PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
BENEDETTO DELLA VEDOVA, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza petizioni, il sunto e l'assegnazione delle quali, ai sensi della deliberazione della Giunta per il Regolamento del 19 febbraio 2025, saranno pubblicati nell' al resoconto stenografico della seduta odierna
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2026-A: Disposizioni in materia di economia dello spazio.
Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di merito Pavanelli ed altri n. 1.
PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tale questione pregiudiziale.
Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.
Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 3, del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di 10 minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi non firmatari per non più di 5 minuti.
La deputata Pavanelli ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, mi dispiace che in un momento così importante non ci sia il Ministro Urso, che, tra l'altro, non ha partecipato ai lavori, né in sede di Commissione, né in sede di discussione generale, sul provvedimento in materia di economia dello spazio.
Il MoVimento 5 Stelle oggi esprime una questione importante in questa sede: la propria ferma contrarietà a questo disegno di legge, e lo fa con la consapevolezza di chi vuole tutelare gli interessi strategici e la sovranità tecnologica dell'Italia. Per questo motivo abbiamo presentato una questione pregiudiziale che oggi sottoponiamo all'Aula.
Dalla discussione generale è emerso un fatto che, ormai, credo possa essere incontrovertibile. Questo provvedimento, sotto l'apparente obiettivo di sostenere l'industria spaziale italiana, rischia di produrre effetti devastanti per la nostra economia, la nostra sicurezza e la nostra indipendenza tecnologica. Ma andiamo con ordine, Presidente.
L'articolo 25 del disegno di legge introduce la cosiddetta riserva di capacità trasmissiva nazionale, prevedendo di fatto il ricorso alle comunicazioni satellitari per garantire la continuità dei servizi in caso di indisponibilità delle reti terrestri. Una scelta che, nei fatti, volta le spalle a tutte le aziende italiane che operano nel campo della fibra ottica, penalizzando un settore in cui il nostro Paese ha investito ingenti risorse. Così facendo, il Governo sta dirottando il futuro delle telecomunicazioni su infrastrutture satellitari, che saranno inevitabilmente gestite da pochi grandi attori internazionali, a scapito del tessuto produttivo nazionale.
Le conseguenze negative, però, non sono limitate a questo aspetto. Se il sistema delle telecomunicazioni satellitari diventa il fulcro delle connessioni nazionali, gli operatori italiani di telefonia mobile si troveranno a dipendere da costellazioni di satelliti privati, controllati da soggetti stranieri. Il rischio concreto è che le grandi aziende italiane del settore diventino semplici utenti di un'infrastruttura che non potranno controllare, con conseguenze devastanti sulla concorrenza e sulle tariffe per i cittadini e sulla tenuta del mercato. Ma l'aspetto ancora più grave sono le conseguenze della vicenda sul tema della sicurezza nazionale.
Affidare la gestione della telecomunicazione strategica a soggetti privati esteri significa mettere sotto scacco la nostra , ma anche le nostre indagini giudiziarie e la sicurezza dei mezzi di ricerca della prova, come ad esempio le intercettazioni. Questo provvedimento non impone vincoli chiari sul controllo pubblico delle infrastrutture, lasciando spazio all'ingresso di colossi privati, che operano in base a logiche di mercato e non certo per garantire la sicurezza dello Stato . Ed è proprio qui che si innesta un altro aspetto critico: quello relativo alla geopolitica attuale. Stiamo attraversando un contesto internazionale sempre più instabile, con conflitti in corso e tensioni globali che vedono la tecnologia come un terreno di scontro strategico.
Eppure, mentre alcuni Paesi stanno prendendo le distanze da sistemi di comunicazione satellitari privati, basti pensare al caso di Starlink, abbandonato da diversi Paesi per ragioni di sicurezza nelle ultime settimane, il Governo Meloni cosa fa? Ci propone di imboccare esattamente quella strada, esponendoci a un rischio inaccettabile.
Non possiamo permettere che un'unica azienda, un unico imprenditore, detenga il controllo su infrastrutture così cruciali per la nostra economia e per la nostra sicurezza. Dipendere da un unico attore privato, il quale, tra l'altro, ha un ruolo cruciale di governo in un Governo straniero, significa accettare il rischio di essere ricattabili sia in termini economici che politici. Questo disegno di legge non rafforza l'Italia, la rende più vulnerabile; non tutela l'industria italiana, la penalizza; non garantisce sicurezza, la compromette.
Per questi motivi, Presidente, il MoVimento 5 Stelle chiede con forza che il disegno di legge del Governo sull'economia dello spazio non venga esaminato oltre . Invitiamo tutti i gruppi parlamentari a riflettere sulle conseguenze di questo provvedimento e a votare a favore della nostra questione pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.
ANTONIO D'ALESSIO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Noi, nel merito, condividiamo esattamente tutte le preoccupazioni e tutte quelle che sono le riflessioni che sono state fatte con riferimento a un testo normativo che, in un contesto geopolitico internazionale così grave e così delicato, andrebbe affrontato in maniera diversa in merito a questa questione, a questo tema e a queste problematiche, che, peraltro, rischiano anche di compromettere il futuro del nostro Paese e di condizionare il percorso di vita dei nostri figli. Ma queste sono valutazioni di merito e non è questa la sede nella quale noi dobbiamo fare queste riflessioni.
Qui, a nostro avviso - questo è il nostro punto di vista -, stiamo facendo, come al solito, una grande confusione con quelle che devono essere, invece, le questioni di compatibilità costituzionale, di pregiudizialità costituzionale. Così, invece, tutto rientra nelle pregiudiziali. Dov'è? Queste sono scelte di merito del Governo che noi non condividiamo e su cui voteremo contro. Noi voteremo contro il provvedimento, ma non possiamo votare a favore della pregiudiziale. Noi stiamo veramente banalizzando questo strumento che i nostri padri hanno immaginato come uno strumento rigoroso, serio, di valutazione di compatibilità dei principi del provvedimento, che noi andremo a esaminare tra poco, con i principi costituzionali.
Se tutto diventa una questione di pregiudizialità costituzionale, noi banalizziamo questo strumento fondamentale, in un momento in cui la Camera, così come tutto il Parlamento, deve recuperare credibilità, identità e forza dei propri strumenti. Noi, invece, che cosa facciamo? Facciamo diventare questo momento delle pregiudiziali come un momento di . Io l'ho definito come un piccolo pre-dibattito in cui noi cominciamo a dire che siamo contro questo provvedimento. Anche noi di Azione siamo contro questo provvedimento e voteremo contro, ma perché dobbiamo utilizzare lo strumento della pregiudiziale costituzionale come se fosse - ripeto - una piccola giostra? Noi diciamo - attenzione - dieci minuti, più cinque, più cinque, più cinque, tra 30 minuti cominciamo a votare. A questo abbiamo ridotto le pregiudiziali di costituzionalità e secondo noi non va bene.
Chiudo con una piccola riflessione. Noi ne abbiamo già valutate e votate decine, ma chi ne ricorda una con un dibattito reale sulla compatibilità del provvedimento con i principi costituzionali? Nessuno, davvero nessuno! Se, invece, in un percorso di una legislatura, le questioni di legittimità costituzionale fossero due, tre, quattro o cinque, forse avremmo l'attenzione dei colleghi della maggioranza, che voteranno come se fosse un momento preliminare, banale, o anche dell'opposizione, perché diventa un voto politico. Se fossero pochissime, nell'ambito del percorso di una legislatura, forse avremmo un dibattito serissimo sulla compatibilità di un provvedimento legislativo con i principi costituzionali. Invece, portato così, tutto rientra in una ipotetica valutazione di pregiudizialità costituzionale e noi sviliamo questo strumento.
In definitiva, voteremo contro sul provvedimento - lo anticipo - e con valutazioni di merito che faremo nella sede propria, ma votiamo contro su questa pregiudiziale di costituzionalità che, secondo noi, non è fondata. Almeno questo è il nostro parere .
PRESIDENTE. A beneficio del nostro dibattito ricordo, ovviamente, che stiamo discutendo una pregiudiziale di merito.
Ha chiesto di parlare il deputato Mascaretti. Ne ha facoltà.
ANDREA MASCARETTI(FDI). Grazie, Presidente. Devo innanzitutto chiarire che, ovviamente, la pregiudiziale non è sulla costituzionalità, ma è nel merito. Tutti oramai abbiamo capito che l'economia dello spazio, la cosiddetta è una grande opportunità per l'Italia, per il Paese e per l'intera umanità. Lo è dal punto di vista dell'impatto sociale: consente di connettere tutto il pianeta, anche chi si trova in mezzo a un oceano, in mezzo a un deserto, in mezzo a una foresta o a un ghiacciaio. Lo è dal punto di vista dell'impatto ambientale, perché consente di monitorare la deforestazione, le perdite di petrolio in mare, gli incendi nei boschi e lo spostamento dei ghiacciai. Lo è dal punto di vista dell'impatto economico: ha già rivoluzionato il commercio, la logistica e la mobilità personale. Ma questi sono solo alcuni dei possibili benefici, perché ci consentirà perfino di estrarre materie prime dagli asteroidi. È noto anche che, in ambito europeo, abbiamo un ritardo da colmare sull'applicazione commerciale della : tecnologie spaziali applicate ai lanciatori e ai satelliti.
Gli operatori privati stanno aprendo nuove frontiere. Solo tre giorni fa un operatore privato allunava, cioè sbarcava sulla Luna con successo e a bordo c'era anche tecnologia italiana. Ma non era neanche il primo, perché l'anno precedente era allunato un altro operatore privato. E questo dopo che sulla Luna erano arrivati soltanto l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti d'America, la Cina, l'India e, solo un anno fa, il Giappone. C'è stato, dunque, un vero e proprio cambio di paradigma nella corsa allo spazio. I cambiamenti, che una volta richiedevano decenni, ora, con gli operatori privati, avvengono in tempi decisamente più brevi, a volte solo pochi mesi e le tecnologie spaziali evolvono sempre più velocemente, rendendo obsolete quelle precedenti.
Per questo motivo, cristallizzare oggi, per legge, come richiede la pregiudiziale, le tecnologie spaziali da utilizzare e quali mettere in secondo piano, come indicato, appunto, nel testo della pregiudiziale, avrebbe come effetto quello di frenare la nostra competitività e di condannare la italiana a incolmabili ritardi. Suo tramite, Presidente, ricordo ai presentatori della pregiudiziale che i Governi italiani precedenti non avevano neppure pensato a una legge per regolamentare le attività spaziali degli operatori privati. Ora, finalmente, arriva in Aula la prima legge italiana per l'economia dello spazio, che rappresenta il primo passo perché l'Italia possa essere, a pieno titolo, tra i protagonisti della e possa dare il proprio contributo anche ad accelerare l'Europa, quell'Europa che una legge per l'economia dello spazio ancora non ce l'ha. Per questo motivo, voteremo contro questa pregiudiziale .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pandolfo. Ne ha facoltà.
ALBERTO PANDOLFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo sulla pregiudiziale di merito dei colleghi del MoVimento 5 Stelle circa il disegno di legge sull'economia dello spazio, presentato nel settembre 2024, pensato, dunque, almeno un anno fa e con tesi abbondantemente superate. Lo spazio è argomento sul quale si sono interrogati i filosofi nella storia fin dall'antica Grecia e, dunque, la sua traccia sta tra la dimensione umanistica, scientifica e poi anche economica.
Ma è giusto focalizzare il tema allargando il quadro perché la materia è di fondamentale importanza, tanto che il confronto parlamentare è stato intenso e, in sede di Commissione, in modo costruttivo il gruppo del Partito Democratico ha contribuito a un percorso per traguardare e colmare gli obiettivi di un vuoto normativo nazionale in materia di attività spaziali, per promuovere la crescita dell'industria spaziale italiana e l'innovazione tecnologica, oltre che per rafforzare la cooperazione internazionale. Le segnalazioni dei colleghi che hanno presentato la pregiudiziale di merito partono da questioni come la sicurezza nazionale e il ritorno industriale sul sistema Paese ed erano già state proposte, tramite emendamenti del Partito Democratico, in Commissione nelle settimane scorse.
Il nostro è stato il solo gruppo che ha dato l'allarme in quella sede. Dunque, ci fa piacere che siano state riportate in luce, oggi, in Aula, con la pregiudiziale.
Il testo del disegno di legge avrebbe avuto bisogno, proprio per la sua ormai inattualità e necessità di aggiornamento, di un chiarimento sulla direzione da prendere per il Paese su una materia così complessa. In questo senso, l'azione emendativa del gruppo del Partito Democratico è stata ampia. Ci sono state poi le segnalazioni arrivate dai soggetti che abbiamo audito, i quali ci hanno segnalato come questa norma possa essere migliorata per raggiungere gli obiettivi politici dichiarati dal Governo, che sono poi gli obiettivi politici dichiarati dal Parlamento, che ha svolto una discussione non ideologica, ma una discussione sulla direzione che vogliamo dare al nostro agire.
Di tutte le nostre proposte abbiamo ottenuto una modifica all'articolo 1, che ha rafforzato il monitoraggio dei detriti e dei rifiuti spaziali, e la riformulazione dei nostri due emendamenti all'articolo 25. Su questi due principi, relativi all'articolo 25, è utile soffermarsi, perché sono quelli che citavo prima sulla sicurezza nazionale e sul ritorno industriale del nostro Paese.
Abbiamo letto tante ricostruzioni, Presidente, su questo, ma stiamo parlando - e sono sicuro che ve ne rendiate conto - di due principi inderogabili e indispensabili per il nostro Paese, perché l'articolo 25 introduce un concetto molto delicato e molto importante: quello della riserva di capacità di connessione satellitare per il nostro Paese.
Il punto è molto semplice: noi chiediamo al Governo di difendere l'interesse nazionale per la sicurezza e lo sviluppo economico del Paese e di mettere vincoli e garantire che l'utilizzo dei soldi pubblici italiani vada nella direzione di rafforzare l'Italia e l'Europa. E questo ragionamento, sul quale abbiamo presentato i nostri emendamenti alla fine dell'anno scorso, se aveva un valore all'inizio, ha ancora più valore oggi con la direzione che sta prendendo il mondo. E, dentro questa direzione, noi chiediamo al Governo di dare un segnale. Lo stiamo chiedendo in altre sedi, con un confronto parlamentare che chiediamo sulla posizione politica dell'Italia in Europa, ma lo chiediamo anche rispetto a queste scelte perché sono molto importanti.
Per tutte le ragioni, finora espresse, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della pregiudiziale di merito, perché, pur vedendo la necessità di affrontare una legge sull'economia dello spazio, ci sono molti punti interrogativi ancora aperti che sono il cuore della nostra azione emendativa all'articolo 25, affinché sia garantita una chiara priorità ai soggetti italiani ed europei e, al tempo stesso, sia garantita una funzione di controllo per garantire la sicurezza da parte delle istituzioni pubbliche, senza che venga delegata a soggetti privati .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente, anche il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra voterà a favore della pregiudiziale del gruppo del MoVimento 5 Stelle. Noi iniziamo oggi l'esame di un provvedimento che avevamo accolto con grande favore anche per via dell'apertura che la maggioranza inizialmente aveva dato rispetto alle nostre preoccupazioni.
Questo provvedimento dovrebbe servire a rafforzare la sicurezza nazionale e disciplinare l'attività dei privati nello spazio in modo trasparente e competitivo, ma, come hanno sottolineato giustamente i colleghi prima di me, il testo della norma va in un'altra direzione e non è rassicurante, non per noi, ma per la sicurezza e l'economia del nostro Paese.
L'Italia è uno dei Paesi che investe maggiormente sullo spazio e che ha una filiera completa in questo settore. Noi temiamo che questo provvedimento, piuttosto che avvantaggiare il nostro Paese e far sviluppare le tante piccole e medie imprese e le che gravitano intorno alle grandi società, come Leonardo, possa, invece, penalizzarle grazie alla creazione di un vero e proprio monopolio, che non viene arginato assolutamente da questo testo normativo.
All'articolo 25, in particolare quello più critico e su cui il dibattito in Commissione è stato più acceso, i nostri gruppi si sono allineati alle proposte emendative del Partito Democratico perché, appunto, la riserva di capacità trasmissiva nazionale, attraverso le comunicazioni satellitari, non viene tutelata nel momento in cui non viene circoscritto il controllo dei nostri dati da parte di soggetti istituzionali, ma si consente l'accesso ai privati.
Ed Elon Musk, in questo scenario, ovviamente, rappresenta un pericolo, a nostro avviso, vista la sua potenza . Nonostante le rassicurazioni del Ministro Urso in quest'Aula, il Ministro Crosetto è stato molto chiaro su questa partita, perché, di fatto, è vero che con il programma IRIS 2 si sta andando verso un potenziamento dei satelliti a orbita bassa dell'Europa, ma è altrettanto vero che questi 290 satelliti in programma verranno realizzati oltre il 2030, mentre Elon Musk ha già una potenza di 6.700 satelliti, con una previsione di, addirittura, 42.000.
Quindi, sinceramente, il Ministro ha rivelato che saremo costretti a rivolgerci a soggetti privati come Musk, nel momento in cui l'Europa non dovesse riuscire a rafforzare la sua posizione. Credo che l'emblema di quello a cui stiamo andando incontro, il fatto che anche le guerre non si sviluppino esclusivamente sui territori ammazzando le persone, ma che si stiano anche trasferendo nel nostro spazio sui satelliti con il controllo delle nostre comunicazioni, sia certificato da quello che è successo tristemente tra Trump e Zelensky che, dopo essere stato bullizzato dal Presidente, ha dovuto rassegnarsi alle condizioni di pace imposte perché, diversamente, gli verrebbero tolte tutte le possibilità che l'Ucraina in questo momento ha sia in campo strategico sia anche, banalmente, nelle comunicazioni.
Allora, visto che durante il dibattito sulla norma non avete voluto ascoltare le nostre ragioni, io credo che abbiano ben fatto i colleghi del gruppo del MoVimento 5 Stelle a promuovere una pregiudiziale, perché dovete riflettere davvero sulla pericolosità di questo provvedimento.
A me sorprende davvero che, dopo questa iniziale disponibilità a una riflessione e a ragionare insieme su delle proposte modificative che potessero andare nella direzione di rafforzare il nostro Paese nell'economia dello spazio, voi abbiate deciso, come al solito, di blindare un provvedimento che è arrivato dal Governo con un sacco di lacune che sono state - ripeto - evidenziate non solo dalle opposizioni, ma dalle decine di esperti che abbiamo potuto audire, che hanno, anche loro, rimarcato l'importanza di avere finalmente una legge quadro sull'economia dello spazio, ma sottolineando i principi che dovevano essere rafforzati nell'interesse nazionale e della sicurezza dell'Italia.
Per questa ragione, ribadisco il voto favorevole del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra .
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di merito.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di merito Pavanelli ed altri n. 1.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Essendo stata testé respinta la questione pregiudiziale di merito, passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
In particolare, il parere della Commissione bilancio reca quattro condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento e che sono contenute nel fascicolo degli emendamenti.
Ricordo che, a norma dell'articolo 123-, comma 3-, ultimo periodo, del Regolamento, gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi dichiarati inammissibili non possono essere ripresentati in Assemblea e, ove ripresentati, non sono pubblicati.
Inoltre, non sono pubblicati, in quanto non ricevibili: gli emendamenti già presentati presso la Commissione, ma in quella sede ritirati o decaduti per assenza del presentatore; i nuovi emendamenti, non previamente presentati presso la Commissione, riferiti a parti del testo non modificate dalla Commissione stessa, ovvero che non risultino consequenziali rispetto alle modifiche apportate in sede referente.
Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio) nella riunione di ieri, non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123- del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, le seguenti proposte emendative: 2.7 Dell'Olio; 2.8 Ascani; 4.01 Cappelletti; 13.1 Di Sanzo; 21.1 e 21.3 Ghirra; 21.2 Ferrara; 21.4 Stefanazzi; 21.5 Appendino; 23.1, 23.01 e 23.02 Pavanelli; 23.2 Casu; 23.3 Peluffo; 23.03 Alifano; 23.04 Fenu.
Ha chiesto di intervenire sul complesso degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi riferiti agli articoli del disegno di legge il deputato Andrea Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, affrontiamo il disegno di legge sull'economia dello spazio. Abbiamo discusso, come è stato detto, nel merito, in Commissione, con un confronto con la maggioranza, il relatore, il Vice Ministro Valentini; abbiamo svolto audizioni; vi è stato un confronto che ha un riscontro anche nel dibattito pubblico del Paese.
È una norma importante, definisce un quadro normativo nazionale sulle azioni e i soggetti che operano nella complessa dimensione delle attività spaziali, sulle connessioni satellitari. L'auspicio è che dal confronto parlamentare esca una norma migliore di quella che è entrata nella discussione ormai 5-6 mesi fa.
Il Partito Democratico, su questo, nell'interesse del Paese, farà la sua parte per migliorare la legge anche oggi. Riconosciamo che va colmata la lacuna normativa nazionale in materia di attività spaziali e questo disegno di legge introduce, tra le altre cose, un regime autorizzativo per gli operatori che vogliono condurre operazioni nello spazio; un quadro normativo per le attività spaziali private; introduce un sistema di responsabilità civile per danni causati da oggetti spaziali; allinea l'ordinamento nazionale agli obblighi internazionali derivanti dal Trattato sullo spazio.
C'è stato un confronto - sì -, ma poco ascolto, Presidente. Per questo, anche oggi, abbiamo presentato 40 emendamenti, tutti puntuali, di merito, migliorativi del testo, che riguardano - ne cito alcuni -, ad esempio, il coinvolgimento dell'Istituto nazionale di astrofisica, l'istituzione di una commissione di esperti per l'applicazione della legge, l'aumento della dotazione del Fondo per le piccole e medie imprese e le innovative, la diminuzione del massimale assicurativo per le attività di ricerca e così via. Ha prevalso però la ragion di Governo, il tirare dritto. Poca cosa, Presidente: male per il Paese, non per il Partito Democratico.
E allora, qual è il senso del complesso degli emendamenti che presentiamo? Qual è, visto il nostro contributo di merito e puntuale, la riflessione che consegniamo al Governo e Parlamento? Il senso di queste nostre proposte, che riproponiamo in Aula con 40 emendamenti, è solo uno: per l'economia dello spazio, per la capacità di connessione satellitare, il senso, per noi, è mettere l'interesse nazionale del Paese, in questi tempi sconvolgenti e cambianti, nella condizione di essere attuato e protetto.
È questo il senso di tutte le nostre proposte; sì, perché la realtà ci dice che, in caso di calamità naturale, di attacco , di conflitto bellico - pensiamo all'invasione russa in Ucraina -, l'opzione satellitare può essere ed è un'alternativa per la gestione del flusso delle informazioni, informazioni da cui dipende la sovranità e l'integrità di un Paese. E allora dobbiamo capire come attrezzarci per realizzare la connessione satellitare nel modo migliore, nel minor tempo possibile, certo. Ma ciò non vuol dire che va bene qualunque cosa perché essa funzioni.
Pacchetto chiavi in mano indipendentemente da chi sia a proporlo? No, Presidente. C'è un tema di sicurezza nazionale, di sovranità, di autonomia. E sicurezza nazionale e autonomia passano attraverso la sicurezza di quelle informazioni, di quei dati sensibili che transitano proprio attraverso i satelliti.
Per questo, stiamo incalzando il Governo affinché scriva, in maniera chiara, nel testo di legge, semplicemente poche cose. Un principio semplice che si articola su tre punti. Il primo: la capacità di connessione satellitare per l'Italia deve assumere un adeguato ritorno industriale. Questa nostra proposta è stata, in parte, colta. Il secondo: la capacità di connessione satellitare, al fine di garantire la sicurezza nazionale, deve avere il coinvolgimento di soggetti istituzionali nazionali ed europei, e solo in caso - punto terzo - di comprovata impossibilità, appartenenti alla NATO e all'Alleanza atlantica.
Perché non volete la parola “istituzionali” dopo la parola “soggetti”? Perché non volete che siano coinvolti, nella connessione satellitare, soggetti istituzionali? Ripeto, istituzionali! Che paura avete di questa parola? Perché non volete che sia dato a soggetti istituzionali il controllo della connessione istituzionale - soggetti istituzionali della NATO - solo in caso di comprovata impossibilità?
Il paletto che il Partito Democratico propone è semplicemente nell'interesse nazionale; ed è qui. Non contro Tizio o Caio, pur potente che sia.
Abbiamo iniziato l'esame della legge a settembre, ottobre, un'era geopolitica fa. L'assetto geopolitico del mondo è cambiato e, allora, alla Presidente Meloni, al Ministro Urso chiediamo di squarciare il velo d'ombra che incombe, che voi stessi non chiarite, che trasmettete sulla capacità di connessione satellitare nazionale. Il Governo, la Presidente del Consiglio, il Ministro Urso sono ancora in tempo per dare priorità all'interesse nazionale.
Sì, Presidente, perché il mondo è cambiato, lo abbiamo visto anche ieri sera nel dibattito a Washington, dove il Presidente Trump ha dichiarato che, in qualche modo, si prenderà la Groenlandia. La sovranità del Paese è al primo punto, perché l'interesse nazionale è cosa diversa, sulle connessioni satellitari, dal dare carta bianca a soggetti privati stranieri. Non sono forse le uscite pubbliche di grandi imprenditori del nostro Paese a dirci di questa preoccupazione? Anche le vostre incertezze lo confermano.
Ci poniamo e poniamo queste domande in Parlamento, oggi, per avere risposte dal Governo perché, appunto, solo in questi giorni abbiamo potuto assistere all'impensabile. Abbiamo chiesto al Governo di riflettere, e persino di prendere tempo, perché ciò che è successo porta persino a dire che questa norma appunto è stata pensata in un'era geopolitica fa.
Sì, perché dopo Yalta, la Guerra fredda, il muro di Berlino, gli ultimi trent'anni in cui il mondo ha vissuto guerre regionali, tragedie, mai e poi mai avremmo visto decisioni di un Presidente americano che rivoluziona le alleanze strategiche del suo Paese, attacca l'Europa e lo fa con la potenza tecnologica di privati che sono con lui al Governo; un Presidente che ha bullizzato il Presidente di uno Stato alleato, quello ucraino. Mai avevamo assistito a un Presidente che accusa l'Europa di essere nata per truffare gli Stati Uniti. Qui, Presidente, e finisco, c'è l'Italia in gioco.
Il tema del presidio, della verifica, del coinvolgimento di soggetti istituzionali, per quanto riguarda le connessioni satellitari, ha a che fare con il valore che si dà ad un'idea di Occidente o ad un'altra; ha a che fare con un'idea di libertà e democrazia.
Per alcuni la libertà si realizza fuori dalla democrazia, abbattendo Stati organizzati su principi partecipativi, ordini costituiti, separazione di poteri, partiti, associazioni, imprese, forze sindacali. Insomma, burocrazia per qualcuno; burocrazia che un capitalismo ultra-tecnologico, che si esprime fuori da vincoli e regole, vuole abbattere, al servizio di una visione ultra-sovranista, se non neo-imperialista. Per altri, per noi, per tutto il Parlamento italiano, può valere, deve valere un altro e un solo principio, cioè che la libertà vive solo dentro la democrazia, dentro sistemi democratici che vanno cambiati, ma non abbattuti.
Sistemi democratici che potrebbero trovare, ad esempio oggi, un grande, autonomo e autorevole Parlamento italiano che può e deve dare, in piena libertà, può fare leggi nell'esclusivo interesse nazionale, in una cornice di cooperazione e rinnovata unione con altre unioni sorelle europee. Oggi il Governo lo faccia insieme a questo Parlamento .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, l'economia dello spazio rappresenta una delle più promettenti traiettorie di sviluppo dell'economia mondiale dei prossimi decenni.
Secondo le dichiarazioni del Governo, l'obiettivo del disegno di legge in materia di economia dello spazio è quello di creare una legge quadro per il settore spaziale, per consentire una maggiore chiarezza per le imprese private, che operano nell'ambito della e creare opportunità di crescita per l'economia di settore.
Il settore spaziale ha finora goduto a livello internazionale del prevalente sostegno economico pubblico. Le attività spaziali sono cresciute e si sono sviluppate principalmente per l'iniziativa delle agenzie governative (la NASA, l'ESA), anche in conseguenza degli alti costi.
Oggi, tuttavia, assistiamo sempre più all'ingresso di privati nel mondo dello spazio. Tra gli imprenditori più presenti in questo nuovo comparto c'è, sicuramente, Elon Musk, tra le altre cose fondatore, amministratore delegato e direttore tecnico della compagnia aerospaziale SpaceX. Legata a SpaceX c'è Starlink, vale a dire una costellazione di satelliti per fornire Internet ad alta velocità a livello globale, specialmente in aree remote, non servite dalle infrastrutture terrestri. Quindi, SpaceX sta ridefinendo il paradigma del lancio spaziale, rendendo lo spazio più accessibile per le aziende, i Governi e, in futuro, per i privati cittadini, con il rischio di sostituirsi alle istituzioni nella gestione della sicurezza e dei dati dei nostri Paesi.
Il 19 febbraio durante il rivolto al Ministro Urso, i deputati di Fratelli d'Italia hanno dichiarato che il Governo e il Parlamento sono impegnati a colmare un vuoto normativo e storico per rafforzare la sicurezza nazionale e disciplinare l'attività dei privati nello spazio, in modo trasparente e competitivo. Questo, purtroppo, non è vero, non per come è scritta la norma.
Noi di Alleanza Verdi e Sinistra avevamo, fin da subito, accolto con favore l'idea di una legge quadro per il settore spaziale, anche se abbiamo sempre sottolineato che la normativa dovrebbe avere una valenza sovranazionale, europea o mondiale. Non ci sfugge, poi, che lo spazio rischia di trasformarsi da terra di nessuno a terra di conquista.
Purtroppo, nonostante l'apparente iniziale disponibilità al dialogo e al confronto in Commissione attività produttive, nel momento in cui sono stati presentati gli emendamenti, anche alla luce delle criticità sollevate dai tanti esperti auditi, abbiamo assistito al solito atteggiamento di blindatura delle proposte del Governo da parte della maggioranza, certificate non solo dalla bocciatura della maggior parte delle nostre proposte, ma anche dal ritiro di numerosissimi emendamenti di colleghi dei gruppi di maggioranza. Le nostre preoccupazioni si sono, quindi, rafforzate, perché non vorremmo mai che questa legge si trasformasse in una “norma regalo” a Elon Musk, consentendogli, da un lato, di privatizzare lo spazio e, dall'altro, di mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri dati.
Ci preoccupano anche le continue contraddizioni di questo Governo, laddove un Ministro dice una cosa e un altro l'esatto contrario. È inutile, quindi, che il Ministro Urso parli di gravi e palesi falsità divulgate dal servizio di , nella puntata del 16 febbraio, in cui appunto si raccontava di come il Governo stia regalando i nostri cieli a Musk, sostenendo di star lavorando alla creazione di un sistema satellitare nazionale in orbita bassa, sviluppato in autonomia con il coinvolgimento dei principali attori nazionali, per garantire una soluzione tecnologica avanzata e sicura per la gestione dei dati governativi, offrendo quindi un'alternativa competitiva alle infrastrutture fornite da altri operatori globali come Musk. Così come non ci rassicura che abbia incontrato il Governo francese e la Commissione europea per sollecitarli ad andare avanti più celermente nella realizzazione di IRIS 2, la costellazione satellitare dell'Unione europea e rendere, quindi, l'Europa competitiva per recuperare il ritardo.
Il Ministro Crosetto, infatti, l'8 gennaio, in risposta a un nostro in relazione a un possibile accordo tra il Governo italiano e Space X, in materia di sicurezza per le telecomunicazioni, ha confessato apertamente che le nostre Forze armate sono chiamate spesso a operare anche a grande distanza dall'Italia e non sempre in presenza di adeguati servizi e infrastrutture, ponendo in essere attività che richiedono comunicazioni affidabili, sicure e continue, nonché connettività e servizi di posizionamento e navigazione. Egli ha affermato - sto citando le parole del Ministro - che “in ambito nazionale, a livello militare, detti servizi vengono erogati grazie a sistemi in orbita geostazionaria Sicral che sono affidabili, ma offrono una copertura geografica e banda limitate. Ne consegue che la Difesa è interessata - anzi obbligata, forse - a integrare tale capacità con quelle fornite da satelliti in orbita bassa, che offrono maggiore continuità, copertura e minor tempo di latenza”. “IRIS 2” - sono sempre le parole del Ministro - “prevederà a regime circa 290 satelliti con i tempi di realizzazione ancora da quantificare e comunque che oggi si collocano oltre il 2030”. “Relativamente a Space X” - ha continuato - “che conta oltre 6700 satelliti in orbita bassa e ha una previsione di 42.000, è oggi un operatore che riunisce requisiti e possiede capacità necessarie per servire il servizio in parola”.
Quindi, 290 satelliti, con i tempi di realizzazione ancora da quantificare, comunque oltre il 2030, contro gli oltre 6700 satelliti in orbita bassa di SpaceX che ha una previsione di 42.000: la situazione è questa.
Ci saremmo, quindi, aspettati una presa di posizione del Governo a tutela del nostro Paese, della sua sicurezza e della sua economia. Invece, al di là delle parole del Ministro Urso, maggioranza e Governo hanno bocciato tutte le nostre proposte emendative, volte a scongiurare la determinazione di posizioni sostanzialmente monopolistiche degli operatori o effetti distorsivi della concorrenza.
Così come sono stati bocciati gli emendamenti promossi dal Partito Democratico e da Azione, da noi sottoscritti, a garanzia che la riserva di capacità trasmissiva nazionale, attraverso comunicazioni satellitari, venga gestita da soggetti istituzionali e non da privati. Ci preoccupano moltissimo le decisioni di questa maggioranza che, consapevolmente o no, sta consentendo a Musk un vero e proprio monopolio dei nostri cieli, mettendo a repentaglio la sicurezza e l'interesse nazionali.
Noi siamo convinti che in materia di infrastrutture strategiche e di sicurezza nazionale e di difesa, l'affidamento di uno Stato, sovrano e sottoposto al controllo democratico, a un monopolista privato, chiunque esso sia, in un quadro in cui i centri dell'innovazione sono collocati, da un lato, negli Stati Uniti e, dall'altro, in Cina, con un'Europa fuori dai giochi dell'innovazione e della competitività, sia un enorme problema politico, che riguarda noi, riguarda l'Europa, riguarda il mondo intero.
Allora, noi pretendiamo che le parole del Ministro Urso siano corrispondenti alla realtà e che il nostro Paese sia in prima fila nel chiedere all'Europa un'accelerazione nel senso di investire di più perché siano autonome, proprietarie e pubbliche soprattutto le infrastrutture strategiche.
Vogliamo vedere fatti concreti, quindi non ci bastano le promesse e gli impegni, visto che poi, appunto, due Ministri dello stesso Governo dicono due cose diverse.
Tra l'altro, il Ministro Urso dovrebbe difendere il e le aziende italiane, visto che l'Italia è uno dei pochi Paesi al mondo a vantare un'importante base dedicata al settore spaziale, con oltre un miliardo di dollari, ed è il terzo contributore dell'ESA, dopo la Francia e la Germania.
Nel Piano di ripresa e resilienza per lo spazio sono previsti 1,29 miliardi per tecnologia satellitare ed economia spaziale. L'industria europea oggi dà lavoro a 230.000 persone, con un giro di affari annuo di 2 miliardi di euro. Peraltro, come si ricordava anche prima, l'Italia è uno dei pochissimi Paesi a vantare una filiera completa su tutto il ciclo, dall'accesso allo spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca, con un'ottima distribuzione delle attività su tutto il territorio. Un panorama industriale formato da grandi attori presenti sui mercati internazionali, che si è arricchito, negli ultimi anni, con il contributo di piccole e medie imprese, come e che, insieme, rappresentano un eccellente potenziale di crescita.
Circa l'80 per cento di questo settore è composto da piccole e medie imprese, altamente specializzate nel campo manufatturiero, in diversi ambiti: dai componenti elettronici all'avionica, dall'assemblaggio delle strutture alla creazione di materiale , da componenti ingegneristiche a strumentazioni ad alta precisione; circa 50.000 addetti specializzati su più di 200.000 totali nella filiera sono impiegati nelle altre 4.000 aziende che costituiscono l'indotto, peraltro.
Eppure, il provvedimento sembra pensato proprio per penalizzare queste realtà piccole, ma assolutamente strategiche e dinamiche. Se l'economia dello spazio sta registrando una crescita senza precedenti, gli esperti sottolineano l'importanza di non sottovalutare le criticità emergenti e, in particolare, le problematiche che possono ostacolarne lo sviluppo.
La privatizzazione dello spazio apre la strada a sciami di migliaia di satelliti, anche piccolissimi, che destano preoccupazione, sia per il pericolo di impatti, sia per il rischio di creare nuovi pericolosi detriti spaziali, che potrebbero compromettere il corretto funzionamento dei sistemi satellitari da cui dipendono numerose attività della nostra vita quotidiana.
Per questo sarebbe opportuna una regolamentazione internazionale o, forse, per il momento sarebbe stato utile ascoltarci e accogliere i nostri emendamenti che non avevano alcun intento ostruzionistico, ma miravano a migliorare un provvedimento che, da utile e necessario, rischia di diventare un pericolo per la sicurezza e l'economia del nostro Paese.
Io credo che il Governo e la maggioranza siano ancora in tempo per ripensare alle proprie posizioni e a cambiare opinione e parere sugli emendamenti che abbiamo ripresentato anche in questa sede, sperando che ci possa essere maggiore dialogo per arrivare a un testo condiviso che, appunto, dia al nostro Paese le garanzie che occorrono e le prospettive di sviluppo che merita .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il deputato Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Presidente, colleghi, Governo, anche voi che parlate tanto dell'Italia protagonista nello spazio ma, poi, fate di tutto per metterla in panchina, oggi siamo qui a discutere una serie di emendamenti di puro buon senso, pensati per evitare che questa legge diventi l'ennesima occasione persa per il nostro Paese. Eppure, a giudicare dalle reazioni della maggioranza sembra che stiamo chiedendo la luna anche se, a dire il vero, questa legge potrebbe regalarla direttamente a qualche multinazionale straniera, senza battere ciglio. Ma andiamo con ordine. Si parla di sovranità, ma ci si dimentica di difenderla; abbiamo presentato emendamenti per colmare le evidenti lacune di questa legge: il sull'aerospazio sembra ovvio, peccato che nel testo attuale non sia affatto chiaro che il settore spaziale sia considerato strategico.
E allora chiedo: vogliamo proteggere questo comparto o vogliamo scoprire, tra qualche anno, che pezzi della nostra industria sono finiti in mani straniere? E non potevamo prevederlo? Un piano nazionale per lo spazio che sia vero strumento di coordinamento, perché fare un piano senza vincoli equivale a scrivere una lista della spesa e poi non comprare, nemmeno, un prodotto. Ma, evidentemente, il Governo preferisce tenersi le mani libere: più discrezionalità e più margine per improvvisare.
Fondi spaziali con il coinvolgimento delle regioni: qui arriva il capolavoro. Quando si tratta di sanità e istruzione il Governo ci dice che le regioni devono avere più autonomia. Ma quando si tratta di gestire fondi strategici le regioni diventano improvvisamente incompetenti e devono stare a guardare. Allora decidetevi: o le regioni sono capaci di governare o non lo sono. Ma l'autonomia a giorni alterni è un capolavoro di ipocrisia
Standard di qualità e certificazioni per la filiera spaziale: anche questo è un concetto semplice. Se vogliamo che le nostre imprese siano competitive devono lavorare con standard internazionali: certificazione AS/EN 9100 e AS/EN 9120 sono il minimo indispensabile per essere credibili sui mercati globali ma, evidentemente, qualcuno pensa ancora che bastino i marchi di qualità, scritti su un volantino, per convincere ESA, NASA a lavorare con noi.
Il grande paradosso: un Governo che parla di industria, ma gestisce lo spazio come una lotteria. E allora, colleghi della maggioranza, una domanda semplice: qual è la strategia? Perché qui vediamo solo due possibilità: o non avete capito l'importanza di questi temi e, allora, sarebbe grave; oppure l'avete capita benissimo, ma non volete disturbare certi interessi e, allora, sarebbe anche peggio Perché vedete, questa legge parla di economia dello spazio ma, nella pratica, rischia di essere un'economia del caso, un mercato senza regole dove pochi globali dettano le condizioni e l'Italia resta a guardare.
Poi sentiamo i soliti slogan: l'Italia deve essere nella Certo, ma con quali strumenti? Con quali tutele? Con quali garanzie? Se il Governo boccerà questi emendamenti, gli effetti saranno molto chiari. Il nostro settore spaziale sarà vulnerabile a scalate estere senza veri strumenti di difesa.
Le risorse del piano spaziale saranno gestite senza una vera direzione strategica. I fondi pubblici non saranno utilizzati nel modo più efficace, senza il supporto di chi conosce il territorio e le nostre imprese rischieranno di restare fuori dai grandi appalti internazionali senza standard di qualità riconosciuti. Ma voi andate, pure, avanti così.
Conclusione: un futuro spaziale, ma senza l'Italia. Ora permettetemi un finale ironico, ma realistico. Vedete questa legge sembra ispirata a una delle grandi saghe della fantascienza. No. ? No. Sì, perché con questa gestione l'Italia, nello spazio, non ci entrerà da protagonista ma da spettatrice. Mentre gli altri Paesi costruiscono le loro strategie con chiarezza noi rischiamo di rimanere un piccolo puntino nell'universo delle potenze spaziali. Allora, tra qualche anno, vedremo le aziende straniere dominare il mercato italiano. Quando ci renderemo conto che i fondi pubblici non hanno creato sviluppo, quando dovremmo dipendere da altri per la nostra sicurezza tecnologica, ricordiamoci di questo momento e ricordiamoci di chi, oggi, ha deciso di lasciare tutto allo spazio nel senso che ha lasciato il futuro dell'Italia in balia degli eventi .
PRESIDENTE. Se nessuno altro chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite agli articoli del disegno di legge.
ANDREA MASCARETTIGrazie, PresidenteLa Commissione raccomanda l'approvazione dell'emendamento 6.300 della Commissione (a pagina 8); il parere è favorevole sugli emendamenti che recepiscono le condizioni della V Commissione ossia l'emendamento 8.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento (a pagina 12), l'emendamento 13.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento (a pagina 15), l'emendamento 23.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento (a pagina 26) e l'emendamento 26.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento (a pagine 36).
Su tutte le altre proposte emendative invito al ritiro o parere contrario.
VALENTINO VALENTINI,. Parere conforme.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Con questo emendamento entriamo nel merito di una delle carenze di questo testo normativo. L'articolo 2 contiene tutte le definizioni; in particolare, con l'emendamento 2.1 interveniamo sulla definizione dell'attività spaziale che si occupa di spazio extra-atmosferico e di corpi celesti, ma non si occupa delle attività che vengono svolte a terra. Questo è uno dei limiti che sono stati sottolineati da diversi soggetti che abbiamo audito in Commissione, quindi chiediamo che venga integrata la definizione di attività spaziale includendo anche le attività terrestri che dipendono da soluzioni tecnologiche e spaziali, che sfuggono alla giurisdizione nazionale o europea.
Questo sarebbe importante, appunto, perché le attività che riguardano lo spazio non si svolgono esclusivamente nello spazio. È vero che il Governo si era dimenticato di inserire lo spazioporto all'interno del provvedimento e quindi non aveva previsto zone di lancio e di atterraggio dei satelliti, però molte delle attività coinvolgono anche la terra, quindi sarebbe importante integrare nelle definizioni anche le attività terrestri .
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Cristoforo Canavese, membro della Camera dei deputati nella XII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per fare un appello al Governo. Pensavamo sarebbe venuto il Ministro Urso stesso, ma ovviamente possiamo rivolgerci al Sottosegretario. È importante, per noi, ampliare la definizione di “attività spaziale”, prevista appunto dal comma 1, per includere almeno tutte le attività terrestri e che dipendono già oggi, di fatto, o dipenderanno nell'immediato futuro dalle soluzioni tecnologiche spaziali che sfuggono alla giurisdizione nazionale o europea.
Quindi, visto che ci avete chiesto di aprire un canale di dialogo, vi chiederei di restituirci questo canale di dialogo con dei segnali. Questo potrebbe essere uno di questi e vi chiederei di cambiare parere o soprassedere, provando magari, anche con una sospensione o con un accantonamento, prima di passare ai prossimi emendamenti, ad effettuare una revisione di questo parere da parte del Governo e ovviamente anche dei relatori.
PRESIDENTE. Il relatore sulla richiesta di accantonamento? Parere contrario. Si insiste? Vogliamo votare l'accantonamento? Bene.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.1 Ghirra, con il parere contrario del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 46 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.2 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento rappresenta, per noi, una questione piuttosto importante, perché riguarda la possibilità di monitorare gli oggetti spaziali, sia dallo spazio che da terra con telescopi. Pensavamo, insomma, di contribuire al miglioramento del testo con queste proposte emendative che - ripeto - non avevano alcun intento ostruzionistico, ma che accolgono alcune suggestioni importanti che sono arrivate, in questo caso, dall'Agenzia spaziale italiana. E la chiusura dei relatori e del Governo rispetto all'accoglimento di questioni che, a nostro avviso, sono importanti, se non fondamentali, dimostra un atteggiamento incomprensibile rispetto a un provvedimento che avremmo gradito poter votare all'unanimità.
Ho sottolineato anche prima quanto i detriti spaziali possano diventare un problema, anche nella gestione dei satelliti. Questo disegno di legge non prevede dei piani di monitoraggio e ciò, secondo noi, è molto grave.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Ci sembra strano che non sia accolto un emendamento dell'Agenzia spaziale italiana. Di fatto, chiediamo che le attività di monitoraggio di oggetti spaziali, svolte dallo spazio e da terra con i telescopi, siano oggetto di questa discussione, che in qualche modo includa nell'ambito delle attività spaziali anche queste attività che, andando di fatto a completare il quadro già previsto in questo testo, possano, di fatto, essere svolte, appunto, non solo dalla terra, ma anche dallo spazio.
Mi sovviene una domanda: perché? Perché non volete accogliere un emendamento di buonsenso e che può, in qualche modo, ampliare anche il portato di questo testo ?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 2.3 Ghirra, 2.4 Dell'Olio e 2.5 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede, praticamente, di integrare le definizioni dell'articolo 2 in modo che venga ricompreso anche il segmento di terra. Questo è fondamentale perché, ovviamente, sappiamo bene che i sistemi satellitari comunque hanno necessità di avere poi impianti a terra. Anche qui, se vogliamo spronare le innovazioni tecnologiche italiane, se vogliamo far sì che le nostre imprese abbiano, ovviamente, maggiori opportunità, dobbiamo anche considerare il fatto che quello che succede, magari nello spazio, ha un impatto e ha necessità di avere anche elementi sulla terra. Ecco perché ci sembrava importante. Credo che questo tema in realtà fosse importante un po' per tutti, non solo per l'opposizione, tant'è che anche Forza Italia aveva depositato l'esatto stesso emendamento, in quanto, tra l'altro, era anche una proposta della Conferenza delle regioni.
Questo ci dice tra l'altro, colleghi della maggioranza, soprattutto della Lega, che, da una parte, volete l'autonomia differenziata, ma, dall'altra, non prendete minimamente in considerazione quello che ci chiedono le nostre regioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Ci riproviamo perché anche questo emendamento interviene sulla definizione di “attività spaziale”, proponendo ancora di tenere conto delle attività spaziali che si svolgono sul segmento di terra. Davvero non è comprensibile la ragione per cui non venga accolto. Neanche le motivazioni che sono state date dalla Sottosegretaria in Commissione hanno sanato le nostre perplessità, perché, come diceva anche la collega, le attività spaziali non si svolgono esclusivamente sullo spazio, ma sulla terra si svolgono importanti azioni e attività che sono fondamentali per la corretta gestione delle attività dei satelliti.
Quindi, ripeto, vi siete accorti che mancava lo spazioporto ed è stato inserito poi all'articolo 13. Però, anche questi piccoli correttivi, che noi chiediamo di introdurre all'articolo 2, rispetto alla definizione delle “attività spaziali”, sarebbero importanti per garantire la funzionalità di un sistema che, come dire, in prospettiva, ha enormi potenzialità di sviluppo, ma che temiamo che, a causa di come è scritta questa norma, invece, sarà volto a penalizzare soprattutto le nostre imprese e a minare la sicurezza nel nostro Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.3 Ghirra, 2.4 Dell'Olio e 2.5 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.6 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Gli emendamenti 2.7 Dell'Olio e 2.8 Ascani sono inammissibili.
Passiamo all'emendamento 2.9 Ghirra.
Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Qua siamo sempre sulle stesse questioni, nel senso che questo emendamento propone di aggiungere, in questo caso alla lettera che riguarda i dati di origine spaziale, anche i dati generati sulla terra e gestiti nello spazio per applicazioni terrestri, inclusi i dati conservati nello spazio. Questa è una proposta emendativa che è stata promossa dall'università degli studi di Brescia, che, tra gli altri enti che abbiamo audito, sottolineava la carenza del provvedimento rispetto a tutte le attività legate allo spazio, ma che avvengono sulla terra, tra cui il problema dei dati spaziali di origine terrestre, per cui non sono previste una definizione e una norma.
Anche su questo, invito i relatori e il Governo a fare un approfondimento e una riflessione, a ragionare sulle lacune di questo provvedimento e a valutare di accogliere questi emendamenti, che davvero hanno come unico obiettivo quello di migliorare una norma nell'interesse di tutte e tutti noi, e non certo di creare problemi. Quindi è davvero incomprensibile questo atteggiamento di totale chiusura da parte vostra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Presidente, non capiamo perché rifiutare di aggiungere: “nonché i dati generati sulla terra e gestiti nello spazio per applicazioni terrestri, inclusi i dati conservati nello spazio”. È una richiesta di trasparenza, ma, in realtà, anche semplicemente per aumentare il perimetro di questa discussione. Sempre di più si rischia, davanti a degli oligarchi che impongono, di fatto, la scelta di grandi nazioni, di non comprendere la vastità e la grandezza del nostro impegno.
Un impegno pubblico, un impegno per la ricerca e un impegno soprattutto anche per i destini del nostro continente. Sembrano piccoli emendamenti, ma dietro non solo portano questa discussione un po' più in là di tutto quello che non riuscite a vedere, ma su tutto quello su cui si sta trattando, e i dati sono al centro di questa riflessione.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.9 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 2.10 Di Sanzo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. È un po' paradossale che siamo andati a dare tutta una serie di definizioni in questa legge dimenticandoci di definire l'astronauta; cioè manca la definizione, tra gli operatori spaziali, di astronauta in questa legge, che, essendo una legge sullo spazio, sembra veramente paradossale. Con questo emendamento, andavamo a definire la figura dell'astronauta governativo, come peraltro è già stato fatto dalla negli Stati Uniti, che è un per quanto riguarda le nel settore dello spazio, e l'opportunità di prevedere la figura di ossia astronauta governativo, ci permette proprio di differenziare quali sono gli astronauti appartenenti alle istituzioni, appartenenti alle nostre Forze armate, da quello che è tutto il settore che si sta sviluppando del dove, alla fine, troviamo anche astronauti che diventano professionisti, ma non necessariamente sono legati ad alcuna istituzione e tantomeno alle nostre Forze armate.
Questo emendamento ci serviva anche per dare importanza ad alcune cose che l'Italia già sta facendo - pensiamo ad esempio alla missione Axiom 3 - e a tutta una serie di iniziative che speriamo che l'Italia faccia per sviluppare il settore della . Quindi, ripeto, mi sembra veramente paradossale che siamo andati a dare tutta una serie di definizioni in questa legge, una legge sullo spazio, senza mai andare a definire l'astronauta, cioè la definizione di astronauta. In particolare, la figura dell'astronauta governativo permetteva di separare chi fa missioni per conto del nostro Paese rispetto a chi fa missioni a scopi puramente commerciali.
C'è tutto un settore, che è quello delle missioni istituzionali, ma anche un settore delle pubblico-private, dove vedremo sempre di più astronauti che lavorano per le istituzioni partecipare anche a missioni private. Proprio per questo motivo era importante dare una chiara definizione su quale sia il ruolo dell'astronauta, su chi sono gli appartenenti alle nostre istituzioni e alle nostre Forze armate. Spero quindi che, in futuro, si potrà prevedere una modifica, perché credo sia una grande mancanza di questa legge .
PRESIDENTE. Colleghi, se riusciamo ad abbassare un pochino il tono della voce. Colleghi? Collega De Corato, mi spiace interrompere le vostre conversazioni, ma sento più voi che chi parla con il microfono in questo momento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Se il collega Di Sanzo permette, aggiungerei la firma su questo emendamento. Vorrei parlare un attimo di questi emendamenti presentati all'articolo. Ci sono tutta una serie di emendamenti, che avevamo preparato, di definizioni. Questo è un disegno di legge relativo all'economia dello spazio, ma se noi non andiamo a definire bene tutta una serie di parametri, in questo caso “astronauta governativo”…
Purtroppo, nell'emendamento che avevo presentato, il 2.7, che è stato considerato inammissibile perché questo è un disegno di legge collegato alla legge di bilancio, e quindi è inammissibile per l'Aula, c'erano tutta una serie di definizioni. Senza queste definizioni andiamo a fare un disegno di legge che, in realtà, avrà in futuro tutta una serie di interazioni con gli altri settori dell'economia e che, quindi, creerà problemi in seguito. Un conto è voler spingere per un disegno di legge, un conto è cercare di ragionare, in questo caso anche con le minoranze, per andare verso delle definizioni.
In particolare, poi, tutte queste definizioni, come la definizione di volo suborbitale, quella dell'estensione del principio di territorialità, quella di orbita terrestre o cislunare, vanno messe da qualche parte. Noi ora non le abbiamo messe, così come non è stato messo l'emendamento del collega Di Sanzo. Chiudo con una cosa, Presidente: a me dispiace che questa maggioranza prenda spunto dal fatto che ci siano emendamenti delle opposizioni per cassarli senza, magari, andare a vedere la parte interessante. L'emendamento che avevo proposto aveva una parte che artatamente è stata considerata portatrice di potenziali oneri, perché si diceva di sostituire ovunque l'ASI con l'ENAC, con potenziali oneri che non ci sono. Non ci sono, né ci possono essere, visto che c'è questo disegno di legge che va a stanziare, visto che non si può andare a dire che l'ASI abbia già le funzioni specifiche per poter intervenire, visto che l'ASI fa la parte di sviluppo. Nell'ASI ci sono circa 420 persone, l'ENAC ne ha circa 1.000 e 2 anni fa ha creato un dipartimento proprio per l'economia dello spazio e se ne occupa. Quindi, andare a dire che l'ASI ha già delle funzioni specifiche non è vero, perché l'ASI si occupa di tecnologia, si occupa del lancio vero e proprio, ma di tutta la parte di economia e di gestione non se ne occupa.
Quindi, andare a fare un disegno di legge sull'economia dello spazio in cui si va a dare all'ASI una funzione che non è propria ed evitare anche di discutere, perché, purtroppo, questo argomento era inserito all'interno di un emendamento più ampio, secondo me è, come minimo, miopia, per non dire cattiva fede. Purtroppo credo che sia miopia, che è anche peggio .
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Vincenzo Simoncelli” di Sora, che assistono ai nostri lavori dalle tribune
Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo 2. Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il voto contrario di Alleanza Verdi e Sinistra a questo articolo, e lo faccio con dispiacere e rammarico perché è un articolo importante, che contiene definizioni fondamentali per determinare e definire le attività nei nostri cieli; ed è, davvero, assurdo che alcuni emendamenti di buonsenso, che sono stati presentati, che sarebbero stati utili, se non fondamentali a definire meglio le attività che si svolgono nello spazio, ma anche a terra, come abbiamo sottolineato, non siano stati accolti dalla maggioranza e dal Governo. Per questo, ovviamente, voteremo contro.
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 3.1 Ghirra.
Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. L'ambito di applicazione di quest'articolo contiene una definizione che, a nostro avviso, è troppo ristretta, che recita: “Le disposizioni del presente titolo si applicano alle attività spaziali condotte da operatori di qualsiasi nazionalità nel territorio italiano nonché alle attività spaziali condotte da operatori nazionali al di fuori del territorio italiano”; invece, l'ambito di applicazione della legge dovrebbe includere anche le attività terrestri sul territorio italiano, gestite con dati prodotti o conservati nello spazio da operatori di altra nazionalità. È per questo che chiediamo di aggiungere le parole nel senso che le disposizioni si applichino “alle attività terrestri sul territorio italiano gestite con dati prodotti o conservati nello spazio (…) da operatori di altra nazionalità”. Altrimenti la gestione e lo sfruttamento della tecnologia spaziale di operatori di altri Paesi, con ricadute economiche nel territorio italiano, risulterebbe esclusa dall'ambito di applicazione di questo disegno di legge e dal regime autorizzativo delle responsabilità: una cosa, davvero, incomprensibile, a nostro avviso.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.1 Di Sanzo.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.1 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 4.2 Ghirra.
Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Questo è un emendamento a cui teniamo in modo particolare. Anche in questo caso è stato suggerito dall'ASI, l'Agenzia spaziale italiana, che propone di istituire un Registro delle autorizzazioni che verranno date per le attività nello spazio.
E noi chiediamo di aggiungere, dopo il comma 6, un comma 7 che preveda che: “Anche ai fini del monitoraggio delle attività soggette alla disciplina autorizzatoria, è istituito, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il Registro delle autorizzazioni rilasciate ai sensi della presente legge. Con decreto del Ministero delle imprese e del , da emanare entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, sono definiti i criteri e modalità attuative del presente comma”.
Il parere contrario a questa proposta emendativa è uno dei più clamorosi perché noi riteniamo che l'introduzione di questo Registro possa solo agevolare la cabina di regia presieduta dal Ministro Urso, in modo da avere il controllo e il monitoraggio delle attività. Io confido che lo facciate comunque. Però, non riesco a comprendere perché non abbiate accolto questa proposta, valutando anche che c'era tutta la nostra disponibilità per rimodulare gli emendamenti; invece, vi siete limitati a bocciarli, senza neanche prendere in considerazione proposte che sono di assoluto buonsenso e, forse, anche indispensabili per una buona gestione delle attività governate da questo provvedimento.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione l'articolo 4… Revoco la votazione. Colleghi, se seguite, vi segnalate un minuto prima. È meglio per tutti.
Ha chiesto di parlare il collega Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intervengo solo per motivare il nostro voto contrario. Il processo autorizzativo rappresenta un aspetto delicatissimo rispetto all'insieme del provvedimento. In particolare, crediamo che vada agevolato il fatto che operatori stranieri possano intervenire e operare in Italia. Dal punto di vista di quanto previsto dalla norma, il comma 4 contiene un'ambiguità che potrebbe anche scoraggiare il fatto che operatori stranieri con procedimento analogo al nostro possano venire in virtù di un possibile doppio pagamento. Naturalmente, questo andrà coordinato con quanto previsto dall'articolo 13, però ci sembra importante che, fin d'ora, fin dall'articolo 4, si segnali questa criticità e lo facciamo con il voto contrario .
PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Ricordo che l'articolo aggiuntivo 4.01 è stato dichiarato inammissibile.
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 5.1 Ghirra, 5.2 Cappelletti e 5.3 Stefanazzi.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 5.1 Ghirra, 5.2 Cappelletti e 5.3 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 5.4 Benzoni.
Ha chiesto di parlare la collega Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo solo per spiegare la di questo emendamento e di altri che tentano, come diceva giustamente il collega, di favorire gli investimenti, che essi siano stranieri o italiani, semplicemente mettendo i paletti giusti, in particolare facendo riferimento agli standard, alle norme ISO e al Comitato per i detriti spaziali. È qualcosa che è molto importante per questo articolo dove si dettagliano i principi oggettivi. Perché più questi principi oggettivi, poi dettagliati nelle disposizioni attuative dell'articolo 13, sono precisi, più sicuramente i paletti messi saranno utili a proteggere la sicurezza nazionale e anche a fare evolvere questo importantissimo settore.
Quindi, ci saremmo augurati in parte sulla questione dei detriti spaziali, ma anche, per esempio, sul comma 1, lettera , quindi sui rischi informatici, magari qualche riferimento in più all'esistente normativa europea e, in particolare, alla NIS 2 che individua proprio le costellazioni satellitari come parte delle infrastrutture critiche, da proteggere e da rendere più resilienti a livello informatico. E lo stesso ragionamento, poi, abbiamo fatto su tutti gli altri articoli.
Il messaggio da passare rispetto ai requisiti oggettivi è che, più questi requisiti oggettivi sono in linea con gli standard delle norme internazionali europee, più questa sicurezza non sarà oggetto di ideologie o scelte di campo, ma sarà qualcosa di oggettivo che tutti gli operatori stranieri e italiani dovranno rispettare e che, quindi, assicurerà la sicurezza del nostro Paese e del settore della , che è assolutamente importante.
Quindi, invitiamo il Governo a fare molta, molta attenzione e ad inserirsi il più possibile in questo quadro oggettivo di standard e norme, perché è l'unica maniera sicura e certa per avere quella protezione che accordi od occhiolini non servono ad ottenere .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.4 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 5.5 della collega Pavanelli, che chiede di parlare. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento - secondo noi molto importante - all'articolo 5 chiede che ci siano dei requisiti oggettivi di idoneità tecnica, di cui gli operatori spaziali devono essere in possesso ai fini del rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività spaziale, prevedendo, nell'ambito della sostenibilità ambientale - oltre alla già prevista verifica dell'impronta ambientale di tutte le attività svolte durante l'intero ciclo di vita dell'oggetto spaziale, dalle fasi di progettazione, sviluppo e produzione, alle fasi operative e di fine vita - anche la fase del recupero del rifiuto spaziale. Perché questo? Perché noi facciamo riferimento alla possibilità di sviluppare anche il recupero del rifiuto spaziale - sappiamo bene che è un problema già oggi, figuriamoci in futuro - e, dal recupero di questi rifiuti spaziali, di estrarre e avere quelle terre critiche di cui si parla tanto in questo periodo.
Stupisce che il Governo e la maggioranza abbiano dato un parere contrario, in quanto proprio pochi mesi fa abbiamo votato in quest'Aula un testo del Governo che trattava le terre critiche. E allora quale migliore opportunità, se non andarle a recuperare da quelle che sono, oggi, le nostre produzioni?
Anche nell'occasione di quel testo del Governo, abbiamo cercato di spingere moltissimo sul recupero dei rifiuti. Oggi lo facciamo di nuovo con questo emendamento, che, invece, va a incentivare il recupero dei rifiuti spaziali. Infatti, se oggi non vogliamo vedere che è già un problema, in futuro lo sarà maggiormente. E allora investiamo anche in queste tecnologie, nel recupero dei rifiuti spaziali e anche nel riciclo e nel recupero delle terre critiche, perché sicuramente sarà una parte della ricchezza di domani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Dell'Olio. Ne ha facoltà, per un minuto.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Io, ancora una volta, vedo che questo provvedimento è stato preso e costruito senza pensare davvero al futuro. Ora, se nel provvedimento base, il comma 1, lettera parla di sostenibilità ambientale dell'attività spaziale su tutto il ciclo di vita, l'intero ciclo di vita va dalla fase della progettazione, alla fase di utilizzo, fino alla fase in cui viene riportato a terra, ossia di dismissione.
Ora, ci sono circa fra i 7.000 e i 10.000 satelliti - e chiudo, Presidente - e ci sono circa 30.000 oggetti, detriti spaziali, superiori ai 10 centimetri. Ci sono uffici dell'ESA come lo , che ha pubblicato le linee guida. Ci sono circa 1.500 satelliti dismessi che sono ancora lì a circolare. Se voi fate un disegno di legge che prevede, al proprio interno, la sostenibilità ambientale e non andate a considerare anche la fase finale di smaltimento di questi rifiuti, oltre all'utilizzo proprio dello smaltimento, state facendo un provvedimento che è stato pensato male .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.5 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 6.300 della Commissione.
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo all'emendamento 6.1 Peluffo.
Ha chiesto di parlare il collega Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento cercavamo di facilitare un certo tipo - molto specifico - di attività, basate sulla tecnologia CubeSat, che potenzialmente vengono svolte da piccole aziende e .
Quindi, con questo emendamento, cercavamo di semplificare l'iter normativo. Grazie ai nostri emendamenti e al lavoro che abbiamo fatto in Commissione, abbiamo introdotto in questo articolo delle eccezioni e delle considerazioni nei limiti autorizzativi e nel processo autorizzativo proprio per le e le microimprese. È una questione che abbiamo portato in Commissione fin dall'inizio. Effettivamente abbiamo ottenuto dei risultati, che rivendichiamo; però, in particolare, con questo emendamento andavamo a fare uno successivo, un altro passo verso quella direzione.
Nello specifico, chiedevamo - e questo è presente in vari altri emendamenti che abbiamo presentato - di istituire una Commissione di esperti che possa analizzare e, di fatto, aiutare il Ministero nell'emanazione dei decreti attuativi. Questo è molto importante perché noi riteniamo che oggi queste competenze su un settore così specifico e tecnico siano nei nostri Ministeri. Di conseguenza, avere una commissione - che qua proponevamo senza alcun onere per lo Stato - che coinvolga esperti del mondo accademico, del settore aerospaziale e del mondo industriale, potrebbe aiutare una componente molto importante della nostra , anche rispetto a quello che deriverà da questa legge, vale a dire i decreti attuativi, dove si andranno a definire le caratteristiche tecniche.
Oggi non ci sentiamo sicuri che ci sia un coinvolgimento, almeno da questo DDL non appare che ci sia o che ci sarà un coinvolgimento importante e necessario del mondo accademico nella stesura di questi decreti e, di conseguenza, è una cosa che ci preoccupa e sulla quale poniamo attenzione.
L'abbiamo anche ripresentata in altri emendamenti. Alcuni non sono stati ritenuti ammissibili. Quindi, colgo l'occasione proprio per porre, con questo emendamento, il punto sulla necessità di un coinvolgimento di esperti nella stesura dei decreti attuativi, che sono per loro natura estremamente tecnici. Oggi ci preoccupa che non ci sia in questa legge, non si evinca da questa legge, un coinvolgimento di persone con competenze specifiche nel settore, che possano aiutare nella stesura dei decreti attuativi che, di fatto, saranno ciò che poi regolerà la nostra .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione l'articolo 6.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 7.1 Di Sanzo. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo… Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare il deputato Di Sanzo. Ne ha facoltà.
CHRISTIAN DIEGO DI SANZO(PD-IDP). Presidente, stavamo decidendo l'intervento. Questo è un tema importante, perché è di nuovo il tema di chi regola cosa, sostanzialmente. Come anche ha menzionato il collega Dell'Olio prima, questo disegno di legge, di fatto, dà l'autorità regolamentare all'ASI. L'ASI, l'Agenzia spaziale italiana, dovrebbe in realtà fare promozione del settore spaziale e non regolamentazione. Quindi, chiedere all'ASI che non necessariamente ha anche le competenze, sicuramente ha le competenze tecniche, però, magari queste non sono le stesse competenze autorizzatorie e regolamentari che invece servono per l'iter regolamentare che prevede questo provvedimento. Darla all'ASI è, in realtà, una cosa molto peculiare, perché non rispetta le internazionali del settore dell'economia spaziale; in particolare, la legislazione statunitense con la Federal Aviation Administration e con la legislazione inglese, la SIA.
Tutte queste legislazioni di altri Paesi hanno dato all'Autorità dei trasporti - in questo caso l'agenzia per noi sarebbe l'ENAC, come chiediamo in questo emendamento - l'autorità di regolamentare e di rilasciare autorizzazioni. Questo è importante perché l'ASI, che fa promozione del settore spaziale, non può fare la promozione del settore e, quindi, dare anche una direzione e stabilire in che senso va la nostra e, allo stesso tempo, rilasciare autorizzazioni. Diventa un controllante e un controllato allo stesso tempo. Di conseguenza, quello che noi chiedevamo era di dare l'autorità all'ENAC. L'abbiamo chiesto in altri emendamenti che poi non sono risultati ammissibili e lo chiediamo nuovamente in questo emendamento, specificatamente per il volo suborbitale, perché ci sembra coerente con le legislazioni di altri Paesi che hanno dimostrato di funzionare bene e ci sembra che l'Italia si avventuri in un terreno che non necessariamente è quello che l'esperienza internazionale ha dimostrato essere il migliore. Di conseguenza - e questo non solo riguardo a questo emendamento, ma veramente in tutto il provvedimento - avevamo chiesto che l'autorità fosse l'ENAC come autorità indipendente e non l'ASI, che non è in questo caso, nel settore spaziale, un'autorità indipendente, perché è quella che deve fare, allo stesso tempo, promozione. Richiediamo al Ministro e al Vice Ministro se è possibile, almeno per quanto riguarda i voli suborbitali, prevedere che questa competenza sia in capo all'ENAC, perché onestamente portare queste competenze in capo all'ASI ci sembra un po' una stortura rispetto a quella che è la legislazione internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio il collega Di Sanzo a cui chiedo se posso aggiungere la firma. Non ci eravamo parlati prima. Praticamente, il collega ha espresso quelli che erano i miei pensieri sull'emendamento che era stato considerato inammissibile.
Qui devo esprimere la stortura di come vengono considerati gli emendamenti in Commissione bilancio, della quale, ahimè, faccio parte, perché questo emendamento non è stato considerato oneroso, mentre l'altro emendamento, che per sette ottavi era composto da norme ordinamentali, solo per la parte di trasferimento da ASI a ENAC è stato considerato come potenziali oneri, oneri che non ci possono essere visto che, come è stato detto correttamente dal collega, stiamo parlando di attività che ASI già oggi non svolge. Quindi, al massimo, doveva essere esattamente il contrario. Dare ad ASI queste competenze vorrebbe dire caricarlo di attività che non sono previste. Mentre ENAC, queste attività, già le svolge e ha un numero di dipendenti ben più alto: il dipartimento per quanto riguarda l'economia spaziale di ENAC consta di circa 400 persone. Ripeto: ASI ha circa 420 persone e si deve occupare di tante altre cose. Quindi, ancora una volta, questa è una dimostrazione che gli emendamenti vengono visti e valutati esclusivamente per la parte che interessa una certa parte di questo Governo e non davvero per il bene del Paese perché, altrimenti, almeno un emendamento come questo sarebbe stato accolto.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.1 Di Sanzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 7.2 Benzoni e 7.3 Casu. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Brevemente, il processo autorizzativo è uno dei pezzi più importanti di questo provvedimento; è anche quello su cui le audizioni si sono concentrate maggiormente, raccontando le difficoltà e l'importanza di un processo autorizzativo che potesse dare delle risposte in tempi certi, veloci e all'altezza anche di quelli che sono i processi che avvengono nel resto dell'Europa.
Purtroppo, i tempi non sono così veloci, anzi sono lunghi e non certi, e con questo emendamento si cerca di imporre anche il silenzio-assenso nel caso in cui i termini inseriti non vengano rispettati dall'autorità concedente. Ma la cosa più grave è che, in caso di diniego di un processo autorizzativo, non c'è la possibilità di contraddittorio con chi questo parere lo fa. È quindi un parere che è impossibile per gli operatori del settore poter accettare e poter semplicemente integrare la documentazione, completare una domanda autorizzativa.
Ecco, è un emendamento che racchiude alcune istanze che erano presenti in tantissimi degli emendamenti, anche di maggioranza, che poi sono stati ritirati, proprio perché arrivano dal buon senso e dall'ascolto delle tante audizioni che abbiamo fatto. Quindi, speriamo in un ravvedimento del Governo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico perché anche noi abbiamo presentato questo identico emendamento e non solo noi. Ricordo testi della maggioranza: per esempio, un emendamento dell'onorevole Barabotti della Lega che andava nella stessa identica direzione di questo emendamento dell'onorevole Benzoni e del nostro, che va nell'interesse del Paese. Ecco, vedete, noi abbiamo svolto decine di audizioni - ha fatto bene il relatore a ricordarlo - e penso che il confronto sia stato arricchente. Il problema, però, è che questo confronto ha prodotto delle proposte che non sono state recepite. Oggi, peraltro, è l'ultima occasione che abbiamo, come Camera dei deputati, per dimostrare che l'ascolto non è solo un'azione formale, è un'azione concreta che poi porta delle conseguenze reali. Ora, da un punto di vista dei processi autorizzativi, è stato scelto un modello. Non è l'unico modello, esistono altri modelli: esiste, per esempio, un modello francese che è differente dal nostro. Ma dentro questo modello si è fatta una scelta che, quei soggetti, quelle piccole e medie imprese o ex piccole e medie imprese, che stanno faticosamente cercando di ritagliarsi un ruolo nazionale e internazionale nell'economia dello spazio, che è l'obiettivo di questo provvedimento, dicono essere fortemente gravosa. Perché, vedete, quando si parla di questo diritto al contraddittorio, non stiamo dicendo nulla di scandaloso.
Stiamo dicendo, ad esempio, di fronte a un diniego, che l'operatore abbia la facoltà di rendere chiarimenti o fornire ulteriori elementi e documentazioni integrative entro un termine non inferiore a 15 giorni. Stiamo parlando di principi che vigono già in tutti gli altri ambiti analoghi; stiamo parlando di principi indispensabili. Non riconoscere questo spazio alle piccole e medie imprese italiane significa, anche in questo provvedimento dell'aerospazio, ribadire la posizione di questo Governo su tutte le grandi questioni: deboli con i forti e forti con i deboli . Non possiamo scrivere regole che mettono vincoli bassissimi per i più grandi internazionali e regole gravosissime per quelle piccole e medie imprese italiane che cercano di ritagliarsi uno spazio in questo settore.
La richiesta che noi facciamo al Governo, se veramente l'obiettivo di questo provvedimento non è di essere deboli con i forti e forti con i deboli anche nello spazio (l'esercizio di questo principio già lo stiamo vedendo ampiamente sulla terraferma, ma ora liberiamo almeno lo spazio da questo aspetto) è di intervenire concretamente. È gestito dal Ministero del ? Occupiamoci del , occupiamoci di difendere, anche in ambito delle strategie europee, il ruolo di queste imprese italiane, ma, per prima cosa, scriviamo regole che tengano conto anche delle loro osservazioni.
Non stiamo dicendo che devono decidere - come diciamo che non devono decidere grandi soggetti, non devono decidere i piccoli soggetti - ma devono essere ascoltati, coinvolti e avere quegli strumenti di partecipazione e di coinvolgimento che non sono oggi presenti.
Avremo modo negli altri emendamenti di toccare altri passaggi e di vedere come concretamente questo principio possa sostanziarsi nel testo normativo, se però il tema - anticipo anche una possibile obiezione nella speranza di poter avere una risposta dal Governo e un confronto fattivo su questo tema - dovesse essere quello, come ho sentito dire a margine del confronto parlamentare, per il quale questi principi sono già previsti dall'ordinamento in altre norme, dato che, invece, gli operatori del settore ci stanno dicendo che questi principi non vengono rispettati in questo ambito, che male c'è a chiarirlo in una legge? Una legge che, invece, in assenza di questi accorgimenti che stiamo suggerendo, come opposizioni e anche come maggioranza prima che le forze di maggioranza ritirassero gli emendamenti, verrebbe interpretata, proprio da quei soggetti che sono i destinatari delle norme, non nella direzione di un ascolto, ma nella direzione di un ostacolo.
Ecco, se dobbiamo fare una legge per l'aerospazio, non la possiamo fare per ostacolare la piccola e media impresa italiana che si occupa di questo settore .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 7.2 Benzoni e 7.3 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli emendamenti identici 7.4 Alifano e 7.5 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, signora Presidente. Allora questo emendamento mira a valorizzare il ruolo delle regioni e delle altre amministrazioni nel procedimento di rilascio dell'autorizzazione all'esercizio di attività spaziali. Non vogliamo dimenticare che, all'interno del COMINT, cioè del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio, vi è una rappresentanza regionale; ce lo rammentava il Vice Ministro Valentini in Commissione. Ciononostante, è una rappresentanza che risulta schiacciata dal potere centrale perché il COMINT è presieduto, per l'appunto, dalla Presidenza del Consiglio e viene convocato su istanza della Presidenza del Consiglio.
Quindi, dare voce alle amministrazioni regionali e alle amministrazioni locali sarebbe stato assolutamente opportuno. Tra l'altro, questo emendamento è stato suggerito proprio dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome. Purtroppo, non è stato proprio preso in considerazione.
Allora, il punto, cari colleghi, è questo. Nell'azione governativa noi ci muoviamo assolutamente, come è stato ricordato anche da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, verso una vera e propria centralizzazione.
Le autonomie locali non hanno proprio voce e, del resto, questo emendamento rappresenta, a mio avviso, anche un banco di prova della schizofrenia che c'è all'interno di questa maggioranza dove convivono due istanze e due visioni di Paese che sono assolutamente contrastanti. C'è un'istanza che va verso la centralizzazione e, poi, c'è un'altra istanza - e l'autonomia differenziata ne è stato un esempio - che va verso l'autonomia. Ma, proprio in questo campo, Vice Ministro - io vedo che lei è presente e ha seguito i lavori in Commissione -, sarebbe stato opportuno dare voce alle autonomie locali e a quelle amministrazioni che sono più vicine al tessuto imprenditoriale che si occupa di questo campo .
L'80 per cento delle piccole e medie imprese rappresenta all'interno dell'aerospazio una componente importantissima che sarà schiacciata dai che si muovono già in un contesto internazionale e che stanno letteralmente colonizzando lo spazio.
Mi preme a questo punto fare un piccolo elenco di quelli che adesso stanno, per l'appunto, nell'avventura dello spazio. Non viene ricordato a fondo, perché non è solo Elon Musk; non è solo lui; ovviamente, c'è un oligopolio, ma i numeri ci sono e sono di più, seppure pochi.
Li elenco. Planet labs, fondata nel 2010 a San Francisco e quotata in borsa, possiede, al 2022, 210 satelliti; Maxar Technologies, con sede in Colorado e quotata in borsa, possiede satelliti ad alta risoluzione con un fatturato nel primo trimestre del 2022 di 405 milioni di dollari; e poi Capella Space, con sede in San Francisco, che pure si è avviata alla conquista dello spazio; Black Sky, fondata nel 2013 a Seattle, che ha ampliato la sua costellazione orbitale, battendo il record di quattro lanci in quattro mesi; e poi HawkEye 360 che possiede satelliti che effettuano lo elettromagnetico del territorio per geolocalizzare le emissioni sul terreno. C'è poi il mondo orientale; China Electronics Technology Group nel 2019 ha stretto un accordo con l'azienda Spacety per realizzare una costellazione di 96 satelliti. Presidente, qui dobbiamo renderci conto del mondo nel quale ci muoviamo e le nostre imprese risultano assolutamente schiacciate da questo tipo di visione che alla fine esternalizza e non vede, invece, il tessuto imprenditoriale italiano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 7, come è stato ricordato, si occupa del procedimento di rilascio dell'autorizzazione per le attività spaziali. Come Partito Democratico abbiamo fatto presente che l'articolo presenta alcune anomalie, in particolare, abbiamo chiesto che si desse sfogo al principio del contraddittorio con l'operatore aerospaziale che non trova, di fatto, espressione nell'articolo; così come abbiamo chiesto, in maniera molto puntuale, di dividere tra voli suborbitali, coinvolgendo anche nei procedimenti autorizzativi l'ENAC e un comitato di esperti. Poi, con questo emendamento abbiamo chiesto il coinvolgimento degli enti locali che, al momento, come è stato ricordato dalla collega Alifano, il COMINT ha solo la facoltà di ascoltare.
Non è una richiesta peregrina anche perché in questi anni, come è noto, le regioni hanno fatto anche di più di quello che il Governo ha fatto per lo sviluppo della industria aerospaziale. La collega Alifano ha ricordato le tante società di diritto americano che producono satelliti in giro per il mondo e molti di questi li hanno anche lanciati nello spazio. Più sommessamente ricordo che ci sono regioni che lo hanno fatto: una di queste è la mia, la Puglia, che in questi anni ha investito centinaia di milioni di euro per sviluppare una filiera dell'industria aerospaziale; possiede l'unico spazioporto che in questo momento è autorizzato in Europa (l'aeroporto di Grottaglie) e, grazie ai finanziamenti comunitari e al Fondo di sviluppo e coesione, ha sostenuto una filiera molto ricca che ha dato vita ad aziende italiane o partecipate da fondi di investimento italiani o stranieri che hanno dato vita a un'interessante esperienza nel settore aerospaziale.
Escludere le regioni dal procedimento autorizzativo significa impedire agli enti locali, e soprattutto a quelli che sono stati particolarmente virtuosi nel sostenere l'industria aerospaziale, l'adeguato coinvolgimento in un processo che, ricordiamolo, se viene gestito come il Governo intende gestirlo, cioè, sostanzialmente, appaltando lo sviluppo dell'industria aerospaziale solo ai grandi , è chiaro che non solo non richiede l'intervento delle regioni, ma, anzi, probabilmente vedrà il Governo meramente supino agli interessi dei grandi .
Se invece diventa, e deve diventare, può diventare, un'occasione di sviluppo per il Paese, mi sembra che non coinvolgere i soggetti che in questi anni hanno provato a sostenere lo sviluppo dell'aerospazio sia quantomeno miope e sia, soprattutto, pericoloso, perché tutto quello che è stato creato in questi anni, anche in tema di ricadute occupazionali, evidentemente rischia di essere travolto dall'arrivo di operatori che chiaramente credo non abbiano nessun interesse a sostenere o ad aiutare le piccole e medie imprese che in questi anni si sono occupate e hanno realizzato interessanti successi nel settore
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.4 Alifano e 7.5 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.6 Dell'Olio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Per il suo tramite, volevo rivolgermi al Vice Ministro Valentini, che è qui presente in Aula. Vice Ministro, visto che questo articolo si occupa delle procedure di autorizzazioni, questo emendamento volge a cercare di ridurre il tempo per le autorizzazioni della metà in caso di progetti pilota, quindi aziende che si occupano di progetti pilota, prototipi di ricerca destinati ad esperimenti commerciali da parte di università e centri di ricerca.
Ora, poiché il Vice Ministro è del Ministero delle Imprese e del , noi ricordiamo che in questa nostra povera Italia, se noi non supportiamo le , specialmente in un settore come quello della che cuba circa, nel 2021, 370 miliardi di dollari, che, secondo le previsioni, dovrebbe arrivare a 670 miliardi di dollari nel 2030, quindi con un tasso medio ponderato di circa il 7 per cento di crescita all'anno, se noi non facilitiamo le e le società di ricerca in Italia, in una fase in cui devono sviluppare e dobbiamo far rispettare il limite di 120 giorni - che poi sappiamo benissimo non saranno mai tali per cause varie in questo Paese -, noi non solo facciamo scappare le e i centri innovativi, non li facciamo neanche nascere.
Poi non dimentichiamoci del fatto che, invece, negli altri Paesi ci sono tante in questo settore. Domandiamoci perché dalle altre parti ci sono e da noi no. È un problema di burocrazia, ma mentre la burocrazia in settori che sono già vecchi, vecchio sistema, è difficile da smantellare, è assurdo far partire con regolamentazione un settore come quello della e non pensare, già da subito, ad avere un occhio di riguardo verso quelle strutture, come le , che di fatto, proprio perché cominciano, non hanno bisogno di 120 giorni per andare a valutare se è necessario o meno un tempo così lungo per dare un'autorizzazione che sarà parziale.
Perché poi vale quei 2 anni, perché nei 2 anni successivi o ti adegui alla regolamentazione classica o altrimenti no. Quindi, signora Presidente, per suo tramite, volevo chiedere al Vice Ministro di accantonare questo emendamento e di valutarlo, perché, di fatto, non ha un impatto economico, non ha un impatto organizzativo particolare. Stiamo partendo con tutte queste fasi, per cui, assolutamente, tutto quello che è previsto nei commi 1 e 7, che riguardano l'autorizzazione, sono assolutamente valutabili e semplificabili per quanto riguarda e centri di ricerca. Altrimenti destiniamoci ad avere che centri ricerca e se ne andranno in altri Paesi e poi verranno da noi in seguito, quindi con detrimento per quanto riguarda lo sviluppo della in Italia .
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore sulla richiesta di accantonamento è contrario. Insiste perché si voti l'accantonamento, collega Dell'Olio?
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 7.6 Dell'Olio, con il parere contrario del relatore.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 45 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.6 Dell'Olio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.7 Ghirra.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. L'articolo 7, di fatto, riguarda il procedimento di rilascio dell'autorizzazione all'esercizio di attività spaziale e indica, tra l'altro, i casi in cui la richiesta di autorizzazione all'esercizio di attività spaziale è di fatto negata. L'articolo 13 indica, invece, le modalità attuative con il DPCM delle disposizioni contenute nel provvedimento. In pratica, i futuri DPCM devono definire termini e modalità attuative delle numerose disposizioni contenute in questo disegno. Arrivo al punto.
Questo emendamento prevede che l'autorizzazione debba essere negata nel caso in cui si evidenziano probabili effetti distorsivi della concorrenza connessi ai rischi di monopolio, di fatto, dell'operatore. Conseguentemente, cosa prevediamo? Prevediamo che, con un futuro DPCM, vengano definite le caratteristiche delle eventuali posizioni sostanzialmente monopolistiche degli operatori, al fine di poter valutare se l'autorizzazione dell'esercizio di attività spaziali possa essere o meno concessa.
Ora, colleghi, lo dico così: vorrei che andassimo un po' oltre i titoli di giornale o le domande dei cronisti che qua fuori ci chiedono se è già finito l'amore fra Elon Musk e Giorgia Meloni. Lo dico per il rispetto del nostro Paese e anche della Presidente stessa. Qui non ci sono, credo, innamoramenti, non credo che Fratelli d'Italia abbia tradito un bel nessuno. Credo che possiate ancora chiedere ad Elon Musk di venire ad Atreju e a Stroppa di moderare i termini, perché credo che nessuno di voi e nessuno di noi sia sotto ricatto.
Però fatemi dire una cosa, e ve lo dice un gruppo che non ha mai condiviso l'invio di armamenti in Ucraina perché pensavamo che un' diplomatica fosse l'unica strada per arrivare a una pace giusta. Ma ve lo dico così: ma sarà normale non interrogarci sui monopoli che abbiamo in campo o sul fatto che un operatore, che, tra l'altro, ha giurato fedeltà agli Stati Uniti e mette gli interessi degli Stati Uniti prima di tutto, abbia appena deciso, con Trump, di fermare le attività di quei satelliti che servivano esattamente a quella , a quella difesa militare ucraina, da un momento all'altro? Allora ve lo chiedo: ma sarà nostro interesse nazionale, da patrioti, dire che quel monopolio, se noi vogliamo, possiamo in qualche modo metterlo da parte e non dargli quelle concessioni? Sarà nostro interesse nazionale darci questa possibilità?
Non state tradendo Musk, non state tradendo Stroppa, non state di fatto cedendo ai ricatti, state agendo nell'interesse nazionale, così come fa questo emendamento, così come fanno le opposizioni che, con voi, vogliono trovare un punto di vista nazionale degli interessi nostri e dell'Unione europea che sì, ogni tanto potrebbero essere in contrasto con alcuni monopolisti e con alcuni oligarchi che pensano di comandare, non solo in America, non solo in Europa, ma nel mondo e, magari, fino a Marte. Ecco, state sicuri che noi non cederemo a nessun ricatto e questo emendamento vi dà la possibilità di scegliere e dà la possibilità a questo Governo di decidere, perché continuare a poter decidere fa parte della nostra indipendenza, fa parte della democrazia, da qui fino allo spazio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Condivido ogni parola del collega Grimaldi, ovviamente. Devo dire che con la bocciatura di questo emendamento, maggioranza e Governo hanno abbassato la maschera perché noi chiedevamo che l'autorizzazione fosse negata, anche nei casi in cui si configurassero posizioni sostanzialmente monopolistiche dell'operatore. Nonostante le parole del Ministro Urso - lo ribadisco - la situazione, già di fatto, è estremamente preoccupante, visto che Musk domina già i nostri cieli. Non c'è nessuna intenzione da parte del Governo e della maggioranza di porre un argine e far sì che siano tutelate le nostre aziende che lavorano nel settore e, soprattutto, la sicurezza nazionale. Ripensateci, questi emendamenti, questo come il prossimo, potrebbero fornirvi una soluzione per arginare Musk o qualunque altro operatore monopolista, oligopolista in questo caso, che si possa presentare sul mercato e, quindi, vi preghiamo di rifletterci.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, signora Presidente. Chiedo di sottoscrivere questo emendamento, se i colleghi me lo concedono, e anticipo alla Presidenza anche quello successivo.
Questo è un emendamento che è stato a lungo dibattuto in Commissione e ci è sembrato molto importante, per questo lo condividiamo ed intervengo. Durante la discussione generale è stato sottolineato quanto la posizione del Governo su questo disegno di legge sia stata travagliata in queste ultime settimane, ma possiamo dire anche in questi ultimi mesi: da una parte abbiamo avuto il Ministro Crosetto che, in audizione in Senato, ha palesemente affermato, confermato, che c'è solo un'azienda, c'è solo un imprenditore che può rispondere alle esigenze del nostro Paese; contemporaneamente, abbiamo avuto il Ministro Urso, proprio in quest'Aula, ad un della maggioranza, di Fratelli d'Italia - tra l'altro dello stesso relatore di questo dispositivo - che ha detto: no, assolutamente no, questo disegno di legge è soltanto per le imprese italiane, le italiane, la ricerca italiana, e assolutamente non per le grandi imprese estere. Questa è la dimostrazione che c'è totale confusione nel Governo.
A gennaio - stiamo parlando di due mesi fa -, il 5 gennaio, Bloomberg ha diffuso l'indiscrezione secondo cui il Governo Meloni aveva già deciso di stanziare 1 miliardo e mezzo a SpaceX. Ovviamente, la Presidente Meloni ha negato, smentendo la notizia, peccato che, poi in un o un - non so come si chiama adesso - del Ministro e Vicepremier Salvini, Elon Musk ha risposto: l'accordo dell'Italia con SpaceX sarà fantastico. Questo per dire che non si capisce nemmeno più la realtà, perché la Presidente del Consiglio smentisce notizie che, poi, vengono confermate dagli stessi imprenditori.
Per non parlare, poi, di quello che è successo la settimana scorsa dove il braccio destro di Elon Musk ha confermato la necessità di non essere più chiamato da Fratelli d'Italia per un emendamento del Partito Democratico. Insomma, siamo alla follia totale: si dice un qualcosa, tramite tantissima propaganda, da parte di questa maggioranza e del Governo, poi, dopo, quando andiamo a leggere i fatti, i fatti sono questi e non la propaganda, in realtà, vediamo che è l'esatto contrario. Per questo l'emendamento della collega Ghirra è importante, e per questo chiediamo ai colleghi di maggioranza di votarlo. Veramente: basta con la propaganda, iniziamo a lavorare seriamente per le nostre imprese e per le nostre !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo del Partito Democratico per chiedere al Governo, se possibile, di valutare un accantonamento di questo emendamento, che riguarda un tema importante, uno dei temi su cui c'è maggiore attenzione in questo momento. Noi, come gruppo del Partito Democratico, abbiamo presentato emendamenti all'articolo 25 e in altri articoli, che cercano di costruire una cornice di norme chiare, che traducano in impegni legislativi quelli che sono gli impegni che il Governo ha ufficialmente preso e che sono stati ribaditi anche nell'intervento del relatore. Pensiamo che sia necessario un ulteriore approfondimento. Noi stiamo discutendo, confrontandoci nel merito delle questioni; siamo convinti che anche i colleghi di opposizione siano animati dallo stesso spirito, e se il Governo riterrà di presentare anche delle riformulazioni o se i relatori riterranno di intervenire sugli emendamenti, c'è uno spazio per poter valutare come meglio disciplinare ed evitare che le norme possano lasciare degli aspetti ambigui, nei quali, poi, ci possa essere un'interpretazione che va nella direzione opposta a quella auspicata. Per questa ragione, chiediamo l'accantonamento e speriamo che si possa trovare in sede parlamentare una soluzione al tema posto anche da questo emendamento della collega Ghirra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Chiedo alla collega se posso sottoscrivere, ma vorrei stigmatizzare un fatto: la maggioranza si sta facendo un po'prendere da questa voglia di adulare i ricconi vari, anche internazionali, che, tra l'altro, è la linea politica che ha presentato la Ministra Santanche' in Aula
Il tema fondamentale è che, però, voi state giocando con questi rimpalli tra i vari componenti della maggioranza, tra Salvini, Tajani, Crosetto, su un tema cruciale, facendoci passare veramente per degli incompetenti a livello internazionale. È veramente vergognoso - lo dico da cittadino italiano - che di un Paese non si conosca nemmeno come si agisca per quanto riguarda gli appalti, che dovrebbero essere pubblici, così come per le procedure che sono così importanti, e si parla attraverso , opinioni personali…
ANTONINO IARIA…. opinioni da bar, dette da Vice Ministri, dette da Ministri della nostra Repubblica. Quindi, capirete che noi, a prescindere da come andrà avanti questo disegno di legge, abbiamo già fatto una figura veramente pessima a livello internazionale…
ANTONINO IARIA(M5S). …e, purtroppo, non è la prima e non sarà l'ultima .
PRESIDENTE. Tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle ha chiesto di sottoscrivere l'emendamento e l'onorevole Casu ha chiesto l'accantonamento. Il relatore mi dice di no. Insiste, onorevole Casu? Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento dell'emendamento 7.7 Ghirra, con il parere contrario del relatore.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 40 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.7 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 7.8 Ghirra.
Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Anche questo emendamento va sulla scia di quello che è stato appena bocciato, purtroppo, dalla maggioranza perché chiede che l'autorizzazione sia negata se si evidenziano probabili effetti distorsivi della concorrenza, connessi a rischi di abuso di posizione dominante.
Come sottolineavo, prima, l'Italia è uno dei maggiori investitori, in Europa, in progetti di economia dello spazio. Anche il PNRR ha stanziato 1,29 miliardi di euro per tecnologie satellitari ed economia spaziale. A livello europeo, il settore vale, circa, 370 miliardi l'anno, con una prospettiva di 500 miliardi entro il 2030. L'industria europea dà lavoro a 230.000 persone, con un giro di affari annuo di circa 2 miliardi.
Noi immaginavamo che, oltre a voler tutelare la sicurezza nazionale, il Ministro Urso volesse anche tutelare l'economia del nostro Paese e le sue industrie, visto che questo è uno dei settori più floridi, in Italia, che vanta una filiera completa, su tutto il ciclo, dall'accesso allo spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca, con un'ottima distribuzione su tutto il territorio nazionale.
Di questo tessuto economico, oltre a grandi aziende come Leonardo, fanno parte delle piccole e medie imprese e che raffigurano l'80 per cento circa di questo settore con, anche, circa 50.000 addetti specializzati su più di 200.000 totali nella filiera, oltre a 4.000 aziende che costituiscono l'indotto.
Allora, io non riesco a comprendere come voi non vogliate cogliere i nostri suggerimenti, le nostre proposte, i nostri segnali di allarme rispetto alla tutela di un settore così importante e come non vi preoccupi il fatto che questa norma possa aprire al monopolio di potenti come Elon Musk che, già ora, dominano nei nostri spazi. Ricordo i numeri citati, in quest'Aula, dal Ministro Crosetto: l'Europa è estremamente indietro: potremmo avere 290 satelliti a orbita bassa, ma dopo il 2030, mentre Musk oggi ha già, con SpaceX, 6700 satelliti con una previsione di 42.000.
Introdurre delle norme di questo tipo sarebbe una garanzia per il Paese, non per noi. Perché non volete aprire gli occhi e cambiare linea rispetto a delle scelte che sono scellerate e rispetto, invece, a un'opportunità che potrebbe essere rappresentata da questa norma?
Io davvero non riesco a comprendere e chiedo che, anche per questo emendamento, si possa valutare un ripensamento o un accantonamento. Ne va, davvero, dell'economia del Paese e della sicurezza dei nostri dati, perché sappiamo bene che i conflitti, nel nostro mondo, si trasferiranno dalla terra allo spazio, dove ci sono ingenti risorse minerarie, e dove chi ha la proprietà dei satelliti può gestire la sicurezza e le comunicazioni di tutti gli altri Paesi. Come giustamente ricordato dal collega Grimaldi, ciò sta accadendo anche per la povera Ucraina, dove Zelensky ha dovuto cedere alle minacce di Trump, esclusivamente per il fatto che, nel momento in cui lui non dovesse accettare quelle condizioni, non sarebbe più in grado di avere il Governo del proprio Paese.
Pensateci perché, davvero, ne va della sicurezza nostra e dell'intera Europa .
PRESIDENTE. Saluto studentesse, studenti e docenti dell'Istituto “San Vincenzo di Erba e Albese con Cassano” di Erba, che assistono ai nostri lavori dalle tribune
L'onorevole Ghirra ha chiesto l'accantonamento. Quindi, chiedo il parere al relatore, che dice di no. L'onorevole Ghirra insiste per la votazione?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico senza registrazione dei nomi, sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento 7.8 Ghirra, con il parere contrario del relatore.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 44 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.8 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 8.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento n. 8.500 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8 nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo agli emendamenti identici 9.1 Benzoni e 9.2 Casu.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 9.1 Benzoni e 9.2 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 10.1 Pavanelli.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.1 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 10.2 Ferrara.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Presidente, colleghi, Governo e chiunque sia interessato a sapere chi controllerà, davvero, il nostro spazio.
Siamo di fronte a una scelta cruciale e vogliamo che l'Italia sia protagonista nel settore spaziale o vogliamo che diventi, semplicemente, un cliente di lusso per le grandi multinazionali estere? L'emendamento che presentiamo ha un obiettivo molto chiaro, ovvero, assicurare che la disciplina del venga sempre applicata quando si tratta di trasferimento delle attività spaziali o delle proprietà di oggetti spaziali.
Una aggiunta ovvia, direte voi, eppure la storia recente ci insegna che il confine tra sovranità e sudditanza industriale è sempre più sottile. E poi la realtà è un'altra. Un'azienda oggi è italiana, domani diventa di qualcun altro e il Governo se ne accorge troppo tardi o fa finta di niente.
Ora, il settore spaziale non è un settore come gli altri: parliamo di tecnologia avanzata, di dati critici, di infrastrutture strategiche. Parliamo di un comparto che può garantire il futuro industriale dell'Italia o lasciarla dipendente da pochi grandi globali. Eppure, nel testo attuale della legge, non c'è un riferimento chiaro alla per queste operazioni.
Il nostro emendamento non fa altro che scrivere nero su bianco ciò che dovrebbe essere ovvio: quando si trasferisce un'attività spaziale o la proprietà di un oggetto spaziale la protezione degli interessi nazionali deve essere la priorità. Sovranità o sottomissione? E' il dilemma di questo Governo.
Allora ci chiediamo: perché il Governo ha lasciato questo punto nel vago? Perché si fa sempre gran parlare di difesa della sovranità, salvo poi dimenticarsi di inserirla nelle norme che contano? Perché, mentre altri Paesi si blindano e proteggono i loro strategici, noi lasciamo spiragli aperti a chiunque voglia comprarsi pezzi del nostro futuro tecnologico ? Abbiamo visto, già troppe volte, cosa succede quando si perde il controllo in comparti industriali chiaveOggi, mentre discutiamo di un settore decisivo per il ventunesimo secolo, davvero vogliamo lasciare la porta aperta a scelte che potremmo rimpiangere domani?
Cari colleghi, questo emendamento non è una provocazione, non è un atto ostile; è un guanto di sfida, è puro buon senso, è la garanzia che il controllo delle infrastrutture e delle attività spaziali italiane resti, prima di tutto, nelle mani dell'Italia. E se qualcuno oggi volesse votare contro, lo faccia pure, ma almeno abbia il coraggio di spiegare agli italiani, agli imprenditori e agli innovatori di questo Paese perché non vuole blindare i nostri strategici.
Noi lo sappiamo bene, il futuro dello spazio non sarà neutrale: o lo governiamo o lo subiamo. E noi non vogliamo subirlo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.2 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 11.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 12.1 Ghirra.
Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Anche il parere negativo su questa proposta emendativa è abbastanza incomprensibile nel senso che l'articolo 12 riguarda le sanzioni amministrative e penali e noi chiediamo di aggiungere, come fattispecie, le violazioni delle prescrizioni contenute nell'autorizzazione rilasciata dall'autorità competente. Anche questo è un suggerimento dall'Agenzia spaziale italiana che è incaricata, tra l'altro, della definizione e della regolamentazione tecnica del settore; svolgerà la vigilanza delle attività degli operatori nazionali e, quale ente pubblico, sarà responsabile di irrogare le sanzioni amministrative e penali. Quindi, suggeriva che le sanzioni venissero estese anche alle ipotesi di violazione delle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni.
Mi sembra una questione logica e di assoluto buon senso ed è incredibile che, nell'eventualità che i soggetti autorizzati violino le prescrizioni contenute nelle autorizzazioni, non sia prevista alcuna sanzione.
Davvero credo che questa bocciatura rappresenti l'atteggiamento del Governo e della maggioranza, per noi incomprensibile, perché, ripeto, sono emendamenti che hanno l'obiettivo di migliorare il provvedimento, non di fare ostruzionismo o chissà quale attività propagandistica. La vostra chiusura è del tutto incomprensibile.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.1 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Dato che l'emendamento 13.1 Di Sanzo è inammissibile, passiamo all'emendamento 13.2 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnassi. Ne ha facoltà.
ANDREA GNASSI(PD-IDP). Grazie, Presidente. All'articolo 13, nelle disposizioni attuative, viene previsto che con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri venga definita una serie di punti tra cui, ad esempio, le condizioni e i requisiti per assicurare un livello elevato di sicurezza, resilienza e sostenibilità dell'attività spaziale.
Ecco, con questo emendamento, proponiamo di aggiungere - tra gli enti, i soggetti che devono essere sentiti, con i quali si concertano i provvedimenti e si individuano i punti indicati nell'articolo - e che venga coinvolto, sentendolo, anche l'INAF, l'ente pubblico di ricerca preposto alla ricerca astronomica in Italia. Perché? Perché l'INAF detiene certamente le competenze tecniche necessarie per una valutazione, caso per caso, del potenziale impatto, ad esempio, di attività satellitari sulla ricerca astronomica; perché l'INAF detiene le competenze tecniche per individuare, con l'operatore, possibili azioni di mitigazione, in particolare per quanto riguarda l'inquinamento luminoso e radioelettrico prodotto dagli oggetti spaziali. È un emendamento semplice, puntuale, che va ad arricchire le competenze tecniche che proponiamo si debbano utilizzare con questa norma.
Auspichiamo, ovviamente, che vi sia un parere favorevole, una revisione del parere contrario che è stato espresso, perché non vediamo alcuna ragione di contrarietà.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.2 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.3 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 13.4 Ghirra, 13.5 Alifano e 13.6 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. In questo articolo, che riguarda le disposizioni attuative, chiediamo che venga coinvolta anche la Conferenza Stato-regioni rispetto ai procedimenti che sono definiti dai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministeri e i vari organismi.
Perché sappiamo, come ho anche sottolineato in diversi interventi, che l'attività legata all'economia dello spazio è distribuita in maniera piuttosto omogenea sul nostro territorio nazionale.
PRESIDENTE. Colleghi! Collega Crippa, collega Candiani: colleghi, siete dietro la collega; non riesce a parlare. Prego, onorevole Ghirra.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie. Dicevo le attività sono distribuite in maniera omogenea sul nostro territorio nazionale e immaginavamo che, visto che siete promotori di un disegno di legge che vorrebbe introdurre l'autonomia differenziata in tutto il Paese, foste d'accordo sul fatto di coinvolgere le regioni nella definizione di importanti attività che avranno ripercussioni sui loro territori; anche perché, appunto, amministrandoli, conoscono meglio del Governo centrale, probabilmente, caratteristiche, opportunità che le attività che si svolgono regione per regione hanno.
Quindi, abbiamo già visto, all'interno di altri provvedimenti, che l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni non vi appassiona. Ma, a nostro avviso, è un errore non coinvolgerli, anche perché, appunto, attraverso questi provvedimenti, verranno definiti le condizioni e i requisiti per garantire la sicurezza delle attività spaziali, l'importo del contributo che sarà dovuto, tutta la documentazione che dovrà essere presentata, insomma, i requisiti che queste attività dovranno avere. E, a nostro avviso, le regioni dovrebbero avere un ruolo nella definizione di queste importanti azioni strategiche per il nostro Paese. E, invece, ancora una volta, voi avete deciso di lasciarle fuori dalle decisioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. I DPCM previsti dall'articolo 13 sono, evidentemente, il cuore di questo provvedimento, perché sono gli atti attraverso i quali poi si dispiegherà, realmente, l'azione del provvedimento. Come è stato ricordato, al processo di adozione di questi DPCM partecipano soggetti diversi, ma non le regioni e, in particolare, non la Conferenza delle regioni. La schizofrenia di questa decisione è ancora più evidente, alla luce del fatto che sembra sfuggire al Governo che l'attività di programmazione regionale, soprattutto, in tema di sviluppo economico, è una prerogativa non solo chiara, ma anche, in tanti casi, molto ben esercitata. E questa prerogativa, come ho avuto modo di ricordare, ha dato vita in tante regioni a esperienze straordinarie.
Non capisco come un Governo che ha fatto - e, da quello che si legge intende ancora fare - una battaglia sull'autonomia differenziata, poi decida di dimenticarsi delle autonomie regionali proprio in passaggi di questo tipo, che sono passaggi, come ho detto in precedenza, fondamentali nella definizione di una strategia nazionale che coinvolga in maniera capillare i territori. È come se, mi viene da pensare, quella frenesia - con cui il Governo sta provando ad approvare una legge che, di fatto, accentra, come tantissime altre potestà, al Governo centrale la facoltà di applicare questa legge nell'interesse evidentemente di qualche in maniera più specifica - stia facendo perdere per strada al Governo alcuni pezzi fondamentali di un processo che, invece, dovrebbe essere condiviso a livello nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Volevo solo aggiungere una considerazione, visto che in Commissione attività produttive avevamo già discusso rispetto a questa opportunità e il Vice Ministro Valentini aveva, in un certo qual modo, coerentemente sostenuto che, essendoci una rappresentanza delle regioni già all'interno del COMINT poteva essere considerato ultroneo introdurre un ulteriore parere circostanziato da parte, appunto, dell'assemblea delle regioni. Ora, qui l'emendamento dice una cosa diversa, Vice Ministro. Qui l'emendamento dice: che vi sia un'intesa. Quindi: previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni e poi si procede con il seguito dell'articolo medesimo.
Quindi si attribuisce alla Conferenza Stato-Regioni sicuramente un ruolo decisamente più significativo, rilevante, che va, esattamente, nella direzione auspicata dalla maggioranza, rappresentata dalla legge sull'autonomia differenziata dove si voleva, si tentava o si tenta di attribuire alle regioni di tutto e di più, in termini di competenze e funzioni. Quindi, intervengo proprio per sottolineare una situazione paradossale in cui, di fronte ad una situazione concreta in cui ci sarebbe l'opportunità sicura, ma anche la possibilità di riconoscere un maggiore potere, quindi, un ruolo, in termini di funzioni e competenze, all'assemblea Stato-Regioni, proprio la maggioranza che, a parole, si dichiara a favore di un decentramento amministrativo e politico, nei fatti, esprime un parere esattamente contrario .
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 13.4 Ghirra, 13.5 Alifano e 13.6 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.7 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 13.8 Ghirra e 13.9 Appendino. Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. L'articolo 13 indica le modalità attuative delle disposizioni contenute nel disegno di legge, demandando la definizione delle norme tecniche e il procedimento per l'accertamento dei requisiti oggettivi necessari ai successivi DPCM.
La lettera prevede che debbano essere definiti le condizioni e i requisiti necessari ad assicurare un livello elevato di sicurezza, resilienza e sostenibilità dell'attività spaziale.
Noi proponiamo che queste condizioni e questi requisiti vengano modulati, diciamo, con specifiche agevolazioni e procedure semplificate per le e le piccole e medie imprese, che abbiamo visto rappresentano l'80 per cento delle imprese che operano nel settore, ma che, rispetto alle grandi aziende, hanno, ovviamente, problemi logistici ed economici e non possono essere assimilate. Quindi, chiediamo, davvero, una rivalutazione del parere su questo emendamento, perché agevolazioni e procedure semplificate per e PMI vorrebbero dire incentivare un settore strategico e importante per il nostro Paese, intervenendo, appunto, sul potenziamento dell'economia dello spazio a vantaggio di tutte e tutti noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento chiede di agevolare le piccole e medie imprese e le nostre - qui si sta chiedendo più che altro di semplificare le procedure -, agevolarle nelle procedure per avere maggiori possibilità. Questo perché, ovviamente, una piccola e media impresa o una hanno maggiori difficoltà rispetto a una grande impresa. E se andiamo a vedere oggi qual è la situazione delle nostre imprese in Italia, sappiamo che l'83 per cento delle imprese del settore aerospaziale è costituito da PMI o da . Pertanto, stiamo in realtà chiedendo di agevolare nelle procedure la maggior parte delle imprese che lavora in questo settore.
Ci stupisce che non si voglia approvare un emendamento del genere, che veramente non va a cambiare particolarmente il dispositivo, va soltanto ad aiutare quei piccoli che stanno cercando di diventare imprese meritevoli. Quando parliamo di , quando parliamo di merito, magari, per la propaganda della maggioranza, i cittadini pensano sempre alle destre. Oggi possiamo sicuramente affermare che, votando contrariamente a questo emendamento e anche ad altri che abbiamo depositato, che vanno nella direzione di aiutare le PMI, le piccole e medie imprese e le , state, invece, andando nella direzione completamente opposta alla vostra propaganda quotidiana.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 13.8 Ghirra e 13.9 Appendino, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.10 Pavanelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento - così come il precedente e alcuni altri dell'opposizione - va nella direzione di aprire le porte, in qualche maniera, rispetto alle opportunità che sono contenute in questo provvedimento, anche alle imprese italiane. Questo mi sembra che sia assolutamente in linea con gli obiettivi di questo provvedimento, perché, se io vado all'articolo 1 - peraltro già votato - leggo che la presente legge promuove gli investimenti nella nuova economia dello spazio, al fine di accrescere la competitività nazionale, non la competitività di qualche altro Paese. La competitività nazionale - lo sappiamo - è la competitività delle piccole e medie imprese, che sono la stragrande maggioranza delle imprese che operano nel nostro Paese.
Ma questo è ribadito anche nel parere della I Commissione affari costituzionali su questo provvedimento, dove leggo che il primo obiettivo di questo provvedimento è quello di colmare il vuoto normativo nell'ordinamento nazionale in materia di attività spaziali, promuovendo la crescita dell'industria spaziale italiana, e sottolineo: italiana. Come facciamo a sostenere la crescita dell'industria spaziale italiana, se non abbiamo un occhio di riguardo alla tipicità del tessuto delle imprese nel nostro Paese, che è sostanzialmente, in maniera quasi esclusiva, fatto da micro, piccole e medie imprese?
Per questo motivo, questo emendamento, così come altri in precedenza, è coerente con le finalità di questo provvedimento. Mi chiedo se la bocciatura di questo emendamento, così come degli altri che vanno nella stessa direzione - ossia quella di creare una strada che consenta anche alle piccole e medie imprese del nostro Paese di sfruttare le opportunità che verranno poi rese dal provvedimento medesimo - non sia esattamente coerente con un intento che è, invece, inverso e opposto, rispetto a questa maggioranza di Governo, ossia quello di escludere le piccole e medie imprese, le microimprese del nostro Paese dal partecipare, dal cogliere le opportunità offerte da questo provvedimento sull'economia dello spazio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.10 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.11 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 13.12 Ghirra. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Come abbiamo visto, ai sensi di quest'articolo, con DPCM, e con successivi DPCM, verranno anche definiti l'importo del contributo dovuto per il rilascio dell'autorizzazione, i criteri per la determinazione del rimborso dei costi istruttori e le modalità di corresponsione del contributo.
Noi abbiamo accolto positivamente il fatto che, almeno sull'emendamento che chiedeva criteri differenziati per le e le piccole e medie imprese, ci sia stato un accoglimento, però, in realtà, con questo emendamento chiediamo l'esenzione totale, per le e le piccole e medie imprese innovative, dei contributi dovuti, prevedendo anche ulteriori riduzioni proporzionali per operatori che svolgono attività a elevato impatto scientifico o tecnologico, con particolare attenzione a progetti che promuovono la sostenibilità ambientale, la resilienza delle infrastrutture spaziali o che hanno ricevuto riconoscimenti o finanziamenti da programmi di ricerca e innovazione nazionali o internazionali.
Riteniamo che una modulazione differente dei costi da sostenere per ottenere le autorizzazioni agevolerebbe quelle piccole realtà che sono estremamente attive, ma che hanno difficoltà da un punto di vista economico, oltre che logistico, rispetto alle grandi aziende.
Crediamo che l'accoglimento di questo emendamento favorirebbe la competitività e anche la produttività delle aziende nel nostro Paese, che il MIMIT dovrebbe tutelare e che invece, con questo provvedimento, sembra voler penalizzare a vantaggio delle grandi aziende. Ricordo che parliamo dell'80 per cento delle aziende del settore, con un importante indotto e anche importanti numeri di addetti. Sarebbe importante dare un segnale perché la loro attività possa ancora svilupparsi e crescere nel futuro.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto omnicomprensivo “Parmenide” di Roccadaspide, in provincia di Salerno, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento13.12 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.13 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.14 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.15 Ghirra, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.16 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 14.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo agli identici articoli aggiuntivi 14.01 Ghirra e 14.02 Peluffo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo articolo aggiuntivo riguarda la disciplina autorizzatoria delle attività suborbitali, una materia che è stata affrontata con gli emendamenti presentati dai gruppi dell'opposizione, all'articolo 7.
Voglio ricordare, Presidente, che, trattandosi di attività suborbitali, è utile un riferimento alle definizioni, perché queste attività sono svolte da macchine definite spazioplani che, per quanto riguarda la definizione codicistica e la definizione a livello internazionale, sono esattamente equiparati agli aeroplani. È altrettanto utile ricordare, Presidente, che il codice della navigazione attribuisce all'ENAC la disciplina, con propri regolamenti, delle attività degli aeroplani.
Allora, partendo da questi due riferimenti normativi molto precisi, per quanto riguarda le attività suborbitali, l'articolo aggiuntivo attribuisce all'ENAC la disciplina autorizzatoria, di certificazione, di vigilanza e di controllo di queste attività, anziché all'Agenzia spaziale italiana, che, come obiettivo principale, come compito principale, ha la promozione dell'economia dello spazio.
Questo è il contenuto dell'articolo aggiuntivo, che, Presidente, fa riferimento anche a scelte che sono state operate in altri Paesi europei in senso lato, quindi non solo dell'Unione europea; alcuni appartenenti all'Unione europea e altri no, come l'Inghilterra, che già è intervenuta normando la materia, che ha fatto una scelta esattamente di questo tipo. Lì il legislatore ha dato la competenza regolatoria all'Autorità per l'aviazione civile e non all'Agenzia spaziale inglese, che ha responsabilità sulla promozione del settore. Del resto, è quello che è emerso anche nel corso delle audizioni, dove è stato ricordato che il Governo inglese ha colto l'opportunità dell'intervento normativo sullo spazio per separare la regolamentazione dalla promozione del settore e garantire, quindi, che le decisioni sulle licenze siano imparziali, e questo è in linea con la politica di lunga data volta a separare la regolamentazione della sicurezza dalla promozione del settore.
Ho citato scelte in altri Paesi europei e ho citato di dettaglio la scelta operata in Inghilterra, questo perché il disegno di legge presentato dal Governo interviene su una lacuna legislativa; in buona sostanza, non inventando nulla, è in linea con quello che hanno già fatto altri 11 Paesi dell'Unione europea.
Allora, visto che si tratta di un intervento che non ha carattere eccezionale, ma si tratta di intervenire su una lacuna, guardando a quello che hanno fatto gli altri Paesi, allora guardiamo, con attenzione, cosa hanno fatto e, per quanto riguarda questa materia, cerchiamo di attenerci alle scelte più utili ed efficaci che sono state fatte anche in altri Paesi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Presidente, intervengo per dire che il fatto che ENAC sia stata esclusa dal procedimento risulta non solo incomprensibile, ma anche in contraddizione con il regolamento che ENAC ha già correttamente emanato per disciplinare i voli suborbitali, grazie al quale (ricordo a me stesso) sono state definite le modalità attraverso cui lo spazioporto di Grottaglie può svolgere le attività di volo suborbitale.
Quindi, non capisco il perché; è come se il Governo avesse deciso di riavviare il nastro e, in questo modo, evidentemente, di rimettere in discussione quello che, anche sotto il profilo regolamentare e normativo era stato, fino ad ora, definito.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 14.01 Ghirra e 14.02 Peluffo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 14.03 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 15.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 16.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 17.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Passiamo all'articolo aggiuntivo 17.01 Ferrara. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Presidente, colleghi, Governo e, soprattutto, cari amici della a tutti i costi, oggi siamo qui a parlare di un principio tanto semplice quanto rivoluzionario per questo Governo: se vogliamo essere credibili nell'industria aerospaziale, dobbiamo garantire elevati di qualità e sicurezza. Sembra banale tutto ciò, ma, a quanto pare, non lo è, perché, mentre le Nazioni blindano le loro filiere industriali, si assicurano che ogni bullone, ogni singolo ogni singolo componente sia tracciabile, certificabile e sicuro, l'Italia sembra ancora convinta che si possa fare innovazione senza regole e senza garanzie.
Allora, amici della maggioranza, vi spieghiamo noi perché questo articolo aggiuntivo è essenziale. Senza regole non si va da nessuna parte. L'articolo aggiuntivo che proponiamo introduce l'obbligo di certificazione AS/EN 9100 per le imprese che progettano, sviluppano e fabbricano oggetti spaziali, e la certificazione AS/EN 9120 per quelle che distribuiscono e vendono.
Ora qualcuno potrebbe chiedere: perché tanta rigidità? Vi faccio questa domanda: salireste mai su un aereo costruito senza controlli di qualità?
No. E allora perché dovremmo permettere che oggetti spaziali che viaggiano a migliaia di chilometri l'ora sopra le nostre teste possano essere realizzati senza standard rigorosi? Non è solo una questione di sicurezza, è una questione di credibilità. Infatti, senza standard riconosciuti, le nostre imprese non avranno accesso ai mercati internazionali. E senza un sistema di tracciabilità chiaro, rischiamo contraffazioni, componenti difettosi e materiali scadenti inseriti nella nostra filiera. Ma vi sembra accettabile?
La grande ipocrisia del Governo: l'Italia nello spazio, ma senza standard. Sentiamo spesso dire da questa maggioranza: l'Italia dev'essere della , dobbiamo essere competitivi nel settore aerospaziale. Ma poi, quando si arriva al momento di fare seriamente le cose, di mettere regole chiare e di garantire qualità e sicurezza, cosa succede? Silenzio o, peggio, resistenza .
Allora mi chiedo: volete davvero che l'Italia sia una potenza spaziale o preferite che diventi la fiera del pezzo di ricambio senza certificazione? Perché vedete, nel mondo dello spazio, o sei serio, o non sei nessuno. La NASA e l'ESA non comprano mai un componente che non abbia uno standard certificato. I grandi operatori internazionali non affideranno contratti alle imprese che non rispettano queste norme. E quindi, senza queste certificazioni, le nostre aziende resteranno fuori dai grandi giochi. E noi dovremmo accettarlo? Un Governo che non protegge i forti e lascia indietro le PMI.
Ma forse il vero problema è un altro. Forse a voi non interessa proteggere l'intera filiera industriale italiana. Forse vi basta favorire qualche grande gruppo industriale, lasciando che le PMI si arrangino in un mercato sempre più competitivo. Forse il vostro modello è quello in cui qualche azienda prende i grandi appalti e le altre possono fare le subfornitrici di serie B, senza mai poter competere davvero. Ecco perché questa proposta emendativa è fondamentale. Perché non solo garantisce sicurezza e qualità, ma dà alle PMI italiane una vera possibilità di entrare nel mercato globale, con le stesse regole e le stesse opportunità dei grandi gruppi.
In conclusione, votate pure contro, ma ditelo agli imprenditori. Colleghi della maggioranza, abbiate il coraggio di spiegare alle aziende italiane perché non volete aiutarle ad essere competitive. Dite ai piccoli imprenditori del settore perché devono restare indietro rispetto ai loro concorrenti francesi, tedeschi e americani. Dite agli ingegneri e ai tecnici italiani perché dovrebbero lavorare senza garanzie, e che i loro colleghi all'estero non vadano avanti. Quindi, questa proposta emendativa, nel piccolo, dovrebbe essere supportata, o ne pagherete le conseguenze per un futuro prossimo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 17.01 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 18.1 Ilaria Fontana. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.1 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 18.2 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 19.1 Ilaria Fontana. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 19.1 Ilaria Fontana, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 20. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 21.1 Ghirra, così come l'emendamento 21.2 Ferrara, e gli identici 21.3 Ghirra e 21.4 Stefanazzi, come pure l'emendamento 21.5 Appendino, sono inammissibili.
Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione l'articolo 21.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 22.1 Ghirra, 22.2 Cappelletti e 22.3 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare la collega Ghirra. Ne ha facoltà.
Avverto che il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un tempo aggiuntivo pari ad un terzo rispetto al tempo originariamente assegnato al gruppo medesimo dal contingentamento. Prego, collega Ghirra.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Questo è sempre un emendamento di buon senso, che allineerebbe il nostro Paese alle previsioni degli altri Paesi europei che hanno quantificato il massimale per la polizza assicurativa in 50 milioni di euro, al netto della Francia che l'ha stabilito in 60 milioni.
A nostro avviso, prevedere 100 milioni di euro come massimale per la polizza è eccessivo, anche perché creerà problemi soprattutto alle piccole aziende e alle Noi crediamo che ridurre a 50 milioni il massimale della polizza assicurativa non solo ci allineerebbe ai dati europei, dando comunque garanzie della copertura, ma soprattutto non creerebbe problemi alle aziende del settore.
Avevamo confidato che ci fosse un'apertura da parte della maggioranza e del Governo, perché l'articolo 21 in Commissione è stato a lungo accantonato. Invece, poi, di fatto, c'è stata una chiusura anche su queste proposte, lasciando invariato un testo che, secondo noi, sarà del tutto inefficace.
PRESIDENTE. Saluto le studentesse, gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Guglielmo Marconi”, di Civitavecchia, che assistono ai nostri lavori dalle tribune
Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 22.1 Ghirra, 22.2 Cappelletti e 22.3 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.4 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 22.5 Ghirra e 22.6 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.7 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.8 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 22.9 Alifano. Ha chiesto di parlare la collega Alifano. Ne ha facoltà.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, signora Presidente. Nel precedente intervento che ho fatto su questo provvedimento ho enunciato alcuni tra i di questo settore. Questo è un mondo che non fa sconti ai piccoli, non ci illudiamo. I piccoli corrono il rischio di addentrarsi in quella che è stata definita la cioè, la valle della morte. È anche vero che, nel 2022, l'Italia è stato l'ottavo esportatore di beni aerospaziali destinati agli Stati Uniti e che le piccole e medie imprese e le - lo dicevamo già prima - rappresentano un volano importante nell'economia del Paese e sono assolutamente impegnate in questo settore. Oltretutto sono anche promotrici di produttività per l'intero comparto industriale e non dimentichiamo che questo è un tema che occorre assolutamente affrontare. Negli ultimi 25 anni - cito dati della Banca d'Italia - il prodotto per ora lavorata in Italia è cresciuto dello 0,3 per cento annuo: meno di un terzo della media degli altri Paesi UE. Ad aggravare la situazione del nostro sistema industriale - è sotto gli occhi di tutti - c'è il fatto che siamo al ventiquattresimo mese di calo della produzione.
Questi sono campanelli d'allarme che la politica dovrebbe tenere ben presente.
Ora, con questo emendamento che cosa ci proponiamo? Ci proponiamo che ci sia, per l'appunto, un interesse da parte ovviamente delle nostre forze politiche, perché le e le PMI del settore aerospaziale possano essere sostenute nei rapporti con l'estero. Noi non possiamo lasciar fare alla mano invisibile, signora Presidente.
Io vorrei ricordare alcune considerazioni fatte da Peter Thiel, uno dei capitalisti stellari, tedesco naturalizzato neozelandese - se non ricordo male - che, in un suo saggio intitolato, ha esposto alcune leggi che, a suo avviso, dovrebbero governare l'economia. I punti base quali sono? Che il progresso discende dal monopolio e non dalla competizione - attenzione a quello che lui dice - e che competizione significa che non c'è profitto per nessuno. Sono considerazioni che noi dobbiamo tenere ben presenti e sono considerazioni che noi, come forza politica, non appoggiamo assolutamente. Crediamo, infine, che sarà anche la politica a dettare le sue leggi .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.9 Alfiano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.10 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 22.11 Pavanelli. Ha chiesto di parlare la collega Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Questo emendamento ha una finalità molto importante in questo momento e introduce, tra gli elementi chiave per il Piano nazionale per l'economia dello spazio, un punto cruciale, cioè deve contenere anche la definizione di uno standard nazionale di sostenibilità spaziale ossia l'ESG. La sostenibilità può essere intesa come amplificatore di opportunità per l'industria spaziale. È un valore aggiunto per le nostre imprese, tutte le nostre imprese. E allora perché non aggiungerlo anche per le nostre imprese del settore aerospaziale? Di fatto, rappresenta una leva per migliorare la operativa e le condizioni finanziarie, oltre ad essere in grado di portare benefici in termini di immagine.
Nella catena del valore dell'industria spaziale certamente il settore è quello più impattato dalle dinamiche di sostenibilità - la manifattura di oggetti altamente tecnologici con un grado di specificità molto elevato - che fanno delle aziende di quest'area di mercato gli interlocutori ed esecutori preferiti dell'adozione di standard ESG.
Allora, visto che è un settore molto innovativo, facciamolo partire bene, subito, con standard alti, altissimi. Tutte le nostre imprese, che adottano standard alti dal punto di vista ambientale, nella realtà, sono agevolate anche per avere maggiori prestiti dalle banche e sono maggiormente considerate anche da futuri clienti.
È uno spazio importante affinché le nostre imprese possano essere, già da adesso, all'avanguardia, non solo dal punto di vista innovativo e tecnologico, ma anche dal punto di vista ambientale. Questo, nonostante la vostra ideologia. Parlo, Presidente, ovviamente, della maggioranza. L'ideologia di questa maggioranza continua a negare i cambiamenti climatici, nonostante siamo continuamente e quotidianamente di fronte ad emergenze ambientali in Italia, in Europa e nel mondo. Pertanto, questa ideologia deve prima o poi finire. Ciò premesso, facciamo subito questo passo insieme a questo tipo di industria, perché ciò ci permetterà non di avere il freno a mano rispetto ai di altri Paesi ma di essere ulteriormente all'avanguardia, così da dare un valore aggiunto alle nostre imprese, anche se molte lo fanno già in autonomia. Inserirlo in questo primo disegno di legge delega, all'interno dei decreti attuativi: è questo lo scopo, colleghi. Noi oggi stiamo parlando di dare un indirizzo al Governo affinché metta poi nei decreti attuativi tutte queste proposte, che sono proposte costruttive e non ostruzionistiche, affinché le nostre imprese possano avere un passo avanti maggiore e abbiano quel qualcosa in più rispetto ai stranieri .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 22.11 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Ricordo che gli emendamenti 23.1 Pavanelli, 23.2 Casu e 23.3 Peluffo sono inammissibili.
Passiamo alla votazione degli emendamenti identici 23.4 Ghirra, 23.5 Ferrara e 23.6 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI(PD-IDP). Grazie, Presidente. L'articolo 23 istituisce il Fondo per l'economia dello spazio, che è una misura importante perché evidentemente mira a sostenere le filiere di investimento italiane. Ancora una volta, però, il decreto ministeriale che dovrebbe attuare e definire le modalità di utilizzo di questo Fondo vede coinvolti MIMIT, MEF, MAECI e MUR e, quindi, ancora una volta, la Conferenza delle regioni e le regioni in genere sono escluse da questo procedimento.
Per aggiungere qualcos'altro a quello che ho detto prima rispetto alla incomprensibilità di questo atteggiamento del Governo, vorrei ricordare che, con un accordo col Governo italiano e con l'utilizzo dei fondi comunitari e di quelli dello sviluppo e coesione, la regione Puglia ha sottoscritto un accordo con l'ESA, con l'Ente spaziale europeo, per sostenere, nel triennio dal 2024 al 2026, investimenti nel settore dell'aerospazio. Ancora una volta vorrei capire come è possibile coordinare queste politiche che - ripeto - tante regioni hanno messo in campo con la incapacità del Governo o con la volontà del Governo di non dialogare e di non definire con le regioni strategie condivise.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e le studentesse e i docenti dell'Istituto “San Vincenzo” di Albese con Cassano, in provincia di Como, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti identici 23.4 Ghirra, 23.5 Ferrara e 23.6 Stefanazzi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'emendamento 23.7 Casu.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casu. Ne ha facoltà.
ANDREA CASU(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con l'emendamento 23.7, che abbiamo già presentato in Commissione, cominciamo a familiarizzare con un concetto che sarà anche il cuore della discussione che ci attende a breve sull'articolo 25. Noi con questo emendamento interveniamo sulle misure economiche per l'economia dello spazio e, intervenendo poc'anzi, il collega Stefanazzi ha ben spiegato alcuni limiti strutturali di questo articolo. Però, introduciamo, al comma 3, quando viene introdotto un riferimento a quella che è la possibilità di soggetti, anche di natura istituzionale, di poter intervenire nell'ambito di queste misure, un'indicazione di priorità per quei soggetti nazionali o appartenenti all'Unione europea o, in caso di comprovata impossibilità, all'Alleanza atlantica.
Perché noi teniamo molto al fatto che venga indicata questa direzione di priorità nell'ambito di questo DDL? Perché questo concetto, che per noi era importante, fondamentale, assolutamente necessario e inderogabile quando si è avviato in un altro scenario geopolitico - parliamo di alcuni mesi fa, ma sembra di parlare di millenni trascorsi, se vediamo quello che sta avvenendo nelle ultime ore e l'accelerazione che stanno avendo alcuni eventi di politica internazionale -, è quello di indicare chiaramente qual è la collocazione strategica del nostro Paese. Il nostro Paese ha un'esigenza di inserire la nostra rincorsa satellitare nell'ambito di una sfida più complessiva che riguarda tutto il continente. Piuttosto che non sciogliere questo nodo, bisognerebbe evitare, invece, di perdere ulteriori posizioni.
Se è vero che c'è un ritardo anche dell'Italia rispetto ad altri Paesi europei, è un ritardo dovuto anche alla quantità e alla qualità dei contributi che, come Stati membri, vengono supportati sui programmi ESA. Se noi investiamo un sesto della Francia e meno di un terzo della Germania, è chiaro che stiamo collocando la nostra capacità di essere un grande Paese, locomotiva della crescita spaziale europea, in una posizione di rimessa. Ci può essere uno spazio, mantenendo questa posizione di rimessa europea, per cercare di trovare un altro protagonismo? Noi non lo crediamo, perché il nostro spazio è quello comunitario.
Dopodiché, non dobbiamo fermare quella che è la necessità di crescere tecnologicamente e laddove c'è una comprovata impossibilità di procedere con soggetti italiani e europei è giusto aprire la porta anche al confronto con i nostri alleati, ma gli alleati si chiamano e restano alleati nel momento in cui vivono la crescita di un sistema industriale di un Paese, la capacità di un Paese di attrezzarsi e di essere competitivo come un rafforzamento complessivo dell'alleanza e non se vivono anche il confronto parlamentare come l'occasione per mettere in discussione accordi che non si capisce in che sede conclusi e con quale finalità portati avanti.
Se noi siamo veramente alleati di tutti i soggetti che in questo momento si confrontano su questa grande sfida dello spazio, possiamo - e con questo emendamento già lo possiamo fare in questo articolo 23 e lo vedremo nell'articolo 25 - tenere insieme la necessità di recuperare posizioni in una rincorsa che riguarda l'Europa, ma che riguarda anche il ruolo dell'Italia dentro l'Europa, e al tempo stesso dialogare con quei soggetti che sono nostri alleati, ma farlo con la schiena dritta, farlo avendo a cuore l'interesse e la sicurezza nazionale e farlo anche attraverso la possibilità di un confronto parlamentare per migliorare questo testo. Quindi, con questo appello rinnoviamo il nostro invito alla maggioranza a cambiare parere, se è necessario a prendersi il tempo per i dovuti approfondimenti, e anche in questo articolo 23 indicare una chiara priorità per l'Italia e per l'Europa.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.7 Casu, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.8 Ferrara, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 23.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Adesso ci sono una serie di proposte emendative inammissibili, fino al 23.04 Fenu compreso.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 23.05 Dell'Olio, che chiede di intervenire. Prego.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento abbiamo cercato di dare un'indicazione che, ahimè, purtroppo non era servita neanche quando il Ministro Fitto decise di creare la ZES unica. All'epoca, visto che gran parte delle aziende italiane è composta da piccole e medie imprese, gli chiedemmo di lasciare una quota dei soldi che si danno alla ZES per le piccole e medie imprese. In questo caso, stiamo dicendo la stessa cosa.
Con riferimento al discorso fatto prima, ossia favorire le piccole e medie imprese, anche la collega Alifano ha detto che siamo al ventitreesimo mese di calo della produzione industriale. Visto che stiamo cercando di far partire un nuovo settore o, perlomeno, un settore esistente, lo stiamo normando e stiamo cercando di evitare che vadano via le aziende, abbiamo proposto di lasciare una quota parte delle risorse della ZES per le piccole e medie imprese che lavorano nel settore spaziale.
Per il 2025, sono previsti 1,6 miliardi, il 5 per cento, quindi un'ottantina di milioni. Poco importa la quantità, ma la volontà di facilitare queste imprese. Tenendo conto del tiraggio nel 2024 (erano stati stanziati 1,8 miliardi e la richiesta era 9,6 miliardi, ossia 5,3 volte quello che è stato messo), è facile pensare che dei soldi messi nella ZES non arriverà nulla alle piccole e medie aziende, anche perché il settore della , specialmente i piccoli che devono lanciarsi in attività di sviluppo e ricerca, sicuramente non hanno quella capacità industriale che…
PRESIDENTE. Ha ragione collega. Colleghi, riusciamo ad abbassare il tono della voce, per consentire al collega Dell'Olio di parlare nel silenzio dell'Aula? Aspetti, aspetti, che altrimenti, se riprende così, tra 30 secondi siamo da capo. Prego collega.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Comprendo l'orario e la voglia di non ascoltare queste indicazioni, però, il problema è proprio questo: la maggioranza, su questo argomento, a parole, ha dato la sua disponibilità ad aprire, ad ascoltare sul tema dell'economia dello spazio. Nei fatti, non fa così. Infatti, se davvero avesse a cuore la crescita di questo settore - non quello che è già dominato e gestito da alcuni grandi gruppi industriali, e sappiamo tutti a quali ci riferiamo -, allora, farebbe qualcosa per le piccole e medie imprese. Nella realtà, non lo sta facendo. Ripeto: le piccole e medie imprese hanno una necessità di supporto. Se non agiamo entrando nel merito di questa ZES unica… anche perché tutte le aziende che si devono occupare di spazio, visto che lo spazioporto lo abbiamo a Grottaglie (e credo sia l'unico in Europa, anche perché, più a Sud, diventa difficile), magari sono aziende volte a far sviluppare il Sud. Quindi, lasciare una piccola parte dei soldi della ZES a quelle piccole imprese che possono sviluppare attività nell'ambito dello spazio, ha un suo senso. Altrimenti, questo Ministero delle Imprese e del continuerà a non dare supporto alle imprese e al ; di sicuro, non lo dà alle imprese in generale. Visto che, comunque, come ha detto il Ministro dell'Economia Giorgetti (ma quello che mette i soldi è anche al Ministero delle Imprese e il ; continuo a chiamarlo dello Sviluppo economico, che aveva più senso), non è compito di questo Governo occuparsi di politica industriale (citazione del Ministro Giorgetti del 7 dicembre, in audizione durante la legge di bilancio), a questo punto, almeno voi, del Ministero delle Imprese e del potevate lavorare per far sì che le aziende, in Italia, potessero svilupparsi. Evidentemente, neanche questa piccola indicazione avete voluto seguire. Comunque, in qualsiasi emendamento che fosse a favore delle piccole e medie imprese, ho visto che avete girato le spalle .
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto omnicomprensivo “Parmenide” di Roccadaspide, che assistono ai nostri lavori dalle tribune .
Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 23.05 Dell'Olio, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 24.1 Benzoni.
Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.1 Benzoni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.2 Pavanelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
Interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, riprenderà nella seduta di domani, la quale, secondo le medesime intese, avrà inizio alle ore 9. Conseguentemente, nella parte pomeridiana della seduta odierna, dopo l'informativa urgente e la commemorazione già prevista, non avranno luogo ulteriori votazioni.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 5 marzo 2025, la deputata Maria Elena Boschi ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Italia Viva-il Centro-Renew Europe ha proceduto, il 4 marzo 2025, alla sua elezione a presidente del gruppo medesimo. Buon lavoro alla collega Boschi .
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, avranno ora luogo brevi interventi volti a ricordare la figura di Bruno Pizzul, venuto a mancare nella giornata odierna.
Vi prego, quindi, colleghi, se volete uscire, di farlo nel silenzio, anche per rispetto di quello che stiamo facendo.
Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà, per due minuti.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi, più che in altre occasioni, è giusto dire che si è spenta una grande voce. La scomparsa di Bruno Pizzul è un evento che ci tocca in modo particolare, per il modo in cui ci è stato vicino in tanti momenti cui sono legati i ricordi personali, gioie e drammi del nostro Paese. Indimenticabile voce del calcio in TV, dal suo debutto nel 1969 agli anni Duemila, attraversando i mondiali in Messico e le notti magiche in Italia 90. A lui è toccato l'onere di raccontare in diretta la peggiore tragedia del calcio italiano, un nome che fa ancora paura: l'Heysel.
Lui, pacifico uomo nato sul confine, di cui ricordava anche i tempi meno felici, è stato quasi simbolicamente precursore, quando ha posto la sua ultima firma di telecronista ufficiale della nazionale ad una partita amichevole, giocata a Trieste, fra Italia e Slovenia, e dopo, ovviamente, non si è fermato, continuando a dare il suo contributo di giornalista e di tecnico in trasmissioni TV ed eventi. Ha avuto il privilegio, riservato a pochi, di interpretare se stesso in alcuni film. La sua scomparsa lascia un vuoto non solo nel mondo dello sport, ma anche e, soprattutto, nella sua numerosa e amata famiglia. Da moltissimi anni, Bruno era infatti sposato con Maria, che gli ha dato i tre figli, Silvia, Anna e Fabio, con il quale abbiamo condiviso anche un impegno politico e che saluto con un abbraccio.
Bruno Pizzul, nella sua compostezza e misura, era molto più di un giornalista sportivo. I suoi modi sobri e l'eleganza nel porgere, la competenza, la voce indimenticabile, creavano un unico.
Sapeva interpretare lo spirito e le passioni di milioni di persone comuni che vivono con serietà il loro mestiere e la loro quotidianità, gente pulita e con la schiena dritta, come era lui e come traspariva da ogni suo gesto. Quindi, era facile e spontaneo sentirlo vicino: uno come noi, ma migliore di noi.
È stata una presenza generosa e tonificante nel nostro Friuli-Venezia Giulia, dove, già dal 2015, si era messo a disposizione della regione e del territorio comedella manifestazione Friuli Doc. Ancora pochi mesi fa, abbiamo visto e sentito il suo invito a partecipare, sempre con moderazione, come era il suo segno distintivo.
Concludo, Presidente. Non faccio fatica a dire che mi riempie di tristezza e malinconia sapere che non è più lì, nella sua casa di Cormons, la stessa dei suoi genitori. Ho avuto il privilegio di conoscerlo e posso dire che, al di là del mestiere che impone di mostrare l'immagine, aveva, tra i molti, un altro pregio che voglio ricordare: ispirava rispetto e cordialità. Non è da tutti e anche questo ci mancherà .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.
WALTER RIZZETTO(FDI). Grazie, Presidente. Bruno Pizzul è stato, è, un grande friulano, un grandissimo ed eccellente giornalista. È stato, come ricorda spesso anche il collega Loperfido, un alpino e come gli alpini, purtroppo, da qualche ora Bruno Pizzul è andato avanti. La sua delicata, ma potentissima voce, la più grande, la più illustre, forse tra le più grandi e tra le più illustri, è entrata negli anni, colleghi, nelle case di tutti gli italiani. Abbiamo appena ascoltato di racconti importanti rispetto ad eventi sportivi altrettanto importanti ed è stato un maestro per chi ha voluto fare di una passione un mestiere, in un'epoca tra l'altro, colleghi, in cui si stava affacciando quella bulimia dell'urlo che non gli è mai stata propria. È stato cantore di un calcio di altri tempi, assieme, tra l'altro, al compianto Nando Martellini, la più grande voce di tutti i tempi. È stato uno schietto e grande lavoratore che ci ha fatto vivere emozioni di imprese epiche. Tra l'altro, gli interessava sino a un certo punto, gli interessava il giusto, in seno alle sue splendide telecronache, di tattiche, di diagonali, di schemi, perché ha anteposto a tutto questo l'emozione che una partita di calcio poteva darci. Lo ricordo ancora a commentare in piazza a Cormons, laddove viveva pur essendo nato a Udine, una partita degli europei di fronte a uno schermo tra la sua gente. Ci ha raccontato testimonianze di sportivi leggendari, di aspettative infrante, di meravigliosi sogni realizzati.
Oggi, Presidente, tutti noi, ma tutta l'Italia, si è svegliata senza voce, ma qui possiamo a gran voce dire che è stato tutto molto bello. Bruno Pizzul, grande italiano, grande professionista, illustre giornalista .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pizzimenti.
GRAZIANO PIZZIMENTI(LEGA). Grazie, Presidente. Oggi è venuto a mancare Bruno Pizzul. Nato a Udine ottantasette anni fa, ha vissuto gran parte della sua vita tra Milano e Cormons, in provincia di Gorizia. È riuscito come pochi a coniugare lo studio - fino a laurearsi in lettere - con il calcio, giocando, tra l'altro, da professionista con il Catania e con l'Udinese, di cui era veramente molto tifoso. La sua fama e notorietà hanno raggiunto l'apice come cronista della nazionale italiana dal 1986 al 2002 e per ben cinque mondiali. Preciso e attento alla cronaca degli avvenimenti sportivi, era anche acuto, sottile e gradevole nello scrivere gli articoli, raccontando non solo l'evoluzione del calcio giocato, ma anche gli aspetti socio-economici di tutto il mondo che lo circonda. Rimarrà nella storia della TV la sua voce, in particolare, quando e come ci aveva fatto sognare durante le notti magiche di Italia Novanta. Molto legato al territorio, appena poteva tornava da Milano nella sua casa in Friuli, per incontrare i suoi amici di sempre e i parenti. Mitici gli incontri con Zoff e Reja per parlare ore e ore di calcio davanti a un buon bicchiere di vino rigorosamente friulano.
Oggi piangiamo un marito, che lascia la moglie Maria, un padre, che lascia i figli Fabio, Silvia e Anna, e un nonno, che lascia ben undici nipoti e, come diceva lui, la squadra intera di calcio. A tutti loro vanno le più sentite e sincere condoglianze del gruppo Lega-Salvini Premier. Bruno .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carotenuto. Ne ha facoltà.
DARIO CAROTENUTO(M5S). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del MoVimento 5 Stelle si unisce al cordoglio dei cari per la perdita di Bruno Pizzul, che rappresenta per tutti quanti noi, per gli italiani, un esempio di pacatezza, di imparzialità, di un approfondimento giornalistico e di un modo di fare il giornalismo che è stato applicato allo sport e che dovrebbe essere applicato a tutti gli ambiti. Per questo manca, manca a tutti noi da quando ha smesso di fare le telecronache delle partite della nazionale, che sono entrate nel nostro immaginario proprio per il suo modo di raccontarle.
Come dicevano i colleghi prima, sono stati tanti i mondiali che ha raccontato, tante le speranze che abbiamo visto, magari, vanificare all'ultimo rigore, che, però, raccontate da lui ci hanno, in qualche modo, sempre rincuorato, perché c'era sempre la possibilità, nel suo racconto, di guardare avanti e di sperare, magari, in un futuro migliore. Si è spenta la sua voce, ma non si spegnerà il suo ricordo. Speriamo che il suo esempio possa essere preso da tanti che oggi lavorano in Rai, una Rai che, purtroppo, è tanto distante da quel giornalismo pacato e imparziale che rimpiangiamo tutti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Bruno Pizzul sarà ricordato come la voce per eccellenza: quel timbro unico, associato all'eleganza dell'eloquio e alla grande professionalità. Con le sue parole disegnava immagini, azioni, emozioni, faceva vivere e farà rivivere momenti che resteranno nella memoria dello sport e non solo. Bruno Pizzul rappresenta un pezzo di storia e non lascerà solo ciò che ha magistralmente raccontato, ma anche l'esempio.
Con lui l'Italia perde anche un campione del servizio pubblico, quello fatto di competenza, dedizione e passione. La sua straordinaria capacità è stata quella di entrare nel cuore degli italiani, utilizzando il garbo, la correttezza e l'imparzialità, senza orpelli né ostentazioni, senza forzature. Pacatezza e abnegazione: a queste sue caratteristiche doveva quel timbro particolare della sua voce. In un'epoca in cui l'immagine predomina in tutti i sensi, vera o falsa, ricostruita o del tutto artefatta, resta imparagonabile e irreplicabile la vividezza del racconto di Bruno Pizzul.
Ho avuto il piacere, Presidente, di conoscere in consiglio regionale della Lombardia il figlio Fabio, persona equilibrata, seria, appassionata, educata da una ottima famiglia e da un papà stimato ed apprezzato, come la figura che abbiamo sentito raccontare in quest'Aula. Quindi, anche per questo mio vissuto personale, il gruppo di Noi Moderati rivolge alla famiglia le più sentite condoglianze e una vicinanza sincera .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Monte. Ne ha facoltà.
ISABELLA DE MONTE(FI-PPE). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo, salutiamo un grande uomo. Bruno Pizzul era un grande giornalista, un grande telecronista ed era anche un calciatore.
Era un uomo predestinato ad andare lontano, lo fece anche fisicamente, perché andò a giocare nel Catania ed erano gli anni Cinquanta, anni in cui non era poi così comune andare lontano dalla propria terra. Ma era predestinato ad andare lontano, soprattutto per via della carriera. Sappiamo bene quanto sia stata importante, quanto abbia segnato la sua voce sportiva. Ed era una sua unicità, la voce, perché aveva un timbro inconfondibile. Ma era unico anche nello stile perché era, il suo, un modo particolare di raccontare lo sport, quello che abbiamo ben presente, ed era fatto di autorevolezza e, per l'appunto, anche di stile.
Questa mattina, alla notizia, purtroppo, della sua morte, i suoi colleghi hanno evidenziato proprio questo, che era un po' lo stile Rai, quello stile fatto di grande professionalità, fatto anche di modi e di stile, che tutti noi dobbiamo essere in grado di valorizzare e, anche, salvaguardare. E dobbiamo dire che è inconfondibile il ricordo, anche, del modo in cui ha narrato le partite della nazionale italiana.
Insomma, per tutti questi motivi noi, come gruppo di Forza Italia, esprimiamo la vicinanza e le condoglianze a tutti i suoi familiari, con una duplice consapevolezza: da un lato, che ha dato lustro al mondo del giornalismo sportivo e, dall'altro, che, come i grandi sportivi, così anche chi lo sport l'ha saputo raccontare, è vero che non c'è più fisicamente, ma sarà con noi per sempre. Bruno, orgoglio italiano, orgoglio friulano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Bruno Pizzul è stato qualcosa di più che un telecronista noto, che un grande professionista e una voce conosciuta da tanti. Ci sono degli uomini - e ciò vale per gli accadimenti, gli episodi e i luoghi - che non segnano solo la storia di un Paese, ma ne costituiscono anche un po' l'identità, e Bruno Pizzul ha dato un contributo a farci sentire tutti italiani, più italiani. Questo è il ricordo che vorrei restituire a quest'Aula, insieme alle caratteristiche che i colleghi hanno tracciato, che non sono solo la grande professionalità, la voce indistinguibile, ma anche la pacatezza, la gentilezza e le parole utilizzate, non per gridare, non per urlare, ma per raccontare.
Ecco, allora, le condoglianze e la vicinanza del nostro gruppo alla famiglia a cui Bruno era molto legato. In particolar modo al figlio Fabio, che è stato per tanti di noi un compagno di strada, uomo sensibile alle istituzioni e alla politica, uomo di cultura e, quindi, a lui un abbraccio particolare. E un monito, perché quest'Aula possa, nell'omaggio a Bruno Pizzul, assumere un po' di quella pacatezza e quella gentilezza che fa bene a tutta l'Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. I colleghi hanno ricordato la figura di Bruno Pizzul, soprattutto, come la voce del calcio e le sue trasmissioni come . Ma Bruno Pizzul, in realtà, è stato anche un telecronista e cronista di altri sport, come il pugilato, il ciclismo, il tennis da tavolo, l'ippica, le bocce, e la navigazione. Come è stato ricordato, è stato egli stesso un calciatore: partito peraltro da una piccola squadra, a suo tempo, come la Cremonese, per arrivare, poi, alla Pro Gorizia e al Catania.
Una lunga carriera è stata la sua. Le sue telecronache erano dei racconti, veri e propri, del campo di calcio e solo lui sapeva e poteva farlo così, con quello spirito, con quel garbo, quella professionalità che lo ha reso il migliore, nel suo settore. Incontri di serie A e di coppe internazionali, alcune rimaste nella storia come la finale della Coppa dei campioni della Juventus, che hanno ricordato molti colleghi, quando ci fu la strage dell'Heysel, il 29 maggio 1985. Lui, però, raccontò così: “la telecronaca che non avrei voluto mai fare, non tanto per un discorso di difficoltà di comunicazione giornalistica, ma perché ho dovuto raccontare delle cose che non sono accettabili, proprio, a livello umano”.
Il suo grande rimpianto - lo ha raccontato - è stato quello di non avere potuto mai raccontare un trionfo della nazionale ai mondiali, ma è impossibile dimenticare quel suo grido “Roberto Baggio” con cui entrò nel cuore di tutti gli italiani.
Per concludere, signor Presidente, vorrei riportare le sue parole in un'intervista di qualche anno fa. Disse Pizzul: credo di poter dire che sono riuscito a cercare di fare il lavoro che amavo, nel miglior modo possibile, ma senza prendermi troppo sul serio, senza dare una dimensione eroica a quello che facevo. Ho avuto la fortuna di fare il telecronista di calcio e, quindi, di assumere un ruolo che mi ha dato tanta visibilità però, al tempo stesso, un qualcosa di cui essere contenti, senza diventare troppo superbi.
Bruno Pizzul era una persona spiritosa, dotata di una simpatia unica, una persona amabile e umile. Un professionista che, nel suo lavoro, ha sempre giocato un passo indietro, più interessato ad amplificare il talento altrui che il suo personale. E così vogliamo, davvero, ricordarlo per sempre. Ai suoi familiari vada l'abbraccio di tutti noi di Italia Viva .
PRESIDENTE. Aggiungo il cordoglio, mio personale e quello della Presidenza, a quanto espresso dai gruppi che sono intervenuti.
Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'Interno e la Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Zanella ed altri n. 3-01780 La deputata Zanella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.
LUANA ZANELLA(AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi dedichiamo questo momento di dedicato alla situazione delle donne ad interrogarla sulla situazione delle donne in Afghanistan, Paese abbandonato e consegnato, letteralmente, nelle mani dei dimenticato dalla comunità internazionale, nonostante i 20 anni di guerra e di occupazione. Come sa, l'Italia ha partecipato con una spesa anche importante di 8,7 miliardi di euro. La situazione femminile è drammatica.
Le nostre ONG, le associazioni, la diaspora afghana implorano perché ci sia un'assunzione di responsabilità da parte della comunità internazionale e, ovviamente, da parte dell'Italia, e la Corte penale internazionale ha richiesto l'emissione di due mandati di cattura per la guida talebana suprema e per il capo della giustizia Haqqani, per crimini contro l'umanità e per la persecuzione delle donne .
PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO TAJANI,. Grazie, signor Presidente. Ringrazio tutti i gruppi parlamentari che, con la loro iniziativa, ci permettono di approfondire oggi, in quest'Aula, il tema cruciale dei diritti delle donne, un ambito prioritario dell'azione, anche internazionale, del Governo. L'Afghanistan ne costituisce uno degli esempi più evidenti. Il nostro principale obiettivo è il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, delle donne e delle ragazze in particolare.
Alla Conferenza di Doha dello scorso anno abbiamo annunciato un pacchetto umanitario in Afghanistan per un totale di 16,5 milioni di euro per interventi anche a favore delle donne. Al tema dell'uguaglianza di genere, oggetto anche di una riunione ministeriale dedicata, la nostra Presidenza G7 ha dato un'attenzione particolare e, proprio con riferimento all'Afghanistan, ho voluto che le dichiarazioni adottate dai Ministri degli Esteri a Capri e a Fiuggi mettessero un forte accento di condanna sulle gravissime violazioni dei diritti delle donne.
Come sapete, noi non intratteniamo relazioni diplomatiche con Kabul dal ritorno al potere dei talebani e, come la quasi totalità degli altri Paesi, abbiamo ricollocato la nostra ambasciata a Doha. Al tempo stesso, portiamo avanti contatti pragmatici con quelle autorità di fatto, sebbene a livelli minimi. Ciò, ovviamente, non rappresenta una legittimazione del regime; lo facciamo nel quadro della nostra azione prioritaria di prevenzione della migrazione irregolare e di contrasto ai trafficanti di esseri umani e per facilitare le attività di assistenza umanitaria .
In questo modo possiamo continuare ad esprimere agli interlocutori afghani la forte preoccupazione per il progressivo deterioramento dei diritti umani e della condizione delle donne. Non è un caso che lo scorso anno abbia voluto nominare ambasciatrice a Kabul proprio una donna, l'ambasciatrice Ugolini, alla quale ho chiesto di riservare a questo tema un'attenzione speciale .
Ci siamo espressi con severità, da ultimo, anche venerdì scorso alle Nazioni Unite a Ginevra, in occasione del dialogo interattivo con il relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan. È una battaglia che vede l'Italia in prima fila per combattere ogni forma di discriminazione, persecuzione e segregazione sistematica contro le donne in Afghanistan e in ogni altro Paese del mondo. Sono pratiche gravissime, riconducibili a una vera e propria persecuzione basata sul genere, crimine già codificato a livello internazionale.
La nostra solidarietà e appoggio - mi scusi, signor Presidente, se mi sono dilungato - va alle donne, ragazze e bambine che vivono in aree di crisi e di conflitto e a tutte coloro che rivendicano ogni giorno, con coraggio, il diritto di partecipare alla vita politica, economica, sociale e culturale del proprio Paese. Permettetemi, infine, di ricordare le “panchine rosse” che ho voluto fare installare alla Farnesina e alle nostre sedi estere in ricordo delle tante, troppe donne vittime di violenza.
La “panchina rossa” è un simbolo: il posto vuoto lasciato nella società da una donna vittima di femminicidio. Dobbiamo sederci su quelle panchine e dare il nostro sostegno alle donne contro la violenza e contro ogni forma di discriminazione, a cominciare dall'Afghanistan .
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare.
LUANA ZANELLA(AVS). Signor Ministro, noi abbiamo un debito immenso con le donne afghane, morale e materiale. Sono state usate e strumentalizzate come simbolo e ragione di una guerra contro il fondamentalismo e il terrorismo. Vi ricordate in quest'Aula lo sventolio del proprio a dire: noi entriamo armati con i nostri eserciti in Afghanistan. Ma perché? Per importare, o meglio, per esportare la nostra democrazia e far sì che le donne afghane siano libere.
Ebbene, cosa è successo nel 2021, Ministro? Queste donne sono state abbandonate alla furia vendicativa dei , che hanno ripreso il potere esattamente come 20 anni prima, anzi, ancora più duramente perseguitano le donne, praticamente le murano. È impossibile perfino per loro ridere, cantare e esprimersi in pubblico. Noi abbiamo a che fare con questo tipo di regime e capisco tutte le difficoltà che lei ci ha espresso. Tuttavia, credo che gli aiuti umanitari - almeno quelli, sì - bisogna garantirli anche a sostegno delle nostre ONG che lì operano, e, attraverso queste ONG, è possibile per le donne afghane lavorare e formarsi.
È proprio un piccolo spazio che ancora è gestibile. Penso che la lotta contro questa forma di vero e proprio debba essere ripresa con forza ed energia anche dal nostro Parlamento, anche dal nostro Governo .
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01781 .
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, secondo l'ultimo del Dipartimento di sicurezza pubblica, di 113 omicidi volontari di donne nel nostro Paese nell'ultimo anno, 99 sono stati realizzati in ambito familiare e affettivo, e, di questi 99, 61 per mano dell'exo del . Quindi siamo di fronte a un fenomeno specifico e inquietante, a cui si va ad aggiungere nel nostro Paese un nuovo fenomeno di reato di violenza verso le donne: il fenomeno della cosiddetta cioè la violenza sessuale di gruppo operata da ambienti di immigrazione secondaria di matrice islamica. Con questo siamo quindi a chiederle che cosa è stato fatto e che cosa verrà fatto dal Ministero per ovviare a tali piaghe.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. La prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne sono obiettivi condivisi ad ogni livello, come dimostra l'approvazione avvenuta all'unanimità della legge n. 168 del novembre 2023.
Anche nella fase applicativa, ritengo che risultati significativi possano essere raggiunti solo attraverso un'azione corale da parte di tutte le istituzioni e della società civile, secondo un approccio che non sia solo quello meramente repressivo - pur necessario -, bensì attraverso una strategia di intervento integrato e multidisciplinare, incentrata sull'analisi delle cause profonde della violenza.
I dati sui femminicidi sono ancora allarmanti e confermano che le iniziative di prevenzione e di contrasto richiedono innanzitutto di essere accompagnate da azioni positive in grado di incidere in profondità sul piano culturale, attraverso la promozione, in ogni campo, dei valori della parità e del rispetto, con una particolare attenzione rivolta proprio alle nuove generazioni che, come i fatti di Capodanno hanno evidenziato, soprattutto per quanto riguarda le seconde generazioni di immigrati, sono quelle che evidenziano nuovi fenomeni, come quelli citati dall'onorevole interrogante, ad esempio, la , che aggiungono preoccupazioni a quelle presenti.
È questa l'impostazione della legge n. 168 che potenzia ulteriormente gli strumenti normativi ed operativi in una logica di costante integrazione tra prevenzione, contrasto alla violenza e protezione delle vittime.
Per quanto attiene alle specifiche competenze del mio Ministero, gli obiettivi di fondo perseguiti sono stati quelli di rafforzare l'efficacia delle attività di prevenzione affidate alle Forze di polizia: dall'estensione dell'ambito applicativo dell'ammonimento del questore, alla possibilità, da parte del prefetto, di adottare misure di vigilanza dinamica a tutela della persona offesa, fino alle nuove ipotesi di arresto in flagranza differita. Qualche dato su queste attività: nel 2024, sono stati adottati 2.746 ammonimenti per o , con un aumento del 44 per cento rispetto all'anno precedente; 5.858 sono stati quelli adottati per violenze in ambito domestico, con un incremento del 126 per cento; sono stati, inoltre, 415 gli arresti in flagranza differita applicati grazie alle nuove disposizioni normative. Accanto alla costante messa a punto di moduli operativi, proseguono le collaudate iniziative di sensibilizzazione e informazione, a cura della Polizia di Stato, quali la campagna “Questo non è amore”, che, tramite le questure, ha lo scopo di informare e soprattutto aiutare l'emersione delle situazioni di violenza, offrendo alle vittime il contatto con personale specializzato che le rende consapevoli di quanto sia importante, in caso di violenza domestica, uscire da una pericolosa condizione di solitudine e di isolamento. Inoltre, specifici interventi volti a promuovere comportamenti consapevoli rispetto ai rischi legati all'uso della rete - come quello del - sono promossi inoltre dalla Polizia postale sulla base di approfondimenti svolti a livello investigativo, anche a seguito delle segnalazioni provenienti dall'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori. Siamo comunque impegnati affinché l'applicazione del quadro normativo vigente possa avere ulteriori affinamenti volti a coordinare sempre meglio le diverse fasi in cui si esplica l'azione degli apparati statali - dalle Forze di polizia all'autorità giudiziaria - proprio al fine di aumentarne la capacità di tempestivo intervento preventivo.
PRESIDENTE. La deputata Ravetto ha facoltà di replicare. Ne ha facoltà.
LAURA RAVETTO(LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro una risposta molto soddisfacente che dà atto - anche in vista del prossimo 8 marzo - di come questa maggioranza e questo Governo, sin dal suo insediamento, si siano dedicati al rafforzamento della tutela delle donne nell'ambito dei reati di violenza, sia nella legge n. 168 da lei citata, ma anche nel rafforzamento del Codice rosso, nel finanziamento del Fondo strutturale per le vittime di violenza. Questo ha dato anche risultati perché c'è un di diminuzione dei femminicidi; è un lieve ma comunque è un di diminuzione.
La ringraziamo anche per le sue precisazioni su questa spregevole pratica delle violenze di gruppo che, purtroppo, da cittadina di Milano, abbiamo visto nel 2022 ed abbiamo visto anche recentemente. Bene l'impegno del Ministero, l'impegno delle Forze dell'ordine.
Noi, della Lega, abbiamo anche fatto una proposta specifica: abbiamo una proposta di legge che vorrebbe individuare come reato specifico la violenza di gruppo attribuibile a comunità di immigrati di matrice islamica, perché, ormai, dobbiamo dirlo, non possiamo far finta di niente, ci sono immigrati di seconda generazione, sul nostro territorio, che ritengono la donna un essere inferiore e la ritengono un oggetto di cui possono abusare liberamente. Questo è inaccettabile. Quindi, individuiamo questi soggetti e rafforziamo, ove possibile, anche i rimpatri, perché, Ministro, sul nostro territorio non c'è posto per chi odia le donne e per chi odia il nostro Paese .
PRESIDENTE. L'onorevole Benzoni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Onori ed altri n. 3-01782 di cui è cofirmatario.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Il braccialetto elettronico, fino a qualche anno fa, era conosciuto per controllare chi era agli arresti domiciliari. Negli ultimi anni, ha avuto un nuovo utilizzo che è quello di essere uno strumento efficace per prevenire i reati di e altri collegati.
Con le nuove normative, l'utilizzo dei braccialetti elettronici, per questi casi, è aumentato notevolmente. Le installazioni mensili sono passate da 25 a oltre 500, provando l'efficacia di questo strumento. Ma ci sono alcune problematiche ancora da risolvere: i falsi allarmi di alcuni di questi; la connessione non sempre puntuale; dispositivi non ricaricati che fanno scattare l'allarme; la mancata formazione - anche nei confronti delle donne - sull'utilizzo corretto del loro impianto; la mancanza di un centro unico che raccolga gli allarmi con persone formate per comprenderne la vera criticità.
Allora, le chiediamo quali interventi intenda avviare per risolvere le criticità, ma, soprattutto, per rendere questo strumento ancora più efficace e salvare qualche vita in più.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere. Prego, signor Ministro.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. L'ambito di utilizzo del cosiddetto braccialetto elettronico è stato notevolmente ampliato dalla legge n. 168 del 2023, approvata, come ho già sottolineato prima, con la più ampia e trasversale convergenza politica, allo scopo di rafforzare la tutela delle donne vittime di violenza.
Con questo intervento - che è frutto di una scelta di coerenza con il quadro normativo, anche sovrannazionale -, il Governo ha voluto ampliare gli strumenti finalizzati a rendere sempre più efficace la protezione preventiva.
Sono attualmente più di 12.000 i braccialetti elettronici attivati per le diverse finalità applicative, di cui 5.700 in chiave proprio , e con il successivo decreto-legge n. 178 del 2024 siamo intervenuti nuovamente sulle modalità applicative del braccialetto elettronico, per migliorarne l'efficacia operativa rispetto ai casi concreti.
Infatti, agli accertamenti già previsti da parte della Polizia giudiziaria in relazione alla cosiddetta fattibilità tecnica dell'utilizzo di tale strumento, sono stati aggiunti quelli relativi alla fattibilità operativa e questo proprio al fine di valutare complessivamente gli aspetti tecnico-operativi relativi alle coperture di rete, alla qualità della connessione, con specifico riferimento alle caratteristiche dei luoghi e delle distanze del singolo contesto.
Ricordo che il braccialetto elettronico, oggi, può essere disposto, dall'autorità giudiziaria, oltre che in caso di arresti domiciliari, anche relativamente alla sorveglianza speciale, previo consenso dell'interessato, per il divieto di avvicinamento e per l'allontanamento dalla casa familiare.
Queste ulteriori misure di prevenzione sono proprio quelle per le quali si rendono particolarmente utili quegli approfondimenti tecnico-operativi - a cui ho fatto riferimento - da parte della Polizia giudiziaria e che risultano indispensabili per assicurare la funzionalità e l'efficacia dello strumento elettronico di controllo. D'altra parte, nella stessa ottica di garantire un'effettiva protezione della donna, abbiamo già previsto, proprio con la legge n. 168, che, in caso di violazione delle prescrizioni o di manomissione del dispositivo, il giudice possa disporre la revoca degli arresti domiciliari e la sostituzione con la custodia cautelare in carcere.
Il gruppo operativo Interforze che è istituito presso il Viminale, anche con la presenza di rappresentanti del Ministero della Giustizia e della società fornitrice del servizio, lavora costantemente con l'obiettivo di migliorare il servizio stesso rispetto ad ogni possibile criticità.
Gli approfondimenti finora svolti hanno consentito di individuare alcune soluzioni che sono state concordate e poi recepite dal fornitore del servizio, mediante alcuni accorgimenti tecnici utili al più efficace funzionamento dei dispositivi.
Per fare in modo che le Forze di polizia intervengano tempestivamente rispetto ad ogni situazione di rischio o di pericolo per le potenziali vittime, si stanno predisponendo anche specifiche linee guida, in modo da orientare uniformemente il del personale preposto alle verifiche tecnico-operative e alla gestione del sistema di monitoraggio.
PRESIDENTE. La deputata Onori ha facoltà di replicare.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, grazie, signor Ministro. Chi ha visto sa che non si può utilizzare una forchetta come un pettine; ci assomiglia, ma non la si può utilizzare come un pettine. Allora, questa immagine, incredibilmente leggera, è proposta alle orecchie dei colleghi e dei membri del Governo qui presenti per trattare, invece, un tema incredibilmente serio.
Il braccialetto elettronico non è la panacea di tutti i mali. Distribuire migliaia e migliaia di braccialetti elettronici in tutti i casi non è la soluzione alla prevenzione di atti di femminicidio. Il fatto che siano aumentati incredibilmente dovrebbe farci fare alcune domande, più che cantare delle vittorie.
Faccio riferimento a questa situazione: noi diamo un braccialetto elettronico, ma cosa c'è intorno al braccialetto elettronico? Ci sono incredibili mancanze, che noi continuiamo a segnalare e rispetto alle quali io non ho colto dei progressi nelle parole del Ministro.
Innanzitutto, bisogna delimitare quei casi in cui il braccialetto elettronico ha un senso. Faccio un esempio: una donna che non ha fissa dimora, una , non potrà evidentemente ricaricare questo . Allora, che senso ha consegnare il braccialetto elettronico a chi, evidentemente, non potrà farne l'utilizzo che ci si aspetta da questo?
Qui mi ricollego alle aspettative. Se noi alimentiamo aspettative errate, anche nel dibattito pubblico, nelle donne che ricevono questi dispositivi, non stiamo facendo un buon servizio. In Italia manca un unico centro elettronico di ricevimento delle segnalazioni. Questa funzione è attribuita alle Forze dell'ordine, per le quali non è stato valutato un incremento opportuno. La Spagna ce l'ha, questo centro. Perché non proviamo a capire negli altri Paesi cosa stanno facendo per superare quei problemi che noi continuiamo qui a segnalare? E non soltanto in prossimità dell'8 marzo, ma noi ci siamo visti anche a luglio in quest'Aula, Ministro, per parlare esattamente di questo problema. Non stiamo cogliendo i progressi che ci aspettavamo .
PRESIDENTE. La deputata Alifano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Alfonso Colucci ed altri n. 3-01783 di cui è cofirmataria.
ENRICA ALIFANO(M5S). Grazie, Presidente. È stato già detto prima: i dati sui femminicidi sono tuttora assolutamente allarmanti. Su un totale di 314 omicidi dolosi nel 2024, 151 sono maturati in ambito familiare e 96 hanno visto come vittime donne. Ma sono anche drammaticamente aumentati i reati spia: parliamo di violenza sessuale, di e di maltrattamenti in famiglia. Questi dati sono stati forniti dalla prima presidente della Corte di cassazione all'inaugurazione dell'anno giudiziario in corso, quindi, sono temi assolutamente attuali.
Allora, noi chiediamo, con questa interrogazione, quali sono le strategie messe in atto dal Governo per contrastare un fenomeno che è lungi dall'essere sopito, tutt'altro; e, soprattutto, chiediamo cosa si fa in merito alla predisposizione dei luoghi d'ascolto per le donne vittime di questi reati e, ancora, cosa si fa - è stato risposto prima dal Ministro, ma è stata una risposta ampiamente insufficiente - in merito alla predisposizione dei braccialetti elettronici, che rappresentano un presidio importantissimo per le vittime di violenza, per le donne vittime di violenza, e che rappresentano, in molti casi, un vero e proprio salvavita .
PRESIDENTE. Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha facoltà di rispondere.
MATTEO PIANTEDOSI,. Grazie, Presidente. In merito alle iniziative finalizzate a migliorare il monitoraggio effettuato mediante l'utilizzo dei braccialetti elettronici, io rinvio a quanto ho appena riferito nella precedente risposta, ribadendo, però, che è intenso e costante lo sforzo da parte di tutti gli attori coinvolti nell'azione di prevenzione.
Sotto questo profilo, è di fondamentale importanza intercettare, in modo quanto più anticipato possibile, i segnali di pericolo nell'ambito delle relazioni interpersonali, per agire tempestivamente e bloccare il cosiddetto ciclo della violenza, secondo l'impostazione che abbiamo dato proprio nella legge n. 168.
In questa prospettiva, un ruolo chiave è svolto dal personale delle Forze di polizia, che viene appositamente formato in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e contro le donne. Sono, infatti, programmati e realizzati, in maniera continuativa, organica e sistematica, appositi corsi di formazione, specializzazione e aggiornamento, che consentono di elevare il livello di professionalità del personale chiamato ad operare nei diversi e delicati contesti in cui si possono manifestare i rischi di violenza.
A questa attività si accompagna, in chiave di complementarità, la promozione di mirate campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alle donne, tra le quali segnalo il Progetto Camper, il camper della Polizia di Stato contro la violenza di genere, che ha proprio la finalità di creare un contatto diretto con un' multidisciplinare specializzata, pronta sia a raccogliere le testimonianze di chi ha timore di accedere agli uffici delle Forze di polizia per sporgere denuncia, sia a fornire informazioni sui possibili strumenti di tutela. In effetti, uno degli aspetti problematici della violenza di genere è costituito dalla difficoltà che spesso le donne incontrano nel denunciare gli episodi di prevaricazione e di sopraffazione che hanno subito.
È indispensabile fare emergere la cosiddetta cifra oscura dei fenomeni di violenza, con interventi finalizzati a creare condizioni favorevoli per superare quella condizione di isolamento e di solitudine delle vittime, che, talvolta, spesso impedisce di rompere il muro del silenzio. Anche in questo ambito, le Forze di polizia sono da tempo impegnate a sviluppare specifiche progettualità, come ad esempio l'allestimento, presso le questure e le strutture dell'Arma dei carabinieri, di appositi spazi dedicati, accoglienti e riservati, le cosiddette stanze rosa, ove le vittime possono essere ascoltate da personale specializzato. Attualmente, sono operative sul territorio nazionale 131 stanze presso le questure e i commissariati di pubblica sicurezza, e 208 sono nelle caserme dell'Arma dei carabinieri e sono tutte allestite in modo da garantire l'ascolto protetto di donne vittime di violenza. Queste progettualità della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri proseguiranno e saranno incrementate per assicurare una sempre più capillare diffusione delle stanze rosa sul territorio nazionale.
PRESIDENTE. La deputata Ascari ha facoltà di replicare.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. La sua risposta, Ministro, purtroppo non è sufficiente e questo non ci stupisce affatto. Fare applicare le norme dovrebbe essere il minimo. Avere una stanza dedicata ad accogliere le donne vittime di violenza presso le questure e le caserme dovrebbe essere strutturale, così come i braccialetti elettronici, che devono funzionare e devono essere messi nella disponibilità per essere adottati.
Quello che è aberrante - e vorrei ricordarlo in quest'Aula del Parlamento - è che, mentre lei parla di contrasto alla violenza di genere, a poche decine di chilometri da questo Palazzo è avvenuto un fatto veramente di orrore puro. Una bambina di 12 anni è stata venduta, è stata costretta a sposarsi ed è stata stuprata, ha subito due aborti, per uno dei quali è stata prevista l'asportazione del feto; poi è rimasta nuovamente incinta ed è nato suo figlio all'età di 14 anni.
E, allora, io mi chiedo: dov'erano in tutto questo gli assistenti sociosanitari ? Dov'era la scuola? Dove erano le Forze dell'ordine? Dove era il comune? Dove erano le istituzioni? Come è possibile che sia successo tutto questo? Cosa deve ancora succedere perché finalmente decidiate di intervenire?
La donna, madre e cristiana non ha detto una parola su questa vicenda. Meno chiacchiere, Ministro, meno chiacchiere, e intervenite seriamente per fermare questo fenomeno criminale strutturato. E come? Gettando le basi. E quali sono le basi? La prevenzione, la sensibilizzazione, l'educazione di questa società, affinché non sia indifferente, distante e connivente . E come? Introducendo l'educazione affettiva e sessuale dai primi banchi di scuola, fornendo un alfabeto gentile delle emozioni. Questo è quel passo di civiltà che porterebbe l'Italia fuori dal Medioevo in cui la volete lasciare.
In mezzo a tutto questo, i femminicidi continuano ad aumentare: 5 donne ammazzate dall'inizio dell'anno, 111 nel 2024. È una strage che non si ferma e noi continuiamo a rimanere sempre una di meno. È inaccettabile e aberrante .
PRESIDENTE. La deputata Zurzolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami ed altri n. 3-01784, di cui è cofirmataria.
IMMACOLATA ZURZOLO(FDI). Grazie, Presidente. Ministro, oltre 10 milioni di donne occupate, un aumento occupazionale anche in termini percentuali. Questo doppio record è un risultato straordinario del Governo Meloni ed è la prova di quanto Fratelli d'Italia abbia intenzione di mantenere l'impegno di invertire la tendenza negativa del divario occupazionale, a cui prima del nostro arrivo l'Italia sembrava condannata.
La sfida non è ovviamente conclusa e vogliamo affrontarla insieme al mondo del lavoro e dell'impresa, per facilitare l'accesso ai servizi che possono essere di aiuto alla conciliazione vita-lavoro.
Ministro, siamo qui, quindi, a chiedere quali iniziative avete assunto e intendete ancora assumere in tale ambito per continuare nella strada intrapresa.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente, e grazie agli interroganti per il quesito. Il tema della conciliazione vita-lavoro è infatti importantissimo non solo come aiuto per le famiglie, ma anche come strumento di libertà femminile. Il Governo ha molto a cuore tanto la conciliazione quanto il lavoro femminile, due temi strettamente correlati, non perché non sia importante la condivisione del lavoro di cura da parte di entrambi i genitori, ma perché la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno sono un'esclusiva delle mamme, e il legame fisico e psicologico che si instaura tra madre e figlio si riverbera, poi, anche negli anni successivi.
I numeri ricordati nel quesito premiano lo sforzo che stiamo compiendo: oltre 10 milioni di donne che lavorano, oltre il 53 per cento di occupazione femminile, è un positivo che anche i dati Istat di ieri confermano. È un doppio record, in percentuale e in numeri assoluti, che certamente non è un punto di arrivo, ma è un buon punto di partenza. Anche questo è un tetto di cristallo, e non credo sia un caso che a sfondarlo sia stato il primo Governo italiano guidato da una donna.
Sul fronte della conciliazione del lavoro femminile abbiamo investito molto: abbiamo portato dal 30 per cento all'80 per cento della retribuzione 3 mesi di congedo parentale, e l'utilizzo di questo strumento, infatti, è aumentato; abbiamo reso sostanzialmente gratuito l'asilo nido; abbiamo rifinanziato i centri estivi, aumentando le risorse rispetto alla scorsa legislatura; abbiamo previsto esentasse, in particolare per i lavoratori con figli.
E ancora, abbiamo introdotto la decontribuzione per le madri lavoratrici da due figli in su, sgravi per l'assunzione delle donne e abbiamo identificato nel lavoro femminile un parametro premiante nella riforma degli incentivi pubblici; abbiamo portato avanti la certificazione per la parità di genere delle imprese, raggiungendo, ad oggi, il numero di 6.846 organizzazioni certificate, a fronte di un PNRR che ne prevedeva 800 entro giugno 2026. È un segnale importante perché il contributo del mondo del lavoro e dell'impresa è essenziale in questa sfida.
Ed è per questo che, come Ministero, abbiamo promosso anche un codice ad adesione volontaria per la continuità di carriera e il reinserimento lavorativo delle madri, con lo scopo di mettere in rete le buone pratiche di aziendale. Nella stessa direzione, in maniera complementare rispetto alle azioni citate, c'è un'iniziativa molto recente, l'avvio dell'iter per una prassi di riferimento valida a livello nazionale per il riconoscimento e la certificazione di aziende e organismi , che mettano in campo politiche, modelli di organizzazione del lavoro e iniziative di aziendale a favore delle famiglie. Il progetto prende le mosse dall'esperienza del , già realizzato nella provincia autonoma di Trento, in collaborazione con il Dipartimento per le politiche della famiglia. Il Dipartimento ha avviato la procedura con UNI, e, proprio in questi giorni, la provincia di Trento, su iniziativa della vicepresidente Francesca Gerosa, ha approvato una delibera per la partecipazione a questo importante processo.
PRESIDENTE. La deputata Morgante ha facoltà di replicare.
MADDALENA MORGANTE(FDI). Grazie, Presidente, e grazie al Ministro Roccella per la sua risposta chiara, precisa e puntuale. Grazie, Ministro, anche per avere sottolineato, ancora una volta, come per il Governo Meloni le politiche a favore delle donne, della natalità, della maternità nel suo alto valore sociale e della conciliazione famiglia-lavoro siano centrali. Numerose sono le misure che ha poc'anzi citato, quali l'aumento dell'assegno unico, l'aumento del congedo parentale, gli asili nido sostanzialmente gratuiti, la decontribuzione per le mamme lavoratrici, gli sgravi fiscali e tante altre, misure che hanno dato brillantemente i loro frutti.
Basti pensare al record occupazionale femminile che ci troviamo adesso di fronte, un record in termini assoluti, 10 milioni di donne occupate, ma anche in termini di percentuale, il 53 per cento. Noi di Fratelli d'Italia crediamo fortemente che ogni sforzo debba continuare su questa strada, che è la strada giusta, che abbia tantissima attenzione anche per quanto riguarda una cultura attenta alla maternità e alla famiglia. Ma non solo, crediamo anche che le misure politiche siano certamente essenziali, ma da sole non bastano, serve anche una visione culturale che abbia il coraggio di riaffermare la bellezza della genitorialità, la bellezza della maternità, la bellezza della paternità, ma, allo stesso tempo, anche riconoscere il valore sociale della maternità come un bene comune e come una risorsa.
Siamo sicuri che il Governo Meloni continuerà su questa strada, strada che è stata tracciata. Siamo sicuri che verranno rafforzate e implementate tutte queste misure affinché una donna non sia più costretta a scegliere tra la famiglia e il lavoro. Supportare le donne e supportare le madri vuol dire supportare la famiglia, e supportare la famiglia vuol dire supportare l'intera società .
PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01785 .
CATIA POLIDORI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il Governo, grazie all'intenso lavoro dei Ministri Roccella, Nordio e Piantedosi, ha promosso il disegno di legge recante le disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, approvato dal Parlamento con legge 9 dicembre 2023, n. 168, e durante l'iter parlamentare ha accolto l'ordine del giorno, a prima firma dell'interrogante, che lo impegna ad istituire, presso il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, un tavolo interistituzionale per l'individuazione dei più appropriati strumenti tecnologici e funzionali, allo scopo di rafforzare la prevenzione dei fenomeni della violenza sulle donne.
Vorremmo sapere, signor Ministro, a pochi giorni dall'8 marzo, quali siano gli sviluppi di detto tavolo interistituzionale, e se non si ritenga opportuno convocare una nuova riunione per dare seguito alle finalità rappresentate .
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Per dare seguito all'ordine del giorno approvato da questa Assemblea durante l'esame della legge antiviolenza varata dal Governo e votata all'unanimità dal Parlamento, il Dipartimento per le pari opportunità ha istituito un tavolo tecnico che coinvolge le diverse istituzioni interessate, con lo scopo di individuare strumenti tecnologici e informatici funzionali e fattibili che possano ulteriormente rafforzare la prevenzione della violenza contro le donne.
Del tavolo fanno parte rappresentanti del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio, dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dell'Autorità per la protezione dei dati personali e dei Ministeri dell'Interno, della Difesa e delle Imprese e del . Il tavolo si è insediato il 25 marzo del 2024, e in quella sede c'è stato un primo scambio di informazioni sulle misure e gli strumenti esistenti per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne e della violenza domestica. A una successiva riunione, il 13 novembre del 2024, ha partecipato l'onorevole Catia Polidori, promotrice dell'ordine del giorno da cui deriva il quesito di oggi.
Nel corso del confronto, i componenti del tavolo si sono soffermati, in particolare, sull'utilità degli strumenti informatici come mezzi di prevenzione della violenza, soprattutto per mettere a continua disposizione delle donne che si trovino in situazioni di necessità ulteriori possibilità per chiedere e ricevere assistenza in tempo utile. La finalità, in linea con tutte le misure di prevenzione, è spezzare il ciclo della violenza prima che accada l'irreparabile e dare alle donne un messaggio: non siete sole. All'esito dell'incontro, alle amministrazioni coinvolte sono stati chiesti contributi scritti per approfondire la ricognizione degli strumenti attualmente esistenti che potrebbero essere funzionali alle finalità rappresentate nell'ordine del giorno citato.
Nel prossimo incontro, convocato per il 27 marzo, i contributi verranno esaminati e sarà approfondita la fattibilità delle proposte emerse per gli eventuali sviluppi di carattere operativo. Si tratta di un lavoro di ricognizione e messa a sistema che coinvolge numerosi settori delle istituzioni, a cominciare dalle Forze dell'ordine, che ogni giorno operano sul campo contro questa piaga, e anche da questa attività emerge con chiarezza la sinergia costante nella battaglia che si conduce quotidianamente contro la violenza sulle donne, e questa sinergia è il metodo che vogliamo continuare a seguire e incoraggiare.
PRESIDENTE. La deputata Polidori ha facoltà di replicare.
CATIA POLIDORI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Il prossimo 8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna dedicata alle conquiste politiche, sociali ed economiche delle donne, ed è fondamentale che questa ricorrenza sia celebrata anche in Italia proprio per parlare e per approfondire questioni importanti, come la necessità di colmare le disparità e la lotta alla violenza.
Sin dal suo insediamento il Governo ha dimostrato grande sensibilità sul tema. È di poco fa la notizia che con suo decreto, signor Ministro, il reddito di libertà aumenta da 400 a 500 euro al mese per sostenere le vittime di violenza in condizioni di povertà, peraltro con e senza figli, favorendo, quindi, la loro emancipazione economica.
Il fatto che, come ha detto lei, le disposizioni siano state votate sempre all'unanimità, dimostra di certo: uno, la bontà di queste disposizioni e, due, che su questa materia possiamo e dobbiamo operare con spirito unitario, al di là delle contrapposizioni di parte.
La partecipazione, come lei ha detto, a quel tavolo è stata molto rassicurante, perché le competenze che sono presenti sono tante e soprattutto è molta la volontà di proseguire. Quindi, il 27 di marzo continueremo ad andare avanti e sono certa che entro la fine di questa legislatura vedremo la nascita di questa applicazione, di questa specie di virtuale che accompagna le donne, per farle sentire meno sole. Infatti, l' Azzurro Donna, il movimento femminile di Forza Italia, l'ha sempre chiamata, non a caso, “Mai Sole”. Quindi, noi ci riteniamo assolutamente soddisfatti della sua risposta .
PRESIDENTE. La deputata Bonafe' ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-01786 di cui è cofirmataria.
SIMONA BONAFE'(PD-IDP). Grazie, Presidente. La legge n. 162 del 2021 (legge Gribaudo) sulla parità salariale - che la Ministra conosce molto bene - prevede strumenti premiali che, se applicati, possono contribuire a ridurre il tra uomini e donne nel mondo lavorativo.
I dati dell'ultimo rendiconto dell'INPS sono veramente impietosi. Tra uomini e donne si registrano ancora differenze fino al 50 per cento sul fronte retributivo per le posizioni dirigenziali e il dato occupazionale non è migliore, visto che le donne hanno carriere più precarie e più discontinue e questo incide anche sulla loro pensione. Ricordo anche alla Ministra che noi siamo il Paese che ha la più bassa partecipazione delle donne in Europa nel mercato del lavoro. Per correggere queste storture, la legge n. 162 del 2021 istituisce la certificazione della parità di genere e l'obbligo della Consigliera nazionale di parità di presentare al Parlamento la relazione con il monitoraggio sull'attuazione della legge.
Questa relazione della Consigliera nazionale di parità doveva essere effettuata entro luglio 2024; siamo a marzo 2025 e ancora non è stato presentato niente.
E allora, signora Ministra, siccome tra poco sarà l'8 marzo e durante l'8 marzo tutti ci ricordiamo dei diritti delle donne, questo sarebbe un buon modo non solo per fare retorica, ma per mettere in campo azioni concrete .
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Vorrei partire, intanto, da un dato molto concreto, che è quello sull'occupazione femminile in Italia con il nostro Governo, che è stato ampiamente già citato.
Vorrei partire anche dal dato molto confortante che testimonia l'impegno di questo Governo nel promuovere anche la certificazione e la sempre più forte consapevolezza del mondo dell'impresa sull'importanza della parità di genere come motore di equità e di sviluppo.
Ad oggi, si contano ben 57 organismi di certificazione accreditati e, soprattutto, 6.846 organizzazioni già certificate: un numero davvero considerevole, se si pensa che il PNRR prevedeva la certificazione di 800 aziende entro il giugno 2026, un obiettivo che abbiamo già quasi decuplicato con oltre un anno di anticipo.
Per quanto riguarda i dati, la presunta discrepanza in realtà non esiste; semplicemente sul sito del Dipartimento per le pari opportunità vengono riportate le imprese certificate secondo le indicazioni della Commissione europea e, cioè, facendo riferimento alla singola entità legale. In sostanza, si contano le partite IVA a prescindere dal numero delle sedi operative. La banca dati di Accredia, invece, occupandosi di diversi tipi di certificazione, considera anche le singole sedi, se indicate nel caricamento dei dati. Quanto alla relazione di pertinenza della Consigliera nazionale di parità, faccio innanzitutto presente che, in sede di prima applicazione della legge che la prevede, la relazione biennale al Parlamento avrebbe dovuto essere presentata entro il 30 giugno 2022 dalla Consigliera nominata dal Governo nella precedente legislatura e questo non è accaduto.
Va sottolineato che l'attuale Consigliera nazionale di parità si è insediata il 20 aprile 2024. Sentita la diretta interessata, posso comunque riferire che sono in corso la raccolta e l'analisi dei dati per fornire un quadro esaustivo sui temi indicati, compreso lo stato di attuazione della certificazione della parità di genere attraverso la prevista relazione, che sarà presentata al Parlamento nell'anno corrente.
Come evidenziato nel quesito, inoltre, la Consigliera di parità deve predisporre, entro il 31 marzo di ogni anno, un rapporto sull'attività propria e della Conferenza nazionale delle consigliere di parità, da trasmettere ai Ministeri del Lavoro, e per le Pari opportunità. Anche in quella sede, saranno riportati i dati ufficiali sulla certificazione e sarà mia premura, anche se non è una prassi consolidata, condividere il documento con le Commissioni parlamentari competenti per materia, visto l'interesse.
Ho voluto dare una risposta esaustiva al quesito, per rispetto di questa Assemblea e, ovviamente, degli onorevoli interroganti. Se mi consentite un inciso, spero che questo non mi costi da parte degli interroganti o di qualche altro esponente dell'opposizione l'accusa di aver interferito come Governo nell'attività di una figura indipendente o peggio nel rapporto fra questa figura e il Parlamento. Infatti, ricordo che la Consigliera nazionale di parità, seppure nominata dal Governo, è a tutti gli effetti un ; è dunque un organismo completamente indipendente di garanzia, tant'è vero che rientra fra quelli interessati dalla direttiva UE in materia, direttiva che dovremmo recepire entro breve.
PRESIDENTE. La deputata Gribaudo ha facoltà di replicare.
CHIARA GRIBAUDO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Ministra, guardi che la legge è del 2021, quindi in Parlamento doveva venire a rendicontare nel 2024 e non l'avete fatto. È l'articolo 1 della legge, porta il mio nome Ministra, conosco bene quella legge ed è stata votata all'unanimità in questo Parlamento ed è in questo Parlamento che dovete riferire, perché quello che lei ha detto oggi sono le notizie che troviamo sui giornali. Mi dispiace, si è persa un'occasione. Cerchiamo però di lavorare perché questa legge, appunto, sta dando numeri confortanti, quelli che lei ci ricordava.
Ma mi preme ricordarle un'altra cosa: avevamo messo 2 milioni di euro per una piattaforma trasparente, per dare ai lavoratori, alle lavoratrici e alle consigliere di parità l'accesso a quei dati. Quei dati sono indispensabili proprio per superare e contrastare meglio le discriminazioni dei luoghi sul lavoro.
Ministra, lei è venuta qua a fare la solita manfrina, propaganda e, come dire, la solita retorica. La verità è che non avete alcuna intenzione di occuparvi seriamente di questi temi, ma preferite fare interviste sul . Ministra, l'unico che a noi interessa è il salariale in questo Paese . La verità questa è! Infatti, continuate a parlare dei dati, ma i dati sull'occupazione femminile - l'ha già detto la collega Bonafe' -, ci dicono che l'Italia, è vero, è cresciuta nel lavoro, ma precario e povero! Povero, perché siamo il Paese d'Europa con il più basso tasso di occupazione femminile. Allora, attenzione, mancano le infrastrutture sociali e le poche donne che lavorano hanno il una su tre, perché? Perché si prendono cura delle loro famiglie, perché voi avete fatto operazioni contro le donne e le elenco: avete liberalizzato il contratto di somministrazione, avete tolto l'esenzione Irpef alle prestazioni di di aziendale, avete aumentato l'IVA sui prodotti igienico-sanitari femminili e sui pannolini, ma volete abbassare l'IVA sulle ostriche ! Rendetevi conto in quale Paese vivete! Avete cancellato Opzione donna; non finanziate i consultori previsti dalla legge, ma inserite le istanze d'ascolto, perché non lasciate libere le donne di scegliere come vogliono e cosa vogliono sul loro corpo.
E la cosa più grave, signora Ministra, è che avete tolto i soldi sugli asili nido dal PNRR, perché non investite sul futuro , non aiutate economicamente le famiglie di questo Paese, parlate, parlate, fate propaganda, ma non vi interessa, e questo è un problema. Lo dico perché addirittura siete usciti solo l'altro ieri col decreto che pubblica le risorse per il reddito di libertà delle donne; è in ritardo di un anno, Ministra. Le donne, che sono in difficoltà, possono aspettare, secondo lei? Possono aspettare un anno? Capisco che correte dietro agli evasori e ai ricchi modello Musk, ma dobbiamo aiutare le persone perbene di questo Paese. Dobbiamo favorire le politiche davvero al femminile. Allora, ripensate al vostro modo di agire. Se farete proposte come quelle che il PD vi ha presentato, quelle sul congedo paritario, per estendere la maternità alle lavoratrici autonome - e potrei andare avanti con l'elenco -, noi ci siamo e ci saremo, ma non siamo disposti a venir dietro alla vostra propaganda, perché le donne di questo Paese meritano rispetto, quel rispetto che questo Governo non gli sta dimostrando nei fatti .
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01787 .
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Il nasce alla Leopolda ed era l'idea di un unico provvedimento che tenesse insieme delle misure strutturali per sostenere le famiglie con figli, per sostenere la natalità, per supportare i giovani, ma soprattutto per promuovere l'occupazione femminile e la vera parità tra uomini e donne nel mondo del lavoro, anche attraverso una piena condivisione della responsabilità genitoriale con i congedi familiari. Questa idea è diventata legge con il Governo Draghi, è stato attuato l'assegno unico e universale, dopodiché, grazie a voi, il Governo Draghi è caduto prematuramente e l'altra parte del non è stata attuata. Quella responsabilità ricadeva sul Governo Meloni, che ha deciso di lasciare tutte quelle misure in un cassetto. Vi chiediamo allora, Ministra, quali sono le vostre proposte alternative.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Noi non siamo fra quelli che buttano a mare per pregiudizio misure adottate dai Governi precedenti di diverso segno politico. Basti pensare all'assegno unico, votato all'unanimità nella scorsa legislatura: non solo lo abbiamo aumentato, accrescendo la spesa di 4 miliardi, ma dalla procedura di infrazione europea lo stiamo difendendo in assoluta solitudine, perché la sinistra, che governava quando l'assegno fu adottato, non si pronuncia e, quando lo fa, come ha fatto un importante esponente del PD, si schiera con le contestazioni mosse dall'Europa al provvedimento, peraltro votato dalla stessa sinistra.
Con la stessa correttezza devo, però, ribadire, per l'ennesima volta, che il - che ci si accusa di non voler attuare - è un catalogo di buone intenzioni, sostanzialmente privo di copertura finanziaria, che possono essere condivise o meno, in tutto o in parte, ma rappresentano solo dei bei titoli, indicazioni generiche molto ampie per una spesa di circa 3 miliardi, coperta però con poche decine di milioni di euro. Non è, dunque, il Governo ad essere inadempiente. Il , infatti, non è inattuato, semplicemente perché è superato in quanto il nostro Governo ha adottato le proprie politiche, finanziandole con risorse vere, che, nelle sole leggi di bilancio, ammontano a 4 miliardi e oltre, producendo benefici netti per le famiglie, che, per il 2024, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato in oltre 16 miliardi di euro.
Alcuni degli ambiti su cui siamo intervenuti si ritrovano nei titoli del : gli asili nido, che abbiamo reso sostanzialmente gratuiti prima dal secondo figlio e poi anche per il primo; i congedi parentali, che per tre mesi abbiamo aumentato dal 30 all'80 per cento della retribuzione; l'occupazione femminile, che abbiamo sostenuto con sgravi per assunzioni, con la decontribuzione per le madri lavoratrici e con le misure di conciliazione, stabilendo un doppio record di donne occupate, sia in termini assoluti, che in termini percentuali. E ancora, per i servizi socio-educativi, il nostro Governo ha aumentato i fondi per i centri estivi e finanziato l'apertura estiva delle scuole, e stiamo lavorando per il potenziamento dei centri per la famiglia. Ci sono poi i per gli incentivi nel lavoro, la stabilizzazione dei contributi per i figli con disabilità, la carta “Dedicata a te” e il sostegno contro il caro bollette per la salvaguardia del potere d'acquisto. Potrei continuare, se avessi più tempo. Specifico che si tratta, in larga parte, di misure non episodiche, ma strutturali, compreso l'assegno per i nuovi nati. La verità è che il nostro Governo ha messo le famiglie al centro e lo ha fatto ad ampio raggio, adottando le famiglie e i figli come criterio orientativo per i provvedimenti in ogni ambito. Tutto questo, in attuazione non del , ma del nostro programma di Governo. Abbiamo compiuto le nostre scelte, messo in campo le nostre politiche, stanziato risorse e prodotto risultati tangibili. E su questo saremo giudicati.
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di replicare.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, era noto che il genere letterario preferito della Presidente del Consiglio Meloni, di Fratelli d'Italia, fosse il E lei oggi ce l'ha confermato con la sua descrizione di un Paese bellissimo, dove tutto funziona bene per le famiglie e le donne. Peccato che questo Paese non sia l'Italia. Ci piacerebbe scoprire quale realtà ha raccontato. In Italia siamo all'ultimo posto per l'occupazione femminile, rispetto ai 27 Paesi europei. Peggio di noi fanno soltanto Romania e Grecia, nel rapporto tra occupazione femminile e maschile. Lei lo sa, vero, Ministra, che una donna su cinque, nel nostro Paese, rinuncia al lavoro alla nascita del primo figlio, mentre nel resto d'Europa l'occupazione aumenta per le donne con figli? E questo perché? Perché mancano le infrastrutture. Lei ha definanziato, nel PNRR, gli asili nido. Peraltro, segnalo che siete l'unico partito che non ha votato a favore del PNRR, di cui oggi vi prendete i meriti. Così come, invece, avevate votato a favore del nella scorsa legislatura, che lei oggi tanto critica e ritiene inattuabile. Allora perché lo avete sostenuto nella scorsa legislatura? Stranamente oggi avete cambiato idea, perché voi trovate le risorse per quello che volete, per aumentare i vostri uffici di collaborazione, per aumentare gli stipendi di Ministri e Sottosegretari, ma non le trovate per le famiglie e per le donne che lavorano. Perché nel nostro Paese - lo sa, Ministra? - le donne che trovano lavoro, vengono pagate il 28 per cento in meno degli uomini. È come se noi, dal 15 novembre di ogni anno, lavorassimo gratis fino alla fine dell'anno. E questo poi si riversa in pensioni che, per le donne, sono sempre più basse rispetto agli uomini. È ferma da tanto tempo per colpa del vostro Governo anche la legge sui perché tante donne rinunciano al lavoro, in quanto diventano coatte per prendersi cura di persone non autosufficienti in famiglia, sia con disabilità o persone anziane.
Ci sono tante proposte di legge a cui voi non date seguito e non mettete le risorse. Però, le dico un unico dato, che è quello, forse, riassuntivo, perché è inutile citare tutte le tasse che avete aumentato, le bollette, la benzina, gli stipendi che invece non aumentate, anzi, riducete. C'è un indice, a livello internazionale, che misura la parità tra uomini e donne in un Paese: il . Da quando a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni, da quando abbiamo una prima Presidente del Consiglio donna, l'Italia ha perso 16 posizioni in questo contesto internazionale. Ancora una volta, è confermato che con Giorgia Meloni questo non è un Paese per donne. Voi non siete un Governo amico delle donne .
PRESIDENTE. La deputata Cavo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01788 di cui è cofirmataria.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro. Ovviamente per noi è rilevante ed importante la Giornata internazionale della donna, che si sta avvicinando, l'8 marzo, istituita per promuovere i diritti femminili e l'emancipazione femminile e per contrastare la violenza contro le donne.
Sono numerose le iniziative che il Governo ha messo in campo sul fronte normativo, come la legge Roccella-Nordio-Piantedosi, e sul fronte finanziario. Pensiamo alle varie iniziative per sostenere l'autonomia e l'indipendenza delle donne, l'aumento dei congedi parentali, misura che il nostro gruppo ha sostenuto con forza, e la resa strutturale del reddito di libertà. Ma è stato significativo, soprattutto, l'incremento dei fondi per i centri antiviolenza e le case rifugio. Il DPCM del 2023 stanzia in totale 55 milioni di euro. Sono misure fondamentali per rispondere ai casi più di rilievo e, forse, estremi. Le chiediamo se può confermare la volontà di proseguire nella direzione intrapresa in questi due anni e quale sia attualmente l'ammontare delle risorse destinate proprio alle case rifugio e ai centri antiviolenza.
PRESIDENTE. La Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, ha facoltà di rispondere.
EUGENIA ROCCELLA,. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole interrogante per il quesito. Il Governo ha fatto della lotta alla violenza contro le donne una delle sue priorità fin dal primo giorno. Il rafforzamento delle reti territoriali è uno dei capisaldi di questa battaglia, perché poter contare sulla presenza capillare di strutture in grado di accogliere, sostenere e proteggere le donne vittime di violenza è davvero fondamentale.
Nella nostra prima legge di bilancio, varata poche settimane dopo l'insediamento del Governo, abbiamo quasi raddoppiato in maniera strutturale i fondi a disposizione del Piano antiviolenza, e quindi centri antiviolenza e case rifugio. L'impegno si è tradotto anche in una grande attenzione alla tempistica di erogazione delle risorse. Nel caso del decreto di riparto del novembre 2023, ad esempio, il trasferimento alle regioni è avvenuto tra febbraio e aprile del 2024, concludendosi quindi con due mesi di anticipo rispetto a quanto avvenuto con il decreto del 2022. L'ultimo decreto di riparto è stato firmato il 28 novembre 2024 e ha riguardato la somma complessiva di 80,2 milioni di euro, grazie agli incrementi del Governo e alle somme stanziate nelle successive leggi di bilancio, con un contributo trasversale.
Le risorse sono così ripartite: 40 milioni di euro per il funzionamento dei centri antiviolenza e delle case rifugio; 15 milioni per le altre azioni a titolarità regionale, 9 dei quali messi a disposizione direttamente dal Dipartimento per le pari opportunità, con risorse proprie, nonostante la scarsità di risorse di cui il Dipartimento dispone, e finalizzati a sostenere l' delle donne vittime di violenza; 5 milioni per la realizzazione di centri antiviolenza; 20 milioni per la realizzazione e l'acquisto di immobili da adibire a case rifugio; 200.000 euro (anche questi reperiti sul bilancio del Dipartimento per le pari opportunità) per il potenziamento della rete territoriale antiviolenza nel comune di Caivano, come previsto dal cosiddetto decreto Caivano che rappresenta un modello di intervento dello Stato nelle aree più in difficoltà.
Le risorse sono state tutte regolarmente impegnate entro l'esercizio finanziario del 2024, a conferma dell'impegno sulla tempestività che da tutti i punti di vista è una componente essenziale della lotta contro la violenza. Si procederà all'erogazione, come previsto dal decreto, man mano che le singole regioni, entro il termine fissato per metà aprile, trasmetteranno al Dipartimento le rispettive note programmatiche con l'indicazione degli interventi. Anche per il 2025 si prevede di mantenere almeno lo stesso importo dell'annualità precedente. Poter contare su finanziamenti il più possibile costanti e strutturali è, infatti, fondamentale per dare continuità all'azione antiviolenza. È in questa stessa ottica, peraltro, che il Governo ha reso strutturale anche il reddito di libertà, per il quale, proprio ieri è stato pubblicato in il decreto di riparto.
PRESIDENTE. La deputata Semenzato ha facoltà di replicare.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, per la risposta e per aver illustrato l'impegno del Governo su un tema così cruciale come la tutela dei diritti delle donne e il contrasto alla violenza di genere. È evidente che le iniziative intraprese in questa legislatura dimostrano una chiara volontà politica di affrontare con determinazione le tante tematiche al femminile, attraverso strumenti concreti e azioni incisive. La legge n. 168, approvata da questo Parlamento, rappresenta un segnale forte non solo per le donne vittime di violenza, ma per tutta la società perché testimonia un impegno nella lotta contro ogni forma di abuso. Allo stesso tempo, la strutturalità del reddito di libertà e il suo aumento è una misura che permette a molte donne di ricostruire una propria indipendenza economica, una condizione essenziale per prevenire situazioni di rischio e garantire un futuro libero da coercizioni. L'aumento, poi, dei fondi destinati ai centri antiviolenza e alle case rifugio conferma la centralità del loro ruolo. Non sono solo luoghi di protezione, ma veri e propri strumenti di rinascita per chi ha vissuto l'esperienza della violenza, soprattutto attraverso percorsi di formazione e di inserimento e reinserimento nel mondo del lavoro. Siamo consapevoli, ovviamente, che c'è ancora molto da fare e il nostro impegno sarà quello di sostenere e rafforzare ulteriormente questi interventi non solo in termini finanziari, ma anche promuovendo una cultura del rispetto e della parità a partire dalle scuole e dai luoghi di lavoro. Insieme possiamo costruire una società che non sia solo più sicura per le donne, ma anche che ne valorizzi pienamente il ruolo e le loro potenzialità. Grazie per la risposta, Ministra. Colgo l'occasione per ringraziarla pubblicamente dal grande lavoro che sta facendo a favore delle donne, della sua grande disponibilità all'ascolto e del suo modo gentile ma risoluto di affrontare le cose.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 98, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle politiche volte a favorire l'occupazione femminile e in merito alla condizione socio-economica delle donne, anche attraverso l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Dopo l'intervento dei rappresentanti del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 12 minuti - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti.
TOMMASO FOTI,. Signor Presidente, in relazione all'informativa richiesta, premetto che darò conto di alcune iniziative che, peraltro, non sono assunte, come è noto, direttamente dal Ministero di cui ho delega, ma che vengono da altri Ministeri e per i quali in questa sede relaziono. Ovviamente, essendo presente il Ministro del Lavoro, onorevole Calderone, lascio poi alla stessa la possibilità di descrivere, invece, le misure che più strettamente interessano al Ministero che le è in capo, anche perché ritengo che, probabilmente, siano quelle che danno risultati più notevoli rispetto a quelli che sto per annunciare.
Come sapete, il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'inclusione sociale e, tra queste, la priorità è data dalla parità di genere, che rappresenta uno dei tre pilastri del PNRR. Questo è un obiettivo che in tutto il Piano, sia quello originariamente approvato che quello poi successivamente modificato, risulta trasversale e che vede una continuità con quella che è stata una decisione assunta dall'Italia quando ha adottato, in data 5 agosto 2021, la Strategia nazionale per la parità di genere. In due parole, dobbiamo dire che la Strategia è principalmente volta alla promozione delle pari opportunità e della parità di genere, rimuovendo tutta una serie di ostacoli che sono ovviamente presenti nella nostra società e che, con anche le risorse messe per il PNRR, si può cercare di attutire, se non di superare.
Una misura diretta nel PNRR, per quanto riguarda la parità di genere, la troviamo nell'ambito dei contratti pubblici, perché vi è l'obbligo in capo alle stazioni appaltanti di inserire, nei bandi di gara, negli avvisi e negli avvisi finalizzati alla sottoscrizione di contratti pubblici, clausole che siano specificatamente mirate alla parità di genere. La materia è controllata e verificata dall'Anac, che ha tra i suoi compiti, anche in questo caso, quello di verificare il rispetto della normativa per quanto riguarda la parità di genere.
Sulla base delle stime disponibili, risulta che il 60 per cento degli appalti pubblici di valore superiore al milione di euro rispettano le clausole sociali. Sotto questo profilo, è chiaro che la stima e il monitoraggio di cui disponiamo sono sicuramente forse limitati, perché, se è vero che a livello quantitativo gli appalti rappresentano una somma sempre molto rilevante nel nostro Paese, è altrettanto vero che questa stima è riservata a quelli di valore superiore al milione di euro e, quindi, sotto il milione di euro non sono in grado di potervi dare il monitoraggio perché non vi è uno strumento che lo verifichi.
Nell'ambito della missione 5, componente 1, del Piano, l'investimento 1.2 è dedicato alla creazione di imprese femminili, con la finalità precipua di incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. La misura è in capo al Ministero delle Imprese e del e ha una dotazione finanziaria di 400 milioni. Essa si avvale di tre strumenti per raggiungere l'obiettivo: il Fondo a sostegno dell'impresa femminile e due misure già esistenti, Nuove imprese a tasso zero e , integrati con risorse del PNRR.
Ad oggi, è stato conseguito il primo obiettivo previsto dal PNRR, che prevedeva il finanziamento di almeno 700 imprese femminili. In particolare, andando oltre a questo obiettivo minimo del PNRR, posso dire che sono stati adottati 925 provvedimenti di concessione di finanziamenti. Il prossimo obiettivo, che scadrà il 30 giugno 2024, prevede un obiettivo ancora più stimolante - direi - perché sono previsti finanziamenti per 2.400 imprese.
Alla data del 31 dicembre 2024, i provvedimenti di concessione adottati da parte del soggetto gestore, che è Invitalia, sono pari a 2.326, di cui 2.027 a valere sul Fondo a sostegno della imprenditoria femminile, che quindi, ad oggi, raggiunge quasi l'80 per cento dell'obiettivo cui facevo riferimento, 280 la misura Nuove imprese a tasso zero e solo 19 alla misura .
Un altro aspetto che viene affrontato nel PNRR è la certificazione della parità di genere. Al riguardo, nell'ambito della missione 5, componente 1, l'investimento 1.3 è dedicato, appunto, a questo sistema nazionale di certificazione della parità di genere. La titolarità della misura è in capo al Dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Il PNRR prevede l'ottenimento della certificazione della parità di genere da parte di almeno 1.000 imprese entro giugno 2026. L'obiettivo è già stato ampiamente raggiunto. Ad oggi, infatti, sono state ammesse a contributo 1.400 imprese, che sono chiamate a completare il percorso di certificazione entro il mese di maggio 2025.
Aggiungo che è stato emanato un secondo avviso per l'erogazione delle risorse rimanenti, che è stato pubblicato lo scorso 11 febbraio ed è destinato a tutti i soggetti destinatari di partita IVA. Il termine per la presentazione delle domande è fissato al 18 aprile 2025. Ad oggi, infatti, hanno ottenuto la certificazione 5.277 aziende di ogni tipologia e dimensione.
Alla luce del successo che è stato ottenuto in proposito, il Governo sta valutando, con la Commissione europea, la possibilità di aumentare il , incrementando il numero di imprese da certificare entro giugno 2026.
Ho voluto specificare che non è una volontà unilaterale del Governo, ma questo atto, questa iniziativa sarà possibile se, come ritengo e auspico, la Commissione europea converrà nell'aumento di questo .
Vi è poi, anche se non è strettamente materia neanche della mia delega, la riforma di coesione e del donne. Il donne è stato individuato nella ZES unica. È stato denominato appunto donne e prevede sgravi contributivi che si vanno a dispiegare su quattro annualità: 7,1 milioni di euro erano riferiti al 2024 (ma la ZES unica è partita nel corso del 2024); 107,3 milioni di euro nel 2025; 208,2 milioni di euro nel 2026 e 115,7 milioni di euro per il 2027.
Cosa prevede, in definitiva, il donne? Che, dal primo settembre 2024 al 31 dicembre 2025, gli imprenditori, che assumono lavoratrici di qualsiasi età che, da almeno sei mesi, siano prive di un impiego regolarmente retribuito, che le assumano a tempo indeterminato, che siano residenti nella zona della ZES unica e che siano impiegate in attività o professioni dove vi è una pesante carenza di rappresentanza femminile, con un tasso di disparità pari al 25 per cento, sono esonerati dal pagamento dei contributi per una misura massima di 650 euro.
Questa misura, che, ovviamente, dispiega gli effetti dal 2025 al 2027, è stata sottoposta alla Commissione europea per evitare la possibile contestazione dell'aiuto di Stato ed è stata valutata favorevolmente, tant'è che le disposizioni che essa prevede risultano non in contrasto col Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Queste che ho appena elencato sono le misure dirette previste nel PNRR.
Vi sono poi alcune misure indirette, che ritengo sia comunque doveroso menzionare. Nell'ambito della Missione 1, la Riforma 1.9 (Riforma della pubblica amministrazione), include specifici interventi in tema di accesso, reclutamento, competenze e carriere che, attraverso la valorizzazione del Piano integrato di attività e organizzazione come strumento di programmazione di ciascuna amministrazione, consentano di contribuire fattivamente alla riduzione del tra generi sul luogo di lavoro pubblico.
Vi è una misura indiretta che è il potenziamento dei servizi di asilo nido e per la prima infanzia e l'estensione del tempo pieno a scuola. Per quanto riguarda l'estensione del tempo pieno a scuola, ila giugno 2026 prevedeva l'estensione graduale del tempo pieno a più di 1.000 istituti scolastici, per un importo complessivo di 1,074 miliardi di euro. Sono attualmente in corso 1.400 interventi su tutto il territorio nazionale.
Relativamente al potenziamento degli asili nido, l'obiettivo da raggiungere entro il 2026 è di 150.480 nuovi posti di asilo nido. Debbo qui ricordare che vi è stata una con la Commissione europea, che non ha considerato di conteggiare, nell'ambito di questa misura, tutti quelli che potevano essere gli interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria nell'ambito degli asili, ritenendo che, anche se migliorano la condizione di chi li frequenta, non realizzano nuovi posti utilizzabili.
Allora, ad oggi, noi abbiamo 3.627 interventi autorizzati, ma direi che oltre il 90 per cento, esattamente 3.201, sono attivi, cioè si sta lavorando per realizzare l'iniziativa cui mi riferivo. Devo dire che, complessivamente, le risorse che sono state destinate a questa misura sono pari a 4,57 miliardi di euro.
Posso dire che, compatibilmente con un'ultima verifica che stiamo facendo con la Commissione europea, in ordine all'utilizzo delle economie, il Governo è in procinto di lanciare un nuovo bando per il complessivo valore di 800 milioni, al fine di poter raggiungere gli obiettivi di cui ho dato nota.
Infine, ritengo sia doveroso sottolineare all'Aula anche gli interventi che vengono favoriti in tema di potenziamento delle competenze STEM. Ciò può contribuire a favorire l'accesso delle donne a settori professionali storicamente caratterizzati da una ridotta partecipazione femminile.
In particolare, la misura “Nuove competenze e nuovi linguaggi”, con una dotazione di 1,1 miliardi di euro, si pone l'obiettivo di garantire pari opportunità e uguaglianza di genere in termini didattici e di orientamento, rispetto alle materie STEM, alla e alle competenze multilinguistiche.
Per quanto mi riguarda, anche se può sembrare scarna la relazione - ma mi è stato chiesto di riferire sul PNRR limitatamente a queste misure - queste misure sono state illustrate e su di esse penso si possa anche registrare, in linea di massima, un andamento del tutto soddisfacente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Marina Calderone. Ne ha facoltà.
MARINA ELVIRA CALDERONE,. Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, porto volentieri il mio contributo su un tema cruciale per la crescita del nostro Paese, provando a fornire al Parlamento ulteriori elementi, ringraziando il Ministro Foti per quello che lui ha già anticipato nel suo intervento che, ovviamente, attiene anche alle competenze del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.
Il rafforzamento e la valorizzazione della presenza delle donne nel mondo del lavoro, così come dimostrato da numerosi studi internazionali, è fondamentale per la ripresa economica del Paese, ma è anche e, soprattutto, una questione di piena inclusione e di giustizia sociale che guarda ai talenti delle donne, ne sostiene la loro piena espressione che, attraverso il lavoro contrasta altri fenomeni, di cui è triste esempio la violenza di genere.
Nel corso dell'ultimo anno, gli ultimi dati Istat segnalano una crescita dell'occupazione che riguarda anche la componente femminile, con un aumento delle donne occupate di 135.000 unità, l'1,3 per cento, una significativa diminuzione del 10 per cento delle donne disoccupate rispetto a gennaio 2024. Stessa tendenza alla diminuzione si registra, negli ultimi mesi, rispetto alle donne inattive.
In questo quadro positivo, tuttavia, la dinamica dell'occupazione femminile appare più attenuata rispetto alla crescita della componente maschile. Dall'osservazione di questo e dalla consapevolezza di dover incidere sulle disuguaglianze di genere deriva la scelta di destinare specifici incentivi all'assunzione delle donne all'interno del complesso di misure che la Commissione europea ha definito necessarie, appropriate e proporzionate.
Nonostante i progressi registrati, persiste un divario significativo rispetto alla componente maschile del mondo del lavoro. A conferma di questo, il tasso di inattività femminile tra i 15 e i 64 anni raggiunge il 42,9 per cento, contro il 24,4 per cento degli uomini. La pandemia da COVID ha, poi, ulteriormente aggravato la situazione, poiché molti dei compiti di cura familiare sono ricaduti, quasi esclusivamente, sulle donne, favorendo un maggiore abbandono del lavoro. Questo contesto rappresenta un costo sociale ed economico altissimo.
Quando si parla di non ci si riferisce solo alla differenza nei tassi di occupazione, ma certamente anche al divario salariale, alla scarsa presenza femminile nei ruoli apicali, alle insufficienti tutele in generale. L'obiettivo di superare queste disuguaglianze è, ormai, riconosciuto come prioritario a livello europeo e il nostro Governo sta mettendo in campo numerose misure per raggiungerlo.
Per abbattere queste percentuali, il primo passo da compiere è individuare la platea che, non essendo alla ricerca di occupazione, deve essere proattivamente raggiunta, motivata, accompagnata in percorsi rispondenti alle esigenze individuali. L'uso delle tecnologie, oggi, ce lo consente. In questo senso stanno lavorando il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'Istruzione e del merito, il Ministero dell'Università e l'INPS che, mettendo a confronto i dati di formazione e di occupazione, mirano a circoscrivere e segmentare la platea, per differenziare le proposte.
Una volta intercettate le persone inattive, possono, infatti, essere adottate delle misure personalizzate. L'obiettivo è, quindi, fornire opportunità agli scoraggiati, in primo luogo le donne, in termini di offerte lavorative coerenti, percorsi di accompagnamento al lavoro e interventi formativi di allineamento delle competenze a quelle richieste dal mercato. Proposte delineate in base alle caratteristiche individuali e familiari, alle esperienze pregresse e alle aspirazioni personali. Il primo strumento già realizzato in questa direzione è il SIISL, il Sistema informativo sociale e lavorativo, un progetto del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, realizzato in collaborazione con l'INPS.
La piattaforma, infatti, sfruttando l'intelligenza artificiale, è già in grado di evidenziare, per ciascun utente, occasioni di lavoro, di formazione, affini al e alle aspettative individuali. La conoscenza del percorso di studi, della collocazione territoriale, delle competenze certificate e delle aspirazioni personali consente di offrire risposte immediate e adeguate. Attraverso l'iscrizione alla piattaforma, l'utente può aderire a proposte di lavoro oppure visualizzare quali competenze deve acquisire per allineare il proprio profilo alle offerte disponibili. A livello generale, la creazione di un digitale, quale il SIISL, permette di acquisire informazioni puntuali e aggiornate sul tra domanda e offerta di lavoro e, quindi, di intervenire per orientare efficacemente l'offerta formativa, monitorandone altresì l'efficacia. L'adeguatezza delle competenze acquisite rispetto a quelle richieste dalle imprese, infatti, impedisce sul nascere il fenomeno dello scoraggiamento e, in prospettiva, di erodere la quota di cittadini inattivi, in particolare delle donne.
Tra l'altro, giusto ieri, i dati Istat su occupati e disoccupati hanno evidenziato il proseguire di una tendenza alla diminuzione degli inattivi, avviatasi alla fine del 2024. In questo senso, il Governo sta anche promuovendo corsi di aggiornamento e programmi per accrescere le competenze digitali di almeno 1 milione di beneficiari del Programma GOL.
Migliorare le competenze, specie nelle aree STEM digitali, è decisivo per ridurre il e favorire un inserimento lavorativo stabile e qualificato. Al fine anche di sostenere la natalità, ma soprattutto le madri che sono il soggetto maggiormente investito dell'onere della genitorialità, il Governo ha ritenuto di adottare politiche di conciliazione dei tempi lavoro-famiglia molto incisive. Innanzitutto, i congedi parentali: in questi tre anni il Governo ha aumentato le risorse disponibili per i congedi parentali. Con le leggi di bilancio 2023, 2024, 2025 si è scelto di estendere la copertura economica dei congedi parentali per tre mensilità dal 30 per cento all'80 per cento, con un intervento graduale e progressivo, ma sostanzialmente stabile, che secondo le analisi preliminari ha aumentato l'utilizzo dello strumento anche da parte dei padri.
Segnalo, inoltre, il riscontro positivo dell'utilizzo dei dieci giorni di congedo di paternità obbligatorio, che dal 2013, anno della sua introduzione, al 2022 è passato dal 20 al 64 per cento, con un ulteriore incremento dello 0,5 per cento nel 2023.
Chi utilizza il congedo di paternità poi, generalmente, si orienta ad usufruire anche dei congedi parentali, permettendo di supporre un'adesione a quel modello di genitorialità condivisa che potrebbe avere effetti positivi sui dati relativi all'occupazione femminile. È stato aumentato, sia in termini di copertura delle richieste che degli importi, il nido, forma di sostegno ai costi di pagamento delle rette per i figli nella fascia 0-3 anni.
Per il 2023 è stato, inoltre, istituito uno specifico fondo per le attività socioeducative in favore dei minori, per un ammontare di 60 milioni di euro; per il 2024 sono stati previsti ulteriori 60 milioni di euro a valere sulla quota del fondo per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, destinata alle finalità di carattere nazionale del fondo stesso.
Il Governo sta coinvolgendo, in questa sfida, le imprese attraverso la certificazione della parità di genere, di cui ha parlato il Ministro Foti, e il patto di responsabilità con riguardo alla maternità nelle imprese.
È indispensabile che le imprese assumano un ruolo da protagonista nelle politiche di inclusione lavorativa femminile, per esempio, attraverso la creazione di reti di asili aziendali a favore dei dipendenti, anche in sinergia con gli enti locali. Il Ministero del Lavoro ha, inoltre, messo a disposizione delle regioni, alle quali spetta individuare gli interventi da finanziare, 350 milioni di euro per misure di conciliazione vita-lavoro.
Sul tema incentivi, per entrare nel dettaglio delle azioni attivate, si segnala che nel corso degli ultimi anni l'incremento dell'occupazione femminile è stato sostenuto sia attraverso la previsione di sgravi contributivi per le nuove assunzioni, sia attraverso l'attuazione del Programma nazionale giovani, donne e lavoro, cofinanziato con le risorse del Fondo sociale europeo Plus, nell'ambito del ciclo di programmazione strategica 2021-2027. In particolar modo, la priorità 2 del programma è rivolta alla promozione del lavoro delle donne e delle persone in condizioni di vulnerabilità, sostenendone l'occupabilità con percorsi personalizzati e integrati, che rispondano a bisogni diversificati e complessi, e risorse complessivamente pari a 850 milioni di euro circa.
Secondo l'ILO, la recente crisi economica internazionale ha avuto pesanti ripercussioni sulle categorie più deboli del mercato del lavoro, tra esse quella delle donne. La crisi connessa alla diffusione della pandemia, prima ha causato l'abbandono volontario del posto di lavoro da parte di molte donne. L'impatto di questa battuta di arresto sul percorso per la parità di genere è stato, in parte, mitigato dall'introduzione di ulteriori misure dirette a incentivare l'occupazione femminile e scoraggiarne le dimissioni volontarie. Per questo, solo la definizione di interventi strutturati e iniziative sinergiche e integrate - le di contrasto e prevenzione del - possono assicurare risultati efficaci.
Si muove in questa direzione l'intervento, chiamato donne, di cui all'articolo 23 del decreto-legge n. 60 del 2024, di cui ha parlato il Ministro Foti, che in coerenza con quanto previsto dall'Accordo di partenariato 2021-2027 attua dei programmi specifici per quanto riguarda i giovani, le donne e i lavoratori fortemente svantaggiati.
Un esonero contributivo è concesso, per massimo due anni, ai datori di lavoro privati che assumono donne, di qualsiasi età, prive di un impiego regolarmente retribuito, da almeno 24 mesi, ovunque residenti; anche in caso di assunzione, nello stesso periodo, di donne occupate nelle professioni o settori ad elevato sono previste le identiche misure.
Per favorire, particolarmente, l'occupazione femminile c'è, anche, un intervento specifico per le donne che operano e che vivono all'interno dei territori della zona economica speciale unica per il Mezzogiorno, ammissibili a finanziamenti nell'ambito dei fondi strutturali dell'Unione europea. Deve essere segnalato, inoltre, il Programma di garanzia di occupabilità dei lavoratori, GOL, azione di riforma prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, alla Missione 5, Componente 1, per riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro.
Il programma si rivolge, prioritariamente, alle persone alla ricerca di un'occupazione che percepiscono un ammortizzatore sociale o una misura di sostegno economico di integrazione al reddito sottoposti a condizionalità, ma anche ai lavoratori fragili e disoccupati con minori occupazionali, senza sostegno al reddito. Il programma definisce i suoi interventi in una logica integrata con il Piano strategico sulle nuove competenze, per la parte che riguarda la formazione dei lavoratori. Come sapete, il Piano prevede la presa in carico di 3 milioni di soggetti e degli interventi formativi per 800.000 lavoratori e lavoratrici e, di questi, 300.000 formati nell'ambito di quelle che sono le competenze digitali. Posso annunciare che questi saranno sicuramente raggiunti.
Il programma si rivolge, in particolar modo, al dei soggetti maggiormente svantaggiati o in condizione di vulnerabilità per quanto concerne le opportunità di accesso al mercato del lavoro e, tra di esse, sicuramente rileva la condizione femminile. A questo riguardo, dall'analisi degli ultimi dati di monitoraggio aggiornati al 31 gennaio 2025, emerge che in tutte le regioni la componente femminile supera ampiamente il 50 per cento degli individui presi in carico, rappresentando il 55,5 per cento dei presi in carico su base nazionale.
Nelle regioni del Centro-Nord si osserva una presenza più accentuata di donne, con alcune regioni che superano il 58 per cento, fino ad arrivare a circa il 60 per cento in Liguria e Umbria. Diversamente, nelle regioni del Mezzogiorno, a eccezione dell'Abruzzo (58,6 per cento), la composizione per genere appare più equilibrata. Segnalo, inoltre, che negli ultimi anni è risultato di rilevante interesse il dato relativo alla crescita dell'imprenditoria femminile superiore alla media OCSE. In questo senso, il Governo continua a sostenere il ruolo attivo delle donne.
Al fine di creare attenzione su questo punto, una parte dell'ammontare delle risorse previste per la realizzazione dell'investimento del PNRR, creazione di imprese femminili, pari a 1,2 milioni di euro, è stata destinata al Dipartimento per le pari opportunità per la realizzazione di campagne pluriennali di informazione e comunicazione. Sempre in questa direzione, all'interno del Programma nazionale giovani, donne e lavoro, è stato inserito uno specifico progetto per sostenere l'autoimpiego, finanziato con 800 milioni di euro.
L'importanza di questi interventi è dimostrata da un ulteriore aspetto, che non può essere sottaciuto, ovvero il dato che la discriminazione delle donne rispetto agli uomini, in campo socioeconomico, è concausa e, comunque, rende più complicato estirpare la piaga della violenza contro le donne, anche nella sua componente di assoggettamento psicologico ed economico delle donne, che favorisce e talvolta precede la violenza fisica o sessuale.
Siamo in presenza di una ferita sociale affrontata con il massimo impegno dal nostro Governo, sin dal suo insediamento, mediante degli strumenti di contrasto e misure volte alla prevenzione del fenomeno. A testimonianza della scelta mirata di offrire risposte efficaci e concrete ai bisogni delle donne vittime di violenza - le quali di frequente faticano a spezzare il legame con l'oppressore a causa della condizione di vulnerabilità socio-economica - con la legge di bilancio 2025 non soltanto è stata rafforzata la misura del reddito di libertà, ma la stessa è stata resa strutturale. Il Fondo dedicato è stato incrementato di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026.
Questo non può non raccordarsi con altre e significative misure per favorire l'accesso delle donne al mondo del lavoro e la possibilità, per loro, di reperire un'occupazione stabile, prevedendo sgravi contributivi incentivanti l'assunzione, come quelli che vi ho illustrato, in ragione del fatto che una donna economicamente indipendente è una donna più forte e più libera.
Allo stesso scopo è indirizzata la scelta di garantire adeguati percorsi di reinserimento socio-lavorativo alle donne vittime di violenza. A questo riguardo, va sottolineato il riconoscimento, alle donne vittime di violenza, della possibilità di accedere al beneficio economico dell'assegno di inclusione, l'ADI, che costituisce la nuova misura di contrasto alla povertà, alla fragilità e all'esclusione sociale delle persone vulnerabili. Va evidenziato che, tra i soggetti in condizione di svantaggio tutelati dal decreto-legge n. 48 del 2023, rientrano, quindi, anche le persone vittime di violenza di genere in carico ai servizi sociali o sociosanitari, in presenza di un provvedimento dell'autorità giudiziaria ovvero dell'inserimento nei centri antiviolenza o nelle case rifugio.
I componenti dei nuclei familiari inseriti in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere e le donne vittime di violenza, con o senza figli, prese in carico da centri antiviolenza riconosciuti dalle regioni o dai servizi sociali possono accedere al beneficio senza gli obblighi di attivazione lavorativa previsti dalla norma.
Le donne inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere possono comunque richiedere l'adesione volontaria a un percorso personalizzato di accompagnamento all'inserimento lavorativo o all'inclusione sociale. Le due misure, ADI e reddito di libertà, possono essere considerate, quindi, complementari. Se il reddito di libertà interviene già nella prima fase, quella di natura emergenziale, per supportare l'avvio del percorso di fuoriuscita dalla situazione di violenza sul lungo termine, l'assegno di inclusione può intervenire successivamente. Attraverso la misura, si accompagna il reinserimento sociale e lavorativo della donna vittima di violenza e dei suoi figli attraverso percorsi appropriati e personalizzati, finalizzati al recupero dell'autonomia. L'ADI è, inoltre, cumulabile con l'assegno unico qualora ci siano, nel nucleo, figli a carico fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per figli con disabilità a carico. Va evidenziato che l'ADI riserva una specifica attenzione alla condizione delle donne vittime di violenza e alla loro tutela, perché non sono soggette all'obbligo di presentarsi ai servizi sociali ogni 90 giorni, a meno che non abbiano figli minorenni e, comunque, è favorito tutto il percorso di riaccompagnamento al lavoro.
Abbiamo detto che il divario occupazionale femminile costituisce certamente un ostacolo alla crescita del nostro Paese. Per ridurre questo il Governo ha promosso una strategia integrata, incentivi all'assunzione e all'imprenditorialità, sgravi contributivi, forme di per agevolare la conciliazione vita-lavoro, piattaforme tecnologiche come il SIISL, programmi di formazione su larga scala capaci di attivare e orientare efficacemente le donne nel mercato del lavoro; misure dedicate - come dicevo - a sostenere le donne vittime di violenza, rendendo prioritaria la loro autonomia economica e la prevenzione di qualsiasi forma di abuso.
Se, da un lato, è fondamentale che lo Stato si impegni con politiche e investimenti mirati, dall'altro occorre che il mondo delle imprese e l'intera società civile riconoscano il valore strategico della partecipazione femminile al lavoro, perché soltanto una forte sinergia tra pubblico e privato, unita a un impegno costante per la parità di genere, può garantire, al nostro Paese, quel salto di qualità indispensabile per una crescita robusta, inclusiva e duratura
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI(FDI). Grazie, Presidente. Grazie Ministro Foti e grazie Ministro Calderone per questa importante e puntuale informativa. È sotto gli occhi di tutti il lavoro che questo Governo sta svolgendo nel sostenere le donne, garantendo loro una partecipazione sempre più attiva alla vita della Nazione. Negli ultimi anni, l'Italia e l'Europa hanno affrontato diversi momenti critici, dalla pandemia al conflitto in Ucraina, dimostrando una straordinaria resilienza; momenti nei quali l'Italia ha retto brillantemente da un punto di vista sociale.
Siamo profondamente convinti che una società che aspiri a crescere e a investire nel proprio futuro non possa prescindere dalla valorizzazione del talento femminile. Le donne rappresentano una risorsa inestimabile, la cui piena affermazione professionale e personale costituisce un pilastro per lo sviluppo della Nazione. Tuttavia, a questa sfida si aggiunge oggi il rapido avanzamento tecnologico. Questo cambiamento, che sta trasformando il nostro modo di vivere e di lavorare a un ritmo senza precedenti, deve essere affrontato con una riflessione attenta, guidata dai valori umanistici che da sempre contraddistinguono l'Italia .
Fratelli d'Italia ha sempre posto grande attenzione all'occupazione femminile e lo testimoniano anche le misure introdotte con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L'azione del Governo si è tradotta in fatti e i numeri lo confermano: rispetto al 2019 l'occupazione femminile è aumentata dell'1,6 per cento nel 2023; il 2023 ha segnato una dinamica più favorevole per le donne, con un incremento del 2,4 per cento rispetto al 2022, contro l'1,7 per cento degli uomini. Numeri positivi che confermano quanto sia dinamico il quadro occupazionale.
Con il decreto Lavoro del 1° maggio 2023 abbiamo voltato pagina e messo un punto a politiche assistenzialistiche e inefficaci. Lo abbiamo fatto perché crediamo nel potenziale italiano e nel nostro capitale umano. Abbiamo invertito la rotta, abbandonando la logica delle misure a pioggia che non hanno inciso sull'andamento del mercato del lavoro. Stiamo puntando, invece, su politiche concrete ed efficaci affinché venga restituita la giusta centralità al ruolo della donna, in ogni ambito come naturale conseguenza del merito, della competenza e dell'impegno Ancora molto attende e il modo migliore per celebrare il prossimo 8 marzo è di continuare a investire con provvedimenti che migliorino l'andamento socio-economico e la condizione preesistente. È questa la grande scommessa del nostro tempo: creare un modello in cui ogni donna possa realizzare pienamente le proprie aspirazioni sia personali che professionali, arrivando anche a ricoprire ruoli apicali e posizioni di responsabilità senza dover ricorrere alle cosiddette quote rosa .
Il concetto di vera libertà per le donne è un altro: la possibilità di essere madri senza rinunciare a una carriera, di avere accesso ad un lavoro stabile e dignitoso senza dover sacrificare la propria vita familiare.
Il Governo Meloni, in tal senso, ha messo in atto misure importanti, destinando risorse e provvedimenti volti a garantire una maggiore flessibilità, un sistema di più efficiente e una condizione in cui le donne non siano più costrette a scegliere tra realizzazione personale e professionale.
I risultati raggiunti sono visibili, misurabili e incontrovertibili: su base annua, l'occupazione aumenta anche rispetto a gennaio del 2024; mentre il tasso di occupazione cresce, diminuiscono la disoccupazione (al 6,3 per cento) e l'inattività (al 32,9 per cento). L'operato di questo Governo ha fatto decollare il mercato, favorendo assunzioni e sostenendo le imprese attraverso il taglio del cuneo fiscale o i provvedimenti sugli scaglioni Irpef.
Per Fratelli d'Italia, il partito che ha avuto l'onore e l'orgoglio di avere espresso il primo Presidente del Consiglio donna della nostra storia , la parità non si esprime ed esaurisce con la battaglia sul genere delle parole, ma si realizza con i fatti concreti. Non è necessario declinare i termini al femminile per riconoscere il valore autentico delle donne; è invece determinante adottare strumenti che riconoscano il lavoro e i sacrifici quotidiani che affrontano. Questa è la priorità del Governo Meloni che, a nome di Fratelli d'Italia, vorrei ringraziare per la determinazione costantemente dimostrata .
Siamo consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga e che vi siano margini di miglioramento e obiettivi sempre più ambiziosi da raggiungere, ma l'inversione di tendenza è un dato di fatto e non può essere negata. Oggi, con un tasso di occupazione femminile che ha raggiunto il 53 per cento, l'Italia segna un record storico.
Il contributo delle donne nella società merita dunque un riconoscimento poiché affrontano con coraggio le molte sfide della vita, inclusa la maternità. Proprio su questo aspetto, il Governo Meloni sta concentrando le migliori energie, consapevole che il rilancio demografico sia una questione strategica per il futuro della Nazione e dell'Europa. Le politiche a sostegno della natalità, la valorizzazione della maternità, il miglioramento delle condizioni di lavoro, specialmente per le madri, sono parti di un ampio progetto che mira a rendere l'Italia una Nazione più forte e più competitiva. In questo percorso rientrano anche la lotta al femminicidio e la tutela delle vittime di violenza, con il potenziamento del reddito di libertà che innalza da 400 a 500 euro il contributo massimo mensile.
Fratelli d'Italia ripone piena fiducia nel lavoro che questo Governo sta portando avanti e in quello che ancora dovremo compiere, con l'obiettivo di assicurare un futuro in cui le donne siano libere di essere e di affermarsi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lancellotta. Ne ha facoltà.
ELISABETTA CHRISTIANA LANCELLOTTA(FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministri ed onorevoli colleghi. Grazie Ministro Foti, grazie Ministro Calderone. Grazie a nome dell'intero gruppo di Fratelli d'Italia, non soltanto per la dettagliata, precisa ed esaustiva informativa di oggi ma anche per non aver mai perso l'occasione di dimostrare, con la vostra presenza in Aula e nelle Commissioni, l'attenzione e la disponibilità del Governo verso l'ascolto ed il confronto con questo ramo del Parlamento .
Vogliamo dire ancora un grazie non come mero esercizio di stile ma per esprimere un reale sentimento di gratitudine e apprezzamento per l'enorme lavoro che il Governo, nella sua interezza, sta portando avanti, soprattutto sui temi del lavoro, dell'occupazione e in special modo dell'occupazione femminile. Non più tardi di ieri sono stati diffusi i dati Istat che certificano una ulteriore crescita dell'occupazione nel nostro Paese. Abbiamo registrato un nuovo record: a gennaio 2025, il numero di occupati è pari a 24,2 milioni di persone, con un tasso di occupazione del 62,8 per cento.
I contratti stabili crescono del 2,5 per cento, mentre quelli a tempo determinato diminuiscono del 7,9 per cento. In un anno, la disoccupazione è scesa del 10 per cento, arrivando ad un tasso del 6,3 per cento e la quota di inattivi scende dell'1,3 per cento. L'occupazione aumenta del 2,2 per cento, con 513.000 occupati in più e l'aumento riguarda sia gli uomini che le donne. Per la prima volta in Italia abbiamo superato il tetto di 10 milioni di donne occupate che lavorano con un tasso record di occupazione femminile che si attesta intorno al 53,5 per cento .
Ciò che questi dati ulteriormente testimoniano, al di là del valore prettamente economico, è la bontà e l'efficacia delle politiche e degli interventi, anche strutturali, messi in campo dal Governo Meloni attraverso una visione più complessiva e strategica.
Nell'ambito di queste politiche, molti sono stati i provvedimenti - come è stato ricordato in maniera dettagliata dai signori Ministri intervenuti poco fa in quest'Aula - finalizzati a rafforzare e valorizzare il ruolo delle donne nel mondo del lavoro: sgravi contributivi, fiscali ed incentivi per chi assume donne nelle regioni del Mezzogiorno, per citarne soltanto alcuni; ed ancora, il mamme, asili nido e le nuove disposizioni per la maternità e la paternità.
Vedete, non è un caso se, con la prima donna Premier della nostra storia, raggiungiamo il tasso record di occupazione femminile . Abbiamo cambiato il punto di vista, abbiamo invertito il paradigma, anche culturale. Non abbiamo costretto le donne a scegliere tra figli e casa, da una parte, e il lavoro, dall'altra, ma abbiamo restituito loro la dignità di essere madri e lavoratrici allo stesso tempo.
Penso, infine, anche all'enorme lavoro messo in campo dal Governo e dalla maggioranza parlamentare in tema di contrasto alla violenza economica contro le donne. Con l'incremento delle risorse per il finanziamento del Piano antiviolenza a sostegno delle attività dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con l'ampliamento dei fondi per il reddito di libertà, reso strutturale, abbiamo consentito alle donne non soltanto di uscire dall'abitazione del proprio aguzzino, salvandosi, in qualche caso, anche la vita, ma abbiamo restituito loro la dignità di essere donne e dunque donne libere.
Con i provvedimenti inseriti nell'ultima legge di bilancio, infine, abbiamo finanziato con 3 milioni di euro percorsi di orientamento e formazione al lavoro per favorire l'indipendenza economica delle donne. Ecco, questa è la visione che ha consentito al sistema Paese di raggiungere i risultati di oggi.
Se questi - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - sono i risultati di due anni e mezzo del Governo Meloni, dati che hanno fatto segnare veri e propri record, significa che il percorso intrapreso è quello giusto, che l'Italia, oggi, è un posto migliore per le donne che qui vivono e lavorano.
Allora, signor Ministro Foti, signor Ministro Calderone e, per vostro tramite, al Governo tutto: andate avanti! Andate avanti senza esitazione! Il gruppo di Fratelli d'Italia è al vostro fianco, gli italiani sono al vostro fianco .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Signora Ministra, signor Ministro, capisco che la tecnica del Governo e della maggioranza è quella di dire solo i dati che fanno comodo ma, proprio in questi giorni - è stato citato - insieme ai dati Istat sono usciti anche i dati INPS che ci hanno fornito un quadro preciso di una realtà molto diversa da quella che avete descritto, e ci fanno comprendere bene quanto il nostro Paese sia ancora lontano dal sostenere le pari opportunità per le donne, nel lavoro e nella società. L'occupazione femminile resta il nostro punto debole, dice l'ufficio studi di Confcommercio. Sull'occupazione femminile siamo sempre gli ultimi in Europa, dichiarano dal sindacato; e potrei continuare.
Peraltro, il 90 per cento delle cose che avete citato derivano o dal PNRR - che molti di voi non hanno votato - oppure anche da emendamenti portati dall'opposizione nelle manovre di bilancio. Mi riferisco, in particolare, al reddito di libertà - che è stato citato - dopo un anno di immobilismo; un anno di immobilismo in cui avete lasciato 3.000 persone vittime di violenza senza alcun reddito e vi siete decisi, finalmente, a dare corso a quell'emendamento, proposto dalle opposizioni, che chiedeva di mettere i 40 milioni a disposizione per incrementare il reddito di libertà.
Come dicevo, i dati sono diversi: rimaniamo l'anello debole, in Europa, per occupazione femminile. Intanto perché rimane sempre un divario incredibile: oltre 18 punti di divario, appunto, con un distacco dalle medie europee. Ma, con trasparenza, bisogna guardare cosa c'è dentro quei dati di incremento per scoprire subito un tema completamente irrisolto che è quello della qualità dell'occupazione femminile, con lavori poco pagati, precari e poco qualificati. Pensiamo al involontario che colpisce soprattutto le donne, quasi il 16 per cento delle donne occupate, a fronte del 5 per cento dei maschi.
Se fosse cresciuta una buona occupazione, non avremmo la situazione attuale del retributivo, dove i dati sono ancora peggiori: le donne percepiscono stipendi inferiori agli uomini con un differenziale dal 20 al 32 per cento. Le donne, però, continuano a farsi carico della maggior parte del lavoro di cura: di fronte a 2 milioni di giornate di lavoro di cura degli uomini, quelle delle donne sono state oltre 14 milioni e mezzo.
La situazione migliora quando andiamo in pensione? Tutt'altro, peggiora decisamente. Il divario retributivo delle pensioni è tra il 25 e il 21 per cento; nel caso delle pensioni di vecchiaia raggiunge il 44 per cento. Se poi andiamo a vedere l'indice del , l'Italia, negli ultimi due anni - negli ultimi due anni -, perde 24 posizioni. È all'ottantasettesimo posto. Quindi, cosa ci dicono questi dati? Sicuramente non rappresentano la rosea realtà che avete illustrato prima, perché affrontare il problema della discriminazione di genere vuol dire agire in modo multidimensionale nella società, e in questi due anni non lo avete fatto.
In taluni casi, siete andati in direzione contraria. In questi due anni, il Governo non ha agito in modo sistemico sul mercato del lavoro, sui modelli organizzativi, sul sistema dei servizi, sulla dimensione della famiglia e su quella culturale; anzi, il tema culturale l'avete pure negato quando il Ministro dell'Istruzione ha affermato che la cultura patriarcale è finita nel 1975 .
Questi dati ci dicono anche che la prima Presidente donna del nostro Paese non ha messo in atto politiche organiche per rimuovere quegli ostacoli che impediscono la piena partecipazione delle donne al lavoro; per rimuoverli di fatto, come, in modo lungimirante, le nostre madri costituenti pretesero di inserire nell'articolo 3 della Costituzione.
Questi dati ci dicono che la prima Presidente del Consiglio donna del nostro Paese, forse perché così impegnata a compiacere un esempio fulgido di politiche di pari opportunità e di inclusione come il nuovo Presidente degli Stati Uniti, ha dimenticato le donne.
Certo, il lavoro in questi anni è cambiato, è cambiata la struttura produttiva del Paese, ma per le donne non è cambiata in meglio la sostanza dei problemi. Conciliare il lavoro con l'arrivo di un bimbo è un'acrobazia insostenibile in tante parti del nostro Paese e la maternità è ancora un blocco per le donne, perché pur invocando a ogni piè sospinto il tema della natalità, voi continuate a non dimostrare di concepire un ruolo paritario dei genitori in famiglia; altrimenti, avreste dato seguito alla nostra proposta dei congedi paritari retribuiti.
Le dimissioni volontarie - altro dato - dei genitori con figli da 0 a 3 anni, in un anno, sono oltre 61.000 e sette su dieci sono madri. Nel 2023, di fronte a 2.000 giornate di congedo utilizzate dagli uomini, le donne ne hanno utilizzate 14.400 e questi sono dati che smontano le vostre narrazioni trionfalistiche. Questi dati ci parlano di una insostenibile disparità nelle pensioni, a cui avete contribuito con il restringimento di Opzione Donna, di fatto negando tale possibilità per decine di migliaia di donne che, dopo una vita di lavoro e di lavoro di cura, fino al 2022 ne avevano i requisiti: siamo passati da oltre 12.000 a poco più di 3.000.
Questa vostra scelta incide sulla carne viva delle donne, come quella di Rosalba, licenziata nel 2014, in mobilità fino al 2018: poteva andare in pensione con 35 anni di contributi il 29 dicembre del 2022, ma dal 30 no, perché le avete cambiato le carte in tavola. Questa è la realtà.
Insomma, credo che il Governo debba uscire dalle parole trionfalistiche, stare nella realtà vera. Se non approvate il salario minimo e invece liberalizzate i contratti a termine, date un segnale preciso , che incide sulla vita delle donne, che sono quelle con contratti più deboli e precari.
Se tagliate 150.000 posti di asili nido e non riconoscete i congedi paritari pienamente retribuiti, significa che volete tenere le donne a casa. Se affossate anche nel percorso pensionistico la possibilità concreta per le donne di recuperare il tempo dedicato alla cura, significa che a voi sta bene che le donne siano più povere anche da pensionate. Contrastare il declino demografico ed economico di questo Paese e, soprattutto, sostenere davvero le donne, significa sostenere misure di equità salariale, di equità fiscale, di accesso ai servizi per le donne .
Ma questo Governo - e chiudo Presidente -, con la prima Presidente del Consiglio donna della storia, ha preso tutt'altra strada .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA(PD-IDP). Grazie, Presidente. Parto subito con un tema che mi è caro: trovo stucchevole questa subalternità del linguaggio utilizzato in quest'Aula anche da persone di sesso femminile. Non vi sognereste mai di chiamare “cameriere” la cameriera che vi serve al tavolo, non vi viene neppure in mente di chiamare “maestro” la maestra dei vostri figli, però, se c'è una Presidente del Consiglio donna, si deve chiamare “il Presidente”, se c'è una Ministra donna, si deve chiamare “il Ministro”, se c'è una Ragioniera capo, la dovete chiamare “il Ragioniere”. Fatevi una domanda e datevi una risposta .
Ora, vorrei venire sul tema delle informative che abbiamo sentito, in primo luogo per quanto riguarda - ricollegandomi a quanto è stato detto - il tema del mercato del lavoro e del . Il è un gravissimo problema, ma è molto forte nel nostro Paese, soprattutto legato al tema della maternità.
Quando una donna fa un figlio, il suo destino sul mercato del lavoro è segnato. In Italia, a 15 anni dalla nascita del figlio, una donna ha - secondo gli studi più recenti - salari lordi annuali inferiori del 57 per cento rispetto alle donne non madri e la parte preponderante di questo , legato alla maternità, non è il più basso salario orario, ma è l'utilizzo eccessivo del e il tempo determinato. Quindi, la precarietà del lavoro incide sulle donne in un modo spropositato.
Cosa avete fatto per evitare la precarietà del lavoro per uomini e donne, ma soprattutto per le donne? Sì, avete fatto delle cose, certo, avete reso ancora più possibile accedere al tempo determinato, al lavoro somministrato, a quello stagionale mal definito, in modo tale che tutte queste forme vengano strausate.
Faccio un esempio: noi sappiamo che abbiamo misure a sostegno dell'occupazione femminile che prendono la forma - come ci è stato qua ricordato - di decontribuzione. Ma siamo andati a vedere gli effetti di queste misure che evidentemente, non solo da questo Governo, non sono ben disegnate? Perché è l'INAPP, quindi un istituto che fa capo al Ministero del Lavoro, che ci dice che, con riferimento agli ultimi dati, quindi il primo semestre del 2024, le donne assunte con incentivi e che hanno un tempo indeterminato sono l'11,3 per cento, mentre la stragrande maggioranza, ben il 75,74 per cento, ha una doppia fragilità, cioè è assunta con forme di , con lavoro intermittente (il lavoro intermittente batte il tempo indeterminato), quindi sia sia per tempi limitati.
Quindi, dobbiamo mettere davvero soldi pubblici per finanziare progetti che favoriscono la dequalificazione del lavoro femminile? Non un euro - non un euro! - di quella decontribuzione si traduce in maggior salario per le donne. Quindi, c'è evidentemente bisogno di qualcosa di più.
L'altra ciliegina che avete messo sulla torta è quella della riapertura di fatto alle dimissioni in bianco per risolvere un problema - che se vogliamo esiste - delle persone che non si presentano al lavoro e poi vengono licenziate per utilizzare la NASpI. Avevamo detto: “okay, fissiamo un controllo da parte di un soggetto terzo”. L'avete indicato come possibilità, come eventualità, non come obbligo, aprendo quindi di nuovo un rischio - è oggettivo - che nessuno vada a verificare se quelle dimissioni sono legate davvero a un comportamento opportunistico - che era quello che volevate contrastare - o non dipendano, invece, da una pressione, da un ricatto.
Sul mercato del lavoro, sul posto di lavoro i ricatti sono molto forti. Ce lo dicono i dati, ad esempio, sulle molestie sul lavoro. Sono 1 milione e 900.000 le donne di età compresa fra i 15 e i 70 anni, secondo l'Istat, che durante la loro vita hanno subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale; 1 milione e 900.000. Ma se guardiamo i dati relativi alle donne fra i 15 e i 24 anni, ben il 21,2 per cento di queste donne, quindi un quinto, ha subito molestie sul luogo di lavoro. E sono ricattate - ce lo dicono i dati - anche nella pubblica amministrazione. Domani la CGIL Funzione Pubblica presenterà qui alla Camera, alla Sala Berlinguer, proprio i risultati di un'indagine condotta specificamente.
Quindi, anche nella pubblica amministrazione il ruolo di potere che si realizza sui posti di lavoro determina che le donne siano ricattate e cioè, se vuoi rimanere al lavoro tranquilla, fare carriera, devi cedere, devi ottemperare alla richiesta di prestazioni che non vorresti mai dare.
Ora, noi proponiamo da tempo l'introduzione di una specifica fattispecie penale che permetta di punire il reato di molestie - che come sapete non esiste nel nostro ordinamento - e, in particolare, quello di molestie sul luogo di lavoro. Colgo quest'occasione per invitare tutte le donne e gli uomini presenti in quest'Aula a fare di questo un obiettivo proprio: ossia accelerare l'approvazione di questa legge.
Ho poco tempo Ministro; Ministro Foti, mi rivolgo a lei adesso, tramite il Presidente, per dire che anche sugli asili nido siamo molto, molto preoccupati, perché, a parte i tagli che ricordava la collega, noi abbiamo letto il Piano strutturale di bilancio che avete presentato e abbiamo visto che, al riguardo, l'obiettivo che vi siete dati è quello di garantire un tasso di copertura regionale appena superiore al 15 per cento. Guardate che c'è già in tutte le regioni; l'unica provincia d'Italia che non è al 15 per cento è la provincia di Enna; non è un grande . Resta il complessivo del 33 per cento, ma viene meno quello che era l'elemento essenziale del PNRR, cioè l'attenzione spasmodica al riequilibrio territoriale. Ci troveremo sa dove? Ci troveremo, Ministro, di fronte a comuni, da noi finanziati per quanto riguarda la spesa corrente, che, per ottenere quei soldi, devono avere i posti degli asili nido. Ma i posti degli asili nido non li avranno e allora la scappatoia è già pronta ed è già scritta, cioè invece che posti di asili nido, potete dare , potete fare micronidi, potete fare spazi gioco, potete fare asili familiari.
Non è la stessa cosa, né per la qualità dei nostri figli, né per la possibilità di conciliazione della vita lavorativa e del ruolo di madre e io vorrei dire speriamo anche di padre per i genitori di questi bambini. Quindi, attenzione a queste questioni .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nisini. Ne ha facoltà.
TIZIANA NISINI(LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, ringrazio il Ministro Foti e il Ministro Calderone per l'esposizione, perché ci hanno raccontato due anni e mezzo di Governo, tutte le misure che sono state messe in campo e il fatto che comunque siamo in linea con il raggiungimento degli obiettivi del PNRR. Hanno elencato tutte le misure che hanno portato, ad oggi, a una certificazione di dati positivi. Prima di entrare nel merito del mio intervento, per il suo tramite, Presidente, vorrei far presente che il tema dell'occupazione femminile e della vulnerabilità dell'universo femminile non è nato nel settembre del 2022. È un tema che ci trasciniamo avanti da 50 anni.
E mi chiedo: se negli ultimi 20 anni il Partito Democratico ha governato circa 12 anni, come mai sembra che tutti questi problemi siano iniziati da fine 2022? Noi partiamo dai dati, perché, se i dati sull'occupazione e sulla disoccupazione fossero stati diversi, quindi se ci fosse stato un calo dell'occupazione e un aumento della disoccupazione, sono convinta che tutti gli interventi dell'opposizione si sarebbero incentrati sulle percentuali: occupazione bassa e disoccupazione alta. Bisogna partire dai dati, ma partendo dai dati non ci possiamo fermare alle percentuali.
Per fare un'analisi vera sul tema dell'occupazione femminile, dobbiamo analizzare anche i numeri. I numeri, li certifica l'Istat, non li certifica il Ministero del Lavoro e non li certificano i parlamentari del centrodestra. L'Istat certifica che lavorano 14 milioni di uomini contro 10,2 milioni di donne e che l'occupazione femminile è più bassa rispetto a quella maschile, nonostante già dal 2023 ci sia stato un miglioramento nell'occupazione femminile, con un tasso del 53,5 per cento contro il 72 per cento degli uomini. In poche parole, ad ogni donna che lavora corrisponde un uomo e mezzo.
Tuttavia, la differenza di genere si riduce sul fronte dei disoccupati. Analizziamo la disoccupazione: a fronte di 822.000 uomini, ci sono 798.000 donne, e quindi con un tasso di disoccupazione complessivo sceso al 6,3 per cento; ma, a fronte di 1,6 milioni di disoccupati, ci sono 500.000 posti vacanti. Le aziende cercano persone con specifiche competenze, che non trovano. Quindi il tema è il tra domanda e offerta di lavoro. Un che si attesta intorno al 2 per cento, contro una media dell'Unione europea del 2,3 per cento, della Germania del 3,2 per cento, della Repubblica Ceca, che si attesta intorno al 5 per cento, e della Spagna allo 0,7 per cento.
Se solo riuscissimo a colmare questa distanza tra domanda e offerta, avremmo una disoccupazione fisiologica.
I faciloni diranno che basta lavorare sul di competenze, che è un problema che c'è e ci sarà sempre, per riuscire a raggiungere l'obiettivo. Ma la verità è che bisogna considerare anche il tema geografico: se un'azienda cerca lavoratori in Liguria e la persona vive in Abruzzo, il diventa complicato, a meno che non si considerino le persone e i lavoratori come dei pacchi. Quindi, se il divario di genere non è significativo tra i disoccupati, dove è significativo? Tra gli inattivi. L'Istat - e lo spiego ai colleghi che ancora parlano di dimissioni in bianco e di misure che non esistono più, mi aspetterò anche dal MoVimento 5 Stelle parlare ancora di lavoro interinale, probabilmente, come hanno fatto in tutti i provvedimenti collegati al lavoro - considera tra gli inattivi, le persone benestanti, gli inattivi, gli svantaggiati, gli studenti, che sono pari a 5 milioni circa, e le casalinghe, che le stime attestano intorno ai 4 milioni e mezzo. Ecco, la differenza vera la fanno le casalinghe, e tutto si può dire tranne che una casalinga sia inattiva. E quindi restano gli scoraggiati.
Chi sono gli scoraggiati? Coloro che sono vittime delle storie raccontate da chi ci ha governato per 12 anni, che hanno raccontato che in Italia lavorare è impossibile, trovare un lavoro dignitoso è impossibile, mettendo in un angolo e umiliato anche i nostri ragazzi.
Vi ricordate tutti quando ai nostri figli e alle nostre figlie è stato dato dei bamboccioni? Quando il Ministro Fornero dette dei ai nostri ragazzi, perché erano troppo schizzinosi nella ricerca del lavoro? Noi questo non l'abbiamo detto. Noi ci siamo rimboccati le maniche, siamo andati ad analizzare i numeri, non solo le percentuali, siamo andati ad analizzare le varie zone geografiche del nostro Paese, tutti i settori che incidono di più sull'universo femminile, ma non abbiamo scaricato la colpa della disoccupazione sui nostri ragazzi.
Alla narrazione degli scoraggiati, dei bamboccioni, dei , detta dalla sinistra, abbiamo contrapposto il coraggio di cambiare le cose e le persone hanno risposto rimettendosi in gioco, perché per anni - e ancora viene difeso - qualcuno ha preferito lasciare a casa le persone, pagandole, piuttosto che rimetterle nella società, ma quando si parla di lavoro - lo diciamo tutti, ma poi non è così in pratica - il lavoro è dignità. Una società inclusiva è una società che dà lavoro, che rimette in gioco le persone, che va a intercettare quella fascia di ragazzi che qualcuno - ribadisco - ha chiamato bamboccioni, che sono quei NEET, quei ragazzi che si sono allontanati forse perché la politica li ha voluti allontanare per avere sempre un argomento di cui parlare, per trovare misure per arrivare, ma che non è mai arrivata. Noi abbiamo analizzato e abbiamo anche preso questi ragazzi, che hanno bisogno di essere coinvolti e di essere rimessi in gioco, creando entusiasmo e curiosità, perché sono diventati vittima dell'apatia.
Lo abbiamo fatto non solo pensando alle misure sul lavoro, mettendo degli incentivi per le donne lavoratrici e per le mamme, andando loro incontro e cercando di migliorare la conciliazione tra vita e lavoro, mettendo in campo tutti quegli strumenti proprio per incentivare l'occupazione a tempo indeterminato, ma abbiamo lavorato su un binario parallelo, un binario del medio e lungo termine e l'abbiamo fatto. Non è presente oggi ma probabilmente, rispetto a tutte le misure che sono state messe in campo dal Governo, sarebbe stato un piacere interloquire anche con il Ministro Valditara, che sta portando avanti una grande riforma.
Anche lì, la sinistra ha fatto la riforma della Buona scuola, che non è arrivata, perché è rimasto, negli anni, un grande scollamento tra mondo dell'istruzione ed esigenze delle aziende e quello scollamento, di cui la sinistra non si è mai interessata, è stato artefice anche di una grande disoccupazione femminile nata anche da una dispersione scolastica, perché la politica non ha mai pensato di prendere per mano i nostri ragazzi. Ha sempre pensato che un bastasse per tracciare il futuro e la strada dei nostri ragazzi, ma non è stato così.
Quindi, metto in evidenza tutto quello che si sta facendo e tutti i Ministeri sono coinvolti, anche il Ministero del Lavoro, perché c'è una stretta sinergia tra istruzione e lavoro. Il Ministro Valditara sta portando avanti una grande riforma: ha inserito, all'interno dei percorsi formativi, nuovi percorsi che seguono il passo del mercato del lavoro, perché il mercato del lavoro va molto veloce, cambia, è in continua evoluzione, e la scuola deve rimanere al passo. Questo perché dobbiamo ridurre la dispersione scolastica e dobbiamo accompagnare i ragazzi e lo abbiamo fatto inserendo anche dei ruoli diversi tra i docenti: i docenti orientatori, , che accompagnano per tutto un percorso i nostri ragazzi, mettendo in evidenza i loro e le loro capacità e uscendo dal semplice percorso di studi per raggiungere il lavoro dei sogni.
Noi dobbiamo trovare un equilibrio ed è quello che stiamo cercando di fare e che il Governo sta cercando di fare, cioè trovare una quadra tra il lavoro che piace, il lavoro che serve e il lavoro che c'è. Questo è l'obiettivo. Lo stiamo facendo con i percorsi scolastici e abbiamo visto come gli istituti tecnici superiori siano una risposta concreta, perché c'è una sinergia piena tra istruzione e lavoro.
Qualcuno che mi ha preceduto ha parlato delle discipline STEM e c'è stata anche una revisione dei percorsi STEM. Sono state stanziate anche risorse proprio per ridurre il divario di genere, perché è un divario di genere che colpisce le donne, perché con le vecchie narrazioni la donna non è portata e, quindi, la donna ha sempre messo da parte l'idea di percorrere una disciplina STEM. Io non sto a rielencare tutte le misure perché sono state dettagliate dai Ministri, ma dico solamente che nessuno dipinge il paradiso e nessuno dipinge la perfezione.
Noi ci siamo messi in gioco e abbiamo avuto il coraggio anche di dare flessibilità al mercato del lavoro, perché si dice che questo Governo e questa maggioranza favoriscono il precariato ma da quando ci siamo insediati i contratti a tempo indeterminato sono aumentati a scapito dei contratti temporanei. Sì, abbiamo dato valore alla somministrazione, proprio perché siamo andati ad analizzare, anche lì, le percentuali e abbiamo analizzato i numeri. Noi accettiamo le critiche se costruttive. Noi abbiamo abbandonato l'assistenzialismo e l'abbiamo fatto con coraggio. Abbiamo cercato di inserire nel mondo del lavoro quelle persone che percepivano il reddito di cittadinanza e che potevano benissimo lavorare. Noi siamo convinti che non si può far diventare imprenditore un inattivo, oppure occupato un inattivo senza percorsi di formazione. Ma quegli inattivi devono riprendere l'interesse e la voglia di cercare lavoro e, quindi, di fatto, diventare disoccupati per poi passare a occupati. È un percorso lungo e forse anche difficile, per qualcuno incomprensibile, ma i numeri parlano chiaro: non è un punto di arrivo ma è un punto di partenza e per questo che ci stiamo mettendo in gioco tutti i giorni.
Abbiamo iniziato con delle misure importanti già dalla prima legge di bilancio a fine 2022. Negli anni, tutte le misure che vanno incontro all'occupazione e che vanno incontro anche a un adeguamento dei salari le abbiamo rimodificate, le abbiamo integrate e le abbiamo migliorate in tutti i provvedimenti che si sono susseguiti. Inoltre, abbiamo dato spazio alla formazione e alle competenze mirate, ascoltando le esigenze delle aziende, perché il tessuto economico e produttivo del nostro Paese si sostiene grazie a una grande classe imprenditoriale. Poi, i furbi e i disonesti ci sono, ma noi lavoriamo con chi vuole dare energia e forza al nostro Paese. Io dico al Ministro Calderone e al Ministro Foti, ma a tutti i Ministri, di proseguire per questa strada. Tutte le misure sono perfettibili, ma siamo sulla strada giusta. Quindi, buon lavoro e grazie per questa informativa .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barzotti. Ne ha facoltà.
VALENTINA BARZOTTI(M5S). Grazie, Presidente. Io sono veramente sconvolta da quello che è stato detto in quest'Aula e, in particolare, da come le colleghe vedono questo fantastico mondo di Giorgia, dove le donne vivono in una condizione occupazionale ottima e dove le misure che sono state messe in campo sono utilissime. Mi dispiace, colleghi e colleghe: la realtà dei fatti è che le donne, in questo Paese, vivono in una condizione culturale di discriminazione strutturale e consolidata e da qua non ne stiamo uscendo .
La discriminazione comincia dalla sfera familiare, si manifesta nella sfera sociale, impatta in modo fortissimo nel mondo del lavoro, Ministra. Le donne sono discriminate. Diciamolo e diciamolo forte, perché le donne sono discriminate: una su cinque non riesce a stare nel proprio posto di lavoro quando diventa mamma ed è costretta a dimettersi; una su due non lavora. E colleghe, purtroppo siamo fanalino di coda - - per le politiche occupazionali in tutta Europa. Quindi, io non ho capito perché voi non dite anche questo dato, perché se dobbiamo affrontare la questione occupazionale femminile forse un po' di onestà intellettuale sarebbe necessaria, perché diversamente non andiamo da nessuna parte .
Le donne sono discriminate anche quando lavorano, perché guadagnano meno degli uomini: si parla di circa 8.000 euro all'anno in meno. Fanno fatica a raggiungere posizioni apicali: soltanto il 21 per cento delle donne riesce a raggiungere posizioni apicali o posizioni dirigenziali.
Sono discriminate perché sono costrette a restare a casa per fare lavoro di cura, perché il lavoro di cura si abbatte su di loro togliendogli tutto: il tempo, lo spazio, la vita. Spesso questo fatto è considerato normale o peggio, giusto, o peggio ancora, dovuto dalla famiglia o dalla società. E chi l'ha deciso questo? Una società patriarcale. E, peraltro, non c'è stato nessuno che ha mai osato dire nulla. Questo è il punto. Ci sono stati anni di lotte su questo da parte delle opposizioni e da parte dei movimenti femministi, eppure voi, su questo, non dite una parola. Come non dite una parola sul fatto che oltre il 13 per cento delle donne ha subìto violenza sul luogo di lavoro .
Cito il recente rapporto WeWorld intitolato “Non staremo al nostro posto. Per il diritto a un lavoro libero da molestie e violenze”. Il 62 per cento non denuncia per paura di perdere il posto di lavoro. Su questo cosa si dice nel fantastico mondo di Giorgia? Le conseguenze principali di questi fenomeni sono lo stress lavoro-correlato, il , le dimissioni e la depressione con un aumento delle malattie professionali. È tutto a carico di INAIL. Eppure, garantire luoghi di lavoro sicuri e rispettosi della dignità dei lavoratori e delle lavoratrici è una questione di diritti umani e di giustizia sociale.
Sulla violenza sui luoghi di lavoro, a livello internazionale e comunitario, Ministro Foti, ci sono diverse fonti che affrontano il problema degli atti vessatori, come la direttiva 2002/73/CE, l'Accordo quadro europeo del 2007, la Convenzione ILO n. 190 che abbiamo ratificato con legge 15 gennaio 2021, n. 4, e la Convenzione di Istanbul: tutti atti che forniscono linee guida per la prevenzione e il contrasto alla violenza sui luoghi di lavoro.
Ma nonostante questo quadro avanzato, in Italia, Ministro, 20 secondi per reagire ad una molestia sul lavoro equivalgono a consenso: questo è inaccettabile ! Peraltro, su questo non viene detto nulla da questa maggioranza e da questo Governo. Per questo il primo giorno di legislatura noi abbiamo depositato una proposta di legge contro gli atti vessatori sui luoghi di lavoro, ma ancora questa proposta non vede la luce perché, evidentemente, non è così grande l'impegno di questa maggioranza e di questo Governo sul tema.
Sul lavoro, Ministra, si fanno passi indietro. Misure di tutela come Opzione donna sono state smantellate e questa è una vergogna. I nuovi paletti imposti nelle ultime leggi di bilancio targate “Meloni” hanno quasi azzerato la platea: si è passati da 24.600 a 3.500 donne che hanno aderito. Praticamente, la misura è stata totalmente abbattuta. Manca il decreto attuativo per regolamentare lo sgravio per le lavoratrici madri. Parliamo di una misura che taglia fuori le madri con un solo figlio, quelle precarie ed è applicabile solo a condizione che il loro reddito non superi i 40.000 euro annui. Quindi, abbiamo una serie di paletti che la depotenziano già in partenza. Oltre al danno, anche la beffa di questi ritardi.
Ma non è finita. Abbiamo ritardi nell'attuazione del PNRR perché, secondo il cronoprogramma, durante tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi; invece, ne risultano utilizzati poco più della metà e questa occasione non può essere sprecata. Il mondo del lavoro sta cambiando e voi non state facendo nulla. Quando non sprecate le occasioni e non le disperdete, restate alla finestra a guardare. Pensiamo all'intelligenza artificiale, dove la discriminazione algoritmica è già una realtà per le donne, eppure, non viene detta una parola da questo Governo.
Perché c'è la discriminazione algoritmica? Perché la metà delle donne non sta lavorando e perché le persone che lavorano su questi e su questi sistemi informatici sono uomini per lo più. Per cui, questi pregiudizi continueranno ad essere portati avanti, perché c'è discriminazione nella nostra società e queste macchine la imparano e possono riprodurla. Serve rovesciare una prospettiva distorta che vede le donne come succulente prede, normalmente sessualizzate, le vede figlie e le vede mamme; raramente, invece, le vede come donne e quasi mai le vede libere !
Smettetela di festeggiare perché è stucchevole e perché fuori c'è un Paese che chiede di più: chiede un futuro, chiede un salario, pretende uguaglianza e pari opportunità. Le vostre politiche, Ministra, mi dispiace, non sono all'altezza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO(M5S). Presidente, è sempre molto difficile prendere la parola in quest'Aula davanti a questo Governo quando si tratta di parlare di diritti delle donne e, anzi, di lotta al patriarcato, quello che questo stesso Governo vorrebbe negare. È difficile ed è veramente molto complicato farlo davanti a un Governo che, soprattutto nei consessi internazionali, è amico e va a braccetto con quei Capi di Stato che vorrebbero criminalizzare l'aborto e punire le donne e le persone che vi ricorrono e che è amico di quei Capi di Stato che inseriscono nella legislazione nazionale parole come “idioti” e “ritardati”.
Guardi, mi fa schifo e fatica ripetere queste parole per indicare le persone con disabilità cognitive, e nemmeno una parola di condanna ! Un Governo che è amico di quei Capi di Stato che hanno paura delle donne che studiano, si formano e raggiungono ruoli apicali e le vorrebbero a casa relegate ai ruoli di cura.
Guardate, allora c'era chi, all'indomani delle elezioni, diceva: “ma sei donna, perché non stai festeggiando? Finalmente una di voi ce l'ha fatta”. E noi lì a dire: “Guarda, non è che, perché Giorgia Meloni è una donna, farà e lotterà per i diritti delle donne”. Perché Giorgia Meloni ha come casa sua e come sua cultura l'estrema destra, perché Giorgia Meloni non è una femminista ; anzi, lei rimarca di essere lontana dalle istanze femministe che sono inarrestabili, checché ne voglia la Presidente Meloni.
Allora è raccapricciante vivere in questa situazione e oggi, in quest'Aula, sento una maggioranza e un Governo che si crogiolano dei grandissimi risultati ottenuti. Allora, a chi ci sta ascoltando, a quelle donne che si sono licenziate dal lavoro perché non riuscivano, non potevano o sono state licenziate forzatamente dopo aver deciso di diventare madri, a quelle persone che hanno ascoltato consigliere comunali dire che una donna è donna soltanto quando ha un figlio o che quando ha un figlio non può occuparsi di altri ruoli pubblici, a chi lotta quotidianamente e fa i salti mortali per arrivare a fine mese, a chi si sente abbandonata da uno Stato perché non ha servizi o una rete di e non può garantire neanche il sostentamento alla propria famiglia, a chi ha subito violenze, a chi non viene riconosciuta sul luogo di lavoro, pur lavorando il doppio dei suoi colleghi uomini e pur avendo superato i percorsi di studi con risultati migliori dico: soffrite di un'allucinazione collettiva, perché per il Governo va tutto bene .
Allora, non so se prima di venire qui c'è stato un al Ministero, dal Ministro Lollobrigida, e avete bevuto troppa acqua, ma, se così è stato, vi prego di non prendere in giro il Paese !
Allora, lo sapete cosa avete combinato con gli asili nido? Non lo avete raccontato, avete ignorato i dati INPS, pubblicati soltanto qualche giorno fa sulle differenze salariali. Per quanto riguarda gli asili nido, quando voi siete arrivati al Governo, il PNRR prevedeva che fossero attuati e incrementati circa 260.000 posti. Con la prima rimodulazione del PNRR, che noi abbiamo portato in Italia, cosa avete fatto?
Avete portato da 260.000 a 150.000 la quota di asili nido aggiuntivi. In più, recentemente, oggi, il Ministro Foti ci viene a dire: “ma noi abbiamo in programma di raggiungere 150.000 posti”, dimenticando che erano 260.000 e più. Avete abbassato la quota, l'Europa prevedeva nel 2010 di implementare fino al 33 per cento la quota di asili nido e oggi è arrivata al 45 per cento che, onestamente, non significa nemmeno la metà della popolazione dei bambini e delle bambine. Non mi sembra neanche uno straordinario risultato e, invece, a voi cosa sta bene?
Che la Campania, la Sicilia e altre regioni del genere possano avere una percentuale del 13 per cento. Dite che vi sta bene. Voi siete quelli che parlate di natalità e continuate, però, a dire: fate i figli, poi piangetevela da sole, famiglie. Questa è la verità .
Vi ricordo che asili nido significa garantire diritti a bambini e bambine che sono cittadini e cittadine come tutti noi e, come gli adulti, devono vedere garantito il loro diritto. Allora, guardi, purtroppo il mio tempo sta già scadendo.
Voglio dire che bisognerebbe iniziare a parlare di asili nido non per la maternità, ma per la genitorialità, perché basta il carico di cura come un macigno solo sulle spalle delle donne che ci opprime, ci tira fuori dal mondo del lavoro, ci tira fuori dal mondo della democrazia e dai rapporti sociali. Ci lascia ai margini.
Allora, se non sapete cos'è il patriarcato, se non sapete che non garantire salari e casa significa aumentare le violenze di genere, perché la violenza economica è violenza di genere, vi dico che questo non sia uno sterile esercizio di retorica che stiamo facendo oggi, in quest'Aula, in occasione dell'8 marzo, giorno non di festa, ma di lotta e di sciopero contro il patriarcato ! Non ci sto a chi vuole stabilire una gerarchia dei diritti, stabilendo chi è meritevole di diritti e chi, invece, non deve vedersi riconosciute neanche le tutele fondamentali.
La lotta contro il patriarcato riunisce tante soggettività, le donne, tutti gli altri e tutte le altre che vengono esclusi. Allora, venendo, ho visto le mimose qui, nei corridoi di Montecitorio. Vi dico: tenetevi le mimose, a noi date i consultori, date il diritto all'aborto, dateci gli asili, dateci il lavoro, dateci ruoli che ci spettano, dateci una reale lotta contro le violenze di genere e l'educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Questo è quello che vogliamo. Questo è quello che difendiamo, ma non ci limitiamo a difendere quello che c'è già. Noi rivendichiamo tutto quello che ci spetta perché la rabbia ce l'abbiamo e le nostre lotte le facciamo . Noi vogliamo una seria lotta contro il patriarcato. Checché ne dite voi, esiste e lo difendete .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.
CHIARA TENERINI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori Ministri, oggi ci troviamo a discutere non solo di numeri, non solo di politiche, ma di qualcosa di più profondo e urgente: la nostra visione di futuro, quella che dobbiamo costruire insieme per il bene del nostro Paese e delle nostre generazioni. Parliamo delle donne, della loro forza, del loro potenziale inespresso e del ruolo cruciale nella trasformazione dell'Italia. Per decenni le donne sono state costrette a lottare per ritagliarsi un posto nel mondo del lavoro, come se la loro presenza fosse un'eccezione e non una regola, ma ora è il momento di riscrivere questa storia.
Oggi il Governo Meloni è impegnato in un'azione decisa, strutturale e concreta per colmare il divario che ancora esiste tra uomini e donne nel mercato del lavoro e lo sta facendo con determinazione. Le statistiche parlano chiaro, lo sappiamo. L'Italia ha un tasso di occupazione femminile che la pone tra gli ultimi Paesi dell'Unione europea, ma è proprio quando i numeri sono impietosi che una buona politica può fare la differenza. Se il nostro Paese riuscisse a colmare questo divario e le donne potessero esprimere il loro pieno potenziale, il nostro PIL crescerebbe del 12 per cento. Un dato che dovrebbe scuotere ogni coscienza e che ci dice che oggi l'Italia perde non solo talenti, ma milioni di opportunità.
Ma c'è un'altra Italia, quella che oggi sta cambiando grazie a politiche lungimiranti e decise. Oggi, per esempio, le donne occupano il 36 per cento delle posizioni manageriali. Un dato storico, che non è il frutto di un'improvvisazione, ma il risultato di un cammino e di un'azione di Governo che ha messo al centro le donne, la loro libertà economica e la loro autodeterminazione e dietro a questo cammino c'è il cuore pulsante di Forza Italia che da sempre ha promosso l'idea che la crescita e la libertà delle donne passino dall'indipendenza economica e dal pieno riconoscimento delle loro capacità.
Se oggi possiamo parlare di misure concrete è grazie a una visione liberale, una visione che guarda alla libertà, non alla limitazione. Abbiamo introdotto il donne, una misura che incentiva le assunzioni femminili, in particolare nel Mezzogiorno, per restituire alle donne quel diritto fondamentale che è il lavoro senza vincoli e senza etichette perché la vera parità non si crea con l'assistenzialismo, ma con opportunità concrete che non pongano barriere, ma che facciano crescere la società e che valorizzino il talento senza distinzione di genere. Abbiamo difeso il mamme perché la maternità non può e non deve essere vista come un peso, ma con un valore che arricchisce tutta la società.
Da quest'anno, poi, grazie al nostro intervento, questa misura si estende anche alle lavoratrici autonome, affinché nessuna donna venga discriminata nel momento in cui decide di diventare madre. Non è mai stato un tema di aiuti a fondo perduto, ma di aiuti alla crescita e al progresso. È questa la differenza. Un investimento che non è un atto di carità, ma una scelta strategica perché l'occupazione femminile è la chiave per una Italia che vuole crescere, che vuole competere e che vuole emergere.
Parliamo, poi, del bollino rosa: un'iniziativa che premia quelle aziende che non si limitano a parlare di parità, ma che la praticano, mettendo in atto politiche attive di inclusione, di trasparenza salariale e di superamento delle disuguaglianze. È questa la rivoluzione di cui il Paese ha bisogno: non simboli, ma azioni, non dichiarazioni di principio, ma misure concrete che cambiano il mercato del lavoro. In questo ambito, la direttiva europea (UE) 2023/970 rappresenta un altro passo avanti fondamentale perché obbliga l'azienda a dichiarare le fasce retributive nelle offerte di lavoro. Questo non è solo un atto di trasparenza, è un vero e proprio strumento per eliminare il segreto salariale e contrastare in modo concreto il .
La parità salariale non la otteniamo con le sanzioni, ma con la creazione di un sistema economico che permetta a ciascuno di essere giudicato per il proprio talento senza pregiudizi di genere. Incoraggianti sono le cifre circa la certificazione di genere che ci ha indicato il Ministro Foti e che dimostrano che i ambiziosi sono stati non solo raggiunti, ma addirittura superati. Non possiamo poi dimenticare una delle piaghe più dolorose che affligge molte donne: la violenza economica. Il 49 per cento delle donne, in Italia, ha subito almeno una forma di violenza economica, spesso legata a rapporti di dipendenza dal .
È inaccettabile che la libertà delle donne venga limitata dalla paura di perdere l'autonomia economica. Per questo, il Governo ha potenziato il reddito di libertà e il sostegno ai centri antiviolenza, per dare a tutte le donne la possibilità di vivere in libertà e senza paura. La libertà economica non è solo una questione individuale ma è una questione di giustizia sociale. Forza Italia chiede di istituire anche un fondo per le lavoratrici autonome vittime di violenza, affinché ogni donna, indipendentemente dalla sua condizione, possa scegliere una vita libera da soprusi.
Parliamo, poi, di un tema che è cruciale per la partecipazione delle donne al lavoro: la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Oggi, il 74 per cento del lavoro di cura è svolto dalle donne e se vogliamo davvero invertire questa rotta è essenziale investire in asili nido, in congedi parentali più equi, in e regolamento. Queste politiche non sono un lusso, sono un investimento.
Il PNRR ha destinato risorse per garantire infrastrutture adeguate e per promuovere una digitalizzazione che possa favorire l'accesso delle donne al lavoro agile, senza che sia necessario scegliere tra carriera e la famiglia. Questo è il futuro che vogliamo costruire, eppure in questo dibattito non mancano le voci di chi, invece di sostenere la crescita reale, vuole trasformare le questioni di genere in meri giochi ideologici. Alcuni si concentrano sulla declinazione al femminile dei titoli professionali o delle cariche politiche come se fosse questa la chiave per ottenere la parità, ma sappiamo bene che la parità non si ottiene con artifici linguistici ma con azioni concrete.
Perché la vera parità si costruisce creando opportunità, non rincorrendo etichette vuote che nulla aggiungono alla sostanza. La nostra politica è diversa. Puntiamo sulla libertà, sulla meritocrazia, sulla crescita. È questa la nostra visione, quella di un Paese che non ha paura di investire nel futuro, che non ha paura di valorizzare le sue risorse migliori, le donne.
Prima di concludere voglio ringraziare i Ministri Calderone e Foti per la loro esaustiva spiegazione di quello che è stato fatto in questi due anni e mezzo di Governo e per il loro lavoro instancabile, per aver dato voce a questa battaglia fondamentale. L'Italia ha bisogno della loro determinazione e della loro visione chiara e, nonostante la retorica delle opposizioni sul tema della parità di genere, i risultati concreti sono mancati anche durante i loro Governi, mentre oggi, sotto la guida del Governo Meloni, la prima donna Premier, si stanno facendo passi significativi.
Onorevoli colleghi, siamo chiamati ad una sfida che va ben oltre i confini di quest'Aula. Siamo di fronte a un bivio, una scelta che definisce il cammino del nostro Paese. Da un lato, un futuro che continua a ignorare la forza, il potenziale, il talento delle donne, dall'altro, un'Italia, la nostra, che si rialza, che guarda avanti con determinazione, dove le donne sono al centro di una crescita economica e sociale senza precedenti. Noi scegliamo il secondo cammino, perché siamo convinti che un'Italia che investe nelle donne è un'Italia che vince e siamo confortati dai numeri che ci confermano che quello che stiamo intraprendendo è la strada giusta.
Non è solo una questione di giustizia, non è solo una questione di pari opportunità; è una questione di futuro, di quella speranza che oggi siamo qui chiamati a nutrire e a costruire. Un futuro che non è una promessa vuota, ma una sfida concreta, fatta di azioni, di politiche, di scelte, che riguardano ogni donna che vive in questo Paese, da Nord a Sud, da una grande città alla più piccola delle periferie. Ogni donna che ha un sogno, ogni donna che vuole mettersi in gioco, ogni donna che vuole costruire per sé e per le generazioni che verranno.
Noi non siamo qui per fare promesse facili, siamo qui per dire che l'Italia che vogliamo è quella che crede nelle donne, che crede nella loro forza di cambiare il Paese, che crede nel loro potenziale come motore di una ripresa economica che coinvolga tutti e che, finalmente, non tratterà mai più le donne come un'opzione ma come una risorsa fondamentale. E quando vedremo quelle stesse donne che oggi lottano per un posto di lavoro, per una carriera, per una vita dignitosa, conquistare ogni traguardo, ci renderemo conto che questo non è il nostro traguardo, è il loro trionfo. Perché sarà il trionfo di un'Italia che ha creduto nella bellezza del cammino, nelle difficoltà che abbiamo saputo affrontare insieme e nella vittoria finale di una Nazione più forte, più libera, più inclusiva.
Questa è la nostra promessa: non lasciare indietro nessuna donna, mai, e dare a ciascuna di loro la possibilità di brillare, di fare la differenza, di contribuire alla grandezza dell'Italia di domani.
Forza Italia c'è e non si fermerà finché ogni donna avrà quella stessa opportunità di realizzare i propri sogni, perché oggi più che mai l'Italia ha bisogno di donne che pensano, agiscano, creano, innovano e cambiano il corso della storia. È il momento di creare il futuro che meritiamo e, con le donne al nostro fianco, quel futuro è più vicino di quanto possiamo immaginare .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, volevo ringraziare il Ministro Foti e la Ministra Calderone per l'ampia e puntuale informativa odierna, che dimostra la chiara volontà di questo Governo di affrontare con serietà - lo ripeto: di affrontare con serietà - il tema delle politiche volte a favorire l'occupazione femminile e a migliorare le condizioni socioeconomiche delle donne, anche attraverso proprio l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Questa è una priorità per il futuro dell'Italia, una priorità che il Governo ha dimostrato di voler affrontare con grande pragmatismo. La questione del lavoro femminile non è solo una questione di numeri o di obiettivi strategici da raggiungere. Garantire alle donne pari opportunità nel mondo del lavoro significa rafforzare uno dei pilastri fondamentali della libertà individuale: l'indipendenza economica.
Troppe donne in Italia, ancora oggi, dipendono economicamente da un partner o da altri familiari. Questo non solo limita la loro possibilità di autodeterminazione ma, spesso, le espone a situazioni di vulnerabilità e persino di violenza. Come presidente della Commissione d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni altra forma di violenza di genere, non posso che ricordare il legame diretto tra la mancanza di autonomia economica e il rischio di rimanere intrappolate in relazioni abusive - voi sapete che vengo da 24 anni di impresa - e ho voluto imprimere proprio come indirizzo della Commissione femminicidio il riferimento alla violenza economica, l', l'indipendenza delle donne, tema mai affrontato prima da questo Governo.
Garantire un lavoro dignitoso alle donne significa dare loro uno strumento concreto per spezzare queste catene, per costruire un futuro autonomo e sicuro.
Ma l'indipendenza economica non è importante solo per le donne che si trovano in situazioni difficili. È un diritto universale che deve essere garantito a tutte, perché senza lavoro non c'è vera libertà, ricordiamocelo.
E permettetemi di evidenziare un altro aspetto a me molto caro: il ruolo fondamentale dell'educazione finanziaria. La capacità di gestire le proprie risorse economiche è una competenza imprescindibile per costruire una vita autonoma. Tuttavia, ancora oggi, molte donne non hanno accesso a queste conoscenze, specialmente nelle fasce sociali più vulnerabili. Dobbiamo, quindi, promuovere percorsi di educazione finanziaria nelle scuole, nei luoghi di lavoro, ma anche attraverso iniziative rivolte alle donne adulte.
La formazione finanziaria non è solo uno strumento tecnico ma un atto di emancipazione. Una donna che sa gestire il proprio denaro è una donna più forte, più libera e più sicura di sé.
A livello generale, credo che, nell'affrontare il tema del lavoro femminile, si debba adottare un approccio integrato. Servono politiche strutturali che agiscano su più fronti: sicuramente i servizi di conciliazione tra vita e lavoro. Sappiamo che le donne non possono essere costrette a scegliere tra famiglia e lavoro. La conciliazione non deve essere, però, una sfida personale ma una responsabilità collettiva, che definisce la qualità del nostro tessuto sociale. Superare il conflitto tra tempo per il lavoro e tempo per la cura significa immaginare una società più giusta, dove il valore del lavoro non si misura solo in ore produttive ma anche in qualità della vita ed inclusione, perché oggi, troppo spesso, sono le donne a dover scegliere tra carriera e famiglia; un bivio che impoverisce non solo loro ma l'intero Paese.
È necessario promuovere modelli organizzativi che riconoscano la flessibilità come risorsa, rafforzare i servizi di cura e incoraggiare la condivisione delle responsabilità familiari - lo dico: la condivisione delle responsabilità familiari - proprio anche attraverso politiche di congedo parentale, equamente accessibile ad entrambi i genitori. Attenzione, conciliare non significa sacrificare, ma permettere a ciascun cittadino di vivere pienamente tutte le dimensioni della propria vita, contribuendo al progresso economico e sociale senza rinunce forzate.
Secondo punto: incentivi alle imprese. Per me il tema delle imprese è un aspetto fondamentale. Le aziende che assumono e valorizzano il talento femminile devono essere sostenute e incentivate. Dobbiamo premiare chi realizza un'effettiva parità di genere a parità di merito - sia chiaro, la meritocrazia è fondamentale, una donna brava, un uomo bravo - e la creazione di ambienti di lavoro inclusivo, dove le donne possono crescere e fare carriera.
Terzo punto: promozione dell'imprenditorialità femminile. Vengo dall'imprenditorialità femminile, le donne imprenditrici sono una risorsa preziosa per il nostro Paese, ma spesse volte, dobbiamo essere sincere, ci troviamo ad affrontare degli ostacoli legati all'accesso al credito, alle procedure burocratiche. Il Fondo impresa femminile è un primo passo importante per sostenere le donne che vogliono creare e sviluppare imprese. Quando parliamo di imprenditoria femminile, non dobbiamo solo celebrare storie di successo, ma riconoscere il potenziale di trasformazione sociale ed economica che le donne imprenditrici portano con sé. Le donne non chiedono spazi protetti o privilegi - noi non siamo la maggioranza dell'assistenzialismo, noi siamo la maggioranza della capacità, del fare -, ma contesti equi, dove la loro visione possa tradursi in innovazione e crescita per l'intero Paese.
Per questo, dobbiamo spingere verso un modello su talento e merito, abbattendo quelle barriere culturali che, ancora oggi, vedono l'ambizione femminile etichettata come straordinaria e non, invece, come la normalità.
Quarto punto: formazione professionale e accesso ai nuovi settori strategici. Io sono donna di numeri.
In un momento in cui il mercato del lavoro sta cambiando rapidamente, dobbiamo investire nella formazione e nella riqualificazione delle donne, con particolare attenzione ai settori tecnologici e alla transizione ecologica. In quelli che diventeranno i lavori del futuro, le donne devono avere un ruolo da protagoniste e, per renderle protagoniste, non possiamo ignorare il fatto che la formazione in ambito STEM rappresenti oggi non solo una chiave di sviluppo economico, ma anche una delle sfide più grandi per garantire l'equità sociale e l'inclusione.
Le competenze tecnico-scientifiche sono al centro del cambiamento tecnologico, che viviamo quotidianamente, e rappresentano strumenti imprescindibili per costruire un futuro in cui tutti possano contribuire e beneficiare dei progressi in atto. In questo contesto è essenziale lavorare per abbattere le barriere culturali e sociali che, ancora oggi, scoraggiano molte ragazze nell'intraprendere percorsi formativi in discipline scientifiche e tecnologiche.
Vediamola in modo diverso, non con gli occhi di una donna che sta dalla parte delle donne, ma con gli occhi di un uomo. Ebbene, il lavoro femminile non è solo una questione di parità, ma è una questione di sviluppo economico e sociale, cosa che interessa tutti, anche e soprattutto gli uomini. Sostenere l'occupazione femminile significa liberare energie, talenti e potenzialità ancora oggi sottosviluppati. Le donne che lavorano non sono solo un valore per sé stesse, ma per tutta la comunità, migliorando il benessere delle famiglie, contribuendo alla crescita delle imprese e rafforzando il tessuto sociale del nostro Paese.
Come presidente della Commissione femminicidio non posso che ribadire un aspetto essenziale: il lavoro non è solo una leva economica, ma è uno strumento di libertà. Dare alle donne gli strumenti per essere indipendenti e autonome significa combattere ogni forma di violenza e abuso; spezzare il ciclo della dipendenza economica - e ricordo che il 62 per cento delle donne vittime di violenza non è economicamente indipendente - che, troppo spesso, si accompagna a situazioni di maltrattamento.
Siamo consapevoli che la strada è ancora lunga, ma le priorità di questo Governo sono chiare: il sostegno all'occupazione femminile è un investimento strategico per il futuro dell'Italia e non è un caso che sia stato posto al centro proprio dell'azione politica di questa maggioranza, di cui facciamo orgogliosamente parte.
Quindi, le misure già adottate dalla Ministra Calderone, che ci ha illustrato, e quelle che arriveranno nei prossimi mesi confermano l'attenzione del centrodestra ai bisogni reali delle donne e delle famiglie italiane. Ci muoviamo con pragmatismo, determinazione e visione a lungo termine, convinti che il Paese più giusto per le donne sia un Paese migliore per tutti.
Penso che sia giusto ringraziare la Ministra Calderone, perché i numeri sull'occupazione femminile ci confortano, per il lavoro che sta portando avanti a sostegno delle donne. E colgo l'occasione per ribadire l'impegno mio personale come ex presidente di Confindustria, come imprenditrice e come membro della Commissione che presiedo a collaborare con il Governo, affinché le politiche messe in campo producano risultati concreti e duraturi.
Concludo sottolineando che l'impegno per la parità non può essere un progetto a breve termine, ma deve essere una missione continuativa ed è solo attraverso politiche strutturali, un impegno corale e condiviso ed un costante monitoraggio dei risultati che potremmo contribuire ad un futuro in cui le donne possano, finalmente, avere le stesse opportunità di realizzazione personale e professionale degli uomini
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministri, c'è, forse, solo una cosa che mi ha sorpreso più dello strano compiacimento che ho sentito nelle vostre parole per due situazioni, quella del PNRR e della condizione femminile, che sono tutto fuorché da compiacersi. Ed è una cosa che ho notato, cioè che tutti gli interventi di tutti i gruppi - e ci metto dentro anche il nostro - sono stati fatti da donne, da colleghe donne. Quindi, benché siamo solo il 30 per cento dei deputati e senatori, abbiamo deciso che quella femminile è una questione che non solo riguarda le donne, ma di cui principalmente si devono occupare le donne. Pertanto, mi faccio anche un'autocritica, ma invito tutte le colleghe e i colleghi, la prossima volta, a invitare forse i colleghi uomini a intervenire su questo tema, perché credo sia un tema che riguardi tutti, il Paese, e non solo le donne che si occupano di donne. Quindi, questa piccola parentesi solo per dire che è un tema talmente importante che, forse, varrebbe la pena di farci un'ulteriore riflessione.
Perché mi sono stupita del compiacimento? Perché, Ministro, siamo a 16 mesi dalla fine, dalla scadenza del PNRR, di questo si tratta nell'informativa e, come abbiamo ribadito e chiesto anche in un recente , solo il 32 per cento degli investimenti del PNRR sono stati messi a terra, questo ci racconta la Corte dei conti.
La mia domanda è come non si senta un po' stressato, un po' angosciato: io non sono tranquilla e non sono tranquilla neanche sulla questione della parità di genere, che è una delle priorità trasversali di questo Piano di ripresa e resilienza. Eppure, è difficile quantificarne l'impatto: noi abbiamo potuto vedere che non c'è neanche un tentativo di quantificare l'impatto degli investimenti e delle misure PNRR su questo importante aspetto. Quindi, come quantificare gli interventi, sia quelli diretti, che quelli indiretti che afferiscono a questo tema.
Sul sito Italia Domani, che è un sito ministeriale, un sito governativo, sono in effetti indicate le misure che potrebbero avere un impatto sulla parità di genere, in parte ne abbiamo discusso. Ci sono naturalmente quelle dirette, come l'imprenditoria femminile, ma ho trovato anche molto interessante che si fossero menzionate quelle indirette, come investimenti sul trasporto pubblico locale, perché le donne prendono più i mezzi, ma anche sui treni; investimenti sul turismo, un ambito scricchiolante, ma in cui naturalmente l'occupazione femminile è molto importante; e persino sulla banda larga, tema su cui ne so qualcosa essendo in Commissione trasporti e telecomunicazioni e posso dire che stiamo davvero faticando abbastanza. Tutto questo dovrebbe aiutare, secondo il sito, a un obiettivo che non mi pare di aver sentito nella relazione, ma che ricordo qua ai colleghi, a chi ci sta ascoltando: incrementare l'occupazione femminile del 4 per cento. Può sembrare una cosa difficile, è difficilissima - e io ammiro che ci sta provando - però, è ben lontano dal colmare quel 14 per cento di differenza che noi abbiamo con la media europea. Quindi, il mio intervento è volto a dire: fantastico se riusciamo a quantificare, ad arrivare a quel 4 per cento, ma c'è ancora tantissimo lavoro da fare.
Quindi, la mia domanda è se questi interventi che avete raccontato riusciranno a invertire il per cui una donna su cinque - come sappiamo - abbandona il lavoro dopo il primo figlio. Lei ci dice, ci avete detto che le modifiche ai congedi parentali stanno avendo un lento effetto, stanno anche avendo un effetto sui padri che magari prenderanno un pochino più di tempo con i propri figli, ma siamo ben lontani da quello che chiederemmo noi, cioè i congedi parentali egualitari.
La domanda è anche: riuscirete a spendere questi nuovi 800 milioni che ci ha annunciato oggi sugli asili nido, dopo che c'è stata una montagna russa di promesse poi non mantenute? Sarà ancora un'occasione persa o ce la farete a mettere le mamme - e purtroppo dico le mamme, perché di questo si tratta, il carico della cura non è equamente distribuito - in condizione di tornare a lavorare? E mi ha anche stupito il suo stupore nel dire: strano non c'hanno quantificato o contato gli interventi di manutenzione come la creazione di nuovi posti dell'asilo nido. Beh sono due cose, forse, un po' diverse: manutenere le strutture esistenti e crearne di nuove. Spero che saremo meno sorpresi dal giudizio della Commissione europea, che questa volta questi 800 milioni e il raggiungimento dei 150.000 e rotti posti li riusciremo davvero ad ottenere.
La domanda è anche se questa sorta di LinkedIn di Stato, come lo chiamerei, il sito SIISL, riuscirà non solo a fare più occupate, a stanare le donne non occupate, ma anche che siano occupate degnamente; degnamente nel senso di essere retribuite quanto i loro colleghi uomini, perché, ricordiamolo ancora una volta - sono dati triti e ritriti, però ne parliamo ogni anno e, ogni anno, non riusciamo a risolvere questo tema -, che sono, in media, pagate il 10 per cento in meno degli uomini e, quando arriviamo ai ruoli dirigenziali, questo arriva addirittura al 30 per cento. Per non parlare poi delle donne che finiscono nel
C'è da dire che, almeno una parte della vostra soddisfazione, io la condivido. In particolare, sulla certificazione di genere: il numero di aziende che l'hanno adottata è una ottima cosa. Però ricorderei, sommessamente e modestamente, che è in parte una questione di rendita, è una rendita di posizione - se così possiamo dire - nel senso che questa certificazione di genere è stata introdotta e ideata dalla Ministra Bonetti, sotto il Governo Draghi. È quindi fantastico che tante aziende abbiano aderito, però intestarsi il merito di un'idea di un Governo precedente, forse, non è il massimo.
Nonostante questa buona notizia sulla certificazione di genere, nell'implementazione stessa del PNRR invece le quote, che ci sono riguardo all'occupazione giovanile e femminile delle aziende che partecipano ai bandi e che vincono i bandi del PNRR, non sono rispettate perché, in media, solo un'azienda su tre rispetta il 30 per cento di assunzioni di giovani e il 30 per cento di assunzioni di donne, che sono le quote previste, con complici tutta una serie di deroghe di vario modo. A me, onestamente, le quote di genere o le quote per i giovani non piacciono, però se si mettono dei paletti, come minimo, forse, bisognerebbe farle rispettare.
E a proposito del fatto che non è un Paese per giovani e non è un Paese per donne, la risposta è, in effetti, sì. Perché il tema, che ci viene ricordato regolarmente dalle varie statistiche, di quanti giovani e quante donne lasciano il nostro Paese proprio per le condizioni che trovano soprattutto nel mercato del lavoro ma non solo, è veramente un'emergenza nazionale. Ed è un'emergenza che la fondazione ha quantificato: tra il 2006 e il 2023 le donne che sono andate via dal nostro Paese sono raddoppiate e ora costituiscono la metà degli attuali espatriati. E non escono più dal Paese, come una volta era nelle prime ondate migratorie, per raggiungere il marito e ricongiungersi con lui, ma per cercare una vita più gratificante, un lavoro che riconosca il merito e maggiori possibilità di carriera. Insomma, adducono il mancato sostegno all'occupazione femminile, tema di cui il PNRR dovrebbe occuparsi, come una delle ragioni principali per la loro uscita. E devo dire che la revisione normativa dei rimpatri, che in teoria punta a far tornare le donne, o meglio le famiglie con più figli, è assolutamente inadeguata e resta veramente .
Voglio chiudere con un pensiero per due categorie di donne, che ora che si avvicina l'8 marzo penso debbano essere ricordate. Innanzitutto, l'hanno fatto anche altri colleghi, le donne vittime di violenza su cui, ogni anno in questa scadenza, ci diciamo che vogliamo fare di più e che, purtroppo, deludiamo sempre. Io mi auguro che le due misure che avete, in teoria, rafforzato, quindi l'ADI e il reddito di libertà, possano davvero, finalmente, essere efficaci.
L'altra categoria a cui voglio rivolgere un pensiero sono le donne, che io chiamerei invisibili, ovvero le donne lavoratrici irregolari. Perché voi avete parlato dei numeri dell'occupazione ma, rendiamoci conto, che il tasso di irregolarità femminile supera di quattro punti quello maschile. Sono donne senza contratto, quindi senza tutele e, purtroppo, il nero non è, semplicemente, una parentesi effimera della loro vita, ma è una situazione fissa da cui fanno molta fatica ad uscire. Quindi, invito tutti quanti a lavorare insieme, per politiche per la legalità, per l' e per aiutare soprattutto la permanenza delle donne nel mercato del lavoro.
Insomma la soluzione alla questione femminile, al di là del PNRR e delle progettualità che questo contiene, non è l'assistenzialismo e non sono solo i , che voi sciorinate a ogni misura, ma è opportunità e meritocrazia. Se l'occupazione regolare femminile si allineasse con la media UE, cosa che dicevamo all'inizio, il PIL italiano crescerebbe del 7,4 per cento, in pratica come se acquisissimo un nuovo Piemonte, queste sono le stime. Se davvero raggiungessimo questi obiettivi credo che non solo saremmo un Paese più ricco, ma saremmo soprattutto un Paese più giusto. Quindi, lavoriamoci, seriamente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, signori Ministri, signora Ministra. Una donna autonoma economicamente è più forte e più libera, ha detto la Ministra Calderone. Come non condividerla, così come ha confermato che persiste un divario significativo rispetto alla componente maschile nel mondo del lavoro.
Purtroppo, nonostante i dati che avete fornito e gli impegni annunciati per il futuro, la situazione continua a essere disastrosa. Le donne sono colpite, in maniera sproporzionata, dalla povertà rispetto agli uomini e questo fenomeno ha persino un nome: si chiama povertà di genere.
Le cause sono riconducibili a numerosi fattori socioeconomici che limitano la partecipazione delle donne al lavoro e aumentano il loro pericolo di vulnerabilità economica e finanziaria. Secondo il del 2022, in Italia, il rischio di povertà per le donne è di oltre il 21 per cento, contro il 18 per cento degli uomini. Per il 2023 i dati Eurostat riferiscono che oltre 94,5 milioni di cittadini dell'Unione europea, il 21,3 per cento della popolazione, rientrano in questa condizione e il 53,5 per cento è di genere femminile. In Italia tale condizione interessa una quota del 24,1 per cento delle donne, con 1,7 punti percentuali in più rispetto alla media dell'Unione europea, e sono oltre 7.250.000 le donne interessate.
Questo squilibrio è radicato in una serie di barriere strutturali, che vanno dall'ineguale partecipazione al mercato del lavoro alla sbilanciata distribuzione delle responsabilità di cura all'interno della famiglia, causando carriere interrotte e guadagni inferiori nel corso di tutta la vita. La discriminazione di genere sul lavoro, poi, e il mancato accesso a servizi per l'infanzia di qualità contribuiscono ad aumentare i tassi di disoccupazione femminile. Sempre secondo i dati Eurostat, l'Italia risulta essere ultima, in Europa, per tasso di occupazione.
Nel nostro Paese, tra i 20 e i 64 anni, lavora solo il 56,5 per cento delle donne a fronte del 70,2 per cento della media europea. Se consideriamo che il tasso di occupazione maschile è al 76 per cento, il divario con le donne è di 19,5 punti, quasi il doppio della media europea. Questo dato è, ulteriormente aggravato, dalla segregazione occupazionale in determinati settori. Le donne, infatti, sono sovra rappresentate nell'istruzione, nella salute, nel lavoro sociale, mentre la loro partecipazione nei settori scientifici e tecnologici è nettamente più bassa.
Ciò è particolarmente grave, perché è strettamente legato al divario di genere sia nell'occupazione che nelle retribuzioni. Le competenze STEM, infatti, sono, attualmente, tra le più richieste e meglio pagate sul mercato del lavoro. Dunque le scelte educative e professionali hanno un impatto, diretto, sulle disparità salariale tra uomini e donne. Ovviamente il divario di genere ha ripercussioni, anche, sulle pensioni. Le donne italiane ricevono, in media, pensioni inferiori del 33,2 per cento rispetto agli uomini. Lo svantaggio economico dura per tutta la vita, riducendo la capacità delle donne di garantirsi una sicurezza finanziaria in età avanzata.
Il coinvolgimento femminile nei compiti di cura raggiunge numeri davvero impressionanti. Sebbene in Europa la percentuale di donne, coinvolte in attività di cura non retribuita sia comunque superiore a quella degli uomini, il contesto italiano è notevolmente impari a causa del divario di genere nella cura familiare. L'81 per cento delle donne è impegnato, quotidianamente, in queste attività rispetto a meno del 20 per cento degli uomini. Le donne italiane dedicano, in media, 5 ore al giorno al lavoro di cura, non retribuito, per la famiglia. Uno dei tassi più alti tra i Paesi facenti parti dell'OCSE.
Questo squilibrio nel carico di cura tra uomini e donne, correlato anche alla già esistente disparità salariale, contribuisce a interrompere le carriere delle donne e a ridurre il loro potenziale di guadagno nel corso della vita. Inoltre, i dati indicano uno squilibrio significativo dell'occupazione involontaria, con il 33 per cento delle donne occupate che svolgono lavori contro l'8 per cento degli uomini. A ciò si somma il tema della scarsa disponibilità di strutture per la cura dei bambini da zero a due anni, che porta il tasso di iscrizione a tali servizi in Italia a essere uno dei più bassi in Europa.
Anche alla luce della già presente diversità di guadagno tra uomini e donne, le politiche di congedo parentale in Italia non sono sufficientemente inclusive per incoraggiare una condivisione equa della responsabilità di cura tra madri e padri. Solo il 20,4 per cento del congedo parentale è utilizzato dai padri, percentuale ancora una volta ben inferiore alla media europea. I divari di genere, nel mercato del lavoro, si ampliano dopo che le donne hanno figli.
Rispetto alle donne senza figli, nei due anni successivi alla maternità, la probabilità che una donna occupata smetta di lavorare, raddoppia. In più, le donne che continuano a lavorare dopo la maternità guadagnano il 40 per cento in meno rispetto alle donne senza figli, anche fino a 15 anni dopo il parto, soprattutto a causa della diminuzione delle ore lavorative, spesso dovuta al passaggio a contratti Questa penalizzazione contribuisce, in modo significativo, al divario occupazionale di genere. Eliminarla, per le neo madri, aumenterebbe il tasso di occupazione femminile del 6,5 per cento entro il 2040.
Il rapporto annuale sul mercato del lavoro e politiche di genere 2024 dell'INAPP evidenzia che, nonostante l'incremento numerico delle donne nel mercato del lavoro, le problematiche che continuano a determinare i divari di genere non appaiono risolte. Nel primo semestre 2024 sono state attivate 4.294.151 nuove assunzioni, di cui solo il 42 per cento a donne. Questo nonostante il PNRR imponga, come ricordava il Ministro Foti, che gli operatori che si aggiudicano le gare debbano assumere il 30 per cento di donne, ma la maggior parte delle stazioni appaltanti ricorre a deroghe e solo uno su tre rispetta i vincoli di assunzione, come si evince dalla relazione dell'Anac.
I dati diffusi dal Consiglio di indirizzo e vigilanza dell'INPS, nel denominato “Rendiconto di genere 2024”, evidenziano nel nostro Paese il persistere di un grande divario salariale di genere tanto che, nei 18 settori economici monitorati, solo in un caso le donne guadagnano in media più degli uomini. Si tratta di quello, che riguarda una ristrettissima platea, dell'estrazione di minerali da cave e miniere, dove la retribuzione media giornaliera delle donne risulta essere di 175,7 euro, contro i 173,6 degli uomini; una differenza minima, in un settore estremamente ristretto, a fronte dei risultati degli altri 17 settori nei quali, invece, gli uomini guadagnano di più.
In media la differenza retributiva sfiora il 20 per cento, con abissi di divario salariale nel settore immobiliare (dove le donne guadagnano il 39,9 per cento in meno), nelle attività professionali scientifiche e tecniche (meno 35,1) e nelle attività bancarie e assicurative (meno 32,1). Questi dati dimostrano, una volta di più, le condizioni di svantaggio delle donne nel nostro Paese nell'ambito lavorativo, familiare e sociale. L'analisi, che parte dai dati del 2023, conferma una serie di storture già note ma la cui conferma è allarmante e mostra l'assoluta inefficacia delle politiche portate avanti da questo Governo.
Il rapporto Istat 2023 certifica che, nonostante le donne italiane siano mediamente più istruite degli uomini, con il 65,7 per cento delle donne tra i 25 e i 64 anni avente almeno un diploma contro il 60,3 per cento degli uomini, assistiamo ancora a un forte divario occupazionale e salariale legato spesso, come abbiamo visto, all'interruzione delle carriere dovuta alla maternità e alle responsabilità familiari.
Il rapporto tra formazione e occupazione è clamoroso tra i laureati: nel 2023 le donne sono il 62 per cento, superando i laureati sia nei corsi di primo livello che in quelli magistrali a ciclo unico; i laureati uomini sono però più numerosi nelle materie STEM, vale a dire le discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche e, nonostante le donne che si affacciano sul mondo del lavoro siano più qualificate, nel mercato questo dato non ha alcuna corrispondenza né a livello di retribuzioni ma nemmeno, più banalmente, a livello di occupazione.
Come detto, il tasso di occupazione femminile, cioè il rapporto tra lavoratrici e il totale della popolazione femminile in Italia, con età tra i 15 e i 64 anni, è del 52,5 per cento, tra i più bassi d'Europa; ed è lontanissimo dal 70,4 per cento degli uomini; mentre il tasso di inattività femminile è al 42,3 per cento e supera di gran lunga quello degli uomini, che è al 24,3.
Alla luce di questi dati sconfortanti, è incredibile registrare l'atteggiamento del Governo che, nonostante sia per la prima volta - come è stato più volte sottolineato - nella storia repubblicana guidato da una donna, porta avanti politiche che continuano a penalizzare le donne, con un'idea arcaica e sorpassata di famiglia e genitorialità, orientata a relegare le donne tradizionali in ruoli di cura e assistenza familiare, nel vano tentativo di incentivare la natalità, dichiarato a parole - e solo a parole - quale obiettivo prioritario del Governo Meloni.
Anche le misure per la maternità sono, infatti, del tutto insufficienti. Il cosiddetto mamme, previsto in via sperimentale nel 2024, è stato addirittura ridotto dall'ultima legge di bilancio, diventando una misura ancora più selettiva: l'esenzione dei contributi previdenziali spetta infatti solo alle madri lavoratrici dipendenti, con un contratto a tempo indeterminato, con tre o più figli minori. Il asili nido si è già dimostrato una misura del tutto inadeguata, soprattutto a fronte del taglio dei fondi europei del PNRR destinati alla creazione dei servizi di educazione e cura a favore della prima infanzia, con la riduzione dello stanziamento previsto, da 4,6 miliardi a 3,2, e dei posti da creare, passati da 264.480 a 150.480; peraltro, ad oggi, non è ancora pronta la piattaforma INPS per la presentazione delle domande. Che il Governo Meloni abbia un orientamento oscurantista e misogino è emerso anche durante la stesura del documento conclusivo del G7 tenutosi in Puglia a giugno scorso, in tema di diritto d'aborto o, ancora, quando avete votato contro il nostro ordine del giorno sul recepimento della direttiva sulla trasparenza salariale, che ha come obiettivo quello di garantire la parità di retribuzione tra donne e uomini nell'Unione europea per uno stesso lavoro, rendendo trasparenti e accessibili i criteri utilizzati per determinare la retribuzione, i livelli retributivi e la progressione economica e condividendo con candidate e candidati la retribuzione prima dell'assunzione.
Riteniamo fondamentale e urgente cambiare rapidamente rotta e vi invitiamo a promuovere rapidamente una generale riforma legislativa diretta a introdurre l'assoluto divieto di discriminazione di genere in materia salariale. Ma, soprattutto, riteniamo indispensabile promuovere nuove iniziative volte a incentivare la stabile e qualificata occupazione femminile, riducendo i disincentivi al lavoro, attualmente esistenti, per le donne.
Occorrerebbe strutturare un piano straordinario per l'occupazione femminile, anche promuovendo il reinserimento professionale delle donne che hanno lasciato il lavoro da tempo, nonché misure efficaci per il sostegno alle imprese femminili.
Per garantire un adeguato accesso delle donne al mondo del lavoro, sarebbe poi indispensabile rafforzare la disponibilità di servizi di cura per l'infanzia, per le persone anziane e con disabilità, individuando misure per favorire una redistribuzione dei carichi di lavoro familiare e introducendo un congedo di genitorialità paritario di sei mesi a genitore. Le nuove politiche contribuirebbero a ridurre non solo il divario di genere, ma anche e soprattutto a garantire equità alle donne nel mondo del lavoro.
Solo così potremo riuscire a costruire una società con pari diritti e opportunità, e, visto che l'unico faro per voi è la logica del profitto, anche maggiormente produttiva .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro Foti, signora Ministra Calderone, sono l'ultima ad intervenire e devo dire che sono rimasta abbastanza disarmata da questo dibattito e, parzialmente, anche dal disinteresse verso una materia così seria, rispetto alla quale sarebbe opportuno aprire un dibattito un po' più franco, un ragionamento che possa andare oltre i numeri, perché questo pare essere il Governo dei record, record che, però, anche in termini di occupazione, di sono “zero virgola”. Parliamo di numeri assolutamente irrilevanti rispetto ai bisogni quotidiani delle persone. Ma sono numeri positivi. Quindi, noi, di Italia Viva, quando vediamo dei numeri positivi, non possiamo che esserne contenti.
Però credo che in quest'Aula, soprattutto durante un'informativa, si debba provare a prendere una lente di ingrandimento per capire dove stiamo andando veramente, anche per trovare soluzioni insieme. Perché nei dati positivi che l'Istat ha dato sull'occupazione, personalmente ne leggo uno che non mi piace per niente: vedo che l'occupazione è diminuita nella fascia di età dai i 35 ai 49 anni, e su questo non imputo un elemento negativo al Governo. Tuttavia, vorrei comprendere quali siano le soluzioni che possiamo mettere in campo, perché la fascia dai 35 ai 49 anni è la fascia produttiva del Paese, è la fascia d'età in cui le persone - considerate anche le nuove modalità di vita e le condizioni di vita - iniziano a farsi una famiglia; è l'età in cui le persone iniziano una carriera; è l'età in cui la vita si svolge e su cui il Paese basa la sua crescita.
Credo che oggi dobbiamo chiederci - anche nel nostro agire politico - come sia lo stato di salute delle persone, se le famiglie, con l'azione di Governo e anche con il contesto internazionale così complesso, stiano meglio o peggio, perché è possibile fare l'elenco della spesa, l'elenco delle iniziative che avete messo in campo. Tuttavia, il punto è che ad essere sempre più vuoto, in questo elenco della spesa, è il carrello della spesa che i cittadini portano e che, nella maggior parte dei casi, spingono le donne. Quelle donne guadagnano meno degli uomini, stanno meno nel mercato del lavoro o proprio non ci entrano, perché c'è un problema di accesso e di permanenza. È un dato che ci deve interessare se un quinto delle donne, alla nascita del primo figlio, non rientra nel posto di lavoro. Questo è un problema non delle donne, ma è un problema legato allo sviluppo e alla coesione del Paese, perché queste cose hanno anche un effetto a catena che si manifesta nel tempo, perché sono le donne che hanno lavori discontinui.
In quei dati positivi sull'occupazione che dobbiamo leggere e interpretare insieme, dobbiamo vedere di che tipo di lavoro stiamo parlando, se sia un lavoro povero o discontinuo, se si parli di , perché questo ha un impatto profondo sulle pensioni.
La parola povertà è donna non soltanto perché è un sostantivo femminile nel nostro vocabolario, ma perché è un dato di fatto; è sostanza nella quotidianità di tante donne, di tante donne e di tante donne che avviano, con i loro , una famiglia; infatti, se guardiamo i dati e le politiche che ha fatto questo Governo, le ricette non possono essere solo indirizzate a misure che riguardano la composizione del nucleo familiare.
Le bollette e la spesa sono aumentate in modo esponenziale anche per chi vive da solo. Noi abbiamo un tema, nel nostro Paese, di povertà di persone sole e molte volte sono le donne - questo ce lo dicono anche le associazioni di volontariato e il Terzo settore -, i e le a spendere il 53 per cento in più sulla spesa - quella del carrello - rispetto ai nuclei familiari, a spendere il 156 per cento in più sulle bollette energetiche.
Quindi, in un'ottica di collaborazione tra maggioranza e opposizione, credo che dobbiamo imparare a delineare degli strumenti che valgono per categorie e situazioni familiari differenti. Un conto è la situazione di solitudine in cui molte persone vivono, un altro è la capacità di sostenere la natalità in un Paese che sta invecchiando sempre di più, che ha un'aspettativa di vita sempre più alta, ma dove le persone invecchiano anche peggio e l'aspetto delle pensioni, in questo, è preponderante.
Quindi, Ministri, farei una riflessione anche sui dati che lei, Ministro Foti, ha dato sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Infatti, nella sua relazione mi preoccupano due aspetti. Lei non ha citato due cose: non ha citato come quelle misure, quelle missioni, come l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia articolato lungo lo stivale del nostro Paese. Infatti, il Piano nazionale di ripresa e resilienza nasce per colmare i divari generazionali di genere e geografici, però noi abbiamo un'evidenza rispetto a come la misurazione d'impatto del Piano nazionale di ripresa e resilienza abbia premiato un po' di più quelle aree del Paese che un percorso, un movimento l'avevano già avviato - perché magari hanno un tessuto produttivo più forte, perché hanno una realtà e un tessuto sociale più sviluppati -, mentre sono proprio quelle aree del Paese più in difficoltà che fanno fatica.
Sono più in difficoltà i piccoli comuni che, nel corso di questi due anni, non sono stati granché sostenuti nell'attuazione delle politiche e, soprattutto, nella partecipazione ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza; e questa è una evidenza lampante rispetto al capitolo asili nido. Voi avete deciso di tagliare i posti negli asili nido; ci sono 114.000 posti negli asili nido in meno e solo il 3 per cento dei progetti è concluso.
Dunque, dopo questi due anni - lo capisco, Ministro, che lei si è appena insediato, che ha ricevuto una eredità che non è soltanto del Ministro Fitto, ma di un impegno importante, perché stiamo parlando di miliardi -, a un certo punto, dovete scegliere se questi investimenti, se questi miliardi, che dobbiamo spendere entro il 2026, diventino un debito buono - se, quindi, siano utili alla costruzione della ricchezza del Paese - o se siano un ulteriore peso sulle prossime generazioni. Non è una buona notizia che si sia investito sugli asili nido un quarto dei fondi disponibili.
E poi c'è un altro punto. Il tema degli asili nido non riguarda soltanto le infrastrutture fisiche. Qual è lo stato di attuazione? Qual è lo stato dell'arte? Quali sono le vostre ricette rispetto alla gestione degli asili nido? Se nell'ultima legge di bilancio avete tagliato 5,6 miliardi agli enti locali, che si occupano della gestione degli asili nido e delle attività territoriali, come possiamo pensare che possa avvenire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne?
Poi mi permetta di fare una considerazione rispetto ad alcune frasi che ho sentito negli interventi di alcune colleghe. C'è un altro tema che, forse, andrebbe dibattuto un po' di più, ossia quello del lavoro di cura. Perché le donne non entrano o non permangono nel mondo del lavoro?
Perché il lavoro di cura è distribuito per l'80 per cento sulle donne - e per lavoro di cura intendo la cura nei confronti delle persone con disabilità, i propri familiari, gli anziani, i figli, i minori, i bambini - e per il 20 per cento sugli uomini. Quindi, è chiaro che su questo c'è anche un tema culturale. E su questo, quali sono le misure che, dal punto di vista culturale, consentono di accompagnare alcune scelte che questo Governo ha fatto in continuità con i Governi precedenti? Infatti, quando si parla di congedi parentali e della compartecipazione alla genitorialità, è giusto e importante, dal punto di vista tecnico delle risorse, ma anche dal punto di vista culturale, far sì che anche questa sia un'opportunità condivisa non soltanto per le donne, ma anche per gli uomini.
Però, sicuramente, non si può dire, come ho sentito in quest'Aula, che le casalinghe tutto fanno meno che essere inattive. Questo lo so, lo so benissimo. C'è un punto, però: le casalinghe non sono retribuite, così come non sono retribuiti i . E quindi, forse, nell'agenda parlamentare e nell'agenda di questo Governo, questi temi dovrebbero trovare una priorità, anche nella necessità di coinvolgere le opposizioni dal punto di vista propositivo.
E non ho sentito dire nulla, nei vostri interventi, rispetto a due altri temi, che credo minino alla base il nostro sistema di , ma anche le prospettive del Paese. E su questo non ve ne imputo una colpa, vi sto semplicemente dicendo che forse questa è l'urgenza del Paese, le politiche per la casa, perché è uno degli elementi, rispetto all'attuazione di quel che voi non volete nominare, che non volete chiamare, che è nato alla Leopolda, ma non importa.
Quel tema aveva posto alcuni capitoli importanti che mi pare in questo dibattito siano condivisi: quando non c'è una casa, quando si fa fatica a costruire una prospettiva di vita, quando gli affitti costano o le città sono inaccessibili, questo è un problema anche rispetto alla capacità delle donne di partecipare al mondo del lavoro oppure no? E dov'è finito il ? Perché anche lo stato di salute del nostro modello di in questo momento è in grandissima difficoltà. Sono temi che, forse, andrebbero considerati insieme.
E chiudo su questo aspetto, che è il secondo che lei, Ministro Foti, non ha citato, e spero ci possa essere occasione per ritornarci: il rapporto con le regioni. È un tema che, parzialmente, ha toccato anche lei, Ministra Calderone, parlando del tema della formazione professionale, del tra domanda e offerta di lavoro. Noi possiamo essere ancora un Paese che delega, per esempio, la formazione professionale soltanto alle regioni, oppure dobbiamo avere una strategia, un pensiero di Paese e capire che cosa serve allo sviluppo del Paese, attuando, però, poi, le politiche sul territorio? Perché questo è l'altro punto legato al Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Questa disomogeneità di attuazione è data dal fatto che noi abbiamo un Paese che, purtroppo, va a diverse velocità e che, con la vostra azione di Governo, sta aumentando i divari, anziché colmarli
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
Colleghi, come concordato, si passerà ora alla commemorazione di Nicola Calipari.
PRESIDENTE. . Care colleghe e cari colleghi, nel ventesimo anniversario della sua scomparsa, la Camera dei deputati rende omaggio alla memoria di Nicola Calipari, colpito a morte a Baghdad il 4 marzo 2005 nell'adempimento del dovere.
Nato a Reggio-Calabria nel 1953, già dirigente della Polizia di Stato e, successivamente, capo dipartimento del Servizio per le informazioni e la sicurezza militare, Calipari prese parte a molteplici operazioni finalizzate al salvataggio di connazionali rapiti in un territorio segnato da conflitti e da una grave instabilità.
E proprio nel corso di una di queste missioni egli fu ucciso, nell'estremo tentativo di proteggere la giornalista Giuliana Sgrena, sequestrata nel mese di febbraio di quell'anno e liberata grazie al pronto intervento dei nostri Servizi di .
Sulle circostanze che determinarono la sua morte permangono ancora oggi incertezze. È però assolutamente incontestabile che, di fronte al pericolo, Nicola Calipari non esitò a sacrificare sé stesso. Per il coraggio e lo spirito di sacrificio dimostrati, gli è stata conferita, alla memoria, la medaglia d'oro al valor militare.
A questo generoso servitore dello Stato, che stava assolvendo i propri compiti con disciplina e alto senso del dovere, rivolgo dunque un pensiero commosso e rinnovo i miei sentimenti di stima e di sentita gratitudine.
Desidero, inoltre, rinnovare l'espressione del più profondo cordoglio e della piena vicinanza, mia e della Camera dei deputati, alla madre, alla moglie, ai figli e ai familiari tutti, così duramente colpiti da questa perdita incolmabile.
A distanza di 20 anni da quel tragico giorno, la cui notizia suscitò il dolore e lo sgomento del Paese intero, il suo eroico gesto non può e non deve essere dimenticato.
Onorare e tenere vivo il ricordo di questo nostro eroe è infatti necessario per non vanificare il suo coraggioso esempio e offrire anche ai più giovani l'opportunità di custodire con orgoglio la sua eredità morale.
Auspico, inoltre, che questa solenne cerimonia costituisca l'occasione per ribadire l'importanza di mantenere sempre alto l'impegno in favore della pace e della sicurezza, valori fondamentali per un futuro libero da soprusi, violenza e oppressione.
Esprimo, quindi, la profonda riconoscenza, mia e di tutta la Camera dei deputati, nei confronti di chi, come Nicola Calipari, mette ogni giorno a rischio la propria stessa vita per servire il nostro Paese nelle aree di crisi dove è presente l'Italia.
Il loro prezioso contributo in alcuni tra gli scenari più complessi del pianeta rappresenta un insostituibile baluardo a protezione della libertà e dei principi democratici.
Chiedo ora all'Assemblea di osservare un minuto di silenzio .
Grazie. Con questo applauso, penso a nome di tutti, salutiamo anche la moglie e il figlio presenti nelle nostre tribune.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Guerini. Ne ha facoltà.
LORENZO GUERINI(PD-IDP). Presidente, onorevoli colleghi, Nicola Calipari ha compiuto il gesto più grande che un uomo possa fare: donare la propria vita per salvarne un'altra. Come ha ricordato lei, Presidente, è morto a Baghdad la sera del 4 marzo di 20 anni fa, su un'auto dei Servizi segreti italiani con a bordo la giornalista Giuliana Sgrena e l'autista Andrea Carpani.
La giornalista de era stata appena rilasciata dai rapitori a conclusione di una lunga trattativa condotta con efficacia e coraggio da Calipari, che aveva comunicato telefonicamente agli uffici del Governo di Roma il felice esito dell'operazione. La strada che l'auto percorreva era presidiata dai soldati americani, a causa delle frequenti azioni ostili nella zona e del passaggio dell'ambasciatore statunitense. Approssimandosi alla zona vigilata, il veicolo fu oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco. Calipari si protese per fare scudo col suo corpo alla giornalista e rimase ucciso da una pallottola alla testa. Una vicenda i cui contorni, come ha ricordato il Presidente Mattarella, non sono ancora del tutto definiti.
A noi resta la sua concreta testimonianza. Calipari ha scelto di proteggere fino alla fine chi aveva liberato, come un padre verso i propri figli. Dobbiamo essere orgogliosi di aver potuto contare su persone come Nicola Calipari, orgogliosi di sapere che questi sono gli uomini dello Stato, che questo è lo Stato. A fare lo Stato sono persone serie e preparate - sono tante, tantissime - che lavorano per il bene comune nell'interesse dei cittadini, per la nostra sicurezza, per il rispetto della legalità. Molte di queste persone sono quotidianamente in prima linea, rischiano la vita a volte nel silenzio, lo sanno eppure continuano a farlo per le istituzioni, per la collettività, per tutti noi.
A fare lo Stato ci sono, quindi, anche gli uomini dei Servizi. Conosco la loro preparazione, la loro abnegazione, la loro fedeltà alle istituzioni, qualità riconosciute sia in patria che a livello internazionale. Attorno ai Servizi c'è stata diffidenza in passato, una diffidenza anche motivata: troppe vicende oscure nel nostro Paese, troppe trame, troppi misteri. Oggi sono cambiati e sono tra gli organi vitali del nostro Paese, sono al cuore delle nostre istituzioni e questo grazie alla speciale professionalità e alla sensibilità umana e civile di persone come Nicola Calipari, che credeva in questo cambiamento e per esso si adoperava. Anche per rispetto a lui, al suo ricordo e al suo esempio, dobbiamo continuare ad operare per garantire la loro adeguata efficienza a difesa della democrazia del nostro Paese, per la nostra sicurezza, per la sicurezza di chi opera e agisce in teatri ostili.
Vorrei, infine, rivolgere, anche a nome del gruppo del PD, un pensiero affettuoso e riconoscente alla famiglia di Nicola Calipari, ai figli Silvia e Filippo, alla moglie Rosa, che ha servito la Repubblica da questi banchi ed è stata mia collega e di altri al Copasir, distinguendosi per competenza, equilibrio e passione. A Nicola Calipari, uomo di forti principi, vero servitore dello Stato italiano, di cui essere fieri, il nostro grato e commosso ricordo (.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie anche per le sue parole, come dobbiamo essere grati anche per le parole espresse dal Presidente Mattarella. Oggi ricordiamo il sacrificio consapevole di un eroe di questo Paese che non voleva essere eroe e in questo rappresentiamo - e rappresento anch'io - la vicinanza e l'amicizia verso la famiglia, verso i figli Silvia e Filippo, verso la moglie Rosa e verso coloro che hanno voluto bene a Nicola. Rosa è stata, come ricordava il collega Guerini, una nostra collega e ha onorato questi banchi.
Nicola Calipari era un servitore delle istituzioni da sempre. La sua formazione giovanile, lo scautismo, e la sua scelta professionale lo hanno forgiato ad essere prima di tutto un servitore del suo Paese. È stato un grande poliziotto, dove si è guadagnato la stima, prima di tutto, dei suoi colleghi, dei magistrati con cui ha lavorato e delle persone che ha incontrato nel suo percorso professionale. Anche per questo è stato scelto per il lavoro e per il suo passaggio ai Servizi segreti, al SISMI.
Al SISMI ha fatto quello che sapeva fare bene. Era in prima linea, ha lavorato in silenzio. In Iraq era il responsabile del nostro centro e non si è mai tirato indietro, in una situazione che adesso è molto lontana, ma era una situazione molto, molto complicata. Il suo lavoro è stato un lavoro carico di occasioni di successo, di operazioni di successo, di cui giustamente non c'è memoria perché lavorava nei Servizi segreti. Ha salvato vite umane; lo ha fatto in silenzio e ha difeso e salvaguardato gli interessi della nostra Nazione.
Questo è accaduto anche il 4 marzo 2005, quando, dopo avere liberato Giuliana Sgrena, con un gesto che racconta tutta la sua vita ha usato il suo corpo come scudo per proteggerla. Non voleva essere un eroe, voleva e doveva solo fare il suo dovere fino in fondo. Voleva continuare a fare quello che faceva; voleva continuare a servire il Paese e sarebbe arrivato ai vertici dei Servizi; voleva fare il marito, il padre, diventare nonno. Invece, ha scelto di difendere una persona che gli era stata affidata. Anche per questo la ferita di una verità negata resta incurabile e, a questa mancanza di verità, è doveroso, per le nostre istituzioni, non arrendersi.
Mi lasci anche esprimere una parola di ringraziamento per i colleghi di Nicola Calipari, quelli che ogni giorno mettono a rischio la loro vita molto più di quanto si possa pensare. Con grande professionalità proteggono il nostro Paese, proteggono i nostri interessi, senza mai riconoscimenti pubblici, non potendo raccontare, neanche alle persone più care, alle loro famiglie, quello che fanno. Il ricordo di Nicola Calipari sono certo che lo vorrebbe anche dedicato a loro. La memoria è il giusto riconoscimento per lui, per quella medaglia d'oro al valor militare che l'allora Presidente Ciampi volle consegnare, e anche un segno di gratitudine per tutti coloro che servono nel nostro Paese in scenari difficili, complicati, pericolosi. Grazie a Nicola Calipari, con un ricordo che è carico di affetto e di riconoscenza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calovini. Ne ha facoltà.
GIANGIACOMO CALOVINI(FDI). Presidente, colleghe e colleghi, sono passati vent'anni dalla scomparsa di Nicola Calipari, un uomo il cui nome è inciso indelebilmente nella storia della nostra Repubblica. Il 4 marzo 2005, a Baghdad, Calipari sacrificò la propria vita per salvare quella della giornalista Giuliana Sgrena, dimostrando un coraggio e un senso del dovere che rappresentano l'essenza più nobile del servizio dello Stato. Nato a Reggio Calabria nel 1953, Calipari intraprese una brillante carriera nella Polizia di Stato, distinguendosi per la sua dedizione e per la sua professionalità.
Nel 2002 entra a far parte del SISMI, dove assume ruoli di crescente responsabilità, operando in contesti internazionali caratterizzati da estrema complessità e pericolo. La sua partecipazione alle operazioni che portarono alla liberazione delle volontarie Simona Pari e Simona Torretta, nel 2004, testimonia la sua straordinaria capacità di mediazione e il suo impegno nel proteggere la vita umana.
L'operazione che condusse alla liberazione della giornalista Sgrena fu l'ultima missione di Calipari. Durante il trasferimento verso l'aeroporto di Baghdad, il veicolo su cui viaggiavano fu colpito da colpi di arma da fuoco provenienti da un posto di blocco statunitense. Senza esitazione Calipari si frappose tra i proietti e la giornalista, offrendo la propria vita in cambio di quella altrui. Questo gesto eroico gli valse la medaglia d'oro al valor militare, conferita postuma, riconoscimento che sottolinea il suo estremo sacrificio in nome dei valori della nostra Repubblica.
La figura di Nicola Calipari incarna l'ideale del servitore dello Stato, che, con abnegazione e coraggio, opera nell'ombra per garantire la sicurezza e la libertà dei cittadini. Il suo esempio ci ricorda l'importanza di sostenere e valorizzare le donne e gli uomini delle nostre Forze dell'ordine e dei Servizi di , che quotidianamente affrontano rischi in nome della nostra sicurezza.
Ma in questo anniversario desideriamo non solo esprimere la nostra vicinanza alla famiglia di Nicola Calipari, in particolare alla moglie Rosa e ai figli Silvia e Filippo.
Oggi, in quest'Aula, vogliamo che il loro dolore venga condiviso da tutta la Nazione e che ne riconosca in Nicola un eroe moderno, simbolo di dedizione e di sacrificio. Quanto successo vent'anni fa ci richiama al dovere di perseguire con determinazione la verità e la giustizia, affinché episodi simili non si ripetano e affinché il suo esempio ispiri le future generazioni al servizio del bene comune.
Colleghe, colleghi, nel ricordare oggi Nicola Calipari rinnoviamo il nostro impegno a sostenere coloro che, con coraggio e dedizione, operano per la sicurezza e la libertà del nostro Paese. Il suo esempio sia per tutti noi una guida nel perseguire con fermezza i valori fondamentali della nostra Repubblica, che lo stesso Calipari amava e che con onore ha servito
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Matone. Ne ha facoltà.
SIMONETTA MATONE(LEGA). Buonasera a tutti. “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”, cioè di persone che con grande coraggio si spendono per un ideale, mettendo a rischio la propria vita. Lo ha detto Bertolt Brecht tanti anni fa. Noi, invece, un eroe moderno ce lo abbiamo ed è Nicola Calipari. Una carriera immacolata, di chi sceglie di farsi servitore dello Stato. Lui lo fa arruolandosi in Polizia, entrando in Polizia nel 1979, dopo vent'anni di servizio, dopo una brillante missione in Australia: va anche ricordato che Nicola Calipari andò in Australia per scoprire i legami e le ramificazioni della ' calabrese in quel continente, ma ci andò anche per motivi di sicurezza personali. Ecco, dopo questa esperienza interessante, brillante e densa di successi, entrò nel SISMI, il Servizio per le informazioni e la sicurezza militare.
Diventa capo del Dipartimento per le operazioni estere del servizio di e viene assegnato in Iraq. Sua è l'operazione della liberazione di Simona Pari e Simona Torretta, quelle che sono passate alle cronache come “Le due Simone”. Mi corre l'obbligo di ricordare che le due liberate da Calipari e dal SISMI, in circostanze difficilissime, non hanno mai ringraziato il Governo italiano, né tantomeno Calipari. È lui il mediatore per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, giornalista de .
Veniamo alla sua tragica morte. Va fatta, però, una premessa: Calipari ha sempre collaborato con le autorità americane in zone occupate dagli Stati Uniti. Questo era il suo lavoro, questa era la sua missione e gli Stati Uniti, al di là delle polemiche, hanno manifestato pubblicamente al Presidente Berlusconi, Presidente del Consiglio dell'epoca, l'apprezzamento per le attività del SISMI in Iraq ed in Medio Oriente. Bush, peraltro, lo fece personalmente, in un incontro col Presidente del Consiglio, come attestato di riconoscenza per l'operato della nostra , per l'operato di Nicola Calipari, perché era capace, intelligente, uomo dai risultati concreti, perché aveva anche una grande formazione di Polizia giudiziaria. Che vuol dire? Vuol dire che è fondamentale avercela anche per lavorare nei Servizi, a quei livelli e con quei risultati, perché soltanto venendo dalla strada, dalla criminalità comune, dalla criminalità organizzata, puoi capire meccanismi che altrimenti ti sfuggono.
È morto per proteggere con il suo corpo Giuliana Sgrena, appena liberata. Ora, non voglio addentrarmi in polemiche e strumentalizzazioni politiche che hanno accompagnato, per lunghi anni, le fasi successive alla sua eroica morte. Arrivo direttamente alle fasi finali della vicenda. Il 25 ottobre del 2007 la Terza Corte d'assise di Roma ha prosciolto l'unico imputato per la vicenda, non potendo procedere per difetto di giurisdizione. Per il giudice italiano le forze multinazionali in Iraq ricadevano sotto la giurisdizione penale dei Paesi di invio e il 19 giugno del 2008 la Prima sezione della Corte di cassazione ha rigettato il ricorso del procuratore generale di Roma, confermando la mancanza di giurisdizione italiana anche se con motivazioni tecniche molto diverse da quelle della Corte d'appello.
Cosa ci resta di lui? La professionalità dimostrata nell'avere agito sempre nell'interesse dello Stato, incurante dei rischi gravissimi a cui si esponeva. Ci restano gli obiettivi raggiunti con la liberazione degli ostaggi che sarebbero morti senza le operazioni che lui ha organizzato e diretto. Ci restano il coraggio e l'abnegazione nell'ultimo atto della sua vita, quando ha fatto scudo con il suo corpo, per evitare che la Sgrena morisse. Era un uomo deciso, un uomo silenzioso, non amava i riflettori, faceva i fatti, non parole. Ha sempre, dico sempre, operato in silenzio, non nell'ombra di trame oscure, ma nella riservatezza che richiedevano le sue operazioni e, sempre, nel pieno rispetto del diritto e della legalità. A lui va il nostro deferente omaggio e il nostro grazie a chi, come lui, ha saputo sacrificare la propria vita per la vita degli altri .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, quando commemoriamo uomini e donne che hanno dedicato la loro intera vita al Paese, spesso usiamo definizioni del tipo “servitore dello Stato” o “eroe”. Nel caso di Nicola Calipari, medaglia d'oro al valor militare, la definizione di eroe calza a pennello. Anzi sembra proprio creata per lui, per come è stato nella sua vita. Un eroe non mitologico, ma un eroe dei nostri giorni, della dimensione umana, capace di affrontare gravi pericoli compiendo azioni straordinarie, dando prova ogni giorno di valore e di grande coraggio, con la mitezza e l'umiltà di quegli uomini che sono sorretti da una grande forza interiore e da una famiglia unita alle proprie spalle.
Nicola Calipari era entrato nel SISMI nell'agosto del 2002 e poi aveva assunto il compito di responsabile dei servizi nei territori iracheni. Aveva partecipato, da par suo, a molte, delicatissime, operazioni distinguendosi, ogni volta, per una profonda conoscenza dei luoghi, dei contesti militari e politici e dando prova di intelligenza, professionalità e assoluto senso del dovere.
Credo che tutti noi ricordiamo, è stato ricordato anche da chi è intervenuto prima di me, quando nel 2004, quindi l'anno prima della sua tragica fine, partecipò, anzi fu protagonista, dell'operazione che portò alla liberazione di due nostre operatrici umanitarie, “le due Simone” come erano conosciute, anche loro rapite mentre erano in quella parte di mondo per cercare di portare sollievo alle popolazioni sofferenti.
Nicola Calipari perse la vita esattamente venti anni fa, il 4 marzo del 2025 - quindi ieri abbiamo celebrato, proprio, il ventennale - colpito a morte da truppe americane, mentre era in auto in compagnia di un collega e della giornalista Giuliana Sgrena, che aveva appena liberato dai rapitori. Un'operazione rischiosissima, portata a termine in modo ineccepibile, con la maestria del navigato negoziatore abituato a muoversi, con rara abilità, in contesti di crisi e di conflitti. In quel momento si trovava a poche centinaia di metri dall'aeroporto di Baghdad e dall'aereo che l'avrebbe riportato in patria insieme alla Sgrena. Invece una raffica di mitragliatrice, sparata senza alcun motivo e senza alcuna necessità militare, mise fine alla sua vita. Una morte assurda, un omicidio assurdo - perché tale è un omicidio - per il quale nessuno ha mai pagato: né il soldato statunitense che sparò, né nessuno dei suoi superiori. In quei tragici attimi, Nicola Calipari si comportò come aveva sempre fatto nella sua vita, da eroe. Fece scudo, con il suo corpo, alla Sgrena e quindi, dopo averla salvata dai rapitori, la salvò una seconda volta dai proiettili dell'esercito degli Stati Uniti. Ricordo perfettamente dov'ero nel momento in cui fu diffusa la tragica notizia che sconvolse l'intero Paese. Ieri sera ho rivissuto quella emozione, quello sgomento, alla proiezione del film , che è appunto un film che racconta la vita di Nicola Calipari, specie le sue ultime settimane.
Era la prima della proiezione. C'erano gli attori, i registi, la produzione, i direttori delle agenzie di sicurezza e tantissimi cittadini. C'è stata tanta commozione, tanta partecipazione che davvero ha travolto tutti coloro che gremivano la sala.
Oggi, qui, nella casa della democrazia, rendiamo onore all'eroe - lo voglio ripetere - Nicola Calipari. Ricordiamo la sua fedeltà assoluta alle istituzioni e ricordiamo il suo estremo sacrificio.
Quindi, a nome dell'intera comunità del MoVimento 5 Stelle, voglio esprimere, anzi, rinnovare la vicinanza alla famiglia di Nicola Calipari, a tutti coloro che gli hanno voluto bene e ai suoi colleghi. Ciao Nicola, la tua vita è e sarà sempre un esempio per tutti noi
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO(FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi, oggi ci raccogliamo in quest'Aula per rendere omaggio a un uomo che ha incarnato il senso più profondo del dovere, del sacrificio e dell'onore: Nicola Calipari.
Sono trascorsi anni da quel tragico 4 marzo 2005, quando la sua vita venne spezzata a Baghdad in circostanze drammatiche, in un episodio che resta impresso nella memoria - come ricordato da molti colleghi - del nostro Paese come una ferita ancora aperta.
Nicola Calipari non era solo un servitore dello Stato, ma un uomo che ha creduto nella missione più nobile: proteggere la vita altrui, anche a costo della propria. La sua dedizione, il suo coraggio, la sua professionalità lo hanno portato a essere un punto di riferimento nell' italiana, un uomo che operava con silenziosa efficacia, sempre al servizio dell'Italia e del Paese. Proprio in nome dell'Italia, ha affrontato l'ultima missione, quella di salvare la giornalista Giuliana Sgrena, restituendole la libertà con lo stesso impegno con cui aveva servito il nostro Paese in tante operazioni delicate e complesse.
Il destino, spesso purtroppo crudele e ingiusto, lo ha fermato nell'istante stesso in cui stava per concludere con successo la sua missione. Un colpo di fuoco esploso in una notte d'angoscia ha strappato a noi un uomo di Stato, alla sua famiglia soprattutto un marito e un padre, alla Patria un servitore fedele.
Noi, oggi, in quest'Aula, abbiamo il dovere di ricordarlo e di fare nostro il suo esempio, il suo senso dello Stato, la sua dedizione al bene comune, perché uomini come Nicola Calipari ci insegnano che servire l'Italia significa mettere al primo posto la sicurezza dei cittadini, la difesa dei valori democratici, la tutela della nostra libertà.
Alla sua famiglia va il nostro abbraccio, il nostro rispetto, la nostra riconoscenza, con l'invito ad approfondire, per quanto possibile ancora, le tragiche circostanze della sua morte. Non dobbiamo arrenderci. Di fronte al suo sacrificio, il nostro impegno è di non dimenticare mai
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, era il 4 marzo 2005 quando Nicola Calipari perdeva la vita mentre, da normale servitore dello Stato, era impegnato in una delicata operazione: la liberazione di Giuliana Sgrena.
Ho utilizzato il termine “normale”, perché, in realtà, nella storia di Nicola Calipari e purtroppo anche nella sua fine, non vi è nulla di normale. Eccezionali erano l'impegno, la passione, l'esperienza e la professionalità del dirigente dei Servizi segreti. Straordinari erano l'umanità, la generosità, l'altruismo dell'uomo Nicola Calipari, che la vita la donò istintivamente, ma consapevolmente, proteggendo con il suo corpo Giuliana Sgrena dalle raffiche di colpi indirizzati sulla loro auto.
Assurda e inaccettabile la sua morte, tanto che non sono bastati 20 anni a far passare la rabbia. Non è forse, signor Presidente, un buon sentimento da esprimere in una commemorazione, ma è la rabbia, ancora viva e feroce, il primo impulso al ricordo di quel 4 marzo. Non basta ad assopirla sapere che Nicola Calipari era, oltre che estremamente esperto e preparato ai rischi del suo mestiere, consapevole anche dei rischi specifici di quell'operazione, di quella sera, tanto da scegliere lui di effettuare, in prima persona, la liberazione di Giuliana Sgrena e portarla in salvo. E tanto fece.
Tuttavia, è comprensibile che la rabbia non sia sopita in tutti questi anni, perché nel caso di Nicola Calipari non è intercorsa alcuna giustizia capace, almeno in parte, di ovviare, per quel che è possibile, alla sua mancanza. Quel groviglio di incongruenze, inesperienze, omertà e negligenza che ha portato alla sua morte, nell'assenza successiva della determinazione delle responsabilità della sua morte, contrasta in maniera stridente con tutto l'operato di Nicola Calipari.
Nicola Calipari era un grande tessitore di relazioni, mediatore attento a ogni registro, a ogni parola, a ogni silenzio, che sapeva utilizzare come un maestro d'arte, agendo in equilibrio fra linguaggi, culture, valori, posizioni lontane e posizioni contrapposte.
Quella notte, l'Italia ha subito una perdita enorme in termini di coraggio, dedizione, riservatezza e, soprattutto, esperienza. A Forte Braschi, intitolato appunto a Nicola Calipari, non rimane solo il ricordo e l'auto in cui trovò la morte, ancora esposta con i segni evidenti dei colpi subiti. Negli uomini e nelle donne, che scelgono di servire il proprio Paese senza riserve e nella riservatezza, restano vivi l'esempio e gli insegnamenti di Nicola Calipari.
All'Italia, all'Italia tutta, resta l'orgoglio di poter esprimere figure di tale rilievo umano e professionale. A nome di tutto il gruppo di Noi Moderati, un grazie a Nicola Calipari e una grande vicinanza alla moglie e ai figli
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. La mattina del 4 febbraio di 20 anni fa, Giuliana Sgrena, inviata de a Baghdad, fu rapita da un gruppo che disse di chiamarsi Organizzazione della islamica. Il sequestro durò un mese e tutti noi lo ricordiamo bene, anche da quei lunghi racconti. Giuliana fu liberata il 4 marzo direttamente proprio da Nicola Calipari, alto dirigente del SISMI, che aveva seguito le trattative con i sequestratori. Calipari fu colpito a morte da un soldato della Guardia nazionale americana, a 900 metri dall'aeroporto. Giuliana e il dirigente operativo dei servizi, Andrea Carpani, al volante dell'auto, furono feriti.
Sono tante ancora le domande che ci ronzano in testa. Perché gli americani, nostri alleati, lo ricordo, attaccarono? Perché uccidere un alto funzionario della sicurezza italiana? C'era contrarietà rispetto alla liberazione degli ostaggi, alle trattative? Perché Calipari ricevette una telefonata dall'Italia in cui gli fu indicato un luogo sbagliato, pieno di uomini armati? Ancora non sappiamo cosa esattamente successe quella sera, perché l'Italia ha rinunciato alla propria giurisdizione per giudicare chi ha sparato. Anche se la magistratura ha indagato, un vero processo non c'è mai stato.
La Cassazione ha ritenuto che l'Italia non avesse giurisdizione in merito. Allora, è bene ricordare che una Commissione d'inchiesta, mista italiana e americana, non è giunta a nessuna conclusione sulle responsabilità, a causa della resistenza degli americani. E pensare che, in seguito alla trasmissione di un documento, si conoscono i nomi di tutti gli agenti coinvolti e del soldato che ha sparato.
Questo va detto perché resta un per la nostra memoria collettiva e anche per la memoria di Nicola Calipari. Quando Nicola Calipari aprì lo sportello, cercò subito di rassicurare Giuliana Sgrena. Giuliana ce lo ha raccontato tante volte, lo ricorda sempre come un uomo che le ha salvato la vita due volte: liberandola dai rapitori e coprendola, con il suo corpo, dagli spari. Per chi ha memoria di momenti della storia in cui elementi dei Servizi segreti erano deviati, la figura di Calipari, invece, risplende: un esempio di fatta per difendere le persone, la comunità nazionale e l'interesse nazionale nel rispetto delle persone e dei principi.
Un uomo dello Stato che metteva al centro i cittadini. Insomma, tutto il contrario di un'idea di piegata al potere e alle relazioni pericolose di un Governo con altri Governi. Ecco chi era per noi Nicola Calipari, e per questo è importante ricordarlo. Concludo, Nicola Calipari è stato un poliziotto, un uomo dell', un uomo fedele alle istituzioni e al mandato costituzionale. È bello dirlo in questa in quest'Aula. Meritava, però, giustizia. Il nostro Paese, invece, non ha - secondo noi - saputo imporsi oltre alla ragione di Stato che ha tutelato, sì, gli apparati statunitensi ma non la verità sull'uccisione. C'è ancora tempo. Non solo c'è ancora tempo per ricordarlo, per dire grazie alle persone che gli sono state affianco, per abbracciare la sua famiglia e i suoi cari, ma anche per dire che, ogni qualvolta ricorderemo il suo nome, lo faremo perché ha saputo fare il suo mestiere con disciplina e onore .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Gentile Presidente, desidero unirmi - insieme al gruppo di Italia Viva - alle parole di affetto sincero nei confronti della famiglia che è presente oggi in Aula. Un affetto sincero che rivolgo anche alla collega e amica, Rosa Calipari che ha svolto, come il marito, un servizio nei confronti delle istituzioni, nei confronti dei cittadini, in questo Paese, in questo Parlamento.
Nicola Calipari è un esempio di integrità, di rettitudine, di esperienza, senso del dovere. Le immagini di quel 4 marzo di venti anni fa sono presenti, sono potenti nei nostri ricordi, ma soprattutto lo sono nelle vite, appunto, dei figli - di Silvia, di Filippo - e della moglie Rosa. Ma, soprattutto, oggi deve essere un momento di verità, perché la verità, come è stato ricordato da tanti colleghi anche questa sera, non è ancora giunta.
Un servitore dello Stato, che ha protetto con il suo corpo la giornalista Giuliana Sgrena e che nel corso della sua vita ha consentito di salvare tante vite che non conosciamo, ma che sono frutto del suo impegno e della sua professionalità, merita una pagina di giustizia e merita a una pagina di verità. Ma in questo momento dobbiamo anche dire grazie a uomini come Nicola Calipari, che, attraverso il loro senso del dovere e attraverso la loro competenza, danno un messaggio ai nostri cittadini rispetto alla capacità del nostro Stato e delle istituzioni di proteggere.
Nicola Calipari ha operato in tanti fronti, in tanti luoghi complessi e difficili del mondo. In Iraq, dove, purtroppo, ha perso la vita proteggendo con il suo corpo la giornalista Giuliana Sgrena. Oggi dobbiamo dare un ringraziamento a lui - medaglia d'oro al valore militare - ma anche ai tanti uomini, ai tanti servitori dello Stato che ogni giorno ci consentono di difendere i cittadini in ogni situazione. Quindi, io rivolgo - ancora una volta - un grande messaggio di affetto nei confronti della famiglia e soprattutto un grande ringraziamento a chi ogni giorno - con cura e dedizione, nel silenzio - ci rappresenta nelle istituzioni, nelle Forze dell'ordine e nei nostri servizi segreti .
PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi per la commemorazione di Nicola Calipari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.
MARCO PELLEGRINI(M5S). Grazie, Presidente. A volte l'attualità ci costringe, ci porta a fare interventi anche in un momento in cui il carico emotivo e partecipativo è forte e questo è uno di quei momenti, però l'attualità mi costringe a farlo oggi, devo farlo oggi. Quindi, il mio intervento sull'ordine dei lavori è per richiedere una informativa urgente alla Presidente del Consiglio, Meloni, per sapere, in buona sostanza, se condivide o conferma in qualche modo le assurde dichiarazioni fatte ieri dal Sottosegretario Mantovano, che è il suo delegato in materia di Servizi di informazione e sicurezza.
Come accennavo, si è svolta ieri, in tarda mattinata, la rituale presentazione della relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza presso piazza Dante, ed hanno, come detto, presentato questa relazione.
Erano presenti, ovviamente, il direttore del DIS, i direttori delle due agenzie, l'interna ed esterna, il Copasir a partire dal suo presidente e dai suoi componenti, alte cariche militari, rappresentanti del Governo e poi i giornalisti. In un'occasione così formale, tra l'altro proprio nel giorno - perché si è svolta ieri - del ventesimo anniversario della tragica morte di Nicola Calipari, che abbiamo appena ricordato e che tra l'altro è stato ricordato proprio dal Sottosegretario, ci saremmo tutti aspettati che il Sottosegretario non svolgesse la sua rituale illustrazione della relazione. E invece, con nostra grande sorpresa, si è spogliato della sua veste istituzionale per indossare l'abito di partito e attaccare e irridere le opposizioni che hanno la colpa, evidentemente a suo dire, a suo pensiero, ovviamente si fa per dire, di fare il proprio dovere e cioè quello di esaminare attentamente tutti gli atti del Governo e della maggioranza, specie quei provvedimenti che attengono a materie delicate, come quello per esempio dei servizi di informazione e sicurezza. E ovviamente le opposizioni - è anche, come dire, pleonastico rimarcarlo - hanno tutto il diritto, esaminando questi provvedimenti, di proporre le modifiche che ritengono più opportune.
Noi siamo rimasti davvero sorpresi nel sentire il Sottosegretario Mantovano stigmatizzare, quasi irridere le opposizioni. Noi da oltre due anni, Presidente, stigmatizziamo le continue modifiche della legge n. 124 del 2007, che è la legge che regola questo comparto; modifiche fatte a colpi di maggioranza - mentre la legge n. 124 del 2007 fu approvata in maniera , quindi a larghissima maggioranza - che alterano gli equilibri tra il sistema dei servizi di informazione e sicurezza e il controllo del Parlamento.
Questo Governo, il Governo Meloni, sta aumentando il potere dei servizi, cioè aumenta i poteri di sé stesso, perché come è noto la legge demanda alla Presidenza del Consiglio l'attività dei servizi che si trovano sotto la Presidenza del Consiglio. Quindi, aumenta i poteri dei servizi di informazione, cioè i propri poteri, senza aumentare parallelamente i poteri di controllo del Parlamento e il Parlamento esercita il suo controllo tramite il Copasir.
Ieri il Sottosegretario Mantovano ha dapprima - concludo, Presidente - stigmatizzato delle critiche parlando di sprezzo del ridicolo da parte delle opposizioni quando parlano di rischio di regime, rischio di svolta autoritaria, e poi ha fatto due esempi riferendosi, in particolare, all'articolo 31 del disegno di legge Sicurezza, che è ora all'esame del Senato, dopo essere stato approvato dalla Camera.
Tra l'altro, ha fatto questi due esempi che riguardavano, sostanzialmente, la collaborazione che diventa obbligatoria da parte delle articolazioni dello Stato (per esempio, le università con i Servizi di informazione) e poi l'ampliamento delle scriminanti, quindi delle condotte che costituiscono reato, che però sono scriminate per gli agenti dei Servizi segreti, a fattispecie particolarmente gravi, come quella della costituzione di associazioni terroristiche. Ma lo ha fatto sminuendo, innanzitutto, come ho detto prima, e chiudo, Presidente, le ragioni che sono state rappresentate in quest'Aula e nelle Commissioni, fin da un anno a questa parte, da maggio del 2024 (io l'ho fatto, ma anche tanti colleghi del MoVimento 5 Stelle e tanti colleghi delle opposizioni), ma non solo sminuendole, quasi ridicolizzandole, come se, ripeto, fosse in quel momento un uomo di partito normale e non il Sottosegretario con delega, quindi come autorità delegata, con delega ai Servizi segreti .
Noi chiediamo semplicemente - ho concluso, Presidente, e la ringrazio - alla Presidente Meloni di venire qui, in Aula, a confermare o smentire il suo Sottosegretario, perché questi comportamenti sono inaccettabili, perché ledono le prerogative di questo Parlamento . Ogni parlamentare ha il sacrosanto diritto di proporre qualsiasi modifica - tra l'altro, motivandola molto bene - a interventi normativi proposti dalla maggioranza e dal Governo. Spero che arrivi al più presto in Aula la Presidente del Consiglio e ci spieghi che cosa intenda fare in questa materia e come intenda procedere nei prossimi due anni e mezzo del suo Governo, che non sta dando buoni frutti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Per unirmi alla richiesta del collega, ma, Presidente, sappiamo già come andrà a finire. Noi chiediamo l'informativa della Presidente del Consiglio e la Presidente del Consiglio sicuramente non si presenterà in quest'Aula, perché, da quando siede a Palazzo Chigi, la Presidente del Consiglio scappa dal Parlamento e scappa dal confronto con le opposizioni. Quindi, Presidente, le suggerirei sommessamente di chiedere alla Presidente del Consiglio di fare uno dei suoi soliti video su o magari di farsi invitare da qualche giornalista, amico suo, che fa soltanto domande concordate; e così, tra un commento e l'altro su Sanremo, magari ci potrà dire, la Presidente del Consiglio, cosa pensa delle parole gravi espresse dal Sottosegretario Mantovano, ieri, al DIS. Perché né la Presidente del Consiglio, né il Sottosegretario Mantovano si presentano in quest'Aula e vengono a rispondere, di fronte ai cittadini, in Parlamento, nel confronto con le opposizioni, di fatti gravissimi, come la liberazione di Almasri e il suo rientro in Patria con tanto di volo di Stato. Non vengono a rispondere in Parlamento sul caso Paragon, mettendo in imbarazzo anche lei, Presidente, perché prima il Sottosegretario Mantovano dice che ci sono atti secretati e poi il Ministro Nordio, il giorno seguente, risponde al nostro come se niente fosse.
Non vengono in Aula in vista del Consiglio europeo straordinario che si terrà il 6 marzo, però il Sottosegretario Mantovano, che non è neanche andato al Copasir a riferire su tutti questi casi così gravi su cui le opposizioni hanno chiesto chiarimenti, si permette, in una sede istituzionale come il DIS, durante l'illustrazione della relazione annuale sull'informazione per la sicurezza, di attaccare le opposizioni e di dire che noi danneggiamo, a suo avviso, la sicurezza nazionale.
Presidente, le persone - che siano uomini o donne, poco cambia - d'onore certe cose le dicono a viso aperto, le dicono nel contraddittorio, le dicono in faccia alle opposizioni, se pensano che sia così. Vengono in Parlamento e si confrontano con le opposizioni. Non lo fanno senza contraddittorio e senza controparte, a casa loro, perché così intendono le istituzioni il Sottosegretario Mantovano e la Presidente del Consiglio. Il DIS è casa loro e possono permettersi di attaccare le opposizioni e possono permettersi di mettere in bocca a parti di quelle opposizioni - nello specifico, al nostro partito politico - frasi mai dette. Noi non abbiamo mai detto che c'è un rischio di eversione rispetto alle proposte di modifica in corso sul DDL Sicurezza.
Ma che la norma che il Sottosegretario ha proposto debba essere stralciata e che non si proceda in questo modo a riforme importanti, sì, è nostro diritto dirlo, anzi, è nostro dovere dirlo. E concludo, Presidente. Le opposizioni hanno non solo il diritto, ma il dovere, assegnato dalla Costituzione - questa è una parte della Costituzione che non può cambiare nemmeno questo Governo, nemmeno con tutte le fantasmagoriche riforme che annuncia e mette in un cassetto -, noi abbiamo il diritto e il dovere di fare domande e di chiedere spiegazioni al Governo. Il Governo ha la facoltà di scappare, come sta facendo il Governo Meloni, per carità, lo giudicheranno i cittadini.
Ma noi non possiamo venire meno al nostro ruolo istituzionale e non possiamo essere attaccati e aggrediti, dicendo che mettiamo a rischio la sicurezza nazionale solo perché facciamo il nostro lavoro. Perché quando ci è stato chiesto, in casi delicati, come durante la prigionia di Cecilia Sala, di tenere un profilo di assoluta riservatezza, lo abbiamo fatto finché è stato possibile e finché gli errori del Governo non sono stati così evidenti da indurci a intervenire a sostegno di Cecilia Sala e della sua famiglia.
E abbiamo chiesto al Governo di collaborare e di riunire tutte le opposizioni per lavorare insieme per la liberazione di Cecilia Sala, però, l'obiettivo era quello di fare una della Presidente del Consiglio, anziché coinvolgere tutto il Parlamento.
Quando al Governo siamo stati noi, di fronte agli atti terroristici gravissimi del Bataclan - era Presidente del Consiglio Renzi - noi abbiamo convocato tutti i capigruppo delle opposizioni e di maggioranza più volte a Palazzo Chigi, perché lavoravamo insieme sulla sicurezza del Paese. Con lo stesso approccio e con lo stesso rispetto delle istituzioni, oggi, che siamo all'opposizione, vorremmo essere coinvolti dal Governo in modo costruttivo, certo, non essere attaccati, in modo così veramente fuori da ogni canone del rapporto che deve esserci tra Governo e opposizioni, di attentare alla sicurezza nazionale. Venga a dircelo in Aula il Sottosegretario Mantovano. Dove lo abbiamo fatto? Quando lo abbiamo fatto? Oppure si scusi, visto che sono passate 24 ore e non c'è stata alcuna rettifica, né da parte sua, né da parte della Presidente del Consiglio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Per dirle che, certo, ci sentiamo offesi, ma vorrei che ricordassimo il contesto da cui nascono le parole di Mantovano. Anzi, vorrei che ricordassimo che sono almeno 90 le vittime - inclusi attivisti e giornalisti italiani - spiate attraverso uno di Stato. Perché quello di fatto, non potrebbe essere utilizzato, se non per ragioni di Stato. Intercettare i giornalisti - lo dico così per ribadirlo anche in quest'Aula - è vietato dalle leggi italiane ed europee. Addirittura, il da poco in vigore, impedisce esplicitamente l'uso di ai danni dei cronisti, salvo che per motivi di sicurezza nazionale. Il divieto riguarda non solo la captazione di tutte le conversazioni, i messaggi e i dati, ma anche il semplice inserimento del di spionaggio. E allora, lo dico così, siamo noi a continuare a fare domande a Mantovano. Perché il 18 febbraio scorso, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha la delega appunto alla sicurezza, con una lettera inviata proprio a lei, Presidente Fontana, ha comunicato che ogni aspetto della vicenda avrebbe dovuto intendersi classificato. Per cui, il Governo ne avrebbe riferito solo al Copasir, per poi magari insultarci al Copasir, come è successo l'altro giorno.
In ogni caso, la suddetta classificazione addotta da Mantovano non comporta l'automatica secretazione, poiché è necessario che per un iter amministrativo ben definito nelle sue procedure e la predisposizione di specifiche cautele tese a limitare l'accesso alle informazioni classificate per assicurarne la protezione si deve avere in qualche modo un'autorizzazione. E il caso Paragon è connotato da un palese spregio al diritto di informazione, perché intercettare un giornalista, il cui diritto di proteggere le proprie fonti può essere sacrificato solo in casi estremi, rappresenta una restrizione della libertà di stampa, pilastro di ogni ordinamento democratico. E questa libertà non è assoluta, ma per limitarla serve un bilanciamento con gli altri diritti, nonché l'osservanza delle garanzie previste dalla legge. E non è noto se questi presidi di legalità siano stati rispettati visto che, in base alle regole poste dall'azienda israeliana, lo non avrebbe potuto essere usato nei riguardi dei giornalisti.
Inoltre, mi faccia dire che il diritto all'informazione è stato leso anche sotto il profilo del diritto alla conoscenza, poiché il suo esercizio è a tutela della democrazia, consente alla collettività di sindacare le decisioni prese dalle autorità politiche. Ho quasi concluso. Serve quindi chiarire pubblicamente chi e perché ha spiato un giornalista, anche per fugare i dubbi che si tratti di qualcuno che opera all'interno di istituzioni governative, le uniche a cui lo poteva essere dato in uso.
Quale amministrazione ha firmato l'atto di classificazione in ottemperanza alla legge n. 124 del 2007? Perché Mantovano ci attacca? E lo dico così, Presidente Fontana, è una vicenda delicata. Mantovano, anzi, dovrebbe ricordarsi che ognuno di noi, che può avere avuto relazioni con quegli attivisti e con quei giornalisti, potrebbe essere stato captato e intercettato. I nostri messaggi potrebbero essere nelle mani di chi ha spiato impropriamente quelle persone.
Ecco, Mantovano allora si faccia due domande in più e dia due risposte in più, e, invece di attaccarci, adducendo una ragione di Stato, capisca che qua c'è in gioco la democrazia. Quando lo diciamo è perché difendiamo non solo le nostre prerogative, ma il senso delle istituzioni, dello Stato e di alcune regole che, come ha appena sentito, sono state violate .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Presidente, sullo stesso argomento e associandoci alle richieste che sono già state formulate anche dai colleghi. Mi consenta, Presidente, di approfittare della sua presenza, però, perché credo veramente che ci sia la necessità di proteggere questa istituzione. Lei, Presidente, ha il ruolo più importante in questa Camera dei deputati, lei è il Presidente e, come Presidente, deve, prima di tutto, proteggere le prerogative di noi parlamentari.
Come hanno ricordato i colleghi, sono accadute delle cose piuttosto gravi. Noi non vediamo in quest'Aula la Presidente del Consiglio ormai da tanto tempo. Le abbiamo chiesto di darci chiarimenti sul caso di Almasri, e le abbiamo chiesto di dare chiarimenti anche perché - guardi - sulla vicenda Almasri, dopo aver ascoltato due Ministri del suo Governo, come minimo era necessaria la presenza della Presidente, non foss'altro per capire chi dei due avesse letto bene le carte.
Dall'altra parte, abbiamo chiesto la presenza della Presidente Meloni sulla vicenda Paragon che, come è stato ricordato dai colleghi, è un fatto gravissimo. Ci sono persone e giornalisti che sono stati captati o intercettati, non sappiamo bene da chi, ma sappiamo come; ed è un fatto gravissimo che questo sia avvenuto senza che il Parlamento sia ancora adeguatamente informato di quanto accaduto.
E poi, come veniva ricordato, la Presidente del Consiglio, ormai, parla soltanto attraverso video o attraverso interviste. Si rifiuta di venire in Parlamento e si rifiuta di guardare in faccia i parlamentari e dirci quali sono le condizioni delle situazioni che riguardano - peraltro lo voglio ricordare - la sicurezza del Paese.
Ma c'è una questione, Presidente, sulla quale vorrei che lei soffermasse la sua attenzione: riguarda quello che è accaduto nei rapporti e nelle relazioni che quest'Aula parlamentare, in particolare le opposizioni, hanno con una figura che ha un ruolo rilevantissimo nel Governo Meloni ed è il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il Sottosegretario Mantovano, che non è venuto in quest'Aula a fare informative o chiarimenti, ma è venuto in quel corridoio, in Transatlantico, quando ha ritenuto che alcune informazioni dovessero essere date ai giornalisti, non certo ai parlamentari.
Anche questo è stato un modo per screditare quest'Aula, screditare le prerogative di noi parlamentari e screditare anche la sovranità parlamentare. Credo che si debba smettere di trattarci in questo modo. Del resto capisco che, rispetto alle opposizioni, il manganello, anche solo il manganello delle parole, possa essere quello più utilizzato. Del resto, ci sono Sottosegretari che utilizzano segreti del loro ufficio per poter manganellare le opposizioni e c'è un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che attacca le opposizioni e che, in qualche modo, agisce così, cioè agisce dicendo che le opposizioni non solo non hanno diritti e non hanno doveri, ma che le opposizioni devono addirittura tacere rispetto a quello che sta accadendo.
Allora, Presidente, siccome si tratta di sicurezza nazionale, siccome si tratta di rispetto dei ruoli e delle prerogative dell'Aula parlamentare, siccome questa è ancora una democrazia parlamentare, noi le chiediamo, Presidente, di pretendere la Presidente del Consiglio in quest'Aula perché la Presidente del Consiglio ci dica anche che intenzioni ha - guardi - rispetto, addirittura, al Consiglio europeo, ma so che qui stiamo esagerando. Si figuri se la Presidente del Consiglio vuole darci informazioni anche soltanto su questo.
Però, il fatto che si tratti in questo modo il Parlamento non è un problema soltanto dell'opposizione, è un problema della maggioranza, anche della prossima maggioranza, e anche dei prossimi anni perché quello che sarà rispettato o non rispettato in questo Parlamento riguarderà tutti i cittadini e le cittadine italiane.
Noi, come opposizione, oggi vogliamo difendere quei cittadini e quelle cittadine, non solo quelli che hanno votato noi, anche quelli che hanno votato voi, maggioranza, perché il rispetto della Carta costituzionale dovrebbe essere un tema che hanno a cuore tutti, maggioranza e opposizione. E chissà che, magari, non sia la volta buona che la Presidente del Consiglio venga in quest'Aula a rispettarci .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, su un altro argomento, sempre sull'ordine dei lavori, la deputata Onori. Ne ha facoltà.
FEDERICA ONORI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Domani, 6 marzo 2025, i dell'Unione europea si riuniscono a Bruxelles per un vertice straordinario in cui si discuterà del sostegno all'Ucraina e della difesa europea. Sarà invitato anche il Presidente Zelensky.
Allora, sembrerebbe che tutti i della Presidente Giorgia Meloni, del 2024 e del 2025, che riguardano l'Ucraina e che riguardano Zelensky, non siano più disponibili. Se si va sulla pagina della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e si fa una ricerca per parole chiave, si trova soltanto qualche del 2023 e del 2022. Niente sugli anniversari a febbraio, sugli anniversari dell'aggressione russa in Ucraina; niente del G7 a Kiev; niente dell'incontro con Zelensky nel Sud Italia.
In compenso, abbiamo i che riguardano incontri con Capi di Stato e di Governo di Turchia, Finlandia, Repubblica Ceca, Cipro, Argentina, Brasile, Trump ovviamente, Tagikistan, Kazakistan. Nel 2024 e 2025, praticamente, è come se la Presidente Giorgia Meloni non avesse mai fatto incontri o non avesse mai detto nulla sul dell'Ucraina e sul Presidente Zelensky.
Ora, la domanda è: come dobbiamo interpretare questo fatto? Dobbiamo sapere qualcosa? La Presidente Meloni deve dire qualcosa agli italiani? Abbiamo cambiato la nostra posizione sull'Ucraina, sul popolo ucraino e su quello che bisogna fare con un dittatore come Putin?
Probabilmente, è il caso che Giorgia Meloni, la Presidente Giorgia Meloni, venga in Aula a riferire, ormai dopo il 6 marzo - perché avevamo già chiesto la presenza della Presidente in vista del vertice a Bruxelles di domani e si è rifiutata di venire in Aula -, e credo che sia importante che la Presidente Giorgia Meloni ci dica cosa sta succedendo, e ci dia conto di questa anomalia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.
LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(PD-IDP). Anch'io, Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula su un fatto curioso. Cioè, per la prima volta nella storia della politica estera italiana, assistiamo a un'inversione di rotta comunicata attraverso i . Perché, appunto, come diceva la collega Onori, sembrerebbe - poi vedremo - che, proprio come ha fatto il Presidente argentino Milei ieri, dai della Presidente del Consiglio siano state rimosse tutte le foto degli incontri con il Presidente Zelensky.
Si tratta di un fatto raro, curioso, e quindi volevamo richiamare l'attenzione dell'Aula su questo. Non sappiamo se sia un'inversione di rotta, se sia che Musk ha preso la gestione dei della Presidente del Consiglio, oppure se si tratta di un nuovo fenomeno di . Ci piacerebbe saperlo, e ci teniamo a usare questo spazio dell'Aula, il tempo che lei ci ha concesso, per dire una cosa; che ribadiremo poi con i voti, gli atti parlamentari, come abbiamo fatto ogni giorno di questi tre anni di guerra.
Noi siamo al fianco del Paese che è aggredito. Esprimiamo gratitudine per il coraggio di tutto il popolo ucraino che ha resistito a tre anni di invasione russa; esprimiamo solidarietà al Presidente Zelensky che, negli ultimi giorni, ha avuto un incontro molto faticoso e molto poco rispettoso alla Casa Bianca.
Ci teniamo a ribadirlo oggi, lo ribadiremo tutte le volte che potremo con gli atti parlamentari e con il voto. Speriamo, a questo punto, di avere la stessa conferma dai colleghi di Fratelli d'Italia, anche perché, altrimenti, dovremmo pensare che, se Musk gestisce gli della Presidente del Consiglio, forse Salvini ha preso il controllo della nostra politica estera .
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi articolo 96- comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
S. 1359. - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex Ilva» (approvato dal Senato) (2285) -
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da lunedì 17 marzo 2025, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96- del Regolamento, il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo è conseguentemente adeguato.
PRESIDENTE. Comunico che, nella seduta di mercoledì 5 marzo 2025, la IX Commissione permanente (Trasporti, poste e telecomunicazioni) ha approvato, in sede legislativa, un nuovo testo della proposta di legge d'iniziativa dei deputati Pella, Deidda, Pastorino e Tassinari: “Modifiche all'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada” (1976).
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES(MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Egregi colleghi, oggi, il 5 marzo di cinquant'anni fa, moriva, a Roma, Emilio Lussu, antifascista, esule politico e padre costituente, ma soprattutto appartenente al popolo sardo, combattente nelle due guerre mondiali, nella guerra civile di Spagna. Un uomo che ha attraversato il Novecento da protagonista, lasciando un segno profondo nella storia d'Italia e della Sardegna. Fondatore del Partito Sardo d'Azione, antifascista intransigente, costretto all'esilio dal regime, Lussu tornò in Italia per contribuire alla nascita della Repubblica.
Fu tra i padri della nostra Costituzione e, soprattutto, uno degli artefici degli Statuti speciali, garantendo alle regioni a forte identità culturale, come la Valle d'Aosta e la sua Sardegna, la loro specialità. La sua visione era chiara: un'Italia che riconoscesse, tutelasse le sue diversità, che desse voce alle minoranze linguistiche e culturali, che rafforzasse l'autonomia, senza perdere l'unità nazionale. Per lui, federalista convinto, l'autonomia non era un privilegio, ma un diritto fondato sulla storia, sulla geografia e sulla necessità di uno sviluppo equo.
Lussu è stato soprattutto il relatore, all'Assemblea costituente, del disegno di legge per lo Statuto speciale della Valle d'Aosta, giocando un ruolo preminente e indispensabile. Oggi, purtroppo, invece, la politica è lontana dalle visioni federaliste e regionaliste di Lussu e Chanoux, che fondavano la loro visione politica sulla priorità di affrontare con concretezza i problemi delle loro terre, mettendo al centro i popoli e gli individui prima dello Stato. Un pensiero, questo, ben rappresentato da Roberto Louvin nella sua pubblicazione su Emilio Lussu e su Émile Chanoux, dove sono puntualmente individuati i diversi momenti in cui si è dipanato l'intervento del politico e dello scrittore a sostegno del disegno autonomista valdostano, a partire dal Consiglio dei ministri, presieduto da Ferruccio Parri, attraverso il lavoro della sottocommissione incaricata dell'elaborazione del testo e della discussione in Assemblea.
Un pensiero, quello di Lussu e Chanoux, che si può sintetizzare con il primato della comunità locale e dei cittadini sullo Stato e dal legame tra autonomia e federalismo, cioè tra la difesa dell'essere minoranze con le proprie specificità e il dovere di dialogare, collaborare, mediare sempre per l'unità del Paese. Grazie ancora all'attività di Emilio Lussu .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.
SILVIO LAI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi, per ricordare Emilio Lussu a cinquant'anni dalla scomparsa avvenuta a Roma, nella sua abitazione in Piazza Adriana, il 5 marzo 1975, del quale non è possibile non richiamare la sua complessità politica e culturale. Non si può non vedere, infatti, l'uomo di grandi valori e cultura, il politico coraggioso, il federalista appassionato, lo scrittore raffinato.
Convinto interventista nella Prima guerra mondiale, a difesa dei confini italiani dall'aggressione austroungarica, e protagonista nella Brigata Sassari, il primo reparto costruito con persone provenienti tutti dalla stessa regione, di cui solo venerdì scorso abbiamo ricordato il 110 anni dalla sua istituzione. Non è un episodio tra i tanti della storia d'Italia del secolo scorso. Dopo Caporetto, è sull'altipiano di Asiago che si impedisce la discesa degli austroungarici verso l'occupazione del Veneto, e la Brigata Sassari è il pilastro di una resistenza italiana, che passa per un'isola lontana. Erano 100.000, infatti, i giovani sardi su un milione di abitanti, arruolati per una causa che non era la loro: 15.000 di loro non faranno più ritorno.
È da quell'esperienza che nasce la sua denuncia, politica e culturale, sulla irrazionalità della guerra, della gerarchia e della esasperata disciplina militare in uso a quel tempo, che descrive nel suo romanzo autobiografico “”. È quella stessa esperienza che gli fa acquisire la stima e l'affetto di quei contadini e pastori sardi, strappati alla loro terra, per essere catapultati in una guerra di cui non conoscono il senso, ma che si aggrappano, per resistere, alle qualità umane di quell'ufficiale, come loro sardo, nato in una piccola comunità isolata e distante da Cagliari, la sua Armungia, dove Lussu conosce e apprezza le competenze e le qualità della cultura pastorale e contadina, quanto il suo sfruttamento. L'eroismo civile del rifiuto dell'ordine insensato, non quello guerresco, fa sì che a fine guerra i soldati della Brigata si riconoscano in lui, rispetto a un centralismo statale piegato agli interessi degli industriali del Nord e degli agrari del Sud.
Vogliamo essere noi a disporre delle nostre cose, ad amministrare le nostre sostanze e i nostri comuni, risponde Lussu. È l'atto di fondazione del Partito Sardo d'Azione, del 17 aprile 1921, un progetto di autonomia e giustizia sociale che gli sopravvive, con percorsi che non lo avrebbero visto convinto sostenitore. Solo un anno dopo, il progetto azionista e autonomista sardo di Lussu, si scontra con l'ascesa al Governo del fascismo. Ma nel clima di intimidazione delle elezioni del 1924, i sardisti ottengono, comunque, il 16 per cento dei voti in Sardegna e lo rieleggono, al Parlamento, insieme a Pietro Mastino.
Come il socialista Giacomo Matteotti, Lussu è nella lista di coloro da eliminare per il fascismo, ma continua nell'impegno politico autonomista e antifascista, sino a quando, nel 1926, subisce un tentativo di linciaggio da parte dei fascisti e, difendendosi, ne uccide uno.
Passa un anno di carcere a Cagliari, dove si ammala gravemente, viene assolto dal tribunale per legittima difesa, ma il regime fascista, il giorno dopo l'assoluzione, lo spedisce al confino nell'isola di Lipari, da cui fugge insieme a Carlo Rosselli e a Fausto Nitti sino a Parigi, dove conduce una campagna internazionale contro il fascismo. Con Gaetano Salvemini, e insieme a molti altri esuli, dà vita al movimento Giustizia e Libertà.
Lussu rientra in Italia il 13 agosto del 1943, dopo 14 anni di esilio, per prendere parte alla lotta partigiana ed è poi eletto, dopo la liberazione e il referendum per la Repubblica, all'Assemblea Costituente, dove svolge un importante ruolo propositivo nel disegno del nuovo Stato e nella nascita delle regioni autonome, legando il suo nome allo statuto di specialità della Valle d'Aosta e della sua Sardegna, dove è considerato, a ragione, il padre nobile dell'autonomia. Il suo impegno politico e istituzionale, proseguito prima come Ministro e poi nel Partito Socialista, di cui è stato senatore sino alla metà degli anni Sessanta, quando ha lasciato la politica attiva, per ritirarsi a vita privata.
Ma Lussu, e concludo Presidente, è anche il raffinato scrittore di un'opera fondamentale per comprendere la nascita del fascismo in Italia: “”.
La sua produzione letteraria è profondamente intrecciata con la sua attività politica, segnata dall'antifascismo e dall'impegno per la democrazia. Il suo impegno antifascista, la sua lotta contro le disuguaglianze, la sua idea di un federalismo responsabile e cooperativo in uno Stato solidale, è una lezione di grande attualità e una guida per chi è impegnato in politica oggi.
“Se si vuole far guidare dal senso di giustizia, che è fatta dalla libertà come primo di tutti i diritti…”: è l'ultimo suo messaggio politico, nel 1969, ai pastori di Orgosolo, in Sardegna, che lottavano per la propria terra che veniva occupata da nuove servitù militari. È la sua eredità e il suo manifesto, quello sui diritti: “chi è cosciente dei propri diritti non li baratta con niente” .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fenu. Ne ha facoltà.
EMILIANO FENU(M5S). Grazie, Presidente. Se la mia salute me lo permettesse, sarei in mezzo a voi. Con queste parole Emilio Lussu chiudeva il telegramma - inviato nel 1969, lui ormai aveva quasi ottant'anni - ai pastori, ai contadini e alle donne di Orgosolo, che erano in lotta contro l'occupazione militare di Pratobello, definita una provocazione colonialista. Lussu respingeva ogni tentativo di compensare quell'abuso con indennizzi, definendoli offensivi, perché, ricordava, chi ha coscienza dei propri diritti non li baratta.
In quelle poche righe si intuisce una parte della storia di Lussu, ufficiale coraggioso della Grande Guerra, fondatore del Partito Sardo d'Azione, antifascista militante, costretto all'esilio per aver combattuto il regime, parlamentare e Ministro della Repubblica, sempre al servizio della sua terra e della democrazia. Lussu è stato un uomo capace di unire l'amore per la Sardegna e la lotta per la libertà di tutti i popoli. Credeva nella politica come dovere morale, come difesa della dignità collettiva, come strumento di riscatto sociale. Oggi, in un tempo di fragilità democratica, la sua voce ci richiama alla responsabilità di scegliere da che parte stare, senza ambiguità. A cinquant'anni dalla sua morte, onorare Emilio Lussu significa impegnarci a difendere, oggi e ogni giorno, libertà, giustizia e dignità .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raimondo. Ne ha facoltà.
CARMINE FABIO RAIMONDO(FDI). Grazie, Presidente. Intendo portare all'attenzione di quest'Aula un fatto molto grave avvenuto lo scorso fine settimana a Lodi. Sabato mattina, in più punti della città, la Polizia ha rinvenuto alcuni volantini con le scritte: “La mela è marcita. No DDL Sicurezza. Voi siete i vermi”. Questi volantini riportano il disegno di una pistola e frasi ingiuriose nei confronti degli esponenti del Governo Meloni. Non è stata rivendicata la paternità di questo gesto infame, ma è evidente che è opera di qualcuno che vorrebbe portare l'orologio della storia indietro agli anni più bui della nostra Repubblica. Sul quotidiano la stampa locale, si legge che questi volantini inneggiano alla partecipazione alla manifestazione contro il DDL Sicurezza prevista a Lodi sabato 15 marzo e promossa, tra gli altri, da CGIL e ANPI, che non hanno espresso alcuna parola di condanna nei confronti di questi volantini ed è una cosa vergognosa .
Signor Presidente, con il DDL Sicurezza abbiamo dimostrato con i fatti che lo Stato c'è e che la sicurezza delle città è al centro della nostra azione politica. Non ci faremo di certo intimidire da questi vigliacchi senza onore . Ci auguriamo che venga fatta piena luce sulla vicenda e ci aspettiamo anche che tutte le forze politiche condannino espressamente quanto accaduto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Traversi. Ne ha facoltà.
ROBERTO TRAVERSI(M5S). Grazie, Presidente. Prendo la parola per portare in evidenza una questione a me molto cara, ossia per fare il punto circa l'iter che avrebbe dovuto trasformare il parco regionale di Portofino in parco nazionale. Con la legge di bilancio del 2018, con un finanziamento di 300.000 euro per il primo anno e di un milione per gli anni successivi, è stata prevista l'istituzione di un parco nazionale che, in linea con le norme europee, avrebbe dovuto incrementare le aree sottoposte a tutela.
La regione Liguria - o, meglio, la politica della regione Liguria - sin dall'inizio ha tentato di frenare tale iter autorizzativo e, solo a seguito di una sentenza del TAR del Lazio del 2021, con un decreto del Ministero è stato istituito il comitato provvisorio di gestione del parco, con il coinvolgimento di ben 11 comuni e, fra questi, sette successivamente hanno addirittura fatto atti di indirizzo per partecipare al parco. Nonostante ciò, con il decreto del 10 ottobre 2023 il Ministro ha comunque deciso di accogliere le richieste della regione Liguria, ossia quella di istituire il parco nazionale mantenendo praticamente la medesima estensione territoriale attuale, comprendendo solo tre comuni. Questo chiaramente è un atto difficile da sopportare, perché la volontà dei cittadini, espressa tramite i loro consigli comunali, era emersa chiaramente in maniera opposta.
Decisamente, comunque, questo è anche in contrasto intanto con la norma nazionale, che prevede di ampliare i confini del parco, e con le politiche comunitarie di protezione dell'ambiente, che puntano a ripristinare il 20 per cento delle aree terrestri e marine entro il 2030; successivamente, con il parere tecnico-ambientale di ISPRA, che ha ribadito la sua contrarietà a ridurre la perimetrazione di aree di rilevante valore naturalistico; poi, è in palese contrasto anche con la volontà espressa dai comuni, come detto in precedenza. Tale decreto, però, è stato successivamente annullato dalla sentenza del TAR della Liguria del maggio 2024, ma io, comunque, avevo già evidenziato questa cosa nel 2023, con un'interrogazione. In questi giorni ho depositato una seconda interrogazione e vi spiego anche il motivo: l'evoluzione giudiziaria su questa questione ha portato il TAR a richiedere di procedere all'istituzione definitiva del parco nazionale di Portofino, accogliendo le istanze delle tante associazioni, oltre che dei sette comuni interessati, e contemporaneamente ad individuare immediatamente le misure di salvaguardia.
Quindi, questa fase di stallo e di confusione, ovviamente, non giova a nessuno. Stiamo continuando a perdere tempo e anche una grandissima opportunità, perché già il nostro territorio è sicuramente fantastico, però il parco potrebbe ricevere immensi contributi che potrebbero essere impiegati sul territorio .
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
1.
Disposizioni in materia di economia dello spazio. (C. 2026-A)
: GUSMEROLI e MASCARETTI.
2.
S. 915-916-942-980-1002 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: BUCALO ed altri; D'INIZIATIVA DELL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA; D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MARTI ed altri; FAZZONE ed altri; ZAMBITO ed altri: Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 2149)
e delle abbinate proposte di legge: TOCCALINI ed altri; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA; VIETRI ed altri; D'INIZIATIVA DELL'ASSEMBLEA REGIONALE SICILIANA; MARIANNA RICCIARDI ed altri; DE LUCA ed altri; MALAVASI ed altri. (C. 160-683-1403-1497-1511-1575-1646-1802)
: ROSCANI.
3.