delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di arbitrato societario.
Nel prevedere, inoltre, la delega al Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio di tutte le procedure sanzionatorie, di cui al testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, si chiarisce che i principi e i criteri direttivi prevedono, tra l'altro, l'implementazione delle misure atte ad assicurare l'effettiva trasparenza del mercato, disposizioni finalizzate a rivalutare le regole in tema di attività di investimento privato; modifiche alla disciplina di prescrizione dell'azione di risarcimento del danno, in tema di tutela del risparmio e disciplina dei mercati finanziari; modifiche e integrazioni alla disciplina relativa alla crisi degli intermediari.
La legge, quindi, mira a introdurre misure di semplificazione e misure di razionalizzazione finalizzate a consentire l'accesso e la permanenza delle imprese sul mercato dei capitali, senza compromettere la tutela degli investitori e l'integrità dei mercati, realizzando, al contempo, l'equilibrio tra competitività e tutela.
Si tratta di un primo passo; è un primo passo, però, essenziale per rinnovare la normativa del settore e puntare anche al mantenimento, in Italia, dei capitali nazionali che attualmente vengono investiti all'estero.
Stiamo intervenendo, inoltre, anche in quella fase definita la , la capacità cioè di far crescere e consolidare le innovative. È l'ultima, appunto, delle tre fasi necessarie per la creazione di nuove tecnologie, precedute dalla ricerca, ovvero la capacità di generare nuove idee, scoperte, brevetti dall'innovazione; ovvero la capacità di trasformare la ricerca in prodotto. Ed è questa la fase in cui, sicuramente, siamo più in difficoltà. Una criticità che condividiamo con il resto d'Europa, se consideriamo che, all'inizio del 2023, l'Unione europea contava solo 249 - cioè le valutate oltre un miliardo di dollari - rispetto alle 1.444 degli Stati Uniti.
Definire, quindi, un quadro normativo adeguato a rafforzare il mercato dei capitali nazionali è essenziale, anche alla luce dei continui mutamenti degli equilibri geopolitici. Lo ripetiamo spesso, signora Presidente: tecnologie e talenti sono i due campi su cui si giocherà, sempre di più, lo sviluppo del nostro Paese.
Il terreno di confronto, dunque, è e sarà l'innovazione. Per fare innovazione servono ingenti risorse, anche risorse private e, a tal fine, noi abbiamo il compito di veicolare e agevolare ogni processo che vada in tale di direzione. Pertanto, annuncio il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sala. Ne ha facoltà.
FABRIZIO SALA(FI-PPE). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario. Ci ritroviamo, per la verità, a fare un esercizio di voto che è previsto dalla Costituzione, è previsto dalla nostra normativa ma, a mio avviso, totalmente inutile.
Il bicameralismo perfetto dà l'idea, anzi dà prova, in questo caso, di rallentare solo i processi di approvazione della norma. Siamo a prorogare un termine ed è una proroga assolutamente necessaria come avevamo già detto, in prima lettura, perché il testo unico della finanza, dei mercati finanziari, è assolutamente importante. Io aggiungo solo, brevemente, non utilizzando tutto il tempo, alcune esortazioni - diciamo così - o raccomandazioni, o stimoli, al Governo.
La prima è quella di legiferare in attacco, non in difesa. Cioè, i mercati finanziari sono, oggi, una partita che si gioca sulla competitività, ed è sbagliato adeguarci agli altri. È più corretto, invece, ed è più competitivo, riuscire a trovare degli strumenti che possano essere, da una parte, una garanzia per i risparmiatori e, dall'altra, invece, ossigeno per le nostre aziende. Il concetto di trasparenza è sicuramente importante e più volte richiamato, anche in tutte le discussioni. Ricordiamoci che siamo in una Nazione che ha una materia prima importante che è la cultura del risparmio. Siamo un popolo di risparmiatori e penso che questo debba essere capitalizzato e messo a regime: sfruttarlo a livello internazionale, e non solo.
Mi soffermo solo su un'altra modifica che ha introdotto il Senato e che reputo importante: la maggiore attenzione agli operatori finanziari e, in particolare, ai promotori finanziari. Una professione che fino a venti, venticinque anni fa, era totalmente sconosciuta, e che oggi diventa una professione fondamentale per unire la popolazione e il risparmio della gente comune con l'efficienza e il volano finanziario delle aziende. Guardate, questo è, penso, l'elemento distintivo più importante rispetto a cui il nostro Paese potrebbe fare la differenza, non solo in Europa. È qui che gli italiani possono giocare una partita veramente importante. Per questo, dicevo al Governo di giocare in attacco, cioè di prevedere qualcosa che possa essere competitivo e che possa avere un rispetto agli altri. Non basta comparare la pressione fiscale su alcuni strumenti finanziari. Vediamo come giocare la partita per attirare capitali, anche dall'estero, e per creare, quindi, maggiori entrate in questo caso.
Chiudo qui, ringraziando del grande lavoro il Sottosegretario Freni, ma così anche tutto il Governo, sicuro che questo Governo saprà raccogliere questa occasione, metterla a frutto, ed è proprio per questo che annuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Il testo, su cui siamo chiamati a votare tra poco, tradisce quelle che erano le aspettative di rendere più competitivi i nostri mercati, il nostro mercato dei capitali. Rappresenta quello che - è stato detto anche nel corso della discussione generale e anche della discussione degli emendamenti - rischia di essere l'ennesimo favore a pochi privilegiati. Quindi, a favore di pochi privilegiati e, questo, a scapito di quella che era, invece, una finalità condivisibile, ossia quella della stabilità economica e della tutela dei risparmiatori. In teoria una finalità della delega, nei fatti una finalità che non è stata considerata e, quindi, è stata tradita.
Quindi, ci siamo trovati a rafforzare, anziché la trasparenza e la competitività, la scelta di regalare impunità e, in qualche modo, condoni, visto che, con gli emendamenti presentati al Senato, si sono previste delle definizioni agevolate delle sanzioni in materia finanziaria con un'applicazione retroattiva, e quindi dei condoni veri e propri.
Quindi, il provvedimento crea quest'area grigia ed è un vero e proprio scudo protettivo per chi intende muoversi, o chi lo ha già fatto, al di fuori delle regole; e non si tutela il risparmio, non si favorisce la stabilità, non si garantisce il corretto funzionamento del mercato. Tutto il contrario: si smantella, progressivamente, un sistema di controlli e si depotenziano quelle che sono garanzie fondamentali per il corretto funzionamento di un mercato sano.
Non si possono ignorare le gravità di alcune scelte che sono contenute nel testo. La modifica delle norme sulla incompatibilità per le cariche amministrative, che non solo vengono allentate ma, addirittura, ne viene ipotizzata la cancellazione: un messaggio devastante. Si apre la strada a conflitti di interesse, traffico di influenze, concentrazioni di potere pericolose, ed è un passo indietro gravissimo sulla trasparenza e sulla credibilità delle nostre istituzioni economiche.
Ancora più allarmante è la delega sul riordino del sistema sanzionatorio in materia finanziaria. Una delega generica, priva di principi chiari, che apre la porta a vere e proprie sanatorie. Si introducono facilitazione dei pagamenti - come ho detto prima -, risoluzioni bonarie e sanzioni concordate o alternative a quelle pecuniarie. Quindi, una giustizia che rischia di azzerare la deterrenza e incentivare comportamenti illeciti.
La cancellazione o revisione della confisca dell'illecito profitto è, anche questa, l'ennesima dimostrazione di come si stia in qualche modo favorendo chi le regole le ha già violate, e non solo chi le intende violare. E questo avviene in un contesto di grave crisi del mercato dei capitali, in cui l'Italia è sempre meno attrattiva.
Ci sono dati oggettivi: infatti, nel 2024 - che sarà ricordato come l'anno della fuga da Piazza Affari - 37 società hanno abbandonato il listino, ed è una tendenza che ha visto una raccolta di capitali in calo dell'87 per cento. Questo è un dato che ha certificato Ernst & Young.
Questo, quindi, è il risultato di un Governo che, al netto di quelle che sono le narrazioni trionfalistiche, ha trasformato la Borsa italiana, di fatto, in uno strumento di speculazione per pochi, anziché in una leva di sviluppo per le imprese e, quindi, in un centro di raccolta dei capitali a sostegno degli investimenti delle imprese.
Quindi, la tanto decantata crescita del listino, in realtà, è trainata dal comparto bancario e anche dal settore della difesa, che sono settori che hanno beneficiato di dinamiche esterne, come l'aumento, ad esempio, dei tassi di interesse da parte della BCE o le tensioni geopolitiche internazionali. Quindi, non c'è una visione strategica, non c'è una politica industriale che sostenga il rilancio del nostro tessuto produttivo e che incentivi le aziende a quotarsi o a investire in Italia. Si tratta di una vera e propria emergenza nazionale, senza un mercato di capitali forte e trasparente il nostro sistema produttivo perde un volano essenziale di crescita e innovazione.
Quindi concludo, Presidente: questo provvedimento rischia di rappresentare una resa di fronte - questo è il grande sospetto di cui abbiamo parlato anche nel corso della discussione - ai grandi gruppi di potere economico, sappiamo a chi ci si rivolge. Noi crediamo in un'economia che sia, invece, al servizio delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini, non dei soliti noti. Per queste ragioni, a nome del MoVimento 5 Stelle, annuncio il voto contrario .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gusmeroli. Ne ha facoltà.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI(LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Sottosegretario, questo disegno di legge integra e migliora la legge 5 marzo 2024, n. 21, sul mercato dei capitali; mercato dei capitali che è assolutamente importante per il nostro Paese, un Paese di grandi risparmi, grandi risparmiatori, dove è molto importante il tema di dare liquidità al sistema, e questo Governo sta facendo del suo molto bene.
Un altro provvedimento che dà enorme liquidità al sistema e che è stato più volte citato negli interventi, sia in sede di ordini del giorno che in sede di dichiarazione di voto, da voi, colleghi, è quello della rateizzazione lunga , che impropriamente viene chiamata “rottamazione”; impropriamente viene chiamato - ho sentito proprio in quest'Aula - “condono”. In realtà condono non è, ma, se fosse un condono la rateizzazione lunga, cioè la proposta di legge della Lega, depositata a novembre in questa Camera, per cui si prevede che tutto l'arretrato fiscale e contributivo venga pagato in 120 rate mensili tutte uguali, questo condono lo ha fatto la prima volta il Governo Renzi, la prima rottamazione.
Peggiore condono lo ha fatto proprio il Governo Renzi perché con la rottamazione delle cartelle ha previsto anche il rientro dei capitali dall'estero, e allora aveva fatto anche il rientro dei capitali in contanti. Peggiore condono, se condono deve essere chiamato, che ci sia stato. La seconda rottamazione l'ha fatta il Governo Gentiloni, sostenuto da tutta la sinistra, proprio quella che oggi, in Aula, ho sentito inneggiare contro il condono. La terza rottamazione l'ha fatta il MoVimento 5 Stelle con la Lega, “rottamazione-”; anche in questo caso si sente inneggiare contro il condono. La quarta rottamazione l'ha fatta il Governo di centrodestra, il Governo Meloni.
Bene, se condono è stato, siamo tutti accomunati ma, se condono non è stato, e non è - non è -, allora bisogna dire le cose come stanno, cioè, se si vuole dare liquidità al sistema, bisogna rateizzare a lungo termine gli arretrati fiscali dei cittadini italiani. Di quanti cittadini italiani parliamo? Parliamo di 23 milioni di cittadini italiani, dipendenti, pensionati, lavoratori autonomi; tutti i tipi di imposte, dalla tassa rifiuti all'IMU, alle multe stradali, all'Irpef, all'Ires, all'IRAP, ai contributi INPS.
Stiamo parlando di 160 milioni di cartelle esattoriali, stiamo parlando di gente che non ha colpa nell'avere dichiarato le imposte e nel non essere riuscita a pagarle, perché non può essere una colpa avere delle difficoltà economiche nell'arco di una vita. Allora la proposta della Lega di 120 rate mensili tutte uguali si discosta completamente dalle quattro rottamazioni precedenti. Perché? Perché le quattro rottamazioni precedenti prevedevano un anticipo molto forte, che impediva la prosecuzione della rottamazione, ma non solo.
Se uno riusciva in qualche modo a pagare la rottamazione, non riusciva a pagare le imposte e i contributi dell'anno; dopo 2 o 3 anni aveva risolto il passato e aveva di nuovo un passato da regolarizzare. Allora, lo vogliamo chiudere il passato degli italiani, di 23 milioni di italiani? Tutti e tutti assieme si può fare questa norma decennale. Uno, perché l'avete fatta e l'abbiamo fatta tutti in passato; due, perché non è nascondendo la testa sotto la sabbia che il problema si risolve perché solo nel 2024 lo Stato non ha incassato imposte, tasse e contributi, regolarmente dichiarati dai cittadini, per 68 miliardi: almeno due finanziarie e mezzo.
Possiamo accettare che esistano cittadini che fanno fatica e non li aiutiamo? La politica deve fare questo, deve aiutare i cittadini, e proprio i cittadini che fanno fatica. Prima ho sentito un autorevole esponente della sinistra dire “dobbiamo aiutare i cittadini che fanno fatica”. E perché, i 23 milioni di cittadini alle prese con le cartelle esattoriali non sono cittadini che fanno fatica? Sono cittadini di serie B? Io non credo. Se non incassiamo i 68 miliardi dichiarati dai cittadini che non sono riusciti a pagare, vogliamo fare qualcosa?
Vogliamo utilizzare degli strumenti che esistono, come la proposta di legge della Lega di 120 rate mensili uguali, per far sì che si sani il passato e si affrontino con serenità le imposte correnti? Proprio quelle imposte correnti dell'anno possono essere quelle che ci permettono di ridurre la pressione fiscale anche di chi non ha cartelle esattoriali. Cioè, sostanzialmente, si mette assieme un Paese, quelli che hanno arretrati non colpevoli con chi ha giustamente fatto il suo dovere, ma è riuscito anche a farlo. Perché? Perché non ha avuto criticità, non ha affrontato, con la sua piccola o media azienda, il COVID, è riuscito ad affrontare difficoltà che capitano a tutti nella vita.
Quindi, il tema del mercato dei capitali si innesta, se vogliamo aiutare il mondo delle imprese, anche con una pacificazione fiscale, che non è un condono, perché le imposte si pagano tutte, ma solo si pagano molto lentamente, in 10 anni. Il caso che possiamo prendere tutti come esempio è quello della casa. Noi non compreremmo mai una casa in contanti. Spesso, i giovani non riuscirebbero nemmeno a pagare una casa a 5 anni, ma in generale si fa un mutuo. Quando tu vuoi fare un investimento a lungo termine, fai un debito a lungo termine.
Ebbene, qui è la stessa cosa: se ho un debito enorme passato, se lo spalmo in 10 anni riesco ad affrontare il passato e a vivere serenamente, non chiudo la mia azienda, non faccio perdere posti di lavoro, non rovino delle famiglie e faccio crescere l'economia di questo Paese. Allora la rateizzazione lunga 10 anni ci deve accomunare tutti, ancora di più approvando questo disegno di legge sul mercato dei capitali, che vuole spingere ad aiutare le imprese, la liquidità e il risparmio.
Pensiamoci tutti, abbiamo non tanto tempo, perché 23 milioni di cittadini italiani sono alle prese con un'angoscia fiscale. Tutti noi siamo qui anche per risolvere il loro problema. Grazie a tutti, la Lega voterà a favore del disegno di legge .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Merola. Ne ha facoltà.
VIRGINIO MEROLA(PD-IDP). Grazie, signora Presidente. È un momento anche questo per chiarire posizioni di fondo presenti in questo Parlamento. Noi riteniamo che una riforma fiscale debba essere al centro della discussione di questo Parlamento, ma, in realtà, il Parlamento ne è stato completamente espropriato da questo Governo che su questo tema, che è il principale, ha avocato a sé la discussione con una delega. Questo avviene in un momento in cui la pressione fiscale aumenta e, soprattutto, aumenta l'iniquità e l'ingiustizia fiscale.
Il nostro obiettivo di riforma fiscale è molto chiaro. Noi siamo per l'uguaglianza sociale e per l'equità tra i contribuenti. Noi pensiamo che bisogna rispettare il principio costituzionale della progressività fiscale e riteniamo che questo sia importante per tutte le materie conseguenti, compresa la discussione su questo decreto Capitali e la revisione delle sanzioni, come previsto da questo provvedimento. Noi riteniamo che non sia possibile continuare a ignorare che in questo Paese, a proposito di progressività fiscale, il 40 per cento delle imposte pagate risponde a criteri di progressività fiscale e il 60 per cento è fatto da imposte sostitutive e da tassazioni proporzionali, che nulla hanno a che fare con la progressività fiscale.
Il risultato è che stiamo vivendo in un Paese dove l'85 per cento dell'Irpef è pagato dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Alla luce di questi dati, che senso ha parlare di rottamazioni, se non per continuare ad avere un'idea della riforma fiscale come una riforma per venire incontro alle diverse corporazioni, continuare a demolire la progressività fiscale e non distinguere e fare parti uguali fra disuguali? Perché, se siamo alla quarta rottamazione, come minimo ci si dovrebbe chiedere, prima di pensare alla quinta, come mai le entrate previste non sono state quelle attese e come mai ci sono molti contribuenti che pagano la prima rata e poi si scordano, nuovamente, di onorare gli impegni che hanno preso.
Sarebbe importante distinguere tra il contribuente onesto e veramente in difficoltà e gli altri, ma questo non è nelle intenzioni di questo Governo che, anche con questo decreto Capitali, continua ad avere una posizione ambigua e a non esprimere una chiara posizione strategica, il che corrisponde sempre, a proposito di strategia, all'idea che bisogna cercare di accontentare gli elettorati di parte piuttosto che avventurarsi in una proposta generale di riforma del nostro sistema fiscale e finanziario.
Questo provvedimento propone una proroga a un provvedimento che aveva già avuto una proroga; si direbbe che non siete capaci di rispettare i tempi, ma, in realtà, prendete tempo perché, rispetto alla questione dei capitali, forse è molto più importante per voi assistere, con interventi non necessari da parte del Governo, a quanto sta succedendo nel mondo del sistema bancario e dei capitali. Noi sappiamo e vediamo tutti i giorni il cosiddetto risiko bancario.
Mentre si attendono le decisioni degli organi di vigilanza interni ed europei, sfugge a questo dibattito e all'attenzione del Paese il fatto che gran parte del potere su queste situazioni è in capo a fondi internazionali, cioè a soggetti molto diversi dalle società per azioni, la cui spesso opaca, è spesso legata a interessi e umori di chi ha una massa ingente di capitale da impiegare. Saranno, dunque, soprattutto i grandi fondi internazionali a decidere l'esito finale della partita italiana del credito, con un Governo che non si preoccupa di accelerare i tempi di una riforma del testo unico della finanza e di introdurre regole che rispondano e indichino ai mercati e alle grandi società, con i loro azionisti rilevanti, il rispetto delle regole, chiedendo loro che ci sia un'effettiva trasparenza e regole semplici.
Di questo non vi occupate o, per lo meno, rinviate le decisioni, senza indicare qual è la strada che volete percorrere, mentre è sotto gli occhi di tutti l'anomalo e il non giusto ruolo di un Governo che è parte, si fa parte in causa della sfida finanziaria, appoggia una cordata di imprenditori bancari rispetto agli altri e usa, in modo allargato, il ovvero la facoltà di determinare gli esiti di alcune vicende societarie.
Come ha testimoniato la prima discussione sul decreto Capitali, rispetto alla quale ci siamo astenuti perché riteniamo importante non disperdere il lavoro fatto nel precedente mandato, è importantissima una riforma del mercato dei capitali nel nostro Paese, ma avete voluto introdurre, con l'articolo 12, una norma discutibile ed enormemente complessa sulla lista del consiglio di amministrazione.
Sono quindi necessarie, servirebbero regole meno invadenti, con maggiore spazio alle come Consob e ESMA, ma state ben lontani dal percorrere questa strada. Ad oggi le valutazioni che il Governo fa delle operazioni in corso, e come queste possano legarsi all'operazione di riforma del testo unico della finanza, non sono assolutamente definite, non sono ufficiali da parte di questo Governo. Noi avevamo chiesto di ridurre il periodo per arrivare a una riforma del testo unico. Ci rispondete non solo prorogandola, ma introducendo un'altra delega in bianco sul tema della riscossione e delle sanzioni.
È evidente, a questo punto, che il nostro non può essere né un voto favorevole, né un voto di astensione, ma un voto contrario, perché continuiamo a chiedere a questo Governo di confrontarci su questi aspetti, che dovrebbero risultare a tutti particolarmente strategici per il futuro del Paese, dopo 22 mesi in cui assistiamo inerti a un rallentamento, quasi a un fermo totale, della produzione del nostro Paese. La riforma del mercato dei capitali, delle sanzioni e della riscossione e il riordino del testo unico della finanza devono essere tenuti insieme e devono essere compatibili con un obiettivo che dovrebbe essere più generale e veramente nazionale, quello della strada di un mercato unico europeo dei capitali. Cosa dalla quale vi tenete ben lontani, proponendo riforme e deleghe in bianco, fuori dai tempi e dal contesto effettivo che sta vivendo il nostro Paese, riproponendo rinvii e deleghe in bianco, perché, più che una necessità, per voi è una scelta quella di non intervenire per salvaguardare interessi di parte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giordano. Ne ha facoltà.
ANTONIO GIORDANO(FDI). Grazie, signora Presidente, grazie, rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi. Oggi stiamo ragionando di un disegno di legge già approvato al Senato, ma, se volessimo focalizzarci sui due punti salienti di questo provvedimento che ci stiamo accingendo a votare, dovremmo parlare del rinvio dei termini e dovremmo anche parlare però - è il punto più importante - dell'introduzione di tutta una serie di indicazioni aggiuntive che vengono date al Governo per affrontare una serie di problemi che si stanno rendendo più evidenti di giorno in giorno.
Stiamo parlando di intermediazione finanziaria, stiamo parlando di ammodernamento dell'ordinamento giuridico dei mercati di capitali e, in generale, della volontà di semplificare, di dare sostegno alle imprese più dinamiche e di mettere in tavola innovazioni normative in materia di governo societario, la cui finalità effettiva è quella di tutelare maggiormente il risparmio.
La delega in materia di testo unico delle finanze rappresenta un passaggio fondamentale, in un quadro più ampio delle riforme del Paese che sono al centro dell'attività di questo Governo e, in particolare, di quella economica. A oltre 30 anni dalla sua adozione, il testo unico necessita di un riordino profondo, che è reso indispensabile dalle grandi trasformazioni che ci sono state in questi anni, dal lato delle imprese, ma, soprattutto, dal lato del mercato. Sono cambiati gli strumenti e i prodotti finanziari, sono cambiati i luoghi e i sistemi di scambio, sono cambiati i ruoli e i perimetri delle autorità di vigilanza e, soprattutto, ci sono stati tanti interventi di aggiustamento nel corso del tempo, che non hanno trovato inserimento organico nel testo unico delle finanze.
Il PD, ieri, aveva sottolineato che, nel 2024, aveva evidenziato la necessità di un comitato di consulenti di internazionale, cosa di cui il Governo si è prontamente dotato nell'ambito dell'organismo deputato a questo, nell'ambito della Consob, ancora una volta partendo, quindi, dal piano scientifico, per portare avanti una delle grandi riforme che il Governo Meloni sta attuando.
È importante ricordare che, quando trattiamo di questa materia, l'uso del termine “complessità” non è un vezzo, non è un'eleganza stilistica, ma è semplicemente una consapevolezza di quello che andiamo a normare. Si tratta di un sistema in cui interagiscono tante forze: il tema della necessità della tutela della , come pure della trasparenza, il tema degli interessi legittimi delle imprese, ma anche quello della protezione dei consumatori e, infine, la competitività, con riferimento alla quale l'allargamento dei mercati a livello internazionale deve, però, essere compensato da una grande attenzione all'interesse nazionale nel salvaguardare determinati , soprattutto quello di verificare l'esistenza della condizione di reciprocità.
In passato, purtroppo, su questi settori si è intervenuti in maniera episodica, in maniera qualche volta ruvida ed emergenziale, sicuramente non in modo organico, molte volte sulla base di emozioni mediatiche connesse a singoli eventi che, per quanto fossero gravi, non avevano un carattere sistemico e, quindi, si sono creati elementi di instabilità nel mondo delle imprese e del settore finanziario, con, alla fine, sempre una ricaduta negativa sui fruitori. Quindi, bisogna arrivare finalmente a un testo che sia chiaro, organico, esaustivo e che costituisca, una volta per tutte, il fondamento di un settore che è essenziale per una espansione consapevole ed equilibrata della produzione e dei consumi.
E proprio per questo, per la complessità di questa revisione, il termine per l'esercizio della delega è stato prorogato di un anno, così come quello per l'emanazione dei decreti attuativi. Se Cicerone si poteva permettere di dire che, se avesse avuto più tempo, avrebbe scritto una lettera più breve, chi siamo noi per non dare a questo Governo l'opportunità di entrare in una organizzazione più strutturata di un testo unico che possa essere onnicomprensivo e succinto?
Va ricordato, peraltro, qualora si dovesse non capire a fondo la necessità di un maggiore approfondimento, che l'avvento dell'intelligenza artificiale, non 10 anni fa, non 5 anni fa, ma solo l'anno scorso, ha rivoluzionato molti mondi, ma, in particolare, quello degli intermediari finanziari, che è un mondo fatto, più di tanti altri, di numeri, di profilazioni che sono dettagliatissime, di rischi in termini di sicurezza e di reputazione e di rischi in termini di truffa nei confronti dei consumatori.
Entrando nel merito del provvedimento, si integrano diverse disposizioni della legge n. 21 del 2024. Al Senato è stata aggiunta, poi, una delega per la modificazione delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di diritto societario. Si introduce la delega per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio in materia di intermediazione finanziaria: anche questo rientra nel quadro delle politiche di questo Governo, che è finalizzato a cambiare il rapporto con gli attori del mercato, puntando a un'implementazione delle misure atte ad assicurare l'effettiva trasparenza del mercato, a integrare la disciplina relativa alla crisi degli intermediari, a razionalizzare gli obblighi e i divieti non previsti dall'ordinamento dell'Unione europea e non giustificati da interessi meritevoli di tutela - sempre il tema della semplificazione -, a una riforma organica e al riordino del sistema sanzionatorio e alla facilitazione del ricorso a strumenti di definizione preventiva o alternativa dei procedimenti sanzionatori amministrativi, in funzione deflattiva del contenzioso, anche mediante la previsione di meccanismi di applicazione concordata della sanzione; e, infine, revisione dei poteri delle autorità di vigilanza, finalizzati all'accertamento delle violazioni in materia di abusi di mercato.
Infine, si lavorerà sull'adeguamento della normativa nazionale relativa ai bonifici istantanei in euro, prevedendo, in particolare, procedure e gestione dei rischi relativamente ai servizi di moneta elettronica. Non sfuggirà a nessuno che, nell'ultimo anno, questa esplosione dell'intelligenza artificiale ha sicuramente amplificato i rischi di malversazione in questo ambito. Si va ad escludere l'applicazione di alcune disposizioni del TUF ai servizi delle attività di investimento per azioni emesse da banche popolari per importi non rilevanti e si modifica, quindi, ancora la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali. Le richiamate norme si inseriscono nel tessuto ordinamentale volto a migliorare la competitività del mercato dei capitali italiani nel panorama europeo.
La legge mira ad introdurre misure di semplificazione e razionalizzazione - sono due parole ricorrenti, diciamo, nel dell'attività di questo Governo - finalizzate a consentire l'accesso e la permanenza delle imprese sul mercato dei capitali, senza compromettere la tutela degli investitori e l'integrità dei mercati, realizzando, al contempo, l'equilibrio tra competitività e tutela. Si tratta di un testo la cui finalità prioritaria è di modernizzare e rendere più efficienti i mercati dei capitali italiani. Abbiamo la revisione di un quadro normativo finalizzato ad accrescere la competitività dell'industria finanziaria italiana, anche alla luce delle dinamiche evolutive dei mercati e della crescente concorrenza delle piazze finanziarie internazionali, anche per rimuovere ostacoli diversi alla domanda di capitale da parte delle imprese.
È chiaro che lo sviluppo del mercato dei capitali prevede misure che favoriscano la raccolta di nuove risorse finanziarie, rafforzando il ruolo degli investitori istituzionali nel finanziamento dei capitali. Si abrogano le norme di regolazione che, addirittura, eccedevano la previsione della disciplina europea e si prevede di rafforzare il ruolo degli investitori istituzionali nel finanziamento del capitale delle società quotate, che in Italia è di gran lunga inferiore a quello del resto dell'Europa.
Il testo, arricchito dalle modifiche proposte dal Governo e dalle osservazioni che ho esposto, risulta ancora più competitivo rispetto alla versione iniziale, quella del 2024. Ci vorrà qualche mese in più, ma l'area normativa su cui insiste è cruciale e merita una breve riflessione aggiuntiva. Siamo certi che contribuirà a rafforzare il quadro del risanamento del Paese, già attestato da diversi indicatori: dallo al minimo ai dati sull'occupazione al massimo, alle recenti rilevazioni dell'Istat sul miglioramento della finanza pubblica, ai risultati della Borsa, nonostante il contesto economico sfavorevole.
Per questo, Fratelli d'Italia, per dare certezza a un mercato essenziale, per sostenere l'economia del territorio, soprattutto quella delle piccole e medie imprese e per proteggere sempre più e sempre meglio i consumatori, voterà, coerente e pragmatica, come il suo Giorgia Meloni, a favore .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2240: S. 1351 - "Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria" .
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, la deputata Comaroli. Ne ha facoltà. Colleghi, in silenzio, per cortesia.
SILVANA ANDREINA COMAROLI(LEGA). Grazie, Presidente. In merito al prossimo provvedimento, vorrei segnalare che, nella seduta odierna della Commissione bilancio, il rappresentante del Governo non ha potuto esprimere il proprio parere, essendo ancora in fase di istruttoria per la quantificazione. Di conseguenza, anche noi della Commissione bilancio non abbiamo potuto svolgere ed esprimere il parere. Sicuramente per la settimana prossima il Governo ci ha assicurato che arriverà il parere. Pertanto, chiedo se fosse possibile rinviare alla settimana prossima l'iter di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, il seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge concernente i lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche è rinviato alla prossima settimana.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.
Sospendo a questo punto brevemente la seduta, che riprenderà con la discussione generale della proposta di legge in materia di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina.
La seduta è sospesa. Riprenderà alle 17,25.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 2149: “Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria” e delle abbinate proposte di legge nn. 160-683-1403-1497-1511-1575-1646-1802.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione e sarà pubblicato nell' A al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roscani. No? Ok, però deve dirmi, magari, che consegna. Lei è relatore, una parola me la deve dire.
FABIO ROSCANI, Presidente, sì, per consegnare il testo della mia relazione.
PRESIDENTE. Perfetto, è autorizzato, assolutamente.
Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo: si intende che si riserva di farlo in seguito.
È iscritto a parlare il deputato Cangiano. Ne ha facoltà. Prego, onorevole Cangiano.
GEROLAMO CANGIANO(FDI). Grazie, Presidente. Il provvedimento che oggi discutiamo rappresenta una delle risposte più concrete, incisive che il Governo Meloni sta dando ad un problema strutturale che per troppo tempo è stato sottovalutato: la carenza di medici nel nostro Paese e la necessità di riformare le modalità di accesso alle facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria. Si tratta di un tema centrale per il futuro del nostro sistema sanitario, per la qualità della formazione universitaria e soprattutto per i tanti giovani che ogni anno si vedono negata la possibilità di intraprendere un percorso professionale che è essenziale per il benessere della nostra società.
Sin dal suo insediamento, questo Governo si è impegnato con determinazione a superare le rigidità e le ingiustizie di un sistema che, negli anni, ha creato un cortocircuito: da un lato, un numero altissimo di studenti esclusi dalla formazione medica, dall'altro, una drammatica carenza di personale sanitario che mette sotto pressione i nostri ospedali, i medici di base e tutte le strutture territoriali.
Sappiamo tutti che l'Italia è tra i Paesi europei con il più alto numero di medici in uscita per formazione all'estero, mentre nel nostro Servizio sanitario ci ritroviamo a fronteggiare una vera e propria emergenza di organico. Una contraddizione inaccettabile che deriva da politiche miopi adottate in passato, fondate su logiche di contenimento piuttosto che di sviluppo e di investimento nel capitale umano.
Con questa riforma, finalmente, si cambia prospettiva. Il testo che oggi abbiamo in discussione stabilisce un principio fondamentale: l'accesso alla formazione medica deve essere più inclusivo, più meritocratico e più funzionale alle esigenze del nostro Paese.
Questo provvedimento prevede un cambio di paradigma rispetto al passato. Il sistema attuale del numero chiuso sarà superato attraverso una nuova modalità di selezione. L'iscrizione al primo semestre sarà libera, permettendo a un numero maggiore di studenti di accedere ai corsi, ma, al contempo, verrà garantita una selezione basata sul merito e sulla reale capacità degli studenti di proseguire il percorso formativo.
Il principio cardine della riforma è che il diritto allo studio e il diritto alla salute devono essere garantiti senza sacrificare la qualità della formazione. Per questo motivo, il passaggio al secondo semestre sarà regolato in base ai risultati ottenuti nelle discipline e al posizionamento in una graduatoria nazionale di merito. Si tratta di una soluzione equilibrata che evita il rischio di sovraffollare le università ma che, al tempo stesso, permette a più studenti di dimostrare il proprio valore direttamente sul campo, attraverso il loro impegno e la loro preparazione .
Questa riforma risponde a un obiettivo preciso: aumentare il numero di medici formati in Italia, migliorando la programmazione del fabbisogno sanitario, e garantire una formazione più di qualità. Le misure introdotte sono varie: superare il vecchio sistema dei (che, negli anni, ha dimostrato molti fattori critici, dal momento che spesso si privilegiavano le capacità di memoria rispetto ad una valutazione più ampia delle attitudini e delle reali competenze degli studenti); allineare il numero dei laureati al fabbisogno del Servizio sanitario nazionale per evitare la carenza di medici e il ricorso sempre più frequente al personale straniero; dare più possibilità ai giovani, consentendo loro di dimostrare il proprio valore nei primi mesi di università, anziché essere esclusi sulla base di un solo ; infine, riconoscere i crediti formativi agli studenti non ammessi al secondo semestre, permettendo loro di proseguire in altri corsi di laurea senza perdere tempo e risorse.
Un aspetto fondamentale di questa riforma è l'attenzione alla sostenibilità del sistema universitario. Non ci limiteremo ad aumentare gli iscritti, ma potenzieremo le strutture, con risorse e percorsi formativi per garantire un'offerta didattica all'altezza delle esigenze di un settore così strategico per il Paese.
Questo intervento legislativo è la dimostrazione concreta della serietà e della capacità di visione del Governo Meloni. Dopo anni di immobilismo e di soluzioni tampone, finalmente si affronta il problema alla radice, con una riforma che coniuga inclusione, merito e qualità. Non è un caso che sia stato proprio questo Governo a mettere mano a una delle questioni più discusse e sentite del mondo accademico e sanitario. Lo abbiamo fatto, perché crediamo nel valore delle competenze, perché sappiamo che investire nella formazione medica significa investire nel futuro del nostro Paese.
Questo strumento è un atto di responsabilità verso i giovani, verso le famiglie, verso il personale sanitario che, da anni, denuncia la carenza di medici e le difficoltà di garantire un'assistenza adeguata per tutti i cittadini.
Concludo, Presidente, ribadendo che oggi non stiamo semplicemente discutendo su un provvedimento tecnico, stiamo dando un segnale forte a tutto il Paese. Diciamo ai giovani che il loro talento e il loro impegno contano più di un test d'ingresso. Diciamo agli ospedali e alle strutture sanitarie che non saranno più lasciati senza medici. Diciamo all'Italia che stiamo costruendo un sistema sanitario più efficiente, più equo e più preparato alle sfide del futuro.
Il Governo Meloni - e ringrazio il Ministro Bernini - ha mantenuto l'impegno di intervenire sul numero chiuso a medicina. Lo sta facendo con una riforma che migliorerà il percorso di accesso alla professione medica senza compromettere la qualità della formazione.
Per questi motivi, con convinzione, esprimiamo il nostro sostegno a questo provvedimento, certi che segnerà un passo avanti fondamentale per il nostro sistema sanitario e per le nuove generazioni di medici italiani .
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Berruto. Ne ha facoltà.
MAURO BERRUTO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Arriva in quest'Aula, in discussione, un provvedimento intorno al quale si è fatta moltissima propaganda e rispetto al quale, invece, per correttezza verso i tanti studenti e le tante studentesse che ci stanno guardando e per serietà verso gli atenei che ne saranno investiti e coinvolti, sarebbero necessari, ripeto, nei loro confronti, uno scatto di serietà e un'operazione di verità anche nella polemica tra di noi. Contrariamente agli slogan della maggioranza, oggi non facciamo un solo passo in avanti per migliorare la qualità dell'accesso ai corsi di medicina e chirurgia nel nostro Paese.
Molti di voi - lo abbiamo visto su tutti i giornali - si sono riempiti la bocca per annunciare soluzioni vicine agli studenti, che però, in questa proposta di legge che arriva oggi nella nostra Aula, non sono presenti. Intendiamoci, l'attuale sistema di accesso ai corsi di medicina e chirurgia richiedeva una revisione profonda, e anche noi ne siamo convinti, tanto che abbiamo presentato un nostro disegno di legge. Questa revisione doveva, però, garantire la qualità dell'offerta formativa, ciò che chiedono gli studenti, e una selezione capace davvero di premiare le conoscenze e le competenze.
Questo il Ministro, per la verità, lo ha sempre sostenuto, però questa proposta di legge che oggi arriva in Aula non contiene questi elementi. Stiamo discutendo di un tema complesso, perché tocca un nodo strategico del Paese: è il nesso tra la qualità della formazione e la qualità del diritto alla salute delle persone, che è molto rilevante. I colleghi al Senato, a cui il provvedimento è stato assegnato in prima lettura, hanno condotto una discussione che ha coinvolto trasversalmente tutti i gruppi parlamentari, con l'intento di superare l'accesso a medicina così come è oggi, e con l'idea di dare ai giovani, alle ragazze e ai ragazzi che vogliono intraprendere questo percorso la possibilità di verificare la propria attitudine. Per quei ragazzi che sognano di diventare medici il semestre che qui stiamo disegnando è solo la prima prova di un percorso lungo perché non si è medici senza specializzazione.
Si ha la sensazione, invece, che qui abbiamo soltanto rimandato la soglia senza aggredire davvero l'iniquità e senza neanche affrontare i temi reali della difficoltà. Il nuovo sistema che viene presentato rischia, infatti, di costruire un percorso per l'accesso ai corsi universitari addirittura peggiorativo. State raccontando che grazie a voi si supera il numero chiuso, ma non è vero. Con questa proposta di legge, così come pensato, non si supera il numero chiuso e neanche il quiz.
Entriamo allora nel merito della proposta per spiegarlo. La vostra proposta poggia sulla previsione di un semestre comune accessibile a tutti, e questo vi fa dire che il numero chiuso è abolito, ma poi rinvia a una delega in bianco al Governo sulle modalità di selezione degli studenti che potranno effettivamente iscriversi ai corsi di medicina. È un vero bluff, non ci sono altre parole per definirlo, è un bluff che non risolve il problema, ma lo peggiora.
Pur non sapendo come sarà attuata la delega, è del tutto evidente la necessità fin d'ora di chiarire che l'iscrizione deve tenere conto delle disponibilità dei posti nelle università. Quindi l'iscrizione non è libera e non avete abolito il numero chiuso. Voglio citare Alessia Conti, audita in Senato in qualità di presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari, un organismo che, purtroppo, voi non volete tra gli enti che devono esprimere un parere su come si va a ridefinire il provvedimento, visto che avete bocciato il nostro emendamento. Ebbene, Alessia Conti ci ha fornito i dati su chi riesce ad accedere a medicina e poi ci ha anche voluto mandare tutto il rapporto Istat, a dimostrare che al corso di medicina e chirurgia, in questo Paese, ancora oggi accedono studentesse e studenti con i redditi più elevati rispetto agli altri corsi.
C'è una selezione che è fortemente ancora di classe. Quindi ci sono due questioni: un'iniquità che nasce da una barriera in sé del sistema universitario, che, per essere aperto a tutti, dovrebbe garantire una didattica di qualità per quelli che vorrebbero fare questo percorso costoso e raggiungere un obiettivo enorme; vi è poi una seconda iniquità che nasce dalla modalità con cui selezioniamo per ottenere un numero programmato che ci consenta di garantire quelle due qualità di cui parlavo. Ed è su questo che sono arrivati i rilievi critici; due piani, però, che in questa discussione si sono confusi più volte.
Alcuni applaudono alla fine del numero chiuso, che non c'è; illudono famiglie, ragazze e ragazzi, con quella libertà di accesso che riguarda il semestre libero. Vorremmo evitare che sia una semplice dilazione, una bandierina da sventolare. Non si può cambiare accesso senza un percorso di adeguamento delle strutture di assunzione del personale, di potenziamento dell'orientamento in uscita dalle scuole. L'orientamento, non un anticipo di formazione universitaria, come in questo testo si dice. Un orientamento vero ed efficace, con i mezzi e gli strumenti adeguati, e non con l'invarianza finanziaria, che domina anche questo testo.
E allora dobbiamo proprio fare un'operazione verità rispetto a quanti di voi sostengono che questo testo porterà a un'implementazione del numero dei medici, perché quello che sostenete è che in Italia ci siano pochi medici. Vediamo un attimo quanti medici, allora, ci sono in Italia. In Italia ci sono 100.000 medici impiegati nel servizio pubblico e 140.000 medici impiegati nel privato, totale 240.000: 4,1 medici per 1.000 abitanti. Dai dati forniti dalla Fondazione Gimbe, il nostro Paese ha un numero di medici superiore alla media OCSE, che si ferma a 3,7 ogni 1.000 abitanti.
Gli stessi laureati in medicina sono superiori alla media OCSE. Non è che noi abbiamo pochi medici, noi non abbiamo radiologi, non abbiamo anestesisti, non abbiamo medici di medicina d'urgenza, non abbiamo patologi. Però sapete perché? Perché non li paghiamo. È da 20 anni che gli stipendi dei medici sono fermi. È chiaro che i nostri studenti preferiscono professioni che danno accesso alla professione privata, e non possiamo biasimarli. E bene hanno fatto i nostri medici a scioperare per evidenziare la situazione drammatica del loro trattamento economico.
Le finalità dell'ampliamento e del potenziamento del Servizio sanitario nazionale, in termini di numero di medici chirurghi, odontoiatri, veterinari, non sono in questo testo. Qui c'è una delega per una revisione delle modalità di accesso. E quali sono i problemi da affrontare per allargare e potenziare davvero? Li possiamo prendere da due versanti, quello del sistema sanitario nazionale, e parliamo dei problemi storici, della carenza di borse e di specialità rispetto al numero di laureati, un imbuto che in questi anni abbiamo affrontato. La tendenza è stata invertita, ma mancano comunque medici di medicina generale e di medicina d'urgenza. E poi c'è la questione dell'attrattività del Servizio sanitario nazionale: negli ultimi 10 anni, 10.000 medici e 8.000 infermieri hanno lasciato il nostro Paese per andare all'estero, dove sono pagati meglio perché sono riconosciuti, e il motivo è principalmente economico.
La media di stipendio di un medico specialista in Italia è di 105.000 euro, mentre per i tedeschi e gli olandesi, per esempio, è di 190.000. Quindi dove dobbiamo andare a guardare per capire se veramente finanziamo? Negli investimenti in università e ricerca e in quelli sul Servizio sanitario nazionale, ma gli investimenti non ci sono.
Nell'ultima legge di bilancio non ci sono. Troviamo tagli nella dotazione del Fondo nazionale in rapporto al PIL, che sarà al livello più basso. L'aumento di 1,3 miliardi è inadeguato a pareggiare l'inflazione e non c'è nulla per l'assunzione di medici e infermieri. Non si vede prospettiva da questo punto di vista, anche se è evidente che noi oggi ragioniamo di quello che sarà tra 10 anni. E non si vede prospettiva nemmeno dal lato degli investimenti nella ricerca e nell'università. Basta guardare al taglio - chiamiamo le cose con il loro nome - del Fondo di finanziamento ordinario delle università: 800 milioni di euro complessivi, derivanti da una pluralità di voci, dovuti ai tagli contabili e alle mancate coperture dei maggiori oneri derivanti dall'adeguamento degli stipendi del personale, obbligo che è a carico degli atenei, come stabilito dal MEF.
Oltre 230 milioni di euro di tagli per l'adeguamento degli stipendi, a cui va aggiunto il blocco del al 75 per cento rispetto alle cessazioni di ruolo. E quel 25 per cento di risparmio non andrà agli atenei e agli enti di ricerca, ma dovrà essere restituito al MEF, come stabilito dalla legge di bilancio. Dati che si aggiungono ai tagli sulle tabelle: alla ricerca - 366 milioni; alle università - 284 milioni; alle AFAM - 50,4 milioni.
C'è un tema serio di sostenibilità della ricerca e del futuro del sistema universitario, perché i piccoli atenei rischiano di fallire. E non possiamo discutere di questo, se non parliamo anche del contesto in cui noi mettiamo quella iscrizione libera al primo semestre.
Ora, forse, si potrà continuare a raccontare che avete abolito il numero chiuso e i test di ammissione, ma fra sei mesi tutti si accorgeranno che è un bluff, che non è così.
Ci sono altri aspetti di questa proposta che non possono essere sottovalutati. Con un solo semestre si ritiene che si possa dare un giudizio esaustivo rispetto alla complessità di un corso universitario come medicina. Noi pensiamo che un semestre sia completamente inadeguato. Avevamo proposto che fosse un intero anno accademico a fare da tappa di ingresso al corso universitario, così da avere un iter degli studi più approfondito su cui far poggiare una valutazione più strutturata.
Inoltre, ogni anno migliaia di studenti, che già frequentano un corso in ambito biomedico, tentano l'accesso a medicina. Questi studenti hanno spesso già passato alcuni esami del primo anno che coincidono con quelli del semestre filtro proposto da questa riforma. Col meccanismo attuale questi studenti semplicemente provano il test: se lo falliscono, proseguono con il loro corso di studi in ambito biomedico; se invece lo superano, passano a medicina e ottengono il riconoscimento degli esami già svolti.
Ma cosa accadrebbe ora con questa riforma? Il destino di questi studenti è un punto che non è mai stato dibattuto. Chiaramente, sarebbe un enorme spreco di risorse, di spazi e di tempo se questi studenti fossero obbligati a frequentare, in un semestre filtro, materie che hanno già frequentato e di cui magari hanno già superato gli esami nel loro corso biomedico. Uno spreco di risorse, tempo e spazi che né gli studenti medesimi né gli atenei del nostro Paese possono permettersi.
E ancora, come viene formata questa graduatoria di merito nazionale al termine del primo semestre? Quali sono i criteri e il sistema di selezione? In assenza di qualsiasi parametro, potrebbe essere anche peggiore di quello attuale e produrre ulteriori differenze e sperequazioni. Questo è il cuore di questa legge delega confusa e pasticciata che rischia di rivelarsi un enorme bluff.
Questo semestre libero, infatti, come sarà organizzato? Perché la delega consente il semestre libero ma offre alle università la possibilità di fissare un tetto massimo di studenti. Siamo sicuri che questo non porterà gli atenei statali a optare per un primo semestre interamente , lasciando aperta la possibilità di accogliere un numero molto ampio di studenti?
Questo testo, allora, come risponde alla necessità di verificare la vocazione di queste ragazze e di questi ragazzi? Come volete costruire questa graduatoria nazionale che consentirà la prosecuzione del corso al termine del semestre? Perché in questo testo proprio non c'è nulla di chiaro. Come saranno svolte le lezioni di questo primo semestre libero? In presenza? In modalità telematica? Come potranno far fronte, le università, ad un semestre libero in assenza di risorse, di un quadro chiaro e di un numero adeguato di docenti?
Avete bocciato ogni nostro emendamento che escludesse le modalità a distanza, il che ci fa sospettare che invece sarà proprio questo il modo in cui verranno somministrate le lezioni, in modo tale da perpetuare le diseguaglianze invece che risolverle. Questo creerà una sproporzione drammatica tra la richiesta di formazione e l'offerta formativa, perché i nostri laboratori, le nostre aule e i letti a disposizione sono diminuiti in questi anni ed ugualmente è diminuito il personale docente. Quindi, è chiaro che verrà sicuramente a soffrirne la qualità dell'insegnamento.
Allora, c'è un elemento in più da considerare. Il provvedimento in esame non tocca le modalità di accesso alle università private. Queste continueranno a utilizzare test d'ingresso e selezioni anticipate, consentendo ai vincitori di iniziare le lezioni già a settembre?
Al contrario, nelle università pubbliche, gli studenti sapranno con certezza se potranno proseguire gli studi solo dopo il primo semestre, a seguito della pubblicazione della famosa graduatoria unica nazionale. Di fatto, si aprirebbero due canali: da una parte, ci saranno gli studenti delle università statali, che avranno un'offerta formativa non come quella attuale, con aule sovraffollate, senza laboratori e con pochi docenti; dall'altra parte, ci saranno coloro che potranno permettersi l'accesso alle scuole mediche private, in cui invece ci sarà un rapporto virtuoso tra frequentanti e offerta didattica, e che potranno beneficiare di un percorso molto più certo e strutturato sin dall'inizio. Su questo punto, infatti, non ci avete dato risposte ed è troppo facile scaricare sulle università telematiche e sull'insegnamento da remoto l'assenza di e l'assenza di condizioni di qualità per gli studenti e per le studentesse al fine di studiare nelle università.
E allora, colleghi, Ministro, è questo che vogliamo? Creare un'ulteriore differenza? È questo che noi proponiamo ai nostri ragazzi? Qui, purtroppo, la prima vittima è proprio l'offerta formativa.
E non ve lo chiedono gli studenti, che nelle audizioni hanno detto chiaro e tondo che sono favorevoli al numero chiuso, e non ve l'hanno chiesto nemmeno i docenti dell'Università, la CRUI, i rettori. Ed è giusto che in quest'Aula, almeno, si realizzi un'operazione di verità, anche per le famiglie che investiranno speranze e risorse per la formazione dei ragazzi: che il medico, purtroppo, nella maggior parte dei casi non lo faranno mai.
Questo provvedimento, così come è concepito, sfascia le facoltà di medicina, di veterinaria e le altre facoltà di carattere biomedico.
E vengo all'ultima osservazione su questa proposta di legge. Abbiamo chiesto un coordinamento diretto tra scuole superiori e università per gli studenti che volevano provare l'accesso ai corsi di medicina. È un punto che con il vostro testo diventa confuso e crea sperequazioni. È ingiustificato e sbagliato consentire di ottenere crediti universitari in conseguenza della frequenza di percorsi di orientamento nella scuola secondaria di secondo grado. Per questo, noi esprimiamo serie perplessità su questa legge delega, sulla vastità della delega, sul modo in cui si pensa di fare la graduatoria e con cui si rischia di moltiplicare la competizione e lo in sei mesi, che non saranno sei veri mesi di verifica per i ragazzi e per le ragazze.
È questo che volevamo trovasse risposta negli emendamenti presentati in Commissione e che discuteremo, nuovamente, in Aula. Perché sia al Senato che qui alla Camera, abbiamo sempre cercato di lavorare in modo propositivo e costruttivo per rispetto verso tutti coloro che sono coinvolti da questo provvedimento. Ed è con grande amarezza che devo constatare come qui alla Camera il provvedimento sia stato esaminato nell'assoluta indisponibilità della maggioranza ad affrontare ogni possibile ipotesi di miglioramento, con una chiusura totale, pregiudiziale verso ogni emendamento delle opposizioni.
È un grande rammarico, colleghi, che questo provvedimento venga liquidato nella fretta e nel silenzio della Commissione mentre là fuori - e, credetemi, lo testimoniano i messaggi che ognuno di noi ha ricevuto e riceve in queste settimane - ci guardano, attendono e aspettano risposte sul proprio futuro.
Una fretta e un silenzio ancora più immotivati di fronte alla richiesta, praticamente, unanime, espressa da tutte le realtà associative, sindacali, istituzionali che sono state audite alla Camera e che hanno evidenziato i tanti vizi che affliggono il testo che arriva, oggi, in Aula e che, in questo momento, non toglie dall'incertezza i tanti studenti e le tante studentesse che non sanno ancora come si potrà accedere alla facoltà di medicina il prossimo anno. Perché, oggi, magari approverete una legge delega confusa e pasticciata, ma nulla si sa su quello che sarà il loro futuro. Lo abbiamo chiesto a gran voce alla Ministra Bernini; abbiamo presentato un'interrogazione, abbiamo chiesto che venisse in Commissione a darci notizie su questo e ne abbiamo ricavato, purtroppo, soltanto silenzio.
Concludo ribadendo che siamo davanti a una proposta di legge peggiorativa dell'esistente; non era facile farlo. I commenti critici di professori universitari, che - direte voi - sono normali, perché vogliono conservare, ma anche degli studenti di tutte le associazioni studentesche, che sono stati auditi durante la lunga fase in Commissione, dovevano spingere, colleghi della maggioranza, a un'analisi più attenta e rispettosa delle loro proposte e, invece, sono stati inascoltati.
Avevamo davanti la sfida di migliorare l'accesso ai corsi di medicina e chirurgia, di assicurare un'offerta di qualità per gli studenti e preparare i migliori medici d'Europa: obiettivo fallito, con una legge che è solo una bolla di sapone, pronta a scoppiare nelle mani del Governo .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Tassinari. Ne ha facoltà.
ROSARIA TASSINARI(FI-PPE). Sì, grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, oggi, ci troviamo a discutere una riforma attesa da anni, una riforma che, finalmente, affronta con serietà e concretezza il tema dell'accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria.
Forza Italia ha sostenuto con convinzione questo provvedimento, fin dal primo momento, consapevole della sua portata storica e della sua centralità per il futuro del nostro Paese.
Siamo di fronte a una sfida cruciale: garantire ai giovani italiani una selezione equa e meritocratica per accedere alle professioni sanitarie, mettendo fine a un sistema di selezione che, per troppo tempo, ha penalizzato talenti e aspirazioni.
Fino ad oggi, l'accesso alla facoltà di medicina è stato condizionato da un test d'ingresso a crocette, un sistema che ha spesso premiato la fortuna più che il merito e costretto migliaia di giovani a cercare opportunità all'estero, sottraendo, così, al nostro Paese menti brillanti e future eccellenze sanitarie.
Questa riforma cambia finalmente il paradigma. Introduce un nuovo modello, basato sull'accesso libero al primo semestre per tutti gli studenti che vogliono mettersi alla prova; valutazione basata sul merito attraverso gli esami del primo semestre; una graduatoria nazionale che garantirà selezione e trasparenza; la possibilità di proseguire gli studi in ambito sanitario per chi non accede al secondo semestre, evitando sprechi di tempo e risorse.
Questa è una riforma giusta ed equilibrata, che valorizza le capacità e le attitudini reali degli studenti, invece di lasciarle in balia di un test di poche ore e, soprattutto, è una riforma che offre a tutti la possibilità di proseguire queste professioni senza preclusioni iniziali, ma valutando, davvero, la preparazione e la motivazione lungo il percorso universitario. Si passa, dunque, da un metodo di selezione casuale e limitante, a un sistema realmente meritocratico in cui saranno lo studio, l'impegno e le competenze a determinare chi sarà idoneo a diventare medico.
Onorevoli colleghi, tutti noi sappiamo che oggi mancano medici nel nostro Servizio sanitario nazionale. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una grave carenza di personale sanitario, tanto da dover ricorrere a professionisti stranieri per coprire i vuoti negli ospedali. Ma, se c'è un evento che ci ha insegnato quanto sia fondamentale avere un numero adeguato di medici, infermieri e personale sanitario, questo è stato, senza dubbio, la pandemia da COVID-19. Abbiamo vissuto un'emergenza sanitaria senza precedenti, in cui il nostro Servizio sanitario nazionale è stato messo sotto pressione come mai prima d'ora. Abbiamo visto ospedali pieni, reparti di terapia intensiva al limite della capienza, medici e infermieri costretti a turni massacranti per sopperire alla mancanza di personale.
Ci siamo resi conto di quanto sia importante non solo avere un sistema sanitario di eccellenza, ma anche che questo sistema disponga delle risorse umane necessarie. Ecco perché questa riforma è necessaria ed urgente.
C'è un vecchio proverbio che recita: “un buon medico vale più di 100 guerrieri”. E se la pandemia ci ha insegnato qualcosa è proprio questo: i nostri medici sono stati in prima linea; i nostri infermieri sono stati il vero scudo contro un nemico invisibile. Dobbiamo fare in modo che l'Italia non si trovi mai più impreparata davanti a un'emergenza sanitaria.
Ma guardiamo al futuro. Tutte le previsioni indicano che il nostro Paese avrà bisogno di un numero ancora maggiore di medici nei prossimi anni. L'Italia ha una delle popolazioni più anziane del mondo. Entro il 2050 oltre un terzo della popolazione sarà sopra i 65 anni. Questo significa un aumento della domanda di servizi sanitari, specialmente per la gestione delle malattie croniche e l'assistenza a lungo termine. L'incidenza di malattie come diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari e neurodegenerative è in crescita costante. Queste condizioni richiedono cure continuative, con un impatto significativo sulla domanda di medici e personale sanitario altamente qualificato. Se non iniziamo a formare più medici oggi, domani non saremo pronti a rispondere a queste sfide.
Con questa legge, finalmente, andiamo nella direzione giusta; evitiamo l'emorragia di studenti all'estero formando i nostri medici in Italia; garantiamo un futuro solido alla sanità pubblica, con professionisti qualificati e preparati. Forza Italia ha sempre creduto in una programmazione attenta e responsabile e questa riforma risponde a una delle principali emergenze del nostro Paese.
Non possiamo che rivolgere un sentito grazie al Ministro, Anna Maria Bernini. Grazie, Ministro, per la determinazione e il coraggio con cui ha portato avanti questa riforma; grazie per aver ascoltato le esigenze degli studenti, delle famiglie e del mondo accademico; grazie per avere lavorato con serietà e passione, dando risposte concrete a un problema che da anni attendeva una soluzione.
Forza Italia è orgogliosa di questo risultato, un risultato che porta il suo nome e che segna una svolta per l'università italiana.
Il voto di oggi non è solo un voto a una legge; è un voto per i giovani che vogliono diventare medici; è un voto per una sanità più forte e più efficiente; è un voto per il merito e la competenza e per il futuro del nostro Paese; è un voto per una società che si prenda cura delle persone più fragili, che non lasci nessuno indietro, che investa sulla salute come valore primario.
Forza Italia ritiene che, con questa riforma, si vada verso un'università più giusta, una sanità più solida, una società più attenta, più inclusiva, più vicina ai bisogni di chi ha più bisogno. Perché, ricordiamolo, un buon medico vale più di 100 guerrieri e il futuro del nostro Paese dipende da loro .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, signora Ministra, grazie per la sua presenza: un evento più unico che raro, rispetto ai componenti di questo Governo. Mi dispiace che sia in occasione dell'esame di un provvedimento che noi non condividiamo affatto.
La proposta di legge in esame recante “Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria”, è stata approvata dal Senato il 27 novembre 2024 e trasmessa alla Camera, dove la Commissione VII ha iniziato l'esame l'11 dicembre, chiudendo l'iter in sole tre sedute. Non solo quello approvato dal Senato è stato adottato come testo base, ma, nella seduta del 17 febbraio, sono stati respinti tutti emendamenti presentati (circa 100).
Siamo di fronte a un provvedimento che è stato utilizzato a fini propagandistici, ma in realtà è una vera e propria truffa. Infatti, nonostante sia stata fatta una roboante campagna mediatica sulla cosiddetta abolizione del numero chiuso per il corso di laurea in medicina e chirurgia, quello che la Camera si appresta ad approvare, senza aver potuto in alcun modo rivedere il testo, invece, è un provvedimento che il numero chiuso lo mantiene. L'unica cosa che si fa è spostare la cosiddetta tagliola a sei mesi dopo, con tre materie - fisica medica, biologia cellulare genetica e i principi di anatomia umana - comuni tra i corsi di medicina, biotecnologie mediche, scienze motorie e sportive a cui si accede liberamente, ma solo coloro che avranno superato i tre esami previsti potranno, poi, continuare il percorso. Tutti gli altri, quelli che non riusciranno a passare questi tre esami e un eventuale nuovo test, potranno soltanto continuare gli studi in biotecnologie mediche o in scienze motorie o iscriversi ad un altro corso di laurea.
Il numero chiuso resta, ma peggiorato, abbassando drasticamente la qualità della didattica del primo semestre, facendo perdere un anno accademico alle migliaia di studenti e studentesse che comunque non potranno iscriversi a medicina dopo il primo semestre. Per noi il numero chiuso è uno strumento sbagliato, ingiusto ed inaccettabile. Le università non riescono a fornire i servizi che dovrebbero, perché non sanno garantire il diritto allo studio previsto dalla Costituzione. Eppure, mancano medici dappertutto. Chiudono continuamente reparti ospedalieri. Perché non intervenire adeguatamente? Questo succede perché le risorse dello Stato sono troppo poche. L'attuale modello a numero chiuso è profondamente penalizzante, soprattutto per quegli studenti che provengono da contesti fragili e disagiati o dai territori più marginalizzati. La necessità di sostenere i costosissimi corsi preparatori ai test di ingresso crea una barriera socio-economica nei confronti delle persone più deboli. È davvero incredibile che non vogliate prendere atto e trovare soluzioni adeguate, atte a garantire il pieno esercizio del diritto allo studio.
Il problema, quindi, non è soltanto nel numero chiuso o nei test, ma anche nella mancanza di investimenti strutturali nel sistema universitario pubblico e, naturalmente, anche in questo caso, nella sanità pubblica. Senza risorse aggiuntive per migliorare le infrastrutture, per ampliare i corsi e per aumentare il personale, l'abolizione del numero chiuso risulterebbe comunque una promessa vuota, che non affronta le vere necessità del settore. Come purtroppo accade da troppi anni a questa parte, invece di investire maggiormente in istruzione ed educazione, lo Stato risolve tagliando il numero degli aventi diritto. Di contro - e questo è davvero un segnale molto grave - vengono semplificate le norme per le università telematiche, squalificando, a nostro avviso, il titolo di studio. Il Governo avrebbe dovuto escludere la possibilità per le università telematiche di istituire corsi di laurea magistrale in ambito sanitario.
Prendiamo atto della decisione di non agire in tal senso, nonostante le università telematiche, in realtà, si atteggino quali attività economiche, che nulla hanno a che vedere con l'istruzione, le quali si pongono in una concorrenza sleale e dannosa con gli atenei pubblici, dando vita a un vero e proprio sistema affaristico. Abbiamo evidenziato questa iniquità anche per quanto riguarda l'ottenimento dei 60 crediti formativi per poter accedere all'insegnamento, ma è evidente che fate di tutto per agevolare il loro giro d'affari e mantenere invariate le attuali ingiustizie
Anche in questo caso, abbiamo proposto, inascoltati, di escludere che le università telematiche possano svolgere gli esami di profitto del primo semestre, necessari per l'ammissione al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale, magari permettendo agli studenti di avvalersi di suggeritori o di consultare i libri di testo, grazie alla possibilità di pagare.
L'espansione del ruolo delle università telematiche, nel sistema della formazione universitaria, può arrivare a mettere in discussione il valore legale dei titoli di studio, essendo noto a tutti come un diploma di laurea conseguito in un'università telematica abbia un valore molto diverso rispetto a quello dei diplomi di laurea conseguiti negli atenei pubblici.
Le università, già sotto pressione a causa dei tagli al finanziamento ordinario, non sono in grado di gestire un aumento delle immatricolazioni. Il rinvio del numero chiuso non affronta i problemi strutturali alla base del sistema. Il vero nodo, ripeto, è la mancanza di investimenti in istruzione e sanità. Il sistema attuale aumenta le barriere per chi proviene da contesti svantaggiati e favorisce chi ha maggiori risorse. Per garantire un accesso equo a medicina è necessario investire nelle infrastrutture accademiche e nel sistema sanitario, cosa che non state facendo e non sembrate intenzionati a fare.
Per tutte queste ragioni, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra è assolutamente contrario al provvedimento in esame .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Latini. Ne ha facoltà.
GIORGIA LATINI(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, colleghi, il testo all'esame dell'Assemblea prevede una delega al Governo per rivedere le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina, chirurgia, odontoiatria e veterinaria. La riforma prevede, finalmente, l'abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo, quindi, l'iscrizione aperta per tutti gli aspiranti medici senza sostenere più il test d'ingresso.
Oggi, dunque, siamo chiamati a discutere un tema cruciale sia per il futuro del nostro sistema sanitario nazionale sia per le aspirazioni di migliaia di giovani italiani. La riforma proposta rappresenta, infatti, un vero e proprio cambio di paradigma storico: si tratta non solo di eliminare il numero chiuso al primo semestre, ma anche di creare un sistema che sia più giusto, inclusivo e, soprattutto, orientato al merito. Fino ad oggi, il test d'ingresso è stato percepito da molti come una barriera capace di scoraggiare gli aspiranti medici e professionisti della salute. Giovani che, per anni, hanno sperato in un'abolizione definitiva di questo metodo di programmazione di ingressi. Con questa proposta si intende trasformare l'accesso agli studi di medicina in un percorso graduale, basato sulle competenze acquisite durante i primi mesi di studio. Il nostro auspicio, oggi, è finalmente realtà.
Il sistema sanitario sta affrontando una crisi senza precedenti. Nei prossimi sette anni avremo bisogno di oltre 30.000 nuovi medici per garantire la continuità e la qualità delle cure ai nostri cittadini. Era assurdo, veramente, continuare a bloccare l'ingresso di nuovi medici e questa proposta di legge è una risposta concreta a questa emergenza, frutto di una visione lungimirante che tiene conto delle necessità, dei giovani, dei nostri studenti, ma anche del sistema sanitario nazionale e degli atenei.
Gli esami fatti nel primo semestre fungeranno da filtro, permettendo una selezione basata sulle competenze reali e non su una prova teorica preliminare. Per chi, poi, non dovesse proseguire in medicina, i crediti acquisiti saranno riconosciuti aprendo le porte ad altri percorsi formativi e garantendo, quindi, che l'investimento fatto in quei sei mesi dagli studenti non vada sprecato o disperso.
Si garantirà assoluta parità di condizione tra tutti gli studenti. Quelli che avranno superato tutti gli esami del primo semestre entreranno in una graduatoria di merito che potrà, poi, garantire l'accesso al secondo semestre, mentre coloro che non saranno collocati in posizione utile per accedere a medicina, odontoiatria e veterinaria potranno proseguire il secondo semestre nel corso di studi di seconda scelta, anche in sovrannumero.
Questo non è banale, perché la specifica “anche in sovrannumero” è stata introdotta con un emendamento, a prima firma della Lega, dal momento che la maggior parte dei corsi di studio di area biomedica prevede il cosiddetto numero chiuso di ateneo, cioè un numero limitato di posti. Si riconosce, quindi, e si tutela il valore di ciascuno studente. Nessuno, quindi, perderà tempo o si vedrà schiacciato da un sistema ingiusto. Chi non avrà completato gli esami, l'anno successivo, se vorrà, potrà anche nuovamente iscriversi al primo semestre e avere una nuova per proseguire gli studi in questi corsi.
Si tratta, quindi, non solo di numeri, ma anche di qualità e di opportunità e si tratta, soprattutto, di investire sui giovani. Significa offrire loro strumenti adeguati a realizzare le proprie aspirazioni e rispondere alle esigenze del Paese.
Di non minore importanza, poi, è la previsione di iniziative di orientamento già durante gli ultimi anni di scuola secondaria, con percorsi specifici per tutti e non a pagamento, come è stato finora, purtroppo, per le famiglie che si dovevano sobbarcare di ingenti spese per poter iscrivere i loro figli a corsi sperando di poterli aiutare a superare il test di medicina. Ma questi percorsi cercheranno di favorire l'ingresso ai corsi di laurea nelle professioni mediche, nell'ottica di garantire una preparazione di qualità in un settore cruciale per il Paese. Quindi, l'obiettivo di queste iniziative di orientamento nelle scuole superiori è fornire informazioni chiare e percorsi mirati per aiutare gli studenti a fare scelte consapevoli.
Questa riforma, quindi, non è una scelta politica, ma è una scelta di responsabilità, è una risposta a un bisogno reale del Paese, per garantire, , un accesso a tutti, ma anche un'adeguata formazione dei nostri futuri medici, nonché la sostenibilità di un sistema sanitario che si fondi su professionisti preparati e motivati. Permettetemi di sottolineare con orgoglio il grande impegno della Lega e di Matteo Salvini in questa battaglia. La Lega ha mantenuto un'altra promessa, perché con determinazione ha portato avanti il provvedimento che abolisce il numero chiuso al primo semestre, consapevoli di quanto fosse urgente e necessario dare una risposta concreta a un sistema che stava rischiando di escludere giovani di talento solo per un errore o un attimo di tensione durante una prova selettiva.
Questa riforma, quindi, significa non rinunciare alle qualità, ma rivedere i criteri di selezione in modo che siano più giusti e trasparenti. Invito, quindi, tutti a sostenere con convinzione questo provvedimento, perché oggi abbiamo veramente l'opportunità di segnare un cambiamento positivo, di dare un segnale concreto e, soprattutto, dare fiducia ai giovani e costruire un futuro migliore per il nostro Paese .
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà.
MARIANNA RICCIARDI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, immaginate di essere un ragazzo di 18 anni o la madre di una ragazza appena diplomata che sogna di diventare medico. Aprite il giornale, leggete il resoconto dell'attività di Governo e leggete: abolito il numero chiuso a medicina. Poi, sui vostri vi imbattete nella pagina di Matteo Salvini, Vice Primo Ministro e Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, che scrive: abolito il numero chiuso a medicina. Non convinti, cercate le parole della Ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, e leggete: superato il numero chiuso a medicina. Se lo dicono i giornali, se lo dicono i di partito, se lo dicono i Ministri competenti, voi vi fidate. E allora, scusate, perché questa proposta di legge non abolisce il numero chiuso, ma rivede soltanto le modalità per selezionare i candidati ? E, allora, mi sono chiesta: perché mentire così spudoratamente? Certamente per racimolare qualche voto in più, non vi dico nulla. Però resta da chiedersi come sia possibile che i giornali pubblichino tali dichiarazioni illusorie e nessuno dica nulla, favorendo così, indirettamente, il Governo e ingannando famiglie e studenti. Probabilmente, perché, tra i banchi della maggioranza, siedono autorevoli esponenti che detengono molti dei giornali di questo Paese, così come ci sono famiglie che detengono proprietà di giornali e telegiornali, famiglie che hanno investito nei partiti di Governo, come se si parlasse di un'azienda, come se tutta la democrazia di questo Paese fosse, in realtà, una società per azioni.
Per questi motivi, può succedere, e succede, che, nell'Italia di Giorgia Meloni, un ragazzo di 18 anni e la madre di una ragazza appena diplomata che sogna di diventare medico possono essere deliberatamente presi in giro dal Governo e dagli organi di informazione . Immaginate ora di essere un Ministro dell'università: credete davvero di poter moltiplicare di 4-5 volte il numero di iscritti al corso di laurea in medicina, senza investire un euro in più per docenti, aule, lezioni, laboratori, esami? Evidentemente, potete crederlo solo se siete la Ministra Bernini. Senza soldi non si cantano messe, ma, a quanto pare, si possono tenere lezioni di medicina. La verità è che questo incremento di studenti, non accompagnato da un incremento di risorse, determinerà un fisiologico calo della qualità della formazione. Ma poi, in fondo, a voi, colleghi, che importa, visto che pensate addirittura di aprire la possibilità del corso di laurea in medicina alle facoltà telematiche ? Sicuramente si può imparare, con un su Internet, come si cambia un pannolino, ma, certamente, questa non può essere la metodica formativa a cui delegare la formazione della futura classe medica.
Immaginate ora di vivere in uno dei Paesi con il più alto numero di medici rispetto al mondo, l'Italia o pure di non avere medici a sufficienza per riempire le corsie degli ospedali e i box dei pronto soccorso. Immaginate allora che, per risolvere il problema, il Governo di quel Paese pensi di battere ulteriormente questo primato, aumentando il numero dei medici in circolazione; un primato che appartiene, appunto, a quel Paese. Evidentemente, al Governo non interessa che molti dei medici siano smarriti nelle maglie burocratiche della nostra inefficiente macchina amministrativa; evidentemente, quel Governo non sa che non mancano medici, ma mancano specialisti di quelle branche che nessuna persona, fatto salvi coloro che sono in odore di santità, potrebbe intraprendere. Beati i popoli che non hanno bisogno di santi e di eroi. Noi, purtroppo, dobbiamo affidarci ai martiri, che sono quelli che scelgono di iscriversi alla specializzazione in medicina di emergenza-urgenza, che consente di lavorare in pronto soccorso. Martiri che affrontano turni massacranti, che hanno una riconoscenza inferiore a quella che avrebbe il salumiere, con il dovuto rispetto per il salumiere, e paga uguale a quella dei colleghi che siedono in ambulatorio, di non molto superiore a quella, invece, dei posti fissi.
Pertanto, ogni medico di pronto soccorso ogni mattina si sveglia e si chiede perché non abbia piuttosto partecipato al concorso per lavorare all'ufficio caccia e pesca. Certamente, hanno anche la certezza di poter essere trascinati in tribunale quattro o cinque volte durante il corso della loro carriera. Per cui, ogni medico di pronto soccorso la mattina si alza e si chiede perché non si sia dedicato al contrabbando; avrebbe avuto molti meno problemi giudiziari. Per tutti questi motivi noi non troviamo un medico in pronto soccorso, ma troviamo medici disposti a rifarci il naso.
Allora, se uno volesse effettivamente risolvere il problema della carenza dei medici e la carenza di personale nei nostri ospedali dovrebbe effettuare riforme complesse, poco spendibili propagandisticamente, come abolire la medicina difensiva, che causa il 40 per cento delle prestazioni e, quindi, determina un impatto concreto sulle liste d'attesa, ma determina anche la carenza di specialisti nelle branche più esposte da un punto di vista medico legale; l'abolizione, ancora, dei piani terapeutici, delle schede Aifa, dei certificati INPS, dei certificati INAIL e tutta una rete burocratica che appesantisce il lavoro dei medici e impedisce loro di potersi dedicare concretamente ai pazienti.
Sapete, poi, qual è la prova regina del fatto che a voi del numero chiuso non importa proprio nulla? Il fatto che esista anche per entrare a scienze infermieristiche. L'Italia ha la metà - ripeto: la metà e non poco di meno - del numero di infermieri rispetto alla media europea. Allora, perché questa legge non affronta anche il numero chiuso a scienze infermieristiche? Probabilmente, forse voi non sapete che già oggi alla facoltà di scienze infermieristiche si iscrivono meno candidati dei posti messi a concorso, soprattutto al Nord, e questo perché oggi fare l'infermiere qui in Italia è così poco conveniente che è un lavoro da immigrato sottopagato - altro che qualità dell'assistenza - e rispondere a queste carenze con soluzioni complesse è molto più difficile rispetto a titolare in prima pagina: abolito il numero chiuso a medicina.
Infine, dato che questa legge non abolisce il numero chiuso, ma incide sul meccanismo che seleziona i candidati, parliamo di come fare la selezione. Il sistema attuale è quello del test. Certo, il test ha tantissimi limiti e può essere migliorato o reso più equo, ma eliminarlo del tutto significa sostituire la meritocrazia con il caos, perché se oggi il test può essere difficile, domani l'ostacolo più grande sarà una selezione feroce tra studenti già all'interno dell'università, esami più duri e tagli più netti, con una competizione spietata. Allora, vi chiedo: davvero pensate di fare un favore ai nostri studenti in questo modo ?
E se oggi il test è uguale per tutti, domani sarà la discrezionalità degli esami decisi dai singoli atenei a determinare chi va avanti e chi no. Voi davvero, in un Paese come l'Italia, vi permettete di essere così ingenui da non comprendere che questo aprirà la strada alle raccomandazioni più sfrenate? Il Ministro Salvini, che titola: abolito il numero chiuso, può essere un ingenuo in buona fede, ma le forze oscure che hanno ispirato questa riforma sono composte da menti raffinatissime, perché con il nuovo sistema si può iscrivere a medicina solo chi prende voti alti agli esami del primo semestre. Questo significa che il primario di ortopedia può alzare il telefono e chiamare il suo collega e amico, che insegna chimica, e avvisarlo che quel giorno ci sarà un nipote, un figlio, un figlio di un amico a fare l'esame e, quindi, quella telefonata avrà molto più peso del libro studiato per superare l'esame. Si passa, quindi, da un sistema meritocratico a un sistema basato sulla raccomandazione. Ma io so bene che c'è un pezzo di università che vuole questa riforma proprio perché poter decidere chi va avanti e chi no, chi diventa medico e chi no significa esercitare potere.
Il modello attuale ha lacune enormi, perché c'è un mercato dietro ai corsi di preparazione per i test di accesso e io dico che è una vergogna. Abbiamo proposto anche una soluzione: dei corsi gratuiti e offerti dalle università pubbliche. Il modello attuale demanda al Ministero, non sempre abitato da persone all'altezza, la realizzazione dei test, che talvolta si sono concentrati su domande assurde, come: che cos'è la grattachecca, e dico che è una vergogna, ma ho proposto anche la soluzione: facciamo un test basato sui libri di testo noti, perché l'obiettivo, per me, è che le persone non si sentano dire, arrivate in pronto soccorso, che dei tre medici previsti in turno ce n'è soltanto uno perché manca personale. Per farlo, però, serve attuare quelle riforme che ho detto poco prima e non riempire le pagine dei giornali di farneticazioni sull'abolizione del numero chiuso, che non è stato abolito affatto. L'obiettivo, per me, è che le persone trovino nel Servizio sanitario nazionale medici più preparati e più competenti e di sicuro abbasserà la qualità della formazione avere una selezione non più basata sul merito ma sulla raccomandazione e l'iscrizione di un numero ingestibile di studenti senza averci messo risorse adeguate.
Concludo, Presidente. Questa è una riforma che fa male a tutti. Questa proposta non risolve i problemi di accesso a medicina ma li sposta semplicemente più avanti, li rende più gravi e alla fine scarica il costo di tutto questo sulle spalle degli studenti, delle famiglie e del sistema sanitario. Non basta dire: apriamo le porte a tutti se poi non si mettono gli studenti nelle condizioni di potersi formare adeguatamente e si lasciano gli ospedali senza specialisti. Serve un vero piano basato su misure concrete e una programmazione seria, ma questa proposta, invece, è un salto nel buio e noi, colleghi e colleghe, non possiamo permettere che il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale sia deciso con un salto nel buio .
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, il deputato Roscani; si intende che vi abbia rinunciato. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo. Prego, Ministra.
ANNA MARIA BERNINI,. Grazie Presidente e grazie a tutti gli onorevoli intervenuti. Grazie all'onorevole Cangiano, agli onorevoli Berruto, Tassinari, Ghirra, Latini, all'onorevole Ricciardi. Grazie, naturalmente, al relatore Roscani e al presidente della VII Commissione. Grazie ai colleghi presenti e soprattutto grazie per aver identificato, ciascuno, naturalmente, sulla base della propria sensibilità e per la propria parte, temi e criticità che caratterizzeranno il seguito di questa legge di delegazione, perché, come tutti giustamente avete ricordato, poi arriverà il momento dei decreti delegati che saranno oggetto, naturalmente, del lavoro del Governo ma anche e soprattutto dei pareri da parte delle Commissioni.
Io vorrei, ovviamente rispettando moltissimo le opinioni legittime di ciascuno, solamente permettermi di dare qualche numero. Non di dare i numeri, ma di dare qualche numero e, ovviamente, darò numeri assolutamente certificati. Questo per spiegare che la riforma progressiva, basata sui fabbisogni progressivamente in allargamento - abbiamo già aumentato di 30.000 posti l'iscrizione al corso di laurea di medicina e chirurgia - continuerà nei prossimi anni, ma soprattutto continuerà non creando disagi alle università, primariamente perché il Fondo di finanziamento ordinario 2025 - diversamente da come ho sentito dire in quest'Aula, ma certamente tutta quest'Aula conosce il numero esatto - non ha subito un taglio ma è stato aumentato alla cifra storica di 9 miliardi 400 milioni, ovvero 338 milioni in più rispetto al Fondo di finanziamento ordinario dell'anno scorso . Il numero è verificabile in ed è certificato dall'apposita tabella della legge di bilancio votata da tutti noi.
La ricerca non è stata tagliata, anzi i Fondi italiani per la scienza 2 e 3, i famosi FIS 2 e FIS 3, aggiungono per i ricercatori circa 850 milioni, di cui 480 a bando proprio in questi giorni.
L'alta formazione artistica, musicale e coreutica, che noi stiamo equiparando all'università e che, come ho sentito dire, è stata a sua volta oggetto di tagli, in realtà aumenta. Quest'anno l'equivalente del Fondo di finanziamento ordinario dell'università per l'alta formazione artistica, musicale e coreutica aumenta circa del 7 per cento.
Perdonatemi, ma tutti questi numeri sono - lo ripeto - certificati e verificabili, così come certificato e verificabile è il numero 880 milioni, ovvero il numero storico di questo Governo, non di questo Ministero - il Ministero che mi onoro di servire è stato intermediario di una scelta di investimento sul diritto allo studio di 880 milioni fatto sulle borse di studio di quest'anno -, il massimo storico di tutti i tempi, numero certificato e verificabile che ha consentito di coprire, l'anno scorso e quest'anno, anche l'odiosa categoria dei cosiddetti idonei non beneficiari.
Quindi, noi ci apprestiamo ad affrontare questa riforma non già con un taglio, ma con un aumento di fondi per l'università, il che, per quanto mi riguarda, probabilmente non sarà sufficiente. Mi riferisco alle università che sosterranno il peso - quindi, le università dotate del corso di laurea in medicina e chirurgia - di questa riforma, che è sicuramente una rivoluzione copernicana, è sicuramente, come dicono i fisici, un salto quantico inevitabile, irrinunciabile, irrimandabile, ve lo dico con assoluta certezza dopo avere, per un anno, aderito ai TOLC, i famosi test a crocette che, anche qui, mi permetto di dire che non ha mai fatto il Ministero. Il Ministero sarà sicuramente abitato malamente o da persone inadeguate, però, tra le mille responsabilità che si possono attribuire a chi abita il Ministero, a tutti i livelli, non ci sono i test a crocette. Dicevo, le università che sosterranno questo passaggio avranno il vantaggio di ottenere il Fondo di finanziamento ordinario con un supporto in questo senso - lo abbiamo anticipato, lo manterremo - e, soprattutto, di ottenerlo in un momento anticipato rispetto all'ordinaria corresponsione del Fondo di finanziamento ordinario, diciamo conoscibilità del Fondo di finanziamento ordinario per i suoi destinatari, cioè tutte le università, ovvero prima dell'estate, in modo da poter fare un'adeguata programmazione.
Perché era indispensabile e perché stiamo così convintamente tentando di applicare questa riforma a partire da questo anno accademico 2025-2026? Vi ringrazio per la velocità con cui state licenziando questa norma, perché, se voi non l'aveste fatto, non sarebbe stato possibile, e quella madre di quello studente o quel padre di quella studentessa diplomata che voleva accedere all'università avrebbero dovuto passare attraverso la gogna di costosissimi corsi di formazione nascosti che, sicuramente, non aiutano l'equità e l'equanimità di trattamento tra studentesse e studenti caratterizzati da diverse tipologie di reddito e, soprattutto, sarebbero stati costretti a superare dei test che, di specifico, rispetto alle materie destinate ad affrontare una volta acquisita l'abilitazione a medicina e chirurgia, avevano molto poco a che fare con questi temi, con questi argomenti.
Tutto questo lo abbiamo riscontrato in due anni di verifiche a tutti i livelli. Mi è capitato spessissimo di incontrare all'estero ricercatori usciti dall'Italia - e speriamo di riuscire a farli rientrare, perché questo è il tema vero, non la polemica - perché non avevano superato il test di medicina.
Quindi, c'è qualcosa che tocca in un test general-generico basato sulla casualità, fondato su una costosissima formazione di sottobosco che ha tenuto troppo tempo famiglie e studenti legati a condizioni di reddito inique, quando, facendo formazione per un semestre caratterizzante su materie - mi permetto di dire, ho sentito parlare di materie, in quest'Aula, che non sono, probabilmente, quelle materie caratterizzanti che comporranno la formazione del semestre - in grado di poter produrre effetti su diversi corsi di laurea, lo studente, in quei sei mesi, studia, non fa test casuali, studia, si prepara, si forma, determina una sua capacità di scelta che potrà spendere non già con un test successivo.
Scusatemi, su questo, sinceramente, tengo molto ad anticiparvi quello di cui, poi, potrete rendervi conto e che potrete toccare con mano all'uscita dei decreti delegati. Prometto che correrò moltissimo, in modo da mettervi in condizione di esaminarli con la giusta intensità di riflessione e la giusta ponderazione. Dicevo, non sarà assolutamente un test rimandato, non sarà un test a crocette. Saranno esami di profitto, che creeranno una graduatoria basata su crediti formativi certificati, che potranno essere spesi anche su materie affini. Questo è completamente diverso rispetto al test - scusate la banalizzazione - da lancio della monetina, che abbiamo conosciuto sino ad ora. Non mi voglio dilungare troppo, ma ci tenevo molto, perché le vostre osservazioni sono state pertinenti, ficcanti, critiche, giustamente critiche, ma è un po' un processo alle intenzioni, dal momento che la caratteristica della legge delega è quella di dare al Governo una delega per realizzare una procedura.
Suggerisco di ricordare un altro elemento che ha fatto sì che quegli studenti e quei genitori siano stati sacrificati per troppo tempo, prima di questa legge di delegazione. Voi sapete che chi non superava i test, spesso era costretto - e sicuramente non da noi, non da voi, non da questo Governo, non dai Governi che ci hanno preceduto - ad un turismo universitario forzato e costosissimo, magari in Europa, magari in alcune regioni d'Europa, per poi cercare di rientrare in Italia con modalità non compatibili con la qualità della nostra offerta formativa. Questo è solo uno dei tanti motivi per cui ritengo che ciò che noi stiamo dicendo alle studentesse e agli studenti - e alle loro famiglie - che accederanno a questo anno accademico, che queste patologie non esisteranno più. Non consentiremo più un mercato clandestino dei test , non consentiremo più il turismo universitario forzato, con curvatura di ritorno costosa all'andata, all'uscita e al reingresso.
Vorrei ribadire un altro concetto che ci ha guidato nella predisposizione di un'idea di decreti delegati, che saranno, naturalmente, sviluppati - altrimenti sarebbe un orrido costituzionale - solamente nel momento in cui questa legge sarà licenziata dal Parlamento. L'idea è quella di consentire alle nostre studentesse e ai nostri studenti il massimo della flessibilità. Noi viviamo in un mondo che cambia ogni secondo. Ogni schema rigido impedisce di formare professionalità e competenze, che noi dobbiamo formare, su materie e mestieri che in parte ancora non esistono. Quindi, un'altra caratterizzazione positiva di questa norma è che consente di uscire dalla rigidità dell'offerta formativa, così come era stata pensata anni fa, e creare professionalità. Vi devo fare degli esempi? Medico ingegnere, biologo chimico, medico chimico, ne potrei fare tantissimi, che saranno alla base delle professionalità del futuro. Il mondo sta cambiando e sarebbe miope avere paura, perché, ovviamente, una parte di queste considerazioni che ho sentito in quest'Aula è un deterrente a qualsiasi forma di cambiamento: c'è chi vuole la conservazione, chi dice che i medici sono già sufficienti e che non abbiamo bisogno di medici. Ma la realtà dice il contrario. Io ho sentito esibire i numeri da associazioni di categoria rispettabilissime, ma che non corrispondono al principio di realtà, perché i medici mancano.
A partire dal 2022, noi abbiamo incardinato al Ministero un gruppo di lavoro, presieduto dal professor Gaudio, che si occupa, esattamente, di monitorare, insieme alla Conferenza Stato-regioni, alla CRUI e, naturalmente, audendo la Conferenza degli studenti, il CNSU, il Consiglio nazionale degli studenti universitari - che qualcuno prima ha menzionato -, di valutare i fabbisogni, a mano a mano, che si presentano ogni anno. Ed è sulla base di questo monitoraggio continuo, costante, che noi abbiamo aumentato di 30.000 posti, accessi, l'attuale corso di laurea in medicina e chirurgia. E, vi anticipo, continueremo. Non abbiamo intenzione di fermarci.
Quindi, io affermo con assoluta sicurezza e senza tema di smentita: primo, il test a crocette non esiste più, e questo non è uno slogan , ma è la realtà; secondo, il numero chiuso, così come lo abbiamo conosciuto fino a quest'anno, non esiste più e su questo, naturalmente, ci ritroveremo sui decreti delegati.
Grazie ancora a tutti voi per il supporto, la velocità e, naturalmente, rimaniamo, come sempre, in attesa di suggestioni e consigli .
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO(M5S). Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi, presso il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno, si è tenuta una riunione per la riorganizzazione dei reparti di prevenzione crimine a livello nazionale e sembra che si sia giunti alla decisione di chiudere il reparto di prevenzione crimine che ha sede a San Severo, in provincia di Foggia.
Credo che questa sia una scelta davvero scellerata, se dovesse essere confermata. Tra l'altro, io stessa, già un anno fa, avevo chiesto proprio al Ministro dell'Interno se avesse intenzione di chiudere un reparto che assicura il controllo del territorio e il contrasto alla criminalità comune e organizzata in tutta la provincia di Foggia: un territorio vastissimo di circa 7.000 km quadrati e che conta nel suo circondario giudiziario ben 64 comuni. Già all'epoca, il Ministro dell'Interno, purtroppo, non mi diede risposta e, allora, io sono qui a risollecitare lo stesso Ministro. Lo invito ad una riflessione, perché non è possibile che un territorio, già martoriato da una criminalità comune e organizzata sempre più violenta, sempre più infiltrata anche nel tessuto sociale ed economico - sappiamo tutti, ormai, che il nostro territorio, purtroppo, è vessato da una delle criminalità organizzate più cruente, la quarta mafia - veda, ancora una volta, lo Stato indietreggiare di fronte alla criminalità.
E chiudo, rivolgendo un invito al Ministro: prima di prendere una decisione così delicata che impatta così tanto sulla vita di tanti cittadini del mio territorio, lo invito a venire sul mio territorio, a parlare con quei cittadini perbene, che ancora hanno…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
CARLA GIULIANO(M5S). …che, ancora, vedono nello Stato una garanzia e un supporto e a parlare a tutte quelle imprese perbene che costantemente decidono di rimanere sul nostro territorio, perché la sicurezza è un bene collettivo che va difeso sempre e, quindi, ci opporremo in tutti i modi possibili a questa scellerata chiusura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Diverse associazioni hanno mandato oggi una nota molto critica rispetto alla gestione della sentenza che è uscita della Corte europea. Noi abbiamo avuto nelle settimane scorse un'audizione col Ministro Pichetto Fratin, che non è stato fino in fondo chiaro: parlo della Commissione ecomafie. Quindi, tramite la sua persona, vorrei chiedere che il Ministro, Pichetto Fratin, risponda almeno a una delle domande delle associazioni, che è legata alla sua frase, che ha riferito in Commissione, circa un possibile riesame della sentenza e di verificare una possibile opposizione da parte del Governo alla sentenza stessa che condanna l'Italia. Per noi è una cosa molto importante da sapere.
Abbiamo apprezzato la nomina di un commissario unico per le bonifiche, che, tra l'altro, proprio in queste ore si è riunito in prefettura, ma il Ministro deve dare una risposta chiara, cioè che il Governo italiano non si opporrà alla sentenza che condanna l'Italia e lavorerà solo esclusivamente per indennizzare le vittime e per bonificare i territori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Morfino. Ne ha facoltà.
DANIELA MORFINO(M5S). Presidente, vorrei raccontarvi l'ennesima storia di malasanità siciliana. È la storia di un'insegnante, Maria Cristina Gallo, costretta ad attendere in Sicilia otto mesi per un esame istologico e, nel frattempo, mentre attendeva, la malattia si è diffusa e adesso ha le metastasi. È una storia che fa davvero tremare i polsi e fa tremare la terra, lo ha raccontato qualche giorno fa .
Ogni volta che succede un clamoroso episodio di malasanità in Sicilia, il governatore Schifani è pronto a mettere pezze tardive e annuncia le scuse sempre tardive. Ora, io oggi faccio veramente fatica a non alzare la voce in quest'Aula, ma lo faccio solo nel rispetto di quella donna che sta passando un calvario e che, nonostante la rabbia profonda, ha raccontato la sua storia in modo pacato e composto.
Ma mi chiedo, Presidente, se le pare normale che si debbano aspettare otto mesi - e altri mesi in più, in tanti altri casi - per avere un risultato istologico. Le pare normale? A noi no.
Ma la cosa ancora più grave è che la signora Maria Cristina è stata costretta a inviare, tramite l'avvocato, quattro solleciti per avere i risultati, e solo dopo scopre che il suo esame non era stato eseguito, perché non avevano i mezzi e il personale, ricevendo sempre risposte evasive, come quella, udite: c'è chi attende anche 12, 13 mesi, signora. Ma ci rendiamo conto, Presidente? Alla fine, dopo aver messo l'avvocato di mezzo, la struttura esegue il suo esame.
Io devo essere sincera: sono davvero sconcertata. Concludo: noi ribadiamo che, in Sicilia, prima del ponte sullo Stretto, serve investire sul diritto alla salute. Lo stesso diritto che, dopo sette anni di Governo di centrodestra, prima con Musumeci e poi con Schifani, è sempre più a rischio ed è un fallimento totale .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Disposizioni in materia di economia dello spazio. (C. 2026-A)
: GUSMEROLI e MASCARETTI.
2.
S. 915-916-942-980-1002 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BUCALO ed altri; D'INIZIATIVA DELL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA; D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MARTI ed altri; FAZZONE ed altri; ZAMBITO ed altri: Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 2149)
e delle abbinate proposte di legge: TOCCALINI ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA; VIETRI ed altri; D'INIZIATIVA DELL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA; MARIANNA RICCIARDI ed altri; DE LUCA ed altri; MALAVASI ed altri. (C. 160-683-1403-1497-1511-1575-1646-1802)
: ROSCANI.
3.
4.
5.