PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ROBERTO TRAVERSI, legge il processo verbale della seduta del 14 marzo 2025.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
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PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell' al resoconto stenografico della seduta odierna .
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Bonifazi e Boschi n. 3-01666 .
Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere.
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. In relazione all'atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Bonifazi, si riscontra quanto segue. La norma di riferimento in materia, come ricordato dall'interrogante, è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 dicembre 2007, che reca la “Disciplina del regime per i doni di cortesia ricevuti dai componenti del Governo”. L'ambito di applicazione della norma è circoscritto agli oggetti ricevuti dal Presidente del Consiglio dei ministri, dai Ministri, dagli altri membri del Governo e dai loro congiunti “in ragione dell'ufficio che ricoprono in occasione di visite ufficiali o di incontri, da parte di autorità o di delegazioni italiane o straniere e che, secondo gli usi di cerimoniale, abbiano carattere protocollare d'uso e di cortesia”.
Al proposito, occorre tener conto del fatto che, come evidenziato nelle premesse del citato decreto, la disciplina in argomento definisce e regola il trattamento e il regime dei cosiddetti doni di rappresentanza, che sono il frutto delle convenzioni e della prassi “esistenti in ambito nazionale e internazionale in materia di scambio di doni di cortesia in occasione o a margine di visite ufficiali o di incontri di membri del Governo con autorità italiane e straniere”.
Si tratta, insomma, di oggetti che rappresentano un gesto simbolico che vuole essere il segno della valorizzazione, a volte persino della nuova creazione ovvero di un rafforzamento o del ripristino di relazioni o legami tra due istituzioni o tra due Paesi. Il dono di rappresentanza viene offerto, ricevuto, scambiato, a seconda delle circostanze, in occasione di incontri bilaterali o multilaterali ufficiali, visite di cortesia o altre occasioni in cui un'autorità incontra altra o altre autorità italiane o straniere.
Di norma, la consegna, la ricezione e lo scambio avvengono per via protocollare, cioè da cerimoniale a cerimoniale. Quindi, i doni di rappresentanza, di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2007, che il Presidente del Consiglio dei ministri ha ricevuto dal momento del suo insediamento alla data della presente risposta all'atto di sindacato ispettivo, sono stati iscritti, ai sensi della vigente normativa, in apposito registro in formato elettronico, tenuto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, contenente le seguenti indicazioni: la data dell'incontro; il luogo dell'incontro; l'occasione dell'incontro; l'autorità che ha offerto il dono, nel caso di doni ricevuti dal Presidente del Consiglio; una breve descrizione del dono, con apposito numero di ordine di registro.
Abbiamo provveduto al deposito, presso l'ufficio della Presidenza della Camera, dell'estratto del suddetto elenco relativo ai doni “protocollari”, oggetto dell'interrogazione, ricevuti dal Presidente del Consiglio dal momento del suo insediamento fino alla data odierna. Il valore stimato del dono di rappresentanza, qualora non facilmente desumibile dal mercato, è determinato dal competente Dipartimento per i servizi strumentali della Presidenza del Consiglio, che può, ove necessario, richiedere una perizia.
Nelle more dell'espletamento delle attività di valutazione del valore dei doni e di destinazione degli stessi (ad esempio, iniziative aventi finalità umanitarie, di assistenza o di beneficenza), i doni, compresi nell'elenco che viene depositato, sono stati destinati alle sedi ufficiali o di rappresentanza della Presidenza del Consiglio, e sono, quindi, nella disponibilità dell'amministrazione (quando le caratteristiche specifiche dei doni lo consentono, ad esempio se si tratta di quadri) o sono custoditi dall'Ufficio del cerimoniale, per essere successivamente consegnati al Dipartimento per i servizi strumentali.
Infine, ricordiamo che, come disposto espressamente dall'articolo 3 del DPCM del 2007, sono esclusi dal regime per i doni di rappresentanza “gli oggetti che si riferiscano a decorazioni o insegne o distinzioni onorifiche o cavalleresche o di benemerenza attribuiti da sovrani, Capi di Stato, Governi o da altri soggetti che, in ambito internazionale, godano di prerogative analoghe a quelle di un sovrano, di un Capo di Stato o di un Governo, nonché le insegne onorifiche nazionali concesse dallo Stato italiano ad autorità italiane o straniere”.
PRESIDENTE. La documentazione consegnata dal Ministro è a disposizione presso la Presidenza per la consultazione da parte dei deputati interessati.
La deputata Boschi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Intanto, la notizia è che il Governo ha risposto a una nostra interrogazione, visto che da mesi attendiamo risposte dal Governo su varie interrogazioni che abbiamo depositato e che sono tuttora inevase. Approfitto della presenza del Ministro Ciriani per segnalare, in modo particolare, più interrogazioni, che ha depositato anche il collega Giachetti, sulle condizioni delle carceri, e segnatamente sulle condizioni di tutela della salute dei detenuti nelle carceri, che da mesi attendono risposta.
Così come stiamo ancora attendendo che il Sottosegretario Mantovano riferisca al Copasir sul caso Paragon, visto che il Governo si è rifiutato più volte di farlo in quest'Aula e anche di rispondere alle interrogazioni che sono state presentate dal nostro gruppo e da altri gruppi proprio su questo argomento.
Venendo alla risposta che ci ha fornito il Ministro Ciriani, ci riserviamo di verificare la lista che il Ministro ha depositato presso la Presidenza, per verificare anche la corrispondenza rispetto ai requisiti di legge.
Ogni giorno si apre un nuovo capitolo rispetto alle spese e alla gestione a Palazzo Chigi, talvolta anche semplicemente valutazioni di opportunità, ma leggiamo, per esempio, sui quotidiani di oggi, che, dopo aver rifiutato il volo di Stato al procuratore Lo Voi, il Sottosegretario Mantovano, invece, autorizza numerosi voli di Stato per i membri del Governo, superando di gran lunga i numeri degli anni precedenti e dei Governi precedenti. Anche su questo chiederemo chiarezza.
PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Bonifazi e Boschi n. 3-01667 .
LUCA CIRIANI,. Grazie, Presidente. In relazione all'atto di sindacato ispettivo dell'onorevole Bonifazi, appena richiamato, concernente l'acquisto dell'abitazione privata da parte del Presidente del Consiglio, si riscontra quanto segue. In primo luogo, preme evidenziare come in precedenza non risultino essere stati presentati atti di sindacato ispettivo aventi ad oggetto questioni relative alla sfera personale del Presidente del Consiglio dei ministri con particolare riferimento ad informazioni riguardanti l'abitazione di sua proprietà, salvo vi fossero questioni di presunta illiceità relative alla stessa, e si sottolinea come, comunque, detti atti non abbiano mai trovato risposta.
Ciò nonostante, il Presidente del Consiglio ha inteso soprassedere rispetto allo svolgimento di verifiche e valutazioni sulla sindacabilità dell'atto, e pertanto si forniscono le seguenti risposte. In data 23 dicembre 2004, Giorgia Meloni ha definito con atto notarile la compravendita dell'immobile ove abita, per il quale non ha beneficiato di alcuna detrazione per lavori edilizi e mobili.
Per i lavori di ristrutturazione dell'abitazione non sono stati stanziati fondi dal Ministero dell'Interno, non sono stati stanziati fondi dalla Presidenza del Consiglio e non è stato impiegato denaro pubblico. Gli acquisti effettuati per l'abitazione sono stati effettuati con regolari accordi contrattuali e ogni pagamento è stato effettuato nel rispetto degli obblighi di tracciamento previsti dalla vigente normativa. Non si ravvedono motivi per fornire un elenco dei fornitori privati di acquisti personali, perché, viceversa, verrebbe meno la relativa ordinaria aspettativa di riservatezza .
PRESIDENTE. La deputata Boschi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
MARIA ELENA BOSCHI(IV-C-RE). Guardi, Ministro, rispetto alla valutazione di ammissibilità dell'interrogazione presentata dal collega Bonifazi, il Governo non può sostituirsi alla Presidenza della Camera. È la Presidenza della Camera che valuta se siano ammissibili o meno, e quindi, evidentemente, in questo caso, se il Governo è stato chiamato a rispondere è perché la Presidenza della Camera ha fatto una valutazione di ammissibilità, e ritengo che almeno questo confine di rispetto istituzionale tra Governo e potere legislativo, tra Governo e Camera, dovrebbe essere rispettato, visto per l'appunto, Ministro, che lei, tra l'altro, ha la delega per i rapporti con il Parlamento.
Quanto al quesito, credo che sia doveroso che chi sta all'opposizione, nell'interesse dei cittadini e della trasparenza, possa chiedere conto al Governo, e, in modo particolare, alla Presidenza del Consiglio, se vi sia stato o meno utilizzo di risorse pubbliche - quello è il punto -, tant'è vero che abbiamo chiesto se fossero state destinate o meno risorse da parte del Ministero dell'Interno o della Presidenza del Consiglio per questioni legate, magari, alla sicurezza, ma comunque risorse pubbliche, risorse dei cittadini. Avevamo anche chiesto, Ministro, che ci fosse un elenco dei fornitori, in modo tale da poter conoscere quelle che erano state le spese affrontate per una ristrutturazione sicuramente imponente, perché la villa della Presidente Meloni è di 433 metri quadrati, con piscina, 18 vani, e con la ristrutturazione ha aumentato di molto il valore che la Presidente del Consiglio aveva inizialmente speso per l'acquisto di questa casa, cioè 1.200.000 euro.
Allora, la richiesta era, appunto, se fossero o meno indicati i fornitori, le spese e le modalità di pagamento. Questa lista non è stata fornita dal Governo e a questo punto non sappiamo chi siano stati i fornitori, quanto sia stato speso e in che modo. Evidentemente, c'è qualcosa che la Presidenza del Consiglio deve tener nascosto e anche su questo continueremo a fare chiarezza.
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Nevi ed altri n. 3-01214 e Caramiello ed altri n. 3-01814, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente .
Il Sottosegretario di Stato per l'Agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste, Luigi D'Eramo, ha facoltà di rispondere.
LUIGI D'ERAMO,. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, considerata l'analogia dell'argomento trattato, rispondo congiuntamente alle interrogazioni degli onorevoli Nevi e Caramiello. Il comparto vitivinicolo, con quasi 14 miliardi di fatturato, 240.000 imprese produttrici e 8 miliardi di euro di valore all'esportazione, rappresenta un settore di fondamentale importanza per l'economia della nostra Nazione. Il vino, infatti, raffigura il 10 per cento dell'agroalimentare nazionale, confermandosi una componente strategica del sistema Italia.
Sin dall'insediamento del Governo Meloni, il Ministero dell'Agricoltura ha posto al centro della propria azione il sostegno alla filiera vitivinicola, nella consapevolezza che la produzione di vino non è solo un economico, ma racchiude anche un insieme di valori connessi ai territori, alla storia, alla cultura della nostra Nazione e alla tutela dell'ambiente. Il vino e, più in generale, il comparto delle bevande alcoliche vive, però, un momento di transizione legato ai cambiamenti delle abitudini e alle modalità di consumo a livello globale.
Tale evoluzione non può essere ignorata, ma deve diventare un punto di partenza e di riflessione per progettare il futuro e sostenere la competitività delle nostre aziende. Da un lato, occorre contrastare con forza la propaganda allarmistica che, attraverso il richiamo alle esigenze salutistiche, intende demonizzare il consumo del vino al solo scopo di favorire alcune produzioni nazionali con tasso alcolemico, peraltro, molto più elevato. Penso a tutte quelle forme di etichettatura fuorvianti adottate da alcune Nazioni, come l'Irlanda e il Belgio, per esempio, che il Governo italiano sta contrastando in sede europea, trovando, peraltro, l'appoggio della stessa Commissione europea.
Dall'altro lato, occorre continuare a sostenere il settore con risorse anche europee, per favorire la promozione agroalimentare e garantire interventi immediati a favore dei nostri produttori colpiti dalle emergenze fitosanitarie, come, peraltro, il nostro Governo ha provveduto a fare stanziando 47 milioni di euro per indennizzi alle imprese per la peronospora e 7,5 milioni di euro per le misure di contrasto alla flavescenza dorata.
In questo scenario, si inserisce la tematica della produzione di vini dealcolati. Abbiamo più volte espresso delle perplessità sull'argomento, condividendo la posizione dell'OIV, l'Organizzazione internazionale che si occupa della vigna e del vino, che considera l'alcol un elemento intimamente connesso al vino. Tuttavia, il confronto avviato con la filiera nazionale ha evidenziato l'interesse dei mercati globali per questa nuova tipologia di prodotto e la necessità di introdurre anche in Italia regole chiare, con l'obiettivo di evitare uno svantaggio competitivo per il nostro settore di fronte alle produzioni già avviate dai principali Stati produttori.
Per questo motivo, il Ministero dell'Agricoltura ha recepito le istanze provenienti da tutta la filiera nazionale e, a seguito di un percorso condiviso con le regioni e le associazioni di settore, ha adottato il decreto ministeriale n. 672816 del 20 dicembre 2024, per definire le modalità di produzione, di detenzione e l'etichettatura dei prodotti vitivinicoli che possono essere sottoposti a un trattamento di dealcolazione. La dealcolazione del vino necessita, tuttavia, di regole nuove e specifiche per consentire agli operatori del settore di poter gestire fiscalmente l'alcole etilico estratto dal vino, sottoposto al regime dell'accisa.
In tale direzione, al fine di offrire agli operatori del settore che intendano avviare questa nuova produzione un quadro di regole certo e chiaro, lo scorso 13 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva lo schema di decreto legislativo recante “Revisione delle disposizioni in materia di accise” che ha introdotto l'articolo 33-, volto a disciplinare, dal punto di vista del regime fiscale, la produzione di vino dealcolato. La nuova disciplina del regime fiscale applicabile all'alcole etilico derivante dal processo di dealcolazione completa, quindi, il quadro delle regole per i produttori di vino dealcolato con regole semplificate al massimo per i produttori di vino sino a mille ettolitri e un regime di favore per soglie superiori.
Inoltre, come ricordato dall'interrogante, sono giunte richieste di rivedere il tema della separazione dei locali di produzione, prevista dalla normativa europea (regolamento CE n. 1308/2013) e dalle disposizioni nazionali, che stabiliscono che i locali destinati alla produzione di vino e quelli per la produzione di vini dealcolati debbano essere separati per evitare contaminazioni o mescolanze tra i due prodotti.
In merito a ciò, stiamo valutando attentamente la possibilità di venire incontro alle richieste; tuttavia, eventuali modifiche a questa normativa dovranno essere basate su evidenze scientifiche che dimostrino che la rimozione della separazione non comprometta la qualità e l'affidabilità del prodotto. Infine, per quanto riguarda l'etichettatura dei vini dealcolati, materia che rientra nell'ambito della normativa armonizzata a livello europeo, il regolamento citato stabilisce che il termine “vino” può essere utilizzato solo per i prodotti che rispettano determinate caratteristiche e che non hanno subito alterazioni che ne modificano l'essenza. Pertanto, è fondamentale evitare che prodotti che abbiano subito processi di trasformazione significativi, come la dealcolazione, vengano denominati come “vino”.
L'utilizzo improprio del termine, infatti, potrebbe ingannare i consumatori e creare confusione sulla natura del prodotto. In caso di vino dealcolato, è necessario indicare chiaramente in etichetta che si tratta di un prodotto che ha subito un processo di dealcolazione, per informare correttamente il consumatore sulla natura del prodotto che sta acquistando.
PRESIDENTE. Il deputato Nevi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-01214.
RAFFAELE NEVI(FI-PPE). Grazie, Presidente. Sì, sono soddisfatto, perché dalla risposta del Sottosegretario emerge con chiarezza l'attenzione che il Governo sta mostrando per il comparto vitivinicolo, che ci è particolarmente a cuore, anche a causa delle difficoltà nel far passare un'idea rispetto alla salubrità di un prodotto - soprattutto per quanto riguarda il prodotto italiano - e alla necessità, invece, di continuare a stimolare un consumo moderato, su cui siamo assolutamente d'accordo. Quindi, prendiamo atto, con grande favore, della battaglia che il Governo sta conducendo, anche in sede europea e internazionale, per evitare etichette allarmistiche, che equiparerebbero un prodotto che non è, in sé, dannoso o nocivo. Dipende, chiaramente, dall'uso e dall'abuso che se ne fa.
Per quanto riguarda il vino dealcolato, noi pensiamo che sia una possibilità in più che si dà ai produttori, in un momento anche di difficoltà. È chiaro che bisogna normarlo bene, è chiaro che bisogna avere garanzia di tracciabilità. Il consumatore deve essere messo nelle condizioni di poter capire bene le differenze e di poter avere contezza immediata che stiamo parlando di un prodotto che non è vino, ma è, appunto, un derivato.
Quindi, riteniamo che il Governo stia facendo bene anche ad ascoltare gli del settore, per arrivare a una disciplina che sia definitiva e che possa rappresentare anche una opportunità per lo sviluppo di un settore che è molto promettente, soprattutto nei Paesi asiatici e di cultura e di religione islamica.
PRESIDENTE. Il deputato Caramiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione n. 3-01814. Prego, onorevole.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). Grazie, signora Presidente. Non mi reputo soddisfatto e spiego anche perché. Perché è una risposta che arriva tardivamente rispetto al sollecito effettuato dalla nostra forza politica, che, da oltre 2 anni, aveva chiesto al Ministro Lollobrigida di chiarire la questione della produzione dei vini dealcolati anche in Italia. Sottosegretario, non potevamo permetterci di perdere questa fetta di mercato e, come forza politica, riteniamo giusto produrre il vino dealcolato in Italia, esportarlo, così da salvaguardare le aziende italiane.
È inaccettabile che, mentre il nostro settore vitivinicolo lotta per mantenere le proprie quote di mercato ed espandersi, il Ministro abbia esitato a normare la produzione di vini dealcolati, perdendo così un'opportunità cruciale per innovare e per rispondere alle esigenze di un mercato in rapida evoluzione. Insomma, Sottosegretario, è chiaro che questo Governo abbia inanellato l'ennesimo errore politico, a danno di migliaia di produttori, solo per una questione ideologica.
Signora Presidente, che dire. Un attimo solo . Sottosegretario, in questo momento non vorrei aver messo a repentaglio la mia vita, aver commesso un errore madornale, perché, stando alle recenti dichiarazioni del Ministro, bere troppa acqua potrebbe comportare conseguenze negative, addirittura la morte. È doveroso, per dare corretta informazione, correggere queste esternazioni del Ministro.
Infatti, Sottosegretario, una recente indagine della Società italiana di medicina generale, in collaborazione con la , ha evidenziato che gli italiani bevono poca acqua, mentre si dice che, per stare bene e per far stare bene il corpo, occorre bere almeno 2 litri di acqua al giorno. E al rafforzamento di quanto appena detto, risponde anche Gherardo Buccianti, già primario di nefrologia e presidente della Fondazione Aspremare per la ricerca e prevenzione delle malattie renali e cardiovascolari del Niguarda di Milano. La quantità ottimale di liquido che deve assumere una persona adulta ogni giorno è di 2 litri complessivi, per recuperare i liquidi persi con le urine e distribuire nel corpo la quantità di acqua necessaria alla vita delle cellule.
Ma il Ministro, Sottosegretario, purtroppo, durante questa legislatura ci ha riservato diverse perle, che evito di ripetere. Ma tornando sul tema, per completezza di informazione, ricordo che, nel lontano dicembre del 2022, in risposta a una nostra interrogazione che denunciava l'inefficienza e l'immobilismo del Governo innanzi alla decisione di consentire l'utilizzo del vino dealcolato in Italia, il Ministro Lollobrigida dichiarava di dover attendere i risultati di un gruppo di lavoro.
Un di lavoro andato in letargo, giacché per anni non ha battuto un colpo. E il Ministro ha mostrato una resistenza ingiustificata nei confronti della possibilità di produrre vini dealcolati, sostenendo che si trattasse di un rischio. Ma quale rischio, onorevoli colleghi? Il rischio di perdere un'opportunità di e di innovazione; il rischio di rimanere indietro rispetto ad altri Paesi europei che, già da anni, hanno normato la produzione di questi vini.
La verità è che questa ostinazione ha danneggiato il nostro settore, lasciando spazio a esteri e multinazionali pronti a sfruttare la nostra incapacità di adattarci ai tempi. E ora, dopo oltre 2 anni di attese e di ritardi, finalmente il Ministro ha ceduto, ma non possiamo celebrare questa decisione come una vittoria. La nostra industria vitivinicola non può rimanere intrappolata in una burocrazia opprimente e in una mancanza di visione strategica.
In conclusione, Sottosegretario, bisogna lavorare con la filiera sulla possibilità di alcune semplificazioni sul tema degli stabilimenti dove vanno effettuate le pratiche di dealcolazione, così come il comparto ha bisogno di chiarimenti sulle questioni fiscali, in particolare indicazioni su come trattare fiscalmente l'alcol prodotto dalla dealcolazione. Signora Presidente, vado a concludere…
PRESIDENTE. No, concluda.
ALESSANDRO CARAMIELLO(M5S). È tempo di mettere in campo una visione chiara e determinata per il vino italiano, e non solo, per garantire la sopravvivenza del nostro e, permettetemi di dire, per il nostro
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 14. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'al resoconto stenografico della seduta odierna.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI(AVS). Grazie, signor Presidente. Questa notte, le IDF, l'esercito israeliano ha unilateralmente frantumato la tregua entrata in vigore il 19 gennaio a Gaza. Per diverse ore e da diverse ore - perché quello di cui sto per parlare sta continuando anche adesso - una serie di bombardamenti massicci a tappeto e senza alcun preavviso hanno colpito la Striscia di Gaza. Un inferno a cielo aperto. Una terra rasa al suolo da oltre un anno e mezzo di attacchi indiscriminati, che avevano già distrutto tutto ciò che poteva essere distrutto.
A Gaza il 90 per cento delle infrastrutture civili era distrutta e, dopo la tregua faticosamente raggiunta, accolta dai palestinesi, dalle palestinesi, dagli israeliani e da tutto il mondo come una possibile occasione di speranza, i civili, disperati, massacrati e umiliati da 15 mesi di bombardamenti senza tregua, avevano ricominciato a guadagnare aree del territorio di quella immensa prigione a cielo aperto, che avevano dovuto abbandonare durante quella terribile guerra di sterminio, perché di questo si è trattato. Ecco, questa notte, senza alcun preavviso, quei civili sono stati oggetto dell'ennesimo atto criminale, dell'ennesimo crimine di guerra deciso da Benjamin Netanyahu e dal suo Governo .
Allora, signor Presidente, occorre che qualcuno faccia e dica qualcosa. Intanto che dica qualcosa. Abbiamo letto le parole del Ministro Crosetto che si dice molto preoccupato. Piacere! E poi le parole che arrivano dai vertici dell'Unione europea che dicono ad Israele: “Mi raccomando, agite con moderazione”. Sono già oltre 400 le vittime in una sola notte: molte, moltissime sono bambini, per l'ennesima volta; si aggiungono alle decine di migliaia di bambini e di bambine uccisi in quella infinita mattanza.
E allora, Presidente, mentre si affollano le discussioni sul futuro dell'Europa e sul suo ruolo, mentre il dibattito politico, quello degli intellettuali e degli editorialisti, si concentra sull'uso delle parole e sul loro valore giuridico - si può dire o meno “genocidio”? - mentre avviene tutto questo, a Gaza si continua a morire nel silenzio e nell'inazione della comunità internazionale. È arrivato il momento di fare qualcosa. È arrivato il momento che l'Europa riguadagni dignità e sospenda il Trattato di associazione UE-Israele .
All'articolo 2, quel Trattato lì prevede che vada sospeso se si violano i diritti umani. Ma mi domando: ma che cosa deve accadere ancora perché ci sia un sussulto della politica e delle istituzioni nazionali e sovranazionali? Che cosa deve accadere? Li devono ammazzare tutti? Tutti, uno dopo l'altro? Li devono ammazzare tutti perché, magari, arrivi qualcuno a costruire lì il suo ?
È ora che ci sia un sussulto. Domani ne discuteremo, certo, in quest'Aula, in occasione delle comunicazioni di Giorgia Meloni e ci auguriamo che arrivi qualche parola un po' più chiara che vada oltre le raccomandazioni, l'imbarazzo e l'ipocrisia di chi dice “due Stati per due popoli”, e poi uno di quei due Stati non lo riconosce e vota contro ogni volta che chiediamo che venga riconosciuto .
Ci auguriamo che ci sia coraggio quando anche domani chiederemo di impegnare il Governo perché chieda all'Europa di sospendere quel Trattato di associazione e si chiedano finalmente sanzioni nei confronti di un Governo criminale come quello di Israele . Un Governo criminale, perché questi sono atti criminali e terroristici senza alcuna giustificazione!
E poi ci auguriamo che questa discussione possa continuare e avere lo spazio che merita anche in quest'Aula. Per questo chiediamo che, oltre alla discussione che già domani è calendarizzata, il Ministro degli Affari esteri, che ancora non ha detto una parola, venga qui per riferire . Si discuta in quest'Aula, perché, per quel che ci riguarda, noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo sicuri di non essere i soli in quest'Aula. Vorrei che almeno questo sentimento fosse condiviso trasversalmente. Quello che accade non può continuare ad accadere nel silenzio, nella vergogna e nell'ipocrisia generale. Non può più continuare ad accadere; occorrono un sussulto, una risposta, un cambio di passo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.
CARMELA AURIEMMA(M5S). Grazie, Presidente. Anche noi chiediamo un'informativa urgente al Ministro Tajani. La furia criminale del Governo israeliano, purtroppo, non si ferma, non si ferma neanche davanti ad una tregua. È stato definito dal Governo come un attacco preventivo. Ma preventivo di che? Che era in atto una tregua voluta e sostenuta. Ma, soprattutto, le ultime notizie ci dicono che anche l'unico valico, quello di Rafah, dove noi siamo stati giusto un anno fa, è stato chiuso. Quindi, non si permette neanche ai feriti e ai palestinesi che hanno bisogno di soccorso di uscire da quel valico. Quindi, è evidente che tutto questo sta crollando ed è necessario l'intervento...Vogliamo sapere dal Ministro Tajani che cosa intende fare, visto che, dopo aver sistemato le questioni della famiglia Gentile, si può finalmente dedicare a questo importante aspetto
Quindi, con forza chiediamo l'informativa del Ministro Tajani e con forza rivendichiamo che lì, in quella Striscia, si è commesso uno dei più grandi genocidi dell'ultimo periodo storico e, soprattutto, che nessuna bomba può distruggere il diritto del popolo palestinese ad essere riconosciuto e ad avere riconosciuto il proprio Stato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, la deputata Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche noi ci associamo alla richiesta di informativa del Ministro Tajani perché da questa notte gli abitanti di Gaza sono di nuovo sotto le bombe. Gli attacchi di Israele e di Netanyahu hanno prodotto oltre 400 morti, oltre 400 uccisioni e più di 500 feriti. Molti di questi sono di nuovo bambini, sono di nuovo donne. Quindi, Netanyahu ha infranto deliberatamente la tregua e ha abbandonato gli ostaggi a Gaza al proprio destino. Peraltro, il blocco di cibo e di medicinali è giunto al sedicesimo giorno di blocco totale.
Ma sappiamo bene che in questi mesi, di fatto, il blocco c'è sempre stato. Lo diceva la collega, lo abbiamo visto con i nostri occhi un anno fa quando le centinaia di camion pieni di viveri, di medicinali, di chemioterapici e di tutti i sussidi sanitari che servivano per tenere in vita le persone venivano bloccati. Dopo un anno e dopo oltre 70.000 morti, il territorio di Gaza è in gran parte distrutto, con una tregua siglata che dovrebbe tutelare la vita delle persone: ma invece non è stato così nei giorni precedenti e, soprattutto, non è così da oggi. Le donne, gli uomini e i bambini di Gaza sono sempre lasciati soli, alla fame, alla carestia, alle malattie, in una crisi gravissima.
E a questo si aggiunge la gravissima situazione della Cisgiordania, dove proseguono attacchi, sfollamenti, demolizioni e uccisioni. Quindi, davvero, occorre un cambio di passo da parte della comunità internazionale e da parte del nostro Governo. Tantissimi bambini sono stati uccisi. Che colpa hanno questi bambini di quello che sta accadendo? Netanyahu continua a sterminare bambini nel silenzio della comunità internazionale, a parte generiche parole di circostanza anche nel nostro Paese.
Questo Governo continua a sterminare civili, blocca gli aiuti, taglia l'elettricità: di fatto, fa sì che la popolazione muoia. L'Unione europea deve uscire dai balbettii di circostanza su questo tema, deve trovare l'autorevolezza delle azioni necessarie a fermare questo massacro. Tajani venga in Aula a riferire e a dire cosa l'Italia sta facendo e intende fare per contrastare lo sterminio della popolazione civile palestinese .
PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del decreto-legge recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex Ilva. Poiché, tuttavia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il parere di competenza, sospendo per 10 minuti la seduta, che riprenderà, quindi, alle 14,25. La seduta è sospesa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VIII Commissione (Ambiente) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:
S. 794-868 - Senatori Minasi ed altri; Basso ed altri: “Benefici in favore delle vittime di eventi dannosi derivanti da cedimenti totali o parziali di infrastrutture stradali o autostradali di rilievo nazionale” (2145).
Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.
Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del Regolamento, è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge Cavo: “Norme in favore delle vittime di eventi dannosi cagionati da errori od omissioni relativi alla progettazione, alla costruzione, alla manutenzione o al controllo di infrastrutture stradali o autostradali” (2146).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2285: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex Ilva.
Ricordo che nella seduta del 17 marzo si è conclusa la discussione sulle linee generali e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge .
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri , che sono in distribuzione.
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso delle proposte emendative, invito i relatori e la rappresentante del Governo - la Sottosegretaria per le Imprese e il , Fausta Bergamotto - ad esprimere il parere sulle proposte emendative presentate. L'onorevole Iaia o la deputata Cavo, se mi danno i pareri, cortesemente, sulle proposte emendative?
DARIO IAIAGrazie, Presidente. Il parere è contrario.
PRESIDENTE. Immagino su tutte, ovviamente. Me lo conferma?
PRESIDENTE. Sottosegretaria Bergamotto?
FAUSTA BERGAMOTTO,. Parere conforme, Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo premissivo 01.01 Ubaldo Pagano, a pagina 2 del fascicolo. Onorevole Ubaldo Pagano, lei vuole intervenire? Altrimenti, lo pongo in votazione. Lo ha trovato? Immaginavo che volesse intervenire. Prego, ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. A parte l'incidente su Soumahoro e per il resto, io e lei abbiamo un .
PRESIDENTE. Siamo accordanti. Prego.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Signor Presidente, da quando è iniziato l'iter per la cessione dell'ex Ilva, a pochissimi è dato sapere che cosa stia realmente succedendo. Ci dobbiamo accontentare delle indiscrezioni che escono sulla stampa. In quali mani finirà il più grande complesso siderurgico del nostro Paese? Il Ministro competente, il Ministro Urso, ne parla più con la stampa che con il Parlamento. Insomma, per lungo tempo, fino a qualche giorno fa, siamo stati indotti a credere che il Governo volesse sbarazzarsi il prima possibile dell'acciaieria.
È invece una notizia recente, sempre una indiscrezione, e la apprendiamo per mezzo di agenzie di stampa che riportano le dichiarazioni del Ministro Urso, che questo Governo potrebbe aver cambiato idea. Finalmente, ci pare di comprendere che si stia valutando l'opportunità che lo Stato resti con una quota, anche minoritaria, all'interno della prossima società che verrà costituita per gestire l'ex Ilva. Noi ci dichiariamo sin da ora soddisfatti, eventualmente, laddove ci dovesse essere questo cambio di rotta, perché da sempre abbiamo richiesto che lo Stato restasse nel capitale sociale di Ilva, per garantire la transizione ecologica e la transizione sociale, per evitare che si raccontassero alcuni investimenti e, poi, non si realizzassero, come, purtroppo, è stato nel passato.
Ma ora occorre che si mettano le cose in chiaro. Da quando si è insediato il Governo Meloni abbiamo, però, sentito tutto e il contrario di tutto. Addirittura, 2 anni fa, abbiamo visto 2 Ministri contendersi il tavolo delle trattative con i gestori dell'ex Ilva, con un Ministro che firmava con i vecchi gestori e l'altro Ministro che, addirittura, predisponeva decreti per il commissariamento. In quell'occasione non sono mancati i colpi di scena, con il Ministro Fitto che conduceva trattative riservate - almeno a quello che sembrava dal tenore - completamente contrarie all'indirizzo del Ministro competente e del Governo.
Ecco, con questo emendamento noi proviamo a trasformare quelle dichiarazioni che faceva il Ministro Urso in una norma di legge, che abbia un valore cogente, perché siamo stanchi di questi continui cambi di posizioni, di promesse, che poi vengono, però, puntualmente tradite. Allora noi chiediamo che il Governo e il Ministro Urso in prima persona garantiscano che lo Stato resti con una propria partecipazione all'interno dell'azienda e che questo venga messo nero su bianco, perché in gioco c'è il futuro di un'intera comunità, di più comunità, ma, essenzialmente e soprattutto, della comunità di Taranto, che maggiormente vive anche il disagio e la potenzialità di quel sito produttivo.
Soprattutto, vi è un intero sistema industriale che, preso atto che la siderurgia è un settore strategico nazionale che ha bisogno di produrre anche al di fuori delle normali regole di mercato, ha bisogno di certezze per far sì che quell'acciaio possa essere utilizzato per la manifattura di questo Paese, perché è evidente che, se continuiamo a immaginare il nostro Paese come un gigantesco contoterzista, il rischio vero è che verranno altre mensilità di produzione industriale negativa.
Su questo noi abbiamo provato a saggiare anche la buona volontà di quelli che sono bravissimi a dichiarare e molto meno bravi ad operare, ma, evidentemente, con il parere contrario che viene dato dalla Sottosegretaria qui presente, non c'è questo tipo di resipiscenza. Noi abbiamo provato anche a spiegarne le ragioni, sperando che qualche orecchio attento di questo Parlamento possa cambiare anche le sorti di quella che sembra una bocciatura, ormai, imminente.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.01 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo premissivo 01.02 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo innanzitutto per sottoscrivere questo articolo premissivo e tutte le proposte emendative presentate dai colleghi del gruppo del Partito Democratico. Questa proposta emendativa è strettamente legata alla precedente, perché, come è stato detto prima, della trattativa in atto delle operazioni di cessione dell'ex Ilva non sappiamo nulla. Dunque, non sappiamo a quali cifre e a quali condizioni sarà ceduta e non sappiamo quali impegni vengano chiesti ai potenziali acquirenti, né quali siano effettivamente le proposte in campo.
Eppure, l'esperienza degli ultimi 10 anni avrebbe dovuto insegnarci più di una lezione. Per esempio, che non si può dirigere da Roma un'operazione così complessa tenendo all'oscuro i territori interessati. Con questo emendamento, chiediamo di fare esattamente l'opposto, ossia che l'acquisizione sia subordinata a un impegno chiaro da parte dei prossimi acquirenti. Chiediamo che, prima di mettere le firme su un nuovo accordo, venga redatto un piano industriale dettagliato, che non lasci nulla al caso, un piano che garantisca i criteri di sostenibilità economica e finanziaria dell'intesa, un piano che assicuri la ripresa e il rilancio industriale ed occupazionale degli stabilimenti e che non faccia pagare ai dipendenti dell'ex Ilva il prezzo più alto.
Soprattutto, signor Presidente, ed è questa una questione insormontabile, vogliamo avere garanzie ferree, e non semplici rassicurazioni, sulla sostenibilità ambientale della produzione dell'acciaio, sulla decarbonizzazione degli stabilimenti, su tutti gli interventi che servono alla fabbrica, sugli interventi di ripristino ambientale e di bonifica delle aree escluse, sull'assoluta tutela della salute e della sicurezza, soprattutto di chi, dentro l'ex Ilva, ci lavora ogni giorno.
Questa proposta traduce un'esigenza indispensabile: fare sì che il futuro dell'ex Ilva e di Taranto non venga più piegato al presunto interesse strategico e nazionale, ma che venga scritto sulla base delle necessità dei cittadini che abitano quei territori e dei lavoratori degli stabilimenti. Non possiamo più consentirci un salto nel vuoto dopo gli esperimenti falliti degli ultimi 10 anni.
Questo articolo premissivo è di puro buonsenso: chiede di presentare un piano industriale e far sì che sia valutato da un tavolo istituzionale in cui siedano gli enti territoriali, le istituzioni nazionali e tutti gli organi pubblici che vigilano sul rispetto della compatibilità ambientale e sanitaria, niente di più. Perché il futuro dell'ex Ilva e di Taranto deve essere scritto anche e soprattutto dai tarantini .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo premissivo 01.02 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo agli identici emendamenti 1.3. Cappelletti e 1.4. Bonelli.
Ha chiesto di parlare il deputato Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, eccoci qua, di nuovo. Ex Ilva, la commedia dell'assurdo, atto ennesimo, ogni volta il copione è lo stesso: più soldi pubblici buttati, più promesse non mantenute, più illusioni vendute ai cittadini di Taranto. Oggi parliamo degli emendamenti, e qui lo spettacolo diventa ancora più grottesco. Abbiamo presentato proposte serie, concrete e necessarie: tutela della salute, decarbonizzazione e sicurezza dei lavoratori. Risultato? Bocciato tutto! Ciò perché il Governo preferisce tenere Ilva in ostaggio di una gestione fallimentare, senza piano industriale, senza visione e, soprattutto, senza un minimo di rispetto per i cittadini e i lavoratori. Un piano industriale scritto sulla sabbia.
Noi chiediamo trasparenza sugli acquirenti, un piano industriale vincolante, garanzie sulla sostenibilità e sull'occupazione. Voi avete bocciato tutto, perché, per voi, l'ex Ilva è solo un pacco regalo da rifilare al miglior offerente, senza condizioni. Non importa se il nuovo proprietario userà lo stabilimento come un Bancomat. Non importa se, tra un anno, saremo di nuovo qui a rimetterci i soldi pubblici; importa solo liberarsi della patata bollente. E sulla transizione ecologica? Nulla. Nessuna strategia, nessun obbligo, per il futuro acquirente, di riduzione delle emissioni, solo carbone per almeno altri 10 anni.
Ma poi sentiamo i vostri proclami sulla transizione verde, che, evidentemente, vale solo per gli altri Paesi, perché a Taranto si continua a morire di inquinamento. L'idrogeno verde? Solo se arriva agli altri. Abbiamo chiesto 1,2 miliardi di euro per la riconversione dell'ex Ilva all'idrogeno verde, come stanno facendo Germania, Francia e Spagna. Risultato? Bocciato anche questo .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.3. Cappelletti e 1.4. Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5. Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.7. Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.8 Simiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. La discussione su questo grande stabilimento è fortemente legata alle questioni non solo lavorative, ma anche ambientali. Sappiamo benissimo cosa è successo in questi anni e, soprattutto, qual è stata anche la contrapposizione, spesse volte anche difficile e complicata, fra il lavoro e l'ambiente. Noi crediamo fortemente che le due cose debbano coesistere e, soprattutto, essere elementi fondamentali, non solo per la futura produzione industriale, ma anche per la capacità di mettere insieme salute, lavoro e rispetto dell'ambiente.
In questo emendamento chiediamo la possibilità di investire 400 milioni di euro, aumentando il gettito nel provvedimento proprio perché crediamo che si debbano bonificare le aree che facevano parte prima dell'ex Ilva; non solamente quelle che insistono oggi nel territorio in cui opera la società che gestisce lo stabilimento. Ciò perché quelle aree, che prima avevano comunque svolto un ruolo di aiuto nella produzione, oggi hanno bisogno di essere trasformate e migliorate non solo nel rispetto della città, ma anche nella capacità di immettere, per quanto riguarda il futuro di quello stabilimento, un'area di rispetto che possa garantire, anche in quelle zone, la possibilità di trovare destinazioni utili in termini di prospettive di quella città.
Ecco perché chiedo che il Governo riveda la propria posizione e capisca esattamente che oggi è importante investire nelle bonifiche di tutti i SIN d'Italia, soprattutto, quello di Taranto, visto che quella città più volte ha combattuto al proprio interno e anche all'esterno, nel rapporto con il Governo e con il Parlamento, per riuscire ad avere più risorse, più opportunità di sviluppo, per riuscire anche a superare le difficoltà attraverso patti veri fra sindacato, parti sociali e, soprattutto, datoriali.
Ecco perché, secondo me, questo elemento di discussione che oggi stiamo facendo e che faremo anche nel prosieguo del provvedimento deve tener conto di questo aspetto: qual è l'investimento che oggi questo Governo vuole dare alla città di Taranto? Quali saranno i futuri investimenti con riferimento alla bonifica, al SIN di Taranto? È questo che noi vogliamo capire, perché ad oggi ci sembra che su questo provvedimento si sia fatto tanto rumore, ma poca sostanza .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Simiani, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.9 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano, ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo decreto è la terza volta, nel giro di un anno, che attingete risorse dal cosiddetto patrimonio destinato. Ora, tanto per fare chiarezza, perché mi rendo conto che non tutti possono avere contezza di cosa sia il patrimonio destinato, chiariamo che non è un Bancomat, ma è un fondo istituito più di 10 anni fa per una ragione specifica: le somme che lo costituiscono sono risorse derivanti dall'accordo transattivo firmato con il gruppo Riva, ossia la famiglia che per quasi 20 anni aveva gestito le acciaierie, commettendo, stando alle sentenze passate in giudicato, diversi crimini ambientali che le inchieste hanno poi fatto emergere.
Quelle somme (pari a un 1 miliardo e 164 milioni di euro) erano destinate, diceva l'accordo, alla bonifica dello stabilimento e alla decontaminazione delle aree escluse, di competenza dell'ex Ilva. Proprio durante l'esame di questo decreto abbiamo audito i commissari straordinari e il commissario per le bonifiche, che ci hanno dato un quadro di come sono stati utilizzati, finora, questi fondi. Bene, del totale, come detto di più di un miliardo, sono stati impiegati 839 milioni di euro. Di questi, 410 milioni di euro sono effettivamente stati spesi per gli interventi di ambientalizzazione. Gli altri, invece, sono stati impiegati per garantire la continuità produttiva della fabbrica, cioè per continuare a produrre nelle stesse modalità con cui si sono reiterati i reati per cui si era provveduto alla confisca e all'accordo di cui sopra.
Bene, con questo decreto i commissari di Acciaierie d'Italia potranno distrarre altri fondi per far andare avanti la macchina fino a portare il totale a 550 milioni di euro. C'è un fondo di un miliardo e 100 milioni di euro: per la metà sarà utilizzato non per le bonifiche delle aree che erano state inquinate a causa della produzione dei Riva, ma per farli continuare a produrre secondo le stesse modalità che venivano contestate ai Riva. Complimenti! Riassumendo, il fondo istituito per riparare i danni enormi fatti dall'acciaieria è stato utilizzato, per un terzo, per i suoi scopi originari e, per la metà, per consentire alla stessa fabbrica inquinante di continuare a inquinare senza problemi.
Comprende, Presidente, il paradosso che stanno ingenerando? Che segnale è questo per quei cittadini che, in quel momento, in quell'accordo avevano visto uno Stato con la schiena dritta che pensava di riappropriarsi della sua sfera pubblicistica? Che tipo di messaggio diamo a quei cittadini che continuano a credere nelle istituzioni? Che la parola delle istituzioni vale niente .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.11 Simiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Logicamente, quando ci sono crisi aziendali di questo tipo, sappiamo benissimo che esiste anche un indotto; un indotto che si crea con riferimento alle capacità non solo di artigiani, ma anche di aziende di servizi e di aziende operative nell'ambito del supporto alle imprese, come quella dell'Ilva. Ecco perché è importante supportare, anche dal punto di vista economico, questo settore: perché, come sappiamo benissimo, e lo facciamo magari, a volte, anche sbagliando, la riflessione non avviene mai su quella parte di lavoratori o di piccoli imprenditori che, spesse volte, arrancano e che aspettano di riscuotere risorse dall'azienda (in questo caso può essere l'Ilva, ma così come altre).
Ecco perché chiediamo una somma aggiuntiva che, nel suo totale, arrivi a 400 milioni di euro: una somma importante che può essere, secondo me, molto utile per salvare tutte quelle imprese e aiutare tutti quei lavoratori che oggi soffrono, soprattutto, nell'ambito delle grandi crisi aziendali. Ecco perché vi chiedo un sussulto, vi chiedo un'attenzione particolare. Capisco - e guardo anche il Governo - che questo provvedimento per voi è blindato e non toccherete nulla, ma dovete chiederlo, dovete domandarlo a quei lavoratori e a quegli imprenditori, quei piccoli imprenditori che oggi aspettano risposte che non riscuotono da diverso tempo, perché quando ci sono aziende di quel tipo, che sono in amministrazione controllata, sapete benissimo quali possano essere le difficoltà.
Ecco perché chiedo di votare questo provvedimento: perché è utile non solo ai lavoratori ma, soprattutto, alle piccole imprese .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Simiani, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Ghirra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.14 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il decreto in oggetto, che non è il primo in realtà sulla materia, interpreta le misure urgenti per assicurare la continuità produttiva e occupazionale essenzialmente come un'iniezione di liquidità nella società. È qualcosa che abbiamo già visto e già discusso in quest'Aula, senza poter raggiungere obiettivi significativi e sufficienti. Come hanno ricordato negli interventi precedenti i colleghi del Partito Democratico, si attinge, per utilizzare questi fondi, a quanto era destinato ad altro. Lo diceva prima, con grande chiarezza, il collega Pagano. Questo è un primo problema contenuto nel decreto ed è uno dei motivi di contrarietà che ha espresso il Partito Democratico al Senato.
Peraltro, voglio ricordare anche che nel decreto non c'è, in una serie di passaggi, il necessario e dovuto coinvolgimento degli enti locali su un passaggio così complesso e delicato. Presidente, con questi miei emendamenti - il presente 1.14, il successivo 1.15 e l'emendamento 1.18 - cerchiamo, almeno, di indicare una serie di priorità nel momento in cui mettiamo a disposizione della società questi fondi; priorità legate a vere e proprie urgenze che ci sono rispetto a tutto quello che sta intorno ad Acciaierie d'Italia.
L'emendamento 1.14 fa riferimento a tutta quella catena di fornitori e subfornitori che, anche con gli interventi precedenti, non hanno avuto il necessario sostegno e si trovano in una situazione drammatica dal punto di vista della propria sostenibilità economica e finanziaria. Quindi, con questo emendamento, indichiamo una priorità nell'utilizzo delle risorse e, quindi, diamo una serie di paletti alla società.
Con l'emendamento successivo indichiamo un'altra priorità, che è quella degli interventi di manutenzione per la messa in sicurezza degli impianti. Quindi, detto della nostra contrarietà a questo decreto e detto dell'errore che è stato fatto nel distrarre fondi che erano destinati ad altro, alle bonifiche, nel momento in cui si procede con questa iniezione di liquidità, devono essere indicate alcune priorità ed alcune condizionalità. Questo è il senso di questi emendamenti .
PRESIDENTE. L'onorevole Fornaro sottoscrive. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.15 Peluffo. Prendo atto che l'onorevole Fornaro intende sottoscrivere.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.16 Barzotti.
Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, ma vorrei un po' partire da un'altra cosa. Noi abbiamo fatto, anzi voi, Governo, avete fatto un decreto Ilva. Quindi un decreto, stiamo parlando di qualcosa di urgente. Era urgente risolvere qualche problema. Voglio capire che tipo di problema avete risolto con questo decreto, visto che - adesso diremo tutto quello che è stato bocciato all'interno - sono state bocciate delle azioni che tutelavano la salute dei cittadini e tutelavano anche i lavoratori. Io non capisco come questo Governo, con 24 mesi di crollo della produzione industriale, riesca a fare il miracolo di vendere questo bel pacchetto che avete infiocchettato a qualcuno e farlo funzionare, senza decarbonizzare; non so veramente quale miracolo riuscirete a fare.
Ma perché dico questo? Perché è giusto che si sappia che ci sono 5 condanne della Corte europea sui diritti umani per l'Ilva per quello che è stato fatto in questi anni; una sentenza del tribunale di Taranto per disastro ambientale; un impianto che - lo ricordo - rimane sotto sequestro perché l'AIA è scaduta nel 2023. Quindi, state cercando di vendere, chiaramente, un impianto sotto sequestro; è abusivo, va avanti abusivamente.
C'è anche un'inchiesta della procura di Taranto per truffa sulle quote di CO2 emesse in atmosfera; per non parlare della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea che afferma che le attività - che chiaramente creano un danno che è rilevato, grave e crea pericolo per la salute umana e per l'ambiente - devono essere chiuse. Ora, a noi farebbe piacere che continuasse a lavorare, ma non nelle condizioni in cui volete voi. Voi non volete decarbonizzare, altrimenti perché avete tolto 400 milioni di euro per le bonifiche? Bonifiche: cosa significa? Non significa solo, attenzione, tutela dell'ambiente e del territorio. Su quel territorio ci vivono delle famiglie, e significa tutelare la salute delle famiglie.
Ma anche in questo emendamento che avete appena bocciato, che cosa abbiamo chiesto? Qui, non abbiamo parlato di ambiente, perché è qualcosa che vi irrita, e lo abbiamo capito. Però abbiamo parlato di che cosa? Di dare 200 milioni di euro per l'esodo dei lavoratori, 200.000 euro a lavoratore. Che cosa sono per voi che riuscite a trovare delle somme per un ponte che non sarà mai fatto e per 2 inceneritori in Sicilia, quando la differenziata è al 25 per cento?
Invece, mettete i soldi su quelli, per non parlare di ciò che avete fatto in Albania. Se lì avete trovato i soldi, mi chiedo perché 200.000 euro a lavoratore dell'Ilva non vengono dati. Perché, che cosa sono? Lavoratori di serie B e cittadini di serie B ? Questo vi chiedo. Non riesco a capire in che modo voi decidete di andare avanti e perché questo è un decreto. L'emergenza per chi? Chi state tutelando? Non certo i lavoratori e le famiglie di Taranto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. A parte la richiesta di mettere la firma all'emendamento, volevo far presente una cosa a quest'Aula. Questo emendamento ha ricevuto il parere contrario della Commissione bilancio, e allora i colleghi - chi mai, poi, penserà di leggerlo - diranno: vabbè, ha avuto il parere contrario della Commissione bilancio, non ci sono i soldi. E invece no! Noi abbiamo bocciato un emendamento in Commissione bilancio perché il Governo è venuto a dire che quei soldi, che ci sono, vuole utilizzarli per altri motivi.
Quindi, Presidente, vengo qui a stabilire ancora una volta - l'ho già fatto in passato - l'utilizzo in maniera scorretta della Commissione bilancio, che non è una Commissione di merito. Se i soldi ci sonol'emendamento deve passare ; e qui voi, la maggioranza, vi dovete prendere la responsabilità di bocciare nel merito un emendamento. Quindi, non vogliono intervenire per concedere incentivi all'esodo a questi lavoratori, e non si devono trincerare dietro al fatto che non ci sono i soldi, perché non è per quel motivo che è stato bocciato .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Barzotti, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Aiello, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.18 Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.19 Carotenuto.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Oltre a porre la firma, vorrei aggiungere che, in questo caso, si presenta daccapo lo stesso identico problema, e interverrò ogni volta che succederà questa cosa in Commissione bilancio. Infatti, prima sono intervenuto sul fatto che, con riferimento al Fondo per interventi strutturali di politica economica (FISPE), malgrado ci fossero i soldi, non avete voluto metterli, non avete voluto votare a favore. Su questo - quindi, sui contributi ai lavoratori subordinati per portare avanti la misura di integrazione al reddito - si chiedeva di intervenire, prendendo 16,7 milioni di euro dal Fondo sociale per occupazione e formazione.
Anche in questo caso il Governo non ha detto che non ci sono i soldi, ma che quei soldi li vuole utilizzare per altre funzioni e per altri interessi del Governo. Ora, Presidente, vorrei ricordare al Governo, e quindi alla Sottosegretaria, che non è possibile prenotare i soldi come se si fosse in pizzeria. O si arriva con un documento, quindi con un disegno di legge, con un decreto-legge, con un decreto legislativo, quindi con qualcosa che sia documentato, oppure prenotare i soldi sulla base di un programma presentato non vale assolutamente niente. È un abuso di potere da parte di questa maggioranza.
Quindi sappiate, ancora una volta, che ora voterete in maniera contraria non perché non ci sono i soldi per dare l'integrazione al reddito di questi lavoratori dell'ex Ilva, ma perché non volete darli. Tutto qui .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Carotenuto, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Passiamo all'emendamento 1.20 Ferrara.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora una volta parliamo di ex Ilva. Ancora una volta assistiamo allo stesso teatrino: soldi pubblici gettati nel vuoto, rinvii, promesse mai mantenute. Ma oggi abbiamo l'occasione di fare qualcosa di diverso, appunto l'emendamento 1.20. Questo emendamento chiede di smettere di tamponare l'emergenza e iniziare, finalmente, a costruire un piano strategico per Taranto. Perché questo emendamento è fondamentale? Chiediamo un accordo di programma che metta intorno al tavolo tutti gli attori istituzionali e sociali, per una gestione coordinata e trasparente delle risorse.
E per farci cosa? Bonifiche vere, non finti interventi di facciata; salvaguardia dell'occupazione, non cassa integrazione a vita, perché Taranto non può vivere solo di acciaio e carbone, bisogna anche diversificare l'industria, con investimenti in ricerca, nell'università, nelle nuove imprese, una visione per il futuro e non il solito accanimento terapeutico su un impianto moribondo. E perché questo Governo lo respingerà? Perché non ha alcuna visione per Taranto, perché preferisce continuare a finanziare l'ex Ilva senza chiedere nulla in cambio, perché non ha il coraggio di cambiare rotta.
Mentre altri Paesi investono sempre nell'idrogeno verde e nella riconversione industriale, noi restiamo fermi, bloccati in un sistema che non funziona. E allora, onorevoli colleghi della maggioranza, bocciate pure questo emendamento, bocciate pure il futuro di Taranto. Ma sappiate una cosa: potete rinviare la soluzione, ma non potrete farlo per sempre .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Ferrara, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Appendino, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.22 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo emendamento affrontiamo un tema che, purtroppo, riempie molte pagine dei discorsi della retorica del giorno dopo. Affrontiamo il tema delle morti sul lavoro, le morti bianche. Nel nostro Paese, dai dati in nostro possesso, il fenomeno ha assunto contorni allucinanti. Solo nel 2024 si sono registrate 1.090 vittime sul lavoro, ben 49 in più rispetto al 2023. Un dato che addolora, ma che purtroppo non ci stupisce, considerata la smania che questo Governo, da quando è entrato in carica, ha dimostrato nel voler deregolamentare tutto il tema della sicurezza e della prevenzione sul lavoro.
Bene, l'ex Ilva, evidentemente, è una di quelle fabbriche per cui si muore e decine di studi ci confermano la stretta correlazione con l'incidenza di tumori e di altre malattie fatali per i cittadini, soprattutto per coloro che sono a ridosso del siderurgico. Ma è anche una fabbrica in cui si muore con atroce facilità. Non abbiamo purtroppo dati acclarati su quante morti e quanti feriti ci siano stati nell'ex Ilva negli ultimi 30 anni, ma, cercando un po' su Internet, troviamo un comunicato della FIOM-CGIL che, già nel lontano 2008, parlava di una catena lunghissima di decessi, parlava di 44 morti a partire dal 1995.
Di lì in avanti ci sono stati altri drammi, fotografati da decine di articoli di giornale: Claudio Masella, morto a 29 anni, schiacciato da un vagone, durante l'operazione di aggancio di un carro ferroviario; Francesco Zaccaria, anche lui ventinovenne, morto intrappolato nella cabina guida di una gru, caduta in mare al passaggio di una tromba d'aria; Ciro Moccia, 42 anni, precipitato da una passerella in lamiera nel reparto delle cokerie; Angelo Fuggiano, 28 anni, travolto da un cavo saltato durante la fase di ancoraggio di una macchina scaricatrice; Alessandro Morricella, morto a 35 anni, 4 giorni dopo essere stato investito da una fiammata mista a ghisa incandescente mentre misurava la temperatura del foro di colata dell'altoforno 2. Questa macabra lista sarebbe lunghissima, Presidente, ma mi fermo qui.
Davanti a queste morti, davanti a queste famiglie dilaniate dal dolore, purtroppo si è fatto molto poco. Gli incidenti continuano ad essere frequenti e le conseguenze gravi. Eppure, da parte del Governo, vi è un'indifferenza abbastanza evidente. Con questo emendamento, chiediamo l'istituzione di un Fondo apposito di 200 milioni di euro, proprio per garantire tutti quegli interventi che ancora non sono stati fatti, ed evidentemente non sono stati fatti per responsabilità che non afferiscono solo a questo Governo, per garantire la prevenzione degli incidenti e la messa in sicurezza degli altiforni.
Altrimenti il rischio evidente è che ci ritroveremo in quest'Aula a svolgere un ulteriore rituale ipocrita, in cui raccontiamo di qualcosa che, secondo qualcuno, era inevitabile, ma che, in realtà, con gli investimenti, con la manutenzione, facendo lo Stato, evidentemente sarebbe stato evitabilissimo
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio)
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.23 Pandolfo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1.24 Simiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente, torniamo ancora sulla discussione legata alle piccole e medie imprese, quelle dedicate alla verifica e alla manutenzione dei servizi ambientali nell'area interessata dell'Ilva. Come sappiamo benissimo, oggi il sistema, anche economico, che comunque riguarda, come dicevo prima, anche i posti di lavoro mette a dura prova soprattutto quelle aziende, quelle piccole e medie imprese di servizi inerenti proprio alla manutenzione ambientale, cioè quelle che sono lì non solo a dare un servizio, ma anche a salvaguardare dinamiche che riguardano non solo la salute dei lavoratori, ma anche la cura dell'ambiente.
Ecco perché noi chiediamo di incrementare questi fondi per 30 milioni di euro per gli anni 2025, 2026 e 2027. Lo chiediamo perché sappiamo benissimo che su questo tema, legato alle piccole e medie imprese, oggi c'è bisogno di supporto. Lo ripeto: vorrei che tutti voi aveste anche una certa sensibilità rispetto a cosa vuol dire, oggi, essere proprietari di una piccola impresa, pagare i propri dipendenti, ma non riuscire ad avere la possibilità di pagare il proprio stipendio. Vorrei che voi capiste esattamente cosa vuol dire questo per quelle aziende che non riescono a riscuotere, magari perché la parte sopra non ha risorse, e quelle ogni giorno telefonano, fanno telefonate: ma quando si può riscuotere?
Quando si ha la possibilità di pagare i lavoratori? E magari viene saltato uno stipendio e poi un altro. Ecco perché vorrei che tutti voi vi indignaste anche del fatto che, spesse volte, quando chiudono le aziende, vi sono imprenditori che effettivamente non sanno più come riuscire a determinare la propria vita, il proprio lavoro. Noi ci diamo fuoco molte volte quando chiude un'impresa verso i lavoratori, dovremmo avere la stessa sensibilità anche verso i piccoli imprenditori. Ecco perché vi chiedo fortemente di avere questa sensibilità e di tener conto anche di questo emendamento: 30 milioni di euro di incremento per le aziende che hanno una funzionalità vera nell'ambito della gestione ambientale dell'Ilva .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.24 Simiani, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01 Ghirra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.01000 Gruppioni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.2 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.1 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Questo sembra un emendamento, per così dire, tecnico, ma in realtà è proprio nelle pieghe dei tecnicismi che evidentemente si nasconde il vero bluff di questo provvedimento. L'articolo 1-, al fine di dare compiuta attuazione alle disposizioni della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, secondo l'interpretazione da parte della sentenza della Corte di giustizia del 25 giugno 2024, inserisce i commi 2-, 2- e 2- nell'articolo 1- del decreto-legge n. 207 del 2012 in materia di valutazione del danno sanitario.
Ora, andiamo a vedere cosa si nasconde dietro questo tecnicismo. In particolare, le norme dispongono che il decreto, adottato ai sensi del comma 2, sia aggiornato almeno ogni 7 anni, includendo criteri predittivi in ragione degli sviluppi delle conoscenze scientifiche relative al rischio per la salute, associato all'esposizione ad emissioni industriali. Quindi, per la prima volta, includiamo criteri predittivi ai fini della valutazione del danno sanitario. In sede di prima applicazione, il decreto del Ministro della Salute è aggiornato entro 12 mesi dall'entrata in vigore del provvedimento in esame.
Il rapporto di valutazione del danno sanitario, in quanto elaborato alla luce delle risultanze correlate a un'installazione esistente e operante, ha l'obiettivo, in coerenza con la normativa dell'Unione europea in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, di fornire elementi di valutazione di carattere sanitario, rilevanti anche ai fini del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale. È evidente che quello che leggiamo nel allegato a questo provvedimento ci preoccupa perché non ci pare che sia scritto tutto.
In poche parole, stiamo affidando al gestore degli stabilimenti il compito delicatissimo di predisporre la valutazione del danno sanitario: un documento che evidentemente opera , innanzitutto. Infatti, la sostanziale differenza tra la valutazione del danno sanitario e la valutazione di impatto sanitario è essenzialmente questa: nella prima, il danno sanitario si valuta , quando eventi ambientali e sanitari connessi sono già accaduti, mentre l'impatto sanitario si quantifica , stimando ciò che è prevedibile accada a seguito di cambiamenti ambientali e sanitari connessi.
Allora, non solo bisogna chiedere la valutazione del danno sanitario, benché sia un'esigenza minore, ma bisogna imporre la valutazione di impatto sanitario e addirittura fare in modo che quella valutazione che sorge in capo al gestore non sia semplicemente rilasciata senza un contraddittorio soprattutto con la comunità scientifica, che su questi argomenti ha l'ultima parola rispetto alla valutazione.
E badate: che questo sia il punto anche di quello che dice la Corte di giustizia europea con la sentenza in merito ce lo riporta anche quanto dichiarato dall'Istituto superiore di sanità, che, chiamato a dirimere la vicenda sulla VIS propedeutica al rilascio della nuova AIA, ha proprio su questo evidenziato che il danno sanitario, che viene preconizzato molto limitato per una produzione fino a 6 milioni di tonnellate, in realtà non sarebbe limitato e soprattutto non sarebbe supportabile dalle comunità che sorgono intorno al perimetro del siderurgico, e in virtù di questo lo stabilimento continua a non avere un'autorizzazione integrata ambientale che sia valida.
Ecco perché con questo emendamento abbiamo provato a puntualizzare in maniera vera qual è il punto di un tecnicismo che voi, in realtà, utilizzate semplicemente per limitare la possibilità che si arrivi al punto vero della questione: esiste o no una correlazione…
PRESIDENTE. Onorevole, concluda.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). …tra quello che viene prodotto e quello che, invece, viene causato all'ambiente e ai cittadini? Su questo si incrina il rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.1 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.3 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Torniamo sull'articolo 1-, che, come visto, prevede l'aggiornamento ogni 7 anni del decreto ministeriale di definizione dei criteri metodologici per la redazione del rapporto di valutazione del danno sanitario e, in fase di prima applicazione, l'aggiornamento, sempre con decreto, entro 12 mesi dall'entrata in vigore di questo provvedimento. I colleghi che mi hanno preceduto hanno chiarito la portata reale di quelle disposizioni, semplicemente insufficienti a far ben sperare per il futuro di Taranto. Piuttosto, sembra quasi che l'unica necessità di questo Governo e della maggioranza sia quella di apparecchiare la tavola per colui che acquisirà l'ex Ilva, facendogli trovare pronta una nuova autorizzazione per produrre ben più di quanto sarebbe lecito fare.
Così facendo forse riuscirete a vendere prima l'acciaieria, ma insieme a quella avrete svenduto anche i diritti delle persone a un ambiente e a una salute salubri. Troviamo tracce di queste facilitazioni ovunque in questo decreto e soprattutto in questo articolo. Una di queste è proprio la cadenza con cui si dovrebbe aggiornare il decreto ministeriale per la definizione dei criteri della valutazione del danno sanitario, che - non dimentichiamolo - la norma originaria imponeva ogni 10 anni. Dopo le richieste delle opposizioni si è passati da 10 a 7 anni, ma non è sufficiente, signor Presidente. Altrettanto può dirsi della strettissima assise che si occuperà della redazione della valutazione del danno sanitario, dalla quale vengono completamente esclusi gli organi tecnici dei territori interessati.
Con questo emendamento chiediamo che si apportino tre modifiche: innanzitutto, che si abbassi da 7 a 2 anni la frequenza con cui aggiornare i criteri metodologici; in secondo luogo, che ci sia un'intesa sul rapporto di valutazione di danno sanitario con la regione e gli organi tecnici e scientifici della stessa; in ultimo, che la valutazione del danno sanitario così redatta possa modificare l'autorizzazione integrata ambientale in corso di validità, aggiornandone le prescrizioni.
L'affermazione per cui il rapporto di valutazione del danno sanitario non può unilateralmente modificare le prescrizioni dell'AIA in corso di validità, ad oggi prevista dal decreto n. 61 del 2013, è esattamente il motivo per il quale deve essere introdotta, nel procedimento di un'AIA, una effettiva procedura di VIS in grado di modificare le prescrizioni laddove si dimostri il cambiamento della situazione già in essere, in grado di produrre impatti indesiderati .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-3 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.4 Ilaria Fontana, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.5 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.6 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.8 Simiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà. Prego.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo perché - guardando anche la Sottosegretaria, suo tramite - questo è un emendamento che non ha costi, Sottosegretaria, nel senso che questo emendamento prevede proprio l'aggiornamento del DM di definizione dei criteri della relazione del rapporto di valutazione del danno sanitario, a proposito proprio del percorso che dovremmo fare attraverso l'Istituto superiore di sanità e anche l'azienda locale.
Chiediamo questo aggiornamento perché crediamo che oggi sia importante la salute dei cittadini e la salute anche dei lavoratori. Non capisco perché di questo emendamento - che era molto semplice: era un emendamento che dava la possibilità di verifica, che corresponsabilizzava soggetti e persone, non solo dell'importante Istituto, ma anche della sanità locale - non solo al Senato, ma anche qui alla Camera, voi non ne tenete conto: non tenete conto del rapporto con la sanità locale, non tenete conto neanche del fatto che oggi questo provvedimento dovrebbe avere il vaglio di un istituto importante come l'Istituto superiore di sanità.
Per questo non capiamo, effettivamente non capiamo, e vorremmo proprio capire anche da lei - se ci può rispondere, Sottosegretaria Bergamotto - perché non volete coinvolgere un Istituto così importante, ma soprattutto un apparato che deve essere un alleato nella battaglia contro l'inquinamento e soprattutto per le questioni sanitarie dei lavoratori e ambientali.
Ecco perché vi chiediamo fortemente di rivedere questo vostro diniego e soprattutto di votare questo importante emendamento.
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-8 Simiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.10 Ghirra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.11 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.12 L'Abbate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO(M5S). Grazie, Presidente. Oltre a richiedere di apporre la firma, volevo far presente che questo emendamento non chiede altro che dare mandato all'ARPA Puglia per effettuare una rilevazione costante della concentrazione degli inquinanti - cianuro e fenoli - e del biossido di azoto nelle emissioni in atmosfera. Sappiamo tutti che l'ex Ilva è un soggetto inquinante, quindi ha senso fare una valutazione del danno sanitario. Il problema qual è? La richiesta in questo emendamento è di un milione di euro. Abbiamo previsto un milione di euro, se non mi sbaglio, per la Giornata dei cuochi o per la Giornata per l'agricoltura, abbiamo stanziato queste cifre così basse semplicemente per delle Giornate, ma non siamo in grado di stanziare importi del genere per qualcosa di valido.
E attenzione: faccio presente all'Aula che vi è una innovazione delle metodologie, perché il Governo - in Commissione bilancio è stato dato parere negativo - non ha detto che questo milione di euro non c'è per qualche motivo. No, ha detto che, a seguito di prenotazioni, non vi sono disponibilità. E si continua a utilizzare uno strumento…Qua parliamo di un milione di euro, ossia si vuole far credere alla Commissione che il Fondo opere indifferibili non abbia un solo milione per far fronte a ciò, ma, soprattutto, lo si va a bloccare con le prenotazioni. Continuo a ricordare, e lo farò sempre, che non esiste uno strumento come la prenotazione per dire che quei soldi non sono disponibili per gli emendamenti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà. Prego.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. L'Ilva, per questo Governo, è un impianto di interesse strategico, e quindi state cercando di trovare un acquirente per tenerlo aperto. Noi del MoVimento 5 Stelle vi chiediamo solo questo: okay, ma chiediamo la chiusura delle fonti inquinanti. Se questo Governo è così bravo a risolvere i problemi, e quindi ha fatto un decreto per risolvere i problemi, allora, lo ripeto, vogliamo attrezzarci perché l'Ilva ci deve dell'acciaio? È fondamentale? Noi chiediamo la chiusura delle fonti inquinanti.
Lo ripeto per la terza volta: noi stiamo chiedendo la chiusura delle fonti inquinanti. E, con questo emendamento, chiediamo essenzialmente di valutare, perché la salute dei cittadini è in pericolo, perché nell'acqua ci sono i cianuri e ci sono i fenoli. Sono sostanze tossiche. Voi li vorreste nella vostra acqua che viene dal rubinetto della vostra casa, per la vostra famiglia? Non credo! Allora mettetevi negli stessi panni di chi ha lì una famiglia, i genitori. Quell'acqua deve essere controllata! È assurdo non mettere i pochi soldi che abbiamo chiesto - il collega ve lo ha detto - su una cosa di questo tipo. Dobbiamo dire che state assolutamente dicendo “no” al controllo sulla salute dei cittadini di Taranto.
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.12 L'Abbate, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Gasparrini-Righetti” di Melfi, in provincia di Potenza, che partecipano oggi alla Giornata di formazione a Palazzo Montecitorio .
Passiamo all'emendamento 1-.1 Bonelli.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Non siamo intervenuti, né io né la mia collega Ghirra, con cui ho sottoscritto gli emendamenti, perché intendo fare un intervento puntuale su questo aspetto. Su questo punto si rivela e si rileva tutta l'ipocrisia e la noncuranza del Governo su questo aspetto della salute, ovvero di consentire che la valutazione del danno sanitario possa essere fatta dal gestore dello stabilimento siderurgico. È qualcosa che in altri Paesi europei non sarebbe consentito, ma purtroppo nel nostro Paese viene consentito questo ed altro. E vorrei ricordare che il 26 luglio 2012, la giudice Todisco sequestrava gli impianti dell'Ilva con la seguente motivazione: producevano morte tra la popolazione tarantina.
Ebbene, sono passati quasi 13 anni e ancora oggi parliamo dell'ennesimo decreto Salva Ilva. Sfiderei qualunque parlamentare della Repubblica in carica, ma anche chi è fuori, a dirci qual è il conteggio esatto dei decreti Salva Ilva che sono stati prodotti dal Parlamento. Una continua legiferazione che ha mortificato la Costituzione della Repubblica italiana, calpestando diritti costituzionalmente tutelati, non solo quello della salute, ma anche quello del lavoro.
Vedete, il movimento ambientalista è stato accusato molte volte di non avere a cuore il futuro occupazionale del siderurgico. Ebbene, non siamo stati noi a governare questo Paese, ma le conseguenze quali sono state? Che in questi anni, oltre un decennio, i livelli occupazionali sono drasticamente diminuiti; si è fatto ricorso a una cassa integrazione senza precedenti e, ancora oggi, vediamo un'ulteriore contrazione dei livelli occupazionali, che assolutamente non è correlata ad un aumento dei livelli della tutela della salute dei cittadini e degli stessi lavoratori.
Infatti, uno degli emendamenti che avevamo presentato chiedeva di inserire, nella valutazione del danno sanitario, anche le malattie dei lavoratori, affinché queste facessero epidemiologia per arrivare ad una autorizzazione integrata ambientale che rispettasse la valutazione del danno sanitario. Sono passati 13 anni. Certamente, non è responsabilità del Governo Meloni, che ne ha quota parte, ma è una responsabilità che viene da lontano; una responsabilità che non è riuscita a individuare un piano industriale che sapesse guardare anche alle grandi sfide che, in maniera virtuosa, sono state vinte in altri Paesi d'Europa e del mondo.
Potrei citare il polo siderurgico di Pittsburgh, quello che è accaduto al polo siderurgico di Bilbao o nel bacino della Ruhr, che oggi sono elementi virtuosi di una conversione industriale che ha aumentato l'occupazione, chiudendo le fonti inquinanti. Però, che sul tema della valutazione del danno sanitario - e concludo - ci sia questo atteggiamento del non voler dare e mettere al centro una funzione pubblica nella sua redazione, e consegnare questo potere, questa possibilità, a chi deve gestire il siderurgico, è un'abdicazione dei poteri dello Stato nei confronti del privato, e questo noi lo riteniamo, francamente, inaccettabile per la salute e per i lavoratori .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.1 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Sospendiamo brevemente l'esame del provvedimento, che riprenderà dopo la consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la consegna del testo delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025.
Ha dunque facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Giorgia Meloni.
GIORGIA MELONI,. Grazie, Presidente. Come correttamente diceva lei, sono venuta solamente a consegnare il testo delle comunicazioni che ho appena rese al Senato e torno, ovviamente, per il dibattito domani mattina, e quindi non voglio togliere altro tempo all'esame del provvedimento che state portando avanti. Grazie .
PRESIDENTE. La ringrazio, signor Presidente del Consiglio dei ministri. Prendo atto della consegna del testo delle comunicazioni da lei rese nella giornata odierna al Senato della Repubblica in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025, e che saranno pubblicate integralmente in calce al resoconto della seduta odierna.
Come previsto dal calendario dei lavori, la discussione su tali comunicazioni avrà inizio nella seduta di mercoledì 19 marzo alle ore 9,30.
Le relative risoluzioni dovranno essere presentate non prima dell'inizio della relativa discussione e non oltre un'ora dall'inizio stesso.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'emendamento 1-.2. Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Le confesso, Presidente, che per un attimo, non avendo visto l'arrivo della Presidente del Consiglio, ho pensato in un gesto di affetto da parte dei colleghi, ma poi è stato spento sul nascere
PRESIDENTE. Pensavo anche io lo stesso per me, ma non è così.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Siamo stati in due Presidente. L'emendamento in questione insiste sull'articolo 1- del provvedimento. Bene, l'articolo 1- dispone che nell'ambito dell'autorizzazione integrata …
PRESIDENTE. Colleghi, lo stiamo sistemando.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Il tabellone è rosso, Presidente
PRESIDENTE. Abbiate pazienza, prego i tecnici, cortesemente, di intervenire. Però penso si possa proseguire. Prego, onorevole Pagano.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Come le dicevo, l'articolo 1 dispone che, nell'ambito del procedimento per l'autorizzazione integrata ambientale, i gestori degli impianti debbano fornire anche il rapporto di valutazione del danno sanitario relativo allo scenario emissivo connesso all'assetto impiantistico e produttivo oggetto dell'istanza.
Ma all'interno sempre dell'articolo 1- si dice di più, in particolare che, nelle more dell'aggiornamento del decreto ministeriale che vada a definire i criteri metodologici per la valutazione del danno sanitario, si debba procedere con un nuovo studio di valutazione dell'impatto sanitario. Anche in questo caso la redazione della valutazione dell'impatto sanitario è rimessa ai gestori degli impianti, mentre ai sensi del comma 3 dello stesso articolo l'Istituto superiore di sanità è chiamato soltanto a dare il proprio parere sulla documentazione già in possesso, e comunque non oltre i 30 giorni dalla stessa richiesta.
Ora, la costruzione stessa di questa norma lascia qualche sospetto sui motivi per cui all'Istituto superiore di sanità venga lasciato uno spazio così minimo e poco incisivo. Infatti ricorderete, gentili colleghi e colleghe, che appena poche settimane fa l'Istituto superiore di sanità ha esteso un parere in merito alla valutazione di impatto sanitario in corso, calcolata su una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio, sempre redatta dai gestori e presentata, appunto, dai commissari di Acciaierie d'Italia.
Il parere diceva: secondo l'Istituto, la VIS presentata contiene elementi di incongruità rispetto agli indirizzi definiti nelle linee guida dell'Istituto superiore di sanità, e il rischio sanitario risulta inadeguato per sottostima. Insomma, si chiamerebbe una sonora bocciatura che pone due questioni. La prima: chi si sta occupando di redigere lo studio VIS sta cercando di truccare le carte. La seconda: coloro che stanno agendo in questo modo non solo sanno di poter truccare oggi quelle carte, ma si sentono rassicurati di poterlo fare anche domani, perché l'unico ente che scientificamente e da un punto di vista anche della competenza istituzionale ne avrebbe la possibilità viene da questo articolo relegato al ruolo di mero spettatore, che potrà dare, in appena 30 giorni, rispetto a procedimenti complessissimi, semplicemente un parere, che potrà anche essere cestinato da coloro i quali - gestori o proprietari - sentiranno di non doversi uniformare.
Di fronte a una legge che dice a un soggetto dello Stato che può dare semplicemente pareri che non hanno nessuna cogenza, è evidente che c'è il tentativo di delegittimazione di quello che è l'organismo istituzionalmente preposto. Con questo emendamento noi proviamo a porre riparo ad una grave ingiustizia. Se non siete in malafede, è evidente che lo voterete, ma il mio sospetto è che voi siate in enorme malafede .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.2 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.3 Morfino, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.4 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ancora lo scorso autunno, ISPRA e ARPA Puglia pubblicavano gli ultimi aggiornamenti sulle attività di controllo e monitoraggio presso lo stabilimento siderurgico di Taranto relativamente al secondo trimestre 2024, attività da cui sono emerse diverse criticità che hanno portato a ben 23 prescrizioni rivolte all'azienda.
Tra queste, nella relazione inviata al Ministero dell'Ambiente viene sottolineato come dall'analisi documentale emerge che gli interventi prescritti non risultano completati e vi è un'incongruenza del cronoprogramma rispetto alla pianificazione totale degli interventi.
Due mesi fa, a gennaio, abbiamo appreso che l'ISPRA ha formalizzato diverse diffide verso l'azienda dopo i controlli effettuati in fabbrica. Sull'ossido di azoto dal camino E137 la diffida contesta un valore medio giornaliero di 223 milligrammi per normal metro cubo. Quest'ultimo supera il valore limite giornaliero di 100 milligrammi autorizzato da rispettare adeguamento, cioè a valle di tutte le attività e di tutti gli interventi di adeguamento conclusi entro il 23 agosto 2023 con il termine del piano ambientale.
Per fenoli totali e cianuri emessi dagli scarichi la diffida è invece successiva: in particolare, per uno scarico sono stati rilevati per fenoli totali e cianuri rispettivamente il valore di 7,01 milligrammi/litro e di 11,05 milligrammi/litro; mentre i valori limite - avverte ISPRA - sono per i fenoli totali pari a 0,5 milligrammi/litro e per i cianuri pari a 0,1 milligrammi/litro. Ad un altro scarico invece, sempre relativamente ai cianuri, è stato trovato un valore di 2,44 milligrammi/litro, che supera il limite di emissione media giornaliera di 0,4 milligrammi/litro.
A queste diffide Acciaierie d'Italia pare abbia dato risposte vaghe, interlocutorie ed evasive. È chiaro dunque che chi sta gestendo gli stabilimenti non abbia pienamente sotto controllo la situazione emissiva della fabbrica. L'inquinamento continua ad esserci e chi dovrebbe occuparsi di chiudere le fonti inquinanti non lo sta facendo. Per questa ragione crediamo si debba insistere sull'importanza di avere organi e presidi pubblici che possano garantire a Taranto un futuro diverso, lontano dall'inquinamento, lontano dai fumi tossici, lontano dalla morte e dalla malattia.
Con questo emendamento ritorniamo a chiedere che la VIS sia predisposta previo consulto dell'ASL e dell'ARPA competenti e con un ruolo centrale dell'Istituto superiore di sanità .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-4 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-5 Ilaria Fontana, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.6 L'Abbate.
Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Con questo emendamento andiamo a verificare la problematica dell'inquinamento nell'aria. Infatti, chiediamo che siano rivisti i limiti che sono previsti dal decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, che reca l'attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria. Che cosa chiede? Chiede di migliorare i criteri di valutazione della qualità dell'aria, di allineare gli standard nazionali alle linee guida sulla qualità dell'area dell'Organizzazione mondiale della sanità del 22 settembre 2021. Questo significa che noi non ci siamo adeguati.
Noi stiamo parlando in modo molto tecnico, ma adesso voglio far parlare un cittadino di Taranto. Quindi, leggo quello che dicono sulla qualità dell'aria: l'inquinamento prodotto dalle ciminiere a strisce bianche e rosse, che incombono sulla città, divenne una parte accettata della vita; alcuni ex lavoratori ricordano di aver soffiato muco nero dal naso e i bambini giocavano con la polvere, alcuni la trovavano sui loro cuscini al mattino, quando le finestre venivano lasciate aperte in estate. Era come un luccichio - ha detto Ignazio D'Andria, proprietario del Mini Bar di Tamburi - e pensavamo fosse un regalo delle fate, mentre in realtà era veleno.
PRESIDENTE. Se nessun altro vuole intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.6 L'Abbate, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.7 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.8 Ghirra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.9 Simiani, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.10 Ghirra, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.11 L'Abbate, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.12 Santillo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santillo.
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Grazie, Presidente. La recente sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 giugno 2024 ha fatto alcune precisazioni con riferimento ad interpretazioni e determinate disposizioni sulle emissioni industriali. Ora, che cosa succede? Che con l'emendamento del Governo questa sentenza viene recepita, ma inspiegabilmente restano esclusi alcuni casi. La cosa bella è che, quando andiamo a leggere i casi esclusi, capiamo qual è il gioco. Cioè, restano esclusi i casi di violazione delle condizioni di autorizzazioni che comportino un pericolo immediato, grave e rilevante per l'integrità dell'ambiente e della salute umana.
Allora, con questo emendamento chiediamo che, qualora si verifichino questi casi, il gestore dell'impianto debba provvedere all'immediata sospensione e al ripristino delle condizioni di conformità nel minor tempo possibile; nel frattempo l'impianto è sospeso. Quindi, non riusciamo a capire come mai ci sia un parere contrario a questo emendamento che, se vogliamo, lo possiamo definire certamente di buon senso. Poi, come si dice, a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca. Noi non vogliamo pensar male di questa maggioranza, di questo Governo: allora ci aspettiamo che riveda il parere sull'emendamento o quantomeno lo accantoni per ragionarci meglio .
PRESIDENTE. Chiediamo al relatore in merito all'istanza di accantonamento. No, è contrario.
Onorevole Santillo, chiedo scusa: lei insiste per l'accantonamento? Per la votazione, ovviamente?
AGOSTINO SANTILLO(M5S). Sì.
PRESIDENTE. Allora, in base al Regolamento, chiedo se c'è qualcuno che vuole parlare a favore e se c'è qualcuno che vuole parlare contro. A favore? Mi pare nessuno. Contro? Mi pare nessuno.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento 1-.12 Santillo.
Dichiaro aperta la votazione.
.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 62 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.12 Santillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 1-.01 Pavanelli.
Ha chiesto di parlare la deputata Pavanelli. Ne ha facoltà.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Colleghi, mi domando dove siano i Ministri oggi in quest'Aula, perché stiamo parlando di un provvedimento che riguarda sia l'attività produttiva, sia l'ambiente. Non ci sono i due Ministri e, purtroppo, non ci sono nemmeno i due presidenti delle Commissioni, ed è abbastanza anomalo, oppure no, se pensiamo che, nella realtà, questo Governo e questa maggioranza non hanno nessuna intenzione di fare qualcosa di serio riguardo all'acciaieria pugliese, ma soprattutto ci domandiamo se questa maggioranza abbia una strategia sull'acciaio in Italia.
Anzi, dobbiamo domandarci se l'acciaio sia considerato strategico per questa maggioranza, per i Ministri che non sono in quest'Aula e, magari, anche per la Presidente del Consiglio, perché, da come è stato scritto questo disegno di legge del Governo, sembra proprio di no.
Sembra che non sia così per diversi motivi: perché non tutela la produzione di acciaio in questo Paese; non tutela l'ambiente di quel territorio e, tra l'altro, nemmeno quello di altri territori dove ci sono acciaierie; non tutela i cittadini di Taranto, la loro salute. La loro salute non può essere considerata secondaria, ma di massima importanza, anche perché, quando tuteliamo la salute dei cittadini, diminuiamo anche i costi sanitari, che sono, comunque, di competenza delle nostre regioni e del Governo. Dovrebbe essere di interesse nazionale la salute dei cittadini e di interesse nazionale la tutela del territorio, dell'ambiente, delle acque, del terreno.
Allora, questo mio emendamento chiedeva di istituire un fondo specifico per la conversione della produzione, del metodo di produzione, andando verso la decarbonizzazione, che non è ideologia, ma è una realtà che stanno facendo all'estero. Questo cosa significa, Presidente? Significa che l'acciaio prodotto da quelle acciaierie che hanno puntato sulla decarbonizzazione ha un valore in più, tra l'altro, sul mercato. Allora, come si fa questa decarbonizzazione di un tale impianto, che oggi inquina tantissimo? Ebbene, si va a fare la conversione dei forni, che diventano elettrici, e si fa in modo che si possa alimentare con l'idrogeno verde.
Lo so, è molto ambizioso, ma questa è la realtà del mercato nella direzione in cui dovremmo andare, sempre per la tutela dei lavoratori, la tutela dei cittadini, la tutela dell'ambiente, e per far sì che l'impianto diventi un fiore all'occhiello, non quel luogo che continua, purtroppo, in questi anni a ritrovarsi sulle cronache per sentenze che continuano a condannare quel sito perché non è idoneo per chi ci vive, per chi ci lavora e per chi vive nei pressi dell'acciaieria Ilva .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-01 Pavanelli, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.02 Santillo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.03 Tucci, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.04 Donno, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.05 Morfino, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1-.1 Ilaria Fontana e 1-.2 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.3 Bonelli, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'esame dell'emendamento 1-.4 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). L'articolo 1-, su cui insiste questo emendamento, funge da chiusura del cerchio, introducendo le cosiddette disposizioni transitorie. Anche in questo caso siamo in presenza di un espediente per chiudere in fretta e furia l'autorizzazione integrata ambientale in corso e dimostrare evidentemente al futuro acquirente che a Taranto e negli altri stabilimenti di proprietà dell'ex Ilva si può produrre senza particolari premure e ostacoli.
In breve, si potrà fare acciaio rispondendo solo e unicamente alle esigenze di sostenibilità economica, senza minimamente preoccuparsi per le questioni che afferiscono all'ambiente e alla salute delle persone. Ciò che, infatti, resta fuori dalle formule giuridiche, magiche, che avete utilizzato sono sempre le stesse persone: la gente, le persone che lavorano nell'ex Ilva o che vivono nel sedime intorno al siderurgico, così come le istituzioni che rappresentano quei territori. Con questo emendamento noi chiediamo due modifiche sostanziali.
La prima è per allargare i tempi, che sono immotivatamente compressi, lasciati all'Istituto superiore di sanità per rendere il proprio parere; quell'organo ha bisogno che gli esperti relazionino con accuratezza e, soprattutto, che non sbaglino, perché sbagliare fa la differenza tra la vita e la morte delle persone, perché sbagliare fa la differenza tra inquinare o meno il territorio. La seconda interviene sulla composizione della commissione istruttoria, rinfarcita con la formuletta “un uomo del Ministro” o “una donna del Ministro” - un uomo del Ministro, però, evidentemente era più corretto per il nuovo corso di Governo -, ma, assolutamente, con nessun tipo di legame con la rappresentanza del territorio.
Per questo chiediamo che ai lavori della commissione partecipi anche un esperto in materie scientifiche, non evidentemente un politico, ma un esperto in materie scientifiche, che, con scienza e non con scemenza, possa dare il proprio parere e il proprio contributo a quella che sarà la risultanza, perché il principio che proviamo a sostenere da sempre è di non fare i conti senza l'oste.
Dovete smetterla. Ridare dignità a quelle comunità vuol dire essenzialmente rispettarne le esigenze e, soprattutto, fare in modo che in ogni processo vi sia la possibilità che i dati siano chiari e non siano lasciati a logiche che possano adombrare qualsiasi tipo di dubbio, perché il dubbio si ingenera nelle coscienze e finisce per diventare occasione per far perdere credibilità alle istituzioni .
PRESIDENTE. Se nessun altro intende intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.4 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.1 Morfino, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.2 Morfino, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'emendamento 1-.3 Peluffo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Peluffo. Ne ha facoltà.
VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO(PD-IDP). Signor Presidente, l'articolo 1- è stato introdotto nel corso dell'esame al Senato e, come hanno visto i colleghi, istituisce un Fondo presso il Ministero delle Imprese e del quindi presso il MIMIT, con una dotazione di 80 milioni di euro per il 2027 per interventi di ripristino e bonifica ambientale.
Quindi il decreto che, come è stato detto nel corso degli interventi dei colleghi del Partito Democratico, immette liquidità alla società prelevandola dal patrimonio destinato agli interventi di riqualificazione ambientale e di bonifica ambientale, poi, all'ultimo, in fase di approvazione al Senato - evidentemente anche il Governo si è reso conto che era un po' eccessivo - istituisce presso il MIMIT questo Fondo che ha questa destinazione per le bonifiche ambientali.
Ora, visto che ci si è resi conto del problema, visto che al Senato è stato istituito questo Fondo con questa dotazione di 80 milioni di euro per il 2027, a questo punto, in fase di conversione qui, alla Camera, completiamo il lavoro, approviamo l'emendamento che prevede una dotazione di 80 milioni di euro anche per il 2025 e il 2026. La somma complessiva arriverebbe a 240 milioni di euro, che non sono i 250 milioni di euro che avete tolto dal patrimonio destinato alle bonifiche ambientali, però ci si avvicina. Così avremmo restituito la possibilità di interventi di carattere ambientale. Questo è il senso dell'emendamento e con la sua votazione si potrebbe superare uno dei problemi principali di questo decreto .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il mio intervento vuole non solo supportare quanto detto dall'onorevole Peluffo, ma vuole anche ampliare la discussione. Vogliamo capire bene se il Governo vuole o no intervenire su quest'area specifica; se vuole dare, anche per gli anni futuri, risorse per la bonifica di questo importante sito, che presenta gravi rischi ambientali. Quello che faremo, come Partito Democratico, è una seria e vera battaglia su questo tema, perché oggi, sul tema delle bonifiche, ho visto grande timidezza da parte del Ministero, e vorrei che ci fosse un impegno vero da parte dei parlamentari sulle bonifiche italiane.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.3 Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-.1000 Del Barba, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Passiamo all'emendamento 1-.5 Donno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Oggi faccio degli interventi meno tecnici; ciò perché, a volte, quando si è lontani e non si vive in prima persona il territorio, il problema, si diventa un po' indifferenti. Quello che cerco di raccontarvi sono storie vere, che vi leggo; preferisco fare questo e chi veramente parla con la propria voce, che sta lì, sui territori, ha visto quello che è accaduto, anche sulla propria pelle. Ve lo leggo per farvi capire che dobbiamo restare umani, per cui la prossima volta, o anche da subito, quando dovete mettere una crocetta se approvare o cancellare un emendamento, qualcosa che va verso la salute dei cittadini, dovete pensarci un attimo e dovete sentirvi responsabili delle scelte che state effettuando.
Le emissioni - un di minerali, metalli e diossine cancerogene - si sono infiltrate nel mare, distruggendo un'altra delle fonti economiche della città, la pesca delle cozze, che, chiaramente, è ulteriormente danneggiata dal cambiamento, dal riscaldamento globale, cosa che per voi non esiste. I casi di cancro sono aumentati, ma, solo nel 2012, i dati ufficiali hanno mostrato che il tasso di mortalità per quella malattia, nella zona, era del 15 per cento superiore alla media nazionale. Studi più recenti hanno confermato un legame tra le emissioni e la prevalenza del cancro, nonché un tasso di malattie respiratorie, renali e cardiovascolari superiore alla media.
Un rapporto di Sentieri, un gruppo di monitoraggio epidemiologico, ha rilevato che, tra il 2005 e il 2012, 3.000 decessi - 3.000 decessi - sono stati direttamente collegati ad una limitata esposizione ambientale agli inquinanti. I medici sostengono che il tasso di cancro fluttua in linea con la produzione della fabbrica. Ripeto: il tasso di cancro fluttua in linea con la produzione della fabbrica! E voi avete deciso di mettere quella somma che era per le bonifiche per continuare ad usare il carbone! Signori, state firmando quello che è accaduto finora e che continuerà ad accadere.
I bambini sono stati colpiti in modo particolare. Uno studio del 2019 dell'Istituto superiore della sanità italiano ha rilevato che, nei 7 anni fino al 2012, il tasso di linfoma infantile a Taranto era quasi il doppio della media regionale, e uno studio più recente di Sentieri ha mostrato un eccesso di tumori infantili nella città rispetto al resto della Puglia.
Signori, stiamo leggendo cose che non sono inventate! Ma magari fossero inventate, magari fossero false! Queste non sono , come quelle che ogni tanto vi inventate. Questo non è un racconto, una narrazione che voi fate per dire quanto con questo Governo siete stati bravi o come tutto funziona. No! Non funziona nulla! Perché state bocciando tutto quello che serve alle famiglie di Taranto, quello che serve per tutelare la salute, e ve ne state assolutamente lavando le mani ! Ed è giusto che questo venga detto in quest'Aula !
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-5 Donno, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge
Passiamo all'articolo aggiuntivo 1-.01 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con un precedente emendamento abbiamo parlato dei lavoratori dell'ex Ilva. Lo abbiamo fatto con una proposta che riguardava soprattutto aspetti sulla sicurezza del lavoro, troppo spesso ignorati in una fabbrica con impianti vecchi e pericolosi, ma avete deciso di bocciare anche quell'emendamento. Con questo emendamento, invece, chiediamo che si provveda a realizzare una forma di tutela aggiuntiva per i lavoratori dell'ex Ilva, in vista, evidentemente, di ciò che verrà.
Il futuro della fabbrica non è ancora scritto ma, ormai, pare segnato. Però, come ha già detto più di un collega, quasi nessuno, e men che meno i dipendenti dell'acciaieria, sa come si stanno svolgendo le operazioni di cessione, né chi sarà l'acquirente, né su quali presupposti e con quali obiettivi si sta vendendo. Ecco, in questa assurda storia di silenzi che ci sembra nuova e anche un po' scandalosa, purtroppo, abbiamo l'esigenza di ricostruire alcuni punti fermi. In tutti questi anni, infatti, a partire dal sequestro del 2012, gli unici che hanno subito e sopportato le dirette conseguenze di questa vicenda drammatica sono stati propri proprio gli operai, gli impiegati dello stabilimento siderurgico, trattati come numeri, costretti nel silenzio, sanzionati duramente in caso di denuncia o anche per molto meno.
Spero che tutti quanti voi ricordiate la storia di Riccardo Cristello, operaio dell'allora ArcelorMittal, che fu prima sospeso e poi licenziato dall'azienda semplicemente per aver condiviso un su , che parlava di una serie TV Mediaset con forti richiami a quanto è accaduto e a quanto accade a Taranto. Quel telefilm parlava di una fabbrica tossica e di un alto tasso di malati oncologici in correlazione, evidentemente, con la produzione industriale. Fortunatamente, la giustizia lì è esistita e ha ripristinato il licenziamento, giudicandolo illegittimo, e Cristello è stato reintegrato. Ma in questi 13 anni le storie come quella di Cristello sono state tantissime e i dipendenti che hanno perso qualsiasi certezza rispetto al proprio posto di lavoro, evidentemente, lo ricordano bene.
In virtù dell'ultimo accordo tra azienda e sindacati, la cassa integrazione è stata però prorogata per altri 12 mesi per circa 3.000 persone, di cui 2.700 solo a Taranto. Ma siccome dal Governo tutto tace e non sappiamo cosa ne sarà dei livelli occupazionali quando l'Ilva sarà ceduta, con questo articolo aggiuntivo chiediamo di far sì che lo Stato si faccia carico della transizione sociale. Perché se, come abbiamo detto con chiarezza e fermezza, siamo per una transizione ecologica che vada a spegnere l'area a caldo, con altrettanta chiarezza diciamo che i costi non possono gravare solo ed unicamente sulla parte più debole di questo processo di transizione, e cioè sugli operai e sulle operaie.
E in virtù di questo, chiediamo che lo Stato, con nettezza, chiarisca che si farà carico di quei lavoratori che non riusciranno ad essere assorbiti dal nuovo acquirente secondo i nuovi modelli produttivi. Se siete in buona fede, con questo articolo aggiuntivo, anche semplicemente individuandolo come un'attenzione prospettica, potete dare un segnale concreto di attenzione .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-01 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.02 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.03 Ilaria Fontana, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 1-.04 Stefanazzi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Lacarra. Ne ha facoltà.
MARCO LACARRA(PD-IDP). Grazie, signor Presidente. L'articolo aggiuntivo mira ad incrementare i trattamenti di integrazione salariale per i dipendenti di stabilimenti di interesse strategico nazionale, elevando il limite di spesa da 19 a 25 milioni di euro. Taranto ha vissuto una lunga e dolorosa fase di transizione, segnata da sfide economiche e sociali significative, che hanno impattato, in modo diretto e profondo, sulle vite dei lavoratori e delle loro famiglie. I dipendenti dell'ex Ilva, in particolare, si trovano in una situazione di incertezza e difficoltà, alla luce delle sfide ambientali, economiche ed occupazionali che hanno segnato la storia recente della città.
È cruciale che, come legislatori, ci si faccia finalmente carico delle loro preoccupazioni e delle loro necessità, mortificate più e più volte negli ultimi anni. L'incremento della spesa per i trattamenti di integrazione salariale è un segnale chiaro e forte; investire nel futuro di questi lavoratori significa riconoscere il loro valore e il contributo fondamentale che portano alla società. Con l'aumento di 6 milioni di euro garantito mediante la riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica si pone l'accento su una scelta strategica: destinare le risorse laddove sono realmente necessarie, sostenendo coloro che vivono una fase di difficoltà e di transizione. Questo articolo aggiuntivo non prevede solo un incremento dei fondi, ma è una risposta a una crisi che ha messo a dura prova intere famiglie.
Con questi fondi possiamo garantire ai lavoratori non solo un sostegno economico immediato, ma anche la sicurezza di avere un reddito in un momento in cui l'incertezza regna sovrana. Ogni euro che destiniamo a questi trattamenti non solo aiuta i lavoratori a fronteggiare le spese giornaliere, ma consente anche di mantenere vivo il tessuto sociale ed economico di una città tramortita da tutto ciò che è successo nell'ultimo decennio. Inoltre, l'incremento dei trattamenti di integrazione salariale è un passo verso la stabilità occupazionale e una speranza per il futuro.
Stiamo parlando di lavoratori da supportare durante un periodo di ristrutturazione e riconversione industriale: investire nel rafforzamento delle politiche di integrazione salariale è un segnale di responsabilità e di impegno da parte dello Stato. Insomma, è una misura fondamentale non solo per garantire la dignità dei lavoratori dell'ex Ilva, ma anche per promuovere un senso di comunità e solidarietà in un momento così delicato.
Sosteniamo i redditi di questi lavoratori perché il futuro di Taranto e il benessere delle sue famiglie meritano la nostra attenzione e, soprattutto, azioni concrete; attenzione che, purtroppo, non ravvediamo affatto nei contenuti di questo decreto .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.04 Stefanazzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'articolo aggiuntivo 1-.05 Ubaldo Pagano.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Questo emendamento, Presidente, tocca una questione molto importante per la comunità tarantina, in particolare per quei residenti che da anni vivono l'angoscia e le conseguenze delle emissioni derivanti dagli impianti del siderurgico ex Ilva. Le misure urgenti che stiamo considerando non sono semplicemente un atto burocratico, come qualcuno in questi ultimi anni evidentemente le ha interpretate; piuttosto, si tratta di un necessario intervento per garantire a chi ha subito più di tutti la presenza del siderurgico un minimo risarcimento rispetto a tutti i danni patiti.
Parliamo delle emissioni dell'ex Ilva, che, come certificano decine e decine di studi, indagini e sentenze, che, peraltro, altri colleghi meglio di me hanno riportato in quest'Aula, non sono soltanto all'origine di gravi patologie e di decessi precoci, ma hanno causato evidentemente danni ambientali e gravissime compressioni di diritti costituzionalmente garantiti, come quello alla tutela della propria casa. Molti residenti del quartiere Tamburi di Taranto hanno presentato azioni risarcitorie per questi danni e hanno visto riconosciuto da un giudice - non da un politico, da un giudice - il diritto al risarcimento con sentenza passata in giudicato.
Risarcimenti riconosciuti, ma mai erogati, finché, nel 2021, non siamo riusciti a istituire un Fondo . Da allora ne abbiamo viste di cotte e di crude, purtroppo: ostacoli e rallentamenti di ogni tipo, che ancora oggi mortificano le speranze di una comunità sofferente. Due anni, ad esempio, sono serviti al Ministro Giorgetti prima e al Ministro Urso dopo per far funzionare il Fondo ed erogare i primi indennizzi. Nel 2023 abbiamo raccolto i primi risultati, ma nel 2024 siamo tornati a una situazione inaccettabile. Da un lato, infatti, il Governo ha provato a ridurre il Fondo con la scorsa legge di bilancio, e fortunatamente, grazie all'utilizzo di quelle poche risorse nella disponibilità del Partito Democratico, abbiamo fatto in modo che quel taglio non fosse perpetrato, ma un incremento, evidentemente necessario, non c'è stato.
Come abbiamo provato a dirvi più e più volte durante l'esame della manovra, l'altissimo numero di richieste pervenute al Ministero, a fronte di sentenze passate in giudicato, non permette di ristorare pienamente, perché quel Fondo non è totalmente conferente. A fronte di 4 milioni di dotazione per il 2024, le domande ammontano a più di 12 milioni di euro. Che significa? Significa che l'indennizzo che riceveranno i cittadini che hanno una sentenza passata in giudicato, in realtà, varrà un terzo di quanto spetterebbe loro. Non contenti, però, di questo schiaffo, non avete voluto porre riparo nella scorsa legge di bilancio e la beffa è che sono passati 3 mesi e ancora non avete provveduto a liquidare quel 30 per cento.
Ora, a parte l'appello accorato che, tramite la Presidenza, rivolgo al Ministro Giorgetti e al Ministro Urso affinché venga liquidato quel 30 per cento, con questo emendamento noi diamo le risorse per fare in modo che possa essere ristorato anche l'altro 70 per cento e soprattutto creiamo un meccanismo affinché, negli anni a venire, ci sia la possibilità di far fronte a tutte le richieste che giungono. Non parliamo di grandi cifre. Peraltro, è un meccanismo che ha dimostrato di funzionare ed è un meccanismo in presenza di un danno accertato dalla magistratura con sentenza passata in giudicato. È un appello forte che mi sento di fare a tutti quanti, perché non penso che questa sia una battaglia di una sola parte politica: è una battaglia di civiltà, su cui mi piacerebbe avere un'alleanza, qui sì, trasversale .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.05 Ubaldo Pagano, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-.06 Peluffo, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati .
Invito la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Fausta Bergamotto, ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Presidente, le chiedo una sospensione di 15 minuti, cortesemente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Signor Presidente, le volevo chiedere un'informazione: c'era un limite per i deputati per presentare gli ordini del giorno? C'era un orario di scadenza?
PRESIDENTE. Alle 12 di oggi.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Bene. Le potrei chiedere, cortesemente, se può interrogare il Governo affinché ci spieghi per quale motivo noi abbiamo un obbligo, che è quello di avere un limite delle ore 12 per presentare gli ordini del giorno, 23 ordini del giorno mentre il Governo non utilizza il tempo dalle 12 alle 17 - 5 ore per dare i pareri - e si presenta, al momento di dare i pareri, chiedendo altri 15 minuti. Sono 15 minuti, nemmeno a dire un'ora! Che cosa deve succedere in questi 15 minuti e per quale motivo noi dobbiamo avere un termine perentorio e il Governo no? Se lei gentilmente vuole chiedere al Governo se ci dà una ragione per lo meno, perché, se è un problema di è un discorso, se è un problema di merito è un altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO(PD-IDP). Presidente, per ricordare a lei e, con tutto il rispetto, anche al rappresentante del Governo che abbiamo modificato il Regolamento per evitare situazioni come queste . Abbiamo modificato il Regolamento, nell'ultima sessione, per consentire al Governo di avere il tempo sufficiente. Ha ragione assolutamente il collega Giachetti, condivido totalmente, questo non è accettabile. Non è un problema di un quarto d'ora, è un problema di principio.
Noi abbiamo un termine e questo termine è stato pensato con una logica, che è quella di consentire al Governo di avere il tempo. Senza drammatizzare, perché, ripeto, un quarto d'ora non è certamente un tempo lunghissimo, però, con tutto il rispetto, la prego di informare il Presidente della Camera. Il nostro auspicio è che episodi come questi non accadano più.
PRESIDENTE. Sicuramente informerò il Presidente Fontana delle vostre istanze. Chiedo alla Sottosegretaria se mi conferma i 15 minuti o altro.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Sì, anche meno, Presidente. Devo solo recuperarli in sala Governo, grazie.
PRESIDENTE. A questo punto, mancano 13 minuti alle 17. Facciamo alle 17. Comunque, è confermata la richiesta di sospensione, pertanto il Presidente non può fare altro che prenderne atto.
Sospendo, quindi, la seduta fino alle ore 17.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno.
FAUSTA BERGAMOTTO,. Sugli ordini del giorno n. 9/2285/1 Pandolfo, n. 9/2285/2 Ghio, n. 9/2285/3 Curti, n. 9/2285/4 Evi, n. 9/2285/5 Ferrari, n. 9/2285/6 Ascani, n. 9/2285/7 Ubaldo Pagano, n. 9/2285/8 Santillo, n. 9/2285/9 Morfino, n. 9/2285/10 Ilaria Fontana, n. 9/2285/11 Ferrara, n. 9/2285/12 Pavanelli, n. 9/2285/13 Cappelletti, n. 9/2285/14 Appendino, n. 9/2285/15 L'Abbate, n. 9/2285/16 Soumahoro, n. 9/2285/17 Stefanazzi, n. 9/2285/18 Bonelli, n. 9/2285/19 Zanella, n. 9/2285/20 Grimaldi, n. 9/2285/21 Ghirra, n. 9/2285/22 Bonafe' e n. 9/2285/23 Simiani, il parere è contrario).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI(IV-C-RE). Presidente, tramite la sua persona, vorrei innanzitutto scusarmi di cuore per l'intervento che ho fatto precedentemente, che era del tutto immotivato, perché non mi sono reso conto che questo quarto d'ora è stato fondamentale per consentire al Governo di rivedere qualche parere che aveva pensato a mezzogiorno. Quindi, nel chiedere scusa a lei, nel chiedere scusa al Governo, nel chiedere scusa a tutti i colleghi, invece esprimo un sentito ringraziamento al Governo per l'impegno che è riuscito a mettere, in questo quarto d'ora, per dare una risposta positiva al Parlamento, dopo la risposta che ha dato su tutti gli emendamenti presentati al provvedimento che abbiamo esaminato fino adesso. Grazie infinite e di cuore .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/1 Pandolfo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2285/2 Ghio.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà.
VALENTINA GHIO(PD-IDP). Grazie, Presidente. Il parere contrario su questo ordine del giorno dimostra, in modo molto chiaro, che il Governo, con questo decreto, con la mancata accettazione di ordini del giorno molto ampiamente condivisibili, non dà le garanzie di cui l'azienda ha bisogno e non le dà neanche per gli stabilimenti ex Ilva di Genova. Si tratta di una realtà produttiva che, insieme a quelle del Basso Piemonte, sono una componente essenziale del tessuto industriale delle due regioni e rappresentano un polo attrattore per un futuro di reindustrializzazione. Però hanno bisogno di risposte chiare, di risposte di lungo periodo. Ne hanno bisogno oggi, senza perdere ulteriore tempo, mentre il contesto generale macroeconomico continua a rallentare e, quindi, a incidere anche su queste aziende.
Già nella scorsa legge di bilancio non avete saputo fornire misure efficaci di lungo periodo per il recupero dell'industria siderurgica, da anni in sofferenza, il cui mantenimento molto spesso si deve anche alla resilienza e alla dedizione dei lavoratori. In particolare, in questo caso, non avete dato alcuna garanzia rispetto alla possibile destinazione delle aree di Genova oggetto dell'accordo di programma e avete lasciato totalmente aperta la porta a un possibile utilizzo ad usi logistici, come peraltro, in più di un'occasione, sia l'attuale presidente della regione Liguria, sia l'attuale sindaco facente funzioni di Genova hanno fatto intendere.
È una soluzione molto preoccupante, perché avrebbe ricadute occupazionali notevolmente inferiori rispetto a quelle generate dalle attività produttive tradizionali. E, quindi, con il vostro parere nettamente contrario, avete aperto a questa possibilità. Quindi, questo parere contrario si inserisce, come è già stato detto bene da tanti colleghi, in uno strumento privo di una visione strategica, privo di una visione di lungo termine. L'assenza di interventi mirati, di strumenti di sostegno lungimiranti e adeguati rivela, in modo chiaro, in modo lampante, la carenza di una politica industriale coraggiosa e innovativa, capace di rafforzare e di garantire la competitività di un settore che per anni ha sostenuto le economie locali.
È una politica industriale, coraggiosa e innovativa che, fino ad oggi, non avete dimostrato e che manca tuttora, anche in questo provvedimento. Quindi, in un contesto, come questo, di crescenti difficoltà economiche, non avete adottato misure per il recupero della produttività, misure che garantiscano l'unità dell'azienda, misure a tutela dell'occupazione.
E non accettare nemmeno un impegno come quello richiesto, ossia subordinare qualunque pensiero sull'uso diverso delle aree a precise, e non generiche, garanzie di rilancio dell'acciaieria genovese, vuol dire non tenere in considerazione l'obiettivo fondamentale o sapere che non si è in grado di assicurarlo, ovvero la salvaguardia della buona e piena occupazione, la tutela dello stabilimento e dell'unità della produzione e, in altre parole, il futuro, in questo caso, della città di Genova .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/2 Ghio, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/3 Curti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/4 Evi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2285/5 Ferrari.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
SARA FERRARI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, proponiamo che, in questa fase di transizione, sia garantito che i piani industriali prevedano, tra le altre cose, anche investimenti specifici e misure fiscali per prevenire incidenti e garantire la messa in sicurezza degli impianti e la salute dei lavoratori.
Di fatto, quello che vi stiamo proponendo è che, come la sicurezza si può garantire sostenendo formazione e certificazione dei lavoratori, ma anche dei processi produttivi, così anche la possibilità di avere la detassazione attraverso crediti d'imposta di queste spese potrebbe essere l'incentivo utile affinché le aziende si trovino davvero nelle condizioni di poter andare incontro alle più opportune azioni di sicurezza dei lavoratori nelle imprese siderurgiche.
Vi facciamo questa proposta in qualche maniera innovativa e che avrebbe o avrebbe potuto avere una sua efficacia. Purtroppo, la vostra risposta è negativa anche in questi termini di difesa della salute e della sicurezza dei lavoratori
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/5 Ferrari, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/6 Ascani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/7 Ubaldo Pagano, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/8 Santillo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/9 Morfino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/10 Ilaria Fontana, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2285/11 Ferrara, su cui il parere del Governo è contrario.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.
ANTONIO FERRARA(M5S). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Taranto è il simbolo di una crisi senza fine. Una città che da decenni paga il prezzo di scelte sbagliate, di rinvii sistematici, di promesse mai mantenute. E oggi, con questo provvedimento, il copione si ripete: l'Ilva rimane incatenata a un modello produttivo superato, mentre il mondo corre verso la transizione ecologica. Parliamo di numeri, perché i numeri non mentono: l'Ilva è lo stabilimento più inquinante d'Europa, con oltre 4 milioni di tonnellate di CO2 emesse ogni anno. Il costo sanitario dell'inquinamento a Taranto, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, è stato stimato di oltre 2 miliardi di euro negli ultimi 10 anni, tra ricoveri ospedalieri e terapie per malattie respiratorie e oncologiche.
In questa fabbrica, nel 2023, sono stati spesi oltre 1,5 miliardi di euro di denaro pubblico senza nessun miglioramento reale per la sicurezza dei lavoratori o per la riduzione dell'inquinamento. Eppure il Governo continua a versare soldi senza una strategia e senza un piano industriale vincolante, senza alcun impegno per la decarbonizzazione. Questo non è un piano di rilancio, è un accanimento terapeutico. L'Italia produce acciaio, ma lo fa nel modo sbagliato.
Sappiamo bene che l'Italia è il secondo produttore europeo di acciaio e l'undicesimo al mondo. Sappiamo che il settore siderurgico è un pilastro della nostra economia, con impatti economici su costruzioni, meccanica, e produzione di metalli. Allora perché non abbiamo ancora una strategia per la transizione e per l'acciaio? Perché altri Paesi si stanno muovendo, mentre noi restiamo ancorati al carbone? In Francia e Germania i Governi hanno stanziato oltre 6 miliardi di euro per avviare la produzione dell'acciaio decarbonizzato con forni elettrici e idrogeno verde. In Svezia il primo impianto completamente alimentato ad idrogeno è già in funzione.
E l'Italia? Nessun investimento strutturale, nessuna visione, solo un decreto di emergenza e soldi pubblici buttati in un sistema produttivo destinato al collasso. Idrogeno verde, una strada che gli altri percorrono e noi no. Noi proponiamo di istituire un Fondo per l'installazione immediata di forni elettrici alimentati ad idrogeno verde, perché è il futuro della siderurgia, è chiaro, e noi non possiamo restare indietro. Eppure, mentre in quest'Aula si boccia qualsiasi iniziativa per la decarbonizzazione, il Ministro Urso firma accordi per incentivare l'idrogeno verde in altri Paesi.
E quindi, signori della maggioranza, l'idrogeno verde va bene per Berlino, va bene per Parigi, ma non per Taranto. Non è una questione di ambiente e basta, è una questione economica, occupazionale e industriale, perché, senza riconversione, l'Ilva chiuderà comunque. E quando succederà sarà troppo tardi per salvare i lavoratori e il tessuto industriale italiano. Signor Presidente, colleghi, questa non è solo una battaglia politica, è una battaglia per il futuro dell'Italia come Paese industriale. Oggi avete davanti una scelta chiara: continuare a buttare soldi pubblici in un modello fallito o investire finalmente in una transizione vera, strutturata e competitiva.
Chi continuerà a ignorare questa necessità sarà responsabile della fine dell'industria siderurgica italiana, ma sappiate che il tempo delle scuse sta per finire. Perché, mentre voi prendete tempo, il mondo sta già andando avanti, e se oggi non agiamo, domani sarà l'Italia a dover rincorrere gli altri Paesi .
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/11 Ferrara, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2285/12 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pavanelli. Ne ha facoltà. Prego.
EMMA PAVANELLI(M5S). Grazie, Presidente. Il Ministro, purtroppo, non si fa vedere nemmeno in questo momento, quando stiamo discutendo dei semplici ordini del giorno. Quello che stupisce è non solo la mancanza di idea, la mancanza di una conferma che per il nostro Paese, per questo Governo, l'acciaio è un'industria strategica. Ma quello che vediamo è che, in questo provvedimento, manca completamente una prospettiva futura per Taranto, per i lavoratori, per gli abitanti, per l'indotto. Manca completamente la prospettiva di un rilancio produttivo di tutti gli stabilimenti.
E allora abbiamo fatto un ordine del giorno, abbiamo depositato questo ordine del giorno dove si chiede al Governo di intraprendere delle iniziative per il rilancio industriale. E voi cosa fate? Date parere contrario? Allora è evidente, a questo punto, Presidente, che il Governo di Giorgia Meloni ha deciso che l'acciaio non è importante, non è un settore strategico da portare avanti. E questo mi preoccupa moltissimo, perché, se vale per Taranto, magari vale anche per altre città dove ci sono acciaierie, come nella mia Umbria, dove abbiamo l'acciaieria speciale di Terni.
Ecco, io credo che in un momento delicato come questo, in cui abbiamo una situazione geopolitica molto tesa, forse il Governo dovrebbe essere un po' più chiaro. E forse, anzi sicuramente, il Ministro Urso oggi avrebbe dovuto essere qui in quest'Aula per dare un segnale ai cittadini pugliesi, ma anche ai cittadini del resto d'Italia, per capire se realmente l'acciaio è di fondamentale importanza per questo Governo. Perché io mi ricordo ancora le urla, quando eravate voi all'opposizione, e chiedevate a noi qual era la nostra strategia, se l'acciaio era strategico per il Governo Conte, e noi abbiamo risposto. Mi ricordo ancora le parole del già Ministro Patuanelli, che con gran voce disse che era un comparto strategico per noi, per il Paese, per la nostra industria, per i lavoratori. Ebbene, questo io non lo sento da parte vostra, non lo sento da parte di questa maggioranza, tanto meno da parte del Governo.
Questo disegno di legge, Presidente, è vuoto. E quando non si vuole nemmeno accettare un ordine del giorno che chiede semplicemente di lavorare affinché, da parte di questo Governo, ci sia un lavoro per l'industria o per una conversione dell'industria di Taranto, e c'è un parere contrario, io credo che oggi i cittadini italiani, i cittadini di Taranto possono essere veramente preoccupati .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/12 Pavanelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2285/13 Cappelletti, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cappelletti. Ne ha facoltà.
ENRICO CAPPELLETTI(M5S). Grazie, Presidente. In maniera molto sintetica, quest'ordine del giorno parte da una constatazione e la constatazione è che questo provvedimento scippa 400 milioni di euro, che erano già stati stanziati e destinati alle bonifiche ambientali del sito Ilva di Taranto, e questo avrà delle gravi conseguenze sul piano della salute dei cittadini di Taranto in particolare.
Allora, che cosa vuole fare quest'ordine del giorno? Vuole cercare di porre rimedio, senza neppure specificare l'entità e le dimensioni dell'intervento, e sollecitare il Governo, chiedendo un impegno del Governo a reintegrare un fondo che vada esattamente in questa direzione, ossia nella direzione di poter essere destinato alla bonifica, ma anche alla riconversione del sito produttivo e alla promozione di quegli accordi di programma che sono necessari per riconvertire un territorio e per dare risposte ai cittadini; risposte sul piano occupazionale, ma anche sociale e culturale.
Ora, prendo atto del parere contrario del Governo a quest'ordine del giorno e mi limito quindi - e concludo - a constatare che un voto contrario rispetto ad esso significa dimostrare di non prevedere alcuna tutela per la salute dei cittadini e, in particolar modo, per i cittadini di Taranto, di non avere nessun interesse alla tutela dell'ambiente, di non avere nessuna prospettiva per il futuro di questo territorio .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/13 Cappelletti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/14 Appendino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/15 L'Abbate, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/16 Soumahoro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/17 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/18 Bonelli, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/19 Zanella, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2285/20 Grimaldi, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI(AVS). Grazie, Presidente. Abbiamo letto una notizia molto recente: in Germania, il gruppo Volkswagen - come sapete è in profonda crisi, almeno quanto il nostro settore - si è dato disponibile per partecipare alla corsa europea al riarmo, convertendo la produzione.
Il Ministro Urso, forse per facilitare l'arrivo di John Elkann qua in Parlamento, proprio domani, invece di chiedere nuovi modelli e impegni per la riconversione e la piena occupazione, ovviamente si muove al traino e dice che, in qualche modo, è pronto a fermare il declino dell' italiano, riconvertendo le attività verso la difesa e l'aerospazio.
Ecco, voi vi chiederete: cosa c'entra questa discussione? Ebbene, voi avete appena dato un parere negativo a un ordine del giorno che chiede l'esclusione dell'utilizzo delle risorse del Piano e ogni possibile riconversione verso settori industriali legati alla difesa o alla produzione di armamenti dello stabilimento Ilva.
Lo dico con tutta la gravità del momento, lo diciamo ovviamente al Ministro Urso, se lo metta in testa: a Mirafiori, come a Pomigliano, non produrremo bombe. E lo diciamo, però, anche rispetto a questo settore, mentre Ursula von der Leyen afferma che, entro il 2030, l'Europa deve essere riarmata; anzi dice: per fare la pace, dobbiamo prepararci alla guerra. Un po' come bombardare appunto per la pace, fare sesso per la castità, non so cosa voglia dire esattamente. Credo che abbia ragione Zuppi quando dice che non ha mai visto fare la pace facendo la guerra. Ecco, la Presidente von der Leyen dice, anticipando uno dei pilastri, che ogni sito necessario dovrà essere riconvertito per la difesa, che la portata, i costi e la complessità dei progetti vanno ben oltre la capacità di ogni singolo Paese.
Ecco, noi ve lo chiediamo: possiamo permetterci davvero di scorporare la spesa per la difesa dal patto di stabilità, dimenticandoci i settori strategici, ma anche il e i salari? Possiamo dirci e pensiamo - e lo chiedo al Governo - che si possa rispondere alla crisi dell'Ilva invece che fare pale eoliche , per renderci magari indipendenti energeticamente dalle guerre che, sul gas così come sull'uranio, si continueranno a fare in questo mondo? Davvero, invece che riconvertirlo - come chiediamo - verso le tecnologie ecologiche, si pensa che la difesa possa essere ancora, nel 2025, la strada che l'Europa vuole intraprendere, che questo Governo vuole intraprendere anche sull'Ilva? Perché non escluderlo? Perché non avete il coraggio di farlo, per dire su che cosa vogliamo basare il nostro intervento strategico sulle attività produttive e ho concluso.
Quello che vi chiediamo è di avere coraggio, di dire che non saranno la corsa ai dazi né la corsa al riarmo a dire che Europa possiamo essere. Se vogliamo essere diversi dai despoti, dagli oligarchi, dalla morsa in cui siamo immersi, dobbiamo decidere prima di tutto noi su quali settori strategici vogliamo puntare e non è certo questa la strada, cioè quella di togliere le risorse alle bonifiche e alla riconversione per continuare a darle ai soliti noti. Non è questa la strada: di certo non è quella del riarmo, di certo non è l'economia di guerra .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/20 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2285/21 Ghirra, su cui vi è il parere contrario del Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.
FRANCESCA GHIRRA(AVS). Grazie, Presidente. Il gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra è profondamente contrario a questo provvedimento, perché riteniamo che non serva né a tutelare i posti di lavoro né tantomeno la salute dei lavoratori, dei cittadini di Taranto e dell'ambiente. Non è assolutamente vero, come hanno sostenuto alcuni colleghi, che il fatto che per la quinta volta si torni su Ilva, in 28 mesi di questo Governo, sia una dimostrazione dell'attenzione che c'è, anzi è piuttosto del fatto che nessuno dei provvedimenti che avete approvato è stato utile a trovare soluzione a questa situazione molto preoccupante. Con queste risorse che state sottraendo alle bonifiche, non verranno neanche garantiti i lavoratori che non vedono lo stipendio dal mese di dicembre: forse riuscirete a sanare qualche debito dell'indotto.
Quello che, appunto, oggi è clamoroso è che la sospensione dei 15 minuti - come è già stato sottolineato - pensavamo servisse a fare degli approfondimenti rispetto agli ordini del giorno che abbiamo presentato, che, invece, hanno avuto dei pareri negativi, secchi, come i nostri emendamenti che non avete neanche preso in considerazione, arrivando con questo decreto, ancora una volta, a certificare il monocameralismo con cui vengono approvati i provvedimenti da questo Governo e da questa maggioranza.
Noi promuoviamo delle politiche differenti. Sappiamo che non siete favorevoli alla transizione energetica e pensavamo che almeno consideraste l'acciaio un strategico del Paese; invece, parrebbe di no, a meno che, come sottolineava il collega Grimaldi, non vorrete convertire le nostre industrie a favore delle politiche di guerra, cosa contro cui ci opporremo con tutte le nostre forze.
La cosa che mi ha sorpreso del parere negativo verso questo ordine del giorno, che riguarda la Sanac, è che a marzo dell'anno scorso, invece, il Governo aveva espresso un parere positivo su un provvedimento analogo, che chiedeva di garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali. Sanac, pur essendo in amministrazione controllata dal 2015, è un gruppo sano e produttivo, che ha avuto risultati eccellenti dal punto di vista economico e produttivo e fornisce materiali refrattari fondamentali per i processi della produzione degli acciai. Non ha stabilimenti solo a Cagliari, ma anche a Vercelli, Savona e Massa Carrara. Sappiamo l'apprensione che c'è rispetto al nuovo bando di vendita, di cui non si hanno ancora certezze, nonostante il Ministro Urso, che anche oggi è assente, sia convinto si risolverà nelle prossime ore o nei prossimi giorni.
Io chiedo alla Sottosegretaria di valutare la possibilità di accantonare questo ordine del giorno e di ripensare al parere in merito, perché sarebbe importante, visto che sono state riattivate le commesse e gli operai sono rientrati al lavoro - ma le commesse sono garantite solo sino a luglio 2025 -, che vengano date maggiori garanzie. Credo che sarebbe un segnale importante almeno per una fetta di lavoratori che intervengono in un settore che finora è stato strategico per il nostro Paese e che voi oggi state ancora una volta disconoscendo .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA(FDI). Grazie, Presidente. Intervengo solo per tranquillizzare anche la collega. Però, per onestà devo dire che in questa legislatura, anche con il collega Amorese, anche con il contributo del collega Simiani e anche con il suo, il Ministero ha risollevato le sorti della Sanac in tutte i suoi siti. Adesso, grazie anche all'Ilva, che ora manda le commesse, a differenza della scorsa legislatura quando mandava all'estero tutte le commesse, la Sanac e i suoi operai stanno lavorando e stiamo continuando a seguirla con il Ministero e col Sottosegretario Bergamotto, che ha anche visitato i vari siti. Quindi, senza polemica, per tranquillizzare e per la felicità di quest'Aula, la Sanac sta veleggiando, almeno per adesso, in acque tranquille.
Poi, ci sono degli investitori interessati e continueremo, nel beneficio, comunque, di tutti, ad appoggiare queste soluzioni per l'indivisibilità delle aziende nei vari siti industriali. Quindi, un plauso a tutta l'Aula, ma anche al Governo e al Sottosegretario Bergamotto, perché la Sanac è stata risollevata e sta lavorando .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/21 Ghirra, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/22 Bonafe', con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2285/23 Simiani.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.
MARCO SIMIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi dispiace - lo dico alla Sottosegretaria - di questo parere contrario, perché effettivamente il tema della siderurgia in Italia è un tema importante, che ha bisogno di avere azioni innovative e pensavo che, attraverso questo ordine del giorno, si potessero introdurre.
Ma voglio passare da un aspetto che è strettamente oggettivo: oggi per fondere una tonnellata di ferro - di acciaio - bisogna portare a 1.600 gradi di temperatura un forno elettrico. Voi immaginate un pochino quanta energia ci vuole: bisogna arrivare a quasi 650 chilowattora per una tonnellata di ferro. Questo vuol dire che ci vuole molta energia e ci vuole anche la capacità di poter gestire questa energia, visto che ha un costo. Se vogliamo essere anche competitivi nel sistema mondiale dell'acciaio, dobbiamo avere la capacità di innovare, di capire quali possano essere le soluzioni che servono per far sì che industrie importanti e strategiche per il nostro Paese possano arrivare a raggiungere standard economici e anche produttivi di una certa rilevanza.
Alcuni colleghi hanno proposto l'idrogeno come soluzione. In questo ordine del giorno noi proponiamo la geotermia, che è una fonte rinnovabile che sta dando grandi risultati.
Io vivo in Toscana, ci sono i colleghi toscani che lo possono dire: noi arriviamo oggi a produrre il 30 per cento di energia in Toscana; nel nuovo piano arriveremo addirittura a 50. Ci sono qui colleghi che lo possono tranquillamente affermare. L'idea è di poter riuscire a sviluppare questo sistema in tutta Italia attraverso i termodotti, riuscire a dare una soluzione attraverso uno studio. Noi qui, Presidente, chiediamo alla Sottosegretaria di finanziare uno studio - non, quindi, risorse per la geotermia sul territorio - che può essere fatto tranquillamente attraverso la collaborazione di Università o anche grazie ad esperienze importanti fatte in tutto il mondo. Grazie al calore geotermico, noi possiamo risolvere, a prezzi veramente ridotti, tutti i problemi delle aziende energivore, che è poi il problema che gli impianti di produzione d'acciaio in tutta Italia oggi presentano. Sicché risolvere la crisi delle aziende attraverso la produzione dell'energia; sembra banale dirlo, ma è essenziale.
Certo se voi pensate di rimanere come siamo, attraverso opzioni che ormai riguardano il passato od opzioni che, sostanzialmente non danno la soluzione - come i piccoli reattori nucleari - hai voglia a essere competitivi. A parte che non ce ne sono oggi in commercio e non ci saranno, almeno a quello che dicono, da qui al 2030. Oggi c'è la possibilità di poter trovare energia, in questo caso pulita, fruibile tranquillamente sotto i nostri piedi; questa potrebbe essere una risposta concreta alla crisi aziendale di molte aziende dell'acciaio in Italia .
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2285/23 Simiani, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge .
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora rappresentante del Governo, il nostro gruppo parlamentare ha sempre seguito con grande attenzione l'evolversi della situazione dell'Ilva di Taranto, consapevole dell'importanza di garantire sia la continuità produttiva dello stabilimento, sia la salvaguardia dei posti di lavoro, sia il proseguimento delle operazioni di bonifica, fondamentali per la tutela della salute, dell'ambiente e del territorio. Tuttavia, l'approccio seguito finora non sembra aver prodotto i risultati attesi.
L'introduzione di un quarto decreto dedicato all'Ilva evidenzia le difficoltà incontrate nella definizione di una strategia industriale chiara e stabile. Questo provvedimento, pur rappresentando un tentativo di intervento, non fornisce ancora le certezze necessarie sul futuro dell'azienda, sulla sicurezza occupazionale e sulla sostenibilità ambientale dello stabilimento. Permangono numerosi interrogativi su aspetti cruciali. Quale sarà il modello di dello stabilimento? Quale strategia intendiamo adottare per preservare la produzione di acciaio in Italia in un contesto internazionale sempre più competitivo? Quali misure concrete si stanno mettendo in campo per affrontare la sfida della decarbonizzazione, elemento ormai imprescindibile per il futuro del settore?
Il confronto parlamentare avrebbe potuto rappresentare un'occasione per approfondire questi temi, con il contributo di tutte le forze politiche, ma molte proposte avanzate dalle opposizioni, finalizzate a garantire un contributo sul piano industriale e ambientale, non sono state accolte. Sul fronte della bonifica, nonostante l'annuncio di nuove risorse, restano incertezze sui tempi e sulle modalità di intervento. Il finanziamento di 80 milioni di euro, a partire dal 2027, solleva dubbi sulla programmazione degli interventi e sulla loro effettiva efficacia nel breve e nel medio termine. Sarebbe stato opportuno un maggior coinvolgimento del Parlamento, degli enti locali e delle parti sociali per definire un piano più chiaro e più condiviso.
Anche la prospettiva di una cessione dello stabilimento merita un approfondimento. Se da un lato è positivo che vi siano ancora interessi da parte di investitori privati, dall'altro non sono ancora chiari i dettagli dei piani industriali e occupazionali che ne potrebbero derivare. Inoltre, il coinvolgimento dell'Unione europea, che potrebbe giocare un ruolo determinante, andrebbe gestito con un dialogo costante tra Governo e Parlamento. Fino ad oggi il nostro gruppo parlamentare si è sempre astenuto sui provvedimenti riguardanti l'Ilva, mantenendo un atteggiamento di prudente attesa. Tuttavia, alla luce delle persistenti incertezze e della mancanza di un piano organico e strutturato, riteniamo che questo decreto non offra le risposte necessarie per garantire il rilancio produttivo dello stabilimento e la tutela dell'ambiente e del territorio.
Per queste ragioni, questa volta, il nostro gruppo esprimerà voto contrario. La nostra posizione non è dettata da pregiudizi politici, ma dalla convinzione che sia necessario un approccio più incisivo, più condiviso e più strategico per risolvere definitivamente questa crisi. Confidiamo che il Governo possa aprirsi a un confronto costruttivo per individuare soluzioni più solide e sostenibili per il futuro dell'Ilva e per l'intero comparto siderurgico italiano .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI(AVS). Grazie, signor Presidente. Io penso che il Parlamento italiano, mi riferisco anche al dibattito che c'è stato al Senato, non abbia consapevolezza di ciò che stiamo votando, non tanto nel merito, ma di quanti decreti salva-Ilva sono stati votati dal Parlamento italiano. Pensiamo forse che questo è un provvedimento di . Bene vi do il numero di quanti decreti salva-Ilva sono stati approvati dal 2012 sino ad oggi: sono 18 decreti salva-Ilva. Un decreto e mezzo all'anno, che hanno sospeso i diritti costituzionali della popolazione tarantina in materia di tutela della salute e dell'ambiente, di procedure di valutazione di impatto ambientale, di autorizzazione integrata ambientale e di valutazione del danno sanitario. Tutto sospeso. È come se noi ci trovassimo in una Repubblica a sé stante, diversa, dove la Costituzione italiana non viene applicata e non è stata applicata. Ripeto, 18 decreti salva-Ilva. Se uno di noi avesse avuto una minima responsabilità in questo processo - e con processo intendo dire il processo di gestione politica e istituzionale di una non di quanto è accaduto a Taranto - avremmo subito giusti attacchi pubblici.
Ebbene, invece, oggi, coloro i quali hanno avuto diverse responsabilità, a vario titolo e anche trasversali, sono ancora oggi a darci lezioni di come si dovrebbe fare per risolvere la crisi dell'Ilva. Al riguardo, penso che fare un storico fa bene, perché rinfrescare la memoria è sempre un elemento fondamentale, un grande esercizio di democrazia.
Perché, vede, il 26 luglio 2012, la giudice Patrizia Todisco, nel sequestrare e nel firmare il provvedimento di sequestro degli impianti siderurgici di Taranto, scriveva che quegli impianti producevano morte a causa della volontà dei Riva di portare al massimo il profitto. Il profitto è stato portato al massimo ai danni della popolazione, ma anche ai danni dei lavoratori dello stabilimento Ilva. Ancora oggi c'è una difficoltà nel fare un'analisi seria sulle patologie presenti all'interno della fabbrica per quanto attiene ai lavoratori dell'Ilva. Poi si è arrivati all'amministrazione straordinaria e a quella vendita assurda fatta ad ArcelorMittal.
Tutti sapevano chi era ArcelorMittal, ma non si è avuta la volontà e la capacità di direzionare, in nome dell'interesse pubblico e di quei diritti che sono previsti dalla Costituzione, e di fare in modo che la scelta fosse diversa.
Perché, signor Presidente, dico che tutti sapevano chi era ArcelorMittal? Perché ArcelorMittal veniva da una serie di processi in giro per il mondo - processi ambientali per violazioni dell'ambiente - molto seri dall'America al Sudafrica, dalla Serbia all'Azerbaigian, e tutti quegli impianti siderurgici avevano avuto problemi con la giustizia di quei Paesi. In Italia, sono stati accolti a braccia aperte nonostante in quel periodo - e parliamo, ovviamente, di un periodo che era intorno al 2014, 2015 e 2016 - ci fosse una congiuntura, rispetto all'acciaio, che portava la produzione dell'acciaio ad essere in produzione per circa 500 milioni di tonnellate di acciaio. Invece, si è deciso di continuare sulla strada della sospensione dei diritti delle cittadine e dei cittadini tarantini.
Nel frattempo, però, che cosa è accaduto? È accaduto che le bonifiche non sono state fatte; è accaduto che ai Riva è stato sequestrato, per truffa ed evasione fiscale, 1 miliardo e 100 milioni di euro e quei fondi dovevano essere investiti per le bonifiche. Tutto è stato fatto fuorché le bonifiche, perché ancora non sappiamo quando verrà fatta la messa in sicurezza della falda sottostante e fuori dall'Ilva ovviamente - perché la falda non conosce confini -, totalmente intrisa di PCB e totalmente intrisa di sostanze inquinanti.
Eppure, oggi, non staremmo qui a parlare dell'Ilva di Taranto se un ex operaio dell'Ilva, che si chiama Piero Motolese, e un professore di italiano, che si chiama Alessandro Marescotti, non fossero andati in una ASL, che poi gliela rifiutò, a chiedere l'analisi di una forma di formaggio prodotta dalle pecore che pascolavano intorno all'Ilva di Taranto per sapere cosa ci fosse dentro. Ebbene, le analisi furono devastanti. Bastava che quella forma di formaggio venisse grattugiata e cadesse a terra che, in base alla legge della Repubblica italiana, quel “grattugiamento” di formaggio avrebbe dovuto determinare la bonifica dei pezzi di formaggio che, cadendo sul terreno, ne avevano già determinato la contaminazione per quanta diossina c'era in quella forma di formaggio.
Come il dramma delle mamme di Taranto, a partire dal quartiere Tamburi, che, nonostante le loro gravidanze, nonostante aspettassero dei figli, si trovavano di fronte al dilemma se allattare o non allattare, perché le analisi epidemiologiche indicavano una concentrazione nel latte materno di diossina fuori ogni limite previsto dalla legge italiana. Questa è stata Taranto e su questo sono intervenuti i decreti Salva Ilva: non nell'impedire che l'inquinamento venisse portato a ulteriori conseguenze, ma per consentire che l'inquinamento continuasse a determinare e a condizionare fortemente la vita della popolazione tarantina.
Veniamo ai nostri giorni. Stiamo parlando adesso, con la fuoriuscita di ArcelorMittal, di un nuovo contendente. ArcelorMittal, che ha applicato la tattica che tutti noi avevamo previsto, che era la tattica del mordi e fuggi, l'aveva previsto e l'aveva già detto. E vorrei dire, con molta cortesia anche all'ex Ministro Carlo Calenda che, quando il Presidente della Repubblica francese, François Hollande, fu costretto ad approvare la legge Florange, tale legge fu applicata perché ArcelorMittal non aveva rispettato i termini dell'accordo di mantenere le produzioni in Francia; cosa che ha fatto ArcelorMittal, ovvero conquistare quote di acciaio e far privatizzare e socializzare le perdite alla popolazione e ai lavoratori: una forma assurda e allucinante di iniziativa feroce contro la salute e i lavoratori.
Adesso noi ci troviamo di fronte a una stessa questione. Ci troviamo di fronte agli azeri, con la probabile entrata di Baku Steel, ma con una cessione di sovranità dello Stato italiano nei confronti di chi verrà a gestire lo stabilimento; ovvero, la valutazione del danno sanitario non la farà lo Stato in nome del popolo italiano e in nome dell'interesse pubblico, ma la farà un portatore di interessi di chi dovrà produrre l'acciaio. Ma non è bastato nemmeno l'intervento dell'Istituto superiore di sanità, che, pochi mesi fa, aveva detto, in maniera chiara - bocciando un piano industriale da 6-8 milioni di tonnellate di acciaio di produzione annuo -, che quel tipo di intervento, nonostante fossero messe le tecnologie più performanti, non avrebbe ridotto le emissioni. Infatti, ancora oggi - e lo registra l'Agenzia regionale per la protezione ambiente della Puglia -, abbiamo concentrazioni di benzene e picchi di diossine che vengono dalle emissioni fuggitive.
Allora, il punto è che non ci sono stati la volontà e il coraggio di avere una visione. E poi saremmo noi quelli che non hanno una visione? Vorrei fare questa domanda a chi ha avuto una responsabilità nel passato: perché non si è costruito un modello diverso, come è accaduto in altri Paesi del mondo - Pittsburgh, Bilbao, bacino della Ruhr -, dove oggi la capacità di conversione industriale ha portato ad aumentare l'occupazione molto di più di quanto c'era prima? Questa non è demagogia. L'incapacità è stata di chi è venuto prima, di chi non ha visto che ArcelorMittal erano dei prenditori, dei pirati che sono venuti in Italia a prendersi i soldi pubblici e poi se ne sono andati via. Ancora oggi, si ripercorre un errore inaccettabile, ovvero di dare la possibilità di fare, anzi non la possibilità, ma il potere di fare la valutazione del danno sanitario a chi ha un interesse nella gestione dell'impianto siderurgico. In uno Stato di diritto, la valutazione del danno sanitario la deve fare lo Stato e questo è quello che non accade !
Il punto è questo: stiamo calpestando lo Stato di diritto, ancora una volta, con il diciottesimo decreto Salva Ilva che condanna la popolazione tarantina e i lavoratori, perché avevate promesso di tutelare il lavoro, ma non avete tutelato nemmeno il lavoro
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO(AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Governo e colleghi, spiace constatare nuovamente l'abuso di decreti-legge che, uniti ovviamente all'abuso della posizione della fiducia, provano con costanza il Parlamento del ruolo principale che esso ha, ossia legiferare. Convertire un decreto-legge di tale portata è un ulteriore atto di scarsa volontà - ovviamente ricercata e voluta - di ciò che il Parlamento italiano è diventato per il Governo italiano, con un forte squilibrio tra potere esecutivo e legislativo; un obbligo, una costrizione. Quindi va anche bene la confluenza di decreti-legge e fiducia: un che svilisce e depaupera.
La discussione, anche aspra, se necessario, è fondamentale nel dibattito parlamentare. Questo è quanto pensava e dichiarava in quest'Aula Giorgia Meloni quando era all'opposizione. Il decreto Ilva è un , con i suoi drammi vissuti dagli operai e dai tarantini.
È vero che l'articolo 1 recita che ci sarà un ulteriore esperto in materia di sanità e che, quindi, verrà coinvolto il Ministero della Salute, ma è altrettanto vero che il Governo deve pretendere garanzie per investire nell'ambiente ed evitare drammi sociali.
Abbiamo forti timori legati, ad esempio, agli ingenti e continui aumenti dei costi energetici. Secondo stime del settore, nel periodo 2021-2023, il costo dell'energia per l'ex Ilva è più che raddoppiato, passando da 50-60 euro per megawattora ad oltre 150 euro sempre per megawattora, nei momenti di picco. Ovvio che questo ha avuto un impatto enorme sulla sostenibilità dell'acciaieria che è già in grande difficoltà economica.
La legge di conversione del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, introduce misure urgenti per garantire la continuità produttiva e occupazionale degli impianti ex Ilva. Il provvedimento autorizza l'amministrazione straordinaria di ex Ilva a trasferire 400 milioni di euro ad Acciaierie d'Italia, utilizzando risorse derivanti da obbligazioni emesse da Ilva.
Il Governo deve garantire - e questo è veramente molto importante - la continuità produttiva e occupazionale. L'iniezione di liquidità dovrebbe mirare a garantire la prosecuzione delle attività produttive e la salvaguardia dei posti di lavoro negli impianti ex Ilva, assicurando stabilità economica e sociale. Però, pensiamo con grande convinzione che lo stanziamento non sia sufficiente.
Siamo preoccupati per l'utilizzo di fondi destinati alla bonifica ambientale se non adeguatamente gestiti, perché potrebbero ritardare o compromettere le operazioni di bonifica necessarie per il territorio circostante agli impianti.
E siamo inoltre preoccupati, signor Presidente, per l'impatto sulla città di Taranto e anche per i dipendenti. Per la città di Taranto perché la continuità delle operazioni industriali può contribuire al mantenimento dell'indotto economico locale. L'eventuale rallentamento delle attività di bonifica potrebbe influire negativamente sulla qualità dell'ambiente e sulla salute pubblica.
E poi c'è il tema, importantissimo, dei dipendenti. Lo ribadirò anche più avanti. La legge offre una maggiore sicurezza occupazionale nel breve termine, garantendo la continuità lavorativa. Le preoccupazioni riguardanti le condizioni ambientali e sanitarie potrebbero persistere, ovviamente, anche influenzando il benessere generale dei lavoratori.
La legge, per Azione, rappresenta un tentativo di bilanciare l'esigenza di mantenere attive le operazioni industriali e tutelare l'occupazione. Abbiamo espresso posizioni chiare riguardo alla gestione dell'ex Ilva e al miglioramento delle condizioni sociali a Taranto. Sosteniamo che Ilva possa essere salvata soltanto attraverso - e su questo siamo perentori - una gestione privata, con investitori solidi e un piano di riconversione industriale sostenibile.
Ci opponiamo a continui aiuti pubblici privi di una strategia. Da sempre, Carlo Calenda e Azione sostengono che sia fondamentale coinvolgere gli investitori privati con piani industriali credibili per garantire la continuità produttiva e occupazionale dell'Ilva. Questo approccio mira ad evitare soluzioni temporanee ed inefficaci, come del resto è accaduto fino ad oggi.
Quindi, noi chiediamo e peroriamo una strategia a lungo termine. Le risorse stanziate non comprendono fondi, ad esempio, per migliorare l'istruzione e il benessere dei minori a Taranto, introducendo misure come il tempo pieno ed altre attività. Perché diciamo questo? Perché, ovviamente, pensiamo a tutti quei giovani, a tutti quei ragazzi, alle famiglie, che hanno subito una mortalità infantile molto importante e, ancora oggi, c'è un'incidenza di casi con malformazioni congenite. In più, i ragazzi hanno diritto ad una serenità.
Le nostre proposte riflettono questa visione di un sistema educativo che offra concrete prospettive di crescita culturale e professionale per i giovani, anche contribuendo allo sviluppo socio-economico di una comunità locale. Perché? Perché la situazione tarantina rappresenta un caso emblematico del conflitto tra industria, ambiente e salute pubblica, determinando un futuro incerto.
Facciamo notare che, al momento, non sono stati annunciati ulteriori investimenti specifici dal Governo per l'ex Ilva, in questa fase delicata di transizione. Le risorse stanziate - lo ribadiamo - mirano principalmente a garantire la continuità operativa e a facilitare il passaggio a una nuova proprietà.
Tuttavia, la procedura di vendita ha subito alcuni ritardi. Ci preoccupano. La scadenza per la presentazione delle offerte, inizialmente fissata per il 14 marzo, è stata posticipata per consentire ulteriori valutazioni sulle proposte ricevute.
La vendita di Ilva, che il Governo sta portando avanti, presenta diversi rischi che riguardano sia la continuità produttiva e occupazionale, sia la sostenibilità ambientale e finanziaria dell'operazione. Rischi occupazionali. Parto da questi e dalla possibilità che il nuovo acquirente possa ristrutturare l'azienda riducendo il numero dei dipendenti. Poi, la perdita dei diritti acquisiti, non meno importanti. I lavoratori potrebbero essere assunti con nuove condizioni contrattuali meno favorevoli, ed è proprio qui che il Governo dovrà essere attento ed inflessibile. E poi l'incertezza sui piani industriali. Sul piano industriale, non è chiaro se il futuro proprietario garantirà gli attuali processi di produzione e di occupazione, e i due aspetti, ovviamente, viaggiano di pari passo.
Sui rischi della produzione - e torno al piano industriale - se l'investitore non avrà un piano industriale solido, la produzione potrebbe essere compromessa. E ancora, se la produzione dovesse diminuire, l'Italia potrebbe dover importare più acciaio dall'estero, aumentando la dipendenza da altri Paesi. Aspetto che dobbiamo assolutamente scongiurare, in particolare oggi, con la nuova politica dei dazi del Presidente Trump, purtroppo sostenuta da esponenti della maggioranza di Governo.
Il Governo deve avere molto chiari questi aspetti e, finalmente, restituire a Taranto un futuro. Lo Stato - credo lo si sia detto anche attraverso gli emendamenti e gli ordini del giorno - ha investito miliardi per sostenere Ilva, e se la vendita non fosse stata gestita correttamente potrebbero essere necessari nuovi aiuti.
Vado verso la conclusione, Presidente, tagliando decisamente il mio intervento.
Come dicevo, Taranto è diventata un simbolo delle politiche industriali fallimentari in Italia, e senza un cambio di rotta concreto, il futuro resta incerto. Come dicevo, la nostra posizione è netta: niente gestione pubblica inefficiente, ma un investitore privato solido, con un piano industriale chiaro per l'occupazione e la decarbonizzazione, e la certezza che si investa su Taranto, per evitare che la città resti dipendente dall'Ilva.
Purtroppo, mancano i fondamentali: si prolunga l'incertezza; il decreto non affronta i problemi di fondo dello stabilimento, limitandosi a misure tampone; non sono previsti investimenti concreti per accelerare la decarbonizzazione; è stato svuotato il ruolo del Parlamento e il decreto non offre una soluzione sostenibile né sul piano ambientale, né sul piano industriale, e non affronta le vere sfide sulla salute pubblica.
Per queste ragioni, signor Presidente, esprimiamo il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cavo. Ne ha facoltà.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Sottosegretario e colleghi, siamo a un punto di svolta sulla questione Ilva. Sappiamo che la svolta decisiva non riguarda il provvedimento che stiamo esaminando oggi, ma sappiamo anche che questo provvedimento si inserisce all'interno di un contesto temporale che sta riguardando la procedura di vendita di Acciaierie d'Italia.
A questa procedura, finalizzata a determinare l'inizio di una nuova fase di rilancio dell'impianto siderurgico, hanno partecipato oltre dieci nazionali e internazionali. A breve - lo ha annunciato e ribadito oggi il Ministro Urso - ci sarà la scelta e l'assegnazione, e quindi il termine di questa procedura, a ore o giorni; comunque, è sicuramente imminente.
Questo decreto, che si inserisce, appunto, in questo contesto ed è alla vigilia di questa scelta, conferma l'attenzione del Governo nel portare avanti questa partita, nel garantire al sistema economico italiano un asse strategico come la siderurgia, e di farlo garantendo sia la tutela dell'ambiente, sia la salute dei lavoratori e dei cittadini. Questi sono, ovviamente, i concetti importanti.
La partita si sta giocando in queste ore decisive. Il tema è, infatti, il futuro del complesso dei centri di produzione dell'ex Ilva e di Acciaierie d'Italia. Su questo punto consentitemi di spendere alcune parole, perché Ilva è Taranto certamente - ed è giusto che ci focalizziamo su Taranto -, ma non è soltanto Taranto. Ilva, per il nostro Paese, è anche Genova - parlo chiaramente da parlamentare ligure - ed anche Novi Ligure, in Piemonte: stabilimenti tutti produttivi, intorno ai quali negli anni è cresciuto un indotto fatto di competenze e occupazione, stabilimenti ai quali si rivolge questo decreto.
Con ex Ilva identifichiamo non più una pagina dolorosa e controversa della storia industriale del nostro Paese, ma il potenziale produttivo che possiamo esprimere. L'aspetto particolarmente interessante è che l'elemento, che ha gravato in maniera drammatica sull'Ilva o ex Ilva, è lo stesso che ne potrà determinare la ripartenza, ed è il rapporto tra la produzione industriale e la tutela dell'ambiente e, di conseguenza, la salute di chi vi abita. Da qui passa il futuro della siderurgia italiana e il rilancio della produzione industriale nazionale.
L'acciaio è, da sempre, centrale per il sistema produttivo. Si pensi che l'origine dell'Unione europea è stata proprio un Trattato di commercializzazione dell'acciaio e del carbone e che, ancora oggi, l'acciaio è al centro della cosiddetta guerra dei dazi. Quella dell'acciaio è dunque non solo una filiera fondamentale, ma è anche funzionale all'autonomia strategica del Paese. Molti settori produttivi dipendono dall'acciaio, a partire da un settore già fortemente gravato dalla crisi energetica e dal peso di una transizione ecologica ideologizzata; mi riferisco all', che rappresenta un pilastro dell'industria europea e un settore cardine di tutta la produzione industriale.
Quando guardiamo alle filiere verticali non dobbiamo considerarle come degli universi autonomi, non dobbiamo dimenticare le interconnessioni commerciali e funzionali tra le filiere che costituiscono la forza del sistema e, allo stesso tempo, la fragilità o, meglio, l'esposizione al rischio di trascinamento nel caso del crollo di un tassello, che non deve avvenire. A che punto siamo della trattativa? Mi permetto di sottolineare che finalmente abbiamo assistito a una procedura con criteri di valutazione chiari e trasparenti, con preferenza per le offerte rivolte all'intero complesso aziendale, quindi, a tutti i siti produttivi; per quelle intese a garantire la migliore salvaguardia dei livelli occupazionali, altro criterio; per quelle offerte con maggiore attenzione all'ambiente e per quelle che prevedono interventi di compensazione per le comunità locali. L'obiettivo è individuare la soluzione più idonea agli obiettivi di rilancio e sviluppo; ed è importante che lo si faccia attraverso un confronto costante tra Ministero e sindacati nella consapevolezza dell'importanza del contributo dei lavoratori. Il numero di offerte presentate è già stato di per sé un buon risultato e conferma come la siderurgia possa avere un futuro importante e solido nel nostro Paese. Oggi sappiamo che la materia, il tessuto per costruire il futuro dell'ex Ilva c'è.
Dall'inizio di questa partita le offerte per l'acquisizione degli stabilimenti sono state dieci, con tre proposte per l'intero complesso aziendale, ormai note: Baku Steel, in collaborazione con Azerbaijan Investment Company, Bedrock Industries e Jindal Steel. Si tratta di tre internazionali, tre veri e propri colossi della produzione dell'acciaio nel mondo: i primi, azeri; i secondi legati a un fondo americano che però sarebbe già fuori dalla corsa, secondo quanto si legge e si apprende; i terzi, indiani. parlano anche della possibilità di un accordo tra Baku Steel e Jindal per un'acquisizione in cordata e resta aperto il tema della partecipazione statale italiana. Inoltre, il Ministro Urso, nell'incontro a Palazzo Chigi di qualche giorno fa con le rappresentanze dei lavoratori, ha spiegato che contemporaneamente al negoziato in esclusiva sarà aperta la procedura antitrust e sarà esercitata la di controllo, presidio e salvaguardia dell'azienda. Sull'acquisizione, ci tengo a sottolineare come sia nell'interesse del sistema che sia comprensivo di tutti i centri di produzione. Questa sarebbe la prima condizione essenziale per garantire i livelli occupazionali, anche di tutta l'industria connessa, e a far ripartire le macchine produttive in tutto il Paese.
Con il provvedimento in esame andiamo ad approvare misure urgenti per assicurare la continuità produttiva e occupazionale degli impianti dell'ex Ilva, nonché il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di interesse strategico nazionale, a conferma delle intenzioni di questa maggioranza di salvaguardare e rilanciare uno stabilimento strategico per il Paese.
Interveniamo su alcuni punti rilevanti per le attività attuali dei centri produttivi. In particolare, si dispone che l'amministrazione straordinaria di Ilva può incrementare le risorse da trasferire all'amministrazione straordinaria della società Acciaierie d'Italia fino a 400 milioni, a valere sulle risorse rivenienti dalla sottoscrizione delle obbligazioni emesse da Ilva in amministrazione straordinaria, versate nell'apposito patrimonio destinato. Ma la parte più corposa del provvedimento riguarda la revisione della disciplina sulla valutazione del danno sanitario relativa agli stabilimenti riconosciuti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di interesse strategico nazionale, stabilimenti nell'ambito dei quali, per specifica disposizione legislativa, sono ricompresi quelli siderurgici dell'ex gruppo Ilva. Il decreto-legge prevede l'aggiornamento in sette anni del decreto ministeriale di definizione dei criteri metodologici per la redazione del rapporto di valutazione del danno sanitario e, in fase di prima applicazione, il loro aggiornamento, sempre con decreto, entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente disposizione. Una modalità di interrelazione tra il suddetto rapporto di valutazione di danno sanitario e la procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA); procedura della quale, in base alla presente legge, occorre prendere in considerazione, per gli stabilimenti in oggetto, gli elementi di valutazione di carattere sanitario rilevanti del suddetto rapporto.
L'introduzione di questa modalità di interrelazione viene posta per recepire, con riferimento all'istituto specifico del rapporto di valutazione sanitaria, la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea che prescrive agli Stati membri una valutazione preventiva e comprensiva di tutte le sostanze inquinanti durante il rilascio o il riesame dell'autorizzazione per le installazioni industriali. Ciò a ulteriore conferma che il rilancio della produzione passa dalla tutela della salute e dell'ambiente.
Un Paese industriale, trasformatore come il nostro, ha bisogno di mantenere viva e vivace la filiera siderurgica per preservare i livelli occupazionali, il costruito in tutti questi anni, ma anche per garantire autonomia e competitività a tutto il comparto verticale. La ricetta deve però prevedere la tutela dei livelli occupazionali e le garanzie per i cittadini e l'ambiente, la riconversione verso una produzione sostenibile in grado di rendere l'Italia un polo all'avanguardia a livello europeo. Attorno alla siderurgia non orbita solo l'indotto - l'abbiamo già accennato -, molti settori industriali dipendono dalla presenza di una filiera forte e innovativa; ne va della competitività del Paese e dell'autonomia strategica che l'Europa si è posta come obiettivo e che sarà esiziale nei prossimi anni per la definizione degli equilibri geopolitici globali.
L'alternativa, perdere l'acciaio, vorrebbe dire solo impoverire il tessuto produttivo. Bisogna dare atto al Governo Meloni che ha posto al centro della sua azione politica l'Ilva, la salvaguardia dei livelli occupazionali e della filiera e il rilancio della produzione, tracciando una rotta in netta discontinuità con il passato. Una strategia che il Governo ha messo in atto in più passaggi: con il primo decreto Ilva - sono stata relatrice di quello e sono onorata, oggi, di essere relatrice di questo -, che aveva inserito la possibilità per il socio detentore di almeno il 30 per cento delle quote societarie di ottenere l'ammissione immediata alla procedura di amministrazione straordinaria. Era quella legge che ci ha permesso di liberarci definitivamente di ArcelorMittal. Vado ovviamente a stringere, poi ci sono le risorse: il Governo ha messo in campo ingenti risorse per sostenere il settore e i centri produttivi. È dunque una scommessa, una scommessa che, però, abbiamo raccolto, mettendo in campo tutti gli strumenti e le condizioni necessarie perché porti a un nuovo capitolo, ad aprire una nuova era, in cui davanti al nome Ilva - che resta nella testa di ognuno, nella storia del Paese - non vi sia più un ex Ilva, ma un Ilva. Ed è questo che stiamo tracciando anche con l'approvazione di questo decreto oggi. Questi temi li abbiamo seguiti, abbiamo seguito i temi dell'indotto, la vicenda di Sanac - vedo qui il Sottosegretario che tanto se ne è occupato - che, grazie alla gestione che c'è stata, ha riavuto uno sblocco delle commesse che erano vitali, è un esempio di come l'indotto può essere sostenuto, ovviamente, con un approccio di politica industriale importante.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ILARIA CAVO(NM(N-C-U-I)M-CP). A nome del gruppo di Noi Moderati, per tutto quello che ho detto, annuncio, quindi, il voto favorevole al testo in esame, ribadendo l'impegno a mantenere alta l'attenzione sulla salvaguardia della salute dei cittadini, sui livelli di occupazione e sulla ripresa di una filiera strategica come l'acciaio .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Palma. Ne ha facoltà.
VITO DE PALMA(FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, questo provvedimento interviene oggi in una fase in cui il complesso ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia, è coinvolto in una procedura di vendita alla quale hanno partecipato oltre dieci nazionali e internazionali, di cui tre arrivati alla definizione di proposte concrete. Il Governo intende perfezionare l'aggiudicazione nel minor tempo possibile per avere un quadro giuridico e proprietario stabilizzato e per avviare una reindustrializzazione fatta di forni elettrici ed utilizzare, quindi, la tecnologia del preridotto. Il preridotto - il cosiddetto DRI, un modo alternativo di produrre acciaio - è stato sviluppato per superare le difficoltà degli altiforni convenzionali ed è possibile utilizzare anche l'idrogeno.
Le norme che questo decreto adotta puntano a risolvere le questioni aperte dalle problematiche ambientali, coniugandole con il rispetto del diritto alla salute delle comunità locali e con la tutela dell'occupazione. Il provvedimento, peraltro, si inquadra all'interno di un quadro di provvedimenti assunti negli anni dall'autorità giudiziaria, ma è anche il prodotto di un confronto tra il Governo, le amministrazioni e i soggetti privati coinvolti, che ha portato, quindi, alla decisione di mantenere la produzione nel rispetto dell'ambiente e della salute. L'obiettivo del Governo è quello di mantenere il perimetro occupazionale, che è di circa 8.000 addetti, e una produzione, di 6 milioni di tonnellate, quale minimo per andare in pieno pareggio operativo.
L'articolo 1 integra il decreto Ilva dello scorso anno portando da 150 a 400 milioni la somma da stanziare per sostenere l'amministrazione straordinaria della società Acciaierie d'Italia. Lo stanziamento serve ad assicurare la continuità operativa degli stabilimenti, la tutela dell'ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori. Si tratta di risorse rivenienti dalla sottoscrizione delle obbligazioni emesse da Ilva in amministrazione straordinaria in apposito patrimonio destinato, provenienti dalla cosiddetta confisca Riva. Sono destinate a finalità di ripristino ambientale, ma anche per finalità di continuità produttiva.
Nel corso del dibattito al Senato, è stato approvato un emendamento volto a istituire, presso il Ministero delle Imprese e del , un Fondo, con una dotazione di 80 milioni di euro, destinato a interventi di ripristino e bonifica ambientale.
Io ho ascoltato, onorevoli colleghi, gli interventi che mi hanno preceduto, in particolar modo sugli emendamenti e sugli ordini del giorno, e ho notato, con mio sommo dispiacere, che gli interventi a favore e a tutela dei lavoratori sono sempre minori. Gli interventi a tutela dei posti di lavoro non si sono ascoltati. Abbiamo ascoltato una serie di valutazioni che hanno poco a che fare con la tutela dei lavoratori, ma hanno a che fare, invece, con quella che è la parola più indicata, cioè strumentalizzazioni. Strumentalizzazioni che ieri non sono state attuate, di fatto, perché chi oggi chiede alcune cose, in particolar modo l'opposizione, dimentica che ieri loro erano quelli che erano al Governo. Chi oggi chiede che quelle cose vengano realizzate a Taranto, dimentica che loro erano all'interno dei Governi “Conte 1” e “Conte 2”. Come volevano risolvere i problemi ieri? Con un grande parco giochi. Come volevano risolvere la situazione Ilva ieri? Con la costruzione di un acquario digitale dell'importo di 50 milioni di euro. In questa maniera, sicuramente, i lavoratori non avrebbero trovato spazio e collocazione all'interno delle attività lavorative, ma solo parole, solo interventi diversi da quelli che, invece, noi vogliamo mettere in campo.
Oggi, invece, andiamo a modificare la valutazione del danno sanitario, prevedendo: un aggiornamento con cadenza settennale del decreto ministeriale; la redazione da parte del gestore dello stabilimento di un rapporto di valutazione di danno sanitario sull'assetto impiantistico e produttivo; il parere dell'Istituto superiore di sanità sullo studio di valutazione di impatto sanitario; la previsione di un termine di 60 giorni per l'emissione di un parere da parte della commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale, che rilascia il proprio parere entro 60 giorni, appunto, dalle stesse valutazioni.
Il decreto in esame, quindi, detta regole definitive per gli impatti sull'ambiente e sulla salute pubblica, ma getta soprattutto le basi per il futuro assetto dell'impianto ed è qui la nostra scommessa. È qui che noi riteniamo che il diritto al lavoro, sacrosanto, si possa coniugare con l'altrettanto sacrosanto diritto alla salute e noi riusciremo a fare queste cose anche attraverso questo decreto.
La scelta dell'acquirente prevista per il 14 marzo - qualcuno, come ascoltavo prima, parlava di data già notevolmente superata e oggi evidentemente siamo con qualche giorno di ritardo rispetto alla data fissata - è slittata rispetto alle tre offerte pervenute in quanto i commissari incaricati per la selezione hanno avuto bisogno di un di tempo per esaminare nel dettaglio la documentazione pervenuta da tre colossi della produzione dell'acciaio, che hanno manifestato interesse per lo sviluppo dello stabilimento.
Il Governo Meloni si sta muovendo in maniera positiva per riportare la città di Taranto al ruolo che le compete, che è quello di essere uno dei poli produttivi principali dell'industria di base italiana ed europea, oltre che essere uno dei porti principali dell'Italia meridionale. Taranto riprende il risanamento ambientale con le bonifiche delle aree e dei siti di interesse nazionale e il contratto istituzionale di sviluppo, oltre ad avviare i progetti da finanziare con le risorse del destinate alla città.
Per attuare il protocollo d'intesa per interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, che riguarda un'area di poco meno di 500 chilometri quadrati, il Commissario straordinario, allo scopo nominato, ha stimato un fabbisogno di circa 500 milioni di euro. Parte delle risorse sono già disponibili, parte proverranno da fondi disponibili nelle mani del Commissario, parte dai 500 milioni messi a disposizione dal MASE per le bonifiche ambientali, parte da ulteriori fonti di finanziamento, i Fondi per lo sviluppo e la coesione, e parte dal contratto per Taranto: risorse messe a disposizione da questo Governo per consentire quelle azioni di risanamento ambientale.
Il contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, siglato nel 2015, che interessa i comuni di Taranto, Statte, Massafra, Crispiano e Montemesola, è stato intrapreso attraverso un nuovo percorso integrato, un nuovo percorso organico di azioni di risanamento ambientale finalizzato alla crescita e allo sviluppo del territorio. Questo contratto ricomprende complessivamente 151 interventi, per un valore di circa 1.540 milioni, di cui una consistente parte, pari ad 833 milioni, posta a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Alla data del 30 giugno scorso, lo stato di avanzamento complessivo era pari al 51 per cento con riferimento agli impegni e al 38 per cento con riferimento ai pagamenti. Il cosiddetto Fondo per una transizione giusta è un nuovo strumento finanziario nel quale la politica di coesione mira a fornire sostegno ai territori, che devono, quindi, far fronte a sfide socioeconomiche derivanti dalla transizione verso la neutralità climatica.
Questi argomenti, unitamente al provvedimento che noi oggi ci accingiamo a votare sul decreto Ilva, sono necessari per dare a Taranto quell'impronta di sviluppo e soprattutto di positività. Questi gli obiettivi di Forza Italia: decarbonizzazione, utilizzo dell'idrogeno con le risorse pubbliche a disposizione, tutela della salute, tutela dei lavoratori, tutela delle ditte dell'indotto, produttività. Coniugando tutto questo insieme, noi vogliamo dare una risposta positiva a Taranto, al territorio, a tutto il territorio ionico. Forza Italia voterà, quindi, a favore di questo provvedimento, ritenendo che ci si stia finalmente muovendo verso la soluzione di complessi problemi ambientali, sociali e produttivi che affliggono Taranto. Pertanto, annuncio il voto a favore di Forza Italia .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patty L'Abbate. Ne ha facoltà. Prego.
PATTY L'ABBATE(M5S). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, oggi non farò una mia dichiarazione di voto, nel senso che non saranno parole mie, ma leggerò un articolo di del 2024, che è stato scritto chiedendo ai cittadini di Taranto quello che pensavano dell'Ilva, le loro sensazioni e i loro sentimenti, quello che hanno vissuto sulla loro pelle.
Il titolo dell'articolo è: “Quella fabbrica uccide tutto: la polvere rossa… Scusate ma sento qualcuno dietro che…
PATTY L'ABBATE(M5S). Perdoni, riprendiamo. Il titolo è: “Questa fabbrica uccide tutto: la polvere rossa della morte”. Leggo: Ogni giorno, Teresa Battista spazza via gli strati di polvere che ricoprono le tombe del cimitero di San Brunone a Tamburi, un quartiere della città di Taranto, ma molto vicino all'acciaieria. Nonostante gli sforzi, l'addetta alle pulizie, che lavora al cimitero da 35 anni, non è riuscita a impedire che le tombe di marmo sviluppassero cicatrici rosse. È il risultato della polvere tossica di ferro.
“Anche dopo la morte, le cicatrici rosse restano”, ha detto. È la fabbrica di acciaio che dal 1965 emette fumi nocivi che si presume abbiano causato migliaia di morti per cancro. La maggior parte delle persone sepolte nel cimitero morirono di malattia. Due di loro erano fratelli di Battista. “Quasi tutti qui erano giovani” - ha detto - “questa fabbrica uccide tutto”. La maggior parte delle persone sepolte nel cimitero, appunto, è morta a causa dell'acciaieria, una delle più grandi d'Europa. È ancora, purtroppo, un importante datore del lavoro nel Sud dell'Italia.
E ancora una volta è sotto i riflettori, anche adesso, in questo decreto. Mentre il Governo cerca dei nuovi investitori - forse ci sono, non lo sappiamo, perché noi parlamentari non siamo stati messi al corrente di quello che sta accadendo -, i residenti di Taranto, in particolare quelli di Tamburi, che è separata dalla fabbrica, guardate, solo da una recinzione metallica, raccontano una storia. Ma cosa ci raccontano? La storia che contrappone i mezzi di sussistenza e il lavoro alle vite; l'economia all'ambiente; la povertà alla ricchezza. La fabbrica è stata costruita a Taranto negli anni Sessanta, dopo che è stata rifiutata sia da Bari che da Lecce. Per far posto al complesso, che è quasi tre volte - o almeno lo era - più grande della città, sono stati distrutti ettari di terreno agricolo e migliaia di ulivi secolari.
Per le prime decadi, la fabbrica portò prosperità a una città che, in precedenza, sopravviveva con la pesca e l'agricoltura. I lavoratori arrivavano in massa, anche dall'esterno. Dieci milioni di tonnellate di acciaio all'anno si producevano, con una forza lavoro di oltre 20.000 persone. Ma l'inquinamento, quindi, proveniente dai camini, a strisce bianche e rosse che dominano la città, divenne una parte accettata della vita quotidiana e alcuni ex lavoratori ricordano di essersi soffiati il muco nero dal naso. I bambini giocavano con la polvere, trovandola persino sui cuscini al mattino, quando le finestre venivano lasciate aperte in estate per il caldo. “Erano come brillantini”, ha detto Ignazio D'Andria, proprietario del Mini Bar a Tamburi. “Pensavamo fosse un dono delle fate, quando in realtà era veleno”.
Le emissioni, quindi, un di metalli, diossine cancerogene, si sono infiltrate anche nel mare, distruggendo quasi tutto, anche quel pilastro della città: la pesca delle cozze. I casi di cancro sono aumentati e solo nel 2012 abbiamo avuto i dati ufficiali: in quella zona, il 15 per cento era superiore alla media nazionale di casi.
Un rapporto ha rivelato che, tra il 2005 e il 2012, ci sono stati 3.000 decessi, 3.000 decessi collegati agli inquinanti della fabbrica. I medici affermarono che il tasso di cancro oscillava in base alla produzione della fabbrica.
I bambini sono stati colpiti in modo particolare, anche loro. Ci sono i dati del 2019 dell'Istituto superiore della sanità. Il tasso di linfoma infantile a Taranto era quasi il doppio rispetto alla media regionale e i professionisti sanitari - quindi, medici locali - hanno chiesto, e continuano a chiedere al Governo, la priorità per la salute.
Ripeto: la priorità per la salute dei cittadini di Taranto. Questo chiedono nei negoziati, con i proprietari, con i futuri proprietari della fabbrica, e di cogliere l'opportunità di bonificare, finalmente, il complesso industriale. E qui ricordiamo - non è come dice il collega - che i soldi delle bonifiche li avete tolti e li avete dati a chi arriverà. Chi arriverà dall'estero penserà ai nostri cittadini e ai nostri lavoratori? Lo vedremo, ma li avete tolti dalle bonifiche.
“L'impianto che emette sostanze potenzialmente dannose per la salute umana, come appunto gli agenti cancerogeni, è stato costruito vicino alle abitazioni e - guardate - sottovento - esponendo così la popolazione alle varie sostanze tossiche, morte e malattie, come documentato da un rapporto della procura”, ha dichiarato la pediatra Moschetti, che ha - aveva - in cura anche parecchi bambini.
La maggiore esposizione è, purtroppo, sopportata dalla popolazione più povera, perché vive vicino agli impianti e non ha le risorse finanziarie per avere un'altra casa e per allontanarsi.
Dal balcone della loro casa, a Tamburi, Milena Cinto e Donato Vaccaro - il cui figlio Francesco è morto nel 2019, dopo una battaglia di 14 anni, con una rara malattia autoimmune - guardano verso le due gigantesche strutture che contengono accumuli di ferro e di carbone. I loro tetti a forma di cupola erano una misura, appunto, progettata per prevenire la polvere tossica. L'hanno diminuita ma non hanno fermato le polveri, quelle più sottili. E, quindi, “ogni giorno deve pulire questa polvere”, ha raccontato Milena Cinto, passando il dito lungo il telaio della finestra (io me lo ritrovo). E Vaccaro, suo marito, ha lavorato alla fabbrica per trent'anni. “Lavoravamo come animali”, ha detto, mostrando una fotografia di un collega ricoperto di fuliggine nera. Vaccaro spesso si incolpa per la morte del figlio Francesco. E la coppia vorrebbe trasferirsi, ma sapete quanto vale la loro casa adesso? Diciottomila euro. Perché le case lì non valgono più nulla e non hanno la possibilità, perché se la vendono, dove vanno? Cosa acquistano?
Tra le cause legali legate alla fabbrica c'è anche un caso di omicidio colposo intentato da Mauro Zaratta e sua moglie Roberta, il cui figlio, Lorenzo, è morto di tumore al cervello all'età di cinque anni. Un'autopsia ha trovato ferro, acciaio, zinco, silicio e alluminio nel cervello di Lorenzo. I giudici devono stabilire se le tossine abbiano generato il cancro. “Anche se è consapevole dei rischi della fabbrica che continua a far ammalare gente, il Governo sembra pensare che sia accettabile mantenerla aperta” senza chiudere le fonti inquinanti! Ripetiamo: non abbiamo sentito nulla sulla chiusura delle fonti inquinanti !
“La gente dice che ha bisogno della fabbrica per sfamare le proprie famiglie, ma in realtà loro siamo noi che abbiamo nutrito la fabbrica e pagato i danni alla nostra salute e all'ambiente”, dice Giuseppe Roberto che ha lavorato nella fabbrica per trent'anni.
Potete trovare anche a Taranto alcuni di bambini vittime di cancro, sono stati dipinti sui muri di Taranto. Uno di questi ritrae Giorgio Di Ponzio, morto a 15 anni. Suo padre, Angelo, ha detto: “Sembra che sia una scelta tra la salute e gli interessi dello Stato, in realtà al Governo non frega niente di questo posto e delle persone che si ammalano”.
Ed è proprio così. È proprio così perché i cittadini di Taranto hanno ragione: avete deciso e vi siete assunti delle responsabilità, avete bocciato qualsiasi cosa che serviva a tutelare la loro salute. Non abbiamo visto nulla sulla decarbonizzazione, non avete trovato i soldi per i cittadini e i lavoratori di Taranto, però trovate i soldi per il ponte sullo Stretto:13,6 miliardi; poi, un miliardo per l'Albania: a che cosa serve quella cosa che avete costruito? E non parliamo dei 30-35 miliardi che volete mettere anche sulle armi…
PATTY L'ABBATE(M5S). Chiudo, Presidente. Questo decreto, quindi, noi del MoVimento 5 Stelle, ovviamente, non lo voteremo, non lo voteremo affatto. Esprimeremo un voto contrario perché chiaramente non possiamo anche noi assumerci queste responsabilità, ma vi ricordiamo che vi ricorderemo ogni giorno e cercheremo di farvi capire che dovete diventare umani.
Al primo posto non ci sono gli interessi dello Stato, al primo posto c'è la salute dei cittadini; c'è appunto il lavoro, però un lavoro dignitoso per i lavoratori di Taranto; c'è la salute del territorio pugliese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellomo. Ne ha facoltà.
DAVIDE BELLOMO(LEGA). Grazie, signor Presidente. Mi sembra di essere in un teatro in cui ognuno, a soggetto, declina la propria parte, senza che si entri mai nel merito dei provvedimenti, ma si declina in maniera pregiudizievole quello che è un pensiero contrario solo perché si è opposizione o perché si è contro la maggioranza.
Occorre partire dalla genesi dei provvedimenti, da quello che è accaduto all'Ilva, che non prevede solo l'impianto siderurgico della città di Taranto, ma ricordo a tutti quanti che prevede anche altri impianti sparsi in tutta Italia. Occorre valutare quello che è un impatto strategico per l'Italia, ce ne accorgiamo solo quando vi sono periodi di crisi. Eravamo orgogliosi di avere la migliore acciaieria d'Italia e d'Europa, e poi ci siamo resi conto che, purtroppo, chi ne aveva la gestione ha cercato di locupletare a proprio vantaggio e a svantaggio sia dei cittadini, sia della salute, sia degli stessi lavoratori.
Però, non ci dobbiamo neanche dimenticare che cosa volevano fare il MoVimento 5 Stelle e il PD, perché qua sembra che abbiamo governato noi negli ultimi vent'anni. Invece nessuno parla dei provvedimenti che si sono succeduti nel tempo, primo fra tutti quello di ArcelorMittal. Sembra, infatti, che siano stati la Lega, Fratelli d'Italia o Forza Italia a volere che ArcelorMittal acquistasse la fabbrica dell'Ilva, quando invece è stata una procedura di gara voluta ardentemente da Calenda. E poi ricordo ai 5 Stelle che il proprio capo politico era colui il quale ha retto il Ministero dello Sviluppo economico, che ha proseguito - chiedendo addirittura scusa per quello che aveva detto in campagna elettorale - quella che era stata la decisione presa da altri.
Oggi sento quello che non doveva essere fatto e mai quello che invece dobbiamo fare. Noi abbiamo un problema gigantesco o, meglio, ne abbiamo tre, che però coincidono e si sovrappongono: quello della salute dei cittadini, quello di conservare un impianto strategico per l'Italia e quello dei lavoratori, di migliaia di lavoratori che hanno il diritto - e direi che forse noi, al riguardo, abbiamo un dovere - di proseguire con il lavoro.
E questo provvedimento che cosa fa? Questo provvedimento è quello che va analizzato. Io quando ho ascoltato il collega Bonelli - parlo per suo tramite, Presidente -, avrei gradito e mi sarei aspettato che avesse detto la parola “finalmente”. Finalmente vi è un provvedimento nel quale vengono innanzitutto riviste tutte le misure e tutte le cautele d'impatto ambientale, la valutazione di incidenza sanitaria, la valutazione di danno sanitario, perché questo provvedimento prevede, nel suo declinare, tutta una serie di obblighi che chi c'è oggi deve già cominciare a rispettare, così come dovrà fare chi ci sarà domani.
Si dice sempre quello che non andava fatto, non ho sentito una parola, da parte dell'opposizione, per dire “io avrei fatto questo, io avrei messo del denaro per fare quest'altro, io lì a Taranto mi aspetterei questo”. Non ci dimentichiamo che i 5 Stelle volevano un impianto di cozze pelose al posto della fabbrica dell'Ilva. Fa ridere, però purtroppo è la realtà, perché è stato detto, salvo poi trovarci in periodi di crisi, quale quello pandemico o quello dello stato di guerra, perché il mondo vive in uno stato di guerra, in cui ci accorgiamo di aver esportato all'estero, solo per convenienza economica, degli impianti strategici per tutto il nostro Paese.
Se oggi abbiamo fatto questo provvedimento, non ci dobbiamo neanche dimenticare - perché tutti le decliniamo, ma mai le rispettiamo - che vi è una direttiva europea, esattamente la 2010/75/UE, e vi è una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che ci obbliga a fare alcune cose. Il Governo che cosa ha fatto? Ha fatto in modo di rispettare questa direttiva, ha fatto in modo che questa sentenza fosse enucleata all'interno del provvedimento e che, quindi, questo provvedimento ne fosse il motore, senza dimenticare che noi abbiamo il dovere di far lavorare quella gente, abbiamo il dovere di rendere ecologica quella fabbrica.
Ad oggi, il suo sostentamento - che sembra quasi un dato negativo, emerso anche nel corso degli interventi che ci sono stati sui vari emendamenti - sembra una cosa brutta.
Dire che noi vogliamo che questa fabbrica continui ad esistere, con il rispetto però di quella che è l'ecologia dell'ambiente per la salute dei cittadini, sembra una cosa per la quale si viene accusati: mi riferisco al fatto di voler garantire una continuità aziendale, nel momento storico in cui si è aperta una procedura di gara cui hanno partecipato diversi colossi. Oggi siamo lì, a un passo, all'ultimo miglio, affinché questa dote industriale possa effettivamente essere messa in condizione di camminare con le proprie gambe. Questo è quello che dice il provvedimento. Perché se noi diciamo delle cose, se citiamo degli acronimi che sembrano brutti quando li sentiamo (VDS, AIA, VIS, Istituto superiore di sanità), essi non sono altro che quello che fa questo provvedimento.
Per suo tramite, lo dico al collega Bonelli: perché non ci dice se condivide o meno le restrizioni che ci sono, gli obblighi che questa fabbrica deve avere nel momento in cui esercita la propria attività? Perché non ci dice che l'AIA integrata si deve integrare con la VIS e che questo deve essere sottoposto a un controllo periodico, per vedere se l'impatto sanitario è effettivamente esistente o meno? Per vedere se effettivamente questa fabbrica deve mantenersi e deve mantenersi nel rispetto dell'ecologia? Perché non ci dice niente di tutto questo? Perché non lo può dire, signor Presidente, perché effettivamente quello che lui ha detto in tutto questo periodo viene svolto da questo Governo. Noi barbari, quelli oltre il , siamo coloro i quali stanno adottando un provvedimento a vantaggio dell'ambiente, a vantaggio dei lavoratori perché sì, noi vogliamo una fabbrica in Italia e vogliamo che l'Ilva continui a essere il gioiello d'Europa per quanto riguarda le acciaierie.
Ci lamentiamo poi dei dazi americani sull'acciaio, ci lamentiamo di tante cose, quando poi non provvediamo, affinché queste cose non incidano in maniera negativa sul territorio italiano, producendo negatività.
Ora questo è quello che il provvedimento vuole fare: il rispetto dell'ambiente, il lavoro e la continuità aziendale ed è l'ultimo miglio in cui speriamo che la gara - che oramai è arrivata in prossimità della fine - possa consegnare una fabbrica con degli obblighi ambientali.
Qui nessuno dice che l'Istituto superiore della sanità, per la prima volta, incide con il proprio parere all'interno di una fabbrica dello Stato italiano.
Quindi, noi voteremo in maniera convinta per questo provvedimento
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO(PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi. È la terza volta, nel giro di appena due anni e mezzo, che questo Governo interviene sull'ex Ilva e, a parte il secondo commissariamento, purtroppo la solfa pare essere sempre la stessa: gettare altri soldi per garantire la continuità produttiva di una fabbrica che è ormai vecchia e nociva. Per di più, lo si fa ingenerando il solito disgustoso paradosso: proprio i soldi che dovevano servire alle bonifiche vengono sottratti ai loro fini, per permettere di inquinare ancora.
Con questo decreto, l'ho detto prima in fase emendativa, si arriva a 550 milioni di euro tolti al patrimonio destinato e agli interventi di ambientalizzazione.
Ripeto per chiarezza, perché evidentemente alcuni colleghi non lo hanno ascoltato bene: del totale di 1.100.000.000 di euro sequestrati ai Riva per ripristinare i danni fatti, l'esatta metà è stata utilizzata per altri scopi per cui erano stati sequestrati. Anzi, per uno in particolare: continuare a produrre con le stesse modalità inquinanti che ne hanno giustificato il sequestro agli stessi Riva.
Alle bonifiche - lo hanno chiarito i commissari in audizione al Senato - sono andati appena 400 milioni, poco più di un terzo del totale. La verità è che quella dell'ex Ilva ha smesso di essere una questione nazionale ed è diventata una semplice vicenda di palazzo, il cui esito sarà deciso nelle segrete stanze di qualche Ministero sulla base di decisioni e obiettivi che a tutti noi restano sconosciuti, e anche questo decreto, che poteva essere l'occasione per disvelare una discussione franca, non è stato, evidentemente, un'occasione raccolta.
Da quando è stato avviato l'iter per la cessione dell'azienda, il Parlamento, il Paese e Taranto scoprono le novità di quanto accade semplicemente dagli articoli di giornale. Nel frattempo, il Governo latita e nell'opinione pubblica ci si deve accontentare di qualche velina e dichiarazione del Ministro Urso. Insomma, state scrivendo una storia fatta di omissioni e silenzi, e questi silenzi - mi riferisco ai colleghi della maggioranza e al Governo - prima o poi finiranno per ritorcersi contro il Paese, e quei pochi fatti che finora abbiamo visto vanno nella direzione opposta a quella auspicata. Un esempio: quanto questo Governo ha fatto sull'accordo stipulato per il DRI, ossia quell'impianto per la produzione del preridotto di ferro, di cui evidentemente qualche cranio disabitato ha dimenticato l'esistenza. Il DRI è o era uno dei presupposti per cui si stava investendo un miliardo di euro, messo dal Governo Draghi, per consentire una graduale, ma decisa decarbonizzazione degli impianti.
Da mesi non ne sappiamo più nulla, il DRI è, di fatto, scomparso dai radar, a fronte del fatto che si era svolta anche una gara per individuare il soggetto che avrebbe dovuto realizzare l'impianto, ma il Governo pare non parlarne più. D'altronde, l'obiettivo - lo abbiamo ripetuto a più riprese in queste settimane - non sembra più assicurare la transizione a fonti della produzione siderurgica, la priorità è diventata un'altra: dobbiamo sbarazzarci dell'acciaieria, poco importa se dal giorno dopo l'ex Ilva riprenderà a ricoprire Taranto con una coltre di polvere rossa, che evidentemente pochi hanno avuto modo di vedere; poco importa se moriranno altre persone e si ammaleranno altri bambini, come una recente indagine pubblicata su riviste scientifiche di primissimo piano ha potuto acclarare. Poco importa, perché il Governo Meloni ha deciso che bisogna chiudere la pratica, e così sarà, le promesse fatte sono destinate a restare tali. Peraltro, questa mattina la Presidente del Consiglio ha avuto anche l'ardire di affermare che la decarbonizzazione deve essere sostenibile e deve servire a ridurre le pericolose dipendenze strategiche con l'estero.
Ci vuole coraggio ad affermarlo, signor Presidente, perché allo stesso tempo ci pare si stia stendendo un tappeto rosso ai concorrenti azeri. Un segnale chiaro lo state dando in queste settimane: ci serve il vostro gas, prendetevi l'Ilva. Poi però bisogna considerare le conseguenze di ciò che si fa, e una delle ripercussioni è proprio aumentare quella stessa dipendenza strategica con l'estero che oggi pomeriggio, a detta della Presidente del Consiglio, si vuole diminuire. Sì, perché il Governo azero è il proprietario di quella industria che vorrebbe rilevare le quote dell'ex Ilva, e il cui capitale sociale è interamente posseduto da quel Governo, che è fortemente legato a quello che pare oggi essere diventato - non si capisce bene per questo Governo - un quasi amico, e cioè Putin.
Il futuro di questa fabbrica, insomma, pare segnato e questo decreto, che si fa beffa delle procedure di valutazione del danno sanitario, ne è una prova lampante, perché l'Ilva continuerà sulla strada del carbone e l'Italia dovrà rassegnarsi, come è successo anche con la chimica di base, a dipendere da terzi per alimentare la sua industria nazionale. Almeno sulle parole del Ministro Urso, rispetto alla partecipazione dello Stato nella nuova società, ci aspettiamo quella corrispondenza tra promesse e fatti che non riuscite praticamente mai ad assicurare.
Ci auguriamo che riusciate ad essere consequenziali almeno questa volta. Noi, se voi intraprenderete questa strada, ci saremo, come abbiamo detto sin dal primo momento. Ci auguriamo che la presenza dello Stato italiano funga da garanzia per tutti coloro che si aspettano dei progressi e delle rassicurazioni. Ce lo auguriamo per davvero. Dopodiché, però, lo Stato deve dimostrarsi in grado di tutelare i deboli in tutta questa vicenda. I lavoratori , perché delle trattative non sappiamo nulla, ma ancor meno sappiamo sui piani occupazionali e sulla ricollocazione di eventuali esuberi.
Non sappiamo quali saranno i livelli produttivi e non sappiamo di conseguenza quanti dipendenti potranno essere assorbiti dalla nuova società. Eppure, sarebbe vostro dovere informare quelle migliaia di lavoratori su quale sarà il loro futuro. Una cosa è certa, Presidente, noi non permetteremo più che questa ennesima transizione si trasformi in un altro salto nel vuoto e che il prezzo di questo passaggio di consegne venga ancora una volta pagato dai lavoratori dell'ex Ilva.
In secondo luogo - ma è il fulcro dell'intera vicenda - c'è il tema ambientale. Questo decreto è il simbolo dell'indifferenza di questo Governo rispetto alla tutela di beni superiori come l'ambiente e la salute delle persone. È un provvedimento che usa la peggiore delle ipocrisie: con la scusa di dare attuazione a quella sentenza europea che ha dato ragione ai cittadini tarantini, state creando le condizioni per truccare le carte e permettere al nuovo acquirente di produrre ben al di là dei limiti di sostenibilità ambientale e sanitaria. È in questo modo - l'unico a vostro avviso - che si deve leggere l'esclusione di tutti gli organi tecnici delle regioni coinvolte dalle attività di valutazione del danno sanitario.
Ed è sempre e solo così che si può intendere il ruolo minore e ininfluente a cui avete relegato l'Istituto superiore di sanità, quello stesso istituto che, appena qualche settimana fa, ha detto che il rischio sanitario risulta inadeguato per sottostima rispetto a quanto prodotto dagli stessi commissari di Stato. E allora, come si può credere nella buona fede di chi cerca continuamente degli per superare vincoli ambientali e sanitari? Come si fa, Presidente, a pensare che il futuro di Taranto e dei tarantini sia in buone mani con chi chiude entrambi gli occhi davanti a questa vergogna? Tre anni fa, il rapporto del Consiglio per i diritti umani dell'ONU ha incluso l'area di Taranto tra le zone di sacrificio.
Voi non solo non state facendo nulla per migliorare il futuro di quella comunità, ma addirittura negate che lì vi sia un sacrificio, che lì si muoia per una fabbrica che è potenzialmente tossica e che lì si possa nascere con delle malformazioni e vivere molto, molto meno di quanto si dovrebbe. Raccontate una realtà che semplicemente non esiste. Allora intendiamoci, Presidente. Qui bisogna avere rispetto per la sofferenza di persone che hanno portato sulle spalle, per decenni, tutto il peso di quello che era un affare di Stato.
Qui bisogna ritrovare la dignità di riconoscere il loro sacrificio e rispettare le promesse che sono state fatte sulla decarbonizzazione, sulle bonifiche e sul lavoro. È intollerabile che l'ex Ilva sia di interesse strategico solo e soltanto quando c'è da derogare alle norme e alla difesa dei diritti. Se Taranto, se l'Ilva è di interesse nazionale deve essere di questo Parlamento e di questo Governo tutelare diritti costituzionalmente inalienabili come la salute, l'ambiente e il lavoro .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaia. Ne ha facoltà.
DARIO IAIA(FDI). Grazie, signor Presidente. Signora Sottosegretario, onorevoli colleghi, intervengo da tarantino. Sono l'unico tarantino che è intervenuto in quest'Aula. Ho ascoltato colleghi di tutti i territori d'Italia, anche colleghi pugliesi, ma non tarantini, e sentire parlare in questa maniera della mia città non è una cosa che mi ha fatto felice perché sono ragionamenti, argomentazioni e considerazioni che non corrispondono alla realtà attuale della città ).
Io ricordo, a questi colleghi che hanno richiamato e si sono rifatti a rapporti del 2012, che non siamo più nel 2012: mi pare che l'anno corrente sia il 2025 e la situazione della città di Taranto è assolutamente cambiata. Ricordo che Taranto nel 2026 sarà sede dei Giochi del Mediterraneo ), ricordo come sia una città in assoluta ripresa, una città straordinaria dal punto di vista storico, dal punto di vista paesaggistico e naturalistico.
Ma ho anche ascoltato tante soluzioni, tante idee, tanti progetti e tante argomentazioni riguardo a questo stabilimento e riguardo alla risoluzione del problema ex Ilva e della siderurgia in Italia. Ma la domanda, banale, che mi pongo è la seguente: come mai tutte queste soluzioni, tutti questi progetti, tutte queste idee mirabolanti, tutte queste argomentazioni non sono state poste in essere negli anni passati? Ricordo il Governo Letta, il Governo Renzi, il Governo Gentiloni, il Governo “Conte 1” e il Governo “Conte 2” ). Ma, cari colleghi dell'opposizione, cari colleghi del PD e dei 5 Stelle, se eravate dotati di tante idee, di una progettualità straordinaria, di risoluzioni tecnologiche eccezionali, mi chiedo e vi chiedo: perché non le avete attuate )? Perché la situazione nel 2025, riguardo allo stato dello stabilimento, soprattutto dal punto di vista finanziario, è ancora così difficile? Ci avete accusato di non avere una strategia per la siderurgia. Mi pare, invece, che stia accadendo esattamente il contrario e che il Governo Meloni e il Ministro Urso abbiano una chiara strategia per la siderurgia.
Abbiamo ascoltato che parlare di ambiente ci irrita. Ma a noi irrita sentire parlare di ambiente quando il ragionamento sull'ambiente è basato sulla mera speculazione politica e sulla strumentalizzazione ). L'ambiente e i cittadini tarantini vanno rispettati, la salute va rispettata: è il primo valore per noi, per il Governo Meloni e per Fratelli d'Italia, un valore assoluto che non va strumentalizzato, così come fate ad ogni piè sospinto.
Avete detto che il Governo ha dimenticato Taranto, che Taranto è stata abbandonata. Soltanto alcuni dati: 120 milioni di euro per l'indotto; 300 milioni per i Giochi del Mediterraneo, a fronte degli 800.000 euro del Governo a guida PD, presidente Michele Emiliano ); decine e decine di milioni di euro, purtroppo, per la cassa integrazione; oltre 1 miliardo di euro dall'FSC; 805 milioni di euro del JTI (); ed ancora decine di milioni con il CIS. Parliamo di oltre 2 miliardi per Taranto. Taranto sarà, quindi, una delle principali stazioni appaltanti d'Italia nel prossimo futuro.
Ricordiamo anche sommessamente, visto che se ne è parlato tanto, che il Governo Meloni ha mandato a casa ArcelorMittal e l'amministratore delegato Morselli ), perché siete molto bravi a parlare e a commentare ciò che non avete fatto e che questo Governo, con grande coraggio, ha realizzato.
Ricordo, ancora, come la gara che voi avete improntato sull'ex Ilva non prevedeva rilanci, cosa vergognosa. Invece, stiamo vedendo oggi come il Governo Meloni, con i rilanci, abbia previsto un miglioramento importante delle offerte che i tre gruppi internazionali hanno formulato. Ancora ricordo, ai signori del MoVimento 5 Stelle, come l'aggiudicazione del contratto finale in favore di Mittal sia stata sottoscritta dal Ministro Di Maio ). Avete vinto le elezioni a Taranto e avete raccolto, nelle elezioni politiche del 2018, oltre il 50 per cento dei consensi della città, prendendo in giro i cittadini e raccontando che avreste realizzato un lunapark in quello stabilimento e un parco giochi ) e invece avete firmato il contratto con Mittal.
Poi, ancora, ricordo come l'eliminazione dello scudo penale abbia consentito a Mittal di avere una via d'uscita da Taranto e dal gruppo Ilva e come l'eliminazione dello scudo penale, anche questo provvedimento demagogico e populista, abbia consentito il deconsolidamento del gruppo ed abbia obbligato il Governo ad entrare nella compagine societaria, perché soltanto in quel momento Invitalia è entrata nella compagine societaria.
Poi colpisce anche il fatto che parlate sempre di lavoro, di tutela occupazionale - ed è giusto - e di sicurezza sul lavoro. Ma voi pensate che il lavoro possa essere garantito nel momento in cui non viene garantita la continuità produttiva? Senza la continuità produttiva non c'è lavoro e non c'è sicurezza sul lavoro . Non c'è sicurezza sul lavoro! Servono le risorse al gruppo Ilva per garantire la sicurezza dei lavoratori.
Ancora, ricordo che parlate tanto di lavoro, ma rammento sommessamente che i lavoratori dell'ex Ilva hanno atteso 5 anni dalla regione Puglia per poter partire con i corsi di formazione e i portuali di Taranto aspettano da 8 anni la regione Puglia per i corsi di formazione .
Poi l'indotto. Nel 2015 - Governo Renzi, guida PD - avete abbandonato l'indotto e avete fatto fallire decine e decine di aziende tarantine e italiane. Questo Governo, con questo Sottosegretario, con il Ministro Urso e con il Governo Meloni, ha stanziato 120 milioni (garanzia SACE). Abbiamo salvato, Sottosegretario, grazie a voi, le aziende dell'indotto tarantino, che vi sono riconoscenti . Altro che dimenticare Taranto! E con questo provvedimento si mettono a disposizione altri 100 milioni, per un totale di 400 milioni.
Ancora, l'ambientalizzazione. Mi meraviglio che non abbiate neanche avuto l'ardire, il tempo di leggere il bando che è stato pubblicato riguardo alla vendita del gruppo Ilva. Se voi aveste letto il bando, avreste verificato come l'ambientalizzazione sia tra i primi punti fondamentali per quanto riguarda la vendita dello stabilimento e del gruppo. Quindi, ambientalizzazione e decarbonizzazione: è chiaro che si deve andare in questa direzione e si andrà in questa direzione con il gas nel prossimo futuro e con l'idrogeno nel futuro che avremo ancora davanti. Ma l'idrogeno oggi in Italia è ancora nella fase sperimentale; il gas è una realtà e il Governo ritiene che si possa andare in quella direzione.
Se solo aveste letto il bando, avreste letto queste cose: avreste letto come il Governo ha vincolato alla decarbonizzazione i futuri acquirenti, come abbia previsto la tutela dell'occupazione, il prezzo offerto e, soprattutto, forme di compensazione in favore della comunità locale. Poi, voterete contro su un provvedimento normativo che, per la prima volta, inserisce, nell'ambito del procedimento di rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale o del riesame dell'AIA, la valutazione di danno sanitario e la valutazione di impatto sanitario, che sinora non era presente all'interno della nostra normativa e voi state votando contro questa norma e contro questa introduzione. È perfettibile? Probabilmente è perfettibile, ma per la prima volta il legislatore inserisce, nell'ambito del procedimento di rilascio dell'AIA o di riesame dell'AIA, la valutazione di danno sanitario e la valutazione di impatto sanitario.
Chiudo, signor Presidente, rappresentando che riguardo al tema delle bonifiche ci sono state, anche su questo, gravi imprecisioni. In questo provvedimento 80 milioni sono per le bonifiche da fare fuori sito, ma ricordo come all'interno del JTF, del , ci siano delle risorse previste per Taranto e per le bonifiche: 426 milioni per la transizione energetica ed ambientale (sono fondi già disponibili, fondi che si possono impegnare); 162 milioni di euro sono a disposizione per i lavoratori della città a rischio e colpiti dalla transizione ecologica; 61 milioni per l'offerta dei servizi di cura a carattere sociale; 145 milioni per la creazione di nuove imprese ed investimenti produttivi e decine di milioni sono anche presenti e disponibili nel contratto istituzionale di sviluppo.
La vera sfida qual è per Taranto e per il Sud? È la capacità di spesa. Dobbiamo approntare i progetti, fare le gare, aggiudicare le gare; eseguire lavori; collaudare le opere; consegnare ai cittadini ed alla città queste opere. Non è un problema di risorse, ma è un problema di spesa. Su questo il Sud (con Taranto, che sarà appunto una delle stazioni appaltanti più importanti d'Italia) deve certamente migliorare ed il Governo, anche con l'approvazione del nuovo codice degli appalti, è andato in questa direzione.
Per tutte queste ragioni il voto di Fratelli d'Italia sarà convintamente a favore di questo provvedimento .
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2285:
S. 1359 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex Ilva" .
Dichiaro aperta la votazione.
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Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva
PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra i gruppi il seguito della discussione della proposta di legge recante “Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione” è rinviato alla seduta di domani, nella quale sarà iscritto, dopo le interrogazioni a risposta immediata, quale unico ulteriore argomento della parte pomeridiana, al termine della commemorazione di Domenico Lucano prevista alle ore 16,15.
Secondo le medesime intese, nella seduta di giovedì 20 marzo, al termine dell'informativa urgente del Governo in ordine ai recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e allo stato di attuazione degli interventi per la popolazione, prevista alle ore 9, avrà luogo la seduta straordinaria, ai sensi dell'articolo 62, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 29, comma 1, del Regolamento, per la discussione generale e il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative in merito alla situazione nelle carceri.
Il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori, per le giornate di domani e di giovedì, è rinviato, dunque, alla prossima settimana.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il Presidente Mule'. Ne ha facoltà.
GIORGIO MULE'(FI-PPE). Grazie, Presidente. Oggi è il 18 marzo e il 18 marzo del 2021, in maniera non casuale, quest'Aula si trovò, all'unanimità, ad approvare una legge, di cui io fui promotore, che istituisce oggi la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di Coronavirus, di seguito chiamata da tutti COVID. Oggi celebriamo la quarta giornata dal 2021. E il dovere della memoria, il dovere del ricordo impone - e per questo le ho chiesto la parola, signor Presidente - di fermarci a riflettere, di fermarci a guardare indietro, di fermarci a pensare a ciò che è stato e a ciò che abbiamo vissuto e a ciò che non vogliamo dimenticare. Il dovere della memoria, il dovere del ricordo, insieme al dovere della riconoscenza.
Quelli che chiamavamo eroi 4 anni fa, i medici, gli infermieri, i volontari, gli autisti, i soldati, i marinai, i componenti dell'Aeronautica, tutti coloro che lavoravano, quegli eroi sono ancora tra di noi. Sono gli stessi che vengono aggrediti nei pronto soccorso. Sono gli stessi che vengono offesi in mezzo alle strade. Dobbiamo ricordarci che quelli continuano a essere gli stessi eroi che misero a rischio la loro vita. Sono quelli che tenevano la mano, come se fossero nostri fratelli o sorelle, negli ospedali dove non si poteva entrare, dove stavano con i caschi i nostri anziani, i nostri padri, le nostre madri. Molti di noi non li hanno potuti salutare; a tenere la mano c'erano quegli eroi. E dobbiamo ricordarlo, Presidente, in un Paese che troppo spesso dimentica, troppo frettolosamente, ciò che è accaduto.
Non sono veterani, non sono reduci e combattenti di una stagione finita, sono le stesse persone che non hanno pensato: hanno agito, hanno agito velocemente.
Oggi noi pensiamo a quel 18 marzo e la mente va a Bergamo, ai carri dell'Esercito che trasportano i feretri perché non c'era più posto nei cimiteri per poter incenerire le salme, e in quei carri dell'Esercito, Presidente, c'eravamo noi, guardavamo quelle immagini da casa, piangevamo come se fossimo parenti di chi ci stava lasciando. Vivevamo l'angoscia: e se domani toccasse a mio padre? E se domani toccasse a mia madre? E pensavamo a chi stava nelle case di riposo - quanti morti nelle case di riposo -, e pensavamo a chi doveva sostituirsi ed essere figlio o figlia.
Nella Giornata nazionale che noi abbiamo il dovere di celebrare, Presidente, c'è il Paese, c'è l'Italia. Noi oggi abbiamo Commissioni che si occupano di ciò che avvenne in quegli anni, in quei mesi, analizziamo le procedure, verifichiamo se tutto ciò che venne fatto, venne fatto bene, male.
Però, no, Presidente, noi oggi ci dobbiamo fermare e pensare a chi non c'è più, a chi non ha avuto la possibilità di lottare, perché il vaccino era arrivato dopo, perché il vaccino arrivò troppo tardi, perché la scienza, nonostante gli enormi sforzi, fu presa in contropiede da quel virus. Però la mente deve fermarsi a chi non c'è più, a quelle decine di migliaia di persone, centinaia di migliaia; c'è un numero che ancora non è fissato: 135.000, 140.000, 180.000.
Rendiamoci conto che c'è un intero Paese, un'intera generazione che è stata cancellata. Spesso, in quest'Aula, ci soffermiamo sulle aspettative di vita e, poi, ci rendiamo conto, quando arriva la pandemia, che la caducità della vita ti prende e ti porta via. E, allora, nel ricordo di chi non c'è più, nel ricordo di chi non ce l'ha fatta, nella riconoscenza di chi li ha aiutati, nella riconoscenza di chi non ha pensato se poi fosse toccato a lui - ai medici che sono morti, ne sono morti a centinaia, ai sacerdoti, 400 sacerdoti morti perché bisognava comunque portare una parola di fede, una parola di conforto e i ministri di Dio lo fecero, i ministri della sanità lo fecero, si ammalarono e morirono, si ammalarono e morirono gli infermieri, si ammalarono e morirono i volontari - io le chiedo, Presidente, di fermarci ancora una volta in quest'Aula per un minuto di silenzio che vuole essere, da una parte, un atto di riconoscenza e un atto di pietà, di misericordia per tutti quelli che non ci sono stati e che quest'Aula ha saputo onorare, istituendo questa Giornata nazionale dedicata alle vittime
PRESIDENTE. La Presidenza accoglie senz'altro la sua richiesta. Invito, pertanto, l'intera Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell'epidemia di Coronavirus .
Ha chiesto di parlare l'onorevole Girelli, sempre in ordine alla medesima memoria. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI(PD-IDP). Grazie, Presidente. E grazie anche al Presidente Mule' per le parole che ha detto. Ci ha ricordato che oggi ricordiamo le vittime del COVID. Una giornata istituita nel 2021, non a caso nel giorno di oggi, perché corrispondeva, nell'anno precedente, al giorno in cui vi furono le immagini di Bergamo, quegli autocarri che trasportavano le bare, per essere cremate in altre province, Bergamo non era in grado di farlo. Ci rese molto chiaro il dramma che stavamo vivendo.
Ne usciremo migliori, dicevamo in quei giorni, quando la disperazione, il dolore, la tragedia, il senso di impotenza e anche una profonda solitudine colpivano persone, famiglie e comunità, quando un'intera generazione veniva falcidiata, quella dei nostri anziani, le nostre radici, quella generazione che aveva costruito molta parte del nostro Paese attuale. Ma erano anche i giorni in cui il personale sanitario, i volontari, le Forze dell'ordine, i lavoratori impegnati in attività indispensabili e i cittadini nel loro insieme erano lì a dimostrarci come si potessero superare la paura e l'individualismo, in virtù di un senso di solidarietà e di appartenenza che riusciva a vincere.
Ed era il momento in cui chi aveva responsabilità istituzionali, dal Governo nazionale alle amministrazioni locali, aveva il coraggio e la capacità di prendere decisioni non facili, difficili da spiegare ai cittadini e alle cittadine, ma indispensabili senza alcun dubbio. Erano i giorni in cui la ricerca e la scienza ci aiutarono a trovare delle soluzioni. I vaccini ci portarono fuori da una situazione davvero drammatica. Salvarono immediatamente centinaia di migliaia di persone, perché, è vero, non si sa esattamente quanti furono i morti, probabilmente non si riuscirà mai a saperlo. Sappiamo che senza vaccini sarebbero stati molti, ma molti di più, senza alcun dubbio.
La scienza ci dice che le risposte hanno bisogno ora di essere perfezionate e approfondite, perché è nostro dovere riuscire a capire quanto sia successo e, soprattutto, fare tutto ciò che ci è dato da fare per impedire che questo avvenga ancora, rifuggendo però ogni tentativo di speculazione politica, rifuggendo ogni tentativo di dare voce alla non scienza nei confronti della scienza, rifiutando ogni strizzata d'occhio di chi, su quella tragedia, vuole costruire, nell'odierno, fonte di contrapposizione, di scontro, di giudizio.
Papa Francesco, in quei giorni drammatici, ci ricordò che, peggio di quella crisi, c'era solo la possibilità di sprecarla.
Ecco, credo che noi non possiamo incorrere in questo errore, non dobbiamo sprecarla. Dobbiamo mantenere fede a quella promessa che ne saremmo usciti migliori. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alla comunità in cui viviamo, ma lo dobbiamo soprattutto le vittime del COVID, che oggi ricordiamo. Perché questo è il senso del ricordo: impegnarci a fare quello che avevamo detto che saremmo stati
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tremaglia. Ne ha facoltà.
ANDREA TREMAGLIA(FDI). Grazie, Presidente. Come è già stato ricordato, la giornata di oggi è stata designata come giornata della memoria, del ricordo delle vittime del COVID, perché questa notte, cinque anni fa, gli occhi di tutta l'Italia, gli occhi di tutto il mondo, purtroppo, finirono su una foto, che era la foto di un corteo di carri dell'Esercito che usciva da una città, dalla mia città. Erano carri che contenevano i corpi di tante persone amate, di tanti papà, di tante mamme, di tanti nonni, di tanti amici e conoscenti. E quel corteo di carri dell'Esercito portava quei corpi fuori dalla città, perché in quelle prime settimane, a Bergamo - nella città e nella provincia -, si moriva con una velocità e un numero tali che non bastavano i forni crematori della città e della provincia. E, quindi, i corpi, quei corpi amati, si accumulavano, in gran parte nella chiesa del cimitero monumentale di Bergamo, e c'era bisogno di una soluzione.
Io non ho alcuna intenzione di entrare in alcun ragionamento, in alcuna discussione politica - come qualcuno, forse, ha avuto intenzione o avrà intenzione di fare in questa occasione -, perché penso che questa sia l'occasione, in realtà, di una riflessione un po' più intima, un po' più profonda per ciascuno di noi. Infatti, la domanda che mi faccio e che vi faccio - che faccio, Presidente, tramite lei, all'Aula - è la seguente: a cosa serve ricordare un dolore? Verrebbe da dire: a poco, a molto poco, perché nessuno ci ridarà indietro quella primavera, nessuno ci ridarà indietro quei mesi, soprattutto nessuno ci potrà mai ridare indietro tutte le persone che abbiamo salutato in quei lunghi mesi di terribile tragedia.
Eppure, il ricordo di un dolore deve servire a qualcosa, e serve a qualcosa, in effetti. Serve senz'altro - o almeno dovrebbe servire - a imparare, serve a crescere, serve anche a guarire da quel dolore. E se il ricordo di quel dolore viene eseguito - come proviamo oggi a fare in tanti angoli d'Italia e come proviamo oggi, stasera, a fare qui insieme -, allora il ricordo di quel dolore serve anche a fare comunità, a fare Nazione, a costruire la nostra comunità, la nostra Nazione.
E, allora, Presidente, non so se le parole che pronunciamo in quest'Aula abbiano spesso senso o utilità, ma spero che il ricordo che insieme facciamo qui, questa sera, dalla casa degli italiani, possa almeno servire a far sentire meno solo chi ha sofferto, a far sentire un abbraccio in più a chi ha sofferto in quei mesi difficili .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassini. Ne ha facoltà. Prego.
REBECCA FRASSINI(LEGA). Grazie, Presidente. Non è facile, oggi, intervenire in quest'Aula da bergamasca. Oggi, 18 marzo - la Giornata nazionale in memoria delle vittime del COVID, come è già stato ricordato ampiamente dai colleghi che mi hanno preceduta -, oggi, cinque anni fa, c'è stata quella terribile immagine, che è diventata il simbolo della pandemia: le salme trasportate dai carri dell'Esercito, proprio perché, in quei momenti, da noi, a Bergamo, non c'era più posto per i defunti. Immagini strazianti che hanno veramente smosso le coscienze di tutta la nostra Nazione, di tutto il mondo, proprio per quella sfilata lugubre tra quelle vie silenziose, che sapevano di morte, che, purtroppo, in quei momenti, sapevano anche un po' di rassegnazione. In quei momenti, c'erano tante persone che, ovviamente, si appellavano alle istituzioni, ai sindaci che hanno veramente fatto molto per le proprie comunità.
Ma voglio ricordare anche, in modo costruttivo e positivo, il sentimento che c'era in quelle ore, in quei giorni, di grande solidarietà, di grande fratellanza, di grande unità di intento, che, ovviamente, era insito non solo alle Forze dell'ordine, ma anche ai tanti volontari, agli operatori sociosanitari, ai tanti medici che hanno anche rischiato la propria vita per salvare la vita di qualcun altro. Quindi, credo che questo, veramente, in quei momenti, abbia dato tanta speranza, ma anche tanto rispetto per tutti quegli eroi che, come diciamo sempre ogni giorno, non devono assolutamente essere dimenticati.
Quindi, giornate come quella di oggi servono, perché si fanno delle dovute riflessioni, si veicolano dei messaggi importanti, come la vicinanza alle vittime, ma anche alle famiglie delle vittime, che magari non hanno potuto nemmeno salutare la persona che, in quel momento, ovviamente, era isolata. Dunque, oggi mi sento di condividere la drammaticità degli eventi e il dolore, perché il dolore non passa, il dolore può essere metabolizzato, ma il dolore rimane. Dal mio punto di vista, oggi bisogna prendere come spunto il faro di speranza che a Bergamo io ho visto in quei giorni, cioè quella fratellanza e quello spirito di solidarietà che noi dobbiamo portare avanti, non dimenticare. Abbiamo dato prova di averlo dentro di noi e, quindi, nelle nostre azioni quotidiane, forse, quello è il massimo esempio che questa pandemia ha lasciato a tutti noi .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA(IV-C-RE). Grazie, Presidente. Mi unisco alle parole dei colleghi e aggiungo anche le mie, a nome del gruppo di Italia Viva. Ci sono immagini che rimangono scolpite nella memoria di ciascuno e sicuramente quei carri funebri, in uscita dalla città di Bergamo, rimangono scolpiti nella nostra memoria, ma rimangono scolpiti nella memoria di tante famiglie anche quei momenti di paura, di isolamento, di solitudine. La malattia - come spesso capita nella vita di ciascuno di noi - significa anche accompagnare i propri cari nei momenti di sofferenza e quella pagina triste del nostro Paese ha portato con sé anche, purtroppo, delle limitazioni rispetto all'opportunità, per chi ha perso la vita in quel momento tragico, di essere accompagnato dall'affetto dei propri cari e, dall'altro lato, per chi è rimasto, la sofferenza di non poter essere vicino, di tenere una mano a chi ha avuto un momento di grande sofferenza rimarrà una ferita grande, che non può essere colmata dalle nostre parole.
Oggi noi ricordiamo quel momento storico, però faremmo un torto a noi stessi, ma, soprattutto, a quelle vittime se oggi, allo stesso tempo, non si prendesse un impegno rispetto alla chiarezza che è dovuta a quel momento storico, alla comprensione degli errori che hanno portato a non affrontarlo con la dovuta adeguatezza, a quali sono gli anticorpi che il nostro Paese deve costruire per evitare che quanto è successo cinque anni fa si possa ripetere ancora.
Quindi, credo che oggi, in quest'Aula, insieme alla nostra vicinanza alle decine e decine di famiglie che, purtroppo, hanno perso i loro cari, noi dobbiamo ribadire un impegno ad agire e, soprattutto, a trovare delle soluzioni per mettere anche più risorse in quel sistema sanitario che ha mostrato tutte le fragilità, tutte le sue difficoltà in quel momento storico. Fare chiarezza non significa fare propaganda politica, significa avere la maturità di un Paese che sa crescere nei suoi errori, anche valorizzando quelle tante persone che hanno saputo, con un atto di responsabilità, far prevalere l'interesse collettivo, la tutela dei più fragili, degli anziani, delle persone con disabilità, attraverso degli atti di responsabilità.
Oggi dobbiamo ricordarlo perché, altrimenti, non saremmo onesti con noi stessi e non saremmo nemmeno rispettosi nei confronti di tutti quei servitori, di quelle persone vittime del dovere - medici, infermieri, sacerdoti, come è stato ricordato, Forze dell'ordine, volontari, il nostro magnifico Terzo settore - che, nella pagina più tragica e più dolorosa del nostro Paese, hanno saputo anche mostrare quel volto buono di presenza e quel senso di comunità di cui tutti noi abbiamo bisogno. Certamente la pandemia ha lasciato anche un'onda lunga non soltanto, appunto, nel nostro sistema sanitario, ma anche nelle fragilità che si portano addosso tanti nostri ragazzi. Quindi, noi dobbiamo anche a loro, in questo Parlamento, ribadire il nostro senso di responsabilità e la nostra volontà di creare quegli anticorpi che oggi sono fondamentali per dire che costruiremo un sistema diverso, in grado di coordinare maggiormente la risposta in momenti così difficili del Paese .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Grazie al Presidente Mule' per aver sollecitato questo momento di riflessione rispetto a quanto abbiamo vissuto. Prima di me hanno parlato alcuni colleghi che, come me, arrivano dall'epicentro di questo COVID: Brescia, Bergamo, Lodi, Cremona, Mantova, quelle zone in cui abbiamo vissuto qualcosa di non raccontabile, in cui le giornate erano scandite dalle chiamate ad amici, parenti e conoscenti per comprendere le condizioni di salute e per apprenderne ogni tanto i decessi.
Ma voglio cogliere, invece, lo spirito del Presidente Mule' di questo ricordo, un ricordo che va a chi non c'è più, alle vittime del COVID, alle loro famiglie, che spesso hanno vissuto anche lo strazio di non poter stare accanto alle persone negli ultimi giorni prima della morte, che non hanno potuto avere un funerale né un'elaborazione del lutto dignitosa, che non hanno lottato insieme a chi amavano insieme contro questa grave malattia.
Accanto a questo, credo che sia doveroso un grande messaggio di ricordo di tutti coloro che sono morti mentre facevano il loro lavoro e cercavano di salvare le vite altrui. Un doppio sacrificio, perché non si sono tirati indietro, consapevoli dei rischi, e hanno continuato a lavorare per salvare le vite fino all'ultimo. E, accanto a loro, tutti coloro che dal COVID ne sono usciti e ne sono usciti solo grazie a una comunità che ha saputo fare sistema, che si è stretta, che ha tirato su le maniche e si è data da fare in tutto e per tutto.
A loro va il ringraziamento, alle centinaia di giovani, che tante volte raccontiamo per fatti non piacevoli, che alla mattina uscivano di casa e andavano a far la spesa per le persone anziane e le persone isolate; andavano nelle farmacie, dove i farmacisti erano punti di riferimento per portare le medicine nelle case di chi non stava bene. Le centinaia di volontari, le associazioni, quegli eroi che abbiamo tanto ricordato e, poi, un po' dimenticato: i medici, gli infermieri, che tutti i giorni facevano il loro lavoro con i sacrifici, con quelle immagini tragiche delle mascherine attaccate alla loro faccia e con il segno di una giornata di lavoro. E non possiamo dimenticarci i sindaci e gli amministratori, che sono stati un punto di riferimento per tutti in quei giorni - nell'assenza di certezze, dei punti di riferimento -, i sacerdoti, le Forze dell'ordine.
E allora, il collega Girelli diceva prima: speravamo tutti di uscire migliori e non sappiamo oggi se davvero ne siamo usciti o meno. Sicuramente siamo usciti da quell'esperienza con la comprensione di quanto siano importanti gli affetti e ogni singolo momento che viviamo con loro e di quanto godersi ogni singolo momento con i propri genitori, con i propri parenti, con i propri amici sia una cosa da non dimenticare mai, perché non è per niente scontata .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà.
ALFONSO COLUCCI(M5S). Presidente, ricorre oggi la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus. Oggi l'Italia intera si raccoglie nel ricordo e nel dolore. Si rinnova l'inestinguibile cordoglio per le vittime del COVID-19, il nemico ignoto e invisibile che colpì il mondo intero, l'Italia prima tra i Paesi occidentali. Oggi rendiamo onore alla sofferenza per coloro che non ce l'hanno fatta, per i loro familiari, per i loro amici. Riviviamo così, oggi, l'angoscia di quei giorni drammatici, Presidente, la paura che ci ha attraversati, il peso dell'isolamento, il silenzio delle nostre città.
Oggi con commozione e con rispetto rinnoviamo il nostro eterno debito di gratitudine verso chi ha lottato in prima linea, verso i medici, il personale paramedico, gli operatori, gli eroi della pandemia che hanno affrontato l'emergenza con coraggio e con dedizione, pagando talvolta il prezzo più alto, così esprimendo il significato più profondo e più vero del concetto e del senso di umanità. Gratitudine infinita verso le Forze dell'ordine, la comunità scientifica, i volontari, i tanti protagonisti della reazione vigorosa al virus, le istituzioni. Dobbiamo custodire nei nostri cuori e nelle nostre menti la memoria di tanto dolore. Dobbiamo dare adesso a questo dolore un senso profondo, trasformare tanta sofferenza in forza collettiva che dia speranza all'Italia, acché tutto ciò non si ripeta mai più.
Onoriamo, Presidente, questa memoria con l'impegno concreto per una sanità pubblica più forte, per un approccio rigorosamente scientifico al tema della salute, per istituzioni, anche regionali, pronte alle sfide future. Facciamo tutti insieme - mi appello a quest'Aula - tesoro dell'esperienza della pandemia: insieme, uniti, solidali, senza divisioni politiche, senza posizioni ideologiche o preconcette; solo così potremo rafforzare la nostra resilienza, potremo guardare ad un futuro migliore. L'Italia non dimentica; l'Italia ricorda e trova così la forza di guardare avanti .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.
DEVIS DORI(AVS). Grazie, Presidente. Da bergamasco ricordo esattamente quel periodo, non solo drammatico e tragico, ma realmente, realmente inquietante. I nostri nonni, i nostri anziani, i nostri amici, i vicini di casa se ne andavano uno dopo l'altro e c'era anche quel senso di impotenza, manifestato anche all'interno di quest'Aula, che ricordiamo vuota, con le mascherine, la difficoltà a fronteggiare una situazione che si aggravava giorno dopo giorno. Ma poi arrivò la speranza - non un caso - determinata, invece, dai vaccini. Ne siamo usciti grazie alla scienza, e non a caso, e grazie al nostro sistema sanitario, ai medici, agli infermieri, al personale paramedico: è grazie a loro che ne siamo usciti.
Poi, però, arrivò una nuova pandemia, quella dei negazionisti, di coloro che negavano che dentro quelle bare ci fossero davvero delle vittime del COVID, la pandemia dei no-vax, che in maniera irresponsabile si negavano rispetto a questa necessità e di responsabilità reciproca e, al di là della bella retorica che ho sentito anche oggi in Aula, non è vero che fummo tutti dalla stessa parte politicamente parlando . Non è vero, perché Stato e regioni, Governo e regioni furono molto spesso contrapposte, rinfacciandosi responsabilità, zone rosse e non zone rosse. Non è vero che fummo tutti dalla stessa parte. Certo, in una situazione difficile per tutti, tutti cercarono di fare la loro parte, ma non tutti insieme.
Quindi, da questo punto di vista lo vediamo anche manifestato tutt'oggi, quando la Commissione di inchiesta si può occupare solo di alcune responsabilità statali e non anche di quelle regionali. Quindi, chiedo davvero oggi, a distanza di cinque anni: cinque anni fa potevamo fare della retorica, ma oggi no, non possiamo farla, e Bergamo oggi è la città - lo dicono i dati - con la migliore qualità di vita in Italia. Sono passati cinque anni e Bergamo è passata da quella situazione a essere la città con la migliore qualità di vita, perché è una città che non ha mai mollato, perché ha combattuto con coraggio e con dignità. Anche qualche spiraglio di luce lo abbiamo dato qui in Aula e anche in Commissione bilancio. Ricordo quando nel decreto Rilancio, nel luglio 2020, approvammo, ad esempio, all'unanimità, quell'emendamento che diede alle città di Bergamo e Brescia nel 2023 il titolo di capitale italiana della cultura: attraverso la cultura, uscire da quel periodo davvero drammatico; è stato dimostrato che questo in realtà è avvenuto. Quindi - davvero chiudo, Presidente -, vorrei che Bergamo fosse ricordata con quella dignità, quella dignità che Bergamo e i bergamaschi hanno dimostrato .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI(NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Anche io voglio innanzitutto ringraziare il Presidente Mule' perché ci dà la possibilità di discutere e di commemorare un giorno così difficile per tutti. Ricordo che le commemorazioni sono fatte per aprire il ricordo e non per fare polemiche; per quello ci sono altri luoghi dove ci confrontiamo quotidianamente
Quindi, oggi noi, in realtà, ci ritroviamo per commemorare un capitolo doloroso della nostra storia recente, un periodo che ha messo a dura prova le nostre vite, la nostra forza, la nostra solidarietà.
Il COVID-19 ha causato sofferenze, ha causato perdite, ha colpito le famiglie, ha colpito le comunità intere, ha colpito le persone che amavamo e ha lasciato un segno indelebile in tutti quanti noi, a prescindere dall'appartenenza politica e dal colore: ha colpito gli esseri umani. Abbiamo pianto per coloro che sono andati via e soprattutto per le vite stroncate troppo presto, per quelle storie che non potranno mai essere raccontate e per quei sogni che non potranno mai essere realizzati. Erano persone come noi: padri, madri, figli, amici, compagni, compagni di lavoro. Ognuna di queste vite aveva un significato. Ognuna di queste vite meritava di essere anche oggi qui con noi, ma purtroppo il virus le ha portate via. Quindi, non dimenticheremo mai - fatemelo dire soprattutto in questo periodo, in cui altri baratri sembrano aprirsi davanti ai nostri occhi - la tristezza di quei giorni, la sofferenza di chi combatteva in solitudine per sopravvivere senza la presenza fisica dei propri cari accanto. Quello era un momento difficilissimo. A tutte quelle vittime, alle loro famiglie e agli amici va - credo - il pensiero di ognuno di noi di quest'Aula.
Però, come ha detto anche il Presidente Mule', mentre ricordiamo coloro che abbiamo perso, dobbiamo rendere omaggio agli eroi. Dobbiamo rendere omaggio agli eroi della sanità: i medici, gli infermieri, il personale sanitario. Tutti loro hanno lottato per salvare vite e hanno messo in gioco la loro stessa vita. Pensate a quanti medici erano andati in pensione e sono tornati dalla pensione per salvare delle vite e poi sono rimasti loro stessi vittime di quel maledetto virus. Dimostrando non solo un coraggio straordinario, ma anche un senso di appartenenza encomiabile, ogni giorno hanno affrontato il pericolo e hanno lottato contro il tempo, contro un tempo che era troppo veloce, con un vaccino che non arrivava e delle soluzioni che non si trovavano e hanno fatto delle scelte difficilissime in quei giorni, quando hanno dovuto scegliere tra chi salvare e chi, purtroppo, abbandonare. Quindi, vogliamo esprimere questo immenso ringraziamento, anche a nome di tutti, a tutti coloro che hanno messo da parte le loro preoccupazioni per servire gli altri, a loro che hanno fatto della propria professione - come quella del medico - una vera missione. Quindi, fatemi dire un sincero grazie ancora una volta. Sono stati una luce e un faro in un momento in cui il mondo era avvolto dalle tenebre. Quindi, non dimenticheremo mai il valore di questi gesti eroici.
Ed oggi, mentre ci fermiamo a riflettere, dobbiamo ricordarci tutti che la nostra forza, in questi casi, sta nell'unità, nella capacità di rialzarci insieme, di guardare avanti con la speranza che quelle cicatrici sono cicatrici profonde, ma non sono definitive. Insieme sicuramente possiamo ricostruire e insieme possiamo guarirle .
PRESIDENTE. Prima di passare ad altro argomento, consentitemi un ringraziamento personale al Presidente Mule'. Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.
ANTONINO IARIA(M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per una richiesta di informativa urgente al Ministro Salvini per sapere perché non abbia ancora convocato un tavolo immediato al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per accelerare le intese regionali con le regioni interessate dalla chiusura del ponte di Bressana. Il ponte di Bressana è un'arteria fondamentale, un'infrastruttura fondamentale sia per la viabilità ferroviaria e il traffico merci, sia per il traffico stradale che interessa tre regioni del Nord: la Liguria, il Piemonte e la Lombardia. Quest'asse ferroviario, tra l'altro, non collega solo Milano a Genova, ma collega anche la direttrice merci fino a Rotterdam.
Abbiamo saputo, grazie alla nostra interrogazione in Commissione trasporti, che i lavori per la messa in sicurezza di questo ponte, che dovevano durare quattro mesi, dureranno più di un anno e, ad oggi, non sappiamo ancora che cosa il Ministro stia facendo per pianificare gli interventi e per soddisfare le esigenze dei cittadini che avranno problemi gravissimi di spostamento. Non solo i cittadini, ma anche le imprese e il traffico merci.
Come dicevo prima, questo tavolo servirà anche a dare risposte certe per quanto riguarda la possibilità di dare indennizzi ai viaggiatori che avranno extra costi per questi spostamenti; dovrà dare risposte certe alle imprese colpite da questa problematica di trasporti; dovrà dare soluzioni concrete per l'asse Tortona-Voghera-Stradella e dintorni.
Non ultimo, si potrebbe pensare a dare agevolazioni anche tramite lo per ovviare a tutti i disagi che quest'opera, questo lavoro su questo ponte avrà come impatto in quel territorio.
Noi siamo molto preoccupati, perché il Ministro Salvini si dimostra, come al solito, un Ministro che non si occupa dei problemi dei trasporti. Sta già facendo questo ritardo e, nella pianificazione dei cantieri e dei lavori, lo ha fatto con il PNRR e, in questo caso, anche con i lavori su questo ponte, che sono lavori previsti, pensati e progettati da tantissimi anni. Ancora oggi arriviamo a una situazione di emergenza che pagheranno i cittadini di ben tre regioni.
Quindi, Ministro, si svegli, convochi questo tavolo con le regioni, metta d'accordo tutti gli operatori interessati e riesca a trovare una soluzione. Noi staremo con il fiato sul collo perché non si deve arrivare ad una situazione difficile come, purtroppo, sta già accadendo
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare la deputata Evi. Ne ha facoltà.
ELEONORA EVI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Come può chiamarsi spettacolo una vomitata di insulti, e atti sessuali, mimati e simulati, su di un cartonato raffigurante una donna? È successo pochi giorni fa sul palcoscenico di due teatri importanti italiani. Qui non si tratta soltanto di un fatto grave e disgustoso che ha colpito una singola donna. Qui c'è in ballo molto di più. Qui c'è un qualcosa che ha a che fare con ciò che accade a tutte le donne, con ciò che consideriamo normale che possa accadere a tutte le donne.
Quello che è successo, intanto, non era satira, perché non era una critica o, comunque, non era fatta nei confronti dei potenti. Non era comico, nonostante molte persone in sala abbiano trovato divertente questo siparietto. Quindi, non era spettacolo né intrattenimento. È solo ed esclusivamente cultura dello stupro, è solo ed esclusivamente violenza verbale ed è solo becera volgarità. E ancora una volta è la tossicità del patriarcato. Davanti a tutto questo: basta! Davanti a tutto questo non possiamo più pensare di normalizzare, di sottovalutare, di ignorare e di tacere.
Ed è il motivo per cui ho voluto prendere parola questa sera, è il motivo per cui abbiamo presentato, anche, un'interrogazione al Governo. Non si può più restare in silenzio o lasciar correre. Il punto, quindi, qui è: c'è qualcosa che questo Governo vuole fare per evitare la diffusione di messaggi che sono intrisi di violenza e di , a partire anche dai principali grandi ed importanti teatri italiani? Vogliamo risposte .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI(PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente, per darmi la parola. Ecco direi che lo sconforto è veramente totale, ma anche la rabbia è davvero tanta davanti all'ennesima strage a Gaza. Netanyahu ha ripreso i bombardamenti nella Striscia per salvare il suo Governo sotto il ricatto del Ministro Smotrich - che, infatti, soddisfatto del sangue, è subito rientrato a farne parte - e anche per salvare se stesso dai processi; evidentemente oggi ce n'era già uno che è stato rimandato per ovvi motivi.
Ecco, in un delle IDF della scorsa notte, secondo fonti mediche molto attendibili, sono morte 424 persone. Sa quanti erano i bambini? Centotrenta bambini. Lei se li immagina? Centotrenta piccoli corpi morti senza alcun tipo di responsabilità; 130 bambini morti e 600 persone ferite. Guardi che non c'è nessun combattimento a Gaza, perché chiariamo proprio il campo da questi titoli che ho letto: combattimenti a Gaza. No, non c'è nessun combattimento. C'è l'esercito israeliano che combatte per uccidere le persone, per uccidere e per sterminare il popolo palestinese. Non c'è nessun combattimento, Presidente .
Le posizioni di Hamas, tutte le infrastrutture militari e civili, le abitazioni, gli ospedali e le scuole sono già stati distrutti; quello che resta sono solo uomini, donne e bambini palestinesi stremati - stremati! - e su di loro cadono le bombe del Governo israeliano. Si bombarda e si impedisce agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia, affamando persone già sfinite dalle privazioni. Si bombarda e si stacca la fornitura di elettricità; si bombarda e si stacca la fornitura di acqua.
Sono crimini di guerra! Sono crimini contro l'umanità ! Questo sta avvenendo davanti ai nostri occhi. E il mondo cosa fa? Questa è la domanda, Presidente: di fronte a questo, cosa accade?
Accade che salta la tregua di tre fasi; la seconda fase prevedeva il ritiro delle IDF da Gaza, che non era voluto dai partiti ultra messianici della destra. Quindi, con questa decisione, Netanyahu ha scelto anche di sacrificare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, come temuto dai parenti che hanno protestato e che sono stati malmenati e portati via con la forza.
Ora, di fronte a tutto questo, il Presidente Donald Trump incoraggia Netanyahu ad andare avanti; incoraggia Netanyahu a portare a termine il lavoro: queste sono le parole. Il Governo italiano invece tace, Presidente, tace. Cosa deve fare ancora Netanyahu per suscitare almeno un po' di sdegno nella Presidente del Consiglio Meloni e nel Ministro Antonio Tajani? Che cosa deve fare? Cosa deve accadere per fargli esprimere condanna verso questi crimini?
Ecco, penso che anche gli Stati europei, l'Unione europea, sì, si sia espressa. Costa ha espresso condanna, neanche tanto, ma, insomma, sdegno verso quanto accaduto. Vi chiedo: gli Stati dell'Unione europea non devono sospendere l'accordo di associazione Israele-UE, che è basato sul rispetto dei diritti umani? Ma non è il minimo questo ? Presidente, a me restano solo parole di sgomento, un profondo e sentito dolore, tanta vicinanza a un popolo che resiste eroicamente .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.
STEFANIA ASCARI(M5S). Grazie, Presidente. Questa mattina mi sono svegliata e la prima immagine che ho visto è stata il cadavere di un bambino di 2 anni, massacrato dai bombardamenti israeliani.
Avevo di fianco mia figlia nel letto, Virginia, di 8 anni, e l'ho abbracciata e ho provato un profondo senso di angoscia, perché quello che stanno vivendo quei genitori a Gaza è il peggior incubo che possa capitare a un genitore: la morte di un figlio. Tutto quello che è successo è aberrante, perché sono morte, in una sola giornata, in una notte, 400 persone, di cui 130 sono bambini: 130 bambini. Ho sentito, in quest'Aula, dire che la tregua è saltata. No, la tregua non è mai iniziata! Va detto questo, perché lo Stato terrorista ha continuato a bombardare per salvare la poltrona al criminale di guerra e contro l'umanità , perché il criminale di guerra e contro l'umanità, Netanyahu, non ha mai fatto entrare il cibo, l'acqua e l'aiuto umanitario al valico di Rafah e noi lo abbiamo toccato con mano. Ha spostato semplicemente il genocidio in Cisgiordania, con la complicità di un altro folle, che osa dire e blaterare di costruire una riviera sulle coste di Gaza, sui cadaveri, sul sangue, sulle macerie . Ma siamo folli? Ma ci rendiamo conto di quello che sta succedendo?
Allora, il Ministro Tajani venga qui. Venga qui, abbia il coraggio di venire qui e dire se questi bambini sono dei terroristi
STEFANIA ASCARI(M5S). …o sono delle vittime innocenti di un genocidio deliberato…
PRESIDENTE. Capisco la difficoltà, ma chiedo la cortesia. Basta, basta, colleghi!
STEFANIA ASCARI(M5S). …e voluto per annientare l'intera popolazione palestinese.
Allora, qui lo dico: qui si è perso tutto; si è perso il diritto, si è persa la giustizia, si è persa veramente la lucidità, si è persa la coscienza, ma soprattutto si è persa l'umanità ! Ritorniamo ad essere umani, ritorniamo ad essere umani !
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.
DEBORA SERRACCHIANI(PD-IDP). Grazie, Presidente. Approfitto di questo fine seduta per augurare, a nome del Partito Democratico, un augurio, appunto, alla Polizia penitenziaria, che compie, il 18 marzo, 208 anni dalla sua fondazione. È un grazie al lavoro che svolge quotidianamente la Polizia penitenziaria, Presidente, che è un lavoro delicato, è un lavoro complicato ed è anche un lavoro che viene svolto con grande abnegazione e anche con grande professionalità.
Naturalmente, approfitto di questo momento per chiedere che ci siano, però, maggiori risorse, che ci sia più formazione, che ci siano più assunzioni, perché, Presidente, se riusciamo a migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari italiani - e sappiamo quanto ce ne sia bisogno - riusciamo a garantire anche migliori condizioni di lavoro agli uomini e alle donne della Polizia penitenziaria. Quindi, a loro un augurio per i 208 anni dalla loro fondazione .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giagoni. Ne ha facoltà.
DARIO GIAGONI(LEGA). Grazie, signor Presidente. Io vorrei ricordare Rosanna Arras Frediani, presidente della A.S.D. Pallavolo Capo d'Orso Palau, società che milita nel campionato B1 di pallavolo. Rosanna era una madre, una nonna, un'amica, una donna, una confidente. Era una donna che ha dato la sua vita alla pallavolo, alla sua piccola comunità di Palau, alla sua famiglia e a tutte le ragazze che hanno avuto la fortuna di incontrarla. Cinquant'anni dedicati a uno sport stupendo, la pallavolo, cinquant'anni di vera passione. Rosanna ci ha insegnato che lo sport non è solo fatica e allenamenti, ma è anche amore, cura e sostegno reciproco. Nei piccoli paesi, come Palau, lo sport non è solo competizione, ma si crea anche una grande famiglia. Rosanna ha insegnato tutto ciò. Si è presa cura dei giovani, li ha formati, li ha fatti crescere.
Purtroppo, Rosanna non c'è più. È venuta a mancare qualche giorno fa e il giorno del suo funerale la FIPAV ha deciso che le nostre ragazze dovessero essere lontane dall'isola, impedendo loro di rendere omaggio a una donna che ha dato tutto per loro, che ha dato tanto per la pallavolo. Non è stato solo un errore organizzato, ma un gesto insensibile da parte della FIPAV, che anche di fronte all'accordo tra la società di Palau e gli avversari si è voltata dall'altra parte, con una grande indifferenza. Lo sport è fatto di empatia, emozioni, rispetto, di valori, valori e legami profondi. La Federazione, purtroppo, si è dimenticata dell'essenza dello sport, perché lo sport è scuola di vita. Possiamo vincere coppe, scudetti, campionati, possiamo vincere tutto quello che vogliamo, ma se non mostriamo rispetto, creiamo macchine e non veri uomini e vere donne. Che tristezza: anche la morte non ha più valore, purtroppo.
Oggi ci uniamo alle sue ragazze, alla sua famiglia e siamo qui per dire: grazie, Rosanna. Rosanna il tuo spirito vive in ciascuno di noi e oggi siamo qui a renderti omaggio. Sto concludendo, Presidente e mi rivolgo a lei proprio, Presidente, e, per suo tramite, chiedo che il messaggio arrivi anche al Ministro per lo Sport. Ho presentato anche un'interrogazione. Alla cara Rosanna invio un bacio qua, dalla Camera, fin lassù, perché sono sicuro che lei da lassù veglierà sulle ragazze e continuerà a tifare sempre la A.S.D. Pallavolo Capo d'Orso Palau. Per favore, restiamo umani .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fede. Ne ha facoltà.
GIORGIO FEDE(M5S). Grazie, Presidente. Chiedevo di intervenire oggi per raccontare un evento spiacevole che è accaduto in una nostra città, una delle tante città italiane, nello specifico la mia città: San Benedetto del Tronto, la Riviera delle Palme. Noi viviamo in un posto che è bellissimo, come tante altre località di mare, vive e piene di attività. Negli anni, mano a mano è avvenuta una decadenza del controllo non per colpa delle Forze dell'ordine, a cui vado a dare subito il mio ringraziamento per il loro impegno, ma per il continuo e mancato potenziamento degli organici. Cosa è successo domenica? Domenica è successo un omicidio, un accoltellamento, una rissa fra bande probabilmente e sarà la magistratura ad accertarlo: un ragazzo è deceduto e quattro ragazzi sono rimasti feriti.
Non ha importanza che siano italiani o stranieri, poi se li chiamiamo per nome capiamo da dove vengono: Amir, Danilo, Federico, Denis, Elmi, ragazzi da 24 a 29 anni, una cosa drammatica. Allora, da sempre le Forze dell'ordine, il SIULP, il SAP e le Forze di Polizia hanno chiesto un potenziamento. Non è stato mai fatto, ma questo evento non è l'ultimo. Ne era avvenuto uno il 7 febbraio, con un'aggressione e tre poliziotti feriti, un altro l'8 febbraio con un accoltellamento in pieno centro, il 10 febbraio con due aggressioni e l'11 febbraio. Non parliamo di una periferia degradata, ma parliamo di un segnale e una richiesta di appello che da anni viene dalle Forze dell'ordine.
Lei non può immaginare, poi, la cosa più bizzarra: che in queste settimane, anziché avere il Ministro Piantedosi, con il quadro che le ho raccontato, abbiamo avuto il Ministro Salvini e il Ministro Lollobrigida a fare passerella, perché da noi si vota e la scelta elettorale è quella che premia le scelte e le urgenze. E, oltre alla beffa il danno - specifico una cosa e concludo -, perché oggi è arrivata la notizia che il Ministro Piantedosi, scomparso in questo periodo nel dare una soluzione, ha annunciato che verrà potenziato il commissariato di primo livello. Questo ci fa sicuramente piacere, però è chiudere la stalla quando sono scappati i buoi e questi buoi non fuggono solamente dalla mia città, ma da tutta Italia. Quindi, vorremmo che, anziché buttare soldi in spese inutili, come il ponte sullo Stretto, le armi e tutto quello che si sta facendo, come il centro in Albania, si potenzino i servizi, perché adesso è successa una disgrazia in strada con la sicurezza, ma potrebbe capitare anche nella sanità se continuiamo così. Bisogna cambiare regime e, quindi, noi continueremo a chiederlo con forza .
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI(AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. I Giochi mondiali invernali di Special Olympics sono molto di più di una competizione sportiva: sono la celebrazione della forza, della determinazione, dell'inclusione. Dal 1968 l'obiettivo di Special Olympics è quello di offrire alle persone con disabilità intellettive l'opportunità di partecipare ad eventi sportivi internazionali, valorizzando non solo la vittoria, ma soprattutto la partecipazione. Quest'anno l'Italia ha avuto il prestigio di ospitare i Giochi invernali proprio a Torino, con una partecipazione di oltre 7.000 atleti da 190 Paesi diversi e un risultato straordinario con oltre 150 medaglie.
Allora, vista anche un po' di attenzione mediatica, forse non sufficiente, su questa bellissima occasione, mi piacerebbe che quest'Aula ricordasse i nomi dei vincitori.
Parto dalle medaglie d'oro: da Andrea Ferraro, che ha vinto anche peraltro un bronzo, da Andrea Tomasoni, da Caterina Plet, da Georg Verginer, da Laurin Schedereit, da Lisa Guerrera, da Luca Vergnano, che ha vinto anche due bronzi, da Martina Zambarda, da Rodolfo Serra, da Sabrina Piras, che ha vinto anche un argento, da Stefano Brevi, da Valentina Verra, da Viviana Cozzani. E arrivo agli argenti: da Bina Actis a Christian Dervischi, un bronzo anche lui, a Daniele Berbenni, a Davide Virdis, che ha vinto anche un bronzo, a Fabio Procopio, a Gianluca Perrone, a Giorgio Mason, a Giuditta Guglieri, a Luca Nannini, a Lucia Stefanoni, che ha vinto un ulteriore bronzo, a Matthias Cominelli, con un ulteriore bronzo, a Michela Manzotti, a Peter Schroffenegger, a Roberto Mecca Aleina, a Sabrina Ubertalli, che ha vinto tre argenti, a Sara Matteucci, a Silvia Giraldo, che ha vinto un bronzo, a Sonia Sechi, che ha vinto due argenti, a Ugo Valentini, tre argenti. E per concludere, i bronzi rimanenti: Cecilia Batignani, Francesco Mosca, che ne ha vinti due, Gaia Pezzolato, Giada Canino, Irene Piffarerio, Ivan Belloni, Lisa Guerrera, Luca De Pieri, Matteo Atzori e Valerio Baima Rughet. Sono i nostri campioni di e spero che a loro vadano le congratulazioni di tutta l'Aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI(AVS). Grazie, Presidente. Il 19 marzo 1955 nasceva Pino Daniele, cantautore, musicista, uomo del Sud. In questa data avrebbe compiuto 70 anni. Purtroppo ci ha lasciato molto presto, prematuramente. Però voglio ricordarlo in quest'Aula non solo per quello che ha fatto, ovviamente, per il suo territorio e per la musica, per quello che ha fatto per il nostro Paese, per la musica internazionale. Grandi musicisti - ne cito uno su tutti, Eric Clapton - lo hanno ricordato e hanno suonato con lui.
Ma è stato anche un sincero autolesionista sia nel mondo della musica che della politica, capace di andare contro tutto e tutti, anche contro amici o persone che un tempo la pensavano come lui. È stato antesignano anche di un'idea diversa del territorio, della possibilità che ci potesse essere un riscatto non solo per Napoli, ma per il Mezzogiorno. Non a caso, quando gli domandavano se fosse napoletano, lui rispondeva sempre: io sono, innanzitutto, un uomo del Sud. E non a caso, in un suo inedito, che è stato ritrovato purtroppo dopo che è morto, c'era la strofa “”.
Lo ricordiamo in quest'Aula perché avrebbe fatto 70 anni e lo ricordiamo anche per un altro motivo: oggi che, purtroppo, il nostro territorio - intendo dire il Mezzogiorno, in particolare Napoli e i Campi Flegrei - viene bistrattato pubblicamente, insultato e offeso, perché sta vivendo il dramma dei terremoti che avvengono in tutto il mondo, ma incredibilmente solo sul territorio napoletano vengono colpevolizzati i cittadini, lui avrebbe risposto con quella canzone che diventò famosa, , rispetto a chi odia e insulta un altro pezzo del Paese. E invece dovremmo essere, a parole, come si dice spesso e come si è detto anche nel ricordo delle vittime del COVID, uniti. Ma poi, nei fatti, quando andiamo a vedere, nel cuore pulsante ci sono tante cose che ancora, invece, non vanno. Pino aveva unito sicuramente il nostro Paese su una cosa: sulla sua grandezza musicale e su quello che ha dato al nostro Paese.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
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S. 932 - D'INIZIATIVA DEL SENATORE ZANETTIN: Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione (Approvata dal Senato). (C. 2084)
: CALDERONE e VARCHI.